Hidden Angels

di snapEly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitoli 7 e 8 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 24 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao a tutti! Questa è la mia prima Drarry e ammetto che è parecchio assurda, ma al contrario di ciò che qualcuno potrebbe pensare, non è stata scritta sotto l’effetto di allucinogeni. E’ solo stata la naturale reazione alla lettura di una serie di storie, che per quanto originali e di piacevole lettura, mi hanno lasciato l’amaro in bocca. Non so ancora se ci sarà un lieto fine, ma di sicuro non sarà deprimente! Spero che a qualcuno possa interessare: nel caso lasciate un commentino! ^_^
La vicenda si svolge a partire dal sesto anno. Gli avvenimenti che non vengono menzionati e che non sono in contrasto con lo svolgersi della storia, vanno dati per scontati (vedi il Lumaclub, il libro del Principe, etc)
I personaggi appartengono a J.K. Rowling, lo sanno anche le pietre,  e se ne traessi qualche guadagno, vi sembra che sarei qui a scriverlo? XDDD
Buona lettura!

HIDDEN ANGELS

Capitolo 1
Seduto sull’erba del parco, sotto il tiepido sole di settembre, Harry si tastò il naso ancora dolorante.
-Cosa c’è? Ti fa ancora male?
-Non è niente, Herm, è solo un po’ indolenzito. – rispose scuotendo il capo e rivolgendo all’amica un piccolo sorriso di gratitudine.
-Non gliela faremo passare liscia, vero amico?
-Infatti sto soltanto aspettando il momento giusto, Ron. Stai certo che Malfoy  pagherà per ogni singolo graffio e livido che mi ha procurato in questi anni!
Malfoy.
Quanto odiava quel vigliacco!
Fu percorso da un fremito al ricordo di quanto si era sentito impotente, bloccato sul pavimento dell’Hogwarts Express, in balia del biondo Serpeverde. Sentiva ancora nelle orecchie il sibilo malvagio che gli aveva rivolto, dopo averlo colpito selvaggiamente: -Questo è per mio padre!
Aveva pensato molto a quelle parole, nei due giorni che erano passati dal loro arrivo alla scuola.
“Questo è per mio padre”
Di certo Malfoy senior doveva aver pagato a caro prezzo il fallimento dell’incursione al Ministero della Magia, qualche mese prima. Per non parlare della perdita della profezia.
Harry aveva percepito quanto Voldemort tenesse ad entrare in possesso di quell’informazione – ormai aveva imparato a distinguere tra le proprie sensazioni e quelle che provenivano dalla sua connessione con il mago oscuro – e la cicatrice aveva pulsato dolorosamente per molti giorni dopo quella disavventura, segno tangibile che il mago oscuro era in preda ad una cieca furia.
Era ancora immerso in quei pensieri, quando la sua attenzione venne attirata dal riflesso del sole calante su una chioma dorata.
Con la coda dell’occhio intravide una figura solitaria camminare velocemente verso un angolo ombroso, poco frequentato. Procedeva speditamente, ma in modo stranamente rigido, le spalle appena incurvate.
-Psst! Hai visto? – sussurrò il rosso.
Harry si limitò ad annuire e si alzò in fretta.
-Torno subito…
Ma Hermione era già all’erta.
-Harry! Non farlo!
-State qui. Voglio soltanto controllare una cosa.
-Si, certo! Una di quelle cose che poi finiscono con una bella rissa, con successiva punizione.
Ormai stavano quasi correndo, Harry gli occhi puntati sulla sua preda, Hermione tutta presa dal tentativo di dissuaderlo e Ron indeciso tra il dovere di sostenere le ragioni dell’amico e la riluttanza nel mettersi nei guai in una così bella giornata.
Si bloccarono a ridosso di una macchia di cespugli. Pochi metri più avanti, Malfoy era caduto in ginocchio, la testa piegata sul petto, la mano destra che stringeva convulsamente il braccio sinistro, teso e rigido.
-Sembra stia male – sussurrò la ragazza- forse dovremmo chiamare qualcuno…
-No, aspetta! Voglio vedere cosa…
In quel momento il biondo cadde a terra, rannicchiato su un fianco.
La mano sinistra, ora ben visibile, era cosparsa di una sostanza nerastra che colava dal polso e si disperdeva velocemente a terra, come risucchiata dal suolo.
-Ron, corri a chiamare qualcuno…
Il rosso non se lo fece ripetere e partì come un razzo verso il castello.
-Oh, Harry… non sarà…
-No, guarda…-rispose dopo essersi inginocchiato accanto al corpo riverso del Serpeverde- …respira.
Rimase a contemplare, stupito e un po’ intimorito, il volto del ragazzo: pallido, ma di un pallore diverso dal solito. E nemmeno con quella sfumatura giallastra che accompagna sovente la malattia.
Sembrava piuttosto, lì nella penombra della vegetazione, che emettesse una fioca luminescenza azzurrina.
Anche Hermione era rimasta interdetta da quello spettacolo, ed entrambi si riscossero soltanto al sopraggiungere del professor Piton.
“Per Merlino, Ron!” si ritrovò a pensare Harry “proprio Piton dovevi chiamare!”
-Potter! – lo scostò malamente per chinarsi a tastare il polso del suo protetto – Che cosa hai combinato?
-Niente! L’abbiamo trovato così, con quella roba nera che colava…
Si interruppe, rendendosi conto in quel momento che non c’era più traccia di quella sostanza.
-Potter! –il professor Piton dava chiari segni di impazienza – Che cosa stai farneticando!
-C’era una cosa nera… - balbettò Hermione, venendo in soccorso all’amico – che colava dalla mano, proprio lì…
Il professor Piton voltò loro le spalle e armeggiò per un momento intorno al ragazzo steso a terra.
Non riuscirono a vedere cosa stesse facendo, ma dopo pochi istanti si irrigidì, emise un sospiro, quasi un sibilo e subito si rialzò.
Quando si voltò verso i tre Grifoni il suo viso non lasciava trasparire alcuna emozione, ma era chiaro che qualcosa lo aveva turbato.
Con un incantesimo silenzioso fece comparire una barella.
-Voi due, rendetevi utili. Spostatelo sulla barella, con delicatezza! E portatelo in infermeria. Lei, signorina, vada a cercare il Preside e gli racconti ciò che ha visto. E che nessun altro lo venga a sapere, o si renderà necessario scavare una fossa sotto la clessidra di Grifondoro, tanto il vostro punteggio precipiterà in basso.

Harry continuava a bighellonare nei dintorni dell’infermeria. Non riusciva a togliersi dalla mente ciò che aveva visto e doveva assolutamente saperne di più.
Ormai era abituato ad ogni genere di magia ed aveva imparato ad adeguarsi, semplicemente prendendone atto, ma questa volta era diverso.
Malfoy era diverso. Non era lui quel ragazzo raggomitolato a terra, il volto disteso in uno strano misto di sofferenza e sollievo, così diverso dal ghigno con cui gli si rivolgeva di solito.
No, non era lo stesso ragazzo. Più ci pensava, più si convinceva che doveva essere un’altra persona.
Eppure l’aspetto fisico, i bei lineamenti, i capelli dorati, forse un po’ arruffati in quel momento, erano sempre gli stessi.
I suoi pensieri vennero interrotti dall’aprirsi della porta.
Il Preside e l’insegnante di Difesa ne uscirono discutendo a bassa voce, ma si interruppero nel vedere il Grifondoro pochi metri più in là.
Il professor Piton ristette per un momento, fissandolo con astio, poi si allontanò a grandi passi, i lunghi capelli corvini fluttuanti sulle spalle.
-Harry, ragazzo mio! Proprio la persona che stavo cercando. Vieni, andiamo nel mio studio. C’è qualcosa che voglio farti vedere.
Il Grifone seguì il Preside senza fiatare, un po’ sorpreso di non dovergli estorcere le informazioni con suppliche e preghiere.
Ma si sbagliava.
Ciò che Harry vide nel Pensatoio del Preside non aveva niente a che vedere con il giovane Malfoy, ma era il ricordo lontano di un  insegnante preoccupato per la sorte di un piccolo mago orfano.
-Sì, Harry – sospirò il professor Silente, in risposta alla sua muta domanda – sono stato io a portare Tom Riddle qui a Hogwarts e a fargli conoscere la magia.
-Ma, se lei avesse saputo ciò che sarebbe diventato, non lo avrebbe fatto, o no?
Il vecchio mago sospirò ancora.
-Probabilmente no. Ma vedi, ragazzo mio, ognuno di noi deve affrontare la propria natura e fare le proprie scelte. E ognuno di noi può soltanto fare del proprio meglio per aiutare gli altri in questo difficile compito. A questo proposito, suppongo ti starai domandando che cosa è successo a Malfoy…
-Sì, signore.
-Mi rincresce doverti deludere, ma non sarebbe corretto da parte mia divulgare certe informazioni così personali. Comunque sappi che gli insegnanti ed io abbiamo formulato alcune ipotesi, ma siamo ancora in attesa di una conferma.
-Una conferma, signore?
-Stiamo aspettando l’arrivo di una persona, un esperto in questo settore… ma vorrei chiederti un favore, Harry. Di qualunque cosa si tratti, Draco si troverà a dover fare i conti con qualcosa di assolutamente inaspettato. In un certo senso, la sua situazione è simile alla tua, quindi ti sarei grato se potessi mettere da parte il tuo risentimento nei suoi confronti e mostrarti, se non disponibile, almeno paziente, e magari gentile, con lui. Pensi di poterlo fare?
-…simile alla mia? Che cosa significa? Vuol dire che lei-sa-chi gli sta dando la caccia? Ma pensavo che i Malfoy…
Il professor Silente alzò una mano per interromperlo e sorrise con condiscendenza.
-No, no figliolo. Non gli sta dando la caccia, non ancora… fintanto che questa novità non giungerà alle sue orecchie. Per questo è necessario mantenere il più assoluto riserbo. Ciò che intendo è che il povero ragazzo si troverà a portare un fardello che non ha chiesto e che è stato posato sulle sue giovani spalle – fin troppo giovani, a mio avviso – senza possibilità di appello.
Il Preside appoggiò delicatamente la mano sana sulla spalla del suo allievo, che intravide un luccichio di lacrime attraverso le piccole lenti a mezzaluna.
-E’ così ingiusto… vorrei poter fare qualcosa per sollevarvi da questo peso disumano, ma… - sospirò, e Harry sentì una grande tristezza di fronte all’impotenza del vecchio mago - … sappi che non sarai mai solo, e neanche Draco lo sarà, se vorrà accettare l’aiuto che gli verrà offerto.

Quella notte Harry dormì un sonno agitato, finché si svegliò con la cicatrice che pulsava e pizzicava fastidiosamente. Si rigirò tra le lenzuola, cercando di trovare un po’ di conforto nel calore di quel morbido giaciglio e tornò ad assopirsi. Nel dormiveglia sognò che un angelo dai lunghi capelli dorati si piegava su di lui sorridendo e posava un piccolo bacio leggero sulla cicatrice. Il dolore scomparve e Harry cadde in un sonno profondo e senza sogni.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Era di nuovo notte. Harry percorreva veloce e silenzioso i corridoi del castello, protetto dal mantello di suo padre e spinto da una curiosità incontrollabile, tipicamente Grifondoro.
Svoltò nel corridoio che conduceva all’infermeria e subito si appiattì contro il muro, con il cuore in gola.
Si diede mentalmente dell’idiota: il professor Piton non avrebbe mai potuto vederlo, se fosse rimasto fermo e silenzioso. Ma la figura che si stava avvicinando, avvolta nel lungo mantello da viaggio, non apparteneva al suo insegnante. Era appena un po’ più basso e aveva i capelli scuri decisamente più lunghi.
Harry appoggiò saldamente la schiena alla parete, pronto a trattenere il respiro.
Non ebbe bisogno di sforzarsi: i polmoni si bloccarono e il cuore smise di pulsare nel suo petto, quando lo strano visitatore, passando di fronte a lui, lo fissò dritto negli occhi e gli rivolse un sorriso. Poi proseguì per la sua strada e scomparve oltre l’angolo.
Il cuore del ragazzo ripartì all’impazzata e un gemito sfuggì dalle sue labbra quando ricominciò a respirare.
Lo aveva visto, ne era certo. Quell’uomo aveva visto attraverso il Mantello dell’Invisibilità, ma gli aveva rivolto un sorriso dolce e rassicurante, quasi materno, pensò Harry, non senza un certo stupore.
E avrebbe giurato di aver intravisto un bagliore azzurrino emanare dal suo bel volto.
Si accasciò a terra e attese pazientemente che le funzioni vitali tornassero alla normalità. Cominciò a pensare che era stata soltanto una sua impressione, che la penombra dei corridoi e la luce della luna a volte giocano strani scherzi.
Presto i suoi pensieri tornarono al giovane Malfoy e lo spinsero a dirigersi nuovamente verso l’infermeria.
Aprì lentamente la porta, restando in ascolto, ma non sentì alcun rumore.
Sicuramente Madama Chips si era già ritirata nella propria stanza e nell’infermeria soltanto un letto era occupato.
Harry scivolò silenziosamente a fianco di Draco e lo osservò.
Dormiva tranquillamente, il petto che si alzava ed abbassava impercettibilmente ad ogni respiro.
Il braccio sinistro era piegato, mollemente appoggiato sul cuscino, sopra la testa.
Osservò attentamente la mano e il polso da cui, ne era certo, aveva visto colare quel fluido color pece, ma non vide nulla di strano.
La sua attenzione fu attratta da un segno traslucido appena visibile sulla pelle diafana dell’avambraccio, come una vecchia cicatrice superficiale.
Harry si avvicinò di più e ne seguì con lo sguardo le volute, finché davanti ai suoi occhi si delineò chiaramente un disegno che ben conosceva.

Si sfilò il mantello e si buttò vestito sul proprio letto, ansimando. Aveva corso  lungo tutti i corridoi e salito le scale dall’infermeria al dormitorio senza fermarsi, rinunciando persino alle più semplici regole di prudenza.
Il professor Vitious, spinto di lato da un’improvvisa folata di vento, aveva sicuramente pensato ad uno scherzo di Pix.
Il Grifondoro rimase a fissare il baldacchino sopra la propria testa, immerso in mille pensieri, uno più assurdo dell’altro, finché la stanchezza non prese il sopravvento e lo fece cadere in un sonno leggero ed agitato.

-Draco ha il marchio? E perché ti stupisci? Era chiaro che prima o poi sarebbe diventato uno di loro.
Ron si strinse nelle spalle e tornò a riempirsi la bocca di uova strapazzate.
-Sshht! Parla piano! Non è quello che mi stupisce… è che non ce l’ha più, il marchio!
Hermione strinse le palpebre, pensierosa.
-E’ impossibile liberarsi del marchio, lo sanno tutti. Non finché voi-sapete-chi  è ancora in vita.
Neville, che aveva ascoltato la conversazione, intervenne allegramente:
-Magari è possibile se si interviene subito, appena è stato fatto.
Gli altri lo guardarono stupiti, mentre continuava a mangiare, come se niente fosse.
-Scusa Neville, ma tu cosa sai?
-Mmh? Io? Niente!
-Come sai che è appena stato fatto…? Per quel che ne sappiamo potrebbe averlo già dallo scorso anno.
-Beh, ho le mie fonti…
I tre amici continuarono a fissarlo sempre più sorpresi e più insistenti, finché il loro compagno non cedette, sbuffando un po’ impacciato.
-Va bene, ve lo dico. Ma dovete promettermi di non dare in escandescenze. Ricordatevi che siamo nella Sala Grande.
-Avanti Paciock! Sputa il rospo!
-Dovete sapere che quest’estate mia nonna ha deciso di passare un po’ di tempo in campagna… e devo dire che non è stata una brutta idea!
-Vai al punto!
-Sì, sì! Ci sto arrivando! Abbiamo scoperto solo dopo qualche giorno che i nostri vicini erano parenti di Zabini…
-Chi, Blaise? L’amico di Malfoy?
-Già, proprio lui, che era stato spedito lì, in esilio diceva, perché suo padre era terrorizzato dalla possibilità che voi-sapete-chi avesse deciso di marchiare tutti i loro figli, anche se ancora minorenni.
-Ma Zabini non è morto proprio quest’estate?
-Sì, è così… - sospirò tristemente Neville – Pare non fosse più così d’accordo con i metodi dei Mangiamorte e l’hanno fatto fuori senza tanti complimenti. Se ci fate caso, Blaise non frequenta più le sue vecchie amicizie.
Alzò lo sguardo verso il tavolo di Serpeverde e gli altri lo imitarono. Videro il moro, seduto in disparte, rispondere con un sorriso triste al cenno di saluto.
-Hai fatto amicizia con Zabini? Ma sei pazzo? Come fai ad essere sicuro che non ti stia tendendo una trappola?
Neville alzò il capo con fierezza e disse con tono fermo:
 -Lo so e basta. Mi fido di lui.
Il trio rimase senza parole, finché Hermione, gli occhi di nuovo ridotti a due fessure, cinguettò:
-Neville… ti sei innamorato di lui?
A quel punto il ragazzo lasciò cadere la forchetta nel piatto ormai vuoto e si alzò.
-Beh… sì! Stiamo insieme, fatevene una ragione! E comunque – aggiunse sottovoce chinandosi verso di loro – voi-sapete-chi non si è bevuto il cervello e non ha intenzione di circondarsi di ragazzini. Ha marchiato Draco per punire suo padre e pare avesse intenzione di affidargli un incarico impossibile da portare a termine, in modo da avere una scusa per poterlo punire. Altro non vi so dire, perché Blaise, per fortuna, non ha più contatti con quelli là.
Neville si avviò verso l’uscita e anche Blaise fece per alzarsi, proprio nel momento in cui Draco faceva il suo ingresso, attirando l’attenzione di buona parte dei presenti. Non guardò nessuno. Raggiunse l’amico e si sedette accanto a lui senza una parola.
Zabini alzò lo sguardo costernato verso Neville, che lo ricambiò con un cenno di assenso ed uscì da solo, lasciando il compagno ad occuparsi del suo migliore amico.

Harry era stato nuovamente convocato dal Preside. C’era qualcos’altro che doveva vedere.
Salì la scala a chiocciola e si ritrovò davanti alla porta dello studio. All’interno una voce conosciuta urlava e rideva istericamente.
-…si sbaglia! Non può essere…! Vecchio pazzo! E’ semplicemente assurdo! Io sono un Malfoy, c***o! -  e ancora – Mente! Quel tizio mente!
La porta si spalancò e Draco uscì sbattendola violentemente alle proprie spalle, appoggiandosi allo stipite, apparentemente esausto, con gli occhi chiusi e un’ espressione stravolta.
Si coprì gli occhi con una mano, passando da una risatina nervosa a un pianto sommesso.
-Non può essere… non è vero…- continuava a sussurrare.
Improvvisamente si rese conto di non essere solo, perché alzò il capo di scatto e tentò di ricomporsi.
-Che hai da guardare, Potter?
-Niente… sono stato convocato dal Preside…
-Beh, è tutto tuo…  quel vecchio pazzo!
Malfoy si staccò dalla porta e si avviò nel corridoio, ma mentre stava per superarlo i suoi occhi chiari come diamanti incontrarono quelli del Grifondoro. Si fermò all’istante e fece un passo indietro, fissando quelle iridi di smeraldo con un’intensità tale che Harry ebbe l’impressione di venire osservato fin dentro all’anima.
Dopo qualche secondo Draco scosse il capo, si stropicciò di nuovo gli occhi con le dita bianche e affusolate e  riprese a camminare verso la scala, continuando a sussurrare:- No, non può essere… si stanno sbagliando…
Harry, ancora scosso, bussò sul legno antico ed entrò nello studio.
-Harry, mio caro! Entra! Questa sera faremo un altro piccolo viaggio nel passato…
-Professore… ho incontrato Malfoy mentre venivo qui. Sembrava sconvolto…
-Eh… sì, ahimè! Sta attraversando la fase di negazione. Ma non preoccuparti per lui: c’è chi se ne sta occupando…
-Professore, io… ho visto il marchio!
Le iridi azzurre del Preside divennero di ghiaccio, mentre fissavano il ragazzo, aspettando pazientemente che continuasse.
-Io… ecco… sono entrato di nascosto in infermeria, mentre dormiva, e ho visto il marchio… o meglio, ciò che ne rimane. Professore, - l’imbarazzo iniziale lasciò il posto al’eccitazione – Draco ha trovato il modo di liberarsi del marchio, non è vero?
Il vecchio mago sorrise condiscendente e sospirò.
-Sì… e no.
-Cosa… cosa significa? La prego, ho bisogno di sapere cosa sta succedendo!
-Draco non ha trovato un incantesimo che potrebbe liberare chiunque dal marchio. No, purtroppo. Vedi, mio caro ragazzo, ognuno di noi cresce e cambia a seconda dell’educazione che riceve e delle esperienze che si trova a dover affrontare, ma la nostra essenza più profonda rimane sempre la stessa. Draco è stato cresciuto come un vero Malfoy, abituato dare valore soltanto all’ambizione e a considerare debolezze quelle che per altri sono buone qualità. Lui stesso non si è mai reso conto di quale fosse la sua vera natura. Ma quando è stata violata dalla marchiatura, la sua essenza  si è ribellata e si è rivelata in tutta la sua potenza, rigettando dal suo corpo il fluido estraneo. Adesso però, si trova a dover fare i conti con ciò che ha sempre creduto di essere e ciò che invece è realmente.
-Continuo a non capire…
-Harry, per favore, di più non posso dirti. Draco non è un mago come tutti noi, ma non è solo e presto troverà la sua strada, ma noi ci dobbiamo occupare di ben altri problemi. Ho bisogno del tuo aiuto e che ti concentri su ciò che ti mostrerò adesso…


Le settimane passarono. Harry era sempre più impegnato con le lezioni e con i tentativi di convincere il professor Lumacorno a rivelargli il suo segreto.
Draco si limitava a studiare, a rispondere correttamente alle domande e ad ottenere ottimi risultati in tutte le materie. Svolgeva anche il suo compito di prefetto in modo ineccepibile, con grande sorpresa dei suoi omologhi Grifondoro, che erano convinti di dover intervenire sovente a  frenare i suoi sopprusi.
Passava tutto il suo tempo da solo o in compagnia di Blaise e, con il passare delle settimane, anche di Neville. Sembrava che la cosa non lo disturbasse.
-Sono sicuro che, se vi uniste a noi, neanche se ne accorgerebbe. Vive in un mondo tutto suo e ogni tanto vuole restare da solo, ma di solito è una compagnia gradevole.
-Neville, ma ti stai ascoltando? Draco non ha mai fatto nulla per rendersi gradevole. Piuttosto, sei riuscito a scoprire qualcosa? Potresti usare il tuo fascino per estorcere qualche informazione a Zabi-bibino!
-Smettila, Ron! Non prendere in giro Blaise. Ti ho già spiegato che ha promesso di non rivelare nulla di ciò che Draco gli confida, neanche a me. E comunque non chiacchiera molto neanche con lui.
Harry, come gli altri suoi amici, non sembrava per nulla convinto.
-Continuo a pensare che sia tutto molto strano… e se fosse un trucco? Se fosse un modo contorto che voi-sapete- chi ha escogitato per raggiungere i suoi scopi? Magari spera che Draco riesca là dove Piton non è riuscito ad arrivare…
Gli altri non risposero, pensosi.
-C’è un solo modo per saperne di più…

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Grazie! Grazie a tutti voi che avete letto il primo capitolo, a chi ha messo la storia nelle preferite e nelle seguite, e un grazie particolare a

Arwen Woodbane: sono contenta che ti piaccia. Per rispondere alla tua domanda, sì, fino a quel momento tutto è andato come nei libri, quindi è comprensibile, credo, lo smarrimento del povero Draco. Anche in seguito, molte cose si svolgeranno più o meno nello stesso modo e faranno da sfondo alla mia storia.

invasata: eheh! Il tuo nick è tutto un programma! Penso che questo capitolo abbia dato, almeno in parte, una risposta alle tue domande. Per sapere il resto, spero che continuerai a leggere e a commentare!

Bac8 a tutti!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

C’era tensione al tavolo di Serpeverde.
Gli studenti delle altre case, curvi sui libri, cercavano di capire cosa stesse succedendo senza darlo a vedere.
Harry aveva notato che Draco se ne stava in disparte, sempre con gli occhi bassi, come era ormai sua abitudine. Solo quando Tiger lo aveva scosso per una spalla, aveva alzato lo sguardo fissandolo in quello del compagno, ma dopo pochi secondi si era divincolato dalla stretta ed era uscito dalla Sala Grande, da solo e a testa bassa.
Harry non aspettava che quell’occasione.
-Devo andare in bagno… - e svelto scivolò sulle tracce del Serpeverde.
Lo seguì lungo i corridoi finché non si infilò proprio in un bagno poco frequentato.
Harry entrò lentamente, facendo ben attenzione a non fare rumore. Si fermò sulla porta di un cubicolo, bacchetta alla mano, e rimase a guardare.
Malfoy era curvo su un lavandino, le mani e il viso, riflesso nello specchio, gocciolanti.
Tremava visibilmente.
Dopo un paio di  minuti alzò il volto e, specchiandosi, vide il Grifondoro seminascosto alle sue spalle.
Tutto successe troppo in fretta.
Draco estrasse la bacchetta, ma qualunque fossero le sue intenzioni, non ebbe il tempo di usarla.
Harry si trovò scoperto e non riuscì a pensare ad altro che all’incantesimo scritto a margine sul libro del Principe: “contro i nemici”.
-Sectumsempra!
Un attimo dopo Malfoy era a terra in una pozza di sangue.
Harry rimase a guardarlo impietrito, incapace persino di domandarsi come avesse fatto il professor Piton a capitare lì al momento giusto.
Lo guardò chinarsi sul suo studente e recitare sottovoce una litania in una lingua sconosciuta, la voce distorta dallo sforzo di mantenere un ritmo lento e cadenzato.
Lo squarcio sul petto di Draco andava via via rimarginandosi sotto il tocco della bacchetta di Piton, ma la pozza di sangue si stava allargando a dismisura sul pavimento bagnato.
-Tu! Va’ a chiamare Madama Chips, svelto!
Il ragazzino che era appena entrato non se lo fece ripetere e corse via terrorizzato.
-…e tu, Potter! Voglio tutti i tuoi libri sulla mia scrivania tra dieci minuti esatti! Tutti! Ci siamo capiti?
Harry  si sentì trapassare dalle iridi scure del professore e percepì chiaramente tutta la sua ira e l’odio e persino, ci avrebbe giurato, un inspiegabile timore premere dietro i suoi modi controllati. Si limitò ad annuire e si avviò con passo incerto verso l’uscita, non senza aver lanciato un ultimo sguardo al corpo esanime abbandonato sul pavimento.
Quando si trovò nel corridoio respirò profondamente e cominciò a correre.
Corse e corse e si fermò soltanto per dare un’ultima occhiata piena di rimpianto al libro di Pozioni, quell’oggetto che aveva imparato ad amare, che lo aveva illuso facendogli pregustare il successo che gli avrebbe permesso di diventare Auror, e che poi invece lo aveva improvvisamente tradito, spalancandogli le porte dell’inferno.
Si soffermò ancora un momento, per imprimersi bene nella mente il posto in cui lo aveva nascosto, tra le cataste di oggetti accumulati nei secoli dentro la Stanza delle Necessità.
Pensò, non senza un sorriso, che difficilmente avrebbe dimenticato quell’orribile busto di gesso, reso ancora più grottesco dal diadema ammaccato con il quale lo aveva appena incoronato custode del suo tesoro.

Il professor Piton non aveva trovato ciò che stava cercando, tra le cose di Harry. Possibile che sapesse dell’esistenza di quel libro? Probabile, visto che lui stesso lo aveva trovato nell’aula che per anni era stata il regno incontrastato del suo insegnante più odiato. Quest’ultimo non aveva potuto far altro che minacciare punizioni draconiane e spedirlo dritto nell’ufficio del Preside, dove, con sua grande sorpresa trovò soltanto un’agitatissima professoressa McGranitt.
-Il Preside è fuori per un importante incarico, quindi tocca a me l’ingrato compito di occuparmi di questa storia.
Emise un sospiro a labbra serrate, come faceva sempre quando era molto contrariata.
-Per l’amor del cielo, Potter! Che cosa ti è saltato in mente? Non oso nemmeno immaginare che cosa sarebbe potuto succedere se Severus non fosse stato lì, in quel momento! Posso capire che non scorra buon sangue tra te e Malfoy, ma cercare di ucciderlo…
-No! Io… professoressa, io… non volevo ucciderlo! Non sapevo neanche che cosa fosse quell’incantesimo!
-Mi stai dicendo che hai usato una magia di cui non sapevi niente, per di più su un tuo compagno?
Harry annuì, abbassando lo sguardo. Era stato un idiota, lo sapeva, e si sentiva già abbastanza giù senza dover sopportare anche lo sguardo incredulo, indignato e pieno di delusione della Direttrice della sua Casa.
-Bene, Potter – riprese la professoressa con un filo di voce – in altre circostanze saresti stato prontamente espulso dalla scuola, ma data la tua situazione particolare e il fatto che il signor Malfoy si è già ripreso, ti sarà consentito rimanere. Sconterai la punizione che il professor Piton ti assegnerà…
“Questa è un’ingiustizia bella e buona!” pensò Harry “Qualunque cosa, ma non Piton!”
-…ma prima andrai in infermeria e chiederai scusa al signor Malfoy. E non voglio sentire una parola da parte tua… sei già stato fin troppo fortunato!
Harry uscì dallo studio e si incamminò rassegnato verso l’infermeria.
Che cosa avrebbe dovuto dire a Malfoy? “Scusa, non è che volessi proprio ucciderti, magari soltanto farti un po’ male, giusto per ringraziarti della gentile accoglienza, all’inizio dell’anno scolastico. E magari impedire a te di farmi fuori, cosa per la quale sicuramente il tuo padrone ti avrebbe ricompensato.”
Immerso in questi pensieri si ritrovò sulla porta dell’infermeria prima di quanto desiderasse. Prese un lungo respiro ed entrò.
Draco sembrava addormentato. Harry si avvicinò silenziosamente al letto ed attese qualche secondo. Gli occhi del Serpeverde erano coperti dal braccio piegato e il suo respiro era lento e regolare. Di nuovo ebbe l’impressione che la pelle del ragazzo rilucesse in modo innaturale. Fece per allontanarsi, ma l’altro si mosse, portando la mano sul petto e rivolgendo il capo nella sua direzione. Sbattè un paio di volte le palpebre, infastidito dalla luce del crepuscolo e poi lo mise a fuoco, fissandolo un po’ stupito.
-Potter, che ci fai qua? Mi stai ancora spiando?
-No, sono venuto a chiederti scusa. Fa parte della mia punizione. Scusa, non era mia intenzione farti del male.
-Certo, come no…! – ridacchiò il biondino.
-Dico sul serio. Anche se non si può dire che siamo amici, non volevo certo ammazzarti!
Draco lo squadrò ancora più intensamente.
-Che cosa volevi, Potter? Perché mi stavi spiando?
-Perché so cosa ti è successo e sono sicuro che stai tramando qualcosa, qualcosa di importante per conto del tuo padrone…
Draco si sollevò su un gomito, furioso.
-Che cosa sai, Potter? Non posso credere che Silente… mi aveva assicurato che nessuno avrebbe saputo…
-Calma, Malfoy, calma! Silente non mi ha voluto dare spiegazioni, neanche quando gli ho detto che ho visto la cicatrice sul tuo braccio.
-Ma… come…?
-Lascia perdere. Mi ha solo detto che ti sta succedendo qualcosa di strano, e mi ha chiesto di essere gentile con te, perché tu ed io siamo molto simili, in un certo senso, non ho capito quale.
Draco rise di gusto.
-E’ proprio un vecchio pazzo! Lui e tutta la sua ghenga vogliono convincermi che ciò che mi sta succedendo è qualcosa di eccezionale e che alla fine ne sarò felice, ma non è così. Qualunque cosa sia, mi sta facendo andare fuori di testa!
-Che… che cosa…
-Lo vuoi sapere, Potter? – gli chiese con veemenza, sporgendosi verso di lui con occhi allucinati – Dimmi, lo vuoi proprio sapere? Io vedo le persone!
Harry ridacchiò confuso.
-Non fisicamente, idiota! Lo so di non essere cieco! – indicò sé stesso con l’indice – Io posso vedere dentro le persone, come sono veramente.
Si abbandonò sul cuscino con un gemito.
Harry lo guardò con un’espressione interrogativa.
-Hai mai sentito il detto “gli occhi sono lo specchio dell’anima”? Beh, per me non è solo un modo di dire… Io riesco davvero a vedere…
-Ah, ho capito! Vuoi dire che sai praticare la legilimanzia?
-Ma no, che legilimanzia? Non vedo i pensieri… è qualcosa di molto più profondo… - sospirò sconfortato.
-…L’anima…?
-Non dirlo !- urlò istericamente – Non voglio neanche sentirlo dire! Sono solo allucinazioni! Prima o poi mi sveglierò e tutto sarà come prima…!
-E’…  è così brutto?
Draco scoppiò in una risata amara.
-Tu non hai idea… è stato come cadere in un mondo sconosciuto. Tutte le persone che credevo di conoscere… sono tutti diversi! Tutto è diverso… ed è tutto sbagliato!
Strinse le palpebre premendo con pollice e indice gli angoli degli occhi, alla radice del naso.
Poi, inaspettatamente, sorrise.
-Solo Blaise è sempre lo stesso. E’ come l’ho sempre conosciuto, lui e la sua attrazione per gli sfigati… da questo nuovo punto di vista, non posso neanche dargli torto. E’questa la cosa che mi fa più inc***are!
Visto che non sembrava intenzionato a continuare, Harry si azzardò a chiedere:
-Che cosa…? Dover dare ragione a un amico?
Draco riaprì gli occhi, un po’ arrossati, ma guardò nella direzione opposta.
-Tu mi fai inc***are! Tu e la tua banda di mezzosangue e traditori, tutti pezzenti che non dovrebbero nemmeno sognarsi di poter sedere nei banchi di questa scuola, insieme ai figli delle più antiche e nobili famiglie purosangue…
Chissà perché, Harry si trovò a pensare che Malfoy non stesse poi tanto male.
-… ma non riesco a smettere di guardarvi. Mi caverei gli occhi per questo!
-…capisco sempre di meno… tu ci… guardi?
-Tu, i tuoi amici e tanti altri, e Silente… persino Piton, siete… siete… - la sua voce divenne un sussurro impercettibile- … lissimi…
- Scusa… non ho sentito cosa hai detto…
- Ho detto che siete bellissimi! – esclamò con voce rotta – E non fare quella faccia, te lo detto che sto dando di testa! E’ come guardare la luce del tramonto, solo che non sparisce. E ognuno è diverso dagli altri, ma tutti… Paciock, poi, è incredibile! Per questo riesco a capire Blaise.
Puntò deciso le proprie iridi in quelle color smeraldo e sorrise.
-Tu sei particolare… sei molto luminoso, ma hai qualcosa di strano, non saprei dire cosa. Silente mi ha detto che sarebbe opportuno se trovassimo un modo per superare ciò che ci divide, il che dimostra ancora una volta che il vecchio sta perdendo il senno, ma mi ha caldamente invitato a non indagare sulle tue stranezze… perche ciò che il Signore Oscuro ti ha fatto ha stabilito una connessione tra di voi.
-Me ne sono accorto…
Draco indugiò ancora per qualche secondo, perso in ciò che vedeva soltanto lui, poi si coprì il volto con entrambe le mani.
-Ti odio, Potter! E’ tutta colpa tua se mio padre è caduto in disgrazia, sei tu la causa di tutti i nostri problemi! Vattene! Lasciami in pace!
-Su una cosa hai ragione, Malfoy: stai davvero perdendo la testa!
Harry se ne andò, sollevato per aver finalmente portato a termine quell’incombenza, cercando di non provare compassione per tutta la confusione e la sofferenza che aveva visto nel suo avversario.

Le vacanze natalizie erano alle porte ed Harry trascorse  tutto il periodo alla Tana, con la famiglia Weasley e i membri dell’Ordine che andavano e venivano.
Poi tutti i ragazzi rientrarono a Hogwarts, tutti  tranne Draco.
Corsi speciali, aveva annunciato laconicamente Blaise, che adesso frequentava assiduamente il tavolo dei Grifondoro.


*********************************

Angolo dei ringraziamenti.

invasata: e sì, avevi proprio indovinato, riguardo al marchio. Per quanto riguarda il perché dovrai aspettare ancora un paio di capitoli. Più avanti ritornerà anche il misterioso personaggio, che diventerà molto importante per Draco (non in quel senso! Draco è di Harry, punto! ). E non ho nessuna intenzione di liberarmi di te, o di chiunque altra sia così pazza da leggere le mie storie. Anzi, farò in modo di lasciarvi sul più bello in modo da costringervi a continuare, capitolo dopo capitolo, mwhahahahah!

hay_chan: grazie per il commento, sono felice che ti piaccia, anche se, a dire il vero, la coppia Neville/Blaise farà soltanto qualche breve comparsa, almeno per il momento. Ma chi lo sa? La storia non è ancora completa e potrei farci un pensierino.


Grazie di cuore anche a chi segue la storia senza commentare e a chi l'ha messa nelle preferite!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Harry si sentiva intorpidito e ancora un po’ dolorante. Quella notte li aveva provati entrambi duramente.
Quando finalmente erano atterrati sulla torre di Astronomia il professor Silente si era accasciato senza forze, pregandolo di cercare il professor Piton.
Harry lo aveva trovato abbigliato di tutto punto, come se lo stesse aspettando, ed era tornato con lui sulla torre.
Lo aveva guardato estrarre dalle tasche una quantità di boccette piene di pozioni che aveva cercato di far bere all’esausto Preside.
Poi, insieme l’avevano trasportato in infermeria. Madama Chips non aveva voluto saperne di lasciar tornare Harry al suo dormitorio e l’aveva sistemato in un letto lontano da quello del professor Silente.

Con gli occhi ancora chiusi Harry sentì un tocco delicato su una mano e sul viso, mentre il bruciore delle scottature andava via via scomparendo. Pensò che l’infermiera aveva davvero le mani di un angelo.
Sbattè piano le palpebre, per abituarsi alla luce che filtrava attraverso le grandi vetrate, ma poi subito sgranò gli occhi, quando si accorse che le mani che lo stavano medicando non erano affatto quelle di Madama Chips.
Accanto a lui, Draco Malfoy lo stava osservando con lo sguardo concentrato, mentre faceva scorrere le dita sul lato del suo collo, fino alla clavicola.
Harry cercò di allontanarsi, allarmato.
-Che… che stai facendo, Malfoy?
Per tutta risposta l’altro gli sorrise.
-Ben svegliato, Potter! Pensavo avresti passato l’intera giornata a ronfare come un ghiro.
Riprese a tastargli la spalla e il sorriso si trasformò per pochi secondi in una smorfia.
-Te lo chiedo di nuovo, Malfoy: che-cosa-stai-facendo?
-Nulla… sto solo facendo un piccolo esperimento…
-Un esperimento? – gridò Harry, sempre più preoccupato, cercando disperatamente di divincolarsi.
L’altro alzò le mani in segno di resa e si lasciò cadere su una sedia.
Solo in quel momento Harry si accorse che il viso del Serpeverde era costellato di graffi e ustioni.
-Cosa ti è successo, Malfoy? Sembra che tu abbia appena giocato contro la mia squadra!
-…in un certo senso…
Allungò una mano e, sempre con quello sguardo concentrato, sfiorò la fronte di Harry in un punto, alla radice dei capelli, che pulsava dolorosamente.
In pochi istanti il dolore diminuì fino a scomparire.
Contemporaneamente, sulla fronte di Draco, nello stesso punto, si andò formando una chiazza violacea.
Harry lo fissò  sgomento.
-Che… che cosa hai fatto…?
-Te l’ho detto: solo un piccolo esperimento, giusto per vedere se riesco ad applicare ciò che ho imparato.
E, sorprendentemente, gli sorrise di nuovo.
Harry si voltò verso la finestra e vide il proprio riflesso sul vetro: il volto era completamente guarito. Tutte le ferite che si era procurato durante quella notte erano adesso sul viso di Draco.
-Ma… come…? Guardati! Non avresti dovuto! Sarei comunque guarito in pochi giorni! Cosa… cosa sei? Una specie di guaritore?
-In un certo senso…  posso assorbire ciò che ti fa male, e poi eliminarlo… vedi? Le tue ferite sono quasi del tutto scomparse.
In effetti il volto di Draco stava rapidamente ritornando alla normalità.
-Ma… a te non  fa male?
-Un po’, ma passa in fretta. Ci sono altre… cose – abbassò lo sguardo, come ricordando qualcosa di molto brutto, e proseguì con un sussurro – che sono decisamente più dolorose e fanno paura… hanno detto che non sono ancora pronto per affrontarle.
-Già, perché non sei mai stato un leone, vero Malfoy?
Harry si morse la lingua. Non avrebbe mai  voluto pronunciare quelle parole. In fondo non c’era motivo di iniziare una lite, in quel momento.
Silente non ne sarebbe stato contento.
E poi Malfoy era stato gentile ad occuparsi di lui, anche se, Harry ne era certo, aveva sicuramente un secondo fine.
Ma Draco si limitò a stirare le labbra in un sorriso triste e a fissare un punto imprecisato del pavimento.
-Sì, è vero… ma noi siamo solo esseri umani – parlava come se recitasse una lezione imparata a memoria – e dobbiamo fare i conti con un certo istinto di conservazione e con la paura della sofferenza… non c’è motivo di vergognarsene.
Sembrava parlare più a sé stesso che all’altro ragazzo, che rimase a contemplarlo sempre più sbalordito: notò solo in quel momento che aveva i capelli un po’ più lunghi del solito, ma non li teneva imprigionati sotto uno strato di gel, com’era sua abitudine. Gli ricadevano in ciocche scomposte sulla fronte e ai lati del viso e rendevano i suoi lineamenti meno duri.
Improvvisamente il Serpeverde si riscosse e si alzò.
-Ti lascio riposare. Grazie per esserti prestato, Potter. Ci si vede…
Draco si allontanò con uno strano sorriso sulle labbra e lasciò l’infermeria senza voltarsi e senza aspettare un cenno di saluto o di gratitudine dal Grifondoro.


Harry era rimasto a fissare il soffitto dell’infermeria, con la mente piena di pensieri: la grotta, il medaglione,  la disperazione sul volto del professor Silente…
Draco…
Non seppe quanto tempo era trascorso, ma ad un tratto la sua attenzione fu attratta da un movimento dall’altro lato della stanza. Il vecchio Preside si era rigirato e aveva aperto gli occhi.
Subito il ragazzo fu in piedi e si accostò a lui, un po’ timoroso, un po’ in apprensione.
-Professore… si sente bene? Vuole che chiamo Madama Chips?
-Va tutto bene, ragazzo mio, tutto bene. Madama Chips ha già fatto tutto ciò che poteva, e così il professor Piton, con le sue pozioni, e Draco… In verità, penso di non essere mai stato così coccolato, in tutta la mia vita. Ah! -  lo osservò più attentamente, con un sorriso enigmatico – E intuisco dal tuo ottimo aspetto che il nostro giovane  Engill  ha conseguito un altro successo!
-Engill?
-Sto parlando del signor Malfoy. Ha chiesto il permesso di prendersi cura anche di te, mentre dormivi.
- Sì, lo so. Se n’è andato quando mi sono svegliato. Strano che proprio un Malfoy abbia acquisito il potere di guarire, non trova?
-Ah, mio caro ragazzo… questa è solo una delle sue molteplici capacità!
-Mesi fa, quando l’ho involontariamente ferito…
-Involontariamente?
-… quando l’ho ferito, - abbassò lo sguardo imbarazzato - mi ha confidato che è in grado di vedere l’anima delle persone, ma forse stava delirando…
-No, era la pura verità, anche se è stato il potere più difficile da accettare per lui.
-Si è sempre considerato superiore a tutti gli altri – esclamò Harry con un ghigno sarcastico – non oso immaginare come sarà orgoglioso di poter finalmente dire che ha qualcosa in più di tutti noi!
-Direi piuttosto che ha qualcosa in meno ...
-Qualcosa in meno? Ma se ha appena detto che…
Il Preside ridacchiò e si agitò tra le lenzuola, cercando di mettersi seduto.
-Harry… non ti dispiace, vero…?
Il ragazzo gli sistemò con sollecitudine i cuscini e il mago si lasciò ricadere su di essi con un sospiro.
-Grazie… così va molto meglio – e gli rivolse un sorriso affettuoso, subito ricambiato.
-Dunque, dicevamo… Immagino di doverti delle spiegazioni, a questo punto. Come sicuramente saprai, ogni essere umano, anche la persona più buona, gentile e sincera,  possiede un lato oscuro… fa parte della nostra natura. Ma capita a volte, raramente,  che nasca un bambino privo di questa qualità, se così possiamo chiamarla. Queste persone sono dotate della capacità di allontanare da sé ogni sorta di energia negativa, che sia essa materiale o di un genere più sottile… e siccome, di solito, nutrono una compassione infinita verso tutte le creature, possono assorbire i mali che le affliggono facendoli propri, per poi eliminarli definitivamente.
Harry non potè fare a meno di scoppiare a ridere.
-Mi scusi, professore, ma lei parla di compassione riferendosi a… Draco?
Anche Silente ridacchiò brevemente.
-Non l’avresti mai detto, vero? A volte spuntano nei luoghi più impensati… ma bada, sono pur sempre esseri umani e possono venire infettati dal male in modo ancora più grave degli altri, senza riuscire a liberarsene e soffrendo atrocemente. Per questo, a mio avviso, il tuo compagno di scuola è davvero ammirevole: dopo una vita trascorsa in un ambiente ostile, costretto ad assorbire tutto ciò che può esistere di contrario alla sua natura, Draco ha saputo accettare la verità su di sé e su un mondo che credeva completamente diverso. Si è lasciato guidare e ha  acconsentito a trascorrere un po’ di tempo con alcuni suoi simili. Devo dire che ha raggiunto un livello davvero soddisfacente in questi pochi mesi. Ottimo, direi, visto il risultato che ha appena ottenuto con te…
-Beh… ma ha curato anche le sue ferite, e i miei erano soltanto dei graffi…
-Oh… ma in questo caso il vero problema non era tanto la gravità della malattia, quanto il fatto che fossi proprio tu.
-I…Io? Vuol dire… - Harry portò la mano alla fronte - …a causa di questo?
-No, non ha niente a che vedere  con ciò che ti lega a Voldemort. Gli Engill attingono la loro forza da una magia antica, molto potente, che tu dovresti conoscere bene… non immagini quale?
Il ragazzo sgranò gli occhi e scosse la testa, sempre più sorpreso.
-Eppure dovresti… ti ha salvato dall’Anatema, quando eri piccolo.
-… lei aveva detto che è stato… è stato l’amore di mia madre a proteggermi…
-Infatti…
-Vuol dire che Draco mi… mi ha guarito con… ? Cioè lui…?
Ancora una volta il Preside sorrise.
-E’ stata una vera sfida per lui. Non era sicuro di riuscirci, per questo ha voluto approfittare del tuo sonno. Per tutti questi anni non avete fatto altro che detestarvi a vicenda. Trovarti privo di difese ha reso più facile il compito di guardarti con occhi diversi. Comunque ci è riuscito, e questo va tutto a suo merito!
Harry fissava basito il vecchio Preside, ancora incapace di associare un simile potere all’immagine che si era fatto di Draco, durante quei sei anni di scuola.
-Ma… professore, che cos’è un Engill? Come mai non ne ho mai sentito parlare prima d’ora?
-Davvero? Io penso di sì. Anticamente vivevano in mezzo alla gente, ma  una congrega di maghi oscuri fece cose orribili a queste creature meravigliose. Da allora, i pochi rimasti si sono nascosti nel più assoluto anonimato, pur non rinunciando a fare ciò che, più di ogni altra cosa, li rende felici: aiutare le persone che soffrono, siano essi maghi o babbani. Come ben sai, i Babbani hanno la tendenza ad esagerare un po’ e a mitizzare i fenomeni che non capiscono. Si tramandano storie meravigliose sulle rare occasioni in cui alcuni di loro sono stati costretti a manifestarsi.  Anche a Little Wingin li avrai sentiti nominare molte volte, quando eri bambino. Non ti viene in mente niente?
Harry si limitò a scuotere il capo lentamente.
-I babbani li chiamano Angeli.



************************************


Un grazie grande grande alle mie commentatrici ufficiali!

invasata: spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Ma non è finita qui: ne devono ancora succedere di cose! Quindi continua a leggere e a commentare! Bac8!

hai_chan: sii paziente con il povro Harry: si sa che è un po' imbranato. Vedrai che poi migliorerà. Intanto, se continuerai a leggere, scoprirai dove è stato Draco in tutti quei mesi... Bac8lo!

E come sempre, un grazie e uno squizzo a chi legge soltanto. Niente da dire? ^_^
Neanche un "ma-sei-pazza-furiosa-dove-diavolo-le-peschi-queste-idee"? ^___^

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 

Capitolo 5

 

-Silente dev’essere impazzito. Forse è stata quella pozione che ha bevuto nella grotta, o magari è la malattia che gli ha rovinato la mano…

Hermione sollevò lo sguardo dal libro che stava leggendo e disse, un po’ soprappensiero:

-Può darsi, anche a me sembra improbabile che un Engill, per quanto inconsapevole, possa comportarsi come ha sempre fatto Draco… voglio dire, è sempre stato perfido oltre ogni limite, ma ciò che il professor Silente ti ha raccontato sulle leggende e sui poteri che hanno è tutto vero. O meglio, è la stessa cosa che ho letto in diversi libri. L’unica cosa che non sono riuscita a trovare è la storia dei maghi oscuri che li hanno decimati. Finiscono tutti per rimandare a testi  che sono chiusi nella sezione proibita.

-Mi domando che cosa stia tramando… che sia tutto un trucco per conquistare la fiducia di Silente?

-C’è già Piton, per quello – biascicò Ron con la bocca piena di cioccorana.

-Già, ma se avessero voluto fare il gioco di voi-sapete-chi non ci sarebbe stato momento migliore, l’altra notte… invece… non ho mai visto Piton così preoccupato. Se stava fingendo è davvero un ottimo attore.

Harry giocò ancora per qualche minuto con il boccino da allenamento, poi se lo infilò in tasca e dichiarò:

-L’unica cosa da fare è affrontarlo. Inutile ricorrere a sotterfugi: lo metteremo con le spalle al muro e userò la legilimanzia. Se ci sono riuscito con Piton, non vedo perché non dovrebbe funzionare con Malfoy.

-Perché, secondo te, se ne starà lì a farsi leggere da te…?- disse Hermione con la solita aria da saputella – E poi, cosa ti fa pensare che non sappia usare l’Occlumanzia? Solo perché Piton non è riuscito ad insegnarla a te, non vuol dire che non sia stato più fortunato con Malfoy.

-Ci vuole poco! -  esclamò divertito Ron, ma subito si fece serio, sotto lo sguardo inceneritore dell’amico  – Scusa…

-Vedremo come reagirà. – concluse Harry – Se cercherà di cavarsela con risposte elusive, chiudendo la mente, sapremo che sta mentendo.

 

Le giornate si erano fatte più tiepide e gli esami erano quasi finiti.

Harry era seduto nel parco con i suoi amici, ma non perdeva d’occhio l’ingresso del castello.

Sussultò in modo così evidente, quando Draco comparve sulla soglia, che gli altri se ne accorsero e si lanciarono occhiate d’intesa.

-Mi raccomando, Harry, stai attento. Questa volta potresti non essere altrettanto fortunato…

-Tranquilla, Hermione, cercherò di avvicinarlo con cautela, magari facendo… -ma non riuscì a finire la frase.

Il Serpeverde si stava dirigendo speditamente verso di loro e, quando li raggiunse, si sedette sull’erba con un movimento agile e leggero.

-Ciao… non vi dispiace se mi siedo un attimo con voi, vero? Devo scambiare due parole con Potter.

Gli altri, che non lo avevano ancora visto da quando era tornato, rimasero a bocca aperta.

Lui, per niente imbarazzato, li guardò brevemente, uno ad uno, con un lieve sorriso.

Per ultimo si rivolse a Neville.

-Come mai non vedo Blaise, qui con voi?

-T-ti stava cercando… pensava che tu non ti sentissi bene…

-E’ sempre troppo apprensivo… forse qualcuno dovrebbe andare a dirgli che sono qui. Non vorrei che passasse tutto il pomeriggio nel dormitorio, con una giornata così bella.

Alzò il viso verso il sole e trasse un profondo respiro.

Neville salutò velocemente e partì di corsa verso il castello.

-Che cosa volevi dirmi, Malfoy?

Il biondo riportò immediatamente la sua attenzione sul Grifondoro.

-Il professor Silente mi ha pregato di portarti un messaggio: vuole vederti questa sera, subito dopo cena. Pare abbia delle novità a proposito di voi-sapete-cosa.

-A proposito di…  noi-sappiamo-cosa che cosa?

I tre si guardarono esterrefatti.

-Sì, di quello che dovete trovare e distruggere, mh? – sollevò le sopracciglia come a sottolineare l’ovvietà di ciò che stava dicendo -  Mi ha raccontato ciò che ha scoperto, perché pensa che io possa darvi una mano nella ricerca. Vi assicuro che ancora non riesco a crederci… e dire che ho visto con i miei occhi ciò di cui voi-sapete-chi  è capace …

Harry scattò in piedi e lo afferrò per il davanti della camicia.

-Andiamo in un posto più appartato, Malfoy. Ci sono parecchie cosette che ci devi spiegare.

Draco si alzò e lo seguì docilmente in un’aula vuota del secondo piano, controllato da Hermione e Ron, che impugnavano saldamente la bacchetta senza farsi notare.

Quando la porta dell’aula fu chiusa con un incantesimo e insonorizzata con il Muffliato, Harry lo spinse a sedere su una sedia impolverata e tutti e tre lo circondarono con le bacchette sguainate.

-Adesso ci dirai come hai fatto ad abbindolare un grande mago come Silente! E’ stato Piton, vero? E’ lui che ti ha aiutato… quale incantesimo ha usato?

Draco non sembrava stupito e nemmeno impaurito. Li osservò per un momento con le sopracciglia alzate e poi cominciò:

-Primo, Potter, cerca di tenere le mani a posto. Sono venuto da voi per parlare e non per litigare, quindi non c’è motivo di scatenare una rissa, ma se proprio insisti… Secondo, il professor Silente ha ottime ragioni per fidarsi di Piton, anche se non gli ha raccontato tutta la verità… d’altra parte noi siamo gli unici ad aver ricevuto queste informazioni. Terzo, forse non ve ne siete resi conto, ma non può essere sotto un incantesimo, visto che è perfettamente lucido, almeno per il momento… -il suo sguardo cristallino si rabbuiò per un momento - ma non durerà ancora molto. Dobbiamo approfittarne, fin tanto che può ancora aiutarci. La sua conoscenza e la sua memoria sono…

-Cosa vuol dire che non durerà ancora molto?  -  lo interruppero in coro.

-Sta morendo…

Harry lo afferrò di nuovo per i vestiti, in preda alla collera.

-Stai mentendo! Ieri mi ha detto che stava bene, che voi… - lo lasciò andare di scatto, come se bruciasse, e rimase fermo con le braccia abbandonate lungo i fianchi, incredulo. Poi continuò con un filo di voce -…ha detto che avevate fatto tutto il possibile…

-Si è ripreso dalle fatiche del vostro viaggetto, è vero, ma non è quello il problema. Avete visto tutti la sua mano…

-E perché, se è vero che sei un guaritore, non lo guarisci?

-Forse perché è stato lui a provocarglielo? – intervenne Ron aggressivo – O magari Piton, quel viscido verme!

-Il professor Piton ha cercato di fermare gli effetti della maledizione, ma è riuscito soltanto a regalargli qualche altro mese di vita. E anche se fossi capace di guarirlo, non me lo permetterebbe. Non si è lasciato toccare nemmeno da Axhel.

-Chi sarebbe…?

-E’ l’Engill che Silente ha fatto venire a Hogwarts per aiutarmi, lo scorso autunno.

Harry ripensò all’uomo dai lunghi capelli corvini e lo sguardo ai raggi X che aveva incrociato quella notte nel corridoio dell’infermeria.

-Ma… p-perché non vuole lasciarsi curare?

-E’ una di quelle maledizioni di cui non ci si può liberare. Ti infettano lentamente, fino ad ucciderti. E il professor Silente non permetterebbe mai a nessuno di morire al suo posto.

Harry fissava il vuoto davanti a sé, senza parole.

Ron guardò Hermione in cerca di conforto: la ragazza si agitò un momento spostando lo sguardo da uno all’altro, poi ripose la bacchetta nella tasca, prese una sedia e si sedette di fronte a Draco.

-Ti ha detto come è successo?

-E’ stato l’anello. Prima che riuscisse a distruggerlo.

Rimasero a lungo in silenzio, ciascuno assorto nei propri pensieri.

Fu Draco a rompere il silenzio.

Appoggiò i gomiti alle ginocchia e si sfregò gli occhi per qualche secondo, poi disse:

-Sentite, mi è ancora molto difficile dire ciò che sto per dirvi, ma… io ti capisco, Potter, perché Silente ha aiutato molto anche me. Ha sopportato le mie scenate, gli insulti e tutto il resto… e quando finalmente ho capito di non avere altra scelta, lui è stato subito pronto ad aiutarmi. Potete credermi quando dico che capisco fin troppo bene quale perdita sarà la sua scomparsa.

Hermione si schiarì la gola e fece un cenno ai due amici.

-Va bene… sediamoci tutti e vediamo di chiarirci.

Harry e Ron si accomodarono su due banchi, con le gambe penzoloni e un broncio piuttosto scettico.

-Draco… - continuò la ragazza - se collaborerai con noi abbiamo bisogno di poterci fidare, quindi sarà meglio che ci racconti tutto dall’inizio.

-Beh… ma… - Malfoy guardò Harry, sorpreso – Silente mi ha detto di averti già raccontato tutto.

-Mi ha detto delle cose – rispose Harry laconicamente – ma vogliamo sentire la storia da te, tutta quanta.

Draco abbozzò un sorrisetto ironico.

-Questa diffidenza me la sarei aspettata più da un Serpeverde che da un Grifondoro, ma…

-Non fare lo spiritoso, Malfoy. Neanche il Tassorosso più ingenuo si fiderebbe di te!

-… ma, come stavo appunto dicendo, non posso biasimarvi.

Si risollevò appoggiandosi allo schienale e prese un profondo respiro.

-Bene. Avete visto come è cominciato. A quel punto ne sapevo quanto voi, ma dopo qualche giorno ho cominciato ad avere delle allucinazioni, almeno era ciò che pensavo. L’ho confidato a Piton e lui è stato piuttosto sbrigativo. Mi ha detto di non preoccuparmi, che sapevano già cosa mi stava succedendo e che il Preside mi avrebbe spiegato ogni cosa. – sorrise malinconicamente – Beh, la spiegazione non mi è piaciuta per niente. Il professor Silente mi ha parlato di fatti e persone che credevo appartenessero alle favole della buona notte, mi ha detto che le mie allucinazioni non erano affatto tali ma che, al contrario, rappresentavano la semplice realtà e che tutto ciò che mi era stato mostrato e insegnato fino a quel momento erano soltanto menzogne. Riuscite a immaginare come mi sono sentito?

Il trio scosse il capo all’unisono.

-Mi ha anche spiegato di aver convocato un Engill per verificare i suoi sospetti e questi, che poi altri non era che Axhel, è stato così felice della scoperta che si è voluto fermare fino a notte inoltrata per starmi accanto e per  aiutarmi a riprendermi. Molti mesi dopo lui stesso mi ha confidato di non aver mai visto uno di noi così paurosamente infetto. Per questo non ha aspettato che rinvenissi per potermi parlare. Ha preferito darmi tempo, lasciare che le cose prendessero lentamente la giusta direzione.

-Penso di averlo incontrato, quella notte…

-Chi? L’uomo che ti ha visto attraverso il mantello…?

Ron venne prontamente interrotto da una gomitata di Hermione.

Draco ridacchiò.

-Non preoccuparti. Lo so che ha un Mantello dell’Invisibilità e Axhel mi ha raccontato di averti incontrato. Ti ha riconosciuto per la somiglianza con i tuoi genitori…

-Lui conosceva i miei genitori?

-Pare abbia collaborato a proteggerli e poi ha curato le tue ferite…

Harry si massaggiò una tempia e il suo respiro si fece affannato.

-Aspetta… mi stai dicendo che un Engill ci stava proteggendo? Ma allora come mai ha permesso che tu-sai-chi ci trovasse?

-Ehi! Non siamo mica infallibili! Aveva visto che Minus non era forte quanto gli altri vostri amici, ma nessuno è perfetto e noi non possiamo giudicare le persone, fa parte delle nostre regole. Per quel che ne sappiamo, avrebbe anche potuto scegliere di comportarsi diversamente.

-Davvero? – replicò Harry sarcasticamente.

-Sicuro! Questo è uno dei principi più importanti: il più delle volte le persone riservano delle grandi sorprese. Certo, qualche volta deludono anche, ma questo non ci autorizza a fare di ogni erba un fascio.

-E poi che cosa è successo? – intervenne Hermione impaziente – Che cos’è che ti ha fatto cambiare idea?

-Credo di aver toccato il fondo il giorno in cui mi hai fatto quel bel ricamo…

Harry lo guardò di sottecchi, un po’ imbarazzato, ma non vide traccia di risentimento nel suo sorriso.

-…ma poi è successo qualcosa che non mi sarei mai aspettato.

 

 

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Angolino dell'autrice. ^_^

 

Ringrazio infinitamente invasata e hay_chan, che puntualmente commentano ogni capitolo: vi adoro! Sono così felice che la storia continui a piacervi e non vorrei deludervi, precisando che Draco non è ancora propriamente innamorato del moretto: siete troppo frettolose! E' già tanto se riesce a guardarlo come una creatura bisognosa di cure, povero angioletto principiante! Ma non disperate, le cose si aggiusteranno... forse.

Intanto, dal prossimo capitolo inizierà un lungo flashback sul cambiamento di Draco.

 

Un grazie, come sempre, anche a chi legge in silenzio!

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***



Capitolo 6


FLASH BACK

Disteso sulla brandina dell’infermeria, Draco si rigirava nel dormiveglia, tormentato dal dubbio e dall’incertezza.
A cicli regolari si sentiva riempito dall’assurda speranza di poter cambiare le cose, alimentata da quel surreale incontro con Potter, poche ore prima. Subito dopo si malediceva,  ricordando che aveva un compito da portare a termine, che aveva il dovere di riscattare l’onore della sua famiglia e di salvare la vita dei suoi genitori, oltre che la propria.
E ancora non si capacitava di aver confidato le proprie debolezze e le proprie paure proprio allo Sfregiato.
Per l’ennesima volta si svegliò di soprassalto, ma la grande stanza non era più immersa nel buio e nella quiete della notte.
Fu investito da un’ondata di luce dorata, con sfumature violette, che lo avvolse con il proprio tepore.
Un attimo dopo era scomparsa. Il Preside aveva distolto lo sguardo dal suo, voltandosi per cercare una sedia.
-Buonasera, signor Malfoy. Mi spiace disturbarla ad un’ora così tarda. Come si sente?
Draco si stropicciò gli occhi e si passò una mano tra i capelli, mugugnando in cerca di una battuta caustica.
Riuscì soltanto a sputare un : - Male! Ho ancora le allucinazioni…
Il professor Silente sorrise guardandolo da sopra gli occhialini, con quello sguardo comprensivo che lo faceva innervosire ancora di più.
-Ah… già! Le allucinazioni… Ma non sono qui per discutere ancora una volta dei tuoi nuovi poteri, mio caro ragazzo. Ho pensato fosse mio dovere informarti subito di un evento accaduto poche ore fa. Avevo informato i tuoi genitori riguardo alle tue condizioni ed erano appena arrivati al cancello di Hogwarts per vederti…
Draco si sollevò in preda all’ansia, ma appena i suoi occhi incontrarono quelli dell’anziano mago, si affrettò ad abbassare lo sguardo, fissando insistentemente le lenzuola che stringeva a sé convulsamente.
-Non avrà raccontato loro quelle sue stupide teorie, vero?
Il Preside sorrise e sollevò una mano per chiedergli di calmarsi.
-Fa parte delle mie mansioni informare i genitori quando i loro figli vengono ricoverati in infermeria, ma mi sono riservato di spiegare loro l’accaduto quando fossero arrivati alla scuola. Purtroppo appena si sono materializzati, un gruppo di sconosciuti li ha aggrediti e rapiti.
Draco si sentì mancare la terra sotto i piedi. Impallidì ancora di più, se possibile, ed iniziò a balbettare.
-E… chi…? Che… che cosa…? Cosa ne è di loro, adesso?
-Non ne ho idea, - rispose Silente con tono leggero - ma posso affermare con una certa sicurezza che, ovunque siano stati portati, neanche il Signore Oscuro sarà in grado di rintracciarli! – appoggiò la mano sulla spalla del ragazzo - Non temere, non credo che si trovino in pericolo.
Draco rimase a bocca aperta. Azzardò una rapida occhiata al volto del professore, il quale si stava già faticosamente alzando.
-Bene, penso che sia giunta anche per me l’ora di riposare. Buona notte, ragazzo mio.
Si avviò verso l’uscita, ma subito si fermò, voltandosi indietro.
-E ricorda… per qualunque cosa, la porta del mio studio è sempre aperta…
Draco lo guardò scomparire oltre la porta, poi si lasciò cadere sul cuscino, fissando il soffitto e imprecando tra sé.
Cominciò a pensare e ripensare alle parole del Preside, finché finalmente si addormentò.

La mattina seguente Madam Chips lo rispedì al dormitorio.
Era ancora presto e i corridoi erano deserti. Avrebbe avuto tutto il tempo di prepararsi e prendere i libri per andare a lezione, ma giunto a metà strada si fermò, fece un rapido dietrofront e salì a passo di marcia fino al quinto piano.
Il gargoyle a guardia della scala si spostò di lato appena lo vide, senza aspettare la parola d’ordine e prima che Draco arrivasse a bussare, la porta dello studio si schiuse con un lieve scatto della serratura.
Il Serpeverde estrasse la bacchetta ed entrò deciso, girando su sé stesso per guardarsi intorno.
La grande stanza era popolata soltanto dai soliti strani congegni d’argento che tintinnavano e sbuffavano, ma dopo pochi secondi il Preside fece la sua comparsa dalla porticina posta dietro la scrivania.
-Signor Malfoy! E’ piuttosto presto, ma sono ugualmente felice di vederla. Si accomodi.
Draco stringeva la bacchetta fin quasi a tremare. Non si spostò da dove si trovava e con un ghigno rispose:
-Se sapesse perché sono qui non sarebbe affatto così  felice!
-Davvero? – chiese il Preside, esagerando un po’ l’espressione di stupore.
-Il Signore Oscuro mi ha affidato il compito di ucciderla!
-Lo so. –replicò tranquillamente il vecchio mago.
Draco cominciò ad agitarsi e a tremare visibilmente, in preda allo smarrimento.
-E… e se lo sa, p-perché non mi ha fatto espellere…? … o arrestare?
-Perché non ho intenzione di permettere a Voldemort di rovinare un’altra giovane vita. Avevo già in mente un piano, a questo proposito, ma poi, alla luce di ciò che  è accaduto – continuò con un tono di ovvietà – ho dovuto prendere altri provvedimenti. Adesso più che mai, dobbiamo evitare in tutti i modi che tu-sai-chi  possa trovarti e scoprire che cosa sei.
Si accomodò alla scrivania e fece di nuovo cenno a Draco di sedersi sulla poltroncina di fronte.
Il ragazzo esitò, ma poi abbassò la bacchetta e si accasciò sul sedile con la testa tra le mani.
-E’ stato lei a far rapire i miei genitori, vero?
-Diciamo che ho collaborato a metterli al sicuro.
-Che cosa vuole da me? Non credo di avere informazioni che possano interessarla… non sono così importante.
-Ah, mio caro ragazzo! Sei molto più importante di quanto tu possa immaginare! Sono mesi che cerchiamo di fartelo capire. E comunque non è mia intenzione ricattarti, no! Nessuno farà del male ai tuoi genitori e tu sei libero di scegliere, adesso che Voldemort non li tiene più in ostaggio.
-Sc… scegliere che cosa? Io… non so cosa devo fare…
-Avrei una proposta…

Era il primo giorno delle vacanze natalizie e Draco si stava preparando con tutta calma.
Gli altri erano già scesi per la colazione e Blaise si stava innervosendo.
-Dai, Draco! Finirà che mi farai saltare la colazione! E poi ho promesso a Neville che avremmo preso la carrozza insieme…
-Ascolta, Blaise… non volevo che gli altri sentissero. Io non prendo il treno con voi oggi e probabilmente non tornerò dopo le vacanze…
-Ehi, amico… ma cosa stai dicendo?  Non è che sei davvero ammalato, vero?
Draco sorrise e lo abbracciò.
-No, non preoccuparti. Ho cercato di convincermi di esserlo, perché la verità mi faceva troppa paura. Adesso però non ce la faccio più: è arrivato il momento di guardare in faccia la realtà. Andrò dove mi insegneranno a controllare questi nuovi poteri, poi si vedrà…
Guardò con affetto il moro, che lo ricambiò con un sorriso triste.
-Accidenti… corsi speciali, eh? L’ho sempre detto che hai una marcia in più, amico. Mi mancherai…
-Anche tu, Blaise… salutami Neville.
-Non vieni a sgranocchiare qualcosa, prima di partire?
-Il Preside mi ha consigliato di rimandare a dopo il viaggio. Non ho mai sofferto per la Smaterializzazione, ma preferisco non correre rischi… non vorrei fare qualche figuraccia già il primo giorno.

Si separarono nell’atrio del piano terra, completamente stipato di bagagli, e Draco salì verso l’ufficio del Preside.
La porta era di nuovo socchiusa, ma  preferì comunque bussare educatamente.
La voce cordiale del Preside lo invitò ad entrare e lui obbedì  senza esitare.
Silente gli andò incontro seguito da un uomo sulla trentina, più o meno della sua statura, con una folta chioma di capelli corvini che scendeva liscia fino alla cintura. Gli occhi avevano una forma un po’ allungata verso le tempie, le pupille erano due perle di onice e brillavano dello stesso sorriso che illuminava tutto il suo volto. I tratti del viso erano marcati ma molto proporzionati e aveva un colorito ambrato.
Indossava un mantello nero, buttato indietro sulle spalle, e una lunga tunica color perla.
-Draco, ragazzo mio! Ti presento un caro e vecchio amico, Axhel…
Axhel gli si fece incontro tendendogli una mano dalla stretta forte e calda.
-E’ un onore averti come allievo, Draco…
“Un onore?” pensò il Serpeverde, cercando una nota ironica nel tono di quella voce melodiosa o nell’espressione del suo viso, ma non ne trovò traccia.
Entrambi i maghi continuavano a guardarlo come sua madre avrebbe rimirato un raro e costosissimo gioiello.
-…Spero tu sia abbastanza coperto… fa piuttosto freddo là dove stiamo andando.
Draco annuì senza entusiasmo.
-Mi terrò costantemente in contatto con Axhel – dichiarò il professor Silente – e potrai riferirti a lui per qualunque cosa, ma credo che troverai un’accoglienza calorosa anche da parte degli altri… bene, se non c’è altro… fate buon viaggio, miei cari!
-Grazie, Albus… e riguardati!
I due maghi si scambiarono ancora qualche parola in una lingua sconosciuta, poi il più giovane si strinse nel mantello e si coprì il capo.
-Se sei pronto, possiamo andare, Draco. Ci stanno aspettando per la colazione. Tirati su il cappuccio e tieni saldamente le mie mani.
Un attimo dopo si ritrovarono avvolti da una nebbia densa e luminosa, che prese a muoversi sempre più velocemente, formando vortici e sbuffi tutto intorno a loro. Draco seppe che si stavano muovendo soltanto  a causa della forte nausea che lo prese improvvisamente.
La testa gli girava e l’unica cosa che riuscì a pensare in quel momento fu  che le  strane figure  fluttuanti  alle spalle del suo accompagnatore sembravano grandi ali.
Dopo pochi minuti, almeno così gli parve, cominciò a sentire freddo e un attimo dopo la nebbia era sparita, lasciando intravedere una distesa di neve, il cui orizzonte si perdeva nel grigiore del cielo.
Di fronte a loro, appena visibile, sommersa com’era sotto il manto bianco, troneggiava un’enorme costruzione dai numerosi tetti spioventi.
Axhel lo precedette verso una pesante porta di legno, che si aprì al loro arrivo e subito si richiuse alle loro spalle.

(continua)

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Rieccomi a tediarvi con le mie strane fantasie, carissime/i!
 Questo capitolo è il primo di un lungo flash back sulla trasformazione di Draco. Doveva essere una cosina veloce, ma si sta allungando a dismisura. Che ci posso fare? Il nostro angioletto è una personcina piuttosto complicata.

Come sempre i miei ringraziamenti più sentiti a

hay_chan : No! Risparmiami! Lo so che finisco sempre gli aggiornamenti lasciando qualcosa in sospeso, ma prometto di aggiornare di nuovo prima di Natale, come regaluccio alle mie pazienti lettrici! :))))))

invasata : adoro i tuoi commenti! Spero che i prossimi capitoli siano di tuo gradimento: avrai occasione di consolarlo, il povero Dracuccio, eccome! (anche se non sono capace di essere davvero crudele...)

Lalia : grazie per aver lasciato un commento! Ho iniziato a scrivere questa storia come un insieme di tanti piccoli flash, che alla fine avrebbero dovuto formare il quadro completo. Poi invece si è spontaneamente evoluta in altro modo: forse per questo, all'inizio, i personaggi risultano poco definiti. Spero comunque che continuerai a leggere e mi dirai se sto migliorando.


E grazie a tutti voi (sempre più numerosi!!!) che avete messo la storia tra le seguite e/o le preferite!

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Capitolo 7
*** Capitoli 7 e 8 ***



Ciao a tutte/i! Avevo promesso un aggiornamento prima di Natale, ed eccomi qua, puntuale.
Ho deciso di postare due capitoli, perché il settimo finisce in modo un po' malinconico e non mi sembrava bello lasciarvi così, proprio in questo periodo.
Sonio dedicati a hay-chan e invasta, che mi rallegrano sempre con i loro commenti. Grazie ragazze! Siete carinissime!
Un Felicissimo Natale a voi e a tutti coloro che continuano a leggere la mia storia!





Capitolo 7

-Odio materializzarmi lì fuori! – esclamò Axhel, rabbrividendo e battendo i piedi  – E’ incredibile quanto sia freddo, ma non sarebbe prudente entrare direttamente… non si sa mai chi potremmo portarci appresso.
Superarono un’altra porta e furono accolti da un’ondata di aria tiepida.
Axhel si sfilò il mantello e lo porse a un elfo domestico, che nel frattempo era arrivato trotterellando allegramente.
-La colazione è pronta, padron Axhel! Il padroncino Draco vuole darmi il suo mantello?
-Grazie, Tuvy.
-…grazie…- balbettò Draco osservando l’aspetto inusuale dell’elfo: indossava una lunga tunichetta immacolata e aveva un’espressione felice e per niente intimidita. Sparì con uno schiocco, sommerso dai mantelli.
-Tuvy non riesce a rinunciare alle sue vecchie abitudini, ma in realtà è un elfo libero. Quando si è ammalato, il suo padrone gli ha regalato una sciarpa e lo ha abbandonato sulla porta del San Mungo. E’ lì che l’ho trovato, accovacciato in un angolo. Non aveva il coraggio di entrare. L’ho curato e da allora è sempre stato con me.
- Che sciocco il suo padrone! Gli elfi sono beni preziosi. Se era curabile è stato stupido da parte sua liberarsene.
Axhel stirò le labbra in un sorriso strano.
-Non credo che, chiunque fosse, sarebbe stato in grado di guarirlo…
-Beh… tu ci sei riuscito, no?
-Già… questa sarà una delle cose che imparerai a fare anche tu.
-Che cosa?
-Uno dei nostri poteri più importanti è quello di guarire, ma per riuscirci dovrai innanzitutto cambiare il tuo modo di vedere gli altri. Tanto per dirne una, gli elfi non sono “beni”, ma creature molto intelligenti, dotate di grande sensibilità.
Draco non riuscì ad evitare di fare una smorfia, ma cercò di dissimularla guardandosi intorno.
L’atrio era grande quasi quanto quello di Hogwarts, ma non era fatto di pietra scura e fredda.
Il pavimento era di legno, liscio e lucido. Anche le pareti erano ricoperte di legno finemente intagliato fino ad un’altezza di circa due metri. Di lì in su, il muro e il soffitto erano di un bianco incredibilmente luminoso, forse grazie alle numerose decorazioni dorate, che disegnavano archi e volute su tutta la superficie. In fondo si intravedeva una grande scala, con una sottile balaustra di metallo argenteo, decorato con motivi floreali.
Draco seguì il suo mentore in una sala a cui si accedeva direttamente dall’atrio. Al centro di una delle pareti, un grande camino acceso emanava un gradevole tepore.
Era arredata con numerosi tavoli rotondi, ciascuno dei quali era circondato da diverse sedie imbottite, coperto da una tovaglia a piccoli fiori colorati e decorato da un centrotavola ricolmo di frutta fresca.
Uno solo era apparecchiato per la colazione ed era occupato da un giovane uomo. La folta capigliatura di riccioli rossi e scompigliati dava l’impressione che il suo capo fosse avvolto dalle fiamme.
Appena li vide sventolò la mano con la quale teneva una mezza brioche e sorrise, cercando di masticare in fretta.
Si ripulì le mani alzandosi e mosse qualche passo nella loro direzione, mentre Axhel, che nel frattempo lo aveva raggiunto, gli posava un piccolo bacio sulle labbra.
-Draco, ti presento mio marito, Liam.
-E’ un piacere conoscerti, Draco! Un vero piacere! – disse con entusiasmo Liam, mentre gli stringeva la mano – Non sai che sollievo sia averti finalmente qui con noi. Sono mesi che Axhel è intrattabile. Adesso finalmente potremo rilassarci tutti.
Draco cercò di ricambiare il sorriso, mentre si sedeva sempre più sconcertato e si serviva timidamente un muffin.
-Pensavo di non riuscire a vedervi –  continuò Liam, bevendo velocemente il suo tè – Sono già in pauroso ritardo! Ci è appena giunta notizia che qualcuno, questa notte, si è divertito in un villaggio di babbani.
Si alzò posando il tovagliolo e baciò di nuovo Axhel.
-Ci vediamo questa sera. E tu, Draco, non permettergli di tiranneggiarti. E’ terribile quando gioca a fare l’insegnante.
Evitò abilmente uno scappellotto e uscì velocemente, ridendo.
Anche Axhel ridacchiò divertito, ma poi, subito si fece serio.
-I Mangiamorte… nell’attesa di sottomettere il mondo magico, passano il tempo a fare scherzi crudeli ai babbani. Non c’è giorno in cui non dobbiamo intervenire, e non sempre arriviamo in tempo. C’è già così tanta sofferenza nel mondo, senza che ci si debbano mettere anche loro!
Draco posò il muffin morsicato e si coprì la bocca con il tovagliolo, lo sguardo basso.
-Ehi! – gli sorrise Axhel, posandogli una mano sulla spalla – Non devi sentirti in colpa! Nessuno può scegliere il luogo in cui nascere, né ritenersi responsabile per azioni compiute da altri.
Draco annuì posando il tovagliolo e sorseggiò lentamente il suo tè. Non si era mai sentito così fuori posto e vulnerabile.
-Finiamo di mangiare, che poi ho qualcosa da mostrarti.

Con lo stomaco pieno, comodamente seduto al caldo, Draco cominciò a rilassarsi.
Axhel sembrava gentile e disponibile oltre ogni ragionevole limite, così il ragazzo si sentì a proprio agio nel porgli qualche domanda.
-Dove… dove ci troviamo?
-Mi spiace, ma non posso dirtelo. Non è che non ci fidiamo di te… è solo che, visto che probabilmente tornerai a Hogwarts, se mai dovessero catturarti non potrai rivelare dove ci nascondiamo.
Draco annuì.
-Questa casa… ci abitate solo voi, tu e di Liam?
-Certo che no! – esclamò Axhel ridendo – Sono già tutti usciti. Attualmente siamo solo una ventina, perché chi è sposato con un mago o un babbano, o le coppie che hanno figli non Engill, vivono sparsi per il mondo, in incognito, per dare una vita normale ai loro familiari. E poi ci sono altre quattro piccole comunità, altrettanto ben nascoste.
-Capisco… e capita sovente che due Engill abbiano figli che non lo sono?
-Praticamente sempre… l’unica famiglia completamente Engill è quella di Liam. E’ un caso molto particolare. I suoi genitori sono quasi coetanei, il che è già strano di per sé, e i loro tre figli sono tutti Engill.
-Perché è strano che siano coetanei?
-Vedi, Draco… è molto difficile che nasca più di un Engill per ogni generazione… in tutto il mondo.
Il ragazzo lo fissò sbalordito, gli occhi ridotti a due fessure nello sforzo di assimilare ciò che gli veniva rivelato.
-Uno ogni…? Questo significa che adesso non ce ne sono altri come me… altri che devono imparare?
-Oh! No, no! L’ultimo, anzi, l’ultima di cui abbiamo avuto notizia è nata più di quarant’anni fa, in India. Ma se ne è occupata la comunità orientale.
-Ma allora, scusa… tu quanti anni hai?
Axhel rise sinceramente divertito.
-Ho appena compiuto duecentoventitre anni. Liam invece ne ha duecentocinquantuno. Sono stato il primo, dopo lui e i suoi fratelli.
Draco ridacchiò nervosamente, scuotendo il capo.
-Non so perché ancora mi stupisco, dopo tutto ciò che ho visto ultimamante! Dunque voi siete… immortali?
-No, non lo siamo. Possiamo mantenerci in buona salute ed avere sempre un aspetto giovane, ma se veniamo feriti gravemente corriamo il rischio di morire prima di riuscire a recuperare le forze, se non veniamo aiutati.
-Scusa se te lo chiedo, ma tu sembri diverso… non sei nato qui, vero?
-No. Provengo da una tribù Cheyenne. Ho vissuto varie vicissitudini e alla fine ho conosciuto mio marito e mi sono trasferito qui con lui. Axhel è una specie di diminutivo. Il mio nome completo è troppo lungo e decisamente impronunciabile!
-E Silente? Come hai conosciuto…anzi, com’è che lui vi conosce, visto che a quanto pare nessuno sa della vostra esistenza?
-Della “nostra” esistenza, Draco – si premurò di sottolineare – Ricorda che anche tu sei uno di noi, lo sei sempre stato. Per quanto riguarda Albus, la storia è lunga. Magari un giorno te la racconterò, ma adesso abbiamo altro da fare. Seguimi.
Tornarono nell’atrio e si diressero verso la grande scala d’argento.
-Qui al piano terra abbiamo la cucina, la dispensa e gli alloggi degli elfi, solo perché non vogliono saperne di dividere con noi gli appartamenti ai piani superiori. Al secondo piano c’è una grande biblioteca e alcuni locali che usiamo per riposare e meditare…
Si interruppe sentendo lo sbuffo divertito del ragazzo.
-Lo trovi divertente?
-No, scusa… è solo che non mi ci vedo proprio a “meditare”. Non penso che userò molto quei locali…
 -Ti assicuro che tra qualche tempo troverai la cosa estremamente utile, forse addirittura necessaria. Ci fermeremo più tardi, qui. Adesso saliamo. Ti è stata assegnata una stanza accanto al nostro appartamento,  al quinto piano, così potrai venire da noi quando vorrai, se ti sentirai solo. Questo è il terzo, ed è riservato agli ospiti.
Attraversarono un passaggio ad arco e percorsero un corridoio sul quale, a intervalli regolari, si aprivano numerose porte. Giunti al fondo si ritrovarono di fronte ad una grande vetrata  affacciata su un piccolo terrazzo chiuso, un giardino d’inverno, oltre il quale si intravedeva soltanto la sterminata distesa di ghiaccio.
Tra le piante fiorite, Narcissa e Lucius Malfoy sedevano su poltroncine di bambù, accanto ad un tavolino da tè.
Lo sguardo di sua madre vagava assente su un cespuglio di camelie, mentre suo padre sfogliava distrattamente il libro che teneva sulle ginocchia.
Draco era rimasto di sasso a quella vista. Era l’ultima cosa che si sarebbe aspettato di trovare.
-Non temere, non possono vederci.
Stava per replicare alla strana affermazione del suo accompagnatore, quando suo padre chiuse il libro e guardò nel vuoto davanti a sé, proprio nella loro direzione.
Draco emise un singulto e si voltò di scatto, affondando il viso contro la spalla di Axhel e aggrappandosi convulsamente al suo abito.
L’Engill lo avvolse tra le braccia, accarezzandogli i capelli.
-Non è un bello spettacolo, vero? Ma non preoccuparti, ti insegnerò subito a controllare le tue percezioni: è la cosa più facile. Vedrai che riuscirai a trascorrere serenamente il giorno di Natale in loro compagnia.
-Non mi sembra una buona idea… - sussurrò il ragazzo contro la morbida stoffa della tunica.
-Sì che lo è! E… Oh! Ecco… Guarda! Guardalo adesso!
Draco, incuriosito dal tono entusiasta, azzardò un’occhiata furtiva.
Sua madre si era alzata e, china sul marito, gli aveva sussurrato qualcosa, una mano ad accarezzare i lunghi capelli di platino.
In risposta, Lucius aveva sollevato il capo verso di lei con un sorriso e si erano scambiati un piccolo bacio.
Draco era rimasto ad osservare la scena a bocca aperta. Aveva già visto i propri genitori scambiarsi qualche gesto d’affetto, ovviamente, ma da quella prospettiva tutto assumeva una luce diversa, nel vero senso della parola.
-Hai visto? Basta poco per rischiarare anche le tenebre più profonde. E avresti dovuto vederli quando ho portato loro tue notizie!
Lo strinse ancora un attimo a sé, il braccio intorno alle sue spalle, poi lo allontanò con un sospiro.
-Mi dispiace, ma come potrai immaginare, non possiamo permettere che si  muovano liberamente nella nostra casa, anche se non possono scappare. Il massimo che abbiamo potuto offrire loro è stato questo piccolo appartamento che dà sulla serra…
Draco si riscosse e gli si rivolse sorpreso.
-Perché siete così gentili con loro? Se fossero stati al vostro posto, vi avrebbero gettati in una segreta fredda e buia, con un tozzo di pane ammuffito!
-Non essere sciocco! – gli sorrise Axhel, aggrottando le sopraciglia – Non abbiamo segrete fredde e buie! E poi sono pur sempre  i tuoi genitori! Meritano ogni riguardo.
Draco si voltò di scatto, allontanandosi dalla vetrata.
-Possiamo incominciare subito?... per favore?
-Ehi, quanta fretta! – rise l’Engill – Prima finiamo il giro. Ti faccio vedere la tua camera.
Arrivati al quinto piano, lo introdusse in una stanza abbastanza spaziosa, tutta di legno, con un letto a baldacchino dalle tende celesti.
Accanto alla finestra c’era uno scrittoio e dall’altro lato una piccola libreria vuota.
In mezzo troneggiava il suo baule.
-Sistemati, riposa e se hai bisogno di qualcosa mi trovi  qui accanto. Se no, ci vediamo di sotto per il pranzo. Nel pomeriggio inizieremo con qualche semplice esercizio.
Sorrise ancora una volta e fece per uscire.
-Axhel… - lo fermò Draco – Sono… io… sono come mio padre?
L’altro gli rivolse uno sguardo pieno di affetto e comprensione.
-No, Draco. Tu non sei come lui. – gli appoggiò le mani sulle spalle – C’è dell’oscurità in te, ed è quella che ti fa sentire a disagio e insicuro. Non ti dirò che sarà facile, perché non lo sarà affatto, ma quando te ne sarai liberato, vedrai che tutto ti sembrerà quasi naturale.
Draco annuì cercando di sorridere e cominciò a darsi da fare intorno al baule, ma appena la porta si fu chiusa alle spalle del suo mentore, si fermò appoggiandosi alla sponda del letto.
Guardò ciò che teneva in mano, senza vederlo, e tutta la tensione accumulata fino a quel momento si fece improvvisamente sentire, con tutto il suo insostenibile peso.
Si accasciò a terra, appoggiando la fronte alla soffice trapunta e lasciò libero sfogo alle lacrime.




Capitolo 8

Draco si riscosse e si guardò intorno sbattendo le palpebre.
Doveva essersi appisolato, seduto  a terra sul morbido scendiletto color crema.
La coperta imbottita conservava ancora un vago ricordo delle sue lacrime, lì dove aveva appoggiato il viso.
Si rialzò, cercando di sistemarsi gli abiti tutti sgualciti, e mosse qualche passo attraverso la stanza, soffermandosi di fronte alla finestra.
Da quell’altezza si godeva di un panorama singolare: una sterminata distesa innevata che in lontananza terminava ai piedi di una catena montuosa.
Nonostante fosse ormai tarda mattinata, nel cielo cupo si intravedeva soltanto una tenue luce, più simile a quella dell’alba.
Draco tirò su con il naso e si stropicciò gli occhi, voltandosi a guardare la sua nuova stanza.
Per quanto tempo sarebbe stato prigioniero in quel posto sperduto tra i ghiacci, tra gente con la quale sentiva di non aver nulla in comune, e con due genitori che non conosceva più?
Lo sguardo gli cadde su una porta, a destra del letto, mimetizzata nella parete di legno.
Appoggiò la mano sulla maniglia e la abbassò lentamente, sbirciando attraverso lo spiraglio.
Su uno sfondo di piastrelle color verde acqua, faceva bella mostra di sé una vasca di metallo laccato bianco, poggiata  su grosse zampe di bronzo.
Aprendo completamente la porta, si fece avanti osservando il resto del bagno, non grande, ma abbastanza spazioso per una persona sola.
Aprì il rubinetto e constatò con piacevole sorpresa che l’acqua era gradevolmente tiepida, così si tirò su le maniche e si sciacquò le mani e il volto, poi si appoggiò al lavandino e scrutò il suo riflesso nello specchio.
Indossava ancora la divisa di Hogwarts. La sua attenzione fu attratta dai colori della cravatta e dallo stemma che campeggiava sul fondo scuro della sua giacca.
Si domandò come avesse potuto essere smistato a Serpeverde.
L‘educazione ricevuta come erede della dinastia Malfoy aveva avuto un impatto così devastante sulla sua personalità, oppure, più semplicemente, le qualità che lo avevano reso tale facevano davvero parte della sua natura?
Ma allora, che razza di Engill sarebbe stato?
Sarebbe mai riuscito a liberarsi dall’oscurità che lo tormentava, come aveva detto Axhel, o sarebbe stato costretto a condurre un’esistenza a metà, non più un mago come gli altri, seppur da sempre molto dotato, ma allontanato dai propri simili, perché incapace di sviluppare quelle qualità che erano proprie della sua specie?
D’impulso si strappò la cravatta dal collo e tornò velocemente verso il baule. Come primo passo doveva togliersi di dosso quei colori.
Si sfilò la giacca e il maglione, rovistando tra le sue cose alla ricerca di un abbigliamento più adatto.
Sull’altra parete, alcuni pomelli erano indizio dell’esistenza di altre porte.
Ne tirò uno e l’anta che si aprì rivelò l’interno di un armadio, nel quale cominciò a riporre ciò che, a mano a mano, tirava fuori dal suo bagaglio.
Tutte le sezioni del grande guardaroba erano vuote, tranne una, nella quale erano appese diverse tuniche bianche, che ricordavano molto quella indossata da Tuvy.
Vinto dalla curiosità, ne prese una e se la mise davanti, guardandosi  nello specchio applicato al lato interno della porta.
Ripensò al piccolo elfo che poche ore prima l’aveva accolto con un sorriso amichevole e si rese conto che mai, spontaneamente, avrebbe potuto considerarlo un proprio simile, come invece sembrava più che naturale per Axhel.
 “Ecco Draco, l’elfo domestico!” penso ridacchiando tra sé . Chissà se anche i suoi piccoli servi, qualche volta, si guardavano allo specchio, ponendosi domande sulla propria natura.
Riappese la tunica dove l’aveva presa e tornò al baule, nel quale finalmente trovò il suo abito preferito.
Si sfilò velocemente la camicia e i pantaloni della divisa e lo indossò, non senza una certa soddisfazione.
Terminata l’operazione si piazzò davanti allo specchio per controllare, com’era sua abitudine, che ogni particolare fosse perfetto.
La  casacca nera con il colletto alto, indossata sopra una delle sue pregiatissime camicie fatte su misura, fasciava perfettamente il suo corpo asciutto e slanciato, così come i pantaloni dello stesso colore.
Ecco Draco Lucius Malfoy.
L’immagine che lo specchio gli rimandava era quella del rampollo di nobile famiglia che i suoi genitori avevano voluto che fosse.
Soltanto pochi giorni fa quell’aspetto gli era sembrato il più appropriato, l’unico adatto alla sua persona.
Che colossale bugia! Che illusione patetica!
L’avevano allevato secondo una rigida disciplina, perché un giorno potesse prendere il posto di suo padre, ma di certo non avevano immaginato che quel giorno sarebbe arrivato tanto presto, e che, non ancora maggiorenne, sarebbe stato marchiato e mandato al macello come un animale sacrificale.
Non si erano resi conto, e lui stesso non poteva saperlo, che quell’aspetto era soltanto una scorza, una pelle posticcia che gli avevano incollato addosso, giorno dopo giorno, ma che non gli apparteneva.
Continuò ad osservare la propria figura, paragonandola a quella dei due Engill che aveva conosciuto quel giorno, chiedendosi come si sentissero, che cosa pensassero, e se mai, un giorno, sarebbe stato alla loro altezza.
Allora fece l’unica cosa che gli rimaneva da fare.
Cominciò a liberarsi di quella buccia inutile, con movimenti lenti ma determinati, come nell’esecuzione di un rituale.
Un bottone dopo l’altro, si sfilò la casacca e la ripose con cura in un angolo.
Poi fu la volta della camicia e dei pantaloni, sempre con gli stessi gesti misurati.
Si liberò anche della biancheria e andò nel bagno.
Non faceva freddo, ma mentre aspettava che la vasca si riempisse, un brivido precorse la sua schiena.
Chiuse gli occhi per assaporare quella sensazione e imprimersela nella memoria: voleva ricordare ogni singolo particolare di quel momento.
Si immerse nell’acqua tiepida e si rilassò con un lungo sospiro.
Si lasciò scivolare sotto la superficie e ne riemerse soltanto per riprendere fiato.
Si lavò accuratamente, poi si alzò in piedi e lasciò che il getto della doccia lavasse via la schiuma profumata. Quando finalmente ne ebbe abbastanza, uscì dalla vasca e si asciugò con meticolosa attenzione.
Tornò davanti allo specchio, e ciò che vide fu soltanto un corpo giovane e bello, privo di costrizioni.
Anche i suoi capelli avevano perso il velo di gel e ricadevano liberi intorno al suo capo e al suo viso.
Quelle erano le sue vere sembianze, qualunque fosse il suo nome.
Adesso non gli restava altro che mettere da parte le abitudini e le idee che gli erano state inculcate, e decidere che cosa fare della propria vita.
“Facile a dirsi”, pensò.
Prese con reverenza la tunica e la indossò. Era molto leggera, ma sorprendentemente calda.
Ancora una volta scrutò il proprio riflesso e finalmente sorrise.


(continua)

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Capitolo 8
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

La mattina del giorno di Natale, Draco era sceso con  Axhel  al terzo piano.
Ancora non era convinto che fosse una buona idea, ma ormai aveva deciso di seguire i consigli del suo mentore e di affidarsi alla sua guida, e non era tipo da cambiare idea alla prima difficoltà.
-Non sanno chi siamo – gli aveva spiegato il giorno prima – Abbiamo deciso di lasciarli alle loro congetture, per darti la possibilità di scegliere se e quando informarli. Naturalmente sei libero di uscire quando vuoi, ma so che a loro farebbe molto piacere se restassi per tutto il giorno.
Così aveva indossato il suo abito nero e aveva preso i doni che aveva portato con sé da Hogwarts.
Settimane prima, durante un’uscita a Hogsmead, aveva trovato quei due oggetti e aveva pensato che sarebbero stati il regalo perfetto per i suoi genitori.
Passeggiando per le strade del villaggio la sua attenzione era stata irresistibilmente attratta da uno scintillio proveniente da una vetrina: un angelo di cristallo dalle finiture insolitamente perfette, con grandi ali che sembravano intagliate nel diamante, la tunica che ricadeva in morbide pieghe e le mani accostate in avanti, ad offrire la corolla di un fiore dai piccoli petali disposti in cerchi concentrici, simile ad una ninfea.
Nella libreria, invece, aveva trovato un volume sulle leggende del mondo magico, dalla rilegatura pregiata e ricco di miniature. Conteneva un lungo capitolo sugli Engill.
Sorrise tra sé, ripensandoci. Era stata più che una felice intuizione.
Pur non potendo sapere che avrebbe avuto l’occasione di consegnarli, aveva ugualmente infilato i pacchetti nel baule.

Narcissa e Lucius sedevano impazienti nel piccolo soggiorno, lanciando sovente rapide occhiate alla porta, che sapevano chiusa dall’esterno.
Pur essendo abituati a ricevere sempre un trattamento di riguardo, i coniugi Malfoy non potevano che stupirsi, ogni volta, per le mille piccole cortesie che i carcerieri riservavano loro. Erano alloggiati più che decorosamente e serviti da una schiera di elfi domestici, sempre pronti a soddisfare ogni ragionevole richiesta. In più, l’uomo dai lunghi capelli neri che quasi ogni giorno faceva loro visita, non entrava mai senza aver prima bussato ed atteso di ricevere il permesso.
Lo stavano aspettando con ansia, poiché aveva promesso che per quel giorno avrebbe portato notizie del loro unico figlio.
Quando finalmente sentirono i due leggeri colpi sulla porta, si alzarono in piedi e Narcissa esclamò ad alta voce:
-Entrate!
La serratura scattò diverse volte, la porta si aprì e Axhel si fece avanti sulla soglia.
Narcissa, incapace di aspettare oltre, mosse qualche passo verso di lui.
-Ha portato notizie di Draco? E’ rimasto ad Hogwarts, vero?
-No…
Ma non ebbe il tempo di continuare, che Narcissa lo interruppe in preda all’ansia.
-Oh, no! Non sarà tornato alla villa…? Lucius!
Si voltò disperata verso il marito, in cerca di conforto.
Lucius mosse faticosamente un passo, appoggiandosi ad una stampella e cercando di mascherare la preoccupazione che chiaramente tormentava anche lui, ma Axhel li prevenne scostandosi dalla porta e lasciando entrare Draco.
-Madre!
Il ragazzo si affrettò ad abbracciarla e Narcissa lo accolse tra le sue braccia incapace di proferire parola.
Dopo diversi lunghi secondi lo allontanò per guardarlo, accarezzandogli il volto e baciandolo ripetutamente.
-Draco… - sospirò tra le lacrime - …tesoro mio…
Il ragazzo cercò di rassicurarla con un sorriso, poi la lasciò per rivolgersi a Lucius.
-Padre! – lo salutò abbracciando anche lui, avendo cura di non urtare la stampella sulla quale si reggeva.
-Figliolo… - lo strinse a sé con la mano libera.
Entrambi i Malfoy rivolsero uno sguardo interrogativo ad Axhel e Draco si voltò verso di lui con un cenno di assenso.
-Passate una buona giornata! – augurò loro con un sorriso ed indietreggiò uscendo.
Appena la serratura scattò, Lucius  e Narcissa tornarono ad abbracciare il figlio, subissandolo di domande.
-…come sei arrivato qui? … stai bene? … ti hanno fatto del male?
Draco rise cercando di sottrarsi a tutte quelle premure.
-Madre… padre… state tranquilli, va tutto bene! Sediamoci!
I due si ricomposero e presero posto, l’uno su una poltrona, l’altra sul divano, facendo cenno al figlio di sedersi accanto a lei.
-Tranquillizzatevi – ripetè –non sono prigioniero!
-Sei rimasto alla scuola, vero…?
-Sì – mentì , non sapendo ancora di preciso che cosa avrebbe inventato – ma mi hanno offerto la possibilità di passare qui questa giornata…
-Dunque c’è davvero Silente dietro tutto questo… - dichiarò Narcissa – L’avevamo immaginato…
Draco considerò con attenzione i suoi genitori.
Sua madre era sempre la stessa, bellissima e orgogliosa.
Suo padre, invece, pur conservando la naturale eleganza e l’aspetto fiero, non aveva preso la parola, né commentato l’affermazione della moglie, come avrebbe fatto in altri tempi. Una volta rassicurato sul benessere del figlio, si era limitato ad annuire distrattamente, indifferente alle vicende del mondo. Era come se qualcosa in lui si fosse irrimediabilmente spezzato.
-Non è come pensate,  ma avremo tempo di parlarne… ah! Dimenticavo!
Si alzò ed andò a recuperare i pacchetti che entrando aveva appoggiato su un tavolino, accanto alla porta.
-Buon Natale, madre… buon Natale, padre!
-Oh, tesoro! Che regalo stupendo! – esclamò Narcissa, contemplando l’angelo di cristallo. Poi si alzò e lo depose su un ripiano, in bella vista.
-Grazie, figliolo! Un’ottima scelta. – dichiarò Lucius, sfogliando il libro.
Parlarono a lungo delle gite a Hogsmead, della scuola, di libri e di incantesimi.
All’ora di pranzo sulla tavola comparvero stoviglie e portate degne del miglior banchetto natalizio.
Consumarono il pasto in un'intimità che non si erano mai concessi nella loro stessa casa e Draco fu grato ad Axhel di averlo spinto a quel passo.
Dopo aver mangiato, Lucius si ritirò per riposare e Draco rimase solo con la madre.
-Madre, che cosa gli è successo? E’ stato ferito durante il rapimento?
-No, caro…  è stata soltanto una delle tante… - si portò una mano alla bocca per soffocare il pianto, ma subito si ricompose – Tu sai quanto possa essere terribile la furia del Signore Oscuro…
-Ha continuato a torturarlo? – domandò incredulo – Anche dopo avermi affidato quella missione assurda? Pensavo si sarebbe accontentato di aspettare il mio fallimento…
-Tu non fallirai, tesoro, ne sono convinta!- esclamò Narcissa con fervore - Mia sorella sarà felice di aiutarti, e non devi lasciarti ricattare da questi… queste persone! Non temere per noi. Per adesso hanno avuto la meglio, ma in fondo sono dei deboli… non avranno il fegato di farci del male!
Draco scattò in piedi, e le voltò le spalle, cercando con tutte le sue forze di mettere in pratica la prima lezione di Axhel, per evitare di vedere oltre gli occhi di sua madre.
Quando fu sicuro di avere il controllo sulle proprie percezioni, tornò a guardarla.
-Madre, non posso credere che possiate ancora desiderare di compiacere il Signore Oscuro. Qualunque cosa possiamo fare, non sarà mai abbastanza per metterci al sicuro… distruggerà ogni cosa! Quando avrà finito con i babbani e i mezzosangue, toccherà a tutti gli altri, finché non resterà più nulla…
Narcissa guardò il figlio sbalordita, improvvisamente consapevole.
-Tu… tu hai tradito il Signore Oscuro…? Hai… hai tradito tutto ciò in cui abbiamo sempre creduto, ciò per cui tuo padre ha lottato e sofferto…?
Draco si sedette di fronte a lei e prese tra le sue le mani che la donna stringeva convulsamente in grembo.
-Madre, - disse con tono grave – è stato lui a tradirci. Il Signore Oscuro ci ha promesso la grandezza, la gloria, ma ha mentito. Non ci sarà mai gloria in ciò che ci ha costretti a fare. Vi prego madre, fidatevi di me. Ho promesso che avrei ridato lustro al nostro nome, ed è quello che farò, ma non nel modo in cui pensate.
Narcissa abbassò il capo e incominciò a piangere silenziosamente.
Draco cinse le sue spalle con un braccio e la strinse a sé.
-Ha sofferto così tanto… - bisbigliò tra i singhiozzi – Ha anche implorato il Signore Oscuro di prendere la sua vita in cambio della tua libertà, ma lui invece lo ha… - si interruppe con un singulto e non riuscì a continuare.
-Shh! Shh! E’ tutto finito… adesso siete al sicuro. Nessuno vi farà più del male.
Narcissa pianse ancora contro il petto di suo figlio e quando si fu calmata sollevò il capo con un sorriso triste.
-Sta molto male. La frattura alla gamba non si è saldata a dovere e a volte gli provoca un dolore insopportabile.
-Troveremo un rimedio anche a questo.

Più tardi, quando Axhel venne a riprenderlo, Draco mise da parte l’orgoglio per perorare la causa di suo padre.
-Senti Axhel… non fraintendermi, io capisco benissimo che nessuno abbia voluto curare mio padre, non vi biasimo, credimi… e sarebbe davvero ingiusto da parte mia chiederti un favore così grande, ma… mi domandavo se non sarebbe possibile fare qualcosa, almeno per alleviargli il dolore…
-No, Draco – rispose tranquillamente Axhel – non credo proprio che tu possa capire…
-Sì, invece! Io… io l’ho visto! E’ una persona davvero orribile e capisco che nessuno voglia avvicinarlo, ma penso anche che stia cominciando a rendersi conto di aver sbagliato, se non altro per tutto ciò che ha patito…
-Draco… - cercò di interromperlo – Draco! Ascolta, mi hai frainteso. Ognuno di noi sarebbe più che felice di poterlo curare, ma ho preferito aspettare. Comunque non sono senza cuore. Gli fornisco regolarmente una pozione preparata appositamente da Piton, ma non la prende. Forse teme che vogliamo avvelenarlo.  Ho anche avuto una lunga discussione con Liam, a questo proposito, ma lui non può capire la tua situazione. E’ un’occasione che non possiamo lasciarci sfuggire.
-La mia situazione…?
-Dimmi, Draco, quando cammini per le strade e incontri delle persone, degli sconosciuti, che cosa pensi?
-Niente… - rispose esitando, non molto sicuro di capire dove l’altro volesse andare a parare.
-Se incontri una persona ferita, magari un babbano, ti fermi ad aiutarlo?
-Sai bene che mi è stato insegnato a disprezzare i babbani… - sussurrò a bassa voce.
-Infatti. E’ proprio questo che intendo. Al contrario di te, io sono cresciuto libero, nelle praterie del Nuovo Mondo. Mio padre era lo sciamano della tribù, un mago buono e saggio. Alla tua età ero già in grado di curare qualunque creatura, sia essa uomo o animale. Per me è sempre stata una cosa naturale. Ma tu dovrai procedere per gradi. Ecco il mio programma: ti farò fare qualche esercizio innocuo, giusto per prendere dimestichezza con la tua capacità di auto-guarirti. Poi passeremo a qualcosa di facile, come curare un graffio ad un’altra persona. Abbiamo un elfo particolarmente distratto che si procura continuamente delle scottature, quando lavora ai fornelli. Potrai esercitarti con lui.
Guardò di sfuggita il ragazzo, per sondare la sua reazione, ma lo vide soltanto molto attento e interessato.
-…e poi, quando ti sentirai pronto ad affrontare qualcosa di più impegnativo, potrai guarire tuo padre. Sarà più facile incominciare con qualcuno che ami. Naturalmente, in quell’occasione potrai scegliere di dire loro la verità, se lo riterrai opportuno…
Draco rimase un minuto in silenzio, fissando il pavimento, assorto nei propri pensieri.
Poi prese un lungo respiro e sollevò lo sguardo, puntando le sue iridi color ghiaccio in quelle scurissime del suo mentore.
-D’accordo. Quando cominciamo?

(continua)

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Ci siamo avvicinando alla fine del flash back.
"Finalmente!" direte voi "non se ne poteva più!". Lo so, è venuto un po' lungo, ma non ho trovato altro modo per descrivere il cambiamento di Draco. Mi sembrava un po' troppo scontato fargli spuntare l'aureola solo perché aveva scoperto di essere diverso... non so, ditemi cosa ne pensate.
Intanto ringrazio chi ha avuto la pazienza di seguirmi fin qui e auguro a tutti un felice 2010.

hai_chan! Presto il tuo Dracuccio scoprirà che il verde non è soltanto il colore delle serpi... e gli piacerà. Ihihih! Continua a commentare! Bac8lo

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Capitolo 9
*** Capitolo 10 ***



Buon 2010 a tutti!
Spero lo abbiate cominciato bene, così eccomi qui a tediarvi con un altro capitolo, frutto dei miei vaneggiamenti.
In questo clima festivo siamo già abbastanza assediati dall'attacco di dolciumi di ogni genere, e questo capitolo (almeno la prima parte) tende ad incrementare pericolosamente il livello di zuccheri, quindi... lettore avvisato mezzo salvato!

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Capitolo 10

C’è un proverbio che recita: “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.
Per Draco quel mare si rivelò più grande di mille oceani.
Imparare a guarire sé stesso fu praticamente uno scherzo, ma quando si trattò di farlo ad altre persone, nonostante fosse armato di tutta la buona volontà di cui era capace, non riuscì a curare nemmeno la puntura di uno spillo.
-Sbagli atteggiamento – ripeteva pazientemente Axhel – Prova a “guardarlo”, magari ti può aiutare…
-L’ho fatto! Ho visto che è una persona eccezionale e ho desiderato aiutarlo, ma per quanto mi concentri, non succede nulla! Perché non mi lasci provare con mio padre? Forse con lui potrei capire cosa sto sbagliando…
-No, è troppo difficile. Il dolore che proveresti ti bloccherebbe comunque, e sarebbe peggio. Devi incominciare con qualcosa di meno traumatico.
Per tre mesi avevano provato.
Tutti gli abitanti della casa, Engill e Elfi, erano ormai suoi amici e si erano prestati in vari modi, ma non era servito.
Axhel lo aveva portato più volte in un grande ospedale di una città che non conosceva, dove potevano passare inosservati, ma anche lì non c’erano stati miglioramenti.
Dopo l’ennesima giornata passata a osservare il lavoro di Axhel e a fare tentativi inutili, Draco stava camminando a testa bassa verso il vicolo dal quale si sarebbero smaterializzati.
Sull’angolo incontrarono un altro Engill e Axhel si fermò a parlare brevemente con lui.
Mentre aspettava, Draco sentì  dei miagolii provenire dal vicolo e si guardò intorno.
In un angolo, alcuni gatti soffiavano aggressivi contro un loro simile, per scacciarlo. Il povero animale si allontanò di un po’, ma poi si appiatti contro il muro, grattandosi insistentemente un orecchio già tutto sanguinante. Aveva anche la coda mozza, lunga sì e no la metà di ciò che doveva essere in origine, ricordo di chissà quale sfortunato incontro.
Il ragazzo si chinò verso di lui, allungando cautamente una mano per accarezzarlo. Il poveretto doveva essere esausto perché non provò neanche a scappare, ma si fece soltanto piccolo piccolo.
-Ehi … guarda in che stato sei ridotto! Certo che come gatto lasci un po’ a desiderare… non c’è da stupirsi che ti abbiano cacciato. Sei proprio come me… uno di questi giorni decideranno che come Engill faccio schifo e mi butteranno fuori…
Lo raccolse con l’intenzione di aiutarlo come poteva, pensando che al suo posto sarebbe stato grato a chiunque gli avesse prestato un po’ di attenzione.
- Magari potremo farci compagnia…
Il micio si irrigidì, ma lo lasciò fare.
-Fammi vedere cos’hai qui – sussurrò spostando cautamente le ciocche di peli intrisi di sangue rappreso.
-Deve essere proprio fastidioso, eh?
Un formicolio lo indusse a grattarsi distrattamente dietro l’orecchio destro, ma subito dopo fu raggiunto da un dolore pungente.
-Ahi! No, fa proprio male!
Solo quando si portò la mano davanti agli occhi e vide che era insanguinata, si rese conto di ciò che stava succedendo.
Intanto il gatto aveva incominciato a sporgere insistentemente la testolina in cerca di quel tocco portatore di sollievo.
-Draco, possiamo andare… - disse Axhel mentre lo raggiungeva – Che cosa stai facendo?
Il ragazzo gli sorrise, per come poteva.
Teneva la testa piegata da un lato, l’occhio semichiuso e la bocca storta in una smorfia sofferente, ma sorrideva.
-Guarda! – esclamò con una nota di sbalordita felicità, mostrandogli l’animale tutto intento a fare le fusa sotto le sue carezze. –Ha qualcosa nell’orecchio, per questo se l’è quasi staccato a furia di grattarlo… ahi!
-Per Metatron, ragazzo! Guarda come ti sei conciato! Hai sangue da tutte le parti! Sarà meglio che ti porto a casa…
Si mise dietro le sue spalle e lo circondò con le braccia, trascinandolo con sé nella smaterializzazione.

Appena raggiunto il caldo atrio della loro dimora, il gatto balzò a terra, un po’ traballante, e cominciò a trotterellare in giro, annusando furtivamente ogni angolo.
-Tuvy! – chiamò Axhel e immediatamente l’elfo si materializzò accanto a loro.
-Padroncino Draco! Che cosa ti è successo?
-Ce l’ho fatta, Tuvy! – esclamò entusiasta, premendosi convulsamente il palmo della mano sul lato insanguinato della testa – Ho capito come si fa! Ahi, accidenti, che male!
-Ma è fantastico! Complimenti, padroncino!
-Tuvy, per favore – intervenne Axhel sbrigativo – trova una sistemazione per il gatto e dagli da mangiare. Io intanto mi occupo del  nostro veterinario in erba…
Con un rapido movimento della bacchetta fece sparire le striature di sangue dagli abiti e dalle mani di Draco, appellò una garza per tamponare la ferita e poi lo sostenne accompagnandolo verso le scale.
-Vieni, andiamo in camera tua. Intanto comincia a fare ciò che sai…
-Sì, sì… lo sto facendo! – replicò senza smettere di sorridere.
Una volta raggiunta la sua stanza, si sdraiò sul letto e si rilassò per qualche minuto, respirando profondamente.
Axhel si sedette accanto a lui, aspettando pazientemente.
Poco per volta il dolore si fece meno intenso e  la ferita esterna cominciò a rimarginarsi.
Draco sospirò ed aprì gli occhi.
-Ha funzionato…  Ci sono riuscito, finalmente…
-Sì, sei stato bravo.
-Davvero?  Tre mesi mi ci sono voluti… tre mesi…
-Credimi Draco, sei stato bravo. Pensavo ci sarebbe voluto di più. Sono molto soddisfatto.
-Allora devo proprio essere messo male… più di quanto possa immaginare, vero?
-Lo eri, amico mio… lo eri.

Qualche giorno dopo, era l’inizio di aprile, Draco se ne stava sdraiato di traverso sulla sua poltrona preferita, la testa su un bracciolo e le gambe penzoloni sull’altro, in una di quelle che Axhel chiamava “stanze per la meditazione”.
Erano calde e accoglienti, piuttosto grandi, ma suddivise in zone più piccole da morbidi drappeggi semitrasparenti e arredate con poltrone, cuscini e tappeti, dove ci si poteva appartare per leggere, pensare o semplicemente riposare.
Nell’aria aleggiava sempre un sottilissimo profumo di incensi ed essenze profumate, ed un incantesimo rendeva  possibile ascoltare musica senza che gli altri ne fossero disturbati.
All’inizio Draco aveva pensato che fosse una cosa quantomeno ridicola, ma con il passare del tempo si era dovuto ricredere.
Nemmeno le lussuosissime stanze di villa Malfoy riuscivano ad uguagliare quel piccolo angolo di mondo: un vero paradiso, un luogo in cui riusciva a mettere a fuoco i suoi problemi e a recuperare l’equilibrio, soprattutto dopo i continui, brucianti fallimenti.
Quel pomeriggio era andato dai suoi genitori, per la prima volta dopo il giorno di Natale, e aveva finalmente curato la frattura di suo padre. Tuttavia non se l’era sentita di dire loro la verità e si era limitato a rivelare di aver sviluppato il potere di guarire.
La loro reazione era stata quella che si era aspettato.
Dopo qualche momento di preoccupazione per la sua stessa salute, si erano dimostrati orgogliosi ed eccitati, e lo avevano incitato ad usare al meglio il proprio potenziale.
Il “meglio” secondo i loro parametri, naturalmente.
Gli avevano consigliato di scegliere i pazienti in modo molto selettivo, in base alla purezza del sangue e alla disponibilità economica, e quando casualmente aveva accennato al fatto che Axhel presto gli avrebbe permesso di affiancarlo nelle sue incursioni nel mondo babbano, avevano cercato ardentemente di dissuaderlo.
Se un tempo si era sentito positivamente spronato dal loro atteggiamento, adesso lo sentiva come una zavorra che tentava di frenarlo.
Passare quei mesi esclusivamente in compagnia degli altri Engill lo aveva cambiato profondamente.
All’inizio aveva cercato razionalmente e quasi disperatamente di adeguarsi al loro stile di vita, ma poco per volta si era reso conto che qualcosa si agitava nel suo intimo e gli era sufficiente lasciarlo emergere.
L’influenza che i suoi genitori esercitavano inevitabilmente su di lui contrastava con ciò che sentiva nel profondo, per questo si era rifugiato in quel luogo, con il suo nuovo amico.
Accarezzò delicatamente il gatto che se ne stava acciambellato sul suo ventre. Lo aveva chiamato Dray, il nomignolo che gli avevano affibbiato i suoi compagni di scuola, perché era il primo essere con cui era riuscito ad identificarsi.
 Il pelo nero, un po’ lungo, sempre inspiegabilmente  arruffato, e gli occhi di un verde brillante, gli davano un’insistente sensazione di dèjà vu che lo fece sorridere.
Ripensò ad altre iridi smeraldine, che si aprivano come finestre su un mondo di luce davvero singolare, e ricordò il monito di Axhel: aveva raggiunto i primi risultati, ma doveva ancora fare i conti con alcuni aspetti della sua vita che, ne era certo, gli avrebbero  dato del filo da torcere.

(fine flash back)


-Axhel aveva ragione. Non è stato facile cambiare, ma – Draco sorrise ammiccando – per un Malfoy, il fallimento non è un’opzione.
Il trio aveva ascoltato il racconto con gli occhi sempre più sgranati.
La prima a riprendersi fu Hermione.
-E i tuoi genitori? Sono ancora là?
Draco fece un respiro profondo e ruotò gli occhi in giro per la stanza.
-Ah! I miei genitori…! Sì, sono ancora là, ancora convinti che potrei trarre maggior vantaggio dalla mia nuova posizione, che dedicarsi a elfi e babbani è una perdita di tempo e di certo non è un’occupazione degna dell’erede di una nobile e antica famiglia purosangue.- scosse il capo con un sorriso triste – Mi verrebbe da dire che non cambieranno mai, ma Axhel non approverebbe.
-E… ci sarebbe ancora una domanda, a cui non sono riuscita a dare una risposta. Che cosa sai degli antichi Engill? Silente aveva detto a Harry che sono stati sterminati, ma in realtà tutte le cronache si fermano al momento in cui incontrarono una congrega di maghi oscuri…
Draco la fissò dritto negli occhi per qualche istante e poi disse, con voce incolore:
-Alcuni di loro furono  imprudenti e troppo fiduciosi nelle proprie capacità. Contro il parere degli altri, vollero affrontare la Magia Oscura, convinti che se l’avessero studiata da vicino, se l’avessero capita, sarebbero riusciti a sconfiggerla. Invece è stata la magia a cambiarli. Quando si resero conto del pericolo che stavano correndo chiesero aiuto ai loro fratelli, i quali accorsero e combatterono contro i maghi oscuri, che li avevano raggirati e usati per i propri scopi. Li sconfissero, ma era troppo tardi. Erano già riusciti a portare a termine la trasformazione. Divennero creature delle tenebre e la loro capacità di guarire si trasformò in un’insaziabile sete di tutte quelle emozioni, come la felicità, che non possono più provare.
A quelle parole Hermione si portò una mano alla bocca, soffocando un singhiozzo, e gli occhi le si riempirono di lacrime.
Harry e Ron la guardarono preoccupati.
-Che cosa c’è, Herm?
- Cosa significa…?
La ragazza distolse lo sguardo da Draco, che adesso fissava il pavimento con occhi lucidi, e si rivolse agli amici, con voce tremante:
-Non avete capito?
-Che cosa? – replicarono in coro i due.
-Gli antichi Engill non sono morti… sono stati trasformati in…
-In cosa? – esclamarono impazienti.
-… in Dissennatori.

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Grazie a tutti voi che avete sopportato anche questo decimo aggiornamento!

hai_chan: grazie! E' bello trovare sempre il tuo commento e spero che la storia sia sempre di tuo gradimento.

invasata: tesshora! Ma certo che sei perdonata! Sei troppo buona: magari proprio perfetta questa storia non lo è, però spero che continuerai a leggerla volentieri.

Al prossimo aggiornamento! ^_^

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Capitolo 10
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

-Continuo a dire che non mi sembra affatto una buona idea, ‘Mione!
-Non essere sciocco, Ronald… non potrebbe avere una compagnia migliore. Se la cosa può tranquillizzarti, una volta sistemati i miei genitori, mi trasferirò anch’io a Grimauld Place.
-Ah… pensavo avremmo passato l’estate insieme alla Tana…
-Lo sai che non è sicuro! Se si venisse a sapere che Harry è a casa tua, tuo padre e i tuoi fratelli potrebbero avere dei problemi… è già abbastanza difficile per loro in questo momento.
-Veramente io intendevo… - bofonchiò il rosso.
-Oh, basta, Ronald Weasley! – esclamò esasperata la ragazza – Se nell’Ordine sono tutti convinti che sia una buona soluzione, non vedo perché tu debba continuare a dubitarne!
Ron le lanciò un’occhiatina di traverso, un po’ sollevato e un po’ triste per il fatto che la ragazza non avesse inteso che si stava riferendo a lei.
Harry ascoltava in silenzio il battibecco, trascinando il proprio baule lungo i corridoi del castello, verso l’uscita. Anche lui avrebbe preferito trasferirsi dai Weasley, ma in fondo era sempre meglio passare l’estate chiuso nella casa di Sirius insieme a Malfoy, piuttosto che in quella degli zii.
I suoi pensieri furono bruscamente interrotti da una piccola mano fredda e ossuta, che artigliò con forza il suo braccio.
-Proprio tu, ragazzo! Proprio tu… - esclamò la professoressa Cooman protendendo il proprio viso verso quello di Harry e osservandolo con aria spiritata, gli occhi abnormemente ingranditi dalle spesse lenti – Sì, proprio tu… ti vedo…!
-Sì, professoressa Cooman – rispose paziente, ma senza riuscire a nascondere una certa divertita ironia – sono qui davanti a lei…
-E anche tu! – continuò, afferrando nello stesso modo uno stupito Draco, che li aveva raggiunti in quel momento – Voi due, oh… una cosa prodigiosa!
I due ragazzi si guardarono in silenzio, poi tornarono a fissare preoccupati l’insegnante.
-… l’ho visto chiaramente! Voi due, qui a Horgwarts… e la più grande veggente che il mondo magico abbia mai conosciuto, più grande persino della mia pro-pro-pro zia Cassandra. Una strega potente, - continuò, abbassando il tono, con lo sguardo perso nel vuoto - ma solo a metà… sì, sì!... solo a metà…
Harry e Draco si liberarono gentilmente dalla sua stretta e ripresero a camminare, lasciandola in mezzo al corridoio, intenta ad annuire con fervore e a  mormorare tra sé.
-Secondo voi cosa voleva dire?
Draco si strinse nelle spalle.
-Magari intendeva una mezza Veela – azzardò Ron, con sguardo sognante e un vago sorriso – come le cugine di Fleur…
Fu prontamente riportato alla realtà da un colpo ben assestato sulla testa con una copia dell’ultimo numero del Cavillo, che Hermione teneva arrotolato in mano.
-Non dire sciocchezze, Ronald… e poi non è di sicuro lo spirito profetico a parlare attraverso la bocca della professoressa Cooman – disse la ragazza, sventolandosi il giornale sotto il naso.
Tutti sorrisero e Draco raggiunse Blaise, pochi passi più avanti.

Il trio si era sistemato in uno scompartimento vuoto.
Appena il treno si mosse, Draco si affacciò alla porta, con aria mesta.
-Vi dispiace se mi siedo qui? Ero di là – indicò con la testa verso la sua destra – con Blaise  e Neville, ma non mi piace fare il terzo incomodo…
-Certo che no! Siediti. – lo invitò Hermione con un sorriso a sessantaquattro denti, assestando con grazia una gomitata nelle costole di Ron, il quale stava per rispondere altrimenti.
Il rosso emise uno sbuffo e rinunciò a porre la propria obiezione, limitandosi a fissare in cagnesco il nuovo arrivato.
Draco si lasciò cadere sul sedile, accanto alla porta, rivolgendo ad ognuno un sorriso enigmatico, ed accolse con una carezza il gatto nero che gli era saltato in grembo.
-Oh! Ma eccolo qui! – cinguettò Hermione, grattando il mento dell’animale – Ma come sei carino, piccolo Dray!
Il micio le rispose facendo le fusa, ma allo stesso tempo lanciando occhiate preoccupate verso l’alto, da dove Grattastinchi, nel portino incastrato sul portabagagli, lo osservava con occhi tutt’altro che amichevoli.
Ron alzò gli occhi al soffitto e poi decise di dedicare la sua attenzione al panorama che sfrecciava sempre più veloce fuori dal finestrino.
Harry intanto osservava la scena ostentando un certo distacco.
Non voleva essere sgarbato, ma non intendeva di certo mostrare tutta la fiducia e la disponibilità della sua amica.
Malfoy doveva sapere che, se mai avesse avuto in mente qualche brutto tiro, non li avrebbe trovati impreparati.

Per fortuna il carrello non tardò ad arrivare.
Harry si alzò e si sporse dalla porta per fare la sua ordinazione.
-Tre zuccotti… tre succhi di zucca… queste cioccorane – ne prese una manciata – …delle liquirizie…
Mentre aspettava che la signora infilasse tutto in un sacchetto e facesse il conto, lo sguardo gli cadde al suo fianco, dove Draco sedeva apparentemente indifferente, ma lanciando ripetute e rapide occhiate alle leccornie stipate nei ripiani.
Preso da un impulso improvviso, tipicamente Grifondoro, Harry si voltò verso la gentile  vecchietta:
-Scusi, mi sono sbagliato… quattro zuccotti e quattro succhi… e aggiunga anche questi.
Aveva ben chiara in mente l‘immagine del biondino intento a mangiare un’intera confezione di Scarafaggi a Grappolo, lanciandoli in aria uno ad uno e afferrandoli al volo con la bocca. Non aveva potuto fare a meno di continuare a guardarlo di soppiatto, colpito dalla sua abilità – non ne aveva lasciato cadere nemmeno uno – e dall’espressione beata che si dipingeva sul suo volto ogni qualvolta mordeva un nuovo pezzo di dolce.
Rientrò nello scompartimento con le mani piene e iniziò la distribuzione.
-…questo a te… e questo è tuo. – concluse con semplicità, allungando a Draco uno zuccotto, un succo e gli Scarafaggi.- Vuoi anche una cioccorana? Ce ne sono per tutti…
Il Serpeverde non nascose un attimo di sorpresa, ma poi si limitò a fissarlo con occhi di ghiaccio.
-Ehi, non vorrai lasciarmi qui tutto il giorno! – protestò Harry, le mani protese ad offrirgli i dolci.
-No, grazie… - e si voltò a guardare fuori, oltre i finestrini del corridoio.
- Che c’è… non ti piacciono gli zuccotti? O l’orgoglio Malfoy ti impedisce di accettare qualcosa da un Mezzosangue come me…?
Harry capì di averlo colpito sul vivo, perché Draco si girò di scatto, fulminandolo con lo sguardo arrogante a cui tutti erano abituati.
Fu però questione di un istante.
-No… è solo che… - abbassò il capo e lo scosse in segno di diniego - …non è necessario, grazie…
-Mh… Non vorrai restare a stomaco vuoto fino a Londra, vero?- intervenne Hermione con la bocca già piena di zuccotto di zucca – E poi è una tradizione, ormai… Sul treno offre lui…
-Già… prima di venire a Hogwarts non avevo nessuno a cui offrire qualcosa… non avevo nemmeno niente da offrire, a dire la verità…
Draco lo fissò ancora un momento e poi prese ciò che l’altro gli porgeva.
-Grazie…
Mangiò in silenzio, lentamente e stranamente assorto. Poi aprì la confezione di Scarafaggi con un luccichio nello sguardo, ne prese uno, ma prima di infilarselo in bocca, sporse timidamente la scatola per offrirne agli altri.
Harry e Hermione si servirono e ringraziarono.
Ron stava per rifiutare sdegnosamente, ma la ragazza fu più veloce. Ne afferrò uno e glielo infilò in bocca, prima che potesse parlare.
-Assaggiane uno, Ron! Sono buonissimi!
Il rosso non poté fare altro che masticare e assentire.
In quel momento i due prefetti di Corvonero aprirono la porta dello scompartimento.
-Tocca a voi, Grifondoro. Noi abbiamo finito il nostro turno.
-Già… sto morendo di fame!
E se ne andarono, lanciando occhiate incuriosite a Draco.
-… dì, hai visto? – mormorò uno, mentre si allontanavano.
-Sì…  da non credere…!
Hermione raccolse i rimasugli del suo spuntino e di quello di Ron, li infilò nel sacchetto vuoto e si alzò.
-Scusate… è il nostro turno di sorveglianza. Andiamo, Ron…
-Arrivo… - rispose il ragazzo agguantando un’ultima cioccorana.
Si chiuse la porta alle spalle, lasciando Harry e Draco da soli.
Il silenzio cadde nello scompartimento, rotto soltanto dal gorgogliare delle ultime gocce di succo che Harry stava cercando di aspirare con la cannuccia.
Il Prescelto posò il bicchiere e cominciò ad interessarsi intensamente al paesaggio.
Draco rimase per parecchio tempo nel suo angolo accanto alla porta, gli occhi bassi sul gatto che ormai dormiva della grossa, giocando con le dita tra i ciuffi di pelo arruffato.
Poi, lentamente, cercando di non farlo cadere, scivolò sul sedile fino a raggiungere il finestrino.
Senza una parola sporse a Harry la scatola di Scarafaggi a Grappolo, il quale rifiutò con un cenno del capo.
-Grazie, ma ne ho abbastanza… - e tornò a guardare fuori.
Draco posò la scatola accanto a sé e, senza alzare lo sguardo, esordì esitante:
-Senti, Potter… visto che dovremo passare l’estate insieme, forse potremmo… non so, magari…
-Non preoccuparti – lo interruppe nervosamente – la casa è grande e non dovremo per forza stare insieme tutto il tempo.
-Certo… ma quello che volevo dire è che, insomma… - sbuffò impaziente – Senti, non è facile per me…
-Non fai che ripeterlo, Malfoy! Beh, ho una notizia: non è facile neanche per me. Non lo è per nessuno, di questi tempi, quindi non pensare di essere speciale.
-Io non penso di essere speciale! – si ribellò il biondo – Ma sta di fatto che non c’è nessun altro nella mia situazione, nessuno che possa capire cosa sto passando e che possa dirmi cosa devo fare!
-Bene, allora siamo in due! – esclamò di getto l’altro.
Per la prima volta da quando erano rimasti soli, si guardarono negli occhi, ma tacquero e tornarono ad impegnarsi ciascuno nella propria occupazione.
I minuti scorrevano e Harry sentiva crescere la rabbia.
Una volta sapeva esattamente come comportarsi con Draco. Si sarebbero insultati, magari sarebbero anche passati alle mani e poi ognuno avrebbe proseguito per la propria strada.
Adesso invece non sapeva cosa fare con quel ragazzo dai capelli dorati, lunghi e disordinati, e dallo sguardo mite e un po’ perso.
Nei giorni passati, di tanto in tanto, aveva ancora visto emergere il vecchio Malfoy, sicuro di sé, arrogante e sarcastico, ma le occasioni si erano fatte sempre più rare, e Harry non sapeva proprio che cosa pensare.
-Senti Malfoy… - esclamò, quando raggiunse il limite – Non puoi pensare di arrivare un bel giorno, con una storia a dir poco assurda, e pretendere che tutti ti credano e si dimentichino del passato!
-Ah… è questo, dunque… - annuì l’altro con un sorriso triste – Beh… non posso cambiare il passato…
Harry sbuffò, scosse la testa e tornò a guardare fuori dal finestrino.
-Che cosa vuoi che ti dica, Potter? – sbottò Draco, facendo sobbalzare il gatto, che lo guardò con gli occhioni socchiusi, ancora assonnato – Vuoi che ti dica che mi dispiace? Beh, è così! Mi dispiace, ma non ci posso  fare niente!
Harry socchiuse le palpebre e lo fissò con aria di sfida.
-Potresti spiegarmi una cosa… Perché, se sei davvero ciò che dici di essere, ti sei sempre comportato con tutti in modo così… così… ? - aggrottò la fronte e strinse le labbra, come se dovesse fare uno sforzo per trovare la parola adatta.
-… malvagio…? – sussurrò Draco, abbassando il capo.
Harry spalancò gli occhi ed alzò le sopracciglia.
-No… - si schiarì la gola - veramente stavo per dire… stronzo.
Draco alzò su di lui le iridi chiare e cominciò a ridacchiare.
-Ah… sì… stronzo è la parola più appropriata, immagino. Nessuno mi ha mai fatto questa domanda, ma io me lo sono chiesto tante volte, sai? E…
-E…?
Tornò serio, e in qualche modo, un po' malinconico.
-Non lo so. Davvero... mentirei se cercassi di inventarmi una scusa qualunque. Posso soltanto dire che... non lo so.


 

**********************


O____________O Ragazze! Sono davvero stupita per il successo dello scorso capitolo! Non me lo sarei mai immaginata! Grazie!!!
Grazie come sempre a tutti coloro che leggono soltanto, e un grazie particolare a:

(in ordine cronologico, per non fare ingiustizie!)

StrixOfNebula: che piacere vedere il tuo commento! Spero che i prossimi capitoli non ti deluderanno e che vorrai ancora dirmi la tua.

hay_chan: sono contenta che anche la prima parte sia piaciuta. Temevo fosse un po' troppo sdolcinata, ma cosa posso farci: io adoro i gatti! Grazie per i tuoi puntualissimi commenti, non sai quanto mi fanno piacere!

Clara111294:  E' bello scoprire di avere nuove lettrici. Temo che con i prossimi capitoli, inevitabilmente, il personaggio di Draco diventerà sempre più OOC, ma sto cercando di fare in modo che mantenga sempre una certa sfumatura... Malfoy!

123babydevil123: Grazie per i complimenti! Continua a seguire e a commentare: ogni intervento è sempre gradito!

invasata: Tesshora! Come potrei dimenticarmi di te? Lo so che ci sei, e anche se non mi copri sempre di complimenti, va bene lo stesso. Basta che scrivi: "ci sono, ho letto, voglio leggere il seguito", così non mi passa la voglia di scrivere!

Bac8ni a tutte, e auguri per domani! hihihi!!! XDDDDD

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Capitolo 11
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

La vita a Grimauld Place era più monotona di quanto Harry ricordasse.
Dopo i primi giorni, spesi a sistemarsi e ravvivati da frequenti visite, il tempo prese a scorrere come al rallentatore.
Anche le riunioni dell’Ordine, alle quali, per altro, non sempre era ammesso, si fecero più rare, tanto che persino una fugace apparizione di Piton fu accolta dal ragazzo come un piacevole diversivo.
Era passata la mezzanotte e Harry era già a letto.
Nel dormiveglia sentì un tonfo sordo e un tramestio provenire da uno dei piani sottostanti.
Aprì gli occhi e afferrò la bacchetta, prima ancora di essere del tutto sveglio, ma quando uscì sul pianerottolo e guardò giù, nella tromba delle scale, si rese conto di essersi allarmato per nulla.
Capitava con una certa frequenza che membri dell’Ordine, e a volte anche degli Auror, venissero portati lì a tutte le ore del giorno e della notte per essere aiutati da Draco.
Nessuno faceva domande.
I feriti erano quasi sempre in stato di incoscienza, gli accompagnatori aspettavano in disparte e Draco si occupava di tutti allo stesso modo, senza neanche chiederne il nome.
Quella sera, però, il professor Piton arrivò da solo.
Era la seconda volta, da quando era finita la scuola, che il loro insegnante si presentava malconcio, e quella sera lo era in modo particolare.
Draco uscì dalla sua stanza mentre Harry stava ancora guardando oltre la balaustra.
-Che succede?
-Mi sembra sia Piton…
-Sì, ma… per Merlino, è caduto! Non vedi che è steso a terra?
Detto quello, Draco si precipitò giù per le scale, scalzo e con indosso soltanto una maglietta e i pantaloni del pigiama.
Harry lo seguì, più per curiosità che per sincera preoccupazione.
Il professore si era accasciato sui primi gradini, evidentemente dopo aver tentato di salire ai piani superiori.
-Aiutami a portarlo nel salotto… lo stenderemo sul divano.
Harry obbedì senza obiettare e insieme lo trascinarono per qualche metro.
-Aspetta… così non va. – disse Draco, fermandosi e inginocchiandosi a fianco dell’uomo, per passargli una mano sulla fronte ed osservarlo con apprensione – Non ho preso la bacchetta… Potter, pensi di riuscire a farlo levitare fino di là?
-Ma certo! Scostati…
Quando finalmente Piton fu sistemato sul divano, Draco gli sbottonò la casacca e la camicia, scoprendone il busto e le spalle costellati di ferite che sembravano grandi scottature di sigaretta.
-Ma… sono segni di Cruciatus…?
-Sì, Potter… non mi dirai che non ne avevi mai visti prima…
-Evita il sarcasmo, Malfoy. La gente che frequento io non è solita cambiarsi simili gesti di affetto.
-…sei fortunato… - mormorò sussultando, mentre una delle ustioni scompariva dal petto del mago, lasciando la pelle integra e diafana, come se nulla fosse successo.
La scena si ripetè più volte, finché Draco non si abbandonò su una poltrona, con gli occhi chiusi ed un leggero tremito delle mani.
-Tra poco dovrebbe riprendersi… - sussurrò con voce stanca – Puoi procurarci dell’acqua da bere… per favore…?
-Sì… sì, certo!
Harry si precipitò in cucina e fece un gran fracasso, facendo cadere delle stoviglie mentre cercava una caraffa.
-Il padrone ha bisogno di qualcosa? – bofonchiò Kreacher assonnato, uscendo dall’armadio che gli serviva da letto.
-Scusa se ti ho svegliato, Kreacher… ho solo bisogno di un po’ d’acqua per Draco…
-Ah… il signorino Draco ha un altro paziente? Ci penso io, se il padrone permette. So di cosa ha bisogno.
-Grazie, Kreacher…
Harry si avviò stancamente su per le scale e quando arrivò nel salotto, l’elfo era già lì con un vassoio, bicchieri, caraffa piena d’acqua e un botticino di cui Harry ignorava il contenuto.
-Forse hanno freddo… posso portare loro delle coperte, padrone?
-Oh… hai ragione! Sì, porta delle coperte, per favore.
Un paio di minuti dopo l’elfo era già di ritorno e stava coprendo Draco con un soffice plaid.
Harry fece lo stesso con Piton, ma a quel tocco leggero il mago si svegliò e si mise subito seduto.
-Potter… - disse Piton con voce neutra, abbottonandosi la camicia – grazie per le sue premure, ma non sono necessarie.
Prese il bicchiere d’acqua che Kreacher gli stava offrendo, ci lasciò cadere dentro alcune gocce della pozione contenuta nella bottiglietta e bevve tutto d’un fiato.
-Grazie… ora devo andare. – dichiarò alzandosi – Potter, sei in grado di occuparti di Malfoy?
-Io… non… cosa devo fare?
-Non importa. Per qualunque cosa, rivolgiti al tuo elfo. Lui saprà sicuramente cosa fare.
Detto questo, Piton si gettò il mantello sulle spalle ed uscì dalla stanza e dalla casa.
-Kreacher… che cosa dovrei fare secondo te? Magari portarlo a letto?
-No… - mormorò Draco a occhi chiusi – tra poco sarò in grado di salire con le mie gambe… dammi soltanto qualche altro minuto…
-Va bene… puoi andare Kreacher, resto io qui con lui.
-Sì, padrone.
L’elfo si inchinò e scomparve.
Harry raccolse la coperta che Piton aveva lasciato sul divano e se la avvolse intorno alle spalle.
Poi si sedette ed aspettò.
Draco se ne stava accoccolato nella poltrona, gli occhi chiusi e il respiro lento, ma Harry sapeva che non stava dormendo.
Rimase a contemplarlo:
aveva di nuovo quello strano colorito azzurrino e un'espressione di stanco sollievo dipinta sul volto.
Stava quasi per cedere al sonno quando finalmente lo vide aprire gli occhi ed accennare un sorriso.
-Ti dispiace passarmi il bicchiere?
-Devo metterci anche la pozione?
-No… quella serviva a Piton per rimettersi in piedi in fretta. Io preferisco dormire per il resto della notte.
Accennò ad alzarsi ed Harry, d’istinto, si sporse per sostenerlo.
-Grazie… torniamocene a letto, adesso.
Salirono lentamente le scale.
-Secondo te che cosa è successo a Piton?
-Il Signore Oscuro lo aveva incaricato di scoprire dove ci troviamo, i miei genitori ed io… Evidentemente lo ha deluso.
-Stai dicendo che… Piton ha subito tutte quelle Cruciatus per proteggervi? Stai scherzando, vero? Non ci posso credere! Dev’esserci un’altra spiegazione…
-Tu pensi che soltanto i Grifondoro siano capaci di atti di coraggio? … o di dimostrare la loro lealtà? – chiese Draco con una nota amara nella voce – Io so che Piton non mancherebbe mai ad un impegno, nel bene o nel male.
Harry non fece altre domande. Lo accompagnò fin dentro alla sua stanza e lo aiutò a stendersi e a coprirsi.
-Grazie…
-Tutto bene, Malfoy? Hai bisogno di qualcos’altro?
-No, sto bene… torna a dormire, è tardi.
-Va bene… Buona notte.
-‘notte…
Arrivato sulla porta, Harry si voltò.
-Ma perché lo fai? Posso capire che tu ti senta in debito verso Piton, ma ti riduci così quasi tutti i giorni …
-Beh, non proprio così… questa sera, Piton era proprio messo male…
-Ma potrebbero tranquillamente venire curati tutti quanti al San Mungo ed essere in piedi nel giro di una settimana, a dir tanto…
-Se li portano qui è perché non devono essere visti, oppure perché hanno bisogno di loro. In questo modo possono tornare subito al lavoro.  – rispose con un sorriso stanco – Credimi, preferirei di gran lunga poterne fare a meno, ma è l’unico contributo che posso dare… dovrei  tirarmi indietro?
Harry si sentì ancora più inutile e frustrato.
Uscì dalla stanza spegnendo la luce e tornò nel suo letto, ma impiegò parecchio tempo a riprendere sonno.

In quei giorni arrivò anche Hermione, un po’ triste per aver dovuto sottoporre i genitori ad un incantesimo di memoria, nel tentativo di metterli al sicuro da eventuali incursioni dei Mangiamorte.
La ragazza si mise subito al lavoro nell’antica biblioteca della famiglia Black, alla ricerca di informazioni sugli oggetti che secondo il professor Silente, potevano essere stati usati da Voldemort come Horcroux, e sui luoghi in cui avrebbe potuto nasconderli.
Insieme a lei arrivò anche Grattastinchi, che adocchiò subito Dray, il quale, intuendo il pericolo, si diede alla fuga e venne inseguito per tutta la casa, finché non riuscì a raggiungere il rifugio più sicuro: il grembo del suo amico Draco.
-Calma, piccolo… - gli parlò accarezzandolo affettuosamente, mentre il micio soffiava tutto il suo disappunto verso il nuovo venuto – tranquillo… adesso vediamo di addomesticare questo attaccabrighe.
Detto questo lo posò sullo schienale della poltrona, abbastanza in alto da sentirsi al sicuro.
-Vieni un po’ qui tu…
Si accovacciò e guardò il gattone dritto negli occhi. Da quando era entrato nel salotto, aveva perso ogni interesse per Dray e aveva incominciato a muoversi avanti e indietro, agitando nervosamente la coda, i grandi occhi gialli fissi sul ragazzo.
-Sei un mezzo Kneazle(*), vero? Cosa ne diresti di smettere quell’aria da bullo e cercare di fare amicizia?
Allungò una mano e aspettò.
Grattastinchi, ancora un po’ diffidente, si avvicinò piano e l’annusò, poi sporse la testa per appropriarsi di una carezza.
-Bravo, cucciolone! Così mi piaci.
Poco dopo Hermione entro nella stanza con le braccia cariche di libri e trovò il suo gatto sdraiato a terra, comodamente appoggiato a una gamba di Draco e intento a farsi la toeletta.
Dray, invece, era ancora appollaiato sullo schienale, il muso a pochi centimetri  dalla testa di Draco, le zampine morbidamente piegate sotto il petto e gli occhi socchiusi in un sorriso felino.(**)
-Questa sì che è una novità! Temevo che avremmo avuto dei problemi con due gatti nella stessa casa. Grattastinchi ha un caratterino!
-E’ un mezzo Kneazle, lo sapevi?
-Dici davvero? Questo spiega molte cose…
-Certo, soprattutto il suo caratterino… e anche il fatto che una volta mi ha seguito per un bel pezzo lungo i corridoi della scuola. Non capivo cosa volesse.
Hermione lanciò ancora uno sguardo soddisfatto al suo gatto e posò la pila di libri su un tavolino.
-Questi due sono per te.
Draco guardò con sospetto i  volumi che la ragazza gli stava porgendo.
-Ehm… senti Herm, non è che non voglio collaborare, ma devo recuperare un intero semestre entro l’autunno…
-Per questo ho scelto delle letture leggere. Quando sei stanco di studiare puoi unire l’utile al dilettevole… questi invece sono per Harry.
Draco scoppiò a ridere.
-Stai scherzando, vero? Potter non leggerebbe tutta quella roba nemmeno se ne andasse della sua vita!
-Beh, direi che più o meno è così. Comunque è talmente annoiato che accetterà di farlo, vedrai…
-Se lo dici tu… - ridacchiò ancora il ragazzo, tornando al suo libro di Trasfigurazione e accarezzando distrattamente il musetto del suo gatto.
-… e guarda qua! Ho trovato nientemeno che una mappa della Gringott. E’ molto vecchia, ma dubito che i sotterranei abbiano subito molte modifiche, nel corso dei secoli… e sono sicura che noi-sappiamo-chi  non può non averla presa in considerazione. Tutto sommato non c’è luogo più sicuro!
Draco la guardò si sottecchi per qualche secondo, ma non disse nulla.


***

Note:
(*)I Kneazle sono del tutto simili ai gatti, con i quali possono anche riprodursi, ma sono creature magiche. Sanno riconoscere i maghi che usano incantesimi per camuffarsi,  gli Animagus e, a quanto pare, anche gli Engill.(v. Animali Fantastici:Dove Trovarli, di N. Scamandro, p.25 e Wikipedia alla voce Creature Magiche.)

(**)per chi non avesse dimestichezza con i gatti, pare che quel tipico modo di socchiudere gli occhi esprima un certo senso di tranquillità e soddisfazione. In pratica corrisponde ad un piccolo sorriso.

****************************************

Lo so… è un altro capitolo di transizione, ma mi è piaciuto scriverlo e spero che vi siate divertite almeno un po’ a leggerlo. Comunque sappiate che dal prossimo capitolo qualcosa si muoverà… ihihihi!

Un grazie grande grande a hay_chan e invasata, e anche a 123babydevil123, Clara111294, StrixOfNebula, Akatsuki per i vostri commenti. E' bello sapere cosa ne pensate.
Scusate se questa volta non rispondo a ciascuna singolarmente, ma volendo postare entro questa sera non ne ho avuto il tempo.

E naturalmente grazie a chi continua a leggere!

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Capitolo 12
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

In una calda mattinata di inizio luglio, Harry entrò nel salotto del pianterreno, sperando di poter passare un po’ di tempo  con una lettura più leggera di “Oggetti Magici nella Storia”, ed esitò un momento sulla soglia quando vide che qualcuno lo aveva preceduto.
-Malfoy…
-Ciao, Potter! Non ti dispiace se mi sono sistemato qui… questa poltrona è molto comoda.
-…figurati…
Non aveva intenzione di sentirsi a disagio in casa sua – già, perché adesso quella era casa sua, a tutti gli effetti – e certo non a causa di un Malfoy, quindi si buttò sul divano e aprì il libro che si era portato appresso, cercando di ignorare la presenza dell’altro.
Lesse e rilesse le prime righe, ma non riusciva a concentrarsi. Il suo sguardo veniva continuamente attratto dal Serpeverde.
Ancora non riusciva a capacitarsi che quello fosse lo stesso Malfoy che lo aveva tormentato per tutti quegli anni, il figlio di uno dei più temuti Mangiamorte, candidato a seguire con successo le orme del padre.
Invece eccolo lì, seduto di traverso, un gomito appoggiato ad un bracciolo e una gamba sull’altro, tutto concentrato su un libro – era il loro testo di Incantesimi? – con la fronte corrugata e le labbra sottili appena un po’ arricciate, il volto parzialmente mascherato da una sottile cortina di fili dorati.
-Problemi con Incantesimi, Malfoy? – disse cercando di mettere quanto più sarcasmo gli fosse possibile.
L’altro non sembrò cogliere la provocazione, o non volle, e gli rivolse un sorriso innocente.
-Già… ho parecchio da recuperare, e se non prendo questo M.A.G.O. non posso sperare di entrare come pozionista al S.Mungo…
-Pozionista? – esclamò Harry, con uno sbuffo di sorpresa – Pensavo che avessi davanti una brillante carriera al Ministero, o che, come minimo, mirassi a diventare Direttore del S.Mungo…
Draco ridacchiò silenziosamente.
-Sembrava tutto prestabilito, vero? In effetti avevo pensato di iscrivermi a Medimagia, mi sembrava la strada giusta a questo punto, ma me l’hanno sconsigliato: sarei troppo esposto, e difficilmente riuscirei a conservare l’anonimato. Meglio mantenere un basso profilo…
Harry lo guardò come se gli avesse appena detto di voler fare il clown in un circo.
Un Malfoy che diceva di voler mantenere un “basso profilo” non era cosa da tutti i giorni.
Tornarono entrambi alle loro letture, ma dopo pochi minuti Draco sbuffò sonoramente.
-Che c’è, Malfoy?
-E’ questo incantesimo… non riuscirò mai a capirlo!
-Vuoi… - Harry si mise seduto, esitò, ma non riuscì a trattenersi - …vuoi che gli do un’occhiata?
Draco gli lanciò una sbirciata furtiva, guardò di nuovo il libro, poi si alzò deciso e andò a sistemarsi al suo fianco.
Ne discussero a lungo e Draco provò a metterlo in pratica. Al contrario di Harry, era già maggiorenne e poteva usare la bacchetta anche al di fuori della scuola. Dopo pochi tentativi riuscì alla perfezione.
-Ehi, grazie Potter! – esclamò sinceramente soddisfatto.
-Non c’è di che… - rispose Harry, domandandosi se non stesse sognando.
-Non vorrei frenare il tuo entusiasmo, Malfoy, ma sei parecchio indietro, sai? Dovrai studiare tutta l’estate per recuperare…
-Lo so.
-Posso chiederti perché non sei tornato prima? Voglio dire… quando hai imparato ciò che dovevi…
-Oh… ma c’è molto altro! Guarire le malattie fisiche è la cosa più semplice.
-Davvero? Non si direbbe, da quello che hai raccontato.
-Solo perché avevo delle lacune enormi… - lo guardò con un sorriso triste – Comunque ho fatto qualche altro piccolo progresso: ho imparato anche a sciogliere le tensioni e il malumore. Lo so che non è granché, ma... -  aggiunse con una nota di orgoglio - mi sono esercitato così tanto che adesso mi viene spontaneo!
-Ah! Ecco…
-Ecco… che cosa?
-Ne parlavamo proprio ieri. Hermione dice che quando entri in una stanza, tutti sembrano diventare più contenti.
Poi aggiunse distrattamente: - Lei ti trova molto interessante… ma non in quel senso! Cioè… volevo dire…
Draco rise di cuore.
-Lo so, tranquillo! So cosa vuoi dire. Granger è molto… ricettiva. Invece mi sembra che il tuo amico Weasley non la pensi allo stesso modo.
-E’ solo un po’ diffidente… ma è un bravo ragazzo, sai? Un buon amico, uno di cui ci si può fidare…
-Sì, lo so. E’ un tipo semplice, ed è molto… “sano”, se capisci cosa intendo. E non sto parlando di salute fisica.
-Suppongo che questo dovrebbe essere un complimento…  - commentò Harry, con una smorfia sarcastica.
Draco fece spallucce.
-E’ solo una constatazione. Con la famiglia che si ritrova, mi stupirei del contrario. I Weasley sono tutti molto sani.
Harry lo osservò sconcertato, ma si rese conto che  non stava affatto facendo dell’ironia.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi Harry aggiunse:
-Comunque Hermione ha ragione.
-A proposito di cosa?
- Si sta bene vicino a te…
Adesso fu Draco a guardarlo sbalordito.
-Beh… grazie! E’ la prima volta che qualcuno mi dice una cosa del genere…
Harry fece spallucce.
-E’ soltanto una constatazione.

Per stemperare l’imbarazzo, entrambi erano tornati ai libri, ma poco dopo furono interrotti dall’irruzione di Hermione, che sventolava la Gazzetta del Profeta.
-Guardate un po’ qua!
Si sistemò a fianco di Draco, appoggiandosi alla sua spalla, mentre i due ragazzi leggevano il titolo.
“Il  Ministero ha emanato un nuovo decreto, volto a indagare sull’appropriazione illecita di poteri magici da parte di Babbani”
-Ma è assurdo! – esclamarono in coro i due ragazzi.
-Sì, certo, ma non è quello che volevo farvi notare. Guardate la foto…
Al centro della pagina, Dolores Umbridge si pavoneggiava in una delle sue caratteristiche “mise” rosa confetto.
-E allora? Lo sappiamo che c’è sempre lei dietro tutte queste manovre…
-No!No! – esclamò la ragazza spazientita – Guardate cosa porta al collo!
I due avvicinarono la pagina al viso per vedere meglio, e finalmente capirono.
Il pendente che la Umbridge indossava non era altro che il medaglione di Serpeverde, identico a quello fasullo che era costato tanta sofferenza al professor Silente, poche settimane prima.
-Per Merlino, Hermione… sei incredibile! Come hai fatto a notarlo?
-Non sono stata io… avevo appoggiato il giornale sul tavolo, giù in cucina, e sento Kreacher piagnucolare e imprecare, fissando la pagina. Non riuscivo a capire che cosa gli fosse preso, ma ho visto che guardava la foto e diceva cose come “dannati ladri… il medaglione del mio povero padrone…” e cose di questo genere. Non sono riuscita a cavargli altre informazioni, perché con me non parla, ma adesso sappiamo dove si trova!
-Sì, è fantastico! Ma, per Merlino, proprio in mano a quella megera doveva finire! E come diamine avrà fatto a impossessarsene? Chi potrebbe conoscere che si chiama R.A.B.?
-Scoprirlo sarà il tuo compito, Harry, visto che non puoi uscire di qua, – dichiarò la ragazza con l’espressione di chi ha già organizzato tutto – mentre io sentirò il professor Silente. Lui avrà di sicuro qualche idea…
-E cosa pensi che potrei scoprire, visto che, come mi hai fatto notare, sono bloccato qui senza poter usare la magia?
Hermione si era già alzata, per dirigersi verso il camino, e si voltò verso Draco con uno sbuffo e lo sguardo implorante.
-Spiegaglielo tu, per favore. Io vado.
La guardarono sparire tra le fiamme verdi, poi Harry si rivolse riluttante al biondo.
-Cos’è che mi sono perso?
Draco rise sommessamente, scuotendo il capo e guardandolo con condiscendenza.
-Ah… Harry! Non hai un briciolo di malizia, vero?
-Ehi! – esclamò offeso – e con questo cosa vorresti dire?
-E’ chiaro che Kreacher sa qualcosa a proposito del medaglione…
-E allora? Non ha voluto parlare con Hermione, pensi che lo farà con me? Mi odia!
-E allora? – gli fece bonariamente eco l’altro – Non lo hai ereditato insieme alla casa? E se è il tuo elfo, e tu sei il suo padrone, non è obbligato a rispondere sinceramente a tutte le tue domande?
Harry spalancò la bocca, arrivando finalmente a capire il piano di Hermione.

Kreacher, seppur riluttante, raccontò loro una storia incredibile.
Adesso sapevano chi fosse il misterioso R.A.B. e come fosse riuscito a scambiare i medaglioni nel bacile della grotta.
-Regulus era un Mangiamorte – sussurrò Harry tra sé, ancora incredulo  - Nessuno ha mai saputo davvero che fine avesse fatto… perché mai avrebbe dovuto rischiare la vita in questo modo?
Draco aveva appena finito di calmare l’elfo e lo aveva congedato. Da lui si lasciava avvicinare volentieri, perché sua madre era una delle nipoti preferite dell’anziana signora Black.
-Forse avrà capito che tu-sai-chi non era quello che credeva fosse. Anche se era un Black e un Mangiamorte, sembrava sinceramente affezionato al suo elfo e probabilmente non ha apprezzato il modo in cui era stato trattato.
-Sì, può essere… ma da questo a sacrificarsi in quella maniera…
Draco lo guardò con uno scintillio nelle pupille e uno strano sorriso.
-Te l’ho detto che a volte le persone riservano delle sorprese.

Alcuni  giorni dopo la Gazzetta del Profeta riportò la notizia che Dolores Umbridge era stata aggredita all’uscita del Ministero da un gruppo di malfattori sconosciuti ed era stata derubata dei gioielli che indossava.



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Sono stata brava vero? Ho aggiornato in tempo da record, ma visto che il chappy era pronto, mi sembrava una cattiveria non postarlo. E veniamo ai ringraziamenti:

invasata : E sì, Dracuccio sarà anche un angelo, ma è pur sempre Draco. E lo sarà ancora di più prossimamente. Sto cercando di non renderlo troppo OOC: sto andando bene? P.S. Io cerco di aggiornare in fretta, e tu? XDDDDD

StrixOfNebula : Posso anticiparti che nel prossimo capitolo sapremo che cosa ha fatto drizzare le antenne al nostro biondino. Nel frattempo spero che anche questo capitolo ti abbia fatto lo stesso effetto! *me deliziata fa occhioni dolci*

Clara111294 : eccoti accontentata! :) Come vedi, Harry si sta svegliando: meglio tardi che mai! Adesso le cose cominceranno a svilupparsi in fretta... ma non voglio anticipare nulla! Leggere per credere!

Grazie a tutte voi e anche a chi legge in silenzio! Alla prossima ^_^

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Capitolo 13
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

-Non ce la faccio più! – aveva esclamato Ron, lasciandosi andare sulla poltrona che di solito era occupata da Draco  – Però quel pasticcio di carne era davvero superlativo!
-Ronald! – lo redarguì Hermione – Non so come hai potuto mangiarne tre porzioni. Per non parlare della torta alle fragole.
-Ma sarebbe stato un vero peccato avanzarlo! Devo dire che da quando Harry ha regalato a Kreacher quel medaglione fasullo, questo posto è diventato un albergo a cinque stelle… e poi, anche se Malfoy fosse tornato per pranzo, non l’avrebbe mangiato. Fa lo schizzinoso, il damerino, ma non sa cosa si perde… a proposito, dov’è finito? E’ già da diversi giorni che è là fuori a zonzo.
-Te l’ho già spiegato – intervenne Harry, sorridendo paziente – Axhel è venuto a prenderlo perché i suoi genitori insistevano per vederlo, così ne avrebbe approfittato per verificare i suoi progressi. E poi non fa lo schizzinoso. Semplicemente non se la sente di mangiare la carne… ricordati che adesso vede le cose in modo un po’ diverso.
-Se lo dici tu… non mi stupirei se invece ci portasse in casa qualcuno dei suoi amichetti Mangiamorte, uno di questi giorni.
-Ronald! – protestò Hermione.
-Avrebbe potuto farlo in qualunque momento, e poi hai visto anche tu il suo nome nella lista degli “indesiderabili” del Ministero, no? – disse Harry con voce pacata.
-Certo, ma potrebbe essere tutta una montatura, e poi con l’esercito di Auror e membri dell’Ordine che piantonano la casa, non riuscirebbe a farla franca facilmente, e di certo non è stupido. Comunque vedo che, in mia assenza, è riuscito ad incantare anche te, amico.
-Non mi ha incantato. Semplicemente l’ho osservato e penso sia cambiato sul serio. Comunque aveva detto che sarebbe tornato per il mio compleanno… - disse Harry, buttando l’ennesima occhiata fuori dalla finestra che dava sulla piazza.
-Prima lo difendi, poi addirittura non vedi l’ora che ritorni per il tuo compleanno… - replicò Ron, coricandosi di traverso sulla poltrona – Se non sei sotto incantesimo, amico, davvero non so cosa ti stia succedendo!
-Ronald! Perché non provi a pensare che magari le cose sono davvero come sembrano?
-Ma dai, ‘Mione! E’ Malfoy, te lo sei dimenticato anche tu?
-Non ce lo siamo dimenticato, Ron, – disse Harry, che cominciava ad essere esasperato dalle continue diatribe con il suo migliore amico – ma se tu rimanessi qua per un po’ e vedessi  cosa…
La discussione venne bruscamente interrotta da un lieve crepitio, proveniente dal bel mezzo della stanza.
Prima che potessero reagire furono abbagliati da uno scintillante vorticare, come di candida seta e di cristalli di neve sollevati dal vento in una soleggiata mattina di gennaio.
Nel mezzo apparve quasi subito una figura vitrea, semitrasparente, poi sempre più netta, la veste chiara e i capelli dorati fluttuanti nella tempesta di luce.
Un attimo dopo la visione era scomparsa, lasciandoli abbagliati.
Al suo posto, Draco sorrideva felice, posando su un tavolino la piccola scatola che stava trasportando.
-Scusate, non volevo irrompere in questo modo… pensavo di trovarvi ancora in cucina. Mi avete lasciato qualcosa da mangiare, o Weasley è riuscito a fare piazza pulita anche oggi?
-No… cioè… - babettò Ron con gli occhi spalancati- … immagino che il pasticcio di carne non fosse di tuo gradimento.. m- ma dev’esserci ancora della torta…
-Vada per la torta! – esclamò Draco, sedendosi con leggerezza sul divano, accanto a Harry.
-Ma come hai fatto…? – sbottò Hermione.
-A fare cosa, Herm?
-A materializzarti qui, con tutte le barriere e gli incantesimi che ci sono intorno a questa casa!
Draco rise e la guardò con affetto.
-Noi, come gli elfi domestici, possiamo materializzarci dove vogliamo, e non c’è incantesimo che tenga.
-Ma… non l’avevi mai fatto prima.
-Non ne ho mai avuto la necessità. Comunque è la prima volta che faccio un viaggio così lungo da solo. Arrivo da casa di Axhel… Harry! – si interruppe, guardandolo preoccupato – Ti senti bene?
L’altro si riscosse sbattendo le palpebre.
-Sì… sì, sto bene – si tolse gli occhiali per stropicciarsi gli occhi – devono essere le lenti. Bel… bel vestito.
-Ti piace? – rispose Draco, sollevando un braccio per mostrare meglio la tunica azzurra con ricami dorati che indossava.
Harry annuì, continuando suo malgrado a fissarlo.
-Sono contento che ti piaccia, perché… ma pensi che Kreacher mi porterebbe una fetta di quella torta? Sto morendo di fame!
-Oh… certo! Kreacher!
L’elfo di materializzò con uno schiocco e un profondo inchino.
-Padrone?
-Puoi portare una fetta di quella tua fantastica torta per Draco, e magari… non so… cos’altro è avanzato?
-Vado subito a vedere, padrone!  - e scomparve.
I tre continuavano a guardare Draco con aria imbambolata.
-Ehi, ragazzi! Che succede? Il pranzo di compleanno di Harry dev’essere stato luculliano, se siete ridotti in questo stato.
Ron chiuse finalmente la bocca e annuì.
-E già… sì, proprio così…
-Diciamo la verità – si intromise Hermione – più che il pranzo è stata la tua apparizione… è stata…
-Spettacolare? – rise il ragazzo.
-Qualcosa del genere.
-Solo perché non l’avevate mai visto prima. Anche a me faceva quell’effetto, all’inizio. Ci farete l’abitudine.
-Se lo dici tu… - biascicò Ron.
- A proposito di compleanno… - disse scattando in piedi e andando a frugare nella scatola che aveva portato.
Ne estrasse un pacco molto più grande della scatola stessa, mentre Hermione allungava il collo per adocchiarne l’interno, con una scintilla nello sguardo.
-Buon compleanno, Harry!
Gli porse il pacco e il festeggiato lo prese esitante per la sorpresa.
-Grazie… che cos’è?
-Aprilo. Spero che ti piaccia.
Harry tolse velocemente la carta blu a stelline dorate e dispiegò il contenuto, che si rivelò essere una tunica di tessuto morbido e leggero, simile a quella indossata da Draco, ma di un bel verde smeraldo.
-Ho pensato che avrebbe fatto risaltare il colore dei tuoi occhi.
-Grazie… è… è molto bella. – rispose perplesso - Non ne avevo mai avuta una, prima d’ora…
-Lo so che può sembrare antiquata… una cosa da vecchi maghi barbuti! Ma ti assicuro che è molto comoda e quando la proverai non vorrai più farne a meno. Ah! Ecco il mio pranzo!
Kreacher aveva portato un vassoio con un abbondante piatto di patate al forno, un’enorme fetta di torta e quattro calici con una bottiglia di vino infilata in un secchiello di ghiaccio.
Draco agguantò con entusiasmo il piatto di patate.
-Come mai non hai mangiato da Axhel? O con i tuoi genitori? A proposito, come stanno?
-Mh… questa smaterializzazione sarà anche coreografica, e di certo molto più utile di quella normale, se non altro per le distanze che si possono percorrere, però a volte mi causa ancora dei problemi.
Fece una smorfia passandosi una mano sullo stomaco, ma continuando a masticare.
-Comunque i miei stanno bene. Mi hanno mandato a recuperare quella che loro hanno definito “una piccola somma”, messa da parte in un luogo sicuro per ogni evenienza. Me ne hanno lasciato una piccola parte, ma sarà sufficiente a pagare la retta e i libri per il prossimo anno, e ne avrò ancora abbastanza per togliermi qualche sfizio… per esempio per fare un regalo ai miei amici…
Hermione aveva preso la tunica per guardarla da vicino. La rigirò, la accarezzò e se la fece scivolare su una guancia.
-Che strano tessuto, è leggerissimo e fresco, ma poi sembra anche caldo… di cosa è fatto?
-Mh… elo iuafpefe iunicofno… - rispose Draco con la bocca piena di torta.
-Eh?
Deglutì e si pulì la bocca dalla crema che era schizzata fuori da sotto lo strato di fragole.
-Scusate… è fatto con il pelo di una particolare specie di unicorno, che vive a nord. Sono animali bellissimi e docili. Si lasciano pettinare la folta pelliccia e con i peli che rimangono sulla spazzola viene tessuta questa stoffa…
-Pelo di unicorno…? Chissà quanto tempo c’è voluto per fare una tunica del genere… dev’essere senza prezzo!
-Tutto ha un prezzo. – disse Draco con aria pensosa – Comunque non è una cosa che puoi trovare da Madama McLan, se è questo che intendevi.
Harry riprese il proprio regalo e lo guardò quasi con timore.
-Non avresti dovuto, Draco. E’… è troppo, davvero!
-Non si compiono diciassette anni tutti i giorni, no? Comunque, se la cosa può farti sentire più a tuo agio, posso dirti che i miei mi hanno regalato un castello.
Il coro fu unanime.
-Un castello!?!
Draco annuì ridacchiando imbarazzato, mentre versava lo Champagne nei calici.
-A casa Malfoy usa così… peccato che mia zia ne sia al corrente, così non posso neanche andare a vederlo, senza rischiare di fare brutti incontri. Mia madre è molto delusa, perché aveva già iniziato a sistemare magicamente il giardino… ogni volta mi domando perché si debba complicare la vita in questo modo.
Porse un calice a Hermione e uno a Ron.
-Considerato che si trova non molto lontano da Hogwarts, non è propriamente il posto ideale per farci crescere le rose, non pensate anche a voi?
Prese gli altri due e ne offrì uno a Harry.
-Buon compleanno, Harry! – gli sorrise alzando il calice e facendolo tintinnare contro quello del festeggiato.
Gli altri lo imitarono e poi tutti si concentrarono nell’assaporare la bevanda.
-Mh! – esclamò  con aria compiaciuta, osservando in trasparenza il contenuto del suo bicchiere – Ottimo, come avevo immaginato! Devo ricordarmi di ringraziare Kreacher per essersi ricordato di metterlo in fresco. Oh, Harry… - esclamò poi, come ricordandosi improvvisamente di qualcosa – non ti dispiace se mi sono preso la libertà di attingere alla tua cantina, vero?
-La… la mia cantina?
Draco sollevò le sopracciglia e scosse il capo con un ghignetto divertito.
-Harry… Harry… tu non hai idea di cosa ti ha lasciato il tuo padrino, non è così?
-Veramente non mi è mai interessato molto… preferirei che lui fosse ancora qui. E poi questa casa è quasi fatiscente.
-Solo perché, per molto tempo, nessuno se ne è preso cura. Comunque devi  sapere che il buon vecchio Mundungus , oltre a far sparire cucchiaini d’argento e medaglioni infestati da magia oscura, ha anche dato fondo ad una pregevole riserva di Porto ed altri vini pregiati. In cambio del mio silenzio, oltre alla promessa di tenere le mani lontane dalle tue proprietà, si è offerto di rifonderti delle perdite con una partita di questo delizioso vinello francese…
-Che cosa…? – esclamò Hermione scandalizzata.
-Quel disgraziato! Pensavo di averlo scoraggiato, quando l’ho scoperto!
-Non sei stato abbastanza convincente.– concluse Draco con un sorriso innocente.
-Non gli avrai fatto del male…? Sarà anche un ladruncolo da strapazzo, ma è pur sempre un membro dell’Ordine… chissà poi perché…
-Sai bene che non potrei mai… gli ho solo spiegato che non mi piace affatto vederlo rubacchiare in giro e gli è bastato. A quanto pare la fama dei Malfoy ha ancora un certo peso.
-Ma, Draco… non mi sembra comunque una bella idea accettare qualcosa da lui – fece notare Hermione – Questo vino, potrebbe averlo rubato.
-No, tranquilla, me ne sono accertato. Lo ha comprato, anche se a un prezzo di favore. Da quel che ho capito, il venditore è un suo vecchio “amico”.
-Potete dire quello che volete – intervenne Ron, indicando Draco ai suoi amici – ma come vedete non è poi così cambiato. E’ pur sempre un Serpeverde… e un Malfoy!
Gli altri due lo fulminarono con lo sguardo, ma evidentemente non trovarono argomenti per ribattere.
Draco invece rispose tranquillamente:
-Non ci sono dubbi, Wealsey. Ma questo non significa nulla. Io non userò il mio patrimonio e le mie capacità per raggirare la gente, o per comprarla, al solo scopo di acquisire potere e altre ricchezze. Ho già in mente un paio di idee, e quando tutto questo sarà finito… A proposito, ho avuto occasione di parlare un po’ con mio padre. Ricordavo vagamente una discussione tra lui e mia zia Bellatrix, riguardo alla fiducia che voi-sapete-chi aveva riposto in loro. Si parlava di come lui avesse incautamente utilizzato un oggetto che gli era stato affidato e che in seguito questo sia andato distrutto.
-Il diario…
-Proprio così. A quanto pare invece mia zia ha conservato con cura ciò che ha ricevuto, in un luogo molto, molto sicuro…

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Eccomi qua, ancora una volta a ringraziare le tantissime persone che leggono la mia storia, in modo particolare, naturalmente, chi commenta:

hai_chan : sei l'autrice più crudele che conosca, e a quanto pare anche come beta non sei da meno, però come lettrice sei deliziosa! Grazie ancora una volta. Spero che tu abbia apprezzato anche questo breve episodio. bac8

Clara111294 : Sono assolutamente daccordo con te, per quanto riguarda Harry: per questo lo descrivo così. Per quanto riguarda la trama, da adesso in avanti qualcosa inevitabilmente cambierà, ma si arriverà più o meno allo stesso risultato. Più o meno... XDDDD. Grazie cara! Un bac8 anche a te!

invasata : ecco la tua dose di metà settimana, tesshora,  fattela bastare per qualche giorno. Ma stai tranquilla: la tua pusher si sta già dando da fare per procurarti la prossima! *squizzo*

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Capitolo 14
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

Harry si stese sul divano, massaggiandosi la cicatrice.
Il dolore pungente alla fronte ormai di rado lo abbandonava, e fuggire dai sotterranei della Gringott a cavallo di un drago non aveva migliorato la situazione.
Quando, insieme a Ron ed Hermione, era ritornato alla base, si era ritrovato a dover essere doppiamente grato a Draco: in primo luogo perché li aveva prontamente liberati dalle ustioni causate dall’incantesimo nella camera blindata, e poi perché aveva impedito ad una schiera di membri dell’Ordine di affatturarli.
I signori Weasley, Remus, Tonks e tutti gli altri non avevano apprezzato il fatto che, dopo tutto ciò che avevano fatto per proteggerlo, Harry avesse deciso di  celebrare il passaggio alla maggiore età intrufolandosi alla Gringott con i suoi due amici, senza informarli e scatenando un putiferio.
-Sappiamo che non avreste mai approvato, – si era giustificato Harry – ma sarebbe stato molto peggio se avessero catturato qualcuno di voi…
-Peggio? – aveva urlato la signora Weasley – Peggio di consegnarti su un piatto d’argento nelle mani di voi-sapete-chi? Con te, Ronald Weasley, faremo i conti dopo…
Ron aveva deglutito a vuoto, cercando implorante lo sguardo di Hermione.
-… e tu Draco… - aveva detto Thonks, puntando l’indice contro il cugino – …sei un…! sei un…! Mi sarei aspettata un po’ più di buon senso da te! Avvicinarti alla nostra cara zietta, nel bel mezzo di Diagon Alley… se ti avessero catturato, quanto tempo avrebbero impiegato a scoprire dove ci nascondiamo?
-Harry mi ha prestato il mantello… e poi sono stato velocissimo! Neanche se n’è accorta che le ho strappato un capello.
-Silente non vuole svelare cosa si nasconde dietro questi oggetti – aveva detto Remus – ma non possono essere così importanti da meritare un simile rischio.
Gli unici a non aver perso la calma erano stati proprio il professor Silente e, stranamente, il professor Piton, al quale evidentemente non importava un bel niente se il trio si fosse fatto ammazzare. Ebbero però l’impressione che sapesse più di quanto non desse a vedere.
Il Preside, che negli ultimi tempi appariva sempre più stanco e provato dalla malattia, si era limitato a fissare pensosamente la Coppa di Tassorosso, o meglio, ciò che ne rimaneva dopo che Hermione l’aveva infilzata con una zanna di basilisco.
-Molto previdente da parte vostra portarvi appresso un’arma per distruggerlo. – era stato il suo unico commento, quando li aveva ricevuti nel suo studio.
-Ho pensato che sarebbe stato meglio – aveva risposto orgogliosa la ragazza– nel caso non fossimo riusciti a portarla fuori…
-Eccellente… - aveva mormorato il vecchio mago – Adesso possiamo supporre che, oltre al serpente, ciò che rimane sia qualcosa appartenuto a Corvonero…
-Il leggendario diadema di Priscilla Corvonero è andato perduto molto tempo fa… - intervenne Piton, con la sua solita voce melliflua - … dovremmo supporre che l’Oscuro Signore sia stato in grado di ritrovarlo?
-Forse, Severus… forse. Ma dovremmo prendere in considerazione a possibilità che invece si sia servito di qualcos’altro… La domanda che dobbiamo farci adesso è: dove può averlo nascosto? E’ chiaro che anche i luoghi sono stati scelti per il loro significato. La casa di sua madre, la grotta della sua infanzia, la Gringott… si è azzardato ad affidarne alcuni ai suoi Mangiamorte più fedeli, quindi oserei dire che se tu, Severus, non hai ricevuto questo onore…
Il professor Piton, che ascoltava con attenzione le parole del Preside, scosse lentamente il capo.
-…dobbiamo supporre che l’ultimo nascondiglio si trovi proprio qui, a Hogwarts.


Dita morbide e tiepide scivolarono sulle sue tempie, in un massaggio delicato, ed Harry si rilassò con un lungo sospiro.
Aprì appena gli occhi, per vedere il volto sottosopra di Draco, che lo sovrastava dall’estremità del divano e lo osservava in quel suo modo intenso e pensieroso.
-Ti fa di nuovo male?
-Praticamente non smette mai… forse ha scoperto di aver perso buona parte dei suoi tesori più preziosi, ed è furioso…
- Mmh, a questo punto è abbastanza probabile, anche se  Piton dice che il serpente va e viene come al solito. Se fosse consapevole di ciò che state facendo, lo terrebbe al sicuro, ma dopo lo spettacolo che avete dato, non tarderà a capire…
Ridacchiarono sommessamente.
Poi calò di nuovo il silenzio, spezzato soltanto dal suono del loro respiro.
-Vorrei poterti aiutare…
-Sai che non è possibile… comunque questo mi fa stare meglio.
Silenzio.
Respiro.
Un tocco nuovo, di labbra morbide e tiepide, al centro della fronte.
Il soffio caldo di un sussurro a fior di pelle.
-E così…?
Un attimo di sorpresa, il trattenere il respiro mentre il cuore faceva una doppia capriola, e poi subito la certezza di volerne ancora.
-Molto meglio…
Un altro tocco vellutato, e un altro, un millimetro più in là, e un altro ancora, che sfiorò la cicatrice, la superò con un movimento impercettibile, ed eccolo  riprendere dal lato opposto, lentamente, lungo la linea del volto, e ad ogni contatto un piccolo, indescrivibile brivido disegnava un percorso nuovo lungo il suo corpo.
Un secondo di esitazione, e poi le labbra sfiorarono le labbra, in un sussurro.
-E così…?
-… decisamente… meglio…
Harry alzò il braccio e affondò la mano tra i fili dorati che ricadevano intorno ai loro volti, isolandoli dal mondo.
Lo trattenne con dolce determinazione, mentre sollevava il mento per assaporare ancora quel dolce frutto, che si stava lentamente schiudendo solo per lui.
Si staccarono appena per respirare.
-Se è questo il trattamento che riservi ai tuoi pazienti, mi stupisco che se ne vadano sempre così in fretta.
-Questo è un trattamento speciale… solo per te…
Le loro labbra tornarono a cercarsi.
-Perché proprio io…? - sussurrò Harry.
Draco ruotò intorno a lui e si sedette sul bordo del divano senza allontanare il viso dal suo, ma trovandosi  a guardarlo dritto negli occhi.
Harry sentì il suo sorriso sulla propria bocca.
-Potrei farti la stessa domanda…
-Stai scherzando? – rise assaggiando ancora quei petali di seta che sapevano di primavera – Chi non vorrebbe restare sempre accanto ad un angelo… toccarlo… baciarlo…
-Allora – sussurrò Draco con il respiro appena un po’ affannato – devi essere un angelo anche tu… perché quando ti sono vicino non desidero altro che baciarti… e quando non ci sei non faccio che sognare i tuoi occhi… le tue labbra… le tue mani…
Ogni sua parola era scandita da un piccolo bacio.
Prese la mano che giocherellava tra i suoi capelli, se la fece scorrere sulla guancia e appoggiò le labbra sul palmo.
Harry lo attirò di nuovo a sé e lo baciò a lungo, con passione crescente.
Dopo qualche minuto, poco a poco si rilassarono e tornarono a coccolarsi delicatamente.
Draco appoggiò il capo sul petto di Harry, il quale lo accolse tra le braccia con un sospiro.
-Che cosa hai fatto?
-Te ne sei accorto?
-Eccome! Avevo superato il limite… non sarei riuscito a tornare indietro da solo così facilmente.
-Non voglio che la nostra prima volta sia una cosa frettolosa, qui sul divano…
-Non ti avrei mai fatto del male… per quanto ti desideri.
-Lo so…
Harry si strofinò ancora la cicatrice e Draco si sollevò per osservarlo.
-… ma non è il momento giusto. Voglio che tutto sia perfetto e che tu stia bene.
Si drizzò e ricominciò a massaggiargli le tempie.
Proprio in quel momento una fiammata verde si accese nel camino e li fece sobbalzare.
Lupin entrò velocemente con la chiara intenzione di dirigersi verso la porta, ma appena li vide si fermò alzando le sopracciglia, allarmato.
-Harry, ti senti bene?
-Ciao, Remus! Si, si! Tutto bene. E’ solo questa dannata cicatrice… ma Draco mi stava appunto…
Non ebbe modo di finire la frase.
Remus lo interruppe alzando entrambe le mani davanti a sé, con un moto di esasperazione.
-Draco! Che cosa ti ha raccomandato Silente? Non devi mai, e dico mai, neanche sfiorare – e rimarcò la parola con forza - quella cicatrice, o tu-sai-chi potrebbe percepire la tua presenza!
-Lo so. Lo so, Remus, stai tranquillo – rispose il biondino, rivolgendo al mannaro il suo sorriso più disarmante – non stavo facendo nulla del genere. Ho soltanto provato a dargli un po’ di sollievo massaggiandogli le tempie. Tutto qui. Niente magia… davvero!
Remus lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, un po’ imbarazzato.
-Ah… scusa. E’ che sono un po’ nervoso… Silente…
Harry si drizzò a sedere, preoccupato.
-Cosa succede, Remus? E’ peggiorato?
Lupin abbassò lo sguardo e annuì tristemente.
-Ha avuto un’altra crisi ed è molto agitato. Piton gli ha somministrato una pozione, ma sembra non avere l’effetto che dovrebbe… Abbiamo pensato che magari, tu Draco, potresti fare qualcosa… Non vogliamo obbligarti, sia chiaro, ma se fossi così gentile da…
Non aveva ancora finito che il giovane Engill era già in piedi.
-Non vi assicuro nulla, ma posso almeno provare.
Harry fu subito al suo fianco.
-Voglio venire anch’io! Remus, per favore! Se usiamo il camino non corro nessun pericolo, no?
Lupin sembrò esitare, ma poi annuì.
-Sì, forse è meglio se vieni anche tu, nel caso riprendesse conoscenza e volesse parlarti…
Alzò i suoi grandi occhi marroni sul ragazzo, ed erano pieni di tristezza.
-Vado ad avvertire gli altri – disse Draco, appoggiando una mano sulla spalla di Harry, per poi dirigersi subito verso la porta.
Il Grifondoro inspirò a fondo, assaporando per un momento la sensazione di calore e sicurezza che quel tocco fugace gli aveva trasmesso.
-Remus… credi che sia…?
Non riuscì a terminare la domanda, ma non ce ne fu bisogno.
Lupin annuì di nuovo.
-E’ passato già più di un anno… e Severus mi ha confidato che non sperava di riuscire a ritardare l’inevitabile così a lungo …
Sospirarono all’unisono, mentre Draco rientrava portando i mantelli da viaggio per entrambi.
-Possiamo andare…
Remus si riscosse e si schiarì la gola.
-Bene, muoviamoci… Minerva ha aperto il camino della Sala dei Trofei e gli insegnanti si danno il cambio per sorvegliarlo… non si sa mai.
Uno dopo l’altro pronunciarono l’indirizzo e sparirono tra le fiamme.

Le sale e i corridoi di villa Malfoy risuonarono di una risata raccapricciante.
L’Oscuro Signore aveva appena percepito l’esistenza di una nuova, ambitissima preda.


***********************************************



Ed ecco anche il capitolo 15! Sono molto affezionata a questo episodio: lo vedo un po' come un giro di boa della storia e spero di essere riuscita a trasmettervi ciò che ho pensato. Aspetto le vostre recensioni (numerose?)!

Intanto ringrazio tutti coloro che hanno letto fino a questo punto.

Un grazie enooorme e uno squizzo a chi mi regala un po' del suo tempo per commentare:

hay_chan : come farei senza di te! Spero di non averti delusa. Comunque, anche se Harry non è riuscito a saltare addosso a Draco, qualcosa si è smosso... meglio di niente, no? *fa occhioni dolci sperando di non venire affatturata*

123babydevil123 : spero che adesso tu stia meglio, e che anche questo capitolo contribuisca a tirarti un po' su. Anche se ormai non sarai più costretta a letto, spero che troverai il tempo di dirmi cosa ne pensi. Bac8! (da lontano, non voglio prendermi anch'io l'influenza XDDD)

Clara111294 : Grazie! Anche i commenti frettolosi sono sempre ben accetti (velato suggerimento rivolto a chi non si fa sentire)! Dunque aspetto di sapere cosa pensi di questo. Ci conto! Bye

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Capitolo 15
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

Appena Harry riemerse tra la polvere e il fumo, fu accolto da un abbraccio avvolgente e peloso.
-Harry, ragazzo mio, che piacere vederti! – esclamò Hagrid stringendolo tanto da togliergli il respiro.- Sono così contento di vederti in forma!
-Anch’io, Hagrid! – rispose il Grifone tossicchiando.
-Bene… dovete andare. – dichiarò in gigante lasciandolo andare senza guardarlo, gli occhi umidi e un sorriso triste che non riusciva a nascondere la preoccupazione.
Tutti e tre uscirono velocemente e si recarono di filato nell’ufficio del Preside, dal quale si poteva accedere alle sue stanze private.
Furono accolti da uno spettacolo inquietante: il professor Silente, con occhi spiritati e bacchetta alla mano, lanciava incantesimi in tutte le direzioni, mentre Piton cercava di limitare i danni e la McGranitt, a distanza di sicurezza, lo implorava di calmarsi.
I nuovi arrivati evitarono agilmente una lampada , che andò a schiantarsi sul muro accanto alla porta ed Harry, d’istinto, lanciò un Expelliarmus.
La bacchetta del Preside rotolò ai suoi piedi con un lieve ticchettio, mentre il suo proprietario si accasciava sui cuscini, e il silenzio calava improvvisamente nella stanza.
Piton, dopo un attimo di sorpresa, si avventò contro Harry, fermandosi solo quando il suo viso si trovò a pochi centimetri da quello del ragazzo.
-Potter… - sibilò pieno di collera – che cosa hai fatto?
-Io… io… - balbettò spaventato, senza capire – volevo solo impedire che si facesse del male…
-Tu…! – ma l’insegnate di Difesa non finì la frase e si voltò allontanandosi con uno sbuffo esasperato, in un nero svolazzare.
-Potter, - esordì la professoressa McGranitt, cercando di mascherare il suo disappunto – che cosa ti è saltato in mente? Nessuno avrebbe mai osato disarmare il Preside.
Harry finalmente capì, e pieno di vergogna e imbarazzo, raccolse la bacchetta abbandonata a terra.
-Mi dispiace… - tentò di scusarsi – non era mia intenzione mancare di rispetto al professor Silente…
Piton era visibilmente furioso, ma la professoressa McGranitt gli posò una mano sull’avambraccio, senza togliere gli occhi dalla bacchetta nella mano del ragazzo.
-Aspetta, Severus…
Il suo collega la imitò, fissando l’oggetto magico con un’espressione indecifrabile.
- …forse è così che dev’essere…
Harry, al colmo del disagio, mosse qualche passo incerto e posò la bacchetta sul tavolino accanto al letto.
Si soffermò a guardare il vecchio mago, che sembrava dormire, poi distolse lo sguardo e si voltò per allontanarsi, lasciando che Draco prendesse il suo posto.
Il ragazzo si sedette e prese la mano del Preside tra le sue.
Subito aggrottò la fronte e le sue iridi chiare si velarono.
Rimase così per diversi minuti, finché il professor Silente si riscosse ed aprì gli occhi, guardandosi intorno.
Appena lo vide, ritrasse la mano e scosse il capo.
-Oh no, figliolo! Non farlo, ti prego! Non voglio che tu stia male a causa mia… non ne vale la pena!
Draco si alzò, appoggiò una mano su quella del mago e l’altra sulla sua fronte.
-Stia tranquillo, professore… non sto facendo niente di pericoloso. Voglio solo darle un po’ di sollievo.
Silente si arrese e chiuse gli occhi con un sospiro, poi subito li riaprì con un moto insolitamente vivace.
-Harry… dov’è Harry?
-Sono qui, professore.
-Ah… ragazzo mio… mi dispiace così tanto… avrei voluto che le cose fossero diverse… avrei voluto…
Harry cercò di sorridere.
-Non si preoccupi, professore, vedrà che ce la caveremo. Cerchi di riposare.

Finalmente il professor Silente si addormentò e Draco lasciò la sua mano.
Era visibilmente stanco.
Il pallore del suo viso era accentuato dalla sfumatura azzurrina che emergeva ogni qualvolta faceva uso dei suoi poteri.
-Potter, renditi utile… - lo apostrofò il professor Piton – Accompagna Malfoy in infermeria e assicurati che riposi per un po’. Poi potrete tornare a Grimauld Place.
Draco si alzò lanciando un’ultima occhiata affranta al volto del professor Silente e i due ragazzi uscirono dalla stanza.
Attraversarono l’ufficio del Preside, ma prima di raggiungere la porta, Draco si accasciò su una sedia dall’alto schienale, e chiuse gli occhi.
-Lasciami stare qui… - sussurrò – Un paio di minuti e sarà tutto passato…
Nelle ultime settimane Harry lo aveva visto molte volte recuperare le forze in quel modo dopo aver aiutato qualcuno, così lo lasciò riposare e cominciò a gironzolare per la stanza circolare, osservando i congegni misteriosi, dei quali non aveva mai capito l’utilità.
Notò un grosso libro aperto sulla scrivania e si avvicinò, curioso.
Una delle due pagine era in gran parte occupata da un disegno che raffigurava, nei dettagli più minuziosi, una specie di corona.
La didascalia recitava: “Il diadema di Priscilla Corvonero”.
La pagina di fronte era coperta da una fitta descrizione, o almeno così parve a Harry, che dopo aver cercato di decifrare i caratteri piuttosto elaborati senza riuscirci completamente, tornò a guardare il disegno.
Una fitta allo stomaco lo fece trasalire.
Improvvisamente si era ricordato di aver già visto qualcosa del genere.
Non ne era proprio sicuro, ma sapeva dove.
-Che cos’hai da fare quella faccia?
Draco, ancora mollemente appoggiato all’alto schienale della sedia, aveva aperto gli occhi e lo stava guardando con aria divertita.
-Il diadema! – esclamò Harry, concitato.
-Il diadema? – gli fece eco Draco, alzandosi per raggiungerlo accanto alla scrivania.
-Sì! Guarda qua!
-Ah… e allora?
-Credo di sapere dove si trova…
- Ne sei sicuro?
-Non del tutto, però… Come ti senti? Ce la fai a scendere fino alla Stanza delle Necessità?
-La Stanza delle…?
-Andiamo! Intanto ti racconto…
Quando raggiunsero l’arazzo di Barnaba il Babbeo, Harry aveva già spiegato a Draco del libro in cui aveva trovato l’incantesimo Sectumsempra e di come lo avesse nascosto per non consegnarlo a Piton.
Si aggirarono per un po’ tra le pile di oggetti accatastati e finalmente Harry vide l’orribile busto di gesso che aveva lasciato a guardia del prezioso libro.
-Eccolo! – esclamò afferrando il volume e passandolo a Draco – Se lasci perder le maledizioni, ti sarà molto utile, futuro Pozionista!
Poi alzò lo sguardo e rimase a bocca aperta.
-…ed ecco il diadema… Guarda! Non è proprio quello del disegno?
Draco strinse le palpebre cercando di metterlo a fuoco.
-Mh… non saprei… Riesci a tirarlo giù?
Harry appoggiò il piede su una cassa e si allungò, afferrandolo con la punta delle dita.
-Ecco qua! – esclamò tornando a terra con un balzo e porgendoglielo – Cosa ti sembra?
Draco lo afferrò con entrambe le mani e lo rigirò per osservarlo meglio, ma dopo pochi secondi sgranò gli occhi con un singulto e lo lasciò cadere.
Si strinse le braccia al petto, chiuse gli occhi ed esclamo in un gemito:
-E’… quello! E’ quello di sicuro… non toccarlo, Harry! E’ meglio se non lo tocchi…
-Draco! Che cosa ti succede?
-Non… non toccarlo, Harry! – gemette di nuovo.
-Ma l’ho già toccato e a me non ha fatto niente…
Intanto Draco si era appoggiato alla cassa e si dondolava avanti e indietro, con il viso stravolto.
-Va bene…cerca di calmarti. Troverò qualcosa con cui trasportarlo fuori di qui e poi ce ne libereremo una volta per tutte.
Cominciò a frugare lì intorno, borbottando tra sé: -Che scemo sono stato… Hermione avrebbe sicuramente preso la Spada prima di uscire dall’ufficio del Preside…
Dopo un minuto se ne tornò con un piccolo cesto mezzo sfondato.
-Ehi, Draco…! – esclamò dolcemente, vedendo le guance del Serpeverde rigate di lacrime –Accidenti, scusami… non avrei dovuto trascinarti qui, dopo ciò che hai appena fatto… ma non pensavo ti facesse questo effetto.
-E’ che non me l’aspettavo… - disse il biondo, asciugandosi una guancia con la mano – Sta soffrendo, sai? Soffre molto e ha anche paura… penso sappia che vogliamo distruggerlo.
-Adesso lo metto qui dentro, così ce ne possiamo andare…
-Lascia… lo faccio io. Non è prudente che tu lo tocchi… non si sa mai.
Afferrò velocemente il diadema e lo lasciò cadere nel cesto.
-Ma che cosa…?
Harry avvicinò al viso il contenitore, per vedere meglio, e si accorse che il metallo stava sfrigolando come corroso da un acido, proprio nel punto in cui Draco lo aveva toccato.
-Ma che mi venga… La tua mano… che cos’hai?
-Niente… è solo un po’… - si interruppe, guardandosi la mano ancora umida delle proprie lacrime.
Toccò il diadema con l’altra mano e non riuscì a nascondere una smorfia, ma quando la ritirò, non era successo niente.
-Le tue lacrime… - disse Harry, e allungò una mano per sfiorargli il viso.
-Ahi! – esclamò ritirandola immediatamente, due polpastrelli tutti arrossati. – Le tue lacrime bruciano!
Draco si passò entrambe le mani sul viso e sugli occhi, raccogliendo quanto più liquido possibile, e lo spalmò sulla superficie un po’ opaca del vecchio cimelio.
Il metallo riprese a sfrigolare, sotto gli occhi esterrefatti dei due ragazzi, e poi, improvvisamente, si spaccò con un sonoro schiocco, ed emise  quel grido acuto e lontano che Harry aveva già sentito le altre volte.
Rimasero a fissare ciò che rimaneva del penultimo Horcroux, increduli, poi lentamente sollevarono lo sguardo, l’uno in quello dell’altro, e scoppiarono a ridere.
-Non ci posso credere...
-Puoi ben dirlo… i tuoi amici non te l’avevano detto?
Draco scosse il capo.
-Penso che nessun Engill abbia mai avuto a che fare con uno di questi… cosi!
-Bene, allora, come futuro pozionista farai bene a raccogliere e conservare le tue preziose lacrime… metti che in futuro qualcuno ci riprovi, sarà sufficiente fargli una bella doccia!
Continuarono a ridere, uscendo dalla Stanza.
Harry passò un braccio intorno alla vita di Draco e lo sostenne quando  appoggiò il proprio sulle sue spalle da giocatore di Quiddich.
Gli asciugò delicatamente il viso con un angolo del mantello e lo baciò a stampo sulla bocca.
-Anzi, la prossima volta che ti senti triste, va’ a piangere sulla spalla del serpente…
-I serpenti non hanno le spalle!
Stavano percorrendo baldanzosi i corridoi del castello quando per poco non si scontrarono con il professor Piton.
-Dove vi eravate cacciati? Ti avevo affidato un compito facile, Potter… non sei più neanche in grado di trovare l’infermeria?
-Professor Piton! – esclamò Draco – Harry ha avuto un’intuizione geniale!
-Davvero? – sibilò Piton, le labbra piegate in una smorfia ironica – Evento più unico che raro, direi… Trovo che ultimamente siate un po’ troppo condiscendente, signor Malfoy… Che cos’ha lì, signor Potter?
-Dobbiamo parlare con il professor Silente. – tagliò corto Harry.
Piton lo fissò con uno sguardo tagliente come l’acciaio, poi si voltò velocemente, facendo svolazzare il mantello.
-Molto bene. Andiamo.
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata e lo seguirono senza fiatare.
Quando arrivarono nell’ufficio,  invece di proseguire per le stanze private, Piton si fermò davanti alla scrivania.
-Il professor Silente è molto stanco e sta riposando. Può dire a me, Potter… qualunque sia la felice idea che la sua mente acuta ha elaborato.
Harry lo fronteggiò, deciso a non lasciarsi intimidire.
-E’ una cosa di cui posso parlare soltanto con il professor Silente…
-Se riguarda la ricerca degli Horcoux, sappi che il Preside ha ritenuto opportuno informare anche me.
Draco afferrò la mano con cui Harry reggeva il cesto e lo costrinse a mostrarlo.
-Fidati… - gli sussurrò.
Poi si rivolse raggiante all’insegnante.
-… ha trovato il diadema!
Piton smise subito l’atteggiamento sarcastico per osservare da vicino l’oggetto pietosamente contorto.
Lo fece levitare e rigirare con piccoli movimenti della bacchetta, osservandolo da ogni angolazione.
-Può anche toccarlo adesso, tanto ormai è morto.
Ma Piton non  diede segno di aver sentito.
Aveva trovato ciò che stava cercando.
-“… è per il mago dono grato”
Lasciò ricadere il diadema nel cesto e li squadrò entrambi.
-Sì, - dichiarò freddamente – sembrerebbe davvero essere il diadema di Priscilla Corvonero… e posso chiedere dove…?
Harry lanciò un’occhiata dubbiosa a Draco, il quale lo incoraggiò con un cenno del capo.
-Nella Stanza delle Necessità. Mi sono ricordato di averlo visto mesi fa quando sono entrato per nascondere…  - esitò e sentì una vampata di calore raggiungere le sue guance.
-Va avanti, Potter. – il tono di Piton si fece minaccioso - Nascondere… che cosa?
Ancora una volta Harry si rivolse supplichevole a Draco, il quale sfoderò uno di quei suoi sorrisi che avevano il potere di riportare alla calma anche una bestia inferocita.
-Harry aveva trovato l’incantesimo Sectumsempra in questo libro. Temendo che fosse impregnato di Magia Oscura, pensava di poter essere punito per averlo usato, così lo ha nascosto proprio dove, tra le altre cose, c’era il diadema.
-Fa vedere!
Il professore strappò il volume dalle mani di Draco e lo aprì, scorrendolo brevemente.
-Magia Oscura… - ghignò quasi divertito – Mi domando se saresti davvero in grado di riconoscerla, Potter… questo è soltanto il mio vecchio libro di Pozioni… Sì, Potter! – continuò in risposta all’espressione sbalordita del ragazzo – Sono io il Principe Mezzosangue! Deluso?
-…io… cioè… no, signore… io veramente…
-Smetti di farfugliare e dimmi come fai ad essere sicuro che questo sia davvero ciò che stavamo cercando.
-Le assicuro che era proprio quello – intervenne ancora Draco – l’ho sentito chiaramente.
Piton lo fissò per un momento, come per valutare le sue parole.
-Molto bene. E suppongo, Potter, che lo abbiate ridotto così con l’incantesimo Sectumsempra…
-N-no, signore… veramente… non ci ho neanche pensato…
-Comunque non sarebbe servito, sciocco! Ormai dovresti averlo capito che i comuni incantesimi sono assolutamente inefficaci. Immagino che tu abbia avuto il buon senso di  imitare la tua amica e ti sia munito di una zanna di basilisco…
-Ehm… no signore. Non ho portato nulla, ma…
Piton emise uno sbuffo e si chinò irritato verso di lui.
-E allora, per Merlino, devi davvero essere fortunato se hai trovato qualcosa… oh, no! Non ditemi che avete evocato l’Ardemonio…!
-No! – esclamò Harry, a sua volta esasperato dalle continue insinuazioni dell’insegnante riguardo alla sua mancanza di buon senso – Lo so che mi crede un inetto, ma non sarei mai stato così imprudente, anche se fossi in grado di evocarlo. Questa volta abbiamo usato… - rivolse uno sguardo pieno di ammirazione a Draco - ...le lacrime di un angelo.
Piton si drizzò di scatto, evidentemente impreparato ad una simile novità.
Con lo sguardo chiese conferma a Draco, il quale, con le mani nelle tasche dei pantaloni, si strinse nelle spalle e sorrise imbarazzato.
-E faccia attenzione, professore – aggiunse Harry mostrando le proprie dita ustionate – sono piuttosto caustiche.
L’insegnante si soffermò a valutare i polpastrelli di Harry e le sue parole, con un’espressione enigmatica.
Esitò ancora per qualche secondo, poi riprese il controllo di sé.
-Molto bene… questo cambia notevolmente le cose.

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Ed eccomi ai ringraziamenti: niente meno che 6 commenti! Wow!

Clara111294 : Grazie! Sono così contenta che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Dimmi cosa ne pensi di quello che ho appena postato XD

hay_chan : ahia... temo che resterai delusa, perché per il momento non ci saranno scene hot. Dovrei alzare il rating. Diciamo che potrei farci un pensierino per un'eventuale seconda parte. Quanto a Voldie, lo vedremo solo tra qualche capitolo, ma arriverà, eccome se arriverà!

123babydevil123 : E sì, questi ragazzi sono distratti e imprudenti, si sa. D'altra parte è anche vero il detto "chi troppo vuole nulla stringe". eheh!  XDD

paolo_65 : Che bello! Un lettore! Questo significa che questa storia non è troppo sdolcinata, se non piace solo alle fanciulle... o no? Fammi sapere se ogni tanto esagero ^_^

invasata : Tesshora! *squizza* sono troppo felice per tenerti il broncio (però mi piacerebbe vederti fare come Dobby mwahahahah!).Questo però me lo commenti vero? *fa occhioni dolci*

Halfblood Queen : E infine una nuova lettrice: benvenuta! Lo so, il mio Harry è un po' OOC e anche molto confuso. Comunque arriverà  una specie di crisi, tra un po'... neanche in questo è molto sveglio!

Adesso basta con gli spoiler! Mi sono un po' lasciata andare questa volta. Mmh, dovrò inventare qualcosa di nuovo per stupirvi.
Infine un grazie grande a chi continua a leggere!

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Capitolo 16
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

Harry se ne stava disteso sul suo letto, nella camera che era stata di Sirius, e fissava il baldacchino sopra la sua testa.
La sua mano destra giocherellava distrattamente con un boccino d’oro.
L’euforia per il rapido susseguirsi degli eventi, durante l’estate, si era tramutata in cupa malinconia.
Il professor Silente era morto.
La sua salma era stata deposta in una tomba di marmo bianco, sulla riva del lago, nel parco di Hogwarts, là dove lui avrebbe voluto, salutato da un fiume di gente che Harry nemmeno conosceva.
Il funerale era stato solenne, in quella giornata di metà agosto spudoratamente soleggiata, poi tutti erano tornati alla propria vita.
Appena aveva ricevuto la notizia si era sentito perso.
Chi lo avrebbe guidato nella battaglia finale contro Voldemort?
Chi gli avrebbe spiegato cosa fare?
Chi avrebbe fugato le sue paure?
Aveva ancora sperato di ricevere delle istruzioni, magari una lettera magicamente predisposta per essere consegnata al momento giusto.
Invece tutto ciò che aveva avuto era stato quel boccino.
Uno stupido, inutile boccino, con un’ancora più inutile scritta incisa sulla sua superficie:
“Mi apro alla chiusura”
Ma non c’era stato verso di aprirlo.
Le avevano provate tutte, ma neanche le idee di Hermione e la sua conoscenza degli incantesimi più improbabili avevano portato ad una soluzione dell’enigma.
E così, allo smarrimento era subentrata la rabbia.
Se così dev’essere, che sia!
Sarebbe andato incontro al suo destino a testa alta, con o senza il professor Silente e i suoi strampalati enigmi.
Invece non era successo niente.
Sembrava che il tempo si fosse fermato e il mondo fosse caduto in una specie di letargo estivo.
Un leggero bussare lo fece sussultare e si mise seduto.
-Avanti!
La porta si aprì e Draco entrò chiudendosela alle spalle.
-E’ successo qualcosa?
-No… Che cosa ti aspettavi? – gli chiese Draco, sedendosi sul bordo del letto, accanto a lui.
Harry si lasciò di nuovo andare sul cuscino.
-Non lo so… qualunque cosa. Qualunque cosa che non sia questa calma piatta. Pensavo che con la scomparsa di Silente sarebbe successo tutto molto in fretta. Ero pronto ad affrontarlo, sai? Pensavo che si sarebbe precipitato a Hogwarts, a controllare che il suo ultimo tesoro fosse ancora al suo posto, invece se n’è andato…
Si passò una mano sugli occhi e sul viso, poi si stropicciò la cicatrice.
-E’ arrabbiato. Sta cercando qualcosa, ma non riesce a trovarlo. Questa notte ha ucciso delle persone…
Draco aveva preso con noncuranza la sua mano.
Appena Harry se ne rese conto si ritrasse.
-Lascia stare… è inutile che tu stia male per me, tanto poi ritorna tutto come prima.
-Non mi piace vederti in questo stato, Harry. Perché non scendi giù con noi? Gli altri stanno cominciando a pensare che tu ce l’abbia con loro.
-… mi dispiace… - sussurrò con un sospiro – Ma non ce la faccio proprio… se almeno succedesse qualcosa!
-Beh… veramente qualcosa è successo, ma non so se ti farà piacere saperlo.
Harry si mise a sedere con l’aria di chi non ha voglia di scherzare.
-Sputa il rospo!
Draco tirò fuori un giornale piegato dalla tasca posteriore dei pantaloni e glielo porse.
In prima pagina troneggiava la fotografia di un gruppo di famiglia. La didascalia recitava: ”La famiglia Silente: da sinistra, Albus, Percival con in braccio la neonata Ariana, Kendra e Aberforth”.
Sopra la foto il titolo dell’articolo: Anticipazione esclusiva della biografia di Albus Silente, tra poco in libreria. Di Rita Skeeter.
Convinto che la lettura non potesse farlo stare peggio di così, Harry cominciò a scorrere le righe.(1)
Ma si sbagliava. Quando ebbe finito, gettò il giornale in fondo al letto con aria schifata.
-Quella iena! Non aspetta altro che di poter banchettare sulle disgrazie altrui. Mi domando cosa ci sia di vero in tutta questa spazzatura…
Riprese il giornale e scorse di nuovo l’articolo.
-Qui dice che si trasferirono a Godric Hollow. Il professor Silente ha abitato nel paese in cui sono nato, e non me ne ha mai parlato… perché?
-Forse non ne ha avuto occasione… o magari ha pensato che non fosse importante…
-Già… - lo interruppe Harry, amareggiato – quante cose ha ritenuto non fossero importanti? Ciò che tu-sai-chi sta cercando, pensi che Silente non ne sapesse nulla?
-Chissà, magari ci ha lasciato degli indizi perché non voleva che qualcun altro ne venisse a conoscenza. Hermione sta ancora cercando di decifrare il libro che le ha lasciato…
-Un libro di favole! Sì, certo… lì troverà sicuramente degli indizi che ci aiuteranno a sconfiggere il più potente mago oscuro della nostra era!
Draco fece scorrere una mano nella chioma ribelle di Harry, ma questi si ritrasse stizzito.
-Ho detto di no!
Il giovane Engill si irrigidì e abbassò lo sguardo.
Esitò qualche secondo, poi si alzò rapidamente e raggiunse la porta.
-Scusa… non volevo disturbarti.
-Ehi, Draco… aspetta…
Ma la porta si era già chiusa ed Harry si ritrovò ancora una volta da solo a guardare per aria.

Non passò molto tempo – o forse sì? Harry ne aveva perso la cognizione -  che Hermione entrò nella stanza come una furia.
-Harry, posso sapere che intenzioni hai?
Il ragazzo si infilò gli occhiali e tirò su la testa, senza però abbandonare la posizione sdraiata.
-Che… che c’è, Hermione?
-Che cosa hai fatto a Draco? – sibilò cercando di tenere a freno la rabbia che sprizzava da tutti i pori.
-N…niente…
-Niente?
-Lui… lui voleva cercare di tirarmi su, ma gli ho detto che non è necessario, che… che voglio solo essere lasciato in pace, ecco!
-Harry James Potter! Sei solo un ragazzino egocentrico e viziato, ecco cosa sei!
-Ma… Hermione, io…
-Tu, tu, tu! – sbuffò esasperata – Pensi di essere l’unico a sentirsi depresso e a non vedere l’ora che tutto questo finisca? Adesso alzi quel tuo pigro fondoschiena, scendi giù e vai a parlare con il tuo ragazzo!
-Il mio…? Ehi! Ma tu come…?
-Oh, andiamo Harry! Persino Ron ha notato che qualcosa è cambiato tra voi, almeno prima che tu ti calassi nella parte della primadonna isterica. A proposito, sarà meglio che lo informi. E’ il minimo, considerato che è il tuo migliore amico. A meno che tu non abbia deciso di allontanare anche lui…
Finalmente Harry si mise seduto, si stropicciò gli occhi e poi squadrò la sua amica.
-E che cosa gli dovrei dire? Non sono nemmeno sicuro di ciò che provo! Quando… - abbassò lo sguardo e si sentì avvampare - … quando mi ha baciato, la prima volta, tutto mi è sembrato bello e naturale e… e giusto!  Qualcosa che non avevo mai sentito per nessuna ragazza, ma… sai cosa intendo…
-No, non lo so, se non me lo dici.
-Beh, cavolo! – si agitò infastidito – lui è… è… Io non avevo mai pensato di poter essere attratto da… - sbuffò esasperto - … da un ragazzo!
-Andiamo, Harry! Lo sai che qui è tutto diverso… nessuno ci farà caso, se è questo che ti preoccupa. Beh, forse un pochino, ma solo perché siete… voi due, ecco. Comunque… - agitò le mani e il capo, assumendo di nuovo un’aria severa - …il fatto è che non è giusto che tu lo allontani così. Draco ha bisogno di sentirti vicino e di condividere con te ciò che state provando… che proviamo tutti.
-Senti Hermione, una volta Silente mi ha detto che guarire le persone è la cosa che rende più felici gli Engill. Qui, ogni santo giorno, c’è la fila per farsi curare da Draco. Per quale strana ragione dovrebbe volersi accollare anche il mio malumore? Gli ho solo detto che posso farne a meno, ma a quanto pare lui no. Sembra stia diventando un tossico… più ne ha e più ne vorrebbe.
Hermione si passò una mano nei capelli, scuotendo la testa con una risata incredula.
-Non ci posso credere! Davvero, non posso credere che tu sia così insensibile e… e cieco! Ciò che lo rende felice è vedere le persone di nuovo serene e in buona salute, ma dovresti aver capito da un pezzo che non si diverte affatto a sobbarcarsi tutta quella sofferenza! Come credi che si senta, lui? Dimmi, Harry… ti sei mai domandato cosa c’è dietro a quel suo instancabile sorriso?
-Ma… lui è sempre così…
-Disponibile? Sì, lo è, ma non ti viene in mente che anche lui possa sentirsi solo e depresso? I suoi genitori sono al sicuro, ma so per certo che gli mancano tantissimo e si sente terribilmente in colpa nei loro confronti…
La ragazza si interruppe per tirare su con il naso, gli occhi già pieni di lacrime.
-…in più a perso quasi tutti i suoi amici, e quelli che gli rimangono sono lontani. Ha cercato un po’ di affetto e di comprensione dal suo ragazzo, il quale riesce soltanto a dire “voglio essere lasciato in pace, ecco!”
Harry la guardò con la bocca aperta, poi chiuse gli occhi e si lasciò scappare un sospiro che sembrava quasi un gemito. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e il viso al palmo delle mani, facendo scorrere le dita sotto le lenti.
-Che idiota… - mugolò – Non… non avevo capito niente!
-Avanti Harry – disse Hermione con un tono inaspettatamente dolce – Datti una sistemata e va’ a cercarlo. Ha bisogno di te.

Harry fece una rapida doccia, indossò dei vestiti puliti e scese velocemente le scale fino al piano terra.
Nel salotto che era diventato il suo posto preferito, Draco se ne stava in piedi davanti alla porta finestra, guardando fuori.
Harry lo osservò silenziosamente per qualche minuto.
La sua figura alta e snella, con le belle spalle diritte, si stagliava nel vano della finestra e sembrava risplendere di luce propria.
Aveva legato i capelli in una corta treccia, ma alcune ciocche ribelli brillavano allegramente riflettendo i raggi del sole.
Quel giorno indossava una maglietta attillata e un paio di jeans che gli stavano incollati addosso come una seconda pelle.
Harry sentì il sangue ribollire a quella vista e il suo corpo reagì in modo assolutamente indipendente dalla propria volontà.
“Accidenti, Harry” cercò di auto convincersi “non è il momento! “
Prese un bel respiro e scivolò silenziosamente alle sue spalle, circondandogli la vita con entrambe le braccia.
-Ciao…
Si sporse sulla punta dei piedi per baciarlo su una tempia e poi appoggiò il mento sulla sua spalla, inspirando il profumo speziato dei suoi capelli.
-Harry! – Draco voltò il capo verso di lui, con l’immancabile sorriso – Sei sceso… ti senti meglio?
-Sì… anzi, no. Mi sento uno schifo…
Draco si girò nel suo abbraccio per guardarlo in viso e lo accarezzò con entrambe le mani.
-Non fare quella faccia – lo anticipò Harry, con una risatina – Sto bene, in realtà, ma mi faccio schifo per come mi sono comportato…
Il biondino scosse appena il capo con aria interrogativa.
-Mi stavo piangendo addosso per niente e non mi accorgevo di chi mi sta intorno…
-Ah… questa dev’essere opera di Hermione. Mi sono sfogato un po’ con lei, ma non era mia intenzione scatenartela contro. Ero solo un po’ triste, ma adesso mi è passato…
I suoi occhi arrossati e ancora un po’ umidi dicevano il contrario e Harry questa volta non si lasciò sfuggire nessun particolare.
Decise di non insistere, ma lo baciò delicatamente – e cautamente, nel caso qualche piccola lacrima fosse sfuggita alla sua vista.
-Sono proprio un troll. Me ne stavo di sopra a lamentarmi di non aver nulla da fare, quando ho uno stupendo ragazzo da coccolare…
Si baciarono ancora e quando ripresero fiato Harry si allontanò di qualche centimetro per guardarlo.
-Stai bene vestito così…
-Grazie… ho capito, sai, che le tuniche non sono di tuo gradimento.
Harry fece spallucce.
-E solo che quando le indossi mi metti un po’ in soggezione. Vestito così sei più umano… ma ci farò l’abitudine, se per te è importante.
-Grazie. – gli accarezzò i capelli scompigliati con un’aria improvvisamente seria – Vedi… a parte l’indiscutibile comodità, a volte mi capita di aver bisogno di qualcosa che mi ricordi chi sono e…
Il suo sguardo si focalizzò su qualcosa alle spalle di Harry, e la sua espressione preoccupata lo spinse a voltarsi.
Sulla porta, Ron li stava osservando immobile, a bocca aperta.
In quel momento Hermione sopraggiunse di corsa, con un sorriso imbarazzato.
-Ah, eccovi qui! Draco… ti stavo cercando. Ehm… potresti venire un momento in biblioteca, per favore? C’è una cosa che vorrei farti leggere…
-Certo…
Il ragazzo si sciolse dall’abbraccio del compagno e la seguì fuori della stanza, sotto lo sguardo torvo del rosso.
-Ciao, Ron.
Harry mosse qualche passo verso l’amico, cercando di prevenire la sua reazione.
-Avevo proprio bisogno di parlarti…
-Davvero? O lo dici soltanto perché ti ho sorpreso con le mani nel… sacco?
-No, davvero…
-Da quanto?
-Beh… qualcosa si è mosso subito dopo la Gringott, ma poi, con tutto quello che è successo…
-… non hai trovato il tempo di dirlo al tuo migliore amico. – concluse Ron offeso.
-Non ho trovato il tempo di pensarci, veramente…
-E che cos’hai fatto in questi giorni, tutto solo di sopra? Hermione mi ha detto che… ehi! Però lei lo sapeva già!
-L’ha capito da sola. Lo sai com’è fatta.
Ron annuì, sciogliendosi impercettibilmente.
-E così… tu e Draco.
Harry annuì.
-Già…
-Già… - annuì a sua volta l’altro.
Dopo un attimo di silenzio piuttosto imbarazzante, Ron gli andò incontro lasciando libero sfogo al suo disappunto.
-Ma dico… proprio con Malfoy? E poi pensavo che ti piacessero le ragazze… che ti piacesse Ginny. Lo scorso inverno, ad un certo punto, ho pensato che volessi affatturare Dean…
-Sì, è così… ma poi ci siamo resi conto entrambi che mancava qualcosa… non avevo capito che cosa, fino a quando Draco mi ha baciato…
Ron fece una smorfia disgustata.
-Senti, Ron – aggiunse Harry con tono di urgenza – posso capire che tu ti senta imbarazzato ad avere un amico… beh, insomma… un amico…
 - …gay?
-Ehm… sì, ma, voglio dire… sono sempre io! Non penserai che adesso mi vengano strane idee… o forse ti preoccupi di quello che potranno dire gli altri, ma…
-Ma che cosa stai farneticando?
-Ecco, io ti capisco, però…
-Ah, già! Hermione mi aveva accennato qualcosa… tu sei stato per troppo tempo con i babbani.  Non hanno tutti i torti quelli che li considerano dei trogloditi. Non posso credere che facciano tante storie solo perché uno preferisce gli uomini piuttosto che le donne… ma puoi stare tranquillo che per noi non è così.
-Ma… allora perché Neville e Blaise hanno avuto tutti quei problemi? Ti ricordi quando quel gruppo di Serpeverde li ha fermati… li stavano insultando e se non fossimo arrivati noi, probabilmente li avrebbero picchiati.
-Perché Neville è un Grifondoro! E anche perché sono tutti e due dei “traditori del loro sangue”.
-Ah… e qual è invece il tuo problema?
-Lo sai! E’ Malfoy, il problema. Non ci riesco a fidarmi di lui.
-Credimi, Ron, è davvero cambiato. Pensi davvero che mi sarei innamorato di lui se non fosse così?
Ron strinse le labbra e fissò il pavimento per qualche secondo, poi annuì.
-Facciamo così, amico… gli concedo il beneficio del dubbio, solo perché sei tu a dirlo, ma appena fa un movimento sbagliato, giuro che lo affatturo!
Harry scoppiò a ridere.
Quello era il suo amico Ron. Con tutti i suoi difetti, ma con quel cuore grande e buono, sincero e leale, che mai gli avrebbe voltato le spalle, per nulla al mondo.
Persino se c’era un Malfoy di mezzo.
Avrebbe voluto abbracciarlo, ma la porta si aprì e Moody irruppe nella stanza con la sua andatura claudicante e l’occhio magico che roteava all’impazzata.
-Harry! Eccoti qua! Stai bene, figliolo?
-Ciao, Alalstor… sì, tutto bene. Che cosa…?
-E gli altri? Malfoy e Granger sono in casa, spero…
-S-sì… sono in biblioteca, ma…
-Il Ministero è caduto. – dichiarò con voce secca – Scrimgeour è stato assassinato.

**************************************************************

Angolino dei ringraziamenti:

A tutti coloro che leggono la mia storia, a chi l'ha messa nelle seguite e nelle preferite.

In particolare a:

invasata : Nuoooooo!!! Non stirarti le mani, che poi non riesci a scrivere, e io voglio leggere il seguito della storia dei due papà, eheh! Grazie comunque per trovare il tempo di leggere e commentare la mia!

paolo_65 : buahahahahah!!! Sabry! Mi sembrava strano che un maschietto trovasse interessante questa ff... buahahahhahaha!!! Comunque ri-benvenuta! E grazie per i tuoi commenti: sono sempre molto graditi! ^_^

Clara111294 : Ma come potrei odiare una delle mie commentatrici più assidue? Anzi, mi fa piacere sapere che cosa ne pensi. Prima di tutto, sono contenta che ti piaccia come descrivo Piton: lui è il mio personaggio preferito (non si capiva dal mio nick, vero?). Per il resto, pensavo che dilungarmi in dettagli sulla ricerca degli Horcroux fosse noioso. All'inizio avevo addirittura pensato di saltarli a pie' pari: una delle prime scene che ho scritto è quella in cui Draco scoprirà che Harry è andato da Voldie per farsi uccidere. E in effetti devo darti ragione: mi sto concentrando soprattutto su Draco, ma vedrò di dare un po' di spazio anche allo Sfreg... ehm, volevo dire, a Harry XDDDDDDD . Comunque non abbandonarmi e continua a commentare!

123babydevil123 : Grazie per essere sempre puntuale con i tuoi commenti. Sono contenta che la storia continui a piacerti  ^_^

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Capitolo 17
*** Capitolo 18 ***


Eccomi, ci sono ancora! Quando avrete letto questo capitolo sicuramente penserete: ci ha fatto aspettare una settimana per scrivere 'sta roba?
Ebbene sì, non riuscivo a metterlo insieme, questo chappy, e il risultato non mi soddisfa ancora del tutto, ma ve lo posto comunque con la promessa che il prossimo sarà migliore.
Una piccola AVVERTENZA: in questo chappy c'è una breve scena di sesso tra maschietti, NON descrittiva. Se a qualcuno da fastidio, siete avvertite.
Mi rendo conto che è più probabile il contrario, vale a dire che venga considerata poco interessante, ma vi posso anticipare che ho in programma un seguito a questa storia, e che lo posterò come una ff a parte, assolutamente Yaoi e con rating arancione o rosso. Contente?
Ho finito di tediarvi. Buona lettura! (e non linciatemi, per favore!)


Capitolo 18

Riuniti intorno al tavolo della cucina fecero onore al pranzo preparato da Kreacher.
Sembrava che i tristi eventi delle ultime ore avessero  messo addosso a tutti una strana frenesia e il desiderio di attaccarsi alle più elementari cose della vita.
Harry aveva chiesto all’elfo di stappare una bottiglia di vino ed Hermione continuava a riempire generosamente il bicchiere di Moody.
-Questa proprio non ci voleva! Già è stato un tormento restare chiusi in casa per tutta l’estate, adesso non possiamo neanche tornare a Hogwards. Senti, Alastor... non credi che invece potremmo…
-E’ escluso, Harry! – dichiarò l’Auror – D’ora in avanti, chiunque verrà nominato Ministro sarà sicuramente un uomo di tu-sai-chi. Questo significa che con tutta probabilità anche il sostituto di Silente sarà un suo fedelissimo. Non possiamo rischiare che vi mettano le mani addosso, a nessuno di voi.
-Ma… anch’io devo restare qua? – biascicò Ron addentando la seconda coscia di pollo – Non che mi dispiaccia saltare la scuola, ma… cosa potrebbero volere da me? E poi, in fondo, sono un purosangue… se mi sente mio padre… !
-Weasley, ragazzo mio… basterebbero tre gocce di Veritaserum e spiattelleresti tutto, dall’indirizzo di questa casa alla storia della Gringott. Lo sanno anche le pietre che sei amico di Potter.
-Ah, già!
-Hai ragione, Alastor – cinguettò Hermione riempiendogli il bicchiere – Faremo meglio a restare qui al sicuro.
-Ma Hermione…! – protestò Harry.
-Non si discute, Harry. Vorrà dire che occuperemo il tempo studiando, così non resteremo troppo indietro con il programma… a proposito, Alastor… - continuò la ragazza, ignorando le occhiate feroci dei suoi amici – Il professor Silente mi ha lasciato un libro scritto in Antiche Rune. Ho appena finito di tradurlo e ho notato un particolare curioso… un simbolo disegnato a mano, che di sicuro non è una Runa. Sembra piuttosto qualcosa che ha a che fare, non so… con la Magia Oscura, forse.
-Magia Oscura? – chiese Alastor allarmato – Fammelo vedere.
Hermione tirò fuori dalla tasca un pezzo di pergamena piegato e lo sporse al mago.
Moody lo aprì, lo osservò per qualche secondo e poi si  mise a ridacchiare rilassandosi.
-Ah… questo! No, non è Magia Oscura, anche se qualcuno vuole crederlo. E’ più che altro una leggenda. Mai sentito parlare della favola dei Tre Fratelli?
-Sì, certo…
-Beh… quello rappresenta i tre oggetti magici che la Morte diede in dono ai tre fratelli. Il Mantello dell’Invisibilità – disse facendo scorrere il dito lungo i lati del triangolo – la Pietra della Resurrezione e la Bacchetta di Sambuco.
-Quindi si tratta soltanto di una leggenda?
-Più o meno, anche se c’è gente che si ostina a credere nella loro esistenza e a cercarli, come quel matto di Xeno Lovegood.
Ridacchiò ancora, tracannando un bel sorso di vino, ma poi si fece di nuovo serio.
-Badate… non è che manchino gli indizi, soprattutto per quanto riguarda la bacchetta, ma che la storia sia vera, beh… quello è un altro paio di maniche!
-Per quanto riguarda la bacchetta? Vuoi dire che esiste davvero?
-Mh… - posò il bicchiere vuoto e si asciugò la bocca – Ha lasciato una scia di morti lungo un bel pezzo di storia, ma da poco più di un secolo se ne sono perse le tracce.
-Dunque è davvero un oggetto maledetto…
-In un certo senso… si dice che sia molto potente, così c’è sempre stata un sacco di gente disposta a tutto per averla, anche ad uccidere… soprattutto a uccidere!
-E gli altri due?
-Uff… niente più che leggende.
Il suo occhio magico, continuando a roteare, si soffermò un paio di volte su Harry.
-Anche se… si dice che i tre fossero i fratelli Peverell, e secondo recenti indagini, pare che voi-sapete-chi discenda dal secondo, quello che possedeva la Pietra della Resurrezione. Adesso, non dico che ‘sta pietra esista davvero, ma il fatto che lui non sia morto, quando ti ha fatto quella – indicò la cicatrice di Harry – e che sia riuscito a tornare, fa pensare che possieda qualche tipo di magia sconosciuta, e di sicuro molto oscura…
Hermione tornò a riempirgli il bicchiere, mentre i ragazzi continuavano a mangiare, gli occhi bassi sul proprio piatto.
Persino Draco si servì un’altra porzione di pasticcio di patate e porri al forno e lo spazzolò via in silenzio.
A Harry andò di traverso un boccone e si calmò soltanto dopo aver tossito per parecchi minuti ed aver ricevuto una buona dose di pacche sulla schiena.

Al termine del pranzo Moody se ne andò, non prima di aver raccomandato di mantenere “vigilanza costante”, e i quattro ragazzi si chiusero in biblioteca.
-Hermione, sei un genio! – esclamò Harry.
-Davvero notevole… - disse Draco – Una manovra degna di una Serpeverde.
-Ehi! Attento a come parli, Malfoy! – lo  apostrofò Ron.
-Calma, Weasley… era un complimento!
-Ragazzi! Smettetela, per favore. Facciamo il punto della situazione…
-Ho visto la Pietra! – esclamò Harry interrompendo la ragazza.
-Cosa?
-Mi sono quasi strozzato con un boccone quando me ne sono ricordato. Ero sicuro di aver già visto quel disegno, ma non ricordavo dove.
-Dove? – chiesero in coro gli altri tre.
-Sulla pietra incastonata nell’anello dei Gaunt.
-Stai scherzando, vero?
Harry scosse il capo con veemenza.
-Dico davvero! Era appena visibile, ma era proprio quello!
-Ma allora… perché voi-sapete-chi non l’ha usata? L’ha trasformata in Horcroux, quando avrebbe potuto usarla per quello che è…
-Non lo sa… - disse Draco, pensieroso – Non sa di avere per le mani uno dei Doni, forse non sa nemmeno della loro esistenza.
-Come no? Sta cercando la bacchetta, adesso ne sono sicuro. Ha rapito Olivander e nei ricordi di una delle persone che ha ucciso poco tempo fa ha visto un ragazzo che rubava una bacchetta. Voleva sapere chi fosse, ma non è riuscito a scoprirlo, non ancora almeno…
-La bacchetta è famosa anche sotto altri nomi e lui sa solo che è la più potente, per questo la vuole. Quanto alla pietra… so fin troppo bene come funzionano queste cose. Per lui l’anello rappresenta la nobiltà della sua famiglia, è quello il suo unico valore. Tutto il resto passa in secondo piano. Probabilmente lo avrà osservato distrattamente e avrà pensato che l’incisione sia la traccia di un antico stemma.
Harry mise una mano in tasca e ne tirò fuori il boccino, rigirandoselo tra le mani pensoso.
-E’ qui… ne sono sicuro. Il professor Silente ha voluto che l’avessi io… se solo riuscissi a capire come si apre…
Tutti restarono in silenzio, contemplando la piccola sfera dorata.
-E così ne possiedi già due… - mormorò Hermione.
Harry si riscosse e la guardò senza capire.
-Harry, di solito i mantelli  che si trovano in circolazione con il tempo perdono il loro potere, perché si tratta di  incantesimi di disillusione, ma il tuo è perfetto! Silente lo sapeva, per questo aveva chiesto a tuo padre di poterlo esaminare.
-Cavolo, amico! – esclamò Ron – Se troviamo anche la bacchetta, allora… la leggenda dice che chi possiede i tre Doni sarà il padrone della morte.
-Sì, forse è così che potrai sconfiggere tu-sai-chi. E’ questo che Silente ha cercato di dirci.

                                                                                          ***

-Per le mutande di Merlino!
I tre ragazzi si scambiarono un’occhiata sbigottita e Remus non riuscì a nascondere un sorrisetto divertito.
Hermione mostrò anche agli amici la pagina della Gazzetta sulla quale troneggiava la fotografia di Piton.
-“Severus Piton confermato Preside di Hogwarts”? – lesse Ron con gli occhi spalancati –Ecco a cosa stava mirando!
-Voleva il posto di Silente… avrei dovuto immaginarlo!
-Come avresti potuto, Harry?
-Quando… quando Silente è morto ho avuto un flash. Ho sentito che voi-sapete-chi era molto soddisfatto. Era circondato da Mangiamorte e tra loro c’era Piton. Gli si è inchinato davanti e gli ha promesso che lo avrebbe accolto come meritava, sono le parole esatte, quando avesse voluto farvi ritorno.
Draco strappò il giornale dalle mani del rosso e iniziò a leggere l’articolo con l’aria di chi non crede ai proprio occhi.
-Sono sicuro che c’è un spiegazione… Lo conosco bene. Avrà sicuramente fatto in modo di venire nominato Preside per impedire che arrivasse qualcun altro, qualcuno davvero fedele a voi-sapete-chi…
-Per favore, Malfoy! Adesso stai davvero rasentando il ridicolo! – rispose Ron con aria sdegnata – E’ chiaro che ha tenuto il piede in due scarpe finché non ha ottenuto ciò che voleva…
-E chissà con chi si schiererà, adesso. – concluse Harry, ironico. Poi indicò una riga dell’articolo – Guardate qua… “Alecto e Amycus Carrow ricopriranno rispettivamente la cattedra di Babbanologia e di Difesa contro  le Arti Oscure”. Sono due Mangiamorte, ne sono sicuro!
-Ma avrebbe potuto tradirci in qualunque momento! – replicò Draco - Se ci avesse consegnati prima, le sue probabilità di ottenere il posto sarebbero state senz’altro maggiori.
I quattro ragazzi cominciarono a discutere tutti insieme, finché non intervenne Lupin.
-Sono d’accordo con Draco – disse con voce tranquilla.
-Ma Remus…!
-Aspetta, Harry – lo interruppe alzando una mano – Dovete sapere che questa mattina Severus ha riunito tutti gli insegnanti per dare alcune disposizioni… sapete, il Ministero ha stabilito che vengano eliminate le barriere a protezione della scuola, tra le quali quella che impedisce di materializzarsi nei confini del parco…
-E naturalmente Piton si è affrettato a obbedire! Mi sembra chiaro ciò che sta facendo… a voi no?
-Aspetta! Non ha avuto scelta… comunque poi ha delegato la professoressa McGranitt a ricevere gli studenti e organizzare il nuovo anno scolastico conferendole pieni poteri ed ha annunciato che starà via per diversi giorni… impegni personali, e…
-Impegni personali? State pensando ciò che penso io?
Hermione e Ron annuirono.
-Remus, ascolta tu adesso. Ho visto che tu-sai-chi sta cercando una bacchetta, una molto potente, ed è chiaro che vuole averla prima di arrivare ad affrontarmi. E’ convinto che vincerà senza fatica, ma non vuole correre rischi, questa volta. E’ solo per questo che siamo ancora qui, ancora liberi… lui sa bene dove siamo, sa di poterci trovare in qualunque momento, ma vuole prima assicurarsi di essere pronto… e Piton è andato ad aiutarlo.
-No. – dichiarò Draco, che fino a quel momento aveva ascoltato in silenzio, un po’ in disparte, con un’espressione cupa dipinta sul volto – Se Piton ci avesse traditi a quest’ora saremmo nelle segrete di villa Malfoy… e vi posso assicurare che di lì non c’è modo di fuggire, non per voi…
-E’ così. – insistette Remus – Piton non mi sta molto simpatico, ma avrebbe avuto mille occasioni e diverse buone ragioni per tradirci, considerato ciò che ha dovuto sopportare…
-Ciò che ha detto di aver dovuto sopportare! Chi ci dice che non fosse tutta una montatura?
-Non lo era… - sussurrò Draco.
Tutti ristettero per qualche secondo, colpiti dal significato di quelle tre parole.
-La situazione è già tanto difficile – disse Lupin – Dove andremo a finire se non ci fidiamo tra di noi? Silente si fidava di Piton e questo mi basta.
Si alzò con un movimento stanco.
-Adesso devo andare. Penso che siate ancora al sicuro qui, ma sarebbe saggio tenere pronto un bagaglio leggero, nel caso si renda necessario spostarvi in un luogo più sicuro.
Sembrava particolarmente malinconico mentre li salutava, indeciso tra la necessità di andare e  la riluttanza nel lasciarli lì, da soli.

                                                                                                ***

-Posso entrare?
Draco stava mettendo in fila sul letto una serie di abiti e si voltò appena verso Harry.
-Hai già preparato il tuo bagaglio?
-Sì, non è che abbia molte cose da portare via…
Harry si sedette sul fondo del letto a guardare l’altro che infilava tutto dentro uno zainetto, evidentemente  molto più capiente di quanto non apparisse.
-Sai… ho pensato che forse non è stata una grande idea quella di imbucarti qui con noi…
A quelle parole Draco lasciò cadere abiti e zaino e si voltò a guardarlo.
 -Che cosa vuoi dire?
-Dico che saresti molto più al sicuro, non so… magari da Axhel… ovunque si trovi. Penso che dovresti andare là, e magari portarti dietro Ron ed Hermione…
-E lasciarti solo? Ma sei pazzo? Loro non accetterebbero mai, e nemmeno io! E poi dobbiamo ancora scoprire dove si trova la Bacchetta…
-Guardiamo in faccia la realtà… Noi non abbiamo idea di dove possa trovarsi, mentre tu-sai-chi sembra sapere dove cercare, e prima o poi ci arriverà, stanne certo.
-Da quando sei così pessimista? Abbiamo trovato e distrutto tutti gli Horcroux…
-Quasi tutti…
-Comunque sappiamo qual’é l’ultimo, anche se all’inizio neanche Silente sapeva dove sbattere la testa. Perché non dovremmo avere la stessa fortuna anche questa volta?
-Non sono pessimista. Pensavo semplicemente che questa volta potrei farmi aiutare da qualcun altro. Da Remus, sicuramente,  da Moody e magari da altri Auror… potrei raccontare loro ciò che abbiamo scoperto…
-No, Harry. Non puoi farlo. Se Silente ha voluto mantenerli all’oscuro di queste cose una ragione c’è. Sono maghi potenti, e in un modo o nell’altro sono tutti troppo coinvolti con le pratiche oscure per non rischiare di esserne tentati… pensa a Peter Minus… pensa agli antichi Engill…
-Perché… noi non corriamo gli stessi rischi? E cosa mi dici di Piton? Corre quel rischio più di molti altri, eppure Silente gli ha raccontato tutto.
-Piton è diverso… lui conosce bene la Magia Oscura, ma in qualche modo sa come proteggersi… non so come, ma sembra sia in grado di non lasciarsi dominare. Quanto a voi, siete tutti e tre abbastanza forti e determinati, e la vostra forza sta proprio nel fatto che siete insieme, che vi aiutate a vicenda… questo Silente lo sapeva bene.
-E tu? E se tu-sai-chi ti catturasse, pensi che non riuscirebbe a usarti per i suoi scopi? Magari potrebbe persino tentare di raggirare anche te e costringerti a passare di nuovo dalla sua parte…
Draco rise e si avvicinò a Harry, passandogli affettuosamente una mano tra i capelli.
-Probabilmente mi ucciderebbe prima di scoprire cosa sono, e poi ti ho già spiegato che i miei poteri di Engill non sono ancora del tutto sviluppati. So bene quali sono i miei limiti e non sono così pazzo da pensare di poter usare la Magia Oscura, nè tantomeno di poterla sfidare.
-Lo so… - mormorò Harry allargando le ginocchia per farlo avvicinare di più - …è solo che, ecco... potremmo anche essere costretti a separarci…
Draco appoggiò le braccia sulle sue spalle, intorno al collo, e lo guardò dall’alto con un mezzo sorriso, poi si piegò un po’ per posare un piccolo bacio sulle sue labbra.
-Perché ho l‘impressione che tutti questi discorsi assurdi servano soltanto a nascondere un altro problema?
Harry abbassò lo sguardo giocherellando con un bottone della camicia di Draco e arrossì.
-Io… beh… Io non l’ho mai fatto, ecco! E…
Draco gli sollevò il mento con due dita e lo guardò negli occhi, ridacchiando affettuosamente.
-E’ questo, dunque… temi che non avremo un’altra possibilità, una volta andati via di qui?
Harry annuì.
-Ma davvero non l’hai mai fatto? Neanche con una ragazza?
Harry abbassò di nuovo il capo e lo scosse con un movimento quasi impercettibile, sentendosi terribilmente imbarazzato.
-Allora… - disse Draco, alternando le parole a piccoli baci - …sarà meglio… che ti lasci… guidare… Ti fidi… di me?
Harry sentì un brivido lungo la schiena, ma non esitò.
-Sì… - sussurrò, rispondendo ai suoi baci.
Dita affusolate e gentili afferrarono le sue mani e lo condussero a sbottonargli la camicia.
 Harry  scostò piano i due lembi di stoffa e appena si ritrovò davanti quel petto diafano non resistette al desiderio di assaggiarne la pelle vellutata.
Il suo profumo, il suo sapore lo inebriarono e si lasciò guidare passo dopo passo, finché non si ritrovò sprofondato nel calore di quel corpo bellissimo, avvolto nel suo abbraccio.
Con quel poco di razionalità che gli rimaneva osservò il volto di Draco, completamente abbandonato al piacere di entrambi e ancora più bello, con i capelli dorati sparsi sul cuscino e le labbra rosee e delicate appena socchiuse, il respiro affannato.
Lo sentiva vibrare sotto di sé, impaziente e sempre più esigente.
Allora obbedì alla sua muta richiesta e si abbandonò al ritmo dettato dal proprio desiderio, lasciandosi trascinare con lui in paradiso.


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Grazie alle 246 (!?) persone che hanno letto il precedente capitolo, in particolare a voi:
hay_chan,
invasata,
Sabry (camuffata da Paolo, ihih!)
Clara111294,
123babydevil123
Illyria93
che lo avete commentato : siete tutte carinissime e scusate se questa volta non riesco a rispondervi singolarmente.


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Capitolo 18
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

Draco si rigirò nel letto e aprì gli occhi.
La prima cosa che vide fu la fotografia, immobile, di un’avvenente ragazza babbana.
Sorrise e si ripromise di dedicare un po’ di tempo a cercare di cambiare l’arredamento di quella stanza, visto che, di fatto, nelle ultime settimane quella era diventata anche la sua stanza.
Si voltò piano e puntò un gomito sul cuscino, appoggiando il capo sulla mano.
Lì accanto, ancora beatamente addormentato, Harry sembrava ancora un ragazzino, non fosse stato per il fatto che al mattino le sue guance erano tutt’altro che vellutate.
Draco cominciò a giocare con un dito, seguendo i solchi delineati dai muscoli del torace che si alzava ed abbassava al ritmo lento e regolare del respiro e poi giù, lungo gli addominali scolpiti.
Doveva ammettere che giocare regolarmente a Quiddich aveva dato buoni risultati e anche se restando lì non aveva la possibilità di allenarsi, ci avrebbe pensato lui a mantenerlo in forma.
Harry si agitò mugolando qualcosa di incomprensibile e Draco, spostando ancora un po’ il lenzuolo, ne scoprì il motivo, un motivo davvero degno di nota.
Decise di dare il buon giorno al suo compagno rendendo i suoi sogni realtà.
Si chinò a baciare la pelle calda e liscia appena sopra l’ombelico per poi scorrere lentamente verso il basso.
Il mormorio indistinto che accompagnava il sogno divenne ben presto un sonoro gemito di piacere, finché le robuste mani del Grifondoro non afferrarono con forza le lenzuola e le sue labbra invocarono ansimando il nome del suo compagno.
Pochi minuti dopo Harry sospirò stiracchiandosi e aprì gli occhi.
Sorrise nell’incontrare due iridi chiare e un sorriso divertito.
-Buongiorno, ghiretto… lo sai che ore sono?
-Tu mi farai impazzire… - disse con un filo di voce, passando le dita tra i fili dorati che ricadevano fin quasi a sfiorargli il viso.
-Oh… non ti è piaciuto il risveglio?
-Se continui così, un bel giorno non saprò più distinguere tra sogno e realtà.
-Non è colpa mia se passi più tempo addormentato che sveglio… e poi sei stato tu a cominciare!
-IO? Ma se stavo dormendo!
-Neanche immagini quanto riesci ad essere provocante quando dormi. – replicò Draco con tono innocente.
Un attimo dopo si trovò supino, con i polsi bloccati ai lati del capo e labbra setose che gli torturavano il collo e il lobo dell’orecchio.
-No… aspetta! – esclamò senza fiato per l’eccitazione e le risate.
-Che c’è? Non mi trovi più provocante? – domandò Harry senza fermarsi.
-No… cioè, sì… ma… - cercò di liberarsi in modo poco convincente - …tu mi terrai di nuovo tutto il giorno inchiodato al letto, e io sto morendo di fame!
Harry si interruppe e sollevò il capo, puntando lo sguardo serio davanti a sé.
-Adesso che ci penso… non mi dispiacerebbe mettere qualcosa sotto i denti!
Draco roteò gli occhi verso l’alto.
-Grazie al cielo!


Impiegarono un po’ a rendersi presentabili e quando scesero in cucina Kreacher stava già apparecchiando per il pranzo.
Hermione era completamente immersa nella lettura di un libro, così concentrata che li salutò appena.
-Ero quasi certo che vi sareste fatti vivi per il pranzo… - disse Ron  sfogliando la Gazzetta.
-Spiritoso… ci sono novità?
Ron non rispose, ma fece un cenno con il capo verso la ragazza.
-Che cosa stai leggendo Hermione? – Harry si piegò per cercare di vedere la copertina del libro – Non sarà… ehi! Ma come te lo sei procurato?
-Ho fatto un giretto con il tuo mantello e non ho resistito alla tentazione, quando l’ho visto nella vetrina del Ghirigoro… è appena stato pubblicato.
-Lo hai rubato?
Hermione alzò finalmente lo sguardo e fulminò Harry con la sua più tipica espressione da “ma ti sei bevuto il cervello?”
-Certo che no! Ho aspettato che la commessa si allontanasse e ho lasciato i soldi accanto alla cassa.
-Oh… e suppongo che sia molto interessante! – replicò Harry ironicamente, sedendosi davanti al suo piatto.
-Non hai idea di quante basse insinuazioni è capace quella donna… non posso credere che gente come Elphias Doge o Bathilda Bath, che erano suoi amici, abbiano potuto dire cose del genere sul conto di Silente… guarda! – aggiunse sporgendo il libro a Harry con un moto di ribrezzo – Arriva a dire che avesse progettato di conquistare il mondo insieme a Grindelwald… da non credere!
Harry prese il volume e lesse qualche riga, poi il suo sguardo fu attratto da una fotografia nella quale due ragazzi si sbellicavano dalle risate: quello con i capelli rossi era sicuramente il giovane Albus, l’altro, dai lunghi boccoli dorati…
Harry sentì il cuore in gola a quella vista.
-Questo… questo è… G…Grindelwald? – balbettò.
-Così sembrerebbe… Le foto appartengono alla professoressa Bath. Pare fosse suo nipote… ma cosa ti prende, Harry?
-Lui è… è… il ladro della Bacchetta…
-Che cosa…?
Anche Draco e Ron si avvicinarono a guardare la fotografia, trattenendo il respiro.
-Ma questo significa che…
-Sì – concluse Hermione – Ci sono buone probabilità che il professor Silente sia stato l’ultimo proprietario della Bacchetta.

Mangiarono in silenzio, ogni supposizione troppo ovvia a tutti per meritare di essere espressa ad alta voce.
Era scontato  che sarebbero dovuti andare a Hogwarts.
Silente non era uno sprovveduto qualsiasi. Nessuno era al corrente della sua conquista – non era il tipo da andare a sbandierare ai quattro venti di essere in possesso della famosa e potentissima Bacchetta del Destino -  e probabilmente l’aveva nascosta in un luogo sicuro.
Quale luogo più sicuro del suo studio?
Lì aveva a lungo conservato la spada di Godric Grifondoro, e chissà quali altri tesori, quindi perché non anche la bacchetta?
Hermione, Ron e persino Draco gioirono mentalmente ripensando alle parole di Remus: Piton se n’era andato, lasciando la scuola nelle mani della professoressa McGranitt.
E tutti e tre rimasero di sasso quando Harry, gli occhi fissi sul bicchiere vuoto con il quale stava giocherellando, dichiarò a mezza voce:
-Voglio andare a Godric’s Hollow.
Seguì un silenzio carico di tensione, rotto alla fine dalla voce tremolante di Ron.
-Non dirai sul serio, vero amico?
-Sì, Ron – annuì tranquillamente – dico sul serio.
-Harry, - cominciò Hermione con il tono che era solita usare per spiegare qualcosa di ovvio.
-So cosa vuoi dire, Herm… Hogwarts è il posto più sensato in cui cercare, ma… è troppo facile. E se Silente avesse scelto un altro luogo? Magari abbastanza improbabile perché soltanto io potessi pensarci? E poi voglio cercare la professoressa Bath…
-Harry, ascolta…
-Ascolta tu, Draco… se devo affrontare tu-sai-chi ho prima bisogno di avere delle risposte, e poi… beh, non sono mai stato lì, capisci? Lì… dove sono i miei genitori…
I tre amici si scambiarono un’occhiata.
-Sai che si aspettano che tu ci vada, prima o poi… - insistette Draco - Saranno sicuramente lì, pronti a catturarti…
-Userò il mantello e sarò molto prudente.
-Non penserai che ti lasceremo andare da solo, vero?
-Immagino di no… - rispose suo malgrado con un sorriso.

Un’anziana coppia camminava lentamente lungo la strada che portava verso la piazza di Godric’s Hollows
Era quasi il crepuscolo. I lampioni non si erano ancora accesi, ma una leggera foschia filtrava la luce autunnale e rendeva ogni cosa sfocata e un po’ irreale.
I due si fermarono davanti al monumento ai Caduti e aspettarono.
Il paese sembrava deserto.
Solo qualche finestra illuminata, qua e là, testimoniava la presenza dei suoi abitanti.
Due ombre scivolarono rapide lungo un lato della piazza e si infilarono in un pub.
Per qualche secondo l’aria si riempì del suono di chiacchiere e risate, poi la porta si richiuse e il silenzio tornò  a regnare su ogni cosa.
-Cavolo! – esclamò sottovoce il vecchio – Guarda, ‘mione!
L’anziana signora si stava guardando intorno preoccupata, come se aspettasse qualcuno, ma si voltò verso ciò che l’uomo le stava indicando.
L’anonimo monumento ai Caduti si era trasformato e al suo posto c’era una statua raffigurante due giovani, un uomo e una donna, con il loro bambino. Sembravano felici.
La sensazione di una presenza alle loro spalle fece sobbalzare Ron e Hermione.
La giovane donna dai lunghi capelli biondi e l’elegante tailleur grigio che li aveva raggiunti, osservava il monumento a bocca aperta.
-Finalmente! – bisbigliò Hermione – Tutto bene, Harry?
Non giunse risposta. Allora Draco alzò un braccio, la mano dalle unghie accuratamente laccate piegata in un modo innaturale, come se fosse appigliata a qualcosa nel vuoto accanto a sé.
-Sì… tutto bene… - rispose finalmente Harry da sotto il Mantello – Non mi avevi mai parlato di questo…
-Non lo sapevo… - rispose la ragazza.
-E’ un evento da segnare sul calendario! – esclamò Ron, ricevendo un buffetto su una spalla.
-Beh… il cimitero dovrebbe essere dietro alla chiesa, vero? – disse Harry con voce ferma -  Non perdiamo altro tempo.
Pochi minuti dopo i due anziani e la donna camminavano lentamente tra le file di lapidi, alla ricerca di un nome.
-Guardate qua!
Gli altri raggiunsero Hermione davanti ad una lapide di granito scuro e ricoperto di licheni.
Sulla pietra erano incisi i nomi di Kendra e Ariana Silente, con le date di nascita e di morte.
-Almeno su questo la Skeeter non ha mentito.
Si dispersero nuovamente, fermandosi di tanto in tanto a spostare le foglie che ormai ricoprivano quasi completamente il terreno e le tombe.
-Qui! – esclamò di nuovo la voce di Hermione.
La raggiunsero velocemente, giusto in tempo per sentirle dire:
-Ah… no. Mi era parso di leggere Potter, invece è… ehi! Qui c’è scritto Peverell!
Ron la aiutò a scostare tutte le foglie.
La pietra era antica e consumata, ma si distingueva chiaramente il simbolo dei Doni.
-A quanto pare anche ciò che ci ha raccontato Alastor è vero… cosa leggete qui? Igno…? Ignotus?
-Non avevo dubbi riguardo a Moody – disse seccamente Harry e costrinse Draco a fare un passo indietro per non perdere l’equilibrio, passandogli davanti per proseguire la sua ricerca.
Ma fu Ron, poco dopo, a richiamare l’attenzione degli altri.
-Sono… sono qui, Harry!
Si raccolsero ancora una volta davanti ad una lapide.
Questa volta era di marmo bianco e si leggeva chiaramente, in una porzione libera dalle foglie, il nome Potter.
Harry rimase per qualche minuto fermo, a fissare quella pietra con un peso che gli schiacciava il petto e lo stomaco.
Spostò il cappuccio per scoprirsi il volto, aprì il mantello quel tanto che bastava per poter usare le mani e si piegò sulle gambe, cominciando a ripulire il marmo, scoprendo foglia dopo foglia le lettere e i numeri incisi sulla superficie liscia.
Harry non ricordava nulla di loro, non li aveva mai conosciuti, ma vedere i loro nomi e quella data, 31 Ottobre 1981, rendeva improvvisamente tutto più reale.
Fino ad quel giorno erano stati una famiglia felice, nonostante tutto.
Poi, improvvisamente, da quella terribile notte, Harry era diventato il Bambino Sopravvissuto, il Prescelto, conosciuto in tutto il mondo magico, ma costretto a crescere in solitudine e non amato.
E i suoi genitori riposavano lì sotto, ignari di tutto ciò che stava succedendo al loro figlio e inconsapevoli - fortunatamente inconsapevoli - del fatto che per diciassette anni il loro bambino non avesse avuto la possibilità e la volontà di andare a trovarli.
Harry lasciò che le lacrime scorressero liberamente sulle sue guance e permise  a Draco, accucciato accanto a lui, di cingergli con un braccio le spalle invisibili.
Ron e Hermione, dietro di loro, impedivano la vista di quello strano fenomeno a sguardi indiscreti.
Quando il marmo fu completamente scoperto Harry rimase lì immobile, stringendo la mano di Draco e domandandosi per quale motivo non avesse pensato a portare qualcosa da lasciare sulla tomba.
Come se gli avesse letto nella mente, una bacchetta volteggiò alle sue spalle, facendo comparire una piccola corona di elleboro.
-Grazie… - sussurrò Harry.
Si alzò in piedi e si ricoprì con il mantello.
-Vorrei vedere la casa… - si schiarì la voce - sai da che parte si trova?
Hermione si guardò intorno, poi annuì.
-Va bene… strano però. A quanto pare non c’è nessuno a controllare il paese. Meglio così! La tua casa dovrebbe essere da quella parte, – indicò con un cenno del capo – alla fine di quella strada. Potremo poi smaterializzarci di là.
I tre visitatori sconosciuti uscirono dal cancelletto del cimitero e imboccarono una via che passava davanti a villette con giardini ben curati, nonostante la stagione avanzata.
Era quasi notte e la strada proseguiva verso la campagna, senza illuminazione.
-Sei sicura che sia da questa parte, Hermione?
-Sì, ma non so se riusciremo a vederla, sai… l’Incanto Fidelius…
Continuarono a camminare, voltandosi di tanto in tanto a controllare di non essere seguiti.
Quando si furono lasciati alle spalle le ultime case, la loro attenzione fu attratta da una massa scura, immersa nella vegetazione incolta.
Era una villetta come tutte le altre, salvo per il fatto che una parte di essa era sparsa tra l’erba alta del giardino.
Si avvicinarono al piccolo cancello di legno, coperto dai rampicanti come quasi tutto il muretto di cinta, ma non ebbero modo di vedere altro, perché Ron strattonò allarmato il braccio di Hermione.
-Abbiamo visite…
In lontananza, dove la strada era ancora illuminata, videro una figura avvicinarsi lentamente.
Sembrava bassa di statura e dal passo malfermo.
-Pensate che sia lei?
-Forse ci stava aspettando e ci ha visti nel cimitero…
-Allora c’è solo un modo per saperlo…
-Harry, resta nascosto, non si sa mai… e state pronti a smaterializzarvi.
-A me sembra inoffensiva. Guarda… a malapena riesce a camminare.
-Zitto, Ron. Andiamo a parlarle.
-No, aspetta. – la fermò Draco – Ci vado io. Voi restate indietro. Se vedo qualcosa di strano vi faccio un segnale.
Si sistemò la giacca, con un elegante gesto della mano spostò i capelli indietro e si avvio lungo la strada, verso la figura che continuava ad avvicinarsi.
Giunto ad una decina di metri sfoderò il suo sorriso migliore.
-Buona sera! Stiamo cercando la casa della signorina Bath. Saprebbe indicarcela?
Si avvicinarono ancora di qualche passo e Draco potè distinguere chiaramente i lineamenti dell’anziana donna, che lo scrutava sospettosa.
Le palpebre pesanti riducevano i suoi occhi a due fessure orizzontali, ma per pochi momenti lo sguardo di Draco incontrò le sue pupille.
La sentì bisbigliare qualcosa, mentre con la mano gli faceva cenno di avvicinarsi o di seguirla.
-Può aspettare un momento? – disse Draco, sempre con il sorriso stampato in faccia – Vado a chiamare quelle persone che sono con me.
Indicò Hermione e Ron, ancora fermi dove li aveva lasciati, e mosse qualche passo verso di loro, senza voltarsi completamente e senza perdere di vista la donna.
Poi affrettò il passo, ma si voltò ancora a guardarla, senza cambiare espressione e facendole cenno di aspettare.
Quando raggiunse gli amici annaspò per qualche secondo nell’aria, finché non trovò Harry.
Lo afferrò saldamente per un braccio e sussurrò concitato:
-Andiamocene immediatamente!
Detto questo di smaterializzò portando Harry con sé.


******************************************


Cosa ve ne pare? Noioso? Scontato? Miseramente scopiazzato dal libro?
*me si nasconde dietro un angolo, rosicchiandosi le unghie, lanciando occhiate preoccupate al contatore dei commenti*

Nel frattempo ringrazio tutti coloro che hanno avuto la bontà di leggere il precedente capitolo, soprattutto chi lo ha anche commentato:

Damia : chiedo scusa umilmente! *fa occhioni cucciolosi, sperando così di evitare le conseguenze* Mi dispiace di averti delusa, ma avevo dichiarato qualche capitolo fa che non ho intenzione di alzare il rating di questa prima parte delle storia. Prometto che rimedierò abbondantemente nella seconda. :P

123babydevil123 : Grazie! E sì, Piton è ciò che è, lo sappiamo, perciò ho in mente qualcosa di speciale per lui, alla faccia di quella crudele della Rowling! XD

Sabry (paolo_65) : Grazie ancora una volta per i complimenti. Spero che oltre alle Fiabe tu abbia letto anche il settimo libro, perché i prossimi capitoli continueranno ad essere pieni di spoiler. XD

hay_chan : Grazie per il sostegno! Di scene dettagliate ce ne saranno nella seconda parte (per la gioia di un sacco di gente, da quello che ho capito). Per il momento dovrai accontentarti delle coccole! XD

Clara111294 : Grazie infinite! Sono contenta che l’episodio ti sia piaciuto così com’è. Spero che anche questo non ti abbia annoiata. ^_^

invasata : eheh! I tuoi commenti mi lasciano sempre a bocca aperta! Non pensavo che questo capitolo potesse piacere così tanto. Comunque le sorprese non sono ancora finite. Aspetto commento a questo chappy, eh!?! (e i due papà? Niente all’orizzonte?) XDD

loux74 : Grazie! Mi sembrava che i tre momenti fossero un po’ troppo slegati tra loro e la trama piuttosto stiracchiata, ma forse è solo una mia impressione e chi sono io per contraddire le mie lettrici? ^_^

Bebbe5 : Grazie infinite! Come avrai letto nelle altre risposte, la storia continuerà con questo rating fino alla fine della guerra, più o meno, quindi spero che continuerà a piacerti e che vorrai ancora dirmi che cosa ne pensi. ^_^

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Capitolo 19
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

Si materializzarono nel soggiorno e subito Harry si strappò di dosso il mantello.
-Ma si può sapere che cosa ti è preso? – esclamò con una smorfia, e si abbandonò su una poltrona massaggiandosi lo stomaco.
-Adesso ti spiego… - rispose Draco guardandosi intorno allarmato, bacchetta alla mano.
Aprì la porta che dava nel corridoio giusto in tempo per vedere entrare Ron e Hermione, che si chiusero il portoncino d’ingresso alle spalle con il respiro affannato, nonostante non avessero fatto molti passi.
-Tutto bene? Qualcuno vi ha seguito?
-No. Ci siamo materializzati sull’ultimo gradino, come previsto, e siamo subito entrati. – rispose Hermione – Ma cosa è successo?
-Venite…
Entrarono nel soggiorno dove Harry stava ancora cercando di riprendersi e si sedettero in attesa.
-Ho visto una fotografia della professoressa Bath sul libro e sono quasi sicuro che fosse lei, ma…
-Era lei? – urlo quasi Harry – E perché ci hai portati via in quel modo? Sapevi che volevo parlarle!
-Lasciami finire… - sospirò Draco pazientemente – Ho detto che sembrava lei esteriormente, ma quando l’ho guardata negli occhi… non so che cosa ho visto, ma qualunque cosa fosse non era umana!
-Co-come non era umana…?
Draco emise un profondo sospiro e si sfregò il viso e gli occhi con entrambe le mani.
-C’era qualcosa di animale, ma… non era proprio come quelli che ho visto fin’ora… e poi c’era anche qualcos’altro, qualcosa di molto oscuro, molto… mi sono sentito come quando ho toccato il diadema, ti ricordi Harry? Ho dovuto mettercela tutta per mantenere la calma.
-Cosa significa? Che era tu-sai-chi? Oppure che quello era un altro Horcroux?
-Non era tu-sai-chi. Ne sono sicuro. E poi… non penso proprio che se ne sarebbe stato lì ad aspettarci per chissà quanto tempo, per poi lasciarci scappare così facilmente… senza contare il fatto che sembrava davvero avere difficoltà a muoversi.
-Se è un Horcroux dobbiamo tornare lì e distruggerlo.
-Sì, ma non questa notte – concluse Hermione – E dobbiamo farci aiutare. Non sappiamo di cosa si tratta e potrebbe non essere così facile come con gli oggetti inanimati.
-Direi che per questa sera ne abbiamo avuto abbastanza. Non so voi, ma io voglio solo farmi un buon sonno.
Con quelle parole Draco si alzò e uscì dalla stanza.
-Accidenti! Se solo non si fosse fatto prendere dal panico, forse avremmo potuto scoprire qualcosa di più…
-Harry! – lo rimproverò Hermione – Non hai visto come era sconvolto?
-Davvero? Non mi è parso.
-Andiamo, ormai dovresti conoscerlo! Draco è sempre Draco, non si mette a piagnucolare per una sciocchezza qualunque, ma è chiaro che ciò che ha visto lo ha sconvolto. Possiamo sempre tornare lì, più preparati, e distruggerlo… ammesso che si tratti proprio di un Horcroux e non di qualche altra… cosa.
-Hai ragione… - sospirò Harry – Draco ha solo voluto proteggerci, ma avrei comunque preferito saperne di più. Non mi stupirei se voi-sapete-chi avesse inventato qualche nuova diavoleria.
-Ci penseremo domani. Adesso è meglio se andiamo anche noi a riposare.

Harry sentiva la sua rabbia, anche se cercava di controllarsi.
Non le avrebbe mai voluto fare del male, era troppo preziosa.
Si materializzò in una strada buia, che Harry riconobbe subito, e gettò un’occhiata di sfuggita ai ruderi della villetta abbandonata.
Si diresse velocemente verso un’altra casa, poco distante, ed entrò senza bussare.
Nel piccolo salotto, la vecchietta lo stava aspettando.
-Era lui?
-Non ne sono sicura – sibilò la donna.
-Non ha molta importanza a questo punto. Adesso sa che lo stiamo aspettando, non sarà così sciocco da tornare. Liberati di quella cosa – disse indicandola con un gesto annoiato – Ti riposto a casa.
Il Signore Oscuro si allontanò di qualche passo, osservando distrattamente il resto della stanza.
La sua attenzione fu attratta da una fotografia in una cornice d’argento coperta di polvere, come tutto il resto in quella casa.
Harry sentì la rabbia svanire e una gioia maligna salirgli dentro.
Guardò la sua amata Nagini uscire dal corpo della professoressa Bath, come una farfalla esce dal bozzolo.
Il rettile si avvolse attorno alle spalle del suo padrone, che si smaterializzò portandola con sé, mentre i miseri resti della donna giacevano abbandonati sul pavimento.
Harry si svegliò di soprassalto, madido di sudore, con la cicatrice che pulsava ferocemente.


-Povera Bathilda… - sospirò Hermione – Non meritava certo di subire una sorte del genere… Pensi che fosse già morta quando…?
-Non lo so… di sicuro è da un po’ che è successo. La casa sembrava disabitata da parecchio tempo.
- Beh… Almeno adesso sappiamo che non c’è un altro Horcroux… o qualcosa di peggio.
Tutti annuirono tristemente.
-Pensi che voglia andare a Hogwarts? – chiese Ron interrompendo il silenzio e i pensieri degli altri.
-No… Mi è sembrato che fosse concentrato su Grindelwald. Forse pensa che possa aver nascosto la bacchetta da qualche parte. Hermione, che cosa si sa di lui? Sarà ancora vivo?
-Quando il professor Silente lo ha sconfitto è stato processato e rinchiuso nella fortezza di Nurmengard. Per quel che ne so potrebbe ancora essere là.
-Allora non tarderà a trovarlo e a scoprire che cosa ne è stato della Bacchetta.
-Nurmengard è lontana… abbiamo qualche giorno di vantaggio. Dobbiamo raccontare tutto alla professoressa McGranitt, forse è l’unica che potrà aiutarci.
-Come facciamo ad entrare ad Hogwarts senza essere notati?
-Tira fuori la Mappa, Harry. Studiamo un percorso sicuro e domani ci materializziamo il più vicino possibile al castello.


-Ha trovato Grindelwald…
Furono le prima parole che Harry pronunciò quando si riprese, ancora steso sul pavimento della cucina di Grimauld Place, tra le braccia di Draco e sotto lo sguardo preoccupato di Hermione e Ron.
-…e lo ha ucciso…
-Non sforzarti, Harry – gli disse la ragazza, facendo sparire con un colpo di bacchetta i rimasugli della cena che Harry aveva trascinato con sé sul pavimento – Riposati. Ne parleremo dopo.
Fece un cenno a Draco e tutti insieme cercarono di sollevarlo, ma lui si issò quasi con rabbia su una delle sedie e appoggiò i gomiti al tavolo, stringendosi la testa tra le mani.
-Non c’è tempo… sta andando a Hogwarts.
Draco ed Hermione si scambiarono uno sguardo preoccupato.
-E’ stato molto più veloce di quanto potessimo immaginare.
-Gliel’ha detto…?
Harry scosse il capo con una smorfia di dolore.
-No… l’ha letto nella sua mente. – ansimò -  Adesso sa chi è l’ultimo proprietario della Bacchetta di Sambuco… e se la trova diventerà ancora più potente… Dobbiamo andare alla scuola!
-No, Harry! Tu devi stare qui, al sicuro. Andremo Ron ed io.
Harry alzò sui suoi amici uno sguardo sofferente ma determinato.
-Non resterò ancora qui nascosto ad aspettare. E’ arrivato il momento di affrontarlo e bisogna che qualcuno uccida quel dannato serpente!
-Va bene, allora… Draco, puoi materializzarci tutti dentro il castello?
-Non tutti insieme… devo portarvi uno per volta.
-Non c’è tempo… - gemette Harry.
-Facciamo così… tu porta Harry – dispose Hermione – mentre Ron ed io ci materializziamo… vediamo un po’… dietro la capanna di Hagrid!
-Va bene, ma prendete il mantello. Ci vediamo nell’ufficio del Preside.

Harry e Draco consultarono velocemente la Mappa e scelsero un’aula vuota in cui materializzarsi.
Corsero lungo i corridoi ormai deserti e quando giunsero in vista del gargoyle, Harry si augurò con tutto il cuore che la professoressa McGranitt non avesse cambiato la parola d’ordine.
-Api Frizzole!
La statua fece un balzo di lato e i due ragazzi imboccarono la scala con uno sbuffo di sollievo.
Harry irruppe nello studio senza neanche bussare e Draco lo seguì.
-Professoressa McGranitt! – chiamò ansimando - Professoressa McGranitt! Sta arrivando!
La strega scese i pochi gradini che separavano la zona della scrivania dall’ingresso e gli andò incontro.
-Signor Potter! – esclamò con quel suo tono di stupito rimprovero – Che cosa…? Le sembra il modo di presentarsi?
-Professoressa! – ripetè Harry –  Lei-sa-chi  sta arrivando!
La donna finalmente comprese e si voltò verso la scrivania.
Harry si sentì gelare.
In piedi, accano al seggio del Preside, il professor Piton lo squadrava con le sopracciglia alzate.
Appariva, se possibile, ancora più smunto e pallido di quanto Harry ricordasse, ma l’inquietante oscurità delle sue pupille era sempre la stessa.
D’istinto gli lanciò un Expelliarmus, che il mago deviò senza scomporsi.
-Potter! – lo apostrofò la strega indignata – Che cosa sta facendo?
-Lui! – indicò il mago con tutto l’astio di cui era capace – Sta per consegnargli la scuola! E’ uno di loro!
-Harry… - sussurrò Draco posandogli una mano sulla spalla.
-Non dica sciocchezze, Potter! – replicò la McGranitt sbigottita – Il Preside è appena tornato e stavamo appunto organizzando insieme la difesa del castello.
Il ragazzo si sfregò la cicatrice socchiudendo gli occhi.
-Ma io l’ho visto… a-attraverso gli occhi di lei-sa-chi…  ha promesso di fargli trovare la scuola pronta ad accoglierlo, in qualunque momento avesse deciso di occuparla…
-E’ così, Potter… - disse Piton facendosi avanti con i soliti  modi flemmatici – Ci troverà pronti come non può nemmeno immaginare. Dunque… che cosa stava dicendo?
-Io… ecco…
La porta si spalancò e Ron e Hermione entrarono ansimando trafelati. Esitarono un istante alla vista di Piton, ma ciò che avevano visto li spinse a mettere da parte la loro diffidenza.
-La foresta…! – gridò quasi Hermione – E’ pieno di…
Fu costretta a riprendere fiato e Ron terminò la frase per lei.
-… di Mangiamorte! Ci sono anche Dissennatori… li abbiamo visti volare in alto, al confine del parco…
La professoressa McGranitt si portò una mano al petto e si voltò agitata verso il Preside, il quale mosse velocemente qualche passo verso i ragazzi, con un’espressione improvvisamente preoccupata.
-Potter! Se sa qualcosa, questo è il momento di rendercene partecipi! – esclamò con tono pressante.
-Voi-sapete-chi ha scoperto che la Bacchetta di Sambuco appartiene al professor Silente… l’ha portata via a Grindelwald, quando lo ha battuto…
-La… la Bacchetta di Sambuco…? – sussurrò la professoressa McGranitt con l’aria di chi non ha ben capito.
Anche Piton sembrava perplesso.
-Sì! La Bacchetta di Sambuco! La Stecca della Morte, la Bacchetta del Destino… chiamatela come volete! Il professor Silente deve averla nascosta da qualche parte e voi-sapete-chi pensa di trovarla qui a Hogwarts… La vuole perché è convinto che così diventerà davvero invincibile!
Entrambi gli insegnanti si precipitarono alla finestra, poi si scambiarono un’occhiata d’intesa.
-Pensi che siamo ancora in tempo, Severus?
-Temo di no, ma in fondo… converrà con me che non fa una gran differenza.
Il professor Piton tornò verso i ragazzi, i quali ascoltavano la conversazione piuttosto confusi.
La professoressa lo seguì, ma non sembrava molto convinta dall’affermazione del Preside.
-Non so, Severus… sono comunque molto potenti, sia il mago sia la bacchetta…
-Certo, se toccasse ad uno di noi affrontarlo non sarei molto tranquillo… ma trattandosi del Prescelto…
Si soffermarono entrambi a fissarlo pensosamente.
Harry, sentendosi chiamato in causa, decise che era tempo di avere delle spiegazioni.
-Professoressa McGranitt… professore… potete spiegarci cosa sta succedendo?
Il professor Piton alzò un angolo della bocca in un ghigno appena accennato, poi cominciò a percorrere la larghezza dello studio con passi lenti.
-Deve sapere, signor Potter, che in questi ultimi cinquant’anni il professor Silente si è sempre servito della stessa bacchetta… quella che ha sottratto a Grindelwald durante il loro epico duello…
Per qualche secondo il silenzio aleggiò nella stanza, mentre i ragazzi si rendevano conto del significato di quelle parole.
Poi esplosero tutti insieme.
-La bacchetta di Silente…!
-E’ quella! Ma allora…
-Dobbiamo impadronircene prima che ci arrivi lui!
-Professore… - disse Harry, quasi implorante – Lei è il preside e può smaterializzarsi all’interno della scuola…. Forse siamo ancora in tempo!
Mentre pronunciava quelle parole si rese conto di ciò che questo implicava – togliere materialmente la bacchetta dalle mani del professor Silente – ma ciò nonostante non desistette dalla sua richiesta.
-Professore… non vorrà davvero lasciare che la prenda lui?
-Come stavo dicendo alla professoressa McGranitt, e come lei dovrebbe già aver capito, la cosa non ha molta importanza, anzi… è probabile che il Signore Oscuro rimarrà molto deluso dalla sua nuova conquista.
-Deluso? – sbottò Harry – Ma è esattamente ciò che vuole! Se riuscirà ad impossessarsi della Bacchetta di Sambuco diventerà molto più potente di chiunque altro, anche se non è stato lui ad uccidere fisicamente il professor Silente!
Piton osservò i volti sbalorditi e indignati dei quattro ragazzi ed emise un sospiro stanco.
-Vedo che in quattro non riuscite a mettere insieme un cervello pensante… d’altra parte, conoscendovi, la cosa non mi stupisce.  Mi sarei comunque aspettato un po’ più di arguzia da lei, signor Malfoy.
Draco aprì la bocca come per dire qualcosa ma si limitò a boccheggiare sconcertato.
Non ebbe comunque il tempo di replicare, perché Harry spalancò gli occhi con la faccia di chi non sa se essere contento o spaventato.
-Io… ho disarmato il professor Silente…
Piton e la McGranitt annuirono, Draco strizzò gli occhi esclamando: -Ah, già! Me ne ero quasi scordato! - mentre Hermione e Ron li guardavano increduli.
-Hai fatto cosa?
Harry raccontò brevemente e non senza un certo imbarazzo ciò che era successo durante la loro ultima visita a Hogwarts.
-Harry! – protestò Hermione –Come hai potuto dimenticare una cosa così importante?
-Beh… è stato il giorno in cui abbiamo trovato il diadema. Mi ero completamente dimenticato di quel piccolo particolare.
-Piccolo particolare? – sbottò Hermione con voce stridula – Possibile che tu non ti sia reso conto dell’enorme importanza che può avere questa cosa?
Per fortuna un rumore improvviso attirò l’attenzione di tutti, salvando Harry dall’ennesima ramanzina.
Pochi secondi dopo però il Prescelto si ritrovò a considerare che la fortuna è un’altra cosa.
Nel parco era in corso una battaglia tra un gruppo di Mangiamorte, riconoscibili dai mantelli e dalle maschere argentate che scintillavano sotto la luce della luna, e alcune persone che Harry non riuscì a distinguere.
-Bene. Moody deve aver intercettato gli spostamenti di quelli che stava sorvegliando. – disse Piton apparentemente calmo.
-Severus… - intervenne la professoressa McGranitt con tono d’urgenza – I ragazzi!
Piton annuì.
-Certo. Mettiamo in atto il nostro piano. Voi! – fece un cenno a Hermione e Ron – Aiuterete la professoressa ad evacuare gli studenti e poi ve ne andrete.
-Siamo maggiorenni! – protestò Ron.
-Sì! Possiamo combattere! – dichiarò Hermione
-Fate come volete. Cercate solo di non creare problemi. Malfoy, tu andrai ad aiutare Madama Chips e te ne starai ben lontano dai guai, capito? Ah… e cerca di non esagerare e di usare il buon senso. Tu Potter, verrai con me. Voglio rafforzare gli incantesimi sul perimetro e assicurarmi che Moody sia in grado di organizzare la difesa, poi dobbiamo parlare.
Harry avrebbe voluto chiedere spiegazioni sull’ultima affermazione, ma tutti erano già partiti di corsa, ognuno a svolgere il proprio compito, e Piton dietro di loro, così non poté far altro che seguirlo.


******************************************************************


Ciao, carissime!
Un doveroso ringraziamento a voi tutte che continuate a seguire la mia storia e qualche breve considerazione.
E’ vero, sto spudoratamente seguendo la traccia della versione canonica, pur modificandola qua e là a mio piacimento, ma è possibile che alcune cose vengano date per scontate e non siano chiare a coloro che non hanno letto i libri (e non mi riferisco a chi fa finta di non sapere! :P:P:P). Quindi, se qualcosa non vi torna, fatemelo sapere.


Infine, un grazie enorme per le parole di sostegno e incoraggiamento a:
123babydevil123 ,
Meti ,
Damia ,
loux74 ,
hay_chan (in bocca al lupin per l‘esame di guida! XD) ,
Bebbe5 ,
Sabry,
eruannie87 (non ho fatto resuscitare nessuno, fin’ora, ma penso che durante quest’ultima battaglia cercherò di salvare qualcuno dalla crudeltà della Rowling :P ) ,
Clara111294 ( la questione del Quidditch non è chiara nemmeno a me, ma pare sia l'opinione comune, quindi mi adeguo. Immagino comunque che volteggiare a lungo su una scopa richieda una certa prestanza fisica, eheh!)

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Capitolo 20
*** Capitolo 21 ***



Ciao a tutte!
Ecco un nuovo aggiornamento, al quale devo fare una premessa: come ho già precisato in precedenza, considero scontati alcuni avvenimenti, in particolare i capitoli 33 ("La storia del Principe", che è una vera perla, il cuore di tutta la saga!), 34 ("Ancora la Foresta") e 35 ("King's Cross).
Inoltre ho preso in prestito pari pari alcune frasi e situazioni, che ho contrassegnato con (*).
Buona lettura!


Capitolo 21

Piton e Harry scesero velocemente le scale e corsero nell’atrio, giusto in tempo per vedere Kinsgley Shacklebold disarmare Amycus Carrow, che voleva impedirgli di entrare, mentre dall’esterno proveniva ancora il rumore di combattimenti in corso.
Accanto ad una porta laterale la professoressa Sprite e alcuni suoi studenti, con le braccia cariche di Tentacula Velenosa, erano tenuti sotto scacco da una strega dall’aspetto sgradevole e dal ghigno malvagio.
Con la coda dell’occhio Alecto Carrow vide Piton, ma evidentemente non notò la presenza di Harry, nascosto dall'alta e nera figura del Preside.
-Ah, Severus! Sei tornato finalmente! Questa sporca traditrice del proprio sangue e i suoi luridi mocciosi stavano cercando di metterci i bastoni tra le r…
Non ebbe modo di terminare la frase: un incantesimo la disarmò e la fece cadere a terra incapace di muoversi.
Piton  la fece poi levitare senza troppa grazia in uno sgabuzzino poco distante e chiuse la porta con un incantesimo.
-Harry! – esclamò Neville, facendosi avanti e lottando per contenere i tentacoli della sua pianta – Stai bene, amico?
-S-sì – rispose il ragazzo con un sorriso stirato.
-Allora ci siamo, vero? E’ arrivato il momento…
Harry riuscì a malapena ad annuire, mentre un brivido gli percorreva la schiena.
La professoressa Sprite e Piton si erano scambiati un cenno d’intesa e la donna era ripartita di corsa, seguita dai ragazzi.
Neville, in coda al gruppo si era voltato ancora una volta con un ampio sorriso.
-Ti copriamo noi, Harry! – aveva gridato entusiasta, prima di sparire su per le scale.
Harry lo aveva guardato allontanarsi con un groppo allo stomaco, improvvisamente consapevole che tutti coloro che erano rimasti al castello stavano mettendo a rischio la propria vita per dargli modo di compiere la sua missione.
Ma lui non sapeva cosa doveva fare, né se sarebbe stato in grado di farlo.
Piton aveva detto che doveva parlargli. Si augurò con tutto il cuore che lo avrebbe finalmente informato sulle ultime istruzioni di Silente.
Il manipolo di combattenti era finalmente riuscito a trovare rifugio nel castello e Piton stava parlando con alcuni di loro.
Harry intravide Lupin e riconobbe un paio degli altri, che erano stati curati da Draco qualche settimana prima.
-Harry, tutto bene? – gli chiese Remus, tamponandosi una ferita al braccio sinistro.
-Remus, sei ferito! Draco è con Madama Chips, vai a farti curare.
-E’ solo un graffio. Quel ragazzo avrà ben altro di cui occuparsi questa notte!
-E… e Tonks? Sta bene vero? – chiese guardandosi intorno, stupito di non vedere la chioma cangiante dell’Auror.
-Sì… sta bene.  – rispose Remus guardando altrove, con un tono strano – E’ a casa dei suoi…
-Ha scelto il momento giusto per farsi mettere incinta! – sbraitò Moody – Proprio adesso che avremmo avuto bisogno della sua bacchetta!
Harry dimenticò per un attimo ciò che stava succedendo e sorrise.
-Remus! Stai per diventare papà? Che bello, complimenti!
Il mannaro non sembrava altrettanto entusiasta.
Si limitò ad un: – Già, già… - e continuò a guardarsi intorno nervosamente.
Harry pensò che fosse nervoso per la battaglia imminente e ancora una volta sentì lo stomaco contrarsi al pensiero che a causa sua Remus si trovava in quella situazione terribilmente pericolosa, invece di restare accanto alla moglie.
Avrebbe voluto dirglielo, chiedergli di andarsene, si mettersi al sicuro, ma sopraggiunsero  altre persone, apparentemente dall’interno del castello, dai piani superiori.
Alcuni erano negozianti di Hogsmead e Harry capì che qualcuno doveva aver indicato agli abitanti del paese il passaggio che comunicava con la cantina di Mielandia.
I nuovi arrivati furono velocemente smistati in diversi gruppi e andarono a difendere altrettanti punti del castello.
-Bene, Potter. Torniamo nel mio ufficio. C’è una cosa che devo mostrarti. – disse Piton senza manifestare il minimo entusiasmo.
Avevano appena imboccato le scale quando un rombo assordante e uno scossone fecero tremare il castello, proprio sopra di loro.
Si precipitarono nella direzione del rumore e scoprirono che al terzo piano una porzione del muro esterno era esplosa.
Le macerie erano sparse ovunque e in mezzo alla polvere Harry vide delle persone e riconobbe alcuni membri della famiglia Weasley.
Da quel che poté capire l’esplosione era avvenuta proprio mentre percorrevano quel corridoio e qualcuno doveva essere stato ferito.
Altre esplosioni seguirono, in altre parti del castello, e Harry sentì in lontananza le urla e i rumori della battaglia.
Piton aiutò il signor Weasley a disperdere la polvere che oscurava la vista e ciò che apparve gelò il sangue nelle vene di tutti i presenti.
Una chioma di capelli rossi spiccava a terra tra le macerie.
Uno dei gemelli era stato colpito in pieno e giaceva senza vita sotto lo sguardo sgomento dei genitori e dei fratelli.
-Potter! Potter!
Il professor Piton lo afferrò per le spalle e lo scosse.
-Non stare lì impalato! Accompagna in Sala Grande i feriti. Madama Chips dovrebbe aver organizzato lì il pronto soccorso…
Harry non riusciva a distogliere lo sguardo dall’amico caduto.
-Avanti, Potter! – insistette il Preside – Non possiamo più fare niente per lui, ma per gli altri sì!
A quelle parole il Grifondoro si riscosse e offrì meccanicamente un sostegno a un ragazzo tutto coperto di polvere e briciole di calcinacci che zoppicava lì vicino, senza neanche preoccuparsi di capire chi fosse.
Coloro che erano in grado di camminare aiutarono i feriti a risollevarsi e i più forti aiutarono i più deboli a raggiungere la Sala Grande, dove Madama Chips e Draco si stavano già occupando di alcune persone, chi seduto, chi sdraiato a terra.
Altri sopraggiunsero e Harry li aiutò a trovare un posto in attesa che qualcuno potesse occuparsi di loro.
Cercava disperatamente di rendersi utile per tenersi impegnato e non dover pensare.
Ma una voce fredda e acuta parlò, e sembrava così vicina da provenire proprio da quella sala.
-Avete combattuto valorosamente. Lord Voldemort sa apprezzare il coraggio.(*)
Il mago oscuro chiese che gli fosse consegnato il Prescelto, entro un’ora, in un luogo da lui designato nella Foresta Proibita, o avrebbe punito chiunque avesse cercato di aiutarlo a nascondersi.
Harry sapeva che gli assediati non avrebbero avuto la possibilità di resistere a lungo.
Aveva intravisto acromantule, giganti e altre creature oscure aggirarsi là fuori e combattere a fianco dei nemici.
Doveva assolutamente sapere quali erano le ultime istruzioni del professor Silente.
Non ebbe bisogno di cercare a lungo: una mano ferma lo agguantò per una manica e senza una parola il professor Piton lo trascinò su per le scale, fino allo studio del Preside.
Harry non si fidava ancora completamente del mago e quando lo vide estrarre la bacchetta sfoderò la propria, pronto a difendersi.
Come se non bastasse, con suo grande sconforto, notò che tutte le cornici appese alle pareti della stanza erano vuote.
Contava sulla presenza del ritratto del professor Silente per avere la conferma che le parole di Piton fossero veritiere, ma a quanto pare tutti i Presidi se n’erano andati, probabilmente per seguire l’andamento della battaglia attraverso i quadri appesi in altre zone del castello.
Piton non badò alla reazione del ragazzo. Si avvicinò al  Pensatoio e puntò la bacchetta contro la propria tempia, estraendone un sottile filo di memoria che poi lasciò cadere nel bacile.
Lo indicò con un gesto del capo appena accennato e si allontanò, in attesa.
Forse di aspettava che Harry, impaziente di sapere, si sarebbe tuffato nei suoi ricordi senza esitazione, ma non fu così.
Il giovane mago rimase fermo, fissando il più anziano con diffidenza.
-Che c’è, Potter?  - domandò gelido - Non abbiamo tutta la notte per gingillarci. Non vuoi sapere cosa mi ha riferito il professor Silente riguardo a ciò che ti attende là fuori?
Harry strinse la bacchetta e annuì.
-Certo… ma chi mi dice che il suo ricordo non sia stato modificato, o che non sia soltanto ciò che lei vuole farmi sapere?
Era pronto ad affrontare uno scatto d’ira dell’ex Mangiamorte, che certamente lo avrebbe insultato in quel suo modo freddo e sprezzante, cercando di convincerlo ad accettare l’autenticità delle informazioni che in quel momento stavano vorticando quietamente sotto la superficie del fluido magico.
Ma Piton si limitò a fissarlo, immobile e pensoso.
Poi spostò la sua attenzione sul Pensatoio, il volto impassibile ma chiaramente combattuto nel dover prendere una decisione.
Dopo pochi, interminabili minuti, improvvisamente piegò verso l’alto gli angoli della bocca e con un gesto deciso estrasse dalla propria mente diversi altri fili dall’aspetto lattescente, alcuni piuttosto corti e sottilissimi, altri più lunghi  e uno, in particolare, decisamente consistente che gli strappò un sospiro, quasi un gemito di dolore.
Al termine dell’operazione Piton ripose la bacchetta e guardò il suo interlocutore con una smorfia sarcastica.
-Ciò che vedrai è qualcosa che nessuno avrebbe mai dovuto sapere. Soltanto Silente ne era a conoscenza. Ho deciso di mostrarti questi ricordi perché è assolutamente necessario che tu capisca la situazione. Comunque, che tu ci creda o no, sappi che non sarei mai voluto arrivare fino a questo punto.
Ancora una volta indicò brevemente il Pensatoio e si ritirò a guardare fuori dalla finestra.
Harry infilò la bacchetta in tasca e, seppur riluttante, si piegò sul bacile, lasciandosi cadere in un parco giochi quasi deserto, immerso nella calura estiva.

Draco se ne stava raggomitolato in un angolo, cercando di recuperare le forze il più in fretta possibile.
Altri avevano bisogno del suo aiuto, ma l’ultimo paziente di cui si era occupato era stato particolarmente difficile.
Non sapeva quale incantesimo lo avesse colpito, ma era arrivato pericolosamente vicino al punto di non ritorno e, come se non bastasse, aveva dovuto lottare contro la potente forza oscura che lo abitava.
Finalmente sentì il calore ormai familiare diffondersi a tutte le membra ed aprì gli occhi con un profondo sospiro.
Non si era accorto che qualche anima premurosa gli aveva sistemato addosso il leggero mantello con il quale era arrivato a Hogwarts, poche ore prima.
Accanto a lui Remus era avvolto in una coperta e sembrava immerso in un sonno profondo.
Avrebbe impiegato del tempo a riprendersi, ma almeno era fuori pericolo.
Draco si alzò in piedi passandosi una mano tra le ciocche di capelli che si erano appiccicate alla fronte e ad una guancia e si guardò intorno sbattendo le palpebre.
In mezzo ai feriti, sistemati sulla pedana in fondo alla sala, si aggiravano diversi elfi domestici agli ordini di Madama Chips, sempre indaffarata come al solito.
La cosa che apparve strana agli occhi di Draco fu la presenza di molte altre persone, apparentemente in buona salute, nonostante l’aspetto stanco e gli abiti sdruciti, tutti intenti a cercare di dare o ricevere conforto.
Riconobbe studenti del settimo anno, abitanti di Hogsmead, membri dell’Ordine e loro familiari.
Al suo passaggio molti si voltavano a guardarlo e la cosa non lo stupì affatto.
Tutti sapevano della scomparsa dei suoi genitori e avevano visto il suo nome nella lista degli “indesiderati”, ma era pur sempre un Malfoy e vederlo di persona, in quella situazione, era una cosa che pochi si sarebbero aspettati.
Vide la sorelle Patil: poco dopo l’inizio della battaglia Padma era entrata nella Sala in lacrime, trascinando la sorella in stato di shock. La sfortunata ragazza si era trovata isolata dagli altri ed era stata circondata da un gruppetto di nemici. L’avevano più e più volte colpita con la maledizione Cruciatus , ma per un motivo ignoto le avevano risparmiato la vita, abbandonandola a terra per proseguire altrove la battaglia.
Draco si era subito occupato di lei, sotto  lo sguardo attonito della gemella e adesso entrambe le ragazze sedevano quietamente  bevendo un bicchiere di tè e chiacchierando con alcuni compagni di entrambe le Case.
Al suo passaggio gli rivolsero un sorriso.
Su un lato della sala erano state composte le salme di coloro che non ce l’avevano fatta.
Tra queste spiccava un capannello di persone dai capelli rossi. Uno dei gemelli Weasley era inginocchiato accanto al capo dell’altro, che era steso a terra senza vita. Molly singhiozzava accasciata sul petto del figlio, mentre il marito le accarezzava i capelli, il volto inondato di lacrime. I fratelli erano in piedi, uno con il braccio sulle spalle dell’altro, mentre Hermione abbracciava Ginny. (*)
Proprio lì accanto una  donna anziana piangeva, sola e disperata, quasi rannicchiata accanto al corpo di un uomo.
Draco si inginocchiò al suo fianco e le posò una mano su una spalla.

-Non è lui! Gli assomiglia, forse, ma non è di sicuro Malfoy!
-Invece è proprio lui, ti dico. – ribadì Padma – Gli abbiamo parlato, vero Calì?
La ragazza interpellata annuì vigorosamente, la bocca piena della bevanda calda e dolce che poco prima un elfo aveva versato nel suo bicchiere.
-E io ti dico che è impossibile che un Malfoy possa fare una cosa del genere. E se mai ne fosse capace non perderebbe di certo il suo tempo a occuparsi di una Grifondoro… – disse Cormac, come uno che la sa lunga.
Poi aggiunse con tono sdolcinato ma volgare: - Anche se affascinante come te, Calì…
La ragazza roteò gli occhi scuotendo il capo e sua sorella lo squadrò da capo a piedi con un’espressione schifata.
- Userebbe il suo potere per trarne il massimo vantaggio, potete starne certi! - concluse sicuro di sé, come sempre.
-E tu sei un'esperto in materia, vero McLaggen?
Tutti si voltarono verso Blaise.
Insieme a Neville aveva appena disteso un altro corpo senza vita accanto agli altri ed ora entrambi, stanchi e impolverati, con il viso e le mani coperte di graffi e gli abiti strappati in qualche punto, si erano fermati a bere ciò che un elfo aveva prontamente offerto loro.
-Sai perfettamente che ho ragione, Zabini. Voi Serpeverde non fareste mai niente senza avere un secondo fine, e Malfoy più di tutti.
-Le cose cambiano, Cormac, - disse Neville - e anche le persone.
McLaggen sbuffò con un ghigno scettico, ma come tutti gli altri si soffermò a guardare pensosamente nella direzione di Draco.
La donna accanto alla quale si era fermato aveva smesso di singhiozzare e stava accarezzando la fronte e il capo dell’uomo steso a terra.
Altre due persone li aggiunsero e il ragazzo si alzò per lasciare loro il posto.
Prima che si allontanasse la donna si girò e gli afferrò una mano, sorridendogli tristemente, il volto ancora rigato di lacrime.
Draco aveva gli occhi arrossati ma ricambiò il sorriso e raggiunse il gruppetto che si era formato intorno alle gemelle.
-Tutto bene, amico? –  domandò Blaise, chinandosi un po’ di traverso per guardarlo da sotto in su.
Il biondino annuì e prima che potesse rendersene conto, Blaise gli passò un pollice sulla guancia, appena sotto l’occhio sinistro.
Draco si ritrasse allarmato.
-Ehi… che c’è? Ti ho solo asciugato una goccia…
-La tua mano… - sussurrò Draco guardando preoccupato ora l’amico, ora le sue dita sospese a mezz’aria.
-Cosa…? E’ sporca? – chiese Blaise a sua volta, scrutandole attentamente.
-No… è che… - Draco sembrava perplesso. Blaise non aveva traccia di scottature e sembrava non essersi accorto di nulla.
-Ehi, Malfoy! – lo apostrofò McLaggen con un finto sorriso sulle labbra e il tono strafottente – Mi dicono che sai fare miracoli… non è che faresti qualcosa per questo polso? Mi fa un male!
-Smettila, Cormac! – intervenne Seamus – Sei una lagna! Madama Chips ha detto che è soltanto una lieve distorsione.
Poi, rivolto agli altri, continuò: - E’ inciampato in un gradino mentre seguivamo il professor Vitious verso la Torre di Astronomia…
-Già! E ho anche sbattuto la testa. Guardate, c'è mancato poco che me la rompessi!
Sollevò i capelli che gli coprivano parte della fronte e mostrò un piccolo rigonfiamento e un’ombra violetta.
-Fai vedere…
Draco sfiorò la fronte ammaccata con le sue dita candide e strinse le palpebre.
-Sì… un bel bernoccolo.
McLaggen fissò a bocca aperta l’ematoma che si era andato formando sotto i ciuffi biondi.
Tastò basito quei pochi centimetri di pelle sotto i quali non sentiva più pulsare il lieve gonfiore e poi fece per allungare la mano verso la fronte dell’Engill, ma si rese conto in quel momento che aveva preso il suo polso e si stava concentrando su di esso.
-Hai ragione, Finnigan. E’ proprio una lagna. Questa non era neanche una distorsione… un’ammaccatura, più che altro!
Il Grifondoro cercò di muovere la mano, ma era bloccata dalla bendatura.
Se la tolse velocemente e fece roteare più volte il polso, a bocca aperta.
-Ma… come…? – balbettò continuando a muovere la mano davanti ai propri occhi, come se si fosse reso conto in quel momento di possedere quell’appendice - Tu… hai…?
Draco lo ignorò e si guardò intorno.
-Avete visto Harry? E il professor Piton?
Gli altri si scambiarono occhiate incerte.
No, non avevano più visto né il Preside né il Prescelto e improvvisamente realizzarono che l’assenza dei due era piuttosto sospetta.
-Perché fate tutti quella faccia? E’ successo qualcosa? Non sento più il rumore della battaglia… p-perché sono tutti qua dentro?
Blaise gli appoggiò una mano sulla spalla.
-Draco… non hai sentito?
-Che… che cosa, Blaise? – chiese alzando la voce, sfoderando un cipiglio degno del suo nome - Dimmi cosa è successo? Dov’è Harry?
-Non so di preciso dove sia adesso, però… ecco…
-Blaise, sto perdendo la pazienza. Dico sul serio!
-Non so cosa tu stessi facendo poco più di mezz’ora fa, ma… l’abbiamo sentito tutti, e molto bene. Tu-sai-chi ha interrotto la battaglia con un ultimatum… vuole Harry entro la mezzanotte, altrimenti verrà  a prenderci… di persona.
-Non starete dicendo che Piton…
-Magari stanno studiando il modo di affrontarlo – azzardò Seamus – oppure Piton lo ha aiutato a scappare… se non sappiamo dove si trova, voi-sapete-chi non avrà motivo di prendersela con noi…
L’irlandese ricevette diverse occhiate scettiche, ma la discussione fu interrotta dallo schiocco della materializzazione di un elfo.
-Pa… padroncino Draco… ehm… - balbettò la creatura tormentandosi le mani.
-Dobby! Cosa ci fai qui? – esclamò Draco con un sorriso, sorpreso nell’incontrare l’ex servitore di suo padre.
L’elfo sembrava particolarmente imbarazzato e ansioso, e lo divenne ancora di più quando il ragazzo piegò un ginocchio a terra per non guardarlo dall’alto in basso. Fece un passo indietro e sgranò ancora di più gli occhioni timorosi.
-Stai bene, Dobby? C’è qualche problema?
-D-Dobby… bene! Il… il Preside detto riferire al s-signorino D-Draco che l-lui aspetta in suo u-ufficio… subito! … p-per favore…
-Il professor Piton mi vuole vedere nel suo ufficio? Harry è con lui?
L’elfo scosse il capo con forza, facendo sballottare le lunghe orecchie di qua e di là.
-Dobby n-non visto Harry P-Potter… s-solo professor Piton…
Draco si sollevò con un sospiro.
Scambiò una rapida occhiata con i suoi amici, i quali ricambiarono e annuirono, e uscì velocemente dalla Sala Grande, diretto al quinto piano.

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Ancora una volta un ringraziamento commosso *me si asciuga una lacrimuccia* a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere anche questo capitolo.

E veniamo ai commenti:

zippolino : ahi-ahi, signorina Zippolino! :P Le è sfuggito un particolare! In un precedente capitolo (non ricordo nemmeno io quale, forse il 18, eheh!), ho scritto che il Ministero della Magia ha stabilito che venissero rimossi gli incantesimi a protezione dei confini della scuola. La domanda adesso è: perché non anche all’interno del castello? Boh! Forse per evitare che chi è all’interno possa scappare, o magari Piton ha deciso di interpretare in modo restrittivo le disposizioni del Ministero in previsione di ciò che è successo in questo capitolo. A te la scelta. Grazie comunque per il commento e per aver seguito la storia fino a qui!  ^_^
Ah! Per carità!  Non sbattere la testa contro il muro: me lo roviiiniiiii! (mmh... Ci dev'essere un po' di Serpeverde in me...) XDDD

E un grazie e uno squizzo a luox74, 123babydevil123 e Sabry per le vostre parole. Anche questo capitolo rimane un po’ in sospeso, ma spero sia stato ugualmente una lettura gradevole.
Al prossimo!  ^_^

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Capitolo 21
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

Draco appoggiò la fronte contro la porta, picchiando i pugni con rabbia, mentre lacrime impotenti rigavano le sue guance.
Aveva seguito Harry attraverso i ricordi di Piton e nell’ultimo lo aveva visto steso a terra, accanto al Pensatoio.
Dopo un tempo interminabile, ma fin troppo presto, lo aveva guardato alzarsi senza una parola e andare verso la porta, la stessa alla quale in quel momento era disperatamente aggrappato.
Con la mano già sulla maniglia Harry aveva girato impercettibilmente il capo.
-Professore, per favore, lo spieghi lei a Draco… e anche a Ron e a Hermione e, beh… dica loro che… che mi dispiace di non averli salutati…
Aveva aperto la porta ed era uscito, chiudendosela alle spalle, senza aspettare una risposta.
Piton guardava fuori dalla finestra, allora come in quel momento.
-Dev’esserci qualcosa da fare…! Potremmo…  - ansimò Draco tra le lacrime - io avrei potuto…
-Che cosa? – mormorò il Preside senza voltarsi, come parlando a sé stesso  - Morire al posto suo? Sì, sarebbe stato facile… ma non sarebbe servito a niente. Tutto ciò che dobbiamo fare è continuare a combattere, perché il suo sacrificio non sia stato inutile.
Draco si voltò furente.
Sapeva bene che Piton aveva ragione, ma il suo cuore non era pronto ad accettarlo.
Stava per riversargli addosso tutta la propria ira, ma una voce risuonò forte e chiara, come se provenisse dalle mura stesse del castello.
-Harry Potter è morto. E’ stato ucciso. Stava fuggendo, per mettersi in salvo, mentre voi davate la vita per lui. Vi portiamo il suo corpo a dimostrazione che il vostro eroe è caduto.(*)
Draco corse alla finestra e li vide, al chiaro della luna, sul limitare della Foresta Proibita.
L’Oscuro Signore, circondato dai suoi Mangiamorte, Hagrid da un lato, le grandi spalle scosse dai singhiozzi, e a terra, inerte, un fagotto dai capelli arruffati e gli occhialini rotondi, steso in modo che tutti potessero riconoscerlo.
Draco e Piton corsero lungo le scale e i corridoi, ma quando arrivarono all’ingresso del castello si trovarono davanti un muro di gente, studenti, insegnanti e tutti gli altri combattenti che non erano stati feriti o uccisi.
-Resta indietro. – ordinò perentorio Piton, mentre si faceva largo tra la folla.
-Ah… Severus! – esclamò Voldemort con voce melliflua, un po’ stupito, un po’ sospettoso – Mi avevano detto che eri scomparso…  e non rispondevi al mio richiamo. Pensavo fossi caduto da valoroso, per servire il tuo Signore… e invece ti ritrovo qui, in mezzo a questa piccola folla di sciocchi ribelli. Ma non importa… vieni a rendere omaggio al tuo Signore, e saprò essere misericordioso anche con te…
-No. – rispose Piton, con la sua solita voce calma e piatta.
Quella semplice sillaba ebbe però il potere di generare un’ondata di emozioni contrastanti sia tra gli assediati che tra gli assedianti.
-L’odore del potere ti ha forse dato alla testa, Severus? Credi davvero di poter prendere il posto di Silente? Ma tu sei mio, te lo sei dimenticato? E lo sarai per sempre!
Alzò appena la bacchetta.
Ripeté il gesto in modo più marcato e i suoi occhi da rettile si dilatarono per lo sconcerto e il disappunto.
Piton, senza una parola, gli angoli della bocca sollevati in un accenno di sorriso, si tirò su la manica, scoprendo l’avambraccio sinistro .
Voldemort non riuscì a nascondere la sorpresa, davanti alla lucentezza perlacea della pelle di Piton.
Ma fu solo questione di qualche secondo.
-Dunque è così… - sul suo volto serpentesco si disegnò un sorriso inquietante - Hai rinnegato il patto che avevi stretto con il tuo Signore, hai cancellato il Marchio... ma non puoi averlo fatto da solo. Qualcuno deve averti aiutato. Fammi indovinare, forse sono stati gli… Engill? – pronunciò l’ultima parola con enfasi particolare.
-Sei stupito? – proseguì ironicamente – Ti stai domandando come sia riuscito ad indovinarlo? Eppure dovresti sapere che il tuo Signore conosce ogni cosa! Già da tempo ho sentito il loro puzzo nauseante aleggiare intorno al vostro piccolo eroe! E adesso che l’ho sconfitto, che l’ho ucciso con questa… - sollevò la bacchetta perché tutti potessero vederla  - Sì, la bacchetta di Silente, la grande e potente Bacchetta di Sambuco… gliel’ho tolta dalle mani io stesso.
Indicò con indifferenza la riva del lago, e tutti guardarono con orrore in quella direzione, immaginando ciò che da lì non potevano vedere.
-E dimmi, mio povero Severus, - proseguì con tono canzonatorio - che cosa hai dovuto dare in cambio? A che cosa ti sei dovuto abbassare? Ti sei dovuto… pentire di aver voluto aspirare alla grandezza? Ti sei dovuto prostrare a quella loro miserevole filosofia di vita?
-Mi sono pentito molto tempo fa di aver dato retta ad un povero pazzo come te, Tom Riddle.
Con un movimento fluido Piton alzò un Incantesimo Scudo, appena in tempo per deviare una maledizione.
-Non ha importanza – proseguì il Signore Oscuro con voce stizzita – Adesso mi consegnerai questi Engill. Di te, traditore, mi occuperò con comodo più tardi. Farò in modo che tu capisca il tuo errore, prima di concederti una morte misericordiosa.
Scoppiò in una risata macabra.
-Avanti! Dove sono? Non posso credere che siano scappati… quei pezzenti si aggirano sempre dove c’è odore di sofferenza, ne sono attratti come le mosche dalla carne in putrefazione… Ditemi, non volete provare a salvare il vostro Prescelto? Chissà, magari siete ancora in tempo…
Draco, che non aveva distolto gli occhi dal corpo di Harry, cercò di farsi largo, ma una mano forte lo trattenne.
-No, Malfoy.
Gli occhi azzurri di Ron fissarono i suoi con una determinazione che non gli aveva mai visto prima, nonostante fossero pieni di dolore per la perdita dell’amico.
-Lasciami andare, Weasley! So cosa sto facendo…
-Ho detto di no! Ho promesso a Harry che ti avrei impedito di fare stupidaggini, quindi adesso te ne starai qui buono e zitto.
-Non farò stupidaggini. Ho visto qualcosa…
La loro attenzione fu attratta nuovamente da ciò che Voldemort stava dicendo.
-Sono dei codardi, ma penso di conoscere un modo efficace per tirarli fuori dal buco in cui si nascondono…
Si voltò lentamente, facendo roteare teatralmente il lungo mantello e si fermò ad osservare i suoi adepti.
-Tu! – con un cenno della bacchetta ordinò a qualcuno di farsi avanti – Sì, proprio tu, mia cara…
La voce dal tono innaturalmente gentile non lasciava presagire nulla di buono.
-… sei venuta da me chiedendomi di accettare i tuoi servigi, ebbene… eccoti accontentata.
Una ragazza con la divisa di Serpeverde si staccò dalle retrovie e mosse qualche passo incerto verso il mago, sotto lo sguardo divertito di Bellatrix.
La strega la spinse avanti con un sorriso inquietante.
-Vieni, piccola, non essere timida. E’un grande onore essere scelta per servire il Signore Oscuro.
La ragazza si ritrovò in mezzo alla radura, a pochi passi dal corpo di Harry, sotto gli occhi di tutti, da entrambe le parti.
Tutti, studenti e insegnanti, riconobbero Pansy Parkinson, colei che in attesa di essere accompagnata con il suo gruppo al passaggio segreto aveva proposto ad alta voce di consegnare il Prescelto, certa che l’Oscuro avrebbe ricompensato un tale gesto.
Un attimo dopo era a terra, piegata su sé stessa in preda al dolore provocato da una Cruciatus.
A quella ne seguì un’altra, e poi un’altra ancora.
Bellatrix rideva ormai senza ritegno, con una scintilla folle nello sguardo.
-Ebbene? – disse Voldemort, ignorando lo sguardo e il gemito di supplica della ragazza – Nessuno si fa avanti per alleviare le sofferenze di questa povera creatura? Volete forse lasciare che venga torturata fino a perdere il senno?
A quelle parole la ragazza cominciò a tremare visibilmente e spostò freneticamente lo sguardo terrorizzato lungo la linea nemica, alla ricerca di un aiuto.
Poi fece un ultimo disperato tentativo, rivolgendosi ai suoi aguzzini.
-Mio Signore, vi prego…
Ma fu zittita da un’altra maledizione.
-Vergognati, piccola codarda! – la insultò Bellatrix sdegnata – Dovresti accettare con gioia ogni decisione del tuo Signore. Se sei ancora viva è solo per servirlo!
Il piccolo esercito di Hogwarts era rimasto dolorosamente sbalordito di fronte a tanta gratuita crudeltà e lo fu altrettanto di fronte al vortice di luce che si materializzò accanto alla povera, sciocca Serpeverde.
Una figura incappucciata si piegò su di lei, mentre Voldemort scoppiava in una risata vittoriosa.
Il Signore Oscuro rimase pazientemente ad osservare il nuovo venuto che sussurrava parole di conforto.
Dopo neanche un paio di minuti Pansy si sollevò con gli occhi pieni di lacrime spalancati sul suo salvatore.
-Ti senti meglio?
Annuì.
-Ce la fai a raggiungere gli altri?
Annuì ancora e si alzò in piedi aiutata da quelle mani gentili. Mosse qualche passo incerto in direzione del castello, ma quasi subito aumentò l’andatura, fin quasi a correre.
-Traditrice! – urlò Bellatrix, e un lampo verde scaturì dalla sua bacchetta, ma la figura incappucciata lanciò prontamente un incantesimo che bloccò la maledizione.
Le professoresse McGranitt  e Bumb corsero incontro a Pansy e la accompagnarono fin dentro la scuola.
L’Engill e Lord Voldemort si fronteggiavano.
Il Signore Oscuro guardò l’avversario negli occhi e lo riconobbe.
-Tu…? – iniziò a ridere, prima silenziosamente, poi via via sempre più apertamente, mentre la sorpresa lasciava il posto alla consapevolezza di ciò che era realmente accaduto a sua insaputa.
-Tu… sei un Engill? Adesso capisco perché i tuoi sono scomparsi. Non sono fuggiti per evitare la mia collera, e nemmeno sono stati rapiti, come volevano far credere… no! Si sono nascosti per la vergogna di avere un figlio come te! Bellatrix, la tua famiglia mi ha deluso profondamente… ancora una volta!
La strega, come pochi altri intorno a Voltemort, poteva vedere Draco in viso e lo stava fissando sgomenta.
A quelle parole di rimprovero si prostrò ai piedi del suo padrone.
-Mio Signore… mio Signore, vi scongiuro! – implorò con le lacrime agli occhi – Permettetemi di rimediare a questo abominio! E’ chiaro che il sangue dei Malfoy non è così puro come vogliono far credere… lasciate che sia io stessa a mettere fine a questa infamia!
-Il sangue dei Malfoy… o quello dei Black?
Bellatrix sbiancò e cominciò a balbettare, ma il mago oscuro la zittì.
-Non temere… avrai modo di dimostrarmi ancora la tua lealtà e di rimediare alle mancanze della tua famiglia. Tuttavia, non tutti i mali vengono per nuocere e io saprò trarre vantaggio da questa situazione… il tuo caro nipotino mi sarà molto utile!
Ignorando la diatriba tra i due, Draco si era inginocchiato accanto al corpo di Harry e gli aveva delicatamente passato un braccio sotto il collo e le spalle, sollevandolo contro il proprio petto in un tenero abbraccio.
Voldemort lasciò Bellatrix alla sua disperazione e guardò la scena con curiosità.
-Molto interessante, sì… molto interessante! Saresti davvero in grado di farlo, Draco? Dicono che sia la vittoria più grande per quelli come te, l’Everest di ogni Engill… dare la propria vita per salvarne un’altra…
Ancora la sua risata risuonò nella notte, facendo gelare il sangue degli  avversari come dei propri servi.
-Per me è lo stesso. Puoi morire facilmente riportandolo in vita, per dare a me il piacere di ucciderlo di nuovo, non senza avergli fatto provare ogni tipo di sofferenza, naturalmente… oppure puoi lasciarlo riposare in pace e offrirti come cavia per i miei esperimenti. Ci sono parecchie cose che vorrei provare su di te, mio caro.
Draco non ascoltava.
Aveva appoggiato una guancia a quella di Harry e, protetto dal cappuccio, gli aveva sussurrato:
-Stai bene?
Dopo qualche secondo la risposta era giunta appena percettibile, ma chiarissima:
-Sì…
-Hai il mantello?
-Sì…
-Non muoverti… appena sarà distratto…
Non poté continuare. Un urlo e un tafferuglio alle sue spalle lo costrinsero a voltarsi.
Le ultime affermazioni di Voldemort  erano state la goccia che fa traboccare il vaso.
Neville si era lanciato contro gli avversari, la bacchetta sguainata, ma era stato fermato da un incantesimo a metà strada.
-Nooo!!! – aveva urlato Blaise, cercando di raggiungerlo, ma era stato bloccato da diverse mani ed ora guardava impotente e disperato il ragazzo che amava alzarsi faticosamente, tremante ma determinato come solo un vero Grifondoro poteva essere.
Harry aprì cautamente un occhio per cercare di capire cosa stava succedendo, ma era ancora stretto nell’abbraccio del suo compagno e non riusciva a vedere e sentire bene.
Udì la voce squillante di Bellatrix parlare del “figlio degli Auror”, ma non riuscì a distinguere le parole di Voldemort.
Finalmente Draco lo adagiò di nuovo a terra e si alzò in piedi.
Attraverso i fili d’erba Harry potè vedere il Cappello Parlante volteggiare al richiamo di Voldemort, posarsi sul capo di Neville e prendere fuoco.
Passarono pochi secondi e ogni cosa intorno cominciò a muoversi con un boato.
La battaglia era ricominciata.
Neville si liberò dall’incantesimo che lo bloccava e il cappello cadde a terra.
Alla luce delle fiamme che ancora lo avvolgevano, Harry vide un riflesso dorato, metallico.
Qualunque cosa fosse, Neville si era chinato prontamente ad afferrarla.
 In mezzo alla confusione Harry la vide chiaramente: una lama scintillante roteare nell’aria e spiccare la testa al serpente.
Il Signore Oscuro lanciò un urlo disumano alla vista di quella perdita, e si avventò come una furia verso il castello.
Il fuoco intorno al cappello si era estinto, ma un’altra luce rischiarò la radura.
Una luce bianca che proveniva dall’alto, vorticando intorno alla figura di Draco, fluttuante nell’aria.
Con la bacchetta, che risplendeva come una piccola spada, lanciava incantesimi Scudo contro le maledizioni dei Mangiamorte.
Nel vedersi protetti da un angelo, gli assediati ripresero coraggio e cercarono di riorganizzarsi, combattendo e cercando di riguadagnare le loro posizioni all’interno del castello.
Ormai più nessuno badava al povero corpo abbandonato nel prato, così Harry sfilò il Mantello dell’Invisibilità dall’interno della giacca e se lo buttò addosso.
Poi si alzò in piedi, impugnò la bacchetta e si lanciò nella mischia.


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Grazie infinite a tutte le mie lettrici,
soprattutto a Damia, 123babydevil123, Zippolino, Sabry e Bebbe5 che hanno commentato il precedente capitolo.
Continuate a dirmi la vostra, ogni commento è sempre gradito!
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 22
*** Capitolo 23 ***


Eccoci al dunque, mie care lettrici.
Lo scontro finale è alle porte, ma non segnerà la fine della storia.
Ci sarà ancora almeno un capitolo e poi inizierò la seconda parte, con un rating un po’ più alto, come promesso. XDD
Vi confesso che non sapevo proprio come scrivere questo capitolo. Alla fine ho optato per mantenermi il più possibile aderente al canon, con l’unica differenza che l’episodio è visto con gli occhi di Draco.
Speriamo bene…
Aspetto i vostri commenti, rispondete numerose!

Declaimer: appartengono a zia Rowl, oltre ai personaggi, anche i dialoghi tra Harry e Voldemort, che sono tratti da HP7, ed alcune frasi e situazioni indicate con (*).


Capitolo 23

Draco si mantenne sospeso in parziale smaterializzazione sopra l’ingresso principale di Hogwarts, lanciando incantesimi a protezione di coloro che si trovavano in difficoltà, finché all’esterno non rimasero che pochi Mangiamorte circondati dai Centauri, alcuni giganti messi alle strette da Ippogrifi e Therstral e i Dissennatori, che fluttuavano in lontananza, sopra il limitare della foresta.
Allora si materializzò sopra la balconata che si affacciava sull’atrio e non potè evitare di fare un balzo di lato, bacchetta alla mano, quando si accorse di una presenza proprio alla sua sinistra.
La professoressa Cooman gli riservò una breve occhiata e un sorriso sghembo, poi prese la mira e lanciò una delle sue sfere di cristallo, centrando una figura incappucciata che si trovava proprio sotto di loro e che barcollò per un istante, prima di accasciarsi a terra.
-Vuoi favorire? – chiese la donna indicando accanto ai suoi piedi un mucchio di sfere, raccolte sopra uno dei suoi scialli variopinti.
-Grazie, professoressa… preferisco i metodi tradizionali. – replicò gentilmente il ragazzo, lanciando un incantesimo.
Intanto scrutava la folla alla ricerca di Harry.
Si rese subito conto che il centro della battaglia si era spostato all’interno della Sala Grande, quindi lasciò l’insegnante di Divinazione al suo tiro al bersaglio e corse giù lungo la scalinata.
Attraversò l’atrio tenendosi contro il muro e continuando la sua opera di sabotaggio degli attacchi nemici.
Poco prima di giungere all’ingresso della Sala Grande si trovò di fronte al professor Vitious, che con un’abilità sorprendente atterrava i nemici che cercavano di oltrepassare la soglia.
Proprio in quel momento un omaccione enorme comparve dietro al piccolo insegnante e puntò la bacchetta per colpirlo alle spalle, con un ghigno divertito.
Draco reagì d’istinto e lanciò uno schiantesimo.
Per un momento vide la sorpresa mista a timore e sdegno dipinta sul volto di Vitious, ma quando l’onda magica sfrecciò sopra la sua testa si voltò di scatto, in tempo per vedere l’energumeno atterrare molti metri più indietro in un groviglio scomposto.
Si rivolse di nuovo verso il suo allievo con un sospiro di sollievo e gli fece un cenno di ringraziamento, per poi  riprendere la sua attività difensiva.
Draco continuò a scivolare lungo la parete e finalmente si ritrovò nella Sala.
La setacciò velocemente con lo sguardo e vide che i Mangiamorte erano ormai in netto svantaggio e molti di loro erano stati atterrati da un piccolo esercito di elfi domestici armati di attrezzi da cucina.
Il grosso della battaglia si stava concentrando attorno a tre fuochi: Voldemort combatteva contemporaneamente contro la McGranitt, Lumacorno e Kingsley, mentre Bellatrix fronteggiava Molly Weasley, che tempestava la rivale di colpi precisi e devastanti.
Un po’ in disparte il professor Piton teneva a bada Yaxley e Dolohov.
Gli tornarono in mente tutte le volte in cui suo padre aveva citato Severus come esempio di buon combattente e Draco non poté fare a meno di ammettere che il Preside aveva stile.
I suoi avversari si agitavano in preda alla rabbia e all’eccitazione del combattimento, urlando insulti tra una maledizione e l’altra, ma il professor Piton rispondeva con movimenti misurati ed eleganti, e il suo viso non esprimeva né collera né timore, ma si manteneva concentrato, quasi fosse impegnato nella preparazione di una pozione complicata invece che in uno scontro all’ultimo sangue.
Finalmente riuscì a bloccare Dolohov, ma subito dopo fu costretto a piegarsi per evitare un lampo verde, lanciato dal suo compagno.
Contemporaneamente si girò su sé stesso e anche Yaxley finì schiantato in un angolo, ma il professore perse l’equilibrio e ruzzolò tra la gente che si era fermata lungo il perimetro della Sala, assistendo sconcertata a quegli ultimi epici duelli.
Draco fu subito accanto al Preside, che si era rialzato faticosamente e stava riprendendo fiato appoggiato al muro, con gli occhi chiusi.
-Professor Piton, si sente bene?
A quelle parole Severus si drizzò e riaprì gli occhi.
-Grazie, Malfoy, - disse con tono piatto e formale - sono tutto intero. Vai a pestare i tuoi servigi a chi ne ha davvero bisogno.
Si guardò intorno e storse la bocca.
-Ma perché se ne stanno tutti fermi a guardare?
-La mamma ha detto che ci vuole pensare lei a Bellatrix – rispose Ginny voltandosi verso di lui con il visino serio e gli occhi spalancati in modo innaturale.
-Già… gran donna la tua mamma! – esclamò Malocchio Moody, zoppicando ansimante verso di loro. Poi indicò il terzetto che attaccava senza sosta il Signore Oscuro e verso il quale il suo occhio magico continuava a roteare.
 – Ho provato a unirmi alla compagnia, ma è troppo rischioso. Ci manca solo che ci schiantiamo a vicenda!
Piton sbuffò e cercò di farsi largo, il volto duro e lo sguardo freddo e tagliente come l’acciaio.
-Fatemi passare. Quei tre finiranno per farsi ammazzare e non possiamo permettere che lui riesca a cavarsela un’altra volta… non questa volta!
Draco si sentì spingere di lato da una mano ferma e gentile, la stessa che poi si posò sulla spalla del Preside.
-Severus…
Piton si voltò e le sue iridi scure incontrarono le loro gemelle, altrettanto profonde, ma calde e rassicuranti.
-Severus, non farlo. – disse Axhel rivolgendogli un sorriso dolce, ma determinato.
-Non ho intenzione di ucciderlo, Axhel. Non verrò meno al nostro patto, ma è necessario che qualcuno lo fermi, e io posso correre questo rischio.
-Lascia fare a Harry, Severus. E’ il suo compito…
Piton alzò l’angolo della bocca in un accenno di sorriso senza gioia.
-Potter è morto, Axhel. Era quello il suo compito, e lo ha portato a termine.
Draco aveva seguito il dialogo con il sorriso sulle labbra per la contentezza di trovarsi accanto il suo mentore.
Diede una rapida occhiata in giro e vide che c’erano altri Engill, sparsi tra la folla, mentre alcuni avevano già raggiunto i feriti sulla pedana in fondo alla Sala.
-No, professore! Harry è ancora vivo! Non so cosa sia successo, ma quando l’ho visto là fuori, steso nell’erba, ho saputo che era vivo. E poi gli ho parlato. Gli ho chiesto se stava bene e ha risposto “Sì”. So che ha il Mantello, quindi potrebbe essere dovunque…
-Infatti è proprio là in mezzo. – sussurrò Axhel – Ha appena deviato una maledizione che avrebbe certamente colpito Kingsley e adesso è accanto a Minerva.
-Axhel, perché io non riesco a vederlo? – protestò Draco, scrutando nella direzione indicata, oltre le teste della gente che osservava ammutolita il procedere del combattimento.
L’Engill gli passò un braccio intorno alle spalle e accostò il viso al suo, indicando un punto davanti a loro e bisbigliandogli nell’orecchio:
-Non devi cercare di vedere il suo corpo, quello è ben mascherato dal mantello… devi guardare il suo cuore. Prova a concentrarti sul suo cuore…
Draco strinse un po’ le palpebre, ma poi si rilassò, chiuse gli occhi per un momento e quando li riaprì vide qualcosa muoversi avanti e indietro, intorno ai combattenti.
Era più che altro un tremolio dell’aria, come quelle onde di calore che salgono dall’asfalto nella canicola estiva.
Un attimo dopo la figura di Harry gli apparve chiaramente, sempre circondata da una vibrazione.
-… lo vedo… sì, lo vedo!
-Ma se non è morto, significa che non è ancora finita! – sibilò Piton quasi con rabbia.
In quel momento nella sala risuonò la risata folle di Bellatrix, ma un attimo dopo la voce le si gelò in gola. Gli occhi castani si spalancarono per la sorpresa e la strega rimase immobile per un secondo, mentre si rendeva conto di ciò che era successo.
Draco sentì il cuore stringersi nel petto: un lampo verde proveniente dalla bacchetta di Molly aveva colpito sua zia in pieno petto, facendola stramazzare al suolo priva di vita.
Voldemort, vedendo cadere la sua seguace più fedele, lanciò un urlo disumano e la sua ira esplose in tutta la sua potenza,  un’onda d’urto che spazzò lontano gli ultimi combattenti.
Pochi secondi dopo la sala risuonò di esclamazioni stupite e gioiose.
-Harry!
-Guardate, è lui!
-Sì, è vivo!
Harry si era tolto il mantello e lo aveva gettato dietro di sé, lontano.
Il Signore Oscuro lo fissò e poi entrambi cominciarono a muoversi lentamente di lato, bacchetta alla mano, mantenendo la stessa distanza e disegnando un cerchio in mezzo allo spazio lasciato vuoto tra la folla, che li osservava spaventata, nel silenzio più totale.
-State indietro! – esclamò Harry, sentendo che qualcuno già si stava avvicinando per sostenerlo – Devo essere io…
-Potter non voleva dire questo. – sibilò Voldemort - Non è così che si comporta, vero? Chi userai come scudo oggi, Potter?
-Nessuno… siamo solo tu ed io…
Gli occhi rossi, infiammati dalla follia non lasciavano quelli verdi, mentre i due continuavano a studiarsi, girando lentamente in tondo.
Draco non riusciva a sentire bene ciò che diceva Harry quando era voltato di spalle, nonostante intorno a loro regnasse il silenzio più totale.
Si morse le labbra e trattenne il respiro tendendo l’orecchio.
-…non potrai uccidere nessuno di loro, mai più. Non capisci? Ero pronto a morire per impedirti di fare del male a queste persone…
-Ma non l’hai fatto!
-…era mia intenzione, ed è questo che importa… Non impari dai tuoi errori, Riddle, vero?
-Tu osi…!
-Sì, io oso. Io so cose che tu non sai, Tom Riddle. Io so molte cose che tu non sai. Vuoi sentirne qualcuna, prima di commettere un altro grosso errore?
-E’ di nuovo l’amore? – lo schernì Voldemort – La soluzione preferita di Silente, l’amore, che a sentire lui vince la morte. Ma l’amore non gli ha impedito di cadere dalla Torre e andare in pezzi come una vecchia statuina di cera, l’amore non ha impedito a me di schiacciare quella Mezzosangue di tua madre come uno scarafaggio, Potter… e pare che nessuno ti ami abbastanza da farsi avanti, questa volta, a prendersi la mia maledizione. Quindi che cosa ti impedirà di morire adesso, quando colpirò?
Draco non resistette oltre e si lanciò in avanti, ma fu trattenuto prima di riuscire a fare un solo passo.
Provò a resistere ma il professor Piton non mollò la presa e Axhel lo attirò a sé.
-Non risolverai niente così, Draco. – sussurrò stringendolo in un abbraccio - Lo ripeto, è compito suo.
-Ti prego… non posso stare qui a guardarlo morire…
Draco trattenne un singulto, il viso appoggiato alla spalla del suo mentore.
Attraverso il velo di lacrime incontrò lo sguardo di Severus e vi scorse una scintilla di compassione.
Il professore aveva schiuso le labbra come a voler dire qualcosa, ma dopo qualche istante le richiuse e riportò l’attenzione al dialogo che si stava svolgendo pochi metri più in là.
-…hai ragione. – stava dicendo Harry – Ma prima che tu provi ad uccidermi, ti consiglio di pensare a ciò che hai fatto… pensaci e cerca in te un po’ di rimorso, Riddle…
-Che cosa?
Quelle parole avevano lasciato Voldemort stupito più di ogni altra cosa che aveva visto e sentito quella notte.
-E’ la tua ultima possibilità – continuò Harry – tutto ciò che ti resta… ho visto quello che sarai altrimenti… sii un uomo… cerca… cerca un po’ di rimorso…
Draco comprese in quell’istante il motivo per cui di era innamorato di quel ragazzo così impacciato e ingenuo, non particolarmente brillante e dal discutibile gusto estetico.
La luce che aveva visto brillare attraverso i suoi occhi, tanto intensa da riuscire a nascondere l’oscuro parassita che si portava dentro, si rivelava ora nella compassione che stava dimostrando persino per quell’essere abbietto.
Stava cercando di dargli una possibilità.
-Quella bacchetta non funziona ancora bene… - stava dicendo Harry indicando il legno che fremeva nella mani del mago oscuro.
-Io ho rubato la Bacchetta dalla tomba del suo ultimo padrone! Io l’ho portata via contro il desiderio del suo ultimo padrone! Il suo potere è mio!
-Ancora non capisci, Riddle? Possedere la bacchetta non basta… E’ la bacchetta che sceglie il mago… la Bacchetta di Sambuco ha riconosciuto un nuovo padrone prima della morte di Silente. Io l’ho disarmato, per errore, senza volerlo. E’ tutto qui, capisci? La bacchetta che hai in mano non apparteneva più a Silente, quando gliel’hai portata via…
Le iridi rosse si strinsero e osservarono l’avversario come a valutare la veridicità di ciò che aveva detto.
Le dita candide e scheletriche strinsero il legno magico fino a farlo tremare.
Draco cercò di staccarsi dall’abbraccio di Axhel, ma questo si fece più stretto, mentre nella Sala risuonava alta la voce stridula di Lord Voldemort.
-Avada Kedavra!
-Expelliarmus!
La voce di Harry si levò chiara quasi contemporaneamente a quella del suo avversario.
I due incantesimi si scontrarono al centro, con un rombo di tuono e una profusione di fiamme dorate.
La Bacchetta di Sambuco volò in alto e il ragazzo la afferrò al volo.
Il lampo verde non raggiunse mai il suo obiettivo, ma si ritorse contro chi l’aveva scagliato e il corpo di Lord Voldemort, il più grande mago oscuro di tutti i tempi, ricadde qualche metro più in là, un inutile involucro vuoto e senza vita.
Harry rimase a fissarlo con entrambe le bacchette strette nelle mani.
Un  silenzio carico di stupore vibrò intorno a lui ancora per qualche secondo, poi la gioia e l’esultanza esplosero nell’aria di quella mattina, mentre il sole entrava dalle vetrate più alte a illuminare un mondo finalmente libero dalla paura e dall’oscurità.
Draco si gettò tra la folla e con qualche difficoltà riuscì a raggiungere Harry, che era già sommerso dagli abbracci di Ron, Hermione, Dean e tanti altri.
Lo strinse forte e sentì le sue braccia avvolgerlo, le sue mani accarezzargli gli schiena.
Si scostarono di poco, per guardarsi negli occhi, in silenzio.
Ci sarebbe stato tempo per parlare, in seguito, ma in quel momento la gioia di ritrovarsi non poteva essere espressa a parole.
Draco fu costretto a lasciare Harry alle manifestazioni di giubilo e di lutto della folla e insieme agli altri Engill aiutò coloro che necessitavano ancora di cure a raggiungere il San Mungo.
-Axhel, perché non possiamo aiutarli noi?
-Non è bene che ci esponiamo troppo. Non temere, i medimaghi si occuperanno egregiamente di loro.
-Lo so, ma… comunque ormai mi hanno visto tutti. Non pensi che…?
-Appunto. – lo interruppe Axhel in modo stranamente brusco – Dovremo inventarci qualcosa. Ti spiegherò poi.
Draco avrebbe avuto mille domande, ma si trattenne dall’esternarle.

Quando ebbero finito tornarono al castello e trovarono la Sala Grande trasformata.
Le salme dei caduti erano state composte in una camera ardente allestita appositamente, mentre il corpo di Tom Riddle era stato portato in un’aula vuota, lontana.
I tavoli erano stati risistemati  ma nessuno era più seduto nell’ordine giusto: erano tutti mescolati, insegnati e allievi, fantasmi e genitori, centauri e elfi domestici.(*)
Il Salvatore del mondo magico era ancora impegnato a stringere mani, ricevere ringraziamenti, condividere il dolore dei parenti delle vittime e ascoltare le notizie che arrivavano da ogni parte del paese.
-Vieni. – disse Axhel trascinandolo per un braccio – Devo parlare con Severus.
-Va bene, tu vai… - rispose Draco cercando gentilmente di divincolarsi dalla sua stretta – Là c’è Harry… voglio stare un po’ con lui.
-No. Tu vieni con me.
-Ma Axhel…!
-E’ meglio, credimi.
L’Engill sembrava preoccupato come Draco non l’aveva mai visto.
Mentre ancora discutevano una piccola folla si radunò lentamente intorno a loro.
-E’ lui, vi dico… - disse timidamente qualcuno.
-Sì, è vero! –esclamò qualcun altro, più apertamente.
-E’ l’Engill!
-Sì! Gli Engill sono tornati per proteggerci!
Axhel spinse Draco verso la porta, ma la gente continuò a seguirli.
Improvvisamente dal gruppo si fece avanti una studentessa, con il volto rigato di lacrime.
-Se sei un Engill, perché non hai salvato mio padre? Hai riportato in vita il Prescelto, ma non hai salvato mio padre!
Il suo sguardo pieno di dolore ma anche di rimprovero, il corpo scosso da tremiti, i pugni serrati.
Il ragazzo la fissò sconvolto, cercando qualcosa da dire senza riuscirci.
Decine di occhi erano puntati su di lui, in attesa di una spiegazione, di una risposta.
Ma un altro studente si frappose tra loro, facendoli sobbalzare.
-Ma cosa state dicendo? Non vedete che è Malfoy?
La ragazza si ritrasse dubbiosa e anche gli altri ristettero, perplessi.
-Ma l’hai visto anche tu, Mc Laggen… era proprio lui!
-Sì, certo, ma… Malfoy un Engill? Andiamo! Era tutto un trucco per rubare la scena al Prescelto, vero Malfoy?
Cormac si voltò verso Draco, ma la sua espressione non corrispondeva al tono ironico della sua voce.
Gli rivolse un rapido sorriso e strizzò un occhio.
Lo stava coprendo.
Prima che Draco si riprendesse dalla sorpresa e riuscisse a rispondere a tono, il professor Piton li raggiunse.
-Era un trucco per distrarre voi-sapete-chi, Mc Laggen. Il signor Malfoy è un mago molto dotato e si è prestato per quel giochetto. Adesso perché non approfittate del banchetto preparato dai nostri elfi? Più tardi vi comunicherò le disposizioni del nuovo Ministro e il programma per le prossime giornate. Ah… signorina Jones… mi dispiace molto per suo padre. Ha combattuto da valoroso e sarà ricordato con tutti gli onori. Più tardi passerò a porgere le mie condoglianze a sua madre…
Il gruppo si sciolse lentamente e Piton fece cenno ai due Engill di seguirli.
Il gargoyle a guardia dell’ufficio del Preside giaceva riverso su un fianco, abbattuto dall’urto di chissà quale incantesimo.
Piton, con un colpo di bacchetta lo rimise in piedi, e la statua, tutta contenta, gli fece un profondo inchino lasciando libero accesso  alle scale.
-Come vedi avevo visto giusto: i problemi sono già cominciati. – disse Axhel appena la porta si fu chiusa alle loro spalle.
Piton annuì.
-Non sareste dovuti tornare dal San Mungo. Gli altri se ne sono già andati. Comunque penso di poter sostenere la versione del trucco per distrarre il Signore Oscuro.
Axhel sorrise brevemente.
-Puoi anche smetterla di chiamarlo così, ormai. E per la scomparsa del tuo marchio? E’ risaputo che sei stato un Mangiamorte e il tuo scambio di battute con Riddle non è passato inosservato.
-Dichiarerò che è stata opera di Silente. Uno dei suoi tanti colpi di genio… Sicuramente troverete tutte le novità sulla Gazzetta, ma se dovessero esserci notizie importanti ve le comunicherò tempestivamente.
-Bene. Allora penso che potremo partire da qui, se non ti dispiace, Severus.
Il Preside annuì di nuovo.
Draco li guardava alternativamente, senza capire.
-Partire…? Aspetta, Axhel… io non voglio partire!
-Draco, per favore. Ti spiegherò tutto quando saremo a casa.
-Tutto cosa? E comunque devo prima parlare con Harry.
-Porterò  al signor Potter i suoi saluti, signor Malfoy… - disse Piton con voce annoiata.
Draco fece un passo indietro, drizzò la schiena e le spalle e il suo viso assunse l’espressione del giovane Serpeverde abituato ad ottenere ciò che vuole.
-Non andrò da nessuna parte se non mi spiegate che cosa sta succedendo, e comunque non prima di aver parlato con Harry.
Axhel e Piton si scambiarono un’occhiata, poi il Preside fece loro cenno di accomodarsi sulle poltroncine davanti alla scrivania.

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Grazie di cuore a:
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Capitolo 23
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24

Piton fece comparire tre tazze e una teiera fumante.
Lasciò che i suoi ospiti si servissero, poi rimase in piedi un po’ in disparte, sorseggiando in silenzio il suo tè, mentre Axhel si accingeva a spiegare la causa della sua inquietudine.
Il ragazzo registrò in un angolo della mente quell’atteggiamento complice ma allo stesso tempo estremamente rispettoso che il Preside aveva sempre tenuto soltanto verso il suo predecessore, ma che ora mostrava anche nei confronti di Axhel.
-Draco… - esordì l’Engill posando la tazza - …so bene che desideri soltanto tornare ad una vita normale, magari passare l’inverno qui a Hogwarts e finire gli studi, ma…
Esitò, ma Draco non lo interruppe e rimase freddamente in attesa.
-… il fatto è che, ecco… ciò che hai fatto questa notte è stato davvero ammirevole e hai sicuramente salvato molte vite, però hai potuto constatare tu stesso, poco fa, come i fatti possano venir facilmente travisati.
-Se ti riferisci a quella ragazza, penso che fosse soltanto sconvolta dal dolore… non penso che ce l’avesse davvero con me.
-Forse… ma ti posso assicurare che è soltanto la punta dell’iceberg. Molti in passato l’hanno pensata come te, ma sempre si sono dovuti ricredere. Hai conosciuto Bridget, vero? Molti secoli fa si è rivelata agli abitanti di un villaggio non molto distante da qui, per proteggerli da un’epidemia. All’inizio le sono stati molto grati, poi hanno cominciato a venerarla come una divinità. Lei li ha lasciati fare, diceva che sembravano manifestazioni del tutto innocue. Si era anche affezionata: aveva visto nascere e crescere i figli, i nipoti e i pronipoti di coloro che aveva aiutato. Con il tempo la tribù divenne numerosa e prospera, ma arrivarono anche i guai. Persone ambiziose e prive di scrupoli assunsero il potere e iniziarono una guerra contro i popoli vicini. Sembravano dare per scontato che la loro protettrice avrebbe combattuto al loro fianco, contro altri esseri umani che consideravano nemici. Bridget provò a farli ragionare, ma fu inutile. Allora li abbandonò, lasciando che se la sbrigassero da soli. Questo non impedì a quella gente di continuare ad invocare il suo aiuto e ancora oggi il suo nome è associato a quello di una divinità protettrice dei guaritori ma anche dei guerrieri.
-Queste sono leggende babbane… - provò a obiettare Draco.
-Maghi  o babbani, è sempre la stessa storia. Dopo la guerra contro la Congrega Oscura gli Engill non sono più riusciti ad integrarsi nelle società umane, neanche nella comunità magica. Eppure ci hanno provato molte volte. In alcuni casi si è passati da essere adorati come divinità benevole a venir considerati demoni malvagi che riversano disgrazie di ogni tipo su coloro che non pagano  un tributo, pretendendo sacrifici di ogni genere. Ci sono molte, troppe persone desiderose di credere che ci sia qualcuno in grado di risolvere tutti i loro problemi, e quando pensano di averlo trovato non gli perdonano di non essere onnipotente.
-Non ho intenzione di permettere che questo accada. Starò bene attento a spiegare sempre che i nostri poteri, per quanto eccezionali, non sono poi così diversi da quelli di qualunque altro mago.
-E pensi che questo possa bastare? Pensi che nel corso dei secoli non ci sia stato chi ci ha provato? Ogni tentativo si è rivelato un disastro, in qualunque epoca e in ogni parte del mondo, e ogni volta è stata peggiore della precedente. E la tua apparizione sopra il campo di battaglia non ha fatto che rinfocolare le antiche credenze.
-Ma non ho fatto altro che lanciare Incantesimi Scudo! Non dovrebbero nemmeno essersi accorti di me.
Axhel sorrise con affetto all’ingenua umiltà del suo protetto: decisamente non era più il ragazzino viziato che aveva conosciuto l’anno precedente.
-Non hai idea dell’impatto che la tua apparizione ha avuto su chi ti ha visto, vero? Apparizione è la parola giusta, quella che probabilmente useranno i giornali quando descriveranno ciò che è accaduto.
Draco scosse il capo confuso.
-Io non capisco… pensavo che mantenendomi in parziale smaterializzazione sarei passato inosservato…
Axhel sospirò sfregandosi a fronte con una mano.
-Avrei dovuto avvertirti… hai presente l’iconografia che raffigura le apparizioni angeliche?
Draco sollevò le sopracciglia e si limitò ad esclamare: - Oh…!
-Chiunque sia stato presente là fuori la notte scorsa ha visto un essere soprannaturale circondato di luce che con una spada – o una lancia – proteggeva gli avversari di Lord Voldemort.
-Ma… io avevo soltanto la mia bacchetta…
-La gente vede ciò che vuol vedere, ragazzo mio. Credimi, l’unica soluzione è agire di nascosto, facendo in modo che nessuno possa associarci alle leggende che sono sorte intorno al nostro nome.
Draco rimase in silenzio, fissando il pavimento e cercando nella sua mente un appiglio, una via d’uscita.
-Se mi è permesso…
La voce profonda e un po’ strascicata di Piton lo riscosse dai suoi pensieri.
-… penso che dovresti dare ascolto ad Axhel, Draco… almeno per il momento. E’ più prudente che tu sparisca dalla circolazione per un po’, e soprattutto che non ti faccia vedere intorno al Salvatore…
-Il Salvatore…?
-Già… - ridacchiò il Preside con una smorfia ironica – E’ così che hanno cominciato a chiamare il signor Potter… il “Salvatore del mondo magico”. Ho sentito qualcuno asserire che è già stato decretata la sua nomina a Capo dell’Ufficio Auror. Chi può ricoprire quella carica meglio di colui che ha l’innata capacità di combattere e sconfiggere la Magia Oscura…?
Draco guardò sconcertato il professor Piton.
-Dice sul serio…? Ma se non ha nemmeno conseguito tutti i M.A.G.O. necessari per essere ammesso alla scuola per Auror!
- Infatti sono tutte congetture senza il minimo fondamento. Come vedi i miti hanno la fastidiosa abitudine di spuntare ovunque, come la gramigna. Comunque sarà dovere di ogni membro dell’Ordine della Fenice far sì che il ragazzo non venga risucchiato nel vortice delle dicerie che si spargeranno intorno alla sua persona.
-Non preoccuparti Draco – sorrise Axhel posando la sua mano su quella del ragazzo – dovremo solo aspettare che le acque si calmino. Intanto potrai comunque studiare e prepararti per gli esami di fine anno. Vedrai, non perderai tempo e l’anno prossimo potrai tornare e tentare la carriera di Pozionista, come avevi programmato.
-L’a… l’anno prossimo…? – sussurrò Draco con sgomento.
-Naturalmente nulla ti impedirà di frequentare la tua famiglia, in privato… è il vantaggio di potersi materializzare ovunque. A proposito, bisognerà trovare una sistemazione per i tuoi genitori. Non penso che possano tornare a Villa Malfoy, per il momento.
Piton annuì.
-Ho saputo che l’Ufficio Auror ha sequestrato la proprietà e ha apposto i sigilli magici. Questo la protegge dall’essere devastata dalla folla inferocita, ma ci vorrà un po’ prima che le indagini vengano portate a termine.
Il Preside esitò e poi aggiunse lentamente, misurando le parole:
-Ti renderai conto, spero, che tuo padre dovrà subire un processo. E’ probabile che, grazie alla sua collaborazione, e alla tua soprattutto, riuscirà a cavarsela non troppo male, anche se… in passato ha commesso diversi crimini…
-Lo so… e lo sa anche lui.
Draco sospirò ed abbassò lo sguardo, tormentandosi le mani.
-Axhel… io devo assolutamente vedere Harry, prima di partire.
-Temo sia piuttosto impegnato al momento, ma faremo in modo di mettervi in contatto… potrete scrivervi, o parlarvi via camino, se per te è così importante comunicare con i tuoi amici.
-No… è che… c’è una cosa che non ti ho detto… Capisco che ci sono cose ben più importanti e forse ti sembrerò un bambino viziato, ma…
Qualcuno bussò alla porta e i due Engill guardarono Piton.
-Fareste meglio ad andare. Temo che questo ufficio sarà presto molto affollato.
Axhel si alzò e si spostò in mezzo alla stanza, ma Draco raggiunse Piton che si era già diretto alla porta e lo afferrò per un braccio.
-Professore, la prego…
Piton si voltò e lo guardò sorpreso.
-Mi scusi… - continuò il ragazzo ritraendo la mano – Ho bisogno del suo aiuto, per favore. Devo far arrivare un messaggio a Harry.
Tornò di corsa verso la scrivania, afferrò un pezzo di pergamena e una penna e vergò velocemente poche parole. Poi arrotolò il foglio e lo porse al Preside.
Severus lo osservò con sospetto, gli occhi ridotti a due fessure.
-Che cosa state nascondendo, voi due? Ha per caso qualcosa a che fare con il fatto che il signor Potter è sopravvissuto quando non avrebbe dovuto? Se è così farai bene a dirmi cosa sai…
Altri colpi risuonarono contro la porta e Draco mise il piccolo rotolo in mano al mago.
-Non so niente di tutto ciò… ma è ugualmente molto importante. La prego, lo consegni a Harry e gli spieghi perché sono dovuto partire.
Poi raggiunse Axhel e insieme si smaterializzarono.

Piton guardò i due Engill scomparire, poi mise la pergamena in tasca e si affrettò ad aprire la porta.
-Professore, mi scusi se la disturbo, ma si tratta di Draco…
Il Salvatore del mondo magico stava sulla soglia, visibilmente stanco e più arruffato del solito, seguito dai suoi inseparabili guardaspalle.
Piton non disse una parola, ma si fece di lato per lasciarli entrare.
Appena il ragazzo ebbe messo piede nello studio un fragore rimbombò nella stanza, facendo sobbalzare i presenti.
Ma non si trattava di un altro attacco dei Mangiamorte, né di un tardivo crollo di una parte del castello.
I Presidi che avevano abbandonato i loro ritratti per seguire la battaglia erano tornati ai loro posti abituali ed ora applaudivano il giovane eroe.
Il professor Silente sorrideva e alcune lacrime rotolarono sulla sua barba candida, mentre diceva qualcosa che Harry non riuscì ad afferrare.
Avrebbe parlato dopo con il ritratto del vecchio Preside: c’erano ancora alcune cose che doveva discutere con lui, ma per il momento Draco veniva al primo posto.
-Professor Piton, temo sia successo qualcosa a Draco. Non riusciamo a trovarlo e giù in Sala Grande abbiamo sentito dire delle cose strane…
Piton sollevò un sopracciglio, poi salì velocemente i pochi gradini che lo separavano dalla scrivania e si sedette sul seggio dall’alto schienale.
Fece comparire una terza sedia ed attese che i tre ragazzi prendessero posto.
-Strane come… cosa?
-Si è sparsa la voce che gli Engill sono tornati, ma poi qualcuno ha cominciato a dire che se ci sono i Malfoy di mezzo probabilmente era tutto un trucco, che sono passati dalla nostra parte per evitare di finire ad Azkaban… e forse che si tratta di una manovra di Mangiamorte molto potenti che mirano a prendere il posto di Voldemort! E poi Draco è scomparso. Temiamo che gli sia successo qualcosa…
Il professor Piton si sporse in avanti allarmato, con un’aria minacciosa alla quale, tuttavia, erano abituati.
-Spero che non abbiate rilasciato dichiarazioni a questo proposito… non vi siete lasciati scappare che gli Engill sono davvero qui a Hogwarts, vero?
I tre si scambiarono occhiate confuse.
-N-no… è proprio per questo che abbiamo cominciato a cercare Draco, per sapere da lui cosa dobbiamo dire.
Piton si lasciò andare contro lo schienale e parve rilassarsi.
-La prego, professore – esclamò Hermione con le lacrime agli occhi – dobbiamo fare qualcosa! E se lo hanno…?
-Si calmi, signorina Granger.  Il signor Malfoy sta bene. Anzi, per la precisione lo avete appena mancato. Si è smaterializzato da questa stanza pochi minuti fa, per raggiungere gli altri… al sicuro.
-Oh… se n’è… se n’è andato? –  Harry deglutì – Ma… perché?
Il Preside sollevò gli angoli della bocca.
-Direi che voi stessi, poco fa, avete dato risposta a questa domanda. Non è consigliabile per il signor Malfoy e per gli altri come lui restare nei paraggi, almeno fintanto che le acque non si saranno calmate. Lei, signor Potter, nei prossimi giorni, settimane e forse mesi, si troverà esposto agli occhi di tutta la comunità magica, e con lei chiunque le sarà accanto. Pertanto temo che i quattro Moschettieri dovranno tornare ad essere tre. Il vostro amico probabilmente terminerà gli studi altrove e poi, forse, potrà tornare… sempre che lo desideri ancora.
 Harry impallidì e i suoi amici lo guardarono in silenzio, un po’ imbarazzati e un po’ addolorati.
-E non ha detto niente? Se si farà vivo lui o dove possiamo trovarlo?
Piton lo fissò per diversi secondi con quelle sue iridi scure e penetranti.
Poi finalmente tirò fuori dalla tasca la pergamena e la porse a Harry.
-Ha lasciato questa per lei, signor Potter…
Harry la afferrò senza farsi pregare e lesse avidamente.

Caro Harry,
devo andare, Piton ti spiegherà perché. Mi metterò in contatto al più presto.
Ti amo
Draco

Ron e Hermione si sporsero per sbirciare il messaggio e Harry li lasciò fare, con un vago sorriso sulle labbra.
-Beh… non è poi così male, per essere un Serpeverde, no? – disse Ron con tono burbero, dandogli due leggere pacche sulla spalla.
-Ron! – lo redarguì prontamente Hermione, ma era già più serena e sorrise ad entrambi.
-Già… - rispose Harry laconicamente.
Piegò con cura la pergamena e la infilò nella tasca interna della giacca.
Piton incrociò le mani sopra il piano della scrivania e parlò con voce annoiata:
-Questa sera ci sarà una riunione dell’Ordine per stabilire quella che dovrà essere la versione ufficiale dei fatti, compresa una copertura per gli Engill. Domani vi sarà comunicata, in modo che possiate confermarla. Per adesso vi consiglio di ritirarvi nel dormitorio della vostra Casa e riposare fino a domattina. Darò disposizione che vi venga servita la cena nella Sala Comune.
-Ma come faremo se il Wizengamot vorrà ascoltare la nostra deposizione? Dovremo mentire? – domandò Hermione scandalizzata.
-Certo che no, signorina Granger. Nessuno può sospettare che dei ragazzini sappiano dell’esistenza di magia così oscura come quella degli Horcroux e nessuno vi farà domande tanto imbarazzanti. Adesso, se non vi dispiace, avrei molte incombenze da sbrigare.
Il professor Piton si alzò e i tre ragazzi lo imitarono.
-Professore… - disse Harry – Avrei bisogno di parlare un momento con il Professor Silente…
Il Preside si volse verso il ritratto del vecchio mago, il quale annuì con un sorriso, guardandolo da sopra le lenti, come era abituato a fare in vita.
-Molto bene. – disse seccamente Piton, dirigendosi verso l’uscita – Chiudete la porta quando ve ne andate.
Poi si fermò un istante soprapensiero e si voltò di scatto verso di loro.
-Signor Potter… che cosa le da la certezza che questa volta Voldemort se ne sia davvero andato per sempre? Secondo il professor Silente soltanto la distruzione di tutti gli Horcroux, compresa la sua… dipartita, ci avrebbe messi al riparo da un altro eventuale quanto inopportuno  ritorno di Riddle.
Harry sorrise tra sé e annuì.
-E aveva ragione. Solo che, una volta in più, Voldemort ha sottovalutato il potere della protezione che mia madre mi ha dato.
Piton inclinò leggermente il capo di lato e lo fissò stringendo le palpebre, in attesa che continuasse.
-Il fatto è che due anni fa Peter Minus ha messo in atto il piano del suo padrone e ha usato il mio sangue per riportarlo in vita. Quando la notte scorsa sono andato da lui non ha perso tempo e mi ha subito lanciato la Maledizione che Uccide. Sarei sicuramente morto, ma l’amore di mia madre scorreva nelle sue vene insieme al mio sangue e mi ha tenuto agganciato alla vita. Questo è ciò che mi ha spiegato il professor Silente, quando ci siamo incontrati in uno strano luogo, una specie di zona di passaggio. C’era anche qualcun altro, sembrava un bambino piccolo, che si agitava a terra. Era tutto scorticato e faceva fatica a respirare, ma il professore ha detto che non avremmo più potuto fare niente per lui. Così sono tornato indietro, ma quell’esserino è rimasto dall’altra parte.
Il professor Piton sembrò valutare per un momento ciò che Harry aveva appena raccontato, poi disse lentamente:
-Molto bene.
Si voltò ed uscì dallo studio, lasciando i tre ragazzi da soli.

Axhel e  Draco si materializzarono direttamente nel grande atrio della residenza degli Engill.
-Vuoi mangiare qualcosa, Draco?
-No grazie, non mi sento molto bene…
Sentiva una forte nausea e un cerchio intorno alla testa.
-Allora forse dovresti riposare. Ma… c’era qualcosa che volevi dirmi?
Il ragazzo si era già avviato verso le scale e rispose solo con un: -… magari più tardi…
Salì faticosamente fino alla sua vecchia stanza e si buttò sul letto così com’era, ancora vestito, convinto che sicuramente non sarebbe riuscito ad addormentarsi, e forse nemmeno a riposare, visti i pensieri poco felici che affollavano la sua mente.
Ma la fatica di quella lunghissima giornata si fece sentire e ben presto cadde in un sonno profondo.
Era già decisamente buio quando si svegliò, ma l’orologio indicava soltanto le cinque e trenta del pomeriggio.
Aveva dormito solo un paio di ore, però si sentiva bene e pieno di forze.
Ma sopra ogni altra cosa, appena aprì gli occhi seppe che non avrebbe permesso a niente e a nessuno di tenerlo
lontano da Harry un solo minuto più del necessario.

Fine prima parte

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Qui si conclude la prima parte della mia storia.
Se volete continuare a seguire le vicende di Harry e del suo adorato angioletto Draco, sappiate che sto già lavorando ai primi capitoli di Hidden Angels 2 e incomincerò a postare tra pochi giorni.
Intanto ringrazio chi mi ha seguita fin qui, chi ha messo la storia tra le seguite e tra le preferite, e soprattutto chi mi ha spinta a continuare commentando di capitolo in capitolo:

hay_chan: sono contenta di riuscire a tirarti un po’ su il morale. Continua a seguirmi: sono sicura che la seconda parte ti piacerà ù_ù
Damia: un po’ delusa? Lo so, è un capitolo di passaggio, ma rinnovo anche a te (come a tutte le mie lettrici) l’invito a leggere la seconda parte (rating rosso! eheheh!)
123babydevil123: Il mondo ce l’ha con i nostri innamorati, ma loro hanno la pelle dura! XD
zippolino: lo so, sono crudele, ma ho preso gusto a scrivere questa storia e non voglio farla finire.
luox74: non piangere! La separazione è solo momentanea, almeno nelle intenzioni di Draco *me perfida*
Sabry: idem come sopra: non li lascerò soli a lungo *me perfida ma non troppo*, e farò in modo che possano passare insieme tanti bei momenti, eheh!

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