Hidden Angels di snapEly (/viewuser.php?uid=71497)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitoli 7 e 8 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Ciao a tutti! Questa è la mia prima Drarry e ammetto che
è parecchio assurda, ma al contrario di ciò che
qualcuno potrebbe pensare, non è stata scritta sotto
l’effetto di allucinogeni. E’ solo stata la
naturale reazione alla lettura di una serie di storie, che per quanto
originali e di piacevole lettura, mi hanno lasciato l’amaro
in bocca. Non so ancora se ci sarà un lieto fine, ma di
sicuro non sarà deprimente! Spero che a qualcuno possa
interessare: nel caso lasciate un commentino! ^_^
La vicenda si svolge a partire dal sesto anno. Gli avvenimenti che non
vengono menzionati e che non sono in contrasto con lo svolgersi della
storia, vanno dati per scontati (vedi il Lumaclub, il libro del
Principe, etc)
I personaggi appartengono a J.K. Rowling, lo sanno anche le
pietre, e se ne traessi qualche guadagno, vi sembra che sarei
qui a scriverlo? XDDD
Buona lettura!
HIDDEN ANGELS
Capitolo 1
Seduto sull’erba del parco, sotto il tiepido sole di
settembre, Harry si tastò il naso ancora dolorante.
-Cosa c’è? Ti fa ancora male?
-Non è niente, Herm, è solo un po’
indolenzito. – rispose scuotendo il capo e rivolgendo
all’amica un piccolo sorriso di gratitudine.
-Non gliela faremo passare liscia, vero amico?
-Infatti sto soltanto aspettando il momento giusto, Ron. Stai certo che
Malfoy pagherà per ogni singolo graffio e livido
che mi ha procurato in questi anni!
Malfoy.
Quanto odiava quel vigliacco!
Fu percorso da un fremito al ricordo di quanto si era sentito
impotente, bloccato sul pavimento dell’Hogwarts Express, in
balia del biondo Serpeverde. Sentiva ancora nelle orecchie il sibilo
malvagio che gli aveva rivolto, dopo averlo colpito selvaggiamente:
-Questo è per mio padre!
Aveva pensato molto a quelle parole, nei due giorni che erano passati
dal loro arrivo alla scuola.
“Questo è per mio padre”
Di certo Malfoy senior doveva aver pagato a caro prezzo il fallimento
dell’incursione al Ministero della Magia, qualche mese prima.
Per non parlare della perdita della profezia.
Harry aveva percepito quanto Voldemort tenesse ad entrare in possesso
di quell’informazione – ormai aveva imparato a
distinguere tra le proprie sensazioni e quelle che provenivano dalla
sua connessione con il mago oscuro – e la cicatrice aveva
pulsato dolorosamente per molti giorni dopo quella disavventura, segno
tangibile che il mago oscuro era in preda ad una cieca furia.
Era ancora immerso in quei pensieri, quando la sua attenzione venne
attirata dal riflesso del sole calante su una chioma dorata.
Con la coda dell’occhio intravide una figura solitaria
camminare velocemente verso un angolo ombroso, poco frequentato.
Procedeva speditamente, ma in modo stranamente rigido, le spalle appena
incurvate.
-Psst! Hai visto? – sussurrò il rosso.
Harry si limitò ad annuire e si alzò in fretta.
-Torno subito…
Ma Hermione era già all’erta.
-Harry! Non farlo!
-State qui. Voglio soltanto controllare una cosa.
-Si, certo! Una di quelle cose che poi finiscono con una bella rissa,
con successiva punizione.
Ormai stavano quasi correndo, Harry gli occhi puntati sulla sua preda,
Hermione tutta presa dal tentativo di dissuaderlo e Ron indeciso tra il
dovere di sostenere le ragioni dell’amico e la riluttanza nel
mettersi nei guai in una così bella giornata.
Si bloccarono a ridosso di una macchia di cespugli. Pochi metri
più avanti, Malfoy era caduto in ginocchio, la testa piegata
sul petto, la mano destra che stringeva convulsamente il braccio
sinistro, teso e rigido.
-Sembra stia male – sussurrò la ragazza- forse
dovremmo chiamare qualcuno…
-No, aspetta! Voglio vedere cosa…
In quel momento il biondo cadde a terra, rannicchiato su un fianco.
La mano sinistra, ora ben visibile, era cosparsa di una sostanza
nerastra che colava dal polso e si disperdeva velocemente a terra, come
risucchiata dal suolo.
-Ron, corri a chiamare qualcuno…
Il rosso non se lo fece ripetere e partì come un razzo verso
il castello.
-Oh, Harry… non sarà…
-No, guarda…-rispose dopo essersi inginocchiato accanto al
corpo riverso del Serpeverde- …respira.
Rimase a contemplare, stupito e un po’ intimorito, il volto
del ragazzo: pallido, ma di un pallore diverso dal solito. E nemmeno
con quella sfumatura giallastra che accompagna sovente la malattia.
Sembrava piuttosto, lì nella penombra della vegetazione, che
emettesse una fioca luminescenza azzurrina.
Anche Hermione era rimasta interdetta da quello spettacolo, ed entrambi
si riscossero soltanto al sopraggiungere del professor Piton.
“Per Merlino, Ron!” si ritrovò a pensare
Harry “proprio Piton dovevi chiamare!”
-Potter! – lo scostò malamente per chinarsi a
tastare il polso del suo protetto – Che cosa hai combinato?
-Niente! L’abbiamo trovato così, con quella roba
nera che colava…
Si interruppe, rendendosi conto in quel momento che non c’era
più traccia di quella sostanza.
-Potter! –il professor Piton dava chiari segni di impazienza
– Che cosa stai farneticando!
-C’era una cosa nera… - balbettò
Hermione, venendo in soccorso all’amico – che
colava dalla mano, proprio lì…
Il professor Piton voltò loro le spalle e
armeggiò per un momento intorno al ragazzo steso a terra.
Non riuscirono a vedere cosa stesse facendo, ma dopo pochi istanti si
irrigidì, emise un sospiro, quasi un sibilo e subito si
rialzò.
Quando si voltò verso i tre Grifoni il suo viso non lasciava
trasparire alcuna emozione, ma era chiaro che qualcosa lo aveva turbato.
Con un incantesimo silenzioso fece comparire una barella.
-Voi due, rendetevi utili. Spostatelo sulla barella, con delicatezza! E
portatelo in infermeria. Lei, signorina, vada a cercare il Preside e
gli racconti ciò che ha visto. E che nessun altro lo venga a
sapere, o si renderà necessario scavare una fossa sotto la
clessidra di Grifondoro, tanto il vostro punteggio
precipiterà in basso.
Harry continuava a bighellonare nei dintorni dell’infermeria.
Non riusciva a togliersi dalla mente ciò che aveva visto e
doveva assolutamente saperne di più.
Ormai era abituato ad ogni genere di magia ed aveva imparato ad
adeguarsi, semplicemente prendendone atto, ma questa volta era diverso.
Malfoy era diverso. Non era lui quel ragazzo raggomitolato a terra, il
volto disteso in uno strano misto di sofferenza e sollievo,
così diverso dal ghigno con cui gli si rivolgeva di solito.
No, non era lo stesso ragazzo. Più ci pensava,
più si convinceva che doveva essere un’altra
persona.
Eppure l’aspetto fisico, i bei lineamenti, i capelli dorati,
forse un po’ arruffati in quel momento, erano sempre gli
stessi.
I suoi pensieri vennero interrotti dall’aprirsi della porta.
Il Preside e l’insegnante di Difesa ne uscirono discutendo a
bassa voce, ma si interruppero nel vedere il Grifondoro pochi metri
più in là.
Il professor Piton ristette per un momento, fissandolo con astio, poi
si allontanò a grandi passi, i lunghi capelli corvini
fluttuanti sulle spalle.
-Harry, ragazzo mio! Proprio la persona che stavo cercando. Vieni,
andiamo nel mio studio. C’è qualcosa che voglio
farti vedere.
Il Grifone seguì il Preside senza fiatare, un po’
sorpreso di non dovergli estorcere le informazioni con suppliche e
preghiere.
Ma si sbagliava.
Ciò che Harry vide nel Pensatoio del Preside non aveva
niente a che vedere con il giovane Malfoy, ma era il ricordo lontano di
un insegnante preoccupato per la sorte di un piccolo mago
orfano.
-Sì, Harry – sospirò il professor
Silente, in risposta alla sua muta domanda – sono stato io a
portare Tom Riddle qui a Hogwarts e a fargli conoscere la magia.
-Ma, se lei avesse saputo ciò che sarebbe diventato, non lo
avrebbe fatto, o no?
Il vecchio mago sospirò ancora.
-Probabilmente no. Ma vedi, ragazzo mio, ognuno di noi deve affrontare
la propria natura e fare le proprie scelte. E ognuno di noi
può soltanto fare del proprio meglio per aiutare gli altri
in questo difficile compito. A questo proposito, suppongo ti starai
domandando che cosa è successo a Malfoy…
-Sì, signore.
-Mi rincresce doverti deludere, ma non sarebbe corretto da parte mia
divulgare certe informazioni così personali. Comunque sappi
che gli insegnanti ed io abbiamo formulato alcune ipotesi, ma siamo
ancora in attesa di una conferma.
-Una conferma, signore?
-Stiamo aspettando l’arrivo di una persona, un esperto in
questo settore… ma vorrei chiederti un favore, Harry. Di
qualunque cosa si tratti, Draco si troverà a dover fare i
conti con qualcosa di assolutamente inaspettato. In un certo senso, la
sua situazione è simile alla tua, quindi ti sarei grato se
potessi mettere da parte il tuo risentimento nei suoi confronti e
mostrarti, se non disponibile, almeno paziente, e magari gentile, con
lui. Pensi di poterlo fare?
-…simile alla mia? Che cosa significa? Vuol dire che
lei-sa-chi gli sta dando la caccia? Ma pensavo che i Malfoy…
Il professor Silente alzò una mano per interromperlo e
sorrise con condiscendenza.
-No, no figliolo. Non gli sta dando la caccia, non ancora…
fintanto che questa novità non giungerà alle sue
orecchie. Per questo è necessario mantenere il
più assoluto riserbo. Ciò che intendo
è che il povero ragazzo si troverà a portare un
fardello che non ha chiesto e che è stato posato sulle sue
giovani spalle – fin troppo giovani, a mio avviso –
senza possibilità di appello.
Il Preside appoggiò delicatamente la mano sana sulla spalla
del suo allievo, che intravide un luccichio di lacrime attraverso le
piccole lenti a mezzaluna.
-E’ così ingiusto… vorrei poter fare
qualcosa per sollevarvi da questo peso disumano, ma… -
sospirò, e Harry sentì una grande tristezza di
fronte all’impotenza del vecchio mago - … sappi
che non sarai mai solo, e neanche Draco lo sarà, se
vorrà accettare l’aiuto che gli verrà
offerto.
Quella notte Harry dormì un sonno agitato, finché
si svegliò con la cicatrice che pulsava e pizzicava
fastidiosamente. Si rigirò tra le lenzuola, cercando di
trovare un po’ di conforto nel calore di quel morbido
giaciglio e tornò ad assopirsi. Nel dormiveglia
sognò che un angelo dai lunghi capelli dorati si piegava su
di lui sorridendo e posava un piccolo bacio leggero sulla cicatrice. Il
dolore scomparve e Harry cadde in un sonno profondo e senza sogni.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
Era di nuovo notte. Harry percorreva veloce e silenzioso i
corridoi del castello, protetto dal mantello di suo padre
e spinto da
una curiosità incontrollabile, tipicamente Grifondoro.
Svoltò nel corridoio che conduceva all’infermeria
e subito si appiattì contro il muro, con il cuore in gola.
Si
diede mentalmente dell’idiota: il professor Piton non avrebbe
mai
potuto vederlo, se fosse rimasto fermo e silenzioso. Ma la figura che
si stava avvicinando, avvolta nel lungo mantello da viaggio, non
apparteneva al suo insegnante. Era appena un po’
più basso e aveva i
capelli scuri decisamente più lunghi.
Harry appoggiò saldamente la schiena alla parete, pronto a
trattenere il respiro.
Non
ebbe bisogno di sforzarsi: i polmoni si bloccarono e il cuore smise di
pulsare nel suo petto, quando lo strano visitatore, passando di fronte
a lui, lo fissò dritto negli occhi e gli rivolse un sorriso.
Poi
proseguì per la sua strada e scomparve oltre
l’angolo.
Il cuore del ragazzo ripartì all’impazzata e un
gemito sfuggì dalle sue labbra quando ricominciò
a respirare.
Lo
aveva visto, ne era certo. Quell’uomo aveva visto attraverso
il
Mantello dell’Invisibilità, ma gli aveva rivolto
un sorriso dolce e
rassicurante, quasi materno, pensò Harry, non senza un certo
stupore.
E avrebbe giurato di aver intravisto un bagliore azzurrino emanare dal
suo bel volto.
Si
accasciò a terra e attese pazientemente che le funzioni
vitali
tornassero alla normalità. Cominciò a pensare che
era stata soltanto
una sua impressione, che la penombra dei corridoi e la luce della luna
a volte giocano strani scherzi.
Presto i suoi pensieri tornarono al giovane Malfoy e lo spinsero a
dirigersi nuovamente verso l’infermeria.
Aprì lentamente la porta, restando in ascolto, ma non
sentì alcun rumore.
Sicuramente Madama Chips si era già ritirata nella propria
stanza e nell’infermeria soltanto un letto era occupato.
Harry scivolò silenziosamente a fianco di Draco e lo
osservò.
Dormiva tranquillamente, il petto che si alzava ed abbassava
impercettibilmente ad ogni respiro.
Il braccio sinistro era piegato, mollemente appoggiato sul cuscino,
sopra la testa.
Osservò
attentamente la mano e il polso da cui, ne era certo, aveva visto
colare quel fluido color pece, ma non vide nulla di strano.
La sua
attenzione fu attratta da un segno traslucido appena visibile sulla
pelle diafana dell’avambraccio, come una vecchia cicatrice
superficiale.
Harry
si avvicinò di più e ne seguì con lo
sguardo le volute, finché davanti
ai suoi occhi si delineò chiaramente un disegno che ben
conosceva.
Si
sfilò il mantello e si buttò vestito sul proprio
letto, ansimando.
Aveva corso lungo tutti i corridoi e salito le scale
dall’infermeria
al dormitorio senza fermarsi, rinunciando persino alle più
semplici
regole di prudenza.
Il professor Vitious, spinto di lato da
un’improvvisa folata di vento, aveva sicuramente pensato ad
uno scherzo
di Pix.
Il Grifondoro rimase a fissare il baldacchino sopra la
propria testa, immerso in mille pensieri, uno più assurdo
dell’altro,
finché la stanchezza non prese il sopravvento e lo fece
cadere in un
sonno leggero ed agitato.
-Draco ha il marchio? E perché ti stupisci? Era chiaro che
prima o poi sarebbe diventato uno di loro.
Ron si strinse nelle spalle e tornò a riempirsi la bocca di
uova strapazzate.
-Sshht! Parla piano! Non è quello che mi
stupisce… è che non ce l’ha
più, il marchio!
Hermione strinse le palpebre, pensierosa.
-E’ impossibile liberarsi del marchio, lo sanno tutti. Non
finché voi-sapete-chi è ancora in vita.
Neville, che aveva ascoltato la conversazione, intervenne allegramente:
-Magari è possibile se si interviene subito, appena
è stato fatto.
Gli altri lo guardarono stupiti, mentre continuava a mangiare, come se
niente fosse.
-Scusa Neville, ma tu cosa sai?
-Mmh? Io? Niente!
-Come sai che è appena stato fatto…? Per quel che
ne sappiamo potrebbe averlo già dallo scorso anno.
-Beh, ho le mie fonti…
I
tre amici continuarono a fissarlo sempre più sorpresi e
più insistenti,
finché il loro compagno non cedette, sbuffando un
po’ impacciato.
-Va bene, ve lo dico. Ma dovete promettermi di non dare in
escandescenze. Ricordatevi che siamo nella Sala Grande.
-Avanti Paciock! Sputa il rospo!
-Dovete
sapere che quest’estate mia nonna ha deciso di passare un
po’ di tempo
in campagna… e devo dire che non è stata una
brutta idea!
-Vai al punto!
-Sì, sì! Ci sto arrivando! Abbiamo scoperto solo
dopo qualche giorno che i nostri vicini erano parenti di
Zabini…
-Chi, Blaise? L’amico di Malfoy?
-Già,
proprio lui, che era stato spedito lì, in esilio diceva,
perché suo
padre era terrorizzato dalla possibilità che voi-sapete-chi
avesse
deciso di marchiare tutti i loro figli, anche se ancora minorenni.
-Ma Zabini non è morto proprio quest’estate?
-Sì,
è così… - sospirò
tristemente Neville – Pare non fosse più
così
d’accordo con i metodi dei Mangiamorte e l’hanno
fatto fuori senza
tanti complimenti. Se ci fate caso, Blaise non frequenta più
le sue
vecchie amicizie.
Alzò lo sguardo verso il tavolo di Serpeverde e
gli altri lo imitarono. Videro il moro, seduto in disparte, rispondere
con un sorriso triste al cenno di saluto.
-Hai fatto amicizia con Zabini? Ma sei pazzo? Come fai ad essere sicuro
che non ti stia tendendo una trappola?
Neville alzò il capo con fierezza e disse con tono fermo:
-Lo so e basta. Mi fido di lui.
Il trio rimase senza parole, finché Hermione, gli occhi di
nuovo ridotti a due fessure, cinguettò:
-Neville… ti sei innamorato di lui?
A quel punto il ragazzo lasciò cadere la forchetta nel
piatto ormai vuoto e si alzò.
-Beh…
sì! Stiamo insieme, fatevene una ragione! E comunque
– aggiunse
sottovoce chinandosi verso di loro – voi-sapete-chi non si
è bevuto il
cervello e non ha intenzione di circondarsi di ragazzini. Ha marchiato
Draco per punire suo padre e pare avesse intenzione di affidargli un
incarico impossibile da portare a termine, in modo da avere una scusa
per poterlo punire. Altro non vi so dire, perché Blaise, per
fortuna,
non ha più contatti con quelli là.
Neville si avviò verso l’uscita e
anche Blaise fece per alzarsi, proprio nel momento in cui Draco faceva
il suo ingresso, attirando l’attenzione di buona parte dei
presenti.
Non guardò nessuno. Raggiunse l’amico e si sedette
accanto a lui senza
una parola.
Zabini alzò lo sguardo costernato verso Neville, che lo
ricambiò con un cenno di assenso ed uscì da solo,
lasciando il compagno
ad occuparsi del suo migliore amico.
Harry era stato nuovamente convocato dal Preside. C’era
qualcos’altro che doveva vedere.
Salì
la scala a chiocciola e si ritrovò davanti alla porta dello
studio.
All’interno una voce conosciuta urlava e rideva istericamente.
-…si
sbaglia! Non può essere…! Vecchio pazzo!
E’ semplicemente assurdo! Io
sono un Malfoy, c***o! - e ancora – Mente! Quel
tizio mente!
La
porta si spalancò e Draco uscì sbattendola
violentemente alle proprie
spalle, appoggiandosi allo stipite, apparentemente esausto, con gli
occhi chiusi e un’ espressione stravolta.
Si coprì gli occhi con una mano, passando da una risatina
nervosa a un pianto sommesso.
-Non può essere… non è
vero…- continuava a sussurrare.
Improvvisamente si rese conto di non essere solo, perché
alzò il capo di scatto e tentò di ricomporsi.
-Che hai da guardare, Potter?
-Niente… sono stato convocato dal Preside…
-Beh, è tutto tuo… quel vecchio pazzo!
Malfoy
si staccò dalla porta e si avviò nel corridoio,
ma mentre stava per
superarlo i suoi occhi chiari come diamanti incontrarono quelli del
Grifondoro. Si fermò all’istante e fece un passo
indietro, fissando
quelle iridi di smeraldo con un’intensità tale che
Harry ebbe
l’impressione di venire osservato fin dentro
all’anima.
Dopo qualche
secondo Draco scosse il capo, si stropicciò di nuovo gli
occhi con le
dita bianche e affusolate e riprese a camminare verso la
scala,
continuando a sussurrare:- No, non può essere… si
stanno sbagliando…
Harry, ancora scosso, bussò sul legno antico ed
entrò nello studio.
-Harry, mio caro! Entra! Questa sera faremo un altro piccolo viaggio
nel passato…
-Professore… ho incontrato Malfoy mentre venivo qui.
Sembrava sconvolto…
-Eh… sì, ahimè! Sta attraversando la
fase di negazione. Ma non preoccuparti per lui:
c’è chi se ne sta occupando…
-Professore, io… ho visto il marchio!
Le iridi azzurre del Preside divennero di ghiaccio, mentre fissavano il
ragazzo, aspettando pazientemente che continuasse.
-Io…
ecco… sono entrato di nascosto in infermeria, mentre
dormiva, e ho
visto il marchio… o meglio, ciò che ne rimane.
Professore, -
l’imbarazzo iniziale lasciò il posto
al’eccitazione – Draco ha trovato
il modo di liberarsi del marchio, non è vero?
Il vecchio mago sorrise condiscendente e sospirò.
-Sì… e no.
-Cosa… cosa significa? La prego, ho bisogno di sapere cosa
sta succedendo!
-Draco
non ha trovato un incantesimo che potrebbe liberare chiunque dal
marchio. No, purtroppo. Vedi, mio caro ragazzo, ognuno di noi cresce e
cambia a seconda dell’educazione che riceve e delle
esperienze che si
trova a dover affrontare, ma la nostra essenza più profonda
rimane
sempre la stessa. Draco è stato cresciuto come un vero
Malfoy, abituato
dare valore soltanto all’ambizione e a considerare debolezze
quelle che
per altri sono buone qualità. Lui stesso non si è
mai reso conto di
quale fosse la sua vera natura. Ma quando è stata violata
dalla
marchiatura, la sua essenza si è ribellata e si
è rivelata in tutta la
sua potenza, rigettando dal suo corpo il fluido estraneo. Adesso
però,
si trova a dover fare i conti con ciò che ha sempre creduto
di essere e
ciò che invece è realmente.
-Continuo a non capire…
-Harry, per
favore, di più non posso dirti. Draco non è un
mago come tutti noi, ma
non è solo e presto troverà la sua strada, ma noi
ci dobbiamo occupare
di ben altri problemi. Ho bisogno del tuo aiuto e che ti concentri su
ciò che ti mostrerò adesso…
Le settimane passarono. Harry
era sempre più impegnato con le lezioni e con i tentativi di
convincere
il professor Lumacorno a rivelargli il suo segreto.
Draco si
limitava a studiare, a rispondere correttamente alle domande e ad
ottenere ottimi risultati in tutte le materie. Svolgeva anche il suo
compito di prefetto in modo ineccepibile, con grande sorpresa dei suoi
omologhi Grifondoro, che erano convinti di dover intervenire sovente
a
frenare i suoi sopprusi.
Passava tutto il suo tempo da solo o in
compagnia di Blaise e, con il passare delle settimane, anche di
Neville. Sembrava che la cosa non lo disturbasse.
-Sono sicuro che,
se vi uniste a noi, neanche se ne accorgerebbe. Vive in un mondo tutto
suo e ogni tanto vuole restare da solo, ma di solito è una
compagnia
gradevole.
-Neville, ma ti stai ascoltando? Draco non ha mai fatto
nulla per rendersi gradevole. Piuttosto, sei riuscito a scoprire
qualcosa? Potresti usare il tuo fascino per estorcere qualche
informazione a Zabi-bibino!
-Smettila, Ron! Non prendere in giro
Blaise. Ti ho già spiegato che ha promesso di non rivelare
nulla di ciò
che Draco gli confida, neanche a me. E comunque non chiacchiera molto
neanche con lui.
Harry, come gli altri suoi amici, non sembrava per nulla convinto.
-Continuo
a pensare che sia tutto molto strano… e se fosse un trucco?
Se fosse un
modo contorto che voi-sapete- chi ha escogitato per raggiungere i suoi
scopi? Magari spera che Draco riesca là dove Piton non
è riuscito ad
arrivare…
Gli altri non risposero, pensosi.
-C’è un solo modo per saperne di
più…
*******************************
Grazie! Grazie a tutti voi che avete letto il primo capitolo, a chi ha
messo la storia nelle preferite e nelle seguite, e un grazie
particolare a
Arwen Woodbane:
sono contenta che ti piaccia. Per rispondere alla tua domanda,
sì, fino a quel momento tutto è andato come nei
libri, quindi è comprensibile, credo, lo smarrimento del
povero Draco. Anche in seguito, molte cose si svolgeranno
più o meno nello stesso modo e faranno da sfondo alla mia
storia.
invasata: eheh!
Il tuo nick è tutto un programma! Penso che questo capitolo
abbia dato, almeno in parte, una risposta alle tue domande. Per sapere
il resto, spero che continuerai a leggere e a commentare!
Bac8 a tutti!
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
C’era tensione al tavolo di Serpeverde.
Gli studenti delle altre case, curvi sui libri, cercavano di capire
cosa stesse succedendo senza darlo a vedere.
Harry aveva notato che Draco se ne stava in disparte, sempre con gli
occhi bassi, come era ormai sua abitudine. Solo quando Tiger lo aveva
scosso per una spalla, aveva alzato lo sguardo fissandolo in quello del
compagno, ma dopo pochi secondi si era divincolato dalla stretta ed era
uscito dalla Sala Grande, da solo e a testa bassa.
Harry non aspettava che quell’occasione.
-Devo andare in bagno… - e svelto scivolò sulle
tracce del Serpeverde.
Lo seguì lungo i corridoi finché non si
infilò proprio in un bagno poco frequentato.
Harry entrò lentamente, facendo ben attenzione a non fare
rumore. Si fermò sulla porta di un cubicolo, bacchetta alla
mano, e rimase a guardare.
Malfoy era curvo su un lavandino, le mani e il viso, riflesso nello
specchio, gocciolanti.
Tremava visibilmente.
Dopo un paio di minuti alzò il volto e,
specchiandosi, vide il Grifondoro seminascosto alle sue spalle.
Tutto successe troppo in fretta.
Draco estrasse la bacchetta, ma qualunque fossero le sue intenzioni,
non ebbe il tempo di usarla.
Harry si trovò scoperto e non riuscì a pensare ad
altro che all’incantesimo scritto a margine sul libro del
Principe: “contro i nemici”.
-Sectumsempra!
Un attimo dopo Malfoy era a terra in una pozza di sangue.
Harry rimase a guardarlo impietrito, incapace persino di domandarsi
come avesse fatto il professor Piton a capitare lì al
momento giusto.
Lo guardò chinarsi sul suo studente e recitare sottovoce una
litania in una lingua sconosciuta, la voce distorta dallo sforzo di
mantenere un ritmo lento e cadenzato.
Lo squarcio sul petto di Draco andava via via rimarginandosi sotto il
tocco della bacchetta di Piton, ma la pozza di sangue si stava
allargando a dismisura sul pavimento bagnato.
-Tu! Va’ a chiamare Madama Chips, svelto!
Il ragazzino che era appena entrato non se lo fece ripetere e corse via
terrorizzato.
-…e tu, Potter! Voglio tutti i tuoi libri sulla mia
scrivania tra dieci minuti esatti! Tutti! Ci siamo capiti?
Harry si sentì trapassare dalle iridi scure del
professore e percepì chiaramente tutta la sua ira e
l’odio e persino, ci avrebbe giurato,
un inspiegabile timore premere dietro i suoi modi
controllati. Si limitò ad annuire e si avviò con
passo incerto verso l’uscita, non senza aver lanciato un
ultimo sguardo al corpo esanime abbandonato sul pavimento.
Quando si trovò nel corridoio respirò
profondamente e cominciò a correre.
Corse e corse e si fermò soltanto per dare
un’ultima occhiata piena di rimpianto al libro di Pozioni,
quell’oggetto che aveva imparato ad amare, che lo aveva
illuso facendogli pregustare il successo che gli avrebbe permesso di
diventare Auror, e che poi invece lo aveva improvvisamente tradito,
spalancandogli le porte dell’inferno.
Si soffermò ancora un momento, per imprimersi bene nella
mente il posto in cui lo aveva nascosto, tra le cataste di oggetti
accumulati nei secoli dentro la Stanza delle Necessità.
Pensò, non senza un sorriso, che difficilmente avrebbe
dimenticato quell’orribile busto di gesso, reso ancora
più grottesco dal diadema ammaccato con il quale lo aveva
appena incoronato custode del suo tesoro.
Il professor Piton non aveva trovato ciò che stava cercando,
tra le cose di Harry. Possibile che sapesse dell’esistenza di
quel libro? Probabile, visto che lui stesso lo aveva trovato
nell’aula che per anni era stata il regno incontrastato del
suo insegnante più odiato. Quest’ultimo non aveva
potuto far altro che minacciare punizioni draconiane e spedirlo dritto
nell’ufficio del Preside, dove, con sua grande sorpresa
trovò soltanto un’agitatissima professoressa
McGranitt.
-Il Preside è fuori per un importante incarico, quindi tocca
a me l’ingrato compito di occuparmi di questa storia.
Emise un sospiro a labbra serrate, come faceva sempre quando era molto
contrariata.
-Per l’amor del cielo, Potter! Che cosa ti è
saltato in mente? Non oso nemmeno immaginare che cosa sarebbe potuto
succedere se Severus non fosse stato lì, in quel momento!
Posso capire che non scorra buon sangue tra te e Malfoy, ma cercare di
ucciderlo…
-No! Io… professoressa, io… non volevo ucciderlo!
Non sapevo neanche che cosa fosse quell’incantesimo!
-Mi stai dicendo che hai usato una magia di cui non sapevi niente, per
di più su un tuo compagno?
Harry annuì, abbassando lo sguardo. Era stato un idiota, lo
sapeva, e si sentiva già abbastanza giù senza
dover sopportare anche lo sguardo incredulo, indignato e pieno di
delusione della Direttrice della sua Casa.
-Bene, Potter – riprese la professoressa con un filo di voce
– in altre circostanze saresti stato prontamente espulso
dalla scuola, ma data la tua situazione particolare e il fatto che il
signor Malfoy si è già ripreso, ti
sarà consentito rimanere. Sconterai la punizione che il
professor Piton ti assegnerà…
“Questa è un’ingiustizia bella e
buona!” pensò Harry “Qualunque cosa, ma
non Piton!”
-…ma prima andrai in infermeria e chiederai scusa al signor
Malfoy. E non voglio sentire una parola da parte tua… sei
già stato fin troppo fortunato!
Harry uscì dallo studio e si incamminò rassegnato
verso l’infermeria.
Che cosa avrebbe dovuto dire a Malfoy? “Scusa, non
è che volessi proprio ucciderti, magari soltanto farti un
po’ male, giusto per ringraziarti della gentile accoglienza,
all’inizio dell’anno scolastico. E magari impedire
a te di farmi fuori, cosa per la quale sicuramente il tuo padrone ti
avrebbe ricompensato.”
Immerso in questi pensieri si ritrovò sulla porta
dell’infermeria prima di quanto desiderasse. Prese un lungo
respiro ed entrò.
Draco sembrava addormentato. Harry si avvicinò
silenziosamente al letto ed attese qualche secondo. Gli occhi del
Serpeverde erano coperti dal braccio piegato e il suo respiro era lento
e regolare. Di nuovo ebbe l’impressione che la pelle del
ragazzo rilucesse in modo innaturale. Fece per allontanarsi, ma
l’altro si mosse, portando la mano sul petto e rivolgendo il
capo nella sua direzione. Sbattè un paio di volte le
palpebre, infastidito dalla luce del crepuscolo e poi lo mise a fuoco,
fissandolo un po’ stupito.
-Potter, che ci fai qua? Mi stai ancora spiando?
-No, sono venuto a chiederti scusa. Fa parte della mia punizione.
Scusa, non era mia intenzione farti del male.
-Certo, come no…! – ridacchiò il
biondino.
-Dico sul serio. Anche se non si può dire che siamo amici,
non volevo certo ammazzarti!
Draco lo squadrò ancora più intensamente.
-Che cosa volevi, Potter? Perché mi stavi spiando?
-Perché so cosa ti è successo e sono sicuro che
stai tramando qualcosa, qualcosa di importante per conto del tuo
padrone…
Draco si sollevò su un gomito, furioso.
-Che cosa sai, Potter? Non posso credere che Silente… mi
aveva assicurato che nessuno avrebbe saputo…
-Calma, Malfoy, calma! Silente non mi ha voluto dare spiegazioni,
neanche quando gli ho detto che ho visto la cicatrice sul tuo braccio.
-Ma… come…?
-Lascia perdere. Mi ha solo detto che ti sta succedendo qualcosa di
strano, e mi ha chiesto di essere gentile con te, perché tu
ed io siamo molto simili, in un certo senso, non ho capito quale.
Draco rise di gusto.
-E’ proprio un vecchio pazzo! Lui e tutta la sua ghenga
vogliono convincermi che ciò che mi sta succedendo
è qualcosa di eccezionale e che alla fine ne sarò
felice, ma non è così. Qualunque cosa sia, mi sta
facendo andare fuori di testa!
-Che… che cosa…
-Lo vuoi sapere, Potter? – gli chiese con veemenza,
sporgendosi verso di lui con occhi allucinati – Dimmi, lo
vuoi proprio sapere? Io vedo le persone!
Harry ridacchiò confuso.
-Non fisicamente, idiota! Lo so di non essere cieco! –
indicò sé stesso con l’indice
– Io posso vedere dentro le persone, come sono veramente.
Si abbandonò sul cuscino con un gemito.
Harry lo guardò con un’espressione interrogativa.
-Hai mai sentito il detto “gli occhi sono lo specchio
dell’anima”? Beh, per me non è solo un
modo di dire… Io riesco davvero a vedere…
-Ah, ho capito! Vuoi dire che sai praticare la legilimanzia?
-Ma no, che legilimanzia? Non vedo i pensieri… è
qualcosa di molto più profondo… -
sospirò sconfortato.
-…L’anima…?
-Non dirlo !- urlò istericamente – Non voglio
neanche sentirlo dire! Sono solo allucinazioni! Prima o poi mi
sveglierò e tutto sarà come prima…!
-E’… è così brutto?
Draco scoppiò in una risata amara.
-Tu non hai idea… è stato come cadere in un mondo
sconosciuto. Tutte le persone che credevo di conoscere… sono
tutti diversi! Tutto è diverso… ed è
tutto sbagliato!
Strinse le palpebre premendo con pollice e indice gli angoli degli
occhi, alla radice del naso.
Poi, inaspettatamente, sorrise.
-Solo Blaise è sempre lo stesso. E’ come
l’ho sempre conosciuto, lui e la sua attrazione per gli
sfigati… da questo nuovo punto di vista, non posso neanche
dargli torto. E’questa la cosa che mi fa più
inc***are!
Visto che non sembrava intenzionato a continuare, Harry si
azzardò a chiedere:
-Che cosa…? Dover dare ragione a un amico?
Draco riaprì gli occhi, un po’ arrossati, ma
guardò nella direzione opposta.
-Tu mi fai inc***are! Tu e la tua banda di mezzosangue e traditori,
tutti pezzenti che non dovrebbero nemmeno sognarsi di poter sedere nei
banchi di questa scuola, insieme ai figli delle più antiche
e nobili famiglie purosangue…
Chissà perché, Harry si trovò a
pensare che Malfoy non stesse poi tanto male.
-… ma non riesco a smettere di guardarvi. Mi caverei gli
occhi per questo!
-…capisco sempre di meno… tu ci…
guardi?
-Tu, i tuoi amici e tanti altri, e Silente… persino Piton,
siete… siete… - la sua voce divenne un sussurro
impercettibile- … lissimi…
- Scusa… non ho sentito cosa hai detto…
- Ho detto che siete bellissimi! – esclamò con
voce rotta – E non fare quella faccia, te lo detto che sto
dando di testa! E’ come guardare la luce del tramonto, solo
che non sparisce. E ognuno è diverso dagli altri, ma
tutti… Paciock, poi, è incredibile! Per questo
riesco a capire Blaise.
Puntò deciso le proprie iridi in quelle color smeraldo e
sorrise.
-Tu sei particolare… sei molto luminoso, ma hai qualcosa di
strano, non saprei dire cosa. Silente mi ha detto che sarebbe opportuno
se trovassimo un modo per superare ciò che ci divide, il che
dimostra ancora una volta che il vecchio sta perdendo il senno, ma mi
ha caldamente invitato a non indagare sulle tue stranezze…
perche ciò che il Signore Oscuro ti ha fatto ha stabilito
una connessione tra di voi.
-Me ne sono accorto…
Draco indugiò ancora per qualche secondo, perso in
ciò che vedeva soltanto lui, poi si coprì il
volto con entrambe le mani.
-Ti odio, Potter! E’ tutta colpa tua se mio padre
è caduto in disgrazia, sei tu la causa di tutti i nostri
problemi! Vattene! Lasciami in pace!
-Su una cosa hai ragione, Malfoy: stai davvero perdendo la testa!
Harry se ne andò, sollevato per aver finalmente portato a
termine quell’incombenza, cercando di non provare compassione
per tutta la confusione e la sofferenza che aveva visto nel suo
avversario.
Le vacanze natalizie erano alle porte ed Harry trascorse
tutto il periodo alla Tana, con la famiglia Weasley e i membri
dell’Ordine che andavano e venivano.
Poi tutti i ragazzi rientrarono a Hogwarts, tutti tranne
Draco.
Corsi speciali, aveva annunciato laconicamente Blaise, che adesso
frequentava assiduamente il tavolo dei Grifondoro.
*********************************
Angolo dei ringraziamenti.
invasata: e
sì, avevi proprio indovinato, riguardo al marchio. Per
quanto riguarda il perché dovrai aspettare ancora un paio di
capitoli. Più avanti ritornerà anche il
misterioso personaggio, che diventerà molto importante per
Draco (non in quel senso! Draco è di Harry, punto! ). E non
ho nessuna intenzione di liberarmi di te, o di chiunque altra sia
così pazza da leggere le mie storie. Anzi, farò
in modo di lasciarvi sul più bello in modo da costringervi a
continuare, capitolo dopo capitolo, mwhahahahah!
hay_chan: grazie per il
commento, sono felice che ti piaccia, anche se, a dire il vero, la
coppia Neville/Blaise farà soltanto qualche breve comparsa,
almeno per il momento. Ma chi lo sa? La storia non è ancora
completa e potrei farci un pensierino.
Grazie di cuore anche a chi segue la storia senza commentare e a chi
l'ha messa nelle preferite!
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Capitolo 4
Harry si sentiva intorpidito e ancora un po’ dolorante.
Quella notte li aveva provati entrambi duramente.
Quando finalmente erano atterrati sulla torre di Astronomia il
professor Silente si era accasciato senza forze, pregandolo di cercare
il professor Piton.
Harry lo aveva trovato abbigliato di tutto punto, come se lo stesse
aspettando, ed era tornato con lui sulla torre.
Lo aveva guardato estrarre dalle tasche una quantità di
boccette piene di pozioni che aveva cercato di far bere
all’esausto Preside.
Poi, insieme l’avevano trasportato in infermeria. Madama
Chips non aveva voluto saperne di lasciar tornare Harry al suo
dormitorio e l’aveva sistemato in un letto lontano da quello
del professor Silente.
Con gli occhi ancora chiusi Harry sentì un tocco delicato su
una mano e sul viso, mentre il bruciore delle scottature andava via via
scomparendo. Pensò che l’infermiera aveva davvero
le mani di un angelo.
Sbattè piano le palpebre, per abituarsi alla luce che
filtrava attraverso le grandi vetrate, ma poi subito sgranò
gli occhi, quando si accorse che le mani che lo stavano medicando non
erano affatto quelle di Madama Chips.
Accanto a lui, Draco Malfoy lo stava osservando con lo sguardo
concentrato, mentre faceva scorrere le dita sul lato del suo collo,
fino alla clavicola.
Harry cercò di allontanarsi, allarmato.
-Che… che stai facendo, Malfoy?
Per tutta risposta l’altro gli sorrise.
-Ben svegliato, Potter! Pensavo avresti passato l’intera
giornata a ronfare come un ghiro.
Riprese a tastargli la spalla e il sorriso si trasformò per
pochi secondi in una smorfia.
-Te lo chiedo di nuovo, Malfoy: che-cosa-stai-facendo?
-Nulla… sto solo facendo un piccolo esperimento…
-Un esperimento? – gridò Harry, sempre
più preoccupato, cercando disperatamente di divincolarsi.
L’altro alzò le mani in segno di resa e si
lasciò cadere su una sedia.
Solo in quel momento Harry si accorse che il viso del Serpeverde era
costellato di graffi e ustioni.
-Cosa ti è successo, Malfoy? Sembra che tu abbia appena
giocato contro la mia squadra!
-…in un certo senso…
Allungò una mano e, sempre con quello sguardo concentrato,
sfiorò la fronte di Harry in un punto, alla radice dei
capelli, che pulsava dolorosamente.
In pochi istanti il dolore diminuì fino a scomparire.
Contemporaneamente, sulla fronte di Draco, nello stesso punto, si
andò formando una chiazza violacea.
Harry lo fissò sgomento.
-Che… che cosa hai fatto…?
-Te l’ho detto: solo un piccolo esperimento, giusto per
vedere se riesco ad applicare ciò che ho imparato.
E, sorprendentemente, gli sorrise di nuovo.
Harry si voltò verso la finestra e vide il proprio riflesso
sul vetro: il volto era completamente guarito. Tutte le ferite che si
era procurato durante quella notte erano adesso sul viso di Draco.
-Ma… come…? Guardati! Non avresti dovuto! Sarei
comunque guarito in pochi giorni! Cosa… cosa sei? Una specie
di guaritore?
-In un certo senso… posso assorbire ciò
che ti fa male, e poi eliminarlo… vedi? Le tue ferite sono
quasi del tutto scomparse.
In effetti il volto di Draco stava rapidamente ritornando alla
normalità.
-Ma… a te non fa male?
-Un po’, ma passa in fretta. Ci sono altre… cose
– abbassò lo sguardo, come ricordando qualcosa di
molto brutto, e proseguì con un sussurro – che
sono decisamente più dolorose e fanno paura…
hanno detto che non sono ancora pronto per affrontarle.
-Già, perché non sei mai stato un leone, vero
Malfoy?
Harry si morse la lingua. Non avrebbe mai voluto pronunciare
quelle parole. In fondo non c’era motivo di iniziare una
lite, in quel momento.
Silente non ne sarebbe stato contento.
E poi Malfoy era stato gentile ad occuparsi di lui, anche se, Harry ne
era certo, aveva sicuramente un secondo fine.
Ma Draco si limitò a stirare le labbra in un sorriso triste
e a fissare un punto imprecisato del pavimento.
-Sì, è vero… ma noi siamo solo esseri
umani – parlava come se recitasse una lezione imparata a
memoria – e dobbiamo fare i conti con un certo istinto di
conservazione e con la paura della sofferenza… non
c’è motivo di vergognarsene.
Sembrava parlare più a sé stesso che
all’altro ragazzo, che rimase a contemplarlo sempre
più sbalordito: notò solo in quel momento che
aveva i capelli un po’ più lunghi del solito, ma
non li teneva imprigionati sotto uno strato di gel, com’era
sua abitudine. Gli ricadevano in ciocche scomposte sulla fronte e ai
lati del viso e rendevano i suoi lineamenti meno duri.
Improvvisamente il Serpeverde si riscosse e si alzò.
-Ti lascio riposare. Grazie per esserti prestato, Potter. Ci si
vede…
Draco si allontanò con uno strano sorriso sulle labbra e
lasciò l’infermeria senza voltarsi e senza
aspettare un cenno di saluto o di gratitudine dal Grifondoro.
Harry era rimasto a fissare il soffitto dell’infermeria, con
la mente piena di pensieri: la grotta, il medaglione, la
disperazione sul volto del professor Silente…
Draco…
Non seppe quanto tempo era trascorso, ma ad un tratto la sua attenzione
fu attratta da un movimento dall’altro lato della stanza. Il
vecchio Preside si era rigirato e aveva aperto gli occhi.
Subito il ragazzo fu in piedi e si accostò a lui, un
po’ timoroso, un po’ in apprensione.
-Professore… si sente bene? Vuole che chiamo Madama Chips?
-Va tutto bene, ragazzo mio, tutto bene. Madama Chips ha già
fatto tutto ciò che poteva, e così il professor
Piton, con le sue pozioni, e Draco… In verità,
penso di non essere mai stato così coccolato, in tutta la
mia vita. Ah! - lo osservò più
attentamente, con un sorriso enigmatico – E intuisco dal tuo
ottimo aspetto che il nostro giovane Engill ha
conseguito un altro successo!
-Engill?
-Sto parlando del signor Malfoy. Ha chiesto il permesso di prendersi
cura anche di te, mentre dormivi.
- Sì, lo so. Se n’è andato quando mi
sono svegliato. Strano che proprio un Malfoy abbia acquisito il potere
di guarire, non trova?
-Ah, mio caro ragazzo… questa è solo una delle
sue molteplici capacità!
-Mesi fa, quando l’ho involontariamente ferito…
-Involontariamente?
-… quando l’ho ferito, - abbassò lo
sguardo imbarazzato - mi ha confidato che è in grado di
vedere l’anima delle persone, ma forse stava
delirando…
-No, era la pura verità, anche se è stato il
potere più difficile da accettare per lui.
-Si è sempre considerato superiore a tutti gli altri
– esclamò Harry con un ghigno sarcastico
– non oso immaginare come sarà orgoglioso di poter
finalmente dire che ha qualcosa in più di tutti noi!
-Direi piuttosto che ha qualcosa in meno ...
-Qualcosa in meno? Ma se ha appena detto che…
Il Preside ridacchiò e si agitò tra le lenzuola,
cercando di mettersi seduto.
-Harry… non ti dispiace, vero…?
Il ragazzo gli sistemò con sollecitudine i cuscini e il mago
si lasciò ricadere su di essi con un sospiro.
-Grazie… così va molto meglio – e gli
rivolse un sorriso affettuoso, subito ricambiato.
-Dunque, dicevamo… Immagino di doverti delle spiegazioni, a
questo punto. Come sicuramente saprai, ogni essere umano, anche la
persona più buona, gentile e sincera, possiede un
lato oscuro… fa parte della nostra natura. Ma capita a
volte, raramente, che nasca un bambino privo di questa
qualità, se così possiamo chiamarla. Queste
persone sono dotate della capacità di allontanare da
sé ogni sorta di energia negativa, che sia essa materiale o
di un genere più sottile… e siccome, di solito,
nutrono una compassione infinita verso tutte le creature, possono
assorbire i mali che le affliggono facendoli propri, per poi eliminarli
definitivamente.
Harry non potè fare a meno di scoppiare a ridere.
-Mi scusi, professore, ma lei parla di compassione riferendosi
a… Draco?
Anche Silente ridacchiò brevemente.
-Non l’avresti mai detto, vero? A volte spuntano nei luoghi
più impensati… ma bada, sono pur sempre esseri
umani e possono venire infettati dal male in modo ancora più
grave degli altri, senza riuscire a liberarsene e soffrendo
atrocemente. Per questo, a mio avviso, il tuo compagno di scuola
è davvero ammirevole: dopo una vita trascorsa in un ambiente
ostile, costretto ad assorbire tutto ciò che può
esistere di contrario alla sua natura, Draco ha saputo accettare la
verità su di sé e su un mondo che credeva
completamente diverso. Si è lasciato guidare e ha
acconsentito a trascorrere un po’ di tempo con alcuni suoi
simili. Devo dire che ha raggiunto un livello davvero soddisfacente in
questi pochi mesi. Ottimo, direi, visto il risultato che ha appena
ottenuto con te…
-Beh… ma ha curato anche le sue ferite, e i miei erano
soltanto dei graffi…
-Oh… ma in questo caso il vero problema non era tanto la
gravità della malattia, quanto il fatto che fossi proprio tu.
-I…Io? Vuol dire… - Harry portò la
mano alla fronte - …a causa di questo?
-No, non ha niente a che vedere con ciò che ti
lega a Voldemort. Gli Engill attingono la loro forza da una magia
antica, molto potente, che tu dovresti conoscere bene… non
immagini quale?
Il ragazzo sgranò gli occhi e scosse la testa, sempre
più sorpreso.
-Eppure dovresti… ti ha salvato dall’Anatema,
quando eri piccolo.
-… lei aveva detto che è stato…
è stato l’amore di mia madre a
proteggermi…
-Infatti…
-Vuol dire che Draco mi… mi ha guarito con… ?
Cioè lui…?
Ancora una volta il Preside sorrise.
-E’ stata una vera sfida per lui. Non era sicuro di
riuscirci, per questo ha voluto approfittare del tuo sonno. Per tutti
questi anni non avete fatto altro che detestarvi a vicenda. Trovarti
privo di difese ha reso più facile il compito di guardarti
con occhi diversi. Comunque ci è riuscito, e questo va tutto
a suo merito!
Harry fissava basito il vecchio Preside, ancora incapace di associare
un simile potere all’immagine che si era fatto di Draco,
durante quei sei anni di scuola.
-Ma… professore, che cos’è un Engill?
Come mai non ne ho mai sentito parlare prima d’ora?
-Davvero? Io penso di sì. Anticamente vivevano in mezzo alla
gente, ma una congrega di maghi oscuri fece cose orribili a
queste creature meravigliose. Da allora, i pochi rimasti si sono
nascosti nel più assoluto anonimato, pur non rinunciando a
fare ciò che, più di ogni altra cosa, li rende
felici: aiutare le persone che soffrono, siano essi maghi o babbani.
Come ben sai, i Babbani hanno la tendenza ad esagerare un po’
e a mitizzare i fenomeni che non capiscono. Si tramandano storie
meravigliose sulle rare occasioni in cui alcuni di loro sono stati
costretti a manifestarsi. Anche a Little Wingin li avrai
sentiti nominare molte volte, quando eri bambino. Non ti viene in mente
niente?
Harry si limitò a scuotere il capo lentamente.
-I babbani li chiamano Angeli.
************************************
Un grazie grande grande alle mie commentatrici
ufficiali!
invasata:
spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Ma non è
finita qui: ne devono ancora succedere di cose! Quindi continua a
leggere e a commentare! Bac8!
hai_chan:
sii paziente con il povro Harry: si sa che è un po'
imbranato. Vedrai che poi migliorerà. Intanto, se
continuerai a leggere, scoprirai dove è stato Draco in tutti
quei mesi... Bac8lo!
E come sempre, un grazie e uno squizzo a chi legge soltanto. Niente da
dire? ^_^
Neanche un "ma-sei-pazza-furiosa-dove-diavolo-le-peschi-queste-idee"?
^___^
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Capitolo 5
-Silente dev’essere impazzito. Forse
è
stata quella pozione che ha bevuto nella grotta, o magari è
la malattia che gli
ha rovinato la mano…
Hermione sollevò lo sguardo dal libro
che
stava leggendo e disse, un po’ soprappensiero:
-Può darsi, anche a me sembra
improbabile
che un Engill, per quanto inconsapevole, possa comportarsi come ha
sempre fatto
Draco… voglio dire, è sempre stato perfido oltre
ogni limite, ma ciò che il
professor Silente ti ha raccontato sulle leggende e sui poteri che
hanno è
tutto vero. O meglio, è la stessa cosa che ho letto in
diversi libri. L’unica
cosa che non sono riuscita a trovare è la storia dei maghi
oscuri che li hanno
decimati. Finiscono tutti per rimandare a testi
che sono chiusi nella sezione proibita.
-Mi domando che cosa stia tramando… che
sia tutto un trucco per conquistare la fiducia di Silente?
-C’è già Piton, per
quello – biascicò Ron
con la bocca piena di cioccorana.
-Già, ma se avessero voluto fare il
gioco
di voi-sapete-chi non ci sarebbe stato momento migliore,
l’altra notte… invece…
non ho mai visto Piton così preoccupato. Se stava fingendo
è davvero un ottimo
attore.
Harry giocò ancora per qualche minuto
con
il boccino da allenamento, poi se lo infilò in tasca e
dichiarò:
-L’unica cosa da fare è
affrontarlo.
Inutile ricorrere a sotterfugi: lo metteremo con le spalle al muro e
userò la
legilimanzia. Se ci sono riuscito con Piton, non vedo perché
non dovrebbe
funzionare con Malfoy.
-Perché, secondo te, se ne
starà lì a
farsi leggere da te…?- disse Hermione con la solita aria da
saputella – E poi,
cosa ti fa pensare che non sappia usare l’Occlumanzia? Solo
perché Piton non è
riuscito ad insegnarla a te, non vuol dire che non sia stato
più fortunato con
Malfoy.
-Ci vuole poco! -
esclamò divertito Ron, ma subito si fece
serio, sotto lo sguardo inceneritore dell’amico
– Scusa…
-Vedremo come reagirà. –
concluse Harry –
Se cercherà di cavarsela con risposte elusive, chiudendo la
mente, sapremo che
sta mentendo.
Le giornate si erano fatte più tiepide e
gli esami erano quasi finiti.
Harry era seduto nel parco con i suoi
amici, ma non perdeva d’occhio l’ingresso del
castello.
Sussultò in modo così
evidente, quando
Draco comparve sulla soglia, che gli altri se ne accorsero e si
lanciarono
occhiate d’intesa.
-Mi raccomando, Harry, stai attento.
Questa volta potresti non essere altrettanto fortunato…
-Tranquilla, Hermione, cercherò di
avvicinarlo con cautela, magari facendo… -ma non
riuscì a finire la frase.
Il Serpeverde si stava dirigendo
speditamente verso di loro e, quando li raggiunse, si sedette
sull’erba con un
movimento agile e leggero.
-Ciao… non vi dispiace se mi siedo un
attimo con voi, vero? Devo scambiare due parole con Potter.
Gli altri, che non lo avevano ancora
visto da quando era tornato, rimasero a bocca aperta.
Lui, per niente imbarazzato, li guardò
brevemente, uno ad uno, con un lieve sorriso.
Per ultimo si rivolse a Neville.
-Come mai non vedo Blaise, qui con voi?
-T-ti stava cercando… pensava che tu non
ti sentissi bene…
-E’ sempre troppo apprensivo…
forse
qualcuno dovrebbe andare a dirgli che sono qui. Non vorrei che passasse
tutto
il pomeriggio nel dormitorio, con una giornata così bella.
Alzò il viso verso il sole e trasse un
profondo respiro.
Neville salutò velocemente e
partì di
corsa verso il castello.
-Che cosa volevi dirmi, Malfoy?
Il biondo riportò immediatamente la sua
attenzione sul Grifondoro.
-Il professor Silente mi ha pregato di
portarti un messaggio: vuole vederti questa sera, subito dopo cena.
Pare abbia
delle novità a proposito di voi-sapete-cosa.
-A proposito di…
noi-sappiamo-cosa che cosa?
I tre si guardarono esterrefatti.
-Sì, di quello che dovete trovare e
distruggere, mh? – sollevò le sopracciglia come a
sottolineare l’ovvietà di ciò
che stava dicendo - Mi
ha raccontato ciò
che ha scoperto, perché pensa che io possa darvi una mano
nella ricerca. Vi
assicuro che ancora non riesco a crederci… e dire che ho
visto con i miei occhi
ciò di cui voi-sapete-chi
è capace …
Harry scattò in piedi e lo
afferrò per il
davanti della camicia.
-Andiamo in un posto più appartato,
Malfoy. Ci sono parecchie cosette che ci devi spiegare.
Draco si alzò e lo seguì
docilmente in
un’aula vuota del secondo piano, controllato da Hermione e
Ron, che impugnavano
saldamente la bacchetta senza farsi notare.
Quando la porta dell’aula fu chiusa con
un incantesimo e insonorizzata con il Muffliato, Harry lo spinse a
sedere su
una sedia impolverata e tutti e tre lo circondarono con le bacchette
sguainate.
-Adesso ci dirai come hai fatto ad
abbindolare un grande mago come Silente! E’ stato Piton,
vero? E’ lui che ti ha
aiutato… quale incantesimo ha usato?
Draco non sembrava stupito e nemmeno
impaurito. Li osservò per un momento con le sopracciglia
alzate e poi cominciò:
-Primo, Potter, cerca di tenere le mani a
posto. Sono venuto da voi per parlare e non per litigare, quindi non
c’è motivo
di scatenare una rissa, ma se proprio insisti… Secondo, il
professor Silente ha
ottime ragioni per fidarsi di Piton, anche se non gli ha raccontato
tutta la
verità… d’altra parte noi siamo gli
unici ad aver ricevuto queste
informazioni. Terzo, forse non ve ne siete resi conto, ma non
può essere sotto
un incantesimo, visto che è perfettamente lucido, almeno per
il momento… -il
suo sguardo cristallino si rabbuiò per un momento - ma non
durerà ancora
molto. Dobbiamo approfittarne, fin tanto che può ancora
aiutarci. La sua
conoscenza e la sua memoria sono…
-Cosa vuol dire che non durerà ancora
molto? -
lo interruppero in coro.
-Sta morendo…
Harry lo afferrò di nuovo per i vestiti,
in preda alla collera.
-Stai mentendo! Ieri mi ha detto che
stava bene, che voi… - lo lasciò andare di
scatto, come se bruciasse, e rimase
fermo con le braccia abbandonate lungo i fianchi, incredulo. Poi
continuò con
un filo di voce -…ha detto che avevate fatto tutto il
possibile…
-Si è ripreso dalle fatiche del vostro
viaggetto, è vero, ma non è quello il problema.
Avete visto tutti la sua mano…
-E perché, se è vero che sei
un
guaritore, non lo guarisci?
-Forse perché è stato lui a
provocarglielo? – intervenne Ron aggressivo – O
magari Piton, quel viscido
verme!
-Il professor Piton ha cercato di fermare
gli effetti della maledizione, ma è riuscito soltanto a
regalargli qualche
altro mese di vita. E anche se fossi capace di guarirlo, non me lo
permetterebbe. Non si è lasciato toccare nemmeno da Axhel.
-Chi sarebbe…?
-E’ l’Engill che Silente ha
fatto venire
a Hogwarts per aiutarmi, lo scorso autunno.
Harry ripensò all’uomo dai
lunghi capelli
corvini e lo sguardo ai raggi X che aveva incrociato quella notte nel
corridoio
dell’infermeria.
-Ma… p-perché non vuole
lasciarsi curare?
-E’ una di quelle maledizioni di cui non
ci si può liberare. Ti infettano lentamente, fino ad
ucciderti. E il professor
Silente non permetterebbe mai a nessuno di morire al suo posto.
Harry fissava il vuoto davanti a sé,
senza parole.
Ron guardò Hermione in cerca di
conforto:
la ragazza si agitò un momento spostando lo sguardo da uno
all’altro, poi
ripose la bacchetta nella tasca, prese una sedia e si sedette di fronte
a
Draco.
-Ti ha detto come è successo?
-E’ stato l’anello. Prima che
riuscisse a
distruggerlo.
Rimasero a lungo in silenzio, ciascuno
assorto nei propri pensieri.
Fu Draco a rompere il silenzio.
Appoggiò i gomiti alle ginocchia e si
sfregò gli occhi per qualche secondo, poi disse:
-Sentite, mi è ancora molto difficile
dire ciò che sto per dirvi, ma… io ti capisco,
Potter, perché Silente ha aiutato
molto anche me. Ha sopportato le mie scenate, gli insulti e tutto il
resto… e
quando finalmente ho capito di non avere altra scelta, lui è
stato subito
pronto ad aiutarmi. Potete credermi quando dico che capisco fin troppo
bene
quale perdita sarà la sua scomparsa.
Hermione si schiarì la gola e fece un
cenno ai due amici.
-Va bene… sediamoci tutti e vediamo di
chiarirci.
Harry e Ron si accomodarono su due
banchi, con le gambe penzoloni e un broncio piuttosto scettico.
-Draco… - continuò la ragazza
- se
collaborerai con noi abbiamo bisogno di poterci fidare, quindi
sarà meglio che
ci racconti tutto dall’inizio.
-Beh… ma… - Malfoy
guardò Harry, sorpreso
– Silente mi ha detto di averti già raccontato
tutto.
-Mi ha detto delle cose – rispose Harry
laconicamente – ma vogliamo sentire la storia da te, tutta
quanta.
Draco abbozzò un sorrisetto ironico.
-Questa diffidenza me la sarei aspettata
più da un Serpeverde che da un Grifondoro, ma…
-Non fare lo spiritoso, Malfoy. Neanche
il Tassorosso più ingenuo si fiderebbe di te!
-… ma, come stavo appunto dicendo, non
posso biasimarvi.
Si risollevò appoggiandosi allo
schienale
e prese un profondo respiro.
-Bene. Avete visto come è cominciato. A
quel punto ne sapevo quanto voi, ma dopo qualche giorno ho cominciato
ad avere
delle allucinazioni, almeno era ciò che pensavo.
L’ho confidato a Piton e lui è
stato piuttosto sbrigativo. Mi ha detto di non preoccuparmi, che
sapevano già
cosa mi stava succedendo e che il Preside mi avrebbe spiegato ogni
cosa. –
sorrise malinconicamente – Beh, la spiegazione non mi
è piaciuta per niente. Il
professor Silente mi ha parlato di fatti e persone che credevo
appartenessero
alle favole della buona notte, mi ha detto che le mie allucinazioni non
erano
affatto tali ma che, al contrario, rappresentavano la semplice
realtà e che
tutto ciò che mi era stato mostrato e insegnato fino a quel
momento erano
soltanto menzogne. Riuscite a immaginare come mi sono sentito?
Il trio scosse il capo all’unisono.
-Mi ha anche spiegato di aver convocato
un Engill per verificare i suoi sospetti e questi, che poi altri non
era che
Axhel, è stato così felice della scoperta che si
è voluto fermare fino a notte
inoltrata per starmi accanto e per
aiutarmi a riprendermi. Molti mesi dopo lui stesso mi ha
confidato di
non aver mai visto uno di noi così paurosamente infetto. Per
questo non ha
aspettato che rinvenissi per potermi parlare. Ha preferito darmi tempo,
lasciare che le cose prendessero lentamente la giusta direzione.
-Penso di averlo incontrato, quella
notte…
-Chi? L’uomo che ti ha visto attraverso
il mantello…?
Ron venne prontamente interrotto da una
gomitata di Hermione.
Draco ridacchiò.
-Non preoccuparti. Lo so che ha un
Mantello dell’Invisibilità e Axhel mi ha
raccontato di averti incontrato. Ti ha
riconosciuto per la somiglianza con i tuoi genitori…
-Lui conosceva i miei genitori?
-Pare abbia collaborato a proteggerli e
poi ha curato le tue ferite…
Harry si massaggiò una tempia e il suo
respiro si fece affannato.
-Aspetta… mi stai dicendo che un Engill
ci stava proteggendo? Ma allora come mai ha permesso che tu-sai-chi ci
trovasse?
-Ehi! Non siamo mica infallibili! Aveva
visto che Minus non era forte quanto gli altri vostri amici, ma nessuno
è
perfetto e noi non possiamo giudicare le persone, fa parte delle nostre
regole.
Per quel che ne sappiamo, avrebbe anche potuto scegliere di comportarsi
diversamente.
-Davvero? – replicò Harry
sarcasticamente.
-Sicuro! Questo è uno dei principi
più
importanti: il più delle volte le persone riservano delle
grandi sorprese.
Certo, qualche volta deludono anche, ma questo non ci autorizza a fare
di ogni
erba un fascio.
-E poi che cosa è successo? –
intervenne
Hermione impaziente – Che cos’è che ti
ha fatto cambiare idea?
-Credo di aver toccato il fondo il giorno
in cui mi hai fatto quel bel ricamo…
Harry lo guardò di sottecchi, un
po’
imbarazzato, ma non vide traccia di risentimento nel suo sorriso.
-…ma poi è successo qualcosa
che non mi
sarei mai aspettato.
*****************************************************************************
Angolino
dell'autrice. ^_^
Ringrazio
infinitamente invasata e hay_chan, che
puntualmente commentano
ogni capitolo: vi adoro! Sono così felice che la
storia continui a piacervi
e non vorrei deludervi, precisando che Draco non è ancora
propriamente
innamorato del moretto: siete troppo frettolose! E' già
tanto se riesce a
guardarlo come una creatura bisognosa di cure, povero angioletto
principiante!
Ma non disperate, le cose si aggiusteranno... forse.
Intanto,
dal prossimo
capitolo inizierà un lungo flashback sul cambiamento di Draco.
Un
grazie, come
sempre, anche a chi legge in silenzio!
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Capitolo 6
FLASH BACK
Disteso sulla brandina dell’infermeria, Draco si rigirava nel
dormiveglia, tormentato dal dubbio e dall’incertezza.
A cicli regolari si sentiva riempito dall’assurda speranza di
poter cambiare le cose, alimentata da quel surreale incontro con
Potter, poche ore prima. Subito dopo si malediceva,
ricordando che aveva un compito da portare a termine, che aveva il
dovere di riscattare l’onore della sua famiglia e di salvare
la vita dei suoi genitori, oltre che la propria.
E ancora non si capacitava di aver confidato le proprie debolezze e le
proprie paure proprio allo Sfregiato.
Per l’ennesima volta si svegliò di soprassalto, ma
la grande stanza non era più immersa nel buio e nella quiete
della notte.
Fu investito da un’ondata di luce dorata, con sfumature
violette, che lo avvolse con il proprio tepore.
Un attimo dopo era scomparsa. Il Preside aveva distolto lo sguardo dal
suo, voltandosi per cercare una sedia.
-Buonasera, signor Malfoy. Mi spiace disturbarla ad un’ora
così tarda. Come si sente?
Draco si stropicciò gli occhi e si passò una mano
tra i capelli, mugugnando in cerca di una battuta caustica.
Riuscì soltanto a sputare un : - Male! Ho ancora le
allucinazioni…
Il professor Silente sorrise guardandolo da sopra gli occhialini, con
quello sguardo comprensivo che lo faceva innervosire ancora di
più.
-Ah… già! Le allucinazioni… Ma non
sono qui per discutere ancora una volta dei tuoi nuovi poteri, mio caro
ragazzo. Ho pensato fosse mio dovere informarti subito di un evento
accaduto poche ore fa. Avevo informato i tuoi genitori riguardo alle
tue condizioni ed erano appena arrivati al cancello di Hogwarts per
vederti…
Draco si sollevò in preda all’ansia, ma appena i
suoi occhi incontrarono quelli dell’anziano mago, si
affrettò ad abbassare lo sguardo, fissando insistentemente
le lenzuola che stringeva a sé convulsamente.
-Non avrà raccontato loro quelle sue stupide teorie, vero?
Il Preside sorrise e sollevò una mano per chiedergli di
calmarsi.
-Fa parte delle mie mansioni informare i genitori quando i loro figli
vengono ricoverati in infermeria, ma mi sono riservato di spiegare loro
l’accaduto quando fossero arrivati alla scuola. Purtroppo
appena si sono materializzati, un gruppo di sconosciuti li ha aggrediti
e rapiti.
Draco si sentì mancare la terra sotto i piedi.
Impallidì ancora di più, se possibile, ed
iniziò a balbettare.
-E… chi…? Che… che cosa…?
Cosa ne è di loro, adesso?
-Non ne ho idea, - rispose Silente con tono leggero - ma posso
affermare con una certa sicurezza che, ovunque siano stati portati,
neanche il Signore Oscuro sarà in grado di rintracciarli!
– appoggiò la mano sulla spalla del ragazzo - Non
temere, non credo che si trovino in pericolo.
Draco rimase a bocca aperta. Azzardò una rapida occhiata al
volto del professore, il quale si stava già faticosamente
alzando.
-Bene, penso che sia giunta anche per me l’ora di riposare.
Buona notte, ragazzo mio.
Si avviò verso l’uscita, ma subito si
fermò, voltandosi indietro.
-E ricorda… per qualunque cosa, la porta del mio studio
è sempre aperta…
Draco lo guardò scomparire oltre la porta, poi si
lasciò cadere sul cuscino, fissando il soffitto e imprecando
tra sé.
Cominciò a pensare e ripensare alle parole del Preside,
finché finalmente si addormentò.
La mattina seguente Madam Chips lo rispedì al dormitorio.
Era ancora presto e i corridoi erano deserti. Avrebbe avuto tutto il
tempo di prepararsi e prendere i libri per andare a lezione, ma giunto
a metà strada si fermò, fece un rapido
dietrofront e salì a passo di marcia fino al quinto piano.
Il gargoyle a guardia della scala si spostò di lato appena
lo vide, senza aspettare la parola d’ordine e prima che Draco
arrivasse a bussare, la porta dello studio si schiuse con un lieve
scatto della serratura.
Il Serpeverde estrasse la bacchetta ed entrò deciso, girando
su sé stesso per guardarsi intorno.
La grande stanza era popolata soltanto dai soliti strani congegni
d’argento che tintinnavano e sbuffavano, ma dopo pochi
secondi il Preside fece la sua comparsa dalla porticina posta dietro la
scrivania.
-Signor Malfoy! E’ piuttosto presto, ma sono ugualmente
felice di vederla. Si accomodi.
Draco stringeva la bacchetta fin quasi a tremare. Non si
spostò da dove si trovava e con un ghigno rispose:
-Se sapesse perché sono qui non sarebbe affatto
così felice!
-Davvero? – chiese il Preside, esagerando un po’
l’espressione di stupore.
-Il Signore Oscuro mi ha affidato il compito di ucciderla!
-Lo so. –replicò tranquillamente il vecchio mago.
Draco cominciò ad agitarsi e a tremare visibilmente, in
preda allo smarrimento.
-E… e se lo sa, p-perché non mi ha fatto
espellere…? … o arrestare?
-Perché non ho intenzione di permettere a Voldemort di
rovinare un’altra giovane vita. Avevo già in
mente un piano, a questo proposito, ma poi, alla luce di ciò
che è accaduto – continuò con
un tono di ovvietà – ho dovuto prendere altri
provvedimenti. Adesso più che mai, dobbiamo evitare in tutti
i modi che tu-sai-chi possa trovarti e scoprire che cosa sei.
Si accomodò alla scrivania e fece di nuovo cenno a Draco di
sedersi sulla poltroncina di fronte.
Il ragazzo esitò, ma poi abbassò la bacchetta e
si accasciò sul sedile con la testa tra le mani.
-E’ stato lei a far rapire i miei genitori, vero?
-Diciamo che ho collaborato a metterli al sicuro.
-Che cosa vuole da me? Non credo di avere informazioni che possano
interessarla… non sono così importante.
-Ah, mio caro ragazzo! Sei molto più importante di quanto tu
possa immaginare! Sono mesi che cerchiamo di fartelo capire. E comunque
non è mia intenzione ricattarti, no! Nessuno farà
del male ai tuoi genitori e tu sei libero di scegliere, adesso che
Voldemort non li tiene più in ostaggio.
-Sc… scegliere che cosa? Io… non so cosa devo
fare…
-Avrei una proposta…
Era il primo giorno delle vacanze natalizie e Draco si stava preparando
con tutta calma.
Gli altri erano già scesi per la colazione e Blaise si stava
innervosendo.
-Dai, Draco! Finirà che mi farai saltare la colazione! E poi
ho promesso a Neville che avremmo preso la carrozza insieme…
-Ascolta, Blaise… non volevo che gli altri sentissero. Io
non prendo il treno con voi oggi e probabilmente non tornerò
dopo le vacanze…
-Ehi, amico… ma cosa stai dicendo? Non
è che sei davvero ammalato, vero?
Draco sorrise e lo abbracciò.
-No, non preoccuparti. Ho cercato di convincermi di esserlo,
perché la verità mi faceva troppa paura. Adesso
però non ce la faccio più: è arrivato
il momento di guardare in faccia la realtà. Andrò
dove mi insegneranno a controllare questi nuovi poteri, poi si
vedrà…
Guardò con affetto il moro, che lo ricambiò con
un sorriso triste.
-Accidenti… corsi speciali, eh? L’ho sempre detto
che hai una marcia in più, amico. Mi mancherai…
-Anche tu, Blaise… salutami Neville.
-Non vieni a sgranocchiare qualcosa, prima di partire?
-Il Preside mi ha consigliato di rimandare a dopo il viaggio. Non ho
mai sofferto per la Smaterializzazione, ma preferisco non correre
rischi… non vorrei fare qualche figuraccia già il
primo giorno.
Si separarono nell’atrio del piano terra, completamente
stipato di bagagli, e Draco salì verso l’ufficio
del Preside.
La porta era di nuovo socchiusa, ma preferì
comunque bussare educatamente.
La voce cordiale del Preside lo invitò ad entrare e lui
obbedì senza esitare.
Silente gli andò incontro seguito da un uomo sulla trentina,
più o meno della sua statura, con una folta chioma di
capelli corvini che scendeva liscia fino alla cintura. Gli occhi
avevano una forma un po’ allungata verso le tempie, le
pupille erano due perle di onice e brillavano dello stesso sorriso che
illuminava tutto il suo volto. I tratti del viso erano marcati ma molto
proporzionati e aveva un colorito ambrato.
Indossava un mantello nero, buttato indietro sulle spalle, e una lunga
tunica color perla.
-Draco, ragazzo mio! Ti presento un caro e vecchio amico,
Axhel…
Axhel gli si fece incontro tendendogli una mano dalla stretta forte e
calda.
-E’ un onore averti come allievo, Draco…
“Un onore?” pensò il Serpeverde,
cercando una nota ironica nel tono di quella voce melodiosa o
nell’espressione del suo viso, ma non ne trovò
traccia.
Entrambi i maghi continuavano a guardarlo come sua madre avrebbe
rimirato un raro e costosissimo gioiello.
-…Spero tu sia abbastanza coperto… fa piuttosto
freddo là dove stiamo andando.
Draco annuì senza entusiasmo.
-Mi terrò costantemente in contatto con Axhel –
dichiarò il professor Silente – e potrai riferirti
a lui per qualunque cosa, ma credo che troverai
un’accoglienza calorosa anche da parte degli
altri… bene, se non c’è
altro… fate buon viaggio, miei cari!
-Grazie, Albus… e riguardati!
I due maghi si scambiarono ancora qualche parola in una lingua
sconosciuta, poi il più giovane si strinse nel mantello e si
coprì il capo.
-Se sei pronto, possiamo andare, Draco. Ci stanno aspettando per la
colazione. Tirati su il cappuccio e tieni saldamente le mie mani.
Un attimo dopo si ritrovarono avvolti da una nebbia densa e luminosa,
che prese a muoversi sempre più velocemente, formando
vortici e sbuffi tutto intorno a loro. Draco seppe che si stavano
muovendo soltanto a causa della forte nausea che lo prese
improvvisamente.
La testa gli girava e l’unica cosa che riuscì a
pensare in quel momento fu che le strane
figure fluttuanti alle spalle del suo
accompagnatore sembravano grandi ali.
Dopo pochi minuti, almeno così gli parve,
cominciò a sentire freddo e un attimo dopo la nebbia era
sparita, lasciando intravedere una distesa di neve, il cui orizzonte si
perdeva nel grigiore del cielo.
Di fronte a loro, appena visibile, sommersa com’era sotto il
manto bianco, troneggiava un’enorme costruzione dai numerosi
tetti spioventi.
Axhel lo precedette verso una pesante porta di legno, che si
aprì al loro arrivo e subito si richiuse alle loro spalle.
(continua)
**************************************************
Rieccomi a tediarvi con le mie strane fantasie, carissime/i!
Questo capitolo è il primo di un lungo flash back
sulla trasformazione di Draco. Doveva essere una cosina veloce, ma si
sta allungando a dismisura. Che ci posso fare? Il nostro angioletto
è una personcina piuttosto complicata.
Come sempre i miei ringraziamenti più sentiti a
hay_chan :
No! Risparmiami! Lo so che finisco sempre gli aggiornamenti lasciando
qualcosa in sospeso, ma prometto di aggiornare di nuovo prima di
Natale, come regaluccio alle mie pazienti lettrici! :))))))
invasata :
adoro i tuoi commenti! Spero che i prossimi capitoli siano di tuo
gradimento: avrai occasione di consolarlo, il povero Dracuccio, eccome!
(anche se non sono capace di essere davvero crudele...)
Lalia :
grazie per aver lasciato un commento! Ho iniziato a scrivere questa
storia come un insieme di tanti piccoli flash, che alla fine avrebbero
dovuto formare il quadro completo. Poi invece si è
spontaneamente evoluta in altro modo: forse per questo, all'inizio, i
personaggi risultano poco definiti. Spero comunque che continuerai a
leggere e mi dirai se sto migliorando.
E grazie a tutti voi (sempre più numerosi!!!) che avete
messo la storia tra le seguite e/o le preferite!
|
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Capitolo 7 *** Capitoli 7 e 8 ***
Ciao a tutte/i! Avevo promesso un aggiornamento prima di Natale, ed
eccomi qua, puntuale.
Ho deciso di postare due capitoli, perché il settimo finisce
in modo un po' malinconico e non mi sembrava bello lasciarvi
così, proprio in questo periodo.
Sonio dedicati a hay-chan
e invasta, che
mi rallegrano sempre con i loro commenti. Grazie ragazze! Siete
carinissime!
Un Felicissimo Natale a voi e a tutti coloro che continuano a leggere
la mia storia!
Capitolo 7
-Odio materializzarmi lì fuori! –
esclamò Axhel, rabbrividendo e battendo i piedi
– E’ incredibile quanto sia freddo, ma non sarebbe
prudente entrare direttamente… non si sa mai chi potremmo
portarci appresso.
Superarono un’altra porta e furono accolti da
un’ondata di aria tiepida.
Axhel si sfilò il mantello e lo porse a un elfo domestico,
che nel frattempo era arrivato trotterellando allegramente.
-La colazione è pronta, padron Axhel! Il padroncino Draco
vuole darmi il suo mantello?
-Grazie, Tuvy.
-…grazie…- balbettò Draco osservando
l’aspetto inusuale dell’elfo: indossava una lunga
tunichetta immacolata e aveva un’espressione felice e per
niente intimidita. Sparì con uno schiocco, sommerso dai
mantelli.
-Tuvy non riesce a rinunciare alle sue vecchie abitudini, ma in
realtà è un elfo libero. Quando si è
ammalato, il suo padrone gli ha regalato una sciarpa e lo ha
abbandonato sulla porta del San Mungo. E’ lì che
l’ho trovato, accovacciato in un angolo. Non aveva il
coraggio di entrare. L’ho curato e da allora è
sempre stato con me.
- Che sciocco il suo padrone! Gli elfi sono beni preziosi. Se era
curabile è stato stupido da parte sua liberarsene.
Axhel stirò le labbra in un sorriso strano.
-Non credo che, chiunque fosse, sarebbe stato in grado di
guarirlo…
-Beh… tu ci sei riuscito, no?
-Già… questa sarà una delle cose che
imparerai a fare anche tu.
-Che cosa?
-Uno dei nostri poteri più importanti è quello di
guarire, ma per riuscirci dovrai innanzitutto cambiare il tuo modo di
vedere gli altri. Tanto per dirne una, gli elfi non sono
“beni”, ma creature molto intelligenti, dotate di
grande sensibilità.
Draco non riuscì ad evitare di fare una smorfia, ma
cercò di dissimularla guardandosi intorno.
L’atrio era grande quasi quanto quello di Hogwarts, ma non
era fatto di pietra scura e fredda.
Il pavimento era di legno, liscio e lucido. Anche le pareti erano
ricoperte di legno finemente intagliato fino ad un’altezza di
circa due metri. Di lì in su, il muro e il soffitto erano di
un bianco incredibilmente luminoso, forse grazie alle numerose
decorazioni dorate, che disegnavano archi e volute su tutta la
superficie. In fondo si intravedeva una grande scala, con una sottile
balaustra di metallo argenteo, decorato con motivi floreali.
Draco seguì il suo mentore in una sala a cui si accedeva
direttamente dall’atrio. Al centro di una delle pareti, un
grande camino acceso emanava un gradevole tepore.
Era arredata con numerosi tavoli rotondi, ciascuno dei quali era
circondato da diverse sedie imbottite, coperto da una tovaglia a
piccoli fiori colorati e decorato da un centrotavola ricolmo di frutta
fresca.
Uno solo era apparecchiato per la colazione ed era occupato da un
giovane uomo. La folta capigliatura di riccioli rossi e scompigliati
dava l’impressione che il suo capo fosse avvolto dalle fiamme.
Appena li vide sventolò la mano con la quale teneva una
mezza brioche e sorrise, cercando di masticare in fretta.
Si ripulì le mani alzandosi e mosse qualche passo nella loro
direzione, mentre Axhel, che nel frattempo lo aveva raggiunto, gli
posava un piccolo bacio sulle labbra.
-Draco, ti presento mio marito, Liam.
-E’ un piacere conoscerti, Draco! Un vero piacere!
– disse con entusiasmo Liam, mentre gli stringeva la mano
– Non sai che sollievo sia averti finalmente qui con noi.
Sono mesi che Axhel è intrattabile. Adesso finalmente
potremo rilassarci tutti.
Draco cercò di ricambiare il sorriso, mentre si sedeva
sempre più sconcertato e si serviva timidamente un muffin.
-Pensavo di non riuscire a vedervi –
continuò Liam, bevendo velocemente il suo tè
– Sono già in pauroso ritardo! Ci è
appena giunta notizia che qualcuno, questa notte, si è
divertito in un villaggio di babbani.
Si alzò posando il tovagliolo e baciò di nuovo
Axhel.
-Ci vediamo questa sera. E tu, Draco, non permettergli di
tiranneggiarti. E’ terribile quando gioca a fare
l’insegnante.
Evitò abilmente uno scappellotto e uscì
velocemente, ridendo.
Anche Axhel ridacchiò divertito, ma poi, subito si fece
serio.
-I Mangiamorte… nell’attesa di sottomettere il
mondo magico, passano il tempo a fare scherzi crudeli ai babbani. Non
c’è giorno in cui non dobbiamo intervenire, e non
sempre arriviamo in tempo. C’è già
così tanta sofferenza nel mondo, senza che ci si debbano
mettere anche loro!
Draco posò il muffin morsicato e si coprì la
bocca con il tovagliolo, lo sguardo basso.
-Ehi! – gli sorrise Axhel, posandogli una mano sulla spalla
– Non devi sentirti in colpa! Nessuno può
scegliere il luogo in cui nascere, né ritenersi responsabile
per azioni compiute da altri.
Draco annuì posando il tovagliolo e sorseggiò
lentamente il suo tè. Non si era mai sentito così
fuori posto e vulnerabile.
-Finiamo di mangiare, che poi ho qualcosa da mostrarti.
Con lo stomaco pieno, comodamente seduto al caldo, Draco
cominciò a rilassarsi.
Axhel sembrava gentile e disponibile oltre ogni ragionevole limite,
così il ragazzo si sentì a proprio agio nel
porgli qualche domanda.
-Dove… dove ci troviamo?
-Mi spiace, ma non posso dirtelo. Non è che non ci fidiamo
di te… è solo che, visto che probabilmente
tornerai a Hogwarts, se mai dovessero catturarti non potrai rivelare
dove ci nascondiamo.
Draco annuì.
-Questa casa… ci abitate solo voi, tu e di Liam?
-Certo che no! – esclamò Axhel ridendo –
Sono già tutti usciti. Attualmente siamo solo una ventina,
perché chi è sposato con un mago o un babbano, o
le coppie che hanno figli non Engill, vivono sparsi per il mondo, in
incognito, per dare una vita normale ai loro familiari. E poi ci sono
altre quattro piccole comunità, altrettanto ben nascoste.
-Capisco… e capita sovente che due Engill abbiano figli che
non lo sono?
-Praticamente sempre… l’unica famiglia
completamente Engill è quella di Liam. E’ un caso
molto particolare. I suoi genitori sono quasi coetanei, il che
è già strano di per sé, e i loro tre
figli sono tutti Engill.
-Perché è strano che siano coetanei?
-Vedi, Draco… è molto difficile che nasca
più di un Engill per ogni generazione… in tutto
il mondo.
Il ragazzo lo fissò sbalordito, gli occhi ridotti a due
fessure nello sforzo di assimilare ciò che gli veniva
rivelato.
-Uno ogni…? Questo significa che adesso non ce ne sono altri
come me… altri che devono imparare?
-Oh! No, no! L’ultimo, anzi, l’ultima di cui
abbiamo avuto notizia è nata più di
quarant’anni fa, in India. Ma se ne è occupata la
comunità orientale.
-Ma allora, scusa… tu quanti anni hai?
Axhel rise sinceramente divertito.
-Ho appena compiuto duecentoventitre anni. Liam invece ne ha
duecentocinquantuno. Sono stato il primo, dopo lui e i suoi fratelli.
Draco ridacchiò nervosamente, scuotendo il capo.
-Non so perché ancora mi stupisco, dopo tutto ciò
che ho visto ultimamante! Dunque voi siete… immortali?
-No, non lo siamo. Possiamo mantenerci in buona salute ed avere sempre
un aspetto giovane, ma se veniamo feriti gravemente corriamo il rischio
di morire prima di riuscire a recuperare le forze, se non veniamo
aiutati.
-Scusa se te lo chiedo, ma tu sembri diverso… non sei nato
qui, vero?
-No. Provengo da una tribù Cheyenne. Ho vissuto varie
vicissitudini e alla fine ho conosciuto mio marito e mi sono trasferito
qui con lui. Axhel è una specie di diminutivo. Il mio nome
completo è troppo lungo e decisamente impronunciabile!
-E Silente? Come hai conosciuto…anzi,
com’è che lui vi conosce, visto che a quanto pare
nessuno sa della vostra esistenza?
-Della “nostra” esistenza, Draco – si
premurò di sottolineare – Ricorda che anche tu sei
uno di noi, lo sei sempre stato. Per quanto riguarda Albus, la storia
è lunga. Magari un giorno te la racconterò, ma
adesso abbiamo altro da fare. Seguimi.
Tornarono nell’atrio e si diressero verso la grande scala
d’argento.
-Qui al piano terra abbiamo la cucina, la dispensa e gli alloggi degli
elfi, solo perché non vogliono saperne di dividere con noi
gli appartamenti ai piani superiori. Al secondo piano
c’è una grande biblioteca e alcuni locali che
usiamo per riposare e meditare…
Si interruppe sentendo lo sbuffo divertito del ragazzo.
-Lo trovi divertente?
-No, scusa… è solo che non mi ci vedo proprio a
“meditare”. Non penso che userò molto
quei locali…
-Ti assicuro che tra qualche tempo troverai la cosa
estremamente utile, forse addirittura necessaria. Ci fermeremo
più tardi, qui. Adesso saliamo. Ti è stata
assegnata una stanza accanto al nostro appartamento, al
quinto piano, così potrai venire da noi quando vorrai, se ti
sentirai solo. Questo è il terzo, ed è riservato
agli ospiti.
Attraversarono un passaggio ad arco e percorsero un corridoio sul
quale, a intervalli regolari, si aprivano numerose porte. Giunti al
fondo si ritrovarono di fronte ad una grande vetrata
affacciata su un piccolo terrazzo chiuso, un giardino
d’inverno, oltre il quale si intravedeva soltanto la
sterminata distesa di ghiaccio.
Tra le piante fiorite, Narcissa e Lucius Malfoy sedevano su poltroncine
di bambù, accanto ad un tavolino da tè.
Lo sguardo di sua madre vagava assente su un cespuglio di camelie,
mentre suo padre sfogliava distrattamente il libro che teneva sulle
ginocchia.
Draco era rimasto di sasso a quella vista. Era l’ultima cosa
che si sarebbe aspettato di trovare.
-Non temere, non possono vederci.
Stava per replicare alla strana affermazione del suo accompagnatore,
quando suo padre chiuse il libro e guardò nel vuoto davanti
a sé, proprio nella loro direzione.
Draco emise un singulto e si voltò di scatto, affondando il
viso contro la spalla di Axhel e aggrappandosi convulsamente al suo
abito.
L’Engill lo avvolse tra le braccia, accarezzandogli i capelli.
-Non è un bello spettacolo, vero? Ma non preoccuparti, ti
insegnerò subito a controllare le tue percezioni:
è la cosa più facile. Vedrai che riuscirai a
trascorrere serenamente il giorno di Natale in loro compagnia.
-Non mi sembra una buona idea… - sussurrò il
ragazzo contro la morbida stoffa della tunica.
-Sì che lo è! E… Oh! Ecco…
Guarda! Guardalo adesso!
Draco, incuriosito dal tono entusiasta, azzardò
un’occhiata furtiva.
Sua madre si era alzata e, china sul marito, gli aveva sussurrato
qualcosa, una mano ad accarezzare i lunghi capelli di platino.
In risposta, Lucius aveva sollevato il capo verso di lei con un sorriso
e si erano scambiati un piccolo bacio.
Draco era rimasto ad osservare la scena a bocca aperta. Aveva
già visto i propri genitori scambiarsi qualche gesto
d’affetto, ovviamente, ma da quella prospettiva tutto
assumeva una luce diversa, nel vero senso della parola.
-Hai visto? Basta poco per rischiarare anche le tenebre più
profonde. E avresti dovuto vederli quando ho portato loro tue notizie!
Lo strinse ancora un attimo a sé, il braccio intorno alle
sue spalle, poi lo allontanò con un sospiro.
-Mi dispiace, ma come potrai immaginare, non possiamo permettere che
si muovano liberamente nella nostra casa, anche se non
possono scappare. Il massimo che abbiamo potuto offrire loro
è stato questo piccolo appartamento che dà sulla
serra…
Draco si riscosse e gli si rivolse sorpreso.
-Perché siete così gentili con loro? Se fossero
stati al vostro posto, vi avrebbero gettati in una segreta fredda e
buia, con un tozzo di pane ammuffito!
-Non essere sciocco! – gli sorrise Axhel, aggrottando le
sopraciglia – Non abbiamo segrete fredde e buie! E poi sono
pur sempre i tuoi genitori! Meritano ogni riguardo.
Draco si voltò di scatto, allontanandosi dalla vetrata.
-Possiamo incominciare subito?... per favore?
-Ehi, quanta fretta! – rise l’Engill –
Prima finiamo il giro. Ti faccio vedere la tua camera.
Arrivati al quinto piano, lo introdusse in una stanza abbastanza
spaziosa, tutta di legno, con un letto a baldacchino dalle tende
celesti.
Accanto alla finestra c’era uno scrittoio e
dall’altro lato una piccola libreria vuota.
In mezzo troneggiava il suo baule.
-Sistemati, riposa e se hai bisogno di qualcosa mi trovi qui
accanto. Se no, ci vediamo di sotto per il pranzo. Nel pomeriggio
inizieremo con qualche semplice esercizio.
Sorrise ancora una volta e fece per uscire.
-Axhel… - lo fermò Draco –
Sono… io… sono come mio padre?
L’altro gli rivolse uno sguardo pieno di affetto e
comprensione.
-No, Draco. Tu non sei come lui. – gli appoggiò le
mani sulle spalle – C’è
dell’oscurità in te, ed è quella che ti
fa sentire a disagio e insicuro. Non ti dirò che
sarà facile, perché non lo sarà
affatto, ma quando te ne sarai liberato, vedrai che tutto ti
sembrerà quasi naturale.
Draco annuì cercando di sorridere e cominciò a
darsi da fare intorno al baule, ma appena la porta si fu chiusa alle
spalle del suo mentore, si fermò appoggiandosi alla sponda
del letto.
Guardò ciò che teneva in mano, senza vederlo, e
tutta la tensione accumulata fino a quel momento si fece
improvvisamente sentire, con tutto il suo insostenibile peso.
Si accasciò a terra, appoggiando la fronte alla soffice
trapunta e lasciò libero sfogo alle lacrime.
Capitolo 8
Draco si riscosse e si guardò intorno sbattendo le palpebre.
Doveva essersi appisolato, seduto a terra sul morbido
scendiletto color crema.
La coperta imbottita conservava ancora un vago ricordo delle sue
lacrime, lì dove aveva appoggiato il viso.
Si rialzò, cercando di sistemarsi gli abiti tutti sgualciti,
e mosse qualche passo attraverso la stanza, soffermandosi di fronte
alla finestra.
Da quell’altezza si godeva di un panorama singolare: una
sterminata distesa innevata che in lontananza terminava ai piedi di una
catena montuosa.
Nonostante fosse ormai tarda mattinata, nel cielo cupo si intravedeva
soltanto una tenue luce, più simile a quella
dell’alba.
Draco tirò su con il naso e si stropicciò gli
occhi, voltandosi a guardare la sua nuova stanza.
Per quanto tempo sarebbe stato prigioniero in quel posto sperduto tra i
ghiacci, tra gente con la quale sentiva di non aver nulla in comune, e
con due genitori che non conosceva più?
Lo sguardo gli cadde su una porta, a destra del letto, mimetizzata
nella parete di legno.
Appoggiò la mano sulla maniglia e la abbassò
lentamente, sbirciando attraverso lo spiraglio.
Su uno sfondo di piastrelle color verde acqua, faceva bella mostra di
sé una vasca di metallo laccato bianco, poggiata
su grosse zampe di bronzo.
Aprendo completamente la porta, si fece avanti osservando il resto del
bagno, non grande, ma abbastanza spazioso per una persona sola.
Aprì il rubinetto e constatò con piacevole
sorpresa che l’acqua era gradevolmente tiepida,
così si tirò su le maniche e si
sciacquò le mani e il volto, poi si appoggiò al
lavandino e scrutò il suo riflesso nello specchio.
Indossava ancora la divisa di Hogwarts. La sua attenzione fu attratta
dai colori della cravatta e dallo stemma che campeggiava sul fondo
scuro della sua giacca.
Si domandò come avesse potuto essere smistato a Serpeverde.
L‘educazione ricevuta come erede della dinastia Malfoy aveva
avuto un impatto così devastante sulla sua
personalità, oppure, più semplicemente, le
qualità che lo avevano reso tale facevano davvero parte
della sua natura?
Ma allora, che razza di Engill sarebbe stato?
Sarebbe mai riuscito a liberarsi dall’oscurità che
lo tormentava, come aveva detto Axhel, o sarebbe stato costretto a
condurre un’esistenza a metà, non più
un mago come gli altri, seppur da sempre molto dotato, ma allontanato
dai propri simili, perché incapace di sviluppare quelle
qualità che erano proprie della sua specie?
D’impulso si strappò la cravatta dal collo e
tornò velocemente verso il baule. Come primo passo doveva
togliersi di dosso quei colori.
Si sfilò la giacca e il maglione, rovistando tra le sue cose
alla ricerca di un abbigliamento più adatto.
Sull’altra parete, alcuni pomelli erano indizio
dell’esistenza di altre porte.
Ne tirò uno e l’anta che si aprì
rivelò l’interno di un armadio, nel quale
cominciò a riporre ciò che, a mano a mano, tirava
fuori dal suo bagaglio.
Tutte le sezioni del grande guardaroba erano vuote, tranne una, nella
quale erano appese diverse tuniche bianche, che ricordavano molto
quella indossata da Tuvy.
Vinto dalla curiosità, ne prese una e se la mise davanti,
guardandosi nello specchio applicato al lato interno della
porta.
Ripensò al piccolo elfo che poche ore prima
l’aveva accolto con un sorriso amichevole e si rese conto che
mai, spontaneamente, avrebbe potuto considerarlo un proprio simile,
come invece sembrava più che naturale per Axhel.
“Ecco Draco, l’elfo domestico!”
penso ridacchiando tra sé . Chissà se anche i
suoi piccoli servi, qualche volta, si guardavano allo specchio,
ponendosi domande sulla propria natura.
Riappese la tunica dove l’aveva presa e tornò al
baule, nel quale finalmente trovò il suo abito preferito.
Si sfilò velocemente la camicia e i pantaloni della divisa e
lo indossò, non senza una certa soddisfazione.
Terminata l’operazione si piazzò davanti allo
specchio per controllare, com’era sua abitudine, che ogni
particolare fosse perfetto.
La casacca nera con il colletto alto, indossata sopra una
delle sue pregiatissime camicie fatte su misura, fasciava perfettamente
il suo corpo asciutto e slanciato, così come i pantaloni
dello stesso colore.
Ecco Draco Lucius Malfoy.
L’immagine che lo specchio gli rimandava era quella del
rampollo di nobile famiglia che i suoi genitori avevano voluto che
fosse.
Soltanto pochi giorni fa quell’aspetto gli era sembrato il
più appropriato, l’unico adatto alla sua persona.
Che colossale bugia! Che illusione patetica!
L’avevano allevato secondo una rigida disciplina,
perché un giorno potesse prendere il posto di suo padre, ma
di certo non avevano immaginato che quel giorno sarebbe arrivato tanto
presto, e che, non ancora maggiorenne, sarebbe stato marchiato e
mandato al macello come un animale sacrificale.
Non si erano resi conto, e lui stesso non poteva saperlo, che
quell’aspetto era soltanto una scorza, una pelle posticcia
che gli avevano incollato addosso, giorno dopo giorno, ma che non gli
apparteneva.
Continuò ad osservare la propria figura, paragonandola a
quella dei due Engill che aveva conosciuto quel giorno, chiedendosi
come si sentissero, che cosa pensassero, e se mai, un giorno, sarebbe
stato alla loro altezza.
Allora fece l’unica cosa che gli rimaneva da fare.
Cominciò a liberarsi di quella buccia inutile, con movimenti
lenti ma determinati, come nell’esecuzione di un rituale.
Un bottone dopo l’altro, si sfilò la casacca e la
ripose con cura in un angolo.
Poi fu la volta della camicia e dei pantaloni, sempre con gli stessi
gesti misurati.
Si liberò anche della biancheria e andò nel bagno.
Non faceva freddo, ma mentre aspettava che la vasca si riempisse, un
brivido precorse la sua schiena.
Chiuse gli occhi per assaporare quella sensazione e imprimersela nella
memoria: voleva ricordare ogni singolo particolare di quel momento.
Si immerse nell’acqua tiepida e si rilassò con un
lungo sospiro.
Si lasciò scivolare sotto la superficie e ne riemerse
soltanto per riprendere fiato.
Si lavò accuratamente, poi si alzò in piedi e
lasciò che il getto della doccia lavasse via la schiuma
profumata. Quando finalmente ne ebbe abbastanza, uscì dalla
vasca e si asciugò con meticolosa attenzione.
Tornò davanti allo specchio, e ciò che vide fu
soltanto un corpo giovane e bello, privo di costrizioni.
Anche i suoi capelli avevano perso il velo di gel e ricadevano liberi
intorno al suo capo e al suo viso.
Quelle erano le sue vere sembianze, qualunque fosse il suo nome.
Adesso non gli restava altro che mettere da parte le abitudini e le
idee che gli erano state inculcate, e decidere che cosa fare della
propria vita.
“Facile a dirsi”, pensò.
Prese con reverenza la tunica e la indossò. Era molto
leggera, ma sorprendentemente calda.
Ancora una volta scrutò il proprio riflesso e finalmente
sorrise.
(continua)
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Capitolo 8 *** Capitolo 9 ***
Capitolo 9
La mattina del giorno di Natale, Draco era sceso con
Axhel al terzo piano.
Ancora non era convinto che fosse una buona idea, ma ormai aveva deciso
di seguire i consigli del suo mentore e di affidarsi alla sua guida, e
non era tipo da cambiare idea alla prima difficoltà.
-Non sanno chi siamo – gli aveva spiegato il giorno prima
– Abbiamo deciso di lasciarli alle loro congetture, per darti
la possibilità di scegliere se e quando informarli.
Naturalmente sei libero di uscire quando vuoi, ma so che a loro farebbe
molto piacere se restassi per tutto il giorno.
Così aveva indossato il suo abito nero e aveva preso i doni
che aveva portato con sé da Hogwarts.
Settimane prima, durante un’uscita a Hogsmead, aveva trovato
quei due oggetti e aveva pensato che sarebbero stati il regalo perfetto
per i suoi genitori.
Passeggiando per le strade del villaggio la sua attenzione era stata
irresistibilmente attratta da uno scintillio proveniente da una
vetrina: un angelo di cristallo dalle finiture insolitamente perfette,
con grandi ali che sembravano intagliate nel diamante, la tunica che
ricadeva in morbide pieghe e le mani accostate in avanti, ad offrire la
corolla di un fiore dai piccoli petali disposti in cerchi concentrici,
simile ad una ninfea.
Nella libreria, invece, aveva trovato un volume sulle leggende del
mondo magico, dalla rilegatura pregiata e ricco di miniature. Conteneva
un lungo capitolo sugli Engill.
Sorrise tra sé, ripensandoci. Era stata più che
una felice intuizione.
Pur non potendo sapere che avrebbe avuto l’occasione di
consegnarli, aveva ugualmente infilato i pacchetti nel baule.
Narcissa e Lucius sedevano impazienti nel piccolo soggiorno, lanciando
sovente rapide occhiate alla porta, che sapevano chiusa
dall’esterno.
Pur essendo abituati a ricevere sempre un trattamento di riguardo, i
coniugi Malfoy non potevano che stupirsi, ogni volta, per le mille
piccole cortesie che i carcerieri riservavano loro. Erano alloggiati
più che decorosamente e serviti da una schiera di elfi
domestici, sempre pronti a soddisfare ogni ragionevole richiesta. In
più, l’uomo dai lunghi capelli neri che quasi ogni
giorno faceva loro visita, non entrava mai senza aver prima bussato ed
atteso di ricevere il permesso.
Lo stavano aspettando con ansia, poiché aveva promesso che
per quel giorno avrebbe portato notizie del loro unico figlio.
Quando finalmente sentirono i due leggeri colpi sulla porta, si
alzarono in piedi e Narcissa esclamò ad alta voce:
-Entrate!
La serratura scattò diverse volte, la porta si
aprì e Axhel si fece avanti sulla soglia.
Narcissa, incapace di aspettare oltre, mosse qualche passo verso di lui.
-Ha portato notizie di Draco? E’ rimasto ad Hogwarts, vero?
-No…
Ma non ebbe il tempo di continuare, che Narcissa lo interruppe in preda
all’ansia.
-Oh, no! Non sarà tornato alla villa…? Lucius!
Si voltò disperata verso il marito, in cerca di conforto.
Lucius mosse faticosamente un passo, appoggiandosi ad una stampella e
cercando di mascherare la preoccupazione che chiaramente tormentava
anche lui, ma Axhel li prevenne scostandosi dalla porta e lasciando
entrare Draco.
-Madre!
Il ragazzo si affrettò ad abbracciarla e Narcissa lo accolse
tra le sue braccia incapace di proferire parola.
Dopo diversi lunghi secondi lo allontanò per guardarlo,
accarezzandogli il volto e baciandolo ripetutamente.
-Draco… - sospirò tra le lacrime -
…tesoro mio…
Il ragazzo cercò di rassicurarla con un sorriso, poi la
lasciò per rivolgersi a Lucius.
-Padre! – lo salutò abbracciando anche lui, avendo
cura di non urtare la stampella sulla quale si reggeva.
-Figliolo… - lo strinse a sé con la mano libera.
Entrambi i Malfoy rivolsero uno sguardo interrogativo ad Axhel e Draco
si voltò verso di lui con un cenno di assenso.
-Passate una buona giornata! – augurò loro con un
sorriso ed indietreggiò uscendo.
Appena la serratura scattò, Lucius e Narcissa
tornarono ad abbracciare il figlio, subissandolo di domande.
-…come sei arrivato qui? … stai bene?
… ti hanno fatto del male?
Draco rise cercando di sottrarsi a tutte quelle premure.
-Madre… padre… state tranquilli, va tutto bene!
Sediamoci!
I due si ricomposero e presero posto, l’uno su una poltrona,
l’altra sul divano, facendo cenno al figlio di sedersi
accanto a lei.
-Tranquillizzatevi – ripetè –non sono
prigioniero!
-Sei rimasto alla scuola, vero…?
-Sì – mentì , non sapendo ancora di
preciso che cosa avrebbe inventato – ma mi hanno offerto la
possibilità di passare qui questa giornata…
-Dunque c’è davvero Silente dietro tutto
questo… - dichiarò Narcissa –
L’avevamo immaginato…
Draco considerò con attenzione i suoi genitori.
Sua madre era sempre la stessa, bellissima e orgogliosa.
Suo padre, invece, pur conservando la naturale eleganza e
l’aspetto fiero, non aveva preso la parola, né
commentato l’affermazione della moglie, come avrebbe fatto in
altri tempi. Una volta rassicurato sul benessere del figlio, si era
limitato ad annuire distrattamente, indifferente alle vicende del
mondo. Era come se qualcosa in lui si fosse irrimediabilmente spezzato.
-Non è come pensate, ma avremo tempo di
parlarne… ah! Dimenticavo!
Si alzò ed andò a recuperare i pacchetti che
entrando aveva appoggiato su un tavolino, accanto alla porta.
-Buon Natale, madre… buon Natale, padre!
-Oh, tesoro! Che regalo stupendo! – esclamò
Narcissa, contemplando l’angelo di cristallo. Poi si
alzò e lo depose su un ripiano, in bella vista.
-Grazie, figliolo! Un’ottima scelta. –
dichiarò Lucius, sfogliando il libro.
Parlarono a lungo delle gite a Hogsmead, della scuola, di libri e di
incantesimi.
All’ora di pranzo sulla tavola comparvero stoviglie e portate
degne del miglior banchetto natalizio.
Consumarono il pasto in un'intimità che non si erano mai
concessi nella loro stessa casa e Draco fu grato ad Axhel di averlo
spinto a quel passo.
Dopo aver mangiato, Lucius si ritirò per riposare e Draco
rimase solo con la madre.
-Madre, che cosa gli è successo? E’ stato ferito
durante il rapimento?
-No, caro… è stata soltanto una delle
tante… - si portò una mano alla bocca per
soffocare il pianto, ma subito si ricompose – Tu sai quanto
possa essere terribile la furia del Signore Oscuro…
-Ha continuato a torturarlo? – domandò incredulo
– Anche dopo avermi affidato quella missione assurda? Pensavo
si sarebbe accontentato di aspettare il mio fallimento…
-Tu non fallirai, tesoro, ne sono convinta!- esclamò
Narcissa con fervore - Mia sorella sarà felice di aiutarti,
e non devi lasciarti ricattare da questi… queste persone!
Non temere per noi. Per adesso hanno avuto la meglio, ma in fondo sono
dei deboli… non avranno il fegato di farci del male!
Draco scattò in piedi, e le voltò le spalle,
cercando con tutte le sue forze di mettere in pratica la prima lezione
di Axhel, per evitare di vedere oltre gli occhi di sua madre.
Quando fu sicuro di avere il controllo sulle proprie percezioni,
tornò a guardarla.
-Madre, non posso credere che possiate ancora desiderare di compiacere
il Signore Oscuro. Qualunque cosa possiamo fare, non sarà
mai abbastanza per metterci al sicuro…
distruggerà ogni cosa! Quando avrà finito con i
babbani e i mezzosangue, toccherà a tutti gli altri,
finché non resterà più
nulla…
Narcissa guardò il figlio sbalordita, improvvisamente
consapevole.
-Tu… tu hai tradito il Signore Oscuro…?
Hai… hai tradito tutto ciò in cui abbiamo sempre
creduto, ciò per cui tuo padre ha lottato e
sofferto…?
Draco si sedette di fronte a lei e prese tra le sue le mani che la
donna stringeva convulsamente in grembo.
-Madre, - disse con tono grave – è stato lui a
tradirci. Il Signore Oscuro ci ha promesso la grandezza, la gloria, ma
ha mentito. Non ci sarà mai gloria in ciò che ci
ha costretti a fare. Vi prego madre, fidatevi di me. Ho promesso che
avrei ridato lustro al nostro nome, ed è quello che
farò, ma non nel modo in cui pensate.
Narcissa abbassò il capo e incominciò a piangere
silenziosamente.
Draco cinse le sue spalle con un braccio e la strinse a sé.
-Ha sofferto così tanto… - bisbigliò
tra i singhiozzi – Ha anche implorato il Signore Oscuro di
prendere la sua vita in cambio della tua libertà, ma lui
invece lo ha… - si interruppe con un singulto e non
riuscì a continuare.
-Shh! Shh! E’ tutto finito… adesso siete al
sicuro. Nessuno vi farà più del male.
Narcissa pianse ancora contro il petto di suo figlio e quando si fu
calmata sollevò il capo con un sorriso triste.
-Sta molto male. La frattura alla gamba non si è saldata a
dovere e a volte gli provoca un dolore insopportabile.
-Troveremo un rimedio anche a questo.
Più tardi, quando Axhel venne a riprenderlo, Draco mise da
parte l’orgoglio per perorare la causa di suo padre.
-Senti Axhel… non fraintendermi, io capisco benissimo che
nessuno abbia voluto curare mio padre, non vi biasimo,
credimi… e sarebbe davvero ingiusto da parte mia chiederti
un favore così grande, ma… mi domandavo se non
sarebbe possibile fare qualcosa, almeno per alleviargli il
dolore…
-No, Draco – rispose tranquillamente Axhel – non
credo proprio che tu possa capire…
-Sì, invece! Io… io l’ho visto!
E’ una persona davvero orribile e capisco che nessuno voglia
avvicinarlo, ma penso anche che stia cominciando a rendersi conto di
aver sbagliato, se non altro per tutto ciò che ha
patito…
-Draco… - cercò di interromperlo –
Draco! Ascolta, mi hai frainteso. Ognuno di noi sarebbe più
che felice di poterlo curare, ma ho preferito aspettare. Comunque non
sono senza cuore. Gli fornisco regolarmente una pozione preparata
appositamente da Piton, ma non la prende. Forse teme che vogliamo
avvelenarlo. Ho anche avuto una lunga discussione con Liam, a
questo proposito, ma lui non può capire la tua situazione.
E’ un’occasione che non possiamo lasciarci sfuggire.
-La mia situazione…?
-Dimmi, Draco, quando cammini per le strade e incontri delle persone,
degli sconosciuti, che cosa pensi?
-Niente… - rispose esitando, non molto sicuro di capire dove
l’altro volesse andare a parare.
-Se incontri una persona ferita, magari un babbano, ti fermi ad
aiutarlo?
-Sai bene che mi è stato insegnato a disprezzare i
babbani… - sussurrò a bassa voce.
-Infatti. E’ proprio questo che intendo. Al contrario di te,
io sono cresciuto libero, nelle praterie del Nuovo Mondo. Mio padre era
lo sciamano della tribù, un mago buono e saggio. Alla tua
età ero già in grado di curare qualunque
creatura, sia essa uomo o animale. Per me è sempre stata una
cosa naturale. Ma tu dovrai procedere per gradi. Ecco il mio programma:
ti farò fare qualche esercizio innocuo, giusto per prendere
dimestichezza con la tua capacità di auto-guarirti. Poi
passeremo a qualcosa di facile, come curare un graffio ad
un’altra persona. Abbiamo un elfo particolarmente distratto
che si procura continuamente delle scottature, quando lavora ai
fornelli. Potrai esercitarti con lui.
Guardò di sfuggita il ragazzo, per sondare la sua reazione,
ma lo vide soltanto molto attento e interessato.
-…e poi, quando ti sentirai pronto ad affrontare qualcosa di
più impegnativo, potrai guarire tuo padre. Sarà
più facile incominciare con qualcuno che ami. Naturalmente,
in quell’occasione potrai scegliere di dire loro la
verità, se lo riterrai opportuno…
Draco rimase un minuto in silenzio, fissando il pavimento, assorto nei
propri pensieri.
Poi prese un lungo respiro e sollevò lo sguardo, puntando le
sue iridi color ghiaccio in quelle scurissime del suo mentore.
-D’accordo. Quando cominciamo?
(continua)
******************************************
Ci siamo avvicinando alla fine del flash back.
"Finalmente!" direte voi "non se ne poteva più!". Lo so,
è venuto un po' lungo, ma non ho trovato altro modo per
descrivere il cambiamento di Draco. Mi sembrava un po' troppo scontato
fargli spuntare l'aureola solo perché aveva scoperto di
essere diverso... non so, ditemi cosa ne pensate.
Intanto ringrazio chi ha avuto la pazienza di seguirmi fin qui e auguro
a tutti un felice 2010.
hai_chan! Presto il tuo Dracuccio scoprirà che il verde non
è soltanto il colore delle serpi... e gli
piacerà. Ihihih! Continua a commentare! Bac8lo
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Capitolo 9 *** Capitolo 10 ***
Buon 2010 a tutti!
Spero lo abbiate cominciato bene, così eccomi qui a tediarvi
con un altro capitolo, frutto dei miei vaneggiamenti.
In questo clima festivo siamo già abbastanza assediati
dall'attacco di dolciumi di ogni genere, e questo capitolo (almeno la
prima parte) tende ad incrementare pericolosamente il livello di
zuccheri, quindi... lettore avvisato mezzo salvato!
*********************************
Capitolo 10
C’è un proverbio che recita: “Tra il
dire e il fare c’è di mezzo il mare”.
Per Draco quel mare si rivelò più grande di mille
oceani.
Imparare a guarire sé stesso fu praticamente uno scherzo, ma
quando si trattò di farlo ad altre persone, nonostante fosse
armato di tutta la buona volontà di cui era capace, non
riuscì a curare nemmeno la puntura di uno spillo.
-Sbagli atteggiamento – ripeteva pazientemente Axhel
– Prova a “guardarlo”, magari ti
può aiutare…
-L’ho fatto! Ho visto che è una persona
eccezionale e ho desiderato aiutarlo, ma per quanto mi concentri, non
succede nulla! Perché non mi lasci provare con mio padre?
Forse con lui potrei capire cosa sto sbagliando…
-No, è troppo difficile. Il dolore che proveresti ti
bloccherebbe comunque, e sarebbe peggio. Devi incominciare con qualcosa
di meno traumatico.
Per tre mesi avevano provato.
Tutti gli abitanti della casa, Engill e Elfi, erano ormai suoi amici e
si erano prestati in vari modi, ma non era servito.
Axhel lo aveva portato più volte in un grande ospedale di
una città che non conosceva, dove potevano passare
inosservati, ma anche lì non c’erano stati
miglioramenti.
Dopo l’ennesima giornata passata a osservare il lavoro di
Axhel e a fare tentativi inutili, Draco stava camminando a testa bassa
verso il vicolo dal quale si sarebbero smaterializzati.
Sull’angolo incontrarono un altro Engill e Axhel si
fermò a parlare brevemente con lui.
Mentre aspettava, Draco sentì dei miagolii
provenire dal vicolo e si guardò intorno.
In un angolo, alcuni gatti soffiavano aggressivi contro un loro simile,
per scacciarlo. Il povero animale si allontanò di un
po’, ma poi si appiatti contro il muro, grattandosi
insistentemente un orecchio già tutto sanguinante. Aveva
anche la coda mozza, lunga sì e no la metà di
ciò che doveva essere in origine, ricordo di
chissà quale sfortunato incontro.
Il ragazzo si chinò verso di lui, allungando cautamente una
mano per accarezzarlo. Il poveretto doveva essere esausto
perché non provò neanche a scappare, ma si fece
soltanto piccolo piccolo.
-Ehi … guarda in che stato sei ridotto! Certo che come gatto
lasci un po’ a desiderare… non
c’è da stupirsi che ti abbiano cacciato. Sei
proprio come me… uno di questi giorni decideranno che come
Engill faccio schifo e mi butteranno fuori…
Lo raccolse con l’intenzione di aiutarlo come poteva,
pensando che al suo posto sarebbe stato grato a chiunque gli avesse
prestato un po’ di attenzione.
- Magari potremo farci compagnia…
Il micio si irrigidì, ma lo lasciò fare.
-Fammi vedere cos’hai qui – sussurrò
spostando cautamente le ciocche di peli intrisi di sangue rappreso.
-Deve essere proprio fastidioso, eh?
Un formicolio lo indusse a grattarsi distrattamente dietro
l’orecchio destro, ma subito dopo fu raggiunto da un dolore
pungente.
-Ahi! No, fa proprio male!
Solo quando si portò la mano davanti agli occhi e vide che
era insanguinata, si rese conto di ciò che stava succedendo.
Intanto il gatto aveva incominciato a sporgere insistentemente la
testolina in cerca di quel tocco portatore di sollievo.
-Draco, possiamo andare… - disse Axhel mentre lo raggiungeva
– Che cosa stai facendo?
Il ragazzo gli sorrise, per come poteva.
Teneva la testa piegata da un lato, l’occhio semichiuso e la
bocca storta in una smorfia sofferente, ma sorrideva.
-Guarda! – esclamò con una nota di sbalordita
felicità, mostrandogli l’animale tutto intento a
fare le fusa sotto le sue carezze. –Ha qualcosa
nell’orecchio, per questo se l’è quasi
staccato a furia di grattarlo… ahi!
-Per Metatron, ragazzo! Guarda come ti sei conciato! Hai sangue da
tutte le parti! Sarà meglio che ti porto a casa…
Si mise dietro le sue spalle e lo circondò con le braccia,
trascinandolo con sé nella smaterializzazione.
Appena raggiunto il caldo atrio della loro dimora, il gatto
balzò a terra, un po’ traballante, e
cominciò a trotterellare in giro, annusando furtivamente
ogni angolo.
-Tuvy! – chiamò Axhel e immediatamente
l’elfo si materializzò accanto a loro.
-Padroncino Draco! Che cosa ti è successo?
-Ce l’ho fatta, Tuvy! – esclamò
entusiasta, premendosi convulsamente il palmo della mano sul lato
insanguinato della testa – Ho capito come si fa! Ahi,
accidenti, che male!
-Ma è fantastico! Complimenti, padroncino!
-Tuvy, per favore – intervenne Axhel sbrigativo –
trova una sistemazione per il gatto e dagli da mangiare. Io intanto mi
occupo del nostro veterinario in erba…
Con un rapido movimento della bacchetta fece sparire le striature di
sangue dagli abiti e dalle mani di Draco, appellò una garza
per tamponare la ferita e poi lo sostenne accompagnandolo verso le
scale.
-Vieni, andiamo in camera tua. Intanto comincia a fare ciò
che sai…
-Sì, sì… lo sto facendo! –
replicò senza smettere di sorridere.
Una volta raggiunta la sua stanza, si sdraiò sul letto e si
rilassò per qualche minuto, respirando profondamente.
Axhel si sedette accanto a lui, aspettando pazientemente.
Poco per volta il dolore si fece meno intenso e la ferita
esterna cominciò a rimarginarsi.
Draco sospirò ed aprì gli occhi.
-Ha funzionato… Ci sono riuscito,
finalmente…
-Sì, sei stato bravo.
-Davvero? Tre mesi mi ci sono voluti… tre
mesi…
-Credimi Draco, sei stato bravo. Pensavo ci sarebbe voluto di
più. Sono molto soddisfatto.
-Allora devo proprio essere messo male… più di
quanto possa immaginare, vero?
-Lo eri, amico mio… lo eri.
Qualche giorno dopo, era l’inizio di aprile, Draco se ne
stava sdraiato di traverso sulla sua poltrona preferita, la testa su un
bracciolo e le gambe penzoloni sull’altro, in una di quelle
che Axhel chiamava “stanze per la meditazione”.
Erano calde e accoglienti, piuttosto grandi, ma suddivise in zone
più piccole da morbidi drappeggi semitrasparenti e arredate
con poltrone, cuscini e tappeti, dove ci si poteva appartare per
leggere, pensare o semplicemente riposare.
Nell’aria aleggiava sempre un sottilissimo profumo di incensi
ed essenze profumate, ed un incantesimo rendeva possibile
ascoltare musica senza che gli altri ne fossero disturbati.
All’inizio Draco aveva pensato che fosse una cosa quantomeno
ridicola, ma con il passare del tempo si era dovuto ricredere.
Nemmeno le lussuosissime stanze di villa Malfoy riuscivano ad
uguagliare quel piccolo angolo di mondo: un vero paradiso, un luogo in
cui riusciva a mettere a fuoco i suoi problemi e a recuperare
l’equilibrio, soprattutto dopo i continui, brucianti
fallimenti.
Quel pomeriggio era andato dai suoi genitori, per la prima volta dopo
il giorno di Natale, e aveva finalmente curato la frattura di suo
padre. Tuttavia non se l’era sentita di dire loro la
verità e si era limitato a rivelare di aver sviluppato il
potere di guarire.
La loro reazione era stata quella che si era aspettato.
Dopo qualche momento di preoccupazione per la sua stessa salute, si
erano dimostrati orgogliosi ed eccitati, e lo avevano incitato ad usare
al meglio il proprio potenziale.
Il “meglio” secondo i loro parametri, naturalmente.
Gli avevano consigliato di scegliere i pazienti in modo molto
selettivo, in base alla purezza del sangue e alla
disponibilità economica, e quando casualmente aveva
accennato al fatto che Axhel presto gli avrebbe permesso di affiancarlo
nelle sue incursioni nel mondo babbano, avevano cercato ardentemente di
dissuaderlo.
Se un tempo si era sentito positivamente spronato dal loro
atteggiamento, adesso lo sentiva come una zavorra che tentava di
frenarlo.
Passare quei mesi esclusivamente in compagnia degli altri Engill lo
aveva cambiato profondamente.
All’inizio aveva cercato razionalmente e quasi disperatamente
di adeguarsi al loro stile di vita, ma poco per volta si era reso conto
che qualcosa si agitava nel suo intimo e gli era sufficiente lasciarlo
emergere.
L’influenza che i suoi genitori esercitavano inevitabilmente
su di lui contrastava con ciò che sentiva nel profondo, per
questo si era rifugiato in quel luogo, con il suo nuovo amico.
Accarezzò delicatamente il gatto che se ne stava
acciambellato sul suo ventre. Lo aveva chiamato Dray, il nomignolo che
gli avevano affibbiato i suoi compagni di scuola, perché era
il primo essere con cui era riuscito ad identificarsi.
Il pelo nero, un po’ lungo, sempre
inspiegabilmente arruffato, e gli occhi di un verde
brillante, gli davano un’insistente sensazione di
dèjà vu che lo fece sorridere.
Ripensò ad altre iridi smeraldine, che si aprivano come
finestre su un mondo di luce davvero singolare, e ricordò il
monito di Axhel: aveva raggiunto i primi risultati, ma doveva ancora
fare i conti con alcuni aspetti della sua vita che, ne era certo, gli
avrebbero dato del filo da torcere.
(fine flash back)
-Axhel aveva ragione. Non è stato facile cambiare, ma
– Draco sorrise ammiccando – per un Malfoy, il
fallimento non è un’opzione.
Il trio aveva ascoltato il racconto con gli occhi sempre più
sgranati.
La prima a riprendersi fu Hermione.
-E i tuoi genitori? Sono ancora là?
Draco fece un respiro profondo e ruotò gli occhi in giro per
la stanza.
-Ah! I miei genitori…! Sì, sono ancora
là, ancora convinti che potrei trarre maggior vantaggio
dalla mia nuova posizione, che dedicarsi a elfi e babbani è
una perdita di tempo e di certo non è
un’occupazione degna dell’erede di una nobile e
antica famiglia purosangue.- scosse il capo con un sorriso triste
– Mi verrebbe da dire che non cambieranno mai, ma Axhel non
approverebbe.
-E… ci sarebbe ancora una domanda, a cui non sono riuscita a
dare una risposta. Che cosa sai degli antichi Engill? Silente aveva
detto a Harry che sono stati sterminati, ma in realtà tutte
le cronache si fermano al momento in cui incontrarono una congrega di
maghi oscuri…
Draco la fissò dritto negli occhi per qualche istante e poi
disse, con voce incolore:
-Alcuni di loro furono imprudenti e troppo fiduciosi nelle
proprie capacità. Contro il parere degli altri, vollero
affrontare la Magia Oscura, convinti che se l’avessero
studiata da vicino, se l’avessero capita, sarebbero riusciti
a sconfiggerla. Invece è stata la magia a cambiarli. Quando
si resero conto del pericolo che stavano correndo chiesero aiuto ai
loro fratelli, i quali accorsero e combatterono contro i maghi oscuri,
che li avevano raggirati e usati per i propri scopi. Li sconfissero, ma
era troppo tardi. Erano già riusciti a portare a termine la
trasformazione. Divennero creature delle tenebre e la loro
capacità di guarire si trasformò in
un’insaziabile sete di tutte quelle emozioni, come la
felicità, che non possono più provare.
A quelle parole Hermione si portò una mano alla bocca,
soffocando un singhiozzo, e gli occhi le si riempirono di lacrime.
Harry e Ron la guardarono preoccupati.
-Che cosa c’è, Herm?
- Cosa significa…?
La ragazza distolse lo sguardo da Draco, che adesso fissava il
pavimento con occhi lucidi, e si rivolse agli amici, con voce tremante:
-Non avete capito?
-Che cosa? – replicarono in coro i due.
-Gli antichi Engill non sono morti… sono stati trasformati
in…
-In cosa? – esclamarono impazienti.
-… in Dissennatori.
********************************************************
Grazie a tutti voi che avete sopportato anche questo decimo
aggiornamento!
hai_chan:
grazie! E' bello trovare sempre il tuo commento e spero che la storia
sia sempre di tuo gradimento.
invasata:
tesshora! Ma certo che sei perdonata! Sei troppo buona: magari proprio
perfetta questa storia non lo è, però spero che
continuerai a leggerla volentieri.
Al prossimo aggiornamento! ^_^
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Capitolo 10 *** Capitolo 11 ***
Capitolo 11
-Continuo a dire che non mi sembra affatto una buona idea,
‘Mione!
-Non essere sciocco, Ronald… non potrebbe avere una
compagnia migliore. Se la cosa può tranquillizzarti, una
volta sistemati i miei genitori, mi trasferirò
anch’io a Grimauld Place.
-Ah… pensavo avremmo passato l’estate insieme alla
Tana…
-Lo sai che non è sicuro! Se si venisse a sapere che Harry
è a casa tua, tuo padre e i tuoi fratelli potrebbero avere
dei problemi… è già abbastanza
difficile per loro in questo momento.
-Veramente io intendevo… - bofonchiò il rosso.
-Oh, basta, Ronald Weasley! – esclamò esasperata
la ragazza – Se nell’Ordine sono tutti convinti che
sia una buona soluzione, non vedo perché tu debba continuare
a dubitarne!
Ron le lanciò un’occhiatina di traverso, un
po’ sollevato e un po’ triste per il fatto che la
ragazza non avesse inteso che si stava riferendo a lei.
Harry ascoltava in silenzio il battibecco, trascinando il proprio baule
lungo i corridoi del castello, verso l’uscita. Anche lui
avrebbe preferito trasferirsi dai Weasley, ma in fondo era sempre
meglio passare l’estate chiuso nella casa di Sirius insieme a
Malfoy, piuttosto che in quella degli zii.
I suoi pensieri furono bruscamente interrotti da una piccola mano
fredda e ossuta, che artigliò con forza il suo braccio.
-Proprio tu, ragazzo! Proprio tu… - esclamò la
professoressa Cooman protendendo il proprio viso verso quello di Harry
e osservandolo con aria spiritata, gli occhi abnormemente ingranditi
dalle spesse lenti – Sì, proprio tu… ti
vedo…!
-Sì, professoressa Cooman – rispose paziente, ma
senza riuscire a nascondere una certa divertita ironia – sono
qui davanti a lei…
-E anche tu! – continuò, afferrando nello stesso
modo uno stupito Draco, che li aveva raggiunti in quel momento
– Voi due, oh… una cosa prodigiosa!
I due ragazzi si guardarono in silenzio, poi tornarono a fissare
preoccupati l’insegnante.
-… l’ho visto chiaramente! Voi due, qui a
Horgwarts… e la più grande veggente che il mondo
magico abbia mai conosciuto, più grande persino della mia
pro-pro-pro zia Cassandra. Una strega potente, - continuò,
abbassando il tono, con lo sguardo perso nel vuoto - ma solo a
metà… sì, sì!... solo a
metà…
Harry e Draco si liberarono gentilmente dalla sua stretta e ripresero a
camminare, lasciandola in mezzo al corridoio, intenta ad annuire con
fervore e a mormorare tra sé.
-Secondo voi cosa voleva dire?
Draco si strinse nelle spalle.
-Magari intendeva una mezza Veela – azzardò Ron,
con sguardo sognante e un vago sorriso – come le cugine di
Fleur…
Fu prontamente riportato alla realtà da un colpo ben
assestato sulla testa con una copia dell’ultimo numero del
Cavillo, che Hermione teneva arrotolato in mano.
-Non dire sciocchezze, Ronald… e poi non è di
sicuro lo spirito profetico a parlare attraverso la bocca della
professoressa Cooman – disse la ragazza, sventolandosi il
giornale sotto il naso.
Tutti sorrisero e Draco raggiunse Blaise, pochi passi più
avanti.
Il trio si era sistemato in uno scompartimento vuoto.
Appena il treno si mosse, Draco si affacciò alla porta, con
aria mesta.
-Vi dispiace se mi siedo qui? Ero di là –
indicò con la testa verso la sua destra – con
Blaise e Neville, ma non mi piace fare il terzo
incomodo…
-Certo che no! Siediti. – lo invitò Hermione con
un sorriso a sessantaquattro denti, assestando con grazia una gomitata
nelle costole di Ron, il quale stava per rispondere altrimenti.
Il rosso emise uno sbuffo e rinunciò a porre la propria
obiezione, limitandosi a fissare in cagnesco il nuovo arrivato.
Draco si lasciò cadere sul sedile, accanto alla porta,
rivolgendo ad ognuno un sorriso enigmatico, ed accolse con una carezza
il gatto nero che gli era saltato in grembo.
-Oh! Ma eccolo qui! – cinguettò Hermione,
grattando il mento dell’animale – Ma come sei
carino, piccolo Dray!
Il micio le rispose facendo le fusa, ma allo stesso tempo lanciando
occhiate preoccupate verso l’alto, da dove Grattastinchi, nel
portino incastrato sul portabagagli, lo osservava con occhi
tutt’altro che amichevoli.
Ron alzò gli occhi al soffitto e poi decise di dedicare la
sua attenzione al panorama che sfrecciava sempre più veloce
fuori dal finestrino.
Harry intanto osservava la scena ostentando un certo distacco.
Non voleva essere sgarbato, ma non intendeva di certo mostrare tutta la
fiducia e la disponibilità della sua amica.
Malfoy doveva sapere che, se mai avesse avuto in mente qualche brutto
tiro, non li avrebbe trovati impreparati.
Per fortuna il carrello non tardò ad arrivare.
Harry si alzò e si sporse dalla porta per fare la sua
ordinazione.
-Tre zuccotti… tre succhi di zucca… queste
cioccorane – ne prese una manciata –
…delle liquirizie…
Mentre aspettava che la signora infilasse tutto in un sacchetto e
facesse il conto, lo sguardo gli cadde al suo fianco, dove Draco sedeva
apparentemente indifferente, ma lanciando ripetute e rapide occhiate
alle leccornie stipate nei ripiani.
Preso da un impulso improvviso, tipicamente Grifondoro, Harry si
voltò verso la gentile vecchietta:
-Scusi, mi sono sbagliato… quattro zuccotti e quattro
succhi… e aggiunga anche questi.
Aveva ben chiara in mente l‘immagine del biondino intento a
mangiare un’intera confezione di Scarafaggi a Grappolo,
lanciandoli in aria uno ad uno e afferrandoli al volo con la bocca. Non
aveva potuto fare a meno di continuare a guardarlo di soppiatto,
colpito dalla sua abilità – non ne aveva lasciato
cadere nemmeno uno – e dall’espressione beata che
si dipingeva sul suo volto ogni qualvolta mordeva un nuovo pezzo di
dolce.
Rientrò nello scompartimento con le mani piene e
iniziò la distribuzione.
-…questo a te… e questo è tuo.
– concluse con semplicità, allungando a Draco uno
zuccotto, un succo e gli Scarafaggi.- Vuoi anche una cioccorana? Ce ne
sono per tutti…
Il Serpeverde non nascose un attimo di sorpresa, ma poi si
limitò a fissarlo con occhi di ghiaccio.
-Ehi, non vorrai lasciarmi qui tutto il giorno! –
protestò Harry, le mani protese ad offrirgli i dolci.
-No, grazie… - e si voltò a guardare fuori, oltre
i finestrini del corridoio.
- Che c’è… non ti piacciono gli
zuccotti? O l’orgoglio Malfoy ti impedisce di accettare
qualcosa da un Mezzosangue come me…?
Harry capì di averlo colpito sul vivo, perché
Draco si girò di scatto, fulminandolo con lo sguardo
arrogante a cui tutti erano abituati.
Fu però questione di un istante.
-No… è solo che… - abbassò
il capo e lo scosse in segno di diniego - …non è
necessario, grazie…
-Mh… Non vorrai restare a stomaco vuoto fino a Londra,
vero?- intervenne Hermione con la bocca già piena di
zuccotto di zucca – E poi è una tradizione,
ormai… Sul treno offre lui…
-Già… prima di venire a Hogwarts non avevo
nessuno a cui offrire qualcosa… non avevo nemmeno niente da
offrire, a dire la verità…
Draco lo fissò ancora un momento e poi prese ciò
che l’altro gli porgeva.
-Grazie…
Mangiò in silenzio, lentamente e stranamente assorto. Poi
aprì la confezione di Scarafaggi con un luccichio nello
sguardo, ne prese uno, ma prima di infilarselo in bocca, sporse
timidamente la scatola per offrirne agli altri.
Harry e Hermione si servirono e ringraziarono.
Ron stava per rifiutare sdegnosamente, ma la ragazza fu più
veloce. Ne afferrò uno e glielo infilò in bocca,
prima che potesse parlare.
-Assaggiane uno, Ron! Sono buonissimi!
Il rosso non poté fare altro che masticare e assentire.
In quel momento i due prefetti di Corvonero aprirono la porta dello
scompartimento.
-Tocca a voi, Grifondoro. Noi abbiamo finito il nostro turno.
-Già… sto morendo di fame!
E se ne andarono, lanciando occhiate incuriosite a Draco.
-… dì, hai visto? – mormorò
uno, mentre si allontanavano.
-Sì… da non credere…!
Hermione raccolse i rimasugli del suo spuntino e di quello di Ron, li
infilò nel sacchetto vuoto e si alzò.
-Scusate… è il nostro turno di sorveglianza.
Andiamo, Ron…
-Arrivo… - rispose il ragazzo agguantando
un’ultima cioccorana.
Si chiuse la porta alle spalle, lasciando Harry e Draco da soli.
Il silenzio cadde nello scompartimento, rotto soltanto dal gorgogliare
delle ultime gocce di succo che Harry stava cercando di aspirare con la
cannuccia.
Il Prescelto posò il bicchiere e cominciò ad
interessarsi intensamente al paesaggio.
Draco rimase per parecchio tempo nel suo angolo accanto alla porta, gli
occhi bassi sul gatto che ormai dormiva della grossa, giocando con le
dita tra i ciuffi di pelo arruffato.
Poi, lentamente, cercando di non farlo cadere, scivolò sul
sedile fino a raggiungere il finestrino.
Senza una parola sporse a Harry la scatola di Scarafaggi a Grappolo, il
quale rifiutò con un cenno del capo.
-Grazie, ma ne ho abbastanza… - e tornò a
guardare fuori.
Draco posò la scatola accanto a sé e, senza
alzare lo sguardo, esordì esitante:
-Senti, Potter… visto che dovremo passare l’estate
insieme, forse potremmo… non so, magari…
-Non preoccuparti – lo interruppe nervosamente – la
casa è grande e non dovremo per forza stare insieme tutto il
tempo.
-Certo… ma quello che volevo dire è che,
insomma… - sbuffò impaziente – Senti,
non è facile per me…
-Non fai che ripeterlo, Malfoy! Beh, ho una notizia: non è
facile neanche per me. Non lo è per nessuno, di questi
tempi, quindi non pensare di essere speciale.
-Io non penso di essere speciale! – si ribellò il
biondo – Ma sta di fatto che non c’è
nessun altro nella mia situazione, nessuno che possa capire cosa sto
passando e che possa dirmi cosa devo fare!
-Bene, allora siamo in due! – esclamò di getto
l’altro.
Per la prima volta da quando erano rimasti soli, si guardarono negli
occhi, ma tacquero e tornarono ad impegnarsi ciascuno nella propria
occupazione.
I minuti scorrevano e Harry sentiva crescere la rabbia.
Una volta sapeva esattamente come comportarsi con Draco. Si sarebbero
insultati, magari sarebbero anche passati alle mani e poi ognuno
avrebbe proseguito per la propria strada.
Adesso invece non sapeva cosa fare con quel ragazzo dai capelli dorati,
lunghi e disordinati, e dallo sguardo mite e un po’ perso.
Nei giorni passati, di tanto in tanto, aveva ancora visto emergere il
vecchio Malfoy, sicuro di sé, arrogante e sarcastico, ma le
occasioni si erano fatte sempre più rare, e Harry non sapeva
proprio che cosa pensare.
-Senti Malfoy… - esclamò, quando raggiunse il
limite – Non puoi pensare di arrivare un bel giorno, con una
storia a dir poco assurda, e pretendere che tutti ti credano e si
dimentichino del passato!
-Ah… è questo, dunque… -
annuì l’altro con un sorriso triste –
Beh… non posso cambiare il passato…
Harry sbuffò, scosse la testa e tornò a guardare
fuori dal finestrino.
-Che cosa vuoi che ti dica, Potter? – sbottò
Draco, facendo sobbalzare il gatto, che lo guardò con gli
occhioni socchiusi, ancora assonnato – Vuoi che ti dica che
mi dispiace? Beh, è così! Mi dispiace, ma non ci
posso fare niente!
Harry socchiuse le palpebre e lo fissò con aria di sfida.
-Potresti spiegarmi una cosa… Perché, se sei
davvero ciò che dici di essere, ti sei sempre comportato con
tutti in modo così… così… ?
- aggrottò la fronte e strinse le labbra, come se dovesse
fare uno sforzo per trovare la parola adatta.
-… malvagio…? – sussurrò
Draco, abbassando il capo.
Harry spalancò gli occhi ed alzò le sopracciglia.
-No… - si schiarì la gola - veramente stavo per
dire… stronzo.
Draco alzò su di lui le iridi chiare e cominciò a
ridacchiare.
-Ah… sì… stronzo è la
parola più appropriata, immagino. Nessuno mi ha mai fatto
questa domanda, ma io me lo sono chiesto tante volte, sai? E…
-E…?
Tornò serio, e in qualche modo, un po' malinconico.
-Non lo so. Davvero... mentirei se cercassi di inventarmi una scusa
qualunque. Posso soltanto dire che... non lo so.
**********************
O____________O Ragazze! Sono davvero stupita per il successo dello
scorso capitolo! Non me lo sarei mai immaginata! Grazie!!!
Grazie come sempre a tutti coloro che leggono soltanto, e un grazie
particolare a:
(in ordine cronologico, per non fare ingiustizie!)
StrixOfNebula:
che piacere vedere il tuo commento! Spero che i prossimi capitoli non
ti deluderanno e che vorrai ancora dirmi la tua.
hay_chan:
sono contenta che anche la prima parte sia piaciuta. Temevo fosse un
po' troppo sdolcinata, ma cosa posso farci: io adoro i gatti! Grazie
per i tuoi puntualissimi commenti, non sai quanto mi fanno piacere!
Clara111294:
E' bello scoprire di avere nuove lettrici. Temo che con i prossimi
capitoli, inevitabilmente, il personaggio di Draco diventerà
sempre più OOC, ma sto cercando di fare in modo che mantenga
sempre una certa sfumatura... Malfoy!
123babydevil123:
Grazie per i complimenti! Continua a seguire e a commentare: ogni
intervento è sempre gradito!
invasata:
Tesshora! Come potrei dimenticarmi di te? Lo so che ci sei, e anche se
non mi copri sempre di complimenti, va bene lo stesso. Basta che
scrivi: "ci sono, ho letto, voglio leggere il seguito", così
non mi passa la voglia di scrivere!
Bac8ni a tutte, e auguri per domani! hihihi!!! XDDDDD
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 12 ***
Capitolo 12
La vita a Grimauld Place era più monotona di quanto Harry
ricordasse.
Dopo i primi giorni, spesi a sistemarsi e ravvivati da frequenti
visite, il tempo prese a scorrere come al rallentatore.
Anche le riunioni dell’Ordine, alle quali, per altro, non
sempre era ammesso, si fecero più rare, tanto che persino
una fugace apparizione di Piton fu accolta dal ragazzo come un
piacevole diversivo.
Era passata la mezzanotte e Harry era già a letto.
Nel dormiveglia sentì un tonfo sordo e un tramestio
provenire da uno dei piani sottostanti.
Aprì gli occhi e afferrò la bacchetta, prima
ancora di essere del tutto sveglio, ma quando uscì sul
pianerottolo e guardò giù, nella tromba delle
scale, si rese conto di essersi allarmato per nulla.
Capitava con una certa frequenza che membri dell’Ordine, e a
volte anche degli Auror, venissero portati lì a tutte le ore
del giorno e della notte per essere aiutati da Draco.
Nessuno faceva domande.
I feriti erano quasi sempre in stato di incoscienza, gli accompagnatori
aspettavano in disparte e Draco si occupava di tutti allo stesso modo,
senza neanche chiederne il nome.
Quella sera, però, il professor Piton arrivò da
solo.
Era la seconda volta, da quando era finita la scuola, che il loro
insegnante si presentava malconcio, e quella sera lo era in modo
particolare.
Draco uscì dalla sua stanza mentre Harry stava ancora
guardando oltre la balaustra.
-Che succede?
-Mi sembra sia Piton…
-Sì, ma… per Merlino, è caduto! Non
vedi che è steso a terra?
Detto quello, Draco si precipitò giù per le
scale, scalzo e con indosso soltanto una maglietta e i pantaloni del
pigiama.
Harry lo seguì, più per curiosità che
per sincera preoccupazione.
Il professore si era accasciato sui primi gradini, evidentemente dopo
aver tentato di salire ai piani superiori.
-Aiutami a portarlo nel salotto… lo stenderemo sul divano.
Harry obbedì senza obiettare e insieme lo trascinarono per
qualche metro.
-Aspetta… così non va. – disse Draco,
fermandosi e inginocchiandosi a fianco dell’uomo, per
passargli una mano sulla fronte ed osservarlo con apprensione
– Non ho preso la bacchetta… Potter, pensi di
riuscire a farlo levitare fino di là?
-Ma certo! Scostati…
Quando finalmente Piton fu sistemato sul divano, Draco gli
sbottonò la casacca e la camicia, scoprendone il busto e le
spalle costellati di ferite che sembravano grandi scottature di
sigaretta.
-Ma… sono segni di Cruciatus…?
-Sì, Potter… non mi dirai che non ne avevi mai
visti prima…
-Evita il sarcasmo, Malfoy. La gente che frequento io non è
solita cambiarsi simili gesti di affetto.
-…sei fortunato… - mormorò
sussultando, mentre una delle ustioni scompariva dal petto del mago,
lasciando la pelle integra e diafana, come se nulla fosse successo.
La scena si ripetè più volte, finché
Draco non si abbandonò su una poltrona, con gli occhi chiusi
ed un leggero tremito delle mani.
-Tra poco dovrebbe riprendersi… - sussurrò con
voce stanca – Puoi procurarci dell’acqua da
bere… per favore…?
-Sì… sì, certo!
Harry si precipitò in cucina e fece un gran fracasso,
facendo cadere delle stoviglie mentre cercava una caraffa.
-Il padrone ha bisogno di qualcosa? – bofonchiò
Kreacher assonnato, uscendo dall’armadio che gli serviva da
letto.
-Scusa se ti ho svegliato, Kreacher… ho solo bisogno di un
po’ d’acqua per Draco…
-Ah… il signorino Draco ha un altro paziente? Ci penso io,
se il padrone permette. So di cosa ha bisogno.
-Grazie, Kreacher…
Harry si avviò stancamente su per le scale e quando
arrivò nel salotto, l’elfo era già
lì con un vassoio, bicchieri, caraffa piena
d’acqua e un botticino di cui Harry ignorava il contenuto.
-Forse hanno freddo… posso portare loro delle coperte,
padrone?
-Oh… hai ragione! Sì, porta delle coperte, per
favore.
Un paio di minuti dopo l’elfo era già di ritorno e
stava coprendo Draco con un soffice plaid.
Harry fece lo stesso con Piton, ma a quel tocco leggero il mago si
svegliò e si mise subito seduto.
-Potter… - disse Piton con voce neutra, abbottonandosi la
camicia – grazie per le sue premure, ma non sono necessarie.
Prese il bicchiere d’acqua che Kreacher gli stava offrendo,
ci lasciò cadere dentro alcune gocce della pozione contenuta
nella bottiglietta e bevve tutto d’un fiato.
-Grazie… ora devo andare. – dichiarò
alzandosi – Potter, sei in grado di occuparti di Malfoy?
-Io… non… cosa devo fare?
-Non importa. Per qualunque cosa, rivolgiti al tuo elfo. Lui
saprà sicuramente cosa fare.
Detto questo, Piton si gettò il mantello sulle spalle ed
uscì dalla stanza e dalla casa.
-Kreacher… che cosa dovrei fare secondo te? Magari portarlo
a letto?
-No… - mormorò Draco a occhi chiusi –
tra poco sarò in grado di salire con le mie
gambe… dammi soltanto qualche altro minuto…
-Va bene… puoi andare Kreacher, resto io qui con lui.
-Sì, padrone.
L’elfo si inchinò e scomparve.
Harry raccolse la coperta che Piton aveva lasciato sul divano e se la
avvolse intorno alle spalle.
Poi si sedette ed aspettò.
Draco se ne stava accoccolato nella poltrona, gli occhi chiusi e il
respiro lento, ma Harry sapeva che non stava dormendo.
Rimase a contemplarlo:
aveva di nuovo quello strano colorito azzurrino e un'espressione di
stanco sollievo dipinta sul volto.
Stava quasi per cedere al sonno quando finalmente
lo vide aprire gli occhi ed accennare un sorriso.
-Ti dispiace passarmi il bicchiere?
-Devo metterci anche la pozione?
-No… quella serviva a Piton per rimettersi in piedi in
fretta. Io preferisco dormire per il resto della notte.
Accennò ad alzarsi ed Harry, d’istinto, si sporse
per sostenerlo.
-Grazie… torniamocene a letto, adesso.
Salirono lentamente le scale.
-Secondo te che cosa è successo a Piton?
-Il Signore Oscuro lo aveva incaricato di scoprire dove ci troviamo, i
miei genitori ed io… Evidentemente lo ha deluso.
-Stai dicendo che… Piton ha subito tutte quelle Cruciatus
per proteggervi? Stai scherzando, vero? Non ci posso credere!
Dev’esserci un’altra spiegazione…
-Tu pensi che soltanto i Grifondoro siano capaci di atti di coraggio?
… o di dimostrare la loro lealtà? –
chiese Draco con una nota amara nella voce – Io so che Piton
non mancherebbe mai ad un impegno, nel bene o nel male.
Harry non fece altre domande. Lo accompagnò fin dentro alla
sua stanza e lo aiutò a stendersi e a coprirsi.
-Grazie…
-Tutto bene, Malfoy? Hai bisogno di qualcos’altro?
-No, sto bene… torna a dormire, è tardi.
-Va bene… Buona notte.
-‘notte…
Arrivato sulla porta, Harry si voltò.
-Ma perché lo fai? Posso capire che tu ti senta in debito
verso Piton, ma ti riduci così quasi tutti i giorni
…
-Beh, non proprio così… questa sera, Piton era
proprio messo male…
-Ma potrebbero tranquillamente venire curati tutti quanti al San Mungo
ed essere in piedi nel giro di una settimana, a dir tanto…
-Se li portano qui è perché non devono essere
visti, oppure perché hanno bisogno di loro. In questo modo
possono tornare subito al lavoro. – rispose con un
sorriso stanco – Credimi, preferirei di gran lunga poterne
fare a meno, ma è l’unico contributo che posso
dare… dovrei tirarmi indietro?
Harry si sentì ancora più inutile e frustrato.
Uscì dalla stanza spegnendo la luce e tornò nel
suo letto, ma impiegò parecchio tempo a riprendere sonno.
In quei giorni arrivò anche Hermione, un po’
triste per aver dovuto sottoporre i genitori ad un incantesimo di
memoria, nel tentativo di metterli al sicuro da eventuali incursioni
dei Mangiamorte.
La ragazza si mise subito al lavoro nell’antica biblioteca
della famiglia Black, alla ricerca di informazioni sugli oggetti che
secondo il professor Silente, potevano essere stati usati da Voldemort
come Horcroux, e sui luoghi in cui avrebbe potuto nasconderli.
Insieme a lei arrivò anche Grattastinchi, che
adocchiò subito Dray, il quale, intuendo il pericolo, si
diede alla fuga e venne inseguito per tutta la casa, finché
non riuscì a raggiungere il rifugio più sicuro:
il grembo del suo amico Draco.
-Calma, piccolo… - gli parlò accarezzandolo
affettuosamente, mentre il micio soffiava tutto il suo disappunto verso
il nuovo venuto – tranquillo… adesso vediamo di
addomesticare questo attaccabrighe.
Detto questo lo posò sullo schienale della poltrona,
abbastanza in alto da sentirsi al sicuro.
-Vieni un po’ qui tu…
Si accovacciò e guardò il gattone dritto negli
occhi. Da quando era entrato nel salotto, aveva perso ogni interesse
per Dray e aveva incominciato a muoversi avanti e indietro, agitando
nervosamente la coda, i grandi occhi gialli fissi sul ragazzo.
-Sei un mezzo Kneazle(*), vero? Cosa ne diresti di smettere
quell’aria da bullo e cercare di fare amicizia?
Allungò una mano e aspettò.
Grattastinchi, ancora un po’ diffidente, si
avvicinò piano e l’annusò, poi sporse
la testa per appropriarsi di una carezza.
-Bravo, cucciolone! Così mi piaci.
Poco dopo Hermione entro nella stanza con le braccia cariche di libri e
trovò il suo gatto sdraiato a terra, comodamente appoggiato
a una gamba di Draco e intento a farsi la toeletta.
Dray, invece, era ancora appollaiato sullo schienale, il muso a pochi
centimetri dalla testa di Draco, le zampine morbidamente
piegate sotto il petto e gli occhi socchiusi in un sorriso felino.(**)
-Questa sì che è una novità! Temevo
che avremmo avuto dei problemi con due gatti nella stessa casa.
Grattastinchi ha un caratterino!
-E’ un mezzo Kneazle, lo sapevi?
-Dici davvero? Questo spiega molte cose…
-Certo, soprattutto il suo caratterino… e anche il fatto che
una volta mi ha seguito per un bel pezzo lungo i corridoi della scuola.
Non capivo cosa volesse.
Hermione lanciò ancora uno sguardo soddisfatto al suo gatto
e posò la pila di libri su un tavolino.
-Questi due sono per te.
Draco guardò con sospetto i volumi che la ragazza
gli stava porgendo.
-Ehm… senti Herm, non è che non voglio
collaborare, ma devo recuperare un intero semestre entro
l’autunno…
-Per questo ho scelto delle letture leggere. Quando sei stanco di
studiare puoi unire l’utile al dilettevole… questi
invece sono per Harry.
Draco scoppiò a ridere.
-Stai scherzando, vero? Potter non leggerebbe tutta quella roba nemmeno
se ne andasse della sua vita!
-Beh, direi che più o meno è così.
Comunque è talmente annoiato che accetterà di
farlo, vedrai…
-Se lo dici tu… - ridacchiò ancora il ragazzo,
tornando al suo libro di Trasfigurazione e accarezzando distrattamente
il musetto del suo gatto.
-… e guarda qua! Ho trovato nientemeno che una mappa della
Gringott. E’ molto vecchia, ma dubito che i sotterranei
abbiano subito molte modifiche, nel corso dei secoli… e sono
sicura che noi-sappiamo-chi non può non averla
presa in considerazione. Tutto sommato non c’è
luogo più sicuro!
Draco la guardò si sottecchi per qualche secondo, ma non
disse nulla.
***
Note:
(*)I Kneazle sono del tutto simili ai gatti, con i quali possono anche
riprodursi, ma sono creature magiche. Sanno riconoscere i maghi che
usano incantesimi per camuffarsi, gli Animagus e, a quanto
pare, anche gli Engill.(v. Animali Fantastici:Dove Trovarli, di N.
Scamandro, p.25 e Wikipedia alla voce Creature Magiche.)
(**)per chi non avesse dimestichezza con i gatti, pare che quel tipico
modo di socchiudere gli occhi esprima un certo senso di
tranquillità e soddisfazione. In pratica corrisponde ad un
piccolo sorriso.
****************************************
Lo so… è un altro capitolo di transizione, ma mi
è piaciuto scriverlo e spero che vi siate divertite almeno
un po’ a leggerlo. Comunque sappiate che dal prossimo
capitolo qualcosa si muoverà… ihihihi!
Un grazie grande grande a hay_chan
e invasata,
e anche a 123babydevil123,
Clara111294,
StrixOfNebula,
Akatsuki per
i vostri commenti. E' bello sapere cosa ne pensate.
Scusate se questa volta non rispondo a ciascuna singolarmente, ma
volendo postare entro questa sera non ne ho avuto il tempo.
E naturalmente grazie a chi continua a leggere!
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 13 ***
Capitolo 13
In una calda mattinata di inizio luglio, Harry entrò nel
salotto del pianterreno, sperando di poter passare un po’ di
tempo con una lettura più leggera di
“Oggetti Magici nella Storia”, ed esitò
un momento sulla soglia quando vide che qualcuno lo aveva preceduto.
-Malfoy…
-Ciao, Potter! Non ti dispiace se mi sono sistemato qui…
questa poltrona è molto comoda.
-…figurati…
Non aveva intenzione di sentirsi a disagio in casa sua –
già, perché adesso quella era casa sua, a tutti
gli effetti – e certo non a causa di un Malfoy, quindi si
buttò sul divano e aprì il libro che si era
portato appresso, cercando di ignorare la presenza dell’altro.
Lesse e rilesse le prime righe, ma non riusciva a concentrarsi. Il suo
sguardo veniva continuamente attratto dal Serpeverde.
Ancora non riusciva a capacitarsi che quello fosse lo stesso Malfoy che
lo aveva tormentato per tutti quegli anni, il figlio di uno dei
più temuti Mangiamorte, candidato a seguire con successo le
orme del padre.
Invece eccolo lì, seduto di traverso, un gomito appoggiato
ad un bracciolo e una gamba sull’altro, tutto concentrato su
un libro – era il loro testo di Incantesimi? – con
la fronte corrugata e le labbra sottili appena un po’
arricciate, il volto parzialmente mascherato da una sottile cortina di
fili dorati.
-Problemi con Incantesimi, Malfoy? – disse cercando di
mettere quanto più sarcasmo gli fosse possibile.
L’altro non sembrò cogliere la provocazione, o non
volle, e gli rivolse un sorriso innocente.
-Già… ho parecchio da recuperare, e se non prendo
questo M.A.G.O. non posso sperare di entrare come pozionista al
S.Mungo…
-Pozionista? – esclamò Harry, con uno sbuffo di
sorpresa – Pensavo che avessi davanti una brillante carriera
al Ministero, o che, come minimo, mirassi a diventare Direttore del
S.Mungo…
Draco ridacchiò silenziosamente.
-Sembrava tutto prestabilito, vero? In effetti avevo pensato di
iscrivermi a Medimagia, mi sembrava la strada giusta a questo punto, ma
me l’hanno sconsigliato: sarei troppo esposto, e
difficilmente riuscirei a conservare l’anonimato. Meglio
mantenere un basso profilo…
Harry lo guardò come se gli avesse appena detto di voler
fare il clown in un circo.
Un Malfoy che diceva di voler mantenere un “basso
profilo” non era cosa da tutti i giorni.
Tornarono entrambi alle loro letture, ma dopo pochi minuti Draco
sbuffò sonoramente.
-Che c’è, Malfoy?
-E’ questo incantesimo… non riuscirò
mai a capirlo!
-Vuoi… - Harry si mise seduto, esitò, ma non
riuscì a trattenersi - …vuoi che gli do
un’occhiata?
Draco gli lanciò una sbirciata furtiva, guardò di
nuovo il libro, poi si alzò deciso e andò a
sistemarsi al suo fianco.
Ne discussero a lungo e Draco provò a metterlo in pratica.
Al contrario di Harry, era già maggiorenne e poteva usare la
bacchetta anche al di fuori della scuola. Dopo pochi tentativi
riuscì alla perfezione.
-Ehi, grazie Potter! – esclamò sinceramente
soddisfatto.
-Non c’è di che… - rispose Harry,
domandandosi se non stesse sognando.
-Non vorrei frenare il tuo entusiasmo, Malfoy, ma sei parecchio
indietro, sai? Dovrai studiare tutta l’estate per
recuperare…
-Lo so.
-Posso chiederti perché non sei tornato prima? Voglio
dire… quando hai imparato ciò che
dovevi…
-Oh… ma c’è molto altro! Guarire le
malattie fisiche è la cosa più semplice.
-Davvero? Non si direbbe, da quello che hai raccontato.
-Solo perché avevo delle lacune enormi… - lo
guardò con un sorriso triste – Comunque ho fatto
qualche altro piccolo progresso: ho imparato anche a sciogliere le
tensioni e il malumore. Lo so che non è granché,
ma... - aggiunse con una nota di orgoglio - mi sono
esercitato così tanto che adesso mi viene spontaneo!
-Ah! Ecco…
-Ecco… che cosa?
-Ne parlavamo proprio ieri. Hermione dice che quando entri in una
stanza, tutti sembrano diventare più contenti.
Poi aggiunse distrattamente: - Lei ti trova molto
interessante… ma non in quel senso!
Cioè… volevo dire…
Draco rise di cuore.
-Lo so, tranquillo! So cosa vuoi dire. Granger è
molto… ricettiva. Invece mi sembra che il tuo amico Weasley
non la pensi allo stesso modo.
-E’ solo un po’ diffidente… ma
è un bravo ragazzo, sai? Un buon amico, uno di cui ci si
può fidare…
-Sì, lo so. E’ un tipo semplice, ed è
molto… “sano”, se capisci cosa intendo.
E non sto parlando di salute fisica.
-Suppongo che questo dovrebbe essere un
complimento… - commentò Harry, con una
smorfia sarcastica.
Draco fece spallucce.
-E’ solo una constatazione. Con la famiglia che si ritrova,
mi stupirei del contrario. I Weasley sono tutti molto sani.
Harry lo osservò sconcertato, ma si rese conto che
non stava affatto facendo dell’ironia.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi Harry aggiunse:
-Comunque Hermione ha ragione.
-A proposito di cosa?
- Si sta bene vicino a te…
Adesso fu Draco a guardarlo sbalordito.
-Beh… grazie! E’ la prima volta che qualcuno mi
dice una cosa del genere…
Harry fece spallucce.
-E’ soltanto una constatazione.
Per stemperare l’imbarazzo, entrambi erano tornati ai libri,
ma poco dopo furono interrotti dall’irruzione di Hermione,
che sventolava la Gazzetta del Profeta.
-Guardate un po’ qua!
Si sistemò a fianco di Draco, appoggiandosi alla sua spalla,
mentre i due ragazzi leggevano il titolo.
“Il Ministero ha emanato un nuovo decreto, volto a
indagare sull’appropriazione illecita di poteri magici da
parte di Babbani”
-Ma è assurdo! – esclamarono in coro i due ragazzi.
-Sì, certo, ma non è quello che volevo farvi
notare. Guardate la foto…
Al centro della pagina, Dolores Umbridge si pavoneggiava in una delle
sue caratteristiche “mise” rosa confetto.
-E allora? Lo sappiamo che c’è sempre lei dietro
tutte queste manovre…
-No!No! – esclamò la ragazza spazientita
– Guardate cosa porta al collo!
I due avvicinarono la pagina al viso per vedere meglio, e finalmente
capirono.
Il pendente che la Umbridge indossava non era altro che il medaglione
di Serpeverde, identico a quello fasullo che era costato tanta
sofferenza al professor Silente, poche settimane prima.
-Per Merlino, Hermione… sei incredibile! Come hai fatto a
notarlo?
-Non sono stata io… avevo appoggiato il giornale sul tavolo,
giù in cucina, e sento Kreacher piagnucolare e imprecare,
fissando la pagina. Non riuscivo a capire che cosa gli fosse preso, ma
ho visto che guardava la foto e diceva cose come “dannati
ladri… il medaglione del mio povero
padrone…” e cose di questo genere. Non sono
riuscita a cavargli altre informazioni, perché con me non
parla, ma adesso sappiamo dove si trova!
-Sì, è fantastico! Ma, per Merlino, proprio in
mano a quella megera doveva finire! E come diamine avrà
fatto a impossessarsene? Chi potrebbe conoscere che si chiama R.A.B.?
-Scoprirlo sarà il tuo compito, Harry, visto che non puoi
uscire di qua, – dichiarò la ragazza con
l’espressione di chi ha già organizzato tutto
– mentre io sentirò il professor Silente. Lui
avrà di sicuro qualche idea…
-E cosa pensi che potrei scoprire, visto che, come mi hai fatto notare,
sono bloccato qui senza poter usare la magia?
Hermione si era già alzata, per dirigersi verso il camino, e
si voltò verso Draco con uno sbuffo e lo sguardo implorante.
-Spiegaglielo tu, per favore. Io vado.
La guardarono sparire tra le fiamme verdi, poi Harry si rivolse
riluttante al biondo.
-Cos’è che mi sono perso?
Draco rise sommessamente, scuotendo il capo e guardandolo con
condiscendenza.
-Ah… Harry! Non hai un briciolo di malizia, vero?
-Ehi! – esclamò offeso – e con questo
cosa vorresti dire?
-E’ chiaro che Kreacher sa qualcosa a proposito del
medaglione…
-E allora? Non ha voluto parlare con Hermione, pensi che lo
farà con me? Mi odia!
-E allora? – gli fece bonariamente eco l’altro
– Non lo hai ereditato insieme alla casa? E se è
il tuo elfo, e tu sei il suo padrone, non è obbligato a
rispondere sinceramente a tutte le tue domande?
Harry spalancò la bocca, arrivando finalmente a capire il
piano di Hermione.
Kreacher, seppur riluttante, raccontò loro una storia
incredibile.
Adesso sapevano chi fosse il misterioso R.A.B. e come fosse riuscito a
scambiare i medaglioni nel bacile della grotta.
-Regulus era un Mangiamorte – sussurrò Harry tra
sé, ancora incredulo - Nessuno ha mai saputo
davvero che fine avesse fatto… perché mai avrebbe
dovuto rischiare la vita in questo modo?
Draco aveva appena finito di calmare l’elfo e lo aveva
congedato. Da lui si lasciava avvicinare volentieri, perché
sua madre era una delle nipoti preferite dell’anziana signora
Black.
-Forse avrà capito che tu-sai-chi non era quello che credeva
fosse. Anche se era un Black e un Mangiamorte, sembrava sinceramente
affezionato al suo elfo e probabilmente non ha apprezzato il modo in
cui era stato trattato.
-Sì, può essere… ma da questo a
sacrificarsi in quella maniera…
Draco lo guardò con uno scintillio nelle pupille e uno
strano sorriso.
-Te l’ho detto che a volte le persone riservano delle
sorprese.
Alcuni giorni dopo la Gazzetta del Profeta riportò
la notizia che Dolores Umbridge era stata aggredita
all’uscita del Ministero da un gruppo di malfattori
sconosciuti ed era stata derubata dei gioielli che indossava.
**********************************
Sono stata brava vero? Ho aggiornato in tempo da record, ma visto che
il chappy era pronto, mi sembrava una cattiveria non postarlo. E
veniamo ai ringraziamenti:
invasata : E
sì, Dracuccio sarà anche un angelo, ma
è pur sempre Draco. E lo sarà ancora di
più prossimamente. Sto cercando di non renderlo troppo OOC:
sto andando bene? P.S. Io cerco di aggiornare in fretta, e tu? XDDDDD
StrixOfNebula
: Posso anticiparti che nel prossimo capitolo sapremo che cosa ha fatto
drizzare le antenne al nostro biondino. Nel frattempo spero che anche
questo capitolo ti abbia fatto lo stesso effetto! *me deliziata fa
occhioni dolci*
Clara111294
: eccoti accontentata! :) Come vedi, Harry si sta svegliando: meglio
tardi che mai! Adesso le cose cominceranno a svilupparsi in fretta...
ma non voglio anticipare nulla! Leggere per credere!
Grazie a tutte voi e anche a chi legge in silenzio! Alla prossima ^_^
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 14 ***
Capitolo 14
-Non ce la faccio più! – aveva esclamato Ron,
lasciandosi andare sulla poltrona che di solito era occupata da
Draco – Però quel pasticcio di carne era
davvero superlativo!
-Ronald! – lo redarguì Hermione – Non so
come hai potuto mangiarne tre porzioni. Per non parlare della torta
alle fragole.
-Ma sarebbe stato un vero peccato avanzarlo! Devo dire che da quando
Harry ha regalato a Kreacher quel medaglione fasullo, questo posto
è diventato un albergo a cinque stelle… e poi,
anche se Malfoy fosse tornato per pranzo, non l’avrebbe
mangiato. Fa lo schizzinoso, il damerino, ma non sa cosa si
perde… a proposito, dov’è finito?
E’ già da diversi giorni che è
là fuori a zonzo.
-Te l’ho già spiegato – intervenne
Harry, sorridendo paziente – Axhel è venuto a
prenderlo perché i suoi genitori insistevano per vederlo,
così ne avrebbe approfittato per verificare i suoi
progressi. E poi non fa lo schizzinoso. Semplicemente non se la sente
di mangiare la carne… ricordati che adesso vede le cose in
modo un po’ diverso.
-Se lo dici tu… non mi stupirei se invece ci portasse in
casa qualcuno dei suoi amichetti Mangiamorte, uno di questi giorni.
-Ronald! – protestò Hermione.
-Avrebbe potuto farlo in qualunque momento, e poi hai visto anche tu il
suo nome nella lista degli “indesiderabili” del
Ministero, no? – disse Harry con voce pacata.
-Certo, ma potrebbe essere tutta una montatura, e poi con
l’esercito di Auror e membri dell’Ordine che
piantonano la casa, non riuscirebbe a farla franca facilmente, e di
certo non è stupido. Comunque vedo che, in mia assenza,
è riuscito ad incantare anche te, amico.
-Non mi ha incantato. Semplicemente l’ho osservato e penso
sia cambiato sul serio. Comunque aveva detto che sarebbe tornato per il
mio compleanno… - disse Harry, buttando l’ennesima
occhiata fuori dalla finestra che dava sulla piazza.
-Prima lo difendi, poi addirittura non vedi l’ora che ritorni
per il tuo compleanno… - replicò Ron, coricandosi
di traverso sulla poltrona – Se non sei sotto incantesimo,
amico, davvero non so cosa ti stia succedendo!
-Ronald! Perché non provi a pensare che magari le cose sono
davvero come sembrano?
-Ma dai, ‘Mione! E’ Malfoy, te lo sei dimenticato
anche tu?
-Non ce lo siamo dimenticato, Ron, – disse Harry, che
cominciava ad essere esasperato dalle continue diatribe con il suo
migliore amico – ma se tu rimanessi qua per un po’
e vedessi cosa…
La discussione venne bruscamente interrotta da un lieve crepitio,
proveniente dal bel mezzo della stanza.
Prima che potessero reagire furono abbagliati da uno scintillante
vorticare, come di candida seta e di cristalli di neve sollevati dal
vento in una soleggiata mattina di gennaio.
Nel mezzo apparve quasi subito una figura vitrea, semitrasparente, poi
sempre più netta, la veste chiara e i capelli dorati
fluttuanti nella tempesta di luce.
Un attimo dopo la visione era scomparsa, lasciandoli abbagliati.
Al suo posto, Draco sorrideva felice, posando su un tavolino la piccola
scatola che stava trasportando.
-Scusate, non volevo irrompere in questo modo… pensavo di
trovarvi ancora in cucina. Mi avete lasciato qualcosa da mangiare, o
Weasley è riuscito a fare piazza pulita anche oggi?
-No… cioè… - babettò Ron
con gli occhi spalancati- … immagino che il pasticcio di
carne non fosse di tuo gradimento.. m- ma dev’esserci ancora
della torta…
-Vada per la torta! – esclamò Draco, sedendosi con
leggerezza sul divano, accanto a Harry.
-Ma come hai fatto…? – sbottò Hermione.
-A fare cosa, Herm?
-A materializzarti qui, con tutte le barriere e gli incantesimi che ci
sono intorno a questa casa!
Draco rise e la guardò con affetto.
-Noi, come gli elfi domestici, possiamo materializzarci dove vogliamo,
e non c’è incantesimo che tenga.
-Ma… non l’avevi mai fatto prima.
-Non ne ho mai avuto la necessità. Comunque è la
prima volta che faccio un viaggio così lungo da solo. Arrivo
da casa di Axhel… Harry! – si interruppe,
guardandolo preoccupato – Ti senti bene?
L’altro si riscosse sbattendo le palpebre.
-Sì… sì, sto bene – si tolse
gli occhiali per stropicciarsi gli occhi – devono essere le
lenti. Bel… bel vestito.
-Ti piace? – rispose Draco, sollevando un braccio per
mostrare meglio la tunica azzurra con ricami dorati che indossava.
Harry annuì, continuando suo malgrado a fissarlo.
-Sono contento che ti piaccia, perché… ma pensi
che Kreacher mi porterebbe una fetta di quella torta? Sto morendo di
fame!
-Oh… certo! Kreacher!
L’elfo di materializzò con uno schiocco e un
profondo inchino.
-Padrone?
-Puoi portare una fetta di quella tua fantastica torta per Draco, e
magari… non so… cos’altro è
avanzato?
-Vado subito a vedere, padrone! - e scomparve.
I tre continuavano a guardare Draco con aria imbambolata.
-Ehi, ragazzi! Che succede? Il pranzo di compleanno di Harry
dev’essere stato luculliano, se siete ridotti in questo stato.
Ron chiuse finalmente la bocca e annuì.
-E già… sì, proprio
così…
-Diciamo la verità – si intromise Hermione
– più che il pranzo è stata la tua
apparizione… è stata…
-Spettacolare? – rise il ragazzo.
-Qualcosa del genere.
-Solo perché non l’avevate mai visto prima. Anche
a me faceva quell’effetto, all’inizio. Ci farete
l’abitudine.
-Se lo dici tu… - biascicò Ron.
- A proposito di compleanno… - disse scattando in piedi e
andando a frugare nella scatola che aveva portato.
Ne estrasse un pacco molto più grande della scatola stessa,
mentre Hermione allungava il collo per adocchiarne l’interno,
con una scintilla nello sguardo.
-Buon compleanno, Harry!
Gli porse il pacco e il festeggiato lo prese esitante per la sorpresa.
-Grazie… che cos’è?
-Aprilo. Spero che ti piaccia.
Harry tolse velocemente la carta blu a stelline dorate e
dispiegò il contenuto, che si rivelò essere una
tunica di tessuto morbido e leggero, simile a quella indossata da
Draco, ma di un bel verde smeraldo.
-Ho pensato che avrebbe fatto risaltare il colore dei tuoi occhi.
-Grazie… è… è molto bella.
– rispose perplesso - Non ne avevo mai avuta una, prima
d’ora…
-Lo so che può sembrare antiquata… una cosa da
vecchi maghi barbuti! Ma ti assicuro che è molto comoda e
quando la proverai non vorrai più farne a meno. Ah! Ecco il
mio pranzo!
Kreacher aveva portato un vassoio con un abbondante piatto di patate al
forno, un’enorme fetta di torta e quattro calici con una
bottiglia di vino infilata in un secchiello di ghiaccio.
Draco agguantò con entusiasmo il piatto di patate.
-Come mai non hai mangiato da Axhel? O con i tuoi genitori? A
proposito, come stanno?
-Mh… questa smaterializzazione sarà anche
coreografica, e di certo molto più utile di quella normale,
se non altro per le distanze che si possono percorrere, però
a volte mi causa ancora dei problemi.
Fece una smorfia passandosi una mano sullo stomaco, ma continuando a
masticare.
-Comunque i miei stanno bene. Mi hanno mandato a recuperare quella che
loro hanno definito “una piccola somma”, messa da
parte in un luogo sicuro per ogni evenienza. Me ne hanno lasciato una
piccola parte, ma sarà sufficiente a pagare la retta e i
libri per il prossimo anno, e ne avrò ancora abbastanza per
togliermi qualche sfizio… per esempio per fare un regalo ai
miei amici…
Hermione aveva preso la tunica per guardarla da vicino. La
rigirò, la accarezzò e se la fece scivolare su
una guancia.
-Che strano tessuto, è leggerissimo e fresco, ma poi sembra
anche caldo… di cosa è fatto?
-Mh… elo iuafpefe iunicofno… - rispose Draco con
la bocca piena di torta.
-Eh?
Deglutì e si pulì la bocca dalla crema che era
schizzata fuori da sotto lo strato di fragole.
-Scusate… è fatto con il pelo di una particolare
specie di unicorno, che vive a nord. Sono animali bellissimi e docili.
Si lasciano pettinare la folta pelliccia e con i peli che rimangono
sulla spazzola viene tessuta questa stoffa…
-Pelo di unicorno…? Chissà quanto tempo
c’è voluto per fare una tunica del
genere… dev’essere senza prezzo!
-Tutto ha un prezzo. – disse Draco con aria pensosa
– Comunque non è una cosa che puoi trovare da
Madama McLan, se è questo che intendevi.
Harry riprese il proprio regalo e lo guardò quasi con timore.
-Non avresti dovuto, Draco. E’… è
troppo, davvero!
-Non si compiono diciassette anni tutti i giorni, no? Comunque, se la
cosa può farti sentire più a tuo agio, posso
dirti che i miei mi hanno regalato un castello.
Il coro fu unanime.
-Un castello!?!
Draco annuì ridacchiando imbarazzato, mentre versava lo
Champagne nei calici.
-A casa Malfoy usa così… peccato che mia zia ne
sia al corrente, così non posso neanche andare a vederlo,
senza rischiare di fare brutti incontri. Mia madre è molto
delusa, perché aveva già iniziato a sistemare
magicamente il giardino… ogni volta mi domando
perché si debba complicare la vita in questo modo.
Porse un calice a Hermione e uno a Ron.
-Considerato che si trova non molto lontano da Hogwarts, non
è propriamente il posto ideale per farci crescere le rose,
non pensate anche a voi?
Prese gli altri due e ne offrì uno a Harry.
-Buon compleanno, Harry! – gli sorrise alzando il calice e
facendolo tintinnare contro quello del festeggiato.
Gli altri lo imitarono e poi tutti si concentrarono
nell’assaporare la bevanda.
-Mh! – esclamò con aria compiaciuta,
osservando in trasparenza il contenuto del suo bicchiere –
Ottimo, come avevo immaginato! Devo ricordarmi di ringraziare Kreacher
per essersi ricordato di metterlo in fresco. Oh, Harry… -
esclamò poi, come ricordandosi improvvisamente di qualcosa
– non ti dispiace se mi sono preso la libertà di
attingere alla tua cantina, vero?
-La… la mia cantina?
Draco sollevò le sopracciglia e scosse il capo con un
ghignetto divertito.
-Harry… Harry… tu non hai idea di cosa ti ha
lasciato il tuo padrino, non è così?
-Veramente non mi è mai interessato molto…
preferirei che lui fosse ancora qui. E poi questa casa è
quasi fatiscente.
-Solo perché, per molto tempo, nessuno se ne è
preso cura. Comunque devi sapere che il buon vecchio
Mundungus , oltre a far sparire cucchiaini d’argento e
medaglioni infestati da magia oscura, ha anche dato fondo ad una
pregevole riserva di Porto ed altri vini pregiati. In cambio del mio
silenzio, oltre alla promessa di tenere le mani lontane dalle tue
proprietà, si è offerto di rifonderti delle
perdite con una partita di questo delizioso vinello francese…
-Che cosa…? – esclamò Hermione
scandalizzata.
-Quel disgraziato! Pensavo di averlo scoraggiato, quando l’ho
scoperto!
-Non sei stato abbastanza convincente.– concluse Draco con un
sorriso innocente.
-Non gli avrai fatto del male…? Sarà anche un
ladruncolo da strapazzo, ma è pur sempre un membro
dell’Ordine… chissà poi
perché…
-Sai bene che non potrei mai… gli ho solo spiegato che non
mi piace affatto vederlo rubacchiare in giro e gli è
bastato. A quanto pare la fama dei Malfoy ha ancora un certo peso.
-Ma, Draco… non mi sembra comunque una bella idea accettare
qualcosa da lui – fece notare Hermione – Questo
vino, potrebbe averlo rubato.
-No, tranquilla, me ne sono accertato. Lo ha comprato, anche se a un
prezzo di favore. Da quel che ho capito, il venditore è un
suo vecchio “amico”.
-Potete dire quello che volete – intervenne Ron, indicando
Draco ai suoi amici – ma come vedete non è poi
così cambiato. E’ pur sempre un
Serpeverde… e un Malfoy!
Gli altri due lo fulminarono con lo sguardo, ma evidentemente non
trovarono argomenti per ribattere.
Draco invece rispose tranquillamente:
-Non ci sono dubbi, Wealsey. Ma questo non significa nulla. Io non
userò il mio patrimonio e le mie capacità per
raggirare la gente, o per comprarla, al solo scopo di acquisire potere
e altre ricchezze. Ho già in mente un paio di idee, e quando
tutto questo sarà finito… A proposito, ho avuto
occasione di parlare un po’ con mio padre. Ricordavo
vagamente una discussione tra lui e mia zia Bellatrix, riguardo alla
fiducia che voi-sapete-chi aveva riposto in loro. Si parlava di come
lui avesse incautamente utilizzato un oggetto che gli era stato
affidato e che in seguito questo sia andato distrutto.
-Il diario…
-Proprio così. A quanto pare invece mia zia ha conservato
con cura ciò che ha ricevuto, in un luogo molto, molto
sicuro…
****************************************
Eccomi qua, ancora una volta a ringraziare le tantissime persone che
leggono la mia storia, in modo particolare, naturalmente, chi commenta:
hai_chan :
sei l'autrice più crudele che conosca, e a quanto pare anche
come beta non sei da meno, però come lettrice sei deliziosa!
Grazie ancora una volta. Spero che tu abbia apprezzato anche questo
breve episodio. bac8
Clara111294
: Sono assolutamente daccordo con te, per quanto riguarda Harry: per
questo lo descrivo così. Per quanto riguarda la trama, da
adesso in avanti qualcosa inevitabilmente cambierà, ma si
arriverà più o meno allo stesso risultato.
Più o meno... XDDDD. Grazie cara! Un bac8 anche a te!
invasata :
ecco la tua dose di metà settimana, tesshora,
fattela bastare per qualche giorno. Ma stai tranquilla: la tua pusher
si sta già dando da fare per procurarti la prossima!
*squizzo*
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 15 ***
Capitolo 15
Harry si stese sul divano, massaggiandosi la cicatrice.
Il dolore pungente alla fronte ormai di rado lo abbandonava, e fuggire
dai sotterranei della Gringott a cavallo di un drago non aveva
migliorato la situazione.
Quando, insieme a Ron ed Hermione, era ritornato alla base, si era
ritrovato a dover essere doppiamente grato a Draco: in primo luogo
perché li aveva prontamente liberati dalle ustioni causate
dall’incantesimo nella camera blindata, e poi
perché aveva impedito ad una schiera di membri
dell’Ordine di affatturarli.
I signori Weasley, Remus, Tonks e tutti gli altri non avevano
apprezzato il fatto che, dopo tutto ciò che avevano fatto
per proteggerlo, Harry avesse deciso di celebrare il
passaggio alla maggiore età intrufolandosi alla Gringott con
i suoi due amici, senza informarli e scatenando un putiferio.
-Sappiamo che non avreste mai approvato, – si era
giustificato Harry – ma sarebbe stato molto peggio se
avessero catturato qualcuno di voi…
-Peggio? – aveva urlato la signora Weasley – Peggio
di consegnarti su un piatto d’argento nelle mani di
voi-sapete-chi? Con te, Ronald Weasley, faremo i conti dopo…
Ron aveva deglutito a vuoto, cercando implorante lo sguardo di Hermione.
-… e tu Draco… - aveva detto Thonks, puntando
l’indice contro il cugino – …sei
un…! sei un…! Mi sarei aspettata un po’
più di buon senso da te! Avvicinarti alla nostra cara
zietta, nel bel mezzo di Diagon Alley… se ti avessero
catturato, quanto tempo avrebbero impiegato a scoprire dove ci
nascondiamo?
-Harry mi ha prestato il mantello… e poi sono stato
velocissimo! Neanche se n’è accorta che le ho
strappato un capello.
-Silente non vuole svelare cosa si nasconde dietro questi oggetti
– aveva detto Remus – ma non possono essere
così importanti da meritare un simile rischio.
Gli unici a non aver perso la calma erano stati proprio il professor
Silente e, stranamente, il professor Piton, al quale evidentemente non
importava un bel niente se il trio si fosse fatto ammazzare. Ebbero
però l’impressione che sapesse più di
quanto non desse a vedere.
Il Preside, che negli ultimi tempi appariva sempre più
stanco e provato dalla malattia, si era limitato a fissare pensosamente
la Coppa di Tassorosso, o meglio, ciò che ne rimaneva dopo
che Hermione l’aveva infilzata con una zanna di basilisco.
-Molto previdente da parte vostra portarvi appresso un’arma
per distruggerlo. – era stato il suo unico commento, quando
li aveva ricevuti nel suo studio.
-Ho pensato che sarebbe stato meglio – aveva risposto
orgogliosa la ragazza– nel caso non fossimo riusciti a
portarla fuori…
-Eccellente… - aveva mormorato il vecchio mago –
Adesso possiamo supporre che, oltre al serpente, ciò che
rimane sia qualcosa appartenuto a Corvonero…
-Il leggendario diadema di Priscilla Corvonero è andato
perduto molto tempo fa… - intervenne Piton, con la sua
solita voce melliflua - … dovremmo supporre che
l’Oscuro Signore sia stato in grado di ritrovarlo?
-Forse, Severus… forse. Ma dovremmo prendere in
considerazione a possibilità che invece si sia servito di
qualcos’altro… La domanda che dobbiamo farci
adesso è: dove può averlo nascosto? E’
chiaro che anche i luoghi sono stati scelti per il loro significato. La
casa di sua madre, la grotta della sua infanzia, la
Gringott… si è azzardato ad affidarne alcuni ai
suoi Mangiamorte più fedeli, quindi oserei dire che se tu,
Severus, non hai ricevuto questo onore…
Il professor Piton, che ascoltava con attenzione le parole del Preside,
scosse lentamente il capo.
-…dobbiamo supporre che l’ultimo nascondiglio si
trovi proprio qui, a Hogwarts.
Dita morbide e tiepide scivolarono sulle sue tempie, in un massaggio
delicato, ed Harry si rilassò con un lungo sospiro.
Aprì appena gli occhi, per vedere il volto sottosopra di
Draco, che lo sovrastava dall’estremità del divano
e lo osservava in quel suo modo intenso e pensieroso.
-Ti fa di nuovo male?
-Praticamente non smette mai… forse ha scoperto di aver
perso buona parte dei suoi tesori più preziosi, ed
è furioso…
- Mmh, a questo punto è abbastanza probabile, anche
se Piton dice che il serpente va e viene come al solito. Se
fosse consapevole di ciò che state facendo, lo terrebbe al
sicuro, ma dopo lo spettacolo che avete dato, non tarderà a
capire…
Ridacchiarono sommessamente.
Poi calò di nuovo il silenzio, spezzato soltanto dal suono
del loro respiro.
-Vorrei poterti aiutare…
-Sai che non è possibile… comunque questo mi fa
stare meglio.
Silenzio.
Respiro.
Un tocco nuovo, di labbra morbide e tiepide, al centro della fronte.
Il soffio caldo di un sussurro a fior di pelle.
-E così…?
Un attimo di sorpresa, il trattenere il respiro mentre il cuore faceva
una doppia capriola, e poi subito la certezza di volerne ancora.
-Molto meglio…
Un altro tocco vellutato, e un altro, un millimetro più in
là, e un altro ancora, che sfiorò la cicatrice,
la superò con un movimento impercettibile, ed
eccolo riprendere dal lato opposto, lentamente, lungo la
linea del volto, e ad ogni contatto un piccolo, indescrivibile brivido
disegnava un percorso nuovo lungo il suo corpo.
Un secondo di esitazione, e poi le labbra sfiorarono le labbra, in un
sussurro.
-E così…?
-… decisamente… meglio…
Harry alzò il braccio e affondò la mano tra i
fili dorati che ricadevano intorno ai loro volti, isolandoli dal mondo.
Lo trattenne con dolce determinazione, mentre sollevava il mento per
assaporare ancora quel dolce frutto, che si stava lentamente schiudendo
solo per lui.
Si staccarono appena per respirare.
-Se è questo il trattamento che riservi ai tuoi pazienti, mi
stupisco che se ne vadano sempre così in fretta.
-Questo è un trattamento speciale… solo per
te…
Le loro labbra tornarono a cercarsi.
-Perché proprio io…? - sussurrò Harry.
Draco ruotò intorno a lui e si sedette sul bordo del divano
senza allontanare il viso dal suo, ma trovandosi a guardarlo
dritto negli occhi.
Harry sentì il suo sorriso sulla propria bocca.
-Potrei farti la stessa domanda…
-Stai scherzando? – rise assaggiando ancora quei petali di
seta che sapevano di primavera – Chi non vorrebbe restare
sempre accanto ad un angelo… toccarlo…
baciarlo…
-Allora – sussurrò Draco con il respiro appena un
po’ affannato – devi essere un angelo anche
tu… perché quando ti sono vicino non desidero
altro che baciarti… e quando non ci sei non faccio che
sognare i tuoi occhi… le tue labbra… le tue
mani…
Ogni sua parola era scandita da un piccolo bacio.
Prese la mano che giocherellava tra i suoi capelli, se la fece scorrere
sulla guancia e appoggiò le labbra sul palmo.
Harry lo attirò di nuovo a sé e lo
baciò a lungo, con passione crescente.
Dopo qualche minuto, poco a poco si rilassarono e tornarono a
coccolarsi delicatamente.
Draco appoggiò il capo sul petto di Harry, il quale lo
accolse tra le braccia con un sospiro.
-Che cosa hai fatto?
-Te ne sei accorto?
-Eccome! Avevo superato il limite… non sarei riuscito a
tornare indietro da solo così facilmente.
-Non voglio che la nostra prima volta sia una cosa frettolosa, qui sul
divano…
-Non ti avrei mai fatto del male… per quanto ti desideri.
-Lo so…
Harry si strofinò ancora la cicatrice e Draco si
sollevò per osservarlo.
-… ma non è il momento giusto. Voglio che tutto
sia perfetto e che tu stia bene.
Si drizzò e ricominciò a massaggiargli le tempie.
Proprio in quel momento una fiammata verde si accese nel camino e li
fece sobbalzare.
Lupin entrò velocemente con la chiara intenzione di
dirigersi verso la porta, ma appena li vide si fermò alzando
le sopracciglia, allarmato.
-Harry, ti senti bene?
-Ciao, Remus! Si, si! Tutto bene. E’ solo questa dannata
cicatrice… ma Draco mi stava appunto…
Non ebbe modo di finire la frase.
Remus lo interruppe alzando entrambe le mani davanti a sé,
con un moto di esasperazione.
-Draco! Che cosa ti ha raccomandato Silente? Non devi mai, e dico mai,
neanche sfiorare – e rimarcò la parola con forza -
quella cicatrice, o tu-sai-chi potrebbe percepire la tua presenza!
-Lo so. Lo so, Remus, stai tranquillo – rispose il biondino,
rivolgendo al mannaro il suo sorriso più disarmante
– non stavo facendo nulla del genere. Ho soltanto provato a
dargli un po’ di sollievo massaggiandogli le tempie. Tutto
qui. Niente magia… davvero!
Remus lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, un
po’ imbarazzato.
-Ah… scusa. E’ che sono un po’
nervoso… Silente…
Harry si drizzò a sedere, preoccupato.
-Cosa succede, Remus? E’ peggiorato?
Lupin abbassò lo sguardo e annuì tristemente.
-Ha avuto un’altra crisi ed è molto agitato. Piton
gli ha somministrato una pozione, ma sembra non avere
l’effetto che dovrebbe… Abbiamo pensato che
magari, tu Draco, potresti fare qualcosa… Non vogliamo
obbligarti, sia chiaro, ma se fossi così gentile
da…
Non aveva ancora finito che il giovane Engill era già in
piedi.
-Non vi assicuro nulla, ma posso almeno provare.
Harry fu subito al suo fianco.
-Voglio venire anch’io! Remus, per favore! Se usiamo il
camino non corro nessun pericolo, no?
Lupin sembrò esitare, ma poi annuì.
-Sì, forse è meglio se vieni anche tu, nel caso
riprendesse conoscenza e volesse parlarti…
Alzò i suoi grandi occhi marroni sul ragazzo, ed erano pieni
di tristezza.
-Vado ad avvertire gli altri – disse Draco, appoggiando una
mano sulla spalla di Harry, per poi dirigersi subito verso la porta.
Il Grifondoro inspirò a fondo, assaporando per un momento la
sensazione di calore e sicurezza che quel tocco fugace gli aveva
trasmesso.
-Remus… credi che sia…?
Non riuscì a terminare la domanda, ma non ce ne fu bisogno.
Lupin annuì di nuovo.
-E’ passato già più di un
anno… e Severus mi ha confidato che non sperava di riuscire
a ritardare l’inevitabile così a lungo …
Sospirarono all’unisono, mentre Draco rientrava portando i
mantelli da viaggio per entrambi.
-Possiamo andare…
Remus si riscosse e si schiarì la gola.
-Bene, muoviamoci… Minerva ha aperto il camino della Sala
dei Trofei e gli insegnanti si danno il cambio per
sorvegliarlo… non si sa mai.
Uno dopo l’altro pronunciarono l’indirizzo e
sparirono tra le fiamme.
Le sale e i corridoi di villa Malfoy risuonarono di una risata
raccapricciante.
L’Oscuro Signore aveva appena percepito l’esistenza
di una nuova, ambitissima preda.
***********************************************
Ed ecco anche il capitolo 15! Sono molto affezionata a questo episodio:
lo vedo un po' come un giro di boa della storia e spero di essere
riuscita a trasmettervi ciò che ho pensato. Aspetto le
vostre recensioni (numerose?)!
Intanto ringrazio tutti coloro che hanno letto fino a questo punto.
Un grazie enooorme e uno squizzo a chi mi regala un po' del suo tempo
per commentare:
hay_chan :
come farei senza di te! Spero di non averti delusa. Comunque, anche se
Harry non è riuscito a saltare addosso a Draco, qualcosa si
è smosso... meglio di niente, no? *fa occhioni dolci
sperando di non venire affatturata*
123babydevil123
: spero che adesso tu stia meglio, e che anche questo capitolo
contribuisca a tirarti un po' su. Anche se ormai non sarai
più costretta a letto, spero che troverai il tempo di dirmi
cosa ne pensi. Bac8! (da lontano, non voglio prendermi anch'io
l'influenza XDDD)
Clara111294
: Grazie! Anche i commenti frettolosi sono sempre ben accetti (velato
suggerimento rivolto a chi non si fa sentire)! Dunque aspetto di sapere
cosa pensi di questo. Ci conto! Bye
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 16 ***
Capitolo 16
Appena Harry riemerse tra la polvere e il fumo, fu accolto da un
abbraccio avvolgente e peloso.
-Harry, ragazzo mio, che piacere vederti! –
esclamò Hagrid stringendolo tanto da togliergli il respiro.-
Sono così contento di vederti in forma!
-Anch’io, Hagrid! – rispose il Grifone
tossicchiando.
-Bene… dovete andare. – dichiarò in
gigante lasciandolo andare senza guardarlo, gli occhi umidi e un
sorriso triste che non riusciva a nascondere la preoccupazione.
Tutti e tre uscirono velocemente e si recarono di filato
nell’ufficio del Preside, dal quale si poteva accedere alle
sue stanze private.
Furono accolti da uno spettacolo inquietante: il professor Silente, con
occhi spiritati e bacchetta alla mano, lanciava incantesimi in tutte le
direzioni, mentre Piton cercava di limitare i danni e la McGranitt, a
distanza di sicurezza, lo implorava di calmarsi.
I nuovi arrivati evitarono agilmente una lampada , che andò
a schiantarsi sul muro accanto alla porta ed Harry,
d’istinto, lanciò un Expelliarmus.
La bacchetta del Preside rotolò ai suoi piedi con un lieve
ticchettio, mentre il suo proprietario si accasciava sui cuscini, e il
silenzio calava improvvisamente nella stanza.
Piton, dopo un attimo di sorpresa, si avventò contro Harry,
fermandosi solo quando il suo viso si trovò a pochi
centimetri da quello del ragazzo.
-Potter… - sibilò pieno di collera –
che cosa hai fatto?
-Io… io… - balbettò spaventato, senza
capire – volevo solo impedire che si facesse del
male…
-Tu…! – ma l’insegnate di Difesa non
finì la frase e si voltò allontanandosi con uno
sbuffo esasperato, in un nero svolazzare.
-Potter, - esordì la professoressa McGranitt, cercando di
mascherare il suo disappunto – che cosa ti è
saltato in mente? Nessuno avrebbe mai osato disarmare il Preside.
Harry finalmente capì, e pieno di vergogna e imbarazzo,
raccolse la bacchetta abbandonata a terra.
-Mi dispiace… - tentò di scusarsi – non
era mia intenzione mancare di rispetto al professor Silente…
Piton era visibilmente furioso, ma la professoressa McGranitt gli
posò una mano sull’avambraccio, senza togliere gli
occhi dalla bacchetta nella mano del ragazzo.
-Aspetta, Severus…
Il suo collega la imitò, fissando l’oggetto magico
con un’espressione indecifrabile.
- …forse è così che
dev’essere…
Harry, al colmo del disagio, mosse qualche passo incerto e
posò la bacchetta sul tavolino accanto al letto.
Si soffermò a guardare il vecchio mago, che sembrava
dormire, poi distolse lo sguardo e si voltò per
allontanarsi, lasciando che Draco prendesse il suo posto.
Il ragazzo si sedette e prese la mano del Preside tra le sue.
Subito aggrottò la fronte e le sue iridi chiare si velarono.
Rimase così per diversi minuti, finché il
professor Silente si riscosse ed aprì gli occhi, guardandosi
intorno.
Appena lo vide, ritrasse la mano e scosse il capo.
-Oh no, figliolo! Non farlo, ti prego! Non voglio che tu stia male a
causa mia… non ne vale la pena!
Draco si alzò, appoggiò una mano su quella del
mago e l’altra sulla sua fronte.
-Stia tranquillo, professore… non sto facendo niente di
pericoloso. Voglio solo darle un po’ di sollievo.
Silente si arrese e chiuse gli occhi con un sospiro, poi subito li
riaprì con un moto insolitamente vivace.
-Harry… dov’è Harry?
-Sono qui, professore.
-Ah… ragazzo mio… mi dispiace così
tanto… avrei voluto che le cose fossero diverse…
avrei voluto…
Harry cercò di sorridere.
-Non si preoccupi, professore, vedrà che ce la caveremo.
Cerchi di riposare.
Finalmente il professor Silente si addormentò e Draco
lasciò la sua mano.
Era visibilmente stanco.
Il pallore del suo viso era accentuato dalla sfumatura azzurrina che
emergeva ogni qualvolta faceva uso dei suoi poteri.
-Potter, renditi utile… - lo apostrofò il
professor Piton – Accompagna Malfoy in infermeria e
assicurati che riposi per un po’. Poi potrete tornare a
Grimauld Place.
Draco si alzò lanciando un’ultima occhiata
affranta al volto del professor Silente e i due ragazzi uscirono dalla
stanza.
Attraversarono l’ufficio del Preside, ma prima di raggiungere
la porta, Draco si accasciò su una sedia dall’alto
schienale, e chiuse gli occhi.
-Lasciami stare qui… - sussurrò – Un
paio di minuti e sarà tutto passato…
Nelle ultime settimane Harry lo aveva visto molte volte recuperare le
forze in quel modo dopo aver aiutato qualcuno, così lo
lasciò riposare e cominciò a gironzolare per la
stanza circolare, osservando i congegni misteriosi, dei quali non aveva
mai capito l’utilità.
Notò un grosso libro aperto sulla scrivania e si
avvicinò, curioso.
Una delle due pagine era in gran parte occupata da un disegno che
raffigurava, nei dettagli più minuziosi, una specie di
corona.
La didascalia recitava: “Il diadema di Priscilla
Corvonero”.
La pagina di fronte era coperta da una fitta descrizione, o almeno
così parve a Harry, che dopo aver cercato di decifrare i
caratteri piuttosto elaborati senza riuscirci completamente,
tornò a guardare il disegno.
Una fitta allo stomaco lo fece trasalire.
Improvvisamente si era ricordato di aver già visto qualcosa
del genere.
Non ne era proprio sicuro, ma sapeva dove.
-Che cos’hai da fare quella faccia?
Draco, ancora mollemente appoggiato all’alto schienale della
sedia, aveva aperto gli occhi e lo stava guardando con aria divertita.
-Il diadema! – esclamò Harry, concitato.
-Il diadema? – gli fece eco Draco, alzandosi per raggiungerlo
accanto alla scrivania.
-Sì! Guarda qua!
-Ah… e allora?
-Credo di sapere dove si trova…
- Ne sei sicuro?
-Non del tutto, però… Come ti senti? Ce la fai a
scendere fino alla Stanza delle Necessità?
-La Stanza delle…?
-Andiamo! Intanto ti racconto…
Quando raggiunsero l’arazzo di Barnaba il Babbeo, Harry aveva
già spiegato a Draco del libro in cui aveva trovato
l’incantesimo Sectumsempra e di come lo avesse nascosto per
non consegnarlo a Piton.
Si aggirarono per un po’ tra le pile di oggetti accatastati e
finalmente Harry vide l’orribile busto di gesso che aveva
lasciato a guardia del prezioso libro.
-Eccolo! – esclamò afferrando il volume e
passandolo a Draco – Se lasci perder le maledizioni, ti
sarà molto utile, futuro Pozionista!
Poi alzò lo sguardo e rimase a bocca aperta.
-…ed ecco il diadema… Guarda! Non è
proprio quello del disegno?
Draco strinse le palpebre cercando di metterlo a fuoco.
-Mh… non saprei… Riesci a tirarlo giù?
Harry appoggiò il piede su una cassa e si
allungò, afferrandolo con la punta delle dita.
-Ecco qua! – esclamò tornando a terra con un balzo
e porgendoglielo – Cosa ti sembra?
Draco lo afferrò con entrambe le mani e lo rigirò
per osservarlo meglio, ma dopo pochi secondi sgranò gli
occhi con un singulto e lo lasciò cadere.
Si strinse le braccia al petto, chiuse gli occhi ed esclamo in un
gemito:
-E’… quello! E’ quello di
sicuro… non toccarlo, Harry! E’ meglio se non lo
tocchi…
-Draco! Che cosa ti succede?
-Non… non toccarlo, Harry! – gemette di nuovo.
-Ma l’ho già toccato e a me non ha fatto
niente…
Intanto Draco si era appoggiato alla cassa e si dondolava avanti e
indietro, con il viso stravolto.
-Va bene…cerca di calmarti. Troverò qualcosa con
cui trasportarlo fuori di qui e poi ce ne libereremo una volta per
tutte.
Cominciò a frugare lì intorno, borbottando tra
sé: -Che scemo sono stato… Hermione avrebbe
sicuramente preso la Spada prima di uscire dall’ufficio del
Preside…
Dopo un minuto se ne tornò con un piccolo cesto mezzo
sfondato.
-Ehi, Draco…! – esclamò dolcemente,
vedendo le guance del Serpeverde rigate di lacrime
–Accidenti, scusami… non avrei dovuto trascinarti
qui, dopo ciò che hai appena fatto… ma non
pensavo ti facesse questo effetto.
-E’ che non me l’aspettavo… - disse il
biondo, asciugandosi una guancia con la mano – Sta soffrendo,
sai? Soffre molto e ha anche paura… penso sappia che
vogliamo distruggerlo.
-Adesso lo metto qui dentro, così ce ne possiamo
andare…
-Lascia… lo faccio io. Non è prudente che tu lo
tocchi… non si sa mai.
Afferrò velocemente il diadema e lo lasciò cadere
nel cesto.
-Ma che cosa…?
Harry avvicinò al viso il contenitore, per vedere meglio, e
si accorse che il metallo stava sfrigolando come corroso da un acido,
proprio nel punto in cui Draco lo aveva toccato.
-Ma che mi venga… La tua mano… che
cos’hai?
-Niente… è solo un po’… - si
interruppe, guardandosi la mano ancora umida delle proprie lacrime.
Toccò il diadema con l’altra mano e non
riuscì a nascondere una smorfia, ma quando la
ritirò, non era successo niente.
-Le tue lacrime… - disse Harry, e allungò una
mano per sfiorargli il viso.
-Ahi! – esclamò ritirandola immediatamente, due
polpastrelli tutti arrossati. – Le tue lacrime bruciano!
Draco si passò entrambe le mani sul viso e sugli occhi,
raccogliendo quanto più liquido possibile, e lo
spalmò sulla superficie un po’ opaca del vecchio
cimelio.
Il metallo riprese a sfrigolare, sotto gli occhi esterrefatti dei due
ragazzi, e poi, improvvisamente, si spaccò con un sonoro
schiocco, ed emise quel grido acuto e lontano che Harry aveva
già sentito le altre volte.
Rimasero a fissare ciò che rimaneva del penultimo Horcroux,
increduli, poi lentamente sollevarono lo sguardo, l’uno in
quello dell’altro, e scoppiarono a ridere.
-Non ci posso credere...
-Puoi ben dirlo… i tuoi amici non te l’avevano
detto?
Draco scosse il capo.
-Penso che nessun Engill abbia mai avuto a che fare con uno di
questi… cosi!
-Bene, allora, come futuro pozionista farai bene a raccogliere e
conservare le tue preziose lacrime… metti che in futuro
qualcuno ci riprovi, sarà sufficiente fargli una bella
doccia!
Continuarono a ridere, uscendo dalla Stanza.
Harry passò un braccio intorno alla vita di Draco e lo
sostenne quando appoggiò il proprio sulle sue
spalle da giocatore di Quiddich.
Gli asciugò delicatamente il viso con un angolo del mantello
e lo baciò a stampo sulla bocca.
-Anzi, la prossima volta che ti senti triste, va’ a piangere
sulla spalla del serpente…
-I serpenti non hanno le spalle!
Stavano percorrendo baldanzosi i corridoi del castello quando per poco
non si scontrarono con il professor Piton.
-Dove vi eravate cacciati? Ti avevo affidato un compito facile,
Potter… non sei più neanche in grado di trovare
l’infermeria?
-Professor Piton! – esclamò Draco –
Harry ha avuto un’intuizione geniale!
-Davvero? – sibilò Piton, le labbra piegate in una
smorfia ironica – Evento più unico che raro,
direi… Trovo che ultimamente siate un po’ troppo
condiscendente, signor Malfoy… Che cos’ha
lì, signor Potter?
-Dobbiamo parlare con il professor Silente. –
tagliò corto Harry.
Piton lo fissò con uno sguardo tagliente come
l’acciaio, poi si voltò velocemente, facendo
svolazzare il mantello.
-Molto bene. Andiamo.
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata e lo seguirono senza
fiatare.
Quando arrivarono nell’ufficio, invece di
proseguire per le stanze private, Piton si fermò davanti
alla scrivania.
-Il professor Silente è molto stanco e sta riposando.
Può dire a me, Potter… qualunque sia la felice
idea che la sua mente acuta ha elaborato.
Harry lo fronteggiò, deciso a non lasciarsi intimidire.
-E’ una cosa di cui posso parlare soltanto con il professor
Silente…
-Se riguarda la ricerca degli Horcoux, sappi che il Preside ha ritenuto
opportuno informare anche me.
Draco afferrò la mano con cui Harry reggeva il cesto e lo
costrinse a mostrarlo.
-Fidati… - gli sussurrò.
Poi si rivolse raggiante all’insegnante.
-… ha trovato il diadema!
Piton smise subito l’atteggiamento sarcastico per osservare
da vicino l’oggetto pietosamente contorto.
Lo fece levitare e rigirare con piccoli movimenti della bacchetta,
osservandolo da ogni angolazione.
-Può anche toccarlo adesso, tanto ormai è morto.
Ma Piton non diede segno di aver sentito.
Aveva trovato ciò che stava cercando.
-“… è per il mago dono grato”
Lasciò ricadere il diadema nel cesto e li squadrò
entrambi.
-Sì, - dichiarò freddamente –
sembrerebbe davvero essere il diadema di Priscilla
Corvonero… e posso chiedere dove…?
Harry lanciò un’occhiata dubbiosa a Draco, il
quale lo incoraggiò con un cenno del capo.
-Nella Stanza delle Necessità. Mi sono ricordato di averlo
visto mesi fa quando sono entrato per nascondere…
- esitò e sentì una vampata di calore raggiungere
le sue guance.
-Va avanti, Potter. – il tono di Piton si fece minaccioso -
Nascondere… che cosa?
Ancora una volta Harry si rivolse supplichevole a Draco, il quale
sfoderò uno di quei suoi sorrisi che avevano il potere di
riportare alla calma anche una bestia inferocita.
-Harry aveva trovato l’incantesimo Sectumsempra in questo
libro. Temendo che fosse impregnato di Magia Oscura, pensava di poter
essere punito per averlo usato, così lo ha nascosto proprio
dove, tra le altre cose, c’era il diadema.
-Fa vedere!
Il professore strappò il volume dalle mani di Draco e lo
aprì, scorrendolo brevemente.
-Magia Oscura… - ghignò quasi divertito
– Mi domando se saresti davvero in grado di riconoscerla,
Potter… questo è soltanto il mio vecchio libro di
Pozioni… Sì, Potter! –
continuò in risposta all’espressione sbalordita
del ragazzo – Sono io il Principe Mezzosangue! Deluso?
-…io… cioè… no,
signore… io veramente…
-Smetti di farfugliare e dimmi come fai ad essere sicuro che questo sia
davvero ciò che stavamo cercando.
-Le assicuro che era proprio quello – intervenne ancora Draco
– l’ho sentito chiaramente.
Piton lo fissò per un momento, come per valutare le sue
parole.
-Molto bene. E suppongo, Potter, che lo abbiate ridotto così
con l’incantesimo Sectumsempra…
-N-no, signore… veramente… non ci ho neanche
pensato…
-Comunque non sarebbe servito, sciocco! Ormai dovresti averlo capito
che i comuni incantesimi sono assolutamente inefficaci. Immagino che tu
abbia avuto il buon senso di imitare la tua amica e ti sia
munito di una zanna di basilisco…
-Ehm… no signore. Non ho portato nulla, ma…
Piton emise uno sbuffo e si chinò irritato verso di lui.
-E allora, per Merlino, devi davvero essere fortunato se hai trovato
qualcosa… oh, no! Non ditemi che avete evocato
l’Ardemonio…!
-No! – esclamò Harry, a sua volta esasperato dalle
continue insinuazioni dell’insegnante riguardo alla sua
mancanza di buon senso – Lo so che mi crede un inetto, ma non
sarei mai stato così imprudente, anche se fossi in grado di
evocarlo. Questa volta abbiamo usato… - rivolse uno sguardo
pieno di ammirazione a Draco - ...le lacrime di un angelo.
Piton si drizzò di scatto, evidentemente impreparato ad una
simile novità.
Con lo sguardo chiese conferma a Draco, il quale, con le mani nelle
tasche dei pantaloni, si strinse nelle spalle e sorrise imbarazzato.
-E faccia attenzione, professore – aggiunse Harry mostrando
le proprie dita ustionate – sono piuttosto caustiche.
L’insegnante si soffermò a valutare i polpastrelli
di Harry e le sue parole, con un’espressione enigmatica.
Esitò ancora per qualche secondo, poi riprese il controllo
di sé.
-Molto bene… questo cambia notevolmente le cose.
********************************************
Ed eccomi ai ringraziamenti: niente meno che 6 commenti! Wow!
Clara111294
: Grazie! Sono così contenta che anche questo capitolo ti
sia piaciuto. Dimmi cosa ne pensi di quello che ho appena postato XD
hay_chan :
ahia... temo che resterai delusa, perché per il momento non
ci saranno scene hot. Dovrei alzare il rating. Diciamo che potrei farci
un pensierino per un'eventuale seconda parte. Quanto a Voldie, lo
vedremo solo tra qualche capitolo, ma arriverà, eccome se
arriverà!
123babydevil123
: E sì, questi ragazzi sono distratti e imprudenti, si sa.
D'altra parte è anche vero il detto "chi troppo vuole nulla
stringe". eheh! XDD
paolo_65 :
Che bello! Un lettore! Questo significa che questa storia non
è troppo sdolcinata, se non piace solo alle fanciulle... o
no? Fammi sapere se ogni tanto esagero ^_^
invasata :
Tesshora! *squizza* sono troppo felice per tenerti il broncio
(però mi piacerebbe vederti fare come Dobby
mwahahahah!).Questo però me lo commenti vero? *fa occhioni
dolci*
Halfblood Queen
: E infine una nuova lettrice: benvenuta! Lo so, il mio Harry
è un po' OOC e anche molto confuso. Comunque
arriverà una specie di crisi, tra un po'...
neanche in questo è molto sveglio!
Adesso basta con gli spoiler! Mi sono un po' lasciata andare questa
volta. Mmh, dovrò inventare qualcosa di nuovo per stupirvi.
Infine un grazie grande a
chi continua a leggere!
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Capitolo 16 *** Capitolo 17 ***
Capitolo 17
Harry se ne stava disteso sul suo letto, nella camera che era stata di
Sirius, e fissava il baldacchino sopra la sua testa.
La sua mano destra giocherellava distrattamente con un boccino
d’oro.
L’euforia per il rapido susseguirsi degli eventi, durante
l’estate, si era tramutata in cupa malinconia.
Il professor Silente era morto.
La sua salma era stata deposta in una tomba di marmo bianco, sulla riva
del lago, nel parco di Hogwarts, là dove lui avrebbe voluto,
salutato da un fiume di gente che Harry nemmeno conosceva.
Il funerale era stato solenne, in quella giornata di metà
agosto spudoratamente soleggiata, poi tutti erano tornati alla propria
vita.
Appena aveva ricevuto la notizia si era sentito perso.
Chi lo avrebbe guidato nella battaglia finale contro Voldemort?
Chi gli avrebbe spiegato cosa fare?
Chi avrebbe fugato le sue paure?
Aveva ancora sperato di ricevere delle istruzioni, magari una lettera
magicamente predisposta per essere consegnata al momento giusto.
Invece tutto ciò che aveva avuto era stato quel boccino.
Uno stupido, inutile boccino, con un’ancora più
inutile scritta incisa sulla sua superficie:
“Mi apro alla chiusura”
Ma non c’era stato verso di aprirlo.
Le avevano provate tutte, ma neanche le idee di Hermione e la sua
conoscenza degli incantesimi più improbabili avevano portato
ad una soluzione dell’enigma.
E così, allo smarrimento era subentrata la rabbia.
Se così dev’essere, che sia!
Sarebbe andato incontro al suo destino a testa alta, con o senza il
professor Silente e i suoi strampalati enigmi.
Invece non era successo niente.
Sembrava che il tempo si fosse fermato e il mondo fosse caduto in una
specie di letargo estivo.
Un leggero bussare lo fece sussultare e si mise seduto.
-Avanti!
La porta si aprì e Draco entrò chiudendosela alle
spalle.
-E’ successo qualcosa?
-No… Che cosa ti aspettavi? – gli chiese Draco,
sedendosi sul bordo del letto, accanto a lui.
Harry si lasciò di nuovo andare sul cuscino.
-Non lo so… qualunque cosa. Qualunque cosa che non sia
questa calma piatta. Pensavo che con la scomparsa di Silente sarebbe
successo tutto molto in fretta. Ero pronto ad affrontarlo, sai? Pensavo
che si sarebbe precipitato a Hogwarts, a controllare che il suo ultimo
tesoro fosse ancora al suo posto, invece se n’è
andato…
Si passò una mano sugli occhi e sul viso, poi si
stropicciò la cicatrice.
-E’ arrabbiato. Sta cercando qualcosa, ma non riesce a
trovarlo. Questa notte ha ucciso delle persone…
Draco aveva preso con noncuranza la sua mano.
Appena Harry se ne rese conto si ritrasse.
-Lascia stare… è inutile che tu stia male per me,
tanto poi ritorna tutto come prima.
-Non mi piace vederti in questo stato, Harry. Perché non
scendi giù con noi? Gli altri stanno cominciando a pensare
che tu ce l’abbia con loro.
-… mi dispiace… - sussurrò con un
sospiro – Ma non ce la faccio proprio… se almeno
succedesse qualcosa!
-Beh… veramente qualcosa è successo, ma non so se
ti farà piacere saperlo.
Harry si mise a sedere con l’aria di chi non ha voglia di
scherzare.
-Sputa il rospo!
Draco tirò fuori un giornale piegato dalla tasca posteriore
dei pantaloni e glielo porse.
In prima pagina troneggiava la fotografia di un gruppo di famiglia. La
didascalia recitava: ”La famiglia Silente: da sinistra,
Albus, Percival con in braccio la neonata Ariana, Kendra e
Aberforth”.
Sopra la foto il titolo dell’articolo: Anticipazione
esclusiva della biografia di Albus Silente, tra poco in libreria. Di
Rita Skeeter.
Convinto che la lettura non potesse farlo stare peggio di
così, Harry cominciò a scorrere le righe.(1)
Ma si sbagliava. Quando ebbe finito, gettò il giornale in
fondo al letto con aria schifata.
-Quella iena! Non aspetta altro che di poter banchettare sulle
disgrazie altrui. Mi domando cosa ci sia di vero in tutta questa
spazzatura…
Riprese il giornale e scorse di nuovo l’articolo.
-Qui dice che si trasferirono a Godric Hollow. Il professor Silente ha
abitato nel paese in cui sono nato, e non me ne ha mai
parlato… perché?
-Forse non ne ha avuto occasione… o magari ha pensato che
non fosse importante…
-Già… - lo interruppe Harry, amareggiato
– quante cose ha ritenuto non fossero importanti?
Ciò che tu-sai-chi sta cercando, pensi che Silente non ne
sapesse nulla?
-Chissà, magari ci ha lasciato degli indizi
perché non voleva che qualcun altro ne venisse a conoscenza.
Hermione sta ancora cercando di decifrare il libro che le ha
lasciato…
-Un libro di favole! Sì, certo… lì
troverà sicuramente degli indizi che ci aiuteranno a
sconfiggere il più potente mago oscuro della nostra era!
Draco fece scorrere una mano nella chioma ribelle di Harry, ma questi
si ritrasse stizzito.
-Ho detto di no!
Il giovane Engill si irrigidì e abbassò lo
sguardo.
Esitò qualche secondo, poi si alzò rapidamente e
raggiunse la porta.
-Scusa… non volevo disturbarti.
-Ehi, Draco… aspetta…
Ma la porta si era già chiusa ed Harry si ritrovò
ancora una volta da solo a guardare per aria.
Non passò molto tempo – o forse sì?
Harry ne aveva perso la cognizione - che Hermione
entrò nella stanza come una furia.
-Harry, posso sapere che intenzioni hai?
Il ragazzo si infilò gli occhiali e tirò su la
testa, senza però abbandonare la posizione sdraiata.
-Che… che c’è, Hermione?
-Che cosa hai fatto a Draco? – sibilò cercando di
tenere a freno la rabbia che sprizzava da tutti i pori.
-N…niente…
-Niente?
-Lui… lui voleva cercare di tirarmi su, ma gli ho detto che
non è necessario, che… che voglio solo essere
lasciato in pace, ecco!
-Harry James Potter! Sei solo un ragazzino egocentrico e viziato, ecco
cosa sei!
-Ma… Hermione, io…
-Tu, tu, tu! – sbuffò esasperata – Pensi
di essere l’unico a sentirsi depresso e a non vedere
l’ora che tutto questo finisca? Adesso alzi quel tuo pigro
fondoschiena, scendi giù e vai a parlare con il tuo ragazzo!
-Il mio…? Ehi! Ma tu come…?
-Oh, andiamo Harry! Persino Ron ha notato che qualcosa è
cambiato tra voi, almeno prima che tu ti calassi nella parte della
primadonna isterica. A proposito, sarà meglio che lo
informi. E’ il minimo, considerato che è il tuo
migliore amico. A meno che tu non abbia deciso di allontanare anche
lui…
Finalmente Harry si mise seduto, si stropicciò gli occhi e
poi squadrò la sua amica.
-E che cosa gli dovrei dire? Non sono nemmeno sicuro di ciò
che provo! Quando… - abbassò lo sguardo e si
sentì avvampare - … quando mi ha baciato, la
prima volta, tutto mi è sembrato bello e naturale
e… e giusto! Qualcosa che non avevo mai sentito
per nessuna ragazza, ma… sai cosa intendo…
-No, non lo so, se non me lo dici.
-Beh, cavolo! – si agitò infastidito –
lui è… è… Io non avevo mai
pensato di poter essere attratto da… - sbuffò
esasperto - … da un ragazzo!
-Andiamo, Harry! Lo sai che qui è tutto diverso…
nessuno ci farà caso, se è questo che ti
preoccupa. Beh, forse un pochino, ma solo perché
siete… voi due, ecco. Comunque… -
agitò le mani e il capo, assumendo di nuovo
un’aria severa - …il fatto è che non
è giusto che tu lo allontani così. Draco ha
bisogno di sentirti vicino e di condividere con te ciò che
state provando… che proviamo tutti.
-Senti Hermione, una volta Silente mi ha detto che guarire le persone
è la cosa che rende più felici gli Engill. Qui,
ogni santo giorno, c’è la fila per farsi curare da
Draco. Per quale strana ragione dovrebbe volersi accollare anche il mio
malumore? Gli ho solo detto che posso farne a meno, ma a quanto pare
lui no. Sembra stia diventando un tossico… più ne
ha e più ne vorrebbe.
Hermione si passò una mano nei capelli, scuotendo la testa
con una risata incredula.
-Non ci posso credere! Davvero, non posso credere che tu sia
così insensibile e… e cieco! Ciò che
lo rende felice è vedere le persone di nuovo serene e in
buona salute, ma dovresti aver capito da un pezzo che non si diverte
affatto a sobbarcarsi tutta quella sofferenza! Come credi che si senta,
lui? Dimmi, Harry… ti sei mai domandato cosa
c’è dietro a quel suo instancabile sorriso?
-Ma… lui è sempre così…
-Disponibile? Sì, lo è, ma non ti viene in mente
che anche lui possa sentirsi solo e depresso? I suoi genitori sono al
sicuro, ma so per certo che gli mancano tantissimo e si sente
terribilmente in colpa nei loro confronti…
La ragazza si interruppe per tirare su con il naso, gli occhi
già pieni di lacrime.
-…in più a perso quasi tutti i suoi amici, e
quelli che gli rimangono sono lontani. Ha cercato un po’ di
affetto e di comprensione dal suo ragazzo, il quale riesce soltanto a
dire “voglio essere lasciato in pace, ecco!”
Harry la guardò con la bocca aperta, poi chiuse gli occhi e
si lasciò scappare un sospiro che sembrava quasi un gemito.
Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e il viso al palmo delle
mani, facendo scorrere le dita sotto le lenti.
-Che idiota… - mugolò – Non…
non avevo capito niente!
-Avanti Harry – disse Hermione con un tono inaspettatamente
dolce – Datti una sistemata e va’ a cercarlo. Ha
bisogno di te.
Harry fece una rapida doccia, indossò dei vestiti puliti e
scese velocemente le scale fino al piano terra.
Nel salotto che era diventato il suo posto preferito, Draco se ne stava
in piedi davanti alla porta finestra, guardando fuori.
Harry lo osservò silenziosamente per qualche minuto.
La sua figura alta e snella, con le belle spalle diritte, si stagliava
nel vano della finestra e sembrava risplendere di luce propria.
Aveva legato i capelli in una corta treccia, ma alcune ciocche ribelli
brillavano allegramente riflettendo i raggi del sole.
Quel giorno indossava una maglietta attillata e un paio di jeans che
gli stavano incollati addosso come una seconda pelle.
Harry sentì il sangue ribollire a quella vista e il suo
corpo reagì in modo assolutamente indipendente dalla propria
volontà.
“Accidenti, Harry” cercò di auto
convincersi “non è il momento! “
Prese un bel respiro e scivolò silenziosamente alle sue
spalle, circondandogli la vita con entrambe le braccia.
-Ciao…
Si sporse sulla punta dei piedi per baciarlo su una tempia e poi
appoggiò il mento sulla sua spalla, inspirando il profumo
speziato dei suoi capelli.
-Harry! – Draco voltò il capo verso di lui, con
l’immancabile sorriso – Sei sceso… ti
senti meglio?
-Sì… anzi, no. Mi sento uno schifo…
Draco si girò nel suo abbraccio per guardarlo in viso e lo
accarezzò con entrambe le mani.
-Non fare quella faccia – lo anticipò Harry, con
una risatina – Sto bene, in realtà, ma mi faccio
schifo per come mi sono comportato…
Il biondino scosse appena il capo con aria interrogativa.
-Mi stavo piangendo addosso per niente e non mi accorgevo di chi mi sta
intorno…
-Ah… questa dev’essere opera di Hermione. Mi sono
sfogato un po’ con lei, ma non era mia intenzione
scatenartela contro. Ero solo un po’ triste, ma adesso mi
è passato…
I suoi occhi arrossati e ancora un po’ umidi dicevano il
contrario e Harry questa volta non si lasciò sfuggire nessun
particolare.
Decise di non insistere, ma lo baciò delicatamente
– e cautamente, nel caso qualche piccola lacrima fosse
sfuggita alla sua vista.
-Sono proprio un troll. Me ne stavo di sopra a lamentarmi di non aver
nulla da fare, quando ho uno stupendo ragazzo da coccolare…
Si baciarono ancora e quando ripresero fiato Harry si
allontanò di qualche centimetro per guardarlo.
-Stai bene vestito così…
-Grazie… ho capito, sai, che le tuniche non sono di tuo
gradimento.
Harry fece spallucce.
-E solo che quando le indossi mi metti un po’ in soggezione.
Vestito così sei più umano… ma ci
farò l’abitudine, se per te è
importante.
-Grazie. – gli accarezzò i capelli scompigliati
con un’aria improvvisamente seria –
Vedi… a parte l’indiscutibile comodità,
a volte mi capita di aver bisogno di qualcosa che mi ricordi chi sono
e…
Il suo sguardo si focalizzò su qualcosa alle spalle di
Harry, e la sua espressione preoccupata lo spinse a voltarsi.
Sulla porta, Ron li stava osservando immobile, a bocca aperta.
In quel momento Hermione sopraggiunse di corsa, con un sorriso
imbarazzato.
-Ah, eccovi qui! Draco… ti stavo cercando. Ehm…
potresti venire un momento in biblioteca, per favore?
C’è una cosa che vorrei farti leggere…
-Certo…
Il ragazzo si sciolse dall’abbraccio del compagno e la
seguì fuori della stanza, sotto lo sguardo torvo del rosso.
-Ciao, Ron.
Harry mosse qualche passo verso l’amico, cercando di
prevenire la sua reazione.
-Avevo proprio bisogno di parlarti…
-Davvero? O lo dici soltanto perché ti ho sorpreso con le
mani nel… sacco?
-No, davvero…
-Da quanto?
-Beh… qualcosa si è mosso subito dopo la
Gringott, ma poi, con tutto quello che è successo…
-… non hai trovato il tempo di dirlo al tuo migliore amico.
– concluse Ron offeso.
-Non ho trovato il tempo di pensarci, veramente…
-E che cos’hai fatto in questi giorni, tutto solo di sopra?
Hermione mi ha detto che… ehi! Però lei lo sapeva
già!
-L’ha capito da sola. Lo sai com’è fatta.
Ron annuì, sciogliendosi impercettibilmente.
-E così… tu e Draco.
Harry annuì.
-Già…
-Già… - annuì a sua volta
l’altro.
Dopo un attimo di silenzio piuttosto imbarazzante, Ron gli
andò incontro lasciando libero sfogo al suo disappunto.
-Ma dico… proprio con Malfoy? E poi pensavo che ti
piacessero le ragazze… che ti piacesse Ginny. Lo scorso
inverno, ad un certo punto, ho pensato che volessi affatturare
Dean…
-Sì, è così… ma poi ci
siamo resi conto entrambi che mancava qualcosa… non avevo
capito che cosa, fino a quando Draco mi ha baciato…
Ron fece una smorfia disgustata.
-Senti, Ron – aggiunse Harry con tono di urgenza –
posso capire che tu ti senta imbarazzato ad avere un amico…
beh, insomma… un amico…
- …gay?
-Ehm… sì, ma, voglio dire… sono sempre
io! Non penserai che adesso mi vengano strane idee… o forse
ti preoccupi di quello che potranno dire gli altri, ma…
-Ma che cosa stai farneticando?
-Ecco, io ti capisco, però…
-Ah, già! Hermione mi aveva accennato qualcosa…
tu sei stato per troppo tempo con i babbani. Non hanno tutti
i torti quelli che li considerano dei trogloditi. Non posso credere che
facciano tante storie solo perché uno preferisce gli uomini
piuttosto che le donne… ma puoi stare tranquillo che per noi
non è così.
-Ma… allora perché Neville e Blaise hanno avuto
tutti quei problemi? Ti ricordi quando quel gruppo di Serpeverde li ha
fermati… li stavano insultando e se non fossimo arrivati
noi, probabilmente li avrebbero picchiati.
-Perché Neville è un Grifondoro! E anche
perché sono tutti e due dei “traditori del loro
sangue”.
-Ah… e qual è invece il tuo problema?
-Lo sai! E’ Malfoy, il problema. Non ci riesco a fidarmi di
lui.
-Credimi, Ron, è davvero cambiato. Pensi davvero che mi
sarei innamorato di lui se non fosse così?
Ron strinse le labbra e fissò il pavimento per qualche
secondo, poi annuì.
-Facciamo così, amico… gli concedo il beneficio
del dubbio, solo perché sei tu a dirlo, ma appena fa un
movimento sbagliato, giuro che lo affatturo!
Harry scoppiò a ridere.
Quello era il suo amico Ron. Con tutti i suoi difetti, ma con quel
cuore grande e buono, sincero e leale, che mai gli avrebbe voltato le
spalle, per nulla al mondo.
Persino se c’era un Malfoy di mezzo.
Avrebbe voluto abbracciarlo, ma la porta si aprì e Moody
irruppe nella stanza con la sua andatura claudicante e
l’occhio magico che roteava all’impazzata.
-Harry! Eccoti qua! Stai bene, figliolo?
-Ciao, Alalstor… sì, tutto bene. Che
cosa…?
-E gli altri? Malfoy e Granger sono in casa, spero…
-S-sì… sono in biblioteca, ma…
-Il Ministero è caduto. – dichiarò con
voce secca – Scrimgeour è stato assassinato.
**************************************************************
Angolino dei ringraziamenti:
A tutti coloro che leggono la mia storia, a chi l'ha messa nelle
seguite e nelle preferite.
In particolare a:
invasata :
Nuoooooo!!! Non stirarti le mani, che poi non riesci a scrivere, e io
voglio leggere il seguito della storia dei due papà, eheh!
Grazie comunque per trovare il tempo di leggere e commentare la mia!
paolo_65 :
buahahahahah!!! Sabry! Mi sembrava strano che un maschietto trovasse
interessante questa ff... buahahahhahaha!!! Comunque ri-benvenuta! E
grazie per i tuoi commenti: sono sempre molto graditi! ^_^
Clara111294
: Ma come potrei odiare una delle mie commentatrici più
assidue? Anzi, mi fa piacere sapere che cosa ne pensi. Prima di tutto,
sono contenta che ti piaccia come descrivo Piton: lui è il
mio personaggio preferito (non si capiva dal mio nick, vero?). Per il
resto, pensavo che dilungarmi in dettagli sulla ricerca degli Horcroux
fosse noioso. All'inizio avevo addirittura pensato di saltarli a pie'
pari: una delle prime scene che ho scritto è quella in cui
Draco scoprirà che Harry è andato da Voldie per
farsi uccidere. E in effetti devo darti ragione: mi sto concentrando
soprattutto su Draco, ma vedrò di dare un po' di spazio
anche allo Sfreg... ehm, volevo dire, a Harry XDDDDDDD . Comunque non
abbandonarmi e continua a commentare!
123babydevil123
: Grazie per essere sempre puntuale con i tuoi commenti. Sono contenta
che la storia continui a piacerti ^_^
|
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Capitolo 17 *** Capitolo 18 ***
Eccomi, ci sono ancora! Quando avrete letto
questo capitolo sicuramente penserete: ci ha fatto aspettare una
settimana per scrivere 'sta roba?
Ebbene sì, non riuscivo a metterlo insieme, questo chappy, e
il risultato non mi soddisfa ancora del tutto, ma ve lo posto comunque
con la promessa che il prossimo sarà migliore.
Una piccola AVVERTENZA: in questo chappy c'è una breve scena
di sesso tra maschietti, NON descrittiva. Se a qualcuno da fastidio,
siete avvertite.
Mi rendo conto che è più probabile il contrario,
vale a dire che venga considerata poco interessante, ma vi posso
anticipare che ho in programma un seguito a questa storia, e che lo
posterò come una ff a parte, assolutamente Yaoi e con rating
arancione o rosso. Contente?
Ho finito di tediarvi. Buona lettura! (e non linciatemi, per favore!)
Capitolo 18
Riuniti intorno al tavolo della cucina fecero onore al pranzo preparato
da Kreacher.
Sembrava che i tristi eventi delle ultime ore avessero messo
addosso a tutti una strana frenesia e il desiderio di attaccarsi alle
più elementari cose della vita.
Harry aveva chiesto all’elfo di stappare una bottiglia di
vino ed Hermione continuava a riempire generosamente il bicchiere di
Moody.
-Questa proprio non ci voleva! Già è stato un
tormento restare chiusi in casa per tutta l’estate, adesso
non possiamo neanche tornare a Hogwards. Senti, Alastor... non credi
che invece potremmo…
-E’ escluso, Harry! – dichiarò
l’Auror – D’ora in avanti, chiunque
verrà nominato Ministro sarà sicuramente un uomo
di tu-sai-chi. Questo significa che con tutta probabilità
anche il sostituto di Silente sarà un suo fedelissimo. Non
possiamo rischiare che vi mettano le mani addosso, a nessuno di voi.
-Ma… anch’io devo restare qua? –
biascicò Ron addentando la seconda coscia di pollo
– Non che mi dispiaccia saltare la scuola, ma…
cosa potrebbero volere da me? E poi, in fondo, sono un
purosangue… se mi sente mio padre… !
-Weasley, ragazzo mio… basterebbero tre gocce di Veritaserum
e spiattelleresti tutto, dall’indirizzo di questa casa alla
storia della Gringott. Lo sanno anche le pietre che sei amico di Potter.
-Ah, già!
-Hai ragione, Alastor – cinguettò Hermione
riempiendogli il bicchiere – Faremo meglio a restare qui al
sicuro.
-Ma Hermione…! – protestò Harry.
-Non si discute, Harry. Vorrà dire che occuperemo il tempo
studiando, così non resteremo troppo indietro con il
programma… a proposito, Alastor… -
continuò la ragazza, ignorando le occhiate feroci dei suoi
amici – Il professor Silente mi ha lasciato un libro scritto
in Antiche Rune. Ho appena finito di tradurlo e ho notato un
particolare curioso… un simbolo disegnato a mano, che di
sicuro non è una Runa. Sembra piuttosto qualcosa che ha a
che fare, non so… con la Magia Oscura, forse.
-Magia Oscura? – chiese Alastor allarmato – Fammelo
vedere.
Hermione tirò fuori dalla tasca un pezzo di pergamena
piegato e lo sporse al mago.
Moody lo aprì, lo osservò per qualche secondo e
poi si mise a ridacchiare rilassandosi.
-Ah… questo! No, non è Magia Oscura, anche se
qualcuno vuole crederlo. E’ più che altro una
leggenda. Mai sentito parlare della favola dei Tre Fratelli?
-Sì, certo…
-Beh… quello rappresenta i tre oggetti magici che la Morte
diede in dono ai tre fratelli. Il Mantello
dell’Invisibilità – disse facendo
scorrere il dito lungo i lati del triangolo – la Pietra della
Resurrezione e la Bacchetta di Sambuco.
-Quindi si tratta soltanto di una leggenda?
-Più o meno, anche se c’è gente che si
ostina a credere nella loro esistenza e a cercarli, come quel matto di
Xeno Lovegood.
Ridacchiò ancora, tracannando un bel sorso di vino, ma poi
si fece di nuovo serio.
-Badate… non è che manchino gli indizi,
soprattutto per quanto riguarda la bacchetta, ma che la storia sia
vera, beh… quello è un altro paio di maniche!
-Per quanto riguarda la bacchetta? Vuoi dire che esiste davvero?
-Mh… - posò il bicchiere vuoto e si
asciugò la bocca – Ha lasciato una scia di morti
lungo un bel pezzo di storia, ma da poco più di un secolo se
ne sono perse le tracce.
-Dunque è davvero un oggetto maledetto…
-In un certo senso… si dice che sia molto potente,
così c’è sempre stata un sacco di gente
disposta a tutto per averla, anche ad uccidere… soprattutto
a uccidere!
-E gli altri due?
-Uff… niente più che leggende.
Il suo occhio magico, continuando a roteare, si soffermò un
paio di volte su Harry.
-Anche se… si dice che i tre fossero i fratelli Peverell, e
secondo recenti indagini, pare che voi-sapete-chi discenda dal secondo,
quello che possedeva la Pietra della Resurrezione. Adesso, non dico che
‘sta pietra esista davvero, ma il fatto che lui non sia
morto, quando ti ha fatto quella – indicò la
cicatrice di Harry – e che sia riuscito a tornare, fa pensare
che possieda qualche tipo di magia sconosciuta, e di sicuro molto
oscura…
Hermione tornò a riempirgli il bicchiere, mentre i ragazzi
continuavano a mangiare, gli occhi bassi sul proprio piatto.
Persino Draco si servì un’altra porzione di
pasticcio di patate e porri al forno e lo spazzolò via in
silenzio.
A Harry andò di traverso un boccone e si calmò
soltanto dopo aver tossito per parecchi minuti ed aver ricevuto una
buona dose di pacche sulla schiena.
Al termine del pranzo Moody se ne andò, non prima di aver
raccomandato di mantenere “vigilanza costante”, e i
quattro ragazzi si chiusero in biblioteca.
-Hermione, sei un genio! – esclamò Harry.
-Davvero notevole… - disse Draco – Una manovra
degna di una Serpeverde.
-Ehi! Attento a come parli, Malfoy! – lo
apostrofò Ron.
-Calma, Weasley… era un complimento!
-Ragazzi! Smettetela, per favore. Facciamo il punto della
situazione…
-Ho visto la Pietra! – esclamò Harry interrompendo
la ragazza.
-Cosa?
-Mi sono quasi strozzato con un boccone quando me ne sono ricordato.
Ero sicuro di aver già visto quel disegno, ma non ricordavo
dove.
-Dove? – chiesero in coro gli altri tre.
-Sulla pietra incastonata nell’anello dei Gaunt.
-Stai scherzando, vero?
Harry scosse il capo con veemenza.
-Dico davvero! Era appena visibile, ma era proprio quello!
-Ma allora… perché voi-sapete-chi non
l’ha usata? L’ha trasformata in Horcroux, quando
avrebbe potuto usarla per quello che è…
-Non lo sa… - disse Draco, pensieroso – Non sa di
avere per le mani uno dei Doni, forse non sa nemmeno della loro
esistenza.
-Come no? Sta cercando la bacchetta, adesso ne sono sicuro. Ha rapito
Olivander e nei ricordi di una delle persone che ha ucciso poco tempo
fa ha visto un ragazzo che rubava una bacchetta. Voleva sapere chi
fosse, ma non è riuscito a scoprirlo, non ancora
almeno…
-La bacchetta è famosa anche sotto altri nomi e lui sa solo
che è la più potente, per questo la vuole. Quanto
alla pietra… so fin troppo bene come funzionano queste cose.
Per lui l’anello rappresenta la nobiltà della sua
famiglia, è quello il suo unico valore. Tutto il resto passa
in secondo piano. Probabilmente lo avrà osservato
distrattamente e avrà pensato che l’incisione sia
la traccia di un antico stemma.
Harry mise una mano in tasca e ne tirò fuori il boccino,
rigirandoselo tra le mani pensoso.
-E’ qui… ne sono sicuro. Il professor Silente ha
voluto che l’avessi io… se solo riuscissi a capire
come si apre…
Tutti restarono in silenzio, contemplando la piccola sfera dorata.
-E così ne possiedi già due… -
mormorò Hermione.
Harry si riscosse e la guardò senza capire.
-Harry, di solito i mantelli che si trovano in circolazione
con il tempo perdono il loro potere, perché si tratta
di incantesimi di disillusione, ma il tuo è
perfetto! Silente lo sapeva, per questo aveva chiesto a tuo padre di
poterlo esaminare.
-Cavolo, amico! – esclamò Ron – Se
troviamo anche la bacchetta, allora… la leggenda dice che
chi possiede i tre Doni sarà il padrone della morte.
-Sì, forse è così che potrai
sconfiggere tu-sai-chi. E’ questo che Silente ha cercato di
dirci.
***
-Per le mutande di Merlino!
I tre ragazzi si scambiarono un’occhiata sbigottita e Remus
non riuscì a nascondere un sorrisetto divertito.
Hermione mostrò anche agli amici la pagina della Gazzetta
sulla quale troneggiava la fotografia di Piton.
-“Severus Piton confermato Preside di Hogwarts”?
– lesse Ron con gli occhi spalancati –Ecco a cosa
stava mirando!
-Voleva il posto di Silente… avrei dovuto immaginarlo!
-Come avresti potuto, Harry?
-Quando… quando Silente è morto ho avuto un
flash. Ho sentito che voi-sapete-chi era molto soddisfatto. Era
circondato da Mangiamorte e tra loro c’era Piton. Gli si
è inchinato davanti e gli ha promesso che lo avrebbe accolto
come meritava, sono le parole esatte, quando avesse voluto farvi
ritorno.
Draco strappò il giornale dalle mani del rosso e
iniziò a leggere l’articolo con l’aria
di chi non crede ai proprio occhi.
-Sono sicuro che c’è un spiegazione… Lo
conosco bene. Avrà sicuramente fatto in modo di venire
nominato Preside per impedire che arrivasse qualcun altro, qualcuno
davvero fedele a voi-sapete-chi…
-Per favore, Malfoy! Adesso stai davvero rasentando il ridicolo!
– rispose Ron con aria sdegnata – E’
chiaro che ha tenuto il piede in due scarpe finché non ha
ottenuto ciò che voleva…
-E chissà con chi si schiererà, adesso.
– concluse Harry, ironico. Poi indicò una riga
dell’articolo – Guardate qua…
“Alecto e Amycus Carrow ricopriranno rispettivamente la
cattedra di Babbanologia e di Difesa contro le Arti
Oscure”. Sono due Mangiamorte, ne sono sicuro!
-Ma avrebbe potuto tradirci in qualunque momento! –
replicò Draco - Se ci avesse consegnati prima, le sue
probabilità di ottenere il posto sarebbero state
senz’altro maggiori.
I quattro ragazzi cominciarono a discutere tutti insieme,
finché non intervenne Lupin.
-Sono d’accordo con Draco – disse con voce
tranquilla.
-Ma Remus…!
-Aspetta, Harry – lo interruppe alzando una mano –
Dovete sapere che questa mattina Severus ha riunito tutti gli
insegnanti per dare alcune disposizioni… sapete, il
Ministero ha stabilito che vengano eliminate le barriere a protezione
della scuola, tra le quali quella che impedisce di materializzarsi nei
confini del parco…
-E naturalmente Piton si è affrettato a obbedire! Mi sembra
chiaro ciò che sta facendo… a voi no?
-Aspetta! Non ha avuto scelta… comunque poi ha delegato la
professoressa McGranitt a ricevere gli studenti e organizzare il nuovo
anno scolastico conferendole pieni poteri ed ha annunciato che
starà via per diversi giorni… impegni personali,
e…
-Impegni personali? State pensando ciò che penso io?
Hermione e Ron annuirono.
-Remus, ascolta tu adesso. Ho visto che tu-sai-chi sta cercando una
bacchetta, una molto potente, ed è chiaro che vuole averla
prima di arrivare ad affrontarmi. E’ convinto che
vincerà senza fatica, ma non vuole correre rischi, questa
volta. E’ solo per questo che siamo ancora qui, ancora
liberi… lui sa bene dove siamo, sa di poterci trovare in
qualunque momento, ma vuole prima assicurarsi di essere
pronto… e Piton è andato ad aiutarlo.
-No. – dichiarò Draco, che fino a quel momento
aveva ascoltato in silenzio, un po’ in disparte, con
un’espressione cupa dipinta sul volto – Se Piton ci
avesse traditi a quest’ora saremmo nelle segrete di villa
Malfoy… e vi posso assicurare che di lì non
c’è modo di fuggire, non per voi…
-E’ così. – insistette Remus –
Piton non mi sta molto simpatico, ma avrebbe avuto mille occasioni e
diverse buone ragioni per tradirci, considerato ciò che ha
dovuto sopportare…
-Ciò che ha detto di aver dovuto sopportare! Chi ci dice che
non fosse tutta una montatura?
-Non lo era… - sussurrò Draco.
Tutti ristettero per qualche secondo, colpiti dal significato di quelle
tre parole.
-La situazione è già tanto difficile –
disse Lupin – Dove andremo a finire se non ci fidiamo tra di
noi? Silente si fidava di Piton e questo mi basta.
Si alzò con un movimento stanco.
-Adesso devo andare. Penso che siate ancora al sicuro qui, ma sarebbe
saggio tenere pronto un bagaglio leggero, nel caso si renda necessario
spostarvi in un luogo più sicuro.
Sembrava particolarmente malinconico mentre li salutava, indeciso tra
la necessità di andare e la riluttanza nel
lasciarli lì, da soli.
***
-Posso entrare?
Draco stava mettendo in fila sul letto una serie di abiti e si
voltò appena verso Harry.
-Hai già preparato il tuo bagaglio?
-Sì, non è che abbia molte cose da portare
via…
Harry si sedette sul fondo del letto a guardare l’altro che
infilava tutto dentro uno zainetto, evidentemente molto
più capiente di quanto non apparisse.
-Sai… ho pensato che forse non è stata una grande
idea quella di imbucarti qui con noi…
A quelle parole Draco lasciò cadere abiti e zaino e si
voltò a guardarlo.
-Che cosa vuoi dire?
-Dico che saresti molto più al sicuro, non so…
magari da Axhel… ovunque si trovi. Penso che dovresti andare
là, e magari portarti dietro Ron ed Hermione…
-E lasciarti solo? Ma sei pazzo? Loro non accetterebbero mai, e nemmeno
io! E poi dobbiamo ancora scoprire dove si trova la
Bacchetta…
-Guardiamo in faccia la realtà… Noi non abbiamo
idea di dove possa trovarsi, mentre tu-sai-chi sembra sapere dove
cercare, e prima o poi ci arriverà, stanne certo.
-Da quando sei così pessimista? Abbiamo trovato e distrutto
tutti gli Horcroux…
-Quasi tutti…
-Comunque sappiamo qual’é l’ultimo,
anche se all’inizio neanche Silente sapeva dove sbattere la
testa. Perché non dovremmo avere la stessa fortuna anche
questa volta?
-Non sono pessimista. Pensavo semplicemente che questa volta potrei
farmi aiutare da qualcun altro. Da Remus, sicuramente, da
Moody e magari da altri Auror… potrei raccontare loro
ciò che abbiamo scoperto…
-No, Harry. Non puoi farlo. Se Silente ha voluto mantenerli
all’oscuro di queste cose una ragione
c’è. Sono maghi potenti, e in un modo o
nell’altro sono tutti troppo coinvolti con le pratiche oscure
per non rischiare di esserne tentati… pensa a Peter
Minus… pensa agli antichi Engill…
-Perché… noi non corriamo gli stessi rischi? E
cosa mi dici di Piton? Corre quel rischio più di molti
altri, eppure Silente gli ha raccontato tutto.
-Piton è diverso… lui conosce bene la Magia
Oscura, ma in qualche modo sa come proteggersi… non so come,
ma sembra sia in grado di non lasciarsi dominare. Quanto a voi, siete
tutti e tre abbastanza forti e determinati, e la vostra forza sta
proprio nel fatto che siete insieme, che vi aiutate a
vicenda… questo Silente lo sapeva bene.
-E tu? E se tu-sai-chi ti catturasse, pensi che non riuscirebbe a
usarti per i suoi scopi? Magari potrebbe persino tentare di raggirare
anche te e costringerti a passare di nuovo dalla sua parte…
Draco rise e si avvicinò a Harry, passandogli
affettuosamente una mano tra i capelli.
-Probabilmente mi ucciderebbe prima di scoprire cosa sono, e poi ti ho
già spiegato che i miei poteri di Engill non sono ancora del
tutto sviluppati. So bene quali sono i miei limiti e non sono
così pazzo da pensare di poter usare la Magia Oscura,
nè tantomeno di poterla sfidare.
-Lo so… - mormorò Harry allargando le ginocchia
per farlo avvicinare di più - …è solo
che, ecco... potremmo anche essere costretti a separarci…
Draco appoggiò le braccia sulle sue spalle, intorno al
collo, e lo guardò dall’alto con un mezzo sorriso,
poi si piegò un po’ per posare un piccolo bacio
sulle sue labbra.
-Perché ho l‘impressione che tutti questi discorsi
assurdi servano soltanto a nascondere un altro problema?
Harry abbassò lo sguardo giocherellando con un bottone della
camicia di Draco e arrossì.
-Io… beh… Io non l’ho mai fatto, ecco!
E…
Draco gli sollevò il mento con due dita e lo
guardò negli occhi, ridacchiando affettuosamente.
-E’ questo, dunque… temi che non avremo
un’altra possibilità, una volta andati via di qui?
Harry annuì.
-Ma davvero non l’hai mai fatto? Neanche con una ragazza?
Harry abbassò di nuovo il capo e lo scosse con un movimento
quasi impercettibile, sentendosi terribilmente imbarazzato.
-Allora… - disse Draco, alternando le parole a piccoli baci
- …sarà meglio… che ti
lasci… guidare… Ti fidi… di me?
Harry sentì un brivido lungo la schiena, ma non
esitò.
-Sì… - sussurrò, rispondendo ai suoi
baci.
Dita affusolate e gentili afferrarono le sue mani e lo condussero a
sbottonargli la camicia.
Harry scostò piano i due lembi di stoffa
e appena si ritrovò davanti quel petto diafano non
resistette al desiderio di assaggiarne la pelle vellutata.
Il suo profumo, il suo sapore lo inebriarono e si lasciò
guidare passo dopo passo, finché non si ritrovò
sprofondato nel calore di quel corpo bellissimo, avvolto nel suo
abbraccio.
Con quel poco di razionalità che gli rimaneva
osservò il volto di Draco, completamente abbandonato al
piacere di entrambi e ancora più bello, con i capelli dorati
sparsi sul cuscino e le labbra rosee e delicate appena socchiuse, il
respiro affannato.
Lo sentiva vibrare sotto di sé, impaziente e sempre
più esigente.
Allora obbedì alla sua muta richiesta e si
abbandonò al ritmo dettato dal proprio desiderio,
lasciandosi trascinare con lui in paradiso.
************************************************************************
Grazie alle 246 (!?) persone che hanno letto il precedente capitolo, in
particolare a voi:
hay_chan,
invasata,
Sabry (camuffata
da Paolo, ihih!)
Clara111294,
123babydevil123
Illyria93
che lo avete commentato : siete tutte carinissime e scusate se questa
volta non riesco a rispondervi singolarmente.
|
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Capitolo 18 *** Capitolo 19 ***
Capitolo 19
Draco si rigirò nel letto e aprì gli occhi.
La prima cosa che vide fu la fotografia, immobile, di
un’avvenente ragazza babbana.
Sorrise e si ripromise di dedicare un po’ di tempo a cercare
di cambiare l’arredamento di quella stanza, visto che, di
fatto, nelle ultime settimane quella era diventata anche la sua stanza.
Si voltò piano e puntò un gomito sul cuscino,
appoggiando il capo sulla mano.
Lì accanto, ancora beatamente addormentato, Harry sembrava
ancora un ragazzino, non fosse stato per il fatto che al mattino le sue
guance erano tutt’altro che vellutate.
Draco cominciò a giocare con un dito, seguendo i solchi
delineati dai muscoli del torace che si alzava ed abbassava al ritmo
lento e regolare del respiro e poi giù, lungo gli addominali
scolpiti.
Doveva ammettere che giocare regolarmente a Quiddich aveva dato buoni
risultati e anche se restando lì non aveva la
possibilità di allenarsi, ci avrebbe pensato lui a
mantenerlo in forma.
Harry si agitò mugolando qualcosa di incomprensibile e
Draco, spostando ancora un po’ il lenzuolo, ne
scoprì il motivo, un motivo davvero degno di nota.
Decise di dare il buon giorno al suo compagno rendendo i suoi sogni
realtà.
Si chinò a baciare la pelle calda e liscia appena sopra
l’ombelico per poi scorrere lentamente verso il basso.
Il mormorio indistinto che accompagnava il sogno divenne ben presto un
sonoro gemito di piacere, finché le robuste mani del
Grifondoro non afferrarono con forza le lenzuola e le sue labbra
invocarono ansimando il nome del suo compagno.
Pochi minuti dopo Harry sospirò stiracchiandosi e
aprì gli occhi.
Sorrise nell’incontrare due iridi chiare e un sorriso
divertito.
-Buongiorno, ghiretto… lo sai che ore sono?
-Tu mi farai impazzire… - disse con un filo di voce,
passando le dita tra i fili dorati che ricadevano fin quasi a
sfiorargli il viso.
-Oh… non ti è piaciuto il risveglio?
-Se continui così, un bel giorno non saprò
più distinguere tra sogno e realtà.
-Non è colpa mia se passi più tempo addormentato
che sveglio… e poi sei stato tu a cominciare!
-IO? Ma se stavo dormendo!
-Neanche immagini quanto riesci ad essere provocante quando dormi.
– replicò Draco con tono innocente.
Un attimo dopo si trovò supino, con i polsi bloccati ai lati
del capo e labbra setose che gli torturavano il collo e il lobo
dell’orecchio.
-No… aspetta! – esclamò senza fiato per
l’eccitazione e le risate.
-Che c’è? Non mi trovi più provocante?
– domandò Harry senza fermarsi.
-No… cioè, sì…
ma… - cercò di liberarsi in modo poco convincente
- …tu mi terrai di nuovo tutto il giorno inchiodato al
letto, e io sto morendo di fame!
Harry si interruppe e sollevò il capo, puntando lo sguardo
serio davanti a sé.
-Adesso che ci penso… non mi dispiacerebbe mettere qualcosa
sotto i denti!
Draco roteò gli occhi verso l’alto.
-Grazie al cielo!
Impiegarono un po’ a rendersi presentabili e quando scesero
in cucina Kreacher stava già apparecchiando per il pranzo.
Hermione era completamente immersa nella lettura di un libro,
così concentrata che li salutò appena.
-Ero quasi certo che vi sareste fatti vivi per il pranzo… -
disse Ron sfogliando la Gazzetta.
-Spiritoso… ci sono novità?
Ron non rispose, ma fece un cenno con il capo verso la ragazza.
-Che cosa stai leggendo Hermione? – Harry si piegò
per cercare di vedere la copertina del libro – Non
sarà… ehi! Ma come te lo sei procurato?
-Ho fatto un giretto con il tuo mantello e non ho resistito alla
tentazione, quando l’ho visto nella vetrina del
Ghirigoro… è appena stato pubblicato.
-Lo hai rubato?
Hermione alzò finalmente lo sguardo e fulminò
Harry con la sua più tipica espressione da “ma ti
sei bevuto il cervello?”
-Certo che no! Ho aspettato che la commessa si allontanasse e ho
lasciato i soldi accanto alla cassa.
-Oh… e suppongo che sia molto interessante! –
replicò Harry ironicamente, sedendosi davanti al suo piatto.
-Non hai idea di quante basse insinuazioni è capace quella
donna… non posso credere che gente come Elphias Doge o
Bathilda Bath, che erano suoi amici, abbiano potuto dire cose del
genere sul conto di Silente… guarda! – aggiunse
sporgendo il libro a Harry con un moto di ribrezzo – Arriva a
dire che avesse progettato di conquistare il mondo insieme a
Grindelwald… da non credere!
Harry prese il volume e lesse qualche riga, poi il suo sguardo fu
attratto da una fotografia nella quale due ragazzi si sbellicavano
dalle risate: quello con i capelli rossi era sicuramente il giovane
Albus, l’altro, dai lunghi boccoli dorati…
Harry sentì il cuore in gola a quella vista.
-Questo… questo è…
G…Grindelwald? – balbettò.
-Così sembrerebbe… Le foto appartengono alla
professoressa Bath. Pare fosse suo nipote… ma cosa ti
prende, Harry?
-Lui è… è… il ladro della
Bacchetta…
-Che cosa…?
Anche Draco e Ron si avvicinarono a guardare la fotografia, trattenendo
il respiro.
-Ma questo significa che…
-Sì – concluse Hermione – Ci sono buone
probabilità che il professor Silente sia stato
l’ultimo proprietario della Bacchetta.
Mangiarono in silenzio, ogni supposizione troppo ovvia a tutti per
meritare di essere espressa ad alta voce.
Era scontato che sarebbero dovuti andare a Hogwarts.
Silente non era uno sprovveduto qualsiasi. Nessuno era al corrente
della sua conquista – non era il tipo da andare a sbandierare
ai quattro venti di essere in possesso della famosa e potentissima
Bacchetta del Destino - e probabilmente l’aveva
nascosta in un luogo sicuro.
Quale luogo più sicuro del suo studio?
Lì aveva a lungo conservato la spada di Godric Grifondoro, e
chissà quali altri tesori, quindi perché non
anche la bacchetta?
Hermione, Ron e persino Draco gioirono mentalmente ripensando alle
parole di Remus: Piton se n’era andato, lasciando la scuola
nelle mani della professoressa McGranitt.
E tutti e tre rimasero di sasso quando Harry, gli occhi fissi sul
bicchiere vuoto con il quale stava giocherellando, dichiarò
a mezza voce:
-Voglio andare a Godric’s Hollow.
Seguì un silenzio carico di tensione, rotto alla fine dalla
voce tremolante di Ron.
-Non dirai sul serio, vero amico?
-Sì, Ron – annuì tranquillamente
– dico sul serio.
-Harry, - cominciò Hermione con il tono che era solita usare
per spiegare qualcosa di ovvio.
-So cosa vuoi dire, Herm… Hogwarts è il posto
più sensato in cui cercare, ma… è
troppo facile. E se Silente avesse scelto un altro luogo? Magari
abbastanza improbabile perché soltanto io potessi pensarci?
E poi voglio cercare la professoressa Bath…
-Harry, ascolta…
-Ascolta tu, Draco… se devo affrontare tu-sai-chi ho prima
bisogno di avere delle risposte, e poi… beh, non sono mai
stato lì, capisci? Lì… dove sono i
miei genitori…
I tre amici si scambiarono un’occhiata.
-Sai che si aspettano che tu ci vada, prima o poi… -
insistette Draco - Saranno sicuramente lì, pronti a
catturarti…
-Userò il mantello e sarò molto prudente.
-Non penserai che ti lasceremo andare da solo, vero?
-Immagino di no… - rispose suo malgrado con un sorriso.
Un’anziana coppia camminava lentamente lungo la strada che
portava verso la piazza di Godric’s Hollows
Era quasi il crepuscolo. I lampioni non si erano ancora accesi, ma una
leggera foschia filtrava la luce autunnale e rendeva ogni cosa sfocata
e un po’ irreale.
I due si fermarono davanti al monumento ai Caduti e aspettarono.
Il paese sembrava deserto.
Solo qualche finestra illuminata, qua e là, testimoniava la
presenza dei suoi abitanti.
Due ombre scivolarono rapide lungo un lato della piazza e si infilarono
in un pub.
Per qualche secondo l’aria si riempì del suono di
chiacchiere e risate, poi la porta si richiuse e il silenzio
tornò a regnare su ogni cosa.
-Cavolo! – esclamò sottovoce il vecchio
– Guarda, ‘mione!
L’anziana signora si stava guardando intorno preoccupata,
come se aspettasse qualcuno, ma si voltò verso
ciò che l’uomo le stava indicando.
L’anonimo monumento ai Caduti si era trasformato e al suo
posto c’era una statua raffigurante due giovani, un uomo e
una donna, con il loro bambino. Sembravano felici.
La sensazione di una presenza alle loro spalle fece sobbalzare Ron e
Hermione.
La giovane donna dai lunghi capelli biondi e l’elegante
tailleur grigio che li aveva raggiunti, osservava il monumento a bocca
aperta.
-Finalmente! – bisbigliò Hermione –
Tutto bene, Harry?
Non giunse risposta. Allora Draco alzò un braccio, la mano
dalle unghie accuratamente laccate piegata in un modo innaturale, come
se fosse appigliata a qualcosa nel vuoto accanto a sé.
-Sì… tutto bene… - rispose finalmente
Harry da sotto il Mantello – Non mi avevi mai parlato di
questo…
-Non lo sapevo… - rispose la ragazza.
-E’ un evento da segnare sul calendario! –
esclamò Ron, ricevendo un buffetto su una spalla.
-Beh… il cimitero dovrebbe essere dietro alla chiesa, vero?
– disse Harry con voce ferma - Non perdiamo altro
tempo.
Pochi minuti dopo i due anziani e la donna camminavano lentamente tra
le file di lapidi, alla ricerca di un nome.
-Guardate qua!
Gli altri raggiunsero Hermione davanti ad una lapide di granito scuro e
ricoperto di licheni.
Sulla pietra erano incisi i nomi di Kendra e Ariana Silente, con le
date di nascita e di morte.
-Almeno su questo la Skeeter non ha mentito.
Si dispersero nuovamente, fermandosi di tanto in tanto a spostare le
foglie che ormai ricoprivano quasi completamente il terreno e le tombe.
-Qui! – esclamò di nuovo la voce di Hermione.
La raggiunsero velocemente, giusto in tempo per sentirle dire:
-Ah… no. Mi era parso di leggere Potter, invece
è… ehi! Qui c’è scritto
Peverell!
Ron la aiutò a scostare tutte le foglie.
La pietra era antica e consumata, ma si distingueva chiaramente il
simbolo dei Doni.
-A quanto pare anche ciò che ci ha raccontato Alastor
è vero… cosa leggete qui? Igno…?
Ignotus?
-Non avevo dubbi riguardo a Moody – disse seccamente Harry e
costrinse Draco a fare un passo indietro per non perdere
l’equilibrio, passandogli davanti per proseguire la sua
ricerca.
Ma fu Ron, poco dopo, a richiamare l’attenzione degli altri.
-Sono… sono qui, Harry!
Si raccolsero ancora una volta davanti ad una lapide.
Questa volta era di marmo bianco e si leggeva chiaramente, in una
porzione libera dalle foglie, il nome Potter.
Harry rimase per qualche minuto fermo, a fissare quella pietra con un
peso che gli schiacciava il petto e lo stomaco.
Spostò il cappuccio per scoprirsi il volto, aprì
il mantello quel tanto che bastava per poter usare le mani e si
piegò sulle gambe, cominciando a ripulire il marmo,
scoprendo foglia dopo foglia le lettere e i numeri incisi sulla
superficie liscia.
Harry non ricordava nulla di loro, non li aveva mai conosciuti, ma
vedere i loro nomi e quella data, 31 Ottobre 1981, rendeva
improvvisamente tutto più reale.
Fino ad quel giorno erano stati una famiglia felice, nonostante tutto.
Poi, improvvisamente, da quella terribile notte, Harry era diventato il
Bambino Sopravvissuto, il Prescelto, conosciuto in tutto il mondo
magico, ma costretto a crescere in solitudine e non amato.
E i suoi genitori riposavano lì sotto, ignari di tutto
ciò che stava succedendo al loro figlio e inconsapevoli -
fortunatamente inconsapevoli - del fatto che per diciassette anni il
loro bambino non avesse avuto la possibilità e la
volontà di andare a trovarli.
Harry lasciò che le lacrime scorressero liberamente sulle
sue guance e permise a Draco, accucciato accanto a lui, di
cingergli con un braccio le spalle invisibili.
Ron e Hermione, dietro di loro, impedivano la vista di quello strano
fenomeno a sguardi indiscreti.
Quando il marmo fu completamente scoperto Harry rimase lì
immobile, stringendo la mano di Draco e domandandosi per quale motivo
non avesse pensato a portare qualcosa da lasciare sulla tomba.
Come se gli avesse letto nella mente, una bacchetta
volteggiò alle sue spalle, facendo comparire una piccola
corona di elleboro.
-Grazie… - sussurrò Harry.
Si alzò in piedi e si ricoprì con il mantello.
-Vorrei vedere la casa… - si schiarì la voce -
sai da che parte si trova?
Hermione si guardò intorno, poi annuì.
-Va bene… strano però. A quanto pare non
c’è nessuno a controllare il paese. Meglio
così! La tua casa dovrebbe essere da quella parte,
– indicò con un cenno del capo – alla
fine di quella strada. Potremo poi smaterializzarci di là.
I tre visitatori sconosciuti uscirono dal cancelletto del cimitero e
imboccarono una via che passava davanti a villette con giardini ben
curati, nonostante la stagione avanzata.
Era quasi notte e la strada proseguiva verso la campagna, senza
illuminazione.
-Sei sicura che sia da questa parte, Hermione?
-Sì, ma non so se riusciremo a vederla, sai…
l’Incanto Fidelius…
Continuarono a camminare, voltandosi di tanto in tanto a controllare di
non essere seguiti.
Quando si furono lasciati alle spalle le ultime case, la loro
attenzione fu attratta da una massa scura, immersa nella vegetazione
incolta.
Era una villetta come tutte le altre, salvo per il fatto che una parte
di essa era sparsa tra l’erba alta del giardino.
Si avvicinarono al piccolo cancello di legno, coperto dai rampicanti
come quasi tutto il muretto di cinta, ma non ebbero modo di vedere
altro, perché Ron strattonò allarmato il braccio
di Hermione.
-Abbiamo visite…
In lontananza, dove la strada era ancora illuminata, videro una figura
avvicinarsi lentamente.
Sembrava bassa di statura e dal passo malfermo.
-Pensate che sia lei?
-Forse ci stava aspettando e ci ha visti nel cimitero…
-Allora c’è solo un modo per saperlo…
-Harry, resta nascosto, non si sa mai… e state pronti a
smaterializzarvi.
-A me sembra inoffensiva. Guarda… a malapena riesce a
camminare.
-Zitto, Ron. Andiamo a parlarle.
-No, aspetta. – la fermò Draco – Ci vado
io. Voi restate indietro. Se vedo qualcosa di strano vi faccio un
segnale.
Si sistemò la giacca, con un elegante gesto della mano
spostò i capelli indietro e si avvio lungo la strada, verso
la figura che continuava ad avvicinarsi.
Giunto ad una decina di metri sfoderò il suo sorriso
migliore.
-Buona sera! Stiamo cercando la casa della signorina Bath. Saprebbe
indicarcela?
Si avvicinarono ancora di qualche passo e Draco potè
distinguere chiaramente i lineamenti dell’anziana donna, che
lo scrutava sospettosa.
Le palpebre pesanti riducevano i suoi occhi a due fessure orizzontali,
ma per pochi momenti lo sguardo di Draco incontrò le sue
pupille.
La sentì bisbigliare qualcosa, mentre con la mano gli faceva
cenno di avvicinarsi o di seguirla.
-Può aspettare un momento? – disse Draco, sempre
con il sorriso stampato in faccia – Vado a chiamare quelle
persone che sono con me.
Indicò Hermione e Ron, ancora fermi dove li aveva lasciati,
e mosse qualche passo verso di loro, senza voltarsi completamente e
senza perdere di vista la donna.
Poi affrettò il passo, ma si voltò ancora a
guardarla, senza cambiare espressione e facendole cenno di aspettare.
Quando raggiunse gli amici annaspò per qualche secondo
nell’aria, finché non trovò Harry.
Lo afferrò saldamente per un braccio e sussurrò
concitato:
-Andiamocene immediatamente!
Detto questo di smaterializzò portando Harry con
sé.
******************************************
Cosa ve ne pare? Noioso? Scontato? Miseramente scopiazzato dal libro?
*me si nasconde dietro un angolo, rosicchiandosi le unghie, lanciando
occhiate preoccupate al contatore dei commenti*
Nel frattempo ringrazio tutti coloro che hanno avuto la
bontà di leggere il precedente capitolo, soprattutto chi lo
ha anche commentato:
Damia :
chiedo scusa umilmente! *fa occhioni cucciolosi, sperando
così di evitare le conseguenze* Mi dispiace di averti
delusa, ma avevo dichiarato qualche capitolo fa che non ho intenzione
di alzare il rating di questa prima parte delle storia. Prometto che
rimedierò abbondantemente nella seconda. :P
123babydevil123
: Grazie! E sì, Piton è ciò che
è, lo sappiamo, perciò ho in mente qualcosa di
speciale per lui, alla faccia di quella crudele della Rowling! XD
Sabry
(paolo_65) : Grazie ancora una volta per i complimenti. Spero che oltre
alle Fiabe tu abbia letto anche il settimo libro, perché i
prossimi capitoli continueranno ad essere pieni di spoiler. XD
hay_chan :
Grazie per il sostegno! Di scene dettagliate ce ne saranno nella
seconda parte (per la gioia di un sacco di gente, da quello che ho
capito). Per il momento dovrai accontentarti delle coccole! XD
Clara111294
: Grazie infinite! Sono contenta che l’episodio ti sia
piaciuto così com’è. Spero che anche
questo non ti abbia annoiata. ^_^
invasata :
eheh! I tuoi commenti mi lasciano sempre a bocca aperta! Non pensavo
che questo capitolo potesse piacere così tanto. Comunque le
sorprese non sono ancora finite. Aspetto commento a questo chappy,
eh!?! (e i due papà? Niente all’orizzonte?) XDD
loux74 :
Grazie! Mi sembrava che i tre momenti fossero un po’ troppo
slegati tra loro e la trama piuttosto stiracchiata, ma forse
è solo una mia impressione e chi sono io per contraddire le
mie lettrici? ^_^
Bebbe5 :
Grazie infinite! Come avrai letto nelle altre risposte, la storia
continuerà con questo rating fino alla fine della guerra,
più o meno, quindi spero che continuerà a
piacerti e che vorrai ancora dirmi che cosa ne pensi. ^_^
|
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Capitolo 19 *** Capitolo 20 ***
Capitolo 20
Si materializzarono nel soggiorno e subito Harry si strappò
di dosso il mantello.
-Ma si può sapere che cosa ti è preso?
– esclamò con una smorfia, e si
abbandonò su una poltrona massaggiandosi lo stomaco.
-Adesso ti spiego… - rispose Draco guardandosi intorno
allarmato, bacchetta alla mano.
Aprì la porta che dava nel corridoio giusto in tempo per
vedere entrare Ron e Hermione, che si chiusero il portoncino
d’ingresso alle spalle con il respiro affannato, nonostante
non avessero fatto molti passi.
-Tutto bene? Qualcuno vi ha seguito?
-No. Ci siamo materializzati sull’ultimo gradino, come
previsto, e siamo subito entrati. – rispose Hermione
– Ma cosa è successo?
-Venite…
Entrarono nel soggiorno dove Harry stava ancora cercando di riprendersi
e si sedettero in attesa.
-Ho visto una fotografia della professoressa Bath sul libro e sono
quasi sicuro che fosse lei, ma…
-Era lei? – urlo quasi Harry – E perché
ci hai portati via in quel modo? Sapevi che volevo parlarle!
-Lasciami finire… - sospirò Draco pazientemente
– Ho detto che sembrava lei esteriormente, ma quando
l’ho guardata negli occhi… non so che cosa ho
visto, ma qualunque cosa fosse non era umana!
-Co-come non era umana…?
Draco emise un profondo sospiro e si sfregò il viso e gli
occhi con entrambe le mani.
-C’era qualcosa di animale, ma… non era proprio
come quelli che ho visto fin’ora… e poi
c’era anche qualcos’altro, qualcosa di molto
oscuro, molto… mi sono sentito come quando ho toccato il
diadema, ti ricordi Harry? Ho dovuto mettercela tutta per mantenere la
calma.
-Cosa significa? Che era tu-sai-chi? Oppure che quello era un altro
Horcroux?
-Non era tu-sai-chi. Ne sono sicuro. E poi… non penso
proprio che se ne sarebbe stato lì ad aspettarci per
chissà quanto tempo, per poi lasciarci scappare
così facilmente… senza contare il fatto che
sembrava davvero avere difficoltà a muoversi.
-Se è un Horcroux dobbiamo tornare lì e
distruggerlo.
-Sì, ma non questa notte – concluse Hermione
– E dobbiamo farci aiutare. Non sappiamo di cosa si tratta e
potrebbe non essere così facile come con gli oggetti
inanimati.
-Direi che per questa sera ne abbiamo avuto abbastanza. Non so voi, ma
io voglio solo farmi un buon sonno.
Con quelle parole Draco si alzò e uscì dalla
stanza.
-Accidenti! Se solo non si fosse fatto prendere dal panico, forse
avremmo potuto scoprire qualcosa di più…
-Harry! – lo rimproverò Hermione – Non
hai visto come era sconvolto?
-Davvero? Non mi è parso.
-Andiamo, ormai dovresti conoscerlo! Draco è sempre Draco,
non si mette a piagnucolare per una sciocchezza qualunque, ma
è chiaro che ciò che ha visto lo ha sconvolto.
Possiamo sempre tornare lì, più preparati, e
distruggerlo… ammesso che si tratti proprio di un Horcroux e
non di qualche altra… cosa.
-Hai ragione… - sospirò Harry – Draco
ha solo voluto proteggerci, ma avrei comunque preferito saperne di
più. Non mi stupirei se voi-sapete-chi avesse inventato
qualche nuova diavoleria.
-Ci penseremo domani. Adesso è meglio se andiamo anche noi a
riposare.
Harry sentiva la sua rabbia, anche se cercava di controllarsi.
Non le avrebbe mai voluto fare del male, era troppo preziosa.
Si materializzò in una strada buia, che Harry riconobbe
subito, e gettò un’occhiata di sfuggita ai ruderi
della villetta abbandonata.
Si diresse velocemente verso un’altra casa, poco distante, ed
entrò senza bussare.
Nel piccolo salotto, la vecchietta lo stava aspettando.
-Era lui?
-Non ne sono sicura – sibilò la donna.
-Non ha molta importanza a questo punto. Adesso sa che lo stiamo
aspettando, non sarà così sciocco da tornare.
Liberati di quella cosa – disse indicandola con un gesto
annoiato – Ti riposto a casa.
Il Signore Oscuro si allontanò di qualche passo, osservando
distrattamente il resto della stanza.
La sua attenzione fu attratta da una fotografia in una cornice
d’argento coperta di polvere, come tutto il resto in quella
casa.
Harry sentì la rabbia svanire e una gioia maligna salirgli
dentro.
Guardò la sua amata Nagini uscire dal corpo della
professoressa Bath, come una farfalla esce dal bozzolo.
Il rettile si avvolse attorno alle spalle del suo padrone, che si
smaterializzò portandola con sé, mentre i miseri
resti della donna giacevano abbandonati sul pavimento.
Harry si svegliò di soprassalto, madido di sudore, con la
cicatrice che pulsava ferocemente.
-Povera Bathilda… - sospirò Hermione –
Non meritava certo di subire una sorte del genere… Pensi che
fosse già morta quando…?
-Non lo so… di sicuro è da un po’ che
è successo. La casa sembrava disabitata da parecchio tempo.
- Beh… Almeno adesso sappiamo che non
c’è un altro Horcroux… o qualcosa di
peggio.
Tutti annuirono tristemente.
-Pensi che voglia andare a Hogwarts? – chiese Ron
interrompendo il silenzio e i pensieri degli altri.
-No… Mi è sembrato che fosse concentrato su
Grindelwald. Forse pensa che possa aver nascosto la bacchetta da
qualche parte. Hermione, che cosa si sa di lui? Sarà ancora
vivo?
-Quando il professor Silente lo ha sconfitto è stato
processato e rinchiuso nella fortezza di Nurmengard. Per quel che ne so
potrebbe ancora essere là.
-Allora non tarderà a trovarlo e a scoprire che cosa ne
è stato della Bacchetta.
-Nurmengard è lontana… abbiamo qualche giorno di
vantaggio. Dobbiamo raccontare tutto alla professoressa McGranitt,
forse è l’unica che potrà aiutarci.
-Come facciamo ad entrare ad Hogwarts senza essere notati?
-Tira fuori la Mappa, Harry. Studiamo un percorso sicuro e domani ci
materializziamo il più vicino possibile al castello.
-Ha trovato Grindelwald…
Furono le prima parole che Harry pronunciò quando si
riprese, ancora steso sul pavimento della cucina di Grimauld Place, tra
le braccia di Draco e sotto lo sguardo preoccupato di Hermione e Ron.
-…e lo ha ucciso…
-Non sforzarti, Harry – gli disse la ragazza, facendo sparire
con un colpo di bacchetta i rimasugli della cena che Harry aveva
trascinato con sé sul pavimento – Riposati. Ne
parleremo dopo.
Fece un cenno a Draco e tutti insieme cercarono di sollevarlo, ma lui
si issò quasi con rabbia su una delle sedie e
appoggiò i gomiti al tavolo, stringendosi la testa tra le
mani.
-Non c’è tempo… sta andando a Hogwarts.
Draco ed Hermione si scambiarono uno sguardo preoccupato.
-E’ stato molto più veloce di quanto potessimo
immaginare.
-Gliel’ha detto…?
Harry scosse il capo con una smorfia di dolore.
-No… l’ha letto nella sua mente. –
ansimò - Adesso sa chi è
l’ultimo proprietario della Bacchetta di Sambuco…
e se la trova diventerà ancora più
potente… Dobbiamo andare alla scuola!
-No, Harry! Tu devi stare qui, al sicuro. Andremo Ron ed io.
Harry alzò sui suoi amici uno sguardo sofferente ma
determinato.
-Non resterò ancora qui nascosto ad aspettare. E’
arrivato il momento di affrontarlo e bisogna che qualcuno uccida quel
dannato serpente!
-Va bene, allora… Draco, puoi materializzarci tutti dentro
il castello?
-Non tutti insieme… devo portarvi uno per volta.
-Non c’è tempo… - gemette Harry.
-Facciamo così… tu porta Harry –
dispose Hermione – mentre Ron ed io ci
materializziamo… vediamo un po’… dietro
la capanna di Hagrid!
-Va bene, ma prendete il mantello. Ci vediamo nell’ufficio
del Preside.
Harry e Draco consultarono velocemente la Mappa e scelsero
un’aula vuota in cui materializzarsi.
Corsero lungo i corridoi ormai deserti e quando giunsero in vista del
gargoyle, Harry si augurò con tutto il cuore che la
professoressa McGranitt non avesse cambiato la parola
d’ordine.
-Api Frizzole!
La statua fece un balzo di lato e i due ragazzi imboccarono la scala
con uno sbuffo di sollievo.
Harry irruppe nello studio senza neanche bussare e Draco lo
seguì.
-Professoressa McGranitt! – chiamò ansimando -
Professoressa McGranitt! Sta arrivando!
La strega scese i pochi gradini che separavano la zona della scrivania
dall’ingresso e gli andò incontro.
-Signor Potter! – esclamò con quel suo tono di
stupito rimprovero – Che cosa…? Le sembra il modo
di presentarsi?
-Professoressa! – ripetè Harry
– Lei-sa-chi sta arrivando!
La donna finalmente comprese e si voltò verso la scrivania.
Harry si sentì gelare.
In piedi, accano al seggio del Preside, il professor Piton lo squadrava
con le sopracciglia alzate.
Appariva, se possibile, ancora più smunto e pallido di
quanto Harry ricordasse, ma l’inquietante oscurità
delle sue pupille era sempre la stessa.
D’istinto gli lanciò un Expelliarmus, che il mago
deviò senza scomporsi.
-Potter! – lo apostrofò la strega indignata
– Che cosa sta facendo?
-Lui! – indicò il mago con tutto l’astio
di cui era capace – Sta per consegnargli la scuola!
E’ uno di loro!
-Harry… - sussurrò Draco posandogli una mano
sulla spalla.
-Non dica sciocchezze, Potter! – replicò la
McGranitt sbigottita – Il Preside è appena tornato
e stavamo appunto organizzando insieme la difesa del castello.
Il ragazzo si sfregò la cicatrice socchiudendo gli occhi.
-Ma io l’ho visto… a-attraverso gli occhi di
lei-sa-chi… ha promesso di fargli trovare la
scuola pronta ad accoglierlo, in qualunque momento avesse deciso di
occuparla…
-E’ così, Potter… - disse Piton
facendosi avanti con i soliti modi flemmatici – Ci
troverà pronti come non può nemmeno immaginare.
Dunque… che cosa stava dicendo?
-Io… ecco…
La porta si spalancò e Ron e Hermione entrarono ansimando
trafelati. Esitarono un istante alla vista di Piton, ma ciò
che avevano visto li spinse a mettere da parte la loro diffidenza.
-La foresta…! – gridò quasi Hermione
– E’ pieno di…
Fu costretta a riprendere fiato e Ron terminò la frase per
lei.
-… di Mangiamorte! Ci sono anche Dissennatori… li
abbiamo visti volare in alto, al confine del parco…
La professoressa McGranitt si portò una mano al petto e si
voltò agitata verso il Preside, il quale mosse velocemente
qualche passo verso i ragazzi, con un’espressione
improvvisamente preoccupata.
-Potter! Se sa qualcosa, questo è il momento di rendercene
partecipi! – esclamò con tono pressante.
-Voi-sapete-chi ha scoperto che la Bacchetta di Sambuco appartiene al
professor Silente… l’ha portata via a Grindelwald,
quando lo ha battuto…
-La… la Bacchetta di Sambuco…? –
sussurrò la professoressa McGranitt con l’aria di
chi non ha ben capito.
Anche Piton sembrava perplesso.
-Sì! La Bacchetta di Sambuco! La Stecca della Morte, la
Bacchetta del Destino… chiamatela come volete! Il professor
Silente deve averla nascosta da qualche parte e voi-sapete-chi pensa di
trovarla qui a Hogwarts… La vuole perché
è convinto che così diventerà davvero
invincibile!
Entrambi gli insegnanti si precipitarono alla finestra, poi si
scambiarono un’occhiata d’intesa.
-Pensi che siamo ancora in tempo, Severus?
-Temo di no, ma in fondo… converrà con me che non
fa una gran differenza.
Il professor Piton tornò verso i ragazzi, i quali
ascoltavano la conversazione piuttosto confusi.
La professoressa lo seguì, ma non sembrava molto convinta
dall’affermazione del Preside.
-Non so, Severus… sono comunque molto potenti, sia il mago
sia la bacchetta…
-Certo, se toccasse ad uno di noi affrontarlo non sarei molto
tranquillo… ma trattandosi del Prescelto…
Si soffermarono entrambi a fissarlo pensosamente.
Harry, sentendosi chiamato in causa, decise che era tempo di avere
delle spiegazioni.
-Professoressa McGranitt… professore… potete
spiegarci cosa sta succedendo?
Il professor Piton alzò un angolo della bocca in un ghigno
appena accennato, poi cominciò a percorrere la larghezza
dello studio con passi lenti.
-Deve sapere, signor Potter, che in questi ultimi
cinquant’anni il professor Silente si è sempre
servito della stessa bacchetta… quella che ha sottratto a
Grindelwald durante il loro epico duello…
Per qualche secondo il silenzio aleggiò nella stanza, mentre
i ragazzi si rendevano conto del significato di quelle parole.
Poi esplosero tutti insieme.
-La bacchetta di Silente…!
-E’ quella! Ma allora…
-Dobbiamo impadronircene prima che ci arrivi lui!
-Professore… - disse Harry, quasi implorante – Lei
è il preside e può smaterializzarsi
all’interno della scuola…. Forse siamo ancora in
tempo!
Mentre pronunciava quelle parole si rese conto di ciò che
questo implicava – togliere materialmente la bacchetta dalle
mani del professor Silente – ma ciò nonostante non
desistette dalla sua richiesta.
-Professore… non vorrà davvero lasciare che la
prenda lui?
-Come stavo dicendo alla professoressa McGranitt, e come lei dovrebbe
già aver capito, la cosa non ha molta importanza,
anzi… è probabile che il Signore Oscuro
rimarrà molto deluso dalla sua nuova conquista.
-Deluso? – sbottò Harry – Ma
è esattamente ciò che vuole! Se
riuscirà ad impossessarsi della Bacchetta di Sambuco
diventerà molto più potente di chiunque altro,
anche se non è stato lui ad uccidere fisicamente il
professor Silente!
Piton osservò i volti sbalorditi e indignati dei quattro
ragazzi ed emise un sospiro stanco.
-Vedo che in quattro non riuscite a mettere insieme un cervello
pensante… d’altra parte, conoscendovi, la cosa non
mi stupisce. Mi sarei comunque aspettato un po’
più di arguzia da lei, signor Malfoy.
Draco aprì la bocca come per dire qualcosa ma si
limitò a boccheggiare sconcertato.
Non ebbe comunque il tempo di replicare, perché Harry
spalancò gli occhi con la faccia di chi non sa se essere
contento o spaventato.
-Io… ho disarmato il professor Silente…
Piton e la McGranitt annuirono, Draco strizzò gli occhi
esclamando: -Ah, già! Me ne ero quasi scordato! - mentre
Hermione e Ron li guardavano increduli.
-Hai fatto cosa?
Harry raccontò brevemente e non senza un certo imbarazzo
ciò che era successo durante la loro ultima visita a
Hogwarts.
-Harry! – protestò Hermione –Come hai
potuto dimenticare una cosa così importante?
-Beh… è stato il giorno in cui abbiamo trovato il
diadema. Mi ero completamente dimenticato di quel piccolo particolare.
-Piccolo particolare? – sbottò Hermione con voce
stridula – Possibile che tu non ti sia reso conto
dell’enorme importanza che può avere questa cosa?
Per fortuna un rumore improvviso attirò
l’attenzione di tutti, salvando Harry dall’ennesima
ramanzina.
Pochi secondi dopo però il Prescelto si ritrovò a
considerare che la fortuna è un’altra cosa.
Nel parco era in corso una battaglia tra un gruppo di Mangiamorte,
riconoscibili dai mantelli e dalle maschere argentate che scintillavano
sotto la luce della luna, e alcune persone che Harry non
riuscì a distinguere.
-Bene. Moody deve aver intercettato gli spostamenti di quelli che stava
sorvegliando. – disse Piton apparentemente calmo.
-Severus… - intervenne la professoressa McGranitt con tono
d’urgenza – I ragazzi!
Piton annuì.
-Certo. Mettiamo in atto il nostro piano. Voi! – fece un
cenno a Hermione e Ron – Aiuterete la professoressa ad
evacuare gli studenti e poi ve ne andrete.
-Siamo maggiorenni! – protestò Ron.
-Sì! Possiamo combattere! – dichiarò
Hermione
-Fate come volete. Cercate solo di non creare problemi. Malfoy, tu
andrai ad aiutare Madama Chips e te ne starai ben lontano dai guai,
capito? Ah… e cerca di non esagerare e di usare il buon
senso. Tu Potter, verrai con me. Voglio rafforzare gli incantesimi sul
perimetro e assicurarmi che Moody sia in grado di organizzare la
difesa, poi dobbiamo parlare.
Harry avrebbe voluto chiedere spiegazioni sull’ultima
affermazione, ma tutti erano già partiti di corsa, ognuno a
svolgere il proprio compito, e Piton dietro di loro, così
non poté far altro che seguirlo.
******************************************************************
Ciao, carissime!
Un doveroso ringraziamento a voi tutte che continuate a seguire la mia
storia e qualche breve considerazione.
E’ vero, sto spudoratamente seguendo la traccia della
versione canonica, pur modificandola qua e là a mio
piacimento, ma è possibile che alcune cose vengano date per
scontate e non siano chiare a coloro che non hanno letto i libri (e non
mi riferisco a chi fa finta di non sapere! :P:P:P). Quindi, se qualcosa
non vi torna, fatemelo sapere.
Infine, un grazie enorme per le parole di sostegno e incoraggiamento a:
123babydevil123
,
Meti ,
Damia ,
loux74 ,
hay_chan (in
bocca al lupin per l‘esame di guida! XD) ,
Bebbe5 ,
Sabry,
eruannie87
(non ho fatto resuscitare nessuno, fin’ora, ma penso che
durante quest’ultima battaglia cercherò di salvare
qualcuno dalla crudeltà della Rowling :P ) ,
Clara111294
( la questione del Quidditch non è chiara nemmeno a me, ma
pare sia l'opinione comune, quindi mi adeguo. Immagino comunque che
volteggiare a lungo su una scopa richieda una certa prestanza fisica,
eheh!)
|
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Capitolo 20 *** Capitolo 21 ***
Ciao a tutte!
Ecco un nuovo aggiornamento, al quale devo fare una premessa: come ho
già precisato in precedenza, considero scontati alcuni
avvenimenti, in particolare i capitoli 33 ("La storia del Principe",
che è una vera perla, il cuore di tutta la saga!), 34
("Ancora la Foresta") e 35 ("King's Cross).
Inoltre ho preso in prestito pari pari alcune frasi e situazioni, che
ho contrassegnato con (*).
Buona lettura!
Capitolo 21
Piton e Harry scesero velocemente le scale e corsero
nell’atrio, giusto in tempo per vedere Kinsgley Shacklebold
disarmare Amycus Carrow, che voleva impedirgli di entrare, mentre
dall’esterno proveniva ancora il rumore di combattimenti in
corso.
Accanto ad una porta laterale la professoressa Sprite e alcuni suoi
studenti, con le braccia cariche di Tentacula Velenosa, erano tenuti
sotto scacco da una strega dall’aspetto sgradevole e dal
ghigno malvagio.
Con la coda dell’occhio Alecto Carrow vide Piton, ma
evidentemente non notò la presenza di Harry, nascosto
dall'alta e nera figura del Preside.
-Ah, Severus! Sei tornato finalmente! Questa sporca traditrice del
proprio sangue e i suoi luridi mocciosi stavano cercando di metterci i
bastoni tra le r…
Non ebbe modo di terminare la frase: un incantesimo la
disarmò e la fece cadere a terra incapace di muoversi.
Piton la fece poi levitare senza troppa grazia in uno
sgabuzzino poco distante e chiuse la porta con un incantesimo.
-Harry! – esclamò Neville, facendosi avanti e
lottando per contenere i tentacoli della sua pianta – Stai
bene, amico?
-S-sì – rispose il ragazzo con un sorriso stirato.
-Allora ci siamo, vero? E’ arrivato il momento…
Harry riuscì a malapena ad annuire, mentre un brivido gli
percorreva la schiena.
La professoressa Sprite e Piton si erano scambiati un cenno
d’intesa e la donna era ripartita di corsa, seguita dai
ragazzi.
Neville, in coda al gruppo si era voltato ancora una volta con un ampio
sorriso.
-Ti copriamo noi, Harry! – aveva gridato entusiasta, prima di
sparire su per le scale.
Harry lo aveva guardato allontanarsi con un groppo allo stomaco,
improvvisamente consapevole che tutti coloro che erano rimasti al
castello stavano mettendo a rischio la propria vita per dargli modo di
compiere la sua missione.
Ma lui non sapeva cosa doveva fare, né se sarebbe stato in
grado di farlo.
Piton aveva detto che doveva parlargli. Si augurò con tutto
il cuore che lo avrebbe finalmente informato sulle ultime istruzioni di
Silente.
Il manipolo di combattenti era finalmente riuscito a trovare rifugio
nel castello e Piton stava parlando con alcuni di loro.
Harry intravide Lupin e riconobbe un paio degli altri, che erano stati
curati da Draco qualche settimana prima.
-Harry, tutto bene? – gli chiese Remus, tamponandosi una
ferita al braccio sinistro.
-Remus, sei ferito! Draco è con Madama Chips, vai a farti
curare.
-E’ solo un graffio. Quel ragazzo avrà ben altro
di cui occuparsi questa notte!
-E… e Tonks? Sta bene vero? – chiese guardandosi
intorno, stupito di non vedere la chioma cangiante dell’Auror.
-Sì… sta bene. – rispose
Remus guardando altrove, con un tono strano – E’ a
casa dei suoi…
-Ha scelto il momento giusto per farsi mettere incinta! –
sbraitò Moody – Proprio adesso che avremmo avuto
bisogno della sua bacchetta!
Harry dimenticò per un attimo ciò che stava
succedendo e sorrise.
-Remus! Stai per diventare papà? Che bello, complimenti!
Il mannaro non sembrava altrettanto entusiasta.
Si limitò ad un: – Già,
già… - e continuò a guardarsi intorno
nervosamente.
Harry pensò che fosse nervoso per la battaglia imminente e
ancora una volta sentì lo stomaco contrarsi al pensiero che
a causa sua Remus si trovava in quella situazione terribilmente
pericolosa, invece di restare accanto alla moglie.
Avrebbe voluto dirglielo, chiedergli di andarsene, si mettersi al
sicuro, ma sopraggiunsero altre persone, apparentemente
dall’interno del castello, dai piani superiori.
Alcuni erano negozianti di Hogsmead e Harry capì che
qualcuno doveva aver indicato agli abitanti del paese il passaggio che
comunicava con la cantina di Mielandia.
I nuovi arrivati furono velocemente smistati in diversi gruppi e
andarono a difendere altrettanti punti del castello.
-Bene, Potter. Torniamo nel mio ufficio. C’è una
cosa che devo mostrarti. – disse Piton senza manifestare il
minimo entusiasmo.
Avevano appena imboccato le scale quando un rombo assordante e uno
scossone fecero tremare il castello, proprio sopra di loro.
Si precipitarono nella direzione del rumore e scoprirono che al terzo
piano una porzione del muro esterno era esplosa.
Le macerie erano sparse ovunque e in mezzo alla polvere Harry vide
delle persone e riconobbe alcuni membri della famiglia Weasley.
Da quel che poté capire l’esplosione era avvenuta
proprio mentre percorrevano quel corridoio e qualcuno doveva essere
stato ferito.
Altre esplosioni seguirono, in altre parti del castello, e Harry
sentì in lontananza le urla e i rumori della battaglia.
Piton aiutò il signor Weasley a disperdere la polvere che
oscurava la vista e ciò che apparve gelò il
sangue nelle vene di tutti i presenti.
Una chioma di capelli rossi spiccava a terra tra le macerie.
Uno dei gemelli era stato colpito in pieno e giaceva senza vita sotto
lo sguardo sgomento dei genitori e dei fratelli.
-Potter! Potter!
Il professor Piton lo afferrò per le spalle e lo scosse.
-Non stare lì impalato! Accompagna in Sala Grande i feriti.
Madama Chips dovrebbe aver organizzato lì il pronto
soccorso…
Harry non riusciva a distogliere lo sguardo dall’amico caduto.
-Avanti, Potter! – insistette il Preside – Non
possiamo più fare niente per lui, ma per gli altri
sì!
A quelle parole il Grifondoro si riscosse e offrì
meccanicamente un sostegno a un ragazzo tutto coperto di polvere e
briciole di calcinacci che zoppicava lì vicino, senza
neanche preoccuparsi di capire chi fosse.
Coloro che erano in grado di camminare aiutarono i feriti a
risollevarsi e i più forti aiutarono i più deboli
a raggiungere la Sala Grande, dove Madama Chips e Draco si stavano
già occupando di alcune persone, chi seduto, chi sdraiato a
terra.
Altri sopraggiunsero e Harry li aiutò a trovare un posto in
attesa che qualcuno potesse occuparsi di loro.
Cercava disperatamente di rendersi utile per tenersi impegnato e non
dover pensare.
Ma una voce fredda e acuta parlò, e sembrava così
vicina da provenire proprio da quella sala.
-Avete combattuto valorosamente. Lord Voldemort sa apprezzare il
coraggio.(*)
Il mago oscuro chiese che gli fosse consegnato il Prescelto, entro
un’ora, in un luogo da lui designato nella Foresta Proibita,
o avrebbe punito chiunque avesse cercato di aiutarlo a nascondersi.
Harry sapeva che gli assediati non avrebbero avuto la
possibilità di resistere a lungo.
Aveva intravisto acromantule, giganti e altre creature oscure aggirarsi
là fuori e combattere a fianco dei nemici.
Doveva assolutamente sapere quali erano le ultime istruzioni del
professor Silente.
Non ebbe bisogno di cercare a lungo: una mano ferma lo
agguantò per una manica e senza una parola il professor
Piton lo trascinò su per le scale, fino allo studio del
Preside.
Harry non si fidava ancora completamente del mago e quando lo vide
estrarre la bacchetta sfoderò la propria, pronto a
difendersi.
Come se non bastasse, con suo grande sconforto, notò che
tutte le cornici appese alle pareti della stanza erano vuote.
Contava sulla presenza del ritratto del professor Silente per avere la
conferma che le parole di Piton fossero veritiere, ma a quanto pare
tutti i Presidi se n’erano andati, probabilmente per seguire
l’andamento della battaglia attraverso i quadri appesi in
altre zone del castello.
Piton non badò alla reazione del ragazzo. Si
avvicinò al Pensatoio e puntò la
bacchetta contro la propria tempia, estraendone un sottile filo di
memoria che poi lasciò cadere nel bacile.
Lo indicò con un gesto del capo appena accennato e si
allontanò, in attesa.
Forse di aspettava che Harry, impaziente di sapere, si sarebbe tuffato
nei suoi ricordi senza esitazione, ma non fu così.
Il giovane mago rimase fermo, fissando il più anziano con
diffidenza.
-Che c’è, Potter? - domandò
gelido - Non abbiamo tutta la notte per gingillarci. Non vuoi sapere
cosa mi ha riferito il professor Silente riguardo a ciò che
ti attende là fuori?
Harry strinse la bacchetta e annuì.
-Certo… ma chi mi dice che il suo ricordo non sia stato
modificato, o che non sia soltanto ciò che lei vuole farmi
sapere?
Era pronto ad affrontare uno scatto d’ira dell’ex
Mangiamorte, che certamente lo avrebbe insultato in quel suo modo
freddo e sprezzante, cercando di convincerlo ad accettare
l’autenticità delle informazioni che in quel
momento stavano vorticando quietamente sotto la superficie del fluido
magico.
Ma Piton si limitò a fissarlo, immobile e pensoso.
Poi spostò la sua attenzione sul Pensatoio, il volto
impassibile ma chiaramente combattuto nel dover prendere una decisione.
Dopo pochi, interminabili minuti, improvvisamente piegò
verso l’alto gli angoli della bocca e con un gesto deciso
estrasse dalla propria mente diversi altri fili dall’aspetto
lattescente, alcuni piuttosto corti e sottilissimi, altri
più lunghi e uno, in particolare, decisamente
consistente che gli strappò un sospiro, quasi un gemito di
dolore.
Al termine dell’operazione Piton ripose la bacchetta e
guardò il suo interlocutore con una smorfia sarcastica.
-Ciò che vedrai è qualcosa che nessuno avrebbe
mai dovuto sapere. Soltanto Silente ne era a conoscenza. Ho deciso di
mostrarti questi ricordi perché è assolutamente
necessario che tu capisca la situazione. Comunque, che tu ci creda o
no, sappi che non sarei mai voluto arrivare fino a questo punto.
Ancora una volta indicò brevemente il Pensatoio e si
ritirò a guardare fuori dalla finestra.
Harry infilò la bacchetta in tasca e, seppur riluttante, si
piegò sul bacile, lasciandosi cadere in un parco giochi
quasi deserto, immerso nella calura estiva.
Draco se ne stava raggomitolato in un angolo, cercando di recuperare le
forze il più in fretta possibile.
Altri avevano bisogno del suo aiuto, ma l’ultimo paziente di
cui si era occupato era stato particolarmente difficile.
Non sapeva quale incantesimo lo avesse colpito, ma era arrivato
pericolosamente vicino al punto di non ritorno e, come se non bastasse,
aveva dovuto lottare contro la potente forza oscura che lo abitava.
Finalmente sentì il calore ormai familiare diffondersi a
tutte le membra ed aprì gli occhi con un profondo sospiro.
Non si era accorto che qualche anima premurosa gli aveva sistemato
addosso il leggero mantello con il quale era arrivato a Hogwarts, poche
ore prima.
Accanto a lui Remus era avvolto in una coperta e sembrava immerso in un
sonno profondo.
Avrebbe impiegato del tempo a riprendersi, ma almeno era fuori pericolo.
Draco si alzò in piedi passandosi una mano tra le ciocche di
capelli che si erano appiccicate alla fronte e ad una guancia e si
guardò intorno sbattendo le palpebre.
In mezzo ai feriti, sistemati sulla pedana in fondo alla sala, si
aggiravano diversi elfi domestici agli ordini di Madama Chips, sempre
indaffarata come al solito.
La cosa che apparve strana agli occhi di Draco fu la presenza di molte
altre persone, apparentemente in buona salute, nonostante
l’aspetto stanco e gli abiti sdruciti, tutti intenti a
cercare di dare o ricevere conforto.
Riconobbe studenti del settimo anno, abitanti di Hogsmead, membri
dell’Ordine e loro familiari.
Al suo passaggio molti si voltavano a guardarlo e la cosa non lo
stupì affatto.
Tutti sapevano della scomparsa dei suoi genitori e avevano visto il suo
nome nella lista degli “indesiderati”, ma era pur
sempre un Malfoy e vederlo di persona, in quella situazione, era una
cosa che pochi si sarebbero aspettati.
Vide la sorelle Patil: poco dopo l’inizio della battaglia
Padma era entrata nella Sala in lacrime, trascinando la sorella in
stato di shock. La sfortunata ragazza si era trovata isolata dagli
altri ed era stata circondata da un gruppetto di nemici.
L’avevano più e più volte colpita con
la maledizione Cruciatus , ma per un motivo ignoto le avevano
risparmiato la vita, abbandonandola a terra per proseguire altrove la
battaglia.
Draco si era subito occupato di lei, sotto lo sguardo
attonito della gemella e adesso entrambe le ragazze sedevano
quietamente bevendo un bicchiere di tè e
chiacchierando con alcuni compagni di entrambe le Case.
Al suo passaggio gli rivolsero un sorriso.
Su un lato della sala erano state composte le salme di coloro che non
ce l’avevano fatta.
Tra queste spiccava un capannello di persone dai capelli rossi. Uno dei
gemelli Weasley era inginocchiato accanto al capo dell’altro,
che era steso a terra senza vita. Molly singhiozzava accasciata sul
petto del figlio, mentre il marito le accarezzava i capelli, il volto
inondato di lacrime. I fratelli erano in piedi, uno con il braccio
sulle spalle dell’altro, mentre Hermione abbracciava Ginny.
(*)
Proprio lì accanto una donna anziana piangeva,
sola e disperata, quasi rannicchiata accanto al corpo di un uomo.
Draco si inginocchiò al suo fianco e le posò una
mano su una spalla.
-Non è lui! Gli assomiglia, forse, ma non è di
sicuro Malfoy!
-Invece è proprio lui, ti dico. –
ribadì Padma – Gli abbiamo parlato, vero
Calì?
La ragazza interpellata annuì vigorosamente, la bocca piena
della bevanda calda e dolce che poco prima un elfo aveva versato nel
suo bicchiere.
-E io ti dico che è impossibile che un Malfoy possa fare una
cosa del genere. E se mai ne fosse capace non perderebbe di certo il
suo tempo a occuparsi di una Grifondoro… – disse
Cormac, come uno che la sa lunga.
Poi aggiunse con tono sdolcinato ma volgare: - Anche se affascinante
come te, Calì…
La ragazza roteò gli occhi scuotendo il capo e sua sorella
lo squadrò da capo a piedi con un’espressione
schifata.
- Userebbe il suo potere per trarne il massimo vantaggio,
potete starne certi! - concluse sicuro di sé, come sempre.
-E tu sei un'esperto in materia, vero McLaggen?
Tutti si voltarono verso Blaise.
Insieme a Neville aveva appena disteso un altro corpo senza vita
accanto agli altri ed ora entrambi, stanchi e impolverati, con il viso
e le mani coperte di graffi e gli abiti strappati in qualche punto, si
erano fermati a bere ciò che un elfo aveva prontamente
offerto loro.
-Sai perfettamente che ho ragione, Zabini. Voi Serpeverde non fareste
mai niente senza avere un secondo fine, e Malfoy più di
tutti.
-Le cose cambiano, Cormac, - disse Neville - e anche le persone.
McLaggen sbuffò con un ghigno scettico, ma come tutti gli
altri si soffermò a guardare pensosamente nella direzione di
Draco.
La donna accanto alla quale si era fermato aveva smesso di singhiozzare
e stava accarezzando la fronte e il capo dell’uomo steso a
terra.
Altre due persone li aggiunsero e il ragazzo si alzò per
lasciare loro il posto.
Prima che si allontanasse la donna si girò e gli
afferrò una mano, sorridendogli tristemente, il volto ancora
rigato di lacrime.
Draco aveva gli occhi arrossati ma ricambiò il sorriso e
raggiunse il gruppetto che si era formato intorno alle gemelle.
-Tutto bene, amico? – domandò Blaise,
chinandosi un po’ di traverso per guardarlo da sotto in su.
Il biondino annuì e prima che potesse rendersene conto,
Blaise gli passò un pollice sulla guancia, appena sotto
l’occhio sinistro.
Draco si ritrasse allarmato.
-Ehi… che c’è? Ti ho solo asciugato una
goccia…
-La tua mano… - sussurrò Draco guardando
preoccupato ora l’amico, ora le sue dita sospese a
mezz’aria.
-Cosa…? E’ sporca? – chiese Blaise a sua
volta, scrutandole attentamente.
-No… è che… - Draco sembrava
perplesso. Blaise non aveva traccia di scottature e sembrava non
essersi accorto di nulla.
-Ehi, Malfoy! – lo apostrofò McLaggen con un finto
sorriso sulle labbra e il tono strafottente – Mi dicono che
sai fare miracoli… non è che faresti qualcosa per
questo polso? Mi fa un male!
-Smettila, Cormac! – intervenne Seamus – Sei una
lagna! Madama Chips ha detto che è soltanto una lieve
distorsione.
Poi, rivolto agli altri, continuò: - E’ inciampato
in un gradino mentre seguivamo il professor Vitious verso la Torre di
Astronomia…
-Già! E ho anche sbattuto la testa. Guardate, c'è
mancato poco che me la rompessi!
Sollevò i capelli che gli coprivano parte della fronte e
mostrò un piccolo rigonfiamento e un’ombra
violetta.
-Fai vedere…
Draco sfiorò la fronte ammaccata con le sue dita candide e
strinse le palpebre.
-Sì… un bel bernoccolo.
McLaggen fissò a bocca aperta l’ematoma che si era
andato formando sotto i ciuffi biondi.
Tastò basito quei pochi centimetri di pelle sotto i quali
non sentiva più pulsare il lieve gonfiore e poi fece per
allungare la mano verso la fronte dell’Engill, ma si rese
conto in quel momento che aveva preso il suo polso e si stava
concentrando su di esso.
-Hai ragione, Finnigan. E’ proprio una lagna. Questa non era
neanche una distorsione… un’ammaccatura,
più che altro!
Il Grifondoro cercò di muovere la mano, ma era bloccata
dalla bendatura.
Se la tolse velocemente e fece roteare più volte il polso, a
bocca aperta.
-Ma… come…? – balbettò
continuando a muovere la mano davanti ai propri occhi, come se si fosse
reso conto in quel momento di possedere quell’appendice -
Tu… hai…?
Draco lo ignorò e si guardò intorno.
-Avete visto Harry? E il professor Piton?
Gli altri si scambiarono occhiate incerte.
No, non avevano più visto né il Preside
né il Prescelto e improvvisamente realizzarono che
l’assenza dei due era piuttosto sospetta.
-Perché fate tutti quella faccia? E’ successo
qualcosa? Non sento più il rumore della
battaglia… p-perché sono tutti qua dentro?
Blaise gli appoggiò una mano sulla spalla.
-Draco… non hai sentito?
-Che… che cosa, Blaise? – chiese alzando la voce,
sfoderando un cipiglio degno del suo nome - Dimmi cosa è
successo? Dov’è Harry?
-Non so di preciso dove sia adesso, però…
ecco…
-Blaise, sto perdendo la pazienza. Dico sul serio!
-Non so cosa tu stessi facendo poco più di
mezz’ora fa, ma… l’abbiamo sentito
tutti, e molto bene. Tu-sai-chi ha interrotto la battaglia con un
ultimatum… vuole Harry entro la mezzanotte, altrimenti
verrà a prenderci… di persona.
-Non starete dicendo che Piton…
-Magari stanno studiando il modo di affrontarlo –
azzardò Seamus – oppure Piton lo ha aiutato a
scappare… se non sappiamo dove si trova, voi-sapete-chi non
avrà motivo di prendersela con noi…
L’irlandese ricevette diverse occhiate scettiche, ma la
discussione fu interrotta dallo schiocco della materializzazione di un
elfo.
-Pa… padroncino Draco… ehm… -
balbettò la creatura tormentandosi le mani.
-Dobby! Cosa ci fai qui? – esclamò Draco con un
sorriso, sorpreso nell’incontrare l’ex servitore di
suo padre.
L’elfo sembrava particolarmente imbarazzato e ansioso, e lo
divenne ancora di più quando il ragazzo piegò un
ginocchio a terra per non guardarlo dall’alto in basso. Fece
un passo indietro e sgranò ancora di più gli
occhioni timorosi.
-Stai bene, Dobby? C’è qualche problema?
-D-Dobby… bene! Il… il Preside detto riferire al
s-signorino D-Draco che l-lui aspetta in suo u-ufficio…
subito! … p-per favore…
-Il professor Piton mi vuole vedere nel suo ufficio? Harry è
con lui?
L’elfo scosse il capo con forza, facendo sballottare le
lunghe orecchie di qua e di là.
-Dobby n-non visto Harry P-Potter… s-solo professor
Piton…
Draco si sollevò con un sospiro.
Scambiò una rapida occhiata con i suoi amici, i quali
ricambiarono e annuirono, e uscì velocemente dalla Sala
Grande, diretto al quinto piano.
************************************************
Ancora una volta un ringraziamento commosso *me si asciuga una
lacrimuccia* a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere
anche questo capitolo.
E veniamo ai commenti:
zippolino :
ahi-ahi, signorina Zippolino! :P Le è sfuggito un
particolare! In un precedente capitolo (non ricordo nemmeno io quale,
forse il 18, eheh!), ho scritto che il Ministero della Magia ha
stabilito che venissero rimossi gli incantesimi a protezione dei
confini della scuola. La domanda adesso è: perché
non anche all’interno del castello? Boh! Forse per evitare
che chi è all’interno possa scappare, o magari
Piton ha deciso di interpretare in modo restrittivo le disposizioni del
Ministero in previsione di ciò che è successo in
questo capitolo. A te la scelta. Grazie comunque per il commento e per
aver seguito la storia fino a qui! ^_^
Ah! Per carità! Non sbattere la testa contro il
muro: me lo roviiiniiiii! (mmh... Ci dev'essere un po' di Serpeverde in
me...) XDDD
E un grazie e uno squizzo a luox74,
123babydevil123
e Sabry per
le vostre parole. Anche questo capitolo rimane un po’ in
sospeso, ma spero sia stato ugualmente una lettura gradevole.
Al prossimo! ^_^
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Capitolo 21 *** Capitolo 22 ***
Capitolo 22
Draco appoggiò la fronte contro la porta, picchiando i pugni
con rabbia, mentre lacrime impotenti rigavano le sue guance.
Aveva seguito Harry attraverso i ricordi di Piton e
nell’ultimo lo aveva visto steso a terra, accanto al
Pensatoio.
Dopo un tempo interminabile, ma fin troppo presto, lo aveva guardato
alzarsi senza una parola e andare verso la porta, la stessa alla quale
in quel momento era disperatamente aggrappato.
Con la mano già sulla maniglia Harry aveva girato
impercettibilmente il capo.
-Professore, per favore, lo spieghi lei a Draco… e anche a
Ron e a Hermione e, beh… dica loro che… che mi
dispiace di non averli salutati…
Aveva aperto la porta ed era uscito, chiudendosela alle spalle, senza
aspettare una risposta.
Piton guardava fuori dalla finestra, allora come in quel momento.
-Dev’esserci qualcosa da fare…!
Potremmo… - ansimò Draco tra le lacrime
- io avrei potuto…
-Che cosa? – mormorò il Preside senza voltarsi,
come parlando a sé stesso - Morire al posto suo?
Sì, sarebbe stato facile… ma non sarebbe servito
a niente. Tutto ciò che dobbiamo fare è
continuare a combattere, perché il suo sacrificio non sia
stato inutile.
Draco si voltò furente.
Sapeva bene che Piton aveva ragione, ma il suo cuore non era pronto ad
accettarlo.
Stava per riversargli addosso tutta la propria ira, ma una voce
risuonò forte e chiara, come se provenisse dalle mura stesse
del castello.
-Harry Potter è morto. E’ stato ucciso. Stava
fuggendo, per mettersi in salvo, mentre voi davate la vita per lui. Vi
portiamo il suo corpo a dimostrazione che il vostro eroe è
caduto.(*)
Draco corse alla finestra e li vide, al chiaro della luna, sul limitare
della Foresta Proibita.
L’Oscuro Signore, circondato dai suoi Mangiamorte, Hagrid da
un lato, le grandi spalle scosse dai singhiozzi, e a terra, inerte, un
fagotto dai capelli arruffati e gli occhialini rotondi, steso in modo
che tutti potessero riconoscerlo.
Draco e Piton corsero lungo le scale e i corridoi, ma quando arrivarono
all’ingresso del castello si trovarono davanti un muro di
gente, studenti, insegnanti e tutti gli altri combattenti che non erano
stati feriti o uccisi.
-Resta indietro. – ordinò perentorio Piton, mentre
si faceva largo tra la folla.
-Ah… Severus! – esclamò Voldemort con
voce melliflua, un po’ stupito, un po’ sospettoso
– Mi avevano detto che eri scomparso… e
non rispondevi al mio richiamo. Pensavo fossi caduto da valoroso, per
servire il tuo Signore… e invece ti ritrovo qui, in mezzo a
questa piccola folla di sciocchi ribelli. Ma non importa…
vieni a rendere omaggio al tuo Signore, e saprò essere
misericordioso anche con te…
-No. – rispose Piton, con la sua solita voce calma e piatta.
Quella semplice sillaba ebbe però il potere di generare
un’ondata di emozioni contrastanti sia tra gli assediati che
tra gli assedianti.
-L’odore del potere ti ha forse dato alla testa, Severus?
Credi davvero di poter prendere il posto di Silente? Ma tu sei mio, te
lo sei dimenticato? E lo sarai per sempre!
Alzò appena la bacchetta.
Ripeté il gesto in modo più marcato e i suoi
occhi da rettile si dilatarono per lo sconcerto e il disappunto.
Piton, senza una parola, gli angoli della bocca sollevati in un accenno
di sorriso, si tirò su la manica, scoprendo
l’avambraccio sinistro .
Voldemort non riuscì a nascondere la sorpresa, davanti alla
lucentezza perlacea della pelle di Piton.
Ma fu solo questione di qualche secondo.
-Dunque è così… - sul suo volto
serpentesco si disegnò un sorriso inquietante - Hai
rinnegato il patto che avevi stretto con il tuo Signore, hai cancellato
il Marchio... ma non puoi averlo fatto da solo. Qualcuno deve averti
aiutato. Fammi indovinare, forse sono stati gli… Engill?
– pronunciò l’ultima parola con enfasi
particolare.
-Sei stupito? – proseguì ironicamente –
Ti stai domandando come sia riuscito ad indovinarlo? Eppure dovresti
sapere che il tuo Signore conosce ogni cosa! Già da tempo ho
sentito il loro puzzo nauseante aleggiare intorno al vostro piccolo
eroe! E adesso che l’ho sconfitto, che l’ho ucciso
con questa… - sollevò la bacchetta
perché tutti potessero vederla - Sì, la
bacchetta di Silente, la grande e potente Bacchetta di
Sambuco… gliel’ho tolta dalle mani io stesso.
Indicò con indifferenza la riva del lago, e tutti guardarono
con orrore in quella direzione, immaginando ciò che da
lì non potevano vedere.
-E dimmi, mio povero Severus, - proseguì con tono
canzonatorio - che cosa hai dovuto dare in cambio? A che cosa ti sei
dovuto abbassare? Ti sei dovuto… pentire di aver voluto
aspirare alla grandezza? Ti sei dovuto prostrare a quella loro
miserevole filosofia di vita?
-Mi sono pentito molto tempo fa di aver dato retta ad un povero pazzo
come te, Tom Riddle.
Con un movimento fluido Piton alzò un Incantesimo Scudo,
appena in tempo per deviare una maledizione.
-Non ha importanza – proseguì il Signore Oscuro
con voce stizzita – Adesso mi consegnerai questi Engill. Di
te, traditore, mi occuperò con comodo più tardi.
Farò in modo che tu capisca il tuo errore, prima di
concederti una morte misericordiosa.
Scoppiò in una risata macabra.
-Avanti! Dove sono? Non posso credere che siano scappati…
quei pezzenti si aggirano sempre dove c’è odore di
sofferenza, ne sono attratti come le mosche dalla carne in
putrefazione… Ditemi, non volete provare a salvare il vostro
Prescelto? Chissà, magari siete ancora in tempo…
Draco, che non aveva distolto gli occhi dal corpo di Harry,
cercò di farsi largo, ma una mano forte lo trattenne.
-No, Malfoy.
Gli occhi azzurri di Ron fissarono i suoi con una determinazione che
non gli aveva mai visto prima, nonostante fossero pieni di dolore per
la perdita dell’amico.
-Lasciami andare, Weasley! So cosa sto facendo…
-Ho detto di no! Ho promesso a Harry che ti avrei impedito di fare
stupidaggini, quindi adesso te ne starai qui buono e zitto.
-Non farò stupidaggini. Ho visto qualcosa…
La loro attenzione fu attratta nuovamente da ciò che
Voldemort stava dicendo.
-Sono dei codardi, ma penso di conoscere un modo efficace per tirarli
fuori dal buco in cui si nascondono…
Si voltò lentamente, facendo roteare teatralmente il lungo
mantello e si fermò ad osservare i suoi adepti.
-Tu! – con un cenno della bacchetta ordinò a
qualcuno di farsi avanti – Sì, proprio tu, mia
cara…
La voce dal tono innaturalmente gentile non lasciava presagire nulla di
buono.
-… sei venuta da me chiedendomi di accettare i tuoi servigi,
ebbene… eccoti accontentata.
Una ragazza con la divisa di Serpeverde si staccò dalle
retrovie e mosse qualche passo incerto verso il mago, sotto lo sguardo
divertito di Bellatrix.
La strega la spinse avanti con un sorriso inquietante.
-Vieni, piccola, non essere timida. E’un grande onore essere
scelta per servire il Signore Oscuro.
La ragazza si ritrovò in mezzo alla radura, a pochi passi
dal corpo di Harry, sotto gli occhi di tutti, da entrambe le parti.
Tutti, studenti e insegnanti, riconobbero Pansy Parkinson, colei che in
attesa di essere accompagnata con il suo gruppo al passaggio segreto
aveva proposto ad alta voce di consegnare il Prescelto, certa che
l’Oscuro avrebbe ricompensato un tale gesto.
Un attimo dopo era a terra, piegata su sé stessa in preda al
dolore provocato da una Cruciatus.
A quella ne seguì un’altra, e poi
un’altra ancora.
Bellatrix rideva ormai senza ritegno, con una scintilla folle nello
sguardo.
-Ebbene? – disse Voldemort, ignorando lo sguardo e il gemito
di supplica della ragazza – Nessuno si fa avanti per
alleviare le sofferenze di questa povera creatura? Volete forse
lasciare che venga torturata fino a perdere il senno?
A quelle parole la ragazza cominciò a tremare visibilmente e
spostò freneticamente lo sguardo terrorizzato lungo la linea
nemica, alla ricerca di un aiuto.
Poi fece un ultimo disperato tentativo, rivolgendosi ai suoi aguzzini.
-Mio Signore, vi prego…
Ma fu zittita da un’altra maledizione.
-Vergognati, piccola codarda! – la insultò
Bellatrix sdegnata – Dovresti accettare con gioia ogni
decisione del tuo Signore. Se sei ancora viva è solo per
servirlo!
Il piccolo esercito di Hogwarts era rimasto dolorosamente sbalordito di
fronte a tanta gratuita crudeltà e lo fu altrettanto di
fronte al vortice di luce che si materializzò accanto alla
povera, sciocca Serpeverde.
Una figura incappucciata si piegò su di lei, mentre
Voldemort scoppiava in una risata vittoriosa.
Il Signore Oscuro rimase pazientemente ad osservare il nuovo venuto che
sussurrava parole di conforto.
Dopo neanche un paio di minuti Pansy si sollevò con gli
occhi pieni di lacrime spalancati sul suo salvatore.
-Ti senti meglio?
Annuì.
-Ce la fai a raggiungere gli altri?
Annuì ancora e si alzò in piedi aiutata da quelle
mani gentili. Mosse qualche passo incerto in direzione del castello, ma
quasi subito aumentò l’andatura, fin quasi a
correre.
-Traditrice! – urlò Bellatrix, e un lampo verde
scaturì dalla sua bacchetta, ma la figura incappucciata
lanciò prontamente un incantesimo che bloccò la
maledizione.
Le professoresse McGranitt e Bumb corsero incontro a Pansy e
la accompagnarono fin dentro la scuola.
L’Engill e Lord Voldemort si fronteggiavano.
Il Signore Oscuro guardò l’avversario negli occhi
e lo riconobbe.
-Tu…? – iniziò a ridere, prima
silenziosamente, poi via via sempre più apertamente, mentre
la sorpresa lasciava il posto alla consapevolezza di ciò che
era realmente accaduto a sua insaputa.
-Tu… sei un Engill? Adesso capisco perché i tuoi
sono scomparsi. Non sono fuggiti per evitare la mia collera, e nemmeno
sono stati rapiti, come volevano far credere… no! Si sono
nascosti per la vergogna di avere un figlio come te! Bellatrix, la tua
famiglia mi ha deluso profondamente… ancora una volta!
La strega, come pochi altri intorno a Voltemort, poteva vedere Draco in
viso e lo stava fissando sgomenta.
A quelle parole di rimprovero si prostrò ai piedi del suo
padrone.
-Mio Signore… mio Signore, vi scongiuro! –
implorò con le lacrime agli occhi – Permettetemi
di rimediare a questo abominio! E’ chiaro che il sangue dei
Malfoy non è così puro come vogliono far
credere… lasciate che sia io stessa a mettere fine a questa
infamia!
-Il sangue dei Malfoy… o quello dei Black?
Bellatrix sbiancò e cominciò a balbettare, ma il
mago oscuro la zittì.
-Non temere… avrai modo di dimostrarmi ancora la tua
lealtà e di rimediare alle mancanze della tua famiglia.
Tuttavia, non tutti i mali vengono per nuocere e io saprò
trarre vantaggio da questa situazione… il tuo caro nipotino
mi sarà molto utile!
Ignorando la diatriba tra i due, Draco si era inginocchiato accanto al
corpo di Harry e gli aveva delicatamente passato un braccio sotto il
collo e le spalle, sollevandolo contro il proprio petto in un tenero
abbraccio.
Voldemort lasciò Bellatrix alla sua disperazione e
guardò la scena con curiosità.
-Molto interessante, sì… molto interessante!
Saresti davvero in grado di farlo, Draco? Dicono che sia la vittoria
più grande per quelli come te, l’Everest di ogni
Engill… dare la propria vita per salvarne
un’altra…
Ancora la sua risata risuonò nella notte, facendo gelare il
sangue degli avversari come dei propri servi.
-Per me è lo stesso. Puoi morire facilmente riportandolo in
vita, per dare a me il piacere di ucciderlo di nuovo, non senza avergli
fatto provare ogni tipo di sofferenza, naturalmente… oppure
puoi lasciarlo riposare in pace e offrirti come cavia per i miei
esperimenti. Ci sono parecchie cose che vorrei provare su di te, mio
caro.
Draco non ascoltava.
Aveva appoggiato una guancia a quella di Harry e, protetto dal
cappuccio, gli aveva sussurrato:
-Stai bene?
Dopo qualche secondo la risposta era giunta appena percettibile, ma
chiarissima:
-Sì…
-Hai il mantello?
-Sì…
-Non muoverti… appena sarà distratto…
Non poté continuare. Un urlo e un tafferuglio alle sue
spalle lo costrinsero a voltarsi.
Le ultime affermazioni di Voldemort erano state la goccia che
fa traboccare il vaso.
Neville si era lanciato contro gli avversari, la bacchetta sguainata,
ma era stato fermato da un incantesimo a metà strada.
-Nooo!!! – aveva urlato Blaise, cercando di raggiungerlo, ma
era stato bloccato da diverse mani ed ora guardava impotente e
disperato il ragazzo che amava alzarsi faticosamente, tremante ma
determinato come solo un vero Grifondoro poteva essere.
Harry aprì cautamente un occhio per cercare di capire cosa
stava succedendo, ma era ancora stretto nell’abbraccio del
suo compagno e non riusciva a vedere e sentire bene.
Udì la voce squillante di Bellatrix parlare del
“figlio degli Auror”, ma non riuscì a
distinguere le parole di Voldemort.
Finalmente Draco lo adagiò di nuovo a terra e si
alzò in piedi.
Attraverso i fili d’erba Harry potè vedere il
Cappello Parlante volteggiare al richiamo di Voldemort, posarsi sul
capo di Neville e prendere fuoco.
Passarono pochi secondi e ogni cosa intorno cominciò a
muoversi con un boato.
La battaglia era ricominciata.
Neville si liberò dall’incantesimo che lo bloccava
e il cappello cadde a terra.
Alla luce delle fiamme che ancora lo avvolgevano, Harry vide un
riflesso dorato, metallico.
Qualunque cosa fosse, Neville si era chinato prontamente ad afferrarla.
In mezzo alla confusione Harry la vide chiaramente: una lama
scintillante roteare nell’aria e spiccare la testa al
serpente.
Il Signore Oscuro lanciò un urlo disumano alla vista di
quella perdita, e si avventò come una furia verso il
castello.
Il fuoco intorno al cappello si era estinto, ma un’altra luce
rischiarò la radura.
Una luce bianca che proveniva dall’alto, vorticando intorno
alla figura di Draco, fluttuante nell’aria.
Con la bacchetta, che risplendeva come una piccola spada, lanciava
incantesimi Scudo contro le maledizioni dei Mangiamorte.
Nel vedersi protetti da un angelo, gli assediati ripresero coraggio e
cercarono di riorganizzarsi, combattendo e cercando di riguadagnare le
loro posizioni all’interno del castello.
Ormai più nessuno badava al povero corpo abbandonato nel
prato, così Harry sfilò il Mantello
dell’Invisibilità dall’interno della
giacca e se lo buttò addosso.
Poi si alzò in piedi, impugnò la bacchetta e si
lanciò nella mischia.
***********************************************************
Grazie infinite a tutte le mie lettrici,
soprattutto a Damia,
123babydevil123,
Zippolino, Sabry e Bebbe5 che hanno
commentato il precedente capitolo.
Continuate a dirmi la vostra, ogni commento è sempre gradito!
Al prossimo capitolo!
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Capitolo 22 *** Capitolo 23 ***
Eccoci al dunque, mie care lettrici.
Lo scontro finale è alle porte, ma non segnerà la
fine della storia.
Ci sarà ancora almeno un capitolo e poi inizierò
la seconda parte, con un rating un po’ più alto,
come promesso. XDD
Vi confesso che non sapevo proprio come scrivere questo capitolo. Alla
fine ho optato per mantenermi il più possibile aderente al
canon, con l’unica differenza che l’episodio
è visto con gli occhi di Draco.
Speriamo bene…
Aspetto i vostri commenti, rispondete numerose!
Declaimer: appartengono a zia Rowl, oltre ai personaggi, anche i
dialoghi tra Harry e Voldemort, che sono tratti da HP7, ed alcune frasi
e situazioni indicate con (*).
Capitolo 23
Draco si mantenne sospeso in parziale smaterializzazione sopra
l’ingresso principale di Hogwarts, lanciando incantesimi a
protezione di coloro che si trovavano in difficoltà,
finché all’esterno non rimasero che pochi
Mangiamorte circondati dai Centauri, alcuni giganti messi alle strette
da Ippogrifi e Therstral e i Dissennatori, che fluttuavano in
lontananza, sopra il limitare della foresta.
Allora si materializzò sopra la balconata che si affacciava
sull’atrio e non potè evitare di fare un balzo di
lato, bacchetta alla mano, quando si accorse di una presenza proprio
alla sua sinistra.
La professoressa Cooman gli riservò una breve occhiata e un
sorriso sghembo, poi prese la mira e lanciò una delle sue
sfere di cristallo, centrando una figura incappucciata che si trovava
proprio sotto di loro e che barcollò per un istante, prima
di accasciarsi a terra.
-Vuoi favorire? – chiese la donna indicando accanto ai suoi
piedi un mucchio di sfere, raccolte sopra uno dei suoi scialli
variopinti.
-Grazie, professoressa… preferisco i metodi tradizionali.
– replicò gentilmente il ragazzo, lanciando un
incantesimo.
Intanto scrutava la folla alla ricerca di Harry.
Si rese subito conto che il centro della battaglia si era spostato
all’interno della Sala Grande, quindi lasciò
l’insegnante di Divinazione al suo tiro al bersaglio e corse
giù lungo la scalinata.
Attraversò l’atrio tenendosi contro il muro e
continuando la sua opera di sabotaggio degli attacchi nemici.
Poco prima di giungere all’ingresso della Sala Grande si
trovò di fronte al professor Vitious, che con
un’abilità sorprendente atterrava i nemici che
cercavano di oltrepassare la soglia.
Proprio in quel momento un omaccione enorme comparve dietro al piccolo
insegnante e puntò la bacchetta per colpirlo alle spalle,
con un ghigno divertito.
Draco reagì d’istinto e lanciò uno
schiantesimo.
Per un momento vide la sorpresa mista a timore e sdegno dipinta sul
volto di Vitious, ma quando l’onda magica sfrecciò
sopra la sua testa si voltò di scatto, in tempo per vedere
l’energumeno atterrare molti metri più indietro in
un groviglio scomposto.
Si rivolse di nuovo verso il suo allievo con un sospiro di sollievo e
gli fece un cenno di ringraziamento, per poi riprendere la
sua attività difensiva.
Draco continuò a scivolare lungo la parete e finalmente si
ritrovò nella Sala.
La setacciò velocemente con lo sguardo e vide che i
Mangiamorte erano ormai in netto svantaggio e molti di loro erano stati
atterrati da un piccolo esercito di elfi domestici armati di attrezzi
da cucina.
Il grosso della battaglia si stava concentrando attorno a tre fuochi:
Voldemort combatteva contemporaneamente contro la McGranitt, Lumacorno
e Kingsley, mentre Bellatrix fronteggiava Molly Weasley, che tempestava
la rivale di colpi precisi e devastanti.
Un po’ in disparte il professor Piton teneva a bada Yaxley e
Dolohov.
Gli tornarono in mente tutte le volte in cui suo padre aveva citato
Severus come esempio di buon combattente e Draco non poté
fare a meno di ammettere che il Preside aveva stile.
I suoi avversari si agitavano in preda alla rabbia e
all’eccitazione del combattimento, urlando insulti tra una
maledizione e l’altra, ma il professor Piton rispondeva con
movimenti misurati ed eleganti, e il suo viso non esprimeva
né collera né timore, ma si manteneva
concentrato, quasi fosse impegnato nella preparazione di una pozione
complicata invece che in uno scontro all’ultimo sangue.
Finalmente riuscì a bloccare Dolohov, ma subito dopo fu
costretto a piegarsi per evitare un lampo verde, lanciato dal suo
compagno.
Contemporaneamente si girò su sé stesso e anche
Yaxley finì schiantato in un angolo, ma il professore perse
l’equilibrio e ruzzolò tra la gente che si era
fermata lungo il perimetro della Sala, assistendo sconcertata a quegli
ultimi epici duelli.
Draco fu subito accanto al Preside, che si era rialzato faticosamente e
stava riprendendo fiato appoggiato al muro, con gli occhi chiusi.
-Professor Piton, si sente bene?
A quelle parole Severus si drizzò e riaprì gli
occhi.
-Grazie, Malfoy, - disse con tono piatto e formale - sono tutto intero.
Vai a pestare i tuoi servigi a chi ne ha davvero bisogno.
Si guardò intorno e storse la bocca.
-Ma perché se ne stanno tutti fermi a guardare?
-La mamma ha detto che ci vuole pensare lei a Bellatrix –
rispose Ginny voltandosi verso di lui con il visino serio e gli occhi
spalancati in modo innaturale.
-Già… gran donna la tua mamma! –
esclamò Malocchio Moody, zoppicando ansimante verso di loro.
Poi indicò il terzetto che attaccava senza sosta il Signore
Oscuro e verso il quale il suo occhio magico continuava a roteare.
– Ho provato a unirmi alla compagnia, ma
è troppo rischioso. Ci manca solo che ci schiantiamo a
vicenda!
Piton sbuffò e cercò di farsi largo, il volto
duro e lo sguardo freddo e tagliente come l’acciaio.
-Fatemi passare. Quei tre finiranno per farsi ammazzare e non possiamo
permettere che lui riesca a cavarsela un’altra
volta… non questa volta!
Draco si sentì spingere di lato da una mano ferma e gentile,
la stessa che poi si posò sulla spalla del Preside.
-Severus…
Piton si voltò e le sue iridi scure incontrarono le loro
gemelle, altrettanto profonde, ma calde e rassicuranti.
-Severus, non farlo. – disse Axhel rivolgendogli un sorriso
dolce, ma determinato.
-Non ho intenzione di ucciderlo, Axhel. Non verrò meno al
nostro patto, ma è necessario che qualcuno lo fermi, e io
posso correre questo rischio.
-Lascia fare a Harry, Severus. E’ il suo compito…
Piton alzò l’angolo della bocca in un accenno di
sorriso senza gioia.
-Potter è morto, Axhel. Era quello il suo compito, e lo ha
portato a termine.
Draco aveva seguito il dialogo con il sorriso sulle labbra per la
contentezza di trovarsi accanto il suo mentore.
Diede una rapida occhiata in giro e vide che c’erano altri
Engill, sparsi tra la folla, mentre alcuni avevano già
raggiunto i feriti sulla pedana in fondo alla Sala.
-No, professore! Harry è ancora vivo! Non so cosa sia
successo, ma quando l’ho visto là fuori, steso
nell’erba, ho saputo che era vivo. E poi gli ho parlato. Gli
ho chiesto se stava bene e ha risposto
“Sì”. So che ha il Mantello, quindi
potrebbe essere dovunque…
-Infatti è proprio là in mezzo. –
sussurrò Axhel – Ha appena deviato una maledizione
che avrebbe certamente colpito Kingsley e adesso è accanto a
Minerva.
-Axhel, perché io non riesco a vederlo? –
protestò Draco, scrutando nella direzione indicata, oltre le
teste della gente che osservava ammutolita il procedere del
combattimento.
L’Engill gli passò un braccio intorno alle spalle
e accostò il viso al suo, indicando un punto davanti a loro
e bisbigliandogli nell’orecchio:
-Non devi cercare di vedere il suo corpo, quello è ben
mascherato dal mantello… devi guardare il suo cuore. Prova a
concentrarti sul suo cuore…
Draco strinse un po’ le palpebre, ma poi si
rilassò, chiuse gli occhi per un momento e quando li
riaprì vide qualcosa muoversi avanti e indietro, intorno ai
combattenti.
Era più che altro un tremolio dell’aria, come
quelle onde di calore che salgono dall’asfalto nella canicola
estiva.
Un attimo dopo la figura di Harry gli apparve chiaramente, sempre
circondata da una vibrazione.
-… lo vedo… sì, lo vedo!
-Ma se non è morto, significa che non è ancora
finita! – sibilò Piton quasi con rabbia.
In quel momento nella sala risuonò la risata folle di
Bellatrix, ma un attimo dopo la voce le si gelò in gola. Gli
occhi castani si spalancarono per la sorpresa e la strega rimase
immobile per un secondo, mentre si rendeva conto di ciò che
era successo.
Draco sentì il cuore stringersi nel petto: un lampo verde
proveniente dalla bacchetta di Molly aveva colpito sua zia in pieno
petto, facendola stramazzare al suolo priva di vita.
Voldemort, vedendo cadere la sua seguace più fedele,
lanciò un urlo disumano e la sua ira esplose in tutta la sua
potenza, un’onda d’urto che
spazzò lontano gli ultimi combattenti.
Pochi secondi dopo la sala risuonò di esclamazioni stupite e
gioiose.
-Harry!
-Guardate, è lui!
-Sì, è vivo!
Harry si era tolto il mantello e lo aveva gettato dietro di
sé, lontano.
Il Signore Oscuro lo fissò e poi entrambi cominciarono a
muoversi lentamente di lato, bacchetta alla mano, mantenendo la stessa
distanza e disegnando un cerchio in mezzo allo spazio lasciato vuoto
tra la folla, che li osservava spaventata, nel silenzio più
totale.
-State indietro! – esclamò Harry, sentendo che
qualcuno già si stava avvicinando per sostenerlo –
Devo essere io…
-Potter non voleva dire questo. – sibilò Voldemort
- Non è così che si comporta, vero? Chi userai
come scudo oggi, Potter?
-Nessuno… siamo solo tu ed io…
Gli occhi rossi, infiammati dalla follia non lasciavano quelli verdi,
mentre i due continuavano a studiarsi, girando lentamente in tondo.
Draco non riusciva a sentire bene ciò che diceva Harry
quando era voltato di spalle, nonostante intorno a loro regnasse il
silenzio più totale.
Si morse le labbra e trattenne il respiro tendendo l’orecchio.
-…non potrai uccidere nessuno di loro, mai più.
Non capisci? Ero pronto a morire per impedirti di fare del male a
queste persone…
-Ma non l’hai fatto!
-…era mia intenzione, ed è questo che
importa… Non impari dai tuoi errori, Riddle, vero?
-Tu osi…!
-Sì, io oso. Io so cose che tu non sai, Tom Riddle. Io so
molte cose che tu non sai. Vuoi sentirne qualcuna, prima di commettere
un altro grosso errore?
-E’ di nuovo l’amore? – lo
schernì Voldemort – La soluzione preferita di
Silente, l’amore, che a sentire lui vince la morte. Ma
l’amore non gli ha impedito di cadere dalla Torre e andare in
pezzi come una vecchia statuina di cera, l’amore non ha
impedito a me di schiacciare quella Mezzosangue di tua madre come uno
scarafaggio, Potter… e pare che nessuno ti ami abbastanza da
farsi avanti, questa volta, a prendersi la mia maledizione. Quindi che
cosa ti impedirà di morire adesso, quando colpirò?
Draco non resistette oltre e si lanciò in avanti, ma fu
trattenuto prima di riuscire a fare un solo passo.
Provò a resistere ma il professor Piton non mollò
la presa e Axhel lo attirò a sé.
-Non risolverai niente così, Draco. –
sussurrò stringendolo in un abbraccio - Lo ripeto,
è compito suo.
-Ti prego… non posso stare qui a guardarlo morire…
Draco trattenne un singulto, il viso appoggiato alla spalla del suo
mentore.
Attraverso il velo di lacrime incontrò lo sguardo di Severus
e vi scorse una scintilla di compassione.
Il professore aveva schiuso le labbra come a voler dire qualcosa, ma
dopo qualche istante le richiuse e riportò
l’attenzione al dialogo che si stava svolgendo pochi metri
più in là.
-…hai ragione. – stava dicendo Harry –
Ma prima che tu provi ad uccidermi, ti consiglio di pensare a
ciò che hai fatto… pensaci e cerca in te un
po’ di rimorso, Riddle…
-Che cosa?
Quelle parole avevano lasciato Voldemort stupito più di ogni
altra cosa che aveva visto e sentito quella notte.
-E’ la tua ultima possibilità –
continuò Harry – tutto ciò che ti
resta… ho visto quello che sarai altrimenti… sii
un uomo… cerca… cerca un po’ di
rimorso…
Draco comprese in quell’istante il motivo per cui di era
innamorato di quel ragazzo così impacciato e ingenuo, non
particolarmente brillante e dal discutibile gusto estetico.
La luce che aveva visto brillare attraverso i suoi occhi, tanto intensa
da riuscire a nascondere l’oscuro parassita che si portava
dentro, si rivelava ora nella compassione che stava dimostrando persino
per quell’essere abbietto.
Stava cercando di dargli una possibilità.
-Quella bacchetta non funziona ancora bene… - stava dicendo
Harry indicando il legno che fremeva nella mani del mago oscuro.
-Io ho rubato la Bacchetta dalla tomba del suo ultimo padrone! Io
l’ho portata via contro il desiderio del suo ultimo padrone!
Il suo potere è mio!
-Ancora non capisci, Riddle? Possedere la bacchetta non
basta… E’ la bacchetta che sceglie il
mago… la Bacchetta di Sambuco ha riconosciuto un nuovo
padrone prima della morte di Silente. Io l’ho disarmato, per
errore, senza volerlo. E’ tutto qui, capisci? La bacchetta
che hai in mano non apparteneva più a Silente, quando
gliel’hai portata via…
Le iridi rosse si strinsero e osservarono l’avversario come a
valutare la veridicità di ciò che aveva detto.
Le dita candide e scheletriche strinsero il legno magico fino a farlo
tremare.
Draco cercò di staccarsi dall’abbraccio di Axhel,
ma questo si fece più stretto, mentre nella Sala risuonava
alta la voce stridula di Lord Voldemort.
-Avada Kedavra!
-Expelliarmus!
La voce di Harry si levò chiara quasi contemporaneamente a
quella del suo avversario.
I due incantesimi si scontrarono al centro, con un rombo di tuono e una
profusione di fiamme dorate.
La Bacchetta di Sambuco volò in alto e il ragazzo la
afferrò al volo.
Il lampo verde non raggiunse mai il suo obiettivo, ma si ritorse contro
chi l’aveva scagliato e il corpo di Lord Voldemort, il
più grande mago oscuro di tutti i tempi, ricadde qualche
metro più in là, un inutile involucro vuoto e
senza vita.
Harry rimase a fissarlo con entrambe le bacchette strette nelle mani.
Un silenzio carico di stupore vibrò intorno a lui
ancora per qualche secondo, poi la gioia e l’esultanza
esplosero nell’aria di quella mattina, mentre il sole entrava
dalle vetrate più alte a illuminare un mondo finalmente
libero dalla paura e dall’oscurità.
Draco si gettò tra la folla e con qualche
difficoltà riuscì a raggiungere Harry, che era
già sommerso dagli abbracci di Ron, Hermione, Dean e tanti
altri.
Lo strinse forte e sentì le sue braccia avvolgerlo, le sue
mani accarezzargli gli schiena.
Si scostarono di poco, per guardarsi negli occhi, in silenzio.
Ci sarebbe stato tempo per parlare, in seguito, ma in quel momento la
gioia di ritrovarsi non poteva essere espressa a parole.
Draco fu costretto a lasciare Harry alle manifestazioni di giubilo e di
lutto della folla e insieme agli altri Engill aiutò coloro
che necessitavano ancora di cure a raggiungere il San Mungo.
-Axhel, perché non possiamo aiutarli noi?
-Non è bene che ci esponiamo troppo. Non temere, i medimaghi
si occuperanno egregiamente di loro.
-Lo so, ma… comunque ormai mi hanno visto tutti. Non pensi
che…?
-Appunto. – lo interruppe Axhel in modo stranamente brusco
– Dovremo inventarci qualcosa. Ti spiegherò poi.
Draco avrebbe avuto mille domande, ma si trattenne
dall’esternarle.
Quando ebbero finito tornarono al castello e trovarono la Sala Grande
trasformata.
Le salme dei caduti erano state composte in una camera ardente
allestita appositamente, mentre il corpo di Tom Riddle era stato
portato in un’aula vuota, lontana.
I tavoli erano stati risistemati ma nessuno era
più seduto nell’ordine giusto: erano tutti
mescolati, insegnati e allievi, fantasmi e genitori, centauri e elfi
domestici.(*)
Il Salvatore del mondo magico era ancora impegnato a stringere mani,
ricevere ringraziamenti, condividere il dolore dei parenti delle
vittime e ascoltare le notizie che arrivavano da ogni parte del paese.
-Vieni. – disse Axhel trascinandolo per un braccio
– Devo parlare con Severus.
-Va bene, tu vai… - rispose Draco cercando gentilmente di
divincolarsi dalla sua stretta – Là
c’è Harry… voglio stare un
po’ con lui.
-No. Tu vieni con me.
-Ma Axhel…!
-E’ meglio, credimi.
L’Engill sembrava preoccupato come Draco non
l’aveva mai visto.
Mentre ancora discutevano una piccola folla si radunò
lentamente intorno a loro.
-E’ lui, vi dico… - disse timidamente qualcuno.
-Sì, è vero! –esclamò
qualcun altro, più apertamente.
-E’ l’Engill!
-Sì! Gli Engill sono tornati per proteggerci!
Axhel spinse Draco verso la porta, ma la gente continuò a
seguirli.
Improvvisamente dal gruppo si fece avanti una studentessa, con il volto
rigato di lacrime.
-Se sei un Engill, perché non hai salvato mio padre? Hai
riportato in vita il Prescelto, ma non hai salvato mio padre!
Il suo sguardo pieno di dolore ma anche di rimprovero, il corpo scosso
da tremiti, i pugni serrati.
Il ragazzo la fissò sconvolto, cercando qualcosa da dire
senza riuscirci.
Decine di occhi erano puntati su di lui, in attesa di una spiegazione,
di una risposta.
Ma un altro studente si frappose tra loro, facendoli sobbalzare.
-Ma cosa state dicendo? Non vedete che è Malfoy?
La ragazza si ritrasse dubbiosa e anche gli altri ristettero, perplessi.
-Ma l’hai visto anche tu, Mc Laggen… era proprio
lui!
-Sì, certo, ma… Malfoy un Engill? Andiamo! Era
tutto un trucco per rubare la scena al Prescelto, vero Malfoy?
Cormac si voltò verso Draco, ma la sua espressione non
corrispondeva al tono ironico della sua voce.
Gli rivolse un rapido sorriso e strizzò un occhio.
Lo stava coprendo.
Prima che Draco si riprendesse dalla sorpresa e riuscisse a rispondere
a tono, il professor Piton li raggiunse.
-Era un trucco per distrarre voi-sapete-chi, Mc Laggen. Il signor
Malfoy è un mago molto dotato e si è prestato per
quel giochetto. Adesso perché non approfittate del banchetto
preparato dai nostri elfi? Più tardi vi
comunicherò le disposizioni del nuovo Ministro e il
programma per le prossime giornate. Ah… signorina
Jones… mi dispiace molto per suo padre. Ha combattuto da
valoroso e sarà ricordato con tutti gli onori.
Più tardi passerò a porgere le mie condoglianze a
sua madre…
Il gruppo si sciolse lentamente e Piton fece cenno ai due Engill di
seguirli.
Il gargoyle a guardia dell’ufficio del Preside giaceva
riverso su un fianco, abbattuto dall’urto di
chissà quale incantesimo.
Piton, con un colpo di bacchetta lo rimise in piedi, e la statua, tutta
contenta, gli fece un profondo inchino lasciando libero
accesso alle scale.
-Come vedi avevo visto giusto: i problemi sono già
cominciati. – disse Axhel appena la porta si fu chiusa alle
loro spalle.
Piton annuì.
-Non sareste dovuti tornare dal San Mungo. Gli altri se ne sono
già andati. Comunque penso di poter sostenere la versione
del trucco per distrarre il Signore Oscuro.
Axhel sorrise brevemente.
-Puoi anche smetterla di chiamarlo così, ormai. E per la
scomparsa del tuo marchio? E’ risaputo che sei stato un
Mangiamorte e il tuo scambio di battute con Riddle non è
passato inosservato.
-Dichiarerò che è stata opera di Silente. Uno dei
suoi tanti colpi di genio… Sicuramente troverete tutte le
novità sulla Gazzetta, ma se dovessero esserci notizie
importanti ve le comunicherò tempestivamente.
-Bene. Allora penso che potremo partire da qui, se non ti dispiace,
Severus.
Il Preside annuì di nuovo.
Draco li guardava alternativamente, senza capire.
-Partire…? Aspetta, Axhel… io non voglio partire!
-Draco, per favore. Ti spiegherò tutto quando saremo a casa.
-Tutto cosa? E comunque devo prima parlare con Harry.
-Porterò al signor Potter i suoi saluti, signor
Malfoy… - disse Piton con voce annoiata.
Draco fece un passo indietro, drizzò la schiena e le spalle
e il suo viso assunse l’espressione del giovane Serpeverde
abituato ad ottenere ciò che vuole.
-Non andrò da nessuna parte se non mi spiegate che cosa sta
succedendo, e comunque non prima di aver parlato con Harry.
Axhel e Piton si scambiarono un’occhiata, poi il Preside fece
loro cenno di accomodarsi sulle poltroncine davanti alla scrivania.
*******************************
Grazie di cuore a:
hay_chan, luox74,
pikkolarii, Clara111294, zippolino, 123babydevil123, Sabry e Damia,
per i vostri commenti e il vostro sostegno!
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Capitolo 23 *** Capitolo 24 ***
Capitolo 24
Piton fece comparire tre tazze e una teiera fumante.
Lasciò che i suoi ospiti si servissero, poi rimase in piedi
un po’ in disparte, sorseggiando in silenzio il suo
tè, mentre Axhel si accingeva a spiegare la causa della sua
inquietudine.
Il ragazzo registrò in un angolo della mente
quell’atteggiamento complice ma allo stesso tempo
estremamente rispettoso che il Preside aveva sempre tenuto soltanto
verso il suo predecessore, ma che ora mostrava anche nei confronti di
Axhel.
-Draco… - esordì l’Engill posando la
tazza - …so bene che desideri soltanto tornare ad una vita
normale, magari passare l’inverno qui a Hogwarts e finire gli
studi, ma…
Esitò, ma Draco non lo interruppe e rimase freddamente in
attesa.
-… il fatto è che, ecco…
ciò che hai fatto questa notte è stato davvero
ammirevole e hai sicuramente salvato molte vite, però hai
potuto constatare tu stesso, poco fa, come i fatti possano venir
facilmente travisati.
-Se ti riferisci a quella ragazza, penso che fosse soltanto sconvolta
dal dolore… non penso che ce l’avesse davvero con
me.
-Forse… ma ti posso assicurare che è soltanto la
punta dell’iceberg. Molti in passato l’hanno
pensata come te, ma sempre si sono dovuti ricredere. Hai conosciuto
Bridget, vero? Molti secoli fa si è rivelata agli abitanti
di un villaggio non molto distante da qui, per proteggerli da
un’epidemia. All’inizio le sono stati molto grati,
poi hanno cominciato a venerarla come una divinità. Lei li
ha lasciati fare, diceva che sembravano manifestazioni del tutto
innocue. Si era anche affezionata: aveva visto nascere e crescere i
figli, i nipoti e i pronipoti di coloro che aveva aiutato. Con il tempo
la tribù divenne numerosa e prospera, ma arrivarono anche i
guai. Persone ambiziose e prive di scrupoli assunsero il potere e
iniziarono una guerra contro i popoli vicini. Sembravano dare per
scontato che la loro protettrice avrebbe combattuto al loro fianco,
contro altri esseri umani che consideravano nemici. Bridget
provò a farli ragionare, ma fu inutile. Allora li
abbandonò, lasciando che se la sbrigassero da soli. Questo
non impedì a quella gente di continuare ad invocare il suo
aiuto e ancora oggi il suo nome è associato a quello di una
divinità protettrice dei guaritori ma anche dei guerrieri.
-Queste sono leggende babbane… - provò a
obiettare Draco.
-Maghi o babbani, è sempre la stessa storia. Dopo
la guerra contro la Congrega Oscura gli Engill non sono più
riusciti ad integrarsi nelle società umane, neanche nella
comunità magica. Eppure ci hanno provato molte volte. In
alcuni casi si è passati da essere adorati come
divinità benevole a venir considerati demoni malvagi che
riversano disgrazie di ogni tipo su coloro che non pagano un
tributo, pretendendo sacrifici di ogni genere. Ci sono molte, troppe
persone desiderose di credere che ci sia qualcuno in grado di risolvere
tutti i loro problemi, e quando pensano di averlo trovato non gli
perdonano di non essere onnipotente.
-Non ho intenzione di permettere che questo accada. Starò
bene attento a spiegare sempre che i nostri poteri, per quanto
eccezionali, non sono poi così diversi da quelli di
qualunque altro mago.
-E pensi che questo possa bastare? Pensi che nel corso dei secoli non
ci sia stato chi ci ha provato? Ogni tentativo si è rivelato
un disastro, in qualunque epoca e in ogni parte del mondo, e ogni volta
è stata peggiore della precedente. E la tua apparizione
sopra il campo di battaglia non ha fatto che rinfocolare le antiche
credenze.
-Ma non ho fatto altro che lanciare Incantesimi Scudo! Non dovrebbero
nemmeno essersi accorti di me.
Axhel sorrise con affetto all’ingenua umiltà del
suo protetto: decisamente non era più il ragazzino viziato
che aveva conosciuto l’anno precedente.
-Non hai idea dell’impatto che la tua apparizione ha avuto su
chi ti ha visto, vero? Apparizione è la parola giusta,
quella che probabilmente useranno i giornali quando descriveranno
ciò che è accaduto.
Draco scosse il capo confuso.
-Io non capisco… pensavo che mantenendomi in parziale
smaterializzazione sarei passato inosservato…
Axhel sospirò sfregandosi a fronte con una mano.
-Avrei dovuto avvertirti… hai presente
l’iconografia che raffigura le apparizioni angeliche?
Draco sollevò le sopracciglia e si limitò ad
esclamare: - Oh…!
-Chiunque sia stato presente là fuori la notte scorsa ha
visto un essere soprannaturale circondato di luce che con una spada
– o una lancia – proteggeva gli avversari di Lord
Voldemort.
-Ma… io avevo soltanto la mia bacchetta…
-La gente vede ciò che vuol vedere, ragazzo mio. Credimi,
l’unica soluzione è agire di nascosto, facendo in
modo che nessuno possa associarci alle leggende che sono sorte intorno
al nostro nome.
Draco rimase in silenzio, fissando il pavimento e cercando nella sua
mente un appiglio, una via d’uscita.
-Se mi è permesso…
La voce profonda e un po’ strascicata di Piton lo riscosse
dai suoi pensieri.
-… penso che dovresti dare ascolto ad Axhel,
Draco… almeno per il momento. E’ più
prudente che tu sparisca dalla circolazione per un po’, e
soprattutto che non ti faccia vedere intorno al Salvatore…
-Il Salvatore…?
-Già… - ridacchiò il Preside con una
smorfia ironica – E’ così che hanno
cominciato a chiamare il signor Potter… il
“Salvatore del mondo magico”. Ho sentito qualcuno
asserire che è già stato decretata la sua nomina
a Capo dell’Ufficio Auror. Chi può ricoprire
quella carica meglio di colui che ha l’innata
capacità di combattere e sconfiggere la Magia
Oscura…?
Draco guardò sconcertato il professor Piton.
-Dice sul serio…? Ma se non ha nemmeno conseguito tutti i
M.A.G.O. necessari per essere ammesso alla scuola per Auror!
- Infatti sono tutte congetture senza il minimo fondamento. Come vedi i
miti hanno la fastidiosa abitudine di spuntare ovunque, come la
gramigna. Comunque sarà dovere di ogni membro
dell’Ordine della Fenice far sì che il ragazzo non
venga risucchiato nel vortice delle dicerie che si spargeranno intorno
alla sua persona.
-Non preoccuparti Draco – sorrise Axhel posando la sua mano
su quella del ragazzo – dovremo solo aspettare che le acque
si calmino. Intanto potrai comunque studiare e prepararti per gli esami
di fine anno. Vedrai, non perderai tempo e l’anno prossimo
potrai tornare e tentare la carriera di Pozionista, come avevi
programmato.
-L’a… l’anno prossimo…?
– sussurrò Draco con sgomento.
-Naturalmente nulla ti impedirà di frequentare la tua
famiglia, in privato… è il vantaggio di potersi
materializzare ovunque. A proposito, bisognerà trovare una
sistemazione per i tuoi genitori. Non penso che possano tornare a Villa
Malfoy, per il momento.
Piton annuì.
-Ho saputo che l’Ufficio Auror ha sequestrato la
proprietà e ha apposto i sigilli magici. Questo la protegge
dall’essere devastata dalla folla inferocita, ma ci
vorrà un po’ prima che le indagini vengano portate
a termine.
Il Preside esitò e poi aggiunse lentamente, misurando le
parole:
-Ti renderai conto, spero, che tuo padre dovrà subire un
processo. E’ probabile che, grazie alla sua collaborazione, e
alla tua soprattutto, riuscirà a cavarsela non troppo male,
anche se… in passato ha commesso diversi crimini…
-Lo so… e lo sa anche lui.
Draco sospirò ed abbassò lo sguardo,
tormentandosi le mani.
-Axhel… io devo assolutamente vedere Harry, prima di partire.
-Temo sia piuttosto impegnato al momento, ma faremo in modo di mettervi
in contatto… potrete scrivervi, o parlarvi via camino, se
per te è così importante comunicare con i tuoi
amici.
-No… è che… c’è
una cosa che non ti ho detto… Capisco che ci sono cose ben
più importanti e forse ti sembrerò un bambino
viziato, ma…
Qualcuno bussò alla porta e i due Engill guardarono Piton.
-Fareste meglio ad andare. Temo che questo ufficio sarà
presto molto affollato.
Axhel si alzò e si spostò in mezzo alla stanza,
ma Draco raggiunse Piton che si era già diretto alla porta e
lo afferrò per un braccio.
-Professore, la prego…
Piton si voltò e lo guardò sorpreso.
-Mi scusi… - continuò il ragazzo ritraendo la
mano – Ho bisogno del suo aiuto, per favore. Devo far
arrivare un messaggio a Harry.
Tornò di corsa verso la scrivania, afferrò un
pezzo di pergamena e una penna e vergò velocemente poche
parole. Poi arrotolò il foglio e lo porse al Preside.
Severus lo osservò con sospetto, gli occhi ridotti a due
fessure.
-Che cosa state nascondendo, voi due? Ha per caso qualcosa a che fare
con il fatto che il signor Potter è sopravvissuto quando non
avrebbe dovuto? Se è così farai bene a dirmi cosa
sai…
Altri colpi risuonarono contro la porta e Draco mise il piccolo rotolo
in mano al mago.
-Non so niente di tutto ciò… ma è
ugualmente molto importante. La prego, lo consegni a Harry e gli
spieghi perché sono dovuto partire.
Poi raggiunse Axhel e insieme si smaterializzarono.
Piton guardò i due Engill scomparire, poi mise la pergamena
in tasca e si affrettò ad aprire la porta.
-Professore, mi scusi se la disturbo, ma si tratta di Draco…
Il Salvatore del mondo magico stava sulla soglia, visibilmente stanco e
più arruffato del solito, seguito dai suoi inseparabili
guardaspalle.
Piton non disse una parola, ma si fece di lato per lasciarli entrare.
Appena il ragazzo ebbe messo piede nello studio un fragore
rimbombò nella stanza, facendo sobbalzare i presenti.
Ma non si trattava di un altro attacco dei Mangiamorte, né
di un tardivo crollo di una parte del castello.
I Presidi che avevano abbandonato i loro ritratti per seguire la
battaglia erano tornati ai loro posti abituali ed ora applaudivano il
giovane eroe.
Il professor Silente sorrideva e alcune lacrime rotolarono sulla sua
barba candida, mentre diceva qualcosa che Harry non riuscì
ad afferrare.
Avrebbe parlato dopo con il ritratto del vecchio Preside:
c’erano ancora alcune cose che doveva discutere con lui, ma
per il momento Draco veniva al primo posto.
-Professor Piton, temo sia successo qualcosa a Draco. Non riusciamo a
trovarlo e giù in Sala Grande abbiamo sentito dire delle
cose strane…
Piton sollevò un sopracciglio, poi salì
velocemente i pochi gradini che lo separavano dalla scrivania e si
sedette sul seggio dall’alto schienale.
Fece comparire una terza sedia ed attese che i tre ragazzi prendessero
posto.
-Strane come… cosa?
-Si è sparsa la voce che gli Engill sono tornati, ma poi
qualcuno ha cominciato a dire che se ci sono i Malfoy di mezzo
probabilmente era tutto un trucco, che sono passati dalla nostra parte
per evitare di finire ad Azkaban… e forse che si tratta di
una manovra di Mangiamorte molto potenti che mirano a prendere il posto
di Voldemort! E poi Draco è scomparso. Temiamo che gli sia
successo qualcosa…
Il professor Piton si sporse in avanti allarmato, con un’aria
minacciosa alla quale, tuttavia, erano abituati.
-Spero che non abbiate rilasciato dichiarazioni a questo
proposito… non vi siete lasciati scappare che gli Engill
sono davvero qui a Hogwarts, vero?
I tre si scambiarono occhiate confuse.
-N-no… è proprio per questo che abbiamo
cominciato a cercare Draco, per sapere da lui cosa dobbiamo dire.
Piton si lasciò andare contro lo schienale e parve
rilassarsi.
-La prego, professore – esclamò Hermione con le
lacrime agli occhi – dobbiamo fare qualcosa! E se lo
hanno…?
-Si calmi, signorina Granger. Il signor Malfoy sta bene.
Anzi, per la precisione lo avete appena mancato. Si è
smaterializzato da questa stanza pochi minuti fa, per raggiungere gli
altri… al sicuro.
-Oh… se n’è… se
n’è andato? – Harry
deglutì – Ma… perché?
Il Preside sollevò gli angoli della bocca.
-Direi che voi stessi, poco fa, avete dato risposta a questa domanda.
Non è consigliabile per il signor Malfoy e per gli altri
come lui restare nei paraggi, almeno fintanto che le acque non si
saranno calmate. Lei, signor Potter, nei prossimi giorni, settimane e
forse mesi, si troverà esposto agli occhi di tutta la
comunità magica, e con lei chiunque le sarà
accanto. Pertanto temo che i quattro Moschettieri dovranno tornare ad
essere tre. Il vostro amico probabilmente terminerà gli
studi altrove e poi, forse, potrà tornare… sempre
che lo desideri ancora.
Harry impallidì e i suoi amici lo guardarono in
silenzio, un po’ imbarazzati e un po’ addolorati.
-E non ha detto niente? Se si farà vivo lui o dove possiamo
trovarlo?
Piton lo fissò per diversi secondi con quelle sue iridi
scure e penetranti.
Poi finalmente tirò fuori dalla tasca la pergamena e la
porse a Harry.
-Ha lasciato questa per lei, signor Potter…
Harry la afferrò senza farsi pregare e lesse avidamente.
Caro Harry,
devo andare, Piton ti spiegherà perché. Mi
metterò in contatto al più presto.
Ti amo
Draco
Ron e Hermione si sporsero per sbirciare il messaggio e Harry li
lasciò fare, con un vago sorriso sulle labbra.
-Beh… non è poi così male, per essere
un Serpeverde, no? – disse Ron con tono burbero, dandogli due
leggere pacche sulla spalla.
-Ron! – lo redarguì prontamente Hermione, ma era
già più serena e sorrise ad entrambi.
-Già… - rispose Harry laconicamente.
Piegò con cura la pergamena e la infilò nella
tasca interna della giacca.
Piton incrociò le mani sopra il piano della scrivania e
parlò con voce annoiata:
-Questa sera ci sarà una riunione dell’Ordine per
stabilire quella che dovrà essere la versione ufficiale dei
fatti, compresa una copertura per gli Engill. Domani vi sarà
comunicata, in modo che possiate confermarla. Per adesso vi consiglio
di ritirarvi nel dormitorio della vostra Casa e riposare fino a
domattina. Darò disposizione che vi venga servita la cena
nella Sala Comune.
-Ma come faremo se il Wizengamot vorrà ascoltare la nostra
deposizione? Dovremo mentire? – domandò Hermione
scandalizzata.
-Certo che no, signorina Granger. Nessuno può sospettare che
dei ragazzini sappiano dell’esistenza di magia
così oscura come quella degli Horcroux e nessuno vi
farà domande tanto imbarazzanti. Adesso, se non vi dispiace,
avrei molte incombenze da sbrigare.
Il professor Piton si alzò e i tre ragazzi lo imitarono.
-Professore… - disse Harry – Avrei bisogno di
parlare un momento con il Professor Silente…
Il Preside si volse verso il ritratto del vecchio mago, il quale
annuì con un sorriso, guardandolo da sopra le lenti, come
era abituato a fare in vita.
-Molto bene. – disse seccamente Piton, dirigendosi verso
l’uscita – Chiudete la porta quando ve ne andate.
Poi si fermò un istante soprapensiero e si voltò
di scatto verso di loro.
-Signor Potter… che cosa le da la certezza che questa volta
Voldemort se ne sia davvero andato per sempre? Secondo il professor
Silente soltanto la distruzione di tutti gli Horcroux, compresa la
sua… dipartita, ci avrebbe messi al riparo da un altro
eventuale quanto inopportuno ritorno di Riddle.
Harry sorrise tra sé e annuì.
-E aveva ragione. Solo che, una volta in più, Voldemort ha
sottovalutato il potere della protezione che mia madre mi ha dato.
Piton inclinò leggermente il capo di lato e lo
fissò stringendo le palpebre, in attesa che continuasse.
-Il fatto è che due anni fa Peter Minus ha messo in atto il
piano del suo padrone e ha usato il mio sangue per riportarlo in vita.
Quando la notte scorsa sono andato da lui non ha perso tempo e mi ha
subito lanciato la Maledizione che Uccide. Sarei sicuramente morto, ma
l’amore di mia madre scorreva nelle sue vene insieme al mio
sangue e mi ha tenuto agganciato alla vita. Questo è
ciò che mi ha spiegato il professor Silente, quando ci siamo
incontrati in uno strano luogo, una specie di zona di passaggio.
C’era anche qualcun altro, sembrava un bambino piccolo, che
si agitava a terra. Era tutto scorticato e faceva fatica a respirare,
ma il professore ha detto che non avremmo più potuto fare
niente per lui. Così sono tornato indietro, ma
quell’esserino è rimasto dall’altra
parte.
Il professor Piton sembrò valutare per un momento
ciò che Harry aveva appena raccontato, poi disse lentamente:
-Molto bene.
Si voltò ed uscì dallo studio, lasciando i tre
ragazzi da soli.
Axhel e Draco si materializzarono direttamente nel grande
atrio della residenza degli Engill.
-Vuoi mangiare qualcosa, Draco?
-No grazie, non mi sento molto bene…
Sentiva una forte nausea e un cerchio intorno alla testa.
-Allora forse dovresti riposare. Ma… c’era
qualcosa che volevi dirmi?
Il ragazzo si era già avviato verso le scale e rispose solo
con un: -… magari più tardi…
Salì faticosamente fino alla sua vecchia stanza e si
buttò sul letto così com’era, ancora
vestito, convinto che sicuramente non sarebbe riuscito ad
addormentarsi, e forse nemmeno a riposare, visti i pensieri poco felici
che affollavano la sua mente.
Ma la fatica di quella lunghissima giornata si fece sentire e ben
presto cadde in un sonno profondo.
Era già decisamente buio quando si svegliò, ma
l’orologio indicava soltanto le cinque e trenta del
pomeriggio.
Aveva dormito solo un paio di ore, però si sentiva bene e
pieno di forze.
Ma sopra ogni altra cosa, appena aprì gli occhi seppe che
non avrebbe permesso a niente e a nessuno di tenerlo
lontano da Harry un solo
minuto più del necessario.
Fine prima parte
************************************
Qui si conclude la prima parte della mia storia.
Se volete continuare a seguire le vicende di Harry e del suo adorato
angioletto Draco, sappiate che sto già lavorando ai primi
capitoli di Hidden Angels 2 e incomincerò a postare tra
pochi giorni.
Intanto ringrazio chi mi ha seguita fin qui, chi ha messo la storia tra
le seguite e tra le preferite, e soprattutto chi mi ha spinta a
continuare commentando di capitolo in capitolo:
hay_chan:
sono contenta di riuscire a tirarti un po’ su il morale.
Continua a seguirmi: sono sicura che la seconda parte ti piacerà
ù_ù
Damia: un
po’ delusa? Lo so, è un capitolo di passaggio, ma
rinnovo anche a te (come a tutte le mie lettrici) l’invito a
leggere la seconda parte (rating rosso! eheheh!)
123babydevil123:
Il mondo ce l’ha con i nostri innamorati, ma loro hanno la
pelle dura! XD
zippolino:
lo so, sono crudele, ma ho preso gusto a scrivere questa storia e non
voglio farla finire.
luox74: non
piangere! La separazione è solo momentanea, almeno nelle
intenzioni di Draco *me perfida*
Sabry: idem
come sopra: non li lascerò soli a lungo *me perfida ma non
troppo*, e farò in modo che possano passare insieme tanti
bei momenti, eheh!
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