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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Solo un amico... ***
Capitolo 2: *** Fotografia ***
Capitolo 3: *** Grave ***
Capitolo 4: *** Sorprese di Natale ***
Capitolo 5: *** Allucinazioni e pazzia ***
Capitolo 6: *** Spirito natalizio ***
Capitolo 7: *** Leale ***
Capitolo 8: *** Dal diario di Severus ***
Capitolo 9: *** Perché non possono lasciarmi in pace? ***
Capitolo 10: *** Con chi stai parlando? ***
Capitolo 11: *** L'hai vista anche tu, vero? ***
Capitolo 12: *** Back - Tornato ***
Capitolo 1 *** Solo un amico... ***
Solo un amico... 1
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by sevy
Solo un amico...
Minerva McGranitt
era seduta dietro la scrivania dell’ufficio di Silente… no, del suo, accidenti! Possibile che non se lo ricordasse mai? Era passato
un anno abbondante dalla sua morte, in fondo!
La scuola era
ormai finita da qualche mese, ormai era quasi settembre. Per evitare di
pensare, Minerva non aveva fatto altro che lavorare incessantemente per tutta l’estate,
con il risultato piuttosto spiacevole di trovarsi ora, a qualche giorno dall’inizio
della scuola, ad essere senza niente da fare.
Prese un libro di Trasfigurazione da uno dei numerosi scaffali nella
stanza. Continuava ad amare quella materia, nonostante ormai fosse preside. Pensare
a Trasfigurazione la fece pensare a quello che, era sicura, sarebbe stato solo
il primo di molti problemi dovuti alla sua incapacità di essere preside.
Infatti quell’anno non era riuscita a trovare nessuno chepotesse essere
insegnante di Trasfigurazione in vece sua, e aveva risolto momentaneamente di
continuare entrambi i lavori. Aveva inoltre nominato Filius Vitious
vice-preside. Appoggiando il libro sulla scrivania, prese il capo con le mani.
Se soltanto Albus non fosse morto, non avrebbe
avuto questi problemi; lui sarebbe stato Preside e lei la sua fedele vice e
insegnante di Trasfigurazione, come avrebbe dovuto essere! Se, se, se… basta
con questi se! Si
rimproverò.
Come ormai faceva
d’abitudine, osò gettare uno sguardo verso il ritratto di Silente. Era esattamente
com’era la sera che era morto. Sonnecchiava, e non si era risvegliato una volta
che fosse una, durante tutto l’anno, non per mancanza di tentativi da parte
sua. Minerva prese uno degli oggetti che si trovavano nell’ufficio e lo mandò
ad infrangersi verso il muro di fronte alla scrivania, in preda alla frustrazione.
Al diavolo la sua compostezza!
Alzando gli occhi,
la McGranitt vide che sulla soglia della porta si trovava Poppy Chips, con una
faccia scioccata. Perché accidenti doveva
entrare proprio ora?
“Gradirei che
bussassi la prossima volta” le disse con tono distaccato, ma non freddo,
cercando di accompagnarlo da un mezzo sorriso (senza molto successo). Dopotutto
era una delle sue migliori amiche.
“Minerva…” iniziò l’infermiera.
Questa nel frattempo aveva riacquistato
la sua compostezza, tornando ad essere la severa e precisa professoressa
McGranitt.
“Minerva, che ti
succede? E non dirmi che non è niente perché ti conosco meglio di così! Non ti
ho mai visto tirare oggetti o lasciarti andare a forme di frustrazione da… be’,
da mai, quindi è meglio che tu mi dica subito cos’hai!” disse in tono severo,
le mani sui fianchi.
La vice… no, preside
non si lasciò scomporre, nonostante volesse gridarle che sì, c’era qualcosa di
sbagliato e che non era possibile che non si fossero accorti di cosa. Non disse
niente, tuttavia.
“Non ho niente,
Poppy. Ti preoccupi troppo. Apprezzo la tua dedizione al lavoro, ma non tutti
sono malati, sai” Disse con tono tagliente, ma un’occhiata fugace, che
probabilmente nessun altro avrebbe notato, verso il ritratto di Silente la
smascherò.
Lo sguardo di Madama
Chips si addolcì un poco, ma mostrava come non riuscisse a comprendere.
“Minerva, tutti
noi abbiamo perso un amico, ma siamo tutti riusciti ad andare avanti… cos’è
successo alla forte, sprezzante dei pericoli, rigorosa Minerva McGranitt? Dov’è
finita? Siamo tutti preoccupati per te, soprattutto Rolanda e Pomona,sai?”
Mentre
parlava, Minerva impallidì visibilmente.
Un amico… sì, solo un amico.
Pensò tristemente,
mentre lacrime bollenti spingevano per uscire dagli occhi.
Represse la
risposta che aveva pronta per chiedere, con voce debole, non da lei:
“Rolanda e Pomona…
sono… sono già qui?” la voce, nonostante fosse poco ferma, mostrava tutta la
determinazione con cui la professoressa stava cercando di affrontare il
momento.
“Siamo tutti qui,
Minerva.” Rispose Poppy.
“Ma… manca ancora
un po’ alla fine delle vacanze. Pensavo voleste stare a casa.” Obiettò l’insegnante.
Poppy scrollò le
spalle.
“Volevamo
rientrare in compagnia, ora che Voldemort è caduto niente ci impedisce di
festeggiare fra amici, no? Tu, piuttosto. Non ci aspettavamo che fossi qui..
come dici tu, già qui. Come mai sei qui così presto?” chiese con tono
accusatorio.
“Sono sempre stata
qui durante l’estate, Poppy”. Dichiarò Minerva con tono definitivo.
“Non sola” obiettò
Madama Chips.
“No, non sola” fu
l’unica cosa che Minerva fu in grado di rispondere, abbassando gli occhi. “Non
sola” ripeté sospirando.
Ecco
il primo capitolo della mia nuova fic Albus/Minerva. Spero di
aggiornare presto con nuovi capitoli, ma sono abbastanza impegnata.
Dedico questo capitolo a Cruel Angel, perché mi ha fatta sognare
con le sue fic sulla mia coppia preferita!
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Capitolo 2 *** Fotografia ***
Fotografia
Fotografia
by sevy
“Sono sempre stata qui durante l’estate,
Poppy”. Dichiarò Minerva con tono definitivo.
“Non sola” obiettò Madama Chips.
“No, non sola” fu l’unica cosa che Minerva fu
in grado di rispondere, abbassando gli occhi. “Non sola” ripeté
sospirando.
Prima che Poppy
potesse commentare queste sue parole, Pomona e Rolanda si precipitarono nella
stanza, abbracciando Minerva McGranitt. Queste non sembrarono notare il suo
contegno rigido (dopotutto, quando mai l’infallibile insegante di
Trasfigurazione era stata sciolta?), e si lanciarono in un’appassionata
descrizione delle loro vacanze. Minerva, grata per questa interruzione, si
sforzò di ascoltarle, nonostante non le interessasse molto l’argomento, per
evitare di pensare ad altro (e per altro intendeva un solo argomento).
“Va bene, va bene”
disse Minerva sforzandosi di sembrare allegra “che ne dite se spostiamo
quest’entusiasmo da un’altra parte, prima che mi distruggiate l’ufficio?”
Le altre tre
(soprattutto Rolanda, in realtà) acconsentirono immediatamente.
“Dove andiamo?”
chiese Poppy. Già, piccolo particolare. Dove?
“Al campo di
Quiddich!” esclamò Rolanda Bumb. Le altre tre alzarono gli occhi al cielo.
“Al lago” propose
Pomona “è davvero fantastico in questo periodo. Il luogo più bello è quello
vicino alla quercia… potremmo farvi un pic-nic se non ci fosse la tomba di Si…”
Scese un silenzio
mortale. Tutte e tre si voltarono verso Minerva, aspettando la sua reazione.
Questa, sentendo id essere osservata, cercò di mantenere un viso passabilmente
tranquillo, senza alcun risultato. Varie emozioni le passarono sul viso, nessuna
vi rimase abbastanza affinché qualcuna di loro potesse decifrarle. Finalmente,
dopo quella che sembrava essere stata un’eternità, la professoressa McGranitt
parlò:
“Io… penso
preferirei andare in sala insegnanti”
Tutte e tre si
precipitarono ad esprimere il proprio consenso e trascinare letteralmente la
preside verso la suddetta stanza, la quale non oppose resistenza, persa nel
limbo dei suoi pensieri.
Albus… la tomba
di Silente… è lui Silente, Albus… ma perché parlano di tomba? Lui deve essere
vivo… deve!
Un mezzo
singhiozzo le uscì dalla gola, contro il suo consenso, e gli occhi si
inumidirono, senza però versare una singola lacrima, ormai troppo abituati a
frenarle, quando la professoressa si ricordò della realtà.
Ma lui è morto… Minerva, non essere stupida,
ricordalo una buona volta: è morto, non tornerà più da te… non ricordi ciò che
ha detto Harry? È morto…morto… andato per sempre….
Le sue amiche,
troppo intente a cercare di farle dimenticare l’episodio spiacevole avvenuto,
non si accorsero di nulla. Arrivate in sala insegnanti, Poppy si prefisse come
unico scopo della vita di farle mangiare un pezzo di cioccolata, mentre Pomona
la ricopriva di premure e Rolanda le stava parlando di chissà quale bell’uomo
che le sarebbe piaciuto presentarle e che aveva mostrato una netta simpatia nei
suoi confronti.
Minerva si prese
la testa fra le mani, prima di alzarsi dalla sedia in cui l’avevano costretta a
sedersi e dire con fare perentorio:
“Ora basta! Non ho
bisogno di cioccolata, premure e di sicuro non ho bisogno di uscire con un
uomo, grazie tante Rolanda! Ora, se mi volete scusare…” senza dare loro il
tempo di replicare, la professoressa uscì dalla stanza e si diresse verso la
propria camera, maledicendo il giorno in cui le loro amiche erano tornate.
Proprio nel
momento che stava per oltrepassare il gargoyle che stava di fronte alle scale
che portavano verso il suo ufficio e le camere, Minerva McGranitt si imbatté in
Filius Vitious, che la salutò con un gran sorriso e la voce quasi simile ad uno
squittio. Maledicendo mentalmente la propria sfortuna, rispose al saluto.
Filius cercò di ingaggiarla in una conversazione, ma vedendo la sua scarsa
partecipazione, decise di lasciar perdere.
Fu così che, pochi
istanti dopo, Minerva era nelle sue stanze. Fra le sue mani c’era una
fotografia, scattata pochi anni prima, in effetti forse uno al massimo dalla
sua morte, di una giornata al sole, in estate, un pic-nic: lei aveva i capelli
sciolti e stava rincorrendo Albus per riavere le forcine, ridendo; anche quest’ultimo
stava ridendo. Severus aveva scattato una foto dicendo che voleva le prove
fotografiche da mostrare agli alunni che la loro vice-preside non era poi così
intransigente e, come aveva detto poi, “sana di mente”.
Mezz’ora dopo,
Minerva McGranitt era addormentata sul letto, completamente vestita, la
crocchia ancora ben fatta, le guance ancora leggermente rigate dalle lacrime e la
fotografia stretta al petto.
Non si accorse
nemmeno quando tre donne entrarono nella stanza, le tolsero le forcine e la
infilarono sotto le coperte, senza osare staccarla da quella preziosa
fotografia a cui sembrava essersi attaccata come se ne dipendesse la sua vita.
Voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto questa fic, in particolar modo dublino,
che ha anche recensito. Seguite il suo esempio e fatemi contenta, per
favore! Non pretendo lodi, anzi, accetto molto volentieri le critiche,
purché costruttive! Grazie per avermi seguita fin qui!
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Capitolo 3 *** Grave ***
Grave
Grave
by sevy
Filius Vitious era
nel suo studio, preparando le lezioni per l’anno che stava per cominciare,
quando un gufo picchiettò alla sua finestra. Appena letto il messaggio, lasciò
perdere tutte le sue carte e si precipitò fuori dall’ufficio.
In diverse parti
del castello, Poppy Chips, Pomona Sprite, Aurora Sinistra (insegnante di
Astronomia) e Septima Vector (insegnante di Aritmanzia), avevano appena fatto
la stessa cosa.
Pochi minuti dopo
furono tutti accolti nella sala insegnante da Rolanda Bumb, la quale, una volta
accertatasi che ci fossero tutti, chiuse la porta con un incantesimo e proferì
vari altri incantesimi per essere certa di non poter essere ascoltata da nessun
altro piuttosto che i presenti nella stanza.
“Wow, Rolanda, non
sapevo che sapessi usare la bacchetta. Pensavo che un paio di cadute dalla tua
amata scopa te lo avessero fatto dimenticare ormai” commentò Poppy.
L’insegnante di
volo, per nulla offesa, ribattè con tono divertito:
“So fare tutti gli
incantesimi che mi servono per cercare di tenermi lontana dai guai, grazie
tante. In ogni caso, questo non è il motivo per cui vi ho chiamati qui” fu
interrotta da Aurora Sinistra.
“Voglio ben
sperare! E prega che sia un buon motivo quello per cui mi hai fatto scendere
tutte quelle scale”
Rolanda sbuffò.
“Avresti potuto
usare una scopa e, comunque, passi la vita ad osservare le stelle, Aurora, un
paio d’ore in più o in meno non faranno la differenza…”
“Un paio d’ore?!” commentò
Septima Vector.
“BASTA!” esclamò
d’improvviso Poppy, e nella sala calò il silenzio. “Vediamo il perché di questa
riunione d’emergenza in modo che questa matta ci lasci andare”.
“Non sono mat…”
iniziò a protestare Rolanda, ma un’occhiata dall’infermiera della scuola bastò
a zittirla.
“Ok… allora, il
motivo per cui vi ho chiamati tutti qui è uno abbastanza ovvio: Minerva!” esordì
l’insegnante di volo.
“Minerva?” chiese
Aurora Sinistra.
“Sì, Minerva! E
non dirmi che non ti sei accorta di niente, altrimentrimenti significa davvero
che passi troppo tempo a guardare le tue dannate stelle!” proruppe Rolanda.
“Almeno io la mia
vita non la passo sulle stelle!” ribatté questa arrabbiata.
Filius levò le
mani in un gesto riappacificatore (che non sarebbe stato notato, se lo stesso
non si fosse alzato in piedi su di una sedia.
“Allora, vuoi per
favore specificare cosa intendi per Minerva?” chiese Septima Vector,
sinceramente incuriosita e preoccupata.
“E’ in uno stato
davvero preoccupante, già dall’anno scorso, e sappiamo tutti cosa l’ha
provocato. Io sinceramente, nonostante fossero veramente buoni amici, non avrei
mai previsto un crollo del genere da parte sua... L’anno scorso non mi sono
preoccupata, dopotutto ci poteva stare, con i Carrow a scuola, Piton… be’,
sappiamo che era innocente, ma dopotutto era colui che aveva ucciso Silente,
averlo davanti tutti i giorni non deve aver aiutato. Ma pensavo sarebbe
passata… Lo sapete che ha fatto sconfitto Voldemort? Dopo aver abbracciato
Harry Potter è semplicemente andata nelle sue stanza, dichiarandosi malata. Non
ha partecipato ad una singola festa!”
Qui fece un attimo
una pausa per prendere fiato, e Septima interloquì.
“Minerva non è mai
stata tipo da partecipare alle feste, però, dopotutto… ed è comprensibile che
fosse stanca dopo un anno del genere…”
Rolanda la guardò
male, ma continuò imperterrita:
“Forse, ma l’hai
mai vista sorridere di un sorriso sincero? Io no, neppure una volta dopo la
sconfitta di Voldemort! E l’occasione penso meritasse almeno un sorriso. Ma non
è tutto. È stata qui a scuola, da sola, tutta l’estate, da sola, accidenti! A
lavorare, secondo quello che dice, e di che non dubito: vi rendete conto:
l’anno che abbiamo sconfitto finalmente la minaccia che ci preoccupa da troppi
anni perché ne valga la pena rammentarli, lei sta qui a lavorare?”
“Be’, sai che è
fissata con il lavoro…” fu la debole protesta addotta da Pomona, d’accordo,
però in cuor suo con Rolanda.
“Bene, datemi una
risposta a questo: ieri sera io, Poppy e Pomona l’abbiamo trovata nelle sue
stanze, addormentata, ancora del tutto vestita, abbracciata ad una sua fotografia, con tracce molto
evidenti del fatto che avesse appena pianto! Diamine, non l’ho più vista da…
dalla morte dei suoi genitori, e aveva diciassette anni all’epoca!” esclamò
Rolanda.
Il silenzio
tombale che calò nella stanza si fece pesante. Queste due informazioni insieme
erano troppo scioccanti.
Già il fatto che
l’infallibile, rigorosa e apparentemente senza emozioni Minerva McGranitt
avesse pianto era difficile da credere, ad aggiungersi a questo c’era anche che
nessuno in quella stanza tranne Rolanda, che era stata amica di Minerva durante
gli anni di scuola, sapeva che i genitori fossero morti durante il suo settimo
anno.
Finalmente, Filius
Vitious si decidette a chiedere:
“I suoi genitori
sono morti?” domanda abbastanza inutile, dato che lo aveva appena detto, ma che
venne giustamente interpretata come una richiesta di chiarimenti.
“Era il suo
settimo anno. Aveva già iniziato a trasformarsi nella Minerva McGranitt che
conosciamo, e quindi era assolutamente impensabile per lei mostrare emozione. E
ad un tratto, in Sala Grande, stavamo chiacchierando come al solito, quando le
è arrivato un gufo con una lettera nera, e prima che mi potessi rendere contro
di alcunché era diventata mortalmente pallida ed era corsa fuori dalla Sala
Grande. Non vi immaginate quanto ci siamo preoccupati tutti! Quando l’abbiamo
trovata, io e qualche ragazza frivola (e assolutamente inutile, in quella
circostanza) del nostro anno era in preda ad una crisi di pianto, non sentiva
più niente. Non penso saremmo riuscite a calmarla se poco dopo non fosse
arrivato Silente… Ci ha detto di allontanarci. Io ovviamente, non l’ho fatto, e
mi sono nascosta lì accanto…”
“Ti pareva” commentò
Aurora.
“Silente l’ha
abbracciata e l’ha confortata, non ero abbastanza vicina per sentire ciò che si
dicevano, ma dopo due ore, era finalmente calma. Penso sia allora che sia nata
quella grandissima amicizia che li ha legati fino all’ultimo… Comunque quella è
stata l’unica volta che avevo visto Minerva piangere. Capirete come io adesso
sia preoccupata?”
Ci fu un mormorio
d’assenso.
“E che cosa
dovremmo fare?” fu la domanda di Filius.
“Oh” fu la
risposta di Madama Bumb. Evidentemente a questo non ci aveva pensato.
“Prima di tutto
tenerla d’occhio” venne in aiuto Poppy Chips. “Per qualsiasi altro
suggerimento, be’, ne abbiamo bisogno, quindi parlate, gente!”.
“Be’, per prima
cosa evitiamo di nominarlo se non ce n’è bisogno, direi” propose Septimia. Qui
sia Poppy che Rolanda lanciarono uno sguardo accusatore a Pomona, che ebbe la
buona creanza di arrossire.
“Non è colpa mia!
E’ che sembra che tutte le cose siano collegate a Silente, è stato l’anima del
castello per così tanto tempo…”
Le altre
sospirarono.
Septimia stava nel
frattempo scostando le tende dalla finestra. Dopo aver lanciato uno sguardo al
di fuori, indicò alle altre di fare lo stesso.
“Oh che bello è
andata a fare una passeggiata al lago!” esclamò Rolanda eccitata e contenta,
vedendo il soggetto dei loro discorsi tornare verso il castello.
Aurora Sinistra la
guardò di sbieco.
“Ora sei tu che
non capisci niente” (la vendetta è dolce…) “Secondo te da dove sta venendo?”
“Oh” fu la sola
risposta che ottenne, dopo che la donna ebbe realizzato che esattamente in
quella posizione si trovava la tomba di Silente.
Non ci fu tempo di
dire altro, perché qualcuno busso alla porta.
“Si può sapere
perché tenete questa porta chiusa? Fino a prova contraria l’accesso all sala
insegnanti è consentito alla preside, o sono entrate in vigore nuove regole?”
chiese Minerva McGranitt da fuori.
In poco tempo
tutti gli incantesimi furono smantellati e la preside fu fatta entrare.
“Allora? Perché la
tenevate chiusa?” chiese questa.
“Avevamo voglia di
tenerla chiusa” rispose Rolanda, scrollando le spalle. Tutte si ritrassero,
aspettandosi di vedere esplodere il famoso temperamento scozzese della
McGranitt.
“Oh… va bene”
rispose questa invece, e dopo aver preso alcune carte da un cassetto uscì dalla
stanza.
Ci fu qualche
attimo di silenzio.
“Ok… questo è
definitivamente grave”.
Dedico questo capitolo a dublino, poiché mi ha ispirata ad aggiungere qualcosa sul passato di Minerva.
Vi prego di lasciare qualche recensione, mi fareste molto contenta!
E' piuttosto frustrante scrivere senza ottenere recensioni: uno
scrittore non scrive per ottenere critiche positive, ma qualche tipo di
critica sarebbe utile per sapere come migliorare e anche solo per
incitare nei momenti di depressione. Quindi vi prego di sacrificare
qualche attimo del vostro tempo e di recensire.
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Capitolo 4 *** Sorprese di Natale ***
Sorpese di Natale
Prima che
potessero accorgersene, era già arrivato il 1 settembre, e con esso tutti gli
studenti. Harry, Ron, Hermione e Ginny avevano deciso di continuare a
frequentare la scuola fino ai propri M.A.G.O. Ciò significava che Ginny era
ormai nella stessa classe del trio.
“Preferisco i
discorsi di Silente” commentò Ron durante il primo giorno di scuola, poco dopo
il discorso di inizio anno della McGranitt, che era stato preciso e conciso,
anche se con un vago tentativo di
allegria.
Hermione lo guardò
male, Ginny era distratta e non disse niente, e Harry esclamò:
“Ron!”
“Che c’è? Non
dirmi che non sei d’accordo! Voglio dire, è il primo anno dopo la sconfitta di
Voldemort, non pensi che ci meritiamo un po’ di allegria?” Ron aveva imparato,
dopo la sua sconfitta, a pronunciare il nome senza più paura, il che rendeva le
conversazioni un po’ più sciolte.
“Non è nel suo
carattere” obiettò Harry alzando gli occhi al cielo.
“Continuo a
pensare che i discorsi di Silente fossero meglio, e sono ancora convinto che in
fondo tu sia d’accordo” ribatté Ron, mangiando una patata.
“Be’, erano più
belli, ma dato che ovviamente Silente
non c’è e non può tornare, e dato che altrettanto ovviamente la McGranitt mette
tutto il suo impegno in tutto ciò che fa, penso che sia l’ultima che tu possa
criticare” ribatté Harry. Hermione si affrettò a concordare. Ron, che con
questo d’accordo non aveva niente da ridire, si limitò ad annuire.
I mesi passarono
tranquilli dopo quel giorno. La professoressa McGranitt (già, non aveva ancora
trovato un insegnante di Trasfigurazione, possibile?) sembrava essere ancora più
severa degli anni passati in classe, ma se da una parte questo aveva stupito,
dall’altra era stata spesso spigata con il fatto che avesse paura che passata
la paura di Voldemort i ragazzi potessero lasciarsi andare troppo. Anche il
loro nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, Dedalus Lux, aveva
dimostrato di essere un ottimo insegnante, amato da tutti gli studenti e anche
in buone relazioni con gli insegnanti.
Dicembre, vacanze di Natale
Erano
ormai le vacanze di Natale. Tutto il parco del castello era coperto di neve, e
mancando pochi giorni a Natale, anche l’interno era decorato persino più del
solito. Ginny era andata con la sua famiglia in vacanza in Egitto, mentre Ron
era riuscito a restare a Hogwarts con Harry ed Hermione (dato che la signora
Weasley non aveva ancora cognizione delle coppie che si erano formate a scuola,
e pensava che il trio volesse semplicemente stare insieme, e non aveva quindi
prestato attenzione alle proteste di Ginny, neppure quando Harry aveva cercato
di convincerla).
I
tre avevano appena terminato una battaglia di neve (quanto era bello tornare a divertirsi
dopo aver passato anni a combattere, lasciando perdere la giovinezza!) in cui
Ron era risultato vincitore, quando videro la McGranitt, da lontano,
allontanarsi in direzione del lago. Curiosi, decisero di seguirla.
Fu
così che giunsero a poca distanza dalla
tomba di Silente. Rimasero nascosti dietro ad un cespuglio, protetti dal gelo
grazie ad un incantesimo di riscaldamento (merito, ovviamente, di Hermione).
Videro
l’unica cosa che non si sarebbero mai aspettati: la loro rigida professoressa
crollare ai piedi della tomba.
Ci
furono vari momenti di silenzio.
“C-ciao
Albus” cominciò poi la strega con voce tremante. “Fra pochi giorni c’è Natale.
Ma Albus, a cosa mi serve il Natale, da sola? T-ti ricordi? Avevo iniziato ad
odiare il Natale dopo che i miei genitori erano morti. Erano già passati otto
anni, ero stata Auror e in battaglia contro Grindelwald nel frattempo, e quel
primo anno di insegnamento… oh, Albus, non penso di esserti mai stata
abbastanza grata! Pensavo di passarlo tutto da sola, come sempre… Invece sei
entrato, con la tua scacchiera e la tua cioccolata calda in due delle tue
ridicole tazze…”
La
McGranitt qui si permise di ridere. Non era una risata fredda: aveva
divertimento, ma anche molto, molto rimpianto. Alla fine si dissolse fino a
diventare silenziosi singhiozzi.
“Pensavo
che avremmo passato così tutti i Natali, a chiacchierare e giocare a scacchi…
era il nostro Natale, Albus! Come hai potuto, come hai osato, lasciarmi sola! Mi
avevi giurato che non lo avresti mai fatto!” la voce si alzò di un semitono. “Mi
avevi detto che sarebbe stato il mio ultimo Natale da sola, e ora guardami: ho
già passato un Natale senza di te, non sono in grado di passare anche questo…”
la voce si dissolse lentamente, cadendo nel silenzio.
“E’
ironico, sai?” riprese dopo un po’, la voce più ferma. “Ero convinta che sarei
morta con te, al tuo fianco, in battaglia. Mi hai ingannata: perché? Ora ho
perso te e il migliore amico che avevo dopo di te, Severus. Sapevi che avrei
potuto salvarti, lo sapevi: perché non hai voluto che lo facessi? Bastava un
incantesimo perché il veleno che era nel tuo corpo passasse nel mio. So che
conoscevi l’incantesimo, te l’avevo mostrato io un giorno, tempo fa, mentre
stavamo facendo ricerche di Trasfigurazione poco dopo che avevo iniziato ad
insegnare! Non mi ritenevi forse all’altezza? Pensavi che mi sarei tirata
indietro? No, non può essere questo: e allora perché? Perché hai scelto di
morire tu?”
Il
volto ora mostrava quasi agonia, nel parlare. Sembrava che la donna non potesse
sentire niente di fisico, nonostante ormai fosse inginocchiata nella neve da
quasi mezz’ora.
“Sai,
non manchi solo a me. Sai che tutti i ragazzi ti preferiscono. Eri più utile
tu, non puoi negarlo. Harry, Ron ed Hermione avrebbero avuto bisogno di una
guida come te l’anno scorso.”
I
ragazzi sussultarono nel sentire che l’insegnante aveva usato il loro nome
proprio.
“Sei
l’unico che sappia quanto io ami i miei ragazzi, Albus, ma devi sapere anche
che non riuscirò mai ad essere come te per loro… potrò amarli quanto li amavi
tu, forse, ma loro non riusciranno mai a vedere in me ciò che vedevano in te.
Non ne sono capace, Albus. Soprattutto non ora, non ora che sei… che sei….”
Il
trio non riusciva a credere alle proprie orecchie. Non solo aveva appena
ammesso di essersi in qualche modo affezionata a tutti gli studenti, ma aveva
anche ammesso debolezza. Non era da lei.
“Io
non ce la faccio, Albus. Aiutami. Non ce la faccio..”
Harry,
Ron ed Hermione videro che la professoressa era lentamente scivolata nella
neve, addormentata. Uscirono dal nascondiglio e la levitarono verso il
castello.
Dopo
aver deciso, con alcuni incantesimi diagnostici, che non aveva niente di
fisico, la portarono alle sue stanze (il ritratto, vedendo che la professoressa
era addormentata, li aveva gentilmente lasciati entrare), e dopo averla
gentilmente deposta sotto le coperte con un incantesimo di essicazione ai
vestiti, uscirono silenziosamente dalle stanze.
Decisero
di non dire niente a nessuno, e quel giorno decisero di non prendere più per
scontato il carattere della professoressa… che si era rivelato, senza ombra di
dubbio, peino di sorprese.
Ecco finalmente terminato l'ultimo dei
capitoli "introduttivi" alla storia, che mi servivano perché
fosse chiaro in che stato fosse la McGranitt. Da qui in poi
comincerà la vera storia, spero più interessante.
Grazie a dublino e a marik1989, che hanno recensito, mi avete davvero scaldato il cuore! Quindi, piccolo regalo pre-natalizio, eccovi questo capitolo.
Grazie anche a Miss_Sunshine e di nuovo a dublino per aver messo questa fic fra le seguite. Spero di non avervi deluso con quest'ultimo capitolo.
Ah, piccola nota: mi sono accorta di aver sbagliato il nome della
Professoressa Sinistra, che sarebbe Aurora. Ora ho corretto :D
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Capitolo 5 *** Allucinazioni e pazzia ***
Allucinazioni e pazzia
Allucinazioni e pazzia
Quando
Minerva McGranitt si svegliò, il giorno successivo, era stupita
di trovarsi nelle sue stanze. Era la seconda volta che si ritrovava a
letto senza averne alcun ricordo!
Davvero l’età stava avanzando…
“Non
è l’età!” si contraddisse da sola, ad alta
voce “E’ che sono terribilmente debole e non riesco ad
arrendermi al fatto che se ne è andato, accidenti!”
“Chi se ne è andato, mia cara?” chiese una voce alle sue spalle, con tono divertito.
La professoressa si girò, il viso divenuto improvvisamente mortalmente pallido.
“T-tu?” riuscì a balbettare.
Gli occhi color azzurro limpido dell’uomo brillarono mostrando divertimento, ma anceh un po’ sorpresa.
“Che
c’è, Minerva? Sembra tu abbia visto un fantasma…
Sono nelle mie stanze, dopotutto, se ben mi ricordo…”
La McGranitt, all’accenno sul fantasma, divenne, se possibile, ancor più pallida.
“S-sei m-morto”. La voce era molto malferma, e gli occhi pericolosamente lucidi.
Ora il mago era ancora più stupito.
“Morto? No, non mi sento morto, Minerva. Sicura di stare bene? Sembri stanca…”
In
effetti, l’aspetto della professoressa non era stato dei migliori
a partire dalla morte di Silente, mangiando raramente e dormendo ancora
meno.
Rabbia
fece capolino negli occhi della McGranitt, nonostante il loro verde
smeraldo continuasse ad essere in buona parte spento, non volendo
sperare.
“Pensi
che non mi ricordi ogni singolo giorno di questo miserabile anno e
mezzo da quando sei morto? Pensi che non mi ricordi come ci si senta a
sentirsi dire che il proprio migliore amico è appena morto da
Harry Potter, per mano dell’altro amico più fidato? Pensi
che non mi ricordi scoprire che in realtà no, Albus Silente
aveva deciso di morire per salvarci tutti, ma ormai questo non
importava più a nessuno tanto erano morti tutti! Come pensi che
mi sia sentita, Albus?” urlò la McGranitt, le guance
rigate dalle lacrime.
L’uomo
la strinse in un abbraccio di conforto. Il cuore di Minerva
accellerò un poco il battito. Oh, la donna ricordava quella
sensazione, e l’aroma di limone e cioccolata, i dolci preferiti
di Silente, che l’accompagnavano. Quello era il suoabbraccio. Non poteva essere di nessun altro.
“Sei
vivo!” esclamò, con voce strozzata. In quel momento non
era sicura se essere felice al di sopra dell’immaginabile o
furiosa con lui.
“Cosa mi sono perso?” chiese Silente allora.
“Vuoi dire che davvero non sai niente?” chiese la professoressa, piuttosto sorpresa.
“Non
riesco a ricordare di essere morto… l’ultima cosa che
riesco a ricordare è di essere tornato a Hogwarts, con Harry,
dopo aver preso…”
“Quello
che pensavi essere un Horcrux, lo so. Poi hai chiesto a Severus di
ucciderti… stava per farlo Malfoy, ti ricordi? Draco Malfoy,
intendo.”
“Hmm…”
improvvisamente gli occhi di Silente di illuminarono, colti da un
pensiero improvviso. “Devo aver lasciato qualche istruzione a me
stesso… Fanny!” chiamò.
“Non verrà, è sparita dopo la tua mort… Fanny!”
La fenice era comparsa in un mare di fiamme.
“Fanny,
sai cosa ti sto chiedendo… ti ho lasciato qualcosa?”
chiese Silente. La fenice cantò qualche suono melodioso
salutando Albus Silente, poi scomparve per poi ricomparire subito dopo
con un pezzo di pergamena in mano.
Promemoria per me stesso
Caro
Albus (davvero mi sembra strano scrivere a me stesso, ma comunque
Minerva dice che sono pazzo, dunque perché non darle motivo di
crederlo?)
Sei
morto come avevi previsto. Tuttavia è stato scelto di darti una
seconda possibilità, per un motivo che dovrai essere in grado di
comprendere da solo. Ovviamente, non puoi conservare ricordo del tempo
durante il quale eri morto… a nessun umano è concesso di
sapere cosa la morte ti riserva, e in questo non puoi fare eccezione.
Noterai
qualche differenza al tuo ritorno, ma confido che riuscirai a scoprire
il modo di far tornare tutto alla normalità…
Porgi un saluto a Minerva da parte di… be’, da parte di te stesso.
Albus Percival Wulfric Brian Silente
Albus
finì di leggere la lettera ad alta voce anche a Minerva, la
quale stava sorridendo.. un sorriso vero, dopo così tanto tempo.
“Oh
Albus… lo sapevo che non potevi essere morto, lo sapevo!”
esclamò, ridendo e piangendo allo stesso tempo.
“Be’, tecnicamente sono morto, mia cara”.
“Oh, smettila, e andiamo a pranzo”.
Insieme si recarono verso la Sala Grande.
“Dovrò cederti il posto, oggi, suppongo tu ormai occupi la sedia della Preside” commentò Silente.
“Oh, no, non sono mai riuscita a sedermi lì.” Rispose Minerva, abbassando gli occhi.
Il
discorso continuò su toni più allegri. Al momento Minerva
McGranitt era così contenta che non si curò neppure di
nascondere il sorriso che le illuminava il viso.
Quando si sedette, Poppy le chiese in un tono strano:
“Minerva…
stai bene? Non hai sorriso per quasi due anni e ora
all’improvviso ti vedo con uno dei sorrisi più smaglianti
di sempre? Non dirmi che è l’atmosfera
natalizia…”
“Oh,
è vero! Oggi è Natale! Non è fantastico, Albus?
È sempre stato il periodo che più amavi
dell’anno!” Albus le sorrise di rimando, un sorriso caldo e
sincero, che le era mancato tantissimo.
“Albus
hai detto?” chiese l’infermiera con un sguardo preoccupato.
“Minerva, stai male? Lo sai che Silente è morto,
vero?”
“Morto! Ma non lo vedi accanto a me?” il suo tono era davvero incredulo.
“Non vedo nessuno, Minerva. Non dirmi che hai le allucinazioni…”
Senza
dire una parola, l’insegnante si alzò e corse verso le sue
camere. Nessuno della Sala Grande sembrò notare che un altro
mago si era alzato e l’aveva inseguita.
Nelle stanze dietro alla presidenza
“Non sono pazza, Albus, dimmi che non lo sono.. non ho le allucinazioni…”
L’uomo l’abbracciò. Quel gesto le procurò immediatamente conforto. Era definitivamente reale.
“No,
mia cara,non lo sei. Vedrai che riusciremo a scoprire
cos’è successo… l’importante è che tu
e io lo sappiamo, giusto?”
Lei annuì debolmente.
“Nel
frattempo suggerirei che non ne parlassi più a nessuno. Non
vogliamo che tu sia presa per pazza, nevvero?”
Minerva rise.
“No,
direi di no… pensa un po’: tu sei quello pazzo e accusano
me di esserlo… ah, l’ironia della sorte.”
Se
qualcuno avesse potuto sentirla, avrebbe udito una risata allegra
rimbombare per le stanze di Hogwarts, seguita da una più
cristallina.
Sono
arrivata con un nuovo capitolo prima del previsto... un capitolo
più allegro, questa volta, e in spirito di Natale. Buon
Natale!
Ora ci addentriamo nella storia... da qui inizia la vera trama.
Desidero ringraziare dublino,
che ha recensito (sono d'accordo con te sulle stranezze di Silente;
sono la sua parte migliore, e anche se non sono in grado di riprodurle,
cercherò di non farle svanire nel nulla :D)
Grazie anche a dublino, domaris72, Edwardlove e Miss_Sunshine per aver messo questa fic fra le seguite. Vi adoro, ragazzi!
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Capitolo 6 *** Spirito natalizio ***
Spirito natalizio
Spirito natalizio
Quella sera,
Albus, decise di andare a dormire nelle vecchie stanze di Minerva, ora
inutilizzate, nonostante le proteste della stessa, obiettando che sarebbe parso
alquanto strano se all’improvviso lei avesse cambiato stanze senza apparente
motivo.
Il giorno dopo,
Minerva si svegliò per la prima volta da un sonno molto riposante, solo per
trovare in camera sua un Albus Silente molto imbarazzato, vestito con delle
vesti viola acceso con disegnate delle caramelle al limone (le sue preferite!)
giallo intenso, e dei calzini verde con delle fenici rosse che apparivano e
scomparivano continuamente. Ai piedi portava delle ciabatte di un intensto (e
disgustoso, a parere della professoressa) arancione. Il tutto creava un effetto
così strano e poco coordinato che Minerva, dopo qualche debole tentativo, non
poté evitare di scoppiare a ridere di gusto.
“Che c’è?”
protestò Albus, difensivo, ma con gli occhi che brillavano.
Minerva indicò le
sue vesti prima di scoppiare a ridere di nuovo.
“Oh, Albus…”
“A me piacciono”
protestò lui, facendo il broncio (in genere Minerva era solita sgridarlo quando
faceva così, dicendo che far finta di essere ancora più immaturo di quanto era
in realtà non avrebbe funzionato).
“Questo l’avevo
capito” rispose lei, alzandosi dal letto.
La camicia da
notte che indossava era modesta, ma rivelava più degli abiti conservatori che
indossava quando insegnava. Minerva aveva ormai una certa età, ma è risaputo
che le streghe invecchiano molto più lentamente dei babbani. Inoltre le era
stata donata una bella figura (nonostante non si potesse notare per via delle
vesti da insegnante che facevano di tutto per nasconderla), e i capelli erano
ancora color nero intenso, senza alcuna striatura grigia (caratteristica di
famiglia per cui Minerva era sempre stata grata, nonostante non fosse una donna
vanesia).
“Minerva.. sei
bellissima.” Le parole lasciarono le labbra di Silente prima che potesse
fermarsi. Lui arrossì, e pure le guance della professoressa si scurirono.
“Oh.. grazie”. Per
un attimo calò un silenzio, non spiacevole.
Dopo qualche
minuto, Minerva riprese la sua solita compostezza.
“Allora… posso
sapere il motivo per cui sei entrato nelle mie… be’, tue stanze vestito in
questo modo?” chiese con un vago sorriso giocoso dipinto sulle labbra.
“Oh” replicò lui,
arrossendo un’altra volta “Mi sono dimenticato che.. be’, nelle tue stanze
ovviamente non c’erano le mie vesti, mi chiedevo se, per caso, te ne fosse
rimasta una dopo la mia morte… (suonava ancora stranissimo parlare della
propria morte), so che puoi vedermi solo tu, da quel che ho capito, ma
comunque…”
Minerva sorrise,
comprensiva, e aprì l’armadio preferito di Albus, al cui interno si trovavano
tutte le sue vesti.
“Hai tenuto tutte
le mie vesti?” chiese lui, sorpreso.
“Non avevo bisogno
di molto spazio, non ho indossato altro che vesti nere negli ultimi anni,
quindi.. e poi mi ricordavano di te” rispose con tono pratico.
Albus, di tutta
risposta, tirò fuori da un altro armadio delle vesti verde smeraldo.
“Indossa queste,
oggi. Ho sempre adorato il verde su di te. Fa risaltare il colore dei tuoi
bellissimi occhi.” Le disse, a mo’ di spiegazione, facendole l’occhiolino.
“Adulatore” lo
rimproverò. Sembrava essere tornato tutto alla normalità.
Sala Grande
Quando Minerva
McGranitt e Albus Silente entrarono nella Sala Grande, calò il silenzio.
Inizialmente la professoressa di Trasfigurazione pensò che fosse per via di
Silente, ma poi, ricordandosi che non potevano vederlo e vedendo che tutti gli
occhi erano puntati su di lei, dovette rinunciare a quella tesi.
Si sedette al
solito posto e fece segno ai ragazzi di continuare la colazione.
“Minerva… sei in
ritardo, sei vestita di verde e stai sorridendo. Cosa diavolo sta succedendo?”
chiese Aurora Sinistra.
“Niente sta
succedendo! Mi sono svegliata un po’ più tardi del solito, avevo voglia di
vestirmi di verde e sono contenta. Quali altri motivi misteriosi ci potrebbero
essere dietro a questi gesti di infima valenza?”
“Minerva, lo so
che pensi che non ce ne siamo accorte, ma non dormi bene da più di un anno e
non ti ho mai visto indossare altro che nero da… be’, da due estati fa. E
l’ultima volta che hai sorriso sinceramente non me la ricordo neanche più!”
esclamò Rolanda Bumb.
“Non dirmi che è
per via dell’allucinazione di ieri…” iniziò Poppy.
“Cosa?”
“Che
allucinazione?”
“Ehi! Raccontate
anche a me!”
“Minerva pensava
di aver visto Silente.”
Minerva alzò gli
occhi al cielo, mentre gli occhi azzurri di Albus stavano brillando allegri.
“No, non è per
quello. Penso di aver bevuto un po’ troppo ieri” (Qui ci furono gli sguardi
increduli di tutto lo staff). “In ogni caso sono solo in atmosfera natalizia.
Non lo siamo forse tutti?”
“Scusa molto
convincente, mia cara. Penso tu abbia pensato alla più assurda su questa terra…
in ogni caso devo complimentarmi per il tuo modo di mentire… mi fai venire il
dubbio di aver creduto a molte sciocchezze che mi hai affibbiato nel corso
degli anni…” qui fece una pausa e uno sguardo drammatico.
Minerva sorrise,
guadagnandosi un’altra occhiata da parte degli insegnanti.
“Be’, allora
speriamo che il Natale duri a lungo” commentò infine Rolanda, con un’occhiata
significativa.
Tutti,
compresi Minerva e Albus, sorrisero.
Grazie mille a marik1989 e a dublino!
In risposta ai vostri commenti, vi dirò che dovrete aspettare
ancora un po' per saperlo ;-) Ovviamente c'è una spiegazione, ma
essendo ciò il fine centrale della storia, verrà rivelato
verso la fine.
Grazie ancora a marik1989 per aver messo questa storia fra i preferiti!
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Capitolo 7 *** Leale ***
Leale
Leale
Minerva era
nell’ufficio di Silente (quanto era bello poterlo chiamare così, senza doversi
rimproverare per l’uso del suo nome!), e stava guardando fuori dalla finestra,
verso il campo di Quiddich, immersa nei suoi pensieri.
“Minerva… ti va di
raccontarmi cosa è successo da quando sono morto?” chiese Silente.
La donna non si
girò. Era una cosa normale, per due amici di così vecchia data, conoscersi a
vicenda così bene da sentire la propria magia a distanza.
Quando iniziò a
parlare, la voce, nonostante un lieve tremore, era piuttosto ferma.
“Sai la prima cosa
che ho fatto quando ti ho visto morto? Ho schiarito il cielo dal Marchio
Oscuro. Ho pensato che non ti sarebbe piaciuto giacere sotto il simbolo di
Voldemort… io… non avevo realizzato…. Per altri due mesi sono stata forte,
Albus, per gli studenti, per gli insegnanti, per tutti… Non so come, mi
aspettavo di vederti entrare dalla porta, un giorno o l’altro, e sorridermi
come facevi sempre. E poi… quando è venuta l’estate, e tutti se ne sono andati…
e tu non c’eri ancora…mi ha colpito… mi avevi promesso che non mi avresti più
lasciata sola! Hai mentito!” urlò la donna, quasi dimentica della sua presenza,
presa dalla rabbia e dal dolore con cui aveva convissuto per così tanto tempo.
In preda ad una furia incontrollata, si girò e lo schiaffeggiò, una volta,
forte, in viso.
Sciaff! Albus
non se l’aspettava e per un attimo si tenne la guancia, rossa dal colpo. Gli
occhi di Minerva si allargarono, scioccati. La professoressa si premette le
mani sulla bocca, in un gesto di muto orrore.
“Oh, dei…Albus…
io… mi spiace” inizò a balbettare.
Silente la strinse
in un abbraccio.
“Shh, Minerva, va
tutto bene…”
“No, non va tutto
bene” singhiozzò lei, dimentica del suo voto di restare forte e ferma “Ti ho
fatto del male.. oh Albus, sto impazzendo, non è vero?”
“No, mia cara, non
stai impazzendo. È normale che tutto il dolore che hai provato non finisca di
colpo... Minerva, ascoltami ora: ti giuro che mi dispiace, non avrei mai voluto
lasciarti… se ci fosse stato un altro modo…”
“Avresti potuto
far morire me. Inverto valetudo.
Conosci l’incantesimo” obiettò la strega, ormai più calma.
“Minerva, non
dirlo neppure per scherzo. Non sacrificherò mai la tua vita, per niente al
mondo, capito?” l’uomo la guardò seriamente negli occhi. Lei annuì, poco
convinta.
Minerva continuò a
narrare il resto di ciò che era successo, di come Piton era diventato Preside
di Hogwarts (“Sono stata così ingiusta con lui, Albus… lo odiavo, pensavo che
ti avesse tradito… sono stata così cieca…”) di come i mangiamorte avevano catturato
Charity Burbage senza che lei potesse fermarli (“Ho provato a fermarli, Albus,
a lottare, ma erano troppi… è stato terribile vederli andare senza poter far
niente, sapendo cosa sarebbe accaduto…”) dei Carrow (Con vive note
d’indignazione, ritornando a pieno nel proprio carattere di Capo dei
Grifondoro)…
Infine raccontò
della battaglia finale, a partire da quando Harry era entrato nel castello
dicendo che agiva per ordine di Silente…
“Devi essere fiero, di lui, Albus, molto fiero... io lo sono”. Concluse Minerva, la voce intrisa di
orgoglio.
Un leggero
movimento catturò la coda dell’occhio.
La porta della
presidenza era aperta e lì, sulla soglia, si trovava proprio (e chi altro si
trova sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato?) Harry, con un pezzo di
pergamena in mano.
“Ehm… suppongo
stesse parlando con il ritratto di Silente” iniziò il ragazzo, incerto.
“Non che serva a molto, non si è svegliato una
volta che è una durante la mia permanenza qui. Forse gli sto antipatica”.
Silente ridacchiò.
“Penso che lei sia
l’ultima persona che potrebbe stargli antipatica… e, ehm, in ogni caso, grazie”
Lei sorrise, poi riprese il tono pratico.
“Dunque, suppongo
che tu sia venuto qui per un motivo, Potter”
“Sì.. Madama Bumb
avrebbe voluto che le dicessi questo messaggio a voce, ma sinceramente non mi
sentivo di.. quindi le ho chiesto di scriverlo. Non si arrabbi con me, io non
ho colpa” disse tutto d’un fiato, prima di consegnare la pergamena.
Mentre la professoressa
stava leggendo il messaggio di Rolanda, il suo volto assunse varie colorazioni
dal bianco pallido ad un rosso quasi scarlatto. Albus, che si era posizionato
dietro di lei per poter leggere, invece,
aveva un’espressione ambigua sul volto. In parte sembrava divertito in parte…
possibile? disturbato dal testo, forse arrabbiato, forse un poco spaventato.
Ciao Minerva!
Ti scrivo adesso perché Potter non ha ritenuto
opportuno riferirti ciò che volevo… proprio non capisco perché! Se qualcuno
l’avesse chiesto a me, l’avrei fatto moolto volentieri. Comunque, tornando al
punto principale: ho conosciuto un uomo ai Tre Manici di Scopa, ieri… è molto
bello Minerva, è anche passabilmente intelligente.. penso ti potrebbe piacere..
si è mostrato interessato a te.
Dai, Minerva, esci da quel guscio! È disponibile
anche solo per una notte, sai….
Fammi sapere presto
Ciao dalla tua istruttrice di volo preferita e
da Poppy (non ci provare, io non ho niente a che fare con questa
pazzoide)
Rolanda Bumb
“Ma come si è
permessa?!” l’urlo di Minerva fu inaspettato più per Harry che per Albus, ma
fece saltare entrambi. Il famoso temperamento scozzese della strega si stava
facendo vedere.
Harry fece
prudentemente qualche passo indietro. Albus le mise una mano sulla spalla.
“Sono sicuro che l’abbia
fatto per te...” Era visibilmente sollevato dalla sua reazione, e anche se non
voleva ammetterlo, era d’accordo con la sua vice… be’, ora preside riguardo a
Rolanda.
Minerva gli mandò
un’occhiataccia ma non poté rispondere all’affermazione per la presenza di
Harry.
“Be’, forse è
meglio che io me ne vada…” disse il ragazzo, un poco imbarazzato.
La strega, ancora
arrabbiata, non fece che un breve cenno di approvazione.
“Professoressa… la
vigilia di Natale.. io,Ron ed Hermione l’abbiamo trovata presso la sua tomba..
l’abbiamo sentita parlare, non volevamo, davvero, ma… E quando si è
addormentata l’abbiamo portata nelle sue stanze. Ecco noi, io… volevo dirle che
non diremo mai niente a nessuno e sa, Silente una volta mi ha detto una frase
che mi ha aiutato molto in questo periodo: “Non
me ne sarò mai andato davvero finché anche una sola persona mi sarà rimasta
leale”. E, be’, non penso che ci sia persona più leale di lei,
professoressa.”
Minerva si girò a
guardare Harry, con un sorriso caldo sul volto, che per la prima volta da
quando Harry poteva ricordare raggiungeva anche gli occhi. Lei lo strinse in un
abbraccio un po’ impacciato (non essendo molto abituata a mostrare emozione),
ma confortevole.
“Grazie, Harry.” Il
ragazzo le sorrise di rimando, poi uscì.
“Ti rimarrò sempre
leale, Albus” disse la strega dopo lunghi minuti di confortevole silenzio.
“Lo so, Minerva, lo
so. Vale lo stesso per me.” Replicò lui.
“Ah, Albus, metti
un annuncio sul Profeta per una nuova insegnante di Volo: perché temo che
quella attuale sarà trovata morta assassinata entro domani mattina”
Ok, prima di tutto un grazie grande come una casa a dublino,
mia fedele lettrice! Sono contenta che ti sia piaciuta la descrizione
dell'abbigliamento di Silente... Avevo già in mente di
descrivere un po' il suo abbigliamento fuori dall'ordinario, ma quando
ho scritto quel brano avevo in mente te (mi avevi detto che ti
piacevano le sue stranezze, e devo dire che sono completamente
d'accordo). Sono contenta anch'io di aver potuto aggiornare presto,
perché non appena la scuola inizierà, il ritmo
sarà molto più lento...
Grazie mille anche a Hogwarts_My_Life_: sono contenta che ti piaccia la fic, e altrettanto contenta che ti piaccia questa coppia a mio dire perfetta.
Be',
che dire... spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento.
Al prossimo aggiornamento.. e, mi raccomando, recensite in tanti!
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Capitolo 8 *** Dal diario di Severus ***
Dal diario di Severus
Dal diario di Severus
by sevy
Nel frattempo,
Rolanda aveva organizzato un’altra riunione d’emergenza nella sala insegnanti.
“Si può sapere che
vuoi, Rolanda? Adesso Minerva mi sembra contenta, più di quanto io l’abbia
vista da molto tempo, in effetti!” si lamentò Aurora Sinistra.
“È appunto questo
il problema, Aurora” sbottò l’insegantne di volo.
“Proprio non ti
capisco: possibile che tu non sia mai contenta?” la rimbeccò la professoressa
di Astronomia.
Poppy Chips
intervenne (come al solito), come paciere, invitando Rolanda ad esporre il
problema.
“È felice, è vero,
ma sembra vivere in altro mondo! Finalmente ha ripreso a mangiare… ma tutte le
volte che le rivolgiamo la parola ci risponde in modo distratto,poi torna a
mangiare in silenzio, con quel sorriso sul volto.. non sta impazzendo, vero?”
Poppy si affrettò
a confortarla su quel punto.
“A quel che vedo,
non c’è nessun sintomo della pazzia.. anche se qualcosa mi ha fatto sospettare
di questo, ma per il momento lo escluderei”
“Non del tutto,
però” replico Rolanda.
Passarono pochi
secondi di silenzio.
“No, non del
tutto.” Fu la risposta, infine.
“In ogni caso, non
la si vede più in giro… mi chiedo…”
Fu interrotta da
Pomona Sprite, che proprio in quel momento era entrata (sarebbe più corretto
dire si era precipitata) nella stanza.
“Pomona! Sei in
spaventoso ritardo! Ti avevo detto di essere qui tre minuti e… vediamo,
quarantasette secondi fa! Ecco, ora sono quarantotto… quarantanove…”
“Rolanda!” la
rimproverò Septimia Vector.
“Dimentica il
ritardo, Rolanda, questo è molto più importante! Guardate che ho trovato mentre
stavo rovistando fra i vecchi appunti di Severus!” dal tono, e dalle guance
arrossate si poteva facilmente comprendere la sua eccitazione.
“Cosa?” Rolanda si
entusiasmò subito. Tutte le streghe si precipitarono intorno a Pomona e Filius
dovette porre un incantesimo di levitazione su se stesso per poter vedere.
25 Novembre
Prima di iniziare, devo puntualizzare due cose.
Per prima cosa, se colui che sta leggendo questo foglio è una persona diversa
da me, ci sono due possibilità:
1.
Sono morto
2.
Se non sono morto, è molto probabile che tu lo
sia fra meno di cinque minuti per aver osato leggere un foglio personale. Forse
potrei concederti di morire senza tortura se smetterai di leggere il foglio a
questo punto.
Seconda cosa, sto scrivendo questa stupida
pagina di diario perché il nostro stimato Preside ha ritenuto che fossi “troppo
stressato e preso dalle emozioni” e mi ha ordinato di scriverla… e siccome ha
incantato il foglio mi trovo obbligato a farlo, ma non ho intenzione di
iniziare con “Caro Diario”, neanche morto.
Per quale motivo io possa essere stressato, non
c’è bisogno di un diario per saperlo: vorrei vedere una qualunque persona
dell’Ordine con quello stupido tatuaggio sul braccio sinistro come si
sentirebbe! Minerva dice sempre che non dovrei lamentarmi, perché alle donne
piacciono gli uomini con un tatuaggio. Allora sono solito risponderle che non
dovrebbe essere lei a dirlo, dato che a quanto so, Albus non ha un tatuaggio… a
meno che non ce l’abbia in un luogo dove solo lei può vederlo? Minerva assume
lo sguardo- insegnante e mi insegue per i corridoi. Ci fermiamo, poi, lei
sorridendo un poco, io sforzandomi di impedire agli angoli della mia bocca di
arricciarsi verso l’alto (cosa che lei puntualmente nota… suppongo che essere
insegnante per così tanto tempo abbia i suoi vantaggi). Il suo unico commento è
sempre: “Sei il Serpeverde più Serpeverde che esista, lo sai?”. Non posso
tacere, giusto? Ne va della mia reputazione. “E tu sei la Grifondoro più
Grifondoro che esista”.
Questo è un piccolo rituale che si è ripetuto
migliaia di volte, ma ogni volta riesco a sorriderne. Mi dà un senso di calore.
Mi ricorda che ho degli amici, dopotutto. Anche se si tratta degli amici più
stupidi e ciechi che esistano. Sì, sono perfettamente consapevole che i miei
due migliori amici sono i più grandi maghi del secolo, forse di più. Albus
Percival Wulfric Brian Silente (accidenti, ma i suoi genitori a cosa stavano
pensando quando gli ha dato il nome?) e Minerva McGranitt. Sicuro. Ripeto
un’altra volta: sono gli amici più stupidi e ciechi che esistano. Perché? Va
bene, lasciami spiegare (fantastico, ora mi sono messo a parlare con le pagine
di carta. La prossima volta Albus mi dirà di parlare ai calderoni e io, sciocco
che sono, lo farò).
Conosco quei due da quando sono stati i miei
insegnanti, e poi li ho conosciuti per altri sedici anni come colleghi. Quindi
direi che sono abbastanza in confidenza con loro. Ho avuto modo di osservarli a
lungo, diciamo.
E quanto credi che mi ci sia voluto a capire
che sono innamorati l’uno dell’altro? Onestamente, dopo i primi due mesi qui
pensavo fossero sposati… mi stupisce che i miei colleghi non ci siano ancora
arrivati, non che siano delle cime, ma davvero, pensavo fossero abbastanza
intelligenti per arrivare a questa conclusione scontata!
“Ehi! Noi siamo
intelligenti! E cosa vuol dire che non siamo delle cime?”
“Smettila,
Rolanda, e riprendiamo a leggere.”
Ripensandoci però forse è meglio, altrimenti
chissà che confusione avrebbe fatto Rolanda… me la immagino già a combinare
matrimoni (ogni piano un gigantesco disastro, ovviamente).
“Mi rifiuto di
essere giudicata in quanto tale!” protestò Rolanda.
“Be’, non avresti
cercato di far vedere loro che si amavano, se avessi solo sospettato una cosa
simile?” obiettò Filius Vitious.
“No che non lo
avrei fatto!” Aurora Sinistra le lanciò un’occhiata significativa.
“Ok, ok, forse
l’avrei fatto, ma non c’è nessun motivo per cui lui mi debba accusare di
disfatte niente affatto probabili!”
Ci fu un’altra
occhiata rivolta all’istruttrice di volo, questa volta da quasi tutto il corpo
docenti.
“uff… Toniamo a
leggere!”
In ogni caso, mai mi sarebbe venuto in mente
che quei due non si fossero neppure accorti di essere ricambiati! Ho provato ad
affrontare l’argomento un paio di volte, ma continuano a negare (come se fosse
possibile).
Mi auguro che inizino ad avere buon senso. Sono
stufo di guardarli mentre flirtano inconsapevolmente. Mi fa venire la nausea.
E, ok, un po’ mi dispiace di vederli soffrire. Ma il motivo principiale è la
nausa, giuro. Non sono sentimentale. Sono un Serpeverde, non un sovra-emotivo
Grifondoro (vedo già lo sguardo di Minerva… abbiamo discusso su questo
argomento per molte volte. Chissà perché non riesco a convincerla che è molto
meglio essere Serpeverde piuttosto che Grifondoro. Quella donna è testarda,
davvero).
Bene, io ho assolto il mio compito.
E non ho intenzione di ripetere questa tortura.
Ora dovrò assegnare almeno dieci voti negativi a Grifondoro per poter tornare
di buon umore. Pazienza, mi dispiace per quei dieci. Peschiamone a caso uno… oh
guarda, è uscito Potter. Che coincidenza sfortunata, quel povero ragazzo esce
sempre al *tiro ai brutti voti*. (Non sto facendo una smorfia soddisfatta, ho
mal di denti, per chi volesse saperlo).
Severus
“Ora ha tutto
senso! Ma certo! Come abbiamo potuto non notarlo? Di sicuro è questo…” esclamò
Pomona dopo qualche attimo di silenzio.
Septimia Vector e
Poppy Chips annuirono, perse nei loro pensieri.
Rolanda avrebbe
voluto parlare, ma sfortunatamente Aurora l’aveva tacitata con un “Silencio”
non verbale che l’aveva colta di sorpresa. Sfortunatamente, però, si era
dimenticata di pietrificarla, così dopo pochi minuti (quali le servirono per
ricordarsi che possedeva una bacchetta), la strega si liberò dall’incantesimo
e, afferrata la pergamena, si diresse verso la presidenza.
Poppy e Pomona si
affrettarono a seguirla per evitare che combinasse (troppi) guai.
Capitolo non
troppo lungo, lo so. Ma volevo scrivere qualcosa. Ho già pronto
il prossimo capitolo, comunque, non preoccupatevi, devo solo
correggerlo.
E ora veniamo ai ringraziamenti.
Prima di tutto grazie a tutti che hanno inserito questa fic fra i seguiti e fra i preferiti.
Inoltre desidero ringraziare particolarmente:
Cruel Angel:
che onore! Una recensione proprio da te :-) Grazie per il commento... e
già, scrivere su questa coppia è davvero irresistibile.
Non sai quante fic siano nate nella mia mente, ma per ora ne ho
pubblicate solo due. Chissà cosa ci riserverà il
futuro... :D
marik1989: Ti
ringrazio tantissimo, il tuo commento mi ha fatto sorridere per tutta
una giornata. Spero che questa fic continui a piacerti.
dublino: e
finalmente arriviamo alla mia più vedele commentatrice (si dice
così? :D) Sono contenta che tu abbia riscontrato ciò che
hai detto, era proprio ciò che volevo esprimere. Non sai quanto
io ti adori! (E continua a scrivere, che il piacere di leggere le tue
storie è mio)
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Capitolo 9 *** Perché non possono lasciarmi in pace? ***
Perché non possono lasciarmi in pace?
Perché non possono lasciarmi
in pace?
by sevy
Presidenza, pochi minuti dopo.
Minerva McGranitt
era, come al solito, in Presidenza, lavorando e chiacchierando sporadicamente
con Albus, il quale si era offerto di correggere parte dei compiti dei ragazzi
per lei, in modo che dopo lei avrebbe dovuto solo trascrivere le correzioni
(dato che neppure ciò che scriveva Silente si leggeva). In questo modo la donna
poteva dedicarsi alla corrispondenza tanto odiata, relativa al compito di
essere Preside, cosa che, ripeteva, odiava.
Fu così che quando
Rolanda si lanciò nell’ufficio seguita dalle altre due amiche (un po’ meno
entusiaste), Minerva, presa di sorpresa, si ritrovò con la bacchetta puntata
alla gola dell’amica prima che questa potesse dire niente.
“Oh. Sei tu” notò
con voce fredda, dopo aver visto di chi si trattava. “Se sei venuta qui per lo
stesso motivo per cui hai fatto venire Potter, puoi uscire direttamente.”
Aggiunse nello stesso tono.
“Dimentica quello,
Minerva! Abbiamo finalmente capito perché eri tanto avversa alle mie proposte e
il motivo per cui sei stata così strana per tutto questo tempo!” esclamò
emozionata.
La risposta fu
solo un sopracciglio sollevato. Di certo non poteva aver capito.
“Eravate sposati?
Da quanto tempo? Perché non me lo hai detto?” questa fu la veloce successione
di domande che seguì.
“Sposati? Ma di
chi stai parlando, Rolanda?” chiese, scioccata.
“Ma di te e
Silente, ovviamente!”. Calò un silenzio tombale, pregno di tensione.
“FUORI!” scoppiò
all’improvviso la McGranitt. Poppy e Pomona si ritrassero, Rolanda non si mosse
di un dito.
“Non osare
mandarmi via come se fosse un’assurdità. So
che è così. Ho persino le
prove” Le altre due insegnanti si
coprirono la faccia con le mani.
“Le prove di cosa?
Del fatto che non eravamo sposati?”
replicò irata la professoressa.
“No, le prove del
fatto che eri innamorata di Silente” replicò Madama Bumb, sventolando la
pergamena.
“Mostramela” il
tono era glaciale, ma tratteneva un leggero senso d’incertezza.
“Ah, ho
risvegliato il tuo interesse, eh?” la stuzzicò Rolanda.
Minerva gliela
strappò quasi di mano.
Non poteva rendersi conto che sono innamorata
di Albus un anno fa, due? Nooo, ovviamente deve capirlo giusto quando sono in
compagnia di Albus. Certo, quale modo migliore di rovinare un’amicizia
meravigliosa come la nostra!
Di tale genere
erano i pensieri che ora si affollavano nella mente di una frustrata Minerva
McGranitt.
Silente, per poter
leggere insieme alla donna, mise inconsciamente la mano sulla sua spalla
destra. Lei invece notò la vicinanza a cui si trovavano, e dovette prendere un
respiro prima di cominciare a leggere.
Inizialmente
sorrise: ricordava anche lei quelle sere in cui amava prendere in giro Severus
per spezzare la tensione riguardo al suo essere Mangiamorte. Andando avanti,
però, iniziò ad arrossire e poi a sbiancare.
Be’, dice che anche Albus è innamorato di me,
quindi anche lui capirà che non può essere vero… se non è vero quello (e so che
non è vero…. Per straziante che sia lo so) non è difficile credere che ci sia
qualcosa d’altro di sbagliato, giusto?
Ragionò
freneticamente. Se avesse avuto la freddezza di farlo, e se qualcun altro nella
stanza avesse potuto vederlo, avrebbero potuto notare che Silente aveva avuto
esattamente le stesse reazioni di Minerva.
“Dunque?”
insistette Rolanda
“Dunque cosa?”
chiese la strega infastidita.
“Mi vuoi
rispondere, ora? Eravate sposati?”
“No” rispose, in
modo molto più indifferente di quanto non sentisse.
“Oh. Amanti?
Fidanzati?”
“No, Rolanda, no!
Non c’è mai stato più di amicizia fra noi, d’accordo?” esclamò Minerva.
“Sarai delusa”
commentò questa.
“Come ti permetti,
Rolanda! Insinuare… Non avresti dovuto frugare fra le carte personali di
Severus. È piuttosto chiaro sul fatto che non avrebbe voluto che alcuna persona
leggesse questa pergamena.”
“Non è stata colpa
mia!” replicò questa difensiva.
“E di chi è stata colpa,
allora?” Pomona fece un gesto di scusa.
“Ah, fantastico.
Chi altro è coinvolto?” chiese in tono seccato.
“Ascolta, Minerva,
mi dispiace per il modo in cui Rolanda… comunque ciò non toglie che ti abbiamo
osservata. Eri innamorata di lui” insistette Poppy.
“Non importa se
ero innamorata di lui o no”. Disse Minerva in tono conclusivo.
“No, hai ragione.
Importa che sei ancora innamorata di lui.” Replicò Poppy, prima di trascinare
fuori le due amiche dalla stanza.
Ci furono dei
minuti di silenzio, imbarazzati.
“Perché non possono
lasciarmi in pace, Albus?” proruppe la strega, improvvisamente. “Dopo tutto quello che abbiamo passato?
Perché?”
Silente, per una
volta, non seppe risponderle. Si limitò ad abbracciarla, accarezzandole i
capelli in maniera rassicurante. In silenzio, entrambi si stavano ponendo le
stesse domande.
Ragazzi,
prima di passare ai ringraziamenti singoli, vi devo dire che siete
stati fantastici con le recensioni! Non sapete che gioia!
Ora, dato che è un po' che non lo faccio, ringrazio coloro che hanno messo questa fic fra i preferiti:
- Birbabirba
- fa92
- marik1989
- Nell Sev Snape
Inoltre grazie a chi l'ha messa fra i seguiti:
- Cruel Angel
- domaris72
- dublinoEdwardlove
- fa92
- Miss_Sunshine
E ora i ringraziamenti a coloro che hanno recensito, e che mi hanno resa molto, molto contenta:
Nell Sev Snape:
ti ringrazio di cuore... sono contenta che ti piaccia la fic (devo dire
che anch'io nutro una certa predilezione per questa parte con Sev
:D)
Birbabirba:
sono contenta che ti abbia fatto ridere... io per prima, se c'è
una cosa che amo, è ridere, perciò cerco di inserire
qualche parte divertente, anche solo per mia soddisfazione. Mi fa
piacere che anche tu la trovi divertente :D
dublino:
diventa sempre più difficile rispondere alle tue recensioni,
perché non basterebbe un libro ad esprimere quanto ti sono grata
per il fatto che mi segui sempre! Anche a me piace molto questo
personaggio... be', altrimenti non mi chiamerei sevy :D Riguardo
alle colleghe, mi piace pensarle come amiche... si ha sempre
l'impressione che gli insegnanti non siano anche persone, che si
possono preoccupare e possono essere (soprattutto nel caso di Rolanda)
un po' matte (e devo confessare che un poco le ho ispirate ai miei
migliori amici).
fa92: grazie mille! Spero che tu continui a seguire me e... Rolanda Bumb, che non metterò di sicuro da parte!
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Capitolo 10 *** Con chi stai parlando? ***
Con chi stai parlando?
Con chi stai parlando?
by sevy
Il giorno dopo
Minerva si svegliò su qualcosa di caldo, confortevole. Due forti braccia erano
avvolte intorno a lei, e poteva sentire sul mento il pizzichio di una barba, e
sul collo il respiro regolare di qualcuno. Sciocchezze, certo che sapeva di chi
si trattava. L’unica persona al mondo che profumava di limone e cioccolata, il
gusto delle sue caramelle preferite e della cioccolata calda che tanto amava.
Decidendo di non
interrompere questo meraviglioso sogno, chiuse gli occhi. Poco dopo, tuttavia,
la luce invase la stanza. Sentì un movimento sotto di lei e si costrinse ad
aprire gli occhi, puntandoli in due laghi azzurri.
“Minerva?” la sua
voce esprimeva confusione.
Guardandosi
attorno, si accorsero di non essere in alcuna delle loro stanze… erano sul
divano della Presidenza. Probabilmente si erano addormentati la sera prima,
dopo che le tre amiche se ne erano andate.
Le guance di
entrambi si colorarono color cremisi, ma nessuno dei due si mosse.
“Oh… suppongo sarà
meglio alzarci” disse dopo un po’ Minerva, senza muovere un muscolo per adempiere
alla sua frase.
“Sì, suppongo di
sì. Non vorrai che Rolanda ci trovi così.” Ridacchiò Silente.
“Tanto non ti
possono vedere” replicò la donna, troppo confortevole in quella posizione per
desiderare muoversi. Dopo poco tempo, tuttavia, raccolse tutta la sua forza di
volontà e si alzò.
“Scusa” mormorò.
“Perché? Mi sono
addormentato anch’io, se non mi ricordo male. Non è come se avessimo fatto
niente di male.” Rispose il mago.
Minerva arrossì un
poco. Fantastico, mi sono appena alzata,
ed è la seconda volta che arrossisco. Vai così, Minerva, stai andando alla
grande. Ancora un po’ e diventi di nuovo adolescente.
Dopo che si furono
cambiati e preparati per un nuovo giorno di lavoro, l’atmosfera era tornata
normale, e non c’era traccia dell’imbarazzo derivato dal giorno precedente. Anzi,
sembrava che in questi giorni da quando era tornato “dal mondo dei morti”, come
era solito definirlo Minerva, si erano avvicinati notevolmente.
Sala Grande
Quando Minerva
entrò in Sala Grande, accompagnata da un ancora invisibile Silente, stava ormai
sorridendo. Albus decise di provare a passare attraverso gli studenti (se era
invisibile, era probabile che non riuscissero neppure a toccarlo). Ci riuscì,
senza che alcuna persona al di fuori di lui e della sua vice se ne accorgesse.
Questa dovette più volte, mentre si dirigeva verso il tavolo degli insegnanti,
nascondere un risolino, nel vedere come ogni tanto il mago si comportasse
infantilmente.
“Sai una cosa,
Minerva, dovresti provarci anche tu. È la cosa più divertente del mondo”.
La strega,
dimentica di essere vicina al tavolo degli inseganti, e ormai abituata alla sua
presenza gli rispose.
“Già, ma sai, c’è
un piccolo problema, io, a differenza
tua, sono completamente viva...”
“Anch’io!”
“Rettifico. Sono
completamente viva per tutto il mondo, non solo per il mio migliore amico, e
quindi potrei avere qualche difficoltà a passare attraverso le persone. In
genere quel compito lo riservo ai fantasmi.” Sollevò un sopracciglio nella sua
direzione.
“Ehm… abbiamo
guadagnato un’audience, lo sai?” le fece notare Silente, indicando tutto lo
staff che si era fermato immobile, alcuni con la forchetta a due centimetri
dalla bocca, fissandola scioccati.
“Con chi diamine
stai parlando?” esclamò Rolanda.
“I termini,
Rolanda!” la rimproverò la severa insegnante. Albus ridacchiò. Minerva gli
lanciò uno sguardo inceneritore; risultato: Rolanda la ignorò completamente.
“Ah, questo sì che
è un buon modo per evitare le domande… ma ora voglio una risposta!” insistette
quindi, con la bocca piena. “E non osare rimproverarmi perché sto parlando con
la bocca piena.”
Di nuovo Albus dovette sorridere, sapendo che era
esattamente ciò che stava per fare.
“D’accordo. Stavo
parlando da sola, comunque. Lo faccio per tenere la mente a posto. Ora, se non
avete altri problemi, possiamo iniziare a mangiare.” Disse con un tono
definitivo per chiudere la discussione, ma sfortunatamente le sue cosiddette
amiche (ultimamente stava iniziando a dubitarlo: cioè, era davvero toccante il
loro interesse nei suoi confronti, ma, davvero, stava iniziando ad averne
abbastanza!) non erano dello stesso parere.
“E di cosa stavi
parlando con te stessa? Di fantasmi?” chiese Poppy.
“Esattamente. Ho
incontrato Pix poco fa e stavo pensando al Barone Sanguinario.” Rispose la donna.
“Certo. E hai
dovuto specificare a te stessa di essere viva”. Commentò Rolanda.
“A te non capita
mai? Quando ho fame mi sento morta, e stamattina ho molta fame”. D’accordo,
scusa molto debole. Ma che altro avrebbe potuto dire?
“Lo dimostra il
fatto che non hai ancora mangiato niente.” Fece notare Madama Bumb con uno
sguardo divertito.
“Se mi lasciaste
mangiare, forse potrei farlo”. Ritorse Minerva.
“Se ti sedessi al
tuo posto, potresti farlo ancora meglio” questa volta era stata Pomona a
parlare. La generalmente dolce Pomona aveva fatto questo commento… questo fu il
motivo per cui per qualche secondo non vi fu risposta tranne lo sguardo di
approvazione di Poppy nei suoi confronti e Rolanda che volle assolutamente
battere “il cinque” con la strega (E poi
si definiscono adulte, pensò Minerva).
“In caso non l’avessi
notato, questo è il mio posto,
Pomona.” Sibilò Minerva. Pomona, appoggiata dalle due colleghe, continuò.
“No, non è vero.
Questo è il posto del vice preside, che è Filius. Tu sei la Preside, Minerva.
Non puoi continuare a sederti lì. Non farà tornare Silente, sai!”
“No di sicuro,
dato che è già tornato!” Nel momento che pronunciò queste parole, già si pentì
di averle dette.
“Che cosa hai
detto?” incalzò Rolanda.
“Niente!” la sua
voce si era già alzata di qualche tono.
“Non è vero:
ripeti ciò che hai detto, parola per parola.” Insistette l’insegnante di Volo.
“Non ho detto
niente” ripeté l’insegnante di Trasfigurazione a denti stretti.
“Tu non pensi
davvero che sia vivo, vero, Minerva? Lo sai che non può essere. L’abbiamo visto
tutti morto, e Harry ha visto che è stato ucciso…” disse Poppy con tono
prudente. “Sei sicura che non vuoi venire per una visita nel mio studio, dopo?”
aggiunse poi con cautela.
“Non sono pazza e
certamente non ho bisogno di una visita!” disse seccamente la straga a cui Madama
Chips si era rivolta. “E ora basta, non ne voglio più sentire parlare!”
“D’accordo, ma ad
una condizione” il ghigno di Rolanda non prometteva niente di buono.
“Non ho intenzioni
di ascoltare condizioni!” replicò Minerva.
“Invece lo farai,
altrimenti sai che non ti lasceremo mai in pace… oh, a proposito, abbassiamo un
po’ la voce, stiamo attirando gli sguardi di quasi tutti gli studenti” aggiunse
con tono casuale, sapendo quanto fosse importante per la McGranitt la
reputazione con gli studenti, necessaria per mantenere un po’ d’ordine.
“Vi sto
ascoltando” ma, quando vide il sorriso compiaciuto sul volto di Rolanda, si
affrettò ad aggiungere: “Ma non ho ancora accettato”.
“E’ come se lo
avessi fatto, cara.” Minerva espresse il suo fastidio per il termine
vezzeggiativo con un gesto irato della mano.
“Ah, solo Silente
ti può chiamare “mia cara”? Buono da sapersi” Se gli sguardi potessero
uccidere, Rolanda sarebbe morta sul colpo.
“Pensavo volessi
dirmi la tua condizione”
“Ah, è molto
semplice: acconsentirai a tenere la festa da ballo che si terrà domani qui ad
Hogwarts e vi parteciperai!” esclamò la strega, allegra.
“CHE COSA?” poi,
lanciando un veloce sguardo verso gli studenti, aggiunse a voce più bassa: “Che
cosa? Organizzare una festa da ballo? Ti
ricordi che Hogwarts è una scuola, vero? Non una sala da ballo!”
“Oh andiamo,
Minerva, gli studenti sono appena rientrati dalle vacanze di Natale, meritano
di divertirsi un po’. Inoltre ricorda l’accordo… se non acconsenti ti
rovineremo la vita!” l’entusiasmo di Rolanda non si era abbassato neppure di un
po’.
“Suppongo io non
abbia molta scelta, vero?” sospirò la McGranitt.
“No, non ce l’hai”
confermarono le tre in coro, aspettando con il fiato sospeso.
“D’accordo,
d’accordo. Ma è l’ultima volta che cedo. E organizzate tutto voi, non voglio
averci niente a che fare. E non voglio che ci sia niente di poco appropriato,
chiaro?” disse in tono severo.
“Certo, certo. Ah,
Minerva?”
“Sì?” sbuffò
irritata.
“Mettiti il
vestito rosso che ho messo sul tuo letto”
“Tu… avevi già
organizzato tutto! L’avresti fatto comunque… è stata tutta una scusa! Mi hai
imbrogliata!” boccheggiò Minerva. Silente, vicino a lei, si stava sbellicando
dalle risate.
Gli studenti si
chiedettero per mesi cosa aveva spinto la severa professoressa McGranitt ad
inseguire una ridente Rolanda Bumb fuori dalla Sala Grande, bacchetta alla
mano.
Avviso:
dopo questo capitolo ci metterò probabilmente molto più
tempo per aggiornare, in quanto sarò terribilmente (sì,
non ho sbagliato termine: terribilmente) occupata con la scuola.
Quindi, vi avviso fin d'ora. Tuttavia sono a metà del prossimo
capitolo, per cui c'è una discreta speranza di successo (prima o
poi).
Venendo ai ringraziamenti:
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la fic fra i seguiti e i preferiti.
Grazie a:
marik1989:
Suppongo che questo capitolo ti confermerà nelle tue idee sulla
nostra professoressa di volo preferita. Ti farà piacere sapere
che Minerva la pensa esattamente come te riguardo a Rolanda. :D
Però, in fondo, nonostante il suo tatto del tutto assente e le
sue maniere che lasciano un po' a desiderare, è una buona amica,
e fa tutto nel suo interesse (anche se a volte non sembra).
fa92:
grazie mille, ricevere commenti come il tuo rasserena la giornata!
Anche a me piaceva particolarmente quella frase. Sono contenta che tu
l'abbia notata.
dublino:
grazie, grazie, grazie e grazie! Spero di aver reso il concetto.
Riguardo al P.S.... be', lo so che sono cattiva, ma dovrai aspettare
ancora un po' per saperlo (2 o 3 capitoli). Sappi che quando lo
scoprirai, la storia sarà, se non finita, quasi finita.
Perciò... pazienza! :D
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Capitolo 11 *** L'hai vista anche tu, vero? ***
L'hai vista anche tu, vero?
L’hai vista anche tu, vero?
by sevy
Minerva entrò nel
proprio ufficio (no, non in quello della presidenza, il suo vero ufficio) ancora piuttosto irritata,
con tutta l’intenzione di insultare Rolanda ancora per mezz’ora per averla
costretta ad andare a venire alla festa, ma tutto questo svanì dalla sua mente
quando vide Albus. Era girato verso la finestra, ignaro che lei fosse nella
stanza, le spalle erano lasciate cascare verso il basso. Stava immobile in
qeusta posizione, senza muovere un muscolo. Sfuggì un debole sospiro.
“Albus?” L’uomo si
girò.
“Oh, ciao Minerva”
sorrise, e per chiunque altro sarebbe stato un sorriso normale; ma per lei, per
lei che lo conosceva da così tanto tempo, che lo amava da così tanto tempo, era
chiaro che era un sorriso forzato.
Questa volta fu
lei ad avvicinarglisi, e a mettergli un braccio intorno alle spalle. Entrambi
furono sorpresi da questa dimostrazione di affetto poco usuale per lei.
“Che succede?” gli
chiese, con voce sorprendentemente dolce.
“È impossibile
nasconderti qualcosa, vero?” rispose Albus, in un tentativo di sembrare di
buonumore. Lei non rispose nulla: aspettò.
“È strano, sai?
Essere invisibile intendo. Più che altro quasi inesistente. Mi sento così…
inutile. Prima ero sempre impegnato, cercando di essere utile, e ora sono solo
un peso per te. E la cosa peggiore è che, nonostante ciò che devo aver
evidentemente pensato quando mi sono scritto quella lettera, non riesco a
capire perché… e qualcosa mi dice che è un motivo talmente semplice! Ti sto
rovinando la vita… anche oggi a colazione. Mi dispiace che tu sia stata
costretta ad andare per colpa mia.” Rise, ma era una risata amara. “Ironico,
no? Passare da essere probabilmente la persona più utile del mondo magico ad
essere un peso.”
Minerva lo fissò
intensamente negli occhi, che erano ora senza il brillio che li
contraddistingueva.
“Albus, ascoltami
bene. Tu non sei, e non sarai mai inutile, tanto meno un peso. Perché pensi che
tutte le mie amiche mi ritengano strana, ultimamente? Perché sono felice,
Albus. Così felice come non sono stata da due anni, da quando sei morto. Quindi direi che sei molto utile. Forse non
per il mondo, adesso, ma Albus, sei un uomo. Non puoi reggere la volta celeste
per l’eternità. Sei utile a me, Albus. Non penso che potrei farcela senza di
te. Quanto alla festa, be’, pazienza, non è successo niente! Vorrà dire che
starò là cinque minuti, ripensando alla fortuna che hai nel non venire, poi
fingerò un mal di testa e tornerò qua. Ha sempre funzionato, finora, non vedo
perché non dovrebbe.”
Silente ridacchiò.
“Grazie per aver
tirato su di morale un vecchio pazzo. Mi dispiace che tu abbia dovuto essere
presente in questo momento di debolezza.” Aggiunse poi, rivolto alla donna.
“Non sei vecchio!”
protestò subito la donna, scandalizzata.
“Ah, vedo che non
hai protestato riguardo al “pazzo”” ridacchiò Silente.
“Be’, neppure io
posso negare l’evidenza, vero?”
I due risero.
“E riguardo a ciò
che hai detto prima, non ci pensare neppure a scusarti. Sarò sempre presente
quando avrai bisogno di me, non importa cosa succederà, chiaro, Albus?”
“Non sembra che io
abbia possibilità di sfuggire da questa bellissima prospettiva.”
“No, nessuna
chance.” Sorrise la donna.
“Allora mi arrendo
all’inevitabile” disse Albus inchinandosi giocosamente a Minerva.
Alla strega venne
in mente una cosa, improvvisamente:
“Albus, ti va di
andare a vedere quanto orribile è il vestito che Rolanda mi ha scelto? Così che
io lo possa cambiare, in caso sia proprio terribile… non avevamo accordi su
questo, dopotutto” aggiunse con un occhiolino (stava proprio cambiando: dove
era finita la severa, austera professoressa McGranitt? Ma il punto era proprio
questo: adesso non era, non voleva essere la professoressa McGranitt. Voleva
essere semplicemente Minerva.).
“D’accordo. Ma
dopo ti porto a scoprire un po’ la vita”. Affermò il mago, sorridendo
affabilmente.
“Cosa?” Chiese dubbiosa.
“Ti fidi di me?”
“Certo!” il tono
in cui lo disse, quasi indignata, lo fece sorridere.
“Allora non far
domande. Capirai.” Ora il brillio negli occhi era tornato, intenso.
Si diressero verso
le camere personali che una volta erano appartenute ad Albus, e trovarono sul
letto un magnifico abito color rosso e oro.
Silente la esortò
a provarselo.
Minerva protestò.
“È così attillato!
E ha anche una piccola scollatura… sai che non potrei mai mettere niente del
genere, men che mai di fronte agli studenti!”
“Provatelo, e se
potrai sinceramente dire che non ti piace, ti prometto che ti lascerò in pace.”
L’insegnante di
Trasfigurazione si arresse con un breve sospiro e si diresse verso il bagno per
cambiarsi. Davanti allo specchio, dovette ammettere a se stessa che l’abito,
per quanto presentasse i caratteri che temeva, non le dispiaceva.
Si cambiò di nuovo
e tornò da Albus.
“Come! Il tuo
fedele e fidato amico non può vederti in quel meraviglioso abito?” chiese
Silente, una mano sul cuore, fingendo (in modo disastroso) di essere ferito.
“No, non sperarci.
Non fino al ballo, almeno” Aggiunse.
“Sapevo che
avresti ceduto!” rise Silente. Minerva si limitò a scuotere la testa,
divertita.
“E ora… è il
momento di farti scoprire la vita” esclamò allegro.
“Che cos…” Prima che
potesse finire la frase, Albus l’aveva presa per mano ed era corso fuori della
stanza, mentre lei aveva cercato di stargli dietro inciampando.
“Dove stiamo
andando?” chiese, senza fiato.
“Al ripostiglio
delle scope!” rispose Silente, non rallentando minimamente.
“Al ripostiglio
delle scope? Per quale assurdo motivo?”
“Per quale motivo
in genere si va in un ripostiglio delle scope?”
Minerva arrossì
pensando che era una meta amata dagli studenti per baciarsi indisturbati.
“Per prendere una
scopa, suppongo” replicò, invece.
“Esatto” fu
l’unica risposta che ricevette.
Minerva non ebbe
il tempo per chiedere altro, perché erano arrivati a destinazione: Silente
afferrò due manici di scopa, ne rese invisibile uno (non sarebbe stata di certo
una cosa di tutti i giorni vedere una scopa volare da sola in giro per
Hogwarts), e porse l’altro alla collega.
“Che cosa vuoi
fare?” chiese incerta la professoressa.
“Oggi fai davvero
domande inutili, Minerve, non fanno onore alla tua bellissima mente” commentò
Silente, gli occhi che brillavano. “Cosa pensi che si possa fare con una scopa?
Volare, naturalmente!”
“Volare?” ripeté
la professoressa McGranitt titubante.
“Sì, volare!”
esclamò l’uomo, montando sulla scopa e sfrecciando verso l’esterno.
“Albus, siamo
nella scuola! Non puoi …” Ma Silente non
mostrava alcun segno di aver sentito, così la strega si arrese e, balzata sulla
scopa, si precipitò verso l’amico.
Alcuni studenti si
spostarono in fretta dai corridoi, guardandola con occhi che mostravano tutta
la loro sorpresa: dove era finita la severissima professoressa McGranitt?
La donna, intanto,
stava mentalmente maledicendo Silente per questa idea assurda. Chissà cosa
aveva progettato di fare, poi!
Il mago iniziò a
volare sopra il perimetro di Hogwarts, accanto a Minerva, con il vento che
sferzava i loro volti.
Passarono sopra la
Foresta Proibita, da cui ebbero una splendida visuale del castello, zigzagarono
fra varie torri di Hogwarts stessa e poi tornarono verso il Campo di
Quiddich.
Mentre stavano
passando per gli anelli del Portiere, Silente si voltò verso di lei, per
osservarne la reazione, e non fu dispiaciuto da quel che vide: la
professoressa, con le gote arrossate e gli occhi lucenti, sembrava divertirsi
molto.
Sorprendendolo,
lei si cimentò in alcune mosse piuttosto sorprendenti con la scopa.
“Non penserai che
io sia diventata Capitano di Quddich di Grifondoro per niente, vero?” rise la
donna.
“Non ho mai
pensato così, mia cara. Anche se, certo, penso di aver sottovalutato le tue
capacità” . Lei rise di nuovo.
Albus si abbassò
di colpo, puntando verso il lago. Ormai incuriosita, la donna non esitò a
seguirlo. Arrivato al lago, il mago sporse una mano verso la superficie,
lasciandola scorrere.
“Che stai
facendo?” chiese Minerva stupita.
Silente non
rispose; le prese la mano e la appoggiò sulla superficie dell’acqua. La
McGranitt ebbe un attimo in cui volle ritrarsi, pensando a cosa avrebbero detto
i suoi colleghi e studenti, ma considerando cosa avevano già detto fino ad
allora, decise che non le importava.
La professoressa
sentì uno svolazzo d’aria, e si accorse che i capelli corvini le erano ricaduti
sulle spalle.
“Albus!” lo rimproverò.
Non lasciava mai, mai, i
capelli sciolti. Questi si limitò a farle l’occhiolino.
“Niente proteste,
Minerva”
Da una finestra
del castello, tre adolescenti sorridevano guardando la professoressa
apparentemente sola divertirsi.
Fu così che la
professoressa passò il resto della giornata: probabilmente il primo pomeriggio
libero che si era presa da anni.
Tornò nelle
proprie stanze ridendo ancora insieme ad Albus, sorpassando Poppy e Pomona, che
la fissavano a bocca aperta.
“M-minerva! Tu…”
“Ciao anche a voi”
fu la risposta sorridente.
“Tu.. i capelli…”
La McGranitt
scosse il capo allegra.
“Anche tu hai dei
bellissimi capelli, Poppy. Ora scusami ma sono un po’ stanca” Così dicendo
entrò nelle stanze della Presidenza.
Le due donne
rimasero fuori, a fissarsi. Dopo alcuni minuti di silenzio,Poppy chiese
esistante: “L’hai vista anche tu, vero?”
L’altra annuì,
ancora incapace di parlare.
“Gli altri non ci
crederanno mai”.
Ok,
so che è passato molto tempo, e neanche io pensavo che avrei
più continuato questa fic. Ma dopotutto ci sono affezionata,
quindi c'è una speranza che io continui a scrivere, con tempi
piuttosto lunghi.
Questo
capitolo è un po' di passaggio, ma volevo donare un pomeriggio
di divertimento anche alla professoressa McGranitt: so che può
sembrare OC, ma dopotutto, ogni persona ha vari lati che in genere
rimangono nascosti, no?
Devo assolutamente ringraziare chi recensisce, perché senza di voi, ragazzi, questa storia sarebbe finita in un cassetto!
dublino:
Grazie mille per la tua recensione, e per essere così fedele!
Oggi ho letto il tuo commento e ho deciso: ok, oggi voglio aggiornare
la fic, dunque sappi che hai il merito di questo capitolo ;-)
Sono
d'accordo con te riguardo ciò che hai detto su Silente: anch'io
ammiro questa sua caratteristica, che penso sia importante in ogni
persona.
Sei meravigliosa, ti devo ringraziare mille e mille volte!
Cruel Angel:
grazie per il tuo sostegno, sei stata un conforto prezioso, e non lo
dico tanto per dire! Spero che il capitolo non ti abbia deluso.
Aggiorna presto anche tu, sai che adoro le tue storie!
Riguardo
una tua domanda in uno dei capitoli precedenti: ups... no, non hanno le
mani... volevo dire in zampa! Cercherò di correggere :-)
Il capitolo che ti ho dedicato è meritatissimo, non sapevo come altro ringraziarti per le tue meravigliose storie...
fa92: Ti ringrazio del tuo commento! Spero che anche questo capitolo ti piaccia, anche se non c'è Rolanda!
PinkMoonlightPrincess:
Ciao! Grazie per la recensione! Come avrai capito anch'io adoro la
coppia. Concordo con te, in effetti non riesco a non vederli insieme!
E' un peccato che non se ne sia accorta anche la Rowling! Continua a
seguirmi (anche se ci vorrà un po') :-)
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Capitolo 12 *** Back - Tornato ***
Back - tornato
Chapter 12
Giunse la sera, e
Minerva aveva appena finito di prepararsi poco prima delle 8. Si diresse dalla
camera al salotto, dove Albus la stava aspettando.
Stava indossando
l’abito di Rolanda. I capelli erano legati in uno chignon ornato con dei
piccoli fiori rossi, ma poche ciocche controllate uscivano dalla pettinatura e
le raddolcivano i lineamenti.
Silente si alzò
quando vide che la donna stava entrando, per poi rimanere a bocca aperta.
“Minerva, riesci a
togliere le parole di bocca ad un mago che non è mai rimasto senza” si
complimentò Albus. La donna arrossì, ma scacciò il complimento con un gesto
della mano.
“Se continui ad
adularmi finirò per crederti, Albus” lo rimproverò scherzosa.
Silente non
rispose, temendo di tradirsi.
“Be’, andiamo?” lo
esortò la professoressa.
“Hm, dove?” chiese
lui un po’ spiazzato. Lei rispose con un sospiro esasperato.
“Al ballo, Albus,
al ballo! Non penserai che ci vada senza te? Tu sei la causa di questo tormento
e tu lo subisci insieme a me!”
“Ma…”
“Niente ma! Vieni
con me!” lo interruppe con il suo tono da insegnante, ma con un luccichio negli
occhi, Minerva. Silente alzò le mani in gesto di arresa.
Con gli occhi
azzurri profondi che splendevano più del solito, e le sue vesti blu con le
stelle che li facevano risaltare ancora di più, Minerva non poté esimersi dal
pensare che era, nonostante l’età, ancora incredibilmente bello. Scuotendo
leggermente la testa per reprimere il pensiero, si rimproverò silenziosamente.
Albus le tenne la
porta aperta, e lei uscì. Il sorriso non aveva mai abbandonato il suo volto. Non
avrebbe mai pensato che fosse possibile essere così contenta. Soprattutto non avrebbe mai pensato
di poterlo essere da quel giorno di due anni prima.
Mentre camminavano
fianco a fianco verso la Sala Grande, Minerva si trovò a ridere come era certa
non avrebbe mai più fatto. Albus, d’altra parte, con gli occhi che
scintillavano più del solito, godeva del vederla per una volta così priva di
preoccupazioni, più vicina alla donna che era stata quando l’aveva conosciuta
che a quella che era diventata durante le guerre.
Pochi passi prima
della Sala Grande, la McGranitt si fermò esitante. Silente sembrò comprendere
la sua incertezza, perché appoggiò una mano delicatamente una mano sulla sua
schiena, e le sussurrò:
“Sono sempre
accanto a te”.
La donna sorrise
ed entrò più confidente nella Sala Grande. Per un attimo tutti tacquero. Non
solo la Preside era vestita in maniera completamente inusuale, e aveva i
capelli più liberi del solito, ma stava anche sorridendo! Chi avrebbe mai
immaginato che potesse essere una donna così bella?
A un cenno della
professoressa tutti ripresero a ballare e a chiacchierare, ma avevano ancora
uno sguardo un po’ scioccato sul volto.
“Minerva!” la accolse Rolanda con braccia
aperte. “Chi avrebbe mai detto che potessi essere così affascinante? Che ti ha
fatto questo povero mondo per nascondergli così te stessa?” chiese.
La donna alzò gli
occhi al cielo. Albus ridacchiò.
“Ascolta una cosa,
Rolanda. Solo perché sono venuta – non è necessario specificare che mi hai
costretta – a questo ballo, ciò non significa assolutamente che io debba
restare. Chiaro?” fece presente.
“Oh, per favore,
Minerva, non iniziare con questa scusa del mal di testa!” la pregò Rolanda –
anche se forse pregare non era il termine più esatto.
La McGranitt
rimase con la bocca aperta. Il piano A era fallito già prima di cominciare.
Silente rise, guadagnandosi un’occhiataccia dalla donna.
Dopo un paio di
balli con membri maschili dello staff, Minerva decise che era venuto il tempo
di andarsene, ma una mano la fermò.
Si lasciò guidare
da Albus verso l’uscita della Sala Grande, verso un’aula lì accanto, da cui si
poteva ancora udire la musica che risuonava per le pareti della Sala. Si
sentiva stranamente leggera e – possibile? – un po’ frivola.
“Mi concedi questo
ballo?”
Minerva era
convinta che non avrebbe più potuto riprendere a respirare. Se il suo cuore non
fosse scoppiato in quel momento dalla gioia, non l’avrebbe più fatto, ne era
certa. Annuì sorridente.
Iniziarono a
volteggiare leggeri per l’aula (avevano ammassato i banchi ai lati della
stanza), sulle note della musica. Avevano ballato insieme in occasioni
precedenti, ed avevano avuto l’abitudine di parlare insieme. Quella sera no, le
parole erano superflue e ininfluenti.
Gli occhi di
smeraldo della donna erano legati profondamente in quelli di zaffiro dell’uomo.
La musica rallentò
prima di giungere alla fine. I due si avvicinarono ancora di più l’uno all’altro.
Quando le note cessarono, si trovarono leggermente ansimanti con il viso a
pochi centimetri l’uno dall’altro.
Lentamente –
Minerva avrebbe giurato che fosse durato ore – i loro volti si avvicinarono, e
le labbra di Albus coprirono dolcemente quelle di Minerva. Il bacio era dolce,
ma appassionato; aveva il dolce sentore del primo bacio, ma sembrava che i loro
corpi si conoscessero da secoli – erano completamente compatibili l’uno con
l’altro.
“Miseriaccia!”
“Ron sta’ zitto!”
I due si voltarono
e videro che sulla soglia si trovavano un’estasiata Hermione, un imbarazzato
Harry e uno scioccatissimo Ron.
“Ehm… noi ce ne
andiamo subito, eh?” disse Harry impacciato. Poi sembrò rendersi conto
improvvisamente di qualcosa e si fermò di botto.
“Professor Silente?
Com’è possibile?” Su tutti e tre i volti si leggeva lo stesso interrogativo.
“Riuscite a
vedermi, dunque?” chiese interessato il mago, con tono pacato, non diverso dal
suo solito. Minerva era leggermente imbarazzata, e il volto era più rosso del
solito, ma stava riacquistando il controllo.
“Certo”
confermarono i tre.
“Interessante.”
Commentò Silente. “Molto interessante. Che ne dici, mia cara, andiamo in Sala
Grande per vedere se anche gli altri riescono a vedere?”
La McGranitt non
si fidava abbastanza della sua voce per far altro che annuire. Silente le prese
la mano destra e vi pose un delicato bacio, poi la tenne nella sua mentre andava verso il luogo prefissato.
Mentre passavano
per la Sala Grande, Minerva sentì gli sguardi di tutti su di sé, ma soprattutto
su di Silente, il che era un bellissimo cambiamento. Ogni dubbio riguardo alla
sanità mentale della donna sembrava essersi improvvisamente dissolto. Tutti gli studenti
trattenevano il fiato in aspettativa; gli insegnanti non erano meno sorpresi.
“Chiudi la bocca,
Rolanda” sussurrò Minerva con gioia vendicativa, passando davanti alla donna. Riservò
un sorriso speciale per le sue amiche di sempre – Poppy, Pomona, Aurora.
Finalmente
giunsero alla fine della Sala. Silente aprì le braccia come faceva sempre prima
di iniziare un discorso, come se volesse abbracciare tutti i suoi ascoltatori. La
McGranitt dovette trattenere una lacrima al gesto così familiare, che le era
mancato tanto.
“Salve ragazzi,
ragazze e Professori” esordì. “È bellissimo essere di nuovo qui con voi. Non so
dirvi con precisione per quale motivo io sia di nuovo qui, anche se ho una vaga
idea.” Minerva gli scoccò un’occhiata interrogativa, ma lui continuò. “In
realtà sono stato fra voi gli ultimi giorni, ma sembra che solo la ma stimata
collega” indicò la vicepreside accanto a lui “potesse vedermi, così è stata
tanto paziente da sopportarmi per tutto questo tempo” Qui Minerva alzò gli
occhi al cielo, ma continuò a sorridere. “Tuttavia, adesso che sembra tutti
possiate vedermi, sono lieto di potervi salutare di nuovo tutti. Minerva mi ha
raccontato del coraggio che tutti voi avete mostrato da quando me ne sono
andato, e sono molto orgoglioso di ognuno di voi.”
La sua capacità di
far sentire tutti amati e di coinvolgerli era una delle caratteristiche che
Minerva aveva sempre amato di lui. Oh, ma chi voleva prendere in giro, lei
amava tutto, assolutamente tutto di lui. Sorrise ricordandosi che un miracolo
era avvenuto e anche lui la ricambiava.
“Il periodo di
terrore è finito e non dobbiamo più nasconderci. Lasciate che festeggiamo
insieme!”
Levò le braccia
verso l’alto e un applauso scrosciante iniziò.
Minerva notò che
in quella frase c’era più di quello che gli altri riconoscevano.
Si ricordava
distintamente cosa le aveva detto, un tempo che era stato ferito durante la
battaglia con Grindelwald. Lei era ancora giovane; l’aveva trovato ferito e gli
aveva donato buona parte della sua energia vitale, rischiando di morire a sua
volta, per salvarlo, creando uno dei legami più forti che esistessero all’interno
del mondo magico.
Durante il periodo
di guarigione erano diventati amici e lui le aveva detto che non avrebbe mai
potuto legarsi ad una persona, perché i suoi nemici avrebbero potuto usarla
contro di lui. Le ci era voluto tanto tempo per convincerlo ad accettarla comunque
come sua amica, ma da quel momento aveva saputo che se anche ci fosse stata la
minima possibilità che lui l’amasse, non avrebbero mai potuto perseguire una
relazione di tipo romantica.
Ma con quella
frase, con quelle poche parole, Albus aveva detto tutto quello che serviva per
sanare e rassicurare il suo animo: non c’era più pericolo, non dovevano più
nascondersi, potevano amarsi.
Presa dall’euforia
e dai ricordi, Minerva non si era accorta che Albus si era avvicinato ancora di
più a lei, fino a trovarsi faccia a faccia con lei. I suoi occhi erano
luminosi, così luminosi che la donna era certa avrebbero potuto illuminare la
volta celeste da soli.
La McGranitt
riconobbe il suo intento, ma vide anche che si era fermato per chiedere la sua
approvazione. Lei esitò per un attimo, ma decise che non importava; non le
importava della sua reputazione, del fatto che le sue amiche l’avrebbero presa
in giro a vita, del fatto che tutto il mondo magico lo sarebbe venuto a sapere.
Annuì sorridente,
e le loro labbra si incontrarono di nuovo, come a suggellare il loro patto d’eterno
amore davanti a dei testimoni che potessero raccontarlo al mondo.
Nella Sala Grande
scoppiò il finimondo. Tutti iniziarono ad applaudire e ad urlare. In prima fila
c’erano le sue amiche e colleghe (persino Rolanda si stava asciugando una
lacrima all’occhio, pur continuando a esultare e a prenderla in giro), e il
trio – Hermione stava sorridendo di un sorriso così ampio che avrebbe potuto
slogarsi la mascella; Ron aveva un braccio attorno alla sua vita e, superato lo
shock di poco prima, sembrava anche lui molto contento. Harry era accanto a Ginny ed esibiva
un sorriso fiero e contento, mentre applaudiva fino a farsi male alle mani.
I Grifondoro erano
coloro che più energicamente stavano facendo sentire la loro approvazione, ma
anche tutti gli altri acclamavano energicamente (per quanto vari Serpeverde
avessero un’espressione vagamente disgustata).
Passarono varie
ore prima che Silente avesse salutato tutti e riabbracciato le persone che gli
stavano a cuore.
Quella sera, l’uno accanto all’altro sotto le coperte,
Minerva chiese ad Albus, con voce bassa e pacata:
“Davvero pensi di sapere perché sei riuscito a tornare? E
perché adesso ti vedono tutti?”
Silente annuì.
“Sono stato un enorme sciocco, mia cara. Non so ancora
spiegarti tutto in modo preciso, ma so, in modo almeno approssimativo, cos’è
stata la causa per cui sono qui.”
Minerva lo intimò di continuare.
“Ho parlato per tanti anni dell’amore, e degli infiniti
poteri che potesse avere, eppure non l’ho mai veramente conosciuto davvero, né
i suoi effetti…”
“Amore?” chiese Minerva. “Ma… perché avrebbe dovuto
funzionare solo per noi? Ci devono essere così tante coppie al mondo che…
insomma, pensa solo a Severus…”
Silente scosse la testa.
“Lily aveva già trovato il suo amore, ed era James, anche se
penso che una parte di lei amasse ancora anche Severus. Ma riguardo a noi,
penso che anche il gesto sconsiderato che una di noi ha compiuto tanti anni fa
per salvare il suo ex Professore abbia aiutato” si permise un sorriso.
“Intendi quando ti ho dato parte della mia energia?” lo
interrogò Minerva, con tono interessato.
“Un po’! Quasi tutta direi, piccola irresponsabile che
eri!” ridacchiò Silente. Minerva gli tirò un leggero pugno fra le costole.
"Ma
l'amore che provavamo non era abbastanza, da solo: ora che invece
l'abbiamo confessato l'uno all'altro, ha un potere che nient'altro
può avere: per questo ora mi vedono tutti".
La donna annuì.
“Non posso essere più preciso. Penso che le vie dell’amore
ci rimarranno per sempre precluse; ma dopotutto al momento mi interessa
soprattutto viverlo, piuttosto che conoscerlo.”
La strega non poté esimersi dal dischiudere di nuovo le labbra
in un sorriso.
“Bene, sono contenta di essermi innamorata di una persona e non di un dio onniscente,
dopotutto. Iniziavo ad avere i miei dubbi” commentò.
Silente rise.
“Ti amo” le disse. Due semplici parole, ma così potenti. A
Minerva si mozzò il fiato in gola.
Dopo un attimo si riprese.
“Non ti aspetterai che ti risponda con un melenso e
scontato “ti amo anch’io”, vero?” scherzò la donna. Silente rise e scosse la
testa.
“Avrei dovuto immaginarmelo, da te” disse poi.
“Avresti” convenne la strega.
Passarono qualche minuto in silenzio, godendo solo dell’abbraccio
dell’altro. Ad un certo punto il respiro di Silente si fece più regolare.
Minerva gli accarezzò i capelli.
“Ti amo anch’io” sussurrò. Albus sorrise dallo stato in
dormiveglia in cui si trovava e aprì gli occhi, guardandola intensamente.
Fuori, una stella cadente attraversò il cielo, ma nessuno
dei due ci badò. Avevano trovato il loro amore e una nuova ragione di vivere.
Mentre Minerva si perdeva nei suoi occhi azzurri, capì che
avrebbe potuto affrontare qualunque difficoltà da quel giorno in avanti. Perché
lui era qui. Era con lei. Era tornato.
Non vi aspettavate che avrei mai posto
la parola "fine" a questa storia, vero? Be', a dire la verità
neanche io. Ma mi ero ripromessa di farlo, quindi eccomi qui.
Spero di non avervi troppo delusi.
Dedico questo capitolo a dublino e a Cruel Angel,
che sono per me le mie speciali "amiche di efp". Ma anche a voi
che avete recensito in modo così carino e siete stati
così fedeli nel seguire questa storia, e che forse ci avete
creduto quasi più di me.
So che ormai potrei risopondere alle vostre recensioni personalmente,
ma volevo concludere questo capitolo come ho sempre fatto, ed è
giusto che vi ringrazi pubblicamente.
dublino: la tua
recensione, come al solito, è stratosferica! Grazie per esserti
presa così tanto tempo per me. Purtroppo non ho aggiornato tanto
presto quanto avrei voluto... ma si dice che tardi sia meglio che mai,
no? Sono contenta che tu ammiri di Silente i tratti che pure io amo di
più, perché sono tutte caratteristiche a renderlo l'uomo
che è. Spero che questo capitolo non ti abbia lasciato con
l'amaro in bocca, in caso contrario... sorry! ^^
Cruel Angel: Grazie per
il tuo appoggio, avere l'approvazione dalla regina di questo pairing
è molto importante per me! Spero che questo capitolo ti sia
piaciuto. Un abbraccio per avermi seguita! (E scusami se i
ringraziamenti mi riescono così male, ho spremuto tutta la mia
fantasia nel capitolo =D)
PinkMoonlightPrincess:
Be', che dire, non sai quanto mi hai resa contenta. So che ami il
pairing come me, ma sei stata comunque gentilissima a recensire e a
seguire questa storia quando ovviamente il mio stile non rende neanche
lontanamente paragone al tuo. Ti ringrazio! Sei mitica, ragazza! (Ora
aggiorna tu la tua storia, però, che sono curiosa!)
marik1989: Grazie,
grazie, grazie! Condivido con te ciò che hai detto sul mondo di
fanfiction popolato da Dramione, con una penosa scarsità per
questo pairing meraviglioso =( E hai fatto bene a dire se decido
di aggiornare, perché non era davvero detto... ma visto che alla
fine ce l'ho fatta! Anche grazie a te, perché il tuo commento mi
ha fatto nascere la voglia di ringraziarti in qualche modo, e quale
migliore di questo?
elyl: Mi fai arrossire!
*mi nascondo dietro un paravento così non mi vedi* Sono molto
onorata da ciò che dici, ti ringrazio tanto! Spero che questo
capitolo non ti abbia delusa. Un bacio
fa92: Tantissime grazie
anche a te! Ti ringrazio tantissimo per il tuo sostegno, che è
stato vitale per l'andamento di questa fic. Che dire? Avessi
parole per esprimermi la mia gratitudine ti riempierei ...
giorgia90: Un
ringraziamento speciale alla mia ultima lettrice! Grazie tanto per aver
letto e recensito, ti sono particolarmente grata. Uno speciale
abbraccio.
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