Hi, i'm isabella swan and i'm a vampire di pikkola_cullen94 (/viewuser.php?uid=87294)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un nuovo inizio... ***
Capitolo 2: *** Ti stavo aspettandO... ***
Capitolo 3: *** Affetto ***
Capitolo 4: *** cOnfessiOni ***
Capitolo 5: *** sOgni... ***
Capitolo 6: *** un annO dOpO...Edward Cullen ***
Capitolo 7: *** cambiamenti y presentaziOni... ***
Capitolo 8: *** pietre preziOse e misteri ***
Capitolo 9: *** diariO segretO ***
Capitolo 10: *** shopping e patti col diavolo ***
Capitolo 11: *** attacco ***
Capitolo 12: *** cOnfusiOne ***
Capitolo 13: *** pOteri ***
Capitolo 14: *** viste ***
Capitolo 15: *** IllusiOni e disillusiOni ***
Capitolo 16: *** 13 marzO ***
Capitolo 17: *** 13 MarzO...Edward Cullen ***
Capitolo 18: *** Sensi di cOlpa ***
Capitolo 19: *** IncOntrO ***
Capitolo 20: *** isabella/ambra...Attimi ***
Capitolo 21: *** Edward Cullen...attimi ***
Capitolo 22: *** Una Gabbia D'OrO ***
Capitolo 1 *** un nuovo inizio... ***
Betato da: ChuckBassina [contatta]
Capitolo 1- Un nuOvO iniziO
Tutto quello che avevo desiderato in quei giorni era "Lui".
Il suo volto era presente ovunque posavo il mio sguardo, nitido come la prima volta che incrociai qui suoi occhi di miele.
Avevo detto addio a Forks da appena due settimane, eppure mi sembrava già un eternità. Rivolevo indietro tutto: mio padre, la mia scuola, la mia vita… ma soprattutto rivolevo indietro "Lui"!
La persona che però in quel momento bramavo più di ogni altra cosa era proprio quella che aveva distrutto tutto.
I giorni a tormentarmi sul perché l'avesse fatto erano più o meno passati.
Avevo sprecato tre mesi della mia insulsa vita a cercare una risposta valida; ma nonostante la conclusione sembrasse ad un passo da me, non trovai nulla.
E fu allora che capii che non mi amava, che non l'aveva mai fatto.
E solo dopo quei tre mesi di isolamento compresi quel particolare che mi sfuggiva.
Quell'ultimo pezzo di un puzzle ormai completo.
"La vita va avanti" questa era la frase che il mondo mi aveva urlato. E anche per questo avevo odiato tutti. Per avermi fatto fare i conti con la realtà che faceva troppo male.
Tutto cominciò quella mattina... il 12 Gennaio. Apparentemente un giorno come un altro, o almeno così credevo. Da quel giorno iniziò il mio incubo, l'oblio infinito in cui mi trovavo.
Poi qualcosa mi distolse dai miei pensieri.
Fu allora che lo vidi.. agile, veloce , silenzioso.. ma non abbastanza per il mio sguardo attento. Ma poi dovetti ricredermi.
Mi maledivo e mi odiavo per aver sperato anche un solo istante… Per aver sperato che fosse "Lui".
Ma i capelli erano troppo lunghi e la pelle non aveva quel pallore diafrano che lo rendeva unico anche per la sua specie.
Laurent sfrecciò veloce nella foresta, poi si fermò di scatto proprio quando pensavo che fosse troppo lontano per seguirlo con lo sguardo.
Ero sul bordo della strada della mia dolce e fredda Forks.
Come ogni mattina vagavo senza meta, per poi ritornare a casa. Ma i pensieri mi avevano portato troppo lontana. Ero in periferia. Le immagini che si susseguirono furono come un trailer di un film messo a tutta velocità.
Laurent.
Un lupo rossiccio.
Una lotta.
Le mie urla e poi il vuoto.
Quando riaprì gli occhi ero di nuovo a casa. Nel mio letto. Avevo sognato? Probabilmente sì.
La voragine si riaprì nel cuore.
Mi alzai e mi guardai allo specchio. Il mio viso si riflesse e nella mente scorrevano veloci le immagini del mio incubo.
La velocità dei loro movimenti mi aveva sempre affascinata.
I riflessi sempre pronti.
La bellezza sovrumana.
Ora che ci riflettevo erano il mio opposto, la mia immagine al contrario.
Erano ciò che Edward non voleva che diventassi.
Mi rigirai e poi raggiunsi il mio letto.
Mi nascosi sotto le coperte accucciolata , come quando cera "Lui" ad abbracciarmi.
Poi finalmente lasciai andare la mente, come non avevo mai fatto prima.
Sciolsi le briglie di quel cavallo imapazzito che avevo in testa, che non aspettava altro che correre, correre libero e veloce attraverso pensieri che mai avrei osato attraversare.
Volevo fargliela pagare. Volevo che soffrisse, che provasse quella sensazione di vuoto e di incompletezza che solo la sua assenza sapeva creare.
Volevo poterlo inseguire per sempre. Non mi sarebbe più sfuggito. Mai più. Per sempre ed oltre.
Allora immaginai me stessa sotto una distesa di sole e alberi alti e secolari, correre agile e veloce come non ero mai stata prima.
E poi vidi "Lui". Finalmente non era più cosi veloce. Non sentivo più la sua essenza. Non poteva sfuggirmi, ormai non poteva più sparire dalle mie mani.
Urlavo "Ci sono riuscita".
Sarei stata il suo peggior incubo e il suo sogno più bello!
Ma quando riaprì gli occhi ero di nuovo in quella stanza tetra e cupa che era la mia… solo lei a farmi compagnia....
Ma da quel momento in poi niente sarebbe stato più come prima...
Ciao io sono Isabella Swan e sono un vampiro.
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Capitolo 2 *** Ti stavo aspettandO... ***
2 CAPITOLO
L'amore è qualcosa che non ha senso....arriva ti sconvolge, ti rende pazzo di gioia,
ti fa credere che tutto è possibile, che i sogni esistono...che non sei nato per
essere una semplice comparsa...tu sei il protagonsita...e poi........
poi vola via...in grande stile...e tu rimani lì sorretto dalla sola voglia di morire....
....ANONIMO............................
2 capitolo
QST è IL 2 CAPITOLO!!!! GRAZIE IN ANTICIPO X LE RECENSIONE HO BISOGNO DEI VOSTRI CONSIGLI...!!!
il panorama sfrecciava veloce sotto i miei occhi. le figure degli
alberi e delle case non si distinguevano bene. Ero troppo veloce.
sorrisi e girai il mio sguardo posandolo sul sediolino vuoto al mio
fianco. Immaginai quando finalmente io sarei potuta essere cosi veloce
e non il treno ad alta velocità su cui stavo viaggiando da piu
di due ore.
La stazione era piccola e poco affolata. Sulle poche panchine poste ai
bordi della strada vi erano seduti per lo piu barboni infreddoliti. del
resto era impossibile non sentire freddo lì...era impossibile
non sentire freddo in alsaka. Salì le piccole scalinate che mi
portarono sulla strada principale di quella piccola città.
La verità? non sapevo dove fossi diretta. non lo sapevo in quel
momento, non lo sapevo quando avevo detto addio a mio padre e a tutto
ciò che amavo. nella mia testa stampate quelle parole. "In
Alaska c'è un altra famiglia come la nostra..." il ricordo
soffuso della sua voce mi fece sobbalzare. era li che ero diretta.
stretta nel mio caldo giubotto, camminavo sul marcapiedi mentre cercavo
un'appiglio per poter credere di non essere pazza. Ma la mia vita era
così inutile che dovevo fare qualcosa, o quanotomeno tentare.
Ero come un giocatore fallito seduto al tavolo di poker. Avevo le
ultima carte fra le mani...dovevo rischiare tutto. Il borsone in cui
avevo ammassato alla buona tutte le mie cose incominciò a pesare
sulla mia spalla lussata. mi fermai. la testa stava per scoppiarmi, e
delle calde lacrime stavano per rigare il mio pallido viso. Pensieri ,
domande, e delusioni tutto raccolto in quello stupido borsone ai miei
piedi...e la mia vita? dove l'avevo lasciata? forse in quella stanza di
forks... o forse in quel bosco, ai piedi della mia casa... eri troppo
importante per me!! avrei voluto urlagli contro con tutta la forza che
avevo. ma ero una stupida umana, fragile, goffa...e sopratutto che non
riusciva a dimenticare. Daltronte come si può... il suo sorriso
sgembo, i suoi occhi profondi e densi, quel suo essere che tanto avevo
amato e che ora tanto odiavo.
mi allontanai troppo con i pensieri...come facevo di solito, ed ebbi
solo il tempo di vedere con la coda dell'occhio un autobus sfrecciarmi
davanti ormai carico e pronto a ripartire. " NO! cazzo! Era il mio!!!!
" i miei pensieri si trasformarono in parole...con mio grande imbarazzo
e sperai che nessuno avesse sentito il mio colorito monologo
interiore! ma mi sbagliavo. come al solito. capì subito chi era.
o meglio dire cosa era. e non solo perchè avevo parlato troppo a
bassa voce per essere sentita, ma perchè avvertì una
scarica al cuore. forte, come quando ero vicino a lui. come
quando ero felice.
" era così imporrtante quella fermata? " la sua voce
arrivò da lontano. mi girai di scatto, era appoggiata ad una
macchina nera decappottabile. indossava un jeans nero che aderiva
perfettamente alle sue gambe perfette e affusolate. Non indossava alcun
giubbino, nonostante facesse molto freddo. aveva solo un poullover
colorato e sotto una camicia bianca, con il colletto ricamato. Al piede
invece indossava dei meravigliosi...(per chi sapeva portarli!) tacchi a
spillo neri lucidi e con un tacco vertiginosamente alto. lasci il viso
per ultimo. alzai la testa e la osservai. naturale. era bellissima. il
suo viso, leggermente allungato era decorato da supendi capelli castano
scuro, che le arrivavano fino alle spalle davanti mentre lasciavano il
collo scoperto dietro. i suoi occhi erano familiarmente dorati e la
bocca rossa creava uno splendio contrasto con la pelle bianca.
Rimasi ad osservarla, lì come una stupida. la ragazza mi
guardò." ehi! ci sei?" si alzò dall'auto e mi venne
incontro. "Se vuoi possiamo seguirlo...uff oggi non ho propio niente da
fare..." mi guardò con aria divertita, ma dietro
quell'espressione colsi qualcosa. fu come se sapesse gia chi ero. come
se fosse venuta a prendermi con la sua auto scintillante, gia sapendo
che io ero lì. decisi di parlare. " T-Tu...s-sei..." logico. il
mio cervello non conneteva in quei momenti. impiastricavo parole
inutile e senza senso. lei mi guardò... "bhe per cominciare sono
MariaSophia ma tu chiamami pure MarySol!" il mio privilegio mi
suonò strano... "Perchè?" chiesi... non sapeo neanche a
cosa fosse riferito quel perchè. " uhm se non ti va puoi
chiamarmi col mio nome di battesimo... quando diventeremo come
sorelle... bhe allora ti ci abituerai a marysol!" mi ricordava tanto
alice. dolce e svampita propio come marysol... wow l'avevo detto
marysol!!! si sono sicura che mi ci sarei abituata.
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Capitolo 3 *** Affetto ***
3 CAPITOLO
L'affetto è qualcosa a cui non ci si abitua mai...
Lo desideriamo tanto...ma poi quando qualcuno...c'e lo dona
Crediamo sempre ke sia una pazzia...un pacco recapitato al destinatario sbagliato
-ANONIMO-
...Qualcosa doveva andare
storto. Lo sentivo, lo sapevo, e poi era anche scontato. Non poteva
essere tutto così semplice, continuavo a ripetermi. Sfrecciavamo
attraverso l'aria fredda e tagliente dell' Alaska, ad una
velocità assurda. Non avevo ancora osato gettare lo sguardo sul
tacchimetro, lo facevo per la mia salute mentale. una crisi di nervi e
di terrore in questo momento non mi serviva propio... ero in una
macchina scintillante con un vampiro...che ancora non mi aveva detto di
essere un vampiro!!! E ora? cosa gli potevo dire... "come mai quelle
occhiaie? hai qualche vicino che di notte fa tutto tranne che
dormire??" no. restavo in silenzio, avvinghiata al sediolino per non
rischiare di volare via. Marysol dal suo canto, sembrava che mi
conoscesse da anni...o perlomeno che non vedesse l'ora di conoscermi.
"Isabella o bella?" Mi aveva chiesto improvvisamente. Anche in quello
stato non potè fare a meno di stupirmi. "Cosa??" che pazzia.
"t-tu..." la sentì sorridere, mentre fissavo il cruscotto
dinnanzi a me. "Non dirmi che pensi che sia un umana? Offendi la tua e
sopratutto la mia inteligenza!" Certo che lo sapevo cosa era! Lo avevo
sempre saputo. E anche se non me ne fossi accorta vedendola fuori
quella fermata sicuramente me ne sarei potuta accorgere dalla sua
guida!! nessuno sfrecciava sulla strada ghiacciata così... bhe
tranne "Lui", parlai. Non so se avesse avuto tanto senso quella frase,
ma parlai solo per non pensare. "Io non sò niente. tu cosa vuoi
che io sappia?" guardò la mia espressione e ricambiò con
una strana smorfia. "Mi stai chiedendo cosa voglio che tu sappia?
bella..." rise. "C'è molto da fare con te eh.... bhe come ti ho
già detto non ho particolarmente da fare ultimamente!" eh?? "Non
voglio essere un passatempo Marysol io...io stavo cercando delle
persone e..." decellerò e girò una curva. "Bella
scherzavo...io ti voglio bene" fermò l'auto in un piccolo
piazzale dall'aspetto medievale. "Tu...tu non puoi volermi bene, mi
conosci da..." guardai l'orologio "da 45 minuti appena" 45 minuti con
il quale avevamo attraversato tutta la città...avevo fatto bene
a non guardare il tacchimetro. "ah si? Bella Bella...possibile che tu
abbia visto di tutto e che ancora ti sia abituata al fatto che il mondo
che vedi è solo una copertura per altri?" sorresse per un
pò il mio sguardo, poi con un movimento fulmineo scese
dall'auto. Mi ritrovai a fissare un sediolino di pelle nero. molto piu
lentamente e con piu goffagine (non riuscivo ad aprire la porta) scesi
dall'auto e inseguì marysol. "Credo di non aver capito..." le
urlai dietro. "Vieni dentro devi aver freddo". Poi vidi la casa. o
meglio il castello. Se la piazzola mi era sembrata medievale, il
castello lo era di sicuro. Non sapevo descriverlo, non so farlo
nenanche ora. Aveva un portone altissimo, e sopra mille finestre, una
di seguito all'altra, per tre piani di seguito. Quelle che si trovavano
parallere al portone avevano tutte un balconcino stretto e fatto di
pietra, che mi ricordò tanto il mio romeo e giulietta. Marysol
ci entrò senza esitazioni. Non poteva essere tutto suo.
All'intero la casa era ancora piu incredibile. Una scala monumentale
domina e decorava il salone. grosse tende rosse lineavano i grossi
finestroni, e ai lati della scala grosse porte, riempivano le
pareti. c'era un strano odore, di muffa e di chiuso.
Rimasi impietrita.
Osservavo il meraviglioso lampadaro di cristallo e gemme rosse. Poi mi
resi conto di una cosa. "Perchè ancora non mi hai mangiato?" La
domanda risultà piu strana di come l'avevo pensata. "Sei
così dispertata da cercare la morte?" scherzava, ovvio. "Tu...tu
sei vegetariana!!! oppure qualche parente in viaggio dei cullen. oddio
è un incubo tu... ma cosa vuoi da me???" Urlavo. ma
perlomeno l'ultima frase aveva avuto senso. me lo chiedevo da quando mi
aveva fermata, cosa voleva da me marysol? era un parente di Edward che
aveva scoperto cosa volevo diventare e me lo voleva impedire? Non
voleva che vivessi per sempre... che lo perseguitassi per sempre. E
invece all'inferno l'anima sarei stata sulla terra per sempre. anche a
costo di scappare a Marysol...in fondo ero scappata da due vampiri non
potevo riuscirci con uno? Mentr mi guardavo intorno in cerca di una via
di fuga, Marysol mi prese per mano. "Vieni." mi disse "Hai bisogno di
spiegazioni...tante spiegazioni perchè cme al solito sei fuori
strada" questa volta il suo sguardo era serio. Con passo lentò,
mi trascinò sulla scala attraverso un mondo che già
sentivo un pò piu mio.
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Capitolo 4 *** cOnfessiOni ***
4 capitolo
Luna Scarlatta, notte, profumi e suoni distanti,
memorie passate e mai
obliate,
in cui Noi, Figli di un Buio perfetto
ancora una volta
cammineremo sulla terra,
oscuri signori, Guerrieri crepuscolari, sacerdoti
di rituali arcani.
Segreti sussurrati ai venti, tra le ultime foglie mormoranti,
pallidi
reliquiari di un ciclo morente,
mentre i nostri passi risuonano ancora una
volta nell'eternità.
Ancora una volta nell'Abbraccio Notturno.
di Lord Kane Fenris
Grazie a
chi ha letto e continua a leggere ciò che io scrivo. Grazie a
Mikettina x i complimenti e a chi mi ha inserito fra le storie
preferite o da seguire!!!
Gli
occhi di Marysol, erano l'unica cosa che nella stanza non riuscivo a
fissare per più di due secondi. Vedevo tutto. Il grande letto a
baldacchino rosa pallido, su cui ero seduta, la grande finestra,
così alta da sembrare una porta di cristallo. i mobili antichi,
ottocenteschi dai quali ero circondata; e quei cuscini rosa confetto,
morbidi e profumati. Uno dei quali, quello stretto fra le mie braccia,
era umido, e inzuppato di lacrime, che non potevo fare a meno di
versare. Le parole di Marysol, uscivano fluide e silenziose dalla sua
bocca perfetta, spiegazioni, scuse e frasi senza senso. Non so
quanto tempo passò a parlare, ne per quanto tempo io piansi. di
gioia? di dolore? non ne avevo idea, vedevo solo le mie guancie rigate
nel riflesso dello specchio sulla parete.Il sole, che fino a poco fa,
era stato nascosto dietro qualche nuvola, ora inevitabile e silenzioso
stava scendendo, dietro le montagne in lontananza. marysol si sedette
sulla sedia posta al fianco del letto. "E' il crepuscolo..." sussurai.
La cornice perfetta, per ciò che stavo per sentire.
"Tutto è successo qualche tempo fa...." il suo sguardo era
freddo e inespressivo,sembrava una di quelle ragazze che danno le
notizie alla tv.
"o meglio...ottanta anni fa" sorrise leggera e sarcastica, ma non era
divertita. "Avevo pochi mesi, non so quanti di preciso. ero ancora un
umana, poi però un giorno mi ammalai gravemente. la medicina non
era così avanzata, nel 1930 si moriva anche per un semplice
raffredore. ma la mia era una cosa seria. lo capì anche la mia
mamma... mi portò subito all'ospedale. mi tennero
sott'osservazione, se così si puo dire, per qualche giorno. poi
persi conoscenza. nel frattempo all'ospedale erano arrivati migliaia di
bambini con i miei stessi sintomi, nessuno si salvava. così i
medici, vedendomi senza sensi pensarono che anche io fossi morta e
didero la triste notizia a mia madre." vedi un strana espressione sul
suo viso, mi voltai a guardarla, soffriva. "ma per una strana scelta
del destino io non morì... fu una donna a trovarmi. all'epoca
dimostrava circa 23 anni..." si voltò a guardarmi con uno
sguardo sarcastico, stavolta "beh anche ora in effetti...comunque,
penso che tu abbia capito cosa fosse questa donna no? il problema era
chi fosse. Non so come fece a sapere che io stessi in quella stanza...
probabilmente nello stesso modo in cui io ho trovato te..." disse
sovrapensiero. poi riprese. "fatto stà che mi trovò mi
curò e mi crebbe, come una mamma fa con una figlia. questo ti
fà capire che io fin da piccola ero a conoscenza di ciò
che era lei, e il resto della famiglia, la mia famiglia. e mi ritenevo
molto fortunata, perchè con tanti vampiri in giro, era stata
quella famiglia a salvarmi,una famiglia vegetariana." ebbi un balzo al
cuore, poi capì che non si trattava di loro, c'era un altra
famiglia vegetariana? " Loro seguivano un modello" continuò " Un
certo vampiro che si era ribbelato ai volturi e che viveva di solo
sangue animale. Non hanno mai avuto problemi a resistere, penso che
l'amore che provassero per me era superiore all'istinto di bermi per
cena..." fu a quel punto che le lacrime incominciarono a scendere
veloci e calde. "Non dirlo mai..." la mia voce fu un sussurro, cercavo
di controllarmi di tenere a bada quel mostro dentro me. " è un
ora che mi sforzo di capire cosa ti sia successo eppure..." non era
ancora il momento di parlare. "No. vai avanti con la storia poi
toccherà a me" le dissi sorridendo. "beh puoi immaginare il
seguito. ho lottato per dieci anni, finche il giorno del mio 19
compleanno lei non si è arresa e oggi sono quella che sono....ma
non è questa la parte piu importante della storia..." ora era
insofferente, avrebbe voluto raccontare tutto in un secondo. parlo
veloce. "Nonostante abbia avuto una famiglia che mi ha dato tanto
affetto, e me ne da ancora, non ho mai smesso di pensare alla mia
povera mamma, a cui è stata tolta una figlia ingiustamente. L'ho
cercata a lungo e con molte difficoltà perchè non sapevo
neanche come si chiamasse. Poi circa due anni fa quando pensavo ch
ormai fosse morta, un vampiro che conoscevo da un po mi diede delle
informazioni. La tua cara mamma si è buttata da uno scoglio,
quando ha saputo la notizia, ma pare che oggi sia ancora in giro per i
boschi a cacciare. Poi andò via, avrei potuto inseguirlo, io ero
piu veloce, ma ero rimasta scioccata dalle notizie che avevo appena
ricevuto. Mia madre era viva. e lo sarebbe stata per sempre.
così ho incominciatoa cercarla, perchè sentivo un legame
con lei. Ogni tanto avevo delle visioni che la riguardavano, ma non la
vedevo mai direttamente. vedevo solo un immagine sfocata correre
atrraverso i boschi, con alberi alti e secolari, secondo delle mie
ricerche questi alberi potrebbero trovarsi in svizzera....o non so...
comunque un giorno, ebbi una visione penso che riguardasse lei pensai
che era la volta buona che finalmente avrei potuto vederla...e invece
vidi te. e non so come seppi che stamattina sarei dovuta venirti a
prendere lì... giorno dopo giorno attraverso quelle strane
visoni mi sono affezionata a te sempre piu... ed ora sei come una
sorella per me" mi diede la mano e me la strinse dolcemnte. si anche io
le volevo bene, stranamente sentivo di appartenerle. "Tu vedi nel
futuro?" la mia domanda fu ovvia e forse se l'aspettava "No certo che
no. vivo il futuro come una comune persona, con la semplice differenza
che per qualcuno ad un certo punto il futuro non c'è piu...a me
invece c'è sempre..." Non sapevo cosa pensare, mi stesi sul
letto e guardai fuori. "Ora è il tuo momento" sussuro dolce
marysol. si ora era il mio momento.
Parlai ininterrotta per molto tempo. ormai fuori era c'era piu
luce. al buio era piu facile parlare, confessare il mio amore, le mie
paure, le mie soffernze. al buio era piu facile, fingere che quelle
lacrime, non avessere inzuppato il cuscino era piu facile ammettere che
mi aveva annullato. poi mi ritrovai fra sogni e incubi sotto il caldo
piumone del letto a baldacchino dove mi aveva infilato marysol, quando
si accorse che i miei occhi si erano prosciugati e che le palpebre
avevano ceduto. Ma nel sonno mi sembrò di udire qualche
parola..." ci vediamo domattina, con una colazione da leccarsi i baffi
pikkola bella..." e con un piccolo bacio sulla guancia mi lasciò
a quel mondo incantato in cui noi tutti entriamo la notte.
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Capitolo 5 *** sOgni... ***
5 capitolo
...Avrei voluto dirti ti amo, guardati negli occhi trovandoci amore.
Avrei voluto abbracciarti, sentirti mio anche solo
un istante,
sapere che ero per te importante, ma non è stato
così...
-personale-
Ringraziamenti: alla
mia mamma, che mi permette di passare ore davanti al pc!!! a mary la
mia migliore amica, che mi sostiene sempre, e si subisce tutte le mie
letture asfissianti! al mio ragazzo che mi da tanto affetto e mi fa
capire cosa è l'amore e che è disposto a passare
pomeriggi interi a guardarmi scrive, inoltre grazie mille alla mia
prof. di latino e greco per non avermi messo 2 l'altro giorno dopo
avermi trovato con il quaderno a scrivere questa storia mentre lei
spiegava la perifrastica! e grazie a voi che mi sostenete per favore
lasciate un commento!!!! grazie
Questa storia è dedicata allo splendido amore che da secoli unisce carlise ed esme...
Ero
in una radura. Il sole splendeva alto nel cielo, luminoso e senza
nuvole a minacciarlo. Per una strana ragione, sentivo di dover
aspettare qualcuno. Aspettavo, aspettavo, ma non arrivava nessuno.
Perchè? si erano forse dimenticati di me? Non ero piu importante
per nessuno ormai. La scena cambiò. Ora mi trovavo su di uno
scoglio, sotto, il mare, tuonava minaccioso, quasi come un
avvertimento. Schiuma bianca e fredda cercava di raggingermi fin sopra
l'altura senza riuscirsci. Solo qualche piccolo sprizzo d'acqua gelata,
mi aveva bagnato il viso. Sentì un rumore, mi girai. Una
ragazza, da capelli castono chiaro e leggermente mossi, mi
guardò. Mi sforzai di capire chi fosse. la conoscevo, sapevo di
conoscerla, eppure nonostante vedessi il suo viso era come se in
realtà fosse nascosta, percepivo solo la sua essenza. mi sorrise
malinconica, poi si asciugò una lacrima con il braccio.
Sentì un forte dolore al petto, stava per succedere qualcosa. La
ragazza fece un piccolo passo, poi avanzò, e leggera come un
uccello che per la prima volta spica il volo, saltò.
urlai. corsi fino allo strapiombo e guardai giu. allungai una
mano, come per afferarla, ma ebbi solo lo spazio di tempo per vedere la
sua di mano, perdersi fra la schiuma, che come un leone affamato
l'aveva inghiottita. La scena cambiò di nuovo, mi sembrava
di essere davanti ad una tv. ora ero in una stanza, quando mi resi
conto di quale stanza indietreggai. tanti cadaveri disposti su tavoli
argentei, fissavano il soffitto, inermi. Sentì una porta aprisi,
volevo nascondermi, non farmi vedere, ma i due uomini che entrarono,
non si accorsero minimamente della mia presenza. Poi uno dei due quello
alla destra venne nella mia direzione. Mi aveva forse visto? no. Mi
arrivò così vicino, che chiusi gli occhi, aspettando il
dolore per l'impatto, ma non accadde. L'uomo mi oltrepasso, come se io
fossi solo un fantasma. "Ecco dottore" disse, guardando un cadavere.
"L'hanno trovata stamane all'alba, la corrente deve averla trascinata
fino a riva". Poi l'uomo che doveva essere il dottore si girò e
vidi il suo viso. Ebbi dinuovo la senzazione di prima. Ero offuscata,
mi sforzavo di aprire bene gli occhi, ma di nuovo vedevo solo
l'essenza di quella persona che sapevo di conoscere bene. il dottore
avanzò, guardò la donna in volto e ne rimase incantato.
la guardò per minuti interi, prima di girasi verso di me, e
ancora una volta, anche lui, mi sorrise. "Cosa l'è succsso?"
chiese poi in tono grave. "Si è buttata dallo scoglio quello
della spiaggia. In città si dice che abbia perso una figlia, era
sola al mondo." Improvvisamente una ragazza aprì la porta della
stanza, portava uno di quei completina da infermera, stile anni trenta.
calze bianche, le fasciavano le gambe un po grosse. la ragazza non
curò minimamente l'uomo che prima mi aveva attraversato,
guardò il dottore, e con una voce squillante e che sarebbe
dovuta sembrare suadente disse:" oh dottore...è qui!" sembrava
sollevata. "C'è la signora Buttman che dovrebbe fare quella cura
ma non riesco a farla calmare non è che potrebbe venire con me?"
il dottore le sorrise, e la ragazza, della quale avvertivo la stessa
essenza rimase quasi imbambolata, e accecata, da quel sorriso. "Scusa
Maggy ma ho da fare...non ti dispiace se viene Set vero? in fondo
è il mio assistente..." l'uomo sembrò ben felice
dell'invito, e subito corse alla porta, dalla ragazza, che al
contrario, parevo molto insodisfatta. la porta si chiuse, con un rumore
deciso. e il dottore di scatto si girò verso la donna. con
lentezza estrema, le toccò il viso con le punta delle dita... mi
misi al suo fianco per guardarlo in viso, soffriva era come se stesse
combattendo con se stesso. poi improvvisamente scatto. aveva sentito
qualcosa. appoggiò l'orecchio sul petto della donna, stava
ascoltando il cuore. "Batte..." sussrrò. Poi, come una ruota, la
scena girò, e mi ritrovai in uno studio medico. ero seduta al
posto del paziente, dietro la scrivania il dottore di prima. stava
scrivendo, in mano stringeva una penna, e scriveva su un foglio ruvido
e giallastro. mi avvicinai. volevo leggere.
" Figlio mio,
se qualche tempo fa, qualcuno mi avesse detto quello che sto per
compiere, non ci avrei mai creduto. Eppure in codesto giorno, la mia
anima ha sentito il bisogno di lei. Quando ti ho trovato ho saputo , ho
sentito che tu, eri il mio amato e prediletto filgio, ed ora, dal mio
studio sento il suo cuore battare, per le ultime volte. Si
spegnerà quel cuore, per il troppo dolore che la morte di un
figlio solo può causare. e tu che sei il mio unico figlio
compiatisci, se puoi quest'errore, di un uomo innamorato.
Con affetto C.C."
La testa mi girava. Non
riuscivo piu a trovare un filo logico, per quello che stavo vedendo.
quell'uomo chiedeva perdono a suo figlio...e diceva di essere
innamorato... mentre cercavo qualcosa per capire, l'uomo si alzò
e chiamò il suo assistente. "consegnala personalmente a mio
figlio. Si trova alla facoltà di medicina e mi raccomando...
solo ed esclusivamente a lui!" il tono autoritario del dottore, fece
scattare l'uomo, che afferrò la lettera e si avviò con
passo svelto verso l'uscita. Il dottore uscì dalla stanza. Lo
seguìì. entrò nell'obitorio, e si diresse
velocemente verso la donna. alzò il lenzuolo e la guardò
con amore infinito. Anche se ero solo un essenza, mi sentì di
troppo in quella scena. "Cosa combini?" sussurrò. le
carezzò i capelli, e poi con un movimento fulmino si
abbassò sul collo sfirandole la pelle.
sobbalzai, e caddi dal letto. mi ritrovai per terra, la testa mi faceva
male. qualcuno bussò alla porta, senza aspettare che
rispondessi, Marysol entrò, indossava, un maglione bianco latte,
ed un jeans, che potevo osservare fino al ginocchio, perchè il
resto della gamba era rivestito da stivali di pelle neri e lucidi, che
si concludevano con un tacco esageratamente alto, i capelli che il
giorno prima avevo visto perfettamente lisci e ordinati, ora erano
scompigliati e mossi, decorati da un sottilissimo cerchietto bianco.
"Bella! ma cosa fai lì per terra! mi era sembrato di aver
sentito un rumore!" rise, era di buon umore, risi anch'io. "Sono
caduta..." mi venne vicino e mi sollevò, "Ok. Come ti senti?
bene?" ci pensai "Si perchè me lo chiedi?" mi guardò "Beh
da quanto ho appreso in alcune visioni le presentazioni non ti fanno
molto bene, quindi preparati, perchè voglio farti conoscere
qualcuno" mi prese per mano, e mi trascino fuori, come era suo modo
fare. e presa dalla sua stessa euforia, dimenticai completamente, quel
sogno, che sarebbe potuto essere tanto importante per lei.
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Capitolo 6 *** un annO dOpO...Edward Cullen ***
7CAPITOLO
Ora
le anticipazioni...come richiesto da silvietta e da altri. si qst ff e
assolutamente a lieto fine. semplicemente perchè edward non sa
vivere senza bella e bella...beh bella è totalmente ed
incondizionatamente innamorata di lui... mi stò divertendo a
cambiare il finale di new moon. Xkè è stato un po
angoscioso e triste leggere quelle giornate vuote di bella (io nn sn
neanke 1 fan di jacob quindi...) x qst ho immaginato come sarebbe
se dopo tre anni edward e bella si riincontrassero e riscoprissero di
nuovo quell'amore ke li aveva uniti...
Un passo avanti di un anno...per osservare Edward Cullen, il suo ritorno a Forks e la dolorosa scoperta che
bella non è più lì. Tante cose sono cambiate. E da
quel momento tante cose cambieranno anche per Edward...
Edward
Cullen avanzava in una strada affolata con passo veloce...fin troppo
veloce. Una parte di lui che non riusciva a controllore stava prendendo
il sopravvento, una parte altrimenti ben nascosta. /cullen dinuovo
qui...ma che diamine vorrà...sembra un mostro quando
cammina...l'avevo detto a susan quello sarà un serial
killer..../ EDward chiuse la mente, come era solito fare quando
ciò che sntiva era così assurdo che quasi quasi poteva
essere la verità. Con appena due passi attraversò
la strda e con un piccolo tocco all'antifurto fu libero di
entrare finalmente nella sua volto scintillante, al riparo da quei
pensieri, che lo avevano trafitto. La falsità della gente non
aveva limiti pensò ti incontrano ti fanno un sorriso e poi
pensano di tutto sul tuo conto. Mise in moto, con un rombo silenzioso
l'auto sfrecciò sicura, nella strada affolata. Molti gli
urlarono contro timorosi che con una sua piccola distrazione
avrebbe potuto mettere sotto qualcuno, rise cinico...pensavano tante
assurdità, ma nessuno conosceva davvero i cullen!
La deviazione che portava alla grande casa era ben nascosta da alberi
alti e colossali e dalla notte, che rendeva il sentiero invisibile, ma
edward lo imboccò sicuro, senza neanche pensarci...nella sua
mente altri mille pensieri. Le luci che di solito illuminavano la
casa erano tutte spente...cattivo segno,pensò, lo
attendevano tutti di sopra. Scese dall'auto e in meno di due secondi
arrivò nello studio di Carlisle. "devo parlarti puoi
mandarli via per favore?" la sua non suonò come una
domanda, ma come un ordine. "Edward ho visto tutto qualche minuto fa
quindi..." -" bene sei hai visto tutto potrai anche cortesemente
sparire da questo studio e lasciarmi discorrere con Carlise senza la
tua cortese presenza non credi?" Alzò la voce, le sue urla
rimbombarono nella grande casa diafona, qualcunaltro avrebbe
indietreggato, difronte a quell'ordine, ma non alice. Avanzò
verso di lui e dovette alzare la testa per guardarlo negli occhi,
lo osservò , poi alice colse qualcosa negli occhi pesti di
edward -"vattente" sussurrò lui lentamente, la mano destra era
tesa e indicava la porta,edward si allontano da alice "Andatevene".
Questa volta fu carlisle ad intervenire -" jazz, em, alice esme
domattina ci sarà il sole quindi la nostra caccia non
sarà possibile...andate ora" Il tono calmo ma allo stesso
tempo deciso di carlisle sortì un effetto diverso sulla famiglia
in meno di un secondo la grande sala fu vuota. Aveva ancora tanto da
imparare da suo padre pensò Edward. "Siediti figliolo"
Carlisle fissava fuori, non aveva il coraggio di guardare il
figlio diritto negli occhi. -"non c'è. la sua camera è
vuota, il letto ben fatto l'armadio ancora pieno. Ma il suo odore
è sparito. E' sparito il suo borsone, i suoi poch
risparmi...è sparita bella." carlisle parlò " e charlie?
cosa dice?" -" Non abita più in quella casa ho letto
qualche pensiero in giro...alcune persone al mio passaggio hanno
pensato a charlie e al fatto che io sia stato la causa della sua
sofferenza. pare che quando bella...è sparita lui e Renee
l'abbiano cercata in lungo e in largo. America, Europa Pare che siano
arrivati a cercarla anche in africa...tutti i loro risparmi sono andati
nelle tasche dei migliri investigatori della terra...ma niente Isabella
Marie swan...pare svanita nel nulla" uno strano bruciore lo
colpì agli occhi...Il pianto. lo aveva visto rappresentato in
migliaia di teatri e ne aveva letto in tanti libri. Piangere. era
questo che desiderava fare in quel momento. Voleva che calde e dolci
lacrime rigassero il suo freddo e pallido viso da vampiro. "Figliolo
non...Edward è ancora viva...io lo sento" -" no
papà... i migliori investigatori...bella...bella non
saprebbe dove andare dove nascondersi non ne è capace..."
un leggero sorriso triste comparve sul viso di edward...nella sua
testa le immagini della dolce goffa bella. Per la prima volta Carlisle
smise di fissare fuori arrivò alla scrivania, la sorpassò
e si avvicinò ad Edward "figliolo non..." respirò
stava cercando le parole giuste per esprimere meglio quel pensiero che
lo tormentava da un po " non si può trovare un...vampiro."
Quello che poi accade nella stanza, fu solo un succedersi di
immagini veloci. Edward lo scatto repentino, la grande scrivania
scaraventata su carlaisle poi Emmett e Jasper veloci e questa volta non
silenziosi come sempre, questa volta con un ringhio rabbioso...e
poi...poi Edward stretto nella morsa di Emmett ed Jasper ,
carlaisle in piedi di fronte a lui..."lasciatelo" ordinò, un
sussurrò arrivò da Esme "No carlaisle non è in
sè..." ma jasper e emmett lasciarono edward. "Lo so cosa
hai dentro...Edward, Lo sempre saputo...ma quel giorno, quando l'hai
lasciata nel bosco le hai giurato e ci hai giurato che da quel momento
in poi, non avresti piu fatto parte della sua vita perciò..."
-"me l'aveva promesso non fare niente di stupido o insensato le
avevo detto...me l'aveva promesso" le sue parole, urlate tra un
ringhio e un altro, risuonarono propio come le parole di un
vampiro...mai nella sua vita era stato così fuori controllo.
"Si." rispose Carlaisle la sua voce, dolce e bassa " Ma è stata
solo una promessa fatta ad un uomo che ti ha abbandonato e che ti ha
gridato in faccia di non amarti piu...sarebbe stato troppo anche per
bella mantenerla!" Tutto nella stanza diventò piu calmo.
Che stupido che sono stato a pensare che ci sarebbe riuscita
pensò edward...la mia bella il dolore la colpisce con una forza
distruttiva...i suoi pensieri furono interrotti da quelli di alice
/preferiresti vederla morta piuttosto che vampiro....?/ "no.
preferirei vedere soltanto la mia bella" /la tua bella...la
bella che hai abbandonato...la bella a cui io volevo un bene
indescrivibile e che mi hai costretto ad abbandonare...la bella che per
me era una sorella piu di rosalie...di emmett non sei mai stato un
irresponsabile o un ipocrita nella tua vita Ed...non esserlo adesso/ .
E tutto finì...nel giro di cinque minuti la vita di Edward
Cullen aveva cambiato direzione e senso. " Lei ha avuto il coraggio di
andare avanti...abbilo anche tu..." erano dinuovo da soli edward
e carlaile il tavolo scaraventato per l'aria dinuovo al suo posto " da
oggi in poi figliolo Isabella Swan non esiste piu...cambia vita, cambia
modo di pensare...cambia anche città non mi importa ma vai
avanti...diamine Edward vai in qualche modo avanti...salvati dalla
follia" .
E così il racconto di un altra giornata si conclude con Edward
Cullen,si siede al pianoforte e suona per l'ultima e dolorosa volta la
sua ninnananna, che ogni notte le aveva suonato in ogni luogo ove si
trovasse "Buonanotte per l'ultima volta amore mio..." furono le
sue ultime parole rivolte a lei...
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Capitolo 7 *** cambiamenti y presentaziOni... ***
6 capitolo
come
sempre i ringraziamenti... beh questa volta vanno a voi!!! grazie che
leggete in così tanti i miei scritti.... e poi un grazie
speciale alla mayer xke senza di lei oggi questi racconti non
esisterebbero...
una
doccia era ciò che mi serviva. L'acqua bollente mi fece pensare,
e riflettere. Il sogno che avevo fatto, ero stato caustato dal racconto
della sera prima di marysol. il mio subconscio aveva ricostruito la
storia, come un attento osservatore. E poi era solo un sogno, non
doveva essere per forza realtà... da piccola quando sognavo di
essere chiusa in un parco gioco di notte, non era vero...
chiusi l'acqua ed uscì. mi strinsi nel accappatoio che marysol
mi aveva fatto trovare sul portasciugamani ed uscì. Mi diressi
nella camera dove avevo dormito, lì vi trovai già lei di
spalle. aveva svuotato il mio borsone, e osservava allibita i pochi
vestiti sul letto. si girò verso di me, "queste quattro petacce,
sarebbero le tue cose?" avrei dovuto immaginarlo. ma perchè
tutti i vampiri avevano la mania per la moda? "Si...a me piacciono"
aggiunsi in risposta al suo sguardo. "Già già. ma bisogna
cambiare... e non perchè non siano belli eh...per carità"
prese un mio maglione verde molto largo, lo osservò poi disse
"ma stanotte ho riflettuto." irritata dallo sguardo che aveva lanciato
al mio adorato maglioncino, le girai le spalle "Ah si? brava" sorrise
"penso che ciò che ti sia accaduto sia troppo. anche per una
come te...o sopratutto per una come te, vedila come vuoi tu. e per
ricominciare l'unico modo e cambiare completamente..." mi venne vicino
e mi sorrise, sorrisi anche io poi mi avicinai al letto. cambiare
completamente. era quello l'inizo. infondo io volevo diventare
semplicemente l'opposto che ero prima. da umana a vampira. da ragazza
normale a ragazza mozzafiato. da imbranata a sicura di se. da
"completamente fuori moda" a modella. mi girai "Allora da dove
incominciamo? io pensavo di fare qualcosa ai capelli e..." marysol si
avvicinò "I capelli? io scherzavo lo dicevo solo per farti
indossare qualcosa di decente!" "Io no non scherzavo! pensaci marysol
io voglio essere un altra essere questa non mi va piu bene! io amo
questo maglio ma allo stesso tempo lo odio perchè a lui piaceva
e questa camicetta blu...la odio dal profondo voglio essere l'opposto
di quella che sono ora...! ti prego" marysol si sedette e mi
invitò a sedermi "Sei sicura? un cambiamento è per
sempre...tu vuoi diventare un vampiro e in quel momento preciso , non
potrai piu essere la bella di ora..." lo sapevo e lo accettavo volevo
essere felice e quella era l'unica soluzione "lo so marysol lo so. ma
io voglio essere diversa, ne ho bisogno". "va bene allora farò
come vuoi tu", le saltai completamente in braccio "graziegrazie". In
quel momento per la prima volta da quel giorno infernale, riuscì
a sorridere per davvero. Non so come...ma in qualche modo ero sicura
che c'è l'avrei fatta. li seduta far le braccia della persona
che mi stava salvando da acque troppo profonde per poter risalire da
sola, mi sentivo a casa e al sicuro, cosa che non era riuscito a fare
"lui" che mi aveva abbandonato in balia delle mie paure e delle mie
ininterrotte lacrime. Ma bisognava pensare al futuro e non al passato,
era stato stesso lui a dirmelo una volta e allora che sia il futuro la
cosa piu importante, un futuro dove per lui ora non c'era piu posto.
Marysol mi fece rinvenire dai miei pensieri fin troppo tristi. "Allora
se propio sei sicura dobbiamo incominciare dai vieni..." si alzò
con me ancora sulle sue gambe, mi sorresse e a velocità
sovrumana mi portò in un altra stanza. era stupenda. Sulla
parete adiacente alla porta dominava un televisore a plasma
ultrasottile, e sopratutto ultragrande, che entrava in contrasto con il
resto della stanza, che era decorato tutto con uno stile ottocentesco.
A dominare la stanza era un enorme letto, alto e dall'aspetto
invitante. rimasi interdetta. I vampiri non dormivano. Poi però
l'osservai meglio e capì. Era una semplice decorazione, come del
resto le altre cose nella stanza. Il letto infatti era ricoperto di
puzzazzi, di ogni specie. Cerano animali, fate bambole, pesonaggi di
film e pupazzi giganti. "Aspettami un attimo vado e vengo". la vidi
scomparire dentro un armadio, che fino a poco fa pensavo fosse normale,
mi avvicinai lentamente all'entrata, spostai con un braccio un vestito
che pendeva appeso ad una stampella,e dentro vi vidi un altra stanza.
era a due piani. a piano terra c'era un divanetto rosso, e a fianco
file e file di appogiabiti. erano disposti per anno. Mi avvicinai per
osservare meglio sulla fila piu vicina c'era scritto "anni 80" sotto,
sporgevano delle gonne a tubino, nere rosse bianche... nella fila
dietro invece camice di ogni tipo. Ma fu ciò che vidi di foronte
a me che mi stupì. la parete adiacente all'entrata era occupata
tutta da scarpe. Una vetrina che arrivava fin sotto il soffitto
esponeva ogni tipo di scarpe. col tacco a spillo, con la zeppa, e con i
laccetti che andavano legati alla gamba e ancora stivali, mezzi
stivali, stivaletti, scarpe per cerimonie, scarpe col apertura davanti
e altre ancora che non seppi descrivere. la sentì sogghignare,
mi girai per cercarla e la vidi appogiata ad un balconcino, che
percorreva tutto il perimetro della stanza e al quale vi si accedeva
dalle due scale che si trovavano alla destra e ala sinistra
dell'entrata. "ok penso che per iniziare questo potrebbe andare" scese
le scale di corsa e mi raggiunse. "Ok diamoci da fare."
Stranamente mi piacevo. Provavo uno strano gusto a guardarmi allo
specchio, cosa che non avevo mai provato prima. osservai le mie gambe,
forse per la prima volta. avvolte in un jeans scolorito e stretto
parevano quelle di una modella, eppure erano le mie; e per la prima volta
mi accorsi di non avere un filo di pancia, sotto quella
camicetta lilla che aderiva perfettamente alle mie forme. mi spostai di
lato, per osservarmi meglio e sentì il rumore tacco vertiginoso
delle mie scarpe risuonare. le guardai. erano alte e appariscenti. il
che voleva significare che erano off limite per bella swan...ma non per
questa bella swan. Erano lucide e lilla, abbinate alla camicetta
e al cerchietto che tirava i miei capelli tutti all'indietro. Marysol
seduta sul suo letto con le gambe incrocate mi guardava con aria
sognante, "ahhh la scoperta della moda...che bei ricordi...mi ricordo
la prima volta che la scoprì anche io..." scosse la testa,
mentre ripensava a qualcosa. "Si! mi piaccio...sono diversa da prima
sono..."marysol si alzò e mi venne incontro guardandomi
attraverso lo specchio "Sei l'opposto di ciò che eri prima
bella...ma solo fisicamente...avverto ancora la stessa essenza che
avevi prima!" risi "per fortuna quella non può vederla
nessuno...quindi me la tengo." "bhe allora coraggio andiamo è
maleducazione far attendere qualcuno..." smisi di guardarla dallo
specchio e mi girai verso di lei "chi devi presentarmi?" "vieni e
vedrai".
scendemmo le scale con passo umano, visto che io lo ero ancora,
il salone era illuminato dalla luce del sole. "Bella stai calma non
stai andando al patibolo!" come al solito il mio cuore partì
spedito verso la sua meta. "Scusa marysol è che questi jeans non
danno molta libertà di movimento e il cerchietto mi sta portando
orribili mal di testa, devo concentrarmi su i miei piedi per non
volare via da questi trampoli e ultimo per ordine ma non per
importanza sto per conoscere qualcuno che non sò chi sia quanti
siano e perchè siano (qui)...e ho fame" Marysol mi porse la mano
e l'afferai "Le tue gambe si abitueranno a stare allo stretto e la tua
testa alla morsa del cerchietto, i tuoi piedi sapranno stare in
equilibrio e le persone che conoscerai oggi domani le conoscerai
gia...quindi già hai un fastidio in meno...la vita va presa con
filosofia bella se no... oltretutto metti in conto che quando sarai un
vampiro tutto ciò ti sarà indifferente...caso mai sarai
tu a far male a loro quindi...". La conoscevo da soli due giorni,
eppure gia mi aveva risolto la vita. Scesi l'ultimo gradino delle scale
e mi fece guidare da Marysol verso la seconda borta sulla parete a
destra. Improvvisamente ebbi un dejavu. Rivi me stessa salire quei
gradini e attendere che "lui" aprisse la porta...Marysol mi strinse la
mano piu forte e io per risposta feci un grande respiro che mi
aprì la vista verso di loro. Erano in tre. due stavano seduti su
di una poltrona, quella sotto l'immensa arcata che portava in un altra
stanza. l'altro invece era in piedi. Le mani in tesca e il viso girato.
incominciai a tremare. "Annamarie, Aaroon, goord... lei è
Isabella" sorrise "Bella" Li vidi girarsi verso di me quella seduta sul
divano era l'unica donna e dimostrava propio... 23 anni capi che doveva
essere la madre adottiva, ma degli altri due marysol non aveva affatto
accennato. mi fece avanzare con lei. "Bella lei è la mia madre
adottiva Annamarie...la donna che per 19 mi ha cresciuto come una
figlia cosa che forse continua a fare" lanciò uno sguardo
d'intesa alla donna. poi continuò "lui è goordon ma per
noi è solo goord" mi guardò "Sai la storia dei nomi
ottocenteschi...lunghi e sopratutto imbarazzanti..." sorrisi
imbarazzata "Comunque goord è mio padre" notai come non avesse
sottolineato la parola adottivo ma lei continuò a parlare "Mi ha
cresciuto, mi ha inzegnato la differenza tra il bene ed il male...e
sopratutto mi ha dato una grossa mano dopo la trasformazione..." poi si
spostò di nuovo e sorrise "E lui..." ma fu interrotta qualcuno
parlò "Sempre per ultimo devi presentarmi eh??" fu quel ragazzo
a parlare e per la prima volta lo osservai era bello...ma questo era
scontato e mi ricordava tanto emmett. Aveva un fisico palestrato e
vestiva alla moda, come tutti gli altri, mi sorrise e immediatamente mi
ispirò simpatia. "Non preoccuparti faccio da solo... ciao io
sono Aaroon ma tu chiamami... beh come vuoi non ho un soprannome" venne
vicino e mi strinse la mano beh effettivamente era parecchio belloo.
sorrisi per la presentazione bizzarra, e capì senza che mi
venisse detto che lui era il fratello o fratellastro di marysol. Goord
si alzò e mi venne incontro "Benvenuta nella nostra famiglia
bella" disse con voce profonda anche lui, mi ricordava qualcuno che
ebbi conosciuto in passato...decisi di non pensarci. "G-grazie io non
so cosa di..." ma ancora una volta Aroon intervenne "Ehi grazie va bene
concludi lì...beh io vado a caccia" poi mi guardò "Non
è perchè...c'è sei al sicuro" mi venne da ridere
"Sisi lo sò" levò le mani dalle tasche e aprì la
grande veranda e si abbassò in una posizione che conoscevo molto
bene. "Buono a sapersi..." disse "sai hai un odorino..." "AAROON!"
l'urlo di marysol lo ammutolì, lo sentì sgnizzazzare, e
poi parti veolce, dissolvendosi in quella soleggiata mattinata
dell'alaska. "Vieni bella " marysol scuoteva ancora la testa "andiamo a
fare colazione" "vi accompagno" questa volta a parlare fu Annamarie, mi
si avvicinò e sorrise "mi ricordo ancora alune ricette delle
torte che preparavo a marysol posso preparati qualcosa..." e
così dicendo anche quella giornata perfetta, si disperse nel
corso del tempo.
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Capitolo 8 *** pietre preziOse e misteri ***
8capitolo
Ora
L'ottavo capitolo, mi sembra incredibile di essere gia qui...nel
capitolo precedente vi ho ringraziato xke continuate davvero in tanti a
leggere le mie ff xò...nn mi sostenete...vi aveva chiesto di
dirmi cosa ne pensavate di ciò che stavo scrivendo... vabbe
sarete lettori silenziosi e muti...hihi scherzo...sclero gia alle 16.52
del pomeriggio sono da ricovero...un grazie particolare ancora una
volta a silvietetta!!! 6 fortissima! cmq no amore non entrerà
affatto in scena quel odioso personaggio ke hai nominato tu...ma a dare
fastidio alla nostra bella coppia arriverà tania del clan di
denali da secoli innamorata del nostro splendido ed... ora vi lascio
con un bacio e alla lettura del prossivo capitolo dove conosceremo un
po meglio la famiglia coleman...
L'aria era gelida.
Piccoli sbuffi di fumo fuoriuscivano dalla mia bocca, mentre
faticosamente salivo lo sterrato che portava al castello. Non sentivo
più le mie mani...che si fossero congelate? "merda" gracchiai le
buste che portavo stavano diventando due macigni. Entrai nello spiazzo.
Guardai nel capannone dove erano parcheggiate tutte le 16 auto di
famiglia. bene. Anche la carrera nera e scintillante di Marysol era al
suo posto...adesso avremmo fatto i conti.
Con fatica (Con mooolta fatica) arriva al grande portone appogiai le
buste sul marmo gelido e con un leggero tocco bussai. in meno di un
secondo la porta si spalancò,logico e mi accolse con un sorriso
smagliante Aaroon.
-" ehi sorellina gia di ritorno?" la sua affermazione accompagnata da quel suo risolino mi irritò
-"Già?? avanti prendi le buste prima che te scaraventi addosso!"
entrai lasciando le buste li per terra...lo sentì sogghignare.
-"tanto a rimetterci sarebbe solo la tua cena lo sai no..." da vampiro
mi sarei scontata tutto...ogni sua minima battuta sarebbe stata
scontata.
"Fossi in te non riderei tanto Ar...la piccola segna tutto..." questa
volta a parlare fu goordon o meglio gord il mio caro e dolce padre
adottivo. mi avvicinai a lui
"Ciao goord" lui mi sfiorò la guancia che gli avevo porso e
torno a leggere tranquillo il giornale. Mi veniva spontaneo. essere
affetuosa con la mia nuova famiglia adottiva. forse non era da Isabella
Swan... ma di certo era da Ambra Coleman e così mi abituai pian
piano al mio nuovo modo di fare. Chi era ambra? beh ero io. Non avevo
intenzione di cambiare nome...ma avere un soprannome si. Era
così che aveva incominciato a chiamarmi la mia nuova famiglia,
dopo che marysol risppecchiando le mie aspettative mi aveva regalato
una gemma. Semplice e grezza color ambra. Mi era sempre piaciuto quel
colore cos' come quella piccola gemma che tenevo incastonata nel
bracciale che annamarie e gordoon mi avevano regalato. il bracciale di
famiglia. Era stato un segno importante regalarmi quel bracciale. un po
come una cerimonia di benvenuta...o qualcosa del genere. ogni membro di
quella famiglia ne possedeva uno identico, ogniuno dei quali con una
pietra preziosa incastonata. Annamarie aveva una goccia di
diamante...pietra che veniva attribuita agli dei...il regalo
naturalmente gli era stato fatto da gord per dirle che lei era la sua
dea...avendo dato inizio a questa tradizone e gord l'ha anche portata
avanti....venti anni dopo quando fuori la sua porta, trovò il
corpo di Ar senza sensi. a lui era stata data una pietra chiamata
ametista, capace di donare umiltà e calma alle persone fin
troppo orgogliose...risi guardando Ar...quella pietra era fatta apposta
per lui. Annamarie invece dopo aver trovato marysol le aveva donato il
corallo. Questa infatti...mi aveva spiegato marysol mentre risistemava
in ordine di data le sue camice, non poteva essere definita una
pietra in quanto era un incrocio...o come aveva detto lei un
equilibrio perfetto tra il regno animale vegetale e marino. anche
marysol fino a poco tempo fa lo era stato e forse lo era ancora. un
incrocio perfetto tra il mondo dei mortali e quello degli immortali.
Era stata l'unica della famiglia e del mondo forse, a non aver avuto
nessun problema di adattamento ne di impulsi di fame e oltretutto
assomigliava piu a noi umani che ai vampiri. Per quanto riguarda me,
era stata marysol come detto a donarmi la pietra dopo aversi trovata.
"la spiegazione della scelta della pietra non è celata dietro
qualche leggenda...come per glia ltri," mi disse sorridendo.
"è semplicemente che questa pietra color ambra, osservata
attraverso la luce tetra e scura di questo cielo nuvoloso si trasforma,
e assume un colore simile ai tuoi occhi" la faciltà con cui
diceva le cose mi spaventava. Era in cucina e impiastriciava qualcosa
in una pentola, ostinata come al solito a voler imparare a cucinare
sembrava che mi stesse parlando del piu e del meno.
"...così quando fialmente sarai e dopo tanti anni ti
dovessi dimenticare il colore dei tuoi splendidi occhi ti
basterà porre contro luce la tua pietra per ricorartene..."
e non disse piu niente, soffocata dal mio abbraccio.
"ti voglio bene" le avevo detto, mi sà per l'ennesima volta.
"Ambra sei tornata finalmente...scusa!" eccola parli del diavole e
spuntano le corna. come sempre la mia mente era andata troppo oltre in
pensieri abbastanza lontani. ritornai al presente a quella
faticosissima giornata di spese.
marysol mi venne in contro e mi abbracciò forte. da sopra i suoi capelli osservai annamarie, che mi sorrise
"questa casa è talmente abituata a te che ormai...ci sei
mancata" mi venne incontro anche lei e l'abbracciai, continuando ad
osservare marysol, era stata quasi sollevavta di vedermi, come se
avesse avuto paura che mi fosse accaduto qualcosa.
"Umm un abbraccio a me non lo dai??" Ar mi venne incontro con una
smorfia buffa sul volto e le braccia spalancate. lo colpì forte
sul petto.
"Ahiahiiii" mi feci un male terribile.
"ma cos'hai al posto del petto?" un altro infortunio...sarei dovuta migliorare anche su quello...
"Il ferro non lo sai???" ar mi afferrò e mi strinse nella sua presa
"Dai marysol posso mangiarmela...ti giuro che non sporco il tappeto?"
non mi spaventò, ormai ero abituata a quei suoi...tentatati ma
ero sicura che non l'avrebbe potuto fare. marysol però
reagì in modo strano.
"Avanti Ar lasciala potresti farle del male!!!! lasciala!!!" le sue
urla convisero Aaroon. che mi lasciò e mi guardò con
sguardo interrogativo gli sorrisi.
pui tardi. ero nella stanza di annamarie. mi stava mostrando alcuni
vestiti che risistemava. mi piaceva passare del tempo con lei.
"Allora piccola cosa vuoi per cena?" era fin troppo dolce con me
"Uhmm non so poi te lo dico...piuttosto cosa è accaduto a marysol prima l'ho vista..." non trovai la parola
"ansiosa, iperprotettica e un po isterica?" annamarie con un sorrise, completò la mia frase
"Già" dissi osservando un vestito color cielo anni trenta.
"Chissà cosa gli è preso..."
annamarie si sedette sul letto con dei vestiti ancora in grembo e mi invitò accanto a lei
"Ambra...tu...tu sei un eccezione. si è questa la parola giusta.
sei un eccecione perchè non ho mai conosciuto un umana che
sapesse dei vampiri, un eccezione perchè aspetti con saggezza
che arrivi il giorno della tua trasformazione, accettando il dolore che
dovrai subire. Un eccezzione, perchè io non avrei mai accettato
nessuno nella mia famiglia eppure quando ti ho visto dormire quella
mattita ti ho subito voluto bene come una figlia ed ora per me sei una
figlia. e poi sei l'eccezzione di marysol. le hai cambiato la vita
anche se puo sembrarti strano. ho sempre sperato che trovasse un amica,
una sorella con cui confidarsi, da volere bene...e tu e un po come se
gli appartenessi è molto possessiva e io stessa percepisco
l'affetto che prova per te. stamane ha avuto un impegno improvviso e
non è potuta venire con te...pensa che tu sia un po sbadata
sai..." i miei problemi di equilibrio...per quel motivo quella mattina
avevo declinato l'invita di delle scarpe di camoscio nere stupendamente
alte, e avevo messo dei stivali di pelle lucida, bassi e alti
fino al ginocchio.
"Non devi meravigliarti del suo affetto...per lei sei come una
sorella..." mi abbracciò, avevo sempre saputo quelle cose per
quel motivo la reazione di marysol di quella mattina mi sembrò
ancora piu strana.
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Capitolo 9 *** diariO segretO ***
9capitolo
Eccomi
di nuovo...ke posto un altro capitolo!!! Non potete affatto lamentarvi
sono velocissima!!!! Bene..ene...ene ora andiamo alla scoperta del
diario segreto di Marysol e dei suoi segreti nei confroti di bella... W
il mio Ed... scusate se sclero... è il troppo studio (...) ora
vi lascio alla storia...Prima però voglio dire alla mia Toty ke
ti voglio un mondo di bene...!!!! grazie x il commento ci vediamo
domani in classe!!! interrogazione di latino :-( XOXO A.A.
Maria sophia era chiusa nella sua stanza, al terzo piano di casa
Coleman.Fuori la pioggia continuava a battere imperterrita. Sapeva
quanto la pioggia infastidisse Bella, così era appena tornata
dalla sua stanza dove le aveva tenuto compagnia fino a poco tempo
prima. Si avvicnò allo scrittoio e da un cassetto ben nascosto,
estrasse una cosa simile ad un diario. Era di pelle marrone, al centro
uno stemma e sotto una scritta :"mattew Coleman 1856-98" lo aprì
e incominciò a sfogliare le pagine, decorate da una grafia
sottilie e lineare che ricordava tanto quella di un altro secolo.
Cercò una pagina vuota, estrasse una penna biro dallo scrittoio
(anche essa ricordava tanto le penna di un secolo precendente) e
incominciò a scrivere, su una pagina ruvida e giallastra come
tutte le altre:
Giovedì 4 dicembre...
L'ho fatto di nuovo Bella,
ti sono corsa incontro, sorridente e felice, nascondendoti ciò
che avevo dentro, quel rimorso che mi stava consumando, che mi consuma
tuttora. Stamane ti ho mentito e oltretutto ho lasciato che tu andassi
in città da sola. é che ho avuto paura. tanta forse
troppa. Sono pur sempre un vampiro sorellina mia e sono egoista...non
volevo e non potevo far si che ti portassero di nuovo via da me piccola
bella, così mon ho esitato, e la mia risposta è stata
decisa e sicura "no mi dispiace ma non l'ho mai vista" ho recitato
perfettamente il mio ruolo. Erano i tuoi genitori Bella, la tua cara
mamma con il viso triste, di chi ha pianto troppo per continuare a
farlo, e il tuo papà con le lacrime agli occhi
l'espressione di un pazzo. Ciò che ho dentro non puoi
immaginarlo. Il dolore che mi ha provacato vederli soffrire
così...paragonabile solo all'inferno della mia trasformazione.
L'unica cosa che ho potuto permettermi è che ti
proteggerò, non solo perchè sei la mia dolce,
tenera e svampita sorellina, ma lo farò anche per tua madre, per
sperare che un giorno ti veda sana e salva e la smetta di piangere.
Saresti parita con loro Bella. Lo so. odi vedere le persone soffrire,
odi vedere la tua mamma ed il tuo papà stare così per
te...per questo ti ho protetto da questa scelta che non avrebbe fatto
altro che distruggerti ancora dippiù...Perdonami...in un modo o
nell'altro Marysol...
La penna scorreva veloce sul
foglio, le parole prendevano vita, sempre piu velocemente. Sembrave che
non vedesse l'ora di tirare tutto fuori, di esplodere, di finirla con
quei segreti. Eppure la ragazza chiusa in quella camera, ne aveva tanti
di segreti, frutto di un affetto incondizionato nei confronti della sua
famiglia e di quell'ultima arrivata. La ragazza umana...l'eccezione.
Quante volte Marysol aveva sperato che Bella entrando nella sua stanza
per prendere in prestito un paio di decoltè, o una camicia
avesse trovato quel diario. Sarebbe finito quell'incubo, L'avrebbe
voluta bene senza piu segreti e misteri. Ma niente, ogni sera, lo
trovava lì, dove l'aveva deposto accuratamente.E allora continua
a scrivere, a condividere co nulla quelle menzogne ad alleviare quel
dolore che l'accecava. Si alzò e nello scandire di un solo
secondo fu alla grande finestra l'aprì aveva bisogno di aria
fresca e pura. Respiro per un leggero istante l'aria che sapeva di
pioggia e bagnato. Poi sentì Bella parlare nel sonno.
"Edward...Marysol non ci riesco...Marysol" la ragazza alla finestra
inspirò ancora un ultima boccata d'aria, poi corse veloce nella
camara della sua dolce sorella...
Il vento che fino a poco prima aveva soffiato solo su alberi e prati,
trovò un altra via di sbocco. Invase la stanza,quella dove fino
a poco tempo prima c'era stata la ragazza dai tanti segreti. Scovolse
tutto. I vestiti accuratamente appogiati al letto, si scompigliarono,
le tende incominciarono a volare verso l'alto, come indemoniate. Anche
i fogli di un diario, dimenticato su di uno scrittoio incominciarono a
girare come impazziti. Poi il vento cessò. La piggia smise il
suo cadere imperterrita, i lampi di luce bianca, smisero di illuminare
quella notte senza luna. Ma c'era ancora un diario su di uno scrittoio,
un diario che il vento aveva letto, fermandosi a Giovedi 20 novembre...
"Le ferite si
rimarginerranno molto presto, in fondo è un vampiro. Sono le
ferite che hai tu, Bella che non guariranno così facilmente. Ho
giocato sporco, l'ho colto di sorpresa ma lui è piu forte di me.
Corre come il vento, e la sua velocità l'avrebbe avvantaggiato
se fossi arrivata così...apertamente. Allora mi sono
nascosta,lontando da lui di tre kilometri, in modo da non potermi
sentire arrivare attraverso i miei pensieri. Era notte fonda, l'ho
preso alle spalle, ma lui mi ha schivato un dcimo di secndo prima
che lo colpissi. Mi ha fatto male colpiro, ha un animo così
buono. In fondo l'ho comprendo...Lamore che prova per te è piu
forte di te stessa anche. Spero che avrà capito che non l'ho
attaccato per fargli del male, ma semplicememente...perchè mi
serviva una cosa..."
Le immagini di Edward Cullen e Marysol Coleman, si rispecchiarono
chiare e nitide nella notte...il commatimento, lo sguardo di Edward
Cullen, mentre ascoltava i pensieri della ragazza /scusami ti prego.../
e poi la fuga e l'impossibilità per qualche strana decisione del
destino di vedere il viso di colei che l'aveva attaccato. Erano passati
solo due mesi da quando lei non c'era piu nella sua vita
infinita...eppure lui, non pensò neanche per un momento che
quell'attacco fosse in qualche modo legato alla sua bella.
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Capitolo 10 *** shopping e patti col diavolo ***
10 capitolo
La
mia vita scorreva calma e serena, come un ruscello in una giornata di
sole. Si era questo che c'era nella mia vita, caldo e rincuorante sole.
Sarà che a Forcks, piccola città nascosta sotto una
coltre di nubi, il sole riusciva a filtrare solo raramente, ma ora
vedevo le cose da un altro punto di vista, certo mi trovavo in
quell'inferno chiamato mondo, ma com'è che aveva detto quel dj
alla radio..."e ad un certo punto avremo davvero la senzazione di
trovarci su questo pianeta...ma per fortuna su una posizione
privilegiata per osservare le stelle..." ed era così, non mi ero
mai soffermata ad osservare le stelle, ora invece avevo un posto tutto
mio, per alzare gli occhi al cielo, e sognare. Eccezione, era
così ormai che venivo definita. E tranne che per qualche battuta
di Ar, mi stava anche bene. Ero serena, felice, e finalmente riuscivo a
camminare su un piano retto con un tacco 12. completamente L'opposto di
isabella. e così volevo che fosse. volevo che la gente
vedendomi, non potesse nenache immaginare, ciò che ero prima. Ma
era passato troppo poco tempo. e così ogni giorno, salivo nella
mia stanza e rubavo un vecchio ricordo, per tenerlo impresso nella mia
mente per almeno qualche secondo. otto mesi erano troppo pochi per
cancellare quel vuoto che avevo nel cuore. Certo, si erano riempiti
altri spazi, come il vuoto lasciato da mia madre e da mio padre, o
quello della mia dolce e fredda migliore amica, e si era aggiunto anche
un nuovo spazietto, quello di mio fratello...erano tutti riempiti da
queste nuove persone, ma nonostante facessi di tutto per tenere la
mente lontana, quando arrivavo nella mia stanza, lasciavo che ogni
pensiero andasse dove doveva e voleva andare. toglievo i tacchi a
spillo i jeans fascianti, il maglioncino di caschmer e mi nascondevo
sotto le coperte. Ed era inevitabile che poi, di conseguenza, calde
goccie ormai familiari mi rigassero il viso, ancora caldo e morbido...e
bagnavo il cuscino, le lenzuola, il pigiama...fino a quando non
arrivava Marysol che si stendeva al mio fianco e mi abbracciava fra le
mie lacrime e aspettava che mi addormentassi. Sapevo che le faceva
male, osservarmi piangere, perchè ero felice con loro stavo bene
ma...
Scesi dall'auto, che marysol aveva parcheggiato con una sola manovra, e la raggiunsi.
"Grazie per essere venuta con me a fare schopping...sono sicura che
troveremo qualcosina anche per te..." sorrisi, mi aveva praticamente
costretta ad andare con lei, tirandomi giu dal divando, dove stavo
osservando ar e goord giocare a scacchi. Ma in fondo anche io volevo
fare un pò di shopping, per aggiornare il mio guardaroba.
"Di niente...stamane ho visto il catalogo di quello stilista...carino..."
"Ahh...l'ho sempre pensato, chi disprezza vuol comprare...fino a otto
mesi fà Armani lo disprezzavi!" bhe almeno su questo aveva
ragione. Avevo sempre disprezzato gli stilisti importanti, e questo
perchè mi soffermavo piu sul cartellino del capo, piu che sul
capo stesso. Ora invece che goord finanziava tutto (Con tro la mia
volontà perchè volevo trovarmi un lavoro) potevo lasciar
perdere le cifre, e andare oltre...e con mio grande imbarazzo oltre ci
andai eccome..
Eravamo in un negozio a due piani. ci trovavano al secondo , e
Marysol camminava, come se stesse facendo una sfilata, davanti agli
specchi, di quel piano riservato solo a noi.
"Cosa ne pensi, meglio quello rosso a tubino o questo nero a campana?
aspetta dovrei prendere in considerazione anche quello bianco lungo...o
fa troppo -guardate oggi mi sposo- quello lilla l'ho praticamente gia
scartato, mi faceva i fianchi larghi...!" certo! come se in un
qualsiasi mondo parallelo Marysol avrebbe potuto avere i fianchi
larghi. sorrise. aveva poca considerazione di se... bhe in fondo c'era
da aspettarselo da lei...era l'eccesso in persona. Non sentendomi
rispondere, levò lo sguardò dallo specchio da dove stava
osservando il mio riflesso e si girò a guardarmi.
"allora?" quello nero. si mi piaceva.
"Uhm direi quello che hai indosso, trovo che il nero crei un bel
contrasto sulla tua pelle" io me ne stavo buttata su di una poltrona,
esterefatta e esausta per i troppo vestiti che Marysol mi aveva fatto
provare. di ogni colore, di ogni genere, di ogni stile. dalla "first
lady" a "Marlin monroe" alla "donna indipendente" a "casalinga di
classe" avevamo passato un pomeriggio stupendo, fra tacchi a spillo
paiette e cappelli.
"Nooo...questo nero no. prenderò quello rosso tanto...l'ho visto
in una visone stamattina" la guardai e passai subito al contrattacco
per non sentire una fitta allo stomaco, creata dai ricordi.
"Le cose possono sempre cambiare Marysol ad esempio ora arivo io e ti
dico che questo vestito nero ti sta meglio rispetto al rosso..." mi
sorrise dolce
"No. ambra, le visioni che ho io, non sono come quelle che aveva la tua
amica vampira. Io vedo le cose come saranno e basta. le visoni che ho
io sono le decisoni finali, le sue le decisoni prese nel corso della
strada..." si girò a guardarsi nello specchio un ultima volta,
poi si girò e si avviò verso il camerino per spogliarsi.
Mentre camminava vidi lo spacco a entrami lati che aveva il vestito
nero che le avevo consigliato.erano troppo profondi! non erano di
classe, ma semplicemente volgari...cambia idea...il rosso le
stava meglio. sorrisi di me stessa.
"Cos'è hai cambiato idea?" ogni giorno quella ragazza eterna mi sorprendeva sempre dippiù.
-" ehm...si...forse...ecco forse il rosso ti sta decisamente meglio..."
arrosì, questo fu inevitabili, le reazioni sponatnee erano piu
difficili da nascondere o cambiare.
-"Ahh non preoccuparti Ambra...ho visto gia tutto..." la sentì
sorridere e in meno di un minuto uscì dal camerino gia rivestita
con il suo pantalone classico e la camicia bianca che aveva indossato a
casa.
-"bene! ora possiamo andare, penso che abbiamo preso abbastanza no?"
abbastanza? la guardai...il negoziante sarebbe dovuto andare a
rifornire il negozio immediatamente o rischiava di vendere i manichini
vuoti alle prossime clienti...
-"Marysol....hai una concezione di "abbastanza" alquanto astratta..." lei mi si avvicinò e mi scompigliò i capelli
-"Tu dici?" la sentì sorridere, mentre con passo deciso, si
avviava verso la cassa. La vidi porgere alla commessa scioccata una
carta di credito
-"Signorina Coleman, in questo negozio si può pagare anche a
rate...non sò se ha compreso la cifra del conto..." poteva avere
sui 19 anni, era inesperta, e si vedeva che conosceva da poco Marysol...
-"no no no... cara..." la vidi osservare il cartellino su su scritto il
nome della ragazza. Naturalmente lo fece apposta, ero sicura che
l'avesse letto gia da tempo
-"...Sarah...se ti ho gentilmente posto la carta, non vede che senso
abbia il tuo appunto...cara...evidentemente sei abituata ad un altro
tipo di clientela...ti avevo detto Ambra di non entrare piu in questa
specie di catapecchia..." se non avessi conosciuto Marysol da otto
mesi, mi sarei scioccata della sua risposta, ma colsi dell'ironia nella
sua risposta, e capì che stava scherzando evidentemente Sarah
non gli ispirava molta simpatia.
-"Faccia portare le buste a casa mia...entro stasera possibilmente!"
-"Si signorina Coleman....come vuole signorina Coleman"
-"Coleman, Coleman Coleman avanti si vuole sbrigare??"
vidi la ragazza correre confusa e impaurita verso il restro del negozio
Marysol si girò verso di me e mi sorrise beffarda.
-"andiamo?" uscimmo dal negozio, e ci avviammo verso l'auto
-"poverella sei stata crudele...probabilmente cambierà lavoro..."
-"crudele? si sarebbe meritata anche di peggio quella brutta mazza di
scopa..." smisi di camminare e la guardai fissa negli occhi che voleva
dire?anche lei si fermò
-"bella..." mi stupì che mi chiamò col mio vero nome, ormai non ero piu abituata
-"i vantaggi, se così possono essere chiamati, dell'essere
vampiri, non sono solo la velocità e la bellezza. Ci sono tante
altre piccole sfaccettature,che ci compongo e ci fanno essere
ciò che siamo. Tra queste c'è la possibilità di
riuscire ad udire ogni piccolo fruscio del vento che carezza ogni
cosa...ogni piccolo sussurro...e ogni piccola malignità
sussurate dalle persone al piano di sotto..." non riuscivo a capire,
aprì la bocca per controbbattere, ma lei mi fermò con la
mano
-" ti sei stancata parecchio, che ne dici di un cornetto al bar... dai
vieni!" come al solito mi prese per il braccio e mi trascinò
verso il tavolino piu isolato del bar.
-"Salve...due cornetti prego" due cornetti? non ci pensai
-"allora vuoi dirmi cosa intendevi prima per..."
-"ok...vedi bella non è mio solito trattare così male le
commesse...ma vedi mentre io e te facevamo pazze spese di sopra, lei e
la sua amichetta si sono divertite a dirne di tutti i colori su di
noi..." cambiò voce come per imitare qualcuno
-"Sembrano due reginette ma chi si credo di essere io se mi curo un po
sono mille volte meglio di quelle due fighette stra miliardarie..."
fighette? ma cosa...
-"E questa è la parte meno offensiva dl loro diciamo così monologo..."la vidi storcere la bocca contrariata
-"certe volte vorrei poter sentire solo le cose udibili, e non
ascolatre ogni piccola stronzata..." io ero scioccata non me lo
aspettavano, mi avevano sorriso carine e gentili per tutto il tempo
-"E io che le credevo due brave ragazze...non pensavo..."
-"E' questo il tuo problema bella...a te sembrano tutte brave ragazze e
ti fidi anche di chi te ne dice di tutti i colori dietro..."
-"in che senso...io..."
-"quella tua amica per esempio...jessika" jessika? che centrava ora
lei...mi diedi del tempo per penare, ricordarla non mi faceva venire
quella fitta allo stomaco.
-"si, la ricordo ma che centra ora lei?"
-"Bhe...centra eccome! tu la credevi una tua amica, ma in realtà
di te pensava tutto tranne che fossi un amica... diceva che eri una
sfigata, neanche tanto bella e non capiva come mike potesse essere
attratto da te...ah pensava anche che fossi un approfittatrice e che
appena avresti avuto l'occaione ti saresti fregata mike...poi il resto
l'ho escluso mi dava abbastanza fastidio..." jessika. non me lo sarei
mai aspettata. La credevo un amica, una persona di cui fidarsi e
invece...forse l'avevo sempre saputo, ma era che la mia mente era
così occupata da "Lui" che tutto il resto passava in secondo
piano, anche i suoi strani atteggiamenti. ma avevo una domanda piu
urgente.
-"e tu come fai a saperlo..."
-" bhe te l'ho detto, prima che tu arrivassi avevo tante visoni su di
te, ti vedevo fare il bucato cucinare del pesce che tuo padre portava
in abbondanza, andare a scuole con quel coso tutto rotto...e raramente
avevo delle visoni come se mi trovassi nella testa di qualcuno...ecco
ti vedevo con i suoi occhi...era una persona che ti amava...e ti vedeva
come la cosa piu bella buona gentile dell'universo...del suo
universo..." avevo capito. non ero così perspicace, ma ora avevo
capito da dove aveva tratto quei pensieri di jessika. non le permis di
andare oltre.
-"ok...ok...ho capito bhe la prossima volta starò piu attenta"
chiusi lì il discorso, concentrandomi sul cornetto che avevo
avanti. ero sicura che Marysol mi stesse osservando, così non
alzai lo sguardo, fisso sul cornetto. Ormai mi conosceva bene, e sapeva
trarre tante parole, dalle mie reazioni. Rimanemmo in silenzio per piu
di cinque minuti, io finì il mio cornetto alla crema.Poi Marysol
parlò.
-"sai bella, certe volte ho ancora l'impressione che accetteresti..." alzai lo sguardo ad osservarla
-"Cosa?" ero distratta, ma lei non ripetè la domanda, mi lasciò solo digerirla per bene, poi riprese
-"Sono convinta, che nonostante tu qui stia bene...e ci voglia
bene...bhe se potessi fare un patto con il diavolo e lui ti chiedesse
tutto ciò che hai ora in cambio di lui... bhe tu saresti
disposta a vivere nel nulla, pur di averlo accanto...bhe non c'è
da meravigliarsi per te lui e tutto quindi perchè non rinunciare
a tutto questo...?" fece un ampio gesto con le mani ad indicare
ciò che ci circondava
-"sotto il tacco da 12 e la luis vitton c'è ancora Isabella
Swan..." se prima le parole le erano uscite veloci come un fiume in
piena ora invece arlò piano, come se stesse facendo una semplice
constatazione sui dolci boccoli che scendevano sulle mie spalle. decisi
di parlare...
-"ma i patti con il diavolo non si possono fare...Marysol" la vidi sorridere triste, e non ne capì il motivo
-"Non stai negando...mi stai solo facendo notare l'impossibilita delle
cose...bhe forse me lo sarei dovuta aspettare... probabilmente sei e
sarai per l'eternità innamorata di edward cullen...mi consola il
fatto che sarai innamorata di lui...ma per lo meno lo sarai con me al
tuo fianco...non voglio perdere la mia sorellina..."
-"non preoccuparti non mi perderai...e poi è inutile fare questi
discorsi...le cose sono andate così basta parlarne ora sono qui
e lo sarò per sempre...o per sempre lo potrò dire quando
finalmente ti deciderai a trasformarmi..." volevo essere con la mia
nuova famiglia per sempre.
-"Vuoi davvero che ti trasformi io...vuoi davvero appartenere a me bella?"
-"Si"
e quella fu l'ultima frase.Eravamo in viaggio verso casa con la pazza
guida di Marysol. mi ricordai che dovevo dirle un ultima cosa.
-"E comunque...mi chiamo Ambra...ogni tanto anche tu hai dei vuoti di
memoria sorellina" mi girai verso il finestrino senza dargli il tempo
di rispondere.
A casa. Marysol sistemava tutti i vestiti nel "armadio" che avevamo in
comune. annamarie e Goord erano ad una cena di lavoro di Goord anche se
non sapevo cosa avrebbero mangiato...risi all'idea. Sobbalzai, il
campanello della porta squillo. qualcuno aveva bussato. Non
sentì la porta spalancarsi.
-"ARR....LA PORTA!!!" gridai anche se con un sussurro avrebbe potuto sentirmi. Si affacciò dalla camera della sua stanza.
-"No Ambra sono troppo affamato...e di sicuro è un umano vai tu
ok...e non entrare in camera prima che vadi a caccia se non vuoi finire
nel mio stomaco..." lo guardai scioccata, aveva una faciltà di
comunicazione incredibile...
mi avviai alla porta, e la spalancai, fui sorpresa, mi trovai difornte Sarah la commessa del negozio.
-"Ciao, io sono Sarah non sò se ti..."la interuppi
-"Si,si dammi qui carissima" le tirai le buste da mano sentivo una strana adrenalina dentro.
-"grazie per essere venuta tesoro...ah aspetta la reginetta va a
prenderti la mancia..." mi avviai alla borsa e presi una 20 euro
-"Tieni piccola e dì al tuo padrone che bhe...le reginette
grazie alle due commessuccie non torneranno piu a spendere i loro
quattrini nel tuo negoziuccio...ciao..." le sbattei la porta in faccia
e risi soddisfatta...niente di personale amica...solo una piccola
vendetta...era da qui che si incominciava...
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Capitolo 11 *** attacco ***
11 capitolo
-"Alice
per favore stai un po' ferma..." la voce isterica di una ragazza bionda
irruppe nel grande salottto bianco facendo sussultare tutti. Alice, la
ragazza dall'aspetto di un folletto, faceva avanti e indietro per le
scale aspettando qualcuno. Nell'aria aleggiava tensione, così
forte da poterla quasi toccare con mano. erano tutti lì
immobili, che fissavano un punto invisibile nell'aria. La bionda
mozzafiato, era seduta con le gambe accavalate la mano fra le mani di
un ragazzo da capelli ricci, e muscoloso che seduto sul braccio del
divano bianco osservava le sue mani intrecciate a quelle della
bionda.Se ne stava da sola invece, un altra donna giovane, almeno di
aspetto, con i capelli castani e mossi da grandi onde e la faccia a
forma di cuore, sul divano ad un posto, quello vicino alla grande
vetrata. Alice, la ragazza che la bionda aveva richiamato, se ne stava
seduta sulle scale, la testa appogiata al muro lo sguardo perso sul
soffitto; poi si alzò di scatto, velocemente, in modo sovrumano.
-"Jazz..." sussurrò, infatti cinque secondi dopo, la porta
dell'ingresso si aprì,ed entrò un ragazzo, alto
dall'aspetto leonino. Alice gli corse incontro, si fermò a pochi
centimetri di distanza da lui, si osservarono. Poi lui le carezzo la
guancia.
-"Allora?" fu dinuovo la bionda a parlare.
-"Niente. Ho setacciato tutto il bosco, sono arrivato fino al confine
con il canada. Niente, nessuna traccia, nessu indizio che ci possa dare
una spiegazione...". Il ragazzo seduto al fianco della bionda si
alzò.
-"Io non capisco!!!" lasciò andare il braccio e
scaraventò un pugno ad un tavolino che si trovava al centro
della stanza, cadde in tanti piccoli pezzi di legno. Nessuno ebbe una
reazione a questo suo gesto. dopo un po la bionda si alzò, gli
andò incontro e gli carezzò il braccio, con lui era meno
acida.
-"Dai Em...vedrai che starà meglio" si voltò a guardare Alice -"Vero?"
tutti contemporaneamente, posarono lo sgardo sulla ragazza, che si
girò e andò come in trans. Fissava il vuoto dalla
finestra, la testa un leggermente inclinata a sinistra, gli occhi
inespressivi.
-"Alice...cosa vedi...ehi guardami cosa vedi...?" il ragazzo al suo
fianco, la strattonò, come per svegliarla da un sogno e le
premette le mani sul viso, sembrava che sapesse cosa stava facendo,
come se non fosse la prima volta. La ragazza si riprese dal sogno e
tornò a guardare il ragazzo negli occhi, era addolorata.
-"Niente jasper niente!!" sembrava che volesse piangere
-"ho il vuoto nella mente vedo cose che non centrano...vedo bella
e...ma di lui niente" la donna seduta sulla poltrona che dava alla
vetrata finalmente intervenì, si alzò.
-"Come? vedi bella...e...poi"
-"niente! vedo bella che fa shopping con qualcuno, e che ride e che
guida un auto bianca, una sportiva e nient'altro" nascose il suo viso
nel petto del ragazzo, jasper, che la circondò con un braccio
-"Bella che fa shopping, bella su un auto sportiva..." la bionda, Rosalie si scostò dal ragazzo.
-"Bella che ride..." alice riapparve dal petto di jasper -"come
può bella ridere...era affranta stava male...ora la vedo
ridere...e..." emmett parlò, diede un calcio ad un pezzetto di
legno e poi disse
-"Vi meravigliate tanto...cosa c'è di strano se si è
rifatta una vita non capisco...questo ora non centra...bella sta
bene...ok sono felicissimo perchè le volevo bene ma..."
-"No em se alice vede queste cose vuol dire che in qualche modo bella è connessa a ciò che è successo..."
-"Bella connessa andiamo è un umana jazz...non dimeticarlo
avrà anche potuto scalfirgli il cuore...ma la sua pelle no..."
-"il problema è chiedersi se
bella è ancora umana..." a parlare non fu nessuno dei presenti
nella grande stanza. Ma fu un uomo anche lui di aspetto molto giovane.
Aveva i capelli biondi, lo sguardo maturo ed indossava un camice
bianco. Tutti si girarono verso di lui. Si trovava sulla scala e
velocemente arrivò giù.
-"allora Carl come sta?" Esme si avvicinò all'uomo sfiorandogli il braccio.
-"Non lo so esme...ha perso conoscenza è sotto stato di shock e
ha gravi ferite al torace. inoltre ho notato una cosa molto
strana...nella piegatura del gomito, dove gli umani hanno le
vene...ecco qui..." con un gesto indicò un punto sul suo braccio
-"bhe è ha un ferita, se fosse umano sarebbe potuto essere
chiamato ematoma, ma visto che lui non ha sangue..." jasper si
avvicinò a carlisle
-"aspetta un ematoma bhe può essere un livido giusto? piu o meno
sono la stessa cosa solo che l'ematoma e piu pesante...e di solito in
quella parte del braccio un livido si forma quando..." ma fu
interrotto, da Alice, di nuovo lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi
spalancati
-"...quando si tira del sangue..." si girò di scatto verso Carlisle e Jasper e li fissò. fu emmet ad intervenire
-"Ma lui non ha sangue...nessuno di noi c'è l'ha..." cercava di
parlare con un tono calmo, ma l'ansia premeva contro le sue parole
-"gia ma abbiamo il veleno...io...io credo che..." Carlisle fece un
respiro profondo poi incominciò a parlare velocemente, come per
rendere la cosa meno dolorosa.
-"Credo che qualcuno abbia di proposito attacato Edward e sempre di proposito gli ha preso del veleno..."
-"Ma per farne cosa io..." alice lo interruppe ma Carlisle tornò a parlare
-"Ora la cosa piu importante è Edward tutto ciò che
vorranno fare persone ignote non ci importa! spero solo che ci lascino
in pace..." e così dicendo mise la parola fine all'argomento.
Nessuno piu osò parlare ma tutti osarno pensare. Come lecito che
fosse, ogniuno poteva pensare e ogni Cullen aveva la propia idea su
questa storia. Carlaisle arrivò al fiume, e se fosse stata
isabella? no. a cosa le sarebbe servito il veleno...poi ebbe
l'illuminazione, e capì tutto. ma doveva tornare da Edward,
così nascose bene quei pensieri e si avviò dal suo figlio
prediletto.
Edward Cullen era steso su una barella. Gli occhi chiusi, il viso
sereno. Chi non sapeva avrebbe potuto penasre che stesse dormendo beato
e che stesse sognando calmo, chissà quale mondo. Ma Edward
Cullen non stava sognando, ne dormendo. Era semplicemente assente. Il
suo viso perfetto illuminava la stanza era impossibile credere che non
avesse un anima...eppure la sua idea era ferma e salda.
Finalmente aprì gli occhi e con uno sguardo furtivo osservò tutto ciò che lo circondava.
-"Edward...oh ed finalmente!!!" alice entrò nell'istante in cui i suoi occhi si riaprirono
-"Ehi alice..." fu la sua unica risposta
.-"a cosa pensi?" Alice porse la domanda che fino a qualche mese fe era
appartenuta a lui. Poi Edward osservò alice, stava leggendo i
suoi pensieri....
-"Ti avevo detto di non frugare piu nella sua vita" pronuniciare il suo
nome era troppo anche per un vampiro che si definiva senz'anima. Bella
era felice. era questo ciò che voleva...allora perchè
sentiva una stretta allo stomaco? forse perchè aveva capito che
bella era mano, e gli umani tendevano a dimenticare molto
facilmente...lui invece non ci riusciva a dimenticarla...
-"Perchè non provi a fare ciò che ti ha detto Carlisle?
eh ed? vai...vai in Alaska per esempio...da tania ogni volta chiede di
te...ti stabilizzi per un po lì..."
-"a cosa servirebbe..."
-"a cercare di riparare un danno che hai fatto tu!!! ti sei
rovinato la vita da solo...l'hai rovinata anche a lei ora però
lei è felice cerca di esserlo anche tu..." edward girò il
capo verso la finestra
-"di a tanya e alle sue sorelle che andrò a farle visita...non ora però...fra qualche mese"
qualche mese. Le strade si intrecciano, le storie si incontano,
formandone di nuove...uno scrittore diceva: non siamo noi che perdiamo
l'amore...ma è l'amore che perde di vista noi...lui però
è un buon investigatore...prima o poi ci ritrova...
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Capitolo 12 *** cOnfusiOne ***
cOnfusiOne
....Ora
i ringraziamenti...questa volta vanno alla mia grandisssssssimaaaaa
amicetta toty!!!! amu ti voglio un mare di bene!!!!! Siete tu e mary i
miei due angeli xke mi sostenete e mi tenete allegra!!!!
Teso grazie di tutto!!!!! e
grazie della splendida giornata al vomero di martedi!!!!! passata fra
la metro i treni e la feltrinelli!!! ora vado...devo comprarti il
regalo!!!!
ok...dopo essermi presa questo
pikkolo spazietto per i miei amorucci ora vi lascio al capitolo...molto
particolare in quanto vedremo una Bella diversa...non vi diko altro
buona lettura!!...e buon natale...
...Riuscivo
a vedere ogni minima cosa, le sfaccettature della tenda, fatta di un
cotone molto doppio, le tante venature del legno lucido del tavolino,
le varie sfumature del colore dei capelli di annamarie, che prima non
avevo mai visto. Udivo i passi svelti di un animale che si aggirava nel
bosco, un cervo, presunsi. Riuscivo anche a vedere tutte le
sfaccettature del mio carattere nuovo. Sentivo la sorpresa, la fame,
l'esaltazione, anche una stana cosa, rabbia forse? Ricordi che
chiedevano di tornare al presente...Ricordi che mi sembravano
appartenere ad una vita diversa, eppure era accaduto tutto tre giorni
prima...per la precisone tre giorni quattro ore e diciannove
minuti...mi stupì di me stessa non ero mai stata molto brava a
ricordare date ore numeri...Mi mossi, in un solo secondo attraversa
tutta la stanza, in un decimo di secondo alzai la mano di fronte al
viso per guardarla meglio. Una cosa così banale come la mia
mano, ora sembrava qualcosa di completamente diverso. Riuscivo ad
intravedere le vene ormai congelate sotto la pelle di cristallo velato.
Non mi sembrava possibile, che quella mano che sembrava scolpita da un
maestro fosse la mia. Quella mano che prima era grezza, anonima, con le
unghia corte e mangiucchiate, ora invece ogni cosa era perfetta a
partire propio dalle mie unghia ben curate. /Ti prego Ambra di
qualcosa/ fu una voce, Marysol, aveva parlato, l'avevo sentita bene,
eppure nessuno parve accorgersene, come era possibile. Questo pensiero
avvenne in un decimo di secondo, così mi girai di scatto:
-"Cosa?" tutti si girarono a guardarmi. E non capivo perche ma mi
guardavano come se difronte avessero un pazza. Improvvisamente la
rabbia mi assalì, mi sentivo vulnerabile.
-"Ambra..." Goord mi si avvicinò lentamente le mani tese, Ar si pose davanti ad AnnaMarie.
-"Ho soltanto chiesto cosa avessi detto!" volsi il mio sguardo a
Marysol ignorando le braccia di Goord che stavano per circondarmi, la
ragazza mi guardò, con sguardo interrogativo e accorto,
parlò entamente, in modo umano quasi.
-"Ambra, io non ho parlato" mi sentì stupida, a dover
giustificare una cosa così banale. L'avevo sentita forte e
chiara.
-"co-come non hai parlato io ti ho sentito...mi hai pregato di dire
qualcosa!" Goord che fino a un secondo prima mi stava trattenedo, mollo
la presa, si girò verso Marysol, che sembrava come sotto shock.
continuava a fissarmi, e piu lo faceva, piu la mia rabbia cresceva.
-"Io...io l'ho solo...pensato" fu un sussurro. Non udibile ad orecchie
umane, ma era troppo tardi, ora riuscivo anche ad udire ciò che
prima scambiavo per semplici fruscii del vento. Poi tutto accadde
velocemente. Goord mi mollò.
-"Aroon prendi Ambra!" Ar fu al mio fianco in meno di un secondo.
-"MarySol annamarie venite con me nel mio studio...tu ar, portala a
caccia...avrai fame?" si rivolse a me, come se fosse solo una
formalità, una costatazione, una scusante che mi permettesse di
abbandonare la casa.
-"No. Non ho fame" questa volta Goord non fu in grado di controllare lo shock
-"Non...Non hai fame" la voce leggermente istercia.
-"Sento un leggero bruciore alla gola, ma niente di particolarmente
fastidioso o incontrollabile" ero orgogliosa di me stessa. ma glia ltri
non parvero accorgersi della mia "bravura". Goord rivolse uno sguardo
eloquente a Marysol.
-"si. un leggero bruciore...certo ora vai eh...facciamo sparire anche
il leggero bruciore..." e sparì. su per le scale, seguito
da mia sorella e da mia madre. Ar mi guardò divertito.
-"Dai piccola andiamo a far scomparire questo bruciore!".
Piu tardi. circa quarantadue minuti dopo. eravano seduti su uno scoglio
che dava sul mare aperto. quello era sempre stato il mio posto
preferito. anche quando ero un umano. dove, la foresta, si legava al
mare, dando vita ad uno spettacolo meraviglioso. Avevo mangiato a
volontà...certomai quanto ar...vederlo a caccia era stata un
esperienza inquetante.
-"Ora ti senti sazia?" ar si sedette al mio fiano.
-"Abbastanza si" lo guarda e sorrisi, avevo mille domande da fargli a
cui non avevo mai pensato. Osservai i suoi occhi liquidi e color
oro. andavano in contrasto con i suoi capelli neri.
-"di che colore erano i tuoi occhi prima che diventassi un vampiro?" mi
osservò e rise imbarazzato. immaginai che almeno una cosa
l'avevamo avuta in comune...fui pronta a scommenttere che se non fosse
stato di ghiaccio sarebbe arrossito.
-"Uhm i miei occhi..." guardò verso l'oceano -"penso che piu o
meno fossero di quel colore..." alzò il bracciò e
indicò il punto che fino a poco prima stava osservando. Guardai
il mare. Era agitato e grosse onde si abbattevano contro lo scoglio sul
quale eravamo seduti. L'acqua non aveva il suo classico colore
cristallino, ma era verde, con delle sfumature di azzurro e di grigio.
-"Di quel colore?" mi stupì. sentivo le emozioni muoversi dentro
me in modo strano. si ampliavano, ed era difficile controllarmi.
-"Si...almeno è così che mi dice Annamarie...dice che
quando goord mi ha trovato avevo gli occhi di quel colore. Io non
ricordo granchè della mia vita da umano, ne tantomeno dei mei
occhi,ricordo solo che erano chiari...e strani" fece una smorfia. In
fondo me lo sarei dovuto aspettare. i suoi lineamenti, i suoi capelli,
la sua bocca, tutto ciò poteva essere completato solo da occhi
unici e bellissimi. Era bellissimo anche da umano pensai...in fondo la
bellezza non era una particolarità dei vampiri...ci doveva
sempre essere un qualcosa di base...il veleno non faceva altro che
alterare le tue doti...pensai a James il vampiro che due anni prima mi
aveva attacato, e a quanto mi sembrasse anonimo e nienteaffatto bello.
-"ah...alto muscoloso capelli neri e occhi che oscillavano dall'azzurro
al grigio passando per il verde...avrai fatto stragi di cuori..."
fissavo l'oceano, come faceva lui, non avevo mai parlato con lui
così.
-"nah. Non ne ho avuto il tempo" girai la testa di scatto verso di lui.
-"In che senso?" rise per la mia reazione e riprese tranquillo
-"Appartenevo ad una famiglia nobile, mi chiamavo Andrea e sono
cresciuto fra le "Quattro" mura del castello e feste, banchetti del
quale non capivo l'importanza. Mio padre mi aveva gia promesso sposo
alla figlia di una famiglia nobile dell'austria quindi non potevo
neanche guardarle le ragazze...poi per fortuna a diciannove anni quel
soldato mi scambiò per un farabutto... e mirò diritto al
mio cuore" mi stupì, scoprire che Ar, fosse in realtà un
nobile...poi mi venne in mente una cosa.
-"Austria?" si aspettava quella domanda, mi rispose subito.
-"Beh...tecnicamente sono italiano. Mio padre era un conte e abitavamo
nel regno delle due sicilie...un posto stupendo, lì c'era sempre
il sole, e gente esuberante e divertente mi piaceva tanto stare fra il
popolo, ma mio padre non voleva, mi vietò anche di parlare con
il loro dialetto..." lo vidi viaggiare attraverso i ricordi e rivivere
in quel posto soleggiato.
-"é l'unica cosa che ricordo della mia vita umana...ogni tanto
ritorno in quella città...mi sembra che napoli sia rimasta
sempre la stessa..."
-"Non capisco come sei arrivato fin qui...?" dall'italia all'america?
-"Ar era lì per parlare con un gruppo di vampiri...io sono stato
sparato in un bosco, lui era li per cibarsi..." e poi tutto
ritornò senza il bisogno che lui continuasse. rimasi in silenzio
a pensare. ma lui interruppe i miei pensieri.
-"Adesso però devi essere tu a parlare...Marysol in questi tre
giorni ci ha detto poco e niente...adesso dimmi come sei diventata un
vampiro...!" ecco. quella era la domanda che non avrei voluto sentirmi
fare. perchè non sapevo cosa rispondere ne cosa dire.
Confusione. Confusione...nient'altro che confusione. Non ricordavo
praticamente niente di ciò che mi era successo, sentì le
mie emoioni accavalarsi, con il bisogno di uscire fuori dal mio corpo
che non riusciva piu a contenerle. così non so perchè ne
come incominciai a parlare, se avessi avuto qualcun'altro difronte a me
forse non avrei aperto bocca...ma c'era mio fratello...il mio unico e
vero fratello...e così le parole volarono fuori senza che me ne
accorgessi.
-"Sabato mattina siamo uscite io e Marysol...aveva detto che voleva
farmi vedere un posto unico, che mi avrebbe cambiata.Quella mattina era
stranamente strana. Non so come descriverla. voi eravate andati a
caccia. e sapevo che anche lei ne aveva bisogno. Lo vedevo dai suoi
occhi, eppure ha insistito quasio preteso, che andassimo in questo
posto. Così senza avvisarvi siamo uscite e abbiamo preso la mia
auto la mercedes bianca. ha voluto che guidassi io, in macchina era
agitata, non faceva altro che ripetermi che mi voleva
bene...farneticava cose senza senso. Quando siamo arrivate sono rimasta
colpita dal posto dove mi aveva portato. Era un posto bellissimo. Un
prato immenso pieno di fiori alberi secolari, era rassicurante. Poi
mentre camminavamo mi ha detto di aver dimenticato la borsa in auto,
così è tornata alla macchina per prenderla, io l'ho
aspettata nel prato..." mi fermai. Perchè mi sembrava che
ciò che avevo detto non avesse senso. Sembrava che stessi
cercando di incolpare Marysol di qualcosa. questo particolare non
sfuggì ad Ar mi guardò, ora non ascoltava piu per
curiosità, ora doveva e voleva sapere tutto
-"Continua" adesso dovevo continuare...ora arrivava la parte piu dolorosa
-"Mi sono seduta sotto un tronco di un albero, e ho aspettato che lei
arrivasse. Ma è passato del tempo e lei non si è fatta
viva. Così mi sono alzata, e mi sono diretta dove avevo
parcheggiato la macchina temevo che le fosse successo qualcosa, ma al
tempo stesso avevo paura, perchè qualsiasi cosa avesse potuto
fare del male a Marysol di sicuro mi avrebbe ucciso. temevo ci fosse un
vampiro. Quando sono arrivata all'auto lei non c'era, la borsa era
ancora sul sediolino, dove l'aveva lasciata, ho avuto paura non sapevo
cosa fare, ho sperato che fosse stato soltanto un suo scherzo, ma avevo
un presentimento...mi sono inoltrata nella foresta, per cercarla...e
poi il buio...qualcosa mi ha attacato alle spalle, buttandomi per
terra" ricordavo ogni minimo particolare "ho pensato che fosse stata la
cosa che aveva attaccato Marysol, così mi sono preparata a
morire...è incredibile...quando ti trovo faccia a faccia con la
morte ti trovi a pensare a cose che credevi sepolte e
dimenticate...così io pensavo a lui...e aspettavo solo che il
sangue nel mio corpo si prosciugasse. E invece ho sentito il fuoco...un
fuoco che sapevo già cos'era, perchè l'avevo gia sentito
due anni prima, ma ero stata salvata, ora invece non c'era niente a
portarmi in salvo e così...il fuoco ha cominciato a scorrere
lento nelle mie vene e ad ardere e bruciare ogni piccola particella del
mio corpo. Mi concentravo su pensieri che mi distraessero, ma una delle
cose che pensavo era...perchè non mi ha ucciso? perchè mi
ha trasformato in un vampiro? Poi ho aperto gli occhi e ho visto i
vostri visi...finalmente" mi portai le mani al viso e lo nascosi fra di
esse. quando alzai il capo, vidi Ar, lo vedevo di spalle era sul ciglio
dello scoglio fissava il mare. Mi alzai e lo raggiunsi. Aveva pensieri
troppo grandi per potermeli riferire, lo sapevo. Poi mi guardò e
cambiò espressione.
-"La tua pelle sembra di porcellana" sorrisi. -"approposito tu non ti
sei ancora vista allo specchio!!!! beh allora è meglio che
andiamo" incominciò a correre.
-"In che senso?" gli urlai dietro, ma lo sentì solo sorridere.
così volai nel vento anche io prendendo aria e cercando di
scacciare quei pensieri che mi dicevano che era stata propio lei...in
fondo ad attacarmi.
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Capitolo 13 *** pOteri ***
12 capitolo
Avevo tante
domande in testa, come al solito poche risposte. La mia nuova mente
così spaziosa, da poter contenere piu di mille pensieri diversi,
ne aveva uno principale: Marysol, chi era davvaro...mi voleva veramente
bene...e perchè aveva questa forte sensazione che mi avesse
attaccato? Non avevo ancora avuto il tempo di chiederle spiegazioni, su
quello che mi era appena successo, e per questo mi sentì in
colpa. Avrebbe potuto fornirmi una spiegaione valida e sincera, come
era suo solito fare...e tutti i miei cattivi pensieri sarebbero stati
soltanto...beh cattivi. Così lascia perdere, e mi concentrai
sulla corsa. Anche se fu una cosa superflua, perchè correre mi
riusciva così facile che non dovevo neanche pensarci. Risi
amaramente di tutti i miei timori, la paura di schiantarmi contro un
albero quando andavo a tutto velocità in groppa ad un altro
vampiro...lasciai andare anche questo pensiero...che chiedeva di essere
rivisto, ma lo ignorai, sicura del fatto che ormai lo stavo
dimenticando...
-"Ehi bambola di porcellana...dove vuoi arrivare la casa è qui!"
la voce di Aroon mi arrivò forte e chiara nonostante l'avessi
superato di alcune centinai di metri. Mi fermai di scatto e risi, avevo
dimenticato dove stessi andando.
-"Ops...scusa" mi avvicinai a lui ed entrammo in casa. Nel soggiorno
non c'era nessuno, ma sentì delle voci proveniera dal piano
superiore.
-"E' arrivata...avanti andiamo" era Goord
-"Oh finalmente...la mia piccolina ancora non gli ho dato un abbraccio"
la voce di Annamaria, arrivò alle mie orecchie insieme alla sua
immagine veloce che mi veniva incontro. mi circondò con un
abbraccio forte e pieno d'affetto, l'abbraccai anche io. Da sopra la
sua spalla, vidi il viso di Goord, timoroso.
-"Non preoccuparti papà...Ambra è sicura, l'ho testata
io...nessun problema" sentì Ar ridire di gusto, come
faceva di solito quando sparava le sue battute insignificanti. Ma
staccai da AnnaMarie e rimasi a fissare Goord e Marysol entrambi
stranamente timorsi.Di cosa avevano paura? L'aveva detto anche Ar,
sapevo controllarmi.
-"Ambra...Aroon,Annamarie, seguiteci nel mio studio per favore.
Avvertì una stana sensazione allo stomaco, e improvvisamente
accadde una cosa così strana da spaventarmi. Fui certa di sapere
ciò che ogniuno di loro provava. era difficle da spiegare, e
forse anche tutt'ora lo è, ma in quel preciso istante
davantì a me si formò il quadro preciso di ciò che
provavano gli altri nei miei confronti. rimasi ai piedi della grande
scala, mentri gli altri slairono di corsa. Annamarie mi osservò
dall'ultimò gradino. Parlai, e le parole mi uscirono veloci,
feci fatica io stessa a capirmi.
-"Goordon sei sorpreso per ciò che sono, provi un certo senso di
ammirazione, ma non sai cosa ne verrà fuori da tutto questo,
speri qualcosa di buono, ci tieni troppo a me. Annamarie, senti che
qualsiasi cosa mi accadrà, o qualsiasi mostro diventi, a te non
importa, è stata una decisone difficle, ci hai pensato per tutto
il tempo che io sono stata a caccia, ma in un modo o nell'altro ti
senti un mia seconda mamma...anche se speri che con il tempo diventi la
mia sola mamma. Ar..." esitai un attimo, il fruscio del vento che
trascinava la mia voce si placò. le sue emozione cambiarono nel
corso della mia confessione, riuscì ad afferrare le sue
sensazioni. prosegì.
-"Ar sei tremendamente attratto dal mio potere e senti una che qualcosa dentro te sta cambiando" sorrisi
-"Marysol...ti senti colpevole." la sua unica emozioni era quella.
nitida e chiare, come il sole alto nel cielo. pronuniciai l'ultima
frase con disprezzo. Tutto intorno a me era congelato. I vampiri che mi
circondavano, la mia stessa razza erano immobili e fermi, ma percepivo
i vari cambiamenti di emozioni nell'aria. shock. Stupore. Sorpresa.
Compiacimento...una piccola parte di emozione, restava invariata sensi
di colpa, di un piccolo vampiro con i capelli corti e castani vestita
chanel. l'ignorai.
-"Ambra..." la voce di Goord autoritaria irruppe nel silenzio, la voce
di chi cercava di tenersi calmo e di farmi calmare. lo interruppi. li
raggiunsi sulla scala e li superai.
-"andiamo nel tuo studio." salì le scale del secondo piano di
corsa, improvvisamente però qualcosa si presentò dinnanzi
ai miei occhi. vidi me stessa su quel corridoio in quella stessa
situazione e Goord che mi indicava l'entrata dello studio. tutto
finì immediatamente, come era incominciato, mi ritrovai di nuovo
del corridoio del secondo piano avanzai. Goord mi si avvicinò e
mi indicò l'entrata, propio come avevo appena visto, lo guardai
con aria fredda -"lo so" risposi ed entrai senza esitare.
Avevo voglia di correre. Veloce e mischiarmi col vento, diventare un
semplice fruscio. Invcece ero rinchisua in quella stanza, fin troppo
piccola per me. Non ero mai stata nello studio di Goord. Per me
era sempre stato solo un padre, non un avvocato di fama internazionale.
Ricordai le serate passate a ridere, quando Goord raccontava con
orgoglio l'ennesima causa che aveva vinto, e Ar, fuori posto come al
solito, lo innterrompeva e incominciava a raccontare di come Goord
scegliesse solo clienti donne, per rendere il lavoro piu facile, dato
che cadevano tutte ai suoi piedi. Il che non era assolutamente
vero...la bravarura di Goord nel convincere le persone, certe volte lo
vedevo come un potrere piu forte di qualunque altro. La stanza era buia
e c'era una sola finestra, coperta però da una tenda spessa,
nera. Naturalmente io ci vedevo benissimo, e il buio fu solo una
constatazione della mia mente. alle pareti c'erano appesi vari quadri.
dietro la scrivania, c'erano dodici cornici, sistemate in file di tre e
in modo sfalsato. era tutte lauree. Economia e commercio, lettere,
legge, psicologia, medicina, Lingue, filosofia, chimica, matematica,
specializzazione in giornalismo, in dentista, chirurgo, notaio. piu in
là i diplomi, accompagnati dai capelli. ne erano ottantatre.
ancora piu in la centinai di attestati. Per ottima partecipazione alla
terza laurea consecutiva in girisprudenza. Per aver ottenuto sempre la
lode ad ogni esame. per essersi laureato in quattro mesi. per aver
tirato fuori dalla galera un tizio trovato con la pistola calibro
trentotto in mano ed un cadavere a terra. Per aver salvato un
sottosegretario della russia venuto qui in america e obbiettivo dei
terroristi. Sull'altra parete c'erano enormi dipinti. Quello al centro,
il piu bello, vi era rappresentata una donna, bellissima. Indossava un
vestito nero, che risaltava in modo straordinario la pelle bianca e
cristallina, gli occhi color oro anche nel dipinto, risaltava la
dolcezza di quegli occhi. La donna era distratta, i capelli al vento,
lo sguardo lontano, sembrava che non si fosse accorta che un pittore la
stesse dipingendo. sembrava trovarsi su un balcone, riconobbi il
balcone del grosso castello dove abitavamo, sotto scritto in
minuscolo e in modo incomprensibile, Pablo Picasso.
-"Picasso ha dipinto Annamarie?" La mia voce irruppe nella stanza.
Goord mi rispose in modo distratto, per la testa altri pensieri.
-"Un amico di vecchia data, perseguitato per anni, per le sue idee
stravaganti...come al solito i piu strani hanno sempre ragione." Non
capì a cosa si riferisse, ma non feci altre domande. Mi
sentì stranamente a disagio, nessuno sembrava in procinto di
parlare e capì che si aspettavano che fossi io a farlo. Goord
osservava annamarie, lei a sua volta osservava le venature del parque
della stanza. Ar giocherellava con il ciondolo del bracciale di
famiglia. Non osai guardare Marysol.
-"Allora?" non riuscì a controllare la voce come desideravo, il tono isterico venne fuori imponente.
-"Crediamo che la trasformazione ti abbia portato dei poteri abbastanza particolari" Fu Goord a parlare, come mi aspettavo.
-"Ne abbiamo parlato prima e dato alcuni tuoi comportamenti ne siamo sicuri" continuò. Sentì la rabbia assalirmi.
-"ne abbiamo parlato? Ne abbiamo parlato..." risi amaramente -"cosa
sono un animale da circo? un oggetto non identificato?" nessuno
reagì alla mia rabbia.
-"abbiamo pensato che ti saresti potuta spaventare...eri e sei un
vampiro da sole poche ore" la voce di Goord, stanca e arresa, di chi in
fondo, si aspetta quella reazione.
-"Ahh bene, certo. E allora? cos'è che avete scoperto di tanto
inquietante?" Goord non parlò, ma allungò il braccio
verso Marysol, per fargli segno di parlare. Ma non avevo voglia di
ascoltarla, ne di guardarla, mi bastava gia sentire le sue
sporche sensazione grazie al mio nuovo potere che avevo conosciuto, ma
Goord aveva parlato di poteri...e gli altri queli erano?
-"Parla tu!" il mio fu un ordine.Mi pentì subito del tono della
mia voce, Goord era pur sempre il capo famiglia. Ma non mi
fulminò con lo sguardò, con autorità come pensavo
facesse, ma sospirò e incominciò a parlare, dietro la
facciata del ragazzo eterno di venticinque anni, vidi l'uomo che ormai
era da secoli.
-"Penso che sapessi i pericoli a quali andavi in contro diventando un
vampiro. Uno di questi era quello che all'inizio avresti avuto fame di
umani e non di animali. tu invece hai saputo controllarti...e
questo è un grande potere...ma ce ne sono altri piu
sottili e per un lato piu intriganti" smise di parlare e per la prima
volta mi osservò, ipnotizzandomi con i suoi occhi di cristallo
liquido.
-"continua" cercai di dare alla mia voce un modo brusco, ma la
verità era che non ero piu arrabiata con lui, ma semplicemente
curiosa, imparai a capire che un altra mia dote era la recitazione, il
tono brusco fu percepito da tutti, lo avvertì attraverso le loro
emozioni.
-"E' difficile viverti accanto, senza conoscere neanche una minima cosa
del tuo passato. Apparte Marysol, nessuno di noi sapeva e sa da dove
venissi, chi ti ha introdotto nel mondo dei vampiri e chi ti ha
provocato una ferita così forte nel tuo cuore ormai inattivo, da
permetterti di rompere tutto con la tua vita passata, non hai voluto
piu vedere i tuoi genitori i tuoi amici, hai preteso di cambiare nome e
guarda cosa sei ora....non assomigli minimamente alla bella che quella
mattina Marysol ci presentò." In effetti avevo cambiato
qualcosa. Non avevo piu i capelli castani e disordinati di una volta,
ma bensì capelli liscissimi neri, accompagnati da ciocche rosse.
Sulla fronte, ora pendeva una lunga e liscia frangia e i miei caapelli
erano piu lunghi del solito, arrivavano quasi al fondoschiena. La mia
scia, era una franganza di chanel e quell'odore che non avevo mai
saputo spiegare che distingueva tutti coloro con la pella bianca e
fredda. Il mio arrivo era udibile grazie al tacco dodici che indossavo
sempre ormai e che avevo importato a portare con disinvoltura e
fascino...fascino che ora il veleno aveva alterato e che mi permetteva
di essere tutto ciò che non ero prima...ma non capivo cosa
centrasse questo con tutto ciò di cui stavamo discutendo...anzi
di cui stavo discutendo, visto che gli altri non accennavano ad avere
una reazione.
-"Beh e allora? non vado piu bene? sono da cambiare? la vita è
la mia e io ci faccio quello che voglio! se non volete piu ospitarmi
allora arrivederci io me ne vado" le parole, di nuove mi uscirono
veloci e di nuovo non seppi controllare le mie emozioni era ancora
troppo presto. Tutti dinuovo non accennarono una reazione tutti tranne
Ar.
-"Aspetta! dove vai! vieni qui!" io ero diretta a tutta velocità
verso la porta. ma non mi diede possibilità di movimento. mi
bloccò.
-"Non fare la stupida dove credi di andare!" la voce arrabiata, Ar era
uno di quelli che non sapeva controllarsi. Non dissi niente, rimasi a
fissare Goord.
-"Se solo tu mi lasciassi finere una considerazione prima di sbraitare
e trarre conclusioni prive di senso, forse eviteremo questo...Aroon
lasciala, ora mi ascolterà" Le braccia di Ar persero forza, e mi
lasciarono libera. Avrei potuto raggiungere la porta in meno di un
secondo ed andare via da quella stanza dove quasi sembrava quasi
mancarmi l'aria.Ma non lo feci. non scappai, non dinuovo. ero scappata
gia l'anno prima da casa mia... ma ora era diverso, nessuno mi aveva
tolto un senso alla vita. restai fermai, combattuta con l'orgoglio che
mi diceva di andare via, e l'affetto che mi diceva di restare. Goord si
accorse della mia esitazione e ne approfittò per parlare
velocemente.
-"nonostante tutto tu ormai sei mia figlia e come tale accetterò
qualsiasi tua scelta, cose che fare anche Annamarie perchè ti
vogliamo bene...detto ciò, io non posso risalire alle tue
origini per ovvi motivi quindi non posso sapere quali poteri
accompagnassero i vampiri che hai conosciuto. Presuppongo però
che tu abbia "ereditato" se così si può dire un pezzetto
di ogni potere di quei vampiri...sappiamo che sai controllarti davanti
al sangue umano in modo eccezionale" rimasi scioccata...Carlisle -"che
riesci a percepire le emozioni degli altri..." con un sussulto pensai
al vampiro che mi voleva dissanguare...Jasper -"Che...delle visioni"
disse alzando il sopraciglio e ripensando alla scena di poco prima -"ti
appaiono di tanto in tanto..." questa volta non pensai nulla solo un
nome Alice. "...che provi un strano trasporto verso gli umani come se
fossi ancora una di loro...hai tanta compassione...come hai dimostrata
da umana..." ripensai alla donna con la faccia a forma di cuore. Esme.
-"E infine che riesci a stabilire un contatto con alcune persone e a
captare i loro pensieri" il buoi totale si aprì davanti ai miei
occhi e con apatia assoluta un nome balzò nella mia mente.
Edward. ti prego di qualcosa per non farmi pensare Goord parve recepire
la mia supplica e ripartì all'attacco.
-"Ora credo che questi tuoi poteri in un certo senso siano limitati.
Riesci a captare le emozioni solo nostre...quelle mie di Annamarie di
Ar e Marysol...le persone comuni per te sono assolutamente sconosciute
e prive di emzoioni quindi non puoi sentirle, la stessa cosa vale per
le visioni puoi vedere solo visoni che riguardano strettamante noi e
cose comunque molto vicine, cioè con la distanza di cinque
minuti da quando poi accadono, non puoi vedere cose che accadono ad
altri ne cose che accadranno fra molto tempo...massimo un ora. Per
quanto riguarda i pensieri la cosa è piu complicata. Quando hai
sentito Marysol...noi altri abbiamo avvertito una sorta di campo
magnetico, che tu hai ampliato fino a Marysol in modo da sentire i suoi
pensieri, è stata una cosa che ti è riuscita
naturale...Non hai sentito noi altri perchè non hai ampliato
questo campo. penso inoltre che tu possa rispondere a questi pensieri.
Cioè...quando hai sentito lei...Marysol ha avvertito il vuoto da
parte tua, perchè non hai risposto il che vuol dire che se tu
avessi risposto lei ti avrebbe sentito...quindi noi a differenza tua
non possiamo avvertire tutti i tuoi pensieri, ma solo ciò che tu
vuoi che noi sappiamo quando ci troviamo sotto il tuo campo
magnetico...e come una conversazione silenziosa..." mi girava la
testa.troppi poteri, troppe cose che mi ricordavano lui...loro. volevo
soltanto svuotarmi la testa e non pensare piu a niente. Poi
sentì il campo magnetico dentro di me forte e e capì di
essere davvero capace di controllarlo....lo estesi nella direzione di
Ar e ascoltai...improvvisamente fu come sentirlo parlare..../che
ladra...lei può sentire tutto ciò che vuole e noi solo
ciò che lei vuole! bah/ provai a rispondere non sapevo come si
facesse, così pensai ciò che gli avrei risposto se
l'avesse detto ad alta voce. /Attento piccolo Ar da oggi in poi sei un
libro aperto per me...anche se con te c'è propio poco da
leggere/ si voltò verso di me e mi ringhiò contro. Un
ringhio di sfida, ma in fin dei conti benevolo, sorrisi apertamente e
rumorosamente. Altre emozioni che si impossesavano di me velocemente.
poi di nuovo /bene senti tutto ora posso prenderti in giro anche
mentalmente...ti darò il tormento/ lo vidi ridere beffardo.
-"Va bene voi due state impazzendo...che succede?" Annamarie intervenne
autoritaria, come una madre che sgrida i propio figli. risi e allargai
la barriera fino ad essa. /oddio anna cosa stai facendo? sono un
vampiro si ma ho poco esperienza io con queste cose eh.../ risi di
nuovo ed insieme a me anche Ar sembrava quella mamme che a contatto con
la tecnologia si rifiutavano categorigamente di usarlo /E' tecnologia
Mamma è tecnologia/ i pensieri di Ar si confusero con i miei e
con quelli di Annamarie. Improvvisamente la molla si tirò
indietro e sentì il vuoto. Mi girai di scatto verso Carlaisle mi
sentivo come quelle bambine che ricevono il regalo a natale e subito
dopo non funzionava piu, stavo per spiegarmi ma lui mi bloccò.
-"Devi fare solo un pò di allenamento non ti preoccupare." mi
venne vicino e caloroso come non mai mi abbracciò forte,
istintivamente mi inoltrai nella sua mente /mi hai fatto prendere un
grande spavento quando hai detto che te ne andavi non farlo piu/ sapeva
che stavo ascoltando la sua mente lo strinsi piu forte in risposta. Poi
chiusi il campo magnetico, la cosa positiva era che quando non volevo,
potevo chidere la mia mente e tutti i pensieri altrui, restavano al
difuori della mia testa...pensieri che mi pregavano di perdonarla,
quelli di marysol, che ignorai e scesi giu in salotto con gli altri per
affrontare la mia prima notte da vampiro...
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Capitolo 14 *** viste ***
13 capitolo
Questo
è il mio tredicesimo capitolo...spero che vi piaccia! voglio
ringraziare chi ha lasciato delle recensioni e graie dei complimenti!!!
beh vi lascio al chappy...ditemi cosa ne pensate! grazie grazie e buon
natale!!!
Nella
vita non si può avere tutto.....su questo detto stavo costruendo
la mia nuova esistenza. Sapevo che dopo essere diventata un vampiro la
mia vita non sarebbe stata idilliaca, ma nonostante tutto ci avevo
sperato.ero cambiata totalmente fuori e per niente dentro. Capelli che
si sfumavano nel rosso, e luis vitton al piede...Ambra Coleman,
continuva la sua vita infinita, nella normalità piu assoluta. La
trasformazione aveva portato via con se anche gli ultimi sengni
particolari, come i mei occhi castani, che ora oscillavano tra l'oro e
il rosso porpora. Ma nonostante tutto io mi sentivo isabella
ancora dippiù di prima. E come se non bastasse sentivo la sua
presenza forte e costante molto piu di prima. Quando ero umana, mi
bastava distrarmi, per farlo scomparire dalla mente, e in certi momenti
di massima felictà ero arrivata a sperare che lui lentamente
stesse sparendo dalla mia vita...ma ero soltanto un illusione. Ora
invece che la mia mente si poteva occupare contemporaneamente di mille
e piu pensieri, lui era sempre presente, lì ad accompagnare ogni
giornata infinita della mia vita. Il lato positivo di tutto ciò
era la mia nuova famiglia. Avevo scoperto persone, che prima, da umana
avevo solo intravisto. Annamarie era la mamma che in questo anno non
avevo avuto, ed ora si stava abituando all'idea di avera una nuova
figlia. Era premurosa, affettiva, e passavamo ore nella sua stanza a
guardare i vecchi album fotografici della sua vita precedente. L'avevo
vista da bambina, da adolescente, e avevo conosciuto tutti i suoi
parenti. Aveva un abilità speciale, Annamarie, riusciva a
catturarmi completamente, e a farmi quasi entrare, nei suoi racconti.
Mi spiegò in ogni particolare, il carattere burbero del padre, o
quello pacato e accondiscendente della madre. Mi aveva descritto i suoi
fratellini, nati molto piu tardi di lei quando ormai mancava solo un
anno alla sua trasformazione. e di come si fosse spacciata per una
badandte qualche anno prima per restare vicino ad uno dei due, che si
trovava ormai a pochi passi dalla morte, avendo 98 anni. Ormai mi
sembrava di essere vissuta in quei tempi con lei, e non seppi spiegarmi
perchè ma ebbi l'impressione che lei quelle cose le avesse
raccontato solo a me, e questo ci unì ancora dippiù.
Annamarie, inoltre, era anche molto protettiva nei miei confronti,
quasi ossessiva. Non sò perchè ma l'intera famiglia
coleman non accettava il fatto che io ormai fossi un vampiro e che
quindi postessi badare benissimamente a me stessa. Un'altro anello
saldo della mia vita era Aroon. Era diventato per me il fratello che
non avevo mai avuto, anche se sapevo che lui non mi vedeva come una
sorella.
-"Sei meschina" mi aveva detto un giorno mentre correvamo nella forsta
-"perchè?" mi guardò di sottecchi
-"Come se non fossi gia entrata nella mia mente a curiosare" certo. Non
l'avevo fatto. mi ero imposta,anche se mi risultava difficle, di non
sfruttare questo mio potere, così chiudevo l'elastico, e tutto
diventava buio.
-"Avanti parla, lo sai che non sono una ficcanaso!" rallentai, ci stavamo allontanando
-"beh...mi costringi a fingere" si girò e camminò lento verso di me
-"Fingere cosa?" Lo guardai, ero diventata perspicace...ma lui andava troppo sul vago anche per me.
-"Lo sai che non ti vedo come una sorella...e pure mi costringi a
comportarmi da tale" alzai delicata le sopracciglia...stava delirando.
-"io non ti costringo a fare propio niente" incrocia le braccia sul
petto, lo sentì sorridere -"E poi ti prego Ar non mi complicare
ancora dippiu le cose...non puoi essere semplicemente il mio migliore
amico? passeggiate insieme, litigate fuori bonde, sfide a braccio di
ferro come due amici...." sussurrai, sapevo che anche solo qualche mese
prima, sarei arrossita imparazzata, ora invece la mia pelle rimase di
cristallo bianco.
-"Non preoccuparti lo sò che il tuo cuore l'hai regalato
già a qualcunaltro...ma hai dimenticato di fartelo ridare
indietro" sorrisi mesta, già me ne ero dimenticata!
-"Amici per sempre allora?" lo guardai imbarazzata
-"Se lo dici tu..."
E così, con tanta fatica riuscimmo a raggiungere un equilibrio,
che ci permetteva di condividere tutto insieme. L'anello debole della
catena della mia vita era Marysol. Da quando mi aveva trasformato, non
ci avevo piu parlato, nonostante lei avesse fatto di tutto per cercare
di spiegarmi.
-"Ti prego ambra ascoltami" eravamo per strada ed io ero diretta a lavoro.
-"Non ho propio niente da dirti Marysol ne da ascoltare perciò
se non ti dispiace io devo andare" ero sulla soglia dell'uffico, che mi
avevano appena dato, stavo per chiuderle la porta in faccia lei mi
blocco con una mano
-"Non è come credi davvero!" la rabbia mi cresceva dentro, rischiavo di rompre la manglia della porta che tenevo salda.
-"Non è come credo! vuoi sapere cosa credo? che tu sia una pazza
psicopatica! ecco cosa sei! e ora se permetti devo lavorare!" per la
prima volta le urlai contro. sbattei la porta, rischiando di
spaccare il vetro, che tremò. mi girai il mio datore di lavoro
mi guardava sbalordito, non ne ero sicura ma quasi impaurito, feci
finta di niente. Buttai i capelli all'indietro e velocemente mi avviai
verso l'ufficio
-"Buongiorno sig. Tipton" sorrisi facendo finta di nulla
-"S...salve" mi sembrò confuso, sorrisi
Il lio lavoro mi piaceva. Quando ero a Forcks avevo lavorato nel
negozio della Newton e mi era piaciuto. Adesso invece lavoravo in uno
studio di psicologi affiliati. Insomma dalle nove della mattina alle
sette di sera ascoltavo i problemi delle persone rassicurandole del non
so che.
Entrai nel mio ufficio, chiusi la finestra per evitare che entrasse
quel poco di luce e mi sedetti. Era bello poter lavorare, avevo pensato
che a causa del sole non sarei potuta uscire, ma l'alaska era piu
nuvolosa e piovosa di forcks. Mi sedetti e accesi il computer. non
sapevo dire se fosse di ultima generaione o no...non me ne intendevo
affatto. mentre aspettavo che si accendesse, ripensai alle parole che
avevo detto a Marysol dispiaciuta come al solito e penitita delle
parole dure che avevo usato...
Parcheggiai la mia porcsh bianca nel vialetto di casa, solo i miei
"superpoteri" mi avevano permesso di riuscire ad arrivare a casa sane e
salva...odiavo quell'auto! presi la borsa dal sediolino e usci dall
abitacolo, naturalmente pioveva intensamente...qualsiasi umano non
avrebbe visto niente pensai, ma i miei occhi finalmente riuscivano a
cogliere ogni fruscio o minimo movimento. dalla parte opposta a dove
avevo parcheggiato io c'era una jaguar cupè...almeno era
ciò che c'era scritto sul retro del auto, grigia azzurra.
Annusai l'aria, era un nostro simile, cercai di ascoltare le voci nella
casa, ma non sentì apparentemente nulla, così allargai il
mio elastico e lo estesi alla ricerca di Ar. lo trovai nello studio di
Goord e apparentemente c'erano anche tutti gli altri, ma c'era anche
qualcunaltro. una sola persona. un solo vampiro. ascolto i pensieri che
Ar stava formulando in quel momento /ho bisogno di andare a
caccia...uhm che profumino che aveva il postino oggi...calmo devo stare
calmo tranquillo lo dice anche il ciondolo della saggiezza qui...o come
si chiama/ me lo immaginai mentre seduto sul braccio del divano
giochicchiava col giondolo del suo bracciale com'era solito
fare...decisi di intervenire /ciondolo della saggezza?? a te piu che
ciondolo della sagezza ti serve un cervello piccolo Ar/ ascoltai la sua
reazione /che diamine...ahh esci subito dalla mia testa!!/ sghignazzai
/ah si? e vediamo come hai intezione di farmi uscire/ intanto mi avviai
verso casa /Bambolina di porcellana...esci.dalla.mia.testa. ficcanaso
del cavolo.../ decisi di lasciare perdere non volevo che avesse qualche
reazione spropositata e che Goord capisse che ero nella sua testa /Okok
piuttosto chi c'è lì?/ Ar si constrinse a pensare ad
altro, così i suoi pensieri non potettero rispondermi.
/deficente/ chiusi l'elastico riportandolo a me, e improvvisamente la
paura mi assalì e se fossero...? No. Non potevano sapere che ero
lì. Non dovevano sapere, che ero lì. Appogiai la mano
alla maniglia della porta per aprirla, ma qualcuno all'interno mi
precedette, la porta si spalancò e mi trovai di fronte Aroon,
gli sorrisi, per scusarmi. In qualche modo anche lui avvertì la
tensione sul mio viso, non disse nulla. In meno di due secondi mi
trovai dinnanzi la porta dello studio di Goord. Bussai.
-"Prego Ambra entra" spalancai la porta, e tutto il mio corpo si
rilassò. di fronte a me, in piedi davnti la finestra vidi una
ragazza, alta prosperosa, con lunghi capelli biondi, bella da far male.
somigliava terribilmente a Rosalie pensai, ma non era lei...ne nessun
altro Cullen...di fronte a lei c'era quella sconosciuta, che la
osservò, le sorrise.
-"Ambra...sono felice che tu sia arrivata ti stavamo aspettando" goord mi venne in contro, non spiccicai parola.
-"Volevamo presantarti una persona...una cara amica di famiglia le
abbiamo parlato molto di te" Goord con un cortese gesto della mano
indicò la bionda, avanzò verso di me, e mi porse la mano
benevola.
-"Ciao ambra, piacere di conoscerti io sono Tanya."
Tanya era una ragazza davvero simaptica, almeno era questo che dava a
vedere. Eravamo seduti nel salotto di casa e chicchieravamo senza
renderci conto che il tempo passava. Era una persona che sapeva
ascoltare e gli interessava molto degli altri. avevamo passato tutta la
serata a parlare della mai vita precedente. Avevo mentito per tutto il
tempo con molta faciltà, ovviamente non volevo rivelare niente
del mio passato, ma mi era dispiaciuto un pò mentirle.
-"E dimmi com'è l'italia?" certo questa era una delle cose che
avrei dovuto mettere in conto...mi ero sempre chiamata ambra, abitavo
in italia ed ero arrivata li in america grazie a Marysol...ma com'era
l'italia? Improvvisamente il mio elastico si allungò, e si
estese verso Ar, quasi l'avesse chiamato. Ascoltai i suoi
pensieri:/L?italia è un paese soleggiato e caldo. Gran parte
della pensiola è bagnata dal mare...acqua cristallina e calma.
Ogni regione ha la sua particolarità...quelle piu a nord sono
caratterizzate dalle montagne...fredda e soffice neve, il sud invece da
sole...caldo e rassicurante sole.../ registrai le parole un per una e
le ripetei, come un registratore, mentre ripetevo le sue parole, colsi
una strana malinconia nei suoi ricordi, lo fissai, lui girò lo
sguardo. Mentre parlavo con tania, improvvisamente le squillo il
cellulare. Lo tirò fuori dalla borsa, era un modello
ultratecnologico, non sapevo come si chiamasse però.
guardò il display, improvvisamamente il viso le si
illuminò...
-"Scusami Ambra...è una chiamata urgente" annui
-"Figurati non ti preoccupare" la vidi uscire fuori, si portò il telefono vicino l'orecchio e rispose.
qst è il 13 chappy spero
vi sia piaciuto...cmq vi prego di recensire...ire...ire...perchè
non so se continuare e vorrei un vostro parere ciaO
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Capitolo 15 *** IllusiOni e disillusiOni ***
15 capitolo
beh
che dire...sono sempre indecisa se continuare con questa ff...ringrazio
chi ha recensito e chi continua a leggerla...cavolo siete davvero in
tanti!kiss!...bene in questa capitolo osserveremo la famiglia Cullen e
la decisone che prenderà Edward. Devo dire che questa storia mi
sta appasionando e spero che le vostre recensioni saranno positive per
poter continuare...kisskiss pikkola_cullen
L'aria
era pittosto pungente. Un vento gelido, soffiava sulla foresta,
spazzando via i residui dell'estate appena terminata, e introducendo
l'ennesimo inverno che si preannunciava freddo, come del resto tutti
gli
altri. Edward Cullen odiava l'inverno. Odiava il modo in cui calvava
quella patina di griggiore sulla città, rendendola cupa e
triste. Anche lei si era ribbelata. Era scappata dal sole,
pensò. Via da quel mondo a cui lui era costretto a sottostare,
senza ma ne perchè. Doveva essere dal sole....Un altra cosa che
odiava erano le idee che gli altri si erano fatti di
lei...Gli era anche capitato, nei momenti di disperazione, di
immaginarsela, correre veloce e agile, come non lo era mai stata,
attraverso i boschi. Ma tutto ciò era sbagliato, immaginare lei
così, era sbagliato. Era nata per essere un umana, per scivolare
sul bagnato, per essere già una donna a diciassette anni, per
svenire alla vista del sangue...non per desiderarlo il sangue.
Scacciò via quei pensieri, si fermò, era terribilmente
frustrante osservare le foglie cadere dagli alberi, la morte di un
nuovo anno, l'inzio di nuove e rattristanti pioggie incessantemente
ossessive. L'estate appena passata per qualcuno sarebbe potuta essere
piovosa, ma non per chi abitava nella Penisola di Olimpia. C'erano
stati ben 25 giorni di sole alternati con periodi di pioggia. La sua
famiglia aveva odiato quell'estate, e quel sole che li aveva
imprigionati per quasi un mesi nella grande casa bianca. Lui invece
lì aveva passiti nella radura, quei venticinque giorni, ad
osservare tutto ciò che lo circondava e che, sapeva gli sarebbe
apparso piu bello se solo al suo fianco ci sarebbe stata lei. Ma la
piccola umana dagli occhi di cioccolato era andata via, scappata da un
dolore che le aveva provocato lui. Sta bene...continuava a ripetergli
Alice, quando lo vedeva sedersi al piano, e fissare quei tasti vuoti.
Ma non serviva a nulla, solo quando l'avrebbe vista al sicuro fra le
sue braccia, allora sarebbe stato bene anche lui. Era stato tentato di
partire tante volte e di andare a cercarla, ma non sarebbe stato
giusto, non sarebbe stato giusto per lei, che quando prendeva una
decisone, difficilmente tornava sui suoi passi. Voleva restare lontano
da tutto ciò che la stava fecando soffrire ed era giusto
così...Sta attenta a quando attraversi la strada, aveva pensato,
o a quando fai la lavatrice...attenta al mondo fragile umana. Perlomeno
era lontana dal pericolo piu grande, sorrise amaramente si
guardò le mani fredde, non l'avrebbe piu sfiorata, rischiando
ogni volta di far appassire quel fiore appena sbocciato.
Salì velocemente gli otto scalina di casa Cullen e si diresse in casa, verso la sua camera. /Finalmente ci degna della sua presenza.../ Rosalie era seduta sui gradini delle scale, osservava Emmett giocare a scacchi con Jasper.
-"Sempre felice di vederti Rose..." la scanzò, salì le
scale ed entrò nella stanza. Si chiuse la porta alle spalle,
felice di poter restare solo, di nuovo. Si tolse la giacca di pelle
marrone che portava e la poggiò sul braccio della poltrona nera.
Si avvicinò al lettore e lo accese, sfiorandolo con un dito. la
musica riempì leggera la stanza, facendolo sentire più
completo del solito, si sedette sulla poltrona, si sporse in avanti
appogiando i gomiti sulle gionocchia, le mani a coprire il viso. /posso entrare?/ fu solo un pensiero, andò ad aprire la porta, un folletto con i capelli corvi gli apparve davanti.
-"Vieni" la piccola si accomodò sul grande tappeto a terra, lui
tornò a sedersi sulla poltrona, chiudendosi la porta alle
spalle. /Hai fatto venire una crisi isterica ad Esme...sono tre giorni che non troni a casa Ed...hai il cellulare spento.../ Edward la osservò.
-"Dovevo pensare...e qui è piuttosto difficicile farlo" storse la bocca. /Hai passato un intera estate a pensare...ed anche l'inverno precedente forse è ora che tu faccia qualcosa/ lui, sbuffò.
-"Credevo fossi l'unica che riuscisse a capirmi! ma a quanto pare mi
sbagliavo. sei come gli altri...cosa faresti se perdessi jazz eh?" Lo
sapeva che tutta quella rabbia nei confronti di Alice era gratuita, ma
dove urlare, sdradicare alberi, distruggere auto e niente di tutto
ciò gli era possibile.Il folletto, con un movimento fluido, si
alzò da terra. osservo Edward furiosa, gli ringhiò
contro, poi parlò.
-"cosa farei? cosa fare Ed? Ho perso la persona che insieme a Jazz era
la piu importante per me! Era la mia migliore amica...la mia
imprevedibile e umana migliore amica e tu me l'hai..." si
bloccò, guardò il fratello diritto negli occhi scuri.
-"Ho sofferto terribilmente da quando lei non fa piu parte della mia
vita, come della tua. Ma sono andata avanti. diamine Ed non vai neanche
piu a caccia hai visto in che condizioni sei?" osservò le ombre
sotto i suoi occhi. Edward si alzò, arrivò alla finestra,
osservò la sorella, ed il ciondolo che ormai da due anni portava
al collo. Era un ciondolo che se aperto nascondeva segreti...la sua
foto, quella scattata il giorno del suo compleanno. Si sua sorella era
andata avanti. Aveva dato un nuovo senso alla sua vita, un senso dove
non ci fosse lei.
-"Come faccio?" chiese. Alice si avvicnò a lui.
-"Avevi detto che saresti andato a far visita per un po a
Tanya...perchè non vai? eh...stai un po da lei, con gli altri,
ne sarebbe tanto felice tu respireresti un aria diversa...basta con
Forcks!" Alaska. Era questo che gli serviva? Si voltò. Alice
aveva appena preso il telefono di Edward dalla tasca della giacca, ora
glielo porgeva /Chiamala/
Attese qualche secondo, poi lo afferrò, compose il suo numero, e
mentre attendeva una risposta, udì la porta chiudersi, e sua
sorella, sparire dalla circolazione.
-"Pronto?"
-"Tanya. Sono Edward"
-"Ed...ciao, come stai mi fa piacere sentirti!"
-"...abbastanza...bene. Tu...ti disturbo?"
-"NoNo. assolutamente, sono a casa di amci...sai Goordon, quel vampiro molto amico di tuo padre"
-"Uhm...no non penso di conoscerlo. Bhe se vuoi posso chiamarti in un altra occasione"
-"No. sono fuori nel giardino, non preoccuparti. Cosa devi dirmi?"
-"Ecco, pensavo di venirvi a farvi vista in questi giorni...e volevo chiederti se tu fossi d'accordo e se foste in città"
-"Certo! Oh Ed è tanto che aspetto che vieni a farmi
vista...sono quasi due anni che non ci vediamo...da quando scappasti
per quella umana...è ancora viva?"
-"ehm...si...si...scusa ora devo andare"
-"oh...capisco bhe io ti aspetto allora mi raccomando non scomparire"
-"Certo. arrivederci Tanya"
-"A presto Ed..."
Tanya chiuse con uno scatto il cellulare ultrasottile. Sospirò.
quanto tempo era che aspettava questa chiamata? Rientrò in casa.
Le luci soffuse del salone erano appena state accese, l'inverno si
stava avvicinando, la notte arrivava molto prima. Trovò Ambra
nel posto esatto in cui l'aveva lasciata. Non sapeva perchè ma
le stava stranamente simpatica quella ragazza.
-"Scusa...una chiamata molto importante" si sedette, accavallò le gambe per abitudine.
-"No, non preoccuparti. L'ho capito dai tuoi occhi che era importante,
ti si sono illuminati" sorrise, in modo strano, triste, Tanya
provò compassione per lei, poi sorrise abbassando la testa, come
se fosse stata scoperta.
-"é che nella mia lunga vita ho conquistato i vampiri piu
affascinati, quelli piu bastardi...eppure c'è n'è
uno...il piu dolce di tutti, quello piu compassionevole...il suo cuore
è sempre stato un mistero per me...ma penso che non sarà
piu così difficile. Mi ha appena chiamata dicendomi che desidera
venire a farmi visita...sento che questa volta sarà mio..."
sorrise. Anche l'altra sorrise, di nuovo triste e malinconica.
-"Sono felice per te"
-"Magari posso fartelo conoscere che ne dici?"
-"No grazie...in questo periodo ho enormemente da fare...scusa sarà per un altra volta."
Tanya si trovava sull'uscio della porta.
-"Grazie e torna a farci visita" Goord la salutò educato
-"Certo...Sono felice di averti conosciuto Ambra...spero diventeremo buone amiche!".
Goord chiuse la porta, si accomodò con Ambra nel salone.
-"Ti aveva invitato a conoscere questo vampiro...perchè non hai accettato?" Ambra lo osservò
-"In questo momento, l'ultima cosa di cui ho bisogno sono due vampiri
innamorati" si alzò e veloce salì le scale diretta verso
la sua camera. Si chiuse la porta alle spalle, desiderando per
l'ennesima volta di poter piangere...
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Capitolo 16 *** 13 marzO ***
16 capitolo
Ecco a voi il sedicesimo capitolo del racconto...
ISABELLA SWAN/AMBRA COLEMAN
Tredici Marzo. Il freddo
dell'Alaska, non accennava a smettere. Erano ormai sei mesi di fila,
che il sole nasceva dietro la coltre di nubi, e moriviva nello stesso
modo. Per la nostra famiglia era un bene...come per la famiglia di
Tanya, ma all'alba di ogni nuovo giorno mi ritrovavo sempre a sperare
che almeno per un secondo uno sprazzo di luce, illuminasse l'Alaska.
Le mie giornate passavano lente, e nella tranquillità piu
assoluta. Mi ero scoperta innamorata del mio lavoro, ma non solo di
lui. La mia etrena vita, si riempiva lentamente di tanti piccoli
tasselli, che cercavano di completare un puzzle irrimediabilmente
incompleto. Uno di questi pezzi era Tanya e la sua famiglia. Lei, Kate,
Carmen...perfino Elezar mi avevano accolto nella loro famiglia,
formando un unico e grande gruppo.
-"Se i Volturi scoprissero quest'unione potrebbero anche venire a
dividerci sapete?" Elezar, il piu scettico, ma a parte il suo
scettiscismo eravamo diventati davvero un clan, vegetariano e
stranamente umano. La famiglia di Tanya infatti aveva rapporti stretti
con tantissimi umani, senza crecare di mangiarli, e senza essere
scoperti. Come Leighton, una ragazza diciannovenne ricca e sfacciata,
che aveva stretto una forte amicizia con Kate, personalmente non
provavo una grande simpatia per quella ragazza...semplicemente
perchè era troppo. Troppo ricca, troppo sfacciata,
troppo...Stramente strano, ma allo stesso tempo simpaticissimo era Mat,
un uomo sulla quarantina che dopo aver passato un intera giornata
dietro una scrivania in un ufficio bancario, si svestiva di giacca,
camicia e cravatta, e correva da Elezar, per la classica partita di
poker. Non sapevo perchè, ma avevo avuto l'impressione che
quell'uomo fosse così solo da accettare di giocare ogni sera
delle partite che ordinariamente perdeva. Da qualche tempo, quando il
lavoro glielo permetteva, anche goord correva a casa di Tanya per
unirsi alla partita. Io ero l'unica ad essere stata solo una volta,
nella loro casa. Il problema erano gli umani. L'egoismo che mi nasceva
dentro, quando li vedevo interagire con i vampiri senza che li fosse
torto un capello, era così forte, che preferivo, stare fuori da
quella situazione. Ogni loro gesto, ogni parola suscitava in me un odio
così forte, da scatenare l'istinto di attaccarli, e la bocca mi
si riempiva di veleno. L'altro motivo, per cui evitavo accuratamente la
loro casa era "L'ospite" di Tanya. Non sapevo di chi si trattasse, e ne
me ne importava. Non conoscevo il suo nome, e gli altri si curaronobene, da
non accennarmelo. Forse fra due, tre secoli sarei stata in grado di
sentir parlare d'amore, ma in quel momento era l'ultima cosa che
desideravo. Per questo di tanto in tanto, era Tanya, a venire a farmi
visita, e restavamo a parlare fino a notte inoltrata, senza renderci
conto del tempo che passava. Quella sera, fuori c'era un gran
temporale, accompagnato da forti tuoni e lampi, che illuminavano ad
intermittenza la mia camera da letto dove ci trovavamo. Eravamo
accuciolate sul grande letto che ormai non usavo piu. Erano passate piu
di due ore da quando era arrivata, ma a parte la luna alta nel cielo,
niente ci aveva fatto capire quanto fosse tardi. Tanya guardò
il suo orologio.
-"Caspita è davvero tardi..." tornò ad osservarmi
-"Corri dal tuo lui...?" sorrise triste abbasando la testa.
-"Mi sa che mi sono sagliata, quando ho detto che si stava innamorando di me..."
-"Il tuo fascino non ha funzionato?" chiesi per allegerire l'aria
-"Mi sa che ne è immune" Tanya, era una di quelle persone, che
all'apparenza ingannavano. Era bella, prosperosa incredibilmente bionda
e con un atteggiamento da prima donna. Ma col tempo tutti questi
aggettivi andavano scomparendo, mostrando una persona incredibilmente
fragile, quanto allegra.
-"Lasciamelo dire eh! non capisce propio niente! come si fa a non riconoscere il tuo superfascino?" le sorrisi.
-"No...se solo lo conoscessi potresti parlare in modo differente di
lui...è dolce, spigliato, inteligente e sensibile. E con me si
comporta in modo affetuso...ma sto iniziando a capire che è solo
l'affetto che si rivolge ad una sorella...pare che il suo cuore si
occupato da un'altra..." provai compassione per lei.
-"Cosa può avere piu di te questa ragazza?" Scosse la testa
-"No lo so ma pare che abbia molto piu di me visto che non mi considera minimamente!"
Quella notte, finì con quelle parole. Eppure stranamente
porvavo astio verso quel vampiro... Tanya era stata una delle
poche
persone che mia aveva accettato nella sua vita, senza chiedermi niente
e senza pretendere niente. Non sapeva nulla di me. O almeno del mio
passato. Dopo la prima sera, quando mi chiese qualcosa, le sue domande
erano state dirette solo al presente o al futuro, e mai al passato. E
questo mi rendeva grata nei suoi confronti. Era l'amica che non avevo
mai avuto da umana, e in certo senso stava occupando il posto prima
occupato da Marysol.
Marysol. Era propio lei il mio problema. Ero arrabiata a morte con
lei...e la cosa buffa era che non sapevo neanche perchè. Col
passare del tempo, la rabbia sfumava, le accuse anche, e così mi
ritrovavo da sei mesi senza rivolgerle parola e non ne ricordavo
neanche il motivo. Così decisi, di cambiare qualcosa, di farla
finita con quella situazione. Erano circa le dieci del mattino, quando
solcai la solglia del suo ufficio. Lavorava con Goord, come segretaria,
anche se sapevo che mirava molto piu in alto. "mi prendo un periodo
sabatico" le avevo sentito dire...e considerando tutto il tempo che le
restava da vivere...beh poteva anche permetterselo. Passai accanto la
porta del ufficio di Goord chiusa, aprì la mia mente per sapere
se era lì. /Ciao Ambra...se cerchi Marysol è nel suo ufficio/ sorrisi. perspicace. /Ahhh Annamarie ti aspetta alle 16 in punto alla boutique qui all'angolo...pare che oggi ci sarà cattivo tempo!/ oggi.
Come se nei giorni passati il sole avesse brillato così forte da
spaccare le pietre. Mi avviai verso l'ufficio di Marysol. Non sapevo di
preciso cosa dirle, la mia maestranza della lingua non era molto
migliorata con la trasformazione, mi buttai sull'improvvisazione.
Spalancai la porta dell'ufficio. /Ambra!/ chiusi la mente.L'ultima cosa di cui avevo bisogno erano i suoi pensieri.
-"D'accordo! Sono sei mesi che mi chiedo sempre la stessa. Come
può una persona che dice di considerarmi sua sorella tradirmi in
questo modo? Portarmi in una foresta per farmi attaccare?" mi accomodai
su una delle due sedie dall'altro lato della scrivania riservate ai
clienti, parlai velocemente, lei era...sconvolta.
-"Ho cercato anche di darmi una risposta naturalmente, ma nonostante mi
sforzassi di trovare varie possibilità, avanti ai miei occhi
vedevo solo due risposte. La prima: Marysol è così
meschina, cattiva, bugiarda e senza cuore, in senso metaforico
naturalmente, da abbracciarmi un secondo prima, e farmi attaccare un
secondo dopo." sospirai, lei non accennò a parlare, continuai
piu lentamente, guardandola negli occhi per la prima volta.
"Seconda alternativa: Sono stata tremendamente orgogliosa, e cieca, e
ho incolpato te, mia sorella, di qualcosa che non hai compiuto,
semplicemente per dare una spiegazione ha ciò che è
successo perchè non sò chi mi abbia trasformato e credimi
fa tremendamente male non appartenere a nessuno...o meglio a qualcuno
che non ha volto..." abbassai lo sguardo triste mi alzai, presi la mia
borsa, attraversai come un lampo la stanza chiudendomi la porta alle
mie spalle e lasciando una Marysol impalata nella stessa posizione in
cui l'avevo trovata appena entrata. Passando davanti l'ufficio di
Goord, l'elastico si scaglio nella sua direzione, Goord voleva dirmi
qualcosa.../Brava Ambra...hai fatto la cosa giusta/sorrisi avviandomi verso l'uscita.
Ciò che successe quella notte, fu qualcosa che ricorderò
per tutta la mia vita, per sempre. Stavo tornado a casa, lo
sterio acceso, riempiva l'abitacolo della mia spider bianca di note
dolci e silenziose. Fuori era tutto buio. Tenevo i fari spenti, per
sentirmi davvero sola, mi trovavo su di una strada deserta, che
percorreva tutto il perimetro della collina. Da la su si poteva
ammirare tutta la città, di sera, tante lucette, riempivano il
panorama, facendolo sembrare un cielo stellato, di certo poco visibile
in una città così piovosa. In quel momento però
tutto il panorama era scuro e buio. Erano le due della mattina, a
quell'ora anche le stelle andavano a dormire. Mi rilassai, aprì
il finestrino, aria gelida inondò il mio viso
scompigliandomi i capelli. Non badavo minimamente alla guida, ma
bensì all'odore di felici e querce, del bosco.
Sentì un motivetto allegro e insistente provenire dalla mia
borsa. Levai le mani dal volante, aprì la borsa e presi il
cellulare argentato. Goord. Risposi subito.
-"Goord? Sto arrivando di ad Annamarie di calmarsi!" sorrisi.
-"Ambra" la sua voce pacata, piatta. Conoscevo quel tono, il tono di un vampiro che sopporime le emozioni.
-"Goord cosa è successo?" ero agitata, non riuscì a controllarmi.
-"Ambra per favore torna a casa è successo una cosa grave
corri!" Percepì quella notizia con una lentezza notevole. Tutto
il mio corpo si irrigidì, rimasi impalata col telefono ancora
vicino l'orecchio, poi lo chiusi con uno scatto, lo laniciai sul
sediolino. Mi parve di scorgere qualcosa fuori dal mio finestrino una
persona, sul ciglio della strada, ma non gli badai piu di tanto,
premetti il piede sull'accelleratore,l'auto sgommò e poi
accellerò veloce, nella notte dell'Alaska.
hihi lascio tutto in sospeso.
naturalmente il prossimo capitolo è gia pronto quindi conto di
postarlo tra pochissimo...fatemi sapere cosa ne pensate...e...ahhh.
ChukBassina lo sai che sei il mio angelo no? Toty tamuuuuuu
Mi raccomando...una pikkolina.ina.ina. recensione per i consigli....
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Capitolo 17 *** 13 MarzO...Edward Cullen ***
17 capitolo
BUON ANNO!!!!!!!!!!!!SVEGLI??? BEH IO SONO NEL LETTO, A POSTARE QUESTO CAPITOLO SCRITTO GIA DA TANTO...
Eccomi di nuovo con il continuo del capitolo!! Vi ho tenuto sulle spine eh...! Prima però i ringraziamenti:
Chanellina94: Grazie mille dei
complimenti...spero che continuerai a leggere la mia ff e a recensire
mi piaccioni i tuoi "Papiri" hihi kiss
Hermy4ever: Grazie mille anche a te un bacio! grazie anche agli altri che hanno recensito!!! kiss
E naturalmente la mia toty che legge sempre le mie ff con tanta pazienza!!!! Grz amu!
EDWARD CULLEN
I
mesi appena passati erano stati mesi...piatti. Il tempo scorreva per
forza d'inerzia, veloce senza preoccuparsi, di ciò che si
portava dietro. Niente. Il niente viveva dentro di lui. Vi aveva preso
posto, tranquillo e pacato e lo faceva vivere di semplice routine.
Erano passati ormai tre anni dall'ultima volta che i suoi occhi avevano
incrociato quelli di cioccolato, ed ora aveva uno stramaledetto bisogno
di lei. Lo turbava, scoprirsi così debole, sopratutto nei
confronti di un umana. Ma lei non era una semplice umana, lei era la
sua dolce e fragile Bella, impacciata e goffa quanto stupenda...
Tredici Marzo, un altro giorno di nubi e pioggia incessante, si
presentò all'alaska. Edward Cullen smise di fissare le piccole goccie
di pioggia che scorrevano lente sul vetro della stanza, si volto
sentendo qualcuno arrivare, le mani nelle tasche del pantalone classico
begie che aveva indossato quella mattina, accompagnato da un poullover
bianco che aderiva perfetto al suo corpo scolpito. La ragazza lo
fissò per qualche istante, ammaliata, come un serpente fissa il
suo incantatore.
-"Edward...non pensavo di trovarti qui...mi dispiace per quella partita
di scacchi di stanotte...il tempo a casa di Ambra è sembrato
volare"
Ambra Coleman. Lo incurisiva quella ragazza. Non aveva mai trovavto una
persona capace di trattenere Tanya a chiacchierare per così
tanto tempo.
-"Qual'è il suo vero nome?" chiese improvvisamente tornando a fissare la pioggia.
-"Come?" Tanya era presa da altri pensieri,lui li ascoltò e sorrise.
-"Beh immagino che Ambra sia solo un diminutivo, o un soprannome,
qual'è il suo vero nome?" ripetè. Tanya si
avvicinò, ma ad Edward bastò ascoltare i suoi pensieri. /Non le ho mai chiesto molto del suo passato, pare turbarla molto quest'argomento, ne tantomeno le ho chiesto se quello fosse il suo vero nome...per me è Ambra e basta/lesse un grande rispetto in quei pensieri, quasi devozione. Ne rimase ancora piu sorpreso.
-"Le vuoi bene..." non era una domanda, ma solo una constatazione, Tanya annui seria. /Dal
primo momento che l'ho incontrata,ho sentito un forte moto d'affetto nei suoi
confronti...e poi è impossibile, non volerle bene! Tutta la sua
famiglia l'adora...sospetto anche che suo fratello sia innamorato di
lei..." Voltò il viso. Amore. Che parola insensata e
frivola. Aveva provato tanto amore e lo provava ancora, ma non aveva
portato altro che distruzione nella sua vita!
-"Beh buon per lei..." Tanya scosse la testa /L'amore non è qualcosa che rientra nei canoni di Ambra/ sorrise.
-"Troppo selvaggia?" alzò un sopracciglio Tanya parve
infastidita da quelle parole, o meglio amreggiata, poi parlò.
-"No. Troppo ferita dalla crudeltà delle cose..." Gli
posò una mano sulla spalla per un breve istante, e sparì
su per le scale. Sospettò per qualche strano motivo, che la
colpa del cattivo umore di Tanya fosse propio lui. Sapeva che le stava
facendo solo del male, stando li con lei, senza poterle dare l'amore
che lei desiderava. Ma aveva bisogno di cambiare aria, di vivere in un
posto che non sapesse di lei. Sentì il telefono squillare,
rispose senza verificare chi fosse.
-"Pronto?"
-"Ed..." una voce squillante, lo chiamò, sorrise, era la sua sorella preferita.
-"Alice. Dimmi"
-"Indovina? Ho appena avuto una visione che mi diceva che Carlisle tra
poco deciderà di venir a far visita alla famiglia di Tanya e
penso che a lui si unirà tutta la famiglia! Em non sta piu nella
pella da qundo glielo detto" sorrise.
-"Quand'è che arrivate?"
-"Tra pochissimo, abbiamo l'aereo alle 10! per le 14 in punto siamo li
da voi" Non dieide il tempo ad Edward di rispondere, staccò la
chiamata. Lui sospirò, tornò ad osservare il maltempo
infinito.
Piu tardi...Tanya era in piedi, affianco alla porta, lo sguardo raggiante.
-"Sei sicuro di non voler venire? E quasi un anno che non lì
vedi Esme sarebbe felice che tu l'andassi a prendere all'aereoporto!"
Si infilò il soprabito nero. Edward scosse la testa
-"No grazie...Esme sarà felice di vedermi ugualmente anche
vedendomi qui" le sorrise mesto, Tanya perse le speranze ed
afferrò la sua borsa.
-"Carmen...kate...Elezar..." sussurrò semplicemente i loro nomi.
Un istante dopo, i tre appavvero al suo fianco, pronti per uscire,
salutarono con un cenno Edward e partirono, diretti all'aereoporto.
Un altra giornata di ozio si prospettava dinnanzi ad Edward,
guardò il suo riflesso nella vetrata, si passò una mano
fra i capelli, cercando di sistemarli. In realtà cercò di
sistemare, non solo i capelli, ma tutto se stesso. Sapeva quanto
facesse male ad Esme, vederlo in quello stato, si preparò ad una
recita perfetta. Per prima cosa decise di andare a caccia, per far
scomparire le bruciature nere da sotto gli occhi, sintomo di
trascuratezza. Salì in camera, indossò il cappotto blu,
per non bagnare il poullover, e veloce,uscì.
La piggia incessante, gli bagno il viso, strinse gli occhi, e si avviò verso la sua volvo scintillante.
Non aveva intenzione di restare fuori per molto, ma nonostante tutto,
non riusciva a non premere il suo piede sull'accelleratore, fino ad
arrivare al limite. Tutto fuori diventava pius sfocato, l'adrenalina
cresceva...i suoi pensieri, non piu così presenti.
Cacciò. Poi decise di tornare a casa, dalla sua famiglia.
Osservò l'orologio, era in ritardo di appena tre ore,
così accellerò di nuovo.
Quando entrò in casa, tutta la famiglia era riunita nel grande
salone. La prima a corregli incontro, fu Alice, come al solito sempre
piu esuberante. Dopodichè, tutti i Cullen si apprestarono a
salutarlo felici finalmente di rivederlo. Esme lo strense a se per
quasi un minuto e lui dovette allontanarsi, per interrompere
l'abbraccio.
La giornata passò lenta. Troppo lenta, per i gusti di Edward.
Non faceva altro che sorridere ai suoi genitori, e nonstante avesse
letto il dubbio che stesse fingendo, nei loro pensieri ,
continuò a farlo.
Finalmente il tempo sembrò accellelare, e prendere una strada
senza curve che lo rallentassero, incominciò a scorrere veloce,
fino a quando la luna non fece capolino tra la coltre di nubi.
Capì che era arrivato al limite, la sua recita era durata otto
ore di fila, si alzò dall'enerme divano nero, tutti lo
osservarono.
-"Stasera la luna è bellissima...credo che farò propio
una passeggiata"Disse sorridendo raggiante, nessuna traccia di
felicità trapelava dai suoi occhi.Senza dar tempo a nessuno di
controbbatere, corse fuori, deciso a fermarmi davvero lontano.
Al riparo da qualsiasi sgaurdo, finalmente si
fermò.Incominciò a passeggere, il passo, quasi umano. La
foresta, gli aveva sempre dato una senzazione di protezione, con i suoi
alberi alti e secolari, così fragili fra le sue mani.
Arrivò al limite della foresta, si fermò ad osservare il
panorama, migliaia di case, negozi, edifici, raccolti tutti uno di
fianco all'altro, quasi ammassati in un piccolo spazio. Gli era sempre
piaciuta quella visuale, dalla collina tutto sembrava piu piccolo.
Qualcosa lo distrasse, il rombo di un auto, ancora molto lontana,
qualche chilometro. Si fermò ad ascoltare, per un solo istante
il dubbio che sua sorella fosse uscita a cercarlo, si infilò nei
suoi pensieri. Intanto l'auto continuava ad avanzare, a scorrere veloce
e silenziosa, sulla strada ghiacciata e scura, che delineava il
perimetro della collina. Era troppo per un umano. Troppo alta la
velocità, troppo oscurata la strada, troppo ghiaccata e piena di
curve. Avanzò silenzioso, fino ad arrivare sulla strada fredda.
Restò immobile ad ascoltare ogni minimo rumore, e poi...poi la
vide. Veloce, agile, volare in quella notte fredda e innevata. Era un
auto bianca, sportiva. Un modello, non ancora in circolazione, costosa
e con un aspetto felino. Le rifiniture delle porte e del tettuccio,
color oro, i vetri oscurati. Ma non gli ci volle molto, per infiltrarsi
nell'abitacolo dell' auto e scorgervi chi ci fosse. Improvvisamente
però tutto divenne piu lento e incredibilmente rumoroso.
Percepì perfettamente i passi di un qualche animale, che correva
veloce, dall'altro lato della foresta, il rombo caldo e soffuso del
motore dell'auto, le leggere note che riempivano l'abitacolo, il
ticchettio delle sue mani sul manubrio, a ritmo della melodia. E lei, i
capelli, che riflettevano il rosso, la leggera frangia che le copriva
la fronte, se lo scostò un pò dagli occhi, con un leggero
movimento della testa, poi aprì il finestrino, i capelli le
volarono indietro, la sentì sospirare. Vide i suoi occhi, e per
uno strano scherzo del destino, se li immaginò color cioccolato.
Sbattè le palpebre, al posto del cioccolato, c'era l'oro,
liquido e intenso. Non seppe perchè, ma le sue labbra le
osservò per ultimo. E poi ebbe la conferma, che nel suo labbro
superiore, leggermente piu grande del labbro inferiore, ci fosse la
chiave di tutto.
Il suo corpo non reagì, rimase lì ad osservarla,
bisognoso, di averla dinuovo dinnanzi ai suoi occhi. Non è
Bella! continuava a ripetersi, è troppo diversa da lei, ma per
qualche strano motivo rimase lì ad osservarla, e rise, amaro
triste e malinconico, quando al posto dei pensieri di quello strano
vampiro, ci fosse solo il vuoto. Poi l'atmosfera tutto intornò
cambiò, si voltò ad osservarla di nuovo. La sentì
parlare al telefono, con un sussurro, poi l'auto accellerò di
nuovo, scomparendo dietro l'ennesima curva. Edward sentì il
telefono squillargli nella tasca dei pantaloni, fu seriamente tentato,
di lasciarlo perdere e inseguire la ragazza....poi vide il numero,
Carlisle. Rispose.
-"Carlisle?"
-"Edward, filgiolo, corri a casa, c'è un urgenza ho bisogno del
tuo aiuto" Questa volta fu la preoccupazione, a dominare i suoi
pensieri, nonostante tutto, però, una piccola parte di lui, non
potè restistere dal pensare...Finalmente ti ho trovata...
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Capitolo 18 *** Sensi di cOlpa ***
18 capitolo
ISABELLA SWAN/AMBRA COLEMAN
Quei pochi minuti, passati nell'abitacolo della mia
macchina, mi sembrarono un eternità. Ipotizzai qualsiasi cosa,
qualsiasi eventualità. Mi preparai ad attaccare, ad essere
attaccata, non lasciai niente al caso. Mi sbottonai l'aderente giubbino
di pelle marrone che indossavo, per sentirmi piu libera. Fui anche
tentata, un paio di volte, di abbandonare l'auto sul piccolo sentiero
che stavo attraversando, e che portava al grande spiazzato,per correre
a casa, ma poi capì che sarebbe stato meglio non destare
sospetti. Feci partire anche piu volte la chiamata automatica, dal mio
cellulare verso Goord, ma il telefono era gettato sul sediolino al mio
fianco, quasi mi aspettassi, che nessuno avrebbe risposto.
Quando finalmente arrivai nello spiazzo, fuori la tenuta, la mia
pazienza ed il mio autocontrollo, erano ormai arrivati al limite.
Emettevo ringhi soffusi, il mio corpo era scosso da leggere
convulsioni. Finalmente, potè uscire dall'auto stretta e
fragile. Il mio corpo agì d'istinto, senza bisogno di nessun
comando. Si mosse veloce, e silenzioso nella notte buia. Mi diressi
verso la grande casa, il capanno usato per parcheggiare le nostre auto
era vuoto, ebbi paura. Corsi in casa, spalancai la grande porta, le
luci erano tutte spente.
-"Goordon??!!" mi guardai in torno, poi salì le scale, mi diressi nel suo studio.
-"Goord?! dove siete??!!" Non sapevo cosa pensare, ne tantomeno, cosa
fare. Improvvisamente, sentì un fruscio alle mie spalle,
qualcuno si stava avvicinando,stava salendo le scale, mi accucciai
dietro la porta, pronta a scattare. Non avevo mai combattuto per
davvero. Goord, mi aveva insegnato qualcosa, ma su come staccare la
testa ad un vampiro feroce ed assatanto, non sapevo propio niente! Non
sarei scappata. Lo sapevo. Avrei affrontato chiunque stesse avanzando,
in quel momento, nel corridoio largo e ottocentesco della grande casa.
La porta cigolò, ma quel suono fu coperto dal mio ringhio, cupo,
forte, quasi urlato...per la paura...per la tensione, per la voglia di
dimostrare che chiunque mi trovassi di fronte io ero superiore. Mi
lanciaì contro il mio avversario, e per istinto la mia testa,
puntò il suo collo. Ma fu tutto inutile. Due braccia possenti e
forti, mi afferrarono . Continuaì a ringhiare e a
dimenarmi, ma mi sentì sbattere contro la parete con un colpo
forte e deciso, al mio fianco, le cornici appese incominciarono a
cadere a terra,anche il ritratto di Annamarie cadde. Il vampiro mi
bloccò, non avevo piu la forza per reagire. Avanti fallo,
pensavo...ero pronta a ricevere il colpo mortale quello di grzie.
Ma non arrivò. E solo in quel momento, capì che il
vampiro che avevo di fronte, non mi stava attaccando, ma semplicemente,
si stava difendendo. Non avevo affatto udito, le sue urla, mentre
imprecava, e mi diceva...mi implorava....mi ordinava...di fermarmi.
Lasciai cadere le braccia, i miei muscoli si rilassarono e solo in quel
momento, capì che stavo combattendo ad occhi chiusi. Lì
aprì, Aroon, mi lasciò il collo, mi accasciai a terra, lo
sentì al mio fianco. Nei miei occhi lesse la paura, ne ero
certa, mi mise un braccio attorno alla vita, mi sollevò da
terra, i pezzetti di vetro sotto i nostri piedi si frantumarono, al
nostro passaggio. Ar, continuava a sostenermi, e lo faceva,
perchè sentiva il mio peso sul suo corpo. Se mi avesse lasciata,
sarei crollata per terra ne ero certa. Provavo una strana sensazione, e
capì, allora, che se fossi stata umana, in quel momento, sarei
svenuta.
Prendemmo la mia auto. Non so per quale motivo, ma non osavo chiedergli
dove fossimo diretti, ne cosa stesse succedendo. Erano tre anni che lo
conoscevo, eppure non l'avevo mai visto così. Il suo volto, i
suoi lineamenti, un tempo perfetti e aggrazziati ora invece erano
coperti, da una smorifia di dolore e rabbia. Per un po di tempo pensai
che stessi sotto schok, perchè non riuscivo a spiccicare parola.
Poi lo vidi girarsi verso di me, nonostante, lo sguardo teso, mi
sorrise. Ebbi un deja-vu, e scene del passato ritornarono alla mente.
-"Ancora un po e mi facevi fuori sai?" Sapevo che non era vero. Ar
aveva avuto la situazione sotto controllo per tutta la durata della
lotta, lo diceva solo per farmi sorridere, ma non c'è la feci,
sapevo che era successo qualcosa di parecchio grave.
-"Certo" fu l'unica cosa coerente che riuscì a dire. Si rese conto della mia tensione.
-"Ambra..." sospirò -"Annamarie ha insitito tanto perchè
fosse lei a metterti al corrente di ciò che è
accaduto...e Goord...bhe Goord vorrebbe propio evitartelo..." scosse la
testa, stavo perdendo il controllo di me stessa. Avevo paura. Mi
sentivo come assediata. Come sotto attacco, avevo paura per me...per il
ragazzo affianco a me...tanto forte contro un vampiro...ma contro
tanti? Avevo paura per Goord, Annamarie e...Tutto diventò piu
limpido nella mia mente. Fu come ritrovare la lucidità qualche
minuto dopo essersi svegliati, Come riprendersi da una sbroza.
Finalmente le mie doti vampiresche, che fino al quel momento erano
state carenti, ora si mostrarono in tutta la loro realtà; rimisi
tutti i pezzi insieme, ricostruì quel puzzle tanto
difficile...emisi un ringhio di disperazione.
-"...hai parlato di Annamarie, di Goord...e Marysol? Dov'è
Marysol...ti prego Ar dimmi dov'è Marysol" Stavo piangendo. Ne
ero sicura. Sentì gli occhi bruciare, mi mancava il respiro,
tutto divenne piu sfocato.
-"Dov'è Marysol Ar?!" l'autocontrollo andò via, scacciato
dalla mia furia. urlai. Non riuscì a sussurrarle soltanto quelle
parole, e prima che lui parlasse tutto dentro me divenne piu chiaro.
-"Era nel bosco quando l'hanno trovata. Si trovava ai confini, non
sappiamo cosa ci facesse lì. Goord ha subito chiamato Tanya,
perchè sapeva che oggi sarebbe arrivato un suo amico medico.
L'abbiamo portata lì...ma...Ambra...non sappiamo se c'è
la farà..." Non fui sicura di aver sentito quelle parole. Avevo
lo sguardo fisso dinnanzi a me, gli occhi bruciarono ancora dippiu, le
mie braccia si contrassero, attorno alla mia vita.
-"Co-Cosa...vuol dire...lei...non...non può...".
-"Faranno di tutto per salvarla...ma non sappiamo nenanche se fosse
ancora viva quando è arrivata da Tanya..." Non risposi, mi
portai le mani fra i capelli, mi accasciai sulle ginocchia, mi sembrava
un incubo. Perchè la mia vita non poteva essere normale? Ero
sempre in bilico, sempre anormale e unica nel suo genere...avevo voglia
di banalità.
Restai in silenzio. Un paio di volte, vidi Aroon voltarsi nella mia
direzione, ma non era mai stato molto sentimentale, ne tantomeno uno
con molto tatto, quindi lasciò perdere. Fu un viaggio molto
lungo, o almeno così mi apparve. La distanza, umana, che ci
separava dalla casa di Tanya era di centotrenta chilometri, il che
significava che, noi vampiri, in meno di mezzora ci saremmo
potuti arrivare. I secondi scorrevano veloci, ogniuno dei quali sarebbe
potuto essere fatale per la mia dolce sorella, appogiai la testa al
finestrino, lo sguardo fisso nel vuoto.
EDWARD CULLEN
Quando Edward Cullen, arrivò, nella casa regnava il caos. Nel
grande salone, vi trovò Kate, seduta al fianco di una donna, la
signora Coleman, disperata, non riuscì a capire subito cosa
fosse successo, leggeva solo la disperazione nei pensieri di una e il
dolore in quelli dell'altra. Sentì delle voci provenire dal
piano di sopra. Vi corse subito, entrò nella grande biblioteca,
dove aveva passato centinaia di notti, a leggere libri di ogni specie.
Ma dei libri non c'era piu nessuna traccia, ne degli arazzi, o delle
poltrone in pelle nera, messe ai lati della stanza. Al loro posto c'era
un intera stanza d'ospedale, c'erano macchinari per le radiografie, che
lui riconobbe subito grazie alle sue lauree in medicina, e veri e propi
arnesi da sala operatoria. Vicino alla barella vi era una flebo, ma al
posto del medicinale c'era del veleno, che scorreva nelle vene della
ragazza stesa sul lettino. Era irriconoscibile. Capì solo
attraverso i pensieri degli altri che si trattasse di MariaSophia
Coleman, la ragazza amica di Tanya, perchè il suo viso era
ricoperto di morsi e veleno. I suoi vestiti tutti stracciati e...
-"Ma le hanno staccato un braccio!" La voce di Edward, irruppe nella
sala cupa e silenziosa. Carlisle si voltò nella sua direzione,
il viso crucciato. "Non solo il braccio figliolo...per favore dammi una mano non respira" . Edwrad corse verso il padre. Tienile la mano senti se lo scorrere del veleno è regolare. Edward afferrò la mano squarciata del braccio sinistro, la strinse. Poi scosse la testa.
-"Carlisele per favore, potresete esporre le vostre teorie in modo
normale??" Una voce irritata lo raggiunse dal fondo della stanza,
Edward voltò leggermente lo sguardo, E riconobbe, Goordon
Coleman, avanzare verso di loro. Carlisle annuì leggermente.
-"Ho chiesto a mio figlio di controllare lo scorrere del veleno nelle vene..." I'altro vampiro annuì.
-"E allora?" apparve freddo e cinico, ma Edward nei suoi pensieri
riconobbe la disperazione assoluta. Carlisle scosse la testa, lui
abbassò lo sguardo.
-"Sta per arrivare l'altra mia figlia le vado incontro, credo di
doverla mettere al corrente dei fatti". Carlisle gli andò
incontro
-"Goord amico mio...non è ancora tutto perso! Nei miei duecento
anni di vita ne ho visti anche di peggio...non so in che modo ma
c'è la farà...c'è l'ha assicurato anche Alice,
l'altra mia figlia...c'è la farà!"
-"Le cose posson cambiare Carl...lo sai bene..." La poca fiducia che quell'uomo riponeva in sua sorella fece irritare Edward
-"Le cose possono cambiare certo...ma il problema è che noi non
abbiamo mai il coraggio di farle cambiare....è tutto
va...secondo i piani di un destino delle volte tanto clemente..."
guardò il corpo della ragazza poi si girò -"Altre, tanto
bastardo!" fissò il vuoto, il suo pensiero rivolto a
qualcun'altro. Carlisle se ne rese conto. Cosa ti passa per la mente Edward? Ma
lui non ebbe il tempo di negare, perchè la ragazza stesa sul
lettino emise un gemito soffuso. Tutti si voltarono dalla sua parte,
Carlisle corse al suo capezzale, Goordon le afferrò la mano.
-"Marysol...Marysol mi senti..." ma la ragazza pareve essere ancora
senza sensi, poi però qualcosa uscì dalla sua bocca
-"I...Isabbell-a" Qualcosa parve colpire Edward al petto, forte.
Provò dolore, un dolore fisico che non aveva mai provato, si
accaschiò sulla sedia della scrivania, Carlisle lo
osservò.
-"Marysol...cosa...cosa dici...Ambra? Ambra arriva non preoccuparti"
Goordon voltò lo sguardo verso Tanya e Esme che erano appena
entrate nella stanza.
-"Chiama Aroon al cellulare digli di sbrigarsi!" la voce allarmata
dell'uomo fece scuotere ancor dippiù Edward. Dinnanzi ai suoi
occhi solo tre cose...il nome Ambra...Isabella...e quella meravigliosa
ragazza nell' auto bianca...la sua Bella.
Alice, Emmett, Rosalie,Jasper, Carmen e Elezar, solcarono la soglia
della grande arcata della biblioteca, Alice fissò per un solo
secondo Edward negli occhi. Ed...era lei! lo sento era lei! No. Non doveva lascirsi prendere dalla foga, non doveva trarre conclusioni affrettate. Infatti Jasper lo osservò. Non trarre conclusioni affrettate Ed...Lui annuì, in segno di approvazione. Intanto nella stanza, la discussione andava avanti. Era Emmett a parlare.
-"Siamo arrivati fino al confine Carl...ma di ciò che ha
attaccato la ragazza nessuna traccia....ne a terra, ne sugli alberi,
nenache nessun odore...tutto calmo e quieto..." Goordon intervenne
nella discussione
-"é quello che vogliono farci credere...era un pò che
osservavo mia figlia era strana...e mentiva a sua sorella. Non era mai
successo! Le diceva che andava a lavoro ma lei a lavoro ci veniva di
rado..." Carlisle, raggiunse la scrivania e si sedette, Goordon lo
seguì, insieme a tutti gli altri. Emmett appogiò le mani
al poggiaspalle della sedia dove si era accomodata Rosalie, si
tirò su le maniche della camicia che indossava, poi parlò.
-"Il che vuol dire che...lei mentiva solo
alla sorella perchè voi sapevate che non andava al lavoro
regolarmente..." la sua non fu una domanda, ma solo una constatazione.
Goordon annuì.
-"Perchè non avete detto alla sorella che le stava mentendo?" l'uomo fissò Rosalie negli occhi.
"Perchè non so lei come sia abituata, ma da noi la lealtà
è una cosa fondamentale...fino a quando le bugie di Marysol non
mettevano in perciolo l'altra mia figlia, non ero costretto ad
intervenire!" Edward sorrise amaro. Certo non mettiamo in pericolo l'altra tanto questa stà morendo . Edward alzò gli occhi al cielo...Rosalie lo fulminò con lo sguardo. Esci dalla mia testa! Lui finse di non sentirla.
-"Carl...la flebo sta per finire...vado a prendere un altra" si
avviò verso l'uscita della biblioteca, sorpassò la sua
stanza, salì le scale ed entrò nella studio di Elezar,
prese la dose di veleno e tornò nella biblioteca. Vide Esme
uscire dalla stanza, vado a far compagnia a Annamarie...è distutta povera donna...lui le sorrise, le toccò la spalla.
-"Sono felice di rivederti mamma" la donna annuì, poi di corsa
scese le scale diretta nel salone, Edward rientrò nella sala.
-"Penso che il braccio gli possa crescere in qualche mese..." Carlisle,
rassicurò Goordon-"Sempre se..." Goordon lo osservò.
-"Sempre se riesce a vivere vero?" Nel stanza crollò il
silenzio. Le goccie di veleno che scorrevano nelle sue vene,
erano l'unico rumore percepibile nella stanza. Edward non sapeva cosa
provare. Non conosceva affatto quella ragazza. E ne aveva viste a
centinaia, concate in quel modo, ma per qulache strana ragione, sentiva
che quella situazione avrebbe provocato dolore a qualcuno...persiono a
lui.
AMBRA COLEMAN/ISABELLA SWAN
Quando finalmente arrivvamo alla grande villa di propietà della
famiglia di Tanya, incominciò a nevicare. Non aveva nevicato per
tutto l'inverno ed ora che la primavera stava faticosamente,
avvicinadosi all' Alaska, dolci fiocchi di neve, soffici e freddi si
posavano sul mio viso. Un segno del destino? pensai....ma non ebbi
tempo per questa riflessione, avevo qualcosa di piu importante a cui
pensare ora. Lo sentivo. I suoi pensieri, erano inermi e leggeri, come
un alito di vento...la sua vita, appesa ad un filo. Non tagliate quel
filo! continuavo a ripetermi vi prego fatela vivere ancora...ha bisogno
di me...io ho bisogno di lei. E mentre correvo veloce verso l'ingresso
principale, qualcosa mi colpì, come non era mai sucesso. Avevo
sempre preso le mie decisoni, responsabilmente, e consapevole delle
conseguenze che queste avrebbero portato, ma adesso, qualcosa simile ad
un senso di colpa mi assalì forte, dovetti riaprie gli occhi,
per reprimere dentro me tutte le immagini, che di colpo apparvero
dinnanzi ai miei occhi.
Marysol, entrò nella mia stanza, io ero seduta sul davanzale
della finestra osservavo il sole, nascere per la prima volte da quando
ero lì.
-"Ti prego Ambra non possiamo andare avanti così...sei mia
sorella..." Si teneva le maniche della maglia con le mani, le spalle
abbassate, la voce solo un sussurrò. Non mi voltai neanche a
guardarla
-"Vattene, non sei mia sorella...non lo sarai mai" la sentì
uscire dalla stanza...poco dopo vidi la sua macchina sgommare sulla
strada.
Arrivai allaporta, Aroon fu al mio fianco in poco tempo, la porta si
spalancò, Tanya mi prese la mano, trascinandomi su per le scale.
La mia auto si fermò di colpo nel garage, scesi. Marysol era
seduta sugli scalini di casa Coleman, l'i-pod nelle orecchie. Ascoltava
una canzone dei One Republic. Mi fermai per un pò ad ascoltare,
mi parve di cogliere il motivo di All right the moves, ma non ne
fui sicura. Salì le scale scansandola, sentì il suo
sgaurdo su di me, chiusi la mia mente e la ignorai.
Tanya mi strinse la mano, eravamo sugli scalini.
-"Ambra è grave! Non sta bene Ambra..." La sua voce si sfumò, misschiata a quella dei miei ricordi.
-"Marysol cosa ci fa qui ho detto di andartene!" Entrai nel mio
ufficio, presi dei documenti da un cassetto, la scansai per poterli
portare all'amministratore. Aveva l'aspetto trascurato, gli occhi
scuri, di chi non si nutriva da almeno un mese. Indossava un pantalone
di tuta grigio le scarpe da ginnastica e un giubbino nero.
-"Non puoi trattarmi così...sai?? No." mi guardò negli
occhi, ero immobile, l'uomo al mio fianco si schiarì la voce lo
ignorai. Marysol mi sorpassò, la porta si chiuse con un rumore
deciso alle mie spalle, posai i documenti fra le mani
dell'amministratore, deglutì.
Dinuovo alla realtà. Goordon mi venne incontro, lo fissai per un pò, il suo sgardo mi trasmise tutto.
-"Ha chiesto di te..." annuì vidi la sala della biblioteca poco distante.
Pochi mesi prima. Natale. Entrai nella mia stanza, l'ennesima notte di
piggia, a farmi compagnia. Notai qualcosa sul mio letto. Mi sedetti.
Era una scatola marrone con un grande fiocco dorato. Dentro vi era
appoggiato un vestito, lo aprì dinnanzi ame. Era stupendo. Aveva
una scollatura che arrivava fin sul fondoschiena e tanti sottili fili
di seta, coprivano la schiena, unendo i due lati del vestito, portava
una larga scollatura anche davanti ed era color...Ambra. C'era un
biglietto scritto con una calligrafia elegante e perfetta:Qualsiasi cosa sarò per te...mi prenderò cura comunque cura di te da lontano Buon Natale.
Naturale. Non avevo avuto il tempo di comprare un vestito per la cena
di natale, occupata con il lavoro, se l'era ricordato lei...si era
ricordata lei della sorella che non le parlava e che non la degnava di
uno sguardo. Dinuovo i miei occhi bruciarono...quella sera indossai un
vestitino nero che mi fasciava il corpo in modo perfetto, il vestito
color ambra nascosto da qualche parte nel mio immenso armadio...
Entrai nella biblioteca, e la vidi, ricoperta di veleno, la mia dolce
sorella, ed ogni sue ferita, mi parve essere stata inflitta da me.
Persi l'autocontrollo per l'ennesima volta. Ma non distrussi, quella
sala così fragile sotto le mie mani ne assalì nessuno,
ma...persi i sensi. Non in senso letterale, ma persi la concezione di
ciò che stava accadendo. Vedevo mia sorella lì su quella
barella, il suo volto riconoscibile solo per chi ci aveva passato ogni
giorno con lei...anche senza rivolgerle una parola. Non feci nenache
caso alle persone che mi circondavano, eppure avrei dovuto farlo,
perchè sentivo che c'era qualcosa che non andava ma in quel
momento il dolore che provavo era paragonabile solo alla voragine
aperta da lui...Avanzai, verso di lei Ar mi afferrò per il
braccio, timoroso che potessi perdere il controllo, sentì a
stento Goord che gli diceva di lasciarmi andare,di nuovo tutte le
immagini. Questa volta non furono chiare e distinte come prima, ma solo
piccoli sprazzi di frasi e di vita. La vidi appoggiata all'auto
scintillante -"Ciao io sono MariaSophia ma tu chiamami pure
Marysol..."....ero in camera il temporale si scatenava furioso
sull'Alaska, Marysol entrò nella mia camera, si stese al mio
fianco -"Sò quanto odio la piggia" chiusi gli occhi...tranquilla
al suo fianco...-"Sei il vampiro piu bello che abbia mai visto sai?" mi
osservava, non le rivolsi parola...-"Penso che prenderò questo
vestito...ah Ambra le cose cambiano lo sai no?" No. Piccola
Marysol...le cose non cambiano pensai...Mi avvicinai alla sua barella.
Le sfiorai leggera la mano, come solo un vampiro sapeva fare. Non
reagì al mio tocco. Abbassai lo sgaurdo.
Eravamo nella sua macchina,-"Isabella o bella" mi aveva chiesto -"Cosa" che pazzia "T-Tu come" la sentì sorridere.
Non aveva piu un braccio. Il mio cervello registrò questa questa
cosa come una notizia di servizio. Non avevo reazioni. Il mio copro era
inerme come qullo di Marysol, alzai gli occhi fissai lo parete di
fronte a me. Qualcuno mi toccò la spalla.
-"Dai Ambra vieni via ha bisogno di cure" Aroon scese con il braccio fino alla mia mano. Scossi la testa
-"No...devo stare qui con lei" Non sapevo cosa stessi dicendo, sentivo
la mia voce con un eco lontano, sentivo il bisogno di
dormire...chiuderi gli occhi almeno per un po.
-"Ambra è inutile che tu sia qui...vieni giu forza" Ar mi
strattonò, mi girai di scatto verso di lui, emisi un ringhio
soffuso
-"Ho detto che resto con lei!" feci scudo con il mio corpo a quello di Marysol.
-"é sotto schok Aroon..." Una voce che saevo di conoscere bene,
irruppe nella stanza-"Avanti Ambra vai con tuo fratello...io la
curerò sta tranquilla" Aroon mi cinse la vita con un braccio
-"Ambra avanti" Mi sentì trascinare via, vidi Marysol
allontanarsi, strattonai Ar, mi dimenavo fra le sue braccia cercando di
sfffuggirli. Ma Aroon era possente, forte e aveva tanta piu esperienza
di me e come alla tenuta, mi cinse con un solo braccio, e mi
tracinò via, lontano dalla mia dolce sorellina...
Edward Cullen era in disparte nella sala. Osservava la scena come un
osservatore esterno. Calcolava tutto con precisione estrema. Analizza
ogni suo piccolo mvimento ogni gesto. Quando il ragazzo l'aveva portata
via, una strana irritazione l'aveva colpito. Lui poteva toccarla,
stringerla, rivolgergli la parola...cosa avrebbe pensato lei quando
l'avrebbe visto? Oh piccola Bella pensò...cosa sei
diventata...l'opposto di ciò che amavo...no...opposto di
ciò che volevo per te. La osservò di nuovo. Erano fuori
della stanza, lui le cingeva la vita con un braccio, lei era ancora
accasciata, dopo aver cercato di dimenarsi. -"Sei propio una terribile
bambolina di porcellana sai..." Il ragazzo riprese fiato dopo lo
sforzo, le carezzo la testa, buttandogli indietro i capelli che erano
finiti avanti il suo viso. Edward Cullen si contorse le mani...la
gelosia gli arse dentro piu forte che mai...
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Capitolo 19 *** IncOntrO ***
19chappy
ISABELLA SWAN/AMBRA COLEMAN
Aroon mi
guidò nella grande sala giochi. Era l'unica camera, nella grande
casa a non essere occupata. le tredici stanze da "letto", desinate agli
ospiti erano state distribuite agli amici di Tanya, di cui io non
conoscevo ne l'identità ne la figura. Intuì, che nella
biblioteca, ci fosse qualcuno di loro, ma non mi importava conoscere il
loro volto. La sala era buia, silenziosa. Mi appoggiai ad un
tavolo da gioco, osservai la roulette. La feci roteare. La piccola
sfera di metallo, compi veloce per sedici volte il giro. Poi
rallentò. Lasciai che si fermasse su un numero qualsiasi, voltai
lo sguardo. Vidi Ar che mi osservava, come se si aspettasse che
scoppiassi di nuovo da un momento all'altro. Forse avrei dovuto. Forse
avrei potuto. La pallina concluse il suo ultimo giro...si fermò
tornò il silenzio.
-"Ho bisogno di prendere aria" Mi sollevai di scatto dal tavolo, puntai
la porta, lui si pose dinnanzi a me. Di nuovo. Pronto ad afferrarmi, di
nuovo. Pronto a farsi odiare da me,di nuovo, pur di proteggermi, paradossalmente
da me stessa.
-"Spostati Aroon in un modo o nell'altro io esco da qui!" Gli puntai un dito contro, ma lui non accennò alcun movimento. Prova a scapparmi.
-"Non è il momento di fare dell'ironia Ar..." i miei occhi
puntarono i suoi feci mente locale, analizzando mentalmente la camera.
-"...E comunque...in un modo o nell'altro io esco da qui!" Mi voltai,
agile saltai sul tavolo sorpassai i vari giochi, in un secondo
raggiunsi la finestra. Saltai fuori, sicura che questa volta le sue
braccia non potessero raggiungermi. Ero veloce. Veloce come non lo ero
mai stata. Il mio corpo si confondeva con l'universo che mi circondava,
diventanto solo aria...aria che ti investe...ti rasserena, ti soffia
via, le paura, le incertezze di una vita infinita. Correre era la cosa
che in assoluto amavo fare dippiù. Amavo la senzazione del vento
che si infiltrava veloce fra i miei capelli, i paesaggi sfocati, che
scorrevano alle mie spalle, e il modo in cui , quella adrenalina che mi
nascesse dentro, mi permettesse di chiudere una porta. Isolarmi era una
delle mie specialità, ma ultimamente pareva che le cosse mi
colpissero così forte, da impedirmi di contrattaccare. Ho
incominciato a pensare che correre veloce, era un po come assumere una
qualsiasi droga. All'inizio stavi bene. Tutto attorno a te spariva,
niente piu contava davvero. Poi però incominci a senitre quella
strana sensazione di vuoto. Vedi immagini sfocate e pensi che tutto
sarebbe piu bello se solo fossi riuscita a fermarti. Fermarsi vuol dire
affrontare i problemi,e smettere di scappare. Fermarsi vuol dire anche
soffrire. Soffrire vuol dire affronatre quel nuro di dolore. I ricordi
sono quella parte dell'anima che imperterrita rimane attaccata al
passato. Molte volte facciamo di tutto, perchè essa rimanga per
sempre intrappolata in quegli attimi tanto belli, da volerli fare
ritornare. Altre invece tanto amari, da sperare che il mondo intero si
convinca che tu quegli attimi non gli hai vissuti. Ma il problema
è che ogni gioia, come ogni dolore infinito, ti marchia, ti
lascia un segno indelebile, come l'impornta di una mano premuta nel
fango. I ricordi che avevo dentro erano ombre indelebili, che facevano
male. Dio quanto facevano male. Ed ogni giorno della mia vita,
destinata a non finire, aggiungiva un istante a quella scatola, piena
di dolore. E mai, come in quel momento, accasciata ad un tronco
d'albero nel mezzo della forsta buia, senti il bisogno di avrelo di
nuovo al mio fianco. Almeno per un istante, l'ennesimo istante
d'aggiungere alla mia scatola ben chiusa e siggilata.
Entrai nello
spiazzato. Respiari forte, cercai di cacciare via tutto
ciò che avevo dentro. Feci un gesto di stizza con la mano,
arrivai alla porta. Era socchiusa. Sorrisi amara. Ar in fondo era un
bravo attore, aveva recitato la parte dell'indifferente perfettamente,
senza errori. Ma non era per un vampiro, la sbadatezza. Solo un grande
schok puo portarti a questo. Entrai in casa. Non sapevo perchè
stessi lì. Sentivo solo il bisogno, per una volta di non essere
controllata, guardata a distanza, messa sotto controllo. Avevo bisogno
di fare per una volta ciò che sentivo. E in quel momento sentivo
solo un gran vuoto. Salì le scale, stando attenta, a non violare
l'immacolato silenzio della casa vuota. Adattai i miei passi, al
fruscio silenzioso del vento, che precedeva la tormenta che da
lì a poco si sarebbe abbattuta sull'Alaska. Mi sentì
inutile. Impotente difronte allo scorrere imperterrito del destino.
Posai leggera la mano sulla maniglia della porta della stanza. Che
senso aveva entrare lì? Poi spalancai la porta, solcai la soglia. L'aria
fresca mi investì il viso. La finestra era spalancata, la stanza
stranamente in disordine. Non era da Marysol, non tenere la stanza in
ordine, ma in quel momento, niente piu mi stupiva. Mi chiusi la porta
alle spalle, rimanendo appogiata ad essa per una frazione di secondo.
Mi sentivo come se stessi violando qualcosa. Qualcosa di sacro, di
segreto e per qualche strano motivo anche losco. Mi avviai verso la
grande finestra, la tenda bianca di seta si agitava come se fosse
indemoniata, animata dal vento. Chiusi le ante. Mi accomodai allo
scrittoio, dove avevo visto mia sorella, migliaia di volte passarvi la
notte a scrivere. Agì d'istinto. Senza pensarci. Senza dare il
tempo alla mia mente di ragionare. Aprì uno dei due cassetti,
posti sotto la scrivania. Cosa volevo trovarci? non lo sapevo neanche
io, ero andata li solo per risentire di nuovo la sua presenza. Non vi
trovai niente, il cassetto era vuoto. Come anche il secondo. Tirai un
sospiro di sollievo. I sensi di colpa, tornarono a tormentarmi. Frugavo
nella stanza della mia sorella quasi morta. Scacciai quei pensieri.
C'è l'avrebbe fatta. Sarebbe rimasta appesa a quel filo. In un
modo o nell'altro, lei era forte, era determinata. Lei era Marysol.
Portai il capo fra le mani, i gomiti appogiati allo scrittoio. Girai il
volto di lato, verso la fiestra. Notai qualcosa che sporgeva da sotto
il divano. Mi alzai, di nuovo guidata dal mio istinto, raccolsi
l'oggetto,lo aprì alla prima pagina, tutto ciò che seppi fare dopo, fu chiedermi, cosa
fosse Marysol.
L'ho
vista arrivare da lontano. Lo sguardo perso nel vuoto, i capelli al
vento scompigliati, l'abbigliamento anonimo. Fu come vedere una persona
che si vestiva ad occhi chiusi. Indossava un giubbino che doveva essere
almeno due taglie piu grandi della sua. Era rossiccio. Sotto indossava
una felpa, marrone,anche essa anonima e fuori moda, la lampo chiusa fin
sotto il mento. Portava un borsone, così piccolo da farmi
dubitare per un solo istante che non fosse venuta per rimanere.
Lo gettò per terra, sulla strada bagnata, per la pioggia della
sera prima. Sorrisi, per il suo sguardo imbronciato. Provai subito un
moto di protezione nei suoi confronti. Scesi dall'auto veloce,
assicurandomi che intorno a me non ci fosse nessuno ad osservarmi, mi
appoggiai allo sportello della mia macchina, con fare indifferente. La
sentì imprecare, l'ennesimo bus, diretto nel centro della
città, era appena partito. Ne sarebbe passato da lì a
poco un altro, massimo cinque minuti, mi affrettai a parlare -"Era
così importante quella fermata?" Vidi il suo viso posarsi sul
mio, e lessi la sorpresa. Aveva capito al primo sguardo, cosa fossi.
Incominciò ad osservare ogni mio minimo particolare, avrei
sorriso, se il mio sguardo non fosse stato catturato da qualcosa di piu
importante. Alle spalle della ragazza, un individuo con la pelle
olivastra, mi osservava guardingo -"Non mi ringrazi neanche per averla
scortata fin qui?" Si assicurò di non essere sentita dall'umana.
Lo osservai rabbiosa -"Grazie ma ora vattene" Lo vidi camminare con
passo umano, sfiorare i capelli d Isabella, e sparire dietro l'angolo.
Mi affrettai a parlare, gli andai in contro. "Se vuoi possiamo
seguirlo...uff oggi non ho propio niente da fare" Recitai la mia parte
perfettamente, ma con la coda dell'occhio, seguì l'immagine di
Laurent saprire veloce...
Di
nuovo confusione. Solo essa, popolava la mia mente. Vai avanti, mi
urlava qualcuno, forse quella parte della mia coscenza che mi aveva
sempre fatto un po dubitare su Marysol. Ma non gli diedi retta.Lessi soltanto la prima pagina, chiusi
il diario con forza, ed uscì dalla stanza. Il buio che popolava
la casa, era confortante. In un modo strano. Mi aveva sempre attirata
la sensazione di essere invisibile. Chiunque sarebbe entrato in casa,
non avrebbe minimamente scorto la mia ombra. Voltai la testa un paio di
volte, osservando gli arazzi scuri, lungo le pareti del corridio, la
mia mente, così ampia e spaziosa, cercava invano, un qualcosa
che la riempisse. La sensazione di vuoto mi colpì nuovamente, ed
inerme, avanzai con passo umano, verso la mia camera, il diario di
Marysol, stretto fra le mie braccia.
Con un occhiata veloce, alla
mia stanza, tutto appariva in subboglio. Ero inginocchiata alla grande
cassettiera in legno di ciliegio, appertenuta alla madre di Annamarie,
e scavavo in cerca di qualcosa. Finalmente lo trovai. Presi il piccolo
e vecchio borsone da viaggio, lo svuotai. Al suo interno, ancora i
ricordi di quando ero arrivata, tre anni prima, in Alaska. Lo poggiai
sul pavimento color perla, e veloce scattai verso l'immensa stanza, che
Marysol osava chiamare armadio. Presi dei vestiti alla rinfusa,
riempì la parte superiore della borsa. Raggiunsi il fondo della
stanza, guardai la parete, ed incominciai a raccogliere
velocemente varie paia di scarpe. Feci mente locale di tutto ciò
che avevo posto nel borsone, feci attenzione a prendere le scarpe
giuste, tutto ciò accadde in cinque secondi. Chisui la cerniera,
con uno scatto repentino. La buttai sul mio letto, indossai il cappotto
afferrai la borsa ed uscì anche dalla mia stanza. Non riservai
neanche un occhiata al resto della casa, scesi nel salotto, presi le
chiavi dell'auto di Annamarie, ed uscì veloce.
EDWARD CULLEN
L'immenso corridoio del secondo piano, era lungo cinquantaquattro passi
e mezzo. Ne era sicuro. L'aveva misurato per ben tre volte prima di
trarre questa conclusione. Si girò, appogiò le sue spalle
alla parete. Si ne era sicuro. Cinquantaquattro passi, e mezzo piede,
cinquantacinque al massimo. Voltò la testa verso la scala. Aveva
praticamente preso le misura di tutta la tenuta dei delnali. tredici
stanze da letto, due soggiorni, quattro stanze da bagno. Due
biblioteche... Aveva perso di mente, di misurare la stanza della sala
giochi. Ci avrebbe pensato poi. Osservò uno ad uno i
quarantacinque quadri disposti sulle pareti del corridio. Riconobbe la
madre di Tanya. Il quadro era lungo ciraca due metri e mezzo, di quello
ne era sicuro.
-"Quando hai finito ti porto un foglio di carta immacolato ed una penna
così ci disegni la piantina" Edward levò lo sguardo suo
malgrado dai quadri ottocenteschi, e guardò il ragazzo, che come
lui, era appogiata alla parete, ed osserva, con molto poco interesse,
gli arazzi. Ritornò ad osservare IL ritratto di Tanya.
-"Il tuo senso dell'umorismo non ha confini Em..." Sentì il
ragazzo sghignazzare al suo fianco, poi con la coda dell'occhio lo vide
alzare un piede, e metterlo sull'altro, incrociando i piedi.
-"No Ed...è il tuo alone cupo e maromero di malumore che non ha
confini" Con uno slancio repentino, Edward si rimise in asse.
Osservò il fratello diritto negli occhi, per istinto anche
Emmett si tirò su. Puntò i suoi occhi in quelli neri del
fratello.
-"Quello che provo io non è malumore Em. Quello che provo io
è rabbia. Dura, e nera rabbia. E provo anche...." si
bloccò. Non ne aveva idea. Provava qualcosa, ma non sapeva dire
cosa. Era strano, non saper descrivere le emozioni che ti dominano.
Abbassò la guardia, i muscoli si rilassarono, tornò ad
appogiarsi al muro.
-"E comunque...qui in casa non c'è davvero nulla da fare! Sono
tre giorni che Carl è al capezzale di quella ragazza. Tre giorni
che quella povera donna è giu a crogiolarsi nel dolore. Tre giorni
che mi sento impotente e in cui non ho niente che occupi la mia
mente..." Questa volta la voce di Emmet, suonò dura e spietata,
colpì Edward diritto al cuore.
-"Tre giorni in cui la ragazza non si fa viva giusto?" Menzogna. Sporca
e tiriste menzogna. Di quelle che per dirle, hai bisogno di chiudere
gli occhi. Girare lo sgaurdo, non pensare alle tue parole.
-"Assolutamente no Em. Non so cosa tu pensi, o cosa pensiate
tutti....qualsiasi cosa sia....vi sbagliate, e di tanto anche. Non
m'importa niente ne di dove sia, ne cosa faccia o con chi
lo faccia Em...non m'importa di lei". Sporca e triste anima,
condannata a dividere per l'eternità quella finzione tramutata
in realta, chiamata mensogna.
-"Già..." Emmett annuì apatico, si portò una mano
in tasca, tornò ad appogiarsi al muro, poi continuò.
-"Abbi almeno la clemenza di non reputarmi così stupido Ed! E'
vero. Gli orsi sono l'unica vera cosa che penso di conoscere in ogni
minimo dettaglio, ma tu sei mio fratello, e con te vado oltre" Edward
rimase ad osservare il fratello, chiedendosi perchè, infondo, la
vita eterna fosse così duramente sopportabile. Bugie, finzione,
faceva tutto parte di un piano studiato in ogni minimo dttaglio dal
destino....il suo destino. Sarebbe stato condannato per
l'eternità, a mentire, mentire e ancora mentire?
La notte scese di nuovo inesorabile, sulle cime innevate dell'alaska.La
luce soffusa del giorno, lasciò il posto al cupo e tetro alone
nero, chiamato notte. C'era qualcosa però, che illuminava quella
serata. Alta nel cielo, sgombro da nuvole, la luna splendeva forse per
la prima volta da quando era arrivato lì. Tutti nella casa erano
occupati in qualche faccenda. Poteva senitre le voci di Esme e
Annamarie nel salone, i passi veloci di Carlisle, mentre badava alla
ragazza. Si avvicinò alla grande finestra, alzò lo
sguardo in cerca della luna, sua compagna ormai da centonove anni.
Rimase a fissarla per qualche minuto, assorto in pensieri profondi e
lontani. Improvvisamente però qualcosa catturò la sua
attenzione. Il rombo di un auto, soffuso e in lontananza. Rimase ad
ascoltare, non si trovava molto lontano, probabilmente meno di un
chilometro. L'auto di sicuro aveva gia imboccato, il grande viale che
portava alla tenuta. Eppure Tanya non l'aveva informato di visite
imminti. Chi poteva essere. L'auto continuava a sfrecciare a
velocità impressionante, sulla strada sterrata. Fece per
voltarsi, quando intravidi con la coda dell'occhio, un'auto color rosa
perlato. Ne rimase stupito. Non aveva mai visto prima d'ora, un'auto di
quel colore. Con una manovra sicura, il veivolo si infilò in uno
spazio angusto, poi il motore si spense. Edward si trovava ancora nella
posizione di pochi secondi prima. La mano appogiata al vetro, il corpo
rivolto al corridoio. Il viso contratto....Poi la vide scendere. Con
quel suo modo di fare agile e fluido. Si chiuse la porta dell'auto alle
spalle. Si portò la borsa di pelle sulla spalla; si avvicno al
sediolino per il passegero, lo aprì vi tirò fuori un
borsone, mal ridotto, lo tenne nell'altra mano, chiuse l'auto e si
avviò verso la casa.
Edward Cullen, fissava il vuoto con aria impassibile. Al difuori di
quella finestra tutto scorreva lento, nel suo ordine perfetto. Reso
tale dal suo arrivo. Pensieri, paure e gioia. La sua piccola Isabella.
Non piu goffa e tenera. E se non fosse stata lei? No. Solo la sua
persona, sapeva provocargli emozioni così forti.
-"Figliolo per cortesia potresti prendermi delle garze? Penso siano al
piano di sopra" Edward non fu sicuro di aver udito quelle parole. Il
suo corpo si mosse meccanicamente. Levò la mano dal vetro freddo
come la sua pelle, la fece cadere sul fianco, e si lasciò
guidare dal suo corpo nella sala al piano superiore.
Ambra Coleman, toccò lievemente la porta bianca. Qualcuno subito
dopo la spalancò. Un espressione di sorpresa apparì sul
volto dell'uomo.
-"Ambra!" Nun fu lui a parlare. Una donna dall'aspetto trascurato
apparve sulla soglia della porta, scansando l'uomo. Strinse forte la
ragazza.
-"Dove sei stata? Sono tre giorni che cerchiamo invano di rintracciarti!" Il tono severo della donna la fece irrigidire.
-"Scusa mamma" Si staccò dall'abbraccio, gettò il borsone
che aveva in mano per terra. Posò il suo cappotto sul braccio
del divano. Guardò la grande scala.
-"Come stà?" continuò a fissarle. La donna le si avvicinò.
-"E' stabile....vai da lei" Ambra scattò veloce, in meno di un
secondo fu al secondo piano. Solcò la soglia della biblioteca,
cercò con lo sguardo qualcosa. Poi parve trovarlo, perchè
il suo corpo si mosse veloce. Raggiunse una barella bianca, sul quale
vi era adagiata una ragazza. Gli occhi chiusi, la testa fasciata. Era
coperta da un lenzuolo bianco anch'esso. Ambra Coleman le sfiorò
il viso con le dita fredde, rimase a fissarla. Poi una voce
intervenì, erano soli nella stanza.
-"Si riprenderà non preoccuparti" La ragazza rimase immobile per
una manciata di secondi, lo sguardo fisso sulla sagoma immobile sul
lettino, non pareva che la stesse osservando poi ritirò la mano,
la strinse in un pugno, l'appogiò al lettino. Alzò lo
sguardo, i suoi occhi indugiarono per qualche secondo sull'uomo che le
aveva rivlto la parola. Carlisle Cullen, ricambiò, sorregendo il
suo sgardo con aria impassibile.
Il voltò di Ambra fu scavalcato da mille emozioni. Apparve la
sorpresa, poi lo sconcerto, la paura....infine il suo viso
ritornò perfetto. La sua espressione illegibile, tornò a
fissare la ragazza.
-"Lo so" La sua risposta parve prevedibile, come recitata
perfettamente. Deglutì. L'aria nella stanza diventò
tagliente. Ambra osservava sua sorella, con lo sguardo teso,gli
occhi ridotti a delle fessure, i muscoli in tensione. Carlisle
l'osservava con circospezione. Non sembrava affatto sorpreso di
ritrovarsela dinnanzi. Anzi pareva reggere la situazione con molta
calma come se attendesse da molto quell'incontro.
-"Il braccio sarà apposto fra non molto non temere" Ambra parve
sorpresa da quelle parole, fu come svegliata da un lungo sonno,
annuì senza osare guardare l'uomo. Poi un rumore la distrasse,
un rumore che arrivava dal corridio. Un ragazzo entrò nella
sala. Era bello. Perfetto. Indossava un jeans scuro, classico,
accompagnato da una polo grigia, che aderiva perfettamente al suo
corpo. I suoi capelli, tendenti al rossiccio, era scompigliati e
ribbelli, come se avesse passato l'intera giornata fuori al vento.
Ambra Coleman l'osservava scioccata. Non respirava più. I suoi
occhi, puntati in quelli di oro fuso.
Edward Cullen solcò la soglia. La prima cosa che su cui i suoi
occhi si posarono fu la ragazza. La osservò come come un cieco
osserva la luce. Come un disperso nel deserto osserva l'acqua. Come chi
ha disperatamente bisogno di qualcosa, osserva ciò di cui aveva
disperatamente bisogno. Come Edward Cullen osservava Isabella Swan.
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Capitolo 20 *** isabella/ambra...Attimi ***
20 capitolo
Ciò che provai in quegli
istanti fu solo pura pazzia.
Non credevo che un vampiro, per quanto
giovane, potesse impazzire con un solo sguardo.
Eppure, nello spazio di
un decimo di secondo, la mia mente impazzì.
Il primo istinto che
scosse il mio corpo fu quello di corrergli contro, stringerlo fino a
fargli male. Ma cercai di resistergli.
Di fingere indifferenza, di far
cadere la frangia il piu possibile sui mie occhi dorati, con ancora
qualche venatura di rosso.
Lottai contro me stessa, lottai contro
quell'individuo, che ora capivo perchè, vedevo come un mostro.
Un diavolo venuto dal mio inferno personale. Si, adesso era lui il mio
incubo piu bello. Sapevo che mi osservava.
Sapevo che i suoi
meraviglosi occhi, indugiavano su di me, ma cercai di sembrare
indifferente.
Afferai la mano di mia sorella, la strinsi con forza,
cercai di concentrarmi su di lei,
il vuoto che prima conteneva il mio
cuore, pulsava forte, tanto forte da far male.
Cosa ci faceva lui
lì? Cosa ci facevano tutti lì. Ebbi l'istino di scappare.
Di fuggire da quel luogo, ora lo so, che mi avrebbe condotto alla
sofferenza,
all'odio ed infine, a quella forte emozione che supera ogni
confine razionale e logico, chiamato amore.
Avrei dovuto far caso alla volvo scintillante parcheggiata lì
fuori?
Avrei dovuto far caso all'uomo che viveva da Tanya?
Avrei dovuto
far caso al fatto che, solo lui, solo Edward Cullen poteva far
innamoramorare così una vampira.
Tanya.
Fu qesto che poi pensai.
La donna innamorata di lui.
Non l'avrei sopportato.
Non sarei riuscita
a passargli dinnanzi, a vivere ogni giorno a contatto con lei, e sapere
che lo aveva.
Sapere, che con lei, tutto sarebbe andato in modo
diverso, in modo giusto.
Sarei andata via.
Europa, Africa, Sudamerica,
qualunque posto, pur di non sopportare quelle pene dell'inferno.
Perchè la vita, lo capì, era una ruota che girava all'infinito.
Avevo tentato invano di fermarla, ma forse inconsciamente avevo lottato perchè non smettesse di girare.
E ora che il destino mi aveva riportato sulla strada che all'orizzonte aveva i suoi occhi di oro fuso,
sentivo che c'era qualcosa di sbagliato, qualcosa di
terribilmente sbagliato, e quella cosa era io. Corazzata in un corpo,
fatto di roccia brillante, non ero piu Isabella Swan. Non ero fragile,
non ero imbranata, non ero umana.
Combattere contro se stessi è come combattere contro una forza pari e contraria.
Ero io, ad ostacolare me stessa.
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Capitolo 21 *** Edward Cullen...attimi ***
21 capitolo
Pov Edward
Il cuore finalmente battè.
Quello spazio vuoto, prima occupato solo dal nulla, finalmente tornò a pulsare.
Non seppi,perchè, non seppi, quale strana pazzia,
mi portava a voler credere con tutto me stesso che in un modo o nell'altro, comunque fosse lei.
Forse era solo la disperazione, forse la follia si era impadronita di me,
fatto sta che in quella strana ragazza, bella da far male, vedevo la mia Isabella.
Sapevo che era lei, l'avevo saputo fin dal primo momento,
fin dalla prima volta che il mio sguardo incrociò il suo.
Eppure, lei non osò guardarmi. Non osò voltare il suo viso.
E la disperazione si imapdronì di me.
A quante pene avrei dovuto sottoporla prima che si decidesse a cacciarmi per sempre?
L'avevo abbandonata.
L'avevo resa ancora piu fragile e flebile, molto piu di quanto gia non lo fosse.
La mia piccola e fragile umana.
L'avevo costretta a divenire l'opposto, di ciò che era stata in passato.
L'avevo costretta ad abbandonare la sua città,
a scappare, scappare via dalla vita, a porre fine alla vita...
E poi? Poi mi ripresentavo lì.
A presegiutarla di nuovo, e non sarebbe bastato il mio cuore in mano,
per spegnere quel fuoco che inconsapevolmente avevo acceso.
Il fuoco era divampato.
Aveva preso possesso di ogni piccola parte del suo corpo,
fino a farle credere che stesse bruciando.
Poi tutto si è spento, ma la fiamma vera è rimasta accesa.
Si è impossesata dell' anima, la sua anima.
E tutto, causato dallo stupido capriccio di un vampiro egosita.
Ancora una volta, mi ero dimostrato capace di soddisfare soltanto i miei bisogni.
Egoista.
La sua pelle era bianca e pallida.
Ma non pronta ad arrosire, ogni volta che la osservavo.
Nei suoi occhi non ci si poteva piu perdere...annegare nel cioccolato,
sostituito dalle bruciature rosse, del fuoco.
Per l'ultima volta mi ritornarono in mente i primi attimi,
quando per la prima volta, a Forcks, la sua vita si complicò,
incrociandosi con la mia. Sarebbe stata la soluzione migliore?
Per me...sopratutto per lei.
In pochi istanti tutto sarebbe finito.
Non avrebbe sofferto, tutto sarebbe stato diverso.
La sua vita, non sarebbe stata vissuta, per l'eternità nell'eterno purgatorio.
Tutto avrebbe seguito il corso delle cose. Il vampiro che ammazza l'umana.
La follia delle prime ore, tornò a persegiutarmi. Cosa avrei potuto fare.
Sarei uscito fuori, quando non c'era nessuno ad osservarci...
e poi...
poi le avrei detto Ciao io sono Edward Cullen...
Attimi...solo e soltanto attimi.
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Capitolo 22 *** Una Gabbia D'OrO ***
22 capitolo
Il
rumore dell'auto, aveva un non so che di rassicurante. Ero un rombo
soffuso, e coperto dallo scroscio incessante della pioggia, che fuori,
tormentava l'Alaska. Tutti, tranne me. Io me ne stavo accucciolata sul
sediolino, del guidatore, le mani appoggiate al volante, ascoltavo la
pioggia. Era da un po che non pioveva. Eravamo nella primavera
inoltrata. Ma la sera precedente, al tramonto, il sole era stato
coperto da grosse nuvole, che non lasciavano nessuna ombra di dubbio.
Il giorno dopo, fulmini tuoni e acqua si sarebbero abbatuti sulla
città. Finalmente mi decisi a scendere dall'auto. Aprì di
scatto la porteria, con la mano destra raccolsi la mia borsa beje dal
sediolino del passegiero. Il mio tacco dodici, a contatto con la ghiaia
bagnata, fece uno strano rumore, distorisi la bocca, mentre aprivo
l'ombrello. Marysol mi avrebbe staccato la testa a morsi di sicuro.
Uscire con la pioggia con quelle scarpe per lei era una forma di
sacrilegio...per me era soltamente scomodo.
Arrivai dinnanzi alla porta, salì gli scalini, quando finalmente
arrivai al coperto, chiusi leggera l'ombrello. Diedi un occhiata al
parcheggio, poco distante. Non so perchè lo facessi, ma da un
mese a quella parte, mi capitava molto spesso. Forse era la paura, o
per meglio dire l'ansia. Ma anche per quel giorno, tutto parve andare
per il meglio. L'auto grigia metallizata, era ancora lì al suo
posto, dove l'avevo lasciata quella mattina. Tirai un sospiro di
sollievo, bussai alla porta, che si aprì all'istante.
-"Bentornata Ambra" una voce sottile e acuta, mi accolse. Teneva la
porta con la mano destra, la sinistra, le scendeva lungo il corpo,
rilassata. Era ciò che dovevo fare anche io in quei momenti
fingermi rilassata e incurante.
-"Buonasera Alice" Le sorrisi educata, ma fu un sorriso freddo, come
del resto erano tutti quelli rivolti ai Cullen. La ragazza se ne
accorse, incarnò un sopraciglio. Ma feci finta di niente, entrai
nel grande salone della casa di Tanya.
-"Ambra" Mia madre mi corse incontro, mi strinse forte. Ero sicura al
cento per cento, che sospettasse qualcosa. E anche io, arrivai a
pensare, che avesse qualche potere a noi sconosciuto, perchè
riusciva a leggermi, come pochi in assoluto. Percepiva, la tensione che
io cercavo inutilmente di mascherare. Ma Annamarie ormai mi conosceva,
e sapevo cosa mi pasava per la testa, o almeno lo sospettava.
Posai il mio trench all'appendi abiti, mi diressi al piano di sopra.
Avanzai nel grosso corridoio, in meno di un secondo fui dinnanzi la
porta di legno di faccio lucida, della stanza. Era quella destinata a
me. Qualcuno la spalncò.
-"Ambra...cosa aspetti ad entrare...sono tre secondi che fissi la
porta" Fissai per un pò la persona che mi aveva aperto, poi la
mia mente divenne piu lucida.
-"Marysol..." Il mio tono suonò come un rimprovero.
-"Il dottor Carlisle si è raccomandato che tu resti sulla sedia
a rotelle almeno fino alla settimana prossima, le tue gambe ancora non
si sono sanate del tutto..." Feci una pausa, la spinsi sulla sedia poco
distante dalla porta
-"Per non parlare del fatto che non dovresti affatto usare il braccio
destro, mentre tu mi hai appena aperto la porta...sarà lui a
dirti quando potrai farlo ascoltalo" Girai la sedia a rotelle, la
spinsi verso l'enorme divano che riempiva la stanza degli ospiti, ormai
divenuta mia.
-"E da quando in qua ciò che dice il dottor Cullen"
sottolineò quella parola con estrema fredezza -"E' così
importante? Pensavo fossi di un idea diversa...ma a quanto pare basta
lasciarti qualche settimana nelle mani di altri che la tua mente cambia
completamente" Fece leva sulle sue braccia, si alzò per sedersi
sul divano, mi allungai per aiutarla, mi scansò con la mano,
dinuovo, come ormai mi succedeva da un po, una strana sensazione mi
colpì.
-"Ok ho capito nenache oggi si puo avere un dialogo civile con
te...quando hai finito di prendertela con me fammi un cenno" Feci per
girarmi, volevo di nuovo andarmene da quella stanza.
-"No!" Fu quasi urlato, mi girai di scatto verso di lei, i miei istinti vampireschi arlettati.
-"No! Scusami Ambra non c'è l'ho con te
davvero...è...è...che mi sembra piuttosto imbarazzante
essere un vampiro e dover stare su di una sedia a rotelle...e sono
terribilmente stressata....ho bisogno di andare a caccia e..." Si
fermò, lo sapevo, ad osservare le mie emozioni sul viso. Sapevo
di avere i lineamenti piuttosto tirati, così cerchai di
rilassarmi.
-"Bhe conosliati col fatto che se fossi stata un umana ora saresti da
qualc'altra parte eh" incarnai le sopraciglia, mi sedetti sul divano,
sospirai.
-"Cosa fai con queste gucci al piede...quando fuori diluvia?" Ecco. Mi strinsi nelle spalle.
-"Dai non si sono rovinate"
-"Ti sta bene questo pullover...il blu ti dona" Sorrisi distrattamente, mi alzai.
-"Grazie" annuì cercando un modo per andare via da quella stanza
-"Beh ora vado a dire ad Ar e Emmet che la smettessero di prenderti in
giro...mi sà che questo complesso del vampiro sulla sedia a
rotelle te l'abbiano creato loro..." le poggia una mano sulla spalla.
Avverti le sue sensazione. Niente di buono, dove esercitarmi ad
essere meno facile da leggere. Le sorrisi, poi capì che i miei
nervi nonostante fossero vampiresch, per quel giorno avevano raggiunto
il limite, così mi voltai veloce, in un decimo di secondo fui
fuori dalla stanza. Percorsi qualche metro sul pianerottolo, sapendo
che Marysol mi controllava. Scesi qualche gradino della scala a
chiocciola, mi sedetti a metà di questa. Mi strinsi le ginocchia
fra le braccia, appogiai il mento sulle ginocchia. Non sapevo
perchè ma avevo come la sensazione di sentirmi chiusa, come
messa in una gabbia. La perfetta gabbia d'oro, di Ambra Coleman.
Mi sentivo controllata, sapevo di essere controllata, ovunque mi
guardassi, i miei istinti vampireschi avvertivano una presenza che mi
osservava, mi teneva sotto controllo, evitava che io facessi mosse, per
loro sbagliate, che mi avicinassi troppo a chi, con tutta la mia
volontà cercavo di ignorare. Sentì delle voci provenire
dal salone, capì immediatamente di chi si trattasse, alzai il
capo di scatto, ma ebbi solo il tempo di intravedere due corpi veloci
che mi sfrecciarono dinnanzi, scaraventandomi contro il muro.
Ruggì rabbiosa.
-"Aroonnn Emmetttt immediatamente qui!!!!" Mi tirai su con uno scatto
veloce, e mi girai altrettanto velocemente, diretta verso il piano di
sopra, questa volta gli avrei sgonfiato quegli stupidi muscoli, a
morsi. Ma non ebbi il tempo di farlo. Ancora una volta maledissi i miei
istinti vampireschi alquanto carenti in certe occasioni. Mi scontrai in
pieno, con qualcuno. Aprì gli occhi. E me lo ritrovai dinnanzi.
Indossava una tuta, il pantalone grigio, la felpa bianca, la lampo
chiusa fino a sotto il mento, il cappuccio alzato in testo. Una
forte scosse mi colpì allo stomaco, sentì dinuovo
il bisogno di correre, correre veloce. Si abbassò il capuccio,
sorrideva, lo sguardo carico di adrenalina, i capelli zuppi
d'acqua aquisirono una forma sbarazzina, che sembrava fatta
apposta per il suo viso pallido, mi guardò.
-"Ehm...scusa" disse lui.Abbassai lo sguardo guardai di lato.
-"Veramente sono io che ti sono venuta addosso ma...fa niente" salì uno scalino, diretta da Aroon.
-"Ah questo lo so! Intendevo scusa per Ar ed Em siamo appena stati a
fare una corsa nel bosco e sai ci siamo sfidati, in teoria io sono
entrato dalla finestra...lo sarebbero dovuti arrivare prima di
me...Naturalmente hanno perso" Il mio sguardo era scioccato. Non era
possibile che quello fosse Edward. In quel mese passato lì in
quella casa, avevo visto una persona completamente dall'Edward Cullen
che avevo conosciuto. Piu passava il tempo, e piu mi accorgevo di
essere come una malata terminale.
-"Bene Aroon ha contagiato propio tutti...." Il mio fu un sussuro di vento, ma fui sicura che lui mi sentì.
-"Come?" Sorrideva, inclinò il capo di lato. Bene, pensai a quel punto dovevo solo stare il piu lontano possibile da lui.
-"Niente lascia perdere..." Scossi la testa. Una voce irruppe, dal corridoio.
-"Ambra...Ambra" La voce quasi isterica.
-"Oh-oh...Pare che stia per avere l'ennesima crisi di nervi forse
è meglio se vai da lei" Il suo tono divenne improvvisamente
acido. Ruggì soffusa, guardai Marysol senza muovermi di un
centimetro.
-"Scusa MaryS ma ho da fare chiama mamma" Sorrisi ancora piu acida di lui ad Edward e scesi le scale veloce, diretta in salone.
-"Ehi sorellina scusa per prima...Sai Edward aveva tanta voglia di
perdere" Aroon scese l'ultimo gradino della scalinata, segiuto da Emmet.
-"Già infatti" Si diedero il cinque strattonadosi, alzai un sopraciglio.
-"Sisi certo lascia perdere" Tornai a fissare la pioggia dalla vetrata. In pochi istanti, Aroon fu al mio fianco.
-"Ehi Ambra che hai? Anche prima..." storse una po la bocca, strinse
gli occhi. -"Eri sulle scale con le gambe fra le braccia..."Feci finta
di niente.
-"Niente Ar..." sorrisi -"Stavo solo...pensando"
-Pensando?Uhm certo" Sospirai l'aria si fece pesante.
Alice entrò nel salone di corsa, lo sguardo entusiasta. Eravamo
tutti riuniti lì. Mia madre, ormai compagna inseparabile di
Esme, chiacchierava con lei, con voce flebile e silenziosa. Mentre
Aroon Edward Jasper e Emmet, giocavano ad una stranissima partita a
schacci, con dieci scacchiere. La famiglia di Tanya e Rosalie, erano
sedute sul divano dinnanzi la televisone, ed osservavavo una sfilata di
moda di una stilista famosa. Naturalmente mio padre Aveva trovato pan
per i suoi denti, così passava tutta la giornata, chiuso nello
studio con Carlisle a parlottare di cose che nenanche potevo
immaginare. Quella sera per se ne stavano lì con noi, Goord
parlava con me.
-"Ehi famiglie" Alice sorrise della sua affermazione, poi
saltellò fino al centro della stanza, allargò le braccia,
poi fulminò con lo sguardo Jasper che continuava a ridacchiare.
-"Jazz...shhh!" Poi riprese.
-"Ho avuto una visone, e secondo essa, continuerà a piovere per
il resto della settimana....pioverà....pioverà...e
pioverà" Unì le mani soddisafatta, mentre osservava le
nostre espressione perplesse. Poi sentì Edward ridacchiare,
probabilmente dopo aver letto i suoi pensieri
-"E quindi avevo pensato...che ne dite di una caccia notturna?" La sua
voce salì di qualche ottava, lo sguardo soddisfatto. Fu Carlisle
a parlare.
-"Una caccia notturna...uhm mi sembra una buona idea" Guardò mio padre, in cerca di conferme, Goord annuì.
-"Ambra per te può andare bene" Sorrisi.
-"Si certo" In verità, non sapevo cosa volesse dire una caccia
notturna. Erano quasi due anni che la mia vita si era trasformata
eppure non ero mai stata a caccia di notte. Una strana adrenaline mi
nacque dentro.
Tutta la casa si stava preparando per andare a caccia. Ero ancora
seduta al mio posto, mi alzai e mi diressi verso la scala, in direzione
della mia stanza. Mentre salivo le scale, il mio sguardo cadde sul lato
opposto della sala, dove un ragazzo dai capelli rossicci, rideva iliare
con un altro ragazzo dai capelli biondi. Rimasi ad osservarlo per un
po, incapace di staccare gli occhi da lui, quando lui girò il
viso verso di me, veloce, mi diressi in camera mia. Marysol era seduta
sulla sedia a rotelle, osservava la luna dalla finestra.
-"Dove hai intenzione di andare Ambra?" La sua non suonò come una domanda, ma come un rimprovero, non seppi reagire.
-"Io...è tanto tempo che non vado a caccia...MaryS...ho bisogno
di nutrirmi" Una strana rabbia mi crebbe dentro. Ero incapace di
tenerle testa, ero incapace di dirle che io ero libera.
-"Non avrai intenzione di lasciarmi qui da sola vero?" I sensi di colpa
mi colpirono forte al quel posto vuoto dove prima batteva il mio cuore.
-"Non ti senti bene...?" Abbasai lo sguardo, lei girò la sedia a
rotelle, nella mia direzione. Indossava dei tacchi altissimi, sopra una
sciorts nero lucido, una maglietta bianca brillantinata, l'arcata
cigliare marcata da una matita nera.
-"No. Resta qui" Annuì. Non dovevo annuire. Sapevo di non dovevo
farlo, ma lo feci. Mi sedetti sul divano, l'adrenalina scomparve.
Qualcuno bussò alla porta, non mi girai ad osservare chi fosse.
-"Avanti" La voce di MarySol falsamente accogliente.
-"Scusa se ti disturbiamo Marysol volevamo soltanto prendere Ambra" Rimasi impietrita, la voce di Alice fu come una frustata.
-"Prendere?" MarySol alzò un sopraciglio, il tono accogliente scomparì.
-"Gia" Alice sorrise benevola -"Usiamo i tuoi stessi metodi...Ambra
vieni" Alice mi venne vicino, mi afferrò per la mano, mi
constrinse ad alzarmi e a trascinarmi fuori dalla stanza, non osai
osservare MarySol.
-"Bene...vai pure Ambra...in questi giorni piove no? Se l'ha detto la
meteorologa...Le uniche visoni che sai avere sono sul tempo che
farà domani?" Alice non reagì, mi strinse solo piu forte
la mano.
Eravamo nella foresta, sul sentiero che portava alla riserva. Non avevo
osato parlare fino ad allora, finalmente ci riuscì.
-"Alice scusa MarySol..." mi portai una mano al viso -"E' molto
stressata ultimamente...non..." Alice mi osservò, una strana
espressione sul suo volto
-"Certo" sussurrò, poi accellerò il passo, si porto a
capo fila. Mi ritrovai a camminare da sola, non sapevo cosa pensare.
-"Ciao..." Edward si accostò a me, adattandosi al mio passo,
alla luce della luna era ancora piu tremendamente bello. La luce
soffusa e chiara, giocava con la sua pelle. Guardai davanti.
-"Ciao"
-"Come mai cammini da sola? C'è qualcosa che non va?" Mi
guardava in modo grave, come se quella non fosse sola una domanda di
circostanza, ma che la mia risposta fosse di vitale importanta. Male.
Feci un lungo respiro, mi preparai a soffrire.
-"Cavolo mister scacco matto viene a chiedermi se c'è qualcosa
che non va...Senti sinceramente in un mese si e no ci siamo detti
buongiorno e buonasera perchè dovrei dire a te se c'è
qualcosa che non va?" Lo vidi annuire
-"Me lo chiedo anche io" Guardava altrove sembrava che stesse parlando
con se stesso piuttosto che con me. Poi ritornò alla carica,
parlò veloce -"Il punto è che mi va di
chiedertelo...quindi per farlo a chi devo chiedere il permesso?"
Si guardò intorno. Scoppiai a ridere. In quell'istante mi
sentì bene. -"Cavolo ci sono riuscito!" Lo guardai stranita.
-"A fare cosa?"Inclinò il capo di lato, gli occhi brillavano di luce propia.
-"A vedere finalmente il tuo sorriso...era da troppo che ne facevo a
meno" Scappò via anche lui, inoltrandosi nella foresta buia, lo
seguì con lo sguardo incapace di controllare quella parte di me
che lentamente abbatteva quel muro costruito con tanti sforzi....
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