A Thief and a Guitarist

di chaplin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Penny Rain, the blond Thief (en L'America) ***
Capitolo 2: *** La nostra ultima porcata (Giu' le braghe!) ***
Capitolo 3: *** JimboCalifornia&littleRebArizona (Tucson) ***
Capitolo 4: *** Jesus. ***
Capitolo 5: *** Chi e' Alvarado Gomez? ***
Capitolo 6: *** Going to California / Have fun! ***
Capitolo 7: *** Take the highway to the end of the night.. ***
Capitolo 8: *** Riot! - e Penny non si tocca, chiaro? ***
Capitolo 9: *** I want to tell you a story... ('bout a man) ***
Capitolo 10: *** fun fun fun - and Long John Silver... ***
Capitolo 11: *** Fun fun fun - parte seconda. (Baka!) ***
Capitolo 12: *** Get back! In tutti e due i sensi... ***
Capitolo 13: *** Via col Vento e altre visite dallo spazio. ***
Capitolo 14: *** English Pirates in Kansas City! ***
Capitolo 15: *** My Wild Love ***



Capitolo 1
*** Penny Rain, the blond Thief (en L'America) ***


“No, ragazzi, questo non voglio farlo.”
“Oh, invece lo fai.” le rispose Tyler.
Avrebbe voluto chiedere aiuto a Stan, il suo fidanzato, ma lui era sempre d'accordo con Tyler.
“Jimbo...” piagnucolo', allora “diglielo tu...”
“Mi dispiace, Penny,” ghigno' Jim, “a me sembra un'idea stupenda.”
Penny avrebbe voluto ucciderlo a botte. Che viscido traditore...
“Tutti, tutti. Siete tutti dei... aah, non importa, lo faccio. Ma non andro' fino a San Francisco, questo scordatevelo.”
Tyler sghignazzo'.
“Se non lo trovi entro due sere, sai cosa ti potrei fare. Poi sara' divertentissimo, ci faremo fama!” e si poggio' a Penny, sfoderando il sorriso da dandy.
Penny lo spinse via in malo modo e si accese una sigaretta.
“Io continuo a dire che con McCartney sarebbe piu' fico.”
“Scordatelo, Stan. Sai molto meglio di me che Rebecca va pazza di Paul McCartney, gia' si e' messa a sbavare quando si e' accorta che avete la stessa faccia di merda. Non voglio sentire i suoi pianti commossi e gli schiocchi dei suoi baci per tre intere settimane.”
“Sei una guastafeste, Penn” e si mise a baciare da dietro il collo della ragazza. Lei lo spinse lontano da lei, come aveva fatto con Tyler.
“Lo so. In fondo sono Penny Rain, la cosiddetta ladra.” e fece un tiro.

Penelope Rain, quella sera, puliva i tavoli con uno straccetto e, ogni tanto, dava una sistemata rapida al grembiule bianco.
La gente che frequentava quel locale jazz era in genere formata da uomini che non avevano nulla da perdere nella loro vita, uomini stanchi di peccare e di lavorare, in genere neri. Il capo era un uomo biondo che pagava poco e andava a donne, un uomo che Penelope detestava, a parte quando le comunicava che il suo turno era finito. E infatti, dopo un paio di minuti, sbuco' fuori dal nulla un uomo biondo con gli occhi azzurri, dall'aria poco gradevole. Penny ormai si era abituata alle sue occhiate maliziose al suo seno; lo svantaggio di avere una terza.
“Rain.” le sorrise, piu' o meno gentilmente “puoi andare, sono le undici e il tuo turno e terminato.”
Era ora. Penny si levo' il grembiule in fretta e rivolse al capo il sorriso piu' falso che potesse fare, come faceva tutte le sere. Ma in quella sera gli era particolarmente grata: quella sera doveva svolgere lavoro sporco.
Doveva prendere l'auto e dirigersi a San Francisco, dove avrebbe trovato i Beatles in un hotel.
Aveva l'indirizzo, sebbene pochi fossero a conoscenza di questa cosa, semplicemente il padre di Stan era un conoscente di Epstein, e Stan era solito a riferire tutto quello che sentiva in giro a Tyler.
Jim le aveva prestato freccette che contenevano tranquillanti per balene del padre: nel caso il bersaglio andasse addormentato, aveva detto.
Stanley e Jim erano davanti al locale ad aspettarla.
Stan si era poggiato ad un palo con una sigaretta tra le labbra e si faceva un paio di tiri, Jim era seduto sulla loro macchina e beveva.
Quando Penny passo' davanti a Stan, gli schiocco' un bacio sulle labbra. Quando lui fece per trattenersi a lungo, Penny lo respinse, facendolo sbattere contro il palo.
“Penn, non sarai mica...”
“Incazzata? Si', sei il mio ragazzo, devi appoggiare le mie decisioni.”
“Eddai, per una cavolata del genere...”
Penny gli mollo' un pugno sul braccio.
“Jim ci aspetta in macchina, muoviamoci, che odia aspettare.”
Stan la strinse in un abbraccio da dietro, baciandole i capelli.
Jim, alla vista dei due piccioncini, sogghigno' e scese dalla macchina, su cui si era praticamente sdraiato, e lancio' la bottiglia di birra, vuota, verso il parabrezza di un pick-up che si scheggio' mentre la bottiglia ando' in frantumi.
“Automobile di merda.” e rise.
“Allora, ci sbrighiamo o no?! Stan, tu ti siedi dietro di noi e nascondi bene la roba. Jimbo, tu non guidi se sei brillo,” ordino'.
“Non vedo ancora doppio, Penelope,” e sorrise delicato.
Penny roteo' gli occhi, le solite battutine da macho. Accese il motore dell'auto e schiaccio' violentemente il piede sull'acceleratore, e intanto nella sua mente si fissava il piano che le aveva descritto Tyler.
Quando il bersaglio sarebbe un attimo uscito a fumarsi qualcosa – cosa che avrebbe dovuto succedere, prima o poi – Jim, con la sua magnifica mira (piu' o meno) gli avrebbe sparato una freccetta, nel caso fosse stato su un balcone. Se invece, per una sfacciatissima fortuna, avrebbero incontrato il bersaglio con i piedi per terra, lo avrebbero agguantato e legato come un salame per poi portarlo a casa di Penny, dove si sarebbero un po' divertiti con lui. Quindi, appena possibile, avrebbero lanciato la minaccia.
A Penny sembrava un piano idiota, e probabilmente anche Stan pensava la stessa cosa, perche' era agitato. Jim era neutrale – o almeno diceva lui.
Penny sapeva di dover fare questa cosa, perche' sapeva cosa avrebbe potuto farle Tyler se lo avrebbe fottuto: gliel'avrebbe fatta pagare, com'era successo con un suo ex.
Lui si era rifiutato di impacchettare la casa della vecchia signora della 24, quindi Tyler, il giorno dopo, gli aveva riempito tutta la casa di uova marce e gli aveva spaccato i vetri, dopo averlo convinto a ubriacarsi e averlo fatto addormentare per strada. Due settimane dopo, Ed era scomparso dalla circolazione per dubbi motivi di lavoro, e Penny aveva conosciuto Stan.
Penny faceva ancora fatica a ripensarci.
Nel frattempo, Penny, Stan e Jim erano in autostrada. Stan era visibilmente annoiato.
“Penn, manca ancora tanto?” chiese.
“Un ora, Stanley. La pazienza e' la virtu' di pochi,” rispose, secca. Stan butto' la testa all'indietro, sfinito, Jim rise tra se e se sull'ironia della cosa. Tyler aveva detto che sarebbe stato “divertentissimo e eccitante”, per dirla con le sue esatte parole, e in effetti stavano proprio saltellando dal divertimento. Prima che Jim potesse aprire la bocca per dire la sua, in quel momento, si irrigidi' sul sedile.
“Jimbo, va tutto bene?” gli chiese Penny, preoccupata. “Non dovevi bere, secondo me...”
“No, no. Guarda la', Penn,” e indico' un punto oltre il parabrezza, illuminato dai fari dell'auto in mezzo al buio.
Un uomo era li', in piedi, vestito solo con cannottiera e boxer, e faceva l'autostop. Aveva i capelli neri, un viso ovale a spigoloso ed era alto. Stan ridusse gli occhi a fessura per mettere a fuoco l'immagine.
“Ma non vi sembra che quel deficiente mezzo nudo somigli a...”
Penny capi' subito, e fece un sospiro lungo e disperato.
“Che fortuna...” disse con l'entusiasmo alle stelle, “Sentite, io non ne ho voglia. Mettiamo in atto il piano B, prendete quelle corde e portatelo qua. Io resto qui ad aspettarvi.”
Il Beatle, intanto, si era accorto che l'auto rossa si era fermata, quindi fece il migliore sorriso che gli riuscisse e fece per avvicinarsi, quando dalla portiera uscirono due ragazzi, entrambi armati di corda, e uno stringeva un fucile. L'istinto gli disse di correre, e lui obbedi', mentre i due lo seguivano, urlandogli addosso.
Penny, per distrarsi dalle urla, accese l'autoradio, che metteva Help! dei Beatles. A lei non piacevano, soprattutto per i giochi di parole che le faceva spesso sua sorella, a proposito della simile pronuncia tra Penny Lane e Penny Rain. Spense subito la musica, e guardo' fuori dal finestrino: un cielo scuro costellato di milioni di stelle luminose, una luna nuova e, attorno all'autostrada, una grande prateria stile Far West.
“Bah. Avevo ragione quando dicevo che i Beatles sono quattro pazzi inglesi. Ecco perche' Harrison fa l'autostop in mutande.”





Volevo scrivere un altra fic con i Beatles da un po' di tempo, e tra i banchi di scuola e' uscita fuori questa cosa XD l'idea mi e' definitivamente venuta ascoltando Taxman, canzone scritta da George e.. inzomma, spero che vi sia piaciuto il capitolo e che seguirete la storia! Potrebbe sembrare abbastanza stupida la trama, ma sfocia in argomenti molto strani XD
Non so se ritenermi soddisfatta, quindi spero di ricevere qualche commento, seppur negativo :) Saluti cordiali XD

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Capitolo 2
*** La nostra ultima porcata (Giu' le braghe!) ***


La limo correva per le strade di San Francisco.
Era sera, c'erano insegne di neon dappertutto, che illuminavano le palme lungo il marciapiede. Uno spettacolo degno da bella citta' californiana, immersa nel jazz e nella mala/bella vita.
L'autista, un uomo baffuto con gli occhi verdognoli su cui si riflettevano le luci della strada, osservava il panorama con distrazione. Certo, quella citta' aveva il suo fascino, ma non aveva tempo di soffermarsi a lungo sulle varie bellezze planetarie artificiali, gli altri lo aspettavano, e non erano neanche tanto pazienti.
Parcheggio' davanti ad un edificio che sembrava essere un cinema, e suono' tre volte il clacson – il traffico nella citta' era rumoroso, quindi nessuno sembro' farci troppo caso. L'autista scese dalla macchina con finta grazia e apri' le portiere, guardando verso la porta dell'edificio. Ne uscirono fuori quattro uomini imbottiti come salumi. Uno sonnecchiava, portato sulle spalle di un altro, piu' vecchio rispetto dagli altri tre.
Velocemente l'uomo vecchio si tolse tutti i vestiti superflui, rimanendo nell'uniforme grigia e fece cambio con l'altro autista, che si tolse i baffi e la barba finta.
“Paul, sbrigati, che ci scoprono!” sibilo' John, frettoloso.
“Calmati, accidenti, questi pantaloni sono veramente scomodi.. non riesco a camminare!”
“Sei davvero intelligente a metterteli allora!”
Appena Paul fu dentro, l'autista in uniforme grigia parti' con i quattro Beatles, interi – per fortuna -, a bordo.
Ringo, il batterista, si tolse la sciarpa di dosso.
“AH! Aria...” e cosi' dicendo, si spoglio' con calma, buttando gli indumenti sotto di lui.
John si levo' il giaccone e la camicia – sudata – e, abbassato il finestrino, lo lancio' fuori.
Paul fece lo stesso con tutti gli indumenti che aveva addosso, rimanendo in boxer.
“Sei un pazzo a farci vestire cosi' in California... e quei pantaloni erano una tortura alle mie intimita',” si lamento' Paul.
John sogghigno', mentre si rimetteva gli occhiali. Il suo sorriso scompari' quando diede una veloce occhiata prima al batterista, poi al bassista. Poi degluti'.
“Paul, vergognati, copriti con qualcosa. Sembra che stiamo per farlo in tre.”
“Aaah!” urlo', mezzo spaventato, Paul, coprendosi il viso con la sciarpa di Ringo, ai suoi piedi.
Chitarrista e batterista si scambiarono un'occhiata divertita e, in quel momento, fu Paul a ridere.
“Lo sapevo che eravate intimi, voi due.” il bassista ghigno'.
“Aaah!” urlo', stavolta, Ringo.
“Basta parlare su 'ste porcate. Ora dobbiamo solo scappare via da questo posto, perche' la California - e non solo - ci odia.” disse John, con tono schifato.
“Ma... perche'?”
“Gia'... ci sono anche delle bionde da urlo,” aggiunse Paul.
“Lo sapete meglio di me.” sorrise. “Pero', Paulie, sono d'accordo con te, sulle bionde!”
Paul assunse un'espressione soddisfatta, atteggiandosi. Ringo rise sotto i baffi. Invece John sorrise beato, come non faceva da un paio di mesi, e lancio' una rapida occhiata a George, che non aveva ancora parlato.
“Ma che gli prende al nostro Georgie? E' morto?”
“Penso sia svenuto quando e' caduto dalle scale..”
borbotto' Paul. Ringo sventolo' la mano davanti ai suoi occhi, coperti dagli occhiali da sole rotondi. Paul glieli tolse, velocemente, per non svegliarlo.
“Guarda guarda..”
“Smettila, John.”
“Posso disegnargli i baffi?”
Quattro occhi fissarono il batterista.
“Scusate...”
“Ringo... lui ha gia' i baffi.” lo riprese Paul.
“No aspetta, hai detto una cosa semi-intelligente: gli facciamo prendere un colpo!” esclamo' John.
“...in che senso?” chiese Paul, mentre Ringo aveva alzato un sopracciglio.
“Aspettate e vedrete, stronzi. Sara' l'ultima porcata che riusciremo a fare, nella nostra vita,” ghigno' lui.
E quindi, facendo segno di stare in silenzio, gli tolse con delicatezza la sciarpa, facendo attenzione a non svegliarlo.
“Allora, deve rimanere in mutande. Voi gli togliete i pantaloni, io gli tolgo tutto il resto, ok?”
“A... aspetta, perche' dovremmo farlo?” chiese Paul, indicando con l'indice se stesso e Ringo.
“Per puro divertimento, niente di che, poi vedrete che voglio fare e sicuramente vi piacera',” sorrise John, con aria poco affidabile. “Quindi marsh, via le braghe!”
Alla fine, George si ritrovo' a ronfare, con solo una cannottiera e un paio di pantaloncini addosso. Nel frattempo, l'autista aveva raggiunto l'autostrada che portava a Los Angeles. Perfetto, come John aveva calcolato.
“Si puo' fermare l'utilitaria? Devo pisciare!”
A Ringo scappo' la ridarella, interrotta da una botta sulla spalla da Paul, che gli fece segno di stare in silenzio. Era nervoso, aveva paura di che sarebbe potuto succedere.
John prese George in braccio che, appena senti' i piedi allontanarsi dal suolo, inizio' a svegliarsi lentamente e a prendere lucidita'.
“Ma cosa...”
“Non ci si sveglia in ritardo, ragazzo!”
“Cosa...?”
Sotto gli occhi scioccati degli altri due Beatles, John Lennon lascio' cadere il chitarrista sull'erba per poi tornarsene dentro l'auto. “MA COS...”
“Che cacchio ti prende?!” gli chiese, urlando. Ora si' che si era ripreso dal sonno.
“Eri cosi' tenero mentre dormivi che ho voluto svegliarti, a modo mio.” e mostro' i denti.
George fece per rispondergli per le rime, quando John chiuse la portiera, facendogli l'occhiolino.
“Oh merda... Ehi, apritemi la porta! FATEMI ENTRARE!” e si mise a rincorrere la macchina, che gia' sfrecciava.


“John, sei IMPAZZITO?!”
“E se gli succede qualcosa?! Se lo investe una macchina.. non so..”
“Se lo rapiscono gli alieni, vorrai dire. Avanti, non gli succedera' niente. Gli ho lasciato un paio di dollari americani dentro la tasca, riuscira' a raggiungerci con l'aereo.” John sembrava rilassato.
“Peggio... Sai com'e` l'America? Se lo vedremo tornare – cosa poco probabile, ormai – lo vedremo tutto nudo, con una fogliolina alla canadese che gli copre le vergogne!”
Paul era ancora spaventato, scosse la testa, per liberarsi dallo stress che si era accumulato dentro la sua testa. Ringo continuava a guardare fuori dal finestrino oscurato per vedere se George era ancora intero, ma con il buio della notte non si riusciva a vedere niente.
“Su su, non ti preoccupare. Tornera' tutto intero.” John sorrise, rassicurante.
Paul butto' la testa all'indietro. “L'ultima porcata che avremmo fatto, eh? Io la chiamerei ragazzata”.
John rise, Ringo sospiro'. In fondo, non succedeva una cosa del genere da un bel po'.





In un certo senso, questo capitolo l'ho scritto a scuola e ce l'avevo pronto, ma l'ho dovuto rivedere parecchie volte! Spero vi piaccia, anche perche' e' stato scritto in fretta, durante l'ora buca, mentre tutti mi guardavano in modo strano XD E grazie per i commenti, ringrazio anche chi legge :)
E mi scuso per il breve capitolo nonsense XD

Zazar90: In effetti ho tratto ispirazione dalla scena di un film, ma non ricordo che film era XD Sono davvero contenta che ti sia piaciuta la storia *___*
Sweet Bee: Eh gia', anche a me la mia stessa introduzione alletta XDDDDD felice che ti piaccia, e grazie di averla messa tra le seguite **
Anamita: Grazie del commento, sono contenta che la storia ti sia piaciuta :D Gia', poverino XD
Laban: Contenta che la storia ti sia piaciuta :D e grazie per averla messa tra le seguite **
Clafi: avete un Jimbo *___* si' inzomma, e' un nome che, stranamente, mi piace XDD Grazie per il commento :D
Marty_youchy: Non si puntano i fucili contro George! (parla lei che ha scritto la storia.. XD) Grazie per il commento :D

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Capitolo 3
*** JimboCalifornia&littleRebArizona (Tucson) ***


Il tragitto di ritorno duro' esattamente come prima: un'ora.
La route californiana alla notte aveva un'innegabile fascino, agli occhi dei guidatori. Una lunga linea d'asfalto in mezzo ad un paesaggio giallastro, grigio sotto la luce delle stelle.
L'auto rossa andava a tutta velocita' con i fari accesi e i finestrini abbassati. L'autista, una ragazza che indossava una giacca nera con la zip abbassata, teneva un braccio fuori, rimettendolo dentro ogni tanto per cambiare la marcia.
Un ragazzo moro, che tanto era alto da dover tenere la testa abbassata per non sbattere contro il tettuccio, sedeva ai posti dietro sgranocchiando un filo d'erba secca.
Vicino alla ragazza, ai posti anteriori, era seduto un ragazzino con un caschetto castano che teneva in mano una lattina, presa da sotto il sedile. Con una mano, teneva il tempo della canzone.
Alla radio mettevano quella hit che aveva raggiunto Sgt. Pepper's Lonely Heart's Club Band in chart, che piaceva tanto alla ragazza.
“Accidenti, basta con sta lagna..” disse il moro, con un sospiro.
La ragazza lo fulmino', “Stan, se non ti piace questa canzone dillo prima.”
“Non la canzone, Penn.. quello non vuole starsene zitto un secondo.”
Penny mugugno' scocciata. In effetti i vari tentativi di urlare dell'ostaggio erano veramente fastidiosi.
Lei cerco' di non farci caso e alzo' il volume dello stereo.
Cosi', mentre il povero chitarrista cercava una via di fuga, l'automobile rossa raggiunse l'accogliente agglomerato di casettine bianche di fronte alla lineare spiaggia, sotto gli occhi apprensivi di quella vecchietta della 24.

La vecchia guardava l'auto scuotendo il capo con disapprovazione, da dietro la finestra della camera. Seguiva attentamente la scena, che era illuminata da un lampione li' vicino.
Uno spaventapasseri vestito da fattore si faceva accendere una sigaretta dalla biondina li' vicino e, aperto il portabagagli, tirava fuori un'enorme sacco di iuta.
Quello era vestito da fattore, quindi il sacco poteva tranquillamente contenere del letame, almeno finche' quello si mise a muoversi.
Un ragazzino che sembrava il piu' piccolo, e anche il piu' innocente, castano e t-shirt bianca, scoppiava a ridere all'improvviso e tirava una lattina verso la porta della casa numero 20. E al diavolo la faccetta angelica.
A giudicare dalle apparenze, quella con l'aria da bad-girl era proprio la ragazza, vestita da maschio e con la schiena coperta dai capelli color sabbia che le arrivavano fino ai gomiti. Teneva un accendino in mano.
Quando quella ragazza si volto' verso la casa 24 con aria sprezzante, la vecchia accosto' le tende in fretta.


Penny sbuffo'.
La vecchia della 24 li spiava da cinque minuti, pensando che non se ne fossero accorti.
Jim tiro' fuori una sigaretta e se la mise tra le labbra, avvicinandola all'amica.
“Me la accendi?”
“Muovile quelle chiappe: fattelo da solo” e gli lancio' l'accendino.
“Allora, Penn?” esclamo' Stan, dopo aver spento la sigaretta sul terriccio di un'aiuola li' vicino. “Ti ricordi che ha detto Ty?”
“Stanley.. tu sei il suo leccaculo personale, penso che te lo ricordi meglio tu di me.”
Jim sghignazzo' come un cretino.
“Come?! Ancora arrabbiata?!” Stan fece una smorfia. “Ah, donne – a questo, Penny lo fulmino' con gli occhi – Senti, questo scalcia di brutto.. e mi sta spaccando in due il culo. Ci muoviamo?!”
Penny gli sputo' il fumo in faccia. “Si', sii paziente.”
Stan tossicchio' e si sistemo' meglio il cappello da cow boy. “Okay, visto che tuo padre odia la mia faccia, sara' meglio se salgo in camera tua dalla finestra. Tu tieni Gesu' Bambino.”
Jim prese il sacco, tirando uno spintone allo spaventapasseri, e fece per pulirsi gli scarponi sullo zerbino. Penny apri' la porta, ritrovandosi le luci accese.
Rebecca, insonne, guardava un porno che trasmettevano in televisione.
Rebecca Rain era una quattordicenne con i capelli poco piu' scuri della sorella maggiore, a caschetto, e aveva gli occhi verdastri. Le piacevano i film sdolcinati – ma non i porno –, Los Angeles di sera, i falo' in spiaggia e.. i Beatles.
Mentre la sorella le faceva notare quando non sopportasse quei quattro inglesini da filastrocche amorose, Rebecca insinuava un suo probabile rapporto con il migliore amico, che poi aveva anche la stessa pettinatura di Paul McCartney. E poi, oltre a essere omonimo con l'americano piu' sexy in circolazione, ci somigliava anche..
No. Secondo Penny erano solo omonimi, avevano gli stessi occhi.. E basta.
“Penelope!” chiamo' Rebecca appena li vide entrare, distogliendo gli occhi dal pornazzo – e lei non ne sembrava neanche minimamente colpita. “Anche Jimbo California!”
“E' sempre un piacere vederti, zuccherino di piccola-Reb-Arizona.”
Penny sbuffo'. I dissapori tra Rebecca e Jim erano insopportabili e certe volte portava Jim a offendere anche lei.
“Tucson,” corresse lei, facendogli la linguaccia. La linguaccia si dissolse in un sorrisone da psicopatica. “Penn Penn Penn! Lo sai che papa' non ci sara' per due settimane?! E' fuori per lavoro, e' andato a New York! Sai che odia vedermi alzata fino a tardi, infatti io gliela sto facendo vedere!”
Jim fischietto', divertito dalla faccia della piccola-Reb. Penny si faceva i salti mortali in testa dalla gioia, ma allo stesso tempo era veramente arrabbiata, perche' doveva badare alla piccola-Reb e poi papa' avrebbe visitato la Grande Mela per primo.
“Ah.” Disse, mostrando falso disinteresse.
“Sai che fortuna?? Questo sabato, le mie amiche organizzano un party in spiaggia con i ragazzi, che ci accenderanno un falo'! Non vedo l'ora, staremo svegliate fino alle tre di sera...”
“Embe'? Che farete di bello? Canterete She Loves You, Yeah yeah yeah e vi metterete a fare la danza della pioggia per spegnere il fuoco? Sai che bello.” disse Penny, canzonatoria. Jim si stava gia' immaginando la scena.
“Ah ah ah, che divertente, Penelope.. Tu non hai mai fatto feste, quindi stai zitta! E poi cos'e` quella cosa che il tuo amichetto tiene sulle spalle? Un cadavere?! O la vecchia della 24?”
Penny sussulto'. Si era completamente dimenticata di Gesu' Bambino.
“Oh, pensa un po'.. Comunque dentro.. ci sono...”
“...i gatti di Stan.” disse all'improvviso Jim, interrompendo Penny, “Ce li ha affidati. Dobbiamo insegnargli a miagolare.”
Penny si volto' di scatto verso l'amico – che in quel momento avrebbe voluto strozzare –, Rebecca fece una faccia seriamente preoccupata della salute mentale di Jimbo California.
Rebecca fece spallucce e se ne ritorno' in salotto. Incredibile.. se l'e` bevuta, penso' Penny, e prese per l'orecchio Jim, trascinandolo per il piano di sopra.
“Ahuuu! Penn! Ahia ahia! Mi fai male, cazzo!”
“Di' un'altra stronzata e vedrai che ti faccio, la prossima volta... perche' ci sara'.”
E cosi' dicendo, i due raggiunsero la porta della camera.
Stan li aspettava seduto sulla finestra a giocherellare con..
“Molla quelle mutande, Stanley, se vuoi ancora vivere.” disse Penny, con tono gentile.
Stan fece un enorme sorriso e si butto' all'indietro le slip, facendole atterrare sul letto, e si avvicino'. “Finalmente, pelandroni.”
Jim chiuse gli occhi prima di vedere altri picci picci. Non avrebbe resistito alla tentazione di vomitare.
“Stan, (te ne prego) tira fuori l'Harrison. O Gesu' Bambino, se preferisci.” disse Jim, con gli occhi chiusissimi.
Lui obbedi' allegramente al ragazzino e, sciolto il nodo del sacco di iuta, butto' il contenuto sul pavimento. E George si ritrovo' in una posizione fetale, legato, e con la cannottiera arrotolata che gli tappava la bocca. Sembrava che non avesse dormito da giorni, aveva la fronte sudata.
“Sapete, papa' mi portava a fare la caccia ai conigli...” improvviso' Jim.
“E che ce ne dovrebbe fregare, adesso?” chiese distratta Penny, osservando il povero chitarrista che cercava di sciogliere i nodi.
“...questo qui sembra tanto un coniglio bianco che avevo catturato con una trappola... Le zampe legate, il sangue che gli usciva dal petto..” continuo' Jim, con il tono divertito di chi racconta una storia d'orrore. Quando parlava su queste cose, a Penny venivano i brividi.
“Si', si'. Risparmiami i dettagli. Stan, slegalo. Fa pena a vederlo cosi'.”
Nel frattempo, George era svenuto.





Ecco il nuovo capitolo, con tanto sudore e tanta fatica u.u
E' che in questi giorni non riesco piu' a entrare t_t
Ringrazio con el cor (eh? XD) chi legge, intanto ** y.y

Kiru: Grazie per il commento :D

Zazar90: Oddio, davvero? XD e mica sapevo che facessero sti effetti, questi capitoli XD chissa', potrebbe essere proprio quello il film o.o E davvero la metti tra le preferite? *_____* Me tanto onorata XDD Grazie *-*

Marty_youchy: Come avrai notato, qui lo sono anche piu'! XDDD Grazie per il commento :D

Laban: La cosa dei baffi e' successa davvero ad un mio compagno, in gita.. poverino XD pero' non si e' ritrovato per strada, almeno questo o.o Grazie per il commento :D

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Capitolo 4
*** Jesus. ***


 

Quando si sveglio', il primo pensiero fu: mi sento male.

Ho fatto uno strano sogno. John mi buttava fuori dall'auto, poi dopo un paio di minuti sono arrivati dei ragazzini capitanati da una... ragazza, che mi hanno portato in una stanza, dopo avermi legato e messo dentro un sacco dove si moriva dal caldo... E io ho azzannato la ragazza. Adesso mi devo tranquillizzare e prepararmi un te' caldo, cosi' ne approffitto per provare i biscotti che mi ha regalato Pattie...

E apri' lentamente gli occhi.

Si ritrovo' in una stanza piccola dal soffitto basso – la camera di John? –, proprio sopra il letto c'era una foto che riproduceva la copertina dell'album d'esordio dei Doors. George sorrise, distratto. Uao, non sapevo che a Johnny piacessero i Doors.. non era piu' verso gli hippies?

Una bandiera che raffigurava un'orso bruno con sotto scritto “California Republic” lo guardava, con aria beffarda. Da quando e' spuntata fuori questa? Da quando John ha iniziato ad appassionarsi alla West Coast? Non me l'aspettavo, questa..

Si giro', rischiando di prendersi un colpo non appena vide una foto, in bianco e nero, di tre amici in un locale in cui c'erano strane decorazioni sui muri, foto di cantanti americani come Elvis. Quei tre avevano delle facce familiari... soprattutto lo spilungone.

Ma si', certo! si disse, Questo a sinistra dev'essere Paul. Non ho idee di chi sia quello al centro... La ragazza a destra dev'essere una fan di Paul.. devo ammettere che li alzi in fretta, i centimetri, Paulie.. non me n'ero accorto. E sorrise.

Dalla finestra aperta entrava aria mattutina, si sentivano gli schiamazzi di bambini che giocavano a palla, una soffusa musica del Sud accarezzava l'atmosfera. George non sapeva che John ascoltasse bossa nova. Ascoltava bossa nova?

In quel momento, inizio' un fastidioso ronzio che copri' la musica. George si volto' con cautela, cercando di non fare rumore con le coperte, e vide una ragazza voltata di spalle che si asciugava i capelli con un phon.

Aveva lunghi capelli biondi, fianchi morbidi e gambe lunghe rispetto al corpo; forse era solo un po' bassa. Sotto la cannottiera bianca si poteva intravedere il reggiseno color carne, i pantaloncini che lasciavano poco all'immaginazione di che colore dovevano essere le mutandine..

George ammirava la silhouette della ragazza in silenzio, seminascosto dalle coperte. Fece un sospiro, sapeva di essersi sposato un po' di tempo fa' e.. Santo cielo! Non doveva starsene li' a guardare il corpicino di un'adolescente!

Forse sapeva di essere sposato, ma una cosa che non sapeva era che quella biondina di Tucson aveva sempre i riflessi pronti. Infatti si volto' verso di lui, senza nessuna espressione.

George si attacco' al muro con la schiena, mentre la ragazza spegneva il phon e si avvicinava a lui.

In pochi attimi, lui si ritrovo' con il viso della ragazza a pochi centimetri di distanza.

Quando la ragazza alzo' il braccio destro in aria, come per sferrare un colpo, George chiuse di scatto gli occhi. No.. gia' di mattina?!

Eppure lo schiaffo non arrivava. Quando riapri' le palpebre, si ritrovo' davanti una ragazza dall'aria vagamente maschiaccio, che gli rivolgeva un sorriso raggiante e gentile.. non riusciva proprio a capire cosa cavolo prendesse a quella tizia. La mano destra era aperta davanti a lui.

Ehi, mica ti mangio.” disse, con una voce inaspettatamente delicata. Faceva molto contrasto con i lineamenti spigolosi del viso. “Sono Penelope Rain, o anche Penny..”

Piacere, Penny, io sono..”

...per gli amici.” lo interruppe lei, con un tono piu' acido. George degluti'. “Comunque so chi sei, lo sanno anche i muri, probabilmente lo sa anche la vecchia della 24.”

George stava per chiederle “La vecchia della 24?” ma decise di non fiatare. Quella ragazza sembrava una pazza isterica, soprattutto con quel phon in mano..

In quel momento, un trillo riporto' alla realta' George e la cosiddetta Penelope. Lei si giro' verso la porta, digrignando i denti. “Cazzo...” quindi spalanco' le ante dell'armadio e inizio' a frugare, buttando all'aria tutto quello che le bloccava la strada. George si becco' qualcosa in faccia che era terribilmente simile ad un..

Ehi, ridammi il mio reggiseno!” urlo' lei, guardandolo con rabbia. Lui poso' lentamente il reggiseno sul letto, tenendo gli occhi fissi su quella ragazza che, in quel momento, le urlava contro. Non gli tirava uno schiaffo, non lo guardava come se avesse visto un alieno, non strillava. Gli urlava contro, come si fa a un amico. O a un ostaggio.

E, proprio in quel momento, bussarono alla porta della stanza. La ragazza prese un respiro, si mise la prima felpa che trovo' in giro e apri', con cautela.

Due ragazzi si erano appostati fuori dalla porta della camera, con due raggianti sorrisoni ebeti e una mano alzata. George riconobbe lo spilungone – di cui mano toccava quasi il soffitto – che aveva scambiato per Paul, visto cosi' era completamente diverso. Vicino allo spilungone c'era un ragazzo altrettanto alto, ma raggiungeva solo il mento dell'altro, come altezza. Il ragazzino al centro, nella foto, quello col caschetto e l'aria angelica.

Il piccoletto col caschetto stava per aprire bocca, ma venne interrotto dallo spilungone: “Ehi, Penny, bell'accoglienza..” gli occhi scivolarono sui pantaloncini. Una sberla sulla mascella gli rubo' il fiato.

Auh!”

Sei un cretino, amico.” disse l'angioletto col caschetto. Poi, rivolgendosi alla ragazza, “Allora, Gesu' Bambino?”

Un altra sberla mise a terra l'angioletto. E addio aureola.

Gesu' Bambino e' nella mangiatoia a dormire, con l'asino e il bue che lo riscaldano e Maria e Giuseppe che lo guardano meravigliati. Invece Harrison e' qui.” disse lei, tutto d'un fiato.

Il gigante riusci' a sistemarsi la mascella per parlare. “Bene, allora..” si affaccio' oltre la ragazza, lanciando un'occhiatina maliziosa al chitarrista seduto sul letto, che osservava la scena senza dire niente. “...successo qualcosa?” Schivo' in tempo un'altro schiaffone.

Lo prendo come un no. Altrimenti l'avrei ucciso.. sai che casino coi media, poi.”

L'angioletto senza aureola sbuffo'. Invece la ragazza entro' in camera, rivolgendo un sorriso sghembo al chitarrista, che doveva risultare rassicurante. In teoria.

Ehi', Gesu'! Vuoi una sigaretta?” e tiro' fuori un pacchetto dalla borsetta, che giaceva per terra.

Preferirei che non mi chiamassi Gesu', ma fa niente. Comunque si', potresti darmene una?

Questa era la risposta che aveva in mente George, anche se nella sua mente era vestito con una giacca alla Sherlock Holmes e aveva gia' una pipa tra le labbra, che ballonzolava ogni volta che apriva bocca. Invece annui', in silenzio.

La ragazza, Penny, prese una sigaretta e la accese con l'accendino a specchio e, avvicinatosi, gli apri' leggermente le labbra e gliela ficco' in bocca, per poi tirargli due buffetti sulla guancia.

George inarco' un sopracciglio. Ma che, lo prendeva per scemo?!

Intanto, si avvicino' il ragazzo alto – mancava una quarantina di centimetri perche' potesse sbattere la testa contro il soffitto – che gli porgeva la mano destra. “Io sono Stanley Kub.. Ahi! Volevo dire.. Stanley 'Stan' Kahn, il fidanzato di Penny. Contenta Penn?!

Penny fece una smorfia. Bah.

Da dietro, l'altro bimbetto fece un sorrisino. “Io sono Jamie. Ma tutti mi chiamano Jim, Jim Morr.. volevo dire” disse, appena i suoi occhi incrociarono quelli dell'amica, “Jim come Jamie o Jimmy Wilson.”

Io lo chiamo Jimbo. Ma io solo, posso.” aggiunse Penny, guardandosi le unghie.

George strinse le mani all'aspirante Stanley Kubrik e al piccolo Mojo Risin e cerco' di fare il serio. “George. Harrison.”

Segui' un minuto di silenzio. Poi Stanley – o Stan – si rivolse a Penny: “Io preferisco Gesu'.”

Jimmy Wilson annui'. Penny trattenne una risata.

Basta dire cazzate.. ora si va da Ty.” disse la ragazza, a malavoglia, cercando qualcosa da mettersi. “Non voglio andare da Ty..” si lamento', a bassa voce. Stan si avvicino' con un sorriso.

Eddai.. non essere troppo triste.” e l'abbraccio' da dietro.

Jim si copri' gli occhi. “Ehi! Non pomiciate anche di mattina! Sono le nove! Non vorrete mica spaventare Gesu'?”

George!, grido' dentro se stesso l'interessato. Buon Dio..

Ma era definitivo. Da quel momento, per loro, non era George Harrison. Era Gesu'.

 

 

Era ora che aggiornassi! XD e' da una settimana che non lo faccio XD

Ok, il nuovo capitolo e' poco ispirato.. ma prometto qualcosa di nuovo per la prossima volta.. spero che succedera' qualcosa u.u Grazie a chi commenta :)

Marty_youchy: gia'.. pure io facevo fatica a scrivere quel pezzo, quindi ho cercato di scrivere solo “sveni'” XD

Laban: sono contenta che Penn abbia successo *_*

Zazar90: Uahah, quella battuta era molto random XD Jim e' fatto cosi'.. poi si vedra' piu' in avanti! XD

Anamita: Spero pure io che non tratteranno troppo male Georgino o.o XD

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Capitolo 5
*** Chi e' Alvarado Gomez? ***


 

Palme altissime, erano dappertutto. Lungo la strada, agitavano i loro rami e guardavano dall'alto in basso gli hippies californiani che giocavano a palla per strada, mentre alcuni signori li osservavano con disprezzo.
La spiaggia era una lunga distesa di sabbia, che finiva in un mare azzurro come il cielo.
Il chitarrista riusciva a vedere la spiaggia, camminando lungo la strada. Era davvero strano che bastassero solo un paio di occhiali da sole e un cappello di paglia per nascondere la sua faccia. Tutti lo guardavano e gli sorridevano, come se niente fosse. E George sorrideva a tutti, felice di poter respirare aria estiva all'aperto, senza doversi coprire come un eschimese.
In fondo non e' del tutto un male, essere dispersi in America. Poi scosse la testa. Ma che dico?! Devo essere impazzito, la California mi fa impazzire.. devo andarmene da qui.
Eppure, quella spiaggia sabbiosa e lineare gli faceva rimpiangere di essere un piccolo inglesino pallido, vissuto in mezzo alle piogge estive e il cielo grigio di Liverpool. Chissa' come avevano vissuto la loro vita quei tre ragazzini, davanti ad una spiaggia cosi' bella...
Gli occhi gli scivolarono sulla schiena della ragazza davanti a lei, che quella volta si era legata i capelli... Alleluia...
Senti' un dito che gli punzecchiava il braccio sinistro.
Il piccolo angioletto di nome Jim gli fece il segno di no con la testa, facendo svolazzare i capelli.
George continuava a non capire. Jim indico' con la testa la biondina. George accenno' ad un “Ah” e annui', per poi avvicinarsi a lui, come se avesse preso gia' confidenza con quel ragazzino da un angelico sorriso seguito da una fila di denti.. non proprio bianchi e immacolati, un po' giallognoli, con dei chiari segni di nicotina sui molari. Forse fumava troppo.
“Ehi... Wilson. Mi ripeti il nome di questa.. si', insomma,
questa?” sussurro'.
Il sorrisino di Jim si trasformo' in un ghigno malizioso. “Lo so, lo so.. Gesu'. Penn e' una gran figa. Ma se la tira troppo, poi Stan e' morbosamente attaccato a lei.” lo avviso', a bassa voce, attirando l'attenzione dello spilungone, che fece spallucce.
George degluti'. Quel ragazzo faceva paura.. una versione piu' alta e piu' inquietante di Paul. Aveva solo gli occhi neri, che lo differenziava da lui. Pero' aveva meno carisma, sembrava essere meno attraente verso le ragazze – piu' che altro, le ragazze salutavano Jim – e aveva una voce completamente differente dalla sua.
“Comunque, se ti piace Penn.. mah, ti do un sincero
buona fortuna!” e si mise a sghignazzare.
George sollevo' un sopracciglio, senza capire molto. Non capiva perche' lui gli stesse dando il buona fortuna. Non ne aveva bisogno, perche' quella “Penn” non gli piaceva. Era solo
carina, aveva un bel fisico, una bella voce, portava molto bene i capelli.. insomma! Bella, ma non fenomenale.
“Perche' mi.. dovrebbe piacere?” chiese George, stavolta senza sussurrare.
Penny si volto', osservando il chitarrista e l'amico con ovvia perplessita'. Invece Stan si mise a ridere, senza motivo.
“Cosa.. ti dovrebbe piacere?” chiese Penny, con un sorriso che lo sbeffeggiava. Poi il sorriso scomparve, quando noto' Jim che rideva sottovoce, come una iena. “Jimbo, che cavolo gli stai raccontando?”
Jim tossicchio', risistemandosi la frangia, che si era disordinata quando si era messo a fare no con la testa. “Io? N-niente!” e gli fece un enorme sorriso ebete. Da angelo. Ma come faceva?
Penny non era tanto convinta. Fece una smorfia e si volto', riprendendo a camminare.
“Ehi, Harrison, siamo vicini al locale. Tieniti stretto.”
George obbedi' e strinse il braccio di Jim. Lui corrugo' la fronte. Penny fece finta di piangere, dalla disperazione.
“Non devi stringere il braccio di Jimbo, Harrison.. Era un modo di dire.”
Il chitarrista si stacco' dal ragazzino, mettendosi sull'attenti. Gli occhiali da sole scivolarono verso la punta del suo naso. Penny fece un lungo, lungo sospiro.. mancavano pochi metri alla destinazione, ma le sembravano miglia.
La destinazione era un locale che non aveva tanto l'aria sofisticata, colorata di rosso al retro, le vetrine che lasciavano intravedere dei neon all'interno. Intorno, il proprietario ci aveva messo delle piante grasse, come abbellimento. Quei cactus conferivano a quel luogo un'aria quasi.. esotica.
Quando Penny apri' la porta del locale, George rimase sbalordito dal caos che regnava dentro quel luogo, rispetto all'esterno. Le pareti isolavano molto bene il rumore.
Un posto dai muri scuri, illuminato male – la luce entrava dalla vetrata –, c'erano foto di artisti americani un po' dappertutto e di gruppi che avevano suonato li'.
Si odorava uno strano odore, un misto tra la benzina e il tabacco. La gente stava ovunque, sui tavoli, sul bancone, davanti al palco, dove stava suonando un gruppo che nessuno dei presenti conosceva, ma tutti ballavano lo stesso, senza pensare troppo.
Al lato destro, George riconobbe la foto di Elvis che aveva visto nella foto in camera di.. Penny. Allora era quello il locale.
Jim gli diede un piccolo colpo sulla schiena.
“Ehi, amico, benvenuto nel regno di Alvarado Gomez.” disse.
“Alvarado.. Gomez? E chi e'?!” chiese George, strabuzzando gli occhi.
Il bimbetto dall'aria angelica fece per rispondere, ma Penny lo fermo' in tempo, tappandogli la bocca.
“Allora: Alvarado Gomez, se non hai letto la' fuori, e' il nome del locale. Gomez e' il cognome del proprietario, che e' un nostro amico. Nonche' il tizio che ci ha obbligati a prenderti contro la tua volonta'. Almeno, se a te L.A. non ti piace.” disse, sprezzante, e scompari' tra la folla. George alzo' un sopracciglio.
Jim la guardo' male. “Ehi! Stavo per dirglielo io! E poi, perche' togli sempre il divertimento a tutti?”
Ma la ragazza dai lunghi capelli dorati era scomparsa nel nulla, e non poteva sentirlo. Stan la segui' a ruota, come un cagnolino.
George rimase li', solo, con Jim che gli stava accanto. Il ragazzino, in quel momento, sbuffo'.
“Saranno andati a fare fiki-fiki in bagno, come al solito. E Penn ha solo diciannove anni! Bah.”
“Perche', tu quanti anni hai?” fece il chitarrista, togliendosi gli occhiali da sole.
Jim arrossi', ma riusci' a nasconderlo perfettamente, in mezzo alla confusione che c'era.
“Ecco... a dire la verita', io ho.. diciassette anni.” e si nascose la faccia.
Mentre il ragazzino si aspettava una reazione dall'altro, George rimase solo un po' disorientato.
“Quindi... non hai ancora diciotto anni?”
“No, mi manca ancora un anno.” disse Jim, atteggiandosi.
“Ah..” George annui' alle sue parole, con gli occhi fissi nel vuoto. Finora, si era affidato ad un diciassettenne un po' pazzo che gli ricordava, per vari motivi, John, ma in una versione un po' piu' cortese.
In quel momento, un ragazzo trasandato, dai tratti meticci, usci' dal bagno con una bottiglia di birra in mano.
Quando Jim lo vide, fece una faccia entusiasta. “Tyleeer!
Tesoooro!” si mise a strillare. Ma la sua voce non si sentiva da nessuna parte, c'era troppo casino la' dentro. Questo contribui' a far rimanere incredulo il chitarrista, quando il ragazzo si avvicino' senza troppe domande.
“Guarda guarda..” disse, avvicinandosi. Scosse i capelli scuri, che gli cadevano lunghi e disordinati, quindi fece un saluto degno del papa. “Gente! E' arrivato Alvarado Gomez!” urlo', sovrastando la musica e il chiasso.
Alcune persone si girarono verso di lui e gli diedero il cinque, oppure gli fecero un cenno con la mano. Una ragazza gli passo' davanti e gli diede qualcosa che sembrava erba. Lui fece un tiro e gliela restitui', mandando un bacio.
Si avvicino' con un'espressione fusa, un'andatura tutt'altro che disinvolta e vestito con qualcosa di simile a dei stracci. Jim fischietto'.
“Amico, sei ridotto peggio di mia mamma al mattino.” disse, inorridito.
“Taci zozzone.” lo zitti' lui, “E questo qui? Da dove l'avete pescato?” e indico' con la bottiglia il tizio che stava vicino a Jim.
George degluti', abbassando il cappello sugli occhi. Jim fece un'enorme sorriso da Stregatto.
“Questo qui e' Gesu' Cristo – George si butto' una mano sulla faccia, rassegnato –, meglio noto come George Harrison. George Harrison, Tyler Gomez. Tyler Gomez, George Harrison.” fece, anzi, canticchio'. “Ora dammi una sigaretta.”

Ty: sei un coglione e ti odio.” disse, con una voce tranquilla, Penny.
Era la seconda volta in quella giornata che Tyler rischiava di soffocarsi per aver riso troppo. Si stava letteralmente rotolando la testa sul tavolo da biliardo, mandando un po' ovunque le biglie e reggendosi con la stecca. Penny sentiva dentro di se un forte impulso assassino uscirle fuori.
“No,
Penèlope.” a sentirsi chiamare con la pronuncia spagnola, Penn si acciglio'. Ma Tyler prosegui'. “Siete.. voi i deficienti!.. Non pensavo l'avreste fatto sul serio.. cioe'..! Avete davvero preso George Harrison?! Assurdo..”
Jim sbatte' – goffamente – una mano sul tavolo verde – per poi scuoterla per il dolore.
“Diamine, Ty! Sembrava parlassi sul serio!” esclamo' lui. Ma in contrasto a quello che aveva appena fatto, sembrava divertito.
A Stan, invece, questa cosa non divertiva affatto. E chissenefrega se Tyler era il suo migliore amico.
“Tyler, ci hai presi per il culo?” fece, provocando un altro attacco isterico all'altro.
“Ehm, sinceramente?” fece lui. “Si..” e scoppio' in una fragorosa risata.
Penny gli tolse la stecca dalla mano con un calcio e Tyler cadde per terra come un sacco di patate.
“Sei un deficiente. Ora andiamo a Londra, Parigi, Liverpool o dove cazzo vivono e lo lasciamo in stazione.”
“Un corno, Pennuzza!” fece Tyler, rialzandosi. Sembrava allegro.
“E' l'occasione della nostra vita! Saremo
famosi!”
“Si',
famosi per aver rapito il chitarrista dei Beatles?” fece Penny, “Ridicolo, vai a fanculo. Me ne torno a casa.”
Stan la prese per un braccio, “Aspetta, Penn!”
Penny si volto', incredula. “Stanley! Possibile che mi tradisca?!” e si indico', “E mi stai tradendo per
lui?!” e l'indice destro punto' verso Tyler, che in quel momento si stava togliendo le mutande. “TY! SEI UN ANIMALE!”
“Eddai, lo fanno tutti gli hippies. Lo voglio fare anch'io.” disse Tyler, in tutta tranquillita'.
Jim sbuffo'. “Certo, Tyler. Quindi io dovrei andare per strada tutto nudo.”
“Tu.. tu non sei hippie, Jim!” strillacchio' Penny. Jim le fece una pernacchia.
Stan fece una faccia schifata. “Tyler, copriti.. ti prego. Penny, se proprio vuoi, andiamo. E compriamo una pizza.”
“Qualcuno ha detto pizza?”
Tutti, in contemporaneo, si voltarono verso George, che era comparso all'improvviso dal nulla – chiamato anche bagno.
“Se si mangia la pizza.. vengo anch'io.” e fece un sorriso. Quel sorriso che Reb
adorava.
Ovviamente, pero', Reb adorava ancor di piu' il sorrisino di Paul McCartney.
Penny fece una smorfia, scocciata, e usci' fuori dall'edificio di Ty. Stan la segui' a malavoglia, Jim pure. George rimase li', fermo, a guardarsi attorno. Tyler si accorse del disorientamento del chitarrista e sorrise.
“Okay,” prese l'accendino dal tavolo del biliardo e lo accese, “Vuoi qualcosa di caldo?”
George, in una frazione di secondo, si ritrovo' in macchina, vicino a quello spilungone di nome Stan.
“Hey sir.” fece Jim, mostrandogli la mano destra per battergli il cinque.
“Harrison, che onore riaverti con noi.” fece Stan, sorridente.
“Non potevi startene con Tyler? Cosi' ci liberavamo di te.” aggiunse Penny, per poi accendere il motore.

 

 

 

Ok, scusatemi se ho aggiornato solo ora t_t

avevo poca voglia di scrivere, tanti impegni, poca ispirazione u.u spero che il capitolo vi piaccia comunque :)
l'ho finito molto in fretta, quindi se vedete errori di battitura o altro.. segnalatemelo XD
Un'enorme grazie a chi ha letto, recensito etc.!

Zazar90: Gesu' e' il primo nomignolo che m'e` venuto, saro' sincera XD avevo scritto “Gesu' Bambino” sul capitolo precedente ed e' venuto naturale scriverlo anche qui! xDD la cosa di Sherlock Holmes semplicemente mi intrigava XD e scusa se aggiorno cosi' lentamente t.t

Kiru: gia', poverino pero' XD non se lo merita t.t

Clafi: i Doors.. amo quel gruppo *__* mi sa che alla fine li faro' comparire! XD no, fa niente, come ti avro' gia' detto pure io dimentico di recensire, a volte XD

Laban: Gesu' XD neanche a me sembra che gli dispiaccia molto, sai? xDD

Marty_youchy: e meno male che se n'e` andato dall'edificio di Ty, se no.. O_O

Ora vado a fare i compiti.. e sara' meglio se studio spagnolo =_=

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Capitolo 6
*** Going to California / Have fun! ***


 

Ok, io vado a Los Angeles, cretini!”
Il castano si lecco' i baffi e chiuse la valigia.
Il moro e l'altro, che aveva ancora le bacchette in mano, lo guardavano come se fosse impazzito. Ma avevano ragione, John Lennon era davvero impazzito. Nessuno riusciva a capire se avesse la seria intenzione di lasciare gli studios per andare in America, cosi', lasciando gli altri due poveretti nelle loro mani, oppure stesse semplicemente scherzando.
Fantastico: prima perdevano la loro chitarra solista, ora dovevano pure lasciarsi andare la chitarra di supporto?
“JOHN! Resta fermo dove sei!” ordino' – o almeno, ci provo' – Paul.
“E.. con Cyn? Con quella ragazza del bar? E.. e..” chiese Ringo.
Era strano nominare tutte le donne che in quel periodo tenevano occupato Lennon. Lo metteva a disagio.
Il chitarrista assicuro' la valigia con dello scotch per pacchi, per la fretta, e si volto' con un gran sorrisone, tipico alla John.
“Vi porgo gli ultimi salutoni da parte mia.. vado in California per cercare George!” disse.
Nooo. Non si era capito. Pensarono Paul e Ringo, anche se con parole differenti.
“Grandioso, Jo. Quindi, fammi capire.. io e Ringo dovremmo rimanere qui mentre tu sei in California, fingendo di cercare George, mentre invece ti stai sollazzando con delle bionde? No, io non te lo permetto!” disse Paul, tutto d'un fiato. Ma sembrava preoccuparsi di piu' per le bionde.
Ringo non sapeva che dire, quindi esordi' con un: “..
quoto!”
“Eddai, mica mi sollazzo con le bionde.. anche se lo farei volentieri!” disse John, per poi aggiungere, prima che Paul gli saltasse sul collo, “Dai, senza George non possiamo continuare.. poi, poverino, in quella enorme landa desolata chiamati Stati Uniti..”
“..landa desolata un corno! Lo sai che la Citta' del Messico e' una delle piu' popolose di tutto il mondo? E lo sai che ci sono un sacco di uomini malintenzionati, laggiu'?! Ci sono pure
le bionde!” grido', con rabbia, Paul.
“Povero Geo.. Le bionde se le merita, a questo punto.” Ringo inizio' a pensare.
John sbuffo'. “Paul.. studia la geografia politica: la Citta' del Messico si trova in Messico, non negli Stati Uniti,” prima che l'altro potesse aggiungere altro in sua difesa: “No, non si trova nel New Mexico, si trova in Messico, che e' una cosa diversa!” si guardo' alle spalle. “Okay, ora io devo proprio andare! L'aereo parte tra dieci minuti!”
Paul e Ringo rimasero basiti. Nel frattempo, involontariamente, avevano seguito John e lo avevano automaticamente condotto verso l'uscita dall'edificio. Dovevano ammettere che a volte,
a volte, John Lennon era un genio del male.
Tutto sorridente, John scappo' via sotto i loro occhi scioccati, a bordo di un taxi che compari' dal nulla.
Quel maledetto aveva persino prenotato un taxi..
“Ringo..” mormoro' Paul. “Ci ha.. fregati.”

 

Penelope parcheggio' la macchina con noncuranza, dietro un palo, e scese dal veicolo.
Jim spalanco' la portiera e salto' letteralmente giu', facendo un saltino in posa, degno dei Beatles.
Stan cerco' di scendere senza fare troppe scene, ma fini' a sbattere la fronte contro la finestra. Si era dimenticato di aprire.
“Sti cazzi! Penn, fa un male cane! Sanguino!” grido'.
George trasali' e mise un piede fuori dal veicolo – poi, in quel momento, passo' una macchina ad un palmo dal suo naso, a tutta velocita'.
“C'e` molto traffico, qui.” riusci' a dire, tra se e se. Jim lo senti'.
“Oh si', Rabbi. E noi siamo nel bel mezzo della mischia, a quanto pare!” sghignazzo'.

Rabbi?” chiese George, e storse il naso.
Jim gli fece la linguaccia e si diresse verso la porta d'ingresso di quello che sembrava un baretto davanti alla strada.
Intorno c'erano uomini che fumavano, si scambiavano merci scadute e alcune donne stavano persino giocando a carte, sedute per terra, con attorno un paio di spettatori entusiasti. Jim si uni' a loro, per vedere che succedeva, mentre Stan si stava ancora massaggiando la testa. Penny stava poggiata sull'auto, aspettando che il suo ragazzo uscisse.
“Muoviti, Stanley.. il capo mi aspetta.”
“Scusa se la tua auto e' troppo bassa! Ma non puoi prenderti una jeep?”
“Io, Penny, meglio nota come 'la ladra
nana dell'auto di Ty', dovrei prendere una jeep? Non riuscirei neanche a salire.” disse, saccente.
“Oh, dai, ti prendo io e ti metto su.. come si fa con i cavalli!” le sorrise, ebete, Stan.
Penny era al punto di tirargli uno schiaffo in faccia, ma ritiro' in fretta la mano e sorrise, con la solita finta aria gentile.
“D'accordo, Stanley Kubrik. Ti do retta, stavolta; alla prossima cazzata, sai cosa ti succede.”
Stan sbuffo'. “Mangiauomini.” poi fece un sorriso sghembo, “Ecco perche' ti amo.”
George li osservava, accortosi che quei due si erano dimenticati della sua presenza. Tanto meglio, cosi' quel gigante non si accorgeva delle occhiate che gli lanciava alle sue spalle. Neppure la biondina se ne accorgeva. Meglio ancora.
“PICCIONCINI!” grido' Jim, dalla folla di spettatori attorno alle giocatrici di carte. “Venite! La partita si fa seria!”
“Andiamo?” chiese, allora, Penny. “Dai, devo andare a lavoro tra poco.. meglio se ci divertiamo un po'.”
Stan mise il broncio. “Uff...” poi apri' la portiera dell'auto. “Possiamo divertirci qua dentro! Peccato che non hai i sedili piegabili.”
Penny gli fece una linguaccia e, dopo avergli tirato una sonora gomitata sulla pancia, corse verso Jim.
George la segui' a ruota, senza sapere che fare, mentre Stan rimase fermo, facendo una smorfia.
Dopo dieci minuti, Penny si pettino' velocemente i capelli con le dita e entro' dentro il baretto, sistemandosi la scollatura della maglietta.
“Harrison! Vieni, ti riportiamo a casa!” disse, senza troppe scene, Stan, sedendosi a bordo.
Lui annui' e si sedette dietro, stavolta da solo.
L'angioletto col caschetto si sedette composto al suo posto, canticchiando tutto allegro, fino alla punta dei capelli; Stan mise in moto la macchina e per tutto il tragitto non disse una parola.
George, intanto, non aveva avuto la sua tanto desiderata pizza.

 

 

Grazie mille per i commenti a tutte :D questo e' un nuovo capitolo ;)
Anche questo e' stato scritto molto in fretta.. ed e' sempre moolto breve!
George non ha avuto la sua pizza (poverino.. XD), John sta andando a Los Angeles..
Che succedera'? Che combinera' il nostro Johnny? Si sollazzera' con le bionde o cerchera' il nostro chitarrista?
Ok, sono diventata ufficialmente la presentatrice delle premiere dei film XD
Ringrazio di nuovo per le recensioni e rispondo ;)

Zazar90: C'e` pure Tyler in quel film? *_* XD Ok, mi hai ufficialmente convinta, voglio guardare quel filmeee *_* mi cerco la trama, va! XD oooh sono contenta che Jimmy abbia delle fan! <3 Bravo bambino *patpat* beh, ovviamente Penny e' Penny ;)

Laban: Me n'ero accorta xDD ma questo a parte u_u chissa'... forse Georgie la vuole davve' *risata malefica* ma non la deve toccare lo stesso u.u e' una specie protetta t-t XDD comunque, si vedra' ;D oh sono felice che Jim ti piaccia *_*

Marty_youchy: Chi lo sa? Leggendo i prossimi capitoli si sapra' un po' meglio (anche se faccio schifo a mettere suspence! XD) :D e poi secondo me.. si' XD (faccio supposizioni.. e sono l'autrice XD)

Clafi: Gia', poverino, un minimo di delicatezza con Georgie? No? Anche tu, Ty! u-u e, escludendo questo inutile sclero! XD e su George.. mah, chi lo sa? si vedra'! XD e sono troppo contenta che adori Jim *_* (forse perche' lo adoro pure io? e allo stesso tempo sono l'autrice? XD)

Martina97: Grazie :D gia', poverino George! faccio fatica a scrivere le parti in cui lo trattano male.. XDDD beh, Penny fa meglio a tenersi lontana, altrimenti.. ne vedra' delle belle! xDD *Penny mi guarda male* a-hem.. volevo dire! XD

E ora, si parte per la volta degli Staaates!
(voce fuori campo, che forse appartiene o a Paul, o a Stan, o a Penny:
siamo gia' negli States! u_u)
Ma parlavo per John, mica per voi due u_u Ok, sono partita, come sempre! XD

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Capitolo 7
*** Take the highway to the end of the night.. ***


 

La vecchia della 24 spiava le mosse della biondina, Penny Rain, seminascosta dalle tende rosa.
La bionda si sciolse i capelli, lasciandoli cadere lungo i fianchi, e frugo' in tasca alla ricerca di un accendino e dell'ennesima sigaretta.
Il lampione che stava li' vicino, mostro' anche il profilo di un ragazzo che usciva dall'auto, senza nessuna espressione. Il veicolo stava parcheggiato a poca distanza dal palo, su cui la ragazza stava appoggiata, con aria seccata. Lui si avvicino' e le accese la sigaretta che aveva tra le labbra, con un fiammirero, che butto' via subito dopo.
Lei fece un tiro e strinse la mano del ragazzo, con un sorrisino ironico.
La vecchia, dopo un po', vide che i due ragazzi si erano messi a confabulare. Non sapeva leggere il labiale, quindi non capi' nulla..
“La mummia di Tutan Kamon ci sta spiando?” chiese Stan, sarcastico.
“Si', Stanley. Tiene il naso spiaccicato sul vetro della finestra.” rispose Penny, secca.
Stan si tolse il cappello e si volto'. La vecchia ebbe un sussulto e chiuse le tapparelle.
I due ragazzi si scambiarono un'occhiata divertita e, dopo essersi scambiati un bacio sulle guance, Stan scappo' via, correndo, verso casa sua. Penny attraverso' il cancelletto dello steccato di casa sua ed entro' dentro casa sua.
L'orologio del salotto segnava le undici di sera, la stanza era illuminata solo da una luce soffusa, simile a quella di una candela, di una lampada all'angolo opposto.
Il piccolo Jim dormiva sul divano, con la bocca aperta e una giacca come coperta, che gli copriva la pancia. Sotto di lui, c'erano delle bottiglie vuote di birra, alcuni pezzi di vetro marrone e una pozzanghera arancione, che con la luce della lampada sembrava semplicemente incolore. Birra.
Penny sbuffo'. Quel ragazzino aveva seri problemi con l'alcool e il fumo ed era troppo abituato a dormire a casa sua senza chiederle il permesso. “Un po' di pieta', Pen! Mia mamma e' alcolizzata e papa' e' in Vietnam!” si scusava sempre. Scuse su scuse, nessuna troppo convincente; bastavano i suoi occhietti luccicanti da cagnolino e il suo sorrisino ingenuo – ingenuo?
Sul tavolino di legno davanti al divanetto c'era un bigliettino rosa che diceva “Sono da Melanie. Reb.”
Penny levo' gli occhi al cielo, come per pregare, e attacco' il bigliettino sulla televisione.
In quel momento senti' dei rumori strani da dietro la porta della cucina. Se Rebecca era da Melanie e Stan – quello che di solito frugava nel suo frigorifero – era andato a casa..
Apri' la porta della cucina, spalancandola. I suoi sospetti erano decisamente fondati.
George Harrison, il chitarrista dei Beatles, stava frugando nella sua dispensa, sgranocchiando biscotti al cioccolato e patatine fritte trovate da qualche altra parte, pucciandole nel burro d'arachidi.
Quando senti' il rumore della porta aprirsi, fece cadere tutti i biscotti che aveva in mano.
“A-hem” si schiari' la voce Penny.
Il chitarrista fece un sorrisone, pulendosi le labbra sporche di briciole e, mettendo un piede su un toast imburrato, fece un scivolone di tre metri. Penny rimase sconvolta. Si poteva essere piu'.. piu'..
Con la faccia coperta da un sacchetto di patatine, George riusci' a mugugnare un debole: “..ahi.”
Penny si tiro' una botta sulla fronte. La stava aspettando una lunga, lunga, lunga notte.

Tyler Gomez non dormiva alla notte.
Gli piaceva passarle in bianco per poi oziare al pomeriggio, anche durante le aperture del suo locale (o meglio, del locale di papa' Jefferson Gomez, che riposi in pace, Amen). Tanto del locale se ne occupavano principalmente Jared, Kate e Alvarado, buoni amici del papa' Jefferson Gomez – che riposi in pace, Amen.
Di solito Ty usciva di notte e, quando non era ubriaco e non ci vedeva doppio, era solito a fare un giro al chiaro di luna, senza mete fisse. Si fermava quando sentiva i primi singhiozzi del motore e la benzina scarseggiava. A quel punto, il sole era gia' alto nel cielo dietro le nuvole violacee e albeggiava; il silenzio dell'entroterra californiano al mattino era inquinato solo dal sibilo dei copertoni sull'asfalto. Era un'atmosfera unica.
E quell'atmosfera, a Tyler, gli piaceva da matti. Il sapore dell'aria mattutina era fresca, gli rinfrescava i polmoni.
Quella volta, verso le quattro del mattino, si era scoperto a guidare verso San Francisco, mentre c'erano ancora in giro delle prostitute e degli uomini poco raccomandabili. Un uomo completamente nudo che faceva l'autostop – deja-vu? –, poi uno spacciatore, una ragazza mezza nuda di nome Lindsay – aveva persino ottenuto il suo numero –, un ragazzino giapponese che si era perso nella highway, un mormone che aveva perso l'aereo e un altro spacciatore, stavolta femmina. Ce n'erano di tutti i colori a quell'ora, eh?
Ah, giusto: l'uomo nudo che faceva l'autostop si chiamava Derek Parker. Gli avevano rubato i vestiti e lo avevano gettato in mezzo alla strada, dopo avergli dato una bella pacca sulla spalla per incoraggiamento. Ty lo aveva lasciato davanti a casa sua, con un'altra pacca di incoraggiamento sul braccio – Derek Parker lo aveva fulminato con uno sguardo.
Verso le cinque del mattino, le persone iniziavano gia' a diminuire, il mormone era riuscito a prendere un aereo verso New York, il ragazzino giapponese aveva ritrovato la sua automobile – era in mezzo alla steppa – e Tyler aveva il numero di Lindsay attaccato sullo specchietto retrovisore. Aveva persino della buona roba nel portabagagli. Che serata.
Nello stesso momento, un famoso chitarrista inglese stava seduto per terra, nel bel mezzo di un'autostrada, canticchiando una canzoncina al sole sorgente. Si era tranciato i baffi per il travestimento da turista ritardato e si era portato dietro i suoi brutti e vecchi occhialoni giganti con la montatura rettangolare, che non erano neppure suoi. Sembrava uno di quelle inquietanti statue iperrealistiche, che rappresentavano turisti grassi con macchine fotografiche reali e camicie hawaiane extra-large. Almeno lui non era cosi' grasso.
Poi non indossava una camicia hawaiana! Indossava una camicia a maniche lunghe, a righe, e i jeans strappati.
Sembrava un turista ritardato per davvero, con quel cappello di paglia. Ma non sembrava dargli troppo fastidio, il sembrarlo.
Anzi, lo rendeva felice! Cosi' non sembrava John Lennon!
Doveva ragionare sul dove fosse finito George, perche' senno' Paul gli avrebbe tirato il collo e pure Eppy. Non gli andava molto giu' questa cosa, poi..
che male c'era? Dai, era solo uno scherzo. Forse aveva pure sbagliato a prendere l'aereo diretto a Los Angeles – poteva tranquillamente evitarlo, visto che George poteva tornare da un momento all'altro negli studios. Pero', per non beccarsi un cazzotto da lui – cosa che sarebbe stata molto umiliante – aveva deciso di rifugiarsi in California per un po'.. dai, in fondo, che male c'era?
Si alzo' e sollevo' il pollice, ma si becco' solo un “Vaffanculo, hippie!”. Wow, hippie!
Ci riprovo' un'altra volta, ma si becco' un altro “Vai all'inferno!” Vai all'inferno? Ehi!
“Vacci tu!” gli rispose, urlando, da dietro. Ma l'autista non lo senti', per fortuna.
Fece un terzo tentativo, ma venne inzuppato da un'onda anomala di acqua, li vicino. E in quel momento avrebbe tanto voluto levarsi gli occhiali, il cappello di paglia e gridare “Sono John Lennon! Volete fermarvi?!” e quello avrebbe fatto al quarto tentativo.
Quindi, al quarto tentativo, si mise davanti ad un auto in corsia e grido': “SONO JOHN LENNON!
CAZZO!”
L'auto freno' a pochi metri di distanza da lui – meno male – e ne usci' fuori una testa incredula.
“Johnny? Sei tu?” chiese la testa, che sembrava non voler credere a quello che aveva davanti.
John levo' un sopracciglio. Non si aspettava una risposta del genere. Poi riconobbe la testa che aveva parlato.
“Oddio! TY!” strillacchio', come facevano le sue fan.
“LENNY!” rispose lui, scoppiando a ridere.
Tyler scese dall'auto e corse incontro al vecchio amicone, abbracciandolo affettuoso.
Ah... Che belle le scene di due amici che si reincontrano!


Uahahaa, scusate per il capitolo scemo! L'uomo nudo.. Lindsay.. Eric (ops! vi ho rivelato il nome dello spacciatore! XD)
Tyler e John erano amici? Uhm, vedremo qualcosa di piu' nel prossimo capitolo ;D
Credo che il prossimo capitolo sara' piu' lungo.. sono indecisa tra due seguiti che finiscono allo stesso modo.. poi vedrete voi come finisce questa cosa XD A-hem! Ma non e' tenero Jimmy addormentato sul divano con le bottiglie attorno? <3 E soprattutto: non e' tenero George che scivola sul toast imburrato con le labbra sporche di briciole? <3<3 e John conciato da turista ritardato? <3 aww.. ma adesso basta! XD
Ok, grazie ancora per le recensioni, mi fa molto piacere ricevere commenti :)
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento.

Laban: beh, Pen e' relativamente bassa per avere diciannove anni e non si commisera troppo, l'unica cosa per cui e' insoddisfatta e' la sua altezza! XD ne sapremo un po' di piu' (penso) nei prossimi capitoli.. gh.

Marty_youchy: John si sollazzera' con le bionde anche secondo me XD visto che Tyler lo aiutera', da bravo amicone! xD Paul deve stare moolto attento -sisi- Povero Paulie. XD

Zazar90: Ecco, concordo! Date a George la sua tanto desiderata pizza! u.u Senno' mi svuota la dispensa di Penny e questo non mi va molto! XDD e poi.. anche io voglio una pizza t-t ma questa e' un'altra storia!

Embe'? Spero che vi piaccia il capitolo e vi lascio in compagnia del mio presentatore personale!
*lascia microfono al nudo Derek Parker e gli da una bella pacca di incoraggiamento*

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Capitolo 8
*** Riot! - e Penny non si tocca, chiaro? ***


 

Quando Harrison apri' gli occhi si ritrovo' ancora nella stessa stanza del giorno prima, quella con la bandiera californiana che lo guardava con fierezza e la copertina di uno stupido vinile attaccata sul soffitto. Ah no, era un poster.
Non era un sogno, allora? si disse, rassegnato, George. Voglio i biscotti di Pattie! Uffaaa! e, con questo pensiero fisso in testa, si alzo', andando a sbattere contro il muro. “AH! Porc'..” non prosegui' la frase, perche' si ricordo' della presenza di un fumatore minorenne in casa.
Aleggiava una tranquilla melodia jazz anni '40, proveniente da un vinile che ogni tanto si incantava. Pero' lasciava un'atmosfera molto piacevole, unita all'odore di pane che veniva dalla cucina, dove mister spilungone stava facendo i toast e scioglieva il burro su una padella. Fischettava una canzoncina country che non sembrava c'entrare nulla con quella del disco.
George degluti' e, afferrando con le unghie il muro, si alzo' molto lentamente. I jeans di Jim, che gli stavano strettissimi – “Che gambe sottili che hai, figliolo! Devi ingrassare!” –, gli impedivano vari movimenti delle gambe, come piegarle e camminare in modo decente. Aveva dormito con una cannottiera bianca e un paio di jeans, incredibile. Non che non gli fosse mai capitato, pero' non era una gran comodita'.
E la cannottiera gli stava larga. Era di mister spilungone, c'era da aspettarselo.
Si pettino' i capelli con le dita, per sciogliere alcuni nodi, e si diresse verso la direzione da cui sembrava venire un rumore sordo di acqua che sbatteva contro la parete. Qualcuno stava facendo la doccia?
La sua sorpresa aumento' quando vide un piccolo Jimbo impegnato a tenere gli occhi appiccicati al buco della serratura di quella porta, con il dentifricio che gli colava dalla bocca e lo spazzolino sull'altra mano. Si schiari' la voce, facendolo sussultare.
“Oh Cristo!” esclamo', sputacchiando un po' ovunque il dentifricio. “Ah, ciao Gesu'! Scusa se ti ho nominato invano!”
Aaah! fu l'unico pensiero di George. Ma sospiro' e non ci penso' piu'.
“Ehm.. Buon giorno, Wilson. Che sta succedendo?” chiese, mantenendo un tono pacato.
Jim si guardo' attorno, pulendosi la bocca con il dorso della mano, e inghiotti' un po' del dentifricio che teneva in bocca (che schifo!). “Eeerh..” ci penso' su. “Controllavo se c'erano gli asciugamani! Sai, scompaiono cosi' in fretta.. poi.. se magari a Penny vengono
le cose, sporca tutto!” fece un verso schifato, “Questa non sara' casa mia, ma all'igiene ci tengo, io.”
George lo guardo' male per un paio di secondi, senza credere ad una parola del bimbo in caschetto.
“Ah, Gesu', 'na sigaretta ce l'hai?” si passo' il dito insalivato sul sopracciglio destro. “Ah ah, sto scherzando!” disse subito, sghignazzando.
“Ehm..” non volle aggiungere altro. Non aveva detto nulla, s'era risposto da solo. “No, non ho una sigaretta.. ehm.. Ma che cosa succede dietro questa porta?” e si avvicino', curioso, fingendo di non sapere nulla. “E' il bagno, giusto?”
“Esatto, Rabbi, questo e' il bagno! Bagno, Harrison, Harrison, bagno. Ditevi ciao!” allo sguardo perplesso del chitarrista, tossicchio'. “Eeehm, ho sempre adorato l'umorismo nonsense del cinema muto! Comunque.. vuoi..”
Prima ancora che il ragazzino finisse la sua battuta, George si getto' sulla serratura, cercando di vedere qualcosa. Il gran peccato era che Penny aveva una doccia, e il vetro appannato della cabinetta non mostrava nulla di quello che c'era dietro. Un'altra seccatura!
“Uffa.. non si vede niente!” si lamento' lui, atteggiandosi da bimbetto. Jimbo ridacchio'.
Due bambini che spiavano l'amica che si faceva la doccia, allupati sin dal mattino..
“Non ti preoccupare, magari tra poco ha finito.” lo rassicuro' Jim. “Si e' appena lavata i capelli per due volte con lo shampoo e deve ancora darsi il tocco con il balsamo. Ci tiene un sacco ai capelli, dice che ha preso la lunghezza dalla madre e ci e' affezionata.” poi tiro' una gomitata all'altro. “Daaai, dimmelo che ti piace Pen! Diiimmelooo!”
George fece una faccia inorridita, che non gli riusci' neanche bene. “Naa, che dici.” borbotto'. Stava prendendo lentamente confidenza con quel ragazzo, gli sembrava che poteva tranquillamente dirgli di tutto. Pero' stava dicendo la verita': a lui
non piaceva quella ragazza che si stava facendo la doccia. Ah, se si stava facendo la doccia, era nuda?
“Wow...” gli scappo' dalla bocca. Se la tappo' con le mani, vergognandosi di se stesso.
“Wow cosa?” chiese Jim, con l'innocenza di un bimbo che chiede al padre cos'e` un preservativo.
“Ehm..” si mise a tossicchiare, tenendosi la mascella con le dita, e continuo' a guardare oltre il buco della serratura.
La mano di Penelope Rain sbuco' dalla doccia, cercando di afferrare un'asciugamano azzurro che stava li' accanto.
Harrison, alla vista della mano magra della ragazza, ebbe un inaspettato singhiozzo. Jim lo guardo', senza sapere cosa dire.
Poi prese fiato, “Tutto bene, Rabbi?”
“Non chiamarmi Rabbi!” disse George, finalmente. Jim sogghigno'.
“Hai visto
Peeenny?” chiese, avvicinandosi alle sue spalle, con un ghigno.
“Non ancora! Cioe', volevo dire..” arrossi'. Non gli piaceva quella bionda, non gli piaceva quella bionda! Non gli piaceva quella bionda,
cazzo! “Sta per uscire dalla doccia.” affermo', e trattenne il respiro.
Jim rispose con una risatina. “Oh beh, allora voglio vedere anche io.”
“Vergognati.” disse George, scherzoso. “E' una tua amica, no?” Si stava mettendo molto in confidenza con quel ragazzino.
“Ehi, che state facendo?”
Dallo spavento, i due si voltarono all'unisono.
Stanley Kahn li osservava con un sopracciglio bello alzato e le braccia incrociate. Sembrava un cow boy del far west che aveva davanti degli Indiani d'America. Era anche incazzato come un cow boy del far west, o meglio, come uno sceriffo del far west (ultimamente ho la fissazione per il far west! n.d.Thief XD). Mancava solo un revolver e il cappello apposito, che Stan aveva, ma in salotto.
“Ho sentito dei rumori.” disse, impassibile.
George e Jim si scambiarono un'occhiata. L'ultimo si morse il labbro inferiore, assumendo una faccia triste e innocente. George, invece, abbasso' lo sguardo e basta. Non poteva fare altrimenti.
Stanley Kahn capi' tutto in pochi secondi, e si avvicino' a grandi passi verso i due.
George indietreggio', mentre Jim rimase fermo davanti alla porta, truce, pronto a prendersele.
Invece, lo spilungone prese il chitarrista per i capelli, arrabbiato, e fece per sbatterlo contro il muro. George riusci' ad afferrare il suo braccio, per controbattere, ma non fece in tempo e Stan gli tiro' un calcio sullo stomaco. Lui tossi'.
“Stai lontano da Penelope, chiaro?” fece lui, attaccandolo al muro e tirandogli un destro diretto alla mascella che l'altro riusci' a bloccare, ma l'altro non si accorse di una ginocchiata sullo stomaco e tossi' ancora, biascicando un “ahi”.
Lo spilungone lo getto' a terra e fece per prenderlo a botte, intanto che era senza difese.
Jim, spaventato dalla situazione in corso, si getto' su Stan e fece per staccarlo dal chitarrista, a cui aveva scaricato dei pugni che suonavano piu' liberatori.
“STAN! LO UCCIDI, CAZZO!” grido', un po' troppo forte.
Lui se ne libero', facendo cadere il ragazzino per terra, per la schiena. “Stan!” esclamo', ancora, per fermarlo. Stan si volto', lasciando cadere Harrison, che sanguinava al naso e aveva il labbro rotto, sporco di rosso. Aveva un graffio sulla fronte, procurato da un chiodo malmesso sul muro.
“Io lo u-uccido questo.. b..
b..” balbetto'. Sembrava disperato, in quel momento. E ansimava.
“Calmati, Stanley. E' soltando una cazzata: l'ho spinto a guardare oltre il buco della serratura per cercare gli asciugamani e Penn si stava ancora lavando, quindi non potevamo entrare.” pausa per riflettere sulle parole da utilizzare, “Pensi che un tipo del genere possa competere con il tuo innegabile fascino?” fece un occhiolino.
Stan si tiro' uno schiaffetto sulla testa. “Sono un cretino!!” grido'. “E la cazzata l'ho fatta io!”
Proprio allora, la porta fece un rumore sordo e si apri', scoprendo una ragazza mezza nuda, avvolta in un asciugamano azzurro.
“Quello.. e' sangue?!” chiese a bassa voce a Stan, indicando una macchia nerastra sul muro.
“Ehm..” i tre – si', anche George – esitarono, prima di rispondere.

Piu' tardi, George mangiava con gola un involtino primavera andato a male, Jim leggeva il giornale e Stan si metteva del ghiaccio sull'occhio dolorante. A volte le ragazze sono pericolose, si sa.
Penny guardava con incredulita' quello che qualche minuto fa' piagnucolava moribondo, lamentandosi che il graffio sulla testa gli bruciava un botto. Ora si stava ingozzando di cibo cinese comprato un secolo fa' e faceva finta che non fosse successo nulla. E il cerottino sulla fronte lo rendeva simile ad un bambino di otto anni.
Jim era li', fischiettante e canterino, che leggeva ad alta voce la notizia del giorno.
Stan faceva il possibile per ignorarlo, mentre toglieva il ghiaccio dall'occhio. Era rossastro.
Penny, senza esitare, gli lancio' addosso la sigaretta ancora accesa. A lui prese un colpo.
“PEN! Che cavolo fai?!” grido'. “E se scoppia un incendio?!”
“Non scoppiano incendi per cose del genere, scemo.” disse, sprezzante, Penny. “E comunque a Harrison hai rischiato di spaccargli i denti e di spaccargli il naso. Meno male che ha un'ossatura robusta, sara' per tutto quello che mangia.. boh.”
“Oh beh, secondo questo giornale, nella sezione scienze..” Jim sfoglio' il giornale fino alla sezione scientifica. “Oh, eccolo qua! Le vitamine A aiutano le ossa!” e fece un sorrisone.
“Ma non era la vitamina C?” fece, all'improvviso, George.
“No, era la vitamina E.” annuncio', tristemente, Stan.
“Scimuniti che non siete altro: e' la
vitamina D!” disse Penny, lanciando un ventaglio – comprato alla China Town – verso Jim.
“Ahi! Penny, sei impazzita?!” grido' lui, dolorante.
“Sicuramente, allora, la vitamina D si trova nei biscotti!” gioi' George, tutto sorridente.
Penny alzo' gli occhi al cielo. “Okay, basta. Non voglio piu' parlare con voi per questo pomeriggio. Vado a fare la spesa.”
Stan sbuffo' e si sdraio' del tutto sul divano-letto, mentre Jim sghignazzo' come sempre.
“Chi mi accompagna?” fece Penny, prendendo il portafogli dal tavolino.
“Non posso, Penn, ho male alle gambe.” disse Jim, inventandosi una scusa al momento. Penny gli mostro' il medio.
“Scusa, Penny, mi hai fatto un occhio nero..” bofonchio' Stan, assumendo un'aria offesa.
“Io posso venire,” disse George, inghiottendo le ultime briciole.
Penny lo fulmino' con gli occhi. “Scordatelo, Harrison. Stanley ti ha quasi ucciso,
ricordi?”
“Ma io sto bene!” esclamo' lui, aggrottando la fronte. “Poi.. ho voglia di uscire.” disse, a quel punto, lentamente.
Quindi, sotto gli occhi sospettosi di Stanley lo sceriffo e lo sguardo malizioso di Wilson il cretino, George insegui' la bionda.

 

 


Ecco un nuovo capitolo, piu' in anticipo di quanto speravo :D
Poverino George, qui t_t ma e' una scena che doveva esserci, poi questa storia doveva essere violenta fin dall'inizio – e' nata con l'idea di diventare una storia in stile splatter (tipo film d'azione) ma in modo molto soft, quanto basta XD – quindi.. Ce ne sara' un altra, penso, ma sara' la seconda e l'ultima (spero). E io ricomincio a spoilerare! xDD
quella parte l'ho scritta ascoltando l'introduzione di “Time” dei Pink Floyd, e quella canzone mi ha aiutato un sacco a scrivere! <3
So che George e' allupato qui, ma non potevo non evitare di “disegnarlo” cosi' XD
Ok, la smetto di commentare in modo strano e rispondo alle recensioni. Grazie di cuore a chi sta seguendo la storia :D

Kiru: Grazie mille *_*

Marty_youchy: oh beh, sinceramente ce lo vedo John in vesti di turista pazzo o.o

Zazar90: Grazie ancora *-* il colpo di scena ci voleva, prima o poi XD e George che pensa sempre a mangiare.. si' XD

Laban: sono contenta che la storia ti intrighii *-* XD

 

Ora e' meglio che vado o_o XD
Salut'! <3

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Capitolo 9
*** I want to tell you a story... ('bout a man) ***


 

Penny Rain chiuse la porta a chiave, alzando un po' i pantaloni e togliendosi una ciocca di capelli dagli occhi.
Indossava un paio di jeans chiari e leggermente cadenti, che le stavano larghi, e una larga blusa bianca di seta che andava a braccetto con i suoi capelli biondicci. Vestita in quel modo, sembrava una sufragette francese precipitata in un buco nero e trasportata con forza negli anni dei figli dei fiori e dell'amore libero. Forse non era una sufragette, ma rimaneva comunque una mangiauomini emancipata (come la definivano Jim, Stan e Ty.. e anche sua sorella).
Si accese una sigaretta in pace e ne mise una tra le labbra dell'altro, accendendogliela, senza che le chiedesse nulla.
George, facendo distrattamente un tiro, si guardava attorno come se fosse stata la prima volta che vedeva una porta. Quella maglietta larga, lunga e variopinta gli dava un'aria ancora piu' fuori luogo, e indossava ancora i pantaloni di Jim – ecco perche' non riusciva a stare in piedi. Jim gli aveva messo una bandana rossa per non farlo riconoscere: ecco, cosi' stava bene, almeno secondo lui. Per Penny, sembrava un deficiente senza compromessi, Stan concordava.
In quello stesso momento, la vecchia della casa accanto, la casa 24, stava innaffiando i fiori del giardino con cura. Quando vide la ragazza uscire fuori con uno sconosciuto, sollevo' un sopracciglio. Chissa' a cosa stava pensando.
Poi aguzzo' la vista, riducendo a fessura gli occhi. Quel ragazzo le era in qualche modo familiare, e poi aveva la faccia di uno che era caduto dal secondo piano di un edificio in periferia.
“Oh no..” borbotto' Penny, alzando gli occhi al cielo, quando vide la vecchia avvicinarsi a loro.
“Chi e' lei?” chiese George, incuriosito. Penny scosse la testa, sussurrando un “lasciamo perdere” che non riusci' a sentire.
Quando il chitarrista rischio' di prendersi un colpo quando si ritrovo' la vecchia davanti a se che gli sfiorava con l'indice il livido sulla guancia. A Penny cadde la sigaretta dalle dita dalla sorpresa. Perche' quella vecchietta in calore si era messa a fare la pedofila?.. Forse era un'influenza dalle nipotine liverpooliane.
L'occhio della vecchia cadde sul labbro ammaccato del giovane e poi sul cerotto sulla fronte. Storse la bocca.
“George Harrison?” chiese, con una voce molto piu' morbida del suo sguardo.
“Ehm..” Penny gli fece il segno di 'no' con la testa. “..si'.” rispose George. Penny fece segno di strapparsi i capelli.
La vecchia aggrotto' la fronte, passando un dito sul cerotto malmesso.
“Cosa ti hanno fatto?” chiese, con naturalezza, mentre ritornava a esaminare la ferita sul labbro inferiore.
“Ecco...” Penny non gli stava facendo nessun gesto. “Ehm.. Sono caduto dalle scale.”
Penny rimase sorpresa dalla risposta di Harrison e pesto' la sigaretta ai suoi piedi, per spegnerla.
La vecchia non sembrava convinta. Fece una smorfia, per poi dirigersi verso il cancelletto.
“Venite, vi offro del te'.”

 

Jim stava imburrando un toast da dare al gatto Lucifer, il gatto prediletto di Stan, che lo aveva raggiunto fino alla casa della sua fidanzata dall'altra parte del quartiere – lui viveva vicino alla spiaggia.
Stan, intanto, dava delle carezze al suo gattino, mentre faceva saltare le frittelle sulla padella con un'abilita' degna da chef francese. Non che avesse origini francesi: era nato a Las Vegas da un padre newyorkese e una madre dal sangue scozzese nelle vene.
Ordunque” esordi' Jim, con una parola che riteneva elegante e di cui nemmeno conosceva il significato reale, “Stanley! Lucifer mi guarda male!”
In effetti il gatto continuava a fissare con diffidenza l'amico del suo padroncino, con quegli occhi gialli e inquietanti.
“Lucifer! Non guardare male Jamie!” lo sgrido' con dolcezza Stan, mentre l'altro fece le fusa. “Aaw, Lucifer! Non fare cosi', che mi fai tenerezza e rovescio le frittelle! Poi cosa vuoi che mangi il tuo Stanny e il nostro caro Jimmy? Piccolino!” e inizio' a fare strani versi infantili, prendendolo in braccio e strusciando il suo viso contro il suo muso. Lo stesso fece il gatto.
“Non ti bastava Penny per pomiciare?” chiese Jim, sconvolto. Stan lo fisso', ancora piu' sconvolto di lui.
“E' Ty che ti insegna a parlare cosi'? Hai solo diciassette anni, amico!” fece Stan, con uno sbuffo.
“Ho diciassette anni e ho provato l'acido prima di te, scemo!” sghignazzo' Jim, schivando una forchetta volante.
“Non dirlo manco per sogno, Jamie Wilson!” grido' lui, facendo la linguaccia. E scoppiarono entrambi a ridere, mentre lo spilungone capovolgeva di nuovo la frittella con maestria – gli mancava solo un cappello bianco da cuoco.
Si senti' un trillo dal salotto, Jim si volto' con un mezzo sorriso. “Saranno gia' tornati, quei due.”
“E' passata solo una mezz'ora, su'.” borbotto' Stan, poco convinto. Ma ci sperava in un ritorno veloce della sua Penny.
Perche' Penny.. Penny l'amava e lui amava lei, stavano insieme da quando lei aveva solo quindici anni e lui ne aveva gia' ventuno e quando lei marinava la scuola per vedersi con lui. Nel '63, la piccola Penelope Rain era ancora una matricola liceale, solare e gentile, con un morbido caschetto biondo e il fisico ancora timido. Era solita a subire i soliti idioti che le fischiavano dietro e che le alzavano la gonna, ridendo come dei deficienti. Pure Ed, l'ex fidanzato di Penny, era un vero idiota. La conosceva da due anni e aveva cercato di scoparsela gia' quando ne aveva solo tredici, povera ragazza. Meno male che Tyler Gomez, che a quei tempi ancora non conosceva, gli aveva riempito la casa di uova marce e lo aveva lasciato marcire per strada.
La piccola e dolce Penny Rain che aveva conosciuto quattro anni fa' era cresciuta, maturata e.. era molto, molto cambiata.
Da quell'estate del '65, quello stesso giorno in cui.. No. Non ci voleva piu' pensare. Era stata una cosa orribile.
“JIMMY!”
Stan scivolo' sul pavimento della cucina.
Jim aveva imburrato il pavimento? Che coglione!
Un secondo, non era a quello che stava pensando. E poi.. Quella voce, quella che aveva urlato “Jimmy” con una foga incredibile, apparteneva ad una sola persona in questo mondo. E quella persona doveva essere appena ritornata da un trip per tutta l'America.
Rialzandosi con fatica, corse verso il salotto e rimase a bocca aperta, non riuscendo a credere a quello che vedevano i suoi occhi.
Tyler abbracciava Jim piangendo (per davvero) lacrime che potevano commuovere persino.. Penny.
Dietro di lui, un ragazzino giapponese si guardava attorno con aria poco interessata e.. un attimo!
“Ehi! Ma tu..” fece Stan, incredulo.
L'altro uomo si volto', aggrottando la fronte. Poi gli fece un occhiolino.
Stan non poteva credere (per davvero) ai suoi occhi.
“No no no no.. No! No! Avevamo gia'.. No! Accidenti, no!!” inizio' Stan, disperato.
“Eddai,
amigo!” gli disse Tyler, sciolto l'abbraccio con Jim – che era leggermente frastornato. “Possibile che non ti ricordi del mio caro Lenny?”
Lennon sghignazzo' e porse la mano destra, togliendosi il cappello di paglia.
“Piacere. Sono John Lennon.”
“No guarda, sei Bob Dylan!!” esclamo' Stan.
“Sei violento eh, amico.” lo critico' Lennon, con un ghigno.
“Non sono violento!” contrattacco' Stanley. Jim si mise a tossicchiare. “Tu che vuoi?!”
“Io non ho detto niente, Stanley!” disse Jim, ridacchiando. “Ma chi e' shanghai-man?”
Il tipo con gli occhi a mandorla lo squadro' da testa a piedi. “Chiamami ancora shanghai-man e ci gioco con le tue ossa, a shanghai.”
“Markie-Markie! Sei violento pure tu, mizzica!” disse Ty, crucciandosi. Lennon annui'. “Pero', se giochi a shanghai.. posso giocare pure io?”
“Mi chiamo Mark, quante volte ve lo devo dire?” chiese lui, freddo.
“Dai, che se non ti pescavamo dalla polizia eri fritto come un involtino primavera.” disse John, ridendo.
“Alt, Lennon. Sono giapponese.” grugni' lui, fessurizzando gli occhi. A Tyler venne un brivido.
“ALT!” ripete' Stan, mentre Jim se la rideva. “Non ci sto capendo un fico secco! Mi spiegate tutto daccapo?!”
Tyler fece sedere John sul divano, mentre il cosiddetto 'Mark' rimase in piedi, continuando a guardarsi attorno. Jim si sedette sul divano-letto li' vicino, a lato della televisione, prendendo un involtino primavera andato a male dal tavolino.
John si sistemo' la camicia e si schiari' la voce, tutto rilassato.
“Allora, vi raccontiamo una bella storiella?”

 

 

 


Un altro capitolo! xDD ed e' anche un po' stupido, stavolta, soprattutto il finale.. vabbe'!
L'inquitetante gattino Lucifer e' stato preso dalla canzone “Lucifer Sam” che parla proprio di un gatto, a quanto pare XD Ricordate la battuta di Jim in cui citava i gatti di Stan? Beh, i gatti di Stan esistono per davvero! xDDD ne ha dieci, va pazzo dei gatti, ma lo vedremo dopo XD sto cercando di approfondire il carattere di questo personaggio.. poi vedrete come si evolvera' XD Pero' rimane sempre un po' stupidotto XD
Nel prossimo capitolo, John e Ty racconteranno la loro avventura nella highway! XD
Poi che fara' la vecchia a Penny e George? *silenzio* ..boh. Poi vedro' XD u.u
Ringrazio ancora chi ha recensito :)

Zazar90: Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo *-* eh si', come si fa a non stimare Jimmy? *__* XD il personaggio di Stan verra' un po' approfondito nei prossimi capitoli ;) quella non e' esattamente una scena splatter, e' piu' una scena di lotta XD la scena splatter e' alle porte O__O poi si capira' cosa intendo XD Comunque si', quel giorno Jim e George erano parecchio allupati.. sara' il sonno xDDD

Marty_youchy: Gia' poverino! Non se lo meritava u.u pero' anche lui, spiare una ragazza nuda che si fa la doccia u.u xDD E poi Stan aveva i suoi motivi (che si vedranno mooolto dopo), ma non lo perdono lo stesso u.u John fara' una ri-comparsa piu' decente nel prossimo capitolo XD

Laban: Ecco, cos'ha fatto di male nella vita? y___y (ma sei stata tu a picchiarmi! t-t n.d.George) (Ma nooo y_y e' stato lui! *indica Stan* u.u n.d.Thief) (me l'hai fatto fare! u.u n.d.Stan) Ok! Sto delirando! E' ufficiale! xDDD Ma non schiaffeggiarmi George t__t XD (si si, mi piace molto anche a me, Time, soprattutto la parte finale! *-*)

Un maestoso saluto. Baci. <3 XD

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Capitolo 10
*** fun fun fun - and Long John Silver... ***


 

Nella casa aleggiava un odore di chiuso terribile, ma le finestre erano aperte e la luce solare illuminava il salotto con semplicita'.
Il profilo del televisore era delineato dall'ombra scura dalla parte opposta della finestra, i divani in pelle prendevano un colorito pallido, sotto la luce forte che si univa al colore chiaro dei muri della stanza. L'atmosfera era strana, soprattutto per le mille madonnine e i mille crocifissi attaccati ovunque.
Quella vecchia doveva essere una credente convinta. Almeno, questo fu il pensiero di George.
Penny non pensava a nulla, sembrava solo disgustata dall'idea di stare nella casa di quella vecchia che odiava con tutta se stessa.
Mentre il Beatle sorseggiava tranquillo il suo bicchiere di te', Penelope continuava a fissare con sospetto la tazzina di porcellana, senza sfiorarlo neppure con un dito. L'aroma era sospetta; secondo lei, doveva esserci per forza un tranello.
E quel deficiente inglese ci cascava. Ah si', gli inglesi erano dei scolatori di te' inumani.
Ma non mostrava segni di cedimento, non stava morendo, non era blu: il te' doveva essere commestibile. Magari c'era dentro un sonnifero, non si poteva mai sapere se c'era in mezzo la vecchia della 24.
La vecchia entro' nel salotto dalla cucina con un vassoio in mano. Aveva portato dei biscotti allo zenzero, mele affettate da prendere come stuzzichini e altro te', nella teiera ben decorata. La poso' sul tavolino di ebano, senza dire niente, e si sedette sulla poltroncina.
George sorrise e fece per prendere un biscotto, mentre Penny fece una faccia inorridita.
La vecchia disse, piano: “Mi chiamo Maria.”
Penny non apri' bocca, continuo' ad osservare quella vecchia signora con la tazza di te' in mano; George era troppo occupato a pensare ai biscotti allo zenzero per rispondere, quindi tutti e tre si rassegnarono al silenzio.
Lei, con dolce lentezza, prese la scatola di ferro, che stava subito vicino ai biscotti e alla teiera, sul vassoio.
Tiro' fuori un tubetto di disinfettante e del cotone, in silenzio.
Penny, bevendo il suo te', guardo' quella stupida scenetta da film per bambini: la vecchia che inumidiva la ferita del ragazzo davanti a lei, che, rigido, si teneva al divano con le mani per non gridare. La ferita bruciava in modo insopportabile.
Quando la scena fini', la vecchia si allontano' da lui e si sedette di nuovo sulla poltroncina, gustandosi il te'.
George si sfioro' la fronte, incredulo.
“Si poteva infettare” cerco' di spiegare la vecchia, “Per i lividi dovrai aspettare qualche settimana.”
Penny e George si voltarno verso la vecchia, che aveva alzato un angolo delle labbra, sottili.
“Ora potete andare.”

Secondo me..” inizio' George, appena fuori dalla porta, “Quella signora e' molto sola.”
Penny prese una sigaretta e se la porto' alla bocca, senza dire nulla, e la accese in pochi secondi, con qualche esitazione.
Dopo un paio di tiri in silenzio, dalla sua bocca uscirono dei brevi sbocchi di fumo. Rideva.
“Gia'.. hai ragione.” disse, con un sorriso amaro. Come se l'avesse convinta di una cosa a cui non credeva, ed era vero.
George le sorrise, dolce. Senti' il labbro cedere, lo morse per trattenerlo.
Qualcosa gli diceva di sentire sulle dita il calore delle sue guancie, che sembravano.. morbide.
Il vento leggero accarezzava i suoi capelli biondi, color fieno, e sfiorava la sua leggera figura esile. Sembrava cosi' gracile.
La sua mano si mosse prima della ragione, George riusci' ad avvicinarsi all'altra, senza sapere cosa fare. Voleva toccare il suo viso, pettinarle i capelli con le dita, carezzare le sue labbra morbide e rosa. Le sue forme nascoste dalla blusa...
Non si era accorto che fosse cosi' bella. E in quel momento guardava verso la porta di casa sua, con quegli occhi profondi color cioccolato...
“Harrison.” disse, allora, la ragazza.
George fece la faccia di uno che si sveglia da un sogno.
“Quello non e' mica...”

 

 

Non ti vedo da troppi anni, Alonso Pedro Gomez Alvares..” dico, ridendo.
“Io ti vedo un po' ovunque, Lennon: dai vinili di Rebecca Rain ai poster nei roghi di Venice.” risponde Tyler.
Ah ah, spiritoso. Infatti glielo dico, senza esitare: “Ah ah, spiritoso d'un Tyler.” ghigno, facendo un tiro.
“Oooh ci offendiamo, eh, Lennon?” fa lui, ridendo come uno scemo. Anzi, Tyler e' scemo.
“Ovvio no?” sbuffo. “Ma quelli sono solo dei cretini che fraintendono tutto e tutti.” dico, con una smorfia.
Solo per un'innocente frase. Adesso i papa' proibiscono alle figlie di ascoltare la nostra musica, probabilmente. E se immagino le facce delle figlie.. Che risate. Anche perche' le mamme non riescono a proibire alle figlie i Beatles, perche' pure lo ne sono innamorate.
Lo so, sono molto noto per la mia modestia. Un momento, mi sto offendendo da solo?
Allora c'hanno ragione, l'America fa dare del matto... Devo ritornarmene subito a Londra.
“Senti, Lenny, ho un po' di roba nel portabagagli! Appena andiamo a casa ci facciamo qualcosa, che ne dici?”
“Trovo che sia l'idea migliore che ti sia mai venuta.” annuisco. Lui mi fa il medio guidando, scoppio a ridere.
“Comunque, deficiente d'un Lenny,” inizia lui, con gli occhi fissi sulla strada, “Cerca di non farti vedere da Rebecca Rain, perche' potrebbe saltarti addosso e starti attaccata come una sanguisuga a vita. Senza offesa per la piccola Consuelo.”
“Ma chi cazzo e' questa Rebecca?!” chiedo allora. Continua a nominarla. Che ne sia..
“...Non farti strane idee, John. Rebecca Rain ha sedici anni.” Si': Tyler sa leggere i pensieri altrui.
“Ooh. Peccato.” dico, buttando la sigaretta fuori dal finestrino. Lui ride ancora. Ma che ha da ridere?
“Ti sconsiglio di concentrarti sulla bella Penny, e' occupata con Stanley.”
“E chi e' adesso 'sta Penny?!” chiedo ancora. “Ma sei..”
“..magari fossi poligamo! Ma no, niente poligamie inutili, preferisco i trip.” mi dice, con un ghigno.
Bah, lettore di pensieri di strapazzo. “E va bene, Tyler. Chi e' questa Penny?”
“La sorella maggiore di Reb, che ha diciannove anni!” poi inizia a sorridere come uno scemo. “Quella ladra che mi rubava l'auto.”
Mi viene un'illuminazione. “Aspetta: la bionda che..”
“Si', si', quella della foto! La tizia con il teddyboy, non te la ricordi?”
Oddio. Quella della foto con il teddyboy? Oooh...
“Ehi ehi ehi, Tyler! Mi vuoi dire che quella bimbetta adesso ha diciannove anni?!”
“Si', diciannove spaccati.”
“Ma guarda un po', il tempo passa in fretta..”
“Gia', Lenny” sghignazza lui.
E proprio in quel momento, si sentono delle sirene fuori dal finestrino dell'auto. Cosa..?
“Merd..” lo sento sibilare tra i denti.
“Lennon, nascondi la sigaretta e allacciati la cintura.” mi dice.
“Perche'?” chiedo. Mi sento la testa girare, sara' per l'odore che c'e` in auto.
“Non fare domande e allacciati quella cazzo di cintura!” sussurra. Obbedisco – non posso fare altrimenti.
Qualcosa ci costringe a fermarci, Tyler schiaccia il piede sul freno e stringe la mano sul cambio. Abbasso il finestrino, per guardare meglio nello specchietto retrovisore: un'auto della polizia... Gli sbirri?
“Cavolo, cavolo! I piedipiatti!” sembra che Tyler si stia agitando...
“La polizia..” borbotto, senza sapere cosa dire.
Ma.. Guarda un po' chi mi esce dall'auto della polizia?

Quindi? Quindi? Quindi?” esclamo' Jim, eccitato e preso dalla coinvolgente narrazione del Beatle, aggrappandosi alla maglietta del giapponesino. Lui tolse immediatamente la mano del latticino dal suo braccio.
“Non. Toccarmi.” sibilo' Mark, disgustato, cercando un pacchetto di sigarette dalla tasca dei jeans.
“Oh insomma, non interrompetemi mentre parlo!” si lamento' Lennon, “Avete bloccato l'armonia del racconto!”
“Scusami Lennon, prosegui, prosegui.” si scuso' Jim.

Una castana con la pelle abbronzata, con il naso spruzzato di lentiggini e la divisa nera si avvicina verso la nostra auto.
Oh my god! Si avvera il mio sogno di essere sequestrato da una poliziotta californiana! Sto per svenir..

Lennon! Leeeennon!” chiamo' Tyler, preoccupato, agitando una mano davanti ai suoi occhi.
“Oh mio Dio! Non voglio essere conosciuto al mondo come colui che fece svenire John Lennon, sia chiaro! Gia' passero' alla storia come il primo uomo dal Nevada che si degno' a fare a pugni il chitarrista dei..”
“Sh! Sh! Stan, smettila di blaterare!” lo rimbecco' Jim, mettendo un dito sulle labbra. “Si sta svegliando, si sta svegliando!”
John alzo' un sopracciglio, come segno di vita.
“LENNY!” Tyler si getto' tra le braccia di un John spaesato. “Aaah, pensavamo che ti fossi incantato!”
“Ehm.. si', volevo rendere realistica la cosa. Andiamo avanti. Quindi, lei si mette davanti al finestrino di Ty e dice..”

Allora? Che si dice?”
“Oh nulla, nulla, bella signorina..” risponde Tyler, lisciandosi le sopracciglia.
Mi lancia un'occhiolino, e dice: “Io e il mio amico Faust Mustard stavamo andando al confine; sa, bella signorina, per andare a trovare i miei genitori... Sono malati di..” ci vuole un
sniff, “...di tubercolosi, si', sono malati di tubercolosi.” e si mette a piangere.
Io, invece, sto morendo dal ridere.
“Ma secondo me..” dice allora la ragazza-poliziotta, “Qui.. c'e` uno stranissimo odore..”
“Erba, me l'hanno venduta dei spacciatori.”
Tyler? Oddio, Tyler, cosa sta facendo?! Si e' ammattito o cosa?
“Uhm.. okay.” dice la poliziotta.
Ma no, anche lei: dice solo “Uhm.. okay”?! E' impazzita?!
La poliziotta sospira, piano. “Mettiamoci d'accordo: vi lascio liberi a patto che non comprate piu' roba illegale, va bene?”
“Ci dispiace signorina, questo non possiamo permettercelo.” dice Tyler, calmo.
La ragazza-poliziotta fa un altro lungo sospiro. “D'accordo, allora..
Dentro.”

Quindi? Quindi? Quindi?”

 

 


The Post-War Dream;
Ritardo imperdonabile! >___< E' che ero super-impegnata tra scuola, capitolo di Magical Mystery Trip e impegni familiari! Cerchero' di farmi perdonare mettendo un titolo alle Note d'Autore (e a qualcuno frega? u.u) XD
The Post-War Dream.. ehm.. xDD ok, oltre a far notare che io questa canzone la amo (What have we done? Maggie, what have we done? <3), ha anche un doppio significato nel titolo, in questo caso, che fa intendere l'orripilantezza di questo capitolo che ha raggiunto incredibili livelli demenziali-crack-scemi. Per non parlare di John che si incanta (o passa in stato vegetativo? XD) raccontando.. embe', che cosa posso dire?
Le parti in corsivo, se non si era capito, sono le parti in cui Johnny racconta :) Alcuni pensieri, ovviamente, sono stati censurati nel racconto in versione integrale (ovvero, la versione che racconta a Jimbo e Stan), come ad esempio la riflessione sul fatto che si stava offendendo da solo XD
La parte centrale in cui Penny viene descritta in un modo strano.. embe', l'ho scritta ascoltando Lost Cause di Beck, ecco perche' ho messo il video su
Feissbucc, altrimenti che motivo avevo xDD diciamo che mi ha aiutata molto :) ..Grazie Beck! xDD
Allora.. Beh, cosa succedera' adesso? Lo vedrete nella prossima puntata! *tipo anime giapponesi* xD
Una cosa che vorrei aggiungere ai ringraziamenti per il capitolo del Magical Mystery Trip: non sono molto brava a disegnare, ho un tratto un po' manga xD pure io avevo il sogno di fare la fumettista t.t ora sogno di viaggiare per il mondo e visitare almeno una volta nella mia vita l'America, l'Irlanda, l'Islanda e di fare l'universita' in Inghilterra. Ecco, questi sono i miei sogni personali nel cassetto! XD
Ah dimenticavo: il “Quindi? Quindi? Quindi?” e' preso da una gag della nuova serie de I Soliti Idioti che mi ha fatta scompisciare per il “Quindi? Quindi? Quindi?
Scopato? Quindi? Scopato?” xDDDD non ho potuto non inserirla nella storia! xDD
Comunque.. Grazie per i commenti, grazie a chi legge, grazie
grazie :)
Chiedo perdono per aver parlato troppo, da adesso rispondo ai commenti :D

Zazar90: Uahahahah, Markie-Markie si arrabbierebbe XD eh si', aspettati di tutto, perche' in questa fic metto tutto quello che mi capita per la testa xD John e Tyler un pairing? Uuuh xDDDD si vedra' un po' meglio anche su loro due, e.. (piccolo spoiler XD) Tyler non conosce solo Johnny, tra i Beatles xD Su Penny e Stan approfondiremo in avanti.. :) - sii Lucifer Sam! che bella <3 un'altra canzone dall'album che mi piace molto e' Interstellar Overdrive.. all'inizio non mi piaceva, ma poi, all'improvviso, ho iniziato ad adorarla (L). e poi anche Bike! ma alla fine e' l'intero album che e' stupendo :)

Marty_youchy: L'inciuccio amoroso tra George e Penny eh? In effetti la breve parte centrale sembra accennare a qualcosa, chi lo sa.. Si vedra'! ;D E.. dici “indipercui”? Andrai d'accordo con il mio Jim -sisi- xDD non farci caso, parla quella che dice “Non lo spifferero' ai quattro venti” e che dice anche “quantunque” per qualsiasi cosa. xDD

Laban: Beh, la vecchia ha fatto la sua entrata, finalmente, no? xD A quanto hai visto, sull'inciuccio, c'e` un breve accenno nel capitolo stesso! Vedo pero' che Penny e George hanno molti sostenitori.. XD *Penny lancia sguardo minaccioso* questa donna fa paura O.O Non voglio proprio avercela come nemica.. povero George. xDD

Clafi: O___O xDDDD va bene, rispondo va XD No no, la vecchia aveva delle buone intenzioni! xD e' stata fraintesa, poveretta! Sul passato di Penny vedrai.. lo spiega dopo Stan xD Ma oggi sparo anticipazioni gratis! O_O Sii Jim e' anche il mio diciassettenne preferito <3 (ooh, sei il diavolo? Figata! XD) L'incongruenza storica di The Piper at the Gates of Dawn c'e` anche qui, ma e' volontaria! Perche' il gatto, teoricamente, ha due anni xD quindi e' nato nel '65, e the Piper at the Gates of Dawn penso sia uscito a fine '67.. Non ne sono certa, pero' XD

Scusate se le note sono un po' lunghe! Spero che il capitolo non abbia fatto troppo schifo! XD
Thief Jones <3 (anche Jones per Brian Jones, eh!). xD
*parte la musichetta di Indiana Jones, e' inevitabile* XD

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Capitolo 11
*** Fun fun fun - parte seconda. (Baka!) ***


 

E pensare che quando era venuto a trovarci, non aveva fatto niente di illegale.
Trovo che questa situazione sia davvero buffa: sto salendo a bordo di un'automobile scassata della polizia con tanto di sirena – spenta – e radar.. radio, quello che e'. Insomma, quello con cui i poliziotti comunicano tra di loro... In stile film polizieschi! “Passo e chiudo!”.
Pensare che ho sempre sognato di fare cose del genere, da piccolo... Catturare i cattivi e metterli in prigione.
Dovevo essere un ragazzino molto precoce. Ma, ritornando al bel racconto..
La maggiore sorpresa e' che io e Ty
non siamo soli. Oddio, suona un po' strano, detto cosi'.
Tyler si illumina tutto. “Oddio... Markie!!” urla, come un pazzo – vuole farmi prendere un colpo?
Il tipo con i capelli scuri, seduto vicino al finestrino abbassato dei sedili posteriori si gira, alquanto seccato. Ha gli occhi a mandorla e indossa una maglietta variopinta. La pelle e' olivastra, scottata in alcuni punti del viso.

Lennon! Vacci piano, la mia pelle e' perfetta!”
“Che mi fai, Markie-Mark! Ti dai pure le arie adesso?” chiese Tyler, affondando sul divano.
“Che male c'e` nell'avere un po' di autostima,
messicano?” fece l'orientale, con un tono sprezzante – Jim rabbrividi'.
“Ehi, Mark! Non darmi del messicano con quel tono di voce, sia chiaro, testa di rapa!”
“Testa di rapa a chi?!”
“Ehi! Volete farmi finire di raccontare?” intervenne Lennon, prima che i due si saltassero addosso.
“Si', state zitti. Voglio sentire come va a finire.” aggiunse Jim, con un sorriso entusiasta.
Stan si diede il telecomando addosso. Che sceneggiata ridicola.
L'amico d'infanzia della sua fidanzata litigava con un tizio con gli occhi tirati e un altro tizio con gli occhi tirati – ma ben piu' famoso – raccontava una storia ridicola davanti a un ragazzino che credeva di essere hippie solo perche' aveva provato l'LSD prima di lui. E, cosa piu' importante, Stan non aveva
mai provato l'LSD. E per lui era molto meglio cosi'.
“State
tutti zitti. Ho bisogno di un po' d'acqua..” disse Stan.
“La prendi dopo!” ordino' Lennon, rimettendosi il (ridicolo) cappello di paglia. “Allora, eravamo rimasti al punto in cui Markie-pelle-perfetta – l'orientale gli mostro' il medio – Zitto! Markie-pelle-perfetta, dicevo, si girava verso di noi...”

Markieee! Hanno preso anche te?!” urla Tyler, buttandosi contro di lui.
Un piccolo problema, e non da ignorare – affatto –: siamo
ammanettati, genio!
“Ty! Sei impazzito o mi vuoi morto?!” urlo pure io. Yeah, il coretto delle femminucce arrestate nella City of Night. Ehi, un momento, io non sono una femminuccia!.. Ecco che arrivano le crisi adolescenziali.
Mi trascina addosso al giapponesino, finiamo contro di lui.
Ty rischia di cadere fuori dal finestrino – non credo di essermi dimenticato di dire che la finestra era aperta, eh, Ty – e io finisco addosso al tizio orientale che non conosco, a un palmo di naso da lui.
“OH MAMMA!” urliamo, tutti e tre.
Oddio. Spero proprio che la ragazza-poliziotta non ci abbia sentiti. Sta fumando una sigaretta in tutta tranquillita'. E mica mi sembra tanto normale quella sigaretta..
Baka! Ma vuoi uccidermi?!” mi riprende l'orientale. Baka? Baka a chi?
Un momento. Cosa vuol dire
baka?
“Senti, baka o non baka,” dico io, “Puoi gentilmente scostarti, in modo che porto dentro il mio amorevole amichetto messicano in pericolo di morte e tutti e tre ne usciamo sani e salvi, e anche meno appiccicati?”
“Perfetto.” dice lui, e si fa stretto. “Ma
baka sei nato e baka rimani.”
Ma cosa cazzo e' questo “baka”?!

Se vuoi te lo dico adesso. Vuol dire stupido.”
“Molto gentile, Mark. Ma ora.. lasciami raccontare!”

Baka o non baka, Ty riesce a entrare. Per fortuna.
“Sentite” inizio, con il fiato corto. “Devo tornare negli studios entro un mese, se non torno saranno guai. Quindi... dobbiamo trovare un modo per..”
“...scappare da qui. Si', pure io. Devo andare in aereoporto per raggiungere mia sorella a Seattle.”
“Oddio, hai una sorella?!” esclama Ty. Per poi fare una faccia schifata. “Bleah.. Seattle.”
“Seattle? E cos'e` un Seattle?”
“Ne parleremo dopo, John.”
“Un momento.” quel tizio, Mark, mi osserva. “Sei John Lennon?”
Io e Ty ci guardiamo. I suoi occhi la dicono lunga...
Complimenti, scemo, hai rivelato la mia identita' segreta. Sei contento? vorrei dirgli. Ma ci rinuncio.
“Ebbene si'.” segue un lungo sospiro.
“Uhm..” Peccato pero', mi sarei aspettato un urletto, o qualcosa di simile.
Beh, meno male che il tizio giapponese non e'... si', insomma.
“Piacere, Mark.” e aggiunge: “Ayumi va pazza di te.”
Ayumi? Appero', ho una fan! Beh, non dovrei stupirmi..
“Okay, come avrai capito, io sono John Lennon. E lui e' il nostro amico Alonso Pedro Gomez Alvares, meglio conosciuto comeTyler Gomez. Tyler, fai ciao.”
Lui mi osserva come se fossi un alieno. Ho parlato troppo veloce? Ty scoppia a ridere.
“Scemo, Lenny! Lui mi conosce, eh!”
“Ah.. in effetti siete molto intimi.”
Quattro occhi neri come la notte – sto sviluppando la mia arte poetica – mi fissano.
“Okay.. okay...”
“Ho la chiave delle manette.” dice Mark, quasi per cambiare discorso.
E dopo qualche minuto ci ritroviamo con le mani libere – e meno male, non e' tanto bello essere legati all'amico accanto a te – e il giapponesino si asciuga il sudore con un gesto rapido, che muove il suo caschetto nero.
“Perfetto. Aspettate un secondo, devo raggiungere i sedili anteriori.”
Non capisco cos'ha intenzione di fare. Ma Tyler si' – strano, non che sia piu' intelligente di me.
“Ehi! Qui c'ho la mia macchina...”
“Ne farai a meno.” biascica l'orientale, ansimando. Dentro l'auto e' soffocante, anche con il finestrino aperto, e c'e` un pungente odore di sigarette e sudore. “Cazz.. Non vedo l'ora di ritornare a Seattle...”
Con molta difficolta' e anche con molte lamentele di Ty, Mark riesce a sedersi sul sedile anteriore.
E... succede tutto molto velocemente.
Accende il motore, che prende vita con un rombo assordante. La ragazza-poliziotta si gira verso di noi, con una faccia incredula. L'orientale affonda subito il piede sull'acceleratore e abbassa il finestrino, gridando: “Yatta!”
Ancora?! Ma che e' 'sto “yatta”?

Allora sei un ignorante, Lennon. E' giapponese, studiatelo.”
“Ehi! Non sono un ignorante!” protesto' John. A Stan sfuggi' un sospiro.
“Okay, bella storia, molto appassionante, molto coinvolgente... E' finita?”
“Si', purtroppo.”
“Oh, e' un peccato..” disse Stan, con un velo di tristezza nella voce, per poi girarsi verso la televisione sussurrando: “
Ma vieni!
“Si', e' davvero un peccato” disse Jim, con una voce sinceramente dispiaciuta. Peccato davvero, la storia gli stava piacendo un sacco.
Stan, ora, aveva da pensare ad un modo per cacciare via il giapponese e l'inglesino che credeva di essere piu' figo di Gesu'.
E proprio in quel momento, suonarono alla campanella.

 


Hyacinth House
Bene, sono riuscita a trovare un titolo definitivo per la sezione mia :)
Allora riepiloghiamo XD il titolo nella storia “The Beatles... Again” - che cambiera presto titolo – e' “See Emily Play” come la canzone dei Pink Floyd. In questa storia, il titolo sara' “Hyacinth House”, come la canzone dei Doors.
Si', adoro i
Doors. <3 Sono il mio gruppo preferito insieme ai Beatles, i Joy Division, i Floyd e i Talk Talk e tanti altri XD
E' inevitabile, non ho potuto non scegliere un brano loro. Inoltre, loro sono gli artisti principali che hanno ispirato questa storia. Prendetevela con loro se questa storia esiste, soprattutto con il loro ultimo album, L.A. Woman, che mi gasa troppo. Anche se la voce di Jim mi intristisce molto, li' D:
Ah, ho modificato momentaneamente il font per fare una prova :)
Comunque e' un altro ritardo imperdonabile, il capitolo era pronto per l'altro ieri ma non trovavo il tempo di postarlo!
Allora scusatemi D: rispondo alle recensioni, grazie ancora! ;)

Marty_youchy: Eeeh Johnny, Johnny. xDD Poliziotta californiana XD Essi', l'inciuccio tra Geo e Penn, chissa'! Magari ritorna al prossimo capitolo ;)

Zazar90: Beh, lo sai, adoro quel video *w* Credo andro' davvero a cercarmi il DVD uno di questi giorni, di quel film! *-* Uahah, i Soliti Idioti sono come una droga. Non posso farne a meno O__O XDDD “Ooomosessuaaaale!” xDD Vabbe' XD Davvero descrivo bene? Grazie *w*

Clafi: Davvero la vecchina t'ha venduto l'anima, ma guarda un po'! Peggio dei genitori del nostro Sam Oliver u.u XDD certo che Jimbo va citato, e' un mito *-*

Grazie a chi legge e chi recensisce :)
Ciao ;D

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Capitolo 12
*** Get back! In tutti e due i sensi... ***


 

M-ma.. Paul? Dobbiamo proprio farlo?”
Una macchina rossa con i vetri appannati e i finestrini retrovisori rotti stava nel mezzo di un marciapiede, beccandosi le occhiate ostili dei passanti londinesi. Sopra di loro, c'era un cielo nuvoloso e grigiastro; metteva tristezza, ma ormai le persone ci avevano fatto l'abitudine, tra un sospiro e l'altro.
E mentre la gente correva per andare al lavoro, portare le bambine al loro ultimo giorno di scuola e ad aggiustare lampioni, nell'automobile rossa, due musicisti tra i ventisei e i ventiquattro anni stavano organizzando una fuga.
Alla domanda del batterista con i baffi, il moro si acciglio'.
“Cavolo, Rings! Non abbiamo altra scelta! O dobbiamo beccarci un'altra strigliata da Pattie?”
Il bassista si mise la camicia oversize beige, molto larga alle maniche, e i jeans stretti, strappati alle ginocchia, facendo molta attenzione a non urtare con il gomito il compagno. Poi tiro' involontariamente un pugno al clacson.
Inevitabilmente, il clacson
parti'.

“Aaaaaah!! Sei impazzito?! Vuoi farci scoprire?!” urlo' Paul, verso Ringo, prendendolo per il colletto della camicia grigia; il batterista sgrano' gli occhi. Che c'entrava, adesso? Aveva fatto partire lui il clacson.
E nel frattempo, un paio di occhi si erano voltati verso l'auto rossa.
“Ehm.. veramente...” cerco' di spiegare Ringo.
“Basta chiacchiere!” lo interruppe bruscamente Paul. “In rotta di colabrodo! Si va nella City of Night!” e recupero' la chiave per accendere il motore. Insieme al motore, si accese l'autoradio, sintonizzata su una stazione di vecchi successi dei Cinquanta.
In rotta di colabrodo? Ringo non era sicuro di aver sentito bene, ma cerco' di non farci troppo caso. Si infilo' gli anfibi neri ai piedi e, dopo essersi calcato il cappuccio della felpa sulla testa, fece un lungo sospiro.
Quello sarebbe stato il viaggio piu' lungo della sua vita. Se lo sentiva.
Il bassista voleva solo dargliene quattro a Lennon. Cosi', forse, gli entrava in testa il proverbio indonesiano che diceva: “Non buttare George Harrison dalla portiera della macchina”.
Ma quel proverbio, esisteva davvero?
Non ci penso' due volte, gli sarebbe venuto il mal di testa.
Sotto gli occhi perplessi degli impegnati passanti, la macchina parti' a tutta birra in direzione dell'aereoporto.

Harrison.” disse Penny, voltandosi verso la direzione della casa. “Quello non e' mica...”
George dapprima cerco' di focalizzare le tre figure davanti alla porta d'ingresso della casa di Rain. La sua attenzione venne catturata da una camicia a righe con le maniche lunghe, accompagnata da uno stranissimo cappello di paglia.
No.
No
. Era assurdo, non poteva essere...
“Oh cazzo.” bisbiglio', in modo da non far sentire la voce. Ma Penny riusci' lo stesso a capire le sue parole.
“Cosa 'oh cazzo'?” chiese, con un sopracciglio alzato.
George degluti'; cerco' di rimediare: “N-niente, almeno.. Penso.”
Era inutile. L'uomo con la camicia a righe si volto' verso i due e..
“GEORGE!” si mise a urlacchiare, tutto contento, saltando giu' dagli scalini dell'ingresso, attraversando il cancelletto con un salto e accingendosi a saltare anche lo steccato della casa 24.
“Ma quello non e' quel certo John Lennon..” disse Penny, senza troppe emozioni.
“Gia'..” borbotto' George, con poco entusiasmo, e si sciolse in un sospiro.
E in quel momento, John inciampo' e cadde per terra.
Per qualche minuto, Penny e George rimasero fermi ad osservare il corpo del musicista disteso sull'erbetta umida del giardinetto ben curato della vecchia Maria; nessuno apri' bocca per chiedergli: “Lennon, stai bene?”
“Lennon, stai bene?” si chiese, tra se e se, con la terra che gli entrava nella bocca. “Mah..” si rispose da solo.
“Quanto e' durato il viaggio, John?” decise di dire George, a quel punto.
“Un'oretta in aereo e tre ore in auto.” rispose, con la voce attutita dal terriccio.
“Uao.” commento' Penny, acida. George trattenne una risata.
“Ora capisco molte cose.” ribatte' il chitarrista. “Hai.. Hai bisogno di un aiuto?”
Il braccio destro del cantante si alzo' all'improvviso, facendo prendere un colpo ai due.
“No, grazie.” bofonchio'. “Faccio io.”
“Meglio.. Ahia!” George tiro' una gomitata a Penny. “Come ti permetti?” sibilo' lei.
“Shh.” lui le fece segno di stare in silenzio, beccandosi un sonoro schiaffo sul mento dalla bionda. “AHIA!!” si lamento'. “Ma ce n'era bisogno, scusa?!” mugugno', con gli occhi lucidi – per finta.
Shh
lo fai a tua nonna, carino.” sputo'. George fece per rispondere, ma John si era gia' alzato.
Il musicista si spolvero' la camicia a righe e i jeans, per poi lanciare delle occhiatine verso la coppietta che si presentava davanti a lui. Un sorrisetto malizioso spunto' sul suo viso in modo quasi automatico, suscitando un attacco di ansia a George – che stesse tramando qualcosa?
O forse
...
“Ehi, Don Giovanni! Hai trovato una nuova pollastrella?”
Era una fortuna che Harrison non stesse bevendo del te' – o qualsiasi altra bevanda –, perche', innervosito, dapprima fece un verso simile a quando si sputacchia – ecco – e scoppio' a ridere.
Ci mancava solo che si mettesse a rotolare sul prato. Conciato cosi', con quella buffa bandana rossa e con i pantaloni di Jimbo Wilson che lo facevano letteralmente soffocare, si sedette – con fatica – per terra e continuo' a ridere, senza riuscire ad aprire gli occhi. Si dovette persino asciugare le lacrime.
Ma Penny stava zitta, mentre John aveva incrociato le braccia, offeso.
“Mi stai dicendo che non ne hai approffittato, marmocchietto?”
La risata si interruppe di colpo, Harrison dovette faticare ancora una volta per alzarsi in piedi.
“Ehi! Non sono un marmocchietto!” piagnucolo'. “E comunque, che ci fai qui? E che te ne frega su di me e Penny?”
Me e Penny.
L'aveva detto con troppa naturalezza. Che avesse iniziato a crederci pure lui?
John si lecco' i baffi e schiocco' le dita con fare teatrale. “Fai il serio.. Daaai.” lo prese a gomitate.
Oh no, era ritornato il “John Winston Lennon amico perfetto: rivela a lui tutti i tuoi amori segreti e i tuoi amori sofferti, ti dara' il consiglio perfetto”. Uhm, forse doveva accorciare il nome, era troppo lungo.
E poi era troppo ripetitivo, si ripeteva per ben due volte la parola “perfetto”...
“Allora? Allora? Allora?” George rischio' di fare un salto all'indietro, quando si ritrovo' il sorrisone di John a pochi centimetri di distanza dai suoi occhi. “Scopato? Scopato? Scopato? Allora? Allora?”
Meno male che Penny non aveva una borsetta, peccato pero' che le sue manate erano pesanti.
“AHIA!!” e due. “Che c'entro io?” frigno' ancora il chitarrista moro. “E' stato John!”
Penny alzo' un sopracciglio. “Certo... E chi gli ha detto tutte queste cose?”
“M-ma se lui mi ha buttato fuori dalla...”
“Eehiii!” fece una vocetta dall'ingresso della casa di Penny.
Ladra
, Lennon e Harrison si voltarono verso la casa. Una ragazzina bassina, prosperosa – non per niente, riceveva delle allupate occhiatine da un allupato Jim – e vestita in perfetto stile batik, da hippie. A George venne un dubbio: portava le mutandine?
“AHIA!!”
e non c'e` due senza tre.
“Ma che ho fatto, stavolta?!”
“Niente, appunto.” disse Penny, senza emozioni particolari nella voce. “Chi e' quella sgualdrinella?” chiese secca, rivolgendosi stavolta verso John, che fischiettava con un'innata allegria.
“Ah, non guardare me.” disse, mentre, a malincuore, Penny si avvicinava alla casa.
Jim, accanto alla ragazza, con il solito sorriso angelico – tradito dalle guancie rosse per la pericolosa vicinanza ad un esponente del sesso femminile – e le braccia dietro la schiena. La ragazzina-hippie-Anna dai capelli rossi sorrideva, ridacchiava e faceva strani versi. Sembrava che sapesse esprimersi solo in quel (sconosciuto) linguaggio. George arrossi' violentemente e si copri' gli occhi con la bandana.
Ma fu inutile, perche' la ragazzina si rimise a strillacchiare.
“T-tu sei...
George Harrison
!!” strillo', a tutti polmoni, e i timpani di Penny ne soffrirono, molto.
“Cerca di non spifferarlo a tutto il quartiere, grazie!” ribatte' la bionda, e la spinse di lato, per introdurre le chiavi dentro il buco della serratura della porta di casa. Prima di aprire, si avvicino' all'orecchio di Jim. “Scemo, prima scopi con Prudence sul divano di casa mia e adesso porti una.. hippie newyorkese!”
“Uhm, l'accento sembra del Jersey, ma e' di Tacoma.” disse Jim, con un sorrisone, facendo innervosire ancor di piu' l'amica. “Comunque si chiama Lindsay, l'ha beccata Tyler per strada.”
“Perfetto, ora mi ritrovo John Lennon in casa e una sciroccata del Washington. Fantastico!” ringhio', e apri' la porta d'ingresso con un calcio.
Quello che vide, non le piacque affatto.

 

 


Hyacinth House
Ecco il mio angolino! Il capitolo doveva arrivare venerdì, ma poi mi sono dimenticata – eheh. Quindi, ecco qui il capitolo, con tre giorni di ritardo xD E una/due bella/e settimana/e circa -sisi-. Dettagli! U_U
Penso che dalla mia prossima long-fic a capitoli saro' indecisa tra il chiamare il mio angolino “See Emily Play” [The Beatles... Again, futuro
Love me Do. (the Beatles... Again)] o “Hyacinth House” [questa fic XD] u.u Uuuhm, facciamo per votazioni? xD Ok, ok, troppa Coca. – no, non la cocaina o.o' xDD
E il font rimarra' questo .-. A volte mi va di cambiare: da Verdana a Arial, da Arial a Georgia, da Georgia a Times New Roman. Si', non sono una persona stabile in queste cose O_O lasciamo perdere. xDDD
Allora... Avverto che nel prossimo capitolo.. Penny non avra' una bella sorpresa u_u neanche voi o.o e neanche io. XD
Siamo messi bene O__O Comunque.. No, non mi sono dimenticata di Ringo e Paul u.u – oddio, sembro il regista di Heroes! XD
Vedremo nelle prossime puntate – ok, ora sembro la voce bombata di Dragon Ball – cosa combineranno quei due... *risata malefica*
Passo alle recensioni, va :) Grazie ancora <3

Zazar90: Chissa', gia' la parte dei pippistrelli mi porta a fare strane fantasie su Johnny e Tyler!! xDD Credo che sabato vado a cercarmi il dvd ;) la coppia John-Tyler fa faville! XD E il giapponesino e' da stimare, perche' lo adoro pure io XDD – ed e' un mio personaggio O__O vabbe'. XD Jim con i popcorn! xD Cariiiino! *w* - oddio, mi sto fondendo i neuroni o.o Pippistrelli!! O.O

Marty_youchy: Ossimoro? O.O sara' che sono una ignoranta, come ben direbbe suor Nausicaa .gh. L'inciuccio tra Geo e Penn e' una possibilita', peccato che c'e` di mezzo il fatto che mi ingelosisco, ghhh. XD u.u

Clafi: Ahahahah, pure a me capita di fare recensioni grandiose e poi.. bum, si cancellano. u.u Uahahah, come vedi, anche stavolta ho aggiornato in ritardo!! XD Jimbo va citato sempre e ovunque! E se Jimmy Allister (<3) di “Ruby Tuesday” e “Angie” di Zazar e' onnipresente.. Anche Jimbo, piu' o meno, lo e', in questa storia. XD La battuta su Gesu', eeeh.. A dire la verita' non volevo scriverla ma poi “Massi', dai, che male c'e`!” xD

 

Ora, se ci riesco, provo a scrivere il capitolo di “The Beatles... Again”, che mi sento sempre meno ispirataaa!! >__<
Cheers, faccio partire la sigla!! “
Let's swim to the moon, ah ah...” <3
Chi indovina da quale canzone l'ho presa, si becca in omaggio Paul e Ringo che si preparano a conquistare l'America a costo di trovare Geo e John! *Obama la guarda male* Oh, salve signor presidente! xD
La smetto, e' ufficiale! Ave! <3

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Capitolo 13
*** Via col Vento e altre visite dallo spazio. ***


 

La ragazza del Washington – o newyorkese, quello che era – si strinse al braccio della prima persona che aveva davanti.
Il viso di Jim divenne totalmente rosso, quasi dimentico' la scena davanti a se e gli sfuggi' una risatina isterica.
Ma non sembrava che Penny avrebbe dimenticato presto quella giornata. Alle sue spalle, i due famosi musicisti si scambiarono una rapida occhiata inquieta; quella era l'ultima cosa che si sarebbero aspettati di vedere in quella (schifo di) giornata soleggiata.
Un uomo con i capelli lunghi e la barba folta stava fumando una sigaretta, che non doveva essere proprio una sigaretta normale, seduto sul divano, guardando la televisione. Si gustava l'ennesima ripresa di Via col Vento, visibilmente annoiato.
“Cazzo, ma quando finisce questa lagna?” fu il suo commento. Nemmeno si era accorto dei nuovi visitatori.
Un uomo stava per terra a testa in giu', legato come un salame; qualcuno noto' che gli tremavano le dita. Un ragazzo sui quindici anni, vestito con un paio di pantaloni strappati di velluto e una cannottiera bianca, leggeva una rivista, comodamente seduto sulla televisione. Aveva un occhio nero e una fascia attorno alla fronte, coperta dai capelli lunghi e spettinati. Sembrava uscito fuori dalla guerra.
Ma la cosa che piu' attiro' l'attenzione di Penny fu la vista del fidanzato, sdraiato sul divano letto subito accanto al divanetto rosa, che dormiva. Aveva ancora del sangue incrostato sulla fronte e il suo avambraccio era pieno di strani segni rossi; sembravano morsi. I capelli neri gli coprivano l'occhio destro; aveva la bocca aperta, colante da un lato –
che schifo.
E a quanto pare, nessuno si era accorto della gloriosa entrata degli eroi: Penny, i due Beatles e i due hippies.
Tyler usci' dal bagno e, facendo finta di nulla, prese il Times dal pavimento e lo porse al ragazzino seduto sulla televisione dicendo: “Ehi, Kenny. Tieni, qualcosa da leggere.” poi aggiunse, dopo aver sorriso con un filo di soddisfazione alla vista degli occhi del bimbetto illuminarsi, “La prossima volta, ti presto
Demian, va. Non mi va di finirlo e sta marcendo in casa mia, insieme alle mie calze.”
“Crudele destino di un bel libro. L'ho letto un po' di tempo fa'.” rispose quel Kenny. Aveva la voce sottile e delicata, sembrava quasi la voce di un bambino con la febbre alta. Conciato in quel modo, sembrava uscito fuori dalla guerra. “Non hai qualcos'altro che non ho letto?” chiese, con quella voce debole.
“Uuuuhm.. hai letto... A-ha!” schiocco' le dita. Al quindicenne venne un colpo. “Errh.. mai letto Topolino?”
Kenny corrugo' la fronte. Tyler sbuffo': “Avaaantiii! Steamboat Willie, chi non lo conosce?”
“NESSUNO SI MUOVA!”
Tutti si voltarono verso la voce che aveva parlato. Penelope Rain, anche alquanto incacchiata.
Il bello addormentato sul divano apri' gli occhi di scatto, spaventato da quelle urla.
“Oh.” si degno' di commentare l'uomo con la barba.
“Shh, Harry!” lo zitti' Tyler, facendo un enorme sorriso in direzione di Penny.
“Mi chiamo Herb.”
“Ho detto: shh!” ripete', con tono isterico.
E, come se non bastasse, dalla porta del bagno fece ingresso in salotto un personaggio singolare: “Markie!! Ti sembra il momento di presentarti, adesso?!” sbraito' Tyler. Al diavolo lo “shh”.
Mark, socchiuse gli occhi, stanco, e fece spallucce.
Finiva male per quelle persone, quel giorno.

No no no no, ti prego NO...” supplico' Stan. Ma fu inutile.
Sciaf. “Aaaaaah..” fu il verso di sollievo che usci' fuori dalle sue labbra. La bistecca cruda e molle aveva un effetto davvero benefico sui lividi, Pen lo sapeva. Quindi, con un'espressione truce, prese una benda bianca e ricopri' con accuratezza il braccio del fidanzato. Dalla sua bocca uscivano gemiti di dolore.
“Pen... ti daranno l'Oscar della Delicatezza.” biascico', boccheggiando.
“E a te quello della Gentilezza con le Donne.” gli rispose la bionda e gli diede una pacca sulla schiena.
“Ahia.” ringhio' lui, provocando ulteriori risate dall'
audience davanti al divanetto.
Tyler teneva sottobraccio Jim, ridendo come dei scemi, mentre l'uomo con la barba sghignazzava con la sigaretta tra indice e medio. Kenny, il ragazzino superstite della Seconda Guerra Mondiale, era troppo concentrato sulla lettura del quotidiano.
“Mi cagate?” disse a quel punto una voce alle spalle dell'
audience. Gli astanti si voltarono, solo perche' a parlare era stato il famoso John Lennon – “un personaggio famoso come amico ti fa solo bene”, diceva qualcuno.
George era in bagno. O forse in cucina. Quindi, Lennon ne aveva approffittato per mettersi a scrivere un discorso sulla benda che stava utilizzando Penny, in mancanza di un foglio di carta, con una penna quasi scarica.
“Allooora.” disse, appena vide che gli occhi erano tutti su di lui. “Il qui presente John Lennon, e vi prego (anzi, per favore) non Winston, vuole comunicarvi con grande gioia e immenso onore...”
“Vai al dunque.” lo minaccio' Stan, tra i denti, mentre sopportava il fatto di essere in mutande e senza maglietta davanti a un sacco di persone che non conosceva, tra cui una hippie, che sembrava anche piu' interessata alla sigaretta di Harr.. Herb.
“Perfetto, non aspettavo altro” il cantante sogghigno', sfiorando ancora il nervosismo del ragazzo americano. “Io, Paulie e Rings abbiamo fatto uno scherzo al qui presente Georg.. Aspetta, dev'esserci George, per questo.”
“Vaffanculo, Lennon!” urlo' Stanley, tutto rosso.
Penny allora decise di intervenire e prese il suo classico tono gentile e calmo che utilizzava quando era abbastanza.. nervosa: “Okay, dopo aver preso a pugni il chitarrista dei Beatles e mandato a fanculo il loro leader.. mi potresti spiegare, per cortesia, e ripeto per cortesia...” prese fiato. “COS'AVETE COMBINATO IN CASA MIA?!”
Stan rivolse a Jim una disperata e implicita richiesta di aiuto. Jim fece uno dei suoi sorrisini da ebete e disse: “Oooh... Timpano destro fuori uso, Stanley Kahn?”
“Ah!” ringhio' Stan, e cerco' di afferrare l'amico per il colletto della camicia, ma aveva il braccio troppo corto.
Jim fischietto'. E proprio in quel momento, forse attirato dalla musichetta che usciva dalla bocca del diciassettenne, arrivo' il piccolo Lucifer, trotterellando. In modo automatico, il piccolo gattino salto' sopra il corpo disteso del padrone e si mise a leccargli il viso sporco. Stan sorrise, intenerito dal piccolo micio.
“Se non ci fossi tu, Lucy.” disse, e lo prese tra le braccia, mettendosi a sedere.
La bionda si sentiva terribilmente ignorata. “Stan.. te lo chiedero' con calma. Cos'e` successo?”
Il silenzio scese tra le persone nel salotto, nessuno sembrava voler parlare. Fu il ragazzo orientale a prendere parola.

 


Hyacinth House
Lo so, lo so, il capitolo e' poco ispirato! E' che proprio non sapevo cosa scrivere.. D:
L'ho appena finito, l'ultima parte e' leggermente incompleta! E poi.. insomma, il prossimo capitolo sara' piu' corposo e meno schifoso, lo prometto U_U Sono proprio poco ispirata in quest'ultimo periodo – forse e' la pressione degli esami di licenza media O_O – ed escono fuori dei capitoli tremendi! Mi sento piu' ispirata quando sono depressa, mah u.u Comunque ho un motivo per essere felice: un nove in scienzeee!!!! *__* E finalmente ho un po' recuperato il quattro :D Allora rispondo velocemente alle recensioni :) Grazie mille.. :D

Marty_youchy: Uahahahah, in effetti avevo capito che era piu' o meno una cosa del genere xD – dicono tutti cosi' u.u Ok, stop XD Essi', gelosa U_U ma ovviamente questo non influira' sulla storia, vedremo cosa succede nei prossimi capitoli.. e le cose si complicheranno, oh si'. *risata malefica* Comunque la cosa di John che non sa il giapponese e' volontariamente ironico, anche se non sapevo fosse ossimoro XD
Zazar90: Bravaaaa *____* I Doors con Moonlight Drive!! <3 Ma la scenetta di Obama che spara a Paul e Ringo e' troppo forte! *w* Le allusioni zozze non mancano mai XD E poi George con i vestiti che gli stanno stretti, che fa fatica a camminare (dio, come lo tratto male O_O) e che scoppia a ridere ce lo vedevo troppo, dovevo mettercelo *w* E mi sembra ovvio che Jim e' adorabile. Anche se lo ripeto dal primo capitolo O_O Comunque tieniti Rings, Paul lo do a Clafi, va XD cosi' ognuno c'ha il proprio Beatle u_u
Clafi: Mwahahahah, ti accontento e ti mando Paul u_u ho il cuore troppo tenero, devo smettere di guardare su Rai Tre la cucciolata di Gremlins. a parte che Rai Tre non lo guardo mai! Vabbe' u.u xDD Povero Johnny eh? Quasi quasi, mentre scrivevo, mi veniva voglia di entrare nella storia e porgergli un bastone, come per quelli nelle sabbie mobili.. XD Ma noo, non essere gelosa di Jimbo, eh U_U xD

Allora spero che il prossimo capitolo non arrivera' troppo tardi XD
Ciao :)

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Capitolo 14
*** English Pirates in Kansas City! ***


 

L'atterraggio nel territorio americano, la rissa con il messicano che non voleva cedere l'auto e il furto compulsorio di un furgoncino hippie aveva messo in subbuglio la mente di due spie inglesi della Regina. O meglio, molti occhi si giravano verso di loro con disappunto, con l'immagine dei pirati inglesi del Settecento nella testa, come un chiodo fisso. Sospettosi fino all'osso: guardavano la forma del naso, la scrittura, gli occhi – una ragazzina aveva detto che il tizio piu' alto aveva il naso di Paul McCartney, un brivido aveva percorso la schiena dei due – e soprattutto l'accento.
Dopo varie peripezie e problemi superficiali, superati con un'astuzia innata e mai vista, i due erano riusciti a spacciarsi per due hippies smarriti di Jacksonville alla ricerca della strada per Los Angeles. Il furgoncino Starkey/McCartney poteva viaggiare in santa pace lungo la highway lunga e dritta del Nevada, in direzione di una irraggiungibile California. Ma nessuno pareva avere le idee chiare, poiche' dallo stereo continuava a partire il medley di Kansas City, che il bassista dei Beatles cantava a squarciagola, seduto accanto ad un batterista ormai esausto dal viaggio.

Ah Kansas City!
Going to get my baby back home
I'm going to Kansas City!
Going to get my baby back home

Ma noi stiamo andando a Los Angeles...” provo' a dire il batterista, ma venne subito zittito dall'altro, che lo guardo' negli occhi. Aveva le occhiaie, sembrava molto stanco e le ciocche umide dei capelli erano attaccate sulla pelle. Gli rivolse un sorriso debole, tutt'altro che sobrio.
“Allora, Ringo?” disse, a bassa voce, mentre la musica continuava a fare il suo percorso. “Siamo arrivati?”
Lui si gratto' la testa, bagnata anch'essa di sudore – sembrava di stare in un forno, con quaranta gradi all'ombra – e, ansimando, scosse la testa. Con un gesto brusco, cambio' la marcia. “Ma.. non stiamo andando a Kansas City..”

Well its a long long time too
My baby's been gone

“E chissenefrega.” lo riprese il bassista, frugando sotto il sedile, dopo aver slacciato per un secondo la cintura di sicurezza. “Cazzo! Quassotto e' una miniera d'oro! Ma quanta roba si fumavano i proprietari di 'sto rottame?”
“Paul.. questo furgoncino puzza di vomito.” Ringo digrigno' i denti, trattenendo un conato.
“...e di canne. Cavolo, Rings, non dobbiamo farci beccare dai piedipiatti.”
Ringo inghiotti' saliva. Il liquido dentro la bocca era piu' denso del solito; il gusto insapore era nauseante. E dentro il rottame
c'era davvero una puzza terribile di alcool, droghe e altre schifezze che neanche osava immaginare – per il bene del suo stomaco. Doveva tenere duro. Mancavano altre centinaia di chilometri ed erano arrivati a Los Angeles.
Altre
centinaia. Si senti' svenire.

 

...Niente, ero stato preso da una sbirra americana perche' ero un immigrato senza documenti, quindi e' saltato fuori il messicano con il Beatle e mi hanno aiutato a salvarmi dalla polizia. Ma quel deficiente messicano ha lasciato la macchina con la targhetta alla sbirra, che ci ha raggiunti dopo mezz'ora che siamo arrivati.”
“Maaaa...” disse allora Tyler, sbucando cosi' dalle spalle del giapponesino, muovendo le dita delle mani come le muoveva Lennon nella clip di
Another Girl del loro film Help!. Peccato che i due non si somigliavano affatto.
Mark alzo' gli occhi al cielo e prosegui'. “A quanto pare lo spacciatore di.. Tyler” pronuncio' il nome con disgusto, “era incacchiato con lui perche' non l'aveva pagato bene, quindi ha mandato a casa sua alcuni suoi scagnozzi: Herbie il maggiolino, Kenny la sanguisuga e Bob il grizzly con la sua fidanzatina barbona. Bob il grizzly era armato di coltello ma Stan e' comunque riuscito a farlo fuori. Non chiedermi perche', ad un certo punto sono andato in bagno a cagare.”
Alla fine del racconto, tutti erano estrefatti. John aveva la faccia di un uomo che ha assistito al
Lago dei Cigni
, la hippie sembrava infuriata, l'uomo con i capelli lunghi aveva la stessa espressione di un toro punto da un'ape, Jim invece si guardava le unghie. Penny, a differenza degli altri presenti, non sembrava convinta.
Incrocio' le braccia, con i capelli biondicci che le coprivano gli occhi – donandole una deliziosa aria spiritata – e storse le labbra: “E la sbirra, la poliziotta... insomma, quella dov'e`?”
Il giapponese lancio' un'occhiata furtiva a Tyler, posto dietro di lui, in piedi davanti al divanetto su cui era sdraiato Stan, dando le spalle a Herb che, con la stessa faccia di prima, faceva uscire fumo dalle orecchie. Rhett Butler diceva la sua famosa frase finale “Francamente me ne infischio”. Tyler fece per spiegare tutto, ma Mark lo interruppe subito: “Non lo so.”
“Io si'.” disse John all'improvviso, seduto accanto a Herb e a Lindsay, che aveva iniziato a calmarsi.
“Ma 'sta zitto, che non sai niente!” esclamo' Stan, preso dall'istinto, stringendosi a Lucifer.
Lucifer gli leccava il viso, sotto gli occhi degli altri presenti, perplessi. Kenny aveva gia' cominciato a leggere un altro libro, una raccolta di storie teatrali dal senso intricato, e non si era accorto di nulla attorno a se.
Jim allora si alzo' dal tappeto steso per terra, e prese voce: “Ma Stan, allora li odi proprio i Beatles!”
“Stai zitto pure tu, testa di fungo!” esclamo' Stan, stringendosi ancor di piu' al micio.
Ma Lennon non sembrava poter accettare che gli si fosse detta una cosa come “Ma 'sta zitto, che non sai niente!” e rispose, tutto rosso.
“Ehi! Mammone! Guarda che io lo so!! E' la'!!” e cosi' dicendo apri' bruscamente le tende della finestra del salotto. Con l'indice sinistro, indico' un auto a poca distanza dalle case. Dentro c'era una ragazza legata come un salame che si dimenava per liberarsi. “Visto?! Io lo sapevo e voi non lo sapevate! Sono un genio! Tie'!” urlacchio', felice, saltellando su un piede e alzando le corna al cielo, in un gesto che ricordava il futuro headbanging dei metallari anni '80.
Ma Penny non era ancora convinta del tutto. “Scusate un attimo. Ma se gli sbirri e gli scagnozzi dello spacciatore sono venuti a casa mia.. vuol dire che...” Il suo labbro inferiore comincio' a tremare.
Tyler e Stan capirono al volo quello che la loro amica intendeva dire. Un colpo di paura li scosse.
“N-no, Penn... Non e' andata cosi', giuro che non e' andata cosi'!”

Ciaooo! A presto!” urlava Lindsay, nei suoi vestiti vistosi, a braccetto con Herb.
Jim rispose con una sventolata di mano e un sorriso ebete, mentre Penny stava al suo fianco, inespressiva.
Herb teneva tra i denti un'altra sigaretta, stavolta di tabacco, e teneva la hippie stretta a se, senza guardarsi alle spalle.
La poliziotta, alla fine, era riuscita a prendere Bob il grizzly e Kenny, quest'ultimo ritenendolo responsabile di un atto a cui nemmeno aveva partecipato. Lui, quando gli venne rivolta la domanda “Complice?”, aveva fatto un semplice e ingenuo gesto di assenso, senza staccare il naso dal libro davanti a se. Ora veniva portato via in manette, con il libro ancora nelle mani. Bob il gigante – o Bob il grizzly – era ancora tramortito.
“Ehiii, Herb!” fece allora Lindsay.
“Che c'e` Lind?” chiese Herb, facendo un tiro.
“Sai... pensavo che magari potremmo andare a Kansas City per trovare Freddie! No?”
Herb scosse la testa. “No no... Si insospettirebbe vedendo che non c'e` Bob.”
Lindsay ci rimase di sasso. Non era giusto, lei
amava Freddie come amava Herb, come amava Kenny, come amava Bob e anche come amava il piccolo Jimbo, sebbene l'avesse appena conosciuto. E lei voleva vedere il suo amato Freddie a Kansas City.
“Io voglio andare da Freddie! Lo voglio, lo voglio, lo voglio, lo vogl...”
“E VA BENE!” urlo' Herbie, esasperato. “Andremo da Fred non appena lasceranno andare Kenny. Sei contenta?” La hippie inizio' a saltare allegra, presa dalla gioia. E Herb sbuffo': “Ma prima, visto che non c'e` il tuo fidanzato... scopiamo.”
“Okay!” acconsenti' Lindsay, lasciandosi prendere in braccio dall'altro.
Penny e Jim assistevano a quella scena che poteva apparire dolce, tenera e disgustosa allo stesso tempo. Dipendeva dai punti di vista. Il diciassettenne Jimbo si allargo' in un sorrisone intenerito.
“Ma guardali che carini! Tu e Stan dovreste essere cosi': ne' troppo sdolcinati ne' troppo...”
“Ti sei accorto che stai paragonando me e Stan a due fattoni?” sibilo' la bionda, arrabbiata.
Jim sbuffo'. “Saranno dei fattoni, ma sono carini!”
E proprio quando la macchina della polizia parti', la porta di casa si apri' alle spalle dei due, che stavano seduti davanti all'ingresso osservando la scena che si presentava davanti a loro, e ne usci' un meticcio fattone.
“Hey-hey-hey-hey! Jimbooo! C'e` la tua fidanzatina al telefonooo...” disse, con una voce scema.
Il sorriso scivolo' via dal viso del ragazzo statunitense.
“Fanculo, dille che non ci sono...!” urlo'.

 

 

 


 

Hyacinth House
FINALMENTE IL NUOVO CAPITOLO! xDD
Non aggiorno da piu' di un mese! Avevo l'ispirazione a pezzi su questa storia. u_u Beh, questo capitolo in realta' doveva occupare tre capitoli. Cioe', ho riassunto tre capitoli in uno, quindi non mi convince piu' di tanto... Pero' ora siamo nel pieno della storia (dopo.. hem.. tredici capitoli. O_O) e vedremo altre entrate in scena e cose cosi'. Le comparse che hanno occupato questi ultimi capitoli ricompariranno e vedrete come. ;D Cioe', non ricompariranno in questa storia... Va bene, non ce la faccio. Ho intenzione di scrivere una fic sui Beatles con quei personaggi, perche' a me stessa piacciono molto. XD Ma dubito che la scrivero' davvero.. cioe', sta nella mia mente ma non so.. Si vedra'.
Chiedo umilmente perdono per la pausa che mi sono presa,
grazie a chi legge e soprattutto a chi recensisce. <3

Zazar90: Beh, purtroppo Kenny l'ho dovuto far scomparire presto! t__t Pero' chissa', forse scrivo quella storia di cui ho parlato prima cosi' ricompare e si capira' anche chi e' questo Freddie. xD Lindsay non poteva non essere attirata dalla sigaretta sospetta di Herbie il maggiolino, ghgh. *-* Gia', fossi in Penn starei in guardia... chissa', un giorno Stan la tradisce col gatto. – ommioddio!! O.O Grazie sorella Jones! Spero che il capitolo ti sia piaciuto. :)

Marty_youchy: Essi'. xD Poi vedremo un'altra cosa ironica su questo fronte, anche se non so se farlo o no.. Perche' c'e` sempre la sorellina sospetta di Mark, e... Basta. *fischietta* Sull'inciuccio George/Penny niente in questo capitolo ma.. chissa'. Eeeeh. - basta. XD Sono contenta di aver reso bene Johnny. ;D Grazie e spero che anche questo capitolo non faccia troppo schifo! *___*

Clafi: Ecco, visto che hai Paul, trattamelo bene! U_U XD Secondo me dev'essere uno sballo trovarsi un veterano della Seconda Guerra Mondiale (o della guerra del Vietnam?), due hippies scassati e un uomo mezzo svenuto in casa. O_O – so di non essere normale. *A* Beh, Johnny e' sempre il solito.. no? *_* Maccheccarino (bella parola italiana, lo so xD) l'angolo Jim! *-* Cosi' fai contento il mio Jimbo. <3 Grazie e spero che il capitolo sia di tuo gradimento!! ;D

 

Aaaaand in the eeeeend...
*le lanciano un orologio in faccia*

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Capitolo 15
*** My Wild Love ***


 

Prudence Gilbert. La fidanzata di Jim.
Era semplicemente la sua fidanzata, la ragazza su cui scaricare gli sfoghi sessuali, quella da prendere a botte quando faceva la preziosa. C'era solo un problema: aveva tre anni in piu' di Jim. Non era una differenza notevole ma da quelle parti le coppie formate da una donna piu' grande dell'uomo – sia fisicamente che a livello di eta' – non erano ben viste. E questo era stato uno dei motivi per cui, dopo una notte soffocante di estate, lui aveva deciso di rinunciare ai suoi raggianti sorrisi, ai suoi soffici capelli castani, alle sue lussuriose lentiggini chiare e di lasciarla.
Da quel momento in poi, la vent'enne Prudence Gilbert, allora diciannovenne, era stata targata con gradevoli etichette come “la puttana del '66” o “la fidanzata di Jim” dall'amico dell'ex-fidanzato.
Jim aveva quasi scordato l'avventura-Prue, sebbene Penn spesso gliene parlasse come se niente fosse. Ma Jim era una persona che sapeva guardare solo davanti a se, incapace di controllare il passato.
E il viso di Prudence era l'ultimo che avrebbe voluto vedere.
Invece, con le guancie piu' piene rispetto a poco tempo fa', era davanti a lui. Sorrideva.
Tyler, appostato dietro l'amico, con una rivoltella-giocattolo in mano – con cui stava giocando insieme a Lennon dieci minuti prima – decise di togliere il disturbo e trascino' con se il musicista, che sembrava in uno stato confusionale. Penny stava seduta sul divano e guardava l'ingresso della casa aspirando dalla sigaretta quasi del tutto consumata. Accanto a lei, Lucifer e un altro gatto, con il pelo lungo e il muso silenzioso, sonnecchiavano serenamente.
Wilson alzo' una mano sulla testa, grattandosi all'altezza della nuca.
Penny conosceva Jim, il suo Jimbo. Faceva cosi' quando voleva mostrarsi sicuro di se. Un sorrisetto alzo' un lato delle sue labbra, quindi sprofondo' ancor di piu' sul divano, sotto gli occhi poco sicuri di Stan, seduto sul tappetino. Ora che la casa era vuota, sembrava che l'entrata di quella la'
, Prue, fosse una cosa del tutto normale. In fondo quella era la casa comune dei barboni gestita dalla grande Penelope Rain.
Solo dopo dieci secondi, che ai presenti parvero infiniti, Prue si degno' di aprire bocca.
“Ciao, Jim.”

 

Jamie Wilson teneva lo sguardo basso, seduto sul tavolo della cucina.
Accanto a lui, un tranquillissimo John Lennon, con gli occhiali da sole e una bandana da casalinga, cuciva una strappatura sulla camicia che poco tempo prima aveva indossato George. Prudence non riusciva a smettere di alternare lo sguardo tra i due: in fondo era John Lennon. Non era una cosa da tutti i giorni ritrovarsi davanti a se John Lennon che
fila
. E tantomeno se quella era la camicia del chitarrista dei Beatles.
I famosi – e inglesi – Beatles che, dopo anni di gavetta, erano riusciti a imporsi nella musica mondiale.
Stan, in piedi a capotavola insieme a Pen, continuava a massaggiarsi il viso. A un certo punto, si avvicino' all'orecchio della fidanzata, che stava seduta proprio di fronte a lui. “Ehi, Penelope...”
“Zitto. Tu non parli piu' con me.” disse lei, immediatamente, attirando l'attenzione di Prue.
“No, aspetta. Hai davvero affidato Harrison e il coso giapponese a...
Tyler
?”
Quando lei si volto' per dargli la risposta, il suo viso era troppo
vicino
. Aggrotto' la fronte.
“Mi ha detto che lo portera' a vedere le Go-go-girls al Whisky, con il suo furgone.”
“M-ma... no, non e' giusto!”
I due si voltarono verso Lennon, che aveva parlato. Si', aveva parlato. Mentre non avrebbe dovuto farlo.
“No, ora basta! La prossima volta non rapite George perche' pensate che sia il piu' tranquillo, il piu' silenzioso e gne gne gne!” si mise a urlacchiare. “Se essere rapiti da degli adolescenti americani vuol dire essere portati al Whisky-a-Go-Go, pure io voglio essere rapito! Voglio le Go-go-girls!!!”
La cosa piu' straordinaria di tutto quel discorso era il fatto che quell'uomo senza schemi e senza linee aveva detto tutto senza nemmeno una pausa per respirare. Tutto d'un fiato, pur di esprimersi.
Questo stupi' ancor di piu' la ragazza che stava seduta di fronte a lui e al suo ex-fidanzato.
Ex-fidanzato. Era brutto da dire.
Stan fece una smorfia disgustata. “E va bene, Lennon. Avrai le go-go-girls... domani.”
“TI STIMO FRATELLO!!” strillo' John, come una femminuccia, e salto' addosso allo spilungone, facendogli prendere un brutto colpo. Penelope se la godeva, seduta sulla sua sedia.
“Tu sei un santo, Stanley.” disse lei, sarcastica, tirandogli una pacca sulla spalla.
“Ti amo proprio perche' mi aduli.” replico' Stan, beccandosi quindi uno schiaffo.
Lo schiaffo produsse un impatto tale che Lennon, aggrappato ancora al ragazzo, che di altezza lo superava di un paio di centimetri, cadde per terra. Subito dopo, in un modo o nell'altro, si materializzo' nuovamente sulla sedia accanto a Jim. E Lennon filava.
“Non ti ho ancora perdonato per aver portato dei fattoni in casa mia.” e con questo, taglio' il nastro. “Sentite, non sono qua per vantarmi perche' un deficiente scalda il mio letto. Tagliate corto. Io me ne vado.”
Dopo aver pronunciato le fatidiche parole, “Io me ne vado”, Penny si diede una sistemata alla chioma bionda, si tiro' su i pantaloni e usci' dalla cucina, sbattendo energicamente la porta. Stan degluti'.
Prue e Jim rimasero in silenzio a guardare la porta per un po', Stan fece spallucce e lascio' la stanza.

 

Harrison si stava cambiando, per non indossare piu' gli odiati pantaloni di Jim.
Opto' per i jeans di Stan, che in teoria aveva quasi la sua stessa taglia. I pantaloni gli stavano persino larghi, pero' erano belli. Di magliette disponibili c'erano solo le grosse camicie hippie di Tyler. Un sospiro' piego' le sue labbra, che si rassegno' a una camicia decorata a batik, che ricordava molto quella che avrebbe indossato nel prossimo film a cui avrebbe lavorato con i suoi compagni.
Oh, l'immancabile fascia. George Harrison, l'uomo che fu costretto a vestirsi come un esaurito americano.
“Harrison?” fece allora una voce alle sue spalle.
Stanley Kahn. Sul viso di George comparve un'espressione preoccupata.
“C-cosa ho fatto?” mormoro'. “Non potevo mettermi i pantaloni, per caso?”
Stan aggrotto' la fronte, senza capire. Fece un passo in avanti e subito gli arti superiori di Harrison scattarono in avanti. Si stava muovendo come un ninja fallito. Uhm, scena
gia' vista
. Che banalita'.
“Tranquillo, non cerchero' piu' di ucciderti.” lo tranquillizzo' Stan. “Comunque stai bene, con il cerotto.”
L'orgoglio ferito di Harrison si accuccio' dentro la sua mente, mentre la stanza buia ricreava i suoi pensieri. Quell'orribile odore di naftalina unito ad uno strano miscuglio di sangue e sigarette spente lo avrebbe accompagnato per tutta la vita, ogni volta che avrebbe varcato la soglia del confine tra l'Inghilterra e l'America. E, qualche anno dopo, sarebbe stato il primo pensiero, accompagnato da una buona e vecchia Coca Cola fredda.
“Non serve niente a scannarci, dopo tutto.” disse Stan, arrossendo. Ci stava rimettendo se stesso a dire quelle cose ad un
Beatle
. Tyler lo avrebbe preso in giro per l'eternita', anche se era lo stesso un amico di uno di loro. Ma non doveva dirlo a nessuno. “Sono solo una persona che fatica a controllarsi.” concluse.
“... l'ho notato.” sussurro' Harrison, stringendo il nodo della bandana arrotolata che copriva la sua fronte.
Stan sorrise. “Ho un paio di cose da dirti prima che vada via con Ty.”

 

 


 

Hyacinth House
Nuovissimo capitolo! XD A dire la verita' l'ho scritto velocemente ora, quindi non e' il massimo...
Non commento troppo, ma dico solo che dovete aspettarvi un paio di cose dal prossimo capitolo. ;)
Sisi, siamo nel pieno della storia. E Paul e Ringo si avvicinano inesorabilmente alla West Coast americana...

Zazar90: Eheh, forse ricompare la cara hippie!! ;D Pero' a Penny non sta tanto simpatica, quindi non so se le fara' piacere, uhm. XD Gia', povero Ringhino! xD Provavo pena per lui mentre scrivevo -sisi-. Lucifer e'... Lucifer! xD Si sa no: that cat's something I can't explain. *_* Stan pero' e' rincitrullito con i gatti in generale... provero' a parlare sulla sua passione per i 'nekoooo' (come direbbe Markie) appena ne avro' l'occasione. Per l'altra fic... beh, forse la pubblico appena finisco questa (non penso manchi tanto alla fine, boh.) oppure quando arrivo ad un buon punto. xDD Grazie!! ;D

Marty_youchy: Ebbene si'! *papaaaaaaan* Pero' davvero, povera Pattie. Le verra' un infarto non appena vedra' Georgino tutto farcito come Kenny di South Park!! XD E poi ancor piu' quando scoprira' l'esistenza di Penny. Secondo me la devo proteggere da eventuali attacchi fisici. *Penny mi fissa molto male* No, basta, ho paura di 'sta tizia. D: Ringo l'ho fatto troppo soffrire! Eeeh, ma avra' la sua rivincita! :3 Paolino sudato... oddio, no, no! Non ci devo pensare. *____* Grazie anche a te!! :D

 

Ok, al prossimo capitolo! ;D
Ora vado a farmi la doccia prima che arrivi mamma e mi uccida. XD
*parte Dead Flowers. Sono fissata con quella canzone. :D*

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