as it changed my life

di alex_vampire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la mia nuova vita ***
Capitolo 2: *** la prime bugie ***
Capitolo 3: *** la settimana a casa di Liam ***
Capitolo 4: *** ma proprio la febbre? ***
Capitolo 5: *** tutto per colpa mia ***
Capitolo 6: *** una notizia per niente invitante ***
Capitolo 7: *** la strage della cena ***
Capitolo 8: *** due belle sorprese e un viaggio inaspettato ***
Capitolo 9: *** il ricordo di quella notte ***
Capitolo 10: *** ritorno a Portland ***
Capitolo 11: *** accadde il guaio ***
Capitolo 12: *** addio mamma e papà e buon compleanno a me ***
Capitolo 13: *** quella maledetta trasformazione ***



Capitolo 1
*** la mia nuova vita ***


appena scesi le scale sentii il buon odore del pane tostato e subito ne addentai una fetta ancora prima di sedermi a tavola. tutta la tavolata era al completo: mio padre era seduto a capotavola, mia madre non c'era - a quanto pare era già uscita- e tutti i miei fratelli: Andrew (diciassettenne), Giulian (diciannovenne), Jonathan (ventunenne) e Logan (ventitrenne) e non erano finiti, c'erano anche: Laurence che era già sposato e con una bellissima bambina e Malcolm fidanzato e prossimo al matrimonio con Sara, la sua fidanzata del college. ero cresciuta fra maschi perchè la presenza di mia madre era ormai un desiderio irrealizzabile, era sempre a lavoro, le uniche volte in cui la vedevo era durante le feste. -su Alex sbrigati altrimenti farai tardi- disse quasi rimproverandomi Logan -vuoi che ti accompagni?- -no, grazie Loghy vado con la macchina e comunque non fanno tardi anche Giuly e Andy?- -esatto, ma loro sono ragazzi e anche io lo facevo- -che maschilista che sei, io invece devo arrivare presto perchè sono una ragazza...- -esatto- -bene, io vado- -ok, però sta attenta hai da poco la patente- io lo guardai con la mia solita faccia da scocciata. -hey stai calma sorellina!- erano stati loro insieme a mio padre a crescermi, quindi non ero la solita ragazza smalto e vestiti firmati, ero diversa ma d'altronde crescendo fra ragazzi e partite di football non c'è molta scelta! l'unica cosa che mi dava fastidio era il fatto che erano troppo protettivi ma li capivo, in quella casa ero io la più piccola, il fatto di avere quindici anni non aiutava molto, anche se dovevo finalmente compierne sedici dopo due mesi e grazie a Jonathan mi avevano fatto uno sconto dandomi la patente un pò prima. presi il mio zainetto ed entrai in macchina. accesi la radio per non sentire i tuoni della tempesta che stava arrivando. non amo molto la pioggia ma ci dovrò fare l'abitudine perchè il lavoro di mio padre ormai si trova qui. ero arrivata. ora dovevo solo riuscire a superare le prime ore in questa nuova scuola ma una cosa mia aiutava: il fatto che anche Andrew e Giulian ancdavano alla mia stessa scuola ma ovviamente da "fichi" della scuola dovevano arrivare in ritardo anche il primo giorno di scuola. -hey ciao tu devi essere Alessandra, quella nuova giusto?-mi chiese una voce maschile da dietro le mie spalle. -ehm, si, sono io... tu chi sei?- -piacere io sono Adam... il capoclasse del 2° liceo... tu frequenterai il mio anno giusto?-era un ragazzo bruno, con gli occhi celesti e molto più alto di me. -si, ehm, si- -bene allora vieni che ti accompagno in classe- -ok, grazie- la mia classe si trovava al terzo piano, non ero molto abituata a fare tutte quelle scale, e di certo non mi aiutava pensare che le avrei dovute fare tutti i giorni. -salve, lei deve essere la signorina Marc, Alessandra Marc giusto?- -si sono io- -bene io sono il professore di storia e educazione civile, prego si vada a sedere vicino al signor Bistrore- mi avvicinai al mio compagno di banco che si trovava in fondo alla classe, e mi sedetti vicino alla finestra. -ehm, ciao io sono Victor tu ti chiami Alessandra giusto?- -si- -be credo che tra un po di tempo incomincerai anche tu ad odiare il nostro professore di storia... fa certi discorsi senza senso... cerca di non ascoltarlo troppo altrimenti rischi di diventare come lui- -ehm... grazie della dritta- finalmente suonò la campanella, e, a quanto pare Victor aveva ragione, dopo un po il professore di storia sembra pazzo, incomincia a parlare da solo, ma non sono i professori che mi spaventano. alla mensa mi sedetti vicino ad alcune ragazze che avevo conusciuto nell'ora di ginnastica. erano tutti molto gentili con me, forse anche troppo. a tavola c'erano molti discorsi diversi, alcuni pensavano a cosa scrivere come nuovo articolo sul giornale della scuola, altri pensavano alla gita di fine anno, ma io non ascoltavo nessuno di questi discorsi, fissavo le finestre da cui stavano per entrare i miei due fratelloni che sicuramente mi avrebbero messa in imbarazzo. -hey Alessandra ci sei? hey pianeta terra chiama Ale?- era Hannah che mi chiamava e mi sventolava la mano davanti alla faccia, ma non gli diedi retta -hey pronto?- -si?- chiesi senza distogliere lo sguardo dalla finestra. -allora sei viva... pensavo fossi entrata in coma- fece una pausa e quando guardò la finestra le fumarono gli occhi e intuii anche il perchè. Andrew e Giulian stavano facendo la loro grande entrata passandosi una mano nei capelli; <> pensai. -wow! guarda là che spettacolo- esclamò Hannah sorpresa. -eh?- chiesi fingendomi sbalordita. -oh santo cielo! stanno venendo qui!- e io sapevo anche il perchè -credo tu abbia fatto colpo!- -non credo proprio- -hey sorellina!- esclamò Giulian battendo cinque con me. -ci vediamo dopo!- esclamò seguendolo Andrew e battendo sempre cinque. -oh mio dio! sono fratelli tuoi!- -proprio così- -che forza!- -avere sei fratelli non è una forza!- ma subito mi pentii di quello che avevo appena detto, la mia vita poteva anche avere fine. -cosa!? sei fratelli! e sono tutti simili! io devo assolutamente venire a casa tua- mi costrinse a fare tutto la scheda tecnica di ogni mio fratello e ne rimase sbalordita. -beata te!- -crescere insieme ai maschi è forte ma non quanto credi te- -e tua madre?- -non c'è mai a casa, è sempre fuori- Hannah continuò a farmi domande per tutto il singolo giorno. finalmente la giornata scolastica era finita e io potevo tornarmene a casa, il primo giorno di scuola sembrava essere andato abbastanza bene. scendeno le scale passai accanto all'auto di un certo di Phil di cui mi aveva parlato Hannah e un tremolio mi percosse la schiena, lui miguardò con una faccia strana appena mi si avvicinarono i miei cari fratelli. appena tornata a casa trovai un pick-up nero fiammante, nuovo di zecca e subito mi chiesi di chi poteva essere. entrata in casa sentìì una voce familiare, mi sporsi appena un po dalla cucina e si, vidi il mio migliore amico fin da quando eravamo piccoli. -Liam!- strillai e corsi ad abbracciarlo. -Alex!- esclamò lui con altrettanta gioia. quella giornata finalmente si era trasformata in una delle mie giornate preferite, una di quella in cui corri al mare a farti il bagno per il caldo che fa. -quanto tempo... mi sei mancata tantissimo!- -a me di più, Liam- -pensavo non saresti più arrivata, sono qui da parecchio tempo, mio padre e io siamo arrivati più o meno da un'oretta- -ma tu non vai a scuola?- -si, vado nella scuola dove vanno i Bennett- -ah, giusto, giusto... tu vai dove è andato anche tuo padre...- -come mai questa voce triste?- -è che speravo andassi alla mia scuola...- -mi dispiace Alex...- -dai non fa niente...- -hey Liam perchè non la porti a fare un giretto? credo che l'abbiamo messa in imbarazzo oggi a scuola, si deve riprendere- esclamò Jonathan. -si ma niente baci!- ridacchiò Logan io feci la mia solita faccia ma questa volta quella da arrabbiata. -dopo facciamo i conti- gli sussurrai ad un orecchio -allora dove mi porti?- chiesi poi rivolta a Liam. -dove vuoi tu...- -ma io non conosco la città...- -ah che sciocco me ne ero dimenticato! allora ti faccio da giuda!- -buona idea... andiamo?- -ok- mi portò a vedere il lago Champlain e ne rimasi affascinata. poi andammo a prendere un gelato ma tra una chiacchiera e l'altra io ricomincia a pensare a Phil, quel ragazzo misterioso che mi aveva fatto notare Hannah. -che c'è Alex? sono noioso? perchè non mi ascolti più?- chiese Liam ansioso della mia risposta. -stavo pensando... tutto qua- risposi io imbarazzata, non mi ero resa conto che lui stava parlando perchè ero immersa nei miei ricordi di quel volto perfetto. -a cosa pensavi?- chiese lui curioso -a una persona- -chi? se posso saperlo?- -a un ragazzo che ho visto oggi...- -ah... come si chiama? io li conosco quasi tutti i ragazzi della tua scuola, su dimmi- chiese come offeso. -mi sembra si chiami Phil Powell... se non sbaglio...- -cosa?- chiese preoccupato Liam mentre si strozzava con il suo gelato finitogli di traverso. -si credo si chiamasse Phil Powell... perchè ti sei quasi strozzato?- chiesi preoccupata. -Alex sta lontana da quell'essere schifoso... non lo devi nemmeno guardare... è solo un b- -Liam!- lo interruppi prima che qualcuno potesse sentire ciò che stava per dire. -scusami Alex, non lo sopporto quel viscido...- -perchè?- -ehm, allora ti piace il tuo gelato?- chiese cambiando discorso. -Liam!- lo interruppi di nuovo, questa volta arrabbiata. -scusa ma non te lo so spiegare e soprattutto non te lo posso dire...- -perchè?- -perchè si- -questa già l'ho sentita...- -non mi piace essere scortese con te ma proprio non posso... se potessi ti direi il perchè...- -ma Liam!- -ti prego non insistere... non posso...- disse lui senza guardarmi negli occhi. -ok va bena ma me la pagherai...- -interessante e come?- -non lo so mi farò venire in mente qualche idea...- -ok a chi arriva primo fino al pick-up!- disse mentre era già a metà strada. -hey non vale!- gli urlai dietro, ma ormai era già arrivato dopo appena un secondo. io arrivai sfinita e mi sembrava di averci messo mezz'ora. -hey lumaca finalmente!- ridacchiò lui. -hey scusa se non sono veloce come te, sei più veloce di un cane!- esclamai io ridendo e quasi soffocando. -ah...- disse lui piatto e subito la sua faccia divenne preoccupata. -Liam? che c'è? ho detto qualcosa che non andava? non ti piacciono i cani?- chiesi. -no, no, al contrario... li adoro...- disse bluffando. -Liam, vedi io ho un certo sesto sento e capisco subito quando uno mente... quindi mi vuoi dire che diavolo c'è?- -non posso- disse piatto ancora peggio di prima ma capii anche che era dispiaciuto. -uffa!!- sbuffai. -su dai ti riporto a casa- disse con aria da dittatore. -no, non voglio, già mi ha stufata quella casa- -che ne dici allora di andare a casa mia?- -accetto volentieri- dissi euforica, finalmente un posto che non era casa mia, anche se ero da poco in quella casa già non la potevo più vedere... mi meravigliai un sacco vedendo la casa di Liam, mi sembrava molto più grande quando venivo qui con mio zio da piccola. mi uscì un verso strano dalla bocca. -che c'è?- domandò Liam. -nienete è che ricordavo la tua casa più grande...- dissi facendo spallucce. -ma Alex l'ultima volta che sei venuta qui avevi dodici anni... è passato un po di tempo non trovi?- domandò ironico. -e lo so... è solo che ero sicura che fosse più grande...- -ah è vero infatti era più grande... è solo che ci è venuto a far visita l'uragano Katrina... e così mezza casa è andata... ah! ah!- e si mise a ridere a crepapelle, gli uscirono anche delle piccole lacrime ai lati degli occhi. -eh eh molto spiritoso...- -allora vuoi restare per tutto il giorno qua fuori a gelare, oppure entrare?- -entriamo...- la casa di Liam aveva cambiato radilcamente l'aspetto anche all'interno, ricordo che non era molto arredata invece ora era piena zeppa di statuette intagliate a mano. -wow che belle statuette!- esclamai stupita. -davvero ti piacciono?- chiese lui, quasi come se non ci credesse. -si... chi le ha fatte?- -io, mi ha insegnato mio padre- -me la farai prima o poi una statuetta anche a me?- -certo! che animale ti piace?- chiese curioso. -il lupo! mi piace un sacco...- -ahm senti Alex io dovrei dirti- lo interruppe una voce che venne dall'altra stanza. -Liam! vieni qui subito!- rimproverò una voce maschile, credo suo padre. non fece neanche caso a me che subito sfrecciò nell'altra stanza. io curiosa cercai di origliare. -papà ti prego permettimi di dirgli che- lo interruppe di nuovo il padre. -NO! no Liam!- lo rimproverò il padre severamente. -ma papà ti prego io non ce la faccio a trattenermi... io le voglio bene e glielo devo dire... lei non mi tradirà ne sono sicuro...- -zitto! e dimmi chi era quel ragazzo che stavi insultando!- -era uno dei Powell...- nominò questo cognome come se lo avesse sputato. -ecco! questa è una ragione per cui non le puoi dire ciò che siamo! lei sta con QUELL'ESSERE!- come quell'essere? mi domandai fra me e me... perchè ce l'avevano con quello strano ragazzo della mia scuola? non capisco... -ma papà lei lo ha visto solo una volta neanche sa chi è!- -basta Liam! o stai zitto o non ti permetterò mai più di vedere Alex! ora va e fa come ti ho detto!- ordinò il padre. Liam fece un ringhio come un'animale e uscì dalla stanza, io mi buttai sul divano prima che lui aprisse la porta. -stavate parlando di me?- chiesi precedendolo. -ehm no...- disse mentendo. -avanti Liam lo so che stavate parlando di me!- -co... cosa? stavi origliando? vabbè... comunque che stavamo dicendo prima che ci interrompesse mio padre?- -che mi piacevano i lupi...- -ah si giusto! e dimmi perchè ti piacciono?- chiese pieno di felicità. -be perchè io odio le cose bagnate e fredde, mi fanno senso e invece adoro le cose calde e carine... come i lupi!- -evvai! un punto in meno per il succhiasangue!- strillò euforico. -è? succhiasangue? che cosa centrano i vampiri?- chiesi stupita. -eh... no... cioè... niente... io... volevo... niente... non ti preoccupare... mi sono sbagliato... eh eh...- balbettò cercando di mascherare quella parola mai sentita. -mmm Liam che mi nascondi?- chiesi certa che non mi avrebbe risposto. non rispose - come sospettavo - e ci fu il silenzo per un minuto e mezzo, più o meno. -Liam?- -ehm si... allora vuoi vedere un lupo? qui nella foresta ce ne sono alcuni- wow dei lupi! non esitai a rispondere... -certo che si! dici davvero?- -si si, aspetta solo un secondo, devo prima fare una cosa...- -ehm ok- non ci potevo credere che avrei visto un vero lupo, ma a quanto pare era propio così. -Alex? vieni?- -si, si, si, eccomi!- davanti a me c'era un lupo dal manto grigio acceso, il mio colore preferito... e quanto era dolce! incominciò a strofinarmisi addosso e mi leccava anche! sembrava un bel cucciolotto di orso tutto pacioccone. -ciao bello!- eclamai -che dolce che sei!- -Simon non esagerare!- ringhiò Liam appena sotto i denti. -si chiama Simon?- -ehm si si, si chiama Simon...- -ciao Simon che bello che sei!- il lupo sembrò gradire il mio complimento. -bene Alex ora Simon deve tornare a casa non è vero Simon? piccolino di papà?- a sentire quella parola il lupo ringhiò contro Liam. -ehm scusa Simon!- e incomincò a ridacchiare girandosi. -allora ciao piccolo Simon!- gli diedi un'ultima carezza. -o mamma mia guarda che ore che si sono fatte! sono quasi le otto di sera! tuo padre mi ammazza se non ti riporto a casa ora!- -si è vero... che ne dici di fermarti a cena?- -ehm non so se tuo padre voglia... e poi... dovrei- lo interruppi prima che potesse inventarsi una scusa. -dai avanti solo una cena! e magari dopo lo convinco a farmi uscire- -senti Alex io dopo dovrei andare ad un raduno della mia famiglia, ti va di venire?- -certo! e che cosa diranno?- -cose già sentite un migliaio di volte... ma se vieni almeno mi salvi dalla noia mortale!- -ok- salimmo sul suo pick-up e in un secondo eravamo già davanti casa.

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Capitolo 2
*** la prime bugie ***


-sono a casa!- strillai appena entrata in casa. -ciao tesoro- mi slautò mio padre seduto sul divano mentre leggeva un quotidiano. -senti, può rimanere Liam a mangiare?- -certo! che pizza volete? -io prosciutto e mozzarella- dissi io. -per me funghi- -ah e dopo cena posso andare ad un raduno della sua famiglia?- -ok, va bene, sai Liam anche io quando avevo l'età di Alessandra andavo sempre ai raduni della tua famiglia... erano pieni di cose nuove- -beato te allora! ormai dicono sempre le stesse cose! sono diventati un palla al piede...- -senti Liam ti va di salire su in camera mia?- -ehm certo... o... ok- mentre salivamo le scale sentivo i suoi piedi pesanti che si trascinavano. -ma perchè balbetti sempre?- gli chiesi mentre aprivo la porta della mia camera. -bho non lo so... perchè non so mai come risponderti... mi mandi in confusione totale... ah! ah!- ridacchiai anche insieme a lui. mentre stavamo entrando in camera si affacciò Logan alla porta della sua camera che si trovava davanti alla mia. -dove pensate di andare?- -Logan- incominciai calma avvicinandomi a lui -ma di che diavolo ti impicci?- gli strillai in un orecchio scherzando. -ragazzi!- la voce di mia padre fece eco tra le scale -è pronto!- finalmente Liam prese un po di entusiasmo sapendo che si mangiava e mi superò scendendo le scale. -certo che quando si tratta di mangiare non ti manca mai la voglia!- -questo è vero- concordò Giulian. -senti chi parla! il "signor mangio-tutto-io"!- con quella frase azzittii subito Giulian. Liam in cinque minuti spazzolò tutto il cibo che c'era nel suo piatto e chiese anche il bis. -guarda che ti fa male mangiare così veloce!- lo canzonai io. cercò di farfugliare qualcosa con la bocca interamente piena. -io ho finito!- annunciai -non credi di aver finito anche tu?- chiesi sarcastica a Liam. -no!- rispose velocemente lui. -avanti andiamo! non voglio fare brutte figure con i tuoi passando per la ritardataria che fa fare tardi al figlioletto al raduno di famiglia- lo presi per un braccio e lui si fece trascinare fuori ancora con la bocca piena. -uffa... però non avevo ancora finito!- brontolò Liam mentre accendeva il motore del pick-up. -davvero non lo so dove metti tutta quella ciccia che accumoli...- mi domandai sbalordita. -io faccio tanto movimento- -credo che i tuoi muscoli siano diventati più grossi rispetto a questo pomeriggio... ma quanto cavolo ti alleni?- -tanto... corro sempre! - Liam parcheggiò prima del vialetto dove di solito entrava. -perchè parcheggi qui?- -perchè dopo quando dovranno uscire gli altri sarò costretto a spostarla e non mi va!- -ah capito!- arrivammo quando tutti erano già seduti intorno al fuoco. -finalmente!- esclamò una donna, credo fosse sua madre, era da molto che non la vedevo e non ne ero sicura. -vedo che non sei solo- disse con aria stufata suo fratello Carter -chi è la bella ragazza che ti sei portato dietro?- -non sei per niente cambiato Carter...-lo rimporverai io in tono scherzoso. -Alex? davvero sei tu? wow come sei cambiata! non ti avevo riconosciuta! scusami... ehm...- cercò di rimediare alla frase precedente con grande imbarazzo. -fa niente- lo rassicurai io. la conversazione che introdusse all'inizio il padre di Liam parlava di miti e leggende della loro confraternita. -perfetto, ora passiamo ai nostri nemici per natura i v...- Liam lo interruppe. -mmm scusa papà visto che questa la so a memoria posso fare un giretto con Alex?- chiese quasi temendo la sua risposta. -ah si giusto c'è Alessandra- cosa? si era dimenticato che c'ero io? -ehm... si vai pure- -posso venire anche io?- chiese speranzoso Carter. -no- disse con tonalità piatta e severa il padre. -ma...- poi ci ripensò a accettò la risposta del padre. io e Liam ci allontanammo lentamente... io in realtà volevo ascoltare chi erano i loro nemici però non voelvo fare figuracce davanti a tutte quelle persone. l'ultimo ricordo che ebbi di quella sera fu quello della stanza di Liam, piena ancora più del salotto di quelle statuette intagliate da lui. quella notte stranamente non sognai niente. ad un tratto sentii una voce risuonare nella mia testa. -Alex! Alex!- qualcosa incominciò a scuotermi, non era la voce di mia madre, forse stavo ancora sognando? ad un tratto aprìì gli occhi e mi ritrovai il faccione di Liam davanti e mi incantai sui suoi bei occhioni blu mare. -oh mio Dio! perchè sono a casa tua? io... mia padre... oh no!- mi interruppe Liam. -non ti preoccupare ci siamo addormentati ieri sera... mio padre ha chiamato casa tua e gli ha detto come stavano le cose, tutto apposto!- -ah ok... che ore sono?- -sono quasi le otto di mattina- -coooosaaa????? farò tardi a scuola! e come faccio ad andarci? non ho nemmeno la mia macchina!- incominciai ad innervosirmi... come avevo potuto addormentarmi? -non ti preoccupare, ti accompagno io- -ah ok grazie mille Liam- -niente- arrivammo davanti scuola dopo pochi minuti. -ti vengo a prendere io dopo ok?- chiese Liam. -mmm... ok ciao!- mentre faceva retromarcia il suo sguardo incrociò qualcosa di sgradevole ma non riuscii a capire cosa... -tu conosci quello?- mi chiese una voce estranea, mai sentita prima, eppure così familiare. -è?- chiesi girandomi e mi resi conto che era quel ragazzo di cui tutte erano attratte, quel ragazzo misterioso. -mmm scusami non mi sono presentato... io sono Phil Powell e tu sei Alesanndra, giusto?- la sua voce era perfetta. -ehm... Ale basta comunque si sono io piacere... cosa mi avevi chiesto?- ero del tutto frastornata. -se conoscevi quello che ti ha salutata...- non mi piaceva che parlasse così del mio amico. -ehm si perchè?- -che rapporto ha con te?- sembrava un re di inghilterra per come parlava preciso e soprattutto deciso, come se avesse il copione scritto in testa. -è il mio migliore amico... ma scusa se lo domando, perchè ti interessa?- -niente, curiosità- la campanella suonò, e io scattai in classe, lasciandomi Phil alle spalle. le prime ore del mattino passarono velocemente che quasi non me ne accorsi. mentre prendevo un vassoio alla mensa un braccio mi afferrò di colpo. -hey- lo riconobbi subito era il ragazzo che avevo lasciato imbambolato davanti all'entrata della scuola -amica del lupo!- -come? lupo? che c'entra?- non capivo in quel momento. -ah immagino tu non sappia... niente mi sono sbagliato- rispose imbarazzato -pranzi con me?- -mm ok- non mi andava di rifiutare. di solito si sedeva al "tavolo di famiglia" con i suoi fratelli e sorelle - altrettanto belli - , ma svicolò a quel tavolo e si avviò verso un tavolo più piccolo e libero. -perchè non ci sediamo con i tuoi fratelli?- -perchè ti devo parlare, e non voglio che sentano- -mm ok... di cosa?- ero incuriosita, forse troppo. -mi permetti delle domande?- -mm ok ma solo se tu le permetti a me- risi. -va bene- la sua voce era sempre precisa -inizio io- sembrava dettasse le regole di un gioco di società, la sua voce era identica ad una cassetta registrata. -ok- acconsentii io. -chi sono quei due tipi super palestrati?- disse mentre indicava con il movimento del viso i miei due fratelli. -i miei fratelli- -quanti fratelli hai?- -davvero lo vuoi sapere?- -certo- disse lui sicuro. -ok, ne ho sei- -sei? davvero?- -si, sono cresciuta fra ragazzi- -bene, qual'è il tuo animale preferito?- -il lupo... su questo non ci sono esitazioni- e sfoderai il mio sorriso da premio oscar. sentii un grugnito salire dalla sua gola -stiamo messi bene...- -non la pensano tutti così... il lupo è carino... il mio amico la pensa come me...- -lo credo bene anche lui è- appena si accorse che io lo fissavo senza capire si interruppe. -allora... perchè ti sei trasferita qui?- -mio padre ha cambiato lavoro e quindi...- -capisco...- -anche se non mi piace stare qui, odio le cose fredde e bagnate- -sei venuta nel posto sbagliato, qui piove per la maggior parte del tempo- incominciò a ridere a crepapelle anche se io non capivo il perchè... -bene bene... direi che ho finito...- -tocca a me?- mi fece cenno di si e io incominciai spedita -perchè tutti mi nascondete qualcosa? rispondete sempre a metà, poi vi fermate...- -ci sono tante cose che tu non sai Ale- fece una pausa e mostrò i suoi denti bianchi in un sorriso migliore del mio -ma non posso essere io quello a spiegarti tutto...- allungai la mano per prendere il ketcup perchè le patatine della mensa avevano un sapore pessimo, nello stesso momento anche Phil allungò la mano per porgermi il ketchup e quando toccai il suo dito mi accorsi che era gelato come la neve. -perchè sei freddo?- chiesi incuriosita. -mmm- in quel momento sembrò andare in confusione -ho la temperatura molto bassa... tutto qua...- -aspetta ma tu non avevi gli occhi più scuri due giorni fa?- erano marrone scuro, lo avrei giurato. -ehm si i miei occhi cambiano colore rispetto al tempo, a volte sono marrone scuro e a volte quasi bianchi come ora- -ehm ok ok- -finite le domande?- chiese quasi ansioso della risposta. -mm no... sto pensando- feci una pausa per pensare e poi mi venne in mente cosa - perchè non mangi mai qui a scuola?- -non ho molta fame e sto molto attento alla linea- lo esaminai, era magro e muscoloso ma non più di Liam. -ma se sei magro come un acciuga...- -comunque hai finito?- -si, ho capito- -capito cosa?- -che mi nascondete qualcosa- -nascondete?- -si tu e Liam...- -io con il tuo amichetto non centro niente...- fece in ringhio ma non come quelli di Liam, i suoi erano più deboli. le lezioni ricominciarono e io restai con quell'ultima frase impiantata nella testa: io con il tuo amichetto non centro niente. non capivo. ero confusa. all'uscita passai dalle scale - ormai erano la mia uscita preferita e qualcuno mi prese per il braccio, di nuovo - era Phil. -hai propio il viziaccio di prendere le persone per il braccio?- -em scusami, ti ho fatto male?- -n... n... no...- dopo averlo guardato negli occhi la mia faccia doveva essere cambiata perchè con me anche lui si spaventò. -stai bene? cosa hai fatto?- era preoccupato. -i... i... tuuuoooi occccchhhhi... soonoooo rooossss... sssiiii...- riuscii a balbettare. -ehm scusami è il tempo, mi ero dimenticato di dirtelo, a volte sono rossi quando fa molto freddo.- -nniieeenntteeeeee...- e aveva ragione faceva davvero freddo. -hai freddo?- annuii e lui mi porse la sua giacca -tieni- -nnooo nnooo moorrriraaai dii frrredddddoo- -penso che qui quella a tremare sia tu- in effetti aveva più che ragione. accettai la giacca volentieri e anche se mi stava un po grande era molto, ma molto calda. -grazie- finalmente riuscivo a parlare senza balbettare. -ti accompagno dove hai la macchina?- -mi vengono a prendere- -mm ok dove?- -all'entrata della scuola- ci incamminammo per il viottolo che portava all'entrata, mentre passavo accanto a lui le persone che ci oltrepassavano ci fissavano stranamente... erano come dire sorpresi e allo stesso tempo impauriti - cercai di ignorarli - arrivammo all'entrata della scuola che Liam era già li. appena Phil vide Liam fece un salto all'indietro e lo stesso fece Liam. stavo per togliermi la giacca quando udii la voce di Phil. -tienila- -ma... veramente io...- -me la darai un'altra volta- -mm ok grazie- mi allontanai da lui e salii in macchina con Liam. -perchè eri con quello?- -ma vi diverte tanto chiamarvi "quello" come mentirmi?- -eh?- -niente, niente...- incominciai a singhiozzare. -che... chhee cos'haaii?- c'era un leggero tremolio nella sua voce. -è solo che non mi piace quando la gente mi mente... io esisto... non sono un pupazzo...- -quell'essere ti mente?- c'era un leggero tocco di ira nella sua voce. -Liam ma non ti accorgi che sei tu quello che ha incominciato a mentirmi?- -Alex scusa io vorrei ma...- si interruppe. -ma non puoi... è sempre questo quello che mi sento dire... io vedo cose strane... persone che cambiano in cinque secondi...- -e chi cambia?- -mmm... no niente... scusami mi sono sbagliata...- ora ero io quella che mentiva, anche se non come Liam e Phil. -chi? il mostro che era con te cambiava?- -ma perchè lo chiami mostro?- -mmm niente... io chiamo tutti così... allora?- annuii leggermente con la testa -ah e come cambierebbe?- -i suoi occhi... hanno qualcosa di strano, ieri sono sicura che erano quasi neri, oggi a mensa erano biondo chiari e prima erano rossi, quasi mi ha preso un'infarto quando li ho visti!- -aspetta, aspetta, lui aveva gli occhi neri mentre era vicino a te?- -ho detto quasi neri e comunque si perchè?- ok ora avevo paura. -maledetto succhia... Alex non ti devi avvicinare a lui quando ha gli occhi neri... potresti...- -perchè? perchè? perchè? perchè? uffa finisci una frase per una volta! odio chi mente!- -Alex scusa ma non posso... davvero se solo potessi anche dirti ciò che è... scusami- non risposi, rimasi in silenzio, volevo che si offendesse e che mi buttasse fuori dalla sua macchina. -hey Alex sei morta o che? il succhias... ehm quel tipo li ti ha stregata?- misi il broncio... -oh avanti Alex! sii adulta per cinque minuti... ti preeeeegooooo!!- sembrava mi implorasse e per un'attimo perse di vista il volante. -Liam attento alla strada!- il mio cuore incominciò a battere all'impazzata. -ti ho fatta parlare! l'ho fatto apposta!! ah! ah!- -Liam!- ok ora ero davvero arrabbiata -portami a casa per favore... anzi no senza favore!- -ok milady- sghignazzò. -stupido- passammo quei pochi minuti in macchina in silenzio tombale, una volta arrivata mi venne in mente una cosa e gliela dovetti assolutamente dire prima di andarmene. -comunque anche tu cambi!- -non è vero!- -si, invece! ogni giorno sembri più grosso e hai più muscoli... ti prego smetti di crescere così in fretta altrimenti non mi potrai più abbracciare sennò mi stritolerai...- -no problem... ciao!- -ciao...- non c'era molto entusiasmo nella mia voce. i miei non c'erano e mio fratello era a casa di non so chi, credo un suo compagno di scuola, avevo tutta la casa per me ma non me ne importava niente. finiti i compiti mi distesi sul letto ma poco dopo qualcuno bussò alla porta. chi altro doveva rompere? ero esausta e decisi di non andare ad aprire. bussarono ancora, non m'importava, ero esausta e poi dicerto era Liam. dopo un po il bussatore anonimo si arrese, pensavo che le rotture fossero finite ma dopo qualche secondo qualcuno pensò che fosse normale incominciare a tirare sassi alla mia finestra. mi affacciai alla finestra pronta a dirgliene quattro.

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Capitolo 3
*** la settimana a casa di Liam ***


-basta Liam! lasciami in pace- la vergogna arrivò come un fulmine quando vidi che a tirare i sassi era Phil e appena nominai il nome del mio amico la sua faccia cambiò in disgusto. -ehm scusami...- -niente, mi inviti ad entrare?- urlò lui da sotto la finestra. -certo, entra pure, vengo subito ad aprirti- -no aspetta! non ti scomodare, vengo io!- si arrimpicò sull'albero accanto alla mia finestra e in un nano-secondo era vicino a me. -ma... ma... ma come hai fatto?- sgranai gli occhi. -anni e anni di pratica- sorrise. -parla a bassa voce, se i miei fratelli ti trovano qui mi chiuderanno enlle segrete a vita, comunque immagino tu rivoglia la tua giacca- -no puoi tenerla, ne ho tante uguali- -ma no dai è tua!- -no tienila tu, te la regalo- -ahm ok grazie- gli diedi un bacio sulla guancia. subito si irrigidì. -ehm io... scusa non volevo- -no non ti preoccupare- sentii qualcosa vibrare sulla mia gamba e mi accorsi che era il mio cellulare. -pronto?- -Alex scendi, voglio andare a fare una passeggiata!- -un secondo Liam- attaccai il telefono e mi misi le scarpe. -devo andare- -va bene anche io devo andare- scendemmo le scale e in un balzo aprii la porta e la chiusi a chiave. -Alex!- strillò Liam uscendo dalla macchina, ma, appena vide Phil cambiò idea. si fissarono per una frazione di secondo e poi tornarono ai loro posti. salutai Phil ed entrai in macchina con Liam. -hey Alex perchè quel tipo era a casa tua?- -era venuto solo a trovarmi tutto qui- feci spallucce. -Alex cos'è questa puzza?- -non ne ho la più pallida idea anche perchè la senti solo te- -non è tua quella giacca vero?- non mi ero accorta che avevo preso la prima giacca che avevo trovato e cioè quella di Phil. -no...- feci la mia vocina da innocnete. -oh no! Alex di chi è?- -di... di... di Phil...- -e perchè hai la sua giacca?- -oggi avevo freddo e lui me l'hai data e poi oggi pemeriggio me l'ha regalata... tutto qui...- -allora dove andiamo?- cambiò discorso Liam. -dove vuoi tu!- -alla nostra gelateria personale?- -andata!- la gelateria era un bel po distante da casa mia perchè era vicina al lago. parlammo per tutto quello che rimaneva del pomeriggio della scuola e delle lezioni. -hey Liam che ora si è fatta?- -sono le sette e mezza, devi andare?- era quasi dispiaciuto. -si...- -bene ti riporterò a casa in un lampo- e così fu, dopo appena cinque nano secondi eravamo a casa. ci salutammo e io entrai nella mia casetta di periferia. sognai che mia madre venisse a svegliarmi - cosa che non aveva mai fatto, e da ciò dedussi che era un sogno - e mi diceva che Liam si era dovuto trasferire, non credendole corsi giù per le scale ancora in piagiama, presi il cappotto e le chiavi della macchina e mi fiondai in auto. arrivata a casa sua non c'era nessuno, era tutto sbarrato da grandi assi di legno sovrapposte una sull'altra, poco dopo sentìì un ringhio e di colpo mi svegliai. ero sudata, avevo gli occhi bagnati - non mi ricordavo di aver pianto - automaticamente presi il cellulare e chiamai Liam. suonò tre o quattro volte prima di sentire una voce assonnata che parlava. -pr... ah... pronto?- la sua voce tremava. -Liam stai bene? sei a casa? vero? tutto apposto? non sei andato via vero?- incominciai ad agitarmi. -Alex ma che dici? semmai tu stai bene? perchè non dovrei essere a casa mia?- la sua voce era preoccupata, forse troppo. -no... no... ehm... ecco... è... che... insomma... no niente... avevo paura...- incominciai a singhiozzare. -Alex stai bene? avanti oggi mariniamo tutti e due la scuola e ci andiamo a fare una bella scampagnata... credo tu abbia bisogno di una bella pausa, ok?- -mmm... non so... sono solo da due giorni in quella scuola...- sentivo il pianto in gola. -avanti! me lo devi! mi hai svegliato nel pieno sonno!- -ehm... ok... ok... accetto- non c'era molta euforia nella mia voce. -passo tra mezz'ora- attaccammo entrambi il telofono. nel mio armadio c'era un caos totale, non ci capivo niente, quindi presi i primi vestiti che mi capitarono a tiro, un paio di jeans e una maglietta viola chiaro. stranamente nessuno aveva preparato la colazione, prima di aprire il frgorifero per prendere un po di succo mi accorsi che c'era un post-it attaccato. lo lessi. -cara Alessandra, tuo madre e io siamo stati chiamati per un'urgenza nella capitale, lascio a te la casa, ho pensato che ti farebbe piacere andare a dormire da Liam tanto per cambiare... torneremo tra una settimana, con affetto papù e mamma.- -P.S. chiudi bene la casa, non vorremmo che ci sparisse qualcosa- -perfetto! un'intera settimana da Liam- non vedevo l'ora di dirglielo perchè di certo il mio amico dormiglione non ne sapeva ancora niente. mi sedetti al tavolo a mangiare dei corn-flakes. dopo aver lavato la tazza sentìì Liam suonare il clakson, mi assicurai di avere le chiavi di casa e subito mi buttai tra le sue braccia. -dove vai?- ad un tratto spuntò Andrez da un angolo del salotto in bower e canottiera. -ah ti prego vatti a mettere qualcosa di decente, fai proprio schifo!- -allora vieni qui e fatti dare un'abbraccio- io subito uscii dalla porta perchè l'ultima cosa che desiderevano era avere addosso l'odore di sudore di un maschio. -non sai che paura che mi sono messa- ansimai io salendo in macchina. -perchè?- la sua voce era confusa. -ho sognato che tu cambiavi casa e che non ti avrei più rivisto...- -ah tu e i tuoi sogno stravaganti... avanti sali in macchina e raccontami tutto- la sua macchina era bollente all'interno, tanto che mi dovetti sbottonare il giaccone. gli raccontai tutto il sogno, parola per parola, appena finii lui fece una pausa e la sua bocca si contrasse. -che c'è?- -hai detto un ringhio?- -ehm... si perchè?- non capivo, ma sapevo che mi stava nascondendo qualcosa. -no niente, ti voglio portare in un posto che ho scoperto da poco, però tu devi chiudere gli occhi prima- -ok, non mi va di rompere oggi, solo oggi però!- il viaggio a mia intuizione durò una ventina di minuti, appena arrivati ero incuriositissima, ma, non volevo rovinarmi la sorpresa. -non aprire gli occhi eh!- mi comandò Liam. -sta tranquillo, ho detto che per oggi non rompo! ah! ah!- incominciai a ridere e credo che delle piccole lacrime scesero dai miei occhi. -ok siamo quasi arrivati, tra un attimo potrai aprire gli occhi... sei curiosa?- -noooo... sono a mala pena curiosissima!- mi piaceva prenderlo in giro. -ok, direi che siamo arrivati, ancora un secondo però- sentivo che sotto i miei piedi non era più presente l'asfalto del marciapiedi ma ormai c'era della terra. -ok aprili- appena aprii i miei occhi vidi un po sfocato ma dopo l'immagine fu subito più chiara... era... era bellissimo, intorno a me c'erano una decina, ma no una ventina di salici piangenti, un laghetto con dei cigni e nelle vicinanze credo ci fosse qualche lupo perchè sentivo i loro ululati. dalle mie labbre uscì un suono di contemplazione. -ti piace?- chiese ansioso Liam. -come potrebbe non piacermi Liam... è stupendo!- i miei occhi incominciarono a brillare -e poi gli ululati dei lupi- erano davvero splendidi -sei un mito Liam!- e lo abbracciai. credo restammo abbracciati per cinque minuti. nell'aria c'era un'odore leggero di pino e montagna anche se non ce ne erano nelle vicinanze. -ecco a proposito di lupi io dovrei dirti una cosa...- fece una pausa -non so come tu possa prenderla, ma credo che sia la risposta alle tue grandi domande su quel tipo a scuola e sul mio cambiamento...- si fece serio. -Liam!- una voce interruppe l'armonia di quel posto meraviglioso. -oh no! mio padre... aspetta un secondo...- non gli diedi retta e lo seguii senza che mi potesse vedere. suo padre era appoggiato ad un'albero e dall'aria non era molto felice. -Liam non mi volevi disobbedire vero?- -ehm no padre, no...- fece spallucce. -Liam sai queli sarebbero le conseguenze del tuo gesto vero?- -si padre, scusatemi- strano ero sicura che l'ultima volta lo chiamava papà. tornai dove mi aveva lasciata però non mi sedetti, volevo affrontarlo una volta per tutte. -Alex scusa io- lo interruppi andandogli contro. -Liam! io non so cosa avete da nascondermi ma voglio saperlo! basta mi sono stufata, vi siete forsi messi in comunella?- ero molto arrabbiata, un'altro po e poteva uscirmi il fumo dalle orecchie. incominciai a prenderlo a spintoni. non sembrava che io gli facessi male, in una sola mossa mi prese le mani con una sola delle sue e me le strinse forte per bloccarmi. mi faceva male, molto male. -Liam basta! mi fai male!- gli urlai contro. -Alex calmati... scusa non volevo, ma non ti lascerò le mani se prima non mi ascolti attentamente!- -cosa vuoi?!- -voglio che tu la pianti di dirmi che è colpa mia... non ti rendi conto che quando sto per dirti ciò che vuoi sapere arriva mio padre? è lui l'ostacolo, non io, lo capisci?- -si lo capisco... ma... uffa! perchè devi sempre avere ragione tu?- -basta ora! non voglio litagare con te!- -scusa...- incominciai a singhiozzare -quando qualcuno mi nasconde qualcosa vuol dire che non si fida di me, e quindi che non mi vuole bene...- incominciai a piangere. -oh Alex...- si spinse verso di me e mi abbracciò, quasi mi stritolò con la sua forza, ma non m'interessava, il suo odore era buonissimo, anche se era fredda l'aria, lui era caldissimo. -promettimi che non mi lascerai mai!- sembrava lo stessi obbligando. -te lo prometto! eccome se te lo prometto!- mi abbracciò più forte -ma dimmi è vero che verrai a stare da me per un settimana?- la sua voce aveva il tono di un bambino che aveva appena ricevuto un sacco pieno di regali a Natale. -si- -ci divertiremo un sacco! no problem!- -e chi si preoccupa- non sapevo se chiederglielo o no, ma poi mi decisi -perchè sei così caldo?- -ehm... non lo so veramente, sarà il fatto che faccio molto sport o forse sono i miei muscoli che emanano calore... bho...- mi stava mentendo, ancora. -vabbè so che mi sai mentendo, però questa volta voglio crederci- non rispose, sospirò soltanto, era ovvio che mentiva ancora, ma non avevo le forze di litigare ancora. di scatto sciolse l'abbraccio. -che c'è?- ero dispiaciuta, si stava bene tra le sue braccia. -non possiamo stare abbracciati per tutto il tempo- -si ma oggi si gela e tu sembri un caminetto a legna!- -andiamo, su!- -mi prese per una mano e lentamente mi aprì la portiera. -prego madame!- -quanto sei stupido- mi portò a casa per fare le valigie. -eccoci qua- -ci metto un secondo- dissi mentre aprivo la portiera dell'auto -mi faccio una doccia e faccio la valigia, aspetta qui oppure dentro casa- aprii velocissima la porta perchè non vedevo l'ora di iniziare la mia settimana lontana da quella casa che non potevo più vedere. mi feci la doccia il più veloce possibile, presi l'accappatoio in un lampo perchè si gelava e mi diressi verso la mia camera, anche se sentivo dei rumori venire dall'interno. -Liam!- era appoggiato alla finestra -come diavolo hai fatto ad entrare?- -dalla finestra... la porta era chiusa...- -oh no anche tu! povero albero- ripensai a Phil il giorno prima. -perchè hai detto "anche tu?"?- si innervosì -chi altro è entrato qui in questo modo?- annusò la stanza come un cane da caccia e la sua faccia assunse un'aria disgustata. -mmm... Phil...- avevo paura della sua reazione. -ah...- non era affatto sorpreso. -ma scusa poi... io sono in accappatoio... non potevi aspettare in macchhhiin... nnnaaa...?- incominciai a tremare ma ero anche seccata. -ho pensato che avessi freddo e sono salito per riscaldarti... tutto qui- era imbarazzato, glielo lessi in faccia. -mmm... nnonnn... nnn... serveee... eee... graaa... ziiie...- si avvicinò a me e mi abbracciò comunque, in quel momento mi resi conto che mi sbagliavo, si che avevo bisogno che mi abbracciasse. -bene, grazie, ora sto meglio vai pure, mi devo vestire...- -non posso restare?- -Liam!- -ok scusa scherzavo, scherzavo- scese le scale rapidamente. io preparai la valigia mettendo solo le cose essenziali, mi vestii velocemente e scesi. Liam non c'era, a quanto pare era già tornato in macchina. presi le chiavi di casa, il mio cellulare e la borsa. -hey finalmente- -non rompere- -scusa- per tutto il tragitto non parlammo. quando arrivammo me ne accorsi subito, perchè dallo spicchio di finestrino aperto arrivò l'odore di un'aria pulita e soprattutto non inquinata dalla smog. -stasera sei curiosa di sapere che si mangia?- parlava sempre e solo di quello. -mmm... ok- bluffai. -ci facciamo un falò tutto nostro all'aperto, contenta?- -certo- non del tutto, perchè sapevo che avrebbe fatto freddo, ma non mi preoccupavo più di tanti perchè tanto io avevo la mia stufa personale. mi portò subito nel posto del falò, c'erano due grossi tronchi che - immagino - avrebbero dovuto essere le nostre panche, c'erano anche due pleid - a quell'idea mi sollevai - non sarei morta di freddo. accendemmo il fuoco dopo pochi minuti e subito si ingrandì, emanava un calore fortissimo ma non quanto quello di Liam. -cosa preferisci, wurstel o salsicce?- di certo aveva già la bava alla bocca a quell'idea. -wurstel- -ok- la cena si svolse abbastanza in silenzio, forse troppo per i miei gusti. -allora io dove dormo?- cercai di interrompere quell'aria di silenzio che non mi piaceva affatto. -nel mio letto- -e tu?- -nel sacco a pelo- -ma non hai freddo?- -no, non ti preoccupare- -mmm... ok- finito il falò rientrammo in tutta fretta perchè io stavo morendo di freddo. notai, appena entrata nella stanza da letto che il sacco a pelo in cui avrebbe dormito Liam era rosa. incominciai a ridacchiare. -non dire niente sul sacco a pelo- ridacchiai più forte, quasi fino a farmi venire un'infarto. -ok ok prendimi pure in giro...- -allora io vado a mettermi il pigiama... dov'è il bagno?- -in fondo al corridoio...- mentre passai notai che i suoi non c'erano, credo fin da quando ero arrivata. mi misi il pigiama in un secondo e subito corsi di là. -hey ma i tuoi non ci sono?- mi accorsi che Liam indossava solo la parte inferiore del pigiama e sopra era a torso nudo -ehm... oddio scusami... dovevo bussare...- wow però che muscoli che aveva! -no problem Alex- si mise a ridere -dicevi?- -i... i tuoi non ci sono?- chiesi ancora con la faccia tutta rossa per l'imbarazzo. -no, questa volta il raduno era a casa di qualche loro amico, e solo per adulti...- -ah... ok- -che vuoi fare?- mi chiese lui tutto ansimante. -veramente volevo andare a dormire... domani devo assolutamente andare a scuola...- non mi piaceva l'idea ma era un mio dovere. -ah ok ok....- mi infilai sotto le coperte gelate del letto di Liam e mi chiesi come faceva lui a stare per terra. -Alex?- mi chiese lui. -ss... ssiiiii?- non mi ero accorta di essere tornata a tremare, di sicuro aveva sentito i miei denti. -hai freddo?- -unnn pochhhiinoooo... niieentteeee dii cheeee...- si alzò dal sacco a pelo si infilò sotto le coperte con me. -chhee faiii?- -non voglio mica che i tuoi mi incolpino della morte del loro pinguino surgelato!- -come vuoi...- riuscivo finalmente a parlare normalmente, Liam aveva una temperatura corporea davvero calda, stavo iniziando a sudare. incominciò a stringermi più forte, e mise i suoi piedi sotto i miei. -Liam! mi fai male! non stringere così!- -mmm... non so se mi va...- ci pensò sù un'attimo poi allentò la presa -ok ok scusa, mi sono fatto prendere dal momento- -ok- -buona notte Alex- -buona notte...- sbadigliai -Liam- sprofondai nel sonno nel giro di pochi secondi. sono sicura che quella notte non sognai. o almeno non ricordavo niente di ciò che potevo aver sognato.

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Capitolo 4
*** ma proprio la febbre? ***


mi svegliai di soprassalto disturbata da un rumore spiacevole, era Liam che russava. aprii gli occhi e trovavi Liam tutto contorto ancora abbracciato a me. -Liam?- chiesi dolcemente -Liam?- questa volta più forte -Liam?- gli urlai dentro un'orecchio, la mia voce percosse tutto il corpo, forse mi ero avvicinata troppo al suo fragile orecchio. -è? si? che c'è?- era ancora stordito dal brutale risveglio. -mi devi portare a scuola!- -e tu mi hai svegliato per questo? ahh...- -Liam!- -ok ok, ho capito...- si alzò di scatto e si tolse la maglietta del pigiama. -ehm Liam- mi scurii la voce -ti ricordo che io sono qui...- -ahm si è vero... vado un'attimo in bagno...- ok mi devo ricordare che Liam è pericoloso la mattina presto, potrebbe fare di tutto senza accoggersi della mia presenza... -eccomi qui pronto e carico per portarti a scuola!- -bene ora tocca a me...- mi sbalordii per quanto poco tempo impiegai a cambiarmi, di solito restavo in bagno ore e ore... -cosa vuoi per colazione?- -Liam, farai colazione dopo, è tardi mi devi portare a scuola...- sbuffò e poi si arrese. prese le chiavi della macchina e mi aprì la porta. -grazie- sibilai fra i denti. -niente Alex, sai dovresti fare il diddatore appena finito il liceo, saresti perfetta- ridacchiò fra i denti. -infatti è quello che penso di fare, e, una volta eletta farò costruire apposta delle segrete per fartici rinchiudere dentro...- questa volta lui cambiò espressione in volto e io scoppiai a ridere come una pazza. -eh eh molto divertente...- -su avanti... a scuola! ok ora sembro Napoleone Bonaparte!- incominciammo a ridere entrambi. arrivammo a scuola in cinque minuti, a quanto pare era più vicina alla casa di Liam che alla mia... mi sorpresi quando Liam parcheggiò anzichè fermarsi davanti all'entrata. -bene ciao Liam a dopo...- -no!- urlò prima che io potessi chiudere la portiera -aspetta... vengo con te- cosa? Liam voleva accompagnarmi? cosa da non credere! -Liam, non ho due anni, sono in grado di arrivare fino alla mia classe da sola...- -voglio solo vedere com'è la tua scuola e rinfrescarmi la memoria... è da tanto che non ci entro, l'ultima volta avevo dieci anni!- -ok ma solo questa volta...- camminammo vicini per tutto il vialetto che portava all'entrata, e, anche se non capii il perchè, tutti incominciarono a fissarci. -hey che cosa hai da guardare?- chiese ridacchiando Liam ad uno studente che ci passò accanto. lui appena si rese conto di quanto grosso era il mio amico scappò a gambe levate, veloce come il vento. -Liam! ma che diavolo fai?- lui mi zittì con un dito e mi baciò i capelli. -che buon odore che hai!- -ehm grazie- ad un certo punto ci trovammo davanti ai miei compagni di classe, seduti al solito tavolo della mensa, aspettando che suonasse la campanella d'inizio delle lezioni. mi fissarono impauriti. -ok Liam ora puoi andare...- -non mi presenti i tuoi compagni di classe?- -ehm, penso che vedendoti dal basso si metterebbero paura per quanto sei grosso...- -giusto, giusto...- mi strinse più forte le spalle. -Liam! mi fai male!- gli pestai un piede. non sentii nemmeno l'accenno del lamento che dovrebbe aver fatto una persona normale, ma poi mi ricordai che con tutti quei muscoli che aveva, era impossibile che Liam sentisse il mio piede sopra il suo. -a dopo- mi sussurrò ad un'orecchio, e, di nuovo mi baciò i capelli. mi voltai indietro per assicurarmi che Liam se ne fosse andato e mi accorsi che anche Phil mi stava fissando, ma, ad un tratto distolse lo sguardo da me per fissare Liam. mi avvicinai a Claudia, la mia compagna di banco di fisica, astronomia e geologia. -hey ciao Cla!- -hey Ale- mi salutò senza guardarmi perchè il suo sguardo era puntato su Liam - o meglio sulla sua schiena - mentre se ne andava -chi era quello?- indicò il mio amico sapendo che non la avrebbe vista. -il mio migliore amico... perchè?- ero diventata curiosa. -no... niente... perchè ti ha accompagnata lui?- -bho... voleva rivedere la scuola... ecco vedi... dopo esserci svegliati... non gli ho permesso di fare colazione perchè era tardi e- -coosaaaa? avete dormito insieme?- mi interruppe Claudia, volevo picchiarla, senza accorgersene si era messa ad urlare, e tutti si girarono, e, di certo avevano capito cosa intendesse. perfetto ci mancava solo che ora tutti quelli della scuola pensassero che io ero una poco di buono... -Claudia? sta zitta!- sussurrai, avrei voluto sotterrarmi. -scusa, scusa, racconta, perchè avete dormito insieme?- era tutta euforica, un po come Liam quando si trattava di mangiare... -niente, i miei sono dovuti partire e io sto da lui per una settimana e mio fratello da un suo amico... tutto qui...- -bene bene... dopo mi dovrai raccontare tutto...- -hey Alex... certo che sei molto ricercata in questa scuola!- era quello stupido di Stephen, il solito fighetto della scuola -tra il tipo di cera e il mostro di muscoli... non so chi possa vincere...- guardai Claudia senza capire. -chi sarebbe il tipo di cera? credo di aver capito chi sia il mostro di muscoli...- chiesi a Claudia, in certi momenti lei mi faceva da traduttrice per capire in che strana lingua adolescenziale parlassero gli altri -intende Phil...- -che... che centra Phil?- -ieri non sei venuta a scuola, e lui ha chiesto a noi dov'eri...- i suoi occhi erano ancora puntati verso il punto in cui era sparito Liam. -Claudia?- schioccai davanti al suo viso le dita -occhi a me please!?- -Ale insegnami come fai! ti pregooo!- -che ti dovrei insegnare io?- ero confusa, molto confusa. -come diavolo fai? prima conquisti il fico della scuola irraggiungibile per tutte, poi ti porti dietro l'altletico da urlo... come fai?- -ma chi? Liam? ti prego... io e lui siamo amici fin dai tempi del pannolino...- mi misi a ridere. -sarà... comunque me lo devi presentare promesso?- -promesso- incominciò ad alzarsi ma non capii il perchè, la campanella non mi sembrava fosse suonata. -dove vai? non è suonata o sbaglio?- -sta arrivando... ciao- non capii molto quella sua frase, ma non mi opposi, non volevo sprecare il mio povero cervello per capire quelle frasi insensate. -ciao- riconobbi subito Phil. feci per girarmi, ma non mi diede il tempo di farlo che si sedette in un nano secondo davanti a me, prendendo il posto di Claudia. -come mai ieri non sei venuta?- -non mi andava, e, non mi sono svegliata- la campanella incomnciò a suonare, anche se non sopportavo quel rumore odioso e stridulo, la ringraziai perchè in quel momento mi salvò da quella conversazione poco gradita. -dopo pranzi con me?- -be veramente io...- -ok ci vediamo dopo a mensa ciao!- Phil era già sparito. corsi anch'io in classe prima che il professore di geografia mi potesse mettere una nota. le prime quattro ore sembrarono volare, proprio questa volta che volevo durassero all'infinito, matematica non c'era e quindi ci fu un'ora di spupplenza e in quell'ora Claudia mi torturò con le sue domande iper-fastidiose. -allora siete amici eh?- ma perchè per una buona volta non si poteva fare gli affari suoi? -si...- neanche la guardai in faccia altrimenti mi avrebbe letto qualcosa negli occhi e lo avrebbe rigirato per falsificare la storia di amicizia tra me e Liam. -mmm... bene bene e con Phil?- -che centra Phil?- incominciai ad innervosirmi -ci ho parlato solo una volta- -be ti ha cercata... oggi pranzi con me?- -be veramente me lo ha chiesto Phil pe parlarmi di qualcosa - non ho idea di cosa - ma magari potessi pranzare con te!- -non ti capisco sai, hai due super fichi che ti sbavano dietro e tu preferisci pranzare con me?- -ti ho detto che Liam ed io siamo solo amici e con Phil non c'è niente! ti ho detto che abbiamo parlato solo una volta...- -sarà comunque... poi mi racconti vero?- -non ti preoccupare...- sapevo che poi mi sarei inventata qualcosa per svicolare dal fatto che non glielo volevo raccontare, ma ci avrei pensato in un'altro momento... -bene ora io ho scienze tu?- -tecnologia- -auguri!- -perchè?- -perchè il professor Morgan sembra abbia la luna storta oggi...- -ah buono a sapersi ciao!- infatti fu così, il professore aveva un'aria che sapeva di lutto e interrogò più di metà classe, per fortuna quando arrivò al mio cognome si fermò perchè suonò la campanella, mi aveva salvata, se mi avesse interrogata sono sicura che sarei andata male, non perchè non avevo studiato, ma perchè avevo troppe cose a cui pensare e tra queste non era inclusa la tecnologia... però quando mi accorsi che ore si erano fatte preferii essere interrogata da tutti i professori della scuola, anche quelli che non avevo. era mezzogiorno e quarantacinque... mi aspettava la conversazione con Phil, e non ne ero per niente entusiasta, ma è anche vero che puoi fuggire quanto vuoi ma prima o poi ciò da cui scappi ti raggiunge... Phil questa volta era seduto al tavolo con i suoi fratelli-energumeni e con le sue minute sorelline. sperai che si fosse dimenticato del nostro appuntamento per parlare - non so di cosa - ma in quel preciso momento in cui mi diressi verso il tavolo dei miei compagni, lui si alzò e mi venne in contro. -hey Ale- e incominciò a sventolare la sua mano -vieni! vieni quì!- rabbrividivo alla'idea di stare vicino ai suoi familiari, soprattutto ai suoi fratelli, perchè erano davvero troppo, ma troppo grossi. mi avvicinai al tavolo con cautela. -mmm ciao Phil...- mi tremavano le gambe. -su oggi siediti con noi... prima che suoni andiamo a fare un giretto nel giardino della scuola perchè ti dovrei parlare...- -o... ok- mi sedetti tra lui e una delle sue tre sorelle. -ciao tu sei Alessandra vero?- la sua voce era perfetta. -mm si- -bene, io sono Ashley, la sorella di Phil- aveva i capelli dello stesso colore di Phil, la sua corporatura era così fragile che si poteva spezzare in qualsiasi momento. -piacere...- incominciai a battere i denti, nonostante avessi due giacche - la mia e quella che mi aveva regalato Phil - stavo letteralmente gelando. -hai freddo?- mi chiese preoccupata Ashley -vuoi che me ne vada? sono troppo vicina a te?- non capivo... cosa c'entrava lei con il fatto che avevo freddo? Phil ringhiò. -no... cosa centri tu con il fatto che ho freddo?- -mmm non niente... scusa a volte dico cose senza senso... scusa- -e di che scusa...- ancora non capivo ma non mi intereassava... ero persa negli occhi di Phil, anche se lo conoscevo da poco, era come se fossimo fratelli, lo sentivo molto vicino a me, forse troppo. -vuoi che ti dia la mia giacca Ale?- -già ce l'ho una delle tue giacche... me l'hai regalata l'altro giorno ricordi? e poi se mi dai la tua giacca, tu come fai? non hai freddo?- una delle sorelle di Phil rise tra i denti, ma non era Ashley perchè lei era accanto a me. -naa! non ti preoccupare io non sento mai freddo!- -allora sei come il mio amico Liam! lui sembra una stufa! eppure tu hai sempre le mani fredde! mentre lui invece... questa notte avevo un freddo... lui si messo nel letto insieme a me e dopo poco ho incominciato a sudare e poi...- mi fermai di blocco, mi guardavano tutti con una faccia strana, come se fossi un'animale, io e la mia stupida boccaccia! perchè non mi sto mai zitta? -avete... avete dormito insieme?- mi chiese con il vomito in gola Phil. -ehm... si, i miei genitori sono fuori per una settimana e io sto da lui tanto per cambiaere un pò, non amo stare in casa con tutti maschi... tutto qua...- feci spallucce. -senti Ale puoi venire con me? ti ricordi che ti dovevo parlare?- stava per arrivare la parte che più odiavo... e che temevo soprattutto. -ah si! è vero... ok- acconsentii senza entusiasmo. Phil si alzò velocemente e io lo seguii. -ehm ciao- feci un cenno voltandomi alla sorella di Phil che avevo appena conosciuto. lei mi ricambiò e si voltò. mentre tornai a guardare Phil davanti a me che mi apriva la porta mi girai verso il mio vecchio tavolo, dove erano seduti i miei compagni, mi guardavano impauriti, come se qualcosa o qualcuno li avesse spaventati a morte. tornai alla conversazione. volevo togliermi il peso di dosso. -di cosa vuoi parlare?- chiesi con voce precisa a Phil. -non ho un'argomento preciso, volevo solo chiacchierare... tutto qua...- per la prima volta la sua voce non era decisa, non sembrava un'agenda elettronica. -da quanto conosci Liam?- ruppe il silenzio la sua voce perfetta. -da quando portavo il pannolino... stavamo sempre insieme, anche perchè i miei e i suoi si conoscevano... abitavamo non tanto lontana da qui, a San Francisco...- -ah si anche io ho abitato per un periodo li...- -ah strano... non ti ho mai visto, o almeno credo...- -be si non uscivo molto spesso...- -ah capisco...- -be dobbiamo tornare in classe... ti accompagno- non sembrava una domanda, bensì un'ordine. per mia grande fortuna Phil in classe non era uno di quelli che si distraevano, perciò non mi dovetti preoccupare di un'altro possibile discorso con lui. le due ore seguenti passarono abbastanza in fretta anche perchè non vedevo l'ora di rivedere Liam. -ehm senti ti posso accompagnare fino alla macchina?- mi chiese, prima dell'arrivo del suono stridulo della campanella al mio orecchio. -ehm veramente viene Liam a prendermi non so se... ecco non sembrate in sintonia...- -non ti preoccupare... non siamo in conflitto... non sono neanche sicuro di conoscerlo quel tipo, ma raccontami com'è?- non avevo un vocabolo preciso per descriverlo ma ci provai comunque. -ecco non so descriverlo, è dolce, simpatico, socievole, disponibile, un vero amico...- -sembrano qualità che non si trovano a buon mercato...- -è?- da un po di tempo non riuscivo a capire la gente che mi era intorno... avevano tutti un vacabolario a me estraneo... -niente lascia stare...- -Alex!- strillò Liam davanti a me. era appoggiato con la schiena alla sua macchina ed era circondato da ragazze, molto più piccole di me, che gli sbavano letteralmente ai piedi. -ehm... ecco Phil io devo andare... ciao- -ok capisco... ciao- si voltò senza nemmeno degnarmi si uno sguardo, lo avevo forse offeso? -Alex!- strillò di nuovo Liam pensando che io non lo avessi sentito. mi avvicinai a lui lentamente, lui capii che c'era qualcosa che non andava e si fece spazio tra le sue fans adoranti per venirmi ad abbracciare, mi ci voleva proprio. sentii tutte le sue nuove amichette sbuffare, capendo che non avevano alcuna scians con lui, e probabilmente era così... non erano il tipo di Liam, lui adorava le ragazze misteriose e che non versavano nemmeno una lacrima. -Alex che c'è? che ti ha fatto?- -chi?- -come chi? quel tipo che era con te...- -no niente è solo che...- incominciai a singhiozzare. -che? che cosa?- gli si leggeva la preoccupazione in faccia. -perchè? perchè? perchè voglio sapere io! voglio sapere il perchè!- smisi di singhiozzare e mi feci seria. ci fu un'attimo di confusione nel mio cervello e sicuramente anche in quello di Liam. -insomma perchè? perchè mi mentite? io voglio la verità! mi sono stufata! basta! basta, basta, basta!- -Alex scusa io... non... non posso- ero sicura che quelle parole gli venivano dal cuore, ma ero stufa, volevo sapere perchè mi dovevano nascondere tutti qualcosa. -senti Liam basta con le scuse... e ora saliamo in macchina primm... prima chh... cheeee chhiiamiinooo illl preesidde...- avevo di nuovo freddo, ancora un po di giorni e i miei denti a forza di battere si sarebbero frantumati. ero sicura di avere la febbre perchè avevo la mia giacca e due giacche che mi aveva dato Phil, dovevo stare per forza male. -tieni Alex prendi la mia- si tolse la giacca e restò con la maglietta a maniche corte. -ma Liam... fa freddo non voglio che tu ti senta maaleeee a causaa mia...- non mi diede retta e mi mise la giacca sulle spalle. mi posò una mano sulla fronte e poi corrugò la sua, fece la tipica espressione da dottore che finge di essere preoccupato per il suo paziente. -credo che tu abbia la febbre... eh si, sicuramente sei tu quella che sta male!- mi prese la mano e in quel momento mi si irradiò una volata di caldo nelle vene. Liam da vero gentiluomo mi aprì la portiera e poi sedette al suo posto. per tutto il tragitto fino casa sua non ci fu una parola. appena arrivati scese velocemente dalla macchina e si avvicinò alla portiera. sorprendendomi mi prese in braccio e mi portò fino in camera sua. ero del tutto senza energie, in un'altro momento avrei protestato dicendogli che sapevo camminare da sola, ma questa volta non avevo le forze per lamentarmi. -Liam ho freddo- non mi rispose. sentii il frigorifero della cucina aprirsi e poi vidi spuntare lui dalla porta. aveva in mano un fazzoletto con dei ghiaccioli dentro. me li appoggiò sulla fronte e poi si mise steso accanto a me sul letto. subito non ebbi più freddo. e sono sicura al cento per cento di essere caduta in un sonno profondo. sognai di essere all'inferno e di bruciare, ma probabilmente era l'effetto della febbre a farmi questi brutti scherzi mentre dormivo. cercai di scacciarli invano. mi arresi. il resto non lo ricordo con precisione...

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Capitolo 5
*** tutto per colpa mia ***


appena riaprii gli occhi trovai quelli di Liam fissarmi. era steso accanto a me sul letto, forse stava aspettando che io mi svegliassi. -ce l'hai fatta a svegliarti, volevo chiamare un dottore per sapere se eri ancora viva!- l'umorismo non gli mancava mai. -quanto ho dormito?- -tutto il giorno... sono le sei di pomeriggio!- wow! avevo dormito così tanto? stavo veramente male perchè non è da me... -wow... ok sto male!- ne ero certa adesso. -e tu lo scopri ora? sei bollente! avrai come minimo 39!- -wow!- in quel momento riuscii a dire solo tre lettere. -ti senti meglio?- i suoi occhi non avevano smesso un solo secondo di fissarmi. -mmm... direi di no... mi brucia la gola e mi gira la testa e poi ho freddo...- -a be al freddo il rimedio ce l'ho io... o meglio sono io!- si tolse la maglietta come se fosse abituato a farlo ogni volta e si mise sotto le coperte accanto a me. -Liam ti sembra il caso? ti vuoi ammalare anche tu?- mi accorsi però che non volevo se ne andasse... era meglio di una stufa... non avevo più freddo. -io non mi ammalo mai! no problem!- in effetti sprizzava salute da tutti i pori. -forse hai ragione- -dammi le mani- -perchè?- -perchè di solito le mani sono quelle che si congelano per prime- non esitai e misi le mie mani tra le sue. lui rabbrividii appena le toccò. -wow sono due ghiaccioli...- -grazie...- non so bene se il grazie era per il complimento delle mani-ghiacciolo o per quello che faceva ogni volta per me. credo di essere l'unica persona al mondo ad avere un'amico così speciale... -hai fame?- pensava solo a quelle e chiedendomelo incominciò a sbavare all'idea del cibo. -semmai tu hai fame? pensi sempre a quello...- ridacchiai, mi sentivo già meglio -comunque si, ho fame...- -bene bene ti preparerò una colazione squisita... non sono un bar però credo di essere in grado almeno di accendere il fuoco...- volò in cucina e vi restò per un ventina di minuti. tornò in camera con un vassoio con delle fette di pane tostate e del latte. -ecco qua- poggiò il tutto sul comodino. -grazie, non so come farei senza di te... sarei già morta...- incominciai a ridere. -lo so, lo so... sono un mito- fece un sorrisetto appena accennato. -sei il mio mito!- lui non reagì a questa battuta. -che c'è?- capii al volo che qualcosa non stava andando come doveva. -no niente, non ti preoccupare, bevi il latte- era forse un'ordine? -hey calmo... non sono mica un cane, io il latte lo bevo quando mi va- -scusa, scusa...- -Liam cosa c'è che non va?- -niente tranquilla Alex...- -lo vedi? lo fai di nuovo...- poggiai con forza la tazza con il latte sul comodino e ne uscì qualche goccia -mi menti ancora...- mi alzai dal letto ancora in pigiama, presi il giubotto e uscii dalla stanza. sentii in lontananza Liam lamentarsi. cosa c'era di tanto segreto da non potermi dire? ero certa solo di una cosa Phil e Liam avevano qualcosa in comune. primo, l'odio reciproco. secondo, entrambi nascondevano un qualcosa che mi avrebbe o messa in pericolo o spaventata. fuori si gelava, non mi importava però, volevo stare male, volevo prendermi una di quelle malattie che ti fanno stare mesi e mesi a letto a dormire, così non avrei pensato a Liam e Phil. dopo poco arrivò Liam con una coperta, me la mise sulle spalle senza dire niente. fu automatico il gesto di togliermela di dosso e buttarla a terra. -nnonnn vvoggliooo niientte da te! vaaaattennnnee!- rimase immobile -vaatteneee!- la mia voce tremava sempre di più. lui se ne andò senza aprire bocca. dopo circa mezz'ora sentti altri passi che non erano i suoi, questi erano più leggeri, come se a camminare fosse uno spirito. da dietro gli alberi alti due metri e mezzo vidi il viso di Phil spuntare fuori. ma che cosa ci faceva lui qua? chi lo aveva chiamato? e... perchè? -coo... coosaaa vuooii? avvettteee ffaattoo la ccco... ccommunellaa dddi buggiarrddi?- rise piano. -avanti vieni con me- era tranquillo, non sembrava temere il freddo, al contrario io se non mi decidevo ad entrare sarei morta. -nno, iooo da quììì non mii mmuovoo- -Ale non fare la bambinetta, diventerai un surgelato se non entri in casa, il tuo amichetto mi ha chiamato contro voglia apposta per farmi venire qui a convincerti ad entrare dentro casa, quindi ti prego vieni con me- mi porse la sua mano ma io mi girai, i miei muscoli mi gridavano di afferrarla ed entrare dentro casa ma io non volevo, ero ferma lì pronta a congelare pur di sapere cosa mi nascondessero. -so cosa vuoi, ma davvero se potessi spiegarti lo farei subito, te lo giuro- sembrava sincera la sua voce, rimasi comunque immobile. -basstaaa mi soono stufata... noonn cc... cee laa faccioo piùù...- sentii dei rumori nel bosco dietro di me ma non ci feci caso. mi alzai e cominciai a camminare verso il fiume. -ii... iooo noon mmi muuovo- vidi spuntare Liam dal bosco dietro di me, di certo era stato lui a fare quei rumori pochi secondi prima. Liam si avvicinò a me e mi sussurrò all'orecchio. -se non ti muovi con le cattive sarò costretto a chiuderti dentro un sacco per portarti dentro casa- la sua voce era seria, ma lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere... o forse si? -sii ccertoo coome noo?- mi prese una mano e mi girò il corpo con una forza incredibile e senza il minimo sforzo. non mi faceva male, almeno non per ora. poi mi prese in braccio e a quel punto capii l'azione del suo gesto, iniziai ad agitarmi. -no! lasciami! io dentro casa non ci torno!- la mia voce non tremava più, ma preferivo la situazione di prima, avrebbero ceduto e mi avrebbero detto tutto -io voglio sapere cosa mi nascondete! adesso!- Liam restò zitto, Phil era dietro di lui, nonostante il mio continuo muovermi per liberarmi, restarono tutti e due tranquilli. Liam non faceva il minimo sforzo tenendomi in braccio. arrivammo a casa, Liam mi lasciò sul divano e se ne andò. restai da sola nel piccolo salottino, sentivo Liam e Phil discutere. pensai di scappare di nuovo ma rinunciai, sarebbero tornati a prendermi per farmi fare la figura della bambina insolente che non da retta. sentivo la gola bruciare e sulla mia fronte si potevano cuocere le uova per quanto era calda. ricordo solo che appena vidi l'ombra di Phil mi lasciai svenire. la mia gola continuava a bruciare la mia mente era vuota. avevo freddo e poi caldo. stavo dormendo. il resto non lo ricordo. quando ripresi coscienza ricordo solo che non riuscivo ad aprire gli occhi. sentivo una mano calda che stringeva la mia ma in quel momento non riuscii a capire chi fosse. dopo un po incominciai a sentire delle voci intorno a me. -ma tra quanto si sveglierà?- chiese una voce maschile. -abbi pazienza il dottore ha detto che sta bene- rispose un'altra voce maschile. -io... non... non capisco perchè per colpa mia deve stare così...- in quel momento capii di chi era la prima voce: Liam. -è anche colpa mia... scusa io non dovevo conoscerla...- era Phil la seconda voce. -già non dovevi conoscerla- -noi dovremmo dirle il nostro segreto... ciò che...- Liam fu interrtto da Phil. -no! sta zitto! lei può ascoltarci... mio padre ha detto che anche se gli occhi non sono aperti il suo cervello è in funzione e anche gli altri suoi sensi...- Liam resrò zitto. poi sentii delle labbra calde vicino al mio orecchio, la sua mano però restò comunque sopra la mia. -Alex so che puoi sentirmi... scusa io non volevo che tu stessi male per colpa mia...- avrei voluto rispondergli: "Liam tu non c'entri niente! sono io l'impicciona! sono io l'idiota!" ma le mie labbra non si muovevano e i miei occhi non si volevano aprire -ti prego se mi capisci stringimi la mano- provai a strigere la sua mano ma non ci riuscii. -ti prego provaci, so che puoi farlo- riprovai, iniziavo a sentire qualcosa. -prova, ti prego devo sapere se tu mi puoi sentire!- provai a muovere la mano e ci riuscii, strinsi leggermente la sua e poi mollai la presa contenta del risultato che avevo ottenuto. -Alex allora mi senti!- -visto che ti avevo detto?- rispose Phil con aria arrogante, cosa che non era nel suo genere. Liam lo ignorò e sentii i suoi occhi puntarsi su di me. -Alex non ti preoccupare... tra poco riuscirai ad aprire gli occhi... e io sarò qui con te in quel momento!- nella sua voce c'era una punta di speranza, anch'io non vedevo l'ora che arrivasse il momento per me di tornare sulla terra, con gli umani e tutte le altre forme di vita esistenti.

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Capitolo 6
*** una notizia per niente invitante ***


non so esattamente quanto tempo passò, ma finalmente arrivò il mio momento, il momento di tornare a vivere. incominciai a sentire le palpebre meno pesanti di come le sentivo prima, secondo dopo secondo si alleggerivano. provai ad aprirle e vidi una forte luce accecante, era forse giorno? inziai a vedere tutto sfocato e poco dopo con più nitidezza. Liam era seduto su una sedia accanto al mio letto e con la testa appoggiata alle mie gambe coperte dal piumone. Phil era seduto anche lui su una sedia in un'angolo della stanza. le pareti erano di un celestino sbiadito e nella stanza c'era odore di amuchina. fuori dalla porta riuscivo a vedere le ombre delle infermiere che passavano veloci vicino alla mia stanza. provai a muovere le gambe e l'esercizio mi venne abbastanza facile. -hey!- urlai -dormiglioni! meno male che ero io quella che stava male! sembrate due zombi!- Liam e Phil fecero uno scatto al sentire la mia voce e mi fissarono con occhi increduli e sorpresi. -che c'è? sembra abbiate visto un mostro...- -oh Alex allora stai bene!- Liam mi strinse in uno di quegli abbraccia che solo lui sapeva dare. Phil non si avvicinò a me, restò in disparte. -avanti Phil vieni qui ad abbracciarmi anche tu!- esclamai io. lui si avvicinò senza esitare e mi abbracciò dopo che Liam si era allontanato ed era tornato al suo posto. -comunque sei tu il mostro Alex!- mi sussurrò all'orecchi Phil -sei più bianca di me!- mi girai verso la finestra e vidi la mia immagine come un fantasma. -oh my God! Liam?- -si?- rispose immediatamente. -ti stendi qui accanto a me? voglio riprendere colorito e mi serve tanto calore!- -certo che si! non rifiuterei mai!- si stese dietro di me e mi strinse forte a lui. -Phil? vieni a sederti qui accanto a me!- Phil non esitò e prese posto dov'era Liam al mio risveglio. -ho chiamato i tuoi, hanno detto che sono sicuri che guarirai presto e che si scusano perchè non sono potuti venire e hanno detto che salutano te e tutto il resto della famiglia...- -ero certa che i miei genitori non sarebbero venuti... ma non mi importa... io ho voi!- fissai Phil e Liam. prima che loro potessero aggiungere qualcosa sentii bussare, chi poteva essere? entrò alla svelta Claudia e restò stupida dal vedermi abbracciata a Liam e con Phil a tenermi la mano. -ehm ciao Ale... ho percaso interrotto qualcosa?- le sue guance divennero rosse. -no! entra pure... Phil, Liam ci lasciate sole un minuto?- -certo!- risposero al'unisono. appena usciti Claudia si mise a sedere sul letto accanto a me. -mi dovrai dire come fai... comunque... oggi hanno detto che faranno la festa di Halloween a scuola, tu ci vieni vero?- per lei quando una persona era malata stava bene. -quando?- -che domande... il 31 ottobre... allora?- -credo di si... oggi che giorno è?- non sapevo quanto avevo dormito e non ricordavo il giorno in cui ero svenuta. -il 27 ottobre... non te lo ricordi?- -Claudia, mi sono svegliata un'ora fa!- mi misi a ridere e lei con me. -è vero scusa allora verrai?- -si mi porterò dietro Liam e Phil ok?- -si si ok... ora vado, guarisci in fretta è! un bacio ciao!- urlò volando fuori dalla porta. un nanosecondo dopo entrarono Liam e Phil. -allora!- esclamai io -tra quattro giorni c'è la festa di Halloween e voglio che voi mi accompagniate ok?- -ok- riposero in coro. -allora so già da cosa vi maschererete...- -da cosa?- chiese ansioso Liam. -allora... tu Liam...- feci una pausa per pensare -si si direi proprio da lupo mannaro!- -pee... perchè?- era preoccupato, lo capii subito. -be la tua casa è piena di lupi intagliati e quindi... poi... tu Phil... direi prorpio da... pipistrello! o meglio vampiro!- -ok... se mi vedi come un vampiro...- -però...- si intromise Liam -il tuo vestito lo scegliamo io e Phil ok?- -ok e da cosa volete farmi travestire?- -da Minnie! sicuramente!- non potevo credere alle mie orecchie. -che? che? che? da Minnie? ehm... ok... ma non esagerate... ok?- -ok- ripose Liam. -io ci sto...- rispose Phil. contenta del risultato chiusi gli occhi per riposarmi. mi svegliai la mattina dopo, ero ancora stanca ma non così tanto da dormire ancora. le posizioni di Liam e Phil erano le stesse del giorno prima ovvero Liam seduto sulla sedia accanto al mio letto e con la testa sopra le mie gambe avvolte nel piumone e Phil seduto su una sedia nell'angolo della stanza. scossi una gamba per svegliare Liam, ma, russando, lui continuò a dormire, sembrava proprio un: "non voglio svegliarmi mamma". chiusi gli occhi e incominciai a sentire il pianto in gola. capii subito il motivo, quella stanza, quella scena, tutto mi ricordava un fatto molto delicato per me: la morte di mio nonno, il motivo per cui sono cambiata radilcamente dalla persona che ero prima. ricordo quel giorno come fosse ieri. mio nonno era avvolto da fili attaccati a piccoli monitor per contrallargli il battito del cuore, mia nonna era seduta nella posizione di Liam, ma non osava addormentarsi per la paura che al suo risveglio il letto fosse vuoto. quando arrivai con mia madre era troppo tardi, mio nonno era morto, ormai di lui mi restava solo l'ultima immagine che ricordavo: la settimana prima in un parco giochi, lui sorrideva, stava bene, giocava con me e mio fratello, ora lui non c'è più, ma sono sicura che sia andato in paradiso perchè lui era un uomo genitilissimo e un'amico senza limiti, lui non era mio nonno, era il mio angelo custode. alcune lacrime rigarono le mie guance e il mio corpo rabbrividì al ricordo. in quel momento Liam si svegliò e nel vedermi piangere la sua faccia si fece preoccupata. lui sapeva tutto di mio nonno, sapeva tutto ciò che ricordavo io. -oh, Alex, ho capito perchè piangi...- si avvicinò e mi strinse forte. -ti prego non mi lasciare mai- gli sussurrai io all'orecchio. -mai- ripetè lui convinto. -ho paura- feci un pausa -ho paura di dimenticarlo, io voglio che lui resti nel mio cuore...- -non ti preoccupare ti aiuterò io a tenerlo con te...- mi rassicurò Liam. dopo pochi minuti entrò il dottore nella mia stanza e subito Phil saltò in piedi. -salve signorina Marc, come sta oggi?- -bene, grazie- -allora io direi che oggi la dimettiamo, va bene?- -si... ok, grazie- -bene arrivederci- mi fece cenno con la mano. -mi portate voi due a casa?- chiesi a Liam e Phil. -ok- rispose Liam. -per me va bene- concluse Phil. andai in bagno e infilai i vestiti di tre giorni fa. la macchina di Liam era parcheggiata appena fuori dell'ospedale e quella di Phil poco più giù. Phil ci seguì a ruota. l'ospedale era vicino casa, cosa utile da sapere, visto che sarei ritornata lì molte altre volte dato il fatto che gli infortuni erano la mia specialità. la settimana che dovevo trascorrere da Liam era finita, un po mi dispiaceva, ma non così tanto. i miei genitori - come al solito - non c'erano o meglio, ancora non erano tornati. mio fratello sarebbe arrivato a momenti e volevo che trovasse mamma e papà già a casa, cosa impossibile. la mia vita stava diventando ogni giorno più strana, volevo scappare, ma c'era qualcosa che mi tratteneva a restare in quel paese così buio, qualcosa che non mi voleva lasciare andare, era forse una di quelle cose che Liam e Phil non mi volevano dire? di una cosa ero certa: gli abitanti di Portland nascondevano qualcosa, qualcosa di losco e oscuro. dopo poco sentii una macchina accostarsi alla strada, i miei genitori non potevano essere perchè avrebbero parcheggiato. scostai la tenda dalla finestra e vidi mio fratello scendere dalla macchina. subito aprii la porta e corsi ad abbracciare i miei fratelloni. -ci hai fatto prendere uno spavento!- mi rimproverò Logan. -lo sapete?- feci una piccola pausa e incominciai a guardarmi intorno -ma... papà dov'è?- -ancora non è tornato, la mamma lo avrà fatto ritardare- -ah... ok...- c'era molta tristezza nella mia voce. dopo parecchie ore sentii una macchina parcheggiarsi nel vialetto, questa volta erano i miei genitori - chissà che cosa si sarebbero inventati - con due ore di ritardo. imboccai l'uscita della casa e non molto contenta li salutai. io ero ormai tornata dentro casa e mi ero seduta sul divano in mezzo a Liam e Phil. -alla buon'ora!- esclamai io appena sia mia madre che mio padre entrarono dentro casa. -si! lo sappiamo Ale...- disse mio padre. -abbiamo incontrato alcuni tuoi vecchi amici di scuola con i genitori a Washington!- esclamò mia madre. -ah si? e chi?- -mi sembra si chiamassero Matt, Lucas, Walter, Carl e Christopher- a sentire quei nomi rabbrividii. -mamma, quelli non sono miei amici, anzi, non li ho mai sopportati e mai intendo farlo!- esclamai arrabbiata io. -be, meglio che incominci a farlo perchè tuo padre, io e i genitori di quei ragazzi abbiamo organizzato una cena domani, perchè stanno facendo una gita insieme e visitano anche la nostra città, partono stasera- -mamma io non intendo andarci per niente al mondo!- cercai di contraddirla. -invece si che ci andrai!- -ah si? e Loghy, Andy, Giuly e Jhonny?- ci pensò su un'attimo e poi si girò verso di loro. -facciamo così, che ne dite di organizzare una festa?- -certo che si!- esclamò Andrew tutto contento. -bene bene, a quanto pare non hai più scuse per non venire Ale e mi raccomando vestiti carina!- mia madre corse in cucina a preparare la cena e mio padre salì le scale. -tesoro vado a cambiarmi!- strillò mio padre dalla camera da letto. -uffa! uffa! uffa! non ci voglio andare!- incominciai a brontolare io. -Alex se può servire ti posso aiutare io- disse Liam. -conta pure su di me- aggiunse Phil. -grazie, ma...- feci una pausa perchè mi venne un'idea -mamma? senti ma genitori e ragazzi ceneranno insieme?- -no!- esclamò lei, poi aggiunse -ceneremo nel loro hotel dove ci sono due sale, una per i ragazzi e una di classe per gli adulti- -bene- sussurai io, poi dissi più forte -posso portare Liam e Phil? credo che ai miei amici faccia piacere conoscerli!- -certo che puoi!- disse euforica mia madre. -per voi va bene?- chiesi rivolta a Liam e Phil. -certo che si- risposero all'unisono. -perfetto- poi ci ripensai su, ma perchè non possiamo andare tutti insieme?- -perchè no- -che pizza!- -non mi rispondere così!- mi sgridò mia madre. -mamma io ti rispondo come meriti! ma non ti rendi conto che nn mi puoi costringere a fare cose che non voglio? -Ale basta! qui decidiamo io e tuo padre!- -ahhhhrr!- sbuffai io e corsi subito in camera mia. sbattei la porta e mi buttai sul letto piangendo. -non è giusto! non è giusto!- incominciai a ripetere a me stessa urlando. poco dopo non so come ma mi ritrovai Liam e Phil accanto. -andatevene!- strillai -voi siete come lei! mia madre e mio padre fanno soffrire mio fratello e voi fate soffrire me!- rimasero entrambi in silenzio, avevano sicuramente capito a cosa mi riferivo. -avanti ditemi cosa avete da nascondermi!- -Ale- disse con voce sottile Phil -io e Liam vorremmo dirti cose che noi sappiamo e che tu non sai, ma le nostre leggi ci obbligano al segreto e poi dicendotelo tu saresti in pericolo, molto in pericolo, nemmeno te lo immagini- mi spiegò Phil. -io non ho paura del pericolo, voglio solo che non mi mentiate! vi prego ditemelo!- -Alex vedi noi...- Phil interruppe Liam. -Liam vuoi davvero che faccia una brutta fine? vuoi davvero andare al suo funerale? vuoi davvero dirle tutto e non vederla mai più? be io voglio che continui a vivere non che faccia la nostra fine, o meglio la mia...- -insommma! per una buona volta volete dirmi cosa c'è da nascondere? fate forse parte della mafia? ammazzate persone? cosa? io non ho paura di finire in pericolo! lo ripeto!- -Alex io te lo direi ma ho paura di perderti...- -sentite qualsiasi cosa voi mi stiate nascondendo con o senza il vostro aiuto lo scoprirò...- -se riuscirai a scoprirlo da sola noi non potremo che accettarlo, ma noi non ti possiamo aiutare...- mi spiegò Phil. -ok...- acconsentii io. udii la voce di mia madre e scesi per cenare una volta tanto tutti insieme: io, Phil, Liam, tutti i miei fratelli - che per tutta la cena fissarono Liam e Phil - e mio padre e mia madre. andai a dormire per niente contenta di quella giornata stranamente simile a quelle passate.

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Capitolo 7
*** la strage della cena ***


-bene, bene, oggi mi tocca andare a quella cena poco gradita- pensai tra me e me appena sveglia. guardai l'ora della mia sveglia che di trovava sul mio comodino: le tre e mezza del mattino. strano non era da me svegliarmi a quell'ora. scesi dal letto e mi avviai verso le scale. una volta scesa presi il cappotto e uscii di fuori, c'era un lieve venticello fresco, ma non lo sentivo più di tanto. mi era venuta la febbre nei momenti meno oppurtuni perchè me ne ero restata di fuori in pigiama e l'unica cosa che desideravo ora era che mi ritornasse la febbre a 39 così sarei rimasta a casa a vedere un film da sola e sottolineo da sola non essendo obbligata ad andare a quella noiosissima e di certo non gradita cena. mi sedetti sui gradini appena fuori dalla porta e misi la testa tra le gambe, era il mio unico modo di pensare. non sapevo con precisione a che pensare, ma ogni cosa andava bene, a patto che non si trattasse della cena o di Liam e Phil. qualcuno interruppe la mia meditazione distrattiva. -hey Ale rimarrà sempre questo il tuo modo di pensare?- chiese dubbioso una voce davanti a me. ci pensai su un'attimo e poi decisi di alzare la testa. vidi quell'antipatico di Carl, era quello che non sopportavo più di tutti, eravamo stati insieme per un certo periodo, ma lui correva troppo. -ah, ah, ah, molto divertente Carl...- dissi piatta io. -wow! la principessina della città dei morti si ricorda ancora del buffone della cittadina assolata?- fece uan risatina maligna. -a quanto pare non sono stupida come te... caro Carl, a differenza di te il mio cervello non è grande quanto una noce... ops! volevo dire la testa di un spillo... io so ragionare e soprattutto ricordare...- -uhh... che insulto! da te non me lo aspettavo!- disse lui ironico. -allora, cosa vuoi? stavo cercando di stare in pace...- -cosa vuoi fare? chiamare i tuoi fratelli? be, comunque visto che stasera andremo a cena fuori con i ragazzi, pensavo di vedere in che posto abitavi...- incominciò a prendere a calci un sassolino, avrei voluto che fosse stato lui quel sassolino... -ah si... era quella che volevo dimenticare... be ora hai visto dove vivo... te ne puoi anche andare... e comunque perchè passare alle tre e mezzo del mattino? pensavo che prima delle dieci il tuo cervello non mettesse in moto gli altri muscoli...- questa volta ero io a ridere. -si è vero è presto... immagino che tu stasera non venga...- -e perchè non dovrei venire? anzi ho anche una bella sorpresina... di certo finirete di fare i cretini con me...- -ah si? e cosa?- -lo vedrai... lo capirai subito...- mi spuntò un sorrisetto sul mio bel faccino. -certo che sei rimasta carina proprio come ti ricordavo...- -si si... con me non attacca, buffone! vai a corteggiare la tua Martina!- ricordo benissimo quella smorfiosa di Martina che se la tirava solo perchè stava con lui, che non era niente per di più... -be lei non è un'ostacolo, c'è sempre l'altra mia spalla per te...- -ma pensi davvero che io non abbia un ragazzo?- -perchè ce l'hai?- -no, ma ho di meglio... lo vedrai, non ti preoccupare...- sospirai -ora sloggia da casa mia, non sei gradito qui!- subito obbedì e si incamminò verso la sua auto, o meglio quella di suo padre. nessuno dei due si voltò per salutare l'altro. tornai in casa e accesi la tv, davano Twilight, il primo film della saga, New Moon sarebbe uscito ormai tra poche settimane. dopo un po mi addormentai, cosa normale per un film che avevo visto più o meno cinquantacinque volte. sognai Edward Cullen, il protagonista di Twilight, che, come avevo letto in New Moon, voleva farsi uccidere dai Volturi; immaginai la scena come se fossi io il direttore di scena e stessi li vicino a lui. fui svegliata dal mio cellulare che non so come era finito nella mia mano. -pr...- sbadigliai -pronto?- -Ale? stai bene? stavi dormendo? sono le undici di mattina! sveglia!?- era quella pazza della mia amica. -Claudia, scusa, stavo vedendo la tv e mi sono addormentata...- -ok, ok, senti stasera vieni da me?- -vorrei tanto, ma devo andare ad una cena con dei miei vecchi compagni di scuola organizzata da mia madre... anzi...- -cosa?- chiese lei curiosa. -vieni tu qua e aiutami a vestirmi! subito!- -ok, ok, ma vacci piano non sono mica un cane!- attaccò il telefono alla svelta e in un secondo eravamo in camera mia. -allora io direi: panta collant grigio scuro, stivali verdi, vestitino verde e un bell'ombretto verde, che ne dici?- -va benissimo... me li provo subito!- finito di vestirmi andai in bagno a mettere l'ombretto verde. -allora? come sto?- chiesi impaurita del suo giudizio a Claudia. -wow! Alex sei uno schianto! quell'ombretto dello stesso colore dei tuoi occhi è fantastico! farai un figurone!- -grazie Cla! non so come farei senza di te!- -dovere cara amica mia... solo dovere!- -bene, che ne dici di pranzare da me? è il minimo che posso fare, e dopo andiamo a vederci un film al cinema, ti va?- -non rifiuterei mai! mi conosci?!- -forse anche troppo, se da poco!- scendemmo tutte contente del nostro risultato, soprattutto io. il pomeriggio tra una chiacchiera e l'altra passò molto velocemente. quando arrivarono i miei genitori la mia tranquillità sparì. -allora tesoro sei pronta?- chiese mia madre cercando di mascherare la sua voce piena di disgusto. -si mamma- di solito rispondevo come se lei fosse Mussolini. -bene allora andiamo, tuo fratello è già a casa del suo amico, rimarrà anche a dormire lì- mi rassicurò mia madre quasi sollevata del fatto di esserselo tolto dai piedi. -be allora io devo andare- mi sussurrò Claudia all'orecchio. -perchè non vieni anche tu?- chiese mio padre. -mi sembra un'ottima idea- aggiunse mia madre. -mi dispiace signori ma devo uscire con il mio ragazzo- -be allora sarà per un'altra volta- accennò mia madre. -sensaltro- assicurò Claudia. dopo esserci salutate sfrecciò fuori dalla porta. affacciandomi alla finestra mi accorsi che Liam e Phil erano già fuori dalla porta. la macchina di Liam però non c'era, cosa molto strana. corsi fuori ad abbracciarli. -Liam, come mai non c'è la tua macchina?- gli sussurrai all'orecchio. -stasera serviva a mio padre- rispose al mio orecchio facendomi il solletico, poi aggiunse -Phil ha insisto di accompagnarmi con la sua...- sembrava esserci disgusto nella sua voce, d'altronde come ogni volta che nelle sue frasi c'era di mezzo Phil. -allora! andiamo?- chiese - al contrario - euforico Phil. -mamma, papà andiamo?- urlai da fuori sperando che mi sentissero. intanto la festa già era iniziata al piano di sotto. -ciao bella!- mi disse un ragazzo mezzo ubriaco. -smamma, è mia sorella- sentite le parole di Giulian quel mezzo ubriaco sparì. -non vorrai rimetterti con quel demente!- mi rimproverò Giulian. -ma che! nemmeno se mi paga!- diedi un bacio sulla guancia a Giulian e uscii. dopo qualche minuto eravamo già tutti in macchina. mia madre e mio padre nella loro e io Liam nella macchina di Phil, che, per i miei gusti correva troppo veloce, senza però superare quella dei miei genitori. il ristorante apparve dopo aver girato un cunicolo stretto e buio, spiccava subito agli occhi, sembrava una bomboniera di nozze, piena di lucine e strass. sgranai gli occhi e sentii Liam ridacchiare. -non te me l'aspettavo proprio!- esclamai io. -io si- disse Liam, consocnedo i gusti dei tuoi genitori. all'entrata c'erano due maggiordomi che ci presero le giacche e ci accompagnarono nella "zona cena", come la aveva chiamata loro. la sala era grandissima, però al tavolo vidi molto posti vuoti, probabilmente qualcuno era in ritardo alla cena riunitiva della comitiva scolastica. alcune delle donne sedute al tavolo che ovviamente mi conoscevano spalancarono gli occhi nel vedermi. -certo che questo posto non sembra rovinare la gente, anzi...- disse rivolta a me la madre di Carl - non sopportava ne lei ne il figlio - quindi annuii e sorrisi. uno dei maggiordomi accompagnò me, Liam e Phil in un'altra sala e li incominciarono i guai. ad aspettarci c’era una tavolata di venti ragazzi molto rumorosi – come al solito mia madre mi aveva mentito – appena videro da chi ero accompagnata subito si ammutolirono e sulle loro facce affiorò un’aria preoccupata. -allora sei venuta…- disse Carl, appena io, Liam e Phil ci sedemmo. -perché pensavi non sarei venuta?- chiesi sarcastica io. -chi sono i tuoi amici? Sembrano molto più grandi di noi…- domandò incuriosito Lucas. -lui è Liam- dissi puntando il dito, prima verso uno e poi verso l’altro –e lui è Phil, comunque hanno entrambi la nostra età…- risposi quasi provocandolo. -si e gli asini volano…- rispose Lucas. -che c’è non mi credi? Non ti conviene metterti contro di me- incominciai a ridere. -eh, eh, divertente…- accennò Lucas. -Alex puoi venire fuori un attimo?- mi sussurrò Liam all’orecchio. annuii e uscii fuori con lui. -vedi vorrei darti una cosa, forse non è il momento più indicato, ma non sto più nella pelle- mi spiegò Liam mentre sfilava una scatoletta nera dalla sua tasca. aprì la scatoletta davanti a me, dentro c’era una A d’argento con dei piccoli diamanti sopra, una cosa meravigliosa. -ma Liam, per che cos’è?- chiesi indicando la A. lui mi girò intorno e me la posizionò al collo. -non c’è un motivo per cui io te l’abbia regalata… però devi promettermi che la terrai al sicuro, è molto importante quella collana- si fece serio. -ok, te lo prometto- subito lo abbracciai più forte che potevo. ritornammo dentro e tutti ci chiesero con gli sguardi dove eravamo stati, io li ignorai e fece altrettanto Liam. i ragazzi rimasero zitti per tutto il tempo – sicuramente impauriti dai miei due amici -, fino a quando lo squillo del mio telefono non interruppe il silenzio. presi il telefono dalla borsa e risposi. -chi è?- chiesi. -Ale sono io- disse mio fratello, Logan. -Loghy, ciao, cosa c’è che non va? Come mai mi hai chiamata?- chiesi preoccupata a mio fratello. -no, tranquilla, va tutto bene- mi rassicurò mio fratello –ero solo curioso di sapere come va la cena, conoscendo gli invitati…- -va tutto bene- mi allontanai dal tavolo –Liam e Phil li hanno spaventati!- ridacchiai. -meno male! Ah, Ale, puoi dire a mamma e papà che la festa procede bene?- -certo!- esclamai io. -ciao Ale, buona fortuna per il resto della cena- disse lui. -anche a te, ciao- attaccai il telefono e mi diressi verso il tavolo. con Logan avevo un legame diverso dagli altri, lui mi voleva più bene di tutti. -vado un secondo nella sala dei genitori- annunciai al tavolo. mi diressi verso la sala che sembrava un bouquet di fiori per quanti ce ne erano. ormai il tavolo era pieno, tutti gli invitati erano presenti. i miei genitori erano seduti nel lato destro della tavolata, che si trovava dall’altra parte rispetto a me. -ma guardate com’è bella Alessandra!- esclamò la madre di Christopher. feci cenno con la testa per ringraziarla e finalmente arrivai dai miei genitori. -mamma, papà, ha chiamato Logan, ha detto che va tutto bene- -grazie Alessandra- disse mio padre. -Alex!- mi chiamò Liam dall’altra parte del tavolo. -eccomi!- risposi, mentre mi affrettavo ad andare da lui sentivo tutti gli occhi puntati su di me, ma, cercai di non farci caso. -stanno per arrivare i camerieri per prendere le ordinazioni, avanti vieni!- mi disse Liam. -tu e il mangiare!- esclamai e gli passai una mano fra i capelli. lui mi mise una mano intorno alla vita e insieme ci dirigemmo nella sala, dove tutti si meravigliarono vedendoci abbracciati. cercai di non farci caso e in fretta mi sedei al mio posto. subito arrivarono i camerieri, “appena in tempo!” come direbbe Liam. dopo aver preso nota delle nostre portate su un'agenda elettronica, i camerieri se ne andarono. -almeno i maggiordomi di questo posto che sembra uscito da una favoletta sdolcinata sono modermi! avete visto che agende? all'ultimo grido!- commentò Walter. -restano comunque dei pinguini e non solo per come si vestono...- continuò Christopher. non amavo la gente che prendeva in giro altre persone, insomma, non hanno mica scelto loro di vestirsi in quel modo! le nostre portate arrivarono poco dopo, io avevo preso una specie di zuppa di pesce - l'unica cosa che ero riuscita a tradurre dal menù francese -, Liam aveva preso un'aragosta, come al suo solito, mentre stranamente Phil non aveva preso niente, avevo insistito io dicendogli che non poteva non mangiare, ma niente, non aveva fame. finita la zuppa mi sentivo già sazia, era davvero pesante, Liam, ovviamente, ancora stava masticando metà dell'aragosta. sentii qualcosa vibrare sulla mia gamba, quando mi ricordai che avevo messo in vibrazione il mio cellulare. vidi nel display il nome di chi mi cercava e, scusandomi, mi alzai dal tavolo e uscii di fuori. -hey Cla! come va?- chiesi, cercando di nascondere il disgusto per quella cena con quella gente poco gradita. -ciao Ale! tutto bene e te? come va la cena?- -non mi posso lamentare... per ora tutto liscio...- feci l'indifferente. -senti domani vengo da te e mi racconti tutto, ok?- -ok, ok, ora però devo andare, ciao!- non fece in tempo a contraddirmi che attaccai, sapevo che se non la salutavo subito avrebbe attaccato con le domande sulla cena senza aspettare domani. la cena stava andando bene, forse troppo tranquilla, conoscevo i miei vecchi compagni da ormai troppi anni e quella non era una delle solite cene con loro, era diversa, troppo diversa. -allora, era una tua amica al telefono?- chiese una voce da dietro le mie spalle. mi girai di scatto e vidi Carl davanti a me. -e che ti frega a te?- feci per andarmene quando lui mi prese la mano. -mi importa, eccome se mi importa, Ale, ti prego torna con me, ho capito di aver sbagliato, perdonami!- si avvicinò a me. -te lo puoi scordare, Carl! tu mi hai umiliata, mi hai usata e io non intendo perdonarti, non ci penso proprio!- cercai di allontanarmi da lui, ma mi strinse più forte. -Carl! lasciami!- urlai io. -Ale, noi siamo fatti per stare insieme! vuoi capirlo?- -basta Carl!- senza accorgermene gli diedi uno schiaffo in pieno viso. lui reagì lasciandomi e toccandosi il punto in cui l'avevo colpito, sulla guancia sinistra. mi misi a correre verso l'entrata del ristorante, sapendo che una volta entrata sarei stata al sicuro, ma Carl mi afferrò per un braccio e mi buttò a terra, lui mi salì addosso e cercò di baciarmi, gli diedi un'altro schiaffo e un calcio sul ginocchio, ma lui non si spostò. ero disperata, ad un tratto sentii delle voci, le riconobbi subito, erano Liam e Phil. -Alex? dove sei?- sentii Liam in lontananza. -Ale? rispondi!- proseguì Phil. -sono qui! aiutatemi! vi prego!- urlai, dimenandomi più forte da Carl. in un secondo erano lì a pochi metri da me. -aiuto!- urlai più forte. Liam afferrò Phil da dietro e gli diede un pugno in un'occhio mentre Phil mi aiutava ad alzarmi. -ti sei fatta male?- chiese preoccupato Phil. io non risposi, fissavo il punto in cui fino a pochi secondi fa cero stesa per terra io. -Ale? Ale?- chiese Phil scuotendomi per le spalle. -ehm? si, si, sto bene- risposi io. vidi Liam apparire da dietro i boschi. -quel codardo è scappato- affermò Liam. -Liam, sei ferito! ti sanguina il labbro!- quasi svenii alla vista del sangue, ma mi trattenni. -ma si può sapere che gli hai fatto a quel pazzo?- mi chiese Liam. -deve esserci un motivo per quello che stava facendo- proseguì Phil. -ecco... lui... era il mio ragazzo... tutto qua...- feci spallucce. -ah... comunque sia è finita...- mi rassicurò Liam. -avanti andiamo dentro- disse Phil. -grazie!- urlai io, volevo che tutti mi sentissero, avevo due amici stupendi che mi avevano salvata. tornammo subito nel ristorante, i miei genitori erano già pronti ad andarsene e io non obbiettai, credo che in macchina mi addormentai.

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Capitolo 8
*** due belle sorprese e un viaggio inaspettato ***


appena aprii gli occhi vidi Liam abbracciato a me. subito saltai in piedi dandogli un calcio sulla gamba, lui fece uno scatto e bofonchiò qualcosa. -Liam! ma che fai?! si può sapere perchè eravamo abbracciati?- -ieri sera ci siamo messi a parlare e poi penso che ci siamo addormentati- non ricordavo granchè, però decisi di credergli. mi accorsi all'istante che c'era qualcosa di diverso in camera mia. -aspetta, chi ha messo tutte le mie cose negli scatoloni?- la mia camera era tutta impacchettata, pronta per andarsene... ma dove? Liam fece spallucce e fece cenno con la testa di scendere di sotto. acconsentii. -mamma? perchè la mia camera è piena di scatoloni?- mi accorsi scendendo le scale che anche nel soggiorno c'erano una marea di scatoloni. -li ho messi io stamattina presto, li ho anche riempiti!- rispose lei dalla cucina. -scusa eh, ma mi potevi anche svegliare- divenni tutta rossa, davvero mia madre mi aveva vista abbracciata a Liam e non mi aveva detto niente? -eravate così carini... non mi andava di rovinare l'atmosfera...- -ehm... si... ok... comunque perchè gli scatoloni?- -ci trasferiamo!- a sentire quelle parole il mio cuore prese a battere all'impazzata. -co... co... cosa?- riuscii a mala pena a dire. -hai sentito bene, andiamo a vivere in una villa più grande, vicino al mare, non lontano da qui, anzi Liam, si trova prorpio vicino a te!- aggiunse Giulian fissando Liam. -davvero?- disse eccitato Liam. -allora mi va bene...- acconsentii io, ma poi aggiunsi -ma perchè una casa più grande? questa per nove va benissimo...- -be ma non per undici...- disse indifferente mia madre. -undici?- chiesi confusa, poi realizzai -no?! non mi dire che... sei incinta?- -esatto! due gemelli o gemelle- -oh mio Dio! due nuovi bambini o bambine! si!- -congratulazioni signora Marc!- esclamò Liam. -forse è ora che arrivino due femmine! crescere con i maschi è stata dura!- esclamò Andrew- -non ci posso credere mamma!- urlai io. -be ora fai colazione, traslocheremo tra un mese e mezzo- -ok- presi la mia tazzina colma di latte, i biscotti e mi sedetti al tavolo tutta eccittata all'idea di avere dei nuovi arrivati - o arrivate - in casa. Liam mi accompagnò a scuola come al solito, ma ci fu una novità, amavo i giorni diversi. -scusa se te lo chiedo, Liam- incominciai io mentre scendevo dalla macchina -ma tu a scuola non ci vai mai? cioè, mi porti quasi sempre e mi vieni anche a riprendere...- -beh... in effetti ci sarebbe una cosa che dovrei dirti... ho parlato con mio padre e...- -e cosa?- chiesi io curiosa. -e... l'ho convinto a farmi venire alla tua stessa scuola!- -oh mio Dio! davvero!? che bella notizia!- urlai mentre scattai per abbracciarlo, sentivo gli occhi puntati su di me ma non ci feci caso, ormai sapevo che ogni segno di affetto per i ragazzi della scuola era qualcosa di più... proseguimmo, per tutto il lungo percorso che ci divideva dal solito tavolo dove mi sedevo ogni mattina, abbracciati, Liam con il mio braccio dietro le mie spalle e io con il mio intorno alla sua vita, come al solito sentivo gli occhi di tutti su di me. arrivati al tavolo vidi Claudia guardarmi con aria strana, mi avvicinai a lei e le diedi la buona notizia. -hey Cla! indovina un po? Liam verrà a scuola da noi, non è fantastico?!- -certo! beata te! invece sembra che per me non vada molto bene...- -oh no! non va più con Edoardo? siete tanto carini insieme...- -eravamo- mi interruppe lei. -giusto... mi dispiace... ma ricorda che è lui a rimetterci, tra qualche giorno, ma che dico, tra qualche ora tornerà da te supplicandoti di ritornare con lui- -grazie Ale, non so come farei senza di te...- -neanche io so come farei senza di te... approposito cambio casa! ci saranno due nuovi arrivati o arrivate nella mia famiglia- -no!? tua madre è incinta? wow che forza! porta le mie congratulazioni a tua madre!- -senz'altro, ancora non ci posso credere che finalmente ci saranno, forse, altre femmine oltre me- risposi io. la campanella interruppe la nostra conversazione, la giornata scolastica - di cui avrei fatto volentieri a meno - era iniziata. Liam fece le prime tre ore solo come prova. si inserì perfettamente, tutti i professori si spaventarono appena lo videro entrare, soprattutto il professore di geometria, il più bassino fra tutti, mentre tutte le professoresse sembrava che volessero saltargli addosso, chi lo avrebbe mai detto! ormai era passato un mese dalla bella notizia di mia madre, la sua pancia non si era ingrandita di tanto, ma si capiva che era incinta. ormai sapevo troppe cose, la nottata passata a casa di Phil mi aveva rivelato una sua parte che non conoscevo, quel giorno però a scuola non si fece vivo, c'era qualche accenno di sole, ormai sapevo tutto. la serata precendente era stata piùttosto movimentata e avevo ancora un dolore lancinante al collo. -Alex, stai bene?- disse Liam preoccupato. -sto benissimo, davvero- -scusa, scusa, mi dispiace moltissimo- -basta scusarsi, ora andiamo, stanno iniziando le lezioni!- a pranzo cercai di convincere Liam a dirmi il suo segreto, ormai sapevo tutto di Phil, quindi... -non mi dirai mai il tuo segreto vero? vedi ormai io so quello di Phil, quindi magari...- speravo che facendo la cosa che amava di più - ovvero mangiare - sarei riuscita a tirargli fuori dalla bocca qualche parola. -non posso...- riuscì a mala pena a dire lui con la bocca piena. -sempre le solite risposte: << non posso, lo sai che se potessi te lo direi, etc... >>, ma... perchè non puoi?- mi aveva detto si tutto tranne questo, il perchè del fatto che non poteva dirmi niente. -allora che fai, non mangi?- cercò di cambiare discorso. -piantala Liam, non sono stupida...- lui si avvicinò al mio orecchio - subito tutti gli occhi della mensa si puntarono su di noi - e mi sussurrò: -vuoi davvero saperlo?- annuii. -io in realtà sono un mostro che ti vuole mangiare! arghh!- mi fece il solletico. -si certo e io sono la fata turchina... tu non sei come Phil, me l'ha detto lui...- accavallai le gambe. -e che cosa ti avrebbe detto?- -smettila, scemo!- gli diedi un piccolo spintone che non lo spostò di un millimetro. -no, che non la smetto!- -arghh... non ti sopporto! sai che faccio? me ne vado!- mi alzai e uscii dalla porta nel retro della mensa. incominciai a riflettere su me, Liam e Phil, che, pur odiandosi, avevano qualcosa in comune. all'improvviso qualcuno mi afferrò alla vita e mi diede un bacio sulla guancia: era Liam. -mi perdoni?- mi sussurrò all'orecchio. -ehm... fammi pensare... NO!- gli urlai contro. -come vuoi... allora passerò alle cattive maniere- subito mi prese in braccio e si incamminò verso il parco incustodito che si trovava vicino la scuola. -Liam, potresti comportarti da essere umano e lasciarmi?- -ti ho detto che sarei passato alle cattive maniere...- -senti Liam, non sono in vena di giocare, sono stanca, lasciami stare- lui immediatamente si fermò e mi mise giù. -grazie- dissi io a mezz'aria. lui rimase immobile. -Liam? pronto? ci sei? Liam!?- lui non rispose. incominciai a preoccuparmi e gli diedi uno schiaffo, ma poi mi pentii, sapevo quale sarebbe stata la sua reazione. sobbalzò per un momento e mi prese i polsi. -che... perchè mi hai dato uno schiaffo?- -arghhhh!- detto ciò me ne andai e mi sedetti vicino ad un'albero, sembrava una quercia. mi prese una crisi di pianto, prima incominciai a singhiozzare, poi arrivarono le lacrime. Liam si avvicinò con cautela a me, sapeva che era lui la causa. -Liam vattene!- gli strillai contro. -Alex, scusa, io non...- -non puoi?- lo interruppi io -lo dici sempre, ora basta, o mi dici la verità o me ne vado! e questa volta lo faccio sul serio!- incrociai le braccia e misi il broncio. -Alex, io... non posso perderti... ma non posso dirti quello che vuoi sapere, io vorrei ma...- -Liam- mi asciugai le lacrime con la manica destra della maglietta -basta, non ce la faccio più, magari un giorno tornerò, ma ora devo andarmene, addio- mi incamminai verso il sentiero ormai scomparso del vecchio parco. lui non mi seguì. meglio. non lo volevo vedere. non rientrai neanche a scuola, salii subito sulla mia macchina e me ne tornai a casa a fare le valigie, sarei andata da mia nonna a Los Angeles. quando dissi a mio pare che me ne stavo andando ci rimase malissimo e dirlo al resto del "branco" fu altrettanto complicato. -ma perchè te ne vai?- -è a causa della mamma?- chiese sconvolto Logan. -non lo so- risposi io. poi mia madre entrò in casa e appena saputa la notizia non si lamentò affatto. -cavola mamma! ma almeno fai finta che ti interessi che una delle tue figlie se ne vada!- si alzò dal tavolo Logan sbattendo i pugni -tra poco avrei altre due figlie, lascia andare papà a lavoro, lui ce la può fare da solo, tu resta a casa, parla con Alex, non farla andare via!- -basta Loghy, prendo la mia valigia, l'aereo parte tra poco, mi accompagni?- -certo- passai accanto a mia madre senza nemmeno salutarla, siuramente il discorso di Logan non era servito a molto, ma almeno le avevo detto ciò che tenevo dentro da dieci anni. i miei genitori erano diversi prima, a volte saltavano il lavoro per stare con me, anche io ero diversa, molto diversa, poi tutto cambiò quando mio nonno morì, era il padre di mia madre, lei ci soffrì molto lo ricordo. il ricordo mi fece venire le lacrime agli occhi, me le asciugai con la manica destra e scesi all'auto, salutai Logan e mi diressi verso l'entrata dell'aeroporto. in momenti così, di solito, correvo tra le braccia di Liam, ma ora no, non lo volevo vedere, stavo andando via per stare meglio. il viaggio in aereo non durò molto, Los Angeles era vicina a Portland.

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Capitolo 9
*** il ricordo di quella notte ***


trovai mia nonna ad aspettarmi all'uscita dell'aeroporto di Los Angeles. non la vedevo da moltissimo tempo, quindi corsi subito ad abbracciarla. tutto sembrava una festa, la radio della sua macchina cantava una canzone allegrissima, e mia nonna cercava di azzeccare le parole giuste del testo della canzone. la sua casa si trovava appena fuori dalla città, lei non amava il rumore, quindi abitava in mezzo alla campagna, io venivo quì d'estate con i miei genitori, fino all'età di 6 anni, poi ho incominciato ad andare al mare. -allora, Alessandra, perchè te ne sei andata da casa?- domandò mia nonna appena entrammo in casa. -volevo rivederti e poi mi ero stufata di quel posto sempre buio...- -per ora me lo faccio bastare, ma prima o poi mi dovrai dire la verità- mia nonna non si comportava mai da nonna, sembrava più un'adolescente. all'improvviso sentii un campanello e dalla cucina spuntò Lola, il mio cane preferito. -LOLA!- esclamai -quanto mi sei mancata!- lei subito mi venne incontro scodinzolando. -anche tu gli sei mancata molto- disse mia nonna teneramente -ora vieni con me, ti porto nella tua stanza- -nonna so qual'è la mia stanza, ho dormito altre volte qui- -si ma ora sei cresciuta e anche la tua camera è cambiata un pò...- la casa si mia nonna era tutta su un piano, perciò non impiegammo molto a salire le scale. la mia camera d'un tratto era del tutto cambiata, aveva le pareti di un celestino chiaro, un letto molto più grande, due immensi guardaroba e una spaziosa scrivania. -nonna, ma... è fantastica!- dissi io sgranando gli occhi. -e ora la sorpresa più grande- cos'altro poteva esserci? -vieni fuori!- strillò mia nonna all'armadio. all'improvviso dall'armadio uscì la mia maigliore amica, Giorgia. -ahh!- strillai io e subito lei con me -non ci posso credere!!!- -Alex come mi sei mancata!!- disse lei ancora strillando, abbracciandomi e saltellando. -anche tu!- -ok, credo che sia ora di lasciarvi sole...- disse mia nonna, uscendo dalla stanza. -Alex, non sai quante cose sono successe...- -bene, bene, raccontami tutto!!- ci buttammo tutte e due sul letto. -alla fine mi sono messa con quel tipo che mi piaceva, ti ricordi? quello del mare- -certo che me lo ricordo Giò... Luca, no?- -esatto proprio lui, ho anche scoperto che abita vicino casa mia, ma ora dimmi, novità?- e si avvicinò ancora di più a me. -ehm... no... nessuna...- cercai di svicolare da quel discorso. -dai Alex, non ci credo! mica sono nata ieri!- sbuffò -senti posso rimanere qui a pranzo? posso chimare mia madre?- -certo che sì! tieni usa il mio cellulare- lei lo afferrò al volo. -mmm... guarda guarda... e questo chi sarebbe?- girò il cellulare verso di me facendomi vedere una foto con me e Liam che facevano le linguacce, ce le eravamo fatte il giorno in cui mi aveva portata alla gelateria. -nessuno... è solo Liam...- -no! queato è Liam? oh my God! com'è diventato sexy!- e incominciò a ridere. io non mi associai a lei. -allora usciamo?- cambiai discorso io. -ok...- ci incamminammo per la nostra via preferita, quella che facevamo tutti i giorni per tornare a casa da scuola. -senti, domani mi vieni a prendere a scuola? poi ci andiamo a comprare un pezzo di pizza...- -ah è vero, tu vai a scuola...- -beata te che non ci vai perchè sei partita... allora?- -ehm... si... anche se non vorrei...- -vedere gli altri? lo so che avete cenato insieme e che non è andata bene con Carl, ma se sei a scuola stai al sicuro...- -ok, ti ho già detto di sì!- gli sorrisi -ora torniamo a casa, sono quasi le due!- la prima notte a casa di mia nonna fi molto tranquilla, era da tempo che non riuscivo a dormire così bene. -nonna? io vado! devo andare a prendere Giò a scuola e poi mangio con lei!- -ok! vai tesoro!- mi incamminai molto lentamente, magari per il mio arrivo Carl se ne era già andato. ma non fu così, Carl era insieme ai suoi amici, appena arrivata tutti gli occhi si puntarono su di me, nessuno si aspettava di vedermi. io mi immobilizzai fino a quando non arrivò Giorgia che mi sbloccò. -Alex!? dai andiamo...- mi trascinò via per un braccio. -Giò, non mi chiedere più di venirti a prendere a scuola...- -tranquilla, tranquilla...- -hey ma io ho saputo che c'è stata una festa in maschera nella tua scuola...- -ehm si- -da cosa ti sei mascherata? avanti dimmelo!- -non è che ho scelto... semmai mi hanno costretta... mi hanno fatta vestore da minnie...- -oh mio Dio! non mi dire che è per quello che te ne sei andata...- -sono successi fatti quella sera, che mi hanno sconvolta, ma che non ti posso raccontare...- mi venne in mente quella serata atroce, accaduta il giorno prima della mia partenza, dove scoprii un fatto sconvolgente. --- -visto? non mi dovevo vestire così...- -Alex, d'altronde guarda noi due... i vampiri e i licantropi non sono così...- disse Liam. -già... non lo sono mai stati e mai saranno così ridicoli...- -e voi sareste gli esperti?- rimasero in silenzio... -ok come non detto...- socchiusi gli occhi -ma non mi lasciate mai sola... questo vestito non ha lo stesso effetto che ha su di voi, i ragazzi ubriachi sono un pochino diversi...- -siamo ragazzi, lo sappiamo...- disse Phil. -avanti andiamo a prendere qualcosa da bere...- sentii squillare un cellulare. -scusate un attimo- disse Phil. infatti in un'attimo tornò. -ehm... Liam, c'è un problema, dovresti venire a casa mia, vedi mio padre e tuo padre...- poi Phil guardò me e si fermò. -hey non ci pensate nemmeno... voi qui non mi lasciate, io vengo con voi!- -non se ne parla nemmeno...- disse Phil. -be forse...- incomnciò Liam. -Liam con questa situazione?- chiese Phil guardandolo neglio occhio -ok, andiamo- -dove stiamo andando?- -Ale, in un posto dove non dovresti andare, ma...- -ok, ok... andiamo e facciamola finita...- salimmo in macchina velocemente e sfrecciammo verso la casa di Phil, che non avevo mai visto. ci addentrammo nella radura, sempre più in profondità. -Phil scusa ma dove vivi?- -nella foresta...- -ehm... ok...- ad un tratto riuscii a vedere un casa, più che un casa era una reggia, una specie di castello per quanto era grande. -ok siamo arrivati- disse Phil fermando la macchina e spegnendola. fuori della casa c'erano tutti i fratelli e sorelli di Phil e il fratello di Liam: Carter. appenna scendemmo dalla macchina, due dei fratelli di Phil, vedendo come era vestito, si mise a ridere come un iena. -oh mamma mia! ma come diavolo ti sei conciato?- -sembrio uno che si è vestito al buio!- Phil non fece una parola, li guardò negli occhi e loro si zittirono. poi toccò a Carter ridere quando vide Liam. -fratello mio come ti sei vestito lo sai solo tu!- -veramente non ho scelto io questa roba ma lei...- -Phil- disse con tono arrabbiato, una delle sue sorelle -che ci fa lei qui?- -lasciala stare... era con noi, eravamo ad una festa- -è in pericolo lei qua e tu lo sai- -guarda com'è vestita... forse ha fatto bene ad averla portata qua...- disse uno dei fratelli di Phil. -credimi Syrus... meglio che subisca quello che questo... è più pericoloso quello che sta succedendo qui- rispose l'altra sorella di Phil, Ashley fin'ora non aveva aperto bocca. -e tu lo sai bene, vero sorellina?- -non ti conviene- rispose con tono di sfida lei. -Ceryl, sono molto più forte di te...- ero così attenta nel seguire la discussione dei due fratelli che non mi accorsi che Liam era sparito, c'era solo Phil - che non mi toglieva gli occhi di dosso - con Ashley, Ceryl, Syrus e un'altro fratello di Phil, gli altri due dovevano essere con Liam. infatti dopo due secodni apparvero da dietro la vetrata dell'interno della casa, avevano un'aria sollevata ma allo stesso tempo preoccupata, dietro di loro camminava svelto Liam, aveva la disperazione negli occhi, cosa stava succedendo? non osavo aprire bocca, ma dovevo sapere cosa stava succedendo. -Liam si può sapere che...- non riuscii a finire la frase che lui che cominciò un'altra, ignorandomi. -Phil, resta qui con Alex, tienila d'occhio- sembrava che stesse dando regole alla tata di una bambina di due anni. -cosa è successo?- chiese angosciato Phil. -si stanno spostando verso la mia zona- -stanno avanzando velocemente, quando saprai notizie, pensa- in che senso pensa? non aveva senso... -qualcuno mi può dire che cosa sta succedendo, per una buona volta? mica ci vuole tanto!- intanto Liam era già sparito, si era dileguato in un nano-secondo dalla mia vista. -devi capire che noi non possiamo, se proprio vuoi sapere deve arrivarci da sola, io sopratutto sono quello che può far meno- mi spiegò Phil. -ma almeno dimmi chi è che si sposta- -persone- -chi?- -non puoi sapere- -perchè? non capisco, ormai sono in pericolo, non vale la pensa dirmi la verità?- -basta, non continuare, io non posso dirti niente, lo devi capire e per favore mettiti qualcosa addosso- -hey siete tu e Liam che mi avete conciato così!- incrociai le braccia. -Ashley, porta su Ale e dalle qualcosa da mettersi- -vacci piano Phil, non sono la tua schiava!- disse Ashley ridendo e dando una pacca sulle spalle a Phil -su vieni con me- mi fece cenno di seguirla. la loro casa era enorme, ancora più grande all'interno che all'esterno, cosa quasi impossibile. le pareti erano di un panna chiarissimo e ogni pavimento era ricoperto da tappeti con le frange bianche - anche se in alcune stanze i tappeti non c'erano -, la casa era inondata da un forte odore di pino, dato il fatto che si trovava in mezzo alla foresta. la stanze sembravano non finire più, la stanza di Ashley si trovava al secondo piano, la scala era tutta in cristallo e lungo le pareti c'erano dei quadri appesi antichi con dei ritratti, riconobbi un ragazzo molto simile a Phil, probabilmente era qualche suo nonno, e qualcosa di Ashley in una donna. la stanzo di Ashley era in fondo al lungo corridoio bianco perlato, ancora più chiaro del piano terra; le pareti della stanza erano bianche classiche, c'erano più o meno sei o sette armadi, un pò troppi per una persona sola, scorsi qualcosa di simile ad un letto però più vicino a sembrare un piccolo divano, tutto sembrava così strano o forse era la mia camera strana? -ehm... Ashley, quello sarebbe il tuo letto?- -ehm... letto... si, si è quello il mio letto- -ah ok, allora cosa mi devo mettere?- cercai di non sembrava troppo invadente. -ti vanno bene questi?- disse porgendomi dei vestiti a prima vista di seta e cashmire. -non sono un po troppo fru-fru?- -Ale, è meglio che ti abitui, io ho solo questi di vestiti in tutto l'armadio- disse ridendo sottovoce. -ok me li farò andare bene, grazie- -non c'è di che... ora vestiti così andiamo di sotto- -proprio non mi potete dire cosa succede?- -ecco vedi sono arrivati dei...- una voce proveninete dal piano di sotto la interruppe. -Ashley? non ti azzardare a...- -Ale dobbiamo andare, sbrigati, vatti a cambiare...- -ok- entrai nel bagno che si trovava nella sua stanza immensa per mettermi quei vestiti che con me non sarebbero durati poi tanto. -allora come sto?- mi accorsi subito che Ashley non c'era più -Ashley? dove sei?- uscii dalla stanza per cercarla, il grande piano superiore era vuoto, non mi restava che scendere le scale, doveva essere per forza di sotto. -Ashley? Ash...- ad un tratto mi fermai, sentii un brivido correre lungo la mia schiena, mi sentivo osservata, avevo paura a girarmi, ma, contrariamente, lo feci; dietro alla grande vetrata, al di fuori della casa, vidi un'ombra - nonostante si stesse avvicinando la notte - molto simile a quella di un'uomo, ma più veloce, correre in mezzo al bosco che confinava con la casa di Phil. rimasi immobile, pietrificata dalla paura. -Ale? Ale? hey sembra tu abbia visto un fantasma, che c'è?- Ashley era ricomparsa davanti a me con una velocità felina. io alzai il doto per indicare il punto in cui era sparita l'ombra. -c'era... c'era un'uomo, o meglio un'ombra, lì in mezzo- riuscii a dire tutto d'un fiato. -dove è andato?- nella sua voce c'era la preoccupazione. -non lo so... nella foresta, credo mi stesse fissando, poi quando mi sono girata è sparito...- -oh no, devi andare via, subito- intanto lei era già vicino alla porta. -perchè? Ashley non incominciare anche tu a mentirmi- lei non mi rispose, anzi, si precipitò da Phil. -Phil, abbiamo un problema, l'ha vista, era vicino alla vetrata, lei ora è in pericolo, devi portarla via- -e basta eh, nessuno mi porta via se prima non so cosa succede...- dissi io introducendomi nella loro conversazione -dov'è Liam? chi era quel tipo che è sparito nella foresta?- -avanti vieni, dobbiamo andare da mio padre- credendo che finalmente avrei avuto delle spiegazioni lo seguii. incominciammo ad avvicinarci alla foresta. -dove stiamo andando?- -da mio padre- la foresta diventava sempre più scura, a poco a poco si riusciva a scorgere una piccola casetta, sembrava essere uscita da un libro di favole ; era marroncina chiara ma aveva si e no due finestre, cosa molto strana. -Robert- -si figliolo?- il padre di Liam non dimostrava più di trentadue anni, era alto, capelli castano chiaro e gli occhi identici a quelli di Phil, solo un pò più chiari. -c'è un problema- disse Phil con aria piatta. -cosa è successo?- la sua voce era tranquilla, poteva calmare anche una bestia imbufalita. -l'ha vista e ho paura che abbia sentito il suo odore, la cercherà, dimmi che devo fare per tenerla al sicuro- -sai che quando lui sento l'odore delle sue - chiamiamole - "prede" non c'è nessuno che può fermarlo, però forse...- -cosa? qualunque cosa- gli occhi di Phil erano lucidi stavano per uscire delle lacrime ma poi si fece serio. -Alessandra, puoi venire qui un'attimo?- disse il padre di Liam rivolto a me. -ehm... si certo- ci trovavamo a qualche metro di distanza ma io ero riuscita a sentire tutto quello che dicevano. -se non ti dispiace dovresti dirmi precisamente tutto quello che è successo- il signor Robert mi guardava fisso neglio occhi, metteva timore a chiunque ma non a me. -bbbee... eecccocco...- sapevo cosa avevo visto ma non riuscivo a dirlo. -sta calma, tranquilla, sei al sicuro qui con noi...- -almeno lei mi dica cosa succede, la prego...- finalmente riuscivo a parlare -uffa!- sbuffai -da quando mi sono trasferita qui tutti mi mentono, ma perchè? cavolo! io non ho paura... ho sopportato di peggio... per una buona volta posso sapere cosa succede?- speravo che il signor Robert, essendo un'adulto mi avrebbe capita. -non ti preoccupare, alla fine della serata saprai tutto- -Robert non c'è un'altro modo?- chiese Phil. -no, deve sapere, lei può capire, ne sono certo- finalmente stavo per sapere cosa avevano di tanto oscuro da nascondere i Powell -allora Alessandra, ora raccontami cosa è successo- -be, io stavo scendendo le scale di casa vostra e...- -scusa se ti interrompo ma puoi anche darmi del tu, tu sei un'amica di mio figlio e a me basta per conoscerti- -gr... grazie, be insomma stavo scendendo le scale per cercare Ashley e ad un certo punto ho sentito un brivido lungo la schiena e mi sono sentita osservata, allora mi sono girata e dalla vetrata ho visto un'ombra che correva velocissima - una velocità impossibile per un'uomo - un'ombra- -Phil, vuoi che glielo dica io e vuoi dirglielo tu?- -Alex, vuoi venire con me?- mi chiese Phil porgendomi la sua mano. -s... si- dissi tentennando io. -Robert, non credo che sia al sicuro qui nel bosco...- informò Phil. -tu resta nei paraggi, in caso di necessità ci siamo io e Bill- -va bene, grazie Robert- Phil e io ci incamminammo all'interno del bosco, entrambi in silenzio. -ecco, vedi quello che ti sto per dire... non so come potrai prenderla...- incominciò Phil -tutti i segreti erano per proteggerti, non volevo il tuo male, sappilo, è solo che per me è difficile...- -Phil, c'entra il fatto della tua pella fredda? del cambiamento dei tuoi occhi? e del fatto che non ci sei mai quando c'è il sole?- -si- -mi stai forse prendendo in giro? ho visto un pò di film e di solito questo vuol dire che sei un vampiro...- non credendo a ciò che stavo dicendo incominciai a ridere. lui rimase serio, impossibile, non poteva essere un vampiro, i vampiri non esistono, esistono solo nei film come Twilight o True Blood. -Phil, sei un vampiro?- il mio respito accellerrò tutto ad un tratto -si- la sua voce era fredda, proprio come lui. -no, no, non può essere possibile, siamo forse su candid- camera? non è possibile!- la distanza tra noi era più o meno di due metri, camminando ci eravamo allontanati ma, in un batter d'occhi Phil mi prese le mani e le strinse forte tra le sue. -oh mio Dio... sei davvero un vampiro! io non... come... ma non esistono i vampiri! ma sono solo io quella che crede di vivere ancora sulla terra?- -hai paura?- -ma certo che no, io non ho paura, fin'ora non mi hai mai fatto del male e sono sicura che non me ne faresti mai...- feci un respiro profondo perchè non riuscivo a respirare -oh no! anche Liam è un vampiro? ma lui è caldo quindi è impossibile, o sbaglio? qui l'esperto sei tu...- -non posso dirti quelo che vuoi sapere da lui perchè spetta a Liam decidere, ma ricordati che non puoi dire a nessuno ciò che ti ho detto, ora però devi sapere che sei in pericolo- la parola "pericolo" non mi era mai piaciuta. -perchè? io non ci ho capito niente...- -vedi, quella persona che hai visto era un'altro vampiro, però si può che lui ha preferito seguire la sua "natura" e non cambiare, lui non appartiene a noi...- -perchè i vampiri sono divisi in specie?- -in un certo senso si... c'è chi decide di... non credo che tu voglia sapere...- -si che voglio sapere, io più o meno so come sono divisi i vampiri ma lo voglio sapere da te- io dei vampiri sapevo solo quello che avevo visto nei film. -allora qul vampiro che hai visto appartiene alla specie che ha preferito continuare a cibarsi di sangue umano, mentre noi ci cibiamo del sangue animale, che non ci rende forti come quello umano, ma almeno ci manitiene in forze- -e cosa ci faceva qui quel vampiro?- -beh non ha un buon rapporto con noi, o meglio, il suo clan non ha passato bei momenti con Robert, spesso mandano un loro segugio a farci visita, ma non è questo il problema...- -e quale sarebbe? perchè io sono in pericolo?- ormai non sapevo più cosa era vero e cosa falso, mi sembrava di girare la scena di un film. -perchè in questo caso un segugio è pericoloso per un'umano, sente il suo odore e lo memorizza, lui non si darà pace finchè tu non sarai morta; lui non ti doveva vedere, dovevi essere al sicuro, almeno all'interno della nostra casa- -Phil, adesso ho paura- la mia faccia si fece preoccupata. -io ti proteggerò, non gli permetterò di farti del male, te lo prometto, ora rientriamo in casa e ora che sai tutto non ti spaventare per certe cose che accadranno, sai per noi sono normali...- -ma... ma Liam? dove è andato?- era da un pò che era sparito. -beh non è molto al sicuro lui qui e poi deve controllare il suo territorio e avvertirci al primo movimento sospetto nella foresta al confine...- Phil fece una pausa e poi finì la frase -ora è meglio andare...- ci incamminammo verso la grande casa vicino il bosco, Phil mi teneva la mano, anche se era fredda non mi importava, con lui sapevo di essere al sicuro. -hey piccioncini!- gridò una voce dietro di noi. era il fratello di Liam, che stranamente sembra fare uno sforzo mentre camminava. -tutto a posto, Tristan, lo sa!- assicurò Phil al fratello. in un attimo Trsitan apparve davanti a noi, ora capisco perchè stava facendo quello sforzo camminando, era abituato a... non so come si possa definere quello che fanno loro, credo sia correre e camminare insieme, non ne ho idea. -Ale? stai bene?- mi chiese Phil strattonandomi per il braccio. vedendo Tristan fare una delle cose solite dei vampiri, mi accorsi che per me era come sognare ad occhi aperti. -si, si, sto bene, almeno credo... è solo che, capiscimi, è tutto un pò... come dire... strano, io fino a pochi minuti fa ero concinta che i vampiri esistessero solo nei film o nei libri e ora invece...- -lo so, lo so bene che può sembrare tutto strano- mi rispose Phil. -dovrai farci l'abitudine...- aggiunse Tristan tirando un sassolino che si trovava vicino al suo piede. -ci sono altri umani che sanno di voi?- mi dava i brividi pensare che potevo essere l'unica a sapere della loro esistenza. -ci sono molti umani che sanno che esistono i vampiri, ce ne sono in tutto il mondo- mi spiegò Tristan. -e Liam, lo sa?- -certo che lo sa, ma io non ti posso dire ciò che lui vuole che tu non sappia... è una decisione sua fartelo sapere, ricordalo...- disse Phil, poi aggiunse -ora andiamo, non è il posto migliore per parlare, date le circostanze...- continuammo lungo il sentiero che portava verso la casa di Phil; mi sembrava di essere agli arresti domiciliari, io stavo in mezzo e avevo a destra Phil e a sinistra Tristan, d'altronde ero in pericolo. -sono proprio una stupida! devo fare sempre di testa mia...- incominciai io, ormai eravamo quasi all'entrata della casa -se solo avessi aspettato Ashley e non fossi scesa...- -ti averbbe vista lo stesso, è un vampiro e un segugio, non gli sfugge niente, sentirebbe il tuo odore di umana anche dietro una parete di roccia spessa venti metri, mandano apposta quelli come lui, per far si che possa capire tutto quello che succede...- disse Phil, ormai la sua voce tenebrosa non mi spaventava più così tanto. -ma chi sono questi vampiri che mandano i segugi? perchè ce l'hanno con voi?- visto che ormai ero in pericolo mi sembrava giusto riuscire a capire qualcosa. -si chiamano Qamuri, Robert faceva parte del loro clan un secolo e mezzo fa, però non accettò il loro modo di vivere- -perchè, come vivevano?- la storia mi stava incuriosendo. -loro vivono a sud degli Stati Uniti, ma non restano mai in un posto tanto spesso; prendevano i gruppi di turisti, dicendo loro che gli avrebbero fatto visitare i posti più sperduti della città e poi...- il "poi" l'avevo capito, non riuscivo a credere alle mie orecchie. -ma come si può? è orribile ciò che fanno...- -è l'essere vampiri che ti spinge a fare questo cose, per questo cercavo di nasconderti tutto ciò- ormai eravamo dentro casa, Ashley era in piedi davanti alla grande vetrata che dava nel bosco, vedendomi mi corse in contro. -Ale, mi dispiace tantissimo, scusa, avrei dovuto aspettarrti sù, io...- -Ashley, non è colpa tua...- la interruppi io -sono io che avrei dovuto aspettarti al piano di sopra...- Ashley non riuscì a rispondermi che Robert entrò dalla porta, sembrava agitato e molto spaventato. -Phil! devi portarla via, va nel bosco, qui non è al sicuro, ce ne sono altri- -ma come posso fare da solo!- ormai la preoccupazione aveva invaso anche il corpo di Phil. -tu intanto va, ma non correre troppo, appena posso ti mando Syrus e Jason- Phil annuì e mi prese la mano. -dove stiamo andando?- chiesi mentre Phil cercava la parte del bosco in cui andare. -tieniti forte- mi disse lui. -perchè? Phil che...- non riuscii a finire la frase, lui mi prese sulle spalle e incominciò a correre come un saetta; tutto scorreva velocemente, sentivo il vento quasi strapparmi i capelli, nonostante la situazione, era bellissimo, tutto quello che vedevo nei film lo stavo vivendo, era un sogno, un sogno da cui non volevo risvegliarmi. non avevo idea da quanto tempo stessimo correndo, sapevo solo che a quella velocità, potevamo aver percorso mezzo mondo. ad un tratto Phil si fermò e io scesi dalle sue spalle. -che succede?- Phil mi fece segno di stare zitta e io obbedii. -qualunque cosa succeda, tu scappa, scappa più veloce che puoi da quella parte- mi indicò il punto da cui eravamo arrivati -troverai Syrus e Jason- -ho paura- riuscii a dire tutto d'un fiato. -lo so- disse lui. tutto accadde molto velocemente, davanti a noi spuntò un'uomo, lo riconobbi subito, aveva la stessa corporatura dell'ombra che avevo visto, era lui il segugio, a destra e a sinistra apparvero altri due vampiri, una più alto e uno più grosso di muscolatura. -lieto di rivederti, Phil- disse il primo che intanto si era avvicinato. -cosa vuoi, Caaron? lasciami passare- nella sua voce c'era la rabbia. -mi dispiace, sai cosa voglio, tu dammi la ragazza e tutto andrà bene- -puoi scordartelo- rispose Phil ringhiando. -se non me la darai tu, sarò costretto a prendermela- disse Caaron on tono di sfida. -andate all'inferno- -Julian, Marcus, prendetela- -no!- urlò Phil, buttandosi su di loro, prima che potessero raggiungermi. dovevo scappare, ma non riuscivo a muovermi, le mie gambe erano come pietrificate; vedevo Phil davanti a me combattere con gli altri due vampiri e vedevo Caaron, assistere alla scena, sorridente. -Ale! scappa!- riuscì a gridarmi Phil. in quel momento le mie gambe si sbloccarono, incominciai a correre nella direzione che mi aveva indicato Phil, avevo paura; sapevo che Phil non ce l'avrebbe fatta, sapevo che mi avrebbero presa. cercai di correre il più veloce possibile, ma per loro era come se io stessi camminando e anche molto piano. sentivo i passi veloci dietro di me. -ahh!- strillai appena vidi comparire davanti a me Caaron. -shh, non avere paura, io voglio solo parlare- disse e subito me lo ritrovai davanti -sai, è stato molto stupido da parte del tuo ragazzo portarti qui- -lui non è il mio ragazzo- -meglio, vuol dire che sarà più facile, non gli mancherai poi così tanto... sei così squisita, hai un'odore... mmm... fantastico- mi girai ma subito mi ritrovai Caaron davanti. mi prese per il polso destro stringendolo sempre più forte. -lasciami, mi fai male!- -piccola, non è niente in confronto a quello che ti sta per succedere, credimi è meglio che lo faccia io, altrimenti ci penseranno Julian e Marcus e loro sono molto affamati- -non ti avvicinare- -come, così?- in un secondo fu ancora più vicino a me, buttandomi a terra, a spalle contro un'albero. lui si buttò contro di me, prendendomi tutti e due i polsi con una mano e avvicinandosi al mio collo. -Phil! aiutami!- urlai contro il nulla -ahh!- sentii il suo fiato contro il mio collo. poi vidi Caaron volare in aria e subito Phil fu accanto a me. -Phil, cosa... cosa succede?- la sua faccia si stava contraendo, sembrava che non stesse respirando. -shh, guarda me- disse Robert che subito fu accanto a me -Phil, vattene!- -no, io resto qui- -Phil, vattene, la agiti solo di più- sentivo un dolore fortissimo sul collo, misi la mia mano sopra e sentii qualcosa di bagnato, togliendola mi accorsi di avere del sangue sopra. -che... cosa... oh mio Dio!- -piano, non ti agitare, adesso ti porto dentro casa, però devi promettermi di tenere gli occhi chiusi, va bene?- annuii. Robert mi prese in braccio, io chiusi gli occhi, ma, appena passammo sentii qualcosa bruciare, aprii pochissimo gli occhi e vidi un'uomo spezzarsi in due e venire buttato dentro il fuoco. un brivido mi percorse tutto il corpo. -che... chi è?- -ti avevo detto di non guardare, ora chiudi gli occhi- obbedii, non volevo vedere altro. Robert teneva la sua mano sopra il mio collo e con l'altra mi teneva in braccio, non avevo idea di come potesse fare, d'altronde era un vampiro, poteva fare qualsiasi cosa. subito arrivammo dentro casa. -Ashley, Ceryl, uscite subito!- a quanto pare non sopportavano la vista del sangue. -Stephanie, aiutami!- subito arrivò, una donna bellissima, non era molto alta, aveva dei lunghi capelli biondo ramato e degli occhi color oro. -cosa... che fai?- chiesi a Robert mentre mi adagiava sul tavolo. -che cosa ti ha fatto?- -non... non lo so, si è avvicinato a me e poi è volato in aria...- cercai di spiegare. -ora devi stare ferma, farà male, molto male- -cosa vuoi farmi?- -ti devo richiudere la ferita sul collo- non fece poi tanto male, sentii qualcosa infilarsi dentro la pelle e bruciare, ma tutto finì in un'attimo. -bene, sono arrivati in tempo, non ti ha fatto quasi niente- subito mi ritrovai Phil davanti. -stai bene? cosa ti ha fatto quel...- -sto bene, sono solo stanca...- -Phil perchè non tiri fuori il letto e lo metti in camera tua?- -si, Bill, Syrus? mi aiutate?- passarono davanti a noi velocemente con un letto sulle spalle. -vieni con me- -ok- acconsentii io. dentro la camera di Phil si trovava un grande letto antico, con delle rifiniture sui lati. -grazie- dissi io. -è il minimo dopo tutto quello che hai passato- in un secondo sprofondai nel sonno, ricordo solo che il giorno dopo mi ritrovai nel mio letto. ---

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Capitolo 10
*** ritorno a Portland ***


erano passati quattro giorni, da mia nonna si stava benissimo, non avevo più problemi, ormai avevo dimenticato tutto. mi ero ripromessa di non ritornare più nella scuola di Giò, lei infatti non me lo chiedeva più. -io non capisco, c'è il solo e piove... anzi sta pure sparendo il sole, tra poco sarà anche notte, ma tu come facevi a resistere in quel postaccio dove vivevi?- mi chiese Giò mentre cercavamo di ripararci dalla pioggia. -dopo un pò ci fai l'abitudine se quasi ogni giorno piove!- -non credo ti verrò a trovare spesso...- -non ti preoccupare, so che tu ami il sole- -ma guarda te! stiamo parlando da due minuti e già è calato il sole! odio l'inverno...- -anche io, meno male che è quasi finito...- -ma per quanto pensi di restare ancora? a tua madre mancherai...- -prima di partire ho litigato con mia madre, quindi...- -come mai?- -perchè trascura troppo mio fratello, ora che è incinta è ancora peggio...- -dovrà lasciare il lavoro, questo è ovvio- -non ne vuole sentire parlare, ma alla fine lascerà il lavoro, non può dare ad una badante due bambine appena nate, il latte lo devono prendere da lei...- camminammo a braccetto sotto l'ombrello, sentivo ticchettare la pioggia sull'ombrello, cosa che mi rilassava molto. -sai qual'è una cosa che mi piace fare quando piove? guardare la pioggia che cade nel fiume- -davvero?- annuii e ci avvicinammo alla ringhiera del ponte su cui stavamo passando; quando tornavo da scuola adoravo sedermi su un pilastro che si trovava alla fine di quel ponte e osservare il fiume che scorreva. -vivo qui da quando sono nata ma non ho mai capito perchè ci siano queste statue da gargoile ogni venti metri... le trovo orribili- disse Giò rompendo il silenzio. -a me piacciono...- ultimamente avevo vissuto con delle persone che per la gente normale erano "mostri", quelle statue mi erano sempre piaciute, di solito dopo aver fissato il fiume le guardavo e cercavo di capire qual'era il loro umore, ogni statua aveva un'umore diverso, c'era chi aveva la disperazione negli occhi, chi era felice, chi pensava e la mia preferita: la serenità, era la mia statua preferita, il gargoile aveva la faccia tranquilla, niente la disturbava. dopo un pò, io e Giò riprendemmo a camminare per il lungo ponte. -oh santo cielo, Alex, guarda quel tipo laggiù, guarda quant'è carino e tenebroso allo stesso tempo, per quanto è fico nemmeno si è portato l'ombrello!- cercai di individuare il tipo che diceva Giò, invano. -ma dove?- -proprio davanti a noi, ci sta anche guardando, assomiglia parecchio a... com'è che si chiama quel tuo amico? ah sì, Liam- -impossibile- ad un tratto lo vidi, era proprio lui, come era arrivato fin qui? non poteva averlo fatto davvero. passamo davanti a lui e stranamente non si mosse di un centimetro, dopo un paio di minuti mi girai di nuovo per cercarlo ma lui non c'era più, forse era un'altra persona e io lo avevo semplicemente scambiato con Liam. -Alex, ti prego torna a casa, mi dispiace- mi girai di scatto e vidi la faccia preoccupata di Liam. -ah, ah, lo sapevo che era lui! lo ricordavo, beh, ora vi lascio parlare, a domani Ale!- Giò sparì in un secondo, per una volta che mi serviva lei se n'era andata, non volevo restare sola con Liam. -ti prego perdonami, io ti dirò tutto, però prima devi aspettare la fine dell'anno scolastico, devo finire una cosa...- -Liam, basta- -Alex, mi manchi...- -anche tu mi manchi, ma non ce la faccio a tornare a casa, perchè non rimani tu qui? resta qui con me, ci divertiremo insieme...- -ma certo che rimango! posso abbracciarti? mi manchi troppo- in quel momento tutto sparì, risentii il forte calore che emanava Liam ogni volta che mi abbracciava, una delle tante cose che mi mancavano di lui. -però c'è un problema, non ho un posto dove dormire...- -a questo provvedo io e visto che è presto ti faccio fare un giro, l'ultima volta che sei venuto qui eri piùttosto piccolino, ricordi?- -non molto... dove mi porti?- -non ho un posto preciso, solo in giro...- feci fare a Liam un bel giro della mia città, gli feci vedere tutti i posti preferiti da me e Giò e tutte le nostre scorciatoie, poi si fece troppo tardi e fu il momento di trovare un posto per Liam. -che ne dici se chiedo a mia nonna di farti dormire sul divano? per te va bene?- -certo che mi va bene, ho un sonno!- -ti ricordi mia nonna, vero?- Liam annuii. -bene, sono sicura che lei si ricordi di te...- in una decina di minuti eravamo a casa. -nonna? sono a casa!- -ciao tesoro!- -nonna ti ricordi di Liam?- -quel tuo amico di infanzia, giusto?- -si, è qui!- mia nonna subito si precipitò verso me e Liam. -ciao Liam, ti ricordi di me? beh eri solo un bambino e guardati ora!- -nonna...- dissi io rimproverandola sotto voce. -scusa- -Liam può dormire qui?- chiesi così veloce, che credo nessuno mi avesse capito. -ehm... si... può dormire sul divano, per te va bene Liam?- -certo, pur di dormire qualsiasi cosa- -bene, allora è tutto apposto...- dissi io cercando di scappare in camera mia per evitare mia nonna -vado in camera mia, ciao!- -signorina, vieni subito qua!- la voce di mia nonna non sembrava tanto felice. mi girai e tornai verso di lei con la coda tra le gambe. -Liam, tesoro, potresti lasciarci sole un secondo?- -certo- la mia fine era ormai vicina. -allora, spiegami un pò, credi che tua madre farebbe dormire quel tuo amichetto a casa?- -nonna, lui dorme quasi sempre con me, siamo solo amici...- -tesoro, non sono nata ieri, da come ti guarda direi che siete più che amici, o almeno lui vorrebbe esserlo- -ma che dici! ci conosciamo fin da piccoli, anche tu ci hai visto quando avevamo tre anni, io non gli piaccio, te lo assicuro...- -visto che sono sicura che domani gli presenterai Giorgia, prova a guardare i suoi occhi mentre la vede e poi quando parlerà con te guarda di nuovo i suoi occhi, ti accrogerai che cambiano e molto anche...- -va bene, ci proverò, ma non è così, te lo assicuro, comunque, Liam può restare qui per altri due giorni? fino a quando non partirò anche io?- -credo che possa restare...- -ah! grazie nonna!- dissi dandogli un grande bacio sulla guancia. -ah, quasi mi stavo scordando- continuò lei sciogliendo l'abbraccio -ha chiamato tua madre, ti cercava...- -mi stai forse prendendo in giro? non mi ha mai chiamata...- mia madre che chiamava me era quasi impossibile, avevo fatto anche molte gite con la scuola e lei non mi aveva mai chiamata. -prova a chiamarla...- -ok, mi dai il telefono?- -è sul tavolo- presi il telefono e feci il numero di casa, squillò solo una volta prima che mia madre potesse rispondere. -pronto?- la sua voce era preoccupata. -mamma, sono io, perchè mi hai chiamata?- -ho riflettuto parecchio su quello che mi hai detto e... beh... volevo chiederti di tornare a casa, manchi a tutti- -davvero vi manco?- mi sembrava inverosimile, davvero mancavo a mia madre? -certo, Alessandra, sei mia figlia, ho lasciato il lavoro e va tutto benissimo, tuo padre è felicissimo e tutti noi vorremmo rivederti, ti prego, torna domani- -ok, va bene, tornerò domani, buona notte, mamma- -buona notte, tesoro- sentire mia madre parlare in quel modo mi fece venire le lacrime agli occhi; immediatamente mi vennero in mente i ricordi che avevo da bambina. misi il telefono apposto e mi infilai sotto le coperte. mia madre aveva subito un cambiamento, cosa poteva averla cambiata in quel modo? doveva essere successo qualcosa. qualunque cosa fosse, l'avrei scoperto. -allora chiamami appena arrivi, promesso?- -certo nonna- diedi un'ultimo abbraccio a mia nonna e mi diressi verso Giò. -Ale, mi mancherai tantissimo- riuscì a dire fra le lacrime mentre mi abbracciava. -anche tu, mi devi promettere di venirmi a trovare qualche volta- -ma certo! sfiderò la pioggia, pur di rivederti!- -ciao- mi avvicinai a Liam e insieme salimmo sull'aereo. dopo il decollo, Liam incominciò a guardarmi. -Liam che c'è? perchè mi fissi?- -devo dirti una cosa... una cosa che non ti piacerà molto...- -ok, dimmela...- -ricordi i vampiri? quelli che... insomma i vampiri...- -se ti riferisci a quello che mi ha dato un morso sul collo quasi uccidendomi, si- -guarda che non è colpa mia...- -in parte si, comunque, che c'entrano?- -uno di loro è scappato, te lo voleva dire Phil, ma non ce l'ho fatta a trattenermi...- -co... come? uno di loro è scappato?- sentivo il cuore pronto a salirmi in gola, sentivo le vene pulsarmi e il collo farmi un male terribile. -si, deve essere tornato dal suo clan, finchè non sarà morto, dovrai stare molto attenta, ognuno di noi ti sorveglierà, non sarai mai sola...- -non potete fare in modo di essere sempre con me... arriverà il momento in cui resterò sola... almeno dimmi ora che centri tu con loro...- -per ora io non c'entro niente con loro e mai c'entrerò, voglio solo assicurarmi che tu stia bene...- -sai quanto manca? non mi sento molto bene...- -credo una ventina di minuti... cosa hai?- sentivo una fitta allo stomaco, il collo mi prudeva solo al pensiere che uno di loro fosse fuggito e la testa mi stava scoppiando. -non... non lo so...- -che cos'hai sul collo? perchè ti gratti? fa vedere- -no Liam...- non riuscii a fermarlo in tempo, sapevo che quello che avevo sul collo gli avrebbe dato la nausea, avevo ancora la forma dei denti di Caaron. appena Liam si avvicinò, subito balzò sul sedile. -Liam, scusa, ho cercato di fermarti... io non...- -Alex, non è colpa tua, è colpa di quell'essere, capisci che poteva ucciderti o trasformarti in uno di loro? non so cosa avrei fatto...- -basta Liam, non avresti fatto niente, perchè non è successo...- -ma uno è riuscito a scappare!- -e lo prenderanno, ricorda che qui quella in pericolo sono io, non te... me la sono cercata, sono io che sono voluta venire con voi...- per tutto il resto del viaggio restammo in silenzio. non riuscivo a conciliare tutte le cose che stavano succedendo; mia madre, scoprire che Phil è un vampiro, sapere che un'altro mi sta cercando per uccidermi invece era il colmo. stranamente però la paura non era così grande, sapevo che cosa voleva quel vampiro, vendicare i suoi amici uccidendo me. appena scesa dall'aereo vidi che ad accogliermi, oltre alla mia famiglia, c'erano anche Carter, Bill, Ashley e Robert. subito mi precipatai verso mamma, papà Andy, Giuly, Loghy e Jonny. -Ale! come ci sei mancata!- esclamò mio padre abbracciandomi. -mamma, scusa per quello che ti ho detto- dissi appena sciolasi l'abbraccio da mio padre. -ne parleremo dopo, ora vai dai tuoi amici e divertiti!- -grazie mamma- diedi un'altimo abbraccio a tutti e poi andai a salutare il resto delle persone che mi stavano aspettando.

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Capitolo 11
*** accadde il guaio ***


-hey, come mai questa grande accoglienza? mica torno dall'oltretomba!- dissi scherzando. -ah, come mi sei mancata!- disse Carter abbracciandomi e sollevandomi per quanto era forte. -bentornata, Ale, vedi noi dovremmo parlare...- incominciò Phil. -so già tutto, me lo ha detto Liam- e subito lui arrivò. -scusatemi, non ce l'ho fatta a trattenermi...- -almeno una cosa giusta l'hai fatta fratello, l'hai riportata a casa!- disse Carter salutando Liam. -mi sei mancata!- disse Ashley abbracciandomi, immediatamente un brivido mi percorse la schiena -scusa...- -prima o poi mi abituerò; oggi eravate voi di turno per sorvegliarmi?- chiese scherzando. -si, domani ti spetta Ceryl, buona fortuna!- disse sottovoce Bill. -avanti Bill, è pur sempre tua sorella!- esclamò Robert dandogli un colpetto sulla spalla. intanto parlando ci eravamo spostati all'uscita dell'aeroporto. -Alessandra, dovresti venire con noi, se non ti dispiace- disse Robert. -no, certo che no, vado a dirlo a mia madre- stava salendo in macchina quando la chiamai. -mamma!- urlai avvicinandomi a lei -vado a casa con Phil, ci vediamo dopo!- -ok tesoro, va pure!- mi faceva uno strano effetti sentire mia madre chimarmi "tesoro", ma probabilmente in quel momento era il suo modo di dirmi che mi voleva bene. -ma davvero non hai nemmeno un pò di paura?- mi chiese Bill appena entrati in casa. -perchè dovrei avere paura?- -beh, prima di tutto perchè sei in una casa piena zeppa di vampiri e secondo perchè altri vampiri ti stanno cercando per ucciderti... non è certo una favola coi fiocchi...- -io non ho paura, io mi fido di tutti voi...- -beh fai male...- disse Ceryl scendendo le scale. -tu non dovresti essere a caccia?- -non sono lenta come una lumaca, Bill, ho appena finito- -perchè non dovrei fidarmi?- chiesi curiosa a Ceryl. -perchè siamo vampiri e alcuni di noi ancora non sopportano l'odore del sangue e tu sei solo una fragile umana, alla prima goccia di sangue potremmo ucciderti- sapevo che ciò che stava dicendo Ceryl era vero, ma io mi fidavo di loro, sapevo che non mi avrebbero mai fatto del male. -io mi fido e basta, so che non mi fareste mai del male e so il rischio che corro stando con voi...- io ero diventata amica di Phil prima di sapere che fosse un vampiro e ciò non ci aveva di certo allontanati, avevano più paura loro di farmi male che io di morire morsa da loro, sapevo che altri vampiri mi stavano cercando e sapevo il perchè e le conseguenze se mi avessero trovata, non avevo paura, non tanta almeno... -io non ti capisco, hai la possibilità di andartene e invece resti qui? se solo avessi potuto scegliere, me ne sarei andata...- -sappiamo tutti cosa avresti voluto, Ceryl- ringhiò Bill. -la potete smettere per un secondo?- la mia testa stava scoppiando come un palloncino sotto il sole cuocente, non capivo più niente -non capisco, perchè mi avete fatta venire qui, se state solo litigando?- -scusali, non sono in perfetta sintonia... potresti venire con me, nel bosco? Phil, vuoi accompagnarci?- prima che potessi aprire bocca s'intromi Phil e rispose. -Robert, è proprio necessario? io preferirei che...- -lo so cosa preferiresti, ma dobbiamo farlo e basta- -per me va bene- risposi alla prima domanda che mi aveva fatto Robert. -Phil, vieni con noi?- chiese Robert prima di uscire di casa. -vado io con lei, tu raggiungici tra un pò- -ricordati che non puoi scappare- Phil nemmeno si girò per rispondere, chiuse la porta dietro di se e mi mise un braccio intorno alla vita. -che succede?- ridacchiò. -perchè deve sempre succedere qualcosa?- -Phil non sono nata ieri, mi puoi dire che succede? perchè dobbiamo andare nel bosco?- -ecco, visto che dovrai avere a che fare con i vampiri, buoni e cattivi, è giusto che tu sappia qualcosa su di noi, tanto per non correre rischi- -ok, per me va bene, perchè non volevi che venissi?- -perchè ciò che succede nel nostro corpo può essere ripugnante...- -io invece lo trovo divertente, "a scuola con i vampiri", mi piace!- -ricorda che qui non stiamo giocando, sono cose serie...- gli feci un sorrisetto dei miei soliti e mi girai. -corriamo?- -cosa?- chiese lui ingenuo. -voglio provare a correre con te, però non rallentare, voglio capire quanto sei veloce rispetto a me- -io non credo che...- -invece si- lo interruppi io -pronto?- gli urlai mentre mi ero già messa in moto. -ok, ma te ne pentirai!- sentii qualocosa passarmi velocemente accanto, sentii lo spostamento d'aria in una frazione di secondo, non poteva essere Phil, era davvero troppo veloce. dopo un pò, esausta, mi fermai. -Phil? dove sei? dai non è divertente!- Phil era come sparito, chissà fino dove poteva essere arrivata correndo così veloce. ad un tratto mi apparve dietro. -oddio! Phil! non fare mai più così, davvero mi spaventi- -scusa, sei tu che hai voluto correre...- -giusto, mi ricorderò di non chiedertelo mai più- in lontananza vidi un tronco d'albero e pensai opportuno andarmici a sedere. in un'attimo Phil fu accanto a me. -a volte credo di essere un vero pazza per stare così accanto a te- -perchè?- -perchè tu senza rendertene conto mi fai del male, per starti vicino devo soffrire tantissimo, l'impulso di ucciderti è sempre più forte- le nostre teste incominciarono ad avvicinarsi, tutto quanto sparì, eravamo solo io e Phil, un vampiro, un vero vampiro, tutto era cominciato quella sera, una sera che non avrei mai dimenticato, avevo paura, ma allo stesso tempo voglia di stare vicino a Phil, non riuscivo a capire che cosa mi stesse succedendo. poi qualcosa ruppe il silenzio e noi ci allontanammo di scatto. -è Robert?- chiesi io ancora frastornata. -stammi dietro- riuscì a dire Phil prima di incominciare a ringhiare. un'uomo apparve davanti a Phil, distante più o meno di sei o sette metri. -buon pomeriggio carissimo Phil- disse lui. -ben tornato James, cosa ti porta qui?- -io e il mio amico abbiamo sentito un'odorino invitante e abbiamo pensato di andare a cercare la persona che ci aveva attirato e a quanto pare l'abbiamo trovata- -ciao bellezza- disse un'altro uomo apparso dietro di me. io feci un salto per la paura e mi strinsi ancora di più a Phil, ero sicura che quelli fossero vampiri, non c'era alcun dubbio, ma quanti diamine ce ne erano ancora di vampiri a Portland? -non vi azzardate a toccarla, lei è mia- -beh allora in questo caso cambia tutto, avanti Cedric, andiamo via- i due vampiri sparirono in un attimo, in quel momento vidi tutto quello che era successo come un flashback, tutto sembrava più strano da quando la mia mente era piena di pensieri alquanto strani, volevo solo tornarmene a casa. -Phil, che vuol dire che sono tua?- -per i vampiri, vuol dire che solo io posso morderti- al suono di quelle parole messe insieme rabbrividii, sapevo cosa intendeva dicendo quella frase, solo al pensiero mi venne in vomito. -non ci provare nemmeno, non mi morde nessuno, che sia chiaro!- -scusa, ma in quel momento era l'unico modo per farli andare via, se non lo dicevo ti avrebbero presa- -capito, però non dire più cose del genere, non mi piace... comunque, tra quanto arriva Robert?- -è già qui- e infatti così fu, dopo pochi secondi Robert era davanti a noi. -visto che sto gelando potete dirmi subito quelle che dovete dirmi così posso tornare a casa? credo che la giornata sia stata già abbastanza strana... e poi solo una curiosità, si può sapere quanti altri vampiri ci sono in questa città?- -per ora solo noi, gli altri sono di passaggio...- -beh si può sapere perchè ogni volta che dovete dirmi qualcosa dobbiamo stare nel bosco? non è pericoloso?- -se sei con noi, per ora no...- disse Robert -comunque volevamo solo sapere se eri d'accordo con il fatto che per la tua sicurezza dovresti passare la maggior parte delle tue giornate qui con noi, perchè sarebbe più difficile se un vampiro attaccasse quando sei a casa- -e molto più pericoloso- aggiunsi io -comunque va bene- -avanti ora riportala a casa Phil- ci girammo e tornammo verso la macchina di Phil. ancora non riuscivo a capire se ciò che stavo vivendo era un sogno oppure era la pura realtà; si telegiornali, quando parlavano dei film o dei romanzi dicevano sempre che erano stupidaggini perchè si mettevano in testa idee sbagliate sulla vita, ma a questo punto a chi dovrei credere? eppure Phil era davvero un vampiro, non c'era dubbio, non sapevo se chiederglielo o no, ma alla fine mi buttai. -Phil, posso chiederti una cosa?- -certo, cosa?- chiese senza distogliere lo sguardo dal volante. il suo modo di guidare non mi piaceva poi tanto, correva in un modo assurdo, ma d'altronde, dato il fatto che nella realtà correva anche più veloce c'era da aspettarselo. -tu come sei diventato un... vampiro?- tutto ad un tratto frenò spostandosi al lato della strada, dove c'era un grande piazzale di terra che dava nel bosco. sapevo che quella domanda non era piacevelo per lui, ma come al solito io dovevo sempre rovinare tutto. Phil scese di corsa dall'auto, cercai di seguirlo ma era troppo veloce, restai nel bosco, ferma, immobile, non sapevo che fare, corrergli dietro era inutile. dopo nemmeno mezzo secondo mi apparve dietro le spalle. -ah! Phil! mi hai fatto prendere un colpo!- ancora non mi ero abituata a lui che mi sbucava da dietro. -era il milleottocentosettantacinque, stavo morendo di ematopoiesi, il mio dottore cercò di fare tutto il possibile per salvarmi ma ovviamente con sforzi invani, ero il caso peggiore di quella malattia, era persino vietato ai miei genitori di venirmi a trovare, mi potevano guardare solo da dietro un vetro. ricordo che un giorno stavo malissimo, riuscivo a malapena a respirare, il dottore fece chiudere le tendine della sala da cui potevano guardarmi e mi sussurrò che gli dispiaceva tantissimo e che avrebbe fatto di tutto per salvarmi; del resto non ricordo molto, ricordo solo che mi strinse una mano e si avvicinò al mio collo, subito sentii tutto bruciarmi, mi sentivo prosciugare, mi sembrava di essere all'inferno, poi si morse un polso e me lo avvicinò alla bocca, sentivo il sapore del sangue in bocca, era tutto così orribile; quando riaprii gli occhi ero a casa di Robert, che mi spiegò tutto. tentai più volte di tornare a casa mia, almeno per salutare per un'ultima volta i miei, ma me lo impedirono; dopo vent'anni, una notte sul tardi, vidi passare una donna, sulla sessantina, riconobbi subito mia madre, lei si sentì osservata e si girò ma ero già sparito- il racconto di Phil mi fece venire le lacrime agli occhi,per me poteva anche sembrava un gioco, ma pr lui essere diventato un vampiro aveva voluto dire perdere la sua famiglia. -perchè non sei andato da lei? eri lì, avevi l'occasione di dirgli tutto, perchè...- -perchè con il passare del tempo avevo capito che ero giusto che loro pensassero che fossi morto, avrebbero sofferto meno di sapere che il proprio figlio era condannato e si doveva cibare del sangue per sopravvivere...- -scusa Phil, io non avevo il diritto di chiedertelo... io...- -è successo e basta, è la mia storia- mi interruppe lui. -senti, mi riporti a casa per favore? mia madre si starà chiedendo dove sono- ero certa di aver rovinato la giornata - o meglio la nottata - a Phil, durante il viaggio in macchina verso casa mia cercai di parlare con lui ma si fece trovare molto freddo. -allora, tu cosa fai tutta la notte? perchè io una volta ho provato a rimanere sveglia, solo che dopo una mezz'oretta sono crollata e poi quando è sorto il sole non sono riuscita ad alzarmi dal letto perchè...- -non sono arrabbiato con te- mi interruppe Phil, meno male perchè stavo incominciando a parlare a bambera, cosa che odiavo ma lo facevo fin da piccola. -scusa è che quando solo nervosa o non cosa fare incomincio a parlare senza mai fermarmi, mi succede sempre e...- sentii lo sguardo freddo di Phil che mi fissava come per rimproverarmi, poi mi accorsi del perchè, lo stavo rifacendo di nuovo. -oh no! scusami... ok ora sto zitta- -no, ti prego parla, però, sarò anche un vampiro ma non ho le orecchie magiche, quindi ti prego parla piano- -giusto, giusto... sai mi sembra impossibile ciò che mi sta capitando, insomma, ancora non so di preciso quello che è Liam, alla fine scoprirò che è un licantropo, un mutaforma o che so io...- Phil si schiarì la voce, voleva forse dire che Liam era una di quelle cose che avevo nominato? no, non poteva essere... io stavo solo scherzando, insomma, dovevo capire chi era Liam - o meglio "cosa" era - ed ero decisa, dovevo assolutamente capirlo. -ok, ho in mente un piano, che riguarda anche te, caro mio- -ah no! quelli sono affari suoi e sai che noi due non abbiamo un buon rapporto, quindi non se ne parla- -appunto perchè non avete un buon rapporto, è perfetto, devi solo... aspetta, cosa possono fare i vampiri? io una volta ho sentito dire che i vampiri possono ipnotizzare, è vero?- -non siamo dei maghi, alcuni di noi ci riescono, Ashley ci riesce, ma credo che sia un talento naturale più che una dote da vampira...- -mmm... e sentiamo, tu che cosa puoi fare? correre veloce, leggere nel pensiero, trasformarti, cosa?- -io posso percepire i sensi delle persone- -in che senso?- ero un pò confusa, non si era spiegato poi tanto bene. -semplicemente posso capire quando una persona sta male dentro o quando sta bene oppure quando mente e quando dice la verità- -e riesci a percepire me, ora? -veramente no, non so perchè, ma è come se ti fossi chiusa, sbarrata, di solito percepisco anche solo qualcosa di confuso, ma con te niente- -e quindi cosa c'è che non va in me? -non lo so, sei la prima con cui mi capita- strano, avevo qualcosa che non andava e non era certo una novità, c'era sempre qualcosa di sbagliato in me, continuamente. -io preferisco non poterti leggere perchè mi fai sentire normale per quel poco che posso esserlo- -perchè non ti piace sapere come sta la gente?- -non è bello avere un milione di idee nella testa, tutte mischiate, se non fossi un vampiro, sarei già morto per il mal di testa- -wow- riuscii a dire solo quello, il mondo dei vampiri era affascinante, incantevole. -allora a domani, io resto comunque qui sotto, stasera ci sono io con Ashley- -ok, ciao- mi avviai verso le scale, ormai non avevo più paura, sapevo che tutti volevano proteggermi, c'era qualcuno che ci teneva a me e stava facendo di tutto per farmi restare in vita; la mia testa era tempestata da domande continue, a volte anche molto stupide, forse troppo, volevo solo andarmene a dormire, per svuotare la mente. entrai in casa cercando di fare meno rumore possibile, non volevo svegliare mia madre e mio padre che sicuramente stavano dormendo. la casa era silenziosa, dal piano di sopra non provenivano rumori, poi una luce accecante mi abbagliò. -oh, finalmente sei arrivata- disse Logan abbracciandomi. -Loghy, stai bene?- -Ale, mentre tornavano a casa, mamma e papà hanno avuto un grave incidente, ora sono in'ospedale- -cosa? come... no, non può essere- -calma, la nonna è già in'ospedale con gli altri, io sono rimasto qui per portarti da loro- -no, vai tu, io non voglio venire- -ma, Alex- -scusa...- riuscii a malapena a dire quella parola, subito uscii fuori casa e corsi nel bosco, non potevo crederci, basta, tutto stava accadendo troppo in fretta, non potevo accettarlo, non poteva succedere davvero, ero sicura di sognare, dovevo solo darmi un pizzicotto e svegliarmi, ma non funzionò, era tutto vero; dovevo capire perchè la sfortuna ce l'aveva con me, dovevo trovare un modo per rimettere tutto apposto, ma quale? cosa fare per non soffrire più? per un'attimo dimenticai la notizia che avevo appena avuto, ricordandola mi misi ad urlare per la paura di perdere tutto. -no!- strillai -no!- volevo che tutti mi sentissero, volevo che quel vampiro che mi voleva uccidere mi trovasse. le lacrime incominciarono a rigarmi le guance, tutto stava finendo, la vita di qualcuno si stava spegnendo. -no!- strillai ancora più forte -no, no, no... ripetei a voce più bassa- ad un tratto vidi spuntare una figura davanti a me, volevo solo stare da sola, ma i vampiri questo non lo capivano. -mi dispiace- disse la sua voce perfetta. -non può capitare davvero a me- gli sussurrai affondando il viso nel suo petto. -avanti, ti porto dai tuoi genitori- -no, Phil, non lo voglio vedere- -va bene, ma non puoi restare qui da sola- -resta con me, ti prego, non voglio stare sola con i miei pensieri- -vieni a casa mia, c'è solo Ashley, gli altri sono a caccia- mi lasciai convincere ad andare a casa sua, volevo stare da sola, ma allo stesso tempo non volevo restare con la mia testa, con tutti i ricordi che mi tornavano in mente, non ce la facevo, i miei genitori non potevano morire, non potevano andarsene. non so come ma mi ritrovai in una piazza, da sola, qualcosa mi era familiare, ma certo, era la piazza del parco dove andavo da bambina, ma intorno a me non c'era verde, era tutto nero. una persona si avvicinò a me, era magra alta, poco più di me, non potevo crederci, era mia madre, ma lei era in'ospedale, come poteva essere lì. si avvicinò a me io mi sporsi per abbracciarla, cercai di prenderle la mano, ma lei si ritrasse. -tu non puoi toccare, io sto morendo per colpa tua!- a sentire quelle parole il mio cuore si ruppe in mille pezzi, non era colpa mia se mia madre era in'ospedale. -mamma, cosa dici?- -io non sono tua madre, lo ero ma tu mi hai uccisa, non ti ricordi? tu non sei venuta con noi e per colpa tua siamo andati a sbattere- -è vero- attaccò un'altra voce, anche mio padre era lì, vicino a mia madre, si tenevano per mano e diventavano sempre più trasparenti -tu ci hai uccisi entrambi, non ci volevo bene, noi ti abbiamo dato tutto e tu lo hai preso senza mai dirci grazie- volevo piangere, ma non ci riuscii, i miei occhi erano come sigillati. -per colpa tua saremo costretti ad andarcene, è solo colpa tua- vidi mia madre e mio padre allontanarsi, scomparire, cercai di corrergli dietro ma sembrava che io non mi muovessi. qualcuno mi afferrò la gola e mi gettò a terra. vidi tutto passarmi davanti, l'uomo fece spuntare dei canini e si avvicinò a me, cercavo di strillare ma non usciva alcun suono dalla mia bocca. -ah!- riuscii a strillare. quando aprii gli occhi incominciai a piangere, vicino a me c'era Phil, ero in una stanza che riconobbi subito, era la camera di Phil, lui mi fissò preoccupato. mi buttai fra le sue braccia piangendo sempre di più, non avevo mai fatto incubi di quel genere e solo a ripensarci mi venivano i brividi, stranamente Phil non aprì bocca, di solito era lui il primo a chiedermi cosa succedeva, iniziai a preoccuparmi. -Phil, tutto bene?- -shh- mi fece lui zittendomi -non sentirai niente, sarà solo un pizzico- ringhiò girandosi verso di me. aveva i canini in fuori, la bocca aperta e si avvicinava sempre di più a me, eppure non stavo sognando, ma Phil non l'avrebbe mai fatto. cercai di dimenarmi ma poi apparve Liam, credevo di essere salva ma appena lui si avvicinò mi bloccò le braccia impedendomi qualsiasi movimento. incominciai a strillare può forte che potevo,c hiusi gli occhi sperando di svegliarmi, ma quando li riaprii loro erano ancora lì, vedevo tutta la scena al rallentatore, come se non la stessi vivendo davvero. chiusi gli occhi e quando li aprii Phil era di nuovo davanti a me che mi guardava sconvolto, mi teneva le braccia senza fare pressione. istintivamente mi spostai e scesi dal letto. -Ale, cosa c'è? cosa hai sognato?- -non mi toccare, stammi lontano- riuscii a dirgli mentre mi fissava dall'altro lato della stanza. -aspetta, dove vai? ferma- -no! non mi toccare, non te lo permetto- indietreggiai sempre di più fino a toccare con le spalle qualcosa di duro e freddo, sicuramente il muro, mi girai e vidi Ashley, con le mani messe in avanti. -calma, non stai sognando, questa è la realtà- piangendo mi buttai fra le sue braccia, avevo paura, quel sogno era così reale, anche troppo per i miei gusti, i volti di Phil e Liam, dei miei genitori, tutto sembrava normale all'inizio, non capivo più niente, stavo letteralmente dando i numeri. -ho paura- sussurrai ad Ashley. appena Phil fece per avvicinarsi io indietreggiai, avevo ancora paura, ricordavo benissimo il mio incubo. -no, non ti avvicinare, a quanto pare il sogno, o meglio l'incubo, riguardava anche te, va dillà- Phil obbedì e se ne andò, c'era solo una cosa che volevo fare, andare dai miei genitori. -va bene, ti accompagno io- rispose Ashley a quello che avevo appena pensato. -come? come hai fatto...- -poi te lo dirò, avanti andiamo- era comodo il fatto che lei sapesse quello che volevo dire ma anche molto inquietante. non sapevo cosa aspettarmi, non sapevo in che condizioni fossero i miei genitori, però dovevo vederli, erano la mia famiglia, dovevo andare da mio fratello e consolarlo, dovevo andare da mia nonna e farle sapere che stavo bene, ma soprattutto dovevo dimenticare quell'incubo. non avevo idea di che ora fosse, era molto buio, probabilmente saranno state le due, ma non era una priorità sapere l'ora, non sapevo in che condizioni fossere i miei genitori, ma li dovevo vedere.

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Capitolo 12
*** addio mamma e papà e buon compleanno a me ***


-avanti vai, io ti aspetto qui- scesi di corsa dall'auto, ovviamente Ashely non voleva venire perchè non avrebbe sopportato quell'odore di sangue dentro all'ospedale. Andrew era seduto accanto a mia zia e stava piangendo a dirotto. -dove sono?- -Ale, io dovrei...- non volevo sentire parlare nessuno, volevo solo sapere dove erano i miei genitori, ero loro figlia e dovevo vederli. mi diressi verso il bancone dove c'era un'infermiera dai capelli rosso carota, sperando che mi sapesse dire cove si trovavano i miei genitori. -scusi, mi chiamo Alessandra Marc, i miei genitori dovrebbero essere ricoverati qui, posso sapere qual'è la stanza?- -un'attimo che controllo- sfogliò velocemente le pagine di un registro, arrivando alla data di oggi poi si fermò -mi dispiace signorina, ma il signore a la signora Marc sono deceduti venti minuti fa- mi sentii svenire, non potevano essere morti, no, non stava succedendo davvero a me, perchè nessuno mi aveva chiamata dicendomelo, cavolo ero loro figlia, incominciai a sentire le lacrime rigarmi il viso. di corsa uscii dall'ospedale e vidi Ashley venirmi in contro. la ignorai e continuai, camminai lungo il marciapiede senza fermarmi, nessuno mi stava seguendo - per fortuna -, non volevo parlare con nessuno, volevo solo stare sola, non mi piaceva essere compatita. una macchina si accostò al marciapiedi, quando il finestrino si abbassò vidi due ragazzi, pieni di tatuaggi, che mi fissavano, per quanto avevo camminato? dove ero finita? -ciao bella, salta su, stiamo andando ad una festa- li ignorai e continuai andando per la mia strada, anche se non sapevo dove stavo andando. la macchina si riavvicinò a me. -su, non avere paura, vieni con noi, ci divertiremo!- continuai a camminare, prima o poi se ne sarebbero andati. ma la macchina continuava a seguirmi, ad un tratto sentii in lontananza una sgommata e mi scostai dal marciapiedi. la macchina si fermò con un'altra sgommata dietro la macchina di quei due ragazzi. scese alla svelta Phil, arrabbiato come non lo avevo mai visto. -vi conviene andarvene- ringhiò mettendosi davanti a me. -perchè altrimenti che ci fai?- -nemmeno ve lo immaginate- rispose lui in tono di sfida. -noi siamo capaci di ammazzarti se vogliamo- sapevo cosa stava per succedere e non mi piaceva per niente. -siete arrivati in ritardo, sono già morto- io deglutii e lui tirò fuori i denti. le facce dei due ragazzi si inorridirono e a tutto gas scomparvero dalla strada. nell'arco di tempo in ci Phil si girò verso di me, mi venne in mente l'incubo e continuai a camminare. volevo strillare, volevo che i miei genitori tornassero in vita; <> continuavo a ripetermi nella testa, <<è solo un'altro incubo>>, ma sapevo che non era un'incubo, solo che non lo volevo acccettare. Phil mi afferrò per un braccio e mi ritrovai faccia a faccia con lui. -non puoi farci niente, tutti muoiono, per un'incidente, per la vecchiaia, per una malattia o come me... scappare non serve a niente e ricordati che c'è quel vampiro a piede libero, vuoi davvero che tuo fratello perda anche te?- le sue parole si insediarono nella mia testa, stavo soffrendo, ma ancora di più stava soffrendo mio fratello, non poteva perdere anche me, non ora almeno. -avanti andiamo, ti riporto a casa- -no, non voglio tornare a casa- non volevo avere intorno i ricordi dei miei genitori, non volevo stare ancora più male -non voglio ricordare- -vuoi tornare a casa mia?- quello era l'unico posto in cui volevo andare, forse stando insieme a persone che non dormivano non mi sarei addormentata e se non mi fossi addormentata non avrei avuto altri incubi. salii in macchina di Phil e pensai a quello che aveva appensa fatto per proteggermi. -non ci posso credere, hai appena rivelato il tuo segreto per salvare me, una stupida umana che si comporta da bambina- appena finii di parlare Phil accostò e si girò verso di me. -tu non hai nemmeno idea di quello che provo per te, ho aspettato tutto questo tempo, sperando di trovare la mia anima gemella e quando sto con te mi sembra di rivivere, anche se non ho un'anima, sento che grazie a te essa è tornata in me- -tu hai un'anima, io lo so... nessun vampiro avrebbe fatto ciò he hai fatto tu per me- -quando sto con te tutto il resto del mondo svanisce- -anche per me è lo stesso, ma allo stesso tempo ho paura, paura che prima o poi la mia fine arriverà- -la tua fine doveva arrivare quella notte in cui stavi per essere morsa, solo per colpa mia- -non è stata colpa tua e lo sai, tu non c'entri niente- -invece si- -lo sai che fin'ora ti ho visto arrabbiarti con tutti tranne che con me?- -non potrei mai arrabbiarmi con te, non potrei mai perderti- lui si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò qualcosa. -posso provare a fare una cosa?- io annui e lui si mise davanti a me. avevo paura, come al solito, quando un vampiro si avvicinava così non era un buon segno, ma sapevo che non stavo sognando. sentii le sue labbra fredde sulle mie, rabbrividii all'inizio, ma poco dopo mi ci abituai. ero certo, non stavo sognando, era il momento più bello della mia vita. per quell'arco di tempo dimenticai tutto quello che mi stava succedendo, non ricordavo più il motivo della mia tristezza, finalmente ero felice. sentivo che Phil stava facendo un'enorme sforzo, sentivo le sue labbra irrigidirsi sempre di più. era il bacio più bello, ma in quel momento mi spinsi troppo oltre. ad un tratto lui si allontanò da me. -basta, io non...- -scusa è colpa mia, non so controllarmi...- -non posso mai perdere il controllo con te, altrimenti le conseguenze sarebbero orribili- Phil riaccese la macchina e riprendemmo il viaggio verso casa. -sai, io credo che sia abbastanza strana la nostra storia- -sapessi io quante ne ho viste di cose strane... posso sapere che cosa hai sognato, prima quando non volevi che mi avvicinassi a te?- -cose orribili su chi mi circonda, compreso te- -e che facevo?- -ehm, mi mordevi- Phil rimase silenzioso, di certo avevo urtato il suo punto debole. -ma non per questo credo che tu lo faresti mai- per un pò nella macchina ci fu il silenzio, mi vennero in mente cose orribili, cercai di scacciarle invano; chiccà cosa sarebbe successo ora che né io né Andrea avevamo più i genitori, chi si sarebbe preso cura di noi? -ora come farò, non voglio restare senza di loro- -i tuoi fratelli si prenderanno cura di te- -io...- -non ti preoccupare, tutto si risolverà, perchè non provi a dormire?- -no, non intendo chiudere occhio, non voglio fare di nuovo quegli incubi...- -ma non puoi non dormire- -tu e la tua famiglia state svegli tutta la notte, se sto con voi non mi verrà sonno- -si, ma noi siamo vampiri e tu sei umana, non ce la farai a stare sveglia tutta la notte- -invece spero di si, non voglio fare altri incubi e poi non ce la farei comunque a dormire, troppi brutti pensieri- -va bene, come vuoi- mentre eravamo in macchina il tempo sembrava non passare mai, di solito i viaggi in macchina sembravano durare cinque o sei minuti, questo invece sembrava non finire mai, forse era perchè non volevo stare con tante persone, ma solo con una. anche se cercavo di non pensarci, il pensiero mi tornava in mente, ero in pericolo e dovevo stare molto attenta, mio fratello non poteva perdere anche me, forse una soluzione per essere al sicuro c'era, ma non era il massimo e soprattutto a Phil non sarebbe piaciuta e neanche a Liam... quando Phil entrò nel garage trovai tutta la famiglia ad aspettarci, a quanto pare avevo fatto preoccupare parecchia gente. -oh, Ale, mi dispiace tantissimo- disse Ashley abbracciandomi -no, ti prego, non mi è mai piaciuto essere compiaciuta- risposi sciogliendo l'abbraccio, a sentire quelle parole Ashley fece una faccia strana, poi continuai rivolta verso tutto il resto della famiglia -avrei un favore da chiedervi, mio fratello non può perdere anche me, quindi vi prego cercate di trovare quel maledetto vampiro, perchè non me lo perdonerei mai se lasciassi solo mio fratello in questo momento- prima che Stephanie potesse dire qualcosa sentii la voce di Liam chiamarmi. -Alex, vieni qui- -Liam!- strillai e corsi verso di lui abbracciandolo. -mi dispiace tantissimo, quando l'ho saputo non riuscivo a crederci, ma com'è successo?- -non lo so di preciso, so solo che stavano tornando a casa dall'aeroporto e un'altra macchina è passata con il rosso- -perchè non sei a casa?- -non me la sento di stare là, tutto mi ricorda loro- -e pensi che la compagnia migliore siano i Powell?- -in questo momento si, scusa- -ora io devo andare, ci vediamo- -ok, ci vediamo- Liam sembrava dispiaciuto di andarsene e in effetti anche a me dispiaceva; gli diedi un bacio sulla guancia e ritornai da Phil. -ricorda al tuo amichetto che non è gradito qui- mi disse Ceryl in tono di rimprovero. -scusa, glielo dirò... voleva solo sapere come stavo- -Ceryl, ma che...- fece quasi chiedendo Phil -avanti ti porto dentro- disse rivolgendosi a me e mettondomi un braccio intorno alla vita. per tutta la notte restai con Phil sul divano nel soggiorno, Bill stava guardando con Ceryl la televisione, Syrus era fuori con Robert e Stephanie mentre Ashley era in camera sua a fare non so cosa. stranamente vedere loro svegli e nemmeno un pò stanchi mi aiutò molto a restare sveglia, anche se la stanchezza incominciava a farsi sentire. -davvero non vuoi andare in camera? non puoi non dormire per tutta la sera- mi sussurrò Phil all'orecchio. -ok, accetto di andare in camera però non voglio dormire- ovviamente volevo dormire solo che non volevo ammetterlo e dargliela vinta. -ah, ho vinto la scommessa ora paga- disse contenta Ceryl a Bill. -ah bene, scommettete anche su di me, comunque non sto andando a dormire, non ho sonno- -evvai! grazie Ale- Ceryl si alzò arrabbiata e se ne andò di fuori, l'avevo irritata ma lei d'altronde faceva di tutto per farmi saltare i nervi e poi era ovvio che non vedeva l'ora che io me ne andassi. -ma davvero non vi fa nemmeno un pò paura andare nel bosco di notte?- Phil ridacchiò e poi mi rispose. -perchè mai dovremmo avere paura, siamo noi il pericolo là fuori- ci riflettei sopra, in effetti era vero anche se per me loro non erano cattivi, erano diversi. -giusto, però voi non siete pericolosi, semmai gli altri vampiri che girano...- -ogni vampiro è pericoloso, un'attimo di perdita del controllo e potrebbe esserci una strage- -sai credo che mi sia venuto sonno, a quanto pare avevi ragione- dissi sbadigliando, il sonno era arrivato tutto ad un tratto. -ecco qua, buona notte- mi disse baciandomi. -no, resta qui con me, non te ne andare- lui si stese sul letto, sopra le coperte per non farmi sentire freddo. sentivo il suo respiro, la mia mente si svuotò, c'eravamo solo io e Phil. poco dopo sprofondai nel sonno. venni svegliata da uno scossone, qualcuno che mi spingeva di qua e di là. quando aprii gli occhi mi ritrovai faccia a faccia con Phil. -Ale, svegliati!- -si, si, sono sveglia, che c'è?- ero ancora addormentata ma per lo meno riuscivo a parlare. -devi scendere, c'è uno dei tuoi fratelli- subito scattai in piedi, quelle parole mi avevano dato una scossa; come aveva fatto a trovarmii? e perchè era venuto? già sospettavo chi poteva essere. -mio...- deglutii -mio fratello? che... chi...- -è di sotto, non c'è da agitarsi, avanti scendiamo- Phil mi prese per mano e mi accompagnò al piano di sotto. appena scesi l'ultimo gradino sentii un forte odore di caffè, ma i vampiri non mangiavano, giusto? quando entrammo in cucina vidi Logan seduto al tavolo a bere un caffè, accanto a lui c'era Stephanie e più in là vidi Ashley appoggiata al muro con la testa girata che guardava fuori della finestra. -Logan, che ci fai qui?- subito lui si alzò e mi venne ad abbracciare. sentii il suo calore entrare dentro il mio corpo, anche perchè fino a pochi secondi prima ero stata vicino a Phil. -non lo dovevi venire a sapere così, scusa- -Loghy, ma...- -lo so che è colpa di tutti noi che non abbiamo saputo dirtelo, ma non ti preoccupare, la nonna ad ogni evnto verrò qui da noi per stare con te così non starai sempre in mezzo ai maschi- -grazie- -avanti andiamo, devi tornare a casa, sono tutti in pensiero per te- mi prese una mano e finalmente tornai a casa la mia vita stava cambiando, all'inizio sembrava tutto così bello ma poi la mia favola si è trasformata in un'incubo, la morte dei miei genitori aveva provocato un vuoto dentro di me, un vuoto che Phil, con il suo amore e Liam, con la sua grande amicizia riuscivano a riempire, quando ero lontana da tutti e due sentivo che il buco dentro di me si riapriva, per me quello era un periodaccio, speravo solo che tutto si rivoltasse; con Phil andava tutto bene, essere fidanzata con un vampiro a volte metteva a disagio, ma il loro mondo mi affascinava, stavo scoprendo una realtà che credevo non esistesse, ogni giorno c'era una nuova esperienza, cose che mi entusiasmavano, ma anche cose che viste dagli occhi umani spaventavano come non mai... Liam era sempre più geloso della mia storia con Phil, ogni giorno veniva a casa mia a parlare con mio fratello, non ho ancora capito cosa gli chieda ogni volta e non intendo saperlo, forse si è trovato un nuovo hobby: crescere mio fratello, buona idea pensavo ogni volta, Andrea aveva bisogno ogni tanto di vedere una figura maschile, non poteva crescere in mezzo a due femmine. quando aprii gli occhi non fui per niente felice. oggi era quel giorno, il giorno del mio compleanno, un giorno che odiavo più di tutti; quest'anno lo adiavo ancora di più, perchè voleva dire avevre un'anno più di Phil, un'anno più vicina alla vecchiaia. sarei voluta rimanere tutto il giorno a letto, ma qualcosa mi spinse a scendere le scale. le luci erano tutte spente, non sembrava esserci nessuno, forse era mattina presto e nemmeno mi ero accorta di essermi svegliato più presto del solito. feci de passi verso il salone e sentii uno scricchiolio sotto i miei piedi, mi sembrava di essere dentro ad un film horror, la ragazza che cammina nel buio e viene assalita, ma d'altronde ero in casa mia, perchè mai avrei dovuto avere paura? feci altri due passi e poi una luce abbagliante mi accecò. -sorpresa!- gridarono delle voci in coro. all'inizio vidi tutto bianco, poi incominciai a mettere a fuoco; vidi tutti i miei fratelli che avevano in mano delle bandierine e che all'unisono strillarono <>. dopodichè vidi mia nonna che mi guardava con un sorriso stampato in faccia e con delle lacrime che gli cadevano sulle guance; c'era anche un'altra persona e vedendola mi meravigliai. -sono meglio io, il tuo ragazzo nemmeno è qui perchè c'è il sole- mi sussurrò Liam all'orecchio. -felice di vederti Liam- gli risposi io fingendo. -ah e buon compleanno- -uffa perchè mi avete organizzato una festa? non c'è niente da festeggiare- -si che c'è da festeggiare, sei un'anno più grande!- esclamò mia nonna. -semmai un'anno più vecchia...- dissi a bassa voce. mia nonna mi sentì ma sorvolò sul senso della frase; arrivò il momento che odiavo ancor più degli auguri: l'apertura dei regali. toccò prima a quello di mia nonna, quando aprii un pacchetto e trovai due biglietti per Los Angeles. mi stupii vedendo quei due biglietti, perchè dovevo tornare a Los Angeles? e perchè due e non uno? -ti devi prendere una pausa e pensavo che ti avrebbe fatto piacere portare Phil con te a Los Angeles- Phil a Los Angeles? come avrebbe fatto, lo avrei visto solo di notte e credo che sarebbe stato un pò strano entrare in una stanza d'albergo in due e uscire in una per tutto il giorno. -che c'è non ti piace?- cheise mia nonna ansiosa della mia risposta. -no, no, certo che mi piace, grazie- dissi mentendo e abbracciandola. -questo invece è il nostro- dissero insieme i miei fratelloni porgendomi un pacchetto dalla carta argentata. lo aprii e vedendolo mi vennero le lacrime agli occhi, dentro c'era un medaglione, all'esterno la scirtta "Alessandra" con due pietre azzirre e aprendolo vidi da un lato la foto di mamma e papà e dall'altro la foto di tutti loro molto rimpicciento che grazie a te essa è torni ad ognuno un bacio sulla guancia e un'abbraccio. -questo è il mio, te lo avevo promesso da tanto...- disse fra i denti Liam. all'interno del pacchetto vidi un lupo di legno intagliato a mano, non potei credere ai miei occhi. -te ne sei ricordato?- chiesi curiosa a Liam. -certo, io ricordo tutto quello che mi hai detto- -grazie...- accennai a bassa voce guardandomi i piedi. -posso avere un'abbraccio?- chiese Liam scherzando. lo abbraccia forte per cinque secondi e poi tornao indietro, sembrava deluso da quell'abbraccio, la nostra amicizia peggiorava di giorno in giorno e si vedeva a distanza di un miglio. non so perchè ma mi vennero le lacrime agli occhi, -scusate, io vado via- svicolai attrverso Liam ma lui mi afferrò per un braccio -Liam, ti prego, voglio stare sola- mi liberai dalla sua presa e corsi fuori. ormai scappare era diventata la mia specialità. amavo stare sola, ma in alcuni momenti, come tutti d'altronde, avevo bisgono di gente intorno, ma non adesso. mentre camminavo per strada incominciai a sentire un tintennio quasi dentro la mia testa, mi guardai intorno ma non vidi nessuno. ripresi a cammoinare più svelta e il lieve rumore andò a ritmo con me; poi mi accorsi che a fare quel rumore era la collanina con la "A" che mi aveva regalato Liam che sbatteva contro la cerniera del giubbetto. ripresi a camminare ma questa volta sentii la presenza di qualcuno; ultimamente mi succedeva spesso, sentivo che c'era qualcuno con me ancora prima di vederlo, di certo perchè mi erano successe tante di quelle cose che mi ero stufata di avere sorprese. dei passi si avvicinarono a me ma non erano umani perchè erano veloci e silenziosi, quasi impossibili da sentire. mi voltai ma non vidi nessuno, poi quasi mi venne un'infarto quando qualcuno mi mise una mano sulla spalla. mi girai senza emettere alcun suono perchè ero troppo spaventata, poi tutte le mie paure svanirono quando mi accorsi che era Phil. -cavolo Phil, mi hai fatto prendere un colpo- -semmai tu me lo hai fatto prendere, lo sia che non devi andare in giro da sola- mi rimproverò con tono arrabbiato quasi ipnotizzandomi con i suoi bellissmi occhi color marrone cioccolato. -lo sa che i tuoi occhi oggi hanno un colore diverso?- lui fece una risatina e poi con il suo bel sorrise mi disse le parole che non volevo sentire. -buon compleanno Alex- -oh no, anche tu?- -scusa, io non... perchè non vuoi che ti faccia gli auguri?- mi domandò con la sua aria dubbiosa impossibile da copiare. -non ho mai amato i compleanni, soprattutto i miei e poi quest'anno vuol dire anche che sono più vecchia di te...- di nuovo fece una risatina fra i denti e poi mi rispose. -tu più vecchia di me? Alex, io ho centoquattordici anni- -si ma per tutti ne hai diciassette, mentre io ora ne ho diciotto- -già ma diciotto anni si fanno una volta sola e dovrebbero essere speciali- -non per me, scusa- -quindi non ti posso fare un regalo?- mi chiese lui con aria da cucciolo. io lo guardai irritata e lui capì subito, si voltò ma poi mi mise le braccia intorno alla vita e mi baciò. ma fu un bacio diverso da quelli che mi aveva dato di solito, sentii che si stava lasciando andare, ma aveva sempre sotto controllo la situazione. quando finalmente anche io incominciai a godermi quel bacio lui si staccò da me. lui poteva controllarsi ma sapeva che io non ci sarei riuscita. -non mi hai detto che era questo il regalo- -la prossima volta intuiscilo- mi sussurrò ad un'orecchio. -grazie, mi ci voleva- -tutto per te- mi prese per mano e continuammo a camminare; non sapevo dave stavo andando, non sapevo che ore fossero, sapevo solo con chi ero e che ero al sicuro da qualsiaso pericolo che non fosse lui stesso. volevo pensare solo a me ma i continui pensieri che odiavo si inidiarono nella mia mente molto velocemente e nemmeno mi diedero il tempo di godermi qualche minuto in pace, di certo Phil sapeva come mi sentivo ma non mi importava. -bene, bene, vorrei andare a casa di una mia amica, vuoi venire?- -beh, veramente se lei non mi invita ad entrare io non posso...- -perchè? ah, ecco perchè quella volta che sei salito dall'albero fino in casa mia mi hai chiesto di invitarti ad entrare- -esatto, ma puoi anche togliermi quell'invito- -non lo farei mai- -so che tutto può sembrarti strano e mi dispiace- -non mi sembra affatto strano, sai, prima quando mi arrabbiavo con mia madre, dicevo che sarei voluta diventare una vampira, per non avere più problemi, per non morire mai- -non lo pensi ancora, vero?- -Phil, io non so più a cosa pensare, può darsi, ma non adesso, mi piacerebbe ma credo che non avrei mai il coraggio e...- -e niente- mi interruppe lui -io non lo permetterei mai, anche perchè il modo in cui succede è orribile e lo sai bene- -Phil, basta almeno per ora, ho bisogno di sentirmi umana, per un pò non voglio sentire discorsi da vampiri- -scusa, è meglio che io vada, sta per arrivare Liam- non riuscii a protestare che lui era già sparito. dopo poco arrivò Liam, aveva la faccia tesa e arrabbiata. -Alex, scusa io devo...- non riuscii a finire la frase che uno spasmo gli contrasse la bocca. -Liam, stai bene?- gli chiesi prendendogli una mano. la sua mano stranamente era più calda del solito, avrei giurato che potesse avere la febbre a qurantadue gradi. -Liam, sei caldo- -oh, no, io... io devo andare- subito sparì dalla mia vista, non riuscii a capire come avesse potuto fare, ero convinta che solo i vampiri potessero muoversi velocemente, ma lui non era uno di loro perchè era caldo e i vampiri invece erano freddi e anche bianchi. rimasi nella strada ancora fissando il punto in cui avevo visto Phil l'ultima volta, tutti mi stavano abbandonando, nessuno mi dava spiegazioni e il mio approccio con la realtà dimunuiva giorno per giorno. poco dopo ricomparse Phil. -Phil, che succede?- -Ale, io devo andare- -dove?- -lontano, con la mia famiglia, ci sono alcuni problemi con i Qamuri- -quel gruppo di vampiri? voglio venire con te- -non è posto per te, devo andare, ti prometto che tornerò- mi diede un bacio sulla fronte e sparì dalla strada. ero di nuovo sola, volevo avere Liam accanto ma non sapevo dove cercarlo.

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Capitolo 13
*** quella maledetta trasformazione ***


ormai da tre giorni Liam non si faceva sentire. al cellulare non rispondeva e a casa non c'era mai nessuno. quando un giorno rispose il padre di Liam mi disse che lui stava male e non poteva vedere nessuno, poi senza darmi spiegazioni attaccò. perchè per tutti era così facile dimenticarmi e perchè io ero l'unica che non ci riuscivo? quella volta mi decisi e salii in macchina pronta ad andare a casa di Liam. quando imboccai il sentiero per la casa di Liam, incominciarono a cadere le prime goccie di pioggia sul parabrezza. quando mi fermai a casa di Liam scesi sotto la pioggia e intravidi qualcuno che camminava in mezzo al prato diretto verso il bosco. non sembrava Liam, la corporatura era più grande e i capelli molto più corti. e poi Liam non stava male? mentre mi avvicinavo sempre di più a quel ragazzo mi accorgevo che ogni particolare mi collegva a Liam, quindi mi decisi. -Liam!- urlai. lui di scatto si girò e accertai il fatto che era Liam. -vattene!- mi urlò lui -qui non sei al sicuro- -Liam, basta! che cosa ti ho fatto? non mi abbandonare anche tu- gli dissi quasi supplicandolo. dietro di lui apparvero altri ragazzi molto simili a Liam e subito li riconobbi: li avevo visti a quel raduno della sua famiglia davanti al falò, quando il padre di Liam stava raccontando quelle storie che mi sembravano impossibili. -che ti hanno fatto?- gli chiesi sicura che era colpa loro, perchè Liam più volte aveva accennato di odiarli -tu li odi!- -no, non li odio, mi aiutano- mi girò le spalle e continuò a camminare. -Liam!- -vattene- ringhiò fra i denti. sparì con quei ragazzi in mezzo alla foresta e io distrutta mi rassegnai a salire in macchina. ormai era passata una settima e mezza e Liam non si era fatto vivo. avevo provato più volte ad andare a casa sua ma all'imbocco del sentiero che mi avrebbe portata da lui mi fermavo, fissavo la strada e poi tornavo indietro. mi aveva detto che con lui ero in pericolo, ma non credevo esistesse più pericolo che stare ocn un vampiro. Phil era dovuto partire per risolvere una questione con i Qamuri di cui non ne potevo sapere niente, sapevo che c'era qualcuno che mi controllava della sua famiglia ma di certo non si sarebbe fatto vedere da me; Liam non si faceva sentire, era sparito come gli altri, le opzioni erano due: l'amicizia di Liam o l'amore di Phil? non volevo rinunciare a nessuno dei due e non intedevo farlo, prima o poi avrei trovato un modo e sicuramente preferivo il prima. ma quel giorno mi decisi, sarei andata da Liam, non mi faceva paura essere in pericolo. -stai andano da Liam?- chiese curioso Andrew. -si- -finalmente, non ti si poteva più vedere con quell'aria da disperata- lo ingorai ed uscii. quando arrivai la macchina di Liam era parcheggiata nel vialetto quindi non c'erano scuse, doveva essere a casa. bussai parecchie volte alla porta ma nessuno mi rispose, poi mi accorsi che era aperta e entrai. l'interno era spoglio, come se fosse disabitata, il padre di Liam non c'era - per fortuna - quindi mi diressi in camera di Liam. la camera era un disastro, non c'era niente a posto, poi mi accorsi che sul suo letto c'era un biglietto che diceva: "sono nel bosco con i ragazzi, lasciami qualcosa in frigo" avevo un'indizio! mi diressi verso il bosco, anche se era pieno giorno l'interno della foresta era scurissima, mi addentrai sempre più all'interno e incominciai a sentire delle voci. mi avvicinai. vidi subito Liam con uno di quei ragazzi del falò e intorno a loro c'erano due lupi ed un cane di media taglia, simile ad un beagle troppo cresciuto. il ragazzo che era accanto a Liam cominciò a correre e non so come ma si trasformò in un... in un cane. i vestiti saltarono in aria e lui raggiunse i lupi e l'altro cane. non riuscivo a crederci, come era possibile, Liam non poteva essere così, non poteva trasformarsi in un cane. ma quando toccò a lui si fermò, si girò dalla parte in cui ero nascosta io e mi venne incontro. subito incominciai a scappare, avevo paura in quel momento, non potevo credere a niente. come poteva Liam fare parte di... non so come chiamarli, forse cambia aspetto o qualcosa del genere, non so. qualcuno mi afferrò per un braccio, come al solito. -Alex, che ci fai qui? ti avevo detto di non venire- -e io che avrei dovuto fare? restare a casa in silenzio aspettando che tu o Phil torniate?- -scusa hai ragione- -Liam, che... come ha fatto?- -chi?- -lo sai chi, tu non sei come loro vero?- Liam non rispose e abbassò lo sguardo. -vero?- chiesi con un tono di voce più forte. -si, sono come loro- ad un tratto tutto il mondo mi cadde addosso. mi girai e continuai a camminare velocizzando il passo. lui mi afferrò per il braccio. -vedi! è questo il fatto per cui non te lo volevo dire, sapevo che avresti reagito così- -e come dovrei reagire? un vampiro mi vuole uccidere e ora scopro che la persona con cui mi confidavo non è come me! ma che cosa diavolo ha questa città? esiste qualcuno normale?- mi liberai dal suo braccio e salii in macchina arrabbiata e sconvolta. quando tornai a casa trovai tutti i miei fratelli pronti a consolarmi. corsi fra le braccia di Logan a piangere, non poteva essere così, il mio cervello non lo volevo accettare e per lo più non potevo farne parola con tutto il resto del mio mondo perchè vampiri e mutaforma non erano presenti. i giorni passarono e Liam non si fece sentire. aveva ragione, non dovevo saperlo, ma non potevo nemmeno restarmene da sola a cercare di capire che cosa gli avevo potuto aver fatto.

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