Come previsto il
tempo cominciò a cambiare. Verso l’alba arrivò un
forte temporale preceduto da intensi lampi abbaglianti. L’acqua
scrosciava a dirotto e il vento soffiava con forza. Tutti si diressero
verso l’Arcadia per terminare il prima possibile le restanti
riparazioni.
Kei si svegliò spaventata dal fragore dei tuoni e andò
subito alla finestra per guardare fuori: il cielo era completamente
nero e il vento increspava il mare creando onde molto alte. ‘non
ho mai visto un fenomeno di questa portata da quando vivo su
Minus..’ pensò. Poi sentì qualcosa di freddo
intorno al collo e si ricordò della catenina che le aveva
regalato Harlock la notte precedente. La strinse tra le dita e corse a
prepararsi per raggiungere i compagni ed aiutarli. Uscì sulla
veranda verso cui, proprio in quel momento, stava arrivando Tadashi:
“Kei, torna in casa, il vento è fortissimo!!” le
disse l’amico sospingendola all’interno.
Era completamente fradicio di pioggia e fango . “Harlock ti
chiede di mandare questa comunicazione ai tecnici che ci hanno aiutato
nei giorni scorsi.”.
Kei prese il foglio e lo lesse “..E’ un messaggio di
ringraziamento per il lavoro che hanno svolto..” . Il suo cuore
si fermò, guardò Tadashi e subito comprese :
“…questo vuol dire che sta per partire….”.
Tadashi sospirò e disse “…credo di si…”.
Salirono al piano superiore nella sala delle apparecchiature e trasmisero la comunicazione ai tecnici come richiesto.
“…perché ha mandato te…perché non
è venuto personalmente a portare questo messaggio?” chiese
Kei.
“…forse perché temeva di influenzare la tua
libertà di decidere per il tuo futuro….” rispose
serio Tadashi.
“…allora per questo non è rimasto con me stanotte….” disse a bassa voce Kei.
“…rimasto dove?? vuoi dire che…??” chiese incredulo Tadashi .
“…che vai a pensare? No, non è successo niente ….” concluse lei.
Scesero al piano inferiore . “Devo tornare, tra meno di un’ora decolleremo…” disse Tadashi.
“Salutiamoci qui allora…” rispose Kei.
“…c-come??....preferirei farlo
sull’Arcadia….ma credo di aver capito dalle tue
parole…che non partirai con noi, vero?” disse con un filo
di voce Tadashi.
“…abbi cura di te, amico mio. Anzi….se me lo
permetti, d’ora in poi vorrei pensare a te come ad un
fratello….” gli disse con affetto.
“..certo…è davvero un onore per me,
sorella….” rispose Tadashi commosso. Si abbracciarono
scambiandosi la promessa che si sarebbero sempre mantenuti in contatto.
“devo andare…ma se tu cambiassi idea….ti ho
lasciato una macchina con cui potresti raggiungerci nel bosco in meno
di un quarto d’ora…”.
“..non verrò….Harlock non me lo ha chiesto….” .
“…solo perché vuole che sia tu a decidere della tua vita…ricordatelo!”.
“Grazie dei tuoi preziosi consigli….Buona
fortuna!” furono le ultime parole di Kei prima di rientrare
in casa e chiudere la porta alle sue spalle.
Tadashi poco dopo tornava sul ponte dell’Arcadia dove Harlock
sedeva già sulla sua poltrona, con gli occhi chiusi e le braccia
incrociate sul petto, pronto alla partenza.
“Harlock, come hai chiesto, Kei ha mandato il messaggio di
ringraziamento ai tecnici….”. Harlock aprì
l’occhio e lo guardò in attesa forse di sentire qualche
altra notizia. Tadashi gli si avvicinò titubante
“…credo che Kei non verrà….mi
dispiace…” mormorò. Tutti si guardarono intorno
mentre l’atmosfera si faceva gelida. Harlock si alzò in
piedi e disse con tono deciso : “rispetteremo il
programma….tra mezz’ora partiremo da Minus. Tutti ai
vostri posti.” Si avvicinò al timone e ordinò
: “Yattaran visualizza sullo schermo centrale il centro di
comunicazioni!” . Detto fatto sullo schermo gigante apparve
l’immagine del centro “Ingrandisci l’immagine in
corrispondenza del piano superiore!” Yattaran eseguì
immediatamente. Sullo schermo si vedeva il centro comunicazioni avvolto
dalla tempesta ed una luce accesa nella sala operativa.
“Yattaran, ho detto ingrandisci l’immagine!”
Tuonò nuovamente Harlock. “…mi dispiace capitano ma
gli strumenti non funzionano ancora a pieno regime…”
balbettò il primo ufficiale. Meeme si portò in
fianco al capitano e appoggiando lievemente la mano sul suo braccio gli
disse : “ Harlock….mantieni la calma….”. Lui
la guardò e, sapendo che aveva ragione, si tranquillizzò.
Tornò a sedersi sulla sua poltrona senza parlare.
‘…ha davvero deciso di non venire..?..’ si domandava
mentalmente.
Nel frattempo Kei, nella sala operativa del centro, ripensò a
quello che era successo tra lei e il capitano. Doveva prendere una
decisione : partire o restare. Mille domande affollavano la sua mente
mentre camminava nervosamente avanti e indietro per la sala :
Poteva permettersi di perdere quell’unica occasione ? Non stava
aspettando da una vita che lui le dimostrasse interesse ??
Accese il monitor e cercò di sintonizzarsi sull’immagine dell’Arcadia, ancora ferma nel bosco.
‘ sono ancora lì....’ pensò, provando un tuffo al cuore.
Un lampo accecante fece saltare la corrente del sistema centrale e
tutto si oscurò. “ ci mancava anche questa!!”
sbottò Kei in preda alla confusione totale. Scese in fretta le
scale ed uscì all’aperto per andare ad avviare il
generatore d’emergenza che si trovava in un capanno distante
pochi metri. La pioggia cadeva torrenziale ed il vento fischiava
furiosamente. Kei vide a pochi passi da lei l’auto che le aveva
lasciato Tadashi ma proseguì verso il capanno. Entrò e
spinse il pulsante che accendeva tutto l’impianto ma non accadde
niente. “Accidenti!! Ma che sta succedendo!??!”
riprovò e questa volta il generatore entrò in funzione
illuminando tutto . Uscì dal capanno per rientrare al centro,
passò nuovamente accanto a quell’auto, si fermò
alcuni istanti indecisa sul da farsi. Un altro fulmine rischiarò
il cielo riflettendo la sua immagine sui vetri bagnati.
Sentì improvvisamente un rumore sordo ‘…che
succede? Sembra il rombo di un motore…’ pensò tra
sé e sé realizzando istantaneamente che erano i motori
dell’Arcadia accesi per prepararsi al decollo. Aprì
d’impulso lo sportello dell’auto e vi saltò sopra
mettendola in moto : ‘forse sono ancora in tempo….devo far
presto!!. L’auto sfrecciò a tutta velocità in
direzione del bosco mentre la tempesta continuava a imperversare.
A bordo tutti erano pronti ai loro posti. Attendevano solo
l’ordine del Capitano, il quale sembrava temporeggiare.
“Capitano se aspettiamo un altro po’ non potremo più
decollare con questa perturbazione in atto!!” disse Yattaran
sperando di non venir colpito in fronte da un colpo della pistola di
Harlock . “E’ vero. Devi deciderti!” aggiunse
Tadashi, anche se in cuor suo sperava che avrebbero aspettato ancora un
po’ e che Kei li avesse raggiunti.
Harlock si alzò, raggiunse la ruota del timone e la
afferrò saldamente rimanendo in silenzio. “Possiamo
aspettare ancora un po’….la tempesta non
peggiorerà, lo sento!” disse Meeme in suo soccorso .
Nel frattempo Kei guidava all’impazzata per arrivare in tempo
quando un albero, colpito da un fulmine, cadde proprio in mezzo alla
strada che stava percorrendo. “Maledizione!!!” gridò
sentendo la disperazione aumentare dentro di sé. Frenò
bruscamente e scese a verificare la situazione. L’albero
era enorme e occupava l’intera strada con le sole fronde; non
avrebbe mai potuto andare oltre con l’auto. Cercò di
essere razionale e di trovare una soluzione ma davanti a se vedeva solo
quell’ostacolo insormontabile. Provò allora a scavalcare i
rami per arrivare dall’altra parte ma la pioggia rendeva tutto
tremendamente scivoloso. Ne oltrepassò alcuni e poi altri ancora
ma rimase impigliata con la camicia; per liberarsi fu costretta a
strapparne una parte. Era completamente fradicia dalla testa ai piedi
ma non si diede per vinta continuando a passare in mezzo ai rami.
Finalmente ne fu fuori , si asciugò il viso con le mani e
cominciò a correre a perdifiato. Inciampò e cadde nel
fango diverse volte ma si rialzò decisa a raggiungere il suo
obbiettivo. Purtroppo l’Arcadia non era così vicina come
sperava. ‘….ti prego, aspettami….’ era
l’invocazione che ripeteva mentalmente continuando la sua marcia
forsennata.
Gli ufficiali cominciavano a dar segni di impazienza:
“Capitano….dobbiamo partire…” disse uno di
loro. “…è vero, siamo tutti pronti!” si
unirono in coro gli altri.
Harlock spazientito rispose: “faremo come volete. Preparatevi al
decollo!” poi si rivolse a Yattaran e gli ordinò “
Decidi tu la rotta. Ti affido il comando.” . Uscì dal
ponte come una furia seguito da Tadashi “..Harlock!! dove stai
andando?!” gridò rincorrendolo. Si stava incamminando
lungo il corridoio che portava verso l’hangar dove sostavano
alcune navette.
“ma che vuoi fare?” chiese Tadashi intuendo le sue intenzioni.
“vattene, mi stai facendo perdere tempo!” gli rispose duramente.
“non puoi andare a prenderla! Con questo tempo non ce la farai mai!!!” gli disse Tadashi sbarrandogli il cammino.
Harlock lo fulminò con un’occhiata tagliente: “levati!!” gli intimò.
“….se avesse voluto venire con te, sarebbe
già stata qui non credi??..” si azzardò a dirgli
Tadashi.
Nell’udire quelle parole un espressione di dolore profondo gli
attraversò per un attimo il viso : “ ti stai
sbagliando….” sibilò Harlock.
“Credo che Tadashi abbia ragione….” Intervenne Meeme che si trovava nelle vicinanze.
Tadashi si spostò e e scusandosi si spiegò meglio:
“…intendevo dire che dobbiamo rispettare la sua
scelta….”. Pochi attimi dopo si sentì una
vibrazione . Yattaran aveva dato l’ordine : l’Arcadia stava
decollando da Minus. Tadashi tornò di corsa sul ponte di comando
per raggiungere la sua postazione ma scivolò sul pavimento
bagnato del corridoio. ‘ accidenti! Per poco mi rompevo
l’osso del collo!! Ma come può esserci del fango
qui???’ imprecò mentalmente mentre si rialzava. Per un
attimo gli balenò un pensiero in testa ma riprese subito la
corsa verso la sua destinazione.
Harlock tornò sui suoi passi sentendosi come un leone in gabbia.
“Andiamo, ti accompagno alla tua cabina….non perdere la
speranza!” gli disse Meeme con affetto.
Giunsero davanti alla sua stanza : “…vorrei rimanere solo…” mormorò mentre entrava.
“…come desideri…” rispose Meeme.
Harlock varcò la soglia e richiuse la pesante porta; mosse
alcuni passi togliendosi il mantello e i guanti che gettò sulla
sedia. Sganciò anche il cinturone con pistola e spada laser
appoggiandolo sulla scrivania. Poi si lasciò cadere sul letto,
si portò le mani al capo e chiuse l’occhio, sentendosi
sconfitto dal destino.
Poco dopo la porta della sua cabina si aprì nuovamente .
Senza muoversi Harlock disse: “…Meeme, ti avevo chiesto di lasciarmi solo….”.
“….chiedo scusa per il ritardo….ho avuto un paio di inconvenienti…”
Nell’udire quella voce Harlock balzò in piedi incredulo :
davanti a lui c’era Kei, infangata, con i vestiti strappati , i
capelli arruffati e completamente inzuppata. “…non avrai
creduto di andartene lasciandomi qui, vero?..” aggiunse con un
sorriso, vedendolo così attonito. Harlock corse verso di lei e
l’abbracciò stringendola con forza. Vide che aveva graffi
ovunque e accarezzandole dolcemente il viso le chiese “
…che cosa ti è successo?” Si rese subito conto
però che Kei era esausta ; la sollevò tra le braccia e la
portò verso il letto dove la fece sedere. Le si
inginocchiò di fronte e cominciò a sbottonarle la
camicia; doveva toglierle gli abiti perché così fradicia
rischiava di prendersi un malanno. Afferrò la coperta e gliela
avvolse tutta intorno. Lei , imbarazzata e arrossendo, non si
mosse mentre lui la spogliava. Si strinse nella coperta e poi
cominciò a raccontare:
“…uno stupido albero è caduto sulla
strada….ho abbandonato l’auto e sono arrivata qui di corsa
ma l’Arcadia stava già decollando…per fortuna
qualcuno ha riaperto l’hangar per un istante permettendomi
di salire a bordo…” spiegò Kei.
“…. l’hangar ? ” ripetè Harlock,
realizzando immediatamente che poteva essere stato unicamente il
computer centrale. Ringraziò mentalmente il suo caro amico
che anche questa volta lo aveva capito e aiutato.
“ mentre correvo…pregavo che mi aspettassi…”
aggiunse Kei circondando con le braccia il collo di Harlock e
stringendosi a lui.
“Qualcuno ha esaudito le tue preghiere….” rispose ricambiando l’abbraccio.
“…sei sicura della scelta che hai fatto? In fondo decidere
di tornare qui significa rinunciare alla stabilità che
può offrire un qualunque pianeta…..per vivere su una nave
in continuo spostamento…senza una meta precisa….”.
Le chiese Harlock.
“Ne sono sicura.” Rispose lei senza esitazione.
“Bene. Vorrei che trasferissi qui, nella mia cabina, le
cose rimaste nel tuo vecchio alloggio sull’Arcadia…..ti
voglio al mio fianco sul ponte durante le emergenze, ma
soprattutto….. vorrei trovarti qui nei momenti di
tranquillità…”.
Kei non credeva a ciò che aveva appena udito. Quelle parole per
lei rappresentavano una dichiarazione d’amore in piena regola, la
realizzazione del suo sogno più segreto.
“….consideralo già fatto….purtroppo tutto
quello che ho…lo sto indossando….cioè praticamente
niente!!” rispose guardando la coperta che aveva sulle spalle e
rendendosi conto quasi subito che quella frase poteva suonare come una
dolce provocazione.
Harlock si alzò e raggiunse la porta che chiuse a chiave.
Tornò lentamente verso Kei e sedendosi al suo fianco le disse :
“…ad essere sincero….devo dire che non ti sta un
granché bene….”.
Le fece scivolare la coperta lentamente fino ai fianchi, soffermandosi
ad ammirare la sua pelle candida. “….abbiamo tempo prima
di arrivare al pianeta di Tadashi…”
“….farò in modo che questo viaggio non ti annoi….” gli rispose lei con sguardo seducente.
Alcune ore più tardi l’Arcadia atterrò sul pianeta Lyra .
“…ed ora chi va ad avvisare il capitano?? Arrabbiato com’era ….” Disse Yattaran.
“….ci andrò io…..” rispose Tadashi
“….e se riesco a non farmi sparare anche questa volta,
potrò tornare al mio laboratorio…” concluse
sospirando.
Raggiunse la cabina e bussò alla porta.
“Entra Tadashi!” rispose Harlock.
Aprì la porta e vide il capitano seduto alla scrivania.
“volevo informarti che siamo atterrati sul mio pianeta.”
disse entrando nella cabina. I suoi occhi si guardarono intorno ,
fermandosi in direzione del letto dove trovarono Kei dolcemente
addormentata.
“..ma….allora è tornata !!” disse a bassa voce guardando Harlock .
“…come puoi vedere…” gli rispose sorridendo.
Il capitano si alzò e andò verso Tadashi. Gli posò
una mano sulla spalla e disse “…avevi ragione tu…se
fossi andato a prenderla io, non le avrei lasciato la
possibilità di capire cosa voleva realmente…”.
“ Harlock, ora devo scendere. Abbi cura di lei…” rispose guardandola un’ultima volta.
Si girò per uscire ma il capitano gli disse: “Tadashi,
tempo fa ti dissi che non avevo un posto per me in nessun luogo
dell’universo….e per questa ragione continuavo a errare
senza uno scopo….”
“si…lo ricordo…” rispose.
“….ora invece posso dirti di aver trovato sia un posto che
uno scopo di vita….” concluse Harlock stringendo la mano
all’amico.
Tadashi sbarcò sul suo pianeta e mentre si incamminava verso il
laboratorio, alzò gli occhi e vide l’Arcadia allontanarsi
nel cielo verso un nuovo viaggio attraverso il mare di stelle
dell’universo….
* * * *
Questo racconto è stato scritto senza alcuno scopo di lucro ed i personaggi appartengono al loro legittimo autore.
***
Ringrazio tutti coloro che lo hanno letto (e hanno sorvolato sulle
imprecisioni tecniche, grammaticali ecc.) e lo dedico in modo
particolare a tutte le persone che come me attendono da anni una serie
(TV/OAV non ha importanza) in cui scocchi la scintilla tra
Harlock e Kei Yuki.
Ma soprattutto ringrazio questo fantastico sito che permette di dar
libero sfogo alla fantasia e di mantenere vivi i ricordi
dell’infanzia (almeno nel mio caso!!). Grazie a tutti.
Come indicato nelle note, questo racconto è ispirato alla serie
“Space Pirate Captain Harlock – Endless odyssey –
Outside legend” in cui Harlock dice effettivamente quanto scritto
in fondo a questo capitolo, riguardo al fatto di non avere un
posto per lui nell’universo e di errare per questo senza uno
scopo.