More than an ordinary love

di Laura_Harold_Westwick
(/viewuser.php?uid=87316)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 (the end) ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


Quella cazzo di sveglia. Suonava sempre nel momento peggiore. FUCK. Un’altra giornata di merda. Brian si trascinò fuori dal letto e si diresse verso il bagno. La solita cara doccia calda gli avrebbe tolto da addosso i postumi della sbornia passata con il suo vecchio Jack. Daniel’s of course. Ma sarebbe riuscita a scacciare via quei pensieri? Quei dannati pensieri che lo assillavano,che non lo facevano dormire,che a malapena lo facevano vivere. La testa gli stava per scoppiare e doveva uscire il prima possibile per evitare di arrivare in ritardo ed essere placcato da Ted e la sua inqusizione spagnola. Ma prima di uscire si rese conto di una cosa: quel posto diventava con il tempo sempre più grande. E sempre più vuoto. Ricordava ancora perfettamente il giorno in cui acquistò il loft. Appena ci mise piede la prima cosa che pensò fu: “this place will be a fucking magnet for horny men!” Aveva sempre pensato che ci sarebbe stato posto per una sola persona e quella persona era lui stesso ma, col tempo, e senza nemmeno saperlo, aveva dovuto cambiare idea. L’aveva cambiata grazie a lui. Ma ci era voluto tanto tempo. Troppo tempo. E ora,era tardi.troppo tardi. Ma… no apologies,no regrets. Tutte quelle scale non se le ricordava. No davvero. Ma forse era perché prendeva sempre l’ascensore. O forse perché stava invecchiando. Dio no. Il fiato non gli mancava per lo sforzo di aver salito quelle maledette scale. Gli mancava perché l’avrebbe rivisto. Perché ora davanti a sè c’era solo una porta di metallo e dietro quella porta lui. Non era pronto per bussare,ma non lo sarebbe mai stato. Le gambe gli tremavano. Come la prima volta. Perché doveva essere tutto così difficile? Perché non poteva semplicemente bussare,entrare, abbracciarlo e fare finta che quei mesi senza di lui non siano mai esistiti? Perché non poteva semplicemente tornare indietro e riscrivere il finale? Ma ora aveva una possibilità. La possibilità di rimettere le cose a posto o almeno di rivederlo. “Non hai ancora bussato vero?” La sua voce era ancora più sexy di quello che si ricordava e ora non aveva la forza di girarsi e guardarlo. “cazzo justin, è vero di quello che dicono di New York:rammollisce. E qui i casi sono due:o scopi poco o scopi troppi artisti.” “a new york sono tutti artisti brian.” Ce l’aveva fatta. Si era girato. E l’aveva guardato negli occhi. Come quella volta. “Have some balls.” For God’s sake. Era ancora più affascinante di quando lo aveva conosciuto. Doveva aver fatto un patto con il diavolo. Per forza. Era il nuovo Dorian Grey. Da qualche parte nel loft ci doveva essere nascosta una sua foto che invecchiava. Ci doveva essere. “Questo posto non cambia mai.” “Perché dovrebbe?E’ sempre stato perfetto.” “Pensavo ti saresti trasferito comunque nel cottage.” “Odio la fottutissima campagna. E poi quel posto è immenso per una persona sola.” “Oh ma sono sicuro che avresti trovato il modo per riempirlo di bei maschioni.” Sul suo volto comparve un ghigno,qualcuno avrebbe detto il ghigno alla Kinney ma non era così,c’era qualcosa di differente. Non era un ghigno che diceva “oh si ci sarebbero stati uomini nudi in ogni cm della casa” era piuttosto un “sì,certo,forse un tempo,ora non più.” “So……….how are you doing in the big apple?” “All good.thank’s. what about you? I heard that Kinnetik are doing well.” “Very well,thank you.” Era di ghiaccio. Il Brian Kinney che lo avrebbe preso e legato al letto aveva lasciato al posto ad un robot senza cuore che parlava a monosillabi. Forse glielo doveva dire. Subito. Che senso aveva aspettare? Ma era giusto dirglielo in quel momento,quando davanti a lui c’era una persona che faticava a riconoscere? “…devo andare. Magari se domani non sei troppo occupato con il lavoro potremo pranzare insieme.” “Mi piacerebbe ma non posso. Non mi posso allontanare nemmeno per un secondo. Altrimenti Ted mi ruba il posto.” “Ah,capisco. Ok,sarà per un’altra volta.” Lo guardò. Brian fissava il pavimento. Non riusciva nemmeno più a guardarlo in faccia. Doveva uscire da quel posto. Ora. Subito. “…ma se domani sera sei libero c’è sempre un nuovo ristorante in centro che vorrei provare.” “Ancora quello? Ma sono passati anni!” “Bhe che vuoi, ancora non ci sono andato.” “Bhe speriamo che non sia già chiuso!” “Piuttosto speriamo di ricrodarmi ancora dov’è.” Sorrise. Finalmente. Era una delle cose che gli erano mancate di più. Il suo sorriso. Perché non Brian non sorrideva gratuitamente. Se lo faceva c’era un motivo ed è per questo che amava i suoi sorrisi. Non erano mai scontati.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


“Brian Kinney doesn’t do dates.” Eppure era seduto al tavolo di quel ristorante aspettando colui che durante gli anni era stato il suo stalker,l’unico che baciava sulla bocca,il ragazzo che scopava piu di una volta, il suo fidanzato nel modo non convenzionale,il suo partner e il suo quasi marito. “scusa il ritardo,sono passato da Debbie e sai com’è fatta…” “non ti devi scusare. No apologies,no regrets. Remember?” “Ah già,la tua filosofia di vita.” “Non la mia filosofia,ma la mia vita.” “Mel e Lindsay come stanno?” “Bene.Gus diventa sempre più grande e quando mi chiama al telefono mi dice sempre che da grande vuole fare il giocatore di baseball. Ho paura che quelle due lesbiche me lo facciano crescere etero.” “E Michael?” “Sposato. Come prima. Lui e il professorino sono la tipica famiglia felice. E Hunter ne è parte integrante. Ormai passano le loro serate accocolati sul divano.” “E tu come passi le tue serate?” “Justin cos’è questo terzo grado? Sono io che dovrei farti le domande. Sei tu quello che sicuramente ha più cose da raccontarmi.” “Non ho scopato nessuno di famoso Brian se è questo quello che vuoi sapere.” Brian lo guardava. Guardava quei suoi biondi capelli e quei suoi occhi azzuri. Si era dimenticato di quanto fosse giovane. 12 anni in meno. Non sono mica una cosa da niente. Ma l’età era sempre stato il suo cruccio,non quello di Justin. A lui non importava quanti anni avesse. Sarebbe stato sempre il Brian Kinney eternamente bello. Ed eternamente giovane. Dio quante volte l’aveva sognato. Quante volte aveva immaginato di stringere tra le mani quei capelli e baciare quelle labbra. “Ti sei fatto crescere i capelli. Di nuovo.” “Sì. Mia mamma aveva ragione. Mi stanno bene e sono molto più carino così.” Era dannatamente carino. Anzi era dannatamente bello. Avrebbe saltato volentieri la cena e sarebbe passato direttamente al dolce. Lo desiderava. Come forse non l’aveva desiderato mai. “Ti fermi molto?” “A dir la verità…ecco…” “Signori avete deciso? Volete ordinare?” Quello era il momento giusto per dirglielo. E non ce l’aveva fatta. Come sempre il conto l’aveva voluto pagare lui. Brian Kinney doesn’t do dates,figuriamoci se lascia pagare il conto a qualcun altro. Fuori il freddo di Pittsburgh faceva tremare le gambe. O forse tremavano per un altro motivo. “quindi ora che il babylon non c’è più dove vanno tutti i gay di liberty avenue?” “non sono informato sulle ultime novità in fatto di locali. Ora sono un uomo dedito al lavoro. E se devo scopare,beh ho sempre la palestra. E la sauna. E i bagni pubblici. E il mio ufficio. Non capisco se i clienti della mia agenzia sono etero e diventano gay dopo che mi hanno incontrato oppure nel loro profondo sono tutti gay.” “pendo per la prima opzione.” “quindi tu eri etero prima che vedessi.” “sono l’eccezione che conferma la regola.” “hai bisogno di un passaggio?” “No,faccio due passi. Grazie per la cena.” “grazie per la compagnia. Se rimani ancora un paio di giorni in città ci si vede. Altrimenti..buon ritorno a New York.” Si guardarono un ultima volta e si voltarono. Mentre si allontanavano l’uno dall’altro sapevano benissimo che non poteva e non doveva finire così. E allora come sarebbe dovuta finire? James Dean era l’unica cosa che lo calmava. Insieme ad un buon spinello e ad una birra. Knock knock. “Michael go home. Di spinello ne ho solo uno e non ho voglia di dividerlo con nessuno. E se te e Ben avete litigato non mi interessa. Scopate e fate pace.” “Tranquillo,lo spinello io non lo voglio.” Non era Michael. Era un biondino. Un bel biondino.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


“che ci fai qui?” “potremo cercare di non comportarci come due estranei? Come due persone che non hanno mai scopato assieme, che non si conoscono da 5,anzi 6 anni? Siamo ridicoli Brian,anzi patetici.” Lo guardava. Guardava i suoi jeans sbottonati e la sua dannatissima canotta. Quella gli sarebbe stata bene indosso anche 80 anni,di questo ne era certo. “e dimmi justin,come cazzo dovremo comportarci? Come quelli che erano una coppia e non lo sono più? O come quelli che si stavano per sposare e alla fine non si sono nemmeno avvicinati all’altare? Ti dico io invece come ci stiamo comportando. Come una fottutissima coppia di lesbiche!” “certo,magari sarebbe stato tutto molto più semplice ma invece siamo noi Brian. Siamo froci. Froci che si amano. O almeno si amavano. O sbaglio?” Colpito. E affondato. LOVE. Quella parola sarebbe dovuta ricomparire prima o poi. E sapeva benissimo che quella parola poteva essere associata solamente ad un’altra: Justin. “sono passati 8 mesi Justin. 8 fottutissimi mesi. Come possiamo far finta di nulla? Non possiamo semplicemente scopare perché ci sarebbe sempre qualcos altro. Quel qualcos altro che forse non siamo ancora in grado di affrontare.” Non era quello che gli voleva dire. Gli voleva dire che si erano spezzati il cuore a vicenda e ancora facevano fatica a ritrovare tutti i pezzi. Il Brian Kinney di qualche anno fa lo avrebbe scopato per tutta la notte,senza troppe storie o giri di parola. Ma il Brian Kinney di qualche anno fa non si sarebbe trovato in quella situazione. Mai e poi mai. “quindi è così. Basta. Quello che eravamo e che probabilmente non saremo mai più ci preclude qualsiasi altro tipo di rapporto tra noi.” “se vuoi metterla così…” “E’ infantile Brian. E’ da ragazzini di 15 anni che un giorno si baciano,si dicono ti amo e dopo una settimana si mollano e si dicono :non possiamo piu essere amici.” “ah,ora è questo che vuoi? Essere mio amico? Pensavo fossi venuto qui per scopare.” “e io pensavo che mi avresti scopato. Senza tutte queste stronzate.” L a sua mano ora sfiorava i suoi capelli biondi. La sua bocca si era avvicinata alla sua guancia. Con l’altra mano cercava la zip del pantalone. “vuoi essere scopato? Vuoi farlo con me sotto la doccia,nel letto,sul divano,su ogni cm di questo posto?” Justin deglutiva a fatica. La sua mano ora cercava di entrare sotto lo slip. “beh se è questo quello che vuoi…è quello che avrai….sulla liberty avenue. Vai a mostrare il tuo bel corpicino a qualche frocetto. E sparisci da qui.” Ancora,per l’ennesima volta si sentiva umiliato,respinto,ma questa volta senza un valido motivo. “Perché sei arrabbiato con me? Che cosa ti ho fatto?” “io arrabbiato? Mi credi arrabbiato con te solo perché non ho voglia di scoparti?” “no,ti credo arrabbiato perché niente di quello che hai detto o hai fatto dal mio ritorno in città ha senso. Sei arrabbiato con me perché me ne sono andato? Perché ti ho lasciato qui da solo? Perché michael è sposato e ha la sua vita?perché ti senti incastrato in questo posto?perché non mi sono fatto sentire? O sei arrabbiato perché ho cercato di farmi una vita senza di te? Rispondi brian!rispondi!” Aveva alzato la voce come non faceva da tempo. aveva le mani sudate e il viso rosso fuoco. Ora ne aveva abbastanza. Brian gli doveva delle risposte. Delle risposte che non gli aveva mai dato. Brian era lì fermo,in mezzo alla stanza. Lo guadò,prese la sua giacca di pelle e si diresse verso la porta. “e ora dove cazzo stai andando?” “io a fare un giro,ma tu puoi restare. O andartene. Basta che non vieni con me. Goodnight sunshine.” Sunshine. Aveva dimenticato il suono di quella parola.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


"cosa gli è successo?" "cosa intendi?" "a Brian. Cosa gli è successo? qualcosa deve essergli successa,non puo avere quel comportamento solo perchè sono di nuovo in città." "Justin perchè non ne parli con lui?" "C'ho provato. Ma troverei piu soddisfazione davanti alla tomba di Napoleone. Nemmeno una parola. Se non le delle assurde e insensate cattiverie. Michael tu sei il suo migliore amico,tu devi dirmi cosa devo fare!" "E' qui che sbagli Justin. Io non posso dirti un bel niente!Tu devi andare da lui e dirgli perchè sei qui. Lo deve sapere." "E dopo che gliel'ho detto?" "Beh avrà una reazione no? Alla fine abbiamo scoperto che Brian Kinney ha un cuore quindi qualche cosa succederà. O ti abbraccia o ti ammazza." "Grazie Michael. Sei davvero di grande aiuto." "Dai justin,sto scherzando. La verità è che Brian è cambiato dopo quello che è successo tra di voi e anche con me è diverso. Ci vediamo poco e quando succede parlano di cose inutili. Non so cosa ci sia capitato. Forse semplicemente abbiamo cominciato a vivere le nostre vite. Separate." Michael abbasò lo sguardo. Nessuna lacrima nei suoi occhi ma nel suo tono di voce sì. Justin gli prese la mano e gliela strinse forte. "Michael,qualsiasi cosa sia successa o succederà mai alle vostre vite voi sarete sempre legati. Sempre. Ricorda:always have,always will." Mickey gli fece un mezzo sorriso. Sapeva che Justin aveva ragione. Non poteva essere altrimenti. Legati per la vita. "Brian posso parlarti?" "Ora?Sono in riunione." "Credo che Theodore possa continurare da solo. Perfavore." "Signori,se volete scusarmi..." Un riluttante Brian si alzò dalla sedia e uscì dalla sala riunioni. "Spero che tu abbia una scusa piu che valida per piombare qui.." "Ho mollato il lavoro. Ho mollato New York." "cosa? che cazzo dici justin?" "Non potevo stare là. O almeno non potevo stare là senza di te. Non riuscivo piu a dipingere. Dovevo tornare." "A Pittsburgh?" "Che cosa c'è di male in questa città?" "niente.il fatto è proprio questo:non c' è niente!Niente di male,niente di buono! Dio mio Justin quando crescerai?" "A dir la verità sono gia cresciuto. e se non ricordo male qualcuno prima di partire mi aveva detto che ero diventato il miglior omosessuale che potessi diventare. O sbaglio?" Brian si girò. Scosse la testa e cominciò a camminare avanti e indietro. "Quindi sei tornato per me o per la tua arte?" "Le due cose sono collegate. Lo sono sempre state. O almeno da quando ti conosco." "Bene. Ti direi di andare a casa e sistemare le tue cose ma non mi sembra una mossa molto intelligente dato che sto per vendere il loft." "Cosa? Vendi il loft?ma mi sembrava di aver capito che il cottage non facesse per te,la campagna non facesse per te!" "E chi diamine ha mai parlato del cottage o della fottutissima campagna! Mi trasferisco fuori città. A dir la verità...fuori continente. London calling." Quella parola sembrava aver perforato il suo timpano. Era sicuro che sarebbe svenuto. Non poteva farcela. Londra. Non era New York. e non era nemmeno San francisco o chicago. Era Londra cazzo. la distantissima Londra. L'europea Londra. "Justin ti senti bene? Mi sembri pallido." "Cosa?si sto bene,devo solo...ecco,devo....si ora devo andare. Ci vediamo eh?" Quasi non sentiva il freddo sulla faccia. Camminava per strada cosi velocemente che chiunque lo incrociasse poteva pensare che si stava allenando per qualche maratona. E ora? Londra non era nei suoi piani. Nulla di quello che stava succedendo era nei suoi piani. Gli serviva una soluzione. E il prima possibile. Prima che Brian potesse mettere gli occhi sul principino William.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


Voleva ricordare il momento in cui si innamorò di lui. La prima sera? No,era solo uno dei tanti e poi era strafatto. il giorno in cui decise di tenerlo con sé? Quando venne picchiato da Hobbs? Dalla decisione di avere una non-relazione con delle regole? Erano successe cosi tante cose tra di loro che non aveva mai davvero realizzato quando era stato “quel” momento. Forse l’aveva sempre amato. Forse era scritto da qualche parte che lui doveva essere il suo cuore. E anche se Brian Kinney doesn’t believe in love doveva arrendersi. E doveva sapere che di anima gemella ce n’è una sola. Soltanto una. “Ehi sonny boy passami la mamma. Mamma Lindsay non il mammo Mel.” “Ciao papi! Maaaaaami papà Brian ti vuole!” “Brian! Come stai?” “Perché mio figlio mi chiama papà Brian? Chi c’è li con voi,un altro uomo? Oltre a Melanie ovviamente.” “Brian! Smettila! Lui ti chiama sempre papà Brian, probabilmente perché parlo sempre di te e sente il tuo nome così tante volte al giorno che ormai non puo fare a meno di ripeterlo!” “E perché parli sempre di me?” “Mmmm so dove vuoi arrivare Brian. Vuoi che ti dica che mi manchi e che non posso stare senza di te così mi puoi ripetere per la milionesima volta che possiamo sempre tornare a Pittsburgh!” “L’hai detto tu. Io nemmeno ho fiatato. Comunque non ti ho telefonato per questo. Ma per dirti che ho deciso di trasferirmi a Londra. L’agenzia va alla grande e in Europa c’è molta richiesta. Sto preparando le ultime cose.” “Brian…Londra? E’ così dannatamente lontana. Non pensi a Gus? Lui vuole sempre vederti! E un conto è averti ad un’ora di volo,un’altra cosa è sapere che sei a piu di dieci ore di volo!” “Gus…quel bambino sta benissimo senza di me Linds. Lo sai. E poi ci vedremo per Natale e tutte le altre feste. Cambierà poco o niente della nostra relazione. E non fare la predica a me dopo che tu e la tua lesbica ve ne siete andate fuori dallo stato come due ladre!” “Non ci siamo comportate come due ladre! Ancora non hai capito…” “Stop! Fermati Lindsay! Non voglio litigare con te. E poi devo tornare al lavoro. Ah,un’ultima cosa. Justin è tornato. E pare per sempre. Bye bye Wendy.” “Meeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeel! There is a big problem here.”

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Chapter 6 ***


“10 o’clock. @ babylon. Don’t miss it.” Probabilmente stava sognando. Per forza. il babylon non esisteva piu. O meglio, rimaneva solo un edificio che nessuno ha mai piu acquistato ma che nessuno ha nemmeno voluto demolire. Eppure quel biglietto lasciato sotto la sua porta diceva proprio così. Doveva trattarsi di Michael. Era da un paio di giorni che non gli dava fastidio e sembrava quasi avere accettato la sua idea di trasferirsi. Quella che sembrava non aver rinunciato a fargli cambiare idea era Debbie. Qualche giorno prima entrò di forza nel suo ufficio e lo schiaffeggiò così forte che la gli rimasero le cinque dita sualla guancia per tutto il pomeriggio. “che cazzo fai brian? Pensi davvero che puoi lasciare Pittsburgh per quella fottutissima Londra? Non ci sono gay là, c’è solo quella vecchia decrepita della regina! E ci lasci cosi? Lasci Michael cosi? Lasci me cosi?” “Michael è un uomo felice e sposato. Non ha piu bisogno di me. E riguardo a te… prometto di tornare per tutte le feste…mamma.” Alla fine le strappò un sorriso ma vedeva nei suoi occhi la tristezza. Quel senso di abbandono che lo conosceva molto bene, lo stava provando lui stesso. Aveva ancora così tante cose da preparare. Tutti i suoi costosissimi ed elegantissimi completi firmati, il computer e tutti file, il letto. Sì,quel letto doveva andare con lui. “Cazzo ma si potrà trasportare un letto da un continente all’altro?” “Bhe a Pavarotti era concesso. E sebbene tu non sia un tenore e il tuo nome sia pressochè sconosciuto a tutti gli etero di questo mondo, credo che tu possa farlo.” “Ted te lo chiedero una volta sola: che cazzo vuoi?” “Nulla capo,era solo venuto a controllare se avevi ricevuto il messaggio.” “Quale messaggio?” “Alle 10 al Babylon?” “sì l ho ricevuto. Grazie per lo scherzo. Molto molto divertente.” “Brian non è uno scherzo. Devi venire. Ci vediamo là.” “Ah,quindi ci sarai anche tu. Che bello,non me ne potevo andare da Pittsburgh senza vederti essere rifiutato per l’ennesima volta da tutti i froci di questa città.” “Ah ah ah. Molto molto divertente.” Qualcosa stava per accadere. qualcosa di molto strano. qualcosa che forse non poteva nemmeno lontanamente immaginarsi.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Chapter 7 ***


Eccolo. Quello che gli era mancato cosi tanto ma che gli scorreva ancora dentro alle vene. Il Thumpa Thumpa. Non avrebbe mai potuto dimenticarlo. Gli sembrava che il Babylon non avesse mai chiuso,che quella bomba non fosse mai esplosa, gli sembrava di essere ancora il Brian Kinney eternamente bello ed eternamente giovane. Ma,un attimo. Tutta la gente dov’era? Quello che riusciva a intravedere davanti a sé in mezzo alle luci stroboscopiche era solamente uno sparuto gruppo di persone. Dov’erano tutti i gay di Pittsburgh? Ma soprattutto era tutto ciò reale? O stava semlicemente sognando? Chi aveva ricomprato quel posto? E perché non ne aveva saputo niente? “Ehiii ce l’hai fatta!” un estasiato Michael gli corse in contro gettandosi al suo collo. “Mickey che cazzo sta succedendo? Il Babylon? Ma da quando ha riaperto?” “Bhe ufficialmente riapre domani,stasera è solo un piccolo assaggio per gli amici.” “Scusa mi stai dicendo che hai comprato questo posto?” “Non lui. L’ho comprato io.” Brian si girò. Era probabilmente l’ultima persona che pensava di vedere e soprattutto che pensava potesse permettersi di comprare una discoteca. “Tu?” Michael era in mezzo a loro. Vedeva benissimo i loro sguardi. E sapeva che queli sguardi non sarebbero mai cambiati. Poco importava che avessero 30,40 o 50 anni, loro si sarebbero sempre guardati in quel modo. In quel modo che non ha bisogno di spiegazioni, che non ha bisogno di parole. “Ok,io vi lascio soli. A dopo!” E mentre Michael se ne andava Justin si avvicinava. “Pensavi che un ragazzino non fosse in grado di fare tutto ciò?” “No,pensavo che un ragazzino non avesse tutti questi soldi.” “Bhe dovresti saperlo. L’arte è pagata bene a New York. Ho raccimolato un bel gruzzoletto e avevo 2 possibilità: ridarti i soldi con cui hai pagato i miei studi oppure tornare e riaprire quello che è stato il nostro posto,dove abbiamo capito davvero chi siamo o almeno,dove io sono diventato quello che sono ora.” “tu non sei diventato frocio perché venivi al Babylon!” “Oh questo lo so,intendo dire che qui sono successe tante cose,tante piccole e grandi cose che hanno segnato la mia vita. E poi qui mi hanno eletto re,ricordi?” “e come potrei dimenticarlo? Ti sei scopato quello che mi volevo scopare io!” “L’allievo che supera il maestro.” “Non ti prendere troppi Taylor.” “Oh non lo faccio signor Kinnney.” I loro sorrisi. La loro musica. Il loro posto. Nient’altro forse aveva importanza. Forse. “Brian!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” “Lindsay?? Che cazzo ci fai qui?” “Oh brian abbracciami e stai zitto!!!! Pensavi davvero che avresti lasciato il paese senza salutarmi?” “E tua moglie dov’è?Gus?” “I bambini sono con Debbie, Mel è a prendere da bere. Allora,come mi trovi?” “bellissima,come sempre. Ma sei di nuovo incinta?” “Idiota! Dov’è Justin?” “E’ qui..cioè era qui un secondo fa…” “Scusate,scusate posso avere la vostra attenzione? Ho un annuncio da fare.” Un annuncio che farà sicuramente tremare tutto il Bbaylon. E non solo.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Chapter 8 (the end) ***


Si schiarì la voce. La mano che stringeva il microfono gli tremava. Le gambe gli tremavano. E il cuore sembrava che volesse uscirgli dal petto. “Grazie a tutti per essere qui. Domani sarà una grande serata e spero che ci sarete tutti quanti ma il vero motivo per cui ho voluto fare questa piccola festa privata non è solo per ringraziarvi. Meritate i miei grazie e,credetemi, non finirò mai di dirvelo perché è anche grazie a voi che sono qui. Che ho fatto questa cosa. Comprare un locale che sembrava dovesse rimanere chiuso per sempre e ridargli vita. E sinceramente non so ancora se questa cosa avrà un esito positivo o no ma ormai…è troppo tardi per ripensarci. There’s no turning back. La prima volta che ho messo piede qui avevo 17 anni e non sapevo ancora esattamente chi ero ma sapevo perfettamente cosa volevo. O meglio,chi volevo. E ora, a distanza di 6 anni quella persona è ancora tutto ciò che voglio. Lo ammetto,pensavo sarebbe stato tutto più semplice. pensavo di poter ritornare e ricominciare tutto da capo. Ma così non è stato. Ma quando credi fortemente in qualcosa non ti arrendi, arrivi persino a sacrificare tutto quello che hai per riuscire ad arrivare ad afferrare quello che vuoi.” Brian era lì,lo stava guardando. Lo scrutava. Forse non capiva dove volesse arrivare ma sicuramente capiva quello che stava provando. Tutto ciò gli era già successo. “ci dovevamo sposare. Ma non l’abbiamo fatto. Dovevamo trasferirci in campagna. Ma anche questo non è successo. Avremmo dovuto tenerci in contatto, ma nessuno dei due l’ha fatto. E sapete perché? Perché questo non siamo noi. Tutto ciò non ci appartiene. Non ti voglio sposare. Non voglio vivere in una casa immensa con la scuderia e la piscina. Voglio solo stare con te. E non commetterò l’errore di permetterti di dirmi cosa devo fare della mia vita. Io ora so chi sono e so cosa voglio. E cosa non voglio. Non voglio New York o almeno non la voglio senza di te. E ora dimmi che anche tu non vuoi Londra. O almeno non senza di me.” Nel momento in cui Justin abbassò il microfono tutti si voltarono verso Brian. Lui stava fissando il pavimento. Alzò la testa e lo fissò. Ora erano le sue gambe a tremare. Justin scese dal palco. In quell’istante una canzone cominciò a suonare. Dio,quanto tempo era passato. Ma quella canzone non l’avrebbe mai dimenticata. A justin però era successo. E faceva ancora fatica a ricordarsi perfettamente gli eventi di quella notte. Ora era davanti a lui. Gli prese la mano e lo trascinò in mezzo alla pista. Come quella sera tutti gli occhi erano puntati su di loro. “finalmente hai finito di parlare. Quel tuo discorso sembrava interminabile.” “ti è piaicuto?” “diciamo che è stato d’effetto.” “e…..ti ha fatto riflettere?” “intendi riguardo a Londra? Beh sai avevo già pensato che forse una cittàuggiosa come quella non mi si addice e poi,l’agenzia ha ancora bisogno di me e..” “e io ho bisogno di te.” “Justin sei così..” “patetico,lo so.” “stavo per dire ridiculous romantic.” Un sorriso. Un bacio. Labbra assetate di altre labbra. Tutto ciò che avevano desiderato ora lo stavano toccando. Ora sarebbe ricominciata la loro vita. Ora tutto avrebbe avuto di nuovo senso. Il senso dell’amore. Il loro unico ed inspiegabile amore.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=435624