Mach mich nicht verliebt

di Lales
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eins. ***
Capitolo 2: *** Zwei. ***
Capitolo 3: *** Drei. ***
Capitolo 4: *** Vier. ***
Capitolo 5: *** Fünf. ***
Capitolo 6: *** Sechs. ***
Capitolo 7: *** Sieben. ***
Capitolo 8: *** Acht. ***
Capitolo 9: *** Neun. ***
Capitolo 10: *** Zehn. ***
Capitolo 11: *** Elf. ***
Capitolo 12: *** Zwölf. ***
Capitolo 13: *** Dreizehn. ***
Capitolo 14: *** Vierzehn. ***
Capitolo 15: *** Fünfzehn. ***
Capitolo 16: *** Sechzehn. ***
Capitolo 17: *** Siebzehn. I part. ***
Capitolo 18: *** Siebzehn. II part. ***
Capitolo 19: *** Achtzehn. ***
Capitolo 20: *** Neunzehn. ***
Capitolo 21: *** Zwanzig. ***



Capitolo 1
*** Eins. ***


Questa è la storia di Greta e Tom, o meglio, di Greis e Split. Però è anche la storia della ricerca dell'amore del piccolo Bill. E' ls storia di un'amicizia profonda... quelle amicizie che durano da una vita e non si possono spezzare. E' la storia di tre persone inscindibili, legate a doppio filo tra di loro.
I Tokio Hotel non mi appartengono e con questo scritto non voglio dare nessuna rappresentazione della realtà.

1.

Greta guardò il suo vecchio Swatch che non toglieva mai. Era verde acido, e sul quadrante era disegnata una scarpa rossa con un alto tacco a spillo, infilzato da spade. Ne aveva sempre contate cinque, ma forse erano sei. Quell'orologio era completamente rovinato, ma era un regalo a cui teneva troppo.
Erano in ritardo, come al solito, probabilmente avevano trovato traffico dall'aeroporto o forse si erano fermati a prendere qualcosa da mangiare. Guardò la lancetta dei secondi scandire rumorosa quel minuto che le parve per un istante interminabile, non sapendo perché il cuore le stava battendo così forte. Erano solo loro che tornavano a casa dopo un periodo di assenza, erano solo le due persone che conosceva quasi meglio di se stessa, che non vedeva da un mese... erano solo i suoi migliori amici. Si sistemò sul divano mentre Simone ritornava dalla cucina e le regalò uno dei suoi sorrisi rassicuranti che facevano tanto mamma, quella che lei non aveva mai avuto. Le sorrise anche lei e si scansò verso il bracciolo per farle un po' di posto sulla pelle tesa e nera del divano ad angolo del soggiorno. Si spostò una ciocca di capelli mentre la donna si sedeva al suo fianco posandole una mano sul ginocchio e sospirando.
- Sono in arrivo, hanno trovato un po' di traffico -
Immagino – rispose la ragazza poggiando il gomito sullo schienale e tenendosi la testa con la mano – sembra che abbiano la calamita per il traffico quei due -
Simone le sorrise ancora accarezzandole una guancia e mettendole una mano sotto al mento, dolce e amorevole, come sempre, come quando era bambina e Tom la faceva cadere e si sbucciava sempre le ginocchia. L'odore di disinfettante le ricordava sempre Simone, quando le posava il cotone sulla ferita e le diceva di soffiare per sentire meno dolore.
- Cos'hai tesoro? -
Greta abbassò gli occhi; quella donna aveva lo stesso potere di destabilizzare le persone con lo sguardo, come Bill e Tom. Stessi occhi e stessa intensità. La ragazza aveva imparato ad essere immune a quel colore, ma ogni volta faticava a non rimanere ipnotizzata.
- Sono solo stanca -
Lo sai che io non ci casco – le rispose Simone con tono di finto rimprovero posando il bicchiere di succo di frutta che aveva tra le mani e sorridendo ancora – sei un libro aperto per me -
Era quello di cui aveva paura. Paura che fosse un libro aperto anche per loro due, proprio adesso che non voleva essere letta da nessuno, proprio adesso che aveva bisogno di passare inosservata -
Avanti – la esortò la donna – Lo sai che con me puoi parlare, non dirò niente ai ragazzi -
- I ragazzi? - chiese Greta sorridendo – Mi sono mancati... -
- Non cambiare discorso signorina -
- Non sto cambiando discorso – si mise sulla difensiva la ragazza sedendosi composta e fissando il bicchiere di succo di frutta. Era alla pesca, ne poteva sentire l'odore dolce anche seduta su quella pelle nera e lucida che sapeva di nuovo.
- Greta – Simone si sporse e riprese il bicchiere – dimmi cosa c'è -
- Perché devo necessariamente aver fatto qualcosa? Sono solo un po' stanca. - Si girò verso di lei abbozzando un sorrisetto e mettendole una mano sul ginocchio – Davvero! -
- Perché pensi di potermi raccontare le bugie? - chiese la donna alzando un sopracciglio.
- Non è una bugia! -
- Greta – la rimproverò Simone – hai guardato l'orologio troppe volte da quando sei arrivata, e sento che sei in ansia... c'è qualcosa che vuoi dirmi? -
- Sono solo ansiosa di rivederli – si giustificò ancora.
Simone posò nuovamente il bicchiere di succo di frutta alla pesca e si girò verso la ragazza. La guardò con lo sguardo di disappunto classico delle mamme, quello che ti fa venire il nervoso, perché loro capiscono sempre tutto senza che tu parli, senza che tu possa avere un minimo di privacy dei tuoi pensieri. Loro, le mamme, capiscono sempre tutto, anche se quella in persona non è la tua vera mamma, anche se tu non vuoi che lei sappia, vuoi che nessuno sappia la follia che ti è balenata nella testa. Greta si chiedeva se quando sarebbe diventata mamma avrebbe avuto anche lei quel potere.
- E' Bill o Tom? - chiese Simone mostrando un sorrisino.
- Cosa è Bill o Tom? - rispose Greta spalanco la bocca.
- Sono sicura che sia Tom – continuò la donna.
- Simone non so di cosa tu stia parlando – rispose la ragazza boccheggiando e abbozzando un sorrisetto di circostanza, spostando gli occhi in più punti del salotto per cercare di non finire nuovamente nel turbinio di quello sguardo castano.
- E' Tom, lo sapevo! - rise la donna bevendo un po' di succo di frutta – L'ho sempre pensato che prima o poi ti saresti svegliata -
- Simone – rispose Greta scandalizzata – Svegliata da cosa? Non riesco a capire... -
Sapeva che era inutile fingere. Quello che cercava di ricacciare dentro al posticino del suo cuore in cui quel sentimento si era sempre nascosto continuava a venire fuori. Sentimento che aveva tenuto nascosto forse per diciotto anni. La prima volta che lo aveva visto gli aveva chiesto se voleva essere il suo fidanzato e lui si era messo a ridere dicendo che ne aveva già quattro e che se ne avesse lasciata una le avrebbe fatto sapere. Rise tra sé e sé al ricordo di quel bambino biondo che sembrava sempre così sicuro di sé ma che in realtà era così indifeso e timido che tutt'ora le veniva sempre voglia di difenderlo quando sentiva qualcuno che parlava male di lui.
E sentiva sempre troppo per i suoi gusti.
Si poggiò sullo schienale prendendo con un gesto nervoso il bicchiere dalle mani di Simone e bevendolo tutto d'un fiato. Era pesca. Posò il bicchiere sul tavolo e si girò verso la donna.
- Sai quando mi sono innamorata di lui? - chiese sicura fissando Simone. La madre dei gemelli non rispose spostando semplicemente la testa di lato in attesa che la ragazza parlasse.
- Eravamo all'asilo e qualche giorno prima mi aveva detto che 'mi avrebbe fatto sapere' se avesse lasciato una delle sue quattro fidanzate. Mi fa strano pensare che un bambino di quattro anni possa aver detto quella frase, eppure Simone, quello è uno dei momenti della mia vita che mi è rimasto più impresso nella mente e tuo figlio disse proprio 'te lo faccio sapere' – Greta sorrise e continuò posando di nuovo la testa sulla mano – per me era una sfida, nessuno mi aveva mai detto di no e ci ero rimasta veramente male, così quella fatidica mattina arrivai nell'angolo segreto che avevamo in classe... l'avevano costruito Bill, Tom e Andreas e permettevano solo ad alcune persone di entrarci dentro, se entravi nell'angolo segreto eri un figo, così funzionava... -
- Me lo ricordo – rispose Simone annuendo.
- Ero decisa a dirgli che io dovevo essere la sua fidanzata perché ero più bella di tutte quelle che già aveva e che potevamo darci la mano quando mangiavamo a pranzo perché io avevo deciso così e lo volevo a tutti i costi. Era diventato come la bambola che mio padre non mi aveva mai regalato per Natale, doveva essere mio non importava altro. Quando arrivai nell'angolo segreto vidi una scena che negli anni successivi avrei avuto sempre più spesso di fronte agli occhi e per quanto potessi essere piccola, quando lo vidi a fianco di Bill mentre lo consolava perché un bambino gli aveva preso Hans... te lo ricordi Hans? -
Come dimenticarsi quel pupazzo rattoppato. Non lo lasciava mai... – sorrise la donna alzando gli occhi al cielo.
- Beh, un bambino aveva preso Hans a Bill e Tom lo consolava mentre piangeva... In quel momento Simone credo di essermi innamorata di tuo figlio, ma... l'ho capito solo quando sono partiti il mese scorso. - Greta alzò le spalle e si morse il labbro.
- Perché cosa è successo? -
- Niente, non è successo niente, è questo il problema principale! - rise la ragazza – mi ha sussurrato all'orecchio 'mi mancherai' come fa sempre, ma non so cosa avesse nella voce, mi è arrivato lo stomaco in gola e il cuore ha cominciato a battere così forte che pensavo potesse esplodermi fuori dal petto -
- E... -
- E tutto questo mese non ho fatto altro che stare su internet per sapere cosa stesse facendo, nonostante il suo numero in rubrica è sempre e comunque il primo, è sempre stato il primo, ed io in questo mese non l'ho chiamato se non una sola volta e per semplice miracolo sono riuscita a parlare. Balbettavo e sudavo freddo e adesso non ho la minima idea di come affrontare questa situazione – Greta si alzò dal divano e si mise una mano sulla fronte fissando sconcertata Simone ed indicando la porta – tra qualche minuto entrerà da lì ed io non sono riuscita a parlargli al telefono figuriamoci a sostenere una conversazione mentre mi fissa negli occhi, mentre è nella stanza mentre sento il suo odore.
- Greta calmati -
- Come faccio a calmarmi? Anzi no, mi devo calmare assolutamente, sembro una delle loro fan assatanate -
Fissandosi i piedi tornò a sedersi sul divano dove Simone la abbracciò amorevole dandole un bacio sulla testa. Sapeva di gelsomino.
- Sarebbe successo prima o poi, è che non ero sicura fosse Tom -
- Come facevi a saperlo? - chiese Greta in un sussurro strozzato.
- Hai sempre avuto un bellissimo rapporto con loro, sei sempre stata come una loro sorella ed io ti considero un po' figlia mia... ma con uno dei due sarebbe successo, sono sempre stata convinta che sarebbe stato Tom, fino a dieci anni continuavate solo a litigare e sapevo che era il primo passo per la nascita di un amore -
- Ti giuro Simone che mai e dico mai prima di un mese fa, avevo pensato a lui in modo diverso che dal bambino sporco di fango che mi faceva cadere e sanguinare le ginocchia -
- Ti credo tesoro, ma sai, alcune volte i sentimenti rimangono nascosti dietro di noi per tanto tempo e poi vengono fuori quando meno te l'aspetti... -
- Ma io adesso non so cosa fare... -
- Tom ci metterà un po' di tempo per capirlo... -
- Ma io non voglio che lo capisca! Non voglio rovinare il nostro rapporto, è praticamente perfetto, senza contare che c'è anche Bill, non posso, non devo- rispose Greta alzando la voce – voglio che questo rimanga un segreto, tra me e te, promettimelo... -
- Bill ne sarebbe solo felice tesoro. Comunque va bene, rimarrà un segreto tra donne, però non puoi farti vedere così, capiranno che c'è qualcosa dietro questi occhioni sgranati... -
Greta si passò la mano sulla fronte portando indietro i capelli ed abbracciando forte la donna al suo fianco.
- Se non ci fossi tu...-
- Lo so... - rispose lei accarezzandole la testa – Ora l'unica cosa che devi fare è... -
Simone non fece in tempo a finire la frase perché una voce familiare irruppe nella stanza, seguita immediatamente dalla seconda voce che Greta aspettava di sentire. Pensò di nuovo al succo alla pesca.
Mamma – sentì dire da Bill, subito seguito da un tonfo sordo, segno che aveva lasciato cadere una delle sue grandi borse sul parquet scuro. Simone si alzò dal divano e si avvicinò verso l'ingresso; Greta rimase immobile fissando la scena che troppe volte aveva visto: Bill affondò il viso tra i capelli di Simone e rimase immerso in quell'abbraccio immobile, assaporando l'amore, il conforto che solo l'abbraccio di una madre può dare.
- Mi fai salutare anche a me? - la voce inconfondibile di Tom arrivo qualche istante dopo, mentre Bill sbuffando si staccava da Simone che abbracciava anche il gemello.
- Che palle -
Bill – lo imbeccò Simone mentre abbracciava il secondo dei suoi figli. Erano così alti che dovevano chinarsi per darle un bacio sulla guancia.
Greta si alzò dal divano nel momento in cui Bill si accorse della sua presenza. Il suo Bill, che tante si permettevano di pensarlo loro quando lei l'aveva scoperto e protetto quando ancora era un piccolo pulcino spelacchiato dai capelli biondi e dallo sguardo malinconico.
- Stavamo per mettere i manifesti in giro per la città, lo sai? - le disse Bill senza neanche salutarla ma spalancò le braccia per accoglierla in un abbraccio.
- Hai ragione è che... -
- Ah è qui anche la stronza – Greta si stacco dall'appena nato abbraccio con Bill per spostare lo sguardo su Tom che la guardava di sbieco con gli occhi semichiusi ed uno sguardo veramente alterato. Conosceva quella faccia, voleva dire tante cose tra cui 'non ti sei fatta sentire per un mese se non per una telefonata in cui parlavi a monosillabi' oppure 'sei una maledetta stronza per non aver risposto mai ad una mia e-mail' ed anche 'ti sei scordata che esisto'.
- Tom – lo rimproverò Simone mentre reggeva la porta d'ingresso nel frattempo che venivano scaricati i bagagli dei gemelli.
- Io me ne vado in camera mia – rispose il moro trascinandosi una valigia dietro e guardando verso il gemello e l'amica con l'aria quasi schifata.
- Tom – provò a chiamarlo Greta ma era già scomparso sulle scale. La ragazza sbuffò mentre Bill le prendeva la mano e le metteva quella libera sulla guancia.
- Che succede? -
- Niente Bill ho avuto solo tanto lavoro... -
- In un mese, non hai mai avuto tempo per chiamarci o mandarci una stupida e-mail per dire 'ehi amici, sono viva!'?! -
- Si, no, cioè, no Bill davvero... Sono successe tante cose e vorrei davvero che voi due poteste capire -
- Tom non capisce – rispose Bill con cipiglio severo – E' incazzato con te, io no, io potrei capire se tu mi dicessi cosa sta succedendo.
Cosa? - Greta abbozzò un sorrisetto ingenuo – Cosa sta succedendo? Niente Bill, non sta succedendo niente! -
- Sei un libro aperto per me... - le rispose Bill tenendole un braccio e fissandola negli occhi con così tanta prepotenza che la ragazza si scostò dalla sua presa.
- Allora richiudilo Bill, richiudilo questo cazzo di libro - si girò nervosa ed andò verso le scale prendendo a salirle due a due, fino alla camera di Tom. Sentì la musica alta pulsarle nelle orecchie ancor prima che potesse aprire la porta. Poi la aprì.
Erano scene che aveva visto un milione di volte, ma mai, mai come quella volta si sentì inopportuna in quella camera, o meglio, nella sua camera.
- Tom – lo chiamò piano rimanendo sull'uscio.
- Non si bussa? - rispose lui brusco girandosi e posando la valigia sul letto.
- Non ho mai bussato – disse Greta sicura di sé.
Il moro alzò lo sguardo e la trafisse con gli occhi non riuscendo a rispondere, si limitò ad aprire la valigia ed buttare mucchi di vestiti sul pavimento.
- Possiamo abbassare questa merda? - chiese la ragazza indicando lo stereo.
- Questa merda? - chiese Tom alzando un sopracciglio, mentre i bassi di quel pezzo hip hop per poco non facevano infrangere i vetri delle finestre.
La ragazza non attese risposta e si avventò sul lettore premendo il tasto di stop.
Non sapeva come avrebbe reagito quando lui si sarebbe trovato di fronte a lei, ci aveva pensato a lungo nel corso di quelle settimane, ed ora che ce l'aveva di fronte avrebbe solo voluto prenderlo a schiaffi.
- Che cazzo c'è Greta? -
- Tom ascoltami -
- Ah si? Adesso? E' da un mese che vorrei ascoltarti e ti ricordi di me quando torno a casa! Comodo, ma anche no, grazie. - Tom continuava a buttare magliette su magliette sul pavimento.
- Tom -
- Lo sai quanto cazzo è importante per me e mio fratello sentire te, sentire Andreas, sentire i nostri amici Greta, sai cosa vuol dire? Sai la parola 'amicizia' che cazzo significa? -
- Tom ti prego lascia che... -
- Pensavo di aver fatto qualcosa, invece quando ti ho chiamato dopo due settimane mi hai risposto, a monosillabi ma hai risposto, pensavo fosse tutto a posto invece sei scomparsa di nuovo, non rispondevi quando io ti chiamavo, IO Greta, ti chiamavo io! - disse nervoso indicandosi il petto.
- Che significa Tom? Che se chiami tu tutti devono mobilitarsi per te eh? Cosa significa che TU chiamavi? - disse la ragazza alterandosi.
Tom la fissò con gli occhi e fece il giro del letto andandole di fronte a pochi centimetri dal viso.
- Significa piccola stronza che avevo bisogno di te e tu non c'eri, significa che mi hai fatto stare di merda perché non sapere cosa ti passa per la testa mi fa fare certi viaggi mentali allucinanti. Perché se non ti sento mi manchi perché sei uno dei pochi contatti che mi fa rimanere con i piedi per terra... ecco perché -
Il silenzio affondò la stanza. Greta lo fissava ed il cuore stava per implodere... con quella vena al centro della fronte che gli pulsava era ancora più bello, ma in tutta quella scenata c'era qualcosa che non la convinceva. Quelle cose tragiche le faceva Bill di solito, teatrale come pochi c'era solo lui.
All'improvviso il ragazzo abbozzò un sorrisetto e abbassò la testa di lato, Greta scoppiò a ridere e gli tirò una spinta sul braccio.
– Come sono andato? Sono da Oscar? Stavo anche per mettermi a piangere – si posò una mano sotto al mento e la guardò intensamente.
- Prima cosa sei uno stronzo – rispose Greta annuendo – seconda cosa, questa storia si addiceva più a tuo fratello, sei stato poco credibile, veramente poco credibile.-
- Vero – rispose Tom – lo sapevo che dovevo seguire il mio copione originale sul filo del 'dovevo raccontarti quante me ne sono scopate nel giro di due ore' -
- Sarebbero state storie interessantissime – ironizzò Greta
- Puoi dirlo forte bionda -
- Quante te ne sei fatte? -
- Nessuna, ma quello è un altro discorso -
- Rimane il fatto che sei uno stronzo – le rispose parlandogli sopra.
- Fino a prova contraria non sono io che sono scomparso, ma non ho voglia di sentire le tue stupide scuse stasera -
- Ah no? -
- No, ho già sentito troppe cazzate oggi, ora vieni qui e abbraccia il tuo preferito -
Greta sorrise e scosse la testa, era sempre stata brava a smascherarlo, e nonostante lui lo sapeva, adorava fare scenette del genere. Sentì di nuovo l'odore della pesca per un istante, poi si avvicinò a lui cingendogli il collo e l'odore di pesca scomparse, divenne l'odore di Tom – Non sei il mio preferito – gli sussurrò ad un orecchio.
Si certo come no – rispose lui prendendola in braccio.

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Capitolo 2
*** Zwei. ***


2.

- In questa avevo appena vomitato - Greta guardò la foto che Tom orgoglioso le stava mostrando sul suo laptop e posò la guancia contro la sua spalla.
- Tom è la quattrocentesima foto che mi fai vedere, vedo te con una bottiglia di birra in mano anche se chiudo gli occhi -
- Non avevo la birra in tutte quante -
- 70%? E se non era birra era qualche cosa alcolica. Se ti fanno le analisi trovano sangue nell'alcol, non il contrario -
- 40% e poi è normale bere qualche drink agli after show party -
- Oh come mi era mancato il battibecco su chi deve avere l'ultima parola - rispose la bionda buttandosi di schiena sul letto.
- Vero? Anche a me, parecchio devo dire, con Georg è così facile - disse come se la cosa gli dispiacesse quasi.
- Come sta? -
- Georg? -
La bionda annuì.
- Da quando si è fidanzato non ha più tempo per le nostre scorribande notturne, quindi mi ritrovo spesso da solo a fissare il muro mentre ho in continuazione il cellulare all'orecchio che squilla, non ti preoccupare squilla eccome, ma nessuna migliore amica risponde dall'altro lato -
Oh - rispose Greta mettendosi a sedere quasi automaticamente - Abbiamo detto che le cazzate le lasciamo a domani -
- Allora ammetti infida doppiogiochista che sono tutte cazzate -
- Cosa? -
- La storia del lavoro e tutto il resto -
- Chi ha parlato di lavoro? - la ragazza si grattò la testa mentre lo osservava chiudere il portatile e girarsi verso di lei, quella sarebbe dovuta essere la sua scusa, ma si era chiusa in un angolo da sola. Lui si distese sul letto reggendosi la testa con le mani, mentre la fissava.
- Immaginavo l'avresti fatto, ti conosco troppo bene -
- Che sfiga - rispose lei tornando a stendersi sul materasso duro del letto di Tom.
- Già puoi dirlo forte - disse lui - Allora, lasciando le cazzate a domani, parliamo di cose serie -
- Quante se ne è portate a letto Tom Kaulitz in questo tour promozionale?! - rispose lei facendo la voce grossa, come se fosse un presentatore del circo - sono aperte le scommesse, cinquanta, sessanta, centoventi, puntate signori, puntate... -
- Demente - la incalzò lui serio - a questo giro ho tenuto l'arma nel fodero -
- Cosa? - scoppiò a ridere Greta girandosi a guardarlo - Tom santo cielo non mi raccontare cazzate -
 La cosa bella è che era serio in viso, segno che non stava scherzando.
- E' vero, stavolta niente trombate clandestine... poi lo sai, non che ce ne fossero chissà quante le scorse volte, però in tutto questo mese sono rimasto illibato come un... non lo so, agnellino regge il confronto? -
- Tom - rispose lei tornando seduta - è fantastico, riesci finalmente a tenerti l'altro tuo fratello nelle mutande, non è assolutamente una notizia straordinaria?! -
- Greta, vaffanculo - disse gentilmente il ragazzo.
- Già Greta vaffanculo - fece eco la voce di Bill dalla porta - mi hai mollato di sotto come un sacco di patate abbandonato un giorno di luglio fuori dal mercato con il sole a picco e la gente che passava e mi guardava e diceva 'ohh povera sacco di patate, qualche maligna donna di nome Greta dev... -
- Ok ok - lo interruppe la ragazza alzando gli occhi al cielo - Vieni qui, ho capito -
- Bill è evidente che io sono il preferito, mettitelo in quella testa tinta - disse Tom girandosi a pancia in giù sul letto mentre guardava i due.
- Anche tu hai la testa tinta - rispose prontamente il fratello, mentre si stendeva sul letto vicino alla ragazza e si faceva abbracciare.
- Si ma io l'ho tinta dopo di te -
- E meno male, con quel mezzo biondo sembravi un barbone -
- Secondo me erano i dreads che lo facevano sembrare un barbone - rispose Greta annuendo mentre accarezzava la testa di Bill.
- Vi ricordo che io ero indipendente alla veneranda età di undici anni! -
- Certo, e dormivi nelle case occupate andavi alle manifestazioni, ti mettevi la maglia del Che eccetera eccetera blablabla, come sei noioso Tom, come sei n-o-i-o-s-o - la ragazza scoppiò a ridere seguita da Bill che affondava sempre di più nel cuscino del letto del fratello.
- E' vero Tomi, sei noioso... -
- Senti uomo mezzo morto sul mio letto vedi di non sporcarmi il cuscino con il fondotinta e tu sei una stronza traditrice, ci venivi anche tu alle manifestazioni! -
- Certo Tom - rispose Greta annuendo - mi costringevi -
- Esatto, visto che io non mi lasciavo corrompere - continuò Bill.
- Come ti costringevo? Noi andavamo lì per combattere la nostra battaglia! Per far sentire la nostra voce! -
- Tom avevamo undici anni! -
- Appunto... - disse Tom come se fosse ovvio - appunto! -
- Vi prego fermatelo... - disse la bionda guardando un punto imprecisato nella camera dell'amico.
- Ok va bene - disse lui - mi fermo da solo, è inutile parlare con due incompetenti -
- Perfetto! - rispose Greta - Sono curiosa di sapere cosa è successo di assolutamente pazzo ai miei due amici rockstars: donne nude, donne incinte, donne nude e incinte? -
- Non mi ricordare quella volta a Parigi che mi sento male - le disse Bill storcendo la bocca mentre si sistemava i pantaloni della tuta e si girava nella direzione di Tom.
- No niente persone incinte al momento, né uomini né donne... -
- Fiù pericolo scampato anche a questo giro -
- Però... -
- Però? - chiese Greta curiosa.
- Tom si è mezzo innamorato... - disse Bill con noncuranza mentre la ragazza si raggelò sul posto e cominciò a battere le palpebre stupita. Il cuore che sembrava aver avuto una tregua in quelle ore, cominciò a battere di nuovo all'impazzata. Strinse la mano di Bill che si trovava nella sua con quanta forza aveva, ed il moro girò il viso nella sua direzione con lo sguardo serio. Greta si stava fasciando la testa ancora prima di sapere cosa stessa succedendo, ma aveva una paura fottuta.
- Ma niente di serio - si affrettò a concludere il cantante spostandogli occhi da lei al fratello per vedere chi reagiva prima.
- Già niente di serio, però Greta ti giuro che se mi chiedesse qualsiasi cosa, io la farei -
- Ah - boccheggiò la bionda stringendo ancora di più la mano di Bill - E chi è? -
- Niente di importante Greta, davvero - continuò il cantante che si mise a sedere nascondendo le loro mani dietro al cuscino.
- Ma come niente di importante?! Fino a stamattina mi dicevi di buttarmi - disse Tom.
- Si - rispose Bill buttando uno schiaffo nell'aria - ma non è il tuo tipo -
- Bill ma hai bevuto? - chiese Tom scioccato - Fino a stamattina...-
- Stamattina era stamattina Tomi, ora è sera, e la sera è la sera, domani mattina sarà domani mattina - rise istericamente spostando lo sguardo da Tom a Greta, che pareva da fuori assolutamente normale.
- E chi è questa donna che ti ha fatto perdere il controllo? - disse la bionda, abbozzò un sorriso, doveva fingere bene o si sarebbe insospettito.
Cosa da gestire ora era la furia di Bill, perché non si sarebbe fatto accontentare la spiegazione 'crampo alla mano' come scusa di quel comportamento.
- Un'amica di Natalie, sbucata dal nulla, non me ne aveva mai parlato capito? Ma è bellissima...-
- Ed è per lei che non hai scopato tutto questo mese? - chiese Greta seria fissandolo negli occhi.
- No - disse Bill mettendosi tra i due ed allungando la vocale di quel 'no' un po' troppo - Non ha trovato nessuna abbastanza pazza che lo assecondasse  -
- Bill ma che hai fatto stasera? - chiese il fratello alzando il tono di voce.
- Tomi lo sai che quando torno a casa mi viene l'euforia, comunque, io e Greta dobbiamo parlare di un sacco di cose, ora, in questo istante -
- Si bene, levatevi dalle palle che devo farmi la doccia -
- Bravo Tomi lavati che puzzi - rispose il gemello trascinandosi la ragazza dietro che con gli occhi sgranati riusciva solo a pensare che era già troppo tardi ancora prima di aver pensato che potesse succedere veramente qualcosa tra loro.
___

- Lo sapevo! Lo sapevo! - disse Bill entrando in camera sua e chiudendo la porta. Trascinò Greta fino al letto e quasi ce la buttò sopra.
- Perché proprio mio fratello? Perché? Tra tutti gli uomini del pianeta Terra tu hai scelto quello scemo di Tom? Dimmelo amica mia perché probabilmente siamo ancora in tempo per salvarti dall'oblio, dalla disperazione, dalle tenebre dell'inferno e da tutto ciò che comporta innamorarsi di Tom Kaulitz. -
- Avresti preferito se avessi scelto te? -
- Oh non essere stupida lo sai che io non posso... -
- Con questa storia che non puoi, rimarrai zitello per tutta la vita... -
- Scusami se sono ancora innamorato della prima ragazza che ha toccato il mio cuore... -
- E comunque stavamo parlando di me, perché ogni volta si finisce a parlare di te? -
- Perché sono egocentrico -
- Meno male che tua madre mi aveva detto che saresti stato felice - rispose Greta abbassando lo sguardo e la voce.
- Oddio - disse Bill portandosi una mano alla bocca - Allora è vero! Allora è tutto vero! Oddio! -
- Bill non fare la reginetta del melodramma, vieni qui e siediti - rispose Greta prendendogli un braccio e facendolo sedere sul letto.
- Greta ti prego, io sarei solo felice perché tu sei la donna della nostra vita, e se tu andassi a letto con Tom oltre che essere schifato, ma non per te, più che altro per la situazione, sarei anche molto felice perché siete importantissimi per me e se posso vedervi felici insieme allora sono felice anche io... In effetti mi chiedevo quando ti saresti svegliata, in effetti io questa cosa la sapevo da sempre è solo che mi sembrava assurdo che una ragazza intelligente come te potesse veramente cadere nella sua trappola, nei suoi occhioni da cerbiatto che ti guardano e ti mandano al manicomio... -
- Bill dacci un taglio -
- Lo so! Lo so che è difficile resistere - rispose lui accorato prendendole una mano - Tuttavia io lo sapevo, lo sapevo che te ne saresti accorta prima o poi che siete perfetti... certo non come me e lui insieme, però siete sulla buona strada -
- Sono commossa -
- Greta dobbiamo aggiustare questa cosa prima che Heidi diventi una questione grossa. -
- Chi è Heidi? -
Quella di cui si è mezzo innamorato -
- Ha il nome da modella bionda con tre neuroni ubriachi al posto del cervello e poi Bill che cazzo significa mezzo innamorato? Non mi hai fatto parlare per niente, hai fatto tutto da solo! - rispose Greta digrignando i denti.
- Chi fa da sé fa per te -
- Per tre! -
- Per tre, per te, è uguale -
- Io non ho detto di essere innamorata di Tom -
- Non l'hai detto ma l'hai pensato -
- L'ho pensato? -
- L'hai pensato! - annuì Bill teatralmente gesitcolando animatamente - ora abbiamo tutta la notte per preparare un piano e fare in modo che il topo cada in trappola -
- Il topo sarebbe Tom? - chiese Greta schifata.
- Se vuoi cambiamo animale -
- Senti Bill, cucciolo di labrador, è tardi, io sono stanca, e sono sicura che anche tu sei distrutto... -
- Veramente no - disse Bill scuotendo la testa.
- Oddio, ma perché sei così? - Greta si buttò a peso morto sul letto rimbalzando un poco e fissando il soffitto.
- Così come? Come sono? Perché? Che ho fatto? -
- Bill ti prego stai zitto -
- Va bene, però dobbiamo fare il piano -
- Il piano Bill? Pensi davvero che abbia bisogno di un piano? Io voglio semplicemente che lui si accorga di me, come io mi sono accorta di lui -
- Allora vedi che sei innamorata di lui! -
- Oh mio dio, qualcuno mi aiuti -
- Ti aiuterò io, ci pensa Bill -
- Meglio mi sento... - rispose Greta sottovoce.
- Come? -
- Mi sento meglio... -
- Vero? Anche io! -
- Ora ti dirò quello che faremo - rispose Greta come se stesse parlando con un bambino di due anni - ci mettiamo sotto le copertone e facciamo la ninna, ok? -
Bill la guardò di sbieco serio in viso - Ti ricordo che sono Bill Kaulitz -
- Il principe delle tenebre? -
- Il tuo migliore amico nonché si effettivamente uomo più sexy del mondo... -
- Penso che questa sia tutta colpa mia - Greta si mise seduta e gli posò una mano in testa accarezzandola leggermente - a otto anni ti ho tirato una boccia sulla testa... pensavo che fosse il boccino -
- Ah ah ah - rispose Bill ironico - Che ridere! -
- Ce la facciamo a dormire? -
- Dormi qui? - chiese Bill malizioso - Non vorresti andare da Tom? -
- Bill mettiti sotto alle coperte e chiuditi quella bocca e se stanotte di azzardi a gridare come l'ultima volta ti ficco un cuscino nella trachea -
- Come sei violenta - rispose il cantante scivolando sotto le sue lenzuola nere.
Greta si girò verso Bill ed affondò il viso nel suo petto mentre lui le abbracciava le spalle sospirando. Non aveva pensato in tutto quel lasso di tempo che ci sarebbe potuta essere una terza persona tra lei e Tom, terza persona che non fosse Bill, quindi effettivamente una quarta persona. Non l'aveva minimamente preso in considerazione perché era convinta che non avesse conosciuto nessuna e invece si sbagliava di grosso. Non voleva interferire con la sua vita, voleva solo vederlo felice, anche se significava vederlo felice con un'altra.
- Greta -
- Dimmi - rispose la bionda chiudendo gli occhi.
- Visto che siamo qui ed io non vado a letto con una donna da...-
- Neanche per sogno Bill - rispose la ragazza monocorde non muovendosi di un millimetro.
- Come sei cattiva, neanche una palpatina?! -
- Ora non iniziare con la storia 'non sai quante pagherebbero anche solo per dormire con me' -
- Lo stavo giust'appunto per dire -
Greta lo sentì sogghignare e lo strinse ancora di più a sé.
- Bill tu sei il mio bambolotto formato gigante, non potrei mai avere rapporti sessuali con un bambolotto -
- Allora mi consideri un oggetto! - la voce si alzò di qualche tono superiore alla media, Greta strinse gli occhi per cercare di attutite il suono, cosa impossibile dato che neanche se si fosse tappata le orecchie ci sarebbe riuscita.
- Te lo dicevo sempre che dovevi iscriverti ad un corso di teatro -
- Ormai è troppo tardi -
- Come sei drammatico -
- E tu sei cattiva, io ho delle esigenze fisiche, sono umano -
- Che vuol dire? -
- Vuol dire che se te lo avesse chiesto Tom non avresti esitato -
Greta fece per staccarsi dal petto di Bill e alzarsi ma lui sorrise e la riprese rimettendola al suo posto.
- Era un prova -
- Sei un cretino -
- Ti voglio bene anche io -
La ragazza sorrise e gli stampò un bacio sul petto per poi tornare a chiudere gli occhi.
- Cosa facciamo ora Bill? -
- Non ho ancora la palla di cristallo per leggere il futuro, mi arriverà il mese prossimo, nel frattempo posso dirti cosa facciamo domani -
- Cosa? -
- Ti troviamo qualcosa di interessante da mettere per la festa di domani sera -
- Che festa? -
- Una festa -
Il respiro regolare di Bill era soporifero, sentiva già Morfeo che l'accoglieva nel mondo dei sogni.
- Ci divertiremo - aggiunse il moro prima di spegnere la luce.
- Con te mi diverto sempre - rispose Greta a mezza bocca sentendo i sensi che l'abbandonavano.
Il moro le dette un ultimo bacio sulla testa, prima di chiudere gli occhi anche lui e pensare per l'ultima volta che era successo veramente un gran casino.

___

L'odore di waffles le ricordava sempre Tom. Prima ancora di entrare in cucina se lo immaginava con il mestolo in mano mentre metteva il composto nella cialdiera. In tutti quegli anni di pratica non aveva ancora imparato a farli in modo decente, ma almeno ci provava e non li bruciava come i primi due anni di utilizzo della piastra. Si sistemò la maglia over size che gli aveva dato per dormire prima che Bill la trascinasse in camera sua, le arrivava quasi alle ginocchia ed era gialla, giallo accesso, e sul petto una stampa che non aveva ancora codificato. Si portò i capelli dietro all'orecchio sedendosi su uno degli sgabelli dell'isola della cucina. Tom era di spalle mentre trafficava con una scodella e chissà cos'altro. La ragazza rimase immobile; appoggiò il mento alla mano e lo osservò attentamente. Si accorse solo in quel momento che era in boxer. Ed erano arancioni. Non ci faceva mai caso, era abituata a vederli girovagare mezzi nudi per casa, l'avevano sempre fatto, e mai si era imbarazzata, ma ora era una situazione un po' differente. Le linee della schiena erano ben definite, questo Greta già lo sapeva, come già era a conoscenze delle fossette di venere sopra al sedere che erano lì, a pochi centimetri da lei, perfette.
- Cazzo mi hai fatto venire un infarto! - Tom la guardava con gli occhi sgranati ed un mestolo in mano girato di fianco. Era sottile come un palo della luce.
- Non so perché, ma ti immaginavo così ancora prima di entrare in cucina -
- Bellissimo sexy cuoco?-
- No, demente in mutande con mestolo -
- Beh non mi lamento, se non per il demente... -
- Io dico sempre la verità - rispose la ragazza alzandosi dalla sedia e andandogli a fianco. Affondò un dito nel composto e se lo portò in bocca.
- Si il composto l'hai sempre saputo fare, è del resto che non sono mai stata convinta -
- IO sono il mago dei waffles -
Greta lo guardò di sbieco e gli strappò il mestolo dalle mani - Si dei waffles spessi 0.2 millimetri. Ora levati che li faccio io -
- Hai qualcosa di strano - le disse cambiando discorso mentre si sedeva sul ripiano della cucina incrociando le braccia.
- Cosa? - chiese lei non togliendo gli occhi dalla piastra ma sentendo uno strano calore partirle dal petto e arrivare fino alle orecchie.
- Hai tagliato i capelli? -
La ragazza scoppiò a ridere. Rise un po' troppo forse.
- Ma no, cosa ti viene in mente? -
- Allora è qualcos'altro -
- Cosa? -
- Hai un uomo-
- Eh? - disse Greta bloccandosi e girando il viso verso Tom.
- Lo sapevo - disse lui trionfante - non mi sbaglio mai - sorrise smagliante e scese dalla cucina prendendo Greta in braccio stringendola forte.
La ragazza non sapeva che dire, era solo sconcertata.
- Tom ma fammi scendere! - disse all'improvviso - non c'è alcun uomo -
- Certo - disse lui ironico - come no, per me sei un libro aperto -
- Basta con questa storia dei libri aperti - rispose alzando un po' troppo la voce - non ho nessun uomo e nessun libro, va bene? -
- Perché non me me lo vuoi dire? Lo conosco per caso? -
- Tom non c'è nessuno! Smettila! -
- Oh mio dio, ho capito - rispose puntandole l'indice sul naso - E' Andreas, vi siete messi insieme in questo mese, lo sapevo che c'erano dei seri motivi sul perché non ti facevi sentire! Lo sapevo che prima o poi voi due... - non finì la frase ma si limitò ad ammiccare.
- Tom smettila! - rispose Greta non potendo riuscire a trattenere un sorrisino - Non è Andreas e non è nessuno -
- Ok, allora è qualcuno che non conosco -
- Ma non è che se non lo conosci allora non è nessuno! -
- Beh diciamo che se dovessi fare un certo tipo di discorso probabilmente sì, ma oggi sono felice di aver scoperto che la mia migliore amica si è innamorata di qualcuno -
- Ma io non mi sono innamorata -
- Dai Greta non dire le bugie al tuo Tomi -
- Ma non ti sto dicendo una bugia, non c'è nessuno veramente -
- Dai dai dai dimmelo -
- No! -
- Allora vedi che c'è qualcuno! Dai dimmelo! -
- Ma non c'è niente da dire -
- I tuoi occhi parlano Greta - rispose addolcendo la voce e facendo il finto romantico portandosi la mano sul cuore.
- Sei irritante -
- Allora chi è? -
- Dio! -  rispose Greta mettendosi le mani nei capelli e andando verso le scale.
- Hai trovato la fede? Ti fai suora? -
- Tom no! - rispose iniziando a salire le scale con Tom alle calcagna - Non è nessuno -
- Dai dimmelo per favore - si mise in ginocchio una volta finita la rampa con le mani in preghiera e lo sguardo da cucciolo abbandonato sul ciglio della strada.
Greta si girò con le braccia conserte e il viso arrabbiato mentre lo guardava con la faccia da pazza. Proprio in quell'istante Bill aprì la porta della sua stanza e con gli occhi impastati ancora di sonno alzò un sopracciglio mentre i due non lo calcolarono proprio.
- Tranquillo Bill - si disse da solo - ti sei solo svegliato in un universo parallelo - si girò tornando nel buio della sua stanza mentre Greta e Tom continuavano a fissarsi.
- Oh mio dio - sentirono gridare un secondo dopo. Girarono la testa verso la porta di Bill che si spalancò quasi fosse stata aperta da Hulk, e ne uscì il ragazzo con il cellulare in mano che corse da Greta e la trascinò di peso in bagno.
- Non scappi, me lo devi dire chi è! - sentì gridare da Tom rimasto in ginocchio in corridoio.
La mano di Bill la condusse fino al bagno e una volta dentro chiuse la porta a chiave e spinse la ragazza sul bordo della vasca.
- Cosa stavate facendo? - chiese serio.
La bionda fece per aprire bocca ma Bill le parlò sopra.
- No non voglio saperlo. Comunque abbiamo un problema.
- Cioè? -
- Cioè stasera ci sarà anche Heidi, mi ha appena mandato un sms Natalie -
- Bene - rispose Greta ironica.
- Bene un corno, ti rendi conto? -
- Mi rendo conto, ma che cosa dovrei fare? -
- Ti devo rendere più bella di quanto tu lo sia normalmente -
- Grazie Bill ma non c'è bisogno -
- Dobbiamo andare a fare shopping -
- Ma oggi è domenica! - rispose Greta prendendo un bagnoschiuma dal bordo della vasca ed aprendolo per annusarlo. Muschio.
- Stai dimenticando chi hai davanti -
Greta aggrottò la fronte e alzò le spalle non riuscendo a capire.
- Per quanto apprezzi il fatto che tu continui a considerarmi un ragazzo di campagna, ti ricordo che sono Bill Kaulitz -
- Ed io sono Greta Kerner - rispose lei alzando gli occhi al cielo, ricordandosi per un istante quando in classe la professoressa faceva l'appello e li chiamava sempre uno dopo l'altro, legati anche da uno stupido elenco.
- Allora saprai anche che non è mai domenica per me, ora chiamo Dennis e mi faccio aprire qualche negozio in centro, tu stai tranquilla che ci penso io -
- Bill ma davvero... -
- Fai silenzio, fai silenzio, ho detto che ci penso io -
- E' per questo che mi preoccupo, perché ci pensi tu! - rispose la bionda, ma Bill era già al telefono in qualche angolo remoto della casa.

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Capitolo 3
*** Drei. ***


3.

Greta si guardava allo specchio della camera di Bill da cinque minuti buoni. Osservava le sue gambe sottili fasciate in quei jeans neri così stretti da permetterle a malapena di piegare il ginocchio. Al suo fianco un altro paio di gambe, ben più lunghe e sottili delle sue, fasciate anch'esse da un paio di pantaloni neri. Il pomeriggio di shopping con Bill era stato disastroso, non tanto per lui, riusciva a comprare qualcosa anche dentro un calzolaio, quanto per lei.
Per quanto adorasse il look dell'amico, adorava ancora di più il proprio; niente di eccentrico, solo cose semplici per passare inosservata. Lei quella specie di malattia chiamata egocentrismo non l'aveva mai avuta.
Inoltre, il solo pensiero che quella sera avrebbe dovuto affrontare una situazione più imbarazzante dell'altra su un paio di stivaletti grigi scamosciati con tacco dieci, la faceva stare ancora più male.
- Ti rendo conto che siamo vestiti uguali? - constatò Greta verso un Bill attentissimo a sistemarsi il gilet sul petto.

- Mi rendo conto - rispose assente, andando verso il letto dove aveva posizionato i suoi preziosi accessori da due chili ciascuno. 

- Non so se considerarmi la tua versione femminile o la tua versione maschile - disse Greta girandosi di nuovo verso lo specchio ed osservando Bill che ritornava dietro di lei. Erano vestiti uguali per davvero. 

- In mezzo alle gambe non hai niente, a meno che non sia successo qualcosa nelle ultime ore, e poi io non ho delle scarpe accattivanti come le tue -
Greta si guardò i piedi, era un miracolo che riuscisse a stare in posizione eretta. Lo sguardo salì fino alla cinta, uguale a quella dell'amico, alla maglietta bianca con delle stampe grigie, uguale a quella di Bill, per poi concludere in bellezza con un gilet nero con qualche applicazione strana, uguale a quella del cantante che si sistemava una catena di proporzioni discutibili, intorno al collo.

- Ripeto. Siamo vestiti uguali Bill! - disse con più enfasi, pensando che non avesse capito. Solitamente le persone che copiavano il suo look non gli erano molto simpatiche.

- Non sognavi di farlo da una vita? - disse il moro sbattendo le ciglia - io sì!

- Di solito evito di vestirmi da qualcuno che sembra appena fuggito da un ferramenta in saldo, a meno che non sia Halloween, allora il discorso cambia... – disse Greta andando verso il letto e sedendosi al fianco di un ammasso di metallo pesante.
- Così mi offendi -

- Che ci devo fare con tutte queste catene?! Strangolare Tom? -

- No, mi serve vivo. E poi cos'hai contro i miei gingilli? Hai avuto qualche trauma da piccola? -

Greta non lo ascoltò, era ancora intenta a fissarsi i piedi. Senza contare che Bill l'aveva costretta a farsi una specie di cresta con la sua frangia. Visti da fuori, pensava, dovevano sembrare due idioti.
- Oddio Bill mi sento una scema -

- Sei bellissima -

- Certo lo dici perché sei vestito come me, non puoi dire che sono bruttissima è come se ti dicessi da solo che fai schifo - 

- Esatto! - rispose lui estraendo uno dei suoi collaudati sorrisi plastici - dirlo a te è come dirlo a me stesso, senza sembrare troppo presuntuoso, non è geniale?! -

Tornò verso il letto e prese il resto della chincaglieria in un ammasso aggrovigliato e lo portò sopra al mobile dove teneva gli altri suoi preziosi gioielli. 

- Vedi! Ho ragione – rispose la ragazza mettendosi una mano sul viso. 

- Togli subito le mani dalla faccia che si rovina il trucco - la rimproverò l'amico rimanendo di spalle per poi tornare davanti allo specchio - e stai zitta, sei bellissima ed è quello che conta -

La bionda si continuò a fissare i piedi per qualche istante. Cosa avrebbe pensato Tom di tutto questo? Ovviamente non pensava proprio che si sarebbe accorto del cambiamento, poteva anche mettersi in reggicalze e perizoma, ma sarebbe stata sempre la bambina con le ginocchia sanguinanti.
- Ripassiamo il piano - disse Bill serioso continuando a fissare la sua immagine allo specchio.

- Allora - iniziò Greta - comincio con il dire che sono assolutamente contraria a questa cosa e che mi stai costringendo tu... -

- Sì sì - la assecondò Bill gesticolando con le mani - andiamo avanti - rispose annoiato.

- Arriviamo al party -

- Esatto -

- In quel momento inizia l'operazione tenere il topo lontano dal formaggio -

- Brava -

- Sei sicuro che non possiamo cambiare animale? - chiese la ragazza aggrottando le sopracciglia. -

- No - disse Bill categorico - è troppo tardi -

- Ok, allora, tenere il topo lontano dal formaggio, ed entri in ballo tu -

- Chiaro, chi può tenere lontano Tom da una donna meglio di me? -

- Una partita a World of Warcraft? - tentò Greta. Bill la guardò di sbieco - Andiamo avanti - rispose nuovamente annoiato muovendo le mani.

- Dopo io entro in contatto con il formaggio e scopro i suoi punti deboli -

- La muffa Greta, scopri se ha la muffa! - la rimproverò Bill.

- Ma sei sicuro che dobbiamo usare questi termini da agenti segreti di quarta categoria che non hanno niente di meglio da fare? -

- Sì sono sicuro, è meglio non farci scoprire - alzò un sopracciglio alla sua immagine riflessa nel grande specchio, fissando Greta – se non ci sono intoppi entro questa sera Heidi se ne torna tra i monti, ok? -

Greta sorrise annuendo piano. In tutto quel marasma si era dimenticata di pensare al fatto che questa Heidi probabilmente era una ragazza dolce e gentile, e che sarebbe stata un'ottima compagna per l'amico, una ragazza di cui fidarsi, con cui lui sarebbe stato felice...

- Ehi principesse avete finito? - sentirono entrambi la voce di Tom, dal corridoio. 

- Si, arriviamo - gridò Bill mettendo le mani sui fianchi ed ammiccando allo specchio, girò la testa in diverse posizioni, poi spostò il peso sull'altra gamba; quando indicò lo specchio la ragazza si svegliò dal torpore che l'aveva colpita assistendo a quella scena terrifficante e scosse la testa atterrita - 

- Stella del cielo, giochiamo a Bill fotomodello un altro giorno, ok? - disse prendendogli un braccio ed aprendo la porta dove trovò di fronte a lei il petto di Tom, e Tom.

- Allora? - chiese il moro guardandoli curioso - che cosa avete combinato? - 
Dette un'occhiata veloce ai due e le sue labbra si stirarono in un sorriso - Ma come vi siete vestiti? - scoppiò a ridere divertito mettendosi una mano sulla pancia e continuando ad osservarli, mentre rimanevano impalati sull'uscio della camera.

- Tu vieni in tuta? - chiese la ragazza perplessa cercando di controbattere facendo notare a Tom che era effettivamente vestito con una specie di pigiama, anche se probabilmente aveva indossato uno dei suoi migliori completi hip hop da centinaia di euro e lei non capiva niente.

- Perché? - chiese Bill sicuro di sé scavalcando la bionda – siamo perfetti  -

- Ma perché l'hai fatta vestire così? -

Greta osservava la scena con gli occhi sgranati, quasi avesse paura di muoversi, di respirare.

- Cosa c'è che non va? - chiese il gemello spazientito.

- E' così... - disse Tom incrociando le braccia e continuando a fissare Greta con insistenza.

- Così? - chiese Bill assumendo la stessa posizione del fratello e continuando a fissare l'amica come se fosse un pollo a cui dovesse attaccare il bollino qualità certificata sul petto.

- Mah, sai Bill, è così... -

- Eh si -

- Però no insomma... -

- Forse si, troppo dici? -

- Ma va bene -

- Sì lo so -

Greta a quel punto li spinse via e si fece largo in corridoio andando verso le scale:
- Vi aspetto in macchina deficienti che non siete altro - attaccata al corrimano cominciò a scendere gli scalini sentendo le risate degli amici dietro di lei. Quei due insieme erano così irritanti che non si poteva non amarli. Certo, era convinta che anche lei non doveva stare troppo bene per essere amica loro, però si consolava pensando al fatto che li conosceva da sempre e che probabilmente si era abituata a quelle scenette da manicomio. Scese l'ultimo gradino per miracolo mentre arrivò Tom di corsa che la scavalcò e si precipitò alla porta gridando - L'ultimo che arriva alla macchina paga la benzina -

Greta alzò gli occhi al cielo mentre tentò di correre per qualche passo, ma dovette arrendersi cosciente del fatto che avrebbe potuto rompersi una caviglia da un momento all'altro, ma sopratutto notando che Bill non si stava affrettando per niente. Camminò nel giardino fino ad arrivare al garage dove Tom era già salito in macchina, aprì lo sportello posteriore e come se stesse scalando l'Everest riuscì a salire sul sedile. Quei pantaloni le stavano fermando la circolazione.

- Dov'è Bill? - chiese appena chiuso lo sportello. 

- Si starà mettendo il lucidalabbra - rispose rassegnato.

- Che domande idiote anche io - 

- Mi spieghi perché ti sei vestita da Bill Kaulitz? Halloween è passato da un pezzo... - Tom si girò verso i sedili posteriori abbozzando un sorrisetto.

- Lo sai com'è tuo fratello, mi ha preso per una Barbie gigante -

- Il fatto è che tu non ti sei mai fatta usare da Barbie gigante, continuo a sostenere la mia teoria... -

- Quale? - chiese Greta rassegnata.

- Hai un uomo segreto, e ti sei fatta bella per lui e quindi deduco che sarà alla festa di questa sera, di conseguenza mia cara, il sottoscritto farà di tutto per trovarlo, stai attenta – Tom mise indice e medio a forma di V e se li porto sugli occhi, per poi rigirarle verso Greta – ti tengo d'occhio -
- Ma perché non sono diventata amica di Joachim Wernon? - disse la ragazza stringendo i pugni e guardando il tettuccio della macchina, qualcuno l'aveva bruciato con una sigaretta.

- Perché puzzava – rispose Bill apparso dal nulla entrando in macchina – e poi stava sempre a piangere, non ti ricordi quando lo abbiamo chiuso nello sgabuzzino? - chiese Bill a Tom dandogli una manata sulla spalla.

- Oddio si! – annuì il fratello entusiasta mettendo in moto la macchina – Ti ricordi quanto pianse, e io tu e Andreas fuori a ridere, mamma mia che tempi -

- Voi due siete malati – disse seria la ragazza.

- I spensierati tempi del kindergarten – continuò Tom.

- A livello celebrale siete rimasti a quell'età , magari questo che si trova dietro l'angolo vi prende... se stasera fate i bravi domani vi ci porto – disse la bionda mettendosi in mezzo ai due sedili anteriori.

- Sì – gridò Bill entusiasta – voglio tornare a giocare con i lego! 

- Io voglio tornare a guardare sotto le gonne delle bambine –

- Maniaco – sbuffò Greta guardandogli il profilo e perdendosi per un attimo a fissare la punta del suo naso.

- Era così divertente, mi piaceva sopratutto il pezzo in cui urlavate e poi scoppiavate a piangere -

- Sai quante ne hai traumatizzate con il tuo comportamento deplorevole?! - si animò la ragazza dandogli una spinta leggera sulla spalla.

- Ma se lo facevano tutti! - si giustificò lui continuando a guidare.

- Tu però toccavi anche - constatò Bill annuendo.

- Eh beh, sono sempre stato precoce -

- Hai sempre fatto schifo Tom -

- Però tu con me ci parli ancora, chissà perché? - le chiese alzando un sopracciglio.

- Già chissà perché Tom – rispose lei sfidandolo dallo specchietto retrovisore.

Ci fu qualche secondo di silenzio in cui Tom strinse gli occhi. Significava che stava pensando, e Greta se ne accorse un attimo prima di staccare lo sguardo dalla sua visuale.
- Ok ok – intervenne Bill mettendo le mani avanti – Chiuso il discorso, pace amore ed ogni bene -

Tom ingranò la retromarcia ed usci dalla strada di casa, immettendosi in quella principale.

- Dove devo andare? - chiese tornando a sorridere.

- Non ne ho idea, pensavo lo sapessi tu – rispose Bill guardandolo.

- No che non lo so, io pensavo lo sapessi tu – disse scocciato.

- Lo so io – mormorò Greta rassegnata.

- E come lo fai a sapere? - chiese Bill sgranando gli occhi e girandosi verso di lei.

- Me l'hai detto tu oggi -

- Ah, sì? -

- Sì -

- Hai la memoria di un Minimeo – lo prese in giro il fratello scuotendo la testa.

- Guarda che i Minimei sono creature intelligentissime – rispose Bill oltraggiato.

- Oddio per favore, state zitti, state zitti! – Greta tirò fuori un foglietto dalla pochette e lo porse a Bill – Mi fate venire il mal di testa -

- Hai le tue cose? - le rispose Tom – Mi sembri nervosa -

- Io no, e tu? - disse pungente.

- Forse perché stai per incontrare il tuo uomo segreto... -

- Che uomo segreto? - chiese Bill tornando a fissare scioccato prima Greta e poi il gemello - Perché a me non mi dice mai niente nessuno? Perché sono sempre l'ultimo a sapere le cose? -

- Bill non c'è nessun uomo segreto - gli rispose Greta cercando di fargli capire con lo sguardo che era tutta una congettura di Tom.

- Greta si è innamorata di qualcuno e non mi vuole dire di chi -

- Davvero? - rispose Bill facendo finta di reggere il gioco al fratello - Dobbiamo assolutamente scoprire di chi si tratta! -

- Certo fratellino, dobbiamo impegnarci -

- Bill non ti ci mettere anche tu per favore - la ragazza si buttò a peso morto sullo schienale di pelle del sedile sbattendo le mani sulle ginocchia.

- Se c'è un uomo nella tua vita dobbiamo vedere se va bene per te, dobbiamo parlargli e scoprire che intenzioni ha – continuò Bill sorridendo sarcastico.

- Esatto – rispose Tom annuendo - non possiamo lasciarti nelle mani del primo che capita! -

- Per quanto sia lusingata da questa cosa, vi ringrazio ma i miei uomini me li gestisco da sola -

- Vedi Bill, vedi! - si entusiasmò Tom fermandosi al semaforo – C'è un uomo! C'è un uomo! -

- Come ho fatto a non capirlo prima! - disse Bill – Ti sei vestita così perché c'è un uomo! -

Greta si era già stancata, voleva tornare a casa.

- Qualcuno mi aiuti – implorò la ragazza – vi prego aiutatemi forze celesti -

- Ci pensiamo noi piccola Greta - rispose Bill sicuro - è tutto sotto controllo! -

Per fortuna il tragitto non durò troppo. Arrivarono al luogo della festa e scesero dalla macchina non immaginando che potevano esserci dei fotografi fuori dal locale. La bionda passò avanti non facendosi notare, cosa alquanto assurda, dato che era vestita come Bill. Ogni tanto li osservava, quando rilasciavano interviste, o quando suonavano a qualche grande evento, e non riusciva a capacitarsi che erano le stesse persone a cui cronometrava le gare di rutti a dodici anni.
Erano così professionali, così bravi, così perfetti. Qualche volta li osservava e si rendeva conto di quanto fosse difficile per loro tenere ancora un pezzetto spontaneo di loro stessi all'interno della loro personalità. Si girò a guardarli mentre i flash li colpivano, le pose plastiche studiate, i sorrisi finti di Bill, gli sguardi sexy di Tom... scosse la testa, per lei quelli non erano i suoi amici, erano due copie riprodotte, quelle persone lei non le conosceva. Forse era per quel motivo che dei Tokio Hotel conosceva solo le canzoni. Si girò spazientita e li aspettò all'entrata del locale. I ragazzi arrivarono subito dopo e Tom la spinse dentro mettendole una mano sulla schiena; Greta avvampò in un istante e sentì la sua voce sussurrarle all'orecchio – Ti tengo d'occhio -
Si girò verso di lui e gli fece un sorriso di circostanza, mentre lei e i gemelli venivano prelevati dalla sicurezza e scortati nel privè del locale. La musica era assordante, troppo alta e troppo rumorosa. Le luci troppo basse, non vedeva niente. La gente ammassata, fino a quando non tornò a respirare una volta varcata la zona riservata alle persone importanti. La mano di Tom era ancora sulla schiena, morbida la guidava nella folla. Appena vide Gustav gli corse incontro, sollevata di vedere un volto familiare.

-Ciao – rispose lui abbracciandola forte – Come stai? -

- Gus tu come stai? - disse lei raggiante – Sei dimagrito! -

Bill arrivato lì vicino mise una mano sulla spalla del batterista e la strinse per quanto potesse – Il nostro Gustav sta trasformando la massa grassa in massa muscolare -
- Ah – disse Greta come se avesse capito – Che bello! -

- Bill stai zitto! - gli rispose il biondino – Greta sei bellissima, anche se sei vestita come Bill -

- Grazie! - sorrise lei poco convinta.

Nel frattempo Tom che aveva assistito alla conversazione mise una mano sulla spalla sia di Greta che di Gustav squadrandoli attentamente – Non è che sei tu l'uomo segreto? -

- Cosa? - chiese Gustav non capendo.

- Tom sei paranoico! - gli disse Greta scocciata – vado a prendere qualcosa da bere -

- Io champagne – disse Bill guardandola sbattendo gli occhioni.

- Anche io! - disse subito Tom.

- Certo padroni, subito -

Arrancando sui tacchi arrivò al bar e si sedette su uno sgabello libero, ordinò tre bicchieri di champagne, e mentre aspettava si guardò intorno girando in tondo sulla sedia cercando altre facce conosciute. Quel party non le sembrava molto diverso da altri a cui aveva presenziato quando Bill e Tom l'aveva trascinata con la forza, la gente con la puzza sotto al naso non mancava mai. Ragazze bellissime e decisamente molto lontane dal prototipo normale di donna, uomini eleganti che sniffavano cocaina su lastre di vetro, ragazzi normali finiti lì dentro senza neanche essersene resi conto, che a volte vivevano queste feste più come condanne che come divertimento. Cosa si dovesse celebrare poi con tutti quei party, Greta dopo anni non l'aveva ancora capito. Poco dopo finalmente si parò il viso di Georg di fronte a lei, fece un grande sospiro di sollievo.
- Ehi animo solitario, ti ho vista da laggiù -

- Oddio – Greta sorrise piano avvicinandosi al ragazzo e stringendolo forte – quanto mi sei mancato -

- Anche tu – rispose lui sussurrandole nell'orecchio – ma non facciamoci vedere così da Michelle altrimenti mi taglia le mani con la motosega -

Greta sorrise liberandolo dall'abbraccio mentre si sistemava i capelli.

- Dov'è la fortunata? Non me l'ha ancora fatta conoscere! - rispose la ragazza dandogli un colpetto sul braccio.

- Hai ragione, è che non siamo venuti per niente ad Amburgo in questi mesi. Comunque è andata al bagno con Natalie... -

- Ok – annuì la bionda -

- ...mezz'ora fa – continuò Georg – cosa ci fate voi donne nei bagni lo sapete solo voi, e sopratutto mi chiederò per sempre perché ci andate in gruppo -

- Segreti che voi uomini non verrete mai a scoprire – rise Greta prendendo due dei tre bicchieri di champagne e dandone uno al ragazzo.

- Cosa mi racconti? -

- Niente di che, lavoro, lavoro, lavoro, ed ogni tanto rubo la connessione per vedere cosa combina il mio gruppo preferito -

- Ah si, quale? - chiese Georg interessato.

- I Tokio Hotel, non so se conosci -

- No! - disse Georg scandalizzato – Ti piacciono quelli? -

- Ebbene sì - confermò la bionda bevendo un po' di champagne - Mi fanno impazzire! -

- Ma se il cantante è una donna! - disse serio il bassista - senza contare il fratello che è un'assoluta testa di caz... ciao Tom! - concluse la frase affrettandosi a bere lo champagne che aveva in mano.

- Donna, quanto devo aspettare per avere il mio bicchiere? - disse Tom serio guardandola di sbieco.

Greta lo guardò male, ingurgitò di colpo il contenuto della sua flûte, sentendo le bollicine che le pizzicavano il palato quasi lo graffiassero, e depositando il bicchiere vuoto tra le mani di Tom.

- Eccolo uomo, il tuo bicchiere -

- Come sei simpatica! - rispose il ragazzo posandolo sul bancone – Non vedi quanto sto ridendo? -

- Che c'è Tom? Sembri un tantino nervoso – chiese Georg facendo sorrisini verso Greta che lo osservava curiosa.

- Quell'idiota di Bill non mi aveva detto che c'era anche Heidi questa sera, appena l'ho vista mi è preso un colpo -

- Ah, sì? - chiese Greta ridendo – Volevo vederti mentre ti prendevi un colpo -

- Non è divertente – disse il moro prendendo il suo bicchiere e bevendolo tutto d'un fiato.

- Ma Heidi quella di cui ti sei mezzo innamorato? - chiese Georg con noncuranza mentre Greta si voleva sotterrare in quell'istante.

- Sì lei, ma cosa da poco comunque - rispose l'amica per Tom che nel frattempo aveva iniziato il suo training autogeno per cercare di non farsi mangiare dall'ansia. Era ansioso, Greta lo sapeva, si ricordava le tazze di valeriana purissima che gli faceva bere prima dei compiti in classe di tedesco.

- Si cosa da poco - disse Tom annuendo con lo sguardo perso nel vuoto - ora vado a sondare il territorio -

Non fece in tempo a terminare la frase che arrivò Bill, si poggiò alle ginocchia di Greta e prese il bicchiere di champagne pieno che si trovava sul bancone dietro di lei – Inizia il piano – gli sussurrò in un orecchio.

- Tom, andiamo a fare un giro? - chiese alzando la voce verso il gemello che annuì automatico mentre Bill si avvicinava e lo trascinava tra la gente come un manichino.

- Cosa state combinando tu e Bill? - Georg aggrottò la fronte con un sorrisino in volto, prima di bere nuovamente dal suo bicchiere.

- Io e Bill? - chiese Greta scuotendo la testa – Niente, perché? -

- Sento strane vibrazioni -

- Ma no – disse Greta ridendo nervosa – non succede niente! Guarda ecco Natalie! - rispose agitando una mano verso la bionda e cambiando subito discorso.

La truccatrice arrivò già con le braccia spiegate per abbracciare Greta in una calorosa stretta, le lascio un bacio sulla guancia e la guardò raggiante – Sei bellissima tesoro, bellissima -
- Come stai? -

- Bene! Bill mi stressa ma sto bene, tu? -

- Almeno a te ti pagano... - scherzò - anche a me Bill mi stressa, mi stressa anche Tom, ma sopravvivo -

- Perfetto! - sorrise Natalie – Brindiamo allo stress! -

La bionda si girò verso il bancone, mentre Greta guardò Georg, intento in un passionale bacio con una moretta più bassa di lui di qualche centimetro.
- Ehi, c'è gente che soffre qui - disse la ragazza ridendo. Era felice di sapere che Georg aveva trovato una persona di cui fidarsi, sapeva quanto per loro potesse essere difficile.

- I due si staccarono e sorrisero imbarazzanti, mentre Georg iniziava le presentazioni
- Lei è Michelle – disse orgoglioso – Lei è Greta -

- E' un piacere conoscerti – rispose la ragazza – tutti parlano di Greta, ero curiosa di conoscerti! -

- Ah si? - chiese la biondina ridendo nervosa – Tutti a parlare di me! Immagino che tutti sia riferito a Bill, magari in un discorso deve avermi nominato un paio di volte e ti ha raccontato la mia vita! - continuava ad essere nervosa, e non sapeva perché.

- Più che Bill, Tom, parecchio, si... - rispose Michelle pensierosa mentre Georg al suo fianco le alzava un sopracciglio. Confusione totale. Natalie si girò con altri due bicchieri di champagne e ne porse uno a Greta.

- Allo stress di Bill e al nostro... No, a Bill che ci stressa, brindiamo – la bionda alzò il calice in alto e ne bevve un sorso – A proposito dov'è? -

Greta non fece in tempo a rispondere che sentì il cellulare vibrare nella sua pochette, la aprì di colpo e notò che Bill la stava chiamando.
- Ecco, è completamente impazzito, mi sta chiamando – rispose Greta - Pronto? -

- Greta ti devi muovere, non so fino a quando riesco a tenerlo -

- Ma avevi detto che... -

- Lo so cosa avevo detto, e non pensare che non sia una specie di sconfitta personale, però è agitato, vuole andare a parlarle -

- Sì ma io come faccio a sapere chi è? -

- Trova Natalie, chiedile con chi è venuta, ti ci porta lei -

- Sei sicuro? -

- Sì sono sicuro -

- Ma tu dove sei? -

- Non lo so! -

- Come non lo so, Bill che vuol dire? -

- Greta -

- Dimmi -

- Ci siamo dimenticati di darci dei nomi in codice -

- In che senso? - chiese perpelssa.

- Io mi chiamo Dior, tu fai Chanel ok? -

- Cosa? -

- Bene Chanel, da Dior è tutto, passo e chiudo -

- Bill ma che...? -

Greta chiuse il telefono sconcertata, forse sarebbero dovuti andare insieme da uno psichiatra.

- Dov'è? - le chiese Natalie

- Non lo sa -

- Ah, bene! -

- Tu con chi sei venuta? - chiese Greta con noncuranza arricciandosi una ciocca di capelli intorno all'indice.

- Con una mia amica, a proposito, accompagnami a cercarla – Natalie prese Greta per mano mentre con quella libera salutava Georg e Michelle e gli faceva segno che si sarebbero visti dopo.

Natalie la trascinò nella folla, poteva seguire solo la sua chioma bionda impegnandosi a camminare sui trampoli che Bill le aveva messo ai piedi. Ci misero un po' a trovare l'amica di Natalie, a trovare la famosa Heidi di cui Tom si era mezzo innamorato. Era quel mezzo che non la convinceva, sapendo quanto fossero labili quei fulminei innamoramenti dell'amico. Appena la vide le prese il colpo che aveva avuto Tom, identico, li conosceva bene quei famigerati colpi. Sgranò gli occhi e la osservò nel suo vestitino verde bottiglia di strass, mentre si aggiustava la lunga chioma bionda e leggermente boccolosa. Gli occhi azzurri contornati da lunghe ciglia nere che sbattevano delicatamente. Le labbra rosee. Sentiva già da lì l'odore di un costoso profumo francese.

- Greta, lei è Heidi -

- Ciao – boccheggiò la biondina porgendole la mano.

- Ciao – cinguettò la ragazza dandole la mano, mollemente. Greta odiava quelle strette di mano, significavano solo una cosa, ed era quasi felice di saperlo: mancanza di personalità. Alla prima occhiata era il prototipo della donna che piaceva al suo amico. Tette grandi, culo sodo e magari l'occhione ceruleo a coronare il tutto, buona per due o massimo tre round tra le coperte, ma che se ci parli trenta secondi ti va il sangue alla testa.

- Lei è Greta, la migliore amica di Bill e Tom, se hai qualcosa da chiedere... - scherzò Natalie accarezzandole un braccio distratta - … io devo andare un attimo via – Greta si girò a guardarla supplicandola con gli occhi, non poteva lasciarla da sola con una che sembrava appena uscita da Germany's next top model.

- E così tu sei la famosa Greta – disse improvvisamente Heidi portandosi il bicchiere di champagne sulle labbra – Tom parla spesso di te -

- Oh, non sono così famosa, e chissà cosa ti ha raccontato quello -

Strinse ancora più forte il bicchiere che aveva tra le mani; era già la seconda persona quella sera che le diceva che Tom parlava di lei. Cosa diavolo volesse significare non ne aveva la minima idea.
- In effetti all'inizio temevo fossi la sua ragazza, per fortuna ho scoperto che non era così – chiuse gli occhi in un sogghigno. Greta quasi tremo a quell'espressione.

- No, io e Tom – scoppiò a ridere isterica – Neanche nei miei peggiori incubi -

- Da quanto vi conoscete? -

- Da quando ho memoria praticamente -

- Dev'essere bello avere una persona così famosa come miglior amico, no? Party esclusivi, immagino vedrai gente importante tutti i giorni... -

Greta strinse gli occhi circospetta, dove voleva andare a parare la ragazza?

- Per me è rimasto il bambino che si scaccolava a tavola - disse seria fissandola negli occhi, con sfida.

- Come? - chiese Heidi facendo finta di non aver capito, ma Greta era convinta che avesse capito perfettamente.

- Dicevo, è rimasto il bambino che giocava con me in giardino – sorrise falsamente bevendo un altro sorso di champagne, se andava avanti così tornava a casa gattonando.

- Sì – sorrise lei plasticamente bevendo altro champagne.

- Voi come vi siete conosciuti? -

- A New York - disse con noncuranza - avevo lavorato già con Natalie qualche anno fa e l'ho incontrata ad un party mentre era con Tom e quindi... -

- Natalie e Tom da soli? - chiese sorpresa.

- No ovvio che no - si spostò nuovamente i capelli da una spalla all'altra - C'erano anche gli altri... -

- Gli altri? -

- Si Bill e gli altri – concluse la frase bevendo ancora e fissandola annuendo leggermente.

- Capisco... -

- Lui è così dolce! - le disse alzando la voce, le posò una mano sul braccio come se fossero amiche da una vita, continuando ad annuire.

- Sì? Chi? - chiese Greta non capendo.

- Tom! Tom è così dolce -

Nel modo in cui lo diceva c'era qualcosa di veramente terrificante.

- Tom? - disse Greta sicura – Tom sì, assolutamente, è così dolce che caria i denti -

- Sì – rispose lei sognante – E' veramente dolce ed anche affascinante -

Per un secondo nella mente della ragazza scorsero delle immagini in bianco in nero di Tom in mutande che le ruttava in faccia mentre giocava con la playstation senza farsi la barba da tre giorni.

- Sì – confermò Greta – è veramente un ragazzo affascinante -

- Ed anche molto richiesto – continuò Heidi.

- Da chi?

- Beh dalle ragazze -

- Ah, già, da chi sennò?! - rise nervosa.

- Sai cosa ho sentito? - Le disse circospetta avvicinandosi al suo orecchio mentre beveva dello champagne – Che a letto è fantastico -

Greta strabuzzò gli occhi e cominciò a tossire, per poco le bollicine non le uscivano da naso.

- Oh, davvero? - rispose la bionda tentando di riprendere il controllo della voce – Non lo so, non sono mai andata a letto con lui -

- Come no? E che migliore amica sei? - Chiese quasi scioccata la biondona per poi distendersi in un sorriso e darle una spinta sul braccio – Scherzavo! -
Greta scoppiò a ridere – Ma certo, l'avevo capito! -

- Tu hai Twitter? - Le chiese la bionda cambiando espressione, ora sembrava un cacciatore di quaglie o qualcosa del genere.

- Cosa? -

- Non sai cos'è Twitter? -

- Oh, Twitter, sì ce l'ho, perchè? -

- E' fantastico! Devi seguirmi su Twitter! -

- Ma certo – annuì Greta poco convinta – sarebbe magnifico -

Ringraziando i corpi celesti il telefono nella pochette cominciò a vibrare.
- Perdonami un attimo – disse rivolta alla ragazza – E' importante -

- Pronto? -

- Gret... cioè Chanel -

- Dimmi Dior – rispose Greta stancamente.

- Dove sei ?-

- Con il formaggio -

- Benissimo! -

- Tu dove sei? -

- Con il topo in giardino, lo sto facendo sbronzare -

- Cosa? Ma sei completamente impazzito? -

- Non ti preoccupare so cosa sto facendo -

- No tu non lo sai cosa stai facendo -

- Ti fidi di me? -

- Adesso no -

- Gre... Chanel è tutto, passo e chiudo -

Greta continuava a fissare Heidi, era vero che era perfetta, ma era anche felice di aver scoperto che era bella quanto scema; sicuramente Tom non aveva fatto in tempo a parlarci, limitandosi a controllare se le tette erano vere o rifatte. La cosa certa era che lì insieme a quella ragazza non avrebbe resistito ancora per molto, così richiuso il telefono le sorrise gentilmente.
- Perdonami, credo che andrò a prendere un po' d'aria -

- Oh fai pure – cinguettò Heidi – io rimarrò qui a farmi ammirare, dopo ricordati di passare così ti scrivo il mio nickname su Twitter -

La ragazza annuì incerta e si girò facendosi largo tra la folla; era convinta che avesse visto le porte per uscire nell'aerea posteriore del locale poco prima, mentre Natalie la trascinava. Appena uscì da un gruppo di persone impegnate a conversare senza capirsi, dato il volume della musica, poté distintamente notare l'uscita verso il giardino. Vi era una bellissima struttura in legno dove proseguiva la pista; ragazze disinibite muovevano a ritmo i loro corpi, altre invece si intrattenevano con uomini ben vestiti. C'era chi prendeva pezzi di frutta fresca dai tavoli sparsi per l'ambiente e chi si limitava a cercare la conversazione con il vicino. Di Bill e Tom nessuna traccia.
- Ciao stella – sentì dietro di lei una voce che conosceva fin troppo bene – ti sei ripresa dalla nostra ultima uscita? -

Si girò con il sorriso stampato sul viso, non pensava ci fosse anche lui – Andi – disse sollevata – per fortuna che ci sei anche tu – lo abbracciò forte, e rimasero uniti anche quando allentarono un po' la presa.
- Allora? L'ultima sbronza? - chiese il ragazzo.

- Il giorno dopo ero in uno stato pietoso, ma ne è valsa la pena -

- Anche io non stavo benissimo, però mi sono divertito – sorrise lui dandole un bacio sulla testa – ti va di fare due passi? Ho bisogno di un po' d'aria... -

- Anche io – annuì la biondina tenendo sempre un braccio sulla schiena dell'amico.

- Cosa mi racconti? -

- Niente di particolare – sbuffò Greta – sono appena scappata da una biondona ossigenata che mi ha detto che per prima cosa che Tom è dolce e affascinante e poi che non sono una buona amica perché non ci sono mai andata a letto... ti rendi conto? -

Andi scoppiò a ridere portando la testa indietro – Si chiama Heidi per caso? -

- Come lo fai a sapere? -

- E' tutta la sera che cercavo di togliermela di dosso, era convinta fossi qualcuno di famoso, quando le ho detto che ero solo un ragazzo normalissimo, mi ha guardato schifata e se n'è andata -

- Andiamo bene – costatò Greta – ecco perché le piace Tom così tanto -

- Già immagino perché sia Tom Kaulitz chitarrista dei Tokio Hotel -

Greta abbassò lo sguardo, mentre continuavano a camminare nel verde del giardino illuminato qua e là da fiaccole accese.

- Che cosa triste – disse in un soffio – Spesso mi dimentico quanto sia difficile per loro trovare una persona di cui fidarsi -

- Forse perché per noi sono rimasti sempre gli stessi – rispose il ragazzo guardando di fronte a lui – per noi non esistono Bill e Tom Kaulitz dei Tokio Hotel, ma solo Bill e Tom che catapultavano il gatto del vicino al di là della staccionata -

Greta scoppiò a ridere divertita. Si era dimenticata di quell'episodio, quante ne aveva passato quel povero micio.

- Perché quando hanno quasi allagato la palestra della scuola? -

- Non mi ci far pensare che se immagino la faccia di Bill quando si è rotto il tubo mi sento male! -

- Ci sarebbero troppe storie da raccontare, su di noi... -

Andreas annuì nella penombra e si fermò di colpo estraendo un pacchetto di sigarette dalla tasca, e dandone automaticamente una a Greta – Bill me l'ha detto – disse semplicemente il ragazzo, e Greta capì immediatamente.
- Sentiamo cosa ti ha detto... - rise piano, mentre le veniva accesa la sigaretta che aveva tra le labbra.

- Che ti sei svegliata... per noi sei un libro aperto -

Greta alzò gli occhi al cielo alterata.
- Lo sapevo che ti saresti arrabbiata se te lo dicevo – rise l'amico.

- No Andi è la storia del libro aperto che mi fa innervosire. Tutti mi leggono perfettamente, tutti: tu, Bill, Simone, anche i cani mi capiscono, tranne colui che dovrebbe leggere meglio -
- Lo sai com'è fatto... -

- Lo so – disse Greta atterrita – è un rincoglionito -

- Diciamo che è un po' distratto... - rispose Andi alzando le spalle – non si accorge delle cose che ha di fronte agli occhi... -

- Ed io cosa ho detto? - continuò la bionda aspirando un po' di fumo – è un rincoglionito! -

- Ma a parte questo – rise il ragazzo - c'è una storia che tu non sai... -
- Cosa? -

- Bill mi ammazza se te lo dico -

- Che c'entra Bill? -

-Bill me l'ha raccontata, Tom non sa che lo so, di conseguenza tu dovresti essere la prima a non saperlo -

- Mi stai facendo preoccupare... -

Andi aspirò una boccata di nicotina e alzò le spalle di nuovo – Era solo una questione di tempo prima che succedesse, te l'hanno detto tutti immagino... -
- Le tue doti da veggente mi stupiscono sempre di più – rispose la ragazza buttando la cenere sull'erba.

- Quello che tu non sai, è che era già successo... solo era successo a Tom -

- In che senso? - chiese la ragazza sgranando gli occhi.

- Poco prima che uscisse Durch den Monsun, ti ricordi com'era strano con te?! -

- Certo che me lo ricordo, non mi parlò per una settimana, ma io pensavo fosse per l'ansia dell'uscita del singolo -

- No diciamo che aveva un altro tipo di ansia -

- Non riesco a capire – disse scuotendo la testa.

- Te lo voleva dire che c'era qualcosa di diverso nel modo in cui ti pensava. Si era preso una bella cotta. In tutta quella settimana, Bill mi ha detto che era intrattabile e tutto perché non sapeva cosa fare. Nessuno immaginava quello che sarebbe successo dopo il quindici di agosto, nessuno lo immaginava, tanto meno lui. -

-Penso di stare per piangere – disse Greta crollando seduta sull'erba, seguita subito da Andi che le accarezzò la guancia preoccupato.

- Poi lo sappiamo cosa è successo, singolo alla numero uno, loro che vanno via da Loitsche e le visite una volta al mese -

- Non ci posso credere -

- Se non ti ha più detto niente era perché lo sapeva che la vostra storia sarebbe morta prima di nascere, eravate due ragazzini, e nonostante questo, ha preferito tenerti vicina come amica, che perderti come ragazza.

- Ma io all'epoca non pensavo a lui come un qualcosa di più  -

Quella settimana era stata terribile. Ogni volta che si presentava a casa dei gemelli, Bill doveva trovare qualche scusa per farla andare via, e se lo ricordava quello sguardo triste negli occhi nocciola di quel bambino dai capelli neri.

- Greta, lo sapevano tutti, l'hai detto anche prima: voi due siete perfetti insieme, anche un cieco si accorgerebbe della sintonia che avete -

- Ma se litighiamo sempre – disse la bionda nella confusione più totale.

- E questo è il primo segnale d'allarme, tu lo stimoli, lo fai ragionare – si sedette meglio sull'erba e aspirò ancora una volta la sua sigaretta – tu sai tutto di lui, sai come prenderlo quando è incazzato, sai cosa fare quando è ansioso, sai cosa dirgli quando non sa cosa fare -

- Questo lo fa anche Bill, lo fai anche tu, lo fanno anche Georg e Gustav – disse la ragazza guardando l'erba sotto di lei.

- Ma Bill è il gemello, è normale che faccia una cosa simile, tu sei Greta, l'amica che non l'ha mai abbandonato, anche quando ha fatto lo stronzo. Tu per lui ci sei stata sempre, sei uno dei suoi pilastri... Chi chiama quando ha qualche problema? -

- Me – sussurrò Greta - però mi cerca anche quando deve stirare le magliette e non sa come fare, o quanto cerca di avvelenare tutti sul tour bus con i suoi esperimenti culinari - continuò sarcastica.

- Appunto, ti cerca quando ha bisogno di aiuto -

- E' questo di cui ho paura Andi... se dovessi mai confessargli cosa sento, ho paura che non mi cercherà più come adesso. Lo conosco così bene che so anche come si comporterà... -

- Lo so anche io, ma devi darti una possibilità -

- … mi dirà che sono una stronza, perché l'ho preso in giro, perché non gli ho detto la verità – continuò la ragazza senza ascoltare la risposta di Andreas.

- Ma poi ci rifletterà – disse lui.

- Sì, e mi dirà di nuovo che sono una stronza – concluse scuotendo la testa.

Andi spense la sigaretta nel prato e si dette la spinta con le mani per alzarsi in piedi, si pulì le mani sui jeans e ne tese una a Greta che lo guardava dal basso con gli occhi lucidi.

- Perché non ti dai una possibilità? - Greta afferrò la mano dell'amico con forza e si tirò su, tenendo la sigaretta tra le labbra.

Si guardò intorno sospirando, c'erano solo loro e le fiaccole, e forse qualche animale su qualche albero.

- Non lo so, non voglio perderlo -

Andi la abbracciò e le dette un nuovo bacio sulla testa, incamminandosi di nuovo verso la festa.

- Non lo perderai, e poi vuoi rimanere così per sempre? In questo limbo dell'indecisione...? -

- Se in questo limbo posso continuare a stargli vicino, allora si... -

- Sei sempre stata così testarda... - le rispose lui dolcemente.

- Ho paura – si fermò di nuovo nel prato e lanciò il mozzicone lontano, un leggero venticello le scompigliò i capelli facendola rabbrividire. Faceva freddo, ma se ne stava accorgendo solo in quel momento.

- Lo so – rispose il ragazzo abbracciandola di nuovo.

- E' così importante per me, voi siete importanti per me, siete la mia famiglia, il mio tutto, le persone con cui sono diventata grande -

Andreas la strinse ancora più forte dirigendola verso un tavolo – Stai tranquilla stella, andrà tutto bene, devi solo lasciarti andare -
Lasciarsi andare non era facile, specialmente quando hai paura di perdere ciò che hai di più bello e puro al mondo, come l'amicizia di qualcuno che conta così tanto, come se fosse aria.
Greta alzò il viso e gli stampo' un bacio sulla guancia – Grazie -

- Prego – sorrise il biondo, accompagnandola al tavolo dove da lontano la bionda poté notare Bill, da solo, con un bicchiere di champagne in mano e lo sguardo truce. Si avvicinò ansiosa non vedendo il gemello nei paraggi. Sicuramente la tattica della sbronza non era stata vincente.

- Che succede Bill? - chiese Andreas sedendosi ad una delle sedie di vimini del tavolo.

- Dov'è Tom? - disse invece Greta guardandosi intorno, ma dell'uomo in tuta nessuna traccia.

Bill indico il tavolo spazientito facendo segno di guardare sotto. Greta scosse la testa, ma alzò comunque la tovaglia che arrivava a toccare terra. Tom era seduto con una bottiglia di champagne in mano.
- Ciao Gre – gli disse sorridendo e alzando una mano.

La ragazza abbasso la tovaglia e si avvicinò al viso di Bill dicendo con un sussurro strozzato:
- Perché tuo fratello è sotto al tavolo? -

- Non lo so, so solo che non ce la faccio più e voglio andare a casa - rispose lui bevendo altro champagne.

- Bill ma l'hai fatto sbronzare tu! -

- Sì per tenerlo lontano da Heidi, ma forse ho esagerato -

Nel frattempo Greta sentiva le mani di Tom che le afferravano le caviglie e la invitavano gentilmente a seguirlo sotto al tavolo.

- Stella penso che solo tu possa risolvere questa cosa – disse Andreas con un sorriso di circostanza indicando il tavolino di vimini.

- Bill io ti ammazzo - disse la ragazza alzando la tovaglia e scivolando per terra sulle assi di legno, vicino a Tom. Era veramente andato, aveva la sua classica espressione da ubriaco perso e giocava con i lacci della felpa. La prima volta che l'aveva visto in quelle condizioni aveva deciso di ubriacarsi perché a scuola gli avevano dato l'ennesima nota ingiustificata e perché l'avevano separato da Bill, ancora un volta. Era andato via lanciando lo zaino nel cortile, sapeva che Greta l'avrebbe raccolto, si sentiva morire in quel paese grigio, voleva solo dimenticarsi di trovarsi lì. Era così triste ed incazzato che aveva costretto un ragazzo più grande a comprargli delle birre al supermercato, in fondo aveva solo dodici anni, ed a Loistche avrebbero detto a Simone che suo figlio aveva comprato da bere nel giro di qualche ora. Si era scolato tre lattine, poi aveva iniziato a stare male, ed a reggergli la testa sopra al cesso, c'era stata lei, arrivata per riportargli lo zaino giusto in tempo. Bill quel pomeriggio era ancora a scuola e non si accorse mai di niente, forse. Come unico consiglio gli disse di non bere mai più a stomaco vuoto, l'aveva sentito una volta da qualche ragazzo più grande, non sapeva neanche cosa volesse dire. Quando tornarono in camera dei gemelli, Tom le mise un foglio davanti, era tutto scarabocchiato, ma si leggevano dei versi, ricalcati dalla penna nera, poi pronunciò l'unica frase di tutto quell'intenso pomeriggio: “L'ho chiamata Schwarz”.

- Ciao Tom, che ci fai qui? - le chiese mettendogli una mano sul ginocchio.

- Si sta bene, mi sento protetto – rispose lui bevendo altri due sorsi di champagne – vuoi un po'? -

- Sì, grazie – rispose la ragazza prendendo la bottiglia e lasciandola per puro caso cadere tra le assi, dietro di lei, in modo che si svuotasse, il ragazzo neanche ci fece caso, continuava a fissare un punto davanti a lui.

- Che ne dici se usciamo fuori e andiamo a casa? - chiese Greta dolcemente, avvicinandosi ancora un po' a lui per poterlo vedere bene in viso, in controluce.

- Tu vieni con me? -

C'era un tono diverso nella sua voce, era disperato, era pesante, era stanco, ma non era Tom.

- Certo che vengo con te – la rassicurò prendendogli una mano, era fredda.

- Greta, mi sento così... - disse lui all'improvviso stringendole le dita. Non finì la frase, ma girò lo sguardo.

- Così? -

- Non lo so -

- Beh è un passo avanti – sorrise la bionda posando l'altra mano su quella del ragazzo e accarezzandola leggermente.

- In questi momenti mi vengono in mente frasi veramente poetiche per scrivere una canzone. Certi momenti vanno coronati mia cara Greta -

- Sì hai ragione – disse assecondandolo.

- La luna è grande, la mia vita fa schifo -

- Mi sembrano argomenti interessanti – rispose la ragazza corrugando la fronte.

- E senza di te io cosa farei? - le chiese Tom guardandola negli occhi, mentre lei abbassava lo sguardo – Cosa farei? -

- Non lo so Tom, ma non sono domande importanti perché ci sarò sempre -

- E se un giorno non ci fossi più? Io come dovrei fare? -

-Tom sei solo ubriaco, andiamo a casa... - rispose la ragazza. Forse perché non poteva dare una risposta a quelle domande, o non voleva, probabilmente perché non c'erano risposte abbastanza giuste.

- E' importante trovare risposte a queste domande... - disse uscendo un po' fuori dal tavolo con la testa - devo sapere cosa farò quando la donna della mia vita non mi parlerà più.

- Ma io ti sto parlando e non ho intenzione di smettere, non ti libererai mai di me –

- Un giorno potresti accorgerti di quanto io sia stronzo, e non voglio che succeda -

- Va bene Tom – lo assecondò ancora, sempre più confusa.

- Te lo ricordi il nostro patto? - chiese il chitarrista socchiudendo gli occhi.

- Me lo ricordi perfettamente – rispose la bionda annuendo.

- Io mi ricordo l'odore di erba appena tagliata e di pioggia estiva, mi ricordo che c'era umidità, e che Bill si era appena fatto i capelli blu -

- Si è vero – sorrise Greta.

- Sai spesso quando devo ricordarmi qualcosa che è successa, per ricordarmi l'anno, mi ricordo il colore e la pettinatura dei capelli di Bill – confessò Tom – me l'avevi consigliato tu -

- Lo faccio sempre anche io – sorrise Greta – e mi ricordo quel giorno come se fosse ieri -

- Era esattamente un anno prima che uscisse Durch den Monsun, un anno prima che la mia vita diventasse questa vita – sospirò Tom – a volte vorrei tornare in quel campo d'erba con te e Bill ad aspettare che piova.

- Non si può tornare indietro, e poi la tua vita è bella così - 

- Si hai ragione, lo è, ma fa anche maledettamente schifo -

- Perché? -

- Perché tu ci sei così poco -

Rimasero in silenzio qualche secondo, e la ragazza non si era accorta che la sua mano era ricoperta dall'altra mano di Tom.

- E' importante avere risposte a certe domande – continuò il ragazzo.

- Certo -

- Tipo perché non ti ho mai... -

Lasciò la frase in sospeso e appoggiò la testa ad una gamba del tavolo di vimini.

Non mi hai mai cosa? -

- No niente, pensavo a quando eravamo piccoli... era tutto facile -

- Cosa c'è di difficile adesso? -

- Io e te siamo difficili -

- Ma di cosa stai parlando? -

Tom scosse la testa e fece per uscire dal tavolo.

- Sono ubriaco, voglio andare solo a casa -

Greta rimase a bocca aperta, sotto alla penombra di quel tavolo di vimini dalla tovaglia troppo lunga, mentre Tom veniva ripreso da Andreas e Bill. Non riusciva a pensare a niente, solo a quel discorso sconclusionato che l'aveva sopraffatta. Continuava ad essere sempre più confusa. Era quello ciò che realmente pensava Tom? La considerava la donna della sua vita perché alla fine era la sua migliore amica, o per altri sconosciuti motivi?
Sentiva solo il cuore battere più forte e la testa scoppiarle di dubbi.
La voce di Bill suonava lontana, ma la fece riprendere dal torpore.
- Cos'è una catena? Ora devo venire a riprendere te? Cosa c'è sotto questo tavolo? -

- No, sto uscendo – rispose Greta.

Quando uscì alla luce, lo vide sorridente mentre veniva sorretto da Andreas. Era tutto normale. Quello che succedeva sotto i tavoli, rimaneva sotto i tavoli.

___

Si entra nel vivo della vicenda!

Grazie mille a tutte coloro che hanno commentato, anche solo per scrivere "posta presto", spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo.  Cosa ne pensate di Greta e Tom? E di Bill? Heidi vi ha ricordato qualcuno? Beh, sì, mi sono ispirata proprio a lei!

Alla prossima. Baci.

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Capitolo 4
*** Vier. ***


4.

Fissava imbambolata lo schermo del suo PC da cinque minuti buoni. La schermata le mostrava la lista delle nuove uscite discografiche e toccava a lei fare l'ordine dei numeri esatti di CD da far arrivare in negozio, il capo si fidava solo di lei. La notte non aveva dormito niente, l'unica frase che leggeva chiaramente nella sua testa era scritta in grassetto, in un bel carattere spesso, e continuava a vederla passare come se fosse la scritta delle televendite che passa in basso alla TV e a sentire il suono della voce di Tom ripeterla in continuazione.

devo sapere cosa farò quando la donna della mia vita non mi parlerà più”
Voleva tanto saperlo anche lei cosa sarebbe successo se lui non le avesse più rivolto la parola, e probabilmente l'avrebbe scoperto presto, se non si fosse decisa a dirgli chiaramente quali erano i suoi sentimenti. D'altronde loro avevano avuto ben pochi segreti nel corso di quegli anni, l'unico che si ricordava seriamente era quella volta che aveva rotto l'amplificatore della sua chitarra senza neanche sapere come aveva fatto ed in quel caso aveva dato la colpa a Bill che in silenzio aveva accettato l'ira funesta del fratello, pur di non metterla in mezzo. Non poteva dire di voler bene più a uno che ad un altro, entrambi avevano condiviso con lei momenti cruciali della sua vita, Bill con più sensibilità, Tom con più umorismo che parole confortanti, ma in tutti i casi, erano le due persone a cui teneva di più al mondo, non avrebbe mai e poi mai potuto immaginare una vita senza loro due, per lei sarebbe stato il nulla.
- Greta – le disse Luke, uno dei ragazzi che lavorava con lei nel negozio di dischi in cui era la responsabile delle vendite e del personale – ho sistemato tutta la sezione di musica classica in ordine alfabetico -
- Bene – sospirò lei scendendo dalle nuvole – che cosa ci manca ora? -
- Manca pop/rock tedesco e alternative rock internazionale – annuì il ragazzo poggiando alcuni CD sul bancone.
- Ok, io penso al pop/rock tedesco, tu fai alternative rock internazionale -
- Sempre a lustrare i CD dei Tokio Hotel eh? - scherzò Luke alzando un sopracciglio – Come ti fa a piacere quel gruppo un giorno me lo dovrai spiegare... -
- Sì un giorno... – Greta fece il giro del bancone andando verso la corsia che si era scelta – ti racconterò perché li amo tanto -
- Sono proprio curioso – disse il ragazzo allontanandosi dalla parte opposta.
- I Tokio Hotel – sospirò andando davanti alla colonnina di CD in cui erano esposti tutti i lavori del gruppo – I Tokio Hotel – disse ancora prendendo una copia di Schrei ed una di Zimmer 483, mettendole vicine – I Tokio Hotel – ancora una volta ma con più entusiasmo.
Guardò le loro immagini, così diverse in così poco tempo e sorrise. Era soddisfazione pura quella che sentiva crescere in petto.
Sentì la vibrazione del suo cellulare nella tasca dei jeans e ripose i CD al loro posto prima di prenderlo e rispondere senza vedere chi fosse a chiamarla.
- Ladra di Cadillac, dov'è la mia macchina? - una voce roca le arrivò al timpano, era più che normale che a quell'ora si fosse appena svegliato.
- Buongiorno anche a te! O meglio, buonasera, sono le quattro di pomeriggio... in effetti non aspettavo una tua chiamata prima del tramonto – rise la ragazza prendendo un CD di Nena e leggendo la tracklist.
- Ho appena letto un bigliettino unto attaccato alla mia porta - continuò la voce roca - che dice: “Vado in studio, ti ho provato a svegliare ma sei in coma, se quando torno non sei ancora sveglio ti porto in ospedale. Ho preso il tuo computer, non trovo il mio, e Greta ha la tua macchina, la Cadillac, se ti ricordi ieri sera siamo andati con quella. Spero tu riesca a leggere questo messaggio, prima ho fritto le patatine ed ho le mani un po' unte. Ci vediamo quando torno sempre se sei ancora vivo. Tuo fratello. P.S. Tuo fratello Bill.” -
- Carino il P.S., com'è previdente quel ragazzo – ironizzò Greta.
- La domanda è: perché hai la mia macchina? - la voce divenne infastidita oltre che roca.
Il problema di Tom era che appena svegliato era intrattabile, così sgorbutico e nervoso che a Greta spesso aveva fatto venire voglia di tirargli qualcosa di pesante in testa per farlo stare zitto.
- Volevo farci un giro, non me l'hai mai fatto fare -
- Quella macchina non può essere guidata da una donna, è contro leggi fisiche! -
- Strano, eppure oggi quando sono andata a 200km/h sull'autostrada rombava che era una meraviglia -
- Cosa hai fatto? - alzò la voce Tom – Dove sei andata? -
- Ho fatto un salto a Winsen poi sono tornata -
- E perché? -
- Così, mi andava -
- Mi stai prendendo per il culo? - mormorò Tom abbassando il tono preoccupato.
- Sì – ridacchiò Greta con la sua risata cristallina prendendo un altro CD e leggendo una nuova tracklist.
- Meno male – sospirò il ragazzo – quindi, per quale oscuro motivo hai la mia macchina? -
- Perché questa notte non sapevo come tornare a casa, tu eri in coma, Bill con la sindrome premestruale ed io stamattina dovevo andare a lavorare -
- E non potevi prendere la macchina di Bill? - rispose nervoso.
- Come pensi che sia andato in studio? Volando? -
- E' vero... - constatò pensieroso.
- Problema risolto, torno a sistemare i CD dei Tokio Hotel in ordine alfabetico -
- Ricordati di mettere Humanoid davanti -
- Sì, quanto sei stressante! -
- Mi fa piacere che li sistemi tu i nostri CD – disse il ragazzo in uno slancio di sincerità.
- Anche a me Tom, anche a me -
- Però a me serve la macchina... - insistette ansioso.
- Prendi l'altra -
- No mi serve quella – rispose categorico.
- E perché? -
- Perché l'Audi ha... ha la dinamo della batteria che non fa bene contatto con i fusibili della candela del motore, quindi il carburatore... -
- Tom smettila, non sai neanche quello che stai dicendo – rise Greta mettendosi una mano sul fianco.
- Non è vero – si indispettì punto nell'orgoglio – e comunque ho bisogno di quella, mi serve la mia macchina, che tu, hai preso -
- Va bene, puoi venirla a prendere e poi mi porti a casa -
- E come ci dovrei arrivare in pieno centro? Teletrasportandomi? -
- Prendi l'autobus – disse Greta scoppiando a ridere da sola subito dopo.
- Certo che ti credi proprio simpatica! -
- Per un attimo ti ho immaginato tutto imbacuccato sul 43 mentre ti guardi intorno ansioso per paura che qualcuna ti stupri -
- Tu ci scherzi, sarebbe possibilissimo che una vecchia di ottant'anni vedendomi non resista alle sue pulsioni sessuali -
- La vedo dura, anche se ti immagino fare coppia con una tenera nonnina -
- Sempre più simpatica... -
- Dì la verità, se non ci fossi io che ti illumino le giornate con la mia simpatia come faresti, eh Tom? - continuò a ridere senza collegare il cervello alla bocca, quando si rese conto di quello che aveva appena detto tornò seria di colpo, aspettando una risposta.
- Che vita gioiosa e senza scocciature sarebbe! - rispose lui sospirando.
- Ok Kaulitz, la tua macchina la vado a buttare nell'Elba, ciao! -
- Aspetta! - gridò lui, ma la ragazza aveva già spento la chiamata.
Greta si mise una mano sulla fronte e si ripromise di controllare meglio quelle sue uscite infelici per le volte successive. Il telefono vibrò nuovamente.
- Sono quasi arrivata al porto – disse riportandosi il telefono all'orecchio.
- Va bene, scusa, ora posso riavere la mia macchina? -
- Non ho capito, cos'hai detto? -
- Ho detto scusa, ora posso riavere la mia macchina? -
- Per... -
- Per favore, ti supplico, va bene? -
Greta fece finta di pensarci un po', poi sorrise – Va bene, ti passo a prendere tra due ore precise -
- Grazie per la concessione madamigella -
- Prego -
- Ti aspetterò ansioso -
- Sì sì – lo liquidò lei – ciao! -
Chiuse la chiamata e si mise il telefono nella tasca riprendendo da dove aveva lasciato.
Prese di nuovo Schrei e lo guardò dicendo un po' più forte – I Tokio Hotel! -
__

- Scendi per l'amor del cielo – Tom aveva iniziato a sbracciarsi appena aperta la porta di casa - Greta scendi immediatamente – le disse andando verso il posto del guidatore passando davanti alla macchina mentre la ragazza accelerò per puro caso proprio in quell'istante.
- Pazza scendi dalla mia macchina – disse lui evitando il cofano e continuando ad urlare pensando che lei non lo sentisse. Arrivato allo sportello si accorse che Greta si era chiusa dentro, sorridendo compiaciuta.
- Fermati! - le ordinò Tom – Oddio la mia povera bambina, chissà cosa le hai fatto -
- Tom finiscila, sei ridicolo – gli disse lei finalmente abbassando il finestrino.
- Aprì la portiera – ordinò facendo forza sulla maniglia.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e premette un tasto sotto al vetro lasciando scattare la serratura. Tom aprì di colpo lo sportello.
- Mi vuoi menare? - chiese la ragazza abbozzando un sorrisetto mentre lui le metteva una mano sotto alle gambe ed un'altra dietro alla schiena, prendendola di peso e depositandola a terra, sull'erba del giardino. La scansò e salì in macchina, tornando a sorridere beffardo una volta chiusa la portiera.
- So che ti piace il sadomaso, ma non è proprio il mio genere - disse alla ragazza che era rimasta con un palmo di naso a fissare la scena – cos'è ora non ridi più? - schioccò la lingua e si sistemò il sedile.
Lei fece il giro e salì dalla parte del passeggero, mentre lui ingranava la retromarcia.
- Tom tu non stai bene per niente, sei sicuro di non essere ancora ubriaco? - chiese mettendogli una mano sulla fronte per controllare la temperatura.
- Sto benissimo – rispose lui – hai rotto qualcosa? - disse controllando che l'impianto del riscaldamento fosse funzionante, che il computer di bordo fosse acceso e che ci fossero tutti i pulsanti al loro posto.
- Ma per chi mi hai preso? Per Bill? -
- No ti ho preso per una donna che ha guidato la MIA macchina – rispose accarezzando il volante.
- Tom – disse lei mettendogli una mano sul braccio preoccupata – non ti devi vergognare, se vuoi andare dallo psichiatra basta che lo dici,  ti sosterremo tutti quando ne avrai bisogno -
- Solo se tu vieni con me! Magari ci fa lo sconto comitiva – rispose sicuro.
- Dovremmo portare anche tuo fratello... - continuò Greta pensierosa.
- Lo stavo giusto per dire -
- O tutti o nessuno - convenne Greta annuendo e scoppiando a ridere subito dopo, seguita dal ragazzo che cominciò a premere qualche tasto sul navigatore centrale.
- Allora... -
- Allora stai zitto, ti devo dare delle cose – lo interruppe la ragazza – ti ho portato un po' di CD così non dici che non ti penso mai -
- Brava – annuì lui compiaciuto.
- Il nuovo di Jay Z, raccolta completa degli Aerosmith e udite udite, il nuovo fenomenale CD dei brillanti, fantastici, epici... -
- TOKIO HOTEL! - dissero insieme scoppiando a ridere.
- Ieri volevo cantare Alien ed ho scoperto che tu sei l'unico al mondo a non avere il proprio CD in macchina -
- Che ci vuoi fare?! Sono un ragazzo modesto... -
Greta alzò un sopracciglio tornando seria – Vabbè... volevo sentire i cori in diretta, sono la parte più emozionante... -
- Certo li faccio io, mi pare ovvio! Allora, prima che tu mi interrompessi... - continuò il ragazzo – ieri sera non ho potuto tenerti d'occhio per scoprire chi era il tuo uomo segreto -
- Ed io ho avuto l'onore di conoscere Heidi – disse la ragazza cambiando immediatamente discorso.
- Chi? - chiese lui alzando il volume del lettore CD, Komm era partita.
- Come chi? - rispose Greta sgranando gli occhi. Forse c'era qualche remota possibilità che fosse rinsavito – Quella di cui ti sei mezzo innamorato no? -
- Ah, quella - disse con una smorfia.
- Già, quella! - lo imitò l'amica.
- No ma niente di che, mi sa che non è molto intelligente -
Greta sgranò gli occhi fintamente sorpresa – E come l'hai capito? -
- Ho avuto delle soffiate -
- Da chi? -
- Persone... – disse vago.
- Io ci ho parlato, e sembrava più interessata alla gente che la segue su Twitter ed a portarti a letto più che ad altro -
- Cosa ti ha detto? - Tom sembrava curioso, ma era come se sapesse già tutto e stesse facendo finta di niente.
- Che sono molto fortunata ad essere tua amica, ma che non lo sono fino in fondo perché non sono mai venuta a letto con te... -
- Che cosa stupida – rise lui nervoso.
- Già, io e te a letto insieme, che schifo! – disse lei girando la testa verso il finestrino, per evitare che la sua espressione bugiarda fosse smascherata.
- Ehi, attenta con le parole -
- Tom, ti ho visto in mutande una marea di volte, eppure non ho mai ceduto alla tentazione -
- Certo, non hai mai visto quello che c'è sotto – ammiccò.
- Oh mio dio, che schifo – rispose mettendosi una mano sulla fronte ed abbassando lo sguardo.
- Ehi – disse lui ridendo quasi imbarazzato, togliendo la mano sul cambio per farle il solletico sulla pancia - Non osare mai più -
- No Tom il solletico no – Greta iniziò a ridere violentemente, il solletico non l'aveva mai sopportato, lui lo sapeva, ed era terribilmente bravo a trovare i punti giusti che la facevano soffrire – e guarda la strada altrimenti arriviamo a casa mia in ambulanza – tentò di dire tra le risa.
- Io la guardo la strada, ho imparato a guidare come quello di Fast & Furious – Tom sorrise continuando a torturarle la pancia, prima che lei riuscisse a togliere la mano ed a riprendere un minimo di contegno.
- Sì certo, ed io sono Madonna -
- Non ci somigli molto -
- E sopratutto non ho cinquant'anni -
Greta sperava vivamente che il diversivo del solletico poi glissato su Madonna avesse fatto dimenticare all'amico l'argomento principale, perché era decisamente imbarazzante. Per lei.
Il ragazzo rimase in silenzio, poi dopo qualche secondo chiese di nuovo curioso:
- Veramente ti farebbe schifo venire a letto con me? -
- Ma che domande fai? - rispose lei alterata girando nuovamente il viso verso il finestrino. D'altronde non sapeva esattamente come comportarsi.
- E' una domanda come un'altra -
- No, non è vero – rispose la ragazza – non mi hai chiesto se ho messo il sale nell'acqua, mi hai chiesto se verrei mai a letto con te! -
- Appunto, è una domanda come un'altra – si inumidì le labbra e saltellò sul posto trepidante, come un bambino a cui la mamma ha promesso un gioco nuovo - allora? -
- Non lo so – mormorò Greta appoggiando la testa al vetro freddo – ci devo pensare -
- Beh, meglio di “che schifo” - si consolò lui.
- E tu? - chiese lei a bruciapelo girando piano il viso nella sua direzione. La bionda si accorse che lui strinse impercettibilmente gli occhi, stava pensando, e di solito a questo tipo di domande non pensava mai, era sempre molto sicuro se una donna fosse di suo gradimento tra le lenzuola o meno.
Spostò la testa prima a destra poi a sinistra e sorrise – Sì, cioè, a me non mi fai schifo come ti faccio schifo io – rispose piano, in un soffio, mentre Greta fissava la strada di fronte a lei e la luce verde del semaforo in lontananza. Ora si sentiva una merda.
- Ma non è che mi fai schifo – si giustifico la ragazza – è che mi fa strano -
- Beh anche a me fa strano immaginarti nuda, in strane posizioni... -
- Immaginarmi? - si animò Greta – Non mi spiavo certo da sola quando mi facevo la doccia a casa tua! -
- Che c'entra? - scoppiò a ridere Tom – eravamo poco più che bambini -
- C'entra comunque -
- E poi era un'idea di Bill -
- Certo – annuì la ragazza – ci credo -
- Va bene era una mia idea – sorrise Tom fintamente ingenuo spostando la testa di lato e lo sguardo sulla ragazza.
Lei lo guardò scettica.
- Ma a dodici anni hai gli ormoni in subbuglio, non ci capisci niente – si giustificò tornando a fissare la strada.
- Io non ti venivo a spiare mentre ti facevi la doccia -
- Meglio che tu non l'abbia mai fatto – annuì – non era un bello spettacolo -
- Che schifo Tom, fai schifo! - le disse lei dandogli uno schiaffo sul braccio mentre lui rideva contento.
- Quindi ora sono punto e a capo – constatò il ragazzo girando il volante – devo trovare una nuova donna di cui mezzo innamorarmi -
- Magari qualcuno con cui puoi fare un discorso senza che ti caschino le palle – sospirò la ragazza.
- Sì ma lo sai che io sono attirato dalla tetta selvaggia, e la tetta selvaggia implica anche un cervello a forma di nocciolina la maggior parte delle volte -
Greta rimase quasi affascinata da quell'affermazione di un acume strabiliante. Questo significava che siccome lei aveva una misera seconda di seno aveva allora il cervello più sviluppato?! Preferì rimanere nel dubbio.
- Ma se vuoi veramente trovare qualcuna di cui fidarti devi guardare oltre – disse lei sbattendo le mani sul cruscotto – oltre Tom, oltre! -
- Oltre, ho capito, fai piano con quelle mani che si rovina la macchina -
- Oltre! - disse lei di nuovo tornando seduta sul sedile.
- Qualcuna di cui fidarmi – rispose Tom pensieroso – è difficile, lo sai -
- Lo so -
- Dovrò continuare con il sesso clandestino -
- Se è questo che ti rende felice – rispose Greta monocorde appoggiando di nuovo la testa al finestrino.
- No Greis, non mi rende felice, ma che devo fare? Non sono un ragazzo normale che può andare a bere una birra e sperare di incontrare qualche ragazza normale. Io se vado a bere una birra incontro Beyoncè con Jay-Z -
- Ma tu non fai neanche niente per cercarla – si animò la ragazza – sei convinto di questa cosa e speri che ti cada dal cielo la persona giusta. Almeno tuo fratello è cosciente del fatto che sarà innamorato di Isa per tutta la sua vita e si è messo l'anima in pace, ma tu? -
- Io non lo so -
- Non lo sai – rispose Greta mentre le note di Lass uns laufen inondavano la macchina.
- Non lo so – disse di nuovo Tom.
Rimasero in silenzio mentre il ragazzo guidava pensieroso e mentre Greta cercava risposte, di nuovo, a sempre nuove domande. Si chiedeva come mai ogni volta che parlava con lui invece di togliersi dubbi, aumentavano le supposizioni, i se, i ma, i forse. Però si rese conto solo in quel momento che c'era qualcosa di strano.
- Come mi hai chiamato? - chiese allarmata.
- Scema? -
- No, idiota -
- Pazza isterica? -
- Ma ce la fai a fare la persona normale per trenta secondi?! - 
- Greis? -
La ragazza si illuminò in un sorriso.
- Non mi chiamavi così da... -
- Dal 13 agosto del 2005 -
- Wow, non ti ricordi cosa hai mangiato a cena ieri sera e ti ricordi quand'è stata l'ultima volta che mi hai chiamata Greis, tra l'altro meno male, non mi piaceva troppo essere chiamata anziana a dieci anni -
- Sei sempre stata saggia Greis - puntualizzò Tom - E poi sì, me lo ricordo, quello è stato l'ultimo giorno della mia adolescenza. Da quel momento niente più nomignoli idioti per nessuno, ero diventato ufficialmente un uomo che portava la pagnotta a casa. -
- Piccolo – lo prese in girò lei prendendogli una guancia in un pizzicotto affettuoso - ed ora che mi hai chiamato Greis dovrei tornare a chiamarti Splitter? - chiese confusa.
- Sarebbe carino – mostrò un sorriso a trentadue denti girando il viso verso l'amica – in memoria dei miei tempi da campione di skate -
- Veramente ti chiamavo così perché quando parlavi veloce non ti capiva mai nessuno, cosa che tra l'altro accade ancora oggi -
- Cosa? - alzò lo voce girando di nuovo il viso, Greta gli mise nuovamente una mano sulla guancia e lo costrinse a guardare la strada.
- E' vero Tom ogni tanto penso che tu abbia bisogno dei sottotitoli, ma non temere, non sei mai stato emarginato per questo, non succederà in futuro... -
- Greis, ma vaffanculo, questo lo capisci? -
- Forte e chiaro Split – rispose trionfante alzando un pugno al cielo.
- Che storia assurda! -
- Già, poverino! Incompreso e maltrattato – sorrise l'amica fissandolo mentre con la fronte corrugata continuava a guidare. Avrebbe dato qualsiasi cosa per entrare cinque minuti nella sua testa confusionaria per sapere cosa pensava; voleva dare solo una semplice sbirciatina.
Fortunatamente arrivarono a casa, dopo quella scoperta Tom si era incupito.
- Eccoci qua – disse il ragazzo tornando a parlare, spegnendo la macchina di fronte casa di Greta – posso salire oppure mi mandi via a calci in culo? -

- No devi salire perché ho una marea di tue gigantesche maglie che ti devi riprendere – rispose scendendo dalla macchina.
- E perché tu hai le mie maglie? - chiese Tom corrugando la fronte mentre scendeva anche lui e chiudeva l'auto.
- Perché il mese scorso mi hai chiamato nel panico prima di partire per Parigi dicendomi che si era rotto il ferro da stiro -
- Ah, già – rispose Tom annuendo mentre Greta apriva il portoncino esterno.
- Cosa strana... – continuò la ragazza.
- Perché? - chiese lui facendo finta di niente.
- Perché poi ho parlato con tua mamma e mi ha detto che il suo ferro da stiro stava benissimo -
- Davvero? - disse il ragazzo sorpreso – si dev'essere riparato da solo -
- Già, miracolosamente – ironizzò la bionda aprendo il portone e lasciando che l'amico entrasse.
- Abiti sempre al quinto piano e non c'è l'ascensore? - chiese Tom cambiando discorso ed indicando con un dito il soffitto.
– Sì – rispose candidamente la bionda - muovi il culo -

___

Una volta arrivati Tom fece come se fosse a casa sua; si tolse la felpa e si guardò in giro puntando immediatamente la collezione di CD sistemati ad arco intorno alla televisione. Greta era una vera collezionista, e lavorando tra l'altro in un negozio di dischi, era veramente facile per lei ampliare la sua collezione giorno dopo giorno. Il ragazzo si avvicinò cominciando a spulciare qualche titolo mentre la ragazza scompariva nella sua camera per recuperare la pila di maglie perfettamente stirate che il suo amico le aveva gentilmente chiesto di stirare urgentissimamente, più di un mese prima.

- Guarda qui – prese un cd dall'ordinata fila di Greta e lo girò verso il retro – questo è il mio primo cd di Samy Deluxe, perché ce l'hai tu? -
- Ho smesso di chiedermi perché ho cose tue e di Bill al secondo trasloco – Greta posò le maglie sul tavolo del soggiorno cominciando a smistarle da una parte all'altra per poterle mettere in una busta. Aveva passato un'intera domenica a stirarle perfettamente, sapeva che odiava le pieghe e diventava insopportabile quando ne trovava anche solo una minuscola sulla maglia che indossava. Oltre ad averle stirate si era soffermata una buona mezz'ora ad annusare la sua preferita mentre fissava con sguardo vacuo la televisione; oltre all'odore di pulito se si concentrava era riuscita a distinguere l'odore di Tom e quella maglietta nera era diventata il suo pigiama preferito, infatti nella pila di maglie stirate non c'era ed era convinta che lui non se ne sarebbe mai accorto.

- E guarda qui... - continuò sempre più sorpreso.
- Ehi quei CD sono tutti miei – rispose Greta sulla difensiva mentre gli passava accanto per andare in cucina.
- Lo vedo - sospirò il ragazzo soffermandosi su una copertina.
- Che vuoi dire? - chiese sorpresa ripassando per tornare dalle maglie.
- Backstreet boys, Spice girls... -
- Avevo dodici anni! - si giustificò la ragazza alzando gli occhi al cielo.
- Britney Spears! -
- E' un singolo quello... -
- Christina Aguilera, beh piaceva anche a me, non certo per la musica però... - continuò Tom parlando da solo, Greta non aveva più intenzione di rispondergli - E questo è di Bill, me lo ricordo mi aveva fatto una testa così... -
- E questo anche... ma sono tutti miei! - Oddio anche tutta la mia collezione di giochi per la Playstation uno... - Bello questo, ci passavo pomeriggi interi... - HA! Questo me lo prendo!  - Anche questo lo rivoglio... -
- Quelli Simone stava per buttarli, ho pensato che fosse un peccato... - rispose la ragazza sistemando le maglie nella busta.
- Brava, mia madre a volte butta delle cose fondamentali -
- Se non lo facesse vivresti nel caos più totale, tu conservi tutto -
- Perché tutto può tornare utile -
- Certo, anche gli scontrini -
- Se devi cambiare qualcosa? - chiese lui puntiglioso.
- Esattamente gli scontrini dei ristoranti cosa dovrebbero farti cambiare? -
- Io sono solo previdente – balbettò andandosi a sedere sul divano – Non posso essere previdente? -
La ragazza mise le mani avanti e alzò le spalle non rispondendo ma limitandosi a tornare di nuovo in cucina per prendere qualcosa da bere.
Era così dannatamente pesante, puntiglioso, ansioso, con l'humour peggiore del mondo... Greta però nonostante quello si trovava a scuotere la testa divertita con la testa infilata dentro al frigorifero. Tom era insopportabile, cosa che lei aveva sempre saputo e sostenuto, ma con gli anni e la sua infinita pazienza era riuscita a capire che al di là di quell'egocentrismo un po' malato, della battuta sempre pronta a farti innervosire e della mancanza di delicatezza, c'era un cuore grande che sapeva dirti esattamente le parole giuste nel momento in cui avevi bisogno di sentirtele dire. Prese due birre dal frigo e tornò sul divano, buttandocisi sopra e passandogliene una.
- Tieni animale -
- Grazie – sospirò - hai pensato a quella cosa...? - chiese con noncuranza bevendo un po' di birra.
- Che cosa? - chiese lei non capendo.
 - Se verresti a letto con me...? - Tom lo disse mangiandosi le parole, ma in quel momento Greta capì esattamente a cosa si riferiva.
- No – disse telegrafica fissando lo schermo.
- Potresti pensarci in fretta? - continuò lui tuffandosi nuovamente nella bottiglia e svuotandone metà con due sorsi.
- Perché cosa ti cambia? - Greta alzò la voce alterata, tutta quella pressione per sapere la risposta la stava facendo davvero innervosire. Perché voleva sapere quali erano i suoi pensieri più reconditi riguardo quell'argomento? Era comunque una cosa che non sarebbe mai e poi mai successa nei successivi secoli.
- Sono curioso... - alzò le spalle e posò i piedi sul tavolino non distogliendo lo sguardo dalla TV di fronte a lui.
La ragazza si posò una mano sulla tempia e cominciò ad annuire piano per poi scoppiare nervosa nella sua risposta:
- Va bene, sì, sì ci verrei -
Tom non si mosse. Non ebbe una reazione di trionfo o di gioia, di tristezza... niente di niente.
- Ok – rispose bevendo un altro sorso dalla bottiglia che aveva in mano.
- Ok? Tutto qui? - Greta spalancò la bocca e si avvicino a lui per farsi guardare – Mi hai fatto pensare a scenari che, credimi, nella mia mente non ci erano mai finiti, neanche per sbaglio, ed ora mi dici solo “ok”?! -
- Ero solo curioso – rispose lui monocorde non calcolandola minimamente; la pubblicità del dentifricio era sicuramente molto più interessante.
Greta con gli occhi spalancati tornò con la schiena contro il divano spostando la sua visuale sulla TV. Non poteva crederci. Forse quella di Tom era una trappola, era solo curioso di sapere se anche lei era uguale a tutte le ninfomani che lo circondavano solo per poter avere i loro minuti di gloria tra le lenzuola. Ci era cascata, come tutte le altre; probabilmente ora la considerava come quelle che volevano solo portarselo a letto... era stata così stupida.
Continuava a fissare lo schermo con le labbra appoggiate al vetro della bottiglia, e stava per scoppiare. Voleva sfogare contro di lui tutta la sua frustrazione, ma sopratutto il suo silenzio, il suo amarlo in silenzio. Non aveva mai pensato a quella parola nella sua testa; per tutto quel mese lei si era convinta di essere innamorata di lui ma ora che pensava effettivamente a quel “ti amo” tutto le appariva più confuso. Ma di una cosa era fermamente convinta, quel discorso era un segnale chiaro, doveva fare qualcosa. Si girò a fissarlo. Era lì sul suo divano con la birra in mano poggiata sulla gamba che fissava imbambolato lo schermo con le labbra dischiuse. Potevano darsela la sua possibilità.
- Tom dobbiamo parlare – disse seria posando la bottiglia sul tavolino davanti a lei.
- Fino ad ora cosa abbiamo fatto? - chiese non muovendo un muscolo, se non le labbra.
- Dobbiamo parlare di una cosa seria... -
- Va bene, dimmi –
- Non è facile – Greta mani nella mani abbassò lo sguardo prima di rialzarlo verso di lui, immobile nella stessa posizione. Era incredibile come fosse cambiata l'atmosfera dopo quello che le aveva detto.
- Tu dimmela e poi vediamo se è facile o difficile – tagliò corto lui.
- Mi devi baciare – sussurrò la ragazza sperando in cuor suo che non sentisse.
A quel punto Tom girò il viso verso Greta, con lo sguardo sorpreso, sbattendo le ciglia incredulo più volte – Cosa? -
- Mi devi baciare – alzò di poco la voce – adesso, prima che cambi idea -
Tom alzò le spalle - Ok –
- Aspetta – disse Greta fissandolo – non vuoi neanche sapere perché? -
- Va bene, perché? - chiese a comando posando la birra sul tavolino.
- No così non vale me lo stai chiedendo perché te l'ho chiesto io di chiedermelo -
- Ma perché sei così complicata? - rispose lui sbuffando contro il televisore.
- Va bene, ok, allora... - si mise nervosa i capelli dietro le orecchie e lo fissò negli occhi, ma quella volta non era troppo sicura di rimanere immune a quel fascino destabilizzante – ieri sera hai detto una cosa che mi ha fatto venire mille dubbi e paranoie -
- Ieri sera ero ubriaco – disse stancamente mettendosi la mano sulla fronte – non conta ciò che si dice da ubriachi -
- Invece sì – insistette lei – perché solitamente si dice la verità.
- Cosa avrei detto? Sentiamo... -
- “Devo sapere cosa farò quando la donna della mia vita non mi parlerà più” -
- Beh non lo saprò mai, non ho mai parlato con Jessica Alba -
- Tom fai il serio cazzo! -
Lui la guardò seriamente sbattendo ancora gli occhi, mentre lei si appoggiava allo schienale del divano.
- L'hai detto riferito a me -
- Ah - si limitò a mormorare il ragazzo abbassando per un attimo lo sguardo.
- Non mi sarei fatta tutta queste paranoie altrimenti -
- Greta io... non lo so perché l'ho detto, cioè ero ubriaco, non mi ricordo niente... -
- Hai anche detto che quando mi accorgerò di quanto sei stronzo non ti parlerò più e tu non vuoi che succeda -
- E questo cosa c'entra con il bacio? -
- Io voglio che tu mi baci e basta, devo capire delle cose -
Cosa doveva capire l'avevo poco chiaro anche lei. L'unica cosa che sperava era che una volta che si fossero toccati in quel modo, tutte le fantasie che si era fatta in testa, fossero sparite nel nulla, così come erano arrivate.
- Ok – disse lui incerto avvicinandosi sul divano, un po' impacciato, mentre lei rimaneva immobile.
- Va bene -
Le posò una mano sul collo fissandola negli occhi, Greta si avvicinò piano al suo viso, e si fermarono a pochi centimetri di distanza. Tom aveva le labbra dischiuse e Greta poteva sentire il suo respiro contro il suo viso, era la sensazione più bella del mondo. Rimasero così a fissarsi, mentre la mano di Tom le accarezzava il viso. Greta sentiva le campane.
- Cazzo – mormorò Tom – non adesso cazzo -
- Che c'è? - chiese la ragazza sognante fissandogli le labbra inumidite.
- Bill – sbraitò il ragazzo tirando fuori il cellulare dalla tasca dei jeans.
- Che c'è? - disse stizzito rispondendo al fratello.
- Adesso? -
- Ma esci e compratele -
- E cosa ti fa pensare che io invece possa andarci?! -
- E come fai a sapere che sono con Greta?! -
- Sì ma non adesso -
- Va bene, ciao! -
Spense il cellulare e si guardò le mani, immobile, mentre Greta continuava a fissarlo. Aveva seguito la conversazione ed ora nella sua mente era comparsa la faccia di Bill con una croce rossa sopra.
- Cos'è successo? - chiese sospirando.
- Bill ha un calo di zuccheri -
- Caramelle? - posò la testa sul divano chiedendosi perché Bill avesse sempre un tempismo eccezionale.
- Esatto, e devi venire con me -
- Va bene – rispose lei sconfortata alzandosi da quella scomoda posizione – vado a mettermi le scarpe -
Mentre si stava per alzare, Tom le prese il braccio, e lei si girò ricadendo sul divano, lo trovò molto vicino al suo viso.
- Non adesso -
- Non adesso? - chiese confusa.
- No – fece segnò di no con la testa, poi la mano ritornò sulla guancia di Greta, e le avvicinò il viso al suo.
Quando le loro labbra si sfiorarono, la ragazza percepì un brivido lungo la schiena, ed il cuore le batteva come un tamburo, fortissimo, sentiva il battito nelle orecchie, ed in gola.
Lo stomaco si stava lentamente accartocciando su se stesso, inesorabilmente.
Gli occhi sgranati, mentre lui li aveva chiusi. Era diventata un blocco di ghiaccio.
Appena sentì il freddo del piercing contro le sue labbra si staccò di colpo alzandosi dal divano.
- Oh merda – disse nel panico fissando diversi punti del salotto. Prima il lampadario, poi il tavolo, poi il divano, poi gli occhi di Tom.
- Che c'è? -
- No Tom, no, non va bene per niente! - nella sua voce Greta riusciva a sentire una sottile linea di panico il che non andava a suo vantaggio.
- Cosa? Me li sono lavati i denti prima di uscire – rispose lui ingenuamente continuando a guardarla senza capire cosa stesse succedendo. Un secondo prima le loro labbra erano unite, un secondo dopo lei saltellava isterica sul tappeto. Non gli era mai successo con una donna, effettivamente. Non smetteva mai di imparare cose nuove sull'universo femminile.
- Mi è venuta una cosa qui alla bocca dello stomaco – rispose la ragazza sull'orlo delle lacrime.
- Devi vomitare? - chiese lui preoccupato.
- No cretino, non devo vomitare... -
- E cosa c'è allora? -
- Niente – disse Greta irremovibile tornando seria – vado a mettermi le scarpe.
- Cosa hai fatto? - gridò lui alzandosi dal divano e seguendola in camera – Greis ma che diamine ti prende? - la seguì fino in camera, sembrava che l'avesse morsa una tarantola.
- No – disse lei alzandosi e mettendogli una mano contro – non entrare in questa stanza -
- Perché? - Tom era sempre più perplesso. Non riusciva davvero a capire cosa stesse succedendo. Per lui era tutto molto strano, di solito ad un suo bacio seguivano scene da film porno non scene da manicomio.
- Perché? Perché c'è un letto... - balbettò Greta infilandosi la seconda scarpa ed uscendo dalla stanza.
- E quindi? -
- E quindi non voglio stare in una stanza dove c'è un letto insieme a te, ora andiamo che Bill sennò sta male... – disse ad alta voce la ragazza mentre in realtà pensava che l'avrebbe strangolato lentamente appena si fossero trovati di nuovo da soli. Magari mentre dormiva nel suo letto con uno dei suoi gingilli d'argento preferiti, poteva essere un buon momento.
- Ma cosa diavolo ti è preso? - Tom spalancò le braccia alzando le spalle – me l'hai chiesto tu di baciarti! -
- Lo so, ma non possiamo Tom, non posso io non posso capito? -
- Ho capito, non puoi, ma non puoi cosa? -
- Non posso perché non voglio, ora il discorso è chiuso, non è successo niente in questa casa, andiamo -
Lo prese per un braccio mentre recuperava la felpa poggiata sulla sedia e lo spingeva fuori dall'appartamento con forza. Mentre scendevano le scale si rese conto che le maglie di Tom erano rimaste sul tavolo.

___

Greta fissava il reparto caramelle immenso e colorato del supermercato. Sapeva esattamente quali erano quelle preferite di Bill, e le aveva davanti agli occhi, ma in quel momento riusciva semplicemente a pensare a ciò che era accaduto pochi minuti prima nel suo salotto.
Un bacio non era mai stato un grosso problema, per Tom. Per lei invece era importante, non si considerava una grande baciatrice, d'altronde le poche persone che avevano conosciuto l'intensità delle sue labbra erano tutti suoi ex fidanzati, di conseguenza quella scelta suicida di farsi baciare dal suo migliore amico non sapeva da che parte esatta del suo cervello fosse stata partorita.
- Cazzo – disse sottovoce avvicinandosi al sacchetto dorato di orsetti gommosi e prendendolo con le mani, ma rimanendo immobile con lo sguardo fisso al prezzo scritto sullo scaffale. Senza pensarci troppo ci posò la testa continuando a guardare la busta di orsetti colorati che stringeva tra le mani.
- Ma come diamine mi è venuto in mente – bisbigliò tremante – questo significa che mi sono definitivamente sputtanata, che è tutto finito, che il casino che non volevo succedesse succederà – tornò poco indietro con la testa per poi sbatterla un po' più forte sullo scaffale, di nuovo.
- Che cazzo -
Sbatté la test contro lo scaffale quel tanto di volte che bastarono a farla classificare dalle persone che le passavano dietro come “malata mentale”, ma non le interessava, era una situazione veramente grave. Per prima cosa doveva parlare con Bill e chiedergli perché proprio in quell'istante i suoi zuccheri fossero precipitati a picco dopodiché si chiese nuovamente come avrebbe potuto ancora guardare in faccia Tom senza ripensare a quanto erano morbide e soffici e bellissime e così perfette le sue labbra. Doveva far finta di niente, era quello l'unico modo per far si che le cose tornassero come prima. D'altronde lui non sembrava aver capito la gravità della situazione e lei era brava a fingere, per cui poteva gestirla.
- Sì posso gestirla – disse ad alta voce annuendo da sola, mentre una signora al suo fianco la fissava con gli occhi sgranati.
Aveva fatto una bella scorta di caramelle, e sperava che Bill ci si strozzasse con uno di quei maledetti orsetti bianchi trasparenti che gli piacevano tanto. Appena prima di andare verso la cassa notò un altro sacchetto di cioccolata a lei familiare, ne prese uno senza pensarci troppo.
Si affrettò a pagare ed uscì dal supermercato ritornando in macchina.
- Ho preso tutte le sue preferite – disse sospirando appena chiuso lo sportello.
- Bene - mugugnò Tom mettendo in moto l'auto.
- E poi... - continuò la ragazza con lo stesso tono – le nostre preferite -
- Le M&M's blu? – si entusiasmò Tom cercando il sacchetto con la mano – dammene una -
Era sorprendente come una cosa così stupida ed insignificante come una M&M's blu, con lui potesse diventare il simbolo di una pace per un litigio che non c'era stato. Forse una discussione, o probabilmente Greta si era solo fasciata la testa per un momento che per lui non aveva significato niente.
- In effetti sai che sei l'unico che conosco a cui piacciono – disse Greta silenziosa - a parte me –
Tom non disse niente, si limitò a sorridere piano.
- Mi dici che mi vuoi bene? - le chiese in un sussurro non guardandola neanche in viso.
Greta aprì il sacchetto di M&M's, ne prese due e gliele mise in bocca sfiorandogli le labbra con le dita.
- Ti voglio bene Split -

___

Greis dal tedesco - vecchio, anziano

Splitter sempre dal tedesco (ma vaH!)  inteso come scheggia di legno, ma facciamo finta che sia scheggia inteso come qualcuno che va veloce come una scheggia, va bene?! XD

Grazie infinite ancora a tutte voi che seguite la storia, ricordatevi di inserire un commentino piccino picciò per dirmi cosa ne pensate!

Baci

Lale

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Capitolo 5
*** Fünf. ***


5.

Grazie a qualche forza celeste per tutto l'intero giorno che era trascorso nessun Kaulitz aveva ancora avuto il coraggio di chiamare Greta. Tom probabilmente si stava ancora chiedendo cosa fosse successo; era intelligente, ma ci metteva comunque un po' di tempo e sforzo psicologico e fisico per arrivare alle cose. Per quanto ne poteva immaginare la ragazza, al momento forse era in palestra a scatenare la sua “mancanza di risposte” contro il bilanciere. Bill invece avrebbe aspettato a chiamarla fino a quando non ce l'avesse più fatta a trattenersi, ma non per chiedere scusa ovviamente, ma per proporle qualche altro nuovo trucchetto che la sua geniale mente annebbiata da nicotina e caffeina avrebbe partorito.
Se pensava a delle parole per descrivere la sua vita in quel momento le venivano in mente solo caos&disperazione, attaccati insieme da una spessissima E commerciale mentre lampeggiavano ad intermittenza nell'insegna al neon della sua testa. Se pensava alla sua vita quando Bill e Tom non c'erano le venivano in mente invece la pace, l'armonia e la serenità. Seguito però poi dalla parola noia che sostituiva caos&disperazione nell'insegna al neon. Come situazione era abbastanza grave. Aveva baciato il suo migliore amico sperando che la sua cotta adolescenziale si spegnesse come un fiammella, invece era scoppiato un incendio devastante; non faceva altro che pensare alle labbra di Tom, a quanto sarebbe stato bello passare ore a fissarle, così, senza un perché.
Che poi perché ci devono essere sempre dei motivi per fare le cose?! Chi l'aveva deciso?!
Continuò a camminare tra gli scaffali di CD del negozio sospirando, sperando che in qualche modo qualcuno che non si chiamasse Bill l'avesse aiutata ad uscire fuori da quel pasticcio. Poco ci sperava, era l'unico alla fine su cui poteva contare: anche se era il fratello di Tom, e probabilmente se avesse dovuto scegliere chi buttare giù da una torre avrebbe buttato giù lei, non le importava. Lo sapeva che tutto ciò che sapeva Tom lo sapeva anche Bill, e lo sapeva che ogni cosa che faceva Bill lo faceva più per Tom che per lei, ma era sempre stato così; anche se le prometteva che mai e poi mai Tom avrebbe saputo qualcosa riguardo un loro piccolo segreto, puntualmente il gemello faceva uscite poco felici, per far intendere a Greta che lui sapeva. Greta non aveva idea di come agire, o meglio, lo sapeva, ed era anche molto semplice. Anche lei come Tom era intelligente ma pensava troppo a cose ovvie avendo spesso la soluzione sotto al naso. Perché in un mondo dove tutto era così veloce e frenetico lei non si era dimenticata che con Tom ci doveva parlare, ma stavolta in modo serio, non facendo richieste stupide per complicarsi la vita, farsi venire un infarto e il collasso del fegato.
All'improvviso sentì la vibrazione del telefono nella tasca, appena vide che era Bill si stupì, in fondo non aveva resistito tantissimo.

- Tu! Spero che ti venga il diabete un giorno! - disse aggressiva puntando il dito contro il CD dei Puffi esposto davanti a lei.

- Cosa ho fatto? - chiese Bill con la voce da cucciolo innocente.

- Lo sai benissimo cosa hai fatto...-

- No davvero, non lo so...- continuò lui. Com'era bravo a fingere; così teatrale, così melodrammatico, così attore!

- Non hai parlato con tuo fratello? - disse Greta scocciata continuando a camminare nervosa.

- Ci fu un istante di silenzio, dopodiché Bill sospirò.

- Ah, sì, ora mi ricordo-

- Grazie mille Bill, grazie davvero -

- Ma cosa ne potevo sapere io?! - si giustificò il ragazzo. Greta lo immaginava lì sul divano a mangiarsi il labbro inferiore con due lucciconi pronti ad uscire dagli occhi. Non riusciva proprio a vederla la cattiveria in lui.

La ragazza si pentì di quel tono usato con l'amico. Con lui non poteva arrabbiarsi, o meglio, fino ad allora non aveva mai fatto niente di così grave da farle perdere le staffe.
- Niente, non ne potevi sapere niente ed io non so neanche perché me la sto prendendo con te -

- Vedi che io non c'entro mai niente?! Sono gli altri che mi mettono in mezzo, forse perché sono importante... non so, tuttavia non ti ho chiamato per parlare di te... -
- Grazie Bill – rispose Greta sconsolata

- Lo sai che ti voglio bene ma vado di fretta, ho un'intervista telefonica tra un minuto e trentacinque secondi... allora brevemente, sono venuto in studio con Tom e lui verso cena andrà via perché ha un appuntamento con non so chi, non so dove, io e Natalie dobbiamo ancora scoprirlo, per questo devi andare a casa prendermi la macchina e portarmela qui dove mi troverai con tutti i tuoi più cari amici a mangiare una gustosa pizza surgelata appena uscita dal forno. Per te lascio la Quattro Formaggi la tua preferita, azzannerò Georg se è necessario pur di fartela avere. Passiamo qui la serata, poi torniamo a casa dove finalmente potremo parlare del disastro che hai combinato e dormirci sopra allegramente... ho sentito che hai detto di sì, perfetto Greis ci vediamo diciamo tra un ora o due?! Ti ho già detto che senza di te sarei perduto? -
Durante tutto il monologo, la ragazza si era fermata a fissare un vecchio CD con l'ape Maia in copertina, che ora le appariva più a strisce del solito.

- Bill tu hai bisogno che qualcuno ti prescriva dei calmanti – disse con gli occhi sgranati mettendosi una mano sulla tempia, le era venuto il mal di testa.

- Sarà la caffeina – si giustificò il ragazzo – hai capito comunque?

- A quanti caffè sei oggi? - volle sapere Greta senza ammettere repliche..

- Set-otto, contenta? -

- Otto Bill, ma sei impazzito?!

- Perfetto Greis ci vediamo in studio tra un po', fai presto! -

-Bill non ho detto di sì cazzo! - sbuffò inutilmente.

- Ti voglio bene, tantissimo... -

- Io no – sussurrò mentre spegneva la chiamata, e sapeva che era una bugia.

___

La macchina di Bill era un cassonetto. Tra le decine di bicchieri di caffè e pacchetti di sigarette vuoti, Greta era riuscita a trovare il sedile, il cambio ed il volante, ed anche un paio di bretelle, che non capiva esattamente quale utilità potessero avere nella macchina. Aveva fatto proprio come lui le aveva detto: uscita da lavoro era arrivata a casa dei gemelli preso le chiavi da Simone e si era imbattuta nel traffico per arrivare in studio, che ovviamente era da tutt'altra parte della città, anzi, non era neanche in città, era in campagna. Ci aveva messo miracolosamente una quarantina di minuti ad arrivare a destinazione, poteva ritenersi più che soddisfatta, e non vedeva l'ora di scoprire dove e con chi aveva l'appuntamento Tom.
In lontananza mentre avanzava piano, notò un gruppetto di ragazze rivolte verso di lei, che sorridevano e si sbracciavano felici. Guardò lo specchietto retrovisore, probabilmente c'era qualcun altro dietro di lei, ma non vide nessuno. Le venne un attimo di panico perché non sapeva se doveva fermarsi o meno, se poteva parlar loro o meno; se avesse ragionato con la formula “cosa avrebbe fatto Bill al mio posto in questo momento” probabilmente avrebbe dovuto metterle tutte sotto, per cui mentre le ragazze le si pararono di fronte alla macchina decise saggiamente di fermarsi mentre il suo viso cercava di rilassarsi in un'espressione di assoluta tranquillità. Abbassò piano il finestrino un po' timorosa, per poi abbozzare un sorrisino di circostanza.

- Ciao -

- Tu non sei Bill – le rispose con una smorfia una ragazzina con i capelli neri e la frangetta, che stringeva un pacchetto sul petto.

- Ehm, direi di no – Greta si guardò le mani ed alzò le spalle, sorridendo piano, cominciò a sudare freddo.

- Direi che si vede che non è Bill, che ne dici Steffi?! - rispose in tono aggressivo un'altra ragazza sulla destra della prima che aveva parlato.

- E chi sei? Perché hai la sua macchina? -

Greta avrebbe voluto dire che era un meccanico che faceva consegne a domicilio e gli stava semplicemente riportando la macchina, poi si rese conto che non era fattibile come storia.

- Me l'ha prestata – annuì continuando a non capire dove dovesse portare questo interrogatorio – ma voi da quand'è che siete qui?! Fa freddo! -

- Due ore, come ogni giorno – le rispose con noncuranza quella aggressiva.

- Tu sei Greta vero? - chiese una terza ragazza sulla sinistra squadrandola attentamente.

- Sì – rispose la bionda sorridendo sorpresa – come lo sai? -

- Noi sappiamo tutto – le disse sicura – e poi c'è il tuo nome in ogni ringraziamento dei CD -

- Ah – si limitò a rispondere guardando la porta dello studio così vicina ma al contempo così distante.

- Possiamo chiederti un favore, Greta? - le chiese timidamente la prima ragazza che aveva parlato.

- Se posso... - disse lei pensando che non poteva ma che prima se ne andava da lì meglio era per tutti.

- Devi dare questo a Bill, e dirgli che lo ringrazio per tutto -

Greta sgranò gli occhi e prese il pacchetto che la ragazza le porgeva guardandolo come se fosse una creatura munita di tentacoli e zanne.

- Ok – rispose poco convinta.

- E questo a Tom – disse telegrafica un'altra – digli che è un cretino ma che gli vogliamo bene lo stesso.

Greta scoppiò a ridere – Ah, questo penso proprio che glielo dirò -

- E poi abbiamo un po' di regali che ci hanno lasciato tutte le fans che sono passate di qui – continuò la seconda che aveva parlato, alzando una busta della spesa con dentro forse una ventina di regali.

- Oh mio dio – disse Greta togliendosi la cintura – forse questi è meglio metterli dietro.

Appena fece per aprire lo sportello le ragazze sgranarono gli occhi spostandosi come se la macchina non potesse in alcun modo essere toccata. Greta rimase sorpresa da quell'atteggiamento, solitamente alcune si sarebbero fiondate dentro senza nessuna pietà.

- Greta sei veramente gentile – le disse sorridendo la ragazza con la bustona, mentre la sistemava sul sedile di dietro.

- Nessun problema – rispose sorridente. Probabilmente se avesse vissuto quelle cose tutti i giorni sarebbe stata molto meno disponibile, ma vedeva nel viso di quelle ragazze tanta devozione ed amore nei confronti dei suoi amici, che le sembrava il minimo aiutarle in quel modo. Ritornò in macchina e si guardò intorno, decise che probabilmente era il momento di fare pulizia in quel caos infernale che era la macchina di Bill.

Si girò verso le ragazze e sorrise – Per caso, posso darvi un po' di cose da buttare?! Io vado di fretta – disse loro strizzando l'occhio.

Le tre si avvicinarono al finestrino non capendo, mentre lei si girava, prendeva quattro bicchieri di caffè vuoto e glieli passava – Bill è un disastro, tiene questa macchina come se fosse il cestino della spazzatura -

Tutte quante sgranarono gli occhi come se Greta stesse dando loro il Santo Graal o in alternativa stesse consegnando pezzi vari di Bill stesso, tipo mani, o braccia.

- Ed anche tutti questo pacchetti di sigarette – continuò la ragazza sorridendo.

- Oh mio dio – disse la ragazza con i capelli neri e la frangetta.

- Mi raccomando, non vendeteli su Ebay – scherzò la biondina togliendo il freno a mano e salutando le ragazze – Ciao è stato un piacere e tornate a casa che si gela qui fuori -

Ripartì verso i pochi metri che mancavano all'entrata dello studio, parcheggiò dietro la macchina di Tom chiedendosi perché a quell'ora fosse ancora lì; non aveva il suo segretissimo appuntamento con non si si sapeva chi?!

Greta scese dalla macchina prendendo tutte le buste ed i pacchetti che le tre fans poco prima incontrate le avevano lasciato, si avvicinò alla porta e bussò con il piede. Proprio in quell'istante Tom aprì la porta e si fermò a guardarla sbattendo gli occhi.

- Greis manca un mese a Natale, che stai facendo? -

- Fammi entrare cretino – rispose lei scostandolo ed entrando nel caldo tepore dello studio – fa freddissimo! -

- Cos'è tutta questa roba? - chiese Tom indicando la busta che la ragazza aveva posato a terra.

- Regali delle vostre fans, e quando esci per favore, sii carino, non fare lo sguardo da triglia lessa -

- Io sono sempre carino – si indispettì sistemandosi il cappello e la giacca mentre Greta invece si toglieva il cappotto.

- Comunque, dove vai? - gli chiese curiosa mettendosi le mani sui fianchi.

- Ho un appuntamento – rispose vago – comunque io e te dobbiamo parlare – le disse abbassando la voce e avvicinandosi al viso della ragazza.

- E di cosa esattamente? -

- Di quello che è successo? -

- E cosa è successo? -

- Greis – disse lui cercando di fare la persona seria, corrugando la fronte e alzando tutte e due le sopracciglia in modo abbastanza eloquente.

- Split – rispose Greta imitandolo.

Era veramente strana come situazione.

- Uh, eccoti finalmente – urlò Bill uscendo dalla cucina e andando vicino ai due che si guardavano fissi negli occhi come se cercassero di incenerirsi a vicenda.

- Io stavo andando – mormorò Tom non spostando lo sguardo dalla ragazza – ho un appuntamento con una modella che ho incontrato a New York -

Quando faceva il bambino dell'asilo Greta avrebbe voluto prendendo a calci.

- Strano quante modelle che parlano tedesco che tra l'altro abitano ad Amburgo si trovano a New York, veramente bizzarro! - disse indispettita buttando nervosa anche i guanti sul divano dell'entrata scavalcando Bill ed andando verso la cucina. Quello era un colpo basso, infimo e pessimo. Sarebbe voluta tornare sulla porta e dirgli che era un cretino, perché non capiva una cosa che aveva di fronte agli occhi, sotto al naso, davanti alla bocca.
Voleva parlare di quello che era successo ma nel frattempo usciva con modelle venute fuori chissà da dove?! Oltretutto quando mai lui usciva con le modelle?! Al massimo se le portava a letto ma non ci usciva, mai! C'era qualcosa di veramente strano in tutto quel comportamento, e Bill lo sapeva, ma più che tradire il fratello si sarebbe impiccato.
Mentre fissava la credenza della cucina ponendosi tutte queste domande, non si era accorta che qualcuno la stava fissando. Girò lo sguardo e trovo gli occhi azzurri di Andreas sorridergli divertiti.

- Andie – piagnucolò lei andando verso l'amico con le braccia aperte – ti prego aiutami! -

Il ragazzo la strinse forte e le dette il classico bacio sulla testa – Gossip Girl non è niente a confronto di Bill. Mi ha già raccontato tutto per filo e per segno -

- Beh, da un lato meglio, così mi risparmio di raccontarti di quanto io sia idiota -

- Invece sei stata brava, ma Tom a quanto pare non ha ancora capito granché di quello che sta succedendo, perlomeno da quello che dice Bill -

- E quando si tratta di quei due che confabulano poco ci credo – rispose la ragazza stringendo gli occhi guardinga.

- Esatto! -

- Te l'avevo detto che non avrebbe capito – si animò la ragazza puntando l'indice sul petto del ragazzo – nessuno mi crede ma ho sempre ragione -

Andreas sorrise dolcemente prendendole il dito con la mano e dandole un bacio sulla punta - Per questo devi parlarci e chiarire la situazione -

Era strano come tutti le dicessero la stessa cosa. Tutti cioè lui e il suo cervello.

- Esatto Greis – disse Bill entrando in cucina sorridente – guarda ti ho lasciato la Quattro Formaggi – disse cambiando discorso e mostrandogli una pizza congelata veramente poco invitante.

- Grazie Bill – rispose monocorde la ragazza – ma io ho bisogno di sapere cosa devo fare! -

- Non ora Greis – la interruppe sbattendo le palpebre – ora è il momento che ti rilassi, vai di là, e passiamo una serata da persone normali – disse mieloso.

- Persone normali eh? - chiese Andie storcendo la bocca.

- Va bene, almeno proviamoci ok? - rispose Bill buttando la pizza in forno e uscendo dalla cucina – Dai sù venite! -

Greta guardò Andreas che la prese sotto braccio e la trascinò fuori – Chi c'è di là? -

- I soliti – dichiarò lui sorridendo placido.

- Mi chiedo come tu faccia ad essere sempre così sereno – le chiese Greta attraversando la sala degli strumenti.

- Io non sono innamorato di Tom – rispose semplicemente lui alzando le spalle.

- Anche questo è vero – annuì la bionda.

Entrarono insieme nella stanza di fronte alla sala di registrazione e la ragazza oltre a sentire un inconfondibile profumo di pizza vide anche Michelle seduta da sola sul divano che la salutò con la mano appena si accorse di lei; Georg e Gustav non c'erano, in compenso la ragazza si trovò faccia a faccia con un David Jost sempre sorridente e affascinante.

- Eccola la mia ragazza! - sorrise lui aprendo le braccia.

- Ehi – rispose Greta abbracciandolo – come stai? -

David fece finta di pensarci un po' su poi tornò serio – Stressato, senza più uno straccio di vita, ma inconfutabilmente felice -

- Siamo in due allora – dichiarò la bionda annuendo e vedendo Natalie che entrava nella stanza parlando al telefono, la vide e la salutò con un bacio sulla guancia prima di scomparire nuovamente.

- Bill ti vuole far sentire dei nuovi pezzi – le disse David andandosi a sedere su una poltrona vicino al divano, mentre lei lo seguiva e si accomodava vicino a Michelle intenta ora a mangiare la pizza con gusto.

- Ah, sì? -

- Sì lo sai com'è, se non ci sei tu che dai l'ok va in crisi mistica -

- Non so se essere onorata o meno – sorrise nervosamente la bionda prendendo il primo bicchiere che trovò sul tavolino e bevendolo tutto d'un sorso.

- Perché che succede? - chiese Michelle inghiottendo il suo ultimo boccone.

- Bill e Tom sono incredibilmente testardi, vogliono che Greta ascolti tutte le canzoni, è una specie di rito propiziatorio... - spiegò David.

- Una bella responsabilità – annuì Michelle sgranando gli occhi verso Greta.

- Sì esatto, diciamo che è una tradizione. Le prime canzoni che scrissero erano tutte sotto la mia supervisione, però adesso il discorso è leggermente più impegnativo, ed è per questo che ogni volta ci penso bene prima di aprire bocca -

- Ma non si è mai sbagliata la mia Greis! – disse Bill raggiante aggiungendosi al discorso.

Greta si chiedeva come fosse possibile che ogni volta che si parlava di qualcosa e lui non era presente, nel momento in cui arrivava e si univa alla conversazione era perfettamente in grado di inserirsi nel discorso senza che le persone dovessero spiegarli di cosa stessero parlando. Era così maledettamente curioso che Greta ne era certa, aveva una sorta di udito bionico che gli permetteva di seguire discorsi anche in altre stanza della casa.

- Quindi fatemi capire – chiese Michelle – cos'è esattamente che tu sceglieresti? -

- Niente – disse la ragazza – io non scelgo niente, loro fanno tutto da soli, io do solo un parere spassionato da fan -

- Oh, non sminuire il tuo fantastico orecchio – rise David bevendo un po' di birra da un bicchiere – io lo riconosco quando qualcuno ha del talento in questo campo, e tu ragazza mia ce l'hai -

- Smettila, così mi metti in imbarazzo -

- Io confermo, senza il rito di ascolto di Greis io probabilmente sarei morto di infarto a diciassette anni – confermò Bill tragico.

- Sempre il solito melodrammatico -

- E' vero, mi ricordo che quando uscì Zimmer litigammo tutti e quattro per la scaletta per circa, una settimana, poi arrivò Greis ci dette la sua illuminazione e tutto filò liscio come l'olio -

- Bill ma che hai mangiato stasera? Tutti questi complimenti – continuò Greta rossa in volto non sapendo più dove bloccare lo sguardo.

- Per una volta che sono gentile – si stizzì l'amico.

- Appunto -

- La verità è che abbiamo bisogno di consigli esterni di gente di cui ci fidiamo – specificò Bill – noi lavoriamo così intensamente alle canzoni che poi ci dimentichiamo di essere obiettivi -

- Capisco – annuì Michelle.

- Dove sono Georg e Gus? - chiese Greta cambiando discorso.

- Immagino a fare danni da qualche parte – scherzò la ragazza alzandosi – mi vieni ad aiutare con le pizze? - chiese rivolta a Greta che si alzò a sua volta sorridendo e la seguì in cucina.

Una volta davanti al forno si piegarono entrambe a controllare la situazione delle pizze attraverso il vetro, per fortuna che la precisione certosina di Bill aveva impostato il timer a forma di gallo comprato da Gustav, per avvisarle quando sarebbero state pronte.

- Sai – disse Michelle all'improvviso rialzandosi e poggiandosi contro il tavolo di legno chiaro della cucina - mi piacerebbe diventare tua amica -

- Oh beh, anche a me, come puoi ben vedere non ho molte amiche donne - sorrise imbarazzata Greta alzando gli occhi al cielo - se non calcoliamo Bill, in effetti fare la manicure con lui è abbastanza triste -

Anche Michelle scoppiò a ridere. C'era qualcosa nei suoi modi e nei suoi atteggiamenti, nel modo in cui parlava che Greta si sentì completamente a suo agio con lei, si sentiva per la prima volta in vita sua che poteva fidarsi di un essere di sesso femminile che conosceva da poco tempo.

- Come mai niente amiche? -

- Ci ho provato ad averne, davvero, ma è così difficile per me mentire alle persone, specialmente se sono donne... diciamo che siamo molto furbe e ci accorgiamo subito quando c'è qualcosa che non quadra in un'altra persona. - sorrise e si appoggiò al ripiano del lavello - Quando sono diventati così importanti ho giurato a me stessa, prima che me lo dicessero loro, che li avrei sempre protetti da chiunque, e conoscere nuove persone e non dire chi sono i miei migliori amici mi avrebbe fatto sentire in colpa -

La ragazza di Georg annuì, fissando la bionda di fronte a lei con le labbra serrate.

- Tu sei più abituata, io non riesco ancora a capire bene come fare, Georg mi rassicura sempre dicendomi che devo comportarmi in modo naturale, ma a volte ho così paura di dire qualcosa di sbagliato -

- Ti capisco – Greta annuì a sua volta incrociando le braccia – stanno vivendo un'esperienza piena di stress ma anche di tante soddisfazioni ed hanno bisogno del supporto delle persone che gli stanno vicino, il problema è che magari non si rendono neanche conto di quanto sia dura per noi. Però non rinnego niente della mia vita, sono felice di averli, sono tutto quello su cui posso contare, se dovesse succedere qualcosa al nostro rapporto ne morirei -

- Ora capisco perché tutti quando parlano di te hanno quella luce di venerazione negli occhi – le confessò Michelle.

- Cosa? - la bionda sgranò gli occhi scoppiando a ridere.

- Sì è vero – annuì la ragazza sorridendo – devo anche ammettere che prima di conoscerti ero anche abbastanza gelosa. Georg chiedeva sempre a Tom come stavi. Per non parlare di lui, ogni secondo “Chissà cosa ne penserebbe Greta?” “Greta avrebbe detto così” “Devo ricordarmi di chiederlo a Greta”... -

La ragazza si irrigidì girandosi verso la finestra e sgranando gli occhi.

- Sì, eh? Tom adora prendermi in giro -

- Non penso che tutte quelle frasi fossero per prenderti in giro... ci tiene davvero a te -

Michelle si avvicinò alla figura di Greta e si mise nella stessa posizione della bionda, aspettando che girasse lo sguardo verso di lei.

- Anche io tengo molto a lui – sospiro la ragazza, come se volesse dirlo a se stessa piuttosto che a Michelle.

- Greta posso essere sincera? - disse all'improvviso - Ti conosco da poco, veramente poco, ma l'ho capito subito che provi qualcosa per lui, e lui per te -

Girò piano il viso e sorrise impercettibilmente spostando lo sguardo sul pavimento. Guardare le persone negli occhi le dava come l'impressione che potessero spiarle dentro più di quanto avesse voluto. Tutta la questione del “libro aperto” d'altronde le aveva fatto pensare che era esattamente così, dai suoi occhi trasparivano tutte le sue emozioni ed i suoi pensieri.

- Vorrei poterti dire di no – mormorò a mezza bocca stringendosi ancora di più nelle spalle.

- Perché? -

- Semplicemente perché ho davvero paura che tutto questo finisca, che la nostra amicizia non diventi che un ricordo, che mi debba dimenticare della sua esistenza... perché anche se come dici tu forse anche lui prova lo stesso, io non ci credo, non riesco a crederci che possa mentirmi su una cosa del genere. Io è da un mese che ho queste paranoie e già mi sento male all'idea che non gliene ho ancora parlato per paura -

- Sono uomini, dagli un po' di tempo – le consigliò Michelle.

- No il problema è che è Tom, e non è così diverso dal bambino con cui condividevo il banco a scuola, fa tanto l'uomo ma si perde in un bicchiere d'acqua per queste cose. Sono veramente terrorizzata, senza contare che parlarne con Bill non mi aiuta. - si fermò un secondo e poi guardò la ragazza di fronte a lei iniziando a gesticolare paonazza tentando di moderare la voce ma sentendo uno strano calore dettato probabilmente dal nervosismo, che le partiva dal petto, fino al viso - Sono cosciente del fatto che lui mi voglia bene e non mi voglia vedere soffrire, ma so anche perfettamente che è e sarà sempre dalla parte di Tom, anche se non me lo dirà mai apertamente... e sai cosa? Se venissi a sapere che mi ha nascosto qualcosa, starei veramente male -

Al finire di quella frase, il timer a forma di gallo dietro di lei cominciò a trillare, si girò di scatto e lo spense nervosamente buttandolo nel lavello.

- Beh, ora ne stai parlando con me – sorrise Michelle andando verso il forno e tirando fuori le pizze – il parere di una donna a volte può servire, e poi, magari ti potrà far male all'inizio venire a scoprire che Bill ti ha nascosto qualcosa, ma poi capirai che stare dalla parte del gemello era l'unica scelta che avrebbe potuto fare -

Sorrise e si spostò una ciocca di capelli castani dal viso mentre poggiava le pizze nei piatti. Greta la guardava e capiva che Georg era stato davvero un miracolato a trovarla.
Una persona come lei che si faceva coinvolgere in quel mondo doveva essere veramente innamorata. Da fuori probabilmente tutti pensavano che essere loro amici, avere un contatto così intimo e forte avesse solo lati positivi, ma c'era anche dell'altro che nessuno poteva immaginare. Bisognava sempre essere riservati, c'erano mille sotterfugi, tutto solo per poter garantir loro ancora un minimo di quella vita privata che tutti volevano strappargli dalle mani con ferocia, ed era per quel motivo che Greta aveva rinunciato ad un pezzetto della sua vita, solo ed esclusivamente per loro, e quando si incontravano persone come Michelle diventavano subito parte della loro grande famiglia, perché lei come solo poche avrebbero potuto, aveva semplicemente compreso la situazione.

- Capisco perché Georg si è innamorato di te sai? -

Michelle abbassò lo sguardo imbarazzata alzando le spalle – Mi fa ancora strano sentirlo dirlo da fuori, in realtà mi è ancora tutto nuovo, anche se sono terrorizzata anche io -

- Da cosa? -

- Di mandare tutto all'aria – mormorò la ragazza posando gli occhi castani sulla bionda.

Greta sorrise prendendo un piatto.

- Benvenuta nel club -

__

- Sono distrutto – disse Bill con voce acuta buttando la borsa sulla sedia della camera e togliendosi contemporaneamente la giacca e le scarpe.

- Ma se oggi non hai fatto praticamente niente – lo rimproverò Greta seguendolo nei gesti.

- Solo essere Bill Kaulitz mi stanca. Proviamo a fare a cambio per un giorno, poi mi dirai -

- Il prossimo copione che ti propongono accettalo, se è drammatico ancora meglio – gli consigliò la bionda ridendo.

- No, lo sai che non sarei bravo come vorrei, penso che continuerò a farmi amare come cantante -

- A proposito, quali canzoni avresti voluto farmi sentire? -

- Niente di che, cioè mi piacciono, ma Tom mi distrugge sempre l'entusiasmo con il suo bellissimo pessimismo cosmico -

Greta sospirò vistosamente mentre Bill si buttava sul letto a peso morto e batteva la mano sul materasso per dirle di unirsi a lui. La bionda fece lo stesso e si distese vicino all'amico girandosi di fianco, perdendosi nel suo profilo.

- Dici che ho sbagliato? - gli chiese bisbigliando in direzione dell'orecchio. Vide che si girava verso di lei mettendo un braccio piegato sotto alla testa; la guardò intensamente pensando in silenzio.

- Mi dispiace aver rovinato il tuo momento con la mia telefonata, ma... a parte questo, devi dargli tempo -

- Quindi ho sbagliato – evinse la ragazza – lo capisco dalla tua faccia che non hai il coraggio di dirmelo -

- Ce l'ho il coraggio di dirti quando sbagli – rispose dolcemente – ma non è questo il caso, è solo questione di tempistiche -

Greta sorrise e abbassò lo sguardo – Sai stasera quando mi ha detto che sarebbe uscito con quella modella, ci sono rimasta male -

- Gelosa, eh? - chiese Bill alzando un sopracciglio.

- No, infastidita – lo corresse..

- Sì, sei gelosa – la continuò a punzecchiare Bill divertito – Sei gelosa di Tom, sei gelosa di Tom – canticchiò.

- Quando ti metti una cosa in testa sei incredibile – sbuffò la ragazza girandosi di schiena.

- E' per questo che ottengo sempre tutto quello che voglio -

- Quello non succede perché hai cinque carte di credito? - rispose lei pungente.

- Ah ah – ironizzò Bill – la tua simpatia sta raggiungendo i massimi storici -

- Lo sai che ti voglio bene -

- Lo so – sospirò il ragazzo mettendole una mano sul fianco e tirandola un po' verso di lui – ed anche io te ne voglio -

- Cosa fare quindi? - chiese la ragazza girando il viso a guardare quello di Bill – Hai in mente qualcosa? -

Lui sorrise semplicemente, tolse la mano dalla vita di Greta, si mise a sedere sul letto per poi alzarsi dandole le spalle – Sono sicuro che sai esattamente cosa fare – si girò e si tolse la felpa senza dire altro – vado a farmi la doccia -
Greta rimase un attimo perplessa, di solito in quei casi Bill era il primo ad iniziare discorsi su strategie e piani che avrebbero potuto chiarirle meglio le idee, ma nei suoi occhi quella sera c'era qualcosa di diverso. Greta non poteva immaginare quello che frullava nella testa dell'amico, non poteva sapere, ma Bill si sentiva davvero in colpa. In colpa per tutti quegli anni in cui per amore del fratello, non aveva potuto dirle la verità.

___

Grazie a tutte voi per le bellissime recensioni. Sono felice del fatto che vi piaccia la mia storia. Probabilmente in questo capitolo non è successo niente di interessante per quanto riguarda l'affair Split/Greis ma non temete, nel prossimo - che vi consiglio vivamente di non perdere - ne vedremo delle belle.

In questi giorni ho cercato di focalizzare bene Greta nella mia testa, ma non ci sono riuscita. I miei personaggi  hanno il più delle volte dei caratteri molto sbiaditi nella mia mente, prima che veda una persona e pensi "eccola, è lei". Non voglio assolutamente imporvi la mia immagine che ho di Greis, perché è giusto che ognuna di voi la immagini come preferisca. Per me è decisamente così.
Alla prosima. Baci.

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Capitolo 6
*** Sechs. ***


6.



Es tut wieder weh
Es tut wieder weh
Ich will hier raus
Doch ich weiß nicht wie
Es tut wieder weh
Es tut wieder weh
Und mein Stolz geht vor dir auf die Knie
Es tut wieder weh

Mi fa male di nuovo
Mi fa male di nuovo
Voglio andarmene
Ma non so come
Mi fa male di nuovo
Mi fa male di nuovo
E il mio orgoglio viene da te in ginocchio
Mi fa male di nuovo


Aveva una bellissima rosa rossa tra le mani, era al massimo del suo splendore, leggermente dischiusa, con i petali a formare una corolla perfetta. Era una rosa con poche spine, qualcuno doveva averle spezzate, ma nonostante quello pungeva un po' sotto alle dita.
Era come il loro rapporto, bellissimo da fuori, ma appena ti avvicinavi sentivi pungere sotto alla pelle perché ti rendevi conto che c'era qualcosa di estraneo a quella che era perfezione esteriore.
Greta l'aveva già presa e posata sul piano della cucina tre volte da quando l'aveva vista insieme ad altre rose, in un vaso al centro del tavolo della cucina. L'idea di portare a Tom la colazione a letto le era venuta come un'illuminazione divina alle sei di mattina, non riusciva proprio a prendere sonno; aveva tentato di svegliare Bill ma non ci era riuscita, così mentre la sua mente viaggiava per scenari sconfinati, le era venuta l'idea di una fragrante colazione a letto. Gli aveva preparato i suoi adorati waffles ed un caffè latte buonissimo, cosa che effettivamente aveva stupito anche lei stessa, poi aveva visto la rosa, e le sembrava carino portarla insieme alle altre cose. La riprese convincendosi che sarebbe stato un bel gesto, per poi lasciarla di nuovo sull'isola della cucina; Tom da uomo non avrebbe capito il valore di quel fiore, indelicato com'era. La ragazza salì le scale facendo attenzione a non rovesciare caffè e latte sul pavimento ed una volta arrivata davanti alla porta della stanza, si appoggiò con il gomito alla maniglia, per aprirla, un'istante prima di domandarsi se ci fosse qualche conquista notturna nel letto insieme a Tom. La porta era socchiusa, e Greta rimase immobile sperando di non fare una delle sue colossali figuracce, se non che pensò che rimanendo ferma all'ingresso della camera non l'avrebbe mai scoperto. Con il piede spinse un po' la porta che si spalancò in un soffio. Tirò un sospiro di sollievo, Tom era solo nel letto immenso, steso a stella marina prendeva tutto lo spazio del materasso, appoggiato a quattro comodi cuscini. La ragazza sorrise amorevolmente entrando dentro e posando la tazza e il piatto di waffles sul comodino; tornò indietro e chiuse la porta della stanza con delicatezza, per poi tornare vicino al letto. Si mise a guardarlo nella penombra, la stanza riceveva dei piccoli sprazzi di luce dalle fessure delle tende accostate malamente e poteva vederlo benissimo immerso nei suoi sogni. Si sedette piano sul materasso incrociando le gambe e lo guardò dormire dimenticandosi per un attimo perché fosse in quella stanza immersa ora nell'odore di caffè. Prese a toccargli l'avambraccio, disteso davanti a lei, delicatamente, muovendo le dita sulla pelle liscia, formando piccoli cerchi, o figure geometriche inventate. Nella sua mente stava cercando un modo delicato per svegliarlo senza troppi traumi, d'altronde erano le dieci di mattina, orario che quando era a casa, Tom dimenticava esistesse. Dall'avambraccio si spostò al palmo della mano, aperto, muovendo sempre le dita sulla pelle, sperando di procurargli un po' di solletico. Segui le linee della mano attenta a non perderne neanche una, ma lui non si mosse per alcuna ragione. Greta sbuffò, si mise a sedere sulle ginocchia e si avvicino un po' al viso di Tom, mettendogli le mani sul fianco e muovendolo leggermente.

    - Split – sussurrò continuando a muoverlo – Split – disse più forte sperando che la sentisse. Ma Tom non si mosse, rimase nel suo dolce sonno. Greta si avvicinò del tutto cominciando a muoverlo più forte – Tomi – cantilenò dolcemente – svegliati piccolo Tomi il sole è già alto in cielo – continuò la ragazza iniziando a far diventare i leggeri movimenti dei veri e propri scossoni.

    - Tom! - disse più forte – Ti vuoi svegliare? -

    - Tom! -

    - TOM! -

    Greta era esterrefatta, sapeva che aveva il sonno pesante, ma quello era troppo. Continuò a muoverlo energeticamente sperando che aprisse gli occhi e la maledicesse in qualche lingua a lei sconosciuta, ma non dava segni di vita. La ragazza si fermò un attimo, sbuffando. Cominciò a guardarsi in giro per trovare qualcosa nella stanza che lo potesse svegliare. Forse avrebbe potuto mettere uno dei suoi pessimi CD hip/hop nel lettore e fargli prendere uno spavento serio, con tutti quei bassi sarebbe balzato sul letto in un secondo. Appena girò il viso verso la porta, qualcosa di pesante arrivò dritto su di lei, facendola cadere di schiena sul materasso mentre un urlo di sorpresa si diffuse nella stanza. Greta si ritrovò senza neanche sapere come fosse successo, Tom addosso, e qualche treccina in bocca, tanto per cambiare.

    - Spero che tu stia molto male per essermi venuta a svegliare di giorno – disse una voce roca all'orecchio della ragazza, che fissava il soffitto con gli occhi sgranati.

    - Tom -

    - Mhm – ricevette in risposta.

    - Non sei proprio una piuma, non mi sento più le costole, potresti spostarti? -

    - Mhm – mugugnò lui bloccandola sotto al suo peso – non lo so, dipende da cosa hai da offrire -

    - La colazione – sussurrò lei cercando di toglierselo di dosso, ma oltre ad essere più pesante era anche più forte e riusciva ad opporsi ai suoi banali tentativi.

    - Mhm – mugugnò nuovamente lui non muovendosi di un millimetro – sono le tue tette quelle che sento qua sotto?! -

    - Anche appena sveglio riesci ad essere così idiota?! – rispose Greta stizzita.

    - E' un dono, c'è chi ce l'ha e chi no, io ce l'ho – disse lui placido alzando la testa per guardarla, le sorrise con gli occhi chiusi mentre cominciò ad alzarsi. Lei rimase per un momento immobile, guardandogli il petto mentre si metteva seduto sul materasso. Prese un grande sospiro di sollievo dovuto all'ossigeno limitato che avevano avuto i suoi polmoni fino a quel momento e si mise seduta anche lei fissandolo, ancora non molto lucido, con gli occhi chiusi, appoggiato ai cuscini.

    - Tom – lo chiamò lei muovendogli una gamba.

    - Che c'è? - chiese lui scocciato.

    - Che ne so, sembri imbalsamato -

    - Devi darmi cinque minuti prima che riesca ad aprire l'occhio destro -

    Greta alzò gli occhi al cielo e si avvicinò al comodino dalla quale prese la tazza e la portò sotto al naso dell'amico.

    - Senti qua – gli disse convincente – perché non te lo ingoi tutto in un sorso, così magari ti svegli?!-

    Tom aprì un occhio e lo usò per vedere dove mettere le mani per prendere la tazza, poi lo richiuse, ed incominciò a sorseggiare il caffè latte in silenzio. Greta era andata lì con le migliori intenzioni, ma forse era il nervosismo o forse era Tom che la faceva innervosire, ora che si trovava davanti a lui gli veniva voglia di gridargli contro o al massimo di sfogare la sua frustrazione in qualche modo fantasioso. Come una gara di wrestling improvvisata sul letto.

    - Ho fame – disse lui all'improvviso alzando la schiena dai cuscini ed aprendo tutti e due gli occhi. Greta sorrise prendendogli la tazza e bevendo un po' della bevanda calda prima di posarla sul comodino. Prese il piatto con i waffles e glielo porse.

    - Mangia, animale -

    - Come sei previdente – sorrise lui iniziando a mangiare.

    - Sei tu che sei prevedibile – constatò lei acida.

    - A cosa devo questa visita così presto di mattina? - continuò lui.

    - Volevo chiederti scusa per ieri sera – mormorò la ragazza sorridendo incerta.

    - Ha! – sorrise lui compiaciuto continuando a mangiare.

    - Ma solo perché non ho il diritto di farmi i cazzi tuoi in quel modo, tu puoi uscire con chi vuoi, non mi deve interessare... -

    Tom spostò la testa prima a destra poi a sinistra, nel suo classico movimento, che non voleva dire niente, ma che faceva in continuazione - Anche io sono stato un cazzone -

    - Sì – annuì Greta – tu lo sei il 90% delle volte -

    - … non dovevo tirare fuori ancora quella storia del bacio, ho capito che è stato solo un momento così, passeggero. Ma sarebbe dovuto succedere, prima o poi... – alzò le spalle e si sporse per riprendere la tazza dal comodino.

    - Perché sarebbe dovuta succedere? - chiese lei agitata.

    - Sono sempre stato curioso di sapere che sapore avevano le tue labbra... - corrugò la fronte e bevve due sorsi dalla tazza, aspettando una reazione da parte dell'amica.

    Greta non ce la poteva fare ancora a sostenere quella situazione. Ogni volta che venivano fuori frasi del genere il cuore le usciva fuori dal petto. Aveva una voglia matta di sentire ancora una volta la consistenza delle sue labbra. Continuava a sognarle, ma era un vero incubo. Quella era la buona occasione per darsi la sua possibilità, doveva almeno provarci.

    - E poi devo dirti anche un'altra cosa – continuò la bionda fissandolo mentre mangiava.

    - Dimmi – disse lui con la bocca piena.

    - Non ho ancora risposto alla tua domanda... -

    Lui la guardò senza capire, scosse leggermente la testa e socchiuse gli occhi, non riuscendo ad immaginarsi a cosa si riferisse.

    - Quando sei tornato mi hai chiesto perché ero scomparsa per un mese intero – continuò la ragazza – e non era il lavoro, non c'era nessun fattore esterno, è dipeso da me -

    Tom si fermò, posò il piatto mezzo vuoto sul comodino continuò a fissare Greta con la tazza in mano e lo sguardo corrucciato.

    - Non che non ti abbia pensato. Io ti penso sempre quando non ci sei, ogni minuto, ogni secondo, ogni istante. A te, a Bill... immagino le vostre giornate, le vostre litigate... - sorrise lei spostando per un attimo lo sguardo, prima di tornare a fissare Tom negli occhi - Prima che tu partissi però quando ci siamo salutati, qualcosa è cambiato. Mi hai detto come ogni volta che ti sarei mancata, ma... ho sentito qualcosa di diverso dentro che mi ha spaventato. Sono terrorizzata Tom, è da un mese che ho una paura fottuta di perderti e pur di evitarlo sono pronta a tenermi tutto dentro, ma devi saperlo che per me è cambiato qualcosa. - si sentì per un attimo la testa più leggera, si passò una mano tra i capelli sospirando.

    - Perché dovresti perdermi? - domandò lui serio.

    - Perché quello che provo io nei tuoi confronti non è corrisposto e non voglio rovinare tutto per qualcosa che magari un giorno passerà -

    - Cosa provi? - si morse un labbro, serio in viso, lo sguardo fisso su di lei.

    - E' tutto molto confuso... - sussurrò la ragazza.

    - Cosa provi? - chiese di nuovo con insistenza.

    - Penso di volerti bene in quell'altro senso... -

    - Greta... - rispose lui scuotendo la testa, ma lei lo interruppe.

    - Lo so è totalmente inaspettato, totalmente irragionevole, totalmente... - la ragazza lasciò la frase incompleta, ma ci pensò Tom a completare il suo pensiero.

    - Incomprensibile... -

    - Esatto e poi... - tentò di dire, ma lui posò subito la tazza che aveva in mano e le prese i polsi, tenendola stretta.

    - Greta fermati, devo dirti una cosa – sussurrò abbassando lo sguardo. La ragazza non capiva quel cambiamento repentino dell'amico, era solo spaventata che tutto sarebbe potuto precipitare da un momento all'altro.

    - Sì – sussurrò fissandolo, ma lui teneva lo sguardo basso.

    - Ti ricordi quando ti regalai l'orologio? -

    - Certo, non lo tolgo mai... - la ragazza si sfiorò il quadrante verde con le dita e lo guardò un istante.

    - Ti ricordi anche cosa ti dissi? -

    Greta scosse la testa incerta, non era sicura di quello a cui si riferisse Tom.

    - E' stata la cosa più smielata che abbia detto in vita mia, e l'ho detta a te Greis, e neanche te la ricordi – sorrise amareggiato passandosi la mano sulla testa, sospirando.

    - Mi hai detto che ogni volta che la lancetta delle ore sarebbe finita sulla quinta spada, mi avresti pensato - disse lei sicura, ricordandosi per filo e per segno le parole dell'amico.

    - Già, e non ti sei mai chiesta perché? -

    - Perché eravamo lontani... -

    Tom sorrise ancora spostando lo sguardo verso la finestra, la bionda si fermò ad osservare il suo profilo perfetto, non riuscendo ancora a capire cosa stesse pensando.

    - Non sei l'unica a cui è successo quello che è successo – mormorò criptico Tom, facendo crescere l'incertezza e la paura in Greta, seduta di fronte a lui con il cuore in gola. Si avvicinò di più al viso della ragazza e le sue mani dai polsi salirono sulle braccia, fino al viso - Io... promettimi che non ti arrabbierai. - chiese supplicandola con la voce e con gli occhi.

    - Cosa stai per dirmi Tom? - rispose lei spaventata.

    - Io ho fatto una cazzata, ero un ragazzino, non ci ho mai capito niente di tutte queste faccende complicate – sbuffò lui togliendole le mani dal viso e spostando lo sguardo lontano da quegli occhi azzurri che in quel momento erano difficili da guardare.

    - Tom... -

    - Sono quattro anni che cerco di fare finta di niente... - si girò di colpo a fissarla.

    - Cosa? - esclamò lei colpita di sorpresa.

    - Greis cerca di capirmi, avevo troppa paura, e ce l'ho ancora, non voglio che cambi niente tra di noi – cercò di giustificarsi prendendole le mani, ma la ragazza si divincolò alzandosi dal letto.

    - Fammi capire. - disse lei incerta - Sono quattro anni che cerchi di far finta di niente di cosa? -

    - Non ti sei mai chiesta perché tutti i tuoi ragazzi mi stavano sul cazzo, o perché tornavamo di nascosto solo per vederti, o perché ti ho detto che ogni volta che la lancetta delle ore finiva sulla quinta spada ti avrei pensato? -

    - Tu e Bill siete sempre stati gelosi del nostro rapporto, e di me, ma lo sono anche io, ma non capisco cosa c'entra, mi stai confondendo... -

    - Greis – rispose lui ridendo nervoso – come fai a non capire?! -

    - Come faccio a non capire cosa? - alzò lei la voce spazientita.

    - Che sono quattro anni che per me non sei più una semplice amica! -

    Greta si immobilizzò al centro della stanza, con gli occhi gonfi di lacrime, e il viso rivolto verso quello di Tom, che la guardava nervoso, ma anche speranzoso che lei dicesse qualcosa. Era stata dura per lui tenersi dentro tutto quell'amore per così tanto tempo, anche se era stato anche più facile gestire la sua tanto acclamata fama da playboy. Poteva dormire, parlare, incontrare quante ragazze voleva, ma nessuna sarebbe stata Greta. Non avrebbe mai amato nessuna quanto amava lei, e non sapeva neanche spiegarsi perché. Per quanto ci avesse provato a togliersi dalla testa la sua migliore amica, ogni volta che la vedeva, e si perdeva nell'azzurro cristallino dei suoi occhi, o si fissava ad osservarla mentre giocava con i capelli, si ricordava di quanto era importante, di quanto avevano condiviso, e di quanto senza di lei, la sua vita sarebbe stata vuota. Sapeva di aver sbagliato, ma sapeva anche che fino a quando anche lei non avesse ricambiato lo stesso sentimento, era inutile cercare di dirglielo, perché l'avrebbe solo allontanata, e non sarebbe mai riuscito a stare senza il loro rapporto.

    - Perché non me l'hai mai detto? - esclamò la ragazza mettendosi una mano sul petto e cominciando a singhiozzare.

    Camminava nervosa per la stanza, non riuscendo a non pensare al fatto che si era appena tolta un peso dal cuore, e già un altro si riproponeva pesante, a farle male. Cosa significavano le parole di Tom era molto chiaro, ma perché non se ne fosse mai accorta, era un dubbio che si insinuava nel suo cervello.

    - Non potevo rischiare sapendo che per te non era la stessa cosa, e poi c'era il gruppo... -

    - Il gruppo, il gruppo! Sempre e solo il gruppo! - esclamò la bionda sentendo la rabbia crescerle dal petto - Ed io invece cosa ho appena fatto?! Non potevo continuare a guardarti in faccia sapendo di mentirti quando tu sono quattro anni che non ti fai scrupoli e mi prendi per il culo come se fossi un'estranea! - gli gridò contro la ragazza completamente sconvolta da quella notizia.

    - Greta non è così – disse lui alzandosi dal letto per poterla fermare. Ma più si avvicina a lei, più lei si allontanava. Quello di cui aveva più paura si stava avverando. Lei aveva lo sguardo perso nel vuoto, nella sua testa si stavano affollando milioni di risposte a tutte quelle domande che si era posta in quelle settimane infernali.

    - Ho preferito stare male io tutto questo tempo, per evitare che il nostro rapporto cambiasse, poi con il tempo mi sono abituato a non pretendere nient'altro da noi due se non quello che già avevamo -

    Ma Greta non ascoltava. Ripensava a Bill, al discorso di Andreas, ripensava a quanto era stata sciocca nel credere che tutto si sarebbe sistemato.

    - Allora Andreas aveva ragione, allora... Bill... Quando non mi hai parlato per tutta la settimana prima dell'uscita del singolo era per questo motivo? - mormorò fissando Tom che la guardava con il viso dispiaciuto senza avere la forza di rispondere – Bill... - disse di nuovo.

    Si girò di scatto scaraventandosi contro la porta. La rabbia continuava a salire, stava perdendo quel controllo che aveva sempre mantenuto; non si era mai innervosita tanto in vita sua. Era una persona così pacifica e buona che la maggior parte delle volte pur di non litigare con qualcuno o non avere discussioni, preferiva tacere. Ed ora?! Ed ora veniva a scoprire che tutti gli scrupoli che si era fatta nei confronti di Tom, per paura che tutto cambiasse, lui in realtà non se li era mai fatti. Aveva preferito mentire per quattro anni piuttosto che dirle come stavano le cose. Non sapeva se le faceva più male quello o il fatto che Bill non l'avesse mai aiutata a capire. Greta camminò a passo di marcia verso la camera del cantante, spalancando la porta, furiosa. Si avventò contro le tende, aprendole e lasciando entrare la luce. Bill si svegliò di colpo mettendosi una mano sugli occhi.

    - Bill! Svegliati! - gli ordinò Greta.

    - Greta ti prego, ascoltami – la implorò Tom arrivato in stanza, mentre cercava di prenderla ma lei si divincolava andando verso il letto di Bill. Le lacrime continuavano ad uscire dai suoi occhi senza che potesse comandarle; era il nervoso, era la delusione, era solo il suo cuore che si stava accartocciando come un pezzo di carta da buttare via.

    - Oddio! Che c'è? - chiese Bill spaventato mettendosi seduto.

    - Bill tu lo sapevi?! - gli gridò contro Greta mentre Tom la teneva da un braccio cercando di farla girare verso di lui - Che domande idiote certo che lo sapevi! E tutte le cazzate che mi hai raccontato, tutto era una farsa gigantesca! -

    Bill guardò Tom, bastò uno sguardo e capì esattamente di cosa stesse parlando l'amica. Capì perché la sera prima si era sentito così in colpa nei confronti di Greis, capì che avevano sbagliato tutto. Aveva sempre sostenuto Tom, come un bravo fratello avrebbe fatto, l'aveva sempre aiutato, nonostante non condividesse quella sua decisione di lasciare Greta all'oscuro dei suoi sentimenti. Per quel motivo quando aveva saputo che anche da parte della ragazza c'era qualcosa verso il fratello, aveva cercato di organizzare tutto come se fosse spontaneo e naturale, nascondendo alla ragazza il piccolo particolare che Tom erano anni che era innamorato di lei. Lui e Greta si erano sempre detti tutto, ma quel segreto tra lui e il gemello, non avrebbe mai e poi mai potuto romperlo, se non fosse stato prima Tom a parlare.

    - Greis aspetta io... - mormorò Bill togliendosi le coperte di dosso ed avvicinandosi ai due, vicino al letto -

    - Non aspetto proprio un cazzo! - gridò la ragazza divincolandosi definitivamente da Tom ed andando dall'altra parte della stanza - Siete la più grande delusione che potessi avere, voi due, le persone che pensavo fossero quelle che conoscevo meglio, le persone per cui io morirei se fosse necessario, quelle che pensavo non mi avrebbero mai e poi mai tradito. Le due persone più importanti della mia vita mi hanno preso in giro per tutto questo tempo... come posso fidarmi ancora di voi?! Come posso ancora guardarvi in faccia senza chiedermi se siete sinceri o no con me! -

    Bill e Tom la fissavano con la stessa espressione, e nonostante stesse urlando contro di loro con le lacrime agli occhi, arrabbiata come non mai, dentro aveva un gigantesco nodo alla bocca della stomaco, e la gola si stava chiudendo sempre di più.

    - Era una cazzata anche la storia di Heidi, era una cazzata anche quella con cui sei uscito ieri sera... Tom... - continuò la ragazza fissandolo sconvolta.

    - Greis fammi solo cercare di spiegare... -

    - Non eri neanche ubriaco quella sera! Tutte quelle cose che mi hai detto me le hai dette guardandomi negli occhi! Te lo ricordi?! Dimmi la verità! -

    Tom abbassò lo sguardo per poi cercare quello di Bill che la fissava anche lui con gli occhi lucidi.

    - Greis ti prego, io ho solo cercato di aiutarlo – disse piano Bill facendo il giro del letto per cercare di avvicinarsi. Ma Greta si era voltata, aveva preso i jeans dalla sedia, ed ora se li infilava, voleva andare via da quella casa il prima possibile.

    - Sì lui non c'entra niente, è solo colpa mia – disse Tom seguendo il fratello – Bill non c'entra niente, non te la prendere con lui! -

    - No Tom è anche colpa mia...- disse Bill deciso verso il gemello.

    - BASTA! - gridò la ragazza prendendo la borsa dal pavimento e puntando un dito contro i gemelli – Non vi voglio più vedere! Non mi cercate, non ci provate neanche una volta a prendere il telefono e chiamarmi, neanche una! Sono stata chiara? - si girò di scatto ed uscì dalla porta.

    - Greis – gridarono in coro Bill e Tom seguendola.

    Greta corse in corridoio scendendo le scale il più veloce possibile, cercando di non cadere, le lacrime le impedivano la visuale. Tra i singhiozzi riuscì ad arrivare alla porta mentre sentiva i passi dei gemelli dietro di lei.

    - Greta fermati ti prego - gridò Tom. Non poteva crederci che dopo tutti quegli anni in cui aveva pensato mille modi per potersi finalmente dichiarare a lei, era venuto fuori proprio in quel momento così poco opportuno. Quella era l'ultima cosa che desiderava; sapeva che aveva sbagliato, ed avrebbe dato tutto per tornare indietro.

    La ragazza aprì la porta prendendo il cappotto ed uscendo fuori al gelo mattutino, dietro di lei continuava a sentire la sua voce.

    - Greta fermati – urlò di nuovo Tom con il fiatone. Fuori faceva troppo freddo, e lui era senza maglia -

    - Torna dentro e fai finta che non sia mai esistita, chiaro? – le gridò in risposta la ragazza, aprendo il cancello e sbattendoselo alle spalle.

    Tutto ciò che fai, prima o poi torna indietro.



    Non voleva parlare con nessuno, non voleva vedere nessuno. Voleva solo dimenticare tutto quello che aveva vissuto quel giorno, desiderava scomparire nel nulla, come se non fosse mai esistita. Voleva svegliarsi e rendersi conto che era stato solo un brutto sogno, che quello che era successo era frutto della sua immaginazione. Invece come chiudeva gli occhi e li riapriva, tra l'eco dei singhiozzi che si espandevano nella sua stanza vuota, vedeva solo la foto che c'era sul comodino, sfocata. Metterla a fuoco avrebbe fatto troppo male, ma non ce n'era comunque bisogno, sapeva esattamente chi erano i soggetti di quell'immagine, sapeva tutta la storia che c'era dietro, ma non voleva ricordarla. Voleva dimenticare, ma non aveva la minima idea da dove poter cominciare per dimenticare una vita intera. Stava piangendo così forte che la gola le bruciava e le unghie le si erano conficcate nel palmo della mano. Più piangeva più si rendeva conto che le cose non sarebbero mai migliorate, perché una vita senza di loro non era una vita. Doveva ricominciare da capo, come un neonato che imparava a camminare da solo; con il tempo ogni ferita si sarebbe rimarginata e sarebbe diventata una cicatrice. Visibile, ma pur sempre cicatrice. Si mise seduta sul materasso e prese la cornice con le mani, scaraventarla a terra non avrebbe aiutato, non si sarebbe neanche rotto il vetro, perché non c'era. Tolse la foto e la fissò per qualche istante, quei ragazzini che si abbracciavano ridendo non esistevano più, come non esisteva più niente di quello che avevano vissuto. Anche se si era promessa che non l'avrebbe mai fatto, era tempo di dimenticare. La guardò per un ultima volta, poi la strappò in quattro pezzi, pensando di aver strappato per sempre l'amicizia che aveva dichiarato conclusa, e quell'amore appena nato che non era potuto sbocciare, ma era rimasto un bocciolo pieno di spine, solitario, nel suo cuore. Si asciugò il viso con le mani alzandosi dal letto; sarebbe andata avanti, non le importava niente se quell'incidente di percorso l'aveva resa fragile come un fiocco di neve. Fiocchi di neve, li vedeva scendere davanti alla sua finestra, si posavano sul vetro, e si scioglievano diventando acqua, diventando niente.

Otto giorni dopo.


Era contenta di constatare che almeno avevano esaudito il suo desiderio di non volerli ne sentire ne tanto meno vedere. Era passata più di una settimana da quel giorno e forse perché aveva tenuto il telefono spento per tutto quel lasso di tanto, non si meravigliò del fatto che non fossero venuti a cercarla, e questo però un po' la preoccupava, significava che sarebbero tornati nella sua vita quanto prima. Non si sarebbero arresi facilmente, lo sapeva, ne era cosciente. Avrebbe dovuto affrontare nuovamente quei discorsi, ma con una nuova faccia, con un nuovo cuore, con una nuova mente. Si stava curando le ferite da sola, evitando di chiedere aiuto a chiunque, non voleva dare peso con i suoi problemi a nessuno; d'altronde era sempre stata abituata a cavarsela da sola, da quando la mamma era morta quando era ancora una bambina. Con il padre aveva un rapporto normale, ma non gli avrebbe mai raccontato la sua situazione, mai. Come da otto giorni a quella parte, tornava a pensare a quanto fosse sola nella sua vita, a quanto avesse rinunciato, solo ed esclusivamente per l'unica amicizia che meritasse la pena vivere. Questo lo pensava, prima. Mentre si girava il cellulare tra le mani indecisa se accenderlo o meno giocava con il cucciolo di cane che aveva trovato sotto casa quella mattina. Forse era un segno del destino, e lo ringraziava, avrebbe avuto almeno un amico fedele mentre rimetteva a posto i cocci della sua esistenza. Aveva deciso di chiamarlo Jäger, come lo Jägermeister. Aveva appena visto la pubblicità in TV, e le sembrava carino.

- Ciao Jäger – sussurrò alla piccola palla di pelo nero accoccolata sul divano – è vero che tu non mi tradirai? Sarai un fedele cagnolino? -

Socchiuse gli occhi sospirando, mentre premeva il tasto di accensione del telefono; non aveva idea di quello che sarebbe potuto succedere, ma era curiosa dopo otto giorni, di sapere cosa stesse accadendo nel mondo. A parte lavoro, casa e supermercato, non aveva frequentato molti altri luoghi.

Inserì il PIN e guardò il piccolo schermo colorato arrivare alla schermata principale. Chiuse gli occhi. Il suono dei messaggi cominciò ad assordarle le orecchie, ed a destare l'attenzione anche del piccolo Jäger che cercò curioso con il musetto la provenienza del rumore. Greta rimase con il telefono in mano, mentre vibrava e suonava, aspettando che finisse. Una volta terminato l'arrivo dei messaggi, aprì gli occhi e vide che ce n'erano ventiquattro. Non sapeva davvero se li voleva leggere, ma si fece coraggio, ed aprì la cartella.

Diciotto erano di Bill, dieci di chiamate ricevute ed otto scritti. Li scorse uno per uno.


Greis mi sento malissimo per quello che è successo, dobbiamo chiarire questa cosa. E' stato tutto un grosso sbaglio. Mi manchi già da morire.


Greis ti prego accendi il cellulare! Lo so che se te lo scrivo non lo leggi se il telefono è spento, ma ti prego ho bisogno di parlarti.


Non ce la faccio più, vorrei venire da te ma non mi lasciano uscire! Tom non mi parla! Greis ti prego è una situazione di merda...


Ho capito che non mi vuoi parlare ma sono io che devo parlare con te! Non so più come dirtelo, Greta cazzo come puoi buttare tutti questi anni nel cesso in questo modo! Lo so che ho, che abbiamo sbagliato, ma lascia almeno che ti spieghi per bene, poi deciderai tu cosa fare. Ti voglio un mondo di bene, non dimenticarlo mai.


Greta non so più che fare, sono passati tre giorni voglio solo sapere se stai bene!


Tom mi ha parlato oggi, ma non riusciamo a venire a capo di questa situazione. Dobbiamo chiarire insieme, dobbiamo uscirne fuori insieme come sempre... ti supplico chiamami.


Lo so sono stato un coglione, ma ti prego Greis, ho bisogno di parlarti. Chiamami! Ti giuro che prenderei la macchina e verrei da te in un secondo se solo sapessi che mi vuoi vedere.


Non ce la faccio più, davvero. Non ho tue notizie da una settimana, se domani non mi chiami vengo in negozio, te lo giuro che lo faccio.


Greta si fece forza, e guardò anche gli altri, mentre le lacrime cominciavano ad uscire dagli occhi.


Due chiamate di Andreas ed un suo messaggio:


Lo so come ti senti, chiamami e sono da te in un battito di ciglia.


Poi un SMS di un numero che non conosceva, ma scoprì essere di Michelle:


Se vuoi parlare, questo è il mio numero. Un bacio. Michelle.


Ed infine ulteriori chiamate perse: di Georg e Gustav.


Da parte di Tom non c'era niente, non sapeva se essere delusa o essere felice del fatto che almeno uno dei due si fosse dimenticato dell'altro; meno gente che soffriva.

Rilesse i messaggi di Bill uno per uno, continuando a piangere ed a stringere con una mano il cellulare e con l'altra accarezzando Jäger, ignaro di quanto dolore ci potesse essere al mondo.

Amore è dolore. Lo ripeteva sempre, ogni volta si riprometteva di non innamorarsi più, ma ci cadeva sempre di nuovo.



___


Aveva il terrore che sarebbe potuto entrare dalla porta d'ingresso del negozio, terrore puro. Non sapeva se era in grado di poter reggere un confronto con lui, ma almeno aver letto il messaggio e sentirsi in un certo senso preparata a quell'evento la rincuorava leggermente. Per tutto il pomeriggio non si era distratta neanche un minuto dal tenere la porta sotto controllo, ogni persona un po' troppo alta che varcava la soglia la faceva sobbalzare. Era indecisa, non sapeva se veramente sarebbe venuto, non voleva vederlo, ma non aspettava altro che arrivasse di fronte a lei.

Infine, stremata, si sedette a terra, per sistemare dei nuovi CD, aveva bisogno di non pensare, di non continuare a torturarsi in quel modo. Doveva semplicemente continuare a reagire, sperando che prima o poi quel dolore costante alla base del petto, fosse scomparso. Continuava però a domandarsi come sarebbe stato il loro incontro dopo tutto quello che era accaduto; pacifico? Oppure si sarebbero urlati contro qualsiasi tipo di insulto. Scosse la testa impegnandosi a non pensare, quando la voce che aveva aspettato per tutto il pomeriggio, finalmente arrivò alle sue orecchie. Triste, un po' roca. La voce di Bill.

    - Hai letto i messaggi? - le chiese senza salutare.

    Greta annuì piano, alzandosi dal pavimento e sorpassandolo – Vai a casa prima che ti riconoscono – lo ghiacciò senza guardarlo negli occhi.

    - Non me ne frega un cazzo, voglio parlare con te – si impuntò lui. Quando si metteva in testa che doveva fare qualcosa nessuno poteva mettergli i bastoni tra le ruote, e Greta per quanto avesse potuto opporsi, non ce l'avrebbe fatta a fermarlo.

    - Io no – disse lei trattenendo un singhiozzo.

    - Ok, allora mi ascolti -

    Bill la prese per un braccio e la trascinò verso la fine del negozio. Nel reparto musica celtica, era sicuro che non li avrebbe trovati nessuno.

    - Sto lavorando – sbuffò lei incrociando le braccia e fissandosi i piedi.

    - Non ci vorrà molto – si difese – e guardami mentre ti parlo -

    - No, non ti voglio guardare in faccia, sapendo che tutte le volte che l'ho fatto mi hai detto cazzate -

    - Greta cazzo – rispose nervoso – non lo capisci proprio?! -

    - Cosa? - chiese lei alzando la voce.

    - Io l'ho fatto per Tom, l'ho fatto per voi, non lo capisci che se lui faceva di testa sua... -

    - Lui faceva di testa sua?! - berciò la ragazza – Tom è grande e vaccinato è in grado di badare a se stesso! Devi smetterla di fargli da balia! -

    - Tu lo sai meglio di chiunque altro che ci proteggiamo a vicenda, lo sai quant'è profondo il nostro legame. Non avrei mai pensato che proprio tu non avresti capito... -

    - Cosa Bill? Che mi avete preso in giro per quattro anni! -

    - No! Tom non voleva rovinare niente, non voleva che tu lo guardassi come il povero cretino che si era innamorato di te, quando sapevamo benissimo tutti che tu non provavi la stessa cosa che provava lui, o sbaglio?! Non sei stata tu a dire che questo “sentimento” o come vogliamo chiamarlo, è venuto fuori un mese fa più o meno, o no?! -

    Greta si morse le labbra – Cosa c'entra? Io non sapevo quello che pensava lui, ma gliel'ho detto lo stesso – mormorò incerta.

    - Greis, adesso sei tu che mi prendi per il culo – disse Bill ironico – Andreas mi ha detto quello che ti ha raccontato. -

    Greta alzò di colpo lo sguardo e lo puntò sul viso di Bill. Non aveva una bella cera, Era pallido, e con due occhiaie nere e pesanti a coronare i suoi vellutati occhi castani coperti da tanta tristezza.

    - Pensavo fosse una cazzata – si giustificò.

    - E perché non sei venuta da me a chiedere se lo era?! Io ho sbagliato, ti prego di perdonarmi, me ne prendo tutta la responsabilità, non sono stato un buon amico, ma solo perché c'era mio fratello dall'altra parte... ma non puoi buttare una vita insieme Greis, non puoi! -

    - Non posso? E ti credi che per me sia facile?! Svegliarmi la mattina e rendermi conto che sono sola, che ho sacrificato l'intera esistenza per delle persone che mi hanno detto bugie su bugie...! - urlò più forte.

    - Nessuno ti ha chiesto di farlo - gridò lui sovrastandola.

    - Nessuno me l'ha chiesto, ma l'ho fatto, per amor vostro, perché siete le persone a cui tengo di più al mondo, e non vorrei mai e poi mai il male per voi. Per cui, prima mi dimenticate meglio è per tutti quanti, ok Bill? Ora devo tornare a lavoro. - fece un passo ma lui la prese per le spalle con forza, costringendola a guardarlo.

    - Certo che sei forte! Dici di non volere il nostro male e poi mi dici di dimenticarti... come possiamo fare una cosa simile? - corrugò la fronte addolcendo la voce, non voleva arrendersi prima di averle provate tutto.

    - Non lo so – sussurrò lei – non so neanche io come fare -

    - Perché è impossibile Greis, non si può fare! Siamo cresciuti come una sola cosa, sempre insieme fino... -

    - Fino a quando non sono arrivati i Tokio Hotel, e siete andati via – concluse Greta.

    Bill annuì incrociando le braccia, si passò la lingua sulle labbra, per inumidirle, ma evidentemente non ci riuscì, era anche lui così agitato che gli mancava la salivazione.

    - Allora è questo! E' il gruppo che non ti è mai andato giù – disse nervoso alzando un sopracciglio.

    - No, Bill, non è il gruppo. Siete voi che l'avete sempre messo prima di tutto, prima di qualsiasi cosa, anche prima degli amici, prima delle cazzate che facevamo insieme... -

    - Sono finiti i tempi delle cazzate, non abbiamo più dodici anni! - si animò lui alzando la voce.

    - Ora lo vedi come fai? Mi stai attaccando perché sai che ho ragione, ma vuoi averla tu l'ultima parola! -

    - Non mi pare! -

    - Vedi? -

    - Io voglio solo esporre la mia opinione, visto che si tratta di me. - si indicò - E' vero, il gruppo viene prima di tutto se parliamo di lavoro, ma le persone che vengono prima di qualsiasi altra cosa nella mia vita sono mio fratello, la mia famiglia ed i miei amici, Greis, cazzo, quante volte siamo tornati di nascosto solo per stare un giorno in più insieme?! -

    La ragazza chiuse gli occhi; sapeva che non stava mentendo, tutte le parole che uscivano dalle labbra di Bill erano così maledettamente vere, che non poteva negare il contrario. Non ci sarebbe riuscita, e non avrebbe neanche voluto farlo.

    Greta distolse lo sguardo dall'espressione del moro, che la guardava con gli occhi lucidi e la bocca dischiusa. Sapeva che la discussione non era finita, ma non ce la faceva più a sostenere quella situazione di scontro con lui, mentre la guardava in quel modo. Lo scansò per andare via ma si sentì trattenere.

    - Non abbiamo finito Greis – disse lui prendendola di nuovo per un braccio. Lei si girò di colpo e si ritrovarono viso a viso. Non ce la fece più a trattenersi, e scoppiò a piangere in singhiozzi, rimanendo immobile.

    Bill la guardava, con gli occhi lucidi, e la tirò a sé stringendola forte. Le mise una mano sulla testa accarezzandole i capelli.

    - Mi dispiace Bill – singhiozzò Greta con il viso sul petto del ragazzo.

    - Mi hai fatto spaventare – le rispose lui dolcemente stringendola più forte – non fare mai più una cosa del genere -

    - E' tutta colpa mia – continuò la ragazza – non dovevo dire quelle cose a Tom, non dovevo prendermela con te, dovevo continuare a non fare niente. -

    - Non è vero Greis, hai fatto bene a dirglielo, e si sistemerà tutto, stai tranquilla -

    - No, non si sistemerà, Tom mi odia, tu poco ci manca, ho rovinato tutto -

    Bill sciolse la presa e le strinse il viso tra le mani, asciugandole le guance – Nessuno ti odia, nessuno -

    - E allora perché non mi ha chiamato? Perché non si è fatto sentire? Mi manca da morire, da morire Bill, mi sento così inutile -

    - Devi dargli un po' di tempo. Si è tenuto dentro tutto per tanti anni, ora che è venuto fuori deve capire cosa fare, e lo deve capire da solo – sussurrò Bill stringendola di nuovo.

    - Mi manca, te lo giuro Bill, non avrei mai e poi mai voluto farlo soffrire -

    - Lo so Greis, lo so -

    - Dimmi che andrà tutto bene -

    - Andrà tutto bene, stavolta ci puoi scommettere qualsiasi cosa -

    ___

    Also! La canzone dell'inizio è la bellissima "Es tut wieder weh" dei Jennifer Rostock. Chi mi conosce sa benissimo che io adoro quel gruppo di pazzi XD La canzone fa parte della colonna sonora tedesca di New Moon, ed è diventata una delle mie preferite.

    In questo capitolo c'è tanta tanta verdura sulla griglia, e spero di avervi messo un po' di curiosità per quanto riguarda il prossimo capitolo, dove ci sarà... no, meglio non anticipare troppo! :)

    Grazie mille per tutte le bellissime recensioni, ed in questi tempi difficili, ricordatevi sempre di supportare il caro vecchio Tom.

    Poi, se volete, date un'occhiata QUI

    Bacioni oni

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Capitolo 7
*** Sieben. ***


7.



Die Welt hält für dich an
Hier in meinem Arm
Für einen Tag
Für eine Nacht
Für einen Moment
In dem du lachst
Wir durchbrechen die Zeit
Gegen jedes gesetz
Für immer du und ich
Für immer jetzt


Il mondo si ferma per te
Qui tra le mie braccia
Per un giorno
Per una notte
Per un momento
In cui ridi
Romperemo il tempo
Contro ogni legge
Per sempre tu ed io
Per sempre adesso


Parlare con Bill era stato di immenso aiuto. Per quanto volesse tentare di non ammettere che qualsiasi ferita lui sarebbe stata in grado di curarla, si sentiva un po' meglio. Aveva reagito in modo troppo esagerato, e questo lo sapeva. Si era fatta una lunga corsa, da sola, lasciando gli altri indietro ed arrivando a conclusioni stupide ed affrettate. Immaginava anche il motivo; venire a sapere per certo che quello che aveva solo immaginato si stava realmente concretizzando l'aveva fatta spaventare ancora di più di quanto già era. Scoprire poi che i sentimenti di Tom erano ricambiati, anzi, che era arrivato prima lui alla fatidica verità che loro due potevano davvero essere qualcosa di più che amici, la infastidiva. Che ne sapesse lui non si innamorava mai, perché lo riteneva stupido. Aveva sempre attribuito quelle sue parole al fatto che avesse paura dei sentimenti perché i suoi genitori si erano separati, ed era convinto che le relazioni a lungo termine portassero solo problemi, e dolore. Ma quello che le aveva detto... come aveva fatto a tenere nascosto tutto quanto per tanti anni? Come era riuscito a mentire a lei? Cercava in tutti i modi nei ricordi, episodi che potevano darle qualche indizio, ma non riusciva ad arrivarci. Parecchie volte Tom, specialmente quando beveva un po' troppo, faceva discorsi strani, che lei però aveva sempre attribuito all'alcol, ma che probabilmente ora potevano avere leggermente più senso compiuto. Ovviamente l'unico modo per uscirne fuori era quello di parlarne con il diretto interessato, ma forse avrebbe dovuto aspettare. Bill le aveva detto che non aveva passato dei bei momenti in compagnia del fratello in quei giorni, ed era solo colpa sua se stava male, unicamente sua. Si odiava per questo, avrebbe davvero voluto poter fare qualcosa, ma immaginava anche che come lei aveva detto chiaramente che non voleva essere disturbata, ora anche lui aveva bisogno di un po' di tempo da solo. Si odiava perché aveva fatto un vero disastro. Ripensava alla sua reazione, e si chiedeva ancora, con i nervi rilassati, come aveva potuto dire e pensare quelle cose. La delusione di non essere al corrente di una cosa così importante forse o il fatto che Bill le avesse mentito per proteggere Tom, e Tom... lui, che pur di non perderla aveva rinunciato a tanto, o meglio, a tutto. Greta si morse le labbra, il piccolo Jäger rosicchiava un peluche vecchio che la ragazza gli aveva lanciato sul tappeto, ed il cagnolino si rotolava sul pavimento giocando, mentre lei guardava lo schermo senza realmente vedere la televisione. Aveva voglia di chiamarlo, di parlarci, di chiedergli scusa. Avrebbe pianto appena sentita la sua voce, lo sapeva, però avrebbe potuto almeno provarci. Prese il telefono vicino a lei e fissò lo schermo. In un momento si illuminò da solo, iniziando a vibrare nella sua mano. Vide un numero che non conosceva, e la cosa non le piacque, ma decise di rispondere lo stesso.

    -Pronto? -
    In risposta non ricevette niente, se non un sospiro sommesso di chi aspettava di sentire la sua voce. Lo riconobbe subito, senza aspettare che parlasse.

    - Ehi – sussurrò Greta – come stai? -

    Tom dall'altro lato non rispose; sospirò di nuovo prendendo un ulteriore sospiro.

    - C'è un'altra bugia che ti abbiamo detto, e ho intenzione di dirti la verità, adesso -

    Era sollevata, ma aveva paura, sentire nuovamente la sua voce profonda, le sue frasi dette così velocemente che avevano sempre delle finali mancanti, i suoi versi strani, i sospiri, la sollevarono per un istante, ma continuava a tremare di paura e angoscia, e dolore.

    - Tom, qualsiasi cosa sia non mi importa – si animò la ragazza concitata – l'importante è che tutto possa tornare come prima, mi manchi da morire -

    - No, non tornerà mai come prima Greis, è impossibile -

    Il dolore, lacerante e profondo, si estendeva e continuava ad attanagliarle mente e cuore, scorrendole nelle vene e convincendola che non c'era via d'uscita, che quella era la fine, davvero e per certo. Ma non voleva crederci.

    - Tom non dire così – disse in un sussurro strozzato, non chiedendosi neanche dove la sua voce fosse finita, pensando più che altro a quanto amore verso di lui aveva nascosto.

    La ragazza si sedette meglio sul divano, prendendosi la testa con la mano libera e cominciando a piangere silenziosamente, non poteva crederci che stava succedendo per davvero. Sentirlo parlare così faceva più male di una coltellata, il cuore continuava a battere veloce, ma allo stesso sentiva la solita sensazione di dolore all'altezza dello stomaco, che la stava straziando.

    - Ti prego – disse trattenendo i singhiozzi.

    - Greis, c'è una canzone – riprese Tom serio – che non ha scritto Bill. L'ho scritta io, pensando a te. - Stavolta lo disse piano, scandendo le parole, morbide.

    - Metti la numero sei -

    Greta rimase immobile con gli occhi spalancati e la bocca aperta, una mano sul cuore e le lacrime che scendevano sulle guance.

    - Che cosa? Tom? - riuscì solo a mormorare, ma dall'altro lato senti solo dei beep ravvicinati che significavano la fine della chiamata.

    Si alzò di scatto facendo cadere il telefono, il telecomando e la bottiglia d'acqua che aveva posato sul divano. Corse vicino alla TV dove teneva tutti i CD della band; il primo che le venne in mente di prendere fu proprio Humanoid, non seppe neanche perché, in quel momento non si ricordava che traccia c'era alla numero sei di nessun CD, ma il primo che spinse nel lettore fu proprio quello. Con le mani che tremavano premette tutti i tasti del lettore per farlo partire il più veloce possibile, poi finalmente la musica partì, e lei continuò a piangere.

Ich seh dich weinen
Und keiner wischt die Tränen weg

Ti vedo piangere
E nessuno asciuga le tue lacrime

Greta crollò a terra e si resse le gambe con le braccia poggiando la fronte sulle ginocchia, mentre ascoltava ogni singola parola continuando a pensare che non avrebbe potuto vivere senza di lui.

Ich hör dich schreien
Weil die Stille dich erstickt
Ich fühl dein Herz
Es ist einsam so wie du
Lass dich fallen
Mach die Augen zu

Ti sento gridare
Perché il silenzio ti soffoca
Sento il tuo cuore
E' solitario come te
Lasciati cadere
Chiudi gli occhi


Mai. Non ci sarebbe mai riuscita. Senza le sue risate sghembe, senza le sue facce buffe, senza le sue parole a metà, senza le maratone di film fino all'alba, senza poter giocare con le sue guance e le sue orecchie, senza poter passare le nottate a parlare di niente, senza poterlo aspettare al ritorno di un viaggio, con le braccia aperte ed un sorriso confortante. Quello che aveva pensato di fare, dimenticarlo e dimenticarli, era qualcosa di impensabile. Non avrebbe mai potuto cancellare i momenti più importanti della sua esistenza, passati sempre con loro. Ogni compleanno, ogni Natale, ogni evento importante della sua vita, l'aveva trascorso con loro, ma sopratutto, c'era sempre stato lui ogni volta che ne aveva avuto bisogno.
Come un film, nella sua mente tornavano momenti di pochi anni prima, e per ogni problema ricordava gli occhi di Tom, pronto a sorreggerla ogni volta che si accasciava a terra. Quando l'avevano tradita, quando aveva il cuore spezzato, i suoi amici la consolavano, ma era lui che la guardava davvero, che la fissava negli occhi e le diceva che tutto sarebbe andato bene, perché erano insieme, e quando erano insieme, avrebbero potuto combattere contro qualsiasi cosa. Per sempre.



Die Welt hält für dich an
Hier in meinem Arm
Für einen Tag
Für eine Nacht
Für einen Moment
In dem du lachst
Wir durchbrechen die Zeit
Gegen jedes gesetz
Für immer du und ich
Für immer jetzt

Il mondo si ferma per te
Qui tra le mie braccia
Per un giorno
Per una notte
Per un momento
In cui tu ridi
Romperemo il tempo
Contro ogni legge
Per sempre tu ed io
Per sempre adesso


Quella sensazione di pace, di tranquillità che solo tra le sue braccia trovava, se l'era dimenticata. Eppure ogni volta che ci finiva, sapeva esattamente che quello ero il suo posto, era il posto in cui niente sarebbe potuto succedere. E si malediva perché aveva rovinato tutto, perché tutto sarebbe finito, e lui non ci sarebbe più stato per lei, per asciugarle le lacrime. Aveva stampate nella mente, le scene della loro vita in cui per ogni minima cosa, ricordava la sua presenza al fianco, come un vero amico sapeva fare. E quando tutto finiva male, quando davvero non le rimaneva altro che piangere, trovava sempre la sua spalla, perché a differenza di Bill, lui era il forte, lui sorreggeva entrambi, ma entrambi sorreggevano lui. Quante volte aveva provato a dare una reale definizione al loro rapporto, e mai c'era riuscita. E lo sapeva che d'altronde quello che amava di Tom inconsciamente era proprio la protezione che sapeva darle, solo con la presenza. Sapeva che non poteva succederle niente, ed allo stesso tempo sapeva che a lui non poteva succedere niente se erano insieme. Qualsiasi cosa per lui, qualsiasi ad ogni prezzo. Litigi furiosi a scuola, con chi osava dire male dei suoi amici, ridendoci poi su perché era inutile perdere del tempo con chi non capiva. E non voleva che nessuno capisse, perché quello che avevano, ce l'avevano solo loro e da fuori sembrava semplicemente un rapporto strano e morboso tra tre persone strane e morbose. Ma poi si fermava ad analizzare ogni minimo dettaglio, e si accorgeva che ogni sguardo ed ogni gesto, ogni movimento, ogni cicatrice, ogni esperienza, raccontava la loro storia, il loro cammino, tutto quello che era successo. Poteva amarlo ed odiarlo nello stesso momento. Era il suo migliore amico, suo fratello, il suo amore. I singhiozzi le bucavano il petto, mentre Bill cantava.



Wir setzen unsere scherben
Zusammen
Wir sind eins wie Yin und Yang
Fühlst du mich
Wenn du atmest
Fühlst du mich
Wenn niemand da ist
Fühlst du mich
Wenn du atmest
Fühlst du mich
Hier in meinem Arm

Sistemiamo i nostri pezzi
Insieme
Siamo una cosa sola, come lo Yin e lo Yang
Sentimi
Quando respiri
Sentimi
Quando qui non c'è nessuno
Sentimi
Quando respiri
Qui tra le mie braccia

Sentì all'improvviso di nuovo la suoneria del cellulare, e pensò che quello fosse il momento peggiore della sua vita per rispondere al telefono. Sospirò affranta e si decise di ignorare il suono e continuare a piangere sul suo miserabile destino. Quella canzone ora che la riascoltava, forse era ancora più bella della sua preferita, di Schwarz, era ancora più bella di qualsiasi altra canzone che aveva mai ascoltato. Forse perché quelle parole la facevano sanguinare dal dolore, forse perché ora che sapeva che erano rivolte a lei, soffriva ancora di più sapendo che non sarebbe potuto succedere altro, che tutto era finito quando aveva detto a Tom di sparire.

Voleva tornare indietro.

Il telefono continuò a suonare insistentemente e Greta stanca di quella musichetta allegra lo prese dal tavolino e rispose vedendo che era ancora il numero sconosciuto, capì che era Tom, il cuore saltò un battito:

- Tom – sussurrò - ti prego – disse tra le lacrime – facciamo finta che non sia successo niente, io non posso stare senza di te e senza Bill, non posso è impossibile, questi giorni sono stati un inferno -
Non ricevette nessuna parola in risposta solo un asciutto e calmo – Apri la porta  -
Asciugandosi le lacrime alla meno peggio, sentendo ancora la canzone in sottofondo, si avventò sulla porta d'ingresso, aprendola di scatto.
Era lì. Con lo sguardo corrucciato, gli occhi bassi, mentre si mordeva le labbra. Greta rimase con il respiro mozzato, mentre le lacrime continuavano a scendere sul viso. Senza dire niente, ma sentendo il ritorno dei singhiozzi, si avvinghiò al collo di Tom sentendo l'impatto dei loro corpi e le sue braccia stringerla forte.

Il petto di alzava e abbassava cercando di prendere aria, cosa che stava mancando ai polmoni di Greta, ma non le interessava. Ora che era tra le sue braccia poteva succedere qualsiasi cosa, lei non si sarebbe mai più mossa.

- Scusa, scusa, scusa– riuscì a dire tra i singhiozzi – Scusa -

- Shhh – le disse Tom mettendole una mano sulla nuca ed accarezzandole i capelli morbidi – Basta piangere -

Greta si staccò dalla presa mettendogli le mani sul viso – Dimmi che mi perdoni, dimmelo ti prego, qualsiasi cosa tu voglia dirmi, dimmi però che mi perdoni – la faccia contratta in un espressione supplichevole, mentre lui girava gli occhi in altre direzioni, per evitare che si incontrassero con i suoi.

- Entriamo dentro casa – disse semplicemente, spingendola dentro, mentre lei rimaneva spiazzata, e la canzone in sottofondo continuava ad andare in loop.

- Tom – disse lei seguendolo, mentre andava verso il divano – dimmi che tra di noi è tutto a posto -

- No – rispose serio sedendosi sui cuscini, mentre Jäger accortosi del nuovo arrivato, correva a fargli le feste – Chi è questa pulce? - chiese lui prendendo il cane in braccio e mettendoselo sulle gambe, prima che Greta lo guardasse con gli occhi sgranati e la bocca spalancata, incredula.

- Ok. – disse arrendendosi – Me lo merito. Ignorami pure. -

Tom alzò lo sguardo continuando ad accarezzare il cane, mentre lei si sedette sul divano al suo fianco, prendendosi la testa con le mani.

- Te l'avevo detto che non mi avresti più parlato quando avresti scoperto quanto sono stato stronzo con te – sussurrò Tom. Lei girò il viso guardandolo – E non è giusto che tu ti prenda colpe per un qualcosa che non è dipeso da te. Hai reagito da pazza furiosa è vero, però è stata colpa mia, avrei dovuto dirtelo quando è iniziato tutto – sorrise piano mentre il batuffolo nero che aveva in braccio gli mordeva un dito, e poi alzò di nuovo lo sguardo su Greta, inebetita sul divano.

- Quindi non sei arrabbiato con me? -

- No. – disse lui scuotendo la testa – Ho capito la tua reazione, anche se io non l'avrei mai fatto -

- E perché non mi puoi perdonare? Perché non sei arrabbiato con me? Pretendo che ti arrabbi – disse la ragazza nervosamente – Inizia a dirmi che sono una stronza, dai! – gli spinse un ginocchio mentre lui la guardava inespressivo, sbattendo le palpebre e non dando nessun segno di cedimento.

- Sei ubriaca per caso? - glissò.

- Perché non può tornare tutto come prima? -

- Io non voglio – disse posando il cane per terra e girandosi a fissarla ancora.

- Cosa? - disse lei avvicinandosi – Tom cosa cazzo stai dicendo? -

- Non ti voglio come amica Greis – scosse la testa come se fosse ovvio ed incrociò le braccia.

La ragazza sgranò gli occhi lasciando che ulteriori lucciconi trovassero la strada verso le guance. Lo fissava nelle pupille, e non notava niente, nessun tipo di emozione, era serio, impenetrabile.

- Tom ti prego – disse lei avvicinandosi ulteriormente – Non puoi dirmi una cosa del genere -

- Sì che posso – sibilò lui spostando la testa verso la TV, per poi riportarla sulla ragazza – Dopo tutto questo tempo posso non volerti più come amica -

Greta annuì abbassando lo sguardo; piangendo in silenzio, esausta, non ce la faceva più.

- Se non posso averti come dico io – continuò Tom – preferisco non averti per niente -

La ragazza alzò gli occhi verso di lui, e vide la sua mano arrivare sotto al mento, e sfiorarle il viso. Le asciugò con l'indice la guancia destra, delicatamente, sentendo sotto le dita la lacrima e la morbidezza della sua pelle. La mano arrivò fino al collo di Greta che cercava un modo di respirare regolarmente, mentre lo fissava negli occhi. Tom si avvicinò piano fermandosi a pochi centimetri di distanza dalle sue labbra, mentre lei deglutiva incapace di capire cosa stesse accadendo.

- Io ti amo Greis – sussurrò lui – e voglio stare con te... -

Greta non lo fece finire di parlare, si avvicinò alle sue labbra e lo baciò prendendogli il viso con le mani, come desiderava fare da quel giorno maledetto in cui le era venuta l'insana idea di assaporare le sue labbra.

Sentì la sua lingua insinuarsi nel palato mentre il freddo del metallo del piercing si sfregava contro le sue labbra salate, bagnate dalle lacrime. Si avvicinò ancora di più finendo sulle sue gambe e mettendogli le mani dietro al collo, mentre Bill continuava a cantare e la sua testa si era completamente svuotata. Ciò che non aveva ancora assimilato erano state le parole di Tom; continuava a risentirle nella sua mente come un eco, cosciente del fatto che l'aveva detto, finalmente, l'avevo detto. Tom dal canto suo, non si aspettava quel bacio così passionale da parte di Greis, ma aveva aspettato quel momento per tanto tempo, ed ora che l'aveva tra le sue braccia, voleva solo godersi il tutto. La ragazza mise le mani sulle sue guance e si staccò dalle sue labbra, aprì piano gli occhi, e sorrise, con gli occhi gonfi, ma ora felici.

- Ancheiotiamoddiolhodetto. – rispose tutto d'un fiato dandogli un altro bacio a stampo.

- Oddio l'ho detto fa parte della dichiarazione? - chiese Tom perplesso, ma Greta non rispose subito.

Si fissarono negli occhi per un istante infinito mentre Bill finiva la canzone per l'ennesima volta gridando für immer jetz, e voleva che quel momento durasse per sempre, per sempre davvero. Gli accarezzò la guancia rimanendo sempre a qualche centimetro di distanza dal suo viso e continuò a sorridere perché in un attimo tutto le cominciò ad apparire bellissimo, e meraviglioso. Dall'ombra alla luce in meno di un secondo, era una sensazione strana e piacevole. Solo lui probabilmente avrebbe mai potuto farle una cosa simile.

Però potevi anche farti la barba – sussurrò la ragazza posando la sua fronte contro quella di Tom.

Lui scoppiò a ridere passandosi una mano sulla guancia e guardandola sopra di lui, con quegli occhi così belli e distrutti dal pianto. Quel celeste velato di grigio, quegli occhi che conosceva come le sue tasche.

- Ed io che volevo fare il vintage – ammiccò passandole le mani dal collo alle spalle, fino ai fianchi, con così tanta delicatezza che Greta si stupì, come se avesse paura di toccarla.

- Ci vuole ancora tanto tempo prima che tu possa essere definito vintage -

- Mi distruggi sempre – sussurrò lui ridendo.

- E' il mio lavoro – Greta si avvicinò di più, le distanze ormai erano questioni di prospettiva, sorridendo e dandogli un altro bacio sulle labbra.

Lo voleva. Ed era strana come sensazione. Tutto era nuovo, strano ma al contempo meraviglioso. Si sentiva come una bambina la mattina di Natale, quando è consapevole dei regali che ci sono sotto l'albero perché di nascosto era andata a sbirciare la sera prima, ed i regali erano esattamente quelli che aveva chiesto. Lei aveva sbirciato sotto alle tovaglie di Tom, non tanto di nascosto, e forse tutta quella situazione, la voglia di farsi perdonare perché si sentiva in colpa la portarono a toccarlo un po' ovunque, non rendendosene neanche conto. Trasportata dal bacio, e da tutto. Non si era tra l'altro mai accorta di quanto fosse muscoloso il petto di Tom, di quanto fossero muscolose le braccia di Tom, di quanto fosse lui tutto muscoloso. Le mani passarono dalle spalle fino al petto per poi scendere verso gli addominali, mentre sentiva sotto le sue labbra, lui che rideva.

    - Ehi ehi ehi – disse staccandosi da lei sorridendo incerto - So che cosa hai in mente, e credimi, siamo già a buon punto là sotto, ma non è così che voglio che sia con te. -

    - Sei impazzito? - disse la ragazza seria togliendo le mani dalla sua pancia, quasi offesa.

    - No Greis davvero, credimi, ho fantasticato su quel momento così tante volte che per me l'abbiamo già fatto in aereo, in una piscina non meglio identificata, in camera di Bill, nella sala di incisione, in cucina sopra al forno...-

    - Tom... - lo bloccò lei guardandolo di sbieco.

    - Nell'armadio, sopra sotto e al lato del letto... -

    - Ok ho capito – disse lei ridendo e dandogli un buffetto sulla spalla, mentre lui continuava.

    - Per terra, in macchina, sia mentre guidavo che nei sedili posteriori... -

    - Mentre guidavi? - chiese la ragazza sgranando gli occhi.

    - Sì, ma non era proprio... - si bloccò un attimo alzando gli occhi al cielo – Lascia perdere! -

    Le risate si espansero nella stanza. La ragazza pensava che sarebbe stata in imbarazzo riguardo quel genere di argomento, d'altronde le era già successo di diventare viola in viso quando lui si divertiva a raccontare cose oscene solo per vedere la sua reazione. Ed anche quando le aveva chiesto se sarebbe mai andata a letto con lui si era imbarazzata; ma ora, sul divano, in quel contesto, di imbarazzante c'erano solo i suoi capelli.

    - Sono stupita – fece in tempo a dire Greis.

    - Perché? -

    - Perché sì, insomma, è un altro punto di vista questo -

    - Effettivamente è leggermente strano, ma io mi adatto facilmente – rispose socchiudendo gli occhi e avvicinandosi di nuovo al viso di Greta, per un nuovo bacio.

    - Però questa volta voglio che sia tutto perfetto. Perché sei tu. Perché siamo io e te. -

    Lei spostò la testa di lato con il labbro tremulo.

    - Non pensavo che saresti mai stato capace di dire una cosa così bella – rispose quasi commossa, mentre gli cingeva il collo.

    - Non ti aspetterai moltissime cose da me, da oggi in poi -

    - Smetterai di dire cazzate in pubblico? - chiese speranzosa.

    - No, quello no, però su alcune cose, quando saremo da soli, ti stupirò -

    - Mhh – mugugnò lei – non mi dire così -

    - Così come? -

    - Sembri quasi romantico -

    - Io? Romantico? - negò lui

    - Ecco vedi, hai già rovinato l'atmosfera. - rispose Greis storcendo la bocca.

    - E' che mi fa strano – si giustificò Tom alzando le spalle.

    - Cosa? -

    - Questo...- disse il ragazzo riferendosi allo strano modo in cui lei era seduta su di lui.

    - Anche a me fa strano, però mi piace -

    - Alla fine, anche tu hai ceduto al mio fascino da bello e dannato -

    - Tu sei dannato e basta... – scherzò la ragazza annuendo – e poi veramente sei stato prima tu a cedere al mio -

    - Si però... - tentò di parlare il moro.

    - Niente però -

    - ...dai ammettilo che ti piaccio -

    Greta sgranò gli occhi - Mi pare ovvio, ti sto sulle gambe ed ho appena tentato di abusare di te, direi che ci siamo no? -

    - Volevo sentirtelo dire -

    - Deficiente – sorrise lei appoggiando di nuovo la fronte contro la sua – A proposito di deficienza, come mai sul booklet c'è il nome di tuo fratello sul testo di questa canzone? - chiese Greis curiosa.

    - Perché la parte del romantico depresso la fa lui... e poi non volevo che tu venissi a chiedermi a chi era dedicata perché... -

    - ...una canzone è sempre dedicata a qualcuno – dissero in coro a bassa voce.

    Greis si aspettava una risposta simile, anche se sapeva benissimo che anche Tom era in grado di scoprire il suo lato romantico, sotto tortura sicuramente sì.

    - Quando l'hai scritta? -

    - L'anno scorso -

    - Sai dodici mesi sono un arco di tempo abbastanza lungo... - rispose puntigliosa.

    - Ha avuto due fasi importanti questa canzone. Una dopo che ti sei lasciata con l'ultimo stronzo con cui sei stata... -

    - Ma perché i miei ex devono essere tutti stronzi a prescindere, scusa? - lo interruppe la ragazza.

    - Mi pare che venivi da me quando succedeva qualcosa... o forse quella bionda che mi piangeva sulla spalla facendo colare il suo mascara su diverse mie maglie bianche, non eri tu. – rispose lui pensieroso.

    - Certo Tom, quando arrivavo per confidarti i miei problemi d'amore dovevo chiederti di cambiare maglia prima di scoppiare a piangere. – lo assecondò lei.

    - Comunque stiamo divagando... - continuò il ragazzo – Ti eri lasciata con l'ultimo stronzo ed eri venuta a casa disperata, quella volta più di tutte le altre, mi sono sentito impotente, ti guardavo piangere e non potevo fare niente. -

    - Ma tu facevi tanto – rispose lei dolcemente.

    - Ed anche le mie maglie facevano tanto... - scherzò sorridendo.

    - Ringrazierò anche loro. – continuò Greis – E la seconda fase? -

    - Una sera avevamo litigato sul film da vedere, come ogni volta... ma mi ricordo che quella fu una litigata storica, volarono cellulari e mi ricordo che mi minacciasti con una mia vecchia scarpa... -

    - Oh si! Quella volta che io volevo vedere Pulp Fiction e tu mi hai costretto di vedere quel film orrendo dove c'era un massacro... -

    - Sì... - disse rassegnato.

    - Beh, scusa se io ho paura! Poi vediamo sempre i film che vuoi tu! -

    - Cosa? Ma se ogni volta ti arrabbi se lo scelgo io, e poi comunque finiamo sempre a vedere quelli che vuole Bill! -

    - Che c'entra?! Comunque le mie proposte sono sempre rifiutate! -

    Si guardarono con sguardo di sfida, per poi tornare a ridere.

    - Ma non è questo il punto Greis – sorrise mellifluo giocando con le sue mani – Il punto è che poi ti sei addormentata tra le mie braccia non so neanche perché dato che eri incazzata nera, e per tutto quell'arco di tempo ho dimenticato tutto, e mi sono sentito estremamente bene mentre ti guardavo dormire -

    - Tom comincio ad avere paura di te – sussurrò Greis.

    - Che c'è adesso? - chiese lui contrariato.

    - Mi si stanno cariando tutti i denti – scoppiò a ridere la ragazza.

    Lui alzò gli occhi al cielo - Ecco perché poi faccio lo stronzo... -

    - Però... sono rimasta veramente colpita, le parole sono perfette, è diventata ufficialmente la mia canzone preferita -

    - Solo perché adesso sai che l'ho dedicata a te -

    - Esatto! - rispose lei trionfante ridendo compiaciuta – Ad una donna fanno piacere certe cose, ora potrò andare in giro a vantarmi di questa cosa -

    - Con chi? Con Andreas? -

    - Beh, intanto, meglio di niente – continuò Greta sorridendo mentre Tom la faceva sobbalzare muovendo nervosamente le gambe. Se era un sogno non volevano essere svegliati, nessuno dei due.

    - Dimmi una cosa, eri davvero ubriaco quella notte sotto al tavolo, e chi era Heidi, che ci hai fatto? -

    - Uhh, sei già gelosa... - si compiacque Tom sorridendo con le labbra serrate.

    - No -

    - Mi piace se fai la gelosa -

    - No, non so gelosa... - continuò Greis mantenendo lo sguardo fisso sui suoi occhi.

    - Sei gelosa -

    - Anche tu sei geloso – si difese la ragazza.

    - Che c'entra? -

    - C'entra eccome -

    Tom si avvicinò e le dette un bacio sulla guancia – Perché non ti siedi sul divano, mi stai spezzando le gambe... - disse glissando il discorso.

    - Ah! – esclamo Greis stupita – Oddio perché sono gambe vere queste? Pensavo fossero di legno! -

    - Ah ah – la assecondò Tom mentre lei si sedeva sul divano appoggiando la testa sul suo comodo petto mentre lui la abbracciava. - Non vedi come rido -

    Greta gli prese una mano e cominciò a giocare distrattamente con le dita mentre il piccolo Jäger li ricordò della sua presenza. La ragazza lo prese e se lo mise sulla pancia.

    - Allora? -

    - Allora, Heidi era tutta vera, a parte le tette... - precisò il ragazzo.

    - Gliele hai toccate? - chiese Greta monocorde.

    - No, ma ormai ho l'occhio clinico -

    - Quindi vuol dire che davvero voleva venire a letto con te? -

    - Si Greis, strano a dirsi vero? - ironizzò lui intrecciando le sue dita con quelle di Greta mentre il cane tentava di morderle a casaccio.

    - Eh, un po' – disse perplessa la bionda.

    - E sotto al tavolo mi ci sono messo di mia spontanea volontà, ma non ero così ubriaco, anzi diciamo che ero leggermente brillo... tutto quello che ho detto però era senza copione, tutto improvvisato -

    - Vorrà dire che iscriverò anche te al corso di teatro insieme a tuo fratello -

    - Vieni anche tu? -

    - Certo che sì, non vi posso lasciare soli due minuti che fate danni irreversibili -

    - Pensi che dovremmo chiamarlo? - chiese Tom titubante.

    - In fondo penso di sì, ma credo che si presenterà domani mattina con qualche scusa assurda tipo Tieni Greis il tuo frullatore che mi hai prestato nel 1999... -

    Tom scoppiò a ridere – Sì lo farà sicuramente, secondo la mia telepatia gemellare al momento sta cercando di mettersi in contatto con me ma, non gliela sto dando vinta... -

    - Poverino. - disse Greis tristemente.

    - Ne parliamo domani mattina... - concluse Tom accarezzando la testolina del cane. - Come l'hai chiamato? -

    - Jäger – sorrise Greis.

    - Gli sta bene – rispose lui grattando un orecchio del piccolo batuffolo nero.

    Rimasero un po' in silenzio, giocando con le mani mentre accarezzavano il cane sulla pancia di Greis. Tom le accarezzava il dorso, riuscendo a chiudere con tutto il palmo la mano più piccola di Greta. Ogni tanto le dava un bacio sulla testa, non riuscendo a crederci. Sapeva di essere innamorato di lei, ma ora che lei lo sapeva, ora che lei ricambiava, ora che tutto era venuto fuori, si sentiva così felice, e leggero. Avrebbe voluto gridarlo al mondo intero. Se solo avesse potuto.

    - Ma quindi adesso... - chiese Tom titubante – cosa siamo io e te? -

    - Questa è un'ottima domanda Split-

    - Direi che dopo averti messo la lingua in bocca, non posso definirti ancora mia migliore amica -

    - No, direi di no -

    - Scopamica? -

    - No, non penso vada bene, non l'abbiamo ancora fatto -

    - Allora non lo so -

    - Tom, ma se per caso dicessimo che stiamo insieme, pensi che potremmo morire di autocombustione? O sopravviveremmo ad una tale definizione? -

    - Ti dirò Greis, ci avevo pensato... -

    - Vero? Perché altrimenti anche io non saprei proprio -

    - Nel caso ce l'hai un estintore? -

    - No -

    - Beh allora correrò il rischio - disse con la faccia da bambino socchiudendo gli occhi in un sorriso.


__


Guardava di fronte a lei la porta bianca spalancata della sua stanza. Il petto di Tom era comodo e nonostante il torcicollo che le era venuto continuava a sentire il regolare battito del suo cuore e il respiro che si abbassava e alzava, rilassandole i sensi. Non era da molto che si era svegliata, ma non voleva alzarsi dal letto, non avrebbe mai e poi mai deciso di abbandonare quel luogo di pace, non dopo quello che era successo la notte prima, non dopo quello che si erano detti.

Alzò piano lo sguardo evitando di fare movimenti che potessero svegliarlo e lo osservò in piena luce mattutina, beato, con la sua pelle chiara che risplendeva a contrasto con le lenzuola scure. Era proprio un bambino quando dormiva, così innocente. Greta aveva visto quella scena milioni di volte, ma mai come quella mattina le sembrava bello, tutto era perfetto. Si girò verso la finestra e nonostante non ci fosse il sole poteva osservare dai coni di luci che penetravano dalle tende la polvere che veleggiava nella sua stanza, tranquillamente. Ogni tanto si metteva a fissare la polvere che volava nella stanza, specialmente d'estate quando c'era più sole, ed invece di convincersi che era arrivato il momento di pulire, rimaneva incantata. Era strana, lo sapeva, come quando fissava l'oblò della lavatrice, specialmente dopo che aveva finito la centrifuga.

Si alzò piano facendo il giro del materasso e non togliendo gli occhi di dosso a Tom per paura di svegliarlo. Uscì dalla camera andando verso la cucina, appena vide che erano le nove di mattina sbuffò; avrebbe voluto rimanere più tempo a letto. Non fece a tempo ad aprire l'anta della credenza che lo squillo del citofono arrivò a trapanarle un timpano. Già sapeva chi era; si trascinò come uno zombie alla porta e la aprì, aprendo anche il portone sotto casa.

Pochi istanti dopo comparve, zampettante come una cavalletta d'estate, in tuta, una giacca pesante, con due cappelli ed un cappuccio in testa, gli occhiali da sole mentre fuori nevicava e una busta marrone in mano. Sorrideva.

Greis! – urlò sottovoce entrando in casa – Non puoi capire che cosa ho fatto stamattina, oddio, mi batte ancora il cuore a mille! -

- Perché parli così? - chiese la ragazza togliendogli un cappello innevato dalla testa.

- Non sta dormendo Tom? - rispose Bill come se fosse ovvio, mentre si toglieva occhiali e tutto il resto.

- Sì che dorme, starà al quarto sonno... -

- Allora vieni che ti racconto e tu mi devi raccontare... – rispose sussurrando mentre abbandonato il vestiario da neve e recuperata la busta, prendeva la mano di una Greta perplessa e la trascinava in cucina.

- Non so perché ma non ti vedo meravigliata di vedermi qui... – chiese Bill una volta entrati in cucina e chiusa la porta scorrevole.

- Tom mi aveva avvertito – disse Greis alzando le spalle.

- Ah – commentò Bill incerto andando verso la busta, su cui sopra Greis si accorse c'era il simbolo di una famosa caffetteria di cui Bill andava pazzo.

- Bill perché hai quella busta? - disse la ragazza preoccupata mentre lui tirava fuori tre bicchieri di cartone bianco.

- Non puoi capire Greis, è stato bellissimo! -

- Sei entrato lì dentro da solo? - chiese Greis tra il divertito e lo scioccato.

- Certo che sì, dovevo prendervi la colazione! - rispose Bill come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo.

- Cucciolo di foca – disse dolcemente andandogli incontro con le braccia aperte – Sei l'essere più dolce e zuccheroso del mondo – lo strinse a se mentre lui affondava il viso ghiacciato nel collo caldo della ragazza, che si immobilizzò con le braccia intorno alla vita di Bill.

- Lo so – rispose deciso – Sono entrato dentro e non c'era nessuno, ho ordinato e nessuno mi ha detto niente, poi ho pagato Greis, ti rendi? Ho preso i soldi dal mio portafoglio e li ho posati sul bancone e poi loro mi hanno dato il caffè e i muffins, cioè sono la persona più felice di questo universo al momento... e nessuna mi ha chiesto una foto, un autografo, nessuno ha minacciato di uccidermi. Mi sento libero! -

- Che bello! - disse allegra Greis indicando i caffè – Qual'è il mio? -

- Americano lungo extra bollente, come me, ce ne sono due, vedi un po'... – rispose Bill intento a cercare i muffins nella busta – Piuttosto, ti sei fatta Tom?

- Bill! - rispose Greta scandalizzata diventando viola.

- Che c'è? - chiese lui – Che ho detto? -

- Ma che domande fai? -

- Domande lecite... anche se solo immaginare la cosa mi fa venire i conati di vomito -

- Bill! - disse di nuovo Greta mentre si bruciava la lingua con il caffè.

- Allora? L'avete fatto, quanto e quando? -

- Bill santo dio non te lo dirò mai, anche quando succederà... -

- Anche quando succederà? Perché non è successo? Cavolo l'intuito gemellare non ha funzionato questa volta... e comunque con i tuoi ex mi dicevi sempre tutto, cosa c'è di diverso ora a parte il fatto che ti fai mio fratello?- disse parlando da solo mentre giocherellava con il suo muffin.

- O signore, Bill ti prego... -

- Come sei ipersensibile questa mattina! -

- Ok, ti racconto cosa è successo, basta che la smetti con questi discorsi... -

- Cerca di capirmi Greis, sono in astinenza da anni, anche solo parlarne mi aiuta ad elaborare il lutto... -

- Tu sei completamente pazzo – gli disse Greis seriamente. - Comunque mi ha detto che mi ama... -

- Oddio – sussultò Bill con la mano sul petto – L'hai ripreso con il cellulare per farmelo vedere? -

- No! - lo imitò Greta per prenderlo in giro – Non ci ho pensato! -

- La prossima volta semmai dovesse succedere riprendilo in qualche modo, devo assolutamente vedere la sua faccia! -

- Sei una cosa assurda – scoppiò a ridere Greis chiudendo gli occhi e scuotendo la testa.

- Beh, poi? Perché non avete concluso? -

- Perché no... - rispose la ragazza storcendo la bocca – Io avrei concluso volentieri, tuo fratello ha fatto la verginella spaventata -

- Cosa? - chiese sconvolto – Oddio raccontami tutto! -

- Nel senso che ha detto che vuole aspettare, creare l'atmosfera, perlomeno io l'ho interpretata così... -

- Lo sapevo che era rimasto un po' di romanticismo da qualche parte... - rispose Bill sognante – Com'è dolce il mio fratellino. -

- Già – sussurrò Greis abbassando lo sguardo.

- Comunque, sono venuto anche per aggiornarvi di una cosa... -

Greta si era imbambolata a fissare dietro le spalle di Bill; la porta si era aperta, e c'era Tom in mutande con gli occhi socchiusi che controllava la situazione, prima di riuscire a dire qualcosa di senso compiuto. Mugugnò una parole che forse era un buongiorno, dette una pacca sulla spalla al fratello ed andò verso Greis in piedi vicino all'isola della cucina con la sua maglia gigantesca addosso. Lui si buttò a peso morto sulla povera ragazza che rischio di rovesciare il caffè bollente sul pavimento, e la strinse forte, mentre lei lo abbracciava con il braccio libero.

- Ohh che scena dolcissima – disse Bill sbattendo le ciglia e sorseggiando il suo caffè.

Tom mugugnò ancora qualcosa di simile ad una risposta, Greta provò ad interpretare ma non capì molto, si limitò ad accarezzargli la schiena mentre lui le respirava sul collo.

- Tomi ti ho preso il White cafè mocha che ti piace tanto... - disse Bill verso il fratello mentre lui si girava di scatto e faceva veloci collegamenti mentali.

- In che senso mi hai preso? - disse Tom con la voce più profonda di un cavernicolo.

- Tomi perché non ti siedi, ti vedo provato... – gli rispose dolcemente Greta accompagnandolo verso il tavolo e la sedia.

- In che senso mi hai preso? - disse di nuovo il ragazzo sedendosi e stropicciandosi gli occhi.

- Nel senso che sono entrato dentro al negozio, l'ho ordinato, ho pagato e sono uscito – rispose ovvio Bill.

- E non è successo niente? - chiese Tom stupito, riuscendo ad aprire completamente un occhio.

- No – sorrise Bill compiaciuto – Comunque dicevo, solo venuto qui per darvi una notizia molto triste tristissima -

- Cosa? - chiese Greta preoccupata.

- Ci hanno fissato qualche intervista e apparizione in Francia la prossima settimana, ciò significa che staremo un po' fuori -

- No! - disse Tom con gli occhi sgranati tirando un pugno sul tavolo, si era svegliato del tutto – No cazzo, non ora! -

- Lo so Tomi, purtroppo non possiamo farci niente -

Greta gli prese una mano e gli accarezzò il dorso – Dai che importa? Sarà solo per pochi giorni... - sorrise rassicurante.

Tom aggrottò le sopracciglia e si mise pensieroso a bere il suo caffè mentre Greta e Bill si guardavano preoccupati. Quella sarebbe stata la prima di una lunga serie di volte in cui si sarebbero dovuti separare forzatamente, Tom lo sapeva, ma non voleva. L'unica soluzione che c'era era drastica, e Greis avrebbe fatto storie, ma era anche l'unico modo per non sentire quel cazzo di dolore alla base del petto che sentiva ogni volta che si allontanava da lei.


__


Il numero sette in tedesco è il mio preferito. Mi piace come si dice Sieben *_*

Tuttavia, scusate il ritardo, questo capitolo mi ha dato del filo da torcere. Una dichiarazione è sempre una dichiarazione, e stavolta c'erano tutti i presupposti affinché i due si fossero finalmente decisi a parlare in una lingua comprensibile al genere umano, la lingua dell'ammmore! Ringrazio come sempre tutte coloro che mi seguono e che commentano. Siete davvero preziose, è importante per chi scrive sapere cosa ne pensano le persone che leggono. Grazie quindi a coloro che recensiscono, grazie un po' meno a chi non lo fa XD

La canzone utilizzata per questo capitolo è una certa Für immer jetz dei Tokio Hotel, spero apprezziate la scelta.

Alla prossima.

Baci.


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Capitolo 8
*** Acht. ***


8.

“Ho deciso che andiamo tutti sulla neve questo week end, ti veniamo a prendere in studio domani pomeriggio alle 15 appena atterriamo da Parigi. Non ti portare troppe cose pesanti, ci sarà l'amore di mio fratello a scaldarti. Ahaha, era carina questa vero?! Ti sono mancato? Tu no. :D”

“Greis, Bill vuole andare a fare i pupazzi di neve a casa di Andreas in montagna, si è fissato e si è anche comprato la tuta quella per sciare, non la metterà mai! Domani alle 16 in studio, il tempo di arrivare dall'aeroporto e ripartiamo subito, così possiamo stare finalmente insieme. Ti sono mancato? Io no :D”


Greis aveva smesso di stupirsi delle improvvisate di Bill, tanto che aveva iniziato anche a farsele piacere; erano divertenti e quasi sempre sfociavano in qualcosa di pazzo e assolutamente fuori dall'ordinario. Come se non mancassero abbastanza cose straordinarie nella loro vita. Quella settimana era stata un po' pesante da far trascorrere, ma erano riusciti a resistere ai chilometri di distanza e alla voglia di vedersi. Skype li aveva aiutati, e Tom aveva dovuto ammettere di fronte a Georg che era uno strumento fondamentale per cercare di mantenere un minimo di sanità mentale all'interno del gruppo. Ogni volta che riusciva a sentirla si sentiva sollevato, e contava i giorni che mancavano al loro nuovo incontro. Greta dal canto suo tentava di mantenere la sua vita nella normalità con un sempre smagliante sorriso stampato sul viso. Aveva trascorso la settimana con una costante tachicardia, che aumentava ogni volta che sentiva Tom al telefono, e si sentiva felice come una ragazzina alla sua prima cotta. Durante quei giorni aveva potuto condividere la lontananza del proprio ragazzo anche con Michelle che comprendeva perfettamente la situazione.
Quando aveva ricevuto quei messaggi a poca distanza l'uno dall'altro, oltre ad aver sgranato gli occhi per la decisione presa da Bill, le era venuto il panico da vestito ma sopratutto l'ansia da orario. Aveva provato a chiedere ai due quale fosse quello giusto, ma le erano giunte solo risposte poco chiare e molto fantasiose, non facendosi caso più di tanto attribuendole al fatto che fossero troppo indaffarati per pensarci, decise di presentarsi in studio il prima possibile, con il suo trolley stracolmo degli indumenti più pesanti che era riuscita a ritrovare nell'armadio. Non era una grande fan della neve, le piaceva guardarla, e le piaceva quando scendeva silenziosa sulla città, ma andare in montagna per godersela non era la prima cosa che collegava a quella parola. Casa di Andreas però era famosa per i week end memorabili che avevano passato davanti al camino a giocare a carte ubriachi, e sicuramente anche quella volta si sarebbero divertiti tra palle di neve, pupazzi, e Tom che tentava di andare sullo snowboard risultando sempre poco credibile.
Era quasi mezz'ora che sedeva sul divano dello studio sfogliando una delle dimenticate riviste di moda di Bill, sentendo i tecnici che discutevano in cucina. Era veramente ansiosa di rivedere Tom e non sapeva esattamente come comportarsi, d'altronde era la prima volta che lo rivedeva dopo la loro reciproca dichiarazione e non aveva idea di come avrebbe potuto reagire lei stessa, ma era piuttosto curiosa di vedere come avrebbe reagito lui. In quei sette giorni era sembrato abbastanza ansioso di rivederla, ed anche alquanto insofferente alla distanza. Purtroppo avrebbero dovuto imparare a convivere con quella situazione se volevano continuare la loro relazione, e non sarebbe stato facile trovare un vero equilibrio.
Mentre leggeva l'articolo dedicato alla tendenza giusta del momento, udì il rumore di una macchina nel vialetto dello studio e sentendo il cuore che balzava in gola si alzò di scattò in piedi dal divano e corse verso la porta, sorridendo a trentadue denti e accompagnando la paresi facciale a dei saltelli che la facevano apparire molto poco normale, ma non le importava, voleva abbracciare il suo Split il prima possibile. Il mini van arrivo di fronte alle porte dello studio, e non poté vedere subito all'interno a causa dei vetri scuri, ma la persona che scese subito dopo la riconobbe subito: e non era Tom.
Ciao Bill – disse frettolosamente scansandolo e allungando il collo verso l'interno della macchina, ma si sentì subito prendere per le spalle e trasportare dentro lo studio mentre si rendeva conto che dentro era vuota.
- Greis, prendi le tue cose subito che è tardi! - le gridò Bill in un orecchio spingendola verso il suo trolley e girando su se stesso come una trottola impazzita. Sembrava in ansia.
- Dov'è tuo fratello? - chiese Greis improvvisamente seria prendendo il trolley come le era stato detto.
Bill sorrise imbarazzato – Eh eh, ottima domanda Greis... - la prese per un polso e la tirò leggermente non accorgendosi che in realtà l'amica era rimasta ferma al proprio posto.
Da felice, a perplessa, a incazzata. Era strano come l'umore potesse cambiare a seconda delle situazioni.
- Dimmi dov'è tuo fratello! - intimò seriamente Greta incenerendo Bill con lo sguardo. Non le piacevano quelle situazioni, significavano sempre che stavano escogitando qualcosa che non prometteva niente di buono.
- Io glie l'avevo detto a quel testardo... - rispose l'amico ad alta voce, più a se stesso che rivolto a Greis, che lo fissava serissima. Il problema non era Bill, il problema era che si era aspettata di vederlo subito, e invece doveva aspettare ancora, era così maledettamente difficile.
- Greis – disse Bill non facendosi sfuggire il controllo della situazione – Ti devi fidare di me! Ora sali in macchina e spero di riuscire a dare una spiegazione sensata a quello che sta succedendo! -
- Cosa sta succedendo? - chiese Greta alzando la voce con un tono tra il sarcastico e il preoccupato.
- Dio Greta, sali su quella cazzo di macchina prima che ti lasci qui! -
Bill aveva ottimi argomenti per persuadere la gente; dallo sguardo ammaliante, al labbro tremulo, agli occhi da cucciolo abbandonato in tangenziale, alle urla isteriche. Erano tutti degli ottimi metodi collaudati.
La ragazza sbuffò un paio di volte, dopodiché scansando l'amico con una spallata uscì dallo studio e trascinando il suo pesante trolley salì sul mini van sedendosi dal lato del finestrino.
Bill la seguì chiudendo lo sportello ed ordinando all'autista di “muoversi perché erano in ritardo in modo esponenziale”.
- Si può sapere dov'è Tom? - chiese Greta incrociando le braccia e girandosi funerea verso Bill che aveva preso a fissarla con lo sguardo da cucciolo, segno che continuava a non promettere niente di buono. Greis si chiedeva se fosse possibile avere una giornata normale in compagnia di quei due, o anche di uno solo andava bene lo stesso.
- Non mi fare domande – disse dolcemente e tentando di sembrare convincente – E ti prego, lascia che ti metta questa -
Greta guardo ciò che Bill aveva in mano e strabuzzò gli occhi scioccata  - Devo mettermi la bandana di Tom? E perché? -
Il moro alzò gli occhi al cielo – Certo che a livello cerebrale vi siete trovati voi due... sugli occhi cretina, per non vedere dove andiamo – rispose spazientito sbuffando un paio di volte.
- E perché non dovrei vedere dove andiamo? Non stiamo andando da Andreas? -
- Evidentemente no! -
- Cosa? E dove stiamo andando? -
- Se ti devo mettere una benda sugli occhi è perché forse non lo devi scoprire? - Bill alzò un sopracciglio, mentre una lampadina al neon si accendeva in testa alla ragazza.
Se Bill doveva bendarla, se non andavano a casa di Andreas, se Tom era mezzo scomparso e se lei non doveva vedere dove stavano andando, probabilmente il suo neo ragazzo aveva organizzato qualcosa per lei, per stupirla, come le aveva promesso. Sciolse le braccia e cambiò espressione, sciogliendosi in un dolce sorriso e mordendosi in contemporanea il labbro inferiore.
- Ohhh – sussurrò in un soffio – Capisco, ok, dammi qua -
Strappò dalle mani di un Bill sull'orlo del collasso la bandana nera di Tom e se la mise sugli occhi stringendola con un nodo dietro la nuca. Non vedeva assolutamente niente.
- Allora dove stiamo andando? - chiese dopo un po' rivolta al povero Bill che cercava in tutti i modi di non parlare, per non farsi sfuggire niente.
- Dove stai andando, io non vengo... -
- Come non vieni? Perché? -
- Perché è una cosa per voi due amabili piccioncini... -
- E dove stiamo andando? -
- Greis ti prego! - supplicò Bill.
- Dai dimmelo, ti prego, sto morendo di curiosità -
- No! -
- Ti prego cucciolo di foca! -
- Ho detto di no, ora siamo quasi arrivati, segui le mie istruzioni attentamente... -
Greis sentì la macchina che si fermava e Bill che mandava un sms con il suo cellulare, probabilmente al fratello. Non aveva la minima idea di dove fossero, ma sentiva un gran rumore di traffico fuori dai finestrini dell'auto. Non si pose ulteriori domande, era solo curiosa di vedere cosa Tom aveva riservato per lei.
- Ok Greis, dammi la mano e seguimi -
La ragazza fece come Bill le aveva ordinato e stringendo la sua mano così grande rispetto alla sua, lo seguì fedelmente. Si sentiva leggermente osservata, ma sperava fosse per la benda sugli occhi e non perché fosse mano nella mano con Bill Kaulitz. Mentre camminava tentava a seconda dei suoni di riuscire a collegare il luogo in cui si trovassero, ma l'unica cosa che sentiva era il vociare delle persone, doveva essere un luogo molto affollato, probabilmente una stazione o un supermercato.
- Bill porca troia dove stiamo andando? - chiese Greis spaventata mentre l'amico si fermava improvvisamente e le lasciava la mano.
- Bene, ci siamo. Ora ascoltami. - le disse serio – Apri la mano e prendi questo, sappi che questa cosa bellissima è stata un'idea di Tom, io l'ho solo aiutato a realizzarla, togliti la bandana quando me ne sarò andato, prima che qui mi assalgano tutti. Ti voglio bene, divertiti e ci vediamo quando tornate. - Greis sentì lo schiocco di un bacio sulla guancia e sentì la consistenza di un cartoncino non molto spesso nella mano destra.
- Torniamo da dove? - chiese nella più totale confusione, ma non ricevette risposta.
Si mise le mani sul viso speranzosa di trovare Tom di fronte a lei, ma una volta riacquistate le facoltà visive, mise a fuoco proprio il posto in cui aveva non capito di trovarsi; era in aeroporto davanti al Gate numero otto. Si guardò intorno cercando il viso di Bill, ma non lo vide. Si portò il cartoncino che le aveva dato davanti agli occhi e lo aprì piano, mentre la voce dell'altoparlante scandiva il suono del classico annuncio dell'apertura dei Gate.

I passeggeri del volo Lufthansa 2364 per Parigi delle 17.02 sono pregati di recarsi al Gate 8. Ripeto. I passeggeri del volo Lufthansa 2364 per Parigi delle 17.02 sono pregati di recarsi al Gate 8, grazie.

Greta sgranò gli occhi nell'esatto istante in cui collegò che il Gate, il volo, e la destinazione coincidevano. Tom la stava portando a Parigi.

____

Tom aprì piano la porta, sbucando con la testa come se non fosse sicuro di trovare la sua ragazza dietro lo stipite. Greta lo guardava sorridendo, felice, curiosa, piena di domande, ma con un irrefrenabile voglia di baciarlo. Il ragazzo sorrise a sua volta aprendo un po' di più la porta e facendole segno di entrare. Greis non se lo fece ripetere due volte e nel completo silenzio trascinò il trolley che l'inserviente le aveva portato davanti alla suite di Tom.
Ciao – disse lui imbarazzato, chiudendo la porta e mettendosi una mano dietro al collo.
- Hai un bel po' di cose da spiegarmi – Greis si tolse la sciarpa andando verso il divano del soggiorno e togliendosi anche il cappotto.
- Cosa ti devo spiegare? - chiese lui curioso, un po' incerto, tanto che era la prima persona che si sarebbe mai immaginato una reazione del genere nel rivederla. Non sapeva perché ma gli stava letteralmente balzando fuori il cuore dal petto.
- Perché siamo qui? - sussurrò Greta assottigliando lo sguardo, incrociando le braccia e avvicinandosi al ragazzo che distoglieva gli occhi mantenendo il suo classico sorrisino di circostanza.
- Ehm... non sei contenta? - si fece coraggio e la guardò in viso e si accorse che non era arrabbiata, in effetti non aveva nessun motivo per esserlo.
- Sono contenta di stare nella stessa stanza con te... – disse Greis – e smettila di fare il timidone -
Tom scoppiò a ridere e in un secondo la prese per i fianchi avvicinandola ai suoi, allargò le gambe cercando di abbassarsi per arrivare a guardarla fissa negli occhi, erano di un celeste tendente al grigio, probabilmente avrebbe piovuto.
- Greis Kerner non ti va mai bene niente – sentenziò passandosi la lingua sulle labbra mentre Greta apriva la bocca per sospirare e rimanere un istante incantata.
- Mi va bene tutto, solo che sono dovuta arrivare a Parigi per vederti – alzò un sopracciglio ironica mentre Tom rideva di nuovo.
- Visto che non ci eri mai stata, ho pensato di farti questo piccolo regalo -
- Sono stupita, lo ammetto -
- Te l'avevo detto... - rispose lui saccente.
Greis sorrise avvicinandosi di più alla sua bocca – Invece di vantarti perché non mi baci? - chiese in un sussurrò fissandogli le labbra.
- Speravo lo facessi tu – sussurrò lui di tutta risposta.
- Devo essere sempre io a farlo? -
- Se vuoi possiamo stare così fino a domani – disse ancora abbassando la voce ed avvicinandosi di un altro millimetro.
- Non ho niente da fare, tu? -
- Devo vedere la mia ragazza, non so se la conosci -
- E' più bella di me? -
- Mah sai... – rispose lui distogliendo gli occhi verso il soffitto – è la mia ragazza, quindi... - alzò le spalle e riportò il viso su di lei.
Greta sorrise abbassando per un attimo lo sguardo – Che cretino che sei... - sussurrò, prima di colmare le distanze e finire direttamente sulle labbra di Tom; se le sognava da una settimana, come minimo sarebbe rimasta in quella posizione fino al giorno dopo.
Gli mise le braccia intorno al collo prendendogli la testa con le mani e assaporando ogni istante di quel contatto così desiderato.
Tom fu il primo a staccarsi e la guardò contento posando la sua fronte contro la sua;
- Ora va meglio... -
- Già...- annuì Greis mentre si riavvicinava di nuovo, ma Tom si staccò andando verso il tavolino e prendendo il cellulare che aveva lasciato sopra al vetro.
- Dove vai? - chiese la ragazza, confusa.
- Scusami davvero – rispose lui aggrottando la fronte – Ma devo fare una telefonata urgente per lavoro -
- Adesso? - chiese Greis contrariata andandogli dietro mentre si avvicinava alla porta – E dove stai andando? -
- Sarà una cosa un po' lunga, riguarda il tour – rispose lui frettolosamente – Appena ho finito mi materializzo di nuovo qui e continuiamo da dove abbiamo lasciato -
Allungò il collo e le diede un altro bacio a fior di labbra – Ma Tom... - rispose Greta delusa facendo cadere le braccia lungo i fianchi.
Ma lui era già uscito dalla stanza e lei era già in crisi d'astinenza. Fissava il legno scuro della porta convinta che sarebbe rispuntato dicendo che stava scherzando, ma dopo cinque minuti non era ancora riapparso per cui decise di ispezionare la suite. Non ne aveva viste molte in vita sua, ma tutte quelle in cui i suoi amici l'aveva portata, le mettevano addosso una tristezza infinita. Erano così vecchie, piene di arrendamenti sfarzosi ed inutili, tappetti, sedie regali, mobili antichi. E poi costavano troppo, lei con quei soldi ci avrebbe pagato un mese di affitto, altro che una notte in albergo. Però, se loro potevano permetterselo con tanta tranquillità, non le vietava di godersela quanto bastava. Tom tutto sommato era abbastanza ordinato;  il vero caos regnava nelle sue valigie, erano sempre piene di cose ammassate, eccetto che per le magliette perfettamente stirate e pulite che doveva ancora indossare. Senza contare l'unica valigia piena di accessori inutili che si portava dietro. Bandane, cinte, cappelli, e una decina di paia di scarpe. Dieci! Alcune paia addirittura uguali. Non riusciva a capire, non ce la faceva proprio, neanche lei che era una donna si portava dieci paia di scarpe dietro. E quello riguardava Tom, se doveva fare un inventario delle valigie di Bill ci avrebbe messo delle ore. Tutte le volte che aveva assistito alla preparazione delle valigie dell'amico, era sempre rimasta perplessa. Anche se d'altronde quello era il loro lavoro, ed essere delle rockstars significava anche avere un guardaroba alquanto nutrito.
Decise che nel frattempo avrebbe potuto farsi una doccia calda per ripulirsi del viaggio e non ci mise molto prima di continuare a pensare a Tom sotto al getto dell'acqua.
Di solito amava stare le ore sotto alla doccia, solo e semplicemente a pensare, ma in quell'occasione fece abbastanza in fretta, sperando di trovarlo di nuovo in stanza una volta uscita.
Finì avvolgendosi in uno dei bianchi e morbidi asciugamani giganti che aveva trovato nel bagno ed andando a gocciolare un po' sulla moquette della suite, quando all'improvviso sentì bussare alla porta. Si era anche dimenticato la tessera, ovviamente.
- Certo che stai proprio dorm... - Greis aveva spalancato la porta in asciugamano convinta che fosse Tom, ma colui che la guardava accigliato con una scatola nera in mano, non gli assomigliava molto.
- Miss Kerner? - le chiese l'inserviente dell'hotel in un inglese francesizzato.
- Oddio – disse lei coprendosi il più possibile – Yes – rispose sgranando gli occhi.
- This is for you, from Monsieur Kaulitz -
Greta sgranò gli occhi ancora di più, scioccata – Ohh, thank you – biascicò non sapendo neanche cosa stava dicendo.
- You're welcome. Enjoy your room. -
Greta lo vide mentre si girava sbattendo i tacchi e scomparendo dietro l'angolo, mentre lei rimaneva con la bocca aperta, una mano a reggere la scatola gigante da sotto e l'altra a reggersi l'asciugamano.
Ok che la voleva stupire, ma la stava portando all'infarto! Cos'erano tutte quelle sorprese?
Chiuse di colpo la porta, correndo verso il letto con la scatola in mano; aveva un fiocco di seta bianco e notò subito il famoso marchio francese in cima alla confezione.
- Oddio, calma Greis – si disse per auto convincersi mentre scioglieva il fiocco e si rendeva conto che era quell'esatto marchio che lei adorava e che costava una marea di soldi.
- Oddio oddio oddio – continuò imperterrita mentre sollevava il coperchio e si portava una mano alla bocca.
Nella scatola era adagiato un vestito nero, che non aveva ancora visto, ma già sapeva che le sarebbe piaciuto da morire. Sopra la stoffa  un bigliettino, lo prese e lo aprì con impeto.

“Tra un'ora al ristorante all'ultimo piano.  

Tom.”

- Come sei criptico Split - esclamò Greta lanciando il biglietto sul letto e chiedendosi nel frattempo nella sua testa come sarebbe arrivata al ristorante sul tetto, ma soprattutto come avrebbe fatto a prepararsi in un ora! Prese i lembi del vestito e li alzò portandoli alle spalle; si alzò in piedi ed andò allo specchio, con la bocca spalancata e gli occhi sgranati.
- Oh mio dio, si è completamente impazzito – sorrise e girò un paio di volte su se stessa per vedere le pieghe dell'abito, era perfetto. Nella scatola poco dopo trovò anche un paio di scarpe altissime e bellissime. Non era troppo certa che sarebbe riuscita a camminare a lungo con quei trampoli, ma non poteva certo andare a cena in infradito.
Si preparò con il turbo inserito, e subito prima di uscire dalla stanza si guardò un intenso minuto allo specchio. Non si riconosceva, per niente. La luce negli occhi era abbagliante, il vestito le calzava come un guanto ed i capelli biondi le ricadevano leggeri sulle spalle. Si sentiva bene, incredibilmente felice, e non sapeva neanche se se la meritasse a pieno tutta quella felicità. Cosa aveva fatto d'altronde per meritarsi Tom, quella stanza, quel vestito, Parigi...? Abbassò lo sguardo fino a fissarlo sulla moquette e sospirò; tutta quelle stupide domande erano dovute sicuramente al fatto che era nervosa, e la sua mente quando era nervosa viaggiava per mondi sconfinati, varcando a volte la soglia del ridicolo. Uscì dalla stanza leggermente più convinta, e si infilò nell'ascensore dorato che sperava l'avrebbe condotta al ristorante dell'ultimo piano, d'altronde era quello il compito degli ascensori, trasportare le persone.
Mentre i secondi erano scanditi dai dlin dell'ascensore continuava a pensare a come sarebbe stata una vera cena con Tom. Seduti al tavolo, uno di fronte all'altro, magari con una candela al centro. Sarebbe stato imbarazzante, ne era sicura.
Appena arrivò a destinazione, sospirò nuovamente e si apprestò verso l'ingresso del ristorante; non c'era nessuno, era deserto, e la cosa la fece agitare, se non che notò la figura alta e imponente di Tom dall'altro lato del vetro, fece il giro, ed entro nel ristorante guardando la sua penombra.


Tom la fissava. Gli occhi aperti, l'espressione persa mentre lei si avvicinava fissandolo seria. Leggermente imbarazzata, si sentiva fuori luogo, o forse era il luogo a non essere adatto a lei. Non ancora. Bellissima in quel vestito nero senza spalline, che lasciava scoperto il collo e le spalle, di un bianco candido e pulito. I capelli biondi sciolti, leggermente ondulati sulle punte che seguivano i suoi movimenti, il tutto condito dalla sua eleganza, anche se si sentiva molto goffa e molto poco a suo agio. Non che non indossasse mai i tacchi, però tutta quella situazione così particolare, le stava mettendo addosso un po' di ansia. Aveva paura di cadere per terra da un momento all'altro anche se c'era lo sguardo di Tom che la sosteneva in ogni passo, rimanendo incantato e con la bocca spalancata. Gli arrivò davanti e sorrise mentre lui abbassava gli occhi senza dire niente.
- Andiamo? - le prese una mano senza calcolarla minimamente e si girò iniziando a camminare.
Greis rimase un attimo perplessa, avrebbe voluto sentirsi dire qualcosa di più; magari un complimento, o una battuta, o un “sei ridicola vestita così” e non riusciva a capire come avrebbe dovuto comportarsi, e per la prima volta con lui, per davvero, i suoi timori divennero realtà: si sentiva in imbarazzo, timorosa della sua reazione.
Tom era nervoso, ansioso che qualcosa potesse andare storto, aveva pensato a tutto per quella sera, e non voleva assolutamente rovinare niente, anche se non aveva calcolato che vederla vestita in quel modo gli avrebbe tolto l'ultimo briciolo di sanità mentale che gli era rimasto nel cervello. Era così bella che non riusciva neanche a guardarla, era come se fosse stato messo di fianco della creatura più perfetta del mondo e non si sentisse di meritarlo. In verità si stava fissando i jeans sdruciti sulle tasche, e per quanto si ricordasse benissimo che erano fatti proprio così, si sentiva veramente molto poco consono a stare vicino a Greta.
Aveva preso a camminare ancora più in fretta verso il centro del ristorante, mentre Greis arrancava seguendolo.
- Puoi moderare le gambe di legno per favore? - chiese con il fiatone.
Tom si fermò di scatto e Greta gli andò a sbattere contro la spalla, lui si girò e la fissò negli occhi.
- Greis, io... - sospirò spostando lo sguardo per poi riportarlo sugli occhi di lei – E' che mi hai tolto il fiato – sorrise incerto spostando di nuovo lo sguardo. Greis non l'aveva mai visto così imbarazzato in vita sua. Tom, colui che aveva il coraggio di dire in faccia alle persone le peggio cose che gli passavano per la testa, ora con lei, era in imbarazzo. La situazione era sempre più strana, anche perché la stessa Greta si sentiva nell'identico modo.
Sgranò gli occhi sorpresa all'udire quelle parole, poi spostò la testa di lato sorridendo incerta. Le guance in fiamme ed una voglia assoluta di nascondersi da qualche parte. Si guardò un attimo in giro per fare una ricognizione dell'ambiente, e non si era neanche resa conto in che posto assolutamente meraviglioso si trovavano. La sala del ristorante era completamente vuota, ma ogni singolo tavolo era apparecchiato a regola d'arte, con dei candelabri bellissimi al centro di ognuno. Rimase con la bocca spalancata mentre girava il viso verso ciò a cui Tom dava le spalle; una vetrata lunga quanto tutta la lunghezza del ristorante mostrava una perfetta panoramica della Tour Eiffel e di Parigi illuminata dalle mille luci notturne. Greis non aveva mai visto niente di così bello, e non si sarebbe mai aspettata che Tom avrebbe fatto una cosa del genere per lei. Ora iniziava ad immaginarsi il motivo di tanto imbarazzo; capiva che ci aveva messo davvero tanto impegno per preparare quella serata, e ci teneva alla perfetta riuscita della cena.
Qual'è il nostro tavolo? - chiese nella confusione più totale, mentre sbatteva gli occhi per cercare di metabolizzare la sorpresa.
Tom continuò a camminare tenendola per mano ed avvicinandosi all'unico tavolo che aveva un rosa bianca poggiata sul piatto; tavolo attaccato alla vetrata da cui avrebbero potuto godere di una perfetta vista sulla città. Greta si fermò osservando la città e sospirando commossa mentre Tom si appoggiò alla sua schiena intrecciando le braccia sulla sua pancia, le posò il mento sulla spalla sussurrandole nell'orecchio.
- Ti piace? - chiese incerto mentre iniziava a lasciarle piccoli baci sul collo liscio. Profumava di vaniglia.
- Sei impazzito – rispose la ragazza trattenendo una lacrima. Una che si commuoveva anche per la pubblicità delle macchine, di fronte a quel gesto cosa avrebbe dovuto fare?
- Sei tu che hai tolto il fiato a me – continuò scuotendo la testa e posando le sue mani su quelle di Tom.
- Dovevi vedere Parigi, o meglio, era Parigi che doveva vedere te. Anche se più di così non posso fare... -
- E' tutto perfetto – lo interruppe Greis.
Tom esitò un attimo poi con la voce più bassa che potesse fare, perché solo lei avrebbe dovuto sentire quelle parole, le soffiò nell'orecchio:
- Se mi chiedessi di spostare le montagne, farei anche quello... -
Greis sospirò profondamente continuando a riflettersi nelle luci della città mentre Tom le respirava sulla pelle inebriandosi di lei.
Tom – si girò piano cingendogli le braccia intorno al collo – Guardami negli occhi – gli ordinò.
- Ti sto guardando – disse lui incerto.
- Perché a parole non so se il concetto si esprime abbastanza bene, per cui solo guardandomi dritto negli occhi, puoi capire quanto sia incondizionatamente e completamente, innamorata di te. Le parole sono superflue, volano via, si perdono nell'aria... solo se mi guardi, anche quando avrai dei dubbi, sarai assolutamente sicuro che per me esisti solo tu perché...- Greta si fermò un attimo, il castano intenso in cui si stava perdendo e il cuore che batteva impazzito le avevano fatto dimenticare anche come si chiamava – Perché... perché è così. -
- Mi sembra un'ottima spiegazione – rispose Tom ironico spostando la testa di lato.
Le  passò le mani sulla sua nuca, accarezzandole i capelli – Non ho nient'altro da dire vostro onore, solo che ha detto esattamente quello che volevo dire io -
Si guardarono per istanti infiniti, poi Greis sorrise.
Siamo troppo smielati – sentenziò staccandosi perplessa.
- Vero? - chiese Tom assumendo la stessa espressione, annuendo – Troppo dici? -
- Un po' troppo, davvero, se andiamo avanti così dovrò iniziare ad usare la dentiera dal mese prossimo -
- Siediti che ho una fame da lupi – rispose lui andando verso la sedia e buttandocisi sopra.
- Potevi dirmi di venire prima se avevi fame -
- Ma se ci metti tre ore per prepararti, non solo sono stato gentile -
- Io? - rispose Greta imitandolo e avvicinandosi da sola la sedia al tavolo.
- Tu -
- Ma cosa dici se sono sempre super veloce! -
Tom chiuse gli occhi in un sorriso – Così va meglio – si girò verso il cameriere e gli fece un cenno.
Cosa prevede il menù? - chiese Greis saltellando sulla sedia.
- Allora... - rispose lui tronfio – Cucina italiana -
- Cucina italiana in Francia? -
- Sì, la cucina francese mi fa venire l'acidità di stomaco -
- E cosa dovremmo mangiare? -
Tom rispose ma parlò così veloce che Greis aveva teso un orecchio nella sua direzione per cercare di capire bene, ma non ci era riuscita. A volte era frustrante.
- Split, io non sono Bill, non ti riesco a leggere le labbra, parla piano! -
- Che ho fatto? - chiese lui scocciato.
- Parli troppo veloce, sono lusingata del fatto che sono uno degli unici esseri umani che comprende i tuoi fonemi base senza troppi problemi, ma iniziati a porre delle domande serie! Hai pensato di andare da un logopedista? -
Tom si fermo accigliato a guardarla e riuscì solo a dire – Logo, che? – con l'espressione persa nel vuoto.
- Va bene, ho capito, lasciamo perdere – sentenziò Greis non dandogli corda - Quindi... è tutto a sorpresa? -
- Sì più o meno – rispose distratto mentre il cameriere arrivato al suo fianco gli mostrava la bottiglia di vino che probabilmente aveva già scelto in precedenza.
Tom annuì guardandolo mentre prendeva il cavatappi ed apriva la pregiata bottiglia; Greis guardava il suo ragazzo non sapendo se ridere o fare finta di niente, ma l'espressione di Tom era assolutamente da immortalare. Un misto tra perplessità, curiosità e tentativi vani di mostrare una certa sicurezza.
Il cameriere verso un po' di vino nel bicchiere di Tom, che lo prese e lo assaggiò sentenziando che non sapeva di tappo, e poteva essere bevuto.
Una volta che il cameriere ebbe finito di riempire i calici, Greis si lasciò andare in una risata spassionata.
Che c'è adesso? - chiese Tom offeso. -
- Da quando ti intendi di vino? -
- Da sempre... - rispose vacuo.
- Avevi un aria molto professionale effettivamente, di uno che ne sa a palate... - lo prese in giro Greis.
Tom le fece un cenno con la testa spostandola di lato.
- In realtà non capisco perché c'è tutta questa cerimonia prima del versamento del vino... cioè se è buono è buono, poi per quello che costa deve essere buono per forza -
Greis storse la bocca mentre lui alzava il bicchiere.
 - A cosa vuoi brindare? - chiese la ragazza.
- A me e alle mie bellissime idee, alla vista che ho da quassù – disse alzando le sopracciglia e fissando la scollatura di Greta, che lo riguardava ironica, pensando che si riferisse alla vista sulla città – stasera le tue tette sono particolarmente... pompose -
Grazie Split -
- Tu a cosa vuoi brindare? -
- Alle mie tette pompose -
- Benissimo – rispose trionfante alzando il calice.
Bevvero un po' di vino bianco e posarono il bicchiere l'uno di fronte all'altro
Il vestito è stata un'idea di Bill – sentenziò la ragazza sicura.
- Non ti si può nascondere niente eh... - rispose lui sogghignando.
- Ma no, è che tu a queste cose non ci pensi -
- Come non ci penso? Guarda dove ti ho portato! -
- Non pensi al minimo dettaglio – si corresse Greis – e comunque hai lui per i minimi dettagli, quindi avrai sempre il culo parato -
- Anche questo è vero! – disse annuendo con gli occhi al cielo – Però l'ho scelto io – rispose abbassando la voce e prendendo il bicchiere per svuotarlo dal vino.
- Davvero? -
- Si perché avevi dubbi? -
- Sì – rispose Greta sorridendo.
- Malfidente -
- Piuttosto direi che ti conosco come le mie tasche, e non avevi mai fatto una cosa del genere per nessuno -
- Possiamo non rigirare il coltello nella piaga?! Grazie! -
- Perché? Mi piace quando fai il timidone vergognoso... -
- Ah ah grazie Greis per sottolineare sempre tutto - rispose ironico.
- Io sottolineo, tu fai il timido -
- Comunque, cambiando discorso, com'è andato il viaggio? -
- Guardati, ci mancano solo le tue guanciotte di pongo che diventano rosse ed abbiamo fatto l'en-plein! -
- Oddio santo, mi sto pentendo di averti portata qui... -
- Ok, puoi andare e lasciarmi qui con il cameriere... -
Tom posò di scatto le mani sul tavolo e si girò di spalle per vedere dove fosse andato il tipo che gli aveva versato il vino, per poi rigirarsi verso Greta, che lo guardava ridendo. Non si scompose più di tanto, abbozzò un sorriso ed alzò un sopracciglio.
- Va bene, ciao Greis – si alzò lasciando il tovagliolo sul tavolo mentre Greta sgranava gli occhi e lo seguiva nei movimenti. Se ne stava andando veramente.
- Tom! - lo chiamò alzandosi – Torna subito qui! -
- C'è il cameriere, cena con lui – le rispose alzando un braccio in segno di saluto.
- Tom! Non fare il bambino! -
Greis sapeva esattamente quali tasti toccare con lui, e lo sapeva fare anche bene. A quelle parole il ragazzo si bloccò e si girò di scatto tornando indietro ed andando a risedersi al suo posto sempre con il suo sorrisino infame stampato sul viso.
- La passi liscia solo perché ho fame! - disse sicuro finendo il bicchiere di vino.
Greis gli dette un calcio sotto al tavolo, ma non ebbe gli effetti desiderati, sembrava non se ne fosse accorto.
- Sei così geloso che fai quasi tenerezza – disse la ragazza sorridendo beffarda verso di lui che manteneva il viso sorridente, sfidandola con gli occhi.
- Potrei non ammetterlo, ma questa volta non lo farò – rispose sicuro giocherellando con le posate.
- Perché ho ragione – annuì Greta alzando le spalle.
- No, perché ho passato così tanti anni ad aspettare tutto questo che non lascerò che le tue stupide battute su logononsochè, camerieri e guance mi scalfiscano -
- Cos'hai contro le tue guance? -
- Io niente, tu devi avere qualche problema e lo stai scaricando su di me... -
- Ma cosa stai dicendo? -
Mentre si continuavano a fissare negli occhi in un misto tra sfida e perplessità, il cameriere tanto citato tornò con i due piatti principali, augurando alla coppia buon appetito.
La ragazza si vide posare un enorme piatto stracolmo di rigatoni ricoperti di una densa salsa verde chiaro. Prese incerta la forchetta toccando il cibo con la punta come se dovesse prendere vita da un momento all'altro.
- Cos'è questa cosa verde? - chiese Greis fissando il piatto.
- Non ne ho idea – Tom era nella sua stessa identica situazione
- Che roba sarà?! -
- Non è colpa mia se i francesi quando parlano inglese non si capiscono! -
- E certo sta parlando il laureato ad Harvard -
- Greis, senti, non penso che moriremo, e poi ha un buon profumo... -
- Se mi sento male mi ci porti tu in ospedale -
- Sì sì – annuì Tom scocciato mettendosi i primi due rigatoni ricoperti di quella salsa verde in bocca. Greis lo guardava come se stesse mangiando una persona viva, tra il disgustato e il curioso.
- Com'è? - chiese impaziente.
Tom deglutì e sbarrò gli occhi.
- Tom che c'è? -
Il ragazzo cominciò a tossire facendo segno a Greis di versargli qualcosa nel bicchiere, la ragazza prese il vino e lo verso nel calice, passandolo a Tom preoccupata.
Ne bevve un sorso, e tornò perfettamente normale.
- Cosa è successo? -
- Niente. E' la cosa più buona che abbia mai mangiato – sentenziò con un sorriso.
- Cretino! - rispose lei scoppiando a ridere.
L'intera cena trascorse troppe velocemente. Spesso Greis si fermava a guardarlo mentre rideva, e    si continuava a chiedere se si meritasse davvero tutto quello che aveva davanti. Lui, i suoi occhi, quel tavolo e quel panorama. Cacciò via di nuovo quei pensieri. Il vino scendeva prima nei bicchieri e poi nelle loro gole, con altrettanta velocità, e non ci misero molto prima di ritrovarsi a ridere senza un motivo, ripercorrendo ancora una volta quello che era stato uno dei periodi più belli della loro vita. Anzi, il più bello. Sentiva tanta tristezza nelle parole di Tom, era cosciente del fatto che la loro adolescenza era durata così poco, che lei avrebbe tanto voluto regalargli qualcosa di normale e semplice, qualcosa da poter vivere con intensità per un attimo, insieme a lei.
Poi mentre Tom aveva la testa nel piatto del dolce si girò a fissare Parigi e le sue luci, si concentrò su un gruppo lontano di pallini gialli, tanto che cominciò a vederci doppio, forse a causa del vino, forse perché aveva sforzato la vista.
- Prima hai detto una cosa... - sorrise Greis poggiando il mento sulla mano.
- Ho detto tante cose prima, non puoi pretendere che me le ricordi tutte, anche perché ho le bollicine del vino e dello champagne anche nel naso... -
- Hai detto che sposteresti anche le montagne per me... - rispose sicura, alzandosi dalla sedia ed andandosi a sedere sulle gambe di Tom che la guardava perplesso accogliendola in grembo.
- Ho detto proprio così? - chiese curioso.
- Testuali parole -
- Forse avevo bevuto -
La ragazza gli dette un buffetto sulla spalla sorridendo – Era prima di cena -
- Va bene! Hai vinto... – rispose sospirando - L'ho detto, cosa vuoi che faccia? -
- Diciamo che è più un imposizione che però ti farà piacere – Greta scoppiò a ridere senza un motivo mentre Tom continuava ad essere sempre più perplesso.
- Io ho un piano da rispettare – disse Tom serio – dobbiamo andare in camera a studiare Anatomia -
- Che simpatico che sei – Greis scoppiò a ridere di nuovo scompigliandosi i capelli con una mano.
- Vuoi andare a giocare a Monopoli? - chiarì Tom –
- Split – lo interruppe Greis alzando lo sguardo verso il panorama ed indicando un punto indefinito della città, ma che probabilmente indicava la cosa più visibile:
- Voglio andare là – disse sicura.
- No – disse Tom serio – No! - scosse anche la testa per rafforzare il concetto. Inutilmente.
- Dai non ti far pregare, tanto lo sai che vinco io, quindi non fare storie -
- Ho detto di no! -
- Ok – rispose lei alzandosi e facendo qualche passetto verso l'uscita – vado a prendere la maglia -
- Greis ho detto di no! -
- Ci vediamo in camera! -
Tom prese la bottiglia e la svuotò nel bicchiere, bevendolo tutto d'un sorso – Ma ho detto di no... – sussurrò chiudendo gli occhi, quasi disperato, ma assolutamente curioso di sapere come sarebbe andata a finire. Era quello il bello di stare con Greis, i suoi piani se ne andavano sempre in fumo, e per quanto potesse essere perfezionista, ogni tanto gli piaceva vivere nell'incertezza.
      
____

Ed eccoci qua. Scusatemi per il ritardo, ma ho avuto svariate crisi mistiche. Crisi che includevano anche la scelta di abbandonare per un po' i TH. Beh, ci sto provando, ma non riesco a non scrivere. E' una grande contraddizione, lo so, però scrivere è la cosa che mi permette di liberarmi la testa, e se chiudo gli occhi vedo il continuo di questa storia, ed un'altra FF in progetto, sempre con loro protagonisti, e non so esattamente come gestire la cosa XD Vi tengo informate.
Vi ringrazio come sempre per i commenti e per le recensioni. ^^
Baci
Lale

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Capitolo 9
*** Neun. ***


9.

Lo yin e yang sono opposti.
Lo yin e lo yang diminuiscono e crescono: Sono complementari, si consumano e si sostengono a vicenda, sono costantemente mantenuti in equilibrio.
Lo yin e lo yang si trasformano l'uno nell'altro.
Lo yin e lo yang hanno radice uno nell'altro: Sono interdipendenti, hanno origine reciproca, l'uno non può esistere senza l'altro.

Greta si guardò le scarpe, le facevano male i piedi. A fianco a lei Tom si guardò le mani, erano fredde, se le mise in tasca ed alzò il viso verso la ragazza che piano aveva rialzato gli occhi e guardava dritta di fronte a lei, aspettando che l'ascensore arrivasse al piano terra.
- Sei il solito esagerato – gli sussurrò girandosi. Aveva gli occhi grigi, e li socchiuse leggermente inarcando le labbra in un sorriso.
Tom alzò le spalle guardando verso le porte, che piano si aprivano. Avanzò di qualche passe seguito da Greis.
- Visto che stiamo uscendo mi sembrava il minimo prendere delle precauzioni -
Tom continuò a guardare avanti, verso le porte girevoli dell'hotel, aveva un po' di ansia. Non voleva uscire, non l'aveva mai fatto da solo, mai a Parigi, anche se era notte ed anche se era grande e grosso per avere paura, non voleva uscire, e non sapeva neanche bene il perché.
- Gli occhiali da sole all'una di notte? -
Lui non la guardò, ma aveva stampata nella testa l'espressione esatta che aveva Greis in faccia. Anche se lei non capiva, perché era perfettamente ragionevole il fatto che qualcuno che non vive certe esperienze non possa capire a pieno la situazione, sapeva che si era impuntata sul voler uscire fuori perché voleva che lui stesse bene, ma lui stava bene anche dentro.
- Senti, vuoi uscire? Io esco così se non ti va bene torniamo sopra... - berciò il ragazzo fermandosi davanti alle porte girevoli. Prese Greis per un braccio e lei si girò a fissarlo. Labbra dischiuse, incerta su quelle parole si fece scivolare la mano dalla tempia al mento e poi mise i capelli dietro l'orecchio.
- Ok, ok, tieni gli occhiali... non ti voglio stare a sentire! – disse alzando gli occhi al cielo e avanzando vero la porta, ma Tom la bloccò di nuovo.
- Ma sei sicura? Insomma... dai, non possiamo stare qui? - 
- Mi fai capire di cosa hai paura esattamente? - La ragazza socchiuse gli occhi, indagatori, cercando si scrutare dentro quelli di Tom, che glielo stava lasciando fare, facendo trasparire tutto quello che stava provando. Era ansia, era paura, era incertezza. Insomma poteva sembrare una cazzata dal di fuori, ma non era facile rompere quella barriera.
- Non ho paura, è che se mi riconoscono che faccio? -
- Tom ti si vede a malapena la bocca! - si indispettì Greis incrociando le braccia.
Sospirò un paio di volte, poi guardò fuori. Senza dire niente avanzò entrando nelle porte girevoli seguito da Greis. Uscirono fuori ed avanzò ancora. Greis lo prese sottobraccio indicando davanti a lei.
Tom il profumo della libertà non lo sentiva, piuttosto sentiva odore di smog, come tutte le volte che usciva in strada. Si diceva sempre che aveva le narici sensibili agli odori forti.
- Guarda Split c'è anche una macchina che ci aspetta – disse sorridendo Greis indicando non lontano da loro una macchina nera e lucida..
- E da dove salta fuori? - si sorprese lui fermandosi accigliato a visionare la situazione.
- Diciamo che io in inglese mi faccio capire, a differenza di qualcun altro -
Non le rispose, si avvicinò all'auto ed alzò lo sguardo verso il cielo, delle goccioline gli ricoprirono le lenti scure degli occhiali, le poteva vedere schiantarsi su di lui perfettamente tonde.
- Lo sapevo che avrebbe cominciato a piovere – sussurrò, mentre Greta apriva la portiera ed entrava dentro la macchina.
- Cosa? - domandò la ragazza mentre lo guardava chiudere lo sportello e sospirare ancora. Si allentò un po' la sciarpa dal collo e si sistemò la maglia sotto al sedere.
 - Ho detto che lo sapevo che avrebbe piovuto... – disse guardando di fronte a lui. Si tolse gli occhiali e cominciò ad asciugarli con il lembo della maglia.
Greta scoppiò a ridere mentre cercava qualcosa nella sua borsa, non sapeva cosa, era un riflesso incondizionato. Cercare nella borsa qualcosa di cui non aveva bisogno, o qualcosa che sapeva di aver lasciato a casa faceva parte della serie infinita delle sue manie. Come quella di toccarsi i capelli e farci i nodi, quando ascoltava qualcuno parlare, o quando era annoiata, oppure quando contava le mattonelle dei muri e ci vedeva sempre delle piramidi dentro, o quando fissava le scarpe delle persone in metro.
 - Wow sei anche meteorologo, che uomo dalle mille capacità! -
- Veramente me l'hai detto tu. Quando hai gli occhi grigi di solito piove... – disse con noncuranza Tom mentre la ragazza fece un cenno all'autista che mise in moto la macchina e partì immettendosi nella strada.
Greta si immobilizzò a quelle parole sbattendo la schiena contro il sedile, e metabolizzandole. Si girò piano verso di lui guardandolo seria, gli prese una mano come per compassione. Era come se gli dispiacesse di averlo ridotto così, diceva delle cose seriamente strane e compromettenti. Non in senso negativo, era contenta di ricevere quel tipo di attenzioni, ma quasi stentava a riconoscerlo, era completamente partito.
- Tom... - sussurrò scuotendo la testa e sorridendo allo stesso tempo.
- Lo so – la interruppe lui prendendo una gomma da masticare dal pacchetto e facendosela scivolare in bocca - la smetto di fare il mieloso, in effetti mi sto disgustando da solo – cominciò a masticare rumorosamente, come faceva quand'era piccolo e Greta sorrise.
- Oh piccolo dolce Split... - disse lei poggiando la testa sulla sua spalla. Ma Tom scoppiò a ridere, e scoppiò a ridere anche lei mentre si rigirava la mano destra del ragazzo tra le sue. La girò di palmo e vide la cicatrice al centro, che tagliava di netto le linee della mano. Non era molto lunga, ma era profonda, se lo ricordava esattamente come se l'era fatta ed era strano come se ne fosse dimenticata, perché ce l'aveva anche lei, e ce l'aveva anche Bill, ma spesso quando hai sempre una cosa davanti agli occhi, non gli dai mai il giusto peso.
- Uh! - esclamò sorpresa – Il patto di sangue! -
Tom abbassò lo sguardo verso la sua mano e passò il pollice sopra la cicatrice.
- Strano che non ci siamo presi il tetano tutti e tre – rispose ironico, mentre Greta gli metteva il palmo della sua mano destra sotto al naso.
- La mia è più corta – constatò la ragazza.
- Certo, appena avevi proposto la cosa del patto di sangue ti sembrava una figata, poi quando Bill ti aveva inciso la mano per poco non correvi via in singhiozzi -
- Era una figata, e lo è ancora! – sorrise Greis – E poi avevo sette anni, cosa ti aspettavi, gioia e giubilo mentre Bill mi squartava il palmo della mano -
- Squartava? Era un taglietto... - rispose Tom storcendo il naso.
- Comunque, ogni tanto me ne dimentico di quante cose stupide abbiamo fatto, questa mi aiuta a ricordare -
- Anche le altre trecento cicatrici che ho addosso, a me aiutano a ricordare tutte le volte che mio fratello ha tentato di uccidermi -
- Beh, anche lui non sta messo meglio -
- Si ma lui non è entrato di faccia in un tavolino di vetro! -
- Cavolo! - disse Greta tra i denti sbattendo il pugno sul palmo della mano – Quella me la sono persa! -
- Non ridere delle mie disgrazie... – scherzò Tom guardando fuori dal finestrino – Quella volta mi sono fatto veramente male! -
La pioggerellina iniziale si era trasformata in un diluvio. Stava piovendo fortissimo, ma la cosa sembrava non dare alcuna preoccupazione a Greta, che guardava fuori nella sua stessa direzione, con un sorriso sul viso.
- Allora, come ti sembra il mondo visto da fuori? - gli chiese dopo un po'.
- Veramente siamo dentro una macchina, e Parigi da dentro una macchina l'ho vista tremila volte – rispose lui saccente.
- Allora cambio domanda, come ti senti a sapere che tra poco vedrai un pezzo storico di questa città con me camminando per strada come un comune mortale? -
- Certo non potevi scegliere momento migliore; sta diluviando -
- Come sei pesante! E poi da quando ti spaventano due gocce d'acqua? -
- Quando penso che in questo momento potevo stare tranquillamente stravaccato sul mio letto a fare altro -
- A fare cosa? - chiese Greis curiosa.
- Giocare a Monopoli ad esempio – disse seriamente – Per una volta vorrei riuscire a costruire su Werderplatz, me la rubava sempre Bill -
- Tu però avevi sempre tutte e quattro le stazioni, e mi rompeva terribilmente! -
- Ero un campione a Monopoli – rispose lui orgoglioso.
- Eri il campione di Loitsche, è vero, me lo ricordo – lo assecondò la ragazza seria.
- Veramente ero il campione di tutta la Sachsen-Anhalt... -
- Giusto – annuì Greta alzando le sopracciglia, scettica.
- A Natale voglio giocarci di nuovo, per davvero – continuò Tom girandosi verso Greis.
Lei lo guardò ed annuì serena. Mancava poco a Natale, e la città era illuminata a festa. Era bellissima Parigi, anche da lì, ma lei amava sopratutto Amburgo quando era Natale, perché quando c'era quella festa, voleva dire che i suoi amici tornavano a casa, e che avrebbero passato una settimana magnifica fatta di giochi, caminetti che non si accendono, palle di neve che immancabilmente finivano per ricoprirla dalla testa ai piedi e mangiate epocali.
Per quello amava il Natale, per quello odiava la neve.
La macchina si fermò all'improvviso e l'autista non disse niente. Greta si sporse dal suo lato del finestrino e sorrise.
- Ci siamo Split, cavolo è enorme! -
Tom si appoggiò a lei per vedere fuori dal finestrino e strizzò gli occhi, pioveva fortissimo.
- Greis ma sei sicura che sia una buona idea...? -
- E' notte, piove e non c'è nessuno, quindi, usciamo! -
Si abbassò davanti e lei e si sfilò le scarpe – Mi stanno uccidendo queste trappole – e subito dopo aprì lo sportello.
- Dove vai scalza? - chiese Tom sconvolto.
- Dai su, non farti pregare, vieni fuori – le rispose lei avanzando verso la Tour Eiffel mentre Tom la guardava con gli occhi sbarrati, mentre scendeva dalla macchina.
- Cazzo Greis sta diluviando -
- Non è bellissimo? - le urlò lei camminando all'indietro.
- NO! - gridò lui in tutta risposta.
Si tolse gli occhiali da sole, non vedeva granché perché la pioggia li aveva bagnati in un attimo, però appena lo fece, la prospettiva cambio radicalmente. C'erano le luci che illuminavano la Tour Eiffel e c'era Greis, scalza con le braccia aperte, il viso verso il cielo e la bocca spalancata.
Era così bella che gli ricordava tutta la vita, non un singolo episodio. Era come se stesse per morire e gli scorresse tutta la sua esistenza davanti, con la differenza che non stava morendo. Riusciva perfettamente a vedere il primo giorno di scuola, la prima sigaretta, la prima volta che aveva capito che l'amava, la prima volta che aveva fatto l'half-pipe con lo skate. In quasi tutte le prime volte più pericolose lei c'era, era lì a fissarlo, a scuoterlo, a gridargli quanto era stato idiota, e che l'aveva fatta spaventare. In tutti i modi lei c'era sempre ed era una sicurezza che lui nel suo stato aveva bisogno di avere. Nessuno riusciva a capire cosa si provasse a vivere dietro un muro, nessuno poteva immagine le imposizioni e la voglia costante di scappare e fregarsene di tutto.  
Ma poi vedeva Greta e le paure passavano, e diventavano fogli di carta che volavano leggeri nell'aria. Per quello era diventato egoista, e la voleva solo per lui e per Bill, per quel motivo era geloso, perché senza di lei tutto sarebbe crollato e il suo mondo di paure sarebbe tornato. Delle persone a Tom non importava quasi mai niente, le conosceva, ci parlava, scherzava, ammiccava, ma non le vedeva mai veramente. Gli bastava vedere le persone che amava, e non voleva chiedersi che cosa sarebbe successo se le avesse perse, perché quando sarebbe successa una cosa simile, poi probabilmente sarebbe morto, e non voleva pensare alla sua morte.
La paura andava via perché c'era lei che lo guardava e sorrideva, e lui aveva bisogno solo di quello.
Piegò gli occhiali e li mise in tasca, iniziò a ridere avvicinandosi a Greta e cingendole i fianchi.
- E' veramente una cosa senza senso e priva di logica -
- Lo so Tom, è per questo che è bella – sorrise Greis prendendogli il viso con le mani e dandogli un bacio a stampo.
- Für eine Nacht, für einen Tag, für einen Moment in dem du lachst... - disse sicura guardandolo negli occhi, prima di girarsi tenendolo per mano, ed iniziare a correre disperatamente fino a sotto la torre. Aveva tutti i collant fradici e sentiva di scivolare ad ogni passo, ma non le interessava, continuava a correre, sperando che Tom non fosse rimasto ancorato dov'era. Si fermò di scatto rischiando di cadere all'indietro, ma Tom la riprese al volo con il fiatone.
- La prossima volta avvisa prima di iniziare a correre i 100 metri – le disse con gli occhi sgranati. Greta si mise in piedi e alzò di nuovo il viso verso il cielo, era decisamente imponente la struttura che si trovava davanti.
- E' difficile vederla bene con la pioggia negli occhi, però è bella – disse sicura tornando a guardare Tom che fissava invece un punto in lontananza sforzando la vista e corrugando la fronte. L'odore di pioggia era talmente forte che andava al cervello, e i piedi di Greis stagnavano in un pozza di acqua, al limite del congelamento, ma resisteva nonostante avesse cominciato a tremare. Si erano messi sotto la Tour Eiffel, vicino ad uno dei quattro piedi, ed ora Tom alzava il braccio ed indicava un luogo lontano. Greta si avvicinò e lo abbracciò girando il viso verso il suo braccio teso.
- Lì, abbiamo suonato il 14 luglio del 2007, c'era la gente che arrivava fino a qui... - disse orgoglioso, abbassando il braccio e cingendo la ragazza.
- Me lo ricordo – rispose Greis sorridendo – Mi ricordo le telefonate nel panico e l'ansia pre show... come se fosse ieri -
Tom sorrise annuendo pensieroso, mentre lei appoggiava l'orecchio contro il suo petto e fissava la pioggia che sbatteva a terra. Immaginava quanta paura dovessero avere le gocce di pioggia, che arrivavano dalle nuvole e si schiantavano letteralmente al suolo, scomponendosi. Non doveva essere piacevole essere una goccia di pioggia. E proprio in quell'istante, proprio mentre pensava alle gocce di pioggia, si rendeva conto di quanto quel preciso momento l'avesse atteso da una vita. Era semplice, lei nelle braccia di Tom, sotto la Tour Eiffel e la pioggia.
- Perché stai facendo tutto questo? - Il ragazzo entrò nei suoi pensieri e lei si staccò dal suo petto e lo guardò negli occhi un po' sorpresa.
- Perché ti amo e so che ne hai bisogno – disse indicandogli il petto – e so anche che tutto è finito troppo velocemente e ti sei perso un sacco di cose... vi siete persi un sacco di cose -
- E' vero– rispose un po' triste dandole un bacio sulla fronte.
- Sai cosa vorrei? - sussurrò Greta – Che Bill fosse qui con noi... -
Tom sorrise – Anche io, già vi vedevo che giocavate a nascondino sotto al diluvio universale -
Greta scoppiò a ridere stringendosi un po' di più a Tom, stava tremando di freddo.
- Allora vorrà dire che torneremo qui e faremo la stessa cosa, anche con lui -
- Va bene – annuì Tom – Ora però possiamo andare che mi sto ibernando? -
La ragazza si staccò dalla presa e gli prese la mano – Solo perché mi sto ibernando anche io, altrimenti sarei rimasta qui ancora a lungo -
Si avviarono verso la macchina mano nella mano, sotto la pioggia, camminando piano. Greis finì improvvisamente sulla strada di Tom e gli mise una mano in testa facendogli scivolare via i cappucci dalla testa – Non è giusto che mi bagno i capelli solo io – disse indispettita mentre lui rideva e ricominciavano a camminare.
Fianco a fianco.

_____

Non disse niente, assolutamente niente. Una volta entrati nella suite si tolse il cappotto fradicio, mentre Tom si levava frettolosamente le due felpe che aveva addosso. Si stavano baciando appassionatamente dall'interno dell'ascensore ed era chiaro come sarebbe andata a finire la serata, ed entrambi non vedevano l'ora.
Greis continuava a non parlare, era concentrata su quello che stava guardando, su quello che sentiva nel petto. Lo prese dalla maglia e lo trascinò in bagno con quanta forza aveva in corpo, aprì la cabina doccia immensa ed anche il getto di acqua. All'inizio uscì gelida, ma nessuno dei due se ne accorse, probabilmente perché Greta era impegnata a togliere le maglie di Tom, e lui era impegnato a capire come si sfilava quel dannato vestito. Poi quando entrambi riuscirono a capire, poterono finalmente diventare una cosa sola, come diceva Für immer jetz... siamo una cosa sola come lo Yin e lo Yang.

Quattro settimane dopo.

- Perché mio fratello ha il pacco più grande?
- Oh, sul pacco di Bill non mi ci sono mai soffermata, però siete gemelli, in teoria non dovrebbe essere uguale al tuo? - chiese Greis perplessa.
- Parlavo del regalo, scema! - rise Tom - E comunque anche se siamo gemelli io sono quello più dotato... -
- Chiederò conferma a Bill! – rispose la ragazza sghignazzando divertita – Ti vanti troppo del tuo pene, neanche fosse d'oro! -
Tom aprì la bocca per rispondere, per poi richiuderla e continuare a fissare la strada, basito.
- E poi è più grande il suo pacco, perché è stato bravo quest'anno, e si meritava un bel regalo -
- Perché io sono stato cattivo? Sono stato impeccabile! Perfetto amico, perfetto confidente e fidanzbrndmd...
Greis si girò verso di lui perplessa, socchiudendo gli occhi e scrutandolo come faceva di solito quando Tom parlava nella sua lingua strana, che capivano solo lui e Bill.
- In tedesco bitte? -
- Ho detto che sono stato perfetto, in tutto, perché ho il regalo più piccolo? -
- Stavi dicendo fidanzato? - insistette la ragazza.
- No, ho detto, fidato, non fidanzato... amico fidato... - annuì mentre girava il volante e si immetteva in una via laterale, non molto lontano da casa.
- Tom se dici fidanzato non succede niente, non prederai fuoco da solo... anche perché non stai dicendo niente di strano, se non la verità -
- Sì ma fa un po' strano, è una parola così vecchia -
- Va bene te lo concedo... tuttavia, non sai neanche cosa contiene la scatola, perché stai facendo storie? -
- Il pacco più grande ha sempre la sorpresa più bella – ammiccò lui girando il viso verso la ragazza sporgendo le labbra subito dopo, aspettandosi che Greis gli lasciasse un bacio a stampo, ma la ragazza rimase esattamente dov'era, fissandolo perplessa.
- Ok, vorrà dire che cambierò regalo, e non lo avrai stasera come tutti gli altri bambini -
- No Greis io lo voglio stasera! -
- Beh se vuoi che lo cambi – rispose la ragazza facendo finta di essersi offesa – dovrai aspettare, poi chissà cosa troverò nei negozi dopodomani... gli scarti degli scarti... -
Tom ci rifletté un attimo girando nuovamente il volante e premendo il telecomando del cancello di casa, che da lontano cominciò ad aprirsi lentamente verso l'interno.
- Va bene – disse sconfitto – sono sicuro che mi ha regalato una cosa bellissima -
Si sporse di nuovo verso Greis con le labbra attendendo un bacio, e stavolta la ragazza lo accontentò sorridendo subito dopo.
- E tu cosa mi hai regalato? - chiese contenta.
- Oh, io e Bill quest'anno ti abbiamo fatto un regalo che milioni di ragazze sognano ogni notte -
- Una carta di credito illimitata che attinge direttamente dal vostro conto in banca? - provò ad indovinare Greis alzando un sopracciglio.
- No – rispose scettico Tom avanzando verso il viale di casa – Però abbiamo scelto bene... -
- Perché l'avete fatto insieme? - chiese Greis ad un certo punto, mentre Tom si fermava e metteva il freno a mano togliendosi la cintura di sicurezza.
- Come ogni anno Greis – rispose tranquillamente scendendo dalla macchina.
Greta rimase per un attimo perplessa nell'auto fissando le porte finestre davanti a lei dove intravedeva Bill che camminava avanti e indietro, tutto indaffarato. Quell'anno però non era come tutti gli altri anni; quel Natale stavano insieme lei e lui, e per quanto volesse bene a Bill, avrebbe voluto tanto che lui le avesse fatto un regalo da solo, e non con la partecipazione del gemello. Sospirò un paio di volte, e poi scese dalla macchina, mentre Tom si impegnava a prendere il regallo grande e pesante di Bill. 
- Cosa cazzo gli hai comprato a mio fratello? - chiese il ragazzo a fatica arrancando tra la neve cercando di non cadere.
- Poi vedrai – rispose Greis sovrappensiero – Il tuo pacchettino minuscolo lo prendo io – lo informò andando nel bagagliaio e prendendo il pacco per Tom, che era convinta, gli sarebbe sicuramente piaciuto più del regalo che aveva fatto a Bill. Almeno quel Natale non avrebbero litigato.
Seguì Tom in casa e appena posò il pacco per Tom sotto l'albero si vide Bill comparire davanti con un sorriso convincente e due corna da alce rosse e verdi in testa.
- Cappello da Babbo Natale o corna d'alce? - chiese entusiasticamente mostrando le due opzioni a Greta, che si toglieva il cappotto fissandolo sconcertata.
- Penso che sceglierò il cappello – rispose Greis prendendo il cappello mentre Tom arrivava al suo fianco già libero dalla giacca.
- E per te Tomi sono rimaste le corna! - esclamò Bill raggiante tentando di metterle in testa al fratello.
- Ancora le corna dell'alce vanno in giro? - berciò Tom allontanandosi dalle grinfie del fratello.
- Su Tomi! Cerca di entrare nello spirito natalizio... – supplicò Bill avvicinandosi ancora e molestandolo con le corna dell'alce.
- Sono entrato nello spirito natalizio da quando ho varcato la soglia di casa! - disse Tom – Hai messo le palline dell'albero di Natale appese anche nel cesso! -
Greta scoppiò a ridere andandogli vicino e ficcandogli a forza il cappello da Babbo Natale.
- Bill, a tuo fratello fagli fare l'anziano obeso, io e te facciamo le alci pazzerelle – disse Greis prendendo le corna dalle mani di Bill e mettendosele in testa.
- Ecco Tom, prendi esempio da Greis, lei sì che sa entrare nello spirito natalizio -
Tom alzò gli occhi al cielo sistemandosi il cappello in testa ed andandosi a sedere a tavola.
La cena trascorse piacevolmente, come ogni anno. La mitica insalata di patate di Simone aveva riscosso il tradizionale successo come tutte le altre volte, e Bill come sempre si era ingozzato perché voleva essere il primo a sedersi sotto all'albero per aprire i suoi regali. La loro tradizione annuale consisteva nel sedersi loro tre prima degli altri sotto all'albero e scambiarsi i regali che si erano fatti.
Due anni prima i gemelli avevano regalato a Greis la cialdiera per fare i waffles, che Greis custodiva gelosamente nella sua scatola, ancora immacolata. Regalo utilissimo. L'anno precedente invece se l'erano cavata con una borsa griffata scelta da Bill che le aveva fatto venire le lacrime agli occhi. Quello era stato apprezzato molto di più.
- Ok ok diamo i regali? - chiese eccitato Bill battendo le mani; ma nessuno gli rispose, così andò sotto l'albero e cominciò ad agitare i pacchi uno ad uno per cercare i suoi. Subito dopo arrivarono anche Tom e Greta che cominciarono a fare la stessa cosa, se non che il gemello  iniziò a molestare la ragazza per sapere cosa ci fosse nel suo regalo.
- Greis non mi avrai regalato un frullatore? -
- Cavolo, quello sì che era perfetto, perché non mi è venuto in mente prima? -
- Ed a me cosa mi hai regalato? - si intromise Bill.
- Una museruola con gli strass – disse Greis ironica mentre l'amico metteva il broncio.
- Beh, visto che sei così stronza stasera, il nostro bellissimo regalo forse potrà rallegrarti – le disse Tom passandole una busta rossa, un po' rigonfia al centro.
- Non sono stronza stasera – disse la ragazza prendendo la busta dalle mani di Tom.
- Già tu lo sei sempre – rispose Bill storcendo la bocca.
Greis non lo ascoltò, si limitò a sorridere e ad aprire la busta rossa. Ne tirò fuori un lungo nastro nero, alla quale fine era attaccato un cartoncino plastificato.
- Bello! - disse Greis facendo finta di essere contenta - Il pass del nuovo tour! Figo... lo metterò insieme agli altri – continuò poco convinta mentre i gemelli la osservavano sconcertati. Tom fissava Greis catatonico rigirandosi le mani mentre Bill fissava Tom serio sperando evidentemente che dicesse qualcosa. Qualsiasi cosa.
- Grazie – disse ancora Greis ripiegando il nastro intorno al pass e poggiandolo per terra.
Bill dette una violenta gomitata a Tom, che si riprese dal suo stato di dormiveglia.
- No, ecco... diciamo che il pass... serve... cioè servirà per il tour, nel caso in cui tu diciamo che... volendo potresti, tu, io e Bill, noi insomma... dato che la distanza, io e te, ora stiamo insieme... non dobbiamo creare problemi che non ci sono quindi il pass diciamo che potresti... se vuoi ovviamente... tu e noi potresti usare il pass... ecco diciamo... -
- Quello che vuole dire Tom è che noi vorremmo che tu venissi in tour con noi, e quello è il pass all access per far parte del nostro staff – lo interruppe il gemello.
Tom fulminò Bill con lo sguardo.
- Tu non ti muovevi! - si giustificò il fratello mentre Tom rivolgeva di nuovo il viso verso Greis, che si era immobilizzata a fissare il tappeto persiano sotto di lei.
- Greis per me è importante, tre mesi senza di te ed impazzisco veramente -
- Tom – disse lei alzando gli occhi verso il ragazzo – durante il tour siete solo stressati, io cosa dovrei venire a fare?! Sarei solo tra i piedi, senza contare che vi ricordo che io ho un lavoro... -
- Per quello non devi preoccuparti – disse Bill sicuro – ci penso io.
Greta lo fissò e la bocca si spalancò – Ed è per questo che dovrei stare tranquilla? L'ultima volta che ti ho lasciato fare mi hai trasformato nella tua versione femminile... o maschile -
- Cosa c'entra ora? - si indispettì Bill – Qui stiamo parlando della nostra salute mentale in tour Greis, che è sul limite tra pazzia e... pazzia! Saremo molto stressati, questo è vero, però abbiamo bisogno di te! -
- In tutti gli altri tour non c'ero e siete ancora vivi! - continuò Greis.
- Ma ora è diverso – disse Tom cupo in viso – io ho bisogno di te come non mai, e non resisto tre mesi senza vederti... non ora, credimi se potessi non te lo chiederei, essere dipendente da te mi fa sentire così debole -
- Tom questa frase era l'ultima spiaggia, perché l'hai detta adesso? - chiese Bill nervoso dando uno schiaffio al braccio del gemello.
- Bill stai zitto, non mi pare che la cosa stia andando come previsto! - rispose Tom massaggiandosi una tempia.
- Vi eravate pianificati anche il discorso? - si informò Greta.
- Solo un pochino – sorrise dolcemente Bill. Com'era bravo a recitare. Era il classico sorriso che se seguiva la frase “Ti vai a buttare da un ponte per favore?” il malcapitato andava davvero a buttarsi nel fiume.
- Split lo so che sarà difficile ma non possiamo permettere che una cosa del genere ci abbatta -
- Greis ti prego – disse Tom serrando le labbra – Ti prego, fallo per me, se non vuoi farlo per Bill -
- Ehi! - disse Bill offeso.
- Bill stai tranquillo, se lo faccio lo faccio per entrambi, ma il problema non si pone, perché non lo farò! - Greta sorrise falsamente e si alzò dal tappetto andando verso la borsa per prendere una sigaretta.
- Greis guardaci siamo in ginocchio – sentì la voce di Bill dietro le sue spalle, e appena si girò li vide davvero con le ginocchia per terra, ed uno con lo sguardo abbattuto e l'altro con lo sguardo da fascinoso seduttore deficiente.
- No ragazzi, non se ne parla proprio... - rispose Greta sicura di sé mentre si allontanava ancora, non voleva pensarci, non era proprio nei suoi più reconditi pensieri partire in tour con loro... mai e poi mai. Eppure Tom glielo stava chiedendo in quel modo così disperato, che non poteva dirgli di no, ma sentiva che doveva. Tre mesi in tour per l'Europa e aveva paura che quel tipo di situazione avrebbe potuto rovinare il loro rapporto. Ma non voleva pensare, voleva solo far passare l'ennesimo Natale senza litigare per i regali. Ma non era troppo convinta che ci sarebbe riuscita.


Una settimana dopo.

- Sigaretta? - Gustav guardò Greta sorridendo cordiale, e la ragazza le passo il pacchetto di Marlboro che aveva in mano mentre Georg le dava una leggera spallata.
- Accendino? - La ragazza si girò verso di lui e gli passò quello nero che aveva in mano. Dopo che tutti e tre furono muniti della loro dose di nicotina ci fu un po' di silenzio, si godevano il vento del nord, gelido. Anche se faceva freddo non c'era niente di meglio di quell'aria per svegliarsi definitivamente.
- Greta silenziosa – disse Gustav sussurrando – Cosa le frullerà per la testa, eh Georg? -
- Non lo so – rispose l'amico – Me lo chiedo da diversi giorni -
- Oh finitela! – disse la ragazza sorridendo triste – Lo sapete benissimo... -
- E' per la questione del tour? - chiese il batterista finto sorpreso, come se non lo sapesse che i pensieri di Greta si concentravano tutti in quel dibattito interiore che durava ormai da una settimana.
La biondina annuì aspirando un altro po' di fumo per poi girarsi prima verso Georg e poi verso Gustav – Voi che ne pensate? -
Il bassista sospirò sonoramente guardando il cielo, mentre Gustav assunse un'espressione alquanto perplessa, prima di cominciare ad annuire con la testa.
- Se devo fare un discorso prettamente egoistico, ed io non sono egoista – si affrettò a precisare - ti supplicherei in ginocchio di venire con noi e mollare tutto -
- Già – gli fece eco Georg.
- Perché? - chiese Greta stupita sgranando gli occhi.
- Tu non hai idea – riprese il bassista – di cosa è significato stare con Tom quella settimana a Parigi -
- Era insopportabile – continuò Gustav.
- Tom è sempre insopportabile – rispose Greis.
- Appunto! - si animò Georg gesticolando con la sigaretta – Tu pensa ancora più insopportabile di quanto lo è solitamente -
- Praticamente invece di parlare, abbaiava – continuò Gustav – E se ci vuoi un pochino di bene dovresti venire a salvare l'integrità del gruppo -
- Già – disse ancora Georg, ancora più convinto.
- Sì ma, forse era perché ci eravamo appena messi insieme, la distanza così improvvisa ci ha colto di sorpresa, poi lo conoscete, è fatto così -
- E' fatto di merda – berciò Georg buttando la cenere sul prato.
- Ma a parte questo... - continuò Gustav buttando un'occhiataccia al bassista – Non vogliamo confonderti più di tanto, sei tu che devi scegliere – le posò una mano sulla spalla e Greis ci poggiò una guancia socchiudendo gli occhi.
- A volte sogno di quando venivo ad ascoltarvi in sala prove, ed eravate così convinti che un giorno sareste diventati famosi... è uno dei miei sogni preferiti. Mi ricordo che Simone mi dava sempre il thé alla pesca da portarvi d'estate, e che Tom fumava di nascosto dietro alla sala. Mi ricordo l'odore di birra che si respirava in quel posto, mischiato a quello di fumo... mi ricordo di quanto vi sentivate grandi là dentro... ed adesso fate tour in tutto il mondo, ed io sono rimasta quella che vi vede dai margini, dal di fuori... Io sono sempre rimasta qui, ad aspettarvi, anche se quando sognavate tutto questo, c'ero anche io ad immaginare con voi -
- E' vero Greis, tu ci sei sempre stata, per ognuno di noi, e questo sogno è anche un po' tuo, non vorresti viverlo più da vicino? -
- Pensavo che mi sarebbe bastato viverlo da qui, ma... ora che c'è questa cosa con Tom, non so se ho ancora voglia di rimanere ai margini, vorrei davvero condividere tutto con lui, con Bill, con voi... l'ansia e la paura prima di un concerto, i brutti momenti, la felicità... qualsiasi cosa, e se rimango qui non potrò mai farlo -
- Greis tu ti sei sacrificata moltissimo per noi – le disse Gustav amabilmente accarezzandole leggermente la guancia con la mano a cui si era appoggiata – sei sempre stata impeccabile, e noi ci fidiamo di te più di qualsiasi altra persona al mondo, e vorremmo davvero che tu venissi con noi. Sei più di un'amica, sei una sorella. -
- Oh Gus – rispose lei avvicinandosi ancora un po' al batterista – sei così dolce -
- Già – rispose Georg scettico aspirando ancora nicotina.
- Però, se non te la senti di venire, se hai paura di abbandonare la tua vita per qualcosa che non pensi che ne valga la pena... -
- No – lo interruppe Greta punta del vivo – Gus no! Non è così... -
- Ma è così che la stai facendo apparire... - disse Georg girandosi a fissarla, alzando un sopracciglio.
- Oh ragazzi, non dico che non vale la pena, dico semplicemente che ho qui la mia vita, ho le mie cose... sto considerando i pro ed  i contro -
- Sì ma  qui non ci siamo noi... – continuò Gustav sorridendo ancora.
Greis gli occhieggiò per bene per poi sospirare – Non è che vi ha mandato Tom a farmi il lavaggio del cervello?! -
- No stavolta lui non c'entra – rispose Georg sicuro – e neanche Bill... -
- E' che noi vorremmo davvero che tu venissi con noi Greis... -
- E poi Michelle avrà bisogno di compagnia – continuò Georg lanciando la sigaretta nel prato e passandosi una mano tra i capelli – Non vorrai mica lasciarla sola? -
- Voi due avete frequentato troppo Cip e Ciop Kaulitz! - disse la bionda.
- Oh, non siamo bravi quanto loro – disse Gustav annuendo – ma ci stiamo lavorando -
- Siete arrivati alle torture psicologiche, direi che ci siamo! -
- Dai Greis, noi ti abbiamo fatto considerare il cerchio completo della situazione – rispose Georg mimando un cerchio con le mani – Ora sei tu che devi scegliere se centrarlo oppure andare fuori dalla linea -
Greis lo fissò un attimo basita, prima di sentire un bacio sulla testa proveniente dal batterista – Noi abbiamo fatto il nostro sporco lavoro, ora tocca a te -
Georg fece lo stesso, prendendole la testa, per poi alzarsi e seguire Gustav dentro lo studio. Appena riaprirono la porta per poco sentì la voce la Bill che cantava, ed appena si schiantò di nuovo tornò il silenzio di quella gelida mattina di dicembre. Mancavano pochi giorni al nuovo anno e si domandava cosa ne sarebbe stato di lei. Da un lato voleva andare, lo voleva a tutti i costi, dall'altro la paura di lasciare la via sicura per qualcosa di più inusuale la terrificava totalmente. E poi c'era Tom, effettivamente era impensabile pretendere che loro due riuscissero a stare lontani tutti quei mesi, non in quel momento, magari nei tour successivi avrebbero potuto provarci, ma ora avevano solo bisogno di consolidare meglio il lato amoroso del loro rapporto, che già era abbastanza strano per conto suo, senza distanza di mezzo. Forse era arrivato il momento di partire per davvero.


La sera stessa.

- Perché stai dicendo di NO a priori? -
- Non è un NO a priori Tom, so cosa sto facendo! -
- Cosa stai facendo Greis? Ti stai allontanando da me! -
- Non dire cazzate Tom e non fare il melodrammatico... nessuno si sta allontanando da nessuno. Sto decidendo di mantenere le cose come stanno, siamo sopravvissuti fino ad ora, cosa pensi che sia cambiato? -
- Cosa penso che sia cambiato? Greis ma ti stai sentendo? Stai dicendo stronzate in serie! -
- Tom – sospirò la ragazza – Non posso! Qui ho la mia vita, non posso lasciarla per mesi perché devo andare in tour con i Tokio Hotel! -
- Invece sì, perché sei la mia ragazza e te lo sto chiedendo da una settimana in tutti i modi possibili, e voglio che tu venga con me! -
- Sei un egoista! Tu pensi solo a te, e non ti accorgi di quello di cui ho bisogno io... -
- Greis – disse Tom avvicinandosi con un sorrisetto compiaciuto sul viso – Tu hai bisogno di me -
Greta lo guardò di sbieco per poi spostare gli occhi in un'altra direzione. Quando era così sicuro di sé le dava fastidio.
- Tom ti prego, non rendere tutto più difficile... - la ragazza lo guardò con gli occhi languidi, e si appoggiò al suo petto, lui le accarezzò la testa dolcemente.
- Tanto lo sai che stavolta vinco io, ho ancora un mese per convincerti, e credimi, farò di tutti per farti venire con noi... -
- Non ti arrendi mai vero? - disse Greis stringendolo più forte e sorridendo leggermente.
- Lo sai che ho la testa dura -
- Veramente avevo un'altra parola in mente che inizia sempre con testa, ma non finisce con dura -
- Proprio a tal proposito – disse il ragazzo staccandosi dall'abbraccio e mettendosi una mano in tasca – Ho qui alcune argomentazioni che troverai interessanti -
La biondina aggrottò le sopracciglia e si sedette sul letto di Tom, scoraggiata.
- Sentiamo -
- Il tuo piccolo Tomi ha fatto una lista dettagliata dei pro e dei contro -
- Oh! - esclamò Greis – Sono proprio curiosa di sentire cosa hai scritto! -
Tom si schiarì la voce e si sedette vicino a lei spiegando il foglio bianco e stropicciato che aveva tenuto in tasca.
- Parto con i pro – disse solenne – Numero uno: starai insieme a me -
- E sarebbe un pro? - chiese Greis mettendosi la mano sotto al mento – sei sicuro? -
- Stai zitta. – gli intimò il ragazzo serio – Numero due: avrai la possibilità di visitare tantissimi nuovi paesi, visto che ti piace tanto viaggiare... -
- Questa è una buona argomentazione – la bionda si appoggiò con i gomiti sul letto e fece segno a Tom di continuare.
- Numero tre: potremo farci la manicure insieme...? - Tom abbassò gradualmente la voce per poi grattarsi la fronte - Aspetta questa l'ha scritta Bill... -
- Anche questo punto mi piace – annuì Greis seria verso Tom che ora la guardava indignato.
- Preferisci la manicure con mio fratello che stare con me? -
- Ma Bill ha gli smalti di Chanel! - si giustificò la ragazza.
- E che c'entra? Io sono il tuo faro nella notte, la luce dei tuoi occhi, la stella più brillante del tuo cielo personale... – disse gesticolando animatamente mentre Greis si rimetteva seduta e lo scrutava seria.
- Qual'è la numero quattro? -
Tom si fermò e spiegò di nuovo il foglio. La guardò e alzò le sopracciglia, ammiccando.
- Numero quattro: sesso libero -
- Ohh! - esclamò Greis – Questa mi piace di più della manicure -
- Te l'avevo detto che avevo trovato delle ottime argomentazioni – si compiacque Tom.
- Beh Split devo dire che ti sei dato da fare – disse la ragazza sedendosi a cavalcioni su di lui.
- Vero? -
- Sì infatti, proprio per premiare tutta questa buona volontà... - ammiccò Greta – potremo fare un ripasso del pro numero quattro... -
Tom non se lo fece ripetere mezza volta e le cominciò a baciare l'orecchio delicatamente, mentre Greta continuava a pensare che ormai era decisa a dire di sì, ma che tenerlo sulle spine era troppo divertente. Però lui aveva cominciato a baciarle il collo, e lo sapeva che quando le baciava il collo lei andava completamente in tilt.
- Quindi il tuo è un sì? – le sussurrò Tom tra un bacio e l'altro.
- Forse – sussurrò in risposta Greis ormai incapace di intendere e di volere.
- Ho altri metodi molto più convincenti... se vuoi te li mostro... – disse ancora Tom staccandosi e guardandola, mentre lei era con gli occhi chiusi ed il respiro mozzato, a causa di quei baci.
Greis iniziò ad annuire come un automa – Sei un maledetto stronzo -
Tom la prese di peso e la mise di schiena sul letto – Lo so – disse compiaciuto, mentre lanciava il foglietto appallottolato dei pro e dei contro sotto alla scrivania, tornando a baciarla.
- Tom aspetta – disse la ragazza subito dopo, riemergendo dalle sue labbra.
- Che c'è? - chiese lui staccandosi e sgranando gli occhi.
- C'erano dei contro? -
- Oh no – disse lui falsamente riprendendo subito il contatto con la pelle di Greis. Ma lei capì immediatamente che stava mentendo, così gli dette una spinta con le mani e si girò sul letto per tentare di raggiungere il foglietto di carta appallottolato.
- No Greis! - disse Tom colto alla sprovvista, che l'aveva presa per le caviglie e la teneva sul letto mentre lei si divincolava.
- Tom prima che ti dia un calcio sul naso lasciami andare! - gridò Greis mentre nuotava sul materasso.
- Dovrai passare sul mio cadavere – rispose Tom, mentre la ragazza non ci pensò due volte e gli tirò un calcio sulla pancia che si sarebbe ricordato fino all'anno nuovo.
Tom allentò la presa, e Greis riuscì ad arrivare al foglietto, evitando per un pelo di sbattere la testa contro la scrivania. Il ragazzo nel frattempo si era avvicinato ed ora una tremenda lotta sul possesso della palla di carta si svolgeva sul pavimento della sua camera.
- Perché non vuoi che lo legga? - chiese Greis urlando.
- Perché era solo un'idea, non dev'essere così se tu non vuoi, anche se effettivamente sarebbe meglio per tutti – disse il ragazzo con il fiatone.
Greta non sapendo più come tentare di strappare il pezzo di carta che si stropicciava sempre di più litigato dalle loro quattro mani, decise di passare nuovamente all'azione e di usare gli arti inferiori. Le dispiaceva per Tom, ma poi non tantissimo. Dopo avergli tirato una ginocchiata in prossimità dell'inguine, e dopo averlo visto sofferente accasciarsi per terra, prese il foglio e lo aprì andando a leggere i contro. Ce n'era solo uno, e valeva decisamente per quattro.
- Tom ti giuro che quando ti rialzi te ne do un altro! -
- Greis era solo un'idea! - disse il ragazzo senza fiato cercando di alzarsi dal pavimento.
- Io non diventerò la tua assistente personale, hai capito? - disse aprendo la porta della stanza e sbattendola con forza.
Rientrò subito dopo andando dritta davanti a Tom e puntandogli un dito contro – Ok lo faccio, ma chiedimi anche solo una volta qualcosa senza dire “per favore” e ritorno ad Amburgo alla velocità della luce -
Il ragazzo si alzò e le andò vicino – Ora possiamo tornare al pro numero quattro? -
- Dimmi “ok Greis” -
- Ok Greis -
La ragazza si addolcì e lo abbracciò – Ti ho fatto male? -
- Non sento più la palla sinistra, per il resto sto una meraviglia -

_____

Ringrazio Wikipedia per tutta la spiegazione sullo Yin e Yang, affascinante, nevvero? Ringrazio anche voi per aver pazientato fino a questo capitolo di stacco. Infatti dal prossimo inizierà la seconda parte di questa storia, ovviamente riguarderà sempre i due pazzoidi fin'ora descritti, ma il povero Bill non potevo abbandonarlo a se stesso, quindi diciamo che ci sarà più azione nel suo versante.
Allora, mi dite cosa ne pensate? ^^
Alla prossima!
Baci

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Capitolo 10
*** Zehn. ***


10.

Ich hör nicht deine Worte, sie verlaufen sich im Wind, du schaust mich an, doch deine Blicke bleiben blind.

Un mese e mezzo dopo.

Dov'è hai messo il guinzaglio? - Greta occhieggiò Tom per qualche secondo, era così assorto nel vedere chissà quale cosa sul suo portatile che non le rispose, ma si limitò a guardarla un attimo di sfuggita, giusto perché si sentiva osservato.
- Eh? - chiese distratto.
- Il guinzaglio... - disse di nuovo Greta sistemandosi l'orologio sul polso per poi guardare fuori dalla porta aperta del tour bus; una folata di vento le aveva fatto ricordare di prendere la sciarpa.
- Ah, ce l'aveva Bill nella borsa... - Tom si grattò la testa e poi si stiracchiò le braccia con una lentezza esasperante. Greta continuava a fissarlo leggermente spazientita, ma decisamente convinta di voler ricevere una qualche risposta indicativa dal ragazzo.
- No, poi l'ho preso io ieri sera e l'ho rimesso nel tuo zaino, ma nel tuo zaino ora non c'è... -
Finalmente, gli occhi di Tom si spostarono dallo schermo a Greta e li socchiuse leggermente corrugando la fronte - Hai guardato bene? - si informò curioso.
- Sì Tom ho guardato bene, ora ricordati dove hai messo il guinzaglio di Hugo! -
- Non lo so Greis – alzò le spalle e poggiò la schiena contro lo schienale del divano.
- Bene – sbuffò Greta mettendo le mani sui fianchi - hai già perso il guinzaglio del tuo cane -
- Io? Ma se non lo porto in giro da una settimana! - la voce di Tom era calma, non si arrabbiava per quel genere di cose, piuttosto si irritava quando non ritrovava il guinzaglio dei cani, e quello succedeva abbastanza spesso. Non per colpa sua ovviamente, ma per colpa di Bill, che adorava disseminarli nelle sue miriadi di borse.
- Che c'entra? E' il tuo cane e la responsabilità è tua... -
- Visto che ci vai in giro tu la responsabilità dovrebbe essere tua – sottolineò Tom incrociando le braccia e cominciando lui ad occhieggiare Greta.
- E allora come ti spieghi che gli altri due ce li ho in mano e quello di Hugo non si trova? -
- Non so spiegarlo, l'avrai lasciato in hotel – disse nuovamente distratto dal suo portatile. Greta non voleva neanche sapere cosa stava guardando.
- Stamattina prima di uscire ho controllato come al solito, dato che mi metti ansia ogni volta! -
- Ah ah ah – concluse Tom non calcolandola più di tanto, la questione dei guinzagli era sempre molto sentita dentro quel tour bus. Ogni volta se li perdevano senza neanche scoprire come facevano.
I restanti due cani, il piccolo non più tanto piccolo Jäger e la sua nuova amica Gretel, chiamata così in onore di Greta, insieme a Hugo, ignari di tutto, poltrivano in tranquillità nel loro angolo preferito non calcolando nessuno dei presenti. Era bello poterli osservare dal basso e rendersi conto di quanto fossero strani i loro padroni. Hugo era quello che viveva con loro da più tempo, ed ormai aveva capito come funzionava. Da quello che aveva intuito, perché era un cane intelligente, i suoi padroni dovevano essere degli attrattori di luci. Non si spiegava altrimenti i mille lampi che lo colpivano ogni volta che uno dei due lo portava a spasso. E sopratutto non capiva perché delle persone, specialmente di sesso femminile, quando lo vedevano, emettevano dei suoni acutissimi, che gli davano fastidio. Hugo non capiva, davvero, però da quando Greta lo portava a spasso incontrava più cagnoline, e la cosa non gli dispiaceva per niente, anche lui aveva bisogno di una vita sociale.
- Bene, vorrà dire che il povero Hugo si farà la passeggiata in solitaria... HUGO! -
Il cane al sentire il suo nome si alzò di scatto e scodinzolò fino a Greta girandogli intorno mentre lei prendeva la sciarpa di Tom dal tavolo e se la metteva intorno al collo. Era arrivata l'ora della passeggiata, era felice, e soprattutto poteva godersela da solo. Un vero momento di gloria.
Tom lanciò un occhiata al cane e vedendo quanto fosse contento insieme a Greis e un po' si dispiacque, avrebbe voluto portarlo lui a spasso, ma più che fare il tragitto tour bus-arena del concerto, non poteva fare molto altro, dato che le fans erano sempre in agguato lì intorno.
- Tom – lo chiamò Greis risvegliandolo dai suoi pensieri – Hai bisogno di qualcos'altro? -
- Sì – rispose pensieroso – non ti perdere Hugo -
- Fottiti – disse la bionda con un sorriso smagliante, mentre attaccava il guinzaglio al collare del cane ed usciva fuori dal tour bus andandosi a scontrare contro Bill.
- Ciao cucciolo – disse la ragazza sorridendo debolmente e notando la strana faccia del suo amico. Era pallido. Ma non pallido come al solito, non era il Bill-pallore quello, era decisamente più tendente al giallo che al candore della neve. Lui sorrise debolmente e salì sul bus poggiandosi alla porte e girandosi a guardare Greis che si sistemava la sciarpa intorno al collo.
- Greis mi vai a comprare uno di quei pacchetti di roba piena di coloranti, edulcoranti, conservanti ecc... penso di avere la pressione bassa -
- Pensi? - chiese la ragazza mettendosi sulle punte e passandogli una mano sulla fronte – Non è che ti stai ammalando? Sei un po' giallo -
- Bill è sempre un po' Simpson – si sentì Tom dalla sua postazione, ma nessuno dei due lo calcolò.
- No, sto bene, però mi gira la testa, credo di avere un semplice calo di zuccheri – sorrise debolmente inclinando il capo di lato mentre Greta gli passò la mano dalla fronte alla guancia facendola scivolare via.
- Va bene cucciolo -
- Grazie Greis -
 Bill sorrise nuovamente mentre la ragazza si girò verso i cancelli posteriori. Una folata di vento le colpì il viso e si strinse nella sciarpa lasciando che il cane la trasportasse verso l'uscita. Erano fermi dentro il cortile dell'arena già da due ore, e mancava poco prima di pranzo, il palco era quasi pronto. Bill in quelle condizioni un po' la preoccupava, sperava che le caramelle sarebbero bastate per tirarlo su. Anche se era convinta che il problema era un altro.

____

Dopo essere passata al supermercato più vicino, che di vicino non aveva molto, ed aver recuperato le solite caramelle preferite dal cantante, aveva trovato un parco molto carino nelle vicinanze dell'arena, un posto tranquillo per far sgranchire le zampe ad Hugo, che la guardava con gli occhi bastardi di chi non vede l'ora di essere liberato.
- Ehi, ma tu con quel muso da ruffiano hai imparato direttamente dal gran maestro Bill Kaulitz, vedo – sospirò Greis fissando il cane che di rimando le regalava due occhioni pieni di speranza.
- E non guardarmi così, mi fai sentire in colpa -
Hugo sbadigliò tornando a trascinarla, e la ragazza si sorprese. Allora era vero che i cani capiscono quando gli parli. Non era mai stata in quel parco, anche se si trovavano ad Amburgo, ma quella zona non la conosceva molto. Probabilmente proprio il fatto che si trovassero nella loro città un po' la agitava, quella tappa era molto importante per i ragazzi, specialmente per il fatto che ci sarebbero stati davvero tutti quella sera. Il terrore che qualcosa potesse andare storto li assaliva, anche perché dopo solo qualche tappa avevano ancora bisogno di prendere il ritmo del tour. Bill avrebbe dovuto darsi una calmata, altrimenti sarebbe arrivato a maggio con la flebo al braccio.
Si sedette sulla prima panchina che trovò, stringendosi ancora di più la sciarpa intorno al collo e al viso, annusando l'odore di Tom rimasto impresso nella stoffa. Rise beatamente stiracchiandosi mentre Hugo continuava a fissarla speranzoso di una corsa in solitaria.
- Siamo di nuovo io e te, da soli, nel parco... con 0° al sole... che tra l'altro non c'è, perché il cielo è color asfalto...  - prese a dire Greta contenta del fatto che lui la capisse.
- Non ti manca l'estate? A me sì Hugo, tanto... sai ora che siamo seduti qui potrei toglierti il guinzaglio di Gretel e lasciarti libero di essere un cane. Che ne dici? Mi prometti che rimani qui davanti a me? Lo sai che se ti perdo Tom mi uccide? Però non lo diciamo a nessuno, sarà il nostro piccolo segr... merda sto parlando con un cane! - si interruppe Greis alzando gli occhi al cielo e staccando il guinzaglio dal collare di Hugo.
- Vai, infido cane Kaulitz con gli occhi languidi -
Hugo abbaiò grato alla ragazza e prima che lei potesse girare lo sguardo, era già scomparso dietro il primo cespuglio.
Greta tentò di capire dove fosse andato, ma si era proprio volatilizzato nel nulla; tra l'altro la sua famosa ansia nel voler tenere tutto ciò di cui era responsabile sott'occhio le aveva cominciato a far suonare il campanello d'allarme nella testa.
- E' un cane Greis, ora ritorna, se lo chiami ritorna – sussurrò la ragazza alzandosi dalla panchina ed iniziando a chiamare il cane a gran voce.
- Ecco, lo sapevo – piagnucolò portandosi dietro la busta della spesa di Bill e cominciando a maledirsi dentro la testa.
Cercò di seguire i passi del cane, scavalcando il cespuglio e continuando a chiamarlo senza ottenere nessun tipo di risultato. Si guardò intorno spaesata cercando di mantenere la calma, fino a quando in lontananza, non vide una ragazza, e decise di chiedere a lei, se avesse visto un cane dagli occhi languidi passare di lì.
- Scusami – disse Greta avvicinandosi alla ragazza; alta quanto lei e lunghi capelli lisci e rossi, era immobile e guardava in un'altra direzione – scusami – la bionda si avvicinò con il fiatone e quasi le andò addosso – per caso hai visto un cane...? -
Greis si morse le labbra, come domanda era alquanto stupida, chissà quanti cani passavano di lì.
- Ci sono molti cani qui in giro – le rispose serafica la ragazza non girando lo sguardo.
- E' un cane alto così, è bello, e se lo guardi ti senti in colpa, l'hai visto? -
- E' nero e bianco? - chiese la ragazza senza voltarsi, continuando a guardare di fronte a lei.
- Sì, l'hai visto? - un barlume di speranza si accese nei suoi occhi grigi.
- Sì che l'ho visto... - rispose seria girandosi – Piacere sono Heike, e il tuo cane sta molestando sessualmente il mio -
Greta girò il viso verso la direzione in cui guardava la ragazza e poté notare il motivo per cui Hugo era scappato, il richiamo della natura non si può controllare.
- Oh mi dio, o mio dio... mi ammazza, mi ammazza stavolta mi ammazza... - Greta si portò una mano sulla fronte, gli occhi sgranati, e davanti a quella scena mille pensieri si affollarono nella sua mente. In un attimo pensò a circa tre scenari diversi su come Tom avrebbe reagito, per poi cominciare ad elencare una serie di scuse estreme, come 'sono inciampata mi sono rotta una gamba e lui è fuggito' doveva solo trovare un gesso, e la cosa era fattibile.
- Chi ti ammazza? - chiese la ragazza dai capelli rossi incrociando le braccia, ancora tranquilla.
- Il mio ragazzo... -
- Ah non è neanche tuo? -
- Mi ammazza... - disse di nuovo Greta rassegnata.
- Beh se mi dici che fiori vuoi sulla lapide dirò quali sono state le tue ultime volontà -
Greta girò piano il viso verso la rossa, con gli occhi sgranati – Tulipani, grazie -
- Perfetto, prendo un appunto mentale – sorrise piano annuendo - Allora, come si chiama lo stallone? - disse subito dopo.
- Hugo – rispose Greta sull'orlo delle lacrime – Hugo, non so neanche perché l'abbiano chiamato così -
- La mia si chiama Diana -
- Hugo e Diana, suona di merda - disse Greta monocorde incerta sul da farsi.
- Già – annui Heike.
- Scusami, faccio un attimo una telefonata – ancora con lo sguardo allucinato, la gola secca e la testa che viaggiava su mille e più scenari apocalittici, prese il telefono e chiamò subito Tom, e aveva leggermente timore per la sua reazione... lei, che aveva fatto sì che il suo adorato cane andasse in giro a fare il molestatore di cagne, stavolta l'aveva combinata grossa! Ma d'altronde cosa poteva di fronte al richiamo della natura?! Cercò di auto convincersi prima di sentirsi male.
- Che c'è? -
- Splittuccio dolce, tesoro della mia vita, luce dei miei occhi, faro nella notte...-
- Chi è? -
- Sono io! - disse Greta spazientita.
Ci fu un attimo di silenzio dall'altra parte e poi un sospiro.
- Che cosa hai combinato? -
- Passerottino, perché avrei dovuto combinare qualcosa, è una telefonata per sapere se hai bisogn...-
- Greis, che cosa è successo? - la interruppe Tom lapidario.
- Tesoruccio... -
- Dov'è Hugo? -
- Ecco pasticcino alla crema, il problema al momento non è proprio questo... - disse mielosa, cercando di fare la carina.
- L'unica cosa che ti avevo detto era “non perderti il cane”! -
- No diciamo che Hugo... ecco, ha ripreso un po' troppo da te... in un certo qual senso – mormorò la ragazza girando la testa di lato per seguire i movimenti dei cani di fronte a lei.
- Che vuoi dire? - chiese allarmato.
- Al momento io e Heike stiamo assistendo ad una scena alquanto raccapricciante... -
- Chi è Heike? -
- La padrona di Diana... -
- E chi sarebbe Diana? -
- Il cane che si sta accoppiando con Hugo... -
Tom rimase per un attimo in silenzio.
- Oh.... oooh! -
- Esatto Tom, oh! -
- E che cosa facciamo adesso? -
- Non lo so, il tuo cane va spargendo il suo seme per il mondo, tu cosa vorresti fare? -
- Ecco, non mi ero mai posto il problema fino a dieci secondi fa... -
- Non so se è il caso di intervenire... -
- Bill, abbiamo un problema... - sentì dire Greis dall'altro lato del telefono, e subito dopo apparve la voce del fratello, concitata.
- Che è successo? -
- Hugo sta scopando dentro al parco! -
- Oh mio Dio! - disse Bill con la voce isterica scoppiando poi a ridere.
- Non ridere! Che devo fare? - urlò Greta quasi sul punto di mettersi a piangere.
- Portalo qui, portali tutti qui, oddio diventerò nonno! -
Greta si allontanò di qualche passo, abbassando la voce – Come faccio a portarli lì, dovrei portare anche la padrona del cane! -
Nel frattempo la voce di Bill si era trasformata nella voce di Tom, che continuava a sospirare, ma sentiva che gli veniva da ridere – Ok Greis, niente panico, sonda il terreno, cerca di capire se è un squilibrata o una persona normale, dopodiché portala qui -
- La porto anche se è una squilibrata? -
- No, se è una squilibrata o una fan dei Tokio Hotel, no, cioè dipende da che fan, è carina? -
- Sì è carina, ma che c'entra? - rispose Greta spazientita – Ti pare il momento di fare il playboy? -
- Era così per sapere, comunque se è una squilibrata forse è meglio che rimanga dov'è -
- E se lo fosse che le dico? “Scusami ma sei una pazza, tieni i tuoi bastardi io e Hugo ce ne laviamo le mani”?
- Sì, più o meno - rispose Tom pensieroso.
- Tom cazzo fai il serio! -
- Tu stai calma, sonda il terreno... -
- Ti pare facile! -
- Mi fido di te... -
- Perché Tom è successo  a me? -
- Effettivamente prima o poi doveva succedere Greis, il giorno in cui sarei stato super fiero del mio cane, mi dispiace non essere lì per godere della sua vittoria, ma quando torna gli darò una porzione extra della pappa che gli piace tanto e gli comprerò un guinzaglio nuovo -
Greta si mise una mano sulla tempia, gli occhi chiusi. Sospirò un paio di volte.
- Ricordami perché io e te stiamo insieme – disse monocorde.
- Perché siamo Greis e Split, ora stai tranquilla e andrà tutto alla grande -
- Ok Split – disse la ragazza sconfitta – Sondo e torno -
- Sonda e torna – confermò Tom.
- Va bene, ciao -
Greta chiuse il telefono con un'ansia nuova. Non le piaceva fare il cane da guardia, ma se si trattava di proteggere la loro privacy lo sentiva come un dovere.
- Quanto ci vorrà ancora? - chiese guardando l'orologio verde acido. In quel momento la lancetta era sulla quinta spada, pensò in automatico a Tom e cercava di immaginarsi cosa gli passava nella testa in quel momento.
- Mah, non sono molto ferrata in materia di accoppiamento canino – rispose Heike pensierosa.
Greta era impaziente, doveva ancora imparare per bene a trattare con gli estranei quel genere di argomenti, che includeva anche il dover dire a quella ragazza che quel cane era di Bill e Tom Kaulitz.
- Senti – iniziò Greta mettendosi una mano sulla fronte e trascinando quella parola in bocca un po' troppo a lungo - Avrei un problema, dovresti venire con me... -
- Perché? - Heike alzò un sopracciglio, perplessa.
- Il cane non è mio e i veri padroni vorrebbero conoscere... Diana – appena finì di dire la frase si rese conto che forse era una scusa idiota.
- Ok – rispose senza problemi.
- Ecco... tu, sai chi sono percasoitokiohotel...? - disse Greis provando il collaudato metodo  "parlo come Tom, così non mi capiscono".
- Chi non lo sa? - la rossa alzò le spalle, per poi girarsi con il volto pensieroso verso Greta - Ma cosa c'entra? -
- Diciamo che c'entra perché Hugo è il cane di Billetomkaulitz... -
- Ah, ok -
- Ah ok “li odio fanno schifo devono morire” o ah ok “non ci posso credere incontrerò Bill e Tom evviva evviva lo vado a scrivere ovunque su internet per vantarmi con le mie amiche yeeee”? - disse Greis senza fiato finendo il teatrino con le braccia alzate ed un espressione stupida sul viso.
- Ah ok “sono indifferente alla cosa”, so chi sono, ma non mi fanno ne caldo ne freddo -
Greta abbssò lo sguardo, dispiaciuta - Scusa se devo fare tutto questo preludio ma dobbiamo stare attenti – sbuffò la ragazza arrotolandosi il guinzaglio sulle mani.
- Quindi tu sei la ragazza di chi... dei due? - indagò la rossa scrutandola dall'alto verso il basso.
- Io? La ragazza? Di nessuno... - biascicò Greta imbarazzata.
- Prima hai detto che... -
- Prima deliravo – si giustificò continuando a stringere il guinzaglio intorno alla mano sempre più forte, tanto che cominciò a farle male.
- Guarda che non mi interessa... -
- Sì ho capito, ma non sono la ragazza di nessuno -
- Ok -
- Ok -
- E cosa sei? -
- Assistente tuttofare, tu? - nel dirlo storse la bocca, non le piaceva troppo definirsi in quel modo, ma se doveva mantenere una copertura qualcosa doveva pur dire.
- Io disegno fumetti – annuì la rossa spostando di nuovo lo sguardo verso i cani.
- Bello! - si animò Greis incrociando le braccia – Lo fai da molto? -
- Da quando ho smesso di studiare medicina -
- Studiavi medicina? - si impressionò la bionda.
- Sì, l'ho fatta per due anni, poi ho mandato tutto all'aria per mettermi a disegnare “pupazzetti” come li chiama mia madre -
- Mi piacciono le persone coraggiose, d'altronde nella vita è bello fare quello che si vuole davvero... -
- Anche se non mi porterà mai da nessuna parte e vivrò appesa ad un filo tutta la vita? Sì è vero... -
- Beh – sussurrò Greta – Non volevo metterla così -
- Tranquilla, è carino ciò che hai detto, ed è vero, meglio fare quello che ci piace e svegliarci la mattina contenti, piuttosto che aprire gli occhi ogni santo giorno e maledirlo -
- Sì hai ragione -
Le ragazze si ritrovarono qualche minuto ad osservare il nulla mentre un silenzio pesante riempiva i vuoti.
- Sei di Amburgo? - chiese Greis all'improvviso.
- Sì – annuì Heike.
- Anche io, cioè sono nata a Rostock poi ho vissuto in un paesino vicino Magdeburgo fino a quando non mi sono trasferita qui -
- Anche io sono nata a Rostock – si animò  la rossa ridendo – Che coincidenza! -
- Davvero? –  chiese Greis con lo stesso sorriso – Che strano... -
- Già, chi l'avrebbe mai detto che la quasi padrona del cane che sta stuprando il mio è nata nella mia stessa città -
- Beh mi pare che il tuo cane non sia molto riluttante eh? - disse Greta alzando un sopracciglio.
- Sì beh, per essere la sua prima volta sta andando alla grande -
Le ragazze rimasero un secondo in silenzio, per poi scoppiare a ridere all'unisono.
- Non avrei mai pensato di fare discorsi simili con una sconosciuta – sospirò Heike scompigliandosi la frangetta sulla fronte – E' assurdo -
- Perché io avrei mai pensato di assistere a questa scena? Una volta quel cane mi entrava in una mano -
- Come crescono in fretta -
- Già, troppo! -
- Io volevo che rimanesse un cucciolo per sempre, però...-
- Uh, guarda, suppongo abbiano terminato i loro porci comodi -
Greis si avvicinò ad Hugo non con qualche riserva, aveva quasi paura a toccarlo, infatti gli mise il guinzaglio toccando il collare con due dita.
- Dove dobbiamo dirigerci? - chiese Heike.
- Di là, verso l'uscita, poi a destra -
Mentre le due ragazze camminavano in silenzio, entrambe pensavano a quant'era stato strano quell'incontro. Heike che era tutta la mattina che si chiedeva perché non riusciva ad andare avanti con il suo fumetto, aspettava un'ispirazione divina dal cielo. Probabilmente le mancava un personaggio, o forse aveva semplicemente preso la scelta sbagliata. Greta invece si chiedeva quanto durasse la gravidanza di un cane, e sperava che Bill fosse ancora vivo, in attesa della sua scorta di zuccheri.
- Ecco ci siamo quasi... - mormorò Greis varcando il cancello posteriore dell'arena. Salutò un po' di tecnici sparsi per il cortile e lanciò un'occhiata ai tour bus, erano chiusi entrambi, segno che i ragazzi si erano spostasti all'interno.
- Questi due qui davanti sembrano piacersi – disse Heike indicando con la testa Hugo e Diana distogliendo Greta dai suoi pensieri..
- Già, sembra di stare dentro la Carica dei 101... - sussurrò la bionda spingendo la porta con una smorfia di disappunto.
____


Bill vedeva dei pallini blu davanti ai suoi occhi. Erano blu, ma poi ce n'erano anche di verdi e alcuni erano rossi. Non aveva preso nessun tipo di droga, e non aveva bevuto, eppure vedeva quei pallini, ed in più la testa gli pulsava da diverso tempo, a ritmo con il cuore. Non era molto bravo a fare le sue diagnosi, ma quasi sempre riusciva a capire quando c'era qualcosa che non andava in lui. Era sempre stato cagionevole, però riusciva a riprendersi sempre in tempo. Era come se il suo fisico lo avvisasse già da prima che c'era qualcosa che non andava, ed il fatto che vedesse quei pallini che si spostavano di fronte a lui, non era certo un ottimo segno. Tom gli passò davanti occhieggiandolo per bene, sapeva benissimo che c'era qualcosa che non andava, era preoccupato anche lui, ma senza una persona con una laurea in medicina, era difficile emettere delle diagnosi plausibili.
- Come ti senti? - chiese preoccupato.
- Mi sento come se stesse per succedermi qualcosa, ma non so cosa... - rispose il fratello alzando le spalle e guardando un punto fisso di fronte a lui – come se avessi corso per tre ore di fila e non avessi più le forze -
- Bill – il fratello si mise di fronte a lui con le braccia incrociate – tu non hai mai corso tre ore di fila, come fai a sapere come ci si sente? -
- Beh, ma faccio dei concerti, la cosa è abbastanza simile... - si giustificò lui.
Tom alzò le mani in segno di resa e si girò verso la porta del camerino sbuffando – Dove diavolo è Greis? -
- Starà arrivando, piuttosto, come facciamo con Hugo? -
- Prima di tutto non è detto che abbia fatto centro, anche se dubito... -
- Io voglio prendermi cura dei suoi cuccioli, sono anche nostri in fondo -
- Sì certo, anche io voglio prendermene cura, non ti preoccupare, ci penso io, piuttosto dobbiamo capire che tipo di persona è la padrona, se farle tenere il becco chiuso oppure no... -
- Sicuramente ci ha già pensato Greis a spiegare la situazione – disse Bill posandosi la mano sulla fronte e cominciando a sentire uno strano ronzio nelle orecchie. Non disse niente, ma Tom sapeva che stava succedendo qualcosa.
- Spero non abbia combinato ulteriori danni... -
- Dai Tom, come poteva immaginare che sarebbe successa una cosa simile?! -
- Lo sai che mi ha chiamato 'pasticcino'? Stavo per vomitare al telefono -
Bill rise piano poggiando la testa al muro – Scommetto che sotto sotto ti ha fatto piacere... -
Tom ci pensò su un pochino, poi mise la testa di lato e alzò le spalle - Molto sotto -
Sorrise girandosi verso la porta e aprendola, dall'altro lato del corridoio vide Greta arrivare trafelata con una busta in mano e Hugo che la tirava energeticamente, tanto che alla fine la ragazza decise di lasciare il guinzaglio e lasciarlo correre da Tom.
Lui si abbassò e lo accolse mentre il cane cominciò a leccargli la faccia.
- Bravo campione, sei il mio orgoglio -
- Tom per l'amor di dio, dai un sedativo a questo animale, ogni volta sembra voglia strapparmi un braccio – sospirò Greis mentre si avvicinava seguita da una ragazza con i capelli rossi, ed un altro cane al guinzaglio. Tom la fissò qualche istante, non aveva le sembianze di una fan dei Tokio Hotel, era una normalissima ragazza, ed anche molto carina. Accarezzò ancora più energicamente il suo cane, alzandosi dal pavimento.
- Lei è Heike – disse Greta indicandogli la ragazza, mentre lui si passava una mano sui jeans e gliela porgeva.
- Tom, piacere – si presentò cordiale, mentre lei sorrideva, per niente imbarazzata, e gli tendeva la sua.
- Heike, e lei è Diana – disse la rossa indicando il cane, che giocava festosamente con Hugo.
- Questi due sono già diventati amici, vedo -
- Più che amici – si intromise Greta – Non hai idea di cosa ha fatto il tuo cane a questa povera stella -
Tom scoppiò a ridere poggiandosi al muro.
- BILL! - gridò Tom verso la porta aperta del camerino – VIENI QUI! -
Bill si era già alzato dalla sedia quando aveva sentito la voce di Greta, ma la testa girava veramente in modo esponenziale e gli veniva da vomitare. Si avvicinò alla porta confuso, fino a quando non arrivò allo stipite e vide il gemello ridere, Greta di spalle, ed una ragazza dai capelli rossi che lo guardava sorridendo. In quel momento sentì le forze venire sempre meno.
- Tom non mi sento bene – riuscì a mormorare, prima che tutto diventasse nero e cominciasse la sua discesa verso il pavimento.
Greta si girò di scatto guardando l'esile figura di Bill cadere a terra inanimata, si avvicinò velocemente seguita subito da Tom, che anche se si era avvicinato al fratello, non aveva la minima idea di quello che doveva fare. Bill non gli era mai svenuto davanti, grazie al cielo, ma in quei casi non sapeva cosa si doveva fare. Immobile come una statua di sale, fissava il gemello svenuto a terra mentre Greta gli prendeva la testa e gridava qualcosa che non riusciva a capire. Il cuore di Tom batteva fortissimo, e nonostante fosse consapevole del fatto che Bill avrebbe riaperto gli occhi, stava sudando freddo, e stava avendo seriamente paura.
- Prendigli le gambe – sentì dire da una voce a fianco a lui.
Si girò piano verso due occhi grandi e verdi, e vide Heike dirglielo di nuovo, con più sicurezza – Prendigli le gambe, tienile su -
Tom boccheggiò un paio di volte, poi fece come gli veniva detto, mentre assisteva alla scena senza sapere che dire.
- Greta apri le finestre, ci sono delle finestre qui? -
- Non lo so, controllo – rispose la ragazza sul punto di scoppiare a piangere.
Heike si mise in ginocchio sul pavimento e mise le dita sul collo di Bill, accertandosi che respirasse ancora. Con la calma più assoluta posò un orecchio sulle sue labbra mentre una mano all'altezza del diaframma le faceva capire che Bill respirava regolarmente.
- Vi aveva detto che stava male? - chiese la rossa verso Tom che fissava il fratello con gli occhi sgranati.
- Sì – disse Greis piangendo – ha detto che si sentiva debole, pensava fosse un calo di zuccheri -
- Sì è stato quello probabilmente– rispose Heike prendendo il viso di Bill e avvicinandosi di nuovo.
- Da quand'è che non mangia? -
Greta si guardò confusa intorno non sapendo cosa dire – Mangia sempre, stamattina forse non ha fatto colazione -
- Sì probabilmente è un calo di pressione -
Proprio in quell'istante il ragazzo aprì gli occhi trovandosi quelli di Heike a pochissimi centimetri dal viso – Ehi, tutto a posto? - sussurrò la ragazza sorridendo rassicurante, mentre lui tentava di alzarsi.
- Stai un po' giù, tra poco starai meglio -
- Ma perché non arriva nessuno qui? - chiese Greis allarmata passando dietro Tom, che continuava a fissare il fratello incapace di parlare.
- Chi sei? - chiese Bill flebilmente mentre Heike gli contava i battiti guardando l'orologio.
- Sono Heike -
- Ah – rispose Bill poco convinto – Grazie allora... Heike -
- Prego Bill – disse lei per poi girarsi verso Tom – Puoi lasciargli le gambe, tra poco starà benissimo -
Tom lasciò piano le gambe del gemello e si mise in ginocchio vicino a lui fissandolo preoccupato.
- Ma che sei scemo? Mi è venuto un infarto! - mormorò preoccupato.
- Scusa se non ti ho avvisato prima di svenire – rispose Bill ironico.
– Porca troia ho perso dieci anni di vita -
- Bill – lo chiamò Greta tra le lacrime andandogli vicino – Oddio cucciolo come stai? Mi sono spaventata a morte! -
- Sto bene – disse lui sorpreso – Anzi, sicuramente meglio di prima -
- Alzati piano – gli disse Tom mentre tutti e tre lo aiutavano ad alzarsi – Siediti sul divano -
Proprio in quel momento si sentirono delle persone che correvano in corridoio, e comparvero trafelate sulla porta del camerino.
- Oddio Bill, che è successo? - chiese Natalie avvicinandosi al ragazzo, mentre Michelle, Georg e Gustav facevano lo stesso, ed anche David e metà sicurezza si accalcavano intorno a lui per vedere come stava.
- Il dottore sta arrivando, lasciatelo respirare! – disse David allarmato mentre si accertava che il suo cantante fosse ancora in grado di muoversi.
- Certo è che se non ci fosse stata Heike con questi due incapaci qui, potevo rimanere per terra, e se aspettavo voi... - rispose Bill altezzoso mentre Greta gli passava dell'acqua.
- Chi è Heike? - chiese Gustav sorpreso mentre tutti gli occhi dei presenti si spostarono sull'unica persona che non avevano mai visto. Heike sorrideva imbarazzata lasciando il polso di Bill e girandosi verso Greta.
- Storia lunghissima – si intromise Greis prendendola per una spalla e trascinandola via dalla folla che si era creata.
- Grazie mille – le sussurrò portandola in corridoio e facendola entrare nella stanza davanti, mentre Diana e Hugo le seguivano – se non ci fossi stata tu... però, sai... -
- Greta stai tranquilla, non dirò niente... non mi interessa nessun tipo di pubblicità, sono una persona normalissima -
- Io vorrei crederti sulla parola, ma non posso – rispose la ragazza con lo sguardo dispiaciuto – davvero... non posso -
- E cosa vorresti fare? Uccidermi? -
Greta rise nervosamente – Beh ecco, no, non siamo ancora arrivati a quel punto, però, dovresti firmare questo foglio -
La bionda tirò fuori dalla borsa un foglio bianco coperto di righe nere e lo posò di fronte ad Heike – Qualsiasi cosa sia successa oggi non è mai successa, e se racconterai qualcosa a qualcuno... ecco sarebbe meglio per te che tu non lo facessi -
- Oh mio dio, ma stai scherzando? - rispose la rossa ridendo imbarazzata.
- Mi dispiace Heike, sembri una ragazza per bene, davvero, ma non possiamo fidarci di nessuno... -
- No a me dispiace per voi, se dovete vivere nella paura – rispose lei prendendo la penna che gli veniva porta firmando in fondo al foglio.
- Già purtroppo è così... -
- Quindi tu sei la ragazza di Bill? - chiese la rossa curiosa mentre terminava la sua firma.
Greta sgranò gli occhi colpita alla sprovvista – No, no, non sono la ragazza di Bill -
- Da quel “cucciolo” sembrava... dai ormai puoi dirmelo, se dico qualcosa chissà cosa mi succederà e ti giuro che ci tengo alla mia vita -
Greta scoppiò di nuovo a ridere nervosa, piegando il foglio in quattro e mettendolo al sicuro nella borsa. Sospirò forte, poi sussurrò.
- No, è Tom -
- Davvero? Quel broccolone?! -
- Di solito è più reattivo, oggi l'hai visto in un momento un po' delicato – lo difese la ragazza.
- Scherzavo... - rispose Heike mordendosi le labbra – tuttavia, se adesso non è un buon momento, puoi lasciarmi il tuo numero, ti contatterò io nel momento in cui scoprirò che Diana è incinta -
- Perfetto – disse la bionda prendendo il cellulare e porgendolo alla rossa che prendeva a pigiare il suo numero sui tasti.
- Ok, detto ciò, penso che tornerò a casa -
- Ti accompagno all'uscita– le disse Greta facendole strada nel corridoio.
- Posso chiederti una cosa? - le domandò dopo un po' Heike, Greis annuì.
- Sei felice di tutto questo? Insomma, i sotterfugi, le cose di nascosto... -
- Io sono felice perché ho la possibilità di vivere con loro questi momenti, anche se dal di fuori può sembrare tutto assurdo, è questo che devo fare, per il loro bene, ed anche per il mio... -
Heike annuì sorridendo, mentre Greis apriva il maniglione anti panico di fronte a lei.
– Capisco – disse la rossa – Ciao Greta, ci sentiamo -

____

Quel momento era sicuramente il migliore di tutta la giornata. Non era programmato un orario, dato che potevano andare a dormire in qualsiasi momento, ed era per quello che era ancora più bello, perché veniva spontaneo, ma quando si mettevano nel letto, diverso quasi ogni sera, e parlavano della giornata trascorsa, era un momento speciale. Nessuno dei due ne avrebbe fatto a meno, perché era come se tutto si fermasse e ci fossero solo loro due.
Voto per stasera? - chiese Tom buttandosi sui cuscini.
- Stasera direi, voto dieci, perché stavi quasi per cadere... e quando c'è questo rischio mi piace ancora di più - Greis si sedette sul materasso mentre con le mani si raccoglieva i capelli biondi in una coda scomposta.
- Non stavo per cadere, ho perso l'equilibrio... - si giustificò Tom
- Stavi per cadere – disse di nuovo la ragazza più convinta.
- Ok stavo per cadere – rispose rassegnato.
- Cosa c'è di male nell'ammettere che stavi per cadere? -
- Ma lo saprò se stavo per cadere o no? C'ero io sul palco... -
- Ma io ti ho ripreso con il cellulare – sghignazzò Greta prendendogli un braccio e mettendoselo intorno al collo.
- Nana malefica -
- Puffo idiota -
Greta alzò lo sguardo verso di lui e rise mentre lui pensava già alla prossima cosa che le voleva dire.
- Come ti sembra allora questa cosa del tour? -
- Carina... -
- Carina? -
- Split tu sei sempre super impegnato, praticamente ci parliamo cinque minuti al giorno, ovvero prima di dormire, il che per me va benissimo, però... -
- Greis per me è importante la tua presenza, il fatto che non abbia tempo per te non significa che non apprezzi ciò che stai facendo -
- Tom, non ti suona leggermente egoistico questo discorso? -
Il ragazzo scosse la testa energicamente – No, perché? -
- Giusto un pochino? -
- No – disse ancora più convinto.
- Alla fine potevamo stampare un mio cartonato di dimensioni reali, e potevi portarti quello dietro, come presenza andava bene uguale... -
- Sì ma al cartonato non potevo fare questo... - rispose Tom dandole un bacio sulla testa.
- Certo che potevi, cosa ti impedisce di baciare un cartonato? -
- Il fatto che mi sentirei un coglione a farlo? - domandò come se fosse ovvio.
Greta si alzò dal suo abbraccio per guardarlo negli occhi – Ma tu hai idea di quante tue fans danno il bacio della buonanotte al tuo poster prima di andare a dormire? -
- Ora inizia... - sbuffò il ragazzo girando gli occhi.
- No, Tom, devi rendertene conto, come fai ad essere così insensibile? - si impuntò la bionda.
- Ma io me ne rendo conto ma non potrei mai fare una cosa simile con il tuo cartonato... -
- Lascia perdere il mio cartonato, pensa a cosa significa desiderare qualcuno che non puoi avere -
Tom abbassò piano lo sguardo sorridendo leggermente e Greis si posò una mano sulla fronte.
- Lo so cosa vuol dire, lo so benissimo, e so che fa schifo... -
- Ok, paragone di merda, però pensaci – rispose lei tornando a stendersi sul suo petto – E' una cosa seria -
- Sai quanti pensieri ho io in testa? - chiese Tom contrariato - Non si possono neanche contare! Pensare anche ai miei poster, ai cartonati e quant'altro non aiuta. -
- Va bene, pensiamo a Hugo che ha fatto danno nel parco allora -
- Non sei super eccitata all'idea che avremo dei cuccioli? - chiese il ragazzo contento cambiando espressione.
- Non li avrai tu, li avranno Diana e Hugo casomai – puntualizzò Greta.
- Ma noi diventeremo nonni, capisci? -
Il fatto che Tom e Bill considerassero i loro cani un po' come dei figli era positivo, ma assolutamente strano. Greta ormai non ci faceva più caso, ed assecondava ciò che diceva Tom in modo sempre più professionale - Come li chiamiamo? -
- Non lo so, devo prima vederli in faccia, il nome mi deve essere ispirato -
- Ed Hugo da cosa è stato ispirato? -
- Veramente io lo volevo chiamare Socken, perché mi aveva mangiato tutti i calzini, poi Bill mi ha dissuaso dal farlo-
- Come fai a chiamare un cane calzino? -
- Infatti poi ho pensato che l'avrebbero preso tutti in giro, e quindi ho lasciato perdere... -
- Tom... - sussurrò Greis con tono di rimprovero.
- Lo so -
- Ecco... -
- Comunque Hugo suona bene, anche se dovremmo chiamarne un altro Hansel, così fa coppia con Gretel -
- Mi pare giusto -
- E comunque, quell'Heike, mi è sembrata carina... -
- Si è carina, mi è dispiaciuto un po' che abbia dovuto mandarla via... -
- Non possiamo rischiare, lo sai, già è successo troppo in sua presenza -
- Lo so, meno male che c'era lei. Oggi mi sono spaventata a morte... -
- Tu? Io stavo per svenire dietro a quel coglione di mio fratello! -
- Se non fossi stata impegnata a preoccuparmi per Bill, a piangere, ed a cercare aiuto, avrei voluto farti una foto – rise Greta per stemperare la tensione sull'argomento.
Tom non rispose, si limitò a scuotere la testa con un sorriso triste sul viso, Greis gli si avvicinò girandogli la faccia verso di lei.
- A cosa pensi? -
- A Bill... è triste, cioè lui è sempre un po' malinconico, ma ogni giorno che passa è sempre più triste... ci vorrebbe una persona di cui fidarsi, anche per lui -
- Non è solo la fiducia Split, è trovare qualcuno che capisca la situazione, e che non lo faccia per trarne vantaggio -
- Sì lo so, infatti, credo di essere molto fortunato... al momento -
- Al momento? -
- Sì al momento, poi chissà che succederà domani -
- Cosa dovrebbe succedere? - chiese Greis allarmata..
- Non lo so Greis, non ci voglio pensare, devo vivere tutto al momento altrimenti impazzisco -
- Tom ma tu hai capito che io ti amo? - la ragazza lo guardò fisso negli occhi, serissima e con lo sguardo quasi furioso. Voleva che lui capisse che lei era davvero lì perché lo voleva, e non perché doveva soddisfare un suo capriccio. Era lì perché sapeva che doveva esserci per lui e Bill, perché loro dovevano essere consapevoli del fatto che su qualsiasi cosa avrebbero potuto contare su di lei. Sempre e per sempre.
- Anche io ti amo - rispose lui alzando il sopracciglio e guardandola perplesso.
- Sì ma io proprio dalla bocca dello stomaco, dal profondo del cuore, lo sento scorrere nelle vene, è una sensazione che non si può spiegare, ma a volte fa così male guardarti negli occhi che non posso farne a meno. E il dolore più dolce e straziante che conosca, e mi piace, mi piace sentirlo -
Il ragazzo corrugò la fronte e si alzò leggermente dai cuscini a cui si era abbandonato per poter guardare Greta in viso, appoggiata al suo petto.
- Ti sei bevuta le bottigliette del mini bar di nascosto? -
- Rovini sempre tutto – sbuffò Greis dandogli un colpo sulla pancia con la mano.
Tom scoppiò a ridere, adorava punzecchiarla - E non è anche per questo che mi ami con lo stomaco? -
- Già, è anche per questo... cretino -
- Comunque, lo sai che non sono bravo con tutte queste cose dolci, però quando mi hai chiamato pasticcino alla crema, quasi quasi mi stava piacendo... -
- Davvero? -
- Già... -
- Non potrei mai chiamarti pasticcino, è troppo stucchevole -
- Però mi ami con lo stomaco e le vene, capito... - annuì Tom serio.
- Sei proprio un cretino -
- E con il pancreas e le sopracciglia no? - chiese curioso.
Greta scoppiò a ridere – Cretino e deficiente -
- E con le tette? -
- TOM! -
- Va bene, la smetto, però se mi amassi con le tette non mi offenderei -
- Ti amo anche con le tette – disse Greta rassegnata.
- Questa cosa mi piace già di più -
- E tu mi ami con le tette? -
- Io non ce le ho! -
- Un pochino... -
- Ma sono muscoli! - disse stizzito toccandosi i pettorali.
- Sto scherzando, permaloso... -
Tom la strinse ancora di più al suo petto – Anche se sarà un discorso egoistico, io ti voglio solo per me -
- Quindi fammi capire... solo io devo condividerti con mezzo mondo? -
- Esatto – rispose pensieroso – Però io non dormo con mezzo mondo, dormo con te -
- Ok Split, questa te la faccio passare solo perché ho sonno -
– Notte Greis –  le disse dandole un altro bacio sulla testa.
- Notte pasticcino – rispose lei stringendolo più forte.

____

Oggi è successa una cosa strana. No, Tom e Greis hanno litigato lo stesso e Nat ha sbagliato di nuovo ombretto, dice che mi sta meglio quello che dice lei, ma a me non piace. Comunque, verso ora di pranzo mi sentivo strano, debole, leggermente esausto. Credo sia stato lo stress, insieme a tutte quelle che altre cose che ho per la testa. Ritorna di nuovo, e non ce la faccio più, la cosa che mi dispiace è che Tom deve subirsi tutte le mie paranoie, senza neanche che gliele racconti. Ogni tanto questa storia mi irrita terribilmente. Mi sento pesante, pesante e triste, e la cosa peggiore è che mi sto rassegnando. Io continuo a sperarci, con tutto me stesso, ma poi mi rendo conto che sono tutte illusioni. Odio la mia vita, e mi sono rotto il cazzo di fare l'anima tormentata.
Oggi sono svenuto e quando ho riaperto gli occhi c'era una ragazza con gli occhi verdi che mi fissava a pochi centimetri di distanza dal viso; mi ha guardato. Non era come quando mi fissano quando passo, lei mi ha guardato negli occhi... era da tanto che qualcuno non mi vedeva davvero negli occhi. Poi mi ha dato la scossa, appena mi ha preso il polso per contare i battiti. Che vorrà dire? Mi sono rotto il cazzo anche di decodificare qualsiasi tipo di segnale mi stia arrivando da non so dove. Mandatemi la mia metà e facciamola finita. Grazie.

Bill


P.S. Sempre tu, forza superiore fa che Greis riesca a sopportarmi ancora per tanto tantissimo tempo. E' il mio salvagente, la mia salvezza, l'unica che mi capisce senza che parli. Praticamente Greis è un Tom con le tette.

____

Questa volta non vi ho fatte aspettare molto, vero?  Forse sarà il fatto che dopo il concerto di Torino mi è venuta ancora più ispirazione, vedendo Tom che mi veniva a fare le facce davanti. O forse è la magia del plettro di Georg... non saprei.
Comunque, comincio subito con la traduzione della frase in tedesco all'inizio del capitolo - Non sento le tue parole, corrono nel vento. Tu mi guardi, ma il tuo sguardo rimane cieco. - tratta da un'altra canzone dei JR, Irgendwo Anders. Dopodiché ci tengo a dire che i nomi dei cani in questo capitolo sono frutto della mente malata mia e della mia amica Hanna, che non sapendo come riferirci a quelle due povere creature, ci siamo inventate dei nomi ridicoli  che ho voluto riutilizzare qui. Hugo è il nostro preferito, anche se Gretel poverina, è un po' lasciata ai margini, e noi stiamo con le minoranze, per cui sosteniamo anche lei.
Come vi avevo già anticipato d'ora in poi l'animo principesco/maledetto del caro e dolce piccolo cucciolo di foca Bill, sarà tormentato dalla costante ricerca dell'amore; vi ho introdotto anche Heike (lo so, l'ho usato duemila volte questo nome, ma lo adoro troppo) e nonostante io voglia che voi vi immaginiate ogni personaggio come meglio preferite, ho una foto in rappresentanza dello stereotipo di rossa che mi piace.  Eccola qui, non si vede benissimo, così potete continuare ad immaginarla come meglio credete.
Per concludere, oltre a ringraziare ognuna di voi per le bellissime parole in ogni vostra recensione, volevo segnalarvi il mio formspring per farmi tutte le domande che volete, anche in forma anonima se più preferite.
Infine, spero che anche questo capitolo si meriti due piccole parole da parte vostra, giusto per sapere se fa schifo o meno.

Un bacio alla LLS (landa di lettrici silenziose!)
Lale

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Capitolo 11
*** Elf. ***


11.

- Ma io ho paura! - Greis si morse le labbra rimanendo ferma impalata in mezzo alla strada, mentre Tom la superava e Bill si girava a fissarla.
- Dai Greis è solo un buchino... -
- Lasciala perdere Bill, è una femmina, cosa ti aspetti? – sentenziò Tom girandosi anche lui di scatto e incrociando le braccia scocciato.
- Non è che perché volete farvi un piercing voi due debba per forza farlo anche io! -
- Appunto! - rispose Tom alzando braccia e occhi al cielo – E' quello che cerco di dire a tutti da giorni, ma nessuno mi ascolta! -
- Invece sì – disse Bill alzando la voce e mettendo il palmo della sua mano sotto il naso di Greta – Il patto di sangue... sempre insieme, ti ricordi? -
- Oddio che palle, ma chi me l'ha fatto fare?! – sbuffò il rasta sbattendo le mani contro le gambe e girandosi, continuando a camminare verso la fermata dell'autobus.
Greta fissò Bill negli occhi e sorrise annuendo leggermente, osservando la sua espressione che cambiò in un attimo. Rise compiaciuto mettendo un braccio intorno al collo di Greta e riprendendo a camminare dietro il fratello, qualche metro più avanti a loro.
- Dove te lo vuoi fare? - chiese all'amica.
- Mi piace sul labbro -
- Come Tomi? Tomi, Greis anche lo vuole sul labbro! - urlò Bill in direzione del gemello, che si girò verso di loro cominciando a camminare all'indietro.
- Kerner, ce la fai a pensare con la tua testa? O devi fare tutto ciò che faccio io? - rispose seccato fissando Greta negli occhi.
- Kaulitz, non è detto che se una cosa piace a te non possa piacere anche agli altri – rispose la biondina con tono di sfida. 
- Certo come no, guarda caso tutto ciò che faccio io vuoi farlo anche tu, che casualità! – Tom si rigirò e continuò a camminare dritto, mentre Greis girava piano la testa verso Bill che aveva osservato la scena in silenzio.
- Ma che cosa gli ho fatto? - chiese sussurrando.
- Lascialo perdere, gli hanno dato buca ieri, è ancora un po' scosso – rispose l'amico sorridendo debolmente.
- Ehi voi due, correte, sta arrivando l'autobus – sentirono gridare da Tom.
- Dai, corriamo Greis! - 


Due settimane dopo.

Bill chiuse il portatile con un sonoro colpo, alzandosi dal divano di pelle nera su cui si era barricato tutta la notte causa insonnia molesta. Odiava non dormire, perché dormire era una delle cose che amava di più fare, insieme a cantare, rovinare la giornata a Tom, fare shopping e giocare con i suoi cani. Litigò con la coperta del letto che si era avvolto intorno alle gambe, buttò i quattro cuscini che aveva dietro la testa per terra e si alzò di scatto in piedi osservando la devastazione che aveva portato in quell'angolo di suite. Osservò il tavolino di fronte a lui e gli venne un'irrefrenabile voglia di fumare, ma il posacenere straboccava di cicche di sigaretta e lui aveva il limite delle dieci sigarette al giorno. Fece un breve calcolo mordendosi l'indice, e alla fine concluse che quella notte aveva già fumato le sigarette di quel giorno, ed anche del giorno dopo. Sbuffò andando verso il telefono; si sedette sul materasso e compose il numero del servizio in camera. Ordinò quantità industriali di caffè bollente con tono imperioso, ma nonostante quello, non si sentiva ancora soddisfatto. Era indeciso e pensieroso. Gretel gli si avvicinò leccandogli la mano, e decise di addolcirsi un po' per quella mattina, altrimenti avrebbe preso a parole anche il suo cane.
Non sapeva perché era rimasto attaccato tutto il tempo al portatile; aveva scritto moltissimo, e non solo versi che sarebbero diventati nuove canzoni, ma anche dieci pagine del diario con cui si sfogava. Si sentiva troppo giù di morale, per quello aveva avuta l'idea che Tom come minimo avrebbe definito “suicida”. L'unica su cui poteva contare sicura fiducia incontrastata era Greis, e sperava che lei riuscisse a convincere il gemello. Guardò l'orologio e si alzò di scatto dal letto andando verso la porta comunicante con la suite di Tom. Poco gli importava se fossero le otto, doveva parlare con lui e con Greta. Iniziò a dar loro il buongiorno appena varcata la soglia, gridando verso i poveri malcapitati.
- Buongiorno a tutti! Ho trovato ragazzi, ho trovato l'idea geniale! – disse trionfante entrando in camera del gemello.
Greis aprì gli occhi di scatto rendendosi conto in quel preciso istante di essere completamente nuda e che non poteva neanche muoversi perché Tom aveva il braccio sopra la sua pancia. Cercò di capire dove fossero le lenzuola, e appena ne trovò un lembo se le tirò fino agli occhi.
Per fortuna che si svegliò anche Tom, udendo la soave voce del fratello – Ma che cazzo...? -
Bill andò verso le tende e le spalancò girandosi poi verso gli amici che lo fissavano con gli occhi socchiusi. Greta riusciva a malapena distinguere la figura alta e allampanata in tuta che che li guardava di sottecchi.
- Che schifo, ma siete nudi... Avete fatto sesso? - chiese innocentemente con lo sguardo da bambino.
- Bill! - si scandalizzò Greta affondando la testa contro il cuscino.
- Già fratello, quello che tu non fai dal Mesozoico – precisò invece Tom tranquillo togliendosi le lenzuola di dosso, alzandosi nudo dal letto e prendendo i boxer dal pavimento.
- Non infierire Tom, non farlo, o ti azzanno la carotide – lo indicò il gemello sul piede di guerra.
- Quando capirai che tu non sei Edward Cullen?! – sospirò Greis – Datti una calmata! -
- Sono calmo, sono calmissimo... – disse nevrotico toccandosi i capelli – stanotte non ho dormito –
- Come non hai dormito? - chiese Tom preoccupato – Ma devi dormire, siamo in tour, come ci vuoi salire sul palco? -
- Tom è tutto sotto controllo, oggi e domani c'è pausa – lo rassicurò Greis mugugnando mentre si accoccolava contro il cuscino stringendolo forte al petto.
- Comunque ho trovato la soluzione – cominciò a sparlare Bill, tirando fuori l'argomento senza prima spiegare di cosa si trattasse – E' molto semplice. Lo so che ho sempre detto che ho bisogno del contatto visivo per rendermi conto se una persona merita di stare con me e bla bla bla tutte quelle stronzate epiche sull'amore -
- Hai deciso di raccogliere in eredità la vita da playboy di tuo fratello? - lo interruppe Tom avvicinandosi e dandogli una pacca sulla spalla – Sarei felice se finalmente iniziassi ad usare il pisello che ci ha regalato mamma -
- Ma io lo uso! - si giustificò Bill.
- Certo, per fare la pipì – controbatté Greta mettendosi seduta e alzandosi, portando con sé il lenzuolo.
- Greis non ti ci mettere anche tu! – rispose indicandola e seguendola con il dito - E poi non sto parlando di prostituire il mio pene con la prima che passa -
- E allora? - chiese Tom accendendosi una sigaretta mentre Greta gli arrivava vicino  e la prendeva con due dita togliendogliela dalla bocca – Ho detto in camera di mattina no, mi da fastidio – puntualizzò spegnendola nel posacenere che aveva preso in mano.
- Allora stanotte guardavo la nostra pagina su Facebook... – proseguì Bill - ed è piena di fans... nostre fans! – continuò eccitato.
Greta e Tom si immobilizzarono, con lo sguardo fisso verso quel povero pazzo in tuta e capelli arruffati che gli era piombato in camera alle otto di mattina. La ragazza prese la sigaretta spenta dal bordo del posacenere e la passò di nuovo a Tom.
– Ok Split, prendi, credo che ne avrai bisogno – disse dandogli una leggera pacca sulla spalla nuda.

Lui senza spostare gli occhi dal gemello, riprese la sigaretta e se la riaccese, senza emettere il minimo suono.
- Quindi pensavo che con il vostro aiuto potrei mettermi a spulciare quella più adatta a me, e poi tipo incontrarla e conoscerla, se poi va male, amen, intanto ho provato. Che ne dite? - chiese entusiasta.
Greta reggendosi il lenzuolo si sedette sul letto pensierosa, fissando Tom, che con la gamba destra sul ginocchio sinistro, la sigaretta in mano, e i boxer, seduto su una poltrona nera di pelle, incuteva leggermente timore. Specialmente perché aveva gli occhi socchiusi.
- Bill ma di cosa cazzo stai parlando? - berciò togliendo la gamba dal ginocchio e sbilanciandosi in avanti – Ma hai idea di quanto può essere pericoloso? Non le conosciamo le persone là fuori, potrebbero farti del male sia fisico che psicologico -
- Sul fronte psicologico l'abbiamo perso dieci anni fa, e questa proposta allucinante ne è la riprova – constatò Greis sicura.
- Ah già, è vero – si corresse Tom.
- E dai ragazzi, per favore – disse Bill giungendo le mani – Solo un tentativo, ma dovete aiutarmi ho bisogno che Isa se ne vada per sempre dalla mia testa -
- Di nuovo Isa? - sbuffò Greis buttandosi a peso morto sul materasso – Bill, ma sono passati anni, basta con quella vaccona! -
- Non era grassa, era diversamente tonda! - si giustificò Bill. Mai toccargli l'unico amore della sua vita, diventava particolarmente irascibile.
Tom nel frattempo si era alzato ed era andato a sedersi vicino a Greis, ridendo come un matto.
- Ti ricordi quando si era mangiata tre Big Mac in una sera sola...? -
- Oddio, sì! – rise Greis – Mi stavo sentendo male per lei! -
- Ma poi è dimagrita, e comunque è la dimostrazione che io non guardo solo l'aspetto fisico. Lei mi amava per quello che ero. -
Greis si posò sugli avambracci sospirando –  Beh Cucciolo, non eri proprio la fantasia di ogni ragazza a scuola, per cui, diciamo che ti era andata anche bene con lei; almeno aveva un bel viso. -
- Dai per favore, assecondatemi come facevate sempre, almeno un'ultima volta... -
- Quante volte l'hai detta questa frase nella tua vita? - chiese Greis con disappunto.
- Almeno una volta a settimana, ma ora è diverso, mi sento positivo -
- Bill, sii realista, quante possibilità hai di trovare una ragazza su internet? -
- Una, ne ho una sola, se mi aiutate, per favore! - Bill giunse di nuovo le mani in segno di preghiera, sorridendo sornione verso il fratello e l'amica, che lo fissavano di rimando inespressivi.
Greta dette una spinta a Tom con la spalla e sorrise - Dai Split, tuo fratello ha bisogno di aiuto -
- No, non se ne parla... – rispose scuotendo la testa – stavolta io non lo aiuto nel suo tentativo suicida di stare male di nuovo per la prima che passa -
- Lo sapevo! Lo sapevo che l'avresti detto! – disse Bill avvicinandosi – Però Tomi, ti prego, pensa al tuo dolce fratellino da solo, che ha tanto bisogno di amare... -
- Tu hai bisogno di scopare, non di amare! - si impuntò il gemello aspirando la sigaretta.
- Sì ok, anche, ma sopratutto di amare... -
- Dai Tom, non fare lo stronzo -
- Ma tu da che parte stai? - chiese Tom irritato verso Greis.
- Dalla parte dell'amore – rispose la ragazza altezzosa.
- No – si impuntò nuovamente Tom – è un suicidio -
- Dai Tomi – piagnucolò Bill avvicinandosi ancora – Dai! -
- Ho detto di no! -
Greta molto più vicina a Tom rispetto a Bill, si avvicinò all'orecchio del ragazzo per sussurrargli qualcosa. Qualcosa che Bill non sentì, ma vide l'espressione del gemello cambiare radicalmente in meno di cinque secondi.
- Ok, va bene – disse Tom deglutendo – Ma solo una! -
- Grazie! - si esaltò Bill battendo le mani – Vado a prendere il portatile – disse correndo verso la sua stanza.
- Come basta poco per farlo felice – constatò Greis poggiando la testa sulla spalla di Tom che perplesso continuava a fumare la sua Lucky Strike.
- Sei seria su quella cosa? -
- Quale cosa? -
- Quella cosa per convincermi ad aiutare Bill -
- Certo – rispose Greis annuendo – Aspettati qualcosa di veramente... veramente... e basta -
- Non vedo l'ora – sussurrò Tom socchiudendo gli occhi e avvicinandosi alle labbra di Greta, che ricambiò velocemente il bacio.
- Dopo questo bacio all'alito di cadavere con retrogusto di sigaretta, direi che è ora di ordinare la colazione, eh? – disse subito la ragazza scostandosi da Tom che scoppiò a ridere subito dopo.
- Ok, ci vorranno dieci litri di caffè per sostenere questa mattinata, te lo dico da ora -
- Ordinane dodici, nel frattempo è il caso che mi metta almeno il reggiseno -
Tom si girò a guardarla alzando le sopracciglia e sorridendo malizioso mentre si allontanava verso la stanza del fratello.
Dieci minuti dopo erano tutti seduti sul letto integro di Bill, con due portatili davanti, una tazza di caffè in mano a ciascuno e Natalie che spiegava l'importanza di farsi le sopracciglia.
- Possiamo concentrarci qui su Facebook che io non ho la minima idea di come funzioni? - chiese Bill spazientito entrando quasi dentro lo schermo del computer seguito a ruota dal gemello.
- Greta, ricordami che dopo te le aggiusto -
La ragazza si toccò un sopracciglio offesa – Ok... -
- Ed anche tu Tom – disse di nuovo Natalie sorseggiando il suo caffè.
Il ragazzo imitò Greta mettendosi la mano libera sul sopracciglio fissando la truccatrice con il terrore negli occhi – Oh no Nat, non se ne parla... me le tengo così -
- Ma sono antiestetiche! -
- Chi se ne frega, la prima e l'ultima volta che me le hai fatte mi veniva da piangere per il dolore -
- Tom, hai due sopracciglia che sembrano la coda del cappello delle giovani marmotte, dobbiamo fare qualcosa -
- Ehi... – urlò Bill spazientito – Siamo riuniti per aiutare ME, concentriamoci qui per favore – disse indicando lo schermo.
- E poi – si intromise Greis – le sopracciglia non fanno niente, vorrei proprio vederti con la ceretta all'inguine -
- Ben detto Greis – continuò Natalie.
Il ragazzo sgranò gli occhi – Che c'entra adesso? -
- Niente, è per dire che voi maschi siete proprio dei piagnucoloni -
Tom con aria offesa si girò verso il gemello.
- Ok, basta con questi discorsi, concentriamoci su Bill... -
- Grazie Tom –
- Abbiamo un totale di 449.745 fans... - continuò il moro.
- Poche, insomma -
- Per prima cosa devi crearti un profilo – disse Greta saccente – Ci manca solo che ci provi con qualcuna usando Greta Kerner come nome... -
Tom e Bill scoppiarono a ridere da soli, risata che si spense subito dopo.
- Ok, come mi chiamo? -
- Hugo? – disse Tom d'impulso.
- Ok -
- Hugo come? -
- Hugo Gretel? - continuò Tom.
- Cavolo fratello stamattina sei un vulcano di idee – gli disse Bill digitando il nome sulla tastiera.
- Visto? -
Dopo un'ora di ricerche, tutti e quattro, Bill incluso, si erano stufati di controllare tutte quelle facce che comparivano sul portatile.
- Ok, ho un'idea – disse Greis stancamente – Restringiamo il campo. Le vogliamo tedesche di Amburgo, giusto? -
Bill la guardò con lo sguardo vacuo di chi non sa cosa vuole, ma che è disposto ad accettare qualsiasi cosa.
- Ok, tedesche, di Amburgo, ce ne sono... trecentoottantadue -
- Ora, togliendo quelle che dicono di essere di Amburgo ma non lo sono, togliendo le dodicenni e le pazze, ne rimarranno più o meno una decina -
Bill sgranò gli occhi preoccupato.
- Beh fratellino, buona ricerca – rispose Tom alzandosi dal letto seguito a ruota da Greta.
- Dove andate tutti? -
- Dobbiamo partire Bill, avanti, continui le tue ricerche sul tourbus -
Bill sbuffò alzandosi dal letto - Ed io che pensavo fosse facile... - disse scuotendo la testa, mentre tutti gli davano una pacca sulla spalla d'incoraggiamento.


Due giorni dopo.

- Hai preso il carica batteria del portatile? - chiese Tom controllando il cellulare, naturale prolungamento della sua mano.
- Sì signore, ho preso tutto, tu hai preso la testa? -
- Sì – disse Tom armeggiando ancora con il telefono, non ascoltando una sola parola di quello che diceva la ragazza.
Greta mise le mani sui fianchi e alzò gli occhi al cielo.
- … poi ad un certo punta la bionda con le tette grosse è salita sopra alla mora iniziando a strusciarsi sopra di lei... -
- Eh? - disse Tom tornando all'ascolto – Che bionda? -
- Ma mi stai ascoltando? - rispose la ragazza spazientita -
- Sì sì – sbuffò il ragazzo – Sto controllando una cosa -
- Sempre con quel coso in mano, ci credo che sei scemo tutte quelle radiazioni ti hanno leso il cervello -
- Sì – rispose Tom pensieroso mentre Greis prendeva le ultime cose e le metteva nella borsa,  fissandolo senza speranze. Dopo che ebbe rimesso il cellulare nei jeans e preso la sciarpa dette un'ultima controllata in giro, per vedere se ci fosse davvero tutto.
- Ok, andiamo – sentenziò sicuro precedendola e scendendo il gradino del bus.
La ragazza lo seguì rimanendo sul mezzo mentre lui la guardava dal basso.
- Con chi stai messaggiando? - chiese curiosa.
- Con Andreas, questioni maschili – rispose abbozzando un sorrisetto.
Greta sorrise  di rimando rimanendo sul tourbus mentre Tom continuava a guardarla. La ragazza si appoggiò alle sue spalle sbilanciandosi in avanti e andando a sbattere contro le sue labbra. Tom rimase impassibile, la prese solo di peso mentre cadeva tra le sue braccia e la lasciò sull'asfalto.
- Greis – sussurrò con disappunto, allontanandosi. Solo in quel momento, in quel frangente, Greta si rese conto di aver fatto una cosa stupida. Mai farsi vedere all'aria aperta in atteggiamenti equivoci con lui, era una delle prima regole, e non si era resa conto di quanto quel minimo gesto potesse creare seri problemi.
- Scusa Split, per un attimo ho smesso di pensare – si giustificò la ragazza chiudendo la porta del tour bus.
- Mai smettere di pensare, mai – berciò Tom dandole le spalle e cominciando a camminare verso l'entrata.
- Scusa... - piagnucolò la ragazza andandogli dietro – Dai Split, davvero... -
Tom continuò a camminare di gran passo verso la porta del retro, con Greis alle calcagna.
- Split non siamo macchine per un momento di debolezza non mi puoi trattare così, ti ho chiesto scusa – continuò Greta reggendo la porta e seguendolo in corridoio. 
- Sono per errori come questi che succedono i casini, Greis, non possiamo permettercelo, dobbiamo stare attenti -
- Ma fuori c'è il deserto... - continuò a giustificarsi lei seguendo e fissandogli la schiena.
Tom si fermò di scatto e le puntò gli occhi dritti nei suoi, era arrabbiato, poteva sentirlo – E' solo questione di tempo Greis, e poi ci porteranno via tutto quello che abbiamo, io sto cercando di proteggerlo il più a lungo possibile, ma dobbiamo farlo insieme, chiaro? Non puoi baciarmi fuori e di giorno per giunta, sei impazzita? -
- Tom, ma io... -
- Non puoi sapere chi ci sia là fuori a guardarci – le disse puntando un dito contro il muro - ma c'è sempre qualcuno che guarda... cazzo... non deve succedere più -
- Scusa... -
Tom sbuffò girandosi e continuando a camminare verso i camerino – E portami un caffè... -
Greta rimase impalata nel corridoio con le mani in mano, lo vide andare via scomparendo dietro l'angolo.

____


Erano due giorni che Bill non si staccava dal suo portatile, tanto che si era preso la briga di rubare gli occhiali da lettura di Natalie, dato che cominciava ad avvertire problemi agli occhi. Aveva visto di tutto in quelle pagine web; soggetti che tentavano di emularlo con scarsi risultati, ragazze che proclamavano il loro amore per lui ma poi non avevano la minima idea di come si chiamassero gli altri membri della band, ma sopratutto era sorpreso del fatto che si potesse entrare nella vita delle persone con così tanta facilità. Specialmente la cosa che l'aveva sconvolto così tanto era che le stesse persone mettevano in bella mostra la loro vita su un piatto d'argento, quando lui doveva stare sempre molto attento ad ogni suo movimento.
Proprio perché era molto curioso di natura, stava controllando tutto nella sua ricerca dell'anima gemella. Dopo che l'entusiasmo iniziale era scemato, continuava a ripetersi che aveva ragione Tom, era un suicidio, però dato l'orgoglio non poteva darla vinta al gemello, ed era anche sicuro che la persona che avrebbe scelto, non l'avrebbe deluso. Se dicevano di amarlo, un motivo ci doveva essere.

- Questa direi di no... - chiese grattandosi il naso e girando lo schermo verso Natalie, intenta a leggere una rivista di moda. La truccatrice alzò lo sguardo verso il portatile e lo riabbassò subito.
- No – disse lapidaria.
- Questa? - chiese di nuovo Bill.
- No -
- E questa? -
- No -
- Nat, ma le stai guardando almeno? - domandò spazientito.
Natalie lo guardò con disappunto, chiudendo lentamente la sua rivista.
- No, perché stai facendo una cazzata, e non ti appoggio, tra l'altro mi hai anche rubato gli occhiali! -
- Che palle! Almeno dammi un parere prettamente estetico! -
La bionda sbuffò spostando gli occhi da quelli di Bill e riaprendo la rivista – Ok, scegline una decina, poi farò la mia selezione -
Il moro si sistemò gli occhiali sul naso dando un'occhiata alla sua immagine riflessa allo specchio di fronte a lui, si sentiva molto professionale.
- Sai Nati, credo che mi comprerò una decina di occhiali da vista, guarda quanto sono sexy così -
L'amica lo guardò alzando un sopracciglio e riabbassando subito lo sguardo sull'articolo che aveva ricominciato a leggere per la terza volta.
- Allora, questa selezione... -
Bill non fece in tempo a rituffarsi nella sua ricerca che sentì una tristissima suoneria cominciare a librarsi nell'aria. Era la melodia di un pianoforte, veramente strappalacrime, non poteva essere di nessun altro se non il telefono di Greta. Allungò la mano su divano fino a tirare fuori la sua giacca di pelle, prese il cellulare dalla tasca e vide il nome di Heike illuminarsi nello schermo, non ci pensò due volte e rispose, Greis non se la sarebbe presa.
- Pronto? -
- Non sei Greta – constato la rossa colta alla sprovvista.
- No, sono Bill, ciao Heike... - disse lui raggiante sorridendo allo specchio e aggiustando di nuovo gli occhiali sul naso. Un vero uomo in carriera.
- Oh – disse lei sorpresa – Ciao -
- Greta è scomparsa con mio fratello ed ha dimenticato il cellulare e comunque volevo cogliere l'occasione per ringraziarti per l'altra volta, mi sono dimenticato di farlo -
- Oh no Bill, non importa... -
- Davvero Heike, grazie mille, sei capitata al momento giusto -
Natalie nel frattempo aveva preso a fissarlo con gli occhi sgranati, come se volesse dirgli che non era molto carino rispondere al telefono altrui. Bill la guardò sbuffando, si tolse gli occhiali dal naso, poggiò il portatile sul tavolino ed uscì dal camerino.
- Chiamavo per darvi delle notizie sulla futura mamma -
- Oh mio dio! - gridò Bill felice – E' incinta? -
- Sì – annunciò Heike entusiasta.
- E' fantastico, non vedo l'ora di vedere i cuccioli... -
- Sì Bill, è fantastico... -
- E' possibile sapere se saranno maschi o femmine? Io vorrei un altra femmina, Tom invece vuole un maschio, io li voglio tutti, però se tu ne vuoi alcuni... -
- No non credo che... - provò a dire la ragazza senza risultati accettabili.
- Possiamo dividerceli no? Quanti ne saranno dodici, tredici, quindici? Non vedo l'ora di vederli saranno così belli con una mamma e un papà come Hugo e Diana, tutti piccoli e pelosi -
- Bill penso che saranno al massimo sei... -
- E' una cosa fantastica, davvero... tu ce l'hai il giardino? Altrimenti per il parto possiamo allestire una camera asettica da noi, abbiamo un giardino enorme... -
- Credo che Diana se la caverà da sola nella sua cuccia -
- Davvero? E se si prende qualche infezione? -
- E' un cane... sa da solo come deve fare... -
- Già è vero, cavolo Heike hai sempre una risposta per tutto... -
- Bill ma stai respirando? - chiese la ragazza divertita.
- Oh scusami, io sono sempre così, perdonami. Chi non mi conosce non è abituato -
- Così come? -
- Sono logorroico, parlo sempre ad alta voce e gesticolo parecchio. Ah, poi, non faccio parlare le persone, do sempre ordini e sono nevrotico, senza contare che sono anche geloso.-
- Lo sai che si dice delle persone gelose? -
- Sì, che sono insicure, ma io non lo sono, voglio solo che la persona che amo sia solo mia -
- Ma se ti ama non dovresti dubitare del fatto che sia tua - chiese la ragazza perplessa.
- Cosa c'entra? - chiese dubbioso poggiandosi al muro del corridoio. Tutti quelli che passavano lì davanti si fermavano un istante a fissarlo, come se fosse strano vederlo parlare al telefono.
- Vedi Bill, quando troverai davvero la tua anima gemella, non ti porrai mai il problema, perché sai che ti potrai fidare ciecamente di lei, senza riserve. Se non ci riesci significa che non è quella giusta. -
- Lo sai che questo discorso lo userò contro tutti quelli che avranno da ridire contro di me su questo argomento? Anche se non so esattamente se sia a mio favore... ma mi piace come concetto -
- Mi fa piacere -
- Grazie per la dritta. -
- Invece immagino che la lista dei pregi sia molto ampia... - rise Heike.
- No a dire il vero, quella dei difetti è più lunga, però oltre ad autodefinirmi molto ironico, sono anche la persona più dolce e romantica sulla faccia della terra. -
- Ed anche modesta. -
- Ed anche modesta, esatto.-
- Non dovrebbe essere difficile trovare una ragazza con questi requisiti, com'è possibile? -
- Lo penso anche io! Però devo stare semplicemente attento, non so se Greta ti ha spiegato i dettagli. -
- Sì, mi ha spiegato... beh ma almeno tu non sei stato piantato dal tuo ragazzo perché ti amava troppo. - sbuffò Heike girando su se stessa. Lo spazio libero nel suo studio non era molto, il tavolo da disegno occupava la maggior parte dello spazio e per di più era un sottotetto e a meno che non voleva camminare con la testa spostata, doveva rimanere nel centro claustrofobico che era riuscita a ricavare. Tra l'altro non sapeva perché stava parlando dei fatti suoi con il cantante dei Tokio Hotel, però era divertente.
- Tu sei stata piantata così? - chiese Bill curioso.
- Testuali parole “Heike ti amo troppo, ma così tanto che quando sono con te soffro, quindi è meglio per me se ci lasciamo”  -
- E' assurdo, ma poteva inventarsi una scusa più plausibile?! Mah... questi uomini! - rise Bill.
- Già – constatò lei perplessa.
- Il problema mio fondamentale è che non ho tempo – continuo il cantante spostando la discussione su di lui - Non ho tempo per fare niente, vivo troppo velocemente e coltivare una relazione richiede tempo, e voglia. Io la voglia ce l'ho, mi manca solo il tempo -
- E poi ci sono tutti quei piccoli problemi con la fiducia. -
- Esatto, come faccio a sapere che una persona è completamente interessata a me e non a quello che rappresento? In passato me ne sono successe di tutti i colori, e non voglio ripetere gli stessi episodi, senza contare che ora non posso più continuare a mandare Tom avanti al posto mio. Greta mi castra se lo scopre. -
- Manda Greta allora...-
- In che senso? -
- Tra donne ci si capisce meglio, e come tua amica stai sicuro che non avrà problemi a dirti se fa per te o meno una determinata persona. Prova a mandare lei una volta, e scopri che succede. -
- Cavolo Heike, grazie! -
- Prego. -
- E' facile parlare con te, mi piace, ora lo sai che dovrai darmi il tuo numero di cellulare e ti assillerò ogni secondo libero? -
- Il mio numero è comparso sullo schermo del cellulare di Greta, sono sicura che non si offenderà se lo prenderai dalla rubrica. -
- E tu ti offenderai? - chiese Bill mieloso.
- No, non mi offendo.-
- Allora la prossima volta che ne avrò l'occasione manderò Greis. -
- Esatto. -
- Mi piace questo piano... -
Rimasero per un attimo in silenzio; Bill si guardò intorno e notò che c'era molto movimento in quell'angolo di corridoio.
- Ok, Bill, devo proprio andare...- disse Heike dolcemente.
- Di già? -
- Sì, ma puoi chiamarmi quando vuoi, davvero... -
- Ok, tienici aggiornati su Diana, buona giornata! -
- Buon concerto! -
- Grazie...-
- Ciao Bill -
- Ciao Heike -
Bill si girò di scattò chiudendo la chiamata e andando a sbattere contro Tom, che guardava per terra mentre camminava.
- Ehi rincoglionito, stai attento! - gli disse il fratello finendo contro il muro, rendendosi conto la frazione di secondo seguente che era successo qualcosa. Senza dire niente prese per il braccio il gemello e lo spinse nella prima porta libera che aveva visto. Chiuse la porta e si appoggiò di spalle sul muro mentre Tom camminava in circolo per la stanza.
Senza che disse niente, Bill aveva già capito.

____

Non avevano parlato per tutta la giornata. Dopo le prove, Tom e Bill si erano chiusi in una stanza da soli e Greis aveva deciso di andare in albergo poco prima dell'inizio del concerto. Non le andava di stare in mezzo ai piedi, si sentiva sempre fuori luogo. Si era fatta una lunga doccia e ponderato su quello che aveva fatto, nonostante non ci trovasse niente di assurdo. Si convinse in mille modi diversi che nessuno aveva potuto vederli, perché non c'era nessuno, ma nonostante quello, una vocina nella sua testa continuava a rimproverarla per la scarsa attenzione. Il vero problema era che quando erano insieme era così spontanea che non poteva reprimere i suoi atteggiamenti, perlomeno Tom ci riusciva perché lo faceva da anni, per lei era sempre tutto così nuovo e difficile.
Non riusciva a dormire, avrebbe aspettato che Tom tornasse in camera, prima di tranquillizzarsi. Era decisa a chiedergli di nuovo scusa, ma allo stesso tempo, l'orgoglio e la voglia di dirgli tutto quello che gli passava per la testa, la bloccava. Verso le tre del mattino sentì la serratura scattare, e i passi inconfondibili di Tom entrare nella suite. Sentì il tonfo dello zaino sul pavimento, e i passi che si avvicinavano al letto. Greta aveva gli occhi aperti, e fissava la tenda verde di fronte a lei, immobile.
- Ehi, lo so che non stai dormendo – sentì la voce di Tom accarezzarle l'orecchio - ho portato un segno di pace – continuò lasciandole davanti il viso una rosa bianca – l'ho rubata in corridoio -
- Wow, dovranno cambiarti nome in Tom Braveheart – rispose lei pungente.
- Greis, ho esagerato, però cerca di capire... – disse subito con voce lamentosa.
Greta si alzò di scatto, girandosi a fissarlo negli occhi.
- Cerca di capire? - disse prendendo fiato. Di tutti i discorsi perfetti che si era fatta in testa nell'arco di quelle ore, non se ne ricordava neanche uno, decise di improvvisare.
 – Io capisco sempre Tom, “capire” è il mio secondo nome. Ho sempre capito tutto, dall'inizio. Ho capito quando non potevamo più uscire di casa da soli, ho capito quando hai smesso di venire a scuola, ho capito quando ti sei trasferito ad Amburgo, ho capito quando ho accettato di venire con te “sotto copertura”, io capisco sempre, ma tu non capisci mai un cazzo! – disse senza fiato - Ma come diamine mi hai trattato prima? Come una pezza da piedi! Ho capito di aver fatto una cazzata ma non avevi il diritto di dirmi quelle cose, in quel modo! -
- Cosa ho detto? Ho detto la verità! – si agitò lui – Lo sai benissimo che non possiamo permetterci il minimo errore, se scoprono che stiamo insieme per te è la fine, lo sai questo? Hai visto cosa è successo a quelle che sono venute prima di te! -
- Quelle che sono venute prima di me? - disse sgranando gli occhi, incredula di quello che aveva appena sentito – Io non sono come quelle che “sono venute prime di me”, io sono Greta, mi conosci da quando parlavi a malapena e ti mettevi le dita nel naso, e mi vieni a dire una cosa simile? IO lo so benissimo qual è la situazione, lo so a cosa andiamo incontro se ci scoprono, ma non possiamo vivere tutta la vita in questo modo! -
- Ma stiamo insieme da quattro mesi! -
- Esatto, stiamo insieme da quattro mesi, e sembra che per te questa storia sia destinata a finire da un momento all'altro, non pensi mai al futuro, dici che bisogna viverla giorno per giorno, e a me sta bene, ma cazzo Tom, non possiamo andare avanti così per sempre! Se ci scopriranno un giorno cosa farai? Dirai che sono una delle tue scopate e basta? Oppure tiri fuori le palle e dici al mondo intero per una volta qualcosa di intelligente... -
Tom la fissava negli occhi, serio, non sapendo cosa fare. Quelle parole facevano male, perché sapeva che erano vere, ma d'altra parte, non poteva fare diversamente. Voleva proteggerla, voleva proteggere quello che avevano e sapeva benissimo a cosa andavano incontro se si fosse saputo che lei era la sua ragazza. L'amore viscerale che provavano le loro fans, a volte un amore malato, li condizionava fino a quel punto. Georg per nascondere Michelle dalla stampa stava facendo i salti mortali e lui non voleva finire a dover costringere Greta a non uscire per paura che qualcuno potesse farle del male. Lo sapeva quanto amava essere indipendente, e quella clausola nella loro relazione non le sarebbe mai andata giù, la conosceva troppo bene.
- Tu non sai cosa stai dicendo – gridò Tom alzandosi dal letto – Io... io, è naturale che voglio stare con te, ho aspettato questo momento per anni... cazzo! Ma non voglio che ti succeda niente, e sai perfettamente che la tua vita cambierebbe radicalmente se si venisse a sapere qualcosa di te, scaverebbero nel tuo passato, verrebbero a sapere qualsiasi cosa che gente disposta a parlare per soldi direbbe, e non voglio che tu abbia paura di andare in giro da sola per colpa mia Greis, non voglio! -
Greta lo fissava in piedi al centro della stanza, con il fiatone e gli occhi sbarrati; le volte in cui Tom si era arrabbiato veramente con lei in vita sua potevano contarsi sulle dita di una mano, non era il tipo che andava fuori di testa alla minima idiozia, ma quella volta, sentiva che la sua rabbia era mista a preoccupazione. Si fissarono intensamente negli occhi, fino a quando il bussare alla porta non frantumò quell'istante.
Tom si girò verso l'ingresso ed avanzò nella suite, mentre Greta si stendeva sul letto di spalle.
- Ehi, Tom – sentì dire Greta dalla voce di David, in lontananza.
- David, che succede? - domandò Tom preoccupato.
- Vieni fuori, ti devo parlare – rispose lapidario.
Greta chiuse gli occhi, in quel momento capì che era successo qualcosa. Quei dieci minuti le parvero una vita; si era fumata due sigaretta seduta a gambe incrociate sul letto, mentre aspettava che Tom ricomparisse nella stanza. Non aveva voluto creare delle false ipotesi nella sua testa, non voleva pensare al peggio, voleva solo che la abbracciasse e le dicesse che non importava, che avrebbero risolto, come sempre. Dopo quel tempo infinito Tom spalancò la porta chiudendola dietro di lui.
- Che è successo? -
Camminò verso il letto togliendosi la felpa che aveva addosso, insieme alla maglietta. Si sedette sul materasso di spalle a Greta, togliendo anche le scarpe.
- Ci hanno visto... Bild ha le foto. – disse monocorde – Dopodomani le pubblicano. -
- Cosa? - disse Greta fissandogli la schiena nuda – Stai scherzando? -
- Mai stato così serio -
- E non puoi fare niente per bloccarle? Usa i tuoi potenti mezzi, pagali, fai qualcosa! -
Tom si girò verso la ragazza stendendosi nel suo lato di letto, sorrise amaramente guardandola negli occhi.
- Non è così che funziona. -
Greta si portò la mano sulle labbra, incredula, sentì le lacrime arrivarle agli occhi, facendo il possibile per fermarle – Non ti avevo detto che sarebbe stata una passeggiata stare insieme -
- Tom io... - disse con la voce spezzata – Mi dispiace... -
- Non importa... – rispose lui – prima o poi sarebbe successo, domani elaboriamo una strategia, diventa un problema del gruppo a tutti gli effetti... -
- Non so cosa dire... -
- Hai già detto abbastanza! -
- Io non pensavo che... -
Tom la interruppe prendendo una sigaretta dal pacchetto e giocandoci con le dita.
- Anche io non pensavo che mi fotografassero mentre mi facevo i cazzi miei con mio fratello in un'isola sperduta delle Maldive che neanche i maldiviani conoscono, anche io non pensavo che mi fotografassero ubriaco mentre toccavo il culo alla prima che passava, anche io non pensavo un sacco di cose Greis, ma purtroppo, questo non è il paese dei balocchi, questo è il mio mondo, dove c'è sempre qualcuno che ti guarda. Fa schifo lo so, ma prima o poi ti ci abitui, fa che questo prima diventi immediato, per favore. – disse tranquillo. Poi alzò le spalle e si accese la sigaretta, con noncuranza, mentre Greis continuava a fissarlo trattenendo le lacrime.
- Che cosa succederà adesso? -
Tom aspirò un po' di fumo poi guardo Greis, scuotendo la testa.
- Non lo so -
- Io che devo fare? -
Il ragazzo si morse le labbra, non ce la faceva ad essere arrabbiato con lei, d'altronde sapeva che sarebbe successo, solo che avrebbe voluto che quel momento fosse arrivato il più tardi possibile. Ora doveva pianificare anche la sua di vita, ed era l'ultima cose che voleva. Aprì un braccio verso di lei, fissandola serio.
- Vieni qui e abbracciami -
Greta si asciugò i lucciconi che le erano scesi sulle guance in un momento in cui aveva deciso di sbattere le ciglia, e senza farselo ripetere due volte poggiò l'orecchio contro il petto di Tom.
- Scusa -
- Cambia disco Kerner, ho capito -
Greta lo strinse più forte sentendo l'odore della sua dannata Lucky Strike entrarle nelle narici.
- Mi odi? - chiese la ragazza titubante.
- Da morire -
- Davvero? -
- No, sto scherzando -
- Ti pare il momento? -
- Che devo fare? Mettermi a piangere...? -
- Saresti di supporto... -
- Se metti il Re Leone piango subito -
- Non ho il DVD -
- Peccato -
- Già -
Rimasero in quella posizione per un po', fino a quando non sentirono la porta della suite di Bill aprirsi, ed i suoi passi entrare nella stanza. Si girarono a guardarlo, mentre con le braccia conserte arrivava piano verso il letto.
- Ho sentito che siamo in emergenza – disse dispiaciuto.
- Sì... – annuì Tom – ho bisogno di un posacenere, prima che bruci la coperta -
Bill si guardò un attimo intorno, prima di prendere il posacenere dal tavolino e portarlo al gemello. Greta lo accolse sul letto abbracciandolo con il braccio libero. Sospirò profondamente annusandogli i capelli che sapevano così tanto di lacca che davano al cervello.
- Te l'ha detto David? - chiese Tom curioso.
- No, veramente stavo origliando alla porta da prima, una faticaccia, la prossima volta potreste parlare più forte per cortesia? – rispose tranquillo mentre si controllava le dita. Greta alzò gli occhi al soffitto mentre a Tom uscì una risatina isterica.
- Allora, qual'è il piano dei 3K? - si informò Bill curioso, rivolgendo il viso verso l'amica e il fratello.
- Dei chi? - chiesero in coro Tom e Greta.
- 3K, siamo noi tre... mamma mia, datevi una svegliata, eppure sono io quello che ha cantato stasera... -
- Oddio ti prego dimmi che non l'ha detto – disse Greta rassegnata rivolta a Tom.
- Ti hanno drogato? -
- Perché? E' carino! - rispose Bill altezzoso.
- Sa tanto di società segreta -
- Per quello è figo... -
- Bill stai zitto – rispose Tom ridendo e tirandogli un cuscino a portata di mano in faccia.
- Stai zitto tu! - il fratello riprese il cuscino e rispose all'attacco prendendo in pieno anche Greta.
- State zitti tutti e due! – tagliò corto lei, abbracciandoli più stretti.



Tom – disse Greis girandosi a guardarlo – cosa ti ho fatto? -
- Niente Kerner – rispose stancamente continuando a fissarsi le mani.
- Perché mi tratti male allora? -
- Non ti tratto male... - rispose sulla difensiva.
- Sì invece, qualsiasi cosa dico me la rinfacci, vorrei solo capire perché ce l'hai con me -
Tom si sistemò sulla sedia toccandosi il piercing appena fatto.
- E' che a volte mi dai sui nervi... ma solo perché sei una ragazza – disse timidamente.
- Grazie Tom – rispose Greis scettica – Questa sì che è una spiegazione -
- Mi da fastidio, ok? - sbuffò lui contrariato – Mi da fastidio che tu riesca a reggere tutte le cose che facciamo io e Bill, nonostante sia una femmina –
- Quindi è una specie di complimento? – chiese lei curiosa.
Tom ci pensò un po' su, poi sorrise debolmente socchiudendo gli occhi.
- Esatto -
Greta si alzò dalla sedia su cui si era accomodata per andarsi a mettere vicino a Tom, lo fissò negli occhi e sorrise – Ti ha fatto male? -
- No – rispose con noncuranza toccandosi di nuovo il piercing – A te? -
- Non riesco a parlare – disse Greis ridendo e facendo lo stesso movimento – Però è carino -
- Già, è carino –


____

Ed eccoci qui, nuovo capitolo, nuovi guai. Non so perchè ma a me Bill fa paura, fa tutto da solo, si è impossessato di me mentre scrivevo, ed è stato terribile frenarlo, davvero, un'impresa titanica. Spero di non avervi fatto aspettare troppo e ringrazio ovviamente e nuovamente le dolci donzelle che perdono del tempo a scrivere un breve commento alla mia storia. Sono poche, mi piacerebbe davvero che qualcuna in più sprecasse un po' di tempo per dirmi davvero cosa ne pensa e cosa prova leggendo quello che scrivo; significa molto per noi poveri "scrittori".
Nel caso non si fosse capito, la parte in corsivo è successa quando i tre pazzi qui, erano delle pulci piccole e dolci, ci saranno altri flashback nei prossimi capitoli, spero di creare una rete di collegamento passato/presente che vi possa far capire quanto è davvero profondo il loro legame.
Beh, a quanto pare Bill è ancora qui a contagiarmi, la smetto di scrivere, alla prossima!
Baci

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Capitolo 12
*** Zwölf. ***


Se siete convinte che un giorno sposerete Bill/Tom/Gustav/Georg, non leggete questo capitolo, ci rimarreste male.

12.

- Kaulitz Bill -
- Presente! - Bill ancora nella fase post sonno, alzò piano un braccio facendolo poi ricadere pesantemente sul banco e riprendendo a fissare fuori dalla finestra. C'erano ancora delle belle giornate fuori, e non capiva perché dovessero stare rinchiusi là dentro. Odiava quel posto.
- Kaulitz Tom -
- Eccolo – Tom non alzò neanche il braccio, rimase con la testa posata sulla mano mentre con la matita disegnava sul banco. Fece un cenno con lo sguardo alla professoressa che lo guardò con disappunto attraverso gli occhiali squadrati che portava esclusivamente per fare l'appello.
- Kerner Greta -
La ragazza intenta a cercare qualcosa nella sua cartella all'udire il suo nome si alzò di scatto sbattendo la testa contro l'angolo del banco. Greta e Tom erano seduti vicini; i gemelli non ci provavano neanche più a sedersi uno accanto all'altro, sapendo che comunque la professoressa li avrebbe divisi a prescindere il primo giorno di scuola. Per cui avevano studiato una perfetta combinazione di posti che permetteva tra l'altro di copiare tranquillamente durante i compiti in classe. Bill vicino alla finestra seduto a fianco di uno a caso, dietro di lui Tom e a fianco Greta, la secchiona.
- Ahia! Presente! - rispose alzandosi, provocando un leggero brusio di risate per la classe. Tom fu il primo a scoppiare a ridere seguito a ruota dal gemello.
- Voi tre sempre insieme vedo... - chiese la professoressa passandoli il rassegna uno a uno, e soffermandosi su Greta che si reggeva la testa, sofferente.
- Che vuole farci prof? E' la forza dell'abitudine... – rispose strafottente Tom sorridendo beffardo.
- Quest'anno spero che abbiate messo la testa posto, per quanto riguarda te Greta, allontanati da quei due prima che sia troppo tardi... -
La ragazza alzò le sopracciglia fissando la professoressa come se avesse appena detto una parolaccia di fronte a tutta la classe. La donna fece una smorfia di disappunto e riprese con l'appello.



Il giorno dopo.

Greta era seduta vicino a Michelle, la location era la parte di suite di Bill di uno dei tanti hotel a quattro stelle che si trovavano a visitare per uno, al massimo due giorni. Il salottino era bello grande, e conteneva tutti i membri dello staff, più la band. Erano una decina di persone, all'incirca, e sul banco di imputazione c'erano lei e Tom. La bionda si era ancorata al braccio di Michelle, ed aveva posato la testa contro la sua spalla, mentre lei le stringeva la mano facendole coraggio; un po' perché quella situazione avrebbe potuto riguardare anche lei e Georg, un po' perché si sentiva di doverle fare forza. Tom era seduto su una poltrona di spalle al divano su cui erano sedute lei, Michelle, Georg e Natalie. Bill aveva anche lui una poltrona ed era seduto vicino a Tom; dall'altro lato del salottino, David, Dunja, Gustav e alcuni membri della sicurezza.
- Volete un popcorn? - chiese Natalie porgendo una ciotola argentata verso Michelle e Greta.
- Da dove saltano fuori? - rispose Greta divertita.
- Li ho fatti portare, sai questo genere di riunioni è sempre molto avvincente, sembra di star al cinema... -
Michelle e Greta risero mentre al centro della stanza arrivò David con aria stressata, reggendo due cellulari in mano.
- Allora, ci siamo tutti, non vi dico perché siamo qui dato che lo sapete... comunque, dati i recenti sviluppi credo sia doveroso gestire la faccenda in modo appropriato -
- Per prima cosa – disse Dunja avvicinandosi a lui al centro della stanza – Fino alla fine del tour voi due non state insieme. – disse guardando prima Tom e poi Greta - Non dovete farvi vedere in alcun modo dalla stampa, dove ci sarà Tom non ci sarà Greta, dove ci sarà Greta non ci sarà Tom. Avrete gli arrivi completamente incongruenti, tu Greta viaggerai con noi, siamo sempre due ore prima sul posto rispetto a loro, così non dovremmo destare sospetti... -
Greta annuì abbassando lo sguardo dispiaciuta mentre Michelle le stringeva più forte la mano.
- Una volta finito il tour? - chiese Tom asciutto.
- Finito il tour organizzeremo un'intervista, prima una dichiarazione al Bild poi vedremo se coinvolgere anche Greta, ci penseremo poi, fino ad allora tu sei single e quelle foto sono stante fraintese... -
- Non c'è molto da fraintendere in quelle foto – disse piano Bill girandosi verso il fratello.
- Grazie della delucidazione - lo ammonì David - Ma lo sai cosa facciamo in queste situazioni, no? -
- Mentiamo... – rispose il cantante alzando gli occhi al cielo mentre giocherellava con la cannuccia della coca cola che aveva in mano.
- Esatto, non è la prima volta che lo fate, quindi non fatevi troppi problemi, questa cosa già sta avendo i risvolti che non volevo avesse... -
- In che senso? - chiese Tom.
- Ho già ricevuto diverse telefonate di giornalisti che vogliono sapere chi è Greta, è ancora tutto sotto controllo perché non è ancora uscito l'articolo, domani avrò i telefoni in tilt! - rispose nervoso andandosi a sedere.
- Scusate... – li interruppe Greta timidamente – Io non ci capisco niente di tutte queste strategie super collaudate, ma perché non può semplicemente ammettere che sta con qualcuno, e basta? -
Dunja alzò un sopracciglio come se Greta avesse appena detto qualcosa di assolutamente impossibile ed al contempo molto divertente, così divertente da sembrare assurdo.
- Tesoro mio... –le disse dolcemente – le fans dei Tokio Hotel vivono praticamente con la speranza che Bill, Tom, Georg e Gustav siano disponibili per innamorarsi di loro, cosa che come hai notato, non è mai successa, e non succederà mai, perché le fans neanche le guardano... -
A quella frase Bill intento a bere la coca cola con la cannuccia, cominciò a tossire rumorosamente.
- Di conseguenza sarebbe meglio non dirlo ora, ma trovandoci in questa situazione non possiamo continuare a nasconderlo per cui dobbiamo aspettare che finisca il tour per farlo, dopodiché cercheremo di arginare anche la crisi che ne seguirà, e credimi, ne sarà una bella grossa -
- Sì ma sono persone, voglio dire, perché non dovrebbero essere felici per lui? - continuò Greta spostando gli occhi verso la testa di Tom, che rimaneva immobile, seduto sulla sua poltrona.
- Perché sono fans, li vogliono tutti per loro – sbuffò Natalie prendendo altri popcorn dalla ciotola.
Dunja alzò le spalle verso Greta con dispiacere, mentre lei non sapeva dove guardare, l'unica cosa che sapeva era che non riusciva a guardare gli unici occhi che le interessassero.
Pensò a qualcosa di veloce, senza collegare bocca e cervello.
- Tra una settimana torno ad Amburgo – disse d'istinto improvvisamente, facendo girare tutti gli occhi verso di lei, inclusi quelli che le interessavano.
- Che cosa? - gracchiò Bill comparendo dietro la testa di Tom, che si era girato di scatto a fissarla.
- Sì... insomma... solo per pochi giorni devo... - balbettò Greis.
- Dobbiamo.. - continuò Michelle.
- Come dobbiamo? - chiese Georg sorpreso – Vai anche tu? Non mi dici niente? -
- L'abbiamo deciso prima. – annuì Michelle – Abbiamo entrambe alcune cosa da sbrigare in città, per cui pensavamo di andarci insieme. -
- Che cosa devi sbrigare? - continuò Georg.
Michelle gli mise una mano sulla gamba estraendo un sorriso plastico – Stai zitto amore, ne parliamo dopo – disse tra i denti.
- Bene – annuì Dunja – Meglio se vi allontanate per un po', grazie della comprensione. -
Tom e Greis continuavano a fissarsi negli occhi; lui sembrava volesse leggerle dentro, e Greis era convinta che ci stesse riuscendo, di conseguenza stava capendo che la sua era una bugia. Quella faccenda di tornare a casa per un po' le era venuta in mente dieci secondi prima, e non sapeva neanche perché Michelle l'avesse appoggiata.
- No, Greis non te ne puoi andare – piagnucolò Bill andandosi a sedere tra lei e Natalie, la abbracciò teatralmente stringendola con quanta forza avesse – Come cazzo faccio adesso io con quelle di Facebook? - sussurrò all'orecchio dell'amica non facendosi sentire da nessuno.
- Non lo so Bill, ma ti pare il momento? -
- Ho bisogno di te, non puoi andartene... -
- Ma si tratta solo di alcuni giorni e poi è meglio così per tutti, ora staccati mi stai facendo male -
Bill la lasciò di colpo fissandola negli occhi e assumendo la sua collaudata faccia da piccolo incompreso, alzandosi subito dopo e tornando verso la sua sedia.
- Ok, tutto qui? - chiese Tom andando verso la porta della suite.
- Sì, tutto qui... – rispose David – e mi raccomando, non voglio vedervi a meno di un metro di distanza quando siete in mezzo a gente che non sa niente di questa storia -
Tom lo occhieggiò per qualche secondo, alzò le spalle e si girò verso la porta, aprendola.
- Come ti pare – berciò uscendo dalla stanza.
Greta si alzò di scatto dal divano seguendolo verso la porta e sorridendo a David mentre gli passava davanti. Uscì in corridoio e lo vide entrare nella loro suite, accanto a quella di Bill, gli corse dietro e fece appena in tempo a mantenere la porta aperta. Entrò dentro e lo vide andare verso il mini bar, abbassarsi per vedere cosa c'era dentro, e tirare fuori una bottiglia di vodka.
- Ehi – disse piano avvicinandosi – Non è un po' presto per l'aperitivo? -
- Quando cazzo volevi dirmelo che vuoi tornare ad Amburgo? Quando ci eri già tornata? -
Greis si guardò le scarpe, poi rialzò lo sguardo verso di lui e si avvicinò prendendogli la bottiglia che aveva appena aperto e togliendogliela dalle mani. Tom sbuffò spostando lo sguardo ed andando verso la finestra.
Greta lo guardò di spalle con la luce che lo contornava, posò la bottiglia e si avvicinò, cingendogli i fianchi e posando la testa tra le sue scapole.
- E' meglio così Split, facciamo calmare le acque un po'... -
- Te l'avevo detto, cazzo, te l'avevo detto! - disse nervosamente.
- Lo so, e ti ho già detto che mi dispiace! -
Tom si scansò dalla presa di Greta e si girò a fissarla – Che ci faccio con le tue scuse? Io ho bisogno di te qui, non a chilometri di distanza...! -
- Lo so, ma sarà solo per qualche giorno, ti prego... non fare così! -
- Posso incazzarmi? Posso almeno incazzarmi, o anche tu mi devi dire cosa devo fare? - la sorpassò tornando alla bottiglia di vodka.
Greta alzò le braccia e le fece ricadere sui fianchi stancamente – Cosa vuoi che faccia Tom? Farei qualsiasi cosa adesso per farti stare meglio -
- Non si può fare niente per farmi stare meglio, voglio stare da solo! -
- No, non ti lascio da solo! – disse lei con tono fermo serrando i pugni.
- Greta – Tom si girò respirando affannosamente, come se volesse controllarsi di fronte a lei, fece solo qualche passo nella sua direzione e la guardò glaciale – Fammi stare da solo, ti prego Greis, prima che dica o faccia qualcosa che non voglio fare – le disse prendendole il viso con le mani e implorandola con gli occhi – ti prego... -
La ragazza abbassò lo sguardo e annuì piano prendendogli le mani e togliendole dal proprio viso. Si avvicinò al letto, prese la sua borsa ed uscì dalla suite.

____

Posò la matita a fianco del foglio ed alzò il viso dal tavolo. L'orologio che si era messa di fronte le annunciava che era dannatamente tardi e che se voleva finire le tavole entro il giorno seguente avrebbe dovuto dormire almeno due ore e bere altre innumerevoli tazze di caffè. Sospirò sonoramente girando il viso verso la cesta di Diana, era lì che dormiva beata, leggermente più tonda rispetto al solito. Si alzò dalla sedia e colpì con la testa uno dei tanti fogli che aveva appeso sul filo che circondava il suo piccolo rifugio in cui si chiudeva a disegnare. Si girò verso la finestra, al lato opposto della stanza, e vide tutti i disegni che aveva fatto, unico soggetto, ripetuto più volte in diverse espressioni. Era l'ultimo personaggio che le mancava per completare la storia che aveva in mente e trovava fosse perfetto; l'aveva cercato per mesi nella sua testa, e poi era bastato un attimo, per visualizzarlo e disegnarlo. Era Bill, aveva le sue sembianze e non sapeva neanche perché gli avesse dato il suo volto. L'unica cosa di cui si ricordava della prima volta in cui si erano “visti” era che appena gli aveva preso il polso per contare i battiti, aveva preso la scossa. Era difficile da spiegare una cosa del genere, perché le sembrava assurdo, ma era successo proprio quello. Si erano toccati ed avevano preso la scossa.
Uscì dalla stanzetta con il foglio in mano, entrando direttamente nella sua camera. In realtà quello studio ricavato era un armadio, una volta, e la sua stanza era decisamente grande, nonostante fosse una mansarda. Guardò dalla vetrata che ricopriva la parte dove era appoggiato il letto e guardò verso la piscina del giardino, l'acqua era immobile, la notte tranquilla.
Si sedette sul letto guardando il disegno di Bill e passandoci sopra le dita.
Ne seguì i contorni, facendosi diventare il dito nero a causa del carboncino. Poi posò il palmo sulla faccia disegnata e  stropicciò il foglio in un istante, si alzò di scatto e ritornò nel suo studio, staccò tutti i disegni e gli appallottolò insieme, andò verso la finestra e la spalancò, buttando i fogli di sotto.
- Non mi faccio sopraffare da uno con una bella faccia, solo perché mi ha dato una scossa – mormorò a se stessa risedendosi sulla sedia e riprendendo la matita – Pensa Heike, pensa -


Bill era ancora davanti al suo portatile, praticamente si era alienato contro lo schermo. Aveva definitivamente rubato gli occhiali di Natalie ed in ogni momento libero spulciava la lista delle possibili candidate. Il momento libero di solito era la notte fonda. Ma quella notte era diversa dalle precedenti, quella giornata era stata incredibilmente pesante. Prima Greta che se ne va, poi un concerto di merda, poi lui, lui che non si andava mai bene. Pretendeva sempre di più da se stesso, arrivando a farne quasi una malattia.
Voleva essere felice, ma più ci pensava più non ci riusciva. Più provava a ridere, più gli veniva da piangere. Il vero problema era che la maggior parte delle volte che doveva ridere, lo doveva fare per forza, ed ormai non sapeva più distinguere la finzione dalla realtà. Non c'era nessuno intorno a lui in quel momento, solo i suoi cani ed un alone di tristezza spesso e grigio. Sapeva di non essere solo, eppure ci si sentiva. Da solo circondato di persone, era questa la sensazione che l'aveva sempre colpito. Ma nonostante la presenza di Tom, che era sempre lì per lui, continuava a vedere tutto maledettamente chiuso e nero, come se non ci fossero vie d'uscita. Era al centro di un tunnel e ovunque si girasse non vedeva una sprazzo di luce. Arrivati a quel punto, Bill si chiese se fosse davvero l'amore che gli mancasse, o se fosse lui ad essere insoddisfatto della sua vita, e dovesse dare la colpa a qualcos'altro, cercando quello di cui pensava avesse bisogno. Forse se non si fosse prima messo a posto la testa da solo non avrebbe mai potuto cercare qualcuno da amare... se non si amava per prima lui come poteva amare un altra persona?
Si guardò allo specchio qualche istante, fissandosi negli occhi, si vedeva, e si odiava. Tutto quello che aveva non ce l'aveva certo per la sua voce, o non del tutto perlomeno, era cosciente del fatto che la maggior parte di quello che aveva ottenuto lo doveva alla sua faccia. Posò le dita sul suo riflesso, come se volesse strappare la sua immagine dal vetro, e scomparire. Ecco cosa voleva, davvero, voleva scomparire, insieme a Tom e insieme a Greta. Voleva alzarsi la mattina e non dover pensare di essere Bill Kaulitz, ma essere solo Bill, o il cucciolo di Greis. Passò la mano vicino alla tempia, la fece scivolare sulla guancia e la strinse tra due dita. Si guardò con disprezzo e si avvicinò allo specchio.
- Ti odio Bill Kaulitz, non sei un cazzo – disse con il disprezzo negli occhi, nei suoi occhi.
Si dette la spinta con la mano lasciando l'alone dei polpastrelli sul vetro dello specchio, tornò sul letto e prese il portatile, non lo chiuse e spense nemmeno. Entrò nel  bagno e lo buttò nella vasca idromassaggio. Aprì l'acqua e lascio che cadesse sui tasti e lo schermo. Lo vide spegnersi piano piano, mentre una rabbia sempre maggiore gli si apriva nello stomaco. Si immaginava il suo buco nero interiore espandersi sempre di più, logorarlo. Chiuse l'acqua e tornò in camera. Doveva fumare.

___

- Ci ho pensato – gridò Tom dall'ingresso della camera, sbattendo la porta e trovando Greta con le mani in faccia che si spalmava la crema idratante vicino al letto. Lo guardò sorpresa che le stesse rivolgendo la parola.
- A cosa? - chiese continuando a massaggiarsi il viso.
- Sono stato un cretino... -
Greta si fermò a guardarlo e poi sorrise. Per quanto potessero litigare, o discutere, tutto si sistemava automaticamente, forse era un difetto che avevano entrambi, ma troppo tempo senza essere Greta e Tom, non ce la facevano a sopportarlo.
- Oh, Split, quando arrivi a queste conclusioni ti amo sempre un po' di più, sai? - rispose dolcemente lei spostando la testa di lato.
- Aspetta però, avevo tutto il diritto di innervosirmi – disse enfatizzando il concetto alzando l'indice – prima di dire davanti a tutti che volevi tornare a casa, potevi dirmelo -
- Il problema è che mi è venuta l'idea esattamente nel momento in cui eravamo tutti seduti lì -
- Infatti avevo notato nella tua espressione alla “cosa cazzo ho detto?” che c'era qualcosa che non andava, però la prossima volta informami prima -
- Hai ragione – disse la ragazza scuotendo la testa – Sono stata troppo impulsiva -
- Mi stai dicendo che anche tu sei stata una cretina? -
- No, ho detto impulsiva, non cretina – rispose lei avvicinandosi e abbracciandolo.
- Va bene, è il pensiero che conta -
Si abbracciarono stretti, come sempre, e Greta ricevette un bacio sulla testa.
- Mi stai spalmando la crema sulla maglia – puntualizzò Tom spostandosi leggermente.
- Oh, mi scusi... - rispose lei sfregandosi la faccia sul suo petto.
- Quando partite allora? - si informò il ragazzo ridendo e spingendola via.
- Quando arriviamo a Lisbona, abbiamo l'aereo il pomeriggio, vi raggiungiamo di nuovo quando arrivate a Barcellona – Greis andò verso il letto, sedendosi sul materasso a gambe incrociate, prese una sigaretta e lanciò il pacchetto a Tom che lo prese al volo.
- Mi mancherai -
- Sei un bugiardo – sorrise lei prendendo l'accendino.
- Un pochino – ghignò lui raggiungendola e rubandogli la fonte di fuoco.
- Lo so che in realtà voi maschietti non vedete l'ora di riunirvi e fare le cose che facevate nei tour precedenti -
- Tipo? - chiese Tom con la sigaretta in bocca, accendendola.
- Tipo adescare donne single nei bar degli hotel -
- Posso farlo? Davvero? - chiese felice.
- No che non puoi! -
- Neanche una? -
- Tom! - lo rimproverò Greta.
- Ok, va bene... - rispose mestamente con la testa bassa.
Greta rise e gli prese la mano, dove nel pugno aveva chiuso l'accendino.
- Me lo dai? – .
- Cosa? - rispose lui malizioso continuando a tenere il pugno chiuso e spostandolo lontano dalla ragazza.
- Dammi l'accendino! – continuò la ragazza mettendosi sulle ginocchia cercando di arrivare al braccio di Tom, che sembrava non finire mai.
- Voglio quella cosa che mi hai promesso! - si impuntò lui.
- Ancora? - sbuffò Greta.
- Ma me l'hai promesso! -
- Sì, ma sai dato che oggi avevamo discusso non pensavo che stasera sarebbe stato il momento migliore per uno spogliarello e poi come vedi sono già in mutande, per cui non noteresti molto la differenza -
- Oh, mi vuoi mettere alla prova? - chiese alzandosi dal letto e aspirando un po' la sigaretta - Toglile, vediamo se non noto la differenza! -
Greta socchiuse gli occhi e lanciò la sigaretta che non era riuscita a fumare, per terra. Spostò le coperte e si infilò sotto alle lenzuola, dando le spalle a Tom che aveva cominciato a ridere da solo.
- Buonanotte idiota! -
- Greis Greis Greis – sospirò lui – Se non ci fossi bisognerebbe inventarti -
- E se tu non ci fossi nessuno si prenderebbe la briga di inventarti, tanto c'è Bill, basta lui per tutti e due -
- Oh, Greis, questa era cattiva – lo sentì rispondere da più lontano.
- E' vero – rispose la ragazza – Ora siamo pari -
- Lo pensi davvero? -
Greta se lo vide sbucare di fronte, e poggiare la testa contro il suo cuscino, mentre con gli occhi languidi la fissava.
- Certo che no, senza di te la mia vita sarebbe la metà divertente – mormorò la ragazza mettendogli un dito sul naso e premendogli la punta.
- Sto per dirtelo, aspetta, sto per dirtelo... - disse Tom con espressione sofferente – Com'era com'era? Ti a... ti a.... ah, no, mi sono dimenticato. Fino a cinque minuti fa lo sapevo, cavolo! -
Greta lo guardò con sguardo di sfida e gli tolse il dito dal naso.
- Scusa, è che stava per prendere il volo il tuo nasino all'insù, lo dovevo bloccare –
Tom scoppiò a ridere - Questa era bella! - convenne annuendo.
- Le mie sono tutte belle, comunque, bando alle ciance mio caro Kaulitz, bilancio di oggi... allora... vai -
- Una fan durante il meet mi ha toccato il culo – disse velocemente guardandosi intorno.
- Ah sì? - chiese Greis sconcertata – Non c'è niente da toccare, strano che sia riuscita a trovarlo -
- Io ho sentito un bella palpata -
- Ah – rispose lei noncurante. Mise il broncio e si aggiustò il cuscino sotto alla testa.
- Ti da fastidio? -
- No, perché dovrebbe? Sei proprietà pubblica -
- Dai Greis non fare la stupida -
- Non faccio la stupida, faccio quella che ha sonno e vuole dormire perché stamattina è stata svegliata dalla dolce melodia del suono della voce stridula di tuo fratello che apre l'acqua fredda invece di quella calda -
- Come se non ti conoscessi – rispose Tom mellifluo, avvicinandosi alla ragazza ed abbracciandola.
- Smettila, mi dai fastidio – si divincolò lei.
- Ed io che questa sera ero pronto ad una sessione straordinaria di coccole -
- Tu? Prima mi dici di togliere le mutande e poi che vuoi le coccole? -
- Sono serissimo e prima stavo scherzando -
- Finiscila -
- Avevo pensato che potevamo vedere per la trentesima volta Fast & Furious... -
- Che film romantico! Perché non dormi che domani mattina all'alba dobbiamo partire? - rispose lapidaria la ragazza.
- Mi dai buca così? -
- Mi stai facendo innervosire ultimamente... -
- Cosa ho fatto? -
- Sei uno stronzo quando ti ci metti, ora dormi -
- Ma che ho fatto? -
Greta non si girò, chiuse gli occhi e fece finta di dormire. Tom si staccò dalla presa e si girò di spalle, offeso.
- Split – lo chiamò dopo un po'.
- Che vuoi? -
- Stavo scherzando... -
- Mhm...- mugugnò lui non muovendo un muscolo.
- Sei arrabbiato? -
- Sì -
- Perché? -
- Perché adesso mi va di essere arrabbiato -
- Eh, ma non si può dire niente in questa casa! - sbuffò la ragazza.
- Non siamo in una casa -
- Era per rendere l'idea – Greis si avvicinò e lo abbracciò da dietro affondando la testa nell'incavo del collo -
- Come sei profumato -
- Non avevi sonno fino a due secondi fa? -
- Adesso voglio le coccole, hai qualche problema? -
- Ma è possibile che io e te non riusciamo mai a coordinarci? - rispose lui girandosi verso la ragazza e fissandola con disappunto
- Ti hanno toccato il culo... – disse Greis fulminandolo con gli occhi.
- Ah, ma allora è questo il problema? - sbuffò alzando gli occhi al cielo.
- Certo che è questo il problema! Io ci ho messo anni per trovarlo ed ora arriva la prima che passa e te lo tocca, non esiste proprio! -
- Oltre al fatto che stai esagerando perché le ho tolto subito la mano, mi stai offendendo dicendo che non ho il culo -
- E' la verità! -
- Ma il fatto che non si veda non vuol dire che non ci sia! -
- Io pensavo che se una cosa non si vede allora non c'è... quando ti guardo da dietro vedo solo una distesa desertica di vestiti e jeans -
- Certo, lo nascondo per te -
- Ecco che rigiri la frittata, oddio Tom quanto mi fai incazzare! -
- Che c'è? -
- Buonanotte, dormi! -
- Dammi un bacio -
- No, levati mi dai fastidio -
Tom la stuzzicò un po' con il solletico, mentre rideva da solo, Greta si rigirò su se stessa per poi guardarlo di nuovo dato  che non aveva smesso di fissarla.
- Split – disse con enfasi, come se stesse per rivelargli una grande ed importantissima verità -
- Ti immagini avere un figlio? -
Tom sgranò gli occhi sorpreso - Un figlio? -
- Sì Tom, un bambino -
- I... io... e te? - balbettò incredulo.
- No, tu e Bill... certo, io e te! -
- Non ci avevo mai pensato -
- Io sì, verrebbe carino, con i miei capelli i miei occhi... di tuo non so cosa potrebbe riprendere di positivo – disse pensierosa.
- Praticamente tutto – rispose Tom con aria superiore.
- Il fisico certo no, non lo voglio anoressico, con le tue super gambe di legno e il tuo non-culo -
- La smetti di offendere? -
- Ti brucia eh? -
- Lo sai che ci soffro -
- Ma smettila! - rise la ragazza.
- Ti si vede il buco del piercing da qui– cambiò discorso Tom mettendole un dito sotto al labbro, dove c'era la cicatrice.
- Lo so, però solo se ti avvicini abbastanza da vederlo -
- Allora lo vedo solo io – rispose malizioso.
- Non cambiare argomento -
- Ti ricordi quando l'abbiamo fatto? -
- Sei tremendo, non vuoi parlare di bambini! -
- Siamo giovani, e poi non lo so, mi dispiacerebbe non essere presente... -
- Piuttosto dimmi che hai paura, che ci credo di più -
- Anche, non voglio che gli succeda quello che è successo a me e Bill -
- Neanche io lo voglio -
- Sappiamo tutti e due cosa vuol dire perdere un genitore, sia letteralmente che figurativamente, quindi non capisco questa tua nuova voglia -
- Non lo so Tom, io ci penso ogni tanto, sarà colpa dell'istinto materno -
- Puoi concentrarti sui cani se vuoi sfogare il tuo istinto -
- Sì ok, ma se dovessi rimanere incinta, tu che faresti? -
- Non prendi la pillola? -
- Tom, dai! -
- Che vuoi che faccia? Non lo so! - rispose lui con gli occhi sgranati, ansioso.
- Lo terremmo no? -
- Greta cazzo, mi stai facendo venire l'ansia, sei per caso incinta? - chiese fissandola.
- No! -
- E allora non vedo perché ci dovremmo pensare adesso – continuò nervoso.
- Tu non vuoi mai pensare a cose che ti fanno paura, come alla morte -
- Oddio – sbuffò alzando gli occhi al soffitto.
- Vedi come fai? -
- Sei uguale a Bill quando fai così, parlaci con lui della morte, che ti illustrerà tutte le sue teorie assurde -
- Già fatto, in effetti quella della bolla di luce che esplode e ti riporta nell'utero di un'altra donna è una figata -
- Mai quanto quella del mano invisibile che ti trasporta nel regno dei morti -
- Anche quella è affascinante -
- Scusate se vi interrompo... - I due girarono lo sguardo e Bill entrò nella stanza toccandosi i capelli, entrambi si accorsero che non aveva una bella cera - Mi date le sigarette? -
- Quante ne hai fumate oggi? - lo interrogò Greta.
- Poche -
- Bill, devo ricordarti... -
- Sì, la gola, la trachea, le tonsille, sei un cantante e blablabla lo so, lo so. - disse sbuffando e notando la sigaretta per terra, la prese e la accese con l'accendino che aveva già in mano.
- Di che parlate? -
- Di figli – rispose Greta sicura, sovrastata dal voce di Tom che invece aveva detto – Di morte -
- Di morte e di figli... cavolo, devo chiamare degli antropologi per far studiare il vostro caso – disse prendendo il pacchetto dal comodino e facendo per tornare nella sua stanza.
- Ehi, cucciolo di labrador, vieni qui – lo chiamò Greta battendo la mano sul materasso, vicino a lei. Sentiva che gli era successo qualcosa, e che ne avrebbe parlato lui, nel momento in cui gli sarebbe venuta voglia di farlo. Tom lo occhieggiava curioso, probabilmente stavano parlando telepaticamente da quando era entrato in stanza.
- E' una serata di merda – esordì il cantante mentre Greta si metteva seduta e gli prendeva un braccio, che si sistemava intorno al collo.
- Siamo qui Bill, dicci tutto -
- Ho buttato il portatile nella vasca ed ho aperto l'acqua... -
- E' esploso? - chiese Tom eccitato mettendosi seduto.
- No, si è spento – rispose il fratello continuando a fumare.
- Ehi aspetta – Greta imitò Tom mettendosi seduta, fissando Bill con gli occhi sgranati – Perché l'hai fatto? -
Bill alzò le spalle e fece uscire il fumo dal naso – Mi andava... -
- Ti andava di fare il bagno al portatile? -
Il cantante non rispose, mentre Greta si girava verso Tom con la stessa espressione incredula; vide il ragazzo fissare il gemello preoccupato ed allora capì cosa doveva fare.
- Beh... - disse uscendo dalle coperte – Vado... da qualche parte – mormorò incerta scendendo dal letto e recuperando i primi pantaloni che vide.
Tom aspettò che Greis uscisse e sospirò sonoramente.
- Io non so più come fare con te... - mormorò mettendosi le mani sulla fronte – Dimmi cosa devo fare per farti stare meglio -
- Nessuno può fare niente, sono destinato a stare male per tutta la vita -
- Bill cazzo, non dire stronzate! - si animò il gemello – Tu ti convinci di cose che non esistono -
- E allora perché mi sento così solo, anche se ci sei tu, anche se c'è Greis... perché? -
- Anche io mi sento solo a volte, ma proprio perché so che siete voi, non mi abbatto... è la cosa più difficile del mondo fare quello che facciamo noi, ma è la nostra vita, non possiamo spegnere la luce e fare finta che non esista -
- Voglio andare via Tom, solo noi, e non pensare a niente – disse Bill monocorde continuando a fumare la sua Lucky Strike blu che gli raschiava la gola.
- Finito il tour andiamo dove vuoi Bill, te lo prometto – lo rassicurò il fratello.
- Io voglio andare via adesso Tomi... - Bill si girò verso il gemello, mordendosi le labbra, Tom continuava a fissarlo serio.
- Lo sai che non possiamo... -
- Lo so, però vorrei solo poterlo pensare per un momento... -
Bill si rigirò incrociando le gambe e fissando lo specchio di fronte a lui, dove non poteva vedere il suo riflesso. Solo parlare con fratello lo faceva sentire meglio, come se la mente si aprisse e i pensieri si rischiarassero.
- Va bene – annuì Tom.
- Ok... -
- Dimmi dove vuoi andare... – gli chiese mettendo le mani dietro alla nuca e posandosi sui cuscini dietro di lui.
Bill mugugnò pensieroso, poi si stese anche lui sul letto, come il fratello.
- Mi immagino una casa grande, come quelle dei party a Los Angeles in cui siamo stati; con la piscina, una sala per i giochi, e il sole tutti i giorni... una casa così solo per noi -
- Vuoi andare a L.A.? -
- Sì -
- Ok, e poi? -
- Poi voglio andare a fare la spesa e comprare tutte le schifezze immaginabili, e le M&M's blu che piacciono solo a te e a Greis -
- A Greta piacciono anche i broccoli, glieli prendiamo? -
Bill sorrise – Neanche morto! -
Anche Tom sorrise – La facciamo cucinare allora? -
- Mi piacciono le sue patate al gratin -
- Ma quelle non le fa lei, è tutto preparato, lei aggiunge solo le patate e il latte – sogghignò Tom.
- Però mi piacciono – annuì Bill serio.
- Ok, allora prendiamo il latte e le patate per Greis -
- Poi voglio il gelato, però quello buono, come quello che abbiamo mangiato a Milano -
- Quando ci torniamo ce ne facciamo portare tantissimo -
Bill non rispose si limitò ad aspirare altro fumo dalla sigaretta che si accorciava.
- Ed Hugo e Gretel? - mormorò Tom insicuro.
- Loro vengono con noi -
- Ed i cuccioli? -
- Già... è vero, i cuccioli -
- Non possiamo andare via prima che nascano i cuccioli -
- Hai ragione Tomi, non possiamo -
- Dopo però possiamo andare via anche con loro -
- Sì, uno voglio chiamarlo Frei -
- Fa schifo per un cane – rise il gemello.
- E' il significato che conta -
Tom sospirò e continuò a pensare - Ed un falò sulla spiaggia non ti piacerebbe? -
- Tu porti la chitarra? -
- Solo se tu canti -
- Va bene – annuì Bill sorridendo leggermente.
- E poi cosa vuoi fare? -
Il fratello spense la sigaretta nel posacene e lo guardò negli occhi.
- Voglio vivere Tom... voglio vivere e basta -



- Tom non dire cazzate o stavolta ci mandano in tre classi diverse per davvero – sussurrò Greta seduta in mezzo ai gemelli mentre aspettavano l'arrivo del preside.
- Io dico quello che cazzo mi pare -
Greta alzò gli occhi al soffitto per poi spostarli verso Bill – E tu perché sei qui? -
- Ah, non lo so – rispose lui alzando le spalle – Hanno pensato che visto che c'entrava Tom, c'entrassi anche io -
- E' tutta colpa mia stavolta – rispose la ragazza mettendosi una mano sulla fronte – Tu dovevi starti fermo con quelle mani – continuò rivolta verso il rasta.
- Non solo ho difeso il tuo onore e mi tratti anche male...? – sorrise lui reggendosi il fazzoletto contro il labbro, dove continuava ad uscire un po' di sangue.
- Nessuno ti aveva detto di andarlo a menare! -
- Dovevo regalargli dei fiori? -
- Ogni tanto perché prima di agire non ragioni? -
La porta dietro di loro si aprì di colpo ed il preside comparve sull'uscio, guardandoli senza speranza – Eccolo di nuovo qui, il trio delle meraviglie... -

____


Questo capitolo non è lungo quanto gli altri, perdonatemi, è che ho dovuto dividerlo così... sorry! Ringrazio Utopy e _cindygirl, le uniche due che hanno recensito il capitolo precedente - grazie grazie davvero, anche per non aver scritto solo "bella, continua!"-, e grazie anche a Princess, che mi sono dimenticata di ringraziare nel capitolo precedente, ma che lo sa, la stimo troppo!
Grazie anche alla LandaLettriciSilenziose, che aumenta sempre di più e non si sa cosa pensa, se gli fa schifo o meno tutto ciò, però è sempre presente ed è questo l'importante.
Fatemi sapere cosa ne pensate, per favore! Per favore!!! - Sì, sto elemosinando commenti -
Baci
Lale

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Capitolo 13
*** Dreizehn. ***


Per questo capitolo vige ancora la regola del capitolo precedente: se siete convinte che un giorno sposerete Bill/Tom/Gustav/Georg, non leggetelo, ci rimarreste male.


13.

- Andi li vedi? - chiese Greta mettendosi sulle punte cercando di vedere dalla finestra all'interno della palestra.
- Sì Greis li vedo, Bill ha la pompa dell'acqua in mano -
- Tom è ancora vivo? - sorrise la biondina mettendogli le mani sulle spalle cercando di salirci sopra per vedere anche lei.
Andreas la prese in braccio facendola salire su un muretto vicino, in modo che fosse più in alto di lui, ora era lei quella che aveva una perfetta visuale di quello che succedeva all'interno della palestra.
Ricordami l'utilità di nascondere la pompa dell'acqua negli spogliatoi – chiese la ragazzina seriamente.
- E' uno scherzo Greis, un po' di senso dell'umorismo! -
- Io non lo trovo divertente, se ci beccano ci sospendono, e Tom e Bill hanno già un milione di note -
- Ti preoccupi troppo... – la canzonò Andreas.
- Mi pare di essere l'unica che lo fa... - mormorò lei.
Nel frattempo osservava Tom trascinare l'avvolgibile della pompa verso il fratello; non era proprio leggero, e lui non era propriamente muscoloso per quell'operazione, però sicuramente meglio di Bill che fissava il tubo con curiosità.
- Andi – chiese la biondina preoccupata dopo qualche secondo – avete controllato che l'acqua fosse chiusa dall'interruttore centrale? -
- Perché lo chiedi a me? - disse lui nervoso.
Non fece in tempo a rispondere, che il tubo in mano a Bill cominciò a perdere acqua in modo violento. Tom urlò qualcosa, e Bill anche, ma Greta non poté sentirli, era impegnata ad urlare a sua volta.
- Scendiamo, scendiamo! - disse nel panico più assoluto rivolta ad Andreas, che la aiutava a scendere dal muretto. Una volta con i piedi a terra cominciarono a correre verso il retro della palestra che dava sulla pista dei 100 metri per poi finire in mezzo alla campagna.
- Corri, corri! - le gridava Andi mentre lei pensava solo per quanti secoli sarebbe rimasta in punizione se l'avessero presa.
Si incontrarono involontariamente con i gemelli, che correvano verso di loro sempre in direzione dei campi.
- Dovevi controllare tu che fosse chiusa l'acqua! - berciò Tom verso il fratello – Abbiamo allagato la palestra! -
- Tom stai zitto! Correte cazzo correte! - gridava Bill in testa al gruppo mentre si faceva largo in mezzo all'erba. Ma Greta si fermò all'improvviso.
- Gli zaini! Abbiamo lasciato gli zaini in cortile! - gridò la ragazza verso gli amici, qualche metro più avanti di lei.
- Poi torniamo a prenderli! - le disse Andreas, ma lei si girò, e cominciò a correre nella direzione opposta.
- Greta torna qui! - le gridò di nuovo Andreas.
- Greis cazzo torna qui! - sentì dire da Tom, ma ormai era troppo lontana, e la sua ricerca di biologia era troppo importante.


___

Greta era scesa per fare colazione ancor prima che potesse effettivamente farla; era molto presto, il sole era pallido e tiepido, un po' come lei. Si era sistemata sui divanetti della hall ed aveva atteso che qualcuno le portasse una copia del Bild. Anche se erano in Francia non era stato troppo difficile recuperarne una. Da quando ce l'aveva in mano non aveva avuto il coraggio di aprire le pagine del giornale, non sapeva se voleva farlo con Tom vicino, o con Bill, oppure da sola. Entrambi le avevano già viste, solo lei non aveva voluto, certo non perché volesse l'effetto sorpresa, semplicemente perché aveva bisogno di più tempo per metabolizzare ancora quello che avrebbe guardato. Sperava che la foto fosse sgranata o che lei non si vedesse bene, sperava che fosse uno scherzo.
Si era spostata nel tavolo a loro assegnato per la colazione, era in una zona lontana dal buffet e molto tranquilla. Il sole si era alzato in cielo e sembrava caldo ora piuttosto che tiepido, e nonostante solitamente il sole la mettesse di buon umore, avrebbe voluto un cielo grigio, per accompagnare il colore del suo umore. Le piaceva quando tutto era coordinato.
Una tazza di caffè fumante vicino alla sua mano, ed il giornale ancora chiuso nell'altra. Aveva letto il titolo in prima pagina forse trenta volte ma nonostante quello non riusciva ad aprirlo, anche se era abbastanza facile da fare, era solo carta. La sua vita rovinata da un pezzetto di carta e da un po' di pixel. 
- Che fai non lo apri? - Bill arrivò presto, si sedette vicino a Greis dandole un bacio sulla guancia, coperto da dei grandi occhiali da sole neri. La notte prima quando Greis era tornata in camera aveva scoperto che il giorno dopo non sarebbero dovuti partire all'alba, perché il giorno dopo avevano effettivamente il concerto. Era assurdo come tutti quegli spostamenti la scombussolassero a tal punto da non ricordarsi in quale città o stato si trovasse. Bill era talmente giù di morale che avevano cominciato a giocare a carte, fino alle quattro del mattino. Poi i gemelli si erano addormentati, mentre lei era rimasta sul letto in mezzo a loro due a fissare il soffitto, senza sapere cosa sarebbe successo il giorno dopo.
- Stavo ammirando la prima pagina... - sussurrò la ragazza prendendo la tazza di caffè fumante porgendola a Bill, sapeva che era già tanto che fosse riuscito a parlare appena sveglio senza averne prima bevuto un sorso. Il ragazzo le sorrise riconoscente, prendendone un po' e posando la tazza di nuovo vicino alla mano di Greis.
- Da quand'è che sei qui? -
- Non lo so, è passato del tempo... -
- Non hai dormito stanotte – quella di Bill non era una domanda, era un'affermazione, e Greta non si stupì neanche più di tanto del fatto che se ne fosse accorto, doveva avere una cera terribile.
- No. – mugugnò la bionda spostando lo sguardo di nuovo verso la finestra – E non riesco ad aprire questo dannato giornale... -
Il cantante scosse leggermente la testa per poi poggiare il mento sulla mano.
- Greis, lo so che forse l'impatto sarà difficile, ma poi ci farai l'abitudine... -
- Ma io non voglio farci l'abitudine, voglio essere la ragazza invisibile, quella che non esiste... - lo interruppe Greis dolcemente.
- Tu esisti invece, ed è anche importante la tua esistenza, quindi, ora smettila di inventarti stupide scuse e apri quel cazzo di giornale... - rispose lui con tono piatto, come se non ci fosse bisogno di enfatizzare quella frase, era abbastanza chiaro il messaggio.
Lei annuì spiegando le pagine, le dita le erano diventate nere - Dammi ancora trenta secondi... -
Non sapeva perché ma nella sua testa si affollavano un milione di domande; cosa sarebbe successo nel momento in cui avrebbe visto l'articolo? Cosa avrebbero pensato di lei? Pensava a quante persone l'avrebbero letto con superficialità non sapendo quanto quelle poche righe insieme ad una foto potessero pesare sulla vita di una persona. Pensava a Tom, che dormiva ed a Bill che era lì con lei, a fissarla con uno sguardo targato Gucci mentre sorseggiava caffè bollente abbagliato dalla luce del sole.
- Bill, – lo chiamò lei sussurrando – Ho bisogno di chiederti una cosa -
Lui non rispose, si limitò a farle un cenno con il mento ed a posarlo sulla mano di nuovo.
- Ti senti messo in disparte da me e Tom? -
- Greis... - mormorò sorridendo e spostando lo sguardo, scosse leggermente la testa mentre la ragazza tornava a parlare.
- Ecco lo sapevo! - Greta si mise la mano libera sulla fronte fissando la tovaglia sotto di lei cominciando a far lievitare il senso di colpa. Quella domanda le ronzava in testa già da diverse settimane, ma non lo aveva detto a nessuno. Un po' perché pensava di sbagliarsi, un po' perché temeva di aver ragione.
Bill non disse nulla, sorpreso, aspettò che continuasse a parlare.
- Cucciolo ti prego, non devi sentirti escluso, per me non è cambiato niente... - continuò la ragazza mettendogli una mano sul braccio.
- Ma lo so! Lo so! - annuì convinto – Ma non posso certo venire a letto con voi, voglio dire, per la prima volta state facendo delle cose in cui non sono incluso, ma lo capisco -
- Davvero? Me lo diresti se avessi dei problemi in questo senso? -
- Certo che te lo direi, pensi che perderei l'occasione per polemizzare su qualcosa che non mi va bene? - rispose alzando un eloquente sopracciglio.
- Credo di no -
- Appunto... e poi sembrerà strano quello che sto per dire... ma non ho cinque anni, capisco la situazione -
Greta lo guardò sbattendo le lunghe ciglia bionde e abbassando le spalle con un sospiro – 
- Oh Bibs, questo perché ne hai sei di anni... -
Bill sorrise smagliante abbagliato ancora dal sole – Esatto! - poi torno serio - Allora, lo apriamo questo giornale? -
- Ok -
- Pagina quattro – le disse nell'orecchio avvicinandosi con la sedia.
Greta aprì piano il giornale nella pagina indicata da Bill, osservando il titolo e poi le foto, il cuore si fermò un attimo.

Tokio-Tom colpisce ancora.
Tom Kaulitz, chitarrista dei Tokio Hotel, è stato fotografato lunedì mattina in compagnia di una bionda mentre scendevano dal tour bus della band scambiandosi un tenero bacio. Della ragazza non si sa ancora nessuna informazione, ma delle fans presenti al momento dello scatto rubato, hanno riferito al nostro fotografo che si potrebbe trattare di una vecchia amica dei gemelli Kaulitz che li sta seguendo in tour per l'Europa. Da queste foto i due sembrano più che amici, non ci resta che aspettare, speriamo che le fans di Tom non ci rimangano troppo male. I Tokio Hotel al momento sono in tour in Francia, dove stasera saranno in concerto a Nizza, per poi spostarsi in Spagna.

Mentre leggeva Bill ridacchiava, lei non sapeva se scoppiare a piangere di gioia o unirsi alle allegre risate. Quello che sapeva era che non c'era scritto il suo nome e che per fortuna la foto era talmente zoomata che di lei non si poteva distinguere granché, se non che fosse bionda. Quei vestiti che aveva addosso li avrebbe come minimo bruciati.

- E' andata così male? - chiese Bill ridendo.
- Pensavo peggio -
- Tu sei sempre catastrofica -
Greta si poggiò con la testa sulla spalla di Bill sospirando – Cosa devo fare adesso? -
- Quello che hai sempre fatto, non cambierà niente -
- Mi fido di te Bibs -
- Non chiamarmi Bibs! - si irritò lui prendendo altro caffè dalla tazza di Greta.
- Eri così tenero quando ti chiamavo Bibs -
- Sono finiti i tempi di Bibs – dichiarò lui solenne giocherellando con le pagine aperte del giornale.
- Ok Bibs, allora, visto che ieri sera hai omesso alcuni particolari sul bagno al tuo portatile, adesso vorrei delle spiegazioni -
- Oh già – rispose lui concitato come se si fosse dimenticato di dire qualcosa di importantissimo – Ho chiamato l'assistenza, e prima che tu possa sconvolgerti, sì l'ho chiamata io con il mio telefono, è a dir poco scioccante anche per me. Comunque, c'è la possibilità di recuperare l'hard disk, ed io Greis devo assolutamente recuperarlo perché dentro c'è tutta la mia vita -
- Pensavo che tutta la tua vita fosse su Google, digitando Bill Kaulitz -
- E' una questione seria. – rise lui – Devi portarti il portatile ad Amburgo e portarlo a riparare, nel frattempo io userò quello di Tom -
- Va bene capo, però stai omettendo dei particolari... -
- Tipo? - chiese pensieroso.
- Tipo, perché hai buttato un Mac da 1500€ dentro la vasca idromassaggio ed hai aperto l'acqua. -
Bill abbassò lo sguardo continuando a fare le orecchie all'angolo del giornale, si sistemò sulla sedia ed abbassò sonoramente la voce, come se quello che dicesse non voleva ascoltarlo neanche lui.
- Quell'idea, di trovare l'amore, era una stronzata... -
- E c'era bisogno di fare ciò che hai fatto? - lo rimproverò Greta.
- Lo so, ma è stato un gesto impulsivo, non ho riflettuto -
La ragazza sospirò osservandolo mentre finiva il suo caffè e rialzava gli occhi per vedere la sua reazione. Sapeva che c'era qualcosa che mancava nella spiegazione di Bill, e sapeva anche che gliene avrebbe parlato quando avrebbe voluto, come sempre.
- Ok, diciamo che questa è la versione ufficiosa, quella ufficiale che hai raccontato a tuo fratello la sapete solo tu e lui, ed io non voglio forzarti a dirmela, però lo sai Bibs, per me sei un libro aperto – Si fermò a fissarlo e scoppiò a ridere, lui annuì abbozzando un sorrisetto malinconico.
- Lo so Greis, però adesso abbiamo altro a cui pensare, tipo le nostre fans che potrebbero riconoscerti, seguirti, fotografarti o picchiarti -
- Sei il solito esagerato -
- Melodrammatico, dillo, lo so... -
- Però siamo melodrammatici in due -
- Per fortuna che l'hai ammesso -
Greta si alzò dalla sedia dandogli un bacio in testa – Hai bisogno di altro Bibs? -
- Sì, non chiamarmi Bibs! -

____

Greis tornò in camera con l'asciugamano intorno al collo, era da poco passata l'ora di pranzo, e mentre gli altri erano andati ad abbuffarsi al ristorante italiano dell'hotel, lei era andata nella palestra, per sfogarsi un po'. Aveva corso un'ora con gli auricolari nelle orecchie, non togliendoli neanche durante il tragitto dalla palestra alla stanza; ma appena aprì la porta della suite, trovò i Tokio Hotel che la osservavano sorpresi ed anche leggermente irritati della sua presenza in quella che era la sua camera. Tom che spuntava dal portatile, Bill intento a scrivere qualcosa, Georg con la chitarra acustica e Gustav che si accendeva una sigaretta. Con il sottofondo di Personal Jesus dei Depeche Mode, vide Tom che muoveva le labbra, ma non sentì niente. Tolse gli auricolari alzando le spalle.
- Eh? -
- ...le donne sono confinate in camera di Bill, sei pregata di andare, grazie – le disse facendo un eloquente gesto con la mano per poi tornare a fissare lo schermo del portatile, mentre Bill la guardava per un secondo e poi tornava a scrivere.
- Ci dispiace Greis, ma devi scomparire – continuò Georg strimpellando qualche nota.
- Ok ok – disse la ragazza avanzando nella stanza – Mi vado a fare una doccia... -
- NO! - dissero in coro tutti e quattro facendola bloccare all'istante.
- Ma sono tutta sudata! -
- Puoi andare in camera mia a farla, ci serve concentrazione – disse solennemente Bill alzandosi e avvicinandosi verso di lei.
- Posso prendere almeno dei vestiti puliti? -
- Ok – disse Bill seguendola – Ma solo perché sei tu! -
Greta sgranò gli occhi andando verso la sua valigia, e tirando fuori un paio di leggins ed una maglietta, prese le ballerine e si girò verso l'amico, che la guardava impaziente.
- Vado, vado! - disse lei.
La prese per le spalle, per poi accorgersi che era completamente coperta di sudore – Che schifo Greis, vai a lavarti – le disse spingendola verso la porta.
- Ma che sta succedendo? - chiese di nuovo, spaesata, mentre Bill la metteva fuori dalla porta.
- Cose nostre... - rispose lapidario, chiudendola in faccia alla ragazza che rimaneva con un palmo di naso a fissare il legno bianco.
Si girò sconsolata verso la direzione della camera di Bill, questa volta non comunicante con quella di Tom, e bussò alla porta sperando che prima o poi qualcuno fosse venuta ad accoglierla.
- Chi è? -
- Greta -
- Eccola è arrivata anche l'ultima! - disse Natalie eccitata spalancando la porta.
Greis entrò senza troppe cerimonie, asciugandosi ancora con l'asciugamano – Ma che stanno combinando quei quattro? -
- Non ne ho idea! – la investì Michelle – E' più di un'ora che sono chiusi in camera vostra, Georg ha mormorato qualcosa come ispirazione fulminea -
- Perché l'ispirazione fulminea non se la fanno venire in altri momenti? -
- E' tutto normale ragazze – disse la truccatrice – ogni tanto fanno così, però vorrei cogliere questo momento per dirvi che sono molto felice del fatto che non sono più l'unica femminuccia in mezzo ad un branco di maschi ruttanti – Natalie si sedette sul letto rimbalzando un paio di volte, sorridendo.
- Mi chiedo come hai fatto tutti questi anni... – le rispose Greta avanzando verso il letto e posandoci i vestiti sopra.
- Oh beh, poi ci fai l'abitudine, ma ciò non vuol dire che non sia infinitamente grata a Georg e Tom per aver trovato qualcuno con cui possa parlare di trucchi e shopping -
- Non c'è Bill per quello? -
- Sì ma è sempre un maschio in fondo, le gare di rutti le fa anche lui – rispose alzando le spalle.
Greta si sedette sul letto sbattendo le ciglia.
- Già – mormorò pensierosa.
- Quindi? Cosa volete fare? Potremo andare al centro benessere dell'hotel, oppure fare un giro per la città... - disse eccitata.
- Io vado a farmi la doccia... - comunicò Greis alzandosi dal letto.
- Aspetta -  sorrise Nat in direzione di una Michelle perplessa e una Greta nervosa.
- Perché mi volete impedire di farmi una doccia oggi?! -
- Un momento, stavo pensando che potremmo coronare questo pomeriggio tutto al femminile, andando a fare un po' di shopping – rispose Natalie – Solo noi, senza  testosterone intorno... vi alletta l'idea? -
- Con quali soldi esattamente? - chiese Greta posando una mano sul fianco.
- Sì Nat – continuò Michelle – Già immagino che shopping hai in mente tu! -
Sul viso di Natalie si dipinse un ghigno malefico – Certo che si sono scelti proprio due ragazze innocenti -
Greta capì subito al volo ciò che intendeva e scoppiò a ridere – Sai quante volte ho provato a rubargli la VISA? Quattro, anzi cinque volte... -
- Che cosa? - chiese invece Michelle non capendo niente di quello che stavano dicendo.
- Prova una sesta volta allora -
- Andrei più sul sicuro se pregassi Bill in ginocchio -
- Prega Bill, concedi favori sessuali al tuo ragazzo, ma prendi quella carta di credito – le disse Natalie mettendole le mani sulle spalle e girandola verso la porta.
- Adesso? - chiese Greta insicura.
- Ma di cosa state parlando? - si intrufolò Michelle sempre più perplessa.
- Sì adesso – continuò Natalie -
- Ma se ritorno in camera mi uccide, già mi ha guardato malissimo... e poi stasera hanno il concerto -
- Appunto! – disse Michelle concitata – Mi sta venendo l'ansia... -
- Tranquille, sono già tutti truccati ed io non dovrò essere lì prima di ora di cena, quindi... pensa ad un bel paio di scarpe nuove, o ad un bella borsa griffata, che aspettano solo te, e ti chiamano “Greta... vieni Greta” -
La ragazza sognante, si riprese dalla sua visione mentre correva con un vestito di lino bianco sommersa di scarpe  e borse, fissando Natalie e annuendo convinta.
- Ok, andiamo, Mimì ti spiego tutto in corridoio -
- Ma cosa sta succedendo? - chiese ancora la ragazza, mentre Greta la prendeva e la trascinava fuori dalla stanza.

____

- Mi raccomando, mettila sul sentimentale, oppure sul sessuale, vedi tu... -
- Credo che la metterò sul sentimentale – disse Michelle perplessa.
- Beata te, io mi sa che dovrò togliermi il reggiseno, comunque... pronta? -
- E se mi dice di no? -
- Georg non ti dirà mai di no! - rispose Greta scandalizzata.
- E se me lo dicesse? -
- Se te lo dicesse usiamo la carta di Tom -
- E se anche Tom ti dice di no?! -
La bionda alzò gli occhi al cielo.
- Mimì, forza e coraggio, dai! -
- Va bene -
Le ragazza esitarono un istante, poi Greis fece passare la carta magnetica nella serratura elettronica, che scattò subito dopo. Entrarono nella stanza guardandoli da lontano. Non dissero niente, le fulminarono solo con gli occhi. Prima che Tom o chiunque altro potesse incenerirle con la forza del pensiero, Greta mise le mani avanti facendo due passi verso di loro.
- Tom, posso parlarti un momento? -
- Anche io dovrei chiederti una cosa... - continuò Michelle verso Georg.
- Adesso? - berciò il primo – Ma non vedi che abbiamo da fare? -
- E' questione di un minuto -
Georg alla richiesta di Michelle si era già alzato dal divano e stava andando incontro alla ragazza, mentre Tom continuava a fissare Greta con sguardo truce.
- Dai Tom, un minuto, avevamo già finito se avessi alzato subito il culo dal divano -
Tom sbuffando lanciò quasi il portatile sulle gambe di Bill, alzandosi e indicando a Greta la zona della camera da letto. Lei lo seguì prendendolo e tirandolo dentro la bagno; chiuse la porta a chiave e si girò a fissarlo.
- Che c'è? - berciò lui.
- Amorino... – esordì lei dolcemente sbattendo le ciglia.
- Oddio, che è successo? - chiese stancamente.
- Niente, niente... - rispose prontamente lei – Devo chiederti una cosuccia, piccola... -
- Cosa? -
- La tua... carta... di credito... - rispose Greta, abbassando gradualmente il tono della voce.
- Cosa? -
- La tua carta di credito! -
- Per farci cosa? - urlò spaventato con il terrore negli occhi.
- Tom ti prego, un momento di shopping, un momento piccolo piccolo piccolo di shopping – rispose mettendo le mani in preghiera ed assumendo l'espressione più compassionevole che poteva fare.
- Voi donne, siete tutte uguali! - sospirò lui sconsolato.
- Lo so Tom, lo so! Ma si tratta di shopping... innocente puro shopping! -
- No, questa volta non mi incanti -
- Io non ti ho mai incantato – si innervosì la ragazza.
- Ma se ogni cosa vinci sempre tu, stavolta no, non ci casco -
- Il tuo compito non è quello di rendermi felice? -
- Sì renderti felice lontano dal mio conto in banca -
- E dai, ma quando mai ti ho chiesto qualcosa? E poi, ti ricordo che non mi paghi per stirarti le mutande e portarti il caffè, mi pare il minimo un po' di riconoscimento... -
Tom si sedette sul bordo della vasca, pensieroso, mentre Greta lo occhieggiava sperando in una sua risposta positiva. Era veramente ridotta male, ma cavolo, quella era un'opportunità d'oro! Solo un'altra volta le era stato concesso di attingere al conto in banca di Bill, ed era stata una bellissima sensazione. Era vero che solitamente non ci pensava mai a quelle cose, però in quel frangente, in quel momento di sconforto, aveva bisogno di tirarsi un po' su il morale.
Il ragazzo alzò lo sguardo con una nuova espressione rispetto a quelle che aveva avuto in precedenza, socchiuse gli occhi malizioso – Ok, va bene, ma stasera voglio ciò che mi hai promesso  -
Greta rimase per un momento a bocca aperta, per poi richiuderla, alzò le spalle demoralizzata. Se quello era il prezzo da pagare, avrebbe accettato – Ok, va bene -
- E ti devi comprare uno di quei cosi con i così che poi ci attacchi le calze  - continuò lui alzandosi dal bordo della vasca ed uscendo dal bagno.
- Che cosa sarebbe il coso con i cosi? - chiese Greta seguendolo.
- Quei bustini con le stecche che hanno delle cose alla fine... - disse lui andando verso lo zaino e tirando fuori il portafoglio – e poi ci attacchi le calze... credo -
- Una guepiere? -
- Non ho la minima idea di come si chiamino, però sono sexy – Tom estrasse la carta di credito e la porse a Greta, che sembrava appena aver toccato il paradiso con un dito.
- Ok, ok – disse presa dall'emozione – Grazie Split – si avvicinò e gli dette un bacio sul naso correndo fuori senza neanche salutare gli altri.
Si incontrò con Michelle che sorrideva con la sua carta in mano – Te l'ha data? - chiese Greta felice.
- Sì, è stato facile, è bastato chiedere -
- Davvero? - chiese Greta sorpresa.
- Sì, tu invece? -
Greta assottigliò lo sguardo camminando verso la porta di Bill – Poi ti spiego... -

____

- Non dovrebbero essercene molte in giro, a quest'ora saranno davanti all'arena, tra due ore aprono i cancelli – disse Greta guardandosi intorno timorosa mentre le altre pensavano a sorseggiare i loro succhi di frutta.
- Greta ma vuoi rilassarti? - le disse Natalie – Sei riuscita a comprarti a malapena una borsa! -
-Lo so! – si giustificò la ragazza – Ma mi sento gli occhi addosso per qualsiasi cosa che faccio. Ho troppa paura! -

- Ehi – le disse Natalie seria – Tom non è questo che vuole. Non vuole che tu abbia paura di andare in giro, devi fregartene di quello che diranno di te quando verrà fuori questa storia. Io sono anni che vengo considerata una puttana solo perché posso mettergli le mani in faccia, eppure vivo benissimo – rise alzando la busta di Chanel che aveva posato sul pavimento.
- Per te è diverso Nat, si tratta di lavoro -
- Appunto, potrei benissimo andare via e togliermi di dosso sciami di ragazzine inferocite che mi menerebbero volentieri solo perché io ed i loro cari Tokio Hotel abbiamo un rapporto di amicizia e di lavoro. E' l'invidia che le logora, è il fatto che non hanno ciò che abbiamo noi. Ma non lo faccio, perché voglio loro un gran bene, e perché nessuno truccherebbe Bill bene come lo faccio io – finì la frase alzando un sopracciglio ed incrociando le braccia.
- Stai dicendo che invece io potrei sfuggirne? -
- Se volessi sì Greis, potresti, ma so che non lo farai -
- Scusate – chiese Michelle pensierosa – Georg alla fine non è così sotto i riflettori come i gemelli, pensate che se venisse fuori la nostra storia, sarei condannata alla disperazione anche io? No perché io sono facilmente preda di ansie varie... -
- Purtroppo non ne sfugge nessuno – le disse Natalie solennemente – il trucco e non pensarci e vivere ogni giorno come viene -
- Sì hai ragione, non bisogna pensarci – convenne Greta finendo il suo succo.
- Non pensarci, ok – annuì Michelle.
- Però stamattina... - disse Greis giocherellando con le dita sul vetro del tavolo – quando ho visto l'articolo, mi sono sentita strana. Lo so che non si vede che sono io, ma le fans sanno chi sono, sanno il mio nome... -
- Greis... - scosse la testa Nat mentre Michelle le bloccava la mano mettendoci sopra la sua.
- E' da stupida lo so, ma conosco il loro mondo, so esattamente che pensano che siano di loro proprietà, quella domanda alla riunione di ieri era anche alquanto stupida, dire apertamente che sta insieme a me sarebbe un suicidio, però... -
- Vorresti che fosse tutto un po' più normale... - concluse Michelle spostando la sua mano ed abbassando lo sguardo.
- Sarà anche difficile da capire per tutte quelle ragazze, ma io sono umana, sono normale, ed anche loro sono persone normali, con dei sentimenti... penso che se davvero dicono di amarli, dovrebbero essere felici del fatto che loro sono felici -
- Greis, le tue sono bellissime parole, ma non è così – le rispose Natalie tristemente – Ci sono persone che lo capiscono, ed altre che non ci arrivano. Persone che ripongono tutte le loro speranze ed i loro sogni in un incontro con loro, in un possibile amore a prima vista, ma quello che non sanno  è che non succederà. E quando se ne accorgeranno, beh, non sono una psicologa, però sono sicura che succederà qualcosa... - taglio corto la truccatrice prendendo la sua giaccia di pelle ed indossandola.
- Io voglio essere invisibile, non voglio che mi vedano con lui - mormorò Greis facendo lo stesso con la sua giaccia; ma non volle pensare oltre, lascio dei soldi sul tavolo e si alzò dalla sedia.
- Mi sta venendo l'ansia – disse semplicemente Michelle finendo il suo succo tutto d'un sorso.
- Ok, basta con gli argomenti deprimenti! – disse Nat battendo le mani - Abbiamo ancora due ore prima di dover tornare nel nostro piccolo mondo parallelo, per cui, andiamo a comprarci qualcos'altro di interessante. -
- Io – mugugnò Greta – Avrei bisogno di un negozio di intimo... -
- Uh – rispose la bionda ammiccando – Questa notizia ha appena reso la mia giornata una delle più perfette delle ultime settimane. -

____

Heike camminava avanti e indietro di fronte all'uscita degli arrivi, la borsa a tracolla, gli occhiali scuri sul naso ed un aria circospetta. L'aeroporto era una dei luoghi che più preferiva al mondo, perché fondamentalmente adorava osservare le persone. E in aeroporto con tutte quelle persone che partono e che arrivano, di addii e riconciliazioni se ne vedevano fin troppi. Riconciliarsi; era quello che stava per fare lei, dopo quasi due lunghi anni, ed era un po' ansiosa. Stava per materializzarsi di fronte a lei il suo fratello maggiore, quello che l'aveva sempre protetta, quello che veniva a casa con gli amici fighi, quello che a tredici anni l'aveva fatta fumare per la prima volta e che a quindici le aveva fatto fare il piercing all'ombelico. Era Axel, ed ogni volta che lo pensava non potevano che brillarle gli occhi. Ma in quell'arco di tempo, da quando era andato a vivere a New York, lei era cambiata; non era più la piccola Heike che aveva lasciato, e forse ci sarebbe voluto del tempo prima che lui potesse capirlo. L'aereo da Parigi era atterrato già da un quarto d'ora e di Axel non c'era ancora nessun tipo di segnale, solitamente era rumoroso quando la vedeva.
- Karo! - sentì urlare dalla folla di gente che camminava con i loro bagagli verso l'uscita – Karotte! - di nuovo, una voce familiare ed il suo soprannome di quando aveva ancora il pannolino. D'altronde chi poteva mettersi ad urlare “carota” nel bel mezzo dell'aeroporto, se non lui. Egocentrico fino al midollo.
Heike si guardò intorno spaesata, fino a quando Axel non le si avventò contro prendendola di peso e girando in tondo con lei che urlava dallo spavento.
- Ma sei scemo?! Mettimi giù! -
- Karo, mi sei mancata! -
- Axel mettimi giù! - gridò lei ridendo, mentre il fratello si fermava dal fare le giravolte e la posava sul pavimento, stringendola forte.
- Piccola carotina, quanto mi sei mancata -
Heike lo strinse a sua volte, ridendo appoggiata al suo petto – Sei il solito cretino! -
- Ed io ti sono mancato? - chiese lui staccandosi per guardarla, prendendole il viso – Almeno un po'? -
- Certo che sì – annuì la sorella fissandolo negli occhi.
- Non noto nessun tipo di piercing sulla tua faccia Karo, non fai parte dello stereotipo della ragazza ventenne tedesca? -
- Al momento no -
- Io già ti vedevo con almeno uno smile, o un bridge o un bel septum... -
Heike lo guardò perplessa – Non ho la minima idea di che cosa tu stia blaterando, comunque, smettila di dire cavolate e andiamo a casa... -
- Non mi dici niente? - chiese il fratello girandosi a prendere la sua valigia.
- Cosa devo dirti? -
- Non so! Sei più grasso, sei più magro, se più figo... le solite cose per conversare amabilmente dopo un tot di tempo che non ci si vede... -
- Avevo pensato che potevamo conversare sul tempo -
- Ottima idea, anche se secondo il mio istinto, o le mie doti da veggente, oggi pomeriggio qui ad Amburgo, pioverà -
- Dici? - rispose lei ironica – Strano, non piove mai solitamente! -
- Ok lasciamo perdere il tempo – la interruppe Axel – Dimmi le ultime novità; il tuo fumetto, mamma, Diana e... ce l'abbiamo ancora una piscina? -
- Perché non dovremmo avere più la piscina? -
- Sai una piscina ad Amburgo l'ho sempre trovata piuttosto inutile, però sapere che ho una rampa per lo skate mi fa piacere -
- Tu non andrai con lo skate dentro la piscina – lo ammonì Heike.
- Vedremo, comunque, il tuo fumetto l'hai finito? Mi hai inserito? -
- Sì l'ho finito – disse la ragazza uscendo dalle porte automatiche e dirigendosi verso il parcheggio – E no, non ti ho inserito -
- Non ti mancava l'ultimo personaggio, il più figo? Mi sembrava logico che ci fossi io inserito no? -
- No, non sei tu... - liquidò velocemente l'argomento – E mamma sta bene, è sempre chiusa in studio, pazienti su pazienti, sembra che sia l'unica ginecologa della città -
- Per fortuna che esistete voi donne, mi viene da dire -
- A proposito di donne incinte – continuò Heike – Diana è incinta -
Axel si fermò sul marciapiede mentre la sorella era intenta ad aspettare per attraversare la strada, si girò a guardarlo stralunata.
- Che c'è? -
- Il mio cane è incinta? -
- Non è il tuo cane, è il nostro cane -
- Sì ma io l'ho voluta, io l'ho presa -
- E tu l'hai lasciata a casa, ed io me ne sono presa cura -
- Ok, va bene – disse riprendendo a camminare, sorpassando la sorella – E come è successo? -
- Eravamo al parco, è fuggita, come l'ho ritrovata beh... - mormorò – era intenta a fare quello che l'ha portata a rimanere incinta -
- Che sgualdrina! Di giorno? -
- Di giorno sì -
- Che storia! -
- Già -
- E chi è il padre? -
- Un cane? -
- Beh non avevo dubbi -
- E cosa vuoi sapere? -
- Di chi è? Voglio dire, è un randagio o ha dei padroni ?-
- Ha dei padroni, mamma mia Ax, mi stai facendo un interrogatorio -
- Scusami se voglio sapere chi ha messo incinta il mio cane! -
- Il nostro cane, nostro! - sottolineo con fermezza la rossa.
- Quindi, chi è? -
- E' di una ragazza – mormorò Heike – Non so se la conoscerai -
- Perché? -
- Ecco la macchina – liquidò di nuovo l'argomento. Si accorse che probabilmente tutto quello svirgolare negli argomenti l'avrebbe portato ad altre domande, sempre più precise, e lei non avrebbe potuto mentire ancora per molto.
Axel rimase per un momento confuso, ma si riprese appena vide la sorella che gli lanciava le chiavi della macchina.
- Guida tu, ma vedi di non andare contro un muro -
- Ancora con quella storia? - rispose il fratello aprendo il cofano e mettendoci la valigia dentro – Avevo appena preso la patente, mi era concesso avere dei problemi... -
- Non ti era concesso fracassare la macchina contro il muro però... -
Axel chiuse il cofano con aria di sfida – Ora ti faccio vedere io Karo... -
- Uh, me la sto facendo sotto dalla paura, sali, dobbiamo andare a fare la spesa prima di andare a casa -
- Agli ordini – sorrise lui, salendo in macchina ed uscendo dal parcheggio.
Heike lo guardò per un istante, intento a guidare verso l'uscita dell'aeroporto, e sorrise, le era davvero mancato.
- Bentornato a casa Ax -

____

- Ciao Split – Greta si appese al collo di Tom appiccicandosi alle sue labbra, mentre lui cercava di reggerla e non cadere, chiudendo addirittura la porta. Si era dimenticato cosa c'era in serbo per lui quella sera, ed anche se era decisamente stanco per poter muovere un solo dito, il fatto che ci fosse Greis in accappatoio, gli dava la sensazione che la giornata si sarebbe conclusa molto bene.
- Ehi... - disse lui rimettendola in piedi e leccandosi le labbra pensieroso – Jägermeister... hai bevuto? -
- Solo per sciogliermi un po' – disse lei girando il laccio dell'accappatoio in circolo, probabilmente con il più bel sguardo da brilla che potesse avere.
- Ah – rispose sorpreso – Come mai? -
- Oh Tom, stai zitto – gli disse lei prendendolo dal colletto della camicia e trascinandolo fino al letto.
- Greis che stai facendo? - chiese lui ancora più sorpreso mentre veniva sbattuto sul materasso.
La ragazza si sedette a cavalcioni su di lui, cercando di mantenere gli occhi aperti, l'idea di bere tutto quello Jäger da sola non era stata forse un'idea vincente, però si sentiva particolarmente euforica.
- Cuciti la bocca – rispose lei baciandogli il collo. Tom era piacevolmente colpito ma ancora sorpreso.
- E' la prima parte dello spogliarello? -
- Potrebbe essere anche la seconda parte, o la terza... - sussurrò lei tra un bacio e un altro, togliendogli la camicia.
- Sì ma non devi spogliare me, devi spogliarti tu... - constatò Tom.
- Hai ragione -
Greta si alzò dalle gambe dalle sue gambe e cominciò a camminare lentamente verso l'arco che separava la camera da letto dal salotto della suite, aprendo piano l'accappatoio e guardandosi con addosso il set completo che si era comprata nel costoso negozio di intimo in cui Natalie l'aveva trascinata. Ci avevano messo un bel po' per trovarlo ed era carino tutto sommato, nero, con dei nastrini celesti qua e là sparsi per zone diverse. La cosa strana era che si sentiva stranamente a suo agio nonostante quel genere di abbigliamento così audace non l'avesse mai attirata. A tutti i suoi ex ragazzi non aveva mai regalato uno spettacolo del genere, forse si sarebbe vergognata, ma in quel momento, con Tom dietro le sue spalle e una quantità in eccesso di alcol nel sangue, si sentiva stranamente potente, e bellissima, come se potesse ottenere qualsiasi cosa. Andò vicino alla sedia, dove aveva lasciato l'iPod attaccato alle casse, e premette play, lasciando che la musica che aveva scelto si diffondesse nella stanza. Sentiva gli occhi di Tom puntati su di lei, mentre girava piano il viso e notava che non si era mosso di un millimetro da come l'aveva lasciato seduto. Fece scivolare l'accappatoio prima sulle spalle e poi giù fino alla schiena, si girò un altro po' verso Tom e lo vide con lo sguardo fisso su di lei, e la bocca leggermente aperta che si spalancò del tutto quando lasciò cadere l'accappatoio e si girò verso di lui completamente, mostrandogli che fine avevano fatto i suoi soldi.
- Attento alle mosche Split – mormorò mettendo le mani sui fianchi e poggiando il peso su una gamba, mentre osservava la reazione del ragazzo.
Tom farfugliò qualcosa di incomprensibile sbattendo le ciglia più volte e leccandosi le labbra, forse per cercare un po' di saliva.
Greta non aveva la minima idea di come fare a slacciarsi tutto il bustino, dato che i ganci si trovavano sulla schiena e per agganciarli tutti aveva dovuto fare delle acrobazie che neanche i trapezisti al circo, per cui decise saggiamente di cominciare con le calze. Stava lasciando tutto all'improvvisazione, anche perché non era molto esperta in campo di striptease.
Si avvicinò al letto dove Tom continuava a boccheggiare, alterando risate isteriche di breve durata. Gli posò una mano sulla spalla e il piede sul ginocchio, iniziando a sganciare la calza dal reggicalze.
Tom a quel punto decise di darsi una calmata, farsi venire un mezzo infarto mentre la tua ragazza si sta spogliando per te non è assolutamente una cosa carina, poggiò le mani sul materasso, cosi che potesse vedere ancora meglio quanto era bella Greta quella sera.
Era strano come l'amasse così profondamente, e come da quando gliel'aveva detto, quell'amore fosse cresciuto ancora. Era stordito da quanto potesse essere succube di qualcuno, di come lei con un semplice tocco poteva farlo sentire in dieci modi diversi, a seconda di come lo toccava. La guardava e non si capacitava di cosa avesse fatto nella sua vita per meritarsela.
Greta fece scivolare la calza fino alla caviglia, la tirò leggermente e la fece scivolare via, cambiò lato e fece la stessa cosa con l'altra gamba, con una lentezza estenuante.
- Sei bellissima – le sussurrò
- Non dire cosa che già so – gli rispose Greta maliziosa, facendo scivolare anche l'altra calza e sedendosi di nuovo a cavalcioni su di lui, mentre Tom con una mano le accarezzava i capelli fino a scendere sul braccio, fermandosi sui fianchi.
Greta lo spinse, facendolo cadere di schiena sul letto, scoprendo la maglia sulla pancia e cominciando a baciargli gli addominali. Tom iniziò ad avere seri problemi di concentrazione, sentiva il cuore che pulsava nella testa, e le labbra di Greta sulla pancia, per il resto il vuoto totale.
Greis nel frattempo continuava a chiedersi come avrebbe fatto per sganciarsi il bustino, e non era un bel pensiero in quel momento, mentre baciava gli addominali di Tom, ma d'altronde era lo Jäger che pensava per lei. Salì con i baci fino al collo sfilandogli la maglia ed arrivando alle sue labbra; quando sentì che Tom rispondeva al bacio capì che non era svenuto.
In quel momento i pensieri si azzerarono, e le arrivò in testa una sola cosa, oltre all'euforia e all'eccitazione. Pensò all'amore con la A maiuscola, quello che trovi una volta nella vita, se lo trovi. Pensò a quanto fosse difficile non poterlo condividere con il mondo, pensò a quanto fosse bello lui, lì sotto di lei, e quanto non si era mai accorta di quanto lo amasse, forse ancora prima di quando se ne era resa effettivamente conto; quella volta all'asilo, poi durante un banale saluto, ma forse l'aveva amato per tutto il tempo restante e non se ne era resa conto. 
Tom le accarezzava la schiena, ricordandosi esattamente il momento preciso in cui si era innamorato di lei; se le ricordava le farfalle nello stomaco, la gola secca, e la sensazione che qualsiasi cosa accadesse, sarebbe potuto rimanere a guardarla per un tempo indeterminato. Quella volta che avevano allagato la palestra della scuola, e lei era scappata per prendere gli zaini in cortile; quella era stata LA volta. In quel momento, quando l'aveva visto camminare dandogli le spalle dopo che l'aveva rimproverato per averla seguita, si era completamente perso e si era ricordato che in quell'istante aveva deciso che presto o tardi sarebbe stata solo sua, e di nessun altro, ed ora che la guardava dal basso, bellissima, sapeva che aveva ragione.
Greis tornò cosciente, staccandosi dal bacio e decidendo che era arrivato il momento di capire se poteva togliersi ciò che aveva addosso. Non sapeva cosa ne sarebbe potuto uscire, e si chiese come mai non aveva fatto una prova prima che arrivasse Tom. Si portò le mani dietro la schiena riuscendo miracolosamente a sganciare i primi gancetti; non era poi così difficile. Arrivò fino all'ultimo e lascio cadere il bustino addosso alla faccia di Tom.
Scoppiò a ridere, portandosi una mano davanti alla bocca, mentre lui lanciava ciò che gli aveva oscurato la vista lontano dal letto.
- Scusa Split, non sono per niente brava con queste cose – continuò scossa dalle risa.
Cominciò a ridere anche lui, sedendosi sul letto mentre la reggeva sui fianchi. Greta adorava quella posizione, si sentiva così vicina a lui quando erano incastrati in quel mondo. Tom la fissò negli occhi accarezzandole la guancia, mentre lei abbassava lo sguardo.
- Mi sono ricordato quello che dovevo dirti ieri sera – disse sorridendo.
Greta scosse la testa e lo fissò negli occhi – Non lo dire, lo so... -
Silenzio.
- Per sempre Split? -
- Se non hai niente da fare...  -
- No – sorrise – Tu? -
- Controllerò l'agenda – e le labbra si toccarono di nuovo.


Sbattè le spalle contro il muro dell'edificio, dando un'occhiata al cortile. Era deserto, e i loro quattro zaini erano vicini alla panchina dove li avevano lasciati. Si mise una mano sul petto per riprendersi dal fiatone fino a quando non le arrivò una spallata mentre era girata.
Sei una deficiente cazzo! - le urlò Tom nell'orecchio.
- Stai zitto! - sussurrò lei – O ci sentono! -
- Ci sentono chi? Non c'è nessuno! - continuò lui prima che Greta si girasse di scatto non gli premesse una mano contro la bocca e non lo sbattesse con le spalle al muro.
- Split – disse cercando di mantenere la calma – Nessuno ti ha detto di seguirmi, sei qui non so perché, io so solo che dentro al mio zaino c'è la ricerca di biologia che devo finire questa sera, altrimenti la Mayer mi uccide. Non posso tornare a prenderla dopo, anche perché se li trova qualcuno e la palestra è stata allagata a chi vuoi che diano la colpa?! Ora se vuoi stare qui chiuditi questa cazzo di bocca oppure vattene! -
Tom l'aveva fissata con gli occhi sgranati per tutto il tempo del suo breve discorso; la ragazza tolse la mano dalla sua bacca riavvicinandosi all'angolo dell'edificio per vedere se c'era qualcuno nel cortile. Tom era rimasto scioccato dietro di lei a fissare il vuoto mentre si sistemava il piercing con la lingua.
- Ok Split, io vado, tu aspettami qui -
Tom l'aveva vista camminare piano verso la panchina con gli zaini, mettersi i loro due su entrambe le spalle, e prendere invece quelli di Bill e Andreas in mano, tornando poi indietro con più calma possibile.
- Cosa ci ha messo Bill nello zaino? Pesa un quintale! - sbuffò lei arrivando vicino a Tom e dandogli in mano lo zaino del fratello.
- Aspetta dammi anche gli altri – disse lui facendo per prendere quello suo ed anche quello di Andreas.
- Guarda che ce la faccio – rispose la ragazza stizzita tenendo il suo zaino a tracolla, poi sorrise.
- L'ultimo che arriva alla fermata è scemo -
Tom rimase immobile, con gli zaini in mano e lo sguardo fisso nel vuoto, non sapeva perché, ma quel giorno si fece dare dello scemo e non rispose neanche.

____

Allora per ricevere dei commenti devo elemosinarli?! :D Ok va bene, lo farò! Scherzo, anzi, vi ringrazio per le recensioni al capitolo precedente, mi fa piacere che mi diate dei segni di vita. Specialmente i membri della LLS, loro sono dei VIPs praticamente, ci sono ma si nascondono. Grazie grazie a tutte!
In questo capitolo come avete visto, non succede niente di eccezionale, se non lo stiptease incredibilmente secsi di Greis e l'arrivo del fratello di Heike. Ecco a proposito di Axel avrei due parole da spendere. Come sempre volevo mettere un'immagine del mio Axel, ma questa volta vi lascio completa immaginazione in modo che possiate dare libero sfogo alla fantasia. Tuttavia nel prossimo capitolo ci saranno Michelle e Greta di ritorno ad Amburgo e vediamo che succede ai TH.
Per questo capitolo vi consiglio vivamente di ringraziare Janis Joplin e i Depeche Mode che mi hanno dato la giusta ispirazione, sempre se è stato di vostro gradimento... ma c'è un modo per scoprirlo; lasciate un commento!
Alla prossima, e se avete domande di qualsiasi tipo chiedete pure su formspring.
Baci
Lale

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Capitolo 14
*** Vierzehn. ***


14.

Greta arrivò davanti alla porta di casa di Bill e Tom e suonò il campanello. Era da una settimana che non li vedeva, sia perché erano stati ad Amburgo, sia perché erano praticamente spariti dalla circolazione. Bill diceva che l'album li aveva completamente risucchiati in studio, ma quella storia durava già da un anno, ma si era intensificata negli ultimi due mesi. Faceva caldo, erano i primi di agosto e c'era una strano sole quella mattina.
Greta! – disse Bill sorpreso aprendo la porta – Cosa ci fai qui? -
- Cosa ci faccio qui?- chiese lei ridendo – Siete tornati e non mi siete venuti a salutare? Me l'ha dovuto dire Andi... - fece un passo in avanti per entrare in casa, ma Bill la fermò.
- Greis sto aspettando che torni Tomi, poi ripartiamo per Amburgo. -
- Cosa? - chiese la ragazza confusa – Non c'è? Volevo salutarlo... -
- No, lo sto aspettando, stiamo portando altre cose in studio, sto caricando la macchina di Gordon, domani ci fanno vedere com'è venuto il video, sono troppo emozionato! -disse allargando un enorme sorriso.
- Posso aiutarti se vuoi...?-
- Non c'è bisogno! – rispose frettolosamente – Scusa, Greis ma devo andare... -
- Bill, – la ragazza bloccò la porta con una mano e lo guardò triste – non ve ne starete andando senza salutarmi, vero? -
- Oh, no Greis, - disse lui addolcendo lo sguardo – torniamo la settimana prossima per prendere le ultime cose, non ti preoccupare! -
- E a scuola? -
- A scuola ci torniamo, non ti libererai di noi – scherzò il moretto portandosi indietro i capelli.
- Volevo davvero salutarvi, l'ultima volta insieme prima che inizi la vostra avventura – si girò guardandosi intorno e vide lo skate di Tom poggiato vicino ad un vaso di fiori. Tornò a guardare Bill con lo sguardo basso.
- Non esagerare Greis, – scherzò Bill – ci vediamo presto e... aspetta qui! -
Tornò dentro e comparve subito dopo con un CD in mano, lo porse a Greta orgoglioso.
- Questo è tuo! -
Greta fissò la copertina, rossa e bianca, con i suoi amici stampati sopra e poi lesse Tokio Hotel, Durch den Monsun, scritto in nero con un bel carattere spesso.
Sorrise stringendolo forte in mano – E' bellissimo! -
Bill sorrise avvicinandosi e abbracciandola, le lasciò un bacio sulla guancia e tornò dentro – Ci vediamo presto Greis, te lo prometto... -
Greta annuì triste, salutandolo ed uscendo dal vialetto. Aprì  la copertina per vedere il CD e dentro ci trovò scritta una dedica, era la calligrafia di Tom.


A Greis, dalle sue rockstars preferite - Split e Bibs


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- TOM! - gridò la ragazza dalla porta della suite, sistemandosi la giacca di pelle e mettendo il cellulare nella borsa nuova – TOM! - urlò di nuovo, spazientita, ma nessuno si presentò davanti a lei per salutarla. Eppure l'aveva visto che era sveglio, ne era sicura, a meno che non ci fossero sosia di Tom Kaulitz che vagavano per la camera alle nove di mattina. Uno bastava ed avanzava.
- Eccomi, un attimo, posso mettermi almeno le mutande o volevi un saluto in versione porno?! -
- Come sei premuroso...– ironizzò lei vedendo che si avvicinava sistemandosi i pantaloni della tuta e spalancando le braccia.
- La mia Greis... – mormorò stringendola – mi raccomando non prendere caramelle dagli sconosciuti e se ti dicono “Ehi tu, sei quella che stava baciando Tom Kaulitz, ho visto le foto!”, fatti scudo con Michelle, e scappa più veloce che puoi! -
Greta scoppiò a ridere mentre si staccava dall'abbraccio e gli prendeva la guancia con due dita – Come sei simpatico Kaulitz. Tu invece ricordati che se il tuo amico qui sotto esce dalle mutande non per i bisogni primari che richiedono la sua presenza, al mio ritorno te lo ritroverai sul comodino, vicino al letto, sono stata chiara? - rispose con un sorriso smagliante, stringendo la guancia con quanta forza aveva nelle dita.
- Ahia! - gridò lui mettendosi una mano in faccia – Greis cazzo, ahia! - disse ancora più convinto.
- Per il resto mi mancherai eccetera eccetera... – disse con noncuranza mettendo la mano sulla maniglia della porta, aprendola, ma Tom la sorpassò e la richiuse con forza, prendendola per un braccio e sbattendola di spalle all'uscita.
- Che c'è? - chiese lei.
- Tu non ce la farai a stare senza di me – disse serafico, sorridendo come un bambino e spostando la testa di lato.
- Io? - rispose la ragazza sorpresa – Casomai sarai tu ad andare nel panico alla minima cosa! -
- Ok Kerner, ti sfido, – Tom le porse una mano in attesa che lei la stringesse – il primo che chiama l'altro perde! -
- Perfetto Split, – rispose lei stringendogli la mano – continuiamo a fare i bambini dell'asilo – passò sotto al braccio che aveva vicino alla testa e riaprì la porta.
- Non vuoi sapere cosa c'è il palio? - domandò Tom.
- No -
- Dai! - piagnucolò lui seguendola.
- Ok, – sbuffò trascinando il trolley fuori dalla porta e aspettando che parlasse – dimmi! -
Tom ci pensò un po' su poi sorrise - Voglio un altro strip -
- Cosa? Un altro? -
Il ragazzo alzò le sopracciglia e le cinse i fianchi mentre lei si spostava allontanandosi; lo squadrò dalla testa ai piedi seria passandosi una mano tra i capelli – Ok, ma se vinco io sarai tu a farlo... -
- Cosa? -
- Lo strip – rispose con naturalezza la bionda iniziando a camminare in corridoio.
- Io? - si allarmò Tom seguendola verso l'ascensore – No! Inventiamo qualcos'altro -
- Mi dispiace Split, ormai è fatta! -
- Sei tu che hai deciso, non è giusto! -
Greta si girò verso di lui dopo aver chiamato l'ascensore, annusò l'aria fissandolo – Sento la tua paura di perdere fin da qui Kaulitz -
Tom punto nell'orgoglio socchiuse gli occhi ed incrociò le braccia, spavaldo – Ok Kerner, ci vediamo a Barcellona – fece dietrofront e tornò in camera.
- Ciao, cerca di sopravvivere senza di me -  gli urlò dietro la ragazza, sogghignando ed entrando in ascensore.

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- Nat così fa schifo! - berciò Bill nervoso prendendo il pacchetto di salviette struccanti e tirandone fuori una – Sembro una puttana! -
- Tu mi hai detto di farti l'occhio così, che vuoi da me? - rispose a tono la bionda strappandogli la salvietta dalla mano, prendendogli la testa e cominciando a levare piano il trucco dall'occhio destro.
- Su Megan Fox stava bene – si giustificò Bill.
- Tu non sei Megan Fox -
- Ma va Nat, non me ne ero accorto! -
- Se vuoi provare qualcosa di nuovo posso provare ad usare un'altra tonalità di grigio... -
- No, – disse Bill guardandosi allo specchio – fai il solito -
La bionda sbuffò iniziando a cercare di nuovo i pennelli dentro al suo astuccio, mentre il cantante aveva preso a trafficare con il suo cellulare. Scorse la rubrica ed arrivò alla H senza neanche accorgersene.
- Hai sentito Greta? - chiese Natalie mettendogli una mano sulla testa e girando il viso verso di lei.
- Non ancora, e neanche Tom. -
- Davvero? - si sorprese la truccatrice.
- Sì, ammetto che è strano, io ho delle scuse, ma Tom proprio per niente... -
- Neanche lei ha chiamato però... -
- Forse avranno fatto uno di quei patti idioti che stringono di solito – commentò Bill con un occhio aperto ed uno chiuso mentre continuava a guardare il telefono.
- Non saprei... -
- Sì, sicuramente un patto, o una scommessa, in palio ci sarà qualche giochino sessuale... -
- Sei una fottuta pettegola! - gli rispose Natalie.
- Non è colpa mia, è che mi arrivano le informazioni direttamente dal cervello di Tom. – disse con noncuranza.
- Sì, certo! – lo assecondò Natalie soffiando sul pennello che aveva poggiato sull'ombretto grigio e posandolo sulla palpebra.
- Comunque, devo fare una telefonata, possiamo continuare tra un po'? -
La bionda annuì finendo di passare il pennello sull'occhio – Sì, sua maestà! -
- Grazie -
- Prego! Io vado a prendere il kajal, l'ho lasciato di là – rispose passandosi le mani sulle gambe e avviandosi verso la porta.
Bill attese che Natalie uscisse dalla camera per inoltrare finalmente la chiamata al numero che aveva fissato tutto quel tempo. Non sapeva perché ma un po' Heike gli metteva soggezione, ed era strano. Posò il telefono sull'orecchio e sentì che squillava, poggiò un piede sulla sedia mentre con la mano si reggeva la testa.
- Pronto -
- Ciao Heike! - disse allegro.
- Bill? -
- Sì, sono io, come stai? -
- Io bene. Scusami se non ti ho più chiamato ma sono stata parecchio indaffarata, è tornato mio fratello e mi occupa tantissimo tempo tenerlo a bada. - disse tutto d'un fiato - Tu piuttosto, come stai? Cali di zucchero in corso? -
- No, sto bene, un po' stressato,  ma tutto nella norma -
- Mi fa piacere -
- Che io sia stressato? - chiese incerto.
- No, che stai bene – rise Heike – Comunque, avevi bisogno di qualcosa? -
- Sì. - mormorò il ragazzo.
- Cosa? -
- Sai, Greta è ad Amburgo per un po' di giorni, mi chiedevo se non ti seccasse se venisse a vedere come sta Diana, anche lei è ansiosa della nascita dei cuccioli -
- Oh, – rispose Heike – certo, nessun problema -
- Domani ci sei a casa? -
- Certo, domani pomeriggio sul tardi è perfetto -
- Grazie Heike -
- Ti mando un SMS con l'indirizzo -
- Ah già, l'indirizzo, che deficiente, come ci arriva Greta senza indirizzo?! - disse Bill ridendo a singhiozzi.
Heike rise e lui si immobilizzò nella stanza ad ascoltare per qualche secondo, mentre si fissava allo specchio.
 – Ok Bill, scusami se ti scarico così ma sto aspettando una telefonata urgente... -
- Ok, mi faccio scaricare, non c'è problema -
- Cercherò di farmi perdonare -
- Ok -
- Ciao!-
- Ciao Heike – Bill chiuse la chiamata e si continuò a fissare allo specchio; era sicuro che quella smorfia che gli aveva fatto ripiegare le labbra all'insù era proprio un sorriso.

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- Ricordami da quand'è che non facevamo una cosa simile – chiese Georg lasciando la sigaretta appesa alle labbra, mentre cercava di fronte a lui il posacenere.
- Non lo voglio ricordare, è passato troppo tempo – rispose Tom posando la testa sul divano, lasciano uscire fuori il fumo dal naso.
- Dovremmo spedirle da qualche parte più spesso! – confessò il bassista annuendo sicuro.
- Potevamo pensarci prima, il tour è praticamente finito... però mi mancano troppo le serate pizza, birra, sigaretta, Playstation e rutto libero! -
- Ci penseremo di nuovo quando faremo il tour in America -
- Non voglio pensarci! – rispose Tom insofferente - Quando lo dirò a Greta dovrò sorbirmi minimo due ore di urla nel timpano, cercando di spiegarle la situazione... -
- E quale sarebbe la tua strategia? -
- Che alla fine dirà di sì, è questa la strategia... -
- Ne sei così sicuro? -
- Ci metto tutte e due le mani sul fuoco, – rispose alzando le sopracciglia e aspirando un altro po' di fumo – ha sempre adorato fare le sceneggiate, come Bill. -
Rimasero per un attimo in silenzio, guardando un punto fisso di fronte a loro e continuando a fumare. Tom aveva preso la forma del divano, erano seduti lì da tre ore per una sessione intensissima di videogame e non si sentiva più la mano destra. Georg invece, esaminava la punta dei suoi capelli cercando di scrutare le doppie punte, era uno dei suoi maggiori passatempi.
- Come va con lei? - chiese all'improvviso girandosi verso Tom.
- Alla grande! – rispose sicuro – Tu, con Michelle? -
- Magnificamente -
Rimasero un altro po' in silenzio, sembrava come se volessero parlare di qualcosa, entrambi, ma non avessero il coraggio di iniziare la conversazione. Georg controllò l'ultimo ciuffo di capelli, poi sbuffò.
- Mi manca, – confessò il bassista dopo un po' spegnendo la sigaretta nel posacenere – ed è assurdo perché lo so che tra pochi giorni sarà di nuovo qui, però averla intorno mi ha sempre aiutato a rilassarmi, non so se mi spiego... -
- Sì, – disse Tom chiudendo gli occhi – ti spieghi benissimo, ed io ho tre parole per te. -
- Quali? -
- Siamo. Proprio. Fottuti. – scandì scuotendo la testa.
- Già Tom, io lo sapevo che mi sarei innamorato prima o poi, ma tu... -
- Io non ci sto capendo più un cazzo – disse stancamente premendosi due dita sugli occhi.
- Si vede -
- Davvero? -
- Beh, con noi si vede -
- E' che la sto prendendo davvero seriamente con lei, voglio dire, è davvero l'unica che poteva prendermi con tutto il pacchetto che mi porto dietro. -
- Intendi il gruppo? -
- Intendo il gruppo, ed anche Bill... - rispose Tom rassegnato – una sconosciuta avrebbe dovuto prima passare i suoi innumerevoli test, e lo sai quanto sono difficili i suoi test -
- Mi stai dicendo che ti sei accontentato? -
- No – scosse violentemente la testa prendendo la bottiglia di birra dal tavolino – io, è già da parecchio tempo che... -
- Che cosa? -
Tom abbassò la voce - Che non la vedevo più come un'amica... -
- Non me l'avevi mai detto -
- Cercavo di non pensarci -
Georg stupito prese la sua bottiglia e bevve qualche sorso, tornando a fissare dritto di fronte a lui.
- Quando mi fermo a riflettere mi rendo conto di essere fortunato – continuò Tom.
- Lo siamo tutti e due amico, abbiamo avuto culo -
- E sto pensando anche al futuro con lei, metter su famiglia, dieci cani, sei gatti, una casa, una scimmia, due pappagalli... -
- Stai pensando ad un zoo! - rise Georg
- ...dei bambini –
- Oddio non ci credo che l'hai detto! - rise ancora più forte.
- La settimana scorsa me l'ha chiesto -
- Di fare un bambino? - Georg smise di ridere all'improvviso fissando Tom serio con gli occhi sgranati.
- Beh, – disse pensieroso – l'ha messa più sul “se capitasse” però le donne lo sai come sono... -
- E tu? -
- Le ho detto che non è il momento adesso per avere dei figli! -
- Oh mio dio! - rise ancora Georg battendo le mani.
- Dai sono serio! - lo rimproverò Tom.
- Ma tu che parli di figli è assurdo! - rispose l'amico alzando le spalle - Io che parlo di figli è normale, tu che ne parli è assurdo! -
- Sarà che sono maturato? -
Georg lo fissò sconcertato – No... - disse scuotendo la testa.
- Chissà cos'è allora...? -
- Non lo so, se non lo sai tu! -
- Non lo so neanche io, però una volta che trovi la persona giusta, perché dovresti aspettare? -
- Mi sembra un po' presto per fare un discorso simile -
- Sì l'ho pensato anche io, però poi ho anche pensato a come sarebbe un piccolo me -
- Oddio Tom che c'è nella birra? - rispose Georg scioccato guardando dentro la sua bottiglia.
- Quindi ho pensato alla fine che, se capitasse, lo vorrei -
L'amico si girò a fissarlo ancora più perplesso, però poi lo guardava mentre si mordeva il piercing e capì che quelle parole erano sincere. Lui e Tom non si confidavano mai più di tanto, però quando c'erano situazioni così intime, entrambi sapevano che potevano contare sulla parola dell'altro, per un consiglio, o qualsiasi altra cosa.
Georg cambiò espressione e lo guardò con soddisfazione misto orgoglio mettendogli una mano sulla spalla – Sei diventato grande Tom, sei proprio diventato grande -
Tom scoppiò a ridere avvicinandosi al tavolo e spegnendo la sigaretta – Fottiti! -
- Preferirei aspettare che torni Michelle, sai com'è... - risero ancora e Georg si appoggiò di nuovo al divano.
- Comunque... rispetto a prima che parlavamo di sesso e macchine, ora, siamo diventati veramente anziani -
- Quanto hai ragione -
- L'importante è rimanere giovani dentro -
- A me continua a far male il braccio, mi sono mezzo stirato il muscolo del polpaccio ed ho il torcicollo, per il resto sì... l'importante è rimanere giovani dentro. -

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Quella di non prendere la macchina di Bill era stata una pessima idea; pessima. Odiava prendere l'autobus, anche se ci era abituata, e casa di Heike era dall'altra parte della città, come la maggior parte delle destinazioni che doveva raggiungere. Maledisse di nuovo Bill per averla costretta a quella visita e si infilò la giacca prendendo la borsa ed uscendo di casa. Non aveva assolutamente idea di quanto ci avrebbe messo ad arrivare lì, quello che sapeva era che era tornata da due giorni ed aveva ancora tantissime cose da fare ad Amburgo, tra cui portare il portatile di Bill in assistenza prima di partire per Barcellona. Mentre scendeva le scale si rese conto che come al solito, era tutta colpa dell'amico, anche se si sorprese del fatto che Tom quella volta non c'entrasse, anzi, ci rimase quasi male; sospirò profondamente, saltò gli ultimi due gradini e si apprestò ad uscire dal portone. Non faceva troppo freddo, ma il cielo era del classico color grigio asfalto, quello che vedeva per la maggior parte dell'anno. Uscì sul marciapiede e cominciò a camminare verso la fermata dell'autobus più vicina; annusò l'aria, e sentì l'odore della pioggia. Maledisse ancora una volta Bill, così giusto perché le andava.
- Buonasera, lei è Greta? Greta Kerner? -
Una donna molto ben vestita le si era parata di fronte tendendole la mano ben curata, spavalda. Greta la occhieggiò per bene fermandosi di colpo e metabolizzando le sue parole.
- Oh, sì, sono io – rispose insicura porgendole la mano di rimando e analizzandola in due secondi; quella donna non aveva proprio l'aspetto di una fan, forse poteva stare tranquillla.
- Nadia Morgendorf, sono una giornalista di Stern -
Greta sgranò gli occhi immediatamente scuotendo la testa e superandola, il cuore le cominciò a battere all'improvviso così forte che poteva sentirlo rimbombare nelle orecchie.
- Mi dispiace, ma non ho niente da dire – continuò a camminare sul marciapiede sentendo il ticchettio delle scarpe di quella donna seguirla insidioso.
- Dalla sua reazione devo dedurre che ha qualcosa da nascondere... -
- No, non ho niente da nascondere, sono semplicemente in ritardo – disse Greta continuando a fissarsi i piedi ed accelerando il passo, cercando di levarsi di torno quella giornalista.
- Forse sta nascondendo la sua relazione con Tom Kaulitz, o mi sbaglio? -
Greta si fermò di scatto girandosi a fissare la donna, che di rimando la guardava con due glaciali occhi azzurri ed uno sguardo compiaciuto. Probabilmente aveva sbagliato a reagire così d'impulso, ora sì che le aveva dato l'impressione che non voleva che avesse.
- Che cosa vuole da me esattamente? - chiese la ragazza stizzita.
- Un intervista esclusiva, da lei e dal signor Kaulitz, insieme -
- Ma non abbiamo niente da dire io e Tom, lui è felicemente single, ed anche io -
- Quelle foto parlano chiaro... -
- Quelle foto sono state fraintese, – la interruppe Greta cercando di mantenere la calma – io e Tom siamo ottimi amici, ci conosciamo da vent'anni. Ora se mi vuole scusare, avrei un appuntamento. -
La ragazza si girò di spalle e riprese a camminare, accennando qualche passo, prima che la voce della donna la bloccasse di nuovo.
- Eppure il suo allontanamento dalla band sembra studiato per affievolire le voci che stanno girando sul vostro conto signorina Kerner, e mi creda, sono numerose... ed insistenti. -
- Non diamo peso ai pettegolezzi, glielo assicuro – Greis si girò nuovamente osservando ancora una volta il ghigno compiaciuto della donna – ed io sono tornata ad Amburgo per questioni private che non riguardano la band -
- Capisco, – mormorò la giornalista – ma le consiglio ugualmente di leggere i giornali tra un appuntamento e l'altro – rispose avvicinandosi di qualche passo alla ragazza – e quando non le piacerà più quello che ci sarà scritto, può contattarmi per un intervista che sarò ben lieta di condurre, con lei e il signor Kaulitz... – le mostrò un bigliettino da visita, nero ed elegante, tenendolo tra due dita. Il ghigno si accentuò di più. Greta lo prese dalle sue mani pensando che se non lo avesse fatto non se la sarebbe tolta più di torno. Alzò gli occhi al cielo girandosi di nuovo di spalle e continuando per la sua strada.
- Buonasera! - salutò seccata.
- A presto signorina Kerner -
Quando fu sicura di essersela tolta di mezzo, prese il cellulare agitata, facendo per chiamare Tom. Fissava il numero ed il nome, illuminato dallo schermo, ma non riusciva ad inoltrare la chiamata. Strinse le labbra immobilizzandosi a fissare la fermata dell'autobus vicino a lei, e pensava se ne valesse la pena. Forse non era il caso, si sarebbe solo preoccupato maggiormente, senza motivo. Sospirò di nuovo, bloccando la tastiera e rimettendo il cellulare in tasca.

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- Greta! - Heike la chiamò da dentro un giardino, proprio mentre passava lì davanti alla ricerca della sua casa. Era un bellissimo quartiere, pieno di ville stupende; non si ricordava di esserci mai stata.
- Heike, ciao! - la salutò dallo spiraglio di cancello che le permetteva di vedere l'interno – Come hai fatto a riconoscermi? -
- Aspetta ti apro – fu la risposta della ragazza che si avvicinò premendo un tasto interno e facendo scattare il portoncino laterale.
Greis sorrise nel vederla, e le dette due baci sulla guancia, occhieggiandola incuriosita – - Dicevo, come hai fatto a riconoscermi? -
- Ho tirato ad indovinare, mi sembravi tu, tanto se mi sbagliavo mi nascondevo dietro al cancello! - Greta sorrise guardandosi intorno; la casa era imponente, due piani o forse di più. La facciata che sembrava scolpita nella roccia con le finestre più grandi e luminose che avesse mai visto. Era anche più bella di casa di Bill e Tom vista dal di fuori; non osava immaginare dentro.
- Cavolo Heike, che casa stupenda -
- Grazie – rispose imbarazzata.
- Cosa ci facevi in giardino? - chiese di nuovo la bionda mentre la ragazza faceva strada verso la porta aperta.
- Stavo cercando Diana, – rise Heike – di solito non sono in giardino a fare attentati ai passanti! -
- L'hai persa? -
- Suppongo che stia rotolando da qualche parte. Devi vederla, è diventata enorme, sono sicuramente più di sei cuccioli -
- E' fantastico, non vedo l'ora che nascano! -
Heike le fece strada verso la cucina, Greta sentì il tepore dell'aria chiusa ed un gradevole odore di cioccolato e cannella che si librava nell'aria. Appena seguì la rossa, e le si aprì la visuale sulla cucina, rimase per un attimo basita, era stupenda quella casa. Ed oltre alla cucina, notò un ragazzo seduto intorno al bancone d'acciaio intento a leggere un fumetto con il forno acceso dietro di lui.
- Ciao! - disse Greta cercando di attirare l'attenzione; di solito quelle situazioni la mettevano parecchio a disagio. Il ragazzo alzò lo sguardo all'improvviso fissando due grandi occhi verdi su di lei, identici a quelli di Heike. Aveva un braccio completamente tatuato ed una semplice maglietta nera con il collo a v, ipotizzò potesse essere il fratello. Poi non notò altro, visto che si trovava dall'altro lato del bancone.
- Ciao amica bellissima di mia sorella – rispose lui alzandosi dalla sedia e porgendole una mano.
- Greta, piacere – disse imbarazzata.
- Greta... – disse lui prendendogli la mano e tenendola tra le sue – un nome bellissimo per una ragazza bellissima – le prese il dorso e le lasciò un bacio a fior di labbra mentre lei sgranò gli occhi.
- Ax smettila di fare il deficiente! – lo rimproverò Heike, per poi rivolgersi a Greis, che la fissava sbalordita - Lui è Axel, ed ho la disgrazia di condividere dei geni con lui -
- Non sto facendo il deficiente, sto facendo il galante! – puntualizzò il fratello.
- Smettila lo stesso! -
- Non preoccuparti Heike, è tutto a posto – rise Greta ancora più imbarazzata, togliendosi la borsa di tracolla e facendo lo stesso con la giaccia.
- Da dove spunti fuori Greta? Non ho mai avuto il piacere di incontrarti... -
- Dalla porta! – rispose la bionda indicando da dove era venuta.
- Davvero?! Pensavo dall'armadio che conduce a Narnia! – sorrise Axel andando verso il forno. Greta scoppiò a ridere, mentre Heike si metteva una mano sulla fronte, scoraggiata.
- Scusalo, è scemo – mormorò sedendosi su uno sgabello, vicino a Greta, che rise più forte.
- Vi avviso che la mia torta al cioccolato è quasi pronta -
- L'hai fatta tu? - si stupì Greta.
- Certo, sono un ottimo cuoco -
Heike alzò gli occhi al cielo.
- Ehi Karo, su questo non puoi ribattere – rispose il fratello puntandole un cucchiaio di legno contro.
- Ha ragione, – ammise Heike – è bravo a cucinare -
- Davvero? Non ho mai visto un uomo cucinare prima d'ora – rispose la ragazza incerta.
- Che cosa triste mia cara Greta, un uomo che non sa cucinare già perde metà del suo fascino -
Lei non rispose, si limitò a fissare l'acciaio del piano su cui aveva posato le mani, incerta. L'unica cosa che Tom sapeva cucinare erano i waffles, e neanche era poi così portato, mentre Bill sapeva mettere la pizza surgelata nel forno ed attivare il timer.
- No, – rispose più sicura – nessuno dei miei amici sa cucinare -
- Allora, visto che sei qui, permettimi di mostrarti quello che so fare -
- Già Greta – annuì Heike – è quasi ora di cena, perché non rimani con noi? -
- Ero passata solo per controllare come sta Diana... -
- Ah, – disse Axel arrivandole davanti con il cucchiaio di legno in mano e sbattendoglielo di fronte alla faccia – tu sei la padrona del cane che ha messo incinta Diana -
- Diciamo così – sorrise lei.
- Non lo sei? -
- E' del mio ragazzo, ma ce ne occupiamo in più persone... -
Axel sgranò gli occhi per la sorpresa e si mise una mano sulla pancia fingendo di sentire un terribile dolore allo stomaco. Poi prese il cucchiaio di legno e se lo infilò sotto l'ascella, come a voler mimare una spada – Oh, che dolore, che notizia che mi stai dando... -
- Che succede? - chiese Greis allarmata, mentre Heike alzava gli occhi al cielo di nuovo, sbuffando.
- Hai il ragazzo... che cosa triste – rispose Axel facendo finta di agonizzare mentre Greta rimane immobile e perplessa a fissarlo. Il fratello di Heike era pazzo.
- Sì... - mormorò.
- Beh, – rispose lui tornando in piedi e sorridendo a trentadue denti - io non sono un tipo geloso -
- Lui sì, – disse Greta – decisamente -
- Non importa... - minimizzò lui con una smorfia – Comunque, posso offrirti la cena? -
- Axel smettila, la stai spaventando! -
- Karo stai zitta! -
- Ti ringrazio ma sono passata solamente per vedere come sta Diana – disse di nuovo.
- E' molto carino da parte tua, ma lascia che insista, avevo intenzione di fare un piatto di pasta speciale di cui ho appena trovato la ricetta -
Greta si girò con il panico negli occhi verso Heike, che la guardava imbarazzata.
- Scusalo, davvero, di solito quando ho ospiti lo chiudo nell'armadio – rispose Heike – ma davvero, rimani a cena, a me fa piacere... -
- Anche a me! – si affrettò a dire Axel alzando un sopracciglio, mentre si apprestava a tirare fuori le pentole dal loro posto.
- Ok... va bene – rispose Greta più sicura.
- Bene, – disse Heike scendendo dallo sgabello – mentre tu schiavo, cucini, io e Greta andiamo alla ricerca di Diana -
- Già mi manchi Greta! - rispose lui ridendo mentre le ragazze si allontanavano dalla cucina.
- Scusalo davvero, da piccolo è caduto dal seggiolone -
- Non temere, sono abituata alle lingue taglienti -
- E' che è ha vissuto due anni a New York e si sente un grande figo adesso... - rispose la ragazza stizzita – qualsiasi cosa dica, tu assecondalo -
- E' la mia specialità – rise Greta seguendo la ragazza verso una porta, che sembrava essere proprio la porta di un ascensore.
- Hai un ascensore dentro casa? - urlò Greta scioccata.
- Lo so, me ne vergogno, non sono in grado di fare due scale -
- Ma è fantastico! - rispose la bionda entrando dentro seguita da Heike che premette un tasto nero attivandolo.
- Sì è tutto fantastico dentro questa casa, peccato che dopo un po' ci si faccia l'abitudine -
- Heike scusami la domanda poco delicata, – chiese Greta curiosa – ma sei tipo la sorella segreta di Paris Hilton, o cose del genere? -
La rossa rise di gusto mentre l'ascensore si fermava – No, è solo che mio padre era un famoso cardiochirurgo, mia mamma è una ginecologa, se fai due più due capisci -
- Era? -
- Sì, è morto due anni fa, più o meno – rispose la ragazza facendo strada a Greta verso la sua stanza.
- Mi dispiace – sussurrò Greis.
- Oh, non ti preoccupare... -
- No, sai, capisco cosa vuol dire, mia madre è morta quando ero molto piccola... -
- Allora quel “mi dispiace” era sincero... - rispose Heike pensierosa – Sai ogni volta che lo dico ricevo un “mi dispiace” in risposta, non è mai sincero la maggior parte delle volte -
Greta si fermò un attimo ad analizzare la stanza in cui erano appena arrivate. La camera di Heike era veramente grande, con un'enorme finestra a vetro che dava verso la piscina del retro dietro la testata del letto. Si guardò un attimo intorno spaesata, per poi fissare gli occhi verdi della ragazza – Il mio era veramente sincero – annuì sicura.
E non seppe neanche per quale motivo, ma le venne in mente che doveva andare assolutamente a trovare Simone prima di partire di nuovo.
- Vediamo se è qui dentro – Heike sorrise cambiando discorso, andò vicino Greta ed aprì la porta del suo studio, lasciando che la ragazza entrasse, non ricordandosi in alcun modo di quello che aveva appeso al suo filo dei disegni.
- E' qui che disegni? -
- Sì... - rispose la ragazza girando la porta e trovando Diana accoccolata sopra al suo cuscino di fiori stinto, che aveva da quando era un cucciolo.
- Eccola qui... la palla – Heike si accovacciò per accarezzarla, e Greta fece lo stesso.
- Cavolo è lievitata notevolmente -
- Sì, penso che ne saranno otto, il veterinario mi ha detto che sicuramente saranno più di sei -
- Ah, prima che me ne dimentichi, Bill mi ha pregato di dirti che vuole due cuccioli, Tom ha mugugnato qualcosa invece, ma secondo i miei studi era una risposta affermativa -
Heike rise, scompigliandosi la frangetta – Non c'è problema, non posso tenerli tutti -
- Bill sarà felice -
- Quanti cani hanno loro? -
- Se calcoliamo anche il mio, ne sono cinque, però a casa ne hanno quattro, e quando loro madre scoprirà che diventeranno sei, vorrò assistere alla scena e riprendere anche il tutto con il cellulare – rispose Greta con un ghigno malefico.
- E' bellissimo il rapporto che hai con loro, voglio dire, non avevo mai visto un affiatamento così forte. E' vero che vi ho visti molto poco, ma da quello che mi dice Bill... -
- Cosa ti dice Bill? - chiese la ragazza sgranando gli occhi e tornando in posizione eretta.
- Niente di speciale, ci sentiamo ogni tanto, abbiamo scoperto... - mormorò Heike – che riusciamo a parlare bene insieme -
- Davvero? - chiese Greta sorpresa – Non me ne aveva mai parlato quel piccolo moscerino di paillette -
- Non c'è molto da dire, abbiamo parlato poco, però ci siamo trovati bene -
Greta occhieggiò Heike, e in quell'istante capì che doveva indagare, prima estorcere una confessione a Tom e poi nel caso torturare Bill.
- Capisco – mormorò la bionda guardandosi intorno, osservando i disegni appesi al filo che circondava la stanza; si avvicinò al primo che vide, mentre Heike era ancora intenta ad accarezzare Diana.
- Sei molto brava  – si complimentò Greta passando in rassegna i disegni che aveva fatto la ragazza al suo fianco.
- Grazie, spero che i finanziatori approvino il progetto, così potrò farlo diventare un fumetto serio -
- Ah si? E poi cosa dovrebbe succedere? -
- Succede che poi ogni mese, uscirà un fumetto con una storia diversa -
- Figo! - annuì Greta arrivando all'ultimo disegno, e sbattendo le ciglia diverse volte.
Lo prese da un angolo e tirò via la molletta che lo teneva appeso.
- Ma questo... - mormorò la ragazza, mentre Heike si alzava ed osservava il foglio che aveva in mano. Si imbarazzò leggermente ma poi lasciò correre andando verso la finestra ed aprendola.
- Sì... -
- E' Bill? -
- Già è lui... -
- Il Dottor K? - rise Greis.
Heike sorrise, toccandosi di nuovo la frangetta – Quella volta che ci siamo conosciute, ero in crisi perché mi mancava l'ultimo personaggio, il Dottor K, uno scienziato pazzo ma decisamente geniale che cura gli umani feriti dagli alieni che hanno invaso il pianeta -
- Eh? - chiese Greta sgranando gli occhi.
- E' la storia del fumetto... - spiegò velocemente Heike – comunque sta di fatto che quando ho visto Bill dal vivo, mi si è aperto il buco nero che avevo nella testa, ed ho trovato l'ispirazione – alzò le braccia e le fece ricadere lungo i fianchi – lo so è strano, all'inizio neanche volevo disegnarlo, ma avevo la sua faccia ben stampata nella mente Greta, e ti giuro, non riuscivo a farla andare via, se non quando la trasportavo su carta... -
Greta sorrise mettendo a posto il foglio e girandosi di nuovo verso la ragazza – Bill di solito fa due cose alle persone – disse piano – o le attira così tanto da farsi adorare ed amare all'istante, oppure si fa odiare, non ci sono grandi via di mezzo -
- Beh, non so cosa sia questo – rispose Heike indicando il foglio – ma sicuramente se viene approvato il mio progetto lo dovrò ringraziare -
- Sarà felice di saperlo, davvero... -
- Glielo dirai? -
- Vuoi farlo tu? -
Heike si guardò i piedi per poi annuire decisa – Forse è meglio che glielo dica tu... -
- Va bene... -
- Ok, direi che possiamo tornare giù per vedere cosa sta combinando mio fratello -
- Torniamo giù con l'ascensore? -
- Certo che sì! - sorrise Heike chiudendo la porta dello studio e facendo strada a Greta.

____

- E così saresti un web designer -
- Esatto! - rispose il ragazzo ingoiando il suo boccone di pasta pesto, pomodorini e rucola.
- Tu invece? -
- Io mi occupo di un negozio di dischi, qui ad Amburgo -
- Ecco, la mia seconda opzione era diventare diventare un cantante di un gruppo, e la terza diventare uno skater... da ragazzino ero un campione! -
- Eccolo che ricomincia -
- E come mai hai smesso? - rise Greis dell'espressione di Heike osservando Axel.
- Tre volte il braccio destro, due volte il sinistro, una volta la spalla destra, tibia e perone due volte alla gamba destra e quattro dita del piede sinistro -
- Cosa sarebbe quest'elenco? - chiese la bionda perplessa.
- L'elenco delle cose che si è rotto – puntualizzò Heike.
- Ecco perché ho questo braccio tatuato, così non si vedono le cicatrici -  sospirò passandosi una mano sull'avambraccio.
- Beh, brindiamo al fatto che tu sia qui per raccontarlo – annuì Greta alzando la bottiglia di birra e poi portandosela alle labbra.
- A me quindi! - rise Axel prendendo la sua birra e ingoiandone un po' per poi tornare a parlare - E quindi... cos'è che fa il tuo ragazzo esattamente? -
- Ax! - urlò Heike.
- Che c'è?! E' una domanda? -
- Ma fatti i cavoli tuoi no?! -
Greta ingoiò il boccone e bevve subito dopo un po' di birra, ogni volta che doveva parlare di Tom con degli estranei si agitava, anche se quella volta avrebbe dovuto dire la verità.
- Heike tranquilla, tanto prima o poi l'avrebbe dovuto sapere... -
- Uh, la cosa si fa interessante... – rispose il fratello poggiando il mento su una mano e fissando Greta negli occhi.
La ragazza abbassò lo sguardo giocando con qualche foglia di rucola rimasta nel piatto e sorrise timidamente – Hai presente i Tokio Hotel? -
- Sì – annuì Axel – quel gruppo che non si capisce perché è famoso? -
- AX! - urlò Heike di nuovo.
- Che c'è? Non sarai diventata una fan? - chiese sgranando gli occhi fissando prima la sorella e poi l'amica - O peggio, Greta non sarai una fan dei Tokio Hotel?! -
Per quanto Greta fosse abituata a quel genere di commenti, quel peso alla bocca dello stomaco le dava sempre un po' fastidio.
- Tom Kaulitz, è il mio ragazzo – mormorò, spostando lo sguardo da Axel ad Heike.
- Chi? Quel falso rapper con i dreads? -
- No veramente non ce li ha più, ora ha degli affari che si chiamano cornrows... -
Axel scoppiò a ridere prendendo altra birra dalla bottiglia – Mi stai prendendo in giro, cazzo ci ero quasi cascato! -
Heike e Greta rimasero serie ed immobili, segno che Axel interpretò come doveva essere interpretato.
- No, non stai scherzando – disse tornando serio di colpo.
- Beh, è lui il vero padrone del cane, lui e il fratello -
- Cazzo Karo, perché non mi hai detto niente? -
Heike fece per rispondere ma Greis la interruppe – E' colpa mia, sai dobbiamo essere molto discreti in certi casi ed Heike è stata molto gentile a contraccambiare il silenzio -
- Diciamo che sei stata molto eloquente quando mi hai fatto firmare quel foglio – rispose la rossa girando lo sguardo.
- Heike lo so, - rispose Greta dispiaciuta – ma credimi io non l'avrei mai fatto se non si trattasse della loro incolumità, hai visto Bill svenire, ed io non ti conoscevo, non potevamo temere che lo andassi a raccontare in giro -
- Cosa hai firmato e hai visto svenire chi esattamente? - chiese Axel perplesso tentando di seguire il discorso.
- Ma a chi avrei dovuto raccontarlo? -
- Non lo so. - si animò la bionda – proprio perché non avevo idea di chi tu fossi non potevo lasciarti andare via così, ti prego cerca di capire -
Heike annuì girandosi a fissare Greta – Va bene, ok, te lo concedo... -
- Ehi, ci sono anche io – disse Axel scuotendo una mano – mi fate capire anche a me?! -
Heike lo guardò fulminandolo con lo sguardo – L'unica cosa che tu devi sapere è che Diana è stata messa incinta dal cane di Bill e Tom Kaulitz, punto. E vedi di tenere quella boccaccia chiusa. -
Axel mise le mani avanti sorpreso – Ok, va bene, starò zitto -
- Grazie Axel, significa molto per me – gli disse Greta sorridendo.
- Se mi dici grazie così, potrei rimanere zitto per tutta la vita – rispose il ragazzo abbassando la voce e socchiudendo gli occhi.
- Volesse il cielo! - si animò Heike alzandosi e prendendo i piatti, iniziando a sparecchiare la tavola.


____

- Pronto?
- Greis – disse Tom con tono grave.
- Ciao Split -
- E' successa una cosa devastante – continuò.
- Cosa? - chiese spaventata la ragazza.
- Credo di aver perso tutte le mie mutande, e non mi capacito di come sia potuto succedere -
Greta rimase in silenzio, probabilmente le era iniziato ad uscire il fumo dalle orecchie, non poteva credere a ciò che stava ascoltando - Tom sono in valigia! - mormorò stancamente.
- No, non ci sono! – disse sicuro.
- Hai controllato oppure hai fatto finta?
- Ho controllato, – si impuntò lui - ed in compenso ho trovato due reggiseni e ti assicuro che sono tuoi – si affrettò a precisare.
Greta non lo ascoltò – Samsonite. Nera. Quella con l'adesivo della New Era sopra... -
- Sì? - rispose lui pensieroso.
- L'hai aperta quella? -
Tom non rispose, ma si accorse che quella era una di quelle valigia che non aveva aperto, perché non aveva voglia di aprirla e perché ne aveva già aperte sei, senza risultati.
- Questo... questo succede perché mi hai spostato tutti i posti! - si giustificò balbettando.
- Lo sapevo che non l'avevi aperta! -
- Prima non erano lì, come ci sono finite? -
- Ce le ho messe io... -
- Non avevo dubbi sul fatto che le avessi messe tu lì, le mutande sono sempre state insieme ai cappelli... -
- Ed a te pare normale che i cappelli che ti metti su quella testaccia poi siano vicini alle mutande pulite? E poi mi chiami dopo tre giorni per chiedermi delle mutande?! -
- Ne avevo due paia a portata di mano, non ti preoccupare, e poi sì i cappelli vicino alle mutande, perché?! -
- Va bene, fa come ti pare... spostati le cose come preferisci, la prossima volta ti metterò le tue preziose magliette stirate vicino alle scarpe! -
Tom girò su se stesso sospirando, mise una mano sulla fronte e fissò fuori dalla finestra.
- Greis... - mugugnò – scusa, mi serviva un momento tutto nostro -
- Lo sai che sei l'unico che mi fa incazzare in un secondo netto? -
- Anche tu -
- Però poi mi passa subito -
- Anche a me -
- Che stai facendo? - chiese dolcemente.
- Sono appena uscito dalla doccia e cercavo le mutande -
- Che bella immagine -
- Lo so, rimango abbagliato anche io a volte, quando mi guardo -
Greta scoppiò a ridere – Quanta comicità oggi -
- Ma io sono serio! -
- Ok, ascolta... a parte le mutande scomparse, come stai? -
- Bene, sto riscoprendo la bellezza della solitudine post concerto -
- Meno male... -
- E tu? Bill mi ha detto che sei andata da Heike -
- Sì, ci sono stata ieri, ho visto Diana e conosciuto il fratello -
- Come sta? -
- Sta bene, è un cane! -
- E quando sparerà fuori i cuccioli? -
Greta rimase un attimo perplessa – Mi ha detto tra venti giorni su per giù, comunque secondo i miei calcoli sarete tornati a casa per quel periodo -
- Le hai detto che ne vogliamo due? -
- Sì – disse con rassegnazione.
- Ha un giardino grande almeno? -
- Sì ha una casa gigante, non ha problemi di spazio -
- Che bravo il mio Hugo -
- Ma tu, – chiese Greis cambiando discorso e impostando il tono indagatore – lo sapevi che Bill e Heike si sono sentiti per telefono? -
- Davvero? - mentì Tom come se non lo sapesse.
- Lo sapevi? -
- NO! -
- Tom sei un pessimo bugiardo – lo smascherò Greta.
- Ok, va bene, ma anche tu, pensaci. Secondo te non so qualcosa che succede a Bill? -
- Anche questo è vero, ma speravo che me lo dicessi -
- Perché avrei dovuto? -
- Perché per prima cosa ci tengo alla vita sentimentale di Bill e seconda cosa perché sono la tua ragazza e queste cose le devo sapere – Greis tentò di metterla così, ma si rendeva conto nel momento in cui parlava che erano tutte scuse senza fondamento.
- Greis ma se vuole i suoi problemi da sfigato te li racconta lui stesso... -
- E' questo il fatto Split! Da quando io e te stiamo insieme non mi dice più niente! -
- E cosa vuoi da me? Dobbiamo lasciarci così tu e Bill tornate a fare Gossip Girl? -
- No, vorrei solo che mi parlasse come prima -
- Ma non è cambiato niente! - s'impuntò Tom.
- Tu sei sensibile quanto un sasso, non ti sei accorto del cambiamento, ma Bill è strano, e non capisco perché... -
- Bill è stressato, ti fidi di me che lo conosco da quando era un ovulo?! – rispose lui cambiando discorso e accovacciandosi davanti alla valigia da aprire – A proposito di stress, ieri ho prenotato il volo per Los Angeles... -
- Cosa devi andare a fare a Los Angeles? - chiese Greis confusa.
Il ragazzo rimase per un attimo perplesso, mentre cercava di ricordarsi la combinazione della valigia, che era uguale a tutte le altre, ma che in quel momento gli sfuggiva. Pensare due cose contemporaneamente era troppo faticoso.
- Pensavo che Bill te ne avesse parlato... -
- Parlato di cosa? -
- Andiamo a L.A. -
- Ho capito, ci sento! Ma quando l'avete decisa questa cosa? -
- La sera del bagno al portatile. Bill ha bisogno di staccare la spina per un po', gli serve questa vacanza. E sinceramente anche io non sto messo meglio... -
Greta si morse un indice pensierosa, per una volta aveva ragione, era la soluzione migliore.
- Va bene, e quanto tempo starete via? - chiese preoccupata.
- Guarda che vieni anche tu... - le rispose sicuro inserendo la combinazione giusta e aprendo la valigia.
- COSA? - urlò la ragazza, tanto che Tom dovette allontanare il telefono dall'orecchio.
- Non urlare! - rispose alzando la voce verso il ricevitore.
- QUANDO AVEVATE INTENZIONE DI DIRMELO? -
- Non urlare, ci sento! Ci s-e-n-t-o! -
- OH, NO, NO TOM, NO! ASSOLUTAMENTE NO! -
- Assolutamente sì - disse con tono piatto andandosi a sedere sul letto - E poi è una vacanza, farà bene anche a te; ti stai sentendo? Sei esaurita! -
- Io mi esaurisco a stare con voi due, la vacanza dovrei farla da sola! -
- Amore... -
- Tom non iniziare con il giochino dei nomignoli per ricattarmi, l'ho inventato io...! -
- Tesoro mio dolcissimo... -
- TOM! -
- Astro del cielo... -
- TOM! Smettila, io non vengo da nessuna parte, devo tornare a lavoro, e tutto ciò è fuori discussione! -
- Prima cosa, stai calma. Seconda cosa, lo so che adori fare le scenate, ma tanto poi vieni, quindi saltiamo la parte delle scenate e facciamo che ci sentiamo domani? -
- Ti odio! -
- Anche io Greis, mi hai fatto venire il mal di testa -
- Tom ti giuro che... -
Il ragazzo si girò di colpo e vide la carta della caramella al limone che si era mangiato sotto alla doccia, la prese e cominciò a muoverla vicino al telefono.
- Non ti sento Greis, la linea è disturbata, a domani, buona serata ciao! -
- Tom! Non attacc... -
Tom chiuse la chiamata sgranando gli occhi e buttando il telefono sul materasso, si grattò la fronte pensieroso – Ho come l'impressione di aver dimenticato qualcosa...  -
 
____


Era passata un'altra settimana dall'ultima volta che aveva visto Bill. Tom era scomparso, mentre il fratello la chiamava quasi ogni sera, per sapere cosa succedeva al loro gruppo di amici. Gli chiedeva di Tom, ma non riceveva mai risposte eloquenti, continuava a trovare scuse Bill, e Greis non sapeva perché non riuscisse a parlare con lui. Pensò che probabilmente aveva fatto qualcosa all'amico, che si era arrabbiato con lei, ma non riusciva a capire cosa. Si girò nel letto, la luce della mattina entrava dalla finestra, e nonostante fosse presto, sentiva caldo.
Si alzò avviandosi verso le scale, per scendere in cucina, ma sentì il campanello suonare, senza neanche domandarsi chi fosse andò alla porta, e la aprì.
Ehi -
Appena lo vide sgranò gli occhi, e gli si avventò contro tirandogli due schiaffi sul braccio.
- Vaffanculo Tom! Dove eri finito?! -
- Non era questo il benvenuto che mi aspettavo, ma grazie! - sorrise lui beffardo spostandola ed entrando dentro casa.
- Split sei sparito per più di una settimana...! -
- Lo so, ma la vita da star comincia a farsi sentire, abbiamo dovuto rilasciare alcune interviste e fare dei servizi fotografici, la maggior parte del tempo siamo stati ad Amburgo, e poi il video, è venuto benissimo Greis, non puoi immaginare! Per tutte le volte che Bill ha rischiato di annegare è venuto perfetto...-
- Ed eri troppo occupato per chiamarmi?! - lo interruppe infuriata avvicinandosi, mentre lui entrava in cucina e prendeva una mela dal cesto della frutta addentandola.
- Fufa– disse alzando le spalle mentre masticava – no ho afuto tefpo... -
- E come mai Bill il tempo l'ha trovato? -
- Quello vive con il telefono in mano – disse con noncuranza - comunque, devo darti una cosa... -
Greta rimase con gli occhi a fissarlo mentre con tutta la naturalezza del mondo posava la mela morsicata sul tavolo, e cercava qualcosa nella tasca.
- Io sono sconvolta, davvero... - Greta non finì la frase che Tom le si avvicinò con un orologio in mano; era verde acido, o verde fosforescente, dipendeva dai punti di vista,  aveva una scarpa nel quadrante, una scarpa rossa con il tacco a spillo, disegnata, nella scarpa erano infilzate delle spade.
- Vedi le spade? - le chiese lui mentre lei fissava l'orologio non capendo.
- Sì, le vedo -
- Uno, due, tre, quattro e cinque... - contò indicandole la quinta – Ogni volta che la lancetta delle ore sarà sulla quinta spada, io ti penserò... anche se siamo lontani -
Greta spalancò la bocca e prese l'orologio in mano, fissandolo. Erano le 10.15, se lo sarebbe ricordata per sempre.
- Va bene? - le chiese Tom fissandola serio.
Greta annuì posandolo sul polso, e attaccando il cinturino.
- Va bene Split -
- Perfetto – sorrise lui.
- Sei emozionato per domani? -chiese la ragazza curiosa.
- No, – rispose con noncuranza – normale amministrazione -
- Puoi dirmelo che stai morendo di paura – rispose lei incrociando le braccia – non andrò a spifferarlo in giro -
Lui si grattò il naso ridendo e riprese la mela dal tavolo – E' vero, – confermò abbassando lo sguardo – per un attimo mi ero dimenticato che con te non posso dire bugie -
Greta si avvicinò prendendogli uno dei dread che gli cadeva sulla faccia e mettendoglielo davanti agli occhi mentre lui continuava a masticare la mela.
- Te li fanno tenere questi cosi? -
- Certo che sì, sono i miei capelli -
- La Tokio-scimmia - gli disse Greta scoppiando a ridere subito dopo, in attesa della sua prevedibile reazione.
- Oh Greis, non avresti dovuto dirlo – rispose lui assottigliando lo sguardo mentre la ragazza faceva dei passi indietro, prima di cominciare a correre per tutta la cucina, inseguita da Tom.

____

Siete arrivate vive alla fine? Scusatemi, ma mi sono lasciata prendere la mano, forse è un po' troppo lungo!
Comunque, spero sia stato come sempre di vostro gradimento, grazie per i commenti super graditi. Se è poco chiaro ci tengo a precisare che questo capitolo si svolge in più giorni, ho calcolato che Greta rimane ad Amburgo quattro/cinque giorni di conseguenza ho cercato di spalmare gli eventi in questo modo. Un'altra cosa che riguarda le questioni temporali che mi sono accorta di aver sbagliato è quella dell'età anagrafica di Billettom e di Greta. All'inizio avevo pensato di ambientarla "nel futuro" ovvero, farli crescere di due anni. In effetti nei primi capitoli Greta quando parla dice qualcosa a proposito e se vi fate due conti lei e gemelli dovevano avere 22 anni; poi però ho deciso di inserirlo nel contesto di Humanoid e quindi una sorta di mondo parallelo contemporaneo, di conseguenza, ho fatto un casino XD
Spero non sia un problema, cercherò di corregere, ma ho troppi indizi disseminati non so dove.
Poi, ultima cosa, volevo chiedervi se avevate notato il fatto che alcuni episodi citati nei capitoli precedenti stanno diventando i flashback che aprono e chiudono i capitoli di adesso. Beh, l'avevate notato?! XD
Scusate il papiro, grazie come sempre, alla prossima.
Lale.

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Capitolo 15
*** Fünfzehn. ***


15.

Tom fissava l'half pipe dalla cima, con lo skate sotto al piede. Al suo fianco Bill girava le rotelle del suo monopattino seduto sul bordo, con Gustav vicino. Il singolo era uscito da qualche giorno e mancava solo una settimana all'inizio della scuola. Erano rimasti ad Amburgo tutto quel periodo per finire di sistemare le ultime cose per il CD, poi David li aveva rispediti a Magdeburgo con una pacca sulla spalla, assicurandoli che stava andando tutto bene. Tom era ansioso in quel periodo, quello stesso giorno aveva visto il video in rotazione su VIVA e si era ricordato di registrarlo, per paura che non l'avrebbe più rivisto. Fece scivolare avanti e indietro lo skate, mentre Bill si alzava e guardava incerto il suo monopattino.
- Secondo me se vado giù non cado – disse sicuro, guardando il gemello.
- Io non lo farei, sei instabile... – gli rispose Gustav pensieroso, mentre Bill mise un piede sulla pedana e si appostò vicino a Tom.
- Tu che dici? -
- Dico che in ospedale poi ci vai da solo – rispose il fratello occhieggiandolo.
- Va bene – rispose Bill mettendo le mani sul manubrio.
- Ok! – lo sfidò Tom – Vai! -
- Tom, non incitarlo per cortesia...– lo rimproverò Gustav – ci va per davvero in ospedale! -
- No, no – rispose Bill – vado solo giù e torno indietro, senza fare niente -
Il gemello incrociò le braccia - Dai, sto aspettando! -
Bill si dette la spinta con un piede ed andò giù; la discesa fu tranquilla, poi arrivato alla salita torno semplicemente indietro dando le spalle agli amici e poi di nuovo avanti, e di nuovo indietro, come una biglia.  Immobile si teneva al manubrio, ridendo isterico.
- Visto?! - gridò al gemello felice – Eh Tom, mi hai visto?! -
Tom alzò gli occhi al cielo e prese in mano lo skate – Bravo Bill, ora levati che tocca a me -
Si girò a guardare la strada, vicino allo skate park, e dall'alto vide Greta che arrivava dall'altro lato del marciapiede fissandoli incuriosita.
- Hai visto?! - disse di nuovo Bill scivolando via dalla pedana e andando verso la scaletta per salire di nuovo in cima.
- Ho visto – urlò di nuovo Tom. Poi lasciò lo skate e ci mise un piede sopra, dandosi la spinta.


L'iPod si era scaricato, ma teneva ancora gli auricolari nelle orecchie. Le piaceva far credere alla gente sull'autobus che non sentisse quando invece poi si impicciava di tutti i discorsi delle persone vicine a lei. I tedeschi erano molto discreti, era vero, ma Greta ogni tanto si impicciava quando c'era qualcuno che parlava al telefono a bassa voce, immaginandosi chi c'era dall'altra parte. Aveva appena portato il portatile di Bill in assistenza e si stava recando a lavoro, per far vedere al capo che era ancora viva e vegeta. E sopratutto per scoprire come diavolo aveva fatto Bill a convincerlo a lasciarla andare in tour.
Camminò sul marciapiede ampio canticchiando il ritornello dell'ultima canzone che aveva ascoltato; pensava a come se la stava cavando Tom, e sopratutto si ricordò del fatto che aveva vinto la scommessa. Non le interessava più di tanto aver vinto, però era curiosa di sapere come avrebbe affrontato la sconfitta, specialmente perché era sicura che avrebbe trovato un centinaio di scuse fantasiose per non fare lo strip.
Entrò nel negozio e si tolse le cuffiette, non era cambiato assolutamente niente da quando era partita, tutto uguale. Sicuramente non avevano sentito più di tanto la sua mancanza.
- Ehi, Greta, cosa ci fai qui?! - la ragazza si girò di scatto e trovò Luke intento a sistemare dei CD, che le sorrideva.
- Ciao! Come stai? - si avvicinò e lo abbracciò leggermente per poi continuare a guardarsi intorno.
- Bene, ma tu non eri in tour? -
- Eh? - fece finta di non capire.
- Non eri in tour?
- Io? E con chi? -
Luke le fece l'occhiolino e le mise una mano sulla spalla – Tranquilla, so tutto, il capo me l'ha detto -
- Ah, sì? -
- Sì, ed in effetti si sono spiegate molte cose... -
- Sì, beh, certo, – disse la ragazza distratta – dov'è? Nel suo ufficio? -
- Sì è dietro -
- Ok, allora ci vediamo dopo -
- Va bene – sorrise il ragazzo tornando alle sue occupazioni mentre Greta si avvicinava alla porta del retro, sempre più convinta che la sua vita stesse precipitando in un baratro da dove non avrebbe potuto più fare ritorno. Cos'era tutta quella gente che sapeva di lei e dei Tokio Hotel?! Aveva impiegato anni e fatica per nascondersi ed ora tutto veniva fuori così, dal nulla.
Bussò alla porta e si senti invitare dentro subito dopo, la richiuse alle sue spalle e trovò il suo capo con un'espressione scioccata in viso, come se avesse visto un fantasma.
- Cosa ci fai tu qui?! Il tour non è ancora finito! -
- Ma com'è che tutti sanno del tour?! - chiese Greta stizzita.
- Hai litigato con i Tokio Hotel?! -
Greta alzò gli occhi al cielo e lanciò la borsa su una delle due sedie, per poi sedersi su quella libera pensando al fatto che i Tokio Hotel non erano una massa informe di oggetti a cui definirsi come un unico soggetto.
- No, non ho litigato con nessuno -
- E perché sei qui?! -
- Sono tornata qualche giorno e... -
- Ah, a proposito – rispose lei ammiccando – ho visto le foto sul Bild, sei uscita bene! -
- Cynthia per l'amore del cielo non mettertici anche tu! -
- Che c'è?! Ho detto solo che sei uscita bene! -
- Ma non sono io, non è successo niente... - minimizzò la bionda cambiando discorso, ma il suo capo era proprio testardo.
- Sì che sei tu! – rispose la donna brandendo una copia del giornale - Questa è la tua borsa, la tua maglia e queste sono le tue scarpe -
- Hai fatto proprio l'analisi! -
- Certo! Quando vieni a sapere che uno dei tuoi dipendenti è amica intima del gruppo tedesco più famoso del mondo, se permetti, ti fai venire degli scrupoli! -
- Comunque, sono qui per qualche giorno, non ho litigato con nessuno e ti prego, non dire a nessun altro chi io sia, ti prego Cynthia è importante! -
Il capo la guardò in silenzio, occhieggiandola per bene, per poi sorridere – Ok, va bene, terrò la bocca chiusa -
- Bene, – sospirò Greis soddisfatta – ora, ho bisogno di sapere una cosa, da te, subito -
- Dimmi -
- Cosa ti ha detto Bill quando ti ha chiamato per convincerti a lasciarmi andare?! -
- Non te l'ha detto?! - si stupì la donna.
- No! - si stupì Greta ancora di più – Cosa mi doveva dire?! -
- Beh – sospirò il capo – è stato molto gentile, e veramente suadente... -
- Non avevo dubbi su questo! - mormorò la bionda storcendo la bocca.
- Mi ha convinta ancora prima che potessi metabolizzare che era veramente lui -
- E cosa ti ha chiesto...? -
- Più che altro mi ha promesso che se ti avessi lasciato andare in tour con loro senza licenziarti, avremmo fatto una signing session dentro al negozio -
Gretà deglutì un paio di volte, per assorbire bene le parole. Poi chiuse gli occhi e si ricordò che voleva bene a Bill, tanto bene; che l'aveva aiutata nei momenti difficili, e che lei aveva aiutato lui quando era solo un povero sognatore che cantava con la spazzola in mano davanti allo specchio. Provò a ricordarsi tutto questo, quando riaprì gli occhi e chiese piano – Come scusa? -
- Mi ha detto che alla fine del tour avremmo organizzato una signing session qui, qual'è il problema? -
- Nessuno! - disse Greta con la voce stridula fissando un punto di fronte a lei.
- Perfetto, quindi ora sei libera di tornare in tour -
- Sì, riparto domani, tranquilla -
- Ma raccontami un po', com'è che li conosci? -
Greta alzò gli occhi al cielo e riprese la borsa dalla sedia, proprio l'argomento che non voleva affrontare.
- E sopratutto come hai fatto a baciare Tom Kaulitz? -
La bionda andò verso la porta e mise la mano sulla maniglia per poi girarsi a fissare la donna, aveva una certa fretta di fare una certa telefonata – Un giorno ti racconterò tutto -
- Dai Greta! -
- Ciao capo, a presto! - rispose frettolosamente uscendo e camminando nervosamente fuori dal negozio. Salutò Luke, si sistemò la borsa a tracolla rischiando di strozzarsi ed arrivata sul marciapiede prese il cellulare tra le mani e compose il numero di Bill a memoria, mordendosi le labbra e aspettando con impazienza che rispondesse dall'altra parte. Prese un paio di sospiri camminando avanti e indietro davanti alla porta del negozio, ma il telefono squillava e lui non rispondeva. Doveva assolutamente prendersela con qualcuno, così ripiegò su Tom.
- Dimmi – sentì all'improvviso dal telefono. Aveva la voce stranamente rilassata.
Greta si girò verso il muro cercando di urlare senza fare troppo rumore - Quando avevi intenzione di dirmi che Bill ha corrotto il mio capo per farmi venire in tour con voi ed in cambio gli ha promesso una signing dentro al negozio?! -
Tom parve confuso dalla notizia, come al solito non veniva quasi mai avvertito dal fratello quando c'era qualcosa di cui Greta non era a conoscenza.
- Non te l'aveva detto?! -
- NO! -
- Dai Greis non ti arrabbiare! -
- Come faccio a non arrabbiarmi?! - rispose la bionda concitata, continuando a camminare dal bordo del marciapiede alla porta del negozio con fare nervoso.
- Perché te la stai prendendo? -
- Sai quanto ho faticato per mantenere un basso profilo qui a lavoro?! Sai quanto?! Non dire mai niente a nessuno e cose del genere! E adesso Bill arriva e baratta il mio lavoro con una signing session, ti pare normale Tom?! Dimmi, ti pare normale?! -
- Non capisco perché te la stai prendendo tanto, quel lavoro non ti serve a niente! -
- COSA?! - gridò Greta facendo girare un paio di passanti – Questo lavoro mi ha mantenuto per anni! Non fare lo snob del cazzo Tom che mi fai incazzare ancora di più! -
- Pensi davvero che saresti rimasta a mettere CD in ordine alfabetico per tutta la vita Greis?! Lo pensi davvero?! -
- Perché?! Cosa c'è di male nel farlo?! -
- Ma perché devi fraintendere tutto quello che dico – sbuffò.
- Come pensate di gestirla questa signing session?! Con la sottoscritta che indirizza le fans al tavolo dove firmate sapendo perfettamente chi cazzo sono -
- Non lo sanno chi sei Greis, non è uscito il tuo nome da nessuna parte! -
- E' questione di tempo Tom, è solo questione di tempo! -
- Allora vorrà dire che non ci sarai, vorrà dire che dovrai pensare a cosa fare! -
- A cosa dovrei pensare?! -
- Se venire con me, seguirmi in tour oppure rimanere nel tuo pulcioso negozio di musica! -
- Tom mi stai ricattando per caso?! -
- No, non ti sto ricattando, ti sto semplicemente dicendo che bisogna fare dei sacrifici... -
- Bisogna fare dei sacrifici?! - urlò Greta presa dalla rabbia – Qua mi sembra che i sacrifici li stia facendo solo io, razza di deficiente! -
- Greis, – rispose Tom mantenendo la calma – non ti avevo detto che sarebbe stato facile stare insieme, anzi, era l'ultima cosa che  avrei previsto, ma ti prego, cerca di riflettere bene su questa cosa -
La ragazza sbuffò girando su se stessa mentre Tom continuava a parlare con tono calmo – Ci sarà il viaggio a Los Angeles, poi il tour in America, ed altre migliaia di volte che dovrò andare via, ed io voglio che tu venga con me... ora, sta a te la scelta, se far star male entrambi per un ambizione che non esiste, oppure creare qualcosa di costruttivo per la nostra vita -
Greta cominciò a sentire le lacrime che le pizzicavano gli occhi, osservandosi nel riflesso dei vetri scuri del negozio. All'improvviso non aveva più voglia di sentire la sua voce.
- Ci vediamo domani – mormorò semplicemente.
- Dai Greis -
- Ci vediamo domani – disse con più fermezza.
- Va bene – rispose Tom dispiaciuto.
- Ciao -
- Ciao Greis -
La ragazza chiuse la chiamata, e nel momento esatto in cui ricacciò le lacrime indietro e tirò su con il naso, si sentì chiamare alle spalle. Si girò con espressione sofferente, notando la figura che aveva parlato esattamente dietro di lei.
- Oh mio dio, che ci fai tu qui?! - chiese  passandosi stancamente una mano sui capelli.
- Ti sto così antipatico?! - rispose Axel avvicinandosi e ridendo.
- No no, scusami, è che... - Greta lasciò la frase in sospeso guardando il cellulare a sbattendo le braccia lungo io fianchi – niente...! -
- Hai appena finito di litigare con il finto rapper e sei incazzata? -
- Anche -
- Bene, allora vorrà dire che mi immolerò, ti offrirò un caffè e ti farò ridere! -
Greta scosse la testa sorridendo leggermente, quella era l'ultima cosa che ci voleva – No, non ce n'è bisogno, piuttosto, cosa ci fai qui? -
- Diciamo che stavo passando qui per caso? - domandò Axel perplesso.
- Io sicuro non ci credo -
- Allora diciamo che questo è il terzo negozio di dischi che mi giro per vedere se ti trovavo? -
- Sei stato fortunato, me ne stavo andando - la ragazza gli dette le spalle iniziando a camminare, quando se lo ritrovò vicino.
- Dai, solo un caffè... -
- Ma cosa vuoi esattamente da me?! - chiese Greta stizzita.
- Mi trovi così ripugnante che non mi puoi concedere neanche un caffè!? -
- Non è per quello, – sbuffò fermandosi – è che non ho la testa adesso... -
- E preferisci stare da sola a rimuginare e rimuginare, piuttosto che svagarti?! -
- Esatto! - annuì la bionda.
- Dai Greta, – continuò il ragazzo – non ti far abbattere, qualsiasi cosa sia successa, domani te ne sarai dimenticata -
- Forse è così che ragionate voi maschi! - esplose Greta puntandogli un dito sul petto - Tutto passa, tutto quello che succede il giorno dopo non esiste più! Invece no, esiste anche il giorno dopo e  quello dopo ancora! E prima di parlare dovreste imparare a pensare con quel mini cervello che avete tutti in dotazione! Cazzo! -
- Perfetto! – disse Axel trionfante – Ora che mi hai insultato pubblicamente ce lo possiamo prendere un caffè?! -
- Ma quale parte della parola NO non capisci? -
- Eh? -
- Oddio sì, va bene, andiamo a prendere questo caffè! - rispose nervosa – Anzi io mi prendo una camomilla prima che meni il primo passante che mi guarda male -
Greta nella disgrazia era fortunata, perché c'era una caffetteria proprio a tre negozi di distanza da quello di musica, e praticamente ci erano arrivati davanti.
- Siediti qui fuori, cosa vuoi? -
- Americano, nero, bollente, senza zucchero – rispose la ragazza con tono severo sedendosi sulla prima sedia che aveva visto e buttando la borsa sulla sedia a fianco.
- Non avevi detto che volevi la camomilla? -
Greta non rispose, si limitò ad incenerirlo con lo sguardo.
- Ok, torno subito – Axel rise mettendo le mani avanti in segno di difesa, e scomparendo dentro la porta.
Non sapeva perché ma ce l'aveva con il mondo; ce l'aveva con Bill perché era un cretino, perché poteva prima chiederle se le andava bene di essere barattata, invece che farlo e basta. Ce l'aveva con Tom perché la stava mettendo di fronte ad una scelta drastica, e poi ce l'aveva con se stessa perché in quella scelta avrebbe dovuto scegliere senza neanche pensarci. Quando si erano detti quel per sempre, nonostante lei volesse davvero che lo fosse, con il senno di poi si era resa conto che nella vita, niente lo è. E se decidere di mollare tutto per seguirlo, si fosse rivelato un errore? Come avrebbe fatto quando sarebbe tornata a casa? Avrebbe dovuto ricostruire la sua vita da capo, senza niente in mano.
Però non seguirlo significava stare male ogni volta che andava via, e per quanto si continuasse a ripetere che l'avevano fatto per anni prima di quel momento, non poteva fare a meno di ricordarsi quella sensazione di vuoto alla bocca della stomaco che la coglieva quando non c'erano. Ci aveva fatto l'abitudine, però era così doloroso.
- Eccolo – Axel la risvegliò dai suoi pensieri mettendole il caffè davanti.
- Grazie – mormorò Greta.
- Vuoi parlarne? - le chiese sedendosi.
- Perché dovrei? -
- Di solito con gli sconosciuti si parla meglio no? -
- Chi lo dice? -
- L'80% della popolazione mondiale -
- Beh, cosa vuoi sapere? -
- Perché sei triste? Una come te non dovrebbe mai essere triste -
- Perché cosa hanno quelle come me? -
- Il tuo sorriso non dovrebbe essere mai spento – alzò un sopracciglio e metà viso scomparve dietro il bicchiere di caffè.
Greta lo occhieggiò curiosa, incrociando le braccia lapidaria – Quale parte del “sono felicemente accompagnata a... al finto rapper” non ti è arrivata al cervello? -
- Tutto a dire il vero... però non mi sembra di stia trattando come si deve -
- E tu cosa ne sai? -
- Altrimenti non saremmo qui a parlarne -
- Può capitare a tutti di litigare, oggi è capitato a noi -
- Con la vita che fa non deve essere difficile stargli dietro... -
- No, – mormorò Greta soffiando sul suo caffè – non lo è, ed io sono l'unica che può capire -
- Come mai? Hai un intelligenza superiore? -
- No, perché lo vivo da anni e so come prendere ogni situazione, perché lo conosco come le mie tasche e perché niente e nessuno si potrà mai mettere in mezzo a noi due, ecco perché -
- Allora, se sei così innamorata e convinta, perché te la prendi tanto... -
- Ho paura, va bene? - rispose ancora più nervosa – Ho paura di perdere la mia normalità, quella che loro hanno perso anni e anni fa... tu non hai idea di quello che c'è dietro, non hai idea di quanto sia difficile -
- Spiegamelo -
- No, sarebbe inutile, chi non lo vive non lo può capire... -
- Magari non lo capirò, ma tu spiegamelo lo stesso... -
Greta lo fissò e nel suo sguardo poteva notare reale interesse a quella situazione assurda. Nonostante avesse capito dal giorno precedente che quel ragazzo ci stava provando spudoratamente con lei, non riusciva però al contempo a comprendere se fosse parte del suo carattere essere così, come se gli fosse inevitabile; ma in quell'istante sapere di poter parlare con qualcuno che non sapeva assolutamente niente, le parve una cosa positiva ed aveva bisogno di sfogarsi l'anima.
- Sai cosa vuol dire non poter uscire di casa da soli? Lo sai? Non avere più la libertà di muoversi e dover attaccare le stesse paure alle persone che ti stanno vicino? No Axel, non lo sai, ed  è inutile che ti spieghi cosa si provi -
- Hai spiegato benissimo veramente -
- Io volevo rimanere invisibile, volevo che nessuno sapesse chi ero... ma basta che ti vedono una volta, basta che ti distrai per mezzo secondo, e sei fregata -
- Sì ma era anche inevitabile, no? -
- Lo so – rispose la bionda scompigliandosi i capelli – era inevitabile, lo sapevamo tutti, però più tardi sarebbe arrivato questo momento, meglio sarebbe stato per tutti -
- Però, secondo me ti stai preoccupando troppo -
La ragazza lo fissò perplessa bevendo un po' di caffè.
- La gente si dimentica facilmente delle cose... sì va bene, sei la ragazza di un finto rapper, quindi? Le sue fans ti odieranno... e allora che lo facessero, è solo invidia no? -
- E' facile per te fare questo discorso, per me non proprio... -
- Perché? -
- Vorrei fosse così semplice, ma credimi... non lo è... -
Rimasero un attimo in silenzio, sorseggiando i loro caffè.
- Il finto rapper è fortunato ad averti -
- Lo so – annuì Greta.
- E lui lo sa? -
- Sì, lo sa -
- Ne sei sicura? -
- Al momento, è l'unica certezza della mia vita -


____


Greta fissava il portatile di Bill davanti alle sue gambe; erano riusciti miracolosamente a recuperargli tutto e la bionda stava dando un'occhiata alla musica, ascoltando i pezzi di tanto in tanto tramite le cuffiette. Al suo fianco Michelle, leggeva una rivista con poco interesse. Aveva posato i piedi sulla sedia a fianco ed ogni tanto alzava lo sguardo verso il pannello dei voli per vedere se avevano scritto il gate da cui sarebbero partire lasciando Amburgo per raggiungere i ragazzi a Barcellona. Ci voleva ancora un'ora come minimo, ma non poteva fare a meno di guardare la scritta con il numero del volo e della città che lampeggiavano luminosi sopra la sua testa. Si concentrò nuovamente sul portatile di Bill e senza neanche sapere come, improvvisamente le si aprì una finestra all'improvviso, proponendole una serie di date, delle frasi che non fece in tempo a leggere e delle altre cose scritte. Prese lo schermo e lo chiuse di colpo; come se Bill fosse stato al suo fianco e l'avesse fulminata con gli occhi perché stava minando la sua privacy. La cosa bella era che lei non stava minando proprio niente, stava facendo tutto il suo dannato portatile. Forse dopo il bagno nella vasca era impazzito. Greta si trovò a riflettere su questa sua affermazione, e non poteva certo dire che dare la colpa ad un portatile potesse proteggerla dall'eventuale furia dell'amico nel caso avesse scoperto quello che stava facendo. Si guardò intorno sospettosa; Michelle non si era mossa dalla sua posizione, e intorno a loro c'era solo una donna con una bambina al suo fianco, una coppia di anziani e due suore. Riaprì piano lo schermo sperando che fosse scomparso tutto, invece la pagina con le righe nere era sempre lì, di fronte ai suoi occhi. Non sapeva se leggere o meno, però la curiosità era tanta e nessuno se ne sarebbe mai accorto.
Sospirò un attimo scorrendo la pagina; il diario era diviso in mesi e giorni e Greta scorse fino all'ultimo che aveva scritto, la notte in cui il povero portatile si era spento sotto l'acqua.

Sento ancora le grida nelle mie orecchie. Le grida stridule, che ti entrano nel timpano e te lo fanno vibrare fino a farti male. Tutti gridano e nessuno ascolta. Nessuno si è accorto che se sorrido lo faccio per forza, nessuno si rende conto che sono stanco. Nessuno si ferma a guardare oltre all'apparenza. Mi chiedo cosa ci facciamo ancora io e Tom dentro questa merda.

- Ok – mormorò Greta serrando poi le labbra e chiudendo lo schermo un'altra volta, chiuse gli occhi un istante  sentendo i battiti che acceleravano. Fissò di nuovo la scritta sopra la sua testa, poi riaprì il portatile, decidendo di tornare un po' indietro.

Greta a volte mi sembra scema. E' così chiaro quello che sta facendo Tom che a volte mi verrebbe voglia di scuoterla e dirle “Ehi mio fratello è innamorato di te, svegliati”. Invece la guardo e mi rendo conto che davvero non se ne rende conto. Come al solito dovrò prendere i mano la situazione, altrimenti quei due andranno avanti a fare finta di niente per anni.

Sorrise portandosi l'indice tra le labbra, giocando con l'unghia e scorrendo ancora la pagina; ormai aveva fatto trenta, decise di fare anche trentuno.


Mi hanno detto che finirò male, che sarò morto suicida tra un paio d'anni. Forse lo penso anche io, se succedesse diventerei una specie di leggenda, non mi dispiacerebbe essere ricordato per sempre. Poi però penso alle persone che amo davvero, e questi pensieri se ne vanno. A volte mi ritrovo a fissare un punto lontano e la testa diventa leggera. Invece di guardare oltre il muro, ci continuo a sbattere la testa contro.

La ragazza arrivata a quel punto non sapeva che doveva fare. E meno male che Tom diceva che andava tutto bene, perché a lei non sembrava proprio così. Bill doveva assolutamente parlare con lei, e gli avrebbe estorto una confessione a furia di torturarlo psicologicamente ed anche fisicamente se era necessario. Era sempre stato fragile, pieno di pensieri, fin da quando era piccolo. Bill pensava e si rifugiava nei suoi mondi immaginari, ed era così sensibile alle cose che gli succedevano intorno che una minima cosa, un minimo gesto, lo notava anche se fatto con noncuranza. Era buono con le persone che gli volevano bene, ma nel corso degli anni aveva sviluppato quel cinismo, e tutte quelle convinzioni che l'avevano portato ad essere ancora più tormentato di quanto già non era. No, non andava bene per niente, e nonostante sapesse che Tom stava cercando di proteggerlo, non sarebbe certo rimasta con le mani in mano a guardare mentre si continuava ad autodistruggere in quel modo. Che poi era tutta una questione di testa, e dei pensieri che faceva. Quel viaggio a Los Angeles era esattamente quello che gli serviva, e tra l'altro ora che aveva scoperto che con Heike sarebbe potuto esserci un certo feeling, decise in quel preciso istante che avrebbe fatto di tutto per convincere Bill almeno a darsi una chance, oppure pregare Heike di invitarlo a cena, comunque... di fare qualcosa. Chiuse il file che si era aperto e continuò a cercare nella musica qualcosa di ascoltabile, quando all'improvviso la mano di Michelle le toccò il braccio.
La bionda si tolse le cuffiette e si girò verso la mora, sorridendo – Che c'è? -
L'amica continuava a guardare il giornale che aveva nella mano destra, mentre la sinistra era rimasta ancorata sul braccio di Greta.
- Greta – la chiamò ancora – respira profondamente e stai calma -
- Che è successo? - chiese in preda all'ansia che si era impossessata di lei nel momento esatto in cui aveva sentito le parole “stai calma” una di seguito all'altra.
- C'è un trafiletto, qui in basso -
- Che trafiletto? Che dice? - rispose con gli occhi sgranati.
- Devo leggerl0? -
- Sì leggilo Mimì, leggilo! -
- Allora, – cominciò la mora deglutendo sonoramente – nuovo amore per Tom Kaulitz, finalmente dopo diverse indiscrezioni è stata rivelata l'identità della nuova fiamma del chitarrista dei Tokio Hotel. Si tratta di Greta Kerner, una vecchia amica dei tempi della scuola dei gemelli Kaulitz. La loro relazione non dura da molto... -
- Oddio santo! - si lamentò Greta mettendosi una mano sulla fronte.
- … ma secondo fonti attendibili sono molto affiatati insieme. Aspettiamo una conferma da parte di Tom, che proprio in questo periodo pare particolarmente felice. Al contrario il fratello Bill, sembra non aver ancora trovato l'amore....
- Basta – gridò Greis mettendosi anche l'altra mano in fronte e fissando i tasti del portatile tentando di mantenere la calma, e la dignità. Mettersi a fare qualunque delle cose che aveva in mente in quel momento, non avrebbe certo giovato alla sua nuova e fiammante immagine pubblica.
- Stai bene? - le chiese Michelle dolcemente, stringendo un po' la mano sul braccio di Greta.
- Sai qual'è la cosa buffa? - chiese Greis lapidaria.
- Cosa? -
- Che proprio ieri Tom mi ha detto “tanto nessuno sa chi sei” - rispose imitando la voce profonda del ragazzo provocando una leggera risata in Michelle.
- Che tempismo – mormorò ironica l'amica togliendole la mano dal braccio e mettendola sotto al mento.
- Già, che tempismo perfetto! -
- Hai intenzione di dirglielo? -
- No – scosse la testa spegnendo il portatile di Bill – tanto glielo diranno, e non voglio farlo preoccupare di più... questa storia voglio gestirmela io, è di me che si parla -
- Sì ma forse lui... -
- Se dicessi una cosa del genere a Tom in questo momento mi chiuderebbe a chiave  nel bagno del tourbus o nella migliore delle ipotesi mi manderebbe in giro con il cane da guardia. No grazie! Preferisco che lo sappia un po' in ritardo, così mi godo gli ultimi momenti da persona normale -
- Ma potrebbe essere pericoloso! -
- Ma se siamo sempre dentro quattro mura! -
- E quando siamo andate a fare shopping?! -
Greis occhieggiò Michelle incrociando le braccia – Tu dovresti essere dalla mia parte, e poi mi stai facendo venire l'ansia! -
- Greis, bisogna solo calcolare tutti i possibili sviluppi della vicenda, e qui la situazione sta degenerando! -
- Me ne sono accorta che sta degenerando -
Le ragazza si misero a guardare in due direzioni differenti, pensierose. Greta da una parte se l'aspettava che prima o poi sarebbe successo, da quella volta che quella giornalista l'aveva semi minacciata sotto casa, ma da un'altra avrebbe voluto che quella situazione non si fosse mai e poi mai presentata. Ora era Greta Kerner la ragazza di Tom Kaulitz per tutto il mondo, e la cosa cominciava a farsi leggermente impegnativa.  Avrebbe dovuto iniziare a mettersi i cappucci e i capelli? Non sapeva cosa pensare oltre al fatto che non aveva molte felpe con il cappuccio.
- Però devo dire che la stai prendendo bene -
- Mimì sono stanca di arrabbiarmi, già ieri abbiamo litigato... -
- Avete fatto pace poi? -
- No, però farò correre, sempre grazie a questa situazione litigare non ci aiuta... anche se devo ammettere che il sesso post litigio è molto allettante -
Michelle scoppiò a ridere, alzandosi ed andando a buttare il giornale nel cestino vicino.
- E' solo carta, che ti importa -
- E' vero, – sorrise Greta alzando le spalle – è solo carta. Ma, così per curiosità... che giornale era? -
- Stern -
- Bene – rispose la bionda alzando gli occhi al cielo e finendo di nuovo a fissare la scritta lampeggiante, sopra la sua testa.

_____

Tom entrò nella suite con un enorme sorriso plastico sulle labbra, consapevole del fatto che l'avrebbe trovata in stanza. Tutto il giorno era stato particolarmente euforico, ed il concerto era andato benissimo; Bill non aveva rischiato di ammazzarsi, Gustav non aveva reso cieca nessuna fan tirando le bacchette e Georg aveva preso tutte le note. Chiuse piano la porta lasciando lo zaino all'ingresso ed avvicinandosi alla zona notte, attento a non fare rumore. Appena scorse il letto e la figura di Greta distesa addormentata sopra le coperte, sorrise ancora di più, avvicinandosi piano. Si sedette sul materasso, e la guardò per qualche istante mentre dormiva, per poi spostarle un ciuffo di capelli dal viso. Si avvicinò e le lasciò un bacio sulla guancia, mentre la ragazza prese  a muoversi per cambiare posizione. Si alzò dal letto contento, togliendosi la felpa e andando verso il bagno, quando sentì la voce di Greta dietro le sue spalle.
- Split – mormorò la ragazza con la voce roca.
Tom si girò piano notando che aveva gli occhi semi aperti e lo stava guardando.
- Ehi, non volevo svegliarti – sussurrò avvicinandosi di nuovo al letto e sedendosi sul materasso.
Greta sorrise debolmente e tese le braccia verso di lui facendogli capire che doveva avvicinarsi. Lui si fece cingere il collo, mentre lei gli lasciava un bacio sulle labbra.
- Com'è andato il volo? -
- Bene, – rispose Greta sussurrando – il concerto? -
- Tutto bene – sorrise lui – ora però dormi, parliamo domani – le prese la testa con le mani lasciandole un bacio sulla fronte e facendo per alzarsi quando Greta lo bloccò.
- Ormai mi hai svegliato -
- Scusami, non volevo – mormorò lui accarezzandole la testa dolcemente.
- Come mai così tenero stasera? - si insospettì mettendosi a sedere sul materasso per vederlo meglio.
- Sono solo felice che tu sia qui... -
Greta fece un smorfia di disappunto, incrociando le braccia – Non c'entra niente il fatto che hai perso la scommessa? -
Tom sgranò gli occhi, stupito. In realtà sperava proprio che si fosse completamente dimenticata di quella stupida e insignificante gara che aveva bandito lui stesso, perché a volte non riusciva a non frenare il suo istinto di voler vincere sempre e a tutti  i costi; peccato che si scordava che la maggior parte delle volte con Greta perdeva sempre..
- Che scommessa? -
- Hai perso Split, mi hai chiamato -
- Che scommessa? - chiese una seconda volta.
- Tom... -
- Che scommessa? - domandò una terza volta iniziando a ridere.
- Non fare il finto tonto, – sorrise Greta avvicinandosi e salendo a cavalcioni su di lui – non funziona -
Le mise le mani sui fianchi abbassando lo sguardo – Dai, Greis, era un'emergenza per le mutande, facciamo finta che non è successo niente, e ti prometto, niente più scommesse -
- No, – scosse la testa la bionda – le scommesse perse vanno sempre pagate -
- Ma non posso fare uno strip! -
- Perché no?! -
- Ma ti immagini...?! - disse sgranando gli occhi.
- Sì, – rise Greis – immagino e già mi sento male – disse scoppiando a ridere più forte.
- Appunto! -
La ragazza gli posò una mano sul petto - Dai, sono io, non mi scandalizzo mica, d'altronde ti ho visto nudo e sono ancora qui nonostante tutto! -
Tom fece una smorfia ironica spostando lo sguardo – Quanto sei scema! -
- Sarà divertente, non fare il guasta feste -
- Ma sei convinta?! -
- Dai Split, un po' di diversivo ci vuole -
Il ragazzo posò la fronte su quella di Greta – Va bene – disse sconfitto.
- Già mi sto pregustando la scena -
- Però non devi ridere! -
- Mi stai chiedendo una cosa quasi impossibile -
- Allora non ridere... troppo -
- Ok, cercherò di non ridere troppo -
Tom le dette un bacio mentre la ragazza continuava a ridere da sola divertita.
- Com'è andata a casa? -
- Bene – annuì la ragazza – niente di particolare -
- Ti sei annoiata? -
- Non ho avuto tempo, non c'ero mai... -
- Cosa hai fatto? -
- Sono stata in negozio, poi ho dovuto risolvere il problema al portatile di tuo fratello, sono andata da Heike, ho visto Andreas e Michelle, sono stata anche da tua madre -
- Davvero? -
- Sì... - mormorò la ragazza.
- Che sei andata a fare? -
- Mi serviva un consiglio -
- E ti ha aperto la mente? -
- Lo sai che tua madre me la apre sempre la mente -
- Lo fa un po' a tutti veramente... - constatò Tom pensieroso.
- Già, e poi ho ritrovato una cosa mentre ero lì -
- Cosa? -
- Il tuo vecchio skate -
- Davvero? - si animò il ragazzo – Dov'era? -
- Tua madre stava mettendo a posto dei vecchi scatoloni, – rispose - e quando l'ho visto mi sono ricordata di quando ti sei slogato il polso sulla rampa -
- Ero bravo però! -
- Eri bravo a cadere, stavi più per terra che sullo skate -
- Sempre meglio di Bill con il monopattino! -
- Lui è scoordinato di natura, che c'entra poverino?! Non possiamo colpevolizzarlo per questo! - lo difese Greta sbattendo un pugno contro la spalla del ragazzo.
- Mi hai portato qualcosa? - chiese lui cambiando discorso.
- A parte tanto amore, anche le tue magliette e il DVD del Re Leone -
- No! Il DVD del Re Leone no! - si lamentò Tom.
- Lo sapevo che saresti stato contento! - rise Greta prendendolo in giro.
- No Greis quel cartone mi fa stare male -
- Appunto! Non vedo l'ora di vedere la tua faccia sofferente quando muore Mufasa! -
- Sei sadica! -
- Devi liberare i tuoi sentimenti Split, è la natura umana -
- Io non lo voglio vedere -
- Non ti preoccupare, ti costringeremo io e Bill! – rispose convinta – Piuttosto, come sta la mia foca monaca? -
- Sta bene, tutto nella norma -

- Ha fatto il bagno ad altri componenti elettronici da diverse centinaia di euro? -
- Al momento no... -
- Bene -
Tom sorrise con gli occhi annuendo; le portò i capelli dietro l'orecchio e posò un'altra volta la fronte sulla sua.
- Greis... riguardo quel fatto... -
- Che fatto? - chiese la ragazza corrugando la fronte.
- Quando abbiamo discusso... -
- Ah già –
- Non volevo dire tutto ciò che ho detto... più o meno -
- Invece no, è esattamente quello che pensi – Greis si staccò da quella posizione e spostò lo sguardo.
- E' che per te voglio il meglio, sei la mia ragazza dannazione -
- E la tua ragazza non può mettere CD in ordine alfabetico come una qualunque altra persona? -
- Sì, però... potresti ambire a qualcosa di più, qui, con me -
- Io ho capito Tom, lo so cosa volevi dire però... se dovessimo lasciarci un giorno io cosa mi troverei in mano? -
- Greis... -
- No ascoltami – lo interruppe la ragazza – vorrei vivere nell'idilliaca sensazione che tutto questo durerà in eterno, ma bisogna essere realisti -
- Io sono realista, ed anche se la nostra storia non durerà per sempre, non ti lascerò mai da sola, prima di qualsiasi altra cosa tu sei la mia migliore amica, e nessuno potrà mai cambiare quello che abbiamo -
- Tom... -
- Ora ascoltami tu – la interruppe lui stavolta prendendole il viso tra le mani – approfittane stasera che sono particolarmente lanciato senza neanche essere ubriaco; qualsiasi cosa succederà ti giuro, che farò di tutto per sistemarla, ti giuro che qualsiasi cosa di cui tu avrai bisogno, io farò di tutto per dartela, qualsiasi Greis, e se un giorno tutto questo finirà, io ci sarò sempre per te -
Greis annuì debolmente distogliendo gli occhi da quelli del ragazzo.
- Ho lasciato il lavoro -
- Davvero? - chiese lui sorpreso.
- Non era quello che volevi? -
Tom la abbracciò posando il mento sulla sua spalla – Sì era quello che volevo io ma non era quello che volevi tu -
- Bisogna fare dei sacrifici no? -
La bionda lo strinse a sua volte, immergendo la faccia nel suo collo, mentre si sentiva stringere dalle sue braccia.
- E' l'unica cosa che voglio è che tu sia felice -
Il ragazzo le prese la testa con le mani, e la fissò negli occhi, chiusi a due fessure per quanto stava sorridendo – Grazie-
Greta sorrise abbassando lo sguardo, per poi rialzarlo verso di lui e abbracciarlo di nuovo – Mi sei mancato tanto -


_____


Greta lo vide partire dalla rampa a tutta velocità, ed iniziò a correre verso l'entrata dello skate park per assicurarsi che non si ammazzasse. Nel frattempo Tom provava qualche tricks sull'half pipe; tutti gli dicevano che era bravo, ma c'erano ancora delle cose che non aveva provato a fare. All'improvviso, mentre scendeva giù, sentì mancare lo skate sotto i piedi e senza neanche sapere come, venne sbalzato per terra appoggiando tutto il peso sul braccio destro.
TOM! - gridò Greta correndo dentro, mentre Bill e Gustav si alzavano dalla pedana e cominciavano a correre per scendere dalla rampa.
- TOM! - urlò anche Bill preoccupato, mentre Greta fu la prima ad arrivargli vicino.
- Cazzo! - gridò Tom sofferente reggendosi il polso – CAZZO! -
- Tom che c'è, che ti fa male?! - chiese la ragazza allarmata mentre lo vedeva contorcersi per terra non sapendo se toccarlo o meno.
- Mi sono rotto tutto, mi sono rotto tutto! - urlò tenendo il braccio destro mentre Bill e Gustav accorrevano.
- Tom che ti fa male?! - chiese Bill preoccupato sedendosi in ginocchio vicino a lui.
- Il braccio! - urlò di nuovo il gemello mentre Gustav lo ispezionava delicatamente.
- Non è rotto, però è meglio portarlo in ospedale lo stesso -
- Cazzo, chiamo mamma! - disse Bill nel panico tirando fuori il cellulare dalla tasca dei jeans. Greta nel frattempo lo fissava con gli occhi sgranati.
- Che cosa ti eri messo in testa di fare?! Cretino! -
- Non stavo facendo niente, non lo so perché sono caduto! -
- Hai fatto un volo pazzesco! -
- Grazie! - gli rispose lui ironico.
- Mi hai fatto prendere un colpo! Deficiente! -
- Greta hai notato che sto agonizzando nel dolore?! - gli disse alzandosi aiutato da Gustav.
- Si ho visto! – rispose lei incrociando le braccia – Sei un cretino! - lo fulminò con gli occhi e si allontanò, lasciandolo da solo con Gustav.


______

Aspetto i vostri non-commenti!
Alla prossima!

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Capitolo 16
*** Sechzehn. ***


16.

- No – disse Greta scuotendo la testa – No... - si asciugò una lacrima che le era scesa dall'occhio destro e fece un passo indietro quando Bill si avvicinò.
- Non sei contenta per noi? - le chiese l'amico sorridendo tristemente.
- Sì però... -
- Ci vedremo durante le vacanze, no? - disse Tom mordendosi le labbra.
- Questo è il nostro sogno, il nostro sogno che sta diventando vero -
Greta scosse la testa lasciando cadere le lacrime e abbracciando forte Bill – Perché dovete andare via?! -
- E' solo un anno di pausa da scuola, poi vediamo come andrà... -
- Avevi detto che non sarebbe andata così – mormorò la ragazza staccandosi ed asciugandosi altre lacrime.
- E' stato tutto inaspettato, siamo alla numero uno... - disse Bill eccitato – ti rendi conto?! La numero uno in Germania! -
- Sì – rispose tirando su con il naso cercando di ridere – è fantastico... -
Tom le andò vicino e la abbracciò forte, non disse niente e la lasciò uscendo dalla stanza.
Bill la fissava, aveva tanta voglia di piangere, ma era troppo felice per farlo.




Uscì dal bagno sgocciolando acqua dalle mani, non se le asciugava quasi mai, le piaceva farle asciugare all'aria, ma in quel caso si trovò Tom davanti e se le asciugò sulla sua faccia, prendendogli il viso.
- Stasera, me l'hai promesso! - disse felice mentre lui si allontanava cercando di sfuggire dalle sue grinfie.
- Sì, ho detto che va bene, – rispose con poco entusiasmo – ma credo che avrò bisogno di bere qualcosa di forte -
- Non vuoi essere cosciente per ricordartelo e raccontarlo ai tuoi nipoti?! -
- Per niente, voglio essere completamente ubriaco – scandì l'ultima parola lentamente, in modo che Greis potesse comprenderla alla perfezione.
- Questa cosa potrebbe avere risvolti molto positivi sai?! Quando ti ubriachi fai sempre cose strane! – rispose pensierosa sedendosi sul letto.
- Più strano di uno strip non so cosa potrebbe partorire il mio cervello -
- L'importante è che non vomiti sulla moquette -
- Cercherò di gestire lo stomaco allora... -
Greta si guardò intorno pensierosa, quella storia dello strip sembrava troppo preparata, troppo costruita per avere un minimo di spontaneità, e non era troppo sicura che la cosa le piacesse.
- Hai preparato qualcosa di speciale per me? -
- In che senso? -
- Non saprei, una coreografia particolare o ti sei messo i boxer con i gatti disegnati sopra?! -
Tom sospirò - In questo momento mi vengono in mente tante cose, e ti assicuro che una coreografia non è una di quelle... e non ho boxer con gatti attaccati sopra... - si andò a sedere vicino a lei assumendo la stessa espressione contrariata.
Greta alzò gli occhi al cielo disperata – Stavo scherzando, forse è meglio lasciar perdere, non abbiamo lo spirito giusto -
- Davvero? - chiese lui felice – lo faresti?! -
- Lasciar perdere per oggi – sottolineò la ragazza – anche se potrei proporre un diversivo... -
Si girò verso di lui assottigliando lo sguardo, mentre Tom continuava a fissare un punto indeterminato della stanza pensando ancora ai boxer con i gatti.
- Ci incontriamo tra mezz'ora al bar dell'hotel, e facciamo finta di non conoscerci – propose ammiccando.
- Mmm – mugugnò lui – e quindi? -
- Che palle! Un po' di immaginazione, un po' di brio, un po' di qualcosa, sembri un vecchio di ottant'anni! -
- Ma oggi che abbiamo il giorno libero non potremo semplicemente rimanere qui a dormire mangiando pizza pensando al nulla?! -
- No! - si impuntò la bionda – Proprio perché oggi è un giorno libero dovremmo fare qualcosa di diverso, e non potendo fare altro che stare qui dentro, dobbiamo sfruttare i mezzi che abbiamo, e se stai pensando di non pagare la scommessa scordatelo! -
- Va bene, – sospirò il ragazzo – devo dire che la tua proposta è allettante -
- Le mie proposte sono sempre allettanti -
- Quindi che devo fare? -
- Io vado e ti aspetto, inventati un nome ed una vita plausibile, io farò lo stesso – Greta si alzò dal letto andando verso la porta.
- Mr. Chuck? -
- Dai Tom qualcosa di serio! - rise aprendo la porta.
- Ok, va bene, ci vediamo giù -

____

Se non ci fosse stata Greta a movimentargli le giornate, avrebbe sicuramente fatto quello che faceva negli altri tour: niente. Ovviamente questo accadeva quando aveva le tanto agognate giornate senza nulla da fare. Erano rare, ed erano particolarmente attese, specialmente quando suonavano tre giorni di fila in tre città diverse. Per quanto non volesse coscientemente pagare la sua scommessa, inconsciamente tutta quella specie di gioco che si era venuto a creare, gli piaceva, e non poco. D'altronde era curioso di sapere come sarebbe finita la sua serata da stripper.
La vide annoiata seduta al bancone del bar, con  l'indice a disegnare qualche figura sul piano di marmo di fronte a lei. Si avvicinò guardingo mantenendo gli occhi su Greta, non aveva la minima idea di quello che doveva dire, ma pensò che l'improvvisazione era la sua migliore qualità, per cui poteva stare tranquillo.
- Buonasera – disse mellifluo avvicinandosi alla ragazza e prendendo posto vicino a lei.
- Salve – rispose lei distratta.
- E' libero questo posto? -
- Sì è già seduto – rispose la bionda sottolineando l'ovvio.
Tom alzò un sopracciglio - Comunque, è libero? -
- Dipende -
- Da cosa...? -
- Mi offre da bere? - la ragazza si spostò i capelli da una spalla all'altra cercando di sedurlo.
- Certo, come potrei rifiutare? -
A Greis venne da ridere, ma cercava di rimanere concentrata e di ricordarsi la storia che si era inventata.
- Io sono Nastja Jackowski, lieta di conoscerla – porse una mano a Tom che la strinse piano poco convinto.
- Non è tedesca? - chiese sorpreso.
- No, sono russa -
- Gran bei party in Russia – commentò il ragazzo incontrando lo sguardo perplesso di Greta che iniziò a fissarlo insistentemente in attesa che dicesse il suo nome, ma lui si era come incantato senza sapere che dire.
- Lei come si chiama? -
- Ehm...  forse, Juan -balbettò incerto.
- Forse Juan? - scoppiò a ridere Greta girando il viso.
- Juan Mendez -
A quel nome la ragazza esplose in una fragorosa risata tenendo ancora la mano del ragazzo per poi lasciarla e tornare semi seria – Anche lei non è tedesco -
- No, sono messicano – rise lui.
- E come mai stiamo parlando in tedesco? -
- Non lo so – rispose Tom/Juan con voce suadente – ma se vuole possiamo iniziare a parlare un'altra lingua -
- Penso che il tedesco andrà benissimo – annuì Greta/Nastja sorridendo.
- Cosa fa una bella donna come lei da sola al bancone del bar? -
- Mi annoiavo, sa sono una modella, le modelle o sfilano o si annoiano di solito -
- Mhm... - mugugnò Tom con approvazione.
- Sì, ma non mi ha ancora offerto niente da bere – gli fece notare la ragazza indicando il posto vuoto sul bancone di fronte a loro.
- Ha ragione, – rispose lui chiamando il barista – due vodke lisce per favore -
- Due vodke lisce? - sussurrò Greta abbassando la voce – Tom, ma sei scemo?! -
- E cosa vuoi scusa? Succo di mele? - rispose lui con lo stesso tono.
- Tu devi ubriacarti, non io! - lo rimproverò la ragazza.
- Appunto, io voglio la vodka...! -
- Cosa desiderate? - chiese il barista occhieggiandoli incuriosito.
- Una vodka liscia e una bottiglia di champagne ghiacciato, grazie. E metta tutto sul conto di Tom Kaulitz– rispose Greta in inglese, sorridendo e annuendo convinta - Sognavo da una vita di dirlo! - esclamò eccitata girandosi verso Tom che la guardava di rimando con gli occhi socchiusi in segno di sfida, senza emettere suono.
- “Metta tutto sul conto di Tom Kaulitz”  - la prese in giro imitandone la voce - Questo sognavi di dirlo da una vita? - chiese abbassando ancora di più la voce.
- Stai zitto Tom, perdiamo il filo! – lo rimproverò tornando al discorso principale - Mi diceva Signor Mendez, cosa fa qui in città? -
- Sono qui per lavoro – riprese con voce suadente – Sa, noi imprenditori giriamo il mondo, da soli -
- Capisco sa, anche la vita di noi modelle è particolarmente stressante – rispose Greta scuotendo la testa.
In quel momento comparve di nuovo il barista con la bottiglia di champagne, e la vodka di Tom. Versò lo champagne in due calici mentre Tom si occupava di terminare con un sorso solo il suo bicchiere. Rabbrividì un istante dopo averla mandata giù sotto lo sguardo rassegnato di Greta. Prese subito dopo il calice di champagne e lo alzò in aria.
- Brindo a lei signorina Chachowski -
- Jackowski – lo corresse Greta ridendo.
- Sì, quello – rispose facendolo scontrare contro quello di Greta/Nastja.
- Esattamente imprenditore di cosa? - indagò curiosa.
Tom non ne aveva la più pallida idea, e non sapeva neanche perché aveva detto imprenditore. Cambiò discorso ricorrendo all'improvvisazione.
- Perché parlare di lavoro se possiamo parlare di altro? - sfoderò un sorriso smagliante poggiando il bicchiere per poi posare la testa sulla mano.
- Per fare conversazione -
- Sì ma non vorrei vantarmi con lei, sa, sono un ragazzo umile -
- Sì certo – lo assecondò corrugando la fronte.
Non fece in tempo a ponderare una nuova domanda che dietro di lei sentì l'inconfondibile voce dorata e cristallina dell'ultima persona che in quel momento avrebbe voluto sentire.

- Che ci fate al bar senza di me? – li rimproverò Bill sedendosi vicino a Greta.
La bionda sgranò gli occhi e si voltò lentamente sperando che i minuti seguenti a quell'incontro casuale non fossero così drammatici come la sua mente aveva già immaginato.
- Bill, – rispose sorpresa – che ci fai qui? Per te è pericoloso girovagare da solo! -
- Ma siamo dentro l'hotel! -
- Che c'entra?! E' pieno di pazzi in giro, torna subito in camera tua! -
- E perché lui può stare qui e io no?! - rispose stizzito indicando il fratello, che nel frattempo si era messo una mano sulla fronte e cercava di contenere le risate.
- Perché... - disse Greta elaborando nel frattempo una scusa plausibile – Bibs non fare l'indisponente! -
- Guarda che mi sto facendo fare solo il tè per la mia gola, sai Greis a volte mi capita che quando ingoio sento come se mi raschiasse qui, senti  - prese la mano della ragazza e se la mise sotto al collo – non lo so cos'è però credo dipenda dal fatto che fumo troppo, non so, tu che dici? Anzi, non rispondere, lo so che tu dici che fumo troppo, però oggi ne ho fumato solo dieci, pochissime praticamente... tra l'altro mi è anche finito il pacchetto non è che ne avresti uno in più?! Tom? -
Sentirlo parlare era un vero piacere, ma non in quel momento! Le era venuto il fiatone per seguire il discorso sul fumo e il tè. Tolse la sua mano dal collo e lo guardò fulminandolo con gli occhi - E non potevi fartelo portare in camera? -
- Per una volta che alzo il culo dalla mia stanza mi devi anche rimproverare?! - Bill si avvicinò al fratello, che con rassegnazione gli porse il pacchetto di sigarette che aveva in tasca, continuando a sghignazzare in silenzio.
- Tanto ho capito che state combinando qualcosa voi due – disse occhieggiandoli – e non posso stare qui perché ho da fare, al contrario di quello che si pensa anche io ho una vita sociale -
- Davvero? - chiese Greta sorpresa.
- Sì – rispose lui altezzoso – il tè me lo faccio portare in camera -
- Ecco bravo – Tom lo guardò con le sopracciglia alzate, e gli disse qualcosa in gemellese, perché Greta notò solamente il viso di Bill cambiare in quattro espressioni diverse.
- Avevo capito Tomi... – disse sicuro – ma quando torniamo a casa voglio una serata alcolica tutta per me -
- Va bene – rispose Greta finendo il suo bicchiere di champagne in un sorso.
Appena vide che Bill si era dileguato, fissò Tom e scoppiarono a ridere all'unisono.

- Lo conosceva? -
- No veramente non ho idea di chi sia -
- Quanti pazzi ci sono in giro! -
- Già... - annuì Tom pensieroso.
- E' impegnato lei nella vita signor Mendez? -
Lui deglutì e la guardò accigliato – S... no -
- Sno? - chiese la ragazza alzando un sopracciglio.
- Nì? -
- Sì? -
- Non lo so, mi sta confondendo – rispose mettendosi una mano sulla fronte – e lei? -
- Oh, io sì purtroppo -
- Purtroppo? - chiese il ragazzo indispettito.
- Sicuramente se non lo fossi stata avremmo avuto molto altro da dirci, ma purtroppo devo lasciarla qui da solo -
La ragazza ammiccò seducente scendendo dallo sgabello e prendendo la bottiglia di champagne, dette una pacca sulla spalla a Tom/Juan ed uscì dal bar dell'hotel recandosi verso l'ascensore. Si aspettava che Tom la seguisse, ma dopo cinque minuti che si trovava fuori ad aspettare che uscisse, tornò dentro e lo prese dal braccio facendolo quasi cadere dalla sedia.
- Signorina Malinoswki, cosa fa? -
- Signor Mendez, lei è un rincoglionito... - lo incolpò Greta arrivando davanti all'ascensore e premendo il tasto per chiamarlo.
- Stavo affogando i dispiaceri nell'alcol, e comunque non era impegnata? - chiese confuso.
- Sono single da cinque minuti –
Tom le cinse i fianchi e la guardò con fare suadente - La situazione si fa interessante -
- Ha ragione – ammiccò Greta spingendolo dentro l'ascensore, subito dopo che le porte si erano aperte.
Premette il numero del loro piano e posò la bottiglia a terra, spingendolo contro le pareti e cominciando a baciarlo freneticamente.
- Greis questa cosa è molto eccitante – disse Tom sospirando tra un bacio e l'altro - ma non ho capito neanche come ti chiami -
- Adesso non è rilevante il nome -
- Sì, in effetti quando mai è stato rilevante?! – rispose prendendola in braccio.
Greta si staccò e lo fulminò con lo sguardo – Che significa?! Che hai fatto sesso con persone di cui non conoscevi neanche il nome?! -
- Eh? -
- TOM! -
- Greis cazzo, siamo in ascensore, ti sto tenendo per il culo e sto per fare un strip con tre bicchieri di vodka liscia ed uno di champagne in corpo, non è il momento ora per fare queste domande! -
Greta socchiuse gli occhi e si avvicinò di nuovo – Quanto sei sexy quando ti innervosisci -
Continuarono a baciarsi fino a quando l'ascensore non si aprì di nuovo. Tom si abbassò a prendere la bottiglia con Greta in braccio, ed uscì andando verso la camera. La ragazza scoprì in lei delle vere doti da contorsionista, quando riuscì a prendere la carta magnetica nella tasca posteriore dei jeans e ad infilarla nella serratura, il tutto di spalle mentre Tom si era attaccato alla bottiglia e riusciva a tenerla per miracolo con una mano sola. Spalancò la porta e il ragazzo entrò dentro lasciandola scendere e restituendole la bottiglia piena a metà.
Anche la ragazza bevve qualche sorso mentre Tom fece sbattere la porta e ci si appoggiò con le spalle  fissandola con uno sguardo strano;
- Sa signorina... -
- Nastja -
- Nastja... nel mio tempo libero lavoro in uno strip club -
- Davvero? - rispose lei mentre gli si illuminavano gli occhi – non l'avrei mai detto, con il fisico che ha! - scherzò la bionda mentre Tom la prendeva nuovamente di peso trasportandola fino alla poltrona del salottino.
Appoggiandosi allo schienale con le mani la baciò nuovamente ripassando con la lingua il contorno delle sue labbra mentre involontariamente Greta aveva già iniziato a ridere da sola.
- Greis dai! - si lamentò  tornando serio – Sono ancora vestito e già ridi! -
- Scusa Split! - si difese lei – Bevi un altro po' di champagne, sei ancora troppo lucido -
Tom la ascoltò, anche perché era vero, era ancora troppo sano, anche se gli altri due bicchieri di vodka che aveva bevuto al bar quando Greis era sparita, si cominciavano a far sentire.
- Ok signorina Petroswki, sono pronto – rispose con tono teatralmente serio, prendendo la fascia che aveva in fronte e lanciandola sul letto.
- Bene signor Mendez, abbassi le luci e metta la musica – ordinò la ragazza facendo il saluto militare.
Greta si accoccolò sulla poltrona abbracciando la bottiglia di champagne, ridendo con la guancia appiccicata contro il freddo del vetro.
Tom era scomparso dalla sua visuale, ma nel frattempo era arrivata la musica che si diffondeva potente nell'aria.
Il ragazzo non era sicuro, per niente. Non sapeva ballare, di quello era perfettamente cosciente, quello che sapeva fare era improvvisare, solitamente nelle interviste gli usciva particolarmente bene, anche se si trattava di improvvisare storielle e non passi di danza. Però, d'altronde, non doveva certo fare chissà cosa e la vodka più champagne lo facevano sentire più leggero.
- Ciao – comparve davanti a Greta mettendosi le mani sui fianchi e di nuovo involontariamente Greta gli scoppiò a ridere in faccia.
Tom la fissò facendo scivolare la braccia  – Dai Greis, ma se fai così non ci riesco, avevi detto che non ridevi troppo! – disse lamentandosi come un bambino.
Tra le risa Greta cercava di fare dei gesti per dirgli di continuare, ma non ce la faceva, la risata le veniva dritta dal cuore, e vederlo lì impalato con gli occhi rivolti verso un punto imprecisato la faceva ridere ancora di più. Passò la bottiglia di champagne sull'altra guancia imponendosi dell'autocontrollo e lo guardò seria – Ok, scusa, hai ragione -
Tom cercò di ricordarsi qualche balletto che aveva visto fare in qualche video visto in giro, ma non risultava molto pratico della situazione. Ogni passo che faceva cercando di sembrare un minimo sensuale, a Greta veniva da ridere, ma si stava mordendo la lingua per non farlo rimanere male, perché si stava davvero impegnando.
Fece qualche gioco strano con la zip della felpa, facendola scorrere su e giù a tempo di musica.
- Oddio sembri un Backstreet Boys –  Greta scoppiò ancora in un'altra risata esagerata dimenticandosi dell'autocontrollo. Buttò la testa all'indietro, ma per fortuna lo stripper non le dette peso, anche perché appena tornò con la testa dritta, gli arrivò la felpa in piena faccia. Venne invasa dall'odore di Tom e se la tolse dagli occhi, sgranandoli sorpresa.
- O mio dio – sussurrò perplessa, proprio nel momento in cui il ragazzo portò le mani dietro la testa e cominciò a muovere il bacino in modo eloquente. Greta sbarrò gli occhi e continuò a ridere, ma notò che lui non se la stava prendendo come prima.
Man mano che la cosa continuava, vedeva che ci stava prendendo proprio gusto e nonostante i movimenti da manico di scopa, non le veniva più molto da ridere.
Si attaccò alla bottiglia di nuovo non distogliendo lo sguardo dallo spettacolo neanche per un istante, per poi rimanere con lo sguardo piacevolmente sorpreso quando a cinque centimetri di distanza dal suo viso non si materializzò la pancia insieme agli addominali di Tom.
Si sentiva effettivamente strana, era come uno di quegli uomini che assistono arrapati ad un'esibizione di striptease in qualche locale, con l'unica attenuante che lo strip lo stava facendo il ragazzo che aveva preso in giro fino a cinque minuti prima.
- Posso toccare? -chiese facendo per mettere un dito sulla pancia.
- No – rispose lui allontanandosi.
Si rimise con la faccia contro la bottiglia di vetro, anche perché iniziava a sentire proprio caldo. Non riusciva a guardarlo in faccia, altrimenti rideva, per cui si era soffermata piacevolmente nella zona centrale, dove ora lui aveva messo le mani sulla cinta. Lo vide con le mani sulla fibbia, immobile, aspettando forse qualcosa, ma lei intenta a fissare quel punto si era estraniata dal mondo, non immaginando che lui la stesse fissando.
- Eh, allora? Ti sei incantato? - gli chiese stizzita.
- Non ridi più? - chiese suadente avvicinandosi.
- Aspetta vado a prendere due euro da infilarti nelle mutande! -
- Fermati dove sei -

Si posizionò di nuovo a poca distanza dalla faccia di Greta, che arrivava proprio in prossimità della cinta.

La fece scivolare dalla fibbia e la tolse, lasciandola cadere per terra. Greta bevve un altro po' di champagne finendo la bottiglia giusto perché le era venuta la gola secca mentre il ragazzo sganciò il primo bottone dai jeans. A quel punto posò la bottiglia a terra e alzò lo sguardo fissandolo negli occhi, e le venne un'irrefrenabile voglia di baciarlo. Si alzò in piedi sulla poltrona arrivando ad essere poco più alta di lui e si tolse la maglietta che aveva addosso, rimanendo in reggiseno e aggrappandosi al collo del ragazzo per poi attaccarsi anche alle sue labbra. Tom la prese in braccio e la portò sul letto.
- Ma non avevo ancora finito – sospirò lui baciandole il collo.
- Finisci dopo! -

____

- Greis, oggi non ti senti più felice? - chiese Michelle sorridendo.
- Sì Mimì, mi sento felice – rispose la ragazza accomodandosi al tavolo ed aspettando che anche i ragazzi arrivassero. Per la prima volta riuscivano a fare colazione bene o male insieme, ed era l'ultima tappa del tour. Incredibile era dire poco. Finì di spalmare accuratamente la marmellata su un toast e fece per addentarlo, ma una mano arrivò dall'alto sottraendoglielo proprio mentre stava per morderlo. Si girò e vide Tom che tornava verso il buffet della colazione con il caffè in mano e il suo toast nell'altra, sospirò sonoramente e prese l'altro che aveva nel piatto ricominciando a spalmarci sopra la marmellata.
- Greis, – la chiamò Gustav facendola voltare di scatto – io vado in palestra se poi vuoi passare io sono lì, l'ho riservata fino alle undici -
- Finisco colazione a arrivo – rispose sorridendo.
- Sì, ma non portarti Bill dietro come l'altra volta che mi mette il nervoso vederlo sul tapis roulant a lamentarsi -
- Lo so, – annuì lei– vengo da sola, tranquillo -
- Ci vediamo dopo – disse più forte salutando anche gli altri che si avvicinavano al tavolo.
- Mi fa male la testa – sbuffò Bill girandosi verso Tom mentre si sedeva – A te fa male? -
- Sì un po', ma ho i miei buoni motivi – disse muovendo il bacino in avanti un paio di volti per poi sedersi tra il fratello e la ragazza.
Greta lo guardò inespressiva mentre leccava il coltello e lo posava sul piatto.
- Da quando scopare ti fa venire il mal di testa? E comunque la prossima volta mettete il silenziatore, vi ho sentiti stanotte! – li fulminò Bill con lo sguardo anche se aveva gli occhiali da sole, ma la ragazza si immaginò perfettamente che tipo di sguardo era.
- Ho gridato? - chiese abbassando la voce verso l'amico.
- Hai gridato?! - rispose lui ironico – Sembrava che stavate nel letto con me! -
Tom rise compiaciuto pompando il petto soddisfatto – Tutto merito mio... – disse dando due pacche sulla spalla alla ragazza che rispose saggiamente con uno schiaffo sul braccio – La smetti di fare l'idiota? -
Lui rise ancora di più con la faccia ancora più soddisfatta e prese a bere il caffè.
- Ieri sera ha fatto uno strip e adesso pensa di essere un pornodivo -
Bill fece finta di non sentire, mentre il gemello riuscì a scoppiare a ridere mentre stava bevendo, cosa che lo portò molto vicino a sputare il tutto sulla tovaglia.
- E' vero... ? - domandò Michelle perplessa.
- Davvero? - chiese invece Georg scoppiando a ridere.
- E' stato molto coreografico, ha fatto un lavoro con la zip della felpa, fenomenale... com'era Split? -
- Così … - Tom si mise il toast tra i denti e si alzò dalla sedia, prese la cerniera della zip muovendola su e giù come aveva fatto la sera prima.
Scoppiarono tutti a ridere, ma Greta si soffermò a guardare Bill. Quando sentiva la risata cristallina che gli veniva quando rideva di cuore, le veniva da ridere sempre anche a lei ed oltre a quello le metteva un senso di pace e serenità che era difficile descrivere, era estremamente contagiosa ed era identità a quella di Tom.
- Potrei farla sul palco stasera, peccato che non ho niente con la zip -
- Certo che ce l'hai Bibs – gli rispose Greta – solo che si trova sulla schiena -
- E' vero! - disse lui – ma non ci arrivo da solo -
- Peccato Bill sarà per il prossimo tour – lo assecondò Georg.
Tom mise un braccio intorno al collo di Greta e la avvicinò a lui per darle un bacio, la ragazza si spostò andando incontro alle sue labbra e fu rapinata anche del secondo toast.
- Tom! -
- Che c'è? Ho fame! - si giustificò con la bocca piena.
- Greis visto che ti stai alzando per andarne a prendere altri non è che me ne prenderesti uno anche a me?! - le chiese Bill prima sorridendo e poi togliendosi gli occhiali sbattendo le ciglia un paio di volte.
- Smettila, – gli rispose la ragazza indicandolo – e poi non mi sto alzando! -
- Dai Bibi non fare gli occhioni a Greis – gli disse il fratello infilandosi il resto del toast tutto in bocca per poi girarsi a guardarla con le guance piene e con gli occhi languidi e talmente belli che lo fissò a bocca aperta un paio di secondi per poi scuotere la testa.
- Siete due stronzi! -
- Ti prego! - mormorò Bill sbattendo ancora le ciglia.
- Greischen non farti pregare -
- Greischen – lo imitò il gemello con la vocina.
- Ho detto di no! -
- Non puoi opporti Greta, è impossibile – le disse cauto Georg mordendo il suo croissant.
- Invece io posso, ce l'ho sempre fatta! - rispose la ragazza sicura distogliendo lo sguardo e fissandolo sulla sua tazza di caffè.
- Guardami Greis sto per piangere! -
- Mi trema il labbro Greis -
- Greis guarda! -
- Greis -
- Greta Greta Greta Greta – prese a dirle Tom nell'orecchio.
- Greis le lacrime oddio le lacrime – continuò l'altro.
- Greta Greta Greta Greta -
- Mi hai fatto piangere! -
- Greta Greta Greta Greta -
- Mi sta colando la matita Greis! -
- Non sei truccato! – le rispose la ragazza nervosa non spostando gli occhi dal caffè che navigava nella sua tazza.
- Greta Greta Greta... mi sta mancando il fiato... Greta Greta Greta -
- Tom smettila! -
- Greta Greta Greta Greta -
- Greis per favore! - si lamentò ancora Bill.
- Continuo fino a quando non ti alzi: Greta Greta Greta Greta -
- Sto per tirarti una testata Tom, ti giuro che lo faccio! - lo minacciò la ragazza.
- Fallo! Greta Greta Greta Greta Greta -
- TOM! -
- Greta Greta... Greta Greta Greta -
- Io non li reggo più – si mise una mano sulla testa continuando a sentire la voce di Tom nell'orecchio.
- Dai Greis fallo per me! - in quel preciso istante cedette o avrebbe preso a pugni il gemello più a portata di mano. Lo fece perché malauguratamente alzò gli occhi e vide il visino di Bill, con il labbro finto tremulo, gli occhioni languidi e le mani sotto al mento. Che odioso ricattatore!
- Perché a me? Perché a me? Cosa ho fatto di male nella mia vita? – rispose sbuffando.
- Meglio che non rispondo Greischen – disse Bill chiudendo gli occhi in un sorriso e spostando la testa di lato. Greta fece scoccare la lingua  alzandosi con la tazza del caffè, prelevando in contemporanea anche il braccio di Michelle e Michelle.
- Vieni con me... -
Greta trascinò l'amica dolcemente fino al tavolo del buffet e si mise di spalle al tavolo dov'erano seduti.
- Ma come fai? - le chiese la mora ridendo divertita.
- Ho bisogno di un analista. Comunque, aggiornamenti? -
- Ho trovato questi due articoli, sono molto divertenti! - rise Michelle passando dei fogli chiusi a Greta che si mordeva le labbra incerta.
- Fammi un riassunto, ti prego, ho ancora la voce di Tom che ripete il mio nome in testa – rispose la bionda prendendo a mettere toast nel piatto.
- In poche parole, uno dice che te la spassi anche con Bill, non dice proprio “spassarsela” però insomma, fa capire che tra di voi c'è un menage a trois, per dirla in modo elegante -
- Cosa? - scoppiò a ridere la bionda scuotendo la testa – Ma non hanno niente di meglio da fare che inventarsi queste storie?! -
- Lo so, fa ridere... -
- Devo preoccuparmi? -
- No Greis, devi fregartene, ne abbiamo parlato, ci vuole più relax su queste cose no?! -
- Come faccio a rilassarmi!? E' impossibile Mimì, ho i nervi a fior di pelle per qualsiasi cosa -
- E ti ricordi cosa abbiamo detto? Bisogna stare calme e tranquille e riflettere bene su ogni situazione... -
La ragazza sospirò passandosi una mano tra i capelli – Grazie Mimì, se non ci fossi tu... -
- Se non ci fossi io avresti comunque bisogno di qualcuno che ti tenga su di morale quando ti dirò il secondo articolo -
- Oddio, è qualcosa di grave?! -
- Beh, sempre secondo alcuni rumor tu saresti una vecchia ballerina di lap dance di cui Tom si è innamorato, e per coprire questo fatto vi sareste inventati la scusa dell'amica di vecchia data -
Greta rimase imbambolata qualche istante con la tazza in mano – Oh mio dio... -
- Lo so Greis, è assurdo! Se ne stanno inventando di ogni colore, però noi sappiamo la verità, è questo quello che conta no!? -
- Voglio piangere, o morire, non so cosa mi conviene... che vergogna! – si passò la mano libera sul viso sentendosi il viso avvampare.
- No no no! - esclamò Michelle prendendole le spalle – Ora tu rimani impassibile alla notizia e ti stampi sul tuo bel faccino un caldo sorriso primaverile e torniamo al tavolo come se niente fosse -
- Come si fanno i sorrisi primaverili? -
- Ridi e basta e vaffanculo quello che scrivono -
- Non credi che dovrei dirlo a Tom?! -
- Dovevi parlargliene dall'inizio, – mormorò Michelle – avevamo detto che queste cose le avremmo sapute noi e basta -
- Lo so, ma la situazione si sta complicando Mimì -
- Sono solo cazzate senza senso, verranno dimenticate nel giro di un giorno, massimo due -
- Ok, sono solo cazzate – annuì la ragazza cercando un metodo per convincersi.
- A meno che tu non abbia qualcosa da nascondere... - le disse la mora alzando un sopracciglio.
- No! Non ho niente da nascondere! - rispose scandalizzata.
- Perfetto! Allora torniamo al tavolo e qui non è successo niente... dammi indietro i fogli – Michelle li riprese dalla mani di Greta e li infilò nuovamente in tasca.
- Georg – chiese guardinga– sospetta qualcosa? -
- Macché – rispose la mora – per quanto lo ami profondamente mentirei se dicessi che è sveglio! -
- Bene... cioè bene un cazzo ma deve andare bene per forza!-
- Dai Greis, tranquilla – Michelle le strinse la spalla infondendole coraggio, poi finì di mettere i toast nel piatto e tornarono verso il tavolo insieme.
- E comunque questa cosa da agenti segreti è una figata – le sussurrò la mora poco prima di giungere dai ragazzi.
Appena lo posò a centro si accorse di averne presi un po' troppi, distratta probabilmente dal discorso con l'amica.
- Grazie Greis – rispose Bill battendo le mani, mentre Tom cercava nuovamente di baciarla ma lei si scansò addentando il suo toast, in tutta risposta il ragazzo morse l'altra estremità.
- Tom sono a tanto così dal prenderti a pugni -  gli disse con tranquillità.
- Potresti anche usarmi come sacco da boxe, non credo che sentirei qualcosa... -
- Vogliamo provare? -
- Quando vuoi baby -
- Io mi chiedo perché ti do ancora corda... -
- Ed io mi chiedo perché vuoi avere sempre l'ultima parola... -
- Sei tu che vuoi avere l'ultima parola... sempre! -
- Se non volessi averla anche tu non dovrei continuare il discorso per riuscire ad averla -
- Sai cosa ti fa vincere ogni volta?! Il fatto che io sia troppo intelligente per sottostare ai tuoi stupidi giochini da bambino di due anni -
- Tu saresti intelligente?! - rise Tom guardandola con fare di sfida.
- No, infatti, cosa dico?! Sto con te! Come fa una persona sana di mente a mettersi con uno come te! - rispose la ragazza alzando le mani verso il soffitto.
- Il fatto è che nessuna mi resiste Greis -
- Vi vedevo bene a teatro a voi due, Bill faceva le parti drammatiche e tu quelle comiche -
- Io avrei voluto fare Romeo... oh Giulietta perché sei tu Giulietta - si intromise il cantante sorseggiando il suo caffè.
Greta e Tom lo fissarono mentre distrattamente masticava il suo toast, per poi alzare lo sguardo e guardarli curioso – Che c'è? -
- Era oh Romeo perché sei tu Romeo... - gli disse Tom.
- Oddio, non ci credo, ha citato Shakespeare – urlò Greis presa dalla gioia – Bill ordina lo champagne, Georg chiama la stampa dobbiamo immortalare il momento -
- Vedi Michelle – rispose lui rivolto alla mora – la mia ragazza mi sottovaluta, pensa che sia solo bello e senza cervello -
Michelle lo fissò non sapendo se doveva ridere o rispondere, ma Greta si mise di nuovo in mezzo.
- No io penso che tu sia scemo e basta, da piccolo Bill ha tentato di ucciderti troppe volte e sei rimasto traumatizzato -
- E' vero – ammise Bill – ci ho provato quelle due tre volte, fallendo miseramente -
- Vedi! - rispose Greta indicandolo – La voce dell'innocenza! -
- Io mi ricordo solo la padella in testa e la volta che mi hai lanciato nel tavolino di vetro -
- Ed una volta ti ho spinto dalle scale perché mi avevi rubato le micro machines! -
- Ah già – sospirò Tom – è vero -
- Povero amore – disse Greta mettendogli una mano in testa – allora sono fortunata ad averti così, potevi essere molto peggio! -
- E' vero – sospirò ancora una volta, più afflitto – grazie Bibi per aver tentato di uccidermi -
Il cantante alzò le spalle distratto – Figurati... -
Ci fu un attimo di silenzio, e poi scoppiarono a ridere tutti, eccetto Michelle che non aveva ancora capito se erano seri o stavano scherzando, ma vide che anche Georg rideva, così abbozzò un sorrisetto poco convinto.
- Io comunque vorrei dire una cosa – disse Bill posando la tazza di caffè – è stato un bellissimo tour, ma non vedo l'ora di tornare a casa e dormire nel mio letto -
- Con Polly - aggiunse Tom.
- Sì con Polly – rispose Bill sbuffando.
- Chi è Polly? -
- La bambola gonfiabile di Bill – annuì Greta – gliel'abbiamo regalata io e Andreas al compleanno dei diciott'anni -
- E' stato un regalo utile – disse Tom compiaciuto verso Michelle.
- Tu le manette le hai mai usate? - gli chiese la ragazza poggiando una mano sulla sua spalla.
Bill scoppiò a ridere mentre Tom e Greta si guardarono complici e si avvicinarono all'unisono per darsi un bacio.
- Perché stamattina non vi prendete a parole come ogni mattina? - chiese curioso il cantante.
- Fino a trenta secondi fa cosa abbiamo fatto? –
- Sì ma volevo qualcosa di più, più sangue, più cattiveria, vi state ammosciando ragazzi... non ci siamo -
- Dammi dieci minuti e ricomincio – rispose invece Tom sicuro.
- Oh, Signor Mendez per favore... -
Tom scoppiò a ridere di nuovo seguito da Greta, quella mattina sembravano un branco di pazzi usciti dal manicomio più del solito.
- Com'è che ti chiamavi tu? - le chiese distratto.
- Nastja qualcosa, l'ho inventata sul momento... -
- Era difficile... owski...-
- Lanowski? -
- Panowski? -
- Billowski! - rise Tom girandosi verso il gemello che stava assistendo basito alla scena.
- La prossima volta che vi drogate perché non chiamate anche me?! - chiese mordendo un toast.
Greta e Tom risero ancora più forte e Bill alla fine si decise a ridere anche lui, senza motivo.
- Non voglio indagare... -
- Fai bene cucciolo, fai bene... - Greta si alzò da tavolo e gli andò dietro avvolgendo le braccia intorno al collo e stampandogli un bacio sulla guancia. Bill appoggiò un braccio a quello di Greta e poi girò il collo per ricambiare il bacio. Poi rimasero immobili per qualche secondo stringendosi forte.
- Il mio Bibs – gli sussurrò in un orecchio, e lui sorrise, incontrando anche gli occhi del fratello.
- Non chiamarmi Bibs! - la minaccio urlando, facendo girare tutta la sala della colazione a guardarli.

____

Finalmente poteva annusare il profumo delle sue lenzuola preferite, quelle grigie che aveva comprato a Londra, lavate con il detersivo che usava sempre sua mamma, quello buono che gli ricordava quando era piccolo. Finalmente poteva affondare il viso nei suoi cuscini preferiti e finalmente, poteva dormire di nuovo circondato da tutti e due i suoi cani tascabili, Ikea e Nena. Ikea era stato trovato davanti all'Ikea, per quel motivo Tom aveva deciso di chiamarlo così, anche perché diceva che somigliava ad uno svedese, non si sapeva per quale motivo.
Si stiracchiò nel dormiveglia sistemando il cuscino ed assumendo l'espressione beata di chi sa che può dormire ancora nonostante si sia svegliato. Purtroppo, non fece in tempo a pensarlo che il cellulare sul comodino cominciò a suonare diffondendo nell'aria un ripetuto bip a intervalli regolari. Allungò la mano e lo afferrò portandoselo all'orecchio.
- Pronto – mugugnò stancamente.
- Bill! - una voce allegra ed entusiasta lo chiamò dall'altro lato del telefono.
- Chi è? - chiese  ancora più confuso con la voce roca.
- Sono Heike, Bill, sono nati! -
Quello sì che era un dolce risveglio, ma anche abbastanza traumatico. Aprì gli occhi di colpo e si mise a sedere lanciandosi fuori dal letto.
- Oddio! Sono nati! TOM! - corse in corridoio sentendo Heike che rideva.
- TOM! - gridò nuovamente entrando in camera del fratello – SONO NATI ODDIO! -
Il gemello mugugnò qualcosa in una lingua strana, che Bill interpretò come un “Esci dalla mia camera all'istante” ma rimase lì a parlare ad alta voce.
- Heike è fantastico! Fantastico! Com'è successo?! Quand'è successo?! Stanno tutti bene?! -
- Stanotte credo – rispose eccitata – non lo so, so solo che mi sono svegliata poco fa e li ho trovati nella cuccia! -
- Quanti ne sono?! -
- Ne ho contati sette, ma non riesco a vedere bene dentro –
- Bill esci dalla mia camera cazzo! - gridò il fratello lanciando un cuscino per terra.
- Tomi sono nati! - gli disse nuovamente saltellando nella sua direzione.
- Sono le sette del mattino porca troia, esci! - gridò ancora.
- Sono le sette? Davvero? - chiese perplesso, per poi guardare l'orologio del cellulare.
- Sì Bill, scusami se ti ho svegliato! -
- No non...  -
- E' che mi sei venuto subito in mente tu – lo interruppe lei.
Bill deglutì uscendo cautamente dalla stanza del fratello e tornando verso la sua.
- Hai fatto bene a chiamarmi – rispose allegro – davvero, sono felicissimo -
- Beh, ecco, se volete passare oggi pomeriggio sarò a casa -
- Davvero? -
- Certo, devi vederli sono piccolissimi e bianchissimi -
- E fantastico non vedo l'ora di vedert... vederli – balbettò sedendosi sul letto.
Heike rise con troppo entusiasmo probabilmente, perché la risata finì con un sospiro – Ci vediamo oggi pomeriggio allora, Greta ha l'indirizzo -
- Perfetto! -
- Ciao Bill! -
- Ciao... -
Chiuse la chiamata e sentì i passi dei cani sul parquet che probabilmente avendolo sentito parlare erano accorsi a dare il buongiorno al loro padrone.
- Ciao! - li salutò lui prendendoli e posandoli sul letto – Diventerete zii, vi rendete conto?! -

____

- Devi vedere Bill, ha una casa pazzesca! – Greta infilata tra i sedili anteriori fissava l'orecchio di Bill mentre notava una certa ansia nell'amico, implicata probabilmente dal fatto che avrebbe visto Heike.
Tom guidava in silenzio verso la meta, quella mattina si era svegliato male, a causa del fratello.
Infatti quando la ragazza era entrata in casa loro aveva allegramente assistito ad una delle loro più famose scene da litigio di tutti i tempi. Erano fronte contro fronte a guardarsi malissimo, mentre uno cercava di spingere l'altro. Sembravano due lottatori di sumo. La maggior parte delle volte però non vinceva nessuno dei due, perché poi iniziavano a ridere e finiva tutto in allegri momenti da bravi fratelli, però era sempre divertente vederli litigare, specialmente per la fantasia unica che avevano nell'insultarsi a vicenda; erano veramente creativi, e lei imparava sempre nuove parolacce.
- Dove devo andare? - chiese monocorde verso Greta.
- Di là, gira a destra, siamo arrivati -
- E' questa?! - chiese Bill indicando la prima villa che vide.
- No – scosse la testa Greta.
- Questa? - indicando la seconda.
- No -
- Questa? -
- No, è quella in fondo – sbuffò Greta dando anche l'ultima indicazione al ragazzo.
Tom fece gli ultimi metri accelerando per poi frenare di colpo e rischiare di ritrovarsi la ragazza seduta tra lui e il fratello.
- Io voglio essere fatta tipo santa – commentò lei dopo essere tornata con il sedere sul sedile, dopo la frenata.
- Ti avevo detto di mettere la cintura – rispose Tom piccato togliendosi la sua cintura di sicurezza ed uscendo dalla macchina.
La bionda lo imitò, seguita da Bill. Mentre Tom era intento a tirare fuori Hugo, Greta suonò il campanello, con Bill che attendeva dietro di lei con le braccia conserte e lo sguardo perso nel nulla.  Poco dopo vide Heike che arrivava in giardino e camminava verso il portone per aprirlo.
- Greta! - la salutò abbracciandola.
- Ciao Heike! - le chiese lasciandola mentre salutava anche Tom con un leggero abbraccio per poi dare una carezza sulla testa del cane.
Bill era rimasto indietro, a bocca aperta fissando la casa imbambolato – Tu abiti qui?! - chiese indicando la villa mentre Heike gli si avvicinava.
- Sì abito qui, è abbastanza grande il mio giardino per i cuccioli?! - chiese divertita.
- Io non ho nulla da dire – ammise Tom alzando le mani mentre Hugo al guinzaglio puntava verso la casa.
- E' gigantesco... - annuì anche Bill sorpreso.
- Ci sono anche i nani dietro! - annuì lei ironica mentre Bill per la prima effettiva volta si soffermava a guardarla, a guardarla negli occhi.
Ebbe una sensazione strana, e piacevole allo stesso tempo, a cui non seppe dare nessun tipo di definizione. Erano di un verde scuro, e la prima cosa di cui si rese conto fu che non erano truccati, cosa che lo stupì per un attimo, prima di soffermarsi a vederli socchiusi in un sorriso, mentre lo guardava. Aveva sempre creduto, ci aveva sempre sperato, che quel momento sarebbe arrivato anche per lui, ed ora che probabilmente si trovava di fronte ad una persona che poteva piacerli, non sapeva che fare.
Di solito era sempre padrone dei suoi atteggiamenti, abituato a doversi saper comportare con chiunque, ma quello succedeva nell'altra vita, nell'altro Bill, nel Bill dei Tokio Hotel. In quell'istante era solo Bill, vent'anni, una borsa di Gucci in mano e il fratello e la sua migliore amica al suo fianco. Ora in quel giardino, davanti ad una ragazza con i capelli rossi sciolti su una spalla non sapeva che fare, e il cervello non voleva assolutamente collaborare.
- Scusa – mormorò imbarazzato abbassandosi per abbracciarla.
Appena si toccarono successe un altro imprevisto; Heike gli aveva posato una mano sulla spalla, e lo stesso aveva fatto lui su quella della ragazza. Entrambi sentirono distintamente la scossa alla mano, tanto che la ritrassero subito di scatto.
- Mi hai dato la scossa – esclamò Bill incredulo.
- Anche tu – rispose tranquilla la ragazza poggiando di nuovo la mano sulla spalla ed avvicinandosi per salutarlo. Lui fece lo stesso, rimanendo perplesso. Non era la prima volta che succedeva, ed era impossibile che lei non se ne fosse accorta quando era svenuto. Bill fissò Tom scuotendo la testa con la bocca aperta, mentre lui faceva cadere le spalle ed alzava gli occhi al cielo. Di fronte a loro le due ragazze avevano cominciato a camminare davanti facendo strada verso la porta di casa.
- Che succede? - berciò Tom mentre il cane lo tirava.
- Mi piace -
- L'avevo capito -
- Ho il cervello in black out Tomi, e lo sai che vuol dire? -
- Che dirai tante cazzate... -
- Esatto! - rispose lui preoccupatissimo mentre entravano dentro casa; non fece molto caso all'arredamento perché Heike si girò a parlargli.
- Allora – disse allegra la ragazza - la cuccia si trova dietro, se vedete un pazzo con lo skate qui intorno è mio fratello, non preoccupatevi –
- C'è anche Axel? - chiese Greta sgranando gli occhi preoccupata.
- Sì ma gli ho detto di levarsi dalle palle -
- Chi è Axel? - le sussurrò Tom ad un orecchio.
- Il fratello di Heike – rispose la bionda come se fosse ovvio.
- Se vuoi puoi levargli il guinzaglio – disse Greta a Tom che eseguì notando una certa agitazione nel proprio cane.
- Dici che sente l'odore dei figli? - chiese lui perplesso.
- Non lo so, e se non gli somigliano? - rispose Greta.
- Sarà un duro colpo per lui – ammise tristemente.
Hugo scappò dal gruppetto precedendoli verso il retro della casa che infatti lo seguirono curiosi. Appena arrivarono anche loro videro lo spettacolo più bello del mondo. Hugo e Diana si trovavano fuori dalla cuccia a leccarsi e farsi le feste mentre tante palle minuscole si muovevano a tentoni su un cuscino a fiori stinto con a fianco un ragazzo piegato ad osservare la scena.
- Ax, che stai facendo? -
- Diana voleva il suo cuscino -
- E' un cane, non può fare richieste -
- L'ho letto nei suoi occhi! - sorrise il ragazzo alzandosi e tenendo una mano verso gli sconosciuti.
- Piacere Axel – disse cortese prima verso Bill e poi verso Tom che risposero presentandosi a loro volta. Dopodiché si girò verso Greta e spalancò le braccia – Greta, oh Greta! - disse teatralmente, abbracciandola, mentre lei rimaneva immobile con lo sguardo fisso davanti a lei, non sapendo quale delle mille facce di disappunto aveva tirato fuori Tom.
- Come stai? - le chiese dolcemente mentre lei cercava il ragazzo con gli occhi, non trovandolo.
- Bene bene – si girò e vide che il trio si era accovacciato per guardare i cuccioli, mentre lei era rimasta in balia di Axel.
- Tutto a posto quindi? - chiese una seconda volta indicando Tom con lo sguardo.
- Sì, tutto ok – rise Greis più tranquilla abbassando gli occhi..
Si girò e si accovacciò anche lei, per vedere i cuccioli. Erano minuscoli e bianchi, con gli occhi chiusi.
- Sono bellissimi – disse Bill quasi commosso accarezzandone uno con il dito.
- Già, sono proprio i figli di Hugo – commentò Tom orgoglioso.
- Che piccoli che sono -
- Sì e poi sono sette, cioè non so come ha fatto! -
- Non dovrebbe andare dal veterinario?! - chiese Greta
- Sì devo portarla ed anche questi batuffolini! -
- Sono bellissimi – disse ancora Bill preso da una sorta di paralisi facciale, mentre Tom si era alzato in piedi e si era acceso una sigaretta avvicinandosi verso Axel che era poco più lontano a sistemare la pompa del giardino dietro la cuccia di Diana.
Greta assistette alla scena con gli occhi sgranati, alzandosi anche lei a sua volta e seguendo il ragazzo.
- Vai con lo skate quindi? -
- Andavo, mi sono rotto tutto quello che potevo rompermi -
- Anche io – ammise Tom aspirando un po'  di fumo.
- Che ti sei rotto? - chiese Axel curioso mentre Greta si avvicina con un sorriso smagliante, prendendo Tom sottobraccio – Di che parlate? -
- Di ossa rotte -
- Interessante -
- Intendevo che anche io ci andavo, in realtà non mi sono rotto niente – continuò Tom verso Axel – solo qualche slogatura, non ho avuto tempo di rompermi le ossa -
- Oh, beh, c'è sempre tempo per quello... - rispose lui nascondendo dietro un sorriso un ghigno strano.
- In che senso? - chiese Tom abbozzando un sorrisino  e socchiudendo gli occhi, mentre Greta poteva cogliere perfettamente il tono da “ti faccio il culo stronzo” che il ragazzo aveva magistralmente nascosto dietro al sorriso.
Axel non fece in tempo a rispondere che sentirono la voce di Heike dietro di loro - CHI VUOLE DA BERE?! - i tre si girarono di colpo, e la videro andare verso la porta finestra del retro seguita da Bill.
- Io no, sto andando via – gli rispose il fratello, mentre lei annuiva ed entrava dentro casa e Axel lasciava Tom e Greta salutandoli  con un cenno del capo.
Bill nel frattempo cercava davvero di dire qualcosa di intelligente, ma non gli venivano proprio delle frasi di senso compiuto. Per cui decise di calmarsi interiormente perché lui che non sapeva cosa dire era alquanto assurdo. Si guardò intorno cercando spunti di conversazione, se non che cadde nell'ovvio e nel banale pur di dire qualcosa.
- Cavolo Heike questa casa è fantastica anche dentro... -
- Sai non mi aspettavo che uno come te si meravigliasse -
- Uno come me?! -
- Uno abituato a vedere posti così ogni giorno, o no?! -
- Sì... però mi sembrava carino dirtelo – sorrise dolcemente.
- Non ti devi disturbare, non gli do molta importanza, per me sono solo cose... -
- Saranno anche solo ed esclusivamente cose, però sono cose belle -
- Sì – ammise lei aprendo il frigo – saranno anche belle ma potrei farne a meno -
- Questo è il classico discorso che fa una persona che è cresciuta in mezzo alle cose belle -
- Ah sì? - domandò la ragazza curiosa, sorridendo.
- Sì – annuì lui sedendosi su una sedia dall'altro lato del bancone della cucina – io non sono mai stato povero, però non sono cresciuto nel lusso, ora la vedo la differenza... -
- Però adesso se tornassi indietro e non avessi più il lusso come ti sentiresti?! - chiese la ragazza posando quattro bottiglie di birra davanti a lui ed occhieggiandolo con quel tocco di malizia che Bill si soffermò a guardare, prima di risponderle.
- Malissimo credo – disse serio, per poi scoppiare a ridere .
- Quindi tu che sei cresciuto nella normalità non ne potresti più fare a meno, ed io che ci sono cresciuta dentro, potrei farlo... - rispose pensierosa – è una cosa che fa riflettere! -
- Potremmo anche farlo, ma aprimi prima la birra – Bill indicò il tappo mentre Heike già munita di cavatappi aveva aperto le altre.
- A lei -
- Grazie -
- Dai, torniamo fuori -

____

Tom si guardava intorno in quel giardino immenso, vedeva tanto verde intorno a lui ed anche Greta che controllava qualcosa sul cellulare. Si passò una mano sulla testa tornando a guardare i cuccioli di Hugo sul cuscino stinto su cui erano posati. Gli sembrava così strano che anche il suo cane una volta era stato così piccolo,  ed ora era lì, che gli arrivava al ginocchio e riusciva a trascinarlo per metri senza che lui se ne accorgesse. Mentre era accovacciato a guardare i cagnolini, probabilmente data la carica di nervosismo che aveva in corpo, si soffermò a ripensare alle poche frasi che aveva scambiato con il fratello di Heike; soprattutto si trovò a pensare che Greta appena aveva saputo che c'era anche lui, si era irrigidita, senza contare quella confidenza che avevano che non capiva da dove fosse venuta fuori. Si alzò di scatto e si girò verso la ragazza, dietro di lui, intenta a cercare qualcosa nella sua borsa.
- Che cazzo vuole quello da te? -
- Come? - deglutì Greta facendo finta di niente, mentre la parte con le monete del portafoglio si apriva rovinosamente nella borsa.
- Che vuole? “Greta Oh Greta” cos'è questa confidenza?! - chiese stizzito, avvicinandosi.
- Tom, rilassati – le rispose accovacciandosi e poggiando la borsa sul prato, per sistemare il problema delle monete – non è successo niente -
- Non mi piace, ti ha guardato troppo -
- Mi ha guardato troppo? - chiese lei perplessa alzando lo sguardo verso di lui, che si era accovacciato vicino a lei - Tom ti prego non fare il pazzo esaurito con le manie di persecuzione -
- Come mai questa confidenza? -
- Sono solo stata una sera qui a cena, lo sapevi! -
Tom serrò le labbra spiazzato - Lo tengo d'occhio comunque -
- Sì sì – lo liquidò chiudendo la zip del portafoglio e buttandolo nella borsa - va bene -
- Poi ha sentito che ha detto?! - continuò lui alzandosi.
Greta non riusciva a capire il motivo di tanto nervosismo; o meglio, lo riusciva a capire e lo sapeva in cuor suo che avrebbe reagito così alla visione di un essere di sesso maschile che non conosceva, ma fondamentalmente in quei cinque minuti passati a meno di due metri di distanza non era successo niente di compromettente con Axel, a parte quel saluto troppo confidenziale.
- Cosa ha detto? -
- Il fatto delle ossa rotte -
- Quindi?! - rispose alzando le spalle, senza capire.
- Tu non lo puoi sapere, sei una femmina, ma noi uomini ci capiamo... -
- Vi capite su cosa?! - chiese ancora più perplessa.
- Quella frase era a doppio senso... -
- Tom tu sei solo nervoso perché ti sei svegliato con il culo scoperto stamattina, rilassati per favore -
- Te lo dico io – continuò seguendola mentre si avvicinava alla porta finestra del retro della casa.
- Va bene, lo dici tu -
- E poi voleva sfidarmi, forse dovrei accettare la sfida -
- Split ti prego... - la ragazza si girò trovandoselo davanti. Alzò lo sguardo e chiuse gli occhi prendendo un sospiro.
- Voleva farlo! - rispose impuntandosi – C'era competizione! -
- Ma competizione su cosa? -
- Non lo so Greis, ma c'era! -
La ragazza scosse la testa e si girò di nuovo, subito affiancata da lui.
- Eccoli, prenditi una birra e stai a cuccia –  indicò Heike che usciva di nuovo fuori casa seguita da Bill che li guardò e sorrise a trentadue denti come un bambino.
- Vedi tuo fratello com'è felice oggi?! -
- Il fatto che lui sia felice non implica che anche io lo sia -
- Immaginavo -
- Tutte quelle cazzate sui gemelli omozigoti dovremmo smetterle di raccontarle in giro -
- EHI, VI MUOVETE VOI DUE?! - gridò Bill dall'altro lato del giardino sbracciandosi.
Greta prese Tom per un braccio, facendolo voltare – Split, ti prego, lo sai quant'è importante per tuo fratello... -
- Lo so – rispose lui serio – sento le sue vibrazioni di felicità, ma le sto combattendo -
- Ecco, cerca di non fare l'orso, per favore -
Lui non rispose, si limitò a spostare lo sguardo dagli occhi di Greta.
- Ti prego, - sorrise lei mettendogli una mano dietro al collo – fai il bravo bambino? Solo per me? -
Ci pensò un po' su e poi annuì - Va bene –
Greta si alzò sulle punte e gli dette un bacio sulle labbra che lui ricambiò con poco entusiasmo.
Arrivarono in una costruzione di legno vicino alla piscina, dove sotto all'ombra del legno Heike e Bill si erano già seduti e stavano ridendo rumorosamente.
- Che caldo che fa oggi! - esclamò Greta sedendosi vicino ad Heike dopo aver preso una birra dal tavolo.
- Greis, ti sei scordata di dirmi una cosa importantissima – la rimproverò Bill, mentre il gemello si era scolato mezza bottiglia ancora prima di sedersi sulla sedia.
- Cosa? -
- Non mi hai detto che Heike mi aveva disegnato -
- A proposito – si intromise la rossa mettendole una mano sul braccio – grazie per la figura di merda! - le disse scoppiando a ridere.
- No perché lei mi ha detto che tu me l'avevi detto ma non sapevo di cosa stava parlando! - rise il cantante.
- Oddio! - rispose la bionda imbarazzata – Scusa Heike davvero, me ne sono completamente dimenticata! -
- Non ti preoccupare, tanto immaginavo già la figuraccia! -
- Sicuramente sarà fighissimo! -
- A proposito della figaggine del fumetto – rise Heike – devo dirvi una cosa, riguarda anche voi perché non sarò a casa dalla prossima settimana e se volete venire a vedere i cuccioli dovrò lasciarvi in balia di mio fratello -
- Che succede? - chiese Greta preoccupata. Più per il fatto che sarebbe rimasto Axel che per altro.
- Ti ricordi quando ti avevo detto che stavo aspettando che mi approvassero il progetto!? - chiese eccitata verso la ragazza.
- Sì -
- Ecco, l'hanno fatto, e devo partire settimana prossima! -
- E' fantastico! - sorrise Bill.
- Congratulazioni – mormorò Tom finendo la birra.
- E' bellissimo Heike, davvero! -
- Ovviamente è merito mio no!? - urlò Bill facendo girare tutti verso di lui.
- Beh, non proprio – sorrise incerta la rossa. Lui tornò serio di colpo girandosi verso il gemello per cercare complicità  ma lui lo stava guardando seriamente scuotendo impercettibilmente la testa.
- Quindi – chiese Greta – dove te ne vai? -
- Lontanissimo, non posso crederci neanche io -
- Dove? - chiese Tom curioso, resuscitando dalla bottiglia di birra.
- Pasadena! Sono emozionatissima! -
- Cavolo... Pasadena... - rispose Bill guardandosi intorno per carpire gli sguardi degli altri due; soprattutto per capire se era l'unico a non sapere dove fosse Pasadena.
- Davvero? Non ho la minima idea di dove sia! - rispose Greis con candore dopo aver visto lo sguardo spaesato dell'amico.
- California – rispose un Tom monocorde, facendo voltare il gemello e la ragazza verso di lui – Non avete mai sentito Pasadena, California?! -
- No – disse Bill girandosi poi verso Heike per cercare conferma – E' in California?! -
- Sì – rise lei – Vicino Los Angeles -
Greta guardò Tom con un misto di orgoglio, era così contenta quando diceva cose intelligenti, senza però rendersi conto che Heike aveva appena pronunciato la parola Los Angeles. Los Angeles, quella dove sarebbero dovuti andare loro tre da lì a poco.
Subito dopo, Bill sgranò gli occhi e spalancò la bocca incredulo – Oddio! Noi staremo due settimane a Los Angeles -
Greta e Tom si guardarono perplessi mentre Bill dimostrava la sua felicità con un po' troppo trasporto.
- Eh? - chiese Heike – Seriamente? -
- Sì, oddio è stranissima questa cosa! -
- Che coincidenza! - annuì Greta abbozzando un sorrisetto.
- E' assolutamente fantastico ed anche allucinante, però sì... Bill ha trovato una casa a Laguna Beach, direttamente sulla spiaggia – rispose Tom fintamente felice dando una pacca sulla spalla a Bill così forte che per poco non sbatteva al tavolo di fronte.
- Sì l'ho trovata io – ammise sornione.
- Io sono felicissima perché ho trovato casa proprio stamattina, e non vedo l'ora di iniziare a lavorare alle altre tavole, davvero è stato inaspettato! -
- Te lo meriti, hai fatto un gran bel lavoro! -
- Allora brindiamo a L.A. - esclamò Tom alzando la bottiglia di vetro vuota.
- A L.A., ad Heike al fumetto ed a me che ci sono dentro – continuò Bill precisando.
Brindarono tutti un po' perplessi, eccetto Tom che si era perso a guardare nella sua bottiglia vuota.
- E voi come mai Los Angeles? -
- Vacanza -
- Sì, abbiamo bisogno di una pausa -
- Beh, vi divertirete sicuramente -
- E poi c'è Tomi che ci farà vedere quant'è bravo ad andare sul surf! - commentò Greta ridendo, dato che aveva saputo di episodi non proprio felici quando il ragazzo aveva provato una volta qualche anno prima.
- Guarda che sono bravissimo! -
- E' vero Greis, nonostante abbia il baricentro spostato -
- Tu non parlare! - rise Tom.
- Già tu non parlare – annuì Greta per poi girarsi verso Heike – Bill cade da fermo! -
- Per una volta che è successo! -
- Una volta?! -
Heike scoppiò a ridere per poi sorseggiare un po' di birra – Ma è fantastico, fammi vedere! -
- No a comando non ce la fa – disse Tom, più rilassato – solitamente succede quando fa più cose insieme -
- La smettete di prendermi in giro!? -
- Oggi è mercoledì, è il giorno della rivincita -
- Da quando? -
- Da adesso – annuì la bionda sicura.
- Heike non è vero, dicono così perché sono invidiosi - si giustificò Bill.
- Di cosa esattamente? - chiese la ragazza perplessa.
Lui alzò le spalle e si indicò con le mani – Mi pare logico no? -
- Cosa? -
Tom e Greta scoppiarono a ridere mentre Heike lo guardava con un sorrisetto incerto per cercare di capire a cosa si riferisse.
- Non ti ci mettere anche tu! - rise indicandola – Tre contro uno è ingiusto! -
- Povero Bibs – scosse la testa Greta – incompreso da tutti -
- E' vero! - annuì lui verso Heike – sono quello maltrattato perché sono il più piccolo! -
- Davvero? -
- Sì, il più piccolo e il più preso in giro... - rispose incrociando le braccia.
- Non gli credere! Gli piace fare la reginetta del melodramma! -
Heike socchiuse gli occhi e scoppiò a ridere, mentre Bill rispondeva offeso a Greta e Tom rideva.  Era piacevole quella situazione.
Non aveva un gruppo di amici da diverso tempo, ed ormai si era abituata a convivere con se stessa, che non si ricordava più cosa volesse dire ridere insieme ad altre persone. Probabilmente non risultava simpatica però aveva bisogno di tempo prima di aprirsi con una persona.
Sperava solo di averne abbastanza per farlo.

Guardava tutti quegli articoli sui Tokio Hotel e non le sembrava vero che i suoi amici fossero diventati famosi in così poco tempo, così tanto famosi. Comparivano ovunque, in TV, in radio, sui giornali, erano il caso dell'anno. E lei più li guardava, più era orgogliosa, ma al contempo più passava il tempo più non li riconosceva. Non sapeva quando Bill si era comprato quella determinata maglia o quando Tom aveva deciso di cominciare a mettersi i cappelli. Li sentiva sempre meno, e loro erano sempre più impegnati.
Un giorno mentre era alla solita fermata ad aspettare il solito autobus che l'avrebbe portata a scuola, vide due ragazze arrivare ridendo all'interno della casetta di legno in cui era seduta. Greta si strinse nelle spalle alzando il volume della musica nelle cuffie; stava ascoltando Gegen meinen Willen e non poteva sentire quello che le ragazze dicevano, ma non l'aveva mai viste prima d'ora da quelle parti, e le parve strano.
Si sentì chiamare da un braccio e si girò togliendosi un auricolare e guardando una delle due – Sì? - chiese infastidita.
- Anche tu sei una fan? -
- Una fan? - chiese Greta stupita.
- Dei Tokio Hotel! -
Greta scosse la testa rimettendosi l'auricolare nell'orecchio – No, non li conosco -


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Scusate il ritardo ma questo capitolo mi ha dato del filo da torcere. Infatti lo odio, non mi piace per niente; eccetto la prima parte del grande e sexy Tom-stripper. XD
Fatemi sapere cosa ne pensate, anche perché adesso danno i punti sulle recensioni, quindi spero siate un pochino più attive nei commenti!
Baci baci.

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Capitolo 17
*** Siebzehn. I part. ***


Questo è un capitolo Split&Greis only, ho dovuto dividere quello dell'America in due parti, perché era incredibilmente lungo, così la prima parte è dedicata esclusivamente a loro due. 

17. I Parte.

- Hai sentito i ragazzi? -
Greta alzò lo sguardo dal piatto mentre giocherellava con l'insalata, fissando il padre negli occhi mentre mandava giù qualche sorso di birra.
Scosse la testa tristemente – Non hanno tempo -
- Neanche per una telefonata?! - chiese l'uomo ridacchiando.
- Papi non ridere – rispose dispiaciuta – sono impegnati, non hanno tempo per chiamarmi -
- Certo certo – riprese lui annuendo – le rockstars dimenticano come si usa un telefono -
- Dai, non ti ci mettere anche tu per favore! - esclamò la ragazza lasciando cadere definitivamente la forchetta vicino al piatto.
- Scusami piccola, non pensavo che fossi così suscettibile sull'argomento-
- Lo sai che lo sono quando si tratta di loro -
- Beh visto che ti sei fatta dei nuovi amici pensavo ti fosse passata – rispose dolcemente facendole l'occhiolino mentre guardava fuori dalla finestra della cucina, continuando a ridacchiare.
Greta scosse la testa impercettibilmente girandosi a guardare dove stava guardando suo padre, per poi notare una testa nera che si abbassava velocemente da fuori alla finestra.
- C'è qualcuno! - gridò la ragazza alzandosi e andando verso la porta del retro della casa, mentre il padre scoppiava a ridere dell'espressione della figlia. Non fece in tempo ad aprire la porta che Bill le gridò in faccia completamente coperto di neve.
- AHHH! -
- Oddio! - disse lei colta di sorpresa – ODDIO! BILL! -
I due si abbracciarono ridendo e saltellando come due coniglietti pasquali.
- Quando... come? -
- Siamo qui di nascosto se ci scoprono ci fanno la pelle, ma non importa, quanto mi sei mancata! -
- Bill! - sospirò lei affondando il viso nella sua giacca, e nonostante facesse freddissimo stava incredibilmente bene.
- Ehi, qui c'è n'è anche un altro da salutare! -
Greta lasciò piano Bill e si girò di spalle, era in calzini in mezzo alla neve, ma non le importava molto in quel momento.
- Allora? - disse di nuovo Tom allargando le braccia – Che aspettiamo? -
- Vieni qui che sono solo con le calze! -
Tom sorrise e saltellò in mezzo alla neve facendo ridere la ragazza. Era sempre più bella, quello poteva notarlo ogni volta di più.
- Cretino! Come al solito! - gli sussurrò prima di finire dritta contro le sue braccia.


- Hai preso tutto? - gridò dal fondo delle scale, mentre Bill cercava di trasportare giù la sua valigia da 40 Kg.
- Non lo so Greis, ho dovuto far entrare tutto in una sola valigia, ed ho dei brutti presentimenti -
- Tipo? - chiese la bionda vedendo che se non lo aiutava sarebbe caduto sommerso dal peso del suo bagaglio.
- Non lo so, e se mi servissero le giacche di pelle? Intendo tutte le giacche di pelle... tutte Greis, come faccio? -
- Ma andiamo a Los Angeles ci saranno 30° all'ombra -
- Ma non puoi mai sapere! Metti caso c'è una tempesta di neve! -
- A giugno? -
- Il clima sta impazzendo Greis – gli rispose lui preoccupato mentre lei si avvicinava e prendeva la valigia dall'altro lato sollevandola – il buco nell'ozono si allarga, il riscaldamento del pianeta è una cosa seria -
- Smetti di usare la lacca allora! - lo imbeccò lei.
- Ma la mia lacca è... - posò la valigia a terra con il fiatone – ecologica! -
- Quante giacche hai portato quindi? -
- Solo due! - rispose mettendosi un dito tra le labbra – E' stata durissima scegliere -
- E le scarpe? - chiese la ragazza stuzzicandolo.
- Le scarpe – piagnucolò – lasciamo perdere per favore! -
- Dov'è tuo fratello? - gli chiese ridendo.
- TOM! - gridò il ragazzo – DOVE SEI? -
- UN ATTIMO! - sentirono gridare dal piano di sopra.
- TOM PERDIAMO L'AEREO! - urlò in risposta Greta.
- ARRIVO! -
- Devo finire di chiudere le finestre -
- Le hai chiuse sopra? -
- Credo di sì... -
- Credi? -
- Sì le ho chiuse! - rispose sicuro.
- Ok, hai preso il passaporto -
- Sì -
- Tu ce l'hai i biglietti? - le chiese Bill.
- ODDIO! - urlò Greta mettendosi una mano sulla fronte sgranando gli occhi.
- Oddio cosa? - chiese Tom scendendo le scale con la sua valigia guardandolo preoccupata.
- Ecco lo sapevo che te li saresti persa! Tomi, Greta si è scordata i biglietti -
- Come  ti sei scordata i biglietti? - domandò ansioso il ragazzo arrivandole davanti.
- Malfidenti che siete... - scosse lei la testa – Andiamo dai che perdiamo l'aereo... -
- Ce li hai o no i biglietti? - chiese Bill nervoso.
- Sì che ce li ho! -
- Ok, Tom chiudi le finestre io... io vado nel taxi... -
Greta lo guardò prendere la sua borsa ed uscire fuori di casa lasciandoli da soli a guardarsi con le valigie davanti alle scale.
Alzarono all'unisono gli occhi al cielo – Io chiudo le finestre tu porta il cadavere che c'è nella valigia di Bill nel taxi... -
Tom sbuffò prendendo la valigia del fratello e la sua trascinandole fuori, mentre la ragazza si preoccupò di chiudere tutta la casa.
Un'ora dopo erano riusciti miracolosamente a salire sull'aereo; avrebbero dovuto fare un cambio prima di arrivare a Los Angeles e lei già sapeva che avrebbe avuto di che annoiarsi, specialmente perché era convinta che i gemelli si sarebbero addormentati e lei sarebbe rimasta a fissare il sedile di fronte. Arrivati a Parigi e fatto il cambio, ben undici fantastiche ore di veglia la aspettavano. Più che altro perché non riusciva mai a dormire sull'aereo, ci provava ma anche se era stanca si trovava scomoda. Erano partiti da un'ora e Tom già era crollato con l'iPod a massimo volume nelle orecchie, meglio così, diventata particolarmente ansioso sugli aerei. Bill invece - con i suoi nuovi occhiali da vista – faceva il cruciverba alla fine di un giornale che era riuscito a comprare in aeroporto, tutto concentrato.
- La capitale del Perù? - chiese scuotendo la testa.
- Lima – mormorò Greta.
- Cazzo in geografia ho sempre fatto schifo... - rispose scrivendo il nome nelle caselline.
- Strano, eppure hai visto mezzo mondo... -
- A malapena mi ricordo dove abito... -
Greta rise sbirciando sul suo giornale – Fai la quindici verticale... -
- Ha scritto la critica della ragion pura... Kant, facile -
- Ventisei orizzontale -
- Bevanda con bollicine... facile... re-d-b-u-ll, no non ci entra... co-ca-co-la, neanche... ah, gassata... ok, sono un treno... quindici orizzontale, si cambia traslocando, casa, oddio non mi scrive la penna... -
- Beh, visto che sei bravo da solo io mi guardo una decina di film, dammi il portatile -
- Il bello addormentato l'ha messo sopra le nostre teste – sussurrò monocorde.
- Ed io come faccio a prenderlo? -
- Scavalcalo – rispose continuando a non spostare lo sguardo dal giornale – oppure chiama la tipa -
- L'hostess? -
- Sì, la tipa -
Greis si tolse la cintura e si alzò guardando da un lato all'altro dell'aereo, ma delle hostess nessuna traccia. Dopo diverse operazioni di manovra, dato che Tom si era spalmato letteralmente contro il sedile, riuscì a recuperare il portatile ed a gustarsi ben quattro film di fila. Bill ogni tanto la chiamava per chiederle qualche domanda allucinante inerente al suo cruciverba, che alla fine riuscì a terminare. Si addormentò anche lui mentre lei ormai sicura che non avrebbe preso sonno, continuava a guardare film, che le facevano anche abbastanza schifo, la collezione di Tom era pessima, ma non trovava niente di meglio da fare.
Nel bel mezzo di un cruentissimo film dove morivano tutti vide comparire “la tipa” che le disse qualcosa che lei non sentì. Si tolse le cuffie e la guardò perplessa.
- Come scusi? -
- Atterriamo tra mezz'ora – le comunicò sorridente.
- Grazie! - rispose Greta emettendo un sonoro sospiro di sollievo. Chiuse il portatile e lo mise a posto, per poi guardare prima a destra e poi a sinistra, doveva svegliarli.
Prese l'iPod di Tom e lo spense, togliendogli le cuffie dalle orecchie e spingendolo per un braccio – Split svegliati siamo arrivati -
Lui aprì un occhio per poi richiuderlo – Non è vero – mugugnò girandosi dall'altra parte.
- Sì che è vero, tra mezz'ora – rispose la ragazza, ma lui non dette cenni di vita.
- Tom hai dormito undici ore! -
- Sonno – si giustificò, e decise di lasciarlo un attimo perdere.
Si girò verso Bill e lo guardò qualche istante, prima di decidere in che modo svegliarlo.
- Bibs – sussurrò scuotendogli un braccio – Svegliati piccolo Bibs – cantilenò.
- Mhm... siamo arrivati? -
- Manca mezz'ora... -
- Oddio meno male – rispose aprendo gli occhi e guardando verso il gemello – Ma è morto? -
- Morte apparente, sì... -
- TOM! - gridò verso il fratello.
- Che c'è? - chiese stizzito girandosi – Ho sonno -
- Tom hai preso il sonnifero – gli disse Bill serio.
- Sì - rispose sembrando offeso.
- Che cosa hai preso? - chiese Greta sorpresa.
- Due gocc... -
- Quante gocce? -
- Non mi ricor... quat... fors – mugugnò a occhi chiusi.
- Si è drogato di sonnifero? - domando Greta scioccata girandosi verso Bill – Non finisce neanche le frasi Bill, non finisce le frasi! - disse nel panico.
- TOM! - lo chiamò ancora scuotendolo, ma lui non rispose.
- È probabile Greis, ma niente panico, al massimo lo prendiamo io da un lato e tu dall'altro... - disse serafico.
- Bill ma che stai dicendo?! Deve svegliarsi! - rispose la ragazza continuando a scuoterlo da un braccio – Tom cazzo apri gli occhi! -
- Ma perché continui a svegliarmi? -
- Perché DEVI svegliarti! -
- Greis stai calma, come atterriamo vediamo in che condizioni è... -
- Va bene – annuì lei appiccicandosi al sedile – Va bene, io lo sapevo che succedeva qualcosa, io lo sapevo... io volevo rimanere a casa -
- Greischen, facciamo quell'esercizio che abbiamo visto in TV l'altro giorno? – sorrise Bill – Inspira, espira, inspira, espira -
Greta lo guardò ed iniziò a respirare prendendo grandi respiri mentre la testa di Tom era crollata sulla sua spalla.
L'aereo atterrò poco dopo e miracolosamente riuscirono a tirare su il ragazzo e a farlo scendere. Riusciva a camminare da solo, ma era meglio se qualcuno lo indirizzasse, perché probabilmente camminava ad occhi chiusi ma nessuno lo vedeva perché aveva gli occhiali da sole sul naso.
Il momento di prendere le valigie fu poi particolarmente faticoso, visto che la ragazza in balia del rullo e del cadavere nella valigia di Bill si era dovuta far aiutare da qualcuno mentre l'amico teneva il fratello appoggiato contro una colonna, per non farlo cadere a terra.
Sembravano effettivamente un trio alquanto pittoresco; Greta teneva due valigie, la sua borsa e quella di Bill  con lo zaino di Tom sulle spalle, mentre Bill aveva la sua valigia in un braccio e Tom nell'altro che barcollava come se fosse ubriaco.
- Stiamo iniziando decisamente malissimo Bill, decisamente malissimo! - disse con il fiatone.
- Greta stai tranquilla, andrà tutto bene – sorrise il cantante uscendo finalmente dalle porte dell'aeroporto e poggiando di nuovo il fratello contro il muro.
- Ho sonno – disse di nuovo Tom, mentre Greta completamente sfinita, aveva iniziato a scuoterlo come una bambola di pezza.
- Tom svegliati! -
- Sono sveglio,  ma non riesco a tenere gli occhi aperti! - mormorò.
- Chiamo un taxi – disse Bill allegro saltellando verso il marciapiede.
- Split sei un disastro! -
- Greis scusa non pensavo che due gocce in più facessero questo effetto devastan... -
- E' già tanto che riesci a parlare, quindi stai zitto che è meglio! -
Il ragazzo chiuse la bocca ed appoggiò la testa contro il muro, mentre Bill tornava saltellando seguito da un uomo – Abbiamo il taxi, Greis metti le valigie, io prendo l'addormentato nel bosco -
- Che ne dici se tu prendi le valigie e io prendo biancaneve? -
- Dai, provaci a prenderlo – la sfidò – gli arrivi sotto l'ascella come pensi di farlo?! -
- Non sono un pacco postal... - provò a dire il chitarrista che nel frattempo stava scivolando lentamente verso terra, Greta lo riprese al volo e si accorse che no, non poteva riuscirci.
- Ok, va bene, tu prendi cenerentola io aiuto con le valigie... -
- Bill mi sento completamente rincogl... – gli disse il gemello appoggiandosi alla sua spalla.
- Questo è perché lo sei Tomi, ora ci sediamo nel taxi e dormi quanto vuoi, ok? - rispose candidamente.
- Grazie al cielo -
Il tragitto durò un'ora dall'aeroporto alla casa che aveva trovato Bill. Tom si era bene o male ripreso, anche se si sentiva particolarmente rincoglionito dal caldo e dal sonnifero e probabilmente anche dal fuso orario.
La casa era fantastica, proprio come voleva il cantante. Era tutta composta di vetri finestre, a due piani, completamente arredata di bianco con dei dettagli in giallo, come poltrone o vasi, sparsi per i vari ambienti.
Greta non poteva credere ai suoi occhi, specialmente quando vide la piscina e si accorse che da lì si poteva accedere direttamente sulla spiaggia. Non le sembrava vero.
- Ringraziatemi -
Erano tutti e tre fermi a fissare l'oceano di fronte a loro, con una sigaretta tra le labbra e una sensazione stupenda in corpo.
- Grazie Bibs – mormorò la ragazza abbracciandolo per un fianco mentre lui indicava l'oceano – Questa vacanza sarà epica! -
- Per quello che l'abbiamo pagata sarà epica sì – grugnì Tom aspirando altra nicotina.
- Vieni qui tu, sempre a brontolare! - lo prese con l'altro braccio e rimasero per un po' abbracciati a guardare l'oceano ed a sentire quell'odore di sale spingersi nelle narici.
- IL PRIMO CHE ARRIVA IN ACQUA VINCE! - gridò Bill lanciando la sigaretta per terra iniziando a correre verso l'acqua seguito subito da Greta e poi da Tom.
- Non vale! Avete le gambe più lunghe! - gridò la ragazza cercando di stargli dietro.
- Greis sei una lumaca! -
- Corri Greis, un morto vivente ti sta superando! - le gridò Bill ridendo un bel pezzo davanti a lei; continuò a correre fino a quando non li vide arrivare in acqua e cominciare a schizzarsi, mentre erano completamente vestiti.
Si fermò sulla sabbia mettendosi le mani sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato. Li guardò ridendo.
Era quello che stava aspettando, sentire quelle risate spensierate nelle orecchie, senza preoccupazioni, senza niente. Solo loro, e basta.


___

Greta spalancò gli occhi nel buio completo della stanza per rendersi conto che non era in camera sua e neanche nella camera di Tom. Si ricordò subito dopo che erano a Los Angeles e sospirò di sollievo. Era strano come a volte si svegliasse convinta di trovarsi in un posto ed invece si trovava in un altro. Si girò nel letto cercando il ragazzo, ma il posto vicino a lei era vuoto. Erano li da soli due giorni e sentiva ancora parecchio il fuso orario. Guardò l'orologio e si accorse che erano solo le nove di mattina, dove poteva essere andato a finire così presto? Si alzò sbadigliando e camminando ad occhi chiusi verso il bagno; era così luminosa quella casa che appena svegli dava fastidio agli occhi. Poco dopo scese le scale che portavano al piano di sotto e vide Tom vicino alla piscina seduto su uno dei divanetti bianchi con il portatile sulle gambe. Non si accorse di lei, così andò in cucina e si preparò il caffè dando a se stessa il tempo di riprendersi. Lo versò in due tazze quando fu pronto, e lo portò fuori.
- Buongiorno -
- Ehi... - Tom si girò e le sorrise, mentre lei gli porgeva la tazza con il caffè – Che stai facendo? - gli chiese sedendosi vicino e poggiando il caffè per terra per farlo raffreddare.
 - Stavo rivedendo un po' di cose vecchie – gli disse abbracciandola mentre con l'altra mano imitò la bionda e poggiò la tazza sul legno.
- Ho detto buongiorno – disse di nuovo lei guardandolo.
- Quindi? -
- Quindi voglio il mio bacio del buongiorno -
Tom la accontentò e tornò a guardare il portatile sorridendo.
- Cosa esattamente? -
- Cercavo un po' di ispirazione per scrivere... - rispose concentrato.
- Non ho mai capito perché non ci metti mai il tuo nome quando scrivi qualcosa... -
- Sono cose di Bill, lui scrive io suono, non me la prendo mica se compare il suo nome invece del mio, tanto i soldi arrivano sullo stesso conto – sorrise compiaciuto.
- Per una questione di orgoglio – rispose la bionda – a me piacerebbe avere il mio nome sotto alla canzone che ho scritto -
- Quando ne scriverai una farò in modo che ci sia il tuo nome -
- Grazie –
- Comunque, stavo riguardando un po' di cose vecchie, e non mi ricordo se io e Bill ti abbiamo mai detto una cosa... -
- Non penso, vi dimenticate di dirmi le cose più stupide figurati le cose importanti -
- Ok, allora... diciamo che ci sono un po' di canzoni che ti abbiamo dedicato senza che tu lo sapessi -
La ragazza si alzò dal suo abbraccio fissandolo scioccata – Eh? -
- Eh Greis, ce ne sono un po'... - rispose lui alzando le spalle – ma non potevo dirtelo sennò lo capivi che c'era qualcosa di più -
- Quali? Quante? -
- Compresa Für immer jetz ce ne sono quattro -
- E le altre tre quali sarebbero? -
- Sei sicura di volerlo sapere? -
- Aspetta aspetta – rispose mettendosi i capelli dietro le orecchie – voi avete disseminato canzoni in tutti e tre gli album e non me l'avete mai detto? -
- Già – annuì fissando lo schermo del portatile.
- Astuti – rispose compiaciuta tornando a posarsi sul suo petto.
- Ok, una penso che tu te ne sia accorta, perché... -
- Der letzte tag – rispose sicura incrociando le braccia.
- Ecco appunto -
- Me lo ricordo, eravamo sul tetto di scuola l'ultimo giorno di lezioni... era il 2004? -
- Sì – annuì Tom – una è quella -
- Ok, lo immaginavo, ma non pensavo che me l'aveste dedicata -
- Non era proprio una dedica precisa, però ci ricordava te... -
- Ti ricordi anche che tuo fratello stava per cadere di sotto?  -
- Sì con quel pezzo ci ha scritto Spring Nicht... -
- Vedi Bill come estrapola ogni cosa dalla vita vera! -
- Poi la seconda... - continuò senza ascoltarla.
- Sempre di Schrei? -
- Sì... -
- Non lo so... mi arrendo... -
- Ich bin nich' ich... -
- NO! -
- Come no?! -
- No, la odio quella... -
- Come la odi? -
- Fa schifo... -
- Non fa schifo! -
- Tom non vuol dire che siccome sto di fronte a te devo dire che è bella, fa schifo! -
- Ma come puoi dire che fa schifo, al massimo dimmi che non ti piace! -
- Non mi piace... -
- Ed io adesso come mi dovrei sentire? - chiese monocorde.
- Tom se queste cose me le avessi dette tipo quattro anni fa ora magari avrei un'altra opinione su quelle canzoni...-
- Se te lo avessi detto quattro anni fa allora avrei sofferto molto di meno... -
- Non mi rinfacciare la cosa come se fosse colpa mia! -
- Io non ti sto rinfacciando niente, sono io che ho fatto quella scelta e non me ne pento... eravamo troppo piccoli per stare insieme -
Greta sospirò guardandolo – Ok, non è vero che fa schifo... -
- Ma non ti piace... -
- Magari la ascolto di nuovo, un paio di volte, non la sento da tanto... - rispose mormorando sentendosi in colpa per quello che aveva detto.
Tom rise girandosi tornando a riguardare il portatile.
- La terza... di Zimmer però... -
- Fammi pensare – lo interruppe mettendosi una mano sotto al mento – Di Zimmer le mie preferite sono Nach dir kommt nicht... -
- No – disse Tom.
- Stich ins glück -
- No -
- Wir sterben niemals aus... -
- Neanche quella -
- Non vuoi sapere qual'è? -
- Aspetta prima ti dico quella che odio! -
- Qual'è? - chiese ridendo.
- Heilig, la odio! -
Lui scoppiò a ridere mettendo subito la canzone sul computer.
- Bravo Tom – si disse da solo – hai fatto proprio centro! -
- Bill l'ha dedicata ad Isa, è così chiaro! -
La risata del ragazzo infranse l'aria mentre Greta si era incantata a guardare per terra ascoltando le parole della canzone.
- Sentì? “Io credo in te”... bla bla bla... e tutte quelle sdolcinerie del cazzo che si dicevano, è chiaramente per Isa... -
- Non è per Isa – rispose scuotendo la testa.
- Come no? -
- No, è per te -
- Per me? - esclamò la bionda incredula – Ma io odio questa canzone! -
- A sto punto che me ne frega, io te l'ho scritta se non ti piace fatti tuoi -
- Tu me l'hai scritta? -
- Insieme a Bill – si corresse subito.
- Cioè su quattro canzoni due le odio, una mi ricorda Bill che tra un po' cadeva di sotto e l'altra mi ricorda quando non volevi più parlarmi... -
- Però con Für immer jetz ti ho detto che ti amo -
- È vero! - rispose lei sorridendo e prendendogli il viso con le mani – Ed è stato romanticamente romanticissimo -
- La prima e l'ultima volta! -
Si guardarono complici e risero per poi sbattere le fronti uno contro l'altra.
- Uno di questi giorni ti farai male -
- Tanto sbatto contro il vuoto -
- Ah ah ah – rispose lui ironico dandole altre tre piccole testate così tanto per.
- BUONGIORNO! - gridò Bill dalle scale con una mano davanti agli occhi – SIETE VESTITI? -
- Sì Bill – rispose Greta girandosi verso di lui – apri gli occhietti -
Il ragazzo dalle scale tolse la mano e li guardò dal vetro sospirando di sollievo – Meno male, di prima mattina assistere a scene del genere potrebbe traumatizzarmi -
- C'è il caffè in cucina – rispose la bionda non calcolandolo.
- Non c'è niente di più bello che svegliarsi la mattina e sentirsi dire “C'è il caffè in cucina” ancora prima di “Quanto sei bello appena sveglio” - esclamò fermandosi e stiracchiandosi tra la cucina e la porta finestra aperta che dava sulla piscina, sbadigliando a gran voce.
Greta scoppiò a ridere più per la scena che per quello che aveva detto e lo vide saltellare verso la caraffa del caffè.
- Bill ma Heilig non l'avevi scritta per Isa? - gli chiese la ragazza alzandosi dal divano e prendendo la tazza da terra.
- Io? - domando incredulo recuperando una tazza dalla lavastoviglie – No, perché? -
Greta si girò a fissare Tom che rideva scuotendo la testa guardando lo schermo del portatile.
- Pensavo di sì... -
- Quella canzone l'ha scritta tutta Tomi, io ho aggiunto qualche frase qua e là... -
La ragazza si girò completamente verso il ragazzo e alzò tutte e due le sopracciglia con un espressione sorpresa in viso – Come come come? - domandò tornando verso il divano – Qualcuno qui dice le bugie... –
- Ok, va bene! - ammise lui – L'ho scritta io in un momento di confusione spirituale -
- Ed era per me? -
- Sì – cantilenò lui chiudendo il portatile mentre Bill li raggiungeva e si sedeva vicino al gemello.
- Certo che era per te, è sempre stato un continuo Greta su e Greta giù per ogni cosa, una rottura di cazzo incontenibile... -
La bionda scosse la testa divertita e si sedette di fronte a loro bevendo qualche sorso di caffè.
- Già lo sa, non c'è bisogno di dirglielo di nuovo -
- Ed ogni volta che trombava con qualche tipa, veniva da me con i sensi di colpa galoppanti – continuò Bill, particolarmente propenso nello sputtanamento del fratello quella mattina.
- Ma la smetti?! - rise dandogli un pizzicotto sulla pancia.
Bill scoppiò a ridere mentre Greta li continuava ad osservare - “Ma secondo te ce l'ho qualche possibilità con lei?” - lo imitò ridendo – Oppure contava i giorni prima di dover tornare a casa... - rise ancora – lo faceva sempre, l'ha sempre fatto... -
- Giuro che ti affogo se non la smetti -
- Poi sempre dopo che si era scopato qualcuna mi diceva sempre “No ma non era niente, con Greis sarebbe tutta un'altra cosa” -
- Split – esclamò la ragazza scioccata –
- Sta esagerando, non lo sentire! -
- Invece è tutto vero -
Posò di nuovo la tazza per terra e si andò a sedere sulle sue gambe particolarmente colpita dalle confessioni di Bill. Non che non se l'aspettasse ma sentirselo dire le faceva piacere.
- Lo so che è tutto vero -
- Ah lo sai? - rispose Tom assottigliando lo sguardo.
- Certo che lo so – ammise lei.
Non fece in tempo a pensare altro che la prese in braccio e la lanciò in piscina, appena tornò in superficie scoppio a ridere, vedendo che alzava le spalle.
- Anche questo lo sapevi? - le chiese divertito, mentre Bill da dietro si avvicinava e lo spingeva a sua volta.

____

Aveva appena posato le tavole da surf fuori dal cancelletto di legno che separava il giardino e la piscina dalla spiaggia. Sicuramente si sarebbero divertiti, soprattutto lei si sarebbe divertita a vedere Tom che precipitava in acqua da fermo, dato che quel pomeriggio non c'erano onde per fortuna. Bill era uscito da cinque minuti dicendo che voleva andare in giro da solo, prendersi un caffè e vedere se succedeva effettivamente qualcosa; ma in quel posto non c'era niente di cui preoccuparsi, ed anche lui si sentiva particolarmente sicuro del fatto che non gli sarebbe successo niente. La ragazza si distese sul bordo della piscina, gocciolando acqua da tutte le parti; il sole era bollente e non ci avrebbe messo molto prima di asciugarsi. Nel momento esatto in cui posò la testa per terra, si accorse che doveva fare qualcosa, ma non riusciva a ricordarsi cosa. Ed in quell'esatto istante ovviamente, squillò il telefono.
Si alzò dandosi la spinta con le mani e raggiunse il cellulare posato sul divano bianco della piscina, vide che era Michelle.
- Ciao Mimì -
- Greta vieni su Skype non ho soldi al telefonociao! -
- Mimì? - chiamò la bionda guardando il cellulare, ma vide che aveva chiuso la chiamata.
Intravide in mezzo ad asciugamani, magliette e costumi, un angolo del portatile di Tom e lo prese, ritornando a sedersi sul bordo della piscina.
Dopo cinque minuti sentiva la voce di Michelle uscire dalle casse.
- Come va lì? - chiese solare.
- Al momento sono seduta sul bordo della nostra piscina, ci sono esattamente 25° e tra un po' andiamo a fare surf... per modo di dire... -
- Io invece sono in pigiama, sul letto, fuori ci sono 12°... -
- Non ti invidio per niente! Ma non sei da Georg? -
- No – disse monocorde – mi ha fatto incazzare -
- È impossibile! - rise la ragazza muovendo i piedi nell'acqua.
- Oh, sì che è possibile, sai cosa ha fatto lo stronzo? -
- Cosa? -
- È sparito, sai che vuol dire sparito? Volatilizzato? Per mezza giornata completamente evaporato nel nulla... - rispose nervosa.
- E dov'era finito? -
- Stava giocando alla Playstation con Gustav in studio ed aveva il telefono scarico -
- Dai, pensavo peggio – rise Greta.
- E per farsi perdonare stasera è venuto a casa con tre mazzi diversi di fiori perché non sapeva quale scegliere,  ma io sono stata irremovibile... -
- Un po' mi dispiace per lui, però hai fatto bene cazzo... non facciamoci mettere i piedi in testa per cortesia! -
- Esatto! Tanto mi è passato già tutto però glielo dico domani... -
- Mi dovevi dire qualcosa in particolare... - chiese la bionda poggiando una mano dietro di lei.
- Oh sì! - esclamò la mora - Sto guardando una bellissima foto in questo istante -
- Sì, di chi? - chiese curiosa.
- Allora, ti descrivo l'immagine; è su una spiaggia, c'è una ragazza bionda, con un costume verde a due pezzi, è in piedi che si raccoglie i capelli in una coda, al suo fianco c'è un ragazzo... -
- Anche io ho un costume verde! -
- Aspetta Greis arriva la parte bella... al suo fianco perso a guardare l'orizzonte, c'è un ragazzo alto, bel fisico, abbronzato abbastanza, ha un costume a fiori neri e bianchi... -
- Anche Tom ha-un-co... Mimì... non mi starai dicendo che siamo io e Tom quelli nella foto vero?
- Stai bene con quel costume Greis! -
- Grazie – rispose la bionda chiudendo gli occhi.
- Dove l'hai comprato? - rise ancora Michelle sperando che anche lei iniziasse a ridere.
- Ok, ok, che foto sono? Dove sono? -
- Ti mando il link -
- Ma io mi domando e chiedo come lo vengono a sapere, non è che abbiamo messo dei cartelli qui fuori- si animò la ragazza alzando una mano contro il cielo.
- Vi avranno visti all'aeroporto -
Greta sgranò gli occhi ricordandosi il loro magnifico ingresso trionfale a Los Angeles e sperava che nessuno avesse avuto il piacere di assistere a quelle scene a parte gente che non sapeva chi fossero - Speriamo di no, c'era Tom in condizioni pietose! -
- Allora non me lo chiedere, io continuo a controllare ogni giorno... però ormai dovresti essere abituata! -
- Ma è sempre stranissimo vedersi lì insieme a lui come se fossimo chissà quale coppia di VIP, veniamo da Magdeburgo cazzo! -
- Potevi venire da dove ti pareva, ma siete voi due, e devo dire che siete stupendi insieme... -
- Questo lo pensi perché sei nostra amica, non oso immaginare cosa diranno le sue fans... mi odieranno, ed io non voglio essere odiata -
- Di quello non ti devi preoccupare, non verrai mai a sapere di nulla, ci penso io a tenerti all'oscuro di tutto – la ragazza le invio il link, e Greta lo ricevette immediatamente.
- Sono bellissime, io ne farei incorniciare due tre... -
La bionda aprì il link che le era arrivato e immediatamente di fronte a lei si aprirono una serie di foto di lei, Bill e Tom, il giorno prima. Erano stati pochissimo in spiaggia, ma si vedevano entrambi in modo chiaro. Il paparazzo si era poi particolarmente soffermato a fotografarle il culo a quanto notava dalle foto successive, nell'esatto momento in cui si era piegata a raccogliere l'asciugamano posato sulla sabbia. Ormai una cosa del genere le sembrava abbastanza normale, anche se non voleva che fosse così.
- Sono di ieri – mormorò – la vedi la casa dietro? -
- Sì -
- È la nostra umile dimora! -
- Proprio umile, non c'è che dire! -
- L'ha scelta Bill -
- Umilissima... -
- Comunque non sono troppo male queste foto, sono uscita bene! -
- Visto? Cerchiamo di trovare il lato positivo! - rise Michelle.
- Il lato positivo sarebbe che potrei smetterla di fare le foto, c'è chi le fa per me! -
- Esatto Greis -
- Poi come torno ad Amburgo faccio un calendario e lo regalo a Tom per il suo compleanno... -
- Vedi che magnifiche idee che ti vengono... -
Greta cominciò a ridere cercando di trovare un lato positivo in tutto quello, ma a parte la storia delle foto non le veniva in mente altro - Meglio riderci sopra a questo punto... -
- Ma sì tanto ormai ti hanno visto, sanno chi sei... -
- Proprio quello che volevo evitare! - rise ancora più forte.
In quel momento comparve Tom al suo fianco; vide che si sedette al suo fianco con la sigaretta tra le labbra, incuriosito da quello che c'era sullo schermo di fronte alla ragazza. Riconobbe il suo bellissimo costume in un battito di ciglia.
- Non potevi evitarlo ancora per molto, sta andando tutto alla grande -
- Sì, lo so... -
- Hai intenzione di fargliele vedere? - le chiese Michelle.
- Le sta vedendo adesso – lo vide pensieroso prenderle il portatile dalle gambe e metterselo davanti mentre lei si avvicinava per continuare a parlare - dalla faccia sembra particolarmente felice! -
- Va bene, io ho fatto il mio sporco lavoro da spia, ora vado -
- Ciao Mimì, salutami tutti -
- Ciao Mimì – disse anche Tom.
- Ciao Tom -
- Baci –
- Visto che modelli? - gli chiese alzando un sopracciglio – Secondo me ci chiamano per qualche pubblicità -
- Fantastici – mormorò lui corrugando la fronte.
- Pensavo di farle stampare e farci un calendario, che ne pensi? -
Tom sbuffò chiudendo il portatile poggiandolo dietro di lui – Mi dispiace... -
- Di cosa? - chiese lei addolcendo la voce.
- Per questo... - indicò il portatile e le poso la testa sulla spalla aspirando un altro po' di nicotina.
- Per la prima volta sono tranquilla e tu mi dici che ti dispiace... Split, ma non è colpa tua... -
- Per la prima volta sei tranquilla? Di quante altre volte sei a conoscenza? - si allarmò il ragazzo mettendosi dritto con la schiena e fissandolo incuriosita.
- Ehm... un paio... - mormorò lei alzando le spalle.
- Anche quell'articolo in cui dicevano che te la fai anche con Bill? -
- E tu cosa ne sa? - domandò scioccata.
- No tu cosa ne sai, ho fatto di tutto per tenerti all'oscuro! - rispose lui con la stessa espressione.
- Io veramente pensavo che tu non lo sapessi, ed ho fatto IO di tutto per tenerti all'oscuro -
- Come potevi pensare che non lo sapessi? Io so tutto! -
- Non volevo farti preoccupare di più... -
- La stessa cosa volevo fare io -
- Bene... - concluse la ragazza alzandosi in piedi ed incrociando le braccia.
- Bene – continuò Tom - Sono solo articoli spazzatura, non vengono letti da nessuno -
- Eccetto che dalle fans dei Tokio Hotel! -
- Beh... eccetto loro, sì... -
- Perfetto... - la ragazza si girò di spalle ed andò verso la cucina.
- Perché stai facendo così? - le urlò dietro il ragazzo – GREIS! -
- Che sto facendo? - rispose lei calma – Sto andando di sopra! -
Entrò dentro casa e salì fino in camera, prendendo dalla busta che aveva preso quel pomeriggio le mute da surf che le avevano dato insieme alle tavole e tornò di sotto tranquillamente, tornando di nuovo verso la piscina. Tom era ancora lì, con gli occhi chiusi e la testa all'indietro.
- Mettiti questa – gli disse lanciandogli la muta addosso – andiamo a fare surf -
Dopo essersi preparati a vicenda uscirono dal cancelletto di legno che circondava la loro casa ed indicò a Tom le tavole che aveva lasciato lì vicino.
- Hai pensato a tutto – sorrise lui dandole un bacio sulla testa.
- Visto che brava? Ora come regalo ti prego cerca di non ammazzarti -
- Come sei scettica – rispose lui prendendo la tavola sottobraccio, mentre lei faceva lo stesso.
- Io non sono scettica, è che ti conosco -
- Appunto, dovresti essere cosciente del fatto che io sono perfetto in quasi tutti gli sport nonostante non ne abbia mai fatto neanche uno in vita mia -
- E' questo il punto – rispose la ragazza correndo verso la riva a causa della sabbia incandescente – tu sei convinto che sei bravo, ma sei scarso -
- Io?! - rispose oltraggiato.
- TU! -
- Io?! -
Greta si girò a guardarlo mentre erano arrivati finalmente sul bagnasciuga – Allora stai zitto e lasciamo parlare i fatti... -
Lui ammiccò e piantò la tavola nella sabbia, guardandosi intorno curioso – Senti ma hai controllato di chi è la zona?! -
- Cosa? - rispose la ragazza alzando un sopracciglio.
- Se ci sono dei surfers locali che hanno questa zona di spiaggia, non vorrei dover menare qualcuno per impedire che ti succeda qualcosa o altro... -
La ragazza già a metà frase aveva alzato gli occhi al cielo ed era entrata in acqua fino alle ginocchia, guardandolo immobile che gesticolava e parlava da solo.
- Io sento solo blablabla e blablabla -
Greta si mise a pancia in giù sulla tavola e cominciò a darsi la spinta con le braccia; non gliene fregava niente di cosa stesse facendo Tom, l'importante era che non si ammazzava, gliel'aveva detto.
Il mare era piattissimo, quindi non sarebbe potuto succedere niente di troppo pericoloso, a meno che non fosse arrivato uno squalo. Ecco sì, di quello aveva paura, e Tom lo sapeva perfettamente, dato che una volta le aveva fatto credere che gli squali si trovassero anche dentro i laghi.
Mentre galleggiava tranquilla avanzando verso l'orizzonte, vide il ragazzo che la sorpassava senza sembrare minimamente affaticato dalle bracciate che stava dando. Cominciò a remare più veloce per cercare di avvicinarsi, e piano piano ci stava riuscendo, anche se era convinta che lui lo stesse facendo a posta ad andare più veloce.
- Greis però c'è l'acqua piatta, e non c'è vento – si lamentò fermandosi e mettendosi seduto sulla tavola.
- Appunto – lo imitò la ragazza sedendosi – è perfetto per un pericolo ambulante come te -
- Io volevo cavalcare l'onda –
- La prossima volta la cavalchi l'onda, adesso goditi il panorama -
Davanti a loro il sole aveva cominciato a scendere, ed il cielo era di un arancione stupendo; effettivamente Greta non aveva mai visto tramonto più bello.
Proprio mentre aveva chiuso gli occhi per respirare a pieni polmoni l'aria dell'oceano, si sentì tirare per un piede, e cadde in acqua rendendosi conto subito dopo che era stato ovviamente lui.
Risalì in superficie portandosi i capelli dietro la testa e guardandolo malissimo – Sai quanto ci avevo messo a farmi i capelli? - gli chiese spazientita – No non te lo dico tanto non capiresti la gravità di quell... -
Non finì la frase perché il viso del ragazzo era diventato sempre più vicino, fino a quando non gli aveva mozzato la frase con un bacio. Si rilassò pensando al fatto che comunque erano solo capelli, e gli passo le braccia intorno al collo.
- Ma possibile che ti devi sempre lamentare? - gli chiese staccandosi.
- E' possibile – annuì lei – effettivamente lo faccio, quindi è possibile -
Tom rise avvicinandosi di nuovo e dandole un altro bacio, fino a quando non spostò lo sguardo dai suoi occhi e non li puntò lontano, tanto che li socchiuse anche leggermente.
- Cazzo... - mormorò impercettibilmente sgranandoli all'improvviso.
- Cosa? - chiese la ragazza seria.
- CAZZO GREIS UNO SQUALO! - le gridò in un orecchio facendola spaventare, mentre si girava di scatto iniziando a gridare anche lei – DOVE? DOVE? -
Tom la teneva per i fianchi, ed aveva cominciato a tirarle dei pizzicotti sulla pancia, e Greta appena si girò a guardarlo lo sentì ridere come un matto poggiato con un braccio sulla tavola vicino a lui. La ragazza si divincolò dalla sua presa cercando di raggiungere la sua tavola, ma Tom la tenne.
- Sei un coglione! -
- Ecco lo squalo – rispose lui avvicinandola mentre lei continuava a fare finta di nuotare, ma in realtà rimaneva ferma – GNAM! - le urlò nell'orecchio mordendole il collo.
- Cosa sarebbe questo? Ora anche gli squali pensano di essere Edward Cullen? - chiese Greta scocciata riuscendo finalmente a raggiungere la sua tavola.
- Dovevi vedere la tua faccia – rise il ragazzo– Stavi così! - le disse imitando una riproduzione molto vicina a quella dell'Urlo di Munch.
- Quanto sei idiota – rise  risalendo sulla tavola.
- Già vuoi uscire? -
- Mi hai fatto venire l'ansia degli squali, e mi sono ricordata che avevo promesso a Bill che cucinavo io stasera -
- Non dovevamo andare a mangiare il sushi? - chiese salendo anche lui sulla tavola.
- E' vero! - rispose Greta mettendosi una mano sulla fronte – Hai ragione! -
- Dai sbrighiamoci prima che l'incredibile Bill si trasformi -
- Cazzo i capelli Tom, i capelli! -
- Te li asciugo io, basta che ti stai zitta! -
- Tu non li sai asciugare i capelli – rispose stizzita remando verso riva con le mani.
- Scommettiamo? -
- NO! -
- Vedi non vuoi scommettere perché sai di perdere... -
- Tu non sai neanche come si accende una piastra! -
- Chi ti credi che li aggiusta i capelli a Georg? -
- Natalie! -
- Non ti fidi di me? -
- Come parrucchiere no, dati i danni che hai in testa -
- I danni che ho in testa? -
- Quei cosi che non ho mai capito che funzione abbiano -
- Preferivi i dreads? -
- Sì -
- Ti ricordo che li chiamavi “liane della giungla” -
Greta scoppiò a ridere guardandolo – Ma perché tu eri Tarzan! -

____

Non sapeva perché se ne fosse dimenticata, eppure era un operazione che faceva ogni sera da tre fottutissimi anni. Non lo sapeva e continuava ad imprecare mentalmente mentre cercava dentro le borse e nella valigia. Arrivò a cercare anche in quella di Tom, senza pensarci che era impossibile che le sue pillole fossero finite in mezzo ai suoi vestiti. L'ultima volta che le aveva viste erano nella sua borsa, ma non si ricordava se era ancora ad Amburgo o se erano già partiti. Erano tre giorni che non la prendeva ed il panico le era salito di colpo, facendole attorcigliare lo stomaco. Era impossibile che se ne fosse dimenticata completamente, era così precisa su quelle cose. Si sedette sul letto mettendosi le mani nei capelli non sapendo che cosa fare.
Si sentiva una merda, come se l'avesse fatto a posta a combinare quel casino, cosa che se realmente ci pensava non avrebbe mai e poi mai potuto fare. Lei non voleva un figlio, non voleva rimanere incinta in quel momento in cui le cose tra di loro erano perfette, non dopo così poco tempo che stavano insieme; non era passato neanche un anno e già erano arrivati in quel momento cruciale della loro vita. No, della sua vita perché non lo poteva sconvolgere annunciandogli una “presunta” gravidanza. Se diceva a Tom che erano tre giorni che non prendeva la pillola... no non glielo poteva dire, non poteva. E poi era impossibile che fosse possibile, era qualcosa di impensabile; non stava succedendo a lei, non poteva e non doveva succedere a lei.
Pensò a tutte le possibili soluzioni fino a quando non si ricordò di un particolare importante. La madre di Heike era una ginecologa, forse poteva aiutarla, spedirle una cazzo di ricetta, un qualcosa che potesse farle avere quelle fottute pillole il prima possibile. Prese il telefono e corse in bagno chiudendosi a chiave e sedendosi sulla vasca. Dalle pareti di vetro vedeva i gemelli in piscina che facevano i tuffi dal bordo, e le venne da piangere.
- Heike, sono Greta – disse aggredendola con la voce appena la ragazza rispose.
- Ehi, ciao, come stai? -
- Heike sono nel panico più totale mi devi aiutare! -
- Immagino che la risposta sia “male” allora... - sussurrò la rossa - Che ti è successo? -
- Non trovo più le pillole, sono nella merda, ti prego dimmi che tu sai un metodo, un qualcosa per averne una all'istante, mi sto per far venire una crisi di pianto -
- Greta stai calma -
- Non posso stare calma! E' tutto assurdo, io e Tom abb... -
- Ho capito – la interruppe Heike – ho capito... Ora stai calma chiamo mia madre e le chiedo se può fare qualcosa, tu nel frattempo non andare nel panico -
- Non vado nel panico è che potrebbero sorgere delle complicazioni, tipo tra nove mesi, hai capito? -
- Sì sì, ho capito -
- Oddio santo non posso non posso rimanere incinta non posso non posso Heike non posso – disse stringendo gli occhi e mettendosi una mano nei capelli stringendola a pugno.
- Respira prima di tutto e cerca di calmarti-
- Non ci riesco – rispose sentendo le lacrime negli occhi mentre vedeva Bill che urlava come un pazzo e si lanciava in piscina.
- L'hai detto a Tom? -
- NO! - le gridò in un orecchio – NON POSSO DIRGLIELO GLI VIENE UN INFARTO! -
- Ok, perfetto – rispose la ragazza sospirando – io ora devo andare, chiamo mia madre appena posso -
- Ok, va bene -
- Ci penso io, tu rilassati -
Greta chiuse il telefono e lo lancio nella vasca mettendosi una mano sulla fronte, disperata. Lo riprese appena vide che si era fermato vicino allo scarico. Non poteva rimanere lì dentro un istante di più.
Decise di prendere la situazione in mano; si alzò di scatto ed andò in camera, si vestì con le prime cose che trovò ed uscì di casa senza dire niente a nessuno. Doveva trovare una cazzo di farmacia, anche se non aveva idea se le farmacie fossero come in Germania, non sapeva neanche se esistessero delle farmacie in quel posto in cui l'avevano trascinata! Iniziò a maledire chiunque le venisse in mente, specialmente perché era a piedi, faceva un caldo insopportabile e non sapeva dove doveva andare. Pensò che il suo istinto alla sopravvivenza avrebbe vinto su quei piccoli problemi non rilevanti. Continuava ad essere convinta di essere rimasta incinta, non sapeva perché ma se lo sentiva che era successo qualcosa, nell'esatto istante in cui aveva scoperto tutto quel casino. Era stata una grandissima stronza! Come cazzo aveva potuto fare una cosa simile a lei e a Tom?! Una condanna, una tragedia di proporzioni cosmiche.
Si fermò in mezzo alla strada con lo sguardo perso nel nulla, non sapeva dov'era, e non sapeva dove stava andando. Si mise una mano sulla pancia e scosse la testa, come se fosse in una stato di trance; no non poteva, non doveva. Più le lacrime volevano uscire più le cacciava indietro, e se qualcuna per sbaglio le scendeva lungo le guance la asciugava via con il palmo della mani. Dal di fuori probabilmente sembrava completamente disperata, rispecchiando il suo stato d'animo interiore. Non poteva credere di averlo fatto... quello che solo qualche mese prima era stato uno stupido pensiero, poteva diventare estremamente reale, fisico. Poteva diventare un bambino; un cazzo di bambino suo e di Tom. Sentì il telefono vibrarle nella mano, e rispose pensando che fosse Heike.
- Pronto? -
- Ma dove cazzo sei? - le urlo Bill nell'orecchio.
- Sono uscita un attimo -
- Potevi avvisare – le rispose stizzito – ho fatto le scale tre volte per cercarti -
- Scusa sono uscita senza pensarci... -
- Già che sei fuori riporta la pizza, così non la ordiniamo -
- Ok -
- Tanta pizza che ho fame -
- Va bene – rispose monocorde chiudendo il telefono e stringendolo così forte che le nocche le diventarono bianche.
Si fece coraggio continuando a camminare; ogni passo che faceva era sempre più confusa. Poteva essere come non poteva essere, ma era come se non volesse scoprirlo e volesse aspettare fino a quando non le fosse cresciuta eventualmente la pancia, solo per non doverci effettivamente pensare.
Immaginava la faccia di Tom se glielo avesse dovuto dire, probabilmente non avrebbe più parlato per il resto della sua vita, il che fondamentalmente poteva essere una cosa positiva. Piuttosto non sapeva come avrebbe reagito al discorso di non avere il bambino.
- Tu non sei incinta! - disse ad alta voce, in tedesco, in mezzo alla strada, facendo girare una coppia di ragazze che le era passato accanto.
- Non sei incinta Greta, non lo sei, non lo sei – continuò da sola fissando il marciapiede.
Continuò a guardare a terra fino a quando non passò di fronte ad una costruzione bassa e non seppe perché ma le venne d'istinto di alzare la testa. Forse era un segno dal cielo, perché lesse proprio Laguna Drug sull'insegna. Aveva tutto l'aspetto di essere una specie di farmacia. Corse dentro proprio nel momento in cui il suo telefono cominciò a vibrare nella sua mano di nuovo. Se era ancora Bill gli chiudeva il telefono in faccia.
- Pronto? -
- Greta, Heike -
- Oddio dimmi -
- Non c'è bisogno della ricetta, ci sono le stesse che vendono qui, dovresti andare in una farmacia e non dovresti avere problemi -
- Oddio grazie! -
- L'unica cosa è che mia mamma mi ha detto di dirti che le probabilità che tu sia rimasta incinta non sono poi così basse, quando torni ad Amburgo vai a farti una visita -
Greta sgranò gli occhi e si bloccò in mezzo al negozio – Potrei essere rimasta incinta? -
In quell'istante, il fatto che qualcun altro avesse dato voce ai suoi pensieri, le congelò il sangue nelle vene.
- Dovevi prenderla entro dodici ore, sono passati due giorni... -
La ragazza spalancò la bocca rimanendo immobile con il telefono all'orecchio. Era come se tutto si muovesse a rallentatore in quel momento.
- Greta? -
- Sì – mormorò.
- Andrà tutto bene, goditi la vacanza e non ci pensare... -
La ragazza annuì accorgendosi di non avere salivazione – Grazie Heike... -
- Per qualsiasi cosa chiamami... -
- Va bene... -
- Ciao... -
Chiuse il telefono e scoppiò a piangere in singhiozzi al centro del negozio, ma non sapeva se era un pianto di felicità o di disperazione.


____


Tom allungò un braccio verso il lato di Greta; trovò prima la schiena, poi il fianco, che si alzava e abbassava al ritmo del suo respiro. Si avvicinò alla ragazza sospirando, facendo scivolare la mano sulla sua pancia, spostandola sotto la stoffa della maglia leggera che indossava. Faceva caldo, ed entrambi avevano confinato le lenzuola alla fine del materasso. Le spostò i capelli per poggiare il viso vicino alla sua testa e si inebriò del suo profumo. Non era un profumo particolare, era il profumo della sua pelle, che avrebbe riconosciuto ovunque. Fece scorrere la mano fino alle costole per poi tornare sul basso ventre, la pelle era bollente e nonostante facesse davvero caldo, non riusciva a staccarsi da lei, anche se la mano aveva cominciato a sudare a contatto con l'epidermide. Aprì completamente gli occhi quando sentì Greta muoversi e cambiare posizione, poggiò prima la schiena contro il materasso e poi si girò verso di lui; si ritrovarono viso a viso nella penombra della stanza, con le luci che provenivano dal giardino nonostante le tende tirate. Non riusciva a smettere di fissarla, era così bella quando dormiva. Fece scorrere la mano fino alla schiena e la accarezzò dal basso verso l'alto sentendo la ragazza muoversi ancora sotto le sue mani.
- Tom... - mormorò con la voce roca a pochi centimetri di distanza dal suo viso.
Sperava che aprisse gli occhi e lo guardasse ma gli prese semplicemente la mano e la tolse dalla sua schiena
– Fa caldo -
- Scusa... - sussurrò lui incerto ritraendo la mano e posandola sul lenzuolo bollente, continuando a guardarla. Non dava segni di essersi svegliata, probabilmente aveva sentito il suo tocco durante il dormiveglia. Si avvicinò di nuovo al suo viso passando impercettibilmente l'indice contro il suo profilo per poi fermarsi sulle labbra e tracciarne il contorno.
Sospirò sonoramente e chiuse gli occhi – Dio quanto ti amo... -
Appena riaprì gli occhi, con sua immensa sorpresa ne trovò un altro paio a fissarlo, si spaventò all'inizio ma poi sorrise.
- Non stavi dorm....? -
- Dillo di nuovo – mormorò la ragazza seria; aveva il cuore in gola e la stessa sensazione che aveva provato la prima volta che gliel'aveva detto. Sentiva il battito del cuore nelle orecchie e mischiare il suo respiro con     quello del ragazzo in quel momento non la stava aiutando ad aumentare l'aria nei polmoni.
Tom rise con gli occhi e le posò l'indice sulla guancia facendolo scorrere fino alle labbra – Ti amo Greis -
La ragazza sorrise abbracciandolo – Ti amo anche io -
 Appena le loro pelli si toccarono entrambi si accorsero di quanto fossero caldi, addirittura sudati.
- Fa caldissimo in questa stanza – mormorò la ragazza.
- Se mi lasciassi accendere il condizionatore... -
- Poi ci ammaliamo – rispose lapidaria Greta dandosi la spinta con il braccio libero e salendo a peso morto addosso al ragazzo.
- Così mi uccidi – sfiatò lui senza più aria nei polmoni mentre la ragazza aiutandosi con le mani si sedeva sopra la sua pancia.
- Split – rispose lei dolcemente non ascoltandolo – vieni su? -
Tom si appoggiò con i gomiti dandosi la spinta e si mise seduto facendo scivolare Greta sulle gambe.
- Che c'è? - chiese lui spostandole i capelli dal collo, che si erano appiccicati alla pelle.
Greta non disse niente, posò le ginocchia sul materasso e si avvicinò alla sua clavicola, lasciandogli una scia di baci sulla pelle sudata. Salì piano il collo mentre il ragazzo aveva già posizionato le mani sotto alla maglietta bagnata accarezzandole la schiena con le dita.
- Ich bin nich' ich wenn du nicht bei mir bist – ridacchiò al suo orecchio, mentre lui arrivato ad allargargli la maglia dato dove aveva fatto arrivare le mani, la aiutò a toglierla, lasciandola semi nuda di fronte a lui. Le prese la testa dal collo, affondando le dita nei capelli e le bacio il petto non curandosi del caldo che stava sentendo in quell'istante.
- Was hast du mit mir gemacht – disse tra un bacio e l'altro - Ich seh mich immer mehr verschwinden – continuò sussurrando una volta arrivato a baciarle il collo.
- Addirittura? - rispose lei ridacchiando poggiando la fronte contro quella del ragazzo.
Tom le passò le mani sulle gambe fino a fermarsi sugli short, posandole sui fianchi, sopra la stoffa.
- Sì -
Greta gli prese la testa posando i gomiti sulle sue spalle e le mani sulla fronte, alzando il viso verso il suo; lo fissò negli occhi e scosse piano la testa -
- Avrei voluto che me l'avessi detto prima -
- Io no, – mormorò impercettibilmente fissandola con talmente tanta intensità che il cuore di Greta aveva ricominciato a battere all'impazzata – non avevo la testa per tutto questo – le sfiorò il braccio, passando la mano dal polso al gomito, mentre lei si afflosciava su se stessa lasciandogli la fronte.
- Ehi, Greis... - disse lui alzandole il mento con la mano – non importa, è passato -
- Mi sento tremendamente in colpa -
- Ma non è colpa tua -
- Avrei dovuto capirlo comunque – rispose rannicchiandosi contro il suo petto, mentre lui la abbracciava. Ormai erano talmente sudati che scivolavano quasi appena si toccavano.
- Da cosa esattamente? - rise Tom – Ero un attore fantastico... -
- Quando ti ho baciato per sbaglio -
- Quello non era un bacio per sbaglio! – ridacchiò il ragazzo – Aspetta di quale dei due baci per sbaglio parli? -
- A scuola, contro l'armadietto -
- Oh, già – annuì lui – ora ricordo, ma non era un vero bacio -
- Quello che era era – ammise Greta – ma dalla tua faccia dovevo capire che era successo qualcosa -
- Mi avevi solo colto alla sprovvista – continuò lui – e poi stavi facendo Wonder Woman, che cosa avrei dovuto fare? -
- E' vero, ti stavo salvando da quel coglione di Rick -
- Quanto ti ho odiato in quel momento... -
- Dovevo lasciare che ci prendesse per il culo tutto l'anno? Bill era il terzo giorno di fila che veniva minacciato di morte... -
- Ci stavamo pensando io e Andreas... -
- Non è vero – rise Greis – che bugiardo che sei... la verità è che le stavi per prenderle ed io ti ho salvato il tuo non culo -
- Ok, ma non diciamolo in giro... - rise lui – ricordiamoci piuttosto tutte le volte che il valoroso Tom Kaulitz ha preso a pugni i tuoi innumerevoli amanti -
- Due volte è successo! - rispose Greta spingendolo e cadendo insieme a lui sul materasso.
- Ma entrambi erano più grossi di me -
- E quando siamo finiti in presidenza perché avevi menato, chi era non mi ricordo? E c'era anche Bill? Poverino, non aveva fatto nulla! -
- Non mi ricordo neanche io... però Bill sempre in mezzo si trovava per colpa mia, povero fratellino... -
- E quando abbiamo allagato la palestra? -
- Bill ha allagato la palestra! - rise Tom rotolando su un fianco – Quel cretino non aveva chiuso la pompa dell'acqua -
- La sua faccia... non me la dimenticherò mai... -
Tom rise e le spostò i capelli dietro l'orecchio – In quel momento l'ho capito – le sussurrò.
- Cosa? -
Lui distolse timidamente lo sguardo prendendole una ciocca di capelli biondi e rigirandosela tra le dita - Che ti volevo solo mia -
- Quando abbiamo allagato la palestra? -
- No quando sei corsa indietro per prendere gli zaini; mi hai... -
- ...ti ho sbattuto contro il muro e ti ho detto di stare zitto o di sparire, perché mi serviva la ricerca di biologia -
- Sì... -
- Me lo ricordo come se fosse ieri – ammise la ragazza socchiudendo gli occhi - E quel bacio di qualche giorno prima non ti aveva sconvolto vero? -
- Sì va bene – ammise lui – mi aveva sconvolto, però quando mi hai lanciato contro il muro ho capito tutto -
Greta rise di cuore sbattendo la testa contro il suo petto – Che scemo! -
- È vero! -
- Ci credo... - annuì lei dandogli un bacio a stampo per poi tornare a guardarlo.
- E tu quando l'hai capito? -
- Che ero una deficiente perché mi piacevi? -
- Esatto -
- Penso di averlo sempre saputo... dall'asilo -
- ECCO! - si animò Tom – Quando mi avevi detto che volevi essere la mia ragazza non me lo sono sognato! -
- Ero piccola e stupida! -
- Ed io ti dissi di no, me lo ricordo! - rise lui.
- Non mi hai detto di no, mi hai detto “ti faccio sapere” - scoppiò a ridere la ragazza  - un bambino che dice una cosa del genere... assurdo! -
- Ero precoce... -
- Poi per il resto degli anni non ci ho più pensato, è bastato un gesto quando te ne stavi andando per l'ennesima volta e lì l'ho capito -
- Cosa ho fatto? -
- Mi hai abbracciato in modo diverso e quando mi ha detto “Mi mancherai”, ho sentito lo stomaco arrivare in gola ed il cuore in testa, è stato qualcosa di inaspettato, ma in un certo senso non vedevo l'ora che succedesse -
Tom rise e le mise un dito sulla punta del naso premendogliela. Greta sorrise e fece la stessa cosa con la punta del naso del ragazzo.
- Perché non ce lo siamo mai detti? - chiese lui dopo un po'.
- Cosa? -
- Il momento che ha cambiato tutto -
- Forse perché non era importante -
- Certo che è importante... -
- Ce lo stiamo dicendo adesso, su un letto in cui ci saranno 50° mentre continuiamo a sudare come maiali, direi che è l'atmosfera perfetta! -
- Mi fai accendere il condizionatore? -
- NO! Ci raffreddiamo! - si impuntò di nuovo.
- Che palle! - sbuffò lui asciugandosi la mano contro il cuscino.
- Dai che perdiamo liquidi, e come se stessimo facendo la sauna – mormorò Greta cercando di essere convincente.
- Vorrei perderli in altro modo i liquidi, soprattutto perché ho le tue tette premute sul mio petto -
- Devi imparare a combattere l'istinto -
Tom scosse la testa girandosi verso il suo comodino, allungò la mano per prendere il cellulare. Premette un tasto e lo schermo si illuminò invadendo la stanza di una luce bianca.
- Le 4.10 – mormorò posandolo di nuovo sul comodino e girandosi verso Greta – Che facciamo? -
- Mi è passato il sonno -
- Anche a me -
- Mhm... -
- Io so cosa potremmo fare -
- Anche io lo so cosa potremmo fare – annuì la bionda abbracciandolo.
- Cosa? - chiese Tom malizioso.
- Potresti coccolarmi mentre continuiamo a parlare... -
Il ragazzo sbuffò abbracciandola a sua volta, non era proprio quello che aveva in mente lui ma poi rise notando lo sguardo di disappunto della ragazza.
- Va bene... -
Rimasero in silenzio qualche istante prima che Tom non si spazientì.
- Allora? Parla! - la incitò.
- Aspetta! Sto pensando! -
- Vedi che dovremmo agire invece di parlare – sussurrò lui baciandole il collo scendendo verso il petto.
- Ok, ho pensato – si animò la ragazza – ti sei pentito? -
Tom si staccò di colpo dalla sua pelle e la guardò sgranando gli occhi.
- Di cosa? -
- Non di me... - puntualizzò – di aver iniziato tutto quando eravate piccoli? Non me l'hai mai detto... -
- Del gruppo dici? -
- Sì... -
- Beh, se mio figlio venisse da me a tredici anni e mi dicesse che ha un contratto discografico, probabilmente lo chiuderei in camera fino ai diciotto... - disse pensieroso.
La ragazza rimase impassibile, anche se a quell'affermazione il suo cuore aveva saltato un battito. Cercava di non pensarci, ma ogni volta che il pensiero si posava su quell'idea, le faceva quasi male.
- Perché? - mormorò impercettibile.
- Perché lo so cosa vuol dire, quel mondo fa schifo. Eravamo troppo piccoli, il successo ci ha risucchiato, come hai potuto ben notare... ed è una droga, poi i fans, Bill... se potessi tornare indietro cambierei tante cose... -
- Cosa cambieresti? - rispose Greta mettendo la mano sotto all'orecchio e l'altra sul braccio di Tom.
- Non lo so – rispose cupo abbassando lo sguardo – Bill... -
- Cambieresti Bill? - domandò la ragazza perplessa.
- No – sospirò – avevi ragione quando mi dicevi che c'era qualcosa che non andava con lui -
- E cos'è? -
- Non lo vedi com'è? Qualsiasi cosa che dobbiamo fare per il gruppo gli pesa, lo fa a forza, non c'è più la voglia di prima, né da parte sua né da parte mia. Eccetto il tour, il resto è da buttare nel cesso. Ne abbiamo parlato tanto tra di noi, e siamo tutti nelle stesse condizioni -
- Ma si tratta solo di prendere una pausa e di rilassarsi – disse Greta preoccupata, non pensava che quel discorso sarebbe andato a finire in quell'aera di discussione.
- No – continuò Tom spostando lo sguardo – lo vedi com'è diverso lui? Ci sono due Bill, e il Bill dei Tokio Hotel non sopporta più niente che riguardi i Tokio Hotel, glielo leggo negli occhi ogni volta -
- Split – mormorò Greta – ma tu stai bene? -
- Io sì – sorrise lui – ci sei tu. Ma lui è da solo, voglio dire... io ho anche te con cui poter parlare di altro che non sia il lavoro, con cui posso non pensare... -
- Ma lui ha noi! -
- Non è la stessa cosa Greis -
- Gli siamo sempre bastati noi, cosa c'è di diverso ora? -
- Ha bisogno di innamorarsi, lo sai benissimo -
- Lo so, – disse  mettendo il gomito sul cuscino e reggendosi la testa con la mano – ma ha noi! -
- Ci sento – continuò Tom – ho capito che ha noi, ma ha anche bisogno di qualcun altro... -
- Con Heike come lo vedi? -
- Sembra preso -
- Potremmo spingerlo un pochino? - provò a proporre la ragazza.
- Potremmo... - annuì pensieroso.
- Ok, allora lo spingiamo noi – decretò la ragazza.
- E se cade? - chiese Tom preoccupato.
- Lo raccogliamo, come abbiamo sempre fatto.
Tom lo strinse premendo le labbra contro la sua fronte madida di sudore, fino a quando non sentì di nuovo la sua voce.
- Split...? -
- Dimmi... -
- Accendi il condizionatore... -



- Come avete fatto a fuggire? -
- Pensano che siamo ad Amburgo a scegliere dei vestiti, ma abbiamo convinto mamma a venirci a prendere, se David lo scopre come minimo ci ammazza – disse Bill ridendo.
- Tutto solo per vedere te, quindi se dovesse succede qualcosa sappi che la colpa è solo tua – continuò Tom socchiudendo gli occhi.
- Sono contenta di vedere che state bene... -
- Stiamo più che bene Greis, i concerti stanno andando alla grande tutto sta succedendo troppo in fretta! -
- Ormai ho perso il conto di quante persone mi hanno chiesto l'autografo! - esclamò Tom eccitato – Ti rendi conto? -
- In effetti non capisco cosa ci potrebbero fare con il tuo scarabocchio... - ammise la ragazza perplessa.
- Non lo so! Ma me lo chiedono capisci?! Senza contare che ci sono una marea di ragazze che vogliono venire a letto con me! - disse ancora più entusiasta mentre Greta lo guardava ridendo.
- È assurdo sì! Chi sono queste pazze!? -
- Non è tanto assurdo... -
- Ah già, com'era quella storia delle venticinque ragazze? - rise la bionda seguita da Bill.
- Sì va bene, quella era una cazzata però è vero che mi vengono a cercare! -
- Incredibile Bill... -
- Lo so, ma lascialo perdere un attimo e dammi retta... - rispose con enfasi prendendo delle cose dalla sua borsa – questo è tuo, quest'altro anche, poi devo darti una marea di cose che mi hanno regalato ma che non mi piacciono... -
Bill aveva posato sul piano della cucina due CD masterizzati che Greta guardava stupita, insieme ad un quaderno e dei fogli volanti.
- Che ci devo fare?! -
- Devi vederlo, è il nostro il DVD live e quella è la riedizione di Schrei con altre canzoni alla fine, scusa ma non c'è ancora la copertina pronta... -
- Cosa? - esclamò sorpresa – Vi hanno fatto un DVD live?! -
- Sì, è fantastico! -
- Non ci credo... -
- E poi... - continuò Tom – abbiamo delle canzoni da farti leggere... -
- Sì – annuì Bill – è fondamentale che tu ne legga una in particolare... penso che finirà sul secondo album... -
- State già pensando al secondo album? - chiese scioccata.
- Sì Greis, nel music business devi stare sempre un anno avanti coi tempi, quindi stiamo già pensando al secondo... -
- No ragazzi non riesco a seguirvi... -
- Devi solo leggere questi fogli, ho fatto le fotocopie... - continuò Bill – ma devi soffermarti su questa, QUESTA GUARDA! - continuò aprendo un foglio e mettendoglielo sotto al naso – QUESTA! -
- Ho capito, questa! -
Greta prese il foglio e lesse le prime righe della canzone, con la calligrafia storta di Bill.
Ich halt mich wach für dich...
Perse un po' di tempo a leggerla sgranando gli occhi ad ogni riga - Oddio... sarai per sempre sacra? A chi l'hai scritta? - chiese incredula.
- L'abbiamo... - Tom dette un calcio a Bill poco prima che Greta alzasse lo sguardo – L'ho scritta... io...da solo, esclusivamente io... non so... una figura che mi appare nella testa – gesticolò incerto.
- Bill l'hai scritta per Isa?! - chiese la bionda con aria di rimprovero.
- NO! - rispose lui alzando le spalle e guardando prima il gemello e poi l'amica – No, davvero! -
- E per chi è allora...? -
Tom giocherellò con il piercing fissandola mentre guardava Bill con quell'aria corrucciata.
- Nessuno – disse d'impulso.
Greta si girò a fissarlo – Una canzone è sempre dedicata a qualcuno Tom... -

____

Sono stata super veloce, lo so! Ma era già scritto...
Anche se in alcune scene non succede niente di troppo rilevante, mi piace perdermi nei meandri del loro rapporto, anche se forse vi potrà risultare noioso, ma in ogni frase ci sono dei collegamenti ad altre cose.
Secondo voi Greta è incinta oppure no?! Sono aperte le scommese!
Grazie a tutte le donzelle che hanno commentato il capitolo precedente.
Baci

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Capitolo 18
*** Siebzehn. II part. ***


Allora, è particolarmente lungo. A L.A. ne succedono parecchie. Se alcune cose non vi tornano ovviamente tenete sempre conto che ci saranno flashback nei capitolo prossimi ed anche nel seguito - oh sì ci sarà un seguito. Sono eventi spalmati temporalmente in una settimana dieci giorni, ovviamente in ordine cronologico.
Che altro dire? Enjoy... ah, l'altra volta ho dimenticato di farvi vedere la casa. ^^



17 II parte.

Before I met her I was sad.

- Eccolo qui -
Tom si girò di colpo chiudendo l'armadietto e vide un'ombra minacciosa sovrastarlo, mentre si comprimeva contro il metallo freddo dietro di lui.
- Che cazzo vuoi? - gli rispose calmandosi, una volte che vide di chi si trattava. Era un bullo della scuola, uno di quelli che dava fastidio a Bill; ed ora probabilmente avrebbe cominciato a dare fastidio anche a lui, ma non aveva paura per niente, anche se era alto e largo il triplo di lui.
- Non sei a difendere la sorellina? - domandò ridacchiando, subito seguito nella risata da tre appendici che si portava dietro. Tom non era molto sicuro che quei tre sapessero parlare o elaborare un concetto di senso compiuto.
- Ti ho chiesto che cazzo vuoi Rick, mi stai facendo perdere tempo – rispose masticando lentamente le parole.
Il ragazzo si avvicinò posando un braccio vicino alla testa di Tom e avvicinandosi al suo viso, mentre si fissavano con aria di sfida.
- Ti propongo una tregua Kaulitz – mormorò a bassa voce, come se nessuno dovesse sentirli.
- Ti ascolto – rispose Tom alzando il mento per fissarlo meglio in quegli occhi da topo che aveva.
- Diciamo che io lascio in pace la tua sorellina, se fino alla fine dell'anno mi passi i compiti di matematica... sai ho visto che sei particolarmente bravo, non l'avrei mai detto su un tipo come te -
Tom sogghignò beffardo scansandolo e facendo qualche passo mentre ridacchiava – Vai al diavolo Nurberg -
Il ragazzone lo prese per la maglietta e lo spinse di nuovo contro l'armadietto facendogli cadere lo zaino. Tom sentì distintamente il rumore che produsse il metallo dietro di lui al contatto con le sue spalle.
- Forse non ci siamo capiti Kaulitz – continuò avvicinandosi esponenzialmente al suo viso, tanto che sembrava lo volesse baciare – la mia proposta non è negoziabile -
- Neanche il mio vaffanculo – rispose sorridendo, alzandogli il dito medio di fronte agli occhi, mentre poteva notare la sua espressione cambiare radicalmente in meno di un secondo.
Lo prese per la maglietta e si girò scaraventandolo per terra; per quanto potesse essere attaccabrighe Tom, non era sicuramente forte come il ciccione che aveva di fronte.
- Allora vuoi essere picchiato anche tu insieme alla tua sorellina? -
- Bill è un maschio – rispose soffiando dalle narici pronto a rialzarsi.
- Certo – rise ironico seguito dagli altri tre dietro di lui – completamente truccato da frocio, come no! -
Tom si appoggiò ai gomiti e si alzò piano aiutandosi contro il muro.
- Non parlare così di mio fratello... – mormorò a bassa voce mentre sentiva la rabbia crescergli in petto.
- Perché altrimenti cosa mi fai? - rise Rick fissandolo con aria di sfida – Lo dici alla mamma? -
Il rasta serrò i pugni e si avventò contro il tipo che aveva di fronte, lo spinse contro gli armadietti, ma non fece in tempo a tirargli un pugno che gli altri tre lo avevano già preso di peso e scaraventato a terra.
Uno di un anno più grande di lui, gli dette un calcio sulla pancia, che lo fece piegare in due dal dolore, quando all'improvviso sentì la voce di Greta vicino a lui.
- Pezzo di merda perché non meni anche me già che ci sei? – sentì dire dalla ragazza.
Tom alzò lo sguardo e la vide che si era messa tra lui e il gruppetto, serrando i pugni; cosa diavolo stava facendo?
- Kaulitz, ti fai salvare da Kerner ora? - ridacchiò Rick urlando contro Tom, che tentava di rialzarsi dal pavimento.
- Greis vattene! - disse mettendo entrambi i piedi a terra.
- Stai zitto Split! – rispose la ragazza mettendosi di nuovo in mezzo – Cos'è Nurberg le ragazze ti fanno paura? - gli chiese sfidandolo – Dai, menami brutto ciccione lardoso! MENAMII! - gli urlò indicandosi.
Rick la fissò basito - Kerner tu sei pazza! -
Greta gli andò davanti iniziando a spingerlo ad ogni frase che diceva.
– Brutto pezzo di merda – e lo spinse - se ti vedo ancora rompere i coglioni ai miei amici – e lo spinse ancora – giuro che ti stacco la testa! - lo spinse definitivamente contro gli armadietti fissandolo in cagnesco – Sono stata abbastanza chiara o la tua testa rinsecchita non ci arriva?! -
Il ragazzo serrò la mascella distogliendo gli occhi da quello sguardo di ghiaccio – Andiamo – disse ai suoi scagnozzi allontanandosi da Greta, mentre gridava all'indirizzo di Tom – Non è finita Kaulitz! -
La ragazza alzò gli occhi al cielo e tornò verso l'amico che aveva assistito alla scena con la bocca spalancata.
- Stai bene? - gli chiese mettendogli una mano sulla spalla.
- Ma che ti sei completamente impazzita?! - urlò lui scostandosi – Era tutto sotto controllo! Non ti dovevi impicciare! -
- Ma se eri a terra agonizzante! - gridò lei in risposta indicando il pavimento.
- Non sono affari tuoi Greis – rispose lui aprendo di nuovo l'armadietto.
- Non sono affari miei? - chiese avvicinandosi al suo viso – Non lo sono Tom?! -
Lui serrò le labbra e si girò a fissarla – No Greis, non lo sono – mormorò incredibilmente serio.
Lei aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi sospirò ed annuì contemporaneamente con la testa. Posò la mano sullo sportello dell'armadietto e lo chiuse con forza vicino al viso di Tom, tanto che lui sentì l'aria spostarsi sulla pelle. Rimase con la mano attaccata al metallo freddo sentendo il suono dello schianto rimbombare nel corridoio vuoto.
- Perfetto! - disse asciutta, prima di voltargli le spalle e scomparire dietro il primo angolo.

Greta entrò dentro casa lasciando la chiave sul tavolino dell'ingresso, posò la borsa sulla sedia ed avanzò verso il soggiorno, notando i gemelli seduti sul divano che la fissavano con aria greve. Tom aveva dei fogli in mano e il viso serio, Bill si mordeva le labbra preoccupato con l'aria da cane bastonato. Qualsiasi cosa fosse successa era grave, sopratutto se avevano quelle facce.
La ragazza si spaventò avvicinandosi – Che succede? - chiese a bassa voce passando lo sguardo da Bill a Tom e da Tom a Bill.
Lui la fissò incenerendola con gli occhi e gli fece un cenno con la testa, indicandogli la poltrona gialla di fronte al divano  - Siediti un po' – gli ordinò passandosi una mano sul viso.
- Che succede? - chiese un'altra volta accomodandosi davanti a loro; Tom sembrava davvero arrabbiato.
- Dimmelo tu che succede! – gli rispose sbattendo i fogli sul tavolino di fronte – Che cazzo significa? -
Greta sbatté le palpebre sbalordita e prese i fogli arrotolati che Tom le aveva lanciato sul tavolo e li aprì di fronte a lei. La prima cosa che vide fu una foto, di una caffetteria con dei tavolini e delle sedie fuori, e poi si riconobbe, e riconobbe Axel, quel giorno in cui aveva litigato con Tom.
- Oh mio dio! – sussurrò leggendo il titolo.

E' già crisi? Greta Kerner la neo fidanzata di Tom Kaulitz si intrattiene con un bel sconosciuto in una caffetteria di Amburgo. Nonostante la loro storia sia appena nata pare che la ragazza abbia altro per la testa piuttosto che stare vicino al suo Tom. Voi che ne pensate?

Erano delle pagine prese da internet, e Greta non seppe che dire in un primo momento, rialzò lo sguardo verso gli occhi di Tom e non avrebbe mai voluto vederlo così. Si sentiva ferito, lo leggeva nello sguardo.
- Non crederai a quello che c'è scritto qui sopra? -
- No che non ci credo – disse poggiando i gomiti sulle gambe – ma dimmi una cosa... non era stata solo una cena?! Come ci sei finita a prendere un caffè con lui!? ANZI CAZZO NON LO VOGLIO SAPERE! - gridò alzandosi dal divano.
- E'... è solo fratello di Heike, ma, ma non capisco – balbettò la ragazza.
- E cosa ci facevi con il fratello di Heike? - chiese tentando di rimanere calmo; Greta lo vedeva che si stava trattenendo.
- Ci siamo incontrati fuori dal negozio, stavamo prendendo un caffè e basta, io e te avevamo appena litigato -
- Porca troia Greis ti avevo detto di stare attenta! -
- Split non immaginavo... -
- ANCORA GREIS? - urlò girandosi – NON CI ARRIVI PROPRIO?! -
- Tom... - lo chiamò Bill, cercando di fargli mantenere la calma.
-  Ma io che ne potevo sapere? - rispose la ragazza alzandosi e andandogli vicino.
- C'è sempre qualcuno che guarda, quante cazzo di volte devo dirtelo? -
- Ma... -
- No, no... niente ma... -
- Tom ti prego – mormorò la ragazza avvicinandosi, ma lui si staccò dandole le spalle e andando verso le scale – fammi parlare! -
- Risparmiati le cazzate – disse forte e chiaro prima di iniziare a salirne due a due il più veloce possibile.
Greta chiuse gli occhi trattenendo il respiro, sentendo la voce di Bill arrivarle dietro le spalle.
- Io ti ascolto – disse lapidario – ci sarà una buona spiegazione anche per questo... -
Lei girò il viso verso l'amico - Non crederete veramente che l'abbia fatto a posta...? - domandò incredula.
- Dimmi solo cosa ti è passato per la mente... -
- Era solo un caffè! - si giustificò nuovamente.
- Tu non ti rendi conto ancora... - le disse Bill alzandosi e sovrastandola in altezza – è una cosa che devi imparare a gestire Greis, e devi farlo subito -
- Era proprio questo che volevo evitare, era questo cazzo! Cominciare ad avere paura ad andare in giro da sola! -
- Non lo puoi evitare – le rispose lui allargando le braccia sconsolato  – sei la ragazza di Tom, lo sa il mondo intero, non puoi tornare indietro! -
- Ma perché si arrabbia? È quello che non capisco! Mettetevi nei miei panni per una cazzo di volta, non pensate sempre e solo a voi due – serrò le labbra mentre Bill spalancava la bocca incredulo.
- Ma lo sai che vuol dire per noi? Lo sai cosa vogliono dire per lui queste foto Greis? -
- COSA? - urlò lei prendendo i fogli sbandierandoglieli in faccia – È solo carta! -
- Hai fatto qualcosa che lui non potrà fare mai, e l'hai fatto con uno che neanche conosci! - si animò lui gesticolando e strappandole i fogli dalle mani.
- Che vuol dire? -
- Vuol dire che lui non potrà mai bere un caffè con te fuori all'aria aperta come una persona normale, non lo potrà mai fare, non a casa nostra, e non lo potrò mai fare neanche io... sai quant'è difficile vedere la persona che ami ridere con qualcun altro cosciente del fatto che tu quella minima cosa, anche se insignificante, non gliela potrai dare mai? -
Greta serrò le labbra e lo guardò seria, per poi abbassare lo sguardo e chiudere gli occhi – È sempre colpa mia alla fine... -
- Non fare la vittima – la rimproverò Bill.
- Mi spieghi perché ogni volta che provo a fare di testa mia succedono i casini? -
- Questo non è niente Greis, non è niente a confronto di quello che potrebbe veramente succedere – le disse il cantante avvicinandosi con aria più tranquilla – ma devi capirlo, non è più come prima, non lo sarà più per te... - si avvicinò definitivamente annullando le distanze e abbracciandola, dandole un bacio sulla testa.
- Non mi voglio arrabbiare, lo sai che ci sto male, però non puoi biasimarlo per essersi incazzato... -
La ragazza si staccò dalla presa e scosse la testa – Mi fa così male quando si arrabbia con me... -
- Dagli qualche ora, poi vorrà parlare – sentenziò il moro passandosi una mano tra i capelli scompigliati.
Poi scosse la testa e sorrise – Nel frattempo troviamo qualcosa da fare – le disse mettendole una mano sulle spalle scortandola fuori di casa.

Erano cinque minuti che fissava la porta della loro camera dove sapeva che si era rinchiuso. Sentiva da fuori il rumore di un motore di una macchina e varie frenate brusche, stava sicuramente giocando a qualche gioco cruento per sfogarsi. Afferrò la maniglia e la girò aprendo la porta leggermente, infilando solo la testa nella fessura.
- Ehi... – mormorò piano.
- No Greis, non ti voglio parlare - la voce le arrivò, chiara, decisa e con quel tono che non ammetteva repliche. Ma ci provò ugualmente.
- Perché non vuoi neanche ascoltarmi? -
- Perché so già cosa mi devi dire e adesso non ho voglia -
- Tom... - mormorò di nuovo lei, guardandolo mentre era di spalle su letto a giocare con la Playstation, come aveva previsto.
Aspettò alcuni istanti che dicesse qualcosa ma continuava a notare che il gioco era molto più importante al momento, quindi sospirò e fece per uscire dalla stanza, quando sentì che la musica di sottofondo si era fermata e lui si era girato a guardarla.
- Perché non me l'hai detto? - le disse buttando il joystick per terra, alzandosi dal letto.
- Perché non era importante! -
- Ah no? Prendere un caffè con uno qualunque non è importante! -
- No che non lo è! -
- Greta tutto è importante, qualsiasi cosa tu faccia adesso lo è...  -
- Scusami se non sono abituata a vivere nell'incubo di essere riconosciuta! - disse lei entrando definitivamente nella stanza e sbattendo contemporaneamente la porta.
- Abituati perché d'ora in poi sarà così! -
- Tom senti io non voglio litigare con te su queste cose... - disse cercando di far calmare le acque, ma lui la interruppe bruscamente.
- E poi perché me l'hai tenuto nascosto quando te l'ho chiesto?! -
- Era solo un caffè! -
- Non mi va che prendi caffè con il primo che passa! -
- Ma è il fratello di Heike -
- Poteva essere chi cazzo ti pareva, non voglio e basta! -
- Perché? -
- Perché?! Ma che domanda è perché?! - sbuffò ridendo nervosamente e girando lo sguardo, come se lei non riuscisse a capire quali erano le sue paure, come se lei per la prima volta non riuscisse a guardargli e a leggergli cosa c'era che non andava.
- Di cosa hai paura?! Hai paura che mi possa innamorare di qualcun altro? - disse con una risatina di circostanza, cosciente del fatto che stesse dicendo una cazzata. Ma non sapeva quanto si sbagliava.
Tom si morse le labbra distogliendo lo sguardo per poi guardarla di nuovo, aveva la vena del collo gonfia e gli occhi rossi.
- Sì – disse annuendo – Ho paura che tu possa svegliarti un giorno e pensare che non ne vale la pena, che è più semplice stare con qualcuno di normale piuttosto che con me con cui non potrai mai fare niente di ordinario, con cui non potrai mai prendere un cazzo di caffè, con cui non potrai mai fare niente di niente senza che ci sia qualcuno che ti guardi o che succeda un casino! -
- Ma io sono qui... -
- Lo vedo.. -
- Appunto – si animò lei avvicinandosi - io sono qui, per te, ho lasciato tutto, per te, e non me ne pento perché VOGLIO STARE QUI CON TE! Sarò pazza? Non lo so! Ma non me ne frega un cazzo delle passeggiate o dei caffè se posso stare con te! Quante ne dobbiamo passare ancora prima che tu lo capisca?! Cosa devo fare ancora per farti capire cosa provo ?! DIMMELO COSA CAZZO DEVO FARE! - disse gridando e puntando un dito contro il petto del ragazzo – DEVO FARTI UN DISEGNO O NON CI ARRIVI?! QUANTE VOLTE DEVO DIRTELO?! COSA CAZZO DEVO FARE PER FARTI CAPIRE CHE MORIREI, CAZZO, MORIRERI SE ME LO CHIEDESSI...! -
Tom le afferrò  un polso con forza così serio che faceva paura, tolse la sua mano dal petto prendendo anche l'altro quando la ragazza tento di divincolarsi.
- Lasciami mi fai male... -
- Guardami negli occhi – le ordinò stringendole i polsi.
- MI STAI FACENDO MALE! - gridò lei divincolandosi.
- GUARDAMI NEGLI OCCHI! -
Greta lo fissò negli occhi con aria di sfida, sentendo le lacrime arrivare e leggendo la rabbia nello sguardo di Tom.
- Ci hai fatto qualcosa? -
- Con chi? -
- Con quello! -
- Tom tu stai fuori – gli rispose divincolandosi ancora, ma più si muoveva più le teneva fermi i polsi.
- DIMMELO! -
- NO! - gridò in risposta – NO! -
Si fissarono con rabbia per qualche secondo, poi lui la lasciò di colpo.
Greis iniziò a massaggiarsi i polsi fissandolo, mentre lui si metteva una mano sulla fronte e guardava da un'altra parte.
- Ma cosa ti dice la testa?! - sussurrò corrugando la fronte – Non potrei mai farti una cosa simile... -
- Ti ho fatto male? - chiese preoccupato guardandola.
- Cazzo sì che mi hai fatto male, coglione! -
- Greis scusa – l'espressione era mutata, diventando incredibilmente colpevole. Non avrebbe mai potuto farle del male ma in quel momento in cui l'aveva trattenuta non riusciva a pensare a niente. Era la paura che lo stava fregando, la paura di perderla per una stronzata, per un nulla.
Lei lo fissava ansimando, sentiva che il cuore le stava per esplodere dal petto. Si girò di spalle e si andò a sedere sul divano prendendosi la testa tra le mani e cominciando a piangere in silenzio. Non sapeva che pensare, e non sapeva che fare. Era un casino dopo l'altro, e non riusciva a controllare le sue reazioni ed il suo umore. Un momento prima era normale un momento dopo sentiva la rabbia dentro di lei, ed un secondo dopo le veniva da piangere come una bambina. Non riusciva a gestire le emozioni, la sua vita, non riusciva a gestire il suo rapporto con lui. Cosa cazzo stava succedendo? Da quando avevano tutti quei problemi?
Poco dopo la raggiunse anche Tom, sedendosi al suo fianco ed abbracciandola, mentre lei si divincolava.
- Lasciami –
- Vieni qui -
- NON MI TOCCARE! - gli disse seria – Ho detto che non mi devi toccare... - lo fulminò con lo sguardo e si alzò dal divano, guardandosi le ditate di Tom sui polsi rossi.
- Ti ho chiesto scusa... -
Greta gli puntò un dito contro, funerea – Fallo ancora una volta e ti giuro che te le stacco le mani Tom, te lo giuro... -
Lui non disse niente, abbassò solo lo sguardo - Vieni qui per favore – mormorò indicandole il posto vuoto sul divano, mentre lei si avvicinava titubante e si sedeva di nuovo al suo fianco.
Lui la abbracciò di nuovo mentre lei tentava di opporsi, ma ovviamente era come dare i pugni contro un muro. Si sarebbe fatta solo male se ci avesse provato un po' di più.
- Sei uno stronzo – disse stancamente quando si trovò appoggiata sul suo petto che si alzava e abbassava regolarmente.
Rimasero per un attimo in silenzio per poi dire la stessa parola insieme.
- Scusa -
- Tu perché ti scusi? - chiese lui pensieroso.
- Per non avertelo detto, per aver gridato e per averti fatto arrabbiare, tu? -
- Non stavo ragionando, lo sai che non ti potrei mai fare del male... -
- Lo so, ma mi hai fatto male lo stesso -
- Cosa vuoi che faccia per farmi perdonare, devo mettermi in ginocchio? -
- Sì – rispose lei con aria di sfida. Quando vide che si stava effettivamente alzando per mettersi in ginocchio lo fermò e capì guardandolo negli occhi che si era pentito di quel gesto – Fermati, stavo scherzando -
Si strinsero forte di nuovo e poi Tom sospirò - C'è qualcos'altro che mi devi dire che non mi hai detto...? - chiese  dolcemente sperando in una risposta negativa.
- Sì – annuì la ragazza, mentre lui le prendeva una mano ed intrecciava le dita con le sue.
- Dimmi – mormorò lui stancamente.
- E' venuta una giornalista da me -
- Quando? -
- Quando ero a casa -
- E cosa ti ha detto? -
- Vuole una nostra intervista -
- E tu cosa le hai detto? -
- Le ho detto che eravamo amici, esattamente pochi giorni prima che uscisse il mio nome sullo stesso giornale dicendo che stavamo insieme... se lo sapeva che stavamo insieme perché mi ha fatto quelle domande? E poi come ha fatto a saperlo...? -
- Non lo so, forse voleva una conferma da te, però effettivamente questa è una buona idea - mormorò Tom interrompendola dandole un bacio sulla testa – La facciamo, tanto prima o poi l'avremmo dovuta fare comunque -
- Cosa? - chiese Greta preoccupata.
- L'intervista -
- Oh no, Tom – rispose la ragazza con gli occhi sgranati – io mi vergogno, non se ne parla proprio! -
- Ma di cosa? Ci sono io, poi ci inventiamo due stronzate da dire ed è fatta, così funziona... -
- Ma perché dobbiamo raccontare i cazzi nostri in giro? -
- Perché la gente li vuole sapere – rispose come se fosse ovvio – e poi te l'ho detto, se vuoi inventiamo qualche storia assurda -
- Il mio parere non conta? -
- Sì conta, ma sono io l'esperto, quindi fidati – poi fece una pausa – ti fidi? -
- Mi fido – affermò lei sicura.
- Se vogliono sapere se sono felice o no, glielo dico io -
Greis alzò la testa, guardandolo negli occhi – Sei felice quindi? -
Tom annuì accarezzandole la guancia – Sì, lo sono, anche se mi fai incazzare -
- Io ti faccio incazzare?! Perché tu non mi fai incazzare?! -
- Che c'entra? -
- C'entra eccome... -
Lui scoppiò a ridere tentando di baciarla ma lei si spostò posando di nuovo la testa sul suo petto ed abbracciandolo – Perché non me l'hai detto della giornalista? -
- Stavo per farlo... - rispose Greis – ma poi ho pensato di non darti ulteriori preoccupazioni, e poi c'era la scommessa, non potevo perderla -
- Cosa?! - rise lui – Non me l'hai detto per la scommessa?! Ed io che stavo scoppiando senza chiamarti -
- Davvero Split? Ti sono mancata? -
- Sì... -
- Oh, Split quando fai il tenerone fai venire il diabete -
- Per questo evito! -
- Ah – rispose la ragazza alzandosi e andando verso la porta chiusa.
- Dove vai? -
- Ho preso una cosa prima di venire – rispose uscendo fuori e scomparendo dietro al muro.
- Cosa? - Tom si girò e la vide comparire con due bicchieri di caffè, sorridendo piano.
- Anche se non è la stessa cosa... ti va di prendere un caffè con me? -
Tom sorrise chiudendo gli occhi ed annuì semplicemente.
- Come devo fare io con te? -
- Come hai sempre fatto -

____

Greta portò la testa indietro affondando le mani nella sabbia; nonostante fosse bollente era piacevole la sensazione di caldo che si diffondeva nel corpo. Le piccole onde che arrivavano sul bagnasciuga le arrivavano fino al ginocchio e la mantenevano al fresco. Era una sensazione di pace impagabile. Si girò un attimo giusto per vedere se Bill fosse ancora steso dietro di lei, ma con sua enorme sorpresa lo vide seduto a gambe incrociate con un libro in mano e gli occhiali sul naso. Un libro in mano. Bill Kaulitz con un libro in mano. Non vedeva quella scena da anni. Si girò di nuovo per controllare Tom, lo stava seguendo con lo sguardo ad ogni mossa che faceva per accertarsi che fosse ancora vivo, era riuscito a convincerla che se andava a fare surf sarebbe anche poi uscito dall'acqua e proprio in quel momento infatti si apprestava a ritornare a riva. Aveva la muta scesa, arrotolata contro i fianchi e la tavola sotto il braccio. Per un attimo Greis sentì una musica in sottofondo, e vide la scena a rallentatore. Se la gustò proprio mentre scuoteva la testa con quelle treccine che odiava che si appiccicavano al collo, le gocce di acqua che scendevano sugli addominali e la mano che si passava sulla fronte. Le arrivò vicino e conficcò la tavola sulla sabbia.
- Come sono andato? - le chiese guardandola dall'alto.
- Eh? - domandò  fissandolo incerta.
- Ma non mi hai visto? -
- Sì ti ho visto sei stato fantastico – rispose sbrigativamente - Piuttosto, c'è Bill che inizia seriamente a preoccuparmi -
- Che ha fatto? - chiese il ragazzo girando lo sguardo verso di lui e poi di nuovo verso Greta - Ha un libro in mano? -
- Capisci? - rispose la ragazza alzandosi e pulendosi le mani sul sedere – E' grave la situazione -
- Ma che sta facendo? - domandò Tom confuso.
- Non lo so, ma dobbiamo farlo andare da Heike... -
- Sì – annuì – non lo vedevo con un libro in mano da 2003 -
La ragazza iniziò a camminare sulla sabbia quasi correndo, data la temperatura sempre molto alta e atterrò in scivolata sul suo asciugamano mentre Tom arrivava subito dietro di lei nelle stesse condizioni.
- Bibs – chiese melliflua – che cosa stai facendo? -
Il ragazzo alzò lo sguardo togliendosi gli occhiali da vista e fissandola con aria superiore – Sto leggendo, non si vede? -
- Stai leggendo cosa? - berciò Tom sporgendosi per vedere la copertina – I fiori del male di Bod... bo bo? -
- Baudelaire – dissero in coro Greta e Bill.
- Sì perché? - continuò poi strappando il libro dalle mani del fratello e guardandolo male – Che c'è? -
- Ma stai bene? - chiese la ragazza preoccupata.
- Certo che sto bene, sto leggendo, mi sto rilassando, che problemi avete? -
- Sei sicuro? -
- Ma vi siete impazziti? -
- E' solo strano, non ti vedevamo con un libro in mano da tempo... -
- Ho bisogno di ispirarmi, e per quanto vorrei drogarmi di assenzio, penso che dovrò accontentarmi di questo... - si rimise gli occhiali sul naso e si distese sull'asciugamano. Greta e Tom si fissarono perplessi.
- Bibs... - mormorò la ragazza raggiungendo l'ombra – senti ma che per caso hai parlato con Heike? -
- Io? - chiese monocorde – No -
- Perché non la chiami? - chiese il fratello distrattamente togliendosi la muta e rimanendo in costume.
Bill chiuse il libro e lo posò sulla sabbia, alzandosi e mettendosi seduto a gambe incrociate – Dovrei farlo? -
- Perché no? - rispose Greta.
- Già, perché no? - le fece eco Tom.
- Magari è impegnata, sta lavorando... -
- Dovrà pur mangiare – rispose la bionda.
- Infatti, dovrà pur mangiare – ripeté Tom. La ragazza gli lanciò un'occhiataccia che lui non capì, per poi tornare a guardare Bill che si levava gli occhiali dal naso.
- Non lo so... – disse perplesso.
- Pasadena è solo ad un'ora e qualcosa da qui... - gli disse il gemello – prendi un taxi e vai... -
- E le proponi di portarle la cena -
- Ma stasera? - chiese sgranando gli occhi.
- Certo, perché no? -
- Già, perché no? -
- Tom la smetti di ripetere a pappagallo quello che dice Greta, sei irritante – gli disse Bill stizzito.
- Grazie Bill -
- Che c'è? Mi sembrava normale dover sottolineare un concetto importante! -
- Non perdiamoci in chiacchiere... Split, dammi il tuo telefono – gli disse la ragazza mettendogli una mano sotto al naso.
- Perché il mio? -
- Io non ce l'ho e neanche Bill, tu invece sono sicura che l'hai portato -
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e si girò a prenderlo mentre il fratello si mordicchiava l'indice – Che le dico? -
- Che hai voglia di vederla e che le porti la cena... -
- NO! - gridò Tom – Non così chiaro! -
- Perché no?! - rispose la ragazza contrariata – Perché voi maschi dovete sempre essere criptici! -
- Non può essere così sincero, poi chissà che si pensa... -
- Sì pensa che ha voglia di vederla e che le porta la cena! -
- Come se non lo sapessi che voi donne vi fatte mille filmini in testa alla minima cosa – sbuffò lui contrariato.
- Insomma – si spazientì Bill – stavamo parlando di me... lo so io che devo dire, voi due come consiglieri fate schifo! -
Si alzò dall'asciugamano lanciando il telefono al gemello e tornò a passo di marcia verso casa.
- Non la chiami? - gli gridò Greta.
- La chiamo da casa! - le urlò in risposta Bill.
Tom prese il cellulare e sorrise sornione - Dammi il cinque Greis ce l'abbiamo fatta! - le disse felice mettendogli una mano davanti alla faccia, lei la prese e la posò sull'asciugamano con poco entusiasmo.
- Ha ragione, facciamo schifo come consiglieri -
- Hai detto che dovevamo spingerlo, l'abbiamo spinto, ora di grazia, io mi addormento sotto al sole, tu fai come ti pare – rispose sbrigativo.
- Come fai ad essere così insensibile? - si scandalizzò la ragazza.
- Non sono insensibile – si giustificò – sono in vacanza! -
- E quindi? Stiamo parlando di tuo fratello! -
- Stai tranquilla... -
- Come faccio a stare tranquilla se quando mi dicevi di stare tranquilla in realtà le cose stavano andando di merda?! -
- Mi serve una chitarra... -
- Eh? -
- Mi serve una chitarra -
- Cosa c'entra adesso? -
- Niente, mi serve una chitarra – alzò le spalle  stendendosi poi al sole senza dire altro, mentre lei si guardava intorno preoccupata; non le sembrava proprio che la situazione stesse migliorando.


Nell'indecisione più totale aveva preso due pizze giganti, il sushi e il cinese, lasciando una puzza tremenda nel taxi che aveva preso. Non sapeva perché ma gli sudavano le mani, ed ora che era davanti alla porta della casa che Heike gli aveva detto per telefono, avrebbe voluto fare dietro front e tornarsene a guardare film con Tom e Greta. Non sapeva neanche perché fossero entrambi dall'altra parte del mondo; non sapeva perché fosse lì ma era ovviamente convinto che c'entrasse il destino. Se la persona che ti piace in qualche modo la trovi nel posto in cui vai in vacanza un motivo da qualche parte ci dovrà pur essere.
Heike gli aveva detto di arrivare alla porta blu e lui ora era lì davanti che premeva il gomito sul campanello.
Si morse le labbra pensieroso chiedendosi ancora una volta cosa ci faceva lì, era tutto estremamente assurdo e non convenzionale. In effetti nella sua vita, nonostante da tutti considerata straordinaria, non succedeva mai niente di nuovo. Alla fine quando si entrava nella routine dell'essere una rockstar non c'era più niente che emozionava come prima, diventavi freddo ed un po' insensibile, ed il fatto che fosse lì con del cibo in mano a farsi venire l'ansia per una ragazza, era assolutamente una cosa fantastica, era una di quelle cose che lo riportava indietro, a prima dei quindici anni, a prima dei Tokio Hotel, a prima di tutto; quando anche se odiava andare a scuola, almeno era felice.
Heike aprì la porta e lui sorrise a trentadue denti.
- Ciao He... -
- Sì, Stan ho capito – rispose la ragazza indicandogli il telefono che aveva sull'orecchio e facendogli cenno di entrare.
- Sì, domani alle dieci in studio, dalla quattro alla sedici ci penso io... -
Bill si guardò intorno disorientato ed entrò in casa chiudendo la porta blu con un piede. Rimase sull'uscio a fissare Heike non sapendo che fare, e pensò che d'altronde fissarla fosse la cosa migliore.
Indossava solo una grande camicia bianca di svariate taglie in più, che le arrivava fino a metà coscia, le maniche ripiegate fino al gomito ed i capelli rossi retti da una matita nera con alcuni ciuffi che le cadevano sul viso. La vide che scriveva qualcosa sul computer con le ginocchia posate su un tappeto, in quello che doveva essere un salotto.
- Ti devo lasciare ora – le sentì dire – ci vediamo domani -
Bill sorrise di nuovo, imbarazzato. Il momento dei saluti lo innervosiva sempre un po'.
- Scusami Bill – gli disse avvicinandosi e prendendo le pizze dalle sue mani – Mi stanno togliendo la vita -
- Non ti preoccupare – rispose lui cordiale seguendola in cucina.
- Cosa hai portato di buono? -
- Pizza, sushi o cinese, puoi scegliere –
- Hai preso tutti e tre? Ti avevo detto io di scegliere! - sorrise la ragazza posando le pizze sul bancone della cucina.
- Volevo tutti e tre in realtà – si giustificò lui – hai mai mischiato pizza e sushi? Io e Tom lo facciamo spesso... -
- No veramente no – la rossa sorrise debolmente scrutandolo, alzò le spalle e rimase per un attimo a guardarlo – possiamo farlo però... -
Bill scosse la testa sgranando gli occhi – Cosa?  Mischiare pizza e sushi? -
- Non hai appena detto che lo fai spesso? -
- Ma adesso si tratterebbe di mischiare pizza sushi ed involtini primavera, non credo sia il caso – rise togliendo dalle buste delle scatole di cartone bianco – senza contare gli spaghetti di soia... -
- Non sei truccato – gli rispose Heike cambiando discorso e poggiando una mano sul mento continuandolo a fissare.
Il moro colto alla sprovvista si passò le dita sulla palpebra e la guardò alzando le spalle – Oh, se per questo neanche tu -
- Io mi trucco solo per le occasioni speciali -
- E questa non lo è? - domandò curioso mentre lei si girava a prendere dei piatti dalla lavastoviglie.
- Perché dovrebbe? -
Si sentì di nuovo penetrare dagli occhi verdi di Heike, mentre abbassava lo sguardo perplesso.
- Già... perché dovrebbe – mormorò tra sè e sè.
- Vieni andiamo a sederci fuori, stasera si sta bene... -
Ecco come si sentiva quando era con lei: spiazzato. Oltre al fatto che pareva non avere il minimo disagio alla sua presenza, cosa che molte volte gli capitava di percepire con persone che conosceva da poco, si sentiva estremamente preso alla sprovvista ogni volta che lei sottolineava questa cosa. Lo faceva sentire normale, ma al contempo si sentiva strano, perché non era più abituato da diverso tempo a trovare qualcuno che lo trattasse come Bill e non come qualcuno sceso dal cielo.
La rossa gli posò due piatti in mano e gli indicò il terrazzo aperto verso il salotto, mentre lei prendeva le cose da mangiare e le trasportava precedendo il cantante.
- Come va la vacanza? - chiese all'improvviso in un momento di troppo silenzio.
- Bene, mi sto divertendo – ammise lui sedendosi a tavola.
- A proposito, Greta come sta? - la voce di Heike parve preoccupata, ma Bill non colse la motivazione per cui lei dovesse essere preoccupata per l'amica, per cui sorrise in modo incerto.
- Bene, perché? -
Heike sgranò leggermente gli occhi, capì all'istante che Bill non doveva sapere niente di quella storia delle pillole così sorrise e scosse la testa.
- Niente, così... tuo fratello? -
- Anche lui sta benissimo... tu piuttosto sembri stanca -
- Lo sono – ammise portandosi un pezzo di pizza in bocca.
- Spero vada tutto bene... -
- Sì, va tutto bene, anzi va meglio del previsto... -
- Resterai qui ancora a lungo? -
- Sì, almeno due mesi, poi non lo se torno in Germania, non mi manca neanche un po' detto sinceramente... -
Bill ridacchiò – Neanche a me... detto sinceramente -
- Ti trovo rilassato in effetti -
- Davvero? -
- Sì, sembri contento -
- Non me lo dicono spesso, di solito mi guardano le occhiaie e mi dicono “cazzo Bill sei un cesso stamattina” -
Heike socchiuse gli occhi avvicinandosi al tavolo, lo fissò in viso e scosse la testa – Nessuna traccia di occhiaie -
- Basta poco per farmi felice -
- Che vanitoso -
- E' vero, lo sono, infatti trovo assurdo che tu non ti trucchi, come fa una donna a non truccarsi?! -
Heike spalancò la bocca facendo finta di essere offesa – Pensi che ne abbia bisogno? -
- Tutti ne hanno bisogno! -
- Ma sentilo! – rise lanciandogli la crosta della sua pizza nel piatto.
- Quella è una delle cose a cui non posso fare a meno, ormai sono abituato -
- Però stasera sei un ragazzo acqua e sapone -
- Stasera sì – ammise ingoiando un pezzo di sushi – ma solo perché non avevo voglia di truccarmi -
- E di cos'altro non hai voglia di solito? -
- Di alzarmi dal letto di mattina -
- Su questa frasi potrei farti troppe domande, ma non voglio psicoanalizzarti -
- Puoi farlo, ti do il permesso... -
- Ok – rispose lei pulendosi le mani l'una contro l'altra – Non ti vuoi alzare solo perché sei pigro, o perché non vuoi affrontare una giornata da Bill? -
Lui si morse le labbra pensieroso, girando gli occhi in più direzioni – Tutte e due -
- Quindi essere Bill non è appagante -
- Non quanto si pensi – ammise lui sicuro – tu che idea ti sei fatta di che cosa vuol dire essere me? -
- Penso che sia stressante, un po' -
- Un po'? - portò la testa indietro e rise – Un po', sarebbe fantastico! -
- Però vedi, tu vuoi controllare tutto, ed è quello che ti frega -
- Da cosa l'hai capito? -
- Dal fatto che hai guardato dove fosse la tua borsa quattro volte da quando ti sei seduto, hai controllato che il tuo cellulare fosse nella tasca dei jeans altrettante volte ed hai paura che il piatto qui al bordo del tavolo cada per terra da un momento all'altro, per questo lo stai tenendo con la mano -
Bill alzò un sopracciglio sorpreso e tolse la mano dal tavolo – Mi fai paura -
- Sono un'ottima osservatrice -
- Però hai ragione, ad esempio quando esco di casa di solito controllo che le chiavi siano in borsa almeno tre volte, prima di tranquillizzarmi, è da pazzi dici? -
Heike fece un mugugno d'assenso – Ma non lo dico a nessuno, tranquillo -
- Quindi nella tua analisi pensi che io sia pazzo -
- Ma non in senso negativo... - si giustificò.
- Ah beh, questo mi rassicura – rise lui incrociando le braccia.
- Dovresti solo rilassarti di più -
- Tu cosa fai per rilassarti? -
- Bagno caldo, candele, musica, cose banali -
- Ecco in quel caso io avrei paura che la candela magicamente appicchi un fuoco in bagno, e che io me ne accorga troppo tardi per uscire e salvarmi -
La ragazza scoppiò a ridere bevendo un sorso dalla birra che aveva aperto di fronte a lei – Oh mio dio Bill, tu sei pazzo per davvero -
Anche lui si unì al risata e socchiuse gli occhi – A questo punto lo penso anche io, ma sono circondato da pazzi quindi va bene così... -
Heike si tolse la matita dai capelli e li fece cadere sulle spalle posando la bottiglia di fronte a lei mentre Bill la guardava immobile, rialzò gli occhi su di lui – Il concetto di pazzia è relativo, come quello della felicità. Sono quelle cose a cui non puoi dare una definizione universale -
Bill la fissò perplesso, quello era il genere di discorso che lo catapultava nel suo mondo di idee astruse, che condivideva con se stesso la maggior parte delle volte, perché nessuno, tanto meno  Tom, lo stava  a sentire quando blaterava quei concetti profondi.
- Infatti penso che non si possa dare una definizione a tutte quelle cose astratte, come l'amore, la felicità... per me è qualcosa, per te è un'altra, è inutile ricamarci troppo sopra -
- Già è vero, per me la felicità è un bel disegno uscito bene, per te magari è il nuovo ombretto della MAC -
Il ragazzo scoppiò a ridere girando lo sguardo – No, di solito mi esalto di più per le borse, però sai dipende... -
Lei lo scrutò ancora, con quel sorrisetto indecifrabile sul viso e gli occhi sempre leggermente socchiusi, come se stesse cercando di guardare oltre, di frugare dentro di lui - Sei strano Bill Kaulitz -
- Me lo dicono da sempre, però alla fine, cos'è strano? -
- Oh, non farmi questa domanda, direi cose di cui potrei pentirmi -
- Adesso ti stai facendo i problemi? Dopo che mi hai dato del pazzo maniaco del controllo? - sorrise lui alzando le spalle – Tanto non mi offendo, sai quante ne ho sentite nella mia vita? -
- Immagino – ridacchiò la rossa mordendosi le labbra – però no, non te lo dico -
- Oh, adesso è impossibile che io faccia finta di niente, lo voglio sapere -
- Ma comunque adesso ho avuto abbastanza tempo per pensare ad una nuova versione, quindi non sarebbe una risposta spontanea -
- Mi stai fregando Heike -
- Sì Bill ti sto fregando, però lo sto facendo in buona fede – rise lei alzandosi dalla sedia e andando verso la cucina per prendere un'altra birra. Lui si alzò e la seguì – Adesso fino a quando non me lo dici non cambierò argomento, e qualsiasi tentativo che farai non servirà a niente -
- Vuoi un'altra birra? - chiese lei curiosa.
- Sì – annuì lui – ma è stato un tentativo piuttosto banale per cambiare discorso -
- Non era un tentativo – rise lei aprendo il frigo – ti sembrava un tentativo? -
- Assolutamente sì -
- Ok, allora, cos'è strano? - mormorò poggiando le bottiglie sul tavolo della cucina – Tu sei strano -
Bill si passò la lingua sulle labbra ed incrociò le braccia – Non vale -
- Dai fattelo bastare -
Scosse la testa irremovibile, sfoderando una perfetta faccia d'attesa, alzando il sopracciglio.
- Sto aspettando -
- Si però abbassa il sopracciglio – lui in tutta risposta alzò anche l'altro, guardandola in attesa. Lei fece una smorfia e sbuffò.
- Abbiamo detto che strano è relativo?  -
- Più o meno -
- Beh, per me è strano che una persona bella come te dentro e fuori sia costantemente triste... si vede dai tuoi occhi, ti sforzi tanto di ridere quando c'è la pesantezza di una malinconia repressa dentro di te -
Bill si pietrificò; non riusciva a muoversi, come se le braccia si fossero annodate e il cervello fosse andato in black out. La continuava a fissare con intensità cercando di non far trasparire niente di quello che stava provando, perché non era possibile che una ragazza in carne e ossa gli stesse dicendo una cosa simile, in faccia. Era assurdo che si sentisse capito da qualcuno che conosceva così poco, ed era assurda tutta la situazione che stava vivendo.
- Ma io sono uno stronzo – si ritrovò a dire senza collegare cervello e bocca accorgendosi subito dopo che non c'entrava niente con tutto il resto.
- Quella è un'altra cosa che pensi tu, o comunque mi sono basata su quello che ho visto, e con me non lo sei stato -
- Non mi hai dato motivo, altrimenti c'è quell'altro lato di me che è particolarmente acido -
- Forse ti è venuto fuori per forza di cose -
Bill alzò le spalle – Non lo so, credo di sì -
- E sai cos'altro penso – continuò la ragazza dandogli la birra – che nessuno è mai stato sincero con te, Bill di qua Bill di là, ma nessuno ti ha mai guardato negli occhi e ti ha detto la verità -
- E qual'è la verità? -
Lei lo guardò sorseggiando dalla bottiglia, poi la posò sul tavolo e inclinò la testa di lato – Non lo so, non sono un oracolo, però c'è sempre una verità nascosta -
- Penso che anche tu sia parecchio strana -
- Definiscimi strana -
- Fai dei ragionamenti piuttosto contorti -
- Li ho sempre fatti, e trovo la maggior parte delle persone troppo banale per capirli -
- Anche altezzosa oltre che strana -
Lei si poggiò la bottiglia sul mento – Lo so che pensavi che fossi perfetta – rise ironica – ma anche io ho dei difetti -
- Però stai anche dicendo che non sono banale per capire i tuoi ragionamenti -
- Probabilmente perché li fai anche tu, no? - alzò le spalle ed uscì dalla cucina, andandosi a sedere sul divano. Ormai si erano dimenticati entrambi di mangiare.
- Ammesso e non concesso che io li faccia, tu come fai a saperlo? - gli chiese lui seguendola e rimanendo in piedi a guardarla.
- Infatti non lo so, la mia era una domanda “li fai anche tu, no?” -
Bill si avvicinò e si sedette anche lui – Probabile – ammise con serenità – il che farebbe di noi due persone non banali, soggetti incompresi dal mondo? -
- Oh, non più di tanto, il segreto è dire alle persone quello che hanno bisogno di sentirsi dire no? -
- Ah, questo lo sono bene -
- E tu cosa hai bisogno di sentirti dire? -
Si girò a guardarla, pensieroso, non era troppo sicuro che fosse il momento migliore per essere sincero con lei.
- Io? -
- Tu -
- Che va tutto incredibilmente bene -
Heike posò la bottiglia di birra per terra, si girò verso di lui e gli mise una mano sulla spalla, solenne.
- Bill – disse seria – va tutto incredibilmente bene -
Lui non sapeva perché, ma in quel momento aveva il cuore che stava martellando così forte che sentiva i battiti rimbombare nelle orecchie.

_____

Si guardò allo specchio. Erano andati via, non per sempre, ma per un lungo periodo di tempo perlomeno sì. Erano belli però così scuri, ed i suoi occhi risaltavano il triplo. In effetti non capiva perché l'avesse fatto, se cercava delle spiegazioni nella sua testa non era sicura di trovarne, però quando si era tinta i capelli di nero era veramente convinta, ma adesso che si guardava le cominciarono a venire una serie di dubbi.
Uno prima di tutti: Tom. Sciacquò il lavandino ed uscì andando verso il piano di sotto. Lo vide di spalle sempre con il suo adorato portatile sulle gambe. Pensò a come farglielo sapere, se l'avesse chiamato e fatto girare di scatto si sarebbe spaventato, per cui optò per qualcosa di meno traumatico.
- Split – lo chiamò andandogli vicino – dov'è Bill? -
- Lo ha chiamato Heike, sono a L.A., è uscito da dieci minuti mi ha già chiamato tre volte – rispose monocorde non distogliendo lo sguardo dal portatile.
- Ah – sussurrò la ragazza – quindi siamo soli? -
Tom fece un mugugno di assenso, prendendo il cellulare al suo fianco e borbottando qualcosa tra le labbra, mentre Greta incrociava le braccia e aspettava che alzasse lo sguardo.
- Che stai facendo? -
- Sto vedendo delle cose per la chitarra... a proposito oggi pomeriggio che ne diresti di venire con me, ne volevo prendere una -
- In che senso venire con te? - rispose la ragazza pensierosa – Intendi come due persone normali che escono da casa e si recano in un altro luogo? -
- Già – mormorò lui concentrato – fino a quando possiamo permettercelo, facciamolo -
- Dici nel senso di muoverci io e te da soli da un punto A ad un punto B? -
Tom alzò lo sguardo solo per guardarla male, ma appena si accorse dei capelli della ragazza, sgranò gli occhi.
- Che hai fatto ai capelli? -
- Ho chiamato Harry Potter, mi ha fatto una magia, sto bene? -
- Che hai fatto ai capelli? - chiese di nuovo deglutendo.
- Ecco lo sapevo che mi avresti fatto sentire in colpa, ora mi vado a rasare a zero – rispose sbuffando e andando verso la cucina.
- Greis aspetta vieni qui -
La ragazza fece dietrofront con il viso corrucciato e si andò a lanciare sul divano vicino a Tom che aveva chiuso il portatile e la fissava perplesso.
- Non mi chiedere perché l'ho fatto, non lo so! - ammise alzando le spalle per poi buttarsi con la faccia contro l'incavo del suo collo. Le veniva da piangere, voleva di nuovo i suoi capelli biondi.
- Non stai male – disse lui prendendole la testa per guardarla in faccia – che ti sta succedendo? Da un po' di giorni ti comporti da pazza -
- Non lo so! - continuò lei sentendo le lacrime che le premevano negli occhi – Fino a cinque minuti fa pensavo fosse una buona idea, adesso non lo penso più, ma magari tra dieci minuti penserò che sia stata la prima cosa buona che ho fatto per i miei capelli in tutta la vita -
- Ma stai per piangere? - le chiese sorridendo.
- Non ridere – piagnucolò lei scoppiando a piangere affondando di nuovo il viso sulla sua spalla, mentre Tom rise fragorosamente.
- Perché stai piangendo? -
- Non lo so! - disse lei tra i singhiozzi.
- Stai bene con i capelli così, te lo giuro! -
- Lo so che sto bene, non sto piangendo per i capelli -
Tom rise ancora più forte, ma si stava iniziando a preoccupare seriamente, non era solita comportarsi in quel modo.
- E per cosa? -
- Ti ho detto che non lo so! - rispose alzando il viso dalla sua spalla ed asciugandosi le lacrime – Mi stai sempre addosso con tremila domande – continuò stizzita girando il viso.
- Eh? -
- Tom, basta, basta! -
- Basta cosa? - chiese alzando le spalle incredulo.
- Basta! Voglio una di quelle torte al cioccolato venti strati – disse alzandosi e andando verso la porta per poi tornare indietro sul divano – No, non posso, se ne mangio una fetta mi viene il diabete -
Il ragazzo la fissava con la bocca aperta cercando di capire cosa stesse succedendo, perché a lui non è che la situazione gli fosse molto chiara.
Si girò a guardarlo aggrottando le sopracciglia – Scusa Split – mormorò avvicinandosi.
- Ma scusa di cosa?  Non è successo niente! -
Lei si mise a cavalcioni su di lui e gli posò la fronte sulla sua –Mi dici che cos'hai? - le chiese Tom preoccupato – È da qualche giorno che ti comporti in modo strano, senza contare che è una settimana che non facciamo l'amore -
- ECCO! - gridò lei – Sempre a quello pensi tu! Non ti accorgi dei miei sentimenti Tom! Non te ne accorgi! Pensi solo a te ed ai tuoi bisogni -
- Non stavo... - tentò di dire, ma venne subito interrotto.
- E poi li hai contati! Cioè li hai veramente contati?! Hai contato una settimana, sette giorni?! -
- Certo che li ho... -
- Io non capisco perché fai così! -
- Ma così come? - rise lui continuando a non capire.
- Basta – disse ancora alzandosi – vado a dormire! -
- Ma sono appena le quattro -
- C'è un orario per dormire adesso? Da quando? Da quando? Basta, vado a dormire, ciao! - disse isterica dandogli le spalle.
Cominciò a salire le scale più velocemente che poteva, arrivò in camera e prese la busta della farmacia che aveva preso quei fatidici sette giorni prima che Tom aveva tanto contato. Nonostante le avesse comprate, non le aveva prese, evitando tra l'altro ogni volta che lui provava ad avvicinarsi, qualsiasi tipo di contatto troppo ravvicinato. Le dispiaceva doverlo trattare in quel modo, ma non sapeva come fare, il suo umore era a dir poco incontrollabile. Si chiuse in bagno e aprì la busta, insieme alle pillole c'era anche un test di gravidanza che non aveva ancora avuto il coraggio di fare. Si guardò allo specchio e per un momento non si riconobbe, quei capelli le davano un'aria più dura del normale, sembrava quasi cattiva. Serrò gli occhi e scosse la testa, sedendosi sul bordo della vasca. Rigirò la scatola tra le mani incerta; non lo voleva sapere se era incinta, non voleva saperlo, sarebbe stato qualcosa più grande di lei che non sapeva assolutamente come avrebbe gestito, da sola tra l'altro, completamente da sola. Si decise ad aprire la scatola ed a leggere le istruzioni ma arrivata alla seconda riga rimise tutto dentro nervosamente, chiuse la scatola ed uscì dal bagno, andando a nascondere di nuovo la busta. Era estremamente nervosa, non riusciva a stare ferma a pensare, sentiva il cervello che le scoppiava nella testa ed aveva voglia di buttare un urlo potente, da infrangere tutti i vetri di quella casa. Si sdraiò per terra e mise le mani dietro alla nuca, cominciando a fare gli addominali per tentare di sfogare il nervosismo. Inspirava e espirava sempre più veloce, pensando e ripensando a quella eventualità che le avrebbe cambiato la vita in qualsiasi caso, sia se avesse voluto davvero crescere un figlio che se avesse voluto abortire, o darlo via. Cazzo non poteva fare una cosa del genere a Tom, non poteva non dirglielo, almeno doveva saperlo da lei cosa stava succedendo. Man mano che i pensieri si affollavano andava sempre più veloce, sentendo l'addome contrarsi con più fatica. Doveva tornare a casa, doveva scoprire se era vero, e doveva decidere cosa fare, insieme a Tom, ecco cosa doveva fare. Chiuse gli occhi e continuò a pensare, finché non sentì la voce del ragazzo davanti a lei.
- Che stai facendo? - chiese perplesso.
- Gli addo... minali – rispose lei tra un respiro e l'altro.
- Lo vedo, ma perché? -
- Sono... nervosa -
- Ma dai! - rispose lui ironico – Non l'avevo capito dalla scena di prima, stavo per chiamare la neuro! -
Le andò vicino e si sedette vicino a lei – Hai... ragione...non so... cosa sta mi... sta... succedendo -
- Sarà la sindrome premestruale, tanto voi donne date la colpa sempre a quella -
Greta serrò gli occhi continuando a soffiare aria dalla bocca, fino a quando non vide più Tom nella sua visuale e si accorse che si era messo a fare gli addominali anche lui.
- Che stai facendo? - gli chiese tutto d'un fiato.
- Pensi che questo fisico da dio Greco si mantenga da solo? - gli chiese lui ridendo.
Lei si fermò lasciando la testa e abbandonando le braccia lungo la pancia, ci pensò un attimo e poi scoppiò a ridere. Ma era una risata così fragorosa e inarrestabile che si dovette reggere la pancia; rotolò su un fianco sentendo la voce di Tom che si era fermato a guardarla.
- Non ti sentivo ridere così da un bel po'... -
Lei si posò sugli avambracci e gli prese il viso con una mano, stringendogli le guance. Si avvicinò e gli stampò un bacio sulle labbra – Ti amo Split – disse prima di alzarsi e lasciarlo ancora più perplesso sul pavimento della camera.
- Io comunque ci tengo a dire che sono l'unico normale qua dentro! - le urlò dietro mentre lei ridacchiava ancora.

_____

-Bill Kaulitz – disse Greta solennemente andandosi a sedere vicino a lui sul bordo della piscina – io e te dobbiamo parlare -
- Di cosa? - fece pendere una sigaretta dalle labbra mentre si asciugava le mani bagnate sulla pancia nuda.
- Di te -
- Di me? - rispose ammiccando – Ok... -
- Sì, di te! Stronzo egocentrico che con me non ci parli più – rispose corrucciata prendendogli la sigaretta e buttandola in piscina.
- Ehi! Era l'ultima! -
- Meglio -
Bill iniziò una piccola lotta fraterna che si spense subito dopo quando si accorse che faceva troppo caldo per muoversi – Non è vero che con te non ci parlo più -
- Sì è vero, non mi dici più niente, ed io no so cosa ti succede in quella mente contorta – disse spingendogli piano la testa.
- Va bene, cosa vuoi sapere? - ammise abbassando lo sguardo.
- Ecco è questo che non voglio; non voglio doverti costringere a dirmi le cose, siamo io e te come siamo sempre stati con la differenza che prima ci veniva naturale parlare, ora no! -
- Raggiungi livelli di paranoia incredibili! -
- Sbaglio, o prima di Heike c'era qualcosa che non andava? - chiese alzando un sopracciglio indagatore.
- Potrebbe essere... - mormorò lui fissando l'acqua della piscina – ma non è che non te l'ho voluto dire, è che eri così felice che non volevo romperti con i miei problemi -
- Tu non rompi mai... - iniziò a dire la ragazza per poi correggersi – quasi mai... se hai un problema ne puoi parlare con me sempre e comunque -
- È che mi sentivo solo, davvero solo, come poche volte mi ci sono sentito, lo sai che andare in tour mi fa stare male ogni volta perché a parte le ore del concerto, il resto del tempo lo passo a pensare, e penso ancora di più di quanto penso normalmente... -
- Immagino che casino là dentro -
- Mi odio a volte, non riesco a guardarmi neanche allo specchio per quanto non mi sopporto -
- Perché? -
- Non lo so! Ci sono certi giorni che darei tutto per non essere me, per non dover sopportare tutto quel peso sulle mie spalle, per potermi farmi venire un cazzo di raffreddore se ho voglia e non avere l'ansia di essere toccato, strattonato da tutti, io non ce la faccio più, se penso a quando dovremo tornare a casa mi... - sbuffò scuotendo la testa – non voglio tornarci a casa -
- Bibs il raffreddore non ti viene a comando però voglio dire, quanto hai combattuto per avere tutto questo? -
- Io volevo solo fare musica, non ho mai pensato alle conseguenze... certo all'inizio è tutto nuovo, fa piacere avere tutte le attenzioni su di te, ma ora no, basta, mi è passata la voglia -
- E quindi? Vuoi lasciare andare tutto via? -
- Non lo so... - ammise dispiaciuto – vorrei davvero poterlo fare, ma so che non posso, perché poi mi mancherebbe. TU Greis, mi vedi come mi hai sempre visto, sono sempre io, ed io con te sono sempre io... ma gli altri pensano chissà cosa su di me, e per quanto non li ascolti, le voci nelle mie orecchie arrivano comunque e continuo a dirmi da anni “fregatene Bill, tu lo sai cosa vuol dire, tu lo sai e basta, nessuno può sapere quello che hai sopportato per essere dove sei, nessuno conosce te e Tom, nessuno”... -
- Cosa ti hanno detto? Chi è stato? - chiese Greta alterata.
- Tutti cercano di proteggermi vedi, ma io non voglio essere protetto... -
- Tu devi essere protetto – rispose la ragazza mettendogli una mano sulla testa – io ti vedo ancora così piccolo e indifeso -
Bill sospirò sonoramente afflosciandosi sulla spalla della ragazza – Il fatto  è che posso essere me stesso con così poche persone, sto diventando schizofrenico, anzi penso di esserlo già, a volte a forza di ridere  mi fanno male le guance -
- Mi dispiace sentirti dire queste cose -
- Allora facevo bene a non dirtele -
- NO! Le voglio sapere lo stesso... -
- L'altro giorno quando sono uscito da solo, mi sentivo come un bambino di due anni che si è perso dalla mamma. Mi guardavo in giro per paura che succedesse qualcosa da un momento all'altro, ma non è successo niente. Ecco, vorrei che anche a casa non succedesse niente... e lo so, è impossibile, ma mi sento così da schifo se ci penso -
- Bibs -
- No, ma ora sto bene – alzò il viso dalla spalla della ragazza e la guardò sorridendo – sono felice adesso -
- Per Heike? -
- Sai, lei... mi tratta come una persona normale, lo sa fare benissimo, ed io mi sento Bill con lei, sento di potermi fidare, ed è la prima volta che mi succede -
- È successo qualcosa per caso? - ammiccò Greta dandogli una leggera spallata.
- No, niente, parliamo e basta, lei è così presa dal lavoro adesso, però mi va bene così -
- Immagino che per tutto questo dovremmo ringraziare gli istinti sessuali del tuo cane -
Bill scoppiò a ridere scompigliandosi i capelli bagnati – Ah, a proposito di istinti sessuali – disse preoccupato allungandosi per prendere la sua borsa, sistemata vicino al divanetto – Guarda cosa ho trovato l'altro giorno... non mi vorrai far diventare Zio Bill vero? - cercò qualcosa nella marea di cose che teneva dentro e porse a Greta quello che aveva tanto cercato. Lei sbiancò di colpo prendendo le pillole dalla mano di Bill.
- Le ho cercate ovunque, perché ce l'hai tu? - sussurrò presa alla sprovvista.
- Penso tu abbia sbagliato borsa quella volta in aeroporto -
- Ah – mormorò fissandole come se avesse visto un fantasma.
- Ti prego dimmi che ne avevi altre -
- Certo! - rispose lei risvegliandosi dai pensieri ed annuendo energicamente – Certo! -
- Meno male, solo un bambino ci manca! -
- Perché? - chiese Greta curiosa – Perché che succederebbe? -
- Niente, solo che nel caso dovrai crescerlo da sola, a mio fratello gli viene un infarto se glielo dici... vuoi un po' di succo alla pesca? Lo correggo con la vodka! - le rispose con noncuranza alzando un sopracciglio.
- No grazie – rispose lei afflosciandosi su se stessa.
- Io mi sa che me ne faccio una caraffa... - continuò lui senza accorgersi del cambiamento di Greta, alzandosi dal bordo della piscina e lasciandola da sola, a fissarsi le mani, non sapendo assolutamente cosa fare.


La mattina sull'autobus non l'aveva calcolata per niente. Si era seduto vicino a Bill ed aveva guardato tutto il tempo fuori dal finestrino, mentre lei e il fratello confrontavano i compiti di inglese. Una volta arrivati a scuola lo vide entrare immediatamente nell'edificio, invece di rimanere fuori a chiacchierare con gli altri come facevano sempre. Lo seguì con l'intenzione di chiedergli scusa, anche se aveva solo voluto aiutarlo.
Bill le aveva spiegato che nelle questioni di maschi non bisognava impicciarsi, altrimenti sembrava che  uno dei  maschi in questione non avesse abbastanza palle. Greta non ci aveva pensato più di tanto specialmente perché voleva solo aiutare Tom che stava per terra agonizzante. Ma aveva anche capito che doveva accusare il colpo e chiedergli scusa; il problema era che aveva un istinto di protezione morboso nei loro confronti e loro nei suoi. Lo vide da lontano intento a prendere dei libri dall'armadietto e si avvicinò piano facendosi largo tra gli studenti, togliendo lo zaino dalla spalla e poggiandolo per terra.
- Cosa vuoi? - gli chiese lapidario chiudendo l'armadietto.
- Fare pace – sorrise la bionda – mi perdoni per essermi intromessa nella tua fantastica rissa? -
Tom alzò le spalle distratto e poi incrociò le braccia – Dipende -
La ragazza sorrise e si abbassò verso lo zaino, lo aprì e ci mise la mano dentro; ne tirò fuori un sacchetto blu.
- Bastano queste? - gli chiese mostrandogli le M&M's.
Il rasta ridacchiò chiudendo gli occhi – Però le mangio tutte io! -
- Guardate c'è la coppia del secolo! - sentirono dire dietro le loro spalle dalla voce fastidiosa di Rick Nurberg.
- Cosa cazzo vuoi? - dissero in coro entrambi.
- Ehi Kaulitz, tieni a cuccia il tuo cane da guardia -
Greta fece per scattare in avanti, ma Tom la trattenne per un polso.
- Che vuoi ancora? -
- Sai mi chiedevo come ci si sente ad essere un maschio che si fa difendere da una femmina – disse teatralmente mettendosi una mano sotto al mento – o forse tu non puoi saperlo, perché sei una femmina come la tua sorellina -
Tom serrò i pugni ed avanzò di un passo mettendosi di fronte a Greta.
- Ed è un peccato che una bella gnocca come Kerner perda tempo insieme a un frocio come te -
Il ragazzo socchiuse gli occhi, gli veniva da ridere, aveva a che fare con un decerebrato.
Greta però non gli dette il tempo di reagire; lo prese per un braccio e lo spinse contro l'armadietto. Premette le sue labbra contro le sue così forte che si stava facendo quasi male, mentre Tom la fissava con gli occhi sgranati dalla sorpresa e Rick con i suoi tre tirapiedi avevano la stessa identica espressione.
La ragazza infilò la lingua nella bocca di Tom e gli prese le mani mettendole direttamente sul suo sedere. In tutto ciò il rasta non riusciva neanche a respirare e non sapeva perché un secondo prima stava pensando a come colpire Nurberg ed un secondo dopo la sua migliore amica gli stava facendo una visita dentistica con la lingua mentre lui controllava la consistenza del suo culo. Dopo due minuti di lunghissimo bacio, e dopo che tutti quelli che passavano in corridoio avevano espresso la loro ammirazione lanciando un fischio in direzione della coppia contro l'armadietto, Greta si staccò e fissò Rick.
- Lardone di merda, questo è l'unico bacio che vedrai mai in vita tua, perché nessuna con un briciolo di cervello avrà mai il coraggio di baciarti – gli si parò davanti e gli mise un dito di fronte agli occhi – mi sa che qui il frocio è qualcun altro -
Tom dietro di lei ridacchiò con un sorrisetto compiaciuto ancora sconvolto da quello che era successo prendendo il suo zaino e quello della ragazza ed il pacchetto di M&M's abbandonato per terra.
- Andiamo Greis?– gli chiese porgendole lo zaino.
- Andiamo Split - rispose lei fulminando ancora il tipo con lo sguardo glaciale e camminando a fianco a Tom verso l'ennesimo noiosissimo giorno di scuola.

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Capitolo 19
*** Achtzehn. ***


18.

Dein Lachen weiß zu blenden, wo es nichts zu lachen gibt.
Schau mich nicht so an, mach mich nicht schwach, mach mich nicht verliebt.


Si era trasferita ad Amburgo da pochi mesi e la sua vita procedeva in modo impeccabile. Lavoro perfetto, casa piccola ma accogliente e fidanzato premuroso che la trattava come una principessa.
Lei e Christopher non stavano insieme da molto, l'aveva conosciuto pochi giorni dopo essere arrivata in città, una sera che si era ritrovata insieme ad Andreas in un locale; era più grande di lei di cinque anni, ma era rimasta completamente affascinata dai suoi modi di fare.
Era così d'altri tempi, così romantico, che a volte rimaneva basita di fronte ai suoi gesti.
- Buongiorno principessa – sentì una serie di piccoli ed impercettibili baci partire dal collo fino all'orecchio – tanti auguri -
Greta sorrise con gli occhi chiusi e lo abbracciò – Ancora due minutini -
- Apri gli occhi dormigliona, c'è una sorpresa di là per te -
- Ancora cinque minuti così – mormorò la ragazza rimanendo immobile, attaccata al collo di Chris, sorridendo beatamente.
Il ragazzo si staccò e le dette un bacio sulle labbra – Dai su, sbrigati, vieni a vedere che cos'è... -
La bionda si girò nel letto e con fatica, ma anche con tantissima curiosità in corpo, si alzò dal materasso e a passi veloci arrivò in cucina, dove Chris la aspettava con una scatolina in mano; era identica a tante altre che aveva visto in alcuni film.
- Oh mio dio – mormorò incredula con gli occhi ancora socchiusi.
- Auguri amore mio – aprì teatralmente la scatolina e gliela mise davanti agli occhi. Era un anello. Un anello con una specie di diamante sulla cima.
- Oh mio dio – disse di nuovo sgranando gli occhi – Chris ma sei impazzito? -
- Solo per te – rispose lui sicuro estraendolo dalla scatolina e prendendo la mano di Greta.
La ragazza era confusa, non si aspettava una cosa del genere dopo solo alcuni mesi insieme, soprattutto non sapeva come dirglielo che lei gli anelli non li sopportava per niente.
- Chris, aspetta – mormorò incerta, e proprio in quell'istante sentì il campanello suonare.
- Hanno suonato, torno subito – rispose imbarazzata scappando dalle sue mani e andando verso la porta d'ingresso.

- Tanti auguri a te... - Greta si girò dall'altra parte continuando a sentire in sottofondo quella voce fastidiosa.
- Tanti auguri a te... - era troppo presto per aprire gli occhi, e poi non poteva essere già mattina, si sentiva ancora troppo stanca.
-Tanti auguri, svegliati Greis è la terza volta che ti canto tanti auguri, tanti auguri a te... - ma quella era la voce di Tom, non c'erano troppi dubbi.
Socchiuse gli occhi cercando di farli abituare alla luce, dato che probabilmente preso da un momento di pazzia aveva spalancato le tende, e si girò verso la provenienza della voce.
- Ma che ore sono? - chiese assonnata, mentre Tom si sporgeva per darle un bacio.
- Auguri -
- Grazie, – rispose scocciata – dobbiamo proprio festeggiare il fatto che sono invecchiata di un anno?! -
biascicò stropicciandosi gli occhi, ma il ragazzo non la ascoltò, indicò qualcosa in mezzo al letto.
- Allora, qui abbiamo due fumanti tazze di caffè, succo d'arancia, toast a volontà e c'è anche una rosa... – la prese e gliela mise davanti – ora dimmi se non sono stato fantastico? -
Greta si mise seduta togliendosi le coperte di dosso e guardando al centro del letto, dove lui aveva portato tutta quella roba per iniziare il giorno del suo compleanno in modo speciale.
- Oh– sussurrò melliflua – sei stato più che fantastico -
- Lo so cazzo, non mi sono regolato, però guarda meglio... -
Greta sorrise incrociando le gambe e avvicinandosi al suo viso, lo prese per il collo e gli dette un altro bacio, prima di girarsi a guardare il vassoio.
- C'è un biglietto – constatò perplessa.
- Esatto – annuì il ragazzo – lo apriamo? -
Lei lo prese lentamente tenendo la rosa in mano e lo aprì piano ridendo verso Tom – Che cos'è un altro pass? -
- Aprilo! -
- Dai Tom, che cos'è? -
- Aprilo! -
Greta aprì la busta, e dentro trovò una specie di volantino colorato. Ci mise un po' a metterlo a fuoco, fino a quando non lesse – Ospizio di Hamburg, finisci i tuoi giorni nel modo migliore -
- Sei un deficiente! - scoppiò a ridere lanciandogli il foglietto in faccia.
Tom era già da un bel pezzo che aveva iniziato a ridere da sola immaginandosi la sua espressione – L'ho trovato stamattina tra la posta, ero troppo tentato! -
- Quanto sei simpatico! -
La ragazza prese la tazza di caffè rimasto e cominciò a sorseggiarlo mentre lui la sua l'aveva quasi finita.
- Tra quanto partite? - indagò curiosa.
- Appena Bill finisce di prepararsi -
- Ma dovete andare proprio oggi a Berlino? - chiese imbronciando lo sguardo e sbattendo le ciglia cercando di fargli un po' pena..
- Te l'ho detto che è una questione importante, tanto torniamo stasera – rispose alzandosi dal letto e andando verso il suo armadio.
- Sì però non è giusto! Oggi è il mio compleanno, dovevamo rimanere tutto il giorno a letto a guardare la tv, dovevi farmi le coccole mentre piangevi guardando il Re Leone! Ti rendi conto che non l'abbiamo ancora rivisto? - si impuntò lei.
- Lo facciamo domani, ok? Oggi dobbiamo andare. Ricordati poi di iniziare a fare la valigia che tra tre giorni dobbiamo ripartire – lo vide tornare in dietro e risedersi sul letto.
- Ok capo –
Aveva imparato a decifrare le mille facce di Tom, e quella che aveva messo in quel momento significava solo che stava per succedere qualcosa di inaspettato. Tolse le mani che aveva dietro alla schiena e le mostrò un pacchetto scuro con un grande fiocco argentato – Però ho preso questo per farmi perdonare... -
- Cos'è una dentiera? - chiese scettica, iniziando a ridere subito dopo seguita dal ragazzo.
- Cavolo! Perché non ci ho pensato?! -
Lei prese a togliere la carta, fissandolo curiosa negli occhi – Non è una scatola piccola come quella di un anello -
- Volevi un anello? -
- No, per l'amor del cielo! -
- Perché non aspetti di vederlo prima di dire che cos'è? -
- Non saranno neanche dei pass per il prossimo tour... -
- No, suppongo di no -
Greta finì di togliere la carta, e si trovò in mano una scatola, un nome piccolo e dorato era impresso sulla pelle nera, e non le sembrava possibile.
- NO! - gridò felice – NO! -
- Non volevi mica rimanere con quell'orologio per sempre?! -
Aprì piano la scatola e trovò un bellissimo orologio d'acciaio con il quadrante grigio e tanti piccoli fiori di metallo depositati tra le lancette. Non c'entrava molto con il primo che gli aveva regalato, anzi non c'entrava proprio niente. Quello verde, ormai a pezzi, avrebbe avuto sempre un posto speciale nel suo cuore, non l'avrebbe mai e poi mai perso. C'erano troppo ricordi legati, troppi momenti in cui si era messa a fissare quella quinta spada.
- Oddio è bellissimo! - lo osservò stupita – Però adesso non ho più la quinta spada... -
- Facciamo il quinto fiore? -
- Va bene, – annuì – anche se non c'è bisogno, tanto lo so che mi pensi sempre -
Tom emise un profondo sospiro, ormai privo di scuse da elargire.
- Grazie Split – sorrise a trentadue denti togliendolo dalla scatola.
- Però lo devi guardare bene -
- Sì sì, è bellissimo – rispose lei sfilandosi l'orologio verde e infilandosi quello nuovo.
- Non lo stai guardando bene – continuò lui.
- Sì che lo sto guardando! – si impuntò – Guarda, lo sto guardando! -
Lui le prese la mano e glielo sfilò dal polso, girando il quadrante e mettendoglielo di fronte al naso.
- Leggi -
- Oddio – si stupì la ragazza socchiudendo gli occhi – che cosa ci hai fatto scrivere? 29 agosto 1994? – sussurrò esterrefatta – Che è successo il ventinove agosto del novantaquattro? -
- Anche io ci ho messo un po' per ritrovarla però grazie ai miei potenti mezzi ci sono riuscito. E' la data del nostro primo giorno di scuola -
- Stai scherzando? -rispose la ragazza esterrefatta.
- No – sorrise lui – è la prima volta che ci siamo visti -
- Stai scherzando... - continuò lei con tono ovvio, come se stesse scherzando per davvero, perché era impossibile che fosse riuscito a ritrovare quella data.
- No te lo giuro -
- Ma come hai fatto? – mormorò fissando il retro del quadrante d'acciaio su cui erano incisi i numeri – Non ci credo che hai fatto una cosa così... schifosamente romantica -
- Lo so -
Lo fissò qualche instante scuotendo la testa impercettibilmente con gli occhi illuminati esclusivamente dal suo amore.
- Oh, che dolce il mio Split -
- Smettila! - rise lui avvicinandosi per darle un altro bacio.
- Oggi posso prenderti in giro quanto voglio, è il mio compleanno -
Le fronti si scontrarono e si fissarono negli occhi – Lo farai stasera allora, ci vediamo da te -
- Va bene, ci vediamo da me – sussurrò lei in risposta, chiudendo gli occhi ed annullando le distanze. Si avvicinò cingendogli il collo quando sentì la voce di Bill trapanarle un timpano.
- TANTI AUGURI A TE TANTI AUGURI A TE TANTI AUGURI GREISCHEN TANTI AUGURI A TE! -
- Cosa ci fai con un megafono dentro casa? - gli gridò il gemello tappandosi un orecchio con un dito.
- AUGURI GREIS! TANTI AUGURI - disse di nuovo amplificando la sua voce.
- Bill leva il megafono! -
- Auguri Greis, – sorrise saltellando verso il letto e mettendocisi sopra in ginocchio – sono davvero tanto triste del fatto che non saremo qui oggi però sicuramente avremo modo di recuperare -
- Come sei formale, che ti sei scritto il discorso? -
Bill fissò Tom che lo stava incenerendo con lo sguardo – No, no, è che mi dispiace davvero -
- Lo so cucciolo -
Il ragazzo si sporse e la abbracciò dandole un bacio sulla guancia – Povera Greis, ormai prossima alla pensione -
- Smettetela voi due! Solo perché sono più grande di voi di un mese e mezzo non vuol dire che sono vecchia!  - Ma tu sei sempre stata vecchia – continuò Bill – altrimenti non ti chiameremmo Greis, e comunque, qui di anziani ne vedo due -
- Hai finito di preparati? - gli chiese il gemello scocciato.
- Sì, ho finito, possiamo andare -
- Già ve ne andate? - rispose la ragazza ancorandosi al braccio di Tom – Non mi lasciate da sola! -
- Ecco, prima rompeva le palle che non voleva venire con noi, ora che non può venire, vuole venire – constatò lui verso il fratello.
- Lo so Tomi, che ci vuoi fare? Purtroppo Greis ha dei problemi psicologici seri, prima di tutto perché sta con te... -
- Smettetela di parlare come se non ci fossi! -
- Però non può venire con noi -
- No, non può – scosse la testa Bill.
- Infatti per questo motivo, ho chiamato Michelle per te, sarà qui tra poco, e guarda cosa ti lascio perché oggi sono particolarmente buono... – rispose Tom prendendo il portafoglio.
- Mi lasci la carta? - domandò la ragazza con uno scintillio negli occhi.
- Sì, però vacci piano ti prego -
- Oddio! - si esaltò strappandogliela dalle mani – Avrai il conto in rosso prima di pranzo, te lo prometto – rispose eccitata rigirandosela tra le mani.
- Mi raccomando – continuò  Bill – puoi andare sotto massimo di duemila euro -
- Ok – sorrise Greta.
- Bill non gli devi dare tutte queste informazioni! - lo rimproverò il fratello alzandosi dal letto.
- No glielo dico perché io ero convinto che si poteva andare sotto all'infinito, invece c'è un limite – rispose alzando le spalle.
- Non andrò sotto, il tuo conto in banca è al sicuro -
- Ne dubito Greis! - sospirò Tom stiracchiandosi – Andiamo? -
- Andiamo – rispose Bill alzandosi .
- Sì andate andate – li seguì la ragazza verso la porta.
- Torniamo per ora di cena, ci vediamo a casa tua – le disse Tom prendendole il viso e dandole un bacio sul naso.
- Va bene, guida piano e... guida piano -
- Guido io veramente – si intromise Bill.
- Perché? - chiese Greta perplessa.
- Perché io non posso guidare scusa? -
- No, era così per dire... -
- Vogliamo andare? - berciò Tom aprendo la porta.
- Tom io non ti sopporto più -
- Tu non mi sopporti più? Ed io cosa dovrei dire? - rispose il gemello spingendolo fuori.
- Oggi mi stai sulle palle! -
- Sapessi tu -
- Non mi salire con i piedi sulle scarpe sai! -
- Perché sennò cosa mi fai? Che paura! -
- Tom! -
- BILL! -
- Buon viaggio! - li salutò la ragazza sbattendo la porta.

____

Erano passate tre settimane da quando erano tornati dall'America, e lei non era ancora certa che fosse incinta. Però ormai aveva capito che c'era qualcosa che non andava. Oltre al fatto che la mattina vomitava anche l'anima, il suo umore era diventato a dir poco incontrollabile, ed era sorpresa del fatto che Tom non l'avesse ancora mandata a quel paese per tutte le volte che l'aveva trattato male senza motivo, o perché faceva una delle classiche cose alla Tom che tutte le altre volte gli aveva fatto passare con il sorriso sulle labbra. Quello che aveva capito era che era incinta, ma che non voleva saperlo ugualmente. Insomma, un conto era pensarlo, un conto era saperlo per certo; anche se appena aveva saputo da Bill che Heike sarebbe tornata ad Amburgo per qualche giorno l'aveva subito chiamata per chiederle se poteva accompagnarla da sua madre.
Ci era andata, aveva fatto le analisi e ci sarebbe dovuta tornare il giorno dopo per i risultati. In quel momento, mentre stava realizzando la cosa, le venne un sussulto al cuore. Come glielo avrebbe detto a Tom che era incinta?! Ma sopratutto lui in che modo avrebbe reagito?! Non lo voleva sapere, o meglio, lo voleva sapere ma non lo voleva affrontare. Le sarebbe piaciuto staccarsi dal corpo e guardare la scena dall'alto, come se lei non c'entrasse niente.
 Camminava verso la via di casa con solo due buste in mano; nonostante diverse ore di shopping insieme a Michelle, non aveva trovato niente di interessante da comprare, cosa che l'aveva fatta stizzire ancora di più. Per una volta che poteva sfogarsi...
Era stanca, le facevano male le braccia e le gambe, e le girava la testa, ma nonostante quei fastidi, ne sentiva un altro ancora più strano, salirle in petto. Si sentiva osservata, stranamente osservata, come se qualcuno la stesse puntando. Si guardò intorno circospetta aumentando il passo, ed una sensazione sempre più sgradevole le saliva dallo stomaco. Fino a quando da un vicolo di un garage non le comparve una figura davanti. Greta si bloccò di colpo, e scrutò la persona che le ostacolava la strada, ma oltre gli occhi, non poteva notare molto, perché aveva il viso coperto a metà.
- Chi sei? - chiese facendo due passi indietro, mentre notava che altre quattro persone le venivano addosso. Continuò a camminare all'indietro trovandosi nel vicolo. Era un dannatissimo vicolo cieco, con un garage chiuso alla fine, ed ora che aveva cinque persone che la stavano chiudendo al muro, iniziava ad avere paura.
- Facciamo due chiacchiere, che ne dici? - disse la prima che le si era parata davanti, avanzando rispetto al gruppetto. Non era tedesca, nonostante le stesse parlando nella sua lingua.
Greta ansimava, stringendo le buste tra le mani, tanto che le unghie le si erano conficcate nel palmo della mano.
- Che volete? - chiese cercando di mantenere la calma.
- Vogliamo che lasci Tom in pace – rispose monocorde, come se fosse una cosa naturale.
- CHE COSA? - gridò lei facendo una smorfia tentando di scansarle – LEVATEVI PER FAVORE, SIETE RIDICOLE -
Una delle quattro la spinse piano verso il muro, mentre le altre si allontanavano di qualche passo. Due lanciavano sempre delle occhiatine verso la strada, mentre quella che doveva essere il capo e le altre due che rimanevano la tenevano chiusa intorno al muro.
- Pensi di avere l'esclusiva? – continuò la ragazza – Lui non sarà mai tuo! -
- Ma che problemi avete? - domandò Greta decisa – Dite tanto di amarli ma non accettate che stiano insieme a qualcuno -
- Sei tu il problema veramente, nessuno ti ha mai sopportato -
- Io? - chiese confusa – Che significa? -
- Significa che devi lasciare Tom -
Si avvicinò e le mise una mano sulla testa, Greis tentò di spostarsi ma non era stata abbastanza veloce, sentì qualcosa di viscido scenderle sui capelli e vide il guscio di un uovo cadere per terra.
Rimase immobile, con gli occhi sgranati, mentre sentiva altri rumori di uova che si rompevano, prima sul braccio, poi sulla pancia, e di nuovo sula testa.
Non poteva crederci che stava succedendo a lei. Rimase un attimo con le spalle contro il muro, mentre vedeva che se ne andavano senza dire altro, e rimase immobile, con il cervello in stand by e gli occhi fissi sulla strada.
Non si rese conto di quanto tempo rimase in quella sorta di limbo dei pensieri, era paralizzata, ma non tanto per quello che era successo, più che altro perché non era riuscita a reagire. Lei di solito riusciva  a mantenere sempre il sangue freddo in situazioni che capitavano all'improvviso, ma in quel caso, a quelle parole, si era ghiacciata, e stava cercando di capirne il motivo. Sentendo il cuore continuare a battere come un tamburo, si incamminò alla fine del vicolo, fino a quando non sentì due voci dietro di lei che la chiamavano.
- Greta! Oh cazzo, Greta! -
Non si girò, ma continuò a camminare verso casa, con lo sguardo perso nel vuoto.
- Ehi, cosa ti è successo? - vide una mano afferrarle il braccio e si girò a guardare la persona che la chiamava. Era Heike.
- Cosa è successo? Che cosa...? -
- Mi hanno lanciato le uova – rispose monocorde notando un'altra figura al fianco della rossa. Era Axel, con una scatola sotto braccio e gli occhi sgranati.
- Stai bene? - le chiese lui mettendole una mano sulla spalla.
- Credo di sì... non è successo niente -
- Oh mio dio ti accompagniamo -
- No, non c'è bisogno... - rispose girandosi ed avvicinandosi al portone di casa, cercando le chiavi nella borsa. Quello di cui non si accorse era che stava tremando e appena trovo il mazzo non riuscì a trovare la chiave giusta da infilare nella serratura.
- Ehi, aspetta – sentì dire da Axel. Le prese le chiavi dalla mano e tentò tutte le chiavi che c'erano fino a quando non trovò quella del portone. La ragazza entrò, seguita dai due fratelli, cominciò a salire le scale una dopo l'altra, fissando i gradini bianchi sotto le sue scarpe e non riuscendo a capire perché fosse successo a lei.
Arrivò davanti alla porta ed aspettò che anche Axel con le chiavi la raggiungesse, poi si bloccò e gli occhieggiò perplessa.
- Ma voi due come ci siete finiti qui? -


Tom doveva proprio congratularsi con se stesso. Non era stata affatto una passeggiata organizzare quella specie di festa a sorpresa a casa di Greta. Soprattutto non era stato facile allontanarla da lì tutto quel tempo; sapeva che con la scusa dello shopping avrebbe potuto tenerla occupata abbastanza per permettere a lui e Bill di organizzare tutto, però era stato difficile inventarsi tutte quelle scuse su Berlino. Ci erano effettivamente andati ma erano tornati subito nel pomeriggio per finire di sistemare le cose a casa della ragazza.
Non mancava nessuno, se non Heike, che Bill aveva tanto voluto che venisse, e la festeggiata. Michelle era arrivata trafelata dieci minuti prima, con l'ansia che Greta la vedesse tornare, ma per fortuna stava andando tutto secondo i piani.
Bevve un sorso di birra e lasciò il bicchiere in mano al fratello mentre vedeva che tutti gli altri stavano tranquillamente chiacchierando in giro per il soggiorno di Greta.
- Mi sta venendo l'ansia – disse torturandosi le mani.
- Tomi stai tranquillo, è tutto sotto controllo -
- Già Tom, hai organizzato tutto benissimo – lo tranquillizzò anche Natalie intenta a versarsi qualcosa nel bicchiere.
- Lo so, ma ho come la sensazione che sia successo qualcosa – disse mettendosi una mano sulla fronte e andando verso la cucina – non è che ho dimenticato le birre del frezeer? -
- Ehi, sento delle voci qui fuori! - sentì dire da Michelle mentre stava andando verso la cucina, fece dietrofront e corse alla porta, seguito subito da Bill che aveva iniziato a ridere con Natalie probabilmente dell'ansia insita nel fratello che quando veniva fuori lo faceva apparire veramente goffo.
Tom sorrise sicuro del fatto che Greta si sarebbe piacevolmente spaventata di trovarli tutti lì, ma appena la porta si aprì, non vide la sua ragazza spuntare sull'uscio.
Axel lo fissò negli occhi, e lui si trovò a dover cambiare espressione all'istante appena si accorse che era lui, cosa che non fecero il resto dei presenti. Ebbe immediatamente la voglia di sbatterlo contro il muro e dargli un pungo in faccia, ma respirò profondamente quando la porta si spalancò e vide la persona che stava aspettando.
Greta trovò Tom di fronte a lei, e poi Bill, Natalie, Michelle, Georg, Gustav e Andreas che le gridarono  “Auguri” in coro.
Il ragazzo la guardò, e capì all'istante che le sue sensazioni era giuste; aveva dei rimasugli indefiniti appiccicati sui capelli e delle chiazze viscide sui vestiti.
- Che cazzo è successo? - chiese nervoso avvicinandosi a lei non sapendo se toccarla o meno.
- Oddio Greis! - mormorò il fratello in pensiero facendo lo stesso.
- L'abbiamo trovato qui sotto, qualcuno deve averle lanciato delle uova addosso... non lo sappiamo, quando siamo arrivati era già così – disse Heike preoccupata, guardando Bill, che si era girato a guardarla, mentre Tom e Greta si fissavano negli occhi.
- Ehi, che è successo? - chiesero anche gli altri avvicinandosi, mentre la festeggiata riprendendosi un istante scosse la testa.
- Grazie per la sorpresa – mormorò facendo un sorrisetto debole e scansando Tom – ma non sono in vena di festeggiamenti al momento -
Si girò di spalle e cominciò a camminare verso il bagno alla fine del corridoio; sentiva tutti gli occhi puntati su di lei, e una sensazione orribile che le chiudeva la gola. Entrò in bagno e chiuse la porta, sapeva che sarebbe arrivato di lì a poco. Trattenne un singhiozzo e si sedette sul bordo della vasca, prendendosi il viso con le mani subito dopo aver lasciato le buste e la borsa per terra. Si massaggiò le guance ricacciando le lacrime indietro e si dondolò avanti e indietro fissando le piastrelle del bagno. Non poteva, non doveva lasciarsi sopraffare da quella situazione, non l'avrebbe permesso. Avrebbe combattuto con tutta se stessa per lui, qualsiasi cosa fosse successa, chiunque fosse stato ad intimidirla, nessuno poteva separarli, nessuno poteva dirle che lui non era suo, perché tutti quelli che li conoscevano lo sapevano che erano inscindibili, e coloro che non lo sapevano dovevano solo prenderne atto. Poi però ripensava alla loro situazione, ripensava a chi era Tom al di fuori dell'essere Split e non riusciva più a capire niente, non capiva se quella lotta valeva davvero con il mondo esterno, non capiva se doveva dimostrare davvero qualcosa a qualcuno che non sapeva niente di loro... forse aveva sbagliato tutto e non se n'era accorta.
Sentì la porta aprirsi e richiudersi, e il suono della serratura che scattava. Alzò gli occhi e lo vide, con lo sguardo perso di chi non sa cosa fare. Si alzò di scatto e gli finì addosso.
- Che cosa è successo? - mormorò lui stringendola – Chi te le ha lanciate? -
Lei non rispose, si limitò a stringerlo più forte, sentendosi finalmente al sicuro. Quella sensazione di protezione unica, quella sensazione che lì in mezzo circondata da due braccia, da quelle braccia, niente poteva succedere. Non c'era nessun dolore là in mezzo.
- Greis, dimmi che è successo, ti prego – disse di nuovo dopo un po' – chi è stato? -
La ragazza si staccò dalla presa ed abbassò lo sguardo, togliendosi la maglia impregnata di uova e lasciandola nel lavandino.
- Non voglio piangere, adesso mi riprendo... - mormorò.
- Che cosa è successo? -
Alzò piano il viso fino ad incontrare i suoi occhi e alzò le spalle.
- Io... io... non ho reagito... lo sai che di solito a certe situazioni riesco a reagire, ma stavolta non l'ho fatto... mi ha... mi sono bloccata Tom, completamente... mi ha detto che tu non sei mio, me l'ha detto in faccia ed io mi sono paralizzata, perché l'ha detto con così tanta convinzione che... mi sono sentita nel torto... –
- Greis... -
- Come se io ti avessi portato via da lei o da tutte quelle che che ci credevano... come se fosse tutta colpa mia... capisci? -
- Sei solo sconvolta adesso... -
- No – lo interruppe – non sono sconvolta, sono solo uova... -
- Ma non ha senso quello che stai dicendo... -
- Sì che ce l'ha, io sono la stronza che gli ha portato via il loro sogno, sono quella che ha tolto loro la speranza... ed anche io odierei una persona del genere... -
- Ma che stai dicendo? -
- Tom... nell'assurdità non posso biasimarle... -
- Greta cazzo smettila di dire stronzate! Delle idiote ti hanno appena riempito di uova, e tu le difendi? -
- Non le sto difendendo Split, sto cercando di capire... - si tolse la maglia e la lasciò cadere per terra dove cadde pesante sporcando le piastrelle bianche.
- Cosa c'è da capire? Ce l'hanno con te, ed io non voglio che tu vada più in giro da sola... -
Greis alzò gli occhi al cielo slacciandosi i jeans – Tom... -
- Tom un cazzo Greis, non voglio discutere su questa storia. Io ho paura, come fai a non averne tu! -
- Ma sono uova... -
- Oggi sono uova, domani che ne sai? Io voglio sapere sempre dove sei... - rispose sempre più nervosamente.
Greta lanciò i jeans vicino alla maglia e si spoglio completamente entrando nella vasca; iniziava a puzzare di uovo andato a male. Prese il telefono della doccia e lo diede in mano al ragazzo.
- Tu sei paranoico – gli disse aprendo l'acqua.
- Io non sono paranoico, sono realista! Sanno dove abiti, sanno chi sei... -
- Appunto, ormai il danno è fatto...  -
- Voglio sapere quante erano, chi erano e tutto ciò che hanno detto... -
Greta prese lo shampoo e cominciò a passarselo sui capelli – Erano cinque... non penso fossero tedesche, avevano uno strano accento... l'acqua sui capelli! -
- Poi? -
- Mi hanno riempito di uova – rispose come se fosse la conseguenza naturale del fatto – avevano una bandana sulla faccia ed una mi ha tirato un uovo in testa e mi ha detto di lasciarti perdere... -
- Come fai a stare tranquilla? - rispose lui agitandosi – Ne stai parlando come se fosse una cosa normale! -
- Split ma ti vuoi calmare? Io non mi faccio intimidire da cinque ragazzine pazze! -
- Greis per favore – disse spostando il telefono della doccia verso di lui e bagnandosi la faccia – non puoi rimanere impassibile -
- Tomi tu per favore! Non c'è nient'altro da dire, è successo... mi sono ripresa dal momento di panico, sto bene, davvero -
Gli strappò l'acqua dalla mani e si portò il getto sui capelli, mentre lui prendeva un asciugamano e se lo portava sul viso.
- Non volevo che succedesse, tu sei troppo importante non posso permettere che ti succeda qualcosa -
- Non mi succederà niente -
- Ma comunque in giro da sola se non ci sono io non ci vai! -
- Tom ti prego -
- No, sono irremovibile, puoi fare quello che ti pare! - disse impuntandosi, serissimo.
Greta chiuse un attimo l'acqua, fissandolo – Beh calcolando che me lo stai dicendo mentre sono nuda, ci sto credendo -
- Appunto -
Tom rimase immobile, mentre lei si finiva di sciacquare i capelli; si sentiva uno straccio, come se fosse stato lui a tirarle le uova. Era tutta colpa sua se l'aveva trascinata in quel turbinio di follia, ed era l'ultima cose che voleva, vederla stare male. La amava troppo per sentire che soffriva, si sarebbe preso lui tutta la sofferenza se avesse potuto; e nonostante lei lo rassicurasse, continuava a sentire che gli stava nascondendo la verità, che c'era qualcosa che non andava.
- Mi passi l'accappatoio? - gli chiese dopo un po'. Lui eseguì come un automa, poi lei si appoggiò sulle sue spalle ed uscì dalla vasca gocciolando acqua dai capelli.
- Greis – mormorò abbracciandola e bagnandosi la maglietta – non posso pensarci mi sento una merda -
- Split, non è colpa tua -
- Mi dici che cosa sta succedendo? -
Lei si staccò e gli prese il viso con le mani – Niente, non sta succedendo niente -
- Sei sicura? -
- Sì... -
- Non è che non mi ami più, vero? -
La ragazza sorrise dolcemente – Ma che stai dicendo? -
Appena finì la frase sentirono bussare alla porta – Ehi, posso? - era la voce di Bill.
Si chiuse l'accappatoio ed andò verso la porta facendo scattare la serratura e aprendola.
- Ehi -
Bill entrò chiudendo la porta e abbracciandola – Mi dispiace Greis -
- Anche tu non iniziare, non è colpa vostra -
- Ok, non inizio. Senti, gli altri se ne sono andati, io vado via con Heike – mormorò incerto – ti da fastidio? -
- Che cosa? - chiese la ragazza perplessa.
- Che vado via... -
- Ma no cucciolo, vai! - rispose abbracciandolo di nuovo – Stai tranquillo! -
- Davvero? -
- Sì -
- Va bene – dette un'occhiata al gemello e annuì – Buon compleanno Greischen, mi dispiace -
La ragazza non rispose, si limitò a girarsi verso Tom e a camminare nella sua direzione; lo abbracciò di nuovo.
- Ti do il permesso di asciugarmi i capelli -


____

- Come li chiami allora? -
Bill guardò nel cartone, notando i musini dei due cuccioli guardare verso di lui, sorrise dolcemente infilando una mano ed accarezzando la testa dell'uno e dell'altro – Io volevo chiamarne uno Frei e l'altro Heit, così quando li chiamavo in coppia veniva Freiheit – disse serio, facendo ridacchiare Heike.
- E poi cosa ti ha frenato? -
- Quel deficiente di Tom, uno lo vuole chiamare Lambo, come la Lamborghini... io trovo sia ridicolo -
- Dai è carino – ammise la ragazza continuando a guardare la strada.
- No, non mi piace -
- Quindi rimangono senza nome? -
- Penso che io li chiamerò comunque Frei e Heit, ed uno di loro avrà una crisi d'identità perché Tom lo chiamerà comunque Lambo -
- Ci litighi spesso? -
- Con Tom? - domandò per poi continuare – Ogni tanto è insopportabile, però lo sono anche io, diciamo che ci compensiamo -
- Sei sicuro di aver fatto bene a lasciarlo da solo? -
- Sì, dovevano rimanere da soli, io sarei stato d'intralcio – mormorò – poi... immagino cosa sia successo e non mi va di parlarne -
- Ok, non parliamone -
- Posso fumare? - chiese guardandola di profilo mentre guidava.
- No, non puoi -
- Ah, ok – si sporse in avanti e mise una mano nella sua borsa in cerca delle sigarette. Una volta trovato il pacchetto lo aprì e tirò fuori una sigaretta mettendosela tra le labbra.
- Ehi – lo rimproverò Heike spostando per un attimo lo sguardo verso di lui – no è no, non è un sì mascherato da no -
- Ah – mormorò colto di sorpresa con l'accendino acceso davanti al viso – era un no no -
- Certo che era un no no, quanti tipi di no conosci? -
- Beh, ci sono i no di circostanza, i no ironici e i no no -
Heike rise di cuore girandosi a guardarlo per qualche istante – Sai a volte mi ricordi tanto un bambino quando parli -
- Che bambino? -
- Un bambino in generale -
- Mi stai dicendo che ho la sindrome di peter pan? -
- Anche se fosse? -
- No hai ragione – disse stancamente facendo penzolare la sigaretta tra le labbra e posando la testa contro il sedile - Greta me lo dice sempre che ho due anni in realtà -
- Credo che abbia ragione – ridacchiò la ragazza fermandosi al semaforo e girandosi a fissarlo – ma è una cosa positiva -
- Dici? -
- Certo, vedrai il mondo sempre in modo diverso rispetto agli altri -
Bill si trovò a sorridere mentre la guardava nella penombra delle luci dei lampioni che c'erano in strada e si sentiva incredibilmente bene ed incredibilmente in colpa. Pensare a quello che era successo a Greta lo stava facendo sentire male, perché non era lì con lei a vedere se stava bene, ma allo stesso tempo era cosciente del fatto che non fosse lì il suo posto, che ci sarebbe stato Tom per lei. Era una sensazione strana, come se in quel momento non potesse pensare ad altro, anche se lei l'aveva rassicurato.
- In conclusione la tua opinione su di me sta peggiorando ogni volta che ci vediamo Heike – disse ironico mentre lei scoppiava a ridere riprendendo a guidare – pazzo, maniaco del controllo, con la sindrome di peter pan... poi, cosa manca? -
- Sei triste... -
- Ah, già, sono una persona triste! Praticamente mi ammazzi l'autostima ogni volta! -
- Ma non è vero! Io sto cercando di fare un'analisi approfondita per conoscerti meglio, e poi me l'hai dato tu il permesso di psicoanalizzarti -
- Perché di solito solo una persona gentile! -
- Va bene... allora facciamo così – sorrise lei accelerando – puoi cominciare, da adesso, a fare lo stronzo con me -
Bill poggiò il braccio al finestrino e continuò a guardarla, ma per quanto potesse sforzarsi, non le veniva naturale essere stronzo con lei.
- Ma non posso farlo... dovrei conoscere prima tutti i tuoi difetti per farlo e stuzzicare i tuoi punti deboli; così funziona, altrimenti sarei solo cattivo -
- E non ti piace fare il cattivo? -
- A volte è divertente, ma dipende dalla persona con cui lo faccio -
- E cosa ne risolvi dopo che sei stato stronzo con una persona? -
Bill sospirò pensieroso – Mi sento più leggero – ammise sorridente – come se mi si scaricassero una parte di problemi -
- Ma poi sono sempre lì no? -
- Heike stai cercando di farmi smettere per caso? -
- No, è che c'è sempre una motivazione per un comportamento io volevo capire la tua... ma non parliamone, basta psicoanalisi per stasera -
Bill sorrise e le indicò il cancello sulla destra – Aspetta che lo apro – disse prendendo le chiavi e premendo il tasto del telecomando elettronico.
- Devo entrare dentro? -
- Sì, ti prego, non mi lasciare qui fuori da solo -
Heike scoppiò a ridere – No tranquillo, potrebbero rapirti gli alieni -
- No peggio, potrebbero esserci degli esseri di sesso femminile pronti a gridare uscendo dal cespuglio, non puoi capire che paura! -
- Ma dai Bill, come sei esagerato! -
- Te lo giuro! - rise lui mentre la ragazza entrava dentro la via di casa.
- Beh, mi sembra tranquillo qui... -
- Sì, lo era fino a quando le mie fans che amo quanto una colica renale non hanno trovato la casa -
- Questa era la cattiveria che aspettavo – ironizzò Heike fermandosi davanti all'entrata del vialetto  e spegnendo la macchina – eccoci qui allora, sano e salvo da attacchi dai cespugli -
Bill sospirò dando ancora una volta un'occhiata alla scatola e cercando di farsi venire qualcosa in mente per prolungare quel momento – Quand'è che riparti quindi? - chiese distratto, come se non gli interessasse.
- Dopodomani, è la seconda volta che te lo dico -
- Ah, già, dopodomani – rispose annuendo – ho capito -
Rimasero un attimo in silenzio, mentre Heike lo fissava cercando di capire perché non scendeva dalla macchina. Bill dal canto suo stava raccogliendo tutte le forze che aveva in suo possesso per girarsi guardarla e chiedergli di entrare dentro casa, solo che stava cercando di impostare la frase senza che lei potesse fraintendere le sue intenzioni. Chiuse gli occhi e lasciò parlare il cervello per lui, senza intercessioni.
- Vuoi venire dentro? -
Heike aggrottò le sopracciglia notando la sua espressione mutare – Cioè vuoi venire dentro casa un attimo... così... se non vuoi non fa niente però mi farebbe piacere...ecco... -
La rossa si portò i capelli indietro e scosse la testa, togliendosi la cintura e aprendo lo sportello. Bill seguì ogni suo movimento rimanendo immobile. Aveva pensato che si fosse arrabbiata, o altro, invece lei fece semplicemente il giro della macchina e gli aprì lo sportello.
- Piuttosto potevi dirmi che avevi bisogno di qualcuno che ti aprisse lo sportello -
Bill la guardò con gli occhi sgranati, consapevole della pessima figura che aveva appena fatto, e scese dalla macchina con insicurezza, dato che non aveva capito se lei aveva accettato il suo invito o lo stesse solo cacciando. Con le chiavi in mano andò verso il vialetto, incerto, ma quando si accorse che lei lo stava seguendo, tirò un sospiro di sollievo e andò verso il retro della casa.
- Adesso metto Frei e Heit nella cesta di Hugo e Gretel, tanto loro saranno nella cuccia – disse pensieroso andando verso le cucce dei cani.
- Non so Bill, non sarebbe meglio tenerli dentro casa? Sono piccoli... -
- Hai ragione, che nonno snaturato che sono – rise prendendo i cuccioli togliendoli dalla scatola e mettendoli nella cesta, per poi prenderla sottobraccio e andare verso il retro della casa.
- Anche casa tua è grande – constatò Heike sorpresa, prima che Bill si girasse a guardarla con un sopracciglio alzato.
- La tua è più grande – disse piccato.
- Lo so, però la tua non è piccola -
- Ma la tua è più grande – continuò andando verso una porta finestra e aprendola mentre Heike lo sorpassava ed entrava - Ma la tua non è piccola – disse ancora sorridendo e dandogli le spalle.
Bill entrò dentro lo studio casalingo che lui e Tom avevano faticosamente costruito e posò il cesto con i cuccioli vicino alla porta. Accese le luci e si tolse la giacca avanzando nella stanza verso Heike, che si guardava intorno incuriosita da quell'ambiente.
- È qui che il grande Bill Kaulitz incide le sue opere? -
- No, qui è più una sala prove -
La ragazza si avvicinò al mixer e toccò con la punta delle dita qualche leva, senza spostarle – E tu vuoi farmi credere che sai usare tutti questi pulsanti e leve? -
- Io no! – rispose scandalizzato – Tom più o meno lo sa usare, io so solo che questo alza e abbassa il volume, e questo pulsante ti fa parlare con quelli che sono dietro al vetro, ma la maggior parte delle volte dietro al vetro ci sono io, quindi è inutile saperlo -
- È insonorizzata? - chiese sorpresa Heike indicando la stanza d'incisione.
- Sì, vieni -
Bill senza volerlo le prese una mano, e se ne rese conto solo un secondo dopo che l'aveva fatto. Ormai era troppo tardi per lasciarla, per cui andò verso la porta e la aprì, tirandosi dietro Heike.
- Io passo tanto tempo qui dentro, – disse indicando li sgabelli e i leggii con i fogli sopra - adoro stare qui, quando sono incazzato per lo più, anche se si muore di caldo -
- Infatti, fa caldo – rispose lei togliendosi la giacca e andando verso un sgabello – però è affascinante – continuò guardandosi intorno. In effetti non c'era molto da guardare, la stanza non era molto adornata.
- Cosa? -
- Il mondo di Bill Kaulitz -
- Questa è una parte del mio mondo, quella che preferisco -
- Ma qui dentro se urli non ti sente nessuno però -
- Se urli nel microfono sì – rispose lui indicandolo mentre la ragazza lo cominciò a fissare con il sorrisino enigmatico che aveva ogni volta che stava per iniziare qualche discorso particolare.
- Urliamo? -
- Come? -
- Urliamo, al mio tre... insieme -
- Perché? - chiese perplesso.
- Così, non ci deve essere un motivo -
- No, io non posso – rispose Bill imbarazzato.
- Per un urlo non se ne andrà via la voce -
- Ma non mi va lo stesso – disse scocciato girando il viso dall'altra parte.
Heike si avvicinò cercando i suoi occhi e mettendo le mani avanti – Ok, niente urla, ma quella cos'era? Una punta di acidità? -
- Più di una punta – ammise incrociando le braccia – anche se sono stato particolarmente buono -
- Grazie – rispose lei facendo finta di essere commossa – grazie davvero -
Scoppiarono a ridere, ma mentre Heike continuava a guardarsi intorno, Bill la fissava e stava cercando di trattenersi, perché con ogni fibra del suo corpo avrebbe voluto spingerla contro il muro dietro di lei e baciarla fino a farsi sanguinare le labbra.
- Usciamo di qui – mormorò andando verso la porta ma appena mise la mano sulla maniglia, senti quella della ragazza sulla spalla.
- C'è tensione nell'aria – le sussurrò all'orecchio avvicinandosi – tu ne sai qualcosa? -
Bill sentì all'improvviso il cuore in gola, il respirò gli manco per un attimo.
- Se adesso faccio una cosa prometti di non muoverti? -
- Non ti prometto niente, tu falla e basta -
Lui si girò di scatto prendendole le spalle e sbattendola contro la porta. Non ci penso mezzo secondo quando si trattò di affondare le sue labbra nelle sue.
Non stava capendo molto di tutta la situazione, non dava un bacio da diverso tempo, ma non si era dimenticato di come doveva agire; soprattutto non seppe perché, ma si meravigliò del fatto che lei lo stesse ricambiando con lo stesso entusiasmo che mostrava lui. Era così felice in quell'istante che i pensieri si annullarono, e pensò semplicemente a prenderle il viso tra le mani e ad affondare le dita nei suoi capelli. Erano dannatamente morbidi, come se li era immaginati. La ragazza inclinò la testa, per prendere fiato e le labbra di Bill scesero sul suo collo per poi passare alla spalla; la sentiva respirare affannosamente sotto le sue labbra e sorrise impercettibilmente felice di sentire che gli faceva quell'effetto.
- Bill, – mormorò Heike mettendogli le mani sulle spalle – aspetta -
Lui si fermò ed alzò il viso per guardarla – Se vuoi che mi fermo mi fermo, ma non dirmi di fermarmi perché non so se ci riesco a farlo – disse tutto d'un fiato.
La ragazza lo fissò negli occhi nel panico; era incerta, non perché non gli piacesse lui o la sua compagnia, quanto perché non sapeva che definizione dare a quella cosa. Non aveva senso, anche se un senso poteva trovarcelo. Due persone che si piacciono. Punto. Invece pensava e rimuginava sul fatto che sarebbe dovuta partire e tornare in America, sul fatto che non potevano avere una storia, sul fatto che tutto quello che stava succedendo era sbagliato e impossibile. Sbagliato e impossibile. Due parole che continuava a ripetersi da quando l'aveva visto la prima volta, da quando quel viso gli era rimasto in testa e continuava a disegnarlo, da quando l'aveva rivisto ed aveva scoperto che aveva l'anima fragile, come la sua. Sbagliato e impossibile.
- No, non ti fermare – rispose scuotendo la testa.


Bill aprì di scatto gli occhi e si mise a sedere all'improvviso toccandosi la testa e i capelli, come se si dovesse riprendere da una sbronza, si sentiva particolarmente strano. Era euforia quella che sentiva crescere in petto. Euforia che si spense appena non si accorse di essere solo. Si girò sul divano dello studio guardando verso la porta. Il sole stava sorgendo e di Heike non c'era nessuna traccia. Si alzò dal divano recuperando i jeans dal pavimento ed infilandoseli mentre camminava verso la porta. La aprì di scatto ed uscì in giardino, guardandosi intorno, alla ricerca della ragazza. L'aria fresca lo svegliò all'istante e cominciò a pensare di essersi immaginato tutto; eppure non era troppo sicuro neanche di quello, perché si sentiva il profumo di Heike addosso. Girò verso l'ingresso della casa, e la vide; tirò un sospiro di sollievo nel notarla seduta sull'erba a gambe incrociate, dando le spalle alla luce dell'alba. Si avvicinò piano mettendo le mani in tasca e sedendosi vicino a lei senza dire niente.
Lei si accorse della sua presenza, giocherellando con un filo d'erba. Bill si perse un attimo nel suo profilo e poggiò le mani dietro di lui, sospirando sonoramente.
- Abbiamo fatto una cazzata – gli disse monocorde.
In quel momento tutta l'euforia che si sentiva in corpo, svanì, come se qualcuno l'avesse strappata via di colpo. La guardò corrugando la fronte e mettendosi di nuovo seduto con la schiena dritta.
- Pensi questo? -
- Sì – annuì lei non riuscendolo a guardare in faccia.
- Ma noi stanotte abbiamo... -
- Lo so, ma non penserai mica che stiamo insieme vero? A me di te non me ne importa nulla -

Bill aprì di scatto gli occhi, tentando di mettersi seduto, ma un peso gli opprimeva il petto. Abbassò lo sguardo e vide una testa rossa poggiata sopra di lui.
- Cazzo – mormorò mettendosi la mano sul viso – cazzo -
Heike si spostò girandosi e stringendolo più forte; posò di nuovo la testa sul cuscino mentre il cuore che aveva cominciato a battere forte, tornava regolare. Era già pieno giorno, non immaginava esattamente che ora, però sarebbe voluto rimanere in quella posizione per tutta la giornata, si sentiva benissimo.
- Split, sei sicuro che sono in studio? -
- Sì, ce li ho messi io l'altro giorno -
Bill sgranò gli occhi sentendo le voci di Tom e Greta provenire dal giardino, proprio in quel momento.
- Ma io li avevo visti in camera tua -
Era troppo tardi per alzarsi dal divano, rivestirsi e fare finta di niente.
- No, li ho messi sul mixer... -
Chiuse gli occhi d'istinto e cercò di fare finta di dormire appena sentì la serratura scattare.
- Ah hai ragione eccoli lì... oh cazzo! Tom! - Greta si girò e mise le mani in faccia al ragazzo – No, non entrare Heike è mezza nuda -
- Oh cazzo fammi vedere! Fammi vedere! -
- Non entrare – sussurrò la ragazza cercando di urlare a bassa voce.
Tom rimase sull'uscio incredulo – Oddio, non ci credo, ho beccato mio fratello post scopata con una donna -
- Shhh, stai zitto, parla piano! -
- Non ci posso credere! -
- Beh effettivamente anche io –
- Finalmente ce l'ha fatta -
- Che carini però, guarda -
- Aspetta Greis gli faccio una foto -
- Stai fermo! Dai usciamo, prendo i CD, fai piano, non li svegliare -
- Non ci credo davvero – sentì dire di nuovo dal fratello e fece una smorfia impercettibile.
- Forse è uno scherzo... - disse alla fine la ragazza, che chiuse di nuovo la porta dello studio.
Bill aprì gli occhi sbuffando, e si accorse che anche Heike ce li aveva aperti.
Lei alzò lo sguardo e sorrise – Buongiorno! -
- Spero tu non abbia sentito – si giustificò – che figura di merda! -
- Farò finta di niente – mormorò la ragazza alzandosi dal suo petto e posando i piedi sul pavimento; Bill si mise seduto e la guardò prendendole il collo e avvicinandola a lui – Buongiorno -
- Buongiorno – ripeté lei avvicinandosi e dandogli un bacio. Il sorriso del ragazzo si allargò così tanto che si fece quasi male alle guance.
- Siamo nudi – disse Heike serrando le labbra e sottolineando l'ovvio, reggendosi metà coperta addosso.
- Già – annuì il ragazzo guardandosi intorno pensieroso – possiamo strisciare sul pavimento fino a quando non recuperiamo tutto -
- Oppure io mi prendo la coperta e recupero i miei vestiti -
- Ed io rimango nudo sul divano -
- No eh? -
- Come abbiamo fatto a lanciarli da tutt'altra parte? -
- Non saprei -
Si guardarono perplessi entrambi e scoppiarono a ridere insieme.

____

- Io non lo so se la voglio leggere – disse Greta spalmandosi contro il marmo dell'isola della cucina tenendo il giornale in mano. Non capiva perché ma con i giornali non riusciva proprio ad avere un bel rapporto.
- Ma sono cose che abbiamo detto io e te... anzi, secondo me siamo stati troppo sinceri -
- Che vergogna, ci hanno messo pure in copertina, guarda che faccia di cazzo che ho! - disse scocciata mostrandogli il giornale.
Tom si girò con la padella in mano e la guardò spostando la testa di lato – Ma amore, sei bellissima -
- Smettila di prendermi in giro!– berciò lei sbattendolo sul piano e aprendolo, iniziando  a sfogliare la pagina con particolare aggressività. Tom a quelle parole alzò solo gli occhi al cielo, ormai qualsiasi cosa uscisse fuori dalla sua bocca non andava mai bene.
- Senti Greis, se Heike e Bill arrivano qui, noi dobbiamo fare finta di niente? - decise di chiedere cambiando discorso.
- Direi di sì – mormorò lei con noncuranza mentre arrivava alla fatidica pagina della sua intervista insieme a lui. Doveva ammetterlo, erano proprio belli insieme; certo se il ragazzo non avesse la fissa per certe facce da trota imbalsamata sarebbe andato ancora meglio, però nel complesso quelle foto che gli avevano fatto insieme qualche settimana prima non erano uscite poi così male; anzi, una in particolare era stupenda. Nella loro tipica posizione “fronte contro fronte” mentre ridevano come due matti. Non si ricordava perché erano scoppiati a ridere insieme, forse per l'assurdità della cosa.

La loro relazione ha creato grande curiosità e scalpore tra le fan dei Tokio Hotel e non. Per la prima volta vediamo il chitarrista, Tom Kaulitz in compagnia di una ragazza che ci presenta come la sua fidanzata, si tratta di Greta Kerner, amica intima di Tom e del gemello Bill da diversi anni. In questa intervista esclusiva la coppia ci svela i segreti del loro rapporto. Di Nadia Morgendorf.

- Split, sapevi che la nostra relazione ha creato grande curiosità e scalpore? - chiese la ragazza sogghignando mentre Tom aveva appena lanciato le cipolle nell'olio bollente e per poco non si bruciava tutto durante quell'operazione difficilissima.
- Davvero? - rispose affannato – Non me ne ero accorto! -

Stern: Da quanto tempo vi conoscete?
Tom: (ride)
Greta: Non me lo ricordo, dall'asilo?
T: Sì dall'asilo. Ci siamo conosciuti quando a malapena riuscivamo a parlare.
S: Vi ricordate la prima volta che vi siete visti?
T: No...(ride)
G: Sì, io me lo ricordo.
T: Io non mi ricordo neanche cosa ho mangiato ieri sera.
G: Sì comunque eravamo all'asilo, lui era con Bill... io diciamo che avevo avuto un'intuizione nei loro confronti e da lì siamo diventati amici.
Come ha reagito al successo del gruppo?
G: Beh, per me sono sempre Bill e Tom, non cambia niente da prima. Sono stata ovviamente molto felice per loro, era il sogno che avevano fin da bambini.
E' diventata una fan dei Tokio Hotel?
G: Sì, per forza!
T: Lei c'è stata dall'inizio, da quando suonavamo dentro la camera o quando facevamo i concerti in giardino.
S: E da quando è sbocciato l'amore?
T: Non ci siamo trovati esattamente nello stesso momento.
G: Per una volta è arrivato prima lui.
T: A dir il vero io arrivo sempre prima, però le ho fatto credere il contrario.
S: Nel senso che non si è dichiarato subito?
T: Ho fatto passare diverso tempo, un po' per paura un po' perché non volevo rovinare il rapporto che avevamo... però poi c'è cascata pure lei, quindi...
G: Non è che ci sono cascata... (ride)
S: E quando ha capito di essere innamorata di Tom?
G: C'è voluto del tempo, non volevo ammettere a me stessa che provavo qualcosa di più nei suoi confronti, però al contrario suo, non sono riuscita a far passare troppo tempo dopo la “scoperta”, e gliel'ho detto quasi subito.
S: La sua reazione?
T: Sono stato molto contento.
S: E poi?
T: Poi... eccoci qui (mostra la mano in cui tiene la mano di Greta ndr)
S: E suo fratello come l'ha presa?
T: Bill è contento, mi ha sempre incoraggiato con lei, ma io non ne volevo sapere...
S: Come mai?
T: Sempre per il fatto che avevo paura di rovinare tutto; è sempre stata fondamentale come amica e non volevo perderla.
S: Quindi con Bill lei ha un ottimo rapporto?
G: Bill è come un fratello per me.
S: C'è stato molto mistero all'inizio con quelle foto rubate in tour...
T: Non volevamo interferire con la buona riuscita del tour, per cui abbiamo preferito aspettare fino alla conclusione per venire definitivamente allo scoperto, ma non c'erano dubbi che l'avremmo fatto.
S: Le fans come l'hanno presa?
T: Non lo so, spero bene. D'altronde dovrebbero essere felici se mi vedono felice. Ed io lo sono.
S: Lei Greta come sta vivendo questo momento?
G: Per me è tutto molto strano; non ho mai voluto tutto questo, voglio solo vivere la mia relazione con lui come ho sempre fatto, in modo riservato.
S: Qual'è la cosa che sopporta di meno di Tom?
G: Ce ne sono moltissime (ride) Quella che mi da più ai nervi è quando non mi dice le cose e le vengo a sapere da qualcun altro. Poi gli chiedo “Ma tu lo sapevi?” e la sua risposta è quasi sempre “Sì perché tu no?!”. E' sempre stato così, da quando lo conosco, da le cose per scontate.
E lei Tom qual'è la cosa che sopporta di meno?
G: Stai attento a quello che dici.
Tom: (ride) Vince sempre lei su alcune cose, e mi irrita parecchio.
Nelle discussioni?
T: Già, ha spesso l'ultima parola... il problema è che la voglio avere anche io.
Quindi litigate spesso?
G: No, non spesso. Però la maggior parte delle volte è per questioni stupide; l'abbiamo sempre fatto, anche prima di stare insieme. Litigare ci viene naturale, ma dopo che abbiamo discusso è tutto a posto.
E la cosa che ama di più?
T: Adesso stai attenta tu a quello che dici.
Greta: Il senso di protezione che mi da.
E lei Tom?
T: Mi posso fidare ciecamente di lei, ed è una cosa molto importante nella mia situazione.
E lei Greta, si fida di Tom?
G: Sì, assolutamente.
Nonostante la sua fama da playboy?
G: Quale fama scusi? (ride)
Non le danno fastidio tutte le donne che gli vengono attribuite?
G: Neanche un po'.
Non è gelosa?
T: Dovrei esserlo se me ne desse l'occasione, ma fino ad ora si è comportato bene.
E lei è geloso?
T: La differenza tra me  e lei, è che lei sa sempre dove sono io e cosa faccio, non si può dire certo il contrario.
Quindi è un sì.
T: Sì, ma anche no. Mi fido di lei ma non mi fido degli altri.
Avete progetti per il futuro?
Insieme: No.
T: Viviamo la cosa giorno per giorno, programmando a breve termine.
Lei Greta seguirà il gruppo anche nei prossimi tour.
G: Sì, anche perché senza di me non sa neanche dove si trovano le sue mutande!

- Beh – disse ad alta voce alzando lo sguardo mentre lui con la bottiglia dei pomodori in mano fissava la padella come se dovesse esplodere da un momento all'altro – non è male... certo la maggior parte delle cose sono vere... -
- Non ti seguo Greis, devo trovare il momento giusto per lanciare il sugo sennò si brucia la cipolla -
- Dicevo che non è male l'articolo! -
- Te l'avevo detto che sarebbe andato tutto alla grande, tu non ti fidi di me -
- Sì che mi fido, è che non mi fidavo di quella; poi alcune domande le ha tagliate -
- Meglio! - mormorò lui avvicinandosi alla padella e lanciando il sugo all'interno scatenando una notevole fuoriuscita di olio incandescente.
- Ma che stai facendo? - gli chiese la ragazza avvicinandosi.
- Il sugo – rispose lui con tono ovvio – speriamo solo che ci sia la mostarda da buttarci dentro -
- Buona – commentò Greta sarcastica, notando dalla finestra della cucina Bill e Heike arrivare dentro casa.
- Tom – sussurrò – eccoli eccoli, fai finta di niente! -
- Ciao! - disse Bill entrando stancamente trascinandosi verso lo sgabello dell'isola – ho una fame pazzesca -
- Ciao Heike! - disse immediatamente Tom sorridendo come un idiota – dormito bene? - domandò, subito troncato da una gomitata sulle costole prontamente tirata da Greta.
- Vi abbiamo sentito – rispose Bill monocorde – evitate la sceneggiata -
Greta si avvicinò con lo sguardo dispiaciuto – Scusateci, è che Tom si era dimenticato... -
- Ma perché deve essere sempre colpa mia? - la interruppe.
- Perché è colpa tua! Comunque, scusateci per l'invasione... -
- Non importa – sorrise Heike sedendosi vicino a Bill che invece aveva già fulminato a ripetizione il fratello con lo sguardo, ed ora gli stava bene o male facendo capire cosa era successo utilizzando il gemellese.
- Ti fermi a pranzo? Tom sta cucinando, e per quanto tutto ciò possa sembrare allucinante, sono fiduciosa nel mio uomo -
- Grazie donna – rispose subito lui.
- Prego uomo -
- Oh – mormorò la rossa girandosi verso Bill – Non lo so... se... -
- Ti prego – sussurrò lui – non mi lasciare in balia di questi due, ancora... piuttosto, tu come stai? - chiese il cantante verso Greta, intenta a recuperare un pacco di pasta dalla credenza.
- Io? Bene, perché? -
- Ieri sera? -
- Non è successo niente – minimizzò la ragazza lanciando uno schiaffo nell'aria – è stato solo un caso, e comunque, non mi faccio intimidire da cinque ragazzine idiote -
- Sei sicura? - chiese Bill preoccupato.
- Sì, Bibs, stai tranquillo -
- Bibs? - chiese Heike ridendo verso il ragazzo – Il tuo soprannome sarebbe Bibs? -
- Bibs, Bibi, Bibchen... - continuò Greta sorridendo verso il cantante che la fissava con gli occhi socchiusi.
- Purtroppo, quando hai degli amici con un Q.I. Pari a -10, ecco cosa sei costretto a sopportare... -
- Heike, diglielo che Bibs è un soprannome carinissimo per una creatura delicata come lui -
- Greis ti prego mi sembri mia mamma – si posò una mano sulla fronte, in preda all'imbarazzo.
Tom scoppiò a ridere intento a girare il sugo mentre Greta si avvicinava e gli cinse i fianchi da dietro – È vero che Bibs è bellissimo? -
- Da morire... - rispose ironico.
- Mai quanto Splitter che corre veloce con le vocali! -
- Smettila! -
- Splitter con i sottotitoli -
- Dai Greis mi rovini il sugo -
- Splitter, colui che parla ma non si capisce -
- Ora mi hai stufato – rise girandosi brandendo il cucchiaio di legno con cui aveva girato il sugo e cominciando ad inseguirla per tutta casa.
- Vedi con chi sono costretto a vivere? - disse Bill stancamente.
- Sei talmente fortunato che neanche te ne rendi conto... -
Il moro sorrise e si girò a guardarla. Aveva un'aria triste, e non riusciva a capire perché, d'altronde avevano passato una bellissima serata e insieme stavano più che bene. Lui non aveva nessun tipo di dubbi su quello che voleva e doveva assolutamente dirglielo.
- Che c'è? Perché mi fissi? - chiese la rossa apparentemente infastidita. Per quanto quello che era successo fino alla sera prima le pareva leggermente concepibile, continuava a pensare che fosse sbagliato e impossibile. Bill era proprio come non si immaginava che fosse, e quella rivelazione l'aveva sorpresa e sconvolta. Quando si era resa conto di quanto fossero simili per alcuni aspetti si era lasciata andare, ma tornando alla realtà si rendeva conto che non potevano avere niente, che la loro era una storia che finiva in partenza, anzi, che non c'era assolutamente storia tra loro. Non c'era niente di normale nel modo in cui si erano conosciuti, nel modo in cui parlavano, nel modo in cui si attraevano in quella maniera così particolare.
- Che hai? -
- Bill, senti... io non lo so... -
- Cosa? -
La rossa scosse la testa e girò il viso da un altra parte - Non mi far innamorare Bill, e tu non ti innamorare, ti prego... -
- Che vuol dire? - chiese lui incerto.
La fissò intensamente negli occhi cercando di leggerla, ma non ci riusciva, era assolutamente impossibile, come se ora quel cazzo di muro su cui continuava a sbattere la testa si fosse messo tra di loro e lei ne stesse aumentando abilmente l'altezza mattone dopo mattone. Non capiva perché un momento prima era felice ed un momento dopo milioni di dubbi si erano insinuati nella sua mente. Forse era stato troppo impulsivo, come al solito, e lei si era spaventata, forse aveva sbagliato tutto, forse non si era reso conto di quanto lei fosse fragile.
- Che vuol dire Heike? - chiese di nuovo scuotendo impercettibilmente la testa.
La ragazza si alzò dallo sgabello e gli posò una mano sul braccio, lo strinse leggermente come se fosse l'ultima volta che potesse avere un contatto con lui.
- Non farlo e basta Bill, ci faremmo solo più male di quanto ce ne siamo già fatti stanotte -
Si morse le labbra e poi andò via, e lo lascio da solo, in quella cucina, con il sottofondo del sugo che bolliva nella padella.


Greta arrivò correndo davanti alla porta e la aprì di scatto. Non si aspettava di trovarselo davanti ma vederlo era la cosa più bella che poteva capitargli in quel momento di crisi.
- TOMI – gridò euforica avventandosi contro l'amico, che non aveva fatto in tempo a dire niente ed era stato travolto dal peso della ragazza.
- Buon comple... -
- Tom non dire niente – sussurrò la ragazza al suo orecchio mentre si abbracciavano stretti – c'è Chris che mi ha regalato uno di quegli anelli pazzeschi che si regalano di solito per le proposte di matrimonio, aiutami ad uscire da questa situazione del cazzo, ti prego -
- anno... -
- TOMI – disse di nuovo in modo che Chris la sentisse – VIENI DENTRO, MA DOV'È BILL? -
Il rasta si fece trascinare dentro casa - Sta parlando al telefono qui sotto era una telefonata importante – continuò perplesso – sale tra cinque minuti -
La ragazza lo condusse verso la cucina da dove era sbucato Chris che lo scrutava con un mezzo sorriso sulla faccia – Tu devi essere Tom – disse serio porgendogli la mano – Greta mi ha parlato di te -
- E tu devi essere Chris – rispose lui – Greta mi ha detto solo il tuo nome – disse acido, mantenendo un sorriso beffardo sul viso che anche la ragazza a vederlo così l'avrebbe voluto prendere a schiaffi a prescindere.
- ECCOCI QUI ALLORA – urlò  cercando di attirare l'attenzione dei due, che si guardavano negli occhi in cagnesco. Forse si era persa qualche passaggio perché  non si erano mai visti prima di quel momento e quindi non potevano avere già dei problemi sulla presenza dell'altro nella stessa stanza.
- Sai Greta, io e Bill vorremmo portarti a pranzo fuori – rispose Tom con tono calmo e piatto – domani dobbiamo ripartire, sono convinto che Chris non avrà problemi visto che può stare con te ogni giorno -
- Veramente io e Greta avevamo già dei piani per la giorn... -
- Certo che vengo – lo interruppe la ragazza – Chris recupereremo i piani di oggi un altro giorno, loro ripartono domani, ti prego, cerca di capire -
Il ragazzo fece una smorfia ma poi sorrise debolmente– Ok, va bene amore, non ti preoccupare, recupereremo un altro giorno – si avvicinò a Greta, le prese le spalle, e la baciò, continuando a sfidare Tom con lo sguardo.
- Benissimo – cinguettò lei felice del fatto che aveva scampato la storia dell'anello, perlomeno fino al giorno dopo – vado a vestirmi Tomi, arrivo subito -
- Ti aspettiamo giù – mugugnò lui andando verso la porta ed uscendo da quella casa.

____

Bene, prima di tutto ringrazio tutte le ragazze che gentilmente hanno recensito il capitolo precedente. GRAZIE GRAZIE GRAZIE! E annuncio ufficialmente che mancano solo due capitoli alla fine di questa fan fiction, ma non temete ci sarà anche un seguito che ho già cominciato a scrivere. Per il resto fatemi sapere che ne pensate di questo nuovo, come al solito recensioni chilometriche sono ben accette!
Alla prossima. Baci. Ah, dimenticavo la traduzione del pezzo in tedesco all'inizio che più o meno dovrebbe essere così "Il tuo sorriso riesce ad accecare anche quando non c'è niente da ridere. Non guardarmi così, non rendermi debole, non farmi innamorare" tratto da Mach mich nicht verliebt, dei JR.

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Capitolo 20
*** Neunzehn. ***


19.

Casa di Simone e Gordon era attaccata a casa di Bill e Tom ed essere lì quando loro non c'erano era normale per lei, ma essere lì quando loro non c'erano e avere bisogno di un consiglio da Simone perché doveva tornare da loro al più presto e decidere della sua vita, era strano.
- Tesoro – la salutò la donna affaticata facendo scivolare stancamente la mano sulla fronte – che ci fai qui? -
- Ciao – sussurrò lei entrando dentro casa – sono dovuta tornare qualche giorno... ma tu che stai facendo? -
- Come mai? Che è successo? -
- Niente, ci hanno beccato – rispose mestamente alzando le spalle e lasciando la borsa all'ingresso.
- Meno male! - esclamò prendendole una mano – Doveva succedere prima o poi, comunque, vieni con me che mi aiuti – e la trascinò verso la taverna sotto le scale.
- Che stai facendo? -
- Sto cercando di mettere a posto la roba che arriva ogni giorno per Bill e Tom – dichiarò esausta scendendo i gradini – non so più dove mettere le cose, e più ne butto più aumentano -
Greta finì di scendere le scale e sgranò gli occhi, lì sotto c'era il caos più totale. Da un lato pile di lettere accatastate, dall'altra pupazzi di tutti le forme e colori, dall'altro ancora biancheria intima accatastata e poi scatole su scatole su scatole.
- Non credo che riuscirai mai a mettere a posto questo delirio... -
- Io infatti voglio buttare tutto, tanto non ci fanno niente di perizomi di caramelle e pupazzetti a forma di coccodrillo – rispose prendendone uno e buttandolo nella mischia.
- Già... immagino di sì -
- Greta, che cos'hai? - le disse fermandosi a guardarla e sfoderando lo sguardo da mamma che capisce tutto, lo sguardo che lei odiava tanto.
- Ho litigato con Tom -mormorò spostando lo sgurdo.
- Perché? -
- Perché vuole che lascio tutto per andare con lui, ma io non sono sicura per niente di questa scelta... anzi non mi va di lasciare la mia vita, e se dovessimo lasciarci un giorno che cosa dovrei fare? Non posso non pensare a queste opzioni -
Simone sospirò, sedendosi su uno scatolone e scuotendo piano la testa - Io lo so che i miei figli non sono perfetti, lo so che a volte sono troppo egoisti, però, se ti ha detto una cosa simile, è perché tiene davvero tanto alla vostra storia, anzi, perché ormai è cosciente che ti ama, non credi? -
Greta alzò le spalle e chiuse gli occhi – Ma perché tu hai sempre ragione? -


- Ci siamo allora... - mormorò incerta tenendo le mani nelle mani, nervosamente.
- Hai accusato qualche sintomo ultimamente? Oltre al fatto che non ti è tornato il ciclo... -
- Tipo? - chiese pensierosa.
- Nausee, cambi repentini d'umore, pesantezza addominale, stanchezza... -
Si mise l'indice tra le labbra, alzando gli occhi al soffitto - Cavolo... penso di averli tutti – sussurrò corrugando la fronte.
- Beh, Greta... - la donna di fronte a lei abbassò lo sguardo verso i fogli che aveva di fronte e poi rialzò gli occhi verdi uguali a quelli di Heike verso di lei - sei incinta, di cinque settimane -
La ragazza sbiancò. La certezza ora che c'era, doveva solo essere metabolizzata e incanalata e poi diffusa.
Era sorpresa, ma non c'era niente da sorprendersi perché infondo lo sapeva, anzi neanche troppo infondo, ne era certa dal momento in cui aveva combinato quel disastro a Los Angeles.
- Con la pillola avevi un'ottima protezione, dal momento in cui ti sei dimenticata di prenderla, la percentuale di rimanere incinta è aumentata notevolmente -
- Lo so – annuì lei – è stato un errore, non voluto -
- Sei felice? -
- Oddio, non lo so... suppongo di sì -
- Te lo sentivi? -
- Sì – ammise mestamente – penso che ogni donna se lo senta -
- Hai intenzione di tenerlo? Scusami se ti faccio tutte queste domande in questo momento, ma voglio farti capire che non sei da sola -
- Non lo so, non... lo... - si mise una mano sugli occhi e sentì le lacrime arrivare.
- Ne hai parlato con il padre del bambino? -
- No, no... lui non sa niente -
- Sarebbe meglio se glielo dicessi... è una cosa importante -
- Lo so, devo dirglielo... ho solo paura della reazione -
- È normale avere paura, sei giovane ed un bambino alla tua età cambia tutto -
- Io non lo so... facciamo una vita particolare, sempre in viaggio... un bambino non lo so...-
- Prenditi il tempo che ti serve... -
- Io non lo so che devo fare -
- Pensaci qualche giorno, poi mi fai sapere... dobbiamo fare la prima ecografia per vedere se è tutto a posto -

Quel discorso continuava a risuonarle nella mente e come aveva previsto, da quel preciso istante in cui l'aveva scoperto aveva iniziato a vedere bambini ovunque e donne con il pancione ad ogni angolo. Forse era una suggestione, ma da casa di Heike alla sua ne aveva contate già tre e la cosa cominciava ad infastidirla. Non voleva vedersi sbandierare quella cosa in faccia, non voleva vederlo, perché tra qualche mese probabilmente ci sarebbe stata lei ad assomigliare ad una mongolfiera e la cosa non la stava entusiasmando moltissimo. Certo era strano, un bambino l'aveva desiderato alcune volte nella sua vita, forse quando era troppo sola e le venivano certi pensieri strani, però quello non era affatto il momento migliore. Aveva chiamato Tom e gli aveva detto che gli doveva assolutamente dire una cosa importante e in risposta aveva ricevuto un euforico “anche io”... sentiva che la sua vita stava per cambiare di nuovo in modo sconvolgente e non sapeva stavolta come avrebbe affrontato tutto, se da sola o in compagnia.
Sentiva il tepore del sole che piano tramontava lasciando spazio alla notte e dovette convenire che comunque, in un angolo del suo cuore, era felice. Forse non felice come avrebbe voluto perché c'erano altre mille cose a cui pensare, però era felice. Sperava solo che Tom, ma anche Bill, avrebbero avuto una reazione del genere. Sicuramente Bill avrebbe melodrammaticamente recitato una delle sue migliori interpretazioni, e a Tom sarebbe venuto un collasso, però insomma, doveva dirglielo.
Arrivò nella via di casa e si guardò intorno circospetta, quel pezzetto di strada le metteva un po' di ansia dopo quello che era successo il giorno prima, ma non ci pensò più di tanto, si trattava di arrivare alla porta. Era vero che Tom l'aveva praticamente minacciata, nel caso fosse uscita di casa senza dirglielo, ma non riusciva a farsi imporre quel genere di restrizioni, capiva che era per la sua “incolumità” ma le sembrava sempre assurdo che quel genere di cose viste solo nei film stessero succedendo effettivamente a lei.
Nonostante quello se Tom avesse saputo della sua piccola fuga, probabilmente si sarebbe dovuta sorbire la predica fino al giorno dopo, per fortuna che era quasi arrivata. Infilò una mano nella borsa che aveva a tracolla in ricerca delle chiavi di casa e nonostante avesse un portachiavi decisamente grande per trovarle subito, non riusciva proprio ad afferrarle nella miriade di oggetti unitili che si portava dietro. Si fermò poggiando la borsa sulla gamba e continuando a cercarci dentro.
- Ma dove cavolo sono? - borbottò tra sé e sé trovando finalmente il pupazzo a forma di riccio a cui erano attaccate le chiavi di casa.
- Non ci siamo proprio Greta, non hai capito un cazzo di quello che è successo ieri, vero? -
Alzò di scatto il viso, e chiuse gli occhi stancamente, di nuovo no, non poteva succedere.
- Ancora voi? - chiese rimettendosi la borsa a tracolla ed avanzando tra le ragazze mascherate che le si erano parate davanti – Perché non ve ne andate a casa e vi fate una vita? - rispose stizzita non guardandole neanche in faccia, non si sarebbe fatta intimidire di nuovo.
- Tu non hai ancora capito con chi hai a che fare – disse un altra bloccandole la strada e andandole incontro per farla indietreggiare.
- Sì che l'ho capito – disse innervosita – con delle persone che hanno dei seri problemi mentali, ora lasciatemi passare -
- Come diceva l'articolo? - chiese quella di fronte a lei verso ad una dietro mentre aveva preso a camminarle davanti facendola indietreggiare sempre più velocemente – ah, già: “di Tom amo il senso di protezione che mi dà” -
- Tutte cazzate –  rise un'altra dietro di lei.
Si stavano riavvicinando a quel fottuto vicolo cieco, e Greta cercò di scansarla e andare via, ma veniva chiusa sempre più stretta anche dalle altre.
- Ma si può sapere cosa diavolo volete da me? E poi siete ridicole con queste cose in faccia -
Alzò il braccio verso quella più vicina e gli tirò via la bandana che aveva sul viso, provocando una reazione soprattutto nelle altre quattro, che la spinsero cercando di proteggere l'amica.
- Dov'è il tuo Tom ora che ne hai bisogno? Eh? - quella che doveva essere il capo ora le stava davanti, e dagli occhi pareva alquanto irritata, ma mai incazzata quanto lo era Greta in quel momento.
- MI DITE COSA CAZZO VOLETE DA ME? - urlò in preda alla rabbia spingendo quella che aveva davanti – CHE CAZZO VOLETE? -
Ovviamente lo scontro cinque contro uno non era propriamente ad armi pari, ma le persone che aveva davanti certo non si facevano quel tipo di problema.
- TROIA! - le gridò una in faccia spingendola, mentre sentiva una fitta alla testa lacerante, le stavano letteralmente strappando i capelli.
Nella colluttazione le cadde la borsa, sentì prima una manata sulla faccia e poi si sentì graffiare il bracciò che le cominciò a bruciare. Cercò ancora di spingere quella che aveva davanti, ma le amiche  la stavano aiutando, cercando di spingerla contro il muro, ma si era afferrata anche lei ai capelli dell'altra e fino a quando non sentì una vera fitta di dolore al braccio non mollò la presa. La spinsero ancora e perse l'equilibrio, cadendo all'indietro e poggiando le mani sui dei vetri di bottiglia rotti. Altra fitta al palmo della mano e poi quel bruciore del cazzo che le ricordava tanto il dolore di quando si sbucciava le ginocchia perché Tom la faceva cadere sempre sulla ghiaia quando erano piccoli.
- LASCIALO! HAI CAPITO? - le urlò quella che aveva tenuto per i capelli fino ad un secondo prima – TROIA! -
Poi una disse qualcosa in una lingua che non capì e iniziarono a correre per la strada disperdendosi dalla sua visuale.
Si guardò intorno spaesata, la borsa era aperta di fronte a lei, ed il cellulare insieme alle chiavi e al portafoglio erano usciti e giacevano sull'asfalto.
Lentamente alzò le mani davanti al viso, e le vide insanguinate e sporche del nero dell'asfalto. Il rosso del sangue era scuro, profondo, e in un lampo le tornò in mente quella notizia avuta poche ore prima. Si mise d'istinto le mani sulla pancia, sporcandosi la maglia bianca e sgranò gli occhi.
- Cazzo, cazzo, cazzo – cominciò a dire nel panico cercando il cellulare di fronte a lei.
Iniziò a piangere per la paura. Ora doveva rendersi conto che non c'era più solo la sua vita da salvaguardare, ma anche quella del bambino che aveva dentro di lei.
Prese il telefono ed inoltrò subito la chiamata al numero di Tom, sperando che avesse risposto immediatamente.
- Greeeeis! - le cantilenò qualcuno nell'orecchio – Aspetta che ti metto in viva voce... Tomi come si fa? -
- Bi... Bill – mormorò affannosamente tenendosi una mano premuta sul ventre.
- Greis sei in viva voce, stiamo arrivando, ti dobbiamo dire delle notizie fantastiche, due minuti e siamo là -
- Bill – disse di nuovo con il fiato mozzato, il cuore le era arrivato in gola.
- Greis che succede? - sentì dire da Tom.
Deglutì sonoramente e si portò le ginocchia al petto – Devo... devo andare in ospedale -
- Che cazzo è successo? Dove sei? - si animò subito il ragazzo mentre Bill in sottofondo faceva le stesse identiche domande.
- Devo andare... - le parole le morirono in gola, perché improvvisamente cominciò a singhiozzare, proprio quello che non voleva, perché si era promessa di essere forte.
- Dove sei? - le urlò Bill nell'orecchio.
Ma non riuscì a rispondere; si lasciò cadere all'indietro, posando la testa contro il muro e fissando lo sguardo nel vuoto di fronte a lei.
Continuava a sentire le voci provenire dal cellulare, ma non ce la faceva a rispondere, non riusciva a parlare, aveva troppa paura che fosse successo qualcosa al bambino. Non era giusto che le fosse capitato proprio quel giorno, non era giusto per niente. Cosa aveva fatto di male nella sua vita per meritarsi tutto quel casino?!
Sentì un rumore di gomme stridere nella strada e si girò a guardare nella direzione del suono.
- Tom – singhiozzò poggiando la testa sulle ginocchia sperando che in qualche modo, la sentisse, anche se era lontano.
Alzò il viso di scatto quando sentì una frenata particolarmente incisiva proprio vicino a dove si trovava, riconobbe la macchina. Lo sportello si aprì di scatto, e lo vide scendere deciso andandole incontro come un treno; lo sguardo fisso su di lei.
Non disse niente, era incazzato, glielo leggeva in faccia, ed era la sua espressione seria e cattiva, quella di cui anche lei aveva paura a volte. Bill dietro di lui camminava con la mano sulla fronte non riuscendo a staccarle gli occhi di dosso.
Si abbassò e la prese in braccio – Tom... - mormorò cercando i suoi occhi, ma il ragazzo si limitò a rialzarsi tenendola ben salda, ed ad andare verso la macchina, mentre Bill raccoglieva la borsa ed il contenuto sparso sulla strada.
- Tom – disse di nuovo appena l'aveva depositata sui sedili posteriori, ma lui continuò a non rispondere, sbatté lo sportello con quanta forza avesse in corpo e tornò a sedersi alla guida.
Bill fece il giro e salì vicino a lei mentre il ragazzo era ripartito a tutta velocità.
- Fammi vedere le mani... – gli disse il cantante prendendogliele.
Greta gli fece vedere i palmi, mentre dallo specchietto retrovisore cercava ancora gli occhi che le interessavano – TOM CAZZO PARLAMI! - gridò piangendo.
- Stai bene? - le chiese con tono piatto.
- No che non sto bene, perché adesso stai facendo così? -
- Ti avevo detto di non uscire -
- Dovevo uscire -
- Perché non mi hai chiamato? -
- Non potevo! -
- Ok, va bene – si intromise Bill – Non è il momento per litigare, cerchiamo di non perdere la calma -
- Perché non ascolti mai quello che ti dico? -
- Tom... -
- TE L'AVEVO DETTO CHE POTEVA SUCCEDERE DI PEGGIO! ED È SUCCESSO! - gridò stringendo il volante con tutta la forza che aveva.
Greta si appoggiò ai sedili, mentre Bill improvvisandosi infermiere, gli stava tamponando il sangue con dei fazzoletti.
- Non... non trattarmi così – sussurrò stancamente.
- Greta porca puttana mi sta venendo un cazzo di infarto se non te ne sei accorta?! -
- Tom – lo chiamò Bill – Stai calmo, e cerchiamo di arrivare in ospedale vivi e non in ambulanza -
- Io le ammazzo, chiunque siano le ammazzo con le mie mani – mormorò scuotendo la testa, ripetendo quella frase a bassa voce, come una cantilena.
- Tu non ammazzi nessuno – disse il gemello indicandolo – qui dobbiamo stare calmi chiaro? Stiamo calmi! STIAMO TUTTI CALMI! -
- BILL STAI ZITTO! - lo zittì il fratello – STAI ZITTO! -
Il cantante girò il viso e continuò a sporcarsi le mani del sangue di Greta, per quanto potesse essere schizzinoso in quel momento non gliene stava importando niente, si trattava di Greta. Si morse le labbra tornandola a guardare, aveva tutto il trucco colato sulle guance e la maglia sporca di sangue, mentre si continuava a tenere la pancia e a fissare Tom tramite lo specchietto retrovisore.
- PERCHÈ VOI DUE MI FATE SEMPRE PREOCCUPARE, DITEMI PERCHÈ? - gridò Tom all'improvviso facendoli sussultare.
- IO MI SONO ROTTO IL CAZZO, AVETE CAPITO? DI DOVERMI PREOCCUPARE SEMPRE, DI AVERE TUTTO SULLE MIE SPALLE -
- TOM CHE CAZZO STAI DICENDO? -
- CHE STO DICENDO? - urlò accelerando – STO DICENDO CHE MIO FRATELLO È UN DEPRESSO DI MERDA CHE MI FA STARE MALE OGNI CAZZO DI GIORNO DELLA MIA VITA E LA MIA RAGAZZA PENSA DI ESSERE L'UNICA AD AVERE RAGIONE AL MONDO E NON SI FIDA DI ME E NON ASCOLTA MAI NIENTE DI QUELLO CHE DICO, E POI CI SONO SEMPRE IO CHE VI PORTO ALL'OSPEDALE QUANDO LE COSE VANNO DI MERDA, SEMPRE IO CHE DEVO STARE IN ANSIA, SEMPRE IO BILL SEMPRE E SOLO IO E MI SONO ROTTO IL CAZZO! -
- Tom rallenta! - le urlò la ragazza nell'orecchio.
- Voi mi dovete iniziare ad ascoltare quando parlo o vi mando a fanculo prima che possiate pensare qualsiasi cosa, cazzo! -
- Smettila! - gli disse Bill avvicinandosi al suo sedile – Non lo pensi quello che stai dicendo -
- Sì che lo penso, lo penso Bill lo penso! -
- TOM VUOI RALLENTARE?! -
- Adesso è lui che vuole fare la sceneggiata, fai ridere! -
- Bill stai zitto! Stai zitto! -
- Perché non ci calmiamo tutti, per favore! -
- SEI UNO STRONZO TOM, COME MI PUOI DIRE UNA COSA DEL GENERE? -
Greta non stava capendo niente di quello che stava succedendo, eccetto che quello che stava dicendo Tom era maledettamente vero. Sempre lui si doveva preoccupare, per Bill, per lei, per qualsiasi cosa succedesse tutti si aggrappavano alle sue spalle e lui non si era mai piegato in tutti quegli anni, sempre con la scusa che era quello più forte, ma lei lo sapeva che non era del tutto vero. Non era giusto, se ne rendeva conto, e vederlo così arrabbiato, specialmente con Bill, la faceva stare ancora più male di quando giù non stesse.
- Bill, calmati – Greta con i fazzoletti sulle mani cerco di tranquillizzarlo mettendogli le braccia intorno al collo, ma l'amico aveva gli occhi lucidi e aveva girato il viso verso il finestrino, per non vedere Tom.
Nessuno emise più una parola fino a quando non arrivarono in ospedale e il chitarrista non li abbandonò davanti all'entrata per andare a parcheggiare la macchina. Bill la accompagnò fino al pronto soccorso, dove venne prelevata da un infermiera a trasportata in una stanza asettica che puzzava di disinfettante. Era triste, perché aveva generato un effetto a catena devastante.
- Signorina cosa è successo? - le chiese un uomo con il camice bianco, prendendole le mani con le fasciature di Bill.
- Sono caduta su dei vetri – rispose flebile – e sono incinta -


Erano seduti fuori dalla stanza in cui Greta era stata accompagnata per potersi far medicare le mani ed erano seduti nella stessa identica posizione, con la stessa identica espressione sul viso. Bill e Tom guardavano la porta davanti a loro con lo sguardo perso nel vuoto e la testa poggiata contro il muro dietro di loro.
Bill avrebbe tanto voluto abbracciare il gemello in un momento di romanticismo ritrovato, perché in quei momenti di silenzio assoluto non riusciva mai a stare bene. Loro due non erano fatti per i silenzi forzati, lui non era portato per i silenzi in generale, tanto meno con suo fratello.
Poi comunque, Tom aveva ragione; aveva tutto lui sulle spalle, era sempre stato così, ed il fatto che fosse arrivato ad un punto di sopportazione così elevato voleva dire che lui era stato un pessimo fratello con lui.
Tomi – gracchiò con la voce roca sporgendosi in avanti per guardarlo negli occhi – mi dispiace... -
- Lo so – berciò lui incattivito incrociando le braccia e non spostando lo sguardo dalla porta di fronte a lui.
- Tutto quello che hai detto è vero – continuò il moro sospirando sonoramente – ed io sono una merda -
- Tu non sei una merda, sei la mia condanna e il mio punto debole... - sbuffò Tom girandosi a guardarlo, fece una pausa e serrò le labbra fissando i suoi occhi in quelli del fratello – Lo sai che non lo penso davvero quello che ho detto... -
- Lo so, però da una parte è vero... -
- Sarò sempre quello che terrà su tutto quanto, è stato solo un momento... vederla in quello stato mi ha fatto impazzire -
Il cantante mise una mano sulla spalla del fratello e la strinse – Non è successo niente, poteva andare peggio -
- Beh, sì poteva essere accoltellata – rispose alzandosi e cominciando a camminare avanti e indietro di fronte al gemello.
- Tomi lo so che dobbiamo proteggerla, però lo sai come è fatta... -
- Lo so come è fatta, non farà mai come le dico, anche se è meglio per la sanità mentale di tutti -
- Ma non lo fa a posta, non è perché non si fida di te -
- Perché non capisce che lo dico per lei? Io una cosa del genere non la voglio più vedere – mormorò indicando la porta – mai più -
- Neanche io – sussurrò il moro – però cerca di capirla -
Tom si fermò, inclinò la testa e di lato per poi abbassare le spalle, scoraggiato. Non voleva più avere paura per lei, non voleva, non ce l'avrebbe fatta a reggere tutta quella tensione, ancora.
- Andrà tutto bene, dai... - gli disse Bill con il labiale, mentre improvvisamente si apriva la porta dietro di loro, ed uscì un uomo con il camice bianco intento a controllare una cartella.
- Come sta? - lo investì Tom andandogli davanti.
È tutto a posto – sorrise il dottore serenamente – le abbiamo solo fasciato le mani e medicato le ferite sul braccio, ha un po' di contusioni sulle gambe ma guariranno in pochi giorni... -
- Possiamo vederla? - chiese il cantante con la faccia scioccata.
- Sì, ma dobbiamo aspettare i risultati dell'ecografia, non dovrebbero esserci problemi ma per sicurezza è meglio controllare -
Bill e Tom corrugarono la fronte all'unisono, mentre il dottore si congedava lasciandoli da soli con una strana sensazione di incertezza che si era insinuata nelle loro teste.
Scossero la testa insieme ed entrarono nella stanza, l'odore di disinfettante fece pizzicare il naso di entrambi, mentre di fronte a loro Greta seduta su un lettino si fissava le gambe, mentre un'infermiera là vicino, metteva a posto le attrezzature.
- Ehi – mormorò Tom avvicinandosi prendendole il viso e mettendo la fronte sulla sua – come stai? -
- Bene – sussurrò lei in risposta – tu, come stai? -
- Scusa per prima – posò una mano sulla guancia e la accarezzò con il pollice – mi sono fatto prendere dall'ansia -
Greta scosse la testa – No, non ascolto mai quello che dici, ed hai sempre ragione -
- Beh, è normale, io ho ragione a prescindere – le sorrise tranquillo dandole un bacio sulla testa.
Abbozzò un sorriso triste per poi posare la testa sul suo petto ed allungare una mano verso Bill, che aveva assistito in silenzio alla scena.
L'amico prese piano la mano della ragazza e le guardò le fasciature facendo una smorfia di disappunto – Le mie fasciature con i fazzoletti erano molto più artistiche -
Greta ridacchiò, seguita da Tom – Hai ragione Bibs, le tue erano bellissime -
- Hai una carriera alternativa -
- È vero... ormai sono pronto per fare l'infermiere -
Scoppiarono a ridere tutti e tre fino a quando Greta non si decise che o si toglieva quel peso dallo stomaco all'istante, oppure non l'avrebbe fatto mai più.
- Vi devo dire una cosa – disse guardandoli uno ad uno, togliendo la mano da quella di Bill e staccandosi da Tom.
- Cosa? -
- È una cosa seria... importante, cioè è proprio pesante – annuì convinta.
- Che è successo? - chiesero in coro.
La porta si spalancò di nuovo, ed il dottore sorrise a trentadue denti allargando le braccia verso il trio.
- Tutto a posto! - esordì solare – Il bambino sta bene! -
- Oddio santo... - mormorò Greta cercando di carpire le reazioni dei due e nel frattempo di sgranare gli occhi verso il medico per fargli capire che non doveva assolutamente dire niente, doveva tapparsi la bocca all'istante.
Bill e Tom si girarono lentamente a guardarsi, e poi a guardare Greta, che ovviamente evitava accuratamente i loro sguardi allucinati.
- Che ba ba ba...mbino? - tentò di dire Bill, senza salivazione.
- Grazie – sussurrò la ragazza.
- E questa è l'ecografia che abbiamo fatto – continuò l'uomo, incosciente del fatto che più parlava più i gemelli presenti nella stanza agonizzavano, uno in particolare che nel frattempo era passato da bianco cadavere a giallo paglierino – eccolo qui -
Aprì la cartellina davanti agli occhi di Greta, mostrandogli quattro foto in bianco e nero di cui non riusciva a capire niente, effettivamente stava succedendo un po' tutto troppo velocemente.
- Oh mio dio – mormorò la ragazza guardandole – è... è... ?-
- Sì, è il tuo bambino, anche se prima delle otto settimane non si vede assolutamente niente -
- Infatti non capisco granché – ridacchiò lei imbarazzata mentre i gemelli avevano girato la testa per guardare le ecografie che aveva in mano la ragazza.
- Scusatemi, io ho bisogno di aria – biascicò Tom con lo sguardo perso nel vuoto.
- È lui il padre? - sorrise il dottore dando una potente pacca sulla spalla del ragazzo – È tutto a posto, non è successo niente, inchiniamoci di fronte al miracolo della vita! -
Tom guardò il gemello, ed in quel momento convenne del fatto che probabilmente si stava guardando allo specchio perché Bill aveva la sua identica espressione incredula. Non aveva ancora elaborato la parola “bambino” soprattutto non aveva ancora capito che si stava parlando di Greta e quindi del fatto che fosse suo.
- Grazie dottore -
- Di niente, riguardati, e tu – disse rivolto a Tom – vai a mangiare qualcosa che sono sicuro che stai per svenire -
Dette un'altra pacca sulla spalla al ragazzo ed uscì dalla stanza.
- Greis – disse Bill indicando la porta – era una scherzo? -
Tom si girò a guardarla con gli occhi sgranati – Era uno scherzo? -
- Non proprio – rispose lei con la faccia sofferente.
- Sei incinta? - chiese Bill.
- Sei incinta? - ripeté Tom.
- Sì -
- E quando avevi intenzione di dirmelo? - dissero in coro.
- L'ho saputo stamattina, non vi arrabbiate -
Tom non disse niente, si limitò a girarsi e ad andare verso la porta uscendo in corridoio.
- Bibs – mormorò lei guardando l'amico – che stai pensando? -
- Non lo so – rispose lui scuotendo la testa – vieni andiamo -
- Che cosa sta pensando Tom? -
- Al momento mi arrivano segnali confusi, però è meglio raggiungerlo prima che ci lasci qui -




Doveva riuscire a pensare, a raffreddare il cervello e far uscire fuori i pensieri, perché qualsiasi cosa gli venisse in mente non aveva un senso logico. Bill, ospedale, Greta, bambino, sangue, caos, partire, valigia, tour, fans, bambino, incinta, nove mesi, Greta.
Stava guidando per inerzia, non perché non fosse consapevole di dove stesse andando, ma perché era la strada per tornare a casa e quindi girava il volante perché sapeva cosa fare e dove doveva andare. Ma nella vita non era così facile. Ora il problema diventava reale, non era più un discorso fatto tra amici in una camera d'albergo, non era più una battuta della ragazza che amava, era una cosa vera, concreta, che sarebbe esistita, e Tom non sapeva come doveva affrontarla.
Forse perché nella sua testa aveva sempre pensato che non sarebbe mai diventato padre, o forse perché non si sentiva pronto per una responsabilità del genere. Lui non lo sapeva, non si era mai soffermato al vero pensiero di avere un figlio. Di svegliarsi la notte quando avrebbe pianto, di insegnarli a camminare, a parlare, a distinguere il bene dal male.
Non lo sapeva lui cosa era bene e cosa era male, come poteva insegnarlo a qualcuno che si sarebbe fidato ciecamente della sua parola?
Osservò per un attimo Greta dallo specchietto retrovisore e la vide imbronciata guardare il paesaggio fuori dalla macchina, con una mano fasciata a reggere la testa.
Non riusciva neanche a pensare razionalmente che lei, la bambina che aveva visto crescere, che aveva amato da quella volta a scuola, che aveva aspettato tutto quel tempo, ora aspettava un figlio da lui... era praticamente impossibile, non riusciva a pensare neanche la parola “figlio”, tanto meno dirla ad alta voce. Si trovava in un cazzo di mondo parallelo che tentava di fotterlo da tutte le parti, eppure lui era sempre pronto a reagire, per qualsiasi cosa, ma quella notizia l'aveva totalmente mandato in crisi. Non sapeva cosa avrebbe fatto, non sapeva cosa pensava Greta, non sapeva niente. Forse l'unica cosa che sentiva era una piccola scossa di elettricità, di euforia, di felicità, che proveniva da qualche parte dentro di lui, ma che non lasciava venir fuori.
Anche se era curioso di sapere che cosa sarebbe successo se l'avesse fatto.

Un cazzo di bambino. Significava che lui, avrebbe avuto un nipote. Ma la cosa più sconvolgente era che suo fratello sarebbe diventato padre. Bill non riusciva a crederci, era sconvolto, tanto che non riusciva a chiudere la bocca e ad avere un espressione normale. Quella notizia l'aveva freddato, perché era l'ultima cosa che si aspettava e non sapeva se doveva essere felice oppure no; certo che di norma la nascita di una nuova vita dovrebbe essere festeggiata, ma percependo quello che stava pensando Tom e notando l'espressione di Greta, si stava per scatenare una vera e propria tempesta, ne era più che convinto. Non vedeva l'ora di tornare a casa, buttarsi nel letto ed aspettare di partire il giorno dopo. Per la prima volta non voleva mettersi in mezzo in una cosa che riguardava il fratello, era qualcosa che neanche lui avrebbe potuto gestire a parole, era qualcosa di troppo forte e sconvolgente.
In un attimo si era dimenticato di Heike, si era dimenticato di dove fosse, e cosa stesse facendo. Si era dimenticato che si era illuso di nuovo, ed era rimasto deluso ancora.

No, non avrebbe continuato a piangere, l'aveva già fatto abbastanza e si era stufata di stare a singhiozzare come una bambina di due anni a cui hanno rubato la bambola. Greta pensava febbrilmente, come da qualche settimana, a quello che avrebbe dovuto fare con il bambino, e con Tom e con Bill e con tutta la sua vita, e l'unica soluzione che vedeva chiara nella sua testa era una: la fuga. Non perché fosse una codarda, non perché non volesse affrontare la situazione, ma semplicemente perché in mezzo a tutto quel caos che continuava ad aggiungersi ad altro caos, non avrebbe potuto prendere una decisione chiara su quello che avrebbe dovuto fare della sua vita.
Eppure avrebbe tanto voluto fare un annuncio da film, con la cena, il vino, lei che diceva “caro ti devo dire una cosa” e lui che dall'emozione della notizia di diventare padre la abbracciava e le diceva che la amava accarezzandole la pancia. Ma non era un film, era la vita vera, e lei non avrebbe mai fatto una cena con il vino per Tom e Tom non avrebbe mai reagito in quel modo.
Anzi, se ci pensava meglio, quelle scene le trovava rivoltanti, e se ci pensava meglio, la fuga continuava ad essere la soluzione migliore.

Sempre nel più assoluto silenzio, rientrarono a casa. Greta non sapeva cosa ci faceva lì, voleva andare a casa sua, ma Tom non ce l'avrebbe mai riportata, neanche a costo di pregarlo in ginocchio, e poi dovevano affrontare un discorso abbastanza impegnativo, non poteva svignarsela, anche se continuava a pensare di dover scappare, fuggire da lì il prima possibile; ma non per lasciare Tom, ma per riuscire a respirare, per tornare un attimo alla vita a cui era abituata. Sveglia la mattina, lavoro, pranzo, lavoro, cena, film in TV, telefonata con Bill e nanna. Tutto quel marasma di persone, flash, articoli di giornale e quant'altro, non le apparteneva, apparteneva a Tom e lei aveva accettato di prenderselo con tutto il pacchetto completo, perché lo amava così tanto, ma così profondamente che non avrebbe potuto fare altrimenti. Ma come glielo faceva capire che lo amava ma che aveva bisogno di andare via da lì?
- Io credo che andrò a farmi venire un infarto nel letto – disse Bill iniziando a salire le scale sbattendo i piedi ad ogni gradino – ci vediamo domani -
Greta e Tom si fissarono negli occhi qualche istante, poi lui si girò e andò verso la cucina
– Ti prego levati quella maglia, sembra che hai ucciso qualcuno -
Greta abbassò lo sguardo verso la sua pancia e vide le macchie di sangue secco troneggiare sul cotone bianco della sua maglietta, non fece niente, ma seguì il ragazzo che aveva deviato verso il soggiorno.
- Dobbiamo parlare -
Tom si andò a sedere sul divano, posò i gomiti sulle ginocchia e si prese la faccia guardando lo schermo della TV al plasma di fronte a lui, spenta, che rimandava il suo riflesso. Vide Greta seguirlo e sedersi al suo fianco. Non erano propriamente l'immagine della felicità.
- Mi ascolti? -
- Sì -
La ragazza prese un sospiro e prese anche il coraggio - Io... non volevo metterti in questa situazione. Lo so che non è il momento, lo so che è la cosa peggiore che ci potesse capitare, ma è solo colpa mia, quindi se tu non vuoi prenderti questa responsabilità io lo capisco, non voglio costringerti... -
Si girò a guardarla corrugando la fronte, pensieroso.
- Ma che stai dicendo? Non ti sei messa incinta da sola! - esclamò confuso.
- Lo so, ma ti avevo detto che non sarebbe successo, invece è successo, e non voglio che tu pensi che l'ho fatto a posta, per incastrarti -
- Incastrarmi con cosa? -
- Con la scusa di un bambino! -
- Tu cominci seriamente a preoccuparmi con questi discorsi – disse serio – non è quello che sto pensando, anzi, non riesco proprio a pensare adesso e comunque una cosa del genere non mi passerebbe neanche nell'anticamera del cervello -
- Rimane il fatto che... adesso in questa situazione, io non lo so se devo tenerlo o no -
- Che vuol dire? -
- Vuol dire che non lo so... -
- Vuoi dire che vuoi abortire? -
- Non lo so -
Tom si posò stancamente le mani sugli occhi stropicciandoli, per poi guardarla di nuovo.
- Non so che dirti Greis -
- Devo pensarci -
- Ci pensiamo insieme, non ti lascio da sola -
- Sono io che voglio stare da sola -
Il ragazzo rimase in silenzio giocherellando con i lacci della felpa, posò stancamente la schiena sul divano e continuò a fissare lo schermo di fronte a lui.
- Che vuol dire che vuoi stare da sola? -
- Da sola, io da sola, io Greta e basta. Da sola. Sola. -
Aspettava una reazione, aspettava che si mettesse a gridare che era stata una stronza, aspettava qualsiasi cosa, ma continuava ad essere stranamente normale.
- Cosa? Noi dobbiamo partire domani... -
- Io non vengo -
Si girò di colpo alzandosi anche con la schiena dal divano, mentre la ragazza continuava a perdere gli occhi per la stanza - Come non vieni? Greis non dire cazzate! -
- Tom, non posso venire, ho bisogno di pensare! Poi dopo quello che è successo oggi cosa pensi che potrebbe succedere se si sapesse che sono incinta? Ho avuto tanta paura per qualcosa che non riesco ancora a metabolizzare nella mia testa e l'ultima cosa che voglio è partire per dieci giorni in giro per l'Europa... -
- E dove vorresti andare? - chiese scioccato.
- Vado da mio padre, a Loitsche... -
Si alzò di scatto parandosi davanti a lei – E io cosa dovrei fare nel frattempo? - domandò piccato - Aspettare che tu decida se tenerlo o no? Non conto un cazzo in questa decisione? -
- Sono io che sono incinta -
- Ancora? - si innervosì – Ed io per te in questa cosa cosa sarei? Non ho ruolo! Ah no, sono quello che ti ha scopato scusa... -
- Tom... - mormorò lei sofferente.
- Ma come cazzo ragioni? -
- È una mia scelta... -
- Ed io devo stare in attesa che tu decida se farmi partecipe o no? Anzi, facciamo così, vediamoci direttamente tra nove mesi, se vieni con un bambino capirò che scelta hai fatto... -
- Era questo che non volevo! Era esattamente questo! - alzò la voce la ragazza guardandolo negli occhi – Ma è la mia decisione, se non ti sta bene, possiamo pure chiudere qua -
- Chiudere cosa? - si animò lui sgranando gli occhi.
- Possiamo lasciarci, tanto da quando stiamo insieme ci sono stati solo problemi su problemi... bugie e sotterfugi e persone che mi odiano io non ce la faccio più, e per quanto ho provato ad essere forte in questa situazione, non ci riesco! Mi sento morire ogni volta che penso a quello che è successo, ed io non voglio che tu debba preoccuparti sempre per me... -
- Mi vuoi lasciare? -
- No, che non ti voglio lasciare ma è l'unica soluzione -
- MA IO TI AMO! -
- A volte l'amore non è abbastanza – sussurrò lei.
Tom si mise in ginocchio davanti a lei prendendole il viso con le mani per costringerla  a guardalo negli occhi – Dimmi che non mi ami e ti lascio andare, ma dimmelo guardandomi negli occhi -
Greta si morse le labbra, cercando di sfuggire a quello sguardo, i lucciconi che le erano comparsi nelle iridi scesero sulle guance appena li chiuse impercettibilmente per non vedere quell'espressione sofferente nel viso del ragazzo. Non ce la faceva a vederlo così specialmente perché era tutta colpa sua.
- Dimmelo -
- No, perché lo sai che ti amo –  disse digrignando i denti – lo sai benissimo ma... ma adesso ho bisogno solo di stare da sola, ti prego... -
Lasciò scivolare le sue mani dal viso della ragazza e si alzò in piedi scuotendo la testa.
- Va bene, stai pure da sola, ma quando ti ricorderai che io ci sono non so se sarò ancora qui ad aspettarti... ti ho aspettato per anni e sono stanco -
- Perché stai dicendo così? -
- Perché mi stai escludendo! Mi stai dicendo che non conto un cazzo in una decisione così importante che riguarda la vita di tutti e due! -
- Ma io se lo sto facendo lo sto facendo per te! Per evitare di doverti far scegliere in una situazione così delicata! -
- Ma ti stai sentendo? Prima mi rimproveravi del fatto che volevo vivere la nostra relazione alla giornata senza fare programmi, ora che c'è da programmare perché sei incinta, cazzo, non mi vuoi, mi stai praticamente mandando via -
- Non ti sto mandando via -
- Due minuti fa mi hai detto che potevamo anche lasciarci -
Finalmente riuscì a prendere il coraggio e lo guardò negli occhi, quegli occhi che amava così tanto, che aveva imparato a conoscere e a temere ad amare e ad odiare, quegli occhi che potevano dirle tante cose potevano guidarla in tanti altri posti e farla perdere in momenti di estasi. Quegli occhi che quando erano tristi e spenti non erano gli stessi occhi, e quando erano feriti e rossi erano terribili da guardare.
- Tom io sono in preda alla confusione più totale, prima vengo a sapere per certo che sono incinta poi quelle pazze che quasi mi uccidono poi tu che vai fuori di testa io non lo so che devo fare, ma devo andare via da questo caos prima che impazzisca! - disse nervosa alzandosi dal divano – Ti prego veniamoci incontro e non litighiamo, non abbiamo più tre anni -
- Mi stai lasciando Greis? - chiese mormorando – Mi stai lasciando, dimmelo... -
- Tom non ti sto lasciando, ti prego – rispose lei – è solo che ho bisogno di un po' di tempo per pensare, non fare il drammatico anche tu, c'è già Bill per tutti e due -
Il ragazzo si afflosciò su se stesso, posando la fronte contro la spalla della ragazza che lo abbracciò in vita respirando il suo odore e stringendo tra le mani la felpa e imponendosi di non piangere. Si era calmato, almeno adesso sembrava essere più o meno d'accordo alla sua idea di fuga, anche se non gli aveva lasciato moltissima scelta.
- Vuoi andare davvero da tuo padre? –
- Sì – mormorò lei – solo fino a quando non tornate, ok? -
- Va bene -
- Siamo sempre io e te vero? - chiese la ragazza per sicurezza.
- Sempre io e te -


           
- È solo che avevo bisogno di sentirmelo dire da fuori che non sono pazza -
Simone sorrise passandole uno scatolone – Non sei pazza, sei innamorata -
- Sì... - annuì lei impercettibilmente – sto facendo la scelta giusta quindi? -
- Io non devo dirti niente – continuò la donna – sei tu che devi prendere una decisione, e qualsiasi scelta farai, Tom si adeguerà -
- Ma io non voglio farlo stare male ancora... -
- Allora sai cosa devi fare... il fatto qui è decidere se stare male in due o stare bene entrambi -
- Perché stare male? -
- Prima i lunghi periodi di separazione non ti pesavano perché non stavate insieme – disse sicura la donna chiudendo un altro scatolone – ma adesso come reagiresti? Ci hai mai pensato veramente? -
- No... - bisbigliò lei poco convinta – Veramente non ci ho mai pensato... -
- Allora la risposta la sai... uh, guarda, lo skate di Tom... parli del diavolo e spuntano le corna... -
- Erano secoli che non lo vedevo – rise la ragazza prendendolo in mano, era tutto rotto, le ruote rosse sporchissime e impolverate, come la tavola.
- E c'è anche il pupazzo di Bill, guarda... -
- Oh mio dio, Hans! - scoppiò a ridere Greta mettendosi una mano sulla bocca – Erano secoli che non lo vedevo! -
- Quant'è brutto, ma gli è sempre piaciuto, se lo portava ovunque -
- Questi devono essere conservati, sono dei pezzi archeologici-
- Prendili tu, io non so dove metterli in mezzo a questo casino -
- Va bene, li prendo io – rispose la ragazza senza neanche pensarci un secondo – e comunque, ho deciso, se ti interessa – saltellò verso la donna e alzò un sopracciglio – ma non te lo dico, lo scoprirai la prossima volta che verrò a romperti le scatole con i miei problemi -
- Ho come l'impressione che comunque lo verrò a sapere dal proprietario di Hans... però attendo con ansia il prossimo capitolo -


______

Tadààààààà. Sorprese vero? No, mi sa che si era capito! Comunque, questo era il penultimo capitolo della FF, la prossima volta ci salutiamo e ce ne andiamo tutte in vacanza! XD Vi annuncio che il continuo di Mach mich nicht verliebt, seguendo la tradizione dei titoli delle canzoni dei JR, si chiamerà "Irgendwo Anders", e sta già procedendo bene la stesura della storia.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e ci vediamo alla prossima... ho creato abbastanza suspence? :D

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Capitolo 21
*** Zwanzig. ***


20.

L'ennesima partenza, ma non sentiva più quella tristezza dentro di lei, ormai era abituata. Quella volta però un po' di malinconia c'era, portata anche dalla consapevolezza che non sarebbero più stati tanto intorno a lei dopo l'uscita del CD. Quei mesi insieme erano volati, e si erano divertiti come sempre, ma era arrivato il momento di tornare con i piedi per terra e di ricominciare a vivere con loro solo quei pezzetti di pausa che gli permettevano di tornare a casa.
Che hai? - Tom chiuse la valigia facendo scattare la chiusura ed aggiungendola alle altre cinque già posate sul pavimento. La sera prima della partenza era sempre difficile quando doveva andare via da lei.
- Pensavo... - rispose la bionda poggiando le mani sul materasso – che non mi chiami più Greis... -
Lui sorrise e si sedette vicino a lei – È da tanto che non ti chiamo in quel modo... -
- Perché hai smesso? -
- Non mi ricordo perché ho smesso, è successo è basta – alzò le spalle e si girò a fissarla, era stranamente pensierosa quella volta, ed anche lui, avrebbe voluto dirgli tutto quello che provava per lei. Ci aveva pensato troppe volte a come sarebbe stato quel momento, anche se era convinto che avrebbe continuato a fare finta di niente su quelli che erano i suoi sentimenti ancora per moltissimo tempo.
Preferiva tutto quel dolore piuttosto che essere rifiutato da lei ed essere veramente cosciente del fatto che l'amicizia era l'unica cosa a cui poteva veramente ambire.
Greta sospirò chiudendo gli occhi, per poi poggiare la testa contro la sua spalla – È solo un mese no? - gli disse cambiando discorso.
- Sì, è solo un mese... -
- Passerà veloce -
- Come sempre -
- Ti avevo preso le M&M's blu... - mormorò girandosi a prendere la sua borsa.
- Grazie... -
- Sì ma me le sono mangiate tutte – disse mostrandogli il sacchetto vuoto.
Tom sorrise e si alzò in piedi di fronte a lei aprendo le braccia – È il momento dell'abbraccio di rito... - sospirò spostando la testa di lato.
Greta lasciò la borsa sul letto ridendo si avvicinò e lo strinse forte, con quanta forza aveva in corpo, e si senti stringere nello stesso modo, anzi, le sembrò per un momento che lui non volesse lasciarla andare via.
- Mi mancherai... - mormorò Tom al suo orecchio.
E fu in quel preciso istante, che il cuore di Greta si precipitò in gola e cominciò a battere fortissimo, e lo stomaco piano piano si chiudeva in un nodo.
E fu in quel preciso istante che capì che quello non era affetto.
Quello era solo amore.


Otto Kerner era sempre stato un uomo dalle vedute aperte, anzi, diciamo pure un padre moderno.
Crescere da solo la propria bambina non era stato affatto facile, né per lui tanto meno per Greta che non aveva potuto contare sulla figura femminile che una bambina ricerca nella madre.
Era sempre stato grato a Simone per l'aiuto che gli aveva dato quando sua figlia aveva avuto i classici problemi da ragazza, dall'arrivo delle mestruazioni, al cuore infranto per una cotta adolescenziale all'averle insegnato a cucinare qualcosa che non erano i piatti surgelati che riportava lui dal supermercato. In particolar modo era contento del fatto che sua figlia fosse cresciuta bene, con quell'amicizia così stretta con quei due bambini che all'inizio faceva fatica anche a distinguere.
Si era sempre fidato ciecamente dei gemelli, ovunque ci fossero loro si sentiva tranquillo, e quando c'era qualcosa che non li includeva, faceva in modo che venissero inclusi in modo che anche sua figlia si sentisse più tranquilla.
Ovviamente immaginava che prima o poi, quando sarebbero diventati grandi, sarebbe successo qualcosa di più tra sua figlia ed uno dei due gemelli, era scritto, anzi, lui e Simone ne parlavano spesso quando erano ancora ragazzini e li vedevano giocare insieme. Ed il fatto che Tom si preoccupasse spesso di dedicarle attenzioni come farla cadere, farla piangere, ma anche proteggerla da chi provava a farla cadere e farla piangere, gli faceva apparire le cose molto più chiare.
Quando venne a sapere dalla figlia che dopo tanti anni era successo qualcosa di più tra i due, era stato contento, certo, sperava che non la facesse soffrire, con la vita che faceva era molto facile per lui cadere in tentazione. Ma conosceva molto bene anche il carattere di Greta, e sapeva che non si sarebbe fatta sopraffare da una situazione più grande di lei.
Quando poi la vide con la valigia sull'uscio di casa, con la faccia nera di rabbia che gli diceva convinta mentre lo abbracciava “Tom mi ha messo incinta, vado in camera mia” per poi scomparire al piano di sopra, si convinse che era proprio il padre del secolo.

Quei dieci giorni erano stati un vero inferno, la notte non dormiva, continuava a parlare e parlare con il fratello per cercare di venire a capo di quella situazione, e gli sembrava che più lui e Bill parlassero più tutto nella sua testa si aggrovigliava. Durante i concerti riusciva a non pensarci, ma appena le luci si spegnevano e tornava nel camerino, controllava sempre il cellulare per vedere se Greta aveva chiamato. In dieci giorni solo due messaggi e nessuna telefonata; per quanto stesse cercando di capire in tutti i modi la situazione e di mettersi nei suoi panni, non riusciva a farsi entrare in testa il perché lo volesse far impazzire non dando nessun tipo di segno di vita.
Poi un giorno decise di cambiare interlocutore, e di cambiare prospettiva, magari vederlo da un punto di vista femminile avrebbe aiutato il suo cervello a capire perché Greta se ne era andata via lasciandolo con più domande che altro; così riunì Natalie e Michelle e raccontò tutto.
Tralasciando le grida di gioia delle due, specialmente dalla truccatrice che lo spupazzò come un peluche appena saputa la notizia, riuscì a metterle in riga e a farsi spiegare alcuni concetti poco chiari.
Era venuto a capo del fatto che Greta aveva reagito così per paura, perché non sapeva cosa doveva fare, ed il voler stare da sola non significava che non aveva bisogno di lui, anzi, in quel momento più che mai doveva starle a fianco, e il non volerlo sentire non doveva prenderlo come un segno negativo, ma piuttosto come un indizio a cercarla.
In pratica, non aveva capito niente. O meglio, una cosa l'aveva capita, le donne erano tutte pazze, in particolar modo quelle incinte.
Appena atterrato da Bruxelles si fece accompagnare di corsa a casa, lasciò le valigie sull'uscio prese le chiavi della macchina, salutò Bill con un “non so se torno” e si mise in viaggio verso Loitsche.
Non tornava in quel posto da anni, ed era felice della cosa; odiava quel paesino. Odiava la strada che doveva fare ogni giorno per andare a scuola, odiava quelle casette oscene ed odiava l'aria di campagna che si respirava. L'unica cosa che non odiava di Loitsche erano i ricordi belli, quelli che avevano vissuto quando erano piccoli, quelli davvero importanti.
Si fermò davanti casa di Greta e spense il motore, prima di scendere si guardò per un attimo il palmo della mano, e fissò la cicatrice, poi alzò gli occhi verso i campi davanti all'abitazione e vide l'albero solitario in cui si andavano ad arrampicare d'estate. Era ancora lì, uguale, dopo tutti quegli anni.
Prese coraggio e scese dalla macchina; non notò niente di nuovo, tutto era esattamente uguale a come se lo ricordava, e la cosa gli piacque per un istante, era tutto così familiare.
Senza pensarci un attimo arrivò davanti alla porta e suonò il campanello... probabilmente doveva essere la brutta copia di se stesso, era davvero stanco per i viaggi e gli spostamenti e tutto quanto, ma quello era l'unico posto dove doveva e voleva stare: dove c'era anche Greta.
Tom – esclamò sorpreso il padre della ragazza vedendolo sull'uscio di casa – che ci fai qui? -
- Salve signor Kerner... – rispose lui cercando di sorridere, mentre l'uomo gli faceva segno di entrare dentro. Chiuse la porta e lo osservò compunto, Tom si aspettava un cazzotto sulla faccia, invece il padre di Greta sorrise bonario ed allargò le braccia – Come sei cresciuto ragazzo mio, – disse abbracciandolo stretto e dandogli due energiche pacche sulla schiena – non ti ricordavo così alto -
- Saranno anni che non ci vediamo – rispose lui imbarazzato continuando ad aspettarsi comunque un cazzotto in piena faccia. D'altronde era stato colui che aveva osato profanare sua figlia, se fosse stato in lui l'avrebbe massacrato di pugni.
- Beh, come hai notato qui non è cambiato niente... -
- È tutto molto familiare – commentò lui entrando in cucina e ricordandosi per un istante tutte le volte che si erano rincorsi per quelle stanze.
- Lo so perché sei qui – rispose l'uomo cambiando discorso ed assumendo uno sguardo alquanto serio, incrociò le braccia, e Tom chiuse gli occhi stavolta sicuro del pugno di faccia.
- Sono così felice di diventare nonno! - esclamò alla fine scoppiando a ridere – Davvero, quando me l'ha detto mi è venuto un infarto, però avere un nipotino scalpitante per casa è sempre stato un mio desiderio –
Tom annuì mordendosi le labbra e cercando di capire dove fosse Greta, al momento aveva urgente bisogno di parlare con lei, e doveva dirglielo a costo di sembrare scortese.
- Ma Greta? - chiese perplesso – Non c'è...? -
- Oh sì che c'è! – rispose il signor Kerner andandogli vicino e mettendogli una mano sulla spalla, scortandolo verso la porta della cucina che dava sul retro del giardino.
Spostò un po' la tendina che copriva il vetro e la indicò.
- È seduta sull'altalena, vedi? - chiese l'uomo – È sempre seduta lì, oppure va a fare delle lunghe passeggiate dalla mattina e torna la sera, non ho la minima idea di dove vada, però è molto triste... -
- Mi ha detto che doveva pensare... -
- Queste donne, sempre a pensare, eh? - sorrise l'uomo facendogli l'occhiolino e aprendo la porta – Comunque, credo ti stia aspettando -
Tom annuì ed uscì fuori, camminando sull'erba secca e avvicinandosi piano alle altalene, dove Greta si dondolava piano di spalle. Era di nuovo bionda, era di nuovo la vecchia Greis, ma nonostante quello, aveva paura di parlarle e di quello che le avrebbe potuto dire.
In silenzio fece il giro della struttura di ferro e si sedette sull'altalena libera, al fianco della ragazza. Era lei, triste e pensierosa, con una sua maglia nera decisamente troppo larga per lei che le arrivava alle ginocchia, e le gambe nude, che si dondolava piano sentendo la catena arrugginita che cigolava ad ogni movimento.
Non disse niente neanche lui, voleva solo stringerla forte e dirle che andava bene qualsiasi cosa avrebbe deciso di fare, che non voleva più rimanere da solo, e tante altre cose così schifosamente romantiche che non sapeva neanche come avesse fatto a pensarle.
Greta si accorse dell'arrivo di Tom, in un certo senso aspettava quel momento da una settimana ed ora averlo vicino la tranquillizzava, ma al contempo iniziò a sentire il cuore battere all'impazzata, senza senso.
- Ti ricordi – sussurrò – quando venivamo qui e tu e Bill litigavate sempre per l'altro posto sull'altalena...? -
- Sì che me lo ricordo... vinceva sempre lui -
- Già... vinceva sempre lui – sorrise piano scuotendo la testa e tornando al silenzio iniziale.
Ogni tanto volava una mosca vicino a loro e Tom ne sentiva il ronzio, oppure si sentivano gli uccellini cantare e di nuovo l'altalena che cigolava.
- Come stai? - chiese la ragazza continuando a non spostare lo sguardo dal punto che fissava di fronte a lei.
- Male – mormorò Tom – sto male... -
- Anche io – rispose piano prendendo a mordersi le guance per evitare di piangere.
- Mi sei mancata Greis – sospirò abbassando lo sguardo, non sapendo se poteva avvicinarsi e toccarla o se doveva rimanere lì a fissarla.
- Anche tu... – annuì piano – Come sono andati i concerti? -
- Non bene quanto avrei voluto... -
- Perché? -
- Perché non c'eri -
Greta alzò il viso al cielo tirando su con il naso; Tom vide una lacrima scenderle sulla tempia, e rimase immobile a guardarle il profilo.
- Se... se portassi a termine la gravidanza, non potrei più venire con te, lo sai? -
- Perché no? -
- Perché ci sarebbe un bambino da seguire, e come fai a portarlo in giro città dopo città... è impossibile -
- Una soluzione si troverebbe comunque... ma è questa la tua scelta? Non lo vuoi? -
La ragazza serrò le labbra e abbassò di nuovo lo sguardo verso il prato, i capelli le coprivano il viso e Tom poteva sentire solo il suono della sua voce.
- Tu cosa vuoi? - gli chiese impercettibilmente.
- Io? Non era una tua scelta? -
- Split – disse lei girando il viso d'istinto e lui appena incontrò i suoi occhi così rossi di pianto che lo spaventarono quasi, si sentì morire – mi dispiace -
- Di cosa? -
- Di averti escluso così – rispose asciugandosi le lacrime con il dorso delle mani – non dovevo -
- Non importa -
- Tu sei sempre così comprensivo, ma non è giusto... -
- Ehi – Tom si alzò di scatto e le andò avanti, prendendole una mano e facendola alzare dall'altalena. Greta lo strinse subito poggiando la fronte sul suo petto, mentre lui le accarezzava la testa con entrambe le mani e le portava i capelli via dal viso.
- Io voglio questo bambino Greis, è nostro, è una cosa che abbiamo fatto io e te, e non voglio che tu pensi di abortire solo per farmi un piacere o perché sarebbe più facile. Non sarebbe più facile, per niente. Io voglio che tu sia felice, e questa decisione non ti rende felice. Anche se siamo giovani, anche se la mia vita è particolare ed anche se non ti posso giurare che sarà tutto in discesa, io sarò sempre pronto a proteggerti, ma qui la domanda che ti devi fare è una sola... -
- Quale? -
- Vuoi essere trascinata via con me? Qualsiasi cosa accada? Se vado giù io vieni giù anche tu... -
- Tomi, non sto capendo niente -
Ed era proprio quello che stava succedendo. Quelle erano esattamente le parole che aveva bisogno di sentirsi dire da lui, quello che stava aspettando, e non riusciva a crederci.
- Io voglio vivere tutta la mia vita con te perché io e te siamo io e te, Split e Greis, per sempre, l'abbiamo sempre detto, ed avere un figlio adesso o tra due anni, o tra cinque, cosa cambierebbe? Io ti amo oggi e ti amerò tra due, cinque o trent'anni, hai capito? -
- Sì – cercò di sorridere lei mentre piangeva in silenzio.
- Quindi adesso basta con i drammi, basta con le fughe e torniamo a casa, diciamolo a tutti e vaffanculo! -
- Tom – sospirò lei staccandosi leggermente e guardandolo negli occhi – anche se questo era esattamente quello che volevo sentirmi dire, tu ne sei sicuro? Insomma, è una cosa grande... e poi cosa succederà quando si verrà a sapere? -
- Non ti succederà niente... -
- Guarda qui... - gli disse indicandogli i palmi rimarginati con le ferite di quel giorno in cui aveva avuto lo scontro con quelle fans – queste se ne andranno, ma quello che è successo mi ha ferito molto più profondamente, qui... - disse indicandosi il petto – ho paura per me adesso, e... -
- Niente e... sto facendo di tutto per trovarle e da oggi in poi non sarai mai da sola, cambierai casa e andremo avanti come abbiamo sempre fatto -
- Ed è giusto secondo te che io debba affrontare una cosa così? Solo perché ti amo... -
- Ti devi fidare di me -
- Io mi fido di te Tom, non mi fido del tuo mondo! Io odio l'altro te... l'ho sempre odiato. Quello spocchioso che si vantava di quante donne si era portato a letto l'ho sempre detestato, perché non eri tu -
- Infatti non sono io! -
- Però fa parte di te... e le persone pensano che tu sia così, altrimenti perché pensi che mi abbiano trattato in quel modo? -
- Non lo so perché, e mi sento una merda ogni giorno per aver portato quello schifo nella tua vita, ma io ho bisogno di te cazzo, sarò egoista, ma ho bisogno di te -
- E poi ci saranno di nuovo tour, viaggi, promozioni... io non lo so se ce la faccio... -
- Ci siamo presi un periodo di fermo... - disse all'improvviso spostando lo sguardo dalla ragazza – la sera dell'incidente stavamo venendo a dirti proprio quello, quando siamo andati a Berlino è stato per mettere in chiaro che fino all'anno prossimo non vogliamo saperne di interviste e promozioni... -
- Che cosa? - chiese confusa.
-  Abbiamo usato come scusa quella del nuovo album, ma fondamentalmente è per staccarci da tutto e soprattutto per me e per te, per essere normali -
- Non saremo mai normali io e te, non potremmo neanche se lo volessimo -
- Io invece sì, lo voglio, voglio essere normale -
- Cosa ci sta succedendo? - domandò lei tristemente – Da quando abbiamo tutti questi problemi? Da quando Tom? -
- Greis, guardami – le disse alzandole il viso – Io non ti lascio da sola, te lo giuro su Bill, qualsiasi cosa succederà starò sempre con te, sempre... ti prego, credimi -
La ragazza aggrottò la fronte pensierosa e strizzò gli occhi in una smorfia di dolore posando di nuovo il viso sul suo petto, era così difficile.
- Ce la facciamo solo se rimaniamo uniti, noi e basta -
Greta fece per dire qualcosa ma Tom la interruppe.
- Se mi dici che ci dobbiamo ancora pensare ti faccio chiamare da un Bill in ansia e ti lascio al telefono con lui fino a quando non torniamo a casa -
- No, no... - scosse la testa energicamente – Bill no, ti prego, adesso mi sarebbe letale -
- Abbiamo pensato fin troppo a questa cosa, io ci ho messo un po' a capirlo, ma ora lo so cosa devo fare, tu lo sai? -
Greta serrò le labbra e si risedette sull'altalena indicandogli quella libera con la testa.
- Vediamo chi arriva più in alto? -
- Basta che tu vai piano, ok? -
- Vorrà dire che mi farai vincere – constatò lei spostandolo e spingendolo con le gambe verso l'altra altalena.
Tom sbuffò e si girò per ritornare sull'altalena libera, ma appena fu di spalle vide due braccia che lo afferrarono in vita e sentì la testa di Greta tra le scapole.
- Split – mormorò lei.
- Dimmi -
- D'ora in poi non saremo più io e te, lo sai? -
- In che senso? - si preoccupò girandosi.
- A costo di sembrare patetica e da film romantico di serie B – rispose mettendosi una mano sulla pancia piatta – D'ora in poi saremo io, tu... e lui, o lei -
- Ma lo sai che al momento non me ne frega niente se siamo stati così mielosi da fare schifo? -
- A te no? A me sì Split! Queste cose mi fanno star male... -
- Lo so, anche a me – rispose lui sorridendo e sporgendo le labbra in avanti per darle un bacio.
- Però una volta ogni tanto si può fare... -
- Sì... -
Greta si alzò sulle punte e lo abbracciò, affondando il viso sul suo collo e sentendosi sollevare da terra. In un momento tutti i dubbi e le preoccupazioni, tutta l'ansia accumulata e la paura di dover dire addio a quello che aveva dentro di lei, erano svaniti. Con il passare dei giorni in cui era tornata a casa si era maledetta per averlo mandato via e per avergli detto quelle cose. Era una parte essenziale di lei, e quando non c'era si sentiva a metà.
- Adesso andiamo dentro, fai la valigia e torniamo a casa – disse Tom prendendola definitivamente in braccio e tornando verso la porta della cucina.
- Lo sai che mio padre è impazzito? - chiese la ragazza stupita – Ha detto che lo dobbiamo chiamare come lui se è un maschio... -
- Oddio – sgranò gli occhi Tom – Con tutto il rispetto del mondo per tuo padre ma non chiamerò mai mio figlio Otto... -
Poi si fermò e Greta gli puntò un dito sul petto iniziando a ridere e a puntellarlo con l'indice – Che cosa hai detto Kaulitz? Hai detto “mio figlio”? -
- Greis non cominciare a prendermi in giro -
- Ma io devo prenderti in giro, perché ti ricordo che non ho ancora festeggiato il mio compleanno... -
- Recupereremo anche quello... -
Arrivati davanti alla porta, la posò per terra e lei mise una mano sulla maniglia ridendo.
- Ich bin nicht ich wenn du nicht bei mir bist... - canticchiò, prima di sentirlo ridere di cuore e di rientrare dentro casa.

Non avrebbero mai potuto spezzarsi, qualunque cosa fosse successa l'avrebbero combattuta insieme. Il loro non era semplice amore, perché non bastava solo quello per stare con una persona. Era complicità, comprensione, lo svegliarsi la mattina e prendersi in giro a vicenda sulla faccia dell'altro, era lasciare l'ultima pezzo di torta di mele, era comprare le M&M's blu quando finivano, era rompere una corda della chitarra e nasconderlo all'interessato facendo finta di niente, era perdersi nel suo profilo mentre leggeva, era rimboccargli le coperte d'inverno ed asciugarle la fronte d'estate, era litigare per una cosa stupida, e fare l'amore sulla spiaggia, era nascondergli le cose a posta, era prenderla in giro quando cucinava, era dirgli che non sapeva guidare, era ridersi in faccia per cose che capivano solo loro, e che nessun altro mai avrebbe potuto comprendere. Perché come loro non c'era nessun altro.



_____



Ciao Bill,
ho pensato tanto a come iniziare questa mail, ma non riesco davvero a trovare il modo migliore per iniziare a scrivere quello che sto per dirti.
Mi dispiace di essere sparita così, mi dispiace di aver creduto anche solo per un momento che tra di noi ci poteva essere qualcosa, mi dispiace di tante cose che sono successe, ma tu probabilmente neanche lo sai.
Pensavo che fossimo diversi, ma sbagliavo su molti fronti. Io e te ci somigliamo sotto diversi punti di vista, forse era per quello che stavamo bene insieme, nonostante si dica che gli opposti si attraggono.
Io stavo bene con te, davvero,  mi portavi in un altro modo quando eravamo nella stessa stanza ed era un mondo in cui adoravo stare, perché c'eravamo solo io e te e le nostre riflessioni che ci siamo resi conto, nessuno capisce. Ma poi quando tornavamo alla realtà, io ero e sarò sempre Heike, che disegna i fumetti ed ha mille pensieri per la testa, e tu eri e sarai sempre Bill, star internazionale sempre con la valigia sulla porta pronto a viaggiare per il mondo.
Per quanto fossimo simili nel nostro mondo, in quello reale, che conta davvero, siamo agli antipodi ed io credo che non sarei mai riuscita a capire chi sei tu veramente. Ci ho provato a farlo, ma non ce l'ho fatta.
Ho conosciuto una persona meravigliosa ma non ho mai saputo tutto fino in fondo, e tu non hai mai saputo tutto fino in fondo, ed era impossibile che succedesse. Forse mi sto fasciando la testa senza motivo, ma era comunque improponibile continuare ad incontrarsi per caso, quando entrambi eravamo a casa, o stranamente durante un viaggio a Los Angeles. Le nostre vite non sono destinate ad incrociarsi al momento e noi due non possiamo farci niente. Quella notte insieme ci siamo fatti male, quel male che sto sentendo io adesso nel scriverti quello che sto scrivendo, che forse non ti avrei dovuto far sapere se non fosse successo niente.
Non volevo che andasse a finire così tra di noi, forse un giorno ci sarà tempo per noi due, ma ora dobbiamo solo andare avanti con le nostre vite, e cercare di perdonarci a vicenda.
Mi mancherai piccolo Bill...

Heike

Bill si mordicchiò l'indice. Dopo aver letto quella mail era rimasto nel buio della sua stanza ad elaborare una risposta, cercando di mettere nero su bianco quello che pensava. Aveva pensato a diverse rispose, tutte alquanto convincenti ed ora non sapeva quale mandare.

La sincera al 100%.

Ciao Heike,
volevo solo dirti vaffanculo, sto di merda.

B

La sincera non fino infondo.

Ciao Heike,
grazie per avermi concesso una spiegazione, sai, credevo di non meritarmi neanche quella, invece eccola qui. Via mail. Non c'è che dire, almeno è arrivata. Mi dispiace che sia andata a finire così, mi sento usato e gettato come un fazzoletto dopo che ti ci sei soffiata il naso, e ti ringrazio per aver minato alla mia autostima, già abbastanza precaria. Probabilmente ora dovrò vivere ulteriori mesi chiedendomi cosa ho di sbagliato, ed è tutto merito tuo. Grazie, davvero, ti manderò il conto dello psicologo.

B

Il finto indifferente.

Ciao Heike,
perché cosa è successo? Non ti preoccupare, probabilmente hai ragione, non era il momento per noi, se il destino vorrà un giorno avremo il nostro tempo.
Teniamoci in contatto.
Un bacio.

B

Lo stronzo.


Grazie per avermi concesso una spiegazione, sai, credevo di non meritarmi neanche quella, invece eccola qui. Via mail. Non c'è che dire, almeno è arrivata. Non mi aspettavo niente da me e te, assolutamente, siamo stati bene, abbiamo scopato ed è finita là. Pensavi veramente che ci sarebbe potuto essere qualcosa di più tra di noi? Io sono Bill Kaulitz, per l'amor del cielo...
Stammi bene, buona vita.

B

Guardava i quattro prototipi di risposta e si mordeva le labbra, non sapendo quale scegliere. D'altronde ognuna rispecchiava un suo stato d'animo, e dopo dieci giorni che era letteralmente scomparsa nel nulla si era anche stupito di aver trovato una sua e-mail nella posta.
Se l'aspettava che sarebbe finita così, non sarebbe mai riuscito ad essere davvero felice, era una condanna la sua, e ci avrebbe convissuto fino alla sua morte.
In quel momento non gli interessava molto se sarebbe morto tra due anni o tra cinque minuti, viaggiava nel suo limbo di pensieri, aiutati da una buona dose di vecchie pillole che aveva ritrovato per caso nel bagno. Non avrebbe dovuto, ma non pensare era l'imperativo della serata; lasciare andare via il dolore della delusione, lasciare andare via la faccia di Heike, perché si conosceva e lo sapeva che quel dolore l'avrebbe solo tenuto legato a lei per tutto il tempo in cui l'avrebbe provato. Era un masochista, amava chi non poteva avere, si preoccupava di stare male per quello che non avrebbe mai posseduto, perché per il resto, aveva e poteva avere qualsiasi cosa desiderasse.
Invece lei no, sarebbe rimasta dolore nella sua mente, fino a quando le pillole non avrebbero fatto effetto e fino a quando non si sarebbe risvegliato il giorno dopo, quando avrebbe dovuto affrontare tutto da capo.
Cancellò le prime tre opzioni e mandò l'ultima, senza pensarci neanche un istante.
Gli piaceva quella frase e la ripeté a bassa voce, nel buio completo della stanza, illuminato solo dalla luce del portatile.
- Io sono Bill Kaulitz, per l'amor del cielo – disse con tono imperioso, come se lei potesse sentirlo. Poi si immaginò una porta, lui che camminava, la apriva e la sbatteva andando via da lei e dal suo ricordo. Dalle sue labbra sulle sue e dai suoi capelli rossi posati sul suo petto a formare grovigli complicatissimi.
Non trovava nessun sollievo a ripetere quella frase, poi il cuore cominciò a battere più velocemente e la testa iniziò a girare. Non aveva idea di quello che aveva preso, ma ora la preoccupazione per se stesso divenne prioritaria. Accese la luce e barcollando raggiunse la porta della stanza, andò in corridoio e tenendosi contro il muro si trascinò fino alle scale. Vedeva doppio, non era troppo sicuro che stesse calpestando un terreno solido, ma riuscì comunque ad arrivare al piano di sotto, inciampando fortunatamente solo all'ultimo gradino. Si rialzò a fatica e raggiunse la cucina, dove trovò la bottiglia di vodka nel frigo. La prese e si accasciò per terra, scivolando con la schiena contro il nero lucido dell'anta e chiudendo gli occhi. Decise di iniziare a piangere, tanto, era solo lui, il depresso di merda, come lo chiamava Tom.
Prese a bere la bottiglia di vodka che aveva in mano e poggiò la testa dietro di lui. La gola gli bruciò per un istante, poi si accese nervosamente una Lucky Strike blu dal pacchetto che aveva in tasca e rimase lì, a guardare il forno di fronte a lui e a chiedersi cosa aveva fatto di tanto brutto nella sua vita per meritarsi tutto quello? Ingoiò altro alcol e poi si lasciò andare.
Ora sì che non c'era più niente.
Non c'era più Bill.
Non c'era più Heike.
Ma soprattutto, non c'era più nessun tipo di dolore.


____

Ebbene, siamo arrivate alla fine, se state piangendo vi prego, fatelo in silenzio che devo ringraziare, è arrivato il mio momento. XD
Vi ringrazio moltissimo per aver seguito questa storia da novembre, per averla sostenuta, per non averla commentata, per averlo fatto e per esservi appassionate. Sapere che capitolo dopo capitolo vi emozionavate con i protagonisti mi ha sempre fatto un immenso piacere, perché significava che stavo facendo il mio lavoro di scribacchina – dire scrittrice mi sembra esagerato – abbastanza bene.

A nome dei miei neuroni, delle mie dita, e di tutti i protagonisti di questa storia, ringrazio voi, ringrazio chi mi ha sopportato con i miei mille “non lo so, tu che dici?”, ringrazio Tom per essere così dannatamente cuccioloso da fare schifo, Bill per la dose di genio e sregolatezza e Greta perché la amo semplicemente, ringrazio i JR per le musiche, ringrazio la LLS, la mia famiglia, i miei amici, i miei produttori e il management (sognavo di dirlo da una vita), il grande puffo, Sailor Moon, Pete Doherty, l'accendino salvavita, H&M, mio cugino, il vino rosso e l'acqua Vitasnella. Baci sparsi, alla prossima storia.

Irgendwo Anders inizia da QUI.

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