Il sogno di una vita

di kyelenia
(/viewuser.php?uid=26522)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 01 - Una vita da favola ***
Capitolo 2: *** Capitolo 02 - Ad ognuno quel che merita? ***
Capitolo 3: *** Capitolo 03 - Malfoy bussa solo una volta ***
Capitolo 4: *** Capitolo 04 - Anche Harry Potter bussa solo una volta ***
Capitolo 5: *** Capitolo 05 - Il corso del destino ***
Capitolo 6: *** Capitolo 06 - Incontro scontro ***
Capitolo 7: *** Capitolo 07 - Fiamma rovente ***
Capitolo 8: *** Capitolo 08 - Nell'ombra ***
Capitolo 9: *** Capitolo 09 - Sides of our story ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - The one for me ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Le ferite si riaprono ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Maratona nelle tenebre ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Angel ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 - Ospedale e lezioni di vita ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - Tutto è bene quel che finisce bene? ***



Capitolo 1
*** Capitolo 01 - Una vita da favola ***


Note dell’autrice: storia a più capitoli senza alcuna pretesa. Ho deciso di continuare a rovinare questa bellissima coppia con la mia mancanza di talento xDD
pairing: Draco/Harry ovviamente

Capitolo 1. “Vita da favola”

La guerra era finita ed aveva portato con sé Voldemort e tutto il male che era regnato in quegli anni. Harry, il maggior vincitore di quella battaglia, poteva finalmente vivere senza il senso di imminente pericolo che aveva dominato sulla sua vita per circa 17 anni. La battaglia finale era stata estenuante, i sopravvissuti si erano ritrovati a dover fare i conti con decine di amici morti; il mondo della magia era distrutto dal dolore, dalla sofferenza, dal peso di quegli anni oscuri. Non si riusciva ad avere fiducia nel futuro, dopo le innumerevoli perdite subite. I maghi, i “vincitori”, sembravano continuassero a vivere per inezia, disillusi; l’ombra di Voldemort continuava ad aleggiare sulle vite di tutti. Per anni questa situazione era proseguita, i messaggi pubblicitari colorati e pieni di luce, le campagne di “fiducia ed entusiasmo” del Ministero della Magia non erano riuscite a fare breccia nei cuori distrutti di coloro che aveva vissuto l’orrore della guerra. Ma l’alba del nuovo giorno era arrivata alla fine, accompagnata da una rinnovata voglia di vivere, dal desiderio di riprendersi quegli anni di tranquillità di cui Voldemort li aveva privati.
Ed Harry Potter, oltre ad essere il principale responsabile della dipartita di Voldemort, aveva avuto anche una grande parte di merito nel processo di rinascita del Mondo Magico. Il suo ruolo di Capo del Dipartimento Auror dava serenità ad ogni singolo membro della comunità magica: chi avrebbe potuto costituire un pericolo, quando il loro difensore era l’unico ad aver sconfitto il Mago Oscuro più temuto di tutti i tempi? Harry era una sicurezza, era la pietra miliare della serenità di ogni singolo mago. Era un capo brillante, abile ed estremamente altruista. In ufficio era sempre circondato da gente che richiedeva i suoi consigli ed i suoi servigi quasi si stessero rivolgendo ad una divinità. I suoi superiori (a dir la verità il Ministro della Magia era l’unico) erano entusiasti di lui, i suoi dipendenti non chiedevano capo migliore. Harry era la speranza di tutti, era stato il raggio di sole portatore di luce dopo gli “Anni Bui”. Il suo viso sorridente continuava a dominare sulle prime pagine dei giornali, sui manifesti per strada, sui volantini di chi lo dava come futuro Ministro della Magia. Per non deludere le brillanti aspettative che lo avevano accompagnato per tutta la sua adolescenza aveva sposato la più piccola della famiglia Weasley, ridando fama e ricchezza ad una delle maggiori famiglie purosangue dell’epoca, caduta in disgrazia per anni.
In presenza di amici, familiari e del mondo della magia quasi al completo avevano celebrato il matrimonio del secolo. La Weasley gli aveva regalato tre bellissimi figli: il primogenito James Sirius Potter, il secondogenito Albus Severus ed infine la principessa di casa, come Harry spesso soleva chiamarla: Lily Luna Potter. Tre ragazzi brillanti, figli adorabili, degni del Salvatore del Mondo Magico. La vita di San Potter era invidiata da tutti, per la sua parvenza di serenità, pienezza, totale realizzazione. Ma si sa che la felicità umana non resta sempre nello stesso punto! E dopo quindici anni di serenità totale la vita tornò a ricordare ad Harry la propria incertezza e la propria imprevedibilità in un pomeriggio plumbeo di Novembre, sotto le sembianze del nobile ed arrogante Draco Malfoy.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 02 - Ad ognuno quel che merita? ***


Innanzitutto non posso che ringraziare le buone anime che hanno letto e magari addirittura inserito la storia tra i preferiti; io non so se al vostro posto con questa storia l’avrei fatto xD Spero comunque di non deludervi.. Buona continuazione =)=)

 

 

Capitolo 2. Ad ognuno quel che merita?

Harry era appagato dalla propria vita: come poteva non esserlo? Lui era una celebrità, era l’Eroe, il Salvatore, il Prescelto. Era l’ospite d’onore ad ogni incontro pubblico, era un mito per i bambini e una persona invidiabile per gli adulti. Oltretutto Madre Natura era stata generosa con lui dal punto di vista fisico: occhi verdi smeraldo, nei quali era impossibile non perdersi, capelli nero corvino, sempre spettinati per dargli un fascino da adorabile trascurato, fisico scolpito grazie agli addominali ed i pettorali scultorei per gli anni di quidditch. Dopo la fine di Hogwarts aveva ricevuto il maggior numero di offerte lavorative di qualsiasi altro ragazzo nella storia magica e babbana: tutti sognavano di poter annoverare il famigerato Harry Potter tra i dipendenti. Era stato il cercatore più quotato, ma il suo animo coraggioso ed altruista aveva preso il sopravvento: ad una sicura ed ultra-pagata carriera come cercatore aveva preferito gli anni duri dell’addestramento per diventare auror; salvare il Mondo della Magia da ogni pericolo sembrava la sua vocazione, oltre al peso di non deludere le aspettative che erano sempre state riposte su di lui. Cosa avrebbero detto se si fosse disinteressato delle future lotte contro il male? San Potter era lo stendardo del Mondo della Magia! La sua famiglia rispecchiava in pieno il suo ruolo e il suo credito sociale: Ginny era stata una promessa del mondo del teatro, del quidditch, della moda; era il sex symbol femminile per eccellenza: chi poteva essersela accaparrata sennò il Figo per eccellenza? Harry era seriamente felice della propria vita, sarebbe stato assolutamente ingrato altrimenti. Aveva tutto: la moglie dei sogni, il lavoro dei sogni, i figli dei sogni; ma in quanto tali si sa: i sogni prima o poi finiscono! Ed Harry sapeva che da sempre nella sua vita c’era una pecca: un’ossessione per Draco Malfoy. In età scolastica erano state nemesi, in guerra perenne; le loro scaramucce e i loro scontri avevano scandito il passare dei giorni e delle ore per tutti i loro compagni di scuola. Non trascorreva giorno senza che si offendessero, che si denigrassero, che un professore li cogliesse durante uno scontro. Era un rapporto di odio dal quale però entrambi traevano carica e vantaggio: erano in competizione perenne e la voglia di superare l’altro li spingeva a dare del proprio meglio. Era il loro modo di entrare in contatto, di incoraggiarsi a vicenda, di costruire quel rapporto che, poiché troppo piccolo, Harry aveva rifiutato quando aveva respinto la mano di Draco. Ma gli anni di Hogwarts erano finiti; nel mondo reale, di fronte alle responsabilità da “adulti”, non c’era spazio per il loro conflitto. I rapporti si erano inevitabilmente raffreddati, il distacco era ormai completo. Quando si incontravano si limitavano a scambiarsi un saluto rigido e formale: non c’era più spazio per le frecciatine ed il sarcasmo; Harry era consapevole di questa pecca, sentiva la mancanza di Draco, si sentiva privo del più grande incentivo a dare il meglio di sé.
Draco era intrappolato in una vita che non aveva scelto per sé; portava sulle spalle il peso troppo grande degli anni della guerra; non era mai stato forte, coraggioso; era una persona fragile, boriosa ed ostentatrice per colmare quella mancanza di carattere che l’aveva sempre caratterizzato. Era stato troppo codardo pure per riprendere in mano il proprio destino: solo, senza nessuno che lo amasse veramente, non poteva rischiare di perdere l’approvazione del padre, l’unica cosa che avesse una parvenza di amore nella propria vita. Al suo desiderio di diventare medimago-alchimista aveva anteposto l’ambizione del padre di vedere la famiglia Malfoy nuovamente tra le più importanti; aveva intrapreso una carriera ministeriale, che lo aveva portato a divenire un importante dirigente all’interno del Ministero della Magia. Ma Draco non era felice, niente di ciò che aveva era stato scelto da lui: gli era stato combinato con Astoria Greengrass, rampolla di una delle famiglie più ricche ed in vista del momento; e da lei aveva avuto un figlio: Scorpius Malfoy, l’unica persona in grado di fare breccia nel suo cuore. Ma Draco sentiva che c’era qualcosa che non andava, lo sentiva nei  sogni costellati da occhi verde smeraldo e capelli corvini; lo sentiva quando, facendo sesso con sua moglie, si immaginava un corpo maschile, possente e virile, sotto di sé, sotto le proprie mani. Gli sembrava di pagare un prezzo troppo grande per non aver scelto di stare dalla parte giusta durante la battaglia: un errore infantile, era giusto scontarlo con l’infelicità perenne? E allora un giorno plumbeo e desolante di novembre, alzandosi più sconfortato ed infelice che mai decise di prendere la prima decisione autonoma della propria vita, decise di divenire l’unico responsabile del proprio destino, che l’avrebbe condotto di fronte la porta dell’ufficio del Golden Boy, ad esigere quel rapporto che vent’anni prima gli era stato negato. Ed Harry non sapeva quanto il corso della propria vita sarebbe cambiato nel momento in cui sentiva qualcuno bussare alla propria porta.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 03 - Malfoy bussa solo una volta ***


Diciamo che più leggo più penso che io non dovrei scrivere xD quindi chiedo umilmente perdono per l’obbrobrio che verrà fuori in caso^^ sempre grazie ai santi che leggono =)=)  E un grazie a coloro che l’hanno inserita tra i preferiti o le seguite e all’unica persona (una santa o una martire xD) che l’ha recensita.. Scrivete anche pareri negativi se è quello che pensate, servono soltanto a crescere ed è quello che io desidero..

 

Capitolo 3. Malfoy bussa solo una volta

Harry era seduto nel suo ufficio analizzando gli ultimi verbali relativi all’arresto di alcuni maghi per possesso di manufatti oscuri. Da quando Voldemort era morto non c’era più stato un pericolo reale per i membri del Mondo della Magia, le restanti attività di mangiamorte erano state limitate grazie a numerosi ed efficaci interventi da parte degli auror, e ormai il loro unico compito era impedire che fiorisse un traffico troppo diffuso di manufatti oscuri. Qua e là qualche buffone si divertiva a riportare in vita l’antico spirito del periodo degli anni bui, ma da quando questo era diventato motivo di un breve soggiorno ad Azkaban gli spiritosi erano decisamente diminuiti di numero.
Tuttavia nessuno aveva assolutamente intenzione di lamentarsi di questa situazione; l’assenza di avventura non valeva certo il desiderio di rischiare continuamente la vita com’era stato in passato, e poi erano stati a lungo impegnati nell’operazione di ricostruzione del mondo della magia. Anche per glis tudenti della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts le cose erano decisamente cambiate, in particolar eper i nuovi Potte che studiavano lì. Harry era contento ogni volta che riceveva una lettera dai sui figli ad Hogwarts: il loro percorso scolastico era decisamente diverso dal suo, che era stato costellato da pericoli mortali e “visite” notturne, nei suoi incubi, del Signore Oscuro; le loro massime preoccupazioni, invece, erano le ragazze, i compiti e le punizioni dei professori. Harry provava nostalgia per quegli anni trascorsi ad Hogwarts; la sua scuola era stata la sua prima vera casa e ,nonostante ormai se ne fosse allontanato da parecchio tempo, non se n’era mai realmente distaccato. Almeno con sé stesso non poteva negare di sentire la mancanza di un certo biondino, stronzo ma sicuramente stimolante dal punto di vista intellettuale. Era perso in queste riflessioni, invece di leggere i verbali dei suoi auror, quando sentì qualcuno bussare alla porta.

«Avanti», rispose. E colui su cui si erano soffermati i suoi pensieri entrò personalmente nella stanza. Si sarebbe aspettato che chiunque bussasse alla porta del proprio ufficio, meno che Draco Malfoy in persona.
«Malfoy! A cosa devo l’onore della tua visita?» chiese, utilizzando il tono sarcastico abituale tra di loro, come se fossero ancora due adolescenti e calcando particolarmente sulla parola “onore”. «Potter! Non posso dire che per me sia altrettanto un onore esser stato costretto a bussare proprio alla tua porta, ma purtroppo in seguito a fatti recenti sono stato costretto a chiederti una mano», rispose Malfoy con lo stesso tono; era vero che in realtà gli era risultato piuttosto piacevole essere condotto sulla porta del Salvatore del Mondo Magico in persona, ma a causa del suo orgoglio gli risultava impossibile ammetterlo davanti a lui: un Malfoy è pur sempre un Malfoy! Non si abbassa certo ad elemosinare l’amicizia di un Potter qualsiasi! «Recentemente al Malfoy Manor ci sono arrivate delle lettere minatorie da parte di qualcuno che porta ancora rancore verso di me a causa del ruolo poco pulito che ho giocato durante la guerra. Potrebbe benissimo trattarsi di uno scherzo di cattivo gusto, ma per far stare tranquilla Astoria ho preferito chiederti aiuto per rinforzare le protezioni magiche attorno al castello; da quello che ho sentito non penso sia un problema, il dipartimento Auror non dovrebbe essere proprio sommerso di lavoro ultimamente», così Draco gli espose il problema, benché fosse semplicemente un pretesto per cercare di riprendere i contatti,
«Beh Malfoy, non si può dire certo che trabocchiamo di lavoro ultimamente, sempre meglio di te comunque che giri per il ministero facendo il galoppino del tuo capo; non sapevo che fossero questa le mansioni di un importante direttore, pure rampollo di una della poche famiglia purosangue rimaste in circolazione», rispose Harry con sarcasmo, punto sul vivo dal commento di Malfoy sul suo lavoro come auror, «tuttavia ti aiuterò in quello che hai chiesto. Se sei d’accordo domani verranno a casa tua due dei miei migliori auror, per stabilire e spiegarti le protezioni che sono necessarie impiegare in casi come questi; se si dovesse ripetere un episodio del genere ti prego di avvisarmi; non sottovaluto un possibile pericolo neanche se a correrlo è la mia nemesi».
«Grazie San Potter», rispose Malfoy sprezzante, chiudendosi alle spalle la porta dell’ufficio, soddisfatto già dallo scambio di battute che avevano avuto quel giorno; forse le cose stavano cominciando a girare favorevolmente per lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 04 - Anche Harry Potter bussa solo una volta ***


E torno di nuovo con un capitolo.. la storia è in costruzione, quindi se non ho qualche capitolo di margine non posto subito, ma comunque spero di non fare aspettare troppo con gli aggiornamenti, è una cosa, che a me per prima come lettrice, da estremamente fastidio. Buona lettura e buona continuazione di questa storiella, grazie mille per chi mi segue, già per me avere anche 3 o 4 lettori è un miracolo xD  e addirittura ne ho più di quindici! *o* grazie a tutti ^.^

 

Capitolo 4. Anche Harry Potter bussa solo una volta..

Il giorno dopo alle 9:30 del mattino Draco Malfoy sentì bussare alla porta del Manor. Nonostante l’ora sicuramente non tarda era già vestito di tutto punto: un Malfoy non poteva farsi trovare in disordine a nessun’ora del giorno, neanche in casa propria. Quella mattina aveva optato per un completo beige ed una camicia bordeaux che risaltava particolarmente grazie al colore chiaro degli abiti e della sua carnagione, e guardandosi allo specchio si era ritenuto soddisfatto. Si era diretto alla porta con la sua andatura fiera, totalmente impreparato alla visita che stava per ricevere. Potter l’aveva informato che quella mattina si sarebbero recati due dei suoi migliori auror al Manor, ma si era certamente dimenticato di precisare che anche lui sarebbe stato insieme ai due auror. Dunque appena gli venne aperta la porta, Harrry trovò davanti a sé un Malfoy alquanto stupito della sua visita, alla faccia del contegno Malfoy! Se non si fosse ricordato dopo qualche secondo di chiudere la bocca spalancata sarebbe stato costretto Harry a ricordarglielo. «Scusa Malfoy per il disturbo», disse questo, fingendo di non aver notato l’espressione stupita apparsa sul volto dell’altro e l’imbarazzo successivo che si era venuto a creare, « ho preferito venire di persona ad eseguire i più sicuri incantesimi di protezione sulla tua dimora, e ad essere sicuro degli scopi per i quali li hai richiesti». Harry omise il vero motivo per cui si era recato personalmente a casa di Malfoy: non stava nella pelle dalla curiosità di vedere la vita che questo si era creato, e desiderava tornare casa della quale aveva visto quasi esclusivamente i sotterranei, in momenti decisamente infelici. Appena entrato si guardò intorno; non poteva negare che la casa fosse arredata con ottimo gusto: lo stile magico e babbano, antico e moderno si alternavano in un connubio perfetto, e qualche tocco femminile qua e là dava dolcezza ad un ambiente che precedentemente doveva essere stato decisamente austero. I divani neri e bianchi in pelle erano accompagnati da cuscini dai toni più allegri, e i tavolini in stile ottocentesco erano sdrammatizzati e addolciti da vasi in vetro con dentro fiori colorati. Malfoy magari era cambiato, anche se neanche di questo era sicuro, ma non aveva perso il proprio buon gusto.
«Allora», disse all’altro dopo aver terminato la sua “analisi” della  stanza «dove desideri applicare gli incantesimi?». «Sicuramente qualche incantesimo generale sulle entrate e lungo tutto il perimetro della casa», rispose Malfoy, per la prima volta stranamente cordiale, forse grato del suo repentino intervento «inoltre vorrei aggiungere delle difese supplementari sulla camera da letto mia e di Astoria e su quella di Scorpius per quando tornerà a casa per le vacanze di natale». Harry si rivolse prontamente ai suoi auror assegnando loro i compiti «Nathan tu allora ti occuperai del perimetro del giardino, e tu Damon delle mura interne della casa e delle entrate. Alle due camere da letto provvederò io stesso invece», appena si parlava di lavoro emergeva subito l’animo attento ed esperto degno del Salvatore del Mondo Magico. Malfoy lo accompagnò prima nella propria camera. Anche questa era arredata decisamente con buon gusto, un letto a baldacchino nero e argento troneggiava al centro della stanza, ravvivato da qualche tono di verde smeraldo che richiamava i colori di Serpeverde. Harry si diresse subito verso le finestre applicando degli incantesimi per Draco totalmente sconosciuti, poi provvide a formulare anche incantesimi non-verbali lungo le pareti. «Potter! Siamo sicuri che non stai applicando qualche maledizione ed oscura fattura ai miei danni?
» chiese il biondo, senza avere realmente timore dell’operato dell’auror. «Malfoy in qualità di auror non approfitterei mai della mia posizione per recare danno a te; se volessi realmente una vendetta provvederei a farti visita personalmente e sconfiggerti faccia a faccia» rispose quello, anche egli esclusivamente per scherzo. «Allora mi troverai pronto in qualsiasi momento ad affrontarti». Va bene lo scherzo, ma doveva mettere in chiaro che non si sarebbe lasciato intimorire da un grifondoro qualsiasi!

 

 

Innanzitutto vorrei dire che dal prossimo capitolo le cose si faranno più chiare e movimentate. Anche se ci vuole ancora un po’ per i colpi di scena la situazione si viene a formare. Poi vorrei rispondere a chi ha recensito lo scorso capitolo:

Karrina: non ti preoccupare, non mi tagli assolutamente le gambe, anzi ti sono grata per avere espresso il tuo parere! Capisco quello che intendi ma io i capitoli me li sono sempre immaginati di più: piccole unità narrative con un’unica azione, un unico spazio e che si svolgono in un lasso di tempo piuttosto breve. Alla fine poi aggiorno piuttosto velocemente, quindi non si deve aspettare molto per il seguito dei fatti.

StrixOfNebula: grazie mille per il tuo commentooo! *me commossa* Spero di non deludere le tue aspettative perché “una fanfic dal potenziale immenso” è davvero un gran bel complimento e spero che tu possa continuare ad avere questa idea ed apprezzare la storia ^_^

 

Un grazie immenso a tutti coloro che hanno letto, a coloro che l’hanno inserita tra i preferiti, o le seguite. Per me questi sono già grandissimi successi! Vi ringrazio veramente col cuore, e a presto! =)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 05 - Il corso del destino ***


Saaaaaaaalve! Ok questo capitolo è DECISAMENTE più lungo! =) Ho deciso di mettere (come mi è stato consigliato) più scene insieme, per dire qualcosa di più sui protagonisti della mia storia, spero continui a piacervi =) continuo a ringraziare le persone che leggono e che hanno inserito la storia tra i preferiti =) qualche recensione in più per piacere, terrei davvero a sapere il parere (anche negativo) di chi legge. Buona continuazione =D

 

 

Capitolo 05. Il corso del destino

Dopo la recente visita di Harry a Malfoy Manor, le sorprese per lui non erano certo finite. Era passata circa una settimana da quel giorno, e ,tranne per un gufo con dei ringraziamenti piuttosto formali, di Malfoy non ne aveva più avuto alcuna notizia. Non che si fosse aspettato qualcosa di diverso: un semplice scambio di battute al limite della cordialità non era una garanzia di alcun rapporto, ma in cuor suo aveva sperato di poter riprendere i contatti con il Serpeverde. I loro contatti non si potevano certo definire civili, però ad Hogwarts almeno avevano la possibilità di scambiarsi qualche parola, per quanto incivile e scortese, ogni giorno. Ma, anche se lui non lo sapeva, il destino aveva promesso grandi cambiamenti per lui; dunque non poteva lasciare che quella visita rimanesse un caso isolato. Per opera della sorte e per sfortuna dei due soggetti, quel giorno era stato anche deciso che Draco Malfoy si svegliasse più cordiale del solito. Potter gli aveva reso un servizio pronto ed efficace e la sua lettera di ringraziamenti, per quanto cortesi, era stata decisamente inadeguata. Decise allora di recarsi al Dipartimento Auror per fare una sorpresa, inaspettata e probabilmente neanche tanto gradita, al Salvatore. Quando Harry sentì bussare alla porta non si sarebbe mai aspettato che la scena accaduta solo una settimana prima si ripetesse nuovamente. «Avanti» disse, annoiato; sicuro che qualcuno fosse venuto a chiedergli l’ennesimo consiglio. Ma davanti a sé vide nuovamente l’oggetto dei propri pensieri di qualche istante prima. Draco Malfoy, elegantemente vestito, in un completo nero con una camicia di seta azzurra, stava entrando nel suo ufficio attraverso la porta. “I contrasti gli stanno dannatamente bene!” non poté fare a meno di pensare Harry, benché ne fosse stupito anche lui. «Malfoy a cosa devo la tua lieta, per quanto inaspettata, visita? Spero vivamente che non sia un problema simile a quello dell’altra volta. Sarebbe tremendamente dannoso per il mio orgoglio sapere che le mie protezioni si sono rivelate inefficaci» disse Harry; anni di celebrazione per le sue imprese gli avevano migliorato decisamente l’autostima ed ormai ogni tanto si lasciava andare a qualche piccola manifestazione di presunzione e vanità. Draco rimase piacevolmente stupito da questa affermazione, gli sembrava che si addicesse più ad uno come lui che a San Potter, chissà quale altre sorprese aveva il ragazzo (ormai non più tanto ragazzo, alla faccia della sua autostima! NdA) in serbo per lui! «Fortunatamente le tue difese stanno eseguendo il loro compito in modo impeccabile. Sono venuto per offrirti un aperitivo di ringraziamento. Il tuo lavoro è stato superbo ed io non ti ho ringraziato adeguatamente». Harry fu piacevolmente stupito dell’invito, sembrava l’occasione che stava aspettando per riallacciare i rapporti con Malfoy, cercando di dargli una sfumatura diversa ! «Accetto più che volentieri! Non si dica che l’estremamente altruista Harry Potter non dia agli altri la possibilità di saldare i loro debiti!», prese la giacca ed uscì seguito da Malfoy.

 

Entrarono in un bel locale nella Londra babbana però non troppo distante da Diagon Alley. Il posto era un elegante cocktail bar, con tavoli in vetro soffiato di murano dai colori più vari e vivaci e sulle pareti varie stilizzazioni di quadri e personaggi famosi. Nell’aria si diffondeva una piacevole melodia new age; un posto decisamente particolare per essere stato scelto da Malfoy! Una cameriera con un vestito rosa shocking li accolse appena entrati e li accompagnò ad un tavolo vicino ad una delle finestre, anche queste di vetro colorato. «Cosa desiderate ordinare, signori? Se desiderate abbiamo un aperitivo dedicato proprio alle coppie», chiese la cameriera. I due uomini risero per l’errore della ragazza, ed Harry si stupì che Malfoy non la schiantasse seduta stante. «Io veramente preferisco un martini bianco», disse Harry; Malfoy invece ordinò un cocktail a base di champagne e pompelmo; il ragazzo non si accontentava certo di poco! La cameriera portò loro i cocktail accompagnati da tartine ed olive con cui accompagnarli. Harry e Malfoy trovarono la serata piuttosto piacevole e dopo il terzo cocktail non si accorsero più del tempo che passava, e neanche delle cose che stavano dicendo a dire la verità! « Su Malfoy, giravano strane voci su di te ad Hogwarts. Mi vuoi svelare la verità sulla tua presunta relazione con Blaise Zabini?» azzardò Harry. «Ma quale relazione! Non nego che sia stato un compagno di letto piuttosto piacevole, ma dal sesto anno in poi ha cominciato una relazione stabile con Theodore Nott ed io purtroppo mi sono dovuto privare dei miei passatempi con lui», rispose il ragazzo, non essendo più del tutto lucido; in un’occasione diversa non avrebbe confessato la propria bisessualità proprio alla sua nemesi! «Tu piuttosto sembri essere l’icona dell’eterosessualità con la tua moglie bellissima e senza nessun pettegolezzo alle spalle. Realmente non hai mai fatto un pensiero su nessun ragazzo?». Harry negò prontamente, benché degli occhi color grigio tempesta e delle labbra carnose e seducenti affiorassero proprio in quel momento tra i suoi pensieri. Durante la serata affrontarono, piacevolmente, argomenti ti tutti i tipi. Ricordarono insieme i tempi piacevoli dei battibecchi ad Hogwarts e le numerose punizioni scontate in seguito alle risse più accese. «Malfoy, ma ti ricordi la tua fuga urlante attraverso la Foresta Proibita alla vista del Signore Oscuro che beveva sangue di unicorno?», Harry decise di richiamare alla memoria proprio uno dei episodi più imbarazzanti per il biondino. «O scusa Potter se ho preferito mettermi in salvo piuttosto che restare a fissare a bocca spalancata quella scena terrificante», lo rimbeccò Malfoy, ferito nell’orgoglio «indubbiamente il tuo svenimento sul treno all’entrata dei Dissennatori è stato un gesto decisamente coraggioso!», Malfoy giocò questa carta a suo favore. «Come il tuo scherzo davvero maturo e ben riuscito di fingerti dissennatore, quello rimarrà realmente nella storia!», Harry prontamente girò la carta a proprio favore. E così tra una battuta e l’altra, tra battibecchi, frecciatine e discorsi seri trascorsero la serata, l’unico incontro piacevole da quando si erano conosciuti. Presto cambiò anche il tono formale e distaccato che avevano mantenuto nei loro incontri precedenti, e si ritrovarono d’accordo e a discorrere piacevolmente come mai avrebbero pensato di fare. Harry rimase stupito da Malfoy, trovandolo meno borioso ed egoista di quanto pensasse. Spesso, anzi, avevano numerose opinioni in comune riguardo gli argomenti di conversazione. Malfoy allo stesso modo capì il grande errore che aveva fatto tenendo sempre lontano il ragazzo da sé; era una persona piacevole e con un’intensità di emozioni non diversa dalla sua. Anche lui si era ritrovato costretto in una vita che non aveva mai scelto; a ricoprire il ruolo dell’impavido eroe che aveva sulle spalle le sorti dell’intera umanità. Benché avesse accettato questo ruolo di buon grado non se l’era scelto, se l’era trovato cucito addosso fin dal primo momento che aveva messo piede nel mondo della magia. “Harry Potter, un nome davvero troppo grande da portare per un solo individuo, una responsabilità enorme per un ragazzo di undici, dodici, anche diciassette anni”, si ritrovò a pensare il Serpeverde. Pensieri simili attraversavano la mente del moro, “Malfoy, un cognome che sembra una maledizione; un nome che richiama alla memoria mangiamorte e servi delle arti oscure; una responsabilità affibbiata ad una persona troppo debole per poterla respingere".
La serata si protrasse a lungo ed in modo assolutamente piacevole. Era mezzanotte passata quando, dopo confessioni ed un grande avvicinamento, i due si separarono per tornare dalle mogli, avvertendo il senso di quell’avvicinamento ma senza realmente aver preso coscienza di quanto li avrebbe in seguito condizionati.

                                                                                                         *      *       *

 

Quando Harry entrò a casa erano quasi le 12 e 30 e Ginny era seduta in salone ad aspettarlo. Subito dopo aver accettato l’invito aveva chiamato la moglie per avvisarla frettolosamente. Ginny non si era stupida particolarmente di quella telefonata: Harry era solito uscire a cena con i propri colleghi o amici; tuttavia era strano che gliel’avesse detto con così poco preavviso e che inoltre suo fratello Ron non ne sapesse niente. Lavoravano insieme nel Dipartimento Auror da anni, e quelle uscite tra colleghi solevano coinvolgerli entrambi. Appena sentì la porta aprirsi si alzò per salutare il marito con un bacio; fortunatamente Harry aveva avuto la prontezza di profumarsi l’alito con un incantesimo, non sapeva neanche lui perché ma pensava che se le avesse raccontato Ginny non avrebbe capito. «Scusa il ritardo amore, ma un cliente mi ha chiesto qualche consiglio lavorativo, e cercando strategie di protezione ci siamo trattenuti a lungo», le disse quella che si sarebbe potuta definire una mezza verità. Tra di loro non c’erano problemi di mancanza di rispetto né di finzione, quindi anche quella piccola omissione fece stringere lo stomaco ad Harry, gli sembrava sbagliato che un rapporto qualsiasi lo portasse a raccontare bugie alla moglie, ma in quel frangente non riuscì proprio a farne a meno.

Draco non doveva assolutamente render conto e ragione a sua moglie; i loro rapporti erano cordiali, ma assolutamente freddi; la loro felicità ed il loro amore erano puramente formali: venivano entrambi da famiglie piuttosto in vista e non potevano certo infangare i loro cognomi facendo avvertire la crisi e la messa in scena di quella famiglia. Per strada camminavano mano nella mano, ai ricevimenti Draco stava sempre con un braccio intorno alla vita della moglie e sovente le rivolgeva sguardi persi, come se fosse il più grande amore della sua vita. Ma appena tornati a casa ritornava la fredda cortesia, ognuno andava a dormire nella propria stanza e capitava di sovente che ci fossero tracce di un altro uomo il mattino seguente. Lui non se la sentiva di condannarla, il loro matrimonio non era mai stato d’amore e se lei aveva comunque trovato il modo per essere felice non poteva certo biasimarla, d’altronde anche lui stava cercando di fare lo stesso. Solo quando Scorpius tornava a casa la finzione si estendeva anche alle mura domestiche; benché il ragazzino non fosse ingenuo non si sentivano pronti, e non pensavano neanche che lui lo fosse, per una verità sicuramente difficile da accettare. Quando Draco entrò dalla porta nessuno lo accolse. Il salone era spento ed un buio triste si estendeva anche in tutto il resto della casa. La porta della stanza di Astoria era chiusa, con un fiocco rosa appeso sulla maniglia: quello era il segnale che avevano concordato per far capire al marito che la sua presenza al momento sarebbe stata imbarazzante. “Che ironia!” pensò Draco; era ridicolo accettare passivamente e silenziosamente il tradimento della moglie che si consumava proprio entro le mura della loro casa. Ma era abituato; abituato fin dalla nascita a fingere amore e cortesia che non c’era, a chiudere gli occhi e rifugiarsi nell’immaginazione per non accettare la dura realtà che era costretto a vivere. Ma diventava sempre più difficile; anche quella semplice chiacchierata con Potter gli aveva fatto avvertire cosa significasse ottenere quello che si voleva, non poteva più accontentarsi di quella messa in scena. Ma una persona l’aveva amata dal primo istante in cui l’aveva avuta tra le braccia. Salì in camera, prese piuma e pergamena ed iniziò a scrivere a Scorpius tutto ciò che egli si sarebbe voluto sentir dire dal proprio padre.

                                                                                           *      *      *

Il giorno dopo a Hogwarts Scorpius accolse con sorpresa il gufo che recava la lettera del padre. Giovedì sarebbe stato solo due giorni dopo e solitamente portava con se la lettera formale, cortese ed impersonale con cui i genitori gli chiedevano della sua vita a scuola. Era cresciuto in quell’ambiente freddo e rigido, non soffriva più particolarmente per la mancanza di manifestazioni di amore da parte dei genitori; lui  sentiva che gli volevano bene, non lo aveva mai messo in dubbio neanche per un istante. Aprì la lettera aspettandosi i soliti complimenti per il suo ultimo progetto di Pozioni, o per il test di Difesa Contro le Arti Oscure.

Mio caro ed amato Scorpius,

ho sempre sofferto per il modo freddo e distaccato con cui sono stato trattato da mio padre, e solo ora mi rendo conto che sto facendo altrettanto con te, rischiando di fare provare alla persona che amo di più al mondo la sensazione di inadeguatezza che ho provato  ed  odiato  per tutta la mia infanzia, e che non mi abbandona neanche ora. Volevo dirti che io sono e sarò sempre fiero di te, che non ti forzerò mai a prendere una decisione che tu non vorrai;, ti consiglierò per aiutarti a fare la scelta ed intraprendere la strada più adatta per la tua felicità, lasciandoti libero però di imboccare soltanto quella da te desiderata. Non sono un padre espansivo e dunque non sei stato cresciuto in una famiglia che ti donasse l’amore e le attenzioni che meriti, ma non ho mai smesso neanche per un secondo di amarti, e per una volta volevo dirtelo. Sei la scelta più giusta e la cosa più bella che mi sia capitata e se, anche in un momento di debolezza, avrai bisogno di qualcuno non dimenticare che tuo padre c’è sempre per te. Con il più intenso amore che sia in grado di provare ed immensamente fiero di te,

                             Draco Lucius Malfoy

Inutile dire che per Scorpius quello fu il regalo più bello ed intenso che avesse mai ricevuto. Suo padre era tutto per lui, era il suo Modello, era il suo giudice, era l’unica persona da ascoltare e l’unica persona che avesse un ascendente così forte su di lui. Pensò che non si sarebbe mai più sentito così orgoglioso e felice; quella lettera l’avrebbe conservata come un tesoro.

                                                              *   *   *

Harry si sedette alla solita scrivania il giorno dopo l’uscita con Draco, il giorno dopo ancora, ogni mattina fino alla fine della settimana. Inconsciamente aspettava che quella porta si aprisse di nuovo, facendo passare l’elegante Draco Malfoy attraverso di essa. Ma quell’uscio rimase chiuso la maggior parte del tempo; le uniche volte che si aprì fu per lasciare entrare colleghi o noiosi scocciatori alla ricerca dell’ennesimo aiuto. Harry allora capì che forse Draco iniziava a significare qualcosa per lui, che quegli anni di assenza avevano lasciato dentro di lui un segno realmente profondo ed indelebile; capì che per prendersi quel rapporto che desiderava era il suo turno di alzarsi dalla sedia e bussare all’ufficio di Draco Lucius Malfoy. E, in un pomeriggio plumbeo come quello in cui solo poche settimane prima era iniziato tutto, Harry James Potter iniziò ad assecondare i piani che il destino aveva in serbo per lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 06 - Incontro scontro ***


Buon pomeriggio care ed amate lettrici! =D Finalmente il capitolo è stato partorito ed anche parecchi di quelli a seguire. Non penso che questa storia andrà avanti per le lunghissime, un po’ più di una decina di capitoli, però spero comunque che risulti piacevole la lettura di quelli pubblicati e di quelli a seguire! =) Neanche questa volta le parole saranno sufficienti per esprimere la mia gratitudine verso chi legge, chi recensisce e chi ha aggiunto la storia tra preferiti/seguite. Sicuramente il grazie più grande va a StrixOfNebula che non mi ha abbandonato neanche per un capitolo.. Buona lettura a tutti! =)

Capitolo 06. Incontro scontro

Per Draco era stata una sofferenza resistere tutti quei giorni senza più andare a trovare Harry nel suo ufficio; ma aveva deciso che era il turno del moro di dimostrare che quel rapporto lo volesse veramente. Gli sembrava troppo pensare che fosse realmente così dato che era stato lui a mostrare interesse e a cercare l’altro dopo anni di lontananza; dunque rimase alquanto stupito quando l’uomo in questione varcò la porta del suo ufficio, che lui soleva lasciare aperta. Draco non poté evitare una breve occhiata lasciva sul corpo del moro, “cavolo! In questi anni ha pure imparato a vestirsi bene!”, ma per fortuna questa non fu colta dal moro, che per quanto volesse mostrarsi sicuro di sé trovava ancora difficile considerarsi attraente e non aveva il minimo sentore di cosa significasse essere osservati con desiderio. Ma se Draco era rimasto sorpreso dal vederlo varcare quella porta le sorprese che il moretto gli aveva riservato non era certo finite. Harry aveva riflettuto a lungo su come incontrarsi nuovamente, e aveva deciso di provare ad integrare Draco all’interno del suo circolo di amici. «Malfoy..», gli disse con cortesia, ma senza quel tono più intimo che avevano acquistato durante la serata trascorsa insieme, «sabato diamo una festa a sorpresa per il compleanno di Hermione a casa mia, gradiresti venire? Per non farti sentire fuori posto abbiamo invitato anche Blaise Zabini», lo invitò Harry, anticipando le sue prevedibili obiezioni. Malfoy pensò che quell’invito superava qualsiasi delle sue aspettative e, benché cerco di non darlo a vedere, accettò con entusiasmo.

 

Non aveva mai visto casa Potter e quando entrò dal cancello di ingresso rimase ad osservare interessato il giardino. Un vialetto in mattoni era circondato da aiuole ben tenute, ed il terrazzo della casa era a sua volta circondato da numerose siepi, tutte potate regolarmente. Fu stupito alla vista di quel giardino così ben tenuto, perché durante gli anni ad Hogwarts aveva sviluppato la convinzione che Potter non fosse capace di occuparsi neanche di una lumaca, “come cambia la gente negli anni!”. Si affrettò lungo il vialetto e bussò elegantemente alla porta, in legno e vetro. Gli aprì il padrone trafelato e già stanco a causa degli infiniti preparativi per la festa. Entrando vide un grandissimo numero dei suoi vecchi compagni ad Hogwarts, inutile dire che le occhiate non acide rivolte verso di lui si potevano contare su una sola mano. Era in notevole minoranza quella sera, circondato da Grifondoro, Corvonero e Tassorosso da ogni parte. Ma decise di mostrare che un Malfoy non si lasciava intimorire da nessuno, ed avanzò a testa alta con espressione fiera sul viso.
Fu subito circondato da numerose persone che desideravano vedere come si fosse rovinato dopo il crollo dell’importanza del cognome Malfoy, e fu alquanto felice di dover deludere le aspettative di tutti. «Non posso certo dire che siano stati anni facili, però sono riuscito a rialzarmi piuttosto velocemente, e senza dover neanche fare troppi compromessi». Vide attorno a sé dipingersi una serie di espressioni scontente sui visi: “alla faccia loro! Non hanno avuto la vendetta che si aspettavano!” un Malfoy è pur sempre un Malfoy, ed i suoi pensieri non potevano che essere una lampante dimostrazione. Ma il problema più grosso si pose all’arrivo dei coniugi Weasley. Hermione grazie al suo elevato livello intellettivo non ebbe problemi ad accettare la sua presenza e riuscì anche a scambiare più di qualche parola con lui; del marito non si può dire altrettanto. Probabilmente per evitare storie Harry aveva volontariamente evitato di accennare a Ron del suo invito al biondino, e fu chiaro dalla sguardo velenoso che il rosso in questione lanciò a Draco appena i suoi occhi si posarono su quell’inconfondibile chioma biondo platino. Acidità e frecciatine velenose a parte, la serata trascorse piuttosto piacevolmente. E nessuno, o quasi, degli uomini presenti si limitò nel consumo degli alcolici. I risultato a fine serata fu una grande quantità di bocche incapaci di tacere ed una notevole mancanza di lucidità. Presi dal divertimento della festa, gli invitati non si accorsero che il padrone di casa era sparito con un certo biondino di nostra conoscenza, l’alcool era DECISAMENTE pericoloso.

 

Harry e Draco uscirono attraverso la porta posteriore. Avevano notato la perdita di lucidità reciproca man mano che ingerivano cocktail, e dopo circa il decimo si erano scambiati un’occhiata lasciva che conteneva un unico messaggio, chiaro ed esplicito: “fuori, in giardino. Ora!”. Ed immediatamente, cercando di non destare attenzione eccessiva, si diressero verso la cucina per uscire nel terrazzo posteriore, fingendo di voler semplicemente prendere una boccata d’aria. Con una tale mancanza di razionalità non c’era posto né per le domande né per i dubbi interiori; quasi subito Harry finì gettato sul tavolo, con Draco Malfoy che si mangiava letteralmente le sue labbra. Quanto aveva aspettato quel momento! E non c’era spazio per le esitazione, né per la dolcezza; si scambiarono un bacio rude, aggressivo, frettoloso; che aveva sentore di tutto l’alcool che avevano bevuto. Un bacio che non lasciava spazio ad alcun pensiero, soltanto alla voglia irrazionale che avevano l’uno dell’altro. In un momento di lucidità si sarebbero fermati entrambi molto prima, non avrebbero neanche capito quanto fosse disperata la voglia che avevano l’uno dell’altro; ma l’alcool aveva annebbiato i sensi ed acutizzato notevolmente l’istinto sessuale, quasi animale in quel momento. Si cercavano disperatamente, con le labbra, con la lingua, con le mani. Draco per il caldo si era tolto la giacca ed Harry sentiva la sua pelle calda, lasciata libera da alcuni bottoni della camicia aperti, sulla propria. Non si ricordava di aver mai desiderato così tanto un corpo, una persona, soprattutto un UOMO! In un momento di lucidità non avrebbe ceduto a quella tentazione, sarebbe rimasto nauseato sol tanto da un tale pensiero. Ma in quel momento non aveva la forza né di capire, né di fermare Draco, disperatamente coinvolto in quella danza sfrenata di labbra e lingue, di petti e mani. Non pensarono neanche al rischio che correvano, trovandosi a pochissimi passi dalla sala nella quale si svolgeva la festa. Fortunatamente o meno, dipende dai punti di vista, una voce li risvegliò da quel tepore erotico, la voce di Ginny che chiamava Harry prima di uscire a cercarlo in giardino li fece separare, prima che scoppiasse il finimondo. Si staccarono di botto, razionalizzando soltanto in quel momento quello che avevano fatto. Harry si girò verso Draco con sguardo arrabbiato, furioso, ferito, nauseato. Improvvisamente la sua lucidità sembrò tornare, e, tirandogli un pugno in faccia esclamò con il tono più fermo che riuscisse ad avere in quel momento «Bastardo! Ma che cazzo hai fatto?». Facile negare il proprio coinvolgimento soltanto perché l’azione era contraria e qualsiasi convenzione sociale, facile sfogare tutta la propria rabbia picchiando colui con il quale solo un minuto prima stava amoreggiando più che volontariamente. In meno di dieci secondi Draco rispose al colpo, e presto i due si ritrovarono nuovamente stesi l’uno sopra l’altro, questa volta intenti a provocarsi a vicenda il maggiore dolore possibile. Era una lotta nuovamente erotica, intensa, in cui alla violenza delle lingue e dei baci era stata sostituita la violenza delle nocche e dei pugni. Si trovavano coinvolti in qualcosa più grande di loro, in un sentimento di un’intensità tale da non permettere alcuna riflessione logica. Tentavano di negare quello che era successo prima, Harry in particolare non era proprio in grado di comprenderlo, di accettarlo; poteva fingere quanto voleva, ma si era lasciato coinvolgere in qualcosa che andava bel al di là della sua immaginazione, e che non gli avrebbe permesso di liberarsene tanto facilmente. Presto gli invitati li raggiunsero nel cortile per separarli; e li trovarono così:  intenti a lottare, guardandosi con espressioni furiose ma con occhi, molto più in fondo, ardenti di desiderio. Un desiderio irrazionale, che lentamente li stava conducendo all’inferno.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 07 - Fiamma rovente ***


Ecco qui! Scusate per l’attesa, sperando che non sia stata troppa, ma è davvero più difficile di quanto pensassi trovare la forza di mettersi davanti al computer e riordinare le parole, anche se già scritte; comunque per amor più per le lettrici, ma anche un po’ per la storia in se e per sé sono tornata con un nuovo capitolo, spero che vi piaccia! ^_^ Non posso sempre che ringraziare chi legge la storia, considerando poi che a poco a poco, di capitolo in capitolo, coloro che la mettono tra i preferiti o le seguite crescono! Quindi grazie mille, non sapete quanto sia immensa la mia gratitudine!

 

Capitolo 07 – Fiamma rovente

 

In piedi di fronte allo specchio Draco osservò con sguardo ferito il sangue che scorreva copioso dall’angolo della bocca. Non riusciva a dimenticare l’espressione infuriata di Potter e la sua offese; “bastardo”, quella parola gli riempiva le orecchie della cattiveria con cui era stata pronunciata, della crudeltà e dello sdegno con cui Potter gliel’aveva sputata addosso, quasi per buttargli addosso quello che provava per lui. Sembrava che Draco si fosse comportato come un essere vomitevole ed inaccettabile; in realtà Potter gli era sembrato più che d’accordo nel momento in cui avevano cominciato a baciarsi. Certo, era stato lui a prendere l’iniziativa, però questo non toglieva il fatto che Harry lo volesse altrettanto; lo negava invece la reazione che aveva avuto il moro subito dopo. Cercò di pensare a cosa avesse potuto causare un cambiamento così improvviso e violento e si ricordò di una vocina acuta e mielosa che dall’interno aveva pronunciato il nome di Harry; “oh certo.. La piattola Weasley, a rovinare tutto come sempre” pensò come amarezza. Adesso non aveva più dubbi: il problema non era stato il loro gesto e neanche il fatto che lui avesse preso l’iniziativa, quella voce aveva riportato Harry alla realtà e alla situazione al di fuori di ogni convenzione sociale; due uomini, non solo stavano tradendo le mogli, ma per giunta tra di loro! Sicuramente era stato troppa quella consapevolezza per la mente pura ed incorrotta del moro.
Draco non aveva più niente che contasse per lui, non aveva il tempo di fermarsi a pensare se le sue azioni sarebbero state condivise o meno dalla gente; aveva perso la stima di fronte al Mondo Magico ed anche di fronte a se stesso, e quel gesto era stato il modo per lui per avere di nuovo qualcosa per cui lottare! Lui quel bacio l’aveva voluto davvero, l’aveva voluto da anni;  l’alcool lo aveva semplicemente aiutato a trovare il coraggio per prendersi ciò che non aveva mai osato chiedere. Provò una profonda amarezza ed un terrore inspiegabile al pensiero che dopo quello che era successo quella sera Harry non avrebbe più voluto incontrarlo; ma cercò di allontanare questo pensiero troppo doloroso dalla propria mente.

 

Harry guardò infuriato la propria immagine riflessa nello specchio. Aveva un’espressione a dir poco furente, quella che avrebbe spiegato molto chiaramente il timore che provavano i maghi oscuri ad essere interrogati dal Bambino Sopravvissuto. Ci si sarebbe stupiti non poco accorgendosi come una persona considerata per lo più estremamente dolce e disponibile potesse perdere il controllo di sé. “Cazzo! Bel casino che ho fatto stasera!”, non poté fare a meno di pensare Harry, quella volta la palma d’oro come idiota dell’anno non gliel’avrebbe tolta nessuno (e non sarebbe stata neanche la prima volta NdA)! Non riusciva a spiegarsi come si fosse cacciato in quella situazione; lui era innamorato di sua moglie, non poteva baciarsi con un’altra persona, per di più un uomo, ed ancora peggio Draco Malfoy! Intanto però mentre le loro lingue giocavano, lottavano aveva sentito una fiamma ardente bruciare dentro di sé. Che provasse realmente attrazione per Draco Malfoy? “Attrazione o non attrazione”, cercò di continuare un dialogo con il suo cervello, considerandosi pazzo da solo, “non posso lasciare che una cosa del genere influenzi in alcun modo la mia vita! Domani andrò da Draco Malfoy, anzi lunedì, a dirgli che, per quanto sia stato piacevole il bacio scambiato, questo nostro rapporto non potrà continuare” e si mise a letto di fianco alla moglie, felice di aver trovato una soluzione; ma si sentiva tremendamente ed irrimediabilmente sporco.

 

La domenica trascorse per entrambi come se fosse un incubo; con sensi di colpa continui per Harry a ricordo di quel bacio, ed una carica erotica incredibile per Draco. Entrambi comunque non vedevano l’ora che arrivasse il giorno successivo per avere la possibilità di confrontarsi riguardo gli avvenimenti della sera precedente; Harry era sicuro di aver preso la sua decisione e voleva troncare quel rapporto ed impedire ogni futuro contatto: Povero stupido Harry. Aveva ceduto per la prima volta all’invito della lussuria e del peccato e, benché facesse di tutto per negarlo, l’aveva trovato incredibilmente piacevole. Doveva immaginarsi che perdendosi nuovamente in quei pozzi di luce lunare costituiti dagli occhi dell’altro non avrebbe avuto la forza di portare avanti i propri propositi. Il lunedì mattina Draco scelse appositamente il completo che gli stava meglio: un elegante completo rosso sangue, che risaltava sulla sua carnagione evidenziando il colorito pallido di essa. Rosso come il peccato, l’amore, il desiderio. Fasciante su ogni parte del suo corpo, per mettere in mostra la linea sinuosa e provocante dei suoi arti, e la soda rotondità dei suoi glutei. Sembrava un angelo appena sputato dalla bocca dell’inferno.
Harry si diresse verso l’ufficio di Draco per informare l’altro della decisione che aveva preso. Varcando la porta dell’ufficio di Draco, lasciata aperta dall’altro come al solito, non poté non guardare con un desiderio ardente il corpo dell’altro, fasciato in quell’elegante abito. La mente gli si annebbiò, presa da un disperato desiderio di appropriarsi di quel frutto del peccato. Gli sembrava di essere di nuovo in preda agli effetti dell’alcool, ma a quel punto era il caso di chiedersi se per caso quegli effetti non gli fossero provocati dal biondo. Chiuse rumorosamente la porta con la bacchetta, bloccandola e rendendola impenetrabile con un incantesimo. Si scagliò furioso sul corpo dell’altro, cogliendolo impreparato; si appropriò violentemente di quelle labbra, mettendo in quel bacio tutta l’intensità dei sentimenti che sentiva agitarsi dentro di sé. E le loro lingue tornarono a lottare, come avevano fatto per anni con osservazioni pungenti e volte a ferire l’altro. Ma quello era un contatto molto più intimo ed intenso. Violento, aggressivo, ma al tempo stesso estremamente erotico. Dopo lunghi minuti di contatto Harry si staccò, e guardando l’altro negli occhi si rese conto dell’impossibilità di allontanarsi da quell’individuo. Quei capelli serafici, quegli occhi costituiti dall’argento più splendente, quelle labbra figlie della lussuria costituivano per lui un richiamo irresistibile. Poteva tradire la propria famiglia ma non poteva rinunciare per nulla al mondo a quegli attimi di piacere erotico che condivideva con il biondo. L’invito del peccato si era fatto sentire prepotente, ed Harry non poteva, e neanche voleva, negarsi ad esso; il destino aveva fatto il suo gioco, aveva scagliato il suo dardo di cupido e di fronte ad esso le vittime designate non si sarebbero potute ritirare per nessuna ragione al mondo. Le loro anime erano state donate alla lussuria.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 08 - Nell'ombra ***


Capitolo 08 – Nell’ombra

 

Harry Potter capì di aver sopravvalutato ogni cosa della sua vita fino a quel momento. Draco Malfoy capì di aver sottovalutato quello che la vita gli potesse offrire. Harry e Draco misero in discussione tutto ciò in cui avevano creduto, per cui avevano lottato, fino a quel momento; Harry e Draco stavano vivendo la cosa più spettacolare ed incredibile in cui avessero mai sperato. Quando il destino bussa alla tua porta e promette grandi cambiamenti è il caso di prendere sul serio quella promessa, ed Harry e Draco avevano capito che il destino con loro era stato ancora più generoso.

 

Era il solito lunedì mattina plumbeo e piovigginoso, come quasi tutte le giornate inglesi. Grigio: per alcuni un colore cupo e desolante; per Harry? Il colore più meraviglioso di tutti; una promessa, una speranza, un sogno mai desiderato. Ma a lui non era concesso semplicemente di regalarsi con l’anima ed il corpo a quell’amore, a quella storia, per lui tutto doveva essere una lotta. Penserete che la vita è stata generosa in fondo con il Salvatore, lui vi risponderà che vi state sbagliando di brutto. “Soltanto difficoltà da superare, situazioni più grandi di me da cui non riesco proprio a sottrarmi”, oh com’era dolce e facile per lui abbandonarsi all’auto-commiserazione. Non doveva far altro che fermarsi a riflettere e piangersi addosso. Fortunatamente nessuno aveva accesso ai pensieri di Potter, altrimenti sarebbero stata la cosa più monotonamente compassionevole che uno potesse immaginare. Anzi forse Harry aveva anche più di quanto potesse meritare (non ce l’ho con lui noooo! NdA). Quel giorno dopo il lavoro si sarebbe recato da colui che gli aveva scombussolato la vita, rendendogliela quanto di più fantastico ed elettrizzante si potesse immaginare; ma Harry Potter, il bambino sopravvissuto per piangersi addosso, non poteva certo credere che i regali che gli riservava il destino potessero realmente essere considerati tali.

 

Uscì dall’ufficio di cattivo umore: aveva passato la mattinata a compilare scartoffie su scartoffie, e lui non amava affatto il lavoro amministrativo. Il pensiero del luogo in cui si sarebbe recato poco dopo gli addolcì lievemente il pranzo. Uscito dal bar in cui si era fermato a consumare un leggero snack, si recò in un vialetto stretto e nascosto alla vista dei passanti per smaterializzarsi nel giardino della residenza di campagna dei Malfoy. Dopo che ebbe pronunciato la parola d’ordine fece spalancare la porta, incantata per aprirsi solo qual’ora avesse riconosciuto la sua voce o quella di Draco e trovò il suo amante ad attenderlo sul divano del salone. Era splendido in quell’elegante completo nero, indossava come al solito capi estremamente fascianti, per risaltare i suoi bei glutei ed esaltare la linea sinuosa del suo corpo. Emanava una forza incredibile da quegli arti muscolosi, per quanto sottili, contrariamente a quanto potesse sembrare. Harry spesso in passato si era ritrovato a sottovalutarlo, pensando che con quel fisico longilineo potesse fare vanto di ben poca forza; ma successivamente aveva capito che si sbagliava di grosso. Quell’uomo era in grado di sprigionare più forza di qualsiasi uomo più robusto di lui, ed Harry stesso, decisamente più impostato, si era ritrovato spesso in difficoltà. Draco sapeva essere aggressivamente dolce. Non si concedeva mai totalmente alla tenerezza, almeno apparentemente, ed anche i gesti più affettuosi sembravano essere metodicamente scelti e razionalmente controllati. Harry era affascinato da quest’aspetto del biondo: lui, sempre così emotivo ed impulsivo, si stupiva di come il Serpeverde riuscisse a mascherare le proprie emozioni, benché, almeno per Harry, queste fossero chiaramente leggibili dai suoi occhi. Gli occhi color tempesta erano una porta aperta sul suo cuore, sulla sua mente, ed Harry aveva imparato a leggerli come il più familiare dei libri.
Si avvicinò al divano su cui il biondo era adagiato come un Adone e lo salutò con un bacio a fior di labbra; l’altro, non contento, lo afferrò per la cravatta e se lo scaraventò addosso, desideroso subito di un contratto più approfondito. Avevano imparato a conoscersi davvero nei mesi trascorsi in seguito a quel primo bacio, scoprendo che sembravano fatti per stare insieme, almeno fisicamente parlando. I loro corpi erano assolutamente complementari, si incastravano perfettamente tra di loro. Ed entrambi avevano una capacità incredibile di provocare un piacere intenso all’altro. Il sesso tra di loro era quanto di più intenso ed eccitante esistesse. Questo li aveva portati ad un avvicinamento inaspettato, ed ormai erano veramente rari i giorni che trascorrevano senza alcun contatto.
Inizialmente era stato difficile per Harry trovare occasioni in cui stare con il biondo: d’altronde aveva una moglie a casa ad attenderlo, ma ben presto la voglia dell’altro era stata più intensa del suo attaccamento alla famiglia, ed ormai la sua coscienza non era che una vocina fastidiosa che lo distoglieva dal suo piacere e che lui metteva a tacere prontamente.
Quella casa con tutte le sue stanze erano stato il palcoscenico principale della loro passione, ad eccezione di qualche locale poco frequentato e di una volta che avevano utilizzato casa di Harry approfittando dell’assenza di Ginny. Harry, che si era sempre ritenuto assolutamente attaccato alla famiglia ancora si stupiva della facilità con cui riusciva ad abbandonarsi all’altro; in sua compagnia mai si era lasciato tormentare dal senso di colpa o dal dubbio, ma tornando a casa propria il peso delle azioni si faceva sentireprepotente.

 

Amava quella storia consumata nell’ombra, all’insaputa di tutti, e contrariamente a qualsiasi convenzione. Amava la trasgressione del sesso con un altro uomo e pensava che quella storia proibita fosse un piacevole diversivo. Ma col passare del tempo i sensi di colpa si facevano sentire sempre maggiormente, le sue notti erano tormentate dal ricordo di quello che aveva fatto con la sua nemesi, e non riusciva più a concedersi all’oblio che gli regalava il sesso con l’altro. Pensava come al solito di essersi cacciato in una situazione troppo grande per lui, e si dannava ogni giorno per cercare una soluzione a quella che lui riteneva una perversa ossessione. La vita sembrava impegnarsi con tutto ciò che avesse per impartire ad Harry una lezione: cogliere la felicità. Ma lui, come il peggiore dei ciechi, dei sordi, degli ingrati, rifuggiva ad ogni occasione gli venisse offerta. Gli era semplicemente capitata tra le mani la storia più strabiliante ed unica che potesse immaginare, e lui cercava solo il mezzo per distruggere tutto, e tornare, nuovamente, nella monotonia di una vita non più degna di chiamarsi tale.

 

Ed ecco qua il nuovo capitolo.. Certo che qualche recensione in più non uccide nessuno eh xD Già che ci siete a leggerla, premete quel tastino “inserisci una recensione” ed aiutate una povera aspirate “scrittrice” a potersi meritare un pochino di più questo appellativo! Grazie infinitamente anche per la semplice lettura, comunque.. =)

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 09 - Sides of our story ***


Magari questo capitolo non piacerà a tutti, perché è principalmente introspettivo, per far capire lo svolgersi degli eventi successivi, però spero che arrivi ugualmente con intensità. Buona lettura! =D

 

Capitolo 09 – Sides of our story

 

Quella storia era quanto di più elettrizzante entrambi avessero mai vissuto. Il gusto di proibito di cui erano insaporiti i loro incontri rendeva la cosa ancora più coinvolgente ed entusiasmante, ma tutto era incredibilmente difficile. Passò il primo mese ed Harry si sentiva ogni giorno più in colpa. Arrivarono i suoi figli a casa per trascorrere con la famiglia le vacanze natalizie ed Harry non aveva quasi il coraggio di guardarli in faccia. Si sentiva pieno di dolore, di sconforto, nauseato da sé stesso; ma non poteva fare a meno di correre da Draco per cercare un rifugio; e Draco era il suo dolore e la cura per esso. Era la più potente delle droghe, e gli era entrato talmente in circolo che gli sembrava impossibile anche stargli lontano più di dodici ore. Lui, sempre sincero, era diventato il re della finzione. La stanchezza dovuta alle troppe ore di sesso si trasformava in stress da lavoro, la tensione per la situazione in cui si trovava non era altro che preoccupazione per qualche nuovo caso. Anche se la famiglia Potter aveva sempre avuto le fattezze della perfetta famigliola felice all’interno di quella casa regnava la più sottile e velata finzione, ma la più ipocrita. Era palese il cambiamento del moro, ma Ginny poteva mai accettare che qualcosa nella sua vita perfetta non lo fosse poi così tanto? E allora via con le fette di prosciutto sugli occhi! Anche se per non notare i cambiamenti del moro ci sarebbe voluto un prosciutto intero! I figli risentivano di quell’atmosfera falsa, dei continui tentativi dei genitori di mostrarsi felici e follemente innamorati. James, da perfetto adolescente, aveva sviluppato una capacità di fingere ancora maggiore di quella dei genitori. L’adolescenza è l’età del rifiuto, dell’impossibilità di accettare che qualcosa nella propria famiglia non vada; e, per uno come lui che era cresciuto con un modello di famiglia ideale, non poteva neanche esistere la possibilità che qualcosa non fosse semplicemente perfetta. I bambini invece si sa che sono più sensibili e più empatici; Lily più di tutti avvertiva quel cambiamento nell’aria, e, benché non lo desse a vedere, ne soffriva immensamente. Anche se non sapeva cosa questo significasse, sentiva dentro di se il tormento che affliggeva il suo amato papà e cercava di consolarlo a modo proprio. Appena questi entrava a casa lei correndo gli si gettava tra le braccia, e cercava ogni espediente per farlo ridere e divertire. Nessuno si accorgeva che la famiglia stava cambiando? Ci avrebbe pensato lei a non lasciare che questo succedesse! A otto anni è quasi impossibile razionalizzare un pensiero del genere, ma la fortuna ed il miracolo dei bambini è che certe cose le sanno con certezza, senza bisogno di capirle e senza che nessuno gliele spieghi. Albus era semplicemente dolce ed accondiscendente. Desiderava solo vedere i propri genitori felici, ed era quello che avrebbe sopportato più facilmente qualsiasi sacrificio. Avvertiva anche lui la tensione del padre nell’aria e sperava semplicemente che questi potesse stare meglio. Harry si sentiva il mago della finzione, e forse di fronte a Ginny lo era davvero; ma i suoi figli non si lasciavano ingannare dai suoi sorrisi che non si estendevano mai agli occhi, e lo capivano in modo così chiare che probabilmente se lui ne fosse stato consapevole avrebbe agito in modo completamente diverso; ma si sa, è ben facile non vedere ciò che non si desidera accettare, ed in questo Harry era realmente un mago!

L’atmosfera in casa Malfoy non differiva poi tanto da quella che vi era regnata per anni. Draco ed Astoria non si amavano prima e continuavano a non amarsi; erano totalmente disinteressati l’uno alla vita dell’altro e proseguivano sulla propria strada come se fossero due single. Scorpius tornando a casa trovò la solita atmosfera di cortesia affettuosa e distaccata da parte di sua madre, trovò il padre particolarmente incline alle coccole e a passare del tempo con lui. Dopo quindici anni lo vedeva sorridere, e quella visione gli sembrava un miracolo, suo padre la più splendida delle creature angeliche, e desiderava disperatamente essere come lui. A Draco non veniva così difficile portare avanti l’abituale finzione, la sua “relazione” con Potter poteva solo regalargli un po’ di felicità, sicuramente non cambiargli la vita. Amava suo figlio in ogni caso, e Scorpius aveva sempre sentito e continuava a sentire che quell’amore era profondo e sincero. Gli aveva promesso che si sarebbe dimostrato un padre degno di lui e stava investendo tutte le proprie energie in quella promessa. Pensava di doversi meritare l’amore e la stima di suo figlio, non capendo che già lui ne era pienamente degno. Ma voleva dare continuamente il meglio di sé, del suo amore per il figlio, di quanto si sentisse fiero di quella creatura ch aveva messo al mondo. E finalmente si sentiva felice. Non poteva ammetterlo neanche con sé stesso, perche avrebbe significato ammettere che era lo Sfregiato a renderlo felice e questo portava con sé troppe conseguenze.
«Papà, finalmente stai bene, sei felice», esclamò con semplicità disarmante il figlio mentre erano intenti a studiare schemi di quidditch. Lo stupiva ogni volta l’empatia e l’intuitività di quel ragazzo. «Co-come?», rispose incerto, colto totalmente impreparato da quell’affermazione.

 «Sai, fino ad ora eri sempre triste. Ti sforzavi a sorridere per non dare a vedere la tua malinconia, ma negli occhi ti rimaneva un velo cupo, ed io soffrivo», disse questi con semplicità; e Draco non poté che chinare il capo davanti le parole assolutamente vere del figlio. «C’è un motivo preciso per cui sei felice, papà?», chiese il ragazzo; quasi come se volesse essere lui ad occuparsi del padre e della sua vita.

«No Sy! Ho finalmente capito che la vita mi sta semplicemente dando il meglio,  e voglio regalare altrettanto a te. Non ti meriti un papà cupo ed infelice, io voglio donarti ciò che meriti», si stupiva lui stesso della propria imprevedibile dolcezza, ma almeno davanti al figlio non dovevano esistere maschere, solo il sé stesso più amorevole. Non aveva bisogno di orgoglio e posizioni nobiliari con quella creatura, erano semplicemente un padre ed un figlio; fuori dal tempo,  fuori dallo spazio e dal mondo intero.

                                                                                                                                    *           *          *

 

Draco ed Harry si incontrarono nella residenza estiva dei Malfoy alle otto in punto. Non si vedevano dall’ora di pranzo del giorno prima e stavano impazzendo a causa di quella lontananza. Subito Harry si appropriò aggressivo delle labbra di Draco, lì in piedi, contro la porta appena chiusa. Tra di loro non c’era bisogno di spiegazioni, di parole, c’era una sorta di empatia erotica. Le labbra, le mani, i corpi, i bacini, dicevano tutto quello che i proprietari non avevano il coraggio di ammettere. Dicevano la totale dipendenza reciproca, il bisogno di quel contatto, la voglia disperata di quella vicinanza. Ed Harry e Draco se ne sentivano totalmente appagati. Harry si sentiva disperatamente soddisfatto. Il suo legame si rafforzava ogni giorno di più con il biondino, e i frantumi del suo cuore si andavo rimpicciolendo alla stessa velocità. “Presto - pensava - non ne rimarranno più in petto. Prenderanno a vorticare con il sangue che circola nelle vene, con l’aria che respiro, e forse questo dolore pulsante ed incessante si placherà”. Ed attendeva con ansia quel momento, il momento in cui il suo dolore si sarebbe placato, lasciando un’indifferenza lungamente desiderata. Apatia, era per lui la più dolce delle parole. Ricercava l’annullamento, e nei momenti in cui si univa con Draco riusciva a raggiungerlo. Ma poi si separavano, tornava alla propria vita, ed il dolore cresceva soltanto. E si stava distruggendo, distruggendo dal senso di colpa, dal sentirsi sempre spaccato a metà tra il bisogno di Draco e l’amore per la famiglia. E Malfoy non lo capiva, preso dall’egoistico raggiungimento di quello che desiderava.

Ma Harry capiva Malfoy ancor di meno. Non capiva la disperazione acuta di quell’anima distrutta dalla propria debolezza e dalla propria forza passionale. Non poteva sentire Harry l’intensità delle passioni represse per troppo tempo all’interno di un corpo che sentiva il bisogno di farle prepotentemente uscire. E Draco trovava la felicità quando si perdeva in quegli occhi color smeraldo. “Verde speranza”, associava lui a quelle due pozze splendenti. La sua speranza di amare ancora qualcosa nella vita, di ottenere finalmente una gioia dalla vita. E si aggrappava con tutto se stesso, con le unghia e con i denti, a quella passione disperata, senza possibilità reali e che regalava una felicità dolorosa, ripagata a prezzo di lacrime e sangue.

Le lacrime versate da Harry ogni qual volta si soffermava a pensare alla propria colpa, il sangue versato da Draco in seguito ai morsi ricevuti dal moro, in cui quest’ultimo metteva tutta la propria disperazione, il proprio senso di colpa, mentre lacrime spietate bagnavano le guance pallide della serpe. Ma si aggrappavano con disperazione a quel sentimento di amore-odio, che li spingeva ad amarsi e poi lottare, come bestie feroci in gabbia, in una gabbia troppo stretta per contenere entrambi, ma troppo accogliante per lasciargli la possibilità di allontanarsi da essa. E come bestie feroci lottavano con le unghia e con i denti, con la forza del sangue e delle lacrime, aggrappati a quell’amore che era come ossigeno. Se ne fossero stati privati si sarebbero accasciati al suolo, privi del loro sostegno, della vita stessa.

Erano convinti di non essere in preda a quel sentimento troppo grande per le loro anime, sopite dopo troppi anni di mediocrità. Erano convinti ancora che tutto quello che accadeva fosse dettato dalla loro voglia di sesso, che in qualsiasi momento avrebbero potuto salutarsi e vivere senza vedersi mai più. E più si convincevano di ciò più si rafforzava quel sentimento, andando a divenire quasi un’entità autonoma; il burattinaio che reggeva i fili delle deboli marionette che erano loro. E più pensavano di non appartenersi più il loro legame diveniva morboso. E si lasciavano trascinare all’inferno. Ed amavano lasciarsi trascinare all’inferno.

 

E ci rivediamo qui per i ringraziamenti! Grazie come sempre a chi legge e anche a chi ha recensito lo scorso capitolo!

Damia: per i colpi di scena puoi già prepararti più o meno dal prossimo capitolo, e poi i vari eventi a seguire. Accolgo il tuo consiglio e mi tratterrò dall’interrompere la narrazione in seguito! =)

StrixOfNebula: tu lo sai che sei la fedelissima =) grazie di aver recensito quasi sempre, spero che la storia possa continuare a deluderti. Neanche io vorrei che Harry mandasse tutto a quel paese, ma non possiamo chiedere troppo, o forse sì? Vedrai, vedrai ^_^

Morganasiny: sono contenta che ti piaccia la caratterizzazione  dei personaggi! Non potrebbero essere altrimenti in una storia come questa!

 

Parlando in genere invece, la storia è ancora in corso di scrittura, ma prevedo che non si prolunghi oltre i 13 capitoli, al massimo 15 a seconda se decido di introdurre o meno anche il racconto di due episodi in particolari.. In ogni caso, breve ma intensa! =D Penso che al prossimo aggiornamento vi potrò dire con certezza quanto dovrete aspettare per il termine ultimo della storia, dato che prevedo di finire gli ultimi 2/4 capitoli al più presto. Alla prossima =))

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 - The one for me ***


Capitolo 10 – The one for me

 

Harry e Draco non avevano bisogno di parole. Loro non parlavano. Convinti che quella fosse una cosa troppo intima, troppo confidenziale. Senza capire che i loro corpi esprimevano tutte le parole non dette

 

*     *    *

 

Harry varcò la soglia di Mafloy Manor trovando Draco già steso sul divano. Astoria quel giorno avrebbe trascorso l’intero pomeriggio nella residenza francese della sua più cara amica, e così loro ne avevano approfittato per incontrarsi a casa di Draco. Il biondo appena lo vide fermo davanti a sé lo afferrò per la cravatta, per appropriarsi subito di quelle labbra tentatrici. Al sentire il contatto delle proprie labbra con quelle morbide del biondo Harry sentì tutta la propria fermezza crollare, e capì, forse per la prima volta, quanto in là fossero andati. Ma ormai aveva preso la propria decisione e non sarebbe tornato tanto facilmente sui propri passi. Mise una mano sul petto del biondo, allontanandolo da sé. Draco, stupito da quell’insolito gesto, guardò l’altro in viso, con il peggiore dei presentimenti. Harry ricambiò lo sguardo, fissò i propri occhi in quelli dell’altro, magnetici, e cominciò a parlare, inarrestabile, come un fiume in prossimità di divenire cascata, e di condurre con sé tutto quello che avrebbe incontrato lungo il cammino. Draco non capì una parola o quasi di quelle elencate dal moro, non era in grado di metabolizzare quello che stava sentendo, preferiva rifiutarlo da principio; sentì solo il proprio cuore frantumarsi rumorosamente quando vide quel corpo che aveva tanto amato voltarsi ed incamminarsi verso la porta della sua elegante dimora senza più guardarsi indietro. Senza più ricercare quegli occhi grigio tempesta che per tutti quei mesi avevano significato casa.
Harry si chiuse la porta dietro le spalle e respirò sonoramente, deciso a scacciare tutti i dubbi ed i fantasmi dai capelli biondo platino. Quella porta si era chiusa per sempre, e con essa la sua parentesi di felicità e disperazione con Malfoy. Harry proseguì lungo il sentiero illuminato dal sole. “Ridicolo! L’unico giorno che un bell’acquazzone risulterebbe piacevole Londra decide di regalarmi una delle sue rarissime giornate assolate”.

 

*    *    *

 

Flashback

Harry era seduto a tavola con Ginny di fronte a lui, ed i tre figli al loro fianco. Ma Harry non aveva il coraggio di alzare lo sguardo dal piatto e lasciare vagare i suoi occhi color smeraldo sulla sua famiglia. Lui era sporco, non era degno della loro presenza, di quella felicità. Lui aveva sacrificato tutto ciò per un amore tremendamente sbagliato. Le sue labbra ogni giorno si poggiavano su quelle di un altro uomo, il suo corpo aderiva con un altro dalla stessa anatomia, e la sua coscienza non poteva perdonarglielo. Essere lì era giusto, amare sua moglie era giusto. Essere un marito premuroso ed affettuoso, un padre amorevole, quella era stata la vita di Harry Potter per anni ed anni. Poi il destino ci aveva messo il suo zampino.. La sorte, padrona di tutti.. Davanti la quale agli uomini non rimaneva che arrendersi.. Ed Harry si era arreso, a quella piacevole tortura, a quel veleno che ormai aveva creato dipendenza, ed il suo torturatore era anche il suo unico salvatore.. In Draco si sentiva appagato, da Draco veniva tormentato.. E ad Harry non rimaneva che arrendersi davanti quella ineluttabile verità.. Ma sentiva che si stava distruggendo dentro, sentiva che ogni parte di lui andava frantumandosi in briciole sempre più piccole, ed il dolore stava divenendo insopportabile, ed il senso di colpa era diventato parte integrante di lui. Lui non era più la persona forte che era stata un tempo, inutile negarlo, inutile tentare di prendersi in giro. Il Salvatore era divenuta una maschera troppo facile da portare. Quello che un giorno aveva salvato le proprie sorti grazie al coraggio e alla fiducia in sé stesso, adesso non era che una pallida imitazione del ragazzo che era stato. E adesso, quando ripensava alle parole di Piton di tanti anni prima, non poteva che dargli ragione. Lui stava costruendo la propria fama su talenti altrui, aiutandosi con l’appellativo che gli era stato assegnato quando però meritava di portarlo. E Draco, reputato fragile, manipolabile e debole, era divenuto un uomo incredibilmente forte. Capace di ribellarsi agli insegnamenti del padre, e di dedicarsi anima e corpo a quella loro relazione al di fuori degli schemi sociali. Draco si era lasciato prendere in possesso dal veleno al miele che gli scorreva nelle vene, e ne era felicemente assuefatto. In Harry quel veleno provocava ogni volta una ferita al cuore, all’anima, al suo ego, alla sua coscienza. E tutto il corpo gli urlava che doveva ribellarsi. Un braccio di ferro tra quel desiderio irrazionale e la sua vita razionale e pacata stava dissipando tutte le energie, di lui che non era altro che la posta in palio. E continuare l’avrebbe condotto alla follia..
Così, guardandosi allo specchio, stupito di fronte al pallore del suo viso e alla tristezza espressa dal suo sguardo, Harry aveva capito che si trattava solo di una decisione. Abbandonare Draco e riprendersi la sua vita perfetta, frutto di una perfetta ipocrisia, troppo velata per essere riconoscibile anche ai suoi di occhi. Non esistevano altre possibilità nella sua mente. Ginny ed i suoi figli erano l’unica cosa che la moralità gli concedeva di scegliere. E di fronte a sé stesso, alla sua immagine troppo pallida e smunta, Harry decise di cominciare a lottare contro il suo destino, di opporsi ai programmi che esso aveva imposto con lui; dando inizio ad un combattimento in cui lui non conosceva la forza dell’avversario, in cui non capiva a cosa si stesse realmente opponendo.

Un combattimento che lo designava come perdente fin dall’inizio, ma se Harry l’avesse capito probabilmente non avrebbe dato inizio ad esso, e non avrebbe permesso al destino di compiere la propria opera di distruzione. Ma Harry non poteva capirlo. Harry era troppo debole perfino per alzare il capo contro la società e contro quello che gli era stato imposto.

 

                                                                                              *     *     *

Nel momento in cui Draco vide quella porta chiudersi davanti ai suoi occhi sentì mancare l’aria. Aveva perso davvero tutto, aveva perso l’unica cosa in cui avesse mai creduto, ed ormai che questa non c’era più non aveva paura di ammettere di fronte a sé stesso quanta importanza avesse avuto per lui. In quel periodo in cui avevano condiviso quella relazione al di fuori di ogni consuetudine, quegli attimi rubati per Draco avevano significato vita. Aspettava ogni giorno con ansia il momento in cui avrebbe potuto sentire quel corpo sotto le proprie mani, la propria erezione all’interno di un ante fratto di esso.. Ed amava quei momenti, amava quei contatti, benché avesse tentato di nasconderlo perfino a sé stesso. Un dolore cocente, oppressivo che si andava accendendo nel suo cuore, non lasciava più spazio a dubbi, a pietosi e vani tentativi di negazione. Rimaneva solo la disperazione, ed il cuore che gli martellava furiosamente nel petto per cercare di uscire da esso, e seguire colui al quale era stato da tempo donato. Ma era intrappolato in una gabbia troppo piccola, ed altrettanto resistente. Una gabbia che lo privava di ogni possibilità di fuga e lo costringeva al dolore che Draco non poteva fare a meno di sentire. Lacrime salate gli pungevano gli occhi. Assurdo.. I Malfoy non piangono.. Una certezza, un ordine, che aveva perso qualsiasi significato per lui.. Le lacrime erano bene accette.. Valvola di sfogo del dolore portavano con sé, al di fuori del corpo di Draco, quelle urla silenziose di disperazione che riecheggiavano dentro di lui.. E Draco si era arreso ad esse.. Inerme di fronte a qualcosa di nuovo, che non aveva mai sperimentato prima, non gli rimaneva che ammettere la chiara evidenza.. Aveva donato a Potter il proprio amore.. Lo avrebbe voluto sputare fuori, come se questo gli avrebbe permesso di liberarsene. Di allontanare quella grave onta qual era per un Malfoy:provare amore, e per di più venire respinto.. Sarebbe stato la delusione di suo padre in quel momento.. Ed era assurdo quanto poco gliene importasse.. “Che rimanga deluso quanto desidera il povero Lucius! Se pensa ancora di potermi piegare al suo volere con la forza dei sensi di colpa si sbaglia di grosso”. Perché quel dolore era quanto di più intenso si potesse provare, e non lasciava spazio ad alcun dubbio, ad alcun sentimento.. Solo una piccola ancora dentro di sé a cui la speranza stava ancora attaccata; la voglia matta di vedere quella porta aprirsi di nuovo.. Ed aspettò per ore, immobile su quel divano, con gli occhi arrossati e gonfi di pianto fissi sull’uscio.. Che non si apriva.. E quella porta serrata di minuto in minuto distruggeva ogni sua speranza, e rendeva sempre più acuto il dolore.. E Draco capì come non aveva mai capito prima cosa significasse per un uomo perdere tutto.. Capì come non avesse valore la gloria, il denaro, il buon nome, senza nessuno con cui condividerlo. Draco, accettando il proprio dolore e guardando negli occhi tutto e tutti, senza timore, dimostrò di essere una persona infinitamente migliore di Harry Potter.

 

*           *         *       

 

Il Mangiamorte aveva capito, il Salvatore aveva distrutto.

 

*           *          *     

Con il trascorrere dei giorni Harry si rese conto che per dimenticare Draco Lucius Malfoy ci voleva molto di più che una semplice porta chiusa alle proprie spalle. Il senso di sporco che si era sentito addosso non l’aveva abbandonato del tutto, perché benché non avessero più avuto alcun contatto Harry sapeva che il corpo dell'altro gli mancava, e quello bastava per fargli capire quanto in là si fossero spinti. Non riusciva più a fare sesso con la propria moglie con la stessa voglia ed intensità di prima; il biondo sembrava avergli fatto aprire gli occhi, ponendo davanti ad essi una verità che non poteva più negare. Non era più sufficiente, come era stato per anni, tirare dritto senza osservare corpi tentatori che per strada sfilavano accanto al suo; lui l’aveva posseduto, demone tentatore, e ne era stato eroticamente assuefatto. E capì con dolorosa chiarezza che si trattava “semplicemente” di desiderio contro rispettabilità, coraggio di rinunciare a tutto per i propri ideali contro mantenere una maschera di ipocrisia, pulita sul davanti, ma incredibilmente sudicia al suo interno. E con altrettanta chiarezza Harry capì come Draco fosse più coraggioso di lui, disposto a rinunciare a tutto in nome di quella morbosa passione. Si rifugiava dietro il pensiero che per il biondo era di certo più facile, non avendo né una famiglia né un nome da perdere, ma quella non era altro che una patetica scusa per la propria viltà.

E l’atmosfera in casa Potter diveniva di giorno in giorno più cupa. E quella casa elegante e spaziosa sembrava troppo piccola per contenere gli scheletri nell’armadio di quella famiglia, all’apparenza perfetta. I figli, innocenti, erano coloro che risentivano principalmente della tensione tra i genitori; dimenticati da persone troppo egoiste per pensare alla loro di felicità, messi da parte da un padre che non li considerava più che oggetti, da esibire di fronte al mondo della magia a testimonianza, per l’ennesima volta, della grandezza del Salvatore. Dimenticati da una madre civetta e superficiale, preoccupata solo di mantenere il proprio buon nome e la stabilità economica che le permetteva vestiti e gioielli della migliore scelta.

  

                                                                                                 *                    *                   *

Cosa poteva mai dire Ginny in tutto questo? Benché all’apparenza potesse sembrare ingenua, Ginny non era stupida, e nemmeno cieca ai cambiamenti del marito. Sentiva della presenza di qualcun altro nella vita di Harry, ma era ben lungi dal poter immaginare chi fosse quell’altro. Lei pensava ad una giovane e bella modella ventenne, oppure una segretaria arrivista, ma non si sentiva minimamente minacciata da questa. In cuor suo era consapevole della fragilità del castello di carte che costituiva la loro vita, ma pensava che il semplice ammetterlo l’avrebbe fatto crollare in un istante. Ci aveva impiegato anni e sacrifici per risollevarsi dalla condizione di nullità in cui era stata relegata semplicemente per il cognome che portava. Aveva vissuto un’infanzia ed un’adolescenza di privazioni, di povertà, e non voleva abbandonare la posizione agiata che era finalmente riuscita a conquistare per sé. Preferiva nascondersi dietro una falsa sicurezza piuttosto che aprire gli occhi di fronte all’innegabile amore del proprio marito per un'altra persona. Preferiva rinunciare all’amore, al sesso con una persona realmente desiderata, alle palpitazioni e alle cenette romantiche al lume di candela. Aveva abbandonato i sogni da novella sposina che avevano accompagnato i suoi primi anni di matrimonio. Aveva relegato l’adolescente che aveva sognato, sperato ed aspettato il principe azzurro in fondo al proprio cuore. La ricchezza l’aveva cambiata; quel cognome “Potter” dopo il proprio aveva distrutto quei valori che i suoi genitori le avevano insegnato, esprimendo quanto questi fossero importanti. Se, con gli occhi della sedicenne che viveva sempre al massimo, si fosse guardata vivere adesso si sarebbe vergognata delle proprie scelte. Ma preferiva continuare dritto, senza mai guardarsi indietro, senza mai considerare alcuna possibilità.

 

 

Una precisazione è d’obbligo. Sono più che consapevole della sfumatura negativa che ho dato ad Harry e, in questo capitolo, anche a Ginny. Voglio precisare che non è questa la visione che ho io di questi due personaggi, anche io parto con la considerazione che Harry sia un tenerone imbranato che si avvale dell’amore per togliersi dall’impaccio. Ma in questa storia ho voluto descrivere due persone fondamentalmente buone che si sono lasciate corrompere dalla lusinga del denaro e della posizione sociale. E’stato questo il modo in cui, quasi da solo, i personaggi si sono evoluti. Non so se si possono realmente definire OOC, perché alla fine non abbiamo una chiare descrizione della direzione che hanno preso le loro vite dopo il settimo libro. Adesso veniamo alle notizie certe.. Alla fine ne verranno fuori quindici capitoli. Fino al dodici sono pronti, mi mancano gli ultimi tre per cui ho le idee piuttosto chiare. Ringrazio infinitamente chi segue, legge. Damia e StrixOfNebula per la recensione all'ultimo capitolo. Alla prossima! =D

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Le ferite si riaprono ***


Bentornati a tutti! =) Pubblico quasi per ricompensa a StrixOfNebula che finalmente ha recensito il capitolo precedente xD Devo dire di essere soddisfatta, miracolosamente, di come è venuto fuori questo capitolo; celata tra le righe c’è una “svolta” a tutta la vicenda. So che magari questa storia va troppo veloce, però è nata così e si è scritta quasi da sola. Non sono riuscita a fare di meglio =( Dunque lasciamo la parole alla nostra Hermione che per la prima volta fa la sua comparsa per deliziarsi con la sua saggezza! =D

 

Capitolo 11 – Le ferite si riaprono

 

 

Harry aveva fatto il diavolo a quattro per evitare di prendere parte a quel ricevimento. Era stato organizzato come festa di benvenuto per i delegati dei paesi stranieri, giunti a Londra per organizzare il prossimo Torneo Tremaghi, che si sarebbe tenuto in Germania.
Ministri e direttori dei paesi partecipanti allora si erano dati appuntamento a Londra ed il Ministero quasi al completo era in agitazione per organizzare al meglio quello che sarebbe stato il ricevimento del secolo.
Inviti di partecipazione erano stati recapitati a tutti i membri del Ministero ed ai maggiori esponenti del Mondo della Magia britannico. Harry, in qualità di Salvatore, era considerato ospite d’onore non meno degli stranieri.

 

«La sua presenza è indispensabile, caro signor Potter» gli stava dicendo il ministro.

«Ma signor Ministro. Le condizioni di mia moglie sono piuttosto delicate, spero che lei possa comprendere» non sarebbe stato difficile risolvere il problema  in realtà, stava facendo scudo alla proprie paure con la situazione della moglie, e non poteva che sentirsi un verme per questo.

«Potter sono spiacente, non possiamo proprio rinunciare a lei. Sono sicuro che per sua moglie troverà qualcuno a tenerle compagnia, magari la madre stessa. Conto sulla sua puntualità e sulla serietà che ha sempre dimostrato nel mantenere gli impegni ministeriali. Arrivederci» e con uno sguardo risoluto gli fece capire di essere stato congedato.

 

Harry tornò nel proprio ufficio frustrato, ben lungi dall’avere cambiato idea sul ricevimento: avrebbe venduto l’anima al diavolo, o piuttosto a Voldemort, se questo avesse potuto esimerlo dal prendere parte al ricevimento.
Abbandonato sulla propria poltrona, si sentiva totalmente privo di energie, tutte concentrate nel tentare di strappare dal proprio cuore un pezzo cospicuo di esso.
Dal giorno in cui aveva comunicato la decisione presa a Draco, le proprie dita non avevano più bussato sulla porta di Malfoy Manor, benché il peso di quella scelta lo tormentasse ogni istante.
Aveva fatto il possibile per evitare di incontrare l’ex-amante, anche solo per un breve istante nei corridoi, perché sembrava che anche un solo sguardo fugace bastasse a fargli desiderare di annullare tutte le distanze e tornare in quel mondo oltre la realtà in cui avevano vissuto insieme.

E proprio adesso si vedeva costretto a trascorrere un’intera serata con lui di fronte, con il suo odore nell’aria ed il suo corpo offerto come tentazione al proprio sguardo.

“Ridicolo il destino!”, ecco che tornava ad abbandonarsi alla commiserazione, alla ricerca di un perdono che non era in grado di concedere a sé stesso.

 


Come un marito perfetto tornò a casa alle sei in punto, senza concedersi neanche la minima disattenzione.
Ginny si era abituata alla sue attenzioni e piccole premure, ad i suoi gesti dettati, senza che lei potesse immaginarlo, dal senso di colpa. Cercava di assumere un comportamento amorevole e preoccupato, per compensare all’immensa mancanza che avvertiva dentro di sé.
Per cercare di rimediare ai tradimenti era divenuto un marito a cui non poteva essere recriminato nulla, devoto alla propria famiglia ed al focolare domestico.

L’ironia del destino? Mentre lui se la spassava con il proprio amante, la moglie aveva scoperto di portare in grembo il quarto Potter; l’ennesimo figlio assolutamente legittimo ma frutto di un amore indegno di portare questo nome. Ed ecco che la finzione, come nelle migliori opere teatrali, tornava a rafforzarsi con un gesto eclatante. Il destino aveva deciso di prendersi gioco di Harry Potter fino in fondo.

Così adesso nel grembo di Ginny si agitava una nuova vita, un bimbo che lottava con le poche forze che possedeva per avere la possibilità di vedere il mondo, relegando la madre in un letto, costringendo chi lo circondava ad essere felice per il suo imminente arrivo.


•°*°*•°*°•*°*°


Ad Harry non rimase altra scelta che non alzarsi dal divano alle cinque in punto, per non arrivare in ritardo alla cena. Indossò il completo più elegante: uno smoking interamente nero, che lo circondava sinuosamente e risaltava maggiormente il brillio color smeraldo dei suoi occhi. Appuntò il distintivo da auror sul risvolto della giacca ed indossò il mantello, nero, con alamari d’argento, ed una grande “A” ricamata con fili argentati sulla schiena.
Si guardò allo specchio, soddisfatto: il tutto gli conferiva importanza, sottolineando il suo ruolo. Era davvero perfetto, anche Draco ,sempre severo nel giudicare le sue scelte di abbigliamento, sarebbe rimasto incantato della sua mise in quell’occasione. Quel pensiero gli inflisse una ferita al cuore.
Si smaterializzò di fronte al ristorante “Divino Rosso”, un locale magico poco lontano da Diagon Alley; un universo incantato di magie e bacchette, che i babbani avevano imparato a credere fosse nelle mani di giocatori di ruolo.
Il suo ingresso suscitò tra gli invitati stupore ed ammirazione. L’ospite più atteso della serata, colui sul quale gli occhi di tutti non si stancavano mai di posarsi, aveva fatto la sua entrata trionfale, circondato da un’aura di potere, determinazione e coraggio, quello che l’aveva condotto alla vittoria e che da anni, all’insaputa di tutti, non era altro che la voce fastidiosa ed inascoltata della sua coscienza Grifondoro.

 

Qualcuno con lo sguardo attento avrebbe accolto tutti i segnali che indicavano che quella serata si sarebbe consumata la tragedia.

E si da il caso che Hermione Granger avesse sempre avuto un’abilità nel percepire i segnali, anche quelli incomprensibili ai più.
Si stupì del’espressione desolata di Harry, fu subito attirata da quegli occhi privi di qualsiasi barlume di felicità.
Incrociò lo sguardo di Malfoy, cogliendo in esso un tale oceano di disperazione da sentirsi quasi sopraffatta.
Colse lo scambio di sguardi tra i due ed intuì anche la cascata di sentimenti travolgenti taciuti, le parole non dette, la dolcezza di gesti non scambiati ed una tale disperazione d’animo che avrebbe fatto crollare chiunque, ma non loro; Draco ed Harry, persone che, inconsapevolmente , avevano sempre vissuto al massimo, che si erano lasciate travolgere dalla forza degli eventi prendendoli di petto, senza mai piegarsi o spezzarsi di fronte ad essi, ma cercando di ottenere sempre il massimo, sempre il meglio, dagli scontri, dalle persone, dalle esperienze.. dalla vita.

Colse negli occhi di Harry quel luccichio che indicava la voglia di non accontentarsi e ne rimase incantata, leggermente spaventata. Aveva diciassette anni, Harry, e lei pure, l’ultima volta che quella luce gli era brillata negli occhi. In quell’occasione voleva il massimo dalla pace, dalla fine della guerra, dalla propria libertà. Si era dimenticata quanta forza d’animo potesse essere mostrata da quelle iridi verde smeraldo, che le erano care come quelle di un fratello.

Grazie al suo incredibile cervello non le risultò troppo difficile riunire insieme tutti i frammenti del puzzle e questi le misero davanti la risposta a molti dubbi che da tempo affollavano la sua mente. Una verità potente come l’amore e travolgente come un uragano la travolse. Il segreto di notti d’amore scambiate di nascosto dal mondo si svelò ai suoi sensi attenti ed indagatori. Si trovò costretta a farsi carico sulle proprie spalle del fardello di qualcun altro e la sua incredibile bontà non riuscì ad impedirle di offrire una mano al suo migliore amico.

Angelo silenzioso, sempre pronto a vegliare sulle vite degli altri senza invadenza, senza chiedere nulla in cambio né pretendere meriti.

Dall’alto dei suoi dolci occhi dorati, seguì i suoi protetti per tutta la serata. Non si lasciò sfuggire nulla.
Colse le scosse, quasi elettriche, che li scuotevano quando si trovavano troppo vicini.

E si accorse anche di quando si allontanarono, inconsapevoli che qualcuno stesse vegliando su di loro, bisognosi l’uno dell’altro. Forse di urla, forse di baci, sicuramente di qualsiasi cosa che colmasse l’abisso che sentivano stando lontani.

Un angelo silenzioso tirava le somme, alla ricerca di una soluzione da offrire, in seguito, su un piatto d’argento ai diretti interessati.

•°*°*•°*°•*°*°

«Che cazzo vuoi Potter?» gli sputò addosso Draco appena varcata l’entrata del locale.

«Parlare Draco, soltanto parlare». Harry si sentiva confuso, agitato da un tormento troppo grande a cui non aveva il coraggio di dare il nome che si meritava.

«E di cosa, di grazia? Di quanto è bello per te essere tornato a scoparti la Weasley a tempo indeterminato?» Draco si morse la lingua; era indegno per un Malfoy perdere il controllo con così grande facilità.

Harry si sentì ferito da quelle parole, dalla rabbia dell’unica persona su cui aveva sentito di poter contare fino a quel momento, fino a quella cattiveria con l’unico intento di ferire.

«Niente Draco, perdonami. Ho commesso un errore di valutazione». Per la seconda volta gli voltò le spalle, senza lasciargli alcuna opportunità di parola.


E Dracò si trovò nuovamente da solo, a fare i conti con il proprio dolore, a leccarsi le ferite come un animale selvatico. Represse dietro le palpebre le lacrime che lasciarono i suoi occhi coperti di un velo lucido, testimonianza di un dolore troppo intenso per rimanere celato. La delusione, la sofferenza rilegate aa un’ombra scura che offuscava le sue iridi d’argento liquido. Il mare in tempesta si agitava nel suo sguardo.


 •°*°*•°*°•*°*°

A Hermione non un solo di quei cambiamenti rimase celato. L’intensità di quello scambio di battute, apparentemente privo di alcun significato, si riversò anche su di lei, semplice spettatrice dell’opera di distruzione. Il dolore di quei due uomini si presentò ai suoi occhi come un fantasma maligno ed intento a compiere il proprio lavoro. Lesse negli occhi di Draco una disperazione troppo intensa per poter trovare sfogo. Avvertì in Harry il bisogno di urlare, di scappare da lì, di distruggere il male che stava causando a sé e al biondo. E, come un angelo dalle ali sufficientemente ampie per fare spiccare il volo anche ad un semplice umano, corse al fianco del proprio amico, lo prese per mano per condurlo dove nessuno avrebbe arginato il suo flusso di sofferenza. Ed i suoi occhi attenti, furono costretti ad abbandonare la figura di Malfoy al centro del ricevimento, con un cattivo presagio che aleggiava in fondo al suo cuore.

«Harry vieni con me, ti salvo io», con uno schiocco l’angelo riuscì a salvare il primo dei propri protetti.

 

 

Colgo l’occasione per ringraziare con il cuore chi legge. Io sono alle primissime armi, quindi vedere la storia tra le preferite di 20 persone e le seguite di altre 12 per me è già una soddisfazione. Ringrazio in particolare chi trova la pazienza di recensire i capitoli, ma anche chi legge silenziosamente, spero che comunque possiate apprezzare i miei sforzi.

Lumamo64 Mica ti posso rispondere io xD comunque continua a leggere che avrai una risposta alle tue domande. ^^

Damia Grazie di esserci ogni capitolo, e di dare con le tue parole una profondità a quello che scrivo che mi fa sentire davvero onorata.

StrixOfNebula Un grazie infinite anche a te che nonostante impegni, esami e studio trovi la pazienza di leggere e recensire ogni capitolo (e di deliziarci con le tue di storie =D) . Harry è uno che ha il peperoncino in corpo, non ce lo vedo a farsi i flash e non agire di conseguenza. Avrà fatto una scelta radicale ma aveva troppa paura di quello che stava accadendo. Anche io vedo Draco incredibilmente più forte e maturo, anche se mi sa di aver mitizzato un po’ il personaggio. Però proprio non ci riesco a ridurlo al ragazzino spocchioso, borioso e codardo descritto dalla Rowling. La mamma di Harry Potter mi sa che non gli ha dato un motivo abbastanza forte per cui lottare, a questo ci penso io ;)

 

Alla prossima ;)

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Maratona nelle tenebre ***


Capitolo 12 – Maratona nelle tenebre

 

Harry sentì la presa calda e sicura della mano di Hermione sulla propria e finalmente, dopo tanti mesi di dolore, si sentì protetto rassicurato; e la presenza dell’amica al suo fianco gli sembrò quella di un angelo, disceso dal cielo per vegliare su un semplice umano.
Fu grato a quella presenza sempre attenta, silenziosa e per nulla invadente che gli aveva sempre offerto ben più di una mano, e si sentì ancor maggiormente sporco ed immeritevole; come poteva lui, ingrato a tutto, meritare una presenza del genere al proprio fianco? Ma Hermione, pratica e preoccupata, non si abbandonava a elucubrazioni di alcun tipo; era solo intenta a condurlo al centro di una radura isolata, dove avrebbero avuto occasione di darsi tutte le spiegazioni del caso. Come un angelo che dispensa la propria bontà indistintamente, lei non si soffermò neanche per un istante a pensare alle azioni di Harry o alle sue colpe, si preoccupò semplicemente per lui e per il suo stato d’animo.

Silenziosi, proseguirono la loro maratona sotto lo sguardo del cielo stellato e delle fronde degli alberi. Hermione rallentò il passo in prossimità della radura che era stata la sua meta fin dall’inizio. Condusse Harry di fronte ad un tronco d’albero tagliato, consapevole che in quel momento il moro non fosse responsabile dei propri gesti. Lo spinse leggermente, inducendolo ad atterrare sul tronco e accomodarsi su di esso.  Con i palmi gli circondò il viso, per fargli sentire la propria presenza calda, rassicurante, reale. Gli offrì una via di fuga dalla disperazione con quel gesto così amorevole e materno ed Harry non poté che sentirsi grato per quella presenza costante. La presenza della ragazza curò come un balsamo le ferite al suo cuore martoriato e a poco a poco sentì il battito del cuore calmarsi ed il respiro regolarizzarsi, mentre il suo angelo lo osservava pazientemente, aspettando che lui fosse pronto per parlare.

Il silenzio si protrasse per minuti in quella radura in cui riecheggiavano soltanto il fruscio delle foglie mosse dal vento e i versi degli animali notturni. Il silenzio non creò alcuna distanza tra di loro, ma agì come un tacito consigliere, dando ad ognuno il tempo di riflettere, mentre il tocco di Hermione riscaldava le mani ed il cuore del Salvatore. Finalmente, forse ristorato da quell’improvvisa fuga, Harry trovò il coraggio di parlare.

«Che succede Hermione?» disse per dare inizio in qualche modo a quel dialogo.

«Questo dovresti essere tu a dirmelo Harry, non sono io quella con la faccia sconvolta» rispose quella, desiderosa di una spiegazione dalle labbra dell ‘amico.

«Non capisco di che parli» l’altro cercò di fingersi indifferente, benché sapesse che la sua amica non si sarebbe lasciata abbindolare da una pessima recita.

«Non fingere con me, non ne hai bisogno. Sai benissimo che siamo amici da sempre e qualsiasi cosa tu abbia fatto non ti priverà mai del mio appoggia né mi porterà a giudicarti in alcun modo» rispose quella, comprensiva e disponibile.

«Hermione.. – improvvisamente sentì il peso degli avvenimenti gravare sulle spalle – Questa cosa supera anche le tue fantasie più improbabili» emise con un debole sospiro.

«Non mi sottovalutare, sai che sono sempre stata molto intuitiva. E comunque per verificare non ti resta che cominciare a parlare».

«D’accordo – quello acconsentì, leggermente remissivo – tutto è iniziato.. Oddio, ora che ci penso, neanche lo so quando è iniziato. Forse un giorno che Malfoy è entrato nel mio ufficio oppure c’è sempre stato, ma accecato dal mio disprezzo nei suoi confronti ho preferito fingere. Forse è una cosa che mi accompagna dalla prima volta che l’ho incontrato da Madama McClan, e non so bene neanche che cos’è»  le sue parole risultavano confuse e disordinate come i pensieri che si agitavano dentro di lui, ma man mano che parlava sentiva un benessere salire finalmente dentro di lui. «Però è cominciato ed a poco a poco è cominciato a sfuggire al mio controllo, benché cercassi di negarlo. Io lo volevo, davvero, sempre, ogni istante, e Ginny e la mia famiglia non mi sembravano che catene in quel momento che mi impedivano di raggiungere quello che desideravo veramente. Non so neanche quando è diventato così importante questo rapporto, perché ho sempre finto di non avvertire il cambiamento che si stava attuando in me. Ma la situazione è degenerata, e di colpo l’orrore di quei mesi con lui si è fatto sentire e mi ha ricondotto alla ragione. Così ho troncato tutto dall’oggi al domani, senza dargli possibilità di opporsi e senza neanche pensare a cosa significasse per lui tutto quello. Ho preso la mia decisione e così sono tornato al mio posto» per spiegare le cose con ordine ci sarebbe voluto molto più tempo, in quel momento Harry preferì lasciarsi prendere dalle emozioni.

«TI sbagli Harry, il tuo posto è al fianco di chi ami» disse saggiamente la donna, usando quella parola che Harry non aveva avuto neanche il coraggio di pensare.

Il moro si trovò spiazzato dalle parole dell’amica, che risolvevano la questione con una facilità a lui sconosciuta e facendo apparire la sua scelta, per lui coraggiosa e morale, soltanto un madornale errore.

«Sei tu a sbagliarti Hermione. Va contro la morale questa relazione».

«No Harry caro, è immorale e a dir la verità anche ingiusto  impedirti di essere felice».

Con queste parole lo prese di nuovo per mano, conducendolo al ricevimento, consapevole di aver dato al moro, con quelle risposte dirette e lapidarie, più di una cosa sulla quale riflettere.

 

Nessuno aveva notato la loro assenza dal ricevimento ad eccezione di Draco Malfoy, il quale osservò la loro entrata in scena con un’espressione interrogativa sul volto, gli occhi offuscati dal dolore. Hermione sentì dentro di sé, rinnovato, il brutto presentimento già avvertito in precedenza, e decise che anche quel pulcino necessitava il suo intervento da mamma-chioccia. Da angelo silenzioso non faceva distinzioni faziose, proteggeva chi avesse bisogno di lei, e le sue spalle non erano mai troppo cariche di fardelli, quando ve ne si aggiungeva uno nuovo.
La serata si protrasse tranquilla, la tensione avvertita dall’unica estranea a conoscenza della situazione; Harry e Draco si tennero a distanza di voci, di sguardi, sfuggendo, timorosi, alla presenza dell’altro. Tornare a casa fu un sollievo per Harry, benché il brutto presentimento avesse contagiato anche lui. Si mise a letto silenzioso, teso, con il presentimento che quella notte non sarebbe passata né facilmente né velocemente.

 

Draco si chiuse la porta di Malfoy Manor alle spalle e scivolò esausto lungo lo stipite, lo sguardo fisso su quel divano che conservava ricordi dolci e gli provocava una fitta al cuore.
Quella serata non era stata facile per lui, la presenza di Potter l’aveva colpito più di quanto riuscisse ad ammettere, aveva aperto una ferita troppo profonda, intensa, da cui il sangue scorreva copiosamente.
Poggiò le mani contro le tempie,  cercando di dare un ordine ad i propri pensieri, di trovare una via di fuga inesistente. Il dolore martellava imperterrito nel petto, nello stomaco, in ogni fibra del suo essere. Il respiro usciva provocandogli fastidio, continue fitte al torace. Non avrebbe mai creduto che la sofferenza potesse trasformarsi in un disagio anche fisico. Ma la sua anima sanguinava.
Si diresse in bagno per sciacquarsi il viso, alla ricerca di un sollievo che l’acqua non fu in grado di offrirgli. Era terrorizzato dal pensiero che quel sollievo coincidesse esclusivamente con la presenza di Potter al proprio fianco. Non poteva ammettere di provare amore per quell’uomo che l’aveva lasciato distrutto, aveva bisogno di rialzarsi, ma non c’era nessuno a tendergli la mano e lui non aveva la forza sufficiente per farlo. Come un automa si guardò allo specchio e si spaventò del riflesso che vide in esso; l’ombra del Malfoy che era stato, assenza totale della fierezza che l’aveva caratterizzato, uno spettro con la morte nello sguardo. Vide il riflesso di ciò che provava, apparendo spettrale ai propri occhi soltanto perché lui conosceva il tormento che l’agitava interiormente.
Salì le scale lentamente, sentendosi privo di forze, quasi sul punto di accasciarsi sul pavimento. Gradino dopo gradino trovò la forza  di fare un altro passo nella disperazione, alla ricerca di un qualsiasi sollievo.
Il pensiero di Potter lo trafisse e fece dissipare la nebbia che aveva oscurato i suoi pensieri fino a quel momento, l’ultima traccia di orgoglio svanita nel nulla. L’ultimo appiglio che gli aveva consentito di non affondare era stata la negazione, la finzione anche di fronte a sé stesso che quel sentimento non esistesse. Ma rivederlo aveva dissipato ogni dubbio. E improvvisamente di sentì assolutamente esausto. Alzò il materasso con difficoltà e prese il cofanetto in cui teneva i propri rimedi contro la depressione. Prese una boccettina dal colorito trasparente, il cui contenuto sarebbe stato scambiato per acqua. La trangugiò con un unico sorso, alla ricerca del sollievo che la vita fino a quel momento non aveva saputo offrirgli.

Harry si agitava nel letto in preda al tormento. Sembrava essere ritornato ai tempi in cui Voldemort gli faceva visita nei sogni.

Correva nella notte una maratona furiosa. Cercava Draco, il suo Draco, l’anima dannata che gli aveva dato il tormento, l’unico in gradi di offrirgli la salvezza. Si trovava in una radura oscura, desolata; alberi secchi, morti da tempo, rami senza speranza. Come lui. Perché lui lo sentiva, capiva che fosse troppo tardi. Ma non poteva arrendersi. Non se lo sarebbe mai perdonato. Sapeva che Draco era lì vicino, doveva trovarlo. Doveva annegare in lui la propria disperazione. L’oscurità divenne sempre più profonda, quasi tangibile. Gradualmente sentì un torpore salirgli lungo il corpo, le gambe divennero più pesanti e gli risultò impossibile avanzare di un ulteriore passo. Lottò contro quel nemico invisibile, ma l’oscurità lo sopraffece. Sentì venire a mancargli il respiro e la forza abbandonare i suoi arti. Le palpebre divennero più pesanti, ma lui non poteva abbandonarsi a quel torpore, lui aveva una corsa da portare a termine. Draco era così vicino, eppure impalpabile, irraggiungibile, era un miraggio. Mera illusione frutto del suo animo disperato. Ma quella speranza era tutto. Lui si aggrappava con la forza dello sconforto a quel debole appiglio. Facendo appello a tutte le proprie forze avanzò di un altro passo, gli sembrò che i muscoli delle gambe gli stessero esplodendo dallo sforzo. Passo dopo passo, con lentezza disarmante, forzò tutto se stesso a continuare quell’inutile maratona, vana, poiché il traguardo era al di là della suo portata. Ma non poteva arrendersi, non anche quella volta: Dopo quella che sembrò un’eternità raggiunse una radura illuminata dal chiaro di luna e su un sasso piatto e circolare vide una figura ammantata di nero, dall’inconfondibile capigliatura bionda. Il suo cuore fece un balzo nel petto, estasiato da quella visione. Harry fece appello a tutte le proprie forze e finalmente la sua mano poté afferrare quella del compagno, prima di sentir svanire quell’eterea presenza come il più maligno dei sogni, prima di sentire quella pelle candida dissolversi come aria. Ed il suo pugno, che si chiuse rabbioso, non riuscì ad afferrare nulla. Harry aveva perso, di nuovo.


           **
La sveglia sorprese Harry in preda al tormento, all’agitazione, mentre il suo corpo si agitava spasmodicamente. Aprire gli occhi sulla realtà circostante fu un balsamo, rendersi conto che era stato un sogno, eppure così simile alla sua di realtà. Draco non era più al suo fianco, lui aveva lasciato dissolverlo, aveva consentito che il proprio sogno si riducesse nuovamente ad un’illusione lontana, e non aveva più nulla. Quel pensiero si fece improvvisamente insostenibile, mentre l’angoscia prese possesso di lui, come se non avesse più tempo, come se avesse già perso la propria opportunità, come se, alla fine, l’oscurità l’avesse sopraffatto. Ma lui non poteva abbandonarsi ad una semplice sensazione, doveva dimostrare l’erroneità di quel cattivo presagio. In tutta fretta si preparò per andare al lavoro, velocizzando la sua solita accurata toilette mattutina.
Uscì di casa rivolgendo un rapido saluto alla moglie, la mente assorta al pensiero di quello che avrebbe fatto di lì a poco.

Harry Potter non aveva capito che con il destino non si scherza. Che avrebbe dovuto ringraziare per quella seconda opportunità che gli era stata offerta, invece di sprecarla miseramente.

Casa Malfoy pullulava stranamente di Auror e Medimaghi. Era assolutamente insolito in quegli ultimi tempi vedere un tale caos davanti una dimora magica. Harry fu ancora più sorpreso dallo scorgere la propria amica di sempre a sovraintendere la squadra. Hermione gridava ordini a destra e a sinistra, con il tipico cipiglio che incuteva rispetto e desiderio di obbedirle. Il presagio di Harry non fece che intensificarsi, tantoché per un breve istante si sentì la professoressa Cooman. Con passo frettoloso raggiunse la propria amica, che, alla sua vista, impallidì impercettibilmente. Le si accostò con un’espressione interrogativa sul volto; non ci fu neanche bisogno che le rivolgesse alcuna domanda, quella parve leggerla chiaramente sul viso. Con voce ovattata, surreale, e con parole che non giravano attorno al discorso gli espresse un concetto che aveva dell’incredibile.

«Harry, Malfoy si è avvelenato».

 

Che ne sarà dei nostri eroi? ^_^ La risposta la lasciamo alla saggia Hermione! Duemila parole superate, wow! Sono stupita di me stessa. E’ il capitolo più lungo che abbia mai scritto.

Non posso che tornare a ringraziare chi legge e chi ha inserito la storia tra le preferite/seguite.. Siamo a 34 in tutto ed io me ne sento fiera =D Ringrazio personalmente Damia (ti sono sempre più grata per quello che riesci a leggere nelle mia parole) e StrixOfNebula (la tua curiosità è stata parzialmente soddisfatta =P) che sono le fedelissime e non si dimenticano di recensire nessun capitolo. Forse la storia scorre troppo in fretta.. Non lo so capire molto bene.. Però è venuta così.. E spero che non lasci deluso nessuno..

Alla prossima =)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 - Angel ***


E adesso torniamo un po’ indietro e vediamo cosa ci faceva Hermione già a casa Malfoy..

Capitolo 13 – Angel

 

Era l’una passata quando Hermione finalmente uscì dalla soglia del “Divino Rosso”. Era stata trattenuta fino all’ultimo dal Ministro, essendo praticamente il suo braccio destro, e non era riuscita a liberarsi prima. Per tutta la durata della sera i suoi occhi avevano fatto la spola tra una chioma disordinata corvina ed una ordinatamente pettinata all’indietro biondo platino. Al suo sguardo scrutatore nulla era passato inosservato, non un’espressione, né, e soprattutto, il dolore.
Aveva osservato con dolcezza gli occhi velati di lacrime di Draco, come se con il semplice sguardo avrebbe potuto alleviare le sofferenze di quella creatura.
Lo aveva seguito allontanarsi dal gruppo all’interno del quale stava conversando per ordinare un cocktail, l’ennesimo, come se l’alcool gli avrebbe concesso l’oblio. E dopo un altro cocktail, “uno di troppo” non aveva potuto fare a meno di pensare Hermione. Le sembrava assurdo come una persona che lei aveva sempre considerato misurata e controllata potesse esprimere dolore liquido attraverso le iridi argentee. Colore del mare, specchio di una tempesta. E avrebbe voluto prenderlo con sé, poggiarlo sulle proprie ali e condurlo lontano, dal mondo, da Harry, dall’amore, dalla sofferenza. Disciogliere con lo zucchero la sofferenza del suo sguardo. Ma a lei toccava osservare, meditare, risolvere problemi che per gli interessati sembravano insormontabili.


Si diresse con passo delicato verso un vicolo buio e desolato, per smaterializzarsi non troppo distante da casa di Malfoy. La villa era immersa nell’oscurità più assoluta, come se non vi fosse alcuna forma di vita all’interno. Quell’oscurità palpabile non fece che incrementare le ansie della bruna. Bussò alla soglia, incurante dell’ora tarda, per alcuni lunghi minuti. Era in procinto di andarsene quando un’Astoria in tenuta da notte venne ad aprirle la porta. La guardò con gli occhi sgranati ed un espressione di rimprovero chiaramente leggibile, stupita da un gesto così palese di maleducazione.

«Prego?», le chiese con voce dura e tagliente, comprensibilmente infastidita da quella presenza.

«Salve, sono Hermione Granger. Desideravo parlare con suo marito».

«A quest’ora? La gente riposa, sa?» rispose l’altra, senza dare alcun valore alla risposta della Grifondoro.

«Ha ragione e me ne scuso. Le assicuro che non è mia abitudine bussare a notte fonda alla porta delle dimore altrui. Se non fosse una questione davvero importante non sarei neanche qui».

L’altra la guardò con aria accigliata, ma si scostò per farla accomodare.

«Desidera qualcosa nel frattempo che lo avverto del suo arrivo?» una Malfoy non si dimentica mai del tutto le buone maniere.

«No, la ringrazio per la gentilezza».

 

Mentre Astoria si recava al piano superiore dove, evidentemente, erano situate le camere da letto Hermione si guardò in giro e non poté negare che la casa Malfoy un certo fascino l’avesse. Era un’antica dimora signorile, curata e resa moderna da alcuni espedienti raffinati. Il buon gusto di Malfoy e consorte era innegabile, tuttavia l’oscurità che vi regnava la rendeva leggermente lugubre.
Aspettò pazientemente il ritorno della donna in compagnia di Malfoy, ma questa si faceva attendere. Erano passati circa dieci minuti quando la vide scendere, da sola.

«Mi dispiace, ma la porta della camera e sigillata e non accenna a rispondere» parlò come se fosse totalmente normale che moglie e marito non condividessero la camera da letto.

«Ed è una cosa che accade frequentemente?» le chiese la riccia, per nulla tranquillizzata.

«A dirle la verità non accade frequentemente che io abbia bisogno di svegliarlo, tuttavia ora che mi ci fa pensare è una cosa piuttosto inusuale».

«Allora la pregherei di accompagnarmi a controllare la situazione e verificare personalmente cosa succede»

«Lo farei volentieri ma mio marito applica delle protezioni alla stanza ed io non so come scoglierle».

«Le assicuro che per me non sarà affatto difficile». Hermione pose fine alla questione mostrando chiaramente di non aver la minima intenzione di rinunciare al proprio proposito.

Allora Astoria le fece senno di seguirla e la condusse al piano di sopra, il rumore dei loro passi risultava attutito dallo spesso tappeto che ricopriva i gradini di marmo. Si fermarono di fronte un elegante porta dorata, leggermente scura. Dopo alcuni infruttuosi tentativi di chiamare Malfoy attraverso le mura spesse Hermione si decise ad estrarre la bacchetta dalla tasca del mantello. Con alcuni, decisi, movimenti ed incantesimi accuratamente scelti identificò i diversi incantesimi di protezione posti a custodia della stanza e provvide a scioglierli. Spinse delicatamente le porta e si affacciò con discrezione alla stanza. Dapprima si sentì tranquillizzata nel vedere il corpo di Malfoy steso sul letto in posizione rilassata, tuttavia si stupì accorgendosi che questi fosse ancora interamente vestito. Avvicinandosi al letto si accorse, con ulteriore preoccupazione, della lentezza esasperante con cui si alzava ed abbassava il petto del biondo, in un respiro eccessivamente rilassato. Con professionalità prese il polso sottile del Serpeverde tra le proprie dita e il battito fievole del cuore di questi la allarmò ulteriormente. Sembrava essere sul punto di spegnersi, a pochi istanti dalla fine completa. Non ci mise molto a notare la fiala lasciata cadere sul pavimento della stanza ed il suo cervello brillante unì rapidamente tutti gli elementi: non si sarebbe stupita se, dopo accurate analisi, si sarebbe scoperto come veleno il contenuto della bottiglia. Con voce allarmata ma efficiente e pratica chiamò Astoria al proprio fianco. «Chiami immediatamente il soccorso del San Mungo, suo marito ha tentato il suicidio con una bottiglia di veleno».
L’unica possibilità di salvezza sarebbe stata costituita dalla loro prontezza e semplicemente perché il veleno scelto da Malfoy non era abbastanza potente da avere effetto immediato.  

Hermione si trovò a ringraziare il cielo che il biondo non avesse avuto scorte di Amortensia, in quel caso il loro intervento sarebbe stato assolutamente inutile.

Astoria sprizzò delle scintille azzurre dalla bacchetta mormorando «San Mungo» tra le labbra. Subito il medimago in servizio a quell’ora della notte si materializzò tra le mura della stessa stanza dove si trovavano le due donne. Non appena vide i visi preoccupati delle due ed il corpo, sempre più pallido, di Draco steso sul letto cominciò ad eseguire efficacemente il proprio lavoro.

«Io lo visito e verifico l’urgenza di un intervento, voi ditemi quello che è successo» disse mentre si avvicinava al letto senza indugio. Estrasse dalla borsa medica una serie di strumenti il cui uso era misterioso, e questi si mossero autonomamente attorno al corpo del biondo, indaffarati ad eseguire controlli ed esami.

«La signora mi ha chiesto di parlare con lui – cominciò Astoria – ed io sono salita per chiamarlo. Non rispondeva e la porta era sigillata, allora  io ho pensato dormisse. Sono scesa per comunicarlo alla signora Granger e lei, a conoscenza di qualcosa che io probabilmente ignoravo, ha espresso la propria preoccupazione. Allora siamo salite,lei ha disfatto gli incantesimi di protezioni posti a sigillo della stanza e l’abbiamo trovato sul letto».

«Questa – aggiunse l’altra donna – è la fiala che conteneva il veleno» e gli allungò l’ampolla che aveva raccolto dal pavimento.

Il medico la infilò in una busta che avrebbe consegnato al laboratorio del San Mungo per eseguire accurati esami.

Prese una siringa della borsa ed eseguì un’iniezione sul braccio del biondo. Astoria si stupì di quel modo, che a lei sembrò ortodosso, di iniettare l’antidoto, ma Hermione era a conoscenza delle nuove procedure magimediche, che avevano finalmente deciso di includere anche alcune operazioni prettamente babbane, ma veloci ed efficaci.

«Sperò che possiate ben capire che, sebbene l’uomo sembri fuori pericolo, sono tenuto a portarlo con me all’ospedale per eseguire tutti gli accertamenti. Domani una squadra di Auror sarà inviata qui per escludere qualsiasi possibilità di attentato o tentato omicidio». Il medimago posò una mano sul petto del biondo ed in uno schiocco si smaterializzarono entrambi. Le due donne si accasciarono sul letto, estenuate dalla preoccupazione.

 

Questo capitolo io lo considero un po’ di transizione, non aggiunge alcunché allo svolgimento della storia. Però volevo raccontarlo attraverso gli occhi di Hermione il ritrovamento di Draco, anche per giustificare il presagio che aveva avvertito durante tutta la serata. Ormai sono gli ultimi colpi prima dell’assolo finale.. Vorrei ringraziare come sempre chi legge e chi ha inserito la storia tra le preferite/ seguite. Un grazie particolare a Damia  (so che potrei risultare ripetitiva ma mi stupisce ed onora la profondità con cui descrivi quello che percepisci nella mia storia, è un grande trionfo per me) e StrixOfNebula (come vedi non tutto è perduto, anche se è meglio non parlare troppo presto. Herm non ci delude neanche questa volta, come farebbe Harry senza di lei?).

Alla prossima miei cari =)

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** capitolo 14 - Ospedale e lezioni di vita ***


E si avvicina la fine.. =(

Capitolo 14 – Ospedale e lezioni di vita

 

Harry si diresse quasi correndo verso il San Mungo dove, a detta di Hermione, era stato ricoverato Draco. Gli sembrava di rivivere in modo terribilmente vivido il proprio sogno. Gli sembrava di correre incontro a Draco per poi trovarsi di fronte il suo corpo freddo ed immobile. Ma non poteva, lui aveva capito, sapeva cosa voleva, ed avrebbe lottato per ottenere di nuovo l’amore del biondo. Una fiamma ardente ricominciò a bruciare dentro di lui, rinascendo dalle sue stesse ceneri, come una nobile fenice. Non si sentiva quella persona da anni, si era quasi dimenticato cosa significasse essere vivi, ben al di là del respirare, camminare, mangiare; la vita era avere qualcosa da difendere, per cui lottare con tutte le proprie forze. Harry voleva tornare ad essere un eroe.
Entrò nella reception dell’ospedale trafelato e per una volta ringraziò il proprio nome: inizialmente gli avevano fatto alcuni problemi, Malfoy sembrava essere sotto osservazione, ma quando ricordò chi fosse lui tutti i corridoi furono lasciati liberi, e le porte aperte per lui.

Finalmente giunse di fronte la stanza nella quale era stato ricoverato Malfoy; si fermò qualche istante di fronte la porta per mettere ordine ai propri pensieri e prepararsi a come avrebbe potuto trovare Draco. Varcò la soglia facendo leva su tutte le proprie forze e si stupì trovando Draco assolutamente normale. Era steso in posizione rilassata, placidamente addormentato. Sarebbe potuto sembrare semplicemente in preda al sonno se quei tubi e macchinari non avessero stonato terribilmente, a ricordare lo stato in cui si trovava. Il primario del reparto per gli avvelenamenti entrò poco dopo Harry e studiò con attenzione la cartella che era stata lasciata ai piedi del biondo da chi aveva eseguito gli esami.

«Buongiorno» si rivolse ad Harry, il quale ricambiò con altrettanta cortesia.

«Mi scusi, le posso chiedere com’è la situazione?» chiese quello esitante, incerto se avrebbe potuto sapere qualcosa dato che non era un familiare; ma per la seconda volta nel giro di pochi minuti si trovò a ringraziare il proprio nome.

«Certo signor Potter – disse il medico, senza aver bisogno di chiedergli informazioni sulla sua identità – a lei non potrei negare alcuna risposta. Il veleno risulta di fattura artigianale, e sono stati inseriti alcuni ingredienti a renderci ostico il lavoro. Per fortuna l’effetto non è stato rapido, tuttavia al momento non abbiamo trovato ancora un antidoto. Sembra infatti rigenerarsi continuamente nelle vene del biondo e, come vede il suo sangue viene depurato continuamente, per impedire il disfacimento degli organi interni» disse quello, abituato a causa del proprio lavoro ad affrontare e parlare continuamente di vita e di morte. A nessuno meglio di lui era chiaro quanto fosse sottile quel velo che tra salvare una vita oppure distruggerla, e proprio per limitare le perdite al minimo era stato costretto ad imparare ad affrontare con la massima razionalità quelle questioni delicate.

Per Harry quella notizia fu come un fulmine a ciel sereno, lo sconvolse più di quanto sarebbe riuscito ad ammettere. Lui salvava le vite con il suo lavoro, non era abituato a rapportarsi con la possibilità della morte, e le rare volte che gli era capitato di fallire nella protezione di qualcuno se l’era presa con sé stesso. Quella volta dovette considerarsi colpevole più che mai: era stato lui con la sua ipocrisia, la sua stupidità e l’incapacità di comprendere l’altro a spingere Draco ad un passo dalla morte. Gli sembrò di rivedere la scenda di Sirius che cadeva oltre il velo, ma questa volta c’era una chioma pallida al suo posto e le mani a spingere quel corpo diafano oltre l’arco erano inconfondibilmente quelle di Harry.

La realtà si abbatté su di lui come un macigno, il momento presente si mostrò in tutta la sua durezza e crudeltà, facendogli capire che non gli era consentito quella volta perdersi in fantasticherie e ricordi, che il dolore era lì e per quel corpo immobile di fronte a sé.

Il medico sembrò capire il dolore del moro benché non sapesse spiegarsene il motivo ed evitò parole banali e convenevoli. Si limitò a dargli una pacca sulla spalla ed in silenzio lasciò la stanza.

Harry si sedette sul letto, voleva stare vicino a Draco, e cominciò ad accarezzargli la mano, mantenuta calda grazie al sangue che continuava a pulsare nelle vene.

«Adesso siamo qui Draco, e finalmente non ci può sentire nessuno. Siamo noi due soli, senza fretta e senza disturbatori. Ma tu non puoi rispondermi. Mi mancano le tue iridi che mi fissano illuminate dal desiderio, o dall’impertinenza degna di un bimbo viziato che vuole prendersi quello che desidera. Ma tu non sei più quel bambino, ed io ho avuto bisogno che tutto il peso della tua azione si abbattesse su di me per capirlo. Oh no, tu sei un uomo, tu sei degno di essere chiamato eroe. Tu che lotti per i tuoi ideali, dopo che hai capito che senza qualcuno che si ami veramente la vita è assolutamente vuota. E mi hai reso il fortunato destinatario del tuo amore. Mi sa che adesso non la pensi così e per un po’ non l’ho pensato neanche io. Ti consideravo un problema, una maledizione, una calamità naturale, mentre tu eri il più grande dei doni».

 

Draco perso in un universo confuso, caleidoscopico sentiva arrivare da lontano le parole di Harry, come se provenissero da un mondo diverso. Nella sua testa rimbombava il nome dell’altro “Harry, Harry!” lo voleva chiamare, per fargli capire che lui era lì, ma un velo sottile eppure troppo spesso per essere infranto li divideva, e le labbra di Draco erano sigillate dall’incantesimo che lo manteneva incosciente. Non stava sognando, lui c’era a tratti, ed in altri momenti semplicemente diveniva una creatura impalpabile, fatta della stessa sostanza delle illusioni. Voleva allungare la mano per ricambiare le carezze che gli faceva il moro dolcemente, ma i suoi arti non ubbidivano più ai suoi desideri; abbandonati lungo  le lenzuola candide giacevano inermi, come se non vi fosse più uno spirito all’interno di essi a consentirgli di animarsi. Improvvisamente una goccia precipitò sulla pelle del suo braccio, e Draco l’avvertì chiaramente.

Harry aveva cominciato a piangere, incapace di trattenere oltre quel flusso di lacrime. Si sentiva stupido, erano anni che non piangeva, sembravano secoli. Non aveva pianto di fronte alla certezza di morire, temeva molto di più la morte delle persone amate piuttosto che la propria. Finalmente sentì un nodo all’interno di sé sciogliersi, come se quelle lacrime avessero potere lenitivo. Riversò il capo sul torace del biondo, libero dai fili e dalle ventose. Le lacrime continuarono a scorrere copiose dai suoi occhi, bagnando il lenzuolo con il quale il corpo del biondo veniva mantenuto caldo e coperto.

Draco benedì quella sensazione di bagnato che lo manteneva legato al mondo reale, senza lasciargli la possibilità di perdersi nel mondo delle illusioni. Sentiva il peso del capo di Harry sul proprio grembo, ed avrebbe voluto alzare il proprio per baciarlo, sulle tempie, sugli occhi ed asciugare con le proprie labbra le stille che continuavano ad irrigare le guance del moro.

Harry passò quasi un’ora fermo in quella posizione, aveva il bisogno disperato di sfogarsi di tutto il dolore che aveva sentito fino a quel momento. Si accorse di essere tremendamente in ritardo con il lavoro e, con dispiacere, sollevò il capo dal corpo accogliente del proprio amore. Gli posò un delicato baciò sulle labbra e gli sussurrò all’orecchio come se essere più vicino gli avrebbe concesso di farsi sentire nel mondo in cui l’altro si trovava.

«Ciao amore, prima di tornare a casa passo di nuovo».

oO*OoO*Oo*OoO*Oo*Oo*Oo*Oo

Harry trascorse le ore che costituivano il proprio turno come un automa, senza essere realmente cosciente delle azioni che eseguiva. Dispensò consigli, lesse e scrisse verbali, rispose prontamente a tutti i promemoria che gli venivano recapitati. Si gettò a capofitto nel lavoro, senza mai allontanare la mente da quella camera del San Mungo. Le ore passarono velocemente, eppure il distacco da Draco gli sembrò durare sempre troppo, non avrebbe voluto allontanarsi nemmeno per un attimo dal corpo dell’altro. Quando finalmente si fecero le sei tirò un sospiro di sollievo, ed afferrò il mantello per prepararsi subito a raggiungere di nuovo l’amante. Non si chiese nemmeno per un istante se la propria assenza sarebbe risultata sospettosa a Ginny, dimenticò  per una volta le proprie catene di padre e marito, senza sentirsi nemmeno in colpa. Il suo posto, senza dubbio, era a fianco del capezzale di Draco, a tenergli la mano e parlargli, per fargli riprendere conoscenza.

Tornò a sedersi nel posto che aveva lasciato poche ore prima, le coperte erano ancora leggermente sgualcite a formare la linea del suo corpo. Questa volta accarezzò il viso dell’uomo, seguendone i lineamenti. Partì dall’attaccatura dei capelli, lisci e setosi, seguì per la linea della fronte spaziosa, ed aprì le dita sulle palpebre chiuse. Avrebbe voluto avere il potere di compiere una magia, e spingere quegli occhi a schiudersi e fissarsi su di lui come solo loro sapevano fare. Con riluttanza allontanò le dita da quella posizione e proseguì, seguendo la linea del naso aristocratico, fino a tastare la morbidezza di quelle labbra di rosa, che aveva baciato tante volte senza riuscirne a cogliere davvero il sapore.

«Vedi che sono tornato subito? Adesso che tu non mi puoi rispondere finalmente ti dedico tutto il mio tempo libero, mentre prima ti regalavo solo momenti rubati alla vita vera. Adesso che tu non sei qui a ricambiare le mie carezze capisco che la vita vera sei sempre stato tu. Lo sai no, che sono un po’ tardo? Ed imbranato con i sentimenti. Hermione me lo diceva sempre, che per la mia bontà ed incapacità di capire gli altri avrei finito col fare le cazzate più grosse della mia vita».

 

Draco accolse con gioia il ritorno della voce calda e profonda di Harry, che aveva lasciato un vuoto incredibile nel suo universo caleidoscopico.

 

Ad Harry sembrò di vedere le labbra del biondo curvarsi in un leggero sorriso, più simile ad uno vero che alle solite smorfie che Malfoy si stampava in viso per farsi beffe degli altri. Pensò di esserselo immaginato soltanto, l’incoscienza causata da quell’incantesimo era momentaneamente irreversibile.

Restò per un tempo indeterminato finché un’infermiera gentile, ma assolutamente sgradita al moro, passò ad informarlo che l’orario delle visite era finito. Non aveva sentito l’avviso emesso dagli altoparlanti posti nel corridoio, preso com’era a contemplare Draco. Solo all’ingresso della ragazza si rese conto dell’orario e si affrettò verso casa.

Ringraziò lo stato di Ginny, che non le consentiva di venire a conoscenza di molte cose. L’unica informata di dove Harry fosse stato era Hermione, che non l’avrebbe detto alla rossa per nessun motivo al mondo. Harry entrò nella camera della moglie e non riuscì a baciarla, non poteva toccarle le labbra con il sapore di Draco sulle proprie. La moglie era abbastanza debole dato che la scadenza della gravidanza si avvicinava, dunque non si accorse della freddezza del marito.
Da qualche giorno alternava momenti di lucidità a lampi di incoscienza causati dalla febbre. Il suo corpo aveva reagito al risucchio di energie da parte del neonato alzando la temperatura e benché le pozioni tenessero a bada la situazione non riuscivano a risolverla del tutto. Ma Harry non era più al suo fianco da parecchio tempo, e finalmente si rendeva conto che la sua preoccupazione era sempre stata una recita ben eseguita.

 

oO*OoO*Oo*OoO*Oo*Oo*Oo*Oo

I giorni si susseguirono uguali, ed Harry viveva solo nei momenti che passava nella stanza di Draco. A poco a poco il corpo del biondo cominciò a lottare, aiutando i medimaghi e gli antidoti nella battaglia contro il veleno. Harry volle sentirsi un po’ responsabile di quel miglioramento, come se con le proprie parole avesse dato al biondo la forza e la voglia di reagire. Non stava zitto che per pochi minuti quando sedeva sul letto dell’amante, desideroso di confessargli finalmente i propri sentimenti. Il giorno in cui gli occhi grigi finalmente si aprirono incontrarono subito delle iridi verdi, che erano sempre state fisse ad attendere il risveglio dal primo momento in cui il corpo di Draco aveva mostrato segni di reazione. Harry gli rivolse il sorriso più sincero, felice e grato che Draco avesse mai visto.


«Grazie a Dio» disse, sopraffatto dalla felicità. Lacrime di sollievo gli rigarono le gote leggermente annerite dalla barba.

 

 

Non so com’è venuto fuori davvero, non ho la forza di rileggerlo prima di pubblicarlo xD Non posso che ringraziare infinitamente chi ha letto fino ad ora, decidendo che non era poi così terrificante come storia. Un ringraziamento speciale è sempre rivolto a Damia (tu capisci, soltanto questo posso dirti. Hermione è sempre stata molto intuitiva come persona e di una forza d’animo assurda. La ammiro davvero perché non mi ha mai deluso. Astoria e Draco non meritano neanche un commento -.-“) e StrixOfNebula (un po’ di amaro in bocca ogni tanto fa bene xD ma dai che in questo capitolo i nodi si sono sciolti. “dolore liquido” a dirti la verità neanche mi ricordavo di averlo scritto xD comunque se ci pensi le lacrime sono questo ^_^ per il loro incontro dovrai penare ancora un po’, o forse non lo leggerai mai xDD MUAHAHAHAH). Ci vediamo tra un po’ per l’ultimo capitolo T_T

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15 - Tutto è bene quel che finisce bene? ***


Capitolo finale – Tutto è bene quel che finisce bene?

 

Harry si rotolò sul letto della stanza di Draco e colse il biondo impreparato alla smaterializzazione. Apparirono sul divano del salotto di casa Potter. Harry si sentì stupido ma voleva imprimere la presenza di Draco anche nella propria casa, adesso che le cose andavano bene, più o meno. Un’unica pecca: loro erano amanti. Ma ad Harrry questo non importava più, era quell’uomo forte e talvolta impenetrabile il suo vero amore. Ed allora perché continuava a stare con Ginny? Aveva paura, di farla soffrire, di rovinare di nuovo qualcosa ora che tutto era tornato a posto.

«Ti amo, ti amo, ti amo» sussurrò sulle labbra del suo amante.

«Anche io stupido Potter, anche se mi faranno male le orecchie per quante volte me lo ripeti» rispose l’altro, restio a lasciarsi andare.

«Provvederò a ricordartelo ancora più spesso, e quando non ci sentirai più lo urlerò»

 

«Ti amo» aggiunse di nuovo il moro dopo pochi attimi di silenzio, e rise all’espressione annoiata di Draco. Non era proprio più capace di fingere con lui, lo leggeva dentro, lo scrutava senza il minimo sforzo.

 

«Dove siamo?» chiese il biondo, benché avesse un’idea ben precisa a riguardo.

«A casa mia!» rispose il compagno semplicemente.

«Come? Tua?».

«E già, davvero incredibile no?» Harry era di poche parole, voleva passare direttamente ai fatti.

«E tua moglie?» disse Draco con difficoltà, ancora non ci riusciva ad accettare tranquillamente quella situazione.

 

Ginny.. Quello era il problema, la pecca della loro storia. Harry aveva deciso di vivere due vite, di esserci per entrambe le persone che amava, sebbene in modo assolutamente diverso. E questo aveva richiesto non pochi sacrifici da parte di Draco. Il biondo aveva tentato di impuntarsi, di protestare, di mettere Harry alle strette e fargli prendere una scelta. Ma il moro non cedeva, ogni volta puntualmente andava a riprenderselo, gli regalava momenti di passione e tornava a casa propria. L’aria dell’uomo, nonostante tutto, era più tranquilla. Sapeva che Draco c’era, era il suo rifugio e la sua salvezza, e cercava di non lasciarsi prendere mai eccessivamente dall’amarezza. E ne avevano risentito tutti quelli che vivevano a stretto contatto con lui di quel cambiamento: Harry era tornato ad essere quello che solo poche persone avevano potuto conoscere.

 

«Sei un eroe» gli aveva detto un giorno di poco tempo prima la piccola Lily, con la sua incredibile capacità di capire tutto e dire la cosa giusta.

«Come un eroe?»

«Perché ridi sempre e fai ridere tutti quelli intorno a te. Da grande voglio amare qualcuno come te, con un sorriso grande e che mi fa ridere sempre. Uno che non nasconde il divertimento anche quando tenta di fare l’arrabbiato. Sai papà, quando sei arrabbiato sei buffo. Sembra quasi che ti esce il fumo dalle orecchie per non ridere».

Harry benedisse quella creatura piccola e gentile. Amava sentirsi l’eroe di qualcuno, perché sapeva che Lily lo pensava come tale, con assoluta sincerità.

 

Gli eroi di solito salvano le principesse, Harry aveva deciso di salvare il principe azzurro. Si divertiva a chiamarlo così  Draco, e lui ricambiava dicendo che Harry era un rospaccio con i capelli sempre scombinati sulla testa.

«Dai un bacio a questo rospo, per farlo diventare un bel principe?» si divertiva a mostrarsi bambino ogni tanto, con Draco poteva essere libero e spensierato.

Il biondo lo baciò con affetto sulle labbra. «Principe ci sei diventato, ma brutto lo sei sempre. Non ti preoccupare, sono abbastanza bello io per tutti e due». Harry con un attacco a tradimento gli diede un cuscino sulla testa, ed incominciarono così una lotta all’ultimo sangue e alle ultime piume.

 

«Papà sei più bello quando sorridi» Albus ad undici anni ancora era sufficientemente bambino da non aver perso a dolcezza e la capacità empatica.

«Perché quando mai non sorrido?» chiese Harry, convinto di aver sempre saputo nascondere bene i problemi.

«Prima, eri sempre triste. Ora non più ed è solo questo che importa» mise fine alla questione il figlio, come se la sua felicità potesse servire da giustificazione per qualunque cosa avesse cambiato l’umore del padre.

 

Ed Harry ormai la pensava così, la viveva così, rimpiangeva solo di non aver il coraggio di dire la cosa a Ginny. Ogni volta si imponeva di farlo al più presto. Ma di fronte a quegli occhi castani un nuovo pretesto saltava sempre fuori, e questo lo costringeva a rimandare una scelta non facile. Ma lui voleva Draco, questo era certo.

 

Harry posò il borsone di Draco a Malfoy Manor, deserto. Astoria era sparita da quando Malfoy aveva tentato il suicidio, liberando i due di un problema. Draco entrò dietro di lui ancora leggermente debole e con un abbraccio gli rivolse un ringraziamento silenzioso per la sua presenza. Draco non era di molte parole, non amava esprimere i propri sentimenti esplicitamente, lo faceva sentire vulnerabile. Harry gli baciò le labbra ricambiandolo con una muta risposta, nella stessa lingua. I loro corpi si parlavano e non gli lasciavano avere dubbi. Scoprirsi fu strano, come se fosse la prima volta e forse la prima volta lo era davvero. Non si erano mai guardati in quel modo. Solo dopo quell’avvenimento, a trent’anni passati erano diventati uomini. Solo quando si perde tutto si può capire davvero quello che vale. Si toccarono, si riscoprirono, infondendo in ogni gesto un amore appena nato, una maturità da uomini. E tutto cominciò a presentarsi sotto una sfumatura diversa.

 

«Sei il mio arcobaleno» gli sussurrò all’orecchio Harry, riportando alla memoria quei primi incontri.

«Oddio Potter, ancora? Ma che ti è successo oggi? Ti sei fatto un’iniezione di miele?» Draco amava la dolcezza di Harry, ma l’orgoglio non gli avrebbe mai consentito di ammetterlo.

«Oggi sono passati sei mesi da quando ci siamo ritrovati, io queste cose non le dimentico» sembrava un secondo oppure una vita. Avere tutto quello che voleva, soprattutto l’unico che desiderasse, ma non ne aveva mai abbastanza.

«Oddio, adesso anche con le ricorrenze speciali» anche Draco lo ricordava, non avrebbe dimenticato mai il primo giorno in cui aveva cominciato a vivere per davvero.

Harry si guardò nella tasca dei pantaloni e ne tirò fuori un piccolo filo di caucciù, marrone e per niente vistoso, a cui era lega una chiave discreta. Lo accompagnò con un piccolo portachiavi a forma di lucchetto.

«Vedi Draco – spiegò al biondo – questo lo terrò io, sempre. La chiave va a te, perché sei l’unico in grado di capirmi e l’unico che amo davvero».

Draco rimasse commosso per quel simbolo del loro amore. «Ti amo», sussurrò baciandolo. L’intensità delle emozioni gli aveva fatto dimenticare di controllarsi.

«Harry – non poté trattenersi – se mi ami davvero perché allora io continuo ad essere quello da cui vai nei momenti liberi? La tua casa è questa, con Ginny, non con me» per Draco era davvero difficile questa situazione.

«Questa casa è mia Draco, di nessun’altro. E se per la prima volta sei venuto qua è perché voglio che anche queste mura sappiano di te, sappiano di noi. Ti prometto che lo dirò a Ginny». “un giorno o l’altro” aggiunse nella propria mente. Si chiese se l’avrebbe mai fatto per davvero, ogni tanto ne dubitava anche lui.

 

La porta si aprì improvvisamente ed Harry ne rimase sorpreso. Ginny era da una decina di giorni a Firenze da una sua amica con Lily ed il bambino che le aveva causato tanti problemi prima di nascere. Il suo ritorno era previsto solo per la fine della settimana.

«Harry ho deciso di farti una sorpresa e sono tornata prima» lo colse impreparato la voce della rossa, che entrò nel salone senza dargli il tempo di trovare un rimedio alla situazione.

La vista della moglie si bloccò di fronte a quei due corpi distesi sul divano e si soffermò sulla figura di Malfoy. A quanto pare Harry non avrebbe avuto bisogno di trovare il coraggio di raccontare alla moglie della propria relazione, il destino, ancora una volta, gli era andato incontro. Che gli avesse fatto un favore o meno questo a noi non è dato saperlo; d’altronde è tutta un’altra storia.

 

Ok è finita.. Non so neanche se crederci bene o meno xD E’ strano per me mettere un punto a questa storia, che è la prima long in assoluto che abbia scritto.. Non la riesco ad amare del tutto, perché mi sembra mediocre in altre parti e che sia troppo chiaro come questa costituisca l’inizio.. Ma da qualche parte si deve pur iniziare, ed io con i miei 20 preferiti, 17 seguite mi posso considerare fiera di me stessa. E posso solo ringraziare ognuno di voi che ha letto.

Non so se questo finale vi possa deludere, forse non è all’altezza delle aspettative, e non era neanche in programma. Pensavo ad un qualcosa che si concludesse nei peggiori dei modi, ma eroi titanici non avevo voglia di descriverne.

Perché si conclude con un finale aperto? potrebbe essere la domanda.. Perché io ho cercato di descrivere una crescita dei protagonisti, in un qualche modo ed in qualche senso. Sono due uomini che superano i loro limiti, i pregiudizi, l’odio, e si gettano a capofitto in qualcosa di incerto.. Ed io credo che alla fine siano anche da ammirare.. Cosa sceglierà Harry dopo l’entrata di Ginny? Se credete in lui sapete che starà a fianco dell’unica persona che abbia amato davvero, se lo considerate un incapace butterà di nuovo tutto al vento, per non avere mai più la possibilità di essere felice. Lo lascio a voi, alla vostra immaginazione ed idea della storia. Grazie a tutti per esserci stati fino all’ultimo =)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=444677