fuga da Ydra

di danish
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** s.o.s. dallo spazio ***
Capitolo 2: *** il lungo sonno ***
Capitolo 3: *** motori a tutta forza ***
Capitolo 4: *** ....gelosia..... ***
Capitolo 5: *** segreti rivelati ***
Capitolo 6: *** la generosità di Meeme ***
Capitolo 7: *** un posto nell'universo ***



Capitolo 1
*** s.o.s. dallo spazio ***


numero uno
Il giorno stava ormai volgendo al termine e Kei Yuki , appoggiata alla veranda di legno della sua casa, scrutava lontano l'orizzonte tinto di arancio dal tramonto. Una lieve brezza tiepida le faceva ondeggiare i biondi capelli ed il leggero vestito azzurro che indossava mentre la sua mente vagava lontana tra i ricordi. Erano ormai passati alcuni anni da quando , dopo aver sconfitto il Noo, uno dei piu' terribili nemici, insieme all'equipaggio dell'Arcadia e al suo capitano, aveva deciso di fermarsi sul pianeta Minus per costruirsi una vita e dare pace a quell'inquietudine che albergava nel suo cuore.

"Anche oggi è passato....." pensò tra sè e sè mentre si girava per entrare in casa. Sul pianeta Minus Kei si occupava di comunicazioni spaziali, una specie di ufficio postale da cui venivano smistati i messaggi ed inoltrati a destinazione. Quasi un ponte con il passato in quanto, in qualunque momento qualcuno avesse voluto contattarla, lei avrebbe certamente risposto..... "qualcuno"di molto importante a cui lei pensava spesso.
" Mi domando perchè sono venuta qui e continuo a pensare a lui.....forse sarebbe stato meglio se fossi rimasta sulla nave? " pensava Kei, ma la risposta che si dava era sempre la stessa : dovevo farlo.

All'improvviso un terribile frastuono la risvegliò dai suoi pensieri e con scatto atletico si precipitò al piano superiore, in sala di ricezione messaggi. Questa era una immensa stanza affacciata sul mare, visibile attraverso le ampie vetrate che la attorniavano. Appena mise piede nella sala si accorse che tutti gli strumenti mandavano segnali di malfunzionamento , il radar sembrava impazzito e sugli schermi apparivano strani messaggi in un linguaggio a lei sconosciuto. Poi un forte sibilo e ad un tratto il ritorno alla normalità. "Cosa può essere successo?" si chiedeva mentalmente mentre si avvicinava ad una delle vetrate per vedere se fuori ci fosse qualcosa di strano. La strumentazione nel frattempo aveva ripreso il suo normale funzionamento e del fenomeno di poco prima non rimaneva traccia. Certo non era una cosa normale , per cui Kei decise di rimanere bene attenta in attesa di nuovi eventi. Nelle ore successive verificò le registrazioni e controllò i tracciati in cerca di qualche indizio che le chiarisse i fatti. Era ormai notte fonda quando decise di andare a riposarsi un po' anche per recuperare l'energia e l'attenzione che le sarebbero servite l'indomani.

Il mattino seguente era una splendida giornata soleggiata, Kei si alzò e si fece una lunga doccia , come piaceva a lei, poi si infilò i jeans e una camicia e , dopo aver consumato una breve colazione, si diresse al piano superiore per continuare i suoi accertamenti sul fenomeno della sera prima. "voglio ricontrollare le registrazioni video. Non sono sicura ma mi sembra di aver visto un messaggio in codice....ma quale codice?"

All’improvviso di nuovo quel frastuono e subito dopo un lungo sibilo, gli strumenti ancora impazziti e quel messaggio criptato sul video,  poi per qualche frazione di secondo, una  luce abbagliante si materializzo’ sullo schermo gigante al centro della stanza.
” Meeme!!  È l’immagine di Meeme! “  . Kei  Si mise subito in moto cercando tutti le frequenze disponibili per cercare di contattare quel segnale che generava l’immagine di  Meeme .  “ che cosa sarà successo???  Perché è apparsa l’immagine di Meeme sullo schermo??  Spero che i miei amici non siano in pericolo…..”   guardò e riguardò infinite volte la registrazione senza riuscire a capire, a trovare uno spunto che le permettesse di decifrare il messaggio. Questo la faceva arrabbiare tremendamente ma continuò il suo lavoro spinta dal desiderio di sapere quale fosse la ragione di quel segnale.

Nuovamente  una luce invase la stanza  e si concentrò  per poi disegnare il profilo di una donna : era Meeme  che si stava materializzando di fronte a Kei, sottoforma di ologramma . “aiutaci….Harlock ha bisogno di te…..noi tutti abbiamo bisogno di te…”  era la voce dell'aliena che in un soffio chiedeva aiuto per lei e per i suoi compagni.   “Meeme! Dove siete? Che cosa sta succedendo?”
La proiezione della donna era tremula e sfocata  ma riuscì ugualmente a comunicare a Kei che l’arcadia era prigioniera nella terribile nebulosa Ydra   e rischiava di finire risucchiata da un buco nero.

“So cosa devo fare….devo andare a prendere Tadashi sul pianeta Lyra e portarlo con me! “  e così dicendo era già corsa all’hangar dove custodiva la sua piccola astronave per i casi di emergenza. E quello era davvero un caso di emergenza : il capitano aveva bisogno di lei e da ottimo ufficiale quale era non poteva certo tirarsi indietro………ma era solo per una questione di dovere  o in fondo al suo cuore era nascosta la voglia di ritrovarsi di fronte a quell’uomo dall’espressione indecifrabile  che  agitava  i suoi pensieri??

Dopo qualche ora di volo, il pianeta  Lyra cominciava a distinguersi nitidamente. “Ci siamo , è ora di contattare il ragazzino e vedere se durante questi anni è cresciuto!! “  Pensava sorridendo Kei  mentre si avvicinava sempre di piu’ il momento di atterrare .  
Kei sorvolo' il pianeta Lyra alla ricerca del suo compagno di mille avventure. Passò oltre le colline e dopo pochi minuti sopra ad un bosco. Stava cercando il posto migliore per atterrare senza destare troppa curiosità. In fondo era una pirata spaziale e , anche se "in congedo" , poteva sempre destare l'interesse di qualcuno  a cui interessava ancora catturare lei o i suoi amici.

"Tadashi dovrebbe essere da queste parti....ecco! Vedo in fondo a quella radura l'ingresso del suo centro di ricerche spaziali!!"  e così dicendo atterrò . Scese dal veicolo spaziale con molta attenzione e dopo pochi secondi arrivo' all'ingresso del centro ricerche dove  compose sulla tastiera il codice segreto che Tadashi le aveva comunicato. Infatti ,dopo aver lasciato l'Arcadia , Tadashi  aveva costruito il suo laboratorio di ricerca per continuare il lavoro di suo padre e aveva fornito un codice segreto ai suoi ex compagni  in modo che, se ne avessero avuto bisogno, in qualunque momento avrebbero potuto trovarvi riparo o chiedere il suo aiuto.

Kei attraversò velocemente il lungo corridoio che conduceva alla stanza principale . Il laboratorio era stato costruito sulla base della pianta dell'Arcadia, per cui non era difficile orientarsi per trovare l'amico. Dopo aver percorso alcuni metri, davanti a lei si aprirono le porte blindate della sala ……

"Finalmente sei  arrivata!" le disse una voce che lei  ben conosceva.
" Tadashi! sono lieta di vederti" gli rispose Kei avvicinandosi per abbracciarlo. Tadashi ricambiò l'abbraccio , lasciando un po' sorpresa Kei che si aspettava la solita reazione imbarazzata che lui usualmente aveva.

"So per quale motivo sei venuta fino a qui. Ho ricevuto uno strano messaggio la notte scorsa dove Meeme chiede aiuto dicendo che l'Arcadia si trova intrappolata all’interno della nebulosa di Ydra…….ed il suo campo magnetico la tiene bloccata senza scampo."  le disse .
"E' vero. Ho pensato di venire da te perchè penso che tu sicuramente abbia dei mezzi più potenti di quelli che ho io nella mia stazione per poterci mettere in comunicazione ed aiutarli ! " rispose Kei.

I due si avvicinarono ad un pannello pieno di luci e di pulsanti colorati . "Ho analizzato il segnale e credo che sia stato trasmesso già da qualche giorno....speriamo di essere ancora in tempo per fare qualcosa."  disse Tadashi mentre premeva i bottoni del pannello e stampava una sorta di mappa spaziale. Poi , guardando dritto negli occhi di Kei le disse : " non fare quella faccia, credi che Harlock se ne stia con le mani in mano? sicuramente starà cercando un modo di liberarsi dalla trappola in cui è caduto!" . Per un attimo Kei rimase sorpresa dalla risposta di Tadashi. Quello che una volta era un ragazzino, adesso era diventato un uomo sicuro e con la testa sulle spalle che sapeva bene cosa fare in quella circostanza.
 "E allora cosa stiamo aspettando? " rispose guardandolo a sua volta negli occhi . "Non avere fretta, dobbiamo portarci l'attrezzatura necessaria. Abbiamo bisogno di un carburante più potente del solito Gravium che usa l'Arcadia....." . così dicendo Tadashi prese una scatola metallica che conteneva alcune capsule verdi di sua invenzione, un nuovo combustibile ancora allo stato sperimentale, denominato TK15 . Questo, unito al normale carburante delle astronavi, era in grado di aumentarne di 20 volte la potenza. Purtroppo , essendo ancora allo stato sperimentale, non si conoscevano ancora perfettamente le conseguenze che avrebbe potuto provocare ai motori delle astronavi. Ma ora non c'era tempo da perdere, bisognava partire subito.
In poche ore i due ragazzi furono in grado di equipaggiare un' astronave veloce in grado di attraversare in breve tempo la lunga distanza che li separava dalla nebulosa Ydra. Non c’era tempo di tentare un collegamento attraverso le stazioni di comunicazione, era meglio partire subito .“ho portato con noi anche uno strumento capace di eliminare il piu’ potente dei campi magnetici…..credo che potrà servirci” disse Tadashi guardando Kei.

Ma lei non rispose, la sua mente stava ripercorrendo l’ultimo suo giorno sull’Arcadia , quando decise di scendere sul pianeta Minus. Il capitano aveva sempre lasciato liberi i suoi uomini di fare le loro scelte, di seguire il loro istinto. Ma quella volta , quando Kei entrò nella sua cabina per comunicargli la sua decisione,  lui le disse una frase che ora continuava a riecheggiare nella sua mente : “Sei libera di andare ovunque tu ritenga e in qualunque momento tu lo desideri “  poi fece una breve pausa ed avvicinandosi a lei di qualche passo aggiunse: “  Ma se un giorno sentirai la necessità di tornare, ricordati che qui ci sarà sempre qualcuno ad aspettarti.! “. Poi si voltò e tornò a sedersi alla sua scrivania mentre Meeme suonava con l’arpa la sua malinconica melodia. Harlock si versò da bere e, senza guardarla negli occhi, le disse : “ Buona fortuna.” .
Kei avrebbe voluto sentirsi dire parole diverse, invece uscì mormorando un semplice “Addio, capitano” e chiudendo la porta della cabina si allontanò per partire verso Minus.

Ora, trascorsi 6 anni da quell'ultimo giorno, la necessità di tornare cominciava a farsi sentire. Anzi si faceva sentire ancora più forte del solito perchè nonostante gli sforzi ed i tentativi di ricominciare da zero, i suoi pensieri erano sempre là. "Perchè non gli hai mai detto la verità sui tuoi sentimenti?" le chiese a bruciapelo Tadashi. Kei trasalì ed arrossì per essersi lasciata leggere dentro così facilmente. Dopo un breve attimo di incertezza e cercando di ricomporsi gli rispose : "e che cosa avrei dovuto dire secondo te? Credi che lui non lo abbia capito?" . " Certo che lo sa che tu sei innamorata di lui! Come lo sono tutte le donne che sono passate sulla sua strada! Scommetto che persino la gelida Raflesia lo è stata. E comunque, purtroppo per te,  pare che lui apprezzi solo la compagnia di Meeme...." Un pugno colpì la spalla del ragazzo all'improvviso "Prendi questo!! Hai il tatto di un elefante!!" gli disse Kei sibilando. Poi si allontano' dal ponte di comando e si ritirò in cabina , ferita da quel commento inopportuno di Tadashi "lo so, lo so che è così....ma poteva evitare di sbattermi in faccia la realtà in quel modo!!" Disse tra sé e sé mentre si versava dell'acqua.

Finalmente dopo molte ore di navigazione, la nebulosa di Ydra cominciava ad essere visibile ad occhio nudo. "Bene, cerchiamo di metterci in comunicazione con l'Arcadia, a questa distanza dovrebbero essere raggiungibili" suggerì Tadashi. Ma una tempesta magnetica avvolse d'improvviso la navicella che cominciò ad oscillare pericolosamente. "Ci siamo, è il momento di attivare lo scudo magnetico. Kei, premi quel pulsante giallo che vedi alla tua sinistra! " Una luce verde avvolse tutta l'astronave proteggendola dalla tempesta che imperversava in quel punto dell'universo, permettendole di continuare il viaggio nella direzione prestabilita. Dopo altre 3 ore finalmente giunsero in un punto dello spazio più calmo  in cui in lontananza si intravedevano delle luci intermittenti.......

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Capitolo 2
*** il lungo sonno ***


il lungo sonno Breve riassunto : Kei e Tadashi , scesi dall’Arcadia ormai da anni , ricevono improvvisamente un sos dalla loro vecchia astronave imprigionata nella nebulosa Ydra. I due partono subito in soccorso dei loro amici ed ora si trovano a breve distanza da loro tanto da poter distinguere ad occhio nudo le luci intermittenti dell’Arcadia……


" Guarda Tadashi! E' l'Arcadia che chiede soccorso. Proviamo a metterci in contatto con loro . Mandiamo dei segnali luminosi di risposta….“ . La loro piccola navicella si stava avvicinando all’Arcadia in attesa di poter sbarcare. Dopo aver effettuato alcuni giri di ricognizione intorno all’astronave e, non ricevendo alcuna risposta ai loro messaggi , i due ragazzi decisero di scendere  attraverso il  corridoio metallico che, lanciato verso l’astronave, vi si agganciava direttamente.

Kei era nervosa e guardando Tadashi disse “ non ti sembra strano che non abbiano risposto ai nostri segnali? “
“si, è molto strano….è passato del tempo dall’ultima volta che l’ho vista….ma l’Arcadia non ha mai avuto questo  aspetto così spettrale, come se fossero passati oltre 100 anni..” rispose.

Il lungo corridoio si aggancio’ ad uno dei portali dell’Arcadia. Dopo qualche  istante le porte si aprirono , i due ragazzi mossero alcuni passi con circospezione e si diressero verso il ponte di comando. Lungo il percorso non c’era anima viva , solo silenzio e poche fioche luci di emergenza accese. Oltrepassarono l’infermeria che era vuota e poi si diressero verso le cucine. Anche qui tutto appariva freddo e silenzioso.

Finalmente si intravedeva la fine del corridoio e la porta che conduceva al ponte di comando : “ Ci siamo! Ecco il ponte . Sicuramente tutto l’equipaggio si trova lì……..almeno credo..”  disse Tadashi  rivolgendo lo sguardo a Kei che sussurrò :“ Ho una strana sensazione da quando siamo saliti a bordo.….presto, andiamo a vedere che succede.….”.

Le pesanti porte si aprirono lentamente e quello che si presentò davanti ai loro occhi , li lasciò  a bocca aperta: Il ponte dell’Arcadia era completamente buio, solo le luci rosse esterne intermittenti del segnale di sos lo illuminavano per brevi attimi. Gli strumenti erano tutti spenti e gli uomini erano accasciati sulle loro postazioni . Tadashi e Kei entrarono velocemente e si avvicinarono agli ufficiali toccandoli per vedere se fossero ancora vivi .

“Credo che siano solo svenuti….respirano ancora” disse Tadashi avvicinandosi ad uno di loro. Vide il primo ufficiale Yattaran e si avvicinò scuotendolo leggermente per vedere se avesse reazioni ma questo non fece alcun movimento. Poi si voltò e vide Kei di fronte alla poltrona del capitano “Kei! Harlock come sta?”

“non è qui…..” rispose quasi con sollievo , aggiungendo : “probabilmente è nella sua cabina. Andiamo a vedere!”.I due si allontanarono del ponte in direzione della Cabina del capitano. Si fermarono nella sala del computer, cuore dell’Arcadia, ma anche quello era completamente spento :  “..mmmh….brutto segnale. Questa storia non mi piace….cerchiamo il capitano!” disse Tadashi mentre con passo veloce si dirigevano in fondo all’astronave. Intorno era tutto silenzio, si udivano solo i loro passi risuonare sul pavimento metallico.
Arrivarono davanti alla pesante porta in legno della cabina “Entriamo” disse Tadashi spingendola.
 
Una musica di arpa proveniva dall’interno  dove tutto era come sempre avvolto nella penombra, solo le grandi finestre vetrate mostravano alla vista le stelle e i pianeti intorno. Kei guardò verso la scrivania ma non vi era nessuno seduto, poi girò lo sguardo verso il grande letto. Lì accanto  vi era una poltrona su cui stava seduta Meeme.  “Meeme!” disse Kei avvicinandosi alla donna ma, dopo pochi passi rimase impietrita: Harlock era disteso sul letto , anche lui privo di conoscenza .

“Finalmente siete arrivati……vi stavo aspettando”  rispose Meeme con un soffio di voce. “Che cosa sta succedendo qui? Perché tutti sembrano morti?” le chiese Tadashi. Meeme si alzò dalla sua sedia e, dopo avervi appoggiato l’arpa, mosse alcuni passi verso di loro dicendo:  “Non sono morti, hai ragione…..hanno solo contratto un virus quando abbiamo tentato di attraversare questa nebulosa”.
“Che tipo di virus?” chiese Tadashi . “non lo so….qualcosa che intacca la volontà, la voglia di vivere……fino a farli cadere in un lungo sonno …..”.

Mentre Tadashi e Meeme parlavano, Kei si avvicinò lentamente al letto di Harlock e guardandolo in viso pensò “….ha sempre la stessa espressione fiera sul viso…..ma ora sembra così vulnerabile….” . Avrebbe voluto chiamarlo e vedere il suo occhio castano aprirsi lentamente e guardarla…..
“Kei! Tu hai mai sentito parlare di un virus di questo tipo?” Le chiese Tadashi  distogliendola dai suoi pensieri. “ Purtroppo ne ho sentito parlare tempo fa su Minus….” Rispose mentre la sua espressione si rattristava e gli occhi le si facevano lucidi.

“fate qualcosa per liberare i nostri amici da questo torpore….io non ci sono riuscita” disse Meeme. L’Aliena raccontò di come, attraversando la nebulosa Ydra , fossero stati catturati da un campo magnetico fortissimo.  Durante i vari tentativi per liberarsi, alcuni uomini avevano dovuto uscire dall’astronave per riparare i danni e al loro rientro avevano cominciato a sentirsi strani, sempre stanchi e senza forza di volontà. Quando il dottore capì che si trattava di un virus ormai il contagio si era diffuso ampiamente. Lo stesso Harlock era diventato apatico, non stava più sul ponte di comando e non dava più indicazioni ai suoi uomini su come agire per uscire da quella trappola. “Solo io ne sono immune….immagino che sia perché non sono umana…… eppure anche l’Arcadia sembra essere stata contagiata…” concluse Meeme.

“Tadashi….che cosa possiamo fare?” chiese Kei guardando il giovane. “Per prima cosa dovremmo tentare di riattivare il computer centrale.” Le rispose sicuro . “però mi servono alcune attrezzature che sono sulla navicella con cui siamo arrivati”. Così dicendo si allontanò attraverso il buio corridoio .
Le due donne , rimaste sole , si scambiarono uno sguardo .”E’ successo tutto molto in fretta…..Harlock non ha nemmeno avuto il tempo di tentare qualcosa per salvare i suoi uomini…” disse Meeme rompendo il silenzio. “Lo posso immaginare….ma da quanto l’equipaggio ha contratto il virus? ” le chiese  Kei; “ Sono incoscienti da circa 20 giorni terrestri….”.
 
Kei mosse alcuni passi in direzione della vetrata e guardando verso lo spazio disse “ Non capisco perché il computer  dell’ Arcadia  si sia fermato….e mi domando se il virus sia ancora attivo. In questo caso sia io che Tadashi corriamo il rischio di rimanere infettati e di non potervi aiutare…” . “no, il virus non è più attivo. Sono riuscita a comunicare con un satellite ospedale circa 15 giorni fa e mi hanno confermato che il contagio si esaurisce dopo pochi giorni. Subito dopo il computer centrale si è spento e tutto si è fermato…..”  le rispose Meeme avvicinandosi. ”Per contattarti ho usato i miei poteri telepatici….ma questi non hanno alcun potere sui motori dell’astronave.”  .Poi tornò a sedersi sulla poltrona e a suonare la sua arpa dopo aver detto  “ Sono felice che tu e Tadashi siate qui…..”.

Tadashi tornò nella cabina del capitano con l’attrezzatura che gli serviva per tentare di far ripartire il computer e con la scatola contenente il carburante tk15 che doveva dare l’impulso ai motori  per poter uscire dalla nebulosa. “Andiamo Kei, ho bisogno di te nella sala del computer!”. I due raggiunsero in breve la postazione e cominciarono a studiare il da farsi. Certo non era facile operare su un computer che era di metallo solo esternamente. Già perché quel computer in realtà conteneva lo spirito del costruttore dell’astronave e loro lo sapevano bene.

Passarono molte e molte ore durante le quali  Kei e Tadashi si diedero da fare con tutti i mezzi possibili. Finalmente Tadashi collegò l’ultimo circuito “Bene! Se tutto va come penso, basterà collegare quella scheda con questo filo ….e poi inserire il tutto nella sede giusta….ecco fatto!” . Dopo  alcuni interminabili secondi il computer centrale comincio’ ad illuminarsi.  Sembrava davvero ripartito e pronto per essere utilizzato . Sull’astronave torno’ la luce e gli strumenti ricominciarono a funzionare. “Andiamo sul ponte di comando a verificare la situazione” suggerì Tadashi. Era davvero diventato sicuro di sé e Kei lo ammirava per questa sua capacità di non farsi scoraggiare dalle difficoltà che gli si presentavano.

Purtroppo sul ponte gli strumenti funzionavano a metà del regime normale. “Dovremo lavorare ancora….Kei,  tu e Meeme dovreste portare i ‘malati’  nell’infermeria. Ho bisogno di poter lavorare sulle loro postazioni.”
“Va bene, lo faccio subito. Poi tornerò ad aiutarti con gli strumenti”. Detto fatto tutti gli ufficiali furono portati in infermeria o nelle loro cabine . L’Arcadia con piu’ luci accese ora sembrava un po’ meno lugubre . Tornando sul ponte Kei si fermò nella sala del computer “Se solo tu  riuscissi a comunicare di nuovo con Harlock e a risvegliarlo, riusciremmo ad andarcene in fretta da questo postaccio”. Così dicendo appoggiò la sua mano ad un pannello del computer il quale le rispose con un bagliore . “Allora puoi sentirmi…..se è così aiutaci! Risveglia il capitano!”  Questa volta non ebbe alcun segno di risposta……..
 

 

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Capitolo 3
*** motori a tutta forza ***


motori a tutta forza

Breve riassunto : Kei e Tadashi corrono in soccorso dei loro amici intrappolati nelle nebulosa Ydra. Quando sbarcano sull’Arcadia però trovano tutto l’equipaggio contagiato da un virus che li costringe ad un lungo sonno. Anche il computer principale dell’Arcadia sembra “addormentato”. I due ragazzi cercano quindi il modo di rimettere tutto in funzione e di uscire al più presto dalla nebulosa.

 “Tadashi, ora che le apparecchiature funzionano, come faremo ad uscire dalla nebulosa? I motori avranno la forza sufficiente?” Chiese Kei. “ Dimentichi che ho portato con me il propellente tk15? Sarà un gioco da ragazzi, vedrai!!” le rispose scherzosamente cercando di sdrammatizzare la situazione. “L’unico problema è che una volta partiti……dovremo pensare a come fermarci!” . Kei sgranò gli occhi e disse : “Stai scherzando vero? Che cosa significa che dovremo pensare a come fermarci??”. Tadashi si fece serio :“Quando azioneremo i motori, la reazione provocata dal tk15 fornirà una spinta 20 volte maggiore di quella normale, necessaria ad uscire da questa trappola. Una volta fuori però non avremo più alcuna forza a trattenerci e quindi….” “……e quindi schizzeremo attraverso lo spazio con l’astronave ingovernabile..….fino a quando si esaurirà la spinta stessa…” concluse Kei. “Purtroppo non abbiamo alternative…..dobbiamo sperare di non ‘sbattere’ contro niente…” . Così dicendo Tadashi si diresse verso la sala macchine; ora doveva lavorare sui motori e prepararli per la partenza.

Per fortuna nelle cucine erano rimasti alcuni generi alimentari ancora utilizzabili. Certo Meeme non ne aveva bisogno nutrendosi solo di alcool, ma Kei e Tadashi dovevano mangiare qualcosa. Kei aprì gli scaffali scrutandone il contenuto. Poi decise di cucinare qualcosa con quel poco che aveva a disposizione. Un’ora dopo stava tornando sul ponte con un vassoio pieno di cibo e del caffè bollente. “Tadashi, ti ho portato qualcosa da mangiare e del caffè…..” . Tadashi si tuffò sul vassoio, all’improvviso si era ricordato che aveva una gran fame. ”Purtroppo è tutto quello che sono riuscita a trovare. Probabilmente erano a corto di viveri e non hanno fatto in tempo a rifornirsi…” gli disse Kei guardandolo divorare tutto con avidità. “Va benissimo, è tutto molto buono. Hai avuto una buona idea a cucinare….dai, mangia qualcosa anche tu!” rispose Tadashi con la bocca piena.

 Passarono ancora molte ore mentre i due ragazzi sistemavano la strumentazione dell’astronave. “Penso di aver terminato!” disse con entusiasmo Tadashi. 
”Bene! ed ora quale sarà il prossimo passo? Sai……pensavo che forse potremmo utilizzare il satellite artificiale ‘Ombra di morte’ per frenare la nostra corsa una volta usciti dal campo di forza di Ydra….” Rispose Kei accendendo lo schermo centrale e visualizzando una cartina spaziale.
“Grande idea!!!  Come ho fatto a non pensarci?! Guarda se riesci a localizzarla!!” rispose Tadashi spostandosi al centro del ponte.
“Eccola! Si trova nel quadrante Z13 a circa 10.000 chilometri spaziali da noi….vediamo se risponde al nostro ‘richiamo’….” Disse Kei ingrandendo l’immagine. Dopo circa mezz’ora il satellite artificiale cominciò a muoversi in direzione dell’Arcadia . L’avrebbe raggiunta mantenendosi alla usuale distanza di sicurezza.
 
“In quale modo avresti intenzione di utilizzare il satellite? “ Chiese Tadashi 
“Potremmo cercare di agganciarci con degli arpioni o delle ancore spaziali. Il peso e la massa  dell’Ombra di Morte rallenterebbero  la nostra corsa…..” disse Kei
“….certo….sperando che le catene spaziali reggano al contraccolpo e non si spezzino…” concluse Tadashi.
“Hai forse qualche altra idea? Vado a controllare le ancore spaziali e gli arpioni. Ci vediamo dopo.”  E così dicendo Kei si allontanò dal ponte.
“…no….non ho alcuna altra idea purtroppo…..” mormorò tra sé e sé Tadashi.

Finalmente tutto era pronto per la partenza. Tadashi aveva collegato il serbatoio del propellente tk15 a quello del carburante dei motori, programmandoli alla partenza. Ora dovevano solo tentare la fuga dalla nebulosa e poi pensare a curare l’equipaggio. Certo, sempre se la manovra avesse funzionato e si fossero salvati dalle conseguenze. Tadashi era preoccupato per la corazza della nave; si domandava se avrebbe resistito alla forte sollecitazione a cui sarebbe stata sottoposta. Ripensava che durante i suoi studi scientifici aveva visto diversi tentativi di utilizzo del TK15 su vari tipi di astronavi ma tutti più o meno con il medesimo risultato : nel migliore dei casi  la corazza ne usciva praticamente a pezzi. In quello peggiore……beh, era meglio non pensarci. 

“Tadashi, ho finito il giro d’ispezione: tutti gli ufficiali sono stati ben assicurati con cinture al loro letto, Capitano compreso. Meeme ci raggiungerà tra poco sul ponte.”Disse Kei andando a sedersi nella sua postazione. “Ho verificato anche la posizione dell’Ombra di Morte. Siamo pronti a partire , aspetto solo il tuo ordine.…”

Tadashi sospirò “Bene. Il momento infine è arrivato….” Poi si avvicinò a Kei e appoggiandole  una mano sulla spalla un po’ esitante le disse : “….Kei…..se il nostro piano non dovesse funzionare….e l’Arcadia finisse a pezzi……vorrei che tu sapessi…..” ma non potè finire la frase perché Meeme entrò proprio in quel momento sul ponte: “Eccomi. Quando volete possiamo partire…” . Tadashi si allontanò da Kei e si diresse verso il Timone che avrebbe manovrato personalmente. Poi guardò Meeme e Kei e disse con tono solenne : “RAGAZZE, TUTTE AI VOSTRI POSTI !  MOTORI A TUTTA FORZA! ARCADIA, SI PARTE !”. “Ricevuto! Motori a tutta forza!” Rispose Kei premendo il pulsante di avvio automatico dei motori.

L’Arcadia cominciò lentamente a muoversi in avanti mentre i motori raggiungevano il massimo della loro potenza. “Inserire il motore ausiliario ! Collegare il serbatoio del Tk15” comandò Tadashi. “Motore inserito. Serbatoio collegato!” rispose Kei mentre si voltava verso l’amico. “Bene. Ora tenetevi ben salde perché tra pochi secondi si balla ! Dove si trova l’Ombra di Morte?”  “E’ in posizione Capitano!” disse Meeme . Tadashi le sorrise , in effetti stava proprio dando ordini come un vero capitano.

 “APRIRE IL SERBATOIO DEL TK15. ATTENTE AL CONTRACCOLPO!” ordinò. 

In un istante si udì un rumore simile ad un’ esplosione e l’Arcadia venne catapultata in avanti ad una velocità pazzesca. Tadashi si aggrappò con tutte le forze al timone tentando di tenerlo il piu’ fermo possibile; Kei e Meeme sembravano stordite dalla velocità , incapaci di muovere un dito. “Kei! A che distanza si trova il nostra base artificiale ?!! “ Gridò Tadashi.
“Si trova a 50.000 chilometri spaziali…….presto la vedremo ad occhio nudo…” gli rispose con un filo di voce. Quella velocità le toglieva il fiato e le annebbiava la vista ma doveva resistere se voleva salvarsi .”Bene, appena sarà a 5000 chilometri ne apriremo i portali e l’attraverseremo uscendo dalla parte opposta. A metà percorso lanceremo gli arpioni per ancorarci alla base stessa!” ordinò Tadashi. 

 La nave cominciò a vibrare interamente; si udivano sordi scricchiolii metallici provenire da ogni direzione.
‘Ora verrà il peggio’ pensò Tadashi . All’improvviso il rivestimento di legno del ponte si staccò in parte sbattendo violentemente contro le vetrate del ponte di comando ma per fortuna senza creare danni. Poi fu la volta dei cannoni laser che si staccarono disintegrandosi contro la nave stessa.

“ TADASHI!!! OMBRA DI MORTE IN POSIZIONE! DISTANZA 5000 CHILOMETRI SPAZIALI! APRO I PORTALI!” 

“BENE! PREPARARSI A LANCIARE GLI ARPIONI! MENO 3….2……1…..FUORI GLI ARPIONI!!!!!” ordino’. 

L’Arcadia aveva imboccato il cunicolo interno del satellite ad una velocità paurosa , provocando incendi  ed esplosioni mentre urtava le pareti di acciaio. Gli arpioni spaziali si erano però agganciati perfettamente ed ora , mentre l’astronave usciva dalla parte opposta, le loro catene si tendevano cercando di frenarne la corsa. Questa volta il contraccolpo fu talmente forte da far perdere i sensi sia a Kei che a Meeme. Anche Tadashi stava male ma doveva resistere perché la velocità sembrava diminuire.

Purtroppo si rese conto che di fronte a loro si presentava un ostacolo insormontabile : un grosso asteroide si trovava proprio sulla loro traiettoria e se vi si fossero scontrati, non avrebbero avuto scampo. Tentò di ruotare il timone ma gli mancarono le forze, si sentiva svenire ma non voleva cedere. All’improvviso vide una una figura avvicinarsi al suo fianco e girare il timone insieme a lui evitando di poco il grosso asteroide. “Harlock…..sei tu…..”  mormorò  Tadashi prima di svenire................

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Capitolo 4
*** ....gelosia..... ***


gelosia..

Breve riassunto : Dopo un estenuante lavoro L’Arcadia è pronta alla partenza nel tentativo di sfuggire al campo magnetico della nebulosa Ydra . Anche il satellite artificiale Ombra di morte viene chiamato a svolgere un ruolo importante: frenare l’Arcadia una volta uscita dal campo magnetico. Il piano sembra funzionare ma L’Arcadia si trova proiettata nello spazio a velocità pazzesca. Tadashi non riesce a governare il timone stremato dagli sforzi nel tentativo di mantenere stabile l’astronave quand’ecco che al suo fianco compare Capitan Harlock pronto a prendere il comando della situazione…..

 
L’arcadia continuò la sua folle corsa attraverso lo spazio urtando piccoli frammenti di asteroidi mentre la sua corazza nell’impatto  perdeva altri pezzi. Kei si riprese, aprì gli occhi e vide una catena di piccoli corpi rocciosi proprio di fronte a loro “Ci sbatteremo contro! Tadashi presto , ruota il timone o sarà troppo tardi!”
“Non succederà niente. L’Arcadia è più forte di quanto crediamo. Anzi, quegli asteroidi rallenteranno la nostra velocità, vedrai!”
A Kei tremarono le gambe udendo quella voce “Harlock…..” mormorò girandosi verso il timone. La vista le si annebbiò nuovamente ma questa volta non era colpa della velocità ma bensì delle lacrime che riuscì a stento a trattenere. Il Capitano era lì al suo posto e stava conducendo personalmente l’astronave. Aveva il suo solito aspetto fiero e al tempo stesso rassicurante. Kei non riuscì a dire altro se non “Asteroidi in avvicinamento! Impatto tra 5 secondi!” ancora una volta l’ufficiale che era in lei aveva ripreso il sopravvento sulla donna.  

L’urto contro la fascia di asteroidi fermò lentamente L’Arcadia ma la danneggiò ulteriormente. Gli strumenti funzionavano al 50 per cento e c’erano grossi danni anche ai motori. Appena si furono stabilizzati Kei abbandonò il suo posto e raggiunse Harlock fermandosi a pochi passi di fronte a lui. A terra c’era Tadashi ancora svenuto come pure Meeme che giaceva accasciata sulla sua postazione. “Harlock…..stai bene? Quando ti sei ripreso?? E cos’è successo a Tadashi?” . Harlock lasciò il timone e a passi lenti andò a sedersi sulla sua poltrona appoggiando il capo allo schienale, poi chiuse gli occhi senza rispondere. Kei gli si avvicinò preoccupata : “cos’hai, stai male?” gli chiese inginocchiandosi accanto alla poltrona. Harlock riaprì gli occhi e la guardò per alcuni attimi  senza parlare “No….va tutto bene….ora.”  

Kei era ancora frastornata e confusa dagli eventi; si domandava se quello seduto davanti a lei fosse davvero il capitano o se invece fosse solo il frutto di un’allucinazione. Così senza nemmeno rendersene conto allungo’ una mano appoggiandola sulla spalla sinistra di Harlock quasi a rendersi conto che fosse reale. Inaspettatamente Harlock, tenendo chiusi gli occhi , le prese delicatamente quella mano e la spostò al centro del suo petto dicendo “Non sono un fantasma…..puoi sentire il battito del mio cuore?” poi aprì l’occhio e i loro sguardi si incrociarono per un lungo istante. Kei colta di sorpresa da quel gesto così confidenziale  arrossì ritraendo la mano “s-si…”  fu l’unica cosa in grado di dire mentre si rialzava e tornava verso la sua postazione.  ‘Se solo tu potessi sentire quanto batte forte il mio in questo momento……’ pensò tra sé e sé  mentre si sedeva con le gambe ancora tremanti.  

Tadashi che si era appena ripreso, ebbe modo di vedere quella scena ma non si mosse e non fiatò per non rovinare a Kei quell’attimo così dolce : ‘…..che strano….non è da Harlock concedere tanta confidenza....e il suo occhio solitamente  serio aveva un’espressione così intensa mentre la guardava….’ si disse mentalmente  mentre piano piano si rialzava. “Ci siamo fermati! Ce l’abbiamo fatta!!” disse avvicinandosi a Kei . “Oh Tadashi! Ti sei ripreso!!! Per merito tuo ce l’abbiamo fatta! Abbiamo portato in salvo l’Arcadia e tutto l’equipaggio….” gli rispose. I due amici si abbracciarono ed entrambi scoppiarono a piangere, un pianto liberatorio dopo tutta la tensione ed i pericoli che avevano dovuto affrontare nelle ultime ore. Anche Meeme aveva ripreso i sensi : “Siamo usciti dalla nebulosa, vero? Lo sapevo che ce l’avremmo fatta….” disse . Poi si alzò e si diresse subito verso il Capitano che appariva molto affaticato “Harlock, hai vinto il virus da solo….senza bisogno di medicinali !! Da te c’era da aspettarselo!” Poi lo aiutò ad alzarsi e lo riaccompagnò nella sua cabina.  

“che cosa ti ha detto il capitano poco fa?” chiese sornione Tadashi avvicinandosi all’orecchio di Kei. “A cosa ti riferisci ?” rispose lei con finta indifferenza . “Beh…suppongo che tu stessi contando le sue pulsazioni……sai….quando….” Ma non riuscì a finire la frase perché vide le lacrime nuovamente solcarle il viso. “s…scusami….forse non era il momento…..” . “Va bene…..siamo tutti stanchi. Io me ne torno in cabina a riposare. Dovresti farlo anche tu perché tra poco ci sarà da lavorare. Buon riposo Tadashi.” Gli rispose Kei  allontanandosi verso il corridoio. Tadashi la raggiunse “ No, davvero…..io ho visto tutta la scena…..è stato un gesto dolcissimo quello di Harlock !! E’ come se ti avesse detto – Sei qui nel mio cuore -  non credi ?”  “Non lo ha detto però. Questa è l’unica cosa certa. Il resto sono solo tue supposizioni.” rispose un po’ seccata Kei mentre entrava nella sua stanza. Pochi attimi dopo era già immersa nella vasca da bagno in cerca di ristoro ‘Chissà se quello che ha detto Tadashi corrisponde alla verità….certo che la cosa mi ha proprio colta di sorpresa…….e in più sono arrossita come una bambina accidenti!’ pensava mentre si immergeva completamente nell’acqua.   

Trascorsero  alcune ore quando improvvisamente nel silenzio risuonò la sirena di allarme. Tadashi stava arrivando di corsa dalla sua cabina e si dirigeva sul ponte seguìto a breve distanza da Kei . “Che cosa sta succedendo? Per quale motivo sta suonando l’allarme?” chiese Kei. “Non lo so. Andiamo sul ponte di comando a vedere” rispose Tadashi. Appena entrarono videro dalle vetrate delle luci lampeggianti di colore blu “cosa può essere? Provo a trasmettere l’immagine sullo schermo principale” disse Kei. “ E’ un satellite ospedale!!!!  La fortuna comincia ad assisterci! Presto, mandiamo una richiesta di aiuto”. Dal satellite risposero velocemente alla richiesta dell’Arcadia. Le istruzioni dicevano di atterrare sul molo numero 10 e attendere la navicella di soccorso con i medici che sarebbero saliti sull’Arcadia per controllare la situazione. Così fecero e nel giro di poche decine di minuti una navetta li raggiunse.   

Sbarcarono due giovani medici e alcuni assistenti che si fecero raccontare da Tadashi i dettagli dei sintomi dell’equipaggio; Visitarono i pazienti uno ad uno e per ultimo si diressero , accompagnati da Tadashi e Kei, nella cabina del Capitano a cui praticarono una iniezione. “Grazie dottore, ora che ci ha confermato che tutti si riprenderanno , ci sentiamo sollevati. Se lei è d’accordo, domani  verrò io stessa a prendere i medicinali che ci ha prescritto.” Disse Kei rivolgendosi ad uno dei dottori “Sarà un piacere per me rivederla, signorina! Non capita tutti i giorni di incontrare nello spazio una donna ufficiale bella come lei!” le rispose il dottore. 
 “ Dottore! Domani verrà Tadashi a prendere i medicinali. Mi dispiace per lei ma Kei resterà qui a praticare le iniezioni e ad assicurarsi che tutti assumano le loro pillole.” Tuonò Harlock con un tono che non ammetteva repliche. “ss..ssi! naturalmente come vuole lei Capitan Harlock.” Rispose imbarazzato il medico mentre si dirigeva all’esterno della stanza seguito a ruota dai suoi assistenti, uno dei quali disse “Dottore, mi sa che ha fatto troppi complimenti alla donna del capitano! E’ stato fortunato, quello le avrebbe sparato senza pensarci due volte se solo ne avesse avuta la forza! Si ricordi che è un pirata!!” . La navicella fece così ritorno al satellite ospedale mentre all’Arcadia veniva accordato il permesso di rimanere sul molo n.10 per il tempo necessario alla completa guarigione dell’equipaggio.   

Nel frattempo anche Tadashi e Kei uscirono dalla cabina del capitano “Tadashi, dobbiamo cominciare ad organizzarci per riparare l’astronave. Inoltre il dottore ha detto che basteranno 5 giorni all’equipaggio per riprendersi. Il virus in sé non ha causato  danni, ma gli uomini sono rimasti a lungo senza mangiare e senza bere e nelle cucine non c’è praticamente piu’ nulla ……” “Vorrà dire che Meeme ed io andremo a fare rifornimento di viveri oltre che di medicinali” rispose Tadashi .“Perché ci andrai con Meeme? Voglio venirci io!” …. “Scherzi??? Non hai sentito Harlock poco fa?? Non vorrai  contrariarlo? TU resterai qui e noi andremo a prendere quello che serve!!! E non discutere.” Concluse scherzoso Tadashi.

Doveva ammettere che il ragazzo aveva ragione…….Harlock era stato molto chiaro : “ Dottore! Domani verrà Tadashi a prendere i medicinali. Mi dispiace per lei ma Kei resterà qui a praticare le iniezioni e ad assicurarsi che tutti assumano le loro pillole.”   
Probabilmente non ha gradito i complimenti che mi ha fatto quel dottore……sembrava che fosse geloso!! No…ma che vado a pensare…….lo ha detto solo perché non sopporta le persone troppo mielose!!’ si disse Kei mentre entrava in infermeria a controllare i malati. In realtà in fondo al suo cuore sperava proprio che l’avesse detto perché era geloso di lei………………………

 

 

 

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Capitolo 5
*** segreti rivelati ***


5

Breve riassunto: L’arcadia riesce ad uscire dalla nebulosa Ydra grazie anche all’intervento di Harlock, ripresosidal virus. Incrociato un satellite ospedale , chiedono soccorso e ,atterrati su un molo di emergenza, vengono visitati e curati dai medici……

Lo stato di salute dell’equipaggio andava migliorando col passare del tempo. Finalmente a bordo c’era un po’ di vita; Yattaran costruiva i suoi modellini, mentre la cuoca Masu si preparava a cucinare i suoi soliti manicaretti: “Ma quanto ci mettono quei due benedetti ragazzi a tornare con la spesa?? Qui abbiamo fame!” bofonchiò riferendosi a Tadashi e Meeme. “Ma perché il capitano ha mandato lei a fare la spesa? Sa benissimo che beve solo alcool……” aggiunse imbronciata mentre si dirigeva verso la sua amata cucina. Il dottor Zero si trovava nella cabina del capitano per somministrargli le pillole prescritte dal dottore dell’ospedale “Ecco capitano, prendete  questa…..anche se vedo che vi siete ripreso bene. Siamo stati fortunati ad uscire vivi da quella nebulosa e tutto questo lo dobbiamo a quei due ragazzi…..”  “E’ vero dottore. La loro tempestività e il loro coraggio ci hanno salvati.”   rispose Harlock. 

A cena tutti gli uomini mangiarono con grande appetito, divorando le pietanze cucinate dalla cuoca e naturalmente bevendo del buon vino, Harlock invece aveva preferito rimanere nelle sue stanze. Passarono una bella serata in allegria come non succedeva da tempo; l’indomani avrebbero cominciato ad organizzare i piani per riparare l’Arcadia che ora giaceva sul molo dell’ospedale, simile ad una tigre ferita. Più tardi quando tutti si furono addormentati, sul ponte principale vi era solo Kei che stava controllando la situazione: tutto era tranquillo , l’equipaggio stava bene e il capitano pure. Lei e Tadashi avevano fatto un ottimo lavoro di squadra. Adesso toccava ai meccanici e agli altri uomini il compito di rimettere l’astronave in funzione ‘…..ora che non hanno più bisogno del nostro aiuto…..presto potremo tornare alla nostra vita…..’ pensò, provando una strana sensazione di smarrimento. Si avvicinò alle vetrate danneggiate, guardando lo stupendo spettacolo delle stelle che scintillavano nel blu profondo del cosmo. Ritornare sull’Arcadia le aveva dato una grande energia ma ora…..che cosa avrebbe fatto? Sarebbe riuscita a tornare a casa e a non ripensare a quanto era successo ? Come dimenticare il battito del cuore di Harlock contro la sua mano? ‘…finirò con l’impazzire se resto ancora qui per molto…’. Mentre tutti questi pensieri le affollavano la mente, non si rese conto che qualcuno era entrato sul ponte e ora stava proprio alle sue spalle. 

Una pacca sul sedere la fece sobbalzare  “TADASHI!!! MA….MA  COME TI PERMETTI?????” gridò per lo spavento girandosi. “ehhhh non te la sarai presa vero??” rispose il ragazzo. “Ehi, tu sei ubriaco!!” lo apostrofò Kei avvicinandosi a lui “nooo…però sono un po’ brillo…è vero! Meeme ha scelto un ottimo vino oggi! E, visto che gli altri non possono berne troppo per via dei medicinali che stanno prendendo, è toccato a me e a lei  fargli onore!” “Già, lo vedo!” gli rispose sorridendo , poi aggiunse “E’ meglio se te ne vai a dormire…... Ti accompagno alla tua cabina, andiamo!”. Così, un po’ barcollando, raggiunsero la camera di Tadashi il quale disse : “Kei….ti va di restare a chiacchierare un po’ con me…? Non ho sonno e non mi va di restare solo….”. Kei esitò un attimo e poi rispose “Va bene….ti preparo un caffé mentre tu ti distendi un po’”.  “…d’accordo….sai non sono più abituato a stare nello spazio….mi sento ancora  un po’ frastornato.” mormorò  mentre si sedeva sul letto. 

 Poco dopo Kei tornò con due tazze di fumante caffé  “ Tieni, ti farà bene” gli disse con tono affettuoso.  “grazie. Vorrei chiederti una cosa : che cosa pensi di fare ora che il nostro compito è esaurito?” “….che tu ci creda o no , mi stavo chiedendo la stessa cosa poco fa. Appena tutti si saranno ripresi penso proprio di tornare al mio centro comunicazioni.” “…anche io tornerò alle mie ricerche….” rispose sdraiandosi e poi aggiunse “…ma tu pensaci bene……potrebbe non esserci un’altra occasione……potrebbero passare molti altri anni e non esserci alcuna  certezza di rivedere il capitano…..” Kei chiuse gli occhi, bevve un sorso di caffé e poi disse: “…grazie del consiglio. So che me lo dici con buone intenzioni…ma io non troverò mai il coraggio di farmi avanti….Harlock è indecifrabile…così distante...sempre immerso nei suoi pensieri…”  “ Kei ti stai sbagliando. Tu lo vedi come  una specie di divinità. Harlock è un uomo.”. 

Trascorsero così i cinque giorni di convalescenza previsti; I medici tornarono sull’Arcadia per verificare la guarigione:  “Bene signori! Siete tutti completamente ristabiliti. Daremo la comunicazione all’ufficio dopodichè riceverete l’ok per la partenza.”.
“Ringrazio lei e i suoi collaboratori da parte di tutti, dottore.” Disse  Kei accompagnando i medici alla loro navetta.  “…ehmm…signora volevo porgerle le mie scuse… per i complimenti sfacciati dell’altro giorno…..non sapevo che lei fosse la compagna del Capitano. Faccia le mie scuse anche a lui. Arrivederci”. Così dicendo  salirono sulla navetta pronti al decollo. ‘Non lo sapevo nemmeno io…magari fosse così!.’  pensò  sorridendo Kei mentre si allontanava in fretta dall’hangar. Tornando verso la sua stanza incontrò Meeme “Kei, Harlock desidera vederti….ti aspetta nella sua cabina, puoi raggiungerlo?” “Certo, ci vado subito. Ma per quale motivo vuole vedermi?” “ non lo so.....vai ora, affrettati ! tra poco decolleremo.” rispose . 

La porta era aperta e Kei entrò nella cabina del capitano, ma lui non c’era. ‘che strano…..perchè farmi venire qui in fretta e poi non farsi trovare ?’ si chiese. Si avvicinò alla grande finestra e scrutò l’orizzonte ‘non so nemmeno in quale parte dell’universo ci troviamo…ma non m’importa. Finché sono qui mi sento al sicuro…’.
Udì un leggero cigolio provenire dalla porta alle sue spalle: “Harlock, so che mi volevi vedere” disse al capitano che stava entrando. Lui si versò un bicchiere di vino e disse “ Stiamo cercando un posto sicuro dove atterrare con L’Arcadia per completare le riparazioni. Ho sentito dire che Minus è un pianeta pacifico…credi che potremo fermarci lì?” a Kei si aprì il cuore: questo voleva dire che avrebbe passato ancora del tempo con lui!  “ Ma certo! Minus è un pianeta bellissimo, pieno di verde, di fiori , di torrenti di acqua pura e la sua gente è davvero tranquilla! Scommetto che ti piacerà!” disse con slancio. “Bene, allora darai istruzioni a Yattaran quando sarà il momento.” 

Harlock depose il bicchiere e si avvicinò alla vetrata dove si trovava ancora Kei, che disse : “Si, vi farò atterrare nelle vicinanze del mio centro di comunicazioni! E’ un posto sicuro, circondato dal mare e con un immenso bosco alle spalle” . “Lo so…” rispose Harlock guardandola con espressione seria.
Dalle vetrate entrava la luce soffusa delle stelle e questo creava un’atmosfera magica e giochi di ombre sui loro visi. Per alcuni istanti lui la guardò senza parlare, poi disse “…non ti ho ancora ringraziata per averci aiutati in questa situazione….è rassicurante sapere che ci sono persone su cui si può sempre contare…”. In quell’istante nella testa di Kei riecheggiò la frase di Tadashi
“Harlock è un uomo!” . Senza nemmeno rendersene conto e tutto d’un fiato rispose “Per te ci sarò sempre Harlock…” . Subito dopo arrossì portandosi la mano alla bocca. Lui le si avvicinò ancora di qualche passo, tanto che avrebbe potuto sentire il suo cuore  battere all’impazzata. “….v..volevo dire che….che…” ma non riuscì a terminare la frase perché Harlock la strinse a sé in un tenero abbraccio. “Non aggiungere altro…” le sussurrò. 

“CAPITANO! Abbiamo il permesso di decollare”. La voce di Yattaran, proveniente dall’interfono piombo’ come un fulmine a ciel sereno a spezzare l’incantesimo. “Credo che dovremmo andare sul ponte…” disse sorridendo Harlock, sciogliendosi a malincuore da quell’abbraccio e dirigendosi verso il corridoio. “….arrivo subito…” rispose Kei ancora sotto shock.
In pochi attimi ognuno occupò la propria postazione; Harlock era pronto al timone. “Ma dov’è Kei?” chiese Yattaran. “Sta per arrivare.Tadashi, imposta la rotta per Minus!” rispose Harlock. Poco dopo infatti entrò Kei ancora rossa in viso per l’emozione. “ma che hai combinato? “ le chiese Tadashi. “Non ci crederai mai…più tardi ti racconterò. Ora pensiamo a partire” gli rispose a bassa voce, sorridendo e strizzandogli l’occhio. Dalla sala macchine comunicarono di essere pronti e che i motori potevano funzionare al 60 per cento della loro potenza, quanto bastava per raggiungere Minus. Finalmente l’Arcadia decollò.
 
Qualche ora più tardi Tadashi bussò alla porta di Kei “posso entrare?” . “Si, vieni pure” rispose. Tadashi entrò e si sedette al tavolino dove Kei aveva già preparato del the . “Allora, vuoi dirmi che ti è successo? Eri rossa in viso e avevi i capelli spettinati….” . Kei sorseggiò il suo the e poi a bassa voce disse: “Harlock mi ha abbracciata!!!” . “Coooosa?? Ma quando..cioè dove…come….” Strillò Tadashi. “Zitto!! Vuoi che ti sentano tutti??? Ero andata nella sua cabina, dietro sua richiesta. Voleva sapere se Minus avrebbe potuto essere il luogo adatto alle riparazioni dell’Arcadia…”. Tadashi scoppiò a ridere di gusto. “Ma che hai da ridere così??” gli disse Kei indispettita da quelle risate. “ti ha chiesto se Minus è un pianeta pacifico??? Ma lui conosce bene il tuo pianeta e ci è stato più volte !! L’ultima volta è stato quasi un anno fa!!” Kei diventò improvvisamente seria : “….che stai dicendo??”. “Forse non dovrei dirtelo in questo momento. Ricordi quando stavamo per uscire dalla nebulosa di Ydra? Ti dissi che volevo che tu sapessi una cosa….” Kei annuì: “si, poi entrò Meeme e tu non finisti il discorso…”. “ Esattamente. Stavo per dirti che quando lasciasti l’Arcadia 6 anni fa, il capitano cambiò umore. Era spesso nella sala del computer a dialogare con lui…qualcosa lo stava consumando dentro…..”. Tadashi si alzò e si diresse verso l’oblò continuando il suo discorso: “ Un giorno io stesso lo udii dire al computer che si sentiva stranamente svuotato. In principio nemmeno lui si rendeva conto del perché, ma più il tempo passava e più la sua sofferenza diventava palpabile a tutti…” . “che cosa lo tormentava Tadashi??” chiese preoccupata Kei. “Non lo hai ancora capito? Si rese conto che la tua presenza a bordo poteva non essere indispensabile per l’Arcadia ma lo era per lui!!”. “Tadashi, queste sono solo tue supposizioni, come al solito!!”. “No. Questa è la verità. Harlock stesso me lo ha confidato!! Ma lui non ti avrebbe mai chiesto di restare o di tornare a bordo, sai quanto rispetti le decisioni degli altri!!”. 

Kei si sentì mancare da quella rivelazione inaspettata. Si andò a sedere sul letto incapace di ragionare, di mettere insieme una frase. Tadashi le porse la tazza di the e dopo qualche attimo continuò : “ Ti ha lasciata libera di scegliere la tua strada….ma si è reso conto presto di quanto sacrificio comportava per lui. L’ho sorpreso spesso davanti alla tua stanza o guardare verso la tua postazione. Naturalmente non ha mai detto niente a nessuno se non a me. Qualche tempo dopo me ne sono andato anche io, ma so che almeno due volte all’anno scendeva su Minus con la scusa della manutenzione periodica dell’Arcadia. Puoi chiedere conferma a Yattaran !”  concluse Tadashi.  Kei nascose il viso tra le mani mentre cominciarono a scenderle calde lacrime. “…se solo lo avessi saputo….se solo tu me lo avessi detto prima….” . “non ho potuto dirti niente. Harlock mi ha fatto giurare di mantenere il segreto! Non ha detto niente nemmeno a Meeme!”………..

 

 

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Capitolo 6
*** la generosità di Meeme ***


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Breve riassunto capitolo precedente : trascorsi i giorni di convalescenza, l’equipaggio dell’Arcadia si prepara a partire per Minus dove verranno effettuate le riparazioni più importanti. Tadashi rivela a Kei che Harlock nutre in segreto dei sentimenti per lei.

Meeme, certo! Forse avrebbe potuto parlare con lei per chiarirsi le idee. Sempre attenta all’umore del capitano e sensibile ad ogni suo minimo turbamento , sicuramente doveva aver intuito qualcosa.
 “Tadashi, ora vorrei dormire un po’…questa giornata è stata molto intensa…” . “si, me ne vado anch’io a riposare. Quando Harlock saprà che ti ho rivelato il suo segreto, mi sparerà!! O forse mi  trafiggerà con la sua spada laser….beh, buona notte…” disse sconsolato, uscendo dalla cabina. Kei si sdraiò sul letto e si coprì con le coperte fino al capo; troppe emozioni l’avevano provata nelle ultime ore. L’Arcadia intanto era avvolta nel silenzio assoluto e continuava lentamente il suo viaggio in direzione di Minus. 

Passarono molte e molte ore mentre si cercava di riparare almeno i danni interni per quanto fosse possibile.
 “Capitano, mancano due ore al nostro arrivo su Minus!” disse Tadashi. “Bene. Chiamate Kei. Ci dirà dove atterrare in sicurezza.” Rispose Harlock. Poco dopo arrivò Kei che, con aria preoccupata, disse a Yattaran: “pensi che ce la faremo a scendere nel bosco? E’ il posto più sicuro ma rischieremo ulteriori danni…” “allora rischiamo!!!” le rispose il primo ufficiale “tanto peggio di così….” aggiunse sedendosi alla sua postazione. In un attimo si trovarono proprio sopra al bosco in mezzo al quale dovevano scendere. Yattaran sapeva il fatto suo , infatti riuscì ad effettuare un ottimo atterraggio. Sbarcati dalla nave, organizzarono subito squadre e turni di lavoro . Un gruppo partì in direzione della città, altri si diressero al centro comunicazioni per inviare richiesta del materiale a loro necessario. Un altro gruppo, alla vista del mare , vi si tuffo’ direttamente. Su Minus la stagione calda stava per terminare, ma la temperatura era ancora ottima per fare una nuotata. Il paesaggio che circondava il centro comunicazioni era veramente incantevole: di fronte il mare e tutto intorno il verde del bosco e delle colline. Era un angolo davvero incontaminato che richiamava molto certe zone della Terra. 

Dovendo effettuare grandi riparazioni, l’equipaggio non poteva certo rimanere all’interno dell’astronave,  per cui Kei si offrì di ospitarlo al centro per il tempo necessario. Alcuni uomini preferirono però accamparsi direttamente nel bosco per essere pronti ad ogni evenienza. Il capitano, Tadashi, Meeme , la cuoca Masu ed il dottor Zero alloggiarono invece da Kei. 

In breve tempo e con l’aiuto di un fidato team di tecnici di Minus, le riparazioni dell’Arcadia furono presto portate a buon punto. 
“Da quando ci siamo ‘risvegliati’ dopo il contagio del virus, ho avuto l’impressione che il Capitano sia diventato più sereno…..non ti pare?” chiese il dottor Zero versandosi del liquore e offrendone a Meeme “ Si…è vero. Il suo umore è cambiato…..” rispose bevendo d’un fiato il contenuto del bicchiere “….Lo sento più…più partecipe…..ma non so se questa cosa mi piace….”. aggiunse Meeme allungando il bicchiere verso il dottore “Versatemene ancora!! Ne ho estremo bisogno!!”.
I giorni trascorsero frenetici, tutti impegnati al cento per cento nelle riparazioni : Tadashi , Harlock e Kei studiavano i progetti proposti dal team di tecnici e davano le direttive al resto degli uomini.

Quel giorno stava ormai terminando e bisognava interrompere  per rientrare al centro comunicazioni; inoltre Masu aveva promesso di preparare una cena con i fiocchi per festeggiare i progressi. “Tutto procede alla perfezione, scommetto che tra pochissimo avremo terminato di riparare l’Arcadia!” disse Kei a Tadashi. “E’ vero. Appena avremo finito potrò tornare al mio laboratorio su Lyra….” rispose  “Chiederò ad Harlock di darmi un ‘passaggio’ fino a là….”.
Più tardi, cenarono tutti insieme allegramente; Il vino non poteva certo mancare, con il risultato che finirono con l’ubriacarsi e l’addormentarsi quasi tutti. ‘Sono sempre i soliti!!’ pensò Kei guardandoli russare: alcuni sul pavimento, altri accasciati sul tavolo. Poi aiutò la cuoca a sistemare un po’ la cucina mentre alcuni altri uscirono in direzione della spiaggia. 

“Harlock…tra poco potremo ripartire verso lo spazio….” disse Meeme uscendo sulla veranda ed affiancando il capitano che stava lì a prendere un po’ d’aria. Ma Harlock non rispose ; alzò il viso verso il cielo e si limitò a contemplarne l’immensità.
“…sembra quasi che tu non abbia fretta di tornare lassù…” continuò Meeme. “…mi sto sbagliando?..”.
Ma Harlock si allontanò verso il bosco silenziosamente: non poteva rispondere a quelle domande perché semplicemente non aveva una risposta da dare.
 Meeme lo seguì. “...Harlock,  perché non rispondi ….”. Il capitano si fermò e guardando Meeme dritta negli occhi, con voce calma le rispose: “ Tu mi conosci profondamente, più di quanto mi conosca io stesso. Allora spiegami che cos’è che mi tormenta e non mi dà tregua?” .
Meeme abbassò lo sguardo verso terra e poi con un filo di voce disse: “….credo che voi umani lo chiamiate…..amore….”.

 Colpito e affondato: Meeme aveva centrato in pieno il bersaglio. Harlock la guardò e per un attimo lesse nei suoi occhi dorati un’ombra di amarezza. “…non ti devi preoccupare per me…io sono felice se anche tu lo sei..” lo anticipò Meeme. “…ti ringrazio…” concluse Harlock sfiorandole il viso con la mano. “ora va da lei….non perdere tempo prezioso!” disse Meeme allontanandosi in direzione del bosco.
Aveva cercato di evitare questo chiarimento per lungo tempo ma ora, di fronte alla sua domanda : ‘che cos’è che mi tormenta e non mi dà tregua?’ avrebbe forse potuto mentirgli?
No, lei era la sua coscienza da una vita e non poteva farlo….qualunque sacrificio questo comportasse. Sarebbe rimasta sull’Arcadia in maniera , se possibile, ancora più discreta ma pronta ad intervenire in caso di pericolo di vita del suo amato Capitano. 

Harlock tornò in veranda e si accomodò su di una sedia in un angolo nella penombra. Era quasi mezzanotte e una leggera brezza marina gli sfiorava il viso. Poco dopo uscì anche Kei ma non si accorse della presenza di Harlock. Quella sera al posto della solita uniforme, Kei indossava Jeans ed una camicia bianca, vestiti comodi certo, ma che le davano comunque un aspetto affascinante. Harlock rimase in silenzio ad osservarla dalla sua sedia; era così dolce e bella, i suoi capelli biondi  si muovevano leggermente, accarezzati dall’aria fresca. E pensare che per tanti anni avevano combattuto fianco a fianco salvando la terra da malvagi nemici e non si era mai accorto di quanto fosse importante averla vicino.

Kei scese i gradini e si diresse verso la spiaggia per fare due passi in solitudine.
Harlock si alzò e la seguì. Anche lui quella sera aveva deciso di non indossare la sua uniforme da pirata, non era necessario; aveva scelto una camicia nera lasciata leggermente aperta.  
Kei si fermò sul bagnasciuga a contemplare il riflesso delle stelle sull’acqua. “Nemmeno tu riesci a dormire questa notte?” disse girandosi in direzione di Harlock. Lui le sorrise “….. ti sei accorta che ti stavo seguendo?...” Kei sorrise a sua volta aspettando che lui la raggiungesse, restando in silenzio e contemplando quanto fosse tenebrosamente bello con il vento tra i capelli. 

Si incamminarono lungo la battigia nel silenzio della notte, interrotto solamente dal lieve fruscìo del mare. “..poco fa ho parlato con Meeme…” disse Harlock . Kei si fermò di fronte a lui. “Abbiamo avuto una conversazione molto….molto toccante….” continuò. “…a proposito di cosa….?” Chiese esitante Kei. “…Mi ha aiutato a chiarire alcuni dubbi che mi tormentano ultimamente….”. “…lei sa leggerti dentro…” rispose Kei mentre l’aria leggera cominciò a diventare più fredda. Harlock le si avvicinò ulteriormente e le prese entrambe le mani fra le sue, portandosele al petto. Kei rimase sbalordita sentendo che il cuore di Harlock batteva tumultuosamente almeno quanto il suo. Nessuno dei due osava dire una parola; poi lui l’attirò a sé avvicinandosi lentamente al suo viso fino a sfiorarle le labbra con le sue. Kei chiuse gli occhi perdendosi nel vortice di emozioni che stava travolgendo entrambi e rispose al suo bacio liberando finalmente quell’amore tenuto imprigionato in fondo al cuore così a lungo. 

Il vento cominciò a soffiare più forte . “…hai freddo?..” le sussurrò Harlock restando stretto a lei . “..no..” fu l’unica cosa che uscì dalle sue labbra mentre ancora non riusciva a credere a quello che le stava accadendo. Purtroppo Il tempo stava cambiando bruscamente e si preparava un forte temporale per cui decisero di tornare di corsa al centro. Harlock accompagnò Kei al piano superiore fino alla soglia della sua camera. “..Non dimenticherò mai questa notte….qualunque cosa succeda…” disse Kei guardandolo intensamente. Notò che al collo portava una catenina con un ciondolo a forma di teschio con le tibie incrociate , il simbolo dei pirati. Non l’aveva mai vista prima , ma la camicia che indossava quella sera la lasciava in vista contrariamente all’uniforme. Harlock se ne accorse e le disse : “….è un dono del mio amico Tochiro… a cui tengo molto e da cui non mi separo mai…..”. Poi se la tolse e la fece indossare a Kei : “…Ora è tua.”. “….non posso accettare un dono così grande….non ne sono degna…” disse confusa Kei ma in risposta ebbe un altro bacio. Restarono lì esitanti a guardarsi ancora qualche istante, finchè Harlock accarezzandole una guancia le augurò buon riposo e si allontanò verso le scale. Kei chiuse la porta della sua camera e si sdraiò sul letto stringendosi al cuscino. Aveva trascorso attimi stupendi sulla spiaggia e quella catenina che le aveva regalato il capitano era il simbolo di un legame che stava nascendo….. ma in fondo al suo cuore aveva una triste consapevolezza :  tra poche ore Harlock sarebbe ripartito con la sua astronave…..che cosa avrebbe fatto lei?................... 

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Capitolo 7
*** un posto nell'universo ***


ultimo
Come previsto il tempo cominciò a cambiare. Verso l’alba arrivò un forte temporale preceduto da intensi lampi abbaglianti. L’acqua scrosciava a dirotto e il vento soffiava con forza. Tutti si diressero verso l’Arcadia per terminare il prima possibile le restanti riparazioni.
Kei si svegliò spaventata dal fragore dei tuoni e andò subito alla finestra per guardare fuori: il cielo era completamente nero e il vento increspava il mare creando onde molto alte. ‘non ho mai visto un fenomeno di questa portata da quando vivo su Minus..’ pensò. Poi sentì qualcosa di freddo intorno al collo e si ricordò della catenina che le aveva regalato Harlock la notte precedente. La strinse tra le dita e corse a prepararsi per raggiungere i compagni ed aiutarli. Uscì sulla veranda verso cui, proprio in quel momento, stava arrivando Tadashi: “Kei, torna in casa, il vento è fortissimo!!” le disse l’amico sospingendola all’interno.

Era completamente fradicio di pioggia e fango . “Harlock ti chiede di mandare questa comunicazione ai tecnici che ci hanno aiutato nei giorni scorsi.”.
Kei prese il foglio e lo lesse “..E’ un messaggio di ringraziamento per il lavoro che hanno svolto..” . Il suo cuore si fermò, guardò Tadashi e subito comprese : “…questo vuol dire che sta per partire….”.
Tadashi sospirò e disse “…credo di si…”.
Salirono al piano superiore nella sala delle apparecchiature e trasmisero la comunicazione ai tecnici come richiesto.
“…perché ha mandato te…perché non è venuto personalmente a portare questo messaggio?” chiese Kei.
“…forse perché temeva di influenzare la tua libertà di decidere per il tuo futuro….” rispose serio Tadashi.
“…allora per questo non è rimasto con me stanotte….” disse a bassa voce Kei.
“…rimasto dove?? vuoi dire che…??” chiese incredulo Tadashi .
“…che vai a pensare? No, non è successo niente ….” concluse lei.

Scesero al piano inferiore . “Devo tornare, tra meno di un’ora decolleremo…” disse Tadashi.
“Salutiamoci qui allora…” rispose Kei.
“…c-come??....preferirei farlo sull’Arcadia….ma credo di aver capito dalle tue parole…che non partirai con noi, vero?” disse con un filo di voce Tadashi.
“…abbi cura di te, amico mio. Anzi….se me lo permetti, d’ora in poi vorrei pensare a te come ad un fratello….” gli disse con affetto.
“..certo…è davvero un onore per me, sorella….” rispose Tadashi commosso. Si abbracciarono scambiandosi la promessa che si sarebbero sempre mantenuti in contatto.
“devo andare…ma se tu cambiassi idea….ti ho lasciato una macchina con cui potresti raggiungerci nel bosco in meno di un quarto d’ora…”.
“..non verrò….Harlock non me lo ha chiesto….” .
“…solo perché vuole che sia tu a decidere della tua vita…ricordatelo!”.
“Grazie dei tuoi preziosi consigli….Buona fortuna!”  furono le ultime parole di Kei prima di rientrare in casa e chiudere la porta alle sue spalle.

Tadashi poco dopo tornava sul ponte dell’Arcadia dove Harlock sedeva già sulla sua poltrona, con gli occhi chiusi e le braccia incrociate sul petto, pronto alla partenza.
“Harlock, come hai chiesto, Kei ha mandato il messaggio di ringraziamento ai tecnici….”. Harlock aprì l’occhio e lo guardò in attesa forse di sentire qualche altra notizia. Tadashi gli si avvicinò titubante “…credo che Kei non verrà….mi dispiace…” mormorò. Tutti si guardarono intorno mentre l’atmosfera si faceva gelida. Harlock si alzò in piedi e disse con tono deciso : “rispetteremo il programma….tra mezz’ora partiremo da Minus. Tutti ai vostri posti.”  Si avvicinò al timone e ordinò : “Yattaran visualizza sullo schermo centrale il centro di comunicazioni!” . Detto fatto sullo schermo gigante apparve l’immagine del centro “Ingrandisci l’immagine in corrispondenza del piano superiore!” Yattaran eseguì immediatamente. Sullo schermo si vedeva il centro comunicazioni avvolto dalla tempesta ed una luce accesa nella sala operativa. “Yattaran, ho detto ingrandisci l’immagine!” Tuonò nuovamente Harlock. “…mi dispiace capitano ma gli strumenti non funzionano ancora a pieno regime…” balbettò il primo ufficiale.  Meeme si portò in fianco al capitano e appoggiando lievemente la mano sul suo braccio gli disse : “ Harlock….mantieni la calma….”. Lui la guardò e, sapendo che aveva ragione, si tranquillizzò. Tornò a sedersi sulla sua poltrona senza parlare. ‘…ha davvero deciso di non venire..?..’ si domandava mentalmente.

Nel frattempo Kei, nella sala operativa del centro, ripensò a quello che era successo tra lei e il capitano. Doveva prendere una decisione : partire o restare. Mille domande affollavano la sua mente mentre camminava nervosamente  avanti e indietro per la sala : Poteva permettersi di perdere quell’unica occasione ? Non stava aspettando da una vita che lui le dimostrasse interesse ??
Accese il monitor e cercò di sintonizzarsi sull’immagine dell’Arcadia, ancora ferma nel bosco.
‘ sono ancora lì....’ pensò, provando un tuffo al cuore.

Un lampo accecante fece saltare la corrente del sistema centrale e tutto si oscurò. “ ci mancava anche questa!!” sbottò Kei in preda alla confusione totale. Scese in fretta le scale ed uscì all’aperto per andare ad avviare il generatore d’emergenza che si trovava in un capanno distante pochi metri. La pioggia cadeva torrenziale ed il vento fischiava furiosamente. Kei vide a pochi passi da lei l’auto che le aveva lasciato Tadashi ma proseguì verso il capanno. Entrò e spinse il pulsante che accendeva tutto l’impianto ma non accadde niente. “Accidenti!! Ma che sta succedendo!??!” riprovò e questa volta il generatore entrò in funzione illuminando tutto . Uscì dal capanno per rientrare al centro, passò nuovamente accanto a quell’auto, si fermò alcuni istanti indecisa sul da farsi. Un altro fulmine rischiarò il cielo riflettendo la sua immagine sui vetri bagnati.
Sentì improvvisamente un rumore sordo ‘…che succede? Sembra il rombo di un motore…’ pensò tra sé e sé realizzando istantaneamente che erano i motori dell’Arcadia accesi per prepararsi al decollo. Aprì d’impulso lo sportello dell’auto e vi saltò sopra mettendola in moto : ‘forse sono ancora in tempo….devo far presto!!. L’auto sfrecciò a tutta velocità in direzione del bosco mentre la tempesta continuava a imperversare.

A bordo tutti erano pronti ai loro posti. Attendevano solo l’ordine del Capitano, il quale sembrava temporeggiare. “Capitano se aspettiamo un altro po’ non potremo più decollare con questa perturbazione in atto!!” disse Yattaran sperando di non venir colpito in fronte da un colpo della pistola di Harlock . “E’ vero. Devi deciderti!” aggiunse Tadashi, anche se in cuor suo sperava che avrebbero aspettato ancora un po’ e che Kei li avesse raggiunti.
Harlock si alzò, raggiunse la ruota del timone e la afferrò saldamente rimanendo in silenzio. “Possiamo aspettare ancora un po’….la tempesta non peggiorerà, lo sento!” disse Meeme in suo soccorso .

Nel frattempo Kei guidava all’impazzata per arrivare in tempo quando un albero, colpito da un fulmine, cadde proprio in mezzo alla strada che stava percorrendo. “Maledizione!!!” gridò sentendo la disperazione aumentare dentro di sé. Frenò bruscamente e scese a verificare la situazione.  L’albero era enorme e occupava l’intera strada con le sole fronde; non avrebbe mai potuto andare oltre con l’auto. Cercò di essere razionale e di trovare una soluzione ma davanti a se vedeva solo quell’ostacolo insormontabile. Provò allora a scavalcare i rami per arrivare dall’altra parte ma la pioggia rendeva tutto tremendamente scivoloso. Ne oltrepassò alcuni e poi altri ancora ma  rimase impigliata con la camicia; per liberarsi fu costretta a strapparne una parte. Era completamente fradicia dalla testa ai piedi ma non si diede per vinta continuando a passare in mezzo ai rami. Finalmente ne fu fuori , si asciugò il viso con le mani e cominciò a correre a perdifiato. Inciampò e cadde nel fango diverse volte ma si rialzò decisa a raggiungere il suo obbiettivo. Purtroppo l’Arcadia non era così vicina come sperava. ‘….ti prego, aspettami….’ era l’invocazione che ripeteva mentalmente continuando la sua marcia forsennata.

Gli ufficiali cominciavano a dar segni di impazienza: “Capitano….dobbiamo partire…” disse uno di loro. “…è vero, siamo tutti pronti!” si unirono in coro gli altri.
Harlock spazientito rispose: “faremo come volete. Preparatevi al decollo!” poi si rivolse a Yattaran e gli ordinò “ Decidi tu la rotta. Ti affido il comando.” . Uscì dal ponte come una furia seguito da Tadashi “..Harlock!! dove stai andando?!” gridò rincorrendolo. Si stava incamminando lungo il corridoio che portava verso l’hangar dove sostavano alcune navette.
“ma che vuoi fare?” chiese Tadashi intuendo le sue intenzioni.
“vattene, mi stai facendo perdere tempo!” gli rispose duramente.
“non puoi andare a prenderla! Con questo tempo non ce la farai mai!!!” gli disse Tadashi sbarrandogli il cammino.
Harlock lo fulminò con un’occhiata tagliente: “levati!!” gli intimò.
“….se avesse voluto venire con te,  sarebbe già stata qui non credi??..” si azzardò a dirgli Tadashi.

Nell’udire quelle parole un espressione di dolore profondo gli attraversò per un attimo il viso : “ ti stai sbagliando….” sibilò Harlock.
“Credo che Tadashi abbia ragione….” Intervenne Meeme che si trovava nelle vicinanze.
Tadashi si spostò e e scusandosi si spiegò meglio: “…intendevo dire che dobbiamo rispettare la sua scelta….”.  Pochi attimi dopo si sentì una vibrazione . Yattaran aveva dato l’ordine : l’Arcadia stava decollando da Minus. Tadashi tornò di corsa sul ponte di comando per raggiungere la sua postazione ma scivolò sul pavimento bagnato del corridoio. ‘ accidenti! Per poco mi rompevo l’osso del collo!! Ma come può esserci del fango qui???’ imprecò mentalmente mentre si rialzava. Per un attimo gli balenò un pensiero in testa ma riprese subito la corsa verso la sua destinazione.

Harlock tornò sui suoi passi sentendosi come un leone in gabbia. “Andiamo, ti accompagno alla tua cabina….non perdere la speranza!” gli disse Meeme con affetto.
Giunsero davanti alla sua stanza : “…vorrei rimanere solo…” mormorò mentre entrava.
“…come desideri…” rispose Meeme.
Harlock varcò la soglia e richiuse la pesante porta; mosse alcuni passi togliendosi il mantello e i guanti che gettò sulla sedia. Sganciò anche il cinturone con pistola e spada laser appoggiandolo sulla scrivania. Poi si lasciò cadere sul letto, si portò le mani al capo e chiuse l’occhio, sentendosi sconfitto dal destino.

Poco dopo la porta della sua cabina si aprì nuovamente .
Senza muoversi Harlock disse: “…Meeme, ti avevo chiesto di lasciarmi solo….”.
“….chiedo scusa per il ritardo….ho avuto un paio di inconvenienti…”
Nell’udire quella voce Harlock balzò in piedi incredulo : davanti a lui c’era Kei, infangata, con i vestiti strappati , i capelli arruffati e completamente inzuppata. “…non avrai creduto di andartene lasciandomi qui, vero?..” aggiunse con un sorriso, vedendolo così attonito. Harlock corse verso di lei e l’abbracciò stringendola con forza. Vide che aveva graffi ovunque e accarezzandole dolcemente il viso le chiese “ …che cosa ti è successo?” Si rese subito conto però che Kei era esausta ; la sollevò tra le braccia e la portò verso il letto dove la fece sedere. Le si inginocchiò di fronte e cominciò a sbottonarle la camicia; doveva toglierle gli abiti perché così fradicia rischiava di prendersi un malanno. Afferrò la coperta e gliela avvolse tutta intorno. Lei , imbarazzata e arrossendo,  non si mosse mentre lui la spogliava.  Si strinse nella coperta e poi cominciò a raccontare:
“…uno stupido albero è caduto sulla strada….ho abbandonato l’auto e sono arrivata qui di corsa ma l’Arcadia stava già decollando…per fortuna qualcuno ha riaperto l’hangar  per un istante permettendomi di salire a bordo…” spiegò Kei.
“…. l’hangar ? ” ripetè Harlock, realizzando immediatamente che poteva essere stato unicamente il computer centrale.  Ringraziò mentalmente il suo caro amico che anche questa volta lo aveva capito e aiutato.
“ mentre correvo…pregavo che mi aspettassi…” aggiunse Kei circondando con le braccia il collo di Harlock e stringendosi a lui.
 “Qualcuno ha esaudito le tue preghiere….” rispose ricambiando l’abbraccio.
“…sei sicura della scelta che hai fatto? In fondo decidere di tornare qui significa rinunciare alla stabilità che può offrire un qualunque pianeta…..per vivere su una nave in continuo spostamento…senza una meta precisa….”. Le chiese Harlock.
“Ne sono sicura.” Rispose lei senza esitazione.
 “Bene. Vorrei che trasferissi qui, nella mia cabina, le cose rimaste nel tuo vecchio alloggio sull’Arcadia…..ti voglio al mio fianco sul ponte durante le emergenze,  ma soprattutto….. vorrei trovarti qui nei momenti di  tranquillità…”.
Kei non credeva a ciò che aveva appena udito. Quelle parole per lei rappresentavano una dichiarazione d’amore in piena regola, la realizzazione del suo sogno più segreto.
“….consideralo già fatto….purtroppo tutto quello che ho…lo sto indossando….cioè praticamente niente!!” rispose guardando la coperta che aveva sulle spalle e rendendosi conto quasi subito che quella frase poteva suonare come una dolce provocazione.
 Harlock si alzò e raggiunse la porta che chiuse a chiave. Tornò lentamente verso Kei e sedendosi al suo fianco le disse : “…ad essere sincero….devo dire che non ti sta un granché bene….”.
Le fece scivolare la coperta lentamente fino ai fianchi, soffermandosi ad ammirare la sua pelle candida. “….abbiamo tempo prima di arrivare al pianeta di Tadashi…”
“….farò in modo che questo viaggio non ti annoi….” gli rispose lei con sguardo seducente.

Alcune ore più tardi l’Arcadia atterrò sul pianeta Lyra .
“…ed ora chi va ad avvisare il capitano?? Arrabbiato com’era ….” Disse Yattaran.
“….ci andrò io…..” rispose Tadashi “….e se riesco a non farmi sparare anche questa volta, potrò tornare al mio laboratorio…” concluse sospirando.
Raggiunse la cabina e bussò alla porta.
“Entra Tadashi!” rispose Harlock.
Aprì la porta e vide il capitano seduto alla scrivania.
“volevo informarti che siamo atterrati sul mio pianeta.” disse entrando nella cabina. I suoi occhi si guardarono intorno , fermandosi in direzione del letto dove trovarono Kei dolcemente addormentata.
“..ma….allora è tornata  !!” disse a bassa voce guardando Harlock .
“…come puoi vedere…” gli rispose sorridendo.
Il capitano si alzò e andò verso Tadashi. Gli posò una mano sulla spalla e disse “…avevi ragione tu…se fossi andato a prenderla io, non le avrei lasciato la possibilità di capire cosa voleva realmente…”.
“ Harlock, ora devo scendere. Abbi cura di lei…” rispose guardandola un’ultima volta.
Si girò per uscire ma il capitano gli disse: “Tadashi, tempo fa ti dissi che non avevo un posto per me in nessun luogo dell’universo….e per questa ragione continuavo a errare senza uno scopo….”
“si…lo ricordo…” rispose.
“….ora invece posso dirti di aver trovato sia un posto che uno scopo di vita….” concluse Harlock stringendo la mano all’amico.

Tadashi sbarcò sul suo pianeta e mentre si incamminava verso il laboratorio, alzò gli occhi e vide l’Arcadia allontanarsi nel cielo verso un nuovo viaggio attraverso il mare di stelle dell’universo….

*  *  *   *

Questo racconto è stato scritto senza alcuno scopo di lucro ed i personaggi appartengono al loro legittimo autore.
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Ringrazio tutti coloro che lo hanno letto (e hanno sorvolato sulle imprecisioni tecniche, grammaticali ecc.) e lo dedico in modo particolare a tutte le persone che come me attendono da anni una serie (TV/OAV non ha importanza)  in cui scocchi la scintilla tra Harlock e Kei Yuki.

Ma soprattutto ringrazio questo fantastico sito che permette di dar libero sfogo alla fantasia e di mantenere vivi i ricordi dell’infanzia (almeno nel mio caso!!).   Grazie a tutti.

Come indicato nelle note, questo racconto è ispirato alla serie “Space Pirate Captain Harlock – Endless odyssey – Outside legend” in cui Harlock dice effettivamente quanto scritto in fondo a questo capitolo,  riguardo al fatto di non avere un posto per lui nell’universo e di errare per questo senza uno scopo.

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