Buonanotte, stronzo

di Eli5594
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio nemico deve essere distrutto ***
Capitolo 2: *** Ho un piano ***
Capitolo 3: *** Nella tana del nemico ***
Capitolo 4: *** Io non ti capisco ***
Capitolo 5: *** Un tardo pomeriggio così aperto e socievole ***



Capitolo 1
*** Il mio nemico deve essere distrutto ***


Buonanotte, stronzo...

 

 PROLOGO

Lo odio. Seriamente. Profondamente. Con ogni residuo della mia anima. Lo so cosa state pensando. Che la mia è una reazione certamente esagerata, di chiunque io stia parlando. Non lo è. Perchè la persona a cui è rivolto il mio simpatico odio se lo merita. Davvero. E' arrogante, prepotente, antipatico come una caccola nel naso! La sua aria superiore mi fa rivoltare le budella, il suo disprezzo verso le persone che lo circondano mi fa commettere stermini di massa sulle mie povere unghie, e quella sua dannata, dannatissima vanità mi toglie il sonno la notte. Quel ragazzo deve essere distrutto. E' ora che la nostra comunità si liberi di questo fardello. Preparati, stronzo! E' tempo di guerra!

***

 

CAPITOLO UNO: IL MIO NEMICO DEVE ESSERE DISTRUTTO

 

- L'hai vista? -, mi chiese sottovoce Giulia.

- Chi? Cosa? -, risposi annoiata. Ero comodamente sdraiata sul mio banco stile bradipo dell'Era Glaciale, perchè non mi lasciavano in pace? Io adoravo essere lasciata in pace. Stare lì tranquilla e beata come uno studente prima di un interrogazione a rimuginare su cento modi diversi per affrontare il mio nemico. Odiavo che qualcuno mi disturbasse mentre ero così concentrata su questioni importanti. Niente, e quando dico niente, intendo proprio niente poteva distogliere la mia attenzione da...

- Elisa. Ha pianto di nuovo per lui -.

Scattai in piedi come una molla, facendo cadere giù banco, sedia e tutto ciò che si trovava troppo vicino alla mia furia devastatrice.

- Uo uo uo uo uooo!!! -, urlai, in preda all'eccitazione. Poi, non potendomi contenere, iniziai a saltare avanti e indietro per la classe, mandando all'aria tutto quello che trovavo, e nel frattempo continuavo con quell'uo uo.

Giulia mi guardò a bocca aperta. Così come il resto dei miei compagni di classe presenti, d'altronde.

- E-erika? -.

- Aaaaaaah!!! -. Feci lavorare le mie corde vocali per bene. Non ce la facevo. Dovevo per forza urlare. Con gli occhi fuori dalle orbite mi lanciai verso la porta, ma nel mentre sbattei contro quel santo uomo del mio professore di scienze, che, tra parentesi, aveva un'aria piuttosto irritata.

- Mantelli! -, tuonò, arrabbiato.

- No, prof, ciabatte. Ora non ho tempo, a dopo! -, lo scansai dalla porta e iniziai a correre per i corridoi più veloce dei tizi di Fast & Furious (il che la dice lunga su quanto fossi carica in quel momento), mentre il mio povero professore continuava a chiamarmi, sbalordito. Probabilmente dopo avrei dovuto fare una visitina al preside, ma a dirla tutta non me ne importava. Ora avevo cose ben più importante da fare.

Dovevo trovare Elisa. La cercai in lungo e in largo e, logicamente, dopo faticose ricerche senza nessun risultato, la trovai nel luogo più ovvio. Il bagno delle ragazze del secondo piano, proprio vicino alle macchinette.

Lei era naturalmente circondata da una decina di amiche oche che, se non si erano già ritrovate nella sua situazione, volevano provarlo almeno una volta nella vita. Che grande ambizione. Quello era un lato della natura femminile che ancora non capivo. Come può anche solo poterti venire in mente di... Lasciamo perdere.

Mi feci largo tra le ragazze, che erano tutte diventate improvvisamente amichevoli e comprensive (maledette stronze false), e mi piazzai davanti a Elisa con espressione trionfante. Lei alzò gli occhi gonfi di lacrime, mi riconobbe e scoppiò a piangere ancora più forte.

- Lo so, lo so! Avevi ragione tu! -, urlò, e quasi quasi mi fece pena.

- Certo che avevo ragione io. Come sempre, d'altronde. Ma tu non mi hai ascoltato... -. Avevo usato un tono paziente e gentile, infondo, per niente accusatorio. Elisa, e anche le altre, mi guardarono diffidenti. Sapevano tutte della mia avversione per una certa persona e si aspettavano come minimo un esplosione di "te l'avevo detto!".

Le guardai una ad una, lentamente, per dargli il tempo di capire che stavo per illuminarle con una delle mia perle di saggezza, poi...

- MA PORCA PUTTANA, SIETE TUTTE RINCOGLIONITE?! -. Le ragazze trasalirono, spaventate, ma io non mi fermai. - QUEL BASTARDO SCHIFOSO E DOPPIOGIOCHISTA VI TRATTA TUTTE COME DELLE POVERE SCEME USA E GETTA, COME UN DISGRAZIATO CANE CHE VORREBBE ESSERE UN LABRADOR E INVECE E' UN CHIHUAUHA E NON SO CHE CAZZO C'ENTRA MA IN QUALCHE MODO HO RAGIONE! LUI GIOCA CON TUTTE VOI, DALLA PRIMA ALLA PENULTIMA, E ANCHE ALL'ULTIMA SE PROPRIO DEVO ESSERE SINCERA! E VOI ANCORA A STARGLI DIETRO! MA DICO IO, COSA AVETE IN TESTA, I NEURONI DI BARBIE?! MANDATELO A FANCULO UNA VOLTA PER TUTTE, E CHE CAZZO! E' TANTO DIFFICILE RESISTERE A LUI E ALLE SUE CHIAPPE PER QUESTI MALEDETTI CINQUE ANNI DI LICEO E POI CHI SI VEDE SI VEDE?! BASTA, QUESTA STORIA DEVE FINIRE UNA VOLTA PER TUTTE! QUEL FIGLIO DI BANANA LA DEVE PAGARE! CAZZO, CAZZO, CAZZO! -.

Ero riuscita a zittirle tutte. Mi guardavano come se fossi un alieno, con tre braccia, tre gambe e, perchè no, anche tre occhi.

Un silenzio di tomba calò sul bagno delle ragazze del secondo piano, vicino alle machinette.

- CAZZO! -, ribadii, per dare più enfasi al concetto.

Elisa abbassò gli occhi, le guance in fiamme. Sapeva che avevo ragione io (ci mancherebbe altro), e anche le altre lo sapevano. Alcune di loro, imbarazzate, si alzarono e si allontanarono a braccetto, parlando sottovoce.

- Lo so...-, sussurrò ancora Elisa. - Lo so che è così, ma... Non riesco a resistergli. E' così carino e dolce -.

- Eh sì, proprio un amore -, ribattei io, sarcastica. - Ascolta, tu fai terza, lui quinta, alla fine di quest'anno non lo vedrai più in giro per questa scuola; non puoi cercare di evitarlo per i prossimi quattro mesi? -.

- Evitarlo? Ma... Poi sentirei la sua mancanza e... -. Una nuova ondata di lacrime le impedì di proseguire.

Sospirai, stanca e stufa quanto lei, e mi sedetti sul pavimento anch'io. Ormai eravamo rimaste solo noi due. - Dai, cos'è successo stavolta? -, le chiesi.

- Ha detto che sono solo una bambina, e che lui non ha tempo da perdere con le bambine. Eppure fino all'altroieri andava tutto bene, siamo usciti insieme e... Accidenti, Erika, ma perchè fa così? -.

- Perchè è uno stronzo -, risposi, pronta e sicura.

- Lui stronzo, noi sceme. Bella merda -.

- Già -.

 

***

 

La campanella di fine intervallo suonava allegramente e ininterrottamente da un minuto, ma io la ignorai. Camminavo decisa per il corridoio del terzo piano, e mandavo a fanculo tutti quelli che mi sbattevano contro, diretti verso le loro classi. Una ragazza che conoscevo mi salutò sorridente, ma ignorai anche lei. Non dovevo perdere la concentrazione.

Una volta arrivata davanti alla 5B spalancai la porta con un gesto studiato e teatrale ed entrai dentro. Il professore non era ancora arrivato e i ragazzi erano quasi tutti seduti sopra i banchi.

Mi diressi, con aria sdegnosa, verso il fondo dell'aula, dove un gruppo ben sortito di ragazzi con aria idiota e capelli tirati su col gel ridacchiavano come poveri scemi insieme alle corrispondenti femminili.

Alla mia vista, tutti i ragazzi, con una perfetta sincronizzazione, devo dire, iniziarono a fischiare e a lanciare commenti cretini.

- Ehi, perchè all'improvviso sento caldo? -, disse uno di loro. Gli mostrai il medio e lo scansai da parte. Lui scoppiò a ridere, per niente scalfito. - Uuuuuh! -.

Senza dar minimamente peso alle occhiate infuocate e piene di disprezzo delle ragazze presenti, mi piazzai davanti a lui.

Presi fiato. - Ok, che sei uno stronzo e che meriteresti di finire i tuoi giorni dritto dritto nella merda si sa già -, cominciai. - Quello che mi chiedo, invece, è questo: ma tu lo fai consapevolmente ad essere così odioso o è proprio una cosa che ti viene naturale? No, perchè io davvero non capisco. Sei un bastardo fatto e finito, hai il cervello di una medusa e l'unica cosa che sai fare nella tua vita, oltre a stronzeggiare ovviamente, è calciare uno stupido pallone. Dimmelo, però, almeno ti rendi contro di che razza di coglione sei? -.

Luca Amianti, dall'alto della sua arroganza, mi piantò in faccia i suoi incred... schifosi occhi neri e mormorò un: - Sparisci, rompiballe - con tutta la calma di questo mondo.

E qui si spiega il motivo della mia furia. Perchè vedete, lui non era uno stronzo qualsiasi. Non era uno di quelli che se te li dicevi stronzo, bastardo, odioso, cervello di medusa e coglione tutti nello stesso discorso quelli ti tiravano come minimo un paio di ceffoni, così tu potevi reagire come si deve. Invece lui no. A lui non gliene fregava proprio niente degli insulti degli altri, lui ti rifilava un tranquillo " sparisci, rompiballe " e non ti cagava più.

Era sempre così! Perchè non riuscivo mai a ferirlo?! O a farlo incazzare almeno!

- Ti odio -, sibilai, con tutta la forza del mio disprezzo.

- E chissenefrega -, sbadigliò lui, senza nemmeno guardarmi.

Digrignai i denti dalla rabbia e feci per dirgliene un'altra, ma in quel momento il professore fece il suo ingresso nell'aula e ordinò il silenzio assoluto. Quasi quasi scoppiavo a piangere. Alla fine non ero tanto diversa da Elisa e le altre. Piangevamo tutte per Luca. Solo che loro frignavano perchè lo amavano troppo, io perchè, come passatempo, avrei voluto torturarlo in mille modi diversi.

Ma, in un modo o nell'altro, sarei riuscita a fargliela pagare. Lo fulminai con lo sguardo e corsi fuori dall'aula, accompagnata da altri fischi dei maschi e dell'occhiata stupita del professore.

Non finisce qui.

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Capitolo 2
*** Ho un piano ***


CAPITOLO DUE: HO UN PIANO!

- Ti devo parlare! -, proclamai, davanti alla porta della casa di Giulia, davanti a Giulia stessa, che, rigorosamente in pigiama, mi guardava con un'aria assonnata e per niente collaborativa.

- E' domenica, Erika! Quante volte te lo devo dire che non mi devi disturbare la domenica?! Io la domenica dormo, cazzo! -.

Alzai gli occhi al cielo ed entrai in casa, seguita a ruota da una seccata Giulia.

- Chi c'è in casa? -, chiesi.

- Nessuno. Sono andati da nonna. A parte Beppe, ovviamente -.

Beppe era il suo cane, un coso microscopico e peloso che non faceva altro che riempirti di saliva animalesca dappertutto.

- Be', tienimelo lontano, allora -, dissi, sbrigativa, e mi sedetti su una sedia della cucina, poi feci cenno a Giulia di fare lo stesso. Dopo che la mia amica ebbe eseguito con un'aria, ripeto, per niente collaborativa, mi esibii nel mio sorriso di trionfo.

- Che c'è? -, domandò Giuly, inarcando un sopracciglio.

- Ho un piano -, ridacchiai. Ne andavo piuttosto orgogliosa, e si vedeva.

- Un piano per cosa? -.

Scema. - Per lui, no? Amianti -.

- Amianti? Luca Amianti? Il figo che più figo non si può? -.

- Ah, ah, bella battuta. No, sul serio, ho bisogno del tuo aiuto. Mi devi coprire -.

Giulia sbuffò. - Tu hai sempre bisogno del mio aiuto. E non pensi di esagerare un po' con questa storia di Luca? Cioè, alla fin fine saranno anche fatti suoi come si comporta, no? -.

Le lanciai un'occhiata degna di un killer incazzato, e feci una smorfia disgustata. - Certo che non sono fatti suoi, se in questo modo rovina la vita alle mie amiche -.

- Erika, tu non sei mai stata amica con le sue "ragazze". Hai iniziato a parlare con loro solo dopo che lui le ha scaricate -.

- E con questo? E poi non c'è solo la storia delle ragazze. Ti ricordi cos'è successo l'anno scorso? -, chiesi con rabbia. Quell'episodio era stata la goccia che aveva fatto traboccare il bicchiere, o il cestino, o come cazzo si diceva. Non sarei mai riuscita a dimenticare quello che era successo quel giorno.

La mia amica, evidentemente, non la pensava allo stesso modo. - Era solo uno scherzo, Eri! E Luca non c'entrava. Sei tu che hai dato per forza la colpa a lui -.

- Mi hanno umiliata davanti a tutti, Giu, non osare difenderli! Altro che scherzo. E dietro c'era Amianti, lo so! E' sempre lui! -.

- Ma eravamo in gita, in gita si fanno sempre delle cose stupide. E poi ti ha vista nuda solo mezza scuola, sai che rob... Ahi! -. Giuly si tirò indietro per evitare un altro pizzicotto. Poi ridacchiò. - Ok, ok, scherzavo. Hai ragione. E poi, in effetti, anche io al posto tuo mi sarei arrabbiata parecchio -.

- Grazie. Ora, però, passiamo al piano, per favore? -.

- E passiamo a 'sto piano -.

- Perfetto. Ascoltami -.

***

- Oh, mio Dio. Tu sei letteralmente impazzita. Non ci credo che lo farai per davvero. Insomma, è ovvio che non funzionerà! -.

Era un lunedì mattina soleggiato e fresco, e mi sentivo ottimista, al contrario di Giulia.

Sorrisi. - Funzionerà -.

- No, invece! Elisa e le altre ti faranno le feste -.

- Elisa non mi farà proprio un bel niente. Le altre, be', chissenefrega. Alla fine mi ringrazieranno -.

- Certo, come no. Io sono ancora del parere che dovresti startene buona, Erika -.

Mi girai verso Giuly con un espressione serena e le feci l'occhiolino. - Tranquilla. Andrà tutto alla grande. Vincerò io -.

Abbandonai la povera Giulia lì sul marciapiede ed entrai nel cortile della scuola. Naturalmente sapevo dove trovare Amianti. Lui e la sua compagnia stavano sempre nello stesso posto da cinque anni. Sulle gradinate.

Mi diressi verso di loro con passo sicuro. Come mi aspettavo, cominciarono i soliti, stupidi commenti.

- Ehi, Erika, come mai così gnocca oggi? Abbiamo un appuntamento? -, urlò Diego Regaldi, il migliore amico di Amianti, ancora prima che lo raggiungessi. Quindi, tutti quelli che passavano di lì in quel momento, si girarono a guardare divertiti. Non sapevo perchè, ma gli studenti di questa scuola trovavano sempre divertenti gli affari altrui, soprattutto quando c'entravamo io e lo stronzo. Probabilmente loro non capivano che a me quel coglione stava sul culo per davvero, e non facevo tanto per. Bah. Comunque sia, oggi li sorpresi tutti. Diego, Luca e tutti quelli a portata d'orecchio.

- Veramente sei solo tu che non te ne accorgi, ma io sono gnocca sempre -, dissi scherzando. Diego strabuzzò gli occhi. Non era mai capitato che io e lui scherzassimo. Di solito lo mandavo a fanculo prima che finisse una frase. - E comunque, no, non abbiamo un appuntamento. Quello te lo dovrai procurare -, conclusi, sorridendo, e rimasi ferma davanti a lui dondolandomi sui talloni, in attesa di una reazione.

Diego mi guardò confuso, non capiva se lo stessi prendendo in giro o se stavo veramente scherzando, e si girò verso Luca, che mi guardava con un sorrisetto curioso che preferii ignorare.

- E-ehm... -, balbettò Diego, incerto. - Allora che ne dici di domani? -.

- Non posso. Domani sono già occupata con un altro. Dovevi metterti in lista prima -.

Probabilmente il ragazzo ci si stava abituando, perchè mi fece un gran sorriso. E vi assicuro che in quattro anni che ci conoscevamo non era mai successo che uno di quel gruppo mi sorridesse.

- Ehi, stronza, dov'eri stata finora? Credevo che sapessi dire solo vaffanculo e figlio di puttana a Luca, e invece sai anche scherzare. Be', non mi sta mica male. Per quanto riguarda quella lista, sono prenotato. E dimmi un po', con chi esci domani? -.

- Vado a casa di Luca -, dissi con un sorriso innocente.

Se il fatto che io mi fossi messa a parlare e scherzare con loro li aveva sorpresi, questo li fece scassare dalle risate.

- Ohooo! L'avete sentita? Va' a casa di Luca! Ah, ah, ah! -, rise Diego.

- Certo, ti piacerebbe -, disse Alessia sprezzante. Alessia era una di quelle tipiche ragazze bionde tinte con la puzza sotto il naso. La cosa più irritante, però, era il fatto che tutti le leccavano il culo non perchè fosse bellissima (lasciatemelo dire, non è niente di speciale) ma perchè lei si autodefiniva la migliore amica di Luca. Come no. Gli stava sempre appiccicata come una verrucca e ci scopava insieme appena ne aveva l'occasione, che bell'amicizia. Comunque sia, Alessia era odiosa come il resto dei suoi amichetti, anzi, per me che sono una ragazza, era ancora più odiosa di loro (tranne per un eccezione, ovviamente). Quindi, sfoderando il mio nuovo, radioso sorriso ribattei: - Non preoccuparti, Alessia. L'esclusiva di scoparlo lo lascio alle troie come te. Io a casa sua ci vado per dargli ripetizioni -.

- Uoò! Troia! No, Ale, ti ha dato della troia! Ah, ah, ah! -, scoppiò a ridere di nuovo Diego.

Alessia si avvicinò a me con fare minaccioso, ma io non indietreggiai, anzi, continuavo a sorridere tranquilla e rilassata.

- Troia a chi? -.

- A te? -.

- Ma come cazzo ti permetti? Io non mi faccio chiamare troia da una sfigata come te, capito? -.

- Troppo tardi. Sei una gran zoccola, stupida come una vacca e cessa come un mulo, dimmi ancora un po' chi è la sfigata? -. Adoravo provocarla in quel modo, perchè tanto cosa poteva fare? Se si trovava in quel gruppo era solo perchè la dava a tutti e sapevamo entrambe che nessuno l'avrebbe mai appoggiata veramente. L'unica cosa che le rimaneva era passare alle mani sperando di fare un po' di scena, però io facevo atletica da quando avevo sei anni, sapevo fare tre backflick perfettamente e menavo peggio di un maschio. E lei lo sapeva.

Quindi mi guardò con l'odio che traboccava ed entrò a scuola senza dire niente.

- Ops, mi sa che ho fatto arrabbiare la vostra amica -, dissi poi, per nulla dispiaciuta.

- No, no, tranquilla. E' stato uno spasso! -.

Ecco perchè non li sopportavo. Alessia era stupida e antipatica, è vero, ma girava comunque con loro da anni, e invece loro l'avevano derisa davanti a tutti alla prima occasione. Insomma, un conto era se la umiliavo io, che tanto si sapeva che non ci sopportavamo, ma loro? Questi la parola amicizia o almeno solidarietà non l'hanno mai imparata.

In quell'istante suonò la campanella e una marea di studenti si riversò sulle scalinate per entrare.

- Ehi, Erika, entri con noi? -, mi chiese Diego, amichevole. Scossi la testa, pensierosa. Era così facile farsi accettare da gente così. Bastava insultare qualcuno, farti un po' fighetta ed eri subito nel gruppo. Che tristezza...

- Sì, arrivo -, sospirai e feci per raggiungerlo.

- Aspetta -, proferì la voce di Luca, e io lo maledii con la mente.

- Che c'è? -, gli chiesi, cercando di non sembrare scorbutica. Il fatto era che mi veniva più facile parlare con Diego e gli altri piuttosto che con lui.

- Voglio solo parlarti un minuto. Voi andate avanti -, aggiunse rivolto ai suoi amici. Quelli scrollarono le spalle e se ne andarono.

Ok, la cosa cominciava a piacermi un po' meno. Non avevo nessuna voglia di parlare un minuto con lui. Perchè dovevo parlare un minuto con lui?!

Luca, che mi stringeva forte il polso (maledettoooo! Te lo staccherei a morsi, quel cazzo di braccio!), aspettò che tutti fossero entrati, poi si avvicinò ad una panchina e fece accomodare entrambi.

- Faremo tardi -, gli dissi atona, e per distrarmi cominciai ad arrotolarmi una ciocca di capelli.

- Pazienza. Una volta tanto non ti farà male non comportarti da secchiona -.

- Io non m...! Vabbè. Allora, cosa vuoi? -.

- Ehi, come mai ti sei raffreddata all'improvviso? Pensavo avessi deciso di essere nostra amica, dopotutto -, esclamò sorridendo.

Accidenti, uno che era bello, stronzo e giocava a calcio non poteva essere anche intelligente! Questo ragazzo è contronatura!

Cercando di rimediare, feci un sorriso falsissimo e risposi: - Infatti, è solo che la mia natura di secchiona mi mette a disagio di fronte all'idea di una nota o cose del genere -.

Be', non era propriamente vero. Di note ne prendevo anche due o tre al giorno, passavo molti pomeriggi in compagnia del preside e i miei genitori facevano sempre il tragitto scuola-casa. Non che fossi una completa idiota, intendiamoci. E' che studiare mi veniva facile, rispettare le regole un po' meno...

- Aha. Certo. Ok, parliamo chiaro, Mantelli. Tu non mi piaci, e fin qui non ci piove. Ora, neanch'io piaccio a te, come mi hai gentilmente dimostrato negli ultimi quattro anni. Quindi, dimmi, che cazzo vuoi? -.

Ehm.

- Io? Niente. Penso solo che io e te siamo partiti col piede sbagliato. Sai, ho rifflettuto parecchio questo finesettimana, e alla fine ho capito che non era giusto che io ti giudicassi per quello che fai. Insomma, vuoi spezzare il cuore a tutte le ragazze di questa scuola? Fai pure. Vuoi essere arrogante, prepotente, antipatico, odioso, snob, e violento? Fai pure. Io d'ora in poi mi faccio gli affari miei. Però mi dispiace di averti... ehm, scocciato ultimamente, quindi ho deciso di rimediare. E visto che tu la parola studiare manco sai che vuol dire, voglio aiutarti -.

Ok, l'avevo conquistato di sicuro. Avevo fatto un discorso stupendo. Falso come Giuda, però stupendo.

- Primo, non ci credo manco morto a tutte le tue stronzate. Secondo, non abbiamo gli stessi programmi, quindi non puoi darmi ripetizioni di un bel niente. Terzo, non ti vorrei in casa mia nemmeno se mi pagassi miliardi -.

Ecco, appunto.

- Ehi, l'ultima era proprio cattiva -, riuscii a dire.

Luca si alzò in piedi e mi guardò dall'alto in basso. Quella era la sua classica occhiata da "ma chi me lo fa fare di parlare con sta qui?". La conoscevo perchè la maggior parte delle volte che la usava era per me.

- Ascoltami bene, dolcezza. Ti ho sopportata fin troppo a lungo, quindi ora fai la brava e non mi rompere il cazzo, ok? -.

E se ne andò.

***

- Ti giuro! Stava andando benissimo! Diego e gli altri mi volevano già nel gruppo e poi arriva lui con la sua aria da stronzo. "Ti ho sopportato fin troppo a lungo". "Non mi rompere il cazzo". MA VAFFANCULO! Sono io che ho dovuto sopportare te, mi hai capito?! Sei tu che hai rotto i coglioni a me per ben quattro anni! Sei un bastardo di merda! Ti devi soltanto fottere! FOTTITI, CAZZO!!! -.

- Hai finito? -, mi chiese Giulia, seccata.

Mi girai di scatto verso di lei. - Piantala di essere così calma! Dovresti urlare dalla rabbia anche tu! Insomma, hai sentito o no quello che ti ho detto! Quel verme maledetto mi ha... -.

- Lo so, Erika! Ti ho sentita. E non parlo per non dire "te lo avevo detto". Anche se io, effettivamente, te lo avevo detto -.

- Così non mi sei di aiuto, Giu. Devo fare qualcosa, devo fare qualcosa -.

- Tipo lasciar perdere? -.

- Non posso lasciar perdere! Ne va della mia vita! Non voglio che tutti questi anni di abusi e sofferenze vadano perduti -.

- Ma quali abusi?! -.

Non le risposi. Stavo riflettendo. Dovevo parlare con Luca. Dovevo conoscerlo meglio, così da scoprire il suo punto debole prima, e umiliarlo dopo. A qualsiasi costo.

Ma certo! Che scema...

- Bene -, dissi. Poi riferiii a Giulia la mia coraggiosa decisione. - Vado a casa Amianti -.

Lei spalancò la bocca, stupefatta. - Cosa?! -.

- Vado a casa Amianti -, ripetei, paziente.

- Ora? -.

- Sì -.

- Perchè? -.

- Be', dovevo dargli ripetizioni, no? -.

- Ma non era domani? -.

- Ho deciso di anticipare -.

- Non credo sia una buona idea -.

- Io sì. Bene, vado. Ciao, Giuly -.

 

***

 

 

Incredibile! Alla fine sono riuscita (spero) a farlo col codice giusto XD Per questo devo ringraziare Luine! ^^ Hai perfettamente ragione, senza l'HTML fa schifo, ma non sapevo come fare (e sinceramente non lo so neanche adesso XD...come faccio a mettere il codice al primo capitolo ora che l'ho postato? ç_ç). Ok, ammetto di non capirci niente di 'ste cose, ma sto ancora cercando di ambientarmi...XD Comunque, grazie mille a Luine per la recensione (la prima recensione della mia vita...*_*...mi ricorderò il tuo (sopran)nome per sempre U.U) anche se non ho capito bene una cosa...hai detto che ti ha colpito in modo positivo Elisa...ehm, sei sicura che sia Elisa e non Erika? XD   Ok, ho finito...wow....sono emozionata...

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Capitolo 3
*** Nella tana del nemico ***


CAPITOLO TRE: NELLA TANA DEL NEMICO

 

 

Stavo camminando sul marciapiede con aria sicura, la mia borsa a tracolla nera piena di libri e quaderni e un sorrisetto soddisfatto sulle labbra. Ero sicura che sarebbe andato tutto bene. In fondo che problema poteva esserci?

Luca mi aveva detto che non mi voleva in casa sua, è vero, ma se piombavo lì all'improvviso mica poteva lasciarmi fuori, no? Be', ora che ci pensavo, forse l'avrebbe anche potuto fare.

Mmm. Nah! Ha bisogno del mio aiuto, stupido com'è.

Rimisi il sorrisetto al suo posto e proseguii per la mia strada. Passai davanti alla signora Camilla, la fioraia, e la salutai gentilmente. Stessa cosa con Luigi, il mio macellaio di fiducia. Poi, lentamente, mi fermai.

Mi era venuta in mente una cosa degna di nota.

Ovvero sia... io non lo sapevo mica dov'era casa di Luca.

Ma porca...

Sbuffando, seccata, tirai fuori il mio cellullare e chiamai Giulia.

- Pronto? -.

- Giu, sono io. Ascolta, ma tu lo sai dove abita Amianti? -.

- Oddio. Ti prego, dimmi che scherzi. Volevi andare a casa sua senza nemmeno sapere dov'è? -.

- Sì, capita. Allora? -.

- Via dei Pulcini Rosa, numero 24. E non osare chiedermi come faccio a saperlo! -.

- ... -.

- Erika? -.

- Via... dei... Pulcini... Rosa...?! -.

- Sì, perchè? -.

- VIA DEI PULCINI ROSA?! -.

- Sì! Che c'è?! -.

- Esiste una via del genere?! E lui abita lì? Nei Pulcini Rosa?! Ah, ah, ah!!! -.

- Ma sei scema? -.

- Oddio... -, non riuscivo a smettere di ridere. Quello era davvero il massimo. - I Pulcini Rosa, Giu! Ah, ah, ah! -.

- E allora? Vabbè. Senti, devo andare. Fammi poi sapere com'è andata. Ciao -.

- No, aspetta! Non so dov'è 'sta via! -.

Sbuffando, Giulia me lo spiegò. Infine riattaccò senza salutare. A volte quella ragazza sapeva essere davvero scorbutica. Mah.

Con un sorriso a trentadue denti per i Pulcini Rosa, m'incamminai ancora più allegra di prima. Non ci misi molto a raggiungere casa Amianti.

Senza tradire il minimo nervosismo, suonai il citofono e attesi, paziente.

- Chi è? -, chiese una voce maschile dall'altra parte, però non sembrava quella di Amianti. Non dell'Amianti che intendevo io, almeno.

- Ehm... Ciao, c'è Luca? Sono una sua... amica... diciamo -.

- No, è fuori. Ciao -.

Corrugai le sopracciglia, seccata. Non avevo preso in considerazione l'idea che non fosse in casa. Insomma, erano le quattro del pomeriggio, che aveva da fare a quell'improbabile ora?!

Mordendomi il labbro con irritazione (non volevo nessun ostacolo sul mio cammino verso la vittoria) schiacciai con più enfasi il pulsante del citofono.

- Chi è?! -. La voce sembrava un filino scocciata.

- Ehm, sono sempre io. Senti, non è che posso aspettare Luca? -.

- E aspettalo! -.

- Ehm, dentro? -.

- Senti, fai quel cavolo che ti pare! -.

Ma che maleducato! Chi era sto qui, il fratello? Il padre? Il cane? Boh.

Il cancello però si aprì e io mi infilai dentro in fretta. Il cortile che mi si presentò davanti era di dimensioni piuttosto modeste, un pratino, ecco. E anche la casa era piuttosto...modesta.

In confronto al mio appartamento senza salotto al quarto piano di un condominio senza ascensore quella casa era una villa degna di un miliardario.

Maledetto Amianti! Sei anche più ricco di me!

Con espressione arcigna mi mossi verso il portico e bussai.

Venne ad aprirmi una persona che non mi aspettavo venisse ad aprirmi.

Un bambino. Sui nove, dieci anni. Capelli biondi e ondulati, occhioni azzurri con lunghe ciglia chiare e viso da angioletto.

Intenerita da quell'amore di bambino, curvai le mie labbra in un sorriso materno. - Ma ciaaao -, belai, commossa.

- Che diavolo vuoi, racchia?! -.

Un silenzio attonito seguì le parole di quel detestabile moccioso.

Il sorriso mi si era congelato in faccia. - Che - cosa - hai - detto - scusa? -. La mia voce robotesca mi fece una pena che non vi dico.

Il bambino sbuffò, annoiato. - Ti ho chiesto cosa volevi -.

No, invece. Mi hai detto cosa DIAVOLO voglio. Mi hai chiamato racchia. Tu... tu...

- Tu! Piccolo e odioso marmocchio! Come ti permetti di chiamarmi racchia?! -.

Il bambino strabuzzò gli occhi, sorpreso, e fece due passi indietro. - Non chiamarmi marmocchio, strega! -.

- Strega? Strega?! Strega a chi?! Ma come osi?! Dov'eri quando Dio insegnò il rispetto, eh?! Brutto deficiente, vieni qui! -.

Il ragazzino mi fece incazzare ancora di più con l'aggiunta di una linguaccia, e lì non ci vidi più. Digrignando i denti cercai di afferrarlo, ma il piccoletto era veloce. Sfuggì i miei artigli protesi e si rifugiò dentro casa.

Con gli occhi infuocati lo seguì dentro e mi misi all'inseguimento.

- Tanto non mi prendi, brutta vacca! -.

Brutta vacca?!

- Ah, sì? Vogliamo vedere?! -, ringhiai, furiosa. Mi sfilai con rabbia la tracolla e la buttai a casaccio nella stanza, poi iniziai a correre. Quel bamboccio non era di certo più veloce di me! L'unico problema erano i mobili ingombranti della casa, e lui sapeva evitarli molto meglio di me. Dannazione, mi sto facendo umiliare da un ragazzino! Per di più in casa di Amianti! Che ci può essere di peggio?!

Scoprii cosa ci poteva essere di peggio poco dopo.

Mentre inseguivo il piccolo guastafeste (che, tra l'altro, non smetteva di sbeffeggiarmi) finii in una stanza al piano di sopra. Il bambino trottolò dentro, così trottolai dentro anch'io.

La stanza, una camera da letto, non era vuota.

Pietrificata dalla sorpresa, mi vidi passare davanti agli occhi una serie di scene in cui il moccioso si infilava ridente sotto le coperte del letto, peraltro già occupate da altre due persone. Svestite, sudate, ansimanti, insomma ci siamo capiti.

Con voce irritata, il ragazzo moro e strafigo cacciò fuori il bambino e sbottò: - Insomma, Fede, vai a giocare da qualche altra parte! -.

Il bambino scoppiò a ridere, per nulla imbarazzato di trovarsi in una situazione simile, mi passò davanti a testa alta e uscì dalla stanza. - Ciao ciao, racchia! -.

Io rimasi lì impalata come un pesce fuor d'acqua. La bellissima ragazza che faceva compagnia al bonazzo mi fulminò con lo sguardo. - Scusa, ti spiacerebbe andartene? Siamo un po' occupati -.

Le mie guance presero fuoco. - Oh... io... Gesù. Ehm... sì, certo -. Sgusciai fuori in fretta e furia, non senza aver prima ammirato la risata divertita del ragazzo bruno, però.

Con la gola secca, scesi le scale e tornai nel salotto dove avevo buttato la mia borsa.

Il ragazzino era seduto lì e, tadàn, cosa stava facendo? Frugava dentro, ovviamente.

- Ehi, leva quelle manacce dalla mia borsa! -.

Lui si scostò e si sedette sul divano (rosso fuoco, peraltro). - Perchè hai portato tutti 'sti libri? -, chiese innocentemente.

Dovevo rispondergli? Insomma, non è che fossimo proprio partiti col piede giusto, io e lui.

Vabbè, chissenefrega.

- Devo dare ripetizioni ad Amianti -.

- Io non ho bisogno di ripetizioni -.

- Non tu -.

- Chi, allora? -.

- Tuo fratello... penso -.

- Quale? -.

- Quanti fratelli hai, scusa?! -, ribattei stizzita.

- Tre. Più una sorella -.

Inarcai le sopracciglia, incredula. - Davvero?! -.

- Sì -.

Accidenti. Questo non lo sapevo. Luca ha quattro fratelli. Poveracci, come fanno a conviverci?

- Wow. Non lo sapevo. Comunque, devo dare ripetizioni a Luca -.

- Ah, lui. Luca è stupido -.

Gongolai, soddisfatta. Forse il ragazzino, nonostante la maleducazione, non era poi così male. - Te ne sei accorto anche tu? -, sorrisi.

- Sì -, ricambiò lui. - Tu come ti chiami? -.

- Erika -.

- Io sono Federico -.

- Ciao. Senti, ti posso chiedere una cosa? -.

- Se vuoi -.

- Ma tu trovi davvero che sia una racchia? -.

- No. Era solo per farti arrabbiare un po'. Qui mi annoio solo con Christian e Sonia -.

- Christian e Sonia sono quelli di prima? -.

- Sì. Lui è mio fratello. Lei è la sua nuova ragazza -.

Nuova? Non mi dire che...- E' un donnaiolo anche lui? -.

Federico rise, divertito. - Certo! Come Luca e Ale! Loro dicono che quando sarò più grande anch'io sarò così! -.

Inorridii all'istante e mi lanciai su Federico come una furia.

- E-ehi! -.

- NO! -.

- No cosa? -.

- Non permettere che ti trasformino in un mostro! Non diventare come Luca! -.

- Perchè? Lui ha tante ragazze! -.

- Che cavolo c'entra? Ascoltami bene, piccolo, mai, per nessuna ragione al mondo, devi lasciare che Luca ti faccia diventare come lui, capito? Quel ragazzo è... non so nemmeno come dirtelo, ma credimi, è meglio per tutti se non prendi anche tu la sua strada! -.

- A te non piace mio fratello? -. Oddei. Dovevo dirgli la verità? Dopotutto lui non aveva colpe se aveva un fratello odioso.

- Be', non è che non mi piaccia. E' solo che io e lui, ehm, non ci conosciamo molto, quindi... -. Che frase pateticamente falsa.

- Vi siete mai baciati? -.

Strabuzzai gli occhi, stupefatta. Ma che razza di domande erano? - No, ma che schifo! -.

Federico mi restituì un'occhiata perplessa. - Perchè che schifo? Di solito alle ragazze piace baciare Luca. Me lo hanno detto loro! -.

- Te lo hanno detto loro?! -.

- Sì, quando venivano qui a casa -.

Ma guarda. Il coglione si portava le ragazze a casa e le faceva pure parlare di certe cose con un bambino. Bah, no comment.

- Be', io non lo vorrei baciare nemmeno per un milione di euro, ok? -.

- Ah. Non ti piace nemmeno Christian? -.

- Ehm, quello di sopra? Be', considerando che oggi è la prima volta che lo vedo, direi proprio di no -.

- Allora ti piace Alessio! -.

- Chi? -.

- Mio fratello -.

- L'altro? Non conosco nemmeno lui, quindi no -.

Federico corrugò le sopracciglia, pensieroso. Gli sembrava così impossibile che non mi piacesse uno dei suoi fratelli? Tsk.

Improvvisamente il volto del bambino si illuminò di comprensione. - Ho capito! Sei lesbica e ti piace Martina! E' così, vero? -.

Aprii la bocca, sconvolta. Ma come gli era venuta? Povero bambino, chissà come l'avevano cresciuto. - No, non sono lesbica! E non mi piace questa Martina, che deduco essere tua sorella -.

- Ma è impossibile! -, sbottò Federico, frustrato. - Luca e Cri dicono che tutte le ragazze che passano di qui sono innamorate di uno di loro! Perchè dici che non ti piace nessuno?! -.

Cosa gli ha detto quel deficiente di suo fratello?!

- Non dovresti ascoltare quello che ti dice Luca, piccolo, tuo fratello è scemo. E comunque, se proprio ti sembra impossibile che non mi piaccia nessuno dei tuoi fratelli, mettiamola così. Tra tutti, preferisco te! -.

Federico mi guardò sorpreso. Questa non se l'aspettava?

Gli sorrisi radiosa e il viso del ragazzino s'imporporò. Che tenero! Anche se all'inizio è stato scemo, è proprio carino! Da chi avrà preso?

In quell'istante, mentre io e Federico Amianti ci sorridevamo a vicenda, la porta d'ingresso si spalancò di scatto e due voci raggiunsero le nostre orecchie.

- No, Luca, aspetta! Dobb... Ah, ah, ah! -.

- Non voglio aspettare. Adesso -.

- Amore... Sì, ah, Luca... -.

Federico, seduto accanto a me, s'immusonì e fece una smorfia infastidita. Io ero scandalizzata. Guardavo con timore il corridoio, per paura che facesse capolino la scena che stavo immaginando con orrore.

Detto fatto.

Luca Amianti, avvinghiato ad una super bionda che di coprirsi non ne voleva proprio sapere, fece la sua entrata nel salotto, sorridendo malizioso alla sua amica.

Inutile dire che il sorriso gli si spense subito non appena vide che avevano compagnia.

- Tu! -, urlò, arrabbiato, quando mi riconobbe. - Che diavolo ci fai in casa mia?! -.

Non sapevo cosa rispondergli. Insomma, quando avevo programmato di andare a casa sua per "studiarlo" meglio, non credevo certo di vederlo in quello stato maledettamente luchesco!

- Ehm... io... -.

- Ciao, Luca! -, esclamò in quel momento Federico.

Luca si girò verso di lui come una furia. - Fede, sei tu che hai fatto entrare questa rompiballe? Ma che cazzo, ti sei rincoglionito?! -. Federico abbassò lo sguardo, intimidito. - Non dovevi assol... -.

- Ehi, coglione, vedi di darti un po' una calmata, ok?! Sono io che ho insistito per entrare, quindi non prendertela con lui! E hai un po' fracassato le palle con la tua arroganza, quindi abbassa la cresta, idiota! La prossima volta che entri in casa che ne dici di aspettare di vedere chi c'è prima di appiccicarti a qualcuno? -.

- Primo, sono a casa mia e faccio quel cazzo che mi pare... -.

- Secondo, non fai quel cazzo che ti pare davanti a un bambino! -.

- Ah, no? Se non ti spiace, lui è mio fratello, non tuo! Quando inizierai a farti i cazzi tuoi, Mantelli? -.

- Quando tu scenderai dal piedistallo, Amianti! -.

Luca strinse gli occhi, si staccò in fretta dalla bionda (che non gradì molto la cosa) e si avvicinò a me con espressione minacciosa. Per un secondo ebbi l'impulso di indietreggiare, ma non lo feci. Dovevo mostrarmi coraggiosa.

- Ok, carina, ora dobbiamo un po' chiarire 'sta cosa qui. Se ti dò tanto fastidio, stammi alla larga! Che cazzo c'entri tu con me? Che cazzo t'importa di quello che faccio io? Che cazzo vuoi dalla mia vita, eh, si può sapere? -.

Trasalii, sorpresa. Accidenti... Questa era l'ultima cosa che volevo sentirmi dire. Lo guardai dritto negli occhi, sperando di trovare la forza di fronteggiarlo ancora una volta. Ma non ci sarei riuscita, non stavolta. Mi morsi il labbro per impedirgli di tremare, ma fu inutile. Cosa ancora più umiliante, mi si riempirono gli occhi di lacrime. Fantastico. Gran bella figura che stavo facendo. Perchè è riuscito a ferirmi?

Luca sembrava sorpreso dalla mia reazione. Sicuramente si aspettava una marea di insulti, invece mi stavo mettendo a piangere come una cretina. Come tutte le altre.

Abbassando il viso, tolsi Luca di mezzo e mi accinsi a raccogliere la mia borsa. Poi scappai via, senza guardare in faccia nessuno.

***

 

Sdraiata sul mio letto, un'ora dopo, ancora non riuscivo a spiegarmi bene quello che fosse successo. Ero stata insultata da Luca Amianti infinite altre volta prima, e non me n'era mai importato niente. Finora, ferirlo era stato il mio obbiettivo per quattro anni, e alla fine ci era riuscito lui. Perchè?! Non capivo. Non mi aveva detto niente di che, tutto sommato. Solo di farmi i cazzi miei, ma quello me lo dicevano tutti ormai. Ci ero abituata. E allora perchè...?

Merda!

Mi ero messa a piangere davanti a lui. Che stupida! Stupida, stupida, stupida! E pensare che stamattina ero così convinta di riuscire nel mio "piano". Aveva ragione Giulia. Non ci sarei mai riuscita. Per quanto detestassi ammetterlo, per quanto cercassi di convincermi del contrario, Luca Amianti non era uno stupido, e per la prima volta da quando era iniziata quella che per me era una vera e propria guerra, uno dei due era stato in grado di prevalere sull'altro.

E io avevo perso.

L'indomani, più o meno tutta la scuola avrebbe saputo della mia figura di merda.

Chiusi gli occhi, e per l'ennesima volta mi diedi della stupida.

 

 

 

 

 

***

Finito anche questo.

Rispondo a Luine =) :

Ciao!! xD

Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, hai ragione, sono forzati. Soprattutto Erika (mia sorella la odia XD), mi rendo perfettamente conto di quanto il suo "odio" verso Luca sia esagerato, ma è così che deve essere all'inizio. Quasi si potrebbe dire che sia una caricatura di se stessa, sempre alla ricerca di un modo per ferire Luca: più o meno tutto il suo personaggio è estremo, ma se non lo fosse, tutto quello che accadrà dopo non avrebbe senso.

E comunque, ti assicuro che non è mai stata mia intenzione renderla una gran simpaticona, anzi voglio che sembri quello che è: una attaccabrighe rompiscatole e testarda. Ma non ingenua. Lei sa che il suo modo di comportarsi è una grande idiozia (al contrario di Luca che, pur non sopportandola, non si accanisce così tanto), però sa anche perchè lo fa. (In questo capitolo, poi, è cretina al massimo -_-'').

Non ha un bellissimo carattere, e si vede da come insulta la ragazza (come hai detto tu, è pesante). Un'altra cosa (scusa, sono una scocciatrice ç_ç), è vero che Erika viene più o meno accettata subito dal gruppo, ma solo perchè con loro non ha mai avuto tutti questi problemi (non che si adorassero, comunque, ci mancherebbe): il suo obbiettivo è e rimane Luca; Diego, Alessia e gli altri semplicemente li trova idioti (non che lei non lo sia).

Comunque figurati, non mi offendo affatto, anzi grazie!! ^^ Oltre ad essere l'unica che recensisce (XD) i tuoi commenti sono sempre costruttivi, quindi non ho niente di cui lamentarmi! xD

Ok, credo di aver finito.

Ah, no, l'ultimissima cosa. Hai di nuovo ragione, ci sono descrizioni pari a zero, ma semplicemente perchè voglio scrivere una storia "leggera", raccontandola più attraverso i dialoghi. Non è la prima roba che scrivo (cioè, è la prima che pubblico), però tra tutte credo sia quella meno... come dire, seria, e ho voluto iniziare con qualcosa di semplice (più che altro per ambientarmi sul sito, prima di scrivere come si deve).

A proposito, sono riuscita a mettere l'HTML anche al primo capitolo!! Yeee!! xD

 

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Capitolo 4
*** Io non ti capisco ***


CAPITOLO QUATTRO: IO NON TI CAPISCO

 

Era la prima volta da quando avevo iniziato il liceo che avevo paura di mettere piede a scuola. Sul serio. Potrò sembrare esagerata, ma quando dico che questa è una scuola dove la parola privacy è tabù non scherzo. E, come ho già detto, la cosa sembrava farsi sentire di più quando ci andavamo di mezzo io e Amianti. Più o meno, ogni singolo studente, professore e bidello di questo liceo sapeva della simpatia che provavamo l'uno verso l'altro e si permettevano pure di scherzarci su! Solo quelli che avevano avuto la (s)fortuna di conoscermi si erano resi conto che non c'era proprio un bel niente su cui scherzare.

Con un groppo in gola che odiavo avere, feci il mio ingresso a scuola con un'espressione nervosa e agitata. Continuavo a guardarmi in giro nel timore di vedermi spuntare all'improvviso Amianti che mi sbeffeggiava, ma non lo incrociai nè all'ingresso nè per i corridoi.

Ok, era strano. E non mi rendeva affatto più tranquilla. Perchè non si faceva vedere?

- Erika! -.

Sobbalzai, spaventata a morte, e mi girai con gli occhi sgranati.

Ma era solo Giulia. La mia amica mi raggiunse e fece un sorrisetto perplesso. - Ehi... Tutto ok? -.

- S-sì. Ehm... Sì, certo. Perchè? -.

Giulia mi lanciò un occhiata seria e imbarazzata, e il mio cuore mancò un battito.

Sapeva tutto.

Eppure... Come poteva essere? Possibile che Amianti avesse trovato il modo di smerdami ancora prima che arrivassi a scuola?

Lacrime di frustrazione minacciarono di salire su, e io abbassai il viso. - Be'... Ehm... -.

Non avevo la più pallida idea di cosa dire, quindi per risparmiare il disagio ad entrambe, feci dietrofront e mi fiondai in classe. Non dovevo pensarci. Dopottutto, ero Erika Mantelli. Ero una dura. Non mi sarei certo fatta infinocchiare da quello là.

Mi morsi il labbro, nervosa.

Sì, sono una dura... Però... Che fastidio!

***

La lezione di storia sembrava interminabile. Il professore continuava a blaterare chissà cosa senza preoccuparsi dell'evidente disinteresse della maggior parte della classe.

Io non lo guardavo nemmeno. Stavo spaparanzata sul mio banco con gli occhi fissi sul campo di basket che si vedeva fuori dalla finestra, persa nei miei pensieri.

Vola vola vola vola vola l'ape Maia,

gialla e nera nera, gialla tanto gaia.

E che pensieri. Il fatto è che ripetere sciocchezze mentalmente mi aiutava a distrarmi da ciò che mi rodeva veramente. Quindi ripassai assorta la canzone dell'ape Maia parecchie volte prima che qualcosa mi scuotesse finalmente da quel torpore.

Fuori, nel campo di basket fino ad allora vuoto, alcuni ragazzi avevano iniziato a passarsi un pallone da calcio facendo un gran chiasso.

Li guardai impassibile finchè non riconobbi tra loro la testa ricciuta di Diego Regaldi. Allora mi destai all'improvviso e, agitata, feci scorrere lo sguardo sul gruppo.

Eccolo.

Luca Amianti, con una scocciata aria di superiorità, faceva rimbalzare il pallone sul piede destro, le mani dentro alle tasche dei jeans.

Ma guardalo, quanto si fa figo. Sparati, pezzo d'idiota.

- Mantelli? -.

Sai che gran cosa far rimbalzare una palla. Pure il mio pesce è capace.

- Mantelli?! -.

Deficiente del caz...

- ERIKA MANTELLI! -.

Girai di scatto la testa, e non potei nascondere la sorpresa. Tutta la classe, accessoriata di professore incazzato, mi fissava. Oh, merda.

- Ehm... -, balbettai, facendo un sorrisetto stupido.

Il professore si alterò ancora di più. Stringendo i denti, afferrò il registro e me lo porse. - Non mi importa niente se non ascolti la spiegazione, Mantelli, perchè a rimetterci sei solo tu. Ma, almeno, quando ti richiamo, potresti girarti, per favore? -.

- Scusi, prof, davvero non so cosa mi sia preso -.

Lui sbuffò, spazientito. - Sì sì, tu non sai mai cosa ti sia preso. Ora prendi il registro e vai pure su. La strada la conosci fin troppo bene, direi -.

Cazzo. E' la seconda volta questa settimana che finisco in presidenza. Mamma mi amazza.

Prima di uscire dalla classe, lanciai un'ultima occhiata alla finestra. Il campo era di nuovo vuoto.

Sorrisi, sarcastica. Maledetto Amianti. Lo fai apposta a rovinarmi l'esistenza, vero?

***

Svogliata, percorsi i corridoi che conducevano all'ufficio del preside con passo lento e strascicato. Carlo, un bidello che nella sua vita faceva di tutto tranne che pulire quello che doveva pulire, mi sorrise. - Ancora in presidenza, Erika? -.

Gli feci una linguaccia e mi piazzai davanti alla porta facendo dondolare il registro. Bussai, di malavoglia.

- Avanti -.

- Permes... -.

Oh, porca troia.

A quanto pare, non ero l'unica ad aver bisogno del preside quel giorno.

Luca Amianti, Diego Regaldi e Simone Peretti, un altro loro simile di un narcisismo insopportabile, avevano circondato la scrivania del preside e lo sovrastavano in tutta la loro maestosità (pff...).

- Guarda chi c'è. Ma sei sempre qui, tu? -, disse Simone.

- Sul serio -, aggiunse Diego, - mi sa che hai più note tu di me -.

- E ce ne vuole! -.

Scoppiarono a ridere, dandosi delle manate sulle spalle con fare scimmiesco. Oh, Gesù, come si è ridotta la specie umana.

In quel momento, il professor Marchetti, un omino grassottello e pelato che corrispondeva anche al titolo di preside, decise di dire la sua e fece un gran sorriso a tutti quanti.

- Che bello avere i migliori studenti della scuola tutti riuniti qua! -.

Mentre loro ridevano, io guardai Marchetti leggermente scioccata. - Mi sta paragonando a 'sti qua, o sbaglio? -.

L'uomo scosse la testa, condiscendente. - Andiamo, Erika! Questo è l'ultimo anno (forse) per i tuoi compagni. Non credi che sia ora di mettere da parte i vecchi rancori e socializzare un po' anche con loro? -.

Con un gesto teatrale che disgustò me e sconvolse il preside, Diego mi abbracciò da dietro e disse, sorridente: - Guardi che il miracolo c'è già stato. Ieri Erika ci ha chiesto scusa e siamo diventati grandi amiconi, noi e lei, vero piccola? -.

Osò pure farmi l'occhiolino. Indecisa se tirargli un pugno o semplicemente prenderlo a insulti (quand'è che gli avrei chiesto scusa io a loro?! E perchè avrei dovuto, poi?), rifflettei per un nanosecondo. Visto che ormai mi ero rovinata l'immagine davanti ad Amianti, non c'era più bisogno che cercassi di avvicinarmi a quel gruppo. Però... stranamente non mi andava che Diego o uno dei suoi amici capisse che li avevo presi in giro.

Oh, merdaccia. Mi sto ramollendo. Perchè dovrebbe importarmi della loro reazione?!

Feci un sorrisetto insicuro, che speravo sembrasse gentile ai loro occhi, e mi strinsi a Regaldi. - Infatti. Alla fine ho capito che non sono tanto male -.

Simone mi guardò incredulo. - Non siamo tanto male?! Tesoro, ma tu scherzi? Io sono il più strafigo, simpatico, unico e inimitabile studente di questa scuola, siamo seri! -.

- Buuuuuu! -, facemmo io e Diego contemporaneamente, e, stupendo anche me stessa, sorrisi ad entrambi. Amianti guardò storto tutti e tre. Infastidito per qualcosa che sapeva solo lui, Luca si girò verso il preside e sbottò con un: - Allora? -.

Marchetti sospirò. - Non posso Amianti, mi dispiace. Ti ho già dato troppe giustificazioni l'anno scorso, ma quest'anno hai il diploma e devi pensare solo a quello -.

- Che succede? -, sussurrai a Diego, liberandomi nel frattempo dai suoi tentacoli (quel ragazzo si stava prendendo decisamente troppa confidenza, e troppo in fretta).

- Luca non ha abbastanza tempo per prepararsi per il diploma quest'anno, sai per via degli allenamenti di calcio, e vorrebbe dei crediti extra, come aiuto. Il problema è che non ha mai fatto niente per guadagnarseli, quei crediti -.

- E voi, invece? -, chiesi, scettica. Non mi risultava che Regaldi e Peretti avessero un quoziente intellettivo superiore a quello di Amianti.

- Noi no -, rispose Diego, - perchè io e Simo stiamo facendo dei corsi di recupero dall'inizio dell'anno, quindi più o meno siamo a posto. Luca, però, non aveva voglia, quindi... -.

Feci un gran sorrisone, per niente dispiaciuta. Tsè, povero idiota. Sai che peccato se venissi bocciato!

Il sorriso mi si congelò sulle labbra quando ripetei quella frase con più calma, analizzandola sotto ogni aspetto. Ma, per quanto cercassi di negarlo, il succo era sempre quello.

Se Luca non avesse passato l'esame, sarebbe stato bocciato. E se fosse stato bocciato, mi sarebbe toccato di sopportarlo ancora un anno.

Sentendomi improvvisamente male, mi aggrappai al braccio di Diego e mormorai un: - E' impossibile... - alquanto sconvolto.

Diego mi guardò confuso. - Eh? -.

No, mai e poi mai!

- Andiamo, prof, non scherzi! -, urlai, concitata. - Gli dia 'sti crediti, così passa l'esame! E chi lo vuole ancora l'anno prossimo questo imbecille?! -.

Marchetti mi guardò severo. - Erika, vedi di piantarla ora! Guarda che questa è una cosa seria -.

Mentre sbuffavo per la poca comprensione che il preside mi dava, girai la testa con uno scatto infastidito e incrociai per una frazione di minuto gli occhi di Luca. Credevo di vederlo arrabbiato per le mie parole, o strafottente per quello che era successo a casa sua.

Mi sbagliavo. Per la prima volta da quando lo conoscevo, Luca Amianti mi fissava dispiaciuto. Addirittura, sembrava quasi... triste.

Mi fece sentire un verme.

Non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi. Perchè quell'espressione? Non era da lui, per niente. Perchè non mi prendeva in giro? Perchè non mi insultava?

Accidenti! Non mi piaceva vederlo così... mi faceva sentire... in colpa.

Con un enorme sforzo, distolsi infine lo sguardo dal suo, maledettamente a disagio, e abbassai la testa.

Nessuno si era accorto di niente. Eravamo solo noi due.

Brutto affare, Erika, davvero un bruttissimo affare.

***

Dieci minuti dopo, uscì dall'ufficio del preside decisamente depressa.

Il motivo era semplice, ma insopportabile: avrei dovuto dare ripetizioni di tutto ad Amianti, secondo un accordo tra un entusiasta preside e una rassegnata me. E sapete qual era la cosa più incredibile? Non che io mi fossi offerta volontaria per questo squallido compito (che ci posso fare, sono altruista), ma che Luca non abbia detto una sola, singolissima parola. Insomma, sembrava che il fatto di vederci regolarmente non gli desse il minimo fastidio. Tutto ciò era assolutamente incomprensibile.

Prima, in presidenza, mi guardava con una faccia triste, e subito dopo accettava serenamente delle ripetizioni da me.

Che gli prendeva?

Ma che ci sto a pensare? Dopottutto, io l'ho sempre detto che quel ragazzo ha qualcosa di strano.

Sospirando per lo stress di quella mattinata, feci il percorso al contrario e me ne tornai in classe. Ebbi appena il tempo di rimettere il registro sulla cattedra, che suonò la campanella del primo intervallo, e Giulia mi raggiunse.

Fantastico, ora mi chiederà un bel po' spiegazioni. Devo proprio parlargliene?

- Si può sapere come fai ad essere tanto stronza?! -.

Girai la testa verso la mia amica, sbalordita. Eh...?

- Perchè? -, domandai, dubbiosa. Sembrava furiosa o era solo una mia impressione? E che cavolo, però, per una volta che non avevo fatto niente di male, la mia migliore amica mi guardava con disprezzo. Cos'è, sto antipatica a qualche Dio, per caso? Il viso di Giulia si alterò e arrossì di rabbia. Oh, cazzo. Forse sono sonnambula e stanotte ho fatto davvero qualcosa senza rendermene conto. Ehi, perchè nessuno mi ha mai detto che sono sonnambula?!

- Ah, fai pure la finta tonta, adesso? Ma porca troia, Erika, che sei una stupida egocentrica lo so benissimo e non me n'è mai importato, ma per una volta che qui si parla di me, anzichè di te e delle tue seghe mentali, perchè diavolo non te ne frega niente?! -. Ma che diavolo stava dicendo quella pazza sclerata?

- Ok, Giu, farò finta di non essermi offesa per quel "stupida egocentrica", ma davvero non so di cosa tu stia parlando. Certo che mi frega di te, semplicemente non capisco dove tu voglia arrivare -.

Lei mi fissò dritto negli occhi, certamente per assicurarsi che fossi sincera (e accidenti, giuro sul suo cane che lo ero!), poi si calmò poco a poco, e con un grugnito degno di lei mi afferrò per un braccio e mi trascinò di nuovo in classe.

Non c'era nessun altro a parte noi, quindi potevamo parlare in tutta tranquillità.

Giulia sospirò, poi si morse il labbro per scacciare il nervosismo e alla fine si decise a parlarmi. - Ti ho mandato un e-mail ieri sera! Non mi hai risposto, quindi almeno stamattina potevi ascoltarmi due minuti invece di scappare subito via -.

Quindi era per quello che oggi era strana? Oh... Be'... Allora non sapeva niente... Che sollievo.

- Scusa, Giu, non ho proprio acceso il pc ieri. E stamattina... Vabbè. Ma che ti è successo? -.

- Scusa tu, non è colpa tua... E' che mi dà sui nervi solo a ripensarci, e avevo voglia di parlare con te -. Si interruppe per trarre un respiro profondo. - Be', ecco... Ieri pomeriggio, no? Mentre tu eri a casa di Luca Amianti -. Sbaglio o c'era una leggera quanto evidente nota di accusa nella sua voce? - Sono andata a casa di Marco -.

Che cosa...?!

Marco era il suo quasi-ex-ragazzo da quattro mesi. Ed era odioso.

Ok, lo so che a questo punto viene naturale pensare che io sia una specie di femminista lesbica misandropa, ma non è così.

Il fatto è che Marco era odioso per davvero. L'unica cosa che gli interessava di Giulia era quella cosa là sotto, e ogni volta che si incontravano le faceva pressione per cominciare ad adoperarla là suddetta cosa.

Non che la mia amica fosse una santarellina, ma erano settimane e settimane che tentava di darci un taglio con lui, e andarci a letto proprio quando si stavano per lasciare non le sembrava poi questa gran bella idea.

Il problema consisteva nel fatto che Marco di lasciarla non ne voleva proprio sapere, e la sua insistenza era cominciata a diventare soffocante per Giulia.

Per questo motivo, quando mi disse di essere andata a casa sua, mi venne un mezzo colpo. - Stai scherzando?! Sei andata a casa di quel maniaco appiccicoso?! -.

- Sì. Per dirgli una volta per tutte che era finita -, borbottò Giuly, scura in volto.

- E...? -, la incoraggiai, pensando nel frattempo che la sua espressione non prometteva nulla di buono.

Giulia si mosse sulla sedia, a disagio. -E... Be'... Niente di che. Solo... -.

Strinsi gli occhi, sospettosa. Giuro che se le ha fatto qualcosa, lo ammazzo. - Non ti ha toccata, vero? -.

- ... -.

- Giuly! -.

- Be', no, perchè me ne sono andata quasi subito, però ci ha provato -.

Brutto pezzo di merda schifoso! Aspetta solo che ti riincontri!

- Stai pensando ad uno dei tuoi loschi piani di vendetta? -, sorrise debolmente la mia amica. - Lascia perdere, ora mi sono davvero rotta di cercare di ragionare con lui. Che se ne vada pure affanculo -.

Annuii; da una parte ero pienamente d'accordo con lei, dall'altra stavo ancora meditando su un metodo per fargliela pagare a quel...

- Ehi? -, mi richiamò Giu.

- Scusa, pensavo. Ah, e... be', scusa anche per non esserci stata. Accidenti, però, potevi dirmelo che volevi andare a casa di quello ieri, ti avrei accompagnata -, mormorai, corrucciata.

- E tu saresti venuta con me, rinunciando al tuo "grande piano" contro Luca? -.

Scoppiai a ridere, seriamente divertita, ma anche un po' dispiaciuta. - E cosa ti fa credere che mi importi più di lui che della mia migliore amica? -.

Giulia mi guardò sorpresa, poi curvò le labbra in un sorriso caloroso. - Sai cosa, Erika? -.

- Cosa? -.

- Io non ti capisco. E' davvero un peccato che tu ti intestardisca a sembrare una dura, perchè in realtà sei una ragazza molto dolce -.

La guardai sbalordita. Una ragazza molto dolce?

Scoppia a ridere per la seconda volta, anche più di prima. - Non lo sai che chi è forte non soffre? -.

- Non lo sai che chi è se stesso vive libero? -.

Curvai le labbra in un sorrisetto amaro, e guardandola negli occhi capii perchè, pur conoscendola solo da un paio d'anni, Giulia fosse diventata la mia migliore amica. Era così perspicace!

- Dimmi una cosa -, riprese lei. - Non te l'ho mai chiesto seriamente, e tu non me l'hai mai detto di tua volontà -.

Attesi la sua domanda, paziente.

- Perchè ce l'hai così tanto con Luca Amianti? -.

Era questo il grande dubbio? Wow. - Non è ovvio? E' un bas... -.

- Sul serio, Erika -, mi interruppe lei bruscamente. - Perchè? -.

Scrollai le spalle, inespressiva, evitando di rispondere ad una domanda così inutile. Cosa cambierebbe tanto?

In quell'istante un trillo acuto e fastidioso segnò la fine dell'intervallo, e io potei ritenere quella conversazione chiusa.

 

 

 

 

 

Andato anche questo =) . Per ora sto postando un capitolo al giorno, chissà se riuscirò a continuare così? =D

Di nuovo ringrazio Luine (che continua a essere l'unica che recensisce ç_ç _________XDXD Vabbè, non importa...=) ), ma stavolta non solo per il commento.

"Ma in che famiglia vive quel Luca?! Povero Federico, vive in una casa d'appuntamenti!"

Non so neanch'io perchè, ma ho riso per dieci minuti dopo aver letto questa frase O_O .

 

Per Maki_chan (che ha commentato il primo capitolo): scusami, sia tu che suinogiallo avete ragione sul fatto che a qualcuno potrebbe dare fastidio. Non mi ci ero soffermata tanto, perchè credevo fosse ovvio che l'introduzione, o quantomeno le sue parole, non fosse così seria come potrebbe esserlo nella realtà. Non ho voluto assolutamente offendere o turbare nessuno, e non è un problema modificarla subito (più che altro, appena riuscirò a capire come si fa). Per quanto riguarda il titolo, invece, sono un pelino più stupita. In che modo può essere fastidioso? Non mi sembra che la parola "stronzo" sia così temuta e insopportabile, ai giorni d'oggi. E la mia non è di certo la prima fanfic con un titolo simile. Comunque sia, a meno che mettere un titolo del genere non sia vietato (e se fosse così mi stupirei parecchio, per lo stesso motivo che ho puntualizzato prima, ovvero sia che la mia storia non è l'unica) non ho intenzione di cambiarlo, semplicemente perchè riassume bene la mentalità della protagonista. Ripeto, mi dispiace che tu, o chi come te, la troviate volgare, ma la motivazione del mio "turpiloquio" è molto semplice: ho voluto rendere i dialoghi consoni al linguaggio dei "giovani" e, non so dalle vostre parti, ragazzi, ma vi assicuro che qui da me c'è gente che parla ancora peggio. Non per niente, del resto, ho messo il rating alto. Le parolacce ci sono, è vero, ma uno dovrebbe andare anche oltre prima di accanircisi tanto.

Concludo rassicurandoti sulla mia educazione: fai sogni tranquilli e sereni, Maki_chan, in verità non mi permetterei mai di insultare o di rivolgermi a qualcuno con parole offensive (a meno che questi non cominci per primo, s'intende).

 

Detto questo, mi scollego da qui, triste e abbattuta, e mi avvio a farmi un panino perchè sto morendo di fame.

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Capitolo 5
*** Un tardo pomeriggio così aperto e socievole ***


CAPITOLO CINQUE: UN TARDO POMERIGGIO COSì APERTO E SOCIEVOLE

 

 

Giulia passò tutto il pomeriggio a casa mia, quel giorno.

Avevamo programmato di fare una ripassata generale di inglese per la verifica di giovedì, ma alla fine, come al solito, lo mandammo a fare un giro quel programma.

Trascorremo un paio d'ore, invece, davanti alla tv, a guardare telefilm spastici mangiando qualsiasi cosa di commestibile trovassimo in giro.

Be', più o meno. Io ingoiavo roba commestibile... La mia amica ad un certo punto iniziò a mordere i braccioli del mio divano. Il motivo lo sapeva solo lei.

- Massì! -, esclamai, quando Giulia, di nuovo in preda ai sensi di colpa, mi chiese se potevamo dedicare una minima parte del nostro tempo a inglese. - Di che ti preoccupi? Sai già tutto -.

- E invece no! -.

- ... non c'è più tempo per spiegare! Per chiedere se ti avevo dato amore! * -.

- Ma sei rincoglionita o cosa? -.

Ridacchiai come una deficiente e le feci una linguaccia. - Stavo solo cantando. Quanto sei scorbutica -.

Lei sbuffò e si lasciò cadere contro lo schienale del divano. - Uff -.

- Eh, sì -.

- Uff -.

- Ancora uno -.

- Uuuuuuuuuff! -.

- Yeah! -.

Giulia mi guardò male. - La pianti? -, disse, scontrosa.

Io?

- Aaaaah, Erika! -, urlò all'improvviso. Questa volta fu il mio turno di lanciarle un'occhiataccia. - Ma che ti urli? -.

- Ti rendi conto di quello che hai fatto? -.

- No -.

- Ieri! -.

- L'ho fatto ieri? -.

- Cosa? -, mi chiese lei, confusa.

Corrugai le sopracciglia, confusa anch'io. - Quello che hai detto tu -.

- Io non ho detto niente -.

- Vai a cagare, Giu! -.

- Ma vacci te! Piuttosto, com'è andata ieri? -.

Ahia. Ed ecco che le spiegazioni scampate da quella mattina tornavano all'attacco. Misi subito il broncio, infastidita al solo pensiero di dover rendere pubblico il mio non proprio stupendo comportamento.

- Posso evitare la domanda e parlarti del mio peluche? -.

- No. Voglio tutto dall'inizio, sia chiaro. Vai -.

Che palle. Non mi va. Del resto se non avessi parlato mi avrebbe tartassato per parecchio tempo, quindi, di malavoglia, iniziai la a raccontare la mia disavventura. - Sono andata davanti casa sua, in via dei Pulcini Rosa -, quel nome mi avrebbe fatto ridere finchè avessi avuto vita. I Pulcini Rosa. Pff... Ah, ah, ah! - Ho suonato al campanello e mi ha aperto suo fratello -. Ovviamente non avevo nessuna intenzione di riferire anche dell'imbarazzante episodio in cui rincorrevo Federico Amianti in giro per la casa, mentre lui mi chiamava racchia e dolcezze varie. Sarebbe stato proprio il colmo. - Poi... -.

- Aspetta! -, gridò Giulia all'istante. - Luca ha un fratello?! Oddio, perchè non lo sapevo? E com'è, figo quanto lui? -.

Ci pensai su. - Be', tu cosa intendi per 'figo'? -.

- Oh, piantala! Luca è bello, punto e basta! E suo fratello? -.

- Immagino che lo diventerà. Aspetta qualche anno prima di andare a verificare, però -.

- Perchè?-.

- Perchè in questo momento avrà più o meno nove o dieci anni -.

La delusione si propagò velocemente sul viso di Giulia. - Ah -, mormorò, e quasi quasi mi aspettavo di vederla scoppiare in lacrime da un momento all'altro. Ma per favore.

- Be', se ti può consolare, l'essere ha anche un altro fratello, di età ragionevole e di aspetto ancora più ragionevole -. Ora, non per essere ripetitiva, ma ovviamente non avevo nessuna intenzione di riferire nemmeno dell'imbarazzantissimo episodio in cui entravo in camera di Christian Amianti, proprio mentre lui faceva ginnastica artistica con la sua ragazza (la sua nuova ragazza, come aveva gentilmente precisato Federico).

Lei fece un sorriso a trentadue denti, improvviamente rinata. Ma per favorissimo! - Sul serio? Un altro fratello? Ed è figo, hai detto? -.

- Si, ma di nuovo ti consiglio di aspettare qualche tempo prima di andare a verificare -. Dissi quelle parole con il sorriso sulle labbra, aspettando lo sguardo minaccioso che sicuramente Giulia mi avrebbe lanciato.

Nemmeno mezzo secondo dopo, infatti, la mia amica strinse gli occhi in due fessure sottili, leggeremente seccata. - Erika... -.

- Che vuoi da me? Ha la ragazza, ma non penso che durerà tanto. C'è il 90 % di possibilità che sia molto simile a Luca, claro? -.

- Clarissimo. Cavolo, però, quindi devo subito escludere dalle mie ambizioni future un'orgia con Luca e suo fratello? -.

Che ha detto?! - Cosa? Ma sei scema o scemissima?! Dov'è la parte positiva di tutto ciò? -.

- Zitta, non puoi capire-, sospirò lei, con sguardo vacuo e sognante. Ti prego Dio, fai che non stia pensando all'orgia. - Comunque, vai avanti. Alla fine gliele hai date 'ste ripetizioni o no? -.

- No -.

- Why? -.

- Vedi che lo sai l'inglese? -.

- Erika -.

Ma che voleva da me? C'era scritto da qualche parte che ero obbligata a raccontare a chicchessia tutte le mie brutte esperienze?

- Ehi, lo sai che così mi insospettisci, vero? -.

La guardai male, invintandola a non insistere oltre, ma naturalmente invano.

- Be'? Dopo che è successo? -, s'impuntò Giuly.

Trassi un lungo respiro e iniziai a borbottare qualcosa con zero spirito d'iniziativa. - Quando sono arrivata io, lui non c'era, così l'ho aspettato. Alla fine si è fatto vedere con una specie di Barbie appiccicosa attaccata alle costole, mi ha vista e mi ha cacciata via con molta nonchalance. Ok? -.

- E tu? -.

La guardai allarmata. - E io cosa? -.

- E tu non hai fatto niente? Cioè, te ne sei andata appena te l'ha detto lui? -.

Sbaglio o aveva l'aria sospettosa? - Ehm... sì -.

Giulia sbuffò, scocciata. - Ma vai a raccontarla a qualcun altro! Dai, seriamente, dimmelo, tanto ormai non mi scandalizzo più per i trecentomila tipi di insulti di cui lo ricopri ogni giorno -.

Be'... che fastidio. E' stata così imprevedibile la mia reazione allora? - Pensi che l'abbia coperto di insulti? -, le chiesi, atona.

Lei fece un'espressione divertita prima, spaesata dopo. -Ovvio... No? -.

- No. Mi sono messa a piangere come una perfetta cretina, invece. Ti sta bene così? -.

La mia amica si drizzò a sedere all'istante, stupefatta.

Accidenti, così non faceva altro che accrescere la mia irritazione. - Che c'è, ti sembra così strano? -.

- Ehm... Un po'. Cioè... non è da te... E perchè l'avresti fatto poi? -.

Feci spallucce, cercando di minimazzare la cosa, ma dentro di me il fastidio continuava ad aumentare. Da una parte per il ricordo del pomeriggio precedente, dall'altra per l'espressione incredula che ancora non abbandonava il viso di Giulia.

- Non lo so neanch'io... Mi ha detto di farmi gli affaracci miei, e io sono scoppiata -. Che fastidio, che fastidio, che fastidio! Ma siamo proprio sicuri che non c'è un modo per tornare indietro nel tempo?

- Oh... E, ehm, ti ha detto solo questo? -.

Scossi la testa, infiammata. - Guarda che non sono scema, so dove vuoi arrivare! Sì, mi ha detto solo questo. Che dovevo farmi questi stramaledetti cazzi miei e che io con lui non c'entravo niente! Solo questo, capisci? E io mi sono messa a frignare come... che cavolo ne so! Se stai per dirmi che ho fatto proprio una gran bella figura di emmental, sono d'accordissimo con te -. Mi rimmettei di nuovo comoda sul divano e incrociai le braccia al petto, mentre con gli occhi fulminavo senza un motivo preciso il piccolo coniglio di peluche giallo che mia madre aveva messo sopra la tv. Fai finta che sia Amianti, mi dissi all'improvviso.

- Aaah, maledetto, muori!!! -, scattai su come una molla e afferrai quel piccolo coso peloso strattonandolo da una parte all'altra.

- Ou, ma sei matta? -, esclamò Giulia, venendomi affianco e strappandomi il coniglietto dalle mani. - Che cavolo fai, te la prendi con i peluche adesso? -.

- Scusa, bisogno di sfogo -.

- Tu non sei normale -, mormorò lei, scuotendo la testa.

Non lo sa che da certe persone questo può essere preso come un complimento?

- Comunque, mi hai stupita, sai -, continuò. Aveva ancora voglia di infierire su quell'argomento? Questo a casa mia si chiamava sadismo. - Insomma, tu che piangi perchè Amianti ti sbarallonga? -.

- Be', che... Aspè! Sbara...?! -.

- Sbarallonga -.

Ma che cazz...? - ... Vabbè, contenta tu. Comuque, angelo mio, tu e chiunque altro abbia ancora da ridire, ricordatevi che, per quanto possa sembrare stupefacente, sono un misero essere umano anch'io. Se una persona mi dice certe cose con un certo tono... be', io ci rimango male. Purtroppo, come ho scoperto ieri, succede anche se si tratta di Luca Amianti e delle sue stronzate. La possiamo finire qui, ora? -.

- Ma che vuoi da me? Sei stata tu la prima a dire che è stato un comportamento stupido... Io ho detto solo che non è da te -.

- ... -.

- ... -.

- In effetti -.

 

***

 

Giulia se ne andò da casa mia verso le sei e mezzo, lasciandomi da sola senza aver niente da fare e niente a cui pensare... be', niente di troppo rilassante, perlomeno, perchè per un istante ebbi la tentazione di riprendere quel coniglietto di peluche in mano. Ovviamente, il mio grande buonsenso ebbe il sopravvento come sempre.

Che strapalle. Non era affatto normale che una diciottenne in pieno possesso delle sue facoltà fisiche e mentali (in verità, speravo della prima e dubitavo della seconda) non avesse un cavolo di niente da fare durante un tardo pomeriggio così aperto e socievole (?!)

In quel mentre, la serratura della porta d'ingresso scattò allegramente e, con la busta della spesa in una mano e le chiavi nell'altra, mia madre fece il suo trionfale ingresso.

- Mamma, salvami tu! -, urlai, correndo a braccia aperte verso di lei. Mia mamma mi tese prontamente la spesa e, neanche il tempo di afferrarla, si era già andata a sdraiare sul divano.

- Portami dell'acqua, per favore -.

Posai la busta sul tavolo della cucina e pescai una bottiglia d'acqua dal frigo. - Mamma, mi annoio -.

- Io neanche ce l'ho il tempo di annoiarmi. Mi fanno male i piedi -.

Oddio, lei e i suoi piedi. - Sì, mi dispiace. Comunque, ti dicevo... -.

- Disgraziata di una figlia! Possibile che non te ne importi niente dei miei preziosi alluci? -.

- Perchè diavolo dovrebbe importarmi dei tuoi alluci, scusa? -, ribattei, stizzita. Ma che cavolo di discorsi faceva?

- Ah, i giovani d'oggi. Non capiscono l'importanza di un piede -.

Oh, Cristo santissimo. Questa donna è matta. - Certo, mamma, convinta tu -.

- Evitami pure tutto questo sarcasmo, ragazzina, che io ho gli occhi anche dietro la testa -.

- Ma che diavolo c'entra?! -, gridai, ancora capace di rimanere allibita delle sue uscite idiote, per quanto fossi abituata.

Mia madre sbuffò con saccenza e mi sventolò una mano sotto il naso. - Lascia stare, che sei ancora piccola. Piuttosto, dove si è andato a cacciare quel barbone nullafacente di tuo padre? -.

- E' a lavoro, mamma, come ogni martedì a quest'ora -.

Ma dovevo ancora ripeterle cose del genere?

- Ah, certo. Lui se ne sta là tranquillo e comodo, che tanto qui i lavori pesanti li devo fare sempre io -, si lamentò mia madre, storcendo le labbra.

Inarcai le sopracciglia, incerta se risponderle o no. Insomma, chiariamoci. Mio padre (uomo di purissime origini siciliane) faceva il pescivendolo. Passava tutte le sue giornate circondato da cadaveri di pesci, a urlare a squarciagola nei giorni di mercato, e a escogitare sofisticatissimi metodi con cui convincere i clienti che il suo pesce era di gran lunga migliore di quello del signor Gaetano, suo acerrimo nemico dello stesso rispettabile mestiere.

Ora, sinceramente parlando, io tra il pescivendolo e la casalinga sapevo riconoscere quale dei due fosse il lavoro più pesante.

Squadrai mia madre scuotendo la testa e dubitando fortemente delle sua salute psichica (ancora più di quanto dubitassi della mia).

- Tu mi preoccupi, donna... -.

Lo squillo del telefono di casa le impedì di ribattere, e io le passai davanti per andare a rispondere.

- Hola! -, salutai allegramente il mio misterioso interlocutore.

- Ciao -.

Corrugai la fronte, perplessa. Ehm... Ok, voce familiare, ma non abbastanza familiare da riconoscerla subito. - Nome, cognome e indirizzo, grazie -.

- Luca Amianti, via dei Pulcini Rosa numero 24. Domani pomeriggio devo venire a casa tua, scassa maracas. Ho una verifica il giorno dopo -.

La mia faccia divenne all'istante una maschera di cera.

Ora sapevo come passare il tempo.

Invece di rispondergli, girai la testa verso la tv e fissa con intento il coniglietto di peluche che vi era appoggiato sopra.

 

***

 

So che la conoscono tutti, ma, nel dubbio, si tratta della canzone "Invece no" di Laura Pausini. =)

 

Finiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiito!! xD

Ok, ok, so già cosa state per dirmi. Capitolo corto e senza un nulla di fatto. Lo so, avete ragione, in effetti insieme a quello dopo era un capitolo unico, ma dovevo assolutamente dirvi una cosa così l'ho "staccato" e l'ho postato tutto solo soletto. xD

(Perchè sembro una demente quando parlo? Bah... )

Comunque, prima della grande notiziona (...) rispondo alle vostre recensioni, perchè è troppo divertente... xD :

Luine: Ciao!! =) Come va?? Tutto ok? xD Ok, scusa la smetto. E' che sono felice in questo momento (mentre scrivo) xD. Allora, le ripetizioni. Ma veramente a me è capitato più volte di doverle dare a ragazzi più grandi di me, ovviamente fino a un certo punto, quindi è la stessa cosa per Erika. Ora, pur non essendo mai stato bocciato, Luca i libri li apriva di rado quindi un ripasso generale, anche di cose studiate durante gli anni precedenti, non gli farà male, secondo me xD. Poi, vabbè, è ovvio che quando dovrà seriamente mettersi lì a studiare gli argomenti d'esame (che non ho la più pallida idea di quali dovrebbero essere, visto che io la quinta me la sogno ancora xD) lei non potrà fare granchè. Per quanto riguarda il preside, devo dire che l'intrigo l'hai trovato solo tu, perchè nella mia mente di una semplicità assurda l'idea era che Erika si offrisse volontaria per le interrogazioni e il preside concordasse. xD

Per il fatto che la mandino dal preside anche se non aveva fatto altro che essere distratta, il problema è che lei è distratta troppo spesso, capisci? xD

Poi boh. =) Grazie ancora tantissime!!

Moon9292: Ciao!! Grazieeeeeeeeeeee!! Sono (fin troppo xD) contenta che ti piaccia. E l'hai addirittura messa tra le preferite... Cos'è, ti pagano per farlo?? xD Scherzo. ^^

Enchanted: Grazie mille!!! Massì, seguire la massa fa bene ogni tanto, che ti frega. xDxD Per le descrizioni, sai cos'è? E' che mi è capitato più volte di descrivere fisicamente dei personaggi in un modo completamente diverso da come se gli erano immaginati i lettori. Ora, magari mentre io mi immagino una Erika alta, magra e mora forse tu t'immaginavi una cicciona coi capelli rossi e le lentiggini *_* non si sa mai. xDxD No, a parte gli scherzi, è che mi piace che ognuno abbia la sua immagine in testa. Non credo che nella storia sarà mai fondamentale il colore dei loro capelli o degli occhi (nel caso vado a ricontrollare i capitoli xD), quindi penso che continuerò a lasciarvi fantasticare, a meno che non desideriate davvero che li descriva. Non c'è nessunissimo problema, lo faccio subito! xD Se vuoi saperlo, io Erika la vedo con i capelli abbastanza lunghi e scuri, e gli occhi marroni. E Luca con i capelli anche scuri e gli occhi verdi. Non so, nella mia mente sono sempre stati così. Spero di non avervi rovinato tutto! xD

Grazie ancora per i complimenti, davvero!

Ps. Io il mio dovere l'ho fatto, ora tocca a te aggiornare! xD

 

Ora, the last one l'ho lasciata per ultima perchè a lei va un ringraziamento speciale.

 

Scray: Oltre ad avermi riempito di complimenti (non proprio meritati xD) nella recensione del quarto capitolo, hai anche lasciato quel commento sul primo.

ç_ç Ora, puoi benissimo non crederci, ma mi hai davvero risollevato l'umore con quelle parole. Sei stata gentilissima e non me l'aspettavo!! Quindi ti ringrazio tantissimissimo!!!!!!!! =')

Ps. I capitoli ce li ho pronti, sì, però non tutti. Cioè, la verità è che questa storia l'ho scritta un po' di tempo fa... ehm, un po' di anni fa, e non le ho mai dato un finale. Quindi devo mettermi a scrivere gli ultimi. Uff, era comodo postarli direttamente uno dopo l'altro. xDxD

Pps. Sì, quel commento mi ha fatto un casino piacere!! ç_ç

Ppps. Io quel peluche ce l'ho... e lo odioooooooo!! Non so perchè, ma ti giuro che ha una faccia antipatica. xD

Pppps. Maddò, hai ragione su quel "dov'è". Ops... Chissà che avevo in testa quando l'ho scritto...xD Ma sai che ho notato che non era l'unico errore? Sono dislessica mi sa...xDxD Vabbè, vado a giustare tutto...

(E' legale mettere così tanti post scriptum??)

 

Poi, accidenti a me che le altre volte mi sono dimenticata (che gran bella figura...), vorrei ringraziare anche le persone che hanno messo questa roba tra le seguite:

Ale 93

Aletta92

Idgie Joad

Vabbè, Luine (scherzo, of course xD)

pimkigirl

Scray =)

seryluna

suinogiallo

Ukyu93

a cui si sono aggiunte Emily Doyle e Ory_StarDust_95

e ancora Moon9292 e Yvaine0 che l'hanno messa tra le prefrite.

Non so perchè non vi ho ringraziato anche prima... ç_ç scusate!!!!

(Ragazze, so che ora non c'entra niente, ma ho notato una cosa... Com'è che voi avete tutti sti nickname fighi, come seryluna, Ory_StarDust_95, Moon9292, e io no??! xD)

 

 

Ok, detto questo, ora devo dirvi una cosa... (e fin lì c'eravamo tutti, lo so xDxD)

Il fatto è che in questo periodo ci sono le vacanze, no?

Ecco... Come avete visto, contrariamente al solito, non sono riuscita ad aggiornare quotidianamente -----> colpa dei regali! Ne ho dovuti fare un casino!! xD

Quindi, tra una festa e l'altra, una serata di quà e una di là, be'... non credo che riuscirò a trovare il tempo di mettermi qui comoda e beata a postare altri capitoli.

Insomma, il succo (rigorosamente d'arancia) è che PROBABILMENTE non aggiornerò fino a gennaio.

O_O

Oddio, poi non è detto. Magari ci riesco anche, ma mi sembrava giusto dirvelo visto che di solito ne mettevo uno al giorno.

 

Finito il monologo anche qui, ora non mi resta che una cosa da dirvi:

 

Tantissimi Auguri Di Buon Natale E Felice Anno Nuovo A Tutto Voi!!! =)

Ci ved... ehm, sentiamo nell'anno nuovo!! ;)

 

Eli

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