Without Mask: Togliersi la Maschera

di Adsa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 0 - Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Il patto ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Ritorno a Hogwarts ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Istanti ***



Capitolo 1
*** Capitolo 0 - Prologo ***


I personaggi della saga di Harry Potter non ci appartengono, sono proprietà di JK Rowling e di chi ne detiene i diritti. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Without Mask: Togliersi la Maschera - Cap. 0 - Prologo

- Essere ciò che gli altri vogliono che tu sia è facile... -
- Il difficile è essere veramente se stessi. -


Voldemort era in riunione con dei Mangiamorte, si vedeva benissimo che aveva mal di testa.
- Mio Signore, state bene? - chiese Bellatrix.
- No! Andatevene! - rispose lui furioso, con una voce quasi isterica.

Quando rimase solo ringhiò: - Maledetto Potter! Lasciami pensare! -
Le difese mentali del ragazzo erano talmente deboli che se non stava attento rischiava di entrare nella sua mente senza volerlo. E quel mal di testa persisteva, ormai da quasi tre settimane, cioè da quando Potter era tornato dai suoi parenti babbani.
Non ce la faceva più, si chiedeva come avesse fatto quel ragazzo a sopportarlo per tutto quel tempo.
Andò nelle sue stanze e si sedette su una poltrona del suo salottino personale.

Harry era sdraiato sul letto nella sua camera a Privet Drive.
Lasciava la sua mente libera di vagare tra i ricordi del suo passato, la maggior parte dolorosi e tristi, ma non riusciva a non pensarci.
All'improvviso si ritrovò in altri ricordi, altrettanto dolorosi, ma non suoi. Sapeva di chi erano, l'aveva riconosciuto subito, nei primi aveva la stessa età del ricordo nel diario che aveva affrontato al secondo anno. Venne colpito da uno in particolare, in cui Tom scriveva su una pergamena la stessa frase centinaia di volte.
Essere ciò che gli altri vogliono che tu sia è facile, il difficile è essere veramente se stessi.
La ripetè alcune volte nella propria mente, poi un'altra voce mentale si aggiunse alla sua e allora seppe che lo stava ascoltando, e gli chiese:
- Cosa significa? -
- Tu, per esempio, gli altri vogliono che tu sia il prescelto, il ragazzo sopravvissuto e robe simili, ma loro non si sono mai chiesti come tu possa essere davvero, a loro non interessa se quello che mostri non è il tuo vero volto ma una maschera costruita da loro. -
- E tu? -
- Io indosso questa maschera perché quando ho provato a essere veramente me stesso nessuno mi ha accettato. E tu? Vuoi provare ad essere veramente te stesso? -
Forse voleva solo usarlo, forse voleva solo convincerlo a fidarsi per poi ucciderlo. Lo sapeva eppure non potè fare a meno di rispondere:
-Sì... -
- Potrebbe essere una trappola e tu accetti così? - chiese il Dark Lord incredulo.
- Sono sicuro che troveremo un accordo. -
- Di che genere? -
- Potresti avere informazioni. E il mio potere. -
- E cosa vuoi in cambio? -
- Conoscenza, fiducia e un posto che posso considerare come una casa. -
- E il luogo in cui abiti? Non è forse casa tua? -
- Considereresti casa tua l'abitazione di una famiglia che ti odia? Che ti ha sempre trattato alla stregua di un elfo domestico? -
- No, ma non so se è meglio essere cresciuto in un orfanotrofio... -
- Perché ti comporti così? -
- Forse per mostrarti che Lord Voldemort non è un mostro senza cuore. O almeno non solo. -
- Non credo che sarà facile tornare da loro, mi guardano tutti come se provassero solo pena e compassione per me. -
- E tu ignorali, non deve importanti ciò che gli altri pensano di te. -

E il tempo passava, Harry cambiava, e il suo legame con Tom cresceva, fino a quando, un giorno, dopo l'inizio della scuola, i Mangiamorte attaccarono Hogsmeade.


Note della storia:
Questa storia l'avevo già iniziata a pubblicare non molto tempo fa, ma siccome non è più solo mia, non è giusto tenerla nel mio account...
Alla prossima, xev.

Vi dirò, la prima volta che ho letto questa fic ancora non conoscevo Xevel, ma mi sono innamorata subito di WM. Adesso che Xevel è una mia amica sono felicissima di poter partecipare alla realizzazione di questa storia.
Spero che a voi piaccia quanto è piaciuta a me.
Shiho93

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Il patto ***


I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono, sono proprietà di JK Rowling e di chi ne detiene i diritti. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Without Mask: Togliersi la Maschera - Cap. 1 - Il patto

- Essere ciò che gli altri vogliono che tu sia è facile... -
- Il difficile è essere veramente se stessi. -


Quell'anno, all'inizio di Novembre, durante un pomeriggio che i ragazzi della scuola stavano trascorrendo a Hogsmade i mangiamorte attaccarono il villaggio.
Quando gli Auror e i membri dell'Ordine della Fenice giunsero sul luogo dello scontro tra Harry Potter e Lord Voldemort assistettero ad una scena che mai avrebbero voluto vedere: Harry Potter, inginocchiato a terra, tossiva sangue tenendosi lo stomaco e a pochi passi da lui Lord Voldemort ghignava vittorioso reggendo due bacchette.
- Potter, alzati. - gli ordinò puntandogli contro la bacchetta.
Harry con un po' di fatica si rimise in piedi, barcollò un paio di passi e si accasciò contro il petto dell'uomo che sarebbe dovuto essere il suo peggior nemico. Voldemort passò le bacchette nella mano sinistra, e con la destra gli afferrò i capelli sollevandogli la testa. - Forza, fa vedere ai tuoi amichetti in che condizioni sei. - Aveva gli occhi appannati e umidi, ansimava pesantemente e aveva le gote fortemente arrossate. Voldemort lo strattonò allontanandolo da se e Harry, senza più un appoggio, crollò a terra. - Ha bevuto un veleno molto potente, senza l'antidoto morirà. Portatemi il ragazzo entro tre settimane e forse glielo darò. - Si girò incamminandosi voltando le spalle al gruppo seguito dai suoi Mangiamorte. - Ve lo ridarei entro un anno, a meno che il piccolo Potter non voglia altrimenti... - Si smaterializzò presto imitato dai suoi seguaci.


Erano passati quindici giorni da quell’attacco, ne rimanevano ancora sei prima dello scadere dell'ultimatum imposto dal Dark Lord.
Lo stato di Harry era migliorato leggermente, ma era ancora in una situazione molto simile al giorno in cui aveva bevuto il veleno.
Nell'ufficio di Silente, il preside, la McGranitt e Piton discutevano.
- Niente di tutto ciò che ho provato fin'ora ha dato responsi positivi. - disse quest'ultimo.
- E in nessuno dei libri che ho consultato ho trovato cosa potrebbe essere. - aggiunse la McGranitt.
- Spero non sia come temo: se è una pozione inventata da lui non possiamo far nulla... - continuò Silente preoccupato.
- Se è così non abbiamo altra scelta se non consegnarli il ragazzo. - disse ancora il professore di Pozioni.
- Deve per forza esserci un'altra possibilità! - Esclamò la donna.
- Non c'è, Minerva, non c'è. -


Il giorno in cui scadeva il tempo ci fu un altro attacco a Hogsmade. Quel giorno c'era una bufera di neve che impediva la vista a più di un un metro di distanza.
Una parte dei Mangiamorte, assieme a Lord Voldemort, si radunò vicino ai cancelli di Hogwarts. Non dovettero aspettare molto per veder arrivare Silente, la McGranitt, Madama Chips e Harry avvolto in un mantello molto più pesante di quello che indossavano gli altri, affiancato e sostenuto da Ron e Hermione.
- Bene, avete fatto la scelta più sensata. - commentò divertito il Signore Oscuro.
- L'antidoto, Tom. - disse pacatamente Silente.
- Non ce l'ho con me. - rispose lui semplicemente. - Se volete che si salvi dovete darmi il ragazzo. -
Ne avevano discusso a lungo, ne avevano parlato anche con Harry nei momenti in cui si sentiva meglio. Alla fine erano giunti alla conclusione che fosse la scelta migliore.
- Allora, Potter? Vieni qui. -
Harry instabile sulle sue gambe, con il mantello che gli svolazzava attorno, si incamminò verso i Mangiamorte. Giunto circa a metà una folata di vento più forte delle altre gli strappo il mantello di dosso rivelando che era vestito solo con il leggero pigiama dell'infermeria e un paio di scarpe da tennis molto consunte. Quando arrivò a pochi passi dalla sua destinazione inciampò e, anche questa volta, finì addosso al petto di colui che sarebbe dovuto essere il suo peggior nemico. Strinse la stoffa tra le mani, cercando di trovare un po' di calore. Il Dark Lord posò un braccio sulle sue spalle avvolgendolo col proprio mantello e si smaterializzò.
Hermione sperò vivamente di essersi sbagliata, ma poco prima che si smaterializzassero le era sembrato di vedere un ghigno sul volto di Harry.


Note della storia:
Salve gente, questa settimana tocca a me, shiho93 pubblicare il capitolo di WM.
Ringrazio i 10 che hanno aggiunto WM alle preferite, gli 8 che l'hanno messa tra le seguite e coloro che hanno letto senza lasciare traccia del loro passaggio.

Ora rispondiamo alle recensioni:
GinnyPotter93: Ciao, grazie per la recensione e per il sostegno, siamo tutte e tre felici di sapere che continui a seguirla. Alla prossima by shiho93

Regina Oscura: Ciao, grazie per la recensione. Quando ha letto il tuo commento, Xevel ha detto:"osa rubare Tom a Harry e ti faccio scuoiare", quindi stai attenta ;). Alla prossima by shiho93

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Ritorno a Hogwarts ***


I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono, sono proprietà di JK Rowling e di chi ne detiene i diritti. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Without Mask: Togliersi la Maschera - Cap. 2 – Ritorno ad Hogwarts

- Essere ciò che gli altri vogliono che tu sia è facile... -
- Il difficile è essere veramente se stessi. -


Harry si svegliò. Era ad Hogwarts, gli scudi magici che sentiva glielo confermavano, e dall'odore doveva essere in infermeria, ma come ci era arrivato?
- Ora ricordo... Piton... Quel traditore... - pensò mentre permetteva ai propri sensi di esplorare la stanza. Quella mattina si era svegliato per l'entrare dell'uomo nella loro stanza, Tom era in missione perciò era solo, aveva dormito nudo tranne per le bende, com'era solito fare. Il professore lo aveva costretto ad alzarsi, gli aveva tirato i vestiti che indossava il giorno precedente, e lo aveva costretto a vestirsi, poi lo aveva trascinato via, fortunatamente nella tasca dei pantaloni era rimasta una dose della pozione che doveva prendere, ed era riuscito ad afferrare la boccetta che teneva sul comodino in caso d'emergenza.
Nella stanza oltre a lui c'erano Madama Chips e il professor Piton.
- Ha sempre alloggiato nelle stanze del Signore Oscuro, potrebbe controllare se...? - stava chiedendo quest'ultimo all'infermiera.
Harry capendo cosa il professore volesse chiedere lo interruppe:
- No, non sono stato violentato. - disse mentre si sedeva sul bordo del letto. Gli adulti sussultarono, non si erano accorti che il ragazzo si fosse svegliato.
- Potter! Stia giù! Deve riposare! - Lo sgridò Madama Chips avvicinandosi a lui e mettendogli le mani sulle spalle per costringerlo a stendersi.
Il ragazzo indossava solo i pantaloni di un pigiama in cotone, ed aveva il torso bendato a partire dal collo fino ad arrivare alla vita, anche il braccio sinistro era fasciato, le bende, nella zona fino al gomito erano evidentemente più spesse, invece dal gomito alla mano erano solo un paio di strati, come se servissero solo a tenere il resto della fasciatura.
Con un brusco movimento del braccio destro allontanò l'infermiera da sé e si alzò in piedi. Stiracchiò le braccia, probabilmente per controllare in che condizioni erano, poi chiese: - Dove sono i miei vestiti? - Madama Chips, offesa per come era stata trattata, gli indicò una sedia, sopra alla quale c'erano un paio di jeans e una camicia nera perfettamente piegati. - Sono lì. -
Non c'erano ne biancheria intima ne scarpe, constatò Harry avvicinandosi. Indossò la camicia allacciando tutti i bottoni per nascondere il più possibile le bende. Quando fu il turno dei pantaloni, li prese e frugò in tutte le tasco senza trovare nulla. Lanciò un'occhiata sospettosa ai due adulti, poi voltò loro la schiena e si sfilò i pantaloni del pigiama. Mentre sfilava la gamba sinistra mise in mostra una cicatrice sul polpaccio sinistro. Non era molto lunga ma si vedeva che la ferita era stata profonda.
Sotto i pantaloni non indossava altro e la camicia era troppo corta per coprire, perciò gli adulti alle sue spalle si ritrovarono a guardare due natiche sode e ben definite, come anche le cosce e i polpacci, muscolosi ma proporzionati al suo fisico.
Madama Chips, quando si accorse che lo stava fissando spostò immediatamente lo sguardo verso un'altra direzione decisamente imbarazzata.
Intanto Harry aveva indossato anche i pantaloni e si era voltato verso il professore.
- Dove sono le fiale che avevo in tasca? - Gli chiese usando una voce fredda e incolore.
Piton lanciò una breve occhiata verso un tavolino, che ad Harry non sfuggì, e rispose: - Le ho prese io. Devo esaminarne il contenuto. È possibile che il Signore Oscuro ti stia tenendo sotto controllo con quelle pozioni. -
Harry in risposta alzò un sopracciglio. - Non è certo così facile controllarmi. E non troverà niente di interessante in quelle. - Il suo sguardo divenne di ghiaccio. - E a me servono. - La sua voce divenne quasi un sibilo sull'ultima parola.
Avanzò verso il tavolino che aveva attirato lo sguardo del professore, che si posizionò tra lui e la sua meta. Giunto a poco più di una spanna dall'insegnante si spostò velocemente verso destra, per poi, dopo aver superato l'uomo, ritornare sui suoi passi. Agli occhi dei due adulti sembrò quasi che Harry fossè sparito per poi ricomparire alle spalle del professore.
Sul tavolino c'erano tre fiale, due contenevano un liquido rosso sangue e nell'altra c'era un liquido trasparente. Erano in vetro, di forma circolare, sempre dello stesso spessore, lunghe circa cinque centimetri e con un tappo di sughero in cima. Il ragazzo le afferrò e le infilò in tasca, poi si diresse a passo svelto alle porte dell'infermeria.
Dopo aver percorso pochi passi fuori dall'infermeria vide Ron ed Hermione, che probabilmente lo stavano per andare a trovare, giungere dal corridoio opposto a quello che lui stava per percorrere. Gli ignorò e continuò per la sua strada, ma venne richiamato dalle loro voci.
- Harry? Sei tu? - chiese Hermione.
Il ragazzo voltò appena la testa verso di loro per qualche secondo, poi tornò a camminare.
- Amico? Non ci riconosci? Siamo noi, i tuoi migliori amici! - lo chiamò Ron.
Questa volta rallentò il passo per farsi raggiungere ma non si voltò. I due grifondoro si posizionarono ai suoi fianchi e lo osservarono: era cambiato drasticamente in quel periodo, non era più il ragazzo che era stato prima. Non c'era più alcuna traccia nella persona che avevano davanti del bambino sopravvissuto, del perfetto occhialuto Grifondoro, del Golden Boy. Anche loro avevano stentato a riconoscerlo quando lo avevano visto. I capelli lunghi, neri come l'inchiostro incorniciavano un volto dai lineamenti freddi e inespressivi, negli occhi verdi bruciava una fiamma talmente gelata da far sembrare a chi li guardava di cadere nel profondo abisso del sonno eterno da quanto ricordavano l'Anatema che Uccide. La pelle si era scurita, ora era di un caldo color ambra, anche se ogni cosa in lui sembrava fredda, anche il colore della sua pelle. Poi notarono le bende sul collo e sulla mano.
- Harry! Che ti hanno fatto? Stai bene? - chiese Hermione, con in volto un'espressione tremendamente angosciata.
- Sto bene. - rispose Harry. La sua voce era calma, senza intonazione, ma a loro sembrò comunque di sentire un suono in sottofondo, come un ringhio, e sembrava che fosse stato Harry a farlo.
- Non sembri neanche tu, sei cambiato! Non hai neppure gli occhiali! E le bende? Amico, sei sicuro di stare bene? - chiese Ron preoccupato.
- Sto. Bene. - scandì le parole, cercando di far comprendere loro quel concetto che a lui sembrava così facile.
- Cosa ti è successo? Ha ragione Ron, sei cambiato. - continuò Hermione.
Harry la guardò, stringendo appena gli occhi. - Anche tu saresti cambiata se avresti affrontato ciò che ho affrontato io. - Usò un tono ancora più freddo, quasi sibilante, questa volta.
- Harry... Scusa... Io... - balbettò Hermione. Non riuscì a dire altro, o a muoversi in alcun modo, si fermò lì, in mezzo al corridoio. Anche Harry si era fermato, e pochi passi dopo di fermò anche Ron, tornando indietro a dove erano loro. Avevano quasi raggiunto un incrocio tra il corridoio che stavano percorrendo e un altro.
- Non volevi? Ti dispiace? È questo che stai cercando di dirmi? - si avvicina di un passo a lei continuando a guardarla negli occhi. Chiude i propri voltandosi di nuovo verso il corridoio e riprendendo a camminare. - Non basta. - Dice mentre passa a fianco di Ron.
In quel momento si sente la porta dell'infermeria sbattere contro il muro e Piton che urla: - Potter! Torna qua! -
Harry si volta in quella direzione per mezzo secondo, poi aumenta il passo facendo segno ai due grifondoro di seguirlo. Nel punto in cui il corridoio che stavano percorrendo ne incrociava un altro svoltarono a destra.
- Harry? E il professor Piton? - chiese Ron.
Harry gli lanciò una breve occhiata. - Non ci seguirà. - Aumentò leggermente il passo. - Usciamo, andiamo in riva al lago. -

Il professor Piton, quando vide Potter, Weasley e la Granger svoltare a sinistra gli seguì. In quel corridoio non c'era anima viva. Alcuni quadri che sonnecchiavano vennero svegliati improvvisamente dall'uomo che gli chiedeva dove fossero andati i tre grifondoro. I quadri risposero che nessuno aveva percorso quel corridoio nelle ultime tre ore.



Note della storia:
Chiedo immensamente scusa per il ritardo.
Recito il mea culpa, è tutta colpa mia…ora prima di fare casini con i codici, che verranno aggiunti da qualcuna delle altre due..

Regina Oscura: già! E’ proprio uno spudorato, lo penso anche io. Per la velocità è una cosa voluta, fidati ti perderai a causa della velocità. (Mi sono persa anche io, ma non dirlo).
DJKIKA: carissimah anche noi amiamo un Harry Oscuro! A presto!

Non dico altro, perché sto già impazzendo… A presto a tutti!
KissKiss fra ro


Edit di xevel: No, tu non pubblichi più senza l'approvazione. Tu non pubblichi più senza prima avermi fatto ricontrollare tutto... sigh... ç_ç

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Istanti ***


I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono, sono proprietà di JK Rowling e di chi ne detiene i diritti. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Without Mask: Togliersi la Maschera - Capitolo 3 - Istanti

A Regina Oscura, l'unica che ha recensito il capitolo precedente. Grazie.

- Essere ciò che gli altri vogliono che tu sia è facile... -
- Il difficile è essere veramente se stessi. -


Era notte fonda, si trovavano nel seminterrato. Le finestre, feritoie un po' troppo grandi, illuminavano sporadicamente il corridoio che stavano percorrendo. Sopra al rumore dei loro passi, solo le loro voci si distinguevano, maschili, una infervorata, una seccata.
- Non possiamo lasciarlo tra quegli umani! -
-.Non è uno di noi! Perché dovrebbe importarcene qualcosa? -
- Ci ha salvato la vita! E ci ha liberato! Cosa c'è di più importante di un debito da saldare? -
L'altro non rispose, il silenzio perdurò per mezzo minuto, poi il rumore dei passi cessò.
- Non appartiene al branco, eh? È questo, Jas, il problema? Non è un mostro come lo siamo noi? -
Il silenzio dell'altro continuò.
- Non ci credo... Eppure l'hai visto! Hai visto quello che ha fatto, quello che avrebbe potuto fare, e che non ha fatto! -
- È proprio perché l'ho visto che non posso accettare che sia considerato parte del branco! Non riesce a controllare nemmeno il suo potere! Come potrebbe controllare un intero branco? Come potrebbe se non ha ucciso neanche... ? - Venne interrotto bruscamente dall'altro senza riuscire a finire la frase.
- Jason, è questo il tuo problema? Non l'ha ucciso. Ok, e allora? Vuoi forse un altro pazzo sanguinario come Greyback? Non ti è bastato quello che ci ha fatto passare lui? -
Ancora silenzio.
- Non mi dire... A te piaceva, vero? A te lui piaceva. - riprese a camminare. - Eppure credevo che fossi già abbastanza nei guai così, non credevo volessi lasciare il branco. Noi siamo con lui, lo sai. -
L'altro gli corse dietro. - Michael, aspetta! Tu stai con quello? Come lo sopporti? È mostruoso! -
- Nello stesso modo in cui tu sopporti di vedere i tuoi compagni sbranati senza muovere un dito, e ne godi. -
I passi si fermarono, il rumore di una porta di ferro che si apre cigolando sui cardini. Un singhiozzo sorpreso dalla stanza dietro la porta, e un sussurro rassicurante. E la porta venne chiusa sbattendola.


In un altro luogo, in un altro tempo, quello stesso giorno, Severus Piton si trovava nell'ufficio del preside Albus Silente.
- Severus, cos'è successo a Harry? -
- Non lo so, preside, non lo so. Quando lo vidi, due mesi fa, era così com'è ora... -
- Sai cosa può essere successo? -
- No, non so cosa l'Oscuro Signore possa avergli fatto.-
Silente prese un grosso tomo appoggiato vicino a lui, lo aprì alla pagina segnata dal segnalibro, lo girò verso Severus. - Può essere? - chiese, poggiando una mano dove l'altro avrebbe dovuto iniziare a leggere. “...cercano un padrone, qualcuno a cui sottomettersi, affidandogli la propria anima, il proprio corpo, il proprio cuore e la propria mente. È l'unico modo che hanno per controllare l'enorme potere che deriva da ciò che sono. In qualsiasi situazione mostrano totale sottomissione al loro padrone, ma possono spezzare quel legame quando più li aggrada, ciò avviene solitamente quando hanno raggiunto un pieno controllo dei loro poteri. Assorbono le capacit-”
Non lesse di più che Silente chiuse il libro impedendogli di continuare. - Non lo so. - rispose allo sguardo interrogativo del preside.
- Può essere? - ripeté lui la domanda.
- Non lo so. Può essere. - E invece lo sapeva, soltanto non voleva pensare cosa ciò potesse significare, non voleva saperlo.


Harry era nella propria sala comune, osservava il fuoco seduto sul tappeto davanti al caminetto. Aveva circondato le gambe con le braccia e il mento poggiato sulle ginocchia.
Hermione era alcuni passi dietro di lui, convinta di non aver fatto alcun rumore. Fu immediatamente smentita da Harry che, senza muoversi, le chiese: - Cosa c'è? -
- Sei tornato da una settimana e non ti sei mai mosso da qui: non hai frequentato nessuna lezione, non sei mai sceso in sala grande, e quasi non parli. Cosa ti è successo in questi mesi, Harry? Cosa ti ha fatto cambiare così? -
- Niente che tu voglia sapere. - rispose lui.
- E la tua bacchetta? Dov'è la tua bacchetta? - si avvicina cercando di avere una reazione maggiore rispetto a quell'apatia.
- Non ne ho bisogno, non mi interessa. - si alzò con un movimento fluido guardò Hermione e si avvicinò ad una finestra, appoggiando la fronte al vetro e guardando fuori, l'oscurità della notte ammantava il paesaggio.
Hermione lo seguì, e prima che potesse poggiargli una mano sulla spalla, lui la fermò. - Non toccarmi. - Le disse. Si infilò una mano in tasca, estraendone una delle fiale che aveva con sé, era quella col liquido trasparente. La strinse nella mano e la rinfilò in tasca.
- Cos'è? - chiese lei, osservandolo.
- L'unica cosa che mi permetterà di non impazzire. -
- Cos'è? - chiese ancora, aggrottando le sopracciglia.
- L'antidoto alla pozione. -
- Pozione? - chiese. Poi si ricordò della pozione che Voldemort gli aveva fatto bere. - Non ha mantenuto la sua parola! -
- L'ha mantenuta, ma prendere l'antidoto una volta sola non è bastato. E neanche due o tre. Dovrò prenderlo ancora per un po', ma non ne ho con me, oltre questo. -
- Il professor Piton potrebbe preparartelo! - disse lei, entusiasta della sua proposta.
- No, Piton non ne è capace. E in più non conosco gli ingredienti. -
- Ma allora...? -
- Allora dovrò sperare che i ragazzi facciano in tempo. - concluse con un sorriso amaro.



Note della storia:
Vi ringrazio per l'esorbitante numero di recensioni ricevute...
Però vi perdono, visto che a Natale si è tutti più buoni.
Voglio almeno DUE recensioni, e se me ne date TRE sarò più veloce che posso.
Ora, ringrazio ancora Regina Oscura, e rispondo alla sua, unica, recensione del capitolo precedente.
Regina Oscura: Quanto tempo è passato? Un po'... Ecco, una si sa cosa contiene, e le altre? Chissà... Tranquilla, qualsiasi vampiro ci sia in questa storia non sarà imparentato con uno Svaroski (per quanto a me possa piacere la saga di Twilight, quelli non sono vampiri, almeno non sono vampiri come li intendo io), grazie per gli auguri, ne approfitto per augurarti un buon 2010. Baci, xev.

Buon anno nuovo, gente! E recensite!
alla prossima, xev

Ma prima di dirci addio, cantate con me!
"Oooh, jingle bells, jingle bells, jingle all the way, tutto 'l dì, oh che bell, montar di Malfoy l'uccell." [Harry, in 'Jingle Bells']

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