Brother & Sister di Black_Star (/viewuser.php?uid=60200)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Enter ***
Capitolo 2: *** Talk ***
Capitolo 3: *** Forgiven ***
Capitolo 4: *** Why can't I ***
Capitolo 5: *** Taking Chances ***
Capitolo 6: *** Hold On ***
Capitolo 7: *** It's the fear ***
Capitolo 8: *** A Dangerous Mind ***
Capitolo 9: *** Angels with dirty face ***
Capitolo 10: *** You've got a friend ***
Capitolo 11: *** Lean on me ***
Capitolo 12: *** That's Life ***
Capitolo 13: *** Memories ***
Capitolo 14: *** Rock 'n' Roll All Nite ***
Capitolo 15: *** Life is Like a Boat ***
Capitolo 16: *** Wonderful Life ***
Capitolo 17: *** Tell me something good ***
Capitolo 18: *** Sad Eyes ***
Capitolo 19: *** Incl. ***
Capitolo 20: *** Uso (Bugia) ***
Capitolo 21: *** Again ***
Capitolo 22: *** Jessie's Girl ***
Capitolo 23: *** Confidence ***
Capitolo 24: *** Frozen ***
Capitolo 25: *** Stand My Ground ***
Capitolo 26: *** The Pretender ***
Capitolo 27: *** Io non credo nei miracoli ***
Capitolo 1 *** Enter ***
Brother & Sister
Capitolo 1 - Enter
“I want to feel the warmth on my face,
Light-in darkness,
Lift me up from here
Give me your wings,
To flee from my ivory tower”
(Within Temptation)
“Sei sicuro che sia una buona idea?”
Chiese una donna al marito, visibilmente preoccupata mentre si stringeva forte al suo braccio presa da un leggero brivido.
L’inverno di Silver Harbour era parecchio freddo e umido, e nonostante i vestiti pesanti il gelo riusciva a penetrare fin dentro le ossa.
“E se non dovessimo piacergli? Come faremo a capire qual è quella giusta?”
“Calmati, Alyssa.”
La interruppe prontamente il marito, dopo un lungo sospiro. A quelle parole la bocca della donna si chiuse in una lieve smorfia, e gli occhi marrone intenso si posarono per terra, per nascondere l’imbarazzo che ella provava.
“Abbiamo riflettuto molto e abbiamo preso una decisione. Non essere così tesa! Quando la vedremo, sono sicuro che capiremo qual è quella giusta.”
Edward sorrise, e la moglie sembrò rincuorarsi.
Aveva uno strano effetto calmante, lui: i suoi occhi dorati come il miele riuscivano ad infondere una pacata sensazione di tranquillità. Anche quando Alyssa aveva scoperto di non poter avere altri figli, dopo il parto difficile del suo primogenito, lui le aveva sorriso tranquillizzandola, e tutti problemi erano scomparsi. Era stato lui ad avere l’idea dell’adozione, ed era per quel motivo che i due coniugi si trovavano per le strade di Silver Harbour, diretti all’Orfanotrofio.
Raggiunsero in breve quel luogo, e subito furono invasi da una strana e gelida sensazione, che nulla c’entrava con la bassa temperatura e con l’umidità: quel posto aveva un non so che di tetro.
L’ingresso al luogo era possibile tramite un vecchio cancello rotto e arrugginito, che cigolava ad ogni lieve soffio di vento. Una volta entrati, si accedeva ad un grande ma poco curato giardino tutto ricoperto di bianco. Solo un piccolo sentiero era sgombro dalla neve, ed aveva il compito di indicare la strada fino all’entrata principale.
La struttura dell’orfanotrofio non era niente di eccezionale all’esterno - un edificio a forma rettangolare con muri bianchi ormai anneriti e rampicanti di qua e di là – ma dentro era, benché spoglio, decisamente più accogliente. Sorpassata la grande porta d’ebano si accedeva ad un grande corridoio tappezzato di disegni fatti da bambini, e la sensazione di gelo veniva sostituita dalla tenerezza per gli autori di quei disegni dalle strane forme.
“Ah, voi dovete essere i Signori Stone!”
Li chiamò una giovane donna, richiamando la loro attenzione. Edward e Alyssa si voltarono verso di lei sorridendo, annuendo alla sua esclamazione.
“Bene, vi stavamo aspettando! Seguitemi, prego!”
Fece lei allegramente, voltandosi e prendendo a camminare. I coniugi si scambiarono un cenno d’intesa e fecero spallucce, poi la seguirono.
“Sono davvero felice che abbiate preso questa decisione! Ci sono tanti bambini qui che hanno bisogno di una casa.”
Cominciò a dire la donna, e Alyssa si sentì molto rincuorata da tali parole. Pensare che il suo ‘capriccio’ di volere a tutti i costi una figlia femmina avrebbe reso felice qualcuno la rendeva quasi orgogliosa.
“Ho saputo dalla Direttrice che voi avete già un figlio, vero?”
“Sì, si chiama Gabriel. Ha poco più di un anno.”
Rispose prontamente Edward, sorridendo al pensiero del pargoletto che li aspettava a casa.
“Bene, bene!”
Fece la donna, sempre più radiosa. Già alla prima occhiata, si capiva che amava moltissimo i bambini.
“Ecco, siamo arrivati. Questo è l’ufficio della Direttrice!”
E battè due volte il pugno su una grande e vecchia porta di legno, aprendola subito dopo.
“Direttrice, i signori Stone sono arrivati!”
“Bene, falli entrare.”
Si udì dall’interno, e la giovane donna arretrò per poi spalancare la porta, permettendo ad Edward e Alyssa l’ingresso alla stanza. Anche quella camera come il resto dell’orfanotrofio era grande, ma quasi priva di mobili: solamente un armadio a tre ante sul lato destro ed una grande scrivania al centro della stanza, alla quale stava seduta un’anziana donna, un po’ in carne ma dagli occhi ancora vispi e i capelli corti, ricci e grigi.
“Benvenuti all’Orfanotrofio comunale di Silver Harbour. Sedetevi, prego.”
Disse con tono autoritario, indicando le due sedie poste proprio di fronte alla scrivania. I coniugi annuirono in silenzio, prendendo posto mentre l’anziana donna incrociava le dita, poggiando i gomiti sul tavolo e alternando lo sguardo tra Edward ed Alyssa.
“Cari Signori Stone, so bene che qualche settimana fa vi avevo dato l’autorizzazione per adottare una bambina di due o più anni -e trasse un lungo sospiro tamburellando con le dita sulla scrivania - Ma prima di farvi scegliere quella che sarà la vostra bambina, ho una proposta da farvi. Potete anche rifiutare, ma prima desidero che mi ascoltiate come si deve. La settimana scorsa una bambina è stata abbandonata di fronte alle porte del nostro orfanotrofio.Ha solo qualche settimana di vita, e di certo le cure di una famiglia sarebbero per lei migliori di quelle di un orfanotrofio."
Un lungo sospiro, l’anziana donna chiuse e riaprì gli occhi molto lentamente prima di ricominciare a parlare. Si era preparato quel discorso, ma per colpa dell’emozione non sapeva più che cosa dire.
“Signori Stone.”
Li richiamò, decidendo di andare subito al nocciolo della questione.
“So che accudire una bambina appena nata richiede più tempo, soldi ed attenzioni, ma…vorreste dare una famiglia a quella bambina?” Chiese, e nella stanza dalle pareti rosa chiaro piombò il silenzio. Edward era visibilmente sorpreso, mentre Alyssa era praticamente sconvolta. La Direttrice pensò di ricevere un rifiuto da lì a poco, ma dovette ricredersi quando Alyssa si voltò verso il marito con occhi languidi, esplodendo in una sorriso gioioso al suo ‘permesso’, ovvero un cenno del capo.
“Sì! Ne saremmo più che felici!”
Rispose la donna, fuori di sé per la felicità.
L’anziana donna non fu da meno e subito sfoggiò il suo miglior sorriso, mentre lentamente si alzava dalla sedia.
“Sono davvero felice della vostra scelta! Seguitemi, vi porterò da lei.”
Quindi, uscita dalla camera con a seguito i coniugi Stone, si diresse verso una piccola saletta dalla porta tinta di rosso. Quando l’aprì, Edward e Alyssa non notarono altro che la piccola culla proprio al centro della stanza, nella quale si sarebbe sicuramente trovata la loro futura figlia. Pieni di entusiasmo ed emozione si avvicinarono, e videro la piccola creatura: lineamenti dolci e delicati, guance rosee, grandi occhi nocciola e piccoli ciuffetti rossi che facevano capolino sulla testolina. Alyssa la prese delicatamente in braccio, e la bambina subito sorrise.
“Caro, mi è venuto in mente un altro nome, perfetto per lei: Evangeline.”
Disse, e anche Edward si avvicinò.
“Evangeline?”
Ripeté sottovoce il nome della bambina, sorridendo anche lui.
“Significa ‘buona notizia’, vero?”
“Sì…la migliore notizia che potessimo avere.”
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Note dell’autrice: Ebbene, eccomi qui con una nuova storia! Come avrete notato, il titolo del capitolo corrisponde al titolo di una canzone, e ho citato alcuni versi che mi hanno colpita e che, generalmente, si rifanno all'argomento trattato nel capitolo. Certo la musica di "Enter" non è proprio adatta al capitolo, ma le parole che ho citato mi piacevano molto in questo contesto, ed è proprio come una "torre d'avorio" che ho pensato l'orfanotrofio!
Cliccando sul titolo del capitolo, si aprirà una pagina Youtube con la canzone. Cliccando sull'autore della canzone, tra parentesi, avrete la traduzione del testo, molto utile se come me non ve la cavate molto bene in inglese! Sarà così per ogni capitolo ;)
Spero che vi piaccia, anche se questo più che un primo capitolo è una specie di prologo…ma vabbè XD
N.B.: per chi non lo sapesse, Silver Harbour è una città del monopoli xD)
Al prossimo capitolo!
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Capitolo 2 *** Talk ***
Brother & Sister
Capitolo 2 - Talk
"Oh brother I can’t, I can't get through
I've been trying hard to reach you 'cause I don't know what to do
Oh brother I can't believe it's true
I'm so scared about the future and I wanna talk to you"
(Coldplay)
La piccola Evangeline aveva già una stanza assegnata, dalle pareti color dell’oro –ad Alyssa non piaceva il rosa, classico colore per le bambine -, e ben presto le fu comprata anche una culla, un fasciatoio e tanti bei giocattoli colorati.
La vita della bimba dai capelli rossi, destinata ad un orfanotrofio, da quel giorno prese invece una piega migliore, con una famiglia che l’amava e si sarebbe presa cura di lei.
Ma questo non andava a genio al piccolo Gabriel, il figlio naturale della coppia, che invidioso delle attenzioni che i genitori le riversavano non apprezzava né lei né la sua presenza.
Più il tempo passava e più Gabriel vedeva nella nuova sorellina una specie di nemico, da combattere a qualunque costo…E si sa, i bambini sono dei veri geni per inventare modi su come fare dispetti!
Iniziando dal farla inciampare mentre imparava a camminare, dal rubarle il cibo mentre stava tranquilla sul seggiolone per finire a romperle i giocattoli, darle sberle di tanto in tanto o ancora ribaltarla dal triciclo e fare strani rumori a notte fonda per farla spaventare.
Per quanto Edward e Alyssa tentassero di fare del loro meglio, quei due non ne volevano proprio sapere di andare d’accordo!
“Gabriel, sei cattivo!”
Esplose lei, una delle tante volte in cui il fratellastro le faceva un dispetto. Aveva appena sette anni, ma già sapeva disegnare e colorare benissimo: era la sua passione! A conoscenza di ciò, Gabriel aveva pensato bene di imbrattare il suo quaderno di disegni con un pennarello nero, e la cosa non era piaciuta per niente alla bambina, che era scoppiata in un copioso pianto.
“Era il mio album preferito! Cattivo, cattivo, cattivo!”
Continuava a dire, alternando le parole ai singhiozzi.
Ma lui sbuffò, per nulla toccato dalla scenata della sorellastra.
“Quante storie che fai!”
Rispose solamente, con tono poco interessato.
“Erano solo dei disegni stupidi di una bambina stupida!”
A quelle parole Evangeline smise di piangere e spalancò la bocca, sorpresa. Poi la richiuse, e le sue guanciotte diventarono tutte rosse, proprio come i suoi lunghi e lisci capelli. Stringendo i pugnetti per la rabbia sbuffò, raggiungendo i modellini di auto che Gabriel teneva ordinatamente riposte sulla scrivania.
“E queste sono solo macchinine stupide di un bambino stupido!!”
Urlò, e prendendo tutte quelle che poteva in entrambe le mani le scaraventò a terra con violenza, facendo ammaccare qualche carrozzeria e volare qualche ruota.
Era la prima volta che Evangeline si ribellava così apertamente, e questo fece solo infuriare Gabriel ancora di più. Preso dalla rabbia le andò incontro prendendola per i polsi, ringhiando contro di lei.
“Ma sei scema?! Sai quanto sono costate quelle?!”
Ma quella gonfiò le guancie mugugnando prima di rispondere a tono.
“Mamma e papà hanno comprato anche le cose mie!”
Ribatté con testa alta, ma lui non gradì affatto.
“Ah sì? Mamma e papà? Vorrai dire la MIA mamma e il MIO papà!”
“Sono anche MIA mamma e MIO papà!”
“No che non lo sono! Tu non sei loro figlia! E non sei neanche mia sorella!”
Disse con tutta la rabbia che aveva, facendo sgranare gli occhi alla piccola. Quella rimase così per un po’, poi scosse la testa decisa.
“E’ una bugia! Gabriel bugiardo!”
“Ah sì? E allora come spieghi i tuoi capelli rossi? E il fatto che non assomigli né alla mamma né al papà?”
Gli occhietti nocciola della bambina si spalancarono ancora di più, riempiendosi di lacrime.
“Non è vero…non è vero!”
“Invece sì! Vai a chiederlo a loro se non ci credi!“
Continuò a gridare, e Evangeline cominciò a singhiozzare e piangere più forte. Lo guardò dritto negli occhi, e capì che non stava mentendo. Le sembrava tutto così…impossibile! Ma più guardava i suoi occhi e più pensava alle sue parole, e più faceva questo più piangeva forte.
“SEI UN BUGIARDO, E IO TI ODIO!!!” Esclamò quindi infine, scappando via da lui in lacrime sbattendo la porta della camera. Gabriel fissò per attimi immensi quella porta, lasciando sbollire la rabbia, prendendo coscienza soltanto in quel momento di ciò che aveva fatto.
Aveva vinto, no? Adesso quella mocciosa avrebbe capito qual’era la sua posizione.
Ce l’aveva fatta. E allora perché non riusciva a sentirsi bene?
*****
La piccola Evangeline aveva sceso di corsa la rampa di scale che la separavano dalla cucina, luogo nella quale si trovavano i suoi genitori.
A porta chiusa e con la TV accesa non avevano minimamente sentito le urla dei due, e avevano continuato a cucinare per quanto riguarda Alyssa, e a guardare il telegiornale per quanto riguarda Edward. Ma quando la bambina fece il suo ingresso in cucina entrambi lasciarono ciò che stavano facendo e si voltarono verso di lei.
“Evangeline! Cos’è successo?”
Disse Alyssa vedendola piangente, spegnendo i fornelli e camminando verso di lei. La figlia tirò su col nasino, allontanando dal volto arrossato i pugnetti chiusi e pieni di lacrime.
“Su, dì alla mamma cos’è successo.”
Propose Alyssa dolcemente, inginocchiandosi di fronte a lei e accarezzandole la fronte.
“Tu non sei la mia vera mamma.”
Sbottò Evangeline, scioccando i due coniugi.
“Cosa…?”
Tentò di dire Alyssa, ma lo shock era troppo per permetterle di parlare.
“Me l’ha detto Gabriel! Ha detto che voi non siete la mia mamma e il mio papà!”
Esclamò non molto convinta, ma in cerca di spiegazioni. Sperava con tutta se stessa che i suoi genitori le dicessero che non era vero, sperava che Gabriel le avesse fatto un altro dei suoi dispetti, ma quando i due coniugi di guardarono con un’espressione mista tra lo stupore ed il dispiacere, capì che le sue speranze erano vane.
Calde lacrime ripresero a rigarle il delicato viso, attirando l’attenzione di Alyssa che la asciugò con le dita.
“No, no! Non devi piangere, piccola mia! Non è successo niente!” Disse, ma anche i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime.
“Quello che ti ha detto Gabriel è vero. Volevamo tanto un altro figlio, e così abbiamo adottato te. Avevamo intenzione di parlartene quando saresti stata più grande…”
Tentò di spiegare Edward, ma la bambina non la smetteva di piangere.
“Evangeline, questo non cambierà le cose! Noi ti vogliamo bene, te ne abbiamo voluto sin da quando ti abbiamo vista!”
Le parole della madre erano rassicuranti e allo stesso tempo colme di timore. Ma Evangeline si asciugò le lacrime.
“Posso continuare a chiamarvi mamma e papà? Io vi voglio tanto tanto bene!”
Esclamò con candore. Subito i volti dei suoi genitori adottivi si rallegrarono, presi dalla felicità e dall’emozione. Alyssa abbracciò forte la bambina, dandole teneri baci sulla fronte.
“DEVI farlo, amore mio! Tu sarai sempre mia figlia, qualunque cosa accada!”
Disse lei, e la bambina si sentì subito meglio. Sciolto l’abbraccio andò da Edward, che prontamente la prese in braccio baciandole la testolina.
“Questa cosa non deve turbarti, ok?”
Chiese, e quando lei fece cenno di sì la strinse forte a se per poi rimetterla a terra.
Senza dire niente la bambina sorrise ai due e correndo uscì dalla cucina. Fece di corsa anche la strada che separava la cucina da camera sua, tragitto nel quale il suo sorriso si spense pian piano. Arrivata in camera sua si sedette a terra abbracciandosi le gambe, con sguardo triste.
Stava male, tremendamente male. Era troppo piccola, non aveva neanche capito bene cosa significasse “adottare”…
Cosa avrebbe dovuto pensare? Chi era lei? Dov’erano la sua mamma e il suo papà? Perché era lì?
Si strinse le gambe cominciando silenziosamente a piangere, con mille domande in testa che non avrebbe mai fatto a nessuno. Forse per paura delle risposte, o semplicemente perché voleva ancora continuare a credere che era quella la sua famiglia…Perché lo era, no?
Alzò la testa di scatto quando poco dopo sentì le urla di Alyssa provenire dalla camera di Gabriel, cercò di capire cosa stesse dicendo ma non ci riusciva. Lasciò quindi perdere, ma dopo qualche minuto il fratellastro bussò alla sua porta, entrando nella stanza con faccia alquanto seccata ed una guancia rossa.
“Non ti voglio parlare!”
Fece lei quando lo vide, voltandosi dall’altro lato rimanendo seduta per terra. Lui sbuffò, incrociando le braccia al petto.
“La mamma vuole che ti chieda scusa.”
Disse, ed era palese che lui non ne aveva nessuna voglia.
O per lo meno, il suo orgoglio gli impediva di farlo.
Lei stette in silenzio, stringendo gli occhi. Nessuno avrebbe potuto ridonarle quella visione idilliaca della sua famiglia, quella naturale sensazione di carole che tutti i bambini sentono quando sono con la mamma ed il papà o con altri parenti. Avrebbe pensato e agito con la consapevolezza di essere diversa, senza contare che fino ad allora le avevano solo detto una bugia.
Ma come biasimarli, se lei stessa preferiva continuare a credere in quella bugia?
“Ho detto che non ti voglio parlare!”
Continuò lei, stringendosi ancora più a palla, facendo sospirare il bambino.
“Evangeline…”
La chiamò piano, e anche se lei non dava cenni di risposta lui continuò a parlare.
“Ho promesso alla mamma che sarei andato d’accordo con te. Quindi prometto che non ti farò più nessun dispetto.”
Annunciò poi, mettendo il broncio. Cercava di fare il duro, ma l’astio che aveva non era poi così forte, se la gelosia non prendeva il sopravvento.
“Perché mi odi così tanto? Io non ti ho fatto niente!”
Fece poi, all’improvviso, scoppiando a piangere. Gabriel fece una smorfia, restando un po’ sorpreso e sentendosi un po’ in colpa, anche se solitamente vederla piangere equivaleva ad una sottospecie di vittoria, per lui. Sbuffò, quindi, avvicinandosi a lei.
"Se domani giochiamo insieme la smetti di piangere?”
Disse, pensando ai consigli –o meglio ordini- che gli aveva dato la madre. La bambina allora si asciugò gli occhi con i pugnetti e alzò lo sguardo.
“E non mi odi più?”
“No, non ti odio più…sei contenta adesso?”
Fece lui, e lei semplicemente sorrise. Aveva un bel sorriso, la piccola Eva, metteva gioia anche a chi le stava attorto.
Per Gabriel, andare d’accordo con lei non sarebbe stato affatto difficile né noioso come immaginava…
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Note dell’autrice: Uff, finalmente finito…questo capitolo l’ho sudato, non ricordo quasi niente della mia infanzia e non riuscivo a calarmi bene in dei bambini, inoltre in un caso come questo... O_O Fortuna che poi crescono xD Diciamo che siamo ancora in una fase di “prologo”, spero di non essere noiosa…A voi il verdetto xD
Ringraziamento speciale va a chi ha recensito…
scatty: No, no, sono viva xDxD Beh sono contenta che la fic ti piaccia! Anche perché l’idea è partita, non so bene come, da uno dei film che più adoro, la Gabbianella e il Gatto, e si è mischiata con l’autobiografia (il nome Gabriel è solo un caso, eh =P), quindi la sto scrivendo veramente col cuore =)
_Lunetta_: Perché era molto che non scrivevo, maledetta scuola ò_ò Ti ringrazio per i complimenti ^^ Quando leggo qualche libro o anche altre fic penso che ho ancora molto lavoro da fare, ma se dici così vuol dire che sono sulla strada giusta *_* me è felice!! Per la direttrice…Solitamente anche io le ho sempre immaginate scorbutiche, per una volta ho voluto “sfatare il mito” e pensare ad una direttrice più buona che ama i suoi bambini…chissà, magari sfaterò anche il mito della suocera cattiva xD Il nome di Eva avrebbe dovuto essere Mary, poi Maryanne dato che volevo metterle un secondo nome ma non il mio…poi quando ho visto Evangeline me ne sono letteralmente innamorata e l’ho scelto come definitivo =)
Keki91: Tesoro! Sapevo che ti sarebbe piaciuta! O meglio lo speravo, dato che la scrivo pensando a te <3 Spero che ti piaccia anche il seguito…Ti amo!
Beh, credo che con questo ho finito!! Ringrazio inoltre tutti coloro che leggono, se vi piace fa piacere anche a me…
Recensite, mi raccomando! Mi basta anche solo un “bella” o “brutta”, vorrei solo avere i vostri pareri xD
Oh ma tanto lo dicono tutti, poi divento monotona -.- xD
Beh, al prossimo capitolo!!!
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Capitolo 3 *** Forgiven ***
Brother & Sister
Capitolo 3 - Forgiven
"You gave up the fight
You left me behind
All that’s done’s forgiven
I know deep inside
All that’s done’s forgiven"
(Within Temptation)
La giornata era cominciata bene, il cielo sgombro di nuvole permetteva ai caldi raggi solari di illuminare e riscaldare tutta Silver Harbour. Erano appena le tre e mezzo, ma il caldo era già così intenso da non permettere a nessuno di rimanere in casa.
“Esco in giardino a giocare, mamma!”
Aveva quindi urlato Gabriel, senza aspettare il consenso della madre per uscire di casa col pallone sottobraccio.
Il giardino di cui parlava era sul retro della grande casa in cui vivevano: era ricoperto da classiche piastrelle da esterno, con fili d’erba che s’infiltravano tra una mattonella e l’altra. Era chiuso su tre lati da una lunga aiuola con alberi e fiori d’ogni tipo, mentre il quarto lato era ovviamente il muro esterno della casa, vicino alla quale erano disposte una panchina, un tavolino, due sedie ed un barbecue. V’era anche un letto a dondolo, spostato più sulla sinistra, per lasciare il centro completamente libero.
“Così i bambini hanno un posto per giocare!”
Aveva esposto saggiamente Edward, così Alyssa aveva rinviato l’acquisto del gazebo corredato di tavolo e sedie in ferro battuto. Ma al divano a dondolo non aveva rinunciato, quello lo sognava fin da bambina. E quindi l’avevano messo quasi al muro, in diagonale vicino ad un angolo, in modo che non desse fastidio e ci si potesse dondolare tranquillamente.
Evangeline stava proprio collaudando quel divano, completamente sdraiata a pancia in su, fissando la tenda verde scuro e cercando di dondolarsi il più possibile per sorpassarla con la sguardo e riuscire a vedere il cielo. Interruppe i suoi pensieri solo quando il fratello arrivò nel giardino, gettando la palla a terra facendola rimbalzare. A sentire quel suono la piccola si tirò su sorridendo, mettendosi seduta nel divano.
“Giochiamo?”
Domandò tutta felice, mentre Gabriel prendeva a calci la palla, o almeno questo era quello che pensava Eva. Tutto sommato, però, sembrava divertente.
“Il calcio non è roba da femmine!”
Fece lui, contraddetto, ma lei gonfiò le guanciotte e scese dal divano a dondolo.
“Ma io voglio giocare! Me l’avevi promesso!”
Ribattè, e subito il ragazzo le calciò una pallonata addosso, non molto forte, ma veloce. La sorella ebbe però la prontezza di deviarla, chiudendo i pugni e spingendola via.
“Wow, potresti fare il portiere!”
“E che fa il portiere?”
Chiese con candore. Ebbene, nonostante Gabriel giocasse a calcio da ben due anni, Evangeline non si era mai interessata e non aveva la minima idea di che gioco fosse!
Gabriel trattenne una risata, poi fece un lungo sospiro e andò a riprendere la palla. Che non si pensi ad un piccolo giardinetto, quando si pensa a quello in cui i due bambini giocavano: era abbastanza grande per permettere a sei persone di mettersi in cerchio e giocare a schiaccia sette. Ma quello non era schiaccia sette, era calcio.
Ed Eva non vedeva l’ora di impararlo.
“Eddai, spiegami come si gioca!”
Continuò ancora, ma lui non le rispose.
“Me l’hai promesso!”
Continuò allora lei, e Gabriel subito sgranò gli occhi, portandoli al pavimento.
Non se l’era certo dimenticato…
E’ solo che non è facile andare oltre i pregiudizi che l’avevano accompagnato per anni ed andare d’accordo con la persona che fino al giorno prima trattava come una nemica. Aveva bisogno di tempo, tutto qui. In fondo non era un ragazzo cattivo, ma anche se aveva l’età giusta per capire che la sua invidia non era fondata e non portava a niente, restava pur sempre un bambino.
“E va bene…ti insegnerò tutto, ok?”
Disse semplicemente, in tono sconsolato e un po’ seccato, ma ad Evangeline andò bene lo stesso.
“Si gioca!!”
Esclamò tutta felice lanciando le braccia al cielo, rendendo Gabriel più convinto di quella scelta.
Si erano posizionati l’uno di fronte all’altro, i due, e il più grande aveva cominciato a spiegare le regole del calcio. Le più semplici, quelle che si usano per giocare in gruppo in un parcheggio prima di essere sgridati dal possessore di una delle auto “a rischio” pallonate.
Le spiegò che lo scopo del gioco era mandare la palla nella porta avversaria usando i piedi, a volte altre parti del corpo, ma mai le mani; le spiegò cos’era la “porta” e chi era il portiere. Una spiegazione molto elementare, ma per Eva bastò ed avanzò.
“Hai capito?”
Fece poi Gabriel, un po’ scettico, ma la sorellastra aveva annuito energicamente. Le brillavano gli occhi. Quel calcio era decisamente meglio del corso di danza a cui l’avevano iscritta; l’aveva resa felice, all’inizio, quando vedeva tutti quei ragazzi più grandi ballare hip-hop, anche se non sapeva cosa significasse quella parola. Era rimasta molto delusa, però, quando le fu infilato un body color carne e le erano stati insegnati passi di danza classica.
No, assolutamente non faceva per lei.
Troppo rigida nei movimenti, diceva la maestra, senza contare che era più alta di tutte le bambine del suo corso, che avevano la sua stessa età.
“Allora cominciamo!”
Fece lui, spezzando il flusso dei suoi pensieri e facendola sorridere di nuovo, pronta per la nuova sfida.
Gabriel credeva inizialmente di passare un pomeriggio noioso, invece si divertirono tantissimo, come se quel gioco avesse cancellato in un secondo tutte le angherie degli anni precedenti.
*****
Si ritrovarono entrambi sdraiati per terra, sulle fredde mattonelle, stanchi ma felici dopo ore di gioco.
“Sto imparando?”
Chiese Eva col fiatone, voltando la testolina verso il fratellastro che invece fissava il cielo, col sole ormai al tramonto.
“Sì, sei brava!”
Fece lui, visibilmente soddisfatto. Chiuse gli occhi lasciando che un lieve venticello gli scompigliasse i corti capelli castano scuro, poi riaprì gli occhi marroni parlando a bassa voce.
“Evangeline…”
Quella si girò, sentendosi chiamata, e guardandolo con sguardo interrogativo.
“Sai…non sei poi così male…”
Ammise, facendo improvvisamente sussultare la sorellastra. Questa lo guardò prima sorpresa, poi con un dolce sorriso. Come se niente fosse successo, come se tutto ora fosse a posto.
“Neanche tu!”
E quella risposta bastò a sollevare il morale del fratellastro. Non sapeva spiegare bene cos’era successo, era come se d’un tratto avesse aperto gli occhi e si fosse accorto della sciocchezza che stava facendo.
Doveva crescere e smettere di comportarsi da bambino.
“Da oggi in poi non ti farò più stare male, vedrai.”
Fece lui, con gentilezza. Sembrava totalmente diverso dal Gabriel di sempre. Aveva chiuso gli occhi e sorrideva, finalmente rilassato, con chissà quali pensieri per la testa.
Ma a lei andava bene così…Era una bambina pacifica, Evangeline, e l’unica cosa che voleva era essere apprezzata dalla sua famiglia, ora più che mai.
Non aveva certo dimenticato ciò che aveva scoperto, anzi: Eva ci pensava ogni notte, improvvisamente si sentiva come se il mondo le fosse crollato addosso. Ma sarebbe andata avanti, doveva farlo.
Forse non era davvero la figlia di Alyssa ed Edward, ma voleva bene ad entrambi. Gliene aveva sempre voluto, e loro non erano da meno. Sospirò, puntando gli occhi su Gabriel. Il loro rapporto, invece, era stato burrascoso e adesso era confuso.
Se prima le veniva naturale dire “mamma” “papà” e “fratello”, adesso si chiedeva cosa volessero realmente significare. E mentre alle prime due l’istinto dava il suo significato, all’ultima non sapeva dare spiegazione: in fondo, Gabriel non si era mai comportato da fratello.
O almeno, non si era mai comportato come secondo lei un fratello dovrebbe fare.
E adesso, anche se le cose tra i due si mettevano meglio, non riusciva a considerarlo tale; le veniva sempre in mente che no, loro non erano fratelli, ma semplicemente due ragazzini che avevano la stessa famiglia, il che è diverso.
Non sapeva spiegarlo nemmeno a se stessa, dopotutto era una bambina: ma alla fine era arrivata alla conclusione che non le importava più, che le bastava stare bene con la sua famiglia. Forse Gabriel non sarebbe mai stato suo fratello, dal suo punto di vista, ma era importante per lei sentirlo vicino.
Smise di pensarci, era decisamente troppo per lei.
Si alzò da terra con un nuovo sorriso sulle labbra, raccogliendo la palla e dicendo a Gabriel di rientrare con lei, perché si stava facendo buio.
“Hai visto, cara? Sono stati a giocare tutto il giorno.”
Fece Edward, abbracciando da dietro la moglie seduta al tavolo della cucina a leggere una rivista.
“E’ così…strano. Eva non ha più chiesto niente, e d’un tratto quei due vanno d’accordo…Non lo so, Edward, forse dovremmo parlare con loro…”
Fece lei, alzandosi e guardando fuori dalla finestra, giusto in tempo per vedere i suoi figli rientrare.
“Io credo che dobbiamo lasciarli liberi.”
“Sono due bambini, Edward... - replicò, sospirando- Spero solo che non sorgano altri problemi…”
E si allontanò dalla finestra, rimboccandosi le maniche e preparandosi a cucinare qualcosa per la cena.
Ma, come aveva predetto Edward, nonostante la scoperta di Evangeline, per lei le cose non erano cambiate affatto. Dal punto di vista dei suoi genitori, almeno: era rimasta la solita timida e coccolona, e non sembrava minimamente turbata - nonostante, in realtà, lo fosse parecchio-.
Quello che invece era uscito dalla vicenda decisamente cambiato, era Gabriel: aveva completamente represso la gelosia verso la sorella, e passando del tempo con lei si era accorto di trovarsi molto bene in sua compagnia. Con lei era gentile, adesso, e la trattava come il suo bene più prezioso.
Ma se agli occhi di Alyssa tutto questo era parecchio strano, per i due fratellastri era del tutto normale.
Com’è strana e complicata, la mente dei bambini! O forse è troppo semplice perché un adulto la comprenda…
Fatto sta che una volta instaurata un’amicizia, il resto perde significato.
----------------------------------
Note dell’autrice: Bene, ecco un altro capitolo finito! Forse molti di voi si chiederanno: perché il calcio? Beh, non sono una tifosa accanita e non ci so giocare nemmeno tanto bene (ho le gambe storte…sigh! Però sono un bravo portiere XD), però è uno sport che mi piace davvero tanto, e volevo che fosse uno sport a mettere “pace” tra i due. Forse perché i giochi di solito piacciono a tutti, ma avere in comune la passione per uno sport è decisamente meglio…non siete d’accordo con me? xD Dato che scrivo secondo ispirazione ho già scritto un bel po’ di capitoli, ma non in ordine! Quindi ci saranno volte in cui aggiornerò più velocemente, volte in cui dovrete aspettare un po’ di più…spero che mi perdonerete =)
Oh, ora commento le vostre recensioni, sempre molto gradite..
Scatty: vedo che hai individuato la mia fonte d’ispirazione xD Anche se tra Pallino e Fifì ovviamente non c’è niente del genere XP Comunque, se dici “tornando a me” e poi mi commenti con “che sono cariniiiiiiiiii” con faccina incorporata mi spaventi davvero xD
Elli__: grazie per i complimenti!! Lieta di non averti fatto tornare il sonno nonostante l’ora…perché non te l’ho fatto tornare, vero? ^^’ Ho letto le tue storie e mi sono piaciute molto, sei davvero brava…quindi se hai qualche dritta da darmi la accoglierò molto volentieri! ;P
Mi sembra di non aver altro da dire…a parte esortarvi a RECENSIRE! Avete l’occasione di dire la vostra su qualcosa, FATELO XD Rendete felice una povera scrittrice in erba ç_ç ok, basta con le scene melense! (?)
Al prossimo capitolo!
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Capitolo 4 *** Why can't I ***
Brother & Sister
Capitolo 4 – Why can't I
"Why can't I breathe
whenever I think about you?
Why can't I speak
whenever I talk about you?"
(Liz Phair)
Più gli anni passavano e più il rapporto tra Gabriel ed Evangeline si rafforzava, tant’è che erano diventati praticamente inseparabili. D
ove andava uno andava anche l’altro, ciò che mangiava l’uno lo mangiava anche l’altro, e così via.
Evangeline voleva davvero bene a Gabriel, un bene che a poco a poco superò perfino l’affetto verso ‘mamma’ e a ‘papà’.
Anche se a scuola erano in due classi diverse per via della differenza d’età, ciò non era una cosa grave, se non fosse che Gabriel era molto socievole e faceva amicizia facilmente, cosa che ad Eva dava parecchio fastidio…
Lei, tremendamente appiccicosa nei confronti del fratello, non adorava che altri gli girassero attorno! Ma si sa, come sono i bambini…tra giochi e compagnia tutti i problemi scompaiono in un batter d’occhio, e così fu anche per la piccola Evangeline.
Solo che, quando fu in quinta elementare e Gabriel andò in un'altra scuola per la prima media, si accorse ancor di più che la presenza del ragazzo era per lei qualcosa di irrinunciabile. Era nata nel suo cuore la speranza che con il suo cambio di scuola magari sarebbero potuti finalmente andare in classe insieme, ma vide quest’opzione spezzarsi quando il nuovo anno scolastico ebbe inizio.
“Che noiaaa!!!”
Esclamò, gonfiando le guance e incrociando le braccia al petto.
“Io voglio stare con Gabriel!”
E sbuffò, lasciandosi cadere sulla sedia. Quando lei aveva chiesto, speranzosa, la possibilità di stare con il fratello, Alyssa l’aveva subito messa in guardia sul fatto che non sarebbe mai potuto accadere. Lei era un anno più piccola, di conseguenza le toccavano altre classi ed altre esperienze.
“Su, piccola mia, non è una cosa così grave…”
Cercò di dire la madre, mentre l’aiutava ad acconciare i suoi capelli in due codini alti.
“Ma non è giusto!”
Fece lei, sbuffando. Non sopportava davvero la scuola, non sopportava qualunque cosa potesse dividerla da Gabriel.
“Cosa fa imbronciare la mia principessa?”
Si udì dalle scale, e subito dopo Gabriel scese già scivolando dal ringhiera, atterrando in una posa epica.
“Gabe! Ti ho detto mille volte di non farlo!”
Lo rimproverò la madre, ma lui non l’ascoltò nemmeno.
“Sono il principe moro e sono venuto a prendere la mia principessa!”
Esclamò, raggiungendo il suo obbiettivo: Evangeline si mise a ridere spensierata.
“Gabriel, mi tratti ancora come una bambina…” Ffece lei, ma quello in modo scenico le prese la mano e continuò.
“Ma principessa, devo portarla al castello!”
“Castello? Vuoi dire la scuola? A me sembra più un carcere!”
“Beh, su questo non hai tutti i torti…”
Ragionò lui, posando una mano sotto il mento ed imitando un’espressione pensierosa.
Evangeline si piegò in due dalle risate, e subito lo prese per mano tirandolo.
“Andiamo, principe moro, o arriveremo in ritardo!”
Esordì lei, e subito i due si misero a correre verso la macchina in cui Edward li aspettava. Alyssa sospirò, facendo spallucce e sorridendo lievemente.
“E’ incredibile l’effetto che fa su sua sorella!”
Commentò semplicemente, tornando poi in cucina a cucinare.
*****
Il tragitto in auto per raggiungere la nuova scuola fu abbastanza calmo e tranquillo, anche se la faccia di Eva cominciò a scurirsi quando sentì la macchina rallentare. Con poca voglia scese dalla macchina e si fermò un attimo a guardare l’istituto dalle mura rosa chiaro, verniciato recentemente. Fece una faccia schifata, aveva ereditato dalla madre l’odio per quel colore.
“Hanno riverniciato la scuola?”
Disse Gabriel sorpreso alla vista delle pareti pitturate di recente, che una volta erano color bianco sporco rovinato dal tempo.
“Che schifo.”
Si limitò a dire, facendo però ridacchiare la sorellastra felice di avere qualcuno che la pensava come lei.
I due cominciarono a camminare su un lungo sentiero a scacchi bianchi e neri, decisamente di poco gusto.
“E questo a che serve? Hanno paura che ci perdiamo senza un sentiero?”
Chiese incuriosita e stizzita la ragazza dai capelli rossi, ma l’altro fece spallucce.
“E che ne so? Forse giocano ad una mega-dama!”
Ironizzò, ma Evangeline storse la bocca.
“Che sciocchezza! Come si fa a giocare a dama così?”
Annunciò infatti poco dopo, candidamente, con sincera preoccupazione. Il moro la guardò serio per un attimo, trattenne una risata e poi scoppiò, tenendosi la pancia con le braccia.
“Hey, non prendermi in giro!”
Fece lei, ma prima che l’altro potesse spiegarle come stanno le cose, due ragazzini si avvicinarono ai due.
“Hey, Gabriel! Come hai passato l’estate?”
Fece uno dei due, che erano compagni di classe del ragazzo, senza ombra di dubbio. Ma quando questi si avvicinarono, la rossa si aggrappò al braccio del fratellastro, senza sapere che fare.
Era abbastanza timida, a quell’età.
I due ragazzi li guardarono sorpresi, e stavolta fu l’altro a prendere la parola.
“Wow, hai la fidanzata?”
Fece, e immediatamente Evangeline arrossì, sobbalzando. Ma Gabriel subito smentì, ridacchiando.
“Ma no, che dici…è mia sorella!”
La faccia dei due si fece sorpresa, e uno dei due riprese parola.
“Beato te che ci vai d’accordo! Anch’io ho una sorella, ma la mia è una noia mortale!”
“Io ho due fratelli più grandi, mi prendono sempre in giro!”
Intervenne l'altro facendo spallucce, ed Eva gonfiò le guance com’era solita fare quando qualcosa le dava fastidio, staccandosi dal fratellastro e mettendo le mani ai fianchi.
“Siete fratelli, dovreste andare d’accordo!”
Esclamò tutta convinta, tralasciando che c’era stato un periodo di tempo in cui anche lei e Gabriel non si sopportavano.
“Ma guarda che carina! Posso fidanzarmi io, con lei?”
Fece uno dei due, quello che aveva parlato per primo, ma Gabriel si mise in mezzo.
“Sei matto? Mia sorella non si tocca!”
Esclamò, e quelli risero, cambiando discorso.
Dopo poco suonò la campanella, e i tre si diedero appuntamento in classe. Quando Gabriel restò solo con Evangeline ripresero a camminare, dopo un lungo sospiro da parte di quest’ultima.
“Su, ti prometto che ti verrò sempre a trovare nella ricreazione, ok?”
Le propose, e solo a quel punto lei sorrise annuendo convinta. Poi, entrarono a scuola e si divisero.
*****
“Il mio ragazzo ideale? Beh, non saprei dire!”
Commentò una ragazzina seduta su di un banco, attorniata da un gruppo di sue coetanee. Evangeline stava seduta su un banco poco lontano, in disparte, a disegnare un bel paesaggio di montagna.
La scuola era cominciata già da molto tempo, ma la rossa non era riuscita a stringere amicizia con nessuno…Colpa forse della sua ‘poca femminilità’, a quel che dicevano le sue compagne, o forse del fatto che non aveva compagno di banco essendo la classe dispari, e che in ogni attimo libero, gli unici momenti in cui poteva approfondire i rapporti con qualcuno, stava sempre con Gabriel.
Quindi se ne stava tranquilla, da sola, a pensare ai fatti suoi.
Anche se la curiosità era una dote che non le mancava: non poteva fare a meno di ascoltare i discorsi delle ragazze della classe!
“Una cosa è certa: sicuramente Luke il più carino!”
Fece lei sorridente. Eva sospirò, inarcando un sopracciglio.
“Luke? Tzè! Gabriel è dieci mila volte più carino di lui!” Pensò.
“E che ne dite di Mark? E’ così divertente!”
Fece un’altra, ed Evangeline batté piano la testa sul tavolo.
“Mark divertente?!? Spero stiano scherzando! Gabriel è decisamente più divertente di lui!” Disse tra sé e sé.
“E Jason? Oh, è così simpatico! Non ti annoia mai!”
Una terza ragazza espresse la sua opinione, e la rossa sembrava sempre più annoiata.
“Come no! Ah, è inutile…Secondo me…”
“Secondo te, Evangeline?”
Disse la prima che aveva parlato. La ragazza chiamata in causa sussultò voltandosi verso di loro con la paura che avessero scoperto il suo origliamento, ma vedendo i loro sorrisi si rincuorò.
“Chi è il tuo ragazzo ideale?”
Domandò sempre la solita, avvicinandosi a lei. Ebbene sì, la curiosità femminile superava anche le discriminazioni verso la sempre ignorata Evangelie.
“Beh, a dire il vero nessuno!”
Rispose lei secca e decisa, e le altre si guardarono perplesse.
“Vuoi dire non ti piace nessuno?”
Chiese una delle tante ragazze del gruppetto, ma la rossa sbuffò.
“Sono tutti uguali…mio fratello Gabriel è sicuramente migliore di tutti loro messi assieme!”
Fece con convinzione, annuendo. L’aveva detto così, senza pensarci su. Ammirava il suo fratellastro: nessuno riusciva ad eguagliarlo, figuriamoci superarlo! Le altre però si misero a ridere, nessuna esclusa.
“Sei troppo attaccata a quel ragazzo, Eva!”
Disse una, quando il momento delle risate fu terminato.
“Già! Se non fosse tuo fratello direi che sei innamorata di lui!”
Disse una seconda, facendo sgranare gli occhi di Eva. Per fortuna la campanella suonò, ponendo fine alla ricreazione e al divertimento di quelle ragazze.
Ma per le ore successive, Evangeline aveva in testa solo le parole di quella ragazza.
Continuò a pensarci anche in macchina, nella strada verso casa, e mentre aiutava sua madre a fare i piatti.
“Se non fosse tuo fratello direi che sei innamorata di lui-sei innamorata di lui-sei innamorata di lui!”
Chiuse gli occhi poggiando la pentola che stava asciugando, cercando di scacciare via quelle quattro parole che non le davano tregua. Ma proprio in quel momento le venne in mente anche la frase che le disse un compagno di Gabriel all’inizio dell’anno.
La sua fidanzata…Perché ogni volta che pensava a queste parole il suo cuore sussultava? Sospirò, ma sentì una mano dolce posarsi sulla sua spalla.
“Eva, che ti succede?”
Domandò Alyssa, e subito Evangeline arrossì sobbalzando.
“Niente! Niente di che!”
Cercò di dire, ma le madri sono più furbe delle loro figlie.
“Sei innamorata, vero?”
Evangeline sobbalzò e per poco la pentola non le cadde dalle mani. Sembrava proprio che quel giorno tutti le leggessero nel pensiero!
“Eh?! Io non…io non…”
Cercò di trovare qualche risposta convincente, ma la frase di quella ragazza ricominciò a ronzargli in testa. Sospirò.
“Io…non lo so…”
Ammise, abbassando lo sguardo. Ma la madre le carezzò delicatamente i ciuffetti rossi che le scendevano a lato del viso, sorridendole dolcemente.
“Come faccio a capirlo, mamma?”
“Oh, beh. Ascolta il tuo cuore!”
Disse semplicemente, e la figlia inarcò un sopracciglio, senza capire.
“Se senti il tuo cuore battere fortequando pensi a lui, se senti le guance calde quando sei in sua compagnia, se per te è quanto ci sia di meglio al mondo, se non puoi fare a meno di lui…”
Alyssa, dandosi un po’ da fare, cercava di spiegare al meglio le sensazioni che qualcuno prova quando è innamorato, in modo semplice e comprensibile.
Forse le stesse cose che tutte le madri dicono a tutte le figlie, ma Evangeline ascoltò con attenzione, ragionando ad ogni singola cosa che la madre diceva…E si accorse che era tutto dannatamente vero. Al solo sentire il nome del fratellastro arrossiva senza volerlo, ed era così attaccata a lui che se non erano insieme tutto andava storto.
“E’ tutto vero mamma!”
Esclamò quindi, infine, come se avesse fatto la scoperta più importante degli ultimi cento anni.
“Mi sento davvero così!”
E Alyssa sorrise, mettendo le mani ai fianchi.
“Beh, allora è amore, tesoro mio!” A
nnunciò vittoriosa, e un misto di felicità e stupore si disegnò sulla faccia di Eva.
“…Amore…”
Ripeté piano, ma il suo sorriso si spense in un secondo.
Lei era INNAMORATA di SUO FRATELLO!
Certo, non erano fratelli di sangue, ma vivevano sotto lo stesso tetto, chiamavano mamma e papà le stesse persone ed erano cresciuti come fratelli, e come tali tutti li consideravano!
Vedendo il sorriso della figlia svanire la donna si preoccupò, e mise una mano sulla testa di lei parlandole.
“E ora cosa c’è che non va?”
“Non posso amare lui. E’ sbagliato.”
Disse semplicemente, senza ragionare. Quando capì dell’errore commesso sobbalzò, e subito si corresse.
“Perché è il mio migliore amico!”
Esclamò quindi, annuendo, sperando di essere convincente. La madre si mise a ridacchiare, scombinandole i capelli.
“Oh, beh! Questo è un problema! Ma, piccola mia, non devi dare mai niente per scontato…Fa del tuo meglio, provaci. Se non va, semplicemente non è quello giusto per te. Non perdere mai la speranza, ok?”
Disse semplicemente, per poi darle un tenero bacio sulla fronte.
Non perdere la speranza…Sì, si poteva anche fare.
Smise immediatamente di pensare a cos’era giusto e a cosa era sbagliato, ascoltò solo le parole dell’ignara madre.
Sì, l'aveva convinta. Era ancora parecchio confusa, però una cosa la sapeva: avrebbe dato sé stessa, ce l’avrebbe davvero messa tutta.
Da quel giorno in poi Evangeline avrebbe fatto di tutto per conquistare Gabriel!
----------------------------------
Note dell’autrice: Ecco finito il quarto capitolo! Che a dire il vero era uno di quelli già pronti da tempo, ma vabè XD spero di non essere noiosa con questo excursus (XD) della vita di Evangeline! Come forse avrete capito, i dialoghi colorati in rosso sono i pensieri (solitamente ci sono soltanto quelli di Evangeline, in caso di pensieri altrui cambio colore per loro, sappiatelo!), mentre quelli colorati di grigio sono frasi a cui si ripensa...mi sono spiegata, no? XD
Passiamo alle recensioni, va…
Anthy: Oh, dopo aver passato giorni interi ad intripparmi su come pensa un bambino, il tuo commento mi rende davvero più rilassata! Ti ringrazio per NVU, adesso è tutto molto più semplice! Anche se hai editato, ho provato a fare attenzione nel seguire il tuo consiglio di andare a capo ogni tanto per rendere più scorrevole la lettura…spero di non aver combinato un disastro!!
lady_free : Grazie mille dei complimenti!!! L’ho già detto, appena ho sentito il nome “Evangeline” me ne sono letteralmente innamorata!! Comunque sì, l’avevo già scritto qualche capitolo addietro (ma senti come parlo, nemmeno avessi scritto un poema di cinquanta capitoli O_O XD) Capiterà, forse, che qualche capitolo abbia un titolo non dei Within, ma sarà sempre un titolo di una canzone, sicuramente xD in tal caso lo scriverò =P
scatty: Le ho chiuse, le ho chiuse U_U ma poi senti chi parla, quella che apre parentesi e chiude con le virgolette xD (ma lo fai anche tu! N.d.tutti)(no, io apro con virgolette e chiudo con parentesi U_U n.d.me XD) Comunque…felice che ti sia piaciuto! E non parlare inglese così che la Grosso ti fucila xD Non me lo posso permettere, come farò senza compagna di banco? ç_ç (il teatro ha fatto male anche me, dato che sono rimasta con la canzone di fame tutto il giorno in testa O_O e nick che sembrava tonio cartonio!!! Ahahahah XD)
Al prossimo capitolo!
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Capitolo 5 *** Taking Chances ***
Brother & Sister
Capitolo 5 – Taking Chances
"And I had my heart beaten down,
But I always come back for more, yeah.
There’s nothing like love to pull you up"
(Celine Dion)
Quando la mattina dopo Eva aprì i grandi occhi nocciola, era come se si fosse svegliata un’altra persona. Come se d’un tratto avesse compreso tutto.
C’era perfino una vocina dentro la sua testa che le diceva “hey, ci sei arrivata solo adesso?”
Alzò il busto dal letto lasciando che i ciuffi scarlatti le ricadessero morbidi sulle spalle, cosa che non accadeva praticamente mai, dato che non aveva intenzione di separarsi dai suoi adorati codini. Si portò una mano sulla fronte, ancora un po’ intontita.
Si era addormentata tardi, quella sera, aveva pensato a lungo a tutte le cose successe quel giorno.
Tutte quelle frasi che le ronzavano in testa…
Si portò entrambe le mani alle tempie cercando di far calmare il dolore che provava, ma senza molto successo.
Decise quindi di alzarsi dal letto, anche se era decisamente presto: erano solo le sei e mezza!
Nonostante questo andò in bagno a vestirsi, il tutto molto silenziosamente e lentamente. Si controllò nello specchio mentre svogliatamente si acconciava i capelli nei suoi due soliti codini, poi si diede un aggiustatina ai vestiti: una maglietta a righe viola e nere molto scollato con sotto un lupetto viola, stivali dello stesso colore sopra un pantalone nero di velluto. Sospirò, senza accorgersi che si erano fatte già le sette. Uscì quindi dal bagno aprendo la porta di corsa, ma si ritrovò davanti proprio l’oggetto dei suoi pensieri, con aria assonnata, capelli all’aria e pigiama.
Eva sussultò alla sua vista, sia perché non si aspettava di incontrare qualcuno uscendo dal bagno, sia perché era LUI.
“Cavoli…mi hai spaventata a morte!”
Fece lei, portandosi una mano al petto e tirando un lungo sospiro.
“Eh? Ma sei già pronta?”
Lui inarcò un sopracciglio, poi fece un sorriso bonario e si avvicinò a lei, abbracciandola.
“La piccola Evangeline ha finalmente capito che non deve occuparmi il bagno la mattina!”
Esclamò scherzoso, scoppiando poi a ridere.Evangeline era abituata alle dimostrazioni d’affetto del suo fratellastro, ma quella volta sobbalzò arrossendo. Era come se avesse la paura che lui potesse capire qualcosa dal suo modo di comportarsi.
“Mi sono solo svegliata prima, tutto qui!”
Quindi ridacchiò, ricambiando l’abbraccio cercando di essere naturale, anche se adesso vedeva le cose in modo diverso, sentiva in modo diverso.
Respirò a fondo mentre l’abbracciava, non si era mai accorta di quanto fosse bello abbracciarlo…era così caldo, e…
“Tu mi nascondi qualcosa…”
Fece lui, staccandosi da lei e guardandola con occhio indagatore. Eva sbiancò, irrigidendosi.
“Ma no, che dici! Non c’è niente che ti sto nascondendo!”
Cercò di dire, agitando frettolosamente le mani.
“Vado a fare colazione, ci vediamo dopo!”
Esclamò, e superandolo cominciò a camminare.Si fermò poco dopo, voltandosi.
“Non ti nascondo niente!”
E fece altri due passi e poi si voltò di nuovo.
“Davvero!”
E infine scese le scale, lasciando il fratellastro con un sopracciglio alzato che capiva sempre di meno.
Una volta scesa in cucina sospirò, finalmente al sicuro. Ok, era decisamente una pessima attrice.
Sorrise, arrossendo pensando di nuovo a quell’abbraccio. Accorgendosi di avere le guance calde si mise a ridere come una scema, dirigendosi verso il frigo.
Era innamorata! Era sicuramente innamorata!
Ma adesso, c’era solo un problema: doveva riuscire a far innamorare Gabriel di lei!
Eva si era ripromessa di fare il possibile per riuscire nel suo intento. Si era anche creata una scaletta con delle cose da fare per conquistare il suo fratellastro…
Operazione: far innamorare Gabriel
Missione n°1: Regalo di S.Valentino
Il primo punto era senz’altro quello meglio strutturato.
Evangeline aveva programmato tutto: sarebbe entrata in cucina in tarda serata, di nascosto, quando mamma e papà si mettevano a guardare uno show davanti alla TV e Gabriel dedicava del tempo alla sua adorata PSP.
Di solito in quel lasso di tempo lei si chiudeva in camera a disegnare, nessuno avrebbe notato la sua assenza…
Certo, a volte poteva capitare che qualcuno volesse prendere un bicchiere d’acqua o altro…Come fare? Ovviamente aveva pensato anche a questo! Aveva chiuso la porta a chiave appendendo un fogliettino sulla porta che recitava ‘Ho buttato l’insetticida, c’erano delle formiche. By Eva’.
Tutto era pronto: era sola, in cucina. Un grembiule addosso ed i capelli legati in uno chignon, gli ingredienti disposti ordinatamente sul tavolo in delle ciotole, come in quei programmi TV, un grande libro di cucina aperto sulla pagina ‘Cioccolatini’ e stampini a forma di cuore sulla pagina accanto.
Ce l’aveva messa tutta: aveva seguito accuratamente ciò che il libro recitava, ed era riuscita a fare dieci cioccolatini a forma di cuore praticamente perfetti.
“Con questi il mio piano sarà infallibile!!”
Esclamò con aria soddisfatta, mentre con attenzione le sue creazioni in un sacchettino rosso legato con un nastro color oro. Lo stesso sacchettino che infilònello zaino di scuola, il fatidico giorno di San Valentino.
Con determinazione negli occhi aveva fissato il suo zaino, messo sulla sedia vuota accanto alla sua, per le prime tre ore, fino a quando non suonò finalmente la ricreazione, e un sospiro uscì dalle sue labbra.
Finalmente avrebbe potuto dargli i cioccolatini…Certo avrebbe suscitato la curiosità dei compagni, ma preferiva la loro a quella dei genitori! Quindi prese il famoso sacchettino rosso e correndo si diresse nella classe di suo fratello con il cuore a mille.
“Gabriel!”
Esclamò lei, nascondendo i cioccolatini dietro la schiena e deglutendo. Questo si voltò verso di lei sorridendo, senza notare il rossore sul tuo volto.
“Cosa c’è?”
“Ehm…ecco, io…”
Cominciò a dire, con fare alquanto impacciato. Aveva perso la determinazione per strada, per caso?
Deglutì. Lo fissò negli occhi, e per un attimo fu come se in quella stanza ci fossero stati solo lei, lui e quel sacchetto rosso. Ma quando aprì la bocca prendendo fiato, pronta finalmente a dargli il suo dono, la presenza degli altri si fece rilevante.
O meglio, deLLE altrE.
Già, perché non era stata la sola ad avere quell’idea…Un gruppetto di ragazze si era infatti messo in mezzo tra i due, di prepotenza, strattonando Evangeline per lasciarla indietro.
“Gabriel, questi sono per te!”
Esclamarono perfettamente in coro, sembravano essersi messe d’accordo. Erano solo cinque, ma si spingevano l’un l’altra come se fossero in mezzo alla folla, questo solo per consegnare al malcapitato ragazzo pacchettini di colore diverso che contenevano certamente qualcosa fatto di cioccolata.
“Ah, ehm..grazie..”
Disse semplicemente al gruppetto, depositando i regali sul banco una volta che queste se ne furono andate.
“Stavi dicendo qualcosa, Eva?”
Chiese poi voltandosi verso la sorellastra, ma il suo coraggio era nuovamente svanito.
“Ahem…me ne sono dimenticata!”
Fece lei, ridendo come una scema e dandosi un colpettino in testa con la mano libera, tenendo sempre il sacchetto ben nascosto.
D’altronde non aveva motivo di darglielo, sarebbe stato solo uno dei tanti regali…Quindi salutò rapidamente il fratellastro e corse via, senza voltarsi indietro. Gabriel non seppe mai cosa voleva dirgli, né mai capì perché in auto lei lo chiamava ‘stupido’ con faccia imbronciata.
Che fine fece il sacchetto rosso?
Finì nelle mani di Edward, ben felice di mangiarne il contenuto!
MISSIONE N°1: FALLITA!
*****
Operazione: far innamorare Gabriel
Missione n°1: Regalo di S.Valentino
Missione n°2: Favori e piaceri
Il secondo punto della lista era semplice: avrebbe messo in ordine la stanza di Gabriel, così che lui potesse constatare quanto lei fosse gentile.
Si era messa d’impegno anche stavolta: aveva preso pezze e pezzette e aveva pulito da cima a fondo, sapendo che a breve la madre avrebbe chiesto di farlo al proprietario.
Dopo poco tempo la camera splendeva e luccicava, ed Eva aveva ancora i guanti ed il grembiule addosso quando il suo obbiettivo rientrò a casa, guardando a bocca aperta la camera ordinata.
Ma poi sospirò, mettendo le mani ai fianchi.
“Andiamo, cosa ti serve?”
Chiese tranquillamente, lasciando lei a bocca aperta. Poi si imbronciò, diventando rossa per la rabbia.
“Non posso farti un favore senza avere un secondo fine??”
Gli urlò praticamente contro, ma lui fece spallucce.
“Non funziona così?”
“Stupido!” Fece lei, uscendo indignata dalla stanza e sbattendo la porta.
MISSIONE N°2: FALLITA!
*****
Operazione: far innamorare Gabriel
Missione n°1: Regalo di S.Valentino
Missione n°2: Pulizia della camera
Missione n°3: Colazione a letto
Ok, aveva perso la battaglia, ma non la guerra! Lo avrebbe preso per la gola…
Scena che si ripeteva ogni mattina era quella che vedeva Gabriel appena sveglio pregare la madre affinchè gli prepari qualcosa per colazione. Sostiene di non avere tempo, in realtà è solo pigrizia…
Se Eva gli avesse preparato la colazione, sicuramente l’avrebbe adorata!!
E ancora una volta si era rimboccata le maniche e si era ritrovata in cucina, alle 6 e 30, di fronte al frigo, a non sapere esattamente che fare. Decise di andare sul semplice…Lui non aveva molto tempo per mangiare e lei per cucinare, e poi non era capace di fare le cose in grande! Optò per un caldo caffèlatte, che Gabriel adorava, e poi un cornetto alla crema.
Semplice.
Un cornetto alla crema.
E dove diavolo sarebbe andata a prendere questo fatidico cornetto???
Si batté una mano sulla fronte, poi scosse la testa e decise che la sua vittima si sarebbe dovuta accontentare di un panino al burro con la nutella. Non ci sarebbe rimasto troppo male, data la presenza della nutella.
Prese quindi il panino, tagliandolo delicatamente mentre il latte si scaldava in un pentolino. Imbottì il panino di nutella, così tanta che se avesse premuto eccessivamente sarebbe schizzata da tutte le parti.
Ma Gabriel era un goloso, lei lo sapeva…e lo capiva perfettamente!
Difatti non riuscì a resistere alla tentazione di leccare il coltello sporco di nutella una volta finita l’operazione con il panino.
Controllò il latte e una volta pronto lo versò nella tazza del fratellastro, aggiunse del caffè e poi lo zucchero, mescolando ben bene il tutto.
Mise entrambe le cose su un vassoio, aggiungendo anche qualche biscotto al cioccolato, che inzuppati nel latte erano buonissimi.
Con attenzione salì le scale col vassoio in mano, e aprendo la porta del fratellastro con il gomito non si stupì nel vedere che ancora dormiva. Sorrise quindi, poggiando il vassoio sulla scrivania e avvicinandosi al letto con l’intento di svegliarlo.
“Hey, pigrone! Quando hai intenzione di alzarti?”
Ma lui continuava a dormire, beatamente.
“Certo che è davvero carino…quando dorme sembra proprio un angelo…”
Pensò, e senza accorgersene stava lentamente avvicinando il volto al suo.
Il cuore le batteva così forte…
Le loro labbra si sfiorarono senza che nemmeno se ne accorgesse. Si accorse di ciò che aveva fatto solo quando sentì muoversi le labbra di lui: si stava svegliando!
Ma non poteva svegliarsi semplicemente aprendo gli occhi, no.
Lui doveva prima girarsi dal letto con poca delicatezza. E così facendo colpì in pieno il volto Eva con il gomito, che lanciò un urlo tenendosi il volto con le mani.
“Ahiiaaaa mi hai quasi spaccato il nasoooo!!!”
Gridò, mentre Gabriel prendeva coscienza e alzava il busto dal letto.
“Eh? Eva, che ci fai qui?”
Chiese lui, non capendo bene la situazione. Lei arrossì, e subito cercò una scusa.
“Stavo per svegliarti urlandoti nelle orecchie, ma tu mi hai colpito mentre di giravi nel letto!”
E a quell’esclamazione il fratellastro la fissò e poi rise, prendendola in giro.
“Riflesso incondizionato! Il mio organismo si protegge durante il sonno!”
“E perché dovresti proteggerti da me?!”
“Non da te, dalle tue urla nelle orecchie!”
Continuò, sempre ridendo, facendola sbuffare.
“Sai, ho fatto un sogno davvero strano…”
Fece lui, stiracchiandosi e alzando il busto dal letto. Eva cambiò subito discorso.
“COMUNQUE…ti ho messo sulla scrivania la colazione.”
“E l’hai fatta tu?”
Chiese lui, incredulo.
“Certo…”
“Oddio che paura! Chissà quali veleni ci saranno lì dentro! Morirò!”
Scherzò. Ma lei non era dello stesso avviso. Infuriata si voltò verso la porta con tutta l’intenzione di andarsene.
“Ma che fai? Eva! Sto solo scherzando!”
Ma dovette alzarsi dal letto e prenderla per il polso per fermarla.
“Dai, scusami. Guarda che mi fa piacere, davvero. Se ti dà fastidio non scherzo più, ok?”
Disse lui, con una dolcezza tale che la fece arrossire.
“No, scusa me. Mi sono solo svegliata presto stamattina e non sono al meglio di me.”
Rispose semplicemente, per poi lasciarlo da solo in camera, senza alcuna possibilità per lui di fermarla o dire qualcosa. Corse via, chiudendosi nella sua stanza, sfiorandosi le labbra con le dita.
L’aveva baciato…lui dormiva, ok, ma l’aveva baciato!
Si sentiva felice, e allo stesso tempo triste. Prese il foglietto di carta con su scritta la lista, e con rabbia cancellò la terza voce.
MISSIONE N°3: FALLITA!
Ma forse non avrebbe pensato lo stesso se avesse sentito il “Grazie, davvero!” sussurrato da Gabriel mentre lei usciva dalla stanza, prima che il ragazzo gustasse la colazione che gli era stata preparata.
*****
Operazione: far innamorare Gabriel
Missione n°1: Regalo di S.Valentino
Missione n°2: Pulizia della camera
Missione n°3: Colazione a letto
Missione n°4: Partita di calcetto
Per attuare il punto n°4 della lista doveva riporre la sua fiducia nella memoria di Gabriel.
O meglio, nella sua smemoratezza.
Come quasi tutti i ragazzi Gabriel frequentava un club di calcetto, e gli allenamenti erano un pomeriggio sì e uno no. Per comodità preferiva fare la doccia al campetto, ma non era la prima volta che dimenticava a casa il cambio di vestiti.
E qui sarebbe entrata in gioco Eva: con tempismo perfetto gli avrebbe portato l’indispensabile borsa contenendo anche l’acqua che, dopo un’ora e mezza di allenamento, diventava una bevanda sacra per gli aspiranti calciatori.
E finalmente il pomeriggio propizio era arrivato: Gabriel era di fretta, così di fretta che il borsone nemmeno se l’era preparato. Quindi con sguardo diabolico aveva messo dentro tutto ciò che era necessario, infilandoci anche una barretta di cioccolata che non può mai mancare.
Quindi si era diretta di corsa al campo di calcio con il borsone sulla spalla, sorridendo quando ci fu abbastanza vicina da poter vedere il fratellastro giocare attraverso la rete del campo.
“Hey Gabriel!”
Fece uno dei ragazzi che giocavano, risparmiando ad Eva la ‘fatica’ di richiamare il fratellastro. Quello correndo si avviò al cancelletto del campo, dove la ragazza lo attendeva con determinazione negli occhi.
“Ecco!”
Esclamò con fermezza lei, porgendo il borsone al ragazzo. Quello lo fissò con occhi luccicanti di gioia.
“Aaah! Il mio borsone! Me lo hai portato! Grazie!”
Esclamò, per poi posarlo a terra e vedere se c’era tutto l’ occorrente. Nel notare anche la cioccolata il suo volto sprizzava gioia da tutti i pori.
“Nooo, non ci credo! Anche la cioccolata!”
Inutile dire che Eva aveva l’espressione di chi aveva appena vinto alla lotteria.
“La mamma ha proprio superato se stessa! Oggi era di buon umore, per caso?”
Chiese lui, candidamente. Ed ecco che il biglietto della lotteria si scoprì non essere quello vincente. La rossa rimase in silenzio con espressione ebete a fissare il vuoto.
MISSIONE N°4: FALLITA!
“Mamma non c’entra, dannazione!”
Esclamò lei, furiosa.
“Sei impossibile!”
E si voltò con il fumo che le usciva dalle orecchie, ma quando lui scoppiò a ridere lei si fermò.
“Sei proprio una credulona, eh?- Le disse con tranquillità - Grazie.”
Aggiunse poi, facendo svanire tutta la rabbia di lei.
“Hey, visto che sei qui…che ne dici di guardarci giocare?”
Le chiese, e a lei le si illuminarono gli occhi.
“Posso restare?!?”
Ricordava che l’ultima volta che aveva chiesto di restare a guardare un ragazzo l’aveva cacciata dicendo che il calcio non era sport per ragazze, e anche se avevano mandato via dalla squadra il suddetto, lei non aveva più chiesto di guardare le sue partite.
Anche se era una ragazza, adorava il calcio.
Forse perché era stato Gabriel ad insegnarle a giocare, forse perché aveva messo pace tra loro, forse perché era un modo divertente per sfogarsi, chi lo sa…
Accettata la proposta si era seduta su una panchina all’interno del campetto, con espressione felicemente ebete. La partita ricominciò a breve, ed Eva era ben felice di essere lì a guardarli calciare il pallone. Si era perfino dimenticata del suo piano –a sua detta- fallito.
Per i primi minuti di gioco i suoi occhi seguivano fissi la palla. Rideva allo sbaglio di qualcuno, sbraitava quando un attaccante si avvicinava da solo alla porta, fungendo contemporaneamente da arbitro e ragazza ponpon. Difatti a volte si poteva sentire Eva urlare cose del tipo “Hey, bel tunnel!” o ancora “è rimessa per i blu, ho visto bene!”.
Ci fu un momento però in cui i suoi occhi marroni fissavano solo la figura del fratellastro che correva.
Era davvero bravo…
Aveva tolto la palla ad un ragazzo dell’altra squadra che stava per tirare in porta, e in solitario aveva superato gli altri trovandosi faccia a faccia con il portiere, riuscendo a fare goal. I suoi compagni gli diedero il cinque, mentre Eva sorrideva beatamente.
Era…come dire, fiera di lui.
E’ strana la gioia che provi quando vedi qualcuno a cui tieni fare bene qualcosa.
La sua carriera da spettatrice però non era destinata a durare a lungo…difatti un compagno di squadra di Gabriel prese una storta mentre correva e cadde a terra, rotolando sull’erbetta sintetica per poi mettersi seduto tenendosi la caviglia con le mani.
“Fray, come stai? Ti sei fatto male?”
Chiesero subito i compagni, mentre anche Eva accorreva preoccupata.
“Ah, non è niente di che…mi sa che mi sono slogato la caviglia!”
Ridacchiò come se nulla fosse, togliendosi la scarpa e abbassando il calzino, scoprendo che parte della caviglia si stava già gonfiando ed era tutta rossa.
“Mi sa che per oggi non posso continuare a giocare ragazzi…”
Disse rammaricato, e rimettendosi la scarpa senza allacciarla fu aiutato dai suoi compagni a zoppicare fino alla panchina, dove gli fu immediatamente portato del ghiaccio.
“E adesso?”
Chiese uno dei tanti, ritornati a centro campo.
“Non fa niente. Continuiamo con uno in meno.”
Disse un altro.
“Beh, io torno a sede…”
“Aspetta Eva!”
La interruppe Gabriel, sorridendo e squadrandola. Aveva avuto quell’idea sin da quando il suo compagno era stato portato alla panchina e aveva visto lei in tuta e scarpe da tennis. Non era il massimo, ma sarebbe andato bene comunque.
“Ti andrebbe di giocare con noi per quest’ultima mezz’ora?”
“Eeeeeh?!?”
Fece lei.
“Eeeeeh?!?”
Fecero gli altri.
“EEEEEEH?!”
Fece l’infortunato dalla panchina, che aveva sentito tutto.
“Eeeeeeh?”
Disse Gabriel, facendo la ripassata a tutti.
“Non potreste dire qualcos’altro?”
“Che dovremmo dire? E’ una ragazza. - fece un altro - Senza offesa, eh!”
E fece spallucce, ma Gabriel insisteva.
“E’ brava, ve lo assicuro. E poi è solo per mezz’ora. Che ne dite?”
I ragazzi ci pensarono su per un attimo, poi decisero.
“E sia! Ma solo per questa volta!”
“Ovvio! Non ho certo intenzione di slogarmi la caviglia ogni volta!”
Fece ancora l’infortunato dalla panchina, facendo ridere tutti.
“Allora Eva…sei pronta?”
Chiese Gabriel, e lei - che ancora non si era resa perfettamente conto di ciò che stava succedendo- annuì non molto convinta. Pochi secondi e si ritrovò in campo, a giocare con Gabriel e i suoi compagni.
E fu davvero fantastico.
Non aveva mai giocato in gruppo, ma ogni tanto aveva preso un pallone e fatto quattro tiri con Gabriel, così, per divertirsi.
Ed era brava davvero. Certo, non al livello dei ragazzi che c’erano in quel campo, ma se la cavava, forse anche aiutata dal fatto che nessuno era troppo duro con lei. Riusciva a tenere palla per un certo tratto di campo, a bloccare qualche attaccante che correva verso la porta. Si era anche arrabbiata con il portiere della sua squadra che le aveva passato la palla troppo alta per prenderla coi piedi o con le ginocchia, troppo bassa per prenderla con la testa.
“Ti ricordo che io NON posso prenderla di petto!!!”
Aveva reclamato infuriata, facendo ridere tutti che la presero scherzosamente in giro urlando
“Vai, Eva! Di petto, di petto!”
Lei si limitava a far loro una linguaccia, riprendendo a giocare.
Riuscì anche a fare un goal, grazie ad un ottimo passaggio del fratellastro, e ancora una volta i compagni la presero in giro dicendole
“Lo sai che quando i giocatori fanno goal si alzano la maglietta?”
Ma questa volta era stato Gabriel a difenderla, dando una sberla sul collo –scherzosa, ovviamente- a chi aveva parlato, scappando subito dopo ridendo.
“Che vi avevo detto?”
Disse poi Gabriel, una volta finita la partita, asciugandosi la faccia con un asciugamano.
“Non è brava?”
Domandò mentre la sorellastra si sedeva su una panchina evitando di fissarlo, per imbarazzo che voleva nascondere.
“Devo ammetterlo, non è male per essere una ragazza…”
Fece uno dei ragazzi, e tutti annuirono prendendo poi a parlare d’altro.
"Ti scritturo come mia sostituta ufficiale, Evangeline!"
Fray, alias "il ragazzo dalla caviglia slogata", le battè una pacca sulla spalla e lei sorrise, prendendola come una piccola vittoria a suo favore dopo una sconfitta schiacciante.
“Andiamo, Eva?”
Fece poi il moro, e quando la sorellastra annuì si incamminarono insieme verso casa.
“Grazie.”
Esordì lei, ad un tratto, mentre lui mangiava la cioccolata camminando lentamente.
“Mi sono divertita tanto.
E lui le scompigliò i capelli già messi male dopo la partita, ridacchiando.
“Bene, bene! Non dirlo in giro, o tutti vorranno uscire con te!”
“Eh? Ma che stai farneticando?”
“Una ragazza che gioca a calcio…Dev’essere il sogno di ogni uomo!”
E rise, facendola imbronciare.
“Hey, dovresti smetterla di prendermi sempre in giro…”
Fece lei, ma lui continuava a ridere. E lei lo lasciò fare.
D’altronde, era davvero bello vederlo ridere…
---------------------------
Note dell’autrice: Che dire, forse è il capitolo più lungo di tutti, e il calcio ritorna xD Avverto che forse potrei metterci più tempo del solito a postare il 6° capitolo, dato che penso di iscrivermi ad un concorso di scrittura della mia scuola e quindi devo mettermi all’opera =P
Ora rispondiamo alle recensioni...
scatty: ma poverina!! E’ così tenera!! (appunto!! N.d.Scatty) Beh, ora sai cos’ha fatto Eva…o almeno, alcune cose xD se mi fossi fermata a descrivere tutto ciò che avevo in mente di farle fare, avrei finito questa parte l’anno prossimo xD
lady_free: D’accordissimo!! Mi verrebbe voglia di strapazzarla di coccole xD Complimenti per aver indovinato i titoli XP Tu sei una di quelle di cui parlavo prima…ho letto solo una tua storia, carinissima! Oggi conto di leggere anche l’altra =P Complimenti!
Saretta__Trilly__: Le nuove commentatrici fanno sempre molto piacere!!! Grazie mille per i complimenti, e come vedi…sono andata avanti!! XD Spero che la storia continui a piacerti =P ah, grazie anche per i complimenti sui disegni…mi dispiace solo che sono colorati in maniera orribile!! >_<
Keki91: Intanto grazie per il commento nel cap 3 *w* ero molto molto ispirata quando ho scritto quel cap XD Per il 4…l’ho pensato anche io, ma è più o meno è la stessa reazione che ho io quando ci sono estranei, anche se adesso mi limito solo a stare appiccicata a quelli che conosco e rimanere in silenzio xDxD ormai lo sai xDxD Grazie per il sostegno, tesò ? Ti amo *w*
Bene, e con questo saluto ci vediamo al prossimo capitolo!
Black ★ Star |
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Capitolo 6 *** Hold On ***
Brother & Sister
Capitolo 6 – Hold on
"You're feeling sad,
you're feeling lonely...
Hold on, if you feel like letting go
Hold on, it gets better than you know"
(Good Charlotte)
Con un tratto deciso cancellò ogni punto sulla sua lista ben curata, con rabbia e rassegnazione.
Le aveva provate tutte, ma niente aveva funzionato.
Ridusse il foglio in brandelli e lo bruciò, dandosi della stupida.Non esistevano piani in amore, né liste e progetti di conquista. L’aveva detto anche quella tizia alla radio. Doveva semplicemente essere se stessa e aspettare l’occasione giusta.
E l’occasione si presentò qualche giorno più tardi, dopo pranzo, mentre tornava in camera sua dopo aver lavato i piatti…
“Hey, Eva!”
Salutò Gabriel, appena sceso dalle scale, incrociando la sorellastra che stava risalendo.
“Volevo darti una mano in cucina ma vedo che hai già finito!”
“Dici così tutti i giorni…lo fai apposta o è pura casualità?”
Gabriel rise, mettendo una mano in tasca.
“Beh, a dire il vero volevo darti questi…”
Disse, estraendo dal jeans due biglietti. Li porse alla sorella, facendoglieli vedere. Lei inarcò un sopracciglio, leggendo.
“Lunapark…?”
“Ebbene sì, sono riuscito a corrompere mamma! Quindi mi chiedevo: hai impegni per oggi pomeriggio?”
Le propose, sorridendo. La sorellastra rimase a bocca e occhi spalancati per un po’, pensandoci e ripensandoci su: l’aveva appena invitata a trascorrere una giornata da sola con lui al lunapark…era un sogno!
“Adesso ne ho uno! Vado a cambiarmi!"
Esclamò felicemente, e ridando i biglietti al giovane era corsa su per le scale.
“Non ci mettere tre anni!”
Urlò lui da sotto, mettendosi i biglietti in tasca e svoltando verso la cucina.
Evangeline si chiuse in camera più velocemente che poteva, e aprì tutti i cassetti e gli armadi: era un evento storico!
Il suo primo appuntamento -anche se in realtà non lo era, ma a lei piaceva credere che fosse così-!
Con mano sotto il mento ed espressione pensierosa cercò con lo sguardo qualcosa di speciale tra i suoi vestiti, cosa che trovò poco dopo: un corpetto nero senza bratelline, con dei lacci rossi ad incrociare sul davanti e fiocchi ai lati, di raso sempre di colore rosso. Per riparare le braccia dalla fresca brezza autunnale, due ‘maniche’ nere da metà braccio fino al polso, anch’essi con una miriade di lacci rossi per stringerli meglio al braccio. Sotto il corpetto una gonna lunga fino a metà coscia, molto larga cosparsa di volant rossi e neri, e sotto dei collant neri e quasi trasparenti, con rose rosse disegnate sopra con colori spenti, in modo che non saltassero troppo all’occhio. Per finire in bellezza, scarpe nere ai piedi, simili a dei sandali chiusi sul davanti e con una rosellina al lato, una zeppa non troppo alta, ma che l’alzava di almeno quattro centimetri –arrivando quasi all’altezza del fratello, sette centimetri più alto di lei-. I capelli rossi lunghi fino alle spalle –ancora troppo corti per lei- vennero legati in due codini con due nastri neri su cui poi venne fatto un fiocco, come al solito, mentre la frangetta spettinata le copriva la fronte. Un gothic poco elaborato, il suo, ma lei era semplice in ogni cosa.
Oltretutto non era nemmeno una fan accanita di quello stile, le piacevano solo alcuni capi d’abbigliamento –che usava molto spesso- non troppo vistosi.
“Perfetto!”
Esclamò guardandosi allo specchio, quindi uscì di corsa dalla sua camera, precipitandosi in quella del fratellastro.
“Gabriel, sono pronta!”
Gli urlò fuori dalla porta, che gli fu aperta subito.
“Sei stata più veloce del previsto!”
Rispose lui ridacchiando, e per tutta risposta Eva gli fece una pernacchia.
“Wow, stai davvero bene! Non penserai di rimorchiare qualcuno al luna park, vero?
Ironizzò, beccandosi una scherzosa botta in testa.
“Fai meno lo spiritoso! Piuttosto…tu vieni così?”
Domandò lei, guardandolo meglio: aveva gli stessi vestiti di prima!
“Eh? Ah già! Stavo dimenticando di cambiarmi!”
“Tzè, e poi osi lamentarti se sono len…ta…io…”
Le parole le morirono in bocca quando, sotto i suoi occhi increduli, Gabriel si levò la maglietta con nonchalance, accingendosi anche a togliersi i pantaloni.
“Aaah!”
Urlò Eva a quel gesto, coprendosi gli occhi con le mani, la faccia tutta rossa.
“Ma ti stai cambiando davanti a me?!”
Continuava a strillare, visibilmente in imbarazzo. Gabriel la guardò come sorpreso, facendo spallucce.
“Beh?”
"Beh un cavolo!! Sono una ragazza, non puoi spogliarti davanti a me!!”
Esclamò, facendo sorridere il suo interlocutore.
“Ah, che sarà mai! Non hai mai visto un uomo in intimo?”
Disse lui, scherzando con una naturalezza tale che la fece sentire ancora più in imbarazzo. Quindi si voltò, indispettita.
“Certo che no! E non ci tengo!”
“Eva, non starai diventando dell’altra sponda?”
A quell’esclamazione Eva tolse le mani dagli occhi solo per picchiare il fratello, sempre scherzosamente.
“Ma cosa vai a pensare!!! Idiota!!!”
Esclamò, per poi incrociare le braccia al petto, sempre con gli occhi chiusi, mettendo il broncio dopo aver sbuffato.
Gabriel la guardò, e non potè trattenere un sorriso.
“Ma guardala! Che tenera, sembri una bambina!”
Esclamò, abbracciandola. E allora lei si mise a ridere, ancora un po’ rossa in volto.
Gabriel potè cambiarsi solo quando Eva uscì dalla camera, e cercò di fare più in fretta possibile: indossò una felpa bianca con cappuccio e delle scritte nere sulla parte davanti, un jeans blu scuro e delle scarpe con suola praticamente a terra, nere con delle chitarre bianche disegnate su. Mise uno strano pacchetto in una tasca e il cellulare nell’altra, poi uscì per raggiungere la sorellastra, che l’aspettava già in macchina con Edward.
“Ricordiamo ancora una volta i patti: numero uno, niente giostre pericolose.”
“Sì, papà…”
“Numero due: non spendete troppi soldi.”
“Certo papà…”
“E dovete essere all’uscita del parco alle otto in punto. Sono stato chiaro?”
“Limpido come l’acqua,papà…”
Terminarono i due annoiati, come una cantilena, quando finalmente l’auto si fermò.
Tutti e tre scesero e fissarono il parco giochi con ammirazione, bocca aperta e occhi sognanti. Ritornarono alla realtà solo quando Edward scoppiò a ridere.
“Scherzavo! Dimenticate tutte le regole che vi ho detto!”
“Papà sei il migliore!!!”
Esclamarono i due, abbracciando l’uomo con occhi luccicanti.
“L’unica cosa che vi dico è…DIVERTITEVI! Ci vediamo più tardi!”
Fece Edward, baciando sulle guance i figli, che lo salutarono di rimando e poi si avviarono verso l'entrata.
“Affollato come al solito…”
Fece notare Gabriel, sospirando, per poi prendere la mano della sorella.
“Non perdiamoci, ok?”
Disse semplicemente, ma Eva era andata totalmente K.O.
Era arrossita all'improvviso e il cuore aveva cominciato a batterle freneticamente. Prese a camminare che era ancora in versione zombie, con gli occhi che sembravano fissare il vuoto, invece erano diretti verso le loro mani unite.
Venne risvegliata solo dalle urla felici dei ragazzi sulle giostre, dalla confusione che la folla creava. Allora entrambi si guardarono attorno, meravigliati dal luogo in cui si trovavano.
Il parco giochi era molto più bello di come se lo ricordavano: meglio per loro, avrebbero avuto molte cose nuove da vedere!
Cominciarono con il Caterpillar, un piccolo percorso di montagne russe che aveva ben due giri della morte. Si sedettero davanti, ovviamente, i posti migliori per due amanti del brivido come loro!
“Wow! Non sono mai salita qui, mamma ce lo proibisce sempre…”
Esclamò Evangeline, dopo essersi assicurata di aver preso tutte le precauzioni di sicurezza.
“Chissà come si arrabbierebbe se lo sapesse!”
“Ah, ma noi non stiamo disobbedendo!”
Esclamò lui, con aria saccente.
“Ha detto ‘non andare su giostre pericolose’…ma nessuna giostra è pericolosa, non credi?”
E le fece l’occhiolino, facendola ridere.
“Si parte!!”
Esclamarono poi in coro quando il vagone cominciò a muoversi, procedendo per una lunga salita prima di far partire il giro vero e proprio: tra discese, salite, giravolte e curve mozzafiato il divertimento non mancava sicuramente! Piacque così tanto ai due che fecero ben tre giri.
“E’ stato spettacolare! Fantastico!”
Annunciò Evangeline, saltellando qua e là.
“E la giornata non è ancora finita! Vieni!”
Esclamò Gabriel, prendendola per mano e cominciando a correre tra la folla.
Gabriel aveva ragione: la giornata non era affatto finita! E i due seppero sfruttarla al meglio. Fecero un giro sulle autoscontro – Evangeline era negata, ma si divertiva lo stesso -, entrarono nella casa dei fantasmi e sostarono nella sala dei specchi distorti, provarono il simulatore, il labirinto e anche la ruota panoramica. Più il tempo passava e più Eva sperava che la giornata non finisse mai…
“Hey, Eva…Io ho fame…”
Disse d’un tratto il giovane, posando una mano sullo stomaco brontolante.
“Facciamo merenda?”
Alla domanda gli occhi della tredicenne si illuminarono.
“Sì! Io voglio lo zucchero filato!”
“Ok, ma…”
“Lo so, a te non piace! - lo interruppe - Tu preferisci il torrone e le arachidi pralinate!”
Annuì convinta, stupendolo positivamente.
“Caspita, fra poco sai più tu i miei gusti che la mamma!”
Rise lui, e lei abbassò lo sguardo imbarazzata.
Ovvio che conosceva i suoi gusti…conosceva tutto di lui: le sue abitudini, il suo modo di fare e di vestire, i suoi gusti musicali e tanto altro.
Sapeva come dormiva e si ricordava tutte le sue taglie. Conosceva ormai a memoria anche il modo in cui si lavava i denti o si sistemava i capelli.
Sembra sciocco, ma quando vivi insieme alla persona di cui sei segretamente innamorata, ogni piccola cosa diventa un particolare importante.
Dovette lasciar perdere i suoi pensieri perché Gabriel aveva individuato un posto in cui mangiare, insieme andarono verso una bancarella qualunque che vendesse roba commestibile.
Come da programma, lei si prese uno zucchero filato alla fragola e lui un pezzo di torrone, più una manciata di arachidi per tutti e due. Si sedettero quindi ad una panchina, per consumare più comodamente ciò che avevano comprato.
“Mmmh, questo torrone era buonissimo!”
Fece Gabriel, finendo di mangiare molto velocemente, anche se il torrone duro ha bisogno generalmente di un po’ di tempo per essere masticato.
“Com’è lo zucchero, Eva?”
Chiese alla sorellastra, ma si stupì nel vedere che aveva già finito, e se ne stava in silenzio a fissare il bastoncino con aria malinconica. “Eva…
La chiamò lui, piano, poggiandole una mano sulla spalla; a quel gesto lei sobbalzò, lasciando lo stecchetto dello zucchero filato che cadde a terra.
“Eh? Ah! Scusa! Ero sovrappensiero!”
“Sicura che va tutto bene?”
Chiese, avvicinandosi di più a lei. E lei annuì mostrando più convinzione possibile.
“Uhm, forse ho qualcosa che può tirarti su di morale!”
Fece lui, frugando nella tasca dei pantaloni. Quindi ne estrasse un pacchettino giallo legato con un fiocco blu, i suoi colori preferiti.
“Tieni, l’ho preso per te!”
Disse con un sorriso a trentadue denti, porgendole il regalo. Eva lo guardò per un attimo sorpresa, poi prese delicatamente il pacchetto. Lo scartò e lo aprì, trovando un ciondolo a forma di croce argentata con un piccolo brillantino al centro. Era piuttosto larga, e invece del solito laccetto c’era un filo di raso nero.
“Ma è bellissima!”
Esclamò lei, tirandola fuori e facendo per mettersela al collo. Il raso era molto lungo, quindi si fece un giro intero attorno al collo prima di legarla a fiocco.
“Dato che l’altro giorno ho rotto per sbaglio quella che portavi sempre, ho pensato di ricomprartela! Purtroppo non ne ho trovata una uguale, ma spero che…”
“E’ ancora più bella di quella!”
Esclamò Eva, felice come non mai. Si ricordò improvvisamente di cosa parlava il ragazzo: circa due giorni fa aveva dimenticato la sua collana preferita - regalatole dai genitori per il suo compleanno- nel mobiletto del bagno dopo essersi fatta la doccia.
Ma Gabriel non se ne accorse, e aprendo il contenitore per le spazzole la scaraventò a terra, rompendola in due pezzi.
“Bianco con bianco non si vede!”
Aveva replicato lui, dopo essersi scusato, anche se la sorellastra –visibilmente triste- aveva detto che era tutto ok.
E adesso si presentava con una collana molto simile, ma con un significato diverso…Fissò il ciondolo al suo collo, arrossendo lievemente. “Grazie…”
Sussurrò semplicemente, lui fece un grande sorriso a trentadue denti, poi appoggiò meglio la schiena alla panchina e incrociò le mani dietro la testa, fissando il cielo.
“Hey, ti ricordi il sogno che ho fatto la settimana scorsa?”
Fece, ma vedendo che lei aveva inarcato un sopracciglio non capendo, si corresse.
“Cioè…ho detto di aver fatto un sogno strano, ma non ti ho detto cosa!”
Sulla testa di Evangeline si accese una lampadina, e subito alla ragazza tornò in mente il giorno in cui aveva deciso di preparargli la colazione. Immediatamente dopo sbiancò, ricordandosi anche del bacio.
E se il “sogno” fosse in realtà quel bacio? Avrebbe potuto benissimo essere cosciente…
E perché poi gliene parlava solo adesso?! Cosa avrebbe dovuto fare?!
Nonostante il rumore della folla, per lei era come se fosse calato il silenzio, rotto solo dal battere sempre crescente del suo cuore.
“Beh, sai…”
Ridacchiò, lui, guardandola ora negli occhi.
“Non ricordo molto, ma c’era un lunapark.”
Aveva detto, poi. E tutti i rumori erano tornati, mentre il cuore prendeva a battere normalmente.
Cosa…? Niente bacio? Si era sbagliata?
Tirò un sospiro di sollievo, anche se per un attimo aveva avuto la folle speranza che lui si fosse ricordato…e, magari, ricambiato…
“O meglio, al lunapark ci andavo con te. Era l’unica parte del sogno che aveva senso!”
L’aveva sognata? Lei? Davvero?
“E’ per questo che ti ci ho portato, era un’idea troppo bella per non metterla in pratica! Mi sembravi un po’ strana, ed ho pensato che questo ti avrebbe tirato su di morale!”
E sorrise. Un sorriso dolce, proprio come erano le sue parole. Eva lo guardò con occhi un po’ sbarrati, sorpresa, incantata.
Anche lui la conosceva bene…
“Gabriel…”
Lo chiamò, accumulando tutto il coraggio di cui disponeva. Poi alzò la testa per guardarlo meglio negli occhi.
“Tu mi piaci tantissimo!”
Esclamò, senza pensarci due volte. Questo era il momento adatto per dirglielo.
Continuava a fissarlo coraggiosa, mentre il volto si tingeva lievemente di rosso e il battuto accelerato del suo cuore era l'unico suono che riusciva a sentire. Sembrava che il tempo si fosse quasi fermato.
Eppure, lui si mise a ridere prendendole una guancia tra le dita.
“Anche io ti voglio bene, marmocchia!”
...come, scusa?!
“Haruhochia uo hici a huahunahro!”
Disse, che tradotto significa ‘Marmocchia lo dici a qualcun altro!” E lui sospirò, senza smettere di sorridere.
“Non sto scherzando. Sono davvero felice che ci sia tu con me.”
E la spiazzò di nuovo, impedendole di parlare. Ma poi l’occhio di lui cadde sull’orologio, e sgranò gli occhi.
“Cavoli, sono le otto! Per papà è OK, ma la mamma ci ucciderà se non siamo a casa in tempo!”
Esclamò quindi, alzandosi dalla panchina.
“Su, andiamo!”
E si mise a correre, verso l’uscita. Evangeline si alzò lentamente, guardandolo allontanarsi.
Abbassò lo sguardo, ripensando un attimo alle parole di lui. Quel “ti voglio bene” che a lei non andava bene per niente.
“Bene? BENE?!?! Io ti amo, non ti voglio bene!!!”
Pensò tra sé e sé, chiarendo la situazione nella sua testa. Ma il cervello non aveva minimamente pensato di poter illustrare a Gabriel come stavano esattamente le cose. Il coraggio accumulato era svanito, e non sarebbe stato reperibile per un po’.
“Ah, ma chi voglio prendere in giro? Per lui sono solo sua sorella minore…”
Pensò ancora sospirando, mentre senza che se ne accorgesse la mano destra stringeva forte il ciondolo appena regalatole. Quindi prese a correre, raggiungendo il fratellastro che la stava aspettando.
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Note dell’autrice: Ed ecco finito anche il sesto capitolo! A differenza di Eva, il carattere di Gabriel si evince in modo molto più sottile, ma avrete modo di coglierlo a pieno nei capitoli successivi =) (Somiglia sempre più a te, tesò! Solo che tu eri ancora più stupido ò_ò XD ahahah! Scherzo =P) Ditemi che ve ne pare!
Ed ora passo a rispondere alle vostre recensioni…
Anthy: Eggià…molto piano piano, ma si evolvono xD Grazie per i complimenti sui disegni, piano piano sto anche colorando meglio…oddio, meglio…un po’ meglio, ecco xD Per quanto riguarda Gabriel…dico solo che c’è ancora molta strada da fare! =P
lilysol: Ah, contenta di non averti deluso!! Sono felice che le missioni fallite siano di tuo gradimento, anche se Evangeline non è dello stesso avviso xD Grazie di tutto!
lady_free: Carissima, non sei tu rimbambita! Sono stata volutamente vaga, per questo non ti ritrovi più XD Metto solo in che classe stanno per delineare l’arco di tempo…comunque, in questi capitoli sono alle medie. (so che la scuola inglese non funziona come la nostra, ma come ho scritto nelle note del primo capitolo, freghiamocene xD) Dal prossimo capitolo, infatti, farò notare che la nostra “eroina” è appena entrata in primo superiore, mentre Gabriel è già in seconda. Ho letto anche l’altra tua storia e mi è piaciuta tantissimo, mi ha reso molto curiosa di sapere come continua! Non ti scoraggiare, a volte ci si lascia incantare dal titolo che non ispira e magari si sorvola quella storia, mentre invece la tua merita. Spero che qualcuno dei lettori di questa fic faccia un salto da te ;)
Saretta__Trilly__: Per lo scopo che si era predisposta sono sicuramente dei fallimenti, ma Gabriel ha gradito, te lo garantisco! XD Eccoti servita per quanto riguarda il sogno…credevo che nessuno ci avesse fatto caso più di tanto ricordandosene solo con la lettura di questo cap, invece tu sei stata attenta…brava ;)
Elli__: Wow, addirittura! Me onorata *w* Uhm, è una somiglianza positiva o negativa?? XD Sono felice che la mia storia ti appassioni tanto! E tu sei davvero molto brava, è’ stato un piacere leggere e recensire le tue fic…siamo qui per confrontarci, no? ;)
scatty: Non sono mica tutti come te XD ahahah xD Che ci vogliamo fare...questi uomini non capiscono mai niente, dobbiamo fare tutto noi! (hey!! N.d.uomini) XD
Bene, e con questo ho finito…grazie a tutti voi, spero che continuiate a leggermi!!
E mi raccomando, recensite! XD
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Capitolo 7 *** It's the fear ***
Brother & Sister
(Ho ancora il dito fasciato XD a presto il disegno! XD)
Capitolo VII – It's The Fear
"It's the fear
It's growing inside of me
That one day will come to life
Have to save
To save my beloved"
(Within Temptation)
“Gabriel! Evangeline! Non vorrete far tardi il primo giorno di scuola!” Sbraitava Alyssa, mentre rapidamente si infilava un cappotto color sabbia che si intonava perfettamente con i suoi lunghi capelli castani dalle maches bionde, rigorosamente lisci spaghetto. I due ragazzini chiamati dalla donna sbuffarono a quel richiamo, cercando di fare più in fretta. Evangeline fu la prima ad essere pronta, e correndo giù dalle scale arrivò con un salto proprio di fronte ad Alyssa. “Sono pronta!” Esclamò con un raggiante sorriso, ricevendo un bacio sulla guancia da parte della madre. “Eccomi…” Rispose invece Gabriel, mentre annoiato scendeva lentamente dalle scale. Aveva passato solo un anno alla scuola superiore e già si era stancato di studiare! “Finalmente! Su, tutti in macchina, si vola a scuola!” Esclamò la mamma girandosi sui tacchi cominciando a camminare verso la porta. Quando tutti furono entrati in macchina, la curiosa Evangeline si avvicinò al fratellastro piena di buone speranze. “Perché odi tanto questa scuola? A me sembra bella! Non è rosa come quella di prima!” Esordì lei, ma Gabriel inarcò un sopracciglio. “Eva…Aspetta un paio di mesi, poi mi darai ragione.” Disse lui, con aria saccente.
Il resto del viaggio lo passarono parlando del più e del meno, ridendo, mentre Alyssa imprecava contro automobilisti vari perché si togliessero dalla strada, dato che le stavano facendo perdere tempo.
Arrivati a scuola, Gabriel spiegò un po’ ad Evangeline com’era strutturata la scuola e dov’era la sua classe, che era la porta prima di quella sua. A questa notizia la rossa tirò un sospiro di sollievo, felice di non dover attraversare la scuola durante la ricreazione.
La campanella suonò e i due furono costretti ad entrare nelle rispettive aule, ed Evangeline scoprì che nella sua classe erano dispari: sospirò, rassegnandosi all’idea che sarebbe sicuramente dovuta restare da sola. Ma forse, era meglio così. Aveva accettato anche il fatto di non avere amici, proprio come aveva rinunciato all’idea di poter essere un giorno la fidanzata di Gabriel. Sbuffando si sedette lanciando lo zaino vicino al suo banco, aspettando pazientemente che la professoressa facesse il suo nome. Non badò né al nome di quella e né alla materia che insegnava, piuttosto trovava più interessante due uccellini che volavano fuori dalla finestra in strane acrobazie.
“Evangeline?” Chiamò a quel punto, e la ragazzina si alzò in piedi esplodendo in un “Sì!” che fece ridere tutti i suoi compagni, facendola arrossire dalla vergogna. “Puoi anche sederti, Evangeline, voglio solo che ti presenti alla classe e ci parli di te.”
La rossa annuì, deglutendo e superando l’emozione prima di sedersi e cominciare a parlare. “Dunque, io mi chiamo Evangeline Stone e ho quattordici anni…” “Stone? Come Gabriel Stone?” Si udì dal banco dietro di lei. “Massì, massì, dev’essere sua sorella!” Si sentì ancora, e subito Evangeline capì che si trattava di due ragazze.
Come conoscevano suo fratello se era il loro primo giorno di scuola?
“Bene, Evangeline, e dicci, hai degli hobby?” Chiese la professoressa, notando la scena muta della ragazzina distratta dalle sue compagne. “Ah sì!” Esclamò lei subito dopo, seguita da un’altra risata collettiva. Ma non ci fece più caso e continuò a parlare. “Mi piace disegnare e…” “Professoressa, professoressa, ho una domanda più interessante!” Fece una delle due ragazze di prima. “Tuo fratello Gabriel è anche simpatico, oltre che super-carino?” Fece l’altra, scoppiando a ridere insieme alla compagna di banco, facendo irrigidire Evangeline. “Pensi che potresti presentarmelo?” Chiese l’altra di rimando, ma la Signora Fillemberg –la professoressa di cui Evangeline non aveva afferrato il nome- battè due volte la mano sulla cattedra, richiamando le due. “Adesso basta! State mettendo a disagio Evangeline, ha il diritto di parlare come tutti voi!” Esclamò con aria dura, ma le due sospirarono semplicemente.
“Sì, prof…” Risposero in coro, con tono poco interessato. Dopodichè continuarono a parlottare tra di loro, ridacchiando di tanto in tanto.
Le due ore della signora Fillemberg –che Evangeline aveva scoperto essere la professoressa di letteratura- passarono velocemente, e al suono della campanella tutti tirarono un sospiro di sollievo. Con grande sorpresa della rossa, una ragazza posò i suoi libri sul banco di Evangeline producendo un gran tonfo: quest’ultima alzò la testa indispettita, e quando vide che si trattava di una delle due ragazze di prima il suo sguardo si assottigliò. “Cosa c’è?” Domandò fredda, squadrandola dall’alto al basso: era piuttosto bassa per la sua età, ma la sua magrezza non faceva notare questo particolare. Lunghi capelli neri visibilmente tinti ricadevano sulla sua schiena formando ricci ben definiti, mentre un trucco ben fatto metteva in risalto i suoi occhi azzurri. “E’ ovvio, voglio fare amicizia! Ti va bene se mi siedo con te, vero?” Eva non rispose, si limitò ad osservare la compagna con aria diffidente.
“Mi chiamo Patty. Scusa per prima, io e Rosy non volevamo farti sentire in imbarazzo…Sai, tuo fratello mi piace molto, e credevo che tu…” La rossa non le fece finire di parlare e sbatté la mano sul tavolo, alzandosi in piedi per guardarla dall’alto al basso –cosa che le veniva resa facile grazie ai quindici centimetri di differenza che la separavano da Patty- e guardandola con tutto l’odio possibile.
“Se pensi di poter diventare mia amica e avvicinarti a mio fratello, ti sbagli di grosso.” Rispose semplicemente, prendendo i libri della ragazza e rimettendoli nel banco in cui stavano. Patty la fissava con aria sconvolta. “Isterica mocciosa!” Esordì poi, portandosi i capelli dietro le spalle con le sue unghie finte tempestate di brillantini, tornandosene al posto indignata. Eva, dal canto suo, era a dir poco furiosa.
Prima d’ora non aveva mai provato la gelida fitta della gelosia…
“Allora, Eva, com’è andata a scuola?” Fece Gabriel sorridente, posando lo zaino sul letto della sua camera. La sorellastra l’aveva seguito, e gli aveva lanciato un’occhiataccia furente. “Ok, è andata male…” Disse tranquillamente lui, facendo spallucce.
“Chi sono Rosalie Hurtmann e Patricia Watterson?” Domandò con aria quasi seccata, pronunciando i nomi di Patty e Rosy che aveva imparato durante i vari appelli. Per tutta risposta il fratello inarcò un sopracciglio, facendo una strana smorfia. “Eh? E io che ne so?” Eva incrociò le braccia al petto, sbuffando. “Strano, perché loro ti conoscono molto bene! Non fanno altro che parlare di te!” A quel punto Gabriel capì, e stavolta fu lui a sbuffare, annoiato, facendo spallucce. “Ah, saranno due di quelle tante che mi vanno dietro…” Disse, senza parecchio interesse.
Eva spalancò la bocca, scioccata dalle sue parole. “Come sarebbe a dire due delle tante?!?” Sbottò lei, praticamente sconvolta. Certo, però, doveva aspettarselo.
Gabriel era un ragazzo bello sotto ogni punto di vista: alto un metro e settantatre, né troppo magro né troppo grasso, muscoli definiti quanto basta, un volto dai lineamenti angelici –ciò che dicevano tutti fin dalla sua nascita: per questo la scelta del nome Gabriel, il più importante tra gli arcangeli - e lisci capelli castani, non corti come il resto dei ragazzi; no, lui li portava poco più lunghi, a scalare dalla fronte fino a sotto il collo, incorniciando perfettamente il suo volto. I suoi profondi occhi marroni erano quasi sempre coperti da degli occhiali da vista, ma questi invece che peggiorarlo gli donavano un’aria ancora più raffinata.
Come biasimarle? D’altronde, anche lei aveva avuto i suoi spasimanti, subito liquidati: spesso erano attratti dai suoi capelli di un rosso così bello da incantare, che teneva quasi sempre legati in due codini; altri dai suoi grandi occhi nocciola e dal suo volto non infantile, ma ugualmente dolce; altri ancora dal suo fisico longilineo -senza contare che era alta solo due centimetri in meno del fratello- e delle sue forme ben definite, nonostante fosse ancora una ragazzina.
“Qual è il problema?” Chiese d’un tratto lui, guardandola senza capire. Eva aprì la bocca per parlare, ma non sapeva cosa dire.
'Beh, sai, sono gelosa perché anche io ti vado dietro' non sarebbe stata affatto la risposta più adatta.
Al solo pensiero di quella frase arrossì, senza nemmeno accorgersene. Non aveva mai avuto simili problemi, ed aveva imparato a controllarsi senza pensare all’amore innaturale –come lo definiva lei- che provava per Gabriel quando era con lui. “Come cosa c’è?” Ripeté, cercando di prendere tempo. “Quando pensavi di dirmelo?” Esordì poi. Effettivamente, non gli stava mentendo: loro si erano sempre detto tutto, e sapere che le aveva nascosto una cosa di tale spessore la faceva imbestialire.
“Credevo non t’interessasse…” Fece lui, voltandosi dall’altra parte.
“Certo! Non m’interessa!” Cominciò a sbraitare “Domani scoprirò che hai un figlio e che non mi avevi detto niente perché credevi che non m’interessasse!” “Eva, ascoltami!” Fece lui, alzandosi e avvicinandosi a lei. “Sono solo delle stupide ragazzine che vanno dietro a tutti, una cosa da nulla. Non le considero nemmeno. Sei mia sorella, se fossi innamorato di una di loro te l’avrei già detto! Oh, certo, e anche se avessi un figlio!” Rise, buttandola sullo scherzo.
A quelle parole lei sospirò, abbassando lo sguardo e calmandosi un po’. Era sempre stata un po’ paranoica, fin da bambina…quelle parole la rassicuravano da un lato e la impaurivano dall’altro.
Giusto, lei era sua sorella…la ragazza più vicina al suo cuore e l’unica che non poteva averlo.
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Note dell’autrice: Yuhu! Ecco finito un altro chappy alla faccia della mia mano fasciata ò_ò (Mano fasciata: non è ancora detta l’ultima parola, buwahahah!!!)
…
Ok, sto delirando xD Il cap è un pò più corto degli altri, ma di vitale importanza xD Comunque...non so a voi ma a me sono finalmente iniziate le vacanze *w* Non è meraviglioso? *w* Oltretutto vedo che i seguitori e i preferitori sono aumentati ancora!! Ragazzi, questo mi commuove davvero!
1 - Ale 93
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21 - vincy93hp
22 - yury_chan
Visitatevi tra di voi, mi raccomando ^__^ Siete davvero tantissimi! Vi meritate un premio U_U …sperando che la stecchetta abbandoni il mio pollice ò_ò
Ora passiamo all’angolo della posta del cuore! No, cioè…le recensioni xD
Saretta__Trilly__: Di niente cara xD Beh, immagino che abbia sognato anche qualcos’altro, ma questa volta non è importante =) ho semplicemente constatato che quando mi svegliano mentre sto sognando, improvvisamente di quel sogno ricordo poco e niente. Ed è una sensazione davvero brutta, dato che hai la certezza che fino a cinque secondi prima stavi sognando, ma adesso non ricordi niente ò_ò ti è mai capitato? E grazie per la solidarietà col dito! Combattiamo tutti insieme contro la stecchetta malvagia xD
scatty: Bastarda? Tu? Noooo, ma che diciiii xD Anche se Eva è ispirata a me, i prossimi due capitoli li sto scrivendo pensando a te, aMMora xD Anche io voglio andare al lunapark, ci andiamo tutti insieme?? Chi si unisce a noi? XD Comunque, grazie davvero del sostegno, per tutto ^^ tvb
lady_free: Io sto bene grazie xD Tu piuttosto? Un po’ meglio? =) felice che il capitolo ti piaccia, sono fatti apposta per far capire qualcosa xD Sono davvero contenta della tua scelta, non devi mai buttarti giù, ok? ^^ Grazie a te che mi segui in questa mia avventura xD
Jessyangel : Certo che puoi, anzi DEVI, dato che io stessa ho scritto qualche capitolo addietro di aver trovato qualche difficoltà nell’immedesimarmi a pieno in due bambini…premetto che per quel che riguarda Eva e la sua visione dell’amore è dovuta al fatto che io sono un’inguaribile romantica fin da bambina e avevo già un mio punto di vista riguardo all’amore vero, che non ho abbandonato nemmeno adesso xD ma questo è solo uno dei tanti aspetti! Li rileggerò per bene e magari sarò io stessa a trovare qualcosa da modificare, a volte capita xD In ogni caso, se hai consigli più specifici, sentiti pure libera di darmeli, tu come tutti gli altri ^^
TheDreamerMagic: Hey, grazie mille!! Eggià, fallisce sempre poverina, però non si arrende mai =) Chi persevera…ehm…c’era un detto così o ricordo male? O_O Vabbè…chi persevera persevera! Alla Paolo Bitta xD Piuttosto, Gabriel momentaneamente è in “ottuso mode: ON”, gli ci vorrà un po’ per svegliarsi!!
lilysol: Eggià, molto più di un po’…ma che ci vogliamo fare, alcune conquiste te le devi sudare xD “Piccola peste” nel prossimo cap sarà proprio il nome giusto per denominarla, vedrai! Ah, quello che fa fare la gelosia… =) Felice che il mio stile ti piaccia, l’ultima cosa che voglio è essere noiosa! =S grazie mille di tutto, davvero…baci!
Bene, e con questo credo che abbiamo finito…al prossimo cap!!! Dovrei riuscirlo a pubblicarlo prima del 28, in ogni caso sappiate che parto e torno il 5…se aggiorno prima della data di partenza ve lo ricorderò, altrimenti ricordatevelo da soli XP
Grazie a tutti di cuore!
Marie the “Black ★ Star”
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Capitolo 8 *** A Dangerous Mind ***
Brother & Sister
(La mia stampante/scanner è morta, oltretutto dopo avermi stampato ROSA. Appena torna dal tecnico scannerizzo i disegni! Scusatemi!)
Capitolo VIII – A Dangerous Mind
"I fear that soon you'll reveal
Your dangerous mind...
It's in your eyes, what's on your mind
I fear your smile and the promise inside"
(Within Temptation)
Evangeline doveva rinunciare a Gabriel.
Erano fratello e sorella, l’aveva capito ormai, si era resa conto che non poteva averlo.
E allora perché le parole di quelle due ragazze a scuola non la facevano dormire? Perché le risuonavano in testa le loro risate da oche? Perché se le immaginava a passeggiare abbracciate a Gabriel, o peggio ancora a baciarlo davanti ai suoi occhi? Non le doveva interessare!
Eppure più ci pensava più stava male.
Non ci aveva mai pensato…Il fatto che lei avesse deciso di non provarci con lui non significava certo che sarebbe rimasto single a vita! Come aveva potuto essere così stupoida? Chissà quante ochette gli andavano dietro, corteggiandolo con chissà quali mezzucci…
Poteva permettere una cosa del genere? Poteva sopportare che qualcuno facesse la corte al Gabriel? Sarebbe stata felice se un giorno lui fosse tornato a casa con una di ‘quelle’ esclamando “Ecco la mia fidanzata!”?
No, no e ancora NO! Era una cosa impensabile! Doveva impedirlo…a qualunque costo!
Se Gabriel non poteva essere suo…allora non sarebbe stato di nessun altro!
“Bwahahaha!! E’ giunta l’ora!!!” Esclamò con espressione sadica al termine dei suoi pensieri, ovvero uscendo da casa pronta per andare a scuola.
“Eh? Giunta l’ora per cosa?” Fece Gabriel, inarcando un sopracciglio e guardandola male. “Silenzio! Ho appena preso una decisione!” Esclamò lei, gettando lo zaino nel bagagliaio della macchina. “Che decisione?” Chiese lui, ripetendo il suo gesto, poi entrambi si sedettero ai sedili posteriori. “Non è importante saperlo! Sappi solo che qualcuno avrà vita dura!” Esclamò con aria sadica, tanto che i due codini rossi sembravano quasi due corna sulla sua testa. “Ehm…si…” Fece Gabriel poco convinto, mentre Edward metteva in moto e partiva per accompagnarli a scuola.
“Cosa c’è, Eva, stai progettando una conquista del mondo?” Chiese il padre ridendo, ma le sue parole non erano poi tanto sbagliate. Negli occhi di Evangeline ardeva un fuoco impossibile da estinguere. Una volta scesa dalla macchina si guardò attorno, come se stesse aspettando una mossa d’agguato contro di lei. Guardò a destra, a sinistra, avanti e dietro…e non successe niente.
“Hoy, Eva…mi vuoi dire che ti prende? Ti sei drogata stamattina, per caso?” Chiese un Gabriel preoccupato che cominciava seriamente a dubitare della sanità mentale della rossa. “Nah! Sto bene! E’ tutta impressione tua! Su, andiamo in classe!” Esordì, avviandosi verso l’entrata e lasciando Gabriel con numerosi punti interrogativi di domande irrisolte. “Mah, sarà…” Fece spallucce, prima di avviarsi anch’esso all’entrata della scuola.
Nella classe di Eva regnava il caos, come ogni mattina prima dell’entrata della prof. Le ragazze si erano divisi in due gruppi e sparlavano le une delle altre o a parlare di vestiti o ragazzi, mentre i ragazzi avevano preso palline di carta e se le lanciavano a vicenda. Tra le due alternative Eva avrebbe scelto sicuramente l’attività maschile, ma da brava asociale emancipata qual’era –o meglio, da quale si comportava- aveva preferito starsene nel suo banco in solitario, a disegnare. Il soggetto di quest’oggi era abbastanza complicato, ma le era venuto in mente e voleva provarci.
C’era una spiaggia, non molto grande ma suggestiva: era circondata da un’alta scogliera, e di fronte a lei c’era il mare, l’immensa distesa d’acqua. Sotto i raggi del sole, un uomo era sdraiato sulla sabbia a riposare, e sembrava che niente potesse turbarlo. In uno scoglio coperto quasi tutto dal mare, poco lontano dalla spiaggia, v’era appoggiata una sirena. I lunghi capelli bagnati erano tutti riversi sul sasso, e i suoi grandi occhi sembravano fissare con occhi tristi l’uomo sulla spiaggia. Eva si sentiva spesso come la sirenetta della nota storia.
Era innamorata di qualcuno che non poteva avere, e non poteva fare altro che sedersi sullo scoglio a guardarlo da lontano, attenta a non farsi scoprire… Era così immersa nei suoi pensieri che non si accorse nemmeno del professore che era entrato in quel momento, sedendosi alla cattedra. La dovette chiamare due volte, per cognome, affinché lei alzasse la testa di scatto facendo cadere a terra la matita. “Mi scusi! Non mi ero accorta che…” “L’importante è che adesso posi quel foglio e stai attenta alla lezione.” L’ammonì con lo sguardo, il professore, e lei abbassò la testa ritirandosi con la coda fra le gambe. “Mi scusi ancora…” Sussurrò tra i risolini di tutti, per poi sbuffare e mettere a posto il disegno. Cercò la matita ma non la trovò, e solo a quel punto vide allungarsi la mano di Rosy, dietro di lei, che le porgeva la matita con un sorriso sgargiante, troppo sgargiante.
Sibilò un grazie a denti stretti e riprese la matita, voltandosi verso avanti e lasciando che l’ora di lezione passasse. Non appena le due interminabili ore ebbero finalmente fine, ebbe modo di confermare i suoi sospetti. Rosalie la chiamò dalla spalla indicando di voltarsi, e le si avvicinò per parlarle. “Ho visto il disegno, prima! Certo che sei brava!” Disse lei, con perfetto sguardo da adulatrice.
A differenza di Patty, Rosalie aveva lineamenti slanciati ma volto paffutello, dalle guance colorate di rosso e gli occhi circondati di ombretto rosa sbrilluccicante. La pelle era lievemente abbronzata, in contrasto con i suoi capelli biondo ossigenato con delle maches fucsia.
Ma chi si credeva di essere, Avril Lavigne?!
Eva roteò gli occhi, sbuffando senza curarsi di nasconderlo. “Sì, grazie. C’è altro?” Ora fu Rosy a sbuffare, adocchiando la sua compagna di banco e ricominciando a parlare, più sottovoce, solo quando fu convinta che l’altra non potesse sentire. “Senti, non so cosa Patty ti abbia detto, ma io non sono come lei…Giuro che non voglio la tua amicizia per avvicinarmi a tuo fratello!” Disse con aria da santarellina dispiaciuta, palesemente falsa. Eva stava per risponderle male e dirle di stare lontana da Gabriel, ma poi un’idea più malvagia le venne in mente quando guardò meglio il modo in cui era vestita. Aveva una maglietta molto scollata di un tessuto leggero e quasi trasparente, simile a quello dei collant pesanti.
Una sadica idea le sfiorò la mente alla vista di quel tessuto.
Come quelle odiose calze, anche quella maglietta doveva avere il classico difettuccio… “Bene, questo mi solleva. Però ti prego, dimmi…mio fratello ti piace? E’ molto importante!” Fece lei, con occhi languidi.
Era molto migliorata nella recitazione, era sicuramente un’attrice migliore di Rosy. “Oh, beh…si ma…come ti ho detto…” “Fantastico allora!” Fece Eva fingendosi entusiasta e prendendo le mani della ragazza.
“Dovresti dirglielo a ricreazione! Sai, mi ha detto che gli piaci molto e che ti guarda sempre…” Disse lei, cercando di evitare una smorfia di disgusto. A Rosy brillarono gli occhi, ma le due dovettero interrompersi perché la professoressa era entrata.
Alla fine della terza ora, finalmente, la fremente Rosy potè alzarsi dal banco e correre fuori dalla classe tra lo stupore di tutti, lanciando gridolini entusiasmati. Lentamente Eva si alzò e la seguì, e quando furono davanti alla porta della classe di Gabriel l’abbracciò. Senza farsi scoprire graffiò la maglietta sul retro con un unghia che aveva rotto precedentemente con i denti, in modo che si impigliasse con lo stupido tessuto della maglia. Rosy abbandonò l’abbraccio senza accorgersi di niente, e chiamò ad alta voce il nome del suo amato. “Gabriel!!!” Urlò, e tutti, compreso lui, si voltarono. “Sì? Chi sei?” Chiese. Rosy non si chiese nemmeno il perché di quella domanda, dato che stando a come le aveva raccontato Eva lui la fissava sempre, anzi si presentò pure. “Ehm, io mi chiamo Rosy e…” Non riuscì a terminare la frase che un lungo suono di strappo raggiunse le orecchie di tutti. Eva aveva tirato il filo che era rimasto impigliato alla sua unghia sfilacciando così la maglietta in varie parti, creando il classico effetto proprio dei collant strappati.
Rosalie allora si mise ad urlare, coprendosi il petto coperto a stento da ciò che restava della maglia sfilacciata, correndo via in lacrime quando tutta la classe del ragazzo scoppiò a ridere. “Sei stata tu!!! Lo sapevo, non dovevo fidarmi di te!!!” Urlò ad Evangeline, correndo in classe e lasciandola con un sorriso soddisfatto.
Era stata troppo malvagia?
…
Naaaaah!
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Note dell’autrice: Salve a tutti!!! Scusate il ritardo, ma come avevo già detto, sono partita il 28 e tornata oggi…a dire il vero pensavo di pubblicare domani, infatti avevo dato il 5 come data del mio ritorno, ma ce l’ho fatta anche oggi! Anche questo cap è un po’ più corto degli altri, ma il cambiamento di Eva è sostanziale, come potete vedere…ah, cosa fa fare la gelosia!!
Ringrazio i 22 preferitori e i 25 seguitori, non pubblico la lista perché sono davvero di fretta!
Però voglio ringraziare personalmente i commentatori, anche se sarò veloce:
TheDreamerMagic: Uhm, la reputi ancora “carina”? XP Ebbè, la sua sarà una lunga strada…spero la percorrerai con noi XD Grazie di tutto, vedrai che ora riprendo la mia pubblicazione regolare senza pause =P
vero15star: Oh, amo i lieti fini, sta tranquilla xD almeno nelle fic facciamo finire bene le cose ò_ò Spero però di stupirvi, in ogni modo, nel come questo accadrà ;)
Saretta__Trilly__: e Rosalie non è da meno! xD Ma lei ha avuto la lezione che “merita” XD Ma Gabriel ha la testa sulle spalle! …Forse O_O
scatty: Hai visto cara? In questi cap ti somiglia xD Grazie a te per tutto il sostegno che mi dai!! Tvb
lilysol: Non si stanca, Eva, si è anche trovata il da farsi =P Grazie per i complimenti sull’immagine! ^_^
Bene vi lascio ricordandovi di visitare il mio blog cliccando sull’immagine in alto!
Baci, al prossimo capitolo!
Marie the “Black ★ Star”
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Capitolo 9 *** Angels with dirty face ***
Brother & Sister
(Ebbene, la stampante è morta. Proprio oggi andiamo a comprarne un'altra, sicuramente multifunzione con lo scanner, quindi domani dovrei riuscire a postare i disegni.)
Capitolo IX – Angels with dirty face
"Obsession has begun
possessed by destruction
how did I get so low
believe me no one knows"
(Sum 41)
Quando uscì da scuola Evangeline aveva un sorriso smagliante e un'espressione fiera disegnata sul volto. Lo stesso non si poteva dire di Rosalie, che si teneva stretta addosso la maglietta che le aveva prestato Patricia fissando la rossa con rabbia e borbottando qualcosa alla fedele compagna di banco.
Probabilmente le stavano mandando mille insulti o meditando una vendetta che, Eva lo sapeva bene, non avrebbero mai attuato.
"Eva?" La chiamò una voce maschile che lei riconobbe immediatamente, quindi senza perdere tempo si voltò con un sorriso smagliante. "Hey, ciao!" Ma lui la guardò con aria saccente e sopracciglio alzato, mentre faceva cenno di no con la testa.
"Era una tua compagna quella che è venuta nella mia classe a ricreazione?" Domandò, incrociando le braccia al petto. La rossa fece spallucce.
"Beh, sì, perché?" "E ovviamente non c'entri con quello che è accaduto, vero?" Chiese, ironicamente, facendola sbuffare.
"Ok, ok, sono stata io…è una delle due di cui ti parlavo l'altra volta…Ha avuto quello che si meritava! Credeva che diventandomi amica avrebbe avuto una chance con te…" Esclamò, facendole la ripassata. "Puha! Beh, non sa ancora con chi ha a che fare! Se pensa che…" Ma lui la interruppe, scoppiando a ridere fragorosamente. Una risata pura e cristallina, che fece rimanere Eva di sasso, letteralmente.
Era lì, immobile a boccheggiare di fronte a lui che rideva in modo così sincero…lo adorava.
"Cavoli, sei incredibile!" Fece dopo, calmandosi, e facendola sbloccare dalla trans in cui era caduta. "Quindi era questo il grande piano di cui parlavi stamattina?"
"Beh? Mi aveva davvero seccata. Aspetta domani e ti sistemo pure l'altra." Aveva detto lei, e parlava seriamente, ma quello scoppiò a ridere di nuovo e le passò un braccio sulle spalle. "Cos'è, ti sei autoproclamata mia bodyguard?" Fece lui, scherzosamente.
E lei colse la palla al balzo e gli rubò gli occhiali da vista che diventavano scuri col sole, e mettendoseli sul naso assunse un'espressione seria e quasi schifata, incrociando le braccia al petto. "Signorino Stone, lei è da oggi sotto la sorveglianza della signorina Stone. Ha il diritto di non rispondere." "Ma Eva!" Fece lui, ridendo e prendendosi di nuovo gli occhiali. "Quello si dice a chi viene arrestato, semmai!"
Quella ci pensò un attimo su, poi lo guardò interrogativa. "Ah…davvero?"
Fece, e lui davvero non la smetteva di ridere. Le scompigliò i capelli con una mano, restando ad ascoltare ridendo le ramanzine di lei che lo rimproverava ogni volta che lo faceva, perché acconciarsi i capelli in quei codini che sembravano tanto innocenti, non era affatto semplice.
Forse non gliel'aveva mai detto apertamente, ma la adorava. Una volta aveva anche pensato che quando si sarebbe fidanzato, avrebbe voluto una ragazza simile a lei.
Ma non le aveva mai detto niente, era sicuro che l'avrebbe preso in giro o cose simili.
Che stupido…
Eva si buttò sul letto di schiena, lasciandosi andare come se cadesse nel vuoto.
Fu un sollievo atterrare sul morbido materasso, si sentiva bene proprio come quando, dopo il piccolo scherzetto a Rosy, guardandola capì subito che si sarebbe tenuta lontano da lei e, soprattutto, da suo fratello.
Si girò su un lato chiedendosi solo per riflettere. E' vero, aveva messo "K.O." sia Patty che Rosy, ma le altre? Di quante altre ragazze si sarebbe dovuta preoccupare?
Quante erano quelle ochette che ronzavano attorno al suo Gabriel?
Si prese una ciocca rossa tra i capelli, prendendo a giocherellarci mentre un'altra folle idea si fece spazio nella sua mente.
E se avesse allontanato tutte le altre proprio come aveva fatto con Rosalie?
Avrebbe dovuto solamente scoprire l'occasione adatta e…bingo!
Così avrebbe potuto tenere il suo fratellastro solo ed esclusivamente per sé.
Un modo abbastanza egoistico di pensare, ma non se n'era minimamente posta il problema.
In quel momento, l'unica cosa a cui riusciva a pensare era a come rovinare le ragazze che gli andavano dietro…
La prima della lista, se vogliamo escludere Rosy, fu tale Denise McMiller, una ragazzina del secondo anno dai lineamenti bambineschi -eccetto per il seno, prosperoso nonostante la sua età- ed i capelli biondo scuro, mossi e vaporosi, lunghi fino al collo con due fiocchetti rossi sulla testa.
Il suo peccato? Eva l'aveva sentita dire ad alcune amiche che Gabriel le piaceva, e che non ci avrebbe pensato due volte a mettersi insieme a lui.
Il suo punto debole? In quella stessa conversazione aveva ammesso alle amiche di usare dell'ovatta per riempire il suo reggiseno.
Così la piccola peste dai capelli rossi aveva immediatamente messo a punto il suo piano: aveva scritto una lettera a Denise fingendo che fosse da parte del fratellastro, in cui le diceva di incontrarsi sotto il grande albero nel cortile della scuola.
A Gabriel disse di aspettarla allo stesso posto, e il giorno dopo i due si trovavano alla stessa ora vicino all'albero.
Denise si era avvicinata a Gabriel tutta rossa in volto, posizionandosi proprio sotto l'albero sotto gli occhi incuriositi degli alunni che stavano nei dintorni.
"Gabriel…" Fece in un sussurro, giocherellando con le dita delle mani per l'emozione. "Ecco, io…" Ma non fece neanche in tempo a finire di parlare che dalle fronde dell'albero si udì uno strano rumore e subito dopo un'enorme quantità d'acqua venne riversata sulla malcapitata Denise, facendole scappare un urlo.
Fortunatamente portava una gonna nera non lasciava trasparire nulla, ma era un altro l'obbiettivo di Evangeline, e quello l'aveva raggiunto: l'ovatta con cui Denise si imbottiva il reggiseno cominciò a restringersi per via dell'acqua, lasciando il reggiseno praticamente vuoto e facendo scoprire a tutti il suo segreto.
Subito vari mormorii si udirono tra la folla, mentre Gabriel era rimasto stupido dalla scena che aveva appena visto.
Inutile dire che Denise si era coperta il volto scoppiando a piangere e correndo via, ignorando le risa di tutti.
Evangeline sorrideva ben nascosta tra i rami dell'albero, facendo penzolare senza vergogna un vecchio secchio vuoto…
La seconda vittima portava il nome di Cherill Bennet, una cheer leader che andava puntualmente a vedere gli allenamenti della squadra di calcetto, in cui c'era Gabriel, dopo aver finito il suo allenamento. Un bel giorno si ritrovò nell'armadietto una lettera scritta con una penna a china in bella calligrafia:
Avviso a tutti gli studenti:
Domani sarà la giornata dedicata ai gruppi sportivi. Tutti gli alunni si ritroveranno in palestra dopo il suono della campanella.
Gli appartenenti ai gruppi sportivi sono pregati di vestire in uniforme.
Cherill la lesse tutta d'un fiato, esultando di gioia senza la minima esitazione.
Esitazione che le venne l'indomani, a scuola, quando si presentò di fronte a tutta la scuola in completo bianco e blu con lo stemma ed il nome della squadra di basket che le cheer leaders sostenevano, accorgendosi di essere l'unica vestita in quel modo.
Si guardò attorno spaesata, senza capire, tenendo stretti i pon-pon tra le mani.
"Cherill, ma che ti sei messa in testa?" Fece una sua amica, sconvolta, venendole incontro.
"Ma come…non avete ricevuto la lettera?" Fece lei, bianca in volto, balbettando.
Dallo sguardo vacuo della sua amica capì che non c'era nessuna lettera, ma era ormai troppo tardi: gli studenti avevano cominciato a ridacchiare e sparlare tra di loro.
A niente servì il dietro-front di Cherill che corse via dalla scuola urlando "Voglio andarmene da questa scuola!": Evangeline fece spallucce e sorrise, se l'avesse fatto davvero almeno avrebbe smesso di andare agli allenamenti…
E poi c'era Caroline Russel, alla quale era accidentalmente andato in tilt un esperimento in laboratorio di chimica, facendo sì che uno strano gas rosso ricoprisse Caroline colorandole la pelle dello stesso colore per tre giorni.
La seguiva Lonny Fisher, rimasta casualmente vittima del classico ma intramontabile caso della "carta igienica appiccicosa" che le era rimasta attaccata sotto la scarpa.
E ancora Tess Williams, a cui per puro caso finì una chewing gum nei lunghi capelli di cui faceva sfoggio, costringendola a tagliarseli molto corti.
Evangeline era diventata una specie di detective che gironzolava tra le ragazze e si assicurava che stessero ben lontane dal fratellastro, per lo più rendendole ridicole di fronte alla scuola. Ma non solo le sue "vittime" non erano d'accordo con tutto questo…
Non passò infatti molto tempo prima che Gabriel si piazzò di fronte alla sorella a braccia incrociate e con uno sguardo che era tutto un programma.
"Dobbiamo parlare." Fece, con aria seria, ma Evangeline inarcò un sopracciglio.
"E di cosa?" Lui sbuffò, facendola sedere sul letto della sua camera e sedendosi poi accanto a lei. "Ok, ho riso quando hai fatto quello scherzo alla tua compagna. Ma adesso stai esagerando, non credi?" Disse cercando di mantenere un tono di voce calmo e rilassato, mettendole una mano sulla spalla.
La rossa abbassò lo sguardo, stringendo i pugni, senza rispondere. Gabriel sospirò, scuotendola leggermente.
"Quasi non ti riconosco più...è come se avessi un'altra personalità o roba del genere." Disse semplicemente, e gli occhi di lei si sgranarono per poi diventare improvvisamente tristi.
Ma cosa stava facendo? Stava allontanando le altre ragazze da Gabriel...e Gabriel da lei!
"Non ti facevo così crudele..." "Mi dispiace." Disse solamente, con il capo chino e lo sguardo rivolto al pavimento. "Credevo solo che ti dessero fastidio e...lascia perdere. Non farò più nulla del genere, ok?" Terminò.
Gabriel la guardò inarcando un sopracciglio, non capendo. Si arrendeva così facilmente?
Le erano bastate due parole? Dov'era la ragazza testarda e orgogliosa?
Non si era mai accorto del suo ascendente su di lei.
Dato che Gabriel se ne stava in silenzio, tristemente la rossa abbandonò la stanza e tornandosene in camera propria, buttandosi sul letto con la testa piena di pensieri.
Puff, svanita. Tutta la sete di vendetta ed i piani malvagi erano completamente spariti con quella breve ramanzina che ramanzina nemmeno era.
Si buttò il cuscino sulla faccia, tirando un lungo e faticoso sospiro. Tutto questo le stava decisamente dando alla testa...
Poco prima credeva di avere il mondo il mano, e adesso non sapeva neanche più come fare a reprimere l'istinto di piangere che provava.
Quasi non ti riconosco, aveva detto. Era stata questa frase a farle aprire gli occhi, prima che si trasformasse in un essere privo di sentimenti.
Da dove era partito tutto, poi? Che presuntuosa era stata!
Aveva bisogno di una pausa. Aveva bisogno di staccare la spina. Aveva bisogno di certezze.
Non aveva nessuna di queste cose...Ma le rimaneva lui. E finchè sarebbe rimasto al suo fianco, come fratello, come amico, come fidanzato, come qualunque altra cosa...Allora lei sarebbe riuscita a rialzarsi.
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Note dell’autrice: Ed eccomi qui con un altro capitolo appena sfornato ^^ Scusate il ritardo, è stato uno dei capitoli che mi ha fatto sudare…avevo 1305 idee e modificavo ogni volta diversamente, tagliando parti, eccetera…questa è la versione finale, spero che sia gradita! All'inizio avevo pensato di scrivere due capitoli, ma poi ho preferito "compattare" in uno solo per non essere troppo dispersiva.
Come avrete sicuramente notato fino a questo capitolo vi sono stati lunghi salti di tempo non ben definiti, ma vi avviso che dal prossimo capitolo la narrazione proseguirà senza questi "vuoti" di anni, quasi giorno dopo giorno. Cambiamenti in vista!
Vorrei ringraziare i commentatori e i preferitori che aumentano sempre di più, rendendomi immensamente felice!
E ora rispondiamo alle recensioni che è meglio XP
lady_free: Ti perdono, per questa volta XD ahah xD ammettilo, non ti aspettavi un'Evangeline così malvagia =P Ma come vedi la sua "mania omicida" si è spenta, dato che stava allontanando da Gabriel non solo le altre ragazze, ma anche se stessa! :/
Saretta__Trilly__ : Ebbene hai pensato giusto, ancora una volta! Che genia xD Ma saprò stupirti, vedrai U_U muhahaha! *risata malvagia* non è ancora finita qui, anzi…è appena cominciata! +_+
TheDreamerMagic : Decisamente esagerato, ma è tornata sui suoi passi! Anche se non penso che le ragazze abbiano intenzione di perdonarla :/ e vabbè, ad ogni peccato…
lilysol: Ebbene sì, non è solo sorrisini e coccole, la nostra rossa XD Gabriel geloso? Chissà, magari… =P In ogni caso, sono davvero contenta! Renderla interessante è il mio obiettivo xD Noterai infatti che dal prossimo capitolo i personaggi lissù, nella locandina, appariranno non solo come comparse di secondo rilievo, ma avranno una storiella tutta loro, più o meno approfondita =)
Marti94 : Felice che abbia deciso di commentare! Non serve essere bravi o cose varie…e comunque la tua recensione mi è stata molto utile! Mi ha sollevato il morale perché avevo paura che la stessi tirando troppo per le lunghe…ma sei arrivata tu xD Non farti sentire da Eva quando dici quelle cose, non vorrei che ti capitassero cose spiacevoli XD Se non l'hai ancora fatto, clicca sulla locandina per accedere al blog e avere qualche chiarimento in più sui personaggi ^^
scatty: Si, si, mi vuole bene a convenienza, 'sta qua… xD Scherzo ovviamente!!! Ti devo ringraziare davvero perché la maggior parte delle idee per i piani messi in atto da Eva me le hai date tu, anche indirettamente xD
koizumi: Grazie infinite, spero che anche il seguito ti piaccia!!
vero15star: Spero di farlo in modo positivo!!! Ad ogni modo, ci saranno sempre nuovi avvenimenti :)
Come ultima cosa ringrazio i 23 preferitori e i 27 seguitori, che mi danno sempre la carica per continuare a scrivere =)
Al prossimo capitolo!!!
Marie the “Black ★ Star”
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Capitolo 10 *** You've got a friend ***
Brother & Sister
Capitolo X – You've got a friend
"When you're down and troubled and you need a helping hand
and nothing, whoa, nothing is going right
Close your eyes and think of me and soon I will be there
yeah,you've got a friend. "
(James Taylor)
La campanella suonò sonoramente dichiarando ufficialmente l'inizio della scuola. Evangeline sbuffò, preparandosi ad entrare nell'aula che sarebbe stato l'inferno in cui avrebbe passato il suo terzo anno scolastico. Con fare annoiato si diresse all'ultimo banco della fila centrale, posando lo zaino su una delle due sedie e sedendosi sull'altra. Dando un rapido sguardo alla classe, però, notò che v'erano non uno, ma ben due banchi in più del dovuto. Li guardò inarcando un sopracciglio, ma poi fece spallucce e tornò agli affari suoi. Dopo aver estratto diario e portapenne dallo zaino, strappò un foglio bianco da un quaderno in attesa che il professore (o la professoressa) arrivasse, prese una matita ben appuntita e cominciò a disegnare. Linee dai tratti delicati e perfetti, che si univano tra loro dando vita al bellissimo volto di una ragazza. Riuscì a malapena a disegnarle i capelli che sentì il tonfo di uno zaino gettato sul suo banco. "Ciao, è libero questo posto?" Chiese la ragazza colpevole del gesto, guadagnandosi un'occhiataccia della rossa. "Chi sei?" Chiese semplicemente, nascondendo rapidamente il disegno e squadrandola: non era né molto alta né magrissima, ma il volto simpatico e sorridente con due grandi occhi verdi. I suoi capelli neri -naturali- erano lisci e corti, con un taglio stravagante, in sintonia con gli abiti che indossava, pantaloni larghi e neri come quelli che vanno di moda per i ragazzi, maglietta arancione a maniche corte, per nulla attillata, spostata lievemente verso destra ed un'infinità di braccialetti al polso destro che le avrebbero sicuramente dato fastidio nello scrivere, se non fosse stata mancina. "Mi chiamo Emily, Emily Rose. Ma puoi chiamarmi Emy!" Esordì lei, mettendo le mani ai fianchi. "Alcuni miei compagni sono stati bocciati, e dato che eravamo rimasti solo in dieci, hanno pensato bene di dividerci. E così, eccomi qui!" Emily fece spallucce, sempre sorridendo allegramente. Evangeline inarcò un sopracciglio, poco convinta. "Non preferiresti sederti con qualche tuo compagno? " Chiese, e lei si mise a ridere. Una risata sincera e cristallina, che a Eva fece buona impressione. "Oh, no! Preferirei la morte piuttosto che sedermi con quelle!" E Eva sorrise, anche se quasi impercettibilmente. "Beh, io sono…" "Evangeline Stone, lo so!" Disse candidamente, lasciando indispettita la ragazza. "Conosco tuo fratello. O meglio, lo conosco di vista! Ho saputo che ha una sorella dai capelli rossi, in questa classe…e l'unica dai capelli rossi sei tu!" Annuì, convinta di ciò che diceva. Ma Evangeline cominciava a sbuffare. Era un'altra delle solite… "Anche se sei molto diversa da tuo fratello…Lui è molto più…" "Fammi indovinare…Carino? Intelligente? Qualche altro aggettivo per elogiarlo che adesso non mi viene in mente?" Rispose seccata, ma proprio quando stava per aprire bocca e dirle di smammare, Emily scoppiò in una grossa e fragorosa risata. "...più scuro di carnagione! Sta tranquilla, non sono una di quelle troiette che vanno dietro a tuo fratello! Non mi meraviglio che lui non si sia ancora fidanzato con nessuna di loro!" Disse l'ultima frase sottovoce, facendole l'occhiolino e ridacchiando subito dopo. Eva roteò gli occhi. "Ah, grazie." Disse con ironia, quasi meccanicamente. In fondo anche lei 'andava dietro' a Gabriel…Ma Emily non ci fece caso, e continuò. "Conosco Gabriel solo perché la mia ex compagna di banco non faceva altro che parlare di lui…ma è solo un caso! Certo non sono qui per tuo fratello!" "Ah no?" Fece Eva, ancora non del tutto convinta. "E per cosa allora?" "Per avere qualcosa di cui parlare per rompere il ghiaccio, cose che siano vestiti alla moda, reality o le nuove scarpe di Claire. Non guardarla, o crederà che sparli di lei e ti farà passare un anno infernale!" Aggiunse poi, tenendo gli occhi sempre dritti, frenando quelli di Evangeline che invece stavano già andando a guardare la famosa Claire. "Bene, e…quali sarebbero questi argomenti?" Eva la guardò con sguardo fiero, come se si aspettasse di sentir dire qualcosa di stupido da un momento all'altro, qualcosa che le avrebbe fatto notare che quella Emily era solo un'altra pecora bianca, uguale a tutto il gregge. "Il tuo diario, mi sembra ovvio." E indicò il diario della rossa, messo in bella vista sul banco. Era di colore nero e raffigurava il suo gruppo preferito, i Within Temptation, e una grande scritta in stile gotico del loro nome era in rilievo nella parte più passa della foto, color dell'oro. Scritti qua e là, alcuni passi delle loro canzoni come Memories, Angels o ancora Our Solemn Hour, dello stesso colore della scritta principale e sfumati quando raggiungevano la foto centrale. Evangeline guardò il suo diario e inarcò un sopracciglio, guardando nuovamente Emily senza capire. Questa sospirò, quindi aprì il suo zaino e ne estrasse un diario molto simile a quello di Evangeline. La rossa quindi spalancò occhi e bocca, incredula. "Ma quelli sono gli Evanescence!" Sbottò, incredula, riconoscendo il volto femminile che faceva capolino al centro del diario, con alla destra e alla sinistra i volti del resto del gruppo ed in alto la scritta EVANESCENCE. Non era una vera e propria foto, però: lo sfondo del diario era azzurro, e le figure in nero ben definite. "Esattamente! Li adoro!" Commentò Emily soddisfatta, rimettendo a posto l'oggetto. "Anche io! Non faccio altro che ascoltare le loro canzoni! Anche se i Within, per me, sono i migliori!" Esclamò Eva con una vitalità che nessuno aveva mai visto prima -Gabriel a parte-, mentre levava lo zaino dalla sedia. Emily annuì convinta al suo dire, felice di quel gesto e sedendosi al suo fianco, mettendo a terra lo zaino. "Ho l'impressione che diventeremo ottime amiche!" Fece la mora, poco prima che la seconda campanella suonasse, avvisando dell'arrivo dei professori nelle aule.
"Com'è andata oggi a scuola?" Domandò Gabriel, ripetendo la solita routine di buttarsi sul letto appena arrivato a casa. "Mi fai la stessa domanda da anni, non ti annoi mai?" Chiese Evangeline, seguendolo in camera sua e sedendosi sul letto, vicino al busto di lui. "Sono ottimista! Aspetto il giorno in cui ti mi dirai 'ho preso 10 in matematica', oppure 'ho preso a botte una mia compagna' o ancora 'ho conosciuto un ragazzo simpatico'…" "Ho conosciuto una ragazza simpatica." Disse lei, con naturalezza. Gabriel non si accorse subito della piccola differenza tra la sua frase e quella della sorellastra, quindi alzò il busto dal letto con aria saccente. "Ecco, appunto!" Esclamò felice, ma ragionando solo ora sulla frase di lei scosse la testa. "No aspetta: hai detto ragazzA? Non mi starai diventando dell'altra sponda?" Alla domanda del moro Evangeline lo guardò in cagnesco, dandogli una botta sulla spalla. "Non fare il cretino!" Aggiunse poi, sbuffando alle risa di lui. "L'hanno appena trasferita nella mia classe. E' divertente e adora il gothic. Ha il diario degli Evanescence." A quelle parole il suo interlocutore la interruppe, prendendola per le spalle. "Davvero? Presentamela!" Esordì lui, facendo sbuffare lei. "Mi spiace mr.tutte-le-ragazze-sono-pazze-di-me, ma lei non è interessata a te!" Il giovane sembrò pensarci su, e passando in rassegna tutte le ragazze -sminchiate, le definiva Evangeline- che si erano dichiarate a lui, il sorriso sembrò ancora più convincente. "Ancora meglio! Presentamela!" Fece annuendo con aria saccente. "Non ci penso nemmeno!" Esordì lei, la bocca lievemente spalancata. Per tutta risposta lui scoppiò a ridere. Evangeline incrociò le braccia al petto, mettendo il broncio. "Ma guardala! La mia bambina!" Fece poi, strapazzandole la guancia destra con le dita. "Sto scherzando, stupida! Sai che l'unica donna della mia vita sei tu…" Disse poi, con tono alquanto serio, avvicinandosi a lei. Subito il broncio di Evangeline scomparve, facendo posto ad un espressione sorpresa e speranzosa. Il cuore le batteva forte… "Sto scherzando anche stavolta!" Fece poi, rompendo il momento magico e mettendosi a ridere, facendo infuriare Eva. Ci aveva quasi creduto… "Stupido, stupido, stupido!! Ora dovrai subire la tortura del solletico" "No, il solletico no!!" Gabriel reclamava pietà, ma la rossa non aveva nessuna intenzione di concedergliela…quando è in corso una lotta di solletico non si deve mai guardare in faccia il proprio nemico!
Il moro continuava a ridere e a contorcersi, ribellandosi con maestria nel solleticare sul ventre la sorella, che saltava in aria ogni volta rincarando la dose. "Ho vinto!" Esclamò poi, quando riuscì a mettersi seduta sul fratello sdraiato a pancia in su, bloccandogli le braccia con le mani, che segnava la fine della lotta e la vittoria da parte di Evangeline. "Bella posizione di vittoria." Disse lui, ironicamente, facendo notare alla sorellastra che il modo in cui si era messa su di lui era alquanto equivoco. "Non era voluto!!!" Rispose lei, rossa dall'imbarazzo, ma lui non si fermò. "Non fare l'innocente, so che lo vuoi! Dai, cavalcami, mh, mh, mh!" Diceva lui con strano tono, tipico accento con cui si parla quando si vuole imitare un gay -o una di quelle sminchiate che Eva non sopporta-, e contemporaneamente facendo una strana smorfia, simile a quella di chi cerca un bacio, ma molto più ridicola, con le labbra più verso l'alto. Ma Evangeline arrossì ancora di più, alzandosi subito da lui e tornando infuriata nella sua stanza lanciando insulti a Gabriel del tipo "Porco! Maniaco!" eccetera. Il ragazzo alzò il busto dal letto inarcando un sopracciglio, assistendo alla scenata della sorellastra che oltretutto sbattè la porta facendo un gran fracasso. "Ma se la sarà presa davvero? Mah! Non si può nemmeno scherzare..." Disse facendo spallucce, e sdraiandosi nuovamente sul letto mettendosi le cuffiette dell'i-pod che teneva sempre in tasca .
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Note dell’autrice: Hola! Questo è l'ultimo "salto" nel tempo, dato che adesso il tempo procederà in modo più lento...Il primo nuovo personaggio fa la sua apparizione! Che ve ne pare? =) All'inizio Emily e gli altri erano solo di sfondo, ma poi ho deciso di dar loro una parte più importante, quindi spero che siano di vostro gradimento!
Perdonate se vado di fretta, ma ho tanta tanta voglia di buttarmi sul letto e dormire!
Ma prima rispondo alle recensioni XP
lady_free: Ma poveretto, non lo fa apposta! Pietà! Non merita la tua vendetta xD ahah! grazie di tutto cara! tvb
Maka27: Eccoti accontentata! Non ti ho fatto aspettare troppo, vero? =P P.S.: passando dal tuo profilo ho trovato la tua storia e devo dire che è davvero bella, continua così!
Marti94: Sono felice di farti felice *w* oddio troppa felicità xD scherzi a parte, Eva è testarda...ed ha ancora assi nella manica!
Saretta__Trilly__ : Massì, un pò di malvagità con istinti omicidi a volte serve! XD Adesso però la vena assassine è finita...(considera anche che è passato un bel pò di tempo, poco più di un anno =P)
vero15star: Eh, la gelosia, che fa fare...Dici che la capisci, ma spero che tu non ricorra a simili mezzi =P
scatty: Ebbene, entri in scena caRRa mia xD dato che Emily è dedicata a te, il tuo responso è molto importante xD Dopo anni che ti conosco, però, penso di averti centrata in pieno xD grazie del sostegno...tvb
Come ultima cosa ringrazio i 24 preferitori e i 32 seguitori, ogni volta che ne vedo uno in più mi brillano gli occhi...
GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE MI SEGUONO, DI CUORE!
Al prossimo capitolo!!!
Marie the “Black ★ Star”
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Capitolo 11 *** Lean on me ***
Brother & Sister
Capitolo XI – Lean on me
"Lean on me, when you're not strong
And I'll be your friend
I'll help you carry on"
(Bill Withers)
Il secondo giorno di scuola si prospettava interessante. Emily aveva gettato a terra lo zaino lasciandosi cadere sulla sedia e sospirando, riprendendo poi a masticare la chewin-gum che aveva in bocca. "Buongiorno!" Esclamò verso la compagna di banco, sorridendole e voltandosi verso di lei. Evangeline sorrise, trovando alquanto rasserenante l'avere qualcuno che ti saluta ogni mattina appena arrivata a scuola.
Forse avere una compagna di banco non era brutto come immaginava…
"Non hai idea del sogno assurdo che ho fatto stanotte!" Esordì la mora, ignorando la prof che era appena entrata in classe. "Eh? Un sogno?" Fece Eva, inarcando un sopracciglio. Si erano conosciute il giorno prima e già Emily le confidava i suoi sogni?
"Mi trovavo in una specie di acquapark con i miei ex compagni di classe, ma non entravo dalla porta principale ma da una piccola porticina sul retro, tutta colorata…e mi ritrovo sospesa a mezz'aria rispetto alle giostre, che improvvisamente diventano case!" Fece, allargando le braccia e guardando la compagna di banco sconvolta. "Ok…non ha senso." Fece l'altra, annuendo convinta. "Oh, e non è finita qui! Cado in una delle case e lì trovo Jaky, che…" "Jaky?" La interruppe la rossa, aggrottando le sopracciglia. "E chi sarebbe?" "Ah…ehm…si chiama James, è anche lui uno dei miei ex compagni di classe…" Disse semplicemente, ma la compagna di banco non era soddisfatta. "E ti piace?" "Cosa?? No!! Certo che no! Anzi, lui è il mio migliore amico!!" Esclamò, facendo sospirare l'altra. "Tzè…io innamorata di qualcuno…si vede che ancora non mi conosci bene!" Evangeline sbuffò, poggiando i gomiti sul banco e sorreggendo la testa con le mani. "Mi sembra ovvio, ti ho conosciuto ieri…" "Oh beh, avrai modo di farlo! Abbiamo cominciato una convivenza!" Fece ridendo, facendo un piccolo calcolo mentale. Sarebbero rimaste insieme anche otto ore al giorno, quasi ogni giorno per circa nove mesi.
"Ti interessa la lezione?" Chiese poco dopo la mora, avvicinandosi a lei.
"Ma figurati…leggerò qualcosa dal libro una volta a casa" Rispose lei, facendo sorridere l'altra. "Bene! Allora parlami un po' di te!" La rossa la guardò stranita, inarcando un sopracciglio, sorpresa dalla sua esclamazione. La vide tranquilla e sorridente e capì che diceva sul serio. Quindi sospirò, pensando a cose da poter dire.
"Beh…mi piace disegnare!" Esclamò all'improvviso, sorridente. "Davvero? Anche a me!" Esclamò Emy, con un sorriso smagliante che si spense ironicamente poco dopo. "Ma non ne sono capace. Sappi che se sei brava ti sfrutterò per i miei loschi scopi." Scherzò.
"Giudica tu stessa!" Esclamò la rossa curiosa di sapere il suo giudizio, ed immediatamente tirò fuori dallo zaino un disegno fatto di recente: era uno scorcio di mare nascosto da una ripida scogliera su cui le onde si infrangevano violente. All'orizzonte un'audace barca a vela navigava tranquillamente attorniata da due o tre gabbiani mentre il sole era quasi al tramonto. Emily restò a bocca aperta nel vedere il disegno, prendendolo in mano per guardarlo meglio. "Cavoli…io non riesco a colorare senza uscire dai bordi e tu fai questo! Sei davvero grandiosa!" Esclamò lei complimentandosi sinceramente. La rossa sorrise sorpresa, abbassando lo sguardo un po' in imbarazzo. "Ma dai, così esageri!" Esclamò, facendo sorridere la coetanea. "Beh, a me piace tantissimo. E poi c'è il mare! Adoro il mare!" "Davvero? Bene, allora è tuo." Fece la rossa con tranquillità, sorridendo beatamente. "Cosa?? Ma che stai dicendo?" "No, davvero, te lo regalo. Prendilo come augurio di buona convivenza." E quella ridacchiò, mettendo il disegno al sicuro. "Allora grazie!" "Ma voglio una cosa in cambio." Fece lei, con aria seria. Emy la guardò interrogativa, non capendo dove volesse arrivare, ma poi Eva rise.
"Me lo racconti o no, questo sogno? Ora mi hai fatto incuriosire!" E fece ridere anche la mora, che tutto si aspettava tranne questo.
Sarebbero volentieri rimasti a ridere per tanto tempo, se la professoressa non le avesse beccate richiamandole e facendole tornare in silenzio.
"Cantare? E' una cosa bellissima!" Fece Eva, mentre insieme girovagavano per i cortili della scuola durante la pausa pranzo, che capitava solo tre volte a settimana, per fortuna. Tornare a scuola dopo pranzo non è certo la loro maggiore aspirazione.
Avevano continuato a parlare dei loro interessi, le due, di cosa amavano e di cosa odiavano. Fino a quando non era venuto fuori che Emily adorasse cantare.
All'esclamazione di Eva, a cui sbrilluccicavano gli occhi, la mora sorrise, schiarendosi la voce.
"We can fight our desires
Ouuhh but when we start making fires!
We get ever so hot
Ouuhh wether we like it or not
They say we can love who we trust
Ouuhh but what is love without lust?
Two hearts with accurate devotions
Ouuhh and what are feelings without emotions?
I'm going in for the kill
I'm doing it for a thrill
Oh I'm hoping you'll undertstand
And not let go of my hand"
Terminò in bellezza la parte iniziale di "In For The Kill" di La Roux prendendo benissimo anche le note più alte, ricevendo un caloroso applauso da parte dell'unica spettatrice. "Bravissima, davvero!" Ma la mora non ebbe nemmeno il tempo di ringraziare che ricevette uno scherzoso scappellotto sulla testa.
"Ahi! Ma cos…" Disse voltandosi, trovandosi davanti ad un ragazzo dai capelli scuri come i suoi. "Ma dov'eri finita, Lily? Tina sta cominciando a diventare paranoica!" Fece quello, marcando il soprannome che dava alla ragazza, che evidentemente a lei non piaceva. "Quante volte ti ho detto di non chiamarmi in quel modo, Jaky? Ha un suono troppo dolce, bleah!" Disse, facendo una smorfia di disgusto facendo ridere il ragazzo. "Piuttosto, Lily" Ripetè, facendo sbuffare la ragazza. "non mi presenti la tua amica?" Fece, avvicinandosi ad Eva e presentandosi da sé. "Mi chiamo James Moonflower, per gli amici e le belle ragazze come te, sono Jaky. Emily, ad esempio, è un'amica." "Hey" Fece la mora, cogliendo la sottile allusione al fatto che non fosse una bella ragazza. Anche se non era affatto vero, e James lo sapeva.
"Piacere, io sono Evangeline. Ma puoi chiamarmi Eva." Disse, stringendogli la mano e guardandolo meglio.
Anche se era un ragazzo e aveva la loro età era decisamente più basso di lei, era due-tre centimetri anche più basso di Emily. Tralasciando questo dettaglio, però, James era proprio un bel ragazzo; non quanto Gabriel, s'intende, ma aveva comunque il suo fascino: i capelli castano scuro, vaporosi, né molto lunghi né troppo corti, un fisico ben allenato ed un bel sorriso, molto sicuro di sé. Ma ciò che aveva colpito l'attenzione di Eva erano gli occhi: marroni e verdi, con sfumature di tutte le gradazioni dei due colori. Verde chiaro, verde scuro, nocciola, marrone, marrone scuro…non aveva mai visto degli occhi così particolari. E' vero, Edward aveva gli occhi dorati e sono una rarità, ma le sfumature degli occhi di James erano qualcosa di indescrivibile.
"Mi permette di accompagnarla al nostro tavolo per mangiare qualcosa insieme, signorina?" Fece il ragazzo con tono scherzoso, ma porgendole il braccio per condurla semmai lei avesse accettato. "E' inutile che ci provi, Jaky, non è alla tua altezza." Fece Emily, lievemente acida. Non le piaceva che James ci provasse con ogni ragazza le si piazzasse di fronte.
O forse le dava fastidio il fatto che ci provasse con tutte, tranne che con lei.
Si rese conto solo dopo del doppio senso della sua frase, e fissando la differenza d'altezza dei due scoppiò a ridere, facendo notare la veridicità della frase.
"Ma come sei spiritosa, Lily!" Rispose lui, facendole una smorfia mentre Eva tratteneva una risata.
"Hoy! Jaky! Emy!" Si udì una voce femminile chiamare da lontano, e tutti si voltarono verso di lei. Quando la ragazza arrivò vicino a loro si fermò, sbuffando e mettendo le mani ai fianchi. "Avete idea di quanto vi ho aspettato?" Fece, mentre Eva la fissava con occhi e bocca sbarrati, decisamente sorpresa dal suo aspetto. Aveva i lineamenti dolci e la pelle molto chiara, gli occhi blu come il mare e un fisico magro e non eccessivamente formoso, tutto di lei dava l'idea di qualcosa di delicato.
Eccetto i capelli. Quelli che avevano colpito Evangeline più di ogni altra cosa.
Aveva dei ricci ben definiti, lunghi fino alle spalle. Di colore viola scuro.
Palesemente tinti -su una base bionda, avrebbe giurato Eva-, ma comunque viola.
E lei che credeva che il suo fosse un colore raro.
Nonostante la stramba tinta, però, l'immagine della ragazza non veniva alterata, anzi, le donavano davvero.
"I tuoi capelli…"Fece in un sussurro. Non sapeva come si chiamava, ma sapeva che l'avrebbe sentita. "Non avevo mai visto un colore così! E' molto bello!" Fece la rossa con ammirazione, sorridendo alla ragazza. Sicuramente non si sarebbe mai tinta i capelli di viola, ma su di lei le piacevano davvero molto.
"Oh, grazie. Non tutti sono della tua idea, ma a me piacciono. Mi chiamo Destiny. Ma puoi chiamarmi come vuoi…Des, Tina, Didi, ho tanti soprannomi!" E rise, con dolcezza.
Non solo aveva i capelli viola, ma anche un nome inusuale!
"Io sono Evangeline." Disse semplicemente, stringendo anche la delicata mano della ragazza.
"Sei una nuova compagna di Emily o sei stata abbordata da mio fratello?" Disse con tranquillità, ed Eva inarcò un sopracciglio.
"E' una mia compagna, Des. Destiny è la sorella minore di James." Spiegò Emily prima a Destiny e poi a Eva, che fece un'espressione sorpresa e stupita.
Sua sorella minore, eh?
"Ah, meno male. E' troppo alta per te, Jaky." "Ma la volete piantare?!" Fece lui, mentre la sorella era scoppiata a ridere. Emily si voltò verso la rossa lasciando che i due si prendessero scherzosamente a botte.
"Sono gli unici due o anche con tuo fratello è così?" Chiese ridacchiando, ma lei improvvisamente arrossì. Fissò James e Destiny e improvvisamente il loro aspetto mutò in quello di Gabriel ed Evangeline.
Nah, non ci si rivedeva. Loro preferivano il solletico come arma di litigio scherzoso, che a Gabriel faceva molto effetto. Non aveva neanche bisogno di toccarlo, le bastava muovere le dita facendo "ghirighirighiri" e lui scoppiava immediatamente a ridere.
Lei lo chiamava "solletico a distanza", il suo punto debole. Ma lui la solleticava proprio sulla pancia, facendola dimenare come una pazza, e alla fine terminavano in parità con una pace a base di the, caldo d'inverno e freddo in estate.
"Eva…hoy, Eva…terra chiama Eva!" Cominciò a scuoterla Emily, riportandola alla realtà.
"Ah! Scusa! Stavo pensando!" Fece, sorridente. Intanto i due fratelli avevano fatto "pace", anche se lui aveva terminato in bellezza scompigliandole i capelli.
Emily battè le mani richiamando l'attenzione. "Allora, vogliamo andare a mangiare? La pausa sta per finire!" Esclamò, facendo ridere tutti, già pronti ad andare verso il tavolo.
Evangeline non era ancora abituata ad una compagnia che non fosse Gabriel -che adesso stava sicuramente gustando la cucina di Alyssa, dato che non sempre i loro "rientri" coincidevano, senza sapere che ogni pensiero della rossa era per lui-, ma quei ragazzi le ispiravano fiducia.
Erano tutti simpatici e divertenti, con le loro particolarità che, se lo sentiva, non l'avrebbero annoiata mai.
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Note dell’autrice: Eccomi tornata :) un capitolo tranquillo, come vedete...Entrano in scena altri due personaggi, James e Destiny. Potete vedere la loro scheda dettagliata sul BLOG, cliccando sull'immagine in alto! Lasciate qualche commento se passate ;)
Se pensate che siano arrivati i periodi tranquilli per Eva...vi sbagliate di grosso, BWAHAHAHA!!!
...ok, rispondiamo alle recensioni prima che impazzisca °_°
lady_free: Ehm, a dire il vero non so se esiste, ma io lo faccio esistere xD ahahah!!! Povero Gabriel, è tonto. Ma che vogliamo farci? Chi se lo aspetterebbe mai? Dobbiamo compatirlo xD Hai ragione, si nota subito che non sono più dei bambini, stanno crescendo e si vede. Penso sia normale, no?
Saretta__Trilly__ : I nostri ragazzi son cresciuti ç_ç ok, la smetto °_° adesso ho postato anche il disegno di Emily: che te ne pare? :) è come te l'aspettavi? (tralasciando la foto nella locandina =P)
scatty: La nostra emily è quiiiii xD si, sono mezza pazza oggi! Sarà stato il rettangolo 1x2 di oggi xD Ancora lo devo capire! xD O forse l'acido periodico, chi lo sa!
Maka27: Diciamo 16 e mezzo, circa. 17 li compie quasi alla fine dell'anno, a Maggio, come ho scritto nel BLOG :) Gabriel, ovviamente, concorre per i 18 :) fai bene ad essere curiosa, w la curiosità xD (<- è la curiosità fatta persona)
Marti94: Wow, addirittura *_* La verità è che ti spio e ti leggo nel pensiero xD ahahah! Tranquilla, Emily non fa proprio per lui =P Dici bene, ad Eva non piace nessun altro. Ma Gabriel geloso lo vedrai eccome...ti dico solo questo =P Spero che la storia continui a piacerti!!!
vero15star: Menomale che almeno tu non esageri!! =P
Lilysol: Ooh riecco la nostra pecorella smarrita xD Funziona ora EFP? :) Menomale! Si, è tenerottoloso (?) Gabriel. Ma ha bisogno di una secchiata d'acqua fredda, ha il sonno pesante U_U Fray arriverà qualche capitolo più in là, anche se come ho scritto nel BLOG, teoricamente è già apparso =P Neanche la loro sarà una coppia "facile", eh!
Bene, e adesso vorrei ringraziare i 25 preferitori e i 34 seguitori, che mi rendono davvero fiera del mio lavoro.
Spero di continuare ad emozionarvi!
Ci vediamo al prossimo cap!!! (P.S.: a poco a poco sto mettendo i disegni ^_-)
Marie the “Black ★ Star”
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Capitolo 12 *** That's Life ***
Brother & Sister
Capitolo XII – That’s Life
“That's life, I can't deny it
I thought of quitting, baby
This heart wasn't gonna buy it
And if I didn't think it was worth one single try
I'd jump right on a big bird & then I'd fly”
(Micheal Bublè / Frank Sinatra)
“Sono a casa!” Annunciò Evangeline con poco entusiasmo, chiudendo la porta d’entrata dietro di se. “Bentornata! Tutto bene a scuola?” Subito Alyssa si precipitò verso di lei, asciugandosi le mani bagnate sul colorato grembiule, scoccando un bacio sulla guancia della rossa. “Si, tutto ok...” Rispose quella, senza dilungarsi. Salì le scale rapidamente, entrando in camera e gettando lo zaino ai piedi del letto prima di attraversare il corridoio e irrompere nella stanza del fratellastro. “Hey, non si saluta più?” Fece lei, contrariata, le mani ai fianchi. Quello stava seduto per terra a gambe incrociate, giocando beatamente a chissà quale videogames. “Sapevo che saresti venuta tu...quindi perché fare la fatica di mettere in pausa, alzarmi, scendere le scale, risalirle, sedermi per poi rimettermi a giocare?” Fece, con lieve ironia ma uno sguardo piuttosto serio. Essì, ci scherzava su, ma non si potesse dire che non fosse pigro. La rossa sbuffò, scuotendo la testa. “Guarda che la prossima volta non ti saluto se non lo fai tu!” Cercò di stuzzicarlo, ma il moro si limitò a mettere un attimo in pausa ed allungare il braccio afferrando un oggetto vicino alla Playstation, posandolo a terra e tornando a sedersi. Poi guardò la sorellastra con aria di sfida, ghignando. “Dai, non fare la scema...siediti che devo stracciarti anche stavolta.” “Ma sentilo! Ha vinto una volta e si sente figo!” Rispose lei, prendendolo in giro. “Una, Eva?” Lui la guardò inarcando un sopracciglio, ma sapevano tutti e due che le vittorie del moro erano state parecchie. Come parecchie erano state quelle di lei, ma di entrambe le cose avevano ormai perso il compito. Ormai sfidarsi ai videogiochi era diventata una necessità come mangiare o dormire, non era giornata senza una partita. Eva sbuffò, sedendosi atterra afferrando il controller. “Ma stavolta vinco io, assicurato. Scommessa? Sono buona, se vinco mi offri un gelato. Se vinci tu te lo offro io.” Fece, mentre selezionava il personaggio da usare nella schermata dai giocatori. “Un gelato con 10° fuori? Andata.” Ridacchiò lui, ripetendo l’operazione della sorellastra, poi si udì la classica voce prima di una sfida ad un picchiaduro: Ready...FIGHT!
Gabriel come al solito era rilassato e concentrato, pensando a quale strategia usare. Lui conosceva gran parte delle mosse del suo personaggio a memoria, sapeva quando attaccare e quando parare, un vero professionista. Evangeline, invece, utilizzava tutto un altro metodo: il da lei denominato “tasti-a-caso”, facilmente intuibile: schiacciava in sequenze casuali tutti i tasti che poteva, muovendo con logica solamente le freccette per andare avanti indietro. Delle volte faceva mosse che nemmeno Gabriel avrebbe saputo fare, ma poi non le ricordava più. Quasi mai parava, ma spesso la sua fortuna le faceva schiacciare il tasto giusto al momento giusto, che aveva capito essere la X, almeno la maggior parte delle volte. Forse era questa suo imprevedibile modo di giocare che la faceva vincere, almeno contro Gabriel.
E dopo una vittoria ed una sconfitta, la partita che avrebbe determinato il vincitore verteva a suo vantaggio, ed infatti... “FINISH HIM!!!*” Urlò imitando una profonda voce maschile, sferrando una serie di colpi all’avversario facendo azzerare la sua barra della vita. “Yeah! Vittoria!” Urlò poi, alzando le braccia al cielo, cominciando a fare uno strano balletto mentre la vocina del videogioco proclamava il “giocatore 2” vincitore della sfida. “Ma guarda come si vanta!! Solo perché non ero in forma...” Si difese lui, ridacchiando. “Cuccia, perdente! La tua regina adesso reclama il suo premio!” E si alzò da terra posando il controller, ancheggiando fingendo di darsi delle arie. “Susu!! Se non ti sbVighi i gelati diventano due!” E facendo una giravolta si ritrovò nuovamente di fronte a lui, con finta aria altezzosa. “Muoviamoci, AmbVogio!” Esclamò imitando una gentildonna con tanto di r moscia, spostandosi i capelli verso dietro con un rapido gesto. Quello rise, alzandosi e facendo un inchino. “Certo mia Signora, perdoni la mia sgarbatezza! Non si disturbi a fare le scale, per quello ci sono io!” E senza lasciarle il tempo di controbattere le mise le braccia attorno alle gambe e la tirò su, facendola adagiare con la pancia sulla sua schiena. Quella lanciò un piccolo urlo, presa alla sprovvista, ma poi cominciò a ridere. “Fammi scendere, scemo! Daiiii!!!” Continuava, ma quello se ne fregava e, anzi, dopo aver poggiato una mano sulla sua schiena lasciando l’altra attorno alle gambe, prese a camminare. “Come desidera, mia Signora!” La prendeva in giro lui, prendendo a scendere le scale. “No no no dai! Fa strano! Dai fammi scendere!” Continuava lei, prendendo a pugni –per gioco, ovviamente- la schiena di lui. “E stiamo scendendo, infatti! Non era questo che volevi?” Ridacchiò, mentre la rossa continuava a dimenarsi. “Ma che diamine state combinando?” Sbottò Alyssa, uscendo dalla cucina con un sopracciglio inarcato, fissando incuriosita e mezza-sconvolta la scena di fronte ai suoi occhi. “Ehm...niente!” Fece Gabriel, fingendosi innocente, come se non portasse sua sorella urlante sulla spalla. “Ma non siete troppo grandi per giocare? Fate meno rumore.” Fece la madre, chiudendo la porta della cucina una volta rientrata nella stanza. Gabriel facendo finta di niente finì di scendere gli ultimi gradini, quindi Eva con fare di rimprovero: “Ecco, Gabrel, non sei troppo grande per certe cose?” Lo sfottè, ma quello ghignò. “Ah sì? Vorrà dire che ti farò scendere da questo lato...” E finse di inclinare la schiena verso dietro, facendo avvicinare il volto e le mani di lei al pavimento. “No no no! Ti prego no! Fammi scendere dai piedi ti scongiuro!!” Lui ci pensò un attimo, facendo una smorfia. “Solo se paghi tu i gelati.” “Stronzo!” Ribadì lei, ovviamente poco seria, e lui fece per inclinarsi di più verso terra. “Ok ok ok!!! Ti pago i gelati!” Fece lei infine, cominciando a dimenarsi. “Allora! La vogliamo smettere?!?” La voce di Alyssa dalla cucina arrivò anche alle loro orecchie, il che faceva capire che il gioco era davvero finito. “Uhm, solo per questa volta...” Fece, chinandosi ora in avanti per posarla a terra. Evangeline lo guardò imbronciata, prendendo a dargli colpi sul petto. “Che deficiente che sei!” “Dai, che scherzavo...i gelati li pago io, tranquilla!” Ma lei lo guardò male, sbattendo le palpebre. “Tu sei strano!” “Tzk, sono semplicemente un cavaliere!” Scherzò lui, ma lei lo guardò poco convinta e scoppiarono a ridere, tutti e due. “Andiamo a prendere questo gelato, va...” Fece lei, andando a prendere il cappotto per uscire.
Essendo a piedi e con poca voglia di camminare si fermarono al primo bar vicino casa loro, rinunciando al favoloso gelato di “Ice-cream maniac”, qualche isolato più in là. Gabriel prese un cono gianduia e caffè con panna: adorava il caffè, ne andava matto. Qualunque cosa contenesse caffè era la preferita di Gabriel. Al contrario, ad Evangeline non piaceva per niente: troppo amaro, diceva lei, e quando ogni tanto ne beveva una tazzina la riempiva di zucchero, anche cinque cucchiaini in un solo caffè. Quindi, anche per evitare diabete, si asteneva dal berlo ed era ben felice di dare qualunque cosa contenesse caffè al fratello. Il suo cono, da brava golosa, l’aveva preso bacio, nocciola e doppia panna. Lei impazziva per il cioccolato: bianco, al latte, fondente, con nocciole, aromatizzato...era una vera intenditrice, e se non fosse stato per sua madre che le ripeteva “Stai attenta alla linea!” e le impediva di mangiarlo sempre, sarebbe stata con una barretta di cioccolata sempre in mano. Ma forse è un bene che sia andata così, più per la sua salute che per la sua linea.
Si sedettero su un tavolino all’esterno del bar, parlano di cavolate varie, e Evangeline gli raccontò dei nuovi incontri fatti a scuola. Non entrò nei dettagli, non disse nemmeno i nomi dei tre, con la promessa che a casa ne avrebbero parlato meglio.
“E il ragazzo, com’è?” Fece Gabriel, mostrando uno strano interesse. Quella alzò le spalle, rispondendo senza pensarci. “Simpatico, è divertente. Anche carino.” E continuò a mangiare il gelato, mentre Gabriel si era un attimo fermato, lo sguardo attento su di lei. “Ti piace?” Chiese semplicemente, meritandosi un’occhiataccia da parte della rossa. “Ma l’ho appena conosciuto! E poi è mooolto più basso di me! Non che l’altezza conti, però...oh, insomma, non è semplicemente il mio tipo. E’ solo un amico, tutto qui!” Cercò di giustificarsi, ma lui sorrise. “Sarebbe bastato un semplice no, non devi darmi mille spiegazioni...” Fece sornione, e quella riprese a mangiare il gelato nascondendo il suo imbarazzo. Dire “Ma a me piaci tu e non mi va che pensi che io sia interessata ad altri!” non sarebbe stato certo opportuno. “Me l’hai chiesto tu!” Disse poi, per non dar lui altri pensieri stando in silenzio. Ma poi si bloccò, come se avesse appena notato qualcosa di importante: perché gliel’aveva chiesto? Che fosse...geloso?
Lui? Geloso? Nah.
“Sei geloso, per caso?” Gli chiese, particolarmente interessata. Quello la guardò male, poi parlò. “Io? Geloso? Nah.” Appunto. Eva riprese il suo gelato, ma lui all’improvviso continuò. “Beh, insomma, voglio dire...E’ normale che un fratello si preoccupi dei probabili fidanzati di sua sorella, no? Tutti i fratelli sono gelosi, ecco.” Terminò, Eva lo guardò sorpresa. “Sarebbe bastato un semplice no, non devi darmi mille spiegazioni...” Lo scimmiottò, prendendolo in giro, mentre nella sua testolina mille domande affioravano in cerca di risposta. Perché si faceva tutti quei problemi? Dal punto di vista di lei, quel “geloso” aveva un significato che poco ha a vedere con l’essere fratelli. Ma dal punto di vista di lui, l’altra faccia del “geloso” non sarebbe nemmeno dovuta esistere...Perchè l’aveva presa in considerazione? Abbassò la testa di colpo, sospirando.
“Sto facendo troppi pensieri strani e senza senso...devo smetterla...” Pensò, rigirando il gelato tra le mani. “Eva? Tutto ok?” Fece Gabriel, vedendo il suo sguardo assente. “Eh? Si! Tutto bene!” Fece lei con un gran sorriso, ma lui ridacchiò. “Guardati: sei tutta sporca di gelato!” Eva si guardò attraverso il display a luce spenta del cellulare, notando che effettivamente era sporca di nocciola sulla parte destra del labbro e della guancia. “Oh cavolo!” Esclamò, ma Gabriel aveva già preso un tovagliolino. “Aspetta, faccio io, che con quel coso non vedi niente...” Disse, sporgendosi verso di lei e passando delicatamente il tovagliolo sulla guancia e sulla bocca, togliendo tutte le tracce di nocciola in pochi secondi. “Ecco fatto, ora stai a posto!” Disse, sorridendole, mentre lei era rossa per l’imbarazzo. Gabriel tornò a sedersi come se nulla fosse, terminando di mangiare la cialda del gelato, mentre Evangeline era riuscita a spiccicare un “Grazie” a denti stretti. “Eva! Ma guarda chi si rivede...Ciao!” Fece una voce femminile poco lontano da lei, e girando la testa Evangeline potè notare la figura esile di una ragazza dai capelli viola correre verso di lei. Insieme a lei c’era un ragazzo, abbastanza alto e non eccessivamente magro, dai capelli lisci, biondi e spettinati. Gli occhi azzurro chiaro e un sorriso un po’ ebete, che Evangeline non era riuscita a riconoscere immediatamente data l’enfasi di Destiny, che le era saltata al collo gioiosa. Il fantomatico ragazzo si avvicinò ai due e Gabriel si alzò sorridente, dandogli la mano come si usa tra ragazzi. E fin lì tutto ok.
Si accorsero effettivamente di ciò che stava accadendo quando Destiny fece cenno a Gabriel, che la salutò invece chiamandola per nome, e il ragazzo salutò sorridente Evangeline, che riconobbe come Fray, un amico di vecchia data di Gabriel. Allora i quattro si fermarono, e guardandosi l’un l’altro scioccati esclamarono quasi in coro: “Ma voi vi conoscete?!?”
I due nuovi arrivati si sedettero quindi a tavolino con i loro amici, e fu Gabriel a spiegare tutto: lui e Fray giocavano a calcio insieme sin da bambini, quindi conosceva Eva non solo di nome. Anzi, era stata “a causa sua” che Eva aveva giocato a calcio con loro per la prima volta, quando Fray si era fatto male alla caviglia e lei aveva preso il suo posto. Per quanto riguarda Evangeline, aveva conosciuto Destiny quel giorno e non aveva effettivamente rapporti di amicizia con Fray, come poteva immaginare che i due erano buoni amici da parecchio tempo? Né aveva mai immaginato che proprio la riccia potesse conoscere Gabriel, anche se i due si conoscevano più di nome che di fatto.
Insomma, un macello. Fortuna che tutti la presero a ridere, parlando del più e del meno. “Ma, dopo tutto questo...voi cosa ci fate qui?” Fece Gabriel, sapendo bene che i due abitavano molto lontano da dove si trovavano. “Niente di che, un giro. Fray mi aveva promesso un giro sul suo motorino!” Fece Destiny allegramente, mentre Fray fece un cenno d’intesa a Gabriel, che con le mani mimò un “Poi ne parliamo” cercando di non farsi vedere. “Poi ho parcheggiato qua vicino e abbiamo deciso di fare una passeggiata a piedi.” Continuò Fray, con un sorriso smagliante. “E voi due?” Fece Destiny con occhi languidi, e fu Evangeline a risponderle. “Gli ho vinto un gelato.” E guardò Gabriel con sguardo di vittoria, che però non le rispose a tono come Eva avrebbe immaginato.
“Beh, ragazzi, è tardi...” Disse invece, facendo per alzarsi. “E’ meglio che rientriamo, o mia madre ci ucciderà!” Fece, e gli altri annuirono. “Già...mia madre non sa nemmeno che sono qui! Se sapesse che sono salita sul motorino...” E rise, salutando Eva con un caloroso abbraccio. Destiny era molto espansiva, ormai tutti ci avevano fatto l’abitudine. “Allora ci vediamo domani! Bye Bye!” Salutò, tornando a camminare di fianco a Fray.
“Perchè vuoi tornartene a casa? Non ti piaceva stare qui?” Fece Evangeline una volta rimasta sola con lui, alzandosi anch’essa dal tavolino. “Eva, quando ho detto “è tardi”...è perché è tardi davvero.” E mostrandole l’orologio le fece notare l’ora che segnava: 7 e venti. “Oh cavoli! E io devo ancora fare i compiti!” Urlò lei, in preda al panico. “Ancora? Io li ho fatti prima.” Disse lui con tranquillità, ma lei ribattè “Tu non sei tornato a casa alle 4! Sbrighiamoci!” E afferrandolo per un braccio lo costrinse a camminare. “Ah, Eva...adesso che conosci Destiny, non stupirti se Fray ti starà sempre addosso!” Disse infine, enigmatico, con un lieve sorriso sulle labbra. Evangeline lo guardò senza capire, ma fece spallucce e prese a camminare più velocemente, rimandando il discorso a dopo cena.
*Mortal Kombat è un videogioco degli anni ’90, un picchiaduro molto violento. Quando un giocatore batteva l’altro, aveva l’occasione di realizzare una mossa speciale, chiamata Fatality: ha a disposizione pochissimi secondi e l’avversario, in stato di trance, non può controbattere. Famosissima è la voce cavernosa che urla FINISH HIM! Quando puoi usare la Fatality
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Note dell’autrice: Saaaaalve a tuttiiiiiiii!!! Rieccomi qui, dopo una lunga attesa!!!!! Ho già spiegato il motivo a maka, quindi faccio copia-incolla e lo spiego anche a voi xD
“L'ultima storia che ho aggiunto (Al di là di un sogno...Se vi va, leggetela e fatemi sapere xD) l'ho scritta per un concorso, quindi mi sono concentrata su quella (e tra i mille impegni non è stato facile xD) solo che dopo averla scritta mi sono accorta che il limite di caratteri era di TOT, e io ne avevo scritti molti di più (e ancora non avevo finito...se noti infatti i pezzi centrali sono molto più brevi!) e quindi ho dovuto tagliare qui, accorciare là, cercare di scrivere i mezzi mancanti in poche righe...un macello. Morale della favola, anche se alla fine ce l'ho fatta a rientrare, mi sono innervosita e per un pò non son riuscita a scrivere niente xD
Quindi scusatemi davvero tanto, son fatta così...male, lo so, ma son fatta così xD Mettendo da parte la settimana di Pasqua in cui scende il mio ragazzo, non dovrei più farvi aspettare tanto xD Spero che continuiate a seguirmi, altrimenti me la prenderò con me stessa e mi deprimerò fino a morire! (no ok sto esagerando xD)
Ad ogni modo...questo è un capitolo di transizione (ancora!) per presentare un altro personaggio importante, Fray! L’idea dell’incontro mi è venuta in mente qualche tempo fa, mentre ero alla fermata del pullman con un mio amico...noto poco più in là un mio ex compagno di classe che parla con un altro ragazzo (che conosco, anche se non molto bene) e vado a salutarlo...mentre gli dico ciao sento che l’amico che era con me saluta l’altro, e tutti e quattro ci guardiamo sconcertati esplodendo in un “ma vi conoscete?!” collettivo xD Oh, beh, ma passiamo alle recensioni...
Lilysol: Lily cara! Tu dovresti capismi, dato che partecipi anche tu al concorso! xD ad ogni modo...momentaneamente i personaggi nuovi (almeno quelli importanti, i protagonisti, quelli della locandina, insomma!) sono terminati, adesso ci saranno solo casini, casini, casini! XD
Saretta__Trilly___: grazie cara!! Sono felice che ti sia piaciuto, spero che anche questo non sia da meno, per quanto un po’ più tranquillo dell’altro =P per quanto riguarda i disegni ho deciso di levarli da dove stavano prima e da metterli qui nelle note, perché non mi piaceva l’impatto visivo...se capisco come si fa vorrei mettere che se clicchi sul titolo del capitolo quando sei in questa pagina visualizza il disegno, ma ci devo ancora lavorare su xD mi spiace solo che non vi ho ancora fatto vedere né Destiny, né Fray, né James...e manco Gabriel, ora che ci penso! XD Mi farò perdonare ;)
Marti94: ma per questi disegni ci metto moooolto tempo, e poi ogni tanto faccio gli occhi dolci a mio fratello per cose come mani, capelli e cose varie...e poi ho sempre un “modello”, anche se modifico cose come capelli e vestiti, la posa non la invento mai io...quindi non è che sia così tanto brava, eh xD l’unico disegno di cui vado veramente fiera (perché l’ho fatto completamente da sola xD) è quello nel mio profilo, l’ultimo, in bianco e nero, che non ho né passato a china né colorato perché ho paura di combinare una disgrazia xD in ogni caso grazie ^^ Spero di non aver messo troppa carne al fuoco, ma ci sarà tempo per ogni cosa xD
Maka27: Eh, non era immediato, in effetti xD I capelli di Destiny...forse l’ho scritto sul blog, comunque c’è un motivo anche per loro :D approfondirò ben bene ogni protagonista, o almeno ci provo ;) James è un casanova, se non vi stesse simpatico dovrei preoccuparmi..xD P.S.: ho letto che il 27 è la data del tuo compleanno...anche io sono una nata il 27 *_* precisamente a Maggio °O°
Scatty: Evviva James xD che è anche basso uguale, o forse un po’ di più xD (Sto scherzando Jaky -quello vero-! Tvb xD) ad ogni modo, sì, ora comincia la parte divertente xD
Lady_free: io son tornata castana, le maches rosse scolorivano troppo in fretta e diventavano tipo bionde xD però mi son fatta la frangetta come la mia Eva! E mi sto specializzando nel fare rapidamente i codini :D Eva è più carina di me, però xD
Bene, ho finito con i ringraziamenti ^_^ Ah, non so se avete notato, ma il titolo del cap di oggi NON è dei Within...questo perché ho cambiato alcune idee e non tutti i titoli dei Within calzano a pennello adesso, quindi ho deciso di usare anche altre canzoni che sono più indicate! Il titolo del capitolo sarà SEMPRE il titolo della canzone, mentre l’autore lo metterò tra parentesi alla fine della citazione...Chissà, quando non mi verrà in mente niente magari chiederò a voi “che canzone dareste a questo cap?” XD
L’ho già scritto nel primo capitolo, ma tengo a precisare che anche se l’ambientazione è una città del regno unito, in realtà il posto in cui vivono è una specie di mix tra italia-america-inghilterra-qualunquealtropaesemivengainmente! Insomma, di Cardiff c’è solo il nome! Diciamo che è impossibile posizionarla nello spazio, ma spero che vada bene comunque =D
Un GRAZIE infinito a chi ha messo la mia storia tra i preferiti, chi tra le seguite e chi tra..le ricordate? XD in tutto fanno ben 71 persone!!! Grazie davvero...spero che continuate a seguirmi!! *_*
Vaaabeh, ora è meglio che io vada...così comincio il prossimo cap!! ;D alla prossima!!
Baci, Marie the “Black ★ Star”
P.S.: Un tempo credevo che ci fosse un limite alla casualità, ma da quando sono in classe con 3 ragazze (che prima non si conoscevano quindi è stato proprio un caso xD) che sono nate lo stesso giorno...ho cambiato idea! XP
P.S.2: Il disegno di Destiny è in bianco e nero perchè ho sbagliato a ricalcare il viso -.- comunque, se volete vederlo colorato eccolo: http://img441.imageshack.us/img441/9766/img017d.jpg
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Capitolo 13 *** Memories ***
Brother & Sister
Capitolo XIII – Memories
“ All of my memories
Keep you near,
It's all about us
Imagine you'd be here…”
Due anni prima.
“James, non sono proprio sicuro che questa sia una buona idea.” Fu un ragazzetto dal caschetto biondo a parlare, con un po’ di esitazione, nella speranza che il diretto interessato cambiasse parere sulla sua folle idea. Quello però lo guardò con uno sguardo per niente piacevole, che fece sospirare il biondino: non aveva nessuna intenzione di rinunciare.
“Hai qualche altra proposta, Mike? Sono due settimane che cerchiamo un cantante senza riuscirci...a questo concorso ci saranno un sacco di ragazzi, basterà stare attenti e proporre a chi ci piace di entrare nel nostro gruppo.” Rispose sicuro, prendendo posto in una delle poltroncine di fronte al palco ancora vuoto.
“E se non troviamo qualcuno adatto? E se non dovesse accettare?” Fece un altro sistemandosi i ricci capelli castani, sedendosi accanto a lui e parlandogli a voce alta, cercando di coprire il vocio della folla che accorreva per vedere lo spettacolo. “Luke ha ragione...ma perché non può cantare tua sorella con noi?” “Ma cosa dici, Jon?!” Una Destiny dai ricci dorati aveva interrotto il ragazzo dai corti capelli neri a spazzola, prendendo posto accanto al fratello mentre anche gli altri si sedevano. “Cantare di fronte a delle persone...non ci riuscirei mai! E poi la mia voce è ancora quella di una bambina...” Fece con occhi tristi, sfiorandosi la gola sospirando. Subito i ragazzi, eccetto James, si alzarono dalle sedie e la attorniarono, rincuorandola. “Com’è timida e modesta!” “Io adoro la tua voce!” “Sei tutti noi, Des!” Continuavano a ripeterle, ricevendo un dolce sorriso da parte della giovane ragazza. “Hey, la finite o no di fare la corte a mia sorella?!?” Li ammonì James, mandandoli tutti a sedere. Anche se solo di un anno o pochi mesi era il più grande del gruppo, e questo gli concedeva una certa autorità tra di loro.
Avevano deciso insieme di formare un gruppo, lui, Mike, Jonathan e Luke, -rispettivamente alla chitarra elettrica, al basso, alla tastiera e alla batteria- ma James aveva sempre rivestito la figura del “capo. Sua è stata l’idea per il nome del gruppo, Phoenix, sua era la stanza in cui provavano,ed era stata sua anche la proposta di andare ad assistere a quel concorso per trovare un cantante, che avrebbe completato il gruppo...
Gli altri membri erano molto titubanti, ciò nonostante l’avevano seguito all’auditorium non appena Destiny annunciò che sarebbe venuta con loro.
Il gruppo smise di discutere solo quando un uomo si fece largo sul palco scatenando gli applausi del pubblico, presentando il concorso ed annunciando il primo concorrente.
Quest’ultimo salì sul palco e si esibì con grande apprezzamento dal pubblico, sotto gli occhi attenti-o per meglio dire le orecchie- dei Phoenix.
E così anche il secondo, il terzo, il quarto, il quinto, il sesto, il settimo concorrente...
Stavano per annunciare l’ottavo quando Luke sbuffò senza curarsi di non farsi sentire, avvicinando la bocca all’orecchio del leader. “Jaky, mi sto annoiando a morte. C’è gente davvero brava, eppure tu non dici una parola...Ad esempio, secondo me e Jonathan...” “Lo so, lo so, ma fin ora non c’è stato nessuno che...” A bloccare le sue parole, o meglio a renderle poco capibili, fu l’applauso accompagnatore dell’ottavo concorrente. Era una ragazza dai capelli neri, abbastanza corti, ma con due lunghi ciuffi rossi a destra e a sinistra, che le incorniciavano il volto dalla carnagione chiara. Non era vestita in modo elegante né in modo sportivo, un semplice jeans ed una maglietta arancione con scollatura a barca. Espirò profondamente prima di arrivare al microfono, facendo un cenno ed un sorriso a delle ragazze che in mezzo al pubblico urlavano felici il suo nome, zittendosi all’inizio della musica: Time after time di Cindy Lauper.
“Canzone davvero attuale!” Ridacchiò Mike, subito zittito da Destiny. “Io trovo che sia un’ottima scelta, è una canzone meravigliosa!” E subito dopo, l’ottavo concorrente prese a cantare. Il gruppo stava a guardarla con attenzione, scrutandola in ogni minimo dettaglio...La sua era una voce semplice ma grintosa, nascondeva la vergogna di cantare di fronte ad un pubblico concentrandosi sulla canzone che stava cantando: aveva fatto sua la canzone, cantandole come se fosse stata lei a scriverla, come se stesse parlando della sua vita...e James l’aveva notato sin dalla prima strofa.
Al termine della canzone si alzò senza preavviso mentre la folla applaudiva, annunciando con gran sorriso un semplice “E’ lei!” E dirigendosi a passo veloce dietro le quinte senza dare ulteriori spiegazioni.
Deciso e per niente imbarazzato si diresse dalla concorrente numero otto, attorniata da amici e parenti che l’abbracciavano facendo complimenti, richiamando l’attenzione con un colpetto di tosse. “Complimenti, hai cantato davvero bene!” Esclamò senza preamboli, con le mani in tasca e un sorrisetto stampato sul volto.
La ragazza lo guardò inarcando un sopracciglio e avvicinando a lui drizzando le spalle. “Beh, grazie, ma tu chi sei?” Lo disse quasi con un tono di sfida, nascondendo il suo lato volgare solo perché in presenza di altra gente. “Tu non mi conosci, non ancora almeno...vedi, ho un gruppo rock...” “Beh, auguri!” Lo interruppe lei, scrollando le spalle e ridacchiando divertita. “Scusami, ma devo andare...” E fece per andarsene, ma lui la afferrò per un braccio riprendendo a parlare. “Vorrei che tu cantassi nel mio gruppo!” Esordì lui, senza mezzi termini. Lei si voltò con un’espressione confusa, sorpresa, non capendo che cosa stesse succedendo. “Che? Fammi capire, arrivi qui senza nemmeno presentarti e vuoi che canti nel tuo gruppo?” James rimase per qualche secondo a bocca aperta, sospirò. “Oh giusto, giusto, colpa mia...beh, sono James Moonlight, piacere di...” “Moonlight? Maddai!” Quello sbuffò nel vedere la ragazza ridere, ma cercò di restare calmo. “Si, ok, ho un cognome ridicolo, vogliamo parlare di cose serie?” E la mora smise di ridere, inspirando profondamente. “Ok, ok...e sentiamo, perché vorresti me a cantare nella tua band?” E incrociò le braccia al petto, come in attesa di una risposta che non sarebbe mai arrivata. “Perché sai cantare.” Si limitò lui, facendole aggrottare le sopracciglia. “Ma tutti i concorrenti sanno cantare!” “No, no, non mi sono spiegato! Tu sei...diversa! Senti dentro la musica, tu non ti limiti a mettere due parole in fila a ritmo di una musica, tu canti!” Cercò di spiegare lui, gesticolando con le mani mentre la ragazza lo guardava sempre più sconvolta. “Jaky!! Ma allora sei qui!!!” Tuonò Mike, che insieme agli altri si faceva avanti verso i due. Destiny subito corse dalla ragazza spingendo via il fratello, prendendole le mani con gli occhioni dolci. “Oh scusa mio fratello, fa sempre di testa tua! Non ti ha molestata, vero?” “No che non l’ho molestata! Lei sarà la nostra cantante!” “Hey, non ho ancora accettato!” Fece quella, ma nessuno le diede retta. “Oh cavoli è fantastico! Abbiamo una cantante!” Cominciarono a dire gli altri ragazzi, facendo sospirare la mora. “Allora?” Fece sottovoce James, sorridendole amabilmente. “Ok, ok, proviamoci...” Sentenziò, e il capo dei Phoenix richiamò l’attenzione dei compagni con un battito di mani. “Ragazzi, da questo momento il gruppo è completo, grazie a...a...ehm...” “Emily, Emily Rose!” Fece la ragazza ridendo. “Emily Rose!” Ripetè James, scambiando un sorriso con il nuovo membro.
“Caspita, non si può dire che sia un incontro nella norma!” Fece Evangeline ridendo di gusto, mentre le due ragazze di fronte a lei avevano espressioni del tutto diverse: Emily la guardava con aria omicida intimandola di non prenderla ancora in giro o sarebbe stato peggio per lei, mentre Destiny era completamente rilassata e aveva un sorriso bonario stampato sulle labbra, come se fosse in un mondo tutto suo. La rossa le aveva costrette a raccontare per sommi capi quell’incontro dopo aver saputo che la compagna di banco faceva parte di un gruppo insieme a James. Destiny era stata la più entusiasta e aveva preso a raccontare le vicende enfatizzando ogni minima mossa o sguardo, come se fosse accaduto il giorno prima, puntualmente corretta da Emily che dichiarava come stavano realmente le cose. Eva non ci mise molto a capire che Destiny avrebbe voluto Emily come cognata, peccato però che la diretta interessata era di tutt’altra idea.
Con maestria sviò il discorso tornando a quello di prima, quello per cui le aveva detto del gruppo: quella sera stessa avrebbero suonato in un locale ed Evangeline era stata invitata. La notizia l’aveva resa estremamente felice e su di giri, forse grazie anche all’entusiasmo di Destiny. “Allora ci vieni?” Domandò quindi Emily per la conferma definitiva, ricevendo un sì deciso come risposta. “Certo! Stasera, 21:30, all’Energy...me lo ricorderò!”
“Ma come hai fatto a dimenticare il nome del locale?” sbraitava Gabriel appoggiato ad un lampione della luce, mentre trafficava con il cellulare inviando un messaggio a qualcuno. “Beh capita!” Sbottò lei, sbuffando e tenendo il broncio. “Eppure non era difficile...Enemy...Emergency...E...” “Energy!” Fece lui, mettendo via il cellulare. “Fortuna che Fray lo sapeva...” “Che? C’è anche lui?” Fece la rossa con espressione angosciata, e Gabriel sospirò. “Allora, procediamo con calma...chi suona stasera all’Energy?” “Il gruppo di Emily e James...” Fece lei, scrollando le spalle, non capendo dove volesse arrivare. “E chi è la sorella di James?” Fece poi, guardandola come per dire che anche un mammuth ci sarebbe arrivato prima. “Dest...ah! Giusto!” Fece poi, dandosi uno schiaffetto sulla fronte. “Ma complimenti, hai vinto il primo premio!” Fece lui, ricevendo una scherzosa spallata da parte di lei, che subito dopo sospirò immersa nei suoi pensieri.
Era passata una settimana e più da quando aveva conosciuto Fray, ma ancora non aveva capito cosa Gabriel volesse dirle con quella sua enigmatica frase. Quando si era decisa a chiedere spiegazioni, lui aveva semplicemente abbozzato un sorrisetto lasciandola nella sua curiosità.
Come se non bastasse, Fray non l’aveva più rivisto. Si avvicinava il periodo delle verifiche scritte, ed Evangeline era riuscita a far valere la coscienza alla voglia di divertimento ed aveva studiato tutti i pomeriggi. Il fatto che lo studio includesse una pausa-merenda, una pausa-sonnellino, una pausa-disegno e una pausa-videogame era del tutto irrilevante.
Fatto sta che non si era mossa da casa, quindi zero contatti con il fantomatico ragazzo biondo. “Giuro che se è uno dei tuoi scherzi...” Pensò fissando imbronciata il ragazzo che le camminava vicino, e che al contrario di lei era tranquillo e rilassato.
Lei prese ad agitarsi ancora di più quando, una volta arrivati, Fray insistette per sedersi vicino a lei, imprigionandola tra lui e Gabriel. “E’ da tanto che non ci vediamo, almeno così parliamo un po’!” Le aveva detto con sorriso smagliante, mentre Gabriel ridacchiava divertito senza farsi vedere. Evangeline guardò prima uno poi l’altro, infine sospirò. “Davvero, se è uno scherzo...puoi considerarti morto!”
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Note dell’autrice: Rieccomiiii!!!! Scusate il ritardo, ma dopo la settimana di Pasqua (ve l’avevo detto che sarei mancata, no? XD) ho dovuto scrivere una cosa per la scuola...la “locandiera” in chiave moderna, se qualcuno di voi l’ha studiata...ad ogni modo! Come compito ci è stato assegnato non solo di scriverla, ma anche di metterla in scena! Ragazzi, che fatica..però è venuto un bel lavoro, io e i miei compagni ci siamo divertiti un sacco xD Ad ogni modo, giovedì mi si è rotto il mignolo...il problema? Che mi serviva un certificato del pronto soccorso per la scuola, e ho aspettato due ore e mezza in un ospedale, un ora e mezza in un altro e altre due ore in un terzo...c’erano sempre 5 o 6 persone prima di me, e poi arrivavano sempre codici gialli o rossi (rischio di morte per il rosso, per il giallo...quasi xD) che hanno la precedenza, e non sono mai riuscita a fare niente =_= ho perso un sacco di giorni...senza contare che è periodo di compiti, quindi...un macello! Spero che il capitolo sia di vostro gradimento, l’ho scritto a spezzoni nei momenti liberi e sono poco soddisfatta della fine, ma saprò riprendermi xD
Scatty: oooh fiore! XD Vabè, come vedi non ho fatto aspettare tanto, stavolta u.u (nooo! N.d.tutti) (OK ho fatto aspettare...perdono! xD) e tu niente gelato al cioccolato, che hai fatto il fioretto! Solo pistacchio! XD (ma Pasqua è passata...n.d.Scatty)(sssh!!! N.d.me) e Fray non è per niente enigmatico, è Gabriel che ha fatto l’enigmatico xD (si si difenditelo U__U XD)
Maka27: Essì, proprio quel pomeriggio mi è venuta l’ispiration e ho scritto xD è anche merito tuo che ti sei interessata U__U ad ogni modo! XD hai usato le parole giuste...SEGNI! xD il significato della frase lo svelerò al prossimo capitolo, ok? XD
Lady_free: Io pure la adoro *w* ancora è corta, perché avevo il ciuffo, ma sta crescendo *w*
Saretta__Trilli___: Era una prova di fedeltà, per vedere chi restava a seguire anche dopo tanto tempo U_U (cazzata xD) essì, punzecchiarsi è fantastico xD dove sta il divertimento sennò? xD
Marti94 : waa grazie carissima!! Per fortuna leggete ancora la mia storia nonostante la lunga attesa...grazie di cuore!!! ^_^ naaah, Gabriel non è cosa da farla vincere apposta U_U (Gabriel: -.-) ad ogni modo, io in una tazzina devo mettere roba di 6 cucchiaini per riuscire a berlo xD finalmente una che mi capisce ç_ç mi sento meno sola xD Fray avrai modo di conoscerlo meglio nei prossimi capitoli... =P sono felice che ti piacciono i miei personaggi! ^_-
Ringrazio vivamente i 29 preferitori, i 43 seguitori e i 3 ricordatori (i nomignoli si fanno sempre più strani XD) ma soprattutto ringrazio quelli di voi che lasciano una recensione, il che mi fa molto molto piacere...
*si inginocchia piangendo disperata* RECENSITE ç_ç
*torna in se* ahem...bene xD penso che con questo abbiamo finito XP al prossimo capitolo ^_-
Baci, Marie the “Black ★ Star”
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Capitolo 14 *** Rock 'n' Roll All Nite ***
ATTENZIONE! Per distinguere meglio i pensieri ho deciso di copiare l’idea a Maka27 xD Ovvero, li colorerò…Detto questo, buona lettura! P.s: se prima erano rossi e ora sono blu è perchè ho dovuto cambiare modalità di HTML, quello di word fa sballare tutto e...non mi viene il rosso. Già. Quindi Evangeline sarà blu finchè non riesco a fare il rosso! (pensate che se scrivo red mi esce verde, se metto il codice mi esce questo blu! bah...)
Brother & Sister
Capitolo XIV – Rock ‘n’ Roll All Nite
“You keep on shoutin',
you keep on shoutin'…
I wanna rock and roll all night
and party every day!”
(Kiss)
Dal punto di vista del Phoenix la serata si prospettava magnifica: il locale era colmo di gente che non aspettava altro di sentire la loro musica, e loro erano pronti a dargli ciò che volevano, carichi più che mai.
Dal punto di vista dei proprietari dell’Energy la serata si prospettava proficua: l’ammasso di gente che affollava l’ambiente non era venuta solo per ascoltare musica, ma per mangiare e bere, il che avrebbe fatto incassare loro un sacco di soldi.
Dal punto di vista della gentaglia, anche di quelli che erano rimasti in piedi a bere un drink con gli amici, la serata si prospettava divertente: l’Energy non era molto grande, ma c’era lo spazio per una piccola pista da ballo in cui scatenarsi.
Dal punto di vista di Evangeline la serata si prospettava disastrosa: alla sua sinistra era seduto Gabriel, e fin qui tutto bene, ma alla sua destra si era insistentemente seduto Fray, che continuava a guardarla con occhi luccicanti.
Si voltava verso di lei a parlare per qualunque cosa, tutto ciò che gli passava per la testa.
“Hai visto quanta gente?” “Uhm...già...” Stop.
“Stanno accordando gli strumenti...li hai mai sentiti suonare prima?” “No, a dire il vero no...” “Sono davvero bravi!” “Sì, penso di si...” Stop.
Stop, stop, e ancora stop! Le loro conversazioni non duravano più di tre frasi per uno, dopodiché c’erano minuti di assoluto silenzio.
Destiny si era portata dietro una sua amica, e parlava sempre con lei. Non l’aveva mai vista prima d’ora, si era rapidamente presentata e aveva scoperto che il suo nome era Raven. Ricordava un po’ Emily, per qualche strana ragione...forse i capelli: cortissimi dietro e con due lunghe ciocche davanti, anche se lei era bionda.
Era piuttosto bassa e mingherlina, ed aveva una parlantina infinita.
Gabriel, d’altra parte, era assorto nella lettura del menù. Come se ci fosse scritto chissà che cosa. Sarebbe bastata una sola parola a distrarlo, ma Evangeline si guardava bene dal farlo: stava ancora cercando di capire cosa stavano tramando quei due.
Lei era curiosa, estremamente curiosa, e adesso che gli era tornata in mente quella frase non smetteva più di pensarci!
Oltretutto, Fray aveva un comportamento strano. Guardava sempre da un’altra parte, anche quando parlava con lei, comportamento non molto educato.
Dal canto suo, però, Evangeline lanciava sempre uno sguardo al fratellastro, dato che si era praticamente auto-convinta che i due si fossero messi d’accordo per farla impazzire.
Fortunatamente Emily e James si avvicinarono al tavolo con un sorriso smagliante, salutando tutti e presentandosi a Gabriel.
“Stiamo per iniziare: se perdete anche solo una nota vi ucciderò con le mie mani, quindi se dovete andare in bagno fatelo adesso!” Scherzò Emily, che per l’occasione sfoggiava una maglietta nera con delle stampe e, incredibilmente, una gonna. A pieghe. Nera.
“Io dovrei lavarmi le mani, quindi...dov’è il bagno?” Fece Evangeline, guardando con occhi supplichevoli la sua compagna di banco, ma a rispondere fu un’altra persona.
“Devo andarci anche io, quindi vieni con me.” Disse semplicemente Fray, alzandosi da tavola. Notando che tutti lo guardavano con espressioni contorte, si affrettò a dire: “Che c’è? I bagni dei maschi sono nella porta accanto a quello delle femmine! Non sono certo un maniaco!”
“Noi andiamo, va...Ci si vede!” Fece James, e prendendo Emily per un braccio tornarono dal gruppo.
Un po’ controvoglia Evangeline si alzò dal tavolo seguendo i passi di Fray, sperando di arrivare “sana e salva” al bagno.
Cosa che fortunatamente successe, ed Evangeline cominciò a pensare che forse non stava tramando un bel niente.
Entrò nel bagno tirando un sospiro di sollievo, e dopo essersi lavata le mani si diede un’occhiata allo specchio per controllare se tutto era in ordine: i capelli, lasciati sciolti con un cerchietto nero per “ordine della madre”, sembravano abbastanza OK, nonostante Alyssa le urlava sempre che tenendoli sempre legati non faceva altro che rovinarli.
Si passò una mano tra i capelli: certo non erano belli come quelli delle ragazze-sponsor in TV, ma non erano spezzati o comunque in condizioni così drastiche da doverli tagliare, come la “minacciava” Alyssa.
“Ti sei fatta i codini?”
Le venne in mente la prima volta in cui la madre le aveva fatto i codini, e Gabriel l’aveva guardata ridacchiando. Lei aveva subito messo il broncio, diventando rossa come i suoi capelli.
“Stai davvero bene!”
Aveva però continuato lui, o aveva gettato un “dovresti farteli più spesso!” che la sorella aveva seguito alla lettera, e anche più.
Tanto che i codini erano diventati la sua peculiarità, quasi più dei capelli rossi.
Si guardò sospirando davanti allo specchio giocherellando con la punta di una ciocca.
Era una stupida, doveva ammetterlo. Ma non riusciva a fare altrimenti.
Rapidamente girò i tacchi uscendo dalla porta del bagno cercando di non pensare a niente, perché sarebbe stato impossibile fermare il flusso di pensieri su lei e Gabriel una volta partito.
“Che coincidenza, sono uscito adesso anche io!” Evangeline si bloccò sussultando quando una voce la chiamò alla sua destra. Riconoscendo il proprietario della voce chiuse gli occhi sospirando, pregando con tutte le sue forze di essersi sbagliata prima di voltarsi e scontrarsi con la dura realtà: Fray era di fronte a lei, sorridente come non mai, ed Evangeline cominciava ad esserne stufa. “Ma che diavolo vuole questo da me?!” Si ritrovò a pensare, ma quello che mostrò al ragazzo fu solo un forzato sorriso.
“C’è qualcosa che vuoi dirmi?” Sibilò a denti stretti, mantenendo quel sorriso più omicida che amichevole e pensando che forse si era autoindotta alla distruzione.
Fray si schiarì la voce mentre le note di “Rock ‘n’ Roll All Nite” si diffondevano nel locale.
“Sì, in effetti sì. E’ da un po’ che volevo parlarti, a dire il vero.” Disse spinto da un improvvisa ondata di coraggio che impietrì la rossa di fronte a lui.
Fray deglutì diventando incredibilmente serio, passando in rassegna tutti i vocaboli da lui conosciuti cercando di esprimere al meglio ciò che voleva dire.
“Evangeline, io…” Sussurrò, e fortunatamente erano abbastanza lontani dalla musica per potersi sentire a vicenda.
Evangeline ricambiò il suo sguardo nascondendo puro terrore, pensando alla scusa meno drastica da usare per levarselo di dosso.
“Potrei mettermi a ridere e andarmene…no, troppo cattivo. Potrei dire di non aver sentito per colpa della musica! No, se me lo ripete che gli dico? Beh, potrei…potrei…”
Pensava e ripensava, sfoggiando quel finto sorriso sperando che si sbrigasse.
“Evangeline, io sono…sono...sono innamorato…” “Non lo dire non lo dire non lo dire non lo dire!” “…di Destiny.”
A sentire quel nome l’universo di Evangeline parve fermarsi per un secondo. Lo guardò con sincero stupore, come se le avesse detto di aver scoperto il teletrasporto o cose del genere.
“Puoi ripetere, scusa?” Gli domandò, ancora scettica, ma quando Fray sospirò ripetendo il fatidico “Sono innamorato di Destiny” scoppiò in una fragorosa risata che le liberò i polmoni. “Ma è una cosa fantastica!” Esclamò, abbracciandolo e ringraziando il cielo per questo. “Quindi io non c’entro niente! Beh che ti devo dire? Auguri e figli maschi!” Si affrettò a dire, muovendo i primi passi verso il tavolo, ma Fray le prese il polso impedendole di scappare.
“No aspetta ferma! Devo chiederti una cosa!” E mettendole le mani sulle spalle la riportò di fronte a lui, nonostante lo sguardo di questa supplicasse pietà.
“Puoi aiutarmi con lei?” Disse tutto d’un fiato, scioccandola forse più di prima. “Io COSA?!” Sbraitò lei, indicandosi con l’indice destro.
“Senti, tu sei l’unica a cui posso chiederlo…” “Ma io non so niente di lei, la conosco da pochissimo!” Cominciò a replicare gesticolando ampiamente con le braccia, mentre Fray sospirava alzando gli occhi al cielo.
“Ti prego! Non ti chiedo molto! Dovresti solo farle qualche domanda su di me, per capire cosa pensa…” La supplicò, affievolendo la voce.
Eva roteò gli occhi, espirando profondamente e calmandosi.
“E’ una stupidaggine.” Sentenziò dopo qualche secondo di silenzio, ma Fray sembrava intento a non mollare. “Ti scongiuro! Ho bisogno del tuo aiuto!”
“E va bene, va bene! Ma adesso torniamo al tavolo, ok?” Disse semplicemente, e Fray la guardò come se gli avesse appena salvato la vita da chissà quale calamità.
“E così, era solo questo…mi sono arrovellata il cervello per una settimana per questo!” Si mise a pensare mentre tornava al tavolo insieme a Fray, sedendosi cercando si sbollire il nervosismo. “Te l’ha detto, vero?” Gli sussurrò Gabriel, fissandola con un fastidioso sorrisetto divertito. “Sì, me l’ha detto. E tu avresti potuto essere anche meno enigmistico!” “Enigmatico, Eva.” La corresse, facendole mettere il broncio. “Quello che è! L’hai fatto apposta, vero? Sai che sono curiosa e non hai resistito. Con tutte le teorie che mi sono fatta potrei scrivere un libro.” Affermò ancora parecchio nervosa, ma il fratellastro non riusciva a far altro che ridacchiare sommessamente.
“Pensavi che volesse dichiararsi e che fosse innamorato di te, non è vero?”
Le domandò sornione lui, ma Eva sospirò con aria sollevata.
“Ho pregato tutti i giorni che non lo fosse!” Confessò, facendolo ridere di gusto.
“La tua vendetta sarà terribile, non è vero?” Domandò lui, ed Evangeline lo guardò con finta aria diabolica. “Oh, non te lo immagini nemmeno. Vivrai con il terrore di avermi accanto.” E alzò il mento in tono di sfida, rizzando la schiena e avvicinando la sedia al tavolo.
Tutto sembrava essere tornato come prima, ma adesso aveva un pensiero in più per la testa: come diavolo avrebbe dovuto aiutare Fray?
Oramai gli aveva dato la sua parola, ed il suo sguardo colmo di fiducia non le avrebbe permesso di sottrarsi al patto, quindi avrebbe dovuto inventarsi qualcosa.
Prestò più attenzione al biondino che adesso cercava di iniziare una discussione con Destiny, ma nella quale si intrometteva anche l’amica di quest’ultima che sottraeva Fray dal centro dell’attenzione, cosa che lo portava a restare in silenzio e ad ascoltare i loro discorsi accennando un “sì, è vero!” in qualche occasione.
Era decisamente un caso perso.
“Sarà una lunga serata…” Si ritrovò a pensare, mentre si univa all’applauso generale diretto ai Phoenix.
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Note dell’autrice: Ossantocielo, tre mesi! Ben tre mesi di attesa! Sono enormemente dispiaciuta! Ma ho una motivazione: per errore ho cancellato la cartella in cui avevo praticamente TUTTO, cadendo in disperazione totale ._. (non chiedetemi come ho fatto…credevo di averla spostata, invece avevo solo creato un collegamento…insomma un macello xD) sono riuscita a recuperare gran parte della roba che avevo, anche se alcuni file (specialmente la musica) sono danneggiati…e anche alcuni file word. Dopo un sacco di tempo ho finalmente trovato il coraggio di aprire anche la cartella di questa fic, e con mio orrore ben tre file erano danneggiati! Fortunatamente uno l’avevo già pubblicato, mentre l’altro l’avevo passato ad una mia amica e ce l’aveva ancora. Per gli altri due…beh, niente. La rabbia è che soprattutto QUESTO era praticamente finito. E con finito intendo che avevo anche risposto alle recensioni! Dovevo solo rileggerlo!
Quindi c’è voluto un po’ di tempo prima che smaltissi la rabbia e mi rimboccassi le maniche (nel vero senso della parola, la felpa era troppo lunga) riscrivendolo DA CAPO…credo che adesso sia un po’ frettoloso (prima c’era una pagina e mezza in più, il che dice tutto xD) e forse ci sarà qualche errore di battitura, ma onestamente voglio solo continuare a scrivere e dimenticare questa brutta storia o.o Ok, passiamo alle recensioni…di nuovo ._.
scatty: Cuccia! Che ti sparerei! (modo simpatico per dire che ti voglio bene xD) eh, la prima impressione è quella che conta... (tutti: ma, veramente, si dice...)(SSSH! CUCCIA ANCHE VOI!n.d.me)
Marti94: Ecco, in realtà vi faccio aspettare per accrescere il vostro desiderio di leggere! (...?) essì, Maggio dal punto di vista scolastico è TERRIBILE ò_ò Ad ogni modo...ho letto le tue drabble come mi avevi chiesto, ti ho lasciato tempo fa dei commenti perché mi sono davvero piaciute...e sappi che non sono “tipo da drabble”, quindi complimenti davvero ;)
Saretta__Trilly__: Oooh, io sono così felice che ci siete voi a recensire!!! *_* mi salvate dalla depressione xD ebbè, come vedi, in realtà Fray ha “fregato” tutti...non che fosse sua intenzione, ovviamente xD e di questa “nuova” rivelazione che ne pensi? U_U
Maka27: Inizia dall’incomincio! *_* xD ma di scuse buone per stare sola con Gabriel ne ha a bizzeffe...è solo che è scema e non le sfrutta, che vuoi farci xD Ma non è che adesso mi molli perché hai scoperto che intendeva, vero? XD no, ok, ok...mi metto subito al lavoro per il prossimo capitolo, va ò_ò
Grazie a tutti coloro che leggono, ma soprattutto a coloro che RECENSISCONO! Vi chiedo di cliccare un bottone e scrivere anche un solo “bel cap!” oppure “ma fa schifo!” e premere un altro pulsante...pochi passaggi per rendermi la ragazza più felice del mondo!! XD
Alla prossima!
“Black ★ Star”
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Capitolo 15 *** Life is Like a Boat ***
Brother & Sister
Capitolo XV – Life is Like a Boat
“ Nobody knows who I really am,
Maybe they just don’t give a damn
But if I ever need someone to come along
I know you would follow me, and keep me strong!”
(Rie Fu)
Le note di “Walking on Sunshine” di “Katrina and the waves” si diffusero nel locale scaldando la serata, difatti alcune ragazze intraprendenti cominciarono ad improvvisare un balletto più o meno a tempo, ridendo come pazze senza curarsi della gente che avevano attorno.
“Wah! Vorrei ballare tanto anche io!” Esclamò Destiny ammirando le ballerine improvvisate con un pizzico di invidia, per poi spostare i due occhioni sbrilluccicosi verso la restia Raven. “Rave, ti preeego!” Enfatizzò sbattendo le lunghe ciglia, ma l’amica sbuffò. “Ma non sta ballando praticamente nessuno, sembreremo due sceme!”
“Non è vero!” Esclamò Destiny a favore della sua tesi, indicando con l’indice destro la pista da ballo. “Loro stanno ballando!”
“E infatti sembrano delle sceme!” Puntualizzò la bionda di fianco a lei, alzando le braccia per far comprendere meglio l’ovvietà della cosa.
Tina però non aveva la minima intenzione di arrendersi, e dopo aver arricciato le labbra in espressione pensierosa si voltò verso Fray con gli stesso occhioni dolci che aveva rivolto alla sua amica. “Fray, balliamo?” Gli aveva chiesto con candore, ma la proposta aveva lasciato il ragazzo completamente spiazzato.
Evangeline aveva teso l’orecchio, decisa a studiare il comportamento di lui, che però aveva assunto un’espressione alquanto stupida e boccheggiava come un pesce non sapendo cosa dire.
“Beh…ecco…io?...ehm…” Dopo qualche parola senza senso balbettata qua e là aveva pure preso a ridacchiare in maniera nevrotica, ed Evangeline si schiacciò una mano sulla faccia tirando un lungo sospiro.
Ok, adesso sapeva perché Fray aveva chiesto il suo aiuto in modo così disperato…
“Certo che Fray vuole ballare! E balliamo anche io e Gabriel!” Fece quindi Evangeline mostrandosi totalmente disinteressata, anche se il ragazzo di fianco a lei non era per niente d’accordo. “Che?!” Sbraitò infatti Gabriel, inghiottendo a forza il boccone d’acqua che stava bevendo. Eva si voltò verso di lui con aria minacciosa, sibilando un “E’ il minimo!” che il fratellastro colse prontamente.
“Ok, ballerò…” Sussurrò ammettendo la sconfitta, mentre Destiny si era alzata e saltellava impaziente. Fray, dal canto suo, guardava Evangeline come se fosse l’eroina che aveva appena salvato il mondo da chissà quale calamità naturale.
“E va bene, ballo anche io! Sembrerei ancora più stupida qui al tavolo da sola!” Ammise Raven, alzandosi come tutti gli altri per dirigersi alla pista del ballo.
Non c’era un modo preciso per ballare quella canzone, ma Destiny sembrava davvero a suo agio, muovendo il corpo sinuosamente a tempo con il ritmo incalzante della canzone.
Oltre a loro si era aggiunta altra gente vogliosa di ballare, cosa che fece sentire Raven più tranquilla. Si mise a ballare anche lei con parecchia disinvoltura, ora che era attorniata dalla folla, mentre i due ragazzi ed Evangeline, decisamente poco portata per il ballo rispetto alle due, si limitavano a mosse più semplici.
Una volta finita la canzone, il gruppo cominciò a suonare “Safety Dance” nella versione delle “Donnas” per agevolare Emily, che con la sua tonalità di voce era perfetta per cantare certe canzoni.
“Wow, adoro questa canzone!” Esclamò Destiny, prendendo per mano Raven ed Evangeline e avvicinandole a lei. “Dai, seguite me!” Eslcamò, per poi annuire a tempo con la testa e cominciare a ballare all’inizio della nuova strofa.
Questa volta non era un balletto improvvisato, e si notò anche dal fatto che Raven lo ballava perfettamente tanto quanto Destiny, dando prova della sua conoscenza dei passi.
Evangeline cercava di seguirle al meglio ed anche i due ragazzi si scatenarono insieme a loro, nel ballo che presto coinvolse tutta la folla danzante, sia chi era già a conoscenza delle mosse da fare, sia chi sentiva per la prima volta in vita sua quella canzone.
Evangeline scoppiò a ridere più volte nel guardare Destiny completamente a suo agio insieme a Raven nel “guidare” la folla come se fosse un ballo di gruppo latino-americano.
Fray era completamente perso nel guardarla, e questo fece sorridere Evangeline: sapeva esattamente cosa provava.
Quando la musica terminò tutti scoppiarono in un grande applauso, incitando il gruppo a suonare la prossima canzone.
Evangeline si avvicinò da Fray con un sorriso sincero, dicendogli semplicemente “Per quel fatto, conta pure su di me per qualunque cosa!”
Fray non notò nemmeno il cambiamento d’umore della rossa, quindi si limitò a sorriderle di rimando avvertendola che le avrebbe spiegato bene la situazione al più presto.
“Ricapitoliamo: io dovrei andare da Destiny, sorriderle e chiederle candidamente cosa pensa di te e se le piaci?” Evangeline aveva parlato con una sottile ironia, che però il suo interlocutore non aveva colto. Fray si era limitato ad annuire con occhi colmi di speranza, allargando le braccia urlando un “Esattamente!” che fece sospirare Evangeline.
“E’ la cosa più stupida che io abbia mai sentito.” Si lamentò quindi, poggiando la schiena sulla fredda panchina su cui erano i seduti.
Si erano dati appuntamento in quel parco la sera prima, lontano da chiunque potesse origliare i loro discorsi.
Evangeline si era ritrovata più volte a pensare il perché Fray non avesse chiesto a Gabriel o a qualche suo amico, ma dopo un lungo sospiro aveva capito che i ragazzi erano negati per certe cose. Completamente negati.
E Fray le dava la conferma più totale di questo pensiero.
“Ma non è una cosa difficile!” Ribadì infatti, drizzando la schiena e sedendosi a pelo della panchina, gomiti poggiati saldamente sulle ginocchia.
Eva premette le mani sugli occhi stanchi, respirando profondamente. “Non c’entra niente! Il fatto è che se vado da lei di punto in bianco a chiederle di te, può significare solo due cose: che sei innamorato di lei e mandi me per sapere se ci sono chance, cosa che effettivamente è vera, oppure che sono io quella innamorata di te e che voglio sapere se ho via libera. E dato che quest’ultima ipotesi è completamente impossibile, opterà per la prima e tu sarai scoperto!” Rispose tutto d’un fiato, prendendo una grossa boccata d’aria a fine discorso, per poi terminare con un grosso sorriso.
In verità non aveva nessun motivo per essere cerca che Destiny avrebbe ragionato a quel modo, ma era la via più semplice per convincere Fray dell’assurdita della sua idea.
“Quindi, meglio che lasci fare a me.” Terminò annuendo con convinzione, mentre Fray prendeva mentalmente nota di tutti i suoi “insegnamenti”.
“Piuttosto, toglimi una curiosità…” Fece poi, avvicinandosi a lui oramai curiosa di sapere di più sulla sua situazione. “Come vi siete conosciuti?”
Domandò, parole che inglobavano anche un “Quando ti sei innamorato di lei?” che rimase sottointeso per non sembrare la classica domanda stupida.
Fray assunse un’espressione beata ricordando del suo primo incontro con la ragazza dei suoi desideri, cominciando a parlare con tono sognante e rilassato.
“Oh, ci siamo incontrati per la prima volta tre anni fa, in gita scolastica…Alle medie andavamo nella stessa scuola, anche se in sezioni diverse…”
Cominciò a raccontare, tornando mentalmente al passato.
“La meta delle terze era Riverside, e fu in una delle sue piazze che vidi Destiny per la prima volta…all’epoca aveva ancora i capelli biondi. Non so esattamente perché, ma ne rimasi subito affascinato…”
“Colpo di fulmine, quindi…” Commentò Eva, che tuttavia non era molto convinta dall’amore a prima vista.
“Beh, inizialmente sì...ho fatto di tutto per sapere chi fosse, ed è solo grazie al mio compagno di banco, Jesse, che ci sono riuscito. Io sono un totale imbranato in queste cose!” Ammise con un po’ di imbarazzo, ed Eva annuì convinta alla sua dichiarazione, senza intenti malevoli, solo per scherzare un po’.
“E’ grazie a lui se siamo diventati amici. E più conoscevo Destiny, più mi innamoravo di lei…è una ragazza meravigliosa. E’ bellissima, simpatica e molto dolce.”
Ammise con sincero romanticismo, parole d’una dolcezza che di rado vengono pronunciate da un ragazzo.
Eva lo guardò con ammirazione, il suo amore per Destiny era sincero.
“E così, sei innamorato di lei da tre anni? E l’hai tenuto nascosto per così tanto tempo?”
Chiese poi, e Fray annuì deciso. “Beh, sì…forse ti sembrerà stupido, ma…”
“Non è affatto stupido!” Esclamò bloccandolo, per poi far scivolare il fondoschiena sulla panchina in modo da poggiare il collo sulla fine della ringhiera.
“Ti capisco perfettamente…” Sussurrò, cosa che fece breccia nell’attenzione del biondo.
“Eh? Sei innamorata, Evangeline?” Domandò con espressione stupita, facendo sorridere bonariamente la sua interlocutrice. “Innamorata cotta!”
Esclamò con felicità, ma alla risposta “E chi è? Lo conosco?” di Fray, arrossì istintivamente e si morse la lingua. Non era ancora pronta per rivelare una cosa del genere.
Quindi si voltò verso di lui con un ampio sorriso, facendogli l’occhiolino.
“Se-gre-to!”
A parecchi metri dal parco, un Gabriel parecchio svogliato percorreva una delle strade principali del suo vicinato, una mano in tasca e l’altra a reggere una busta della spesa appena fatta.
“Uff…senza Eva non è divertente…” Sibilò a denti stretti, maledicendo la madre che l’aveva mandato al supermercato da solo, vista l’uscita neanche tanto improvvisa della sorellastra.
Era così immerso nei suoi pensieri che non si accorse di una ragazza che correndo girava l’angolo in direzione opposta alla sua, ritrovandosela praticamente addosso.
Dopo lo scontro questa barcollò un po’ per poi cadere a terra seduta.
“Cavoli, scusa! Ti sei fatta male?” Domandò subito Gabriel preoccupato, porgendo la mano alla giovane ragazza che l’afferrò prontamente.
“E’ tutto a posto, grazie!” Rispose con aria gentile, fissandolo intensamente con i suoi dolcissimi occhi azzurri che Gabriel non riusciva a non guardare.
L’aiutò a tirarsi su guardandola ora nella sua interezza: l’angelico volto della ragazza era incorniciato da dorati capelli lisci lunghi fino a metà spalle, la corporatura magra ma con le giuste forme, un’espressione di pura dolcezza stampata sul volto.
Gabriel rimase imbambolato a guardarla mentre lei si sistemava l’abito rosa pallido.
“Grazie per avermi aiutato ad alzarmi, sei stato molto galante. Come ti chiami?” Proferì con flebile tono di voce, e Gabriel si schiarì la voce cercando di non far notare il proprio imbarazzo. “Gabriel…” Sussurrò semplicemente, e quella ridacchiò porgendogli la mano.
“Piacere, Melanie.”
“Sono a casa!” Esclamò l’acuta voce di Evangeline, e la prima cosa che fece la ragazza appena arrivata fu quella di salire ed andare in camera del fratellastro, salutandolo con un grosso bacio sulla guancia.
“Com’è andata?” Gli domandò lui, alzandosi dal letto e posando il libro che stava leggendo sulla scrivania. Evangeline sospirò, poi si gettò lo zainetto che si era portata dietro sul letto.
“Bene, direi…non ho capito il perché di questi…incontri segreti o chessò io. Non è che Destiny stia dietro la porta aspettando il momento giusto per spiarci!” Ammise la ragazza, incrociando le braccia al petto con fare un po’ seccato.
Non che le dispiacesse uscire e passare del tempo con Fray, per carità! Conoscendolo meglio, il ragazzo si rivelava essere molto simpatico!
Il problema era che se usciva con lui, doveva separarsi da Gabriel…
E la cosa non le andava propriamente a genio, anche se doveva ammettere che stare sempre attaccata a lui avrebbe fatto di lei una ragazza troppo appiccicosa.
“E tu che hai fatto?” Chiese poi di rimando, e il ragazzo fece spallucce.
“Ho letto…e sono dovuto andare a fare la spesa da solo.” Calcò quell’ultima parola volutamente, ed Evangeline trattenne il fiato per un attimo.
“Oh cavoli! Me ne ero completamente dimenticata! Se solo mamma non fosse così fiscale…” “Dai, non fa niente!” La interruppe ridendo il fratello. “E poi non è andata così male…” Continuò, pensando all’incontro/scontro con la ragazza bionda.
Stava per raccontarlo alla sorellastra, ma non riuscì nemmeno ad aprire bocca che il cellulare di quest’ultima cominciò a squillare.
Evangeline gettò gli occhi al cielo sospirando, rispondendo svogliatamente all’aggeggio.
“Pronto? Eh? Ma hai idea di che ore sono?! Domani abbiamo anche matematica! Va beh, aspetta un secondo…” E dopo tali parole coprì il microfono del cellulare con una mano affinché la persona al di là della cornetta non sentisse.
“E’ Emily.” Si limitò a dire al fratellastro. “Devo darle i compiti per domani, dato che se ne è ricordata ADESSO…”
“Non ti preoccupare!” Fece Gabriel, rimandando mentalmente il discorso. Evangeline gli sorrise, per poi riprendere la discussione e andare in camera sua.
Non sapeva che qualche tempo dopo avrebbe odiato quella telefonata.
Se solo avesse saputo…
----------------------------------
Note dell’autrice: Saaalve a tutti! Scusate ma mi ero dimenticata di avvisare della mia imminente partenza di una settimana nel 14° capitolo…xD E’ dovuto a questo il mio ritardo! Ero decisa a scrivere sul pullman, ma come una deficiente ho sbagliato capitolo e ho messo nella pennina uno che non c’entra niente…e dato che questo l’avevo già a metà, ho dovuto aspettare il ritorno a casa xD
Dato che quest’anno a scuola mi aspetta il 5°, non vi garantisco di postare una volta a settimana, però una-due volte al mese dovrei farcela! Oltrettutto, la mia cara compagna di banco aveva nei suoi dati altri capitoli che ho scoperto essere andati perduti, quindi sono su di morale xD Piuttosto, ho risolto il problema dell’immagine in alto e ho sto anche risolvendo il problema disegni…a poco a poco aggiusto tutto…ma ciò che conta è la fic, nooo? U__U *_* Passiamo alle recensioni che è meglio! (P.S.: ho messo il disegno di Destiny al 12, di James al 13 e di Gabriel al 14! Come sempre non sono fantastici, anche perchè faccio pena a colorare e a ricalcare a penna, ma li metto lo stesso xD)
Saruxxa: Non potevo restare a lungo con le mani in mano! Nonostante la rabbia le idee mi frullavano per la testa xD Ci saranno un bel po’ di capitoli dedicati a quei due, ma la situazione è più complicata di quanto pensi, perché Destiny è complicata! XD E’ arrivato il momento di conoscerla, direi =P
Marti94: Sì, sono finalmente qui! Carramba che sorpresa! XD Piuttosto avevo gli occhi sbrilluccicosi quando ho visto che non mi avevate dimenticata! ç_ç sniff…grazie! ^^ Ed Eva si fa semplicemente troppi film mentali, come la sottoscritta…xD ma speriamo tutti che un giorno capirà che le cose sono molto più semplici di come lei pensa xD
scatty: Cucciati tu! XD Ah, commentatori, è grazie a QUESTA TIZIA se ho recuperato un po’ di capitoli, quindi omaggiatela! XD ahahah xD giuoia sei il mio hard disk esterno preferito <3 xD
Levsky: I due ringraziano e anche loro ti hanno preso in simpatia! James ti invita a cena uno di questi giorni! xD Spero che continuerai a seguirmi ;)
marypao: Felice di aver ricevuto la tua recensione! Mi sono messa a saltellare per la stanza quando ho letto le recensioni. No, davvero, mia madre mi ha pure sgridata! Ad ogni modo, cito anche io delle tue frasi per risponderti al meglio xD Innanzitutto complimenti per le tue doti da chiaroveggente, sarai stata una delle poche a notare il nome “Destiny” nella frase di Gabriel del capitolo tredici, vero? xD Evangeline non ci aveva nemmeno fatto caso, poveretta!
“No cioè occhi luccicanti????”
come si vedrà nel corso di questi capitoli, Fray è…un perfetto imbranato! Vede in Evangeline la sua unica fonte di salvezza! Fray non avrebbe il coraggio di dichiararsi neanche se avesse le prove certe che Destiny gli sbava dietro, probabilmente…
“e a proposito, sarebbe interessante vedere il punto di vista del ragazzo! Che ne dici? E' fattibile? Sai per vedere cosa pensa Gabriel della sorellastra!”
Sì, è fattibilissimo! Pensavo proprio che vorrei dare spazio un po’ a tutti, a dire il vero…a poco a poco ognuno avrà il suo turno! Spero di non combinare un pastrocchio! O_O
" Non ha molta fantasia però, io giuro di aver pensato anche alla variante: comportarsi come la nonnetta di Madagascar con Alex il leone!xD”
Ok, a questo non avevo pensato nemmeno io xD Ho scelto appositamente le cose più semplici, è già tanto se Eva sia riuscita a pensare una frase di senso compiuto, in quel momento…
“Domanda senza importanza. Perchè non c'era l'immagine a inizio capitolo?v.v”
Ehm…ecco, partiamo dal fatto che è una delle immagini che ho perso. Continuiamo col fatto che ho provato a salvarla dagli altri capitoli, ma mi esce fuori un puntino bianco. Allora mi sono armata si STAMP R SIST e sono riuscita ad avere l’immagine, ma devo aver fatto qualcosa ad imageshack, perché non mi carica niente. E quando dico niente, intendo nemmeno il quadratino bianco di prima. Allora mi sono innervosita, ho mandato a quel paese la linea e ho pubblicato senza immagine xD Ma vincerò io, vedrai. Questo capitolo avrà l’immagine in alto.
…Spero O_O
Maka27: Makuccia! (?) Non so se hai notato ma ho scritto il tuo nome in alto u__u xD Anche tu sei cascata nella “trappola”, eeeh? U__U E grazie di avermi ricordato di aver finito già una volta il cap, sei un’amica! XD Non so come farei senza di te! XD Piuttosto, vedi di aggiornare anche tu che sono piuttosto curiosa u__u
Oh, beh, direi di aver finito…Ah, io scrivo i testi delle canzoni in lingua originale, per voi va bene no? Se volete le scrivo direttamente in italiano! Internet esiste per questo xD Vorrei che si capissero i pezzi delle canzoni che metto, tutto qui xD e dato che io personalmente sono bestia in inglese, chiedo cosa preferite voi xD
Al prossimo capitolooooo!
“Black ★ Star”
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Capitolo 16 *** Wonderful Life ***
Cap 16
La mia lotta con l'HTML
continua! xD Se c'è qualche imperfezione (font strani, spazi
eccetera) perdonatemi, sto cercando di rimediare :S
P.S.: Mi raccomando,
RECENSITE!!! E se proprio vi seccate, non avete tempo o qualunque altra
cosa, almeno cliccate sul simpatico tasto "mi piace" in alto,
così saprò se il capitolo è piaciuto
:) Grazie e buona lettura ^^
Brother &
Sister
Capitolo XVI
– Wonderful life
“I need a friend,
Oh, I need a friend
To make me happy
Not stay here on my own…”
(Lara
Fabian)
La temperatura di quel giorno era stimata attorno ai 18
gradi, nessuna possibilità di pioggia: sole alto nel cielo,
paffute nuvole bianche e un lieve venticello fresco.
Una giornata
perfetta per uscire, insomma.
Nonostante
tutto Evangeline aveva preferito restar a casa a giocare con
l’x-box, pigiando con nervosismo i tasti del povero
controller.
Il gioco che
aveva scelto quel giorno era Ninja Gaiden II, in cui il protagonista si
ritrovava ad andare a destra e a manca ad uccidere nemici di qualunque
specie, dai ninja rivali a sottospecie di draghi dal sangue verde.
Era abbastanza
complicato da farla concentrare totalmente sul gioco e abbastanza
violento da farle sfogare la rabbia.
Rabbia
perché il suo “caro fratellino” non era
con lei in quella stanza, bensì era uscito chissà
dove per vedersi con chissà chi, dopo aver massaggiato tutta
la mattinata.
All’inizio,
quando l’aveva visto prendere il cellulare dopo il classico
“bip bip” del nokia per un messaggio, non ci aveva
fatto molto caso.
Pensò
che doveva essere Fray, o qualunque altro suo amico: non era raro che
gli mandassero messaggi di tanto in tanto, e lei non si era mai
interessata al loro contenuto.
Peccato
però che a quel messaggio ne era seguito un altro. E poi un
altro, e un altro ancora.
Gabriel aveva
massaggiato più quel giorno che in tutta la sua vita, e
l’espressione totalmente ebete che spesso aveva stampato in
faccia mentre leggeva era a dir poco sospetta.
“Ma
si può sapere con chi stai massaggiando?” Gli
aveva chiesto quindi, esasperata da quei continui bip bip e dal rumore
di lui che scriveva sulla piccola tastiera del cellulare.
Gabriel aveva
alzato la testa squadrandola bene, e purtroppo per lei era fin troppo
evidente il fatto che quegli sms le davano incredibilmente fastidio.
“Con
un amico.” Rispose semplicemente, aspettando che lei parlasse.
“Amico
o amica?” “Affari miei.”
Proferì abbassando lo sguardo saccente in attesa di una sua
reazione spropositata che non tardò ad arrivare.
Prima Eva
spalancò la bocca come scioccata, poi serrò forte
i pugni sbuffando.
“Come
sarebbe a dire?! Ci siamo sempre detti tutto! Perché adesso
devi nascondermi qualcosa?!” Cominciò a dire, e il
sorriso di Gabriel si fece pian piano più largo.
Improvvisamente si alzò dal letto sulla quale era sdraiato,
cingendo le spalle della sorellastra con la mano destra, colpendole la
fronte con la propria. Questa sobbalzò al contatto, restando
con la bocca spalancata incapace di fare alcun movimento.
“Non
avrai mai un ragazzo se sarai sempre così gelosa!”
Le aveva detto col sorriso sulle labbra, prova del fatto che il suo era
tutto uno scherzo.
Ma Evangeline
era troppo presa dalla vicinanza dei loro volti, o forse semplicemente
non aveva ancora smaltito il nervosismo.
Fatto sta che
quelle parole l’avevano immobilizzata ancor di
più, e quando Gabriel si allontanò lei
abbassò lo sguardo colpevole.
“Sto
uscendo, ci vediamo dopo!”Proclamò lui ad un
tratto, facendo risvegliare Evangeline dalla sorta di trance in cui era
caduta.
Fece per
parlare e chiedergli dove andasse, con chi si vedesse, ma le parole di
prima le tornarono alla mente. Così, si limitò a
mormorare un “Ok, a dopo!”
con un falso
sorriso sulle labbra.
Si maledisse
non appena sentì chiudersi la porta d’ingresso,
sia per la sua impulsività sia per non aver chiesto nulla a
riguardo della sua uscita, cosa che ora la faceva morire dalla
curiosità.
Senza contare
che non aveva ancora propriamente risolto il mistero dei messaggi.
E
così adesso era seduta lì da circa
un’ora, a giocare imperterrita cercando un modo per distrarsi
e sfogarsi.
“Evangeline!”
La chiamò ad un tratto Alyssa dal piano terra, e la giovane
dai capelli rossi tirò un lungo sospiro esasperato mentre
cliccava il tasto pausa.
“Cosa
c’è?”
“C’è
un tuo amico, Fray, che vuole vederti!”
“Oh,
fallo salire.” Rispose con poco entusiasmo, riprendendo
nuovamente a giocare. Era già passato qualche giorno da
quando i due avevano cominciato a “collaborare”, ma
effettivamente non aveva nessuna voglia di vedere il ragazzo in quel
momento, né di parlare del suo complesso sentimentale.
Il nervosismo
tirava fuori il lato egoista della sua personalità, e si
ritrovò a pensare che le bastava il suo, di complesso
sentimentale.
“Ehy
Eva! Ciao!” Salutò allegramente Fray non appena fu
all’interno della stanza, ricevendo un semplice mugugno come
risposta.
“Che
ci fai qui?” Gli chiese semplicemente, e in tutta
tranquillità il ragazzo si sedette a terra vicino a
lei, gambe incrociate. Nel compiere il gesto, posò
accanto a lui una bustina di cui Evangeline ignorava il contenuto, ma
sulla quale non fece domande per non sembrare invadente.
“Ho
appena finito l’allenamento di calcio
e…!” Disse Fray, e a quelle parole Evangeline
sobbalzò e la piccola lampadina all’interno del
suo cervello si accese.
“Ma
certo! Che scema! Gabriel era all’allenamento, no?”
Domandò dopo aver messo rapidamente pausa, guardando Fray
come se fosse il suo salvatore.
Quello la
osservò con espressione interrogativa, poi annuì.
“Beh sì…” Mugugnò,
ed Evangeline tirò un sospiro di sollievo. Almeno sapeva che
non era uscito con qualche ragazza alle sue spalle.
“…ma
poi mi ha detto che doveva andare in un posto.”
Continuò lui, e l’improvvisa felicità
di Evangeline si spense tanto rapidamente com’era arrivata.
“E
non sai dov’è andato? Potevi anche
chiederglielo!” Sbraitò, più
dispiaciuta che arrabbiata, ma con candore quello rispose
“Saranno affari suoi, no?”
Eva
tirò un lungo sospiro, maledicendo il fatto che i ragazzi
erano meno curiosi ed impiccioni delle ragazze. Purtroppo per lei.
Senza dire
niente riprese a giocare, decapitando un malcapitato zombie che le si
era parato davanti.
“Questi
cosi sono davvero fastidiosi. Per fortuna sono molto lenti.”
Commentò semplicemente, notando che Fray si era incantato a
guardare il gioco. Lo osservò per pochi minuti,
poi senza muoversi dalla sua posizione azzardò:
“Non è un po’ troppo violento per
te?” “Niente affatto!” Si
affrettò a rispondere lei, sbuffando. “Piuttosto,
ti va di giocare a qualcosa? Appena riesco a salvare cambio
gioco.” Chiese a bassa voce, e gli occhi del biondo si
illuminarono. “Certo che sì! Se non sbaglio hai
PGR*, no? Ci ho giocato una volta con tuo fratello!” Chiese,
e la ragazza annuì. “Ti avverto che sono molto
allenata.” Dichiarò con un lieve sorriso, mentre
finalmente poté salvare a Ninja Gaiden e tolse il gioco
dalla console.
“Dipende
se lo sei abbastanza!” Dichiarò in tono di sfida,
e il disco di PGR cominciò a girare velocemente
per la console, facendo distrarre per un po’ di
tempo Evangeline dalle sue insistenti paranoie.
Giocarono per
diverso tempo, ridendo e schernendosi l’un l’altro
per le prestazioni di gioco, poi fu la stessa Evangeline a mettere
pausa staccandosi dal suo oggetto di distrazione. “Pausa
merenda?” Domandò semplicemente al ragazzo, che
con occhi luminosi accettò di buon grado l’offerta.
Ridendo
Evangeline uscì dalla camera e ne rientrò poco
dopo con dei biscotti al cioccolato, tenendone uno in bocca e porgendo
la busta al ragazzo che l’afferrò con uno smielato
“Grazie mille!”.
Fray
cominciò a mangiare i biscotti al doppio della
velocità rispetto alla ragazza, che restava ferma a
mordicchiare un biscotto come se stesse per addentare una pietanza
bollente.
“…e
quindi l’altro giorno ho chiesto a Destiny di venire a vedere
una partita, come mi hai consigliato tu, e le ho dedicato i due goal
che ho fatto! Spero che le abbia fatto piacere. Io l’ho vista
ridere, era così carina!” Continuava Fray, che
nonostante avesse quasi solo Destiny come argomento innescava
più tenerezza che monotonia. Evangeline a volte lo
rimproverava, altre asseriva, a volte sorrideva semplicemente,
rapportando le sue esperienze alle sue. La maggior parte delle volte
stava in silenzio, avendo ben capito che Fray aveva innanzitutto
bisogno di parlare.
Durante i suoi
discorsi il pensiero di Evangeline vagava, e con più
serenità pensò che si era sbagliata: la visita
del ragazzo le aveva allietato la giornata, e ora era ben felice di non
essere da sola ad arrovellarsi il cervello.
D’un
tratto però Fray si bloccò, tirando un lungo
sospiro. “Ehm…tutto ok?”
Domandò preoccupato, ed Evangeline si limitò ad
annuire.
“Beh,
stai con quel biscotto in bocca da così tanto tempo che ha
passato la data di scadenza!” Ironizzò, e la
ragazza si rese conto di continuare a stringere ormai metà
di un biscotto che aveva preso chissà quanto tempo prima.
Rapidamente lo
mise in bocca e lo masticò per bene prima di ingoiare,
giustificandosi con un “Scusa, pensavo!”
Ma Fray si fece
più serio, tanto che posò a terra il pacco di
biscotti e la guardò fissa negli occhi.
“Innanzitutto devo scusarmi con te, finora ho parlato solo
io. E non intendo solo oggi!” Cominciò,
schiarendosi la voce. “Se c’è qualcosa
che non va, puoi dirmelo.” Si limitò a dire, senza
fare particolare insistenza. Si rese semplicemente disponibile.
Evangeline lo
guardò come indecisa, e i vortice di pensieri
tornò, come un’onda chiusa da una diga per troppo
tempo. Anche se aveva chiuso a forza quei pensieri solo per poche ore,
quelle idee non erano mai uscite dalla sua testa, e se le portava
dentro da anni.
Anche lei, come
Fray, aveva bisogno di parlare. Di sfogarsi, di chiarire i dubbi, le
paure, di qualcuno che la consigliasse e che le dicesse una parola
dolce, anche quando, magari, la realtà era evidentemente
contro di lei.
Tuttavia, non
aveva mai trovato la persona giusta. Chi avrebbe mai potuto
comprenderla? Fray sarebbe andato bene?
Lui si era
totalmente aperto con lei, ma si conoscevano da poco
tempo…non era ancora pronta, non per un passo
così grande!
Ma una parte di
verità poteva anche dirgliela. Quindi sospirò,
gettando gli occhi al cielo e lottando per non cominciare a
mordicchiare la parte interna del labbro inferiore, gesto dettato dal
nervosismo che le avrebbe lasciato una fastidiosa vescichetta.
“Fray, io…sono troppo gelosa?”
Dichiarò semplicemente, e nella stanza calò il
silenzio. Evangeline arrossì lentamente pregando il cielo
che Fray dicesse qualcosa, mentre quello era totalmente spiazzato dalla
domanda.
“C’entra…col
ragazzo che ti piace?” Domandò semplicemente, e la
ragazza espirò, dando sfogo a tutti i suoi problemi.
“Sì, eccome! Oggi gli ho quasi fattoun terzo grado
e mi ha detto che non troverò mai un ragazzo, se continuo ad
essere gelosa. Ma non posso farci niente! Lui mi ha promesso di dirmi
tutto, ma se noto qualcosa di strano mi innervosisco
e…” “Stop, stop!” La
interruppe, mettendo le mani avanti.
“Hai detto che ti ha promesso di dirti tutto?”
Chiese per conferma, e la ragazza annuì. “Allora
qual è il problema?” Evangeline serrò i
pugni, stringendo la stoffa dei pantaloni. “La
verità è che ho il terrore che lui possa
innamorarsi di qualcun’altra. Mi agito ogni volta che parla
con qualche ragazza, capisci? Mi dà fastidio persino quando
parla con nostra cugina.” “Nostra?” Fece
Fray, ed Evangeline scattò. “Ehm, mia! Sai, di
solito parlo con mio fratello e…” Cercò
una scusante e ridacchiò, Fray sembrò crederci e
la invitò a continuare.
“Sa
che sei innamorata di lui?” Domandò, e lei
negò. “Sono l’ultima persona che
metterebbe tra le sue spasimanti.” “Allora se
vedesse qualcun’altra non avrebbe motivo per tenertelo
nascosto. Soprattutto se ti ha promesso una cosa simile.”
“Tu la fai troppo semplice, Fray…”
Scherzò, ma lui l’allietò con un grosso
sorriso. “Tu fai sembrare semplice la mia situazione, anche
se per me non lo è affatto!” “Torniamo a
giocare, ti va?” Domandò quindi la ragazza, e il
ragazzo accettò di buon grado.
Non
era stata una cattiva idea parlargliene, dopotutto. Era decisamente
più tranquilla, adesso, e poteva pensare razionalmente.
Forse doveva semplicemente dare un po’ più di
“fiducia” a Gabriel, conscia del fatto che se fosse
successo qualcosa, se si fosse innamorato lei sarebbe stata la prima a
sapere.
E
mentre il disco di PGR aveva ripreso a girare nell’X-Box,
sperò di non dover mai sentire frasi del genere dalla bocca
del fratellastro, a meno che non riguardasse lei.
*PGR: Project
Gotham Racing, un gioco di corse automobilistiche e anche
motociclistiche.
--------------------------------
Note
dell'autrice: Salve
a tutti e ben ritrovati! XD Lo so, lo so, sono in ritardo di tipo 2
mesi, ma ahimè, avevo sottovalutato il 5°
anno…o forse sono i professori che ci stanno
sopravvalutando! Si sono convinti che in questi 3 mesi estivi siamo
riusciti ad acquisire chissà quale abilità di
memoria, logica, e velocità di ragionamento. Abbiamo avuto
DUE giorni di vacanza e ci hanno lasciato compiti per una settimana!
“so che sono vacanze, ma due orette il pomeriggio vi mettete
a fare italiano!” dice ad esempio la mia prof, e fin qui
tutto ok. Peccato che l’abbiano detto anche tutti gli altri,
e a “due ore” a “due
ore”…altro che vacanze xD oltretutto ho ancora un
“male sconosciuto” alla mia gola…niente
di preoccupante, il problema è che non si sa
cos’è! La cosa più brutta è
che non posso cantare, ma questo mi sta dando ispirazione per
un’altra mia storia di cui, però, per ora ho
scritto solo la trama. Non ho il tempo di dedicarmi a questa, tra un
po’, figuriamoci xD
Comunque, e
vedete ho pubblicato anche il disegno di Melanie, nonostante sia
apparsa solo per brevi momenti… lo so che non sono la
più brava disegnatrice del mondo, ma ci provo lo stesso xD
vorrei essere brava come Evangeline, ma ahimè, non mi
è toccato questo destino xD Ad ogni modo, mi sto armando di
buona volontà e sto sistemando tutto, visto che sono brava?
XD
Saruxxa: Beh il suo scopo in
questa fic è principalmente quello di essere odiata. no,
scherzo xD dico solo che “non è ciò che
sembra, Derek, non è ciò che sembra!”
(cit. L’incantesimo del lago) Attenta, non farti traviare
dagli occhioni di Destiny! E’ semplicemente consapevole del
fatto che il suo sguardo dolce convincerebbe chiunque xD non
è affatto consapevole dei sentimenti di Fray, e aggiungerei
anche un purtroppo!
Scatty: E io ci tengo a
ricordare che sotto la tinta anche Destiny è bionda! xD
Povera piccola bionda incompresa! XD e diamo la colpa ad Emily
perché la colpa dev’essere per forza di qualcuno!
Oggi a scuola era mia anche se parlavi tu, e nella fic è di
Emily anche se non c’entra xD p.s.: guarda che se continui a
sfottermi metto Single Ladies con ballettino incluso xD Oppure One for
you, one for me! XD ahahah xD
Marypao: nonostante la mia
memoria mi impedisca di rispondere alla tua recensione senza rileggerla
minimo 5 volte, non sai quanto mi facciano piacere recensioni
così lunghe! Spero che continuerai a seguirmi nonostante
tutta quest’attesa -__- se volete preparo dei riassuntini per
agevolarvi xD comunque! “"E balliamo anche io e Gabriel!"
L'unico vocabolo che non ci sta è disinteressata!”
lei si MOSTRA sempre disinteressata! ….o meglio, quando ci
riesce. Tipo una volta su millecentotrentadue, insomma.
Fray…beh forse è meglio che non si immischi
cercando di risolvere i problemi di Evangeline, combinerebbe danno u.u
(Fray: ç_ç)(Autrice: dai, su, che sto
scherzando!) Wow, neanche è arrivata e già
Melanie è odiata da tutti! Potrebbe entrare in depressione
per questo! (ma anche no xD) se c’è qualcuno che
non odia quella povera (?) innocente (?) creatura, batta un colpo xD
Per quanto riguarda le canzoni, spesso scrivo i capitoli ispirandomi ad
una canzone, e dato che ci sono delle frasi che mi hanno colpito ed
ispirato particolarmente, le inserisco sperando che anche a voi
inneschino quel meccanismo che fa illuminare la lampadina xD alcune
volte il testo non c’entra poi molto, devo dire,
perché a volte mi fisso con le canzoni immaginano un
significato tutto mio, anche se non so di che sta parlando! (un
po’ come Wordsworth con “The solitary
reaper”, tanto per citare letteratura inglese che stiamo
facendo a scuola xD) giuro che mi metto d’impegno per
aggiornare più rapidamente, anche se non posso promettere
molto T_T di sicuro non la interrompo o la lascio ferma per un anno xD
Ok, ho parlato
anche troppo e ho un tema su Leopardi (:S) da terminare,
quindi…alla prossima! ;)
"Black ★ Star"
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Capitolo 17 *** Tell me something good ***
Brother &
Sister
Capitolo
17 – Tell me something good
“Tell
me something good
Tell
me that you love me, yeah
Tell
me something good
Tell
me that you like it, yeah”
(Stevie
Wonder)
“Sono
a casa!” Urlò Gabriel chiudendo la porta dietro di
sé, ricevendo un saluto
sbrigativo da parte della madre, che evidentemente non poteva lasciare
ciò che
stava facendo in cucina. Restò fermo per qualche secondo a
guardarsi attorno,
sorpreso di non vedere Evangeline scendere giù per le scale.
Solitamente, non
appena rientrava a casa la sorellastra era la prima ad accoglierlo, e
quel
giorno si sarebbe aspettato anche un terzo grado per il discorso
lasciato in
sospeso.
“Eva,
sono tornato!” Urlò di nuovo, credendo che non
avesse sentito, e
facendo spallucce cominciò a salire le scale nascondendo
dietro la schiena un
pacchetto. Quasi alla fine delle scale udì il rombo di un
motore e capì che la
sorella era immersa nel gioco, ma pochi secondi dopo, oltre alla sua
risata,
sentì quella di un ragazzo. Sorpreso, si avvicinò
alla camera e spiò dalla
porta semi-aperta ciò che stava succedendo: Fray ed
Evangeline erano seduti a
terra a giocare all’X-Box, e dalle loro espressioni dovevano
divertirsi molto.
Gabriel
restò a bocca aperta a fissare quella scena per qualche
secondo, con una strana
sensazione di invidia. Di solito era con lui che
passava i pomeriggi
a giocare ai videogiochi, e adesso sentiva come se gli fosse stato
rubato.
Era
una sensazione strana, che non sapeva spiegare: non ce
l’aveva con Fray o roba
del genere, ma più li guardava e più lo stomaco
si arrovellava, quindi impetuosamente
entrò in camera salutando con un semplice ciao.
“Gabriel!”
Fece subito la sorella, mettendo in pausa senza perder tempo, mentre
Fray lo
salutava con un cenno del capo. Quando lei fece per alzarsi Gabriel
pensò che
volesse salutarlo, come sempre, con due baci sulla guancia, ma quel
baci furono
rubati da Fray, che alzandosi insieme a lei pensò che fosse
il momento di
andare, e la salutò rapidamente. Gabriel serrò la
mascella e schiarì la voce,
ma l’unico risultato che ottenne fu ricordare a Fray della
bustina che stava
lasciando sul pavimento.
“Oh,
quasi dimenticavo” Esclamò d’un tratto,
e prendendo la suddetta busta ne uscì
un pacchettino viola scuro, che aprì per rivelare una
collanina a forma di
spicchio lunare.
“L’ho
presa per Destiny. Che te ne pare?” Affermò
trionfante, mentre posava il
pacchettino sulle mani di un’estasiata Evangeline.
“E’
fantastica! A Tina
piacerà moltissimo! Vero Gabriel?”
Domandò al fratello ricevendo una fredda
risposta che confermava il suo dire, poi tornò il pacchetto
a Fray che
chiudendolo lo ripose nella busta. “Non è
finita!” Esclamò, e tirò fuori dalla
bustina un secondo pacchetto che stavolta passò chiuso alla
ragazza di fronte a
lui.
Evangeline
lo aprì senza indugi e vi trovò dentro due codini
neri di cotone largo,
ricamati con perline e brillantini inseriti in una striscia di raso che
percorreva l’intero perimetro dell’oggetto. Li
rimirò per qualche istante e ne
sembrò estasiata, ma pochi secondi dopo la sua espressione
si fece contorta, e
alzando lo sguardo dubbioso verso Fray rivelò:
“Sono fantastici, ma non ho mai
visto Destiny con i capelli legati…” A questa
frase, un largo sorriso si fece
spazio sul volto di Fray, che con orgoglio rispose: “Infatti
non sono per
Destiny, sono per te.”
Inutile
dire che i due Stone rimasero letteralmente a bocca aperta, anche se
per due
motivi diversi. Evangeline era semplicemente sorpresa, e dato che il
suo
compleanno non era neanche nelle vicinanze non si aspettava nessun
regalo,
tantomeno da Fray.
Gabriel
invece strinse il pacchetto che aveva ancora dietro la schiena, mentre
uno
strano nervosismo lo costringeva a stringere i denti.
“Volevo
ringraziarti per tutto quello che stai facendo. Ho notato che porti
sempre i
codini, così ho pensato…”
“Sono stupendi, grazie!” Rispose prima che lui
terminò la frase, gioendo come una bambina. “Bene
sono felice! Allora ci
vediamo!” Salutò, per poi muovere i primi passi
verso la porta. “Ci vediamo
all’allenamento!” Salutò Gabriel,
scomparendo per le scale prima che qualcuno
potesse offrirsi di accompagnarlo alla porta. Evangeline
posò i codini sulla
scrivania, e piena di allegria saltellò al cospetto del
fratello per scoccargli
un sonoro bacio sulla guancia.
“Prima
non ti ho salutato come si deve!” Esclamò,
semplicemente raggiante.
Fray
aveva ragione, doveva stare tranquilla. Doveva semplicemente fidarsi di
lui.
Doveva…
“Eh
no, troppo tardi! Per punizione non ti dirò mai dove sono
stato.”
…dimenticare
assolutamente quello che aveva pensato!
“Ma
che diavolo…?!? E’ ingiusto! Non ti ho nemmeno
chiesto niente!” Sbraitò, mentre
Gabriel sorrise beffardo. Non aveva ancora capito il perché,
ma quella strana
sensazione se ne era andata insieme a Fray. Adesso era tornato tutto
come
prima, come se non fosse successo niente. Lei era lì a
sbuffare e a
supplicarlo, capricciosa come una bambina, e lui adorava
prenderla in giro e vedere le sue reazioni.
Eva,
d'altronde, ci cascava ogni volta. E nonostante si fosse appena
ripromessa di
non forzarlo facendogli infinite domande, era proprio quello che stava
facendo.
“E
va bene, questa volta ti accontento. Sono uscito con una
ragazza.” Rivelò senza
alcuna preoccupazione, e il mondo attorno ad Evangeline sembrava
essersi
fermato.
Era
rimasta immobile a fissarlo a bocca aperta, le braccia ancora piegate e
le mani
che stringevano le sue spalle, scioccata.
L’unica
cosa che riuscì a dire, prima che una miriade di pensieri
affollassero la sua
mente, fu: “Davvero…?”
Lui
la fece attendere per qualche secondo, poi le diede un pugno sulla
testa.
“No,
scema, ti stavo prendendo in giro.” Affermò con
aria saggia, ed il mondo
riprese a girare. Il cuore di Evangeline potè prendere il
battito regolare, e
la rabbia che normalmente sarebbe apparsa in una situazione del genere
si tramutò
in sollievo.
“Tu
mi farai morire di infarto…! Non dirmi certe cose
all’improvviso!” Replicò
solamente, facendolo ridere. “Non è divertente,
sennò!” Rispose facendola
sbuffare, ma poi tornò serio. “Sono andato con
alcuni amici a comprare il
regalo per un compagno di classe.” Rivelò, ed
Evangeline si rizzò come se
avesse preso la scossa. “E i messaggi?!”
“Ci
stavamo mettendo d’accordo.” Rispose, mentre il
castello di credenze di
Evangeline cadeva a pezzi sotto il peso di una possibilità
che non aveva considerato.
“Ma
eri così assorto!” “Sì,
abbiamo pensato ad uno scherzo e dovevamo organizzarlo
al meglio. Tutto qui!” Terminò con un sorriso
vincente, mentre Evangeline si
dava mentalmente della stupida. “Puoi controllare i messaggi,
se vuoi. Ma se lo
farai non avrai il regalo.” Fece poi, attirando
l’attenzione della rossa. “Di
cosa stai parlando?” Domandò incuriosita,
inarcando un sopracciglio.
“Forse
dopo il regalo di Fray l’effetto sorpresa è
scemato, ma spero comunque che ti
piacciano.” Tagliò
corto, e le lanciò il
pacchettino che Eva afferrò prontamente.
Guardò
il pacchetto per qualche secondo, con occhi diversi da quelli con cui
aveva
guardato il pacchetto di Fray. Lo aprì con cura, e una volta
tolto il coperchio
alla scatolina rivelò un paio di orecchini a forma di croce
con tre fili
argentati di diversa misura che scendevano dalla punta più
bassa della croce,
al cui centro era incastonato un piccolo brillantino.
La
sua espressione fu di completo stupore, mentre Gabriel disse
semplicemente: “Li
ho visti per caso e mi ricordavano la tua collana, così li
ho presi.”
“Sono…bellissimi…”
sussurrò semplicemente, con gli occhi che brillavano
più
degli orecchini stessi.
“Quando
vuoi sai essere un bravo ragazzo.” Lo provocò poi,
lanciandogli uno sguardo di
sfida che lui colse al volo.
“Hey,
sono sempre bravo!” “Come no! Mi prendi sempre in
giro perché sai che sono
curiosa!” Sbottò, gonfiando le guance per
svuotarle sbuffando. “Dì la verità,
ti piace vedermi soffrire.” “Ti sbagli!”
Fece lui, sorridendole felicemente.
“Sei troppo carina quando fai la gelosa o ti
innervosisci!” Terminò, per poi
sparire dalla sua vista per andare in camera sua.
Evangeline
era rimasta nuovamente pietrificata, gli occhi spalancati e la bocca
aperta, il
pacco con gli orecchini ancora in mano. Guardava fisso il punto in cui
c’era
Gabriel fino a qualche secondo prima, bloccando un fermo immagine sul
suo
sorriso. La sua ultima frase ronzava insistentemente nella sua testa, e
le
sembrò che il suo cuore perdesse un battito per poi prendere
a battere al
doppio della velocità.
Portò
la mano destra al cuore come se volesse fermarlo, lasciando alla
sinistra il
compito di tenere il regalo appena ricevuto.
“Come
faccio a non innamorarmi di te se dici cose così dolci?”
pensò, arrossendo inconsciamente, un lieve sorriso sulle sue
labbra.
Gabriel
entrò in camera con un sorriso soddisfatto sul volto,
nessuna traccia di quella
sensazione che gli faceva arrovellare lo stomaco.
Non
era abituato a vedere altra gente attorno ad Evangeline, non era
abituato al
pensiero che le sue attenzioni non fossero rivolte esclusivamente su di
lui.
Non
ci aveva mai pensato, a dire il vero, né si era mai accorto
del fatto che senza
la sorella attorno, la sua vita sarebbe stata diversa.
E,
doveva ammetterlo, per un attimo aveva avuto paura che qualcuno potesse
portar
via il legame che c’era tra i due, e riusciva a capire lo
stato d’animo di
Evangeline quando guardava male qualunque persona gli si avvicinasse.
Smise
di pensarci, conscio del fatto che Evangeline ci sarebbe sempre stata,
in
qualunque situazione, pronta a sostenerlo.
Almeno
per quel momento, era tutto ciò di cui Gabriel aveva bisogno.
__________________________________
Note dell'autrice: Saaaaaalve
a tutti!!! Visto? Questa volta sono stata veloce xD
E’ un
capitolo un po’ più corto degli
altri, ma ho deciso di dividere in due cap separati, quindi aspettatevi
sottili rivelazioni anche nel prossimo.
E adesso alzino
la mano tutti quelli che non immaginavano lontanamente
che Gabriel fosse a comprare un regalo xD insomma, spero di avervi
stupito almeno un po’! xD
Alle recensioni
ho già risposto con la praticissima
novità, quindi non mi resta che salutarvi e dirvi di
RECENSIRE e/o perlomeno cliccare su “mi piace”!
Basta un click per rendermi felice xD
Un grazie a
tutti coloro che mi seguono!
“Black
★
Star”
|
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Capitolo 18 *** Sad Eyes ***
Cap 18
Brother & Sister
(Non fate caso al pallone
di Emy, ho sbagliato a ricalcare T_T)
Capitolo 17 – Sad
Eyes
“You say you're happy and you're
doin' fine
Well go ahead, baby, I got plenty of
time
Because sad eyes never lie, because sad eyes never lie”
(Bruce
Springsteen)
La
campana suonò due volte
segnando la tanto attesa ricreazione, e gli alunni tirarono un sospiro
di
sollievo alzandosi dai banchi e disperdendosi nelle classi e nei
corridoi.
Evangeline
stirò le braccia
verso l’alto sbadigliando, dopodiché si
accasciò sul banco mormorando un
“Buongiorno…” ironico verso la compagna
di banco.
“Se
dici buongiorno dovresti
alzarti, non addormentarti di nuovo!” Rispose quella ridendo,
e di malavoglia
la rossa si mise seduta correttamente, facendo tintinnare i pendagli
d’argento
alle orecchie.
“Aspetta
un secondo.” Fece Emily
notandoli, portando una mano sotto al mento e inarcando le
sopracciglia,
sorpresa. “Te li sei messa quando non guardavo o li hai
sempre avuti e
l’imbecille che sono non se n’era
accorta?”
A quelle
parole Evangeline
scoppiò in una fragorosa risata, buttando testa e busto in
avanti per poi
ricomporsi e rispondere.
“La
seconda, direi. Me li ha
regalati ieri Gabriel. Non sono bellissimi?”
Esclamò tutta esaltata, agitando
la testa per farli ondeggiare, con gli occhi che luccicavano
più dei
brillantini degli orecchini. Emily annuì semplicemente,
commentando con un
semplice “Decisamente, tuo fratello ha buon gusto.”
“Oh,
e poi ci sono questi.”
Fece Evangeline indicando i codini neri che aveva tra i capelli, che
aveva
subito usato. “Me li ha regalati Fray, sempre
ieri.”
“Davvero?”
Fece una voce alle
loro spalle, e voltandosi le due fecero entrare nel loro campo visivo
la figura
di una Destiny visibilmente sorpresa, con una luccicante collanina a
spicchio
di luna che scintillava al suo collo. “Anche a me Fray ha
fatto un regalo,
ieri. Questa collana.” Annunciò con un mesto
sorriso, ed Evangeline si
pietrificò.
“Wow,
è fantastica!” Esclamò
Emily intanto, mentre la compagna di banco si dava mentalmente della
stupida.
“Fantastico!”
Pensò infatti. “Adesso
sembrerà che le abbia fatto un regalo così a
caso, dato che lo stesso giorno ha
regalato qualcosa anche a me…brava, Evangeline,
complimenti!” Poi
sorrise fingendo di vedere l’oggetto per la prima volta,
imitando la reazione
di Emily. “Cavoli, è davvero bella!”
Esclamò, senza sapere però cos’altro
dire.
Guardava Destiny con curiosità, cercando di capire il suo
stato d’animo, ma il
suo sorriso sembrava imperscrutabile.
Un
minuto prima avrebbe
giurato di aver visto tristezza nei suoi occhi, ma adesso sembrava
essere tornata
quella di sempre.
“Ma
ieri era giornata di
regali o cosa? Ne voglio uno anche io!” Sbraitò
Emily attirando l’attenzione
della ragazza dai capelli viola, che voltandosi ridacchiò
lanciandole uno
sguardo malizioso. “Se vuoi posso chiedere a James di
regalarti qualcosa.”
“E
chi diavolo vuole qualcosa
da quel nano?!” Rispose a tono, suscitando
un’immediata risata da parte di
Destiny.
Ecco,
adesso rideva pure. O
Destiny era incredibilmente lunatica oppure Evangeline stava diventando
pazza…
Improvvisamente
spalancò gli
occhi, come se avesse trovato la soluzione ad un rompicapo impossibile.
Ma, in
quello stesso istante,
i suoi occhi furono coperte da due mani calde.
“Oddio!”
Gridò sobbalzando,
presa alla sprovvista, e abbandonò i suoi ragionamenti per
voltarsi e trovarsi
di fronte al fratellastro sorridente. “Ah, sei tu!”
Fece poi, sollevata.
“Oh,
li hai già messi?”
Chiese lui, ignorandola totalmente e guardando ammiccante i pendenti
argentati.
Evangeline inarcò un sopracciglio fissandolo stranita, poi
sospirò. “Se aspetti
che una delle due dica “Oooh, di che state
parlando?” puoi aspettare
all’infinito, perché gliel’ho
già detto!” Rispose prontamente,
ma Gabriel sbuffò. Si aggiustò gli
occhiali
sul naso con il dito medio, per poi mettere entrambe le mani in tasca.
“E
perché dovrei?” “Perché me
li hai già visti stamattina.” Lo zittì
con un sorriso vittorioso, mentre Emily
e Destiny trattennero una risatina.
“Tu
sì che hai un fratello
degno di questo nome!” Proclamò d’un
tratto la seconda, e Gabriel lanciò
un’occhiata fiera alla sorella. “James mi porta un
regalo solo quando ha
bisogno di qualcosa!” Sospirò, ed Emily le diede
due amichevoli pacche sulle
spalla.
“Eh,
è dura avere dei
fratelli…” Commentò, annuendo
consapevolmente. Gabriel battè le palpebre
perplesso, fissando la scena. “Ma scusa, non sei figlia
unica?” Chiese, ma
prima che Emily ebbe il tempo di rispondere Destiny prese il suo posto.
“Beh,
più o meno. Io e James le facciamo da fratelli!”
Dichiarò tutta contenta,
abbracciando l’amica con un sorriso che sembrava riempire
l’atmosfera di
felicità.
“Hey
dovrei essere io a rispo…!”
“Oh, checcarini!” Rispose Eva facendo gli occhi
dolci, ignorando la compagna di
banco. “Dai sorellina, andiamo a trovare il
fratellone!”
Fece
Destiny tirandola su a
forza dalla sedia e trascinandola via.
“Non
chiamarmi sorellina! E’
troppo dolce!” Fece Emily lasciandosi trasportare, mentre
Evangeline e Gabriel
scoppiarono a ridere.
“Sono
simpatiche.” Dichiarò
Gabriel tutto ad un tratto, mentre Evangeline aveva smesso di ridere e
fissava
il vuoto in contemplazione. Rispose un sì indeciso, poi si
voltò verso di lui
con uno sguardo carico di intensità.
“Ho
un indizio.” Annunciò,
fissandolo seriamente.
“E
che diavolo vorrebbe
dire?!” “Parlo di Destiny.” Si
spiegò, e a quel punto Gabriel la guardò in modo
interrogativo.
“Ha
sentito che dicevo ad
Emily dei codini, e quando ha saputo che Fray me li aveva regalati si
è come
rattristata. Credo sia innamorata di lui.” Disse tutto
d’un fiato, e il
fratellastro la guardò come se stesse dicendo che 2+2=5.
“E
tu da QUESTO deduci se una
persona è innamorata o meno?!” Sbraitò,
ma elegantemente Evangeline fece cenno
di no con la testa.
“Potrebbe
essere! Perché si è
rattristata, secondo te?” Chiese, indicandolo con
l’indice della mano destra e
sporgendosi verso di lui, poggiando l’altro braccio sullo
schienale della sedia
per sostenersi.
“Perché
è un essere umano e non un robot programmato
per sorridere sempre?” Gabriel allargò le spalle e
la guardò esasperato, come
se la risposta fosse una stupidaggine così ovvia che avrebbe
dovuto arrivarci
da sola. Eva lo guardò male, poi sospirò.
“Beh,
in effetti hai ragione…Sono
saltata subito alle conclusioni. E’ solo una sensazione,
niente di certo…Meglio
non parlarne con Fray, potrebbe montarsi la testa.”
Annuì poi, facendo mille
ragionamenti nei suoi pensieri. Gabriel annuì convinto,
spostando il suo
sguardo alla ricerca dell’orologio appeso al muro.
“Ma
so già cosa fare:
investigherò su di lei! Le starò così
appiccicata che dovrò per forza
accorgermi di qualcosa!” Continuò a dire, annuendo
convinta pronta a chiudere
così il discorso di Destiny. Gabriel, nel frattempo, prese
visione dell’ora, ma
il suo sguardo si posò sulla porta, attirato da una chioma
bionda che l’aveva
attraversata. Subito dopo la figura era tornata sui suoi passi,
rivolgendogli
un lieve sorriso che Gabriel ricambiò istintivamente.
“Eva,
scusami ma devo andare…”
Disse d’un tratto con fare vago, facendo sobbalzare la
sorella. “Eh?! Perché?!”
Rispose sorpresa e dispiaciuta, mentre lui le baciava la guancia in
segno di
saluto. “Ci vediamo a casa! Ciao!” Si
sbrigò a dire, e rapidamente si diresse
verso l’uscita. “Hey, non mi hai
risposto!” Sbraitò Eva, guardandolo
allontanarsi. “E io che dovrei fare qui da sola?!”
Continuò, ma lui era ormai
uscito dalla classe.
“Non
ci credo, vieni anche tu in questa scuola?” Fece la voce
femminile appartenente
alla ragazza bionda, e Gabriel sorrise nel vederla, facendo spallucce.
“A
quanto pare…” Rispose semplicemente, e Melanie si
sporse dalla porta per spiare
la classe dalla quale era appena uscito. Il suo sguardo si
focalizzò su
Evangeline, china sul banco intenta a disegnare, rassegnata
all’idea di dover
passare il resto della ricreazione da sola.
“Quella
è la tua ragazza?” Chiese Melanie sorridendo
amabilmente, spostando ora lo
sguardo su Gabriel. “Com’è
carina!”
“No,
no! E’ mia sorella!” La corresse subito lui, e il
sorriso sulle labbra di
Melanie si fece malizioso. “Sembra che tu ci vada molto
d’accordo…beati voi!”
Sospirò, spostando le due sfere celesti verso
l’alto.
“Hai
un fratello?” Chiese Gabriel istintivamente, e lo sguardo di
Melanie si fece
meccanicamente sconsolato. “Una sorella, a dire il vero. Non
andiamo per niente
d’accordo. Siamo due opposti.” E subito dopo la
malinconia scomparve, facendo
spazio ad un lieve sorriso.
Continuarono
a farsi domande e a darsi risposte fino al suono della campanella, che
avvenne
qualche minuto dopo, ed entrambi tirarono uno sconsolato sospiro.
“Mi
ha fatto piacere parlare con te.” Sussurrò Gabriel
prima di andare, e Melanie
sorrise dolcemente portando una ciocca di capelli dietro
l’orecchio.
“Anche
a me. Ti va d scambiarci i numeri di telefono?”
“E
anche lo strazio giornaliero di oggi è passato!”
Fece Emily uscendo dalla
scuola incrociando Destiny e James, inspirando una boccata
d’aria fresca non
appena fu nel cortile. “Ah, aria di
libertà!” Fece poi, facendo ridacchiare
Evangeline accanto a lei.
“Io
invece mi sono divertita. Avevamo due ore di educazione fisica, la prof
ci ha
fatto esercitare con la corda!” Fece Destiny con un delicato
sorriso, Emily
inorridì. “Brr! Fortuna che non sono in classe con
te! Odio quella…roba. So
fare al massimo due salti, poi la corda si inceppa nei
piedi!” “Sei incapace,
Lily.” Proferì
James con fare serio, beccandosi
una sgridata da parte dell’amica.
Evangeline
era rimasta in silenzio ad osservare il comportamento di Destiny nei
suoi
minimi particolari, come una detective in un caso d’omicidio.
Forse
Gabriel aveva ragione e lei stava dando troppa importanza ad
un’inezia, o forse
la sua paranoia cronica sarebbe servita almeno una volta nella vita.
Stava
giusto ragionando sul come testare la sua tesi senza destare troppi
sospetti,
quando una domanda magica giunse alle sue orecchie come un coro
angelico:
“Eva,
tu cosa fai pomeriggio?” Aveva chiesto Emily, dopo che
Destiny le aveva chiesto
di uscire insieme. Evangeline spalancò gli occhi luminosi
per la grande idea
avuta, ed un sorriso volpesco si affacciò sul suo viso.
Guardò
Destiny dritta negli occhi e parlò come se fosse una cosa
ovvia, attendendo una
sua reazione: “Niente di che, esco con Fray.”
Bingo!
Destiny
si irrigidì, anche se quasi impercettibilmente, e i suoi
occhi furono tristi
per un istante.
Tuttavia,
subito dopo il sorriso tornò ad illuminarle il volto, come
se non fosse
successo niente.
“Ovviamente
c’è anche Gabriel. Non so che andiamo a fare,
comunque.”
“Lascia
gli uomini da soli e unisciti a noi!” Fece Emily a quel
punto, prendendola
sottobraccio.
“Giusto!”
Si accodò James prendendo l’altro braccio, ma
l’occhiataccia di Emily fu
immediata. “Guarda che anche tu sei un uomo! Stai a casa e
cuccia!” Sbraitò, e
con un lungo sospiro James la guadò con aria di sfida,
mentre Evangeline
spostava lo sguardo da un lato all’altro godendosi lo
spettacolo. “Dovresti
trovarti un ragazzo, così forse saresti meno
acida.” A quella frase, Evangeline
sentì il suo braccio venir stretto con rabbia da Emily, che
si sporse verso di
lui. “Senti chi parla! Sei single anche tu, sai?”
“Beh,
io però almeno una ragazza ce l’ho
avuta.” Disse James con un sorriso
vittorioso, per poi rivolgersi ad Evangeline, che teneva ancora
sottobraccio.
“Scommetto
che la dolce Evangeline è fidanzata!”
Annunciò pronunciando il suo nome alla
francese, dandogli un tocco di raffinatezza in più.
“Errore!
E a dire il vero, neanche io ho mai avuto un ragazzo.” Ammise
con onestà,
mentre Destiny, che era rimasta a guardare divertita la scena, esplose
in un
mugugno di sorpresa.
“Davvero?
Mi sento quasi esclusa.” Annunciò, ed Evangeline
inarcò un sopracciglio in
cerca di spiegazioni. “Destiny ha avuto parecchi
fidanzati!” Affermò Emily
quasi sottovoce all’orecchio di Evangeline. “Se
dici così sembra che io ne
abbia avuti chissà quanti!” Sbottò
Destiny, fermandosi appena fuori dal
cancello della scuola. James
lasciò il
braccio di Evangeline e si avvicinò alla sorella, le mani in
tasca.
“Ad
ogni modo, ci vediamo pomeriggio?” Chiese, e le due annuirono
convinte. “Bene!
A dopo allora!” Dichiarò felicemente, mentre James
le salutò con un “A domani!”
imitando il saluto militare.
“Tornando
al nostro discorso…” Fece Emily continuando a
camminare con Evangeline, fissandola
con sguardo ammiccante. “Hai detto
di non essere fidanzata, ma l’altro giorno disegnavi un
ragazzo…ti piace
qualcuno, vero?”
A
tale domanda Evangeline s’irrigidì, visibilmente
sorpresa, e il suo volto si
fece caldo.
“Colpita
e affondata!” Rispose l’amica ridacchiando, mentre
la rossa aveva abbassato lo
sguardo imbarazzata. “E tu che mi dici?”
Domandò a bruciapelo, preferendo
evitare l’argomento. “Sei innamorata?”
“Ti
ho già detto di no.” Rispose secca, volgendo lo
sguardo da un’altra parte. “Non
credo nell’amore.” Annunciò con
tranquillità, ed Eva saltò quasi in aria dalla
sorpresa. “Come?! E perché?!”
Urlò al suo orecchio, ma la mora si limitò a
sospirare guardando un punto impreciso della strada. “I miei
genitori si sono
divorziati. Ti racconterò la storia un’altra
volta, è troppo lunga e…oh, ecco
mio padre.” Rispose velocemente, il tono di voce
costantemente impassibile.
Evangeline
era rimasta immobilizzata al suo dire, sia perché non si
aspettava una cosa del
genere e non sapeva cosa dire, sia perché Emily
l’aveva detto con una tranquillità
che l’aveva sorpresa.
“Devo
andare. Ci vediamo!” Disse infine la mora, baciando sulla
guancia la compagna
di banco per poi correre verso l’auto del padre parcheggiata
qualche metro più
in là.
Evangeline
si ripromise di riprendere il discorso, non appena ne avesse avuto
l’occasione.
Emily
cercava sempre di non dare a vedere le sue emozioni, ma mentre parlava
anche i
suoi occhi erano tristi.
“Ciao
papà!” Fece Emily chiudendo la portiera della
macchina e dando un bacio sulla
guancia all’uomo al volante, sistemando lo zaino tra le sue
gambe. “Tutto bene
a scuola?” Chiese lui, sorridendole appena.
Somigliava
molto alla figlia: gli stessi occhi verdi, il viso magro e lievemente
allungato, le mani grandi dalle dita lunghe ma un po’
affusolate.
Tuttavia,
i suoi corti capelli erano di un tenue castano chiaro lievemente
ingrigito
dall’età, e un principio di barba dello stesso
colore gli ricopriva il mento e
le mascelle.
“Non
male, devo dire…” Rispose la figlia facendo
spallucce, poi prese fiato per
parlare di nuovo. Solo che la sua attenzione fu attratta da un
particolare: non
aveva ancora messo in moto. Si voltò incuriosita, e lo vide
guardare in
direzione della scuola con sguardo perso, spostando la testa di qualche
centimetro più in qua o più in là,
cercando di vedere meglio. “Papà?” Lo
chiamò
Emily, mentre il suo volto si incupiva.
“Eh?
Oh…” Rispose con fare vago, riportando
l’attenzione sulla figlia. Si guardarono
negli occhi per qualche secondo, sapendo entrambi cosa stava succedendo.
“Volevo
solo vedere come se la passa…” “Sta
bene.” Rispose ancora una volta
freddamente, tirando un lungo sospiro.
Sapeva
che qualunque cosa avrebbe detto non avrebbe migliorato la situazione,
né
l’avrebbe risolta. Così si limitò a
sorvolare, come faceva da un po’ di anni a
questa parte, evitando di tirare fuori quell’argomento che
tacitamente avevano
trasformato in tabù.
“Andiamo
a casa.” Sussurrò lei semplicemente, e senza
obiettare suo padre mise in moto,
percorrendo la strada verso casa.
-----------------------
Note dell'autrice:
Salve a tutti!!! ^_^
Ho messo il disegno!! Yeee
xD Comunque! Capitolo
all'insegna dei dialoghi (strani dialoghi) e delle rivelazioni, come
avevo accennato! Anche se in realtà, le rivelazioni sono
così sottili che invece di chiarirvi le idee potrebbero
confondervele ancora di più xD Mentre scrivevo ho deciso di
rendere le cose un pò più mishterioshe, si
scoprirà tutto pian piano...pian piano...e poi BUM, il punto
in cui direte "OOOOH" oppure "LO SAPEVO!!!" xD
Come al solito vi ringrazio
per aver letto, ringrazio ancora di più coloro che cliccano
"MI PIACE" e un ringraziamento speciale va a chi recensisce...mi
spronate ad andare avanti e a migliorarmi :D
Tra
un pò di tempo penso di pubblicare l'altra storia che sto
scrivendo...ho detto che prima avrei voluto finirla, ma ricevere
qualche commento può aiutarmi anche con la stesura della
trama, quindi non appena avrò tempo di rivedere almeno i
primi capitoli vedrete il mio nuovo lavoro qui su EFP! (prima di tutto
devo trovare un titolo adatto...solo per quello perderò anni
della mia vita xD)
Al
prossimo capitolo, e mi raccomando...COMMENTATEEEE :)
"Black ★ Star"
|
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Capitolo 19 *** Incl. ***
Avviso: Se
vi va, andate
a dare un’occhiata alla mia nuova storia originale
romantico/introspettiva!
-> Lilith <-
Brother &
Sister
Capitolo 19 – Incl.
“bokura wa mucha mo
suru kedo (We may crazy things but),
naki tai toki ni wa nai chatte,
all right (Cry when you want to cry, all right),
konkyo no nai jishin
demo (Even with baseless self-confidence),
toriaezu 'cos i'm included in
your life (It’s ok for now, ‘cause
I’m included in your life)”
(Meg Rock)
Gonna a pieghe
nera, corpetto rosso scuro con merletto e lacci di raso nero, un copri
spalle di cotone sempre nero. I classici collant scuri con le roselline
sulle fiancate esterne e un paio di
stivali a metà tra l’elegante e lo sportivo, con
dei lacci rosso scuro sul davanti ed una zeppa non eccessivamente alta.
I
codini che non potevano mai mancare, una collana a croce e una lieve
linea di matita sugli occhi. Solo quella, nient’altro: il
trucco non faceva per lei, e se già riusciva a disegnare
quel filo scuro sulle palpebre era già una gran cosa.
Si
guardò allo specchio finito di prepararsi, operazione che
durò poco meno di venti minuti, alla faccia di chi
dice che le ragazze stanno ore e ore a prepararsi.
Cosa
avevano da fare in quelle famigerate “ore e ore”
Eva non l’aveva ancora capito.
Uscì
dalla stanza afferrando il cellulare e facendo per metterlo in tasca,
rendendosi però conto che la gonna, di tasche, non ne aveva.
Sbuffò, quindi, sbattendo l’oggetto sulla
scrivania e fiondandosi all’interno dell’armadio.
“Mamma!
Dov’è la mia borsetta nera?!”
Sbraitò continuando a cercare, e un urlò le
rispose prontamente dal piano di sotto. “E che ne so?
E’ tua la borsetta!”
Evangeline
sbuffò ancora, trovando nello scatolone dentro
l’armadio solo cose inutili: cinture, guanti,
zainetti…ma della borsa nessun indizio.
“Non
ricordo dove l’ho messa! Non la uso dal 1853!“
Continuò a strillare buttando una data a caso, e
sentì i pesanti passi della madre che si fiondò
in camera per aiutarla.
Non
appena Alyssa mise mani nell’armadio, grazie alle
abilità di SuperMamma che ogni madre possiede,
trovò la borsetta in due secondi e mezzo, quindi la
scaraventò addosso a Evangeline e cominciò un
discorso filosofico su come la rossa dovesse tenere in ordine la sua
camera.
“Si,
ok..grazie mamma!” Fece Evangeline rapidamente, e dandole un
bacio sulla guancia la rispedì di sotto con un sorriso.
Infilò
velocemente il cellulare nella piccola borsa nera a tracolla,
portandosi dietro anche il borsellino. “Mi verrà
sicuramente fame…” Si giustificò, e
silenziosa nella sua zeppa si diresse in camera del fratello, bussando
sulla porta chiusa. Una volta ricevuto il permesso vi entrò
trovandolo sdraiato sul letto con un grosso libro in mano, intendo ad
evidenziare alcune frasi.
“Ma
studiare sulla scrivania come tutte le persone normali?” Fece
lei mettendo le mani sui fianchi ed espirando, ma Gabriel non la
degnò di uno sguardo. “Tu studi con la musica, io
studio a letto. Ad ognuno il suo.” Replicò,
zittendola totalmente.
Gabiel
1, Evangeline 0.
“Comunque,
come sto?” Domandò, indossando anche la borsa a
tracolla e allargando le braccia per far vedere bene il corpetto.
“Benissimo.”
Rispose Gabriel senza alzare gli occhi dal libro, sottolineando una
frase piuttosto lunga.
“Non
mi hai neanche guardata.”
“Starai
sicuramente bene.”
“Gabriel!”
Lo richiamò, e a quel punto lui posò lo sguardo
su di lei.
Aveva
ancora l’espressione semi-offesa, le mani sui fianchi e il
ginocchio che ballava leggermente, segno della sua impazienza. Lui le
sorrise semplicemente, poi nascose nuovamente il volto dietro il libro.
“Visto?
Avevo ragione. Stai benissimo.” Rispose solamente, e la
fronte corrucciata di Evangeline si rilassò mentre tutto di
lei sorrideva.
“Grazie!”
Esclamò sinceramente soddisfatta, poi si avvicinò
schioccandogli un rapido bacio sulla guancia. “Quando hai
finito di studiare mandami un messaggio, ok?” Lo
avvertì piena di allegria, e Gabriel si limitò a
mugugnare.
“Non
dimenticartelo!” Urlò poi, uscendo dalla camera e
chiudendo la porta dietro di sé.
Le
dispiaceva un po’ non restare a casa con lui, ma era troppo
su di giri per l’uscita alla quale era stata invitata.
Numero
uno, perché era la loro prima vera uscita, loro tre e basta.
Numero
due, perché così avrebbe potuto spiare Destiny.
Numero
tre…beh, c’è sempre un numero tre!
Arrivò
al punto d’incontro che avevano deciso via sms in perfetto
orario, e ne approfittò per sedersi al tavolo di un bar
proprio di fronte alla piazzetta in cui dovevano vedersi.
Sperando che non arrivasse nessun cameriere a chiederle cosa prendeva
da bere, cosa che l’avrebbe costretta a comprare qualcosa se
voleva restare seduta, prese il cellulare e scrisse un rapido
“Appena arrivata! ” inviandolo sia a Destiny che
ad Emily.
La
prima di queste rispose quasi immediatamente, ma la risposta fu del
tutto inaspettata: “Dietro di te! ” Recitava a
caratteri grandi, ed Evangeline inarcò un sopracciglio,
incuriosita. Si voltò rapidamente, e quasi saltò
in aria quando vide Destiny appostata a pochi passi da lei, sorridente
come sempre.
“Quando
sei arrivata? Non ti ho sentita!” Dichiarò, mentre
quella si sedeva accanto a lei. “Praticamente quando mi
è arrivato il tuo messaggio. Ti ho visto al tavolo e non ho
resistito alla tentazione!” Ridacchiò, ed
Evangeline la guardò meglio: le ciocche viola erano stirate,
raccolte in due semi-codini sui lati mentre il resto dei capelli era
lasciato libero di scivolare sulle sue spalle.
Non
aveva mai visto Destiny con i capelli lisci, ma stava divinamente. Il
viola con questa acconciatura si notava ancora di più,
attirando un rapido sguardo dei passanti, ma lei sembrava esserci ormai
abituata.
Il
vestito che indossava era leggero, di un azzurro chiaro che si sposava
perfettamente con il colore della sua pelle. Era abbastanza sagomato
sul busto, con una scollatura a barca e maniche a palloncino, proprio
come la gonna. Non vedeva bene le sue esili gambe nascoste dal tavolo,
ma sembrava avere dei collant color carne e delle scarpette bianche, in
tinta con la larga cintura e la borsetta che portava a mano.
Sembrava
emanare un’aura di delicatezza quasi angelica.
Quando
poi Destiny si voltò verso di lei con un dolce sorriso, si
sentì quasi inadeguata a stare al suo fianco: lei, vestita
con i toni caldi del rosso e cupi del nero, dalla pelle scura e i
capelli di un rosso così acceso che, seppur naturale,
mettevano in secondo piano persino l’intenso viola
dell’amica.
Si
fermò un attimo a pensare, e in quel momento si
domandò il perché di quel colore.
Cos’aveva
spinto Destiny a fare la scelta di quella tinta inusuale? E,
oltretutto, molto delicata, che scolorisce facilmente; ma proprio
mentre era nel clue delle sue supposizioni, approfittando del fatto che
Destiny stesse mandando un messaggio –dopo essersi scusata
con Evangeline, come se stesse facendo chissà cosa-, una
mano pesante si posò sulla sua spalla,
avvertendola della presenza di Emily.
“Ciaooo!”
Salutò energicamente quella, prendendo rapidamente una sedia
da un tavolo accanto per posizionarsi tra le due. “Scusate il
ritardo. Aspettate da molto?” Le due fecero cenno negativo, e
adesso che si era seduta vicino a loro si notava in modo enorme la
differenza nei tre modi di vestire: da quello gotico di Evangeline al
delicato di Destiny si passava a quello “rock” di
Emily, come suggeriva la scritta dorata a caratteri cubitali sulla
larga blu maglietta che indossava sopra un lupetto nero, con
un’ampia scollatura a barca e lunga fin sotto il seno,
spostata volutamente verso sinistra.
Al
contrario delle due, lei vestiva con i pantaloni: un paio di jeans
neri, né troppo attillati né troppo larghi, e
scarpe da tennis sulle tonalità del nero e
dell’oro. Alle mani dei guanti neri dalle dita tagliate, in
testa un cappellino evidentemente correlato alla maglietta, dato che
aveva la stessa scritta e gli stessi colori.
Un
abbigliamento che a primo acchito potrebbe sembrare stravagante, ma che
Evangeline trovava affascinante nella sua stranezza e asimmetria.
“Bene,
dichiaro ufficialmente iniziata la nostra prima uscita
insieme!” Fece Emily cercando un “batti
cinque” che arrivò senza entusiasmo da entrambi i
lati.
“Non
è una cosa da iniziare ufficialmente…”
Borbottò Evangeline, mentre Destiny si limitò ad
annuire. Per tutta risposta Emily si stravaccò, scivolando
fino a toccare il margine della sedia con il fondoschiena.
“Pff…noiose!”
Mormorò fingendosi offesa, lanciando lo sguardo verso
destra. “C’è almeno un cameriere su cui
possa sfogare il mio nervosismo premestruale?”
“No,
anche perché ce ne stiamo andando!” Fece Destiny
prendendo l’iniziativa ed alzandosi dal tavolo, seguita a
ruota dalle due che si allontanarono lasciando, oltretutto, la sedia al
tavolino sbagliato.
Passarono la
giornata in allegria, tra risate e cattive figure con le commesse dei
negozi di abbigliamento in cui Destiny voleva assolutamente entrare.
La
ragazza dai capelli viola con occhi luccicanti rimirava i diversi capi
di abbigliamento, mentre Evangeline le dava consigli più o
meno interessati, a seconda di cosa Destiny tirava fuori.
Emily
invece non faceva altro che pregare Destiny andare via o almeno di
comprare qualcosa, e prontamente la ragazza usciva dal negozio
salutando le commesse e promettendo loro di tornare.
Cosa
che, Emily lo sapeva, avrebbe fatto.
Entrarono
in un negozio di elettronica per la felicità di Evangeline,
che sospirò di fronte ad una vetrina di videogiochi facendo
rapidi calcoli sul totale di paghette che doveva mettere da parte per
raggiungere la cifra di 69,90€, prezzo del gioco su cui stava
praticamente sbavando.
Fecero
un salto nel reparto delle fotocamere digitali e ne adocchiarono una
per l’imminente compleanno di James, che sarebbe stato tra
circa un mese: lui era tanto appassionato di fotografia quando lo era
per la musica…e le belle ragazze.
“Dovrei
regalare qualcosa anche a Fray, ma non so cosa.” Fece
d’un tratto Destiny, sospirando mentre si sedeva in una
panchina in mezzo al parco.
“Ah,
già. Il suo compleano è l’1 Novembre,
no?” domandò Eva, e Destiny annuì.
“Non so neanche se faccia la festa, ma…”
“La farà!” La bloccò la
rossa, sorprendendola. Con un sorriso semplice si sedette sulla
panchina al suo fianco, seguita da Emily che si sedette
dall’altro lato.
“Non
ricordo quando me l’ha detto, però mi ha detto che
avrebbe invitato sicuramente me, Gabriel, te, James, Emily e altre
persone che non conosco…”
“Eh?
Anche io?” Si sporse Emily indicandosi con la mano sinistra,
inarcando un sopracciglio. Evangeline annuì, ma i suoi occhi
erano costantemente puntati su Destiny.
Mantenendo
un autocontrollo formidabile, questa sorrise lievemente e rispose con
un “Davvero? Fantastico!” che fece mormorare
Evangeline.
Chiederle
direttamente cosa provava per Fray sarebbe stata una mossa troppo
avventata, ormai aveva capito che doveva puntare su ben altro: la
gelosia!
E
proprio quando le fasi del suo diabolico (?) piano prendevano forma, un
aiuto dall’alto giunse in suo soccorso: il telefono di
Evangeline cominciò a squillare, e con un sorrisetto lei
rispose senza perder tempo.
“Oh!
Ciao Fray!”
“Sei scema?”
Fece una sorpresa voce dall’altro capo del telefono,
sbuffando. “Sai
che quando qualcuno chiama ti appare sullo schermo una simpatica
scritta che ti dice chi sta chiamando? Sono Gabriel.”
“Lo
so, Fray!” Fece, improvvisando una risatina. “Stavo
giusto parlando di te con Destiny!” Marcò i due
nomi sperando che il fratellastro comprendesse, ed infatti questo
esalò un respiro rassegnato.
“Ah, ho
capito…” Rispose solamente, ed un
vittorioso sorriso si fece spazio sul volto di Evangeline quando i suoi
occhi incrociarono quelli di Destiny, che la guardavano con discreta
curiosità.
“Volevo
solo sapere quando torni a casa, mamma e papà non ci sono e
io sto uscendo, dato che ho appena finito di studiare.”
Stop,
stop, stop.
Stava
uscendo? E dove diavolo andava?
Evangeline
si morse il labbro inferiore cercando di non alterare il suo sorriso, e
sacrificando la sua curiosità continuò a parlare
senza far saltare la “copertura”.
“Mi
spiace, ma oggi torno verso le sette. Possiamo fare domani, ti
va?” Dichiarò, arrotolandosi una ciocca di capelli
tra le dita, come faceva sempre quando era al telefono.
Vide
Destiny irrigidirsi, e soddisfatta ascoltò
cos’aveva da dire Gabriel.
“Ok, per
quell’ora sarò tornato.”
Rispose semplicemente, e questo tranquillizzò un
po’ Evangeline: forse andava a fare la spesa o a comprare
qualcosa, niente di che.
“Va
bene! Vada per domani! Ci vediamo alle quattro a casa tua,
ok?” Gabriel sospirò ancora, poi
abbassò il tono della voce. “Ho capito che vuoi
provare a far ingelosire Destiny, ma a volte non è la
strategia migliore. Sta attenta.”
“Ti
do la mia parola. Sarò puntualissima!”
Dichiarò, e Gabriel la salutò, avendo ormai
capito qual’erano le sue risposte e quali le sue invenzioni.
Chiuso
il cellulare, una solare Evangeline si voltò verso le due
amiche, e a quel gesto Destiny saltò quasi in aria,
riassumendo il suo classico sorriso.
“Scusate
per l’attesa!” Annunziò, fissando il suo
obiettivo dritto negli occhi.
“E
pensi di cavartela così? Come minimo devi offrirci un
gelato!” Si intromise Emily, e alzandosi dalla panchina
indicò un bar proprio di fronte al parco.
Evangeline,
convinta più che mai di aver intuito giusto, decise di
terminare le indagini per quel giorno, intenta a non esagerare.
Le
espressioni sorprese o preoccupate di Destiny quando si parlava di Fray
erano già abbastanza per adesso…
“Non
è giusto!” Dichiarò quindi rispondendo
ad Emily, che facendo la linguaccia cominciò a correre.
“Allora paga chi arriva ultimo!”
“Emily!
Così non vale!” Sbottò Evangeline
urlandole dietro, mentre anche Destiny si alzava dalla panchina.
“Ma
io ho i tacchi!” Si giustificò, ma ormai Emily era
troppo lontano per sentirle.
Arrivarono
al bar camminando tranquillamente, mentre Emily era già
seduta a recuperare il fiato. “Come dicevo, ho i
tacchi.” Ripetè Destiny sedendosi accanto a lei,
con nonchalance.
“Già,
ha i tacchi.” La copiò Evangeline, prendendo posto
in mezzo alle due.
“E
che diavolo c’entra con te?!” Domandò
una divertita Emily, ma Evangeline fece spallucce come se volesse
prenderla in giro, e tutte e tre scoppiarono a ridere in sincronia.
Presero
tre coni medi, tutti con gusti diversi: cioccolato fondente e
caffè per Emily, melone e pesca per Destiny, pistacchio
nocciola e cocco per Evangeline, che aveva rigorosamente chiesto doppia
panna e doppio cono.
“Oh,
Destiny.” Fece la rossa ad un tratto, il suo gelato quasi
finito. “Volevo chiedertelo prima, ma è arrivata
Emily e l’ho dimenticato…”
“Certo,
diamo la colpa a me! Guarda che sono ancora in tempo per chiederti i
soldi del gelato!” Ma Evangeline sorvolò, ed il
suo sguardo si posò nuovamente sui capelli viola di Destiny,
rinnovando la sua curiosità.
“Perché
hai tinto i capelli di viola?” Quella domanda del tutto
inaspettata colse di sorpresa non solo la diretta interessata, ma anche
Emily, che quasi si spiaccicò il gelato in faccia.
Le due la guardarono con un misto di sorpresa mista ad amarezza, ed
Evangeline deglutì.
Aveva
forse fatto una domanda inopportuna?
Subito
abbassò lo sguardo imbarazzata, ma non appena
aprì la bocca per abbozzare delle scuse, Destiny la
interruppe.
“A
dire il vero, è una storia piuttosto lunga.” Detto
ciò abbozzò un sorriso e tolse una ciocca di
capelli dal volto, girando il cono ancora quasi completamente sano
nella mano destra.
Emily
passò da un’espressione di incredula
serietà all’indifferenza, e riprese a mangiare il
suo cono.
“Sono
stata io a consigliarle di tingersi i capelli.”
Mugugnò semplicemente, e Destiny annuì.
“Sì, anche se il colore l’ho scelto io.
Diciamo che è un po’…il simbolo di un
cambiamento, ecco.” Spiegò, ma gli interrogativi
nella testa di Evangeline si erano raddoppiati: di che cambiamento
stava parlando?
Tuttavia,
per non sembrare troppo invadente, si limitò ad annuire
senza chiedere altro, mentre Destiny rispondeva alla sua reale domanda.
“Ho
scelto il viola…beh, non so perché! Volevo
qualcosa di stravagante, ecco. Una semplice tinta di capelli mi
sembrava troppo comune, ecco. Volevo dare più importanza al
gesto, e poi…adoro il viola!”
“E
non ti dà problemi? Voglio dire, le tinte di questo genere
sono delicate…” Continul poi Evangeline, non
sapendo cos’altro chiedere se non di quel cambiamento a cui
aveva accennato.
“Beh,
sì, infatti devo tingerli almeno una volta ogni due
settimane…ah, il gelato!” Rispose imbarazzata,
leccando la pesca che cominciava a sciogliersi sul cono.
“Quando
avremo più tempo, comunque, te ne parlerò con
calma…ok?” Continuò sorridendole, ed
Evangeline non potè far altro che contraccambiare.
Effettivamente
erano già le 18.15, e a breve sarebbe dovuta tornare a casa:
erano abbastanza lontane dal suo quartiere, e a piedi le sarebbero
serviti circa venti minuti per arrivare.
Decisa
a non far cadere un tombale silenzio cominciò a parlare di
scuola, spostando l’attenzione su quello e facendo
momentaneamente cadere la discussione sui capelli.
Ma
la mente di Evangeline non aveva per niente accantonato
l’argomento, e continuava a fare ragionamenti su ragionamenti.
Forse
quel “cambiamento” era stato dettato da una
delusione amorosa, o forse da una sofferenza di famiglia, magari
qualche oscuro segreto di cui non era a conoscenza…
Qualunque
cosa fosse, aveva una sola certezza: doveva assolutamente scoprirlo!
______________________________
Note
dell’autrice: Salve a tutti, miei
fans! (ma quali fans! N.d.tutti) Perdonate il ritardo, ma si avvicina
la fine del trimestre ed è appena finito il periodo di
interrogazioni/compiti/compleanni. Non che i compleanno
c’entrino qualcosa con la scuola, ma in una settimana ho
avuto 3 diciottesimi di fila! XD
Tornando a noi,
oggi capitolo più lungo del solito, dovuto al fatto che ho
perso 34518 pagine a descrivere il modo di vestire delle nostre tre
adorate (?) ragazze. Il motivo mi pare ovvio, “dimmi come
vesti e ti dirò chi sei”! Nessuna delle tre ha uno
stile eccessivo, (ad esempio Evangeline segue il Gothic, ma solo le
cose più semplici) ma che tira fuori le loro
caratteristiche: Evangeline, con i suoi conflitti interiori e il suo
amore “impossibile; Emily, con la sua natura da
“maschiaccio”, ma per meglio dire da ribelle;
Destiny, la “donna-angelo” che cerca di
scappare dal suo essere fragile.
Tutte e tre le
personalità le vedrete meglio nel corso della fic, ma volevo
mettere in luce questi lati del loro carattere, le loro
peculiarità! =)
E’ uno
dei capitoli per la quale ho faticato, nel senso che l’ho
scritto in più giornate e quindi mi sembrerà
sconnesso a vita, ma mi farò perdonare postando nel
più breve tempo il capitolo 20, che è
già in elaborazione!
Come potete
vedere, la canzone di oggi è giapponese (a dire il vero
anche un’altra lo era, ma aveva parti
inglesi..xD)…ho cercato una traduzione in inglese per farvi
capire il testo, ma onestamente parlando, questa volta, ho usato questa
canzone semplicemente perché mi ci sono fissata e ho scritto
il cap solo con questa. E facendovi un po’ i conti sono
fissata con questa canzone da mooolto tempo! xD
Ora
vado, ma prima una piccola perla di vita (?):
--- I CAPELLI DI DESTINY ---
Beh,
non credo di avervelo mai detto, ma anche la tinta dei capelli di
Destiny ha un suo perché!
Per qualche
tempo ero solita avere le maches rosse (ho sempre adorato i capelli
rossi xD), e dato che mio fratello è parrucchiere mi fa i
capelli a casa.
Un giorno ha
deciso di provare una nuova marca di colori, e la provò sui
miei capelli…
Peccato che, una
volta uscita di casa con la nuova tinta, mi accorsi che le maches alla
luce del sole erano VIOLA!
Anzi, vi
dirò di più: il rosso è molto delicato
e si sbiadisce dopo alcuni lavaggi, quindi nel mio caso (capelli
castano scuro, praticamente nero) è necessario fare una
colata di colore su tutti i capelli (dato che, altrimenti, si dovrebbe
tornare al colore originale, decolorare le ciocche e passare le
maches…un casino xD)
Quindi, in
ultima analisi, le maches erano di un bel viola intenso, mentre i
restanti capelli avevano preso sfumature viola, invece che rossiccie!
Una mia amica
(quella da cui ho tratto ispirazione per Destiny) ne è
rimasta semplicemente affascinata, ripromettendosi di tingersi i
capelli (o almeno farsi le maches) di viola scuro.
Sua madre non
glielo ha permesso fino ad ora, ma lei non si arrende xD
Da qui ho deciso
di tingere Destiny di viola, e mi dispiace soltanto che la macchina
fotografica non è riuscita a carpire bene la
tonalità di viola, altrimenti vi avrei fatto vedere!
(Ovviamente fate sempre riferimento alla foto di Destiny nel banner,
non pensate a niente di sparaflashioso tipo viola evidenziatore xD)
Ero stranissima,
però c’è da dire che quel viola era
veramente bello sui capelli!
Ah, e
ovviamente, mio fratello è tornato alla marca originale xD
Ed ora, posso
VERAMENTE andare, anche perché le note
dell’autrice sono diventate più lunghe del
cap… -.-
A
presto!
Black
★ Star
|
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Capitolo 20 *** Uso (Bugia) ***
Brother
&
Sister
Capitolo 20 –
Uso
(bugia)
“Muri na Egao no
Ura (Dietro al mio sorriso
di circostanza)
Nobita Kage wo Kakumau (Nascondo la mia
lunga ombra)
Dakara Kizukanu Furi (Ma faccio finta di non vederla)
Saisei wo Erabu (E continuo la mia recita)”
(SID)
Evangeline
gettò con uno sbuffo la borsetta sul letto, sedendosi sul
morbido materasso coperto da lenzuola colorate e un copriletto azzurro
a righe bianche. Poggiò la schiena al muro lasciandosi
andare ai pensieri, mentre le iridi nocciola fissavano un punto vuoto
senza interesse.
Quando era tornata a casa Gabriel era già lì ad
aspettarla, le aveva aperto la porta sorridente e le aveva
chiesto della giornata, come faceva sempre.
Eppure, qualcosa nel suo sguardo era come…distratto.
Evangeline tentò di imbrogliare la sua mente giustificandolo
come stress post-studio, ma il suo cuore le urlava un brutto
presentimento. Tuttavia aveva lasciato correre anche stavolta, causa
anche del rientro a casa dei suoi genitori.
Si alzò con un balzo dal letto con una nuova energia,
cercando di cancellare i brutti pensieri mentre lanciava la povera
borsetta all’interno dell’armadio dove
l’aveva presa.
Forse era solo lei ad essere stanca, pensò, tuttavia la
sensazione di angoscia continuò a farle compagnia per tutta
la sera, portandole sogni inquieti.
“Scusa Emily, ma non riesco a seguirti.”
Borbottò la mattina dopo ad un’Emily indispettita,
durante la pausa della ricreazione, usando il banco come
cuscino.
Lei la fissò torva per qualche secondo, poi
sospirò e arrendevole si voltò poggiando il mento
sul banco. “Dormito male?” Mugugnò
solamente, e la rossa annuì con poca energia.
“Esattamente.” Rafforzò, tirando un
lungo sospiro.
“Ciao ragazze!” Un’allegra vocina
risvegliò la loro attenzione, e l’esile figura di
Destiny si materializzò di fronte ai loro occhi.
“Mamma mia, quanta vitalità!”
Ironizzò nel vederle entrambe afflosciate sul banco, e senza
indugi poggiò entrambi i gomiti sul legno piegandosi sulle
ginocchia per raggiungere la loro stessa altezza.
“Eva, puoi controllare se hai il mio diario?”
Domandò d’un tratto con voce bassa, ed Eva
sbattè le palpebre più volte, pensierosa.
“Beh, sì…” “Ho
chiesto a tutta la mia classe, ma nada. Devi averlo preso per sbaglio
ieri quando te l’ho fatto vedere.”
Spiegò tornando indietro con la memoria, e intanto la rossa
faceva mente locale di dove potesse essere.
Senza aggiungere niente si piegò verso lo zaino distruggendo
l’ordine precario dei libri, ma dopo aver setacciato con cura
capì che il diario non c’era.
“Controllo a casa e ti dico, va bene?”
“Se lo trovi, portamelo domani a scuola.” Aveva
detto con un candido sorriso, ma quando Evangeline aveva trovato il
famigerato diario nell’altro zaino, sistemato con poca cura
ai piedi della scrivania, aveva deciso che gliel’avrebbe
riportato quel giorno stesso.
Così, dopo essersi armata di buona volontà ed
aver ricevuto indicazioni da una riluttante Destiny –che non
voleva far scomodare l’amica, ma che era ben felice di
ricevere una sua visita- riguardo alla sua casa, coprì il
lungo maglione nero a strisce bianche con un trench nero lungo fino al
ginocchio, lasciando vedere solo i jeans stretti infilati dentro due
stivali neri lucidi.
Con il diario tra le mani uscì
di casa attenta come un tomtom, decisa a non sbagliare strada.
Solo per un istante il pensiero volò verso Gabriel,
impegnato con l’allenamento di calcio, e a
quell’insistente presentimento che sembrava non voler andar
via.
Camminando a piedi lungo la strada ebbe la possibilità di
osservare la città in tutte le sue sfaccettature, e lo
sguardo volava rapido dai diversi palazzi alle macchine che solcavano
il cemento bagnato, dagli antichi portoni in legno di case in rovina ai
moderni condomini con citofono touch-screen.
Svoltò l’ultimo angolo ritrovandosi faccia a
faccia con un lungo vicolo di case a schiera di due piani, con veranda
al piano terra che sporgeva sulla strada e un piccolo balconcino al
piano superiore, il tutto contornato da mura giallo sbiadito con
classici tetti di tegole rossastre.
Accelerò il passo fino a trovarsi di fronte al cancelletto
con il numero 17, e suonando al citofono incassato nella colonna che
divideva due giardini si schiarì la voce preparandosi a
parlare.
“Chi è?” Rispose dopo poco una
voce da donna, ed Evangeline avvicinò la bocca al citofono
per farsi sentire.
“Salve, sono Evangeline, una compagna di scuola di
Destiny…” Non appena ebbe finito di parlare
sentì un rumorino metallico, segno che il cancello era stato
aperto, e dopo averlo spalancato e oltrepassato il sentiero in mezzo
al prato, vide la porta in noce aprirsi rivelando quella che doveva
essere la madre di James e Destiny.
Evangeline non potè fare a meno di notare la somiglianza con
la figlia: facendo dei rapidi calcoli doveva avere circa
quarant’anni, ma ne dimostrava decisamente molti di meno
grazie alla quasi assenza di rughe sulla sua pelle chiara e
perfetta.
La corporatura era esile come quella della figlia, uniche differenze un
generoso seno coperto da un maglioncino di cotone rosa chiaro,
rigorosamente a collo alto, e dei fianchi larghi fasciati da uno
stretto pantalone nero.
I capelli erano corti ma ricci come quelli di Destiny, mentre il colore
era il castano scuro del figlio. Di James aveva anche i due magnifici
occhi verdi-marroni dalle molteplici sfumature, che risaltavano
incredibilmente sul volto dai lineamenti delicati, quasi
angelici.
“Ciao! Didi è di sopra, in camera sua. La prima
porta a destra appena sali le scale.” Dichiarò con
un bonario sorriso ed una voce sottile, quasi da bambina. Ringraziando
a bassa voce, Evangeline si inoltrò all’interno
della casa grande e ben arredata.
Quasi correndo arrivò alle scale, adocchiate sin da quando
era entrata dalla porta, e le percorse velocemente lanciando di
sfuggita uno sguardo alle foto appese al muro.
Rallentò quando sentì il suono di un violino
soffocato probabilmente da una porta chiusa, che aumentava di
intensità man mano che saliva.
Si accorse che proveniva dalla stanza di Destiny, e cauta si
avvicinò alla porta aprendola cercando di non fare rumore.
A quel gesto il suono del violino divenne più forte e la
investì con la sua melodia, mentre con occhi sorpresi
fissava la figura al centro della stanza.
Destiny, avvolta da un morbido maglioncino di cotone azzurro a maniche
corte ed un leggero jeans, stava comodamente seduta su una poltroncina
di velluto porpora che sembrava inghiottirla nella sua
immensità.
Appoggiato alla spalla teneva un lucido violino, suonandolo con grazia
ed eleganza. Di fronte a sé, su un leggio, era posizionato
uno spartito di due fogli, ma gli occhi di Destiny erano chiusi e non
lo degnavano di uno sguardo, mentre la sua espressione era di pura
beatitudine.
Muoveva l’archetto con movimenti delicati ma decisi,
lasciando che la malinconica melodia
si propagasse per tutta la
stanza. Evangeline rimase ferma ad ascoltare, gli occhi puntati sulla
sicurezza delle sue mani che si muovevano tremolanti sulle corde.
Trattenne il fiato per brevi istanti, quasi temendo che il suo solo
respiro potesse disturbare il suono strisciante del violino.
Quando Destiny fece sfregare l’archetto sulle corde per
l’ultima volta, allontanando il mento dallo strumento,
Evangeline battè le mani per rendere palese la sua
presenza, con il diario sottobraccio.
Destiny si voltò verso di lei e sorrise, per poi alzarsi
lentamente dalla sedia e posare violino e archetto
all’interno dell’apposita custodia che campeggiava
sul letto.
“Sei davvero bravissima! Non sapevo che suonassi il
violino!” Affermò la rossa andandole incontro e
salutandola con due calorosi baci sulla guancia, mentre Tina sorrideva
lusingata.
“Grazie mille…e grazie anche del diario,
davvero!”
“Non preoccuparti, mi ha fatto bene la passeggiata. E poi ho
finalmente visto casa tua! La tua stanza è davvero
bella…” Commentò con voce sempre
più flebile, mentre si guardava attorno meravigliata.
La camera di Destiny era grande quasi il doppio della sua, dalle pareti
giallo chiaro ed una porta-finestra che dava sul balcone esterno.
Era arredata con mobili semplici, di stile moderno, sulle
tonalità del panna e dell’azzurro. Il copriletto
sul materasso da una piazza e mezza era rigorosamente viola, e sopra
v’era un motivo di piccoli fiori bianchi. La scrivania,
proprio di fronte al letto, era abbastanza grande da contenere il
monitor LCD di un computer e vari porta-penne e oggettini vari.
Lo sguardo di Evangeline si posò sulla grande libreria a
fianco della scrivania, che conteneva anche quelli scolastici.
Notò vari generi, dai classici al fantasy, dai gialli ai
romantici, molti di cui conosceva solo il nome.
Notò le copertine usurate negli angoli ma tenute con molta
cura ed ordine, come tutto il resto della camera. Persino i quadretti
appesi ai muri erano in simbiosi col resto, dando alla stanza un senso
di simmetria.
Rapidamente le iridi nocciola si fermarono su una foto in particolare,
e senza indugio Eva si avvicinò al muro per osservare
meglio:
era una foto che ritraeva Destiny e suo fratello, ma la prima non aveva
ancora i capelli tinti e sfoggiava dei vaporosi ricci biondo grano,
come Evangeline aveva giustamente ipotizzato.
“Che carina! Stavi bene con i capelli
biondi!” Commentò lei con un sorriso, e
sentì Destiny trasalire alle tue spalle.
“Oh, ora che ci penso, non ti ho più detto
perché li ho tinti! E dire che non è niente di
che, ti sarà sembrato chissà quale segreto di
stato!” e andò a prendere la poltrona porpora per
portarla nelle vicinanze di Evangeline, che invitò a sedere.
Lei prese posto sul letto quando questa ebbe accettato, e posando
entrambe le gambe sul copriletto le cinse con le braccia prima di
cominciare a parlare.
“Ti è mai capitato di odiare con tutto il cuore
una parte del tuo carattere ma non riuscire a cambiarla? Ecco, a me
sì.”
A sei anni la piccola
Destiny era una cascata di ricci biondi che
incorniciava il suo dolce viso smunto, mentre i due zaffiri che aveva
per occhi reclamavano per loro l’attenzione degli sguardo
esterni.
Da quando, a soli
quattro anni, il padre aveva perso la vita in seguito
ad una malattia che Destiny non voleva ricordare, aveva visto piangere
i suoi cari per così tanto tempo che le si era stretto il
cuore.
Avrebbe fatto di tutto
pur di far tornare loro il sorriso,
perché quando papà era con loro
l’allegria non mancava mai.
Si ricordava che sua
mamma rideva quando suo padre le suonava qualcosa
al violino o al pianoforte, e decise che avrebbe imparato a suonare
qualunque strumento lei volesse, e le avrebbe suonato tutti i pezzi
più belli.
Sarebbe stata brava a
scuola e avrebbe mangiato qualunque cosa la madre
le avesse voluto cucinare, e se era troppo stanca per fare sa mangiare
Destiny sarebbe rimasta a digiuno.
Avrebbe imparato a
cucinare presto, così poteva preparare
pranzo e cena per tutti e tre.
Viveva
all’ombra delle scelte della madre e di un fratello
che cercava disperatamente di essere al centro
dell’attenzione, per non sentirsi ancora abbandonato.
Lei invece odiava quando
la gente la guardava, quando si parlava di
lei, quando le si chiedeva un parere; preferiva che le gente guardasse
James, che si parlasse di James, che si chiedesse a James.
Perché sapeva
che a lui faceva piacere, e se lui era felice
lo era anche lei.
Non aveva mai versato
una lacrima, nemmeno alla morte del padre. Era
rimasta impassibile, scossa da un dolore troppo grande per generare
lacrime, e si era ripromessa che non avrebbe pianto mai più.
Aveva tacitamente
stretto un accordo con il padre attraverso le
preghiere, dicendogli di non preoccuparsi, perché lei si
sarebbe presa cura di tutti.
Qualunque cosa le
chiedessero, lei era ben felice di accettare.
“Sì,
certamente!” Rispondeva sempre ad
ogni domanda, con un sorriso pronto per l’occasione che col
tempo aveva fatto diventare suo.
Stava sempre sulle sue,
Destiny, senza prendere mai iniziative. Senza
fare niente che avesse potuto far stare male qualcuno, solo e
unicamente essendo come gli altri volevano che fosse.
Non parlava mai del
padre, non pronunciava il suo nome, e quando le
chiedevano di lui sorrideva, dicendo che era andato via lasciandole un
compito molto importante.
Non desiderava
nient’altro che la felicità degli
altri.
Voleva solo che gli
altri potessero stare bene, anche se questo
significava fare cose che non ero di suo gradimento, dire piccole bugie.
Ma erano a fin di bene!
Lei non voleva far del male a nessuno!
Aveva rinunciato
anche all’amore, Destiny.
Come poteva dire di no
quando i suoi amici più cari le
chiedevano di uscire con loro? Come poteva perderli?
Non era colpa sua se poi
le
relazioni finivano! Lei provava in tutti i modi
ad amarli, ma non ci riusciva!
E finiva col perderli lo
stesso.
Però
continuava a sorridere, Destiny, senza far preoccupare
nessuno. Sempre pronta a dire una parola di conforto, ad ascoltare ed
aiutare gli altri…
Sacrificando se stessa.
Destiny raccontò solo una parte di tutto il miscuglio di
emozioni che teneva dentro da anni, restando chiusa in
quell’involucro di sorrisi e carinerie dietro al quale si era
chiusa.
“Non avevo mai visto questo comportamento come
qualcosa di sbagliato…Però un giorno mio fratello
era così arrabbiato che non sapevo cosa dire, e lui mi
guardò come non aveva mai fatto.”
Spiegò, tenendo lo sguardo basso sul pavimento.
“Era come se stesse riversando la sua rabbia su di me. Capii
che dovevo parlare, e gli dissi di non preoccuparsi, perché
io l’avrei aiutato. Ma ricordo che lui gettò i
portapenne sulla scrivania a terra, e mi urlò di smetterla.
Disse che era stufo, che non riusciva a capire quando facevo qualcosa
perché gli volevo bene o per questa mia assurda mania di
dire sempre di sì.”
Evangeline restava in silenzio ad ascoltare, rapita dalla sua voce, gli
occhi vispi e attenti. Vide Destiny alzare lo sguardo al soffitto e
stendere le gambe portandole a terra, tirando un lungo sospiro.
“E così, cominciai ad odiarmi, perché
nonostante cercassi di fare il meglio, alla fine, portavo comunque
sofferenza. Emily cercò di farmi ragionare, ma la
verità è che ho troppa
paura…”
“Ti conosco meglio di quanto credi. Sai cosa
c’è? Che hai paura di soffrire. Se gli altri sono
felici non hai niente di cui rimproverarti, perché nessuno
ha niente da dire contro di te. Se vivi seguendo ciò che gli
altri vogliono allora non ti affezioni a niente, e quindi sei protetta.
Tu hai paura di essere te stessa perché questo potrebbe
farti male.”
Chiuse gli occhi solo per qualche istante, sospirando, ricordandosi del
discorso che Emily le aveva fatto. Uno dei tanti, a dire il vero.
Evangeline pensò che Destiny era molto più
complicata di ciò che dava a vedere, e che nonostante ne
parlasse come una cosa lontana, i suoi occhi blu dicevano a chiare
lettere che era qualcosa di molto attuale.
“Tornando a noi” Riprese a parlare di colpo,
riaprendo gli occhi e scivolando sul letto in modo da poggiarsi solo
col fondoschiena sul lato estremo del materasso. “Emily
sapeva che tutti adoravano i miei capelli, anche se io dicevo che mi
sembravano paglia secca. Così un giorno mi disse
“se davvero non ti piacciono, dovresti tingerli”, e
io lo feci davvero. Scelsi il viola perché sapevo che mia
madre si sarebbe opposta.”
Un lieve sorriso curvò le sottili labbra rosee, e il suo
sguardo tornò sulla silenziosa Evangeline.
“Per la prima volta mia madre si arrabbiò con me e
mi sgridò. La ignorai e me li tinsi ugualmente, e dopo un
po’ di tempo mia madre ammise che stavo bene, anche se doveva
ancora abituarsi. Non avevo rovinato niente, però
ero…soddisfatta.” Sorrise, ed una sensazione di
libertà si disegnò nei suoi occhi.
“Lo adoravo.” Sussurrò d’un
tratto, ed Evangeline capì che stava parlando di suo padre.
“Ero troppo piccola e avevo paura. Cercavo solo di rimettere
insieme i pezzi di un puzzle che non mi appartiene, ma comincio a
capire che non è così che si ottiene la
felicità. Né per te stessa, né per gli
altri.”
Terminò di parlare con voce sempre più flebile,
poi terminò con un lungo sospiro e sorrise dolcemente.
“Ecco, ora sai la mia storia.”
Evangeline sussultò, con una strana sensazione di dispiacere
che le attanagliava lo stomaco.
“A parte te solo Emily e James la conoscono, ti prego di non
parlarne a nessuno, anche se è una
stupidaggine…”
“Non è affatto una stupidaggine!”
Sbottò la rossa stringendo i pugni, e Destiny quasi
saltò in aria. “Non sono brava con le parole e se
facessi la psicologa il numero di suicidi aumenterebbe a
dismisura” cominciò a dire, ed una debole risatina
colorò per un attimo il viso della Moonflower.
“Però ti ammiro molto. Hai sempre pensato al bene
degli altri, anche se forse in modo sbagliato, però resti la
persona più buona che abbia mai conosciuto. E ti ringrazio
per avermelo detto.”
“Non sono una santa…” Sospirò
Tina, abbassando lo sguardo ai suoi piedi. “Non mi piace dire
di no. Quindi a volte non rispondo e basta, oppure mi invento una
scusa. Non sono l’angelo che sembro essere, alla
fine…”
“Ancora meglio.” Rispose però
Evangeline, sorridendo. “Significa che sei umana e che mi hai
raccontato la tua storia perché ti fidi di me, anche se ti
conosco da qualche settimana.”
“Ho capito che potevo fidarmi di te dalla prima volta che ti
ho guardata negli occhi.”
“E cos’altro hai visto nei miei occhi?”
“Che sei innamorata ma hai una tremenda paura.”
La rossa si zittì, osservandola con stupore, poi
abbassò lo sguardo imbarazzata.
“L’amore è un argomento più
complicato.” Le confidò saggiamente. A volte
parlava come se avesse anni d’esperienza sulle spalle, una
maturità che i suoi sedici anni non riuscivano a trattenere.
“Me ne parlerai a tempo debito. E voglio i
dettagli!”
Sorrise, abbandonando l’aria solenne di qualche istante prima.
Certe volte sembrava invece una bambina, vogliosa di giocare e
divertirsi, e la sua serietà da donna matura
l’abbandonava totalmente per far spazio al carattere che si
appresta meglio alla sua età.
“E tu? Sei mai stata innamorata?” Chiese Evangeline
a bruciapelo, cogliendo il momento. Dal racconto di Destiny aveva
capito che la tattica della gelosia avrebbe solo peggiorato le cose,
quindi se voleva sapere qualcosa doveva solamente chiederlo.
Destiny sorrise semplicemente abbassando lo sguardo, ed Evangeline
capì che non aveva alcuna voglia di rispondere.
“Che stupida!” Esclamò d’un
tratto, facendo cadere l’argomento. “Oggi dovevi
uscire con Fray, giusto? Sarai in ritardo!”
“Eh? Ah, no!” Balbettò, ricordandosi
della messa in scena del pomeriggio precedente. “A dire il
vero Fray cercava Gabriel, non me.” Dichiarò
rapidamente, e Destiny sembrò come tranquillizzata.
“Didi.” La chiamò, avvicinandosi a lei
con la sedia. “Fray ti piace, vero?”
Destiny sobbalzò e alzò lo sguardo incrociando i
suoi occhi sicuri, ma quella volta confuse il suo sguardo.
Così sorrise cercando di essere il più naturale
possibile.
“No, cosa ti viene in mente! Siamo solo amici!”
Reclamò, facendo sospirare la ragazza.
Destiny approfittò del momento per abbandonare il sorriso e
fissare a terra delusa si sé stessa, stringendo le pieghe
del copriletto senza farsi vedere.
Aveva mentito di nuovo, scegliendo di sacrificarsi.
Sentirono bussare alla porta e senza che venne dato il permesso questa
si spalancò, rivelando un James in vestaglia rossa con un
ipod in mano.
“Tina, sai se…oh, salve, paradisiaca
visione!” Salutò con un sorriso splendente
Evangeline, che ricambiò con un cenno della mano ormai
abituata ai modo di fare di James. “Avresti dovuto dirmi che
saresti passata, avrei indossato qualcosa di più
consono!”
“Tranquillo, stavo per andare via. Prima del mio arrivo tua
sorella stava suonando il violino così bene!” Le
lanciò un occhiata sorridente e Destiny ricambiò
sussurrando un grazie, mentre Evangeline si alzava dalla sedia.
Si accorse di avere ancora il diario tra le mani, e ridendo lo
consegnò alla proprietaria che la baciò sulla
guancia amichevolmente.
“Ci vediamo domani, allora!” Affermò la
più piccola, mentre il fratello la raggiungeva con
l’Ipod in bella vista.
“A domani, dolcezza.” Salutò lui, e lei
uscì dalla camera lasciandoli soli.
Eva scese in fretta le scale e dopo un rapido saluto alla madre dei
Moonflower,
che l’accompagnò gentilmente alla porta, si mise
in strada che c’era ancora il sole e a passo veloce percorse
la strada che l’avrebbe portata a casa.
Il discorso di Destiny le arrovellava il cervello, e diversi pensieri
si facevano spazio senza rispettare la fila.
Tuttavia cercava di allontanarli uno a uno, riuscendoci solo quando
finalmente rientrò a casa, perchè un altro
pensiero aveva affittato la totalità del suo cervello, ed
era quel brutto presentimento che la attanagliava dalla sera prima:
Gabriel non era ancora tornato a casa.
____________
Note
dell’autrice: Salve a tutti! ^_^ Come
state? Spero bene, perché si avvicina il NATALE!!!!
Anche stavolta
la canzone del capitolo è giapponese (titolo compreso!) ma
questa volta ho trovato una traduzione in italiano…Come
avete notato ho messo anche i link e li metterò anche agli
altri capitoli, così potete ascoltare le canzoni con un clic
u_u
[Sia la canzone
che la melodia che suona Destiny (ovviamente immaginatela suonata da un
solo violino!) sono rispettivamente prima ending e una delle colonne
sonore dell’anome “Fullmetal Alchemist”.]
Destiny
è forse il personaggio più difficile di tutti;
è ispirato alla realtà, e questo mi rende le cose
più complicate, però volevo fare a questa mia
grande amica una sorta di tributo, perché la ammiro molto e
mi è stata sempre vicina. Ti voglio bene, M.
Inoltre, sto
cercando di scrivere capitoli più lunghi e migliorare nelle
parti descrittive (che sono sempre state il mio punto debole
ò_ò), spero di non combinare un pastrocchio.
Mi scuso se
questo cap ha un’aria malinconica, ma la verità
è che mi sono fissata con la musica che Destiny suona e ho
appena finito di leggere un thriller che mi ha letteralmente rapita, e
questo influenza il mio modo di scrivere…
Anche se sono
felice come non mai *w*
Anche se le
ultime battute possono sembrare equivoche, Gabriel non è
morto o roba del genere xD meglio dirlo subito xD
Mi scuso inoltre
per la
qualità della colorazione del disegno, ma l’ho
colorato in fretta appena ho trovato un attimo libero perché
non volevo lasciarvi senza un capitolo prima delle vacanze :D
A proposito di
vacanze! Vi faccio tanti auguri di Buon Natale e Buone Feste,
ringraziando tutti coloro che seguono la mia storia!
Non ricevo
2345722956 recensioni, ma sapere che c’è qualcuno
a cui piace mi fa comunque immensamente piacere!
^_^
Angolo
pubblicità occulta: nuovamente, vi chiedo di dare
un’occhiata alla mia nuova fan fiction, sperando possa essere
di vostro gradimento ^^’
->
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=606868&i=1
<-
Bene, ora ho
veramente finito! Tanti auguri a tutti ^_^ e…COMMENTATE XD
“Black
★ Star”
|
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Capitolo 21 *** Again ***
Brother
&
Sister
Capitolo
21 - Again
“Shiroi nooto ni tsuzutta you
ni / Come
se lo avessi scritto a chiare lettere in un quaderno bianco
Motto
sunao ni hakidashitai yo / voglio
rivelare i miei veri sentimenti più onestamente
Nani
kara nogaretain da / Da cosa
voglio scappare?
Genjitsu
tte yatsu? / Da
quella cosa conosciuta come "realtà"?”
(YUI)
“Buongiorno…”
Esordì un’assonnata Evangeline, che in pigiama e
ciabatte aveva fatto il suo ingresso in scena nella cucina
già affollata da tutta la famiglia.
“Buongiorno!” Risposero gli altri, più o
meno energicamente, e la rossa si esibì in un grande
sbadiglio mentre prendeva posto a tavola, sistemando dietro le orecchie
i capelli arruffati.
Accanto a lei, Edward stava leggendo il giornale con aria sconsolata,
mentre Alyssa metteva di fronte alla figlia una tazza di latte al cacao
e qualche biscotto.
Gabriel era intento a mangiare i suoi, di biscotti, inzuppandoli in un
caffèlatte con parecchio zucchero. Con un gomito poggiato
sul tavolo e la mano a sorreggere la testa, svogliatamente prendeva un
biscotto dal tovagliolo e lo sbatteva più volte sulla
tovaglietta proprio sotto la tazza, in modo che si liberasse dalle
briciole superflue.
“Odio quando restano i pezzettini di biscotti nel
latte.” Si giustificava, ma ciò non serviva da
attenuante per Alyssa, che a quel gesto gli lanciava occhiate furenti
di rabbia.
“Quante volte ti ho detto di non farlo? E’
snervante!” Lo rimproverò infatti, le mani ai
fianchi, ma Gabriel roteò gli occhi e proferì un
“Sì, mamma.” che serviva solo a
calmarla. Non appena ebbe finito di parlare, infatti,
ricominciò a “scotolare” i biscotti
facendo spolverare la povera Alyssa.
Nel frattempo Edward finì di leggere il giornale e lo
piegò in quattro riponendolo sul tavolo, concentrandosi sul
caffè caldo sistemato sul tavolo apposta per lui.
“Devi ammettere che Gabriel ha ragione.”
Sussurrò, sorseggiando la bevanda nera.
“E’ odioso il latte con le briciole.”
A quell’affermazione Gabriel allargò le braccia e
guardò la madre con un’espressione vincente,
mentre Evangeline ridacchiava coprendosi la bocca con la mano.
“Tu non dargli corda!” Fece al marito, poi si tolse
il grembiule che aveva indosso e lo posò dietro il frigo.
Con un sonoro “crack” Evangeline spezzò
due biscotti e li lasciò cadere nella tazza di latte,
affondandoli con il cucchiaio per farli bagnare completamente.
“Ecco l’altra. Ma non sapete mangiare come persone
normali?”
“No.” Risposero in coro i due, mettendo in bocca i
rispettivi biscotti.
Edward ridacchiò, ricevendo un’occhiataccia da
parte della moglie, che decise bene di togliere il grembiule e
appenderlo al muro, dov’era il suo posto.
“Ho capito…Meglio che vada al lavoro!”
“Buona giornata, cara.” Fece Edward, allungando il
collo per baciarla rapidamente sulle labbra, mentre i figli salutarono
con un “mmmmfhhhh” che voleva dire più o
meno la stessa cosa.
Alyssa li baciò entrambi sulla guancia e poi corse fuori
dalla cucina con un ultimo “ciao” generale,
chiudendo forte la porta dietro di sé.
“Anche voi dovreste sbrigarvi per andare a scuola: se fate
tardi vi lascio a piedi, sappiatelo!”
“Io sono a posto!” Rispose prontamente Gabriel, che
era già vestito. “Devo solo sistemare camera.
Dovresti preoccuparti di Eva, che è lenta.”
“Hey! Non è vero! Mi sono solo svegliata
tardi!” Replicò quella, posando ferocemente la
tazza di latte che aveva cominciato a sorseggiare.
“Se QUALCUNO svegliasse anche me quando si
alza…”
“Se QUALCUNO si puntasse la sveglia dieci minuti
prima…”
Evangeline non rispose a quell’affermazione, anzi
afferrò la tazza e bevve il latte fino all’ultima
goccia, lasciando la tazza vuota.
“Vado a vestirmi, e scommetto che sarò pronta
prima di te. Ci vediamo all’entrata!” Esplose,
scappando poi dalla cucina con rinnovata energia.
“Hey così non vale!” Sbottò
Gabriel, che seguì il suo esempio e finì in
fretta il suo latte, correndo anche lui verso camera.
Edward sospirò, ritrovandosi solo nella stanza.
“Mi chiedo se abbiano 17 anni o se siano rimasti fermi ai
10…” commentò tra sé e
sé con un sorrisino, che però si spense nel
guardare la tavola addobbata di tazze vuote e tovaglioli sporchi.
Come al solito, toccava a lui mettere a posto!
*****
“Buongiorno, Emily!” Dichiarò la rossa
una volta arrivata in classe, notando la sua compagna già
sistemata al suo posto.
“Hola, Eva! Como estas?” Dichiarò
sorridendole tranquillamente, ma Evangeline si fermò proprio
di fronte al banco e la guardò torva, immobile, con un
sopracciglio inarcato.
“Dovresti rispondere “todo bien”. Se
è tutto ok, ovviamente.” Continuò, ma
la sua amica sembrava come pietrificata.
“Hai bevuto latte spagnolo stamattina?” Rispose ad
un tratto, e la mora le fece una smorfia. “Sto facendo
pratica per la ma pronuncia.”
“Sei consapevole del fatto che noi studiamo francese e non
spagnolo?”
Commentò semplicemente Eva, gettando lo zaino a terra e
sedendosi al proprio posto, avvicinando la sedia al banco.
“E chi ha detto che è per la scuola?! E’
per il gruppo! Jaky mi ha detto che faremo qualcosa in
spagnolo.”
“25 Ottobre 2009, il tragico giorno in cui i Phoenix
diventarono un gruppo latino americano, allietando i locali a ritmo di
salsa e cha cha cha!”
Evangeline portò la mano sul cuore e cominciò a
parlare solennemente, come se dovesse fare un discorso al funerale, con
tanto di mano che fingeva di asciugare dall’occhio destro una
lacrima fuggitiva.
“Ah, ah, ah…divertente!”
Ironizzò l’amica, poi le due si alzarono quasi
meccanicamente all’entrata in scena della professoressa.
Si sedettero al gesto della donna, abbassando il tono della voce.
“Non so cos’ha intenzione di fare, fatto sta che
sono negata in qualunque lingua…”
“Rose!” La chiamò la professoressa di
matematica una volta arrivata al suo nome durante l’appello,
e questa si voltò sorridente verso di lei sfoggiando un
sorriso.
“Presente!” Disse forte e chiaro, ma
l’insegnante si tolse i piccoli occhiali rotondi e la
fissò con superiorità.
“Vediamo di fare silenzio e togliamoci il cappello quando
siamo in classe.”
“Subito professoressa…” Fece
accondiscendente, mandando mentalmente mille accidenti alla
prof.Stelberg mentre si toglieva il cappello nero dalla testa.
“Non capisco perché il
‘vediamo’ e il ‘togliamoci’,
dato che devo farlo solo io!”
Si lamentò con la compagna di banco, che dopo aver risposto
“Presente!” ad alta voce quando fu chiamato il
cognome Stone, ridacchiò e le diede due pacche sulla
schiena, invitandola a prendere libri e quaderni.
Circa un’ora e tredici disequazioni dopo il cellulare di
Emily vibrò nella sua tasca, cosa che sembrò
svegliarla da un eterno sonno.
Prese rapidamente il cellulare dalla tasca e, sfruttando la copertura
dei tre banchi di fronte a lei, lesse rapidamente il messaggio sul
display touch screen.
“E’ di Destiny.” Sussurrò alla
compagna, che stava cercando di capire quale passaggio avesse eseguito
la professoressa alla lavagna.
“Chiede se una di noi può uscire per accompagnarla
alle macchinette…Ma che cavolo! Sono andata in bagno un
attimo fa!”
“Ci vado io allora.” Fece Evangeline senza staccare
gli occhi dalla lavagna o dal foglio in cui scriveva.
“Prendi appunti mentre sono via?”
Domandò, e la compagna di banco la guardò come se
fosse impazzita.
“La settimana prossima c’è il compito e
io non ho capito quasi niente…”
“Hai detto così anche la scorsa volta, e poi hai
preso 7.”
“Lo dici come se avessi preso 10! Su, non ti farà
male seguire la lezione per dieci minuti.”
E le mise quaderno e penna sotto gli occhi, mentre lei alzava la mano
destra dritta verso il cielo.
“Professoressa, posso andare in bagno?”
Ottenuto il permesso uscì dall’aula con un grande
sorriso, lasciando Emily intenta ad avvisare Destiny
dell’accompagnamento trovato.
Uscita dall’aula la rossa inspirò una boccata di
aria fresca, poi cominciò a fare qualche passo avanti, in
direzione della classe di Destiny.
Dei rumori provenienti dal cortile attirarono la sua attenzione, e si
avvicinò ad una delle vetrate sbirciando le classi che
facevano educazione fisica.
Una non sapeva identificarla, mentre l’altra era sicuramente
la 4°C, perché era la classe di Gabriel.
Aveva imparato il suo orario a memoria, conoscendolo quasi meglio del
suo, e con lo sguardo cercò tra le tante persone impegnate
nel campo di pallavolo o a giocare a badminton la figura del suo amato
fratellastro.
Un largo sorriso si fece spazio sul suo volto quando finalmente lo
vide, impegnato a ricevere una palla alta quasi a fine campo.
Ringraziò la ragazza mora che sbagliando la battuta
costrinse Gabriel a prendere la palla che era rotolata lontano, a
qualche passo dalla finestra.
Ringraziò anche il cielo quando lui alzò lo
sguardo e la vide, sorridente alla finestra, e ricambiando il suo
sorriso la salutò con un cenno della mano, gesto che
Evangeline imitò senza perdere un secondo.
Il contatto dei loro sguardi si interruppe quando Gabriel si
voltò indietro tornando dai suoi compagni di squadra e
consegnando la palla al battitore di turno.
Evangeline non sapeva spiegare il perché, ma nonostante
l’avesse in casa tutti i giorni non riusciva a fare a meno di
cercare continuamente il suo sguardo, o almeno di poter scorgere la sua
figura da qualche parte.
E’ un peccato che le finestre della sua classe affacciassero
dal lato opposto, ovvero sul parcheggio…
O forse una fortuna, dato che due ore a settimana le avrebbe perse
guardando disperatamente fuori dalla finestra nella speranza di vederlo.
“Pensierosa?” Fece una voce dietro di lei, e una
Destiny sorridente la riportò alla realtà.
Sobbalzando si voltò, espirando nel riconoscere
l’amica.
“Stavo solo guardando gli altri giocare a
pallavolo…andiamo?”
La ragazza dai capelli viola annuì, facendo tintinnare le
monetine nella mano destra, e cominciando a chiacchierare del
più e del meno percorsero il lungo corridoio che portava
alle sacre e venerate macchinette.
“Mmh…mi sa che prendo una barretta ai
cereali.” Sussurrò Destiny guardando tutte le
possibili scelte dietro il freddo vetro del distributore, inserendo il
codice una volta deciso.
“Come?! E che ne è del tuo solito Kinder
Bueno?!”
“Niente cioccolata per questa
settimana…l’1 Novembre c’è la
festa di Fray e devo essere in forma!”
Affermò Destiny prendendo la sua barretta ai cereali, e
mettendo il resto delle monete in tasca.
Evangeline la guardò con espressione stupida, quasi le
braccia stavano per caderle a terra.
“Dimmi che stai scherzando…Stai benissimo
così!” Le disse, ma Destiny ridacchiò e
fece spallucce, cominciando a mangiare dando piccoli morsi alla
barretta.
“Senti, Eva…” Sussurrò
d’un tratto, diventando seria, mentre puntava lo sguardo al
suo snack ipocalorico. “Un…mio amico mi ha chiesto
di uscire con lui…”
Le orecchie di Evangeline si tesero ad ascoltare, mentre gli occhi
cominciarono a brillarle.
Forse Fray si era deciso…? Magari è per quello
che Destiny aveva deciso di dimagrire per la sua festa…
Lo sapeva! Destiny ricambiava Fray, ne era sicura!
“Però…non so ancora che pensare, anche
se mi piacerebbe provarci.”
“Beh…di certo non posso dirti cosa fare, dato che
non sono nella tua testa…” Cominciò,
cercando di tenere a freno la lingua. “Quando mi hai parlato
l’altro giorno mi è parso di capire che tu abbia
capito che devi fare le cose in base a ciò che vuoi
tu…se siete amici sarete usciti insieme un sacco di volte,
magari uscire di nuovo con lui da soli servirà a farti
capire cosa è meglio.”
Abbozzò un sorriso e cercò di dare la risposta
più oggettiva che le venisse in mente, e la ragazza di
fronte a lei sorrise.
“Grazie, mi hai tolto un peso…”
“Ecco, quindi a ricreazione ti prendi il solito Kinder
Bueno!”
Fece ridacchiando, e prendendola a braccetto si avviarono verso le
rispettive classi.
*****
Non appena Evangeline arrivò a casa salutò
frettolosamente la madre e corse in camera, scaraventando lo zaino sul
letto e afferrando il cellulare nella tasca.
Dalla rubrica cercò il nome “Fray” e
cliccò immediatamente il tasto verde, pregandolo mentalmente
di rispondere.
“Pronto?”
“Buongiorno! Devi dirmi niente?”
“Ma se hai chiamato tu!” Replicò, e la
rossa fece uno “ssssh” per zittirlo.
“Parlo di Destiny…”
“Ah…sì, in effetti
sì…lasciamo stare.”
La risposta lasciò un attimo spiazzata la rossa, che
inarcò un sopracciglio. Sembrava tutt’altro che
felice dal tono di voce, e certamente non voleva significare una
“vittoria” sul campo sentimentale.
“Ti ho parlato di Jessie, vero?” Chiese poi, ed
Evangeline corrucciò la fronte e strinse le labbra cercando
di ricordare il nome, cosa che le venne alquanto facile.
Ne avevano parlato giusto qualche giorno prima, quando Eva gli aveva
chiesto i precisi invitati alla sua festa; tra questi faceva capolino
un certo Jessie, che Fray aveva definito “il mio migliore
amico, insieme a Gabriel” e che, tra l’altro, era
stato quello che aveva avvicinato Destiny per presentargliela, dato che
Fray non è esattamente il top in queste cose.
“Sì, mi ricordo di lui. Beh?”
Sentì tirare un lungo sospiro dall’altro lato
della cornetta, poi la secca risposta di Fray: “Ha chiesto a
Destiny di uscire…e credo che lei abbia accettato.”
Note dell'autrice:
Salve!!!! Come promesso, eccomi alla fine delle
vacanze!
Cosa
c’entra il disegno in costume in pieno
Gennaio non lo so, però appena ho visto l’immagine
non ho resistito! (senza
contare che Evangeline dovrebbe essere più alta delle due,
ma me ne sono
ricordata dopo xD) A causa delle mie mani fredde i disegni sono sempre
peggio
(Destiny è scheletrica, Emily ha la testa storta ed
è passata dalla terza alla
quinta in due minuti, tanti altri errori che preferisco non
guardare…xD), ma l’importante
è darvi un’idea xD
Tornando a noi,
capitolo abbastanza “soft”
(eccetto l’ultima parte xD), ma la verità
è che mi sono intrippata con cose che
accadranno più avanti e ho scritto quelle, quindi su questo
capitolo mi sono
concentrata di meno xD e dire che mi ero ripromessa di scrivere passo
passo, e
invece…XD meglio per voi, che tra qualche capitolo avrete
degli aggiornamenti
rapidissimi u.u
Parlando di cose
serie (?), so che 3 è il numero
perfetto, ma giuro che non mi offendo se ricevo qualche recensione in
più xD
Non
alzerò una polemica se mi criticherete e mi
riterrò soddisfatta se scriverete anche solo un
“bel cap.”…perfavooooore!
Fatemi felice xD
Intanto
ringrazio quelli che, puntali come un
orologio svizzero, sono
sempre qui a
commentare e dire la loro…dovrei pagarvi, ma siccome sono al
verde non lo farò
xD
Ringrazio
ovviamente anche quelli che leggono,
sperando che la mia storia piaccia…
Ora vi lascio,
devo tornare al caro vecchio
Stazio che mi chiama!
Al prossimo
capitolo!! =)
“Black
★ Star”
|
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Capitolo 22 *** Jessie's Girl ***
Cap 22
Brother &
Sister
Capitolo
22 – Jessie’s girl
“Jessie
is a friend, yeah,
I
know he's been a good friend of mine
but
lately something's changed
that
ain't hard to define
Jessie's
got himself a girl
and
I want to make her mine…
I
wish that I had Jesse's girl!
Where
can I find a woman like that?”
(Rick
Springfield)
Le
reazioni che ebbe Evangeline dopo aver sentito quella frase furono
numerose e tutte diverse, nell’arco di una manciata di
secondi.
La
prima fu di stupore, e gli occhi si spalancarono mentre tratteneva il
fiato.
La
seconda fu pensierosa, e quando si ricordò del discorso
avuto
con Destiny assunse una terza espressione, che stava a significare
“OhMioDioCheCavoloHoCombinato”, e infine nei suoi
occhi si
accese una nuova luce.
Ignorò
i “Pronto?” che provenivano dalla cornetta e
cliccò
il tasto rosso senza preamboli, percorrendo il tragitto stanza-porta di
casa con un tempo record che avrebbe fatto impallidire un corridore.
“Scusa
mamma devo uscire un attimo torno subito!” Fece rapidamente,
senza dare la possibilità ad Alyssa di ribattere,
lasciandola a
sbuffare e a scuotere la testa.
Cominciò
a camminare ignorando il vibrare del cellulare che cercava
disperatamente la sua attenzione, facendo mente locale per capire dove
doveva svoltare: fortunatamente, aveva imparato a memoria la posizione
dei luoghi dove il fratello andava frequentemente, e casa di Fray era
uno di quei luoghi.
Arrivò
col fiatone in quella palazzina di quattro piano dipinta di verde
chiaro, e senza preoccuparsi di suonare entrò il braccio tra
le
grate del cancelletto rosso e premette il pulsante per aprire lo
stesso, che si trovava a ridosso del muro ed era facilmente
raggiungibile.
Fece
le tre rampe di scale salendo i gradini a due a due, e quasi stremata
suonò il campanello preparandosi alla sua “entrata
in
scena.”
E
quando un biondino le aprì la porta, con un sopracciglio
alzato
e un’espressione di disappunto, l’unica parola che
uscì dalle di lei labbra fu:
“COOOOOOOOOOSA?!?!?”
Fray
sospirò, chiudendo il tasto al cellulare che aveva
all’orecchio nel disperato tentativo di chiamare la ragazza
che
ora aveva di fronte.
“Che
ci fai qui? E perché mi hai chiuso il telefono in
faccia?”
“Per
continuare la discussione dal vivo!”
“Eva,
ma che ti devo dire?” Sussurrò lui, massaggiandosi
le
palpebre con i polpastrelli, simbolo di stanchezza.
Le
occhiaie sotto i suoi occhi dicevano a chiare lettere che quella notte
non l’aveva passata a dormire, o per lo meno non a dormire
bene.
Evangeline
sorvolò, allargando le braccia.
“Come
siamo arrivati a questo punto, ad esempio!”
“Beh,
tu mi hai chiamato, poi mi hai chiuso in faccia e ora sei venuta qui,
perché vuoi che ti spieghi…”
“No,
davvero. Dimmi che stai scherzando.” Evangeline era rimasta
semplicemente esterrefatta quando aveva visto il ragazzo ricapitolare i
fatti in modo così convinto, mimando anche con dei gesti.
Al
suo dire Fray la guardò e si zittì, per poi
tornare nuovamente serio.
“Ok,
ok, entra…”
E
dicendo questo l’afferrò per un braccio
trascinandola
all’interno dell’abitazione, nonostante i suoi
“Eh?
No, aspetta!"
Tutto
inutile.
Passarono
dal corridoio su cui sporgeva la cucina, a porta aperta, e con
nonchalance Fray urlò un “Mamma,
c’è una mia
amica.” Che fece rizzare i capelli alla rossa.
“Ciao
cara! Fray, mangia qui?” Rispose la donna senza spostarsi dai
fornelli, ma a rispondere fu Evangeline stessa.
“Oh,
no signora! Sono venuta solo a…prendere degli
appunti!”
Sorrise,
e la donna scrollò le spalle tornando al suo lavoro di cuoca.
“Fray,
ma dico, sei pazzo? Non posso spuntare a casa tua
così!”
“L’hai
già fatto o sbaglio?” La zittì, e lei
fu costretta
a spalancare la bocca e a richiuderla senza dire una parola, accettando
la sconfitta.
Solo
quando lui la fece accomodare in camera sua e chiuse la porta alle sue
spalle ricominciò la ramanzina.
“Fray!
Non puoi chiudere la porta!” Fece allarmata, mentre il suo
volto
assumeva le stesse tonalità dei suoi capelli.
“Santo
cielo…chissà cosa penserà tua
madre!”
Ma
il biondino la guardò impassibile, come se non capisse.
Evangeline
tirò un lungo sospiro, scuotendo la testa.
“Non
possiamo chiudere la porta quando siamo soli in camera! Tua madre si
sarà già fatta chissà quali pensieri
quando sono
entrata! Nemmeno quando sono con Gabriel chiudo completamente la
porta!”
Ci
fu un lungo minuto di silenzio, in cui Fray continuava a guardarla
semplicemente. Poi fece spallucce, come se nulla fosse, e la rossa
sbuffò decidendo che era meglio lasciar perdere.
“Va
bene, va bene, torniamo al punto all’ordine del
giorno.”
“Non
preferiresti un po’ di deliziosi Cheerios?”
“Fray.
Stai evitando l’argomento?”
“Eh?
Nooooo!” E sorrise a trentadue denti, sedendosi sul letto a
ponte spinto contro uno delle quattro mura.
“Ecco.
Allora spiega. Che diavolo è successo?”
“Ehm…Passaparola?”
“Fray!”
Lo richiamò, e il biondò sembrò
finalmente
ravvedersi, perché sospirò smuovendosi i lunghi
ciuffi
con una mano.
“Ok,
la verità è che non mi va di parlarne.”
“E
perché diamine mi hai portato dentro?”
Fray
sembrò pensarci un attimo, con la bocca semi-aperta, per poi
annuire convinto.
“Ah,
sì. Per prendere tempo.”
“Beh
ti sei condannato da solo.” Rispose sadica, e senza chiedere
il
permesso prese posto nel letto a qualche centimetro da lui, con aria
non proprio rassicurante. “Non uscirò da questa
camera
finchè non mi spieghi TUTTO.”
Fray
sbuffò, forse avendo finalmente preso consapevolezza della
situazione, e decise di spiegare tutto il più rapidamente
possibile.
“Come
sai, è stato Jessie a presentarmi Destiny. Si è
avvicinato a lei perché io non riuscivo a farlo, e
così
sono diventati amici. E ora esce fuori che si è innamorato
di
lei.”
“Fammi
indovinare: più o meno quando mi hai chiesto aiuto,
giusto?”
Fray
sospirò, dato che aveva centrato il punto in pieno.
“Quando
me l’ha detto non sapevo cosa fare. Ho detto che non
l’avrei biasimato se ci avesse provato con lei,
però anche
io avrei fatto lo stesso. Sarebbe stata lei a scegliere. Quindi, quando
mi ha detto che le avrebbe ufficialmente chiesto di uscire, non ho
detto niente.”
“Non
so se tu sia leale…o stupido.” Affermò
Evangeline
con le braccia conserte al petto, mentre Fray posava le sue sulle
proprie ginocchia.
“Non
posso certo pretendere di avere l’esclusiva su di lei! Jessie
è anche stato corretto ed è venuto a dirmelo,
senza fare
tutto di nascosto. Non ho certo il potere di dirgli “Amico,
l’ho vista prima io” o roba del genere! E poi,
Destiny
avrebbe anche potuto rifiutare, ma non l’ha
fatto…”
Evangeline
si schiarì la voce abbassando lo sguardo, evitando di
ripensare alla discussione di quella mattina.
Se
solo avesse chiesto qualche spiegazioni o fosse stata più
vaga…!
Se
solo Destiny avesse deciso di non ascoltare il suo
consiglio…!
No,
aspetta, calma.
Lei
aveva parlato con Destiny quella mattina, come poteva Fray sapere che
lei aveva accettato l’invito se non erano passate nemmeno tre
ore?
Ore
di scuola, oltretutto!
“Ma
scusa, tutto questo quando è successo?”
“Ieri
sera. Ho parlato con Jessie verso le sette e mezza.”
A
quell’orario Evangeline spalancò la bocca,
guardandolo come se avesse detto chissà quale
assurdità.
“Questa
storia non mi è molto chiara…Senti,
Destiny…”
“Eva,
ti prego!” La interruppe bruscamente, alzandosi dal letto.
“Destiny
sta praticamente insieme a Jessie, adesso, è tutto
finito!”
“Ma…”
Cercò di controbattere, ma Fray la guardò
supplicandola con lo sguardo.
“E’
già abbastanza doloroso…vorrei solo chiudere con
questa
storia e abituarmi al fatto di vederli insieme.”
Evangeline
abbassò i suoi grandi occhi nocciola con un profondo senso
di
colpa, e immediatamente si sentì piccola piccola.
“Mi
dispiace, Fray…è tutta colpa
mia…” sussurrò, anche senza entrare nei
dettagli.
“No…la
colpa è solo mia…sono stato un codardo, non ho
saputo
dire a Tina cosa provo per lei e adesso ho perso la mia
occasione...” Il tono della sua voce si affievolì
fino a
diventare un sussurro, e il suo sguardò si posò
sul
pavimento.
Teneva
i pugni ben stretti mentre la tristezza e la rabbia verso sé
stesso venivano espresse perfettamente dal suo volto, ed Evangeline
capì che forse era il momento di andare.
Si
fece accompagnare alla porta in religioso silenzio, e solo quando fu
fuori dall’abitazione si voltò verso di lui
abbozzando un
sorriso.
“Se
hai bisogno di qualcosa, di qualunque cosa, chiamami pure.”
Quello
ricambiò il sorriso poggiando una mano sullo stipite,
l’altra sulla maniglia della porta.
“Grazie
di essere venuta. E per tutto il resto. Gabe è fortunato ad
avere una sorella come te…Non posso adottarti?”
Scherzò cercando di spezzare la tensione, ed Evangeline
ridacchiò.
“Già
fatto!”,
avrebbe voluto dirgli, invece si limitò ad un più
cordiale “Sarò la tua sorellina a
domicilio!”
E
gli fece l’occhiolino, per poi salutarlo e congedarsi
scendendo giù per le scale.
Aveva
detto quella frase così, senza pensarci su, ma durante il
tragitto di casa prese a rimuginarci su.
Chissà
come sarebbe stato avere Fray come fratello...
Probabilmente avrei meno problemi,
pensò Evangeline con un mezzo sorriso; dopotutto Fray era un
ragazzo abbastanza carino, era simpatico e di buona compagnia, ma
certamente non lo avrebbe voluto come fidanzato!
Magari
avrebbe potuto essere una sorella normale,
con lui, non una spasimante sotto mentite spoglie.
Purtroppo,
però, dovette troncare i suoi pensieri sul nascere,
perché la porta di casa era ormai vicina.
E
dietro quel legno bianco l’aspettava sicuramente un pranzo
caldo…e una madre in attesa di spiegazioni!
*****
Evangeline
sentì bussare tre volte alla sua porta, quindi
alzò lo
sguardo dal libro di letteratura e lo spostò sulla porta,
aperta
lentamente da Gabriel dopo aver ricevuto un
“Avanti!” di
permesso.
“Che
c’è?” Domandò con un falso
sorrisetto,
voltando la sedia a rotelle verso di lui e posando comodamente le
braccia sugli appositi sostegni.
“Dovrei
essere io a chiederlo…Va tutto bene? Ti
vedo….”
Fece spallucce, cercando un valido sostantivo.
“…strana.” Si accontentò,
lasciando quella di
stucco.
Inutile,
nascondere il suo stato d’animo con Gabriel era impossibile.
Lui
capiva sempre tutto.
…a
parte che era innamorata di lui da un bel po’ di anni, ma
questo è un altro discorso.
“No,
niente, sono solo pensierosa…” E rimase per un
po’
in silenzio, a sguardo basso. Poi rizzò le spalle di colpo,
come
se le avessero inserito nuove batterie, e prese a parlare gesticolando.
“Il
fatto è che non riesco proprio a capire! Fray mi ha detto
che
Destiny si è messa con Jessie, e…”
“Che
cosa?!” Fu la risposta di Gabriel, che sembrava sorpreso
quanto lei.
“Beh,
non è ancora ufficiale, però…beh,
insomma. La
verità è che stamattina le ho detto io a Des di
provare
ad uscire con lui, ma credevo parlasse di Fray! Mi sa che ho combinato
un disastro!”
E
allargò le braccia mentre il fratellastro prendeva una
grossa boccata d’aria, scuotendo la testa.
“E
poi ci sono un sacco di cose che non mi sono chiare…Orari
che
non corrispondono, e poi…non capisco Fray! Se ne sta con le
mani
in mano mentre Jessie ci prova con Destiny!”
“Tu
che avresti fatto?” Le domandò, inarcando un
sopracciglio.
“Eh?
Io?”
“Che
avresti fatto se, ad esempio, Emily si fosse innamorata del ragazzo che
ti piace?”
Rimase
un attimo in silenzio, pensando ad una scena simile.
Il
suo lato malvagio e geloso probabilmente l’avrebbe scuoiata
viva, ma poi ci ragionò su.
Come
poteva farlo? Dopotutto, Emily era pur sempre una sua amica!
Con
gli estranei è più facile dire “stai
alla larga dal
mio quasi-fidanzato-o-almeno-spero”, perché cosa
possa
provare quello sconosciuto non passa nemmeno per l’anticamera
del
cervello.
Con
un amico, invece, è senza dubbio più
difficile…troppo difficile.
“Ok,
non lo so e spero vivamente che non accada mai.”
Gabriel
sorrise, soddisfatto. “Fray non può fare altro che
accettare la decisione di Destiny…”
“Però…diamine,
credevo che a Destiny piacesse Fray! Ne ero sicurissima! E dico
-issima!”
“E
hai sbagliato.” Le rispose lui, pacato, poggiandosi con le
spalle al muro.
“Ma…non…io…!”
Cercò di giustificarsi, ma poi si accasciò
totalmente
sulla sedia, dichiarando tacitamente la sua sconfitta.
“Non
dovevo intromettermi…”
“Non
prenderla così, non puoi farci niente…”
Si
avvicinò, piegandosi sulle ginocchia per non stare troppo in
alto rispetto a lei.
“E
se invece avessi combinato io questo macello? Forse ho esagerato
cercando di farla ingelosire, forse...”
“Destiny
ha fatto la sua scelta, non è colpa di nessuno; non le hanno
puntato una pistola alla testa, quindi sta tranquilla. Fray se la
caverà.”
Le
sorrise dolcemente, mentre Evangeline si tranquillizzò con
un lungo respiro.
“Grazie…”
Sussurrò semplicemente, e quelloo si alzò da
terra sgranchendosi le ginocchia.
“Ma
come devo fare con te? Dire che sei paranoica è
riduttivo!”
“Sì,
lo so…!” E alzò lo sguardo,
regalandogli un meraviglioso sorriso.
Gabriel
era unico nel tirarla su di morale. Ormai sapeva bene cosa fare:
ascoltarla, consolarla, scherzarci su.
Mai
interromperla, mai compatirla e guardarla con espressione pietosa a
mò di
“OhPoveroFioreDiCampoStrappatoDalSuoStelo!”,
mai rimproverarla senza farle prenderle consapevolezza delle cose.
Bastava metterle i suoi errori sotto gli occhi con calma, senza
mettersi ad urlare o insultare.
Beh,
a volte capitava anche quello.
Ma
Gabriel, ad ogni modo, era sempre l’unico che riusciva a
restituirle la lucidità ed il controllo delle emozioni.
Ed
era anche l'unico che le toglieva tutto questo.
Lo
guardò in quei profondi occhi marroni che le facevano
perdere la
testa, e pura incertezza si materializzò sul suo viso.
“Gabriel…”
Sussurrò, senza distogliere lo sguardo da lui.
“Sono stato un
codardo, non ho saputo dire a Tina cosa provo per lei e adesso ho perso
la mia occasione...”
Le
parole di Fray le vennero bizzarramente in testa, e si
concentrò
al massimo per non far colorare le guance di un tenue rossore, senza
riuscirci.
Non
voleva perdere l’occasione anche lei…
Prima
o poi sarebbe arrivato qualcuno che le avrebbe sottratto Gabriel da
sotto il naso, e lei non poteva permetterlo.
“Sì?”
Rispose lui, tranquillo, senza essere a conoscenza della lotta
interiore che si stava verificando in Evangeline in quella manciata di
secondi.
Ora
o mai più.
“Io…”
Si
bloccò, rimanendo a bocca aperta come un pesce lesso, non
riuscendo a continuare.
Quella
sua dannata testolina le ricordò che la sua situazione era
diversa da quella di Fray.
Che
l’80% delle probabilità recava un rifiuto con
annesso un
“ti voglio bene, ma non ti amo…sei la mia
sorellina!”, mentre il restante 20% era un silenzio assoluto
correlato di tanto, tanto imbarazzo.
La
sua mente era molto negativa, in quell’istante.
“Io...credo
di avere la febbre!” Disse tutto d’un fiato,
prendendo poi
lentamente a respirare. E a maledirsi mentalmente.
Come
se non bastasse, in una frazione di secondo lui posò la
guancia
destra sulla sua fronte, portando una mano sulla sua testa e premendola
verso di lui.
Inutile
dire che Evangeline si bloccò totalmente diventando simile
ad un gamberetto arrostito.
Inutile
dire che nello stesso tempo amò e odiò sua madre,
che
controllava loro la febbre con la guancia invece che con la mano,
perché “è più
sensibile”, diceva lei.
Grazie
e al diavolo.
“Scotti
davvero!” Fu il suo verdetto, dopo che si staccò
da lei una manciata di secondi dopo.
“Ma
no? Pensavi che ti prendessi in giro?!” Sbottò,
afferrando
saldamente i braccioli della sedia scaricando la tensione e sperando
che il suo cuore tornasse ai battiti normali.
“E
sembri un pomodoro. –acuta osservazione,
pensò Evangeline– Vado a prenderti il
termometro.”
E
rapidamente uscì dalla camera, con l’intenzione di
tornarci poco dopo con l’aggeggio in mano.
Evangeline
sospirò, posandosi una mano sul petto all’altezza
del cuore, fissando il pavimento con sguardo vuoto.
Aveva
fallito, per l’ennesima volta.
Come
poteva biasimare Fray? Era lei la codarda!
Alzò
lo sguardo verso la porta, aspettando che lui facesse la sua entrata,
anche se non sarebbe cambiato niente.
Avrebbe
ringraziato e lui sarebbe andato via, lasciandola da sola, a maledirsi.
Quell’occasione,
purtroppo, l’aveva persa.
_________________________
Note dell’autrice:
Salve a tutti ^_^ Come vedete sono stata rapida xD
Come
penso avrete
capito, il nomi di Jessie non è
casuale…all’inizio
si chiamava Phil, ma poi ho sentito questa canzone a Glee (non so
quanti di voi lo conoscono, ma ha ampliato le mie conoscenze musicali!
XD) e l’ho trovata semplicemente PERFETTA, quindi il nome di
cosetto, lì, è diventato Jessie xD
Se qualcuno di voi si starà chiedendo che fine ha fatto
l'immagine in alto, la verità è che...mi sono
seccata di
metterla ogni volta, oramai la conoscete a memoria xD (<-
perchè andare a prendere il link dell'immagine e piazzarlo
qui
è troppo faticoso -.-
n.d.tizichefannonotarelapigriziadell'autriceelasuapassioneperlefrasitutteattaccate)
Capitolo
lungo e pieno
di stupidaggini, direi xD la pudicizia e la paranoia di Evangeline non
conoscono limiti! ("mi ricorda
qualcuno..."probabilereazionediScattyguardandol'autrice)("ehm...^^'..."autricechescappavia)
in realtà, come al solito, ci sono frasi
significative
dettate dalla mia mente malvagia che acquisteranno senso a tempo
debito. Quindi non scordatevi di nessunissima frase!
…no,
ok, quella dei cheerios potete rimuoverla dalla memoria xD
Ringrazio
come sempre
tutti coloro che leggono e soprattutto quelli che recensiscono, a cui
sono grata…per gli altri, sono persiana.
…
Ok,
dopo questa me ne vado XD Al prossimo capitolo!
“Black
★ Star“
p.s.: per il
fatto della guancia, non so effettivamente se sia vero o meno. In tal
caso, prendetevela con mia madre. xD
|
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Capitolo 23 *** Confidence ***
dsg
Brother
& Sister
Disegno mancante
causa penna a china
malfunzionante
ò_ò
Capitolo 23 –Confidence
“Rarara... demo ne
Rarara...
demo ne
Kizuato
wa wasurenai tame
Karada
ni kokoro ni nokoshitsudzuketeru
Itasa
wo tomonai wakatta koto wa
Nido
to kurikaeshi wa shinai deshou
Dou?”
(Changin’ My
Life – Fullmoon wo Sagashite)
Quando
il giorno dopo le tre amiche si incontrarono come sempre
all’entrata della scuola, sorridenti e apparentemente
spensierate, non sapevano ancora l’inferno che si sarebbe
scatenato di lì a poco.
Un
primo indizio arrivò quando, senza che nessuno le chiedesse
niente, Destiny annunziò alle due il suo fidanzamento con
Jessie, il che rendeva la cosa “ufficiale” e ad
Evangeline non piaceva per niente. Tuttavia sapeva che
non spettava a lei decidere, e che si era già intromessa
abbastanza: quindi si limitò a sorridere, a fare la
sorpresa, evitando persino di chiederle chiarimenti in merito alla loro
chiacchierata di fronte alla macchinetta.
Gabriel
aveva ragione: lei aveva sbagliato, e adesso doveva semplicemente
starne fuori e lasciare che le cose seguissero il suo corso.
Emily,
tuttavia, sembrava non essere dello stesso avviso: e quando alla
notizia i suoi occhi verdi diventarono quasi furenti mentre aggrottava
le sopracciglia, la sua disapprovazione era evidente.
“E
lo dici così? Cioè, da un giorno
all’altro è spuntato tizio e paf, innamoramento
completato?” Commentò acida, facendo sobbalzare
Destiny.
“Si
chiama Jessie, e lo conosco da parecchi anni!”
Ribattè mantenendo un’innaturale
tranquillità, mentre Evangeline spostava lo sguardo dalla
bruna alla violetta, incuriosita.
Ma
che aveva Emily da reagire a quel modo?
“Oh,
andiamo, Destiny! Questo non risolverà le cose, ormai ti
conosco bene!” Le urlò contro, gesticolando con le
mani mentre le espressioni delle due interlocutrice diventavano sempre
più sorprese.
“Non
devo risolvere niente! Io e Jessie stiamo insieme, cosa
c’è che non va?”
“Tutto,
Des! Il PERCHE’ state insieme, ad esempio! Vorresti dirmi che
lo ami davvero?”
“Questo
dovrei deciderlo io, non tu!”
I
toni delle due si alzavano sempre di più, nonostante Destiny
cercasse di mantenere la calma. Fortuna che nessuno nella scuola
sembrava interessarsi alla loro discussione, e l’unica che le
fissava allibita era Evangeline.
Si
sentiva come…se le mancasse qualche pezzo di storia. Come se
avesse perso un dato importante, qualcosa che le era sfuggito, qualcosa
che Emily sapeva e lei no…
“Se
solo riflettessi un po’ prima di
“deciderlo”, come dici tu…”
Continuò
Emily, ma qualunque cosa sapesse quello non era certamente il modo di
porsi con Destiny! E fu per questo che mentre la riccia stava per
aprire la bocca cercando qualcosa da dire in risposta, fu bloccata da
un gesto di Evangeline, che le lanciò uno sguardo complice.
“Credo
che Destiny sappia prendere da sola le sue
decisioni…” Sussurrò appena, un
po’ impaurita, spostando ora lo sguardo su quel fuoco verde
che ardeva negli occhi di Emily.
E
mentre Destiny la guardò con gratitudine, la compagna di
banco alzò il mento orgogliosa, accettando quella che lei
aveva catalogato come sfida.
“Va
bene. Fai quello che vuoi, allora, ma io non voglio averne
più NIENTE a che fare!” Rispose con sicurezza,
voltandosi ed entrando a scuola.
Oh,
fantastico. Aveva appena scoperto una probabile fonte che aveva
trascurato e l’aveva appena persa. Wow.
Abbassò
al pavimento gli occhi nocciola, sospirando, mentre una mano gentile si
posava sulla sua spalla. Quando alzò lo sguardo, questo fu
accolto da un caloroso sorriso.
“Grazie.”
Sussurrò semplicemente Destiny, contagiandola con il suo
sorriso. “Emy non è cattiva, e so che si preoccupa
per me, ma…”
“Sta
tranquilla…adesso vado, ok?” Le rispose sistemando
lo zaino in spalla, e dopo aver salutato Destiny con due baci sulle
guance entrambe si avviarono verso le rispettive classi.
Quella
fu l’ultima volta in cui uscì
l’argomento “Jessie”.
*****
Le settimane
passarono in fretta tra compiti in classe ed interrogazioni, e
nonostante l’improvvisa discussione nel trio sembrava non
essere cambiato niente: si rideva, si scherzava e si evitava di parlare
della situazione sentimentale di Destiny, come se niente fosse
accaduto. Tacitamente, avevano tutte e tre accettato
quell’assurda situazione, ognuna per motivi diversi,
decidendo che ne avrebbero parlato in un momento più
opportuno.
Magari
passato un po’ di tempo dal fidanzamento, così
Emily si sarebbe convinta –anche se Evangeline doveva ancora
capire di COSA doveva convincersi-, forse sarebbe anche stata lei a
parlarne.
Ma
quell’occasione arrivò dall’esterno,
forzatamente, un’occasione alla quale nessuno aveva pensato
in certi termini: la festa di Fray. In cui sarebbero stati presenti
tutti, che rendeva le cose estremamente complicate.
Evangeline
sospirò di fronte allo specchio osservandosi nel suo vestito
grigio, costituito da un corpetto smanicato con scollatura “a
cuore” ed una camicetta bianca con lunghe maniche a sbuffo,
mentre la parte inferiore del vestito era costituita da una larga gonna
lunga fino al ginocchio, vaporosa e con dei volant alla fine che
distraevano l’attenzione dalle sue gambe velate da delicati
collant bianchi. Si aggiustò per l’ennesima volta
i codini e la frangetta resi perfetti da uno spruzzo di lacca, cercando
di prendere tempo mentre Gabriel la guardava poggiato dalla porta,
incerto.
“Eva,
avevo due anni quando ti sei messa davanti a quello
specchio.”
Commentò sarcasticamente, esagerando come suo solito,
sorridendo appena. Lui vestiva con una camicia nera aderente
–uno degli indumenti che facevano letteralmente impazzire la
rossa- e un semplice jeans blu, con semplici scarpe nere né
sportive né eleganti. Se ne stava poggiato con la spalla
sullo stipite, le mani in tasca ed il peso buttato su una gamba sola,
mentre la sorellastra non faceva altro che guardare lo specchio e
sospirare.
“Ho
come paura della piega che potrebbe prendere la
serata…” Commentò semplicemente,
abbassando le braccia arrendevole. “Non riesco neanche ad
immaginare lo sforzo che Fray dovrà…aspetta, hai
gli occhiali!” Voltandosi, aggrottò le
sopracciglia mentre la sua attenzione si fermava sugli occhi marroni di
Gabriel, coperti dalle spesse lenti trasparenti degli occhiali. Quello
sbuffò, come seccato.
“Di
solito non li metti alle feste…”
Commentò, abbandonando una volta per tutte lo specchio e
raggiungendolo a passi lenti. “La vista mi
è peggiorata di 0.5 gradi proprio perché non li
portavo sempre…”
A quella risposta Evangelina sobbalzò come se le avesse dato
chissà quale notizia sconvolgente. Spalancò gli
occhi boccheggiando, non sapendo cosa dire.
“Ma…quando
l’hai saputo?” Riuscì solamente a
chiedere, ricevendo un’occhiata curiosa da parte di lui.
“Tre
giorni fa, quando sono andato dall’oculista…Mamma
non ha parlato d’altro a cena!”
Improvvisamente,
tutto sembrò fermarsi per qualche secondo. Evangeline
sbarrò gli occhi visibilmente sorpresa, non sapendo che dire.
Era
davvero stata così distratta in quell’ultimo
periodo? Possibile che si fosse arrovellata il cervello con la storia
di Destiny da non accorgersi di ciò che accade attorno a lei
mentre sta mangiando?!
“Ah…ecco,
se tu riuscissi a mettere le lentine non avresti
problemi…” Ribattè con poca
convinzione, deglutendo. Cercò deliberatamente una sua
risposta seccata, sapendo che quell’argomento lo irritava non
poco.
“Non
è che non ci riesco, non posso! Gli occhi si chiudono da
soli anche quando avvicino il dito, lo sai!”
Rispose
infatti, un po’ seccato. Ci avevano provato in tutti i modi,
ma gli occhi di Gabriel davvero non gradivano gli oggetti ravvicinati.
“Muoviti,
ti aspetto giù…” Terminò
infine, come Evangeline si aspettava. Tempo di scendere le scale e la
sua seccatura sarebbe passata, ed Evangeline fu libera di sedersi
lasciandosi cadere sul letto, respirando lentamente cercando di sfogare
il suo disagio.
Quante
altre cose si era persa in quella settimana?
*****
Quando
Evangeline arrivò alla festa gli invitati erano quasi tutti
presenti, o almeno lo erano coloro che le interessavano: Emily era
seduta al centro di quella lunghissima serie di tavoli che si estendeva
per tutto il locale, senza particolari addobbi se non dei palloncini ad
elio come centrotavola recanti il numero “17”.
Vestiva con una camicia bianca ed un gilet di raso nero, che si
abbinava perfettamente col pantalone a sigaretta che le fasciava le
gambe arrivando fino alle caviglie.
Destiny,
invece, era in piedi insieme ad un gruppetto di ragazze e ragazzi, ed
indossava un semplice vestitino blu senza bretelle e con la gonna a
palloncino, che metteva in risalto le sue gambe esili senza renderla
eccessivamente provocante. I suoi capelli erano stranamente stirati con
la piastra e lasciati lisci, in tutta la loro lunghezza Evangeline
riconobbe come Jessie il ragazzo che stava alla sua destra e che le
aveva appena messo un braccio sulle spalle coperte dal copri spalle
nero, stesso colore delle scarpe: era un ragazzo di corporatura normale
e di altezza media, dai corti capelli castano chiaro e due profondi
occhi neri. Vestiva, come la maggior parte dei ragazzi, con blue jeans
ed una maglietta –la sua era verde scuro, con varie scritte
sul fronte- con scarpe bianche o nere.
Solo
Fray si differenziava, indossando una camicia proprio come Gabriel ma
marrone scuro. Si avvicinò agli Stone accogliendoli con un
gran sorriso, salutandoli ed invitandoli ad accomodarsi. Lo sguardo
nocciola della rossa si posò sui suoi occhi azzurri,
preoccupato, ma quelli gli sorrisero come per dire “va tutto
bene, sta tranquilla.”
E
quindi, suo malgrado, andò a sedersi alla destra di Emily,
col fratellastro accanto. Si salutarono freddamente, entrambe intente a
fissare la coppia Destiny-Jessie, mentre Gabriel sbuffava roteando gli
occhi e chiedendosi perché il genere femminile fosse
così complicato.
Quando gli
ultimi invitati arrivarono tutti presero posto alla tavolata,
continuando a parlare del più e del meno ordinando ognuno la
propria pizza preferita, accompagnata da immancabile coca-cola e
porzione di patatine.
Stranamente,
Destiny non aveva preso posto vicino ad Evangeline ed Emily: aveva
preferito sedersi più in là, con Jessie, forse
per non scatenare chissà quale reazione dalla mora che,
quasi con aria di sfida, adesso ignorava bellamente la ragazza dai
capelli viola.
“Senti,
Emy…” Cominciò d’un tratto
Eva, sottovoce, abbandonando la discussione che stava facendo con
Gabriel su un videogioco, ed interrompendo quella che Emily stava
intraprendendo con un'altra invitata.
Quand’è
troppo è troppo: quel tabù doveva finire, una
volta per tutte.
“Mi
vuoi spiegare cosa c’è che non va con Tina?
Cos’ha Jessie che non va?” Le chiese avvicinandosi
per far in modo che nessuno sentisse, parlando direttamente al suo
orecchio.
“Jessie?
Niente, nemmeno lo conosco!” Rispose quindi lei, facendo
spallucce, parlando come infastidita. “E’ Destiny
il problema! Non è passata neanche una settimana, e vorrebbe
farmi credere che adesso è innamorata di quello
lì?”
Aspetta.
Una settimana? Ma una settimana da cosa?
“Guardala:
se ne sta lì seduta con il suo fidanzatino a fare i
piccioncini, ma non è riuscita a guardarlo nemmeno una volta
negli occhi!”
“Chi,
Jessie?” Chiese per conferma, trovando quella frase priva di
alcun senso.
“No,
Fray!” Dichiarò come se fosse ovvio, ed Evangeline
strabuzzò gli occhi.
“E
che diamine c’entra Fray?” Domandò,
semplicemente, e poco mancò che ad Emily venisse un colpo al
cuore.
Spalancò
occhi e bocca e poi si schiacciò una mano sulla fronte,
borbottando qualcosa di incomprensibile per poi tirare un lungo sospiro.
“Ma
tu non sai niente! Credevo che Destiny ti avesse detto tutto, quando mi
ha detto di aver parlato con te…”
“Detto
cosa?!” Chiese posando le mani sul tavolo, esasperata. Emily
si guardò attorno con aria sospetta, poi si
avvicinò al suo orecchio sussurrandole la verità.
“A
Destiny piace Fray…o meglio piaceva, fino a quando non
è spuntato Mr.Fidanzato!”
Inutile
dire che Evangeline si allontanò guardandole a bocca aperta,
senza sapere cosa dire e cosa pensare prima.
Questo
spiegava la diffidenza di Emily sul fidanzamento, ma apriva le porte a
tante, troppe domande…e alla fine dei conti,
l’unica cosa che in quel momento fu: “Diamine!
Avevo ragione!”
“Impossibile,
deve esserci un errore!” Commentò sarcastico
Gabriel, che aveva sentito solo quell’ultima frase
pronunziata più ad alta voce.
“Gabe,
non hai capito! Avevo ragione!” Cominciò a dire
voltandosi verso di lui e afferrandogli il braccio, mentre Emily li
fissava con la fronte aggrottata.
“Avevi
ragione su cosa?” Chiese Gabriel, assumendo la stessa
espressione della mora.
“Su
quello!” Rispose prontamente lei, facendo con la testa in
cenno che indicava Destiny, ma fu il muoversi dei suoi occhi che fece
capire a Gabriel a cosa si stesse riferendo.
“Aaah!”
Fece infatti, tranquillo, poi anche lui sbarrò gli occhi.
“Come sarebbe a dire che avevi ragione?!”
“Volete
spiegarmi, per favore?!” Li interruppe Emily, sporgendosi
verso di loro con aria seccata. Evangeline si sedette composta tirando
un lungo sospiro nel tentativo di calmarsi.
“Ok,
non possiamo parlarne qui. Andiamo in bagno…”
“Sì,
certo. E a camuffarmi da donna ci pensi tu?”
Commentò Gabriel sarcastico, nel notare che la sorellastra
si era alzata dalla sedia e aveva preso per mano sia Emily che Gabriel,
come a voler trascinare in bagno anche lui.
“Ah…giusto!
Beh, allora tu evita che Destiny vada in bagno!”
“Che?!
E che dovrei fare, impedirle di bere?”
“Inventati
una scusa!” Sbottò Evangeline, e mano nella mano
con Emily scappò verso il bagno, trascinandosi dietro la
mora.
“Ma
io, in tutto questo, che diavolo c’entro?!” Pensò
Gabriel sbuffando, versandosi sconsolato un altro bicchiere di coca
cola.
Nel
frattempo, le ragazze erano appena arrivate in bagno e si erano chiuse
la porta a chiave, mettendosi l’una di fronte
all’altra. Se l’espressione di Emily era sorpresa,
quella di Evangeline tradiva molte più emozioni. La rossa
posò le mani sulle spalle dell’amica guardandola
dritta negli occhi, tirando un sospiro per cercare di tenere sotto
controllo la situazione.
“Ok.
Adesso, io e te dobbiamo fare una bella chiacchierata, e non usciremo
da questo bagno finchè non avremo capito che diavolo sta
succedendo!”
______________________________
Note dell’autrice:
Ciaooooooooo!!!! Da quanto tempo non pubblicavo!!
ç_ç chiedo umilmente perdono, ma la
scuola mi ha ufficialmente massacrata! Questo capitolo doveva essere
molto più lungo, ma dato che mi sono seccata di scrivere a
pezzettini e dato che era già passato troppo tempo, ho
deciso di chiudere con suspance e continuare nel prossimo capitolo xD
Se
qualcuno di voi ha notato che non c’è una
traduzione in inglese della canzone del capitolo è
perché non l’ho trovata! E’ la canzone
di un anime, e non trovo neanche il video subbato in italiano
perché non ricordo l’episodio! Comunque, dal
titolo Confidence dovrebbe risultare più o meno chiaro che
parla di fiducia, di cose non dette che creano sofferenza
ecc…in teoria avrebbe più senso con il pezzo del
capitolo che non ho ancora scritto, ma la lascio lo stesso xD
Vi
do una buona notizia, ovvero che anche se per ora sono impegnatissima
(la vita di quinto è difficile ç_ç),
il prossimo è uno di quei capitoli pronti da mesi xD devo
ovviamente scrivere questo fantomatico pezzo, ma spero di farlo in
fretta.
Ringrazio
tutti coloro che continuano a seguirmi nonostante i miei aggiornamenti
purtroppo scostanti…non è che non abbia voglia di
scrivere, è che davvero non trovo il tempo…state
tranquilli, vi giuro che non lascerò la storia a
metà, anche perché nella mia testa è
tutto molto chiaro ;)
Quindi spero
vogliate ancora seguirmi, e lasciarmi anche un commento! ;)
Beh,
ora vi lascio e scappo via…un bacio!!!
Black ★
Star
|
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Capitolo 24 *** Frozen ***
Salve a tutti! Dato che non ho pubblicato per molto tempo, ho pensato di scrivere un breve riassunto per ricordarvi dove eravamo rimasti xD
Dedico questo capitolo alla “vera Destiny”, cara amica e fonte di ispirazione per il personaggio ;) ti voglio bene!
Buona lettura!
Brother & Sister
*****
Nelle precedenti puntate (?): Evangeline, orfanella adottata dalla famiglia Stone, si è innamorata del suo fratellastro Gabriel, e fin qui tutto normale. (Voce fuori campo: ma veramente no…) E FIN QUI TUTTO NORMALE, andiamo avanti.
Quando Evangeline entra alle superiori conosce Emily, che si auto dichiara sua compagna di banco, e tramite lei conosce James e sua sorella Destiny. La conoscenza di quest’ultima avvicina Evangeline a Fray, amico di vecchia data di Gabriel, che le chiede aiuto per conquistare Destiny.
Evangeline, che fino a poco tempo prima era estranea a cose del genere, decide di aiutarlo mettendosi ad “indagare” fin troppo scrupolosamente, dato che non si accorge di certe cose che normalmente avrebbe notato subito.
Scopre infine che il sentimento di Fray è ricambiato, eppure Destiny si è fidanzata con Jesse, migliore amico di Fray. Perché?
La detective Evangeline sembra aver risolto il mistero, ma poi la nostra Autrice ha lasciato a metà il povero capitolo che vi apprestate a leggere, lasciando Emily ed Evangeline in bagno a parlare per tutto questo tempo, poverette.
Ma adesso passiamo alle cose serie (più o meno)…ovvero, il capitolo! Spero di avervi rinfrescato le idee senza annoiarvi ;)
*****
Capitolo 24 – Frozen
“I can’t feel my senses
I just feel the cold
All colors seem to fade away
I can’t reach my soul”
(Within Temptetion)
Erano lì, una di fronte all’altra, occhi verdi contro occhi nocciola.
I primi erano sorpresi, curiosi, come se non capissero cosa stava succedendo. Gli altri invece erano carichi di determinazione, consapevoli di essere vicini alla soluzione del mistero, neanche fossero in uno di quegli intricatissimi gialli di cui si scopre l’assassino solo dopo 356 pagine.
Evangeline liberò le spalle di Emily dalla sua presa, poi tirò un lungo respiro.
“Allora, cominciamo dal principio. Hai detto che a Destiny piaceva Fray, giusto?”
Domandò, pesando bene le parole. Emily annuì senza neanche pensarci, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
La rossa dovette tirare un altro sospiro per mantenere la calma, in modo da non mandare i suoi nervi in pezzi.
“Ok, e…perchè si è fidanzata con Jessie, allora? Aspetta, ma che stai facendo?”
Aggrottò le sopracciglia cambiando tono, mentre con un piccolo balzo Emily si sedeva sul bordo marmoreo del lavandino.
“Semplice, mi siedo.” Rispose con naturalezza, scrollando le spalle, ignorando Evangeline che la guardava ancora poco convinta.
“E’ quello che mi chiedo anch’io, –continuò poi la mora- non ha senso! Anche se, effettivamente, Tina mi aveva detto di voler dimenticare Fray. Questo non è il metodo giusto, però!”
“Ma perché dimenticarlo?”
Continuò a domandare Evangeline, facendo alcuni passi all’interno del bagno come un detective senza riposo.
“Le hanno detto che a Fray piace un’altra.”
L’unica figlia femmina degli Stone si fermò d’improvviso, bloccandosi come una statua, mentre il suo sguardo si posava come scioccato su quello dell’amica.
“…eh?”
“Ho provato a farla ragionare, ma niente da fare! Dice che la sua “fonte” è sicurissima, mah!”
“Sicurissima un cavolo!”
Sbottò una rabbiosa Evangeline, che fece sobbalzare la mora per l’alto tono della sua voce.
“Fray è innamorato di Destiny! Chiunque le abbia detto altro, se l’è inventato!”
E mise le mani ai fianchi dopo aver gesticolato durante la frase, per dare più importanza alle sue parole.
Inutile dire che stavolta era Emily quella sorpresa, e per poco non rischiò di cadere dalla sua postazione.
“Come sarebbe a dire?!?”
“Da giorni non fa che parlarmi di lei! Non capisco come...oh mio Dio.”
Si bloccò d’un tratto la rossa, gli occhi nocciola spalancati al vuoto.
“So chi è l’altra ragazza di Fray.”
Mormorò infine, spostando gli occhi sulla figura della compagna di banco.
“Sono io.”
Ma certo! Come ha fatto a non pensarci prima?
“Non hai appena detto che Fray è innamorato di Des?!”
“Infatti lo è! Ma Destiny non lo sa, e…io ho cercato di farla ingelosire per notare qualche sua reazione…deve aver funzionato TROPPO bene!”
Ecco, come volevasi dimostrare.
Gabriel gliel’aveva detto di non esagerare! Ma lei, come sempre, non ascoltava.
“Non ci credo! Non ci credo, cercavo di risolvere le cose e invece ho rovinato tutto!”
Cominciò a farneticare Evangeline, la mano che si portava sulla fronte mentre ricominciava a camminare per il bagno. Emily, dall’alto della sua improvvisata “sedia” marmorea, la guardava a metà tra il sorpreso e l’incredulo.
“Non puoi essere tu: Destiny me l’avrebbe detto…”
Mormorò infatti, poco convinta dalla tesi. Evangeline si voltò di scatto verso di lei, sbuffando.
“Proprio per questo non ti ha detto il nome! Perché siamo amiche!”
Replicò, e d’un tratto tutto sembrò bloccarsi, nuovamente. Il secondo “fulmine” della giornata:
“Già…siamo amiche…”
Sì, tutto acquistava un senso…conoscendo Destiny, lei non avrebbe mai voluto ferire un’amica: si era sacrificata, ancora una volta, perché credeva di fare la cosa giusta per Evangeline.
Emily stava già pensando a come rimproverare Destiny per la sua scelta, mentre la Stone stava già ragionando su altro: Jesse. Lui era amico sia di Destiny che di Fray.
E se è vero che Destiny era innamorata di Fray, sicuramente aveva informato il caro amico Jesse, proprio come aveva fatto con Emily!
“Evangeline? Ci sei ancora?”
Domandò la mora muovendo una mano davanti ai suoi occhi, che erano fermi a fissare il vuoto da troppo tempo per i suoi gusti.
“Emily, lui lo sapeva. Jesse sapeva tutto. Fray gli ha rivelato che è innamorato di Destiny, e lei gli avrà sicuramente detto che Fray le piaceva.”
Rivelò all’amica, che assunse un’espressione confusa. Stava per ribattere qualcosa del tipo “e allora come siamo arrivati a tutto questo?”, ma richiusa la bocca prima di poter parlare, battendo gli occhi fissando scioccata la compagna di banco.
“Un momento…vuoi dire che è stato Jesse a dire che a Fray piaceva un’altra?”
Evangeline semplicemente annuì, anche se le sue erano solo ipotesi.
“E’ quello che penso, non c’è altra spiegazione. Quale fonte più sicura del migliore amico di Fray? Anche Jesse era innamorato di Destiny, avrà pensato di allontanarli…”
“Quel figlio di…” “Emy, no! Aspetta!”
La bloccò Eva, dato che quella stava già per uscire dal bagno a tutta velocità con intenzioni non molto positive nei confronti di Jesse.
“Non possiamo risolvere le cose in questo modo, e non stasera con tutta quella gente!”
Fece notare, e quella testa calda di Emily dovette ammettere che Evangeline aveva ragione. La mora allora tirò un bel sospiro di sollievo, posando le mani sui fianchi mentre cercava di tracciare un quadro lineare della situazione.
“Bene, allora focalizziamoci su Destiny. Mettiamola davanti alla verità.”
“Potrebbe non crederci, Emy…dopotutto, ai suoi occhi io sono sempre la ragazza che a Fray piace, no? Diamine, mi sembra una soap opera…”
“Ringrazia che non lo sia, altrimenti avremmo scoperto tutto dopo centoventiquattro puntate!”
Ironizzò Emily tanto per alleviare la tensione, rivolgendo un tenue sorriso all’amica.
“Che quel verme abbia la sua serata di gloria, perché non durerà a lungo. Domani, al suono della ricreazione afferriamo Destiny e parliamo con lei. Prima di ciò…come se nulla fosse! Nessuno deve sapere niente, ok? Solo io e te…”
Cominciò a dire Emily, parlando come una sorta di generale che comincia a studiare il piano d’attacco per i nemici.
“…e Gabriel. Non posso nasconderglielo!”
Già, lei gli aveva sempre detto tutto, o quasi. Probabilmente a lui, di tutta questa storia, non gliene fregava niente; tuttavia Evangeline ne sentiva come il bisogno, anche se di certo Emily non riusciva a comprendere. Prima inarcò un sopracciglio, non capendo il motivo della sua decisione, poi sospirò portando una mano al cuore.
“Oh, che tenera, non vuole nascondere niente al suo fratellone! Mi è venuta voglia di avere un fratello!”
Esclamò con fare teatrale, alzando gli occhi al cielo con la mano in fronte, come se stesse realmente recitando una tragedia.
“No, scherzavo. Dai, torniamo di là o ci daranno per disperse!”
E tornò seria con un sorriso beffardo. E dire che quando erano entrate era lei quella confusa ed Evangeline l’impaziente che aveva capito il meccanismo…adesso, Emily era tornata l’intraprendente ed Evangeline quella che attende di conoscere il piano del suo comandante.
Come avevano progettato, tornarono in sala fingendo tranquillità assoluta, cercando di godersi la serata al di là di ciò che avevano appena scoperto.
Fortunatamente Destiny e Jesse non si fecero mai vedere in atteggiamenti tipici da fidanzati, altrimenti Evangeline non sapeva come sarebbe riuscita a trattenere Emily dall’alzarsi e tirare un pugno in faccia a Jesse.
*****
“Aaah, voglio andare a dormire!”
Esclamò Evangeline quasi trascinandosi per via della stanchezza, felice che la festa fosse finita. Sì, si era divertita parecchio, ma il pensiero fisso di Jesse che se la rideva alle spalle del suo “migliore amico” la faceva innervosire non poco.
E dire che fino a qualche tempo prima, Evangeline non aveva amicizie come quelle che aveva creato con Emily, Destiny, o lo stesso Fray; e adesso, si trovava addirittura catapultata in problemi di cuore da far invidia a Beautiful, era tutto nuovo e…perché no, anche strano.
Guardò Gabriel che ridacchiava camminando accanto a lei, le mani nelle tasche dei pantaloni, tranquillo come sempre. Lo aveva da poco messo al corrente di tutto, ma lui si era limitato a risponderle “Ti prego, dimmi che non avrai MAI una vita sentimentale così complicata!”, ridendo.
“Indecisa tra due ragazzi e cose del genere? Non c’è alcun pericolo!”
Gli aveva risposto lei, sicurissima nelle sue parole, peccato che il fratello non sapesse il perché!
“E comunque, dovresti preoccuparti per Fray anche tu, che amico sei?”
“Non ha sei anni, Eva, e poi ha chiesto aiuto a te. Se non lo ha chiesto a me un motivo ci sarà, no?”
E sbuffando Evangeline non aveva più risposto, eccetto un “Tzè, maschi!” borbottato tra sé e sé, continuando a camminare.
Cambiarono argomento senza pensarci troppo su, cominciando a parlare di film divertenti, ridendo e scherzando come sempre senza far caso all’orario, e il tragitto verso casa sembrò brevissimo.
Evangeline ebbe la sensazione che Gabriel avesse qualcosa da dirle, perché prendeva un bel respiro prima di cominciare un nuovo argomento, come se non riuscisse a parlare e poi cambiasse idea.
Forse a causa della stanchezza, però, Evangeline lasciò che restasse una semplice sensazione, giudicandola infondata, e quando arrivarono a casa era così stanca che quasi non ci pensava più.
Si salutarono aprendo ognuno la porta della propria stanza, l’una di fronte all’altra, mentre la rossa non faceva altro che sbadigliare.
“Evangeline!”
La chiamò Gabriel affacciandosi dalla sua camera, prima che la sorella chiudesse la porta dietro di sé. Lei lo guardò con le palpebre abbassate e facendo un ennesimo sbadiglio, e per l’ennesima volta Gabriel sorrise, dicendo quello che aveva tutta l’aria di NON essere il discorso che aveva in mente di fare.
“Buonanotte.”
Mormorò, e un mezzo sorriso si disegnò sulle labbra di Evangeline, ignara del fatto che il suo spirito d’osservazione era andato in vacanza, o forse si era concentrato fin troppo su Destiny e Fray. Fatto sta che ricambiò il saluto biascicando un “buonanotte” assonnato, andando a dormire in tutta tranquillità, crollando in un riposo sereno e senza sogni.
*****
Quando la campanella della scuola suonò segnando l'inizio delle lezioni, Evangeline ed Emily si lanciarono un'occhiata furtiva: il giorno della verità era arrivato.
La mente di Evangeline non pensava quasi ad altro, e dovette far appello a tutte le sue energie per sostenere l'interrogazione di Matematica a cui l'avevano sottoposta, anche perchè lei odiava le radici, e quella disequazione ne aveva addirittura due. Tornò a posto con un sette e mezzo che l'aveva pienamente soddisfatta, nonostante Elienne, che era stata interrogata insieme a lei, avesse ricevuto un bel nove tondo tondo, perchè le aveva dimostrato teoremi che Evangeline si ricordava a malapena di aver studiato.
Vada per la risoluzione degli esercizi, ma le dimostrazioni non facevano affatto per lei!
Tutti questi pensieri, però, scomparvero del tutto quando suonò la fine della giornata scolastica, ed il piano di Emily di cui Eva stessa sapeva ben poco, attendeva il suo compimento, dopo un breve incontro con l'imputata Destiny a ricreazione, in cui però non c'era stato il tempo di fare nulla.
Le due compagne di banco, senza perdere tempo, raggiunsero l'aula di Destiny a passo veloce, e si stanziarono di fronte alla porta con aria saccente ed espressioni non proprio felici.
"Tina, dobbiamo parlare."
Aveva detto Emily, attirando l'attenzione dell'ex-bionda che subito si avvicinò a loro, curiosa.
"Di Fray e Jesse."
Aveva poi sussurrato Evangeline in modo che nessun altro sentisse, e Destiny aggrottò le sopracciglia biondo scuro - sarebbe stato difficile tingerle - e si guardò attorno, assicurandosi di non essere sentita.
"Ok, andiamo fuori?"
E in modo compatto le tre uscirono fuori dalla scuola, disponendosi a cerchio per poter parlare indisturbate, dato che il via vai degli studenti che uscivano dall'istituto era fin troppo chiassoso per permettere a qualcuno di origliare.
Ma, mentre Emily appoggiava le spalle al muro e Destiny sorrideva alle due in attesa del discorso, gli occhi nocciola di Evangeline si posarono, inevitabilmente, sul gruppo di persone che usciva in quel momento, fermandosi a parlare a pochi metri da loro.
Anzi, più che gruppo, si trattava di due persone soltanto: una delle due era Gabriel, mentre l'altra -che a parer di Evangeline gli stava troppo vicino - era una ragazza bionda che non aveva mai visto.
Non era sicuramente nella classe di suo fratello, perchè Eva i suoi compagni li conosceva tutti, ma Gabriel sembrava conoscerla, ed anche molto bene.
Fin troppo.
Perchè quando un gruppetto di ragazze chiamò la bionda con un gesto della mano, probabilmente chiedendole di raggiungerle, quella si avvicinò senza problemi al volto di Gabriel, baciandolo sulle labbra senza essere respinta.
In quel preciso momento, per Evangeline il resto del mondo aveva perso significato.
Non c'erano più gli schiamazzi nel cortile, e neppure le parole delle sue amiche lì accanto a lei. Tutto sembrava sfocato, ad eccezione di quella ragazza bionda che si staccava da suo fratello ridendo, mentre lui la salutava con un cenno della mano.
"Perchè...?" si chiedeva, nella sua mente dai suoni ovattati e le immagini sfocate, che mostrava continuamente la pellicola di quel bacio.
Quando era successo? Perchè lei non ne sapeva nulla? Chi era quella ragazza?
Come aveva fatto...a non accorgersi di nulla?
"Eva...Eva, mi stai ascoltando?"
A nulla servivano i richiami di Emily, perchè Evangeline non li sentiva. Era rimasta pietrificata, gli occhi barrati e la bocca semi aperta, ed il suo respiro era così silenzioso che le due si preoccuparono seriamente per la loro amica.
"Hey, Eva! Eva!"
Continuò Emily strattonandola per le spalle, e quello parve svegliarla perchè si voltò di scatto verso la mora, con un sussulto. Emily si zittì quando vide i suoi occhi rossi, ancora sbarrati, come se stesse trattenendo - inutilmente - le lacrime.
"Come ti senti?"
Destiny le posò la mano sulla spalla, delicatamente, ma la rossa non rispose. Si limitò a prendere aria con la bocca cercando di calmarsi, mentre Gabriel, ignaro, si avvicinava al gruppetto.
"Ciao ragazze! Eva, andiamo a casa?"
Disse semplicemente raggiungendole con un sorriso, e subito Eva sgusciò via dal gruppetto indietreggiando, come scioccata. A quel punto anche Gabriel si rese conto che qualcosa non andava, e guardò le due amiche in cerca di spiegazioni, ma quelle facero spallucce, preoccupate.
"Hey, è tutto ok? Se vuoi par..."
"NO!"
Urlò lei, facendo sobbalzare i tre di fronte a lei, che ci capivano sempre meno.
"Io..."
Mormorò mentre gli altri restavano in silenzio, senza sapere che fare. Che cosa aveva scatenato quella strana reazione in lei, si chiedevano? E soprattutto Gabriel, che mai aveva visto sua sorella comportarsi in quel modo, se non quel funesto giorno in cui le aveva rivelato ciò che doveva restare un segreto.
Eva cominciò a scuotere piano la testa a destra e a sinistra, come per negare qualcosa. Non riusciva ancora a crederci...
E più lo guardava, più le domande affollavano la sua testa: si chiedeva perchè glielo avesse tenuto nascosto, da quanto tempo andasse avanti, e sebbene lei non avesse il diritto di reagire in quel modo, nè era la cosa giusta da fare, non riusciva a far altro che lasciar scendere le lacrime, serrando i pugni.
"IO TI ODIO!"
Aveva urlato con tutte le sue forze, scappando via ignorando le voci degli altri che la chiamavano inutilmente.
"Eva, aspetta!"
"Fermo qui! Che diavolo le hai fatto?!"
Fece Emily bloccando il tentativo di Gabriel di correre dietro ad Evangeline, mentre aveva lasciato andare Destiny che sperava di calmarla, qualunque cosa avesse.
"E che diavolo ne so?! L'ho vista a ricreazione e andava tutto bene!"
"Si è pietrificata all'improvviso e poi si è messa a paingere, come lo spieghi questo?"
"Io non c'entro niente! E non devo certo dar conto a te!"
Urlò, ed Emily lasciò finalmente la presa, infuriata.
"Eva è mia amica!"
"Lei è mia sorella! Vado a vedere che le prende..."
E senza dire altro corse via, cercando di recuperare Evangeline o almeno di vedere Destiny, che la stava seguendo. Emily sbuffò, per nulla convinta della faccenda, ma ci avrebbe pensato in seguito. Per il momento, l'obiettivo era uno solo: trovare Evangeline.
*****
Evangeline correva veloce, ansimando, cercando di dimenticare cos'era appena successo anche se non riusciva a far altro che pensarci. Non si accorse di Destiny che la seguiva correndo poco lontano da lei, nè riusciva a sentirla urlare il suo nome di tanto in tanto, presa com'era dai suoi pensieri.
Svoltò diverse volte senza pensarci, ritrovandosi in breve di fronte ad un portone verde che spinse con poca fatica, essendo socchiuso, senza preoccuparsi di chiuderlo alle sue spalle.
Dopo aver salito tre rampe di scale aveva suonato con isteria il campanello, muovendosi freneticamente nel tentativo di calmarsi, sperando che presto le avrebbero aperto la porta.
Doveva sfogarsi, ma non voleva tornare indietro nè riusciva a chiamare Destiny od Emily, perchè probabilmente con loro c'era Gabriel. E poi, lei voleva delle risposte, e c'era solo una persona, oltre Gabriel, che poteva dargliele.
Solo una persona che avrebbe potuto capire ciò che provava in quel momento.
E mentre Evangeline si accingeva a suonare nuovamente il campanello, Fray aprì la porta ignaro di tutto.
___________________
Note dell’autrice: Hola! Lo so, lo so, sono in MOSTRUOSO ritardo, ma ho dovuto studiare come una disperata ç_ç e poi c’è stata l’estate, e credevo di aver tempo di scrivere…invece avevo lasciato tante di quelle cose in sospeso che…eccomi qui, a settembre xD e dire che non credevo di far aspettare tanto perché avevo il capitolo praticamente pronto,…ma vabè, ora eccomi qui, torno ad aggiornare in modo decente xD Spero che mi perdoniate e che continuiate a seguire la mia storia…
Ah, per quanto riguarda la canzone scelta, come potete vedere dal video parla di un argomento molto più delicato, ho volutamente messo il video originale e vi consiglio ovviamente di leggere il testo tradotto, è molto bello. E' una canzone che mi fa venire i brividi!
Un bacione a tutti! ;)
“Black ★ Star”
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Capitolo 25 *** Stand My Ground ***
Brother &Sister
Capitolo 25 – Stand my ground
I can feel
That it's time for me to face it
Can I take it?
Though this might just be the ending
Of the life I held so dear
(Within Temptation)
Fray guardava l’inaspettata ospite prima con curiosità, poi con preoccupazione nel vedere gli occhi arrossati e le lacrime lungo il viso.
“Tu lo sapevi, vero?”
Non fece in tempo a parlare che lei, dopo aver respirato a fondo, aveva cominciato ad accusarlo di non si sa cosa. Quindi la guardò a bocca aperta per qualche secondo, non capendo di cosa stesse parlando.
“Sapere cosa?”
Chiese semplicemente, e la ragazza si morse il labbro inferiore.
“Gabriel! Ha una fidanzata, almeno credo. Tu lo sapevi?”
Ripetè alzando la voce come arrabbiata, e Fray inarcò un sopracciglio, facendo spallucce. Ancora non riusciva a capire qual era il problema.
“No, non ne sapevo niente…”
“Ah, quindi voleva nasconderlo al mondo intero!”
“Eva, calmati. Cosa c’è che non va?”
Evangeline gli lanciò uno sguardo di fuoco così pieno d’ira che Fray deglutì rimpiangendo di aver pronunciato quelle parole.
“Cosa c’è che non va, dici?”
Disse piano, prendendo un lungo sospiro.
“COSA C’E’ CHE NON VA?!”
Ripetè, alzando la voce di qualche tonalità, sfogando tutta la sua frustrazione e gettando a terra lo zaino che aveva ancora sulle spalle.
“C’è che quella…tizia ha osato prendersi il MIO Gabriel proprio sotto il mio naso, e io non ne sapevo niente! Che importa di Evangeline? Io sono solo la cara e dolce sorellina, quella con cui passi il tempo quando non hai niente da fare, che importa se sono innamorata di lui da anni? Hai idea di come sia straziante stare lì a guardare senza fare niente? E nonostante avessi una paura matta di rovinare tutto, mi ero quasi decisa! Gliel’avrei detto, finita la storia di te e Tina, gli avrei detto tutto e al diavolo le conseguenze! E come una stupida credevo che gli importasse qualcosa, invece non mi dice nemmeno che sta con una ragazza, per scoprirlo devo…devo vederlo baciarsi con…quella!”
Sbraitò agitando le braccia e facendo avanti e indietro sul pianerottolo, la voce che si faceva via via più roca e tremante, gli occhi non riuscivano più a trattenere il pianto. Alla fine del discorso ormai le lacrime avevano preso il sopravvento, e la mano che si posò sul volto non riuscì a nascondere il suo stato d’animo.
“Io non so che fare…”
Mormorò, praticamente disperata. Fray, ad ogni modo, capiva sempre meno. Gli aveva riversato tutti i suoi pensieri sconnessi tra di loro, quasi insensati per un occhio esterno, ma ad Eva questo non pensava.
“Ti…ti rendi conto di ciò che hai detto, vero?”
Cominciò a dire lui, avvicinandosi piano a lei nel tentativo di calmarla, di farla ragionare. Per lui, ciò che Eva gli stava rivelando, era un’assurdità.
“Senti, non è che voglio giudicarti, ma…è innaturale, capisci? Lo dice la parola stessa, incesto, non è una cosa buona! Gabriel è tuo fratello, avete…”
“No, non lo è.”
Lo bloccò tenendosi la testa tra le mani, con una naturalezza tale che scioccò Fray quasi quanto il significato delle sue parole. Boccheggiò per qualche istante, gli occhi spalancati dalla sorpresa, non capendo se dicesse sul serio, se fosse una sua convinzione o se lo stesse prendendo in giro.
“Avevamo promesso di non dirlo a nessuno, ma…noi non siamo fratelli. Sono…stata adottata.”
Spiegò, ma la calma appena ritrovata lasciò il posto ad una smorfia disgustata.
“E sai che c’è? Che è stato proprio lui a dirmelo! E io ho fatto finta di niente, ma lui non sa cosa ha significato per me! Non sono mai, MAI riuscita a vederlo come un fratello! Perché non riesce a capire quanto è importante per me? Io…lo amo così tanto…eppure…”
Smise di parlare interrotta dai troppi singhiozzi, e nuovamente si coprì il volto con le mani. Fray recepì il messaggio con non poca sorpresa, ma non disse più niente. Si limitò ad avvicinarla, e con gesti lenti ed impacciati l’abbracciò, lasciando che si sfogasse piangendo sulla sua spalla.
“Shh, è tutto ok.”
Le sussurrò, mentre le carezzava i capelli cercando di calmarla.Non sapeva bene cosa dire o cosa fare, certamente non si era mai ritrovato in una situazione del genere! Era ancora un po’ confuso, ma non l’avrebbe lasciata sola.
“Sai che nessuno ti capisce meglio di me. So quanto fa soffrire vedere la persona che ami con un altro…”
“Non sono forte come te, Fray…”
Sussurrò lei dopo qualche minuto, cercando di porre fine al fastidioso singhiozzare.
“Non ci riesco…”
“Non dire così…Innanzitutto devi calmarti, poi troveremo una soluzione.”
“Una soluzione? E a cosa? Sono Evangeline Stone, sorella di Gabriel Stone, probabilmente cognata di come cavolo si chiama quella tizia e non posso fare niente per cambiarlo…”
Fray stava per aprire bocca e negare nuovamente, ma poi cambiò idea e rimase in silenaio, mentre lei ricambiava finalmente l’abbraccio e tirando dei lunghi respiri per calmarsi.
Evangeline era stata brava a dargli consigli, invece lui non sapeva che altro dire. La sua rivelazione l’aveva decisamente colto di sorpresa: non capita tutti i giorni che bussi una tua amica alla porta dicendoti che è innamorata di suo fratello, che in realtà è un fratellastro perché è stata adottata.
Ma delle tante cose che potrebbe dirle, non gliene veniva in mente nessuna.
Passarono alcuni minuti in quella posizione, in silenzio, dimenticandosi totalmente di essere sul pianerottolo. Se ne ricordarono solo quando sentirono un rumore di scarpe che saliva le scale, quindi si staccarono rapidamente, un po’ in imbarazzo.
Peccato che non furono abbastanza veloci.
Destiny era sul pianerottolo, a guardarli in un misto tra stupore e qualcosa che Evangeline non seppe definire con precisione.
“Oh…non volevo disturbare…”
Sussurò mandando giù un amaro boccone, mentre i due la guardavano sconcertati. Tina veva seguito Evangeline fino a casa di Fray senza che lei se ne accorgesse, cercando di bloccarla per parlarle, ma quando lei era entrata nel condominio si era fermata, indecisa sul da farsi.
Solo dopo qualche minuto, vedendo che lei non accennava a scendere, decise che avrebbe semplicemente salito le scale, almeno per vedere se andava tutto bene.
“Non è come sembra…”
Cercò di dire Evangeline, mentre alla disperazione di poco prima si aggiungeva anche un altro tipo di rabbia.
Il fato ce l’aveva forse con lei?
Perché Destiny era salita proprio in quel momento? Perché lei, e non Emily o chiunque altro?
“Scusate ancora!”
Fece la nuova arrivata, quindi si precipitò giù per le scale senza pensarci due volte. Evangeline la chiamò cercando di rincorrerla, ma Fray la bloccò afferrandola per la manica, guardandola con espressione stanca.
“Non fa niente, Eva. E’ tutto ok.”
Le disse, sperando di convincerla a restare. Era ovvio che mentiva, che non era tutto ok, e che odiava il fatto che Destiny avesse evidentemente frainteso.
Ma guardare Evangeline, vedendole gli occhi arrossati ed il volto ancora bagnato dalle lacrime, gli aveva fatto capire che era lei quella che aveva bisogno del suo aiuto adesso, e non sentiva giusto chiederle ancora di fare qualcosa per lui.
E infatti la rossa parve rassegnarsi, abbassando il braccio e fissando il pavimento, cercando di pensare con un minimo di raziocinio.
“No!”
Esclamò infine, liberandosi senza fatica dalla sua presa e accingendosi a scendere le scale.
“Io ho combinato questo pasticcio, io lo risolvo! Tu aspetta qui e non ti muovere!”
E con queste parole si precipitò giù per le scale, ignorando i richiami di Fray che, nonostante tutto, rimase lì proprio come lei gli aveva detto, indeciso sul da farsi.
Evangeline continuava a chiamare l’amica mentre scendeva giù per le scale, e il fatto di correre senza pesi mentre Destiny aveva ancora la cartella sulle spalle la avvantaggiò non poco, e presto la raggiunse, appena fuori dal portone.
“Aspetta, ti prego!”
Continuò a dire,e in un certo senso si pentì di essere scappata poco prima: è davvero seccante rincorrere qualcuno che neppure ti ascolta!
Fortunatamente, a differenza di lei Destiny si era fermata non appena Evangeline le era arrivata abbastanza vicino, e si era voltata verso di lei sfoggiando un gran sorriso.
“E’ tutto ok, volevo solo sapere come stavi…non volevo interrompervi, parleremo quando…”
“Tra me e Fray non c’è niente!”
Le urlò, ma Destiny non si scompose. Battè le palpebre e trasse un respiro profondo, senza mostrarsi preoccupata, sollevata o altro.
“Non preoccuparti, se vuoi non dirò a nessuno ciò che ho visto…”
“Te lo giuro, lui non mi interessa! E a lui non interesso io! Ma a te lui piace, vero?”
Destiny si irrigidì, e stavolta nessuna maschera poté nascondere la sua sorpresa nel sentire quelle parole.
“Cosa…?”
“Tu lo ami, non è così?”
Continuò Eva senza darle la possibilità di rispondere, ed ancora una volta Destiny sobbalzò, presa alla sprovvista. Tentò di sorridere e rispondere che non era vero, ma Eva fu più veloce.
“Altrimenti non saresti scappata a quel modo! Ti saresti messa a ridere, magari avresti fatto una battuta e sarebbe finita lì! Invece sei corsa via, e lo hai fatto perché sei gelosa!”
Incapace di rispondere, Destiny rimase in silenzio e abbassò lo sguardo, colpevole.
“Te lo ripeto ancora, tra me e lui non c’è niente. Prima mi stava solo consolando…”
Tirò un lungo sospiro, cercando di fare un discorso sensato, nonostante quel maledetto bacio cle straziasse continuamente la mente e il cuore.
“Perché prima, quando sono scappata da voi, ho visto il ragazzo che amo mentre baciava un’altra. E non c’è bisogno che ti dica quanto io ci stia male.”
Destiny rimase un po’ sorpresa, ma volle crederle e ripensò alla scena di poco prima, cominciando a dare un senso alla strana reazione di Evangeline. Però aggrottò le sopracciglia confusa quando si accorse che c’era ancora un tassello mancante nel puzzle…
“Ma allora…Gabriel cosa c’entra?”
Evangeline si strinse sulle spalle, mordendosi il labbro inferiore. Non voleva proprio parlarne adosso, né aveva voglia di spiegare tutto come aveva fatto con Fray. Non era il momento, decisamente.
“Ti prego, di questo parliamone dopo. Quello che sto cercando di dire è che sono andata proprio da Fray perché è l’unico che può capire come mi sento, dato che la ragazza che ama si è fidanzata con il suo migliore amico!”
Fece una pausa e respirò profondamente dopo quella dichiarazione, cercando di pesare bene le parole, cacciando via dalla mente per l’ennesima volta il pensiero del fratello. Destiny aveva assottigliato gli occhi e cominciava seriamente a non capire di cosa stesse parlando. Certo, aveva intuito di chi Eva stava parlando, ma semplicemente non riusciva a crederci.
Piuttosto, preferiva pensare che avesse frainteso e che Eva le avrebbe chiarito le idee; non doveva essere per forza lei.
Anche Gabriel era il migliore amico di Fray, dopotutto, anche se questo escludeva del tutto Eva da “ragazza che piace a Fray”, e non poteva assolutamente credere in qualcosa di diverso, perché gliel’aveva detto Jesse.
E lui non poteva averle mentito, gliel’aveva promesso, no?
Ah, quanti pensieri assurdi in così pochi secondi!
La mente dell’angelo dai capelli viola è più complicata di quanto lei faccia credere a chi le sta intorno.
“Sto parlando di te, se ancora non l’avessi capito.”
Evangeline decise di essere esplicita, e tutti i castelli di sabbia che Destiny si era creata crollarono in un solo istante, veloci com’erano stati costruiti.
“Ti ama dal primo momento in cui ti ha vista, ma aveva paura. Mi ha chiesto di dargli una mano, ma ho combinato un casino…Scusami, non mi sarei dovuta intromettere…”
“Non è vero…”
Sussurrò semplicemente lei, portando lo sguardo al pavimento.
Sentiva le macerie delle sue convinzioni cadere al suolo, e cominciava a non capire più davvero cosa stava succedendo.
Certo, per Evangeline era facile parlare, ma aveva una minima idea di ciò che significava per lei?
“Jessie…lui mi aveva detto che era innamorato di te…che gliel’aveva detto lui stesso…”
“Ti ha mentito!”
Sbraitò la rossa, mentre sentiva la rabbia salire.
Aveva ragione!
Il suo ragionamento era corretto, e Jesse aveva mentito sia a Destiny che a Fray! Trattenne la calma giusto per porre una semplice domanda:
“Lui sapeva che eri innamorata di Fray?”
“Lui era l’unico a cui l’avevo detto, oltre Emily, perché era anche uno dei suoi migliori amici…quando vi ho visti insieme gli ho creduto, e...lui mi è stato vicino, così…io non volevo ferirlo! Non volevo fare gli stessi errori di nuovo, ma credevo…”
Cominciò a dire con voce tremante, stringendosi sulle spalle.
“E’ stato dolce con me, pensavo che fosse quello di cui avevo bisogno…io…”
“Va da Fray.”
Affermò con dolcezza, sorridendole, e Destiny la guardò interrogativa.
“Chiarite questa faccenda, una volta per tutte.”
“Ma io…Jesse…”
Riuscì solo a mormorare, abbassando lo sguardo e stringendosi nelle spalle.
Perché doveva sempre far soffrire qualcuno?
“Tina…”
Mormorò Evangeline, avvicinandosi a lei e posandole le mani sulle spalle, cercando di tranquillizzarla.
Non aveva la più pallida idea del perché Destiny reagisse in quel modo, perché fosse stata lei sarebbe già corsa da Fray e avrebbe urlato a Jesse qualcosa di poco carino nei suoi confronti.
Sembrava quasi avesse realizzato la cosa più terribile del mondo, e allo stesso tempo la cosa più bella.
“Non so come ti senti, quindi sicuramente non posso dirti cosa fare, ma…insomma, ti rendi conto anche tu che le cose non possono restare in questo modo, no?”
Azzardò, anche se gli occhi gonfi la rendevano decisamente poco credibile. Destiny però alzò lo sguardo come se Evangeline fosse la sua salvezza.
E dire che si sentiva anche un po’ colpevole, perchè Evangeline aveva accantonato momentaneamente i suoi problemi solo per lei.
“Ci penserai su?”
Domandò la rossa, e quando Destiny annuì lei tirò un sospiro di sollievo, lasciandole le spalle. In un certo senso, ringraziò che Emily non fosse lì: non è una persona cattiva, ma è sicura che si sarebbe messa a urlare e dice che lei avrebbe fatto questo, che avrebbe detto quest’altro e probabilmente sarebbe andata a cercare Jesse per tirargli un bel pugno in faccia, perché questa era la sua intenzione fin dall’inizio.
Ringraziò anche che, a causa dell’iniziale piano suo e di Emily, quel giorno tutti sarebbero dovuti tornare a casa a piedi, altrimenti non sapeva come avrebbero spiegato il loro ritardo agli eventuali genitori.
Solo James era all’oscuro di tutto, e per un attimo si domandò se non si fosse lanciato alla ricerca di sua sorella come Emily e Gabriel stavano cercando lei: sperò che nessuno capitasse in quel vicolo neppure per caso.
“Andrò a parlare con Fray, adesso…”
Mormorò poi Destiny all’improvviso facendole abbandonare i suoi pensieri, annuendo come se si stesse finalmente convincendo di qualcosa.
Evangeline le sorrise mentre l’amica alzava lo sguardo verso di lei, adesso consapevole di ciò che doveva fare.
“Risolverò tutto.”
________
Note dell’autrice: Olè, siamo alla resa dei conti! (e i Within ormai sono di casa ♥ xD)
Oh, mi correggo: questo è solo l’inizio della resa dei conti!
Capitolo un po’ breve, lo ammetto, ma di vitale importanza! Che ve ne siate accorti o meno, ci sono un paio di interrogativi a cui devo ancora rispondere, e lo farò U_U magari poi leggendo farete “aaaaaah ecco perchèèèèè!” ed è quello che voglio, perché non mi voglio occupare solo di Evangeline ma un po’ di tutti quanti, a tempo debito ;)
Bene, detto questo…al prossimo capitolo, ovvero Lunedì 19!! (Pubblicherò ogni lunedì, se tutto va bene xD)
Black ★Star |
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Capitolo 26 *** The Pretender ***
Brother & Sister
Capitolo 26 – The Pretender
The secrets that you keep are ever ready
Are you ready
I’m finished making sense
Done bleeding ignorance at home defense
(Foo Fighters)
La strada che Evangeline aveva deciso di percorrere era praticamente vuota a quell’ora, dato che gli studenti erano già tornati a casa da un po’ e poca gente era ancora fuori casa all’ora di pranzo.
Procedeva a passi lenti, allungando volutamente la strada quando poteva,ignorando il cellulare che continuava a vibrare nella sua tasca. Non aveva la minima voglia di rispondere alla chiamata di suo fratello, anche perché non ce n’era motivo: aveva inviato un SMS sia ad Emily che a Gabriel, giusto per non farli preoccupare, scusandosi per essere corsa via e dicendo che stava bene e stava tornando a casa, poi avrebbe spiegato tutto.
Sbuffò a quel pensiero, spostando lo sguardo a destra e a sinistra prima di attraversare la strada e procedere sul marciapiede opposto.
Con Emily sarebbe stato pressoché facile: lei avrebbe sicuramente compreso se le avesse detto il vero motivo, e così anche Destiny, anche se continuava a ripugnare l’idea di rivelare tutto in quelle circostanze.
La parte più difficile sarebbe stata trovare una buona scusa per Gabriel: dichiararsi era assolutamente fuori discussione, ma quale motivo potrebbe giustificare una reazione esagerata come la sua?
Ti odio, gli aveva detto. Che idiota!
Non solo non era affatto vero, ma non aveva la minima idea di come spiegarlo. Senza parlare del pianto e della “fuga”…ma cosa diavolo le era saltato in mente?!
Ok, era sconvolta, ma avrebbe potuto controllarsi almeno un po’…e invece non c’era riuscita, tanto grande era stata la sorpresa.
Non poteva neppure usare la scusa “non era rivolto a te”, perché era così palese che non l’avrebbe mai creduta.
E un semplice “ero arrabbiata perché hai una ragazza e non me l’hai detto” sarebbe stato un suicidio: le avrebbe sicuramente urlato contro di essere una bambina, di averlo fatto preoccupare per niente e cose del genere.
E dal suo punto di vista aveva ragione, oltretutto!
Evangeline superò un tombino rotto con un piccolo salto, e istintivamente portò la mano destra ad afferrare un’ipotetica spallina dello zaino, che però non c’era.
Ah già: l’aveva lasciato a casa di Fray. Fantastico, avrebbe dovuto spiegare anche quello!
E non solo a Gabriel, ma anche a sua madre…che diamine!
Per una cosa così stupida, guarda un po’ quante scuse doveva inventare in così poco tempo!
Se solo avesse potuto dire la verità, tutto sarebbe stato più semplice…
Ma sua madre era anche un caso peggiore di Gabriel stesso, ed Evangeline sperò che il fratello non le avesse raccontato ciò che era successo.
Se per puro caso Alyssa avesse anche sospettato minimamente che sua figlia era innamorata di suo figlio…beh, non sapeva come l’avrebbe presa, ma sicuramente non bene.
E di certo non vorrebbe ritrovarsi nei suoi panni, perché dev’essere alquanto…scioccante.
Salutò con un cenno del capo ed un sorriso una sua compagna di classe che insieme al padre pranzava da Diamond, una rosticceria a due isolati da casa sua. Erano seduti in un tavolino all’esterno, e Colette –questo era il suo nome- l’aveva salutata ondeggiando il braccio destro con ancora in mano la forchetta, sorridendo.
Chissà perché, in quel momento le tornò in mente Destiny.
La sua situazione era diversa, ma anche lei doveva dare parecchie spiegazioni: a Fray, a Jesse, a James –che Evangeline non sapeva dove fosse, e se sapesse qualcosa- e probabilmente ai suoi genitori per il ritardo che avrebbe riportato, dato che l’aveva vista correre verso la palazzina di Fray.
Un pensiero sicuramente egoista, ma sapere di non essere la sola ad avere dei problemi la rassicurava.
Percorse quei due isolati che la separavano da casa arrovellandosi il cervello finchè non trovò delle scuse quanto meno accettabili, preparandosi psicologicamente alla sfuriata di suo fratello che, già lo sapeva, non avrebbe potuto evitare.
Ebbe giusto il tempo di mangiare, dopo essere stata rimproverata per il ritardo da Alyssa che, fortunatamente, neppure si accorse dello zaino mancante. Gabriel le aveva detto che la sorella si era persa a chiacchierare con le amiche, ed Evangeline cancellò dalla sua lista mentale, con un sospiro rilassato, le spiegazioni da dare alla madre.
Rimase a tavola più tempo possibile, ingaggiando discussioni inutili con Alyssa, nonostante non mangiò quasi nulla: aveva già di suo lo stomaco chiuso, come poteva venirgli fame con le occhiatacce che Gabriel le riservava ogni volta che lei voltava lo sguardo?
Tuttavia, arrivò il momento in cui dovette alzarsi, a malincuore, e affrontare quella discussione. E andò al patibolo di sua spontanea volontà, seguendo Gabriel in camera sua prima ancora che lui la chiamasse.
“Allora, ti sei calmata?”
Domandò lui incrociando le braccia al petto, mentre tirava un lungo sospiro. Con lo sguardo chino al pavimento Evangeline raggiunse il letto per sedersi, e ripetere mentalmente il discorso che aveva inventato per giustificarsi. Fece un solo cenno positivo alla sua domanda, sapendo bene che ne sarebbero seguite altre.
“Bene, allora mi spieghi cos’è successo?”
Gabriel cercava di parlare con tono calmo, ma si vedeva che era arrabbiato: lei era scappata via piangendo dopo avergli detto che lo odiava, senza neppure spiegarli cosa avesse fatto per meritarsi quelle parole e senza dargli la possibilità di sistemare le cose.
E lei lo sapeva, sapeva benissimo che Gabriel odiava situazioni del genere. Tuttavia era anche preoccupato, perché ignorava totalmente il motivo di quella reazione, e mentre Evangeline prendeva tempo per trovare scuse, lui cercava disperatamente la causa scatenante, ovviamente senza successo.
“Scusami, ho sbagliato. Lo so, non dovevo reagire in quel modo, non so cosa mi è…”
“Lascia stare le scuse, vorrei sapere il perché.”
E come al solito, mai una volta che la facesse finire di parlare. Proprio non ci riusciva, ma dopotutto era anche colpa di Evangeline che aveva il vizio di fare discorsi troppo lunghi e facilmente fraintendibili.
“Ti ho visto mentre baciavi quella ragazza, fuori da scuola. Non me l’aspettavo davvero, perc…”
“No, aspetta, fermati: è per quello?”
Ecco, appunto. Ormai doveva rassegnarsi, l’avrebbe interrotta chissà quante altre volte.
Sbuffò, mentre Gabriel alzava la voce e assumeva un’espressione sorpresa, segno che tra tutte le motivazioni che aveva pensato, quella non gli aveva neppure sfiorato la mente.
“Vorresti dirmi che sei scoppiata a piangere, sei scappata e tutto il resto perché io ho baciato una ragazza? E’ assurdo, te ne rendi conto, vero?!”
E’ per questo, avrebbe voluto rispondergli lei, e non è assurdo perché ti amo. Ma si trattenne, mordendosi il labbro inferiore e tirando un lungo respiro prima di procedere.
“Non è per il bacio, è perché non me l’hai detto!”
Mentì, tirando un altro sospiro perché era più difficile del previsto. Dopotutto, però, era diventata brava a fingere, anche se la cosa non le piaceva molto.
“Ero lì a parlare con Destiny di tutte le menzogne che le sono state dette, e io avevo appena ringraziato il cielo che avevo te, che non mi avresti mai mentito né nascosto niente, e poi ti vedo lì. Lo so che ho esagerato, però non me l’aspettavo!”
Disse, e ovviamente niente di tutto ciò era vero. Nella sua mente, Evangeline continuava a dire che non aveva molto senso come scusa, però Gabriel sembrò crederci e sospirò.
“Quante altre cose mi hai nascosto, Gabriel? Perché, poi? Non ti fidi di me?”
Finse di accusarlo per avvalorare il suo dire, ma c’era parte di verità in quelle parole: non riusciva ancora a capire perché non gliel’avesse ancora detto.
Se lo avesse fatto, almeno, non sarebbe scoppiata a quel modo…
O forse sarebbe ugualmente uscita fuori di senno per la gelosia, cominciando a straparlare come suo solito, e allora chissà quale bugia, per quanto brillante, le avrebbe concesso di nascondere il suo amore per lui.
“Ma che razza di ragionamenti fai?! Se avessi voluto tenertelo nascosto, di certo non sarei stato così stupido da stare con lei proprio fuori dalla scuola, no? Stavo solo aspettando, cavolo!”
“Aspettando cosa?!”
“Che finisse tutta questa storia di Fray, avevi sempre la testa da un’altra parte! Ho provato a dirtelo, ma non ne ho avuto l’occasione!”
Evangeline aggrottò le sopracciglia, per nulla soddisfatta della sua risposta.
“Bene, ecco la tua occasione: dimmi chi era quella tizia.”
Incrociò le braccia al petto in attesa, a testa alta, cercando di mantenere la calma almeno un po’. Gabriel allargò le braccia, sorpreso dalla sua sfacciataggine e convinto che fosse lei a dover dare spiegazioni. Tuttavia, si arrese subito con un sospiro.
“Si chiama Melanie ed è la mia ragazza, se non si fosse ancora capito. Da due settimane circa.”
Non fu tanto il “mia ragazza” a scioccare Evangeline, dato che ormai l’aveva capito, bensì il “due settimane” che venne dopo.
A quelle parole lei spalancò occhi e bocca, sinceramente scioccata, e tutto il piano che aveva progettato andò in frantumi in una manciata di secondi.
“Due…due settimane?! E vorresti farmi credere che in due settimane non hai avuto il tempo di dirmelo?!”
“Hey, che succede? Si sentono le vostre urla dalla cucina!”
Alyssa interruppe la sfuriata di Evangeline aprendo la porta senza nemmeno chiedere permesso, l’espressione preoccupata mentre lo sguardo passava da un figlio all’altro.
“Tutto ok, mamma. Litigavamo per un gioco, tutto qui.”
Rispose prontamente Gabriel, fortunatamente lui sapeva sempre come rispondere ad Alyssa. E infatti non si meravigliò quando la vide sbuffare e inveire contro quegli stupidi videogiochi, perché era già successo che i due fratelli urlassero uno contro l’altro giocando all’X-Box, anche se ovviamente non era mai niente di serio, soltanto l’euforia del gioco.
La signora Stone uscì dalla camera borbottando un semplice “andate a studiare, piuttosto!”, chiudendo nuovamente la porta dietro di sé.
I due sbuffarono, Gabriel voltò lo sguardo verso la finestra proprio accanto al letto che dava sul giardino, mentre Evangeline sistemò la frangetta con un gesto e si astenne dal dire qualunque cosa.
L’atmosfera sembrava un po’ più tranquilla, adesso.
“Senti, mi dispiace, ok?”
Gabriel si avvicinò a lei parlando piano, ora sicuro che la mamma fosse già lontana dalla loro porta. Si sedette accanto a lei che guardava fisso il pavimento, e tirò un lungo sospiro.
“Non volevo creare tutto questo, però…”
“…però ho sbagliato anch’io, lo so. Te l’ho già detto: scusa, non volevo reagire in quel modo. E’ stata la prima cosa che ho detto! Che devo fare di più?”
Continuò lei, con toni più calmi e pacati. Beh, per lo meno l’intrusione della mamma era servita a qualcosa: entrambi avevano, per forza di cose, lasciato fuoriuscire la rabbia e adesso potevano parlare con più serenità.
“Ero solo sorpresa, tutto qui, ora che lo so…”
“Guarda che so bene che non ti piace l’idea che io abbia una ragazza. Per questo volevo parlartene con calma.”
Evangeline sobbalzò sorpresa. Beh, che fosse gelosa non era poi un mistero visto il modo in cui qualche tempo prima faceva bene attenzione che nessuna ragazza si avvicinasse a lui…solochse Gabriel le aveva dato una spiegazione diversa da quella che era la realtà, decisamente più semplice.
“Sta’ tranquilla, non ti lascerò sola se è di questo che hai paura. Prometto che troverò sempre del tempo per te, dovessi avere dieci ragazze contemporaneamente! Mettiamoci una pietra sopra, ok?”
E sorrise, posandole le mani sulle spalle, parlandole ora con dolcezza.
La rabbia con cui prima l’aveva accusata e con la quale le urlava contro era totalmente sparita: Gabriel era fatto così, e ogni litigio si susseguiva più o meno allo stesso modo.
Che avesse torto o ragione, arrivava il momento in cui Gabriel decideva che non c’era altro da dire e che era pronto a passarci sopra, e quindi non aveva più senso litigare.
Evangeline non approvava e cercava sempre un modo per chiudere la discussione, anche se difficilmente Gabriel glielo permetteva.
Ma quello, in fondo, era un litigio che non avrebbe mai potuto trovare soluzione, perché era sostanzialmente basato sulle bugie di Evangeline.
“Se avrai dieci ragazze contemporaneamente, non ti rivolgerò più la parola.”
Disse infatti, cercando di fare un sorriso.
Beh, era andata meglio di quanto immaginasse, e stavolta nemmeno lei aveva voglia di continuare quella discussione.
Stava già abbastanza male, ripensare a quello che era successo non migliorava certo la situazione!
“Posso chiederti solo un favore?”
Evangeline aggrottò le sopracciglia curiosa e annuì, non sapendo bene cosa aspettarsi.
Sospirando, lui l’abbraccio piano, come faceva spesso quando finivano uno dei loro litigi, tirando un lungo sospiro.
“Non dire mai più che mi odi. Mai più, nemmeno se hai davvero un motivo per farlo.”
Evangeline serrò i denti e abbassò lo sguardo colpevole, scusandosi con lui più e più volte, nella sua mente.
“Non dicevo sul serio, non l’ho mai pensato…”
“Lo so, ma non lo sopporto. Ti prego, non farlo mai più.”
Evangeline appoggiò le mani sulla sua schiena ricambiando l’abbraccio, annuendo con un mugugno. Non c’era bisogno di chiederglielo, la prossima volta ci avrebbe pensato due volte prima di dire stupidaggini del genere.
Gabriel sospirò serenamente, e le sue labbra si piegarono in un sorriso sollevato. Evangeline si era limitata ad annuire, ma lui era certo che non avrebbe mai capito il vero motivo per cui gliel’aveva chiesto così direttamente, come una preghiera.
Aveva sempre tenuto per sé quei pensieri: quando lei le aveva urlato contro ed era scappata via, nei suoi occhi aveva rivisto lo sguardo di qualche anno prima, quando le aveva rivelato di non essere suo fratello.
Era uno sguardo sconvolto, ferito, distrutto, come se qualcosa dentro di lei si fosse spezzato.
Era lui la causa, e quel ti odio che gli aveva buttato in faccia tra le lacrime, con la voce spezzata e confusa, se lo meritava tutto.
E quel ricordo gli faceva male, quelle due parole gli tornavano in mente all’infinito, e per nulla al mondo lui avrebbe voluto che quella scena si ripetesse, neanche per scherzo.
Perché a quel tempo Gabriel era ancora un bambino, ma col passare del tempo l’aveva capito: niente era più come prima.
Anche se non aveva “distrutto la famiglia”, come sua madre gli aveva urlato contro in un attimo di rabbia, lui riusciva a vederlo negli occhi di Evangeline: nonostante nella prima infanzia lui gliene combinasse di tutti i colori, il suo sguardo era sicuro, era quello di ogni bambina, perché un po’ tutti litigano con i propri fratelli.
E non lo odiava, lo sapeva bene, perché i suoi occhi lo guardavano come si guarda un fratello, perché lo imitava in ogni cosa che faceva o prendeva abitudini che sapeva gli avrebbero dato fastidio, perché lui era la sua famiglia nel bene o nel male.
Dopo, invece, i suoi occhi erano insicuri: mai più uno screzio, mai più un dispetto, anzi era più amichevole del solito. Un po’ dipendeva dal fatto che Gabriel stesso avesse sotterrato l’ascia di guerra, un po’ dal fatto che Evangeline stava come cercando di ricostruire qualcosa, ma senza riuscirci.
E lo sapeva, Gabriel, che non aveva avuto successo, perché mai più l’aveva guardato come faceva prima. Lo sapeva, e ha provato in tutti i modi ad aiutarla, ma tutto era ormai distrutto e non si poteva ricostruire.
Riusciva a percepire che quella consapevolezza le arrovellasse il cervello.
Lei si imbarazzava quando lui scherzava un po’ troppo, o quando quella volta prima del luna park si era tolto la maglietta di fronte a lei; e abbassava lo sguardo insicura quando le dicevano che non assomigliava per niente a Gabriel, o quando facevano notare con un po’ d’invidia che loro andavano piuttosto d’accordo per essere fratelli; e si ricordava che arrossiva quando qualcuno li scambiava per una coppia di fidanzati, o quando per una vacanza dovettero dormire nello stesso letto. Evangeline rimase immobile per tutta la notte, quella volta, con il corpo teso vicino al margine del letto, dandogli le spalle.
Gabriel ricordava ogni singola volta in cui Evangeline si era comportata in modo inusuale per una sorella, perché se fratelli lo fossero stati davvero lei avrebbe preso a scherzo tutti quei momenti, ridendo senza farci caso.
E invece lei ci faceva caso eccome, e lui lo sapeva, lo leggeva nei suoi occhi che Evangeline non faceva altro che pensare “ma lui non è mio fratello”.
E quindi non era più normale se per cambiarsi restava in boxer di fronte a lei o se dormono nello stesso letto, non è simpatico se li scambiano per fidanzati o se gli fanno notare che non si somigliano, perché loro non sono fratelli.
E Dio solo sa quanto Gabriel si odi per aver rovinato tutto.
Scusami, avrebbe voluto dirle, non sono in grado di essere tuo fratello.
Che cosa strana da dire! Eppure, quella era l’assurda situazione in cui si trovavano.
Due fratelli che non erano fratelli, e non solo perché non hanno lo stesso sangue.
Ma perché le cose dovevano andare così?
Perché doveva pagare giorno per giorno per il suo infantile errore?
Perché, semplicemente…nessuno dei due riusciva a dimenticare?
*****
Fray lanciò uno sguardo all’orologio nero che aveva al polso, irrequieto. Erano passati pochi minuti da quando Eva era corsa dietro Destiny, eppure per lui sembravano passate delle ore.
Che rabbia!
Avrebbe dovuto precipitarsi insieme a lei, invece era solo riuscito a rientrare mestamente in casa, portandosi dietro lo zaino di quella ragazza.
Evangeline…
Non riusciva a credere a ciò che gli aveva appena detto. Troppe informazioni tutte in una volta, e troppo difficili da recepire a pieno: non solo è stata adottata, ma è anche innamorata di suo fratello.
Che situazione assurda, ancor più della sua!
E dire che era abbastanza complicato quel pasticcio, così l’aveva chiamata Evangeline, un pasticcio che doveva risolvere. Ci sarebbe davvero riuscita?
Beh, lui sapeva solo che non sapeva se ci sarebbe stata una vera soluzione…Jesse era il suo migliore amico, se Destiny l’avesse lasciato per lui avrebbe davvero potuto esserne felice?
Ah, ne aveva abbastanza…Destiny aveva fatto la sua scelta, lui sarebbe andato avanti.
In qualche modo.
Non aveva la minima idea di come avrebbe fatto, ma doveva: lo doveva a Jesse in nome della loro amicizia, e lo doveva a Destiny stessa perché lei meritava davvero di essere felice.
Sì, avrebbe fatto così.
E quando Evangeline sarebbe tornata scusandosi per non aver concluso niente –perché sapeva che sarebbe andata così-, lui gli avrebbe detto di lasciar perdere e pensare ai suoi di problemi, perché lui la soluzione l’aveva già trovata.
Non tutti possono essere felici, no?
Sì, era perfetto. Doveva solo abituarsi all’idea, e forse col tempo avrebbe fatto meno male.
Sentì suonare alla porta che erano ancora le due meno venti, e con un sospiro si diresse verso la porta.
Pensò che doveva essere Evangeline, venuta a riprendersi anche lo zaino, o forse sua madre che finalmente tornava dal lavoro per preparare il pranzo.
Però sua madre aveva le chiavi di casa, e quindi afferrò senza pensarci troppo la cartella dell’amica pronto a consegnargliela e a metterla al corrente della situazione.
Sì, era sicuro della sua scelta, era la cosa giusta da fare.
Ne era davvero convinto.
Ma quando aprì la porta e si ritrovò di fronte Destiny, lo zaino di Evangeline cadde a terra inerme insieme alle certezze di Fray.
_______________________
Note dell’autrice: E finalmente cominciamo a guardare un po’ nella testa di Gabriel, che ne pensate? u_u
Oh, questa è una delle tante canzoni che, a parte le frasi scelte, non ha un minimo di senso con il capitolo xD però il titolo è perfetto, e poi… What if I say I’m not like the ooooootheeeeers!!! *comincia a cantare la canzone fingendo di suonare la batteria come una pazza*
Ok, la smetto xD
Uh, avete presente il punto in cui ho scritto “Percorse quei due isolati”? Ecco, avevo scritto “percosse”. E poi ho riso per mezz’ora a pensare ad Evangeline che picchia due isolati, e il fatto che sia senza alcun senso mi faceva ridere ancora di più xD
Gli errori sono divertenti! U_U ma per fortuna, c’è Marypao che mi corregge quando me ne scappa qualcuno, altrimenti ci sarebbe da piangere, non da ridere ;P quindi un grazie speciale a lei, però ringrazio tutti coloro che leggono e soprattutto commentano la storia! ;)
A Lunedì col prossimo capitolo!
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Capitolo 27 *** Io non credo nei miracoli ***
Brother & Sister
Capitolo 27 – Io non credo nei Miracoli
Ci ho provato e riprovato ma non posso più
Farti male mi fa male
Tutto questo dimmi che senso ha?
Ma perché non riesco ad innamorarmi di te, perché?
(Laura Bono)
Ricordava perfettamente quel caldo 7 Aprile, quando per le strade di Riverside aveva conosciuto Fray.
Tutte le classi attendevano nella piazza principale della città che arrivasse il pullman per portarli all’albergo, e nel frattempo chiacchieravano o facevano foto alla bellissima cattedrale barocca che sorgeva alla fine della piazza, o alla fontana decorata che si ergeva nel centro della piazza.
Destiny stava proprio ammirando quest’ultima, mentre cercava di far funzionare la sua Nikon che si ostinava a ripetere “batteria scarica”.
Mormorava suppliche a bassa voce, ed in quel momento si avvicinò a lei un ragazzo biondo che si schiarì la voce per attirare la sua attenzione.
Quando i suoi occhi blu mare si scontrarono contro quelli azzurri di Fray, entrambi rimasero in silenzio per qualche secondo, a studiarsi.
“Ehm…batterie scariche, vero?”
Disse il ragazzo dopo un po’, schiarendosi nuovamente la voce per cercare di parlare in modo comprensibile, deglutendo per superare l’imbarazzo.
Destiny sorrise, annuendo semplicemente, e Fray portò una mano al suo marsupio, tirando fuori dalla cerniera una coppia di stilo che prontamente consegnò alla ragazza.
“Ne porto sempre alcune di ricambio…prendile pure, ne ho altre!”
“Oh, ti ringrazio moltissimo, mi hai salvata!”
Rispose lei dopo un’iniziale indecisione, allungando delicatamente le mano per prendere le batterie che le erano state offerte.
Un brivido percorse la schiena dei due quando le loro dita si sfiorarono, ed entrambi nascosero l’imbarazzo del momento dietro un sorriso.
“Destiny! Ti stavamo cercando, che ci fai ancora qui?”
Chiamarono tre ragazzine camminando verso di lei, e sia lei che Fray si voltarono verso di loro.
“Sì arrivo!”
Esclamò, voltandosi un’ultima volta verso Fray con un sorriso di ringraziamento, e con un cenno della mano lui si allontanò senza dire altro, con le mani in tasca, lasciando che Destiny si ricongiungesse con le sue amiche.
Tina non sapeva che quelle che le batterie che aveva in mano, e che le permisero di fotografare l’adorata fontana, erano in realtà l’unico paio che Fray possedeva; non sapeva neppure che lui la osservava da lontano da più di due ore, cercando una scusa per avvicinarla e parlare.
Non era a conoscenza neanche del suo nome, ma quel ragazzo le piacque.
E mentre si allontanava si voltò fugacemente cercando il suo sguardo, e vide che la stava guardando.
E con un dolce imbarazzo, fingendo che fosse stato un caso, entrambi sorrisero.
*****
Destiny conobbe Jesse alla fermata dell’autobus,il primo giorno di scuola. Tenendo la cartella tra le mani, guardava di qua e di là in attesa del pullman che l’avrebbe riportata a casa, perché a quell’ora i suoi genitori lavoravano ancora.
Jesse era lì per lo stesso motivo, e trovandola con lo sguardo la riconobbe come la ragazza di cui Fray gli aveva parlato, quella incontrata mesi prima ad una gita e poi incrociata solo di rado, per caso, nei corridoi.
A differenza dell’amico lui non aspettò il momento giusto, né una scusa per parlarle, ma semplicemente si avvicinò a lei facendo una divertente battuta, e lei rise di gusto con fare gentile.
Quando Destiny prese posto sul pullman Jesse le chiese di poter sedere accanto a lei, che accettò senza farsi problemi.
Fu in quel viaggio in pullman che cominciarono a conoscersi, parlando del più e del meno, prendendo in giro la nuova scuola in cui erano appena entrati, confrontandola con la vecchia e con i tempi passati.
Lei e Jesse si incontravano tutti i giorni dispari, e ormai prendere insieme quel pullman era diventata una piacevole abitudine e non solo una necessità per tornare a casa.
Jesse era divertente, simpatico e, nonostante a quel tempo avesse parecchi chili in più, anche carino. Destiny lo trovava un ottimo amico, e non ci volle molto perché lui le facesse conoscere il suo migliore amico, Fray.
E quando Destiny si ritrovò di fronte lo stesso ragazzo delle batterie, si mise a ridere in modo così dolce e cristallino che risero anche i due ragazzi presenti con lei, e non ci fu bisogno di alcuna presentazione.
James diceva sempre a sua sorella che non le piaceva saperla in giro con soli uomini, ma lei stava davvero bene con Fray e Jesse e spesso ignorava gli avvertimenti del fratello per uscire insieme a loro, e tutto andava bene a quel tempo.
Non erano solo i suoi amici, ma i suoi migliori amici. Per quanto riguarda il genere maschile, ovviamente.
Infatti dopo poco tempo presentò loro Raven, a quei tempi pseudo-fidanzata con un certo Philip che però non si faceva vedere mai, ed era divertente passare il tempo tutti e quattro insieme.
Però le cose erano destinate a cambiare: Destiny si ostinava a dire che loro erano un semplice quartetto di amici, eppure il sorriso che rivolgeva a Fray era diverso, il modo stesso in cui lo guardava non era sicuramente quello con cui si guarda un amico.
Le piaceva, ecco.
Non poteva proprio farne a meno!
****
Tra i tanti ricordi che Destiny custodiva gelosamente nella sua memoria, ancora non riesce a spiegarsi perché ricorda parola per parola quell’evento così banale, eppure piacevole.
Stava aspettando l’arrivo di Jesse e Raven, mentre Fray era arrivato in anticipo perché credeva di essere in ritardo: un semplice disguido con l’orario, ma Destiny ridacchiò e lo fece entrare in casa, nascondendo un velato imbarazzo, affrettandosi a togliere gli spartiti dal pianoforte che stava suonando fino a poco prima.
“Wow, questo è il tuo pianoforte?”
Domandò Fray osservandolo estasiato: era un pianoforte a mezza coda color noce, ben lucidato e privo di graffi nonostante avesse già qualche anno, e sostava nel centro del salone imponente e magnifico, attirando su di sì tutti gli sguardi dei visitatori.
“Non ne capisco niente, ma è bellissimo.”
“Oh, grazie!”
Rispose semplicemente lei con un sorriso, mentre si accingeva a riporre gli spartiti nell’apposita cartelletta. Lui rimase in silenzio per un po’, poi si schiarì la voce.
“Ti va di suonare qualcosa, mentre aspettiamo? Va bene la prima cosa che ti capita…”
Azzardò, e Destiny prima lo guardò curiosa, poi si sorrise amabilmente. Lanciò uno sguardo al primo spartito che aveva tra le mani, la Sonata n°7 di Mozart, e mentalmente dichiarò che andava bene: non era il caso, oltretutto, di mettersi a cercare qualcosa e perder tempo.
“Ok, ma scusa se farò qualche errore…”
Non ne fece neppure uno.
Iniziò a suonare con decisione e delicatezza, le dita lunghe e sottili che si muovevano rapide ed eleganti, quasi saltellando quando il ritmo era più acuto ed incalzante, e mentre la destra si occupava delle scale più alte la sinistra non aveva difficoltà a darle manforte con i toni più bassi.
Per alcuni istanti si era anche dimenticata che Fray la stava ascoltando: sentiva solo i tasti del pianoforte sotto le sue dita ed il suono che quello strumento riusciva ad emettere.
Oh, c’era qualcosa di più meraviglioso di quel suono?
Il tempo ormai aveva praticamente smesso di scorrere, e la mente di Destiny si trovava quasi in un’altra dimensione, e le sue mani sembravano muoversi da sole.
Solo quando terminò di suonare e ricevette un timido, solitario applauso Destiny tornò alla realtà, tirando un lungo sospiro prima di voltarsi a sorridere verso il suo ospite.
“Sei stata straordinaria, Tina!!”
Esclamò con sincera ammirazione, glielo si leggeva nel viso e negli occhi meravigliati.
“Mi chiedo come si possano muovere le mani contemporaneamente facendo due cose diverse in modo così rapido! Io non ne sarei mai capace!”
“Perché non provi e lo scopriamo?”
Fece lei, e vide che le sue orecchie diventavano rosse per l’imbarazzo.
“Eh?! Ma non ho mai suonato un pianoforte!”
“Dai, ti aiuto io! Sarà divertente! Conosci Flea Walts?”
Vedendo che lui la guardava come se avesse parlato in arabo antico, lei ridacchiò e gli fece spazio per sedere accanto a lei, nella panca pensata per due per ipotetici pezzi a quattro mani.
“Sono sicura che la conosci, senti…”
E di nuovo cominciò a suonare, stavolta in modo più divertito, ma non riuscì a terminare perché Fray esplose in un “Aaaah!” consapevole, segno che aveva capito qual’era la musica di cui stava parlando.
“Qui non ho lo spartito, però la ricordo a memoria: sia la chiave di violino che quella di basso hanno molti bemolle, per cui…”
“Sì, è interessantissimo, peccato che non capisco nulla di quello che stai dicendo. Allo spartito ci arrivo, ma che c’entrano il basso ed il violino? Ah, però aspetta: i bemolle sono quei tasti neri, vero?”
Fray sorrideva, parlando con tutta la serietà di questo mondo, senza paura di dimostrare quanto fosse, effettivamente, ignorante in materia.
E al sentire ciò Destiny scoppiò a ridere, ma non per prenderlo in giro; semplicemente doveva ammettere che trovava carino il fatto che Fray non sapesse assolutamente nulla di pianoforte, ma non aveva cercato di “farsi bello” con lei fingendo di capire e di intendersene, come le era capitato con la maggior parte dei ragazzi.
L’aveva semplicemente detto, e chissà perché lei lo trovava divertente.
“Ok, guarda attentamente: orientati con i… “tasti neri”, quando ce ne sono due le note sono do, re, mi.”
E suonò le tre note chiamate, mentre lui annuiva seguendo con attenzione il suo dire.
“Mentre quando ce ne sono tre abbiamo fa, sol, la, si. Capito?”
“Credo di sì: tutti le note prima dei due tasti neri sono do, e poi tutta la scala fino a ricominciare, giusto?”
Destiny annuì felicemente, anche se usare quei termini decisamente poco tecnici le faceva venire ancor più da ridere, ma si trattenne.
“Bravissimo! Ora, guarda qui…”
Ed eseguì un piccolo pezzo di Flea Waltz, a rallentatore, chiamando le note per nome e utilizzando, per ora, solo la mano destra.
Quando gli fece cenno di provare, lui tentò di imitare i suoi movimenti ma sbagliò alla terza nota, facendo ridacchiare Destiny.
“No, guarda, si fa così…”
Continuò a spiegare lei, e rimasero lì per una buona mezz’ora a provare il Flea Waltz, senza neppure accorgersi del tempo che passava.
Sì, è un ricordo banale e forse stupido, ma fu in quel preciso momento che Destiny si accorse che Fray non gli piaceva: no, lei si era innamorata di lui.
*****
“Posso dirti un segreto?”
Chiese Destiny un giorno qualunque a Jesse, mentre insieme aspettavano il solito pullman. Ondeggiava avanti e indietro come una bambina, sorridendo dolcemente ansiosa di rivelare il suo segreto.
“Ho una cotta per Fray…”
Gli disse semplicemente, arrossendo di poco, e non si accorse che quella dichiarazione pietrificò il ragazzo di fronte a lei. Anzi sorrise di nuovo,facendo spallucce come a dire “che ci posso fare?”, e ancora non capiva il male che gli stava facendo.
“Tu sei il suo migliore amico…ha mai detto qualcosa su di me?”
Jesse ci pensò su un attimo, rimanendo in un silenzio tombale prima di rispondere. Poi, semplicemente mostrò alla giovane un falso ma realistico sorriso.
“No, ma posso chiedere se vuoi.”
Nessuno lo sapeva ancora, ma in queste poche battute era racchiuso l’inizio della fine.
La risposta che, secondo Jesse, Fray aveva dato alla domanda che non gli aveva mai fatto, era stato “Non sono interessato a Destiny”, e questo era bastato a distruggere le speranze della ragazza.
Non era il tipo da cercare di conquistarlo o cose del genere, semplicemente sorrise amaramente, dispiaciuta, pensando che forse era giusto così.
Non era egoista, Destiny, e sperò dal profondo del suo cuore che Fray trovasse l’amore anche se non era lei, e magari un giorno anche lei avrebbe trovato il suo.
Oh, lei non avrebbe mai fatto capire nemmeno a sé stessa quanto quello la facesse soffrire, perché non voleva che gli altri stessero male a causa sua…Per questo, solo per questo, lei avrebbe sempre sorriso.
Ma Jesse era lì, le stava accanto senza –apparentemente- nessuna pretesa, solo perché era suo amico e le voleva bene.
Era stato premuroso con lei, l’aveva fatta ridere cercando di farle pensare ad altro, e in parte ci era ancora riuscito.
Ma, nel suo cuore, lei sperava segretamente che un giorno lei e Fray sarebbero potuti…diventare qualcosa di più, ed anche se non ne faceva parola neppure con Jesse lui capiva dal suo sguardo che era così.
“Non dovrei dirtelo, ma è giusto che tu lo sappia…”
Le disse, un giorno qualunque, mentre camminavano tranquillamente sul marciapiede per una passeggiata.
“A Fray piace una ragazza. Credo si chiami Evangeline, o qualcosa del genere, ha i capelli rossi…”
Destiny ricordò perfettamente che, in quell’occasione, il suo sorriso non riuscì a reggere e sul suo viso apparve un’espressione si pura sorpresa e sconforto.
Evangeline…
Beh, avrebbe dovuto capirlo…Aveva notato una certa intesa, tra loro, anche se in quell’istante non ci aveva fatto caso.
E così, era tutto finito. Sul serio, stavolta.
Fray era innamorato di un’altra, di una sua amica per giunta, e lei non poteva far altro che sorridere e andare avanti.
“Oh, beh…a chi importa, no?”
Mentì, facendo spallucce anche se moriva dalla voglia di scoppiare a piangere.
Oh, quanto avrebbe voluto dimenticare tutto!
Quanto avrebbe voluto non essere così innamorata di Fray, ma come poteva?
Fray ed Evangeline.
Se si fossero messi insieme, come sarebbe riuscita a sorridere e a guardarli stringersi teneramente la mano, o baciarsi?
Le sembrava di impazzire.
Ma cosa avrebbe dovuto fare? Entrambi erano suoi amici, e se fosse andato bene tra di loro lei avrebbe dovuto esserne felice.
Sì, avrebbe dovuto. Non c’era altra scelta.
Doveva rinunciare a Fray
****
Destiny era davvero una brava attrice, perché né Raven, né Emily e neppure Evangeline intuirono che qualcosa in lei non andava.
Sorrideva come sempre e cercava di essere più naturale possibile, e a quanto pare ci riusciva decisamente bene.
L’unico che sapeva la verità era Jesse, e lui si premurava di starle vicino, di essere proprio ciò che lei aveva bisogno.
Oh, se gli voleva bene.
Non osava pensare a come sarebbe stata male se non ci fosse stato lui al suo fianco, e sperò che sarebbero rimasti buoni amici per sempre, ma ancora una volta qualcosa cambiò.
Destiny ricordava benissimo che quel pomeriggio lo sguardo di Jesse era diverso. L’aveva portata come sempre a prendere un gelato, ma lo vedeva guardarsi freneticamente attorno, lanciando occhiatacce a passanti che gli camminavano troppo vicini, e sorridendole in un modo che non sapeva spiegare.
“Tina, so che forse questo non è il momento giusto…”
Cominciò a dire quando furono effettivamente soli, seduti su una panchina l’uno accanto all’altro. Jesse le prese delicatamente una mano e la guardò con dolcezza, mentre Destiny attendeva curiosa un suo dire.
“…ma tu mi piaci, e molto. Vorrei essere qualcosa di più, per te...vorresti essere la mia fidanzata?”
Gli occhi blu mare di Destiny si spalancarono immediatamente, il suo corpo si irrigidì improvvisamente.
Qualcosa di più? Perché? Non andava già bene così?
Ogni volta che qualcuno si innamorava di lei andava a finire male.
Anche quando è stata lei ad innamorarsi di qualcuno era andata a finire male.
Non voleva perdere la sua amicizia! Ma cosa doveva fare?
Se gli avesse detto di no, lui non le avrebbe probabilmente rivolto la parola, come molti altri.
Se gli avesse detto di sì, sarebbe stata solo una bugiarda, perché nonostante tutti i suoi sforzi il suo cuore batteva ancora per Fray.
Si era tinta i capelli di viola proprio per questo, no?
Perché lei diceva sempre di “sì” senza curarsi di quali fossero i suoi sentimenti, ma più cercava di far felici gli altri e più in realtà li faceva soffrire.
“Digli di no, digli di no!”
Tirò un lungo respiro mentre lui la guardava negli occhi e si accorse che le sue parole di risposta le morirono in gola.
Jesse non era come gli altri, Jesse era diverso.
Lui era il suo migliore amico, non un ragazzo qualunque con una cotta per lei;
Lui gli piaceva, anche se non nel modo in cui le piaceva Fray, e se con quest’ultimo non aveva speranze, allora…
Che male c’era nel fare una prova?
Jesse era carino, era dolce, avevano molti interessi in comune e con lui si trovava bene.
La trattava come una principessa e le scriveva teneri messaggi della buonanotte, che la facevano sempre sorridere come una stupida.
Che egoista! Cos’altro voleva?
Aveva il ragazzo perfetto proprio di fronte ai suoi occhi e lei voleva rifiutarlo solo per una cotta senza speranza.
Sarebbe stato meglio se si fosse innamorata di Jesse.
Oh, allora le cose sarebbero andate bene!
Lei sarebbe stata felice, Jesse sarebbe stato felice, Fray sarebbe stato felice…Nessuno avrebbe sofferto.
Oh, era così semplice!
No, non sarebbe andata come le altre volte.
Lei non lo faceva per Jesse, lei lo faceva per lei stessa, perché aveva bisogno di lui.
Ti prego, pensava, liberami da questo dolore. Ti prego,fammi innamorare di te.
“Non devi rispondere subito…”
“Sì. Sì, lo sarò molto volentieri!”
E ci credeva davvero, e sorrise col cuore, e il bacio che si scambiarono poco più tardi le sembrò vero autentico, e tutto sembrava andare per il verso giusto.
****
Destiny guardò Fray con espressione confusa, respirando a fondo per recuperare il fiato che aveva perso correndo su per le scale.
Anche il suo zaino cadde a terra, dato che la giovane non si curò di farlo scivolare lungo le spalle per liberarsene.
E non era l’unico peso che si era finalmente tolta di dosso.
Più pensava a tutti i ricordi che le arrovellavano il cervello più le sembravano lontani, sfocati, quasi assurdi.
E lei si sentiva una stupida.
Stupida perché aveva fallito, perchè non era riuscita ad innamorarsi di Jesse, perché non riusciva a dimenticare Fray.
Stupida perché credeva di aver finalmente trovato la soluzione, e invece stava solo prendendo in giro sé stessa, di nuovo, per l’ennesima volta.
E stavolta non se n’era nemmeno accorta, come non aveva capito che allo stesso tempo Jesse aveva preso in giro lei, Fray e chissà chi altri.
E adesso era lì, di fronte al ragazzo che non aveva mai smesso di amare, e si rendeva conto solo adesso che mai, mai nessuno avrebbe potuto sostituirlo, neppure Jesse.
Sarà anche il ragazzo perfetto, ma lei non era innamorata di lui.
No, non lo era, e non lo sarebbe mai stata! Perché capirlo era così difficile?
Doveva smetterla di pensare sempre agli altri e mai a sé stessa. Lo sapeva, lo aveva capito da tempo, ma non era ancora riuscita a farlo.
Si disse che doveva essere un po’ egoista, che per una volta, almeno una, avrebbe dovuto seguire ciò che le diceva il suo cuore, e non la sua testa o i suoi inutili sensi di colpa.
E finalmente, lo fece: lasciò cadere tutte le preoccupazioni, tutti i rimorsi, tutti i se e i ma.
Meritava anche lei di essere felice, no?
Avvolse rapidamente il collo di Fray con le braccia e lo baciò, prima che lui potesse avere il tempo di dire o fare qualunque volta, e assaporò ogni istante di quel contatto che, diamine, quanto aveva sperato e aspettato!
E si sentiva bene, si sentiva felice, e si accorse che quel bacio confuso era più bello di qualunque altro bacio avesse mai dato, perché quello era un bacio dato con amore.
Con quel bacio era stata egoista, con quel bacio aveva tradito Jesse, ma non si sentiva in colpa.
Una piccola parte di lei pensò che Jesse se lo meritasse, ma fu subito zittita: no, Destiny non era così cattiva.
Ma non voleva attendere ancora, lei voleva correre da Fray e l’aveva fatto, e adesso era in grado di prendere tutte le decisioni che voleva.
Non sapeva perché era giunta così tardi ad una conclusione del genere, ma di una cosa era certa: non avrebbe commesso ancora gli stessi errori, per nulla al mondo!
Finalmente, Destiny si sentiva…libera.
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Note dell’autrice: Lo so, lo so, sono in ritardo…il fatto è che giorni fa mia nonna è venuta a mancare, e quindi non me la sentivo proprio di scrivere, capitemi…
Comunque ora va tutto bene, e tutto sommato il capitolo era già praticamente pronto. In verità doveva continuare, e non essere interamente dedicato a Destiny, ma dato che è già mercoledì ho deciso di non farvi aspettare troppo…
Al prossimo capitolo, che pubblicherò comunque di Lunedì =)
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