Prima che il cielo crolli sulla stanza.

di uchiha_girl e bloodnyar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** «Piove ancora?» ***
Capitolo 2: *** Don't resent me. ***
Capitolo 3: *** Non muoverti. ***



Capitolo 1
*** «Piove ancora?» ***


[Raccolta dedicata a Elisa]

Quinta classificata con dei punteggi così alti? Ne sono rimasta piuttosto sorpresa °O°! Dieci decimi dal podio, che vergogna XD
Comunque, non me ne lamento <123 Una shot a settimana, un mese di roba. Buona lettura ^^

Durante la stesura: «Leo», Ludovico Einaudi.
Questo primo capitolo è molto dolce e totalmente diverso da come lo immaginavo, non riesco a capire il perché...















«Piove ancora?»


Il mese di Aprile aveva portato con sé una pioggia continua e insistente.
Questo sommariamente non dava fastidio ai membri del quartier generale, costretti a restar chiusi giorno e notte nella loro fortezza di vetro e metallo.

Ogni giorno, alle diciassette e venticinque, L si voltava in cerca di Matsuda.
«Piove ancora?», chiedeva semplicemente, qualsiasi attività stesse svolgendo. Una volta, addirittura, aveva velocemente trascinato Light fuori dal bagno pur di non trasgredire alla propria routine.

L’uomo, perplesso, guardava allora fuori dalla finestra.
«Sì»: una risposta che da quattro lunghi giorni indispettiva il detective.

Sì, continuava a piovere.
L’acqua cadeva, a momenti più dolcemente, altre volte più crudele, accompagnata da potenti boati e da un freddo che s’infilava ovunque, oltrepassando ogni finestra chiusa e ogni maglione.

«Grazie».
Dopo quel momento di pausa, il mondo riprendeva a girare per la squadra Anti Kira.
Yagami restava a guardare Lawliet mentre questi tornava al lavoro, mentre tornava ai propri dolci e alle silenziose riflessioni.


«Perché lo chiedi, Ryuzaki?», aveva un giorno interrotto la risposta.
L’interpellato si era voltato verso il collega, la testa leggermente china da una parte e gli occhi fissi nei suoi.
«Perché», aveva continuato, «non guardi semplicemente fuori o non usi le web? Se volessi sapere quando finisce ti basterebbe leggere un bollettino meteorologico, perché—»

«Non le senti, Raito-kun?»



Il discorso era caduto, troncato dall’uscita di Matsui: «Non piove più».
L aveva quindi esibito un sorriso, un sorriso piccolo-piccolo il quale subito aveva lasciato spazio a pensieri ben più gravi e profondi.

«Grazie»; era poi tornato al lavoro.

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Capitolo 2
*** Don't resent me. ***


Ed eccoci con il secondo «episodio» di questo breve intermezzo.
Ho avuto molto a che pensare sull’atmosfera che avrei voluto rendere: cercavo qualcosa di differente dal solito, personalmente ho scritto più di quanto avrei voluto a riguardo di questo personaggio e il mio grande incubo è quello di andare ripetermi XDD...

@ Rein94: Grazie, spero anche questo capitolo possa piacerti ^^ Ehh, se L non fosse morto la trama ci avrebbe perso – un personaggio troppo grande per sopravvivere, non trovi? ;D
@ Ninetta: È sempre bello trovare una nuova lettrice *O* Ti avverto in anticipo che questa è la shot che meno ho gradito in quanto è un tema che io stessa ho già trattato, quindi decisamente poco originaleX3 Mi auguro però tu possa apprezzare <3
@ Mitsuki19: Ohh, amore mio, era tutto calcolato la tua approvazione mi rende immensamente felice *kufufu*, ti salterei addosso XDD
@ Pierrot: *Balla sul tavolo* La colpa della posizione è mia, avrei dovuto applicarmi di più °O° Grazie per il tuo parere, sempre maledettamente di parte XD Non ti amerei se così non fosse *nono* Ciao Matt <3
@ BloodNyar: Saaalve, collega adorata. Io ti odio perché non so mai come risponderti XD, un’autrice che ammiro e che dice cose tanto stupide e nonsense mi spiazza *__* Dai, sopravvivi all’influenza che ogni tua recensione è miele per il mio povero cuore <3


Buona lettura.



Durante la stesura – «Tears don’t fall (Acoustic)», Bullet For My Valentine.
Citazione – «Leave out all the rest», Linkin Park.
Mi piace la signora trattata così, mi piace decisamente XDD.
















Don’t resent me.


Misa non apprezzava l’estate.
Anzi, a dirla tutta, la odiava dal profondo del cuore.

Estate era un altro anno che finiva, estate era l’avvicinarsi del suo compleanno.
In estate Misa-Misa invecchiava – era giovane e ancora tanto carina!, però invecchiava.

La signorina Haruka le diceva sempre che non avrebbe dovuto comportarsi così, una ragazza così solare avrebbe dovuto dimostrarsi sempre gentile e sorridente; la manager le chiedeva di fingere almeno per i riflettori, aveva un’immagine da difendere e Misa-Misa era molto professionale!

Per questo, quando sapeva di essere a portata di telecamera, faceva apprezzamenti riguardo gli shorts visti il giorno prima in una vetrina oppure chiedeva una mezz’ora in più di pausa per potersi crogiolare al sole – portava sempre con sé una crema ad alta protezione per non rovinare la propria pelle né trovarsi «orrendamente abbronzata a strisce».

Eppure non le piaceva, avrebbe continuato a non piacerle.
Caldo e sudore, sudore e pori dilatati, pori dilatati e pasti saltati, pasti saltati e caldo.
I rari attimi di riposo da quella noiosissima e fastidiosissima routine erano quegli splendidi temporali che duravano un’ora al massimo.


Pioggia, pioggia, un paio di lampi qua e là, fresco dappertutto, Misa-Misa è contenta. E anche il mondo, sia chiaro.
«Chissà che pacchia essere dio», mormorava fra sé mentre, la preziosa borsa lasciata al riparo, camminava, correva sotto quell’acqua ancora più preziosa.

Si sentiva meravigliosamente bene, bagnata, fresca, spaventata.
Piangeva con il cielo. Si lasciava cadere a terra e piangeva forte, urlava un dolore che non provava, non provava! – finché ci fosse stato Raiko-kun con Misa-Misa, perché mai avrebbe dovuto sentir dolore?


Il temporale poi cessava, e con esso il dolore di Amane.
Odiava l’estate un po’ di più perché adesso le sarebbero bruciati gli occhi fino al successivo pomeriggio.

Però...
«Non avercela con me, Estate».

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Capitolo 3
*** Non muoverti. ***


Pocotempopocotempopocotempo! Questo capitolo avrei dovuto postarlo domani, però manca il tempo...
Un grazie infinito a chi commenta, a chi legge e a chi non apre nemmeno XDD.

Generi/Avvertimenti – Introspettivo; Shonen-ai (interpretabile come friendship).
Durante la stesura: «I Costantly Thank God For Esteban», Panic! at the Disco. (à Citazione nel titolo)
La pioggia c’entra molto meno di quanto avrebbe dovuto essere çwç, dannate idee che cambiano durante la stesura!

















Non muoverti.


Matt, in silenzio sulla poltrona sfondata che ha «adottato» da due settimane a questa parte, osserva Mello camminare avanti e indietro nel salotto.

Le mani dietro la schiena, il capo leggermente chino in avanti, gli occhi persi chissà dove – si chiede, il più giovane, perché gli ricordi tanto il solito fottuto Dottor Morte dei vecchi film.
Non indossa un camice verde sporco di sangue né tiene sotto il braccio una testa umana, però è dannatamente inquietante.

Osserva l’amico raggiungere la finestra. Segue i suoi movimenti, muscolo per muscolo, costringendosi a guardarlo mentre chiude il pugno s’una delle sbarre poste a proteggere il salto nel vuoto.
Studia come i capelli, ancora troppo meravigliosamente lunghi, scivolino dalle spalle nel momento in cui Mihael reclina il capo per osservare meglio il cielo grigio.

«È ancora bello, ma fa freddo», esordisce all’improvviso. «Hanno detto che pioverà».

Mail lo guarda dalla propria postazione.
È bello ma freddo – non potrebbe essere più d’accordo.

Lo ripeterebbe fino alla morte, lo ripeterebbe fino a trovarsi affogato in una qualsiasi pozzanghera, perché hanno detto che pioverà e il cane deve restare all’erta.
Spera piova presto: non pensa che accadrà, anche perché guardava la signorina del programma più che ascoltare le previsioni vere e proprie, ancora non ha capito in quale parte dello Stato succederà.
Spera piova presto perché quel fino alla morte è terribilmente affascinante.

   [ Mello è bello ma freddo,
      bello da ucciderlo e freddo da ucciderti. ]

«Hai ragione».



Non aggiunge altro.
Non ha altro da aggiungere, ora che Mello è seduto di fronte a lui, il culo su quel maledettissimo tavolo sempre coperto di carte e gli occhi fissi nei suoi. La testa vuota, le braccia nude che tremano per l’aria gelata della sera che scende.

Chissà che fine ha fatto quell’orrendo ombrello blu, si chiede.
Poi si alza dal divano e raggiunge il tavolo – sembrano secoli, secoli che non fuma una sigaretta. Lo sguardo del partner non l’abbandona, viso che si piega in un sorriso amaro di fronte alla richiesta di spiegazioni.

«Fuori piove. Resta qui».

 

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