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I.Un violento scossone svegliò Betty.
Alzò la testa dal finestrino dove l’aveva poggiata per riposare, ancora un po’
stordita. Si era assopita quasi subito dopo la partenza, approfittando di un
irreale silenzio tra i componenti di quella strana compagnia. Si accorse con imbarazzo di avere un
po’ di bava a un angolino della bocca; si affrettò a pulirsi. Poi un altro
scossone la colse di sorpresa, facendole battere la testa contro il tettuccio
del pulmino. “Marc, non puoi stare un po’ più
attento?” esclamò dolorante.“Ehi, non è colpa mia: è questo affare
che non sopporta molto bene gli urti”“Non pensavo ci fossero tutti questi
dossi nel New Jersey.”.“Infatti, ma credo di investire
qualcosa. Scoiattoli, forse.”.Betty alzò gli occhi al cielo: cominciava
a dubitare che sarebbero arrivati tutti sani e salvi a destinazione. ***Betty entrò in ufficio e si era diresse
verso la poltrona rosa fiammante che campeggiava dietro la sua scrivania.
Quando fu seduta, si prese qualche altro secondo di pausa chiudendo gli occhi e
lasciando cadere la testa all’indietro. Era tutto ancora così irreale... Ma non
aveva tempo per compiacersi di sé. Portò lo sguardo sul lato destro della sua
scrivania dove, in una cartellina dello stesso rosa shocking della poltrona, se
ne stava, piuttosto alla rinfusa, la posta delle ultime due settimane. Doveva
decisamente trovarsi un assistente, lei da sola non ce l’avrebbe fatta. Da
quando era stata promossa (Era ora che riconoscessero i tuoi meriti mija!
aveva esclamato giubilante il padre, ignorando che la scelta di Betty per quel
posto fosse stata fatta dietro suggerimento di una monetina da mezzo dollaro). Insomma,
da quando era stata promossa a Feature Editor erano successe così tante cose
che un’incombenza tanto impegnativa come la ricerca di un assistente non era
ancora riuscita a farsi posto. Intanto, c’era Daniel di cui
preoccuparsi. Dalla morte della povera moglie lo aveva visto solo due volte: la
sera del fatto, quando lo stesso Daniel l’aveva chiamata in cerca di conforto,
e il giorno del funerale, tre giorni più tardi. In entrambi i casi non avevano
parlato, semplicemente lui l’aveva abbracciata, stretta a sé, e Betty aveva
sentito solo le sue lacrime bagnarle il collo. E poi… alzò gli occhi dalla scrivania
invasa dalle carte, e guardò fuori verso di lui. Lui era Matt, che aveva
avuto la felice idea di farsi assumere dal padre come vice capo redattore di
Mode. No, non c’era mai stato prima di lui un vice capo redattore a Mode (con
due co-editori non ce n’era davvero bisogno), ma Cal Hartley poteva tutto,
compreso creare una nuova posizione ad hoc per il figlio. Matt era anche
intenzionato a darsi da fare, a rendersi utile, ma un aspirante pittore ex
giornalista sportivo, ex veterinario, ex karateka ed ex maratoneta, ben poco
sapeva di moda, cosicché alla fine, se pure cercava di dare un contributo a
livello generale - messo in crisi da abiti d’alta moda e creme di bellezza -
finiva per lasciare gran parte delle decisioni a Wilhelmina. Questa era tornata ad essere Direttore
Creativo (affermava di aver preso la cosa con sportività, quando invece a
intervalli regolavi saliva sul tetto per sfogarsi distruggendo a colpi di mazze
da baseball i suoi manichini/antistress) e in quel momento si stava aggirando
come una pantera in gabbia nel suo ufficio, mentre Marc osservava la scena, a
tratti divertito, a tratti impietosito. Betty pensò che non avrebbe dovuto
prendersela tanto, considerando che la poca esperienza di Matt e la dolorosa
vedovanza di Daniel le avevano servito su un piatto d’argento la possibilità di
controllare, di fatto, la rivista. Riportò lo sguardo sull’ufficio di Matt. Ora
stava dipingendo. Questi, proprio allora, alzò lo sguardo dalla tela e lo portò
a incontrare quello di Betty, che si affrettò a guardare altrove. Lui voleva
farle solo sapere che era lì. Era per questo che aveva accettato quel
lavoro, solo ed esclusivamente per farle sapere che lui era lì, nell’ufficio di
fronte, quello del suo diretto superiore, a ricordarle in ogni singolo momento
possibile il suo tradimento. Come se Betty avesse bisogno di lui per
ricordarselo.Decise che era ora di concentrarsi sul
lavoro. Si buttò sulla posta, ma la prima lettera che le capitò tra le mani
tornò subito a distrarla. Era indirizzata a Daniel.I primi giorni aveva provveduto lei a
prenderla da parte sua e a tenergli aggiornata l’agenda, un po’ per abitudine,
un po’ per sottrarla dalle mani distratte e potenzialmente pericolose di
Amanda. Ma poi Wilhelmina le aveva vietato di farlo, perché era un vincolo troppo
stretto con il suo lavoro di prima e perché la poteva distrarre dalle sue nuove
responsabilità, e soprattutto perché dava a Daniel la possibilità di riprendere
facilmente le redini della rivista non appena si fosse ripreso (naturalmente la Slater aveva omesso quest’ultima ragione a Betty, ma era bastato il sorriso tiratissimo
illuminato dal bianco accecante dei denti bianchissimi per confermarlo). Fortunatamente per Daniel, Betty aveva
trovato un’alleata preziosa nell’assistente di Matt, Lily: una ragazza
biondissima e sempre pallida, carina ma non bella, vestita con abiti quel tanto
appena fuori moda da confinarla tra i paria della redazione (categoria cui
Betty era orgogliosamente appartenuta in quel tempo in cui nel suo armadio
ancora figurava il caro poncho da Guadalajara, che però aveva ingloriosamente
finito i suoi giorni in un falò appositamente organizzato sul tetto da Amanda
ai tempi della loro convivenza). Lily, tra un colpo di tosse e l’altro,
aveva ottenuto da Matt ufficialmente l’incarico di occuparsi delle faccende di
Daniel fin tanto che fosse tornato e avesse trovato un nuovo assistente.
Meticolosa, leale, e di buona compagnia per qualche chiacchiera alla
caffetteria, aveva accettato volentieri di fare questo piacere a Betty, cui
concedeva anche di mettere naso nelle suddette faccende quel tanto da sfogare
le sue crisi d’astinenza da assistenza, e che teneva al corrente sulla vita di
Matt (soprattutto se tra gli appuntamenti della sua agenda spuntava qualche
cena con qualche modella). Stava proprio pensando a lei, quando
questa apparve sull’uscio dell’ufficio. “Lui. “ s’interruppe un attimo per
prendere fiato, perchè aveva corso e aveva polmoni poco sviluppati “Lui è
qui!!”Betty non fece in tempo a chiedere di
quale lui si stesse parlando al momento, perchè lui apparve quasi
subito alle spalle di Lily.“Daniel!”Betty corse ad abbracciarlo. Daniel
accolse la calorosa manifestazione d’affetto senza dire una parola. Si limitò a
un sorrisetto, poi le fece cenno di seguirlo. ***“Ma possibile che nessun altro sappia
guidare qui? Mi sta venendo il mal di mare” esclamò Wilhelmina cercando nel
contempo di trovare una posizione più comoda. “Senza contare che questi sedili
mi stanno spezzando la schiena”“Scusami Willie, ma davvero non sono
io: è questo trabiccolo che è totalmente ingestibile. E ci sono troppi
scoiattoli in New Jersey”“Uhm, veramente credo che abbiamo
attraversato il confine più o meno cinque minuti fa. Ora siamo in Pennsylvania.”
intervenne Matt “Comunque se volete posso guidare un po’ io”Daniel, che gli era seduto accanto, si
voltò sorpreso verso di lui “Davvero hai la patente?”Matt portò una mano a una delle tasche
interne della sua giacca.“Se volete ve la most... ehm”Betty capì immediatamente cosa c’era
che non andava.“Temo di aver dimenticato il
portafoglio a casa.”***Daniel la condusse nella sala riunioni,
dove Betty vide si era già radunata quasi l’intera redazione. O erano tutti
molto veloci o aveva pensato troppo a lungo. No, decisamente era la prima
opzione quella giusta.Prese posto in fretta, finendo così
senza accorgersene di fianco ad Amanda. Ci pensò lei a farlelo notare, con un
caloroso saluto accompagnato da un altrettanto caloroso commento sulle calze
gialle fluorescenti che indossava. “Bene, eccoci qua” cominciò Daniel con
tono solenne “E’ una gioia per me tornare tra voi dopo… beh, dopo i recenti
accadimenti..” Un mormorio si alzò dalla redazione. “Ma non siamo qui per parlare di
questo…” fece ancora una pausa, poi continuò “come doveste sapere, ultimamente
Mode e la Meade non stanno navigando in buone acque, nonostante l’amichevole
aiuto della famiglia Hartley. La fortuna, tuttavia, ci ha riservato una nuova
possibilità per rimetterci in campo.”.Questa volta le voci si alzarono per creare
un unico grande sospiro speranzoso. Betty portò gli occhi su Wilhelmina. Stava sorridendo.
Beh, sorridere proprio no, ma era un ghigno che ci somigliava molto. Si girò verso Amanda “Tu sai di cosa si
tratta?”Lei alzò le spalle e rispose “Sì, me lo
ha detto Marc. No, non te lo posso dire” aggiunse in risposta allo sguardo
supplichevole di Betty “Mi ha fatto promettere di non dire niente. E tanto
adesso saprai tutto no?” “Conoscete certo tutti la Fabia Cosmetics, nostra inserzionista di punta per anni.”. continuò Daniel. A sentirla nominare, ognuno nella
redazione associò un proprio ricordo a quel nome. Betty ad esempio pensò ai
suoi primi giorni a Mode, Wilhelmina non vide niente per qualche secondo, e
Marc portò d’istinto una mano su una delle bruciature di sigaretta che Fabia
gli aveva procurato su un braccio. “Negli ultimi tempi la società ha visto
un grosso aumento di capitale” (grazie alla inaspettata e prematura
scomparsa dell’ultraottantenne quinto marito di Fabia e alla sua eredità,
seppe dopo Betty) “e vogliono tornare a fare grandi investimenti. Nel farlo
però vorrebbero anche migliorare, come dire, la propria immagine pubblica, ed è
qui che entriamo in gioco noi.”.Betty lanciò un’occhiata a Lily, che si
era rannicchiata tra Betty e una filiforme quanto anonima editor. Capì subito
che sapeva già tutto anche lei. “Ci è stato proposto di partecipare a
una sfida, contro Elle.”. Il nome della rivista rivale fece echeggiare nuovi
cori dalla redazione, tra cui era possibile riconoscere alcune frasi del grido
di battaglia delle ragazze pon-pon di Mode alla partita di softball di un anno
prima. “In palio c’è, oltre alla pubblicità indiretta, un contratto in
esclusiva per due anni di inserzioni con la Fabia Cosmetics. Con quello che ci offrono, e quanto porterebbero altre società attirate
dalla Fabia…beh, inutile dirvi che per la società sarebbe una bella boccata
d’aria.”.E potremmo finalmente liberarci
degli Hartley, ma questo non l’ho
aggiunse ad alta voce. Non che gli stessero antipatici, padre e figlio, ma era
importante che al più presto i Meade riprendessero controllo della società. Da
soli. “La sfida si articolerà in due fasi: la
gara vera e propria, e la pubblicazione di un inserto speciale nel numero di
Settembre. Fabia in persona deciderà poi quale delle due squadre si
aggiudicherà la vittoria.”.Daniel parlava con scioltezza e
decisione. Gli occhi erano ancora visibilmente un po’ rossi, la barba
leggermente incolta, ma si vedeva quanto era entusiasta dell’intera faccenda.
Betty fu felice di rivedere un barlume di speranza nei suoi occhi.“Ma arriviamo al dunque: il nostro
obiettivo sarà portare moda e stile in un ambiente dove non sono propriamente
di casa. Un carcere, per essere esatti”Betty ridacchiò. Metà della redazione e
delle alte sfere della Meade aveva conosciuto gli ambienti carcerari. “Dovremmo recarci nella prigione
assegnataci, scegliere alcune detenute, vestirle, truccarle e così via, per poi
lavorare con loro all’inserto.”.“Ok, va bene, i dettagli dopo.” s’intromise
allora Wilhelmina “Ora pensiamo a darci subito da fare. Chi conosce un bravo
fotografo?”“Wilhelmina no, non ce ne sarò bisogno.”
le rispose Daniel “Abbiamo precise indicazioni su chi parteciperà all’impresa”“Ovvero?”“Il capo redattore, il suo vice o
collaboratore, il direttore creativo e il responsabile degli inserti, con i
rispettivi assistenti” “E chi preparerà le ... modelle
... il set, chi scatterà le foto?”“E’ questo il bello. Solo otto persone
al massimo, di quelle abituate a dare gli ordini, che si occupano di tutto. Con
un budget di 1000 dollari.”“Mille?”“Oh sì, viaggio incluso.”Questo zittì Wilhelmina per i
successivi cinque minuti. Era troppo incredula per controbattere ancora.“Pensavo che Wilhelmina conoscesse
tutti i dettagli” disse Betty sottovoce. “Oh no, Daniel le ha fatto sapere solo
lo stretto necessario” rispose Amanda “L’ho sentito per caso dal
centralino” Lily annuì in conferma. “Lo hai sentito
anche tu per caso?” le domandò allora Betty aggrottando un sopracciglio.
“No, me lo ha detto Matt. Dovevo
cominciare a preparare un paio di cose...”.***“Quando ci fermiamo? Qua cominciamo ad
avere fame!”Betty si voltò di scatto: si era quasi
dimenticata che con loro c’era anche Amanda. Se n’era stata tanto tranquilla
fino a quel momento… grande idea, quella di partire alle sei di mattina - dopo
qualche iniziale momento di euforia, infatti, la ragazza si era addormentata di
colpo, lasciando agli altri della compagnia il beneficio del silenzio. “Tra poco tesoro, ho visto
un’indicazione prima. Ora rimettiti a dormire, da brava” la rassicurò Marc. “Il programma di Lily non parla di
soste prima di mezzogiorno…” cominciò Betty, ma Amanda subito la interruppe.
“Ma io non ho fatto colazione!”“Ti avevo avvisata…”“Uff… allora torno a dormire.” L’espressione
di Amanda passò allora quasi istantaneamente dall’abbacchiato al ruffiano “Betty,
potresti venire qua dietro a farmi dei grattini?”E Betty tornò a chiedersi quanto buona
potesse essere mai stata l’idea di chiedere ad Amanda di essere la sua
assistente.***Finita la riunione, al tavolo erano
rimasti solo quelli chiamati a partecipare all’impresa, ovvero Daniel, Betty,
Wilhelmina e Marc, Matt e Lily. “Dove dobbiamo andare di preciso?”
chiese Betty.“Tallahassee, Florida.” Le rispose
Wilhelmina “Beh, per lo meno quando questa follia sarà finita potremo andarcene
in spiaggia. Piuttosto, siamo solo noi a partire?”“Oh, sì... a meno che Betty non si sia
trovata un assistente. Betty?”Alla domanda rivoltale da Daniel, Betty
rimase un attimo in silenzio. Ne aveva dannatamente bisogno... Rispose “No,
ancora no. Ma posso farcela anche senza.”.“Come preferisci... comunque non
preoccuparti troppo dei dettagli, a quelli potranno pensarci Marc e Lily”Sentitasi nominare, Lily scattò in
piedi. “Certo signore! A questo proposito, direi che calcolando le ventotto ore
di viaggio nette previste, e le pause per cibo e riposo, potremmo
funzionalmente fissare la partenza per domani mattina alle sei..” Wilhelmina riassunse la stessa
espressione sconvolta di quando aveva saputo del budget. Betty invece si chiese
come avesse fatto a dire tante parole così velocemente, e a quanto potesse
essere sicuro usare il metrò alle sei di mattina.“Ecco, poi mi sarei permessa di
preparare una piccola guida, con indicazioni stradali precise e un paio di
consigli pratici... sapete, mio padre faceva il rappresentante, eravamo sempre
in viaggio” arrossì violentemente sulle note biografiche “spero vi possano,
ecco, essere d’aiuto. Non preoccupatevi per il mezzo, ho già preso contatti con
mio zio Bob – porterà lui stesso il pulmino qua davanti all’ora stabilita.”. E sempre più rossa, Lily cominciò a
distribuire tre fogli a ciascuno – strada, consigli pratici, uso del budget.“No, non se ne parla neanche. Non
indosserò dei pantaloni di tuta per Dio! Né acquisterò abiti e make-up in un...
in un grande magazzino” e Wilhelmina rabbrividì, pronunciando queste
ultime due parole. Le sue proteste furono comunque ignorate.“Ottimo lavoro, grazie infinite Lily” Per la prima volta da quando si erano
riuniti, Matt aveva preso la parola, lodando con tono gentile la sua
assistente. Poi si rivolse agli altri “Direi che per oggi abbiamo finito”Daniel e Wilhelmina annuirono, e tutti
se ne andarono. Anche Betty stava per abbandonare la
sala, quando qualcuno all’improvviso le spuntò alle spalle.“Amanda! Mi hai spaventato!”“Hai un telo da mare da prestarmi? E
niente riferimenti a Guadalajara o cose del genere.”.“Telo da mare? A che ti serve scusa?”“Stiamo andando in Florida no? Dovunque
si vada in Florida c’è sempre il mare.”.“Stiamo? Amanda, guarda che tu
non puoi venire.”“Oh Betty ti prego, trova un modo per
farmi venire. Ti prego ti prego ti prego” cominciò a supplicarla,
prendendole le mani. “Non voglio rimanere qua da sola, mi annoierei a morte
senza di te e Marc!”E al tono supplichevole aggiunse
l’espressione del cerbiatto braccato. “Amanda…”A Betty venne un’idea, ma anche il
terrore di esprimerla ad alta voce. “Ecco... un modo ci sarebbe. Amanda…”“Sì Betty?” Si sentiva imbarazzata: Amanda le stava
tenendo ancora le mani.“Amanda… vorresti…”“Sì?”“... vorresti essere la mia
assistente?”E prima che potesse fare o dire
nient’altro fu sopraffatta da una nuvola di capelli falsi biondi.
II.Quando, circa sei ora prima, la
compagnia si era trovata davanti il mezzo, le reazioni erano state in
apparenza diverse, ma espressioni tutte di uno stesso sentimento: la
preoccupazione più nera. Betty si era limitata a spalancare la
bocca (nemmeno troppo) e Daniel aveva aggrottato un sopracciglio. Già Matt
aveva dovuto ricorrere a un sorrisetto tirato per non mostrare troppa
inquietudine, per arrivare a Marc che aveva dovuto far ricorso all’inalatore
per l’asma, passato poi a Wilhelmina, dal momento che era l’unica cosa a
disposizione per tentare di sedare l’attacco d’isteria che l’aveva colpita.
Amanda era la sola a non aver avuto reazioni particolari, ma aveva anche fatto
tutto il tragitto da casa a Mode semi-addormentata sulla spalla di Marc. In comune, per l’appunto, avevano tutti
la sensazione che quel pulmino della Volkswagen, modello type 2,
immatricolato nel 1963, con quei fiori dai vivaci colori su sfondo azzurro
cielo che ne tradivano il passato in una comune hippy, non aveva nessuna
possibilità di farli arrivare sani e salvi fino in Florida, e probabilmente
nemmeno in New Jersey. Dello stesso avviso era anche lo zio
Bob, nonostante si fosse presentato all’appuntamento con il miglior sorriso che
anni di cattiva igiene orale gli permettevano, e che aveva assicurato che il
prezzo di noleggio, cinquanta dollari, era così basso solo in virtù
dell’affetto che lo legava alla nipote Lily, e nient’altro.D’altronde, Lily non era presente per
confermare quanto più o meno legata fosse allo zio. La cagionevole salute della
ragazza era stata infatti duramente messa alla prova la sera prima da un forte
temporale scatenatosi in serata e dal suo essere sprovveduta d’ombrello, con la
spiacevole conseguenza di provocarle in breve febbre alta e tosse
incontrollabile. Costretta dunque a letto, mandato a Matt un SMS che doveva
essere d’avviso e invece suonava più come un testamento, era stata esclusa
dalla missione, con il principale risultato di minare ulteriormente le scarse
possibilità di successo (già prima gravemente ferite dal basso budget, e
dall’aspetto poco rassicurante del mezzo).Alla fine comunque, confidando un po’
nel memo di Lily e un po’ in un santo a scelta (per qualcuno la vergine
Maria, per altri Coco Chanel) ognuno di loro era salito sul mezzo,
cercando quanto meno di sistemarsi il più comodamente possibile per il viaggio.
Erano finiti con Marc alla guida, Betty accanto, Daniel e Matt nella fila al
centro, e Amanda e Wilhelmina in fondo, “perché quei due cuscini abbandonati
laggiù sembrano fatti apposta per noi”.***“Dieci, nove, otto…”
“Amanda, cosa stai facendo?” Betty si era dovuta rivolgere
nuovamente al fondo del pulmino. Da quando Amanda si era svegliata e aveva di
avere fame, non c’era stata tregua.“Lily nella sua guida dice che la pausa
pranzo è prevista per mezzogiorno in punto giusto? Mancano pochi secondi,
guarda qua” e mise in bella vista l’orologio di Daniel, che in verità solo
allora si accorse di non averlo più al polso.“Ed è ora! Marc ferma, ferma!”“Amanda, siamo su un ponte… appena
troveremo un posto adatto, ci fermeremo” tentò di calmarla Daniel,
riprendendosi nel contempo l’orologio.“Marc, laggiù, alla fine del ponte. C’è
uno spiazzale, vedi?”Seguendo quindi le indicazioni di Matt,
il mezzo andò a parcheggiarsi in un grande spiazzale in quella che
doveva essere una vecchia zona industriale abbandonata, poco distante
dall’argine del fiume. “Qui?”Per Wilhelmina, ancora scossa per la
scelta del mezzo, la vista del ristorante vista fiume fu un colpo
se possibile ancora più duro. “Ah!”Aveva urlato. “Che c’è?”. Ma Marc non fece in tempo a
chiedere altro, perché la stessa cosa che aveva spaventato quasi a morte
Wilhelmina fece altrettanto con lui. “Laggiù… c’è.. un topo enorme!”E in effetti, a pochi metri dal mezzo,
un simpatico topolino aveva fatto capolino, e dopo una breve pausa sembrava del
tutto intenzionato ad un approccio più ravvicinato con Wilhelmina e Marc, che
aveva abbracciato il suo capo in cerca di conforto.“Betty… Betty, dagli qualcosa da
mangiare, veloce” Marc con una mano afferrò Betty e la spinse verso la bestiola
“Basta che fai qualcosa!”Betty si voltò per rientrare nel
pulmino e prendere dalla borsa dei viveri qualcosa per l’amico peloso (definizione
di Matt e Daniel), ma prima di fare nient’altro fu fermata da Amanda.“Non osare sprecare il nostro
cibo. Ci penso io”E subito dopo si diresse dal roditore,
finché fu abbastanza vicina da accovacciarsi e accarezzarlo. Con una mano
l’accarezzava, con l’altra slacciava uno degli stiletti che portava ai piedi…TAC!L’amico peloso finì i suoi giorni
infilzato da un tacco 12 dell’ultima collezione primavera/estate di Marc
Jabobs.“Tutto apposto qui”Come se niente fosse, Amanda ripulì
velocemente la scarpa, se la risistemò e tornò al pulmino. “Allora, vogliamo
mangiare?”“Wow… davvero... impressionante.
Davvero, complimenti”. Con queste parole, Matt dimostrò di essere l’unico della
compagnia a non avere avuto fino a quel momento un’idea precisa di cosa poteva
fare Amanda affamata. Betty recuperò la borsa del cibo, e
tutti ricevettero il sandwich che gli spettava. Sandwich che la brava Lily,
anche grazie ai consigli di Betty, aveva accuratamente personalizzato. E così,
se quelli di Matt e Daniel erano normalissimi sandwich di tacchino, quelli di
Wilhelmina e Marc difettavano di carne, maionese e pane, quello di Betty era
gonfio di pomodori, e quello di Amanda era gonfio di qualunque cosa.La ragazza stava appunto per terminare
il suo Kamikaze 2009 (così per l’appunto si chiamava la creazione
culinaria di Lily e Betty) quando Marc con uno slancio le strappò di mano quel
che ne restava per gettarlo nel fiume che scorreva poco vicino. “E’ per il tuo bene tesoro... non vuoi
diventare come la nostra Betty vero?”Betty non ci provò neanche a
contraddirlo. Era quasi un complimento, conoscendolo. “Bene, sarà meglio rimetterci in
marcia, o non arriveremo in tempo” Battendo le mani, Daniel invitò tutti
ad affrettarsi a risalire sul pulmino.“Posso mettermi davanti io, capo?”
Amanda era balzata, ancora una volta, alle spalle di Betty, e le aveva rivolto
la richiesta “Il sandwich era piuttosto impegnativo, e ho paura a stare
dietro adesso”“Mi lasci un cuscino?”“Ovviamente no”Poco dopo, risistemati ai vecchi o ai
nuovi posti, la compagnia fu di nuovo sul pulmino, e riprese il viaggio.***“Dormi?” “No, credo sia bastato stamattina”
rispose Amanda, soffocando però pochi istanti dopo uno sbadiglio. “Oh sì, si sente” ribadì Marc “anche se
ti riconosco che l’essere resistita più di due ore dopo quel … panino …
non è cosa da poco. Gli altri sono crollati tutti.”Amanda sorrise “E hanno mangiato di
meno. Oddio, in realtà anche il sandwich di Betty non era così piccolo, con
tutti quei pomodori... sai, credo ne abbia presi di nascosto anche dal mio.
Quella ragazza è malata, davvero.”Marc annuì in accordo. “Parlando di Betty e tutto..” Amanda
smise di ridere, e assunse un’espressione quasi seria. Beh, per quanto
potesse apparire seria una come lei “come va? Voglio dire, per la
faccenda della promozione..”“Va meglio... Davvero” aggiunse, quando
si accorse che Amanda era passata alla sua espressione dubbiosa.“Non lo dici per evitare il discorso
come fai ogni singola volta che tento di affrontare l’argomento, vero?”“No. Anzi, stavo per affrontarlo io
stesso. C’è una novità”“Hanno cambiato idea e danno il posto a
te? E di Betty che ne faranno, la butteranno nelle paludi della Florida? E il
mio posto… oh mio dio, sarò la tua assistente!”“Eh... no no, è un’altra cosa.”“Ovvero?”“Conosci James, il ragazzo inglese che
esce con il fratello di Rick del reparto Beauty?” “Oh, ben tre gradi di separazione gay!
Deve essere qualcosa di grosso”“Beh… potrebbe esserlo. Questo James ha
contatti a Vogue UK, e dice che stanno cercando nuovi editor – pare abbiano
approvato un piano di espansione e investimento di nuovi capitali, è una cosa
straordinaria, vista l’aria che tira nell’ambiente dell’editoria.”“Oh.. rallenta un attimo…Vogue? Ti
hanno richiamato nonostante tu abbia dato loro buca per Wilhelmina?”“No, non proprio Vogue… Vogue UK.
Comunque, ho provato a mandare il mio curriculum, così per vedere...”.“E cosa ti hanno risposto?”“Mi hanno chiamato per un colloquio. Ci
sono andato, e mi hanno detto che per loro, posso iniziare quando voglio.”Amanda aveva sgranato gli occhi. Pochi
istanti dopo gettò le braccia al collo di Marc, entusiasta.
“Ma è magnifico! Cosa aspettavi a dirmelo? Quando cominci?”“Ma hai capito? Vogue UK” ribadì
Marc, alzando forse un po’ troppo il tono di voce.“Vogue UK” ripeté ancora, quasi più per
sé stesso che per Amanda “La sede è a Londra”“Oh, e diventerai un autentico Lord!”
gli rispose lei, scimmiottando l’accento inglese. “Amanda!” si accorse solo troppo tardi
di aver praticamente urlato “Se accetto davvero, dovrò trasferirmi lì. Partire,
andare via!.”.Stavolta la comunicazione era arrivata
forte e chiara. Amanda sciolse l’abbraccio, lo guardò per qualche secondo, non
sapendo bene come reagire.“Quando?”“Il prima possibile... ma non ho ancora
deciso. Ci sono ancora alcune cose da sistemare.”Amanda non lo stava più guardando. Ora
teneva lo sguardo fisso davanti a sé, lo sguardo ormai appannato da lacrime
trattenute sempre più a fatica.“Amanda... tesoro, non fare così ti
prego. Davvero, nulla è ancora definitivo…”“Smettila!” esclamò lei “è tutta la
vita che aspetti un’opportunità del genere.”. Marc non seppe cosa rispondere, per il
semplice motivo che era vero. Dietro, intanto, tutti erano stati
svegliati dal grido acuto di Amanda. Ben presto, mentre Wilhelmina sbottava
cosa avessero da gracchiare, Betty s’asciugava imbarazzata un nuovo rigagnolo
di bavetta alla bocca, Daniel tentava di stiracchiarsi senza mettere dita negli
occhi a Matt e Amanda riprendeva la parola con frasi sconnesse e sconvolte
sulla questione Vogue, Marc cominciò a respirare sempre più affannosamente. Ma prima che gli altri se ne rendessero
conto, il mezzo interruppe la sua corsa nel bel mezzo di un campo di
grano.
III.“No, non può essere… di nuovo!”A questa esclamazione Betty fece
seguire un poderoso colpo di tosse, colpa del fitto fumo proveniente dal motore
del pulmino. Era successo di nuovo, Marc e la sua
asma – come era già accaduto pochi mesi prima nel corso della corsa in New
Jersey dai capi con Betty e Amanda – avevano provocato un incidente. Beh, in
realtà questa volta al posto di una grande quercia non avevano trovato sulla
loro strada molto più di un vecchio spaventapasseri, cosa che aveva permesso al
mezzo di non andare completamente distrutto come invece era successo
alla povera macchina di Cliff. “Si può sapere cosa diavolo è successo?”
gridò Wilhelmina. Betty con un cenno le indicò il Marc
ansimante sdraiato a terra poco lontano. “State tutti bene?” chiese Daniel
“Anche lui?” aggiunse, ancora in direzione di Marc. “Oh sì, non è niente” rispose per lui
Amanda “tra qualche minuto sarà come nuovo” e lanciò in direzione dello
sfortunato autista il suo inalatore contro l’asma. “E ora, che si fa?” chiese Matt,
sdraiato anche lui tra il grano ma con espressione sicuramente più serena di
quella di Marc.“Laggiù!”Amanda, seduta sopra il tetto del
pulmino, tendeva un braccio in direzione di un cartello alquanto malconcio
svettante dall’altra parte della strada. Cercando per un attimo di accantonare
questioni pure interessanti quali ad esempio come avesse fatto ad arrampicarsi
là sopra così velocemente e senza che nessuno se ne accorgesse, tutti portarono
lo sguardo su un affare di legno rettangolare che si sforzava di dare l’idea di
un’insegna.Sam & Jerry’s Garage62 E Chapel AveCarlisle, PA(717) 243-6260A sole 2,7 miglia da qui!Wilhelmina corse alla ricerca di un
cellulare tra le borse rimaste nel mezzo.“E’ inutile. Le regole vietano i telefoni
cellulari, per questo stamattina mentre aspettavamo lo zio di Lily li ho presi
tutti e li ho lasciati in portineria alla Meade.”.Il candore di Betty fu un colpo quasi
letale per la direttrice creativa.“No, non lo hai fatto davvero…”Se non l’avessero conosciuta bene,
avrebbero quasi potuto giurare che Wilhelmina si stesse per mettere a piangere.
“Ok, ok… Allora come dovremmo arrivare
fin lì?” chiese Willie, che archiviata subito la disperazione era entrata ora
in modalità scettica. “Beh, il pulmino non sembra molto
pesante, siamo in sei…” Ma Wilhelmina riprese la parola prima che Matt potesse
terminare la frase.“IO non ho intenzione di
mettermi a spingere questo affare”“Dovremmo scartare Marc, non è cosa da
chiedere a un gay con l’asma subito dopo una crisi” puntualizzò Betty.“Io posso rimanere qua sopra a fare da
sentinella?” “No” risposero in coro alla sentinella
Amanda, che abbastanza controvoglia saltò giù dal tetto del mezzo.
(A dire il vero il salto era un po’ troppo alto, cosicché Matt e Daniel erano
stati costretti ad aiutarla nella discesa – rendendo ancora più fitto il
mistero su come fosse arrivata là sopra).“Lo stesso vale per te, Wilhelmina” si
premurò di specificare poco dopo Daniel. Una decina di minuti dopo, diminuito il
fumo e caricato Marc all’interno del pulmino, la compagnia si preparò alla
marcia verso il garage di Sam & Jerry a Carlisle, Pennsylvania.
***
“Manca ancora molto?”
“Amanda, ti conviene conservare il fiato per spingere il
pulmino”
“Betty, ti ho già spiegato come questo sia un lavoro da
uomini. Wilhelmina ed io non saremmo mai dovute essere coinvolte.”.
“E’ la prima cosa intelligente che sento dire oggi. Ed è
stato da lei”
“Wilhelmina” le rispose Daniel “il consiglio di Betty sul
risparmiare fiato vale anche per te”
Willie assunse un’espressione tale che quando la vide Marc,
da poco ripresosi e che proprio in quel momento aveva osato affacciarsi a uno
dei finestrini, ne fu talmente terrorizzato che richiuse così velocemente quel
che rimaneva della tendina di quel finestrino che nessuno si accorse che aveva
finalmente osato farsi rivedere.
“Ragazzi, mi sa che ci siamo” annunciò però poco dopo Matt.
E in effetti, dopo più di un’ora a spingere il mezzo sotto
il sole, finalmente si trovarono davanti quel che aveva tutta l’aria di essere
proprio il Sam & Jerry’s Garage.
***
Il Sam & Jerry’s Garage consisteva principalmente
di un piccolo spiazzo, disseminato qua e là di auto, furgoncini, moto, d’ogni
marca ed epoca (tutti furono un po’ sollevati nel vedere che alcuni mezzi
avevano addirittura più anni del mezzo.) Sul fondo stava una sorta di
porticato, sotto il quale si potevano intravedere due uomini. L’uno, un uomo di
una cinquantina d’anni con un grosso viso roseo, se ne stava gettato su una sedia
malconcia e certo poco adatta a sostenere il suo (considerevole) peso, birra in
mano ed occhi fissi su una piccola televisione. L’altro, assai più giovane e
magro, il viso ossuto e nascosto dietro un paio di grandi occhiali, era
concentrato sulle riparazioni al motore di un’auto.
“Sam. Sam.. SAM!”
Il piccoletto stava cercando di attirare l’attenzione del
grassone.
“Ci sono clienti. Va’ ad accoglierli, su!”.
Sam, con notevole sforzo di volontà, si alzò ed andò verso i
nostri.
“Benvenuti al nostro garage! Come posso aiutarvi?”.
Il filo di fumo che ancora usciva dal motore non doveva
essere per lui così importante..
“Beh, non lo vedi idiota?” intervenne Wilhelmina “questo
coso è andato.”
“Willie” le sussurrò Marc, spuntando in quel momento dal
finestrino “cerca di essere gentile, dobbiamo cercare di spendere il meno
possibile.”
“Oh, il nostro amico hippy sembra aver qualche problemino”
Sam, per fortuna, non era uno che se la prendeva.
“Ehm, sì. Sembra che il motore sia andato. Non è che
potrebbe dargli un’occhiata, e aggiustarlo..?” Betty aveva preso la parola
cercando di entrare il più efficacemente possibile in modalità persuasiva. “Sa,
dobbiamo essere in Florida entro domani pomeriggio…”
“Oh, questo potrebbe essere un problema. Ma non vi preoccupate,
Sam è qui per aiutarvi! Jerry-” si girò verso lo spilungone “che dici, si può
fare?”
Jerry, senza nemmeno sollevare lo sguardo dalla macchina che
stava riparando, rispose “Sono milleottocento dollari.”
La compagnia sbiancò.
“Sorprendente vero?” continuò Sam “mio fratello riesce a
fare un preventivo con la massima precisione in pochi istanti. Il fumo, il fumo
che viene dal motore.” Aggiunse, quando si accorse che i suoi interlocutori
evidentemente stavano cercando di capire come.
“Bene, appena Jerry finisce con l’altro lavoro si occuperà
del vostro mezzo. Intanto, rilassatevi. Abbiamo da bere e delle sedie
laggiù” e indicò un’altra ala del porticato, dove facevano bella mostra di sé
un paio di divanetti e una sedia che faticavano a riconoscersi tanta era la
polvere che li ricopriva, un tavolino con una gamba più corta del dovuto e un
vecchio mini-frigo.
Sam si allontanò. La compagnia si scambiò sguardi carichi di
terrore.
“Ok, riunione.” esclamò all’improvviso Daniel “tutti intorno
a me. In cerchio. Ma non l’avete mai vista una partita di football?”
aggiunse, quando si accorse che solo Matt aveva capito le sue intenzioni.
“Ok” esordì il capo redattore quando finalmente tutti gli
furono intorno (compreso Marc, affacciato dal suo bel finestrino) “è inutile
girarci intorno. Siamo fregati.”
“Non è detto”
Tutti si voltarono verso Betty.
“Guardate, là, giusto sopra Jerry”
Betty indicò un cartellone scritto a pennarello che in
effetti svettava là dove aveva indicato.
Eccezionale! Solo per questa settimana SCONTO SPOSINI! State
per sposarvi o lo siete di fresco? OGNI RIPARAZIONE LA PAGHERETE META’ PREZZO!!!
“Betty…” mormorò Daniel. Solo allora Betty si rese conto
che di loro c’era in effetti uno sposino, peccato però che la sua sposa fosse
già un po’ morta.
“Daniel, mi dispiace..”
“No, tranquilla” Daniel sorrise “resta però che non abbiamo
altri sposini a disposizione.”
“Beh, basta mentire! Non ditemi che non l’avevate
considerata come ipotesi?” disse Amanda.
“Sì, ma su chi?” le rispose scettica Betty “Tu e Marc non
andate bene, insomma, anche un cieco capirebbe che è gay…”
Tutti annuirono in accordo.
“Beh, che altre possibilità abbiamo?” intervenne Wilhelmina
“se mi spacciassi per sposina felice (tutti notarono il tono di disgusto
nel dire queste parole) di Matt beh..”
“.. più che mia moglie sembreresti mia madre.” finì Matt,
dicendo ciò che Wilhelmina aveva orrore a dire.
Daniel fissò un attimo Wilhelmina. C’era stata quella volta
in cui quella tale del matchmaking li aveva
scambiati per una coppia… No, non era una cosa fattibile. Scosse il capo e
aggiunse al discorso di Wilhelmina “E nemmeno noi due saremmo convincenti.”
Di nuovo tutti annuirono.
“Ma scusate..che stupidi..” Daniel
portò lo sguardo su Betty e Matt “Voi due non state insieme? Perché non vi
siete proposti?”
“Daniel, si sono lasciati” gli
rispose Amanda “Matt ha beccato Betty mentre esaminava le tonsille di Henry. Te
lo ricordi, il contabile! Quello che aveva messo incinta la sua ex nonostante
stesse già con Betty.”
“Oh..” Daniel rimase un attimo
perplesso. “Betty, beh..” stava per dire non me lo sarei mai aspettato da te,
ma capì che non era forse il caso di farle una paternale.
“Quindi adesso per colpa degli
ormoni di Betty siamo nei pasticci” intervenne Marc. Matt, in tutto ciò, stava
rimanendo in silenzio.
“Ma per favore” Willie riprese la
parola “non si era detto di mentire? Quindi ora voi due vi date una
mossa, andate dal grassone e gli raccontate di come siete felici insieme.”
Dicendo le ultime parole aveva afferrato i futuri sposini per un braccio
e li aveva spinti verso il porticato. I due non provarono nemmeno a protestare.
Solo quando furono a qualche passo
di distanza entrarono in argomento.
“E ora?” chiese Betty.
“Niente. Fingiamo. Ufficialmente
siamo in viaggio per andare a sposarci su una qualche spiaggia di Miami.”
“E gli altri chi dovrebbero essere,
i nostri parenti?”
“Beh, Wilhelmina assomiglia un po’ a
mia madre.. come carattere, intendo.”
Arrivarono davanti a Sam. Betty
lanciò uno sguardo carico di aspettative a Matt. Gli stava disperatamente
chiedendo di parlare lui per primo. Per sua fortuna, il ragazzo accettò.
“Volevamo chiederle di fare il più
presto possibile.. sa, ci aspettano per il matrimonio…”
“Matrimonio?” Sam s’era illuminato.
“Sì, stiamo per sposarci” e per
risultare più credibile strinse a sé Betty, che sorrideva nervosa.
“Ma che splendida notizia! Ah,
figlioli, non c’è cosa più bella di un matrimonio, specie tra due giovani come
voi! Sapete, anche mio figlio si è appena sposato, e per festeggiare per tutta
la settimana facciamo sconti agli sposini! Direi che è proprio il vostro caso!”
“Già.. 50% di sconto giusto?” cercò
conferma Matt
“Oh sì, certo! Quindi mi stavate
dicendo state andando in Florida a sposarvi.. matrimonio romantico sulla
spiaggia eh?”
“Esatto!” Amanda e gli altri erano sbucati improvvisamente alle loro spalle
“non vede come sono innamorati?” e poi, portandosi a un orecchio di Betty
aggiunse “bacialo, ORA”
Betty non poté far altro che seguire
il consiglio. Lei e Matt si fissarono per qualche instante. Poi gli toccò fare
quello che era stato loro ordinato. Era per essere più credibili no?
Il bacio però durò poco. Matt si
staccò quasi subito, nonostante Betty non fosse evidentemente del tutto
dispiaciuta della cosa. Se però la reazione dell’Hartley non era stata delle
più passionali al mondo, tuttavia sembrò sufficiente a confermare la versione
dei fatti raccontata a Sam.
“Bene, allora mi metto al lavoro io
personalmente. Non posso fare aspettare due cuori così innamorati!” e così
dicendo si avviò al mezzo.
“E’ andata.”
Betty finalmente poté permettersi di
arrossire violentemente.
“Ora?” chiese poi.
“Ora dobbiamo dividerci.” le rispose
Matt. “Abbiamo tutti da fare qualcosa. Wilhelmina, Daniel: andate in paese e
cercate di procurarvi in qualche modo dei viveri. Con le riparazioni rimarremo
con meno di cento dollari, dobbiamo arrivarci alla gara.”
“Cosa suggerisci di fare.. rubare?”
rispose dubbioso Daniel
“Tutto ciò che sia necessario, tutto
ciò che sia necessario…”
“Per me va bene.” rispose invece
Wilhelmina “ne approfitterò per cercare un posto pulito dove togliermi
un po’ di polvere di dosso. Beh, sempre se ci siano posti puliti da
queste parti..”
“Bene” riprese Matt “Amanda, tu
occupati di Jerry. Quando Sam parlava dello sconto ho visto che non sembrava
d’accordo.. bisogna distrarlo al momento giusto, in modo che non interferisca.”
Amanda assunse una delle sue pose
più caratteristiche, quella della.. beh, dell’intrattenitrice.
“Ed io?” chiese allora Marc.
“Tu dormi. Non abbiamo altri mille
dollari da buttare. Io e Betty invece porteremo avanti la nostra recita con
Sam.”
Daniel e Wilhelmina allora presero
la strada per Carlisle centro. Amanda cominciò a volteggiare intorno a
Jerry. Marc si buttò su un sedile (cercando di trovare una zona senza molle fuoriuscite)
per risposare un po’. Matt prese per mano Betty, che tornò ad arrossire, e
insieme tornarono da Sam a raccontare fandonie (a cui però tutto sommato,
nonostante il rossore di Betty e l’apparente freddezza di Matt, davvero non era
troppo difficile credere…)
“La prima a destra e poi a
sinistra.. non erano indicazioni così complicate..”
Daniel cercò di ignorare Wilhelmina
che brontolava. Bisognava concentrarsi nel ritrovare la strada piuttosto.
“Se invece di lamentarti ti
impegnassi di più, a quest’ora saremmo già arrivati. Non puoi criticare gli
abiti di tutti quelli a cui provo a chiedere informazioni, diamine!”
“Daniel.. seriamente, salopette e sandali alla schiava?
Quella donna era un crimine contro l’umanità, andava avvertita. Per rispetto
alle bambine che erano con lei, almeno.”
Daniel ridacchiò. Si certo, perle bambine.
“Guarda!”
Improvvisamente Wilhelmina si fermò e invitò Daniel ad
alzare lo sguardo.
“Come al solito devo risolvere sempre tutto io…” commentò
Wilhelmina.
“Ma se ti sei limitata a guardare le insegne!”
“Io almeno le ho guardate, anziché cercare solo di
avvicinare questi selvaggi…”
“Ok ok.. ora però pensiamo a un modo per prendere quello che
ci serve, quanto abbiamo a disposizione?”
Wilhelmina cercò nella borsa e tirò fuori una banconota da
un dollaro.
“Tutto qui?” chiese Daniel allibito.
“Mmm” Wilhelmina cercò ancora “No, c’è anche questo”
aggiunse, tirando fuori un altro dollaro.
Daniel fu costretto ancora una volta quel giorno a sorridere
per non scoppiare a piangere.
“Bene, abbiamo due dollari interi da spendere.
Daniel” Wilhelmina lo guardò fissa per qualche secondo “quando è stata l’ultima
volta che hai rapinato un negozio?”
“Ehm.. non di recente, temo.”
“Dobbiamo pensare a un piano”
“Wilhelmina, cercare di farsi arrestare non mi sembra un
grande piano.”
“Ah, sei sempre il solito. Basta fare le cose con stile.”
“Lo legheremo semplicemente al bancone o lo farai modi di intrattenerlo
nel retrobottega mentre io faccio razzia di beni?”
“Puoi intrattenerlo anche tu se preferisci.. comunque
avevo in mente qualcos’altro.”
Così dicendo, lo afferrò per un braccio e lo trascinò
dentro.
***
Quando furono dentro, il primo pensiero di Wilhelmina fu
quello di girare i tacchi e correre via di lì il più velocemente possibile.
E se alla fine non si era fatta disgustare troppo da quel
locale così piccolo e sudicio, la vista del proprietario rischiò di esserle
quasi fatale. Fortuna che prima aveva deciso di non rischiare e passare subito
al piano B..
Nonostante lo sguardo di puro orrore della donna al suo
ingresso, l’omaccione stempiato e dalla rozza salopette (anche lui!) che
stava dietro al bancone li accolse comunque col tono più amichevole possibile.
“Salve gente, cosa posso fare per voi?”
Wilhelmina lo ignorò deliberatamente, rivolgendosi invece
verso Daniel. Si dava ufficialmente via alla missione.
“Ho sete, comprami qualcosa da bere. O hai speso tutto per
le tua amichetta?”
Daniel sgranò gli occhi. Che diavolo aveva in mente?
“Ah, smettila con quella faccia da triglia! L’hai fatta
anche quando ti sei accorto che quella puttanella ti aveva rubato tutte le
carte? O eri ancora troppo stordito da quello che ti aveva fatto prima?”
Wilhelmina aveva detto tutto ciò in un sol fiato, alzando
sempre di più la voce. Il proprietario del negozietto oscillava tra lo
spaventato e lo sbalordito. Daniel semplicemente continuava a non capirci
niente. Tentò comunque di balbettare qualcosa:
“Wilhelmina, cosa diavolo stai-“
“Sto dicendo la verità, porco! Per correre dietro alle
gonnelle ti sei fatto trascinare in questo buco di paese dimenticato da Dio e
gli uomini, ed è toccato a ME venire a recuperarti! Almeno offrimi una dannatissima
bottiglia d’acqua!”
Il proprietario decise che, per la sua incolumità fisica,
era meglio dare ragione alla moglie. Era sua moglie quella, no?
“Allora, cosa vuole offrire alla sua signora? Non vorrà
limitarsi a una semplice acqua.. Una così bella donna costretta a venire fin
qua da..”
“New York” ripose prontamente Wilhelmina “questo porco mi ha
fatto venire da New York in tutta fretta per venirlo a recuperare. Ore e ore di
macchina senza mai fermarsi!”
“Ma.. ehi, innanzitutto lei non è mia moglie!”
Wilhelmina gli pestò violentemente un piede. Si avvicinò un
attimo al suo orecchio, sussurrando “Non rovinare tutto come al solito,
idiota!”.
Poi ad alta voce aggiunse “Ti ricordo che il divorzio non è
ancora stato firmato, o non sarei venuta fin qui per te, porco!”
“Ma la vuoi smettere di chiamarmi così? E poi, vogliamo
proprio parlarne? Vogliamo parlare di tutte quei tuoi vecchi amici dal
college?”
Wilhelmina sorrise impercettibilmente per un istante: ora
c’erano dentro tutti e due.
“Almeno loro hanno classe! Altro che te e la tua Sharlene..
che nome insulso.”
“Sharlene la parrucchiera che sta vicino alla pompa di
benzina?” s’intromise il negoziante “Oh amico, non sei il primo a cascarci. Non
sai quanti altri polli ci sono passati prima di te.”
“Ah ma bene, quindi ti sei fatto fregare addirittura da una professionista!”
“Non ti viene il dubbio che se lo fa d’abitudine potrebbe
essere furba?”
“Non è lei ad essere furba, sei tu ad essere un idiota!”
“Ah, io sarei un idiota quindi? Non eri dello stesso avviso
quando il tuo amante se n’è scappato alle Bermuda coi nostri candelabri d’oro e
sei venuta da me piagnucolando perché ti aiutassi a non far scoprire nulla a
tua madre!”
Wilhelmina finse un’eccezionale espressione di sorpresa.
“Non osare tirare in ballo mia madre!”
“Oh, perché non dovrei? E’ tutta colpa sua se ti ho sposato,
tutta colpa di quella vecchia strega!”
Wilhelmina a questo punto sfoderò la sua migliore
espressione di finta indignazione.
“Come.. hai…osato..”
Con foga, afferrò dei pacchetti di gomme da masticare
esposte vicino a lei e le scagliò contro Daniel.
“Ehi!” esclamò lui, e senza perdere tempo, afferrò dei
pupazzetti di pezza che si era trovato a fianco, e rispose al fuoco.
“Andiamo, pupazzi di pezza? Sei davvero uno smidollato”
“Ohi” tornò a intervenire il proprietario “datevi una
calmata, prima di trasformare il mio negozio in un campo di battaglia!”
Wilhelmina in tutta risposta gli lanciò uno sguardo
piuttosto truce. Lui si ricordò delle sue prime intenzioni.
“Smettila di darle fastidio” riprese allora “o ti faccio
sbattere in una cella dallo sceriffo. Sa” si voltò verso Wilhelmina “è mio
fratello.”
“Ah davvero? Sai quanto mi interessa” Daniel si avvicinò
minaccioso all’omone. Beh, quasi minaccioso. Il tale era davvero
imponente…
“Vuoi botte, amico?”
Daniel si vide scorrere la vita davanti. Deglutì.
“E’ una minaccia?”
“Vuoi scommetterci?”
I due, come galli in un pollaio, si fissarono minacciosi per
qualche secondo. Poi partì il primo pugno.
Prima di rendersene conto, Daniel si ritrovò a terra.
“Oh mio dio, ti ho fatto tanto male?” L’omaccione
aveva tirato fuori improvvisamente una vocina da grosso orsacchiotto tenero.
“Oh amico, non volevo farti male davvero, è che ho qualche
problemino di auto controllo.. mia moglie mi ha pure iscritto a un corso, ma
sai, ci vado da poco.. aspetta, vado a prenderti del ghiaccio.. il tuo naso
sembra non averla presa bene.” E così dicendo passò nel retrobottega.
“Alzati, in fretta, e aiutami a fare scorte.”
Lui e Wilhelmina scattarono in direzione degli scaffali.
Quando, qualche minuto dopo, l’omaccione dal cuore tenero tornò al bancone,
erano già scappati, carichi di provviste per la truppa.
***
Erano ormai lontani dal negozio quando (carichi di un
sacchetto di patatine, caramelle, bibite e schifezze varie ciascuno) finalmente
ruppero il silenzio.
Erano scoppiati entrambi a ridere.
“No, davvero, come ti è venuta? Sharlene?”
“Uno dei tuoi amici selvaggi ne stava parlando con un suo
simile.. da lì mi è venuta l’idea.”
“Sei incredibile.. e coraggiosa. Io e te – sposati? Dovevi
proporlo anche al Garage..”
“Oh no, non avrebbe funzionato. Invece prima, al negozio,
dovevamo solo litigare – e quello ci viene piuttosto bene.”
“Hai ragione” Daniel sorrise “Anche se, secondo me, siamo
ancora meglio quando lavoriamo insieme.. ricordi quella volta sulla nave per
single?”
“Oh sì, e quella volta che mi hai fatto indossare delle
corna da renna…”
“E un bel naso rosso, se non ricordo male. Eri splendida,
davvero.”
Wilhelmina tornò a ridere, ma in un modo in cui Daniel non
l’aveva mai vista fare. Oh forse no..era capitato sempre quella sera famosa,
dopo la fuga dalla barca.
“Solo che poi” riprese Daniel “è apparso il carillon di Fey.
Eri stata tu a farmelo avere, non è vero?”
“Ti fiderai mai di me?”
“Mmm…”
“Oh, ci devi anche pensare sopra?”
“Certo, è anche un bel po’.”
Tornarono a ridere insieme.
“Patatine?” chiese allora Daniel, tirando fuori e aprendo un
pacchetto di delizie al formaggio.
“Quelle?”
“Tanto so che le vuoi, è inutile che fingi.”
“Hai vinto, da’ qua.” Nel finire la frase, immerse una mano in un pacchetto che
faceva unto solo a guardarlo.
“Entro la fine del viaggio” cominciò poi Wilhelmina con in
bocca ancora delle delizie “sarò diventata grassa come Betty. Anche se..
beh, a quanto pare di questi tempi ha più uomini lei che non io..”
“Ti manca Connor?” esclamò Daniel all’improvviso.
Sentire quel nome la fece subito smettere di
sorridere.
“Perché mai dovrebbe?” rispose poi “lui mi ha tradito. Ci
ha tradito. Per colpa sua siamo rimasti senza un soldo e con gli Hartley alle
calcagna.”
“Sei arrabbiata?”
“No.. solo delusa. Io e lui … ah, basta parlarne. Non ne
vale la pena” e allungò un’altra volta le mani sulle delizie al formaggio
“E poi, al momento dei due sei tu quello da consolare. Ehi” si accorse che
stavolta era Daniel ad aver cambiato espressione “per quello che vale, mi
dispiace per lei, per te.. davvero.”
“Lo so. Grazie.”
Si guardarono negli occhi per qualche instante, forse meno –
forse solo una frazione di secondo. Quanto avevano in comune in quel momento..
“Guarda, siamo quasi arrivati!” esclamò all’improvviso
Daniel, indicando il Sam & Jerry’s Garage avvistabile in lontananza.
“Visto che ce la possiamo fare anche senza quei selvaggi?”
Grazie all’intervento di Sam & Jerry (e sicuramente di
qualche santo benevolo nell’alto dei cieli, o così almeno aveva dichiarato lo
stesso Sam) il mezzo aveva alla fine ripreso vita. Ad ogni modo, per
evitare che il pulmino finisse per spirare definitivamente, alla guida era
stato messo Matt, decidendo così di ignorare il fatto che non avesse con sé la
patente. Se mai fossero stati fermati, alla sua mancanza avrebbe potuto
sopperire Amanda, o Daniel, nel caso di un’agente donna.
Ottenuto proprio grazie a lui un pieno gratis (gestiva la
pompa di Carlisle tal Marlene, sorella della Sharlene pseudo - amante di Daniel
di cui sopra), si erano quindi rimessi in viaggio per Tallahassee.
“A che ora dobbiamo essere lì?” chiese Amanda,
sgranocchiando un’altra Delizia al formaggio. “Mmm, questi cosi sono
deliziosi.”
“Lo so” confermò Wilhelmina tra sé.
“Hai detto qualcosa?” le chiese Daniel, seduto accanto a lei.
“No.. no no, volevo solo rispondere ad Amanda che dobbiamo
essere a Tallahassee per le nove di domani sera.”
“Le quattro.” La corresse Betty.
“Cosa? No dico, stiamo scherzando? Non arriveremo MAI in
tempo” ribatté Willie incredula.
“Chissà di chi è la colpa…” rincarò Amanda, ancora immersa
nel sacchetto di Delizie.
“Ehi” intervenne allora Marc “ho avuto un attacco d’asma—”
“Oh sì sì… ma tranquillo, so che l’aria di Londra fa
miracoli in questi casi…”
“Amanda…”
“Londra?” interruppe Wilhelmina “Marc, mi vuoi spiegare?”
“Te ne avrei parlato Willie.. ecco-”
“Gli hanno offerto un posto come editor a Vogue UK e lui
vuole accettare. Oh, è piuttosto semplice da raccontare tutto sommato.”
Wilhelmina si girò verso Marc, sedutole dietro.
“Sta dicendo la verità?”
Marc non poté fare altro che annuire. Wilhelmina lo guardò
severa per qualche instante, poi tornò a voltarsi.
“Beh, era inevitabile. Buona fortuna”
“Cosa? Tutto qui” Amanda si era alzata e affacciata sul
sedile dove stava seduta Wilhelmina “Digli qualcosa, non possiamo farlo partire
così!”
“E’ una buona occasione. Sarebbe uno sciocco a lasciarsela
scappare—”
“Dopo tutto quello che ha fatto per te, per Mode! Bella
riconoscenza, davvero!”
“Amanda..” Marc la prese per un braccio cercando di
riportarla a sedere, ma lei lo respinse.
“Sta’ zitto tu, sta’ zitto…”
Amanda si rimise a sedere, rivolgendo però lo sguardo fuori
dal finestrino.
Wilhelmina seguì la parte finale della pantomina con la coda
dell’occhio, cercando di capire se Amanda gli avrebbe tenuto il broncio per
tutto il resto del viaggio o se avrebbe rinunciato al prossimo pacchetto di Delizie.
Alla fine, era più o meno tutta colpa sua. Se lei non lo
avesse illuso con la prospettiva di quella promozione, Marc non avrebbe tentato
di trovare soddisfazione altrove, e lei non avrebbe perso il suo
efficientissimo assistente e non avrebbe dovuto sopportare per altre venti ore
le scene drammatiche di Amanda.
“Matt?”
Betty, seduta nel sedile accanto al guidatore, tentò di
approfittare del silenzio seguito al drama per ritentare un approccio
con il suo ex.
“Problemi?” le rispose lui, cercando di ostentare quanta più
indifferenza possibile.
“No no.. era solo per beh, fare conversazione.. Non so, ad
esempio, tu che ne pensi di questa gara? Devo confessare che mi ha sorpreso la
tua adesione.. se dovessimo vincere, la Meade potrebbe essere in grado di farcela anche senza i soldi di tuo padre..”
“Oh beh” rispose Matt “intanto la gara va vinta. Ma
francamente non lo so quante possibilità abbiamo..”
“Solo per qualche minuto..”
“.. ore”
“.. di ritardo?”
“Esattamente. Comunque, nella remota ipotesi dovessimo
farcela, chi ti dice non mi faccia piacere che la Meade si riprenda economicamente? Non ho accettato il posto perché mi interessa Mode, pensavo
questo fosse chiaro..”
“Lo so.. Matt, dovremo andare avanti così ancora per molto?
Anche prima, al garage..”
“E’ stato per la squadra, per tirarci fuori dai guai. Tutto
qui. Dei due, sei tu quella appassionata di baci..”
Betty non rispose più nulla, abbassò lo sguardo e strinse i
pugni. Erano passate settimane ormai, e lui era ancora così arrabbiato.. Decise
comunque di non darsi per vinta: in venti ore o più di viaggio che ancora
avevano davanti, potevano ancora avere la possibilità di chiarirsi una volta
per tutte. Soprattutto perché quando, un paio d’ore prima, si erano dovuti
baciare al garage, se pure Matt si era divincolato quasi subito, c’era stato un
momento – un lungo e dolce momento – in cui l’indifferenza aveva fatto davvero
fatica a mantenersi tale..
***
“Che ore sono?”
“Amanda, chiedilo un’altra volta e giuro che torniamo indietro
e ti lasciamo a quel motel per camionisti.”
“Wilhelmina” intervenne allora Daniel “ho paura che una
minaccia del genere la invogli ad essere ancora più insistente.”
“Vero..” ridacchiò da dietro Amanda stessa.
“Comunque sono quasi le dieci e mezza”
A parlare era stato Matt, rompendo un silenzio durato ormai
da diverse ore, da quando Betty aveva tentato di rompere il ghiaccio..
“Bene, direi che è ora di fermarci per cena. Le Delizie
al formaggio, I Bagarozzi al cioccolato e il Gran Beverone
Energetico stanno cominciando a scarseggiare.” Riprese ancora Amanda.
“Come?” Betty si voltò di scatto “dovevano durare per tutto
il resto del viaggio! Amanda!”
“Ehi, non li ho consumati da sola! Vero Wilhelmina?”
Solo allora quest’ultima si rese conto delle due pacchetti
di Delizie vuoti accanto a sé, che tentò inutilmente di nascondere.
Daniel li aveva afferrati e sollevati sopra le loro teste.
“Addirittura due pacchetti signorina Slater? Questo non fa
bene alla sua linea..” disse poi ridacchiando.
Wilhelmina riafferrò i pacchetti e si limitò a un’occhiata
colpevole. Poi decise che era meglio cambiare discorso:
“Ho dato un’occhiata al programma di Lily, la tappa per la
cena era prevista in un elegante ristorante francese a Roanoke, Virginia.”
“E invece temo ci toccherà mangiare al meno elegante ma
sicuramente confortevole Barn Owl Pub di Stauton.” le rispose Daniel
“guarda, laggiù.”
Wilhelmina si voltò con terrore nella direzione indicatale.
“E in nome di Chanel, perché mai dovremmo fermarci in quel..
che diavolo, è un granaio quello?”
“Oh, credo sia un fienile, o qualcosa del genere..” le
rispose Matt.
“State scherzando vero?” Per l’ennesima volta quel giorno
Wilhelmina ebbe voglia di uccidere qualcuno. “Ribadisco, in nome di Chanel..
perché?”
“Se leggi bene il programma” Daniel ne recuperò una copia e
indicò a Wilhelmina il passo a riguardo “ecco vedi, Roanoke è a 460 miglia da New York, mentre noi ne abbiamo percorse circa 370.. l’ho chiesto prima a Matt.”
“E questo dovrebbe interessarmi perché…?”
“Perché quel posto sembra l’unico a noi accessibile da
queste parti.”
“E con accessibile ti riferisci agli Hamburger Super Plus
che pubblicizzano a un dollaro l’uno?”
“Non per dire, ma anche a un dollaro l’uno.. esattamente con
quali soldi dovremmo pagarli?”
Tutti si voltarono verso l’ultimo sedile, da dove Marc aveva
appena parlato.
“Ehi, sia chiaro, non posso farmi tutto lo staff da sola”
esclamò Amanda “avrò bisogno d’aiuto, uomini e donne. Sì Betty” aggiunse quando
la vide aggrottare un sopracciglio “anche tu. Sicuramente ci sarà qualche
fanatico del burrito.”
“Non lo metto in dubbio” le rispose Betty “ma ce ne sarà
bisogno. Se siete d’accordo, faremo qualcosa di questo genere: ci accrediteremo
come giornalisti al lavoro su una recensione del locale, e saremo abbastanza
convincenti da spingerli ad offrici la cena.”
“Oooh” Amanda si agitò eccitata “come quella volta al The
Shire! Dio sorella, ho ancora i brividi a pensarci..”
“Sì, potrebbe funzionare” commentò Daniel “ma io penserei
anche a un piano B, non si sa mai..”
“Sedurre lo staff?”
“No Amanda, molto più semplicemente.. scapperemo, a gambe
levate.” le rispose Daniel.
“Oh.. beh si, potrebbe funzionare anche questo..”
Poco dopo, Matt parcheggiò il mezzo davanti al Barn
Owl Pub. In quello stesso instante, un gufo di dimensioni non trascurabili
atterrò sul tetto del pulmino.
***
“Così, eccoci qui.. Dio, non finirà mai quest’incubo”
La vista di tutti quei contadinotti e operai e commessi con
le loro enormi mogli e almeno tre mocciosi a testa, che puntavano tutti verso
il granaio in maglie sudate e jeans strappati e la pancia già piena di birra,
ora in attesa dei celebri Hamburger Plus Size della casa.. beh insomma,
una vista del genere demoralizzò Wilhelmina più di quanto avevano già potuto gli
abitanti di Carlisle con le loro salopette e i sandali alla schiava.
“Che bella clientela, non c’è che dire.. di classe,
davvero..”
“Wilhelmina, non fare così… e comunque avremmo potuto anche
non fermarci, se tu non ti fossi mangiata tutte quelle Delizie..” Daniel
si divertiva troppo a prenderla in giro a riguardo, non riusciva più a farne a
meno.
“Insomma, erano solo DUE pacchetti..”
“..di quelli grandi..”
“DUE stramaledetti pacchetti insomma!!”
“Guarda che vanno tutti direttamente sui fianc—”
Ma qualcosa – o meglio, qualcuno – interruppe violentemente
e improvvisamente Daniel. Qualcosa che gli era piombato addosso, qualcuno che
gli era saltato in braccio.
“Aiuto, aiuto, aiuuuuuuuuuto!!! Qualcosa stava per atterrami
sulla testa!!!”
Daniel alzò lo sguardo e vide la cosa che aveva
appena terrorizzato Marc svolazzarsene ora sopra Matt, che al contrario quasi
ne sembrava divertito.
“Marc, è solo un gufo.. credo, è un gufo quello?”
Betty e Matt annuirono (evidentemente gli unici della
compagnia ad avare una vaga idea di che animale fosse).
“Ecco, nulla di cui preoccuparsi. Ora potresti scendermi di
dosso?”
“Oh.. sì, certo..”
Marc lasciò il collo di Daniel che tanto gentilmente lo
aveva tenuto in braccio fino a quel momento, e tornò coi piedi per terra.
“Bene, prima di vederti passare anche te dall’altra sponda
direi di sbrigarci ad andare a ingozzarci con quegli Hamburger..” e così
dicendo, Wilhelmina si avviò verso il Barn Owl Pub.
“Ehi, ha fatto tutto lui…” tentò di rispondere Daniel, ma anche
tutti gli altri si erano ormai mossi, ridendo tra loro dell’accaduto e
dell’osservazione di Willie.
“Ah ah, sì, divertente..”
“Suvvia Daniel” riprese invece Wilhelmina “stiamo solo
scherzando, nessuno mette in dubbio la tua mascolinità..”
E continuando a ridere del Meade, arrivarono finalmente al
Pub vero e proprio.
***
“Perché ogni volta che penso di essere arrivata all’inferno
poi finisco in un luogo ancora peggiore?”
“Rassegniamoci Willie, Dio ci sta punendo per qualcosa che
gli abbiamo fatto..dici sia per quella volta che abbiamo rubato le offerte in
quella chiesetta del Queens?”
“Non credo, lasciammo i miei orecchini, ricordi? No..
piuttosto, sei sicuro non stia punendo te per come ti sei conciato l’altro
giorno? Marc, davvero.. calzini bianchi?”
Marc abbassò lo sguardo vergognandosi profondamente di sé
stesso “Sì” mormorò “dev’essere stato questo, e ora noi tutti ne paghiamo le
conseguenze.” Alzò lo sguardo e si rivolse a tutti gli altri “Mi dispiace, mi
dispiace davvero!”
“Tranquillo Marc, sono sicuro che Dio e Coco Chanel ti
avranno già perdonato, e tutto questo sta accadendo per altri motivi..” gli
rispose Betty “Piuttosto, pensiamo a trovarci un posto.”
Si guardarono intorno in cerca di un cameriere o simili. Il
locale tradiva subito il proprio passato di fienile, con alti pareti in legno e
sacchi balle di fieno più o meno grandi sparse ovunque. I tavoli erano
sistemati lungo i lati lunghi, mentre in fondo erano sistemati alcuni carrelli
carichi di cibo, Hamburger soprattutto (Erano la specialità della casa, come è
ormai abbastanza chiaro).
Mentre tutta la compagnia si guardava intorno cercando di
capire il perché di tutto quello spazio, una ragazzona dalle forme generose li
avvicinò.
“Posso esservi d’aiuto?” chiese masticando vistosamente un
chewing gum.
Wilhelmina si ritrovò paralizzata dall’orrore.
“Un tavolo per sei per favore” chiese Betty “Il migliore che
avete, la prego. Sa, siamo giornalisti, e chissà che poi il vostro locale non
finisca nella rubrica gastronomica…”
“Di che giornale?” chiese la ragazzona.
“Ehm..” Dio, come diavolo aveva fatto a non pensare a un
dettaglio simile? Si voltò in panico verso gli altri, quando Matt le venne in
aiuto “Siamo del Community Weekly, di Richmond. Lo conosce?”
“Veramente no, non leggo giornali”
“Oh.. beh, ma pensi alla pubblicità— ”
“Sì sì certo, per di qua prego” e li condusse a un
tavolaccio sul fondo del locale, poco lontano dai carrelli pieni di cibo.
Quando si fu allontanata e si furono seduti, Wilhelmina
riprese l’uso della parola.
“Quindi dovremmo mangiare.. quelli?” chiese, indicando i
mucchi di pane e hamburger e salse che avevano vicino.
In risposta arrivò la ragazzona ruminante di prima, che
insieme a una ragazzina tanto magra quanto inquietante, servì ad ognuno di loro
un Hamburger Super Plus e una bottiglia di birra.
“Dopo questo non potrò mangiare per mesi” mormorò Marc
“Oh, ma non devi preoccuparti, è risaputo che la cucina
inglese è terribile. Non ti perderai niente..” gli rispose Amanda, seduta di
fonte a lui.
“Già, ha ragione” le fece eco Wilhelmina.
Comunque entrambe decisero di far cadere presto l’argomento,
volendo consolarsi con i Super Plus che avevano davanti.
“Matt” disse all’altro capo del tavolo Betty “grazie per
prima.”
“Rischiavi di tirare in ballo Mode, facendo perdere di
credibilità la storia.”
“Ah già…”
Niente, ancora glaciale come le birre a tavola, che stavano
andando via come niente. Troppo in fretta, a dire la verità.. Probabilmente fu
anche grazie alle fresche birre se si risolsero a fare quel che poi fecero..
Circa mezz’ora dopo infatti, la ragazzona ruminante era
tornata da loro pretendendo il contro. A nulla parevano servire le belle
storielle di Betty sul Community Weekly, quella era fermamente convinta
a riscuotere i 30 dollari che le dovevano.
“Oh insomma” sbottò a un certo punto Wilhelmina “per 30
maledettissimi dollari vuole perdere della pubblicità gratuita. Bene, vuol dire
che annunceremo alla Virginia intera quanto sono disgustosi i vostri Hamburger.
Gente” si rivolse alla compagnia “direi che è ora di andare” e si alzò, seguita
a ruota dagli altri.
“Ehi ehi ehi, fermi dove siete” la ragazzona si parò davanti
a loro “Dove credete di andare. Datemi quei 30 dollari, o vi denuncio.”
“Davvero?” rispose Wilhelmina con tono di sfida.
Betty, dietro di lei, si rivolse invece agli altri “Qualcuno
pensi velocemente a un modo per distrarla, dobbiamo tagliare la corda..”
“Laggiù!”
Ancora una volta, Amanda puntava il dito alla loro salvezza,
o possibile tale, scritta a pennarello su un cartone.
“Gara di tango? Amanda, non credo possa esserci—”
“Betty, leggi bene sotto. 100 dollari ai primi
classificati. Paghiamo stasera e pure il pranzo di domani.”
“.. o i materiali per la gara.” Aggiunse Daniel.
“Sì certo, i materiali..”
“Wilhelmina” la chiamò Daniel “vieni un secondo qua, forse
abbiamo risolto.”
Questa, lanciando un’ultima occhiata di fuoco alla
cameriera, li raggiunse, al che Daniel le chiese
“A quanto pare tra circa
mezz’ora qui si terrà una gara di tango, e in palio ci sono 100 dollari.” Le
rispose Matt.
“E a noi..?”
“Siamo in sei, tre
coppie, abbiamo tutte le possibilità di questo mondo contro questi buzzurri di
campagna” esclamò allora Marc.
“Oh certo, perché qua
siamo tutti esperti ballerini di tango…” gli rispose polemica Amanda, mentre
Daniel tra sé si chiedeva chi avesse avuto l’idea di una gara di tango in un
fienile della Virginia.
“Cara
mia miss polemica, si dà il caso che il sottoscritto abbia passato sei
mesi a Buenos Aires. Sapete, c’era questo argentino, Jorge..”
“Vai al punto.”
“Beh, quei sei mesi mi
hanno trasformato in un esperto di tango, muchachos.”
“Marc” disse Daniel
spaventato “sia chiaro, io con te non ci ballo.”
“Oh Daniel, per quanto
l’idea di strusciarmi con te su una pista da ballo mi attiri,”
(Daniel deglutì terrorizzato) “temo che il regolamento non contempli coppie
omosex. Il che è un’idiozia, insomma, siamo nel terzo millennio...”
“Quindi con chi ballerai,
asso del tango?” chiese Betty.
“Beh, se lei è d’accordo.. Amanda?”
Questa lo guardò
piuttosto perplessa per qualche secondo. Poi gli rispose.
“Nemmeno morta.”
“Amanda” cercò di
convincerla Betty “fallo per la squadra.”
“Amanda” intervenne
allora Wilhelmina “fallo o ti licenzio.”
L’ex receptionist fece
una smorfia, ancora poco convinta, pur sapendo di essere obbligata ad
accettare.
“Ok va bene.. qualcuno si procuri della musica decente per provare
però.”
“Provare?” chiese Daniel.
“Oh certo, manca ancora
mezz’ora, non posso mica permettervi di andare là fuori ad agitarvi come degli
elefanti sgraziati che si accoppiano!”
“Ho sentito bene, vi
serve della musica?”
Il gruppo si voltò verso
l’origine della domanda. A porla, un signorotto sulla cinquantina, a guardare
il quale l’osservatore non poteva fare a meno di fissarsi sulla splendente
pelata che ostentava orgoglioso.
Questi,
cercando di distrarre i suoi ospiti dall’ipnotica pelata, continuò “Scusate,
non mi sono nemmeno presentato. Il mio nome è Bill, e sono il proprietario di questo locale.”
“Oh, complimenti davvero.
Abbiamo mangiato benissimo” Betty cercò di ritentare il piano A “Con una cucina
del genere, quattro stelline non gliele toglie nessuno!”
“Che gentili, mi aveva
detto Magda che voi eravate dei giornalisti o qualcosa di simile. A proposito,
non vi ho visto alla cassa, avete già pagato?”
“Ehm..
a tal proposito, stava dicendo prima per la musica?”
“Ah certo.. beh, ho sentito che volete allenarvi un po’, prima della
gara. C’è uno stereo sul retro del locale, credo che ci sia ancora dentro un cd
di musica adatta. Jojo, il mio
tesoro, ha provato fino a poco fa. Sapete, è in suo onore che ho organizzato
questo concorso. Ci siamo conosciuti due mesi fa, e ora ha accettato di venire
con me qui a Stauton.. volevo fargli capire quanto
tengo a lui..”
La compagnia andò dietro
a Bill verso il retro del fienile. Camminando, Marc cercò di prendere una mano
ad Amanda, ma tutto quello che ottenne fu un pugno in un fianco.
***
“Perché devo ballare con lui?”
“Wilhelmina” le rispose lui “è stata fatta una regolare
estrazione per deciderlo. E comunque potresti evitare tutte queste scene,
considerando che qualche ora fa ti sei calata così bene nei panni della mogliettina.”
“Ma se mi hai tradito con
Sharlene!”
Betty aggrottò un
sopracciglio “Mi sono persa qualcosa?”
“Betty, fidati, è meglio
che tu non ne sappia niente..”
“Siamo sicuri…?”
“Betty, smetti
d’insinuare e pensa al tuo
ballerino.”
Lei alzò gli occhi al
cielo, poi li portò su Matt che armeggiava con lo stereo. Sì, era una bella
gatta da pelare.
“Scusate un attimo,
perché voi altri siete stati accoppiatiper estrazione e invece avete
obbligato me a ballare con—”
“Bababababa” Portandosi a
pochi centimetri dal suo naso, Marc zittì Amanda “chiudi il becco e senti il
ritmo. Gente” si rivolse poi agli altri quattro “vi mostrerò come io, un gay, possa ballare con lei, una donna, la quale tra
l’altro ora mi odia, e rendere il tutto non solo vincente per la competizione,
ma addirittura sensuale.”
“Non credo di aver capito
l’ultima parola..” borbottò Amanda
“..sensual-”
“Zitta” Amanda, in un
attimo, tappò la bocca a Betty.
“Et
voilà!”
Poco lontano, Matt era
finalmente riuscito a far funzionare lo stereo, che in quel momento cominciò a
diffondere nell’aria di Stauton le note di Santa Maria Del Buen Ayre.
Marc tese la mano
sinistra ad Amanda, assumendo nel contempo lo sguardo più intenso che gli
potesse riuscire con una donna.
“Señorita, mi concede questo ballo?”
“Se proprio devo..” ancora riluttante, Amanda unì la sua mano destra alla
sinistra del coinquilino.
Immediatamente Marc la
tirò forte a sé, cingendola intanto con l’altro braccio.
“Ehi, non ti allargare troppo, gringo!”
Ma Marc ormai aveva
portato il viso vicinissimo al suo.
“E’ per scopi didattici,
cosa credi” improvvisamente girarono su loro stessi “però, te la cavi piuttosto
bene.”
“Credi di essere l’unico
ad aver passato qualche mese di fuoco a Buenos Aires?”
“No, per niente..”
Per la prima volta
dall’incidente a Carlisle Amanda non sentì il desiderio di prenderlo a badilate
sui denti.
“Sai cosa sarebbe meraviglioso ora?” le chiese ancora, stringendola ormai così
forte da impedirle quasi di respirare.
“Cosa?” riuscì solo a
rispondere lei con un sussurro.
“Lasciati andare.”
Solo allora Amanda, che
pure aveva cercato per tutta la durata del ballo di evitare la cosa, finalmente
lasciò che i loro sguardi si incrociassero. Decise quindi che forse valeva la
pena cercare di mettere da parte per qualche minuto la rabbia, la tristezza, la
delusione, solo per lasciarsi andare al ritmo del tango, e lasciarsi guidare da
lui nella danza. Sorprendentemente, si accorse che le era più facile del
previsto, anche se non poteva fare a meno di chiedersi se aveva a che fare con
la straniante quanto tuttavia stranamente piacevole sensazione delle sue mani
giù per la sua schiena ed oltre..
***
Per la gioia e la
meraviglia degli spettatori, alla fine Amanda era davvero riuscita ad obbedire
alla richiesta di Marc. Rispondendo perfettamente a quell’idea che vuole per un
buon tango una ballerina completamente abbandonata al partner, la fiducia
accreditata dalla ragazza all’amico permise infatti
loro di eseguire una prova tale che, se eseguita sotto gli occhi dei giudici,
li avrebbe sicuramente condotti alla vittoria. Di certo, aveva lasciato a bocca
aperta, anzi spalancata, il resto della compagnia.
Daniel aveva praticamente
gli occhi fuori dalle orbite.
“Tra l’altro Marc, devo
ammetterlo, credo sia stato il momento meno gay della tua vita” aggiunse.
“Oh, decisamente, te lo assicuro…” Confermò Amanda avvicinandosi, e
ansimando ancora vistosamente.
“Ve lo avevo promesso”
esclamò Marc, asciugandosi intanto il sudore in un modo che di etero aveva
ormai ben poco “eccolo, un ballo vincente e sensuale..”
“Sento già il centone tra
le mani” aggiunse fiducioso Matt.
“Straordinari!”
Di colpo, si sentirono
degli applausi. Bill era ricomparso sull’uscio, portando nuova luce grazie alla
splendida pelata.
“Ora però andate a
cambiarvi, lo spettacolo inizia tra poco!” e così com’era apparso, se ne andò.
“Cambiarci? Già? Ma noi dobbiamo ancora provare!”
Betty era entrata nel
panico più totale.
“Oh, non fare scene, noi
andiamo giusto a far numero. Quei due hanno la vittoria in pugno..” Risposto a Betty, Wilhelmina passò a rivolgersi a Daniel
“Anzi, sembra non ci sia più bisogno che anche noi ci uniamo alle danze.”
“Oh, Willie, ho paura che
invece sarà necessario…”
A parlare era stato Marc,
che in un baleno era andato a nascondersi dietro al suo capo, mentre il gruppo
entrava nell’area del fienile che era stata attrezzata per il cambio d’abito e
il trucco (dove per attrezzata s’intende una serie di tende malamente sistemate
a formare dei loculi detti “camerini”).
“Marc, cosa diavolo vuoi
dire?”
“Jorge è qui!!!”
“Lascia stare Jorge, date
un’occhiata agli altri concorrenti!”
Intorno a loro infatti, anziché una folla di contadini e massaie con
l’hobby del ballo quale si aspettavano, fremevano i preparativi per la gara di
giovani aitanti e ragazze che polli e galline probabilmente li avevano visti
solo in qualche film d’ambientazione country.
“Come
mai quelle facce sorprese?” Bill era apparso ancora una volta dal nulla “Cosa
credevate, che nei dintorni vivessero solo agricoltori e operai? Guardatela , la meglio
gioventù di Stauton!” .. riapparso, scomparso.
“Siamo nei guai, siamo
rovinati, verremo arrestati…”
“Betty, te l’ho già detto, niente scene drammatiche.. Marc? Dove
diavolo è finito?” Senza volerlo, anche Wilhelmina si ritrovò travolta dal
panico.
“Credo sia nascosto
dietro quella tenda..” rispose Matt.
Si avvicinarono a lui,
Wilhelmina in testa, con aria per niente rassicurante.
“Si può sapere chi è
questo Jorge e perché ti stai nascondendo come un dannato coniglio?”
“E’ QUEL Jorge! Laggiù,
insieme a Bill-pelata-di-luce.”
“Ma quello non è il suo Jojo?” chiese
perplessa Betty.
“Ehm, Betty” Amanda,
ancora un po’ scossa per il ballo, le si avvicinò alle spalle “Temo che Jorge e
Jojo siano la stessa persona…”
“Oh… Marc, ma perché ti nascondi? Non potresti far leva sui vostri trascorsi
per un aiutino..?”
“Stai scherzando?”
Marc, sempre più
terrorizzato, aveva portato la tenda a coprirlo quasi del tutto, ad eccezione
del volto.
“Cerco di essere più
chiaro: l’ultima volta che io e lui ci siamo visti è
dovuta intervenire la polizia per evitare che il sottoscritto diventasse solo
un bel ricordo. Per colpa sua, un intero quartiere di Buenos Aires mi vuole
morto..”
“Vuoi dire che io e te non balleremo più insieme?”
Amanda era tornata vicino
a Marc, anche lei con uno sguardo quasi truce.
“Mandy, temo dovremmo
rinunciare…”
“Lo sapevo.. ed io
stupida che mi sono fidata. Non fai altro che fuggire…”
E senza aggiungere altro
lasciò i camerini. Decisamente l’era
tornata voglia di prenderlo a badilate sui denti..
***
Con l’abbandono della
competizione da parte di Marc e Amanda, gli altri quattro si erano ritrovati
schierati al mezzo della pista più terrorizzati che mai.
“Sapete tutti come si
balla il tango vero?” Wilhelmina cercava disperatamente di trovare qualche
sicurezza.
“Oh beh, più o meno.. ho letto un libro una volta” le rispose Betty “Vale lo
stesso?”
Wilhelmina dovette
sforzarsi più del solito per non mettersi a urlare “Beh..
meglio di niente, suppongo. E tu Daniel?”
“Amante argentina”
Wilhelmina non resistette
alla tentazione “Chi, Sharlene?”
Daniel accennò un
sorrisetto “Ti è proprio piaciuta la nostra recita eh?”
“Beh, ammetterai che è
stata ben condotta, modestamente..”
Ma Daniel non riuscì a
risponderle a tono, perché Bill, salito su un palchetto, aveva preso la parola
per dare il via alla gara. Meno di un minuto dopo, partiva la musica.
“Matt, sembra tu stia
ballando con una scopa”
Wilhelmina non avrebbe
potuto trovare paragone migliore a descrivere la danza di Matt e Betty, se
danza si poteva chiamare. La povera Suarez infatti
veniva tenuta da Matt a una distanza tale che, non fosse stato per il numerino
sul petto, sembrava più che altro stessero solo parlando, anzi, litigando.
“Ha ragione, Matt, stiamo
ballando un tango..
guarda che non mordo.”
“Betty, è meglio così,
fidati..”
Ma lei decise che non era
il momento di dargliela vinta. Con un colpo deciso lo tirò a sé.
“Se tango deve essere,
che lo sia davvero” aggiunse poi, con quello sguardo che Matt ricordava di aver
visto solo quella terrificante sera in cui tentò di sedurlo a causa dei
consigli di Marc e Amanda..
“Betty, mi hai appena
messo una mano sul sedere?”
“Sì, è un tango,
ricordi?”
Matt non poté far altro
che rinunciare per il momento ai suoi propositi di ostilità nei suoi confronti
e finì per sorriderle.
“Oh, finalmente!” esclamò
Betty “ora ti va bene questa distanza media o vuoi tornare a ballare con la scopa?”
Stavolta Matt ridacchiò
proprio “No no, va benissimo così.”
“Vorrei vedere.. voglio dire, se riescono a ballare quei due..guardali:
secondo me possono anche vincere.”
Daniel e Wilhelmina in effetti più che come due litigiosi colleghi di lavoro,
ex potenziali matrigna e figliastro, con anni di intrighi e pugnalate di vario
genere alle spalle, erano finiti a ballare in un modo che piuttosto faceva
pensare ai litigiosi coniugi interpretati
a Carlisle.
“Sai, sto cominciando
quasi a divertirmi..” sussurrò a un certo punto
Wilhelmina a Daniel.
“Quasi?” Rispondendole,
anche Daniel per un attimo ebbe la tentazione di uniformarsi a quello che aveva
visto fare a Marc e Betty ai rispettivi partner, ma ricordandosi immediatamente
di cosa era capace di fare la sua mogliettina,
decise di trattenere la mano al di sopra della cintura di Wilhelmina.. per il momento. Alla fine si accontentò solo di
stringerla un po’ più forte.
“Fossi in te non me ne
approfitterei troppo”
Wilhelmina dal suo canto
non riusciva a trattenersi dal provocarlo almeno un po’. Che rischio poteva
correre con un vedovo di fresco che a giorni alterni la desiderava morta?
“Io approfittarmene?
Scordi con chi stai ballando”
“In realtà lo so
benissimo”
A quel punto, i
precedenti buoni propositi di Daniel passarono in secondo piano, ed egli decise
che era anche il suo turno di dare quel tocco in più alla loro esibizione.. Approfittando della quanto mai indovinata chiusura del
brano, mentre accompagnava il corpo della Slater per un casquet,lasciò anche lui che una mano scivolasse
sotto la cintura..
***
Pochi minuti dopo, ma
lontano dalla pista da ballo, Amanda cercava di rifarsi il trucco nonostante il
barilotto di birra che aveva preso in
prestito dalle cucine per goderne in solitudine fuori dal locale. Era
riuscita a centrare appena metà labbro superiore quando delle voci poco lontane
annullarono anche quel poco di concentrazione che era riuscita a raccogliere.
“Allora è tutto
confermato? Ho visto il tuo splendente fidanzato
sorridere in direzione di quei due newyorkesi, non vorrei facesse saltare tutto..”
Amanda rinunciò
definitivamente al rossetto e cercò di capire da dove arrivasse la voce, che
riuscì alla fine a individuare come proveniente dal corridoio antistante i bagni.
Nonostante l’andatura
decisamente ondeggiante, ancora merito del barilotto di cui sopra, Amanda
riuscì comunque a raggiungere la porta, e ad accostarla quel tanto da
permetterle di sfamare la propria curiosità.
“Estai tranquilla me amor, el pelaton lascia tutte le decisioni a
me, estarete voi a vincere”
“Sarà anche il caso.. abbiamo bisogno di quel denaro..”
Jojo prese tra le mani il viso della giovane (una stangona mora, dal fisico
mozzafiato, ma un naso che, pensò Amanda, da solo poteva fare contea..) e, dopo averla baciata dolcemente, tornò a rassicurarla.
“Estai tranquilla, tra poco avremo il nostro dinero per andare a Richmond e iniziare la nostra nueva vita!”
Ma proprio mentre Jojo tornava a baciare la sua bella,
Amanda cadde rovinosamente a terra. Evidentemente, non era stata una buona idea
stare così sporta con tutto quell’alcool in corpo.
Per sua fortuna comunque
non ce n’era abbastanza da impedirle di sollevarsi in tempo e correre a
buttarsi di fuori dalla finestrella del bagno. Era fuori quando Jojo e la stangona si risolsero a venire
a controllare a chi appartenesse la chioma bionda che era sembrato loro di
intravedere, accompagnata da un pungente odore di birra.
***
“Bene Stauton, finalmente
saprai chi è il vincitore!”
Wilhelmina guardò Daniel.
Nemmeno un’ora prima non avrebbe scommesso nemmeno un cent sul fatto che
proprio loro sarebbero arrivati in finale. Certo, il fatto che ci fossero
arrivati non implicava necessariamente potessero addirittura vincere la gara, considerando
soprattutto che la coppia avversaria aveva tutta l’aria di prendere la cosa dannatamente sul serio.
Le sue previsioni sulla
vincita però tornarono presto a recuperare vorticosamente quota quando il campione rientrò a passo spedito nella
sala e, appena fu davanti alla sua compagna, la colpì con un vigoroso schiaffo.
“Sgualdrina!” urlò “dopo tutto quello che ho fatto per te!”
Nella sala calò il
silenzio più assoluto, mentre tutti gli sguardi convergevano al centro.
“Ma di cosa stai parlando
tesoro?” balbettò lei “Sai che non potrei mai tradirti..”
“Qualcuno di voi ha
pop-corn a portata di mano?” bisbigliò Matt al resto del gruppo “Prevedo fuochi
d’artificio.”
“Oh puoi scommetterci”
rispose Daniel “anche se mi chiedo con chi potrebbe averlo tradito.. voglio dire, bel fisico non c’è che dire, ma ha quel naso..”
“Già, dovrebbero instituire una nuova contea solo per quello” finì per lui
Marc. Gli altri due annuirono in accordo.
“Come
siete cattivi. Non è poi così.. grande....” Ma nel dirlo Betty fu la prima a rendersi
conto di non credere nemmeno lei a quel che stava dicendo.
“Vi ho visti sai” riprese
urlando il campione “vi ho visti
insieme, quindi è inutile che neghi! Però adesso voglio sapere come hai fatto.. voglio dire, è gay!”
La nasona capì che era inutile continuare a negare “Beh, evidentemente
non così tanto.. “
A quel punto Bill scese
di corsa dal palco e raggiunse i due.
“Voi due non state
parlando del mio Jojo vero?” chiese,
con un tono però che tradiva il fatto che, purtroppo, conosceva già la
risposta.
“Mi dispiace Bill, ma è
proprio Jorge.. li ho visti, li ho visti..e ora
scusate, ma non ho più motivo di rimanere qui.” E così come era arrivato,
velocemente se ne andò, nonostante la nasona
gli fosse corsa dietro supplichevole.
“Beh..”
tutti notarono che la splendente
pelata aveva perso improvvisamente di lucentezza “beh, pare che sia rimasta una
sola coppia in gara” portò lo sguardo mesto su Daniel e Wilhelmina
“complimenti, vi dichiaro ufficialmente vincitori di questa gara.. passate in
cassa per ritirare il premio..”
Al tono assolutamente
monotono del povero Bill corrispose un’esplosione di gioia da parte dei nostri. Marc era uscito da dietro la sua
tenda per andare a stringersi a Willie, assolutamente incredula, e insieme si
erano uniti a una sorta di grande abbraccio di gruppo che era andato a crearsi.
Proprio in quel momento poi tornò in sala anche Amanda, la quale vedendo tale
esplosione di gioia capì che la sua piccola chiacchierata con il campione aveva avuto gli effetti
sperati…
***
“Beh, lo confesso, non
avrei mai pensato ce l’avremmo fatta” esclamò Daniel, mentre tutti ormai si
avviavano al pulmino.
“Beh, di sicuro non è merito tuo.. mi hai pestato i
piedi almeno un paio di volte..” gli rispose pungente Wilhelmina.
“Perché, tu no?”
“Ehi voi due, smettetela
di beccarvi.. abbiamo vinto, questo è l’importante” li
interruppe Betty.
“La verità è che senza
l’intervento di Amanda non avremmo concluso niente” s’intromise ulteriormente
Marc “E’ stata lei a raccontare tutto a quel ballerino.”
“Già, è tutto merito suo.
A proposito, dov’è?”
“E’ andata a sistemarsi
il trucco credo” rispose Marc a Betty “non so se hai notato che aveva rossetto
solo su metà labbra..”
Amanda per l’appunto era
tornata nei bagni a finire di sistemarsi, approfittando soprattutto del fatto
che l’hamburger offertole come premio per il suo fondamentale contributo alla
causa le aveva fatto passare un po’ il capogiro ereditato dal barilotto di
birra.
Era appena uscita dai
bagni, soddisfatta come non mai di non somigliare più a un clown, quando andò a
sbattere contro qualcuno di molto
alto, e dai pettorali decisamente ben sviluppati.
“Esta colpa tua se è esuccesso
tutto questo casino!”
“Ehm, ci conosciamo?”
Jorge l’afferrò e quasi
la sollevò da terra.
“Tu hai fatto saltare
tutti i miei progetti,por questo ora dovrai
pagare”
Solo a quel punto Amanda
capì che si era decisamente messa nei guai.
In un secondo si era ritrovata sul pavimento del bagno,
buttata lì dall’argentino come fosse stata una bambola di pezza. L’uomo si era
poi richiuso la porta alle spalle, e aveva cominciato ad avanzare verso di lei
con aria tutt’altro che amichevole.
“Non possiamo trovare un, ehm, un accordo?” tentò Amanda,
sfoderando uno dei suoi migliori sguardi languidi. In caso di emergenza, sempre
ricorrere alle proprie armi migliori.
Jorge, in risposta, tirò fuori un coltello.
“Uhm, direi che non sei interessato.. il che è un peccato,
non sai cosa ti perdi, bello...” riprese lei, ma già con molta meno
convinzione.
Jojo continuava a non rispondere nulla, ma anzi
avanzava con aria sempre più minacciosa.
Ad Amanda non restava che continuare a indietreggiare,
pregando di non raggiungere troppo presto il muro.
***
“Perché hai voluto venissi anche io?”
“C’è ancora quel pazzo di Jorge in giro, non voglio finire
il miei giorni a Stauton, Virginia.”
Daniel rise “Vi siete davvero lasciati male...”
“Male è un eufemismo!” Marc impallidiva al solo ricordo
“Jorge sa essere un dolcissimo amante, ma se per qualsiasi motivo le cose non
vanno come vuole lui, è più vendicativo di una casalinga il venerdì nero da
Wal-Mart”
“Ok, a questo punto non sono sicuro di volerne sapere di
più…”
“Non ti avrei raccontato nient’altro comunque, il ricordo
mi terrorizza ancora.”
Arrivarono finalmente nei pressi dei bagni.
“Vai a controllare se è ancora lì.”
“Vai?” Marc sgranò gli occhi, velati ancora un po’
dal terrore.
“E’ il bagno delle donne, io non posso entrare!”
“Adesso vorresti farmi credere che non sei mai
entrato in una toilette femminile…?”
“Beh.. ma che c’entra, sono cose che non faccio più. Sono un
uomo nuovo, io.”
“Sì, sì, certo…”
Sorridendo ancora, Marc aprì la porta del bagno ed entrò. Quello che vide,
però, subito entrato, gli fece perdere svariati decenni di vita.
Jorge, Jojo, il tanghero pazzo di Buenos Aires stava
a pochi metri dal lui, e brandiva un coltello nella mano destra. Il tempo di
abbassare lo sguardo e vedere lo sguardo terrorizzato di Amanda davanti a
quello, e il cervello di Marc smise di ragionare.
Si lanciò contro l’argentino, cercando di disarmarlo. Vista
però la mole di Jorge, e la certo non decisiva forza fisica di Marc, l’unico
risultato che ottenne fu quello di rimanere appeso al braccio dell’argentino.
“Lasciame pidocchio!” gridò Jorge, ma nel dirlo gli
cadde di mano l’arma.
“Amanda, prendi il coltello!”
Lei non riuscì a dire o a fare niente, completamente
paralizzata dalla paura; la sua indecisione però finì per condizionare lo
scontro, poiché Jorge, approfittando del rivolgersi di Marc all’amica, riuscì
finalmente a staccarselo di dosso. Finito a terra, Marc tentò subito di
rialzarsi, ma Jorge lo colpì violentemente al viso, tramortendolo.
Amanda accennò un movimento in direzione del povero caduto.
Si fermò subito però, non appena vide che Jorge aveva ripreso la sua arma ed
era tornato a rivolgere la sua attenzione verso di lei.
La ragazza tornò a indietreggiare, ma si ritrovò quasi
subito con le spalle al muro. Rannicchiandosi, chiuse gli occhi e cercò di
prepararsi al peggio.
“Fermo!”
Jorge si voltò d’istinto per vedere chi avesse parlato.
Risultò così più vulnerabile all’attacco, nella fattispecie un diretto che lo
colpì sul muso.
Riuscì comunque a mantenersi in equilibrio e a rispondere
all’assalto con un fendente. Daniel indietreggiò appena in tempo e, con un
agilità che Amanda trovò sorprendente, disarmò il nemico.
Jorge indietreggiò leggermente, per cercare la rincorsa
giusta per il contrattacco, ma finì per inciampare in qualcosa e cadde
all’indietro. Daniel ne approfittò, colpendolo nuovamente al viso. Jojo sembrò
per un attimo aver incassato senza troppi danni, ma alla fine svenne, dopo aver
lanciato un ultimo sguardo di fuoco.
“Amanda!” Daniel si accostò alla ragazza, ancora
rannicchiata contro il muro e con gli occhi chiusi. “Ehi, è tutto finito… va
tutto bene.”
Amanda riaprì lentamente gli occhi.
“Io.. Oh mio Dio, Marc!” improvvisamente lasciò il muro e
Daniel, scattando verso l’amico, che giaceva sotto la possente figura
dell’argentino caduto.
“Marc! Marc, per l’amor di Dio svegliati!”
Con poca grazia spostò il corpo di Jorge e tirò quello di
Marc verso di sé, per poi cominciare a scuoterlo tentando di svegliarlo, forse
più spaventata ora di quando poco prima s’era ritrovata con le spalle al muro.
“E’ solo svenuto.. credo,” disse Daniel. “Comunque ora ci
conviene sparire di qui il più presto possibile, non vorrei che il nostro amico
là si svegliasse.. e non abbiamo altro tempo da perdere. Su, andiamo, aiutami a
tirarlo su.”
Caricatosi Marc sulle spalle, Daniel prese Amanda per mano e
insieme corsero via verso l’uscita.
***
“Oh, perfetto, ora ci siamo persi anche quegli altri due.
Qualcun altro vuole andare a cercarli e perdersi anche lui?”
Wilhelmina era sull’orlo dell’ennesima crisi di nervi. Si
rendeva conto che c’era stata vicina più spesso nelle ultime ventiquattro ore
che in vent’anni di carriera, e questo non faceva altro che aumentare il suo
fastidio.
Stava appunto meditando se avrebbe potuto sfogare le sue
frustrazioni su Betty quando lei e gli altri videro Amanda e Daniel correre
verso il pulmino. Solo in un secondo tempo si resero conto che il grosso pacco
che il loro capo portava sulle spalle non era nient’altro che Marc.
“Dove vi eravate cacciati?”
“Che diavolo è successo?”
“Perché Marc è svenuto di nuovo?”
“Salite subito sul pulmino, veloci,” rispose Daniel,
buttando nel contempo Marc su uno dei sedili posteriori. “Vi spiegherò tutto
dopo. Matt, metti in moto.”
“Daniel, perché sanguini da uno zigomo?”
“Betty, dopo!”
Poco dopo tutti erano a bordo, e si lasciavano alle spalle
il Barn Owl Pub di Stauton, Virginia.
Non avevano percorso che poche centinaia di metri quando Betty
tornò a bombardare Daniel con domande sull’accaduto, mentre Wilhelmina, che gli
stava accanto, conduceva il suo interrogatorio con un semplice movimento
del sopracciglio.
Prima di rispondere Daniel lanciò un’occhiata ad Amanda,
seduta sul sedile in fondo abbracciata a Marc. Lei ricambiò lo sguardo e annuì
leggermente, tornando a poggiare il capo sul petto dell’amico ancora senza
sensi.
“Abbiamo sorpreso quell’argentino, Jorge, minacciare Amanda
con un coltello. Se noi – o meglio, Marc – fosse arrivato anche solo qualche
secondo dopo… Beh, potete immaginarlo.”
Betty a questo punto aveva spalancato la bocca. Matt si
lasciò scappare un “Oh Dio!” e perfino Wilhelmina lanciò un’occhiata
semi-spaventata ai due ragazzi seduti dietro.
“Ad ogni modo,” proseguì Daniel, “Marc ha tentato di
disarmarlo per primo, ma è stato colpito. Poi sono arrivato io e insieme siamo
riusciti a metterlo fuori gioco definitivamente.” Omise volontariamente il dettaglio
che Marc, quando era intervenuto la seconda volta contro Jojo, lo
aveva fatto da svenuto.
“In sostanza, dunque, ora voi due sareste delle specie di
eroi?” chiese ironica Wilhelmina.
“Sono degli eroi!” le rispose Betty, con una vocina squillante. “Davvero,
è sorprendente!”
“Beh, alla fine non è che abbia fatto così tanto,” rispose
Daniel, in un moto di modestia. “Anzi, il grosso del merito va a Marc.”
“Smettila di fare il falso modesto, scommetto che ti diverte un mondo giocare
al prode cavaliere,” tornò alla carica Willie.
“Non sto facendo il falso modesto!”
“Certo, sicuro. Andiamo, ammettilo che ancora non ti sei
medicato per poter giocare un altro po’ all’eroe che sfoggia le sue ferite.”
“Io... no! E’ solo che non è niente.”
“Mmm, in effetti però non ha un bell’aspetto,” intervenne
Betty. “Aspetta, Lily dovrebbe aver messo anche una cassettina del pronto
soccorso insieme ai bagagli.”
“Sì, eccola.”
Wilhelmina, inaspettatamente, era andata subito a caccia
della cassetta, che ora stringeva tra le mani.
“Wilhelmina…” Daniel spostò lentamente lo sguardo verso di
lei, spaventato dalla risposta che poteva ottenere. “Cosa hai intenzione di
fare?”
“Non vuoi che sia io a farlo o, come credo sia più
probabile, sei uno di quegli uomini che ancora non sopportano il bruciore
dell’acqua ossigenata?”
“Non voglio che sia tu a medicarmi!”
“Bene. Betty?” Wilhelmina le porse un batuffolo di cotone e il
flacone di disinfettante. “Potresti pensarci tu?”
“Certo, non c’è problema!”
Betty s’era già voltata e sporta dal suo sedile, e stava per
arrivare col batuffolo al viso di Daniel, quando l’uomo si ritrasse di colpo.
Betty ritentò, ma quello si ritrasse ancora. Al terzo tentativo andato a vuoto,
Betty fu costretta a sfoderare, dopo tanto tempo, quella sua espressione di
biasimo espressamente dedicata a Daniel.
“Betty, smettila,” la rimproverò Daniel.
“Cosa?”
“Con il tuo sguardo da farfalla giudica tutti!”
“Ehi! Ma, Daniel, hai paura di farti medicare un graffio!”
“Non ho paura… Betty, ho messo al tappeto un pazzoide
armato meno di mezz’ora fa, come posso aver paura di un batuffolo imbevuto
d’acqua ossigenata?”
“Allora perché mi sfuggi?”
“Dio mio, che strazio. Da’ qua!” Un secondo dopo Wilhelmina
aveva ripreso in mano la strumentazione e senza troppo indugio si era
fiondata con il batuffolo tra le dita, sulla ferita di Daniel.
“AHI! Brucia!”
“Quanto sei melodrammatico.. ora taci e sta’ fermo.”
Daniel ubbidì senza battere ciglio. Più o meno un minuto
dopo la ferita era disinfettata e un cerotto vi era stato sistemato sopra.
“Finito. Fattelo dire, Charlie Brown ti sta a
pennello.”
“Chi?”
“Daniel,” gli rispose Betty, “c’erano solo dei cerotti dei Peanuts.”
“Oh… Charlie Brown, uh?”
Wilhelmina e Betty annuirono insieme, mentre sulle labbra di
entrambe faceva capolino l’inizio di una risata.
***
Da quando Wilhelmina aveva dovuto trasformare il viso di
Daniel in una striscia a fumetti erano trascorse più di tre ore. Loro due e
Betty avevano finito con l’addormentarsi, così come Amanda. Marc ancora non si
era svegliato, mentre Matt tentava il tutto per tutto per non raggiungerli nel
mondo dei sogni.
Il fatto che la strada, in quel punto, fosse assolutamente
rettilinea e deserta fu molto d’aiuto quando Matt sbandò e prese in pieno un
cespuglio sul bordo della strada. Per sua fortuna nessuno parve accorgersi del
pericolo corso. O almeno, nessuno tra quelli addormentati. Marc, che
fondamentalmente era stato incosciente fino a quel momento, beneficiò invece di
quel violento scossone, riprendendo finalmente i sensi.
Riaprendo gli occhi, la prima cosa che vide fu Amanda,
addormentata, con la testa ancora poggiata sul suo petto. Si guardò poi un po’
intorno, cercando di realizzare dove fossero, quanto tempo fosse passato, come
avessero fatto lui, Daniel e Amanda a salvarsi da Jorge.
Compreso quasi subito che in quel momento nessuna delle sue
domande avrebbero avuto una risposta, riportò lo sguardo sull’amica. Si accorse
che una ciocca di capelli le cadeva sul viso, nascondendolo in parte:
delicatamente lo spostò di lì, accarezzandola.
Poiché, però, al suo tocco Amanda aveva mosso leggermente la
testa, mormorando qualcosa, Marc subito fermò la mano, temendo di svegliarla.
Si sorprendeva sempre di quanto i suoi lineamenti si addolcissero quando
dormiva, e come tra le sue braccia sembrasse tanto fragile e indifesa, così piccola.
Per non disturbarla ancora decise di limitarsi a continuare
a guardarla dormire, come già gli era capitato di fare da quando aveva avuto
quell’offerta da Vogue.
Aveva cercato di farle capire che non era sua intenzione
abbandonarla, che ciò che lo tratteneva ancora a New York era innanzitutto lei
– anche più della fedeltà a Wilhelmina.
O forse, rifletteva, la verità era che alla fine dei conti
si stava comportando solo da egoista. Aveva messo quel lavoro davanti a tutto,
anche alla loro amicizia, proprio come aveva messo la sua paura per Jorge davanti
alla possibilità di fare pace.
Mentre pensava questo Amanda si mosse ancora: stavolta però riaprì
gli occhi.
“Ehi,” disse piano, ancora stretta a lui. “Ti sei svegliato
finalmente. Come stai?”
“Oh, mai stato meglio,” le rispose sorridendo. “Tu stai bene?”
Marc la sentì stringersi a lui: “Sì, ora sì.”
“Cosa... Cosa è successo dopo che sono svenuto?” si decise a
chiederle.
“Niente di che...” rispose Amanda con tono vago. “Mi hai
solo salvato la vita.”
“Io cosa? Ma se sono svenuto come un idiota!”
“Fidati quando ti dico che sei stato determinante anche
senza sensi...” continuò Amanda. “E poi quello che conta è che tu sia venuto
in mio aiuto, ed abbia affrontato quel pazzo con così tanto coraggio...”
Marc sentì qualcosa di caldo bagnargli il petto: Amanda, nel
dire quelle ultime parole, si era ritrovata quasi senza accorgersene con il
viso solcato dalle lacrime.
“Oh tesoro, non fare così... Ormai è tutto finito, non è
successo niente...” cercò di tranquillizzarla Marc, asciugandole il volto.
Amanda sciolse l’abbraccio, cercò anche lei di asciugarsi e prese
un bel respiro.
“Scusa… è solo che... Marc, hai rischiato davvero tanto...”
“Mandy, tesoro, non è successo niente... è tutto passato, cerca
solo di dimenticare questa brutta storia.”
Lei annuì, poco convinta. Allora lui la ritirò a sé,
abbracciandola di nuovo.
“Ora voglio…” le sussurrò a un orecchio, “…che tu dimentichi
tutto, tranne un dettaglio.”
“Cosa…?”
“Quanto io tengo a te.”
Amanda non ebbe il coraggio di ribattere. Lasciò che
continuasse a stringerla, si lasciò riscaldare dal bacio che le diede sulle fronte,
con gli occhi chiusi. Capì che era giunto per lei il momento di cominciare ad
abituarsi all’idea di lasciarlo andare…
***
Due ore e mezza dopo i sogni dei viaggiatori addormentati
furono bruscamente interrotti da una serie di suonate al clacson da parte di
Matt.
Wilhelmina fu la prima ad essere abbastanza lucida da
esprimere il biasimo generale.
“Cosa diavolo ti è preso?” sbraitò. “Vuoi davvero finire i
tuoi giorni in questa landa desolata?”
“Oh, scusami Wilhelmina, ma avevo bisogno di svegliarvi
tutti subito... Ho esagerato?”
In coro, tutti gli altri risposero di sì.
“Scusatemi, non volevo... Beh, comunque lo scopo è stato
raggiunto mi pare.”
Con gli sguardi ancora un po’ assonnati, tutti risposerò con
un’occhiata di disapprovazione.
“Si può sapere che c’era di così urgente?” chiese Amanda,
soffocando uno sbadiglio.
“C’è che sono quasi sei ore che guido, e c’è bisogno che
qualcuno mi sostituisca. Io scarterei Marc, visto quello che è successo, quindi
c’è bisogno che si offra qualcun altro.”
Daniel si rivolse a Betty. “Tu una volta mi avevi detto di
saper guidare…”
“Oh Daniel, non credo sia il caso… Oltretutto non c’è
nemmeno il cambio automatico, con quello manuale non sono molto bra-”
“Per favore,” la interruppe Wilhelmina. “Se mettiamo alla
guida lei, in Florida ci arriviamo la settimana prossima. Marc, non fare la
femminuccia e torna a collaborare alla causa.”
Marc tentò di ribattere, ma il suo capo subito continuò “Se
sei stato bene stanotte per blaterare quasi un’ora con la tua amichetta non
vedo perché tu non possa esserlo adesso.”
L’assistente capì che non era nella posizione di
giustificarsi ancora, così sbiascicò un poco convinto “Va bene.”
“Perfetto... Matt, fermati pure appena puoi, così che Marc
possa sostituirti e io possa andare a cercare un telefono.”
“Cosa vuoi fare, chiamare un taxi?” la punzecchiò Daniel.
“Spiritoso... No, voglio avvisare gli organizzatori che
arriveremo in ritardo. Se arriveremo…”
“Non credo che troverai nessuno a quest’ora, è quasi l’alba…”
“Beh, se non saranno loro sarà un meccanico.”
“Perché?” chiese Matt.
“Ti ho sentito, stanotte, quando ti sei fermato e hai
passato dieci minuti buoni a litigare con il motore…”
L’occhio generale tornò sull’Hartley che, sentendosi
osservato, subito cercò di rassicurarli. “Tranquilli, è tutto apposto. Davvero.”
Raggiunsero nel frattempo un grande spiazzo erboso, dietro
il quale s’innalzava una palazzina in costruzione. Appena il mezzo fu
fermo, Wilhelmina scattò giù.
“Dove vai, non vedi dove siamo?” cercò di fermarla Daniel.
“Laggiù c’è qualcosa, proverò là.”
“All’alba non ti aprirebbero nemmeno se fossi il
Presidente.”
“Mmm, il colorito c’è…” finì per rispondergli la Slater, riprendendo la sua strada.
Daniel fece un profondo sospiro, alzando gli occhi al cielo.
“Wilhelmina.. aspettami.”
Lei, nemmeno troppo sorpresa, si voltò. “Muoviti, non
abbiamo tempo da perdere.”
Daniel corse verso di lei. Quando l’ebbe raggiunta, Willie
lo prese in giro:“Avevi paura a lasciarmi andare da sola?”
“Sì, ma non per te. Penso più ad un eventuale malcapitato
che avesse la malcapitata idea di infastidirti..”
***
Wilhelmina e Daniel s’erano allontanati da una decina di
minuti, mentre gli altri componenti del gruppo avevano deciso di godersi un po’
l’arietta fresca di una mattina di inizio Luglio, accomodandosi sul prato.
Betty notò solo allora che Amanda s’era seduta accanto a
Marc, o meglio, s’era sdraiata poggiando la testa sulle sue ginocchia.
“Ma voi due non avevate litigato...?” chiese Betty.
“Davvero?” le rispose Amanda. “Uhm, non me lo ricordo più.
Tu Marc?”
“Nemmeno. Hai fame? Ho trovato un pacchetto di Bagarozzi
al cioccolato nascosto nel bagagliaio prima,” disse lui, tirandoli fuori
dalla borsa che aveva accanto.
“Oh, non ne mangerei,” intervenne Matt. “Ce li ha nascosti
ieri Wilhelmina.”
“Da’ qua,” ordinò invece Amanda a Marc. “Ho bisogno di cibo,
è da ieri sera che non mangio...”
“Amanda, non so se è il caso...”
Ma lei non lo stava più a sentire, ormai tutta presa dai
dolci Bagarozzi.
Matt scosse il capo ridacchiando, poi si girò verso Betty.
“Io l’ho avvisata, tu ne sei testimone. Non voglio responsabilità, poi.”
Betty alzò le spalle. “Beh dai, considerando cosa ha passato
ieri sera, una sfuriata di Wilhelmina per dei dolcetti è il minimo...”
“Già, hai ragione...”
Seguì un lungo, imbarazzante minuto di silenzio, nel quale
entrambi si sforzarono il più possibile di trovare un qualsiasi stupido
argomento da introdurre.
Poi, esattamente nell’instante in cui entrambi avevano
finalmente trovato qualcosa da dire (rispettivamente, previsioni sul viaggio e
i dieci modi in cui Willie l’avrebbe fatta pagare ad Amanda), l’aria fu
squarciata da un urlo.
“Dio!”
Tutti e quattro, istintivamente, alzarono lo sguardo verso
la palazzina che li sovrastava.
“Non so voi, ma sto cominciando a trovare questo posto
decisamente inquietante...” disse Betty.
Matt riportò lo sguardo su di lei. “Lo penso anche io... Spero
che Daniel e Wilhelmina si sbrighino a ritornare...”
Gli occhi di Betty furono attraversati da un lampo di
terrore. “E se quell’urlo avesse a che fare con loro?”
“Mmm... sì, probabilmente è qualcosa che Wilhelmina ha
abbattuto.”
Scoppiarono a ridere. Poi però, quando la foga della battuta
fu passata, sul volto di entrambi rimase un sorriso.
“Sai...” riprese Betty, “…credo questa sia la prima volta che
noi due ridiamo insieme di qualcosa... Voglio dire, la prima volta da... quando
è successo quello che è successo.”
“Sembra anche a me...”
Lo sguardo di Betty, allora, fu molto più eloquente di mille
discorsi. L’aveva baciata, avevano ballato, avevano riso di nuovo insieme...
c’era dunque ancora speranza?
“Cosa aspetti? Che ti dica che provo ancora qualcosa per
te?” chiese improvvisamente Matt, tornato serio.
“E’ così?”
“Forse sì. Forse no. O forse, alla fine di questo delirio,
vorrò tornare ad andarmene in giro per il mondo. Sai, qualche volta non so fino
a che punto sia stata una buona idea accettare questo lavoro...”
Betty avrebbe voluto rispondergli che sì, era stata un’idea
dannatamente buona, che non aveva bisogno di andarsi a cacciare in qualche
remoto deserto per provare a capire cosa ci potesse essere ancora tra loro,
perché era così lampante…
Invece, si limitò a simulare un nuovo sorriso e a
rispondergli: “Capito. Non c’è problema... Sono perfettamente consapevole di
come tutta questa situazione si sia creata innanzitutto per colpa mia, quindi...
Quindi nessuna domanda, nessuna pressione.” Betty forzò ancora di più per tentare
di assumere un’espressione serena. “Ti prometto che da parte mia non ci sarà
altro che una paziente attesa...”
Matt ebbe voglia, per un attimo di prenderla e baciarla,
quello dopo di accarezzarla almeno, e dopo ancora di sorriderle, di dirle
almeno con gli occhi che la speranza c’era.
Abbassò lo sguardo.
“Grazie. Lo apprezzo molto.”
C’era speranza, ma per ora nessuno dei due aveva il coraggio
di prenderne davvero atto.
***
“Ma sono morti quei due?”
Amanda, divorando l’ultimo Bagarozzo dell’ultimo
pacchetto ritrovato in fondo al baule, ruppe così il silenzio che ancora una
volta era sceso sul gruppo.
“Arriveranno a breve... Credo... Spero...” le rispose Matt.
“Eccolì!” esclamò improvvisamente Betty, saltando in piedi e
rispondendo energicamente al saluto di Daniel, riapparso finalmente
all’orizzonte accanto a Wilhelmina.
Quando ebbero finalmente raggiunto il gruppo, Daniel parlò
subito, cercando di fermare sul nascere il nuovo mare di domande che già
sentiva arrivargli addosso.
“Abbiamo girato un po’, ma non abbiamo trovato niente, tutto
qui.”
“Willie, cosa hai fatto al polpaccio?”
“Daniel, perché sei tutto spettinato?”
Né Marc né Betty erano stati soddisfatti dal tentativo di Daniel
di mettere sotto silenzio il recente passato.
Wilhelmina sbuffò. “Sono inciampata e sono caduta. Qualche
problema?”
Lo sguardo che accompagnò la sua risposta fu per Marc un
motivo sufficiente per non fare ulteriori domande.
“Quindi,” riprese lei, “Se non avete altre domande superflue
direi che è ora di rimetterci in viaggio.”
Si erano appena risistemati sul pulmino, (con il povero Marc
costretto, nonostante tutto, a rimettersi alla guida), quando Amanda si girò
indietro, verso il sedile dove stavano Daniel e Wilhelmina.
Sporgendosi quel tanto da poter parlare senza farsi sentire troppo dagli altri,
chiese: “Daniel, a me puoi dirlo: quell’urlo che abbiamo sentito prima aveva a
che fare con te e Wilhelmina?”
Daniel la guardò fissa negli occhi “Amanda, andiamo...
stiamo parlando di Wilhelmina. Non sono il tipo da mettersi a giocare a scacchi
con la regina dei ghiacci.”
“Mmm, va bene,” rispose lei. “Come dici tu,” e tornò a
sedersi, non prima però di avergli fatto l’occhiolino.
“Dove sono?!?”
Mentre Daniel e Amanda parlavano Wilhelmina si era fatta
passare da Matt la sua borsa dal bagagliaio, e quando aveva visto che i suoi Bagarozzi
mancavano all’appello aveva urlato in quel modo.
Nessuno osò dire niente nei trenta secondi successivi.
Poi Matt si decise a fare qualcosa per salvare le loro vite.
“Marc,” esclamò, “Accendi la radio.”
“Radio?” risposero tutti gli altri in coro.
“Sì, radio. A quanto pare il nostro mezzo è dotato di
una radio perfino funzionante...”
Gli altri continuavano ad avere espressioni perplesse.
“L’ho scoperto stanotte, mentre tutti dormivate. E’ stata
anche accesa per un po’... Eravate proprio stanchi, eh?”
Amanda cominciò allora ad armeggiare dalle parti del
cruscotto, finché finalmente trovò la manopola per l’accensione.
“Dio, questo affare andrà a valvole?” commentò Marc,
aggiungendo poi, “...comunque non funziona.”
“Un pugno,” suggerì Matt.
“Eh?”
Amanda colse invece il suggerimento, e con un destro fece
partire l’apparecchio.
—everything to you
You say you wanna start something new
And it's breakin' my heart you're
leavin'
Baby, I'm grievin'
A cantare non fu solo la vecchia radio: Amanda infatti,
resasi conto dopo poche note di quale canzone fosse e di quanto potesse
risultarle utile per far capire ad una certa persona qualcosa che non
aveva la forza di dire da sola, si unì quasi immediatamente all’apparecchio
nell’esecuzione canora.
But if you wanna leave, take good care
I hope you have a lot of nice things to
wear
But then a lot of nice things turn bad
out there
Marc si voltò verso di lei (rischiando di travolgere una
vecchia Cadillac dell’71 che li precedeva), cercando di capire quanto
intendesse davvero di quel che aveva appena cantato; lei gli sorrise,
distogliendo poi lo sguardo.
Intanto anche Daniel decise che poteva servirsi di Wild
World , sebbene consapevole dei rischi che comportava farlo con un’altra
certa persona.
Ooh, baby, baby, it's a wild world
“Come mi hai appena chiamato?”
Daniel ignorò il tono crudele e il sopracciglio sollevato
all’inverosimile di Wilhelmina, e continuò
It's hard to get by just upon a smile
La Slater alzò gli occhi al cielo, sospirò e procedette a
ripagarlo con la stessa moneta
Ooh, baby, baby, it's a wild world
I'll always remember you like a child,
girl
“Mi hai appena dato della bambina?”
Wilhelmina annuendo rise.
You know I've seen a lot of what the
world can do
And it's breakin' my heart in two
Because I never wanna see you a sad girl
Don't be a bad girl
Anche il giovane Hartley si unì all’esecuzione, e Betty,
sedutole accanto, non faticò molto a capire a chi era rivolto il suo messaggio.
But if you wanna leave, take good care
I hope you make a lot of nice friends
out there
But just remember there's a lot of bad
and beware
Beware
Betty non era certo la più intonata del gruppo, ma riuscì a
darsi abbastanza coraggio per dare il suo contributo – e per far arrivare il
suo messaggio (con buona pace della pazienza già ai limiti di Wilhelmina).
Ooh, baby, baby, it's a wild world
It's hard to get by just upon a smile
Ooh, baby, baby, it's a wild world
I'll always remember you like a child,
girl
Finirono più o meno tutti a cantare nella riproposizione del
ritornello (dove il più o meno era dato dal cantare di Wilhelmina a
labbra semi-sigillate).
La-la-la la la...
Baby, I love you...
Contemporaneamente, Betty e Amanda andarono a prendere e
stringere una mano dei loro uomini: entrambi accettarono e ricambiarono la
stretta.
But if you wanna leave, take good care
I hope you make a lot of nice friends
out there
But just remember there's a lot of bad
and beware
Be—
“Che succede?” esclamò subito Betty dal fondo.
“Non lo so... non risponde più...” rispose Marc, corso ad
armeggiare con l’apparecchio dopo aver dovuto lasciare a malincuore la
mano di Amanda “... niente, credo sia andata.”
“Uff...” sbuffò Amanda. “Finisce sempre così...”
“Marc, è una mia impressione o stiamo perdendo velocità?”
“No Daniel, è davvero così... gente, temo che la radio non
sia l’unica cosa ad essere morta qui..”
Pochi instanti dopo la visuale fu coperta da un fitto fumo.
Ancora dopo, il mezzo sobbalzò violentemente, poi si udì il rumore di
quella che sembrò una piccola esplosione provenire dall’area del motore.
“Non può essere... non DI NUOVO...!” proruppe Wilhelmina.
“Secondo me qui c’è qualcuno che porta sfortuna...” commentò
Daniel.
“Non guardate me!” si difese Marc. “È solo un coincidenza il
fatto che mi sia sempre trovato io alla guida in certi momen—”
Proprio mentre parlava, il mezzo li abbandonò
fermandosi di colpo, con toni che preannunciavano come ormai nemmeno un
miracolo avrebbe potuto farlo resuscitare ancora.
Improvvisamente il cielo si era oscurato sopra il mezzo
ormai defunto, e una voce potente e roca aveva riecheggiato nell’aria.
L’unica che ebbe abbastanza coraggio da aprire il finestrino
e mettere la testa fuori per vedere quale altra disgrazia li avesse colpiti fu
Betty che, vedendo l’enorme donnone che aveva parlato loro dall’alto, subito
rimpianse d’averlo fatto.
Riuscì comunque a mantenere abbastanza lucidità per
constatare cosa esattamente avesse oscurato il sole: un enorme
camion con rimorchio (color giallo fosforescente), caricato quasi nella
sua interezza di auto di vario genere.
Betty gettò un’occhiata all’abitacolo dal quale il donnone
era spuntato: campeggiava un enorme bandiera nera con tanto di teschio stampato
sopra.
Ma poi vide qualcuno che le ridiede un po’ di speranza.
“Mrs. Meade?”
Chiamata in causa, Claire si decise ad affacciarsi anche lei
dall’abitacolo con teschio.
“Oh, Betty! Finalmente vi abbiamo trovati. Stavo cominciando
seriamente a preoccuparmi…”
“Il pulmino si è fermato, ancora. Ma lei che ci fa
qui scusi?”
“Lo so, tecnicamente non faccio parte della squadra, ma
quando ho visto il vostro mezzo... Beh, ho chiamato la mia amica Shirley
e le ho chiesto se poteva accompagnarmi da voi. Ad ogni modo, sembra che anche
voi ora abbiate bisogno di un passaggio.”
A quel punto si affacciò anche Daniel, che subito esclamò
“Mamma! Che ci fai…quella chi è?”
“Come stavo dicendo a Betty, lei è la mia amica Shirley. Ha
da poco trovato un remunerativo posto di lavoro nel campo dei trasporti, e
fortuna ha voluto dovesse andare anche lei in Florida.”
“Vi siete conosciute in carcere?”
Le due donne annuirono. Daniel guardò meglio Shirley: alta,
enorme, imponente, aveva il viso in parte nascosto da una folta e
arruffata chioma rossiccia, e un ghigno un po’ inquietante sulle labbra.
“Insomma, alzate le vostre chiappette dorate e saltate su,”
tuonò la grande rossa. “Ho un carico di auto da consegnare a Miami entro sera.”
Betty e Daniel guardarono Claire come per chiederle se ci si
poteva fidare. Quella annuì sorridendo, poi aggiunse “Dite anche agli altri—”
“Davvero, stiamo esagerando adesso.”
Wilhelmina si era anche lei affacciata, seguita a ruota da
Amanda e Marc, e così commentava la scena che le si presentava davanti.
“Tranquilla Wilhelmina, se vuoi rimanere qua in mezzo al
nulla, non sarò di certo io ad impedirtelo.”
Willie alzò un sopracciglio “Non contarci” – lo sguardo si
faceva infuocato – “Lo sai, mi hai appena convinto a salire su quell’affare.”
Claire ridacchiò: non c’era niente di più efficace, per
convincerla, che servirle l’opportunità di tormentarla per qualche mezza
dozzina di ore.
***
“Come mai questo soprannome, Senza-zucchero?”
Ma in risposta Betty non ottenne da Shirley molto più di un
grugnito.
“Credo ti odi,” le rispose invece Marc. “Praticamente le hai
alitato sul collo.”
“Oh,” Betty cercò di mettere un po’ di spazio tra lei e la
rossa, ma con poco successo: era una delle conseguenze di viaggiare in otto in
uno spazio per tre.
“E’ perché è diabetica,” spiegò alla fine Claire. Nel
sentirlo, Amanda strinse con gioia il leccalecca che l’era riuscito di rubare
alla stazione di servizio dove si erano fermati: lo sguardo di fuoco lanciatole
da Shirley, allora, le aveva fatto temere che volesse picchiarla per
prenderselo lei.
Pochi secondi dopo, Wilhelmina diede una sonora gomitata a
Daniel, seduto accanto a lei.
“EHI! Si può sapere che ti è preso?” esclamò lui.
“Cosa è preso a me? Vogliamo parlare di cosa è preso alla
tua mano?”
“Ma di che parli?”
“Di quel peso morto che staziona da dieci minuti sulla mia coscia.”
“Uh-uh Danny,” ridacchiò Amanda. “Puntiamo in alto, ora.”
“Io... no, è solo che Marc mi sta addosso, e io sono finito un po’ troppo su di
lei. Dovevo poggiarla da qualche parte, questa mano!”
“Sì, sotto la mia gonna, sgualdrina”
“Ok,” intervenne Claire. “Direi che è ora di smetterla.
Daniel, rimetti le mani a posto, da bravo.”
Il giovane Meade incrociò le braccia, imbronciato. “Bene, ma
se tra cinque minuti anche Marc lamenta molestie, non prendetevela con me.”
“Oh, chi ti dice che me ne lamenterei?”
Daniel si voltò verso Marc, che aveva parlato, con uno
sguardo carico di inquietudine.
“Oh mio Dio!”
Un secondo dopo tutti si erano voltati verso Matt, che lo
aveva esclamato (praticamente urlato).
“Ok, so che probabilmente farete fatica a crederci ma..
ragazzi, credo siamo arrivati. Guardate laggiù,” e dicendolo, indicò un’enorme
costruzione alla loro sinistra. “Vi presento l’Istituto Federale di Correzione
di Tallahasse, Florida.”
Poco mancò che si commuovessero all’annuncio.
***
Così, dopo quaranta ore di viaggio (che chiamare infernali,
tremende, terrificanti e degne nemmeno del peggior essere di questo mondo era
poco), erano finalmente arrivati a destinazione. Mentalmente, ognuno di loro
cercava di elencare tutti i peccati commessi fino alla mattina precedente,
arrivando però sempre alla conclusione che qualunque divinità avesse deciso di
infliggere quella pena aveva calcato decisamente troppo la mano.
E fosse stato almeno per una bella spiaggia o un esclusivo
resort di Miami. No, quelle quaranta ore da incubo li avevano portati davanti a
quella serie di costruzione tozze e rettangolari, color rosso arrugginito,
circondate da ogni dove da muraglie e filo spinato.
Nonostante poi avessero incontrato bel tempo per
praticamente tutto il viaggio, si resero conto ben presto che nei dintorni
della prigione il cielo era completamente ricoperto da nubi grigie, gonfie,
pronte a scatenare l’ira di Dio contro quel luogo di dolore.
“Secondo voi pioverà?” chiese Betty.
“Visto quanto ci è stata benevole la sorte fin’ora… è
praticamente certo,” le rispose Daniel.
Il camion, intanto, si avvicinava lentamente al cancello
principale. Quando furono abbastanza vicini, una guardia a terra fece loro
cenno di fermarsi.
“Ehi voi!” urlò quella, una donnina piccola e minuta che
quasi scompariva dentro un’enorme mantella scura. “Non vorrete entrare con
quel’affare spero.”
“Siamo qui per la sfida contro ELLE,” le rispose Betty,
urlando anche lei a squarciagola. “Abbiamo i materiali qua sopra, e sta per
piovere... Rischierebbero di rovinarsi.”
“Non mi interessa, o scendete e raggiungete la prigione a piedi, o non vi
lascio passare.”
Shirley grugnì.
Dovettero comunque arrendersi all’evidenza. Presto tutti
scesero dal camion, e già Shirley, Daniel e Matt erano saliti sul rimorchio
tentando di raggiungere il mezzo e recuperare i materiali, quando – come
precedentemente previsto – le prime gocce di pioggia cominciarono a cadere.
Pochi secondi, e iniziò un vero e proprio diluvio.
Amanda scoppiò a ridere. “E vennero le acque a ripulire la
terra!”
***
“Come... come avete detto che si chiama questo posto?”
chiese Wilhelmina appena furono entrati, subito dopo aver fatto un profondissimo
respiro (talmente profondo, a dire il vero, che Marc aveva temuto per un attimo
di doverle prestare il suo inalatore per l’asma).
“Dollar General, il condottiero dei tuoi risparmi!”
rispose Betty, imitando la voce della mascotte all’ingresso.
“Betty,” Matt la guardò fisso negli occhi. “Ti prego, non farlo mai più.”
“Oh... ok.”
Intanto, Willie era ancora poggiata allo stipite della porta d’ingresso.
“Willie, tutto bene?” cercò di chiederle gentilmente Daniel.
“Non che non va bene, se mi costringete ad avanzare
ulteriormente qualcosa tra me e il negozio prenderà fuoco, e non vogliamo
sprecare ulteriore denaro in danni, vero?”
“Ah, ma smettila.” Con un gesto risoluto, Daniel l’afferrò
per un polso e la tirò dentro. “Non è il momento di fare i capricci.”
Pochi passi più avanti, però, Wilhelmina riuscì a
sciogliersi dalla presa.
“Non – osare – mai – più” sibilò, cominciando a
indietreggiare “Chiaro?”
Daniel la osservò un attimo. Poi le riafferrò il braccio e
riprese la via del corridoio dell’abbigliamento a basso costo.
“Daniel o Wilhelmina?”
Betty si voltò verso Marc che le aveva borbottato alle
spalle.
“Cosa?”
“Daniel riesce a farla arrivare almeno fino in fondo al
corridoio o Wilhelmina lo morde prima?”
“Dieci dollari sul morso prima che girino l’angolo,” Betty
tese la mano per ratificare la scommessa.
“Però, come siamo audaci. Quindici che non arriva nemmeno
all’angolo.”
“Affare fatto.”
Nel frattempo sopraggiunsero Amanda e Matt, già con le
braccia cariche di vestiti e cianfrusaglie varie.
“Abbiamo fatto man bassa in quei cestoni laggiù. Un dollaro
l’uno, ci crederesti?” esclamò giubilante Matt.
Marc tentò di dare un’occhiata a quanto i due avevano già
recuperato, non prima di aver strappato a Betty la sciarpa, per usarla come
difesa dal contatto diretto con quelle cose.
“E … Esattamente a cosa si suppone dovrebbero servire
questi... affari? Non abbiamo pensato nemmeno a un tema, o-”
“Piratesse dei mari del sud,” lo interruppe Amanda. Alzando
lo sguardo, Marc si accorse che un cappello nero a tre punte era finito sulla
sua testa.
Due secondi dopo entrava in iperventilazione anche lui.
“Togli... immediatamente… quell’affare…” dovette ricorrere
all’inalatore per proseguire, “dalla mia testa.”
“Uff, quante storie,” gli tolse il fastidioso accessorio,
“vediamo come sta a te!” …che finì a Matt.
“Uh, che carino!” finirono, poi, per civettare in coro con
Betty.
“Oh, ma per favor—”
“Dio!”
Un urlo, di nuovo, aveva squarciato l’aria. Betty, Amanda,
Marc e Matt portarono tutti istintivamente lo sguardo verso il corridoio
dell’abbigliamento.
“Stavolta sono praticamente sicura che abbia a che fare con
quei due...” cominciò Amanda.
“In effetti è la seconda volta che loro scompaiono, e noi
sentiamo strane cose...” continuò Betty.
“Cosa state cercando di insinuare voi due?” finì Marc.
“Noi?” le due si scambiarono un veloce sguardo d’intesa
“Noi? Niente.”
“Forse è meglio andare a cercarli...” interruppe Matt. “Non
scommettevate su un morso, prima?”
Gli altri annuirono e insieme si avviarono. Non molto dopo
si trovarono davanti Daniel, con la mano destra penzoloni e sanguinante.
Wilhelmina gli era dietro, a qualche passo di distanza, con la faccia
soddisfatta.
“Oh mio Dio, Daniel…” scoppiò subito Betty, “… dimmi, ti ha
morso prima o dopo che svoltaste l’angolo?”
“Non è molto grave, per— come scusa?” Daniel si era accorto
solo dopo del tono dell’interrogazione di Betty.
“Prima o dopo?” insistette Marc.
Rispose Wilhelmina “Prima. Lo avevo avvisato, voi
testimoni.” E si avviò con passo risoluto verso l’uscita.
“Sono quindici dollari, Burrito,” Marc tese una mano
verso Betty. “In contanti, prego.”
“Quando torniamo a New York…”
“Ok. Ma tengo la sciarpa come garanzia. Chanel...?
Però, guadagniamo bene…”
“Veramente quella gliel’ho regalata io.” Marc si voltò verso
Amanda che aveva parlato. “Betty, lo sai che se rimane il cartellino devi
restituirla?”
“L’ho pagata, poi…”
“Immaginavo. A proposito, mi raccomando, attenti a tutti i
cartellini. Le cose più costose vediamo di non farle pesare troppo sul budget…”
“Lasciate stare i cartellini,” Daniel tentava di riportare
l’attenzione su di sé. “Avevate scommesso su questo?” chiese, agitando
la mano ancora un po’ sanguinolenta.
“Scusaci Daniel, ma la tentazione era troppo forte…” rispose
soffocando una risata Betty.
Daniel però aveva voltato loro le spalle e si stava avviando
altrove.
“Ora dove vai?”
“A cercare dei cerotti, non voglio ritrovarmi Charlie
Brown anche sulla mano..”
***
“Da Charlie Brown a Paperino, complimenti Danny:
stiamo facendo progressi.”
Entravano intanto nel corpo principale della prigione,
completamente bagnati. Daniel si guardò la fasciatura a tema Disney, cercando
un modo per contrattaccare.
“Non ne avrei avuto bisogno se qualcuno non mi avesse
morso come una ragazzina di dodici anni…”
Un fulmine caduto poco lontano illuminò per un attimo il
viso della direttrice creativa: righe nere di mascara a partire dagli occhi e
un alone rosso intorno alle labbra, e uno sguardo che non annunciava nulla di
buono.
“Come hai detto, scusa?” sussurrò la donna, così vicina al
viso di Daniel che una goccia di mascara gli macchiò il colletto della camicia.
“E tieni lontano Paperino da me” aggiunse, spostando lo sguardo su
quella mano che repentina aveva raggiunto il suo fianco.
“Stavo solo cercando di tenerti, lontana, visto quello che
sei capace di fare...”
Ma proprio mentre un sorrisetto beffardo si materializzava
sul viso di Willie, la porta dietro di loro si aprì, colpendo violentemente una
spalla di Daniel.
“Oh, scusa Daniel,” disse Betty entrando. “Puoi aiutarmi con
questo?” aggiunse, indicando il sacco che si trascinava dietro.
“Certo, da’ qua,” rispose lui. “Però, è pesante...”
“Con il trucco dei cartellini Amanda è riuscita a portare
fuori da quel posto un sacco di scarpe..”
Daniel sorrise mentre trascinava il sacco e se stesso
lontano dalla porta e da Wilhelmina. A Betty, che gli stava accanto, non sfuggì
lo sguardo che si erano lanciati.
“Daniel, che cosa sta succedendo tra te e Wilhelmina?”
“Eh?”
“Voglio dire, avete vinto la gara di tango, e stamattina
siete scomparsi per Dio sa quanto tempo – senza contare quello strano urlo –
poi lei ti morde, e poco fa le tenevi una mano sul fianco. Da quando si lascia
toccare da te?”
“Betty, cosa stai cercando di insinuare?”
“Io? Assolutamente nulla, chiedevo soltanto…”
“Chiedevi uh…? Allora posso chiederti anche io
qualcosa, no? Che cosa sta succedendo tra te e Matt?”
Betty arrossì di colpo. “Perché me lo chiedi?
“Andiamo, non litigate più, siete tornati a parlare tra voi... prima, sul
camion, eravate seduti vicino, e quando ti sei addormentata ti ha lasciato
dormire sul suo petto.”
“Beh, solo perché ha smesso di insultarmi non vuol dire che
lui.. io, cioè tra noi..”
Daniel rise. “Ora è tutto chiaro...”
“Guarda chi c’è qui, il piccolo Meade e la sua burrosa
assistente.”
Davanti a loro era improvvisamente apparsa la squadra di
ELLE. A parlare era stata Robbie Myers, al centro del gruppo.
“E Wilhelmina?” continuò. “O la pioggia là fuori ha
finalmente sciolto la nostra Strega dell’Ovest?”
Proprio mentre veniva nominata, lei e gli altri raggiunsero
i due gruppi.
“Ciao Robbie, che piacere vederti. Dimmi, com’è stato il
viaggio? Dove avete posteggiato i muli?”
Le labbra della redattrice capo ad ELLE si contorsero in una
smorfia vagamente assimilabile a un sorrisetto. Accanto a lei Joe Zee sbuffò
seccato mentre, dall’altro lato, la sua assistente, Teri – il cui ciuffo dal
rosa shocking era passato al verde pisello – fissava Betty con occhietti
cattivi. Quando questa se ne rese conto, non perse l’occasione di prendersi una
piccola rivincita.
“Ciao Teri.”
“Oh Betsi, come va la vita?”
“Molto bene, grazie. Oh, a proposito, ti avevo già
presentato Amanda?” prese la Sommers per un braccio tirandola a sé. “La mia assistente?”
Gli occhi di Teri raggiunsero dimensioni ai limiti
dell’umano. Sbiancò di colpo, e perfino il ciuffo colorato sembrò perdere
brillantezza.
“Ass.. Assistente?”
“Sai, ora sono editor. E tu invece, cosa mi racconti? Servi
ancora caffè e rispondi al telefono?”
Amanda si accorse però che nel dare quest’ultima stoccata
Betty le aveva stretto un po’ troppo violentemente il braccio: povera Chimichanga,
non era abituata a rinfacciare i suoi successi.
“Bene,” le interruppe Claire. “Direi che è meglio per noi
andare a prepararci. A dopo, e che vinca il migliore.”
Subito, con passo svelto, il gruppo di Mode superò quello di
ELLE. Shirley, che ancora li seguiva trasportando il più grande dei sacchi,
congedò gli avversari con un altro dei suoi grugniti rabbiosi.
***
“Ed esattamente chi le ha scelte?”
Nel dirlo, le sopracciglia di Wilhelmina raggiunsero nuove e
inviolate vette.
“Fabia in persona,” le rispose Matt. “Beh dai.. hanno… stile
in qualche modo.”
Gli occhi di Wilhelmina lasciarono le modelle, ancora
in fondo al corridoio, e si portarono di scatto sull’Hartley. “Stai scherzando
vero?”
“Oh,” Matt deglutì. “Ehm, comunque volevo solo comunicarvi
che c’è stato un cambio di programma.”
In un attimo il gruppo fu su di lui, ognuno temendo il peggio.
Matt fu spaventato dall’improvviso accerchiamento. “Guardate
che è una bella notizia.”
“Parla,” gli ordinarono in coro.
“Non dovremmo organizzare più un photoshoot, ma una sfilata
– in modo che Fabia e il suo entourage possano proclamare già oggi il
vincitore. Possiamo comunque fare delle foto per un nostro servizio, e il
fotografo ce lo offrono loro.”
“Ottimo, anche perché non abbiamo nemmeno una macchina
fotografica,” commentò Wilhelmina.
Stavolta tutti guardarono lei. “Beh, siamo stati così
occupati col pulmino, il cibo e i materiali che ce la siamo dimenticata. Suvvia
gente, sembra che il karma abbia deciso di cominciare a ricompensarci.”
“Willie.” Timidamente, Marc le si avvicinò e poi indicò in
fondo al corridoio, “le hai già dimenticate?”
“Dio Marc, sei riuscito a rovinare il mio primo momento di
sollievo da quando dall’inizio di questa isteria collettiva.”
Allora le modelle cominciarono ad avvicinarsi,
scortate dalla stessa piccola guardia che li aveva accolti al loro arrivo.
“Gente, queste sono le vostre ragazze. Da sinistra, Bunny,
Amy, Rea, Morea, e Marta”
Sentendo i nomi, Amanda s’illuminò in volto. “Oh Mio Dio,
sono le Guerriere Sailor!”
“Oh Mio Dio, è vero!” squillò subito dopo anche Marc.
Bunny, un enorme donnone con due lunghe code bionde
che scendevano sulle spalle, avanzò di qualche passo.
“Chi dovremmo essere scusa?”
Amanda corse da lei e prese in mano le bionde trecce. “Le
Guerriere Sailor! Guarda, tu hai anche i codini come Sailor Moon!”
Bunny le afferrò violentemente i polsi, costringendola a
sciogliere la presa sui suoi capelli.
“Non – toccare – mai – più – i – miei - capelli.”
Amanda, terrorizzata, corse da Marc. Bunny invece, non
appena la piccola Sommers fu lontana, stranamente sorrise.
“Allora, quando si comincia?”
Prima di rispondere, Daniel si fermò un attimo a osservare
anche le altre Sailor.
A fianco di Bunny stava Amy, una giovane di poco più di
vent’anni, alta, snella, con corti capelli corvini e lineamenti dolci. Non
fosse stato per lo sguardo assolutamente inquietante, e la consapevolezza –
arrivata più tardi – che era dentro per aver ucciso ad accettate tre persone,
si sarebbe potuta dire quasi bella.
Rea invece, al centro del gruppo, era stata probabilmente
anche lei in giovinezza una bella ragazza, ma il suo viso ora era deturpato da
una lunga cicatrice che le attraversava il viso dalla fronte al mento. (Dentro
per traffico d’armi).
Morea aveva braccia, collo e petto ricoperte di tatuaggi,
tra i quali svettava un grande teschio nero sulla spalla destra, scoperta
perché le maniche della tuta d’ordinanza erano state strappate via. (Ladra di
automobili).
Marta infine sfoggiava una lunga e fluente chioma biondo
tinto che risaltava sulla carnagione ambrata. Aveva labbra rosse carminio, e
gli occhi neri evidenziati da grandi ciglia. (Gestiva un bordello).
Daniel accennò un sorriso. “Prego signore, seguitemi.”
***
Due ore, trentaquattro cambi d’abito, quindici sedute di
trucco, ottantaquattro prove di camminata sui tacchi (e sedici tacchi rotti), e
venti minacce di morte e/o mutilazioni permanenti dopo, la squadra di Mode
poteva dire di avere pronta la sua sfilata.
“Allora ragazze, è tutto chiaro?” chiese Claire.
Rea si sistemò il grande cappello nero che l’era stato dato
sulla fronte. “Puoi contarci capo, saremo le più forti piratesse dei sette
mari!”
Tutti sorrisero – e pensare che solo mezz’ora prima, cadendo
per l’ennesima volta, aveva minacciato Betty con un tacco 12!
“Gente, è ora!” gridò Marc, di ritorno dalla ribalta.
Daniel fece un profondo respiro, poi si rivolse a Marta.
“Vai, tocca a te!” e prendendola per mano l’accompagnò fino
all’uscita sulla passerella. “Matt, che parta la musica!”
Le note di una delle più classiche canzone d’ambiente
piratesco (arrangiata però in chiave pop/rap) invasero gli ambienti
dell’Istituto Federale.
Quindici
uomini, quindici uomini, sulla cassa del morto!
Quindici
uomini, quindici uomini, sulla cassa del morto!
E una bottiglia di RUM.
Marta, orgogliosa, prese la via della passerella. Ancheggiando
voluttuosa ne raggiunse il termine, dove fece bene in modo di far risaltare
ancora di più il prosperoso seno, già ben sponsorizzato dalla camicetta
ricamata che indossava.
“Hoy-oh!”
E giusto di
fronte alla giuria (Fabia, il suo cagnolino, e una decina di ragazzetti e
ragazzette vestiti di nero) agitò a ritmo di musica la lunga gonna nera,
ripetendo ancora “Hoy-oh!”
Ridendo, e
ancheggiando ancora, ritornò poi al punto di partenza.
“Non è stato
troppo?” sussurrò Betty a Daniel.
“No, secondo
me li ha conquistati,” sussurrò Matt, che era comparso alle loro spalle.
“Quanta sensualità... non pensavo sapete, e inve—”
“E invece? Non
stavi allo stereo tu?” gli rispose secca Betty. Matt non poté far altro che
annuire e tornare al suo posto, accompagnato dalle risate di Daniel.
Dopo di lei
uscirono Morea e Rea. Andò poi Amy a cui, sebbene fosse la più somigliante a
una modella tra le Sailor, non spettò tuttavia il gran finale.
“Siamo sicuri
che sia una buona idea?”
Per la prima
volta in decenni di carriera Wilhelmina si sentì la fronte bagnata dal sudore.
Sudava freddo, terrorizzata. Non l’avevano impaurita i continui
incidenti col pulmino, gli equivoci personaggi che si erano trovati davanti o
il fatto che quell’argentino aveva rischiato di uccidere metà dello staff. Non
la impaurivano quelle energumene che avevano dovuto spacciare da modelle. La
terrorizzava l’idea di perdere quell’opportunità, di far scivolare via Mode e la Meade sempre di più tra le mani degli Hartley, di quegli estranei.
Daniel le si
avvicinò. “Non posso dartene la certezza, ma sì, credo sia una buona idea.”
“E cosa te lo
fa credere esattamente? I suoi bicipiti pompati o i polpacci da wrestler?”
“Proprio
quelli.”
“Stai
scherzando, vero? Dimmi che stai scherzando.”
“No, assolutamente.
La sfida sta nel rendere modelle queste donne, no? E noi l’abbiamo fatto –
guarda che belle!” (qui Wilhelmina si sentì di dissentire, ma tacque) “Mi rendo
conto che Bunny non è la più avvenente tra le ragazze, ma facendola
sfilare per ultima dimostreremo di aver preso sul serio la consegna: rendere
modella qualcuno di norma lontanissimo da quel mondo.”
Daniel si
accorse solo alla fine di aver parlato in modo forse un po’ troppo accalorato.
Wilhelmina lo guardava più scoraggiata di prima, gli altri si erano voltati
verso di lui nemmeno si fosse messo a cantare in tibetano.
“Chi te l’ha
data questa geniale idea, ad ogni modo?” chiese infine la Slater.
“Oh, Betty. Le
è venuto in mente ripensando alla sfilata per modelle in carne di due
anni fa, durante la fashion week. Fu un grande successo, se ricordi.”
“Se lo dice
Betty…”
Il capo
redattore sorrise “Credo di avertelo giù detto… vuoi fidarti di me?”
Wilhelmina
sospirò, buttando la testa all’indietro.
“Tanto
ormai…!”
Meno di un
minuto dopo, Bunny salì sulla passerella.
“E che la Luna sia con te!” le augurò Amanda mentre quella saliva.
Lassù, Bunny
non si mosse subito. Tentennava, temendo che gli stivaletti con tacco che le
avevano dato potessero cedere da un momento all’altro. Si sistemò il gilet
ricamato, il grosso cappello da capitano dei pirati. Prese un bel respiro,
guardò decisa davanti a sé, cercando di trovare lo sguardo dei giudici.
Non lo avrebbe
mai ammesso, ma non era mai stata più orgogliosa di qualcosa in tutta la sua
vita.
***
I was perched outside in the pouring
rain
Trying to make myself a sail
Then I’ll float to you my darlin’
With the evening on my tail
Although not the most honest means of travel
It gets me there nonetheless
I’m a heartless man at worst, babe
And a helpless one at best
Dopo la gara,
Morea si era offerta di dare un’occhiata al pulmino, così scortata da Francis
(la guardia piccoletta di cui sopra) si era data da fare per una buona
mezzoretta sul mezzo e alla fine, tra la meraviglia e l’entusiasmo
generale, era riuscita a farlo ripartire.
Con quello, in
teoria, avrebbero dovuto raggiungere l’aeroporto di Tallahasse, dove avrebbero
preso il volo delle ventuno e trenta per New York, in posti prenotati e pagati
dalla Fabia Cosmetics.
Ma Marc,
decisamente ormai troppo stanco per guidare, a un bivio aveva sbagliato strada,
e così si erano ritrovati sulla costa. Era ormai quasi sera, quasi l’ora del
tramonto, che da quelle parti dicevano fosse bellissimo da osservare dalla
spiaggia. Naturalmente il temporale che ancora imperversava sulla Florida
settentrionale quel giorno impediva ogni osservazione, ma avevano deciso lo
stesso di fare una sosta in riva al mare.
Erano rimasti
di nuovo in sei, dopo che Claire e Shirley li avevano salutati con il loro
potente automezzo per proseguire verso Miami, dove la Senza-Zucchero, consegnato il suo carico, voleva passare un weekend di relax con la
più altolocata amica (che con questa promessa ripagava del passaggio).
Marc cercò di
parcheggiare il mezzo tra le dune di sappia al meglio che potesse. Aveva
temuto ritorsioni e rimproveri quando si erano dapprima accorti del suo errore,
ma erano tutti talmente stanchi da non avere le forze di riprenderlo.
Non appena
furono fermi, Amanda subito scese dal pulmino, nonostante la pioggia battente
che ancora imperversava fuori. Marc ci mise qualche instante per capire cosa
avesse intenzione di fare, ma poi, quando si accorse che si era già tolta le
scarpe, e aveva cominciato a sbottonarsi la camicetta, aprì il finestrino di
scatto.
“Cosa sta
succedendo? Che vuoi fare?”
“Come, non è
chiaro?” gli rispose l’amica, sfilandosi finalmente la camicia “vado a fare un
bagno. Venite anche voi!”
“Ma sei pazza?
Piove!”
“Appunto! E’
bellissimo fare il bagno sotto la pioggia... su dai, cos’hai, paura di
bagnarti?” rise, sfilandosi la gonna e gettando tutte le sue cose dentro il
pulmino “Io vado!”
E senza
aspettare ulteriori risposte da parte di Marc corse verso l’acqua.
Darling I’ll bathe your skin
I’ll even wash your clothes
Just give me some candy, before I go
Oh, darling I’ll kiss your eyes
And lay you down on your rug
Just give me some candy
After my heart
“Però non ha tutti i torti.”
Marc si voltò verso Daniel, che aveva parlato.
“Stai scherzando?” gli rispose.
“No, assolutamente. Anzi, ora vado anche io.”
Stava già scendendo dal pulmino, quando si rivolse al resto
del gruppo “Tutti sicuri di non volersi unire?”
Inaspettatamente, Matt rispose all’appello “Io ci sto.”
Scese anche lui, e mentre entrambi si liberavano di scarpe e
camicie cercò a sua volta di convincere i rimanenti.
“Dai, è divertente! E non ditemi che non volete bagnare i
vestiti, si sono già inzuppati una volta oggi... quindi oramai...” ma
s’interruppe, avendo deciso di passare ad una persuasione più attiva. Afferrò
Betty e la tirò verso di sé, fuori. “Andiamo!”
La giovane non se lo fece ripetere ancora. Aveva ragione lui
dopotutto, cosa avevano ancora da perdere? Cominciò a svestirsi anche lei,
mentre Amanda tornava verso il pulmino.
“Muovetevi, l’acqua è calda. E’ bellissimo.”
“Stiamo arrivando, un secondo,” le rispose Daniel.
“Su! E te? Dai, vieni anche te!”
Si era rivolta a Marc, trincerato al suo posto di guida. Non
per molto ancora comunque, perché anche Amanda senza troppi complimenti aveva
aperto e lo aveva tirato fuori.
“Mandy... non è il caso…”
Amanda non ascoltava scuse. Gli aveva già messo le mani
addosso, determinata a ottenere quello che voleva, quando Marc, scossa la
testa, si arrese anche lui. Fece appena in tempo a mettere in salvo le sue
scarpe di Gucci e la cravatta di Marc Jacobs, poiché Amanda lo aveva subito
preso per mano e trascinato verso le onde.
“E voi altri sbrigatevi!” urlò, ancora correndo.
Matt e Betty furono subito dietro di loro. Daniel
inizialmente fece per seguirli, ma cambiò quasi subito idea. Non
poteva di certo lasciarla lì…
Oh I’m often false explaining
But to her it plays out all the same
and although I’m left defeated
It get’s held against my name
I know you got plenty to offer baby
But I guess I’ve taken quite enough
Well I’m some stain there on your bedsheet
You’re my diamond in the rough
“Non vorrai restartene lì tutta sola spero.”
Wilhelmina inizialmente fece finta di non ascoltarlo. Da
quando tutto il teatrino dei tuffi era cominciato, lei se n’era restata
silenziosa nel suo angolo, continuando ad osservare la pioggia fuori (e se per
questo, era quanto aveva fatto anche per tutto il tragitto precedente).
Daniel rientrò nel pulmino, tornò a sedersi accanto a
Wilhelmina (anche se ora era scalzo, a petto nudo e già del tutto bagnato).
Wilhelmina inizialmente tentò di scansarsi, rinunciando però quasi subito al
proposito.
“Ancora giù di morale?”
“Beh, presumo sia normale.” Finalmente Wilhelmina lo degnò
del suo sguardo. “Non so se ti rendi conto dell’opportunità che abbiamo perso. Abbiamo
perso. Ti rendi conto sì o no delle conseguenze?”
“Me ne rendo conto. Ma starsene qua rintanati non aiuterà di
certo a migliorare la situazione.”
“Aiuta a migliorarla buttarsi a mare come dei ragazzini?”
sbottò lei. “Cosa credi, che giocare al campeggio possa farmi sentire meglio?”
Poche altre volte Daniel le aveva visto uno sguardo del
genere. Nel momento in cui se ne rese conto, volle anche tentare di
allontanarlo per qualche ora almeno.
Le tese una mano.
“Non lo so se servirà a qualcosa, ma tanto vale provare no?
Dopotutto, è solo un bagno…”
Willie chiuse gli occhi per un secondo. Riaprendoli, decise
ancora una volta di fidarsi di lui.
Darling I’ll bathe your skin
I’ll even wash your clothes
Just give me some candy
before I go
Oh, darling I’ll kiss your eyes
And lay you down on your rug
Just give me some candy
After my heart
Alla fine si erano ritrovati tutti e sei in acqua, con la pioggia
che cadeva ancora copiosa su di loro. Ma d’altronde,
come aveva giustamente notato Amanda all’inizio, ormai non era più una
questione di bagnato…
In un momento si erano ritrovati a schizzarsi, a inseguirsi,
a nascondere la testa dell’altro sott’acqua. Perfino Wilhelmina (che
inizialmente si era limitata a starsene quieta sul bagnasciuga) iniziato con
uno spruzzo d’acqua a Daniel in risposta ad uno ricevuto, aveva finito col
partecipare attivamente alla battaglia acquatica. Quando scoppiò in una
fragorosa risata, Daniel non poté trattenersi dal dirle: “E’ la seconda volta
che riesco a farti ridere in due giorni. Vincerò qualcosa?”
E improvvisamente smise di piovere.
Amanda sorrise, alzando gli occhi al cielo.
“Magari è questa la tua ricompensa.”
I know that there´re writings on the
wall
But Darling I’ll bathe your skin
I’ll even wash your clothes
Just give me some candy
After my heart
Oh I’ll be there waiting for you…
Avevano steso qualche coperta sulla sabbia, vi si erano seduti
sopra, si erano avvolti in altre coperte. (Grazie a Dio Lily era stata
previdente con quelle).
Amanda si strinse a Marc, vicino al quale si era seduta.
Poggiò la testa sul suo petto, e chiuse gli occhi.
“Quando parti?” chiese.
Lui la guardò sorpresa. Non si aspettava avrebbe trattato
ancora l’argomento.
“Voglio organizzarti una grande festa,” riprese la ragazza.
“Non vorrai andartene in silenzio... non ti si addice.”
“Mandy…”
Le alzò leggermente la testa, così da poterla baciare sulla
fronte.
“Mandy, non c’è bisogno di nessuna festa. Non partirò.”
Amanda aprì di colpo gli occhi, guardò in quelli dell’amico
per qualche secondo, e poi si riposò sul suo petto, sorridendo.
Oh I’ll be there waiting for you…
Accanto a loro stavano Betty e Matt. Silenziosi, da quando
si erano seduti non avevano avuto il coraggio di guardarsi in viso.
“Betty?” si fece coraggio Matt
“Cosa c’è?” chiese lei, guardando ancora il mare.
“Oh… niente” rispose lui.
Ma poi le strinse una mano.
“E se ci riprovassimo?”
Oh I’ll be there waiting for you…
“Allora, come va ora?” chiese Daniel.
“Non pensavo l’avrei detto ma... un po’ meglio, grazie,”
rispose Wilhelmina.
“Per quello che vale comunque, ti prometto che farò tutto
quello che mi sarà possibile per salvare Mode. Non sei l’unica a cui sta a
cuore, sai?”
Wilhelmina sorrise. “Lo so.”
“Oh, bene. Sai, questo è una gran cosa, abbiamo qualcosa in
comune…”
“Shhhh,” lo interruppe lei, e a sorpresa si alzò.
Gli tese la mano. “Ti va un altro tuffo?”
Daniel annuì, afferrando la mano, e tornarono in acqua, insieme.