Capitolo 2
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No, mio caro, non sono d’accordo. –
Quelle parole,
come pugnali squarciarono le orecchie di Masumi insinuandosi affilate dentro il
suo petto.
Era confuso,
sconvolto, preoccupato.
Nel sentire le
urla della sua fidanzata, alla vista di quell’anello cadere dalla borsetta di
colei ch’ egli avrebbe voluto essere la “sua” ragazzina, non era stato capace
di fare molto.
Non era stato
capace di fare nulla.
Aveva assistito inerte
al triste spettacolo che gli si parava innanzi, fino a che non aveva notato per
bene Maya: era pietrificata, sconvolta al pari di lui, terrorizzata.
Se solo la
lucidità che lo caratterizzava negli affari fosse stata lì in quel momento
avrebbe evitato tutto ciò che adesso gli si presentava, ma non c’era stata.
Una amara costatazione della quale avrebbe voluto ridere
volentieri in quel momento: quando si trattava di Maya Kitajima, lui era tutto
fuorché lucido da anni ormai.
Poteva credere a
ciò che i suoi occhi avevano visto?
Poteva credere
che davvero quella ragazzina avesse rubato l’anello della sua fidanzata?
Non sapeva
ancora cosa fare.
Quello che
sapeva per bene, ciò che lo agitava da quando Maya Kitajima era corsa via, era
che lui, solamente lui, era stato fautore di quella fuga.
Si, erano state
le sue parole, quelle due parole appena sussurrate tra gli strepiti della
fidanzata alle sue spalle, le uniche due parole che Maya aveva sentito, percepito.
Era stato lui,
lui a farla fuggire.
E adesso,
proprio in quel momento, si rendeva conto dell’errore madornale che aveva
commesso.
Nel momento in
cui Maya era scappata, quando Shiori aveva gridato al ladro con tutte le sue
forze, lui l’aveva condannata alla colpevolezza. L’aveva condannata agli occhi
della sua fidanzata, l’aveva condannata agli occhi di tutti i presenti in
quell’atelier.
Facendola
allontanare a quel modo non si era reso conto di non averle permesso di
difendersi, di spiegarsi.
E neppure lui
poteva farlo, lui che non sapeva la verità.
Lui che per
primo non sapeva il perché.
Per quale motivo
l’anello si Shiori era caduto dalla sua borsa?
Forse… no!
Per quanto Maya
potesse detestarlo non se la sarebbe mai presa con una persona che non
c’entrava nulla, non avrebbe mai colpito Shiori
Maya Kitajima
era una ragazzina leale.
Di questo Masumi
era ben certo. Un così basso motivo non sarebbe stato mai il movente di un
gesto simile.
E allora…
perché?
Si trovava forse
in ristrettezze ancor più gravi?
Forse era così,
forse era stato talmente cieco, accecato dalla gelosia e dalla frustrazione, da
essersi dimenticato, come ammiratore, delle condizioni economiche nelle quali
versava la ragazzina.
Oh! Ma lui era
ben più dell’ammiratore!
Ne era innamorato, oltre ogni logica.
E, per quanto
lei lo odiasse, per quanto quella ragazzina si stesse allontanando sempre più,
la figura dell’ammiratore era divenuta per Masumi la sua ancora di salvezza: grazie
ad essa egli aveva la consapevolezza di poter far parte della sua vita, relegandosi
almeno a quel ruolo che gli stava ormai stretto da anni.
Se solo avesse smesso di detestarlo...
Un desiderio
folle, così come folle era distrarsi in questo momento.
Doveva trovare
una soluzione al momento, doveva trovarla e in fretta.
Ma, prima di
ogni altra cosa, doveva trovare lei, doveva trovarla e parlarle. Doveva
ascoltare la sua voce.
“Sciocco! Sciocco Masumi! Dirle di andare è
stata la cosa più stupida che potessi fare! Devi trovarla… e
in fretta!”
Era questo il
suo pensiero più ricorrente, quello che aveva sovrastato tutti gli altri sin da
allora, più pressante del momentaneo svenimento della fidanzata, più dei bisbigli sottovoce che li circondavano da parecchie ore.
Forse era
proprio a causa di questo che non c’era riuscito.
Forse era
proprio questa la ragione per la quale tutte le parole e i gesti spesi sino a
quel momento per tranquillizzare Shiori e mettere a tacere quei bisbigli si
stavano rivelando inefficaci.
-
No, Masumi, non sono affatto d’accordo – Shiori ripeté
la sentenza con assoluto distacco – Denunciare l’accaduto è importante! Io non
so perché quella ragazza, Maya Kitajima, mi abbia rubato l’anello, – riprese –
ma è un dato di fatto che il mio
anello era nella sua borsetta. E,
benché adesso il mio anello sia proprio qui al mio dito, – continuò sfiorandosi il dito – è un dato
di atto che non c’era... e se non le fosse “accidentalmente” caduto dalla
borsa, non l’avremmo mai scoperto. – una breve pausa – Maya Kitajima merita di
essere punita: – aggiunse poi sopprimendo a stento il suo rancore – Stava per
rovinare il nostro matrimonio. –
Riusciva a percepire
la sua rabbia in ogni singola parola di quell’ultima frase.
Non riusciva a biasimarla:
per quanto il loro matrimonio fosse per lui ben poca cosa, per la sua fidanzata
aveva tutt’altra importanza.
-
Non sarebbe stata la mancanza di quell’anello a
impedirmi di sposarti. – cercò di calmarla – Ti sposerei comunque anche senza
l’anello, Shiori, e questo tu lo sai – le sorrise – La ritengo piuttosto una scusa
ideale per regalartene uno adeguato alla tua bellezza,
alla tua virtù, anche se dubito che al mondo ne esista uno del genere. –
-
Mio caro… - gli sorrideva adesso dolcemente.
Si faceva
ribrezzo.
Lusinghiero e
svenevole oltre ogni modo. Menzognero, con chi non se lo meritava affatto.
Ecco cosa era,
ecco cosa era sempre stato.
Con l’unica
differenza che finora si era sempre trattato di affari, adesso la sua vittima
era una donna innocente, una donna così buona e onesta da farlo sentire in
colpa. Stava per sposare una donna che stimava, che apprezzava, una donna così
dolce, una donna meritevole di ogni sua premura, ma che non era quella che
amava.
-
Shiori, - proseguì concentrandosi – se tu denunciassi
l’accaduto alle autorità son certo che la notizia farebbe ben presto il giro di tutti i giornali,
anche dei peggiori, e non è mio desidero che il tuo nome venga associato a un
evento del genere in riviste di bassa lega. –
-
Ma… se i giornali ne parlassero… non pensi che tutto
questo possa tornare a tuo favore? –
Per un istante
Masumi rimase come inebetito: che cosa intendeva?
-
Se la notizia che Maya Kitajima, - riprese a parlare
Shiori – l’altra candidata al ruolo della “Dea Scarlatta” è sospettata di furto
apparisse sui giornali, magari questo potrebbe rendere la strada di Ayumi
Himekawa più semplice. Magari potrebbe influenzare il giudizio degli spettatori
e magari… anche della signora Tsukikage! – esclamò – Si! Forse in quel caso la
signora potrebbe convincersi ad ascoltare i tuoi consigli e magari tu potresti
ottenere l’allestim… -
-
Shiori, - la interruppe severo, incapace do credere
alle proprie orecchie.
Possibile che
un’idea del genere venisse fuori dalla mente della signorina elegante e di
buona famiglia che aveva scelto come fidanzata?
La osservò
dritto in svolto, aggrottando leggermente le sopracciglia. Per un solo istante
vide gli occhi della fidanzata spalancarsi, poi le sue palpebre si abbassarono,
concentrandosi su un punto imprecisato del pavimento.
-
Per quanto abbia più volte dichiarato che avrei fatto
qualunque cosa per avere la “Dea Scarlatta” pensi davvero che voglia ottenerne
i diritti di allestimento in questo modo? Credi che Ayumi Himekawa sarebbe
soddisfatta di ottenere i diritti solo perché la giuria e la signora potrebbero
farsi una pessima opinione di Maya Kitajima? Pensi che la signora Tsukikage
accetterebbe di concedermi l’allestimento dello spettacolo Finale per il solo
fatto che quella ragazzina possa rivelarsi una ladra? – la incalzò senza
rendersene conto.
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Ha-hai ragione caro. – rispose
lei con voce tremula. – Scusami. I- io… non so che mi è preso. - aggiunse
incrociando le braccia leggermente tremanti al petto come a volerle fermare.
Masumi sospirò,
ritenendo di aver esagerato e di aver messo a dura prova i deboli nervi della
fidanzata.
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Scusami tu, Shiori. Non era mia intenzione essere
sgarbato. – le disse posandole la mano destra sulle braccia ancora tremanti –
So che per te è stata una giornata molto dura e devi essere molto stanca. –
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S-si! È così! Deve essere
stata la stanchezza! Oh!- esclamò portandosi le mani alle guancie – Come è
possibile che abbia detto una tale assurdità?!
Perdonami, perdonami caro – aggiunse aggrappandosi al suo braccio.
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Non ha più importanza, sul serio. – le sorrise – Adesso
però è meglio che ti riposi per bene. Vieni, – aggiunse offrendole il braccio
come sostegno – ti accompagno a casa.
Shiori accettò
il suo braccio con naturalezza e procedette aggrappata al fidanzato verso
l’uscita, dove l’auto di quest’ultimo li attendeva.
Doveva
sbrigarsi, doveva trovarla e in fretta.
continua...
nota2: piccolo appunto che avevo scordato a indicare in testa... ho modificatoil finale del primo capitolo, nulla di particolare, ma mi sono accorta di aver usatno il narratore interno alla fine del primo capitolo mentre in questo ho usato quello esterno che userò anche nel resto della storia, quindi mi è sembrato giusto correggere l'ultimo rigo del capitolo precedente. bè! grazie per aver letto anche questo qui...a presto!