una ragazza e il suo sogno

di chia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un angelo in scena ***
Capitolo 2: *** domani cambio vita! ***
Capitolo 3: *** un comune dibattito scolastico ***
Capitolo 4: *** Qualcosa è cambiato ***
Capitolo 5: *** un sabato per nuove amicizie ***
Capitolo 6: *** lunedì...fonte di equivoci ***
Capitolo 7: *** E adesso che si fa?...si va avanti ***
Capitolo 8: *** tu qui? ***
Capitolo 9: *** Confidenze ***
Capitolo 10: *** Una serata non proprio come le altre ***
Capitolo 11: *** Lezioni particolarmente movimentate ***
Capitolo 12: *** fai che si sieda qui ***
Capitolo 13: *** maledetta festa? ***
Capitolo 14: *** sono arrivata alla conclusione che ***
Capitolo 15: *** Ci pemseremo un'altro giorno ***
Capitolo 16: *** fine dei 40 minuti ***
Capitolo 17: *** Puoi ripeterlo un'altra volta? ***
Capitolo 18: *** vai ballerina...incantali! ***
Capitolo 19: *** Voglio una spiegazione ***
Capitolo 20: *** Non può essere quello il mio regalo ***
Capitolo 21: *** Stanza 77 ***



Capitolo 1
*** un angelo in scena ***


Una ragazza e il suo sogno

UN ANGELO IN SCENA
Ferma in quella posizione i piedi doloranti le infondevano in tutto corpo un dolore insopportabile.
I muscoli delle gambe erano tirati, faticava a respirare, ma il suo sorriso non era per niente forzato, i suoi occhi sprizzavano gioia e felicità.
La musica dopo attimi indimenticabili si fermò.
Elly poté finalmente scendere dalle punte e ricevere il gratificante applauso del pubblico.
Tutti avevano gli occhi puntati su di lei, i loro sguardi erano compiaciuti e fieri, in modo particolare quelli di mamma e papà, che dalla seconda fila, non smettevano di guardare con entusiasmo e commozione la loro bambina.
Il sipario lentamente si chiuse, lasciando scomparire quel bellissimo angelo che danzando era volato nel cuore di tutti.
Dietro quel grande tendone rosso, Elly poté tirare un sospiro di sollievo e finalmente abbracciare il suo bravissimo partner.

-    Erik, te ne rendi conto, è andato tutto alla perfezione, ce l’abbiamo fatta! – così dicendo la ragazza saltò al collo del compagno, non badando all’ingombro che il tutu dava.
-    Elly, calmati….troppi balletti dovremmo ancora fare…. – disse l’altro decisamente più composto
-    È tutto qui quello che sai dire, la nostra prima esibizione di importanza a teatro e il tuo entusiasmo è così limitato?
-    No, veramente….

Purtroppo l’arrivo di altri ragazzi e ragazze, con gli stessi abiti e gli stessi sguardi, invase la scena.
Tutti si abbracciavano, si complimentavano a vicenda.
L’arrivo degli insegnati e poi dei parenti rese tutto ancora più caotico e festoso.
Elly fu avvicinata a fatica dai genitori:

-    Tesoro, sei stata splendida! – esordì la signora Berfield
-    Complimenti…. – continuò il marito
-    Sono contenta che siate riusciti a venire
-    Non ci saremmo persi il balletto per niente al mondo… - risposero questi quasi insieme

Elly guardò compiaciuti i due genitori.
Entrambi estremamente eleganti e raffinati, non riuscivano a smettere di sorridere e complimentarsi con lei.

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Capitolo 2
*** domani cambio vita! ***


DOMANI CAMBIO VITA !
-    Robbie, chiudi te sta sera?
-    Si David, vai pure,altrimenti Carol si arrabbia
-    Grazie giovanotto.

Con questa ultima battuta, un signore piuttosto robusto, uscì dal locale ormai chiuso, salutando con la mano un ragazzo che dietro il bancone sistemava i bicchieri.
Quando quest’ultimo finì, senza perdere tempo spense tutte le luci e si andò a cambiare.
Si tolse il grembiule verde e dopo aver infilato la maglia,si mise il cappotto.
Prese con se il suo zaino e alcuni fogli, spense la luce, poi improvvisamente si ricordò che mancava ancora qualcosa.
Riaccese la luce e si avvicinò alla sedia dove solitamente appoggiava le sue cose.
Perfettamente piegata, stava la sua divisa scolastica.
Oggi era andato a prenderla in lavanderia e il giorno seguente sarebbe stato pronto ad inaugurala.
Guardando lo stemma che occupava tutto il taschino della giacca, chiuse un attimo gli occhi.
Robbie aveva fino a quel momento frequentato una scuola superiore normale, ma la sua bravura gli aveva permesso, dopo 5 anni, di poter entrare in una superiore privata.
La scuola dei suoi sogni che, siccome  troppo “povero”, non si era potuto permettere fino all’arrivo di quell’inaspettata borsa di studio.
Il ragazzo pensò per qualche secondo a come sarebbe stato il suo impatto con il mondo dei cervelloni e dei rampolli delle più ricche famiglie di Boston .
Poi con un debole sorriso, uscì finalmente dal locale, dirigendosi verso casa, per le nere vie della città.

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Capitolo 3
*** un comune dibattito scolastico ***


UN COMUNE DIBATTITO SCOLASTICO

Elly stava correndo per i corridoi della Jeoffrey School, non curante delle regole che impedivano di farlo.
Come ogni mattina era alla ricerca di Lucie.
Dovevano raccontarsi sempre qualcosa.
Quel giorno il desiderio di Elly di vedere l’amica era ancor più ardente: doveva raccontarle ogni dettaglio della sera prima, dello spettacolo.
Non si cercarono a lungo.
Davanti al bagno del secondo piano, come al solito, cominciarono a parlare fino a che il tanto odiato suono della campanella le riportò sulla terra.
Senza troppa voglia si diressero entrambe nella propria classe.
Elly arrivò davanti alla porta della quinta D.
Entrò, ancora il prof di storia e molti degli alunni non erano arrivati, così poté tranquillamente sedersi dietro.
Appena riuscì a sistemarsi, notò che oltre a lei e ad alcuni ragazzi che conosceva perfettamente, c’era un tipo alto e moro.
Stava scrivendo qualcosa su un blocco per gli appunti.
Era veramente carino.
Possenti muscoli si potevano intravedere dalla camicia.
I suo lineamenti erano lineari, quasi perfetti.
Dei bellissimi occhi azzurri rendevano quel viso pulito, veramente delicato.

-    Potresti, anche presentarti piuttosto che continuare a fissarmi… - disse il ragazzo distaccando finalmente lo sguardo dal foglio
-    Scusa…ma non ti ho mai visto da queste parti…comunque io sono Elly- rispose la ragazza un po’ sorpresa
-    Piacere Elly, io sono Robbie – disse lui allungandole la mano – sono nuovo di qui…

Il professor McGregor entrò nell’aula, con qualche alunno ritardatario.
Si sedette.
Fece il solito appello, questa volta soffermandosi un po’ sul nome di Robert Finney.
Terminato anche questo rituale, aprì il suo volume di storia gremito di fogli e appunti vari, e dopo aver guardato i volti dei suoi studenti, ancora abbastanza assonnati, come di consueto alla prima ora, disse con tono pacato: - Giulio Cesare –
La classe rimase per un momento a pensare, poi la prima mano si sollevò.
Elly, dopo aver ricevuto il permesso di parlare disse:

-    Cesare era un uomo fondamentalmente buono, che con astuzia e bravura ha aiutato la popolazione romana
-    Io non la penso così – una voce proveniente dalla terza fila spezzò il silenzio che era caduto dopo l’introduzione del personaggio da parte di Elly
-    Dica pure signor Finney – disse il professore
-    Cesare, era un uomo sicuramente astuto che è riuscito ad abbindolare il popolo per raggiungere il potere

Elly rimase decisamente spiazzata dall’intervento del ragazzo.
Nessuno prima d’ora aveva mai contraddetto il suo parere.
La discussione su uno dei personaggi più famosi della storia romana, continuò per tutta l’ora ed acquistò un particolare vigore tra Elly e Robbie che completamente in disaccordo uno con l’altra tentavano di dare un senso alle proprie tesi.
La discussione era diventata una e vera e propria lotta tra i due ragazzi.
La campanella segnò la fine dell’ora.
Il professore, soddisfatto stava per uscire, quando si arrestò di botto sulla porta.
Si voltò verso i ragazzi e disse con un sorriso in volto:

-    Finney e Berfield, voglio che fra due settimane mi consegnate una completa ed organica ricerca sul personaggio discusso….naturalmente per farla dovrete collaborare. Arrivederci ragazzi – concluso si allontanò dalla classe

I due ragazzi si lanciarono un’occhiata davvero terrificante.
Come sarebbero riusciti a conciliare le loro opinioni…                    
Le ore seguenti passarono tranquille tra qualche calcolo e qualche interrogazione.
Appena la campanella suonò, Elly si catapultò  fuori dall’aula.
Poco distante incontrò Lucie.
Stavano ancora parlando quando una mano le toccò la spalla.
Elly si girò di scatto e guardò dritto negli occhi chi la stava disturbando durante un momento sacro: i pettegolezzi.

-    Ciao, cos…. – fu bruscamente interrotta
-    Ma tu non sei Robbie? – esclamò Lucie intrufolandosi tra i due
-    Si….credo di averti già vista, però non mi ricordo assolutamente il tuo nome… -  disse il ragazzo con un sorriso molto affascinante
-    Lucie…io so sono Lucie…. – si presentò la ragazza – sono un’amica di Kim
-    Ah, ora ricordo….quella della casa con la piscina interna…
-    Bravo! E’ un po’ che non ti si vede in giro…
-    Se intendi in giro con lei…si….ho avuto da fare

Da dietro Elly cercava faticosamente di capire la conversazione.
Poi stanca si avvicinò al ragazzo e senza tante storie disse:

-    Ora che vi siete rincontrati siamo tutti più contenti…avevi bisogno di parlarmi?
-    Si, hai presente la ricerca….
-    Si
-    Allora?
-    Allora cosa?
-    Il prof ha detto che dobbiamo farla insieme…
-    Quindi?
-    Quindi…quando ci vediamo?
-    Bho….
-    Tu quando puoi?
-    Allora….il lunedì, il martedì, il mercoledì, il giovedì e il venerdì….non posso, quindi scegli te!
-    Ho trovato proprio la ragazza più impegnata…se tu non sei disponibile vorrà dire che comparirà solo il mio nome…
-    Come sei suscettibile….stavo scherzando…sono davvero impegnata, però magari sul tardi posso liberarmi…
-    Io la sera lavoro….
-    Perfetto….facciamo così, scegli il giorno, il posto e l’ora, cercherò di esserci…
-    Per il posto…. – fu interrotto dall’esuberanza di Elly
-    Da me no…i miei genitori è meglio non vederli
-    Ok, nessun problema, vieni da me lunedì prossimo alle 5
-    Non ti prometto niente….

Così dicendo, presa a braccetto l’amica, Elly si allontanò dal ragazzo che piacevolmente sconvolto le guardò andare via.


Le due ragazze correndo, riuscirono appena in tempo a salire sulla metropolitana, che tutti i giorni ormai da 5 anni le portava a casa.
Si sedettero su due poltroncine, poi improvvisamente Elly spezzò il silenzio:

-    Come mai lo conosci?
-    Conosco chi?  - domandò Lucie soprappensiero
-    Robbie…
-    Ti piace eh?
-    Ma che cavolo dici…ti ho chiesto solo come fai a conoscerlo non ti ho chiesto come fare per sedurlo… - urlò Elly
-    Calma…comunque non è che siamo amici…lo ho visto un paio di volte
-    Scusa è venuto pure a casa tua e tu non sai neppure bene chi è?
-    Io lo conosco solo come il fidanzato di Kimberly….
-    Kimberly chi?
-    Kim…dai…
-    Ma dai cosa….io non so chi sia…
-    Ma si che la conosci…
-    Ma ti dico di no…
-    Ma come è possibile?
-    Ma mi stai prendendo per il culo?
-    Ma no…allora…Kimberly Norton…veniva all’asilo con noi…biondina…occhi verdi…con il tempo è cresciuta e …
-    Tutte le persone crescono Lucie….
-    Si ma lei è cresciuta particolarmente bene…
-    Che cavolo vuol dire?
-    Insomma è una gran figa…
-    Ah ora ho capito… - si rassegnò Elly
-    Robbie è un gran bel ragazzo non trovi… - sogghignò Lucie
-    Normale…
-    Se per te essere perfetti è normale allora dimmi dove abiti che mi ci trasferisco…
-    Come sei simpatica…certo è un tipo che non passa inosservato, ma non è il mio tipo…
-    Più che altre tu non sei il suo tipo
-    Che cosa ho che non va?
-    Nulla, ma non sei Kim
-    Lucie con te ci rinuncio…i matti bisogna ammazzarli da piccoli
-    Scusa cosa hai detto?
-    Niente…

E dopo aver innervosito l’amica scese velocemente dalla metropolitana, inoltrandosi nei quartieri più belli di Boston.


 UN URAGANO TUTTO ROSA….

-    Elly, fai dritta quella diagonale, cerca di arrivare almeno fino ad Erik…Si, così va meglio.

Volteggiando sulle punte a Elly cadde l’occhio sull’orologio: le 4. 30.
Per poco non perse l’equilibrio.
-    Come faccio! È tardissimo… - gridò sovrastando la delicata musica che faceva da padrona nella stanza
Non diede spiegazioni a nessuno.
Si precipitò nello spogliatoio, infilò i pantaloni sopra la calza maglia.
Gettò il tutù nella borsa e con le scarpette da danza ancora in mano, corse fuori dall’edificio.


Robbie si guardò intorno, era appena tornata dal lavoro, era riuscito ad anticipare il turno.
La casa era un disastro…non avrebbe mai fatto in tempo a sistemare tutto prima dell’arrivo della ragazza.
Il campanello suonò.
Il ragazzo andò ad aprire e si trovò davanti ad una bellissima bionda:

-    Kim…che ci fai qui? – chiese sorpreso
-    Ti disturbo…altrimenti me ne vado…
-    No, avrei un po’ di fretta, ma entra pure…
-    Ho bisogno di parlarti

La conversazione si spostò nel piccolo salotto dell’appartamento

-    Dimmi – disse lui non troppo entusiasta
-    Perché non mi hai più chiamato?
-    Credevo che tu non lo volessi – la liquidò velocemente lui
-    È vero che ci siamo presi un po’ di tempo…ma non ti ho mai detto questo…
-    Avevo capito così… - continuò lui con voce sempre più piatta
-    Io ho bisogno di te…
-    Kim… non credere che per me sia facile starti lontano…però ora ho la scuola nuova e tutto un  mondo con cui relazionarmi…
-    Io potrei aiutarti in questo. Ma il punto ora è su tu lo vuoi – disse con tono interrogativo

Il campanello suonò nuovamente, lasciando in sospeso il dialogo tra i due ragazzi.
Robbie aprì la porta questa volta sicuro di chi avrebbe trovato dall’altra parte.
Elly, entrò come una furia nella casa.
Gettò a terra il borsone e senza neppure guardarsi intorno sbraitò:

-    Porca miseria, dovevi proprio abitare dietro uno dei grattacieli più alti della città ?!?
È mezz’ora che cerco questa casa, ma purtroppo non la vedevo, perché oltre tutto il suo numero civico è coperto da un cartellone pubblicitario.
Come se non bastasse per guardare in giro non ho fatto caso ad una pozzanghera immensa, che occupa metà del marciapiede di sotto, e ci sono entrata completamente dentro – disse alzando lo sguardo verso il ragazzo che la guardava sorridendo – certo certo, ridi pure! Tanto sono io che ho fatto una figura di merda suonando tutti i campanelli  nella speranza che almeno uno fosse il tuo….e questo perché? Semplice perché non ti sei degnato neppure di mettere il tuo nome…. – quando finalmente prese fiato e rialzò lo sguardo, notò che non era l’unica donna nella stanza

Fece una smorfia di stupore, poi più calma, ma ugualmente imbarazzata:

-    Scusate…pensavo fossi solo – disse un po’ esitante a Robbie

Lui si limitò ad un sorriso

-    Ciao…io sono Elly … - questa volta era girata verso la ragazza – tu devi essere Kim… - detto questo allungò la mano in segno di saluto.

Questa inizialmente non si mosse, quando finalmente si decise, si avvicinò al ragazzo:

-    Mi devi delle spiegazioni…

Elly, sotto voce disse:

-    Guardate, se voi dovete parlare io me ne vado…magari torno più tardi – mentre lo diceva stava raccogliendo il suo borsone e si stava dirigendo verso la porta.
-     No, tu non vai da nessuna parte…non ti preoccupare…

Kim dopo aver osservato la scena, riprese con delle domande:

-    Chi è quella? Da dove viene fuori? Come mai è qui e soprattutto come fa a conoscermi?

Robbie era pronto a rispondere, ma Elly lo precedette un po’ innervosita:

-    Credo che nessuno ti abbia mai insegnato l’educazione… “quella” si da il caso che sia io e        
      siccome sono qui davanti a te alle tue domande rispondo subito.
       Come mi chiamo te l’ho gia detto, frequento la stessa classe di Robbie,oggi dovremmo fare una
       ricerca insieme, vengo direttamente da una lezione di danza e come faccio a conoscerti….? –    rifletté un secondo, non voleva sembrare una di quelle ragazze che passa il suo pomeriggio a    spettegolare… - andavamo all’asilo insieme…sai ho sempre avuto una gran memoria – terminò Elly

Kim sembrò un secondo spaesata, poi per non far trasparire la sua rabbia, uscì dall’appartamento.
I due ragazzi ora erano soli.

-    Non avevo intenzione di combinare un casino… - si scusò Elly interrompendo il silenzio
-    Non è mica colpa tua…Kim è una persona che si irrita facilmente
-    Ma se adesso tu voi andare da lei , non ti preoccupare io capisco…
-    Assolutamente no…è una settimana che aspetto di poter discutere con te su Giulio ….ora non mi tiro assolutamente indietro….
-    Bene… - sussurrò Elly sorridendo
-    Adesso che siamo d’accordo, posso farti una domanda?
-    Dimmi…
-    Come mai sei vestita così? – chiese Robbie guardando la buffa maglia che sbucava da un giubbotto
-    Te lo spiego solo se mi fai sedere e se me offri qualcosa da bere…
-    Ok.

Poco dopo davanti ad una cioccolata fumante, Elly e Robbie continuarono il discorso:

-    Frequento una scuola di danza classica, ero a lezione quando mi sono accorta del ritardo e  sono scappata via di lì senza cambiarmi…
-    Da quanti anni? È una cosa seria o solo un passa tempo?
-    Dato che adesso ho 18 anni, facendo qualche conto….14 anni
-    Allora è proprio una passione…
-    Si…mi hanno gia accettata alla Chicago Royal Ballet….
-    Wow…quindi finite le superiori ti trasferirai…
-    Non lo so, prima avrei alcune cosucce da imparare per quanto riguarda la danza e poi vorrei essere indipendente dal punto di vista economico…
-    Io questa decisione l’ho presa ormai cinque anni fa …. - disse Robbie
-    Come?
-    Ho lasciato la mia bellissima dimora di Chicago per abitare in questo piccolo appartamento e mantenermi con il mio lavoro…
-    Sai, ti ammiro per questo…tu ci sei riuscito…insomma sei riuscito a lasciare il tuo mondo per essere finalmente un uomo
-    Non è stato facile….abituato com’ero alla bella vita mi sono trovato un po’ in difficoltà all’inizio…
-    Ma perché adesso sei ritornato nel mondo che avevi abbandonato, frequentando una delle più rinomate scuole di Boston?
-    Perché per essere accettato all’università non bastano solo bei voti…

Cadde un attimo di silenzio, poi dovendo iniziare la ricerca non continuarono più la conversazione.
Erano ormai le otto, quando il cellulare di Elly squillò.

-    Pronto? Sono da un mio compagno di classe. Mamma, stiamo facendo una relazione. No, non aspettarmi. Quando torno mi vedi…adesso vado. Ciao.

Il volto della ragazza era leggermente turbato.

-    Era tua madre? – chiese Robbie sapendo già la risposta
-    Si…non sopporta che ritardi per la cena…
-    Allora vai, qui finisco io…
-    No continuiamo…altrimenti ho discusso con lei inutilmente – disse la ragazza abbozzando un sorriso.

Quando finirono erano ormai le nove.
Elly prese le sue cose, si mise il cappotto e si avviò alla porta.

-    Se vuoi ti accompagno, ho la macchina, e fuori è così buio… - le chiese Robbie una volta vicino a lei
-    Prendo la metropolitana, si ferma proprio vicino a casa mia, non è un problema. E poi se i miei mi vedono tornare con un ragazzo sicuramente pensano male….
-    Va bene, allora ti accompagno fino alla fermata della metro, questa zona non è assolutamente adatta a ragazze che si aggirano sole…
-    Accetto che mi accompagni, ma sappi che io sono un tipo che si sa difendere…
-    Lo terrò a mente – disse Robbie spegnendo la luce e chiudendosi alle spalle la porta di casa


-    Dovrebbe passare a minuti…mi dispiace, non ha mai avuto un tale ritardo…- si scusò Elly
-    Non ti preoccupare, io non ho nessuno a casa che mi aspetta…
-    E Kim? – chiese esitante
-    Si deve rassegnare…sono stato bene con lei fin che è durata, quando una relazione si spezza è meglio troncarla subito…
-    Sono d’accordo con te…

Mentre lo disse la metropolitana che aveva tanto aspettato arrivò. Raccolse da terra le sue cose e si avviò verso la porta di questa.
Salì, ma prima che questa si chiudesse,  riuscì a sporgersi leggermente:

-    Grazie per oggi, non credevo di potermi divertire…

Non poté sentire quello che il ragazzo disse perché la porta si chiuse.
Sicuramente però, riuscì a vedere il sorriso di questo che rimase sulla sua bocca fino che non la vide scomparire.










*ciao! spero che con questo nuovo capitolo, più lungo degli altri (come mi è stato giustamente suggerito),si inizi a capire un pò meglio la storia dei due personaggi ma soprattutti si inizi a delineare meglio le loro due turbolente personallità...leggete e recensite! chia

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Capitolo 4
*** Qualcosa è cambiato ***


QUALCOSA E’ CAMBIATO

QUALCOSA E’ CAMBIATO

 

Robbie camminava per le stradine del sobborgo dove abitava.

Stava tornando a casa.

Sulle labbra aveva uno strano sorriso che neppure lui seppe spiegare.

Ripensava al pomeriggio appena trascorso.

Aveva immaginato di dover passare delle ore di studio con una figlia di papà viziata, invece si era trovato davanti una buffa ragazzina estremamente sensibile, ricca di proprie idee e  di un proprio sogno.

Si era ritrovato a parlare con una ragazza che aveva più o meno le sue idee.

Una novità assoluta per lui.

Tra quei mille pensieri arrivò proprio davanti alla porta del suo appartamento dove, per la seconda volta in quel giorno, rimase stupido di trovare Kimberly.

 

Il campanello di casa Berfield suonò ripetutamente.

 

-         Elly ma dove eri finita? – la ragazza fu accolta dalla madre

-         Te l’ho detto stavo studiando da un amico

-         E chi è questo tipo? – domandò la signora mentre seguiva la figlia che si stava dirigendo verso la sua camera

-         Non lo conosci, è nuovo…

-         Ma dove abita? Come mai sei stata fuori così tanto?

 

A queste ultime domande non ebbe risposta.

Elly entrò nella stanza e chiuse la porta.

Dopo essersi cambiata si stese sedette sul letto, accese della musica e dopo aver infilato le sue scarpette cominciò a provare qualche passo.

Dopo qualche minuto bussarono alla porta

 

-         Elly non vuoi mangiare niente?

-         No mamma

 

Finito di parlare alzò la musica.

Sua madre non era cattiva, ma Elly in questo periodo preferiva starle lontana.

Anche se non lo diceva apertamente, la signora Berfield odiava la danza.

Non sopportava l’idea che la figlia un giorno non sarebbe diventata un avvocato o un medico, ma una ballerina.

Le due donne avevano idee completamente diverse, dovute forse dalla differente età o più semplicemente al diverso ruolo: una era madre, l’altra era figlia.

 

 

 

  

Elly, davanti al bagno del secondo piano della scuola, attendeva impaziente l’arrivo dell’amica.

Erano passati circa dieci minuti: Lucie non sarebbe venuta a scuola.

Di questo la ragazza era sicura, perché da quando la conosceva, ormai 15 anni, non era mai arrivata in ritardo ad un appuntamento.

Ad Elly non rimase che andare in classe.

A quell’ora non c’era mai nessuno.

Quando entrò rimase leggermente sorpresa di trovarci Robbie, che completamente concentrato stava leggendo alcuni fogli.

 

-         Ciao! – esclamò la ragazza accomodandosi nel banco proprio di fianco a lui

-         Oh, ciao…. – rispose al saluto Robbie

-         Che fai?

-         Sto leggendo questi volantini….me li hanno dati all’entrata. Piuttosto, cosa ci fai qui a quest’ora?

-         È così presto?

-         Manca ancora un quarto d’ora alla prima campanella

-         Beh è presto….ma è così strano vedermi qui?

-         Sinceramente si. Sono ormai due settimane che frequento questa scuola e non ti ho mai visto arrivare in anticipo….

-         Questa mattina non c’è Lucie, quindi non avevo nessuno con cui parlare…

-         Posso ritenermi fortunato allora…

-         Perché ? – chiese Elly sorridendo

-         C’è qualcuno che mi fa compagnia….

-         Giusto…

 

Rimasero a parlare ancora per un po’, poi la prima campanella suonò e una mandria agitata prese posto tra i banchi liberi.

Entrò anche il professor McGregor.

Con il suo solito modo, aprì il registro, fece l’appello.

Poi presi dalla borsa dei fogli accuratamente rilegati, alzò finalmente la testa verso i suoi studenti che lo fissavano in silenzio.

 

-         Ho corretto la relazione su Giulio Cesare – fece una pausa cercando tra i vari volti quelli degli artefici del compito – l’ho trovata veramente…. – si fermò nuovamente per assicurarsi che gli interessati lo stessero ascoltando - ….veramente splendida – concluse

 

Nessuno si mosse, quell’ometto baffuto e rotondo incuteva sempre un certo terrore.

 

-         Berfield, Finney veramente bravi….mi complimento con voi… - continuò il prof ,ora in piedi, guardando i due ragazzi

 

I due si alzarono per ritirare le due copie dello scritto.

Dopo qualche momento di confusione la lezione di letteratura e storia riprese tranquilla fino al suono della campana.

A quella prima e sconvolgente ora ne seguirono altre quattro.

Da ormai una settimana avevano pure due ore il pomeriggio, sarebbero usciti alle 2, quindi quando anche quella campanella suonò, tutti si precipitarono a mensa.

 

Elly si avvicinò svogliata al suo armadietto. Era il numero 345.

Per lei proprio insulso.

Lo aprì con una leggera botta, era un po’ difettoso, e ci ripose dentro gli ultimi libri usati.

Sola, si diresse verso la mensa.

Prese un’insalata mista e una fettina di carne, sicura che dopo il primo boccone l’avrebbe gettata.

I tavoli liberi fortunatamente erano ancora molti.

Preferì sedersi sola. Non le piaceva il tipo di gente che frequentava la scuola.

Troppo gasati, troppo perfettini, semplicemente troppo.

Lucie a scuola era la sua unica vera amica. Anche lei faceva parte della società più ricca, ma ormai  Elly la conosceva da anni e amava anche i suo atteggiamenti da super donna che qualche volta prendevano il sopravvento su una Lucie sensibile e riservata.

Si accomodò in uno dei tavoli vicini alla finestra.

Si mise le cuffie, che le diedero la possibilità di ascoltare il suo Cd preferito, e cominciò a mangiare quell’insalata un po’ troppo scondita.

 

-         Posso ? – quella voce che sentì provenire da dietro le sue spalle la riportarono sulla terra

-         Si – lo disse senza neppure vedere chi glielo aveva chiesto

 

Proprio di fronte a lei si sedette Robbie.

Nel suo vassoio troneggiava la stessa insalata e lo stesso pezzo di carne bianca.

 

-         Non ti disturbo vero? – le chiese lui

-         No, assolutamente – rispose Elly togliendosi le cuffie

-         Se vuoi continuare ad ascoltare la musica fai pure, sono abituato a mangiare solo –

-         No, mi fa piacere avere un po’ di compagnia e poi queste canzoni ormai le so a memoria

 

Il ragazzo sorrise.

 

-         Ti piace l’idea di McGregor?  – domandò lui per avviare una conversazione

-         Quella di assegnarci lavori da svolgere a coppia? Non è male….poi sono stata fortunata a capitare con te….sei un gran lavoratore…

-         Contraccambio il complimento, mi piace da morire il tuo modo di scrivere e pensare, credo che andremo d’accordo dal punto di vista scolastico…

-         Io spero non solo da quello… - disse Elly felice del complimento ricevuto

-         Lo spero anche io…

 

Un silenzio imbarazzante cadde tra i due.

 

-         Come mai mangi sempre solo? – chiese la ragazza

-         Sai ancora non ho trovato veri e propri amici….

-         Perché sabato sera non vieni al Black?

-         Che cos’è? – chiese Robbie sorpreso

-         Un locale sulla trentaquattresima , si raggrupperà come al solito tutta la scuola

-         Potrebbe essere un’idea…tu ci andrai?  - domandò esitante

-         Si, sempre che Lucie guarisca prima…

 

-         Fa proprio schifo questa mensa…. – esclamò ad un tratto Robbie

-         Si molto, l’unica cosa che riesco a mangiare a quest’insalata, che purtroppo non sa di niente

-         Ci troviamo completamente d’accordo…

 

La campana, che nelle scuole scandisce il tempo agli studenti, suonò due volte.

Fine della pausa pranzo.

Le classi si riempirono velocemente.

In pochi secondi i corridoi si svuotarono.

 

 

Elly e Robbie si sedettero nuovamente vicini.

Era divertente stare vicino a quel ragazzo che ogni tanto dava qualche battutina.

Era stimolante stare accanto a quella ragazza che ogni tanto chiedeva qualche spiegazione.

 

 

 

 

 

* Ciao a tutti

* Ciao a tutti! Vedo che qualcuno ha apprezzato il lavoro! Con questo capitolo la storia si può definire ufficialmente iniziata…cercherò di aggiornare abbastanza assiduamente!

 Spero che ora i capitoli si riescano a leggere meglio, grazie del consiglio  Kagomechan91 dovrei esserci riuscita no? *

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Capitolo 5
*** un sabato per nuove amicizie ***


UN SABATO PER NUOVE AMICIZIE

UN SABATO PER NUOVE AMICIZIE

 

La settimana scorreva lenta alla  Jeoffrey School.

Lucie non era ancora rientrata, e Elly si “accontentava” della compagnia di Robbie, divenuto ufficialmente il suo compagno di banco.

Era divertente arrivare prima la mattina per potersi sedere su uno dei muretti esterni dell’edificio e osservare e criticare chi passava.

Le lezioni erano più interessanti da quando si potevano, di tanto in tanto, commentare con qualcuno.

La ricreazione era divenuta un vero momento di svago: quotidianamente Robbie rubava il “prezioso”panino dell’amica e prima di restituirglielo la faceva correre e saltare per mezza scuola.

Da vari giorni l’ultimo tavolo vicino alla finestra era sempre occupato: una ragazza aspettava impaziente un ragazzo che con due vassoi pressoché identici si accomodava davanti a lei.

Quasi contemporaneamente condivano quel povero pasto e come se fosse stato una delizia cominciavano a mangiare.

All’uscita da scuola non potevano trattenersi troppo: Robbie doveva correre al lavoro, mentre Elly alle sue lezioni di danza.

I due si salutavano con un frettoloso e imbarazzato bacio sulla guancia, per poi scomparire nei due lati opposti della città.

Robbie si stava vestendo.

Non era sicuro di cosa mettersi sopra i jeans: Una maglia nera ? Meglio la camicia bianca? O addirittura il maglione blu?

Dura decidere….

Solitamente  lui non era un tipo a cui interessava apparire, ma in quel locale non c’era mai stato e la cosa lo agitava un po’.

Si stava facendo tardi, così Robbie, chiusi gli occhi, afferrò il primo capo che gli capitò sotto mano.

La maglia nera.

“Ottima scelta” pensò il giovane tra se e se mentre indossava il capo “semplice ma ugualmente elegante”.

Finalmente pronto prese le chiavi di casa e della macchina e uscì diretto al locale.

 

 

La figura di Elly passava e ripassava davanti allo specchio della sua camera.

Quel vestitino nero le stava divinamente.

Lucie tentava di spiegarglielo, ma l’altra continuava a guardarsi…non era abituata a vestirsi così….nuda.

 

-         Elly, stai benissimo….cosa vuoi metterti una gonna lunga?

-         No però non credi che sia esagerato….arriva solamente un palmo sotto il sedere e mi lascia la schiena tutta scoperta…

-         Tu te lo puoi permettere sei fatta come una statua….se avessi io il tuo fisico altro che un palmo sotto il sedere….! – esclamò l’amica entusiasta

-         Va bene….vada per questo vestito….ora però usciamo altrimenti cambio idea…

-         Ok…c’è solo un problema…

-         Quale?

-         Tua madre. Si arrabbierà se ti vede uscire vestita in questo modo.

-         Meglio – così dicendo Elly scese veloce le scale quasi volesse veramente incontrare la madre.

Così fu.

La signora stava leggendo uno dei suoi libri di psicologia e non appena sentì scendere le ragazze si precipitò curiosa, davanti all’ingresso.

 

-         Eleonore, come sei conciata? – le chiese non appena questa fu davanti a lei

-         Non sono carina? – le rispose la figlia con tono sarcastico

-         Si stai bene, però sei troppo nuda…

-         Mamma come faccio altrimenti a trovarmi un ragazzo…. –

 

Elly sorrise, si avvicinò alla madre, le diede un bacio sulla guancia e salutato con un grido il padre che stava sicuramente lavorando nel suo studio, uscì seguita da Lucie soddisfatta di aver convinto l’amica a quell’abbigliamento.

 

 

Robbie stava chiacchierando con un ragazzo.

Era Chris, lo aveva conosciuto qualche mese prima al bar dove lavorava, senza sapere che frequentava la stessa scuola.

Sembravano abbastanza affiatati.

Di tanto in tanto qualche bella ragazza si avvicinava a loro e con una scusa li allontanavano per poterci ballare.

I due però dopo una toccatine e un bacio concesso al volo si riunivano e continuavano a ridere e scherzare.

 

Elly stava ballando con Erik, certo era po’ strano.

Abituati entrambi a maneggiare il corpo del compagno per un balletto di danza classica in questo momento non sembravano neppure due ragazzi che si conoscono da una vita.

Il susseguirsi di varie canzoni gli diede però, la possibilità di abituarsi anche a queste nuove vesti.

 

-         Erik scusa mi è venuta sete… vado un momento al bar, tu continua pure a divertirti.

La ragazza poté riconoscere in quella mano che sventolava un segno di consenso.

 

Quando arrivò al bancone, ordinò una bibita fresca e presa a sorseggiarla si girò verso la pista brulicante per scrutare tra le persone.

Una mano le si appoggiò sulla spalla scoperta.

Elly riconobbe subito quel gesto e giratasi sorridente, si ritrovò davanti Robbie.

Erano entrambi diversi…

 

-         Allora hai ascoltato il mio consiglio? – disse pronta lei

-         Si, e a quanto pare Lucie sta bene…

-         Giusto….allora hai trovato qualcuno?

-         Si… - rispose lui con sguardo vissuto

-         Intendo dire qualcuno di sesso maschile?

-         Ah…pensavo….comunque si…vedi quel biondino in pista, è Chris l’ho conosciuto al bar e sta sera l’ho rivisto qui.

-         Da come si muove sembra un tipo simpatico – disse Elly divertita dal ragazzo in pista

-         Abbiamo fatto una scommessa….riuscire a tornare a casa con una ragazza….

-         Vedo che lui si sta dando da fare..

-         Si…

-         A quanto pare tu sei già rassegnato a perdere la sfida…

-         Non sono il tipo che abborda una ragazza così…

-         E qual è il pegno se perdi?

-         Soldi…

-         Quanti?

-         Mi limito a dirti… tanti….

-         Allora dai…non si può perdere una scommessa senza neppure combattere…

-         Elly lascia stare, dove la trovo una che ha voglia di passare con me tutta la sera?

 

La ragazza ci rifletté un poco, poi assunse la sua solita aria furbetta.

 

-         Quel sorrisino non porta niente di buono…  - disse scherzosamente preoccupato Robbie

 

Elly lo guardò con aria sensuale.

Robbie percepì qualcosa.

 

-         No…con te non ci riuscirei….

-         Perché non sono abbastanza? – chiese ridendo e passandosi una mano su una coscia

-         Tu sei matta… - riuscì solamente a dire il ragazzo

-         Allora?

-         Ok…ci sto….però se ti pesto i piedi non arrabbiarti con me…

-         Affare fatto….

 

Appena finì di parlare, Elly prese la mano di Robbie e lo trascinò in pista, proprio vicino all’amico di lui.

Cominciarono a ballare un po’ distanti,per poi avvicinarsi con il passare del tempo.

La mano di lui, dopo vari minuti di immobilità, cominciarono a scivolare sul corpo della ragazza.

Anche quelle di lei non tralasciavano nessuno muscolo della schiena di lui.

Ballava veramente bene il ragazzo, se non lo avesse conosciuto, avrebbe sicuramente pensato si trattasse di un ballerino.

Finalmente Chris si accorse di loro.

Si avvicinò e si mise momentaneamente a ballare con una delle tante ragazze che si offriva.

 

-         Robbie non crederai di fregarmi ? – urlò Chris con uno strano sorriso per farsi sentire

-         Non ti voglio fregare…..solo vincere…. – rispose di rimando Robbie non smettendo di ballare con una Elly molto divertita

 

Chris da lontano fece segno ai due di seguirlo.

Arrivarono ad uno dei tavolini.

Si sedettero…

 

-         Ciao – Chris si rivolse ad Elly

-         Ciao…Elly piacere – rispose l’altra allungando la mano

 

Continuarono ad ascoltare la musica finalmente seduti.

Elly accortasi che Chris cominciava a sospettare qualcosa, afferrò la mano di Robbie e lo appoggiò sulla sua gamba.

Inizialmente rimase un po’ sorpreso, poi capito che era ora di giocare si girò verso di lei e continuò con toccatine qua e là, occhiatine varie e sguardi completamente fraintendibili.

Ballarono ancora, questa volta molto più vicini.

L’ora di andarsene arrivò velocemente.

Elly uscì con Robbie e Chris.

 

-         Credo che sia ora di andare a casa…. – disse Elly all’amico in modo che anche Chris sentisse.

-         D’accordo …ciao Chris…ci vediamo lunedì a scuola

 

Robbie dopo aver salutato l’altro prese Elly per mano e la diresse verso la sua macchina.

Salirono e dopo qualche secondo di silenzio entrambi scoppiarono a ridere.

Continuarono a farlo per tutto il viaggio in macchina, ricordando di tanto in tanto le espressioni stupite di Chris.

Robbie seguendo le indicazioni di Elly riuscì a trovare casa sua.

Si fermarono davanti alla villa.

Nessuno dei due fece altri commenti: magari dopo una strana serata un po’ imbarazzati.

Elly si chiuse il cappotto prima di uscire dall’auto, poi lentamente si avvicinò al ragazzo e lo baciò delicatamente sulle labbra.

Quando si staccarono, la ragazza guardò l’altro decisamente perplesso e sussurrò al suo orecchio:

 

-         L’ ho dovuto fare….altrimenti il gioco non era credibile….

 

Poi uscì in fretta dalla macchina per entrare nella sua “piccola dimora”.

 

*eccomi qua! spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo...per lo meno io mi sono divertita a scriverlo! grazie mille a tutti per aver recensito, spero continuerete af farlo e spero di non annoiarvi! *

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Capitolo 6
*** lunedì...fonte di equivoci ***


Lunedì… fonte di equivoci

Lunedì… fonte di equivoci

 

Otto meno un quarto.

Lucie guardava l’orologio sempre più entusiasta, appoggiata alla porta del bagno.

Quella mattina doveva raccontare a Elly un sacco di cose, e proprio non vedeva l’ora.

Ma  più i minuti passavano, più l’entusiasmo si trasformava in preoccupazione.

Dov’era finita?

Forse stava male?

Spazientita gettò un’occhiata fuori dalla finestra, nella speranza di vedere arrivare, tra tutta quella miriade di studenti, l’amica.

Ed effettivamente la riconobbe, ma non si stava ne  dirigendo al portone con aria affannata, ne tanto meno stava salutando una compagna di classe incontrata durante il tragitto.

Con suo grande sbigottimento, scoprì che quel giorno Elly aveva preferito fare una chiacchierata  con un altro.

Precisamente Robbie.

Seduti sul muretto che circondava l’istituto, ridevano come non mai, e sembravano molto affiatati.

Ridevano come matti, si gettavano occhiatine complici.

A Lucie diede molto fastidio la cosa e, indignata, si diresse verso la sua classe.

 

 

Passate le cinque ore, finalmente la campanella suonò e tutti gli studenti corsero affamati verso la mensa.

Tra questi Elly e Lucie.

 

-         Che cosa ti prendo? – chiese la seconda in fila.

-         Niente, grazie, ti aspetto al tavolo.

 

Elly  si sedette al tavolo e con aria assorta guardava gli studenti fare la fila al bancone.

Una voce la riportò alla realtà:

 

-         Il pranzo è servito!

-         Oh, Robbie, ma dov’eri finito?

-         Scusa, ma c’era una fila tremenda!

 

Dicendo questo si accomodò davanti a lei, mettendo in bocca un boccone.

In quel momento li raggiunse  Lucie che, vedendo Robbie, si rabbuiò per un attimo.

 

-         Ciao Lucie.

-         Ciao Robbie, anche tu qui?- chiese facendo finta di niente.

-         Si…. Allora Elly, per oggi ci vediamo da me?

-         No, per questa volta  si può fare da me, dato che non devo andare a danza, così ci vediamo prima…

-         Per me va bene…ma sei sicura che lo sarà anche per tua madre?

-         Non ti preoccupare di lei…

 

La conversione si chiuse lasciando posto al silenzio che calò tra i tre ragazzi.

 

 

DIN DOOOON!!

 

Elly dalla sua camera sentì l’imponente suono del campanello di casa.

Corse al piano di sotto sicura che ci avrebbe trovato l’amico.

Questo infatti, già entrato era al cospetto della madre.

 

-         Ciao…credo tu sia un amico di mia figlia? – chiese la signora Berfield  guardando meticolosamente il ragazzo con fare altezzoso

-         Si…sono Robbie – rispose lui gentilmente allungando la mano

-         Piacere Robert – disse la donna contraccambiando al saluto, ma rimanendo comunque distaccata

 

Elly di corsa raggiunse i due salvando appena in tempo l’amico dalle domande che sicuramente avrebbero seguito la presentazione.

 

-         Mamma noi andiamo in camera, abbiamo un sacco da fare…

 

Prese il braccio del ragazzo e con fretta lo trascinò per le scale fino alla sua camera.

 

-         Mi dispiace, ti ha beccato…

-         Non mi sembra così male…

-         Robert caro non la conosci affatto – ironizzò la ragazza sedendosi davanti a computer e enciclopedie.

 

Lavorarono senza fermarsi per varie ore.

Si concessero solamente una pausa per la “merenda” e poi di nuovo  si rituffarono sui libri.

Verso le sette furono interrotti dalla voce calda del padre di Elly che dopo aver bussato entrò nella stanza.

 

-         Ragazzi noi usciamo – si interrupe girandosi verso la figlia – porto la mamma a teatro, quindi torneremo tardi, non aspettarci sveglia.

-         Va bene, divertitevi

-         Grazie… - stava per uscire quando si ricordò qualcosa - …piuttosto, chiedi al tuo amico di rimanere a mangiare, Susanne prima di andarsene vi ha preparato la cena….

 

Così dicendo uscì dalla stanza lasciando soli i due ragazzi.

 

-         Allora vuoi rimanere a mangiare? – chiese Elly a Robbie

-         D’accordo…almeno così possiamo continuare un altro po’ la tesina…

 

Si risedettero ai propri posti e ripresero il lavoro per almeno un’altra mezz’oretta .

 

-         Ho fame…

-         Se vuoi andiamo a mangiare…d'altronde  è casa tua…

-         Perfetto….ho solo un favore da chiuderti…puoi aspettarmi qui un attimo che mi cambio….vorrei togliermi questi pantaloni…sono strettissimi…

-         Si, aspetto qui?

-         Certo, tanto io vado nella mia cabina armadio….

-         Ovvio….domanda stupida… - disse lui con sarcasmo

 

Nell’attesa il ragazzo si guardò intorno.

La prima cosa che gli saltò all’occhio fu la grande quantità di trofei e medaglie esposte in un grazioso armadietto.

Seguì con lo sguardo fino al letto.

Grande e completamente sommerso da cuscini.

Nascoste in un angolo sbucavano delle scarpette.

Sulla parete davanti erano disposte ordinatamente varie foto.

Erano poche quelle che ritraevano la ragazza da piccola.

La maggior parte mostrava Elly con gli amici:

in una,  due simpatiche ragazze, sorridevano all’obbiettivo abbracciandosi, in quella accanto varie bamboline  in tutù eseguivano un balletto.

Un susseguirsi di figure divertenti e spensierate, lasciavano posto ad una foto leggermente più grande.

In questa un ragazzo ed una ragazze, Elly, abbracciati si guardavano con una strana scintilla negli occhi.

 

-         Andiamo a mangiare? – Elly sbucò dall’armadio con simpatici pantaloncini decisamente corti

-         Si… - Robbie era rimasto leggermente turbato dalla foto e il suo sguardo lasciò trasparire questa sua delusione

 

Scesero in silenzio le scale, si sedettero al grande tavolo che occupava quasi tutta la sala da pranzo.

 

-         Qualcosa non va? – chiese Elly al ragazzo un po’ assente

-         No, tutto ok…

-         A me non pare…comunque quello non è il mio ragazzo…

-         Chi?

-         Ho visto che guardavi le foto…non dirmi che non hai notato proprio quella…

-         Si lo vista…

-         È stata scattata circa un anno fa…quando stavamo insieme…

-         Quindi è il tuo ragazzo?  - chiese Robbie ancora  un po’ stranito

-         Ma te lo vuoi proprio sentir dire…? Lo era adesso non stiamo più insieme….però siamo rimasti amici, anche perché è il mio  ballerino …

-         Ah…

 

Un silenzio tombale regnò ancora per un po’…

 

-         Allora con Kim come è andata a finire…

-         Mi dovevo aspettare questa domanda…. – sorrise Robbie – io con lei ho chiuso ormai da tempo, purtroppo non riesce a rassegnarsi…

-         Capisco – Elly si limitò a questa parola

 

-         La cena era veramente ottima… - affermò il ragazzo dopo aver finito anche l’ultimo boccone di un delizioso mascarpone

 

-         Si, Susanne è davvero brava…

-         Suppongo che Susanne sia la governante…

-         Si…solitamente sta sempre qui, però il lunedì ha la serata libera…

-         Allora siamo proprio soli…

-         Si

-         Non so se i tuoi hanno fatto bene a fidarsi di me…

-         Che vuoi dire…

-         ….dov’è il bagno? – sviò lui

 

Elly sorridendo glielo indicò.

Mentre lui lo raggiunse la ragazza sparecchiò per poi sedersi sul divano.

Accese la tv.

 

-         Che guardi di bello? – Robbie si sedette di fianco a lei

-         Un noioso romanzo….

-         Ah si, questo lo guardava anche mia nonna…

 

Silenzio.

 

-         Forse è meglio che vada… - disse finalmente Robbie

-         No….cioè ….mi vuoi lasciare sola soletta così presto?

-         È meglio che vada ….sul serio….

-         Va bene ti accompagno alla porta…

 

I due si diressero insieme verso l’ingresso proprio nel corridoio accanto.

Robbie si infilò il giubbotto, prese lo zaino che aveva appoggiato vicino alla porta, stava per uscire quando la voce di Elly lo bloccò:

 

-         Non mi saluti neanche?

-         Si, ciao…

-         Tutto qui, dopo che ti ho anche sfamato…

-         Giusto…. – lentamente si avvicinò a lei, e appoggiò le sue calde labbra sulla sua fronte – così va meglio? – chiese lui rimanendole molto vicino

-         Si…ma non è abbastanza, c’era anche il dolce….

-         Ed era pure buonissimo… - così dicendo si avvicinò al collo di lei

-         Ora sei sceso troppo… - sussurrò

-         Ci riprovo… - questa volta la bocca di lui si fermò proprio dietro all’orecchio sinistro

-         Ci sei quasi… - disse Elly con un filo di voce

 

Il ragazzo si fermò alla bocca di lei.

Il bacio inizialmente  delicato e un po’ insicuro, si trasformò presto in qualcosa di più passionale.

La porta di casa, leggermente aperta, fu velocemente chiusa.

La borsa del ragazzo cadde a terra lasciando libere le mani, che con dolcezza accarezzarono il corpo affusolato della giovane.

In un attimo si ritrovarono nuovamente nel salotto.

La ragazza continuando a baciare Robbie, lo guidò lentamente fino al divano.

Qui si ritrovarono uno sopra all’altro.

Qualcosa di nuovo e sconosciuto impediva ai due copri di staccarsi da quell’abbraccio.

I vestiti di entrambi erano ancora ai propri posti, ma la passione che li aveva spinti su quel divano non sembrava cessare.

 

 

La grande macchina nera dei signori Berfield parcheggiò nel cortile di casa.

 

-         lo spettacolo doveva proprio essere rimandato oggi? – si lamentò la signora scendendo dalla macchina

-         Cara sarà per la prossima volta…prenderò i biglietti per lo stesso spettacolo…- la rassicurò il marito ormai vicino alla porta di ingresso

-         Per lo meno siamo riusciti a cenare…quel ristorante è veramente raffinato…- continuò la donna estraendo le chiavi di casa dalla borsa

-         Sapevo ti sarebbe piaciuto….non ti avevo mai portata…

-         Ma tu con chi c’eri andato? – chiese la signora infilando le chiavi nella serratura

-          Con Leonard…per i 20 anni dell’azienda… - l’uomo ormai dentro casa accese la luce

-         Pensavo che ci avessi portato la tua amante… - disse scherzando la moglie.

 

Improvvisamente entrambi si fermarono e con loro pure i cuori dei due ragazzi che solo in quel momento, ancora molto avvinghiati, si accorsero di non essere soli.

 

-         Ma … ma… - cominciò il signor Berfield, ma nonostante gli sforzi sovraumani, non riusciva  a trovare le  parole adatte per esprimere il proprio sgomento.

 

Fu interrotto dall’arrabbiatissima moglie che, sconvolta quanto lui, travolse la figlioletta con un uragano di rimproveri:

 

-  Studiavate eh? Sono proprio fiera  di te…

 

In tutta fretta Robbie si riallacciò la camicia e lanciato uno sguardo dispiaciuto alla ragazza se ne andò.

 

 

 

* eccomi di nuovo qua!! sono felicissima per i commenti lasciati...questo capitolo è abbastamza intenso di avvenimenti sorpendenti...ma non è assolutamente finita, non credete! aspetto nuove recensioni!! grazie ancora a tutti!!! chia*

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Capitolo 7
*** E adesso che si fa?...si va avanti ***


E adesso che cosa si fa
E adesso che cosa si fa?… Si va avanti…

 

 

La campanella dell’intervallo suonò.

I due ragazzi, dopo tre pesanti ore, finalmente si rivolsero la parola.

 

-         Ciao

-         Senti, mi dispiace per l’altra sera. – disse lei

-         No, fa niente, non è colpa tua, piuttosto i tuoi come l’ hanno presa?

-         E’ per questo che sono qui – uno strano peso allo stomaco sorprese Elly

-         Dimmi.

-         E’ meglio se per un po’ non ci vediamo…

-         Sarà un po’ impossibile dato che andiamo in classe insieme. – tentò di mantenersi calmo il ragazzo

-         Beh, intendo fuori. Mi hanno detto che se continuo a frequentarti dovrò rinunciare a danzare…ed io…tu lo sai la danza per me è vitale!

-         Sono troppo poco per loro? – domandò ancora non particolarmente nervoso lui

-         Si…

-         E per te? – chiese fiducioso

 

Elly si bloccò. Avrebbe voluto dirgli quanto per lei era diventato importante il loro rapporto e quanta voglia avesse di conoscerlo ancora ma non ci riuscì. La danza era per lei la cosa più importante e niente poteva metterla a rischio. Tacque.

 

-         Ah, capisco….va bene, come preferisci.

 

Robbie spiazzato si allontanò tristemente accennando un debole segno di saluto e lasciando nella giovane il vuoto e mille domande…perché non ho detto nulla? Perché non ho tentato di fermarlo, spiegargli? E poi perché lui, sempre così attivo, non ha reagito? Perché tutto d’un tratto se ne è rimasto zitto…?

 

 

Elly, amareggiata dal suo stesso discorso, si appoggiò al muro e guardò ancora per un po’ quel ragazzo che velocemente era entrato nella sua vita e che altrettanto rapidamente ne stava uscendo.

La mattinata proseguì disastrosamente, nemmeno il conforto di Lucie riuscì a tirare su il morale alla giovane…ma ancor peggiore fu il rientro a casa…

Sua madre era lì, di fronte al portone di ingresso.

La stava aspettando.

I suoi occhi solitamente freddi e privi di vere emozioni, erano in quel momento glaciali.

Nell’osservare il volto sconvolto della figlia pareva quasi che un sorrisino maligno le crescesse spontaneamente.

Elly la fissò a lungo…

 

            < Che tipi di ragazzi ti salta in mente di frequentare! Potevo accettarlo finché si trattava di             studio ma non può veramente piacere uno giovane così…per lo meno ad una come te!

Vive solo in un quartiere malfamato, non ha soldi e gira con una macchina scassata fuori dal comune…non si deve assolutamente permettere di avvicinarsi più a te, non dobbiamo perdere la nostra reputazione!! Elly ascoltami attentamente…se solo ti ostinerai come tuo solito a disubbidirmi perderai la cosa a cui più tieni…>

 

La conversazione avuta la sera prima continuava a ripetersi nella sua testa.

Avrebbe voluto urlarle, sputarle in faccia tutti i suoi più ignobile pensieri…ma come già era successo la mattina…rimase in silenzio.

Abbassò riluttante la testa, distogliendo quindi il suo duro sguardo dalla madre e salì in camera sua.

Doveva continuare a ballare…un giorno avrebbe dimostrato alla sua famiglia di potercela fare da sola, ma per raggiungere questo obbiettivo doveva impegnarsi al massimo negli allenamenti per poter, finalmente, abbandonare tutto…(Elly non sapeva però che quel momento non era poi così lontano).

 

I mesi che seguirono passarono molto in fretta, tanto che  Robbie ed Elly quasi non se ne accorsero.

Per la ragazza le mattine erano quasi identiche l’una con l’altra e questo ritmo monotono proprio non lo sopportava.

Era molto meglio quando lei e Robbie…

Basta, perché pensava ancora a queste cose?

Il motivo probabilmente era che il ragazzo, dopo la chiacchierata, aveva preso la faccenda molto sul serio…non si era più fatto sentire, aveva rotto qualsiasi legame con lei.

Capitava molto di rado che si sedessero vicini e se capitava non era certo come prima.

Lui ora aveva un gruppo abbastanza numeroso di amici con i quali passava ricreazioni e pranzi.

All’uscita ad aspettarlo c’era sempre una ragazza della scuola vicina che lo accoglieva ogni volta calorosamente.

Questi pensieri che spesso le riaffioravano alla mente erano però  interrotti da bellissimi e movimentati pomeriggi trascorsi alla scuola di danza.

 

 

Si infilò velocemente le scarpe da ginnastica ed uscì dallo spogliatoio ormai vuoto della palestra.

Camminava assorta nei suoi pensieri come ultimamente era abituata a fare….

 

-         Ferma!

-         Erik, che paura!- Elly si girò di scatto guardando l’amico  appoggiato alla porta.

-         Hai fretta?- chiese il ragazzo fissandola con quegli occhi straordinariamente verdi.

-         Dipende

-         Ok allora non perderai il tuo tempo, ti fidi?

-         Di te sempre…

 -     Allora vieni!!!!!! – sentenziò elettrizzato l’ultimo afferrandole la mano e portandola via con se.

 

 

* Ciao a tutti! Sono quasi sicura che questo capitolo vi farà un po’ arrabbiare ma mai tutto fila liscio…alcune vostre previsioni si sono avverate…ma continuate a leggere perché colpi di scena e momenti simpatici o romantici non mancheranno… nei prossimi capitoli maggiori particolari sulla personalità del tenebroso Robbie si sveleranno e i dissidi tra Elly e sua madre si ingigantiranno!

Volevo ringraziare Super Gaia, Sailormeila, Se7en, Ran 91 ma in particolare    Kagomechan91, Zakurochan, mimmyna che mi hanno seguito fin dall’inizio e spero continueranno a farlo!

In più un messaggio per quella pazza di nami_thebest: non valgono i tuoi apprezzamenti…tu sei di parte!!! (Aehm sono stata chiara?) *

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Capitolo 8
*** tu qui? ***


Tu qui

Tu qui ?!?!?

 

 

-         Brava Elly, se fai quest’esercizio così bene al saggio farai un figurone! Ora continuate un po’ con gli esercizi!

 

 

Elly danzava sulle punte come se fosse stato un cigno.

Si sentiva le ali ai piedi.

La danza era per lei un toccasana per l’umore.

 

-         Ok, basta per oggi! Vi ho fermato qualche minuto prima perché ho bisogno di parlarvi… sedetevi.

 

Il gruppetto si riunì ai piedi dell’insegnante.

C’era chi si sventolava con una mano, chi si massaggiava i piedi e chi guardava dolorante le ferite che le troppe ore di ballo avevano provocato.

La donna si schiarì la voce, poi iniziò il discorso:

 

- Ragazzi, è da molto tempo ormai che abbiamo associato la nostra più grande passione, la danza classica, alle altre discipline. La scuola si può considerare, o meglio, noi ci possiamo considerare, i ballerini più preparati di tutta la contea. Il numero dei miei studenti sta crescendo ogni anno di più…voi rimanete i miei preferiti non temete… - si bloccò un attimo per lasciare spazio alla risata che l’ultima affermazione aveva provocato -   e quindi io non potrò seguire tutti allo stesso modo e a tutti insegnare sia classico che le altre discipline… Per questo ho deciso che ci aiuterà, almeno nel periodo scolastico, un ballerino che io stimo molto.

L’ ho conosciuto un bel po’ di anni fa, non è ne un insegnante ma è veramente formidabile… è principalmente preparato sul jazz, hip hop e moderno in generale. Non vi sto a dir altro dato che si presenterà lui: vi dico soltanto che non è un vecchietto (ha la vostra età!) e ragazze, è proprio un bel tipo!! – Si bloccò un attimo, girandosi verso la porta – Robert, entra, dalle facce penso siano tutti ansiosi di vederti!

 

Robbie entrò nella grande palestra.

Indossava larghi pantaloni neri e in contrasto una stretta maglietta bianca.

Le ragazze fecero un sussulto di sorpresa, in particolare Elly.

La ragazza restò di sasso.

Le si annebbiò la vista.

Una miriade di immagini passate con lui le scorrevano davanti agli occhi mentre le domanda crescevano prive di una sensata risposta….

Quello davanti a lei non può essere Robbie….il suo Robbie…

Un impeto d’ira l’assalì: gli aveva raccontato solo un gran numero di cazzate…mentre lei si era veramente a perta.

Il ragazzo si sedette sulla panca accanto a Marilin, l’insegnante, e prese parola:

 

-         Ciao, credo che la presentazione di Mery sia sufficiente! Volevo aggiungere solo qualche dettaglio: per cominciare non  mi reputo assolutamente un insegnante!Diciamo solo che potrei aiutarvi a perfezionare ciò che già sapete nelle discipline diverse dal classico. Ho accettato questo incarico perché Mary è una grande amica, e poi… qualche soldo in più non fa mai male - il ragazzo sorrise – io amo la danza ma per quasi un anno ho dovuto lasciare da parte questa passione per un infortunio. Evitiamo i dettagli di questo che per me è stato un triste periodo…. spero di divertirmi con voi e imparare pure quello che ancora non conosco. Se non avete fretta di tornare a casa, possiamo presentarci, per voi è ok?

 

Un coro di voci acconsentì divertito dalla novità.

 

-         Bene, partiamo da sinistra! Tu sei? – chiese Robbie a una ragazza vestita di blu.

-         Amy, piacere…

 

La parola passò a quella di fianco, e poi a quella ancora accanto.

 

-         Samantha

-         Steve

-         Miky

-         Mark

-         Susan

-         Erik...

 

Non l’aveva ancora riconosciuto, ma a quel nome Robbie si mise sull’attenti. Si era completamente dimenticato che anche lui frequentava quella scuola.

L’ultima ragazza della fila non fece in tempo a dire il suo nome, perché lui la precedette:

 

-         Ciao Elly

-         Ciao – rispose timidamente lei.

 

Dopo le ultime domande e spiegazioni, i ragazzi cominciarono a lasciare la palestra.

Quando Robbie guardò l’orologio ormai non c’era più nessuno, ma Elly ancora non era uscita dallo spogliatoio.

Era passata ormai più di mezz’ora, e Robbie, rimasto lì per parlarle, era preoccupato.

Si avvicinò alla porta dello spogliatoio e dopo un po’ di esitazione entrò, gridando:

 

-         Maschio nello spogliatoioooo! Chi è nuda si copraaaa!

 

Ma dentro la stanza non c’era anima viva.

Solamente una figura in penombra, seduta su una panchina di ferro, piegata  su se stessa e singhiozzante.

 

-         Elly…-  sussurrò.

 

Si avvicinò a lei, un po’ esitante.

 

-         Vai via… - sibilò la voce di Elly rotta dal pianto

-         Dopo una “sorpresa”del genere, questa è la tua prima reazione ?

-         Non credere che battutine stupide possano  risolvere la situazione – lo aggredì lei sempre con la testa fra le braccia.

 

Robbie la guardò stupito:

 

-         Perché sei arrabbiata con me?

-         Perché si!

-         Ma scusa, cosa ti ho fatto?

-         Credevo fossimo amici! – disse lei con un singhiozzo più forte degli altri.

 

Stava cercando di dominarsi, ma proprio non ce la faceva.

 

-         Scusami Elly, ma continuo a non capire – disse lui sorridendo forzatamente.

-         Gli amici non dicono cazzate – si innervosì lei

-         Ma scusa, io non ti ho mai detto bugie! – si difese lui.

-         No, ma hai tralasciato praticamente metà della tua vita! Ti sembra poco?

 

Lui per un momento tacque.

Si forse aveva ragione lei, perché non le aveva raccontato tutta la verità sin da principio?

Compassione.

Fu l’unica risposta che gli venne in mente: non voleva essere compatito, non voleva farle pena…tutto qui.

Sussurrò:

-         Lo so, forse ho sbagliato… ma sai, faticavo a parlarne, per me era una ferita ancora aperta.

 

Lei non rispose.

 

-         Si, forse dovrei rinunciare a questo incarico, sarebbe meglio per tutti… - continuò lui.

-         Meglio per chi? – disse lei convintasi che forse aveva esagerato.

-         Per te, per me e…. per Erik, non mi sopporta! – disse lui cercando un sorriso nel volto dell’amica

-         Non è che non ti sopporta, è che proprio non ti può vedere! – Elly accolse lo scherzo di Robbie ridendo

-         Sei ancora arrabbiata?

-         No, però adesso io e te andiamo in un bel bar o in un posto qualsiasi e mi racconti quello che da quando ti conosco hai evitato di dirmi, ok?

-         Va bene, andiamo.

 

Mentre lo diceva Robbie si allontanò verso la porta, poi si bloccò e rivoltatosi verso Elly che stava raccogliendo le ultime cose disse:

 

Magari avvisa tua madre che tarderai…la storia è piuttosto lunga…

* eccomi di nuovo! spero di non aggiornare troppo assiduamente ma mi tocca poichè la storia è piuttosto lunga e io più avanti mi dovrò assentare e di conseguenza non potrei aggiungere capitoli per un bel pò! nuova sorpresa nella vita di Elly eh? un saluto e un grazie ancora a tutti...piuttosto...no io non danzo sono più tica di una scopa!! :-) a presto chia!!

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Capitolo 9
*** Confidenze ***


Confidenze…

 

 

Confidenze…

 

-         Dunque… da dove comincio? – chiese esitante Robbie.

 

La ragazza, seduta al tavolino di fronte a lui, esibì un sorriso smagliante e, prima di cominciare a sorseggiare piano il the freddo al limone, disse semplicemente:

 

-         Dall’inizio!

 

Il ragazzo fece un profondo sospiro, poi cominciò a raccontare:

 

-         Prima che mi trasferissi a Boston all’età di 15 anni dai miei zii, abitavo a  Chicago in uno di quei alti grattacieli come tanti ragazzi là…con l’unica differenza che il palazzo era tutto mio.

Lì ho vissuto tranquillo e perché no… felice con i miei genitori fino a che mia madre si ammalò e morì quando io avevo solo 8 anni! Si chiamava Julia…era la donna più bella che io abbia mai conosciuto…ma questo non centra… - Robbie sospirò e poi riprese – da allora la casa non fu più la stessa! Mio padre, che l’aveva amata molto, alla disgrazia si chiuse in se stesso, in un guscio che era diventato impenetrabile anche per me.

Sai, in quel periodo avevo bisogno di molto conforto e l’unica persone che me lo poteva dare era lui.

Ma ogni volta che tentavo di parlarne papà mi respingeva bruscamente con un : “ Stai zitto per favore, non sono argomenti adatti a parlarne”.

Così io mi aggrappai con tutte le mie forze all’unica cosa che mi faceva scordare tutte le sfighe e la rabbia che in quel periodo avevo col mondo e l’unica cosa che riusciva a ricordarmi mia mamma: la danza.

Inizia danza a tre anni,lei era davvero orgogliosa di me, per vedermi danzare era disposta a fare qualsiasi cosa. Seguiva con passione i miei saggi, e mi lodava per ogni progresso che riuscivo a fare.

Al contrario mio padre non era d’accordo…

 

 

Si fermò un attimo, facendo una smorfia amara:

 

-         Non era una cosa pensabile per un grande avvocato avere un figlio ballerino! Un po’ come accade a te no?  Tuttavia questa mia passione non l’ho mai abbandonata: anzi, ho abbandonato lui. Sono andato, come ho già detto, ad abitare con i miei zii. Non erano ricchi,non mi potevano assolutamente aiutare economicamente, ma loro mi hanno dato tutto l’amore che lui non aveva saputo darmi in quell’ultimo periodo. Mio padre continuò a mandarmi dei soldi per un bel po’ e i miei zii li utilizzarono come  mio sostentamento come poterono ma quando fui abbastanza grande per capire che mio padre tentava di comprare il mio amore ho rinunciato a tutti i soldi…Nonostante mi amassero d’avvero i miei zii non sono riusciti a starmi vicino quando ho avuto un incidente con la moto che mi ha causato seri problemi al ginocchio destro… mi sono isolato, proprio come mio padre, e da quel momento sono andato ad abitare da solo. Potevo contare solo su me stesso: ho continuato la scuola lavorando nel tempo libero. I soldi che guadagnavo li mettevo da parte per poter un giorno arrivare a frequentare una scuola di maggior prestigio….la scuola dove ti ho incontrata….credo che il resto del racconto tu lo conosca….

 

Elly che fino a quel momento non si era espressa disse:

 

-         e della danza che mi dici….

-         Giusto la danza….dopo l’incidente non ho più potuto ballare con l’intensità di prima…però non l’ho mai trascurata…adesso che il mio ginocchio è completamente guarito ho deciso di ricominciare…

-         ….e perché nella mia palestra?

-         Ammiro molto il lavoro di Marilin…

-         Quindi è solo per questo?

-         …forse sentivo il bisogno di poter passare più tempo con te….

-         Come più tempo con me? – chiese Elly fintamente

-         Da quella benedetta sera, ricordi io e te stesi su un divano…. – aspettò un segno di assenso della ragazza-…ecco da quel giorno i nostri rapporti si sono raffreddati…se prima oltre che a scuola ti vedevo il pomeriggio o la sera a qualche festa…dopo potevo limitarmi a osservarti da lontano quando eravamo a scuola….in questo modo potrò vederti anche il pomeriggio…capisci?

-         Si…ora si… - sussurrò arrossando leggermente

-         Lo so che i tuoi non sono d’accordo, però non penso che verranno a sapere se mi siedo vicino a te a qualche lezione di matematica …

-         Non lo sapranno mai…

-         Allora è un si?

-         È un “vedremo domani…”

-         Meglio di un no…un’ultima cosa…

-         Dimmi

-         Il mio grandissimo amico Erik adesso per te non è solo un grandissimo amico vero?

-         Vero

-         Nessun problema…questa volta non voglio ne conquistarti, ne saltarti addosso…voglio solamente ritrovare un’amica perduta…

-         Un’amica…. – disse piano Elly leggermente delusa

 

Cadde uno strano silenzio, quasi contemplativo, interrotto da Elly.

 

-         Dato che siamo in tema di confessioni… - cominciò – avrei un paio di cose da chiarire!

-         Spara!

-         Allora…per prima cosa volevo precisare che non è che mi hanno proprio presa alla Chicago Royal Ballet…mi hanno accettato per le selezioni questo si…sinceramente non so perché ti aveva raccontato diversamente…forse per accrescere la mia autostima, per far colpo…boh…

Robbie sorrise per niente turbato dalla notizia

 

-         Tutto qui? – chiese

-         No…ricordi la domanda che mi feci un po’ di mesi fa…se per me tu eri troppo poco? Quel giorno stetti zitta…non so nemmeno io perché…comunque anche se ora non ha più importanza…sarebbe stato un NO…

-         Ora non ha più importanza?

-         No…

 

 

* Eccoci qua! Svelato il segreto di Robbie!! spero vi sia piaciuto questo capitolo…anche se è stato piuttosto statico credo fosse indispensabile nel racconto per capire un po’ meglio il personaggio del ragazzo!!! Comunque il prossimo sarà sicuramente un po’ più movimentato e si assisterà, piccola anticipazione, ad un incontro piuttosto insolito e brave  tra Robbie ed Erik… un saluto grande, un grazie e alla prox!! Chia*

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Capitolo 10
*** Una serata non proprio come le altre ***


Una serata non proprio come le altre …

 

Una serata non  proprio come le altre ….

 

-         Ma non ti sembro troppo elegante?- chiese Elly a Erik guardandosi il vestito rosso carminio.

-         Ma va là, sei perfetta!!!!  - disse il ragazzo davanti alla porta di ingresso della grande casa dove si sarebbe svolta un mega-party

-         Se lo dici te….possiamo andare…

 

I due, mano nella mano entrarono e subito furono accolti da un gran numero di persone che ballava e si divertiva.

Per gran parte della serata la coppa rimase molto unita…poi Elly stancatasi di ballare e soprattutto della confusione congedò dolcemente con un bacio il suo partner e si allontanò fino al grande balcone che circondava tutto il secondo piano di quella grande villa.

Lì fuori tirava un leggero venticello rinfrescante, le luci erano poche e piuttosto basse.

Dopo aver ammirato il panorama fatto da grattacieli e luci in lontananza, si sedette su una panchina leggermente appartata.

Silenzio,buio e dolce atmosfera calmarono l’animo, turbato dalla troppa confusione, di Elly.

Ma questa sensazione non durò a lungo. Un’altra improvvisamente  la pervase.

Seduto accanto a lei si era accomodato un ragazzo piuttosto alto.

La penombra non lasciava intravedere chi era e lei avendo tenuto gli occhi chiusi per un bel po’ non l’aveva visto neppure arrivare….ma l’aveva comunque riconosciuto…

 

-         Come mai a questa festa…non eri tu che non sopportavi Allison…la padrona di casa… - chiesa la ragazza senza neppure voltarsi

-         Diciamo che la mia accompagnatrice aveva piacere di partecipare a questa “elettrizzante” festa –  rispose tranquillamente il ragazzo

-         Accompagnatrice?

-         Si sai una ragazza alta, mora con un fantastico fondoschiena….insomma un’appartenente al genere femminile

-         Interessante…non ha neppure un nome?

-         Si…pensavo non ti interessasse – disse il ragazzo sogghignando

-         Infatti…

 

Cadde il silenzio.

 

-         E tu ti porti appresso il tuo ballerino…?

-         Si…è un problema?

-         No…

 

Cadde nuovamente il silenzio.

 

-         Allora da lunedì tu sarai il mio nuovo insegnate di danza…. – chiese Elly

-         Si…purtroppo…

-         Perché purtroppo? Non vuoi vedermi per tutto il pomeriggio? – sogghignò lei

-         No, no voglio vederti con lui tutto il pomeriggio…è diverso – spiegò Robbie

-         Ma io e lui mica balliamo sempre insieme….

-         Con il mio arrivo ballerete sempre meno insieme…cambierò le coppie… - disse furbo lui

-         Ottima mossa…questo non cambia però che lui rimane sempre il mio ragazzo…- continuò lei per provocarlo

-         Questo non cambia che io continuerò a provarci con te…

-         Ma non avevi detto che volevi ritrovare un’amica?

-         Beh io la voglio ritrovare…ma non solo…

-         Ah…che dovrei dire a questo punto?

-         Non devi dire niente…piuttosto cosa devi fare… - la spronò lui

-         Fare? – chiese titubante

-         Si

-         Cosa? – fece come se non avesse capito il secondo fine dell’altro

-         Abbi un po’ di fantasia Elly…solo un po’ di fantasia…

-         La fantasia non mi manca…è solo che ho pure dei principi… - si bloccò lei

-         Giusto..stai con lui e ….basta…

-         Con lui e basta…

 

Robbie si alzò lentamente, baciò la guancia della ragazza con molta delicatezza e poi si allontanò lasciandola completamente sola…

Quando il ragazzo raggiunse la porta che lo avrebbe riportato all’interno del salone incontrò casualmente Erik che cercava  la ragazza:

 

-         Elly è fuori…da qui non la vedi…vai dritto e gira a destra…ha scelto un posticino nascosto….

-         Nascosto?

-         Non ti preoccupare non le ho ancora fatto niente…

-         Ancora?

-         Ma che non ti hanno insegnato a parlare?

-         A parlare?

-         Va beh ci rinuncio….

-         Rinunciaci…..che è meglio – disse dure Erik con uno sguardo che non lasciava trasparire la minima emozione

 

 

* Ciao ciao!! Non ci saranno spargimenti di sangue non temete!! Il nostro caro Robbie si sta dando da fare eh?? Vedremo se il gelo che Elly sta cercando di mantenere si scioglierà o meno!! Un bacio chia*

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Capitolo 11
*** Lezioni particolarmente movimentate ***


LEZIONI PARTICOLARMENTE MOVIMENTATE

 

LEZIONI PARTICOLARMENTE MOVIMENTATE

 

Lunedì pomeriggio.

Le ragazze della palestra tutte vestite con la loro tuta migliore si accalcarono intorno al nuovo aiutante….Robbie era veramente affascinante: i suoi muscoli scolpiti , gli occhi chiari e furbi, un sorriso perfetto…

 

-         Ok…la nostra prima lezione….sono agitato…non è da me… - iniziò il ragazzo

-         Che cosa facciamo?

-         Passi a due…?

-         di classico … ? – chiese Annie

-         No…ma non vi preoccupate …voi avete una gran tecnica, bisognerà sola adattarla un po’ ad un altro genere…

-         Ma da cosa iniziamo? – domandò David

-         Intanto riscaldatevi…

 

Passò circa un quarto d’ora quando tutti furono finalmente apposto.

 

-         Per prima cosa cambieremo le solite coppie dei vostri balletti, allora…tu con lui, lei con la maglia rossa con il ragazzo moro… - continuò così fino a che riuscì a dividere completamente la classe in tante coppiette.

 

Continuò la sua lezione con esercizi semplici e con un accenno di prese…due ore passarono alla velocità della luce…proprio per tutti.

 

-         Ok per oggi basta…siete stati bravi…dovrete mantenere questo ritmo anche nelle prossime lezioni…ah, prima di lasciarvi andare…se qualcuno di voi vuole darmi suggerimenti sulle prossime lezioni, vuole espormi lamentele sul mio metodo o vuole approfondimenti e consigli io rimango in palestra per un’altra ora….

 

Così dicendo salutò il gruppo e si allontanò da loro.

 

Eccetto uno dei maschi che preoccupato per i suoi scarsi muscoli alla braccia era ricorso a consigli di Robbie, nessun altro lo aveva raggiunto.

Un’ora era ormai passata. La palestra era deserta. Anche Merilin se ne era andata.

Robbie convinto di essere solo si tolse la maglietta, si rimbocco bene i pantaloni e si avvicinò alla sua borsa. Da qui estrasse un cd che ripose velocemente in un grande stereo.

Una musica lenta e delicata partì, lasciandogli però il tempo di posizionarsi al centro della stanza.

Cominciò a ballare una coreografia straordinaria, fatta di salti, giri, acrobazie varie e tanto sentimento.

 

Elly, indecisa se andare a salutarlo, fece capolino alla porta della palestra, perché attratta dalla musica.

Lo vide.

Era là…al centro della scena…non lo aveva mai visto ballare….

Che spettacolo!

 

La musica terminò e con essa pure il balletto.

Robbie stanco si accasciò a terra…toccandosi di tanto in tanto il ginocchio.

 

Elly era ancora più esitante di prima: che fare? Entrare o no?

 

-         Prima mi spii e poi non mi vieni neppure a salutare?

 

“Colta in fragrante” pensò Elly. Ormai scoperta lo raggiunse.

Si sedette accanto a lui che ancora steso a terra respirava a fatica per il fiatone.

 

-         Bello… - disse semplicemente lei

-         Ma se non ho neppure fatto la doccia! – ironizzò lui

-         Spiritoso…comunque intendevo dire il balletto…

-         Si lo so….

-         Ma lo hai creato tu?

-         Si e no…mi ha aiutato Mery…

-         In ogni caso lo balli divinamente…

-         Stai dicendo che sono un dio?

-         No, magari che balli come un dio…

-         Beh questo è un passo avanti

-         Un passo avanti per cosa?

-         Per la nascita di un vero amore…

-         Per la danza….

-         Certamente…

-         Adesso è meglio che vada… - disse Elly pronta per alzarsi da terra

-         No..aspetta ancora un po’…. – affermò di impulso Robbie

-         Cosa devo aspettare?

-         Nulla…hai ragione vai a casa…altrimenti mamma si arrabbia – si riprese lui accortosi di aver detto ad alta voce quello che aveva pensato…

-         Allora ciao…

-         Ciao ballerina

 

“Perché quando era con lui tutto diventava così complicato? Non riusciva a parlare tranquillamente. Lui le faceva sempre uno strano effetto soprattutto quando erano soli…” Elly stava riflettendo sul ragazzo mentre abbandonava la palestra.

Era immersa nei suoi pensieri quando una ragazza “alta, mora e con un fantastico fondoschiena” la fermò.

 

-         Scusa…

-         Si? – Elly riconoscendola si fermò anche se un po’ esitante

-         È in questa palestra che lavora Robbie?

-         Si,perché?

-         Niente…lo stavo cercando…mi aveva detto di passarlo a prendere in palestra ma arrivata qui non ero più sicura di aver seguito giustamente le indicazioni che mi aveva dato…anzi sono piuttosto in ritardo…

-         Capisco…entra e vai dritto…c’è una porta verde…quella è la palestra dove si sta allenando…

-         Sta ballando?

-         Si…

-         Fantastico…è bravissimo…

-         Quindi lo avevi già visto danzare?

-         Si…anche varie volte devo dire…è proprio in gamba non trovi?

-         Sicuramente…vado…ciao

-         Ciao e grazie…

 

Scendendo le scalinate e attraversando la strada per raggiungere la metropolitana, Elly si ritrovò a ripensare a quella ragazza…l’accompagnatrice di quella sera…

“pensavo fosse sole una bambolina che aveva trovato per entrare a quell’esclusiva festa…a quanto pare non è così…lo ha visto addirittura ballare…”

provava un pizzico di invidia…non era da lei…meglio cancellare questi pensieri…

Salì correndo sulla metropolitana…si sedette e aspettò impaziente l’arrivo a casa.

 

 

 

* eccomi di nuovo! Ora oltre a Erik si è inserito pure questo nuovo personaggio che darà un po’ fastidio a Elly…ora non è più l’unica nel cuore del giovane!! *

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Capitolo 12
*** fai che si sieda qui ***


“…FAI CHE SI SIEDA QUI …”

“…FAI CHE SI SIEDA QUI …”

 

-         Allora sei sicura di esserci domenica pomeriggio? – chiese Lucie appoggiata alla porta gialla del bagno

-         Quasi al 100 %…

-         Se non vieni quando ti rivedo ti rovino….

-         Lucie stai calma…è solo una festicciola pomeridiana…

-         Elly…uffà…alla festa c’è Phil…sai quanto mi piace…

-         Scherzavo…non preoccuparti…

-         Allora ci vediamo sotto casa mia?

-         Si

 

La campanella segnò la fine di quella interessante conversazione e l’inizio delle lezioni.

Elly corse verso la sua classe.

Si accomodò in penultima fila.

Il professore di matematica entrò.

Aveva appena concluso il suo appello quando bussarono alla porta…

 

-         Buongiorno professor Nicolson…scusi per il ritardo…

-         Finney…di buon ora…qual è stato il problema?

-         Lo devo proprio dire?

-         Se l’ho chiesto….

-         Ho bucato…

-         Cosa? – chiese il prof  scandalizzato dal linguaggio puerile del giovane

-         Mi scusi..ero in macchina e si è bucata una gomma della vettura…

-         Va bene…ho capito…si può sedere…

 

Robbie si guardò in giro…quella mattina c’erano quattro posti liberi.

Uno in prima fila, uno accanto a Elly e due proprio dietro di lei.

Il ragazzo con lo sguardo scartò il primo posto, troopo vicino al prof, e si diresse verso quelli più indietro.

 

  “Signore….fai che si sieda qui…” pensò Elly quando lui si avvicinò agli ultimi banchi dove era seduta.

E così fu…si accomodò proprio accanto a lei.

 

Con movimenti rilassati e molto lenti si sedette, appoggiò lo zaino accanto ai piedi e tirò fuori da questo i libri necessari.

Finalmente pronto si voltò verso la ragazza e la salutò con un sorriso.

 

Quella mattina, come ogni lunedì avrebbero avuto 2 ore di matematica…interrotte però da una di chimica…in ogni caso il prof doveva interrogare e entrambi i ragazzi lo erano gia stati in precedenza.

 

Mentre Albert si imbatteva in complicati calcoli alla lavagna ad Elly arrivò un bigliettino di carta accuratamente appallottolato.

Delicatamente, facendo attenzione a non romperlo, la ragazza lo aprì e cominciò a leggere:

 

“ Come mai questa faccia stamattina? ”

 

Elly fu presa da un attacco improvviso di agitazione.

Sicuramente Robbie aveva notato quello che lei non voleva ammettere: era rimasta turbata dall’incontro, del pomeriggio precedente, con quella ragazza.

Non ci pensò su molto.

Prese il block notes riposto sotto il banco e trovata una pagina libera strappò da questa una strisciolina di carta.

 

“ Che faccia avrei scusa? Mi trovi strana? ”

 

Allungò al ragazzo la sua risposta.

Lui rifletté un poco poi riprese il foglietto.

 

“ sembri nervosa…assente…è per caso successo qualcosa? ”

 

Ma come diavolo faceva a capire sempre tutto…Elly lo guardò un momento negli occhi…era indecisa se rispondergli o meno…

 

“ Chi era quella ragazza che ieri ti è venuta a prendere in  palestra? ”

 

dopo aver letto questo ultimo messaggio sul viso del ragazzo comparve un leggero e simpatico sorriso che irritò abbastanza Elly.

 

“ 6 curiosa….o….gelosa? “

La ragazza si aspettava un atteggiamento del genere.

 

“con  te è inutile parlare…rigiri le cose sempre a modo tuo…”

 

la ragazzo quest’ultimo biglietto lo lanciò quasi.

Robbie rise nuovamente.

 

“ calma signorina Berfield….mi ero dimenticato quanto sei facilmente irritabile…secondo me 6 proprio gelosa…ok smetto altrimenti ti arrabbi e potrei anche correre seri pericoli…cmq tornando serio…lei è Samy…”

 

Elly lesse con più calma quest’ultimo messaggio.

 

“e sarebbe?…..una tua amica……una tua spasimante……la tua ragazza?”

 

“diciamo che è misto di tutte e tre le cose…però non stiamo  insieme”

 

“capito…deve essere abbastanza importatane se  ti ha gia visto ballare varie volte….a differenza mia…”

 

“lo sapevo…6 proprio gelosa…si è importante…”

 

“è giusto che anche tu abbia trovato qualcuno…”

 

“ …è importante….”

 

“si l’ho capito”

 

“…ma non quanto lo 6 tu…”

 

“ ah”

 

“ma tu sembri non accorgertene”

 

“accorgermi di cosa?”

 

“che ti sbavo dietro e se solo tu me lo chiedessi io non guarderei nessun’altra”

 

“ se solo te lo chiedessi?”

 

“si…basta una tua parola…ma…tanto…”

 

“tanto?”

 

“tanto no arriverà mai…tu hai Erik adesso….ed io…sono arrivato troppo tardi”

 

“come fai ad essere così sicuro di quello che dici?”

 

“perché c’è solo una più piccola possibilità che tu me lo chieda?”

 

Elly non sapeva cosa rispondere.

Aveva appena cominciato a scrivere quando la campanella suonò.

Il ragazzo in fretta raccolse tutto e si alzò…la guardò un momento e poi con tristezza le disse:

 

-         Vedi….non me lo chiederai mai- concludendo si allontanò senza darle il tempo di ribattere

 

Elly lo guardò allontanarsi per dirigersi in laboratorio:

 

-         Ma si che te lo chiederei stupido…

 

Purtroppo lo disse troppo piano e lui era così distante.

A quel punto anche la ragazza raccolse le sue cose e si allontanò a sua volta dalla classe lasciando involontariamente che rimanesse sul banco un bigliettino stropicciato:

 

forse in questo momento non avrei il coraggio…ma… sono sicura …si… ti chiederei di non guardare nessun’altra e di dedicarti solo a me….”

 

Le luci della classe furono spente.

 

* un’idea un po’ infantile quella dei bigliettini, ma chiunque almeno una volta durante le lezioni ha usato questo metodo…e poi si sa scrivere risulta a volte molto più facile!! Continuate a leggere magari scoprirete che Elly non è poi così stupida come è sembrato nell’ultimo capitolo! Chia*

**un'ultima cosa...un rigraziamento speciale a Kagomechan91 e a Zakurochan che continuano assiduamente a recensire e poi volevo avvisare, a chi mi segue, che ho inserito una storia breve, tra quelle drammatiche, ovvero "amare il passato o il presente?" che spero leggerete! grazie ciaio ciao chia!**

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Capitolo 13
*** maledetta festa? ***


MALEDETTA FESTA

MALEDETTA FESTA   ?

 

E’ dura frequentare la stessa classe e partecipare alle stesse lezione di danza avendo paura di guardarsi.

Qualche sguardo volava tra loro ma il più delle volte erano ostacolati dagli occhi vigili di Erik.

 

Anche quel sabato stava giungendo a termine…Elly uscì dalla palestra come al solito quando si era gia svuotata.

Era stanca e le tre ore di danza l’avevano spossata.

Le girava leggermente la testa.

Si sedette sui gradini all’esterno per riprendersi un attimo, magari mangiando quella barretta di cioccolato che ogni volta si portava dietro.

 

Appena seduta si accorse che accanto a lei c’era Samy…quella Samy…in questa ultima settimana l’aveva vista proprio tutti i giorni all’uscita della palestra….

 

-         Ciao… - cerò di attaccare discorso la ragazza

-         Ciao - ripose seccamente Elly

-         È stata dura questa ultima lezione della settima?

-         Molto

-         L’ho notato sia dalla tua che dalle facce stravolte degli altri allievi…

-         Che intuito…

-         Sai ti vedo sempre e non so ancora come ti chiami….

-         Elly

-         Piacere Elly io sono..

-         Samy…lo so..

-         Mi conosci?

-         So chi sei…

-         Ah si? E chi te lo ha detto?

-         Secondo te?

-         Robbie?

-         Complimenti

-         Davvero lui parla di me?

-         Fino alla nausea…

-         Che carino….

-         Parla di te come parla di tutte le ragazzacce che abborda…- quest’ultima affermazione le era sfuggita di bocca prima che se ne potesse rendere conto

-         Perché mi dici questo? – Samy sembrava sconvolta

-         Perché sono una stupida…

 

Detto questo si allontanò verso la sua solita meta: la metro.

 

 

Elly stava riponendo il grosso e consumato libro di letteratura nell’armadietto quando questo fu bruscamente chiuso da una mano.

 

-         Robbie? – urlò quasi la ragazza

-         Perché hai detto quelle cose a Samy?

-         Non lo so

-         Non ne avevi il diritto

-         Ho sbagliato lo so….appena la rivedrò le chiederò scusa

-         Perché lo hai fatto?

-         Non so che altro dirti…Robbie spostati…ho lezione…

 

 

 

 

-          ASPETTA!!! Come sto? Il trucco è apposto? Ho qualcosa in mezzo hai denti? E i capelli?

-         Lucie stai calma….sei meravigliosa…andrà tutto bene…adesso posso suonare?  Chiese Elly all’amica super agitata

-         Un attimo…ripassiamo il piano… - disse l’altra

-         Allora entriamo insieme….poi appena vediamo Phil lo andiamo a salutare e rotta la tensione io con una scusa vi lascio soli….andiamo?

-         Aspetta…continua non è finito

-         Giusto… - sorrise Elly – ti dovrò tenere d’occhio…se tu comincerai a grattarti dietro l’orecchio allora dovremo vederci in bagno per sistemarti il trucco…se invece ti massaggerai il collo vuol dire che le cose non vanno tanto bene e io dovrò correre in tuo aiuto…

-         Infine…

-         …infine se tutto procede come speriamo tu ti toccherai ripetutamente il gomito destro e io in questo modo capirò che non ti devo accompagnare a casa perché uscirai dalla festa con lui….sono brava?

-         Un genietto…grazie…

-         Di niente…ora possiamo entrare?

-         Entriamo.

 

Elly e Lucie entrarono nella casa…

C’era già abbastanza gente…e naturalmente c’era pure la causa di tutta la tensione.

Phil era un ragazzo che frequentava la loro stessa scuola.

Era alto e biondo…ma nulla di eccezionale.

A Lucie piaceva da morire…era uscita con lui un’altra volta ma il loro appuntamento non si era concluso in niente…ci doveva riprovare…

 

 

-         Ragazzi ho una gran sete…io vado al bar…magari ci vediamo più tardi… - Elly stava seguendo l’accurato piano della sua complice

-         Ok… - le rispose con un sorriso raggiante Lucie

 

“Non c’è nessuno che conosco…e non ho sete…cosa faccio?” Elly ci pensò un po’ poi come di abitudine cercò un terrazzo…tutte le case ne avevano uno piuttosto ampio.

Trovò sia questo che una sorpresa.

 

-         Elly…

-         Robbie…

-         Questo incontro sembra studiato…- disse sorridendo lui

-         Ti è tornato il buonumore? – chiese un po’ esitante la ragazza

-         Se non voglio tenerti il muso a vita dovrò pur fare un primo passo?

-         ….

-         Elly è tutto apposto…veramente…

-         Mi sento terribilmente in imbarazzo…

-         Ti ripeto che tutto è sistemato ormai….

-         Ok

-         Ora è meglio che entro…Samy mi darà per disperso…

-         ……

-         Ciao – lui le si avvicinò e come faceva di solito le baciò la guancia.

 

Elly era ferma nella stessa posizione di quando il ragazzo l’aveva lasciata.

Non voleva muoversi…anche se doveva entrare a controllare la situazione di Lucie…

Rimase ancora qualche minuto a riflettere poi finalmente decisa a tornare dentro, si voltò.

Si ritrovò davanti Samy che appoggiata a un angolo del terrazzo la stava osservando.

 

-         Se cerchi Robbie è appena rientrato…

-         Si lo so…

-         Ti stava cercando…

-         So anche questo…vi stavo ascoltando…da qui non potevate vedermi…

-         Ah…scusa per l’altro giorno…non avevo nessun diritto di parlarti così…

-         Nessuno…

-         Non mi renderai le cose più facili vero?

-         Sei tu che lei hai resi difficili a me…

-         Ma non devi badare alle parole che ho detto…erano solo sciocchezze

-         Io infatti non ho assolutamente  ascoltato le tue parole…

-         E allora come avrei reso difficili le cose?

-         Tu mi odi non è vero?

-         Odio che parolona… - disse Elly

-         Ma è quello che provi…

-         Ma cosa te lo fa pensare…non mi conosci neppure…

-         Tu non mi puoi sopportare perché tu vuoi lui…

-         Ma cosa dici…io ho pure un ragazzo…

 

Samy non ascoltò l’ultima affermazione di Elly.

 

-         Tu mi odi perché anche se non possiamo definirci una vera e propria coppia sono io che lo vedo sorridere, che lo vedo arrabbiarsi e che lo vedo piangere…sono io che lui cerca quando ha bisogno di aiuto….di compagnia…di tenerezza…sono io che gli appoggia la testa sulla spalla quando andiamo al cinema…io che gli stringo la mano quando passeggiamo…

-         Io non ti odio…

-         Io si però…

 

Samy lo disse tranquillamente guardandola negli occhi…a Elly mancò per un secondo il respiro…

 

-         Io ti odio….perché non sono io quella che riesce a farlo ridere…non sono io quella che lo agita e lo manda in confusione con una parola…non sono quella che lui cerca nei mille volti  di ragazze quando usciamo insieme e non sono neppure quella che lui vuole…

-         Io…

-         Non dire nulla…lo so io come lo sai tu…lui vuole stare con te…

 

Non le diede nemmeno il tempo di rispondere che si allontanò.

Elly confusa rientrò a sua volta.

Si ritrovò davanti Lucie e Phil.

La ragazza si toccava il gomito destro: “tornano a casa insieme…bene”. Elly salutò la compagna con un sorriso e la guardò allontanarsi.

Ormai non le rimaneva che tornarsene a casa…

 

Quando finalmente arrivò davanti al cancello di casa si ritrovò davanti Erik.

 

-         Ciao…come mai qui? – gli domandò lei senza neppure avvicinarsi

-         Dove sei stata?

-         Ad una festa

-         Come mai non me lo hai detto

-         Non credevo fosse importante

-         Non credevi fosse importante? Cosa, dirmi che andavi alla festa o dirmi che c’era pure Robbie?

-         Cosa c’entra lui adesso?

-         Perché non mi hai fatto venire con te?

 

Elly dovette riflettere un po’: “Come mai non l’aveva invitato? Perché non aveva proprio pensato a lui?”

 

-         Dovevo aiutare Lucie con un ragazzo… - disse quelle che in quel momento le sembrò più sensato

 

Erik la guardò alcuni secondi senza dir nulla poi senza darle nessuna spiegazione se ne andò…

Elly entrò in casa abbastanza sconsolata.

 

-         Eleonore tutto bene?

-         Si mamma veramente una splendida festa

-         È finita presto…non è neppure ora di cena…

-         Capita…vado in camera…

-         Si…quando è pronto ti chiamo…

Percorse in fretta le scale e spalancata la porta della sua stanza si getto direttamente sul letto senza neppure spogliarsi.

Si stese, come faceva di solito, al contrario appoggiando i piede sul cuscino.

Accese la musica.

 

“Veramente deliziosa questa serata. Non mi sono mai sentita bene come in questo momento. Il mio ragazzo mi ha più o meno lasciata e una ragazza mi ha detto guardandomi negli occhi che mi odia.

Ma sono ancor più arrabbiata perché queste due cose mi toccano appena…come sono insensibile…l’unica cosa che mi interessa in questo momento è quel maledetto ragazzo…perché non vuol uscire dalla mia testa…perché deve essere tutto così complicato…Elly sei una stupida….una codarda…di cosa hai paura?”

 

Improvvisamente si alzò dal letto, spense lo stereo e correndo per le scale gridò: - Esco…non aspettatemi per cena –

 

 

* Spero vi sia piaciuto questo capitolo, per lo meno a me molto!! Non anticipo niente tanto si è capito che sta per accadere qualcosa!! Chissà se tutto quello che è successo nella serata abbia aperto un po’ gli occhi a elly…*

**eccomi di nuovo:1000grazie a chi recensisce!! 1 bacio!**

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Capitolo 14
*** sono arrivata alla conclusione che ***


SONO ARRIVATA ALLA CONCLUSIONE CHE…

 

SONO ARRIVATA ALLA CONCLUSIONE CHE…

 

Si era ormai fatto abbastanza buio, Robbie chiuse la porta della palestra.

Si era allenato fino a quel momento.

A differenza delle altre volte ad attenderlo non c’era Samy.

Avevano parlato subito dopo la festa e sicuramente per un po’ non l’avrebbe vista seduta su quei gradini.

La cosa non lo turbava più di tanto.

La palestra non era molto distante dal suo appartamento, per questo si incamminò tranquillo verso il suo quartiere.

Dopo una passeggiata abbastanza rilassante arrivò al portone dell’edificio, infilò la chiave nella serratura ed entrò nel palazzo.

Allungò la mano nel buio fino a raggiungere l’interruttore della luce.

Accanto a questo era attaccato con dello nastro adesivo un bigliettino scritto a penna.

Non era incuriosito però non poté fare a meno di leggere:

 

“ Ciao”

 

quella scrittura gli sembrava di averla già vista, ma non ci fece troppo caso.

Pensò fosse opera dei soliti bambinetti che abitavano al primo piano.

Si diresse verso l’ascensore ma un cartello indicava che era fuori servizio.

Sbuffando tra se e se si avviò verso le scale…non aveva assolutamente voglio di arrivare all’ultimo piano del palazzo in quel modo, ma se voleva raggiungere il suo appartamento non poteva fare altrimenti.

Si sistemò il borsone sulle spalle e cominciò a “scalare” gli innumerevoli gradini.

Non era arrivato nemmeno al primo piano che notò un ulteriore bigliettino attaccato questa volta sul corrimano.

Stesso tipo di carta.

Stessa calligrafia.

 

“avevo bisogno di parlarti ma non ti ho trovato in casa!”

 

Questa volta l’idea che quei messaggi fossero destinati a lui lo sfiorò.

Proseguì il cammino raggiungendo il primo pianerottolo.

Attaccato alla porta dell’ascensore un altro foglietto.

 

“idea un po’ stramba questa…non trovi…?  D’accordo arrivo al dunque…”

 

Tutto ad un tratto quella calligrafia gli sembrò talmente famigliare…

Corse via da dove si era fermato, per continuare a leggere i messaggi.

I gradini ricominciarono e con questi pure la balaustra. Ne poteva intravedere almeno tre.

Si avvicinò al primo.

 

“dopo la festa sono arrivata a casa…mi sono stesa sul letto e ho cominciato a riflettere”

 

Raggiunse pure il secondo.

 

“mi sono chiesta cosa mi  ha sempre bloccato…”

 

Il terzo era subito di seguito.

 

“…cosa mi fa tanta paura…”

 

Robbie cercò con lo sguardo altri messaggi: non ne trovò.

Abbassò lo sguardo a terra.

Attaccato al gradino che a momenti avrebbe raggiunto ne intravide un altro.

 

“ e sono arrivata alla conclusione che non c’è proprio nessun motivo per starmene ferma”

 

Quasi correndo raggiunse il secondo pianerottolo e  si fermò sempre davanti alla porta dell’ascensore.

 

“c’è ne è uno invece , tanto importante, che mi ha spinto fino a qua…”

 

L’agitazione del ragazzo era gia abbastanza elevata.

Trovò il seguito del messaggio su un altro gradino.

 

“avevo assolutamente bisogno di chiederti una cosa…”

 

Questa volta il ragazzo ne vide altri susseguirsi sul muro che costeggiava le scale.

 

“ una cosa importante”

 

Perché non arrivava al “punto”?

Robbie stava diventando impaziente.

 

“una cosa che avrei dovuto dirti gia molto tempo fa…”

 

Arrivò al terzo di quella fila con il fiatone.

 

“si…quando tu me lo chiedesti…”

 

Ricominciarono ad essere attaccati alla balaustra.

 

“…quel giorno non ne avevo avuto il coraggio…”

 

Arrivò correndo alla porta del suo appartamento.

Un biglietto più grande dei precedenti faceva da padrone sullo sfondo marrone.

 

“ ti chiedo di non guardare nessun’ altra e di dedicarti solo a me…

Elly

 

Il ragazzo si sedette ai piedi di quest’ultimo messaggio…di questa richiesta.

Sorrise debolmente.

Si rialzò guardandosi intorno.

Non c’era nessuno.

Aprì la porta del suo appartamento.

Lasciò il borsone nell’ingresso e appoggiò sul tavolo della cucina i biglietti che dopo aver letto aveva staccato.

Rilesse l’ultimo più volte.

Doveva essere sicuro di non essersi sbagliato.

Non riusciva a stare fermo. Guardò fuori dalla finestra in cerca della ragazza.

Si sedette sul divano.

Accese la televisione.

La spense.

Si alzò.

Accese la radio.

Andò al frigorifero, tirò fuori una bevande fresca.

Si appoggiò al bancone della cucina cominciando a berla dalla bottiglia.

Di tanto in tanto il suo sguardo perso nel vuoto si spostava su un orologio appeso al muro.

Il campanello suonò due volte.

Di scatto appoggio ciò che aveva in mano e corse come un bambino ansioso di aprire un regalo, verso la porta.

Si arrestò un attimo prima di spalancarla.

Appoggiò la mano sulla maniglia.

Respirò prontamente.

Un altro suono.

Aprì lentamente la porta.

Elly era lì davanti a lui. Lo guardava con incertezza ma con un leggero sorriso.

Robbie non parlò.

Si avvicinò a lei e la baciò.

 

 

* allora? Che ne pensate?? Scusate l’imparzialità ma a me piace!! Sapevamo che il momento della resa dei conti sarebbe giunto ma spero che il modo sia stato apprezzato!!  In ogni caso la storia non è assolutamente finita…il destino ha ancora in serbo qualcosa per i due giovani…*

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Capitolo 15
*** Ci pemseremo un'altro giorno ***


CI PENSEREMO UN ALTRO GIORNO…

CI PENSEREMO UN ALTRO GIORNO…

 

La solita palestra.

Le porte erano già aperte però ancora nessun studente si aggirava lì intorno.

Negli spogliatoi solo due voci interrompevano un solenne silenzio…

 

-         Devo assolutamente smettere di baciarti! – disse Robbie sorridendo alla ragazza che aveva davanti

-         E perché?

-         Perché sto consumando tutte le mie energie…come farò con la lezione di oggi se tutte le volte che solo ti guardo mi stravolgi…

-         Wow…non pensavo di possedere certi poteri…

 

Ripresero a baciasi fino a quando  sentirono i primi allievi arrivare.

 

 

-         Jim allunga di più le braccia e tu Sally…guardalo in faccia…ok così va molto meglio – Robbie vicino a due dei ragazzi del corpo di ballo stava dando loro istruzioni per migliorare il passo

-         Robert! Robert! 

-         Arrivo Mary…

 

Il ragazzo raggiunse l’insegnante in un angolo della palestra e si sedette sui materassi stesi a terra.

 

-         Dimmi…

-         Stai facendo un  gran bel lavoro…

-         Grazie…

-         Tra poco ci saranno gli esami finali e la scuola sarà finita…

-         Eh già…tre mesetti…

-         Io ti avevo assunto solo per il periodo scolastico…e non sono intenzionata assolutamente a prolungarti il contratto

-         Giusto…

-         Però ti vorrei ugualmente nella scuola…

-         Mi fa piacere…ma per fare cosa…?

-         Per ballare…ti vorrei come allievo…è il momento di ricominciare Robbie…

-         No…io non ballo più…non sono più in grado

-         Ma cosa dici…tu balli….tutti i giorni…

-         Si, ma di nascosto e in privato

-         Ma pensavo che…

-         Non tornerò mai su un palco…

-         Ma perché?

-         Non voglio…ormai la mia strada è un’altra…non voglio diventare un ballerino da grande…non più…

-         Ma se continuerai a ballare non significa che diventerai un ballerino…

-         Appunto…

 

La lezione terminò.

Robbie stava seduto sui gradini esterni della palestra.

 

-         Ehi… - la voce di Elly lo raggiunse da dietro

-         Ehi – rispose lui senza voltarsi

-         Andiamo?

-         Si…

 

I due ragazzi si presero la mano e si incamminarono in direzione del parco.

Arrivati cercarono un po’ di ombra per ripararsi dal sole che dopo un lungo inverno cercava di riprendere il suo posto.

Si sedettero sotto una grande quercia poco distante dal laghetto.

Robbie si accomodò per primo e una volta a terra allargò le braccia per accogliere Elly.

Anche lei lo raggiunse sull’erba.

 

-         Cosa voleva Mary?

-         Niente…- rispose lui abbandonando il suo sguardo assente verso le papere che sguazzavano

-         Come niente?

-         Niente… - ripeté

-         Perfetto…se iniziamo così andremo lontano come coppia – affermò lei

-         …………

-         fai come vuoi non dirmi niente

-         ………………

-         anzi no…ora tu parli con me – attese un attimo una risposta del ragazzo che non arrivò – Robbie!!

-         Va bene…calmati. Allora Mary mi ha proposto di tornare a ballare.

-         È fantastico, non trovi?

-         Per niente

-         Perché?

-         Io non voglio più ballare

-         Scusa non capisco?

-         Dopo l’incidente…avevo ripreso a ballare per un breve periodo…poi un giorno durante un saggio il ginocchio mi provocò una fitta, neppure particolarmente dolorosa, e io caddi a terra e non continuai più il balletto…tutti rimasero in silenzio ma io sapevo di averli delusi, e soprattutto sapevo di essermi umiliato…

-         Tu non hai deluso nessuno…tutti avranno capito che era un problema di “fisico”, sono sicura che nessuno ha messo in dubbio la tua bravura o la tua professionalità…e poi questa è un’occasione per riprovarci… per superare questa paura…

-         Ma io non voglio diventare un ballerino…ho gia superato alcuni esami d’ammissioni a vari college…da grande non voglio essere un ballerino…

-         Lo so e diventerai qualsiasi cosa tu voglia… perché sei in gamba…ma ti rimarrà sempre questa macchia…questo rimorso…provaci, dimostra a te stesso che puoi farcela, dimostra che sei ancora in grado di sostenere uno spettacolo di fronte a molte persone…superato questo ostacolo incomincerai la tua nuova vita…non sprecare questa occasione o te ne pentirai…

-         Perché quando parli tu sembra tutto più facile?

-         Perché lo sai che ho ragione…

-         Sei un po’ presuntuosa signorina…ci penserò, d’accordo?

-         D’accordo…sono contenta…

-         Piuttosto hai inviato la richiesta definitiva per entrare alla Chicago Royal Ballet?

-         No…non ancora

-         Lo hai detto ai tuoi?

Lascia stare a questo problema ci penseremo un altro giorno…oggi ne abbiamo già risolto uno, dobbiamo ritenerci bravi…

 

* finalmente una coppia…che si aiuta a vicenda…sono carini non trovate?? In ogni caso il loro futura è ancora da determinare….leggete, leggete!*

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Capitolo 16
*** fine dei 40 minuti ***


FINE DEI 40 MINUTI…ARRIVEDERCI RAGAZZI…

FINE DEI 40 MINUTI…ARRIVEDERCI RAGAZZI…

 

La classe di scuola era assorta nel più tombale dei silenzi.

Quarto e ultimo giorno degli esami finali.

Il compito di matematica era appoggiato sul banco di ogni ragazzo.

Un orologio era visibile sulla cattedra.

 

-         Fine dei quaranta minuti…arrivederci ragazzi….- il professore pose fine al calvario

Tutti smisero di scrivere.

Si alzarono per consegnare i risultati del lavoro dei loro ultimi 5 anni.

Salutarono con un sorriso il prof che avrebbero rivisto sicuramente il giorno dei diplomi.

Uscirono dall’aula, dai corridoi, dalla scuola.

 

Robbie aveva appena appoggiato lo zaino sul prato quando fu travolto da un abbraccio soffocante di Elly e da un bacio altrettanto intenso.

 

-         Abbiamo finito…te ne rendi conto?

-         Si… - lui le sorrise

-         Questa sera bisogna festeggiare…

-         Ti porto in un bel locale…però non dobbiamo fare troppo tardi…domani è un giorno importante…

-         Non me lo ricordare…altrimenti questa sera non mi muovo di casa…

-         Va bene, va bene…

 

 

 

Casa Berfield.

 

-         Mamma sta sera esco…non torno tardi però – Elly si appoggiò al divano dove sua madre, seduta, stava leggendo

-         Va bene…dove vai?

-         In un locale per festeggiare la fine della scuola

-         Buona idea, e vai con il tuo ragazzo?

-         Si…mi dovrebbe passare a prendere a momenti

-         Eleonore, prima o poi vorrai far conoscere a me e a tuo padre questo misterioso ragazzo? Magari puoi invitarlo a casa…

-         Grazie mamma, ma ancora per un po’ lo terrò nascosto, al sicuro dalle vostre grinfie…

 

La signora distolse lo sguardo dal volume che aveva in mano per guardare la figlia che però con un sorriso riportò la situazione tranquilla:

 

-         Scherzo naturalmente…quando si sentirà pronto ve lo farò conoscere…

-         Ci piacerà sicuramente…deve essere un gran bravo ragazzo. Ti viene a prendere e ti riporta a casa sempre con un perfetto orario, chiama sempre nelle ore più adatte e con estrema cortesia chiede di parlare con te…sono così ansiosa… - disse la signora Berfield raggiante

 

“ah mamma dimenticavo di dirti che lui è Robert …quello che vive solo in quel “quartieraccio”, quello che avete trovato sopra di me ormai semi nudo…e come se non bastasse dimenticavo di dirti che lui insegna danza…cosa che tu non approvi assolutamente… e oltretutto lo fa nella mia scuola… ciò significa che io, la tua cara figliola, l’ho visto tutti i giorni per oltre 3 mesi”.

Elly poté solo pensare ciò.

 

-         Come mai hai detto che torni presto….? – ricominciò la madre

-         Domani parto…sto via due giorni

-         Come? – chiese sorpresa la donna

-         Si, l’avevo gia detto a papà

-         Ma dove vai? Con chi?

-         Vado con Lucie…andiamo a Chicago

-         A Chicago…da sole?

-         Si

-         Ma perché andate?

-         Vogliamo vedere il lago Michigan…

-         Eleonore, non scherzare.

-         Lucie vuole vedere il college di Chicago…

-         Non sapevo volesse frequentare quello…qui a Boston ce ne sono di rilevanti…

-         Non per specializzarsi in medicina…i migliori sono uno Chicago e uno a Denver…

-         Ma prendete l’aereo?

-         Si…

-         Se tuo padre ha accettato…non posso dire niente…mi dispiace però che lui non me ne abbia parlato…

-         Lo sai papà com’è…soprattutto in questo periodo…il lavoro lo massacra

-         Certo, sarà per questo che se ne è dimenticato

 

Il campanello suonò.

Elly salutò la madre e raggiunse il ragazzo che l’attendeva in macchina all’esterno del cancello della villa.

 

* qualcosa sta per succedere…qualcosa di importante!! Un grazie immenso a tutti e spero continui a piacervi il racconto! Chia *

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Capitolo 17
*** Puoi ripeterlo un'altra volta? ***


PUOI RIPETERLO UN’ALTRA VOLTA

PUOI RIPETERLO UN’ALTRA VOLTA ?

 

La macchina del ragazzo si fermò davanti ad un elegantissimo ristorante.

I due ragazzi entrarono.

Il cameriere li fece accomodare in un tavolo appartato.

Solo dopo che ebbero ordinato poterono conversare tranquillamente.

 

-         Domani devi assolutamente superare l’esame di ballo!

-         Come mai te ne esci con questa esclamazione proprio adesso? Chiese lei ad un Robbie particolarmente entusiasta

-         Perché…mi è arrivata la lettera d’ammissione per il college di Chicago. Non è estremamente costoso …e poi sai i nostri 2 college sono vicinissimi… - Robbie sorridendo guardò Elly – cos’è quella faccia adesso? Hai paura di non passare?

-         No non ho paura…- disse la ragazza rattristata

-         E allora cosa c’è?

-         Ti aveva accettato anche il college di Denver?

-         Si

-         Tu non puoi venire a Chicago…

-         Certo che posso…

-         No…la tua prima scelta non era Chicago…

-         Lo so ma la ci sei tu…

-         Ma Denver è sempre stato il tuo sogno…la tua possibilità per un futuro..

-         Ma io voglio che ci sia anche tu nel mio futuro…

-         Tu non puoi sacrificarti per me

-         Certo quella di Denver è un pochino più facoltosa ma a me non interessa nulla se non posso condividerla con te

 

Elly non parlava più. Anche lei avrebbe voluto al suo fianco il ragazzo che amava ma sicuramente non era giusto che lui si sacrificasse…

Cenarono in silenzio.

Il ragazzo pagò il conto e uscirono.

Anche per tutto il viaggio in macchina nessuno dei due parlò.

Arrivarono davanti alla casa della ragazza.

 

-         Non è giusto… - disse solamente Elly

-         Ancora…?

-         Tu non puoi continuare a stare con me?

-         Ma cosa dici…

-         Tu  tieni a me più di quanto io tenga a te…me ne sono accorta questa sera…

-         Elly vuoi smettere di farneticare e spiegami cosa stai dicendo, stai per caso cercando una scusa per scaricarmi?

-         Tu rinunci alla scuola dei tuoi sogni per me…io non so se lo avrei fatto…

-         Elly tu non ti trovi nei mie panni…perché pensarci?

-         Io non so se lo avrei fatto…sono un’egoista…

-         Non sei egoista…smettila…

-         Io non sono all’altezza di stare con te…

-         Ma io ti amo… - il ragazzo lo disse guardandola dritto negli occhi

 

Elly respirò profondamente. Riportò il suo sguardo, che poco prima aveva abbassato, sugli occhi di lui.

 

-         Cosa hai detto? – la ragazza tremava

-         Ho detto che ti amo

-         Non lo avevi mai detto…- balbettò

 

Robbie le sorrise.

 

-         Lo puoi ripetere un’altra volta?

-         Si… - rise  lui – ti amo…

-         Anche io, tanto!

Si baciarono, poi con sguardi commossi si salutarono.

 

 

* si forse un po’ sdolcinato…ma ci voleva…come tutte le coppie che si rispettano anche loro lo devono essere un po’…*

**l'audizione è imminente...forse l'esio è più sche scontato ma ci saranno sorprese anche durante la prova...legetet mi racc. chia**

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Capitolo 18
*** vai ballerina...incantali! ***


VAI BALLERINA…INCANTALI
VAI BALLERINA…INCANTALI !

 

 

-         Lucie ti ricordi tutto il piano?

 

Elly era stesa sul letto.

Ancora fuori era abbastanza buio.

Stava parlando al telefono.

 

-         Si mia mamma ci ha creduto…tornerò il pomeriggio di dopo domani, ma a casa torno solo la mattina dopo…dormo una notte da Robbie…

 

La ragazza sorrideva.

La casa era silenziosa.

 

-         Si sto attenta…lo so devo stare tranquilla….Ciao Lucie e grazie.

 

Riattaccò.

Guardò l’orologio, prese la valigia e uscì prima dalla sua stanza e poi di casa.

Ancora Robbie non era arrivato, così si sedette sul muretto che separava il giardino di casa sua dalla strada.

Quello era un grande giorno.

Avrebbe ballato davanti alla commissione del Chicago Royal Ballet.

Doveva superare l’emozione e la tensione…ma tanto c’era lui…il suo ragazzo…il suo amore.

Una macchina si fermò davanti a lei.

Salì.


Aeroporto di Chicago.

 

-         Robbie io non ci sono mai stata quindi scortami tu…- disse sorridendo la ragazza.

 

Robbie per quell’occasione fu veramente carino.

La aiutò a portare le borse e la guidò come solo il suo lui poteva fare.

 

Era nella sala dove tutte le ballerine si riscaldavano, e la tensione di Elly cresceva a mano a mano che terminava di vestirsi…

Lasciò scorrere le collant bianche lungo le gambe snelle. Il cuore cominciò a batterle all’impazzata.

Entrò nel body aderente. Faticava a respirare.

Si allacciò l’ampio tutù rosa. Gocce di sudore freddo iniziarono a scenderle lungo la schiena accaldata.

Infine di si allacciò le scarpette da danza. Aveva un leggero mal di testa.

 

-         Elly ! – Robbie fece capolino nella stanza – tutto bene?

-         Per niente – sospirò lei sempre più preoccupata.

 

In quel momento l’altoparlante annunciò il nome della prossima candidata:

 

< Eleonore Berfield >

 

Elly uscì dalla stanza, raggiunse il ragazzo nel corridoio.

Lui le baciò la fronte sussurrandole nell’orecchio un “ Vai ballerina, incantali!”

Lo abbracciò un’ultima volta e poi scappò.

 

Si ritrovò in una sala molto illuminata, dal pavimento di legno chiaro, davanti ad una commissione di ballerini un po’ attempati.

 

-         Bene signorina, si tranquillizzi, non mangiamo nessuno – ironizzò un tipo più anziano degli altri al centro della lunga tavola – può iniziare con la sua coreografia classica. Può mettere il Cd con la base in quello stereo là in fondo.

 

Con movimenti estremamente lenti scelse la canzone che avrebbe ballato, si posizionò al centro della stanza e non appena la musica partì Elly cominciò a volteggiare sulle punte con la stessa naturalezza di tutti i giorni.

Il balletto terminò.

Gli sguardi dei professori erano impassibili ma la ragazza non si agitò.

 

-         Ok, ora si può velocemente cambiare e magari riprendere fiato per poi iniziare l’assolo moderno. Ci rivediamo tra dieci minuti – questa volta a parlare era una donna.

 

Di nuovo nella stanza.

Questa volta i giurati non le dissero nulla.

Si preparò da sola e cominciò nuovamente a ballare, ora scatenandosi sulle note di una musica hip hop.

Quando terminò era leggermente stravolta, il fiatone le impediva di parlare.

 

-         Signorina Berfield, credo sia stata avvisata, quest’anno è previsto anche un passo a due…

 

La ragazza alzò velocemente la testa, sgranando gli occhi.

E adesso?

-         No, veramente io non sapevo niente

-         Come niente?

-         Si, non mi hanno avvisato…

-         Questo è un problema, abbiamo avvisato tutti i partecipanti ai provini con una lettera alle famiglie! – esclamò allargando le braccia un signore di mezz’età.

 

Elly rimase in silenzio, pensandoci su: sua madre…non poteva dargliela vinta.

Poi improvvisamente il viso le si illuminò.

 

-         Ok, ho solo bisogno di dieci minuti.

-         E’ sicura? Questo balletto ha un valore decisivo nella scelta…

-         Certo, sicurissima, Vi prego di scusarmi.

 

Uscì di corsa lungo il corridoio.

Lo vide, era appoggiato alla macchinetta del caffè con aria assorta.

Quando la sentì arrivare, alzò la testa.

 

-         Robbie, devi aiutarmi!

 

 

Un ragazzo e una ragazza, quel giorno, stavano volando su una musica dolce e romantica, con i volti raggianti di gioia.

Prese mozzafiato erano intervallate da passi complicati e da sguardi complici.

Era il momento della presa finale.

A Elly non sempre era venuta e con lui non l’aveva mai provata.

 

“ O la va o la spacca” pensò la ragazza prendendo la rincorsa per poter salire in alto.

 

 

 

Il paesaggio di Boston scorreva rapidamente davanti agli occhi assonnati di Elly.

Il rumore del motore dell’auto cessò.

Robbie scese dalla macchina e dopo aver aperto la portiera alla ragazza, la accompagnò fin dentro al suo appartamento.

Senza pensarci due volte Elly si buttò a capofitto nell’ampio divano-letto, emettendo un sommesso mugolio di piacere.

 

-         Sei stanca? – chiese il ragazzo mettendo a posto le valigie

-         Abbastanza… è stata una giornata intensa!

-         Uhm… comunque, grazie per l’aiuto! – rise lui

-         Dai scusa – sussurrò lei, facendo per alzarsi

-         No no, stai ferma lì, stavo scherzando… sono un uomo forte io, per chi mi hai preso?

-         Non ne avevo dubbi. Dai adesso vieni qua, le valigie possono aspettare fino a domani.

-         Io dovrei lasciare in disordine la mia dimora per raggiungerti su quel letto che oltretutto occupi completamente?

-         Si…

-         Uhm, poco convincente!

-         Potrei farti un po’ di spazio…

-         …E poi?

-         Mmm, potrei iniziare a baciarti…

 

Il ragazzo si distese di fianco a Elly.

 

-         E ora ? – sorrise furbescamente lui.

-         Potrei iniziare a spogliarti!

-         Non ho caldo!

-         Sei sicuro?- gli chiese adagiandosi sopra di lui e cominciando a togliergli la maglietta.

-         No, non sono sicuro…

 

Un raggio di sole entrò dalla serranda semichiusa della piccola camera.

Bastava ad illuminare i due corpi che lentamente si muovevano nel sonno fra le candide lenzuola.

Elly aprì lentamente gli occhi e si girò subito alla ricerca di quelli di Robbie.

Anche lui la guardò, con un magnifico sorriso.

 

-         Buongiorno, già sveglia?

-         Si, sono mattiniera!

-         Beh, stanotte abbiamo fatto le ore piccole, pensavo avessi bisogno di dormire…

 

Elly sorrise.

 

-         Sono un po’ agitata…

-         Per la lettera d’ammissione?

-         Si… chissà se mi avranno accettata…

-         Ma sì!

-         Speriamo!

 

Detto questo il ragazzo l’abbracciò.

**eccomi di nuovo qua!! allora il tanto atteso provino è stato ormai compiuto...bisogna solo asp l'esito!! siamo giunti ormai agli ultimi atti della storia (anche se ric che ci sarà un continuo a dir poco sorprendente)ma ancora alcune situazioni devono decidersi...come ad es il rapp di Elly con i suoi genitori! leggete mi racc bacioni chia**

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Capitolo 19
*** Voglio una spiegazione ***


“VOGLIO UNA SPIEGAZIONE”

 

“VOGLIO UNA SPIEGAZIONE”              

 

Erano passate varie settimane dall’audizione…Elly era tornata a casa, ma non aveva avuta voglia di discutere con sua mamma per la faccenda della lettera…quindi aveva tralasciato.

Elly aspettava impaziente ogni mattina l’arrivo del postino,sperava con tutto il cuore di vederlo arrivare con una lettere per lei.

Anche quel venerdì mattina  era passato ma ancora non aveva ricevuto nulla.

Era ormai pomeriggio inoltrato.

Il postino passava solo la mattina, così decise di concedersi una passeggiata, magari fino al locale dove lavorava Robbie.

 

Arrivata davanti al Caffè lo intravide dal vetro.

Era intento a preparare una delle sue famose coppe di gelato artigianale.

La ragazza entrò salutando affettuosamente il proprietario e avvicinandosi silenziosamente all’indaffarato barista.

 

-         Ciao!

-         Amore…cosa ci fai qui? Non sei a casa a fare la guardia alla buchetta delle lettere?

-         Mi sono presa una pausa.

-         Ottima idea. Vuoi qualcosa?

-         Mi basta un caffè

-         Dammi due secondi,porto questo gelato al tavolo poi mi dedicherò a te.

 

 

-         Eccomi ed eccoti il caffè!

-         Sembri allegro?

-         Lo sono!

-         Quali sono le novità?

-         Mi hanno definitivamente accettato al college di Chicago e ho trovato pure un lavoro là.

 

Elly si rattristò improvvisamente.

 

-         Ancora con la storia che era meglio l’altro college?

-         Si…e non solo…

-         Cosa c’è ancora?…ho capito…hai paura che non ti abbiano preso all’accademia?

-         Si

-         Smettila Elly così diventi paranoica. Sicuramente ti hanno preso, hai visto anche tu come sono riamasti sbalorditi dall’ultimo balletto…e poi per il mio college…ho 18 anni, sono grande e vaccinato…scelgo da solo quello che sarà il mio futuro, capito?

-         Si

-         Adesso togli dal viso quella faccia da funerale e torna ad essere la mia ragazza per favore?

-         Va bene – disse lei abbozzando un sorriso – a proposito! – esclamò – ti ricordi che giorno è domenica?

-         No…qualcosa di importante?

-         Robbie stai scherzando? – Elly lo guardò più seria del solito

-         No, non scherzo. Mi sono dimenticato un avvenimento importante?

-         Come non sai che giorno è domenica? – la ragazza lo guardò delusa

-          Aspetta che guardo sull’agenda del locale…solitamente mi scrivo tutto lì.

 

Lasciò il bancone e si avvicinò alla cassa. Da lì prese un grande libro che portò sotto gli occhi di Elly.

Lo aprì alla pagina di Domenica.

 

 

Robbie: Giorno libero

 

La ragazza sorrise.

Non si era dimenticato del suo compleanno.

 

Le luci esterne del vialetto di casa Berfield erano accese.

Il buoi era calato velocemente, per questo ad Elly era toccato rincasare.

Entrò in casa: uno straordinario silenzio.

Situazione alquanto strana per l’ora di cena.

Solitamente le grida di sua madre, che discuteva con la donna di servizio per le varie pietanze, si sentivano dall’ingresso.

 

 Elly non ci badò più di tanto, si pose solo un’unica domanda prima di incamminarsi verso la sua stanza: “ Siamo tornati alla normalità?”.

Aprì la porta della camera.

La luce accesa tralasciava sicuramente vedere sua madre in piedi davanti al letto.

Il suo sguardo truce era posato sulla figura che aveva appena fatto la sua comparsa nella stanza, le braccia conserte nascondevano appena una busta di carta.

Fissò lo figlia impietrita per qualche secondo, poi disse con voce squillante e nervosa:

 

-         Voglio una spiegazione –

 

La domanda vibrò nell’aria mentre la donna allungando la mano verso la ragazza  le permise di leggere il mittente della lettera: Chicago Royal Ballet.

 

-         E’ la risposta alla mia domanda di ammissione – disse Elly tentando con fermezza di trattenere la paura che per la prima volta la madre le infondeva.

-         Quando ti avevano ammesso per frequentare il corso estivo prima di una qualsiasi università avevo accettato ma questo proprio no.Qualsiasi sia il verdetto, tu non frequenterai questa scuola – sentenziò la signora Berfield

-         No mamma – lo disse,  la ragazza sapeva che prima o poi sarebbe successo – se mi hanno accettato io partirò e se non fosse andata bene cercherò un’altra accademia disposta ad accogliermi

-          Questo non sarà il tuo futuro sia ben chiaro ragazzina

-         Mamma ho preso la mia decisione e anche tu dovrai accettarla – disse Elly sforzandosi per non urlare

-         Io non accetterò mai che una ragazza intelligente come te sprechi il suo futuro per ballare. Puoi entrare in qualsiasi college vuoi, quindi vedi cambiare idea…

-         Mamma te lo ripeto questa è il mio sogno e lo porterò a termine anche se tu e papà non lo approvate

-         Hai detto bene io e tuo padre non accetteremo mai questa scelta…

-         Se è così non ci resta che concludere il dibattito. Io andrò a quella scuola sia con il vostro consenso che senza…

-         No mia cara…se tu sei intenzionata a proseguire in questa avventura sappi che io qui a casa non voglio più vederti…e non ti aspettare assolutamente di ricevere alcun contributo in denaro…da questo momento io non ti considero più figlia mia…in questo modo tu stai deridendo l’onore dei Berfield, famiglia da secoli formata da avvocati, medici,economisti e uomini d’alto valore…

 

Elly cominciò a ridere. Un riso sforzato e isterico.

 

-         Mamma dovresti registrare le tue parole…solo per poterle riascoltare un giorno e vergognarti di te stessa.

Non ti preoccupare da questa sera non mi avrai più in giro per casa.

Si…io non rinuncio al mio sogno…se mi hanno accettata, a fine estate mi trasferisco a Chicago,non mi servono i tuoi soldi…per ora ne ho abbastanza per i costi di ammissione e per le prime due rette semestrali…sai i regali di vari compleanni e i risparmi di qualche lavoretto…fino alla mia partenza un letto caldo dove dormire ce l’ho…andrò a casa di Robbie…

 

 

La signora Berfield la guardò stupita. Elly riprese.

 

-         Giusto perché tu ancora non lo sai…ho un ragazzo…vive solo e anche lui andrà a Chicago per frequentare un college…oh ma cosa mi viene in mente..tu lo conosci già…ti ricordi mamma quel ragazzo che tu e papà avete trovato sopra di me quella sera….é lui! Sarà sorprendente?

La madre priva di parole la guardò ancor più sorpresa.

Elly si avvicinò all’armadio, tirò fuori un borsone già pieno di vestiti…

 

-         Avevo previsto tutto…. – disse la ragazza rivolgendosi alla madre.

 

Poi si  allontanò  da dove si era fermata e raggiunse un secondo armadio dalla parte opposta della stanza.

Da questo estrasse un altro borsone pieno dell’occorrente per la danza e ci ripose di fretta alcune foto che staccò dalle pareti o che prese da qualche cassetto.

Si muoveva agilmente sotto gli occhi della madre che ancora incredula faticava ormai a stare in piedi.

Finiti i bagagli, la ragazza si avvicinò alla madre e guardandola con disprezzo le strappò di mano la pietra dello scandalo: la busta bianca un po’ stropicciata.

Si stava per allontanare.

 

-         Sono sicura che così non disonorerò ne i Berfield ne papà…ah…un’altra cosa…volevo ricordarti che tu fai parte di questa rispettosa famiglia solo perché ti sei sposata un suo membro e non perché hai studiato medicina o legge…non ti ricordi più che tu non lo hai nemmeno finito il college?

La memoria ti fa brutti scherzi eh cara mamma?

Dovresti essere contenta che tua figlia continui la scuola.

Se lo ignori te lo ricordo io…l’accademia che vorrei  frequentare non mi preparerà solo ed esclusivamente nella danza…è comunque un college dove per andare avanti non devi solo saper ballare ma sei costretta pure a studiare…ciao mamma e non ti preoccupare per me,se poi ne sei capace, io ora vado da una persona che mi ama veramente ed insieme inseguiremo i nostri sogni…

  

Così dicendo Elly munita delle sue valige, lasciò la casa.

 

 

Robbie era seduto al tavolo del suo appartamento.

Aveva appena cenato,ed ora stava osservando malinconico la foto della madre.

Questo per lui era un bel momento,i suoi sogni si stavano avverando ma purtroppo non li poteva condividere con lei.

Quanto sarebbe stata fiera di lui.

Il campanello di casa suonò ripetutamente.

Il ragazzo spaventato dall’ora tarda si precipitò all’ingresso.

Davanti a lui la scena che si era immaginato più volte.

Elly con due borsoni appresso e un volto stravolto attendeva solo un suo abbraccio.

Robbie la fece entrare, la aiutò ad appoggiare i bagagli e poi la avvolse completamente tra le sue braccia tentando di placare il disperato pianto della giovane.

 

La notte era trascorsa tranquilla. Elly dopo avergli raccontato tutta storia si era addormentata.

Ora, alle prime luci dell’alba i due ragazzi si risvegliarono.

 

-         Elly ma la busta l’hai aperta? – Robbie strillò

-         No – la ragazza era più calma

-         E cosa aspetti?

-         Non lo so…ho paura…

-         Ma sei matta? Spicciati, valla a prendere – le ordinò

-         Eccola…vado? – sussurrò lei dopo aver attraversato la stanza ed essere tornata al letto

-         Certo

 

Lesse silenziosamente.

 

-         E’ andata!!! – urlò saltandogli addosso

-         Non ne avevo dubbi

 

Rimasero a parlare dell’argomento per un tempo illimitato.

 

-         Robbie saremo soli in questa impresa lo sai?

-         Io e te, i nostri sogni e un avvenire….non è abbastanza?

 

Elly sorrise pensando all’idea:

 

-         Ti rendi conto? Stiamo pianificando il nostro futuro…. – sussurrò incredula

-         si…un futuro… per due…noi due 

 

 

* Come avrete capito la storia è quasi giunta a conclusione!! I loro sogni si sono avverati con qualche imprevisto e un po’ di sofferenza…godetevi gli ultimi capitoli!*

 

 

** Un'altra cosa: un grazie immenso a chi continua a recensire e a seguire la storia!! grazie grazie grazie a tutti siete carinissimi! 1 bacione chia**

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Capitolo 20
*** Non può essere quello il mio regalo ***


Non può essere quello il mio regalo

Non può essere quello il mio regalo

 

 

-         Buon giorno…. – sussurrò Robbie all’orecchio della ragazza - …e buon compleanno!! – concluse sorridendo

-         Ciao

 

Non ci poteva essere migliore risveglio per Elly.

Quella mattina era il giorno del suo diciottesimo compleanno ed era veramente felice.

La sera prima aveva festeggiato con tutti i suoi compagni di classe e con gli amici della scuola di danza. Avevano rincasato soltanto alle 4…era stata una festa veramente degna per l’occasione.

 

Mentre Robbie stava aprendo la finestra per far entrare un po’ d’aria Elly si stiracchiò fra le lenzuola.

Non dovette attendere molto l’arrivo della colazione: il ragazzo con un vassoio la raggiunse a letto.

Le aveva preparato il suo piatto preferito: frittelle ai mirtilli, toast imburrati e succo di pompelmo.

 

-         Tu sei pazzo…

-         Di te sicuramente…

-         Bella questa… - Elly non poteva fare a meno di sorridere.

 

Aveva appena finito di vestirsi quando la porta della camera da letto si spalancò.

 

-         Pronta?

-         Per cosa?

-         Per uscire…

-         Si… - affermò – ma dove andiamo? – chiese sapendo di non ricevere risposta

-         Lo vedrai

-         Immaginavo…un mistero…ok mi metto le scarpe…

 

Scesero correndo le scale,fino a raggiungere l’esterno della palazzina.

Robbie si fermò sul marciapiede senza dir nulla.

 

-         Non dovevamo uscire? – gli chiese Elly un po’ perplessa

-         Siamo arrivati

-         Va bene….che cosa facciamo qui?

-         Qua troverai il tuo regalo di compleanno…

-         Qui? Scusa Robbie ma io non vedo niente…

-         Allora guarda meglio,concentrati…

 

Elly si guardò in giro.

Non vide nulla che poteva assomigliare ad un regalo,almeno fino a quando qualcosa non raggiunse i suoi occhi.

 

-         Non è possibile!- gridò quasi

-         Tu credi?

-         Non può essere quello il mio regalo….

-         E perché?

-         Perché tu non te lo poi permettere…

-         Ne sei sicura?

-         A questo punto…no

-         Elly avvicinati un po’…- le disse sorridendo Robbie

 

La ragazza attraversò la strada e si fermò solamente una volta raggiunta una  macchina nera.

Appeso al cofano c’era una fiocco rosa e al suo interno si poteva intravedere un foglio su cui era scritto il suo nome con un augurio di buon compleanno.

 

 

Da quella meravigliosa sorpresa erano passate circa tre ore.

Robbie anche se si era assicurato un giorno di riposo, era andato a dare una mano al bar,così Elly si era concessa un giretto con la sua nuova auto.

Era andata a fare un po’ di spesa per la settimana ed ora,vagando senza meta, si era ritrovata proprio davanti al cancello di casa Berfield.

Da quella posizione poteva intravedere l’ufficio di suo padre con lui alla scrivania: come di consueto stava leggendo il suo giornale.

In cortile vedeva anche la madre impegnata a curare le sue adorate e preziose rose.

Sembrava un giorno come tanti e non il diciottesimo compleanno della loro bambina.

Non l’avevano neppure chiamata per gli auguri.

Elly fingeva di non essere turbata dal loro atteggiamento ma davanti a quella scena non poté trattenere qualche lacrima che con decisione cancellò dal suo viso.

 

*ciao a Tutti!!! a mio parera il finale di questo capitolo è veramente triste...si, la figura di Robie è importnate ma lui non è in grado di colmare il grande vuoto che ha provocato l'assenza dei genitori...ed Elly forse a milincuore se ne è accorta!! cmq il prox capitolo sarà quello conclusivo!! non so se l'ho gia anticipato...in ogni caso al termine di questa storia ci sarà sicuramente un seguito! spero sarà seguito (bella ripetizione) quanto questa!!!!! grazie 1000 a tutti siete troppo carini! continuate a recensire fino all'ultimo mi racc bacioni chia*

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Capitolo 21
*** Stanza 77 ***


STANZA 77

STANZA 77

 

 

Era una mattinata molto afosa, non tirava nemmeno un sospiro di vento.

Calma completa.

Robbie fece irruzione nella stanza con il volto completamente bagnato di sudore.

Proprio in quel momento Elly si stava caricando sulle spalle gli ultimi bagagli rimasti.

Si guardarono un attimo, sorrisero.

 

-         Ok, è tutto pronto- la ragazza ruppe il silenzio con questa affermazione.

-         Bene, allora si parte!!!!- esclamò Robbie.

 

Chicago si stagliava davanti a loro, con i suoi altissimi palazzi e quella inconfondibile routine quotidiana che si riversava nelle strade come un tormentoso fiume sottoforma di auto, taxi gialli e uomini e donne con una 24 ore in mano.

Il rombo del motore era sovrastato dalla musica che Robbie ascoltava.

Il ragazzo canticchiava il motivo battendo al ritmo le dita sul volante e, nonostante la confusione, Elly dormiva pacificamente appoggiata al finestrino.

Un semaforo rosso lo fece fermare bruscamente, così si girò verso la ragazza.

Sorrise.

Era così dolce la sua piccola mentre dormiva….era felice che il suo sogno si fosse avverato.

Sarebbe diventata una ballerina professionista, magari la migliore,di questo era certo.

Semaforo verde, spinse l’acceleratore, il Royal Ballet era praticamente un isolato più avanti.

 

-         Sveglia pigrona, siamo arrivati- sussurrò Robbie scrollandole leggermente la spalla.

 

Elly dopo qualche secondo aprì i profondi occhi azzurri e guardò gli splendidi lineamenti del ragazzo.

 

-         Come già arrivati? – mugugnò.

-         Beh, si… sono tre ore che dormi!- rise Robbie accarezzandole i capelli.

-         Non ci siamo dati nemmeno il turno… sarai stanco! – replicò l’altra con sguardo preoccupato.

-         No ti preoccupare, c’è di peggio…

Si baciarono appassionatamente, poi scesero per entrare al college, armati naturalmente di un mucchio di pesantissimi bagagli.

 

-         …. Questi, sono il peggio! – esclamò Robbie pensando ai migliaia di scalini che li aspettavano.

 

Una nuova vita cominciava per entrambi.

Una vita che loro si erano creati e che avevano voluto con tutte le loro forze…insieme.

 

FINE

 

* Eccoci ancora qua! “Una ragazza e il suo sogno” è giunto alla fine…ora si può anche dire…un lieto fine come in tutte le storie d’amore che si rispettino; ancora però sono rimasti aperti alcuni interrogativi, come ad esempio il rapporto di Elly con i suoi genitori. Come vi avevo già anticipato la storia ha un seguito che vi assicuro pubblicherò anche perché è gia concluso e bello pronto per essere letto da voi che avete recensito puntualmente ogni capitolo!

Voglio quindi ringraziare Kagomechan91e Zakurochan (che sono state sempre le prime a recensire ogni capitolo), poi ancora mimmyna (la prima in assoluto ad aver recensito), super gaia, Sailormeila, HeavenMayBurn86, se7en, nami_thebest, Ran91!!

Ed in più volevo fare un augurio speciale a super gaia per il suo compleanno: auguroni!! (anche se con un poco di ritardo).

Ok ho finito J. Piuttosto il seguito si chiama “Il sogno continua” e inserirò il primo capitolo appena avrò inviato questo! Quindi vi aspetto!! Chiara*

 

 

 

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