Hi, i'm isabella swan and i'm a vampire

di pikkola_cullen94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un nuovo inizio... ***
Capitolo 2: *** Ti stavo aspettandO... ***
Capitolo 3: *** Affetto ***
Capitolo 4: *** cOnfessiOni ***
Capitolo 5: *** sOgni... ***
Capitolo 6: *** un annO dOpO...Edward Cullen ***
Capitolo 7: *** cambiamenti y presentaziOni... ***
Capitolo 8: *** pietre preziOse e misteri ***
Capitolo 9: *** diariO segretO ***
Capitolo 10: *** shopping e patti col diavolo ***
Capitolo 11: *** attacco ***
Capitolo 12: *** cOnfusiOne ***
Capitolo 13: *** pOteri ***
Capitolo 14: *** viste ***
Capitolo 15: *** IllusiOni e disillusiOni ***
Capitolo 16: *** 13 marzO ***
Capitolo 17: *** 13 MarzO...Edward Cullen ***
Capitolo 18: *** Sensi di cOlpa ***
Capitolo 19: *** IncOntrO ***
Capitolo 20: *** isabella/ambra...Attimi ***
Capitolo 21: *** Edward Cullen...attimi ***
Capitolo 22: *** Una Gabbia D'OrO ***



Capitolo 1
*** un nuovo inizio... ***


Betato da:  ChuckBassina [contatta]

 

 

Capitolo 1- Un nuOvO iniziO

Tutto quello che avevo desiderato in quei giorni era "Lui".

Il suo volto era presente ovunque posavo il mio sguardo, nitido come la prima volta che incrociai qui suoi occhi di miele.

Avevo detto addio a Forks da appena due settimane, eppure mi sembrava già un eternità. Rivolevo indietro tutto: mio padre, la mia scuola, la mia vita… ma soprattutto rivolevo indietro "Lui"!

La persona che però in quel momento bramavo più di ogni altra cosa era proprio quella che aveva distrutto tutto.

I giorni a tormentarmi sul perché l'avesse fatto erano più o meno passati.

Avevo sprecato tre mesi della mia insulsa vita a cercare una risposta valida; ma nonostante la conclusione sembrasse ad un passo da me, non trovai nulla.

E fu allora che capii che non mi amava, che non l'aveva mai fatto.

E solo dopo quei tre mesi di isolamento compresi quel particolare che mi sfuggiva.

Quell'ultimo pezzo di un puzzle ormai completo.

"La vita va avanti" questa era la frase che il mondo mi aveva urlato. E anche per questo avevo odiato tutti. Per avermi fatto fare i conti con la realtà che faceva troppo male.

Tutto cominciò quella mattina... il 12 Gennaio. Apparentemente un giorno come un altro, o almeno così credevo. Da quel giorno iniziò il mio incubo, l'oblio infinito in cui mi trovavo.

Poi qualcosa mi distolse dai miei pensieri.

Fu allora che lo vidi.. agile, veloce , silenzioso.. ma non abbastanza per il mio sguardo attento. Ma poi dovetti ricredermi.

Mi maledivo e mi odiavo per aver sperato anche un solo istante… Per aver sperato che fosse "Lui".

Ma i capelli erano troppo lunghi e la pelle non aveva quel pallore diafrano che lo rendeva unico anche per la sua specie.

Laurent sfrecciò veloce nella foresta, poi si fermò di scatto proprio quando pensavo che fosse troppo lontano per seguirlo con lo sguardo.

Ero sul bordo della strada della mia dolce e fredda Forks.

Come ogni mattina vagavo senza meta, per poi ritornare a casa. Ma i pensieri mi avevano portato troppo lontana. Ero in periferia. Le immagini che si susseguirono furono come un trailer di un film messo a tutta velocità.

Laurent.

Un lupo rossiccio.

Una lotta.

Le mie urla e poi il vuoto.

Quando riaprì gli occhi ero di nuovo a casa. Nel mio letto. Avevo sognato? Probabilmente sì.

La voragine si riaprì nel cuore.

Mi alzai e mi guardai allo specchio. Il mio viso si riflesse e nella mente scorrevano veloci le immagini del mio incubo.

La velocità dei loro movimenti mi aveva sempre affascinata.

I riflessi sempre pronti.

La bellezza sovrumana.

Ora che ci riflettevo erano il mio opposto, la mia immagine al contrario.

Erano ciò che Edward non voleva che diventassi.

Mi rigirai e poi raggiunsi il mio letto.

Mi nascosi sotto le coperte accucciolata , come quando cera "Lui" ad abbracciarmi.

Poi finalmente lasciai andare la mente, come non avevo mai fatto prima.

Sciolsi le briglie di quel cavallo imapazzito che avevo in testa, che non aspettava altro che correre, correre libero e veloce attraverso pensieri che mai avrei osato attraversare.

Volevo fargliela pagare. Volevo che soffrisse, che provasse quella sensazione di vuoto e di incompletezza che solo la sua assenza sapeva creare.

Volevo poterlo inseguire per sempre. Non mi sarebbe più sfuggito. Mai più. Per sempre ed oltre.

Allora immaginai me stessa sotto una distesa di sole e alberi alti e secolari, correre agile e veloce come non ero mai stata prima.

E poi vidi "Lui". Finalmente non era più cosi veloce. Non sentivo più la sua essenza. Non poteva sfuggirmi, ormai non poteva più sparire dalle mie mani.  

Urlavo "Ci sono riuscita".

Sarei stata il suo peggior incubo e il suo sogno più bello!

Ma quando riaprì gli occhi ero di nuovo in quella stanza tetra e cupa che era la mia… solo lei a farmi compagnia....

Ma da quel momento in poi niente sarebbe stato più come prima...

Ciao io sono Isabella Swan e sono un vampiro.

 

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Capitolo 2
*** Ti stavo aspettandO... ***


2 CAPITOLO                             L'amore è qualcosa che non ha senso....arriva ti sconvolge, ti rende pazzo di gioia,
                                         ti fa credere che tutto è possibile, che i sogni esistono...che non sei nato  per 
   
                          
essere  una semplice comparsa...tu sei il protagonsita...e poi........            
                                           
poi vola via...in grande stile...e tu rimani lì sorretto dalla sola voglia di morire....
                                               
                    ....ANONIMO............................

2 capitolo
QST è IL 2 CAPITOLO!!!! GRAZIE IN ANTICIPO X LE RECENSIONE HO BISOGNO DEI VOSTRI CONSIGLI...!!!
il panorama sfrecciava veloce sotto i miei occhi. le figure degli alberi e delle case non si distinguevano bene. Ero troppo veloce. sorrisi e girai il mio sguardo posandolo sul sediolino vuoto al mio fianco. Immaginai quando finalmente io sarei potuta essere cosi veloce e non il treno ad alta velocità su cui stavo viaggiando da piu di due ore.
La stazione era piccola e poco affolata. Sulle poche panchine poste ai bordi della strada vi erano seduti per lo piu barboni infreddoliti. del resto era impossibile non sentire freddo lì...era impossibile non sentire freddo in alsaka. Salì le piccole scalinate che mi portarono sulla strada principale di quella piccola città.
La verità? non sapevo dove fossi diretta. non lo sapevo in quel momento, non lo sapevo quando avevo detto addio a mio padre e a tutto ciò che amavo. nella mia testa stampate quelle parole. "In Alaska c'è un altra famiglia come la nostra..." il ricordo soffuso della sua voce mi fece sobbalzare. era li che ero diretta. stretta nel mio caldo giubotto, camminavo sul marcapiedi mentre cercavo un'appiglio per poter credere di non essere pazza. Ma la mia vita era così inutile che dovevo fare qualcosa, o quanotomeno tentare. Ero come un giocatore fallito seduto al tavolo di poker. Avevo le ultima carte fra le mani...dovevo rischiare tutto. Il borsone in cui avevo ammassato alla buona tutte le mie cose incominciò a pesare sulla mia spalla lussata. mi fermai. la testa stava per scoppiarmi, e delle calde lacrime stavano per rigare il mio pallido viso. Pensieri , domande, e delusioni tutto raccolto in quello stupido borsone ai miei piedi...e la mia vita? dove l'avevo lasciata? forse in quella stanza di forks... o forse in quel bosco, ai piedi della mia casa... eri troppo importante per me!! avrei voluto urlagli contro con tutta la forza che avevo. ma ero una stupida umana, fragile, goffa...e sopratutto che non riusciva a dimenticare. Daltronte come si può... il suo sorriso sgembo, i suoi occhi profondi e densi, quel suo essere che tanto avevo amato e che ora tanto odiavo.
mi allontanai troppo con i pensieri...come facevo di solito, ed ebbi solo il tempo di vedere con la coda dell'occhio un autobus sfrecciarmi davanti ormai carico e pronto a ripartire. " NO! cazzo! Era il mio!!!! " i miei pensieri si trasformarono in parole...con mio grande imbarazzo e sperai che nessuno avesse sentito  il mio colorito monologo interiore! ma mi sbagliavo. come al solito. capì subito chi era. o meglio dire cosa era. e non solo perchè avevo parlato troppo a bassa voce per essere sentita, ma perchè avvertì una scarica al cuore.  forte, come quando ero vicino a lui. come quando ero felice.
" era così imporrtante quella fermata? " la sua voce arrivò da lontano. mi girai di scatto, era appoggiata ad una macchina nera decappottabile. indossava un jeans nero che aderiva perfettamente alle sue gambe perfette e affusolate. Non indossava alcun giubbino, nonostante facesse molto freddo. aveva solo un poullover colorato e sotto una camicia bianca, con il colletto ricamato. Al piede invece indossava dei meravigliosi...(per chi sapeva portarli!) tacchi a spillo neri lucidi e con un tacco vertiginosamente alto. lasci il viso per ultimo. alzai la testa e la osservai. naturale. era bellissima. il suo viso, leggermente allungato era decorato da supendi capelli castano scuro, che le arrivavano fino alle spalle davanti mentre lasciavano il collo scoperto dietro. i suoi occhi erano familiarmente dorati e la bocca rossa creava uno splendio contrasto con la pelle bianca.
Rimasi ad osservarla, lì come una stupida. la ragazza mi guardò." ehi! ci sei?" si alzò dall'auto e mi venne incontro. "Se vuoi possiamo seguirlo...uff oggi non ho propio niente da fare..." mi guardò con aria divertita, ma dietro quell'espressione colsi qualcosa. fu come se sapesse gia chi ero. come se fosse venuta a prendermi con la sua auto scintillante, gia sapendo che io ero lì. decisi di parlare. " T-Tu...s-sei..." logico. il mio cervello non conneteva in quei momenti. impiastricavo parole inutile e senza senso. lei mi guardò... "bhe per cominciare sono MariaSophia ma tu chiamami pure MarySol!" il mio privilegio mi suonò strano... "Perchè?" chiesi... non sapeo neanche a cosa fosse riferito quel perchè. " uhm se non ti va puoi chiamarmi col mio nome di battesimo... quando diventeremo come sorelle... bhe allora ti ci abituerai a marysol!" mi ricordava tanto alice. dolce e svampita propio come marysol... wow l'avevo detto marysol!!! si sono sicura che mi ci sarei abituata.

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Capitolo 3
*** Affetto ***


3 CAPITOLO                                                           L'affetto è qualcosa a cui non ci si abitua mai...
                                                 Lo desideriamo tanto...ma poi quando qualcuno...c'e lo dona
                                                 Crediamo sempre ke sia una pazzia...un pacco recapitato al destinatario sbagliato
                                                                                   -ANONIMO-

...Qualcosa doveva andare storto. Lo sentivo, lo sapevo, e poi era anche scontato. Non poteva essere tutto così semplice, continuavo a ripetermi. Sfrecciavamo attraverso l'aria fredda e tagliente dell' Alaska, ad una velocità assurda. Non avevo ancora osato gettare lo sguardo sul tacchimetro, lo facevo per la mia salute mentale. una crisi di nervi e di terrore in questo momento non mi serviva propio... ero in una macchina scintillante con un vampiro...che ancora non mi aveva detto di essere un vampiro!!! E ora? cosa gli potevo dire... "come mai quelle occhiaie? hai qualche vicino che di notte fa tutto tranne che dormire??" no. restavo in silenzio, avvinghiata al sediolino per non rischiare di volare via. Marysol dal suo canto, sembrava che mi conoscesse da anni...o perlomeno che non vedesse l'ora di conoscermi. "Isabella o bella?" Mi aveva chiesto improvvisamente. Anche in quello stato non potè fare a meno di stupirmi. "Cosa??" che pazzia. "t-tu..." la sentì sorridere, mentre fissavo il cruscotto dinnanzi a me. "Non dirmi che pensi che sia un umana? Offendi la tua e sopratutto la mia inteligenza!" Certo che lo sapevo cosa era! Lo avevo sempre saputo. E anche se non me ne fossi accorta vedendola fuori quella fermata sicuramente me ne sarei potuta accorgere dalla sua guida!! nessuno sfrecciava sulla strada ghiacciata così... bhe tranne "Lui", parlai. Non so se avesse avuto tanto senso quella frase, ma parlai solo per non pensare. "Io non sò niente. tu cosa vuoi che io sappia?" guardò la mia espressione e ricambiò con una strana smorfia. "Mi stai chiedendo cosa voglio che tu sappia? bella..." rise. "C'è molto da fare con te eh.... bhe come ti ho già detto non ho particolarmente da fare ultimamente!" eh?? "Non voglio essere un passatempo Marysol io...io stavo cercando delle persone e..." decellerò e girò una curva. "Bella scherzavo...io ti voglio bene" fermò l'auto in un piccolo piazzale dall'aspetto medievale. "Tu...tu non puoi volermi bene, mi conosci da..." guardai l'orologio "da 45 minuti appena" 45 minuti con il quale avevamo attraversato tutta la città...avevo fatto bene a non guardare il tacchimetro. "ah si? Bella Bella...possibile che tu abbia visto di tutto e che ancora ti sia abituata al fatto che il mondo che vedi è solo una copertura per altri?" sorresse per un pò il mio sguardo, poi con un movimento fulmineo scese dall'auto. Mi ritrovai a fissare un sediolino di pelle nero. molto piu lentamente e con piu goffagine (non riuscivo ad aprire la porta) scesi dall'auto e inseguì marysol. "Credo di non aver capito..." le urlai dietro. "Vieni dentro devi aver freddo". Poi vidi la casa. o meglio il castello. Se la piazzola mi era sembrata medievale, il castello lo era di sicuro. Non sapevo descriverlo, non so farlo nenanche ora. Aveva un portone altissimo, e sopra mille finestre, una di seguito all'altra, per tre piani di seguito. Quelle che si trovavano parallere al portone avevano tutte un balconcino stretto e fatto di pietra, che mi ricordò tanto il mio romeo e giulietta. Marysol ci entrò senza esitazioni. Non poteva essere tutto suo. All'intero la casa era ancora piu incredibile. Una scala monumentale domina e decorava il salone. grosse tende rosse lineavano i grossi finestroni, e ai lati della scala  grosse porte, riempivano le pareti. c'era un strano odore, di muffa e di chiuso.
Rimasi impietrita. Osservavo il meraviglioso lampadaro di cristallo e gemme rosse. Poi mi resi conto di una cosa. "Perchè ancora non mi hai mangiato?" La domanda risultà piu strana di come l'avevo pensata. "Sei così dispertata da cercare la morte?" scherzava, ovvio. "Tu...tu sei vegetariana!!! oppure qualche parente in viaggio dei cullen. oddio è un incubo tu... ma cosa vuoi da me???"  Urlavo. ma perlomeno l'ultima frase aveva avuto senso. me lo chiedevo da quando mi aveva fermata, cosa voleva da me marysol? era un parente di Edward che aveva scoperto cosa volevo diventare e me lo voleva impedire? Non voleva che vivessi per sempre... che lo perseguitassi per sempre. E invece all'inferno l'anima sarei stata sulla terra per sempre. anche a costo di scappare a Marysol...in fondo ero scappata da due vampiri non potevo riuscirci con uno? Mentr mi guardavo intorno in cerca di una via di fuga, Marysol mi prese per mano. "Vieni." mi disse "Hai bisogno di spiegazioni...tante spiegazioni perchè cme al solito sei fuori strada" questa volta il suo sguardo era serio. Con passo lentò, mi trascinò  sulla scala attraverso un mondo che già sentivo un pò piu mio.

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Capitolo 4
*** cOnfessiOni ***


4 capitolo Luna Scarlatta, notte, profumi e suoni distanti,
memorie passate e mai obliate,
in cui Noi, Figli di un Buio perfetto
ancora una volta cammineremo sulla terra,
oscuri signori, Guerrieri crepuscolari, sacerdoti di rituali arcani.
Segreti sussurrati ai venti, tra le ultime foglie mormoranti,
pallidi reliquiari di un ciclo morente,
mentre i nostri passi risuonano ancora una volta nell'eternità.
Ancora una volta nell'Abbraccio Notturno.
di Lord Kane Fenris


Grazie a chi ha letto e continua a leggere ciò che io scrivo. Grazie a Mikettina x i complimenti e a chi mi ha inserito fra le storie preferite o da seguire!!!

Gli occhi di Marysol, erano l'unica cosa che nella stanza non riuscivo a fissare per più di due secondi. Vedevo tutto. Il grande letto a baldacchino rosa pallido, su cui ero seduta, la grande finestra, così alta da sembrare una porta di cristallo. i mobili antichi, ottocenteschi dai quali ero circondata; e quei cuscini rosa confetto, morbidi e profumati. Uno dei quali, quello stretto fra le mie braccia, era umido, e inzuppato di lacrime, che non potevo fare a meno di versare. Le parole di Marysol, uscivano fluide e silenziose dalla sua bocca perfetta, spiegazioni, scuse e  frasi senza senso. Non so quanto tempo passò a parlare, ne per quanto tempo io piansi. di gioia? di dolore? non ne avevo idea, vedevo solo le mie guancie rigate nel riflesso dello specchio sulla parete.Il sole, che fino a poco fa, era stato nascosto dietro qualche nuvola, ora inevitabile e silenzioso stava scendendo, dietro le montagne in lontananza. marysol si sedette sulla sedia posta al fianco del letto. "E' il crepuscolo..." sussurai. La cornice perfetta, per ciò che stavo per sentire.
"Tutto è successo qualche tempo fa...." il suo sguardo era freddo e inespressivo,sembrava una di quelle ragazze che danno le notizie alla tv.
"o meglio...ottanta anni fa" sorrise leggera e sarcastica, ma non era divertita. "Avevo pochi mesi, non so quanti di preciso. ero ancora un umana, poi però un giorno mi ammalai gravemente. la medicina non era così avanzata, nel 1930 si moriva anche per un semplice raffredore. ma la mia era una cosa seria. lo capì anche la mia mamma... mi portò subito all'ospedale. mi tennero sott'osservazione, se così si puo dire, per qualche giorno. poi persi conoscenza. nel frattempo all'ospedale erano arrivati migliaia di bambini con i miei stessi sintomi, nessuno si salvava. così i medici, vedendomi senza sensi pensarono che anche io fossi morta e didero la triste notizia a mia madre." vedi un strana espressione sul suo viso, mi voltai a guardarla, soffriva. "ma per una strana scelta del destino io non morì... fu una donna a trovarmi. all'epoca dimostrava circa 23 anni..." si voltò a guardarmi con uno sguardo sarcastico, stavolta "beh anche ora in effetti...comunque, penso che tu abbia capito cosa fosse questa donna no? il problema era chi fosse. Non so come fece a sapere che io stessi in quella stanza... probabilmente nello stesso modo in cui io ho trovato te..." disse sovrapensiero. poi riprese. "fatto stà che mi trovò mi curò e mi crebbe, come una mamma fa con una figlia. questo ti fà capire che io fin da piccola ero a conoscenza di ciò che era lei, e il resto della famiglia, la mia famiglia. e mi ritenevo molto fortunata, perchè con tanti vampiri in giro, era stata quella famiglia a salvarmi,una famiglia vegetariana." ebbi un balzo al cuore, poi capì che non si trattava di loro, c'era un altra famiglia vegetariana? " Loro seguivano un modello" continuò " Un certo vampiro che si era ribbelato ai volturi e che viveva di solo sangue animale. Non hanno mai avuto problemi a resistere, penso che l'amore che provassero per me era superiore all'istinto di bermi per cena..." fu a quel punto che le lacrime incominciarono a scendere veloci e calde. "Non dirlo mai..." la mia voce fu un sussurro, cercavo di controllarmi di tenere a bada quel mostro dentro me. " è un ora che mi sforzo di capire cosa ti sia successo eppure..." non era ancora il momento di parlare. "No. vai avanti con la storia poi toccherà a me" le dissi sorridendo. "beh puoi immaginare il seguito. ho lottato per dieci anni, finche il giorno del mio 19 compleanno lei non si è arresa e oggi sono quella che sono....ma non è questa la parte piu importante della storia..." ora era insofferente, avrebbe voluto raccontare tutto in un secondo. parlo veloce. "Nonostante abbia avuto una famiglia che mi ha dato tanto affetto, e me ne da ancora, non ho mai smesso di pensare alla mia povera mamma, a cui è stata tolta una figlia ingiustamente. L'ho cercata a lungo e con molte difficoltà perchè non sapevo neanche come si chiamasse. Poi circa due anni fa quando pensavo ch ormai fosse morta, un vampiro che conoscevo da un po mi diede delle informazioni. La tua cara mamma si è buttata da uno scoglio, quando ha saputo la notizia, ma pare che oggi sia ancora in giro per i boschi a cacciare. Poi andò via, avrei potuto inseguirlo, io ero piu veloce, ma ero rimasta scioccata dalle notizie che avevo appena ricevuto. Mia madre era viva. e lo sarebbe stata per sempre. così ho incominciatoa cercarla, perchè sentivo un legame con lei. Ogni tanto avevo delle visioni che la riguardavano, ma non la vedevo mai direttamente. vedevo solo un immagine sfocata correre atrraverso i boschi, con alberi alti e secolari, secondo delle mie ricerche questi alberi potrebbero trovarsi in svizzera....o non so... comunque un giorno, ebbi una visione penso che riguardasse lei pensai che era la volta buona che finalmente avrei potuto vederla...e invece vidi te. e non so come seppi che stamattina sarei dovuta venirti a prendere lì... giorno dopo giorno attraverso quelle strane visoni mi sono affezionata a te sempre piu... ed ora sei come una sorella per me" mi diede la mano e me la strinse dolcemnte. si anche io le volevo bene, stranamente sentivo di appartenerle. "Tu vedi nel futuro?" la mia domanda fu ovvia e forse se l'aspettava "No certo che no. vivo il futuro come una comune persona, con la semplice differenza che per qualcuno ad un certo punto il futuro non c'è piu...a me invece c'è sempre..." Non sapevo cosa pensare, mi stesi sul letto e guardai fuori. "Ora è il tuo momento" sussuro dolce marysol. si ora era il mio momento.
Parlai ininterrotta per molto tempo. ormai fuori era  c'era piu luce. al buio era piu facile parlare, confessare il mio amore, le mie paure, le mie soffernze. al buio era piu facile, fingere che quelle lacrime, non avessere inzuppato il cuscino era piu facile ammettere che mi aveva annullato. poi mi ritrovai fra sogni e incubi sotto il caldo piumone del letto a baldacchino dove mi aveva infilato marysol, quando si accorse che i miei occhi si erano prosciugati e che le palpebre avevano ceduto. Ma nel sonno mi sembrò di udire qualche parola..." ci vediamo domattina, con una colazione da leccarsi i baffi pikkola bella..." e con un piccolo bacio sulla guancia mi lasciò a quel mondo incantato in cui noi tutti entriamo la notte.

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Capitolo 5
*** sOgni... ***


5 capitolo                                       ...Avrei voluto dirti ti amo, guardati negli occhi trovandoci amore.
                                                                                              Avrei voluto abbracciarti, sentirti mio anche solo un istante,
                                                                                                               sapere che ero per te importante, ma non è stato così...
                                                                                                                                                  -personale-
Ringraziamenti: alla mia mamma, che mi permette di passare ore davanti al pc!!! a mary la mia migliore amica, che mi sostiene sempre, e si subisce tutte le mie letture asfissianti! al mio ragazzo che mi da tanto affetto e mi fa capire cosa è l'amore e che è disposto a passare pomeriggi interi a guardarmi scrive, inoltre grazie mille alla mia prof. di latino e greco per non avermi messo 2 l'altro giorno dopo avermi trovato con il quaderno a scrivere questa storia mentre lei spiegava la perifrastica! e grazie a voi che mi sostenete per favore lasciate un commento!!!! grazie

Questa storia è dedicata allo splendido amore che da secoli unisce carlise ed esme...
Ero in una radura. Il sole splendeva alto nel cielo, luminoso e senza nuvole a minacciarlo. Per una strana ragione, sentivo di dover aspettare qualcuno. Aspettavo, aspettavo, ma non arrivava nessuno. Perchè? si erano forse dimenticati di me? Non ero piu importante per nessuno ormai. La scena cambiò. Ora mi trovavo su di uno scoglio, sotto, il mare, tuonava minaccioso, quasi come un avvertimento. Schiuma bianca e fredda cercava di raggingermi fin sopra l'altura senza riuscirsci. Solo qualche piccolo sprizzo d'acqua gelata, mi aveva bagnato il viso. Sentì un rumore, mi girai. Una ragazza, da capelli castono chiaro e leggermente mossi, mi guardò. Mi sforzai di capire chi fosse. la conoscevo, sapevo di conoscerla, eppure nonostante vedessi il suo viso era come se in realtà fosse nascosta, percepivo solo la sua essenza. mi sorrise malinconica, poi si asciugò una lacrima con il braccio. Sentì un forte dolore al petto, stava per succedere qualcosa. La ragazza fece un piccolo passo, poi avanzò, e leggera come un uccello che per la prima volta spica il volo, saltò.  urlai. corsi fino allo strapiombo e guardai giu. allungai una mano, come per afferarla, ma ebbi solo lo spazio di tempo per vedere la sua di mano, perdersi fra la schiuma, che come un leone affamato l'aveva inghiottita.  La scena cambiò di nuovo, mi sembrava di essere davanti ad una tv. ora ero in una stanza, quando mi resi conto di quale stanza indietreggai. tanti cadaveri disposti su tavoli argentei, fissavano il soffitto, inermi. Sentì una porta aprisi, volevo nascondermi, non farmi vedere, ma i due uomini che entrarono, non si accorsero minimamente della mia presenza. Poi uno dei due quello alla destra venne nella mia direzione. Mi aveva forse visto? no. Mi arrivò così vicino, che chiusi gli occhi, aspettando il dolore per l'impatto, ma non accadde. L'uomo mi oltrepasso, come se io fossi solo un fantasma. "Ecco dottore" disse, guardando un cadavere. "L'hanno trovata stamane all'alba, la corrente deve averla trascinata fino a riva". Poi l'uomo che doveva essere il dottore si girò e vidi il suo viso. Ebbi dinuovo la senzazione di prima. Ero offuscata, mi sforzavo di aprire bene gli occhi, ma di nuovo  vedevo solo l'essenza di quella persona che sapevo di conoscere bene. il dottore avanzò, guardò la donna in volto e ne rimase incantato. la guardò per minuti interi, prima di girasi verso di me, e ancora una volta, anche lui, mi sorrise. "Cosa l'è succsso?" chiese poi in tono grave. "Si è buttata dallo scoglio quello della spiaggia. In città si dice che abbia perso una figlia, era sola al mondo." Improvvisamente una ragazza aprì la porta della stanza, portava uno di quei completina da infermera, stile anni trenta. calze bianche, le fasciavano le gambe un po grosse. la ragazza non curò minimamente l'uomo che prima mi aveva attraversato, guardò il dottore, e con una voce squillante e che sarebbe dovuta sembrare suadente disse:" oh dottore...è qui!" sembrava sollevata. "C'è la signora Buttman che dovrebbe fare quella cura ma non riesco a farla calmare non è che potrebbe venire con me?" il dottore le sorrise, e la ragazza, della quale avvertivo la stessa essenza rimase quasi imbambolata, e accecata, da quel sorriso. "Scusa Maggy ma ho da fare...non ti dispiace se viene Set vero? in fondo è il mio assistente..." l'uomo sembrò ben felice dell'invito, e subito corse alla porta, dalla ragazza, che al contrario, parevo molto insodisfatta. la porta si chiuse, con un rumore deciso. e il dottore di scatto si girò verso la donna. con lentezza estrema, le toccò il viso con le punta delle dita... mi misi al suo fianco per guardarlo in viso, soffriva era come se stesse combattendo con se stesso. poi improvvisamente scatto. aveva sentito qualcosa. appoggiò l'orecchio sul petto della donna, stava ascoltando il cuore. "Batte..." sussrrò. Poi, come una ruota, la scena girò, e mi ritrovai in uno studio medico. ero seduta al posto del paziente, dietro la scrivania il dottore di prima. stava scrivendo, in mano stringeva una penna, e scriveva su un foglio ruvido e giallastro. mi avvicinai. volevo leggere.
" Figlio mio,
se qualche tempo fa, qualcuno mi avesse detto quello che sto per compiere, non ci avrei mai creduto. Eppure in codesto giorno, la mia anima ha sentito il bisogno di lei. Quando ti ho trovato ho saputo , ho sentito che tu, eri il mio amato e prediletto filgio, ed ora, dal mio studio sento il suo cuore battare, per le ultime volte. Si spegnerà quel cuore, per il troppo dolore che la morte di un figlio solo può causare. e tu che sei il mio unico figlio compiatisci, se puoi quest'errore, di un uomo innamorato.
                                                                                                        Con affetto   C.C."
La testa mi girava. Non riuscivo piu a trovare un filo logico, per quello che stavo vedendo. quell'uomo chiedeva perdono a suo figlio...e diceva di essere innamorato... mentre cercavo qualcosa per capire, l'uomo si alzò e chiamò il suo assistente. "consegnala personalmente a mio figlio. Si trova alla facoltà di medicina e mi raccomando... solo ed esclusivamente a lui!" il tono autoritario del dottore, fece scattare l'uomo, che afferrò la lettera e si avviò con passo svelto verso l'uscita. Il dottore uscì dalla stanza. Lo seguìì. entrò nell'obitorio, e si diresse velocemente verso la donna. alzò il lenzuolo e la guardò con amore infinito. Anche se ero solo un essenza, mi sentì di troppo in quella scena. "Cosa combini?" sussurrò. le carezzò i capelli, e poi con un movimento fulmino si abbassò sul collo sfirandole la pelle.
sobbalzai, e caddi dal letto. mi ritrovai per terra, la testa mi faceva male. qualcuno bussò alla porta, senza aspettare che rispondessi, Marysol entrò, indossava, un maglione bianco latte, ed un jeans, che potevo osservare fino al ginocchio, perchè il resto della gamba era rivestito da stivali di pelle neri e lucidi, che si concludevano con un tacco esageratamente alto, i capelli che il giorno prima avevo visto perfettamente lisci e ordinati, ora erano scompigliati e mossi, decorati da un sottilissimo cerchietto bianco. "Bella! ma cosa fai lì per terra! mi era sembrato di aver sentito un rumore!" rise, era di buon umore, risi anch'io. "Sono caduta..." mi venne vicino e mi sollevò, "Ok. Come ti senti? bene?" ci pensai "Si perchè me lo chiedi?" mi guardò "Beh da quanto ho appreso in alcune visioni le presentazioni non ti fanno molto bene, quindi preparati, perchè voglio farti conoscere qualcuno" mi prese per mano, e mi trascino fuori, come era suo modo fare. e presa dalla sua stessa euforia, dimenticai completamente, quel sogno, che sarebbe potuto essere tanto importante per lei.
 

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Capitolo 6
*** un annO dOpO...Edward Cullen ***


7CAPITOLO Ora le anticipazioni...come richiesto da silvietta e da altri. si qst ff e assolutamente a lieto fine. semplicemente perchè edward non sa vivere senza bella e bella...beh bella è totalmente ed incondizionatamente innamorata di lui... mi stò divertendo a cambiare il finale di new moon. Xkè è stato un po angoscioso e triste leggere quelle giornate vuote di bella (io nn sn neanke 1 fan di jacob quindi...) x qst ho immaginato come sarebbe  se dopo tre anni edward e bella si riincontrassero e riscoprissero di nuovo quell'amore ke li aveva uniti...
Un passo avanti di un anno...per osservare Edward Cullen, il suo ritorno  a Forks  e la dolorosa  scoperta che bella non è più lì. Tante cose sono cambiate. E da quel momento tante cose cambieranno anche per Edward...
Edward Cullen avanzava in una strada affolata con passo veloce...fin troppo veloce. Una parte di lui che non riusciva a controllore stava prendendo il sopravvento, una parte altrimenti ben nascosta. /cullen dinuovo qui...ma che diamine vorrà...sembra un mostro quando cammina...l'avevo detto a susan quello sarà un serial killer..../ EDward chiuse la mente, come era solito fare quando ciò che sntiva era così assurdo che quasi quasi poteva essere  la verità. Con appena due passi attraversò la strda e con un piccolo tocco all'antifurto  fu libero di entrare finalmente nella sua volto scintillante, al riparo da quei pensieri, che lo avevano trafitto. La falsità della gente non aveva limiti pensò ti incontrano ti fanno un sorriso e poi pensano di tutto sul tuo conto. Mise in moto, con un rombo silenzioso l'auto sfrecciò sicura, nella strada affolata. Molti gli urlarono contro timorosi che con una sua  piccola distrazione avrebbe potuto mettere sotto qualcuno, rise cinico...pensavano tante assurdità, ma nessuno conosceva davvero i cullen!
La deviazione che portava alla grande casa era ben nascosta da alberi alti e colossali e dalla notte, che rendeva il sentiero invisibile, ma edward lo imboccò sicuro, senza neanche pensarci...nella sua mente altri mille pensieri. Le luci che di solito illuminavano la casa erano tutte spente...cattivo segno,pensò, lo attendevano tutti di sopra. Scese dall'auto e in meno di due secondi arrivò nello studio di Carlisle.  "devo parlarti puoi mandarli via per favore?"  la sua non suonò come una domanda, ma come un ordine. "Edward ho visto tutto qualche minuto fa quindi..." -" bene sei hai visto tutto potrai anche cortesemente sparire da questo studio e lasciarmi discorrere con Carlise senza la tua cortese presenza non credi?"  Alzò la voce, le sue urla rimbombarono nella grande casa diafona, qualcunaltro avrebbe indietreggato, difronte a quell'ordine, ma non alice. Avanzò verso di lui e dovette alzare la testa per guardarlo negli occhi,  lo osservò , poi  alice colse qualcosa negli occhi pesti di edward -"vattente" sussurrò lui lentamente, la mano destra era tesa e indicava la porta,edward si allontano da alice "Andatevene". Questa volta fu carlisle ad intervenire -" jazz, em, alice esme  domattina ci sarà il sole quindi la nostra caccia non sarà possibile...andate ora"  Il tono calmo ma allo stesso tempo deciso di carlisle sortì un effetto diverso sulla famiglia in meno di un secondo la grande sala fu vuota. Aveva ancora tanto da imparare da suo padre pensò Edward. "Siediti figliolo"  Carlisle fissava fuori, non aveva il coraggio di guardare il figlio diritto negli occhi. -"non c'è. la sua camera è vuota, il letto ben fatto l'armadio ancora pieno. Ma il suo odore è sparito. E' sparito il suo borsone, i suoi poch risparmi...è sparita bella." carlisle parlò " e charlie? cosa dice?"  -" Non abita più in quella casa ho letto qualche pensiero in giro...alcune persone al mio passaggio hanno pensato a charlie e al fatto che io sia stato la causa della sua sofferenza. pare che quando bella...è sparita lui e Renee l'abbiano cercata in lungo e in largo. America, Europa Pare che siano arrivati a cercarla anche in africa...tutti i loro risparmi sono andati nelle tasche dei migliri investigatori della terra...ma niente Isabella Marie swan...pare svanita nel nulla" uno strano bruciore  lo colpì agli occhi...Il pianto. lo aveva visto rappresentato in migliaia di teatri e ne aveva letto in tanti libri. Piangere. era questo che desiderava fare in quel momento. Voleva che calde e dolci lacrime rigassero il suo freddo e pallido viso da vampiro. "Figliolo non...Edward  è ancora viva...io lo sento"  -" no papà... i migliori  investigatori...bella...bella non saprebbe dove andare dove nascondersi non ne è capace..."  un leggero sorriso triste comparve sul viso di edward...nella sua testa le immagini della dolce goffa bella. Per la prima volta Carlisle smise di fissare fuori arrivò alla scrivania, la sorpassò e si avvicinò ad  Edward "figliolo non..." respirò stava cercando le parole giuste per esprimere meglio quel pensiero che lo tormentava da un po " non si può trovare un...vampiro."  Quello che poi accade nella stanza, fu solo un succedersi di immagini veloci. Edward lo scatto repentino, la grande scrivania scaraventata su carlaisle poi Emmett e Jasper veloci e questa volta non silenziosi come sempre, questa volta con un ringhio rabbioso...e poi...poi Edward stretto nella morsa di Emmett ed  Jasper , carlaisle in piedi di fronte a lui..."lasciatelo" ordinò, un sussurrò arrivò da Esme "No carlaisle non è in sè..."  ma jasper e emmett lasciarono edward. "Lo so cosa hai dentro...Edward, Lo sempre saputo...ma quel giorno, quando l'hai lasciata nel bosco le hai giurato e ci hai giurato che da quel momento in poi, non avresti piu fatto parte della sua vita perciò..."  -"me l'aveva promesso non fare niente di stupido o insensato le avevo detto...me l'aveva promesso"  le sue parole, urlate tra un ringhio e un altro, risuonarono propio come le parole di un vampiro...mai nella sua vita era stato così fuori controllo. "Si." rispose Carlaisle la sua voce, dolce e bassa " Ma è stata solo una promessa fatta ad un uomo che ti ha abbandonato e che ti ha gridato in faccia di non amarti piu...sarebbe stato troppo anche per bella mantenerla!"  Tutto nella stanza diventò piu calmo. Che stupido che sono stato a pensare che ci sarebbe riuscita pensò edward...la mia bella il dolore la colpisce con una forza distruttiva...i suoi pensieri furono interrotti da quelli di alice /preferiresti vederla morta piuttosto che vampiro....?/  "no.  preferirei vedere soltanto la mia bella"  /la tua bella...la bella che hai abbandonato...la bella a cui io volevo un bene indescrivibile e che mi hai costretto ad abbandonare...la bella che per me era una sorella piu di rosalie...di emmett non sei mai stato un irresponsabile o un ipocrita nella tua vita Ed...non esserlo adesso/ .
E tutto finì...nel giro di cinque minuti la vita di Edward Cullen aveva cambiato direzione e senso. " Lei ha avuto il coraggio di andare avanti...abbilo anche tu..."  erano dinuovo da soli edward e carlaile il tavolo scaraventato per l'aria dinuovo al suo posto " da oggi in poi figliolo Isabella Swan non esiste piu...cambia vita, cambia modo di pensare...cambia anche città non mi importa ma vai avanti...diamine Edward vai in qualche modo avanti...salvati dalla follia" .
E così il racconto di un altra giornata si conclude con Edward Cullen,si siede al pianoforte e suona per l'ultima e dolorosa volta la sua ninnananna, che ogni notte le aveva suonato in ogni luogo ove si trovasse  "Buonanotte per l'ultima volta amore mio..." furono le sue ultime parole rivolte a lei...

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Capitolo 7
*** cambiamenti y presentaziOni... ***


6 capitolo come sempre i ringraziamenti... beh questa volta vanno a voi!!! grazie che leggete in così tanti i miei scritti.... e poi un grazie speciale alla mayer xke senza di lei oggi questi racconti non esisterebbero...

una doccia era ciò che mi serviva. L'acqua bollente mi fece pensare, e riflettere. Il sogno che avevo fatto, ero stato caustato dal racconto della sera prima di marysol. il mio subconscio aveva ricostruito la storia, come un attento osservatore. E poi era solo un sogno, non doveva essere per forza realtà... da piccola quando sognavo di essere chiusa in un parco gioco di notte, non era vero...
chiusi l'acqua ed uscì. mi strinsi nel accappatoio che marysol mi aveva fatto trovare sul portasciugamani ed uscì. Mi diressi nella camera dove avevo dormito, lì vi trovai già lei di spalle. aveva svuotato il mio borsone, e osservava allibita i pochi vestiti sul letto. si girò verso di me, "queste quattro petacce, sarebbero le tue cose?" avrei dovuto immaginarlo. ma perchè tutti i vampiri avevano la mania per la moda? "Si...a me piacciono" aggiunsi in risposta al suo sguardo. "Già già. ma bisogna cambiare... e non perchè non siano belli eh...per carità" prese un mio maglione verde molto largo, lo osservò poi disse "ma stanotte ho riflettuto." irritata dallo sguardo che aveva lanciato al mio adorato maglioncino, le girai le spalle "Ah si? brava" sorrise "penso che ciò che ti sia accaduto sia troppo. anche per una come te...o sopratutto per una come te, vedila come vuoi tu. e per ricominciare l'unico modo e cambiare completamente..." mi venne vicino e mi sorrise, sorrisi anche io poi mi avicinai al letto. cambiare completamente. era quello l'inizo. infondo io volevo diventare semplicemente l'opposto che ero prima. da umana a vampira. da ragazza normale a ragazza mozzafiato. da imbranata a sicura di se. da "completamente fuori moda" a  modella. mi girai "Allora da dove incominciamo? io pensavo di fare qualcosa ai capelli e..." marysol si avvicinò "I capelli? io scherzavo lo dicevo solo per farti indossare qualcosa di decente!" "Io no non scherzavo! pensaci marysol io voglio essere un altra essere questa non mi va piu bene! io amo questo maglio ma allo stesso tempo lo odio perchè a lui piaceva e questa camicetta blu...la odio dal profondo voglio essere l'opposto di quella che sono ora...! ti prego" marysol si sedette e mi invitò a sedermi "Sei sicura? un cambiamento è per sempre...tu vuoi diventare un vampiro e in quel momento preciso , non potrai piu essere la bella di ora..." lo sapevo e lo accettavo volevo essere felice e quella era l'unica soluzione "lo so marysol lo so. ma io voglio essere diversa, ne ho bisogno". "va bene allora farò come vuoi tu", le saltai completamente in braccio "graziegrazie". In quel momento per la prima volta da quel giorno infernale, riuscì a sorridere per davvero. Non so come...ma in qualche modo ero sicura che c'è l'avrei fatta. li seduta far le braccia della persona che mi stava salvando da acque troppo profonde per poter risalire da sola, mi sentivo a casa e al sicuro, cosa che non era riuscito a fare "lui" che mi aveva abbandonato in balia delle mie paure e delle mie ininterrotte lacrime. Ma bisognava pensare al futuro e non al passato, era stato stesso lui a dirmelo una volta e allora che sia il futuro la cosa piu importante, un futuro dove per lui ora non c'era piu posto.
Marysol mi fece rinvenire dai miei pensieri fin troppo tristi. "Allora se propio sei sicura dobbiamo incominciare dai vieni..." si alzò con me ancora sulle sue gambe, mi sorresse e a velocità sovrumana mi portò in un altra stanza. era stupenda. Sulla parete adiacente alla porta dominava un televisore a plasma ultrasottile, e sopratutto ultragrande, che entrava in contrasto con il resto della stanza, che era decorato tutto con uno stile ottocentesco. A dominare la stanza era un enorme letto, alto e dall'aspetto invitante. rimasi interdetta. I vampiri non dormivano. Poi però l'osservai meglio e capì. Era una semplice decorazione, come del resto le altre cose nella stanza. Il letto infatti era ricoperto di puzzazzi, di ogni specie. Cerano animali, fate bambole, pesonaggi di film e pupazzi giganti. "Aspettami un attimo vado e vengo". la vidi scomparire dentro un armadio, che fino a poco fa pensavo fosse normale, mi avvicinai lentamente all'entrata, spostai con un braccio un vestito che pendeva appeso ad una stampella,e dentro vi vidi un altra stanza. era a due piani. a piano terra c'era un divanetto rosso, e a fianco file e file di appogiabiti. erano disposti per anno. Mi avvicinai per osservare meglio sulla fila piu vicina c'era scritto "anni 80" sotto, sporgevano delle gonne a tubino, nere rosse bianche... nella fila dietro invece camice di ogni tipo. Ma fu ciò che vidi di foronte a me che mi stupì. la parete adiacente all'entrata era occupata tutta da scarpe. Una vetrina che arrivava fin sotto il soffitto esponeva ogni tipo di scarpe. col tacco a spillo, con la zeppa, e con i laccetti che andavano legati alla gamba e ancora stivali, mezzi stivali, stivaletti, scarpe per cerimonie, scarpe col apertura davanti e altre ancora che non seppi descrivere. la sentì sogghignare, mi girai per cercarla e la vidi appogiata ad un balconcino, che percorreva tutto il perimetro della stanza e al quale vi si accedeva dalle due scale che si trovavano alla destra e ala sinistra dell'entrata. "ok penso che per iniziare questo potrebbe andare" scese le scale di corsa e mi raggiunse. "Ok diamoci da fare."

Stranamente mi piacevo. Provavo uno strano gusto a guardarmi allo specchio, cosa che non avevo mai provato prima. osservai le mie gambe, forse per la prima volta. avvolte in un jeans scolorito e stretto parevano quelle di una modella, eppure erano le mie; e
per la prima volta mi accorsi  di non avere  un filo di pancia, sotto quella camicetta lilla che aderiva perfettamente alle mie forme. mi spostai di lato, per osservarmi meglio e sentì il rumore tacco vertiginoso delle mie scarpe risuonare. le guardai. erano alte e appariscenti. il che voleva significare che erano off limite per bella swan...ma non per questa bella swan. Erano lucide e  lilla, abbinate alla camicetta e al cerchietto che tirava i miei capelli tutti all'indietro. Marysol seduta sul suo letto con le gambe incrocate mi guardava con aria sognante, "ahhh la scoperta della moda...che bei ricordi...mi ricordo la prima volta che la scoprì anche io..."  scosse la testa, mentre ripensava a qualcosa. "Si! mi piaccio...sono diversa da prima sono..."marysol si alzò e mi venne incontro guardandomi attraverso lo specchio "Sei l'opposto di ciò che eri prima bella...ma solo fisicamente...avverto ancora la stessa essenza che avevi prima!" risi "per fortuna quella non può vederla nessuno...quindi me la tengo." "bhe allora coraggio andiamo è maleducazione far attendere qualcuno..." smisi di guardarla dallo specchio e mi girai verso di lei "chi devi presentarmi?" "vieni e vedrai".
 scendemmo le scale con passo umano, visto che io lo ero ancora, il salone era illuminato dalla luce del sole. "Bella stai calma non stai andando al patibolo!" come al solito il mio cuore partì spedito verso la sua meta. "Scusa marysol è che questi jeans non danno molta libertà di movimento e il cerchietto mi sta portando orribili mal di testa,  devo concentrarmi su i miei piedi per non volare via da questi trampoli  e ultimo per ordine ma non per importanza sto per conoscere qualcuno che non sò chi sia quanti siano e perchè siano (qui)...e ho fame" Marysol mi porse la mano e l'afferai "Le tue gambe si abitueranno a stare allo stretto e la tua testa alla morsa del cerchietto, i tuoi piedi sapranno stare in equilibrio e le persone che conoscerai oggi domani le conoscerai gia...quindi già hai un fastidio in meno...la vita va presa con filosofia bella se no... oltretutto metti in conto che quando sarai un vampiro tutto ciò ti sarà indifferente...caso mai sarai tu a far male a loro quindi...". La conoscevo da soli due giorni, eppure gia mi aveva risolto la vita. Scesi l'ultimo gradino delle scale e mi fece guidare da Marysol verso la seconda borta sulla parete a destra. Improvvisamente ebbi un dejavu. Rivi me stessa salire quei gradini e attendere che "lui" aprisse la porta...Marysol mi strinse la mano piu forte e io per risposta feci un grande respiro che mi aprì la vista verso di loro. Erano in tre. due stavano seduti su di una poltrona, quella sotto l'immensa arcata che portava in un altra stanza. l'altro invece era in piedi. Le mani in tesca e il viso girato. incominciai a tremare. "Annamarie, Aaroon, goord... lei è Isabella" sorrise "Bella" Li vidi girarsi verso di me quella seduta sul divano era l'unica donna e dimostrava propio... 23 anni capi che doveva essere la madre adottiva, ma degli altri due marysol non aveva affatto accennato. mi fece avanzare con lei. "Bella lei è la mia madre adottiva Annamarie...la donna che per 19 mi ha cresciuto come una figlia cosa che forse continua a fare" lanciò uno sguardo d'intesa alla donna. poi continuò "lui è goordon ma per noi è solo goord" mi guardò "Sai la storia dei nomi ottocenteschi...lunghi e sopratutto imbarazzanti..." sorrisi imbarazzata "Comunque goord è mio padre" notai come non avesse sottolineato la parola adottivo ma lei continuò a parlare "Mi ha cresciuto, mi ha inzegnato la differenza tra il bene ed il male...e sopratutto mi ha dato una grossa mano dopo la trasformazione..." poi si spostò di nuovo e sorrise "E lui..." ma fu interrotta qualcuno parlò "Sempre per ultimo devi presentarmi eh??" fu quel ragazzo a parlare e per la prima volta lo osservai era bello...ma questo era scontato e mi ricordava tanto emmett. Aveva un fisico palestrato e vestiva alla moda, come tutti gli altri, mi sorrise e immediatamente mi ispirò simpatia. "Non preoccuparti faccio da solo... ciao io sono Aaroon ma tu chiamami... beh come vuoi non ho un soprannome" venne vicino e mi strinse la mano beh effettivamente era parecchio belloo. sorrisi per la presentazione bizzarra, e capì senza che mi venisse detto che lui era il fratello o fratellastro di marysol. Goord si alzò e mi venne incontro "Benvenuta nella nostra famiglia bella" disse con voce profonda anche lui, mi ricordava qualcuno che ebbi conosciuto in passato...decisi di non pensarci. "G-grazie io non so cosa di..." ma ancora una volta Aroon intervenne "Ehi grazie va bene concludi lì...beh io vado a caccia" poi mi guardò "Non è perchè...c'è sei al sicuro" mi venne da ridere "Sisi lo sò" levò le mani dalle tasche e aprì la grande veranda e si abbassò in una posizione che conoscevo molto bene. "Buono a sapersi..." disse "sai hai un odorino..." "AAROON!" l'urlo di marysol lo ammutolì, lo sentì sgnizzazzare, e poi parti veolce, dissolvendosi in quella soleggiata mattinata dell'alaska. "Vieni bella " marysol scuoteva ancora la testa "andiamo a fare colazione" "vi accompagno" questa volta a parlare fu Annamarie, mi si avvicinò e sorrise "mi ricordo ancora alune ricette delle torte che preparavo a marysol posso preparati qualcosa..." e così dicendo anche quella giornata perfetta, si disperse nel corso del tempo.

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Capitolo 8
*** pietre preziOse e misteri ***


8capitolo Ora L'ottavo capitolo, mi sembra incredibile di essere gia qui...nel capitolo precedente vi ho ringraziato xke continuate davvero in tanti a leggere le mie ff xò...nn mi sostenete...vi aveva chiesto di dirmi cosa ne pensavate di ciò che stavo scrivendo... vabbe sarete lettori silenziosi e muti...hihi scherzo...sclero gia alle 16.52 del pomeriggio sono da ricovero...un grazie particolare ancora una volta a silvietetta!!! 6 fortissima! cmq no amore non entrerà affatto in scena quel odioso personaggio ke hai nominato tu...ma a dare fastidio alla nostra bella coppia arriverà tania del clan di denali da secoli innamorata del nostro splendido ed... ora vi lascio con un bacio e alla lettura del prossivo capitolo dove conosceremo un po meglio la famiglia coleman...

L'aria era gelida. Piccoli sbuffi di fumo fuoriuscivano dalla mia bocca, mentre faticosamente salivo lo sterrato che portava al castello. Non sentivo più le mie mani...che si fossero congelate? "merda" gracchiai le buste che portavo stavano diventando due macigni. Entrai nello spiazzo. Guardai nel capannone dove erano parcheggiate tutte le 16 auto di famiglia. bene. Anche la carrera nera e scintillante di Marysol era al suo posto...adesso avremmo fatto i conti.
Con fatica (Con mooolta fatica) arriva al grande portone appogiai le buste sul marmo gelido e con un leggero tocco bussai. in meno di un secondo la porta si spalancò,logico e mi accolse con un sorriso smagliante Aaroon.
-" ehi sorellina gia di ritorno?" la sua affermazione accompagnata da quel suo risolino  mi irritò
-"Già?? avanti prendi le buste prima che te scaraventi addosso!" entrai lasciando le buste li per terra...lo sentì sogghignare.
-"tanto a rimetterci sarebbe solo la tua cena lo sai no..." da vampiro mi sarei scontata tutto...ogni sua minima battuta sarebbe stata scontata.
"Fossi in te non riderei tanto Ar...la piccola segna tutto..." questa volta a parlare fu goordon o meglio gord il mio caro e dolce padre adottivo. mi avvicinai a lui
"Ciao goord" lui mi sfiorò la guancia che gli avevo porso e torno a leggere tranquillo il giornale. Mi veniva spontaneo. essere affetuosa con la mia nuova famiglia adottiva. forse non era da Isabella Swan... ma di certo era da Ambra Coleman e così mi abituai pian piano al mio nuovo modo di fare. Chi era ambra? beh ero io. Non avevo intenzione di cambiare nome...ma avere un soprannome si. Era così che aveva incominciato a chiamarmi la mia nuova famiglia, dopo che marysol risppecchiando le mie aspettative mi aveva regalato una gemma. Semplice e grezza color ambra. Mi era sempre piaciuto quel colore cos' come quella piccola gemma che tenevo incastonata nel bracciale che annamarie e gordoon mi avevano regalato. il bracciale di famiglia. Era stato un segno importante regalarmi quel bracciale. un po come una cerimonia di benvenuta...o qualcosa del genere. ogni membro di quella famiglia ne possedeva uno identico, ogniuno dei quali con una pietra preziosa incastonata. Annamarie aveva una goccia di diamante...pietra che veniva attribuita agli dei...il regalo naturalmente gli era stato fatto da gord per dirle che lei era la sua dea...avendo dato inizio a questa tradizone e gord l'ha anche portata avanti....venti anni dopo quando fuori la sua porta, trovò il corpo di Ar senza sensi. a lui era stata data una pietra chiamata ametista, capace di donare umiltà e calma alle persone fin troppo orgogliose...risi guardando Ar...quella pietra era fatta apposta per lui. Annamarie invece dopo aver trovato marysol le aveva donato il corallo. Questa infatti...mi aveva spiegato marysol mentre risistemava in ordine di data le sue camice,  non poteva essere definita una pietra  in quanto era un incrocio...o come aveva detto lei un equilibrio perfetto tra il regno animale vegetale e marino. anche marysol fino a poco tempo fa lo era stato e forse lo era ancora. un incrocio perfetto tra il mondo dei mortali e quello degli immortali. Era stata l'unica della famiglia e del mondo forse, a non aver avuto nessun problema di adattamento ne di impulsi di fame e oltretutto assomigliava piu a noi umani che ai vampiri. Per quanto riguarda me, era stata marysol come detto a donarmi la pietra dopo aversi trovata.
"la spiegazione della scelta della pietra non è celata dietro qualche leggenda...come per glia ltri," mi disse sorridendo.
"è semplicemente che questa pietra color ambra, osservata attraverso la luce tetra e scura di questo cielo nuvoloso si trasforma, e assume un colore simile ai tuoi occhi" la faciltà con cui diceva le cose mi spaventava. Era in cucina e impiastriciava qualcosa in una pentola, ostinata come al solito a voler imparare a cucinare sembrava che mi stesse parlando del piu e del meno.
"...così  quando fialmente sarai e dopo tanti anni ti dovessi dimenticare il colore dei tuoi splendidi occhi ti basterà porre contro luce la tua pietra per ricorartene..."
e non disse piu niente, soffocata dal mio abbraccio.
"ti voglio bene" le avevo detto, mi sà per l'ennesima volta.

"Ambra sei tornata finalmente...scusa!" eccola parli del diavole e spuntano le corna. come sempre la mia mente era andata troppo oltre in pensieri abbastanza lontani. ritornai al presente a quella faticosissima giornata di spese.
marysol mi venne in contro e mi abbracciò forte. da sopra i suoi capelli osservai annamarie, che mi sorrise
"questa casa è talmente abituata a te che ormai...ci sei mancata" mi venne incontro anche lei e l'abbracciai, continuando ad osservare marysol, era stata quasi sollevavta di vedermi, come se avesse avuto paura che mi fosse accaduto qualcosa.
"Umm un abbraccio a me non lo dai??" Ar mi venne incontro con una smorfia buffa sul volto e le braccia spalancate. lo colpì forte sul petto.
"Ahiahiiii" mi feci un male terribile.
"ma cos'hai al posto del petto?" un altro infortunio...sarei dovuta migliorare anche su quello...
"Il ferro non lo sai???" ar mi afferrò e mi strinse nella sua presa
"Dai marysol posso mangiarmela...ti giuro che non sporco il tappeto?" non mi spaventò, ormai ero abituata a quei suoi...tentatati ma ero sicura che non l'avrebbe potuto fare. marysol però reagì in modo strano.
"Avanti Ar lasciala potresti farle del male!!!! lasciala!!!" le sue urla convisero Aaroon. che mi lasciò e mi guardò con sguardo interrogativo gli sorrisi.

pui tardi. ero nella stanza di annamarie. mi stava mostrando alcuni vestiti che risistemava. mi piaceva passare del tempo con lei.
"Allora piccola cosa vuoi per cena?" era fin troppo dolce con me
"Uhmm non so poi te lo dico...piuttosto cosa è accaduto a marysol prima l'ho vista..." non trovai la parola
"ansiosa, iperprotettica e un po isterica?" annamarie con un sorrise, completò la mia frase
"Già" dissi osservando un vestito color cielo anni trenta.
"Chissà cosa gli è preso..."
annamarie si sedette sul letto con dei vestiti ancora in grembo e mi invitò accanto a lei
"Ambra...tu...tu sei un eccezione. si è questa la parola giusta. sei un eccecione perchè non ho mai conosciuto un umana che sapesse dei vampiri, un eccezione perchè aspetti con saggezza che arrivi il giorno della tua trasformazione, accettando il dolore che dovrai subire. Un eccezzione, perchè io non avrei mai accettato nessuno nella mia famiglia eppure quando ti ho visto dormire quella mattita ti ho subito voluto bene come una figlia ed ora per me sei una figlia. e poi sei l'eccezzione di marysol. le hai cambiato la vita anche se puo sembrarti strano. ho sempre sperato che trovasse un amica, una sorella con cui confidarsi, da volere bene...e tu e un po come se gli appartenessi è molto possessiva e io stessa percepisco l'affetto che prova per te. stamane ha avuto un impegno improvviso e non è potuta venire con te...pensa che tu sia un po sbadata sai..." i miei problemi di equilibrio...per quel motivo quella mattina avevo declinato l'invita di delle scarpe di camoscio nere stupendamente alte,  e avevo messo dei stivali di pelle lucida, bassi e alti fino al ginocchio.
"Non devi meravigliarti del suo affetto...per lei sei come una sorella..." mi abbracciò, avevo sempre saputo quelle cose per quel motivo la reazione di marysol di quella mattina mi sembrò ancora piu strana.

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Capitolo 9
*** diariO segretO ***


9capitolo Eccomi di nuovo...ke posto un altro capitolo!!! Non potete affatto lamentarvi sono velocissima!!!! Bene..ene...ene ora andiamo alla scoperta del diario segreto di Marysol e dei suoi segreti nei confroti di bella... W il mio Ed... scusate se sclero... è il troppo studio (...) ora vi lascio alla storia...Prima però voglio dire alla mia Toty ke ti voglio un mondo di bene...!!!! grazie x il commento ci vediamo domani in classe!!! interrogazione di latino :-( XOXO A.A.


Maria sophia era chiusa nella sua stanza, al terzo piano di casa Coleman.Fuori la pioggia continuava a battere imperterrita. Sapeva quanto la pioggia infastidisse Bella, così era appena tornata dalla sua stanza dove le aveva tenuto compagnia fino a poco tempo prima. Si avvicnò allo scrittoio e da un cassetto ben nascosto, estrasse una cosa simile ad un diario. Era di pelle marrone, al centro uno stemma e sotto una scritta :"mattew Coleman 1856-98" lo aprì e incominciò a sfogliare le pagine, decorate da una grafia sottilie e lineare che ricordava tanto quella di un altro secolo. Cercò una pagina vuota, estrasse una penna biro dallo scrittoio (anche essa ricordava tanto le penna di un secolo precendente) e incominciò a scrivere, su una pagina ruvida e giallastra come tutte le altre:
Giovedì 4 dicembre...
L'ho fatto di nuovo Bella,
ti sono corsa incontro, sorridente e felice, nascondendoti ciò che avevo dentro, quel rimorso che mi stava consumando, che mi consuma tuttora. Stamane ti ho mentito e oltretutto ho lasciato che tu andassi in città da sola. é  che ho avuto paura. tanta forse troppa. Sono pur sempre un vampiro sorellina mia e sono egoista...non volevo e non potevo far si che ti portassero di nuovo via da me piccola bella, così mon ho esitato, e la mia risposta è stata decisa e sicura "no mi dispiace ma non l'ho mai vista" ho recitato perfettamente il mio ruolo. Erano i tuoi genitori Bella, la tua cara mamma con il viso triste, di chi ha pianto troppo per continuare a farlo, e il tuo papà  con le lacrime agli occhi l'espressione di un pazzo. Ciò che ho dentro non puoi immaginarlo. Il dolore che mi ha provacato vederli soffrire così...paragonabile solo all'inferno della mia trasformazione. L'unica cosa che ho potuto permettermi è che ti proteggerò, non solo perchè sei  la mia dolce, tenera e svampita sorellina, ma lo farò anche per tua madre, per sperare che un giorno ti veda sana e salva e la smetta di piangere. Saresti parita con loro Bella. Lo so. odi vedere le persone soffrire, odi vedere la tua mamma ed il tuo papà stare così per te...per questo ti ho protetto da questa scelta che non avrebbe fatto altro che distruggerti ancora dippiù...Perdonami...in un modo o nell'altro Marysol...

La penna scorreva veloce sul foglio, le parole prendevano vita, sempre piu velocemente. Sembrave che non vedesse l'ora di tirare tutto fuori, di esplodere, di finirla con quei segreti. Eppure la ragazza chiusa in quella camera, ne aveva tanti di segreti, frutto di un affetto incondizionato nei confronti della sua famiglia e di quell'ultima arrivata. La ragazza umana...l'eccezione. Quante volte Marysol aveva sperato che Bella entrando nella sua stanza per prendere in prestito un paio di decoltè, o una camicia avesse trovato quel diario. Sarebbe finito quell'incubo, L'avrebbe voluta bene senza piu segreti e misteri. Ma niente, ogni sera, lo trovava lì, dove l'aveva deposto accuratamente.E allora continua a scrivere, a condividere co nulla quelle menzogne ad alleviare quel dolore che l'accecava. Si alzò e nello scandire di un solo secondo fu alla grande finestra l'aprì aveva bisogno di aria fresca e pura. Respiro per un leggero istante l'aria che sapeva di pioggia e bagnato. Poi sentì Bella parlare nel sonno. "Edward...Marysol non ci riesco...Marysol" la ragazza alla finestra inspirò ancora un ultima boccata d'aria, poi corse veloce nella camara della sua dolce sorella...

Il vento che fino a poco prima aveva soffiato solo su alberi e prati, trovò un altra via di sbocco. Invase la stanza,quella dove fino a poco tempo prima c'era stata la ragazza dai tanti segreti. Scovolse tutto. I vestiti accuratamente appogiati al letto, si scompigliarono, le tende incominciarono a volare verso l'alto, come indemoniate. Anche i fogli di un diario, dimenticato su di uno scrittoio incominciarono a girare come impazziti. Poi il vento cessò. La piggia smise il suo cadere imperterrita, i lampi di luce bianca, smisero di illuminare quella notte senza luna. Ma c'era ancora un diario su di uno scrittoio, un diario che il vento aveva letto, fermandosi a Giovedi 20 novembre...
"Le ferite si rimarginerranno molto presto, in fondo è un vampiro. Sono le ferite che hai tu, Bella che non guariranno così facilmente. Ho giocato sporco, l'ho colto di sorpresa ma lui è piu forte di me. Corre come il vento, e la sua velocità l'avrebbe avvantaggiato se fossi arrivata così...apertamente. Allora mi sono nascosta,lontando da lui di tre kilometri, in modo da non potermi sentire arrivare attraverso i miei pensieri. Era notte fonda, l'ho preso alle spalle, ma lui mi ha  schivato un dcimo di secndo prima che lo colpissi. Mi ha fatto male colpiro, ha un animo così buono. In fondo l'ho comprendo...Lamore che prova per te è piu forte di te stessa anche. Spero che avrà capito che non l'ho attaccato per fargli del male, ma semplicememente...perchè mi serviva una cosa..."

Le immagini di Edward Cullen e Marysol Coleman, si rispecchiarono chiare e nitide nella notte...il commatimento, lo sguardo di Edward Cullen, mentre ascoltava i pensieri della ragazza /scusami ti prego.../ e poi la fuga e l'impossibilità per qualche strana decisione del destino di vedere il viso di colei che l'aveva attaccato. Erano passati solo due mesi da quando lei non c'era piu nella sua vita infinita...eppure lui, non pensò neanche per un momento che quell'attacco fosse in qualche modo legato alla sua bella.


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Capitolo 10
*** shopping e patti col diavolo ***


10 capitolo La mia vita scorreva calma e serena, come un ruscello in una giornata di sole. Si era questo che c'era nella mia vita, caldo e rincuorante sole. Sarà che a Forcks, piccola città nascosta sotto una coltre di nubi, il sole riusciva a filtrare solo raramente, ma ora vedevo le cose da un altro punto di vista, certo mi trovavo in quell'inferno chiamato mondo, ma com'è che aveva detto quel dj alla radio..."e ad un certo punto avremo davvero la senzazione di trovarci su questo pianeta...ma per fortuna su una posizione privilegiata per osservare le stelle..." ed era così, non mi ero mai soffermata ad osservare le stelle, ora invece avevo un posto tutto mio, per alzare gli occhi al cielo, e sognare. Eccezione, era così ormai che venivo definita. E tranne che per qualche battuta di Ar, mi stava anche bene. Ero serena, felice, e finalmente riuscivo a camminare su un piano retto con un tacco 12. completamente L'opposto di isabella. e così volevo che fosse. volevo che la gente vedendomi, non potesse nenache immaginare, ciò che ero prima. Ma era passato troppo poco tempo. e così ogni giorno, salivo nella mia stanza e rubavo un vecchio ricordo, per tenerlo impresso nella mia mente per almeno qualche secondo. otto mesi erano troppo pochi per cancellare quel vuoto che avevo nel cuore. Certo, si erano riempiti altri spazi, come il vuoto lasciato da mia madre e da mio padre, o quello della mia dolce e fredda migliore amica, e si era aggiunto anche un nuovo spazietto, quello di mio fratello...erano tutti riempiti da queste nuove persone, ma nonostante facessi di tutto per tenere la mente lontana, quando arrivavo nella mia stanza, lasciavo che ogni pensiero andasse dove doveva e voleva andare. toglievo i tacchi a spillo i jeans fascianti, il maglioncino di caschmer e mi nascondevo sotto le coperte. Ed era inevitabile che poi, di conseguenza, calde goccie ormai familiari mi rigassero il viso, ancora caldo e morbido...e bagnavo il cuscino, le lenzuola, il pigiama...fino a quando non arrivava Marysol che si stendeva al mio fianco e mi abbracciava fra le mie lacrime e aspettava che mi addormentassi. Sapevo che le faceva male, osservarmi piangere, perchè ero felice con loro stavo bene ma...
Scesi dall'auto, che marysol aveva parcheggiato con una sola manovra, e la raggiunsi.
"Grazie per essere venuta con me a fare schopping...sono sicura che troveremo qualcosina anche per te..." sorrisi, mi aveva praticamente costretta ad andare con lei, tirandomi giu dal divando, dove stavo osservando ar e goord giocare a scacchi. Ma in fondo anche io volevo fare un pò di shopping, per aggiornare il mio guardaroba.
"Di niente...stamane ho visto il catalogo di quello stilista...carino..."
"Ahh...l'ho sempre pensato, chi disprezza vuol comprare...fino a otto mesi fà Armani lo disprezzavi!" bhe almeno su questo aveva ragione. Avevo sempre disprezzato gli stilisti importanti, e questo perchè mi soffermavo piu sul cartellino del capo, piu che sul capo stesso. Ora invece che goord finanziava tutto (Con tro la mia volontà perchè volevo trovarmi un lavoro) potevo lasciar perdere le cifre, e andare oltre...e con mio grande imbarazzo oltre ci andai eccome..
Eravamo in un negozio a due piani. ci trovavano al secondo , e Marysol camminava, come se stesse facendo una sfilata, davanti agli specchi, di quel piano riservato solo a noi.
"Cosa ne pensi, meglio quello rosso a tubino o questo nero a campana? aspetta dovrei prendere in considerazione anche quello bianco lungo...o fa troppo -guardate oggi mi sposo- quello lilla l'ho praticamente gia scartato, mi faceva i fianchi larghi...!" certo! come se in un qualsiasi mondo parallelo Marysol avrebbe potuto avere i fianchi larghi. sorrise. aveva poca considerazione di se... bhe in fondo c'era da aspettarselo da lei...era l'eccesso in persona. Non sentendomi rispondere, levò lo sguardò dallo specchio da dove stava osservando il mio riflesso e si girò a guardarmi.
"allora?" quello nero. si mi piaceva.
"Uhm direi quello che hai indosso, trovo che il nero crei un bel contrasto sulla tua pelle" io me ne stavo buttata su di una poltrona, esterefatta e esausta per i troppo vestiti che Marysol mi aveva fatto provare. di ogni colore, di ogni genere, di ogni stile. dalla "first lady" a "Marlin monroe" alla "donna indipendente" a "casalinga di classe" avevamo passato un pomeriggio stupendo, fra tacchi a spillo paiette e cappelli.
"Nooo...questo nero no. prenderò quello rosso tanto...l'ho visto in una visone stamattina" la guardai e passai subito al contrattacco per non sentire una fitta allo stomaco, creata dai ricordi.
"Le cose possono sempre cambiare Marysol ad esempio ora arivo io e ti dico che questo vestito nero ti sta meglio rispetto al rosso..." mi sorrise dolce
"No. ambra, le visioni che ho io, non sono come quelle che aveva la tua amica vampira. Io vedo le cose come saranno e basta. le visoni che ho io sono le decisoni finali, le sue le decisoni prese nel corso della strada..." si girò a guardarsi nello specchio un ultima volta, poi si girò e si avviò verso il camerino per spogliarsi. Mentre camminava vidi lo spacco a entrami lati che aveva il vestito nero che le avevo consigliato.erano troppo profondi! non erano di classe, ma semplicemente volgari...cambia idea...il rosso le  stava meglio. sorrisi di me stessa.
"Cos'è hai cambiato idea?" ogni giorno quella ragazza eterna mi sorprendeva sempre dippiù.
-" ehm...si...forse...ecco forse il rosso ti sta decisamente meglio..." arrosì, questo fu inevitabili, le reazioni sponatnee erano piu difficili da nascondere o cambiare.
-"Ahh non preoccuparti Ambra...ho visto gia tutto..." la sentì sorridere e in meno di un minuto uscì dal camerino gia rivestita con il suo pantalone classico e la camicia bianca che aveva indossato a casa.
-"bene! ora possiamo andare, penso che abbiamo preso abbastanza no?" abbastanza? la guardai...il negoziante sarebbe dovuto andare a rifornire il negozio immediatamente o rischiava di vendere i manichini vuoti alle prossime clienti...
-"Marysol....hai una concezione di "abbastanza" alquanto astratta..." lei mi si avvicinò e mi scompigliò i capelli
-"Tu dici?" la sentì sorridere, mentre con passo deciso, si avviava verso la cassa. La vidi porgere alla commessa scioccata una carta di credito
-"Signorina Coleman, in questo negozio si può pagare anche a rate...non sò se ha compreso la cifra del conto..." poteva avere sui 19 anni, era inesperta, e si vedeva che conosceva da poco Marysol...
-"no no no... cara..." la vidi osservare il cartellino su su scritto il nome della ragazza. Naturalmente lo fece apposta, ero sicura che l'avesse letto gia da tempo
-"...Sarah...se ti ho gentilmente posto la carta, non vede che senso abbia il tuo appunto...cara...evidentemente sei abituata ad un altro tipo di clientela...ti avevo detto Ambra di non entrare piu in questa specie di catapecchia..." se non avessi conosciuto Marysol da otto mesi, mi sarei scioccata della sua risposta, ma colsi dell'ironia nella sua risposta, e capì che stava scherzando evidentemente Sarah non gli ispirava molta simpatia.
-"Faccia portare le buste a casa mia...entro stasera possibilmente!"
-"Si signorina Coleman....come vuole signorina Coleman"
-"Coleman, Coleman Coleman avanti si vuole sbrigare??"
vidi la ragazza correre confusa e impaurita verso il restro del negozio Marysol si girò verso di me e mi sorrise beffarda.
-"andiamo?" uscimmo dal negozio, e ci avviammo verso l'auto
-"poverella sei stata crudele...probabilmente cambierà lavoro..."
-"crudele? si sarebbe meritata anche di peggio quella brutta mazza di scopa..." smisi di camminare e la guardai fissa negli occhi che voleva dire?anche lei si fermò
-"bella..." mi stupì che mi chiamò col mio vero nome, ormai non ero piu abituata
-"i vantaggi, se così possono essere chiamati, dell'essere vampiri, non sono solo la velocità e la bellezza. Ci sono tante altre piccole sfaccettature,che ci compongo e ci fanno essere ciò che siamo. Tra queste c'è la possibilità di riuscire ad udire ogni piccolo fruscio del vento che carezza ogni cosa...ogni piccolo sussurro...e ogni piccola malignità sussurate dalle persone al piano di sotto..." non riuscivo a capire, aprì la bocca per controbbattere, ma lei mi fermò con la mano
-" ti sei stancata parecchio, che ne dici di un cornetto al bar... dai vieni!" come al solito mi prese per il braccio e mi trascinò verso il tavolino piu isolato del bar.
-"Salve...due cornetti prego" due cornetti? non ci pensai
-"allora vuoi dirmi cosa intendevi prima per..."
-"ok...vedi bella non è mio solito trattare così male le commesse...ma vedi mentre io e te facevamo pazze spese di sopra, lei e la sua amichetta si sono divertite a dirne di tutti i colori su di noi..." cambiò voce come per imitare qualcuno
-"Sembrano due reginette ma chi si credo di essere io se mi curo un po sono mille volte meglio di quelle due fighette stra miliardarie..." fighette? ma cosa...
-"E questa è la parte meno offensiva dl loro diciamo così monologo..."la vidi storcere la bocca contrariata
-"certe volte vorrei poter sentire solo le cose udibili, e non ascolatre ogni piccola stronzata..." io ero scioccata non me lo aspettavano, mi avevano sorriso carine e gentili per tutto il tempo
-"E io che le credevo due brave ragazze...non pensavo..."
-"E' questo il tuo problema bella...a te sembrano tutte brave ragazze e ti fidi anche di chi te ne dice di tutti i colori dietro..."
-"in che senso...io..."
-"quella tua amica per esempio...jessika" jessika? che centrava ora lei...mi diedi del tempo per penare, ricordarla non mi faceva venire quella fitta allo stomaco.
-"si, la ricordo ma che centra ora lei?"
-"Bhe...centra eccome! tu la credevi una tua amica, ma in realtà di te pensava tutto tranne che fossi un amica... diceva che eri una sfigata, neanche tanto bella e non capiva come mike potesse essere attratto da te...ah pensava anche che fossi un approfittatrice e che appena avresti avuto l'occaione ti saresti fregata mike...poi il resto l'ho escluso mi dava abbastanza fastidio..." jessika. non me lo sarei mai aspettata. La credevo un amica, una persona di cui fidarsi e invece...forse l'avevo sempre saputo, ma era che la mia mente era così occupata da "Lui" che tutto il resto passava in secondo piano, anche i suoi strani atteggiamenti. ma avevo una domanda piu urgente.
-"e tu come fai a saperlo..."
-" bhe te l'ho detto, prima che tu arrivassi avevo tante visoni su di te, ti vedevo fare il bucato cucinare del pesce che tuo padre portava in abbondanza, andare a scuole con quel coso tutto rotto...e raramente avevo delle visoni come se mi trovassi nella testa di qualcuno...ecco ti vedevo con i suoi occhi...era una persona che ti amava...e ti vedeva come la cosa piu bella buona gentile dell'universo...del suo universo..." avevo capito. non ero così perspicace, ma ora avevo capito da dove aveva tratto quei pensieri di jessika. non le permis di andare oltre.
-"ok...ok...ho capito bhe la prossima volta starò piu attenta" chiusi lì il discorso, concentrandomi sul cornetto che avevo avanti. ero sicura che Marysol mi stesse osservando, così non alzai lo sguardo, fisso sul cornetto. Ormai mi conosceva bene, e sapeva trarre tante parole, dalle mie reazioni. Rimanemmo in silenzio per piu di cinque minuti, io finì il mio cornetto alla crema.Poi Marysol parlò.
-"sai bella, certe volte ho ancora l'impressione che accetteresti..." alzai lo sguardo ad osservarla
-"Cosa?" ero distratta, ma lei non ripetè la domanda, mi lasciò solo digerirla per bene, poi riprese
-"Sono convinta, che nonostante tu qui stia bene...e ci voglia bene...bhe se potessi fare un patto con il diavolo e lui ti chiedesse tutto ciò che hai ora in cambio di lui... bhe tu saresti disposta a vivere nel nulla, pur di averlo accanto...bhe non c'è da meravigliarsi per te lui e tutto quindi perchè non rinunciare a tutto questo...?" fece un ampio gesto con le mani ad indicare ciò che ci circondava
-"sotto il tacco da 12 e la luis vitton c'è ancora Isabella Swan..." se prima le parole le erano uscite veloci come un fiume in piena ora invece arlò piano, come se stesse facendo una semplice constatazione sui dolci boccoli che scendevano sulle mie spalle. decisi di parlare...
-"ma i patti con il diavolo non si possono fare...Marysol" la vidi sorridere triste, e non ne capì il motivo
-"Non stai negando...mi stai solo facendo notare l'impossibilita delle cose...bhe forse me lo sarei dovuta aspettare... probabilmente sei e sarai per l'eternità innamorata di edward cullen...mi consola il fatto che sarai innamorata di lui...ma per lo meno lo sarai con me al tuo fianco...non voglio perdere la mia sorellina..."
-"non preoccuparti non mi perderai...e poi è inutile fare questi discorsi...le cose sono andate così basta parlarne ora sono qui e lo sarò per sempre...o per sempre lo potrò dire quando finalmente ti deciderai a trasformarmi..." volevo essere con la mia nuova famiglia per sempre.
-"Vuoi davvero che ti trasformi io...vuoi davvero appartenere a me bella?"
-"Si"
e quella fu l'ultima frase.Eravamo in viaggio verso casa con la pazza guida di Marysol. mi ricordai che dovevo dirle un ultima cosa.
-"E comunque...mi chiamo Ambra...ogni tanto anche tu hai dei vuoti di memoria sorellina" mi girai verso il finestrino senza dargli il tempo di rispondere.
A casa. Marysol sistemava tutti i vestiti nel "armadio" che avevamo in comune. annamarie e Goord erano ad una cena di lavoro di Goord anche se non sapevo cosa avrebbero mangiato...risi all'idea. Sobbalzai, il campanello della porta squillo. qualcuno aveva bussato. Non sentì la porta spalancarsi.
-"ARR....LA PORTA!!!" gridai anche se con un sussurro avrebbe potuto sentirmi. Si affacciò dalla camera della sua stanza.
-"No Ambra sono troppo affamato...e di sicuro è un umano vai tu ok...e non entrare in camera prima che vadi a caccia se non vuoi finire nel mio stomaco..." lo guardai scioccata, aveva una faciltà di comunicazione incredibile...
mi avviai alla porta, e la spalancai, fui sorpresa, mi trovai difornte Sarah la commessa del negozio.
-"Ciao, io sono Sarah non sò se ti..."la interuppi
-"Si,si dammi qui carissima" le tirai le buste da mano sentivo una strana adrenalina dentro.
-"grazie per essere venuta tesoro...ah aspetta la reginetta va a prenderti la mancia..." mi avviai alla borsa e presi una 20 euro
-"Tieni piccola e dì al tuo padrone che bhe...le reginette grazie alle due commessuccie non torneranno piu a spendere i loro quattrini nel tuo negoziuccio...ciao..." le sbattei la porta in faccia e risi soddisfatta...niente di personale amica...solo una piccola vendetta...era da qui che si incominciava...

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Capitolo 11
*** attacco ***


11 capitolo -"Alice per favore stai un po' ferma..." la voce isterica di una ragazza bionda irruppe nel grande salottto bianco facendo sussultare tutti. Alice, la ragazza dall'aspetto di un folletto, faceva avanti e indietro per le scale aspettando qualcuno. Nell'aria aleggiava tensione, così forte da poterla quasi toccare con mano. erano tutti lì immobili, che fissavano un punto invisibile nell'aria. La bionda mozzafiato, era seduta con le gambe accavalate la mano fra le mani di un ragazzo da capelli ricci, e muscoloso che seduto sul braccio del divano bianco osservava le sue mani intrecciate a quelle della bionda.Se ne stava da sola invece, un altra donna giovane, almeno di aspetto, con i capelli castani e mossi da grandi onde e la faccia a forma di cuore, sul divano ad un posto, quello vicino alla grande vetrata. Alice, la ragazza che la bionda aveva richiamato, se ne stava seduta sulle scale, la testa appogiata al muro lo sguardo perso sul soffitto; poi si alzò di scatto, velocemente, in modo sovrumano. -"Jazz..." sussurrò, infatti cinque secondi dopo, la porta dell'ingresso si aprì,ed entrò un ragazzo, alto dall'aspetto leonino. Alice gli corse incontro, si fermò a pochi centimetri di distanza da lui, si osservarono. Poi lui le carezzo la guancia.
-"Allora?" fu dinuovo la bionda a parlare.
-"Niente. Ho setacciato tutto il bosco, sono arrivato fino al confine con il canada. Niente, nessuna traccia, nessu indizio che ci possa dare una spiegazione...". Il ragazzo seduto al fianco della bionda si alzò.
-"Io non capisco!!!" lasciò andare il braccio e scaraventò un pugno ad un tavolino che si trovava al centro della stanza, cadde in tanti piccoli pezzi di legno. Nessuno ebbe una reazione a questo suo gesto. dopo un po la bionda si alzò, gli andò incontro e gli carezzò il braccio, con lui era meno acida.
-"Dai Em...vedrai che starà meglio" si voltò a guardare Alice -"Vero?"
tutti contemporaneamente, posarono lo sgardo sulla ragazza, che si girò e andò come in trans. Fissava il vuoto dalla finestra, la testa un leggermente inclinata a sinistra, gli occhi inespressivi.
-"Alice...cosa vedi...ehi guardami cosa vedi...?" il ragazzo al suo fianco, la strattonò, come per svegliarla da un sogno e le premette le mani sul viso, sembrava che sapesse cosa stava facendo, come se non fosse la prima volta. La ragazza si riprese dal sogno e tornò a guardare il ragazzo negli occhi, era addolorata.
-"Niente jasper niente!!" sembrava che volesse piangere
-"ho il vuoto nella mente vedo cose che non centrano...vedo bella e...ma di lui niente" la donna seduta sulla poltrona che dava alla vetrata finalmente intervenì, si alzò.
-"Come? vedi bella...e...poi"
-"niente! vedo bella che fa shopping con qualcuno, e che ride e che guida un auto bianca, una sportiva e nient'altro" nascose il suo viso nel petto del ragazzo, jasper, che la circondò con un braccio
-"Bella che fa shopping, bella su un auto sportiva..." la bionda, Rosalie si scostò dal ragazzo.
-"Bella che ride..." alice riapparve dal petto di jasper -"come può bella ridere...era affranta stava male...ora la vedo ridere...e..." emmett parlò, diede un calcio ad un pezzetto di legno e poi disse
-"Vi meravigliate tanto...cosa c'è di strano se si è rifatta una vita non capisco...questo ora non centra...bella sta bene...ok sono felicissimo perchè le volevo bene ma..."
-"No em se alice vede queste cose vuol dire che in qualche modo bella è connessa a ciò che è successo..."
-"Bella connessa andiamo è un umana jazz...non dimeticarlo avrà anche potuto scalfirgli il cuore...ma la sua pelle no..."
-"il problema è chiedersi se bella è ancora umana..." a parlare non fu nessuno dei presenti nella grande stanza. Ma fu un uomo anche lui di aspetto molto giovane. Aveva i capelli biondi, lo sguardo maturo ed indossava un camice bianco. Tutti si girarono verso di lui. Si trovava sulla scala e velocemente arrivò giù.
-"allora Carl come sta?" Esme si avvicinò all'uomo sfiorandogli il braccio.
-"Non lo so esme...ha perso conoscenza è sotto stato di shock e ha gravi ferite al torace. inoltre ho notato una cosa molto strana...nella piegatura del gomito, dove gli umani hanno le vene...ecco qui..." con un gesto indicò un punto sul suo braccio
-"bhe è ha un ferita, se fosse umano sarebbe potuto essere chiamato ematoma, ma visto che lui non ha sangue..." jasper si avvicinò a carlisle
-"aspetta un ematoma bhe può essere un livido giusto? piu o meno sono la stessa cosa solo che l'ematoma e piu pesante...e di solito in quella parte del braccio un livido si forma quando..." ma fu interrotto, da Alice, di nuovo lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi spalancati
-"...quando si tira del sangue..." si girò di scatto verso Carlisle e Jasper e li fissò. fu emmet ad intervenire
-"Ma lui non ha sangue...nessuno di noi c'è l'ha..." cercava di parlare con un tono calmo, ma l'ansia premeva contro le sue parole
-"gia ma abbiamo il veleno...io...io credo che..." Carlisle fece un respiro profondo poi incominciò a parlare velocemente, come per rendere la cosa meno dolorosa.
-"Credo che qualcuno abbia di proposito attacato Edward e sempre di proposito gli ha preso del veleno..."
-"Ma per farne cosa io..." alice lo interruppe ma Carlisle tornò a parlare
-"Ora la cosa piu importante è Edward tutto ciò che vorranno fare persone ignote non ci importa! spero solo che ci lascino in pace..." e così dicendo mise la parola fine all'argomento. Nessuno piu osò parlare ma tutti osarno pensare. Come lecito che fosse, ogniuno poteva pensare e ogni Cullen aveva la propia idea su questa storia. Carlaisle arrivò al fiume, e se fosse stata isabella? no. a cosa le sarebbe servito il veleno...poi ebbe l'illuminazione, e capì tutto. ma doveva tornare da Edward, così nascose bene quei pensieri e si avviò dal suo figlio prediletto.
Edward Cullen era steso su una barella. Gli occhi chiusi, il viso sereno. Chi non sapeva avrebbe potuto penasre che stesse dormendo beato e che stesse sognando calmo, chissà quale mondo. Ma Edward Cullen non stava sognando, ne dormendo. Era semplicemente assente. Il suo viso perfetto illuminava la stanza era impossibile credere che non avesse un anima...eppure la sua idea era ferma e salda.
Finalmente aprì gli occhi e con uno sguardo furtivo osservò tutto ciò che lo circondava.
-"Edward...oh ed finalmente!!!" alice entrò nell'istante in cui i suoi occhi si riaprirono
-"Ehi alice..." fu la sua unica risposta
.-"a cosa pensi?" Alice porse la domanda che fino a qualche mese fe era appartenuta a lui. Poi Edward osservò alice, stava leggendo i suoi pensieri....
-"Ti avevo detto di non frugare piu nella sua vita" pronuniciare il suo nome era troppo anche per un vampiro che si definiva senz'anima. Bella era felice. era questo ciò che voleva...allora perchè sentiva una stretta allo stomaco? forse perchè aveva capito che bella era mano, e gli umani tendevano a dimenticare molto facilmente...lui invece non ci riusciva a dimenticarla...
-"Perchè non provi a fare ciò che ti ha detto Carlisle? eh ed? vai...vai in Alaska per esempio...da tania ogni volta chiede di te...ti stabilizzi per un po lì..."
-"a cosa servirebbe..."
-"a cercare di riparare  un danno che hai fatto tu!!! ti sei rovinato la vita da solo...l'hai rovinata anche a lei ora però lei è felice cerca di esserlo anche tu..." edward girò il capo verso la finestra
-"di a tanya e alle sue sorelle che andrò a farle visita...non ora però...fra qualche mese"
qualche mese. Le strade si intrecciano, le storie si incontano, formandone di nuove...uno scrittore diceva: non siamo noi che perdiamo l'amore...ma è l'amore che perde di vista noi...lui però è un buon investigatore...prima o poi ci ritrova...










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Capitolo 12
*** cOnfusiOne ***


cOnfusiOne ....Ora i ringraziamenti...questa volta vanno alla mia grandisssssssimaaaaa amicetta toty!!!! amu ti voglio un mare di bene!!!!! Siete tu e mary i miei due angeli xke mi sostenete e mi tenete allegra!!!!
Teso grazie di tutto!!!!! e grazie della splendida giornata al vomero di martedi!!!!! passata fra la metro i treni e la feltrinelli!!! ora vado...devo comprarti il regalo!!!!
ok...dopo essermi presa questo pikkolo spazietto per i miei amorucci ora vi lascio al capitolo...molto particolare in quanto vedremo una Bella diversa...non vi diko altro buona lettura!!...e buon natale...

...Riuscivo a vedere ogni minima cosa, le sfaccettature della tenda, fatta di un cotone molto doppio, le tante venature del legno lucido del tavolino, le varie sfumature del colore dei capelli di annamarie, che prima non avevo mai visto. Udivo i passi svelti di un animale che si aggirava nel bosco, un cervo, presunsi. Riuscivo anche a vedere tutte le sfaccettature del mio carattere nuovo. Sentivo la sorpresa, la fame, l'esaltazione, anche una stana cosa, rabbia forse? Ricordi che chiedevano di tornare al presente...Ricordi che mi sembravano appartenere ad una vita diversa, eppure era accaduto tutto tre giorni prima...per la precisone tre giorni quattro ore e diciannove minuti...mi stupì di me stessa non ero mai stata molto brava a ricordare date ore numeri...Mi mossi, in un solo secondo attraversa tutta la stanza, in un decimo di secondo alzai la mano di fronte al viso per guardarla meglio. Una cosa così banale come la mia mano, ora sembrava qualcosa di completamente diverso. Riuscivo ad intravedere le vene ormai congelate sotto la pelle di cristallo velato. Non mi sembrava possibile, che quella mano che sembrava scolpita da un maestro fosse la mia. Quella mano che prima era grezza, anonima, con le unghia corte e mangiucchiate, ora invece ogni cosa era perfetta a partire propio dalle mie unghia ben curate. /Ti prego Ambra di qualcosa/ fu una voce, Marysol, aveva parlato, l'avevo sentita bene, eppure nessuno parve accorgersene, come era possibile. Questo pensiero avvenne in un decimo di secondo, così mi girai di scatto:
-"Cosa?" tutti si girarono a guardarmi. E non capivo perche ma mi guardavano come se difronte avessero un pazza. Improvvisamente la rabbia mi assalì, mi sentivo vulnerabile.
-"Ambra..." Goord mi si avvicinò lentamente le mani tese, Ar si pose davanti ad AnnaMarie.
-"Ho soltanto chiesto cosa avessi detto!" volsi il mio sguardo a Marysol ignorando le braccia di Goord che stavano per circondarmi, la ragazza mi guardò, con sguardo interrogativo e accorto, parlò entamente, in modo umano quasi.
-"Ambra, io non ho parlato" mi sentì stupida, a dover giustificare una cosa così banale. L'avevo sentita forte e chiara.
-"co-come non hai parlato io ti ho sentito...mi hai pregato di dire qualcosa!" Goord che fino a un secondo prima mi stava trattenedo, mollo la presa, si girò verso Marysol, che sembrava come sotto shock. continuava a fissarmi, e piu lo faceva, piu la mia rabbia cresceva.
-"Io...io l'ho solo...pensato" fu un sussurro. Non udibile ad orecchie umane, ma era troppo tardi, ora riuscivo anche ad udire ciò che prima scambiavo per semplici fruscii del vento. Poi tutto accadde velocemente. Goord mi mollò.
-"Aroon prendi Ambra!" Ar fu al mio fianco in meno di un secondo.
-"MarySol annamarie venite con me nel mio studio...tu ar, portala a caccia...avrai fame?" si rivolse a me, come se fosse solo una formalità, una costatazione, una scusante che mi permettesse di abbandonare la casa.
-"No. Non ho fame" questa volta Goord non fu in  grado di controllare lo shock
-"Non...Non hai fame" la voce leggermente istercia.
-"Sento un leggero bruciore alla gola, ma niente di particolarmente fastidioso o incontrollabile" ero orgogliosa di me stessa. ma glia ltri non parvero accorgersi della mia "bravura". Goord rivolse uno sguardo eloquente a Marysol.
-"si. un leggero bruciore...certo ora vai eh...facciamo sparire anche il leggero bruciore..."  e sparì. su per le scale, seguito da mia sorella e da mia madre. Ar mi guardò divertito.
-"Dai piccola andiamo a far scomparire questo bruciore!".

Piu tardi. circa quarantadue minuti dopo. eravano seduti su uno scoglio che dava sul mare aperto. quello era sempre stato il mio posto preferito. anche quando ero un umano. dove, la foresta, si legava al mare, dando vita ad uno spettacolo meraviglioso. Avevo mangiato a volontà...certomai quanto ar...vederlo a caccia era stata un esperienza inquetante.
-"Ora ti senti sazia?" ar si sedette al mio fiano.
-"Abbastanza si" lo guarda e sorrisi, avevo mille domande da fargli a cui non avevo mai pensato. Osservai i suoi occhi liquidi e  color oro. andavano in contrasto con i suoi capelli neri.
-"di che colore erano i tuoi occhi prima che diventassi un vampiro?" mi osservò e rise imbarazzato. immaginai che almeno una cosa l'avevamo avuta in comune...fui pronta a scommenttere che se non fosse stato di ghiaccio  sarebbe arrossito.
-"Uhm i miei occhi..." guardò verso l'oceano -"penso che piu o meno fossero di quel colore..." alzò il bracciò e indicò il punto che fino a poco prima stava osservando. Guardai il mare. Era agitato e grosse onde si abbattevano contro lo scoglio sul quale eravamo seduti. L'acqua non aveva il suo classico colore cristallino, ma era verde, con delle sfumature di azzurro e di grigio.
-"Di quel colore?" mi stupì. sentivo le emozioni muoversi dentro me in modo strano. si ampliavano, ed era difficile controllarmi.
-"Si...almeno è così che mi dice Annamarie...dice che quando goord mi ha trovato avevo gli occhi di quel colore. Io non ricordo granchè della mia vita da umano, ne tantomeno dei mei occhi,ricordo solo che erano chiari...e strani" fece una smorfia. In fondo me lo sarei dovuto aspettare. i suoi lineamenti, i suoi capelli, la sua bocca, tutto ciò poteva essere completato solo da occhi unici e bellissimi. Era bellissimo anche da umano pensai...in fondo la bellezza non era una particolarità dei vampiri...ci doveva sempre essere un qualcosa di base...il veleno non faceva altro che alterare le tue doti...pensai a James il vampiro che due anni prima mi aveva attacato, e a quanto mi sembrasse anonimo e nienteaffatto bello.
-"ah...alto muscoloso capelli neri e occhi che oscillavano dall'azzurro al grigio passando per il verde...avrai fatto stragi di cuori..." fissavo l'oceano, come faceva lui, non avevo mai parlato con lui così.
-"nah. Non ne ho avuto il tempo" girai la testa di scatto verso di lui.
-"In che senso?" rise per la mia reazione e riprese tranquillo
-"Appartenevo ad una famiglia nobile, mi chiamavo Andrea e sono cresciuto fra le "Quattro" mura del castello e feste, banchetti del quale non capivo l'importanza. Mio padre mi aveva gia promesso sposo alla figlia di una famiglia nobile dell'austria quindi non potevo neanche guardarle le ragazze...poi per fortuna a diciannove anni quel soldato mi scambiò per un farabutto... e mirò diritto al mio cuore" mi stupì, scoprire che Ar, fosse in realtà un nobile...poi mi venne in mente una cosa.
-"Austria?" si aspettava quella domanda, mi rispose subito.
-"Beh...tecnicamente sono italiano. Mio padre era un conte e abitavamo nel regno delle due sicilie...un posto stupendo, lì c'era sempre il sole, e gente esuberante e divertente mi piaceva tanto stare fra il popolo, ma mio padre non voleva, mi vietò anche di parlare con il loro dialetto..." lo vidi viaggiare attraverso i ricordi e rivivere in quel posto soleggiato.
-"é l'unica cosa che ricordo della mia vita umana...ogni tanto ritorno in quella città...mi sembra che napoli sia rimasta sempre la stessa..."
-"Non capisco come sei arrivato fin qui...?" dall'italia all'america?
-"Ar era lì per parlare con un gruppo di vampiri...io sono stato sparato in un bosco, lui era li per cibarsi..." e poi tutto ritornò senza il bisogno che lui continuasse. rimasi in silenzio a pensare. ma lui interruppe i miei pensieri.
-"Adesso però devi essere tu a parlare...Marysol in questi tre giorni ci ha detto poco e niente...adesso dimmi come sei diventata un vampiro...!" ecco. quella era la domanda che non avrei voluto sentirmi fare. perchè non sapevo cosa rispondere ne cosa dire. Confusione. Confusione...nient'altro che confusione. Non ricordavo praticamente niente di ciò che mi era successo, sentì le mie emoioni accavalarsi, con il bisogno di uscire fuori dal mio corpo che non riusciva piu a contenerle. così non so perchè ne come incominciai a parlare, se avessi avuto qualcun'altro difronte a me forse non avrei aperto bocca...ma c'era mio fratello...il mio unico e vero fratello...e così le parole volarono fuori senza che me ne accorgessi.
-"Sabato mattina siamo uscite io e Marysol...aveva detto che voleva farmi vedere un posto unico, che mi avrebbe cambiata.Quella mattina era stranamente strana. Non so come descriverla. voi eravate andati a caccia. e sapevo che anche lei ne aveva bisogno. Lo vedevo dai suoi occhi, eppure ha insistito quasio preteso, che andassimo in questo posto. Così senza avvisarvi siamo uscite e abbiamo preso la mia auto la mercedes bianca. ha voluto che guidassi io, in macchina era agitata, non faceva altro che ripetermi che mi voleva bene...farneticava cose senza senso. Quando siamo arrivate sono rimasta colpita dal posto dove mi aveva portato. Era un posto bellissimo. Un prato immenso pieno di fiori alberi secolari, era rassicurante. Poi mentre camminavamo mi ha detto di aver dimenticato la borsa in auto, così è tornata alla macchina per prenderla, io l'ho aspettata nel prato..." mi fermai. Perchè mi sembrava che ciò che avevo detto non avesse senso. Sembrava che stessi cercando di incolpare Marysol di qualcosa. questo particolare non sfuggì ad Ar mi guardò, ora non ascoltava piu per curiosità, ora doveva e voleva sapere tutto
-"Continua" adesso dovevo continuare...ora arrivava la parte piu dolorosa
-"Mi sono seduta sotto un tronco di un albero, e ho aspettato che lei arrivasse. Ma è passato del tempo e lei non si è fatta viva. Così mi sono alzata, e mi sono diretta dove avevo parcheggiato la macchina temevo che le fosse successo qualcosa, ma al tempo stesso avevo paura, perchè qualsiasi cosa avesse potuto fare del male a Marysol di sicuro mi avrebbe ucciso. temevo ci fosse un vampiro. Quando sono arrivata all'auto lei non c'era, la borsa era ancora sul sediolino, dove l'aveva lasciata, ho avuto paura non sapevo cosa fare, ho sperato che fosse stato soltanto un suo scherzo, ma avevo un presentimento...mi sono inoltrata nella foresta, per cercarla...e poi il buio...qualcosa mi ha attacato alle spalle, buttandomi per terra" ricordavo ogni minimo particolare "ho pensato che fosse stata la cosa che aveva attaccato Marysol, così mi sono preparata a morire...è incredibile...quando ti trovo faccia a faccia con la morte ti trovi a pensare a cose che credevi sepolte e dimenticate...così io pensavo a lui...e aspettavo solo che il sangue nel mio corpo si prosciugasse. E invece ho sentito il fuoco...un fuoco che sapevo già cos'era, perchè l'avevo gia sentito due anni prima, ma ero stata salvata, ora invece non c'era niente a portarmi in salvo e così...il fuoco ha cominciato a scorrere lento nelle mie vene e ad ardere e bruciare ogni piccola particella del mio corpo. Mi concentravo su pensieri che mi distraessero, ma una delle cose che pensavo era...perchè non mi ha ucciso? perchè mi ha trasformato in un vampiro? Poi ho aperto gli occhi e ho visto i vostri visi...finalmente" mi portai le mani al viso e lo nascosi fra di esse. quando alzai il capo, vidi Ar, lo vedevo di spalle era sul ciglio dello scoglio fissava il mare. Mi alzai e lo raggiunsi. Aveva pensieri troppo grandi per potermeli riferire, lo sapevo. Poi mi guardò e cambiò espressione.
-"La tua pelle sembra di porcellana" sorrisi. -"approposito tu non ti sei ancora vista allo specchio!!!! beh allora è meglio che andiamo" incominciò a correre.
-"In che senso?" gli urlai dietro, ma lo sentì solo sorridere. così volai nel vento anche io prendendo aria e cercando di scacciare quei pensieri che mi dicevano che era stata propio lei...in fondo ad attacarmi.

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Capitolo 13
*** pOteri ***


12 capitolo Avevo tante domande in testa, come al solito poche risposte. La mia nuova mente così spaziosa, da poter contenere piu di mille pensieri diversi, ne aveva uno principale: Marysol, chi era davvaro...mi voleva veramente bene...e perchè aveva questa forte sensazione che mi avesse attaccato? Non avevo ancora avuto il tempo di chiederle spiegazioni, su quello che mi era appena successo, e per questo mi sentì in colpa. Avrebbe potuto fornirmi una spiegaione valida e sincera, come era suo solito fare...e tutti i miei cattivi pensieri sarebbero stati soltanto...beh cattivi. Così lascia perdere, e mi concentrai sulla corsa. Anche se fu una cosa superflua, perchè correre mi riusciva così facile che non dovevo neanche pensarci. Risi amaramente di tutti i miei timori, la paura di schiantarmi contro un albero quando andavo a tutto velocità in groppa ad un altro vampiro...lasciai andare anche questo pensiero...che chiedeva di essere rivisto, ma lo ignorai, sicura del fatto che ormai lo stavo dimenticando...
-"Ehi bambola di porcellana...dove vuoi arrivare la casa è qui!" la voce di Aroon mi arrivò forte e chiara nonostante l'avessi superato di alcune centinai di metri. Mi fermai di scatto e risi, avevo dimenticato dove stessi andando.
-"Ops...scusa" mi avvicinai a lui ed entrammo in casa. Nel soggiorno non c'era nessuno, ma sentì delle voci proveniera dal piano superiore.
-"E' arrivata...avanti andiamo" era Goord
-"Oh finalmente...la mia piccolina ancora non gli ho dato un abbraccio" la voce di Annamaria, arrivò alle mie orecchie insieme alla sua immagine veloce che mi veniva incontro.  mi circondò con un abbraccio forte e pieno d'affetto, l'abbraccai anche io. Da sopra la sua spalla, vidi il viso di Goord, timoroso.
-"Non preoccuparti papà...Ambra è sicura, l'ho testata io...nessun problema"  sentì Ar ridire di gusto, come faceva di solito quando sparava le sue battute insignificanti. Ma staccai da AnnaMarie e rimasi a fissare Goord e Marysol entrambi stranamente timorsi.Di cosa avevano paura? L'aveva detto anche Ar, sapevo controllarmi.
-"Ambra...Aroon,Annamarie, seguiteci nel mio studio per favore. Avvertì una stana sensazione allo stomaco, e improvvisamente accadde una cosa così strana da spaventarmi. Fui certa di sapere ciò che ogniuno di loro provava. era difficle da spiegare, e forse anche tutt'ora lo è, ma in quel preciso istante davantì a me si formò il quadro preciso di ciò che provavano gli altri nei miei confronti. rimasi ai piedi della grande scala, mentri gli altri slairono di corsa. Annamarie mi osservò dall'ultimò gradino. Parlai, e le parole mi uscirono veloci, feci fatica io stessa a capirmi.
-"Goordon sei sorpreso per ciò che sono, provi un certo senso di ammirazione, ma non sai cosa ne verrà fuori da tutto questo, speri qualcosa di buono, ci tieni troppo a me. Annamarie, senti che qualsiasi cosa mi accadrà, o qualsiasi mostro diventi, a te non importa, è stata una decisone difficle, ci hai pensato per tutto il tempo che io sono stata a caccia, ma in un modo o nell'altro ti senti un mia seconda mamma...anche se speri che con il tempo diventi la mia sola mamma. Ar..." esitai un attimo, il fruscio del vento che trascinava la mia voce si placò. le sue emozione cambiarono nel corso della mia confessione, riuscì ad afferrare le sue sensazioni. prosegì.
-"Ar sei tremendamente attratto dal mio potere e senti una che qualcosa dentro te sta cambiando" sorrisi
-"Marysol...ti senti colpevole." la sua unica emozioni era quella. nitida e chiare, come il sole alto nel cielo. pronuniciai l'ultima frase con disprezzo. Tutto intorno a me era congelato. I vampiri che mi circondavano, la mia stessa razza erano immobili e fermi, ma percepivo i vari cambiamenti di emozioni nell'aria. shock. Stupore. Sorpresa. Compiacimento...una piccola parte di emozione, restava invariata sensi di colpa, di un piccolo vampiro con i capelli corti e castani vestita chanel. l'ignorai.
-"Ambra..." la voce di Goord autoritaria irruppe nel silenzio, la voce di chi cercava di tenersi calmo e di farmi calmare. lo interruppi. li raggiunsi sulla scala e li superai.
-"andiamo nel tuo studio." salì le scale del secondo piano di corsa, improvvisamente però qualcosa si presentò dinnanzi ai miei occhi. vidi me stessa su quel corridoio in quella stessa situazione e Goord che mi indicava l'entrata dello studio. tutto finì immediatamente, come era incominciato, mi ritrovai di nuovo del corridoio del secondo piano avanzai. Goord mi si avvicinò e mi indicò l'entrata, propio come avevo appena visto, lo guardai con aria fredda -"lo so" risposi ed entrai senza esitare.


Avevo voglia di correre. Veloce e mischiarmi col vento, diventare un semplice fruscio. Invcece ero rinchisua in quella stanza, fin troppo piccola per me.  Non ero mai stata nello studio di Goord. Per me era sempre stato solo un padre, non un avvocato di fama internazionale. Ricordai le serate passate a ridere, quando Goord raccontava con orgoglio l'ennesima causa che aveva vinto, e Ar, fuori posto come al solito, lo innterrompeva e incominciava a raccontare di come Goord scegliesse solo clienti donne, per rendere il lavoro piu facile, dato che cadevano tutte ai suoi piedi. Il che non era assolutamente vero...la bravarura di Goord nel convincere le persone, certe volte lo vedevo come un potrere piu forte di qualunque altro. La stanza era buia e c'era una sola finestra, coperta però da una tenda spessa, nera. Naturalmente io ci vedevo benissimo, e il buio fu solo una constatazione della mia mente. alle pareti c'erano appesi vari quadri. dietro la scrivania, c'erano dodici cornici, sistemate in file di tre e in modo sfalsato. era tutte lauree. Economia e commercio, lettere, legge, psicologia, medicina, Lingue, filosofia, chimica, matematica, specializzazione in giornalismo, in dentista, chirurgo, notaio. piu in là i diplomi, accompagnati dai capelli. ne erano ottantatre. ancora piu in la centinai di attestati. Per ottima partecipazione alla terza laurea consecutiva in girisprudenza. Per aver ottenuto sempre la lode ad ogni esame. per essersi laureato in quattro mesi. per aver tirato fuori dalla galera un tizio trovato con la pistola calibro trentotto in mano ed un cadavere a terra. Per aver salvato un sottosegretario della russia venuto qui in america e obbiettivo dei terroristi. Sull'altra parete c'erano enormi dipinti. Quello al centro, il piu bello, vi era rappresentata una donna, bellissima. Indossava un vestito nero, che risaltava in modo straordinario la pelle bianca e cristallina, gli occhi color oro anche nel dipinto, risaltava la dolcezza di quegli occhi. La donna era distratta, i capelli al vento, lo sguardo lontano, sembrava che non si fosse accorta che un pittore la stesse dipingendo. sembrava trovarsi su un balcone, riconobbi il balcone del grosso castello dove abitavamo, sotto  scritto in minuscolo e in modo incomprensibile, Pablo Picasso.
-"Picasso ha dipinto Annamarie?" La mia voce irruppe nella stanza. Goord mi rispose in modo distratto, per la testa altri pensieri.
-"Un amico di vecchia data, perseguitato per anni, per le sue idee stravaganti...come al solito i piu strani hanno sempre ragione." Non capì a cosa si riferisse, ma non feci altre domande. Mi sentì stranamente a disagio, nessuno sembrava in procinto di parlare e capì che si aspettavano che fossi io a farlo. Goord osservava annamarie, lei a sua volta osservava le venature del parque della stanza. Ar giocherellava con il ciondolo del bracciale di famiglia. Non osai guardare Marysol.
-"Allora?" non riuscì a controllare la voce come desideravo, il tono isterico venne fuori imponente.
-"Crediamo che la trasformazione ti abbia portato dei poteri abbastanza particolari" Fu Goord a parlare, come mi aspettavo.
-"Ne abbiamo parlato prima e dato alcuni tuoi comportamenti ne siamo sicuri" continuò. Sentì la rabbia assalirmi.
-"ne abbiamo parlato? Ne abbiamo parlato..." risi amaramente -"cosa sono un animale da circo? un oggetto non identificato?" nessuno reagì alla mia rabbia.
-"abbiamo pensato che ti saresti potuta spaventare...eri e sei un vampiro da sole poche ore" la voce di Goord, stanca e arresa, di chi in fondo, si aspetta quella reazione.
-"Ahh bene, certo. E allora? cos'è che avete scoperto di tanto inquietante?" Goord non parlò, ma allungò il braccio verso Marysol, per fargli segno di parlare. Ma non avevo voglia di  ascoltarla, ne di guardarla, mi bastava gia sentire le sue sporche sensazione grazie al mio nuovo potere che avevo conosciuto, ma Goord aveva parlato di poteri...e gli altri queli erano?
-"Parla tu!" il mio fu un ordine.Mi pentì subito del tono della mia voce, Goord era pur sempre il capo famiglia. Ma non mi fulminò con lo sguardò, con autorità come pensavo facesse, ma sospirò e incominciò a parlare, dietro la facciata del ragazzo eterno di venticinque anni, vidi l'uomo che ormai era da secoli.
-"Penso che sapessi i pericoli a quali andavi in contro diventando un vampiro. Uno di questi era quello che all'inizio avresti avuto fame di umani e non di animali. tu invece hai saputo controllarti...e  questo è un grande potere...ma ce ne sono altri piu sottili e per un lato piu intriganti" smise di parlare e per la prima volta mi osservò, ipnotizzandomi con i suoi occhi di cristallo liquido.
-"continua" cercai di dare alla mia voce un modo brusco, ma la verità era che non ero piu arrabiata con lui, ma semplicemente curiosa, imparai a capire che un altra mia dote era la recitazione, il tono brusco fu percepito da tutti, lo avvertì attraverso le loro emozioni.
-"E' difficile viverti accanto, senza conoscere neanche una minima cosa del tuo passato. Apparte Marysol, nessuno di noi sapeva e sa da dove venissi, chi ti ha introdotto nel mondo dei vampiri e chi ti ha provocato una ferita così forte nel tuo cuore ormai inattivo, da permetterti di rompere tutto con la tua vita passata, non hai voluto piu vedere i tuoi genitori i tuoi amici, hai preteso di cambiare nome e guarda cosa sei ora....non assomigli minimamente alla bella che quella mattina Marysol ci presentò." In effetti avevo cambiato qualcosa. Non avevo piu i capelli castani e disordinati di una volta, ma bensì capelli liscissimi neri, accompagnati da ciocche rosse. Sulla fronte, ora pendeva una lunga e liscia frangia e i miei caapelli erano piu lunghi del solito, arrivavano quasi al fondoschiena. La mia scia, era una franganza di chanel e quell'odore che non avevo mai saputo spiegare che distingueva tutti coloro con la pella bianca e fredda. Il mio arrivo era udibile grazie al tacco dodici che indossavo sempre ormai e che avevo importato a portare con disinvoltura e fascino...fascino che ora il veleno aveva alterato e che mi permetteva di essere tutto ciò che non ero prima...ma non capivo cosa centrasse questo con tutto ciò di cui stavamo discutendo...anzi di cui stavo discutendo, visto che gli altri non accennavano ad avere una reazione.
-"Beh e allora? non vado piu bene? sono da cambiare? la vita è la mia e io ci faccio quello che voglio! se non volete piu ospitarmi allora arrivederci io me ne vado" le parole, di nuove mi uscirono veloci e di nuovo non seppi controllare le mie emozioni era ancora troppo presto. Tutti dinuovo non accennarono una reazione tutti tranne Ar.
-"Aspetta! dove vai! vieni qui!" io ero diretta a tutta velocità verso la porta. ma non mi diede possibilità di movimento. mi bloccò.
-"Non fare la stupida dove credi di andare!" la voce arrabiata, Ar era uno di quelli che non sapeva controllarsi. Non dissi niente, rimasi a fissare Goord.
-"Se solo tu mi lasciassi finere una considerazione prima di sbraitare e trarre conclusioni prive di senso, forse eviteremo questo...Aroon lasciala, ora mi ascolterà" Le braccia di Ar persero forza, e mi lasciarono libera. Avrei potuto raggiungere la porta in meno di un secondo ed andare via da quella stanza dove quasi sembrava quasi mancarmi l'aria.Ma non lo feci. non scappai, non dinuovo. ero scappata gia l'anno prima da casa mia... ma ora era diverso, nessuno mi aveva tolto un senso alla vita. restai fermai, combattuta con l'orgoglio che mi diceva di andare via, e l'affetto che mi diceva di restare. Goord si accorse della mia esitazione e ne approfittò per parlare velocemente.
-"nonostante tutto tu ormai sei mia figlia e come tale accetterò qualsiasi tua scelta, cose che fare anche Annamarie perchè ti vogliamo bene...detto ciò, io non posso risalire alle tue origini per ovvi motivi quindi non posso sapere quali poteri accompagnassero i vampiri che hai conosciuto. Presuppongo però che tu abbia "ereditato" se così si può dire un pezzetto di ogni potere di quei vampiri...sappiamo che sai controllarti davanti al sangue umano in modo eccezionale" rimasi scioccata...Carlisle -"che riesci a percepire le emozioni degli altri..." con un sussulto pensai al vampiro che mi voleva dissanguare...Jasper -"Che...delle visioni" disse alzando il sopraciglio e ripensando alla scena di poco prima -"ti appaiono di tanto in tanto..." questa volta non pensai nulla solo un nome Alice. "...che provi un strano trasporto verso gli umani come se fossi ancora una di loro...hai tanta compassione...come hai dimostrata da umana..." ripensai alla donna con la faccia a forma di cuore. Esme. -"E infine che riesci a stabilire un contatto con alcune persone e a captare i loro pensieri" il buoi totale si aprì davanti ai miei occhi e con apatia assoluta un nome balzò nella mia mente. Edward. ti prego di qualcosa per non farmi pensare Goord parve recepire la mia supplica e ripartì all'attacco.
-"Ora credo che questi tuoi poteri in un certo senso siano limitati. Riesci a captare le emozioni solo nostre...quelle mie di Annamarie di Ar e Marysol...le persone comuni per te sono assolutamente sconosciute e prive di emzoioni quindi non puoi sentirle, la stessa cosa vale per le visioni puoi vedere solo visoni che riguardano strettamante noi e cose comunque molto vicine, cioè con la distanza di cinque minuti da quando poi accadono, non puoi vedere cose che accadono ad altri ne cose che accadranno fra molto tempo...massimo un ora. Per quanto riguarda i pensieri la cosa è piu complicata. Quando hai sentito Marysol...noi altri abbiamo avvertito una sorta di campo magnetico, che tu hai ampliato fino a Marysol in modo da sentire i suoi pensieri, è stata una cosa che ti è riuscita naturale...Non hai sentito noi altri perchè non hai ampliato questo campo. penso inoltre che tu possa rispondere a questi pensieri. Cioè...quando hai sentito lei...Marysol ha avvertito il vuoto da parte tua, perchè non hai risposto il che vuol dire che se tu avessi risposto lei ti avrebbe sentito...quindi noi a differenza tua non possiamo avvertire tutti i tuoi pensieri, ma solo ciò che tu vuoi che noi sappiamo quando ci troviamo sotto il tuo campo magnetico...e come una conversazione silenziosa..." mi girava la testa.troppi poteri, troppe cose che mi ricordavano lui...loro. volevo soltanto svuotarmi la testa e non pensare piu a niente. Poi sentì il campo magnetico dentro di me forte e e capì di essere davvero capace di controllarlo....lo estesi nella direzione di Ar  e ascoltai...improvvisamente fu come sentirlo parlare..../che ladra...lei può sentire tutto ciò che vuole e noi solo ciò che lei vuole! bah/ provai a rispondere non sapevo come si facesse, così pensai ciò che gli avrei risposto se l'avesse detto ad alta voce. /Attento piccolo Ar da oggi in poi sei un libro aperto per me...anche se con te c'è propio poco da leggere/ si voltò verso di me e mi ringhiò contro. Un ringhio di sfida, ma in fin dei conti benevolo, sorrisi apertamente e rumorosamente. Altre emozioni che si impossesavano di me velocemente. poi di nuovo /bene senti tutto ora posso prenderti in giro anche mentalmente...ti darò il tormento/ lo vidi ridere beffardo.
-"Va bene voi due state impazzendo...che succede?" Annamarie intervenne autoritaria, come una madre che sgrida i propio figli. risi e allargai la barriera fino ad essa. /oddio anna cosa stai facendo? sono un vampiro si ma ho poco esperienza io con queste cose eh.../ risi di nuovo ed insieme a me anche Ar sembrava quella mamme che a contatto con la tecnologia si rifiutavano categorigamente di usarlo /E' tecnologia Mamma è tecnologia/ i pensieri di Ar si confusero con i miei e con quelli di Annamarie. Improvvisamente la molla si tirò indietro e sentì il vuoto. Mi girai di scatto verso Carlaisle mi sentivo come quelle bambine che ricevono il regalo a natale e subito dopo non funzionava piu, stavo per spiegarmi ma lui mi bloccò.
-"Devi fare solo un pò di allenamento non ti preoccupare." mi venne vicino e caloroso come non mai mi abbracciò forte, istintivamente mi inoltrai nella sua mente /mi hai fatto prendere un grande spavento quando hai detto che te ne andavi non farlo piu/ sapeva che stavo ascoltando la sua mente lo strinsi piu forte in risposta. Poi chiusi il campo magnetico, la cosa positiva era che quando non volevo, potevo chidere la mia mente e tutti i pensieri altrui, restavano al difuori della mia testa...pensieri che mi pregavano di perdonarla, quelli di marysol, che ignorai e scesi giu in salotto con gli altri per affrontare la mia prima notte da vampiro...

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Capitolo 14
*** viste ***


13 capitolo Questo è il mio tredicesimo capitolo...spero che vi piaccia! voglio ringraziare chi ha lasciato delle recensioni e graie dei complimenti!!! beh vi lascio al chappy...ditemi cosa ne pensate! grazie grazie e buon natale!!!

Nella vita non si può avere tutto.....su questo detto stavo costruendo la mia nuova esistenza. Sapevo che dopo essere diventata un vampiro la mia vita non sarebbe stata idilliaca, ma nonostante tutto ci avevo sperato.ero cambiata totalmente fuori e per niente dentro. Capelli che si sfumavano nel rosso, e luis vitton al piede...Ambra Coleman, continuva la sua vita infinita, nella normalità piu assoluta. La trasformazione aveva portato via con se anche gli ultimi sengni particolari, come i mei occhi castani, che ora oscillavano tra l'oro e il rosso porpora.  Ma nonostante tutto io mi sentivo isabella ancora dippiù di prima. E come se non bastasse sentivo la sua presenza forte e costante molto piu di prima. Quando ero umana, mi bastava distrarmi, per farlo scomparire dalla mente, e in certi momenti di massima felictà ero arrivata a sperare che lui lentamente stesse sparendo dalla mia vita...ma ero soltanto un illusione. Ora invece che la mia mente si poteva occupare contemporaneamente di mille e piu pensieri, lui era sempre presente, lì ad accompagnare ogni giornata infinita della mia vita. Il lato positivo di tutto ciò era la mia nuova famiglia. Avevo scoperto persone, che prima, da umana avevo solo intravisto. Annamarie era la mamma che in questo anno non avevo avuto, ed ora si stava abituando all'idea di avera una nuova figlia. Era premurosa, affettiva, e passavamo ore nella sua stanza a guardare i vecchi album fotografici della sua vita precedente. L'avevo vista da bambina, da adolescente, e avevo conosciuto tutti i suoi parenti.  Aveva un abilità speciale, Annamarie, riusciva a catturarmi completamente, e a farmi quasi entrare, nei suoi racconti. Mi spiegò in ogni particolare, il carattere burbero del padre, o quello pacato e accondiscendente della madre. Mi aveva descritto i suoi fratellini, nati molto piu tardi di lei quando ormai mancava solo un anno alla sua trasformazione. e di come si fosse spacciata per una badandte qualche anno prima per restare vicino ad uno dei due, che si trovava ormai a pochi passi dalla morte, avendo 98 anni. Ormai mi sembrava di essere vissuta in quei tempi con lei, e non seppi spiegarmi perchè ma ebbi l'impressione che lei quelle cose le avesse raccontato solo a me, e questo ci unì ancora dippiù. Annamarie, inoltre, era anche molto protettiva nei miei confronti, quasi ossessiva. Non sò perchè ma l'intera famiglia coleman non accettava il fatto che io ormai fossi un vampiro e che quindi postessi badare benissimamente a me stessa. Un'altro anello saldo della mia vita era Aroon. Era diventato per me il fratello che non avevo mai avuto, anche se sapevo che lui non mi vedeva come una sorella.
-"Sei meschina" mi aveva detto un giorno mentre correvamo nella forsta
-"perchè?" mi guardò di sottecchi
-"Come se non fossi gia entrata nella mia mente a curiosare" certo. Non l'avevo fatto. mi ero imposta,anche se mi risultava difficle, di non sfruttare questo mio potere, così chiudevo l'elastico, e tutto diventava buio.
-"Avanti parla, lo sai che non sono una ficcanaso!" rallentai, ci stavamo allontanando
-"beh...mi costringi a fingere" si girò e camminò lento verso di me
-"Fingere cosa?" Lo guardai, ero diventata perspicace...ma lui andava troppo sul vago anche per me.
-"Lo sai che non ti vedo come una sorella...e pure mi costringi a comportarmi da tale" alzai delicata le sopracciglia...stava delirando.
-"io non ti costringo a fare propio niente" incrocia le braccia sul petto, lo sentì sorridere -"E poi ti prego Ar non mi complicare ancora dippiu le cose...non puoi essere semplicemente il mio migliore amico? passeggiate insieme, litigate fuori bonde, sfide a braccio di ferro come due amici...." sussurrai, sapevo che anche solo qualche mese prima, sarei arrossita imparazzata, ora invece la mia pelle rimase di cristallo bianco.
-"Non preoccuparti lo sò che il tuo cuore l'hai regalato già a qualcunaltro...ma hai dimenticato di fartelo ridare indietro" sorrisi mesta, già me ne ero dimenticata!
-"Amici per sempre allora?" lo guardai imbarazzata
-"Se lo dici tu..."
E così, con tanta fatica riuscimmo a raggiungere un equilibrio, che ci permetteva di condividere tutto insieme. L'anello debole della catena della mia vita era Marysol. Da quando mi aveva trasformato, non ci avevo piu parlato, nonostante lei avesse fatto di tutto per cercare di spiegarmi.
-"Ti prego ambra ascoltami" eravamo per strada ed io ero diretta a lavoro.
-"Non ho propio niente da dirti Marysol ne da ascoltare perciò se non ti dispiace io devo andare" ero sulla soglia dell'uffico, che mi avevano appena dato, stavo per chiuderle la porta in faccia lei mi blocco con una mano
-"Non è come credi davvero!" la rabbia mi cresceva dentro, rischiavo di rompre la manglia della porta che tenevo salda.
-"Non è come credo! vuoi sapere cosa credo? che tu sia una pazza psicopatica! ecco cosa sei! e ora se permetti devo lavorare!" per la prima volta le urlai contro. sbattei la  porta, rischiando di spaccare il vetro, che tremò. mi girai il mio datore di lavoro mi guardava sbalordito, non ne ero sicura ma quasi impaurito, feci finta di niente. Buttai i capelli all'indietro e velocemente mi avviai verso l'ufficio
-"Buongiorno sig. Tipton" sorrisi facendo finta di nulla
-"S...salve" mi sembrò confuso, sorrisi
Il lio lavoro mi piaceva. Quando ero a Forcks avevo lavorato nel negozio della Newton e mi era piaciuto. Adesso invece lavoravo in uno studio di psicologi affiliati. Insomma dalle nove della mattina alle sette di sera ascoltavo i problemi delle persone rassicurandole del non so che.
Entrai nel mio ufficio, chiusi la finestra per evitare che entrasse quel poco di luce e mi sedetti. Era bello poter lavorare, avevo pensato che a causa del sole non sarei potuta uscire,  ma l'alaska era piu nuvolosa e piovosa di forcks. Mi sedetti e accesi il computer. non sapevo dire se fosse di ultima generaione o no...non me ne intendevo affatto. mentre aspettavo che si accendesse, ripensai alle parole che avevo detto a Marysol dispiaciuta come al solito e penitita delle parole dure che avevo usato...
Parcheggiai la mia porcsh bianca nel vialetto di casa, solo i miei "superpoteri" mi avevano permesso di riuscire ad arrivare a casa sane e salva...odiavo quell'auto! presi la borsa dal sediolino e usci dall abitacolo, naturalmente pioveva intensamente...qualsiasi umano non avrebbe visto niente pensai, ma i miei occhi finalmente riuscivano a cogliere ogni fruscio o minimo movimento. dalla parte opposta a dove avevo parcheggiato io c'era una jaguar cupè...almeno era ciò che c'era scritto sul retro del auto, grigia azzurra. Annusai l'aria, era un nostro simile, cercai di ascoltare le voci nella casa, ma non sentì apparentemente nulla, così allargai il mio elastico e lo estesi alla ricerca di Ar. lo trovai nello studio di Goord e apparentemente c'erano anche tutti gli altri, ma c'era anche qualcunaltro. una sola persona. un solo vampiro. ascolto i pensieri che Ar stava formulando in quel momento /ho bisogno di andare a caccia...uhm che profumino che aveva il postino oggi...calmo devo stare calmo tranquillo lo dice anche il ciondolo della saggiezza qui...o come si chiama/ me lo immaginai mentre seduto sul braccio del divano giochicchiava col giondolo del suo bracciale com'era solito fare...decisi di intervenire /ciondolo della saggezza?? a te piu che ciondolo della sagezza ti serve un cervello piccolo Ar/ ascoltai la sua reazione /che diamine...ahh esci subito dalla mia testa!!/ sghignazzai /ah si? e vediamo come hai intezione di farmi uscire/ intanto mi avviai verso casa /Bambolina di porcellana...esci.dalla.mia.testa. ficcanaso del cavolo.../ decisi di lasciare perdere non volevo che avesse qualche reazione spropositata e che Goord capisse che ero nella sua testa /Okok piuttosto chi c'è lì?/ Ar si constrinse a pensare ad altro, così i suoi pensieri non potettero rispondermi. /deficente/ chiusi l'elastico riportandolo a me, e improvvisamente la paura mi assalì e se fossero...? No. Non potevano sapere che ero lì. Non dovevano sapere, che ero lì. Appogiai la mano alla maniglia della porta per aprirla, ma qualcuno all'interno mi precedette, la porta si spalancò e mi trovai di fronte Aroon, gli sorrisi, per scusarmi. In qualche modo anche lui avvertì la tensione sul mio viso, non disse nulla. In meno di due secondi mi trovai dinnanzi la porta dello studio di Goord. Bussai.
-"Prego Ambra entra" spalancai la porta, e tutto il mio corpo si rilassò. di fronte a me, in piedi davnti la finestra vidi una ragazza, alta prosperosa, con lunghi capelli biondi, bella da far male. somigliava terribilmente a Rosalie pensai, ma non era lei...ne nessun altro Cullen...di fronte a lei c'era quella sconosciuta, che la osservò, le sorrise.
-"Ambra...sono felice che tu sia arrivata ti stavamo aspettando" goord mi venne in contro, non spiccicai parola.
-"Volevamo presantarti una persona...una cara amica di famiglia le abbiamo parlato molto di te" Goord con un cortese gesto della mano indicò la bionda, avanzò verso di me, e mi porse la mano benevola.
-"Ciao ambra, piacere di conoscerti io sono Tanya."

Tanya era una ragazza davvero simaptica, almeno era questo che dava a vedere. Eravamo seduti nel salotto di casa e chicchieravamo senza renderci conto che il tempo passava. Era una persona che sapeva ascoltare e gli interessava molto degli altri. avevamo passato tutta la serata a parlare della mai vita precedente. Avevo mentito per tutto il tempo con molta faciltà, ovviamente non volevo rivelare niente del mio passato, ma mi era dispiaciuto un pò mentirle.
-"E dimmi com'è l'italia?" certo questa era una delle cose che avrei dovuto mettere in conto...mi ero sempre chiamata ambra, abitavo in italia ed ero arrivata li in america grazie a Marysol...ma com'era l'italia? Improvvisamente il mio elastico si allungò, e si estese verso Ar, quasi l'avesse chiamato. Ascoltai i suoi pensieri:/L?italia è un paese soleggiato e caldo. Gran parte della pensiola è bagnata dal mare...acqua cristallina e calma. Ogni regione ha la sua particolarità...quelle piu a nord sono caratterizzate dalle montagne...fredda e soffice neve, il sud invece da sole...caldo e rassicurante sole.../ registrai le parole un per una e le ripetei, come un registratore, mentre ripetevo le sue parole, colsi una strana malinconia nei suoi ricordi, lo fissai, lui girò lo sguardo. Mentre parlavo con tania, improvvisamente le squillo il cellulare. Lo tirò fuori dalla borsa, era un modello ultratecnologico, non sapevo come si chiamasse però. guardò il display, improvvisamamente il viso le si illuminò...
-"Scusami Ambra...è una chiamata urgente" annui
-"Figurati non ti preoccupare" la vidi uscire fuori, si portò il telefono vicino l'orecchio e rispose.

qst è il 13 chappy spero vi sia piaciuto...cmq vi prego di recensire...ire...ire...perchè non so se continuare e vorrei un vostro parere ciaO

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Capitolo 15
*** IllusiOni e disillusiOni ***


15 capitolo beh che dire...sono sempre indecisa se continuare con questa ff...ringrazio chi ha recensito e chi continua a leggerla...cavolo siete davvero in tanti!kiss!...bene in questa capitolo osserveremo la famiglia Cullen e la decisone che prenderà Edward. Devo dire che questa storia mi sta appasionando e spero che le vostre recensioni saranno positive per poter continuare...kisskiss pikkola_cullen

L'aria era pittosto pungente. Un vento gelido, soffiava sulla foresta, spazzando via i residui dell'estate appena terminata, e introducendo l'ennesimo inverno che si preannunciava freddo, come del resto tutti gli altri. Edward Cullen odiava l'inverno. Odiava il modo in cui calvava quella patina di griggiore sulla città, rendendola cupa e triste. Anche lei si era ribbelata. Era scappata dal sole, pensò. Via da quel mondo a cui lui era costretto a sottostare, senza ma ne perchè. Doveva essere dal sole....Un altra cosa che odiava erano le idee che gli altri si erano fatti di lei...Gli era anche capitato, nei momenti di disperazione, di immaginarsela, correre veloce e agile, come non lo era mai stata, attraverso i boschi. Ma tutto ciò era sbagliato, immaginare lei così, era sbagliato. Era nata per essere un umana, per scivolare sul bagnato, per essere già una donna a diciassette anni, per svenire alla vista del sangue...non per desiderarlo il sangue. Scacciò via quei pensieri, si fermò, era terribilmente frustrante osservare le foglie cadere dagli alberi, la morte di un nuovo anno, l'inzio di nuove e rattristanti pioggie incessantemente ossessive. L'estate appena passata per qualcuno sarebbe potuta essere piovosa, ma non per chi abitava nella Penisola di Olimpia. C'erano stati ben 25 giorni di sole alternati con periodi di pioggia. La sua famiglia aveva odiato quell'estate, e quel sole che li aveva imprigionati per quasi un mesi nella grande casa bianca. Lui invece lì aveva passiti nella radura, quei venticinque giorni, ad osservare tutto ciò che lo circondava e che, sapeva gli sarebbe apparso piu bello se solo al suo fianco ci sarebbe stata lei. Ma la piccola umana dagli occhi di cioccolato era andata via, scappata da un dolore che le aveva provocato lui. Sta bene...continuava a ripetergli Alice, quando lo vedeva sedersi al piano, e fissare quei tasti vuoti. Ma non serviva a nulla, solo quando l'avrebbe vista al sicuro fra le sue braccia, allora sarebbe stato bene anche lui. Era stato tentato di partire tante volte e di andare a cercarla, ma non sarebbe stato giusto, non sarebbe stato giusto per lei, che quando prendeva una decisone, difficilmente tornava sui suoi passi. Voleva restare lontano da tutto ciò che la stava fecando soffrire ed era giusto così...Sta attenta a quando attraversi la strada, aveva pensato, o a quando fai la lavatrice...attenta al mondo fragile umana. Perlomeno era lontana dal pericolo piu grande, sorrise amaramente si guardò le mani fredde, non l'avrebbe piu sfiorata, rischiando ogni volta di far appassire quel fiore appena sbocciato.
Salì velocemente gli otto scalina di casa Cullen e si diresse in casa, verso la sua camera. /Finalmente ci degna della sua presenza.../ Rosalie era seduta sui gradini delle scale, osservava Emmett giocare a scacchi con Jasper.
-"Sempre felice di vederti Rose..." la scanzò, salì le scale ed entrò nella stanza. Si chiuse la porta alle spalle, felice di poter restare solo, di nuovo. Si tolse la giacca di pelle marrone che portava e la poggiò sul braccio della poltrona nera. Si avvicinò al lettore e lo accese, sfiorandolo con un dito. la musica riempì leggera la stanza, facendolo sentire più completo del solito, si sedette sulla poltrona, si sporse in avanti appogiando i gomiti sulle gionocchia, le mani a coprire il viso. /posso entrare?/ fu solo un pensiero, andò ad aprire la porta, un folletto con i capelli corvi gli apparve davanti.
-"Vieni" la piccola si accomodò sul grande tappeto a terra, lui tornò a sedersi sulla poltrona, chiudendosi la porta alle spalle. /Hai fatto venire una crisi isterica ad Esme...sono tre giorni che non troni a casa Ed...hai il cellulare spento.../ Edward la osservò.
-"Dovevo pensare...e qui è piuttosto difficicile farlo" storse la bocca. /Hai passato un intera estate a pensare...ed anche l'inverno precedente forse è ora che tu faccia qualcosa/ lui, sbuffò.
-"Credevo fossi l'unica che riuscisse a capirmi! ma a quanto pare mi sbagliavo. sei come gli altri...cosa faresti se perdessi jazz eh?" Lo sapeva che tutta quella rabbia nei confronti di Alice era gratuita, ma dove urlare, sdradicare alberi, distruggere auto e niente di tutto ciò gli era possibile.Il folletto, con un movimento fluido, si alzò da terra. osservo Edward furiosa, gli ringhiò contro, poi parlò.
-"cosa farei? cosa fare Ed? Ho perso la persona che insieme a Jazz era la piu importante per me! Era la mia migliore amica...la mia imprevedibile e umana migliore amica e tu me l'hai..." si bloccò, guardò il fratello diritto negli occhi scuri.
-"Ho sofferto terribilmente da quando lei non fa piu parte della mia vita, come della tua. Ma sono andata avanti. diamine Ed non vai neanche piu a caccia hai visto in che condizioni sei?" osservò le ombre sotto i suoi occhi. Edward si alzò, arrivò alla finestra, osservò la sorella, ed il ciondolo che ormai da due anni portava al collo. Era un ciondolo che se aperto nascondeva segreti...la sua foto, quella scattata il giorno del suo compleanno. Si sua sorella era andata avanti. Aveva dato un nuovo senso alla sua vita, un senso dove non ci fosse lei.
-"Come faccio?" chiese. Alice si avvicnò a lui.
-"Avevi detto che saresti andato a far visita per un po a Tanya...perchè non vai? eh...stai un po da lei, con gli altri, ne sarebbe tanto felice tu respireresti un aria diversa...basta con Forcks!" Alaska. Era questo che gli serviva? Si voltò. Alice aveva appena preso il telefono di Edward dalla tasca della giacca, ora glielo porgeva /Chiamala/ Attese qualche secondo, poi lo afferrò, compose il suo numero, e mentre attendeva una risposta, udì la porta chiudersi, e sua sorella, sparire dalla circolazione.

-"Pronto?"
-"Tanya. Sono Edward"
-"Ed...ciao, come stai mi fa piacere sentirti!"
-"...abbastanza...bene. Tu...ti disturbo?"
-"NoNo. assolutamente, sono a casa di amci...sai Goordon, quel vampiro molto amico di tuo padre"
-"Uhm...no non penso di conoscerlo. Bhe se vuoi posso chiamarti in un altra occasione"
-"No. sono fuori nel giardino, non preoccuparti. Cosa devi dirmi?"
-"Ecco, pensavo di venirvi a farvi vista in questi giorni...e volevo chiederti se tu fossi d'accordo e se foste in città"
-"Certo! Oh Ed è tanto che aspetto che vieni a farmi vista...sono quasi due anni che non ci vediamo...da quando scappasti per quella umana...è ancora viva?"
-"ehm...si...si...scusa ora devo andare"
-"oh...capisco bhe io ti aspetto allora mi raccomando non scomparire"
-"Certo. arrivederci Tanya"
-"A presto Ed..."
Tanya chiuse con uno scatto il cellulare ultrasottile. Sospirò. quanto tempo era che aspettava questa chiamata? Rientrò in casa. Le luci soffuse del salone erano appena state accese, l'inverno si stava avvicinando, la notte arrivava molto prima. Trovò Ambra nel posto esatto in cui l'aveva lasciata. Non sapeva perchè ma le stava stranamente simpatica quella ragazza.
-"Scusa...una chiamata molto importante" si sedette, accavallò le gambe per abitudine.
-"No, non preoccuparti. L'ho capito dai tuoi occhi che era importante, ti si sono illuminati" sorrise, in modo strano, triste, Tanya provò compassione per lei, poi sorrise abbassando la testa, come se fosse stata scoperta.
-"é che nella mia lunga vita ho conquistato i vampiri piu affascinati, quelli piu bastardi...eppure c'è n'è uno...il piu dolce di tutti, quello piu compassionevole...il suo cuore è sempre stato un mistero per me...ma penso che non sarà piu così difficile. Mi ha appena chiamata dicendomi che desidera venire a farmi visita...sento che questa volta sarà mio..." sorrise. Anche l'altra sorrise, di nuovo triste e malinconica.
-"Sono felice per te"
-"Magari posso fartelo conoscere che ne dici?"
-"No grazie...in questo periodo ho enormemente da fare...scusa sarà per un altra volta."

Tanya si trovava sull'uscio della porta.
-"Grazie e torna a farci visita" Goord la salutò educato
-"Certo...Sono felice di averti conosciuto Ambra...spero diventeremo buone amiche!".
Goord chiuse la porta, si accomodò con Ambra nel salone.
-"Ti aveva invitato a conoscere questo vampiro...perchè non hai accettato?" Ambra lo osservò
-"In questo momento, l'ultima cosa di cui ho bisogno sono due vampiri innamorati" si alzò e veloce salì le scale diretta verso la sua camera. Si chiuse la porta alle spalle, desiderando per l'ennesima volta di poter piangere...


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Capitolo 16
*** 13 marzO ***


16 capitolo Ecco a voi il sedicesimo capitolo del racconto...
ISABELLA SWAN/AMBRA COLEMAN
Tredici Marzo. Il freddo dell'Alaska, non accennava a smettere. Erano ormai sei mesi di fila, che il sole nasceva dietro la coltre di nubi, e moriviva nello stesso modo. Per la nostra famiglia era un bene...come per la famiglia di Tanya, ma all'alba di ogni nuovo giorno mi ritrovavo sempre a sperare che almeno per un secondo uno sprazzo di luce, illuminasse l'Alaska.
Le mie giornate passavano lente, e  nella tranquillità piu assoluta. Mi ero scoperta innamorata del mio lavoro, ma non solo di lui. La mia etrena vita, si riempiva lentamente di tanti piccoli tasselli, che cercavano di completare un puzzle irrimediabilmente incompleto. Uno di questi pezzi era Tanya e la sua famiglia. Lei, Kate, Carmen...perfino Elezar mi avevano accolto nella loro famiglia, formando un unico e grande gruppo.
-"Se i Volturi scoprissero quest'unione potrebbero anche venire a dividerci sapete?" Elezar, il piu scettico, ma a parte il suo scettiscismo eravamo diventati davvero un clan, vegetariano e stranamente umano. La famiglia di Tanya infatti aveva rapporti stretti con tantissimi umani, senza crecare di mangiarli, e senza essere scoperti. Come Leighton, una ragazza diciannovenne ricca e sfacciata, che aveva stretto una forte amicizia con Kate, personalmente non provavo una grande simpatia per quella ragazza...semplicemente perchè era troppo. Troppo ricca, troppo sfacciata, troppo...Stramente strano, ma allo stesso tempo simpaticissimo era Mat, un uomo sulla quarantina che dopo aver passato un intera giornata dietro una scrivania in un ufficio bancario, si svestiva di giacca, camicia e cravatta, e correva da Elezar, per la classica partita di poker. Non sapevo perchè, ma avevo avuto l'impressione che quell'uomo fosse così solo da accettare di giocare ogni sera delle partite che ordinariamente perdeva. Da qualche tempo, quando il lavoro glielo permetteva, anche goord correva a casa di Tanya per unirsi alla partita. Io ero l'unica ad essere stata solo una volta, nella loro casa. Il problema erano gli umani. L'egoismo che mi nasceva dentro, quando li vedevo interagire con i vampiri senza che li fosse torto un capello, era così forte, che preferivo, stare fuori da quella situazione. Ogni loro gesto, ogni parola suscitava in me un odio così forte, da scatenare l'istinto di attaccarli, e la bocca mi si riempiva di veleno. L'altro motivo, per cui evitavo accuratamente la loro casa era "L'ospite" di Tanya. Non sapevo di chi si trattasse, e ne me ne importava. Non conoscevo il suo nome, e gli altri si curaronobene, da non accennarmelo. Forse fra due, tre secoli sarei stata in grado di sentir parlare d'amore, ma in quel momento era l'ultima cosa che desideravo. Per questo di tanto in tanto, era Tanya, a venire a farmi visita, e restavamo a parlare fino a notte inoltrata, senza renderci conto del tempo che passava. Quella sera, fuori c'era un gran temporale, accompagnato da forti tuoni e lampi, che illuminavano ad intermittenza la mia camera da letto dove ci trovavamo. Eravamo accuciolate sul grande letto che ormai non usavo piu. Erano passate piu di due ore da quando era arrivata, ma a parte la luna alta nel cielo, niente ci aveva fatto capire quanto fosse tardi. Tanya guardò il suo orologio.
-"Caspita è davvero tardi..." tornò ad osservarmi
-"Corri dal tuo lui...?" sorrise triste abbasando la testa.
-"Mi sa che mi sono sagliata, quando ho detto che si stava innamorando di me..."
-"Il tuo fascino non ha funzionato?" chiesi per allegerire l'aria
-"Mi sa che ne è immune" Tanya, era una di quelle persone, che all'apparenza ingannavano. Era bella, prosperosa incredibilmente bionda e con un atteggiamento da prima donna. Ma col tempo tutti questi aggettivi andavano scomparendo, mostrando una persona incredibilmente fragile, quanto allegra.
-"Lasciamelo dire eh! non capisce propio niente! come si fa a non riconoscere il tuo superfascino?" le sorrisi.
-"No...se solo lo conoscessi potresti parlare in modo differente di lui...è dolce, spigliato, inteligente e sensibile. E con me si comporta in modo affetuso...ma sto iniziando a capire che è solo l'affetto che si rivolge ad una sorella...pare che il suo cuore si occupato da un'altra..." provai compassione per lei.
-"Cosa può avere piu di te questa ragazza?" Scosse la testa
-"No lo so ma pare che abbia molto piu di me visto che non mi considera minimamente!"
Quella notte, finì con quelle parole. Eppure stranamente porvavo  astio verso quel vampiro... Tanya era stata una delle poche persone che mia aveva accettato nella sua vita, senza chiedermi niente e senza pretendere niente. Non sapeva nulla di me. O almeno del mio passato. Dopo la prima sera, quando mi chiese qualcosa, le sue domande erano state dirette solo al presente o al futuro, e mai al passato. E questo mi rendeva grata nei suoi confronti. Era l'amica che non avevo mai avuto da umana, e in certo senso stava occupando il posto prima occupato da Marysol.
Marysol. Era propio lei il mio problema. Ero arrabiata a morte con lei...e la cosa buffa era che non sapevo neanche perchè. Col passare del tempo, la rabbia sfumava, le accuse anche, e così mi ritrovavo da sei mesi senza rivolgerle parola e non ne ricordavo neanche il motivo. Così decisi, di cambiare qualcosa, di farla finita con quella situazione. Erano circa le dieci del mattino, quando solcai la solglia del suo ufficio. Lavorava con Goord, come segretaria, anche se sapevo che mirava molto piu in alto. "mi prendo un periodo sabatico" le avevo sentito dire...e considerando tutto il tempo che le restava da vivere...beh poteva anche permetterselo. Passai accanto la porta del ufficio di Goord chiusa, aprì la mia mente per sapere se era lì. /Ciao Ambra...se cerchi Marysol è nel suo ufficio/ sorrisi. perspicace. /Ahhh Annamarie ti aspetta alle 16 in punto alla boutique qui all'angolo...pare che oggi ci sarà cattivo tempo!/ oggi. Come se nei giorni passati il sole avesse brillato così forte da spaccare le pietre. Mi avviai verso l'ufficio di Marysol. Non sapevo di preciso cosa dirle, la mia maestranza della lingua non era molto migliorata con la trasformazione, mi buttai sull'improvvisazione. Spalancai la porta dell'ufficio. /Ambra!/ chiusi la mente.L'ultima cosa di cui avevo bisogno erano i suoi pensieri.
-"D'accordo! Sono sei mesi che mi chiedo sempre la stessa. Come può una persona che dice di considerarmi sua sorella tradirmi in questo modo? Portarmi in una foresta per farmi attaccare?" mi accomodai su una delle due sedie dall'altro lato della scrivania riservate ai clienti, parlai velocemente, lei era...sconvolta.
-"Ho cercato anche di darmi una risposta naturalmente, ma nonostante mi sforzassi di trovare varie possibilità, avanti ai miei occhi vedevo solo due risposte. La prima: Marysol è così meschina, cattiva, bugiarda e senza cuore, in senso metaforico naturalmente, da abbracciarmi un secondo prima, e farmi attaccare un secondo dopo." sospirai, lei non accennò a parlare, continuai piu lentamente, guardandola negli occhi per la prima volta.
"Seconda alternativa: Sono stata tremendamente orgogliosa, e cieca, e ho incolpato te, mia sorella, di qualcosa che non hai compiuto, semplicemente per dare una spiegazione ha ciò che è successo perchè non sò chi mi abbia trasformato e credimi fa tremendamente male non appartenere a nessuno...o meglio a qualcuno che non ha volto..." abbassai lo sguardo triste mi alzai, presi la mia borsa, attraversai come un lampo la stanza chiudendomi la porta alle mie spalle e lasciando una Marysol impalata nella stessa posizione in cui l'avevo trovata appena entrata. Passando davanti l'ufficio di Goord, l'elastico si scaglio nella sua direzione, Goord voleva dirmi qualcosa.../Brava Ambra...hai fatto la cosa giusta/sorrisi avviandomi verso l'uscita.

Ciò che successe quella notte, fu qualcosa che ricorderò per tutta la mia vita,  per sempre. Stavo tornado a casa, lo sterio acceso, riempiva l'abitacolo della mia spider bianca di note dolci e silenziose. Fuori era tutto buio. Tenevo i fari spenti, per sentirmi davvero sola, mi trovavo su di una strada deserta, che percorreva tutto il perimetro della collina. Da la su si poteva ammirare tutta la città, di sera, tante lucette, riempivano il panorama, facendolo sembrare un cielo stellato, di certo poco visibile in una città così piovosa. In quel momento però tutto il panorama era scuro e buio. Erano le due della mattina, a quell'ora anche le stelle andavano a dormire. Mi rilassai, aprì il finestrino, aria gelida  inondò il mio viso scompigliandomi i capelli. Non badavo minimamente alla guida, ma bensì all'odore di felici e querce, del bosco.
Sentì un motivetto allegro e insistente provenire dalla mia borsa. Levai le mani dal volante, aprì la borsa e presi il cellulare argentato. Goord. Risposi subito.
-"Goord? Sto arrivando di ad Annamarie di calmarsi!" sorrisi.
-"Ambra" la sua voce pacata, piatta. Conoscevo quel tono, il tono di un vampiro che sopporime le emozioni.
-"Goord cosa è successo?" ero agitata, non riuscì a controllarmi.
-"Ambra per favore torna a casa è successo una cosa grave corri!" Percepì quella notizia con una lentezza notevole. Tutto il mio corpo si irrigidì, rimasi impalata col telefono ancora vicino l'orecchio, poi lo chiusi con uno scatto, lo laniciai sul sediolino. Mi parve di scorgere qualcosa fuori dal mio finestrino una persona, sul ciglio della strada, ma non gli badai piu di tanto, premetti il piede sull'accelleratore,l'auto sgommò e poi accellerò veloce, nella notte dell'Alaska.


hihi lascio tutto in sospeso. naturalmente il prossimo capitolo è gia pronto quindi conto di postarlo tra pochissimo...fatemi sapere cosa ne pensate...e...ahhh. ChukBassina lo sai che sei il mio angelo no? Toty tamuuuuuu
Mi raccomando...una pikkolina.ina.ina. recensione per i consigli....

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Capitolo 17
*** 13 MarzO...Edward Cullen ***


17 capitolo BUON ANNO!!!!!!!!!!!!SVEGLI??? BEH IO SONO NEL LETTO, A POSTARE QUESTO CAPITOLO SCRITTO GIA DA TANTO...
Eccomi di nuovo con il continuo del capitolo!! Vi ho tenuto sulle spine eh...! Prima però i ringraziamenti:

Chanellina94: Grazie mille dei complimenti...spero che continuerai a leggere la mia ff e a recensire mi piaccioni i tuoi "Papiri" hihi kiss
Hermy4ever: Grazie mille anche a te un bacio! grazie anche agli altri che hanno recensito!!! kiss
E naturalmente la mia toty che legge sempre le mie ff con tanta pazienza!!!! Grz amu!

EDWARD CULLEN
I mesi appena passati erano stati mesi...piatti. Il tempo scorreva per forza d'inerzia, veloce senza preoccuparsi, di ciò che si portava dietro. Niente. Il niente viveva dentro di lui. Vi aveva preso posto, tranquillo e pacato e lo faceva vivere di semplice routine. Erano passati ormai tre anni dall'ultima volta che i suoi occhi avevano incrociato quelli di cioccolato, ed ora aveva uno stramaledetto bisogno di lei. Lo turbava, scoprirsi così debole, sopratutto nei confronti di un umana. Ma lei non era una semplice umana, lei era la sua dolce e fragile Bella, impacciata e goffa quanto stupenda...
Tredici Marzo, un altro giorno di nubi e pioggia incessante, si presentò all'alaska. Edward Cullen smise di fissare le piccole goccie di pioggia che scorrevano lente sul vetro della stanza, si volto sentendo qualcuno arrivare, le mani nelle tasche del pantalone classico begie che aveva indossato quella mattina, accompagnato da un poullover bianco che aderiva perfetto al suo corpo scolpito. La ragazza lo fissò per qualche istante, ammaliata, come un serpente fissa il suo incantatore.
-"Edward...non pensavo di trovarti qui...mi dispiace per quella partita di scacchi di stanotte...il tempo a casa di Ambra è sembrato volare"
Ambra Coleman. Lo incurisiva quella ragazza. Non aveva mai trovavto una persona capace di trattenere Tanya a chiacchierare per così tanto tempo.
-"Qual'è il suo vero nome?" chiese improvvisamente tornando a fissare la pioggia.
-"Come?" Tanya era presa da altri pensieri,lui li ascoltò e sorrise.
-"Beh immagino che Ambra sia solo un diminutivo, o un soprannome, qual'è il suo vero nome?" ripetè. Tanya si avvicinò, ma ad Edward bastò ascoltare i suoi pensieri. /Non le ho mai chiesto molto del suo passato, pare 
turbarla molto quest'argomento, ne tantomeno le ho chiesto se quello fosse il suo vero nome...per me è Ambra e basta/lesse un grande rispetto in quei pensieri, quasi devozione. Ne rimase ancora piu sorpreso.
-"Le vuoi bene..." non era una domanda, ma solo una constatazione, Tanya annui seria. /Dal primo momento che l'ho incontrata,ho sentito un forte moto d'affetto nei suoi confronti...e poi è impossibile, non volerle bene! Tutta la sua famiglia l'adora...sospetto anche che suo fratello sia innamorato di lei..." Voltò il viso. Amore. Che parola insensata e frivola. Aveva provato tanto amore e lo provava ancora, ma non aveva portato altro che distruzione nella sua vita!
-"Beh buon per lei..." Tanya scosse la testa /L'amore non è qualcosa che rientra nei canoni di Ambra/ sorrise.
-"Troppo selvaggia?" alzò un sopracciglio Tanya parve infastidita da quelle parole, o meglio amreggiata, poi parlò.
-"No. Troppo ferita dalla crudeltà delle cose..." Gli posò una mano sulla spalla per un breve istante, e sparì su per le scale. Sospettò per qualche strano motivo, che la colpa del cattivo umore di Tanya fosse propio lui. Sapeva che le stava facendo solo del male, stando li con lei, senza poterle dare l'amore che lei desiderava. Ma aveva bisogno di cambiare aria, di vivere in un posto che non sapesse di lei. Sentì il telefono squillare, rispose senza verificare chi fosse.
-"Pronto?"
-"Ed..." una voce squillante, lo chiamò, sorrise, era la sua sorella preferita.
-"Alice. Dimmi"
-"Indovina? Ho appena avuto una visione che mi diceva che Carlisle tra poco deciderà di venir a far visita alla famiglia di Tanya e penso che a lui si unirà tutta la famiglia! Em non sta piu nella pella da qundo glielo detto" sorrise.
-"Quand'è che arrivate?"
-"Tra pochissimo, abbiamo l'aereo alle 10! per le 14 in punto siamo li da voi" Non dieide il tempo ad Edward di rispondere, staccò la chiamata. Lui sospirò, tornò ad osservare il maltempo infinito.
Piu tardi...Tanya era in piedi, affianco alla porta, lo sguardo raggiante.
-"Sei sicuro di non voler venire? E quasi un anno che non lì vedi Esme sarebbe felice che tu l'andassi a prendere all'aereoporto!" Si infilò il soprabito nero. Edward scosse la testa
-"No grazie...Esme sarà felice di vedermi ugualmente anche vedendomi qui" le sorrise mesto, Tanya perse le speranze ed afferrò la sua borsa.
-"Carmen...kate...Elezar..." sussurrò semplicemente i loro nomi. Un istante dopo, i tre appavvero al suo fianco, pronti per uscire, salutarono con un cenno Edward e partirono, diretti all'aereoporto.
Un altra giornata di ozio si  prospettava dinnanzi ad Edward, guardò il suo riflesso nella vetrata, si passò una mano fra i capelli, cercando di sistemarli. In realtà cercò di sistemare, non solo i capelli, ma tutto se stesso. Sapeva quanto facesse male ad Esme, vederlo in quello stato, si preparò ad una recita perfetta. Per prima cosa decise di andare a caccia, per far scomparire le bruciature nere da sotto gli occhi, sintomo di trascuratezza. Salì in camera, indossò il cappotto blu, per non bagnare il poullover, e veloce,uscì.
La piggia incessante, gli bagno il viso, strinse gli occhi, e si avviò verso la sua volvo scintillante.
Non aveva intenzione di restare fuori per molto, ma nonostante tutto, non riusciva a non premere il suo piede sull'accelleratore, fino ad arrivare al limite. Tutto fuori diventava pius sfocato, l'adrenalina cresceva...i suoi pensieri, non piu così presenti.
Cacciò. Poi decise di tornare a casa, dalla sua famiglia. Osservò l'orologio, era in ritardo di appena tre ore, così accellerò di nuovo.
Quando entrò in casa, tutta la famiglia era riunita nel grande salone. La prima a corregli incontro, fu Alice, come al solito sempre piu esuberante. Dopodichè, tutti i Cullen si apprestarono a salutarlo felici finalmente di rivederlo. Esme lo strense a se per quasi un minuto e lui dovette allontanarsi, per interrompere l'abbraccio.
La giornata passò lenta. Troppo lenta, per i gusti di Edward. Non faceva altro che sorridere ai suoi genitori, e nonstante avesse letto il dubbio che stesse fingendo, nei loro pensieri , continuò a farlo.
Finalmente il tempo sembrò accellelare, e prendere una strada senza curve che lo rallentassero, incominciò a scorrere veloce, fino a quando la luna non fece capolino tra la coltre di nubi. Capì che era arrivato al limite, la sua recita era durata otto ore di fila, si alzò dall'enerme divano nero, tutti lo osservarono.
-"Stasera la luna è bellissima...credo che farò propio una passeggiata"Disse sorridendo raggiante, nessuna traccia di felicità trapelava dai suoi occhi.Senza dar tempo a nessuno di controbbatere, corse fuori, deciso a fermarmi davvero lontano.


Al riparo da qualsiasi sgaurdo, finalmente si fermò.Incominciò a passeggere, il passo, quasi umano. La foresta, gli aveva sempre dato una senzazione di protezione, con i suoi alberi alti e secolari, così fragili fra le sue mani. Arrivò al limite della foresta, si fermò ad osservare il panorama, migliaia di case, negozi, edifici, raccolti tutti uno di fianco all'altro, quasi ammassati in un piccolo spazio. Gli era sempre piaciuta quella visuale, dalla collina tutto sembrava piu piccolo.
Qualcosa lo distrasse, il rombo di un auto, ancora molto lontana, qualche chilometro. Si fermò ad ascoltare, per un solo istante il dubbio che sua sorella fosse uscita a cercarlo, si infilò nei suoi pensieri. Intanto l'auto continuava ad avanzare, a scorrere veloce e silenziosa, sulla strada ghiacciata e scura, che delineava il perimetro della collina. Era troppo per un umano. Troppo alta la velocità, troppo oscurata la strada, troppo ghiaccata e piena di curve. Avanzò silenzioso, fino ad arrivare sulla strada fredda. Restò immobile ad ascoltare ogni minimo rumore, e poi...poi la vide. Veloce, agile, volare in quella notte fredda e innevata. Era un auto bianca, sportiva. Un modello, non ancora in circolazione, costosa e con un aspetto felino. Le rifiniture delle porte e del tettuccio, color oro, i vetri oscurati. Ma non gli ci volle molto, per infiltrarsi nell'abitacolo dell' auto e scorgervi chi ci fosse. Improvvisamente però tutto divenne piu lento e incredibilmente rumoroso. Percepì perfettamente i passi di un qualche animale, che correva veloce, dall'altro lato della foresta, il rombo caldo e soffuso del motore dell'auto, le leggere note che riempivano l'abitacolo, il ticchettio delle sue mani sul manubrio, a ritmo della melodia. E lei, i capelli, che riflettevano il rosso, la leggera frangia che le copriva la fronte, se lo scostò un pò dagli occhi, con un leggero movimento della testa, poi aprì il finestrino, i capelli le volarono indietro, la sentì sospirare. Vide i suoi occhi, e per uno strano scherzo del destino, se li immaginò color cioccolato. Sbattè le palpebre, al posto del cioccolato, c'era l'oro, liquido e intenso. Non seppe perchè, ma le sue labbra le osservò per ultimo. E poi ebbe la conferma, che nel suo labbro superiore, leggermente piu grande del labbro inferiore, ci fosse la chiave di tutto.
Il suo corpo non reagì, rimase lì ad osservarla, bisognoso, di averla dinuovo dinnanzi ai suoi occhi. Non è Bella! continuava a ripetersi, è troppo diversa da lei, ma per qualche strano motivo rimase lì ad osservarla, e rise, amaro triste e malinconico, quando al posto dei pensieri di quello strano vampiro, ci fosse solo il vuoto. Poi l'atmosfera tutto intornò cambiò, si voltò ad osservarla di nuovo. La sentì parlare al telefono, con un sussurro, poi l'auto accellerò di nuovo, scomparendo dietro l'ennesima curva. Edward sentì il telefono squillargli nella tasca dei pantaloni, fu seriamente tentato, di lasciarlo perdere e inseguire la ragazza....poi vide il numero, Carlisle. Rispose.
-"Carlisle?"
-"Edward, filgiolo, corri a casa, c'è un urgenza ho bisogno del tuo aiuto" Questa volta fu la preoccupazione, a dominare i suoi pensieri, nonostante tutto, però, una piccola parte di lui, non potè restistere dal pensare...Finalmente ti ho trovata...

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Capitolo 18
*** Sensi di cOlpa ***


18 capitolo ISABELLA SWAN/AMBRA COLEMAN
Quei pochi minuti, passati nell'abitacolo della mia macchina, mi sembrarono un eternità. Ipotizzai qualsiasi cosa, qualsiasi eventualità. Mi preparai ad attaccare, ad essere attaccata, non lasciai niente al caso. Mi sbottonai l'aderente giubbino di pelle marrone che indossavo, per sentirmi piu libera. Fui anche tentata, un paio di volte, di abbandonare l'auto sul piccolo sentiero che stavo attraversando, e che portava al grande spiazzato,per correre a casa, ma poi capì che sarebbe stato meglio non destare sospetti. Feci partire anche piu volte la chiamata automatica, dal mio cellulare verso Goord, ma il telefono era gettato sul sediolino al mio fianco, quasi mi aspettassi, che nessuno avrebbe risposto.
Quando finalmente arrivai nello spiazzo, fuori la tenuta, la mia pazienza ed il mio autocontrollo, erano ormai arrivati al limite. Emettevo ringhi soffusi, il mio corpo era scosso da leggere convulsioni. Finalmente, potè uscire dall'auto stretta e fragile. Il mio corpo agì d'istinto, senza bisogno di nessun comando. Si mosse veloce, e silenzioso nella notte buia. Mi diressi verso la grande casa, il capanno usato per parcheggiare le nostre auto era vuoto, ebbi paura. Corsi in casa, spalancai la grande porta, le luci erano tutte spente.
-"Goordon??!!" mi guardai in torno, poi salì le scale,  mi diressi nel suo studio.
-"Goord?! dove siete??!!" Non sapevo cosa pensare, ne tantomeno, cosa fare. Improvvisamente, sentì un fruscio alle mie spalle, qualcuno si stava avvicinando,stava salendo le scale, mi accucciai dietro la porta, pronta a scattare. Non avevo mai combattuto per davvero. Goord, mi aveva insegnato qualcosa, ma su come staccare la testa ad un vampiro feroce ed assatanto, non sapevo propio niente! Non sarei scappata. Lo sapevo. Avrei affrontato chiunque stesse avanzando, in quel momento, nel corridoio largo e ottocentesco della grande casa. La porta cigolò, ma quel suono fu coperto dal mio ringhio, cupo, forte, quasi urlato...per la paura...per la tensione, per la voglia di dimostrare che chiunque mi trovassi di fronte io ero superiore. Mi lanciaì contro il mio avversario, e per istinto la mia testa, puntò il suo collo. Ma fu tutto inutile. Due braccia possenti e forti, mi afferrarono . Continuaì a ringhiare e a dimenarmi, ma mi sentì sbattere contro la parete con un colpo forte e deciso, al mio fianco, le cornici appese incominciarono a cadere a terra,anche il ritratto di Annamarie cadde. Il vampiro mi bloccò, non avevo piu la forza per reagire. Avanti fallo, pensavo...ero pronta a ricevere il colpo mortale quello di grzie.
Ma non arrivò. E solo in quel momento, capì che il vampiro che avevo di fronte, non mi stava attaccando, ma semplicemente, si stava difendendo. Non avevo affatto udito, le sue urla, mentre imprecava, e mi diceva...mi implorava....mi ordinava...di fermarmi. Lasciai cadere le braccia, i miei muscoli si rilassarono e solo in quel momento, capì che stavo combattendo ad occhi chiusi. Lì aprì, Aroon, mi lasciò il collo, mi accasciai a terra, lo sentì al mio fianco. Nei miei occhi lesse la paura, ne ero certa, mi mise un braccio attorno alla vita, mi sollevò da terra, i pezzetti di vetro sotto i nostri piedi si frantumarono, al nostro passaggio. Ar, continuava a sostenermi, e lo faceva, perchè sentiva il mio peso sul suo corpo. Se mi avesse lasciata, sarei crollata per terra ne ero certa. Provavo una strana sensazione, e capì, allora, che se fossi stata umana, in quel momento, sarei svenuta.
Prendemmo la mia auto. Non so per quale motivo, ma non osavo chiedergli dove fossimo diretti, ne cosa stesse succedendo. Erano tre anni che lo conoscevo, eppure non l'avevo mai visto così. Il suo volto, i suoi lineamenti, un tempo perfetti e aggrazziati ora invece erano coperti, da una smorifia di dolore e rabbia. Per un po di tempo pensai che stessi sotto schok, perchè non riuscivo a spiccicare parola. Poi lo vidi girarsi verso di me, nonostante, lo sguardo teso, mi sorrise. Ebbi un deja-vu, e scene del passato ritornarono alla mente.
-"Ancora un po e mi facevi fuori sai?" Sapevo che non era vero. Ar aveva avuto la situazione sotto controllo per tutta la durata della lotta, lo diceva solo per farmi sorridere, ma non c'è la feci, sapevo che era successo qualcosa di parecchio grave.
-"Certo" fu l'unica cosa coerente che riuscì a dire. Si rese conto della mia tensione.
-"Ambra..." sospirò -"Annamarie ha insitito tanto perchè fosse lei a metterti al corrente di ciò che è accaduto...e Goord...bhe Goord vorrebbe propio evitartelo..." scosse la testa, stavo perdendo il controllo di me stessa. Avevo paura. Mi sentivo come assediata. Come sotto attacco, avevo paura per me...per il ragazzo affianco a me...tanto forte contro un vampiro...ma contro tanti? Avevo paura per Goord, Annamarie e...Tutto diventò piu limpido nella mia mente. Fu come ritrovare la lucidità qualche minuto dopo essersi svegliati, Come riprendersi da una sbroza. Finalmente le mie doti vampiresche, che fino al quel momento erano state carenti, ora si mostrarono in tutta la loro realtà; rimisi tutti i pezzi insieme, ricostruì quel puzzle tanto difficile...emisi un ringhio di disperazione.
-"...hai parlato di Annamarie, di Goord...e Marysol? Dov'è Marysol...ti prego Ar dimmi dov'è Marysol" Stavo piangendo. Ne ero sicura. Sentì gli occhi bruciare, mi mancava il respiro, tutto divenne piu sfocato.
-"Dov'è Marysol Ar?!" l'autocontrollo andò via, scacciato dalla mia furia. urlai. Non riuscì a sussurrarle soltanto quelle parole, e prima che lui parlasse tutto dentro me divenne piu chiaro.
-"Era nel bosco quando l'hanno trovata. Si trovava ai confini, non sappiamo cosa ci facesse lì. Goord ha subito chiamato Tanya, perchè sapeva che oggi sarebbe arrivato un suo amico medico. L'abbiamo portata lì...ma...Ambra...non sappiamo se c'è la farà..." Non fui sicura di aver sentito quelle parole. Avevo lo sguardo fisso dinnanzi a me, gli occhi bruciarono ancora dippiu, le mie braccia si contrassero, attorno alla mia vita.
-"Co-Cosa...vuol dire...lei...non...non può...".
-"Faranno di tutto per salvarla...ma non sappiamo nenanche se fosse ancora viva quando è arrivata da Tanya..." Non risposi, mi portai le mani fra i capelli, mi accasciai sulle ginocchia, mi sembrava un incubo. Perchè la mia vita non poteva essere normale? Ero sempre in bilico, sempre anormale e unica nel suo genere...avevo voglia di banalità.
Restai in silenzio. Un paio di volte, vidi Aroon voltarsi nella mia direzione, ma non era mai stato molto sentimentale, ne tantomeno uno con molto tatto, quindi lasciò perdere. Fu un viaggio molto lungo, o almeno così mi apparve. La distanza, umana, che ci separava dalla casa di Tanya era di centotrenta chilometri, il che significava che, noi vampiri, in meno di mezzora ci  saremmo potuti arrivare. I secondi scorrevano veloci, ogniuno dei quali sarebbe potuto essere fatale per la mia dolce sorella, appogiai la testa al finestrino, lo sguardo fisso nel vuoto.

EDWARD CULLEN
Quando Edward Cullen, arrivò, nella casa regnava il caos. Nel grande salone, vi trovò Kate, seduta al fianco di una donna, la signora Coleman, disperata, non riuscì a capire subito cosa fosse successo, leggeva solo la disperazione nei pensieri di una e il dolore in quelli dell'altra. Sentì delle voci provenire dal piano di sopra. Vi corse subito, entrò nella grande biblioteca, dove aveva passato centinaia di notti, a leggere libri di ogni specie. Ma dei libri non c'era piu nessuna traccia, ne degli arazzi, o delle poltrone in pelle nera, messe ai lati della stanza. Al loro posto c'era un intera stanza d'ospedale, c'erano macchinari per le radiografie, che lui riconobbe subito grazie alle sue lauree in medicina, e veri e propi arnesi da sala operatoria. Vicino alla barella vi era una flebo, ma al posto del medicinale c'era del veleno, che scorreva nelle vene della ragazza stesa sul lettino. Era irriconoscibile. Capì solo attraverso i pensieri degli altri che si trattasse di MariaSophia Coleman, la ragazza amica di Tanya, perchè il suo viso era ricoperto di morsi e veleno. I suoi vestiti tutti stracciati e...
-"Ma le hanno staccato un braccio!" La voce di Edward, irruppe nella sala cupa e silenziosa. Carlisle si voltò nella sua direzione, il viso crucciato. "Non solo il braccio figliolo...per favore dammi una mano non respira" . Edwrad corse verso il padre. Tienile la mano senti se lo scorrere del veleno è regolare.  Edward afferrò la mano squarciata del braccio sinistro, la strinse. Poi scosse la testa.
-"Carlisele per favore, potresete esporre le vostre teorie in modo normale??" Una voce irritata lo raggiunse dal fondo della stanza, Edward voltò leggermente lo sguardo, E riconobbe, Goordon Coleman, avanzare verso di loro. Carlisle annuì leggermente.
-"Ho chiesto a mio figlio di controllare lo scorrere del veleno nelle vene..." I'altro vampiro annuì.
-"E allora?" apparve freddo e cinico, ma Edward nei suoi pensieri riconobbe la disperazione assoluta. Carlisle scosse la testa, lui abbassò lo sguardo.
-"Sta per arrivare l'altra mia figlia le vado incontro, credo di doverla mettere al corrente dei fatti". Carlisle gli andò incontro
-"Goord amico mio...non è ancora tutto perso! Nei miei duecento anni di vita ne ho visti anche di peggio...non so in che modo ma c'è la farà...c'è l'ha assicurato anche Alice, l'altra mia figlia...c'è la farà!"
-"Le cose posson cambiare Carl...lo sai bene..." La poca fiducia che quell'uomo riponeva in sua sorella fece irritare Edward
-"Le cose possono cambiare certo...ma il problema è che noi non abbiamo mai il coraggio di farle cambiare....è tutto va...secondo i piani di un destino delle volte tanto clemente..." guardò il corpo della ragazza poi si girò -"Altre, tanto bastardo!" fissò il vuoto, il suo pensiero rivolto a qualcun'altro. Carlisle se ne rese conto. Cosa ti passa per la mente Edward? Ma lui non ebbe il tempo di negare, perchè la ragazza stesa sul lettino emise un gemito soffuso. Tutti si voltarono dalla sua parte, Carlisle corse al suo capezzale, Goordon le afferrò la mano.
-"Marysol...Marysol mi senti..." ma la ragazza pareve essere ancora senza sensi, poi però qualcosa uscì dalla sua bocca
-"I...Isabbell-a" Qualcosa parve colpire Edward al petto, forte. Provò dolore, un dolore fisico che non aveva mai provato, si accaschiò sulla sedia della scrivania, Carlisle lo osservò.
-"Marysol...cosa...cosa dici...Ambra? Ambra arriva non preoccuparti" Goordon voltò lo sguardo verso Tanya e Esme che erano appena entrate nella stanza.
-"Chiama Aroon al cellulare digli di sbrigarsi!" la voce allarmata dell'uomo fece scuotere ancor dippiù Edward. Dinnanzi ai suoi occhi solo tre cose...il nome Ambra...Isabella...e quella meravigliosa ragazza nell' auto bianca...la sua Bella.
Alice, Emmett, Rosalie,Jasper, Carmen e Elezar, solcarono la soglia della grande arcata della biblioteca, Alice fissò per un solo secondo Edward negli occhi. Ed...era lei! lo sento era lei! No. Non doveva lascirsi prendere dalla foga, non doveva trarre conclusioni affrettate. Infatti Jasper lo osservò. Non trarre conclusioni affrettate Ed...Lui annuì, in segno di approvazione. Intanto nella stanza, la discussione andava avanti. Era Emmett a parlare.
-"Siamo arrivati fino al confine Carl...ma di ciò che ha attaccato la ragazza nessuna traccia....ne a terra, ne sugli alberi, nenache nessun odore...tutto calmo e quieto..." Goordon intervenne nella discussione
-"é quello che vogliono farci credere...era un pò che osservavo mia figlia era strana...e mentiva a sua sorella. Non era mai successo! Le diceva che andava a lavoro ma lei a lavoro ci veniva di rado..." Carlisle, raggiunse la scrivania e si sedette, Goordon lo seguì, insieme a tutti gli altri. Emmett appogiò le mani al poggiaspalle della sedia dove si era accomodata Rosalie, si tirò su le maniche della camicia che indossava, poi parlò.
-"Il che vuol dire che...lei mentiva solo alla sorella perchè voi sapevate che non andava al lavoro regolarmente..." la sua non fu una domanda, ma solo una constatazione. Goordon annuì.
-"Perchè non avete detto alla sorella che le stava mentendo?" l'uomo fissò Rosalie negli occhi.
"Perchè non so lei come sia abituata, ma da noi la lealtà è una cosa fondamentale...fino a quando le bugie di Marysol non mettevano in perciolo l'altra mia figlia, non ero costretto ad intervenire!" Edward sorrise amaro. Certo non mettiamo in pericolo l'altra tanto questa stà morendo . Edward alzò gli occhi al cielo...Rosalie lo fulminò con lo sguardo. Esci dalla mia testa! Lui finse di non sentirla.
-"Carl...la flebo sta per finire...vado a prendere un altra" si avviò verso l'uscita della biblioteca, sorpassò la sua stanza, salì le scale ed entrò nella studio di Elezar, prese la dose di veleno e tornò nella biblioteca. Vide Esme uscire dalla stanza, vado a far compagnia a Annamarie...è distutta povera donna...lui le sorrise, le toccò la spalla.
-"Sono felice di rivederti mamma" la donna annuì, poi di corsa scese le scale diretta nel salone, Edward rientrò nella sala.
-"Penso che il braccio gli possa crescere in qualche mese..." Carlisle, rassicurò Goordon-"Sempre se..." Goordon lo osservò.
-"Sempre se riesce a vivere vero?" Nel stanza crollò il silenzio. Le goccie  di veleno che scorrevano nelle sue vene, erano l'unico rumore percepibile nella stanza. Edward non sapeva cosa provare. Non conosceva affatto quella ragazza. E ne aveva viste a centinaia, concate in quel modo, ma per qulache strana ragione, sentiva che quella situazione avrebbe provocato dolore a qualcuno...persiono a lui.

AMBRA COLEMAN/ISABELLA SWAN
Quando finalmente arrivvamo alla grande villa di propietà della famiglia di Tanya, incominciò a nevicare. Non aveva nevicato per tutto l'inverno ed ora che la primavera stava faticosamente, avvicinadosi all' Alaska, dolci fiocchi di neve, soffici e freddi si posavano sul mio viso. Un segno del destino? pensai....ma non ebbi tempo per questa riflessione, avevo qualcosa di piu importante a cui pensare ora. Lo sentivo. I suoi pensieri, erano inermi e leggeri, come un alito di vento...la sua vita, appesa ad un filo. Non tagliate quel filo! continuavo a ripetermi vi prego fatela vivere ancora...ha bisogno di me...io ho bisogno di lei. E mentre correvo veloce verso l'ingresso principale, qualcosa mi colpì, come non era mai sucesso. Avevo sempre preso le mie decisoni, responsabilmente, e consapevole delle conseguenze che queste avrebbero portato, ma adesso, qualcosa simile ad un senso di colpa mi assalì forte, dovetti riaprie gli occhi, per reprimere dentro me tutte le immagini, che di colpo apparvero dinnanzi ai miei occhi.
Marysol, entrò nella mia stanza, io ero seduta sul davanzale della finestra osservavo il sole, nascere per la prima volte da quando ero lì.
-"Ti prego Ambra non possiamo andare avanti così...sei mia sorella..." Si teneva le maniche della maglia con le mani, le spalle abbassate, la voce solo un sussurrò. Non mi voltai neanche a guardarla
-"Vattene, non sei mia sorella...non lo sarai mai" la sentì uscire dalla stanza...poco dopo vidi la sua macchina sgommare sulla strada.
Arrivai allaporta, Aroon fu al mio fianco in poco tempo, la porta si spalancò, Tanya mi prese la mano, trascinandomi su per le scale.
La mia auto si fermò di colpo nel garage, scesi. Marysol era seduta sugli scalini di casa Coleman, l'i-pod nelle orecchie. Ascoltava una canzone dei One Republic. Mi fermai per un pò ad ascoltare, mi parve di cogliere il motivo di  All right the moves, ma non ne fui sicura. Salì le scale scansandola, sentì il suo sgaurdo su di me, chiusi la mia mente e la ignorai.
Tanya mi strinse la mano, eravamo sugli scalini.
-"Ambra è grave! Non sta bene Ambra..." La sua voce si sfumò, misschiata a quella dei miei ricordi.
-"Marysol cosa ci fa qui ho detto di andartene!" Entrai nel mio ufficio, presi dei documenti da un cassetto, la scansai per poterli portare all'amministratore. Aveva l'aspetto trascurato, gli occhi scuri, di chi non si nutriva da almeno un mese. Indossava un pantalone di tuta grigio le scarpe da ginnastica e un giubbino nero.
-"Non puoi trattarmi così...sai?? No." mi guardò negli occhi, ero immobile, l'uomo al mio fianco si schiarì la voce lo ignorai. Marysol mi sorpassò, la porta si chiuse con un rumore deciso alle mie spalle, posai i documenti fra le mani dell'amministratore, deglutì.
Dinuovo alla realtà. Goordon mi venne incontro, lo fissai per un pò, il suo sgardo mi trasmise tutto.
-"Ha chiesto di te..." annuì  vidi la sala della biblioteca poco distante.
Pochi mesi prima. Natale. Entrai nella mia stanza, l'ennesima notte di piggia, a farmi compagnia. Notai qualcosa sul mio letto. Mi sedetti. Era una scatola marrone con un grande fiocco dorato. Dentro vi era appoggiato un vestito, lo aprì dinnanzi ame. Era stupendo. Aveva una scollatura che arrivava fin sul fondoschiena e tanti sottili fili di seta, coprivano la schiena, unendo i due lati del vestito, portava una larga scollatura anche davanti ed era color...Ambra. C'era un biglietto scritto con una calligrafia elegante e perfetta:Qualsiasi cosa sarò per te...mi prenderò cura comunque cura di te da lontano Buon Natale. Naturale. Non avevo avuto il tempo di comprare un vestito per la cena di natale, occupata con il lavoro, se l'era ricordato lei...si era ricordata lei della sorella che non le parlava e che non la degnava di uno sguardo. Dinuovo i miei occhi bruciarono...quella sera indossai un vestitino nero che mi fasciava il corpo in modo perfetto, il vestito color ambra nascosto da qualche parte nel mio immenso armadio...
Entrai nella biblioteca, e la vidi, ricoperta di veleno, la mia dolce sorella, ed ogni sue ferita, mi parve essere stata inflitta da me. Persi l'autocontrollo per l'ennesima volta. Ma non distrussi, quella sala così fragile sotto le mie mani ne assalì nessuno, ma...persi i sensi. Non in senso letterale, ma persi la concezione di ciò che stava accadendo. Vedevo mia sorella lì su quella barella, il suo volto riconoscibile solo per chi ci aveva passato ogni giorno con lei...anche senza rivolgerle una parola. Non feci nenache caso alle persone che mi circondavano, eppure avrei dovuto farlo, perchè sentivo che c'era qualcosa che non andava ma in quel momento il dolore che provavo era paragonabile solo alla voragine aperta da lui...Avanzai, verso di lei Ar mi afferrò per il braccio, timoroso che potessi perdere il controllo, sentì a stento Goord che gli diceva di lasciarmi andare,di nuovo tutte le immagini. Questa volta non furono chiare e distinte come prima, ma solo piccoli sprazzi di frasi e di vita. La vidi appoggiata all'auto scintillante -"Ciao io sono MariaSophia ma tu chiamami pure Marysol..."....ero in camera il temporale si scatenava furioso sull'Alaska, Marysol entrò nella mia camera, si stese al mio fianco -"Sò quanto odio la piggia" chiusi gli occhi...tranquilla al suo fianco...-"Sei il vampiro piu bello che abbia mai visto sai?" mi osservava, non le rivolsi parola...-"Penso che prenderò questo vestito...ah Ambra le cose cambiano lo sai no?" No. Piccola Marysol...le cose non cambiano pensai...Mi avvicinai alla sua barella. Le sfiorai leggera la mano, come solo un vampiro sapeva fare. Non reagì al mio tocco. Abbassai lo sgaurdo.
Eravamo nella sua macchina,-"Isabella o bella" mi aveva chiesto -"Cosa" che pazzia "T-Tu come" la sentì sorridere.
Non aveva piu un braccio. Il mio cervello registrò questa questa cosa come una notizia di servizio. Non avevo reazioni. Il mio copro era inerme come qullo di Marysol, alzai gli occhi fissai lo parete di fronte a me. Qualcuno mi toccò la spalla.
-"Dai Ambra vieni via ha bisogno di cure" Aroon scese con il braccio fino alla mia mano. Scossi la testa
-"No...devo stare qui con lei" Non sapevo cosa stessi dicendo, sentivo la mia voce con un eco lontano, sentivo il bisogno di dormire...chiuderi gli occhi almeno per un po.
-"Ambra è inutile che tu sia qui...vieni giu forza" Ar mi strattonò, mi girai di scatto verso di lui, emisi un ringhio soffuso
-"Ho detto che resto con lei!" feci scudo con il mio corpo a quello di Marysol.
-"é sotto schok Aroon..." Una voce che saevo di conoscere bene, irruppe nella stanza-"Avanti Ambra vai con tuo fratello...io la curerò sta tranquilla" Aroon mi cinse la vita con un braccio
-"Ambra avanti" Mi sentì trascinare via, vidi Marysol allontanarsi, strattonai Ar, mi dimenavo fra le sue braccia cercando di sfffuggirli. Ma Aroon era possente, forte e aveva tanta piu esperienza di me e come alla tenuta, mi cinse con un solo braccio, e mi tracinò via, lontano dalla mia dolce sorellina...

Edward Cullen era in disparte nella sala. Osservava la scena come un osservatore esterno. Calcolava tutto con precisione estrema. Analizza ogni suo piccolo mvimento ogni gesto. Quando il ragazzo l'aveva portata via, una strana irritazione l'aveva colpito. Lui poteva toccarla, stringerla, rivolgergli la parola...cosa avrebbe pensato lei quando l'avrebbe visto? Oh piccola Bella pensò...cosa sei diventata...l'opposto di ciò che amavo...no...opposto di ciò che volevo per te. La osservò di nuovo. Erano fuori della stanza, lui le cingeva la vita con un braccio, lei era ancora accasciata, dopo aver cercato di dimenarsi. -"Sei propio una terribile bambolina di porcellana sai..." Il ragazzo riprese fiato dopo lo sforzo, le carezzo la testa, buttandogli indietro i capelli che erano finiti avanti il suo viso. Edward Cullen si contorse le mani...la gelosia gli arse dentro piu forte che mai...

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Capitolo 19
*** IncOntrO ***


19chappy ISABELLA SWAN/AMBRA COLEMAN
Aroon mi guidò nella grande sala giochi. Era l'unica camera, nella grande casa a non essere occupata. le tredici stanze da "letto", desinate agli ospiti erano state distribuite agli amici di Tanya, di cui io non conoscevo ne l'identità ne la figura. Intuì, che nella biblioteca, ci fosse qualcuno di loro, ma non mi importava conoscere il loro volto.  La sala era buia, silenziosa. Mi appoggiai ad un tavolo da gioco, osservai la roulette. La feci roteare. La piccola sfera di metallo, compi veloce per sedici volte il giro. Poi rallentò. Lasciai che si fermasse su un numero qualsiasi, voltai lo sguardo. Vidi Ar che mi osservava, come se si aspettasse che scoppiassi di nuovo da un momento all'altro. Forse avrei dovuto. Forse avrei potuto. La pallina concluse il suo ultimo giro...si fermò tornò il silenzio.
-"Ho bisogno di prendere aria" Mi sollevai di scatto dal tavolo, puntai la porta, lui si pose dinnanzi a me. Di nuovo. Pronto ad afferrarmi, di nuovo. Pronto a farsi odiare da me,di nuovo, pur di proteggermi, paradossalmente da me stessa.
-"Spostati Aroon in un modo o nell'altro io esco da qui!" Gli puntai un dito contro, ma lui non accennò alcun movimento. Prova a scapparmi.
-"Non è il momento di fare dell'ironia Ar..." i miei occhi puntarono i suoi feci mente locale, analizzando mentalmente la camera. -"...E comunque...in un modo o nell'altro io esco da qui!" Mi voltai, agile saltai sul tavolo sorpassai i vari giochi, in un secondo raggiunsi la finestra. Saltai fuori, sicura che questa volta le sue braccia non potessero raggiungermi. Ero veloce. Veloce come non lo ero mai stata. Il mio corpo si confondeva con l'universo che mi circondava, diventanto solo aria...aria che ti investe...ti rasserena, ti soffia via, le paura, le incertezze di una vita infinita. Correre era la cosa che in assoluto amavo fare dippiù. Amavo la senzazione del vento che si infiltrava veloce fra i miei capelli, i paesaggi sfocati, che scorrevano alle mie spalle, e il modo in cui , quella adrenalina che mi nascesse dentro, mi permettesse di chiudere una porta. Isolarmi era una delle mie specialità, ma ultimamente pareva che le cosse mi colpissero così forte, da impedirmi di contrattaccare. Ho incominciato a pensare che correre veloce, era un po come assumere una qualsiasi droga. All'inizio stavi bene. Tutto attorno a te spariva, niente piu contava davvero. Poi però incominci a senitre quella strana sensazione di vuoto. Vedi immagini sfocate e pensi che tutto sarebbe piu bello se solo fossi riuscita a fermarti. Fermarsi vuol dire affrontare i problemi,e smettere di scappare. Fermarsi vuol dire anche soffrire. Soffrire vuol dire affronatre quel nuro di dolore. I ricordi sono quella parte dell'anima che imperterrita rimane attaccata al passato. Molte volte facciamo di tutto, perchè essa rimanga per sempre intrappolata in quegli attimi tanto belli, da volerli fare ritornare. Altre invece tanto amari, da sperare che il mondo intero si convinca che tu quegli attimi non gli hai vissuti. Ma il problema è che ogni gioia, come ogni dolore infinito, ti marchia, ti lascia un segno indelebile, come l'impornta di una mano premuta nel fango. I ricordi che avevo dentro erano ombre indelebili, che facevano male. Dio quanto facevano male. Ed ogni giorno della mia vita, destinata a non finire, aggiungiva un istante a quella scatola, piena di dolore. E mai, come in quel momento, accasciata  ad un tronco d'albero nel mezzo della forsta buia, senti il bisogno di avrelo di nuovo al mio fianco. Almeno per un istante, l'ennesimo istante d'aggiungere alla mia scatola ben chiusa e siggilata.

Entrai nello spiazzato. Respiari forte, cercai di cacciare via tutto ciò che avevo dentro. Feci un gesto di stizza con la mano, arrivai alla porta. Era socchiusa. Sorrisi amara. Ar in fondo era un bravo attore, aveva recitato la parte dell'indifferente perfettamente, senza errori. Ma non era per un vampiro, la sbadatezza. Solo un grande schok puo portarti a questo. Entrai in casa. Non sapevo perchè stessi lì. Sentivo solo il bisogno, per una volta di non essere controllata, guardata a distanza, messa sotto controllo. Avevo bisogno di fare per una volta ciò che sentivo. E in quel momento sentivo solo un gran vuoto. Salì le scale, stando attenta, a non violare l'immacolato silenzio della casa vuota. Adattai i miei passi, al fruscio silenzioso del vento, che precedeva la tormenta che da lì a poco si sarebbe abbattuta sull'Alaska. Mi sentì inutile. Impotente difronte allo scorrere imperterrito del destino. Posai leggera la mano sulla maniglia della porta della stanza. Che senso aveva entrare lì? Poi spalancai la porta, solcai la soglia. L'aria fresca mi investì il viso. La finestra era spalancata, la stanza stranamente in disordine. Non era da Marysol, non tenere la stanza in ordine, ma in quel momento, niente piu mi stupiva. Mi chiusi la porta alle spalle, rimanendo appogiata ad essa per una frazione di secondo. Mi sentivo come se stessi violando qualcosa. Qualcosa di sacro, di segreto e per qualche strano motivo anche losco. Mi avviai verso la grande finestra, la tenda bianca di seta si agitava come se fosse indemoniata, animata dal vento. Chiusi le ante. Mi accomodai allo scrittoio, dove avevo visto mia sorella, migliaia di volte passarvi la notte a scrivere. Agì d'istinto. Senza pensarci. Senza dare il tempo alla mia mente di ragionare. Aprì uno dei due cassetti, posti sotto la scrivania. Cosa volevo trovarci? non lo sapevo neanche io, ero andata li solo per risentire di nuovo la sua presenza. Non vi trovai niente, il cassetto era vuoto. Come anche il secondo. Tirai un sospiro di sollievo. I sensi di colpa, tornarono a tormentarmi. Frugavo nella stanza della mia sorella quasi morta. Scacciai quei pensieri. C'è l'avrebbe fatta. Sarebbe rimasta appesa a quel filo. In un modo o nell'altro, lei era forte, era determinata. Lei era Marysol. Portai il capo fra le mani, i gomiti appogiati allo scrittoio. Girai il volto di lato, verso la fiestra. Notai qualcosa che sporgeva da sotto il divano. Mi alzai, di nuovo guidata dal mio istinto, raccolsi l'oggetto,lo aprì alla prima pagina, tutto ciò che seppi fare dopo, fu chiedermi, cosa fosse Marysol.

L'ho vista arrivare da lontano. Lo sguardo perso nel vuoto, i capelli al vento scompigliati, l'abbigliamento anonimo. Fu come vedere una persona che si vestiva ad occhi chiusi. Indossava un giubbino che doveva essere almeno due taglie piu grandi della sua. Era rossiccio. Sotto indossava una felpa, marrone,anche essa anonima e fuori moda, la lampo chiusa fin sotto il mento. Portava un borsone, così piccolo da farmi dubitare per un solo istante  che non fosse venuta per rimanere. Lo gettò per terra, sulla strada bagnata, per la pioggia della sera prima. Sorrisi, per il suo sguardo imbronciato. Provai subito un moto di protezione nei suoi confronti. Scesi dall'auto veloce, assicurandomi che intorno a me non ci fosse nessuno ad osservarmi, mi appoggiai allo sportello della mia macchina, con fare indifferente. La sentì imprecare, l'ennesimo bus, diretto nel centro della città, era appena partito. Ne sarebbe passato da lì a poco un altro, massimo cinque minuti, mi affrettai a parlare -"Era così importante quella fermata?" Vidi il suo viso posarsi sul mio, e lessi la sorpresa. Aveva capito al primo sguardo, cosa fossi. Incominciò ad osservare ogni mio minimo particolare, avrei sorriso, se il mio sguardo non fosse stato catturato da qualcosa di piu importante. Alle spalle della ragazza, un individuo con la pelle olivastra, mi osservava guardingo -"Non mi ringrazi neanche per averla scortata fin qui?" Si assicurò di non essere sentita dall'umana. Lo osservai rabbiosa -"Grazie ma ora vattene" Lo vidi camminare con passo umano, sfiorare i capelli d Isabella, e sparire dietro l'angolo. Mi affrettai a parlare, gli andai in contro. "Se vuoi possiamo seguirlo...uff oggi non ho propio niente da fare" Recitai la mia parte perfettamente, ma con la coda dell'occhio, seguì l'immagine di Laurent saprire veloce...

Di nuovo confusione. Solo essa, popolava la mia mente. Vai avanti, mi urlava qualcuno, forse quella parte della mia coscenza che mi aveva sempre fatto un po dubitare su Marysol. Ma non gli diedi retta.Lessi soltanto la prima pagina, chiusi il diario con forza, ed uscì dalla stanza. Il buio che popolava la casa, era confortante. In un modo strano. Mi aveva sempre attirata la sensazione di essere invisibile. Chiunque sarebbe entrato in casa, non avrebbe minimamente scorto la mia ombra. Voltai la testa un paio di volte, osservando gli arazzi scuri, lungo le pareti del corridio, la mia mente, così ampia e spaziosa, cercava invano, un qualcosa che la riempisse. La sensazione di vuoto mi colpì nuovamente, ed inerme, avanzai con passo umano, verso la mia camera, il diario di Marysol, stretto fra le mie braccia.                                                                                      Con un occhiata veloce, alla mia stanza, tutto appariva in subboglio. Ero inginocchiata alla grande cassettiera in legno di ciliegio, appertenuta alla madre di Annamarie, e scavavo in cerca di qualcosa. Finalmente lo trovai. Presi il piccolo e vecchio borsone da viaggio, lo svuotai. Al suo interno, ancora i ricordi di quando ero arrivata, tre anni prima, in Alaska. Lo poggiai sul pavimento color perla, e veloce scattai verso l'immensa stanza, che Marysol osava chiamare armadio. Presi dei vestiti alla rinfusa, riempì la parte superiore della borsa. Raggiunsi il fondo della stanza, guardai la parete, ed incominciai a  raccogliere velocemente varie paia di scarpe. Feci mente locale di tutto ciò che avevo posto nel borsone, feci attenzione a prendere le scarpe giuste, tutto ciò accadde in cinque secondi. Chisui la cerniera, con uno scatto repentino. La buttai sul mio letto, indossai il cappotto afferrai la borsa ed uscì anche dalla mia stanza. Non riservai neanche un occhiata al resto della casa, scesi nel salotto, presi le chiavi dell'auto di Annamarie, ed uscì veloce. 

EDWARD CULLEN

L'immenso corridoio del secondo piano, era lungo cinquantaquattro passi e mezzo. Ne era sicuro. L'aveva misurato per ben tre volte prima di trarre questa conclusione. Si girò, appogiò le sue spalle alla parete. Si ne era sicuro. Cinquantaquattro passi, e mezzo piede, cinquantacinque al massimo. Voltò la testa verso la scala. Aveva praticamente preso le misura di tutta la tenuta dei delnali. tredici stanze da letto, due soggiorni, quattro stanze da bagno. Due biblioteche... Aveva perso di mente, di misurare la stanza della sala giochi. Ci avrebbe pensato poi. Osservò uno ad uno i quarantacinque quadri disposti sulle pareti del corridio. Riconobbe la madre di Tanya. Il quadro era lungo ciraca due metri e mezzo, di quello ne era sicuro.
-"Quando hai finito ti porto un foglio di carta immacolato ed una penna così ci disegni la piantina" Edward levò lo sguardo suo malgrado dai quadri ottocenteschi, e guardò il ragazzo, che come lui, era appogiata alla parete, ed osserva, con molto poco interesse, gli arazzi. Ritornò ad osservare IL ritratto di Tanya.
-"Il tuo senso dell'umorismo non ha confini Em..." Sentì il ragazzo sghignazzare al suo fianco, poi con la coda dell'occhio lo vide alzare un piede, e metterlo sull'altro, incrociando i piedi.
-"No Ed...è il tuo alone cupo e maromero di malumore che non ha confini" Con uno slancio repentino, Edward si rimise in asse. Osservò il fratello diritto negli occhi, per istinto anche Emmett si tirò su. Puntò i suoi occhi in quelli neri del fratello.
-"Quello che provo io non è malumore Em. Quello che provo io è rabbia. Dura, e nera rabbia. E provo anche...." si bloccò. Non ne aveva idea. Provava qualcosa, ma non sapeva dire cosa. Era strano, non saper descrivere le emozioni che ti dominano. Abbassò la guardia, i muscoli si rilassarono, tornò ad appogiarsi al muro.
-"E comunque...qui in casa non c'è davvero nulla da fare! Sono tre giorni che Carl è al capezzale di quella ragazza. Tre giorni che quella povera donna è giu a crogiolarsi nel dolore. Tre giorni che mi sento impotente e in cui non ho niente che occupi la mia mente..." Questa volta la voce di Emmet, suonò dura e spietata, colpì Edward diritto al cuore.
-"Tre giorni in cui la ragazza non si fa viva giusto?" Menzogna. Sporca e tiriste menzogna. Di quelle che per dirle, hai bisogno di chiudere gli occhi. Girare lo sgaurdo, non pensare alle tue parole.
-"Assolutamente no Em. Non so cosa tu pensi, o cosa pensiate tutti....qualsiasi cosa sia....vi sbagliate, e di tanto anche. Non m'importa niente  ne di dove sia,  ne cosa faccia o con chi lo  faccia Em...non m'importa di lei". Sporca e triste anima, condannata a dividere per l'eternità quella finzione tramutata in realta, chiamata mensogna.
-"Già..." Emmett annuì apatico, si portò una mano in tasca, tornò ad appogiarsi al muro, poi continuò.
-"Abbi almeno la clemenza di non reputarmi così stupido Ed! E' vero. Gli orsi sono l'unica vera cosa che penso di conoscere in ogni minimo dettaglio, ma tu sei mio fratello, e con te vado oltre" Edward rimase ad osservare il fratello, chiedendosi perchè, infondo, la vita eterna fosse così duramente sopportabile. Bugie, finzione, faceva tutto parte di un piano studiato in ogni minimo dttaglio dal destino....il suo destino. Sarebbe stato condannato per l'eternità, a mentire, mentire e ancora mentire?
La notte scese di nuovo inesorabile, sulle cime innevate dell'alaska.La luce soffusa del giorno, lasciò il posto al cupo e tetro alone nero, chiamato notte. C'era qualcosa però, che illuminava quella serata. Alta nel cielo, sgombro da nuvole, la luna splendeva forse per la prima volta da quando era arrivato lì. Tutti nella casa erano occupati in qualche faccenda. Poteva senitre le voci di Esme e Annamarie nel salone, i passi veloci di Carlisle, mentre badava alla ragazza. Si avvicinò alla grande finestra, alzò lo sguardo in cerca della luna, sua compagna ormai da centonove anni. Rimase a fissarla per qualche minuto, assorto in pensieri profondi e lontani. Improvvisamente però qualcosa catturò la sua attenzione. Il rombo di un auto, soffuso e in lontananza. Rimase ad ascoltare, non si trovava molto lontano, probabilmente meno di un chilometro. L'auto di sicuro aveva gia imboccato, il grande viale che portava alla tenuta. Eppure Tanya non l'aveva informato di visite imminti. Chi poteva essere. L'auto continuava a sfrecciare a velocità impressionante, sulla strada sterrata. Fece per voltarsi, quando intravidi con la coda dell'occhio, un'auto color rosa perlato. Ne rimase stupito. Non aveva mai visto prima d'ora, un'auto di quel colore. Con una manovra sicura, il veivolo si infilò in uno spazio angusto, poi il motore si spense. Edward si trovava ancora nella posizione di pochi secondi prima. La mano appogiata al vetro, il corpo rivolto al corridoio. Il viso contratto....Poi la vide scendere. Con quel suo modo di fare agile e fluido. Si chiuse la porta dell'auto alle spalle. Si portò la borsa di pelle sulla spalla; si avvicno al sediolino per il passegero, lo aprì vi tirò fuori un borsone, mal ridotto, lo tenne nell'altra mano, chiuse l'auto e si avviò verso la casa.
Edward Cullen, fissava il vuoto con aria impassibile. Al difuori di quella finestra tutto scorreva lento, nel suo ordine perfetto. Reso tale dal suo arrivo. Pensieri, paure e gioia. La sua piccola Isabella. Non piu goffa e tenera. E se non fosse stata lei? No. Solo la sua persona, sapeva provocargli emozioni così forti.
-"Figliolo per cortesia potresti prendermi delle garze? Penso siano al piano di sopra" Edward non fu sicuro di aver udito quelle parole. Il suo corpo si mosse meccanicamente. Levò la mano dal vetro freddo come la sua pelle, la fece cadere sul fianco, e si lasciò guidare dal suo corpo nella sala al piano superiore.


Ambra Coleman, toccò lievemente la porta bianca. Qualcuno subito dopo la spalancò. Un espressione di sorpresa apparì sul volto dell'uomo.
-"Ambra!" Nun fu lui a parlare. Una donna dall'aspetto trascurato apparve sulla soglia della porta, scansando l'uomo. Strinse forte la ragazza.
-"Dove sei stata? Sono tre giorni che cerchiamo invano di rintracciarti!" Il tono severo della donna la fece irrigidire.
-"Scusa mamma" Si staccò dall'abbraccio, gettò il borsone che aveva in mano per terra. Posò il suo cappotto sul braccio del divano. Guardò la grande scala.
-"Come stà?" continuò a fissarle. La donna le si avvicinò.
-"E' stabile....vai da lei" Ambra scattò veloce, in meno di un secondo fu al secondo piano. Solcò la soglia della biblioteca, cercò con lo sguardo qualcosa. Poi parve trovarlo, perchè il suo corpo si mosse veloce. Raggiunse una barella bianca, sul quale vi era adagiata una ragazza. Gli occhi chiusi, la testa fasciata. Era coperta da un lenzuolo bianco anch'esso. Ambra Coleman le sfiorò il viso con le dita fredde, rimase a fissarla. Poi una voce intervenì, erano soli nella stanza.
-"Si riprenderà non preoccuparti" La ragazza rimase immobile per una manciata di secondi, lo sguardo fisso sulla sagoma immobile sul lettino, non pareva che la stesse osservando poi ritirò la mano, la strinse in un pugno, l'appogiò al lettino. Alzò lo sguardo, i suoi occhi indugiarono per qualche secondo sull'uomo che le aveva rivlto la parola. Carlisle Cullen, ricambiò, sorregendo il suo sgardo con aria impassibile.
Il voltò di Ambra fu scavalcato da mille emozioni. Apparve la sorpresa, poi lo sconcerto, la paura....infine il suo viso ritornò perfetto. La sua espressione illegibile, tornò a fissare la ragazza.
-"Lo so" La sua risposta parve prevedibile, come recitata perfettamente. Deglutì. L'aria nella stanza diventò tagliente. Ambra osservava sua sorella, con lo sguardo teso,gli  occhi ridotti a delle fessure, i muscoli in tensione. Carlisle l'osservava con circospezione. Non sembrava affatto sorpreso di ritrovarsela dinnanzi. Anzi pareva reggere la situazione con molta calma come se attendesse da molto quell'incontro.
-"Il braccio sarà apposto fra non molto non temere" Ambra parve sorpresa da quelle parole, fu come svegliata da un lungo sonno, annuì senza osare guardare l'uomo. Poi un rumore la distrasse, un rumore che arrivava dal corridio. Un ragazzo entrò nella sala. Era bello. Perfetto. Indossava un jeans scuro, classico, accompagnato da una polo grigia, che aderiva perfettamente al suo corpo. I suoi capelli, tendenti al rossiccio, era scompigliati e ribbelli, come se avesse passato l'intera giornata fuori al vento. Ambra Coleman l'osservava scioccata. Non respirava più. I suoi occhi, puntati in quelli di oro fuso.
Edward Cullen solcò la soglia. La prima cosa che su cui i suoi occhi si posarono fu la ragazza. La osservò come come un cieco osserva la luce. Come un disperso nel deserto osserva l'acqua. Come chi ha disperatamente bisogno di qualcosa, osserva ciò di cui aveva disperatamente bisogno. Come Edward Cullen osservava Isabella Swan.

 
 

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Capitolo 20
*** isabella/ambra...Attimi ***


20 capitolo Ciò che provai in quegli istanti fu solo pura pazzia.
 Non credevo che un vampiro, per quanto giovane, potesse impazzire con un solo sguardo.
Eppure, nello spazio di un decimo di secondo, la mia mente impazzì.
Il primo istinto che scosse il mio corpo fu quello di corrergli contro, stringerlo fino a fargli male. Ma cercai di resistergli.
 Di fingere indifferenza, di far cadere la frangia il piu possibile sui mie occhi dorati, con ancora qualche venatura di rosso.
Lottai contro me stessa, lottai contro quell'individuo, che ora capivo perchè, vedevo come un mostro.
 Un diavolo venuto dal mio inferno personale. Si, adesso era lui il mio incubo piu bello. Sapevo che mi osservava.
Sapevo che i suoi meraviglosi occhi, indugiavano su di me, ma cercai di sembrare indifferente.
Afferai la mano di mia sorella, la strinsi con forza, cercai di concentrarmi su di lei,
il vuoto che prima conteneva il mio cuore, pulsava forte, tanto forte da far male.
Cosa ci faceva lui lì? Cosa ci facevano tutti lì. Ebbi l'istino di scappare.
Di fuggire da quel luogo, ora lo so, che mi avrebbe condotto alla sofferenza,
all'odio ed infine, a quella forte emozione che supera ogni confine razionale e logico, chiamato amore.
Avrei dovuto far caso alla volvo scintillante parcheggiata lì fuori?
Avrei dovuto far caso all'uomo che viveva da Tanya?
 Avrei dovuto far caso al fatto che, solo lui, solo Edward Cullen poteva far innamoramorare così una vampira.
 Tanya.
Fu qesto che poi pensai. La donna innamorata di lui.
 Non l'avrei sopportato.
Non sarei riuscita a passargli dinnanzi, a vivere ogni giorno a contatto con lei, e sapere che lo aveva.
Sapere, che con lei, tutto sarebbe andato in modo diverso, in modo giusto.
Sarei andata via.
 Europa, Africa, Sudamerica, qualunque posto, pur di non sopportare quelle pene dell'inferno.
Perchè la vita, lo capì, era una ruota che girava all'infinito.
 Avevo tentato invano di fermarla, ma forse inconsciamente avevo lottato perchè non smettesse di girare.
E ora che il destino mi aveva riportato sulla strada che all'orizzonte aveva i suoi occhi di oro fuso,
sentivo  che c'era qualcosa di sbagliato, qualcosa di terribilmente sbagliato, e quella cosa era io. Corazzata in un corpo, fatto di roccia brillante, non ero piu Isabella Swan. Non ero fragile, non ero imbranata, non ero umana.
Combattere contro se stessi è come combattere contro una forza pari e contraria.
 Ero io, ad ostacolare me stessa.

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Capitolo 21
*** Edward Cullen...attimi ***


21 capitolo Pov Edward
Il cuore finalmente battè.
Quello spazio vuoto, prima occupato solo dal nulla, finalmente tornò a pulsare.
 Non seppi,perchè, non seppi, quale strana pazzia,
mi portava a voler credere con tutto me stesso che in un modo o nell'altro, comunque fosse lei.
Forse era solo la disperazione, forse la follia si era impadronita di me,
fatto sta che in quella strana ragazza, bella da far male, vedevo la mia Isabella.
Sapevo che era lei, l'avevo saputo fin dal primo momento,
fin dalla prima volta che il mio sguardo incrociò il suo.

Eppure, lei non osò guardarmi. Non osò voltare il suo viso.
E la disperazione si imapdronì di me.
A quante pene avrei dovuto sottoporla prima che si decidesse a cacciarmi per sempre?
 L'avevo abbandonata.
 L'avevo resa ancora piu fragile e flebile, molto piu di quanto gia non lo fosse.
La mia piccola e fragile umana.
 L'avevo costretta a divenire l'opposto, di ciò che era stata in passato.
L'avevo costretta ad abbandonare la sua città,
a scappare, scappare via dalla vita, a porre fine alla vita...
E poi? Poi mi ripresentavo lì.
A presegiutarla di nuovo, e non sarebbe bastato il mio cuore in mano,
per spegnere quel fuoco che inconsapevolmente avevo acceso.
 Il fuoco era divampato. 
Aveva preso possesso di ogni piccola parte del suo corpo,
fino a farle credere che stesse bruciando.
Poi tutto si è spento, ma la fiamma vera è rimasta accesa.
Si è impossesata dell' anima, la sua anima.
E tutto, causato dallo stupido capriccio di un vampiro egosita.
Ancora una volta, mi ero dimostrato capace di soddisfare soltanto i miei bisogni.
Egoista.
La sua pelle era bianca e pallida.
Ma non pronta ad arrosire, ogni volta che la osservavo.
Nei suoi occhi non ci si poteva piu perdere...annegare nel cioccolato,
sostituito dalle bruciature rosse, del fuoco.
Per l'ultima volta mi ritornarono in mente i primi attimi,
quando per la prima volta, a Forcks, la sua vita si complicò,
incrociandosi con la mia. Sarebbe stata la soluzione migliore?
Per me...sopratutto per lei.
In pochi istanti tutto sarebbe finito.
Non avrebbe sofferto, tutto sarebbe stato diverso.
La sua vita, non sarebbe stata vissuta, per l'eternità nell'eterno purgatorio.
Tutto avrebbe seguito il corso delle cose. Il vampiro che ammazza l'umana.
La follia delle prime ore, tornò a persegiutarmi. Cosa avrei potuto fare.
Sarei uscito fuori, quando non c'era nessuno ad osservarci...
e poi...
poi le avrei detto Ciao io sono Edward Cullen...
Attimi...solo e soltanto attimi.

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Capitolo 22
*** Una Gabbia D'OrO ***


22 capitolo
Il rumore dell'auto, aveva un non so che di rassicurante. Ero un rombo soffuso, e coperto dallo scroscio incessante della pioggia, che fuori, tormentava l'Alaska. Tutti, tranne me. Io me ne stavo accucciolata sul sediolino, del guidatore, le mani appoggiate al volante, ascoltavo la pioggia. Era da un po che non pioveva. Eravamo nella primavera inoltrata. Ma la sera precedente, al tramonto, il sole era stato coperto da grosse nuvole, che non lasciavano nessuna ombra di dubbio. Il giorno dopo, fulmini tuoni e acqua si sarebbero abbatuti sulla città. Finalmente mi decisi a scendere dall'auto. Aprì di scatto la porteria, con la mano destra raccolsi la mia borsa beje dal sediolino del passegiero. Il mio tacco dodici, a contatto con la ghiaia bagnata, fece uno strano rumore, distorisi la bocca, mentre aprivo l'ombrello. Marysol mi avrebbe staccato la testa a morsi di sicuro. Uscire con la pioggia con quelle scarpe per lei era una forma di sacrilegio...per me era soltamente scomodo.
Arrivai dinnanzi alla porta, salì gli scalini, quando finalmente arrivai al coperto, chiusi leggera l'ombrello. Diedi un occhiata al parcheggio, poco distante. Non so perchè lo facessi, ma da un mese a quella parte, mi capitava molto spesso. Forse era la paura, o per meglio dire l'ansia. Ma anche per quel giorno, tutto parve andare per il meglio. L'auto grigia metallizata, era ancora lì al suo posto, dove l'avevo lasciata quella mattina. Tirai un sospiro di sollievo, bussai alla porta, che si aprì all'istante.
-"Bentornata Ambra" una voce sottile e acuta, mi accolse. Teneva la porta con la mano destra, la sinistra, le scendeva lungo il corpo, rilassata. Era ciò che dovevo fare anche io in quei momenti fingermi rilassata e incurante.
-"Buonasera Alice" Le sorrisi educata, ma fu un sorriso freddo, come del resto erano tutti quelli rivolti ai Cullen. La ragazza se ne accorse, incarnò un sopraciglio. Ma feci finta di niente, entrai nel grande salone della casa di Tanya.
-"Ambra" Mia madre mi corse incontro, mi strinse forte. Ero sicura al cento per cento, che sospettasse qualcosa. E anche io, arrivai a pensare, che avesse qualche potere a noi sconosciuto, perchè riusciva a leggermi, come pochi in assoluto. Percepiva, la tensione che io cercavo inutilmente di mascherare. Ma Annamarie ormai mi conosceva, e sapevo cosa mi pasava per la testa, o almeno lo sospettava.
Posai il mio trench all'appendi abiti, mi diressi al piano di sopra. Avanzai nel grosso corridoio, in meno di un secondo fui dinnanzi la porta di legno di faccio lucida, della stanza. Era quella destinata a me. Qualcuno la spalncò.
-"Ambra...cosa aspetti ad entrare...sono tre secondi che fissi la porta" Fissai per un pò la persona che mi aveva aperto, poi la mia mente divenne piu lucida.
-"Marysol..." Il mio tono suonò come un rimprovero.
-"Il dottor Carlisle si è raccomandato che tu resti sulla sedia a rotelle almeno fino alla settimana prossima, le tue gambe ancora non si sono sanate del tutto..." Feci una pausa, la spinsi sulla sedia poco distante dalla porta
-"Per non parlare del fatto che non dovresti affatto usare il braccio destro, mentre tu mi hai appena aperto la porta...sarà lui a dirti quando potrai farlo ascoltalo" Girai la sedia a rotelle, la spinsi verso l'enorme divano che riempiva la stanza degli ospiti, ormai divenuta mia.
-"E da quando in qua ciò che dice il dottor Cullen" sottolineò quella parola con estrema fredezza -"E' così importante? Pensavo fossi di un idea diversa...ma a quanto pare basta lasciarti qualche settimana nelle mani di altri che la tua mente cambia completamente" Fece leva sulle sue braccia, si alzò per sedersi sul divano, mi allungai per aiutarla, mi scansò con la mano, dinuovo, come ormai mi succedeva da un po, una strana sensazione mi colpì.
-"Ok ho capito nenache oggi si puo avere un dialogo civile con te...quando hai finito di prendertela con me fammi un cenno" Feci per girarmi, volevo di nuovo andarmene da quella stanza.
-"No!" Fu quasi urlato, mi girai di scatto verso di lei, i miei istinti vampireschi arlettati.
-"No! Scusami Ambra non c'è l'ho con te davvero...è...è...che mi sembra piuttosto imbarazzante essere un vampiro e dover stare su di una sedia a rotelle...e sono terribilmente stressata....ho bisogno di andare a caccia e..." Si fermò, lo sapevo, ad osservare le mie emozioni sul viso. Sapevo di avere i lineamenti piuttosto tirati, così cerchai di rilassarmi.
-"Bhe conosliati col fatto che se fossi stata un umana ora saresti da qualc'altra parte eh" incarnai le sopraciglia, mi sedetti sul divano, sospirai.
-"Cosa fai con queste gucci al piede...quando fuori diluvia?" Ecco. Mi strinsi nelle spalle.
-"Dai non si sono rovinate"
-"Ti sta bene questo pullover...il blu ti dona" Sorrisi distrattamente, mi alzai.
-"Grazie" annuì cercando un modo per andare via da quella stanza -"Beh ora vado a dire ad Ar e Emmet che la smettessero di prenderti in giro...mi sà che questo complesso del vampiro sulla sedia a rotelle te l'abbiano creato loro..." le poggia una mano sulla spalla.  Avverti le sue sensazione. Niente di buono, dove esercitarmi ad essere meno facile da leggere. Le sorrisi, poi capì che i miei nervi nonostante fossero vampiresch, per quel giorno avevano raggiunto il limite, così mi voltai veloce, in un decimo di secondo fui fuori dalla stanza. Percorsi qualche metro sul pianerottolo, sapendo che Marysol mi controllava. Scesi qualche gradino della scala a chiocciola, mi sedetti a metà di questa. Mi strinsi le ginocchia fra le braccia, appogiai il mento sulle ginocchia. Non sapevo perchè ma avevo come la sensazione di sentirmi chiusa, come messa in una gabbia.  La perfetta gabbia d'oro, di Ambra Coleman.  Mi sentivo controllata, sapevo di essere controllata, ovunque mi guardassi, i miei istinti vampireschi avvertivano una presenza che mi osservava, mi teneva sotto controllo, evitava che io facessi mosse, per loro sbagliate, che mi avicinassi troppo a chi, con tutta la mia volontà cercavo di ignorare. Sentì delle voci provenire dal salone, capì immediatamente di chi si trattasse, alzai il capo di scatto, ma ebbi solo il tempo di intravedere due corpi veloci che mi sfrecciarono dinnanzi, scaraventandomi contro il muro. Ruggì rabbiosa.
-"Aroonnn Emmetttt immediatamente qui!!!!" Mi tirai su con uno scatto veloce, e mi girai altrettanto velocemente, diretta verso il piano di sopra, questa volta gli avrei sgonfiato quegli stupidi muscoli, a morsi. Ma non ebbi il tempo di farlo. Ancora una volta maledissi i miei istinti vampireschi alquanto carenti in certe occasioni. Mi scontrai in pieno, con qualcuno. Aprì gli occhi. E me lo ritrovai dinnanzi. Indossava una tuta, il pantalone grigio, la felpa bianca, la lampo chiusa fino a sotto il mento, il cappuccio alzato in testo. Una  forte scosse mi colpì allo stomaco, sentì dinuovo il bisogno di correre, correre veloce. Si abbassò il capuccio, sorrideva, lo sguardo carico di adrenalina, i capelli zuppi d'acqua  aquisirono una forma sbarazzina, che sembrava fatta apposta per il suo viso pallido, mi guardò.
-"Ehm...scusa" disse lui.Abbassai lo sguardo guardai di lato.
-"Veramente sono io che ti sono venuta addosso ma...fa niente" salì uno scalino, diretta da Aroon.
-"Ah questo lo so! Intendevo scusa per Ar ed Em siamo appena stati a fare una corsa nel bosco e sai ci siamo sfidati, in teoria io sono entrato dalla finestra...lo sarebbero dovuti arrivare prima di me...Naturalmente hanno perso" Il mio sguardo era scioccato. Non era possibile che quello fosse Edward. In quel mese passato lì in quella casa, avevo visto una persona completamente dall'Edward Cullen che avevo conosciuto. Piu passava il tempo, e piu mi accorgevo di essere come una malata terminale.
-"Bene Aroon ha contagiato propio tutti...." Il mio fu un sussuro di vento, ma fui sicura che lui mi sentì.
-"Come?" Sorrideva, inclinò il capo di lato. Bene, pensai a quel punto dovevo solo stare il piu lontano possibile da lui.
-"Niente lascia perdere..." Scossi la testa. Una voce irruppe, dal corridoio.
-"Ambra...Ambra" La voce quasi isterica.
-"Oh-oh...Pare che stia per avere l'ennesima crisi di nervi forse è meglio se vai da lei" Il suo tono divenne improvvisamente acido. Ruggì soffusa, guardai Marysol senza muovermi di un centimetro.
-"Scusa MaryS ma ho da fare chiama mamma" Sorrisi ancora piu acida di lui ad Edward e scesi le scale veloce, diretta in salone.

-"Ehi sorellina scusa per prima...Sai Edward aveva tanta voglia di perdere" Aroon scese l'ultimo gradino della scalinata, segiuto da Emmet.
-"Già infatti" Si diedero il cinque strattonadosi, alzai un sopraciglio.
-"Sisi certo lascia perdere" Tornai a fissare la pioggia dalla vetrata. In pochi istanti, Aroon fu al mio fianco.
-"Ehi Ambra che hai? Anche prima..." storse una po la bocca, strinse gli occhi. -"Eri sulle scale con le gambe fra le braccia..."Feci finta di niente.
-"Niente Ar..." sorrisi -"Stavo solo...pensando"
-Pensando?Uhm certo" Sospirai l'aria si fece pesante.

Alice entrò nel salone di corsa, lo sguardo entusiasta. Eravamo tutti riuniti lì. Mia madre, ormai compagna inseparabile di Esme, chiacchierava con lei, con voce flebile e silenziosa. Mentre Aroon Edward Jasper e Emmet, giocavano ad una stranissima partita a schacci, con dieci scacchiere. La famiglia di Tanya e Rosalie, erano sedute sul divano dinnanzi la televisone, ed osservavavo una sfilata di moda di una stilista famosa. Naturalmente mio padre Aveva trovato pan per i suoi denti, così passava tutta la giornata, chiuso nello studio con Carlisle a parlottare di cose che nenanche potevo immaginare. Quella sera per se ne stavano lì con noi, Goord parlava con me.
-"Ehi famiglie" Alice sorrise della sua affermazione, poi saltellò fino al centro della stanza, allargò le braccia, poi fulminò con lo sguardo Jasper che continuava a ridacchiare.
-"Jazz...shhh!" Poi riprese.
-"Ho avuto una visone, e secondo essa, continuerà a piovere per il resto della settimana....pioverà....pioverà...e pioverà" Unì le mani soddisafatta, mentre osservava le nostre espressione perplesse. Poi sentì Edward ridacchiare, probabilmente dopo aver letto i suoi pensieri
-"E quindi avevo pensato...che ne dite di una caccia notturna?" La sua voce salì di qualche ottava, lo sguardo soddisfatto. Fu Carlisle a parlare.
-"Una caccia notturna...uhm mi sembra una buona idea" Guardò mio padre, in cerca di conferme, Goord annuì.
-"Ambra per te può andare bene" Sorrisi.
-"Si certo" In verità, non sapevo cosa volesse dire una caccia notturna. Erano quasi due anni che la mia vita si era trasformata eppure non ero mai stata a caccia di notte. Una strana adrenaline mi nacque dentro.

Tutta la casa si stava preparando per andare a caccia. Ero ancora seduta al mio posto, mi alzai e mi diressi verso la scala, in direzione della mia stanza. Mentre salivo le scale, il mio sguardo cadde sul lato opposto della sala, dove un ragazzo dai capelli rossicci, rideva iliare con un altro ragazzo dai capelli biondi. Rimasi ad osservarlo per un po, incapace di staccare gli occhi da lui, quando lui girò il viso verso di me, veloce, mi diressi in camera mia. Marysol era seduta sulla sedia a rotelle, osservava la luna dalla finestra.
-"Dove hai intenzione di andare Ambra?" La sua non suonò come una domanda, ma come un rimprovero, non seppi reagire.
-"Io...è tanto tempo che non vado a caccia...MaryS...ho bisogno di nutrirmi" Una strana rabbia mi crebbe dentro. Ero incapace di tenerle testa, ero incapace di dirle che io ero libera.
-"Non avrai intenzione di lasciarmi qui da sola vero?" I sensi di colpa mi colpirono forte al quel posto vuoto dove prima batteva il mio cuore.
-"Non ti senti bene...?" Abbasai lo sguardo, lei girò la sedia a rotelle, nella mia direzione. Indossava dei tacchi altissimi, sopra una sciorts nero lucido, una maglietta bianca brillantinata, l'arcata cigliare marcata da una matita nera.
-"No. Resta qui" Annuì. Non dovevo annuire. Sapevo di non dovevo farlo, ma lo feci. Mi sedetti sul divano, l'adrenalina scomparve. Qualcuno bussò alla porta, non mi girai ad osservare chi fosse.
-"Avanti" La voce di MarySol falsamente accogliente.
-"Scusa se ti disturbiamo Marysol volevamo soltanto prendere Ambra" Rimasi impietrita, la voce di Alice fu come una frustata.
-"Prendere?" MarySol alzò un sopraciglio, il tono accogliente scomparì.
-"Gia" Alice sorrise benevola -"Usiamo i tuoi stessi metodi...Ambra vieni" Alice mi venne vicino, mi afferrò per la mano, mi constrinse ad alzarmi e a trascinarmi fuori dalla stanza, non osai osservare MarySol.
-"Bene...vai pure Ambra...in questi giorni piove no? Se l'ha detto la meteorologa...Le uniche visoni che sai avere sono sul tempo che farà domani?" Alice non reagì, mi strinse solo piu forte la mano.

Eravamo nella foresta, sul sentiero che portava alla riserva. Non avevo osato parlare fino ad allora, finalmente ci riuscì.
-"Alice scusa MarySol..." mi portai una mano al viso -"E' molto stressata ultimamente...non..." Alice mi osservò, una strana espressione sul suo volto
-"Certo" sussurrò, poi accellerò il passo, si porto a capo fila. Mi ritrovai a camminare da sola, non sapevo cosa pensare.
-"Ciao..." Edward si accostò a me, adattandosi al mio passo, alla luce della luna era ancora piu tremendamente bello. La luce soffusa e chiara, giocava con la sua pelle. Guardai davanti.
-"Ciao"
-"Come mai cammini da sola? C'è qualcosa che non va?" Mi guardava in modo grave, come se quella non fosse sola una domanda di circostanza, ma che la mia risposta fosse di vitale importanta. Male. Feci un lungo respiro, mi preparai a soffrire.
-"Cavolo mister scacco matto viene a chiedermi se c'è qualcosa che non va...Senti sinceramente in un mese si e no ci siamo detti buongiorno e buonasera perchè dovrei dire a te se c'è qualcosa che non va?" Lo vidi annuire
-"Me lo chiedo anche io" Guardava altrove sembrava che stesse parlando con se stesso piuttosto che con me. Poi ritornò alla carica, parlò veloce -"Il punto è che mi va di chiedertelo...quindi per farlo a  chi devo chiedere il permesso?" Si guardò intorno. Scoppiai a ridere. In quell'istante mi sentì bene. -"Cavolo ci sono riuscito!" Lo guardai stranita.
-"A fare cosa?"Inclinò il capo di lato, gli occhi brillavano di luce propia.
-"A vedere finalmente il tuo sorriso...era da troppo che ne facevo a meno" Scappò via anche lui, inoltrandosi nella foresta buia, lo seguì con lo sguardo incapace di controllare quella parte di me che lentamente abbatteva quel muro costruito con tanti sforzi....

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