Honey di Doralice (/viewuser.php?uid=4528)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
HONEY-MAN
Prologo
Ronald
Bilius Weasley aveva un piccolo, sciocco, insignificante vizio. Il
miele.
Una
mania – se così vogliamo definirla – della quale solo la sua
famiglia era conoscenza. Perché? Perché Ron se ne vergognava: la
giudicava troppo leziosa, poco virile per i suoi standard.
E così, a suon di
minacce e corruzioni, riuscì a mantenere questo terribile segreto
entro le mura domestiche.
Per
lo meno, per 17 anni.
Ma
cominciamo dal principio.
Tutto
iniziò quando, all’età di otto mesi, la madre ebbe la malaugurata
idea di fargli assaggiare il succitato prodotto delle api, senza
ovviamente avere la minima idea di cosa avrebbe comportato tale
apparentemente irrilevante gesto.
Le
conseguenze furono devastanti.
A
tre anni lo trovarono semi arrampicato su per la credenza della
cucina, come una scimmia, nell’atto di cercare di raggiungere il
tanto agognato barattolo.
Appena
un anno dopo, arrivarono in ritardo, e lo colsero sul fatto:
appollaiato sul ripiano del mobile, imbrattato di miele da capo a
piedi.
A
sette anni riusciva a scovare il barattolo nei luoghi più
impensabili, vanificando gli sforzi della madre, la quale tentava di
occultarlo in tutti i modi, magici e non.
A
12 anni era ormai troppo alto e troppo furbo: Molly si ritirò per
esaurimento e da allora Ron ebbe campo libero.
Fu
allora che Ron coniò il suo motto: qualsiasi motivo è un buon
motivo per sbafarsi del miele.
Gradualmente,
il vasetto del miele divenne il suo inseparabile compagno. Nel corso
degli anni, durante duri allenamenti, imparò una tecnica segreta per
svuotarlo, da solo, a tempo di record.
Dopo
questo escursus nella storia gastronomica di Ron, possiamo passare ad
eventi più interessanti. Quelli, cioè, che segnarono un’importante
svolta nella sua vita e che lo portarono svelare la sua doppia
natura, il suo volto segreto, il Mr Hyde dietro il Dr Jekyll.
Insomma,
le circostanze che fecero conoscere al mondo la vera identità di
Honey-man (© by Fred and George Weasley).
Ciò che stiamo per
narrare, avvenne alla Tana, il giorno prima del cinquantesimo
compleanno di Arthur.
.:°:.
La
cucina della Tana era completamente sottosopra. Non che negli altri
giorni fosse particolarmente ordinata, ma, con un evento incombente
come quello, l’ordine era andato definitivamente a babbanate.
Molly
stava preparando la torta per il compleanno del marito, che le aveva
espressamente chiesto di fargli quella con il miele e l’uvetta, la
sua preferita. La torta doveva necessariamente essere di dimensioni
considerevoli, perché potessero almeno assaggiarla tutti i Weasley
più qualche invitato, dunque non deve stupire se la cucina era
invasa di barattoli di miele e sacchi di uvetta.
«
Ronald, che ci fai qui? » disse Molly in tono
inquisitorio, appena vide il figlio entrare.
«
Ehi, voglio solo guardare… è vietato? » replicò
lui in tono indignato.
«
Non sono mai tranquilla quando sei vicino al miele. –
sbuffò la madre – E questo non è proprio il momento giusto per
combinare guai, chiaro? »
«
Chiarissimo. » disse Ron alzando le sopracciglia.
Che
il concetto gli fosse chiaro, non si possono avere dubbi. Il problema
è che, come tutti sappiamo, di fronte all’istinto, la ragione dà
le dimissioni.
L’errore
che poi commise Molly fu dettato, indubbiamente, dallo stress
accumulato negli ultimi tempi. Dunque, non la si può certo incolpare
per ciò che accadde in seguito. Ma una cosa è certa: fu lei che
fece cadere in tentazione il figlio con la seguente richiesta: «
Ronnie caro, non riesco ad aprirlo, puoi aiutarmi? »
Ron,
da bravo figliolo, prese il vasetto che la madre gli porgeva e lo
aprì.
Ebbene,
puntuale come un orologio svizzero, nel preciso momento in cui il
ragazzo udì il “clack” – quel meraviglioso, armonioso,
delizioso “clack” – del coperchio che si apriva sotto le sue
dita, ogni barlume di razionalità venne spazzato via dal suo
cervello.
«
Ronald Weasley! »
L’esclamazione
della madre riportò Ron alla realtà. Ed egli si rese conto, con
enorme disappunto, di avere una mano semi immersa nel vasetto.
«
Ti avevo chiesto di aprirlo, non di sbafarti il
contenuto! » lo rimproverò Molly, strappandogli dalle mani il corpo
del reato.
«
È colpa tua! Che razza di idea farmi aprire un
barattolo di miele, sapevi come sarebbe finita! » ribatté il
ragazzo, leccandosi le dita.
Molly
aprì la bocca, con tutta l’intenzione di fargli una lavata di
capo, ma venne bloccata da una fragorosa risata, che fece voltare
entrambi verso la porta d’ingresso.
Ginny
era poggiata allo stipite: era paonazza e si teneva la pancia dal
gran ridere.
Ron
era come pietrificato. E in un atteggiamento pregiudizievole: un dito
in bocca, colto nell’atto di succhiarsi via il miele residuo, il
tutto coronato da un’espressione orripilata.
Perché?
Non
certo per la presenza della sorella, che l’aveva visto in simili
situazioni centinaia di volte. Ma perché a fianco a lei c’erano le
ultime due persone dalle quali Ron avrebbe voluto esser beccato in
una tale circostanza: Harry e Hermione.
Soprattutto,
Hermione.
Sì,
proprio lei, che in quel momento lo stava guardando come se fosse un
Therstral impegnato in un saggio di il tip-tap, come un Pygmy-Puff
con la schizofrenia galoppante, come uno Schiopodo Sparacoda che
cantava Yellow Submarine.
Insomma,
Hermione, con un’espressione che, in sette anni da che la
conosceva, non le aveva mai vista dipinta in faccia.
Ora,
secondo voi, come avrebbe dovuto reagire il povero Ron? O meglio,
riformulando la domanda: voi, come avreste reagito?
Bene,
ora che avete doverosamente riflettuto su tale importante quesito,
passiamo a quella che fu la reazione di Ronald Bilius Weasley:
Fase Uno: orecchie
in fiamme.
Fase Due: intero
viso in fiamme, più tachicardia ventricolare.
Fase Tre: reazione
a catena: sussulto, ritiro del dito dalla bocca e contemporaneamente
scatto in pedi, con conseguente rovesciamento della sedia.
Fase Quattro:
onorevole fuga.
Hermione
rimase inchiodata alla porta.
Nel
mentre, Harry si asciugava le lacrime (era ignominiosamente scoppiato
a ridere appena aveva realizzato la situazione) e aiutava Ginny a
rialzarsi da terra, dove aveva spudoratamente rotolato dalle risate
fino a quel momento.
Borbottando
frasi dal significato misterioso, Molly tornò al suo lavoro, aiutata
da un Harry ancora con la faccia da beota di chi ha fatto un’overdose
di sghignazzamenti.
Ginny,
alla quale ovviamente non era sfuggito il turbamento di Hermione, ora
la osservava con lo sguardo di chi la sa lunga.
«
Cosa c’è? » balbettò arrossendo.
La
ragazza non rispose. La prese per un braccio e la trascinò di corsa
su per le scale.
«
Ginny! » strillò Hermione.
Ma
l’altra non aprì bocca finché non furono dentro la sua camera.
«
Si può sapere che ti prende?! » le chiese Hermione
una volta che si furono chiuse dentro.
«
L’ho visto, sai? » replicò la ragazza, eccitata.
Hermione
alzò un sopracciglio: «
Visto cosa, di grazia? »
«
Il tuo sguardo: te lo stavi mangiando con gli occhi! »
ridacchiò lei sedendosi sul letto.
Hermione
saltò su come una molla.
«
Non dire idiozie! »
«
Non m’incanti! – replicò Ginny – Avevi uno
espressione che… oh, per Merlino! »
Hermione
non seppe mai come sarebbe terminata la frase, perché Ginny riprese
a sghignazzare incontrollatamente.
«
Ginny, insomma! – la rimproverò – Oh, e va bene,
lo ammetto… »
L’altra
si arrestò all’istante.
«
Non vorrai mica… »
Hermione
sospirò nervosamente.
«
Sì? Dillo… avanti… » incalzò Ginny.
«
Ea cssssi… » biascicò Hermione.
«
Come come? – disse Ginny portandosi una mano all’orecchio –
Puoi ripetere? Non credo di aver sentito bene… hai detto qualcosa
come “era…”? »
L’atra
le scoccò un’occhiata furente.
«
Sexy. » sibilò tra i denti.
«
Oh, su, sei arrivata fin qui… fai un piccolo sforzo! » fece Ginny,
più perfida che mai.
«
Tuo fratello era sexy! – scandì Hermione – Sensuale, erotico…
»
Ginny
cercò di fermarla mimando un conato di vomito, ma ormai lei era
inarrestabile.
«
… provocante, eccitante, seducente… è chiaro così?! »
Ginny
non replicò: era nuovamente piombata in un attacco di risolino.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
II capitolo
«
Ti devo parlare. »
Harry
ci mise un po’ a capire che la voce d’oltretomba che l’aveva
svegliato da quel delizioso sogno era quella di Ron.
Lo
guardò, poi controllò l’ora, si stropicciò gli occhi e lo guardò
nuovamente.
«
Ron, sono le 2 di notte. » gli fece notare debolmente.
Lui
gli lanciò uno sguardo truce.
Harry
sospirò.
Non è forse il
tuo migliore amico? Sì. E non ti ha sostenuto ed aiutato, sempre e
comunque, negli anni più terribili della tua esistenza? Sì. Allora
fai un piccolo sacrificio e deciditi ad ascoltarlo… e dopo potrai
tornare comodamente al tuo sogno!
«
Di cosa si tratta? »
Ron
parve afflosciarsi sul letto.
«
Ho sognato Hermione. » disse con un filo di voce.
«
Non è al prima volta. » osservò Harry.
«
Già, ma non è stato il solito tipo di sogno… sai… »
aggiunse lui soffocando la faccia nel cuscino.
Era
una situazione imbarazzante, Harry non sapeva come formulare la
domanda.
«
Ehm… devi cambiare lenzuola? » gli chiese cercando di calibrare
bene le parole.
Silenzio.
Che si fosse auto-soffocato col cuscino?
«
Ron? »
Dal
cuscino giunse un mugugno indistinto.
«
Non ho capito niente. »
«
Ho detto… che credo di sì. » biascicò finalmente.
«
Amico, – fece Harry battendogli sulla spalla – direi che era ora!
»
Ron
balzò su dal letto e lo guardò allucinato.
«
Sei pazzo?! »
Harry
sospirò: « No, Ron, è del tutto normale… »
«
No! – lo interruppe lui – Deve essere stato il miele… sì, ogni
volta che ne mangio più di un barattolo e mezzo mi vengono gli
incubi… deve essere così… »
E
si mise le mani nei capelli, scrollando la testa.
Harry
inforcò gli occhiali e lo guardò meglio: « Ma stai bene? »
«
No! » sbottò Ron.
«
Senti, non mi pare che fosse esattamente un incubo, e comunque non
era l’effetto di un’indigestione di miele. » tentò di
rassicurarlo.
«
Ah, no?! E cos’era allora? » fece lui isterico.
«
Si chiamano “ormoni”… - fece Harry come se lo stesse spiegando
ad un bambino – e stavo cominciando anche a preoccuparmi, dato che
non si facevano ancora vivi! »
Per
tutta risposta, Ron lo guardò con la migliore espressione di
disgusto del suo repertorio.
«
Oh, andiamo… non avrai sognato niente che non abbiate già fatto! »
lo canzonò.
«
Stai scherzando, spero! – disse lui – Miseriaccia! Se Hermione
venisse a saperlo, mi lascerebbe immediatamente… e non potrei
biasimarla: sono un maiale! »
Harry
lo guardò, sinceramente preoccupato.
«
Senti, per quanto sia imbarazzante da chiedere… fin dove siete
arrivati? »
«
Quanto avete visto? » chiese Ron di rimando.
«
Ma non sto parlando di quello che fate in pubblico, Ron,
avanti! »
«
Ma non c’è alcuna differenza. » fece lui.
Harry
era perplesso: « Tra cosa? »
«
Tra quello che facciamo in pubblico e quello che facciamo in privato.
» spiegò Ron.
Silenzio.
Che si fosse pietrificato?
«
Harry? »
«
Tu… voi due… è un caso senza speranza. » disse flebilmente.
«
Ascolta, io non ci riesco. – fece Ron disperato – Mi sentirei un
lurido verme a farle… certe cose. »
Stavolta
era Harry che stava diventando isterico.
«
Ma perché lei non dovrebbe desiderarle quanto te?! » sbottò.
«
Ma che dici?! – le orecchie di Ron si infiammarono – Hermione non
è assolutamente il tipo da fare… fare quelle cose lì! »
«
“Quelle cose lì”, come le chiami tu, non sono affatto
disprezzate dalle ragazze. E per quanto sia di intelligenza superiore
alla media, non credo che da quel punto di vista Hermione sia
molto diversa dalle altre. »
Ron
stette un attimo in silenzio, poi si voltò lentamente verso di lui.
«
Che c’è? »
«
Cosa hai fatto con mia sorella? » gli chiese calcando
pericolosamente sulle parole “mia sorella”.
«
Niente che non volesse anche lei! » fece Harry indignato.
Ma
lui continuò a guardarlo, diventando man mano paonazzo.
Harry
alzò un sopracciglio: « Ma per favore! Sei sempre stato una
schiappa in Legilimanzia, Ron. »
Gli
mise una mano in faccia e lo allontanò (appena in tempo, stava per
arrivare agli ricordi “scottanti”).
«
Ascolta, – cominciò Harry – devi finirla di farti tutte queste
paranoie. »
«
Per te è facile dirlo… con una come Ginny! »
«
Prima di tutto, non è affatto carino da dire sulla propria sorella…
anche se, be’, non nego che sia stata lei a prendere l’iniziativa…
» disse lui pensieroso.
«
Oh, ti prego… – supplicò Ron schifato – è mia sorella! »
«
Che ha delle esigenze come tutte le ragazze. – ribadì
Harry – E poi non è che io, invece, sia così entusiasta a
sentirti parlare di Hermione in certi termini! »
«
Non è la stessa cosa. » puntualizzò lui.
«
Ron, è come una sorella per me. – gli fece notare Harry – Siamo
cresciuti insieme e l’idea che voi due possiate fare le stesse cose
che io e Ginny… oh, è allucinante! »
«
Miseriaccia, basta! – proruppe Ron – Ho capito il concetto…
qualsiasi cosa facciate, avete la mia benedizione… ma non scendere
nei particolari, per favore, e io farò altrettanto. »
«
Sarà fatto. – fece lui stancamente – Comunque, cerca di
rilassarti e l’occasione giusta arriverà da sola. »
«
E…? »
«
E sarà lei a darti il semaforo verde. »
Ron
lo guardò come se avesse parlato in lingua goblin.
Harry
si portò una mano agli occhi, disperato: « Il “via libera”,
Ron… »
«
Ah! »
Ora
sembrava un po’ più tranquillo.
«
Non dovrai preoccuparti di fare niente: succederà e tu nemmeno
capirai come. » fece Harry, sperando che fosse la volta buona e lo
lasciasse tornare a dormire (e a sognare).
Ron
lo guardò confuso: « Succederà cosa, di preciso? »
Harry
si stese nuovamente.
«
Lo capirai. » disse.
«
Sarà… ma io la vedo dura. » fece Ron sconsolato.
«
Sei la persona più piagnucolosa che conosca! »
E
senza aggiungere altro, si tolse gli occhiali e si rigirò sotto le
coperte.
«
Grazie. » mormorò Ron.
Harry
sorrise, ma prima che potesse dire “prego”, Ron stava già
russando.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Nello stesso momento,
una stanza più in là, Hermione camminava nervosamente avanti e
indietro.
«
Ginny, come te lo devo dire? – sbuffò – Non sono io il problema!
»
«
In realtà non mi hai mai detto niente, – le fece notare lei –
per questo pensavo che il problema ce l’avessi tu. »
Hermione la guardò
esterrefatta: « Io?! No, scusa, ma perché mai dovrei avere dei
problemi in quel frangente? »
Ginny fece finta di
pensarci su: « Uhm… forse perché non ne parli mai? »
« Lo sai che non sono
così… estroversa, quando si tratta di certe cose. » disse l’altra
arrossendo.
« Appunto, credevo
che non ne parlassi perché non eri estroversa anche nei fatti. »
spiegò Ginny semplicemente.
« No, nei fatti…
be’, in realtà non è che anche lì sia molto… ehm… attiva,
però… » fece Hermione.
« Non è colpa tua,
sì, me l’hai detto. » concluse l’altra.
« Ecco, appunto. Non
sono io quella che si ghiaccia appena la situazione si fa un po’
più bollente! » disse Hermione in tono acceso.
Ginny alzò un
sopracciglio: « È una contraddizione in termini, lo sai? »
Hermione le lanciò
uno sguardo esasperato.
« Ok, non è il
momento di attaccarsi alla sintassi. – aggiunse l’altra – Però,
ti rendi conto che se aspetti mio fratello rimarrai vergine a vita? »
« Ginny! »
« E poi ti lamenti di
Ron… ma dove vuoi andare con questo atteggiamento?! » fece lei
sarcastica.
Hermione la guardò
disperata. Ginny l’abbracciò.
« Oh, non buttarti
giù, adesso, non è mica la fine del mondo! »
« Siamo a un punto
morto, Ginny… – disse scotendo al testa – se non risolvessimo
questa situazione, non so come potremmo andare avanti. »
L’altra ridacchiò:
« È incredibile! Di solito gli adolescenti finiscono nei casini per
il motivo opposto… vedi mia madre, per esempio. Lo sapevi, no, che
i miei si sposarono perché lei era in attesa Bill? »
« Lo immaginavo. –
disse Hermione, poi fece una risata amara – Non ho certo da temere
un matrimonio riparatore, io! »
« Be’, ci
mancherebbe! – sia allarmò lei – Ma non vuol dire che dovete
arrivare alle nozze illibati, sarebbe tremendamente kitch. »
« Ginny, non mi stai
aiutando. » le fece notare Hermione.
« E cosa dovrei fare,
scusa? Non posso certo scagliargli un Imperio! » disse lei offesa.
L’altra fece una
smorfia: « Non sarebbe una cattiva idea. »
« Sono cose che
dovete risolvere tra di voi. – disse Ginny saggiamente – Io, più
che darti buoni consigli, non posso fare altro. »
« Allora dammeli,
questi consigli… perché ho 18 anni, accidenti, e i miei ormoni
sono imbizzarriti! » proruppe Hermione.
Ginny parve alquanto
allarmata e la prese per mano per farla sedere sul letto.
«
Ehi, prima di tutto, cerchiamo di calmarci… anzi, ti consiglio una
doccia fredda. Poi, a mio modesto parere, prima di tutto dovremmo
cercare il punto debole di Ron. »
L’altra la guardò
frastornata: « I ragni? »
« Ma no! – fece lei
alzando gli occhi al cielo – Intendo… insomma, tutti hanno delle
fantasie erotiche, no? »
Hermione parve
illuminarsi: « Ah! Ginny, sei un genio! »
« Grazie, lo so. »
disse lei agitando una mano con non calanche.
« Se lo scoprissi,
saprei come agire… » fece Hermione pensierosa.
« Ascolta, fai fare a
me… anzi, a noi. – disse Ginny – Harry ed io trameremo
nell’ombra per aiutarvi. »
Hermione la guardò
preoccupata: « Sei sicura di volerci provare? Credo che sarà più
rischioso della caccia agli Horcrux! »
La mattina dopo, Harry
e Ginny si rifugiarono in soffitta, scacciarono il gohul e si
prepararono ad escogitare un piano d’azione. Sì, be’… dopo
aver espletato alcune “effusioni”, si prepararono veramente
ad escogitare un piano d’azione.
« Non so te, ma io
questa situazione non la reggo più! » sbuffò Ginny.
Harry si stropicciò
gli occhi: « A chi lo dici… Ron mi ha svegliato alle 2 di notte
per parlarmi! »
« Ah, ecco perché ti
ho sentito un po’ fiacco oggi. » insinuò lei facendogli il
solletico.
Harry la guardò
stupefatto: « Scusa?! »
« Scherzavo! »
Ma lui si chiuse in un
oltraggiato silenzio.
« Come sei permaloso…
» borbottò Ginny.
« Lasciamo perdere…
– fece Harry dopo un po’ – piuttosto, come conti di aiutarli?
Lo sai meglio di me che dovrebbero risolverselo da soli questo
problema. »
« Sì, ma non
significa che non possiamo dar loro una mano. » obbiettò lei.
« Devono imparare a
cavarsela per conto loro. » ribatté lui.
Ginny lo guardò
sarcastica: « Se tutti facessero il tuo ragionamento, Harry James
Potter, non so se saresti ancora vivo! »
« Hai ragione… –
ammise lui – allora, come procediamo? »
« Potremmo far
ubriacare Ron. » propose lei.
Harry scosse la testa:
« Mhm… lo sai che l’alcool gli fa un effetto soporifero, sarebbe
come dargli una padellata in testa. »
«Già, se solo gli
facesse gli stessi effetti del miele! » sospirò Ginny.
« Che vuoi dire? »
« Be’, il miele sta
a Ron come l’alcool sta a Mundungus: non chiedermi come, ma lo
disinibisce completamente. » gli spiegò.
« Se Hermione fosse
ricoperta di miele… – fece Harry pensieroso – dopo dovremmo
raccoglierla col cucchiaino! »
Ginny lo guardò
schifata, e i due scoppiarono a ridere.
« Che poi non ho mai
capito questa sua fissazione feticista. » disse lei cercando di
calmare il risolino.
« Be’, ognuno ha le
sue manie. »
« E mi fa pure un po’
senso occuparmi della sua vita sessuale… – aggiunse – ma ne va
della salute mentale di tutta la famiglia! »
Harry balzò in piedi
e gonfiò il petto: « Ah, un’altra rischiosissima missione per il
Bambino Sopravvissuto! »
« E per la sua
splendida ragazza! » aggiunse Ginny stringendosi a lui e guardando
verso l’infinito.
Persero l’equilibrio
e ritrovarono a rotolare dalle risate sul pavimento polveroso.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
«
Merlino! Non so che le hai fatto, Ginny, ma sembra un alveare
ambulante! »
Harry
non aveva tutti i torti: quella sera Hermione spandeva profumo di
miele a destra e a manca.
«
Fred e George mi dovevano un favore, così gli ho chiesto di portarmi
uno dei loro profumi di “Stucchevole Seduzione”. » spiegò
Ginny.
Harry
la guardò preoccupato: « Cioè? »
«
Niente di illegale, tranquillo! – si affrettò a dire lei – È
solo una marca di profumi ad alto tasso di feromoni e con una piccola
dose di Pozione Afrodisiaca… ah, e ovviamente il profumo è a
scelta, quindi ho chiesto loro quello al miele. »
Harry
tornò a guardare l’amica, che sembrava stranamente a disagio.
«
Ma così non aizzerà tutti i maschi dei dintorni? » le chiese
perplesso.
«
Nessun problema: fa effetto solo nei confronti dell’oggetto del
proprio amore. – aggiunse Ginny visibilmente soddisfatta –
Allora, sono o non sono un genio? »
Harry
la prese per la vita.
«
Certo che lo sei! E stavo pensando… – aggiunse baciandole il
collo – i gemelli hanno un po’ di Pozione Afrodisiaca sfusa? »
«
Perché… ci serve? » ribatté lei baciandolo.
«
Ehi, piccioncini! »
Harry
e Ginny si separarono velocemente: era Charlie.
«
Fra poco papà torna dal lavoro, sarò meglio che non vi trovi
avvinghiati… senza offesa, Harry, ma non sarebbe il più bel regalo
di compleanno. » disse ridendo.
I
due convennero che aveva ragione e raggiunsero gli altri in
soggiorno, dove Molly aveva organizzato la festa. Lì videro
Hermione, tutta sola, malinconicamente seduta in una poltrona.
Ginny
la raggiunse subito: « Che ti succede, tesoro? »
«
Niente… non succede un bel niente. – disse lei con una smorfia –
È proprio questo il problema! »
«
Che vuoi dire? » fece l’altra preoccupata.
«
Voglio dire che Ron mi sta evitando da tutto il giorno. » spiegò
Hermione tristemente.
«
Cosa?! – esclamò Ginny – Ma non è possibile! »
«
Lo so! – sbottò lei – Tecnicamente è impossibile, eppure sta
accadendo. E io lo so, lo so perché… sì… »
Hermione
si era interrotta e grandi lucciconi le si stavano formando negli
occhi.
«
Oh, no, Hermione… che c’è? » fece Ginny allarmata.
«
Probabilmente… – singhiozzò lei – probabilmente Ron… sta già
pensando di lasciarmi… »
«
Ma che dici?! » proruppe Ginny.
«
Non c’è altra spiegazione! » replicò Hermione soffiandosi il
naso.
L’espressione
di Ginny si fece seria.
«
Se così fosse… – disse in tono deciso – e non è così…
ma anche se lo fosse, giuro che lo ammazzo! »
E
prima che l’amica potesse dire altro, si alzò e andò a cercare il
fratello. Lo trovò in giardino, che parlava con Harry e, anche se
per un momento pensò di non interromperli, decise di mandare al
diavolo il riserbo.
«
Tu! »
Harry
e Ron si voltarono a guardarla stupefatti.
«
Tu! – ripeté puntando un dito al petto del fratello – Come ti
permetti di farle questo?! »
Ron
indietreggiò, chiedendo aiuto con lo sguardo a Harry. Ma l’amico
non ebbe il coraggio di fermare quella furia.
«
Lei non è Lavander! Non puoi scaricarla in modo così
ignobile! » sibilò Ginny.
«
Ma che stai dicendo?! » balbettò Ron.
«
Hai capito benissimo! – continuò lei minacciosa – Se n’è
accorta subito, sai? Non è mica scema come Lav-Lav… non ha nemmeno
il coraggio di affrontarti da quanto è avvilita, sai? »
«
Ma… Hermione?! Io non sto cercando di scaricarla! » proruppe lui.
Il
suo tono era talmente deciso che Ginny non riuscì a ribattere
subito.
«
Bene. » disse dopo un po’.
«
Bene. » ribadì Ron.
Anche
Harry avrebbe voluto dire “bene”, ma evitò saggiamente di
pronunciare parola.
«
Allora si può sapere perché la stai evitando? » chiese Ginny al
fratello.
«
Perché… – fece Ron titubante – oh, ma non la sto propriamente
evitando… è solo che… devo aspettare che finisca quel
maledetto profumo, altrimenti non riuscirò mai più ad avvicinarmi a
lei! »
Harry
e Ginny si scambiarono un’occhiata da “l’abbiamo fatta grossa”.
«
Ehm… ma perché, Ron? Non ti piace? A me piace tanto! » fece lei
con un grande, stiracchiatissimo sorriso.
Il
fratello alzò lo sguardo su di lei e la fissò incuriosito per in
lungo momento.
«
Gliel’hai dato tu. » disse in tono sinistramente pacato.
«
Eh? » farfugliò lei.
«
Gliel’hai dato tu! – ripeté lui più forte – Quello non è un
profumo normale… non sono mica così scemo, sai? »
Ginny
indietreggiò: « Ma… che stai dicendo, Ron? Io non… »
«
Non negarlo, questa è opera tua! » fece Ron furioso.
«
Sì, va bene, lo ammetto: gliel’ho dato io. – confessò lei –
Ma non capisco qual’è il problema? »
Lui
si nascose il viso tra le mani: « Qualsiasi cosa sia… falla
sparire! »
Ginny
stava per replicare che era impossibile, ma Harry le tappò la bocca
e la allontanò dal fratello.
«
Ma si può sapere che diamine è successo?! » sbottò lei appena non
furono a portata d’orecchio di Ron.
Harry
sospirò: doveva dirglielo, per quanto fosse imbarazzante. Così si
chinò e le bisbigliò qualcosa all’orecchio.
«
Eh? Oh… – fece lei, arrossendo – Ma è disgustoso! »
Lui
annuì sconsolato: « Ma è normale che faccia un effetto così…
potente? »
«
Ehm… no, non credo. – disse Ginny titubante – Cioè… insomma,
non è che ho letto attentamente tutte le istruzioni… sai,
sono scritte così in piccolo… »
Harry
la guardò scettico: « Ginny… che hai combinato? »
«
Ah… io credo… sai, non ero sicura dell’effetto che facesse,
così ho preso il flacone del profumo e… » fece lei confusamente.
«
E… ? » incalzò lui.
«
O svao el asca dagno… » farfugliò Ginny.
Ma
Harry non aveva capito nulla: « Non mangiarti le parole, lo sai che
non lo sopporto! »
«
L’ho svuotato nella vasca. – ripeté lei miseramente – Prima
che si face il bagno… sai, no? »
Harry
scoppiò in una risata isterica.
«
Stai scherzando?! – disse asciugandosi le lacrime, poi vide la sua
faccia seria – No, non stai scherzando. »
Ma
prima che potesse rimproverarla, Ron li aveva raggiunti.
«
Harry, di a mia sorella di risolvere questa faccenda… – disse
ignorando Ginny – e in fretta, perché potrei non rispondere delle
mie azioni! »
Il
suo sguardo allucinato spinse Ginny a non indugiare oltre. Corse
dentro casa, trovò Hermione e, senza darle alcuna spiegazione, la
trascinò nel bagno.
Mentre
cercava una spugna il più ruvida possibile, le spiegò la
situazione.
Hermione
fece un gran sospiro: « Merlino, che sollievo! »
«
Non sei arrabbiata con me? » le chiese Ginny mentre riempiva la
vasca.
«
No… per ora. – disse lei immergendosi nell’acqua –
Sono troppo felice che Ron non voglia lasciarmi. »
Ginny
le porse la spugna imbevuta di sapone.
«
Mi dispiace per il casino che ho combinato. » disse mesta.
Hermione
si sfregò bene da capo a piedi: « Non preoccuparti, l’importante
è che ora sia risolto. »
Le
ragazze uscirono dal bagno quindici minuti dopo. Hermione era rossa
come un gambero da quanto si era sfregata, e fecero fatica a trovare
una scusa decente per esser sparite proprio poco prima che iniziasse
la festa.
Comunque,
per il resto della serata andò tutto liscio. Ron e Hermione si
chiarirono e, nonostante lui fosse ancora furioso, perdonarono Ginny.
Dal canto loro, Harry e Ginny furono lieti che tutto sommato non
avevano fatto troppi danni, ma soprattutto erano ormai rassegnati al
fatto che quei due avrebbero dovuto cavarsela da soli.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Ron si rigirò nel
letto per la decima volta. Era raro che non riuscisse ad
addormentarsi, e questo non era un buon segno. Ma non poteva farci
niente: aveva troppi pensieri per la testa. Hermione, la pensata del
profumo di Ginny, i suoi ormoni impazziti… tutto contribuiva alla
sua insonnia. Compresa quella maledetta zanzara che gli ronzava
intorno.
Con un gesto stizzito
tirò via le coperte e si alzò. Cercando di non fare troppo rumore,
scavalcò Harry – che dormiva beatamente, maledetto! – e
uscì dalla camera chiudendosi la porta alle spalle. Ciabattando,
scese le scale si diresse desolatamente alla cucina: forse se avesse
riempito lo stomaco gli si sarebbe svuotatala testa. Si fermò sulla
soglia, perplesso: c’era qualcuno, sveglio come lui, che aveva
avuto la sua stessa idea.
« Hermione. »
La ragazza alzò lo
sguardo su di lui.
« Oh, ciao. » disse,
non molto sorpresa a dire il vero.
Ron si sedette al
tavolo, di fronte a lei.
«
Non riesci a dormire? » le chiese stupidamente.
Hermione annuì,
mentre gli passava una fetta di pane. Ron lo addentò meccanicamente,
per poi scoprire che era spalmato di miele. La fonte di tutti i
problemi.
« Cosa fai, qui? –
chiese a Hermione per distogliere il pensiero – A parte uno
spuntino di mezzanotte, intendo. »
La ragazza si
raggomitolò sulla sedia.
« Riflettevo. »
disse semplicemente.
« E… su cosa? »
chiese lui cautamente.
Lei lo guardò negli
occhi: « Su una cosa che mi è successa molti anni fa. »
« Oh… » fece Ron,
e non seppe come continuare.
« Quando avevo 7
anni, i miei genitori mi portarono a teatro a vedere il balletto. –
raccontò Hermione – Sai cos’è il balletto, vero? »
Ron ci pensò un po’
su. Doveva aver letto qualcosa in proposito su una rivista
babbanofila del padre, ma non è che si ricordasse molto. Comunque,
annuì: voleva assolutamente che Hermione continuasse il racconto.
«
Era la prima volta che vedevo un balletto dal vivo e… be’, me ne
innamorai. – continuò lei – Da quel momento, il mio più grande
desiderio fu quello di diventare una ballerina. Ma lo sai come sono:
non faccio mai niente senza prima valutare tutti i pro e i contro. »
Ron
non parlò, ma dentro di sé sorrise pensando all’Hermione di 7
anni che già programmava la sua vita nei minimi dettagli.
« Mi dissi che era
difficile intraprendere la carriera di ballerina e mi chiesi se avrei
potuto farcela. – continuò lei – La risposta fu che, sì,
seguendo un corso e mettendocela tutta, avrei potuto anche riuscirci.
Ma il problema era un altro: la mia timidezza. »
« Tu timida?!
» non riuscì a trattenersi Ron.
Hermione gli lanciò
un’occhiata truce: « Sì, Ron… io, timida. »
Le orecchie di del
ragazzo arrossirono.
« Non sono sempre
stata l’“Insopportabile So-Tutto”. – gli spiegò seria – Da
piccola ero timida all’inverosimile, soprattutto di fronte agli
estranei. E questo mi convinse che, per quanto amassi la danza, non
avrei mai potuto affrontare un pubblico. »
« Quindi, non hai mai
provato? Non ti sei iscritta ad un corso? » le chiese Ron.
Hermione fece un
sorriso mesto: « No, ma questo non significa che rinunciai. Con i
miei piccoli risparmi comprai delle scarpette con la punta e un libro
sulla danza classica, una specie di guida fai-da-te. E cercai di
imparare qualcosa da sola. »
Ron cominciò a capire
dove voleva arrivare: « Non l’hai mai detto a nessuno, vero?
Neppure ai tuoi. »
«
Be’, all’inizio provai in tutti i modi a nasconderlo. –
confermò lei – Ma era inevitabile che loro lo scoprissero, prima o
poi. Finora, comunque, erano solo loro a saperlo. »
Ci
fu un attimo di silenzio, poi Ron scosse la testa.
« Non è la stessa
cosa, Hermione. – disse accennando con la testa al barattolo di
miele – Nemmeno lontanamente. Almeno… almeno tu hai imparato
qualcosa. Il mio è solo una stupido feticcio! »
« E cosa dovrei dire,
io? – ribatté lei – Non mi è mica passata! »
Ron la guardò
stupito: « Vuoi dire che lo fai ancora? »
Hermione annuì.
« Tutte le volte che
posso. È un modo per rilassarmi e concentrarmi… come lo yoga. »
gli spiegò.
Ron pronunciò le
parole prima che si rendesse conto di quello volevano dire: « Perché
non mi fai vedere? »
Si maledisse. Gli
aveva appena parlato della sua timidezza, del fatto che l’aveva
tenuto nascosto a tutti per anni… e lui le andava a dire una cosa
del genere. Come se lei gli avesse chiesto di svuotare un barattolo
di miele sotto i suoi occhi.
« Ah… miseriaccia!
Che idiota… non volevo dire questo. Scusa… » balbettò.
Ma Hermione lo zittì
e, senza dire una parola, si alzò in piedi. Ron la osservava senza
capire cosa stesse facendo. Poi notò che teneva lo sguardo basso ed
era rossa in volto.
Durò pochi secondi,
solo qualche passo. Ron non sapeva assolutamente cosa aveva fatto, ma
gli parve una cosa deliziosa. E lei, nonostante il pigiamone di
flanella, gli era sembrata così lieve… quasi non avesse alcun
peso.
Hermione continuò a
non guardarlo anche mentre si rimetteva seduta.
« Che cos’era? »
le chiese senza fiato.
« Con le punte
sarebbe venuto più decente. » disse lei con voce nervosa.
Ron non replicò.
Capiva quanto doveva essere imbarazzante quel momento per lei.
« Comunque, –
aggiunse spingendo il barattolo di miele verso di lui – ora siamo
pari. »
Ron osservò per un
attimo il barattolo. Poi, con un movimento deciso, lo allontanò. Si
alzò, si avvicinò a Hermione e la fece alzare. E la baciò.
Hermione
pensò che non l’aveva mai baciata così. E non l’aveva mai
abbracciata così. Ma soprattutto, lui non aveva mai lasciato che lei
percepisse quell’effetto collaterale che percepiva ora.
Non
riusciva a capacitarsi di quel cambiamento così repentino.
«
Avevo ancora un po’ di miele in bocca? » gli chiese, tra l’ironico
e lo stupito.
Ron scosse la testa: «
Il miele non mi fa questo effetto. »
« Allora, Hermione 1
- miele 0. » rise lei compiaciuta.
Ron le passò una mano
sotto le gambe e, con un unico movimento, la sollevò in braccio.
«
Il miele è stato squalificato per abbandono del campo. » ribatté
lui, mentre Hermione gli circondava il collo con le braccia.
«
E adesso cosa ne dici di recuperare un po’ di tempo perso? » disse
lei nel tono più suadente, un tono che nemmeno sapeva di possedere.
Ron adocchiò il
divano e sorrise malizioso: « Agli ordini! »
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