The Prophecy

di LunaNera17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo_Odio e amore ***
Capitolo 2: *** Voci dal passato. ***
Capitolo 3: *** Agitazione ***



Capitolo 1
*** Prologo_Odio e amore ***


Odio e amore.

Era notte inoltrata. Fuori nell’ampio parco dell’Accademia non si udiva alcun rumore a parte il frusciare degli alberi, dato che la Classe della Notte era ormai stata sciolta da tanto tempo. Si… ormai nessun vampiro orbitava intorno alla Cross Accademy, a parte uno solo, uno spirito solitario. Io, Zero Kiryu, colui che più odia il genere dei vampiri, ero stato costretto a diventare un mostro, dipendente dal sangue; disprezzavo me stesso, ma non potevo fare a meno di vivere per portare a termine la mia missione: uccidere ogni singolo vampiro Puro Sangue esistente sulla faccia di questa terra.
I Puro Sangue mi avevano rovinato la vita: la mia famiglia, una delle più importanti tra i Vampire Hunter, era stata sterminata quasi interamente da uno di quei mostri, una donna soprannominata “la principessa sanguinaria” che, dopo aver dissanguato i miei genitori ebbe la brillante idea di mordermi, trasformandomi in un essere a lei simile. Il mio fratello gemello, a cui volevo bene più che a me stesso, divenne il suo fedele servitore. Quattro anni dopo finalmente lo rividi, cambiato ma pur sempre la parte mancante della mia anima; non passò molto perché ci riunissimo. Ichiru, sacrificando la sua stessa vita, aveva iniziato una nuova vita dentro di me, donandomi la forza per annientare qualsiasi nemico mi intralciasse.
E poi c’era Kuran… l’essere spregevole che più odiavo, un “uomo” in apparenza dolce e tranquillo, ma in realtà più sanguinario e temibile dei peggiori delinquenti, freddo calcolatore e abile adulatore. Lui più di tutti aveva distrutto le poche cose in cui credevo e a cui potevo aggrapparmi, mi aveva usato come un burattino, senza che io potessi ribellarmi, per i suoi intricati piani. E soprattutto… mi aveva portato via Lei. Yuki.
Yuki sbadata, coraggiosa, protettiva, pasticciona. La mia Yuki, che quando mi vedeva triste o turbato mi veniva accanto e mi tranquillizzava con una carezza. Chiusi gli occhi, rigirandomi nelle lenzuola del mio letto.
 Una serie di immagini mi tormentava la testa: il primo giorno in cui la vidi sulla porta di casa Cross, che mi scrutava con i suoi grandi e generosi occhi castani; la notte in cui ebbi un incubo e mi svegliai urlando, lei accorse da me, si sdraiò lì accanto e mi carezzò la testa fino al mattino, senza mai stancarsi; il giorno in cui la mia natura vampiresca si risvegliò definitivamente e lei offrì il suo sangue –delizioso, profumato, delicato, niente è mai stato più puro di esso- per farmi stare meglio. Fino a giungere a quell’ultimo terribile incontro, in cui mi trovai davanti a una nuova Yuki, estremamente bella e nobile, circondata da fluenti capelli castani, gli occhi sempre dolci che però svelavano la sua vera natura… occhi rossi da vampira.

La donna che amavo non era altro che la nobile Principessa Purosangue, sorella e amante di Kaname Kuran, la cui natura di vampiro era stata celata anche a se stessa per dieci lunghi anni.
Affondai le unghie nel cuscino, con rabbia.
‘Perché deve succedermi tutto questo?’ pensai ‘Non era già abbastanza complicata la mia vita?’.
Avrei dovuto odiarla, per il solo fatto di essere quello che era. Avrei dovuto… cosa? Ucciderla forse? E come, dato che non riuscivo nemmeno a convincere me stesso che tra noi ogni tipo di rapporto era impossibile?
‘Che sete…’
Non riuscendo più a stare tranquillo nel letto, mi alzai con un balzo. La mia stanza era spoglia, solo un letto, un cassettone e uno specchio la riempivano. In fondo per il poco tempo che trascorrevo in essa erano più che sufficienti. Infatti, da quando avevo cominciato a svolgere il doppio lavoro di prefetto e Hunter, mi era stata data la possibilità di avere una camera tutta mia, così da permettermi di entrare e uscire a mio piacimento ed evitare domande dei curiosi.
 Mi diressi verso la finestra e in pochi secondi mi trovai all’aria aperta, solo con il mio orgoglio, che mi impediva di fare anche il minimo passo per sollevarmi da quella assurda situazione.

Quella sera stranamente l’organizzazione dei Vampire Hunter non mi aveva assegnato alcuna missione, ma decisi comunque di fare un giro per la città. Era finito il tempo in cui facevo la spola tra un capo e un altro, tra i compiti del prefetto, le missioni dei cacciatori e quelle dei vampiri.
Volevo essere libero, senza padroni, senza nessuno che mi sfruttasse.
Il mio unico desiderio era gridare al mondo che anch'io avevo diritto ad una vita normale e tranquilla.
‘Troppi pensieri da sostenere da solo, non voglio più amare, non voglio provare nulla, solo… trovare una ragione per vivere.’
Mi era difficile in quel momento pensare a qualcosa che mi rendesse seriamente felice, nulla della mia vita mi soddisfaceva appieno e più e più volte ero stato molto vicino al punto di perdere il controllo di me stesso.
Per essere certo di non aggredire qualcuno in un momento di follia, presi la boccetta delle pillole di sangue e ne ingerii qualcuna, calmandomi leggermente, sebbene non del tutto.

Era quel dannato pizzicore alla gola che non voleva andarsene, ricordandomi ogni istante il mio crudele destino. Conviveva con me come un amaro sottofondo in ogni cosa che facevo, al pari di un incubo che tormenta i sogni di un bambino, era ciò che non mi permetteva mai di essere al pieno delle mie forze.
Ero ormai giunto in paese, luogo tranquillo specialmente a quell'ora, solo ogni tanto la quiete veniva rotta da qualche mostro fuori controllo che tentava di avvicinarsi agli umani.
Sentii ancora rumore in un pub, dove spesso un gruppo di sfaccendati si riuniva nei finesettimana, per scherzare e ubriacarsi in compagnia. Stavo per entrare ma qualcosa mi bloccò: la laringe inaspettatamente prese fuoco, come se non bevessi da settimane. Il dolore mi fece cadere carponi, e strizzai gli occhi per dissipare la nebbia che si era creata intorno a me. Sentivo un forte, inarrestabile bisogno di sangue fresco umano, e nient'altro contava, tanto che i contorni degli oggetti intorno a me divennero sfocati. Non era mai successo prima… possibile che le pillole non avessero funzionato…?

Ad un tratto però alzai lo sguardo quel tanto che bastava per accorgermi di una presenza che avanzava in lontananza e rimasi pietrificato, senza osare muovere un muscolo.

…ogni pensiero abbandonò la mia mente, per lasciare posto a un vortice di emozioni senza senso, dolore, amore, stupore, paura, confusione, totalmente scollegate e indipendenti l'una dall'altra, si facevano guerra dentro di me… sentii il mio corpo irrigidirsi e i miei sensi perdersi nel gelo che mi era calato addosso, vedevo il mondo come  attraverso una vecchia foto in bianco e nero, sfocato, irreale, senza vita.
'Sento freddo... non può essere vero. Questo non... n-non doveva succedere, non dovevo vederti mai più…'


Odi et amo, quare id faciam fortasse requiris
Nescio, sed fieri sentio et excrucior

Dolci ricordi affiorano nell’anima mia,
ma è straziante il dolore che li annega
e, come l’alta marea, li trascina via…

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Capitolo 2
*** Voci dal passato. ***


 Salve! Mi scuso tantissimo per il ritardo spropositato di questo capitolo! E siamo solo al secondo sob ='( Come avrete capito sono lenta nel postare, i mille impegni e l'ultimo anno di Liceo non mi permettono di dedicarmi molto alla scrittura... per lo meno spero che questo nuovo capitolo vi piaccia, almeno l'attesa non sarà stata vana ;-) 

Auguro a tutti coloro che aspettavano il mio post, a coloro che hanno scoperto ora la storia e anche a quelli a cui non gliene frega proprio nulla... una buona lettura e Buona Pasqua! 

P.S. grazie a tutti per le recensioni!

Voci dal passato

 

In fondo alla via si intravedeva la figura di una ragazza, snella ed elegante, con capelli castani molto lunghi che la circondavano, coperta da una veste bianca molto semplice. Tutto intorno a lei sembrava come evanescente, dai contorni indefiniti e vaghi, ma paradossalmente anche nitido, reale. La sua camminata cadenzata e decisa era inconfondibile, non poteva trattarsi altro che di lei.

Voltai la testa, non volevo incontrarla. Feci qualche passo per nascondermi dietro il primo muro disponibile, ma dopo aver percorso si e no un metro sentii un leggero tocco sulla spalla, che mi fece voltare.

“Non fuggire” mi disse con la voce sottile come un soffio di vento.

Come diavolo aveva fatto ad essere già così vicina? Chiusi gli occhi inspirando.

Mi ero dimenticato di quante capacità possedeva la sua stirpe.

Tuttavia, sordo a qualsiasi preghiera, mi incamminai per la mia strada, senza degnarla di uno sguardo.

“Zero Kiryu” sillabò, stavolta in modo perentorio. Inspiegabilmente percepii un inflessione diversa nel suo tono, ma non ci feci caso. Mi concentrai invece sul mio nome, pronunciato per intero, il che voleva dire solo una cosa: aveva davvero bisogno di parlarmi.

“Non mi scocciare” borbottai, sempre guardando fisso avanti a me. Sapevo che mi aveva già raggiunto e mi stava osservando con la coda dell’ occhio, come se temesse di disturbarmi. Tipico di lei.

“Non mi vuoi proprio ascoltare?” chiese.

“No… senti non so perché tu sia qui” sbottai, decidendomi a guardarla in faccia, la quale era tornata dolce come sempre, “e neanche il motivo per cui mi stai parlando come se niente fosse”.

“Beh se vuoi te lo spiego” mi disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Piegò la testa da un lato, guardandomi in tralice.

Mi stavo innervosendo sempre di più, ero in una situazione assolutamente irragionevole, stavo dialogando tranquillamente con una persona che avrei dovuto uccidere senza esitazione.

Ma… sinceramente… non avevo voglia di adempiere alla promessa che mi ero fatto… non quella notte. ‘Povero Zero’ mi commiserai ‘non hai neanche la forza di recidere i tuoi legami passati. Per cosa poi… un ricordo a cui aggrapparsi? Vale così poco la vendetta della tua intera famiglia?’

“Non fare l’idiota.” le sibilai contro “Non voglio parlare con te… vattene Yuki, io farò come se non ti avessi mai incontrata. Ho cose più importanti da fare stasera.”

Non era vero. In realtà era la serata più noiosa che avessi trascorso nell’ultimo mese.

Con mia grande sorpresa il viso di Yuki, che mi aspettavo di vedere mortificato e deluso, si aprì in una grande risata. Felice, cristallina.

Ero a dir poco allibito, ma niente a confronto di quello che provai ascoltando le parole che mi disse:

“Si, il fraintendimento è comprensibile” proferì appena ebbe finito di ridere “in effetti mi dicono che io e mia figlia ci assomigliamo molto. Ciò nonostante sono spiacente di deluderti, ma io e Yuki non siamo la stessa persona”.

Restai a bocca aperta, senza accorgermi di risultare molto ridicolo. Cosa diavolo stava dicendo quella donna? Chi era?

‘… mia figlia’ pensai ‘questo vuol dire che… ma un momento, Yuki mi ha parlato della sua famiglia, sua madre aveva sacrificato la propria vita per trasformarla in umana…’

Guardai meglio la giovane che mi si parava davanti. In effetti, pur essendo molto somigliante, differiva un poco da Yuki: di poco più alta, la postura era più imperiosa ed elegante; gli occhi infine brillavano di una luce mistica, fosca, ed erano quasi impenetrabili, al contrario dei grandi occhi espressivi che conoscevo bene.

“Juuri? Juuri Kuran? Ma tu non dovresti essere..”

“Morta?” finii lei per me. Mi sorrise. “Oh si, lo sono. Ma si da il caso che io sia qui a parlare con te. Non è una contraddizione se ci pensi bene.”

Ero confuso. Ricordai che anche lei era una Puro Sangue e feci qualche passo indietro, comunque troppo incuriosito per andarmene.

“E quindi cosa saresti? Una specie di fantasma?” le chiesi.

“Non proprio, è qualcosa di più complicato di un fantasma. La forma in cui mi trovo adesso è una sorta di rievocazione del mio corpo passato, una proiezione di ciò che ero, ma posseduta dall’anima di ciò che sono”.

Non udendo commenti da parte mia, continuò la sua spiegazione.

“Devi sapere che quando un vampiro lascia questo mondo, non cessa completamente di esistere, come potrebbe sembrare. Certo, il suo corpo scompare, polverizzato, ma la sua essenza rimane intatta. L’anima del vampiro, dopo aver lasciato il corpo, si ritrova in quella che noi chiamiamo ventunesima dimensione… Non è niente di scientifico o razionalmente raggiungibile” aggiunse in risposta alla mia faccia perplessa. “Semplicemente si tratta di un luogo dove non esiste il concetto di tempo, quindi neanche di eternità, niente di tutto ciò che conosci in questo mondo può essere visto identico laggiù.”

“Ma io ora ti ve…” non riuscii a finire la frase perché un dito guardingo mi sfiorò le labbra.

Nel mentre due uomini nerboruti uscirono dal pub lì vicino, sbandando per l’alcool ingerito e cantando canzoni sconce in mezzo alla strada. Uno spettacolo pietoso.

“Che c’è? Non sono mica pericolosi…”

“Non è quello. Solo… in questo momento mi puoi vedere unicamente tu.”

Aggrottai le sopracciglia.

“E perché mai?”

“Perché io ho deciso di mostrarmi a te. Pensi che sia venuta a fare una chiacchierata per divertimento?”

Effettivamente il motivo della sua visita non mi era ancora chiaro.

“No, ma…”

“Bene allora stammi a sentire” tagliò corto. L’ autorità nel modo di fare, il carisma e anche la bellezza di quella donna erano veramente impareggiabili. Mi sentivo totalmente ipnotizzato dalle sue parole.

“Io, Juuri Kuran, sono uno dei pochi esseri eletti che hanno goduto del privilegio di conservare il proprio corpo e usufruire di esso in alcune occasioni. Questo perché ho deliberatamente sacrificato la mia vita per proteggere mia figlia, sangue del mio sangue, e per concederle una vita normale quanto potevo.

Quindi considera un onore, Kiryu, che io abbia lasciato la mia dimora per venire a parlare con te, stanotte”.

Ecco, la superbia e la saccente presunzione dei Purosangue che ancora una volta si mostrava in tutta la sua imponenza. Io in fondo non ero altro che un misero suddito.

“Oh io credo che tu sia molto più di questo” dichiarò Juuri, svelando i miei pensieri. Era un’altra delle sue numerose capacità?

“Zero, so che ti senti perseguitato dalle sciagure” mi disse in tono grave “e so anche che desideri ardentemente distruggere tutti quelli come me”.

Chinai il capo, sentendomi snudato e totalmente privo di protezione. Che diritto aveva di frugare nei miei pensieri come fossero di dominio pubblico?

Rabbia, frustrazione, vergogna mi assalirono.

“Smettila di frugare nella mia testa, mi irriti. Non importa chi tu sia, i miei pensieri non sono alla mercé di nessuno, neanche del sommo capo dei Purosangue” sibilai, alzando un po’ la voce.

“Chiedo scusa. Non posso farne a meno, è nella mia natura”. Un Purosangue che si scusa? Scossi leggermente la testa, credendo di aver sentito male.

Juuri sorrise, ma non commentò oltre. La sua espressione rivelava chiaramente che aveva intenzione di trattare un argomento estremamente serio, perciò Zero si mise in ascolto.

“Ti chiedo di ascoltarmi fino in fondo, prima di intervenire. Ti voglio raccontare una storia, risale a molto tempo prima che tu nascessi, a un tempo in cui anch’io ero giovane e spensierata. Poco dopo essere diventata una vampira indipendente, durante un mio viaggio sostai in un paesino nascosto tra le montagne, in una valle a più di mille metri di altitudine. Era un luogo silenzioso, quasi surreale, e poco distante da esso vi era un monastero, che decisi di visitare. Quando mi affacciai alla porta rimasi incantata” fece una pausa, rivisitando con piacere i particolari di quel ricordo.

“Un’ampia volta in legno, odore di incenso, morbidi cuscini in cerchio e monaci in profonda meditazione. Anche un semplice respiro sembrava poterli disturbare”.

Più il racconto proseguiva più mi chiedevo cosa avesse a che fare con me.

“All’improvviso uno di loro parlò. Fu allora che ascoltai per la prima volta la Profezia.”

Mi guardò per testare se le sue parole avessero cominciato a intrigarmi, ma non le detti questa soddisfazione e rimasi immobile a fissare il vuoto.

“Allora non sapevo che mi avrebbe riguardato così da vicino, ma rimasi comunque colpita. Parlava di una vampira, nata da un’unione non programmata dal destino, che avrebbe serbato nel suo corpo poteri immensi, senza sapere però come sprigionarli. Ma non solo, nella Profezia era nominato anche un umano, o forse un vampiro, o forse… un cacciatore. Una persona che in sé racchiudeva il seme di entrambe le razze. Un uomo destinato a proteggere colei che è divenuta Principessa.”

Spalancai gli occhi allibito. Di cosa accidenti stava parlando?

“Loschi complotti avverranno in quell’era, l’eterno male dominerà sul mondo. La Principessa sarà salvata dall’orrore, solo l’uomo dalla bifida origine le potrà donare la forza” recitò la donna a memoria.

“Vedi queste parole non hanno mai avuto senso per me, finché non ho lasciato questo mondo. Non conoscendo più spazio e tempo, dalla dimensione in cui mi trovo passato, presente e futuro sono una cosa sola… ora finalmente capisco” sospirò “Zero, per favore proteggi mia figlia”.

“EH?” mi scappò un’esclamazione di sorpresa. Niente aveva senso in quel discorso.

“Co-cosa c’entra tua figlia?”

“Lei è in pericolo… non sa quello che le si sta muovendo intorno, enormi ingranaggi di potere e predominio hanno cominciato a lavorare.”

“Non vedo perché dovrebbe essere un mio problema… ci penserà Kuran a proteggerla” cercai di dissimulare la preoccupazione alla sola idea che Yuki potesse trovarsi in pericolo.

“Proteggerla da se stesso?” sussurrò Juuri serrando gli occhi. “Ma non capisci… l’essere dalla bifida origine, sia uomo sia vampiro, un cacciatore che proteggerà la Principessa. Zero Kiryu, Yuki incontrerà la tua strada nuovamente, che tu lo voglia o no”.

Un corvo gracchiò lontano, tra i fitti rami della foresta. Camminando eravamo infine giunti al limitare del paese. Inspirai l’aria notturna più e più volte, cercando di calmarmi e riordinare le idee. Yuki, la mia Yuki, la vampira Yuki, la compagna del mio nemico più odiato… un desiderio bruciante mi invase la gola e il corpo.

Ero appena venuto a sapere che la mia vita era inscindibilmente legata alla sua… Dannazione!

Lanciai un sasso con violenza contro il fusto di un albero, sconvolto.

“Non ci credo!” urlai “Non voglio! Non mi importa nulla di voi vampiri e dei vostri stupidi litigi! Siete degli esseri spregevoli che approfittano della vita altrui!”

Juuri lo guardò tristemente.

“Mi dispiace portare ulteriori sconvolgimenti nella tua vita. Non meriti di soffrire oltre Zero. Se potessi ti direi di più… ti spiegherei… ma il tempo concessomi qui non è per questo, il tempo seguirà il suo corso senza intercessioni”.

La scrutai con odio, ma vedendo il suo viso sofferente non riuscii a non provare pietà e partecipazione.

“Ti prego, promettimi di impegnarti nella realizzazione del tuo compito..”

“Non posso…”

“Anche se tu non lo vorrai, il tuo destino resterà sempre lo stesso…”

“Non mi importa..”

“Finirai lo stesso coinvolto nel piano di Kaname prima che te ne possa rendere conto.. e a quel punto sarà troppo tardi”

“Che piano? Cosa vuole fare?”

La figura di Juuri cominciò piano piano a diventare sfocata, a svanire.

“Ho già detto troppo. Non posso più restare qui, cacciatore. Prometti… salva Yuki, aiutala…”

“Ma…”

“Salvala!” la sua voce un po’ più lontana era disperata e supplicante.

“Va bene! La aiuterò, ma non chiedermi di più!”

“Il mondo te ne sarà grato Zero Kiryu. Sei coraggioso e generoso” Juuri era ormai diventata un contorno luminoso. Feci appena in tempo a sentire un ‘Addio’ che pareva sussurrato dal vento, poi mi ritrovai a fissare l’aria tersa di fronte a me.

Quasi meccanicamente mi passai una mano tra i capelli, indugiai sulla fronte, sulla quale una goccia di freddo sudore stava lentamente scivolando. Mi girava la testa, mi sentivo instabile, emotivamente e fisicamente.

Ingurgitai qualche pillola di sangue sintetico per calmarmi un po’, senza risultati.

Ripercorsi con la mente la conversazione appena avvenuta, le rivelazioni, la promessa che avevo fatto.

Dovevo essere impazzito.

Le gambe mi cedettero, caddi carponi, tremando. Perché doveva essere sempre tutto così complicato?

Sferrai un pugno al terreno mollo, facendomi tuttavia un po’ male contro una roccia appuntita.

“Yuki… perché non posso vivere in pace?” sussurrai. Ma tu, lontana e ignara di tutto, non sapesti darmi una risposta.

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Capitolo 3
*** Agitazione ***


Buonasera a tutti! Tralascio il fatto che sono passati sei mesi dall'ultimo post (me sciagurata), ma diciamo che è stato un periodo parecchio intenso... più ultimamente problemi a internet che di certo non hanno aiutato. Comunque eccomi di nuovo qui, per chi ha ancora voglia di leggere questa storia, mi scuso per il ritardo e anche se il capitolo vi sembrerà  un po' frettoloso.. alcune parti sono scritte di getto e improvvisate, non so neanch'io dove mi condurrà la storia XD. Basta, la smetto di ciarlare...

Buona lettura a tutti! ^^


Agitazione

Nel bel mezzo di un bosco di montagna, tra le ombre scure degli abeti, si ergeva un castello, immune al vento violento e al ghiaccio penetrante che si abbattevano su di esso, ma soprattutto a ciò che tutto cambia e decompone, contro cui niente e nessuno può opporsi: il tempo.

Grigio di fumo, in memoria delle orribili nefandezze avvenute in passato, possente e minaccioso, per proteggere i suoi abitanti. ‘Si, pensai, una fortezza simile non può essere abitata che dalle uniche creature capaci di sconfiggere il tempo’.

Accompagnata da queste riflessioni mi affacciai sull’ampio terrazzo di fronte alla mia camera. Freddo. La notte invernale fece rabbrividire anche la mia pelle di vampiro, sebbene riuscissi tranquillamente a resistere con un vestitino in seta e una giacca abbinata in pelle.

La foresta intorno taceva, solo qualche animale notturno si arrischiava ogni tanto a emettere un grido sommesso. Che pace. Quella nicchia incastonata tra le montagne era il massimo se si voleva godere di tranquillità, lontani dai falsi adulatori che tentavano di entrare nelle grazie dei sangue puro. Si, decisamente non potevo chiedere di meglio che quella vita lontana dai pericoli e accanto all’uomo che amavo: il mio Kaname. E allora perchè quel senso di oppressione, come se i rilievi intorno non fossero altro che una gabbia, quel castello delle catene, che mi impedivano di raggiungere la vera felicità? Ero rimasta per un anno chiusa tra quelle quattro mura, non avevo contatti col mondo esterno se non le notizie che mi giungevano tramite gli altri abitanti della magione. Ma qualcosa ancora mi infastidiva, percepivo di non essere più me stessa, o per lo meno non pienamente, ma ancora non avevo capito da cosa derivava quel malessere.

‘No, no cosa sto dicendo, non c’è nessun malessere, io sono felice… io devo essere felice’.

Sospirai, fissando il limitare della foresta distrattamente. Spalancai gli occhi, mentre qualcosa si muoveva con un fruscio tra i rami fitti. Una frazione di secondo dopo non si scorgeva più nulla.

‘Mi era sembrato… no, non può essere. Devo essere impazzita’ mi dissi, scrollando la testa. Per un attimo, un bagliore argenteo mi aveva folgorato. Che strana fitta al cuore.

“Yuuuukii, vieni è ora della manicure!” chiamò una voce femminile dal piano di sotto.

“Arrivo!” risposi stancamente. La pace era finita di nuovo.

 

****

 

Idiota. Idiota. Idiota. Per poco non mi ero fatto scoprire, anzi, forse lei si era accorta di me. Mi rimproverai in silenzio, sperando che qualsiasi cosa avesse visto Yuki l’avesse scambiata per un’allucinazione. In fondo che motivo avrei avuto per essere lì, nella tana del nemico?

Colpa della mia debolezza. Ero maledettamente debole; quando l’avevo vista lì, sola e perfetta sul terrazzo, candida come la neve, con gli occhioni generosi persi nel vuoto, com’era solita fare quando pensava intensamente a qualcosa, non avevo resistito e mi ero avvicinato incautamente, restando per un secondo privo della protezione degli alberi.

Dannazione… per lo meno lei stava bene, era in salute e trattata come una vera principessa (a giudicare dall’abbigliamento). Ma allora perché quell’espressione pensosa? Cos’altro la affliggeva? Non si era forse liberata della sua maggiore fonte di preoccupazione? Vivere accanto a Kaname era il suo più grande desiderio… come poteva essere triste?

Tutti quei pensieri continuarono ad affollarmi la testa mentre tornavo indietro, veloce come il vento ma ben attento a non farmi vedere da nessuna delle guardie. Non che non avessi voglia di farne fuori qualcuno, ma non mi andava di incontrare il padrone di casa. In tal caso non avrei cercato minimamente di limitare le mie reazioni.

Yuki stava bene, era sana e salva e per il momento bastava così. Il futuro era ancora troppo nebuloso e incerto per poter essere anche solo immaginato.

Juuri Kuran… accidenti a te, cosa vuoi che io faccia?

 

Dei passi nel corridoio, sempre più vicini, annunciarono l’arrivo di qualcuno. Non avevo per niente voglia di ricevere visite, perciò mi buttai sul letto, rivolto verso il muro, fingendo di dormire. Una mano forte bussò alla porta, una, due, tre volte, poi tornò il silenzio. Lo scricchiolio della porta mi fece capire che l’intruso non aveva desistito.

“Zero” chiamò una voce. Oh no, il direttore. Finsi di dormire con più impegno.

“Kiryu tanto lo so che non stai dormendo” lo rimbrottò Kaien Cross, l’uomo che si era preso cura di lui per tanti anni.

Non mi mossi di un millimetro.

“E va bene, stai pure lì, tanto parlo lo stesso”

“Gliel’ha mai detto nessuno che lei è molesto?” borbottai tirandomi su a sedere.

“In continuazione, ma non ci faccio caso” rispose il preside con voce spensierata. Talvolta era il solito folle ‘vecchio’ che mi ricordavo, ma da quando Yuki se n’era andata qualcosa nel suo modo di fare e nella voce era cambiato.

“Ad ogni modo non sono venuto fin qui per chiacchierare. Ho delle notizie fresche fresche da Yagari”.

Mi lanciò una busta pesante in grembo, già aperta sulla sommità. Apparentemente il mio vecchio maestro era troppo impegnato persino per venirci a informare di persona.

Lessi in fretta la lunga lettera, scritta in calligrafia fine. Poi spostai lo sguardo sul direttore.

“Cosa significa ciò?” chiesi, sospettoso.

“Tu meglio di tutti dovresti capirlo. Qualcosa si sta agitando nella società vampirica, e temo che, qualsiasi cosa succeda, non sarà affatto un cambiamento indolore”.

Da ogni parte giungevano notizie preoccupanti: la lista nera dell’associazione hunter non era mai stata così vuota, durante le perlustrazioni dei cacciatori numerosi vampiri non ancora segnalati venivano trovati già in polvere, oppure altri che si pensava perdessero la ragione tornavano improvvisamente perfettamente in forze, ben lungi da diventare spietati livello E. Curioso. C’era solo un modo per salvare un vampiro ex umano dalla perdizione… tuttavia non era quasi mai praticato.

“Sembra… che qualcuno li stia trasformando e poi salvando intenzionalmente...”

“Perspicace come sempre Kiryu. E cosa mi dici degli esemplari già neutralizzati?”

“A quanto pare qualcuno non ritiene l’associazione abbastanza scaltra da poter assolvere il suo compito senza interferenze” sibilai, sprezzante. Il preside non rispose, intuendo i miei pensieri. Lo interpretai come un assenso.

“Non penso sia l’unico motivo” aspettò una mia replica, che non ci fu. Lo studiavo, con sguardo attento. “Pensaci. Se davvero qualcuno –un purosangue, ovviamente- sta generando così tanti vampiri, per poi legarli a sé con un patto di sangue, è altrettanto sensato che per evitare ciò quegli stessi vampiri appena nati vengano uccisi prima di poter essere schiavizzati, anche se non sono scesi a livello E”.

“E questo non è contro le regole?” non che mi preoccupassi per la sorte dei vampiri… ma pensare che qualcuno interferisse con il nostro lavoro mi mandava in bestia.

“I vampiri non si dovrebbero eliminare solo se perdono il senno… o se aggrediscono o trasformano un umano?”

Il preside Cross annuì, quasi distrattamente. Sembrava voler nascondere qualcosa.

“Preside, lei ultimamente ha incontrato Kuran?”

Lui mi squadrò, quasi colto di sorpresa dalla mia domanda.

“Ci sta aiutando a capire qualcosa di più su questa faccenda. Ora vestiti, non sono venuto solo per fare una chiacchierata. Ci aspettano tra un’ora all’associazione”.

 

Ore 9:00. Quartier generale degli hunter.

I nostri passi risuonavano nel lungo corridoio che conduceva alla sala riunioni. Qualche cacciatore di passaggio si ritraeva con rispetto per lasciare il passo al presidente. Kaien Cross ne aveva fatta di strada. C’era un silenzio innaturale quando entrammo nel grosso salone, sebbene i posti attorno al grosso tavolo fossero già tutti occupati. Yagari sedeva a un’estremità, accanto a lui l’unica sedia vuota. Scrutava torvo i presenti con l’occhio sano, mentre l’altro, bendato, era nascosto da un ciuffo di capelli corvini.

Mi “accomodai” in un angolo della stanza, appoggiato alla parete, ascoltando in silenzio.

A quanto riportavano i cacciatori in missione, gli schifosi purosangue coinvolti negli ultimi avvenimenti stavano agendo nell’ombra, non volevano (o non voleva) far scoprire la propria identità. Molto più comodo agire senza destare sospetti, magari recitare la parte dell’innocente alleato con la giustizia fino al momento giusto. Tipico dei purosangue.

Le persone trasformate provenivano da ogni regione del paese, segno che il nemico si muoveva in continuazione. Non si riusciva a intuire una sua possibile tana e anche gli ordini ai servi giungevano per vie secondarie.

In apparenza tutte le casate di vampiri purosangue conducevano la solita vita tranquilla, distaccata dal resto del mondo. Erano bravi a fingere.

Il ribrezzo mi fece ardere la gola, in modo del tutto differente dal solito. Era sete… ma di vendetta. Tuttavia mi controllai, per non allarmare col mio sguardo famelico i cacciatori presenti. Solo Yagari si accorse della mia irrequietezza e mi lanciò un’occhiata minacciosa e preoccupata.

“Non possiamo neanche ignorare i continui massacri di vampiri ex umani. Va contro ogni nostro principio” stava dicendo un uomo alto con la barba fulva, ottenendo consensi.

“Cosa proponete di fare, in merito? Proteggerli?” rispose scettico Yagari, calcando l’accento sull’ultima parola. Un mormorio diffuso si propagò nella stanza.

“Non era quello che intendevo, signore, ma…” continuò l’uomo con più incertezza. Non poté finire la frase però, perché il presidente si alzò in piedi, intervenendo per la prima volta.

“Raddoppieremo la sorveglianza. Manderemo degli uomini ad indagare” esordì, camminando avanti e indietro lungo la sala. “Terremo sotto controllo tutte le famiglie nobili sparse nel Paese. Abbiamo delle spie, faremo in modo che trovino le informazioni che ci servono. Darò istruzioni a ognuno di voi; ci aspettano giorni molto intensi, non possiamo permetterci riposo” il suo tono non ammetteva repliche. “ Toga ci pensi tu…” sussurrò poi al compagno, che annuì.

“Kiryu sei esentato dalle lezioni” aggiunse poi. Come se ci fosse stato bisogno di precisarlo. Toga Yagari cominciò a dare istruzioni ai suoi sottoposti, dividendoli in piccoli gruppi.

Nel mentre Cross mi fece cenno di avvicinarmi e mi prese da parte.

“Sorvolerò sul fatto che sei scomparso per tre notti di seguito. Ma ultimamente sei assente, distratto, neanche cacciare ti rilassa come un tempo” mi fissò a lungo, ma non diedi spiegazioni. “Vuoi delle ferie? Se sei stanco è comprensibile, a me puoi dirlo” chiese, quasi gongolando. Insopportabile.

“Arrivi al dunque e non dica idiozie. Sa benissimo che non ho bisogno di riposo”.

“Sempre il solito scontroso… comunque se insisti… Sappi che tu non parteciperai alle indagini. Né per quanto riguarda gli ex umani, né per la sorveglianza dei purosangue”

Fantastico. Un’occasione per farne fuori qualcuno sfumava. Nel frattempo eravamo usciti dal salone, per parlare indisturbati.

“Perché?” chiesi semplicemente, con voce dura.

“Perché per te ho in serbo un altro compito” per un attimo i suoi occhiali rettangolari sfavillarono. In quel momento l’uomo che avevo davanti e l’immagine che ne conservavo (un pazzoide con i codini e il grembiule con i coniglietti che possedeva il tatto di un mammut) non coincidevano per niente.

“Devi cercare un oggetto per me… ne ho sentito parlare una volta, non penso che nessuno tra gli umani ne conosca l’esistenza, e in pochi nella società vampirica. Io non l’ho mai visto, né so con precisione dove sia, ma ti posso riferire le indicazioni che han dato a me…”

“Ma di cosa si tratta?” domandai, interdetto.

“Dello Scettro del Tramonto”

 

 

 

 

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