Educazione fisica

di swan87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il bello di essere vampiri ***
Capitolo 2: *** Ti ho beccato! ***
Capitolo 3: *** Piano d'azione ***
Capitolo 4: *** Lo spogliatoio ***



Capitolo 1
*** Il bello di essere vampiri ***


il bello di essere vampiri

Ecco qui i primi due capitoli della mia nuova fan fiction! Lasciatemi un commento se vi sono piaciuti!!

IL BELLO DI ESSERE VAMPIRI

Il fatto di essere un vampiro ha i suoi lati positivi. Nonostante io vivessi nella convinzione di essere solo un orribile mostro, c’era una cosa che amavo non poter fare in qualità di essere soprannaturale: la lezione di educazione fisica. Si svolgeva un paio di pomeriggi a settimana, fino all’ultimo anno e non vi era possibilità di scampo. Bella sbuffava regolarmente avviandosi verso la palestra e io la salutavo con un sorriso, agitando la mano per prenderla in giro.

Mi preparavo regolarmente dei certificati medici fasulli, mi ero inventato una malattia per far sembrare la cosa credibile. Ero anemico. Mi era sembrata divertente come cosa, insomma, un vampiro anemico non era neppure tanto strana come situazione, dato che io di globuli rossi nel corpo non solo ne avevo pochi ( e quando c’erano non erano neppure miei…), anzi, proprio non ne avevo. Alice si era divertita a creare delle analisi del sangue le più veritiere possibile, che utilizzava per tutti noi. Ognuno di noi, ad eccezione di Emmett, era esonerato dall’attività fisica.

Bella mi aveva supplicato in ginocchio varie volte di preparare un certificato medico anche per lei, ma ero stato irremovibile. “ Sei sana e hai la forza media di qualsiasi ragazza della tua età, quindi vai in palestra e cerca di non uccidere qualcuno!” le rispondevo sempre. In realtà ero più preoccupato per la sua di salute, così sbirciavo sempre dalla finestra per controllare che non si facesse male. In caso sarei intervenuto in men che non si dica. Non avrei mai permesso che l’amore della mia vita venisse curato senza la mia supervisione, senza il mio consenso e senza poterla aiutare in prima persona.

 Il mio fratello- orso non aveva saputo resistere alla tentazione di praticare un po’ di sano sport. Il suo spirito di competizione l’aveva portato a diventare, senza sforzo alcuno, il capitano della squadra di football. Il dover giocare con gli umani era uno sforzo immenso per lui, doveva calibrare la sua forza e gestire il suo già precario autocontrollo per non sfasciare tutto. Non sarebbe stato un bello spettacolo, per gli umani, vedere Emmett divellere gli spalti come se fossero erbacce.

Emmett è sempre stato un patito dello sport, da quando in televisione hanno iniziato a trasmettere le partite non si è più staccato dallo schermo. Prima degli anni cinquanta gli risultava molto difficile andare ad assistere a qualche partita: erano i suoi primi anni di trasformazione e la vicinanza con troppi umani lo turbava. Talvolta io e Jasper lo accompagnavamo e lui si sentiva felice come un bambino. Vedevo nei suoi occhi quanto fosse invidioso dei giocatori che si sforzavano di essere i migliori della propria squadra. Loro potevano sfidarsi, lui non avrebbe mai potuto. Certo, non mancava l’occasione di giocare tutti assieme, ma non era la stessa cosa. Per quanto la nostra famiglia potesse essere unita, si sa, sfidare gli sconosciuti è sempre meglio, dà più stimoli.

Dopo aver letto il suo tormento, decisi di parlare sia a lui che a Carlisle. Mio padre giunse alla conclusione che sarebbe stata una bella prova per Emmett, a patto di considerare la cosa con una certa gradualità. Non avrebbe dovuto subito mischiarsi con gli altri giocatori, avrebbe dovuto considerare la cosa molto seriamente e se per caso qualche ragazzo avesse avuto un profumo troppo delizioso , avrebbe dovuto lasciar perdere. Rosalie l’avrebbe seguito durante gli allenamenti e le selezioni per controllare che non potesse fare nulla di sbagliato. Era una cosa abbastanza normale, la propria ragazza- sorella che ti segue dagli spalti facendo il tifo per te. Ovviamente Rosalie piuttosto che mischiarsi alle altre ragazze presenti sugli spalti si sarebbe staccata un braccio a morsi. Non avrebbe mai e poi mai agitato dei pon – pon verso il cielo.

Fu così che il mio fratellone diventò ben presto quarterback, dimostrando un notevole senso di autocontrollo. Tutte le divise gli andavano strette e aveva dovuto farsene confezionare una appositamente. Tutte le domeniche andavamo alle partite e ci sedevano sugli spalti, io e Carlisle ai lati in modo da bloccare qualsiasi tentativo di attacco da parte degli altri.

Alice monitorava la situazione, Esme guardava apprensiva suo figlio pregando che non sbriciolasse le ossa a qualcuno, Jasper lo tranquillizzava a distanza, Rosalie guardava sbuffando le partite e Bella si limitava a starsene rannicchiata sotto un ombrello gigantesco che  le avevo comprato, in modo che evitasse di bagnarsi dalla testa ai piedi. Capitava raramente che ci fosse il sole durante le partite. Carlisle era andato a parlare personalmente con l’allenatore di Emmett, il signor Raymond, un omino basso e cicciottello, con pochi capelli canuti e tanta voglia di insegnare l’amore per lo sport ai suoi ragazzi. 

L’allenatore si era molto dispiaciuto nel sapere che Emmett non avrebbe partecipato alle partite con clima soleggiato.  Il suo nuovo quarterback era l’unico valido elemento al’interno della squadra, gli altri ragazzini erano dei veri disastri. Il dottore si era dimostrato irremovibile sul fatto che i suoi ragazzi dovessero andare in campeggio e imparare a vivere in contatto con la natura, nel rispetto di ciò che li circonda. Carlisle aveva avvalorato la sua tesi aiutandosi con un piccolo regalo. Grazie a lui l’anno successivo ci sarebbe stato uno stadio Cullen, completamente rinnovato e arricchito di tutti i confort, compresa la tettoia per gli spalti e spogliatoi completamente nuovi e moderni. Il potere dei soldi. 

Bella era rimasta molto contrariata da ciò che Carlisle aveva fatto, avevamo una concezione molto differente del valore dei soldi. Fosse stato per me le avrei regalato qualsiasi cosa, anche uno stato intero se solo avesse voluto. Ovviamente non avevo fatto parola con lei della donazione di mio padre, purtroppo però il nuovo numero del giornalino della scuola titolava in prima pagina “Misterioso benefattore salva lo stadio della scuola”, facile trarre le conclusioni. Mi aveva tenuto il broncio per una giornata intera, continuando a ripetere che i soldi per noi non hanno alcun valore e che non si dovrebbero sprecare così. Poi, con le buone maniere, ero riuscito a convincerla che mio padre l’aveva fatto solo a fin di bene. Di certo non volevamo che nostro fratello abbagliasse tutti durante la partita della Domenica …

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Capitolo 2
*** Ti ho beccato! ***


ti ho beccato!

Secondo capitolo di "Educazione fisica", se vi è piaciuto lasciatemi un commento!Ciao a tutti!

TI HO BECCATO!

“ Cullen, sai una cosa, tu mi sembri sano come un pesce!” disse il professor Garvin di educazione fisica. Avevo letto il suo pensiero pochi istanti prima e già intuivo quale potesse essere il proseguimento della frase. Avevo tentato di svicolare per i corridoi, ma la gente era troppa e il professore mi si era parato davanti. Cavolo!

“ E visto che il professore sono io, le decisioni le prendo io! Non ti permetto più di essere esonerato!” continuò impassibile, con le braccia incrociate sul petto e i pollici che picchiettavano piano e ritmicamente ai lati delle braccia.

“ Professor Garvin, come può dubitare di me? Mio padre è un dottore, sa quali sono i limiti che non posso oltrepassare..” provai a giustificarmi. Mi aveva beccato, era logico che prima o poi dovesse succedere. Ero bello, muscoloso e pieno di forze, tutt’altro che emaciato e debole.

“ Oggi seguirai la lezione come tutti gli altri! Ci vediamo in palestra!” e detto questo si girò squadrandomi per un ultima volta, come se volesse confermare la sua ipotesi. Lo seguii con lo sguardo mentre si allontanava per il corridoio. Non faceva che pensare che gli stavo raccontando un sacco di balle. Molto perspicace il professore. Gli occhi mi si strinsero a una fessura. I miei fratelli mi avrebbero preso in giro per i prossimi vent’anni.

Bella camminava al mio fianco guardando per terra, gli angoli della bocca tirati e le labbra premute e tremolanti. Stava per scoppiare.

“ Guarda che ti vedo” le dissi “ puoi anche iniziare a ridere senza nascon …”

Non feci in tempo a finire la frase che la mia ragazza proruppe in una risata fragorosa, che continuò per svariati minuti. La cosa più fastidiosa era data dal fatto che non appena credesse di aver ritrovato la propria compostezza, una nuova ondata di risate la invadeva.

“ Aiuto ho mal di pancia, è come se avessi fatto un migliaio di addominali!” parlò finalmente asciugandosi con un dito una lacrima dall’occhio destro. Mi guardava sorridendo. Non potevo non amarla, anche se mi stava leggermente infastidendo.

“ è molto gentile da parte tua prendermi in giro” mi finsi offeso.

“ Lo so, però la situazione è veramente divertente. Ti sei sempre vantato di esserti trovato l’alibi perfetto per non frequentare la lezione, hai sempre sostenuto che non avrebbero mai osato dirti nulla e poi oggi sbuca dal nulla il prof e ti frega così su due piedi! Ah ah ah! Scusa ma non posso non riderci sopra.”

In effetti la situazione si era resa molto paradossale. Dovevamo raggiungere la mensa il più presto possibile, avevo bisogno di parlare con i miei fratelli.

Appena entrammo nella grande sala illuminata li vidi seduti al nostro consueto tavolo. Emmett guardava fuori e sperava che Domenica piovesse. La partita era molto importante per la sua squadra e ci sarebbero stati un paio di energumeni da sfidare. Bene, lui non sapeva nulla. Alice non aveva parlato né con lui, né con Rose.

Mi misi in fila con Bella con un vassoio che riempii come di consueto di cibo e bevande varie. L’odore di carne mi dava allo stomaco, ma ne presi una porzione per Bella.

“ Cosa vuoi da bere?” le chiesi.

“ Mah, per me una Coca, per te magari un integratore vitaminico, sai devi essere in forze per oggi pomeriggio, non vorrei che ti mancassero i sali minerali.” Detto questo si coprì la bocca con la mano e ridacchiò sommessamente. La fulminai con lo sguardo.

“ Isabella Swan, vuoi andare a casa a piedi oggi?”

“ Oh, no di certo, al massimo posso sempre chiedere un passaggio a Mike Newton.” Mi rispose prontamente con un sorriso angelico sul volto.

Scossi la testa e mi avviai alla cassa con il vassoio.

Nel momento esatto in cui mi sedetti al tavolo Jasper con un movimento fulmineo tirò fuori da sotto il tavolo un pallone da basket e me lo scagliò contro. Prontamente lo afferrai con una mano e glielo ritirai.

“ Ehi Ed, facciamo due passaggi?” mi disse guardandosi negli occhi con Alice. Poi insieme scoppiarono a ridere. Emmett e Rose li guardavano stupiti.

“ Molto divertente. Dobbiamo parlare subito della situazione. Ho bisogno di tutti voi.”

“ Cosa ci siamo persi?” chiese Emmett sporgendosi sul tavolo con i gomiti puntati.

La squillante voce di Alice parlò prima che potessi aprire bocca. “ Il professor Garvin oggi obbligherà Edward a fare educazione fisica. Secondo lui sono tutte balle e Edward sta benissimo. Oggi giocheranno, aspetta un attimo” e si premette il dito sulla tempia “ ah sì, a pallavolo”. Prese una mela e simulò il gesto della battuta, poi si mise il palmo della mano sulla fronte come se volesse scrutare l’orizzonte, per capire dove fosse finita la sua micidiale pallonata.

“ Oh, beh, se ce la fa Emmett, ce la farai anche tu” disse Rosalie mentre si guardava le unghie.

“ Devo trovare una scusa, manca solo un mese alla fine del semestre” dissi concentrandomi su che cosa mi sarei potuto inventare.

“ Potresti fingere un malore teatrale, tipo un infarto nel bel mezzo della partita!” propose Emmett. Sempre con le sue idee grossolane.

“ Beh, certo, e poi far inquisire il professore per il resto dei suoi giorni…” ribatté Jasper.

“ Fingi di avere i brividi e metti il termometro sul termosifone, tanto sei gelato lo stesso” propose Bella.

“ Ah, Ah. Carina questa Bella. Peccato che per avere la febbre ci voglia fronte calda” Emmett diede una gomitata un po’ forte a Bella che si sbilanciò dalla sedia. La presi al volo e la riportai al suo posto.

“ Potresti andare in cucina e mettere la testa nel forno per qualche minuto.”

Bella si voltò di scatto verso la voce squillante con un espressione terrorizzata “Ma che cav..” stava per iniziare a dire.

“ Alice!” un coro di voci si alzò dal tavolo con tono di rimprovero per la stupidaggine che aveva detto la sorella. Il problema non stava tanto nel mettere la testa nel forno, poiché non ne avrei minimamente risentito, il difficile sarebbe stato entrare in cucina senza farsi scoprire da nessuno  stare lì per alcuni minuti.

“Bella, amore” mi affrettai a spiegarle “ noi siamo ignifughi, non correrei il minimo rischio. Comunque è impossibile riuscirci, c’è troppa gente che gira nei corridoi vicino alla cucina.” Mi parve un po’ più tranquilla, anche se turbata dalle nostre proposte.

“ Potremmo mettere un lassativo nel caffè del professore. Sarebbe fuori combattimento per un bel po’” azzardò Rose “ io non mi ricordo, ma credo che debba essere una cosa molto fastidiosa” e si girò verso Bella per avere una conferma.

L’unica umana del tavolo si limitò ad annuire con le labbra serrate e una smorfia sul viso. Dai suoi occhi traspariva che non dovesse essere un gran piacere ciò che Rose aveva progettato. Forse era meglio evitare.

“ Ci sono!” esordii all’improvviso. L’idea mi si era accesa in testa come una lampadina.

“ Giusto!” ripeté subito dopo Alice.

“ Sì, è la soluzione giusta! Devo fare così!”

Gli altri al tavolo ci guardavano stupiti, in attesa che comunicassimo anche a loro la nostra decisione.

“ Allora ci volete aggiornare, oppure dobbiamo restare con il dubbio di cosa state architettando” disse Jasper picchiettando le dita sul tavolo. La mensa si stava svuotando, così potevamo parlare liberamente dei nostri oscuri piani.

Bella si alzò in piedi all’improvviso con il vassoio in mano. Ci girammo tutti  verso di lei.

“ Sono in ritardo per la lezione. E poi sinceramente non voglio sapere cosa state architettando, quindi preferisco l’effetto sorpresa. A dopo! Ci vediamo in palestra…” e si avviò verso il cestino della spazzatura.

“ Bella? Oggi andrai a casa con Alice! Non aspettarmi fuori da scuola. Beh, penso che ci saresti arrivata da sola dopo che avrai scoperto come ho intenzione di risolvere la situazione, però te lo dico lo stesso!” mi rivolsi a lei .

Sembrava confusa dalle mie parole. “ Ok, ciao” si limitò a dire e si girò con lo zaino in spalla per avviarsi.

“ Allora? Possiamo sapere cosa hai intenzione di fare per scampare alla lezione?” mi chiesero gli altri.

Feci cenno con il dito di avvicinarsi verso il centro del tavolo. Alice già ridacchiava. Loro mi guardavano ansiosi e curiosi con i loro occhi dorati. Quando le nostri fronti praticamente si stavano toccando decisi di parlare “ Semplice” dissi con naturalezza “ mi romperò una gamba!” e passai in rassegna i loro sguardi attoniti mentre digerivano la mia idea.

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Capitolo 3
*** Piano d'azione ***


Piano d'azione

Ecco il terzo capitolo! Ringrazio tutti quelli che hanno segnato la storia fra le loro preferite e soprattutto Mine, Kumiko_Chan_ e Simona_Cullen che mi hanno lasciato una recensione!!!Grazieeeee!!Vedo dalla statistiche che state gradendo molto le avventure dei Cullen in palestra quindi spero che questo terzo capitolo non vi deluda...Buona lettura!!!E continuate a dirmi cosa ne pensate miraccomando!!


Capitolo 3 

Ci misero un paio di secondi per assimilare la mia proposta. Ci guardavamo ancora tutti negli occhi e potevo chiaramente sentire i loro pensieri confusi sovrapporsi gli uni agli altri in un turbine di proposte e valutazioni della cosa. Sentivo anche Alice concentrarsi per visualizzare la scena. Si premeva un dito minuscolo sulla tempia e chiudeva gli occhi, gli angoli della bocca erano già voltati in su e nascondevano un sorrisetto. Vedevo anche io la scena di rimando: in palestra, io che fingevo dolore e mi tenevo con le mani la gamba destra. Tutt’attorno a me i miei compagni di scuola e Bella che mi assisteva.

Fu Emmett a parlare per primo. “ Ed, hai mai considerato l’idea di frequentare educazione fisica senza ricorrere a questi sotterfugi?”

“Sì, ci ho pensato, ma non credo che avrei la volontà di resistere. Non ho il tuo stesso spirito di competizione” mi voltai e gli sorrisi. Mio fratello pensava sempre alle soluzioni più pratiche e semplici da attuare. Per lui la soluzione migliore si trovava sempre in quella più facile ed attuabile. Era anche per questo che gli volevo così bene.

Jasper rifletteva ancora sulla mia proposta, lo sentivo valutare se avesse potuto infondermi una sensazione di dolore, in modo da far risultare più credibile la cosa.

“ Certo che ci riuscirai, io l’ho visto e so che tutto andrà bene!” Alice si rivolse a lui e il suo compagno iniziò a rilassarsi.

“ A me sembra una grandissima stupidaggine” mi sembrava strano che Rose non avesse ancora parlato. Non si era smentita neppure stavolta, i suoi commenti negativi non mancavano mai. Nessuno parve dare peso alla sua affermazione. Lei per tutta risposta si mise una mano nei capelli per riavviarsi la chioma già perfetta e ritornò ai suoi frivoli pensieri ignorandoci del tutto.

La ignorai a mia volta e mi preparai ad agire assieme ai miei tre fratelli che si erano dimostrati solidali con me.

“ Bene, il piano è questo. All’ultima ora in palestra ci sarà pallavolo, come ha previsto Alice, giusto?”

“ Giusto!” mi confermò lei.

“ Quando la partita inizierà, più o meno a metà del primo set, fingerò di scivolare per recuperare una palla. Riesco già a leggere la mente di Garvin ed ha intenzione di comunicare agli altri studenti che oggi giocherò anche io. Vuole spingerli a battere e indirizzare tutti i palloni possibili su di me. Devo agire al più presto per non rischiare di combinare qualche guaio.” Dissi tutto d’un fiato con il respiro accelerato e la speranza che il piano riuscisse alla perfezione. Doveva riuscire!

“ Chissà come potrebbe reagire la signora Garvin se si vedesse arrivare un pallone da pallavolo nel bel mezzo del salotto, passando direttamente per un muro portante!” esordì Jasper.

“ E il bello è che abita a parecchi chilometri da qui, vorrei vedere la sua faccia!” ridacchiammo tutti a questo nostro piccolo scambio di battute e proseguimmo.

“ Edward, sai forse è meglio modificare il tuo piano” mi interruppe Emmett all’improvviso.

Lessi subito il perché del suo ripensamento e mi trovai concorde con lui. “ Sì, hai ragione. Forse una caviglia sarebbe meglio…”

“ Sai, sto passando molto tempo con gli umani ultimamente e da quello che ho potuto capire il football è molto pericoloso per loro. Sono così friabili! Basta una bottarella e crack! Si rompono come legnetti. Di solito braccia e caviglie vanno per la maggiore. E soffrono parecchio, credo che sia lo stesso dolore che potremmo provare noi se ci dovessero strappare un braccio.”

Un piccolo brivido ci oltrepassò tutti. Eravamo capaci di ricomporci, ma a nessuno sarebbe piaciuto essere smembrato. Nonostante fossimo creature immortali e praticamente immuni a qualsiasi catastrofe, avevamo una percezione del dolore, seppur diversa da quella degli umani.

“ Ok, allora Alice tieni d’occhio la situazione e avverti Bella di fingere preoccupazione. Sarà un’ impresa per lei, è veramente una pessima attrice. Sono curioso di vedere come reagirà, di certo si aspetta qualcosa, ma non credo sospetti che io possa fingere una frattura” terminai la frase con un ghigno divertito.

“Bene, vado subito! Io e Jasper ti guarderemo dalla finestra! Forza fratellino, riusciremo a cavarcela anche questa volta…” si alzò e volò via in un soffio con i libri tra le braccia.

“Dimmi cosa provi” mi disse Jasper.

Subito una strana sensazione si diffuse nel mio corpo era come se non mi sentissi più le gambe e le braccia, mi sentivo incompleto ed estremamente a disagio. Sentivo anche un dolore partire dallo stomaco. La sensazione non era la stessa di “pancia brontolante” che sentivo in Bella quando era affamata, corrispondeva più che altro, ad un profondo disagio interiore che mi causava un senso di nausea. La bocca mi si asciugò e credetti di sentirmi male.

“ Oh cavolo… Jasper ma è una cosa molto fastidiosa, è come se mi ritrovassi senza gli arti. Funzionerà di sicuro perché mi ha lasciato veramente inquieto. Anche lo stomaco ne ha risentito, non so come tu abbia fatto, ma posso dirti che è davvero efficace.”

“Bene, vuol dire che funziona. Sembra un po’ il dono di Alec, ma applicato al fisico e non alle percezioni sensoriali. L’ho usato in maniera blanda, ma scommetto che potrebbe avere effetti molto spiacevoli se utilizzato con la massima forza.”

Rosalie si alzò e se ne andò con i suoi libri senza dire una parola. Emmett si affrettò a seguirla per andare a lezione e nell’alzarsi si voltò e mi disse “ In bocca al lupo Ed, io sarò fuori a fare allenamento di football, ascolterò da lontano quello che succederà. Ah ah non vedo l’ora.” E si allontanò sorridendo e pensando alla mia frattura.

“Bene Jazz, ci vediamo dopo!” mi alzai e mi diressi verso la lezione di scienze. Oggi il professore avrebbe consegnato un compito in classe a sorpresa , ma la cosa non mi preoccupava. Pensavo a come fingere la frattura senza sembrare troppo teatrale e, soprattutto,  a come evitare che il professore mi toccasse. Chiamai Carlisle e gli spiegai in fretta la situazione. Mi assicurò che sarebbe arrivato in tempo per assistermi . Si sarebbe inventato una qualsiasi scusa per giustificare la sua presenza. Io gli suggerii che avrebbe potuto inventarsi di venire a controllare che i soldi della sua donazione venissero spesi bene e lui la giudicò una buona idea.

Appena mi sedetti alla lezione di scienze il professore consegnò un elementare questionario di anatomia. Avevo già studiato medicina varie volte e le domande mi parvero estremamente semplici e fattibili. Dopo aver terminato in meno di un minuto, passai il resto dell’ora a riflettere sul mio piano per sviare il professor Garvin. Il poverino che era tanto convinto di avermi incastrato una volta per tutte si sarebbe ritrovato a dover fare i conti con una banda di diabolici fratelli vampiri.

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Capitolo 4
*** Lo spogliatoio ***


lo spogliatoio

Ecco qui il quarto capitolo della mia fan fiction! Innanzitutto vi devo chiedere scusa perchè non ho aggornato per molto tempo la mia storia ma,tra impegni dell'università con una tesi da scirvere e mancanza di ispirazione il tempo è passato...

Devo ringraziare mine, Kumiko_Chan_ e Simona_Cullen per le recensioni che mi hanno lasciato ed inoltre tutte le persone che hanno aggiunto la storia tra i seguiti ed i preferiti!!!Grazie grazie grazie!!!!!


Suonò la campanella e con lentezza esagerata mi avviai verso la palestra. Muovevo i piedi adagio per ritardare l’arrivo negli spogliatoi. Alice passò nel corridoio e come un turbine mi lanciò un paio di pantaloni da ginnastica e una maglietta della divisa scolastica. Non volli indagare sul come si fosse procurata gli indumenti, ma dall’odore sembravano nuovi. Per lo meno non li aveva rubati dallo zaino di qualche altro alunno, costringendomi ad indossare gli abiti sudati di qualcun’altro. Che schifo! Emmett lo avrebbe fatto sicuramente e avrebbe sghignazzato tutto il tempo.

Con gli abiti stretti in mano arrivai allo spogliatoio. Sentivo la presenza di Jasper nel corridoio vicino. Me l’aveva detto che sarebbe rimasto in zona e al momento giusto mi avrebbe inflitto la sensazione di dolore che avevo sperimentato poco prima. Ne avrei volentieri fatto a meno, ma era necessario per la buona riuscita del piano.

Pregavo che buona parte dei miei compagni di classe fossero già usciti dallo spogliatoio, ma la quantità di pensieri che si sovrapponevano dietro la porta mi confermava il contrario.

Secondo me non si presenterà alla lezione”.

Chissà quale scusa avrà in serbo oggi”.

È solo un coniglio, neanche verrà” Mike Newton. Ancora mi stupivo di quanto nervosismo mi potessero infondere i suoi stupidi e infantili pensieri.

Determinato a smentire quei pensieri aprii di scatto la porta dello spogliatoio e mi ritrovai davanti alla scena che mi ero immaginato. Tutti i ragazzi se ne stavano fermi e in silenzio nello spogliatoio, chi si stava infilando le calze, chi restava a torso nudo con la maglietta tra le mani e chi stava discutendo animatamente e all’improvviso si era fermato con le mani a mezz’aria.

Tutti fissavano me. Se non avessi avuto la certezza che li avrei potuti disintegrare in pochi secondi mi sarei sentito in imbarazzo. Subito un flusso di pensieri mi travolse, fu come ricevere una gran botta in testa, decine di voci mi entrarono nella mente pressoché contemporaneamente.

“Oh guarda chi c’è, il principino si è deciso”

“Cavolo ho perso la scommessa”

“Tyler ha perso! Ho vinto 10 Dollari!”

“ Voglio proprio vedere se è così malato come dice di essere…”

Sbuffai piano e mi incamminai verso una panca libera. Il più lontano possibile da tutti gli altri: mi sentivo i loro occhi addosso e non potevo fare a meno di evitare i loro sguardi, poiché lo spogliatoio era un unico spazio aperto. Intercettai con lo sguardo l’unico volto amico in mezzo alla marmaglia dei miei compagni: Ben. Mi avviai verso di lui e incrociai il suo sguardo mentre ignaro del mio arrivo si stava allacciando le scarpe.

“Ehi Edward, ti unisci a noi oggi?” mi chiese sorridendo.

“Già, il professore dubita dei miei certificati medici, forse dovrebbe parlare con mio padre” mi sembrò una risposta sensata, che un ragazzo di diciassette anni avrebbe potuto fornire come spiegazione.

“Beh, sono sicuro che hai delle valide motivazioni per non seguire le lezioni di educazione fisica” affermò il ragazzo.

“Ah sì, su quello hai proprio ragione!” e accennai una risata inspirando a pieni polmoni e ritrovando un po’ di rilassatezza. Mi bloccai a metà respiro interrompendolo bruscamente. Oh che schifo! Non mi ero accorto di quanto puzzasse quel luogo. Entrando una scia di odori mi aveva colpito le vie respiratorie ma non ci avevo fatto troppo caso. Era un letale mix di polvere, sudore, mobili vecchi, scarpe sporche, calzini dimenticati sotto gli armadietti, briciole di cibo, indumenti sudici, asciugamani bagnati e riposti nelle sacche, bagnoschiuma, palloni e bibite energetiche ad alto contenuto chimico. Non sapevo se per gli altri ci fosse la stessa sensazione di sporco che mi sentivo addosso, così indagai ingenuo “C’è sempre questa puzza qui dentro?”

“Quale puzza?” rispose Ben inspirando brevemente un paio di volte per testare l’aria.

Ottimo! Passavano ore delle loro giornate in un posto pieno di batteri e maleodorante e non se ne rendevano conto. “No, nessuna, mi era sembrato, ma mi sono sbagliato”.

Durante il nostro piccolo scambio di parole la situazione alle mie spalle non era mutata. Tutti i compagni se ne stavano lì ad aspettare una ed una sola cosa: volevano vedere quanto fossi malato, gracile e ammirare il mio povero corpo segnato dalla sofferenza. Non se ne sarebbero andati finché non mi avessero visto in mutande davanti a loro per poter constatare con i loro occhi che non stessi mentendo. A nessuno di loro sarebbe importato nulla se si fosse trattato di qualsiasi altro studente, ma nel mio caso tutti volevano “sapere”, non sopportavano l’idea che fossi così bello, bravo e perfetto.
Dovevo trovare un modo per ritardare e lasciarli uscire tutti. Proprio mentre mi trovavo impegnato in quelle riflessioni, tra tutte le voci che udivo nelle mie orecchie una mi colpì in pieno come la punta di una freccia. Sempre lui, Mike Newton, coglieva l’occasione per darmi sui nervi. Sentivo chiaramente che aveva accostato la mano alla bocca e sussurrava al suo compagno “Forse il principe ha vergogna di cambiarsi davanti a noi… povero scemo!”

Un meccanismo perverso scattò dentro di me ed agì cancellando i miei timori di essere giudicato per il mio fisico perfetto. Quello stupido ragazzino stava per innervosirmi seriamente. Se non avessi saputo controllare perfettamente il mio umore l’avrei scagliato dall’altra parte della stanza con una manata, frantumandogli buona parte delle ossa e rovinandogli per sempre il faccino arrogante. Decisi che non mi importava del loro giudizio, non sarebbero mai andati a dire al professore che il mio fisico era pari a quello di un atleta professionista, anche perché dopo la mia performance in palestra mi sarei trovato nell’impossibilità di partecipare alle lezioni.

“Forse è meglio che mi cambi i vestiti, non vorrei fare tardi alla lezione” dissi a Ben con un sorriso benevolo. Mi sfilai lo zaino dalla spalla e lo appoggiai alla panca, di fianco a quello di Ben. Lui intanto continuava a vestirsi. Sentivo i pensieri di quei curiosi pettegoli dietro le mie spalle, così mi levai la felpa e la piegai. Rimasi in maglietta a maniche corte e già sentivo come i loro pensieri si concentravano sulla possenza delle mie braccia pallide. Scalciai le scarpe con i talloni e le lasciai vicine ai miei piedi. Mi levai la maglietta. 

Vidi Ben sgranare gli occhi per un secondo, da quella prospettiva era l’unico a potermi vedere e si limitò a pensare un “Cavolo!” osservando i miei addominali scolpiti e i pettorali definiti. I pensieri e i commenti alle mie spalle aumentavano vertiginosamente, così d’improvviso mi girai con noncuranza, piegando con cura la maglietta. Un silenzio improvviso calò nella stanza, interrotto dal cigolare di un’anta degli armadietti metallici che sbatteva contro la parete. Il mio ego si trovava a livelli di massima soddisfazione, osservando le espressioni di stupore di quei ragazzini e, soprattutto, di Mike Newton che mi fissava con la bocca mezza aperta scuotendo leggermente la testa. Ghignavo soddisfatto nella mia mente, accennando un piccolo sorrisino sul mio volto perfetto. Per completare l’opera mi sfilai i pantaloni e rimasi in boxer davanti a tutti, pieno di soddisfazione. Lasciati passare un paio di secondi, infilai i pantaloni della tuta e la maglietta della divisa scolastica, infilai le scarpe senza slacciarle, riposi i miei abiti nello zaino e mi rivolsi a Ben “Io sono pronto, andiamo?”

Lo vidi scuotersi un attimo e ritornare con la mente nello spogliatoio e rispondermi “O-ok, andiamo” e si alzò avviandosi. Io lo imitai e lo seguii passando in mezzo agli altro compagni, troppo meravigliati per muoversi.

Non appena toccai la maniglia della porta fui assalito da un vortice di pensieri, tutti con un’unica tematica: il mio corpo assolutamente perfetto.
Risi, contento di aver dato una lezione a quei ragazzini, che avrebbero dovuto pensare ai fatti loro e non interessarsi dei miei affari privati.
Un pensiero di divertiva in particolare, ovviamente quello di Mike che scuoteva la testa muto e dentro di sé ripeteva “Non è possibile, non è possibile, non è… umano avere un fisico del genere!”

 

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