Salve! Mi scuso tantissimo per
il ritardo spropositato di questo capitolo! E siamo solo al secondo sob
='( Come avrete capito sono lenta nel postare, i mille impegni e
l'ultimo anno di Liceo non mi permettono di dedicarmi molto alla
scrittura... per lo meno spero che questo nuovo capitolo vi piaccia,
almeno l'attesa non sarà stata vana ;-)
Auguro a tutti coloro che
aspettavano il mio post, a coloro che hanno scoperto ora la storia e
anche a quelli a cui non gliene frega proprio nulla... una buona
lettura e Buona Pasqua!
P.S. grazie a tutti per le
recensioni!
Voci
dal passato
In
fondo alla via si intravedeva
la figura di una ragazza, snella ed elegante, con capelli castani molto
lunghi
che la circondavano, coperta da una veste bianca molto semplice. Tutto
intorno
a lei sembrava come evanescente, dai contorni indefiniti e vaghi, ma
paradossalmente anche nitido, reale. La sua camminata cadenzata e
decisa era
inconfondibile, non poteva trattarsi altro che di lei.
Voltai
la testa, non volevo
incontrarla. Feci qualche passo per nascondermi dietro il primo muro
disponibile, ma dopo aver percorso si e no un metro sentii un leggero
tocco
sulla spalla, che mi fece voltare.
“Non
fuggire” mi disse con la
voce sottile come un soffio di vento.
Come
diavolo aveva fatto ad
essere già così vicina? Chiusi gli occhi
inspirando.
Mi
ero dimenticato di quante
capacità possedeva la sua stirpe.
Tuttavia,
sordo a qualsiasi
preghiera, mi incamminai per la mia strada, senza degnarla di uno
sguardo.
“Zero
Kiryu” sillabò, stavolta
in modo perentorio. Inspiegabilmente percepii un inflessione diversa
nel suo
tono, ma non ci feci caso. Mi concentrai invece sul mio nome,
pronunciato per
intero, il che voleva dire solo una cosa: aveva davvero bisogno di
parlarmi.
“Non
mi scocciare” borbottai,
sempre guardando fisso avanti a me. Sapevo che mi aveva già
raggiunto e mi
stava osservando con la coda dell’ occhio, come se temesse di
disturbarmi.
Tipico di lei.
“Non
mi vuoi proprio ascoltare?”
chiese.
“No…
senti non so perché tu sia
qui” sbottai, decidendomi a guardarla in faccia, la quale era
tornata dolce
come sempre, “e neanche il motivo per cui mi stai parlando
come se niente
fosse”.
“Beh
se vuoi te lo spiego” mi
disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Piegò la testa da un lato,
guardandomi in tralice.
Mi
stavo innervosendo sempre di
più, ero in una situazione assolutamente irragionevole,
stavo dialogando
tranquillamente con una persona che avrei dovuto uccidere senza
esitazione.
Ma…
sinceramente… non avevo
voglia di adempiere alla promessa che mi ero fatto… non
quella notte. ‘Povero
Zero’ mi commiserai ‘non hai neanche la forza di
recidere i tuoi legami
passati. Per cosa poi… un ricordo a cui aggrapparsi? Vale
così poco la vendetta
della tua intera famiglia?’
“Non
fare l’idiota.” le sibilai
contro “Non voglio parlare con te… vattene Yuki,
io farò come se non ti avessi
mai incontrata. Ho cose più importanti da fare
stasera.”
Non
era vero. In realtà era la
serata più noiosa che avessi trascorso nell’ultimo
mese.
Con
mia grande sorpresa il viso
di Yuki, che mi aspettavo di vedere mortificato e deluso, si
aprì in una grande
risata. Felice, cristallina.
Ero
a dir poco allibito, ma
niente a confronto di quello che provai ascoltando le parole che mi
disse:
“Si,
il fraintendimento è
comprensibile” proferì appena ebbe finito di
ridere “in effetti mi dicono che
io e mia figlia ci assomigliamo molto. Ciò nonostante sono
spiacente di
deluderti, ma io e Yuki non siamo la stessa persona”.
Restai
a bocca aperta, senza
accorgermi di risultare molto ridicolo. Cosa diavolo stava dicendo
quella
donna? Chi era?
‘…
mia figlia’ pensai ‘questo
vuol dire che… ma un momento, Yuki mi ha parlato della sua
famiglia, sua madre
aveva sacrificato la propria vita per trasformarla in
umana…’
Guardai
meglio la giovane che mi
si parava davanti. In effetti, pur essendo molto somigliante, differiva
un poco
da Yuki: di poco più alta, la postura era più
imperiosa ed elegante; gli occhi
infine brillavano di una luce mistica, fosca, ed erano quasi
impenetrabili, al
contrario dei grandi occhi espressivi che conoscevo bene.
“Juuri?
Juuri Kuran? Ma tu non
dovresti essere..”
“Morta?”
finii lei per me. Mi
sorrise. “Oh si, lo sono. Ma si da il caso che io sia qui a
parlare con te. Non
è una contraddizione se ci pensi bene.”
Ero
confuso. Ricordai che anche
lei era una Puro Sangue e feci qualche passo indietro, comunque troppo
incuriosito per andarmene.
“E
quindi cosa saresti? Una
specie di fantasma?” le chiesi.
“Non
proprio, è qualcosa di più
complicato di un fantasma. La forma in cui mi trovo adesso è
una sorta di
rievocazione del mio corpo passato, una proiezione di ciò
che ero, ma posseduta
dall’anima di ciò che sono”.
Non
udendo commenti da parte
mia, continuò la sua spiegazione.
“Devi
sapere che quando un
vampiro lascia questo mondo, non cessa completamente di esistere, come
potrebbe
sembrare. Certo, il suo corpo scompare, polverizzato, ma la sua essenza
rimane
intatta. L’anima del vampiro, dopo aver lasciato il corpo, si
ritrova in quella
che noi chiamiamo ventunesima dimensione… Non è
niente di scientifico o
razionalmente raggiungibile” aggiunse in risposta alla mia
faccia perplessa.
“Semplicemente si tratta di un luogo dove non esiste il
concetto di tempo,
quindi neanche di eternità, niente di tutto ciò
che conosci in questo mondo può
essere visto identico laggiù.”
“Ma
io ora ti ve…” non riuscii a
finire la frase perché un dito guardingo mi
sfiorò le labbra.
Nel
mentre due uomini nerboruti
uscirono dal pub lì vicino, sbandando per l’alcool
ingerito e cantando canzoni
sconce in mezzo alla strada. Uno spettacolo pietoso.
“Che
c’è? Non sono mica
pericolosi…”
“Non
è quello. Solo… in questo
momento mi puoi vedere unicamente tu.”
Aggrottai
le sopracciglia.
“E
perché mai?”
“Perché
io ho deciso di
mostrarmi a te. Pensi che sia venuta a fare una chiacchierata per
divertimento?”
Effettivamente
il motivo della
sua visita non mi era ancora chiaro.
“No,
ma…”
“Bene
allora stammi a sentire”
tagliò corto. L’ autorità nel modo di
fare, il carisma e anche la bellezza di
quella donna erano veramente impareggiabili. Mi sentivo totalmente
ipnotizzato
dalle sue parole.
“Io,
Juuri Kuran, sono uno dei
pochi esseri eletti che hanno goduto del privilegio di conservare il
proprio
corpo e usufruire di esso in alcune occasioni. Questo perché
ho deliberatamente
sacrificato la mia vita per proteggere mia figlia, sangue del mio
sangue, e per
concederle una vita normale quanto potevo.
Quindi
considera un onore,
Kiryu, che io abbia lasciato la mia dimora per venire a parlare con te,
stanotte”.
Ecco,
la superbia e la saccente
presunzione dei Purosangue che ancora una volta si mostrava in tutta la
sua
imponenza. Io in fondo non ero altro che un misero suddito.
“Oh
io credo che tu sia molto
più di questo” dichiarò Juuri, svelando
i miei pensieri. Era un’altra delle sue
numerose capacità?
“Zero,
so che ti senti
perseguitato dalle sciagure” mi disse in tono grave
“e so anche che desideri
ardentemente distruggere tutti quelli come me”.
Chinai
il capo, sentendomi
snudato e totalmente privo di protezione. Che diritto aveva di frugare
nei miei
pensieri come fossero di dominio pubblico?
Rabbia,
frustrazione, vergogna
mi assalirono.
“Smettila
di frugare nella mia
testa, mi irriti. Non importa chi tu sia, i miei pensieri non sono alla
mercé
di nessuno, neanche del sommo capo dei Purosangue” sibilai,
alzando un po’ la
voce.
“Chiedo
scusa. Non posso farne a
meno, è nella mia natura”. Un Purosangue che si
scusa? Scossi leggermente la
testa, credendo di aver sentito male.
Juuri
sorrise, ma non commentò
oltre. La sua espressione rivelava chiaramente che aveva intenzione di
trattare
un argomento estremamente serio, perciò Zero si mise in
ascolto.
“Ti
chiedo di ascoltarmi fino in
fondo, prima di intervenire. Ti voglio raccontare una storia, risale a
molto
tempo prima che tu nascessi, a un tempo in cui anch’io ero
giovane e
spensierata. Poco dopo essere diventata una vampira indipendente,
durante un
mio viaggio sostai in un paesino nascosto tra le montagne, in una valle
a più
di mille metri di altitudine. Era un luogo silenzioso, quasi surreale,
e poco
distante da esso vi era un monastero, che decisi di visitare. Quando mi
affacciai alla porta rimasi incantata” fece una pausa,
rivisitando con piacere
i particolari di quel ricordo.
“Un’ampia
volta in legno, odore
di incenso, morbidi cuscini in cerchio e monaci in profonda
meditazione. Anche
un semplice respiro sembrava poterli disturbare”.
Più
il racconto proseguiva più
mi chiedevo cosa avesse a che fare con me.
“All’improvviso
uno di loro parlò.
Fu allora che ascoltai per la prima volta la Profezia.”
Mi
guardò per testare se le sue
parole avessero cominciato a intrigarmi, ma non le detti questa
soddisfazione e
rimasi immobile a fissare il vuoto.
“Allora
non sapevo che mi
avrebbe riguardato così da vicino, ma rimasi comunque
colpita. Parlava di una
vampira, nata da un’unione non programmata dal destino, che
avrebbe serbato nel
suo corpo poteri immensi, senza sapere però come
sprigionarli. Ma non solo,
nella Profezia era nominato anche un umano, o forse un vampiro, o
forse… un
cacciatore. Una persona che in sé racchiudeva il seme di
entrambe le razze. Un
uomo destinato a proteggere colei che è divenuta
Principessa.”
Spalancai
gli occhi allibito. Di
cosa accidenti stava parlando?
“Loschi
complotti avverranno in
quell’era, l’eterno male dominerà sul
mondo. La Principessa sarà salvata
dall’orrore, solo l’uomo dalla bifida origine le
potrà donare la forza” recitò
la donna a memoria.
“Vedi
queste parole non hanno
mai avuto senso per me, finché non ho lasciato questo mondo.
Non conoscendo più
spazio e tempo, dalla dimensione in cui mi trovo passato, presente e
futuro
sono una cosa sola… ora finalmente capisco”
sospirò “Zero, per favore proteggi
mia figlia”.
“EH?”
mi scappò un’esclamazione
di sorpresa. Niente aveva senso in quel discorso.
“Co-cosa
c’entra tua figlia?”
“Lei
è in pericolo… non sa
quello che le si sta muovendo intorno, enormi ingranaggi di potere e
predominio
hanno cominciato a lavorare.”
“Non
vedo perché dovrebbe essere
un mio problema… ci penserà Kuran a
proteggerla” cercai di dissimulare la
preoccupazione alla sola idea che Yuki potesse trovarsi in pericolo.
“Proteggerla
da se stesso?”
sussurrò Juuri serrando gli occhi. “Ma non
capisci… l’essere dalla bifida
origine, sia uomo sia vampiro, un cacciatore che proteggerà
la Principessa.
Zero Kiryu, Yuki incontrerà la tua strada nuovamente, che tu
lo voglia o no”.
Un
corvo gracchiò lontano, tra i
fitti rami della foresta. Camminando eravamo infine giunti al limitare
del
paese. Inspirai l’aria notturna più e
più volte, cercando di calmarmi e
riordinare le idee. Yuki, la mia Yuki, la vampira Yuki, la compagna del
mio
nemico più odiato… un desiderio bruciante mi
invase la gola e il corpo.
Ero
appena venuto a sapere che
la mia vita era inscindibilmente legata alla sua… Dannazione!
Lanciai
un sasso con violenza
contro il fusto di un albero, sconvolto.
“Non
ci credo!” urlai “Non
voglio! Non mi importa nulla di voi vampiri e dei vostri stupidi
litigi! Siete
degli esseri spregevoli che approfittano della vita altrui!”
Juuri
lo guardò tristemente.
“Mi
dispiace portare ulteriori
sconvolgimenti nella tua vita. Non meriti di soffrire oltre Zero. Se
potessi ti
direi di più… ti spiegherei… ma il
tempo concessomi qui non è per questo, il
tempo seguirà il suo corso senza intercessioni”.
La
scrutai con odio, ma vedendo
il suo viso sofferente non riuscii a non provare pietà e
partecipazione.
“Ti
prego, promettimi di
impegnarti nella realizzazione del tuo compito..”
“Non
posso…”
“Anche
se tu non lo vorrai, il
tuo destino resterà sempre lo stesso…”
“Non
mi importa..”
“Finirai
lo stesso coinvolto nel
piano di Kaname prima che te ne possa rendere conto.. e a quel punto
sarà
troppo tardi”
“Che
piano? Cosa vuole fare?”
La
figura di Juuri cominciò
piano piano a diventare sfocata, a svanire.
“Ho
già detto troppo. Non posso
più restare qui, cacciatore. Prometti… salva
Yuki, aiutala…”
“Ma…”
“Salvala!”
la sua voce un po’
più lontana era disperata e supplicante.
“Va
bene! La aiuterò, ma non
chiedermi di più!”
“Il
mondo te ne sarà grato Zero
Kiryu. Sei coraggioso e generoso” Juuri era ormai diventata
un contorno
luminoso. Feci appena in tempo a sentire un ‘Addio’
che pareva sussurrato dal
vento, poi mi ritrovai a fissare l’aria tersa di fronte a me.
Quasi
meccanicamente mi passai
una mano tra i capelli, indugiai sulla fronte, sulla quale una goccia
di freddo
sudore stava lentamente scivolando. Mi girava la testa, mi sentivo
instabile,
emotivamente e fisicamente.
Ingurgitai
qualche pillola di
sangue sintetico per calmarmi un po’, senza risultati.
Ripercorsi
con la mente la
conversazione appena avvenuta, le rivelazioni, la promessa che avevo
fatto.
Dovevo
essere impazzito.
Le
gambe mi cedettero, caddi
carponi, tremando. Perché doveva essere sempre tutto
così complicato?
Sferrai
un pugno al terreno
mollo, facendomi tuttavia un po’ male contro una roccia
appuntita.
“Yuki…
perché non posso vivere
in pace?” sussurrai. Ma tu, lontana e ignara di tutto, non
sapesti darmi una
risposta.
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