Leave me. Forget me.

di manamalfoy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro. ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque. ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette. ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno. ***


Harry correva verso il bagno con una mano sulla bocca. Gli occhi stavano per uscirgli dalle orbite, mentre con l'altra mano cercava di pararsi da eventuali porte chiuse, o peggio finestre, dato che era senza occhiali e vedeva quanto una talpa di giorno.
Quando finalmente raggiunse la stanza si lanciò verso il W.C. alzando la tavoletta con poco ritegno per la pulizia maniacale che impegnava sua zia ogni giorno, e vomitando l'anima nello scarico, liberandosi di quel peso che lo attanagliava dalla cena.
Da quando era morto Sirius, Harry poteva sostenere ben pochi alimenti nel suo stomaco. Naturalmente gli zii sembravano fregarsene entrambi, anche se Petunia spesso gli lanciava occhiate apprensive. In fondo anche lei era una mamma.
Harry non aveva alcuna intenzione di farsi compatire da Petunia Evans in Dursley, comunque. Piuttosto, si diceva, preferisco vomitare il mio stesso stomaco. Tanto passerà. Sicuramente passerà. Una volta che avrebbe smesso di pensare a Sirius e alla sua cruda morte, sarebbe passato tutto. Nel frattempo avrebbe potuto vomitare nel bagno della "Tana", invece che in quello dei Dursley. Sì, gli scriverò una lettera, pensò mentre si lavava faccia e denti.
Tornò in camera bianco come un cencio, da far invidia ad Edvige. O a Draco. Due profonde occhiaie segnavano i suoi bellissimi occhi verdi, a riprova che il fatto che di notte evitava accuratamente di dormire per non avere ancora incubi. Cedric era morto. Sirius era morto. I suoi genitori erano morti. E lui, Harry, poteva ancora sentire l'urlo di sua madre nella testa, mentre nel sonno ripensava a loro; ripassava nella sua mente quella voce senza volto, l'ultima parola pronunciata da Lily Evans in Potter prima di morire, ricordo che gli era stato evocato dai Dissennatori di Azkaban, 4 anni prima. Certo che ne era passato di tempo. Dopo la battaglia alla fine del suo quinto anno stentava ancora a credere di poter vivere una vita migliore. Di STARE vivendo una vita migliore.
Si sedette alla scrivania, scacciando il pensiero della morte di Lord Voldemort dalla sua mente. Inforcò finalmente gli occhiali, perchè non aveva intenzione di mandare a Ron una sottospecie di scarabocchio informe al posto di una lettera.
R. Che ne dici se vengo a passare lì l'ultimo mese di vacanza? Ti scoccia? Hermione è già lì?
Arrotolò la pergamena e la chiuse con un nastro rosso, per poi legarla alla zampina di Edvige. Era uno stratagemma inventato da Hermione: colori diversi per persone diverse. In questo modo, se Harry si fosse trovato impossibilitato a parlare, Edvige avrebbe capito anche solo con un gesto rivolto ad un determinato colore chi andare a chiamare. Ron, ovviamente, era il rosso. Hermione il viola. Harry stesso il verde.
Era davvero un'ottima idea.
Harry guardò la sua civetta volare fuori dalla finestra, appoggiando la testa sulle braccia che aveva incrociato sulla scrivania. E, a suo discapito, si addormentò.

-Allora, Lucius, come si sta qui dentro?-
-Torna a piagnucolare sulla tomba del tuo fidanzatino, Remus.-
-Oh, che maleducazione. E pensare che ti avevo portato una sorpresa...- Lupin si scostò per permettere al biondo Mangiamorte di vedere di cosa si trattasse.
Dalla minuscola finestra sbarrata si vide parare dinnanzi un ragazzo alto e magro quasi del tutto uguale a lui.
-Ah, Draco.- disse il Mangiamorte accennando un sorriso.
L'ex professore di Hogwarts si allontanò, lasciando a Draco l'occasione di parlare con il suo genitore.
-Padre, non sapete la vergogna che ho dovuto patire in questo lungo anno. Padre, perchè mi avete fatto questo? Insomma, dannazione, SONO O NON SONO IL VOSTRO UNICO FIGLIO?- gridò il ragazzo, esasperato dallo sguardo di Lucius, impenetrabile, come al solito. -Sono venuto qui a dirvi solo questo, padre...io vi odio. Ripudiatemi, diseredatemi...ma sia ben chiaro che non ho più la benchè minima intenzione di considerarvi vivo. No, non dopo quello che avete fatto patire alla mamma e a me. Siamo la vostra famiglia, padre, e voi avreste dovuto metterci sopra ogni cosa...avreste dovuto ascoltare la mamma quando vi chiedeva di evitare certe incursioni troppo pericolose, per non dare nell'occhio. Ma le parole vi scivolano addosso come l'acqua sull'olio, vero? Non aspettatevi mai più visite. Non finchè vivrò. O meglio, finchè VOI vivrete.-
Draco si avvicinò al professor Lupin, facendo un cenno con la testa che significava: "Ho concluso, la prego andiamocene di qui, perchè vorrei morire ora." Remus gli appoggiò una mano sulla spalla, guardandolo negli occhi, da pari a pari, da essere umano ad essere umano.
-Draco, gli hai detto quello che pensavi veramente?-
-Sì signore, sono due anni che ripenso a quella dannatissima cattura, e non ho fatto che pensare a quella frase ogni giorno ed ogni notte da allora in avanti.-
-Allora rilassati, Draco. Un saggio detto babbano cita "Chi ha orecchie per intendere, intenda." Credo che tuo padre abbia inteso. Ora vieni, non vorrei che vedessi quando lo trasportano nell'ala d'isolamento temporaneo.-
-Ma...-
-So benissimo che avevi chiesto l'isolamento permanente, Draco. Ma devi ricordarti che lui è comunque il tuo genitore. E di conseguenza arriverai ad un momento in cui vorrai vederlo. E naturalmente arriverà il momento in cui lui vorrà vedere te e tua madre per poter chiedere perdono dei suoi peccati. Andiamo. Torna a casa, ora. Narcissa sta per rientrare.- disse poi tranquillo il professore, guardando il suo orologio da taschino.
-Gra...grazie, professor Lupin.-
-Figurati, Draco. Ma non chiamarmi più così. Non sono più il vostro professore, anche se è girata la voce che avrei potuto riprendere il mio ruolo quest'anno. Mi spiace ma dovrete accontentarvi di qualcun altro.-

Edvige diede due beccate al povero Harry che ancora stava dormendo con la testa sulla scrivania.
-AH! NO, VOLDEMORT, NON FARE DEL MALE A SILENTE!- urlò il ragazzo, pensando di essere ancora in pericolo. E per fortuna che non era caduto dalla sedia!
La civetta lo guardava con gli occhi fuori dalle orbite per lo spavento.
-Oh, scusami Edvige. Non volevo spaventarti...- disse staccando dolcemente il nastro verde dalla sua zampetta.
H. Come mai sei tu a chiedermi di venire, quest'anno? Certo che puoi. No Hermione non è ancora arrivata. Ti passo a prendere domani notte alle 3 con la macchina volante. Fatti trovare pronto.
D'accordo, mancano solo 24 ore, posso farcela, si disse il ragazzo togliendosi gli occhiali. Rovistò nel baule cercando qualcosa che era proprio sul fondo. Quando riemerse dalla massa di vestiti che aveva buttato all'aria, aveva in mano un energy drink e lo guardava con aria trionfante.
No, non dormirò mai mai mai più, si diceva. Forse non sapeva ancora che il sonno è importantissimo per l'equilibrio mentale e fisico del corpo umano.
Barcollando, Harry si avvicinò al letto per sedervisi e cominciare a studiare l'ennesimo capitolo di Pozioni. Per diventare un Auror come desiderava da tempo, doveva ricevere un "Eccezionale" da Piton, altrimenti non sarebbe stato ammesso al M.A.G.O. di Pozioni. E quindi doveva studiare.
Non è giusto, accidenti, pensava, arrabbiato, Malfoy passa i compiti di Piton solo perchè è il suo cocchino, e invece mi odia e mi prende sempre di mira...ma vedrà se non riesco ad imparare a fare le pozioni.

Dei singhiozzi provenivano dai sotterranei del castello. Narcissa non se ne curava, fissava il buio fuori dalla finestra.
Jarvi, il nuovo elfo domestico di casa Malfoy, stava passando lo strofinaccio sui marmi del salotto, quando sentì i lamenti del suo padroncino. Jardi gli voleva bene perchè, a differenza del padre, gli lasciava qualche avanzo volentieri e non lo obbligava a pulirgli le scarpe 5 volte al giorno per il solo gusto di vederlo pulire macchie che non c'erano. Così, lento e silenzioso, si avvicinò alla porta che dava ai sotterranei del maniero. Quando fu vicino al rampollo di casa Malfoy, gli appoggiò una delle piccole mani su di una spalla.
-Cosa vuoi Jardi? Perchè sei qui?-
-Jardi non vuole vedere padroncino piangere. Jardi sa che padroncino piange
per colpa di padrone, ma ora padrone non c'è più e Jardi sa che è per questo che padroncino piange...Jardi vuole solo dire a padroncino che non deve dare a se stesso la colpa di quello che successo, signorino. Se padroncino vuole dare a Jardi la colpa, Jardi è contento di prendersela per padroncino.-
Draco alzò appena gli occhi gonfi di pianto.
-No, Jardi, grazie. Non voglio darti la colpa.- sorrise appena, per tranquillizzare l'elfo preoccupato come non mai. -Torna pure su, dalla mamma. Chiedile se vuole qualcosa da mangiare, sono due giorni che non mette nulla sotto i denti.-
-Jardi corre, signore.-
-Ah, Jardi, chiudi la porta, per favore.- gridò Draco appena prima che l'elfo solcasse la soglia. Il fedele domestico si voltò, inchinandosi al suo padrone, e chiuse diligentemente la pesante porta nera, mentre il padroncino chinò di nuovo la testa a sfiorare il pavimento, urlando il suo dolore.
Ok, non so come ho fatto a scrivere così tanto per il primo capitolo, e non so neanche cosa verrà fuori da questa storia. Volevo solo inserire un personaggio che mi era venuto in mente e mi piaceva xDD Se vi piace, quando finalmente avrò dormito qualche ora dopo il lavoro di stanotte, posterò il secondo capitolo! Un bacio a tutti quelli che avranno il coraggio di leggere!
Sto scrivendo il nuovo capitolo! Mi sono un po' bloccata, perchè non avevo proprio pensato al periodo pre-school xD intanto ringrazio Dodo e Nena88 che mi stanno seguendo e Imms che ha deciso di sua spontanea volontà [O_O] di betare xDDD

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Capitolo 2
*** Capitolo due. ***


Harry era sveglio da ore quando Dudley cominciò a bussare come un ossesso alla sua porta. Dall'interno della stanza, il maghetto non se ne curava, stava ancora cercando di imparare meglio le pozioni del sesto anno e non aveva la minima intenzione di staccare la testa dal libro.
-Cugino, dannazione, apri! Se ti scopre mamma sono guai seri, sai?-
Harry alzò appena il capo, cercando di capire di che diavolo stesse parlando il babbano al di là della porta di legno.
-Cosa ho fatto, stavolta, Duddinopiccino?- chiese, sarcastico, mentre apriva uno spiraglio di porta. Dudley si ritrasse subito quando vide che davanti al naso aveva la punta della lucida bacchetta di Harry.
-Sei diventato bulimico, cugino?-
-No, che diavolo. Che domanda idiota.-
-Allora perché c'è del vomito dappertutto in bagno?-
Maledizione, pensò Harry. Non avere gli occhiali non l'aveva di certo aiutato. E per di più era al buio.
-Cugino, squassati, prima che davvero mamma si svegli e te lo faccia tirar su con la lingua.-
-Come mai mi avverti? Perché non glielo permetti e basta?-
Dudley non rispose. Fissò semplicemente la bacchetta con il terrore negli occhi. Harry lo sorpassò per entrare in bagno. La luce dell'alba cominciava a filtrare dalle finestre.
Evidentemente Dudley si era svegliato così presto perchè doveva espellere tutto quel dolce alla panna che si era slappato la sera prima.
L'odore che impregnava il bagno fece girare ad Harry la testa. Prese straccio e secchio e si chinò a terra, cominciando a pulire e raschiare ogni minima traccia. Lavoro duro. Naturalmente, se i suoi tutori non fossero babbani, avrebbe potuto metterci 5 nanosecondi con un semplice colpo di bacchetta.
Ancora 15 giorni, Harry. Poi, finalmente, ti potrai trasferire dove ti parrà. Magari a casa di Sirius. No, lì si incontrano gli ex membri dell'ordine. Poi Kreacher mi ucciderebbe. Allora mi prenderò una casetta in affitto. Magari potrei chiedere a Silente di stare ad Hogwarts mentre comincio a fare gli esami per diventare Auror...potrei dormire con Hagrid, pensava mentre grattava per terra.
Zio Vernon aveva smesso di russare. Ok, da quel momento, Harry aveva esattamente 10 minuti e 32 secondi per finire di pulire, prima che quell'omone entrasse nel bagno e facesse i suoi comodi. Ma la situazione era molto meno disastrosa di quanto l'avesse descritta Dudley.
Zio Vernon stava per aprire la maniglia quando Harry aprì la porta uscendo di corsa con il secchio in mano.
-Oh, ciao Zio Vernon. Buongiorno.-
Vernon rimase interdetto a vedere il nipote pallido come un cencio e con gli occhi infossati già sveglio a quell'ora. Ma naturalmente non vi diede peso, sicuramente era rimasto sveglio a fare qualcosa di strano con quelle dannate COSE anormali, non era cosa che poteva interessare lui, che nella normalità, invece, ci sguazzava. Entrò in bagno e tranquillamente si lavò i denti. Ancor più tranquillamente si fece la barba e altrettanto tranquillamente entrò nella doccia per poi uscirne coperto da un enorme accappatoio bianco a righe nere. Uscì dal bagno per lasciare il suo posto a sua moglie Petunia.
-Allora, Potter, è pronta la mia colazione?- disse tirando uno schiaffo sulla nuca del giovane mago.
Harry si massaggiò la zona offesa e con molta tranquillità gli disse che no, non era pronta, non aveva ancora iniziato a farla, in realtà. Vernon diventò di tutti i colori, poi gli gridò di preparargliela nel modo più veloce possibile, se non voleva che quelle sbarre che tanti anni prima erano state divelte dalla sua finestra fossero ricomparse. Seduta stante!

Draco si rigirava nel letto. Le lenzuola di seta nera si stropicciavano al contatto con le sue mani che stringevano e mollavano, si alzavano e si abbassavano nell'incubo che lo pervadeva. Con un grido finalmente si svegliò.
Aveva gli occhi cisposi, segno che oltre ad aver pianto nelle segrete aveva continuato nel suo letto, nel sonno. Doveva aver avuto un incubo veramente terribile. Naturalmente, però, nessuno gli avrebbe chiesto di cosa si trattasse, per alleviare un po' le sue pene. Nessuno si sarebbe interessato di lui. Non uno dei suoi cosiddetti amici si era fatto vivo durante l'estate per chiedergli come andavano le cose a casa Malfoy.
Nemmeno quell'oca di Pansy. "Oh, ti amo da morire Draco, ti amerò per sempre sempre sempre." Smancerie da Tassorosso del primo anno, altro che Serpeverde del sesto. La odiava. L'aveva sempre odiata a morte. Se suo padre si aspettava che se la sposasse, avrebbe dovuto aspettare anche troppo.
Draco si stropicciò gli occhi. Avrebbe mai potuto rivelare quell'incubo terribile a qualcuno? No, decisamente no. Nemmeno il più aperto dei babbani avrebbe potuto capirci qualcosa, in quel disastro.
Tirò il cordone che faceva suonare la campanella nelle cucine, per chiamare il fedele Jardi e informarlo che era ora della sua colazione. Infatti dopo nemmeno 5 secondi si ritrovò un vassoio sul letto pieno di ogni ben di dio: pane tostato, croissant, caffè, tè e latte, immancabili uova e pancetta e del porridge fumante, con le sue salse ben accostate l'una all'altra.
Draco pensò tra sé che fosse un terribile spreco cucinare tutta quella roba quando sapevano tutti benissimo che lui mangiava una fetta di bacon e una cucchiaiata di porridge liscio, finendo solo la tazza di caffè. Dovevano tirare un po' la cinghia da quando Lucius era stato internato, perchè sprecare tutto quel vassoio di roba, dannazione? Tirò nuovamente il cordone mentre masticava.
Jardi comparve a fianco al suo letto con la testa china.
-Jardi cotto male colazione, signore?-
-No, Jardi. Voglio solo che da domani tu mi faccia una sola fetta di bacon e una scodella di porridge, oltre alla tazza di caffè. Altrimenti questa roba non viene toccata da nessuno. Non dirmi che lo fai per prenderti gli avanzi...-
-No, signore. Jardi fa perchè padrone è pallido e tanto magro, signore. Jardi vuole che signore stia bene, signore.-
Draco sorrise leggermente dell'ingenuità dell'elfo.
-Fai una cosa, Jardi. Se la mamma non si è ancora svegliata, questa roba mantienila calda e poi dalla a lei. Non l'ho toccata, quindi è come se non fosse successo nulla. E invece il bacon e le uova mangiali tu alla mia salute.- gli strizzò l'occhio. Jardi si commosse e cominciò a piangere, inchinandosi fino a sfiorare il pavimento per il suo buon padrone.
Quando l'elfo e il cibo scomparvero, Draco saltò giù dal letto per andare a prepararsi. Il contatto con la pietra fredda gli diede una bella scossa, adatta per tirarsi ancora più su, se ancora non si fosse svegliato del tutto.

Mentre i suoi zii facevano colazione nel modo più normale possibile, Harry beveva distrattamente un energy drink. Vernon e Petunia fingevano che la civetta che gli aveva portato il giornale non fosse mai entrata dalla finestra della cucina. Dudley, invece, aveva la testa talmente tanto persa nel suo piatto che non l'aveva nemmeno vista.
Niente di nuovo sulla Gazzetta, pensò. Aveva sognato una vita normale per 16 anni e 350 giorni e ora che l'aveva si annoiava terribilmente. Diede un'occhiata agli annunci immobiliari. Poi dette l'annuncio ai suoi parenti.
-Zii...- esordì, cercando di non disturbarli troppo mentre mangiavano la loro normalissima colazione. Vernon mollò il cucchiaio a mezz'aria, facendolo cadere sul piatto con un tonfo sordo. Petunia alzò a malapena lo sguardo.
-Tra 15 giorni compio 17 anni. Nel mondo m...nell'altro mondo significa che sono maggiorenne. Quindi sto cominciando a cercare una casa per conto mio. Non ho bisogno che facciate nulla, volevo solo informarvi.- Sul volto di Vernon si formò una smorfia che pian piano si rivelava essere un sorriso. Dudley alzò finalmente la testa dal piatto. E Petunia...beh, Petunia continuò tranquillamente a mangiare il suo bacon, facendo finta di non aver sentito. Non potevano davvero credere alle loro orecchie: liberarsi dell'anormale! Levarselo finalmente dai piedi! Le loro preghiere erano state ascoltate, finalmente!
-Se non ne troverò una entro l'estate ci penserò mentre sono a scuola.- terminò Harry. Il sorriso comparve anche sul suo volto. Vivere solo significava tanto, per lui. Era finalmente libero da mille preoccupazioni e, soprattutto, avrebbe potuto usare la magia se ne avesse avuto il bisogno! Non vedeva l'ora!
Tutte le sue preoccupazioni scomparvero quando vide l'annuncio di una casetta ad Hogsmeade dal prezzo ragionevole. Avrebbe potuto lavorare a Diagon Alley, mentre studiava per diventare Auror. Decise di mandare subito un gufo ai proprietari.

Draco guardava la Gazzetta del Profeta, cercando lavoro. Poi pensò che forse avrebbe potuto chiedere a Borgin, il proprietario di Magie Sinister, di prenderlo a fare qualche lavoretto mentre ne cercava uno vero e proprio per mantenere se stesso e la sua mamma.
Sì, farò così, pensò. Dopotutto un lavoro era normale, anche a Notturn Alley. E, dopotutto, un Malfoy non avrebbe potuto lavorare altrove, no?
Chiamò il gufo di famiglia, scrisse un breve biglietto molto educato, e glielo legò ad una zampa, per poi spiegargli dove sarebbe dovuto andare. Il gufo volò fuori dalla sua finestra e Draco lo seguì con lo sguardo. C'erano pesanti nuvoloni dal colore minaccioso, nel cielo. Avrebbe potuto piovere di lì a poco. Erano i suoi momenti preferiti, quelli in cui la pioggia sta per cadere e tutto si azzittisce...gli permettevano di pensare meglio. Appellò la sua fedele Nimbus 2001 e si lanciò fuori dalla finestra, come prima aveva fatto il gufo, per gustarsi l'aria che già profumava di pioggia. Mentre galleggiava in quell'atmosfera pesante, qualcosa attrasse il suo sguardo: una bellissima civetta bianca che volava leggera sotto le nuvole, facendo il percorso inverso a quello che il suo gufo aveva intrapreso poco prima. Il pensiero di Draco volò con lei dal suo padrone, lo sfregiato. Dannatissimo sfregiato. Bastardo d'uno sfregiato. Canaglia. Pusillanime. Adorabile, sfregiato. Una volta sola si era concesso alle sue moine. Ma Draco ancora lo sognava alla notte. E ancora ci ripensava di giorno.

-Harry? Harry?? HARRYYY??-
Il maghetto si guardò attorno. Si era di nuovo addormentato sulla scrivania. Chiuse il libro di Pozioni e lo infilò nel baule insieme alle sue cose. Edvige non era ancora tornata, ma avrebbe di certo capito che se il suo padrone non era lì, l'unico posto in cui poteva trovarlo sarebbe stata la Tana.
Ron osservò perplesso il suo migliore amico. Era tutto sudato, bianco come un morto e due profonde borse viola gli appesantivano gli occhi verdi...
-Che c'è Harry? Cercavi di trasfigurarti in un panda?- sdrammatizzò il rosso. Naturalmente sapeva benissimo che il suo migliore amico non dormiva decentemente da una vita.
Harry lo guardò con un sorrisetto sarcastico, cercando di minimizzare.
-Certo, perchè ti sei visto te, spero che sia il caldo che ti fa diventare tuttuno coi capelli!-
-Ah ah. Muoio dal ridere. Dai, muoviti.- Ron certe volte proprio non lo capiva. Sembrava che ci godesse proprio a sentirsi migliore di lui...come se fosse difficile. Potter qui, Potter là. Eppure non la faceva tanto lunga quando voleva scappare dai suoi zii e si intrufolava in casa sua, no?
Partirono alla volta della Tana. Questa volta Ron aveva avvisato sua madre dell'avvenimento, e aveva chiesto a suo padre il permesso di usare la nuova macchina volante superplus, con filtro dell'invisibilità aggiornato e motore GT. Lo disse a Harry, che a quanto pare non l'aveva notato. Harry s'infervorò e si fece raccontare tutto sull'argomento. Come l'avevano comprata, dove, quando, perchè...Chiedeva tutto, ascoltava tutto. Tutto, pur di non rimettersi a dormire.
Graaaaaaaaaaaaaaazieeeeeeeee! Grazie mille a DANINO che ha messo la mia ff tra i preferiti ** E' la mia primissima longfic, quindi è davvero un onore! Ringrazio anche Dodo e GinnyPotter93 per le recensioni! E, no, Ginny, è solo che nella mia mente malata praticamente Malfoy Manor si trova a metà strada tra Londra e Hogsmeade, quindi Edvige, che è una civetta iperintelligente, ha preso la strada più breve, senza naturalmente sapere che quella portava anche sulla tenuta Malfoy xDDD Dodo, spero anche io di non perdere l'ispirazione xD è che la mia idea di storia iniziava col primo giorno di scuola, ma volevo far capire come si sentivano i personaggi prima dell'evento xDDD quindi incrociamo le dita per me, perchè al momento non ho la minima idea di come continuare xDDD Se potessi saltare a piè pari il compleanno di Harry...magari! xDDDDDDDDD

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Capitolo 3
*** Capitolo tre. ***


Ron parcheggiò con cura l'auto nel capannone in cui suo padre teneva tutta la sua roba babbana. Harry saltò giù scaricando il suo baule con non poca fatica. La sua condotta dell'ultimo periodo lo stava spossando lenamente. A dire il vero, Ron non si sarebbe affatto sorpreso se Harry fosse svenuto lì, in quel momento.
Trascinarono la roba in casa, dove Molly Weasley stava preparando una colazione che avrebbe sfamato tutti gli Alpini d'Italia.
Harry sperava che almeno lì, in mezzo a gente che gli voleva bene e che non lo trattava solo come uno schiavo, sarebbe riuscito a mettersi in sesto. L'anno prima non era riuscito ad andare da loro, Zio Vernon l'aveva obbligato a mettergli a posto tutta la casa perchè lui era scomparso per un po', rapito dai maghi giornalisti che lo consideravano il salvatore del mondo. E non a torto. Però l'anno ad Hogwarts e il calore che tutti i suoi amici gli davano lo aveva fatto stare molto meglio. Anche perchè se non fosse stato meglio sarebbe stato già morto per denutrizione da un pezzo.
Molly lo abbracciò, quando lo vide. Harry sorrise, stringendo a sua volta la mamma del suo migliore amico, e carpendo un po' del calore che la donna emanava.
Alle volte credeva di poter vedere una specie di alone attorno alle persone, ma non sempre, e non con tutti. C'era qualcuno in particolare, che emetteva una luce più forte degli altri...Harry scacciò quel pensiero. L'abbraccio di Molly Weasley lo fece sentire decisamente meglio.
Si sedette a tavola e rubò uno scone ancora caldo, attendendo l'arrivo degli altri componenti della famiglia Weasley. Tutti.
Oh, no, pensò Harry. Si era completamente dimenticato di Ginny, maledizione! Cosa le avrebbe detto? "Oh, scusa Ginny, mi spiace davvero, ma non sei proprio di mio gusto..." Certo, sarebbe andato incontro a morte certa. Sarebbe stato più facile pestare una zampa a Fuffi e uscirne illeso. Ginny era una strega potente. E questo piccolissimo particolare era innegabile.
-ALLORA? WEASLEY VOLETE DECIDERVI A SCENDERE? LA COLAZIONE E' PRONTA DA UNA VITA!- gridò Molly, amplificandosi la voce con l'incantesimo Sonorus. Harry si coprì le orecchie. Era talmente concentrato su quello che avrebbe dovuto dire a Ginny che non si era nemmeno reso conto di essere già al terzo scone e che la nausea non gli era ancora venuta.
-Ciao Harry!- disse una voce femminile alle sue spalle. Harry deglutì l'ultimo boccone girandosi con il cuore in gola. Giusto appena sotto il pezzo di pasta. Non era Ginny, per fortuna. Era Hermione.

Ginevra Weasley era ancora nella sua stanza, ma non dormiva. Stava dando qualche biscottino ad Edvige, che, come da previsione di Harry, era andata a cercarlo alla Tana.
La rossa era inquieta. Per 15 lunghissimi anni aveva atteso il signor Potter, per 15 lunghissimi anni lo aveva sognato ogni notte e fissato ogni giorno, ascoltando sognante suo padre raccontare la leggenda del bambino sopravvissuto, incredula che proprio Ronald, il suo insignificantissimo fratello, fosse diventato il suo migliore amico, terrorizzata ogni volta che lui le si avvicinava. Ogni santo giorno si svegliava un'ora prima del dovuto e stava per quell'ora intera davanti allo specchio lisciandosi i capelli, facendosi le sopracciglia, pulendosi il viso, truccandosi in modo impercettibile (di modo che i professori non lo notassero) solo per cercare di essere più bella, più alla sua altezza. E il mondo le crollò addosso quando Harry disse di essere finalmente riuscito a conquistare l'eterea e soprattutto inutile Cho Chang. Voleva morire. Solo morire. Ma poi, l'anno prima, Harry improvvisamente notò che anche lei faceva parte della famiglia Weasley. Che la piccola e ricoperta di efelidi sorella di Ron esisteva. E forse che anche alcune delle efelidi erano sparite. Ma non magicamente. No, aveva usato un vecchio rimedio che si era rivelato funzionante: impacchi di crema di latte. E pensare che l'aveva sentito da un film. Il più conosciuto ed importante film d'amore della storia del cinema. Via Col Vento. Che alla fin fine rimaneva solo uno stupidissimo e fasullo film. Invece la cura aveva funzionato ed Harry se n'era accorto. L'aveva presa per mano, le aveva detto quanto era diventata bella...e lei, naturalmente, c'era cascata. Aveva mollato Dean Thomas per lui e lui...lui era stato con lei per un po', avevano fatto l'amore, ma poi un giorno lui, proprio lui, San Potter, le aveva detto che no, non c'era null'altro che potessero fare, non potevano più stare insieme. Lei si era maledetta, aveva maledetto Via Col Vento, Cho Chang, persino Hermione. E Romilda Vane e Katie Bell e Angelina Johnson e Lavanda Brown. Calì Patil e anche Fleur Delacour e sua sorella Gabrielle. Persino Pansy Parkinson. Aveva maledetto tutte le donne che gli erano state vicino, nell'ingoranza su quale in realtà potesse essere la malfattrice.
Così restava lassù, seduta sul letto con le gambe raccolte al petto, cercando di farsi più piccola possibile. Cercando di scomparire.
-Dai sorella, scendi. Abbiamo fame.-
-No, Fred, non ho fame, mangiate pure senza di me.-
Non aveva detto a nessuno che Harry le aveva spezzato il cuore. Anche perchè si era stufata di essere la piccolina di casa, quella sempre indifesa, sempre da proteggere. Era diventata una strega di straordinaria potenza, nel caso i suoi fratelli e genitori non se ne fossero ancora accorti. Anche lei aveva combattuto contro Voldemort e i Mangiamorte, quella sera al Ministero.

Harry continuava a mangiare, sotto lo sguardo compiaciuto di Molly, Ron e Hermione.
Ron staccò un attimo gli occhi dall'amico e guardò quella che avrebbe dovuto essere la sua ragazza e che invece non l'aveva nemmeno minimamente considerato.
-Hermione, potrei parlarti un attimo in privato?-
-No, Ronald, almeno non finchè non avrai finito tutti i compiti di Pozioni.-
Perchè era diventata così fredda nei suoi confronti? Non aveva fatto nulla per meritarsi tanta cattiveria in fondo...Non era stato bocciato in nessuna materia...solo in Pozioni era indietro, ma non era tutta colpa sua. Piton non si era addolcito nemmeno dopo la caduta di Lord Voldemort, dannazione! E poi aveva ricevuto Accettabile, in fondo. Non Troll.
-Eddai, Hermione.-
-No.-
-Ora basta! Ho detto che ti voglio parlare e parleremo, capito?-
Da dove l'aveva tirato fuori tutto quel coraggio? Ron stesso non se ne capacitava. In ogni caso scollegò il cervello dai muscoli e prese Hermione per un polso, obbligandola a seguirlo di fuori, sulla panchetta che stava sotto al porticato.
L'afa era terribilmente pesante, persino a quell'ora della mattina. Solo Harry non sembrava avvertirla e continuava a mangiare vestito con i pantaloni lunghi e la camicia. Ron, dal canto suo, cercava di non esplodere dal caldo e di tornare di un colorito che non fosse tuttuno con la sua chioma.
-Adesso mi spieghi perchè diavolo ce l'hai con me questa volta.-
-Ronald Weasley. Io non sono tua mamma, capito? Quindi mi sono scocciata di doverti sempre incitare a fare i tuoi compiti e a studiare e a mettere in ordine la tua stanza e a lavare i tuoi vestiti. E, tanto per la cronaca, mi sono anche stufata di doverle fare io, queste cose, quando tu sei troppo svogliato per darmi retta.- sibilò lei. La sua voce era un sussurro. Hermione è proprio il mio esatto opposto, pensò Ron. Sempre calma e posata, non alzava mai la voce, nemmeno quando era furente. Era questa la cosa che più lo spaventava di lei. Quando era molto arrabbiata e voleva fartelo capire, sussurrava, in modo che tu dovessi avvicinarti sempre più e quando eri alla sua portata, spesso e volentieri ti tirava uno schiaffo violentissimo. Sempre se quel ""tu" era riferito a Ron o Harry e non alla Bulstrode o a Tiger e Goyle. Anche perchè Hermione avrebbe usato la bacchetta, in quei casi. Era troppo intelligente per giocare col fuoco con persone più alte e più grosse di lei.
Ron però non si fece incantare questa volta e restò ben piazzato a gambe divaricate e braccia conserte, guardandola dall'alto in basso, perchè lei, invece, si era seduta fissandolo imperiosamente negli occhi.
-Ciao ragazzi!-
Ron si voltò. Per una volta che stava riuscendo ad avere la meglio su Hermione dovevano interromperlo! Ma non fece neanche in tempo a dire "crucio", perchè il proprietario di quella voce, insieme con altri due ragazzi, stava correndo a perdifiato in mutande per buttarsi nel lago e farsi una nuotata. Hermione chiuse lentamente le palpebre e si massaggiò una tempia, con fare sarcastico. Ron tornò a guardarla.
-Hermione, ascoltami MOLTO attentamente, perchè non lo dirò più. Ho capito che tu ti stai ancora vendicando per le mille volte che ti ho dato della secchiona lunatica rompiscatole, e so anche che continuerai ad libitum.-
Hermione alzò un sopracciglio. Ronald che parlava in latino fuori dai duelli e dalle ore scolastiche?
-Sì, ho detto ad libitum, e per tua informazione so anche cosa significa. E' proprio questo che volevo spiegarti, nell'ultimo anno E MEZZO. Per amore tuo mi sono messo a studiare e leggere e informarmi in quasi ogni campo, magico e babbano, per essere al tuo stesso livello e non sembrare un tasso scemo ogni volta che usciamo con qualcuno che è alla tua altezza e sa come parlare. Non voglio più che le nostre conversazioni si limitino a "Oh, Ronald, studia Incantesimi mentre mi passi il sale grosso per la pasta" o che si svolgano quasi interamente a letto. Voglio che da ora in poi tra me e te si intavolino discussioni reali e sensate. Se vuoi parlare di politica, di libri, di musica o anche solo del tempo, fallo. Io VOGLIO che tu lo faccia, perchè a dire la verità mi sono proprio rotto del cipiglio scocciato che metti ogni volta che sbaglio un passato remoto. Ora li so tutti a memoria. CONTENTA?-
Hermione scattò in piedi, allibita da tanto ardore. Ron aveva davvero fatto questo per lei?
-Ron io...-
-Che c'è, vuoi interrogarmi? Fallo, sono pronto. Sono preparato su tutto. Tranne che su Pozioni. Per quello...credo proprio che avrò bisogno di qualche ripetizione!- esclamò, mentre lei lo abbracciava felice.
Ronald Weasley aveva davvero cominciato a salire gli scalini che si era costruito nella buca che aveva scavato dopo aver toccato il fondo, con lei. Sorrise del suo gesto e rimase per qualche secondo con le braccia a mezz'aria, senza sapere cosa fare. Alla fine decise di appoggiarle delicatamente sui suoi capelli che odoravano di menta, inspirando quel profumo che, alla fine, era un po' anche suo.
Sapeva benissimo che non avrebbero mai smesso di litigare. In fondo il loro rapporto era così. Diciamo che è una cosa nostra, disse a se stesso. E lui, in fondo in fondo, adorava quella loro cosa.


Ed eccoci giunti finalmente al terzo capitolo xD l'ho scritto d'un fiato a notte fonda. Grazie Dodo per la recensione! E scusate per averlo copiato due volte, mi succede spesso ultimamente. E' un problema della tastiera e non ho ancora capito come metterlo a posto xDD Chiedo perdono se è breve o fa schifo, ma come ho detto prima l'ho scritto dalle 2 alle 3 e mezza di ieri notte xDDD
Ringrazio Lolitosa e Skitty1 per avere aggiunto anche loro questa ff tra i preferiti!

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro. ***


"The ice age is coming, the sun is zooming in
Engines stop running and the wheat is growing thin
A nuclear error, but I have no fear
London is drowning-and I live by the river!"

La musica risuonava per tutta la casa. Ginny doveva essere impazzita di certo, per tenerla così alta.
Harry tese l'orecchio. Non sapeva che Ginny Weasley, la stessa Ginny Weasley con cui era stato neanche troppo tempo prima, fosse fan del punk. Certo, non aveva un animo posatissimo, ma di certo Harry non la faceva una tipa da Clash. La cosa più buffa, pensò Harry, è che questa canzone ha la mia stessa età.
Guardò fuori dalla finestra. Era appena l'alba, ma aveva evidentemente dormito. Dopo quasi tre mesi dalla sua ultima vera nottata passata a letto, ne aveva avuta finalmente un'altra. Non si era nemmeno accorto che i giorni a casa Weasley erano volati e che quello era un giorno speciale, per lui. Il 31 luglio. Il suo diciassettesimo compleanno.
Harry si mise a sedere sul letto, guardandosi intorno. Ron non c'era. Chissà dove diavolo poteva essere a quell'ora, se non...in un qualche angolo remoto con Hermione, ovviamente.
Scese cautamente le scale, non pensando al fatto che la musica assordante aveva sicuramente svegliato tutta la casa.
Le ultime parole echeggiarono prima di lasciare spazio ad una canzone decisamente più nuova, anche se incomprensibile alle sue orecchie.
"Der Wahnsinn
ist nur eine schmale Brücke
die Ufer sind Vernunft und Trieb
ich steig dir nach
das Sonnenlicht den Geist verwirrt
ein blindes Kind das vorwärts kriecht
weil es seine Mutter riecht."

Harry raccolse tutto il suo coraggio e aprì lentamente la porta di Ginny, quel tanto da poterci far passare la testa.
-Buon giorno, Ginny...-
La ragazza stava mandando la testa su e giù a tempo di musica, i lunghi capelli color del fuoco le coprivano il viso. Non sembrò dar peso al saluto di Harry, anche se rispose al suo saluto.
-Sai, mi piace questo gruppo. Sono tedeschi. Ho sentito che tra poco uscirà il loro nuovo album.-
-Ah, ecco perchè non capisco una parola.-
-Ascolta, Harry...Perchè sei qui? Cioè, non avevamo una specie di tregua della serie "tu fai finta che io non esisto e io faccio lo stesso con te"? Per caso vuoi chiarire?-
Harry si fece scuro in volto. Gli sembrava di essere stato abbastanza chiaro, quando, tre mesi prima, le aveva detto che da lei non voleva più niente, se non un'amicizia. O eventualmente, se a lei interessava, potevano essere "amici di letto". A lui non poteva fregar di meno.
-Ho già chiarito con te, Ginny. Cosa vuoi che ti dica di più? Vuoi che mi metta a piangere? Ma dai. Scusa, volevo solo sapere chi stava cantando, ma evidentemente la mia persona ti disturba. Non ti preoccupare, levo immediatamente la testa dallo spiraglio della porta del tuo santuario.-
Harry stava per andarsene, quando Ginny lanciò qualcosa contro la porta.
Che pazza furiosa, pensò il ragazzo. Ho fatto bene a liberarmene, prima che mi riducesse ad un accendino.
Continuò a scendere le scale, mentre il profumo delle salsicce di Molly Weasley inondava lentamente i piani superiori.
Harry non aveva la minima idea di quello che avrebbe trovato una volta entrato nella sala da pranzo della "Tana".

Due ore e cinquantasette minuti prima.
-Mamma, sei sicura che sia proprio necessario?-
-Ronald Weasley, per l'ennesima volta, anche tu hai ricevuto lo stesso trattamento, come tutti i componenti della famiglia.-
-Non è affatto vero, mamma. Durante il mio compleanno ero a scuola, e la festa me l'hanno fatta i miei compagni di stanza, spruzzandomi addosso tonnellate di roba appiccicosa e difficile da togliere...E comunque da quando in qua POTTER fa rima con WEASLEY?-
Ronald Weasley era a dir poco fuori di sé. La sua stessa madre aveva tirato giù dal letto l'intera famiglia, lui compreso, alle 3 di notte per preparare la festa di Harry. Ron voleva molto bene a Harry, e questo è scontato. Però gli sembrava sempre di essere messo in secondo piano rispetto a lui...e questo proprio non gli andava giù. E pensare che se solo avesse voluto avrebbe potuto raccontare certi aneddoti su Harry che avrebbero sfatato la sua fama in 5 secondi netti. Tempo di valore europeo, da Guinness dei primati!
Desiderava una birra. Pensare al Guinness dei primati e alla sua derivazione comune con la famosa birra irlandese gli aveva fatto venire voglia di bersene una bella ghiacciata. Chissà quante se ne stavano bevendo ora Seamus e Dean (che sicuramente era a casa di Seamus, non c'era da metterlo in dubbio). Un detto irlandese poi descriveva la Guinness come un toccasana da farsi a tutte le ore, come la proverbiale mela quotidiana. Infatti gli irlandesi la bevono a colazione accompagnata da un bel paio di salsicce abbrustolite.
Lo stomaco di Ron ebbe un sussulto. Naturalmente sua madre e Hermione non poterono fare a meno di notarlo e rimbeccarlo all'istante dell'avvenimento. Hermione non si capacitava di come il suo ragazzo potesse mangiare continuamente e non ingrassare mai. Di malavoglia, Ron, stava nel frattempo incantando dei festoni perchè si piazzassero da soli dove più piaceva loro in casa. Un paio diedero problemi perché erano convinti entrambi di stare perfettamente sopra al camino. Alla fine Ron decise di spostarli entrambi e mettercene uno che faceva comparire gli auguri in base all'ora del giorno.
Mamma Weasley stava sfaccendando in cucina, che aveva abilmente insonorizzato e deodorizzato, in modo da non svegliare Harry in alcun modo. Harry o lo stomaco di Ron.
I due gemelli stavano dando il meglio di sé con gli scherzi pirotecnici da fare quella sera.
Hermione stava impacchettando i regali insieme ad una Ginny piuttosto restia e scontrosa, che lavorava senza fiatare.
Il signor Weasly stava cercando di rimettere a posto la vecchia teiera che esplodeva, perché, almeno così gli pareva di ricordare, a Harry era piaciuta quella storia, anni prima.
Tutta la famiglia Weasley (e futura nuora) era quindi al lavoro per rendere il più speciale possibile il compleanno del bambino sopravvissuto.

Draco Malfoy stava seduto sul suo letto, completamente vestito, guardando Jardi affacendarsi al meglio per pulire la sua stanza. Effettivamente non è che ci fosse molto da pulire: la stanza di Draco era un'enorme quadrato di pietra, completamente spoglio, con al centro un enorme letto a baldacchino ornato di seta nera, in un angolo una scrivania piena di pergamene e grossi libri e la sua adorata Nimbus 2001 appoggiata al muro.
Aveva la testa piena di domande...e la bocca vuota di risposte. Avrebbe voluto condividere la sua pena con qualcuno, ma non aveva idea di chi. Jardi non avrebbe capito, avrebbe semplicemente dato ragione al suo adorato padrone senza nemmeno alzare il capo da terra, mentre puliva.
Guardò la scopa. Era uno dei pochi regali che aveva ricevuto da suo padre, e non l'aveva certo ricevuta per grazia o per un compleanno. No, con quella scopa doveva umiliare l'acerrimo nemico di tutti i maghi oscuri. Il perfetto, santo patrono della magia. Harry Potter.
E invece Draco aveva accettato il consiglio del padre di diventare Cercatore di Serpeverde con tanto entusiasmo non per umiliarlo, ma per stargli più vicino possibile. Era perfettamente a conoscenza del fatto che non avrebbe mai potuto tener testa a Harry, sul campo. Harry aveva un grande talento per il suo ruolo, sembrava essere stato fatto apposta per quello. Draco sfruttava solo quei momenti per poter sentire il suo profumo. Quel profumo che lo Sfregiato emanava a decine di metri di distanza, inconfondibile. E si consolava del fatto che non poteva avere alcun tipo di rapporto con lui se non quello di finto odio.
Anche Blaise se n'era accorto, un giorno. Gli aveva chiesto il motivo di quella veemenza che usava sempre nell'accanirsi contro Potter, visto che effettivamente lui non gli aveva mai fatto nulla...Draco sviò i suoi sospetti dicendo che era semplice odio a pelle, non sopportava il fatto che Potter dovesse sempre mettersi in mostra a tutti. Ma nel farlo si era voltato facendo un cenno che dava poco peso alle sue parole, mentre negli occhi le lacrime spingevano per uscire.
-Che giorno è oggi, Jardi?-
-Mmmh...Jardi non è sicuro, signore...crede giovedì, signore...-
-E la data?-
-Non sa, Jardi, signore...ora Jardi va a controllare, signore...- disse l'elfo sparendo.
Draco attese l'esserino con calma, alzandosi diretto verso la scrivania. Poteva fare un po' di compiti, per avere le ultime due settimane di vacanza libere.
Aprì il libro di Difesa Contro Le Arti Oscure. Aveva sentito dire che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato aveva lanciato una specie di maledizione sulla cattedra, per la quale nessun insegnante avrebbe potuto durare più di un anno. Ora che era stato sconfitto, probabilmente il professor Piton avrebbe ancora avuto il posto, quindi si sentiva tranquillo anche senza fare i compiti. Ma la materia gli interessava e quindi prese a studiare.
-Jardi ha guardato, signore...-
Draco sobbalzò. L'elfo gli aveva fatto prendere un colpo.
-Jardi non materializzarti mai più in questo modo, mi hai fatto prendere un accidente.-
Jardi, profondamente pentito di questo atto, prese la piccola scopa che aveva in mano e cominciò a darsi forti colpi in testa con quella.
-Cattivo Jardi, brutto Jardi, ha spaventato signore, Jardi...-
-Jardi, smettila. Dimmi solo che giorno è e poi rimettiti pure a pulire.-
Gli occhi di Jardi si riempirono di lacrime. Il suo signore gli aveva permesso di smettere di punirsi dopo neanche due colpi...Il signor Malfoy non l'aveva mai fatto prima di una cinquantina, guardandolo divertito.
-Jardi ha guardato in calendario, signore. Oggi giovedì trentuno luglio millenovecentonovantasette, signore...-
-Trentuno...luglio...? Ah. Va bene, Jardi, continua pure a pulire. Quando hai finito controlla che non ci sia nulla da fare entro cena e poi puoi anche andare a farti un giretto nel parco, se vuoi.-
Jardi si inchinò così profondamente che quasi sbatté la testa contro il freddo pavimento di pietra.
-Jardi è lusingato, signore...-
Draco lo zittì con un cenno. Aspettò che l'elfo ebbe finito il suo giro nella stanza e quando sparì guardò fuori dalla finestra sospirando.
-Buon compleanno, Harry Potter...-

Harry si sentì in un tremendo imbarazzo da faccia color melanzana appena varcò la soglia del salotto. Due farfalle di carta gli volavano appresso ovunque andasse augurandogli "Buon diciassettesimo compleanno, Harry" ogni due minuti, come da programma dei gemelli. Ogni cosa e persona presente in quella casa, in quel momento, gli sembrava emanassero bellezza da ogni angolatura. Non sapeva che dire, si guardava intorno proprio come la prima volta che enrò a Diagon Alley. Cercava di memorizzare tutto quello che vedeva. Solo qualche ora dopo aver finito la trionfale colazione a base di dolci di tutti i tipi ordinati in scala cromatica scoprì che uno dei regali era una bella macchina fotografica magica, di quelle che se sviluppi le foto in un certo modo quelle si sarebbero mosse.
Finì il rullino che non era neanche pronta la cena, interessato come un bambino a tutto quello che gli ruotava intorno.
Non si rendeva nemmeno conto di sentire la mancanza di qualcosa, in fondo all'anima. Anzi, di qualcuno. Qualcuno che, in quel preciso momento, lontano da lì, gli stava augurando buon compleanno. Ma non ogni due minuti esatti.

Il mese seguente passò veloce come un razzo. Edvige tornò alla Tana recando il messaggio del padrone della casetta che aveva adocchiato, che diceva che aveva già trovato un affittuario per i mesi successivi e che quindi, con molte rispettose scuse, non poteva assicurare il Signor (salvatore di tutto il mondo magico, ma questo era scritto in piccolo e tra parentesi) Harry Potter di avere il posto libero per l'estate successiva. Harry si strinse nelle spalle. Avrebbe comunque potuto vivere in un luogo Babbano, magari a Londra, visto che ora poteva fare magie anche al di fuori della scuola.
E in men che non si dica si ritrovò sull'Espresso per Hogwarts, chiuso in una cabina con Ron, Hermione e Ginny a parlare dei nuovi Tiri Vispi che i due gemelli avevano progettato quell'estate.
Harry si rendeva perfettamente conto che quello era il suo ultimo anno ad Hogwarts, e che doveva, quindi, mettere in ordine un sacco di cose. Doveva assegnare il nuovo ruolo di Capitano della squadra di Quidditch, prendere i suoi M.A.G.O. ed iscriversi al corso per Auror. E magari Silente gli avrebbe dato un posto come insegnante di Difesa, dopo il suo diploma.
CHIEDO UMILMENTE PERDONO DEL RITARDO! Sono stata oberata di lavoro e non avevo proprio tempo per aggiornare xD In più ho avuto un blocco dello scrittore sui pensieri di Draco, che mi sono saltati fuori magicamente (ed è proprio il caso di dirlo xDDD) ieri notte prima di dormire xDD
Ringrazio Vampira per aver aggiunto la storia tra le preferite e serenitychibi per averla messa tra le seguite^^ E ringrazio infinitamente quelli che stavano aspettando questo capitolo xDD

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque. ***


Il lungo viaggio in treno fu piacevole. Tra Ginny e Harry sembrava essere nata una specie di tregua silenziosa, fatta di punzecchiatine e scherzi antipatici reciproci, ma che non andavano oltre, senza offese gratuite e urla isteriche.
Per festeggiare il loro ultimo viaggio verso Hogwarts, Harry, Ron e Hermione comprarono tutto quello che si poterono permettere dal banco dei dolci, e ne mangiarono fino a credere di avere le carie anche nel cervello. Harry si sentiva sempre più tranquillo mano a mano che scendeva il sole oltre la brughiera: sapeva ormai da sette anni che alla stazione di Hogsmeade si giungeva col buio.
Quando il treno si fermò e i quattro ragazzi scesero, si soffermò un attimo ad ammirare la consueta folla di ragazzi che riempiva la banchina. Sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe vista. Mentre si voltava a destra e a sinistra per assaporare profondamente quel momento, i suoi occhi verdi si soffermarono sul gruppo di ragazzi che scendeva dall'ultima carrozza. Quella era la carrozza prediletta dei Serpeverde, da cui scendevano in fila Goyle seguito dal suo amico scimmione Tiger, Pansy Parkinson che aveva di nuovo cambiato colore di capelli, Blaise Zabini, il bellissimo ragazzo di colore dai penetranti occhi blu e poi lui, Draco. Mentre scendeva, senza volerlo, i suoi occhi incrociarono quelli di Harry.
Harry lo guardò dall'alto in basso, alzando un sopracciglio. Draco potè notare che una specie di sorrisetto si stava allungando dal lato sinistro della sua bocca, un sorriso compiaciuto, il sorriso di chi aveva appena incontrato la sua vittima prediletta e che non vedeva l'ora di vessarla.
Harry voltò le spalle a Draco e per poco non sbattè addosso a Seamus Finnigan che lo salutò allegramente.
-Allora, Harry? Hai sentito che si dice che forse Lupin tornerà ad insegnare Difesa, quest'anno? Sei contento?-
Harry guardò oltre la spalla di Seamus, scuotendo la testa.
-No, Seamus, non credo che potrà mai tornare ad insegnare. Sai, anche se Malfoy non fa più parte del Comitato, la reputazione dei lupi mannari non è stata riabilitata, purtroppo. Soprattutto grazie a soggetti come quel Fenrir Greyback. Hai sentito che si divertiva ad infettare i bambini? Sospetto che sia stato proprio lui a mordere Remus, quando era piccolo. Bah, meno male che dopo il Ministero sono stati tutti catturati. Speriamo solo che quei dannati Dissennatori non se li perdano. In fondo sono o non sono il figlioccio di un evaso?- disse sorridendo e ammiccando a Seamus. Dopodichè si affiancò a lui e si lasciò trascinare dalla folla verso le carrozze tirate dai Thestral.
Harry accarezzò piano il muso di quello che lo aveva portato a Londra quella volta, riconoscibile perchè a differenza degli altri aveva una macchia leggermente più chiara, proprio sul muso, prima di salire sulla carrozza da lui trainata. Seamus salì con lui, seguito a ruota da Dean Thomas, Hermione Granger, Ronald Weasley e Luna Lovegood.
Neville Paciock guardò triste la chioma di capelli biondi salire su una carrozza che non era la sua ed allontanarsi piano, dandogli le spalle. Salì su quella successiva accompagnato da Ginny, Hannah Abbott, Ernie MacMillan di Tassorosso e i due fratelli Canon, che come al solito sparavano foto all'impazzata.
-Questo è il vostro ultimo anno, vero Neville?- chiese il più grande, Colin.
-Già.- rispose semplicemente Neville, cercando di mettere a fuoco il più possibile quel puntino biondo che ormai era già lontano.
-Allora dovrò fare quante più foto posso di Harry, rischio di non vederlo più.- disse con fare deciso il ragazzetto.

Quando si sedette al tavolo dei Grifondoro, Harry sentì molti degli occhi dei suoi compagni fissi su di sé. Non che fosse la prima volta, anzi...ma anche ora, dopo 6 anni dalla prima volta che sentì pronunciare il suo nome con ammirazione e rispetto, non riusciva ad abituarsi.
Cercò di rilassarsi e gustarsi la cerimonia di inizio anno, visto che era una delle poche che era riuscito a vedere dall'inizio. I ricordi gli tornavano agli anni precedenti. Dopo il primo anno, quando era stato lui a doversi mettere il Cappello Parlante di Godric Grifondoro sulla testa, si era perso il secondo e il terzo anno, per vari inconvenienti. Il quarto era stato segnato dalla presentazione del Torneo Tremaghi e del nuovo professore di Difesa, Moody, la sua attenzione verso il discorso del Cappello era svanita in un secondo. E il quinto c'era stata la Umbridge a rovinare tutto. Quindi, in pratica, aveva assistito solo a due smistamenti come si deve, prima di quella.
I ragazzi che si provavano il cappello uno dopo l'altro sembravano così piccoli ai suoi occhi...gli parve lontana un secolo, quella sera in cui anche lui fu smistato nella sua Casa, insieme ad Hermione prima e Ron dopo di lui. Il Cappello era stato incerto sulla sua collocazione fino all'ultimo. Aveva propeso per Grifondoro solo all'ultimo secondo, dopo la sua richiesta disperata di non seguire Draco Malfoy a Serpeverde. Anche se sarebbe stato un ottimo acquisto per i Verde-Argento.
A dire la verità, pensò Harry divertito, tutti pensavano che fossi il suo erede, il secondo anno...E solo perchè lui, come Voldemort, il vero erede, sapeva parlare il Serpentese. Ed era anche un potere che gli era proprio stato trasmesso da lui.
Harry rise sotto i baffi.
Quando il Cappello ebbe finito di scegliere la casata perfetta per ognuno di quei giovanissimi studenti, il preside Silente pronunciò il suo discorso di inizio d'anno.
Non si udiva una mosca volare. Harry sperava solo che Piton avesse deciso di tornare alla sua cattedra di Pozioni. In effetti, dopo una veloce scorsa del tavolo degli insegnanti, non vide il professor Lumacorno.
-...E il professor Piton ha deciso, con sua somma felicità, di riprendere posto alla sua cattedra di Pozioni. Secondo sua stessa ammissione "non sono proprio tagliato per insegnare una materia differente da Pozioni".-
Harry trattenne il respiro.
-Ma, nonostante le voci che sono girate per tutti e due i mesi che hanno diviso la fine dello scorso anno dall'inizio del presente, il posto non sarà ripreso dal professor Lupin.-
Molti dei Grifoni espressero rispettosamente il loro disappunto.
-Al suo posto avremo una delle ex studenti più brillanti che la Scuola abbia mai avuto. Fate un applauso a Siobhàn O' Donovan.- disse il Preside accompagnandosi con un leggero battito di mani.
Dalla porta che dava alla Sala Insegnanti uscì una strana figura. Harry rimase stupefatto, la ragazza lo colpì alla prima occhiata.
Era una ragazza molto molto giovane, con lunghi capelli rossi come quelli di Ginny, ed enormi e penetranti occhi verdi. Harry capì perchè Siobhàn l'aveva colpito a quel modo: i suoi abiti gli ricordavano un incrocio tra Bill Weasley e Tonks. La ragazza, infatti, indossava una di quelle magliette che si vedono ai concerti Babbani, un paio di jeans e anfibi. Al di sopra dei vestiti indossava un lungo cappotto in liscia pelle di drago. La professoressa McGranitt non sembrava approvare quell'abbigliamento. Ma la ragazza riscosse un grande entusiasmo da parte di tutto il corpo insegnanti, lei compresa, e da moltissimi ragazzi (maschi) tra gli studenti. Tra questi si trovava anche Harry.
Draco, dall'altra parte dello stanzone, lo guardava con gli occhi che lanciavano fulmini. Blaise gli tirò un leggero schiaffetto sul braccio indicando la nuova professoressa. Draco la guardò e annuì con fare "mascolino", ma la sua testa si trovava da un'altra parte.
Silente, nel frattempo, chiese il silenzio per riprendere il suo discorso di presentazione della ragazza.
-Vi spiegherà meglio lei, ma come infarinatura generale, vi informo che ha 20 anni, e ha appena finito il corso triennale da Auror, passando l'esame con 730 su 700. E' stata una delle studentesse preferite (e anche una delle poche prese in considerazione) dal professor Moody, che, alcuni di voi si ricordano, è stato parte del nostro corpo insegnante 3 anni fa. Ops, devo aver detto una fesseria, naturalmente non era il vero professore ma Bartemius Crouch Jr. sotto l'effetto della Pozione Polisucco. Comunque, la nostra demoiselle, ha finito la scuola proprio durante quell'anno, per poi iniziare le lezioni sotto la guida del VERO professor Moody. Fantastico, allora cominciamo la nostra cena.-
Battè le mani e i tavoli si riempirono di ogni tipo di pietanze, dai molti colori diversi.
Harry si soffermò per qualche secondo a guardare la professoressa, che si era messa in una strana posizione. Era seduta a gambe incrociate e stendeva le mani sul cibo. Poi chiuse gli occhi e mormorò qualche parola. Dopodichè si mise allegramente a mangiare come gli altri. Nessuno dei presenti parve aver notato quel comportamento.
O almeno, così pensava lui. Non aveva notato che proprio qualche posto più in là c'era qualcuno che si era rabbuiato ed aveva cercato di farsi più piccolo possibile.

Seamus Finnigan correva a perdifiato su per le scale, cercando di non sbagliare arazzo.
Quando finalmente vide una scena di caccia con il falcone che probabilmente rimandava all'Alto Medioevo, capì che era lì che doveva fermarsi. Scostò appena l'arazzo, quel tanto che gli bastava per passargli sotto, per poi sbucare in un altro corridoio. Riprese a correre fino a scorgere la porta dell'aula di Difesa, dietro alla quale si trovava la stanza del professore che aveva la cattedra, che quell'anno era di Siobhàn. Di Shai.
Seamus entrò sbattendo forte la porta contro il muro. La camera era immersa nell'oscurità, l'unica luce che entrava nella stanza era quella della luna piena che si stagliava grande e tonda al di fuori della grande vetrata della stanza. Seamus non capiva come la ragazza potesse disfare i bagagli con quel buio.
-Shai...?- azzardò mentre ansimava per la lunga corsa in salita.
-Ciao, Seamus.- disse la ragazza, senza alzare gli occhi dal baule che stava mettendo in ordine. Sembrava piuttosto seccata della situazione.
-Shai, cosa diavolo ci fai qui?-
-Seamus, ti prego di chiamarmi con il nome che mi compete. Sono la tua professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure, abbi un po' di rispetto. Sono qui su richiesta speciale del professor Silente, visto che ti interessa. Moody lo deve aver informato dei miei risultati. Era così entusiasta...-
Seamus era diventato di un bel color cenere. Possibile che Shai, la sua Shai, si fosse dimenticata tutto? Tutto quello che era successo tra loro, tutto quello che avevano vissuto insieme da quando erano piccoli...
Azzardò un mezzo passo verso la professoressa, ma fu immediatamente bloccato dalla paura: davanti a lui si stagliava una figura filiforme che nella luce della luna era di un lucente bianco perlaceo, che lo guardava dritto negli occhi.
-Seamus, stai calmo, Apophis non gradisce le mosse azzardate. E non guardarlo negli occhi, la concepisce come una sfida e cercherà immediatamente di attaccarti.-
Seamus rimase un attimo interdetto, non sapendo cosa dovesse fare per aggirarlo. Nel dubbio guardò i suoi piedi.
-Sha...Siobhàn, potresti per favore richiamare il tuo serpente?-
-Non è un serpente qualsiasi, Seamus, è un rarissimo pitone albino completamente sviluppato. E ha un nome anche lui. Apophis, pace. Vieni dalla mamma.-
Il serpente scivolò con mosse sinuose lungo la scrivania, fino a giungere alla sua padrona che stava chinata sotto la finestra. Le si arrampicò su di una spalla, fermandosi lì, con il muso appuntito accanto all'orecchio della ragazza che, lentamente, si stava rimettendo in posizione eretta.
Siobhàn si mise una mano sul fianco, guardando Seamus che sembrava allucinato.
-Pe...perchè non accendi qualche candela?-
-La luce naturale della luna è abbastanza brillante per permettermi di videre quello che devo fare. E comunque, quello che non faccio oggi posso farlo sempre domani, quando al posto della luna ci sarà il sole. Seamus, non ci posso credere, dopo tanti anni non capisci ancora cosa è importante per me e cosa no?-
Seamus rimase silenzioso. Cercò disperatamente gli occhi di lei e per un secondo che a lui parve un secolo, li vide scintillare nell'oscurità della stanza.

Draco Malfoy si sentiva turbato da quello che i suoi stessi occhi avevano visto in tutta quella sera. Sperava solo che fosse solo un brutto incubo e che poteva svegliarsi quando voleva e vedere che in realtà era a casa sua con Jardi che sbatteva sofficemente il piumino contro le colonne del suo letto a baldacchino per cercare di non fare troppo rumore. Harry era là, vicino a lui e guardava da un'altra parte. Guardava qualcun altro. Dopo quell'unica sera, Draco aveva capito che quell'attrazione che provava per Harry, in realtà era qualcosa di più. E voleva dirglielo, a Harry. Voleva che gli sguardi che poco prima aveva rivolto alla professoressa li rivolgesse a lui, voleva che gli tendesse la mano, voleva sentire il profumo di pesca che emanava dai suoi capelli corvini.
Perso nei suoi pensieri, non si rese conto di trovarsi davanti a Harry che stava camminando da solo per i corridoi di Hogwarts. Probabilmente stava bighellonando un po' prima di rientrare negli alloggi. Era una fortuna che fosse riuscito a prenderlo mentre era da solo.
HHarry rimase vagamente perplesso dal viso di Draco davanti al suo. Sembrava sinceramente sconvolto.
-Allora, Malfoy? Vista la novità? E' carina o no, la nuova professoressa?- disse, alzando nuovamente il lato sinistro della bocca, schernendo il ragazzo biondo che, davanti a lui, stava per mettersi a piangere.
-Harry...io...noi...-
-Malfoy, se non hai niente di meglio da dire che monosillabi, direi che posso anche andare di sopra a dormire, che ne dici?-
Draco, che serrava ancora le dita nei bicipiti di Harry, allentò leggermente la presa. Harry capì di averlo nuovamente in pugno. Gli scoccò un leggero bacio sul naso e poi si girò sui tacchi e cercò di tornare alla Torre per un'altra strada. Certo, senza la Mappa del Malandrino, che aveva lasciato dentro il baule, non era per nulla facile. Quando fece per svoltare l'angolo e infilarsi in una angusta rampa di scale, si voltò a guardare Malfoy che era ancora impietrito in mezzo al corridoio.
-Malfoy, sarebbe meglio che tornassi nel sotterraneo, altrimenti Mastro Gazza ti fa un culo così.- disse tranquillamente prima di cominciare a salire i gradini.
OOOOOOOOOOOoooooooooooook! Siamo giunti finalmente al punto dal quale posso sapere quello che scrivo xDDD
Grazie a debby0588 per aver aggiunto ai preferiti! Ringazio sempre la mia beta Imms che nonostante abbia millemila cose a cui pensare e il pc rotto trova sempre 10 minuti per ascoltare i miei sproloqui, contando la crisi creativa sul nome del pitone, al quale proprio non avevo pensato. Ah, una cosa: Siobhàn non sa ASSOLUTAMENTE parlare il serpentese, ci tengo che si sappia, perchè non ho la presunzione di rendere i nuovi personaggi figherrimi xD Si scoprirà più avanti perchè ha un pitone albino di 6 metri come animale da compagnia! Anche senza recensioni so che mi state seguendo e sono veramente contenta che la storia venga letta e che piaccia. So che sembrerà molto banale d'ora in poi, ma almeno sono (quasi) tutti vivi ** Non è una magra ma buona consolazione? xDDD Un bacioooo

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Capitolo 6
*** Capitolo sei. ***


La luce dell'alba penetrava leggera dai vetri della finestrella che dava sulla stanza. Harry riusciva a dormire qualche ora, da qualche giorno, ed era sicuro che andando avanti sarebbe stato sempre meglio. L'impegno che gli rubavano le lezioni non gli avrebbe permesso di pensare ad altro, visto e considerato che avrebbe dovuto mettercela davvero tutta per superare i M.A.G.O.
Si mise gli occhiali e si guardò intorno. Neville russava come non mai, probabilmente felice come lo era lui di essere tornato ad Hogwarts. Ron aveva le tende tirate. Dean dormiva a bocca aperta sbavando e Seamus...semplicemente non era lì.
Harry non si diede tanta pena: Seamus non era bellissimo, ma compensava questa mancanza con una brillantezza ed una presenza di spirito che gli facevano guadagnare spesso e volentieri i favori di tantissime ragazze anche molto più belle di lui.
Con l'anima in pace, Harry si alzò e si recò nei bagni per lavarsi.
Prima di scendere le scale diede un'occhiata alla sua Firebolt che splendeva in controluce. Doveva già pensare alla squadra. Dopotutto era diventato capitano, era un suo dovere. Prese penna e pergamena e scese di sotto, nella Sala Comune dei Grifondoro.
Il macello che avevano combinato la sera prima per tartassare un po' il poveretti del primo anno doveva essere già stato pulito dagli elfi domestici. In un angolo, Harry scorse un paio di calzini rossi fiamma con ricamate due grandi lettere: HP. Evidentemente Dobby gli aveva fatto un regalo.
Mentre si avvicinava per prendere i calzini si accorse di non essere solo.
-Oh, buondì, Seamus. Pensavo fossi da Jen Anders di Corvonero.-
Seamus fissava il fuoco spento nel camino. Quando Harry gli parlò non parve nemmeno sentirlo.
-Eh? Ah, no. Solo non avevo molto sonno. Sai, la festa...-
Harry intuì che qualcosa non andava, ma non aveva intenzione di ficcanasare oltre. Si limitò a sorridergli mentre si allontanava per sedersi al tavolo e cominciare a buttar giù un elenco di buone reclute per la squadra.

-Hermione! Quante cavolo di materie hai anche quest'anno? Hai deciso di usare di nuovo quella...niente.- Ron scrutava attentamente l'orario di Hermione e gridava osservando quante materie aveva scelto per gli esami.
-Ronald. Grazie tante per esserti fermato appena in tempo. Sei così umano. Per quanto ne so, le materie in cui voglio dare gli esami IO non ti riguardano, visto che tu ne hai almeno la metà. E non ti riguarda neanche il fatto che voglia dare esami in tutte le materie e prendere tutti i M.A.G.O. disponibili. Cerco solo uno sbocco lavorativo.- disse Hermione guardando Ron con un sopracciglio inarcato in modo minaccioso.
-Uno? O cinquanta?-
-Dodici. Anzi, undici. Divinazione per me, lo sai, è una materia inesistente. Visto e considerato che sono una vecchia avvizzita e non possiedo l'occhio.- Hermione scosse la testa mentre imitava la voce della ex Professoressa Cooman. -E tu, Harry? Per Pozioni come sei messo? Devi avere almeno Oltre Ogni Previsione, mi pare.-
-No, Hermione. Almeno Eccezionale. Piton si sarà anche addolcito dopo la caduta del Lord, ma non abbastanza.- disse il ragazzo appoggiando la testa sul libro di Pozioni e coprendosela con le mani. -O almeno, non con me.-
Harry si mise a pensare. Come poteva fare per ricevere un Eccezionale in Pozioni? Le uniche persone che avevano Eccezionale in Pozioni erano...i Serpeverde.
Serpeverde...Malfoy. Ma certo. Malfoy pende dalle mie labbra, pensò. Sicuramente non si offrirà di fare i compiti al mio posto. Ma di darmi una mano...quello forse sì.
Si guardò intorno. Malfoy stava al tavolo dei Serpeverde accanto a Pansy Parkinson, come al solito. Aveva il viso appoggiato pesantemente sul pugno sinistro. Harry attese che alzasse lo sguardo per fargli un cenno che significava "dopo...fuori...parlare".

Il professor Ruf era noioso.
Tutti lo sapevano, non era mai stato un segreto per gli studenti di Hogwarts, che le lezioni di Storia della Magia facevano venire l’ansia. Per Harry era il settimo ed ultimo anno, e doveva andare ottimamente in tutte le materie.
Per di più Storia Della Magia era una delle materie principali, Hermione lo ripeteva almeno 15 volte al giorno, tutti i giorni, già da quando si erano visti alla Tana. Harry, in realtà, avrebbe voluto dormire un’ora in più al lunedì mattina e andare a letto prima degli allenamenti il giovedì pomeriggio.
Harry ripensava a qualche minuto prima, quando stavano tutti facendo allegramente colazione e si erano trovati a chiedersi quale sarebbe stata la prima lezione dell’anno. A ripensarci ora, avrebbe preferito restare nell’ignoranza.
 
- Allora, qual è la prima lezione dell’anno, Harry?
Harry alzò la testa dal libro di Pozioni e prese la sua copia dell’orario, ricevuta pochi minuti prima dalla professoressa McGranitt che, a detta di Harry, sembrava ringiovanita di almeno due o tre settimane.
Chissà come, chissà perché, ma a Harry sembrava che i membri dell’Ordine diventassero più felici ogni giorno che passava.
- Harryyyyyyy?? Ti sei addormentato?
La voce di Ron riportò Harry al pezzo di pergamena che aveva in mano,
- OH NO! – Harry guardò Ron con la faccia di chi aveva appena avuto un incontro ravvicinato con il Barone Sanguinario.
- Che c’è? – urlò Hermione, spaventata a morte.
- La prima lezione del primo giorno del nostro ultimo anno di scuola è…
Harry sospese la frase, tenendo Ron sulle spine.
- Eddai, Harry, smettila di fare lo scemo!
- “Storia della Magia, con programma incentrato sui Maghi Oscuri moderni, da Grindelwald a Lord Voldemort, con conseguente visione di coloro che sono considerati salvatori del mondo magico e Babbano: Albus Percival Wulfric Brian Silente e Harry James Potter.”
Harry ripiombò con la testa nel libro di Pozioni. Di nuovo lui al centro dell’attenzione, di nuovo bisbigli, di nuovo buffetti sulle spalle al Bambino-Che-è-Sopravvissuto, non ne aveva bisogno!
Anche Ron si era rabbuiato. Un altro anno all’ombra di Harry Potter, non l’avrebbe sopportato.
In fondo, al Ministero c’era stato anche lui, no?
Hermione vide lo sguardo rancoroso di Ron e tirò fuori alla svelta un gigantesco tomo dalla costa consunta.
- Sai, Harry, questa volta non ti prenderai tutto il merito. – Hermione si schiarì la voce.
- “Weasley, Ronald Bilius, nato 1 marzo 1980 da Arthur Bill e Molly, Esercito di Silente, Ordine della Fenice” eccetera…e guarda, anche “Granger, Hermione Jean, nata 19 settembre 1979 da Simon Ken e Danielle Mina, Esercito di Silente, Ordine della Fenice” bla bla bla…Visto, Ron? Ci toccherà prendere parte alla commedia!
 
Sì, decisamente Harry avrebbe preferito subire il colpo al buio. Buio…letto…Harry si rese conto che aveva sonno. No doveva stare sveglio e seguire la lezione. Doveva avere tutti voti ottimi, se voleva passare gli esami. Doveva stare sveglio.
Eppure la voce cantilenante da fantasma noioso del Professor Ruf era così morbida…come un cuscino…e lui aveva sonno, le palpebre gli si chiudevano…
 
Hermione si stava passando la mano tra i capelli. Ron adorava quando Hermione si passava le mani tra i capelli, perché lo faceva con un’aria così distratta e tranquilla, tutto l’opposto di com’era lei di solito.
Cioè, non che di solito non gli piacesse. Era solo che, magari, quando stava un attimo calma era un pelo più carina.
Ron vagava con la mente pensando a quante volte lei era stata carina con lui. Forse avrebbe potuto contarle sulla punta delle dita. Ma in fondo di cosa si poteva lamentare lui? Sapeva che lei lo amava.
Magari solo un po’ meno di quanto lui non amasse lei, ma alla fin fine lo amava, lui lo sapeva. Lo vedeva nei suoi occhi quando lei lo guardava.
 
Per Hermione Granger era stata una pessima settimana. Non per l’inizio delle lezioni, non per lo studio, non per Ronald.
No.
Aveva in mente qualcos’altro, non riusciva a connettere il cervello ai libri e alle mani, aveva la testa da un’altra parte.
Non era da lei avere la testa tra le nuvole. Lei sempre così posata, così arguta, così precisa, proprio lei, Hermione Granger, si era fatta trascinare dalle emozioni.
Chissà cosa starà facendo in questo momento…chissà se si ricorda più di me… Ma no, no, no Hermione! A cosa diavolo pensi? Tu non devi pensare a lui e lui non deve assolutamente pensare a te. Se per caso una fialetta dei tuoi pensieri finisse in mani sbagliate potresti rimetterci la testa! Eppure…eppure…
Hermione si passò la mano tra i capelli, distrattamente. Non si era accorta che Ron la stava osservando incessantemente da quasi un’ora, incurante del professor Ruf che cantilenava storie su Grindelwald e Hitler e dell’influenza che il mago ebbe su quel piccolo Babbano coi baffetti.
Un dito le si impigliò tra i riccioli ribelli che le invadevano il capo. Hermione sussultò, perché quel gesto gli ricordò un fugace momento che aveva passato con lui. Erano insieme sulla riva del fiume e lui le parlava, guardando lontano. Lei lo ascoltava guardando in basso e si lisciava i capelli, finché un dito le rimase impigliato in un ricciolo. Emise un breve grido di disappunto, quando successe. Così lui la aiutò a districare il nodo per evitare che continuasse a farle male.
Hermione si guardò intorno. Ron armeggiava con Harry che sembrava in coma sul libro, non si era accorto di niente. Il professore continuava a spiegare.
Andava tutto bene, nessuno era voltato verso di lei. Nessuno aveva visto. Nessuno aveva immaginato.
 
La testa di Harry si afflosciò sulle pagine del libro “Storia della Magia Moderna, un Saggio”. Ron gli diede un colpo di gomito nei reni per cercare di riscuoterlo dal torpore, ma vide che era quasi inutile e decise di rinunciare. Il professore fantasma non ci avrebbe fatto caso, comunque. Ron, premuroso come sempre, pensò che fosse meglio lasciarlo dormire, visto il brutto momento che stava passando.
Harry, dal canto suo, stava sognando di essere bambino. Correva allegramente su un prato pieno di margherite. Poteva addirittura sentirne il profumo. Correva verso una splendida donna alta e magra, con i capelli color fiamma. Mamma! Era la sua mamma che lo aspettava a braccia aperte, che gli faceva cenno di raggiungerla. E lui correva e correva, e sentiva il profumo delle margherite, ma la mamma non arrivava mai. Non si avvicinava mai, si sentiva come se stesse correndo sul posto. E il profumo delle margherite si faceva più pungente, il naso gli prudeva. Harry non era mai stato allergico, ma la sensazione era quella. Cominciò a grattarsi e starnutire. Piangeva e chiamava la mamma, ma lei stava là, lontana, sorridente, con le braccia tese a raggiungerlo, mentre lui correva e starnutiva.
A un certo punto il sole si oscurò e le nuvole presero il sopravvento. Il prato non sembrava nemmeno più un prato. Sembrava un mare, con alte onde mosse dal vento. Harry arrancava, incespicava e si aggrappava all’erba alta per avanzare, ma gli sembrava di scivolare in un buco sempre più buio, sempre più profondo…
Si svegliò di soprassalto e Ron lo stava fissando.
“Sonorus” bisbigliò il rosso.
“Perché mi hai incantato?” Harry sperava di non aver urlato.
“ Precauzione. Ti muovevi tutto strano e tremavi. Immaginavo che stessi avendo un incubo, così ho preferito essere sicuro che non ci sarebbero state complicazioni.”
“Grazie mille amico.” Harry tese la mano. Ron gliela strinse. La sua era un po’ sudata.
“Non c’è di che. Ma prometti di farlo anche tu a me a Pozioni.” Harry allargò la bocca in un sorriso che gli scoprì i denti.
Aveva sentito dire che il ridere scoprendo i denti era una specie di istinto primordiale che discendeva direttamente dagli animali. Equivale a quando i predatori ringhiano per mostrare la loro superiorità rispetto al rivale che hanno di fronte. Eppure Harry non voleva essere superiore a Ron. Tantomeno considerava Ron un rivale. Anzi, decisamente i loro gusti, rispetto a circa qualsiasi cosa, erano totalmente all’opposto.

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Capitolo 7
*** Capitolo sette. ***


Draco leggeva distrattamente gli appunti di Pozioni che aveva preso durante la lezione di Piton.

Si chiedeva se avrebbero avuto mai una lezione in concomitanza con i Grifondoro, per poter sbirciare lo sfregiato da dietro il libro…

Piton si accorse che il giovane Malfoy non stava seguendo la sua accurata lezione su come fare la Pozione Antilupo, con dedica personalizzata all’EX Professor Remus J. Lupin. Furtivamente si avvicinò al ragazzo biondo e controllò quello che stava facendo. Teneva la testa appoggiata sulla mano destra, la sinistra giocherellava con la bacchetta. Gli occhi erano volti in direzione della pergamena, sulla quale aveva diligentemente appuntato tutti gli ingredienti e lo svolgimento della pozione, con la sua bella calligrafia svolazzante e l’inchiostro blu. Ma anche se lo sguardo era in quella direzione, i suoi occhi stavano perforando il legno del banco e scendevano verso il profondo della terra, vacui e inespressivi, cercando qualcosa che Draco non riusciva a trovare da solo.

Uffaaaaa…quando finisce quest’ora? Che borsa…Piton sei diventato peso, dall’anno scorso a questa parte…

Senza volerlo, senza nemmeno pensare, Draco aveva aperto il palmo della mano e aveva lasciato che la bacchetta cominciasse a roteare a mezz’aria, come in un Incanto Quattro Punti.

- Signor Malfoy, dovrebbe sapere ormai da svariati anni, che durante le mie lezioni la bacchetta deve restare in tasca se non espressamente richiesta. Cos’è questo? Un Incanto Quattro Punti? Beh allora facciamo che togliamo 40 punti a Serpeverde! –

Dalla classe si levò un brusìo confuso. I Tassorosso si davano di gomito l’un l’altro entusiasti, mentre i Serpeverde inveivano contro il loro “capo”, e non si davano per vinti a questa ingiustizia nei loro confronti.

Tutti si zittirono quando Piton minacciò di toglierne altri 40, ma a testa, per ogni bocca che avesse trovata aperta ancora per due secondi.

Draco non alzò lo sguardo. Era sordo a quello che gli diceva il suo professore. Nella sua testa martellava ancora l’immagine di Harry che gli chiedeva di parlare, dopo. Dopo quando??? Dopo, per quanto ne sapeva lui, poteva essere l’ora dopo, il pomeriggio dopo ma anche l’anno dopo. Poi magari non aveva nemmeno veramente bisogno, aveva fatto quel gesto solo per prenderlo in giro e vantarsene poi con i suoi compari. O peggio ancora gli voleva parlare di qualcun altro. O di qualcun’altra. Magari di Pansy Parkinson…o della nuova professoressa.

Draco si sentiva perso, continuava a guardare fisso il suo foglio di pergamena, senza distinguere le lettere impresse.

La sua mente macchinava senza sosta. Pensava ora a questa, ora a quella possibilità, senza mai soffermarsi troppo su nessuna di esse.


Certo, se avesse saputo la macchinazione che Potter si stava immaginando, avrebbe potuto correre ai ripari...ma non era così. Il problema, ora, era che qualora avesse continuato a lambiccarsi il cervello invece di seguire la lezione, avrebbe fatto perdere altri punti a Sepeverde e quindi avrebbe rischiato grosso: i "suoi" non glielo avrebbero perdonato due volte di fila. Controvoglia, accese il fuoco sotto al calderone ed inviò ad aggiungere gli ingredienti alla sua pozione.
Nonostante la sua disattenzione, nonostante la svogliatezza, preparazione dopo preparazione la sua pozione risultò nettamente migliore rispetto a quelle dei suoi compagni di Casa. Quelle dei Tassorosso erano addririttura innominabili.
Alla fine della lezioe, Piton decise che la sua pozione QUASI perfetta, valeva 50 punti a Serpeverde (e quindi Draco recuperò la piccola caduta di stile di 50 minuti prima).
La prima ora era passata, ma dello Sfregiato neanche l'ombra.

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Capitolo 8
*** Capitolo otto. ***


Siobhàn aveva la sua primissima lezione, con Tassorosso e Corvonero del primo anno.
Dopo aver debitamente meditato e chiesto alla Madre Terra quale potesse essere il soggetto più giusto per presentarsi ad una classe di maghi alle prime armi (che per loro fortuna non avevano dovuto trovarsi faccia a faccia con i Mangiamorte) pensò di andare sul semplice e di cominciare con degli esseri a lei ben noti, ch più che oscuri erano dispettosi.
Quando i piccoli maghi risero a sentir menzionare qul soggetto, lei era pronta con un gran calderone per ognuno dei banchi, pieno zeppo di Galeoni d'oro.
Una ragazzetta di Corvonero, ingenuamente tentò di afferrare una manciata di monete. Neemmeno a dirlo, il contenuto del calderone scomparve.
-Come perfettamente dimostrato dalla signorina Lane, l'oro dei Lepricani è solamente illusorio. Questo è uno dei motivi per cui vengon, anche se non si direbbe, considerati tra le creature Osure. Molti maghi, e molti Babbani, sono stati portati alla pazzia inseguendo l'oro dei Lepricani. Essi, infatti, hanno un senso dell'umorismo estremamente crudele e adorano obbligare il malcapitato di turno a continuare strenuamente la ricerca...-
Ad Erbologia, come sempre, Neville rubò la scena a tutti (tranne Hermione, ovviamente).
Harry si chiedeva quale lezione avrebbero avuto con i Serpeverde, per poter analizzare Draco e capire quanto fosse riuscito ad irretirlo. Questo gioco gli piaceva...ma fino ad un certo punto. Una parte di lui gli impediva di porre la parola FINE su questo tira-e-molla, lo obbligava a cercare il ragazzo biondo tra la folla, lo faceva sentire bene avvertire il suo sguardo sulla nuca.
Lo sguardo attento di Dean Thomas notò subito che tra i suoi compagni solamente uno stava seguendo davvero la lezione. Seamus si guardava le scarpe, segno che qualcosa lo disturbava; Hermione guardava verso un punto imprecisato fuori dalla serra; Lavanda Brown guardava Ron, che invece guardava Hermione; Romilda guardava Harry, che invece guardava la pergamena (sulla quale però non aveva scritto un bel niente); Calì giocherellava con la penna ed infine lui guardava tutti e pensava ad un'altra persona allo stesso tempo. Quando finalmente la professoressa Sprite diede la fine della lezione, tutti gli studenti di Grifondoro uscirono con il cuore più leggero. La brezza autunnale aveva riscosso gli animi e il pranzo lo stomaco di Ron.
Harry ragionava ancora su come avvicinare Draco senza destare sospetti, ma non ne veniva a capo. non poteva semplicemente arrivare al tavolo dei Serpeverde e dirgli "Ehi, ciccio, mi fai ripetizione di Pozioni in cambio di qualche bel bagno nella vasca dei Prefetti'" e sperare di uscirne solo con una cicatrice sulla fronte.
Draco, dal canto suo, stava perdendo la pazienza: se voleva qualcosa da lui, gli avrebbe detto di no, punto. Non è che chiunque poteva fasi desiderare per due ore e sperare di cavarsela con un buffetto sulla schiena.
Al tavolo degli insegnanti, Siobhàn ripeté quella specie di rito con le mani sul cibo, suscitando occhiate curiose da parte degli studenti.
Finita la sua cerimonia, la professoressa McGranitt si alzò e le parò in un orecchio. Siobhàn annuì e si mise poi a mangiare come gli altri.
Ovviamente, sapeva che a Seamus non era sfuggito quel rituale, che prima o poi sarebbe giunto il momento della resa dei conti. Lei gli voleva bene come a un fratello, e così si erano sentiti per qualche tempo, finché non ebbe dovuto adempiere ai suoi doveri e lasciarlo solo.
Questo, lui, non gliel'aveva perdonato.

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