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di sevy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Solo un amico... ***
Capitolo 2: *** Fotografia ***
Capitolo 3: *** Grave ***
Capitolo 4: *** Sorprese di Natale ***
Capitolo 5: *** Allucinazioni e pazzia ***
Capitolo 6: *** Spirito natalizio ***
Capitolo 7: *** Leale ***
Capitolo 8: *** Dal diario di Severus ***
Capitolo 9: *** Perché non possono lasciarmi in pace? ***
Capitolo 10: *** Con chi stai parlando? ***
Capitolo 11: *** L'hai vista anche tu, vero? ***
Capitolo 12: *** Back - Tornato ***



Capitolo 1
*** Solo un amico... ***


Solo un amico... 1

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by sevy

Solo un amico...

Minerva McGranitt era seduta dietro la scrivania dell’ufficio di Silente… no, del suo, accidenti! Possibile che non se lo ricordasse mai? Era passato un anno abbondante dalla sua morte, in fondo!

La scuola era ormai finita da qualche mese, ormai era quasi settembre. Per evitare di pensare, Minerva non aveva fatto altro che lavorare incessantemente per tutta l’estate, con il risultato piuttosto spiacevole di trovarsi ora, a qualche giorno dall’inizio della scuola, ad essere senza niente da fare.  Prese un libro di Trasfigurazione da uno dei numerosi scaffali nella stanza. Continuava ad amare quella materia, nonostante ormai fosse preside. Pensare a Trasfigurazione la fece pensare a quello che, era sicura, sarebbe stato solo il primo di molti problemi dovuti alla sua incapacità di essere preside. Infatti quell’anno non era riuscita a trovare nessuno chepotesse essere insegnante di Trasfigurazione in vece sua, e aveva risolto momentaneamente di continuare entrambi i lavori. Aveva inoltre nominato Filius Vitious vice-preside. Appoggiando il libro sulla scrivania, prese il capo con le mani.

Se soltanto Albus non fosse morto, non avrebbe avuto questi problemi; lui sarebbe stato Preside e lei la sua fedele vice e insegnante di Trasfigurazione, come avrebbe dovuto essere! Se, se, se… basta con questi se! Si rimproverò.

Come ormai faceva d’abitudine, osò gettare uno sguardo verso il ritratto di Silente. Era esattamente com’era la sera che era morto. Sonnecchiava, e non si era risvegliato una volta che fosse una, durante tutto l’anno, non per mancanza di tentativi da parte sua. Minerva prese uno degli oggetti che si trovavano nell’ufficio e lo mandò ad infrangersi verso il muro di fronte alla scrivania, in preda alla frustrazione. Al diavolo la sua compostezza!

Alzando gli occhi, la McGranitt vide che sulla soglia della porta si trovava Poppy Chips, con una faccia scioccata. Perché accidenti doveva entrare proprio ora?

“Gradirei che bussassi la prossima volta” le disse con tono distaccato, ma non freddo, cercando di accompagnarlo da un mezzo sorriso (senza molto successo). Dopotutto era una delle sue migliori amiche.

“Minerva…” iniziò l’infermiera.  Questa nel frattempo aveva riacquistato la sua compostezza, tornando ad essere la severa e precisa professoressa McGranitt.

“Minerva, che ti succede? E non dirmi che non è niente perché ti conosco meglio di così! Non ti ho mai visto tirare oggetti o lasciarti andare a forme di frustrazione da… be’, da mai, quindi è meglio che tu mi dica subito cos’hai!” disse in tono severo, le mani sui fianchi.

La vice… no, preside non si lasciò scomporre, nonostante volesse gridarle che sì, c’era qualcosa di sbagliato e che non era possibile che non si fossero accorti di cosa. Non disse niente, tuttavia.

“Non ho niente, Poppy. Ti preoccupi troppo. Apprezzo la tua dedizione al lavoro, ma non tutti sono malati, sai” Disse con tono tagliente, ma un’occhiata fugace, che probabilmente nessun altro avrebbe notato, verso il ritratto di Silente la smascherò.  

Lo sguardo di Madama Chips si addolcì un poco, ma mostrava come non riuscisse a comprendere.

“Minerva, tutti noi abbiamo perso un amico, ma siamo tutti riusciti ad andare avanti… cos’è successo alla forte, sprezzante dei pericoli, rigorosa Minerva McGranitt? Dov’è finita? Siamo tutti preoccupati per te, soprattutto Rolanda e Pomona,sai?”

Mentre parlava,  Minerva impallidì visibilmente.

Un amico… sì, solo un amico.

Pensò tristemente, mentre lacrime bollenti spingevano per uscire dagli occhi.

Represse la risposta che aveva pronta per chiedere, con voce debole, non da lei:

“Rolanda e Pomona… sono… sono già qui?” la voce, nonostante fosse poco ferma, mostrava tutta la determinazione con cui la professoressa stava cercando di affrontare il momento.

“Siamo tutti qui, Minerva.” Rispose Poppy.

“Ma… manca ancora un po’ alla fine delle vacanze. Pensavo voleste stare a casa.” Obiettò l’insegnante.

Poppy scrollò le spalle.

“Volevamo rientrare in compagnia, ora che Voldemort è caduto niente ci impedisce di festeggiare fra amici, no? Tu, piuttosto. Non ci aspettavamo che fossi qui.. come dici tu, già qui. Come mai sei qui così presto?” chiese con tono accusatorio.

“Sono sempre stata qui durante l’estate, Poppy”. Dichiarò Minerva con tono definitivo.

“Non sola” obiettò Madama Chips.

“No, non sola” fu l’unica cosa che Minerva fu in grado di rispondere, abbassando gli occhi. “Non sola” ripeté sospirando.  

Ecco il primo capitolo della mia nuova fic Albus/Minerva. Spero di aggiornare presto con nuovi capitoli, ma sono abbastanza impegnata. Dedico questo capitolo a Cruel Angel, perché mi ha fatta sognare con le sue fic sulla mia coppia preferita!

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Capitolo 2
*** Fotografia ***


Fotografia

Fotografia
by sevy

“Sono sempre stata qui durante l’estate, Poppy”. Dichiarò Minerva con tono definitivo.

“Non sola” obiettò Madama Chips.

“No, non sola” fu l’unica cosa che Minerva fu in grado di rispondere, abbassando gli occhi. “Non sola” ripeté sospirando. 

Prima che Poppy potesse commentare queste sue parole, Pomona e Rolanda si precipitarono nella stanza, abbracciando Minerva McGranitt. Queste non sembrarono notare il suo contegno rigido (dopotutto, quando mai l’infallibile insegante di Trasfigurazione era stata sciolta?), e si lanciarono in un’appassionata descrizione delle loro vacanze. Minerva, grata per questa interruzione, si sforzò di ascoltarle, nonostante non le interessasse molto l’argomento, per evitare di pensare ad altro (e per altro intendeva un solo argomento).

“Va bene, va bene” disse Minerva sforzandosi di sembrare allegra “che ne dite se spostiamo quest’entusiasmo da un’altra parte, prima che mi distruggiate l’ufficio?”

Le altre tre (soprattutto Rolanda, in realtà) acconsentirono immediatamente.

“Dove andiamo?” chiese Poppy. Già, piccolo particolare. Dove?

“Al campo di Quiddich!” esclamò Rolanda Bumb. Le altre tre alzarono gli occhi al cielo.

“Al lago” propose Pomona “è davvero fantastico in questo periodo. Il luogo più bello è quello vicino alla quercia… potremmo farvi un pic-nic se non ci fosse la tomba di Si…”

Scese un silenzio mortale. Tutte e tre si voltarono verso Minerva, aspettando la sua reazione. Questa, sentendo id essere osservata, cercò di mantenere un viso passabilmente tranquillo, senza alcun risultato. Varie emozioni le passarono sul viso, nessuna vi rimase abbastanza affinché qualcuna di loro potesse decifrarle. Finalmente, dopo quella che sembrava essere stata un’eternità, la professoressa McGranitt parlò:

“Io… penso preferirei andare in sala insegnanti”

Tutte e tre si precipitarono ad esprimere il proprio consenso e trascinare letteralmente la preside verso la suddetta stanza, la quale non oppose resistenza, persa nel limbo dei suoi pensieri.

Albus… la tomba di Silente… è lui Silente, Albus… ma perché parlano di tomba? Lui deve essere vivo… deve!

Un mezzo singhiozzo le uscì dalla gola, contro il suo consenso, e gli occhi si inumidirono, senza però versare una singola lacrima, ormai troppo abituati a frenarle, quando la professoressa si ricordò della realtà.

Ma lui è morto… Minerva, non essere stupida, ricordalo una buona volta: è morto, non tornerà più da te… non ricordi ciò che ha detto Harry? È morto…morto… andato per sempre….

Le sue amiche, troppo intente a cercare di farle dimenticare l’episodio spiacevole avvenuto, non si accorsero di nulla. Arrivate in sala insegnanti, Poppy si prefisse come unico scopo della vita di farle mangiare un pezzo di cioccolata, mentre Pomona la ricopriva di premure e Rolanda le stava parlando di chissà quale bell’uomo che le sarebbe piaciuto presentarle e che aveva mostrato una netta simpatia nei suoi confronti.

Minerva si prese la testa fra le mani, prima di alzarsi dalla sedia in cui l’avevano costretta a sedersi e dire con fare perentorio:

“Ora basta! Non ho bisogno di cioccolata, premure e di sicuro non ho bisogno di uscire con un uomo, grazie tante Rolanda! Ora, se mi volete scusare…” senza dare loro il tempo di replicare, la professoressa uscì dalla stanza e si diresse verso la propria camera, maledicendo il giorno in cui le loro amiche erano tornate.

Proprio nel momento che stava per oltrepassare il gargoyle che stava di fronte alle scale che portavano verso il suo ufficio e le camere, Minerva McGranitt si imbatté in Filius Vitious, che la salutò con un gran sorriso e la voce quasi simile ad uno squittio. Maledicendo mentalmente la propria sfortuna, rispose al saluto. Filius cercò di ingaggiarla in una conversazione, ma vedendo la sua scarsa partecipazione, decise di lasciar perdere.

Fu così che, pochi istanti dopo, Minerva era nelle sue stanze. Fra le sue mani c’era una fotografia, scattata pochi anni prima, in effetti forse uno al massimo dalla sua morte, di una giornata al sole, in estate, un pic-nic: lei aveva i capelli sciolti e stava rincorrendo Albus per riavere le forcine, ridendo; anche quest’ultimo stava ridendo. Severus aveva scattato una foto dicendo che voleva le prove fotografiche da mostrare agli alunni che la loro vice-preside non era poi così intransigente e, come aveva detto poi, “sana di mente”.

Mezz’ora dopo, Minerva McGranitt era addormentata sul letto, completamente vestita, la crocchia ancora ben fatta, le guance ancora leggermente rigate dalle lacrime e la fotografia stretta al petto.

Non si accorse nemmeno quando tre donne entrarono nella stanza, le tolsero le forcine e la infilarono sotto le coperte, senza osare staccarla da quella preziosa fotografia a cui sembrava essersi attaccata come se ne dipendesse la sua vita.

Voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto questa fic, in particolar modo dublino, che ha anche recensito. Seguite il suo esempio e fatemi contenta, per favore! Non pretendo lodi, anzi, accetto molto volentieri le critiche, purché costruttive! Grazie per avermi seguita fin qui!

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Capitolo 3
*** Grave ***


Grave

Grave
by sevy

Filius Vitious era nel suo studio, preparando le lezioni per l’anno che stava per cominciare, quando un gufo picchiettò alla sua finestra. Appena letto il messaggio, lasciò perdere tutte le sue carte e si precipitò fuori dall’ufficio.

In diverse parti del castello, Poppy Chips, Pomona Sprite, Aurora Sinistra (insegnante di Astronomia) e Septima Vector (insegnante di Aritmanzia), avevano appena fatto la stessa cosa.

Pochi minuti dopo furono tutti accolti nella sala insegnante da Rolanda Bumb, la quale, una volta accertatasi che ci fossero tutti, chiuse la porta con un incantesimo e proferì vari altri incantesimi per essere certa di non poter essere ascoltata da nessun altro piuttosto che i presenti nella stanza.

“Wow, Rolanda, non sapevo che sapessi usare la bacchetta. Pensavo che un paio di cadute dalla tua amata scopa te lo avessero fatto dimenticare ormai” commentò Poppy.

L’insegnante di volo, per nulla offesa, ribattè con tono divertito:

“So fare tutti gli incantesimi che mi servono per cercare di tenermi lontana dai guai, grazie tante. In ogni caso, questo non è il motivo per cui vi ho chiamati qui” fu interrotta da Aurora Sinistra.

“Voglio ben sperare! E prega che sia un buon motivo quello per cui mi hai fatto scendere tutte quelle scale”

Rolanda sbuffò.

“Avresti potuto usare una scopa e, comunque, passi la vita ad osservare le stelle, Aurora, un paio d’ore in più o in meno non faranno la differenza…”

“Un paio d’ore?!” commentò Septima Vector.

“BASTA!” esclamò d’improvviso Poppy, e nella sala calò il silenzio. “Vediamo il perché di questa riunione d’emergenza in modo che questa matta ci lasci andare”.  

“Non sono mat…” iniziò a protestare Rolanda, ma un’occhiata dall’infermiera della scuola bastò a zittirla.

“Ok… allora, il motivo per cui vi ho chiamati tutti qui è uno abbastanza ovvio: Minerva!” esordì l’insegnante di volo.

“Minerva?” chiese Aurora Sinistra.

“Sì, Minerva! E non dirmi che non ti sei accorta di niente, altrimentrimenti significa davvero che passi troppo tempo a guardare le tue dannate stelle!” proruppe Rolanda.

“Almeno io la mia vita non la passo sulle stelle!” ribatté questa arrabbiata.

Filius levò le mani in un gesto riappacificatore (che non sarebbe stato notato, se lo stesso non si fosse alzato in piedi su di una sedia.

“Allora, vuoi per favore specificare cosa intendi per Minerva?” chiese Septima Vector, sinceramente incuriosita e preoccupata.

“E’ in uno stato davvero preoccupante, già dall’anno scorso, e sappiamo tutti cosa l’ha provocato. Io sinceramente, nonostante fossero veramente buoni amici, non avrei mai previsto un crollo del genere da parte sua... L’anno scorso non mi sono preoccupata, dopotutto ci poteva stare, con i Carrow a scuola, Piton… be’, sappiamo che era innocente, ma dopotutto era colui che aveva ucciso Silente, averlo davanti tutti i giorni non deve aver aiutato. Ma pensavo sarebbe passata… Lo sapete che ha fatto sconfitto Voldemort? Dopo aver abbracciato Harry Potter è semplicemente andata nelle sue stanza, dichiarandosi malata. Non ha partecipato ad una singola festa!”

Qui fece un attimo una pausa per prendere fiato, e Septima interloquì.

“Minerva non è mai stata tipo da partecipare alle feste, però, dopotutto… ed è comprensibile che fosse stanca dopo un anno del genere…”

Rolanda la guardò male, ma continuò imperterrita:

“Forse, ma l’hai mai vista sorridere di un sorriso sincero? Io no, neppure una volta dopo la sconfitta di Voldemort! E l’occasione penso meritasse almeno un sorriso. Ma non è tutto. È stata qui a scuola, da sola, tutta l’estate, da sola, accidenti! A lavorare, secondo quello che dice, e di che non dubito: vi rendete conto: l’anno che abbiamo sconfitto finalmente la minaccia che ci preoccupa da troppi anni perché ne valga la pena rammentarli, lei sta qui a lavorare?”

“Be’, sai che è fissata con il lavoro…” fu la debole protesta addotta da Pomona, d’accordo, però in cuor suo con Rolanda. 

“Bene, datemi una risposta a questo: ieri sera io, Poppy e Pomona l’abbiamo trovata nelle sue stanze, addormentata, ancora del tutto vestita, abbracciata ad una sua fotografia, con tracce molto evidenti del fatto che avesse appena pianto! Diamine, non l’ho più vista da… dalla morte dei suoi genitori, e aveva diciassette anni all’epoca!” esclamò Rolanda.

Il silenzio tombale che calò nella stanza si fece pesante. Queste due informazioni insieme erano troppo scioccanti.

Già il fatto che l’infallibile, rigorosa e apparentemente senza emozioni Minerva McGranitt avesse pianto era difficile da credere, ad aggiungersi a questo c’era anche che nessuno in quella stanza tranne Rolanda, che era stata amica di Minerva durante gli anni di scuola, sapeva che i genitori fossero morti durante il suo settimo anno.

Finalmente, Filius Vitious si decidette a chiedere:

“I suoi genitori sono morti?” domanda abbastanza inutile, dato che lo aveva appena detto, ma che venne giustamente interpretata come una richiesta di chiarimenti.

“Era il suo settimo anno. Aveva già iniziato a trasformarsi nella Minerva McGranitt che conosciamo, e quindi era assolutamente impensabile per lei mostrare emozione. E ad un tratto, in Sala Grande, stavamo chiacchierando come al solito, quando le è arrivato un gufo con una lettera nera, e prima che mi potessi rendere contro di alcunché era diventata mortalmente pallida ed era corsa fuori dalla Sala Grande. Non vi immaginate quanto ci siamo preoccupati tutti! Quando l’abbiamo trovata, io e qualche ragazza frivola (e assolutamente inutile, in quella circostanza) del nostro anno era in preda ad una crisi di pianto, non sentiva più niente. Non penso saremmo riuscite a calmarla se poco dopo non fosse arrivato Silente… Ci ha detto di allontanarci. Io ovviamente, non l’ho fatto, e mi sono nascosta lì accanto…”

“Ti pareva” commentò Aurora.

“Silente l’ha abbracciata e l’ha confortata, non ero abbastanza vicina per sentire ciò che si dicevano, ma dopo due ore, era finalmente calma. Penso sia allora che sia nata quella grandissima amicizia che li ha legati fino all’ultimo… Comunque quella è stata l’unica volta che avevo visto Minerva piangere. Capirete come io adesso sia preoccupata?”

Ci fu un mormorio d’assenso.

“E che cosa dovremmo fare?” fu la domanda di Filius.

“Oh” fu la risposta di Madama Bumb. Evidentemente a questo non ci aveva pensato.

“Prima di tutto tenerla d’occhio” venne in aiuto Poppy Chips. “Per qualsiasi altro suggerimento, be’, ne abbiamo bisogno, quindi parlate, gente!”.

“Be’, per prima cosa evitiamo di nominarlo se non ce n’è bisogno, direi” propose Septimia. Qui sia Poppy che Rolanda lanciarono uno sguardo accusatore a Pomona, che ebbe la buona creanza di arrossire.

“Non è colpa mia! E’ che sembra che tutte le cose siano collegate a Silente, è stato l’anima del castello per così tanto tempo…”

Le altre sospirarono.

Septimia stava nel frattempo scostando le tende dalla finestra. Dopo aver lanciato uno sguardo al di fuori, indicò alle altre di fare lo stesso.

“Oh che bello è andata a fare una passeggiata al lago!” esclamò Rolanda eccitata e contenta, vedendo il soggetto dei loro discorsi tornare verso il castello.

Aurora Sinistra la guardò di sbieco.

“Ora sei tu che non capisci niente” (la vendetta è dolce…) “Secondo te da dove sta venendo?”

“Oh” fu la sola risposta che ottenne, dopo che la donna ebbe realizzato che esattamente in quella posizione si trovava la tomba di Silente.  

Non ci fu tempo di dire altro, perché qualcuno busso alla porta.

“Si può sapere perché tenete questa porta chiusa? Fino a prova contraria l’accesso all sala insegnanti è consentito alla preside, o sono entrate in vigore nuove regole?” chiese Minerva McGranitt da fuori.

In poco tempo tutti gli incantesimi furono smantellati e la preside fu fatta entrare.

“Allora? Perché la tenevate chiusa?” chiese questa.

“Avevamo voglia di tenerla chiusa” rispose Rolanda, scrollando le spalle. Tutte si ritrassero, aspettandosi di vedere esplodere il famoso temperamento scozzese della McGranitt.

“Oh… va bene” rispose questa invece, e dopo aver preso alcune carte da un cassetto uscì dalla stanza.

Ci fu qualche attimo di silenzio.

“Ok… questo è definitivamente grave”.

Dedico questo capitolo a dublino, poiché mi ha ispirata ad aggiungere qualcosa sul passato di Minerva.
Vi prego di lasciare qualche recensione, mi fareste molto contenta!  E' piuttosto frustrante scrivere senza ottenere recensioni: uno scrittore non scrive per ottenere critiche positive, ma qualche tipo di critica sarebbe utile per sapere come migliorare e anche solo per incitare nei momenti di depressione. Quindi vi prego di sacrificare qualche attimo del vostro tempo e di recensire.

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Capitolo 4
*** Sorprese di Natale ***


Sorpese di Natale

Prima che potessero accorgersene, era già arrivato il 1 settembre, e con esso tutti gli studenti. Harry, Ron, Hermione e Ginny avevano deciso di continuare a frequentare la scuola fino ai propri M.A.G.O. Ciò significava che Ginny era ormai nella stessa classe del trio.

“Preferisco i discorsi di Silente” commentò Ron durante il primo giorno di scuola, poco dopo il discorso di inizio anno della McGranitt, che era stato preciso e conciso, anche se con un  vago tentativo di allegria.

Hermione lo guardò male, Ginny era distratta e non disse niente, e Harry esclamò:

“Ron!”

“Che c’è? Non dirmi che non sei d’accordo! Voglio dire, è il primo anno dopo la sconfitta di Voldemort, non pensi che ci meritiamo un po’ di allegria?” Ron aveva imparato, dopo la sua sconfitta, a pronunciare il nome senza più paura, il che rendeva le conversazioni un po’ più sciolte.

“Non è nel suo carattere” obiettò Harry alzando gli occhi al cielo.

“Continuo a pensare che i discorsi di Silente fossero meglio, e sono ancora convinto che in fondo tu sia d’accordo” ribatté Ron, mangiando una patata.

“Be’, erano più belli, ma dato che ovviamente Silente non c’è e non può tornare, e dato che altrettanto ovviamente la McGranitt mette tutto il suo impegno in tutto ciò che fa, penso che sia l’ultima che tu possa criticare” ribatté Harry. Hermione si affrettò a concordare. Ron, che con questo d’accordo non aveva niente da ridire, si limitò ad annuire.

I mesi passarono tranquilli dopo quel giorno. La professoressa McGranitt (già, non aveva ancora trovato un insegnante di Trasfigurazione, possibile?) sembrava essere ancora più severa degli anni passati in classe, ma se da una parte questo aveva stupito, dall’altra era stata spesso spigata con il fatto che avesse paura che passata la paura di Voldemort i ragazzi potessero lasciarsi andare troppo. Anche il loro nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, Dedalus Lux, aveva dimostrato di essere un ottimo insegnante, amato da tutti gli studenti e anche in buone relazioni con gli insegnanti.

Dicembre, vacanze di Natale

Erano ormai le vacanze di Natale. Tutto il parco del castello era coperto di neve, e mancando pochi giorni a Natale, anche l’interno era decorato persino più del solito. Ginny era andata con la sua famiglia in vacanza in Egitto, mentre Ron era riuscito a restare a Hogwarts con Harry ed Hermione (dato che la signora Weasley non aveva ancora cognizione delle coppie che si erano formate a scuola, e pensava che il trio volesse semplicemente stare insieme, e non aveva quindi prestato attenzione alle proteste di Ginny, neppure quando Harry aveva cercato di convincerla).

I tre avevano appena terminato una battaglia di neve (quanto era bello tornare a divertirsi dopo aver passato anni a combattere, lasciando perdere la giovinezza!) in cui Ron era risultato vincitore, quando videro la McGranitt, da lontano, allontanarsi in direzione del lago. Curiosi, decisero di seguirla.

Fu così che giunsero  a poca distanza dalla tomba di Silente. Rimasero nascosti dietro ad un cespuglio, protetti dal gelo grazie ad un incantesimo di riscaldamento (merito, ovviamente, di Hermione).

Videro l’unica cosa che non si sarebbero mai aspettati: la loro rigida professoressa crollare ai piedi della tomba.

Ci furono vari momenti di silenzio.

“C-ciao Albus” cominciò poi la strega con voce tremante. “Fra pochi giorni c’è Natale. Ma Albus, a cosa mi serve il Natale, da sola? T-ti ricordi? Avevo iniziato ad odiare il Natale dopo che i miei genitori erano morti. Erano già passati otto anni, ero stata Auror e in battaglia contro Grindelwald nel frattempo, e quel primo anno di insegnamento… oh, Albus, non penso di esserti mai stata abbastanza grata! Pensavo di passarlo tutto da sola, come sempre… Invece sei entrato, con la tua scacchiera e la tua cioccolata calda in due delle tue ridicole tazze…”

La McGranitt qui si permise di ridere. Non era una risata fredda: aveva divertimento, ma anche molto, molto rimpianto. Alla fine si dissolse fino a diventare silenziosi singhiozzi.

“Pensavo che avremmo passato così tutti i Natali, a chiacchierare e giocare a scacchi… era il nostro Natale, Albus! Come hai potuto, come hai osato, lasciarmi sola! Mi avevi giurato che non lo avresti mai fatto!” la voce si alzò di un semitono. “Mi avevi detto che sarebbe stato il mio ultimo Natale da sola, e ora guardami: ho già passato un Natale senza di te, non sono in grado di passare anche questo…” la voce si dissolse lentamente, cadendo nel silenzio.

“E’ ironico, sai?” riprese dopo un po’, la voce più ferma. “Ero convinta che sarei morta con te, al tuo fianco, in battaglia. Mi hai ingannata: perché? Ora ho perso te e il migliore amico che avevo dopo di te, Severus. Sapevi che avrei potuto salvarti, lo sapevi: perché non hai voluto che lo facessi? Bastava un incantesimo perché il veleno che era nel tuo corpo passasse nel mio. So che conoscevi l’incantesimo, te l’avevo mostrato io un giorno, tempo fa, mentre stavamo facendo ricerche di Trasfigurazione poco dopo che avevo iniziato ad insegnare! Non mi ritenevi forse all’altezza? Pensavi che mi sarei tirata indietro? No, non può essere questo: e allora perché? Perché hai scelto di morire tu?”

Il volto ora mostrava quasi agonia, nel parlare. Sembrava che la donna non potesse sentire niente di fisico, nonostante ormai fosse inginocchiata nella neve da quasi mezz’ora.

“Sai, non manchi solo a me. Sai che tutti i ragazzi ti preferiscono. Eri più utile tu, non puoi negarlo. Harry, Ron ed Hermione avrebbero avuto bisogno di una guida come te l’anno scorso.”

I ragazzi sussultarono nel sentire che l’insegnante aveva usato il loro nome proprio.

“Sei l’unico che sappia quanto io ami i miei ragazzi, Albus, ma devi sapere anche che non riuscirò mai ad essere come te per loro… potrò amarli quanto li amavi tu, forse, ma loro non riusciranno mai a vedere in me ciò che vedevano in te. Non ne sono capace, Albus. Soprattutto non ora, non ora che sei… che sei….”

Il trio non riusciva a credere alle proprie orecchie. Non solo aveva appena ammesso di essersi in qualche modo affezionata a tutti gli studenti, ma aveva anche ammesso debolezza. Non era da lei.

“Io non ce la faccio, Albus. Aiutami. Non ce la faccio..”

Harry, Ron ed Hermione videro che la professoressa era lentamente scivolata nella neve, addormentata. Uscirono dal nascondiglio e la levitarono verso il castello.

Dopo aver deciso, con alcuni incantesimi diagnostici, che non aveva niente di fisico, la portarono alle sue stanze (il ritratto, vedendo che la professoressa era addormentata, li aveva gentilmente lasciati entrare), e dopo averla gentilmente deposta sotto le coperte con un incantesimo di essicazione ai vestiti, uscirono silenziosamente dalle stanze.

Decisero di non dire niente a nessuno, e quel giorno decisero di non prendere più per scontato il carattere della professoressa… che si era rivelato, senza ombra di dubbio, peino di sorprese.

Ecco finalmente terminato l'ultimo dei capitoli "introduttivi" alla storia, che mi servivano perché fosse chiaro in che stato fosse la McGranitt. Da qui in poi comincerà la vera storia, spero più interessante.
Grazie a dublino e a marik1989, che hanno recensito, mi avete davvero scaldato il cuore! Quindi, piccolo regalo pre-natalizio, eccovi questo capitolo.
Grazie anche a Miss_Sunshine e di nuovo a dublino per aver messo questa fic fra le seguite. Spero di non avervi deluso con quest'ultimo capitolo.
Ah, piccola nota: mi sono accorta di aver sbagliato il nome della Professoressa Sinistra, che sarebbe Aurora. Ora ho corretto :D

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Capitolo 5
*** Allucinazioni e pazzia ***


Allucinazioni e pazzia

Allucinazioni e pazzia

Quando Minerva McGranitt si svegliò, il giorno successivo, era stupita di trovarsi nelle sue stanze. Era la seconda volta che si ritrovava a letto senza averne alcun ricordo!

Davvero l’età stava avanzando…

“Non è l’età!” si contraddisse da sola, ad alta voce “E’ che sono terribilmente debole e non riesco ad arrendermi al fatto che se ne è andato, accidenti!”

“Chi se ne è andato, mia cara?” chiese una voce alle sue spalle, con tono divertito.

La professoressa si girò, il viso divenuto improvvisamente mortalmente pallido.

“T-tu?” riuscì a balbettare.

Gli occhi color azzurro limpido dell’uomo brillarono mostrando divertimento, ma anceh un po’ sorpresa.

“Che c’è, Minerva? Sembra tu abbia visto un fantasma… Sono nelle mie stanze, dopotutto, se ben mi ricordo…”

La McGranitt, all’accenno sul fantasma, divenne, se possibile, ancor più pallida.

“S-sei m-morto”. La voce era molto malferma, e gli occhi pericolosamente lucidi.

Ora il mago era ancora più stupito.

“Morto? No, non mi sento morto, Minerva. Sicura di stare bene? Sembri stanca…”

In effetti, l’aspetto della professoressa non era stato dei migliori a partire dalla morte di Silente, mangiando raramente e dormendo ancora meno.

Rabbia fece capolino negli occhi della McGranitt, nonostante il loro verde smeraldo continuasse ad essere in buona parte spento, non volendo sperare.

“Pensi che non mi ricordi ogni singolo giorno di questo miserabile anno e mezzo da quando sei morto? Pensi che non mi ricordi come ci si senta a sentirsi dire che il proprio migliore amico è appena morto da Harry Potter, per mano dell’altro amico più fidato? Pensi che non mi ricordi scoprire che in realtà no, Albus Silente aveva deciso di morire per salvarci tutti, ma ormai questo non importava più a nessuno tanto erano morti tutti! Come pensi che mi sia sentita, Albus?” urlò la McGranitt, le guance rigate dalle lacrime.

L’uomo la strinse in un abbraccio di conforto. Il cuore di Minerva accellerò un poco il battito. Oh, la donna ricordava quella sensazione, e l’aroma di limone e cioccolata, i dolci preferiti di Silente, che l’accompagnavano. Quello era il suoabbraccio. Non poteva essere di nessun altro.

“Sei vivo!” esclamò, con voce strozzata. In quel momento non era sicura se essere felice al di sopra dell’immaginabile o furiosa con lui.

“Cosa mi sono perso?” chiese Silente allora.

“Vuoi dire che davvero non sai niente?” chiese la professoressa, piuttosto sorpresa.

“Non riesco a ricordare di essere morto… l’ultima cosa che riesco a ricordare è di essere tornato a Hogwarts, con Harry, dopo aver preso…”

“Quello che pensavi essere un Horcrux, lo so. Poi hai chiesto a Severus di ucciderti… stava per farlo Malfoy, ti ricordi? Draco Malfoy, intendo.”

“Hmm…” improvvisamente gli occhi di Silente di illuminarono, colti da un pensiero improvviso. “Devo aver lasciato qualche istruzione a me stesso… Fanny!” chiamò.

“Non verrà, è sparita dopo la tua mort… Fanny!”

La fenice era comparsa in un mare di fiamme.

“Fanny, sai cosa ti sto chiedendo… ti ho lasciato qualcosa?” chiese Silente. La fenice cantò qualche suono melodioso salutando Albus Silente, poi scomparve per poi ricomparire subito dopo con un pezzo di pergamena in mano.

Promemoria per me stesso

Caro Albus (davvero mi sembra strano scrivere a me stesso, ma comunque Minerva dice che sono pazzo, dunque perché non darle motivo di crederlo?)

Sei morto come avevi previsto. Tuttavia è stato scelto di darti una seconda possibilità, per un motivo che dovrai essere in grado di comprendere da solo. Ovviamente, non puoi conservare ricordo del tempo durante il quale eri morto… a nessun umano è concesso di sapere cosa la morte ti riserva, e in questo non puoi fare eccezione.

Noterai qualche differenza al tuo ritorno, ma confido che riuscirai a scoprire il modo di far tornare tutto alla normalità…

Porgi un saluto a Minerva da parte di… be’, da parte di te stesso.

Albus Percival Wulfric Brian Silente

Albus finì di leggere la lettera ad alta voce anche a Minerva, la quale stava sorridendo.. un sorriso vero, dopo così tanto tempo.

“Oh Albus… lo sapevo che non potevi essere morto, lo sapevo!” esclamò, ridendo e piangendo allo stesso tempo.

“Be’, tecnicamente sono morto, mia cara”.

“Oh, smettila, e andiamo a pranzo”.

Insieme si recarono verso la Sala Grande.

“Dovrò cederti il posto, oggi, suppongo tu ormai occupi la sedia della Preside” commentò Silente.

“Oh, no, non sono mai riuscita a sedermi lì.” Rispose Minerva, abbassando gli occhi.

Il discorso continuò su toni più allegri. Al momento Minerva McGranitt era così contenta che non si curò neppure di nascondere il sorriso che le illuminava il viso.

Quando si sedette, Poppy le chiese in un tono strano:

“Minerva… stai bene? Non hai sorriso per quasi due anni e ora all’improvviso ti vedo con uno dei sorrisi più smaglianti di sempre? Non dirmi che è l’atmosfera natalizia…”

“Oh, è vero! Oggi è Natale! Non è fantastico, Albus? È sempre stato il periodo che più amavi dell’anno!” Albus le sorrise di rimando, un sorriso caldo e sincero, che le era mancato tantissimo.

“Albus hai detto?” chiese l’infermiera con un sguardo preoccupato. “Minerva, stai male? Lo sai che Silente è morto, vero?”

“Morto! Ma non lo vedi accanto a me?” il suo tono era davvero incredulo.

“Non vedo nessuno, Minerva. Non dirmi che hai le allucinazioni…”

Senza dire una parola, l’insegnante si alzò e corse verso le sue camere. Nessuno della Sala Grande sembrò notare che un altro mago si era alzato e l’aveva inseguita.

Nelle stanze dietro alla presidenza

“Non sono pazza, Albus, dimmi che non lo sono.. non ho le allucinazioni…”

L’uomo l’abbracciò. Quel gesto le procurò immediatamente conforto. Era definitivamente reale.

“No, mia cara,non lo sei. Vedrai che riusciremo a scoprire cos’è successo… l’importante è che tu e io lo sappiamo, giusto?”

Lei annuì debolmente.

“Nel frattempo suggerirei che non ne parlassi più a nessuno. Non vogliamo che tu sia presa per pazza, nevvero?”

Minerva rise.

“No, direi di no… pensa un po’: tu sei quello pazzo e accusano me di esserlo… ah, l’ironia della sorte.”

Se qualcuno avesse potuto sentirla, avrebbe udito una risata allegra rimbombare per le stanze di Hogwarts, seguita da una più cristallina.

Sono arrivata con un nuovo capitolo prima del previsto... un capitolo più allegro, questa volta, e in spirito di Natale. Buon Natale! 

Ora ci addentriamo nella storia... da qui inizia la vera trama.

Desidero ringraziare dublino, che ha recensito (sono d'accordo con te sulle stranezze di Silente; sono la sua parte migliore, e anche se non sono in grado di riprodurle, cercherò di non farle svanire nel nulla :D)

Grazie anche a dublino, domaris72, Edwardlove e Miss_Sunshine per aver messo questa fic fra le seguite. Vi adoro, ragazzi! 

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Capitolo 6
*** Spirito natalizio ***


Spirito natalizio

Spirito natalizio

Quella sera, Albus, decise di andare a dormire nelle vecchie stanze di Minerva, ora inutilizzate, nonostante le proteste della stessa, obiettando che sarebbe parso alquanto strano se all’improvviso lei avesse cambiato stanze senza apparente motivo.

Il giorno dopo, Minerva si svegliò per la prima volta da un sonno molto riposante, solo per trovare in camera sua un Albus Silente molto imbarazzato, vestito con delle vesti viola acceso con disegnate delle caramelle al limone (le sue preferite!) giallo intenso, e dei calzini verde con delle fenici rosse che apparivano e scomparivano continuamente. Ai piedi portava delle ciabatte di un intensto (e disgustoso, a parere della professoressa) arancione. Il tutto creava un effetto così strano e poco coordinato che Minerva, dopo qualche debole tentativo, non poté evitare di scoppiare a ridere di gusto.

“Che c’è?” protestò Albus, difensivo, ma con gli occhi che brillavano.

Minerva indicò le sue vesti prima di scoppiare a ridere di nuovo.

“Oh, Albus…”

“A me piacciono” protestò lui, facendo il broncio (in genere Minerva era solita sgridarlo quando faceva così, dicendo che far finta di essere ancora più immaturo di quanto era in realtà non avrebbe funzionato).

“Questo l’avevo capito” rispose lei, alzandosi dal letto.

La camicia da notte che indossava era modesta, ma rivelava più degli abiti conservatori che indossava quando insegnava. Minerva aveva ormai una certa età, ma è risaputo che le streghe invecchiano molto più lentamente dei babbani. Inoltre le era stata donata una bella figura (nonostante non si potesse notare per via delle vesti da insegnante che facevano di tutto per nasconderla), e i capelli erano ancora color nero intenso, senza alcuna striatura grigia (caratteristica di famiglia per cui Minerva era sempre stata grata, nonostante non fosse una donna vanesia).

“Minerva.. sei bellissima.” Le parole lasciarono le labbra di Silente prima che potesse fermarsi. Lui arrossì, e pure le guance della professoressa si scurirono.

“Oh.. grazie”. Per un attimo calò un silenzio, non spiacevole.

Dopo qualche minuto, Minerva riprese la sua solita compostezza.

“Allora… posso sapere il motivo per cui sei entrato nelle mie… be’, tue stanze vestito in questo modo?” chiese con un vago sorriso giocoso dipinto sulle labbra.

“Oh” replicò lui, arrossendo un’altra volta “Mi sono dimenticato che.. be’, nelle tue stanze ovviamente non c’erano le mie vesti, mi chiedevo se, per caso, te ne fosse rimasta una dopo la mia morte… (suonava ancora stranissimo parlare della propria morte), so che puoi vedermi solo tu, da quel che ho capito, ma comunque…”

Minerva sorrise, comprensiva, e aprì l’armadio preferito di Albus, al cui interno si trovavano tutte le sue vesti.

“Hai tenuto tutte le mie vesti?” chiese lui, sorpreso.

“Non avevo bisogno di molto spazio, non ho indossato altro che vesti nere negli ultimi anni, quindi.. e poi mi ricordavano di te” rispose con tono pratico.

Albus, di tutta risposta, tirò fuori da un altro armadio delle vesti verde smeraldo.

“Indossa queste, oggi. Ho sempre adorato il verde su di te. Fa risaltare il colore dei tuoi bellissimi occhi.” Le disse, a mo’ di spiegazione, facendole l’occhiolino.

“Adulatore” lo rimproverò. Sembrava essere tornato tutto alla normalità.

Sala Grande

Quando Minerva McGranitt e Albus Silente entrarono nella Sala Grande, calò il silenzio. Inizialmente la professoressa di Trasfigurazione pensò che fosse per via di Silente, ma poi, ricordandosi che non potevano vederlo e vedendo che tutti gli occhi erano puntati su di lei, dovette rinunciare a quella tesi.

Si sedette al solito posto e fece segno ai ragazzi di continuare la colazione.

“Minerva… sei in ritardo, sei vestita di verde e stai sorridendo. Cosa diavolo sta succedendo?” chiese Aurora Sinistra.

“Niente sta succedendo! Mi sono svegliata un po’ più tardi del solito, avevo voglia di vestirmi di verde e sono contenta. Quali altri motivi misteriosi ci potrebbero essere dietro a questi gesti di infima valenza?”

“Minerva, lo so che pensi che non ce ne siamo accorte, ma non dormi bene da più di un anno e non ti ho mai visto indossare altro che nero da… be’, da due estati fa. E l’ultima volta che hai sorriso sinceramente non me la ricordo neanche più!” esclamò Rolanda Bumb.

“Non dirmi che è per via dell’allucinazione di ieri…” iniziò Poppy.

“Cosa?”

“Che allucinazione?”

“Ehi! Raccontate anche a me!”

“Minerva pensava di aver visto Silente.”

Minerva alzò gli occhi al cielo, mentre gli occhi azzurri di Albus stavano brillando allegri.

“No, non è per quello. Penso di aver bevuto un po’ troppo ieri” (Qui ci furono gli sguardi increduli di tutto lo staff). “In ogni caso sono solo in atmosfera natalizia. Non lo siamo forse tutti?”

“Scusa molto convincente, mia cara. Penso tu abbia pensato alla più assurda su questa terra… in ogni caso devo complimentarmi per il tuo modo di mentire… mi fai venire il dubbio di aver creduto a molte sciocchezze che mi hai affibbiato nel corso degli anni…” qui fece una pausa e uno sguardo drammatico.

Minerva sorrise, guadagnandosi un’altra occhiata da parte degli insegnanti.

“Be’, allora speriamo che il Natale duri a lungo” commentò infine Rolanda, con un’occhiata significativa.

Tutti, compresi Minerva e Albus, sorrisero.

Grazie mille a marik1989 e a dublino! In risposta ai vostri commenti, vi dirò che dovrete aspettare ancora un po' per saperlo ;-) Ovviamente c'è una spiegazione, ma essendo ciò il fine centrale della storia, verrà rivelato verso la fine.
Grazie ancora a marik1989 per aver messo questa storia fra i preferiti!

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Capitolo 7
*** Leale ***


Leale

Leale

Minerva era nell’ufficio di Silente (quanto era bello poterlo chiamare così, senza doversi rimproverare per l’uso del suo nome!), e stava guardando fuori dalla finestra, verso il campo di Quiddich, immersa nei suoi pensieri.

“Minerva… ti va di raccontarmi cosa è successo da quando sono morto?” chiese Silente.  

La donna non si girò. Era una cosa normale, per due amici di così vecchia data, conoscersi a vicenda così bene da sentire la propria magia a distanza.

Quando iniziò a parlare, la voce, nonostante un lieve tremore, era piuttosto ferma.

“Sai la prima cosa che ho fatto quando ti ho visto morto? Ho schiarito il cielo dal Marchio Oscuro. Ho pensato che non ti sarebbe piaciuto giacere sotto il simbolo di Voldemort… io… non avevo realizzato…. Per altri due mesi sono stata forte, Albus, per gli studenti, per gli insegnanti, per tutti… Non so come, mi aspettavo di vederti entrare dalla porta, un giorno o l’altro, e sorridermi come facevi sempre. E poi… quando è venuta l’estate, e tutti se ne sono andati… e tu non c’eri ancora…mi ha colpito… mi avevi promesso che non mi avresti più lasciata sola! Hai mentito!” urlò la donna, quasi dimentica della sua presenza, presa dalla rabbia e dal dolore con cui aveva convissuto per così tanto tempo. In preda ad una furia incontrollata, si girò e lo schiaffeggiò, una volta, forte, in viso.

Sciaff! Albus non se l’aspettava e per un attimo si tenne la guancia, rossa dal colpo. Gli occhi di Minerva si allargarono, scioccati. La professoressa si premette le mani sulla bocca, in un gesto di muto orrore.

“Oh, dei…Albus… io… mi spiace” inizò a balbettare.

Silente la strinse in un abbraccio.

“Shh, Minerva, va tutto bene…”

“No, non va tutto bene” singhiozzò lei, dimentica del suo voto di restare forte e ferma “Ti ho fatto del male.. oh Albus, sto impazzendo, non è vero?”

“No, mia cara, non stai impazzendo. È normale che tutto il dolore che hai provato non finisca di colpo... Minerva, ascoltami ora: ti giuro che mi dispiace, non avrei mai voluto lasciarti… se ci fosse stato un altro modo…”

“Avresti potuto far morire me. Inverto valetudo. Conosci l’incantesimo” obiettò la strega, ormai più calma.

“Minerva, non dirlo neppure per scherzo. Non sacrificherò mai la tua vita, per niente al mondo, capito?” l’uomo la guardò seriamente negli occhi. Lei annuì, poco convinta.

Minerva continuò a narrare il resto di ciò che era successo, di come Piton era diventato Preside di Hogwarts (“Sono stata così ingiusta con lui, Albus… lo odiavo, pensavo che ti avesse tradito… sono stata così cieca…”) di come i mangiamorte avevano catturato Charity Burbage senza che lei potesse fermarli (“Ho provato a fermarli, Albus, a lottare, ma erano troppi… è stato terribile vederli andare senza poter far niente, sapendo cosa sarebbe accaduto…”) dei Carrow (Con vive note d’indignazione, ritornando a pieno nel proprio carattere di Capo dei Grifondoro)…

Infine raccontò della battaglia finale, a partire da quando Harry era entrato nel castello dicendo che agiva per ordine di Silente…

“Devi essere fiero, di lui, Albus, molto fiero... io lo sono”. Concluse Minerva, la voce intrisa di orgoglio.

Un leggero movimento catturò la coda dell’occhio.

La porta della presidenza era aperta e lì, sulla soglia, si trovava proprio (e chi altro si trova sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato?) Harry, con un pezzo di pergamena in mano.

“Ehm… suppongo stesse parlando con il ritratto di Silente” iniziò il ragazzo, incerto.

 “Non che serva a molto, non si è svegliato una volta che è una durante la mia permanenza qui. Forse gli sto antipatica”. Silente ridacchiò.

“Penso che lei sia l’ultima persona che potrebbe stargli antipatica… e, ehm, in ogni caso, grazie” Lei sorrise, poi riprese il tono pratico.

“Dunque, suppongo che tu sia venuto qui per un motivo, Potter”

“Sì.. Madama Bumb avrebbe voluto che le dicessi questo messaggio a voce, ma sinceramente non mi sentivo di.. quindi le ho chiesto di scriverlo. Non si arrabbi con me, io non ho colpa” disse tutto d’un fiato, prima di consegnare la pergamena.

Mentre la professoressa stava leggendo il messaggio di Rolanda, il suo volto assunse varie colorazioni dal bianco pallido ad un rosso quasi scarlatto. Albus, che si era posizionato dietro di lei  per poter leggere, invece, aveva un’espressione ambigua sul volto. In parte sembrava divertito in parte… possibile? disturbato dal testo, forse arrabbiato, forse un poco spaventato.

Ciao Minerva!

Ti scrivo adesso perché Potter non ha ritenuto opportuno riferirti ciò che volevo… proprio non capisco perché! Se qualcuno l’avesse chiesto a me, l’avrei fatto moolto volentieri. Comunque, tornando al punto principale: ho conosciuto un uomo ai Tre Manici di Scopa, ieri… è molto bello Minerva, è anche passabilmente intelligente.. penso ti potrebbe piacere.. si è mostrato interessato a te.

Dai, Minerva, esci da quel guscio! È disponibile anche solo per una notte, sai….

Fammi sapere presto

Ciao dalla tua istruttrice di volo preferita e da Poppy (non ci provare, io non ho niente a che fare con questa pazzoide)

Rolanda Bumb

“Ma come si è permessa?!” l’urlo di Minerva fu inaspettato più per Harry che per Albus, ma fece saltare entrambi. Il famoso temperamento scozzese della strega si stava facendo vedere.

Harry fece prudentemente qualche passo indietro. Albus le mise una mano sulla spalla.

“Sono sicuro che l’abbia fatto per te...” Era visibilmente sollevato dalla sua reazione, e anche se non voleva ammetterlo, era d’accordo con la sua vice… be’, ora preside riguardo a Rolanda.  

Minerva gli mandò un’occhiataccia ma non poté rispondere all’affermazione per la presenza di Harry.

“Be’, forse è meglio che io me ne vada…” disse il ragazzo, un poco imbarazzato.

La strega, ancora arrabbiata, non fece che un breve cenno di approvazione.

“Professoressa… la vigilia di Natale.. io,Ron ed Hermione l’abbiamo trovata presso la sua tomba.. l’abbiamo sentita parlare, non volevamo, davvero, ma… E quando si è addormentata l’abbiamo portata nelle sue stanze. Ecco noi, io… volevo dirle che non diremo mai niente a nessuno e sa, Silente una volta mi ha detto una frase che mi ha aiutato molto in questo periodo: “Non me ne sarò mai andato davvero finché anche una sola persona mi sarà rimasta leale”. E, be’, non penso che ci sia persona più leale di lei, professoressa.”

Minerva si girò a guardare Harry, con un sorriso caldo sul volto, che per la prima volta da quando Harry poteva ricordare raggiungeva anche gli occhi. Lei lo strinse in un abbraccio un po’ impacciato (non essendo molto abituata a mostrare emozione), ma confortevole.

“Grazie, Harry.” Il ragazzo le sorrise di rimando, poi uscì.

“Ti rimarrò sempre leale, Albus” disse la strega dopo lunghi minuti di confortevole silenzio.

“Lo so, Minerva, lo so. Vale lo stesso per me.” Replicò lui.

“Ah, Albus, metti un annuncio sul Profeta per una nuova insegnante di Volo: perché temo che quella attuale sarà trovata morta assassinata entro domani mattina”

Ok, prima di tutto un grazie grande come una casa a dublino, mia fedele lettrice! Sono contenta che ti sia piaciuta la descrizione dell'abbigliamento di Silente... Avevo già in mente di descrivere un po' il suo abbigliamento fuori dall'ordinario, ma quando ho scritto quel brano avevo in mente te (mi avevi detto che ti piacevano le sue stranezze, e devo dire che sono completamente d'accordo). Sono contenta anch'io di aver potuto aggiornare presto, perché non appena la scuola inizierà, il ritmo sarà molto più lento... 

Grazie mille anche a Hogwarts_My_Life_: sono contenta che ti piaccia la fic, e altrettanto contenta che ti piaccia questa coppia a mio dire perfetta. 

Be', che dire... spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento. Al prossimo aggiornamento.. e, mi raccomando, recensite in tanti!

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Capitolo 8
*** Dal diario di Severus ***


Dal diario di Severus

Dal diario di Severus

by sevy

Nel frattempo, Rolanda aveva organizzato un’altra riunione d’emergenza nella sala insegnanti.

“Si può sapere che vuoi, Rolanda? Adesso Minerva mi sembra contenta, più di quanto io l’abbia vista da molto tempo, in effetti!” si lamentò Aurora Sinistra.

“È appunto questo il problema, Aurora” sbottò l’insegantne di volo.

“Proprio non ti capisco: possibile che tu non sia mai contenta?” la rimbeccò la professoressa di Astronomia.

Poppy Chips intervenne (come al solito), come paciere, invitando Rolanda ad esporre il problema.

“È felice, è vero, ma sembra vivere in altro mondo! Finalmente ha ripreso a mangiare… ma tutte le volte che le rivolgiamo la parola ci risponde in modo distratto,poi torna a mangiare in silenzio, con quel sorriso sul volto.. non sta impazzendo, vero?”

Poppy si affrettò a confortarla su quel punto.

“A quel che vedo, non c’è nessun sintomo della pazzia.. anche se qualcosa mi ha fatto sospettare di questo, ma per il momento lo escluderei”

“Non del tutto, però” replico Rolanda.

Passarono pochi secondi di silenzio.

“No, non del tutto.” Fu la risposta, infine.

“In ogni caso, non la si vede più in giro… mi chiedo…”

Fu interrotta da Pomona Sprite, che proprio in quel momento era entrata (sarebbe più corretto dire si era precipitata) nella stanza.

“Pomona! Sei in spaventoso ritardo! Ti avevo detto di essere qui tre minuti e… vediamo, quarantasette secondi fa! Ecco, ora sono quarantotto… quarantanove…”

“Rolanda!” la rimproverò Septimia Vector.

“Dimentica il ritardo, Rolanda, questo è molto più importante! Guardate che ho trovato mentre stavo rovistando fra i vecchi appunti di Severus!” dal tono, e dalle guance arrossate si poteva facilmente comprendere la sua eccitazione.

“Cosa?” Rolanda si entusiasmò subito. Tutte le streghe si precipitarono intorno a Pomona e Filius dovette porre un incantesimo di levitazione su se stesso per poter vedere.

25 Novembre

Prima di iniziare, devo puntualizzare due cose. Per prima cosa, se colui che sta leggendo questo foglio è una persona diversa da me, ci sono due possibilità:

1.     Sono morto

2.     Se non sono morto, è molto probabile che tu lo sia fra meno di cinque minuti per aver osato leggere un foglio personale. Forse potrei concederti di morire senza tortura se smetterai di leggere il foglio a questo punto.

Seconda cosa, sto scrivendo questa stupida pagina di diario perché il nostro stimato Preside ha ritenuto che fossi “troppo stressato e preso dalle emozioni” e mi ha ordinato di scriverla… e siccome ha incantato il foglio mi trovo obbligato a farlo, ma non ho intenzione di iniziare con “Caro Diario”, neanche morto.

Per quale motivo io possa essere stressato, non c’è bisogno di un diario per saperlo: vorrei vedere una qualunque persona dell’Ordine con quello stupido tatuaggio sul braccio sinistro come si sentirebbe! Minerva dice sempre che non dovrei lamentarmi, perché alle donne piacciono gli uomini con un tatuaggio. Allora sono solito risponderle che non dovrebbe essere lei a dirlo, dato che a quanto so, Albus non ha un tatuaggio… a meno che non ce l’abbia in un luogo dove solo lei può vederlo? Minerva assume lo sguardo- insegnante e mi insegue per i corridoi. Ci fermiamo, poi, lei sorridendo un poco, io sforzandomi di impedire agli angoli della mia bocca di arricciarsi verso l’alto (cosa che lei puntualmente nota… suppongo che essere insegnante per così tanto tempo abbia i suoi vantaggi). Il suo unico commento è sempre: “Sei il Serpeverde più Serpeverde che esista, lo sai?”. Non posso tacere, giusto? Ne va della mia reputazione. “E tu sei la Grifondoro più Grifondoro che esista”.

Questo è un piccolo rituale che si è ripetuto migliaia di volte, ma ogni volta riesco a sorriderne. Mi dà un senso di calore. Mi ricorda che ho degli amici, dopotutto. Anche se si tratta degli amici più stupidi e ciechi che esistano. Sì, sono perfettamente consapevole che i miei due migliori amici sono i più grandi maghi del secolo, forse di più. Albus Percival Wulfric Brian Silente (accidenti, ma i suoi genitori a cosa stavano pensando quando gli ha dato il nome?) e Minerva McGranitt. Sicuro. Ripeto un’altra volta: sono gli amici più stupidi e ciechi che esistano. Perché? Va bene, lasciami spiegare (fantastico, ora mi sono messo a parlare con le pagine di carta. La prossima volta Albus mi dirà di parlare ai calderoni e io, sciocco che sono, lo farò).

Conosco quei due da quando sono stati i miei insegnanti, e poi li ho conosciuti per altri sedici anni come colleghi. Quindi direi che sono abbastanza in confidenza con loro. Ho avuto modo di osservarli a lungo, diciamo.

E quanto credi che mi ci sia voluto a capire che sono innamorati l’uno dell’altro? Onestamente, dopo i primi due mesi qui pensavo fossero sposati… mi stupisce che i miei colleghi non ci siano ancora arrivati, non che siano delle cime, ma davvero, pensavo fossero abbastanza intelligenti per arrivare a questa conclusione scontata!

 

“Ehi! Noi siamo intelligenti! E cosa vuol dire che non siamo delle cime?”

“Smettila, Rolanda, e riprendiamo a leggere.”

 

Ripensandoci però forse è meglio, altrimenti chissà che confusione avrebbe fatto Rolanda… me la immagino già a combinare matrimoni (ogni piano un gigantesco disastro, ovviamente).

 

“Mi rifiuto di essere giudicata in quanto tale!” protestò Rolanda.

“Be’, non avresti cercato di far vedere loro che si amavano, se avessi solo sospettato una cosa simile?” obiettò Filius Vitious.

“No che non lo avrei fatto!” Aurora Sinistra le lanciò un’occhiata significativa.

“Ok, ok, forse l’avrei fatto, ma non c’è nessun motivo per cui lui mi debba accusare di disfatte niente affatto probabili!”

Ci fu un’altra occhiata rivolta all’istruttrice di volo, questa volta da quasi tutto il corpo docenti.

“uff… Toniamo a leggere!” 

 

In ogni caso, mai mi sarebbe venuto in mente che quei due non si fossero neppure accorti di essere ricambiati! Ho provato ad affrontare l’argomento un paio di volte, ma continuano a negare (come se fosse possibile).

Mi auguro che inizino ad avere buon senso. Sono stufo di guardarli mentre flirtano inconsapevolmente. Mi fa venire la nausea. E, ok, un po’ mi dispiace di vederli soffrire. Ma il motivo principiale è la nausa, giuro. Non sono sentimentale. Sono un Serpeverde, non un sovra-emotivo Grifondoro (vedo già lo sguardo di Minerva… abbiamo discusso su questo argomento per molte volte. Chissà perché non riesco a convincerla che è molto meglio essere Serpeverde piuttosto che Grifondoro. Quella donna è testarda, davvero).

Bene, io ho assolto il mio compito.

E non ho intenzione di ripetere questa tortura. Ora dovrò assegnare almeno dieci voti negativi a Grifondoro per poter tornare di buon umore. Pazienza, mi dispiace per quei dieci. Peschiamone a caso uno… oh guarda, è uscito Potter. Che coincidenza sfortunata, quel povero ragazzo esce sempre al *tiro ai brutti voti*. (Non sto facendo una smorfia soddisfatta, ho mal di denti, per chi volesse saperlo).

Severus

“Ora ha tutto senso! Ma certo! Come abbiamo potuto non notarlo? Di sicuro è questo…” esclamò Pomona dopo qualche attimo di silenzio.

Septimia Vector e Poppy Chips annuirono, perse nei loro pensieri.

Rolanda avrebbe voluto parlare, ma sfortunatamente Aurora l’aveva tacitata con un “Silencio” non verbale che l’aveva colta di sorpresa. Sfortunatamente, però, si era dimenticata di pietrificarla, così dopo pochi minuti (quali le servirono per ricordarsi che possedeva una bacchetta), la strega si liberò dall’incantesimo e, afferrata la pergamena, si diresse verso la presidenza.

Poppy e Pomona si affrettarono a seguirla per evitare che combinasse (troppi) guai.

Capitolo non troppo lungo, lo so. Ma volevo scrivere qualcosa. Ho già pronto il prossimo capitolo, comunque, non preoccupatevi, devo solo correggerlo. 

E ora veniamo ai ringraziamenti. 

Prima di tutto grazie a tutti che hanno inserito questa fic fra i seguiti e fra i preferiti. 

Inoltre desidero ringraziare particolarmente: 

Cruel Angel: che onore! Una recensione proprio da te :-) Grazie per il commento... e già, scrivere su questa coppia è davvero irresistibile. Non sai quante fic siano nate nella mia mente, ma per ora ne ho pubblicate solo due. Chissà cosa ci riserverà il futuro... :D 

marik1989: Ti ringrazio tantissimo, il tuo commento mi ha fatto sorridere per tutta una giornata. Spero che questa fic continui a piacerti. 

dublino: e finalmente arriviamo alla mia più vedele commentatrice (si dice così? :D) Sono contenta che tu abbia riscontrato ciò che hai detto, era proprio ciò che volevo esprimere. Non sai quanto io ti adori! (E continua a scrivere, che il piacere di leggere le tue storie è mio)

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Capitolo 9
*** Perché non possono lasciarmi in pace? ***


Perché non possono lasciarmi in pace?

Perché non possono lasciarmi in pace?

by sevy

Presidenza, pochi minuti dopo.

Minerva McGranitt era, come al solito, in Presidenza, lavorando e chiacchierando sporadicamente con Albus, il quale si era offerto di correggere parte dei compiti dei ragazzi per lei, in modo che dopo lei avrebbe dovuto solo trascrivere le correzioni (dato che neppure ciò che scriveva Silente si leggeva). In questo modo la donna poteva dedicarsi alla corrispondenza tanto odiata, relativa al compito di essere Preside, cosa che, ripeteva, odiava.

Fu così che quando Rolanda si lanciò nell’ufficio seguita dalle altre due amiche (un po’ meno entusiaste), Minerva, presa di sorpresa, si ritrovò con la bacchetta puntata alla gola dell’amica prima che questa potesse dire niente.

“Oh. Sei tu” notò con voce fredda, dopo aver visto di chi si trattava. “Se sei venuta qui per lo stesso motivo per cui hai fatto venire Potter, puoi uscire direttamente.” Aggiunse nello stesso tono.

“Dimentica quello, Minerva! Abbiamo finalmente capito perché eri tanto avversa alle mie proposte e il motivo per cui sei stata così strana per tutto questo tempo!” esclamò emozionata.

La risposta fu solo un sopracciglio sollevato. Di certo non poteva aver capito.

“Eravate sposati? Da quanto tempo? Perché non me lo hai detto?” questa fu la veloce successione di domande che seguì.

“Sposati? Ma di chi stai parlando, Rolanda?” chiese, scioccata.

“Ma di te e Silente, ovviamente!”. Calò un silenzio tombale, pregno di tensione.

“FUORI!” scoppiò all’improvviso la McGranitt. Poppy e Pomona si ritrassero, Rolanda non si mosse di un dito.

“Non osare mandarmi via come se fosse un’assurdità. So che è così.  Ho persino le prove”  Le altre due insegnanti si coprirono la faccia con le mani.

“Le prove di cosa? Del fatto che non eravamo sposati?” replicò irata la professoressa.

“No, le prove del fatto che eri innamorata di Silente” replicò Madama Bumb, sventolando la pergamena.

“Mostramela” il tono era glaciale, ma tratteneva un leggero senso d’incertezza.

“Ah, ho risvegliato il tuo interesse, eh?” la stuzzicò Rolanda.

Minerva gliela strappò quasi di mano.

Non poteva rendersi conto che sono innamorata di Albus un anno fa, due? Nooo, ovviamente deve capirlo giusto quando sono in compagnia di Albus. Certo, quale modo migliore di rovinare un’amicizia meravigliosa come la nostra!

Di tale genere erano i pensieri che ora si affollavano nella mente di una frustrata Minerva McGranitt.

Silente, per poter leggere insieme alla donna, mise inconsciamente la mano sulla sua spalla destra. Lei invece notò la vicinanza a cui si trovavano, e dovette prendere un respiro prima di cominciare a leggere.

Inizialmente sorrise: ricordava anche lei quelle sere in cui amava prendere in giro Severus per spezzare la tensione riguardo al suo essere Mangiamorte. Andando avanti, però, iniziò ad arrossire e poi a sbiancare.

Be’, dice che anche Albus è innamorato di me, quindi anche lui capirà che non può essere vero… se non è vero quello (e so che non è vero…. Per straziante che sia lo so) non è difficile credere che ci sia qualcosa d’altro di sbagliato, giusto?

Ragionò freneticamente. Se avesse avuto la freddezza di farlo, e se qualcun altro nella stanza avesse potuto vederlo, avrebbero potuto notare che Silente aveva avuto esattamente le stesse reazioni di Minerva.

“Dunque?” insistette Rolanda

“Dunque cosa?” chiese la strega infastidita.

“Mi vuoi rispondere, ora? Eravate sposati?”

“No” rispose, in modo molto più indifferente di quanto non sentisse.

“Oh. Amanti? Fidanzati?”

“No, Rolanda, no! Non c’è mai stato più di amicizia fra noi, d’accordo?” esclamò Minerva.

“Sarai delusa” commentò questa.

“Come ti permetti, Rolanda! Insinuare… Non avresti dovuto frugare fra le carte personali di Severus. È piuttosto chiaro sul fatto che non avrebbe voluto che alcuna persona leggesse questa pergamena.”

“Non è stata colpa mia!” replicò questa difensiva.

“E di chi è stata colpa, allora?” Pomona fece un gesto di scusa.

“Ah, fantastico. Chi altro è coinvolto?” chiese in tono seccato.

“Ascolta, Minerva, mi dispiace per il modo in cui Rolanda… comunque ciò non toglie che ti abbiamo osservata. Eri innamorata di lui” insistette Poppy.

“Non importa se ero innamorata di lui o no”. Disse Minerva in tono conclusivo.

“No, hai ragione. Importa che sei ancora innamorata di lui.” Replicò Poppy, prima di trascinare fuori le due amiche dalla stanza.

Ci furono dei minuti di silenzio, imbarazzati. 

“Perché non possono lasciarmi in pace, Albus?” proruppe la strega, improvvisamente.  “Dopo tutto quello che abbiamo passato? Perché?”

Silente, per una volta, non seppe risponderle. Si limitò ad abbracciarla, accarezzandole i capelli in maniera rassicurante. In silenzio, entrambi si stavano ponendo le stesse domande.

Ragazzi, prima di passare ai ringraziamenti singoli, vi devo dire che siete stati fantastici con le recensioni! Non sapete che gioia!

Ora, dato che è un po' che non lo faccio, ringrazio coloro che hanno messo questa fic fra i preferiti: 

  • Birbabirba
  • fa92
  • marik1989
  • Nell Sev Snape
Inoltre grazie a chi l'ha messa fra i seguiti:
  • Cruel Angel 
  • domaris72
  • dublinoEdwardlove
  • fa92
  • Miss_Sunshine

E ora i ringraziamenti a coloro che hanno recensito, e che mi hanno resa molto, molto contenta: 

Nell Sev Snape: ti ringrazio di cuore... sono contenta che ti piaccia la fic (devo dire che anch'io nutro una certa predilezione per questa parte con Sev :D) 

Birbabirba: sono contenta che ti abbia fatto ridere... io per prima, se c'è una cosa che amo, è ridere, perciò cerco di inserire qualche parte divertente, anche solo per mia soddisfazione. Mi fa piacere che anche tu la trovi divertente :D 

dublino: diventa sempre più difficile rispondere alle tue recensioni, perché non basterebbe un libro ad esprimere quanto ti sono grata per il fatto che mi segui sempre! Anche a me piace molto questo personaggio... be', altrimenti non mi chiamerei sevy :D  Riguardo alle colleghe, mi piace pensarle come amiche... si ha sempre l'impressione che gli insegnanti non siano anche persone, che si possono preoccupare e possono essere (soprattutto nel caso di Rolanda) un po' matte (e devo confessare che un poco le ho ispirate ai miei migliori amici). 

fa92: grazie mille! Spero che tu continui a seguire me e... Rolanda Bumb, che non metterò di sicuro da parte!

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Capitolo 10
*** Con chi stai parlando? ***


Con chi stai parlando?

Con chi stai parlando?

by sevy

Il giorno dopo Minerva si svegliò su qualcosa di caldo, confortevole. Due forti braccia erano avvolte intorno a lei, e poteva sentire sul mento il pizzichio di una barba, e sul collo il respiro regolare di qualcuno. Sciocchezze, certo che sapeva di chi si trattava. L’unica persona al mondo che profumava di limone e cioccolata, il gusto delle sue caramelle preferite e della cioccolata calda che tanto amava.

Decidendo di non interrompere questo meraviglioso sogno, chiuse gli occhi. Poco dopo, tuttavia, la luce invase la stanza. Sentì un movimento sotto di lei e si costrinse ad aprire gli occhi, puntandoli in due laghi azzurri.

“Minerva?” la sua voce esprimeva confusione.

Guardandosi attorno, si accorsero di non essere in alcuna delle loro stanze… erano sul divano della Presidenza. Probabilmente si erano addormentati la sera prima, dopo che le tre amiche se ne erano andate.

Le guance di entrambi si colorarono color cremisi, ma nessuno dei due si mosse.

“Oh… suppongo sarà meglio alzarci” disse dopo un po’ Minerva, senza muovere un muscolo per adempiere alla sua frase.

“Sì, suppongo di sì. Non vorrai che Rolanda ci trovi così.” Ridacchiò Silente.

“Tanto non ti possono vedere” replicò la donna, troppo confortevole in quella posizione per desiderare muoversi. Dopo poco tempo, tuttavia, raccolse tutta la sua forza di volontà e si alzò.

“Scusa” mormorò.

“Perché? Mi sono addormentato anch’io, se non mi ricordo male. Non è come se avessimo fatto niente di male.” Rispose il mago.

Minerva arrossì un poco. Fantastico, mi sono appena alzata, ed è la seconda volta che arrossisco. Vai così, Minerva, stai andando alla grande. Ancora un po’ e diventi di nuovo adolescente.

Dopo che si furono cambiati e preparati per un nuovo giorno di lavoro, l’atmosfera era tornata normale, e non c’era traccia dell’imbarazzo derivato dal giorno precedente. Anzi, sembrava che in questi giorni da quando era tornato “dal mondo dei morti”, come era solito definirlo Minerva, si erano avvicinati notevolmente.

Sala Grande

Quando Minerva entrò in Sala Grande, accompagnata da un ancora invisibile Silente, stava ormai sorridendo. Albus decise di provare a passare attraverso gli studenti (se era invisibile, era probabile che non riuscissero neppure a toccarlo). Ci riuscì, senza che alcuna persona al di fuori di lui e della sua vice se ne accorgesse. Questa dovette più volte, mentre si dirigeva verso il tavolo degli insegnanti, nascondere un risolino, nel vedere come ogni tanto il mago si comportasse infantilmente.

“Sai una cosa, Minerva, dovresti provarci anche tu. È la cosa più divertente del mondo”.

La strega, dimentica di essere vicina al tavolo degli inseganti, e ormai abituata alla sua presenza gli rispose.

“Già, ma sai, c’è un piccolo problema, io,  a differenza tua, sono completamente viva...”

“Anch’io!”

“Rettifico. Sono completamente viva per tutto il mondo, non solo per il mio migliore amico, e quindi potrei avere qualche difficoltà a passare attraverso le persone. In genere quel compito lo riservo ai fantasmi.” Sollevò un sopracciglio nella sua direzione.

“Ehm… abbiamo guadagnato un’audience, lo sai?” le fece notare Silente, indicando tutto lo staff che si era fermato immobile, alcuni con la forchetta a due centimetri dalla bocca, fissandola scioccati.

“Con chi diamine stai parlando?” esclamò Rolanda.

“I termini, Rolanda!” la rimproverò la severa insegnante. Albus ridacchiò. Minerva gli lanciò uno sguardo inceneritore; risultato: Rolanda la ignorò completamente.

“Ah, questo sì che è un buon modo per evitare le domande… ma ora voglio una risposta!” insistette quindi, con la bocca piena. “E non osare rimproverarmi perché sto parlando con la bocca piena.”

Di nuovo  Albus dovette sorridere, sapendo che era esattamente ciò che stava per fare.

“D’accordo. Stavo parlando da sola, comunque. Lo faccio per tenere la mente a posto. Ora, se non avete altri problemi, possiamo iniziare a mangiare.” Disse con un tono definitivo per chiudere la discussione, ma sfortunatamente le sue cosiddette amiche (ultimamente stava iniziando a dubitarlo: cioè, era davvero toccante il loro interesse nei suoi confronti, ma, davvero, stava iniziando ad averne abbastanza!) non erano dello stesso parere.

“E di cosa stavi parlando con te stessa? Di fantasmi?” chiese Poppy.

“Esattamente. Ho incontrato Pix poco fa e stavo pensando al Barone Sanguinario.” Rispose la donna.

“Certo. E hai dovuto specificare a te stessa di essere viva”. Commentò Rolanda.

“A te non capita mai? Quando ho fame mi sento morta, e stamattina ho molta fame”. D’accordo, scusa molto debole. Ma che altro avrebbe potuto dire?

“Lo dimostra il fatto che non hai ancora mangiato niente.” Fece notare Madama Bumb con uno sguardo divertito. 

“Se mi lasciaste mangiare, forse potrei farlo”. Ritorse Minerva.

“Se ti sedessi al tuo posto, potresti farlo ancora meglio” questa volta era stata Pomona a parlare. La generalmente dolce Pomona aveva fatto questo commento… questo fu il motivo per cui per qualche secondo non vi fu risposta tranne lo sguardo di approvazione di Poppy nei suoi confronti e Rolanda che volle assolutamente battere “il cinque” con la strega (E poi si definiscono adulte, pensò Minerva).

“In caso non l’avessi notato, questo è  il mio posto, Pomona.” Sibilò Minerva. Pomona, appoggiata dalle due colleghe, continuò.

“No, non è vero. Questo è il posto del vice preside, che è Filius. Tu sei la Preside, Minerva. Non puoi continuare a sederti lì. Non farà tornare Silente, sai!”

“No di sicuro, dato che è già tornato!” Nel momento che pronunciò queste parole, già si pentì di averle dette.

“Che cosa hai detto?” incalzò Rolanda.

“Niente!” la sua voce si era già alzata di qualche tono.

“Non è vero: ripeti ciò che hai detto, parola per parola.” Insistette l’insegnante di Volo.

“Non ho detto niente” ripeté l’insegnante di Trasfigurazione a denti stretti.

“Tu non pensi davvero che sia vivo, vero, Minerva? Lo sai che non può essere. L’abbiamo visto tutti morto, e Harry ha visto che è stato ucciso…” disse Poppy con tono prudente. “Sei sicura che non vuoi venire per una visita nel mio studio, dopo?” aggiunse poi con cautela.

“Non sono pazza e certamente non ho bisogno di una visita!” disse seccamente la straga a cui Madama Chips si era rivolta. “E ora basta, non ne voglio più sentire parlare!”

“D’accordo, ma ad una condizione” il ghigno di Rolanda non prometteva niente di buono.

“Non ho intenzioni di ascoltare condizioni!” replicò Minerva.

“Invece lo farai, altrimenti sai che non ti lasceremo mai in pace… oh, a proposito, abbassiamo un po’ la voce, stiamo attirando gli sguardi di quasi tutti gli studenti” aggiunse con tono casuale, sapendo quanto fosse importante per la McGranitt la reputazione con gli studenti, necessaria per mantenere un po’ d’ordine.

“Vi sto ascoltando” ma, quando vide il sorriso compiaciuto sul volto di Rolanda, si affrettò ad aggiungere: “Ma non ho ancora accettato”.

“E’ come se lo avessi fatto, cara.” Minerva espresse il suo fastidio per il termine vezzeggiativo con un gesto irato della mano.

“Ah, solo Silente ti può chiamare “mia cara”? Buono da sapersi” Se gli sguardi potessero uccidere, Rolanda sarebbe morta sul colpo.

“Pensavo volessi dirmi la tua condizione”

“Ah, è molto semplice: acconsentirai a tenere la festa da ballo che si terrà domani qui ad Hogwarts e vi parteciperai!” esclamò la strega, allegra.

“CHE COSA?” poi, lanciando un veloce sguardo verso gli studenti, aggiunse a voce più bassa: “Che cosa? Organizzare una festa da ballo? Ti ricordi che Hogwarts è una scuola, vero? Non una sala da ballo!”

“Oh andiamo, Minerva, gli studenti sono appena rientrati dalle vacanze di Natale, meritano di divertirsi un po’. Inoltre ricorda l’accordo… se non acconsenti ti rovineremo la vita!” l’entusiasmo di Rolanda non si era abbassato neppure di un po’.

“Suppongo io non abbia molta scelta, vero?” sospirò la McGranitt.

“No, non ce l’hai” confermarono le tre in coro, aspettando con il fiato sospeso.

“D’accordo, d’accordo. Ma è l’ultima volta che cedo. E organizzate tutto voi, non voglio averci niente a che fare. E non voglio che ci sia niente di poco appropriato, chiaro?” disse in tono severo.

“Certo, certo. Ah, Minerva?”

“Sì?” sbuffò irritata.

“Mettiti il vestito rosso che ho messo sul tuo letto”

“Tu… avevi già organizzato tutto! L’avresti fatto comunque… è stata tutta una scusa! Mi hai imbrogliata!” boccheggiò Minerva. Silente, vicino a lei, si stava sbellicando dalle risate.

Gli studenti si chiedettero per mesi cosa aveva spinto la severa professoressa McGranitt ad inseguire una ridente Rolanda Bumb fuori dalla Sala Grande, bacchetta alla mano.

Avviso: dopo questo capitolo ci metterò probabilmente molto più tempo per aggiornare, in quanto sarò terribilmente (sì, non ho sbagliato termine: terribilmente) occupata con la scuola. Quindi, vi avviso fin d'ora. Tuttavia sono a metà del prossimo capitolo, per cui c'è una discreta speranza di successo (prima o poi). 

Venendo ai ringraziamenti: 

Ringrazio tutti coloro che hanno messo la fic fra i seguiti e i preferiti. 

Grazie a:

marik1989: Suppongo che questo capitolo ti confermerà nelle tue idee sulla nostra professoressa di volo preferita. Ti farà piacere sapere che Minerva la pensa esattamente come te riguardo a Rolanda. :D Però, in fondo, nonostante il suo tatto del tutto assente e le sue maniere che lasciano un po' a desiderare, è una buona amica, e fa tutto nel suo interesse (anche se a volte non sembra). 

fa92: grazie mille, ricevere commenti come il tuo rasserena la giornata! Anche a me piaceva particolarmente quella frase. Sono contenta che tu l'abbia notata. 

dublino: grazie, grazie, grazie e grazie! Spero di aver reso il concetto. Riguardo al P.S.... be', lo so che sono cattiva, ma dovrai aspettare ancora un po' per saperlo (2 o 3 capitoli). Sappi che quando lo scoprirai, la storia sarà, se non finita, quasi finita. Perciò... pazienza! :D

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Capitolo 11
*** L'hai vista anche tu, vero? ***


L'hai vista anche tu, vero?

L’hai vista anche tu, vero?

by sevy

Minerva entrò nel proprio ufficio (no, non in quello della presidenza, il suo vero ufficio) ancora piuttosto irritata, con tutta l’intenzione di insultare Rolanda ancora per mezz’ora per averla costretta ad andare a venire alla festa, ma tutto questo svanì dalla sua mente quando vide Albus. Era girato verso la finestra, ignaro che lei fosse nella stanza, le spalle erano lasciate cascare verso il basso. Stava immobile in qeusta posizione, senza muovere un muscolo. Sfuggì un debole sospiro.  

“Albus?” L’uomo si girò.

“Oh, ciao Minerva” sorrise, e per chiunque altro sarebbe stato un sorriso normale; ma per lei, per lei che lo conosceva da così tanto tempo, che lo amava da così tanto tempo, era chiaro che era un sorriso forzato.

Questa volta fu lei ad avvicinarglisi, e a mettergli un braccio intorno alle spalle. Entrambi furono sorpresi da questa dimostrazione di affetto poco usuale per lei.

“Che succede?” gli chiese, con voce sorprendentemente dolce.

“È impossibile nasconderti qualcosa, vero?” rispose Albus, in un tentativo di sembrare di buonumore. Lei non rispose nulla: aspettò.

“È strano, sai? Essere invisibile intendo. Più che altro quasi inesistente. Mi sento così… inutile. Prima ero sempre impegnato, cercando di essere utile, e ora sono solo un peso per te. E la cosa peggiore è che, nonostante ciò che devo aver evidentemente pensato quando mi sono scritto quella lettera, non riesco a capire perché… e qualcosa mi dice che è un motivo talmente semplice! Ti sto rovinando la vita… anche oggi a colazione. Mi dispiace che tu sia stata costretta ad andare per colpa mia.” Rise, ma era una risata amara. “Ironico, no? Passare da essere probabilmente la persona più utile del mondo magico ad essere un peso.”

Minerva lo fissò intensamente negli occhi, che erano ora senza il brillio che li contraddistingueva.  

“Albus, ascoltami bene. Tu non sei, e non sarai mai inutile, tanto meno un peso. Perché pensi che tutte le mie amiche mi ritengano strana, ultimamente? Perché sono felice, Albus. Così felice come non sono stata da due anni, da quando sei morto.  Quindi direi che sei molto utile. Forse non per il mondo, adesso, ma Albus, sei un uomo. Non puoi reggere la volta celeste per l’eternità. Sei utile a me, Albus. Non penso che potrei farcela senza di te. Quanto alla festa, be’, pazienza, non è successo niente! Vorrà dire che starò là cinque minuti, ripensando alla fortuna che hai nel non venire, poi fingerò un mal di testa e tornerò qua. Ha sempre funzionato, finora, non vedo perché non dovrebbe.”

Silente ridacchiò.

“Grazie per aver tirato su di morale un vecchio pazzo. Mi dispiace che tu abbia dovuto essere presente in questo momento di debolezza.” Aggiunse poi, rivolto alla donna.

“Non sei vecchio!” protestò subito la donna, scandalizzata.

“Ah, vedo che non hai protestato riguardo al “pazzo”” ridacchiò Silente.

“Be’, neppure io posso negare l’evidenza, vero?”

I due risero.

“E riguardo a ciò che hai detto prima, non ci pensare neppure a scusarti. Sarò sempre presente quando avrai bisogno di me, non importa cosa succederà, chiaro, Albus?”

“Non sembra che io abbia possibilità di sfuggire da questa bellissima prospettiva.”

“No, nessuna chance.” Sorrise la donna.

“Allora mi arrendo all’inevitabile” disse Albus inchinandosi giocosamente a Minerva. 

Alla strega venne in mente una cosa, improvvisamente:

“Albus, ti va di andare a vedere quanto orribile è il vestito che Rolanda mi ha scelto? Così che io lo possa cambiare, in caso sia proprio terribile… non avevamo accordi su questo, dopotutto” aggiunse con un occhiolino (stava proprio cambiando: dove era finita la severa, austera professoressa McGranitt? Ma il punto era proprio questo: adesso non era, non voleva essere la professoressa McGranitt. Voleva essere semplicemente Minerva.).

“D’accordo. Ma dopo ti porto a scoprire un po’ la vita”. Affermò il mago, sorridendo affabilmente.

“Cosa?”  Chiese dubbiosa.

“Ti fidi di me?”

“Certo!” il tono in cui lo disse, quasi indignata, lo fece sorridere.

“Allora non far domande. Capirai.” Ora il brillio negli occhi era tornato, intenso.

Si diressero verso le camere personali che una volta erano appartenute ad Albus, e trovarono sul letto un magnifico abito color rosso e oro.

Silente la esortò a provarselo.  

Minerva protestò.

“È così attillato! E ha anche una piccola scollatura… sai che non potrei mai mettere niente del genere, men che mai di fronte agli studenti!”

“Provatelo, e se potrai sinceramente dire che non ti piace, ti prometto che ti lascerò in pace.”

L’insegnante di Trasfigurazione si arresse con un breve sospiro e si diresse verso il bagno per cambiarsi. Davanti allo specchio, dovette ammettere a se stessa che l’abito, per quanto presentasse i caratteri che temeva, non le dispiaceva.

Si cambiò di nuovo e tornò da Albus.

“Come! Il tuo fedele e fidato amico non può vederti in quel meraviglioso abito?” chiese Silente, una mano sul cuore, fingendo (in modo disastroso) di essere ferito.

“No, non sperarci. Non fino al ballo, almeno” Aggiunse.

“Sapevo che avresti ceduto!” rise Silente. Minerva si limitò a scuotere la testa, divertita.

“E ora… è il momento di farti scoprire la vita” esclamò allegro.

“Che cos…” Prima che potesse finire la frase, Albus l’aveva presa per mano ed era corso fuori della stanza, mentre lei aveva cercato di stargli dietro inciampando.

“Dove stiamo andando?” chiese, senza fiato.

“Al ripostiglio delle scope!” rispose Silente, non rallentando minimamente.

“Al ripostiglio delle scope? Per quale assurdo motivo?”

“Per quale motivo in genere si va in un ripostiglio delle scope?”

Minerva arrossì pensando che era una meta amata dagli studenti per baciarsi indisturbati.

“Per prendere una scopa, suppongo” replicò, invece.

“Esatto” fu l’unica risposta che ricevette.

Minerva non ebbe il tempo per chiedere altro, perché erano arrivati a destinazione: Silente afferrò due manici di scopa, ne rese invisibile uno (non sarebbe stata di certo una cosa di tutti i giorni vedere una scopa volare da sola in giro per Hogwarts), e porse l’altro alla collega.  

“Che cosa vuoi fare?” chiese incerta la professoressa.

“Oggi fai davvero domande inutili, Minerve, non fanno onore alla tua bellissima mente” commentò Silente, gli occhi che brillavano. “Cosa pensi che si possa fare con una scopa? Volare, naturalmente!”

“Volare?” ripeté la professoressa McGranitt titubante.

“Sì, volare!” esclamò l’uomo, montando sulla scopa e sfrecciando verso l’esterno.

“Albus, siamo nella scuola! Non puoi …”  Ma Silente non mostrava alcun segno di aver sentito, così la strega si arrese e, balzata sulla scopa, si precipitò verso l’amico.

Alcuni studenti si spostarono in fretta dai corridoi, guardandola con occhi che mostravano tutta la loro sorpresa: dove era finita la severissima professoressa McGranitt?

La donna, intanto, stava mentalmente maledicendo Silente per questa idea assurda. Chissà cosa aveva progettato di fare, poi!

Il mago iniziò a volare sopra il perimetro di Hogwarts, accanto a Minerva, con il vento che sferzava i loro volti.

Passarono sopra la Foresta Proibita, da cui ebbero una splendida visuale del castello, zigzagarono fra varie torri di Hogwarts stessa e poi tornarono verso il Campo di Quiddich. 

Mentre stavano passando per gli anelli del Portiere, Silente si voltò verso di lei, per osservarne la reazione, e non fu dispiaciuto da quel che vide: la professoressa, con le gote arrossate e gli occhi lucenti, sembrava divertirsi molto.

Sorprendendolo, lei si cimentò in alcune mosse piuttosto sorprendenti con la scopa.

“Non penserai che io sia diventata Capitano di Quddich di Grifondoro per niente, vero?” rise la donna.

“Non ho mai pensato così, mia cara. Anche se, certo, penso di aver sottovalutato le tue capacità” . Lei rise di nuovo.

Albus si abbassò di colpo, puntando verso il lago. Ormai incuriosita, la donna non esitò a seguirlo. Arrivato al lago, il mago sporse una mano verso la superficie, lasciandola scorrere.

“Che stai facendo?” chiese Minerva stupita.

Silente non rispose; le prese la mano e la appoggiò sulla superficie dell’acqua. La McGranitt ebbe un attimo in cui volle ritrarsi, pensando a cosa avrebbero detto i suoi colleghi e studenti, ma considerando cosa avevano già detto fino ad allora, decise che non le importava.

La professoressa sentì uno svolazzo d’aria, e si accorse che i capelli corvini le erano ricaduti sulle spalle.

“Albus!” lo rimproverò. Non lasciava mai, mai, i capelli sciolti. Questi si limitò a farle l’occhiolino.

“Niente proteste, Minerva”

Da una finestra del castello, tre adolescenti sorridevano guardando la professoressa apparentemente sola divertirsi.

Fu così che la professoressa passò il resto della giornata: probabilmente il primo pomeriggio libero che si era presa da anni.

Tornò nelle proprie stanze ridendo ancora insieme ad Albus, sorpassando Poppy e Pomona, che la fissavano a bocca aperta.

“M-minerva! Tu…”

“Ciao anche a voi” fu la risposta sorridente.

“Tu.. i capelli…”

La McGranitt scosse il capo allegra.

“Anche tu hai dei bellissimi capelli, Poppy. Ora scusami ma sono un po’ stanca” Così dicendo entrò nelle stanze della Presidenza.

Le due donne rimasero fuori, a fissarsi. Dopo alcuni minuti di silenzio,Poppy chiese esistante: “L’hai vista anche tu, vero?”  

L’altra annuì, ancora incapace di parlare.

“Gli altri non ci crederanno mai”.

Ok, so che è passato molto tempo, e neanche io pensavo che avrei più continuato questa fic. Ma dopotutto ci sono affezionata, quindi c'è una speranza che io continui a scrivere, con tempi piuttosto lunghi.

Questo capitolo è un po' di passaggio, ma volevo donare un pomeriggio di divertimento anche alla professoressa McGranitt: so che può sembrare OC, ma dopotutto, ogni persona ha vari lati che in genere rimangono nascosti, no?

Devo assolutamente ringraziare chi recensisce, perché senza di voi, ragazzi, questa storia sarebbe finita in un cassetto!

dublino: Grazie mille per la tua recensione, e per essere così fedele! Oggi ho letto il tuo commento e ho deciso: ok, oggi voglio aggiornare la fic, dunque sappi che hai il merito di questo capitolo ;-) 

Sono d'accordo con te riguardo ciò che hai detto su Silente: anch'io ammiro questa sua caratteristica, che penso sia importante in ogni persona. 

Sei meravigliosa, ti devo ringraziare mille e mille volte! 

Cruel Angel: grazie per il tuo sostegno, sei stata un conforto prezioso, e non lo dico tanto per dire! Spero che il capitolo non ti abbia deluso. Aggiorna presto anche tu, sai che adoro le tue storie!

Riguardo una tua domanda in uno dei capitoli precedenti: ups... no, non hanno le mani... volevo dire in zampa! Cercherò di correggere :-) 

Il capitolo che ti ho dedicato è meritatissimo, non sapevo come altro ringraziarti per le tue meravigliose storie...

fa92: Ti ringrazio del tuo commento! Spero che anche questo capitolo ti piaccia, anche se non c'è Rolanda! 

PinkMoonlightPrincess: Ciao! Grazie per la recensione! Come avrai capito anch'io adoro la coppia. Concordo con te, in effetti non riesco a non vederli insieme! E' un peccato che non se ne sia accorta anche la Rowling! Continua a seguirmi (anche se ci vorrà un po') :-)

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Capitolo 12
*** Back - Tornato ***


Back - tornato

Chapter 12

Giunse la sera, e Minerva aveva appena finito di prepararsi poco prima delle 8. Si diresse dalla camera al salotto, dove Albus la stava aspettando.

Stava indossando l’abito di Rolanda. I capelli erano legati in uno chignon ornato con dei piccoli fiori rossi, ma poche ciocche controllate uscivano dalla pettinatura e le raddolcivano i lineamenti.

Silente si alzò quando vide che la donna stava entrando, per poi rimanere a bocca aperta.

“Minerva, riesci a togliere le parole di bocca ad un mago che non è mai rimasto senza” si complimentò Albus. La donna arrossì, ma scacciò il complimento con un gesto della mano.

“Se continui ad adularmi finirò per crederti, Albus” lo rimproverò scherzosa.

Silente non rispose, temendo di tradirsi.

“Be’, andiamo?” lo esortò la professoressa.

“Hm, dove?” chiese lui un po’ spiazzato. Lei rispose con un sospiro esasperato.

“Al ballo, Albus, al ballo! Non penserai che ci vada senza te? Tu sei la causa di questo tormento e tu lo subisci insieme a me!”

“Ma…”

“Niente ma! Vieni con me!” lo interruppe con il suo tono da insegnante, ma con un luccichio negli occhi, Minerva. Silente alzò le mani in gesto di arresa.

Con gli occhi azzurri profondi che splendevano più del solito, e le sue vesti blu con le stelle che li facevano risaltare ancora di più, Minerva non poté esimersi dal pensare che era, nonostante l’età, ancora incredibilmente bello. Scuotendo leggermente la testa per reprimere il pensiero, si rimproverò silenziosamente.

Albus le tenne la porta aperta, e lei uscì. Il sorriso non aveva mai abbandonato il suo volto. Non avrebbe mai pensato che fosse possibile essere così  contenta. Soprattutto non avrebbe mai pensato di poterlo essere da quel giorno di due anni prima.

Mentre camminavano fianco a fianco verso la Sala Grande, Minerva si trovò a ridere come era certa non avrebbe mai più fatto. Albus, d’altra parte, con gli occhi che scintillavano più del solito, godeva del vederla per una volta così priva di preoccupazioni, più vicina alla donna che era stata quando l’aveva conosciuta che a quella che era diventata durante le guerre.

Pochi passi prima della Sala Grande, la McGranitt si fermò esitante. Silente sembrò comprendere la sua incertezza, perché appoggiò una mano delicatamente una mano sulla sua schiena, e le sussurrò:

“Sono sempre accanto a te”.

La donna sorrise ed entrò più confidente nella Sala Grande. Per un attimo tutti tacquero. Non solo la Preside era vestita in maniera completamente inusuale, e aveva i capelli più liberi del solito, ma stava anche sorridendo! Chi avrebbe mai immaginato che potesse essere una donna così bella?

A un cenno della professoressa tutti ripresero a ballare e a chiacchierare, ma avevano ancora uno sguardo un po’ scioccato sul volto.  

 “Minerva!” la accolse Rolanda con braccia aperte. “Chi avrebbe mai detto che potessi essere così affascinante? Che ti ha fatto questo povero mondo per nascondergli così te stessa?” chiese.

La donna alzò gli occhi al cielo. Albus ridacchiò.

“Ascolta una cosa, Rolanda. Solo perché sono venuta – non è necessario specificare che mi hai costretta – a questo ballo, ciò non significa assolutamente che io debba restare. Chiaro?” fece presente.  

“Oh, per favore, Minerva, non iniziare con questa scusa del mal di testa!” la pregò Rolanda – anche se forse pregare non era il termine più esatto.

La McGranitt rimase con la bocca aperta. Il piano A era fallito già prima di cominciare. Silente rise, guadagnandosi un’occhiataccia dalla donna.

Dopo un paio di balli con membri maschili dello staff, Minerva decise che era venuto il tempo di andarsene, ma una mano la fermò.

Si lasciò guidare da Albus verso l’uscita della Sala Grande, verso un’aula lì accanto, da cui si poteva ancora udire la musica che risuonava per le pareti della Sala. Si sentiva stranamente leggera e – possibile? – un po’ frivola.

“Mi concedi questo ballo?”

Minerva era convinta che non avrebbe più potuto riprendere a respirare. Se il suo cuore non fosse scoppiato in quel momento dalla gioia, non l’avrebbe più fatto, ne era certa. Annuì sorridente.

Iniziarono a volteggiare leggeri per l’aula (avevano ammassato i banchi ai lati della stanza), sulle note della musica. Avevano ballato insieme in occasioni precedenti, ed avevano avuto l’abitudine di parlare insieme. Quella sera no, le parole erano superflue e ininfluenti.

Gli occhi di smeraldo della donna erano legati profondamente in quelli di zaffiro dell’uomo.

La musica rallentò prima di giungere alla fine. I due si avvicinarono ancora di più l’uno all’altro. Quando le note cessarono, si trovarono leggermente ansimanti con il viso a pochi centimetri l’uno dall’altro.

Lentamente – Minerva avrebbe giurato che fosse durato ore – i loro volti si avvicinarono, e le labbra di Albus coprirono dolcemente quelle di Minerva. Il bacio era dolce, ma appassionato; aveva il dolce sentore del primo bacio, ma sembrava che i loro corpi si conoscessero da secoli – erano completamente compatibili l’uno con l’altro.

“Miseriaccia!”

“Ron sta’ zitto!”

I due si voltarono e videro che sulla soglia si trovavano un’estasiata Hermione, un imbarazzato Harry e uno scioccatissimo Ron.

“Ehm… noi ce ne andiamo subito, eh?” disse Harry impacciato. Poi sembrò rendersi conto improvvisamente di qualcosa e si fermò di botto.

“Professor Silente? Com’è possibile?” Su tutti e tre i volti si leggeva lo stesso interrogativo.

“Riuscite a vedermi, dunque?” chiese interessato il mago, con tono pacato, non diverso dal suo solito. Minerva era leggermente imbarazzata, e il volto era più rosso del solito, ma stava riacquistando il controllo.

“Certo” confermarono i tre.

“Interessante.” Commentò Silente. “Molto interessante. Che ne dici, mia cara, andiamo in Sala Grande per vedere se anche gli altri riescono a vedere?”

La McGranitt non si fidava abbastanza della sua voce per far altro che annuire. Silente le prese la mano destra e vi pose un delicato bacio, poi la tenne nella sua  mentre andava verso il luogo prefissato.

Mentre passavano per la Sala Grande, Minerva sentì gli sguardi di tutti su di sé, ma soprattutto su di Silente, il che era un bellissimo cambiamento. Ogni dubbio riguardo alla sanità mentale della donna sembrava essersi improvvisamente dissolto. Tutti gli studenti trattenevano il fiato in aspettativa; gli insegnanti non erano meno sorpresi.

“Chiudi la bocca, Rolanda” sussurrò Minerva con gioia vendicativa, passando davanti alla donna. Riservò un sorriso speciale per le sue amiche di sempre – Poppy, Pomona, Aurora.

Finalmente giunsero alla fine della Sala. Silente aprì le braccia come faceva sempre prima di iniziare un discorso, come se volesse abbracciare tutti i suoi ascoltatori. La McGranitt dovette trattenere una lacrima al gesto così familiare, che le era mancato tanto.

“Salve ragazzi, ragazze e Professori” esordì. “È bellissimo essere di nuovo qui con voi. Non so dirvi con precisione per quale motivo io sia di nuovo qui, anche se ho una vaga idea.” Minerva gli scoccò un’occhiata interrogativa, ma lui continuò. “In realtà sono stato fra voi gli ultimi giorni, ma sembra che solo la ma stimata collega” indicò la vicepreside accanto a lui “potesse vedermi, così è stata tanto paziente da sopportarmi per tutto questo tempo” Qui Minerva alzò gli occhi al cielo, ma continuò a sorridere. “Tuttavia, adesso che sembra tutti possiate vedermi, sono lieto di potervi salutare di nuovo tutti. Minerva mi ha raccontato del coraggio che tutti voi avete mostrato da quando me ne sono andato, e sono molto orgoglioso di ognuno di voi.”

La sua capacità di far sentire tutti amati e di coinvolgerli era una delle caratteristiche che Minerva aveva sempre amato di lui. Oh, ma chi voleva prendere in giro, lei amava tutto, assolutamente tutto di lui. Sorrise ricordandosi che un miracolo era avvenuto e anche lui la ricambiava.

“Il periodo di terrore è finito e non dobbiamo più nasconderci. Lasciate che festeggiamo insieme!”

Levò le braccia verso l’alto e un applauso scrosciante iniziò.

Minerva notò che in quella frase c’era più di quello che gli altri riconoscevano.

Si ricordava distintamente cosa le aveva detto, un tempo che era stato ferito durante la battaglia con Grindelwald. Lei era ancora giovane; l’aveva trovato ferito e gli aveva donato buona parte della sua energia vitale, rischiando di morire a sua volta, per salvarlo, creando uno dei legami più forti che esistessero all’interno del mondo magico.

Durante il periodo di guarigione erano diventati amici e lui le aveva detto che non avrebbe mai potuto legarsi ad una persona, perché i suoi nemici avrebbero potuto usarla contro di lui. Le ci era voluto tanto tempo per convincerlo ad accettarla comunque come sua amica, ma da quel momento aveva saputo che se anche ci fosse stata la minima possibilità che lui l’amasse, non avrebbero mai potuto perseguire una relazione di tipo romantica.

Ma con quella frase, con quelle poche parole, Albus aveva detto tutto quello che serviva per sanare e rassicurare il suo animo: non c’era più pericolo, non dovevano più nascondersi, potevano amarsi.

Presa dall’euforia e dai ricordi, Minerva non si era accorta che Albus si era avvicinato ancora di più a lei, fino a trovarsi faccia a faccia con lei. I suoi occhi erano luminosi, così luminosi che la donna era certa avrebbero potuto illuminare la volta celeste da soli.

La McGranitt riconobbe il suo intento, ma vide anche che si era fermato per chiedere la sua approvazione. Lei esitò per un attimo, ma decise che non importava; non le importava della sua reputazione, del fatto che le sue amiche l’avrebbero presa in giro a vita, del fatto che tutto il mondo magico lo sarebbe venuto a sapere.

Annuì sorridente, e le loro labbra si incontrarono di nuovo, come a suggellare il loro patto d’eterno amore davanti a dei testimoni che potessero raccontarlo al mondo.

Nella Sala Grande scoppiò il finimondo. Tutti iniziarono ad applaudire e ad urlare. In prima fila c’erano le sue amiche e colleghe (persino Rolanda si stava asciugando una lacrima all’occhio, pur continuando a esultare e a prenderla in giro), e il trio – Hermione stava sorridendo di un sorriso così ampio che avrebbe potuto slogarsi la mascella; Ron aveva un braccio attorno alla sua vita e, superato lo shock di poco prima, sembrava anche lui molto contento. Harry era accanto a Ginny ed esibiva un sorriso fiero e contento, mentre applaudiva fino a farsi male alle mani.

I Grifondoro erano coloro che più energicamente stavano facendo sentire la loro approvazione, ma anche tutti gli altri acclamavano energicamente (per quanto vari Serpeverde avessero un’espressione vagamente disgustata).

Passarono varie ore prima che Silente avesse salutato tutti e riabbracciato le persone che gli stavano a cuore.

Quella sera, l’uno accanto all’altro sotto le coperte, Minerva chiese ad Albus, con voce bassa e pacata:

“Davvero pensi di sapere perché sei riuscito a tornare? E perché adesso ti vedono tutti?”

Silente annuì.

“Sono stato un enorme sciocco, mia cara. Non so ancora spiegarti tutto in modo preciso, ma so, in modo almeno approssimativo, cos’è stata la causa per cui sono qui.”

Minerva lo intimò di continuare.

“Ho parlato per tanti anni dell’amore, e degli infiniti poteri che potesse avere, eppure non l’ho mai veramente conosciuto davvero, né i suoi effetti…”

“Amore?” chiese Minerva. “Ma… perché avrebbe dovuto funzionare solo per noi? Ci devono essere così tante coppie al mondo che… insomma, pensa solo a Severus…”

Silente scosse la testa.

“Lily aveva già trovato il suo amore, ed era James, anche se penso che una parte di lei amasse ancora anche Severus. Ma riguardo a noi, penso che anche il gesto sconsiderato che una di noi ha compiuto tanti anni fa per salvare il suo ex Professore abbia aiutato” si permise un sorriso.

“Intendi quando ti ho dato parte della mia energia?” lo interrogò Minerva, con tono interessato.

“Un po’! Quasi tutta direi, piccola irresponsabile che eri!” ridacchiò Silente. Minerva gli tirò un leggero pugno fra le costole.

"Ma l'amore che provavamo non era abbastanza, da solo: ora che invece l'abbiamo confessato l'uno all'altro, ha un potere che nient'altro può avere: per questo ora mi vedono tutti". 

La donna annuì.

“Non posso essere più preciso. Penso che le vie dell’amore ci rimarranno per sempre precluse; ma dopotutto al momento mi interessa soprattutto viverlo, piuttosto che conoscerlo.”

La strega non poté esimersi dal dischiudere di nuovo le labbra in un sorriso.

“Bene, sono contenta di essermi innamorata di una persona e non di un dio onniscente, dopotutto. Iniziavo ad avere i miei dubbi” commentò.

Silente rise.

“Ti amo” le disse. Due semplici parole, ma così potenti. A Minerva si mozzò il fiato in gola.

Dopo un attimo si riprese.

“Non ti aspetterai che ti risponda con un melenso e scontato “ti amo anch’io”, vero?” scherzò la donna. Silente rise e scosse la testa.

“Avrei dovuto immaginarmelo, da te” disse poi.

“Avresti” convenne la strega.

Passarono qualche minuto in silenzio, godendo solo dell’abbraccio dell’altro. Ad un certo punto il respiro di Silente si fece più regolare.

Minerva gli accarezzò i capelli.

“Ti amo anch’io” sussurrò. Albus sorrise dallo stato in dormiveglia in cui si trovava e aprì gli occhi, guardandola intensamente.

Fuori, una stella cadente attraversò il cielo, ma nessuno dei due ci badò. Avevano trovato il loro amore e una nuova ragione di vivere.

Mentre Minerva si perdeva nei suoi occhi azzurri, capì che avrebbe potuto affrontare qualunque difficoltà da quel giorno in avanti. Perché lui era qui. Era con lei. Era tornato.  

Non vi aspettavate che avrei mai posto la parola "fine" a questa storia, vero? Be', a dire la verità neanche io. Ma mi ero ripromessa di farlo, quindi eccomi qui.
Spero di non avervi troppo delusi.
Dedico questo capitolo a dublino e a Cruel Angel, che sono per  me le mie speciali "amiche di efp". Ma anche a voi che avete recensito in modo così carino e siete stati così fedeli nel seguire questa storia, e che forse ci avete creduto quasi più di me.
So che ormai potrei risopondere alle vostre recensioni personalmente, ma volevo concludere questo capitolo come ho sempre fatto, ed è giusto che vi ringrazi pubblicamente.

dublino: la tua recensione, come al solito, è stratosferica! Grazie per esserti presa così tanto tempo per me. Purtroppo non ho aggiornato tanto presto quanto avrei voluto... ma si dice che tardi sia meglio che mai, no? Sono contenta che tu ammiri di Silente i tratti che pure io amo di più, perché sono tutte caratteristiche a renderlo l'uomo che è. Spero che questo capitolo non ti abbia lasciato con l'amaro in bocca, in caso contrario... sorry! ^^
Cruel Angel: Grazie per il tuo appoggio, avere l'approvazione dalla regina di questo pairing è molto importante per me! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Un abbraccio per avermi seguita! (E scusami se i ringraziamenti mi riescono così male, ho spremuto tutta la mia fantasia nel capitolo =D)
PinkMoonlightPrincess: Be', che dire, non sai quanto mi hai resa contenta. So che ami il pairing come me, ma sei stata comunque gentilissima a recensire e a seguire questa storia quando ovviamente il mio stile non rende neanche lontanamente paragone al tuo. Ti ringrazio! Sei mitica, ragazza! (Ora aggiorna tu la tua storia, però, che sono curiosa!)
marik1989: Grazie, grazie, grazie! Condivido con te ciò che hai detto sul mondo di fanfiction popolato da Dramione, con una penosa scarsità per questo pairing meraviglioso =( E hai fatto bene a dire se decido di aggiornare, perché non era davvero detto... ma visto che alla fine ce l'ho fatta! Anche grazie a te, perché il tuo commento mi ha fatto nascere la voglia di ringraziarti in qualche modo, e quale migliore di questo?
elyl: Mi fai arrossire! *mi nascondo dietro un paravento così non mi vedi* Sono molto onorata da ciò che dici, ti ringrazio tanto! Spero che questo capitolo non ti abbia delusa. Un bacio
fa92: Tantissime grazie anche a te! Ti ringrazio tantissimo per il tuo sostegno, che è stato vitale per l'andamento di questa fic.  Che dire? Avessi parole per esprimermi la mia gratitudine ti riempierei ...
giorgia90: Un ringraziamento speciale alla mia ultima lettrice! Grazie tanto per aver letto e recensito, ti sono particolarmente grata. Uno speciale abbraccio.


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