Brainstorming

di Butler
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Storm n.1 - Music - ***
Capitolo 2: *** Storm n.2 - Where The Ispiration Came - ***
Capitolo 3: *** I'm not dead, not yet! ***
Capitolo 4: *** Not so serious after all ***



Capitolo 1
*** Storm n.1 - Music - ***


DIsclaimer: purtroppo One Piece e tutti, ma proprio tutti, i suoi personaggi non mi appartengono. Altrimenti sarei ricca. Se scrivo fanfiction non è a scopo di lucro. Altrimenti potrei essere ricca XD

Note dell'autore: Solo un paio di cose veloci veloci.
1) Avevo visto fare questa cosa (scrivere nel tempo di una canzone) da qualcuno, non mi ricordo chi... spero di non aver plagiato nessuno. In caso contrario ditemelo XD
2) Quella con il titolo in rosso è vagamente spoiler. Se non seguite i capitoli su internet NON LEGGETE. O fatelo lo stesso °.° ma non voglio assassini ninja sotto casa...
3) Non tutte sono state scritte nel tempo della canzone, o forse si, non ricordo. In ogni caso... spero che vi piacciano.
4) Ne ho una cartella PIENA. Quindi se per qualche strano caso del destino queste vi sono piaciute, vi prego, fatemelo sapere... mi sentirò incentivata a pubblicare anche le altre.


Defy You
[The Offspring] 3:47

Si erano rialzati ancora una volta, sangue e polvere.
I cuori pompavano all'impazzata. Aria. Ossigeno.
Il biondo si accese una sigaretta, i suoi polmoni avrebbero dovuto accontentarsi.
- Tutto quel fumo ti ucciderà. - commentò lo spadaccino.
- Perdere tutto quel sangue ucciderà te... - ribattè il cuoco sbuffando.
Una risposta della serie: tu fatti i cazzi tuoi che io mi faccio i miei.
Nessuno dei due sarebbe morto, non quel giorno per lo meno.
I muscoli si tesero, dolore e adrenalina.
Ripartirono all'attacco.


I'd come for you [Nikelback] 4:23
- Ho fatto un sogno sta notte... - il bambino sorride. La cicatrice segue il contorno del suo occhio.
   Che tipo di sogno?     Chiedono tutti. Sembra così felice.
- Ho sognato che ero un pirata, che avevo dei compagni. C'era una battaglia...
    E non eri preoccupato per loro?     Prima o poi crescerà. Crescono tutti.
- No, perchè? Loro saranno i migliori! - trema di eccitazione, al pensiero della polvere e dei colpi.
E continua a sorridere, il piccolo re dei pirati. Perchè i grandi non capiscono quanto può essere bello sognare.
Svegliarsi e ricordare. Quanto fa tremare il cuore.
      Aspettatemi.... sto arrivando...



Falling Apart [Zebrahead] 3:12
Sole, vento, risate. Bambini.
- Signora, posso sedermi accanto a lei? - chiede la bambina dai capelli di mandarino.
La signora la guarda, sorride, annuisce.
La bimba si siede.
- Signora, posso darle la mano? - Nonostante il caldo ha la maglietta a maniche lunghe.
   Macchiata, ma di quale colpa?    
Due uomini passano di corsa, gridando.
- Cos'hai in quello zainetto? Sembra pesante...
- Un tesoro! - risponde la bambina. Sorride. Ma qualcosa dentro è spezzato.
Odore di soldi e mandarini.


Gone Away [The Offspring] 4:29
Il deposito delle armi si ergeva tetro nella luce del tramonto.
- In quel capannone, di notte succedono cose strane... si sentono rumori spettrali. - il ragazzino ride. Fa una pausa.
   Suspance    
- Dicono che sia infestato... che ci sia un fantasma. O forse anche due.
E una rosa per terra davanti alla porta. Ogni giorno nuova. Ogni giorno fresca.
- Ti ricordi quella ragazzina?
E delle urla di notte. Un nome. Perchè il paradiso è troppo lontano, anche per i bambini.
   Dio? Quale dio?    
- Quella che è morta l'anno scorso... la figlia del maestro?
Annuisce il bambino, un'ombra poco più grande di lui si avvicina.
- Secondo me è lei che in... - si blocca, il respiro mozzato.
Davanti a lui, quello di cui tutti hanno paura. Il ragazzino dai capelli verdi, quello che batte anche i grandi.
- Tu prova solo a mettere in giro questa voce... e io diventerò il tuo fantasma personale.
    Ho rivolto gli occhi al cielo, e ho gridato il tuo nome.
Se solo potessi contrattare...
Ma il paradiso è troppo lontano.    
E io non ci andrò mai.



Stand In The Rain [Superchick]
Pioveva. Pioveva sempre quando scappava... O forse era solo una sua impressione.
La pioggia faceva sembrare tutto più drammatico; probabilmente era perché venti anni prima la aveva chiamata con tutta se stessa, per spegnere il fuoco che si stava mangiando ciò che di più caro aveva al mondo.
- Cosa stai facendo qui fuori sotto la pioggia? - chiese una voce, riportandola alla realtà. Rufy la guardava incuriosito.
Poi fece due passi e si mise accanto a lei, tirando fuori la lingua per catturare le gocce di pioggia.
Uno a uno anche gli altri lo seguirono; nel giro di un minuto erano tutti li, sotto la pioggia.
Robin non poté impedirsi di sorridere, suonava come una specie di abbraccio cumulativo.



You Raise Me Up [Josh Groban]
Una sera al mese si mettevano nella stessa stanza e pensavano al passato.
Era iniziata come un caso, poi Rufy aveva deciso che sarebbe dovuta diventare una tradizione.
Schiena contro schiena, tutti e nove rimanevano in silenzio.
Il passato era importante, li aveva resi ciò che erano, ma ciò che avevano di fianco era il loro presente e ciò che li spingeva verso il loro futuro.
In quelle sere, finivano sempre per dormire in quella stanza, qualsiasi essa fosse, e la mattina dopo erano gemiti e mal di schiena, ma andava bene così.
Venne quella sera del mese, ma non erano tutti assieme, separati da chissà quanti chilometri di mare, su chissà quali isole.
Si misero seduti, con la schiena contro qualcosa di rigido e chiusero gli occhi.
Da qualche parte, ne erano sicuri, gli altri stavano facendo la stessa cosa.
Improvvisamente si sentirono un po' meno soli.



TO BE CONTINUED?
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Capitolo 2
*** Storm n.2 - Where The Ispiration Came - ***


Tanto per cominciare, chiedo scusa per il ritardo XD e rispondo alle recensioni (a proposito... grazie dei complimenti *-* e grazie a chi la ha messa nelle preferite e nelle seguite)


Lusty: Io. Agli ordini signora! eccole XD ti prego, richiama i Ninja assassini ç.ç mi stanno camminando sulle aiuole! Grazie mille per i complimenti *-* io adoro quando la gente mi dice che i personaggi sono IC. (E adoro anche le recensioni lunghe, quindi insomma ti ho adorata per cinque minuti e passa XD) Credo che sia il complimento più bello che io possa ricevere... spero che anche queste ti piacciano!

Erichan:
Ecchile! Mi fa piacere che tu le abbia apprezzate! Idem come sopra...

Maya_90:  Grazie per i complimenti! In effetti non è facile sceglierne uno... meglio tutti XD

Nihal The Revenge: Eccole qui ^-^ spero che ti piaceranno anche queste!

Blackhorse96: Un'altra recensione lunga lunga *-* Grazie grazie grazie grazie grazie *-* troppi complimenti! XD

Missele: *-* grazie per i complimenti! Povera Nami, che ti ha fatto? XD Comunque sono molto contenta di essere riuscita in cotale impresa, davvero. Grazie per aver aggiunto questa folle raccolta tra i preferiti *-*

Come ho scritto nel riassunto, queste sono state scritte nel momento esatto in cui mi sono venute in mente. I posti sono i più disparati. Siano benedetti gli scontrini, i biglietti dei treni e degli autobus e il mio cellulare (pace all'anima sua... qualcuno me lo ha rubato... lo ricorderò sempre con enorme affetto ç.ç)
E ora, andiamo ad incominciare.
                               
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Alcool
(dopo una festa. da qui il titolo e l'ispirazione)

Il ragazzo vuotò il bicchere tutto di un fiato, poi si maledisse. Era successo di nuovo.
Ogni volta che qualcuno gli diceva qualcosa come: "scommetto che non riesci a berlo tutto di un fiato" (e la cosa succedeva più spesso di quanto non si possa pensare o di quanto non sia umanamente logico) lui sentiva nelle viscere il desiderio di smentirli, di dimostrare loro che non era debole come  pensavano.
Poi la pagava. Non appena il suo corpo cominciava ad assimilare l'alcool e a sentirne gli effetti.
Zoro Guardò il fondo del bicchiere, stringendo i denti. Prima o poi ci si sarebbe abituato, prima o poi, l'ubriachezza sarebbe stato un problema che avrebbe toccato solo gli altri, ma, intanto, sarebbe stato meglio levarsi di torno, prima che la sua testa decidesse di cominciare a svitarsi dal collo.

"Ragazzino, scommetto che non riesci a farlo di nuovo!"
Dannazione.


Snooker (in un bar, mentre perdevo clamorosamente una partita)

Usopp e Franky giocavano a biliardo. Un tiro, una buca.
Zoro li guardava, un po' stupito e un po' irritato.
Gli avevano proibito di giocare, solo perché in un colpo era riuscito a spaccare una stecca e tre palline... E, comunque, i suoi compagni avevano già ripagato tutto alla seconda partita.
Proprio non capiva che bisogno ci fosse di fare tante scene.
Dunque, dicevamo, Usopp e Franky giocavano a biliardo e Zoro aspettava.

Aspettava che le danze si aprissero anche per lui, e, dallo sguardo dei giocatori avversari, potevano volerci al massimo altre tre sconfitte.
Tanto valeva aspettare.


Just Don't Think About It (dannazione non me lo ricordo XD... in camera mia suppongo...)

Fumo e odore di alcool. Buio e musica ad alto volume.

- Dimmi che non stai per scatenare una rissa in questo posto. - disse lo spadaccino, vuotando il bicchiere con un sorso.
- Da quando in qua sei contrario alle risse? - il biondo soffiò una nuvoletta di fumo, che andò ad aggiungersi a quello che già aleggiava nel locale.
Zoro abbassò il bicchiere. Ovviamente non aveva nulla in contrario alle risse, ma non poteva assolutamente permettersi di dimostrarsi daccordo con il cuoco da strapazzo. Ne andava del suo orgoglio.
- E poi, - aggiunse il biondo mordendo forte la sigaretta - è per una giusta causa. Guarda quelle donne... sono INCATENATE ai pali. Che vergogna.
Lo spadaccino sbuffò. Odiava quei momenti e sapeva che anche a Sanji non andavano molto a genio. Per lo meno, nessuno dei loro compagni era li per assistere.
Di li a pochi minuti avrebbero scatenato una rissa, e avrebbero vinto.
Di li a pochi minuti avrebbero combattuto, e lo avrebbero fatto dannatamente bene.
Muovendosi in perfetta sintonia, coprendosi le spalle l'uno con l'altro.
Gli veniva schifosamente naturale, cosa che entrambi trovavano davvero imbarazzante.
- Andiamo. - disse il biondo, indicando con un gesto il padrone del locale, appena entrato dalla porta sul retro.
- Come preferisci. - Zoro prese il tavolo e lo rovesciò addosso a due clienti, che erano tre volte più grossi di lui, dicendo a voce alta ma con tono piatto: - Immaginate l'infamia peggiore del mondo, e fate conto che io la abbia appena detta su vostra madre.
- Potevi metterci un po' più di sentimento. - commentò il cuoco, schivando una sedia che gli era stata lanciata.
- Potevi farlo tu. - rispose l'altro, mentre con un ghigno ne spaccava un'altra in testa ad un malcapitato.
- A chi ne stende di più?
- Hai già perso.
Avrebbero fatto in fretta... o forse non troppo.


Polvere ( in autobus... poi riadattata a casa)

- Siamo a terra.

Polvere.
- Si, ma abbiamo vinto.
L’altro tossì.
- Ok, ma siamo a terra.
Uno sbuffo. Lo spadaccino cercò di muoversi. Tutto inutile: non aveva più un osso intero. Per l’ennesima volta.
- Non fare il disfattista. – il biondo fece per allungare una mano verso la tasca dei pantaloni. Voleva una sigaretta.
Anche lui era messo male, ma per lo meno la maggior parte del suo sangue si trovava ancora all’interno del suo corpo.
Si portò la mano alla bocca, poi l’accendino, e trasse una profonda boccata.
Sentì un rantolo, proveniente da poco distante.
Qualcosa di umido vicino all’orecchio. Si girò. Sangue.
Un sacco di sangue.
Come diamine faceva a perdere ancora tutto quel sangue?
- Hey!
- Che c’è?
- Non morire eh?
- Non dire cazzate. Ti preoccupi per me ora?
Il biondo sbuffò una nuvoletta di fumo.
- No, è che mi stai sporcando il vestito…
Forse era un po’ sollevato. Forse.
- E allora fatti un po’ più in la. – rispose l’altro, senza nemmeno troppo  astio.
Avevano vinto, ma erano a terra.
Erano a terra, ma erano vivi.
Come sempre.

Keep Falling  (seduta alla scrivania della mia camera, nell'appartamento "universitario". Dannata università XD)

La superficie dell'acqua si infranse in decine di spruzzi, non appena i due ragazzi riaffiorarono, annaspando.
- Per essere uno... - cominciò Zoro, a corto di fiato - che non sa nuotare... hai un rapporto davvero molto stretto con l'acqua.
Rufy era finito in mare per l'ennesima volta. Il procedimento era semplice, gli elementi pochi.
Il vento faceva volare via il cappello, il cappello oltrepassava il parapetto e Rufy lo seguiva. Il risultato era che Zoro faceva molti più bagni di quanto non fosse salutare farne.
- Il vento mi ha portato via il cappello. - rispose il ragazzo di gomma imbronciato.
- Di nuovo. - aggiunse Zoro, mentre nuotava per raggiungere la nave.
- Di nuovo! - ripetè Rufy, come se quel commento non avesse fatto altro che aggravare le accuse a carico del vento.
- Prima o poi chiederò a Nami di cucirtelo in testa quel cappello...
Rufy guardò il suo compagno con occhi luccicanti.
- Dici che lo farebbe davvero?
Zoro lo fissò esterrefatto, poi vagamente terrorizzato dall'idea di quale sarebbe stato il risultato.
- Fai finta che io non abbia detto niente, ok? - concluse, seccato, mentre riportava il suo capitano a bordo della Sunny.

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Capitolo 3
*** I'm not dead, not yet! ***


Note dell’autrice: si perché oramai credo sia piuttosto ovvio che io sia un’autrice e non un autore o.o anyway… come dice il titolo di questo capitolo, non sono ancora morta XD sono ancora in giro a far danni, e questo è il (mediocre?) risultato…

In realtà volevo chiamare questo capitolo “leftovers” ovvero, gli “avanzi”… tutto (?) quello che mi è rimasto da pubblicare nella cartella di One Piece…

Hah! Scusatemi, ma devo assolutamente dirlo: l’opzione “rispondi alla recensione” è assolutamente una figata di cui farò larghissimo uso (sempre ammesso di ricevere recensioni o.o’’) e soprattutto ho bisogno di nuovi temi su cui scrivere XD sono pigra e accetto suggerimenti °3°

Bene…

Andiamo ad incominciare...

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1. Keep Walking [che è vecchia come… qualcosa di dannatamente molto vecchio… e non mi piace XD]

 

Kuma era li, e lui non riusciva a muoversi.

Non era nemmeno quello vero, dannazione.

Eppure la sola vista lo aveva paralizzato.

Cos'era quella? Paura? Rolonoa Zoro aveva PAURA?

Paura del dolore improvviso e lancinante, delle ferite che si riaprono?

Fece un passo avanti, poi un altro.

Il giorno in cui la paura lo avrebbe fermato, sarebbe stato il giorno in cui sarebbe morto.

Quindi, pensò, cazzo. Cammina.

 

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2. You Can Let Go Now [lascio a voi decidere chi sia il protagonista, anche se forse è piuttosto ovvio…]

 

Conosceva quella sensazione: gli occhi perdono la messa a fuoco, i muscoli cedono rilassandosi all'improvviso, la testa gira e tu cadi. Sei fuori uso ancora prima di toccare terra, quindi non senti nemmeno l'impatto.

Fine del dolore, fine della battaglia.

Perdere i sensi è una gran cosa, quando te lo puoi permettere.

Quando il nemico è a terra e c'è qualcuno che può prendersi cura di te.

Si guardò intorno, la battaglia era finita: i nemici erano stati sconfitti, a dimostrazione del fatto che i numeri non contano.

Guardò i suoi compagni, erano feriti, chi più chi meno, ma se la sarebbero cavata egregiamente.

Guardò se stesso, il sangue che sgorgava dalle ferite.

Sospirò.Il piccolo dottore si sarebbe fatto venire un'ulcera.

Si strinse nelle spalle e, con un ghigno storto, chiuse gli occhi, lasciandosi cadere a terra.

 

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3. Breaking News [leggere Fred Vargas mi fa male alla psiche… davvero.]

 

Garp gettò il giornale sul tavolo con un moto di stizza e una mezza imprecazione, trattenuta a forza tra i denti stretti.

Cosa diavolo aveva sbagliato nel crescere quei due? Prima Ace e ora anche Rufy. Avevano preso armi e bagagli e si erano dati alla pirateria.

Quel demente era anche già riuscito a finire sul giornale, dopo neanche una settimana! Era praticamente un record.

Se non altro, Morgan era diventato il problema di qualcun'altro. Peccato che quel qualcun'altro fosse lui.

- I bambini abbandonati raccattano sempre i cani randagi. - commentò l'uomo seduto davanti a lui, mentre cercava invano di togliere di bocca un documento top secret alla sua capretta da compagnia, senza nemmeno preoccuparsi di nascondere la punta di disgusto che gli incrinava la voce.

Garp riprese il giornale e, senza degnare il suo collega di una risposta, lo gettò nel camino, dove le fiamme lo divorarono.

Poteva sperare che quei due non arrivassero da nessuna parte, che si perdessero e finissero per esaurire la voglia e le energie, ma sapeva che sarebbe stato un sogno irrealizzabile. Rufy non avrebbe mollato nemmeno se lo avessero legato, incatenato e sbattuto in una cella al centro della terra. La genetica non è un opinione, oltre ad essere davvero una gran baldracca.

- Spero almeno che si sia trovato un cane fedele. - commentò alla fine, mentre il fuoco si mangiava il volto sorridente di suo nipote e quello decisamente meno allegro dell'ex cacciatore di taglie.

- Chi ben comincia è già a metà dell'opera, o almeno così dicono.- rispose l'altro.

 

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4. Welcome to the Circus! [che voleva assomigliare ad una favola, e doveva essere scritta di conseguenza, ma alla fine perde un po’ di romanticismo, chissà per colpa di chi…]

 

Chopper guardava fisso nel buio, rimpiangendo di non aver dato retta a Nami.

Aveva deciso di andare a vedere il circo, nonostante la navigatrice gli avesse ripetuto centinaia di volte che avrebbe potuto essere un posto davvero pericoloso per lui.

Ma la piccola renna, quella mattina, aveva sentito alcuni bambini parlare del chiosco dei pop-corn dolci e dello zucchero filato. Zucchero filato! Era dolce, fatto come le nuvole di Skypea, e, una volta che lo avevi finito, avevi tutte le mani impiastricciate. Lui lo adorava.

Quindi aveva atteso, più o meno pazientemente, un momento in cui nessuno prestasse attenzione a lui, si era armato di soldi e di coraggio ed era sceso dalla nave, per incamminarsi verso i giganteschi tendoni bianchi e rossi. Dopo pochi passi, stava già correndo.

- Vorrei dello zucchero filato... - aveva detto con voce tremante il piccolo Chopper.

Il tizio della bancarella si era sporto al di là del bancone, convinto di trovarsi davanti un marmocchio con il moccio al naso. Ricevette invece, una quasi completa paralisi mandibolare.

Cercando di non farsi notare, aveva dato una gomitata nelle costole suo collega, che, dopo aver pronunciato parole che avrebbero potuto costargli il posto, era corso via di gran carriera.

- Ecco a te... - aveva detto, infine, cercando di sorridere in modo convincente. Cosa che non gli riuscì molto bene, probabilmente a causa del fatto che la sua più che una dentatura sembrava un cimitero in rovina.

Chopper, che stringeva in mano il suo tanto agognato acquisto, non ebbe tempo di goderselo, perchè improvvisamente tutto si era fatto buio e lui si era sentito mancare.

Nel giro di due minuti si era trovato in una gabbia di algamatolite marina, mentre un uomo dallo sguardo folle e avido lo fissava dall'altra parte delle sbarre.

- Troveremo sicuramente qualcosa da farti fare, non preoccuparti... - aveva detto questo, con un sorriso storto. - Diventerai uno dei nostri pezzi forti! - poi se ne era andato, lasciandolo al buio.

Quindi Chopper fissava il buio davanti a sé, cercando invano di impedirsi di piangere.

I pirati non piangono, si ripeteva, i pirati sono coraggiosi. Io sono un pirata, quindi sono coraggioso e non devo piangere.

Ma, in realtà, grosse lacrime scendevano sulle sue guancie.

Cominciò a parlare, un po' perchè lo faceva sentire meno solo e un po' perchè sperava che qualcuno lo sentisse.

- C'era una volta un pirata coraggioso, alla ricerca del mitico Albero di Zucchero Filato. - fece una pausa per tirare su con il naso, poi riprese. - Un giorno, proprio quando stava per raggiungere il suo obiettivo, fu catturato da dei mercanti senza scrupoli, che volevano tenere l'Albero tutto per loro. E poi...

- E poi arrivarono un cuoco bellissimo e un'alga  ambulante e piantarono un enorme casino. - disse una voce nel buio.

Chopper per un attimo pensò di essersela immaginata, ma, subito dopo, un'altra voce aggiunse:

- Per la storia del'alga ti ammazzo dopo, sopracciglia strabiche... però la seconda parte mi piace.

- E poi - riprese Sanji, dopo aver deciso che la liberazione di Chopper aveva la precedenza sul prendere a calci nel culo l'idiota che aveva di fianco - tornarono a casa, a mangiare lo zucchero filato, preparato con la macchina che Usopp e Franky avevano appena finito di costruire. E vissero per sempre felici e contenti.

Gli occhi di Chopper si riempirono di nuovo di lacrimoni, ma questa volta il piccolo dottore stava sorridendo.

 

 

TO BE CONTINUED?

 

Aaaand that’s all folks!

Questo capitolo è vergognosamente spoglio, ma in compenso i pezzetti sono un po’ più lunghi. Questi sono stati tanto a marcire dentro il mio pc che non mi ricordavo nemmeno di averli scritti. Quindi non assicuro nulla sulla qualità… però boh, avevo voglia di pubblicarli, denunciatemi!

 

Purtroppo, o grazie al cielo, io non possiedo One Piece né nulla ad esso collegato… quindi tutto va a Oda, che è un genio. Un po’ bastardo, a volte, ma comunque un genio XD

 

See ya…!

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Capitolo 4
*** Not so serious after all ***


Note dell’autrice: buonsalve! è passato di nuovo fin troppo tempo da quando ho aggiornato l’ultima volta. Sono un verme verminoso ç_ç
Questo capitolo doveva chiamarsi: not an inch of green. Ovvero, nemmeno un briciolo di verde.
Il motivo era che mi ero promessa di metterci solo i pezzi in cui Zoro non venisse nominato nemmeno per sbaglio, giusto per dimostrare che, solo perché è il mio personaggio preferito, non vuol dire che io non voglia bene anche a tutti gli altri XD
Invece, come avrete intuito dal il titolo diverso, ho fallito miseramente. Mi dispiace XD ( o più probabilmente no… o3o).
C’è da dire che la concentrazione di “verde” in questo capitolo è molto bassa, ditemi voi se è un bene o un male.
Niente spoiler, come al solito, perché è tutta roba pre-timeskip.
Ora vi chiedo (virtualmente in ginocchio, vada a farsi friggere la dignità XD) un’opinione spassionata su due in particolare: “The show must go on” e “Just Lies and Gears”. Io li amo tutti (quasi) senza distinzione, ma ho sempre trascurato Brook e Franky perché non mi sentivo ancora in grado di rendergli giustizia. Voglio solo sapere se ho fallito ancora XD
Buona lettura!
 
Disclaimer: ovviamente, non essendo io uomo, giapponese o ultraquarantenne, non sono Oda. Questo significa che One Piece, i suoi personaggi e ogni cosa ad esso relativa non mi appartengono. E credo sia molto meglio cosí xD  
 
 
1 - Home Is Where Your Heart Lies
 
Sapore di sangue: caldo e ferro.
Sputò per terra un grumo rosso, per poi inspirare forte, dal naso, dalla bocca: ARIA.
L'ultimo colpo gli aveva mozzato il fiato. (E incrinato due costole, ma quelli erano futili dettagli.)
I suoi muscoli erano contratti, stanchi. Il suo bel vestito sporco, rovinato. I capelli biondi inzacherati di sangue e sudore.
Sanji piegò la testa di lato, stringendo tra i denti ciò che rimaneva della sua ultima sigaretta: nessuna donna lo avrebbe mai voluto, conciato com'era.
Non lo avrebbero lasciato entrare in nessun ospedale: era un pirata.
Non avrebbe avuto nessun posto dove andare.
Scattò. Il suo calcio colpì l'avversario tanto forte che poté sentire chiaramente il rumore delle ossa che si rompevano.
Il cacciatore di taglie non si rialzò.
Sanji si mise a camminare, barcollando leggermente.
Un passo dopo l'altro.
Nami e Robin sarebbero state contente di vederlo.
Chopper gli avrebbe dato il colpo di grazia, per poi rimetterlo a posto: come nuovo.
Sulla Sunny, nessuno lo avrebbe detto apertamente, ma nello sguardo di tutti ci sarebbe stato sollievo.
Cammina, si disse, un passo dopo l'altro.
Si va a casa.
 
 
2 – Monsters
 
Rufy lo aveva salvato, in un certo qual modo.
Gli aveva fatto capire che l'essere o meno un mostro non dipende né dal proprio aspetto fisico né dalla propria specie di appartenenza.
Usopp gli aveva detto, infilando il discorso tra il racconto di un mostro marino e una principessa (che lui aveva salvato da un drago sputa fuoco), che era andata così un po' per tutti su quella nave.
Sanji lo aveva colpito sulla testa, piazzando davanti al piccolo dottore un bicchiere di latte e un piatto di biscotti appena sfornati, dicendo che lui, prima di essere trascinato in quella storia, aveva una vita.
Accendendosi una sigaretta, aveva anche aggiunto che, però, Nami e Robin erano state un netto miglioramento.
Chopper aveva riso e il latte aveva finito per uscirgli dal naso.
Sanji aveva sogghignato e, passando un fazzoletto alla povera renna, aveva deciso che quella sera Rufy avrebbe potuto avere voce in capitolo sul Menù.
Aveva tirato fuori la carne dal frigo.
 
 
3 – To Fall and to Sink [Robin’s Version]
 
Robin stava affondando, la superficie si allontanava e lei non poteva fare assolutamente nulla per impedirglielo.
Non era la prima volta che capitava.
Le era già successo di doversi buttare in mare, ma questa volta era diverso. Questa volta aveva paura.
Sul ponte della Sunny infuriava la battaglia: sentiva i tonfi attutiti dei cacciatori di taglie che venivano scaraventati in acqua tutto intorno.
Si erano accorti che lei non era più sulla nave? Qualcuno sarebbe andato a salvarla?
Lo stomaco le si contrasse per il panico.
Non voleva morire, non più. DAVVERO.
Avrebbe voluto mettersi le mani sulla bocca, per impedire all'aria di uscire, ma non riusciva a muovere un muscolo.
Il silenzio era assordante.
Ironia della sorte, c'era stato un tempo in cui aveva sperato sul serio che il mare la inghiottisse, portandosi via lei e tutto il carico che portava sulle spalle.
Un tonfo, acqua che si sposta sulla pelle, qualcuno la aveva afferrata.
Robin aprì gli occhi, nonostante il bruciore del sale.
Azzurro, nero e giallo. Sanji.
Era salva.
Il suo cervello approfittò della scomparsa del panico per farle notare quanto in realtà fosse sconveniente la situazione in cui si era cacciata.
Farsi salvare la poneva in una condizione di debito.
Avrebbe dovuto ringraziare, sarebbe stata in svantaggio.
Lei fece notare al suo cervello che le cose non funzionavano più così da un sacco di tempo.
Che non esistevano più cose come i debiti o le situazioni svantaggiose.
Sarebbero solo stati contenti di vederla sana e salva.
Quindi, non appena raggiunsero la superficie, prese un bel respiro profondo e, appoggiando la testa sulla spalla del cuoco, perse i sensi.
 
[E, a quel punto, rischiarono di annegare entrambi.]
 

4 – The Show Must Go On
 
Brook si era alzato presto quella mattina. Non che fosse riuscito a chiudere occhio quella notte; dopo tutto, non aveva nemmeno degli occhi da poter chiudere.
[Yohohoho...]
Aveva deciso di godersi la sua prima alba sulla Thousand Sunny: l'inizio di una nuova vita che, per tutta la notte, aveva avuto il terrore si sarebbe rivelata solo un altro sogno.
Paura che, una volta alzatosi dal letto, non ci sarebbe stata nessuna ciurma e nessun capitano, solo nebbia, oscurità e solitudine.
Ma ora, mentre fissava il sole sorgere, la sua ombra che si stagliava nettamente sull'erba, si sentiva il cuore in gola (non che avesse nessuno dei due...).
[Yohohoho?]
Non era un sogno. Nella sua testa, mille idee per altrettante composizioni si rincorrevano, cercando di attirare la sua attenzione.
Ora, aveva di nuovo un motivo, qualcuno per cui suonare.
Un rumore alle sue spalle lo distolse dai suoi pensieri.
Franky si fermò accanto a lui, sbadigliando e stiracchiandosi.
Il cyborg si complimentò mentalmente con se stesso di come vedere uno scheletro  vivente di prima mattina non stesse influendo minimamente sul suo appetito.
- Come sono? - chiese Brook, senza distogliere lo sguardo dall'orizzonte.
Sapeva che Franky era l'ultimo arrivato.
Questo si fermò a riflettere qualche secondo: non era una domanda a cui fosse facile rispondere.
- Mi hanno reclutato ricattandomi, dopo aver rubato le mie mutande preferite. - disse - Proprio il giorno in cui le stavo indossando. - gli sembrava un quadro piuttosto esaustivo.
Brook annuì, riflettendo sul fatto di proporre che la questione del furto delle mutande diventasse una tradizione.
Lui si sarebbe occupato di quelle delle ragazze, tante grazie.
[Yohohoho!]
 
 
5 – Just Lies and Gears
 
Water Seven stava lentamente sparendo all'orizzonte mentre Usopp cercava di obbligare i suoi polmoni a non esplodere.
La corsa, le urla, il terrore di rimanere a terra, di non rivederli mai più.
Spendere il resto della vita a chiedersi dove fossero, a sentire la loro mancanza.
Il rimpianto.
Strinse tra le dita i ciuffi d'erba. Un prato. Un prato su una nave!
Il respiro gli si bloccò in gola, nel momento in cui una mano gigantesca si posò sulla sua spalla.
Franky, il cyborg, lo stava fissando come se Usopp fosse una bomba pronta a scoppiargli in faccia.
- Ehm... - disse - io sarei entrato a far parte della vostra ciurma. Se a te sta bene ovviamente.
E per la terza, forse quarta, volta nella sua intera vita, Usopp rimase senza parole.
Si limitò ad annuire in silenzio.
- Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare. - continuò il cyborg.
Ed era sincero.
Usopp sapeva riconoscere una bugia quando ne vedeva una.
Ripensò ai soldi, alle botte, allo scontro con Rufy, alle cattiverie. Alla disperazione.
Ripensò alla Merry, alla mano tesa del suo capitano e al sollievo che aveva provato nell'afferrarla, nel sapere che sarebbe tornato a casa.
Sorrise.
- Benvenuto tra noi, allora. - rispose semplicemente.
Franky lo fissò per qualche secondo, incredulo, per poi scoppiare a piangere come un disperato, scandalizzandolo.
 
[E poi, quando il cyborg gli mostrò la Mini-Merry, fu il suo turno. Era davvero, maledettamente, SUPER.]
 
 
6 – How to save a life (?)
 
Accadeva spesso che, inizialmente, Chopper non venisse preso troppo sul serio dagli altri dottori, quando gli capitava di incontrarne dopo le grandi (ma anche le medie e le piccole) battaglie.
Lo guardavano e, tutto ciò che vedevano era una renna (o per alcuni un procione) parlante: un fenomeno da baraccone.
Poi, ogni volta, si ricredevano.
Un po' per caso e un po' perché Chopper faceva in modo che succedesse, quei dottori vedevano Zoro: un metro e ottanta di bende insanguinate.
Di solito, a quel punto la conversazione aveva qualche secondo di stallo.
Poi:
- Come ha fatto quel ragazzo a conciarsi così male?
E Chopper, con aria volutamente noncurante, rispondeva:
- Oh, lo fa di continuo.
- Ed è ancora vivo?
Zoro, di norma, smetteva di fare ciò che stava facendo (ovvero vagare senza meta o alla ricerca di qualche alcolico) e li guardava con aria interrogativa.
- Ad un esame superficiale, così parrebbe. - rispondeva Chopper, che si sentiva sempre un po' come se si stesse prendendo dei meriti che non erano completamente suoi.
I dottori, da quel momento in poi, cominciavano a trattarlo con una deferenza e un rispetto quasi imbarazzanti.
Perché se riusciva a tenere in vita uno come Zoro, doveva essere davvero un dottore formidabile.

[Lo spadaccino, stringendosi nelle spalle con un sorriso storto, riprendeva la ricerca.]
 
 
7 – You Just Lead. I. WILL. FOLLOW.

Fumo, puzza di alcol stantio.
Loro ridevano e Zoro era furioso.
Li indicavano, con le lacrime agli occhi, e lui sentiva il disperato bisogno di farli smettere.
Voleva vederli tremare, mentre chiedevano perdono a Nami.
Piangere, mentre chiedevano pietà al suo capitano.
Vedeva tutto rosso e non sapeva se fosse solo per il sangue che gli era colato negli occhi.
"Zoro, noi non ci faremo coinvolgere da questa inutile rissa."
Ordine del capitano.
E non importava quanto umiliante fosse, non importava quanto il suo corpo gli urlasse di reagire.
Quanto il sangue gli ribollisse nelle vene e i suoi nervi bruciassero come fuoco.
Rufy aveva dato un ordine.
Lui. Avrebbe. Obbedito.

[Stringendo i denti, si preparò a ricevere il colpo seguente.]
 
 
TO BE CONTINUED
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E questo, per ora, è tutto gente!
Fatemi sapere cosa ne pensate, perché ricordate, un autore recensito è un autore felice. E un autore felice è un autore produttivo!
E io sono già schifosamente poco produttiva senza che mi deprima XD
See you!
Butler

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