Hate for Christmas

di ka_chan87
(/viewuser.php?uid=2728)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pt. I ***
Capitolo 2: *** Pt. II ***
Capitolo 3: *** 3° capitolo ***



Capitolo 1
*** Pt. I ***


Che dire *ehm, ehm*. Manco sugli schermi da tempi immemori e ho quasi paura a ripresentarmici. Un pò perché ho delle storie in sospeso - e me ne dispiaccio infinitivamente, a dir poco .__.' - , un pò perché ho il terrore di non essere più in grado di mettere giù qualcosa che possa essere chiamato con l'appellativo 'decente'.

Qui c'è una cosetta venuta fuori dal niente, un pensierino natalizio, se vogliamo, un delirio, uno sfogo, fate voi.

Se vi capita un occhio, leggete, anche solo per passarvi il tempo u.u'

Concludo qui, và, vi auguro buona lettura!

 

Hate for Christmas

 

Eccoci qua, un'altra volta.

Come voleva il calendario, il fatidico 'dodicesimo mese' era arrivato. Portando con sé, naturalmente, tutte le feste del caso.

Quest'anno, poi, pareva che tutto l'universo mondo non aspettasse altro che l'avvento di questo dicembre.

Inuyasha sbuffò, decisamente seccato, volgendo lo sguardo in alto, verso quel cielo fittizio creato dall'intricata ragnatela di luci colorate che dominava su ogni più piccolo angolo della città.

Dicembre. Che mese odioso. Gente che impazzisce letteralmente, che si esalta solo alla vista di pioggia che - solo per uno sciocco desiderio puerile – magicamente, per loro, si è trasformata in neve; vetrine che sembrano essere state colpite da un'attacco d'isteria da parte di un 'addobbatore daltonico', le reti televisive invase da spot canterini e ridicoli, colleghi che se ne vanno proprio nel clou del periodo lavorativo per passare delle romantiche gitarelle con il rispettivo compagno/a.

E lui, ovviamente, non faceva parte di quest'ultima categoria. Come, del resto, non faceva parte nemmeno di tutte le altre.

Oh, Jingle Bells, Jingle Bells, Jingle all the way...” Inuyasha si ritrovò a grugnire, infastidito nel sentirsi le orecchie sensibili – da mezzo demone - riempite da una stupida suoneria natalizia. Ma dove diavolo era andato a finire il buon gusto, il ritegno?

Sospirò serrando la mascella, cercando disperatamente di crearsi uno spazio vitale di un paio di centimentri in più mentre saliva sulla metropolitana. Naturalmente, dato che era dicembre – in particolare, il 24 di dicembre - , i mezzi erano ancora più stipati, portandolo a invidiare le sardine comodamente distese nelle scatolette.

No, non si può andare avanti così, pensava frustrato. Erano solo le 08:30 del mattino e già si ritrovava a odiare il genere umano. Più del solito, avrebbe aggiunto il suo migliore amico Miroku, uno di quelli che rientra nella categoria dei lavoratori che si danno alla fuga.

Lui, invece, da bravo impiegato qual era, non aveva preso nemmeno un giorno di ferie, restando anzi infastidito dall'avviso fatto circolare settimane prima in ufficio, nel quale si avvisava gli affezionati dipendenti, che il 25, il 26, il 31 di dicembre e il primo dell'anno, potevano darsi alla pazza gioia perché l'azienda chiudeva i battenti. Per le feste.

Odioso, odioso dicembre.

'Almeno oggi non dovrò vedere la strega, senza dubbio se ne sarà andata in ferie con qualche bell'inbusto', pensò, aggrottando le sopracciglia e storcendo le labbra in un ghigno infastidito. La strega - per il mondo Kagome Higurashi - altri non era che la collega più fastidiosa che Inuyasha avesse mai conosciuto. Bella, ricca e insopportabile. Naturalmente, l'ultimo giudizio, sempre per il resto del mondo, non era affatto condiviso. Stando all'ultimo commento di Miroku – il fidanzato della migliore amica della strega, perciò la conosceva bene - , Higurashi era ' la bontà fatta a persona, con tanto di quarta abbondante di seno!'.

Tzè, che idiota.

'E poi, sai che parla spesso di te con Sango? Secondo me ha una cottarella per te, amico... anche se non riesco davvero a capire come a una donzella angelica come lei possa piacere un buzzurro come te'. Ma figuriamoci! Lui piacere a Higurashi? Miroku non finiva mai di sorprenderlo per la sua follia senza ritegno.

Ma Inuyasha non si faceva influenzare dal giudizio comune, era sempre stato uno abituato ad andare contro corrente. E per lui, Kagome Higurashi, non era altro che la figlioletta di un grosso imprenditore che si divertiva a mortificare il resto del genere umano, lavorando anche se non ne aveva alcun bisogno. Per di più, lavorando in modo ineccepibile, dettaglio che non faceva altro che renderla ancora di più una strega ai suoi occhi dorati.

'Spero proprio che non si faccia vedere in giro, oggi, quella ningen...' borbottò nella sua testa mentre faceva ingresso nell'edificio per l'azienda in cui lavorava.

Oh, Taisho, buone feste!” lo salutò allegro il portinaio, regalandogli un sorriso che quasi lo abbagliò. Inuyasha borbottò qualcosa in risposta. Cosa doveva augurare? Che a tutti andasse a fuoco l'albero di natale, con tanto di pacchetti? Che il pallone aerostatico a forma di Babbo Natale scoppiasse sopra al tetto?

Grugnì. Il suo umore stava pericolosamente peggiorando.

All'alba delle 09:00 in punto, si sedette stancamente sulla sua poltrona in pelle nera. Sorrise vittorioso: nemmeno la folla appestata dal morbo natalizio era riuscita a farlo arrivare in ritardo.

Perché lui odiava essere in ritardo.

Buongiorno, signor Taisho, sempre puntualissimo” cinguettò la sua segretaria Ayumi, già sull'attenti davanti alla sua scrivania. Inuyasha la osservò qualche istante con un sopracciglio alzato, studiandola. Quel giorno indossava un abito scollato più del solito. Sbuffò impercettibilmente: detestava quel suo modo di fare e di vestire, era lì per lavorare, non per fare una sfilata di moda!

A me non dispiace, le ragazze giovani e carine sono una ventata d'aria fresca in ambienti del genere!” questo, il commento del suo migliore amico. Ma perché non facevano altro che venirgli in mente le stupidaggini di Miroku, quella mattina?

Ci sono messaggi per me, Ayumi?” le domandò stancamente, afferrando la prima cartellina che gli fu tra le mani e cominciando a leggere e a mettere firme qua e là.

No, anzi, due clienti hanno disdetto i loro appuntamenti per rimandarli a dopo le feste. In questo periodo in pochi hanno voglia di pensare solo al lavoro” disse la segretaria, accompagnata da quel suo risolino irritante. Inuyasha digrignò i denti, serrando la presa contro la penna che aveva in mano, incrinandola pericolosamente.

Grazie, Ayumi. Se non c'è altro puoi andare e se c'è qualcosa, chiamami all'interfono” sentenziò, più con un grugnito che con parole vere e proprie. La ragazza – grazie al cielo – capì che non era il caso di trattenersi oltre e fece dietro front, chiudendosi la porta alle spalle senza emettere fiato.

Il giovane impiegato sospirò pesantemente. Stupido, stupido dicembre.

E si mise al lavoro.

 

Toc, toc.

Ayumi, ti avevo detto che se avevi qualcosa da dirmi, di farlo sull'interfono!” sbottò infastidito Inuyasha nonappena aveva sentito bussare alla porta, lo sguardo fisso sui documenti che stava esaminando. Possibile che tutto quello che diceva non venisse preso in considerazione?

Oh, ehm... scusami se ti disturbo, Taisho, ma la tua segretaria non c'era e così...”.

No. Non quella voce. Non lei.

Inuyasha alzò immediatamente la testa, gli occhi sgranati puntati su quelli di Higurashi – la strega – che, in piedi sulla porta, lo fissava di rimando, imbarazzata.

'Ma guardala, fa anche la timida!' commentò sprezzante dentro di sé, riacquistando il suo sguardo neutro mentre drizzava la schiena, fissandola. Quella, imbarazzata e dal suo sguardo e dal fatto di averlo disturbato, abbassò gli occhi, restando sulla porta senza sapere che fare.

Avevi bisogno di qualcosa, Higurashi?” domandò infine lui, infastidito da quella situazione immobile. La vide riscuotersi dall'imbarazzo iniziale e avanzare nel suo ufficio. Ora, la sua fraganza lo colpiva direttamente alle narici. Il ragazzo si ritrovò a studiare quell'odore che per la prima volta aveva l'occasione si sentire così direttamente. Fino a quel momento, aveva sempre cercato di evitare stretti contatti con la strega.

Inspiegabilmente, rimase sorpreso. Di certo, non aveva mai sentito un'odore così particolare.

Ecco, sono venuta solo per portarti queste pratiche sul signor Hayama... me le sono ritrovata sulla scrivania ma so che è un tuo cliente... E, ecco, sono venuta a portartele...” disse incerta la ragazza, tra le piccole mani – curate e dall'aspetto liscio e morbido – i documenti da lei nominati.

Inuyasha fissò prima le pratiche poi lei. In tutta sincerità, non aveva mai visto Higurashi in quello stato: leggermente rossa in viso, gli occhi incerti e la voce pacata. Da sempre l'aveva vista in atteggiamenti sicuri e altezzosi – nella sua testa, almeno. Assottigliò gli occhi: possibile che anche quel modo di fare fosse una messa in scena?

Non dovevi disturbarti, potevi mandare la tua segretaria” proferì lui. Infondo il suo era un'osservazione ovvia e legittima: non capiva perché la strega si fosse presa il disturbo di andare lì in prima persona.

Oh, figurati, non è stato affatto un disturbo, anzi... E poi la mia segretaria in questi giorni è in ferie. Comunque... l'ho fatto con piacere” e sorrise, guardandolo, le guance di un tenero colorito roseo.

Che diavolo stesse succedendo, Inuyasha non ne aveva la più pallida idea. Sapeva solo che Higurashi era diversa, il suo comportamento strano e i suoi, di pensieri, decisamente inspiegabili.

Perché, in quel momento, di Higurashi si poteva dire tutto meno che fosse una strega.

Scosse la testa e chiuse gli occhi con vigore.

Ok, Inuyasha. Stai tranquillo e respira. È tutta colpa di Miroku e delle sue stupide fantasie. Ormai è ora di pranzo e stai svenedo dalla fame , è il 24 di dicembre e tu sei stanco e stressato. È naturale che il tuo cervello sia fuso. Si ripetè, più e più volte, sotto lo sguardo perplesso della ragazza.

Ehm... Taisho... ti senti bene?” gli domandò, infatti, sporgendosi un poco più avanti. Inuyasha alzò la testa e se la ritrovò praticamente sopra la scrivania, e il suo occhio non potè fare a meno di cadere sulla scollatura della camicia azzurrina che portava. Un bel panorama.

Che qualcuno mi fulmini, ora, adesso!, gridò dentro di sé mentre scattava in piedi, sconvolto.

Va... va tutto bene, Higurashi, non preoccuparti. Posa pure lì le pratiche e grazie per il disturbo” le disse, guardando con interesse il vaso con la stella di natale ormai rinsecchita che una settimana prima un cliente gli aveva regalato.

Gli sudavano le mani e l'odore di Higurashi ormai impregnava la stanza intera, annebbiandolo.

Doveva ritrovare il controllo o sarebbe impazzito.

La ragazza parve ferita da quell'atteggiamento che ai suoi occhi apparve freddo e infastidito. Abbassò lo sguardo e sulle sue labbra comparve un sorriso triste.

Inuyasha con la coda dell'occhio non perse un solo movimento della ragazza e sentì il fiato bloccarsi nel petto, vedendo quell'espressione.

Sì, certo, te li metto qui. Scusami ancora per il disturbo”. Leggera come una farfalla posò i documenti, si girò e uscì chiudendosi la porta alle spalle, lasciando un Inuyasha sconvolto dalle proprie emozioni. E dalla propria ipocrisia.

 

Ore 12:30.

Non sapeva esattamente cosa fare. Non sapeva esattamente come il suo sistema nervoso stesse reagendo a quella che sembrava essere la giornata più brutta della sua vita – una lunga vita - , anche perché aveva come la sensazione che tutto il suo corpo fosse andato in stand-by.

Inuyasha Taisho era immobile – in uno stato che suscitava ilarità e pena contemporaneamente - , quasi esanime, davanti alle porte in vetro, ai suoi occhi tragicamente chiuse – sigillate – , della mensa dell'ufficio.

Gentili clienti, siamo chiusi per ferie, vi auguriamo Buone Feste! Ci rivediamo il 7 di gennaio!”. Ciò era scritto su un cartello tutto – disgustosamente – decorato, dal fondo rosso sgargiante e con annessi pure dei beffardi smiles. Inutile dire che Inuyasha detestava gli smiles.

Ecco, lo sentiva. Finalmente il suo sistema nervoso dava segni di vita. E non dei più positivi, dato che il primo impulso che gli aveva perforato il cervello era quello di radere al suolo le linde porte a vetro della mensa, entrarvi e lasciare un regalino di Natale degno di lui – tanto per stare in tema di pace e serenità.

Ma era troppo spossato per mettere in pratica quel sublime nonché allettante piano. Il suo stomaco concordò borbottando noiosamente e deprimendolo ancora di più.

Non era solito pranzare alla mensa, normalmente provvedeva a portarsi da casa un sandwich – tra le sue note biografiche rientrava quella di essere un grande risparmiatore, anche se Miroku invece di chiamarla 'senso di responsabilità', la sua abitudine, era avezzo denominarla affettuosamente 'taccagneria' - , ma quella mattina aveva pensato, almeno per l'ultimo giorno di lavoro prima delle 'ferie', di fare un salto in mensa.

Maledetto, stramaledetto Karma.

Taisho... stai bene?”, oh, caro Karma, sei davvero tanto, tanto simpatico!, pensò disperatamente Inuyasha con gl'occhi rivolti al cielo. Si girò, trovandosi a guardare l'espressione perplessa di Kagome Higurashi, appena uscita dall'ascensore, il cappotto color prugna indosso e la sciarpa di una calda tonalità porpora tra le mani.

Mh, sì, tutto bene...” rispose il ragazzo distrattamente, distogliendo lo sguardo. Pensò che quel cappotto le donasse davvero molto. E si maledisse, la sensazione della fame divorante gli annebbiava il cervello.

Avevi intenzione di pranzare alla mensa? Non hai ricevuto la mail di avviso? È chiusa da ieri, sai, le feste...” e lasciò la frase in sospeso, Kagome, come se il solo nominare la parola 'feste' fosse un crimine degno per una condanna alla sedia elettrica.

Stettero immobili per diverso tempo, in silenzio, presi dall'ascoltare gli strombazzamenti delle auto nel centro della città.

Poi, accadde. Lo stomaco del mezzo demone, stravolto, sconvolto e senza pace, urlò tutta la sua disapprovazione per quel vuoto che non condivideva affatto: borbottò quasi con violenza, talmente forte che il suo urlo disperato arrivò anche alle orecchie di Kagome.

Inuyasha restò immobile, mentre il suo viso veniva rivestito di un pallore quasi inumano – il che è praticamente ovvio, visto che era comunque un mezzo demone.

No... nononono! Non può essere successo veramente! Coraggio, Inuyasha, vedrai che quella ningen non ha sentito il tuo stupido stomaco sotto crisi d'astinenza!” si disse, evitando accuratamente di rivolgere gl'occhi dorati verso la donna.

Ma quando sentì la leggera risata di lei – trattenuta a fatica – gli sembrò che il mondo gli crollasse addosso.

Taisho, conosco un posto, qua vicino... ti va di farmi compagnia per pranzo?”.

Lo stomaco dell'hanyou rispose per lui.

 

 

Il campanellino che annunciava l'ingresso dei clienti tintinnò allegramente quando entrarono. Vicino a esso e appesi un po' ovunque all'interno del locale, mazzettini di vischio facevano bella mostra, colorando di verde il locale.

Inuyasha alzò un sopracciglio, alla loro vista, quasi infastidito.

Ti piace?”. La voce di Kagome – che per l'ennesima volta in quella fastidiosa giornata gli appariva dolce e vellutata – lo riscosse dal suo cipiglio. Il ragazzo si ritrovò ad annuire meccanicamente, trovandosi a disagio nel vedere come quel suo gesto – praticamente involontario – avesse fatto nascere un sincero e – bellissimo? - sorriso sul volto della ragazza.

Kagome!”. Entrambi si girarono verso la provenienza di quel richiamo e Inuyasha, a quel punto, si trovò veramente in difficoltà.

Dall'altra parte di un bel bancone in legno lucido, stava in piedi una sorridente e bella ragazza, i lunghi capelli castani raccolti in una coda alta e con le mani impegnate ad asciugare bicchieri e tazzine.

Sango, buongiorno!” rispose allegramente Kagome, avvicinandosi all'altra. Il mezzo- demone restò dov'era, impietrito dal rendersi conto che le due si conoscevano e sembravano essere amiche di vecchia data.

Deglutì. Quella giornata pareva essere veramente faticosa e avversa.

Non ci posso credere! Tu, proprio tu, di tua spontanea volontà, hai messo piede qui dentro!”.

Ecco, il gioco era fatto.

Ciao... Miroku” esalò con un sospiro rassegnato Inuyasha, voltandosi e ritrovandosi a pochi passi il suo migliore amico.

Il caso – assurdo – aveva voluto che il locale tanto decantato da Kagome fosse della ragazza del caro Miroku, e che la fidanzata in questione fosse la migliore amica della strega.

Che schifo, la vita, pensò amaro il mezzo- demone.

Sango, guarda chi è venuto! Inuyasha Taisho in persona, e non sono nemmeno dovuto andarlo a prendere di forza!” esclamò raggiante Miroku, indicanto in modo a dir poco imbarazzante l'amico. Se l'amcio le avesse avute, già si vedeva ricoperto di frecce lampeggianti e luminarie varie, in bella mostra come un fenomeno da baraccone.

Sango e Kagome si girarono automaticamente verso di loro, la prima a dir poco meravigliata, la seconda decisamente confusa. E Inuyasha si innervosì ulteriormente.

Miroku, finiscila di dare spettacolo, come al solito” lo rimproverò, grugnendo, e sedendosi rassegnato in un posto a caso, appoggiandosi stamcamente al tavolino quadrato bellamente decorato e illuminato dalla tovaglia rossa con ricami d'oro che lo ricopriva.

Voi... vi conoscete?” domandò quasi timidamente Kagome. Il mezzo- demone le lanciò un breve sguardo – quel viso spaesato appariva ai suoi occhi attraente e per lui tutto questo era solo la prima avvisaglia di pazzia che quella giornata gli stava causando – mentre gli altri due annuirono energicamente.

Io e Inuyasha siamo amici di vecchia data, non te l'ha mai detto Sango?” domandò ingenuamente Miroku mentre la mora si voltava a guardare – arrabbiata? azzardò il mezzo- demone - l'amica che ridacchiò nervosamente.

Svelato l'arcano mistero, Inuyasha e Kagome vennero fatti accomodare in quel tavolino che il ragazzo aveva scelto puramente per caso nonché per disperazione e presto entrambi affondarono il viso dietro il menù, un po' per la fame, un po' per l'imbarazzo.

Inuyasha sperava vivamente che Miroku piombasse in mezzo a loro proprio in quel momento – sarebbe stata la sua entrata in scena più gradita - , ma invece il suo caro amico era intento a importunare la fidanzata occupata nel fare dei caffè.

Il mezzo- demone cominciò a guardarsi intorno: nonostante quello fosse il locale della ragazza del suo migliore amico, vi ci aveva messo piede praticamente solo una volta – per l'inaugurazione, ed era sembrato anche per lui troppo da cafoni non presentarsi - , per il resto al massimo ci si era fermato davanti per litigare con Miroku che lo implorava di entrare e lui che declinava gentilmente l'invito perché troppo impegnato.

In realtà, adesso che ci rifletteva e che notavava con piacere quanto l'ambiente compiacesse i suoi gusti, non comprendeva a fondo per quale motivo si rifiutasse categoricamente di mettere piede lì dentro. Il caffè era buono – e lui il caffè lo adorava - , della clientela non gliene importava molto – e comunque nessuno gli si era mai avvicinato senza motivo e per lui era già positivo – e Sango era un'ottima cuoca, cosa non da poco.

Si stupì di trovare tanti punti positivi in una volta sola in una cosa. Non era affatto da lui.

Scusa, Taisho, cosa preferisci allora?”. Inuyasha si riscosse immediatamente, trovandosi immerso negl'occhi castani e caldi della sua collega che lo guardava con tranquillità anche se con una punta d'imbarazzo.

Ehm, dicevi?” le rispose con un'altra domanda e si maledì visto che era una cosa che non sopportava. Doveva avere la febbre, sì, perché non riusciva a spiegarsi l'intontimento cerebrale che lo aveva assalito quella giornata.

Ti ho chiesto cosa preferisci bere, Sango sta per arrivare a chiederci l'ordinazione” gli disse Kagome col sorriso sulle labbra e gl'occhi ricolmi di aspettativa. Inuyasha restò per qualche secondo imbambolato a fissarla – ancora non riusciva a decifrare chiaramente le sue parole – per poi rinsavirsi nonappena Sango venne – a sua insaputa – a salvarlo da quella situazione tragica.

Che vi porto da bere, ragazzi? Per il pasto vi suggerisco il piatto del giorno!” annunciò allegra e l'amica annuì energicamente, accettando volentieri l'invito vista la sua cucina squisita e aggiungendo un thè freddo alla pesca; poi entrambe si voltarono verso il mezzo- demone che appariva concentrato su chissà quale dubbio.

A te Inuyasha va bene? Da bere che ti porto?” gli domandò Sango, sporgendosi leggermente verso di lui, quasi preoccupata. Quello, notando un movimento inaspettato vicino a sé, si ridestò immediatamente “Per il pasto fai tu, è indifferente, da bere vorrei dell'acqua gasata... ghiacciata, possibilmente”.

Le due ragazze si guardarono per qualche istante, perplesse. La proprietaria poi fece spallucce per poi avviarsi dietro al bancone non senza aver fatto prima un occhiolino d'intesa all'amica che arrossì immediatamente.

Ora stava a Kagome vedersela con quello schizofrenico d'Inuyasha.

 

Come stanno andando le cose, laggiù?” Miroku arrivò alle spalle della fidanzata quasi saltellando, gl'occhi che brillavano di curiosità e un sorriso furbetto a completare la sua faccia da ragazzo poco affidabile. Sango si soffermò a guardarlo per qualche istante: ancora si chiedeva come avevano fatto a finire insieme proprio loro due.

I casi strani – assurdi – della vita.

Non saprei dirti, Inuasha oggi mi sembra più strano del solito” commentò la ragazza intenta a impiattare le pietanze per i due amici “Oltre che avere la faccia di uno che non sa neanche dove si trova”. La coppia si voltò a fissare per qualche istante i due seduti al tavolino, immersi nel silenzio. Sango sospirò, non avrebbe voluto trovarsi nei panni dell'amica.

In effetti oggi Inu- chan ha qualcosa che proprio non va. Di solito è pieno d'energie, non mi ha ancora nemmeno insultato o picchiato, ti rendi conto?” fece notare, shockato, Miroku e anche la sua compagna annuì “In effetti, non è normale”.

C'è un'altra cosa che non mi torna... come mai Kagome non aveva la più pallida idea che conoscessimo Inuyasha?” domandò sinceramente incuriosito il ragazzo, ammiccando alla sua fidanzata che scostò immediatamente il viso.

Evidentemente non c'è mai stata occasione di dirglielo” rispose atona Sango, concentrandosi sulla disposizione di minuscole foglioline d'insalata nel piatto. Se c'era una cosa che non sopportava, era quel vizio di Miroku di farsi i fatti altrui e di essere così abile nell'estrapolare le informazioni che voleva ottenere.

Tesoruccio mio, non me la dai a bere... Sono ormai cinque anni che Inuyasha e Kagome lavorano nella stessa azienda, e lei praticamente da subito si è presa una cotta per lui e so bene che più di una volta ne avete parlato, me l'hai detto tu!” disse con fare teatrale il ragazzo, svelando chissà quale verità innominabile e facendo saltare i nervi alla ragazza, irritata da quella sua voce petulante.

Oh, e va bene, basta che la fai finita! - esclamò, infine, voltandosi verso il fidanzato che già la guardava con sguardo vincitore. Quanto volentieri gli avrebbe spiaccicato la faccia contro la lastra per la griglia! – Non ho detto a Kagome di Inuyasha perché, conoscendola, se le avessi poi proposto di uscire con noi una qualsiasi volta, avrebbe di certo rifiutato, pensando che ci sarebbe stato pure lui! Lo sai com'è fatta, odia le cose combinate e odia soprattutto che chi le sta di fronte pensi che si aprofitta delle sue conoscenze” concluse, aspettando che sul volto del ragazzo comparisse lo sguarda di uno che – a fatica – ha capito.

Mh, hai ragione, mia diletta – 'come sempre', pensò intanto la diletta in questione – Senza contare il fatto che quel rimambito d'Inuyasha mal la sopporta... Sarebbe stato anche peggio, pure lui odia gli incontri combinati”

Questo perché è rimasto traumatizzato quando gli hai organizzato un appuntamento al buio con Jakotsu” gli ricordò Sango, ridendo ancora al ricordo di quell'avvenimento.

Ma non l'avevo fatto con cattiveria, quel povero ragazzo mi faceva davvero pena!” ribattè Miroku con la stessa frase che ripeteva da anni a proposito dell'aneddoto.

Sì, sì, lo so, ma ora renditi utile e vai a portare le bevande ai nostri due disperati, và!” la ragazza gli mise tra le mani il vassoio e lo spinse verso i tavoli.

A volte, Sango, si dispiaceva di non essere single... e soprattutto di essere così tanto innamorata.

 

 

Fine prima parte.

 

 

Ecco qua. In realtà doveva essere una one-shot di un unico capitolo, ma alla fine ho optato per dividerla in due parti, la seconda spero bene di metterla on- line domani! XD

Com'è? Spero tanto che non sia proprio da cestino senza pensarci troppo .__. Sono graditi commenti, in ogni caso, naturalmente! XD

Questo per ora è tutto, spero che questa cosetta assurda sia di vostro gusto u.u

Tanti auguri di Buone Feste a tutti da ka_chan!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Pt. II ***


Ed ecco qua la seconda parte di questa storiella... e mi tocca ritirare quello che avevo detto - e previsto -.- - nel precedente capitolo, ovvero che questa sarebbe stata la seconda ed ultima parte. Invece no, perché sta venendo un pò più lunga di quello che avevo preventivato <.< XD

Mi scuso per il ritardo, ma sti giorni di festa mi hanno occupata e distratto con mille cose e ho trovato un pò di tempo per aggiornare solo ora, chiedo perdono.

Perciò di sicuro ci sarà un terzo capitolo... e dai commenti ricevuti credo che ciò vi renderà un pò più felici, visto che mi avete invitato a non limitare la fic a una one-shot. Vedrò che si può fare ._. XD

Detto questo, ringrazio di cuore tutte le anime pie che hanno letto e in modo particolare chi ha commentato, grazie grazie grazie, mi avete fatto un gran bel regalo di Natale.

Vi lascio al secondo match, buona lettura!


*Parte Seconda*

 

Nel frattempo, seduti al tavolo, Kagome e Inuyasha erano intenti a evitare accuratamente di incrociare i loro sguardi nonché di intavolare una qualsiasi conversazione.

Lei perché troppo emozionata - e intimorita allo stesso tempo - dall'evento eccezionale di essere seduta, da sola, proprio di fronte a Inuyasha Taisho; lui perché incapace ancora di farsi una ragione di tutta quella giornata, di quegli eventi che stavano assumendo canoni veramente surreali per il suo standard di vita. A parte la sfortuna che pareva esserglisi attaccata addosso, ciò che mandava completamente in tilt tutto il suo autocontrollo abituale era il fatto di trovarsi proprio a pranzare, da solo, con - nientepopòdimenoche - Kagome Higurashi, di non provare fastidio o repulsione per lei ma di provare fastidio e repulsione per il fatto che trovasse la cosa meno insopportabile di quel che avrebbe mai creduto; e di trovare la strega... attraente.

Sospirò pesantemente. La fame lo stava davvero stroncando.

Taisho, ti senti bene?” gli domandò preoccupata Kagome. Il mezzo- demone, invece, ormai aveva perso il conto di quante volte quella domanda nella sola mattinata gli era stata posta. E sempre da lei.

Si impose di alzare lo sguardo sulla ragazza – cercava di rientrare sempre nei livelli minimi dell'educazione – e cercò di restare calmo quando affondò nei suoi occhi cioccolato. Non si era mai accorto di quanto fossero particolari.

Sì, sto bene... Diciamo che oggi pare essere una giornata faticosa, tutto qua” le rispose, aspettandosi un qualche commento da parte sua che però non arrivò. La guardò – di nuovo – e la ritrovò intenta a fissarlo con occhi a dir poco increduli, cosa che lo imbarazzò e lo mise in agitazione.

Perché mi fissi a quel modo, ora?” le chiese, brusco, ridestandola. In realtà Kagome era rimasta semplicemente stupita nel sentirlo dire così tante parole in una volta e di sua spontanea volontà.

Perdonami, non volevo essere maleducata, mi chiedevo se per caso il tuo malessere fosse causato da tutto questo clima natalizio” e ridacchiò, chissà per quale motivo, si domandò il mezzo- demone “Ma non sono affari miei, perciò non devi rispondermi” aggiunse subito dopo la ragazza, accennando un sorriso triste – di nuovo, in quella giornata - , che fece restare basito il ragazzo.

Stava per ribattere – senza sapere nemmeno lui in realtà cosa dire – quando intervenne sobriamente Miroku a portare loro le bevande che avevano ordinato. E intanto che aveva fatto tutta quella strada, si accomodò tranquillamente al loro tavolino per intrattenerli finché non sarebbe arrivato il pranzo.

Sango fece capolino poco dopo, servendo ai due il piatto del giorno. Inuyasha quasi svenne solo a sentirne l'odore e l'avrebbe divorato senza tante cerimonie; ma c'erano troppi testimoni e lui aveva una reputazione da mantenere.

Naturalmente Miroku si intrattenne tra loro anche a pranzo arrivato, anzi, fece anche accomodare Sango, visto che in quel momento gli unici clienti presenti nel locale erano i due amici. E nonostante il mezzo- demone mal sopportasse la voce stridula dell'amico, si sentì sollevato di non dover più stare da solo con Kagome, la quale appariva tranquilla nel ridere alle battute – decisamente sceme – di Miroku.

 

Ragazzi, ho avuto un'illuminazione” esordì lo stesso Miroku, una mezz'oretta dopo. Inuyasha alzò guardingo il suo sguardo dalla tazzina di caffè che aveva in mano per puntarlo alla faccia raggiante – inquietante – dell'amico. Quando se ne usciva con certe affermazioni, non c'era nulla di buono in vista.

Quando si fu assicurato di avere l'attenzione dei tre amici, il ragazzo dagli occhi blu continuò “Inuyasha, sta sera sei ufficialmente invitato a passare la Vigilia con il tuo migliore amico – cioè il sottoscritto - , Sango – la mia bellissima compagna... ma l'hai vista? - e Kagome – la collega di lavoro più affascinante che ogni uomo vorrebbe avere”.

Il mezzo- demone non riusciva davvero – ma davvero – a concepire come Miroku potesse mettere in imbarazzo più persone in una volta, solo aprendo la bocca. Respirò a fondo, cercando di evitare accuratamente di guardare il viso di Kagome ricolmo d'imbarazzo, per dedicare tutta la sua attenzione a quell'imbecille del suo migliore amico.

Miroku, lo sai che non sono il tipo da Vigilia” si limitò a ricordagli; fossero stati da soli – bè, anche in presenza di Sango si sarebbe fatto pochi problemi – l'avrebbe appeso a testa in giù tra i mazzetti di vischio.

Me lo dici tutti gl'anni” constatò l'altro con un tono di voce rassegnato che quasi fece sentire Inuyasha vincitore, per l'ennesimo anno di fila “Ma quest'anno mi rifiuto di darti retta! Non lascerò che tu passi la Vigilia chiuso nel tuo freddo appartamento hi- tech – made in Ikea, vorrei sottolinearlo – da solo!” concluse piagnucolando, facendo imbarazzare la sua stessa fidanzata.

Inuyasha, invece, aveva convenuto con se stesso che poteva evitare di trattenersi e di punire nel modo più esemplare l'amico, anche in presenza di Kagome.

Stava per pregustare la dolce vendetta quando un “Ci farebbe molto piacere averti con noi... Inuyasha” pronunciato timidamente da quella stessa Kagome, lo fece restare congelato sul posto. Non sapeva se era per il tono che aveva usato, o per quell'affermazione assurda... o più banalmente, se era perché, per la prima volta, l'aveva chiamato col suo nome di battesimo – e pronunciato da lei, per qualche assurda ragione, assumeva una melodia completamente diversa - ; insomma, per un qualche motivo a lui ignoto, quella frase che nascondeva un'implicita richiesta, l'aveva fatto tentennare. La guardò basito, venendo avviluppato dai suoi occhi cioccolata ricolmi di speranza?, aspettativa? Non ne aveva idea, sapeva solamente che gli ingranaggi del suo cervello erano andati a farsi benedire.

In circostanze normali, con chiunque, non ci avrebbe messo molto per mandare al diavolo tutti, prendere su e tornarsene a casa, nella rassicurazione della sua solitudine.

Invece ora si ritrovava a essere messo in difficoltà da una mocciosetta viziata? C'era qualcosa che proprio non gli tornava, e ora che aveva pranzato – abbondantemente – e che la fame si era acquietata non sapeva esattamente a chi o a cosa dare la colpa per tutte queste stranezze.

Daaai, Inu- chan, anche Kagome ci tiene che tu venga! - tornò nuovamente all'attacco Miroku, guadagnandosi l'occhiataccia di Sango che si preoccupava dell'amica a dir poco in imbarazzo – E poi la mia dolce metà ha preparato una cena coi fiocchi! Ha fatto anche il mascarpone al caffè che ti piace tanto, vero?”.

Maledetto, stramaledetto Miroku, tu e il tuo cervello ammuffito!, si ripeteva nella testa Inuyasha, non sapendo più quale punizione sarebbe stata abbastanza necessaria o sufficiente per riparare ai torti che il suo amico gli stava arrecando deliberatamente.

Sbuffò, pensando al mascarpone al caffè. Perché, è vero, lui a dir poco lo a-do-ra-va.

Anche se, naturalmente, questa era una sua nota biografica che poteva essere benissimo tenuta privata, invece che sbandierata ai quattro venti.

Aprì gl'occhi e si ritrovò tre sguardi – uno viscidamente e inquietantemente supplicante, uno tra il rassegnato e il divertito e l'altro un misto di aspettativa e imbarazzo – insistentemente fissi su di lui. Altra nota biografica sul nostro mezzo- demone: odiava essere fissato.

E va bene, va be-ne, verrò, ma ora piantatela!” sbottò infine, esasperato, rassegnandosi a vedere quei pazzi esultare per aver accettato il loro invito.

Visto che si era fatto tardi, Kagome e Inuyasha decisero di tornare verso l'ufficio – in realtà di cose da fare non ce n'erano molte, ma entrambi ci tenevano ad adempiere sempre al loro lavoro - , pagarono e prima di andare via si misero d'accordo per la serata.

Per le 20:30 vi aspettiamo a casa nostra” disse Miroku, sorridente. Ormai quei due facevano coppia fissa da sette anni e da due erano andati a convivere “Tu, Inuyasha, passa a prendere Kagome- chan, è inutile venire con due macchine!” suggerì trionfale il ragazzo mentre invece il mezzo- demone avrebbe voluto sepellirsi. Evitò di rispondere, per il bene comune.

Ora noi andiamo – esordì appositamente Kagome, vedendo il collega in difficoltà, cosa che lo stupì un tantino – Grazie mille per il pranzo, a sta sera!”.

I due ragazzi si avviarono alla porta, per ritrovarsi nel freddo gelido della città. Si stavano dirigendo verso le strisce pedonali per attraversare quando – di nuovo – si fece sentire la voce urlante di Miroku.

Ah, Inuyasha, ovviamente per sta sera i regali sono d'obbligo!” e sparì com'era venuto, lasciando un mezzo- demone imprecante nel bel mezzo della città.

 

Inutile dire che il viaggio di ritorno di Kagome e Inuyasha verso i loro uffici fu a dir poco all'insegna dell'imbarazzo.

Il mezzo- demone era abbastanza irritato, il suo caro 'amico' per l'ennesima volta era riuscito a incastrarlo per bene: ora si ritrovava costretto a passare a prendere la collega, trovare una scusa per evitarlo era al quanto improbabile e dire chiaro e tondo che se avesse potuto l'avrebbe evitato volentieri, da totali cafoni – troppo anche per lui.

Sospirò affranto mentre il campanello dell'ascensore suonava e le porte che si aprivano annunciavano il loro ritorno.

Inu... Ehm, Taisho, non prendere troppo sul serio quello che ti ha detto Miroku, non è necessario che tu mi venga a prendere” esordì Kagome dopo un buon quarto d'ora di completo silenzio. Era inutile, stare a stretto contatto con il ragazzo la metteva in serio imbarazzo – oltre che in soggezione - , in più l'ormai consolidata certezza che la sua presenza lo infastidisse la rattristava oltre misura. E dire che lei trovava affascinante quel suo modo di fare rude e distaccato – ed era convinta che non lo facesse per un senso di superiorità verso gl'altri ma per una sua 'difficoltà' a rapportarsi col prossimo. In definitiva, lo trovava davvero carino. E proprio per questo Sango continuava a darle della 'pazza con tendenze da crocerossina per casi persi'.

E forse non aveva nemmeno tutti i torti, visti anche i – pochi – precedenti soggetti con i quali aveva instaurato rapporti un po' più profondi.

Inuyasha, d'altro canto, rimase a dir poco stupito – per l'ennesima volta in quella sola giornata che era appena alla sua metà, tra l'altro – dalle parole della ragazza che stava immobile davanti a lui guardandosi i piedi – dato che lui la fissava in quel modo insistente che la mandava totalmente nel pallone.

Chiamami Inuyasha – esordì poi il mezzo- demone, sorprendendo anche se stesso, si era preparato un discorso senza neanche accorgersene? - E non ti preoccupare. Miroku dice tante scemate, ma questo non significa che influenzi le mie azioni – e mai nella vita avrebbe ammesso il contrario - . Se dobbiamo passare la serata tutti insieme, non ha senso venire ognuno con la propria macchina... Non lo sai che è proprio per colpa di questa mania di andare ognuno con la propria auto se c'è così tanto inquinamento?” concluse, quasi sbraitando e alzando i tacchi immediatamente dopo. Kagome restò sul posto, di sasso, per poi ridacchiare.

Inuyasha era davvero timido.

E un completo idiota, come lui stesso si ripeteva nel cervello chiudendosi violentemente la porta del suo ufficio alle spalle.

 

La sera fece presto ad arrivare. Naturalmente, per Inuyasha, il tempo non scorreva mai nel modo giusto né a suo favore: quando doveva andare più veloce rallentava e viceversa.

Dopo che lui e Kagome avevano fatto ritorno nei loro uffici, aveva compreso che non c'era un granché da fare o che richiedesse una sua visione immediata. Lo stesso era stato per la ragazza, perciò, entrambi, dopo aver riordinato alla perfezione i rispettivi uffici e aver chiuso a chiave tutto il necessario, avevano imbracciato i cappotti ed erano usciti nuovamente dallo stabilimento.

Per quell'anno il lavoro era finito.

Con il loro respiro che creava nuvolette di condensa a contatto con l'aria fredda, i due erano restati davanti la porta d'ingresso in vetro per svariati minuti, chi con un pensiero – confuso sconnesso fuori luogo - , chi con l'imbarazzo della vicinanza reciproca.

Era stata Kagome, nonostante tutto, a esordire – e a tagliare la corda – per prima: “Inu, ehm, Inuyasha, allora... bè, ci vediamo questa sera alle 20:00, sotto casa mia... l'indirizzo te l'ho lasciato... Ecco, bè, ti ringrazio nuovamente per la tua gentilezza... - aveva tentennato, mentre i suoi occhi vagavano da lui a tutto ciò che stava intorno a loro a una velocità preoccupante – Ora devo davvero, davvero scappare, a sta sera!” ed era scappata sul serio, tant'è che Inuyasha si era stupito della la velocità con cui quell'umana si era dileguata.

E poi era rimsto lì, immobile, con lo sguardo fisso sul punto in cui la ragazza si era volatilizzata. Aveva sempre visto la strega come una dai modi di fare composti e rigidi, mentre invece quel giorno tutta la sua visione generale – mentale, soprattutto – di lei era stata quasi completamente sconvolta.

In realtà, la sua visione su molte cose quel giorno era stata praticamente fatta saltare in aria, metaforicamente parlando.

Aveva sospirato, infine, portandosi il polso sinistro sotto gl'occhi. Il suo orologio segnava appena le 16:00.

Ora invece le lancette segnavano drasticamente le 18:45. E lui si ritrova nel pieno centro di Tokyo, accerchiato da una fiumana impazzita di persone – persone affette dal morbo Natalizio - , con soli due regali.

Trovare il terzo – che avrebbe dovuto essere almeno adatto appropriato carino – entro massimo le 19:15 sarebbe stata l'impresa più ardua della sua vita.

Lo sentiva fin dentro le ossa.

E per questo malediceva, per l'ennesima volta il buon vecchio Miroku, il quale, di certo, avrebbe pagato per tutte le sue future vite quella giornata a dir poco disastrosa.

 

Alle 19:59 spaccate, Inuyasha si ritrovava ai piedi di un'immensa scalinata che culminava con uno sgargiante torii rosso – dovevano averlo appena riverniciato, si vedeva il colore anche ora che era buio -, tipico del templi shintoisti. Quasi in trans cominciò a salire gli scalini.

Di tutto si sarebbe aspettato da Kagome Higurashi, tranne che abitasse in un tempio, quando invece sapeva benissimo – tutti lo sapevano, era difficile non notarlo – che il padre viveva e possedeva una buona parte di uno dei quartieri più lussuosi di Tokyo... che avesse sbagliato indirizzo?

Intento com'era nel cercar di capire se non stesse per fare una misera figura a suonare al campanello sbagliato – tanto per quella giornata di gaffe non ne aveva fatte a sufficienza, no? - , il pianerettolo di casa si mostrò quasi di sua volontà a pochi passi da lui. Ed erano le 20:00 in punto, con sua somma soddisfazione.

Inuyasha fissò la casa come si fissa da bambini la porta dell'armadio o i piedi del letto: con gli occhi pieni di puro terrore – e dire che qualche sera prima aveva noleggiato il dvd de 'La casa dei mille corpi' e aveva riso come poche volte in vita sua.

Si avvicinò, guardingo, tendendo la mano al campanello di casa e deglutì, come se sapesse che avrebbe di certo preso una scossa elettrica da restarci secco – e non da farsi venire i capelli bianchi, quelli glieli aveva dati in dotazione sin dalla nascita la sua natura ibrida.

Il pericolo però venne sventato perché la porta di casa si aprì comunque e senza che lui avesse suonato – anche se faticava a capire se lo aveva fatto o meno... aveva il cervello in pappa dallo stress mentale causato da quella giornata ormai indefinibile – e un “Tu chi saresti mai?” lo riportò nel regno dei vivi – e dei pazzi, a suo avviso. Il mezzo- demone però davanti a sé non vide nessuno, si girò e anche alle sue spalle il campo era libero; infine guardò in basso e si ritrovò un mocciosetto, sui dieci anni, con le braccia incrociate al petto che lo guardava tra l'indispettito e l'annoiato: “Non sarai mica qui per vendere qualcosa a quest'ora... Sei fortunato che non ti ha aperto il nonno, lui non li sopporta i mezzi- demoni, soprattutto se hanno la faccia da teppista come te, sai?”.

Alt. Stop. Reset.

Cosa aveva detto quel moccioso? Lui vendere? Vendere cosa? Lui aveva la faccia da teppista? Da quando?

Cosa? Cosa? Cosa?

Non sapeva nemmeno se quella era la casa giusta e veniva insultato così gratuitamente?

Sota, insomma! Si può sapere chi ha suona- I- Inuyasha?” Kagome, totalemente sorpresa, armata di cappotto, guanti e sciarpa, ora stava davanti a lui a fianco di quel mocciosetto dalla parlantina agghiacciante.

Ma in quel momento il mezzo- demone aveva archiviato il benvenuto che gli era stato riservato e nella sua testa suonavano le campane della vittoria: almeno era nel posto giusto.

Sei pronta?” le chiese, senza tanti giri di parole: il moccioso lo fissava come posseduto e lui voleva andarsene di lì al più presto.

S- sì, sono pronta. Sota, mi raccomando, chiudi bene la porta e lascia che apra il nonno, quando suonano al campanello” si raccomandò la ragazza guardando il bambino che annuì continuando a fissare però il suo collega.

I due si avviarono verso la scalinata – in realtà Inuyasha aveva mandato a quel paese la cavalleria e aveva preceduto la ragazza che ora gli correva dietro per raggiungerlo – quando la voce di Sota li raggiunse di nuovo “Ehi, ragazzo dalle orecchie da cane, non sarai mica il fidanzato di mia sorella?”.

In quello stesso istante, Inuyasha quasi non si ruppe l'osso del collo, cadendo per le scale del tempio.

 

 

*Fine parte seconda*

Ecco fatto, anche il secondo atto è andato. Vedremo se oltre al terzo ne sarà necessario un altro, ma ho i miei dubbi.

Spero che chi ha cominciato col primo, si interessi anche al secondo e via dicendo... Sperando che sia una cosetta capace di intrattenere e divertire almeno un poco, dato che è nata per questo.

Vi ringrazio anticipatamente per l'attenzione che le dedicherete, spero che il Natale sia andato bene e che le feste proseguino per il meglio.

Con l'intento di pubblicare prima del 31, mi risparmio di fare adesso gli auguri per l'anno nuovo incombente.

Al prossimo capitolo!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3° capitolo ***


Bè, come dire, alle volte ritornano.
Di sicuro non ci sarebbe bisogno di dire quanto io sia mortificata di queste mie prolungate assenze e non starò qui a sproloquiare con stupide scuse e tanti blablabla inutili.
L'importante, ogni tanto, è resuscitare, credo XD
Un aggiornamento in questo periodo dell'anno, con una FF ambientata in pieno durante le feste natalizie è totalmente senza senso, me ne rendo conto.
Ma più che aspettare altri nove mesi, ho ritenuto aggiornare ora, soprattutto visto che si tratta dell'ultimo capitolo.
Che ci devo fare se ho un cervello scemo al quale viene l'ispirazione a random?
In ogni caso, spero che sia una piacevole sorpresa, se così la vogliamo chiamare.
Bando alle ciance, porgo i miei saluti e i miei omaggi ai lettori, casuali e non :D
Buona lettura.


3° capitolo.

Sei sicuro si stare bene, Inuyasha? Non ti fa male?”
No, te l'ho già detto, è tutto a posto... Non ti sei accorta che sono un mezzo- demone? Sono un tantino più coriaceo rispetto agli umani” sbuffò fuori dai denti il ragazzo, fermandosi a un semaforo.
Subito dopo la sua rovinosa – e a dir poco
imbarazzante – caduta, Kagome era accorsa al suo fianco sinceramente preoccupata per il suo stato fisico, nonostante non si fosse fatto palesemente niente, se non guadagnare una macchia in bella vista sul suo cappotto scuro. Ma nonostante l'avesse rassicurata fin da subito che la caduta non gli aveva causato alcun danno, la ragazza aveva continuato ad accertarsi della sua salute, per il breve tragitto fino alla macchina, una volta saliti e una volta partiti.
Ormai si era spazientito, se non si era fatto nulla, non si era fatto nulla, ci voleva tanto a capirlo?

Hai ragione... scusami” sussurrò al suo fianco la collega, con fare mortificato. Inuyasha la guardò con la coda dell'occhio e a vederla praticamente rannicchiata e con il collo tra le spalle, un pizzicore di senso di colpa gli si piantò nell'addome.
Sospirò, appoggiandosi completamente al sedile, sospirando leggermente. Non poteva credere a quello che, spontaneamente, stava per dire.

Non c'è bisogno che ti scusi, Higurashi. Volevo solo farti capire e tranquillizzarti sul fatto che, davvero, non mi sono fatto nulla. Ti ringrazio per il tuo interessamento” e si ritrovò ad arrossire leggermente, ma mantenne lo sguardo fisso davanti a sé – un minimo di amor proprio ce lo aveva anche lui e non si sarebbe voltato per l'imbarazzo come un ragazzino.
Chiamami Kagome. Se ti va, naturalmente...” Inuyasha, a quel punto, si voltò a guardarla, cosa che nello stesso momento fece anche lei.
E lui ebbe come l'impressione che, solo guardandosi, lei avesse capito e apprezzato le sue parole... e che da quel momento sarebbe stata appellata col suo nome di battesimo.

Il tragitto fino all'appartamento di Miroku e Sango fu all'insegna del silenzio, ma non dovuto a imbarazzo o disagio, semplicemente nessuno dei due aveva sentito la necessità di parlare e di intavolare sciocchi convenevoli o conversazioni forzate e vuote.
Inuyasha non poteva esserne più felice e, doveva ammetterlo, sorpreso. Kagome gli dava la sensazione che capisse cosa dovesse fare o non fare in sua presenza e ciò lo faceva restare a dir poco basito.

Siamo arrivati” esordì lui per primo con l'osservazione più ovvia di questo mondo. La ragazza non ci fece assolutamente caso e gli annuì cordiale. Scesero dalla macchina e il ragazzo, prima di chiudere la vettura, aprì lo sportello posteriore per afferrare la busta con i tre regali che Miroku gli aveva ordinato di portare. Si soffermò a guardarla, scettico: lui era a dir poco negato per i regali e soprattutto non ne aveva mai fatti tanti nella sua vita... Non si ricordava nemmeno se per l'inaugurazione del locale di Sango ne aveva portato uno!
Assicuratosi di aver preso tutto, chiuse la macchina e si avviò con Kagome che lo aveva aspettato pazientemente e solo in quel momento, raggiungendola, notò che anche lei aveva con sé una busta dai colori sgargianti – e molto,
molto più grande della sua - che pareva contenere diverse cose.
Si avviarono verso l'ingresso del condominio dove i due amici abitavano: un palazzo di modeste dimensioni, né troppo vecchio né troppo recente, in una zona tranquilla della frenetica città. Arrivati al citofono, il ragazzo premette sul pulsante giusto, attendendo la risposta dall'altra parte e un “Caaari amici, oh- oh- oh- oh!, benvenuti nella dimora del Babbo Natale più affascinante del mondo!
Vero che lo sono ?”. Ecco, ecco perché a quell'ora lui voleva essere nel suo accogliente appartamento a consumare un'altrettanta accogliente cena ordinata dal cinese, pensava Inuyasha dopo il benvenuto colorito del migliore amico.
Miroku, mi spieghi come fai a mortificarti ogni istante della tua vita? Facci salire, stiamo congelando, qua fuori” gli ordinò, già esasperato.
No, finché non confermate che sono il Babbo Natale più affascinante del mondo ve ne state lì dove siete!” ribattè il padrone di casa che, in quanto tale, aveva il potere – e Inuyasha doveva con dolore riconoscerlo – di farli stare lì, ad aspettare di diventare due pupazzi di neve molto realistici, o di farli salire, farli stare al caldo e gustare i manicaretti di Sango.
Miroku, sei assolutamente il Babbo Natale più affascinante che abbia mai avuto la fortuna di conoscere. Ma se ci fai stare ancora qui, credo che Sango si arrabbierà. Molto. E con te ” Kagome intervenne con un colpo da maestro, facendo sogghignare il mezzo- demone, soprattutto quando sentì la porta dell'ingresso aprirsi e senza commenti aggiuntivi del padrone di casa. L'ira di Sango l'avrebbe messo sempre k.o.
I due entrarono, raffrancati dal calore dell'interno, e si diressero verso l'ascensore che li avrebbe portati al terzo piano, dove risiedeva l'appartamento della coppia.

Ottima mossa” commentò Inuyasha, attirando l'attenzione di Kagome che lo guardò sorridendo una volta capito a cosa alludesse: “Tu lo saprai meglio di me che Miroku non è cattivo, sente solo l'esigenza di sapere che i suoi amici lo apprezzano... anche se sì, forse alle volte esagera un po'. Per questo è una fortuna che ci sia Sango a terrorizzarlo” e rise leggera, incantandolo.
Il 'din' dell'ascensore – che a Inuyasha ricordava tanto il 'din' del forno a microonde che lui usava
spesso – lo riscosse dalla catalessi, anche perché Kagome gli passò sotto al naso per uscire, facendo strada. Lui non potè che seguirla, attratto – inconsciamente - dal suo odore.
In pochi passi raggiunsero la porta dell'appartamento 5b dove viveva la coppia e non dovettero nemmeno preoccuparsi di suonare al campanello perché Miroku li aspettava all'ingresso con una faccia spazientita?, osservò Inuyasha.

Dieci minuti, ci avete messo dieci minuti! - sbottò il padrone di casa guardandoli con severità – Vi siete persi, per caso?”.
Inuyasha e Kagome si guardarono a vicenda, decisamente perplessi e il mezzo- demone stava seriamente riesaminando i motivi per i quali proprio
quel Miroku dovesse essere il suo migliore amico “Miroku, sono passati appena cinque minuti da quando ci hai bloccato per altri cinque minuti fuori, al citofono, solo per fare i tuoi piagnistei... e ora ci vuoi anche rimproverare?” e mentre diceva ciò, si era avvicinato pericolosamente all'amico, così come la sua voce si era alzata di tono. L'amico si fece piccolo piccolo e a spezzare l'aria di omicidio incombente comparve dalla porta anche Sango che si illuminò nel vedere che i due amici erano arrivati.
Tesoro, finiscila di fare lo psicopatico e lasciali entrare! È comportandosi così che si resta senza amici e senza fidanzata, lo sai ?” sempre la parola giusta al momento giusto, benedetta Sango, pensò Inuyasha ghignando nel vedere la faccia terrorrizzata di Miroku.
Senza perdere altro tempo i due ospiti vennero fatti accomodare nell'appartamento e la proprietaria di casa si premurò di prendere i loro cappotti e di appenderli al grazioso appendiabiti posto in un angolo, vicino l'ingresso.
La casa non era grandissima, era quella che il migliore amico del mezzo- demone sosteneva fosse '
Il nido d'amore che ogni Miroku vorrebbe dividere con la propria Sango', composta cioè da una cucina all'altezza della sua dolce metà con vista sulla sala da pranzo e il salotto, un bagno e una grande stanza da letto con un ancor più grande letto matrimoniale all'altezza delle loro prestazioni... intime – la cui risoluzione, la maggior parte delle volte, vedeva Miroku a dormire sul divano pieno di lividi e Sango in completo possesso di un letto infinito, in santa pace.
Miroku, falli accomodare sul divano, io intanto vado a prendere gli aperitivi” disse la cuoca mentre appendeva il cappotto di Kagome, la quale si offrì di aiutarla con le bevande. Perciò le due si diressero verso la cucina e i due ragazzi verso il salotto dove, una volta arrivati qui, il proprietario di casa cominciò a tempestare di domande – e risposte che si dava da solo, naturalmente – l'amico che, nonostante il suo viso lo mostrasse palesemente, non era fin già troppo stressato di suo.
Aaallora – esordì, con quel suo modo lascivo a dir poco imbarazzante e inquietante – Sei venuto con Kagome, eh?”.
Miroku... sei serio?” gli chese in risposta Inuyasha. Ma era scemo, o cosa?
Che vuoi dire? Certo che sono serio, ma cosa c'entra col fatto che sei venuto insieme a Kagome?”.
Ok, era scemo.
Totalmente.
Vedo che il tuo spirito d'osservazione è molto acuto. Sì, sono venuto con Kagome perché ho dovuto farlo, visto che una tua malsana idea mi ha messo in croce, non potevo di certo rifiutarmi!”
Come se non ti avesse fatto piacere! Ti ho fatto un favore, amico”
Ma io ti-!”
Gli aperitivi!”. Ecco, era scemata anche quell'occasione di restare senza migliore amico con l'arrivo delle due ragazze, Sango con un vassoio con sopra quattro calici e Kagome con due vassoi di tartine e salatini di vario genere.
Ora che erano tutti lì, al caldo, pronti per bere e mangiare, Inuyasha si soffermò a osservare gli amici che, in mano i calici, brindavano tra loro: Miroku sfoggiava un completo elegante, blu scuro, con sotto una camicia azzurrina capace di mettere in risalto ancora di più i suoi occhi; Sango invece, ora che si era tolta il grembuile da cucina, indossava un grazioso vestito di raso di colore verde. Quando Kagome si sporse per brindare con lui, il mezzo- demone si soffermò anche – e in particolare – su di lei, fasciata in un elegante tubino bourdeaux che metteva in risalto il fisico ben fatto – e il ragazzo lo notava
solo ora. Un coprispalle coordinato al vestito, le copriva le spalle nude.
Insomma, tolto il fatto che si stesse parlando della
strega, era oggettivamente e innegabilmente attraente.
Bene, brindiamo per un felice Natale, miei cari amici e fidanzata!” esclamò Miroku distogliendolo da riflessioni decisamente compromettenti.
Rispose con un grugnito, mandando giù una bella sorsata dell'aperitivo – fortunatamente – abbastanza alcoolico preparato da Sango.
I quattro presero a chiacchierare allegramente, tra un sorso e un altro, e tra questo e quel salatino la serata stava trascorrendo...
piacevolmente, dovette ammetere un Inuyasha non avezzo a quel genere di serate.
Dopo aver consumato l'aperitivo, i quattro si spostarono verso la tavola finemente ed elegantemente apparecchiata da Sango: la ragazza aveva di certo un ottimo gusto per quelle cose, difatti anche la casa era stata arredata da lei e il risultato era decisamente accogliente.
Kagome andò dietro all'amica in cucina per aiutarla con le portate mentre i due ragazzi mettevano in tavola il vino, appositamente scelto da Miroku che, almeno per gli alcoolici, aveva occhio.
Il primo fu servito poco dopo e i quattro amici, soprattutto Inuyasha, Miroku e Kagome, ripresero a mangiare con gusto, complimentandosi con la cuoca più o meno a ogni boccone – tranne il mezzo- demone, che compiaceva comunque l'amica cuoca mangiando quasi in rigoroso silenzio, parendo concentrato sul gusto che il cibo gli dava.
Perché, a discapito di ogni apparenza, Inuyasha
adorava mangiare.
La cena fu tranquilla – più o meno, Miroku rischiò la vita almeno quella decina di volte tra la sua ragazza e il migliore amico per le sue frasi infelici - , fino a concludersi con un trionfo di dolci che li misero definitivamente ko. Ed erano le 23:45 quando capitolarono, stracolmi di cibo, chi sul divano, chi sulle poltroncine del salotto.

Sango, come sempre ci hai distrutto” commentò Kagome seriamente provata ma soddisfatta. L'amica la guardò sorridendo sedendosi accanto al fidanzato.
Lo prendo come un complimento” ribattè ridacchiando.
Assolutamente!” confermò la mora quasi in modo flebile, abbandonata alla poltrona. Inuyasha la guardò con la coda dell'occhio: per lui era una novità vedere la Higurashi al di fuori dell'ambiente lavorativo, nel quale l'aveva sempre vista comportarsi in modo impeccabile, pacato ed educato.
Ragazzi, direi che è giunto il momento dei regali!” intervenne Miroku, guardando l'orologio da polso che segnava poco alle 24. Il mezzo- demone si irrigidì a quelle parole, aveva rimosso il fatto che sarebbe giunto lo spacchettamento e, stupidamente, aveva sperato che tutti se ne sarebbero dimenticati.
Ma figuriamoci se quel Miroku, eterno bambino, avrebbe mai perso l'occasione di strappare via carte luccicanti e di gongolarsi per l'ottima scelta dei suoi regali per loro.
Così i quattro si avvicinarono all'albero di Natale posto in un angolo della stanza, finemente e allegramente decorato e illuminato da luci intermittenti. Sotto di esso erano stati sistemati i vari regali.
Neanche a dirlo, fu proprio il proprietario di casa il primo a fiondarsi sotto l'albero, acchiappando un grosso pacco rivestito di carta bordeaux e decorato da un gigantesco nastro di raso rosso con tanto di fiocco dalle dimensioni
imbarazzanti. E, neanche a dirlo di nuovo, il regalo in questione era per la sua 'adoratissima, amatissima, bellissima e secsissima dolce metà'.
Dopo un discorso introduttivo – acclamato da lui stesso – , finalmente il pacco venne messo nelle mani di Sango che –
stranamente riluttante – cominciò a spacchettarlo. Al di sotto della carta colorata fece capolino una scatola di colore avorio che non riportava loghi particolari se non una piccola e fine scritta: 'Agent Provocateur'. E solo quella bastò per rendere ancora più restia Sango nell'aprire quella scatola.
Forza, forza, mio tesoro, sono sicuro che ti piacerà, l'ho scelto appositamente per te!” la esortò il fidanzato, con gl'occhi che brillavano dall'eccitazione.
Sango sospirò, rassegnata: guardò con sfida la scatola e ne sollevò il coperchio, scostando la carta velina rosa confetto che copriva il contenuto.
La stanza piombò nel silenzio mentre la ragazza guardava – basita? - il regalo tanto decantato di Miroku: un completo -
assurdamente incomprensibilmente oscenamente – osè, interamente fatto di pizzo nero con tanto di rifinimenti rosso fuoco.
Kagome arrossì per l'amica, Inuyasha sospirò tristemente, Miroku tirò quasi il fiato nel rivedere quel
gioiellino tra le mani della sua amata e Sango... bè, Sango si alzò, si avvicinò al fidanzato....
E lo colpì quasi a morte, violacea in volto.
Dopo la parentesi '
hot ' della serata, il rituale dei regali continuò senza troppi problemi: Miroku era in stato di quasi semi- incoscienza e perciò innocuo – più o meno.
Sango, oltre al regalo del ragazzo, ricevette da Kagome un simpatico grembuile da cucina in coordinato con un set di coltelli pregiati che lei stessa le aveva detto di desiderare, mentre da Inuyasha – e ne rimase sinceramente e piacevolmente sorpresa – due biglietti per il concerto del suo cantante preferito. Come il mezzo- demone sapesse che desiderava andare a quel concerto, non ne aveva idea.
Seppur fosse ancora intorpidito, fu il turno di Miroku, che ricevette in regalo dalla propria fidanzata una nuova, elegante e firmata borsa da lavoro, indispensabile per un agente di commercio. Non tanto forse per Miroku, che si ostinava a scarrozzare in giro una 24 ore ormai logora e da antiquariato. Inutile dire che ne fu entusiasta, a maggior ragione perché regalatagli dalla sua dolce metà.
Anche il regalo di Kagome gli fu molto gradito, dato che si trattava di una ricercata edizione di una raccolta fotografica del suo fotografo preferito.
Come per la fidanzata, anche il morettino rimase sorpreso dal regalo del migliore amico: un costoso obiettivo per la sua macchina fotografica che da mesi era combattutto se comprare o meno. Gli saltò quasi in braccio per la gioia, scatenando il ribrezzo del mezzo- demone che lo scansò prontamente “Così magari potrai riuscire a fare qualche foto decente, già che sei impedito nel tuo lavoro, almeno impegnati nel tuo hobby!” aggiunse, una volta rimesso in piedi Miroku.
In realtà Inuyasha apprezzava molto la passione dell'amico, che riteneva molto più adatta a lui che alla carriera che aveva intrapreso. Ma questa restava una sua opinione e non era necessario renderla pubblica.
Preso dall'entusiasmo per la sensibilità che il mezzo- demone aveva dimostrato nei suoi confronti, Miroku gli porse il regalo da parte sua e della sua ragazza, incitandolo ad aprirlo.
Come Sango, Inuyasha era alquanto sospettoso, ma decise di non temporeggiare, il fatto che fosse anche da parte della ragazza lo rassicurava, almeno era certo che non sarebbe stato un qualcosa di indecente.
Con i suoi artigli ruppe con velocità il fiocco e la carta colorata del pacchetto senza emettere quasi rumore, stupendo Kagome che automaticamente spostò gli occhi sopra il capo del mezzo- demone, osservando le orecchie che si muovevano in modo quasi impercettibile. Quante volte, di nascosto, si era soffermata a guardarle... erano così tenere!
Si distrasse dalla sua contemplazione quando l' “Oh!” appena sussurrato di Inuyasha la riportò a focalizzare l'attenzione sul regalo che aveva appena finito di scartare: si trattava di un libro antico, sull'arte della spade Giapponesi, la passione da sempre dell'Hanyou. Lui lo fissò ancora per alcuni istanti, con espressione sinceramente stupita, e lo aprì con estrema delicatezza, come se da un momento all'altro potesse sbricolarglisi tra le mani.
Sango e Miroku si guardarono sorridendo tra loro “Bè, ti piace?” gli chiese l'amico, avvicinandoglisi sorridente.

È magnifico, Miroku, davvero. È anche troppo” disse Inuyasha, con gl'occhi ancora fissi sul libro “Vi ringrazio” aggiunse, accennando un sorriso ai due che ricambiarono allegramente. Era raro stupire il mezzo- demone, ed era ancora più raro vederlo sinceramente grato... nonché vederlo sorridere.
Per Kagome infatti fu una vera e propria sorpresa leggere certe emozioni sul volto del collega, sempre così corruciato. Deglutì pesantemente, tesa, consapevole che era il suo turno di dare il regalo a Inuyasha. Era terrorizzata all'idea che non gli sarebbe piaciuto, anche se la sua reazione al regalo dei due amici la rassicurava. In realtà, era sopraffatta dall'imbarazzo. Dopo anni di lavoro 'fianco a fianco', non avevano mai avuto rapporti al di fuori dell'ambiente lavorativo – nonché all'interno, in effetti – e adesso si ritrovavano addirittura a scambiarsi dei regali. Era destabilizzante, per lei che non aveva mai creduto di poterci mai prendere nemmeno un caffè alle macchinette dell'ufficio.
Improvvisamente si sentì osservata e difatti si trovò a incrociare gli sguardi di Sango e Miroku che chiaramente si aspettavano che fosse lei ora a dare il suo regalo al mezzo- demone il quale, invece, ostentava indifferenza, concentrato a riporre con cura il libro nella sua scatola.
La ragazza deglutì, estraendo dalla sua busta di regali, una scatola rettangolare, di medie dimensioni, impacchettata con una bellisima carta di riso dalle sfumature rosse e nere, decorata da una fine cordicella dorata che si chiudeva con un piccolo nodo.
Si alzò in piedi, lisciandosi il vestito con la mano libera, avvicinandosi all'Hanyou che ancora fingeva di curare il regalo ricevuto poco prima.

Ehm, Inuyasha” lo chiamò timidamente Kagome, attirando la sua attenzione. Lui imprecò tra sé, in imbarazzo quanto lei, aveva pregato perché quel momento non arrivasse mai. E invece, eccoli lì, in una situazione che lui non avrebbe mai creduto di dover vivere.
Si girò verso di lei, cercando di guardarla negl'occhi, cosa che gli fu difficile, visto che la collega si ostinava a rivolgere la sua attenzione alle proprie scarpe, o al pavimento, chi lo sa.

Questo... ehm, questo è per te. Spero sia di tuo gradimento” e praticamente gli lanciò la scatola che lui prese prontamente, stupendosi di sentirne il peso consistente quando l'ebbe tra le mani.
Incuriosito, cominciò a scartare il regalo: che poteva contenere per pesare tanto? Quando aprì la scatola, di nuovo, restò totalmente sorpreso da quello che vi trovò all'interno, questa volta anche più di prima. Sollevò gl'occhi dorati su Kagome, stupito, per poi tornare a guardare il contenuto del pacco: una katana corta, di squisita fattura, faceva bella mostra di sé, il fodero finamente intagliato che si rilfetteva nelle sue iridi. Per diversi minuti continuò così, a guardare a intermittenza la spada e la ragazza che gli stava di fronte sempre più agitata.
Perché la guardava così? Gli piaceva? Lo orripilava? Non ci capiva niente!
I padroni di casa altrettanto non capivano cosa avesse provocato quella reazione del mezzo- demone, perciò gli si avvicinarono per sbirciare il misterioso regalo di Kagome.

Accidenti! Ma è stupenda!” esclamò Miroku, sinceramente colpito “Kagome, è meravigliosa!” le disse, facendola arrossire mentre ancora fissava Inuyasha “Oh, non... non è niente di così speciale, cioè, voglio dire, lo è, ma non così tanto!” blaterò, totalemente in imbarazzo. Sango vedendola in difficoltà le venne in soccorso “Dovete sapere che il nonno di Kagome si occupa di un tempio shintoista molto importante qui a Tokyo, e uno degli amici di famiglia è un prestigioso costruttore di spade e spesso fa loro dono di alcune delle sue opere, ne hanno la casa piena!”, la mora annuì vigorosamente trovandosi improvvisamente a incrociare gl'occhi di Inuyasha.
Deglutì, ma non abbassò lo sguardo “E- ecco, sapevo della tua passione per le spade, così ho chiesto a questo nostro amico di procurarne una... per te. Spero che ciò non ti offenda, non è così eccessivo come si possa pensare. L'ho trovato come il regalo più adatto e...”

Grazie. Davvero” la interruppe il mezzo- demone, guardandola in un modo che la spiazzò. Troppo imbarazzata, abbassò nuovamente lo sguardo, sopraffatta “F- figurati, è stato un piacere” gli disse di rimando, sentendo ancora gl'occhi di lui sulla pelle. Doveva calmarsi, era troppo emozionata, accidenti!
A distoglierla dal battito frenetico del suo cuore fu Sango, che le mise davanti agli occhi un pacco rettangolare rivestito da un'elegante carta dorata rifinita da nastro rosso al quale era legato un simpatico bigliettino che riportava la frase “Da parte della tua coppia scoppiata preferita <3”.
Sorrise automaticamente nel leggerlo, rivolgendo lo sguardo a Sango e Miroku che la guardavano di rimando allo stesso modo.

Kagome-chan, dobbiamo aspettare il prossimo Natale per vederti aprire il tuo regalo?” la canzonò Miroku vedendola temporeggiare. La ragazza arrossì subito mettendosi a scartare il pacco con voracità.
Liberatasi della carta, si ritrovò sotto le dita una scatola di legno, semplice, dal colore chiaro chiusa da una fibbietta dorata. L'aprì e sgranò di felicità gli occhi.

Sango, Miroku, siete pazzi! Questi colori costano un occhio della testa!” esclamò, incontrando le facce sorridenti dei due fidanzati.
Non dire sciocchezze. E poi l'abbiamo comprato in comunità, serve anche a questo essere una coppia, permettersi i regali giusti per gli amici più cari.” le rispose Sango, accogliendo tra le braccia una Kagome quasi commossa che le si era gettata addosso, euforica. Poi si diresse verso Miroku, che non aspettava altro per una delle sue usuali – e naturalmente fuori luogo – palpate di fondoschiena, severamente punita sia dall'amica che dalla fidanzata.
Grazie, Miroku” gli sorrise la mora, tornando ad ammirare la schiera di colori a olio custoditi da quella preziosa scatola.
Oh, mia piccola Kagome, quando vuoi, sono sempre lieto di palpare certe tue inestimabili zone!” l'entusiasmo del ragazzo venne frenato da un pizzicotto ben assestato dalla compagna al suo fianco. “Non credo ti stesse ringraziando per quello, mio tesoro ritardato!”.
In tutto questo Inuyasha era rimasto in disparte a guardare la scena, ma soprattutto a guardare una Kagome felice come una bambina, con gli cchi luccicanti fissi su quella scatola apparentemente anonima.
Durante quella giornata – nella quale si era ritrovato grazie a Miroku a dover raccattare regali a destra e a manca - , al momento di provvedere al regalo per Kagome si era trovato seriamente in alto mare, non avendo la più pallida idea di che acquistare.
In cinque anni – e se ne era reso conto solo quel giorno – non aveva scambiato che qualche parola con la collega, e il più delle volte i loro scambi interloquiali si riducevano a freddi e scorbutici saluti. E come una doccia fredda il suo cervello gli aveva proiettato negli occhi una lunga fila di piccoli gesti, sguardi, parole cortesi che invece Kagome gli aveva sempre riservato.
Si sentì un verme come mai in vita sua. Non sapeva spiegarsene il motivo – o forse, in realtà, lo sapeva bene – ma in quegl'anni aveva sempre cercato in tutti i modi, con tutti i mezzi, di tenere lontano da sé quella strega, cosa che riusciva benissimo con i restanti colleghi dell'ufficio, forse dell'intero palazzo, i primi ad avergli sempre riservato freddezza e sufficienza.
Aggrottò le sopracciglia, teso. Non gli piaceva soffermarsi a pensare certe cose, non gli era mai importato di niente e di nessuno dopotutto, no?

Inuyaaashaaa? Prooonto?” la voce stridula e fastidiosa dell'amico Miroku lo destò dallo stato confusionale in cui era caduto. E con sguardo per l'appunto confuso guardò i tre che gli stavano davanti che di rimando lo fissavano incuriositi.
Bè, che c'è?” sbottò brusco, in imbarazzo totale.
Non vedeva l'ora di coricarsi nel suo letto e mettere fine a quella giornata assurda.

Come che c'è? E' mezz'ora che te ne stai lì come un baccalà, a fissare il pavimento come se fosse un tuo nemico mortale!” puntualizzò quello che si dichiarava essere il suo migliore amico – cosa alla quale avrebbe dovuto provvedere, quando e come si era impossessato di quell'investitura? - con sguardo di rimprovero.
Rimprovero. Adesso pure come un bambino veniva trattato?

Se preferisci faccio diventare te un baccalà, vuoi?” lo minacciò con sguardo terribile il mezzo-demone e parve funzionare perché l'altro andò a nascondersi dietro la schiena di Sango, che sospirò affranta.
Ma la sua attenzione tornò verso il mezzo-demone, che senza fiatare estrasse dalla tasca interna della giacca una bustina anonima. E senza tante altre cerimonie la porse a Kagome che la prese guardandolo tra il perplesso e l'imbarazzato.

Ammetto che per l'idea mi sono fatto aiutare da quel demente laggiù. – disse Inuyasha indicando distrattamente in direzione di un offeso Miroku – Non volevo sprecare denaro in inutili oggettini o quisquiglie natalizie, perciò mi sono informato su alcune tue passioni. Spero sia di tuo gradimento”.
Sango e Miroku erano stupiti. Come facesse Inuyasha a bilanciare cafoneria e gentilezza al col tempo restava un mistero per loro.
Sorda alle parole come 'sprecare denaro' – non propriamente carino da dire mentre si sta dando un regalo a qualcuno, ma Inuyasha poteva permetterselo - , Kagome si affrettò nel scoprire il contenuto della busta datale dal mezzo-demone.
Da quella capitolarono due biglietti per un'importante mostra di uno dei suoi pittori preferiti, alla quale non era potuta andare per svariati impegni.
Senza timore, alzò lo sguardo verso di lui, sinceramente stupita.

Inuyasha... ma come... Questa mostra ormai è finita, l'hanno chiusa da almeno due settimane!” esclamò, guardandolo imbarazzarsi leggermente e spostare lo sguardo verso l'albero di Natale davanti a lui.
Conosco un tizio che lavora per la biglietteria del museo che ha esposto la mostra. Mi doveva un favore, così... Sono riuscito a farmi dare due biglietti, così puoi portare qualcuno con te, se preferisci.”
Lo sguardo meravigliato che Kagome non sembrava voler togliere dalla sua persona, lo stava mettendo in seria difficolà. Lui per primo, peraltro, si era meravigliato quando Miroku gli aveva - preziosamente – suggerito l'adorazione per la pittura da parte della Higurashi. E di nuovo si era accorto di quanto –
forse – si fosse creato nel suo cervello un'immagine un po' diversa, rispetto alla realtà, della ragazza.
Inuyasha... Non so davvero cosa dire, ti ringrazio immensamente!” l'albino tornò a fissare i suoi occhi su di lei, venendo avvolto dal suo sguardo intriso di pura gioia.
Tossicchiò, imbarazzato come mai in vita sua.

N- non esagerare, non è niente di eccezionale!” sputò fuori dai denti, accaldandosi. In risposta i tre davanti a lui ridacchiarono, Kagome lo guardò in aggiunta intenerita.
Si portò la bustina sul petto, stringendola come se fosse il gioiello più prezioso.
Si sentiva sciocca, ma era davvero, davvero emozionata per quanto ricevuto dal ragazzo. Quella serata per lei aveva un valore speciale, non solo aveva avuto l'occasione di poter passare del tempo con il mezzo- demone, ma aveva in mano anche un suo regalo.
Ma soprattutto, il dono più bello era vedere la vera natura di Inuyasha, e non essere più trattata da lui come un fastidio. Non sapeva e non aveva ancora colto il reale motivo della sua antipatia nei suoi confronti – e nonostante il
piccolo dettaglio che Inuyasha trovasse praticamente tutti gli esseri respiranti antipatici, era palese che con lei ce l'avesse in modo particolare - , ma in quella miracolosa giornata aveva come la sensazione che la cosa stesse andando scemando – nei limiti del possibile.
Devo dirlo, Inuyasha, questa volta ti sei davvero superato, non hai sbagliato un colpo!” gli disse sinceramente stupito Miroku, dandogli qualche pacca sulla schiena. Il mezzo- demone grugnì in risposta, era stato fin troppo al centro dell'attenzione.
A questo punto proporrei un bel brindisi accompagnato da una fetta di pandoro!” suggerì Sango, avvicinandosi a Kagome “Io mi occupo dello spumante, ti andrebbe di aiutarmi col resto?” le chiese, prendendola a braccetto.
La mora annuì vigorosamente, la bustina contenente i biglietti ancora stretta tra le mani. Inuyasha notò con quanta gelosia la tenesse e non potè fare a meno di guardarla negli occhi, quasi confuso. Kagome lo fissò a sua volta, sentendosi osservata, e arrossì furiosamente per poi scappare in cucina, trascinandosi dietro senza tante cerimonie l'altra.
Il ragazzo restò immobile a guardare le schiene delle due che andavano scomparendo dietro il muro che nascondeva in parte la cucina.

Credo che tu abbia fatto colpo definitivamente, amico.” la voce maliziosa di Miroku lo riscosse, facendolo voltare stizzito verso l'ampia finestra scorrevole che dava sul terrazzo.
Si può sapere questa volta di che sciocchezza stai parlando?” quasi si pentì immediatamente di aver formulato quella domanda. Adesso sarebbe stato impossibile fuggire dalle malattie mentali di quel deviato del suo migliore amico.
Parlo di Kagome, e non fare finta di non capire. Si vede lontano un miglio che ti muore dietro e anche a te non ti è indifferente, bello mio!”.
Ecco, era arrivata la bomba e quasi non gli si rizzarono tutti i capelli – e non ne aveva pochi!

Miroku, questa è la cavolata più grossa che quella tua stupida bocca e il tuo stupido cervello abbiamo mai partorito! Ma ti senti? Io avere un debole per la strega?” ribattè concitato, quasi sudando freddo. Ma stava scherzando? Prima lo intrappolava in quella serata insulsa – forse anche un po' piacevole, ma comunque insulsa - , lo obbligava a comprare regali per tutti e poi azzardava anche a suggerire un accoppiamento con quella Kagome?
E soprattutto come gli era potuto saltare in mente che la –
dolce affascinante sexy timida simpatica – strega non gli fosse indifferente?
Inuyasha, smettila con tutte queste cazzate. – Uh, oh, quando Miroku usava certi termini voleva dire che era serio – Kagome non è una strega, e tu lo sai benissimo, da cinque anni, peraltro. È stata l'unica che si è mostrata gentile, disponibile, interessata verso di te, in quel cavolo di ufficio dove lavori. L'unica a venirti incontro, a parte me e Sango. Ma tu se non ce l'hai continuamente col mondo non sei contento, vero?”
Per Inuyasha quelle parole furono peggio di una stilettata nel petto. Guardò Miroku che lo fissava a sua volta, con sguardo di rimprovero, ferito e... di pena? Provava pena per lui?
Non riuscì a sostenere quegl'occhi. Senza fiatare aprì la porta finestra, rifugiandosi sul terrazzo coperto di neve, chiudendosi la porta alle spalle.
Era arrivato il momento di stare solo, tanto per cambiare.

Miroku sospirò, guardando la schiena dell'amico scomparire dietro la porta a vetri.
Forse aveva esagerato, ma quel testardo di Inuyasha certe volte se le andava proprio a cercare; riflettere un po' non poteva fargli che bene.

Miro- kun, che fine ha fatto Inuyasha?” eccolo lì, l'antidoto, la cura per quel disagiato sociale.
Si voltò sorridente verso Kagome che lo guardava curiosa. Prese dal vassoio che teneva tra le mani una fetta di pandoro, guardando Sango che posava a sua volta un vassoio in argento con calici ricolmi di spumante, su un tavolino vicino all'albero di Natale. Anche lei si voltò a guardarlo curiosa, porgendogli uno dei bicchieri.

È andato a prendere una boccata d'aria sul terrazzo. Perché non lo raggiungi e gli porti lo spumante, così poi brindiamo.” le suggerì, vedendola tentennare. “Kagome, non ti mangia mica, sai! È un buzzurro, ma un agnellino sarebbe più pericoloso! E ho bisogno di stare un momentino con la mia dolce metà, se non ti spiace.” aggiunse, zittendo sul nascere i reclami di Sango che non voleva vedere in difficoltà più del necessario l'amica.
Ma la mora, improvvisamente risoluta, afferrò due calici di spumante tra le mani dirigendosi verso la finestra.

Non esagerare con Sango, non staremo fuori al freddo un'eternità e quando rientro non voglio ritrovarmi davanti agli occhi scene da film hard.” scherzò, guardandoli divertita mentre Sango arrossiva.
Mia piccola Kagome, non ti facevo così sfacciata!” ribattè Miroku, sorridendole mentre la guardava uscire in terrazza e facendogli una linguaccia.

Una volta messo piede nella terrazza, Kagome venne immediatamente inondata dai brividi che le scossero la schiena. Istintivamente portò gli occhi al cielo per guardare i grossi fiocchi di neve che flemmatici andavano a posarsi a terra.
Riabbassò lo sguardo, puntandolo sulla schiena incurvata di Inuyasha, appoggiato al davanzale, il collo incassato tra le spalle. Sembrava volesse scomparire.
Titubante, percependo come una nota dolente di disagio, di solitudine, gli si avvicinò, il suo fiato caldo che creava nuvelette fluttuanti di condensa, i suoi passi ovattati dalla neve che aveva sotto i piedi.
Si fermò a pochi, pochissimi passi da lui, indecisa sul da farsi. Sicuramente la sua presenza non gli era passata inosservata e quel suo silenzio la metteva in difficoltà.

Guarda che non ti mangio, Kagome.” lo sentì dire, poi, e gliene fu immensamente grata. Sorrise leggermente, affiancandoglisi.
È la stessa cosa che mi ha detto poco fa Miroku, sai?” ridacchiò leggera, tanto per alleggerire la tensione.
Inuyasha si voltò a guardarla. La bocca stirata in un sorriso sereno, gli occhi grandi e brillanti, le guance arrossate dal freddo.
Era come vederla per la prima volta, in tutta la sua innegabile bellezza.
Aprì la bocca per dire qualcosa – per chiederle scusa, in primis – ma non fece altro che boccheggiare per alcuni istanti, catturando l'attenzione della ragazza, che lo guardava incuriosita.

C'è qualcosa che non va, Inuyasha?” gli domandò, infine. Gli si leggeva in faccia che qualcosa lo turbava, nonché fosse in difficoltà, ma non capiva perché. Quel ragazzo per lei era un continuo mistero.
Lui la fissò di rimando, spostandosi anche col corpo verso di lei, e Kagome lesse in quel piccolo e apparentemente insignificante gesto, un'apertura nei suoi confronti.
Si fissarono, cercando di leggere uno nell'anima dell'altro. Sentivano di capirsi a vicenda, ed era una cosa straordinaria, soprattutto per Inuyasha che non si era mai sentito capito da nessuno.
Ma, del resto, per tutti quegli anni, lui si era ostinato a non voler capire, a non volerne sapere del mondo.
Ed era quello che stava cercando in tutti i modi di fargli entrare nella zucca quel matto di Miroku.

Io... Ti devo le mie scuse, Kagome.” le disse, quasi un sussurro ma che alla ragazza giunse alle orecchie quasi come un grido. Lo vide abbassare la testa, le sopracciglia aggrottate, tutto il corpo teso come una corda di violino.
Sorrise, capendo perfettamente a cosa si riferisse. All'indifferenza, agli sguardi di astio, a tutti quei gesti che in realtà andavano solo a ferire lui stesso, timoroso di chiunque gli dimostrasse interesse, che gli rivolgesse una parola gentile, che volesse conoscerlo per quello che era.
Delicatamente, gli posò una mano su uno zigomo che immediatamente, a quel tocco, si rilassò, così come il resto del corpo. Inuyasha la fissò, mentre la mano di Kagome si andava a posare sul suo pugno chiuso che anch'esso si rilassò al suo tocco.
La vide sorridere, specchiandosi nei suoi occhi castani, dove la sua immagine riflessa era un completo sconosciuto. Lei gli porse il suo calice di spumante e gli si avvicinò, sfiorandolo col suo corpo che emanava un calore inebriante, come il suo profumo.
Si sollevò sulle punte, appoggiando una mano sulla sua spalla sinistra, allungandosi verso il suo orecchio.

Buon Natale, Inuyasha” gli sussurrò, mentre il tintinnio dei loro due bicchieri si disperdeva tra i candidi fiocchi di neve.


End.




Forse alcuni di voi, forse tutti, non saranno contenti di questo finale.
Ma, a parer mio, non poteva che finire in questo modo.
Non nego che ci starebbe bene un seguito. No, non lo nego XD
Ma visto l'andazzo delle cose, non dico nè prometto nulla; credo di aver 'deluso' già fin troppe volte chi mi segue, chi mi ha seguito e via discorrendo.
Le cose, il mio cervello in particolare si sta un pò smuovendo, ultimamente. E per chi leggeva 'LGDTT', è in fase di aggiornamento.
Terminerò quanto cominciato.
Bè, bò, sinceramente non so che dire, a proposito invece di questa storiella stramba. Come ho detto, forse ci sarà un dopo, uno sviluppo del tutto.
Anche perché, in effetti, per come è impostata verrebbe quasi naturale pensarlo.
Chi lo sa, magari già domani nascerà qualcosa, who knows XD
Ringrazio a prescindere chi per caso, chi con cognizione di causa darà uno sguardo a questa piccola creatura, sperando come sempre di far passare, a chi legge, un quarto d'ora piacevole.
Alla prossima, bella gente!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=444783