l'uomo ideale

di sweetnight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** routine ***
Capitolo 2: *** scena del crimine ***
Capitolo 3: *** un aiuto molto scomodo - prima parte ***
Capitolo 4: *** un aiuto molto scomodo - seconda parte ***
Capitolo 5: *** brancolando nel buio ***
Capitolo 6: *** indizi e sospetti ***
Capitolo 7: *** arrivando alla soluzione ***
Capitolo 8: *** movente e risoluzione del caso ***
Capitolo 9: *** invito a cena? ***
Capitolo 10: *** epilogo ***



Capitolo 1
*** routine ***


 

Ragazzi vi dico in anticipo che non me ne intendo molto di cose poliziesche ma mi è venuta quest’ispirazione all’improvviso e allora mi sono messa a scrivere, spero che vi piaccia almeno un po’. BACI BACI la vostra sweetnight!

 

 

“Altre scartoffie mia cara!” mi disse Janny, una mia collega d’ufficio, mentre con un tonfo faceva atterrare sulla mia scrivania una montagna di carte.

Sapevo che quella era un’altra di quelle giornate….

Ogni volta, dopo aver risolto un caso, era sempre così.

Si trattava di riempire rapporti su rapporti, che contenevano e descrivevano i vari dettegli fondamentali per completare il quadro generale del caso. E quella parte del mio lavoro proprio non mi andava giù; io preferivo l’azione, il pericolo!

Ok! Forse una persona con tutte le rotelle al loro posto non avrebbe mai fatto un ragionamento del genere, ma era da sempre che sapevo che il mio cervello non funzionava come quello di tutti, eh eh eh!! Eppure l’ispettore capo me lo diceva sempre: “Isabella tu hai delle capacità straordinarie! Se non avessimo te, ogni volta, a gestire le indagini, non ne verremmo mai a capo!”

In pratica ero considerata una specie di geniaccio con un fiuto speciale adatto a scovare i criminali!

Ma ero contenta.

Fin da piccola ero decisa a voler intraprendere la carriera di poliziotta detective, mi era sempre piaciuta l’idea fare qualcosa di buono per le persone, proteggerle, e dopo tanto impegno riuscii finalmente a raggiungere il mio obiettivo.

Ricordo ancora la faccia sconcertata di mia madre, Reneè, quando le annunciai che mi sarei iscritta all’accademia di polizia appena finite le superiori, e la scenata isterica che ne seguì, secondo la quale lei avrebbe dovuto convincermi a “rinsavire” e infine a cambiare idea.

Quando poi, la mia cara mammina, dopo aver pianto tutte le sue lacrime, si era rassegnata, pensai che finalmente avrei potuto starmene in pace, ma sbagliavo: una sera, prima che potessi chiudermi in camera mia con la scusa che avevo da fare, come facevo tutte le sere con lo scopo di evitare il suo sguardo sconsolato e implorante, lei m’inchiodò e disse che dovevamo parlare.

Così mi diedi la pena di ascoltare per un’ora i suoi vaneggiamenti e purtroppo per me dovevo accettarne le conseguenze che sarebbero seguite.

Conclusione: dovevo darle la possibilità di telefonarmi per circa tre, quattro volte ogni giorno, di portarmi sempre il pranzo, non potevo certo mangiare le schifezze della mensa, e bla bla bla…

Fatto è che alla fine acconsentii, così almeno potei seguire l’addestramento senza dover avere sulla coscienza un cuore di mamma spezzato!!!

Fu un periodo duro e faticoso quello dell’addestramento, perciò ci misi tutto l’impegno di cui ero capace, non era certo da me arrendermi! Peccato che anche la mia pazienza venne messa a dura prova: infatti in quel periodo mia madre riuscì ad interpretare il ruolo del genitore morboso e invadente alla perfezione!

Comunque erano passati diversi anni da allora, mia madre aveva accettato l’idea e si era tranquillizzata; ma ciò che più contava era il fatto che in tutto quel tempo ero riuscita a risolvere diversi casi, tutti con successo, guadagnandomi la stima e la fiducia dei miei superiori e dei miei colleghi.

Amavo gettarmi a capofitto in un’indagine, recarmi sulla scena del crimine, analizzare tutti i dettagli, passare in rassegna i referti della scientifica, interrogare i possibili sospetti…

Poi tutto diventava più eccitante se dovevo inseguire un malvivente che tentava di fuggire, oppure se affrontavo una sparatoria… sono cose pericolose non lo nego, ma ogni volta che mi trovavo in queste situazioni sapevo sempre cosa fare, mi sentivo nel mio elemento. E poi caspita! Quante scariche di adrenalina! Non vedevo l’ora che ci fosse di nuovo un po’ di movimento. Ovvio che non volevo ci fossero casi di assassinii o cose del genere, ma qualche piccola indagine mi sarebbe stata utile, almeno non sarei stata tutto il giorno in ufficio!

Janny piombò di nuovo nel mio ufficio depositando altre carte sulla scrivania, proprio mentre stavo pensando che ultimamente era tutto tranquillo…

“ah Bella, ci sarebbero questi da controllare” molto tranquillo

“e pure questi!” decisamente troppo tranquillo!!!

“ooooh, che noia!!!” esclamai!

“non dirlo a me! Pensa che di scartoffie da sistemare io ne ho il doppio delle tue!!” rispose sconsolata Janny

“non t’invidio proprio…”

“e vorrei anche vedere!”

“possibile che da un po’ di tempo a questa parte non ci sia nulla di meglio da fare?”

“sempre ansiosa di buttarti in situazioni pericolose, eh?” disse sogghignando Tyler, un altro mio collega che era entrato nel mio ufficio intromettendosi nella conversazione

“bè, mio caro, non tutti siamo fifoni come te!” risposi ridacchiando alla sua fracciatina

“ah! Io sarei un fifone?! Devo ricordarti simpaticona che se tu non fossi entrata nella polizia a quest’ora saresti una serial killer!”

“può darsi! Ma credimi: non saresti certo tu ad arrestarmi, al massimo ti faresti sparare!” sghignazzai mentre Janny se la rideva a crepapelle

“contegno, ragazzi, contegno! Altrimenti vi ciocco una nota di demerito!” sbottò l’ispettore capo  che in quel momento era entrato in ufficio, probabilmente richiamato dal chiasso che facevamo.

“allora… cercavo proprio voi signori. A quanto pare dovrete entrare di nuovo in azione: c’è stato un omicidio, il luogo del delitto è un’abitazione situata tra la Mile Road e la 167; sembra che la vittima sia un uomo di circa 35 anni” proseguì l’ispettore, mentre noi tre seguivamo con attenzione, e io prendevo appunti sul mio blocco

“per adesso non si hanno molte informazioni, stanno aspettando noi, ci hanno appena chiamato. Intanto che vi recate lì ragazzi, noi del dipartimento chiameremo la scientifica per un primo sopralluogo.”

“da chi è stato dato l’allarme, signore?” domandai

“dalla donna delle pulizie, sembrava sconvolta, ma ha accettato di mettersi a nostra disposizione; fatele delle domande, ma mi raccomando usate tatto. Ah… detective Swan era sott’inteso che la missione spetta a lei condurla”

“farò del mio meglio signore”

“non ne dubito. Ora andate e cercate di raccogliere più informazioni che potete”

“certo, signore” rispondemmo tutti e tre all’unisono

“bene Bella, sembra che il tuo desiderio sia stato esaudito” disse Janny dopo che l’ispettore capo se ne fu andato

“già, ma purtroppo c’è di mezzo un innocente che ha perso la vita, avrei preferito un caso di rapina”

“comunque sarà meglio darsi una mossa. Dobbiamo andare” disse Janny

“su, attiva il cervello Bella, così tu risolvi il caso e noi guardiamo!” scherzò Tyler, probabilmente per alleggerire l’atmosfera

“ma sicuro!” sbottai sorridendo

“io sono d’accordo con Tyler!” confermò Janny

“invece vi dico io quello che farete: ora voi due spiritosoni muovete le chiappe e spremete le meningi! Non abbiamo tempo da perdere, c’è un’indagine da svolgere!”

“sissignora!” esclamarono in coro Janny e Tyler mentre uscivamo svelti dal mio ufficio e ci dirigevamo all’automobile.

Niente più scartoffie, un caso d’omicidio da risolvere: per me, la poliziotta detective Swan, era ora di entrare in azione!

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Capitolo 2
*** scena del crimine ***


Era davvero sconvolgente. Se fossi stata debole di stomaco non avrei resistito neanche un secondo a contemplare la scena!

Il corpo di quell’uomo era straziato: lungo tutto il corpo vi dei erano tagli; alcuni profondi, altri superficiali, mentre alcuni addirittura erano dei veri e propri scalvi, tanto che la pelle si presentava dilaniata e a brandelli. Da queste ferite, però, non era uscito molto sangue, perché probabilmente erano state inferte alla vittima dopo la sua morte.

Il decesso sembrava essere stato causato da una lama affilata, non ancora identificata, che aveva reciso la gola della vittima facendola morire sul colpo.

Non c’erano impronte sul corpo dell’uomo, né su altri oggetti presenti in casa: l’assassino doveva aver fatto le cose per bene.

Il cadavere si trovava in cucina, disteso per terra, in una posizione scelta di proposito, doveva essere stato l’assassino a posizionarlo in quel modo.

La cosa che più mi dava da pensare era il fatto che sembrava che tutti i tagli presenti sul quel corpo seguissero uno schema preciso: sulle braccia si alternavano i tagli superficiali e quelli profondi, così come sulle gambe; invece, sul viso, sulle mani e sul petto dell’uomo erano presenti i tagli più pesanti, come se l’assassino volesse cancellare l’identità della vittima o i suoi lineamenti e quindi il suo aspetto.

I miei colleghi, Tyler e Janny, erano sconcertati quanto me.

Purtroppo nel nostro lavoro, per quanti anni possano passare e per quanta esperienza si possa avere, non si riesce mai ad abituarsi a stragi del genere!

Di solito le motivazioni che spingono una persona a compire atti tanto crudeli, vanno dalla vendetta alla gelosia oppure vi sono casi in cui queste persone sono affette da malattie mentali.

Ad ogni modo molte persone innocenti vi finiscono in mezzo, con conseguenze a volte molto disastrose: per esempio, molti bambini rimangono orfani di padre o di madre, una famiglia viene messa sull’astrico, genitori che soffrono per la perdita di un figlio e via dicendo…

Fatto sta che ogni caso c’è qualcuno che soffre e a volte la cosa peggiore è che non si sa con certezza se alla fine si avrà un po’ di giustizia.

 

 

Dopo aver esaminato nei minimi dettagli la dinamica del delitto e aver appuntato le informazioni necessarie per indagare, cercammo la signora delle pulizie, la donna che per prima aveva visto il cadavere e chiamato la polizia, per interrogarla.

Trovammo la signora seduta sulle scale che davano nel ballatoio che portava all’abitazione dell’uomo ucciso.

Povera donna! Aveva gli occhi gonfi e il viso arrossato, sicuramente aveva pianto.

Ci avvicinammo lentamente; Tyler e Janny si scambiarono un’occhiata e poi guardarono me: volevano che fossi io la prima a parlare; così poggiai una mano sulla spalla della signora e poi cominciai a parlarle:

“signora, salve; siamo del dipartimento di polizia di Seattle, unità investigativa, vorremmo farle qualche domanda, se la sente?” le chiesi dolcemente

“si, certo. Che cosa volete sapere?” rispose lei con un fil di voce

“come si chiama signora?”

“Linda Howard”

“faceva le pulizie in casa del signor Bright da molto tempo?”

“oh, sì! Credo che orami siano passati quattro anni dalla prima volta che cominciai a lavorare per lui. Si fidava di me, eravamo in buoni rapporti, sapete…era una persona così gentile…” la voce della signora Howard fu rotta dal pianto. Si era davvero affezionata al suo datore di lavoro. Ci voleva più tatto del previsto.

“ci dispiace tanto – disse Tyler – vuole continuare la conversazione in un altro momento?”

“oh, no, no! Scusatemi, è che sono ancora sconvolta, voi capite…”

“ma certo, non si preoccupi.” La rassicurò Janny

“bene, dunque – ricominciai io – lei lavorava regolarmente a casa del signor Bright, può dirci quando di preciso?”

“bè, una volta a settimana, ogni mercoledì mattina. Lunedì però il signore mi chiamò per spostare le pulizie a giovedì, cioè oggi, perché ieri aveva altro da fare…”

“le aveva, per caso, detto di cosa si trattava?”

“no. Era una persona molto riservata”

“capisco. E ha notato qualcosa di strano nel comportamento del signor Bright ultimamente?”

“no, non direi. È sempre stato tutto normale”

L’interrogatorio non ci portava da nessuna parte, ed evidentemente la signora Howard e il signor Bright erano in buoni rapporti lavorativi, ma niente di più; io e i miei colleghi ci guardammo e annuimmo: stavamo pensando la stessa cosa.

“bene, per adesso può bastare signora, la ringraziamo. Tuttavia si tenga a disposizione”

“senz’altro”

“ah, tenga questo – le porsi il mio bigliettino da visita – non esiti a chiamare nel caso le venga in mente qualche altro particolare”

“certamente”

“le auguriamo una buona giornata.” E dopo averla salutata, andammo via per ritornare al dipartimento a riorganizzarci le idee.

 

 

“ah, ragazzi! Davvero un bel rompicapo!” disse Tyler, appena fummo tornati al dipartimento…

“infatti…coraggio, rimbocchiamoci le maniche! Bella, credo che sia meglio recuperare ogni informazione su questo Bright, che ne dici?” propose Janny

“perfetto. Dovremmo cercare di ricostruire gli avvenimenti della giornata del delitto, inoltre dobbiamo scoprire le sue abitudini, il luogo dove lavorava…” mentre parlavo, cominciai a scrivere una lista sul mio blocco

“poi, penso sia il caso di avvisare i suoi parenti, e fare qualche domanda per indagare sulla sua vita personale, in modo da scoprire se in passato, o di recente, ha avuto qualche lite…” disse Tyler

“sono d’accordo. Dovremmo informarci su chi erano i suoi amici e sarà opportuno interrogare anche i suoi colleghi di lavoro e i suoi vicini di casa” dissi riflettendo

“non sappiamo per ora l’ora del decesso, aspetteremo il referto del medico legale; purtroppo ci vorrà un po’ siccome il caso richiede l’autopsia, inoltre dovremmo anche aspettare le analisi della scientifica…” aggiunse Janny

“aspetteremo; ora sarà meglio darci da fare: Tyler controlla la fedina penale di Bright, vediamo se era una persona in regola; Janny, tu comincia ad individuare e trascrivere i nomi dei colleghi di lavoro di Bright.” Tyler e Janny annuirono

“io farò delle ricerche per scoprire chi era quest’uomo”

“ho il presentimento che quest’indagine andrà per le lunghe” sospirò Tyler

“sempre a lamentarti eh?” lo rimproverai

“se ci muoviamo, per stasera avremmo già abbastanza informazioni su questa persona, così potremmo fare una lista per programmare gli interrogatori e seguire una pista. Su, possiamo farcela!” ci spronò Janny, lei era così, sempre piena di grinta

“così si fa! Ben detto Janny!” approvai

“da dove prendete tutta questa voglia di fare?” ribatté Tyler;

io lo guardai in modo non molto carino…

“andiamo, va! Prima che Bella ti spari!” esclamò divertita Janny, mentre portava via Tyler dal mio ufficio.

L’avrei ringraziata: certe volte Tyler era davvero insopportabile!

 

 

 

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Capitolo 3
*** un aiuto molto scomodo - prima parte ***


Ragazzi questo terzo capitolo è diviso in due parti! quindi ecco qui la prima! non so se questa storia fili bene o appaia tutta spezzettata, boh! spero comunque che vi piaccia!!!!!!!! fatemi sapere! alla prossma!

e ringrazio 1000 volte chi mi segue e chi legge! MEGA KISS§

...

Erano circa tre ore che scaricavamo informazioni su Bright, e per il momento non era emerso nulla che potesse giustificare un’uccisione…

Cavoli! La cosa poteva veramente protrarsi per un bel po’ di tempo.

Avevo bisogno di una pausa, così chiusi il blocco su cui stavo scrivendo, rimanendo all’interno la penna, e mi avviai verso la macchinetta del caffè…

“ehi Bella, il capo ha chiesto di te!” mi girai improvvisamente e mi trovai faccia a faccia con Tyler

“perché, è successo qualcosa?”

“non ancora..” rispose Tyler; sembrava stesse trattenendo un sorriso, chissà perché?

Dopo aver bevuto il mio caffè in circa cinque secondi, mi recai nell’ufficio del capo, il quale, quando mi vide, mi fece un gran sorriso; ahi-ahi, qualcosa mi diceva che non sarei stata contenta di quello che mi avrebbe detto…

 ...

“come procedono le indagini Bella?”

“stiamo raccogliendo tutte le informazioni necessarie, domani probabilmente partiremo con gli interrogatori…”

“bene, bene. Ho una buona notizia: hanno appena trasferito qui da noi, un detective proveniente dal dipartimento di Portland, dicono che sia molto in gamba… il trasferimento non è ancora definitivo, ma pare che si fermerà qui a Seattle per diverso tempo” il capo era entusiasta, ma la cosa non mi era del tutto chiara, perché l’aveva detto a me?

“e io che centro? Se posso chiedere…”

“bè pensavo che per dare una buona impressione al nuovo arrivato, avresti potuto farlo partecipare allo svolgimento del caso, potrebbe darti una mano, e sicuramente si troverebbe bene con voi. Ho pensato di affidarlo a te perché sei la detective più efficiente del dipartimento e..”

“certo signore – tagliai corto, non mi piaceva quando faceva il ruffiano – quando arriverà?” gli occhi del capo s’illuminarono

“in serata, ma… c’è un piccolo problema”

“quale?”

“non ci sono appartamenti disponibili qui al distretto, e siccome ho saputo solo oggi del suo arrivo, non ho organizzato in tempo…” quanto diamine ci metteva a sputare il rospo?

Gli diedi una mano:

“signore, deve chiedermi qualcosa?”

“bè, in effetti, sì: potresti ospitarlo a casa tua? Sono certo che si troverebbe bene e…” ma non mi sarei trovata bene io!

“io, veramente non saprei…”

“oh… sono sicuro che non ti darà nessun fastidio… a chi potrei chiedere se non a te! Sei affidabile…”

“d’accordo” dissi esasperata!

Se non avessi acconsentito subito, il capo sarebbe stato capace di profondersi in complimenti per delle ore e la mia pazienza non era infinita

“splendido! Sapevo che potevo contare su di te! Ora vai pure…ti chiamerò non appena il detective sarà arrivato”

perfetto! Possibile che capitassero tutte a me! Dovevo sfogarmi…

“Janny!” sbottai appena fui nel suo ufficio; c’era anche Tyler, i due parlottavano tra loro. Possibile che quel cretino fosse sempre tra i piedi?

“cosa c’è Bella?” chiese Janny, ma non le spiegai subito l’accaduto, invece la domandai:

“di cosa confabulate voi due?” Tyler sembrava in imbarazzo, Janny arrossì

“di nulla…anzi del caso…” disse Janny schiarendosi la voce.

Meraviglioso! Stava nascendo un nuovo amore! Puah!

“sì, come no! Comunque, il capo mi ha appioppato un nuovo poliziotto, dice che potrebbe darci una mano per la risoluzione del caso…” spiegai

“bè, è una cosa positiva no?” suppose Janny

“poteva anche essere una cosa positiva! Ma il punto è che il capo, che possa venirgli un colpo, mi ha costretto ad ospitarlo a casa mia!!!!”

“oh ca…caspita!” sbottò Janny, facendo eco ai miei pensieri, capiva la situazione

“ecco perché sei così inferocita!” ridacchiò Tyler

“tu chiudi il becco! Lo sapevi già, vero?” lo aggredii

“ehm… il capo l’aveva chiesto a me per primo…”

“lo sapevo! La storia dei complimenti… tutte stronz…. Devo calmarmi…calma! Calma…”

“relax! Take it eaaaaaaaaaasy yeeeh…!” lanciai a Tyler uno scatolone dritto in testa

“ehi! Stavo solo cercando di risollevarti il morale!”

“invece ho una gran voglia di picchiarti, guarda un po’…” ero davvero nervosa

“ok, ok! Tutti nel proprio ufficio, coraggio, dobbiamo rimetterci a lavoro, no?” s’intromise Janny. Tyler non se lo fece ripetere due volte e filò via. Io, dopo aver alzato gli occhi al cielo, mi diressi nel mio ufficio.

 

Ore 20.00. il telefono squillò: il capo mi convocava nel suo ufficio; che bello! Stavo per conoscere il nuovo arrivato alias ospite indesiderato in casa mia…

A pensarci bene, quel poliziotto non ne aveva colpa; mi sarei mostrata cordiale con lui, sicuramente saremmo andati d’accordo. Almeno lo speravo!

continua...

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Capitolo 4
*** un aiuto molto scomodo - seconda parte ***


ecco la seconda parte! scusatemi mi ci è voluto un pò ma ce l'ho fatta!!!

buona lettura

mega kiss

...

 

 

Appena entrata nell’ufficio del capo, questo mi accolse con un sorrisone!

Che gran ruffiano!

Poi, guardando verso la sua scrivania, vidi un individuo seduto di spalle: probabilmente era il nuovo arrivato, il rompi…ehm il mio ospite, ma che maleducato perché ancora non si era voltato?

“Bella ti presento il nostro nuovo collega: il detective Edward Cullen!” a quelle parole quell’uomo si alzò dalla sedia sulla quale era seduto e si girò verso di me…

Ragazzi! Che bel poliziotto! Dovevo ammettere che aveva un certo fascino…bè dopo tutto forse non sarebbe stato male averlo come ospite…

“salve, come è andato il viaggio?” gli chiesi cercando di mostrarmi il più cordiale possibile

“bè, ho affrontato situazioni peggiori quindi…” coooooosa? Che significava? Una risposta normale no?

“signor Cullen, questa è la nostra migliore poliziotta del distretto di Seattle, Bella Swan! Ed è lei che gentilmente si è offerta di ospitarla…” continuò il capo con fare gongolante

“splendido… - disse Cullen, ma non sembrava convito - la ringrazio detective Swan” aveva un tono decisamente annoiato. Cos’è? Voleva fare lo snob che poverino, veniva costretto a stare in questa orribile città? Bene, ritiravo quello che avevo pensato prima: altro che bella convivenza! Sarebbe stato un inferno!

“bene Bella, ora lo lascio alle tue cure. Parlagli del caso di cui ti stai occupando, giusto in modo da informarlo a grandi linee su quello che è accaduto…” disse il capo

“ma certo” sicuro, sai che entusiasmo

“ci vedremo domani signor Cullen”

“certamente, arrivederla” rispose con voce incolore Cullen

dopo che fummo usciti dall’ufficio del capo vidi che Cullen si guardava intorno, non con curiosità, ma con fare critico…ma chi credeva di essere! Provai a parlargli:

“spero che, durante la tua permanenza qui, ti troverai bene”

“ah…si, certo. Anche se mi sembra poco probabile…”

“perché dici così?”

“bè…diciamo che non è il mio ambiente e che perciò sarà molto difficile abituarsi…” ma che strafottente!!

“ma allora, perché mai ti sei trasferito nel nostro dipartimento?”

“non è stata una mia decisione, ma l’idea brillante è partita dal mio capo”

“per quale motivo?”

“e una lunga storia e non credo siano fatti tuoi”

“senti un po’! ti sto facendo un favore ad ospitarti a casa mia, e non ho chiesto io il tuo trasferimento, quindi fai poco lo schizzinoso! Sono stata chiara?!?” sbottai

“certo, certo…” rispose con sufficienza

ma, possibile che capitassero tutte a me!!!!

Invece di dirigermi nel mio ufficio, andai verso l’uscita: non ero proprio in vena di mettermi a spiegare la faccenda del delitto a quello snob, proprio in quel momento, meglio tornare a casa

“posso chiedere, sempre se non sono indiscreto, dove diamine stiamo andando?” disse Cullen con sarcasmo

“a casa, ok?” ero furiosa

“e per quanto riguarda il caso?”

“che vuoi farci, qui siamo a Seattle, noi poveri poliziotti di qui siamo scansafatiche!” dissi ironica

“ah! Proprio come pensavo. Dovrò fare tutto io!”

“esatto, meno male che sei arrivato…” orami più che parlare sputavo veleno.

Cullen, per tutta risposta rise. E mo chi lo sopporta? Pensai! Sarebbe stata davvero dura!

 

arrivati a davanti casa, parcheggiai e ci avviammo verso il mio appartamento.

Appena entrammo, “Edward lo snob” (da quel momento l’avrei chiamato così), cominciò a guardarsi attorno e, dopo aver esaminato con attenzione ogni angolo della casa, diede fiato alla bocca dicendo:

“bella casa. Eppure con quello che guadagni potresti permetterti qualcosa di meglio! – poi mi guardò e con finta compassione e disse – oh, scusa è vero che per quello che fai il tuo stipendio non è altissimo, sono stato indelicato” finì la frase con un ghigno

bene! Voleva la guerra? Io lo avrei accontentato! Nessuno mi avrebbe mai messo i piedi in testa, figuriamoci questo ragazzino borioso, tutto pieno di sé

“vieni ti accompagno nella tua suite reale” mi guardò di sbieco ma mi seguì

avevo, in verità, una camera per gli ospiti, ma lo condussi in una stanzetta, dove secondo i miei progetti volevo metterci uno studiolo, ma che per il momento era completamente vuota, a parte un mobiletto e un letto pieghevole. Ero inospitale? Forse. Ma meritava una lezione, e alla fine l’avrei spuntata io, poco ma sicuro!

“prego entra pure…”

“io dovrei stare QUI?” gridò

“sì! Questa stanza è tutta per te!”

“tu devi essere pazza, se credi che dormirò qua dentro!”

“allora, appena esci, infondo a sinistra”

“cosa c’è infondo a sinistra?”

“la PORTA!”

“eeeeeeh, ma come ti permetti! Mi stai pure cacciando! Bimba, non ti conviene metterti contro di me!” mi si avvicinò

“perché se no cosa fai, eh?” mi avvicinai anch’io

“non lo immagini neppure” sibilò

“allora, aspetterò! Vedremo chi di noi è il migliore!”

lui sorrise e si allontanò

“vedremo” confermò

“buona notte, signor Cullen”

“buona notte, signorina Swan”

poi uscii e chiusi la porta alle mie spalle.

Non era uno che si arrendeva facilmente. Bene. Neanch’io mi sarei arresa…

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Capitolo 5
*** brancolando nel buio ***


Salveeeeeeeeeeeee Raga!!!!!!!!!! Dopo tanto, tanto tempo, eccomi qui con il quarto capitolo! Cercherò di postare più in fretta, promesso!!

Mi raccomando recensiteeeeeeeeeeeeeee!

Alla prossima!

Mega kiss

 

 

 

 

Mattina, ore 08.10. ero pronta per recarmi a lavoro. Già vestita di tutto punto con la mia uniforme, stavo preparando la colazione: quel giorno mi ero data da fare più del solito, non mi andava di fare brutta figura con il mio “ospite meraviglioso”, quindi avevo messo in tavola un po’ di tutto.

Mentre toglievo il caffè dal fuoco, sentii dei passi, sicuramente era lui. Mi voltai e lo vidi:

“buongiorno!” esclamai

“oh, buongiorno” rispose freddo

“dormito bene?”

“un sogno, direi!” affermò sarcasticamente

Mi voltai verso la cucina, incapace di trattenere un sorriso. Uno a zero per me!

“credo che tu non abbia una macchinetta per il cappuccino, vero?” mi aveva preso per un bar?

“no, mi dispiace; ma ho fatto del caffè e questa torta alle more…”

“ok, mi sa che ogni mattina andrò a fare colazione al bar”

“bene, così risparmio” ma tu guarda questo! Seh…

 

Dopo il nostro battibecco mattutino, ci rechiamo alla centrale di polizia, (prima però fermandoci ad un bar perché Mr. Simpatia doveva far colazione).

Appena arrivati, andammo nel mio ufficio e con mia somma gioia troviamo Janny e Tyler ad aspettarci:

“ciao, ragazzi!” li salutai

“ehilà Bella” dissero in coro Janny e Tyler

“Vi presento il nostro nuovo collega: il detective Edward Cullen”

“salve Edward!” lo salutò Tyler

“benvenuto al dipartimento di Seattle!” aggiunse Janny

“grazie ragazzi!” rispose Edward

“Bella ti ha già ragguagliato sul caso?” domando Tyler, Edward mi guardò sogghignando, poi rispose a Tyler: “no, non l’ha fatto”

Poverino!

“bene, allora noi andiamo, dopo chiamaci Bella, così potremmo metterci d’accordo sul da farsi!” disse Janny

“ok…” risposi

“ci vediamo dopo, ragazzi. È stato un piacere conoscervi!” li salutò Edward cordialmente

“anche per noi, a dopo!” fecero in coro Janny e Tyler

Ah! Così Mr. Simpatia faceva il gentile con i miei colleghi! Ma che bravo! Possibile che solo con me facesse il difficile?

Poi lo vidi che faceva il giro della scrivania e si andava a sedere sulla mia poltrona, distendendosi comodamente, accavallando le gambe.

“è comodo signor Cullen?”

“non mi lamento…” rispose Edward placidamente

“possiamo iniziare o questo la disturba?”

“proceda pure” che gran voglia di ribaltare quella sedia per farlo cadere per terra! Calma Bella, sii superiore…

“be-ne… dunque il caso riguarda un uomo di nome James Bright, 35 anni, che è stato ritrovato assassinato nella sua abitazione, sul corpo presentava diverse ferite probabilmente inferte dopo la morte, mentre la causa del decesso può essere attribuita da una profonda ferita alla gola che l’ha ucciso sul colpo. Stiamo aspettando i risultati della scientifica e il referto del medico legale. Per ora abbiamo fatto ricerche sulla vita di Bright ma non è emerso nulla di sospettoso. Un buon lavoratore, mai infranto la legge, un uomo tranquillo quindi.”
“chi ha scoperto il cadavere” chiese Edward concentrato

“la donna delle pulizie, quando siamo arrivati sul luogo del delitto l’abbiamo interrogata, ma non siamo riusciti ad appurare nulla. Tra loro c’era solo un buon rapporto di lavoro e nient’altro. Abbiamo fatto anche ricerche su di lei, senza trovare niente di niente. Era ancora sconvolta, così le ho lasciato il mio recapito, nel caso le venissero in mente altri dettagli”

“capisco. E il luogo di lavoro? Dovremmo interrogare i suoi colleghi”

“si, di questo si è occupata Janny, ha già fatto una lista, dobbiamo solo recarci sul posto per parlare e accordarci con il capo dell’azienda. Intanto ti mostro le foto scattate sulla scena del crimine” e gliele feci vedere

“sembra che le ferite seguano uno schema, non credo siano casuali, l’assassino già aveva in mente di compiere il delitto, già sapeva quello che doveva fare” commentò Edward

“sono del tuo stesso parere...”

“ovvio, io ho sempre ragione”

Ignorai il suo commentino e continuai

“… tuttavia, non abbiamo trovato impronte di nessun genere sul corpo o su altri oggetti presenti in casa, neanche l’arma del delitto”

“probabilmente l’assassino deve averla portata con se dopo aver lasciato l’appartamento” suppose Edward

“secondo te si tratta di un uomo o una donna?” chiesi

“credo che si tratti di una donna”

“da cosa lo deduci?”

“bè, se l’uomo non aveva problemi o guai di nessun tipo, credo che sarebbe plausibile la vendetta da parte di una donna, forse per gelosia…”

“quindi per te, le donne per gelosia potrebbero addirittura uccidere?”

“perché no? Chi può sapere cosa passa nella testa di una donna? Bah!”

“invece se qualcuno capisce te, meriterebbe il premio nobel, perché credimi io non ci riesco proprio!”

“eh sì! Sono un uomo misterioso!”

“no, per adesso credo solo che tu sia un gran arrogante ed egocentrico!”

“sarà…ma i tuoi amici non la pensano così”

“solo perché gli hai mostrato il tuo lato migliore…”

“ah, quindi lo ammetti che c’è del buono in me!” mi lanciò un’occhiata maliziosa

“pensa quello che ti pare, sono stufa, vado a chiamare Janny” mi avviai per uscire, quando all’improvviso mi sentii afferrare il braccio e percepii la vicinanza di Edward. Non l’avevo neanche sentito alzarsi…

“vedremo chi avrà ragione alla fine, giusto…detective?” mi sussurrò all’orecchio con voce sensuale…ma perché diavolo faceva così? Ci conoscevamo solo da quasi due giorni e già mi aveva fatto impazzire!

Mi scrollai il suo braccio di dosso e uscii.

 

“quindi, ricapitolando – cominciò Janny leggendo su un foglio che teneva in mano – questi sono i 15 colleghi di lavoro di Bright”

“facendo delle ricerche su di loro, non è uscito nulla di sospetto, speriamo che parlandoci riusciremo a scoprire qualcosa sulla vittima, almeno per indirizzarci su una possibile pista…” disse Tyler

“bisogna contattare il direttore dell’azienda però…” ci ricordò Janny

“già fatto, abbiamo un appuntamento con lui per domani” rispose Edward

“caspita che efficienza!” esclamò Tyler

“giusto, ben fatto Edward!” aggiunse Janny

“troppo buoni, troppo buoni!” ringraziò Edward facendo un inchino…che attore! Ma per favore…

“tu Bella non dici nulla?” chiese Tyler

Feci una smorfia, mentre i miei colleghi sorrisero e Edward mi fece l’occhiolino. L’occhiolino? Oh dio!

Ero ancora imbambolata quando sentii squillare il mio cellulare. Mi destai di scatto e mi affrettai a rispondere:

“pronto, detective Swan”

“salve, sono Linda Howard, la domestica del signor Bright”

“oh! Signora Howard, salve come sta?”

“bene, la ringrazio. Senta ho chiamato perché ho ricordato una cosa che il signor Bright mi aveva detto, quando mi chiamò per spostare l’appuntamento settimanale per fare le pulizie a casa sua”

“sì certo, mi dica”

“bè, la settimana prima mi aveva chiesto una ricetta, perché doveva cucinare per ‘una bella donna’ così aveva detto, e poi quando mi chiamò per spostare l’appuntamento mi disse che lo attendeva una serata galante”

“quindi presume che si tratti della stessa donna?”

“sì, credo di sì”

“sa per caso il suo nome?”

“no, mi spiace”

“d’accordo. Bè la ringrazio signora, mi è stata molto utile. Per qualsiasi cosa si tenga a disposizione”

“certamente. Buona giornata.”

“grazie. Buona giornata anche a lei”

“allora, chi era?” chiese Janny

“era la signora Howard” risposi pensierosa

“la donna delle pulizie del signor Bright?” domandò Tyler

“già…” risposi

“ma cosa ti detto?” chiese Edward e così cominciai a raccontare…

“la sera dell’omicidio Bright aveva un appuntamento con quella donna” soggiunse Edward

“dobbiamo scoprire chi era e che cosa è successo quella sera” decretai

Tutti e tre annuirono.

“bene, quando interrogheremo i suoi ex colleghi di lavoro sapremo cosa chiedere” disse Tyler deciso

“bene, bene, finalmente abbiamo una traccia ed una persona sospetta” esordì Janny

“esatto Sherlok! Ora andiamo, abbiamo una marea di lavoro da fare!” e così dicendo trascinò con se Janny nel loro ufficio.

Io ero ancora accanto alla porta, riflettevo sulla telefonata appena ricevuta.

“io vado a prendermi un caffè” disse Edward

Io mi ridestai sentendo le sue parole. Passandomi accanto mise un dito sotto il mio mento in modo da alzarmi il viso verso il suo

“a quanto pare avevo ragione…te l’avevo detto: bimba io non sbaglio mai” che voce profonda! Ero rimasta a fissarlo, poi lui se ne andò, sparando oltre la soglia della porta.

Di scatto mi sporsi, e prima che potesse allontanarsi troppo nel corridoio lo chiamai

“sì?” chiese

“Edward, prenderesti un caffè anche a me?”

“perché tu non ce le hai le gambe? Muovi il tuo bel sederino e prenditelo da sola il caffè” e detto questo si voltò e riprese a camminare.

Insomma, un attimo prima fa tutto l’affascinante e un attimo dopo ritorna…arrogante e insopportabilmente irritante!!! Ma che cavolo, aveva una doppia personalità, o gli piaceva semplicemente farmi uscire dai gangheri? Molto probabilmente entrambe le cose.

Tanto prima o poi sarebbe andato via…eppure non ne ero più molto contenta se ci pensavo.

Bah…basta con le sciocchezze! Meglio ritornare al delitto. Presto avremmo scoperto chi era quella donna, e se l’intuito non m’ingannava, eravamo sulla pista giusta.

Coraggio detective Swan!

 

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Capitolo 6
*** indizi e sospetti ***


ciao raga!!!!!!!!!!!!! ecco il quinto chappy!

vi sta piacendo la storia???

fatemi sapere!!!!!!!!!!! MEGA KISS

 

 

Il giorno successivo, come stabilito, andammo a fare quattro chiacchiere con Arthur Briggs, il direttore dell’azienda in cui, fino a poco tempo fa, James Bright aveva lavorato.

Durante il colloquio il signor Briggs si era mostrato molto disponibile con noi: aveva provveduto già ad avvisare i suoi dipendenti e aveva ribadito il fatto che Bright fosse sempre stato un ottimo lavoratore. Ma oramai noi sapevamo che il movente del delitto non aveva nulla a che fare con il carattere o con la vita d’affari che faceva Bright, bensì si trattava di qualcosa di molto diverso…

Di tutti i colleghi che interrogammo, la maggior parte di loro non aveva mai sentito dire dell’esistenza di una possibile fidanzata o di una qualche relazione sentimentale, quindi ci rimaneva il dubbio su chi fosse la donna, che la sera prima del delitto si era intrattenuta con la vittima, ma questa sembrava sparita nel nulla, fino a quando non parlammo con Kevin Dean, che era uno dei migliori amici della vittima.

Quando lo interrogammo io e Edward (Janny aveva insistito perché io facessi coppia con lui…eh!), il giorno dopo aver parlato con il capo dell’azienda, trovammo Kevin molto affranto, probabilmente era molto affezionato a Bright…

“è stato davvero un brutto colpo, quando l’ho saputo…” cominciò Kevin

“possiamo immaginarlo, ci dispiace molto…” cercai di confortarlo

“vedete, io non riuscivo a crederci! Era una persona così buona e onesta” sospirò Kevin

“ma, lei ha qualche idea su chi possa averlo ucciso?” domando Edward a bruciapelo

“veramente no, che io sappia non aveva nemici e…”

“nessun sospetto? Qualcosa di strano accaduto recentemente? Nulla?” continuò Edward

“no, tutto normale, come sempre” rispose convinto Kevin

“eppure deve esser…” riprese Edward, ma io lo interruppi

“sa, signor Dean, abbiamo saputo che la sera prima del delitto, il signor Bright aveva un appuntamento galante, lei ne sa qualcosa?” chiesi

“non sapevo dell’appuntamento, ma confesso che James mi aveva parlato di una donna che aveva conosciuto poco tempo fa e che gli piaceva molto”

“sa per caso il suo nome?” domandai ancora

“mi pare si chiamasse Elizabeth, sì…”

“e il cognome?”

“ah, questo proprio non saprei dirvelo, James era un uomo di poche parole, quindi già il fatto che mi avesse parlato un po’ di lei è stato anche troppo…però ricordo che me l’aveva descritta”

“perfetto! Allora ci dica com’è quest’Elizabeth” sbottò Edward

“ehm… ricordo che James disse che era bionda, alta nella media, occhi castani, un bel fisico, lui diceva che era addirittura divina! Doveva piacergli proprio tanto!”

“ma non le ha mai detto in che zona abitasse questa donna, o che lavoro facesse?” ci serviva qualche informazione in più

“credo che lavori in uno studio commerciale, ma non so altro”

“capisco”

Io e Edward ci guardammo: per il momento poteva bastare.

“bene, per ora abbiamo finito, la ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato signor Dean” gli dissi cordialmente

“oh, di nulla, figuratevi, se posso dare una mano…”

“se le venissero in mente altri particolari, non esiti a contattarci” aggiunse Edward

“certamente” rispose Kevin Dean

“le auguriamo buona giornata”

“altrettanto”

 

Dopo aver salutato Kevin Dean, e aver concluso l’ultimo interrogatorio della giornata,

Uscimmo dall’azienda e ci dirigemmo verso l’auto per tornare al dipartimento.

“speriamo che Janny e Tyler abbiano avuto più fortuna con gli interrogatori” esordì Edward

“io sono piuttosto pessimista, ma speriamo sia così”

“pessimista come sempre…” ribatté Edward

“non fare lo spiritoso, perché se c’è qualcuno che può criticare quella sono io!”

“puoi criticare? E chi?” chiese Edward sprezzante

“te! Perché diavolo ti sei comportato da incivile, quando abbiamo interrogato Kevin Dean?”

“perché, cosa ho fatto che non andava?”

“era triste e dispiaciuto e tu senza il minimo tatto sei partito a raffica con le domande! Ti pare che un poliziotto si comporti così?”

“e a te sembra fuori del comune che una persona, alla fine di una giornata d’interrogatori snervanti che non hanno portato a nulla, si possa sentire un tantino…NERVOSA?”

“ehi! Calmati! Sai meglio di me che fin quando non si è conclusa una giornata, siamo tenuti ad essere poliziotti sempre attivi e attenti ai dettagli. Mi dispiace caro mio, ma non puoi giustificarti”

“però potresti comprendermi…” disse Edward a voce bassissima

“cosa?”

“ho detto che non posso giustificarmi, come hai detto tu” rispose lui

“quindi mi dai ragione!”

“vuoi un applauso?”

“non c’è bisogno che tu faccia la sarcastica adesso, m’irriti ancora di più!”

“è per questo tuo atteggiamento che non posso comprenderti, perché invece di riconoscere che hai sbagliato, continui ad essere arrogante” detto questo vidi che Edward era rimasto un po’ sorpreso, non immaginava che io avessi sentito la frase che poco prima aveva detto a bassa voce…poi però si riprese e aggiunse

“può darsi, ma mi capita solo con te…”

“ma…oh, lasciamo stare”

“giusto, stai zitta per un po’”

Io lo accontentai, se avessi risposto gliene avrei dette di tutti i colori, ma non era il caso. Non vedevo l’ora di arrivare alla centrale!

 

“ecco Bella e Edward!” esclamò Janny appena ci vide

“allora ragazzi, novità?” chiese Tyler

“non abbiamo scoperto nulla di rilevante, a parte una sommaria descrizione della donna misteriosa” risposi

“ah, bè noi neanche quella” sospirò Janny

“adesso sarà meglio riepilogare e mettere in ordine tutte le deposizioni che abbiamo, poi vedremo…” suggerì Edward

Qualche minuto dopo eravamo tutti e quattro nel mio ufficio per analizzare le deposizioni, quando il capo entrò all’improvviso, salutandoci

“vedo che vi state impegnando, bravi! Bè ci sono novità – disse deponendo sulla scrivania alcuni fogli – questi sono i risultati della scientifica e il referto del medico legale. Esaminateli con cura. Domani però, vorrei un rapporto completo per vedere a che punto sono le indagini”

“sì, signore” rispondemmo e subito dopo che il capo se ne fu andato, ci rimettemmo a lavoro.

La ferita era stata inferta da un normale coltello a serramanico, di quelli che a volte si trovano in possesso dei soliti bulletti, e le ferite sul resto del corpo erano state arrecate dopo la morte di sicuro.

La morte risaliva all’incirca verso mezzanotte e quindi erano passate otto ore prima che il cadavere venisse scoperto dalla signora delle pulizie.

Ma la cosa più interessante e che ci recò una nuova speranza, fu il ritrovamento di un capello sulla camicia della vittima, da cui la scientifica aveva già ricavato il DNA.

“bene, bene! Abbiamo finalmente qualcosa dell’assassino, ragazzi!” esclamò Tyler

“giusto, e sembra proprio che si tratti di una donna!” disse Janny

“già, la nostra donna misteriosa!”

“adesso dobbiamo solo scoprire a che appartiene e credo proprio che dopo saremo vicini alla soluzione”

Mentre parlavamo, entrò nell’ufficio un nostro collega, Devon, e l’espressione che aveva non presagiva nulla di buono

“ragazzi, c’è stato un nuovo delitto!” c’informò Devon

“coooooosa?” eravamo sorpresi

“di che si tratta?” chiese Edward

“un uomo è stato trovato morto dalla fidanzata e dalla sorella del defunto, in casa loro, e a quanto pare il delitto è molto simile a quello del signor Bright!” spiegò Devon

“qui c’è qualcosa di strano” disse Tyler

“io credo che invece ci stiamo avvicinando sempre di più alla risoluzione del caso” ragionai

“anch’io ne sono convinto” confermò Edward

“sarebbe la prima volta” scherzai, e lui mi lanciò un’occhiataccia

“d’accordo ragazzi, è ora di andare” decretò Janny

E noi, d’accordo con lei, ci preparammo per andare sulla nuova scena del crimine.

Se l’intuito non m’ingannava, ci saremmo trovati faccia e faccia con l’assassina!

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** arrivando alla soluzione ***


olaaaaaaaaaaa! per questo capitolo ci ho messo un pò, ma spero sia venuto bene!

ringrazio chi ha messo la storia tra i seguiti e tra i preferiti!!!

se potete recensiteeeeeeeeeeeeeeeeeee!

mega kiss

 

§§§§§

 

 

Così era successo nuovamente, un altro delitto, il secondo quella settimana.

Ma la cosa che più ci stupiva, era che a quanto pareva la dinamica del crimine si presentava quasi uguale a quella del delitto di James Bright.

Adesso la nuova vittima era un certo signor Kings, proprietario di una lussuosa villa fuori città.

La scientifica era già all’opera sulla scena del crimine, altri nostri colleghi alla centrale stavano già reperendo tutte le informazioni necessarie riguardo la vita di Kings, in modo da dividerci i compiti, permettendo a me, Edward, Tyler e Janny, di recarci sul luogo del delitto.

Le prime ad essersi accorte del cadavere erano state la cameriera e la fidanzata, che ovviamente sarebbero state le prime ad essere interrogate.

Arrivati presso l’abitazione, vedemmo la vettura della scientifica, parcheggiata di fianco ad un’autoambulanza. L’entrata principale era già stata recintata, delimitata da un apposito nastro, ma quando ci avvicinammo l’inserviente, lì appostato per assicurarsi che nessuno s’azzardasse ad entrare, (infatti, alcuni vicini erano usciti a curiosare), ci fece passare.

Dentro la casa c’era molta confusione, molte persone indaffarate si spostavano in ogni dove, mentre noi dopo aver dato un’occhiata alla vittima che era riversa sul pavimento, coperta delle stesse ferite che erano presenti sul corpo di Bright, andammo verso il salotto, dove sedute sul divano c’erano la fidanzata del defunto, di nome Eleonor Letam, e la cameriera, Mary Falls; entrambe piangevano.

Edward fu il primo a parlare:

“signore, siamo del dipartimento di polizia di Seattle, ci dispiace molto per quanto è successo”

Come a comando, Eleonor scoppiò di nuovo a piangere e gridò:

“oh, no, non potete capire! Connor, Connor!” si disperò la ragazza pronunciando il nome del fidanzato ormai morto

“è vero, non possiamo capire il vostro dolore, ma dovete farvi coraggio” dissi cercando di calmare le due donne.

“se vi siete un po’ calmate, potreste raccontarci come sono andate le cose? Può cominciare lei signorina Eleonor, se la sente?” chiese Janny ed Eleonor annuì, e mentre cominciava a raccontare, noi ascoltavamo e Tyler prendeva appunti.

Eleonor era arrivata quella sera, erano circa le otto, dopo un giro di compere in centro, proprio mentre Mary, la cameriera, era ritornata dal supermercato, dove si era recata per la spesa settimanale.

Le due donne si erano incontrate all’entrata e si erano avviate dentro casa insieme. Quando Eleonor, dopo aver chiamato più volte il fidanzato, lui non aveva risposto, aveva preso a cercarlo, fino a quando non l’aveva trovato, steso al suolo in camera sua, coperto di sangue e privo di vita.

Mary, sentendola urlare era accorsa anche lei in camera, dopo di che avevano chiamato i soccorsi e la polizia.

Appena ebbe finito di parlare, Eleonor si accasciò al suolo, come se avesse appena compiuto un grande sforzo, e sospirò. Mary confermò la sua versione dei fatti, così alla fine concludemmo l’interrogatorio, dicendo alle due donne di passare la mattina successiva in centrale per lasciare la deposizione.

“Edward, che ne dici se facessimo un giro per la casa?” gli chiesi sotto voce

“d’accordo” rispose lui

“signorina Eleonor, le dispiace se diamo un’occhiata in giro?” domandai alla ragazza

“ma certo, fate pure…”

“grazie; - poi mi rivolsi a Tyler e Janny – ragazzi voi potreste fotografare la scena del delitto e cercare di scoprire qualcosa in più sulle ferite, ok?”

“va bene, Bella, allora andiamo, a dopo” rispose Tyler

Nel frattempo io e Edward ci avviammo ai piani superiori della villa, per ispezionare un po’ in cerca d’indizi…

“dì la verità, ti piace ora, eh?” disse Edward di punto in bianco

“cosa mi piace?”

“fare coppia con me!” rispose lanciandomi un’occhiata eloquente

“seeeee! Piacerebbe a te se io la pensassi così! Ah, ah, ah! Credi ancora di essere il poliziotto più figo e più intelligente del mondo? Mi dispiace ma con me non attacca!” ribattei sarcastica

“io non ho mai detto di reputarmi figo… per te lo sono allora?” forse Edward aveva voglia di scherzare!

“falla finita ok! Siamo a lavoro, e poi io non penso neanche a certe cose!”

“suscettibile eh? Fin troppo sulla difensiva! Peccato…”

“p-peccato perchè?” chiesi curiosa e…speranzosa? Lui non rispose, in compenso però mi guardò in modo strano…

“diamo un’occhiata, va’…” riprese Edward camminando per il lungo corridoio del secondo piano.

C’erano varie stanze su quel piano, una più lussuosa dell’altra…

“caspita, guarda che roba!” esclamai entrando in una stanza che sembrava una sala relax

“la ragazza stava per fare un bel colpo sposandolo!” commentò Edward

“già è stata sfortunata…”

“ci credo, sarebbe diventata ricca!” aggiunse Edward

“io veramente non credo che sia stata sfortunata solo per quello…”

“allora per cos’altro secondo te?”

“niente, lascia perdere…” mormorai lasciando cadere il discorso

“va be, ne riparleremo…” affermò convinto, ma io non gli risposi.

Dopo aver ispezionato in lungo e in largo la casa, ritornammo da Eleonor e Mary, che intanto ci avevano preparato qualcosa da bere e qualche stucchino

“per tutto l’impegno che ci state mettendo, ve lo meritate” così disse Eleonor

Poi quando mi porse un tovagliolo con sopra un piccolo tramezzino, vidi un filo sottile pendeva da un lembo del tovagliolo, era un capello. Eleonor se ne accorse e cercò di toglierlo, ma fui più veloce di lei e lo tolsi io

“ultimamente, lascio i miei capelli dappertutto!” disse Eleonor sorridendo

“oh, sì capita anche a me” risposi. Però avevo ancora il suo capello tra le dita, chissà perché l’istinto mi diceva di non gettarlo via, così me lo ficcai in tasca.

Quando andammo via da quella casa era già molto tardi, così ci recammo alla centrale per fare un rapido riepilogo della situazione e per programmarci per il giorno successivo, poi finalmente ci avviammo ognuno alla propria casa.

Il viaggio in auto fu silenzioso, Edward non disse quasi nulla, ma io ne approfittai per stuzzicarlo:

“ehi! Niente battutine? Siamo taciturni stasera…”

“sera? Notte oramai, vorrai dire”

“è stata una giornata lunga, forse è per questo: hai esaurito la tua scorta di frecciatine da lanciarmi” adesso ero io ad aver voglia di scherzare

“ma quanto sei simpatica!” disse lui annoiato

“sì lo so, me lo dicono tutti”

Edward sbuffò

Poco dopo arrivammo a casa. Io praticamente mi fiondai in camera mia, per prepararmi per la notte. Mi tolsi la giacca e l’appoggiai su una sedia, quando, voltandomi vidi Edward appoggiato allo stipite della porta della mia camera, sembrava una statua, e anche una bella statua oserei dire…

“che ci fai lì? Bè, non sei stanco, non vai a dormire?” chiesi indifferente

“prima mi devi dire una cosa”

“altrimenti non riesci a dormire?”

“possibile che tu sia sempre così acida e antipatica!” sbottò Edward

“no, mi capita solo quando sto con te, mi viene naturale”

“ma pensa! Io credevo che fossi sempre così, eppure al lavoro non sei tanto male”

“certo svolgo bene il mio lavoro io!”

“cosa vorresti dire?” chiese irritato mentre si avvicinava…

“senti, dal primo giorno che sei venuto mi sei stato antipatico, io ti ho ospitato e tu…”
“ospitato? Che razza di ospitalità è farmi dormire in uno stanzino! Sei crudele”

“guarda stavo per cambiare idea, visto che un po’ ti stavo conoscendo, ma devo essermi sbagliata”

“io credo che sia un altro il motivo, per me ti comporti in modo così scontroso perché non vuoi lasciarti andare, e non vuoi ammettere che sei attratta da me!”

“AH! Questa è bella, io sarei attratta da te?”

“sì, tu sei attratta da me come io lo sono da te…”

“sì, certo io….co-cosa hai detto prima, potresti ripetere?” aveva forse detto che lui era attratto da me come io…come io cosa? Anche io ero attratta da lui? Ehm….

“oltre che antipatica adesso sei pure sorda?”

“ma smettila! Forse sono solo una stupida a parlare ancora con te!”

“esatto, sono d’accordo: sei una stupida!”

“e tu un cretino!”

“mi hai proprio stufato!”

Mentre parlavamo ci avvicinavamo sempre di più

“sei tu che mi hai stufato!”

“dio, quanto non ti sopporto!”

I nostri visi erano a pochi centimetri di distanza, ci guardavamo negli occhi eppure continuavamo ad insultarci…

“ti detesto!”

“mai quanto me!”

All’improvviso Edward mi afferrò impetuoso le spalle e mi spinse verso di se facendo scontrare le nostre labbra!

E da lì non capii più nulla…

Edward cominciò a baciarmi con foga, mi sembrava quasi rabbioso, mentre io nel frattempo avevo messo le mani sul suo petto e invano spingevo, cercando di allontanarlo da me.

Continuavo a dimenarmi e, (anche se quel bacio mi piaceva da morire), non servì a nulla. Edward mi prese in braccio, senza mai staccare le sue labbra dalle mie, e quando si fu avvicinato al letto mi lasciò cadere sopra al materasso senza alcuna delicatezza.

Dopo di che si posizionò su di me e riprese a baciarmi con più ardore di prima. Sentivo il peso del suo corpo gravare su di me e nonostante continuassi ad agitarmi, la mia era solo una scena perché rispondevo al suo bacio con la stessa intensità con cui Edward baciava me.

Ad un certo punto ci staccammo, entrambi avevamo il fiato corto…

“perché non la smetti di muoverti, mi irriti” sibilò Edward, aveva la voce bassa e roca

“come ti permetti di prenderti tutta questa confidenza?” sbottai acida; lui non rispose anzi m’ignorò e aggiunse

“se proprio vuoi muoverti, ti do qualche suggerimento su cosa fare”

“ma va a quel…”

Non potei finire la frase che già ricominciò a baciarmi, ma qualcosa era cambiato: il bacio era sempre pieno di ardore, ma al tempo stesso era dolce, passionale, profondo. Poi mi accorsi che avevo smesso di dimenarmi, anzi assecondavo i suoi movimenti e gli avevo gettato le braccia al collo stringendolo a me.

Edward si staccò dalle mie labbra e prese a baciarmi il collo e il petto. Ansimavamo entrambi, quando lo sentii dire:

“sai…che… ti odio”

“anch’io… da morire”

Neanche ci fossimo giurati amore eterno! Eravamo proprio due pazzi! Bè, lui di sicuro!

Ad un tratto sentii le sue mani sbottonare la mia camicia.

“si può sapere cosa diavolo stai facendo?” chiesi arrabbiata ed eccitata al tempo stesso

“ma devo spiegarti proprio tutto, non ci arrivi? Ti sto spogliando!” disse spezzante, ma con un che di divertimento nella voce

“idiota, sai bene cosa intendo e non credere che possa permetterti di…”

“vuoi che smetta?” chiese suadente guardandomi negli occhi…

Non ebbi il tempo di rispondere neanche allora: ero troppo impegnata con la sua bocca!

Poi lo sentii reggersi sui gomiti, in modo da poter riprendere a spogliarmi più comodamente.

Lo lasciai fare…

Gemetti, quando sentii le sue mani accarezzarmi il seno e poi lasciarmi scie di baci che parvero incendiarmi…

“sei…sei…u-un…”

“tutto… quello… che vuoi…”

“no…non…” si fermò

“no, cosa? So che mi vuoi…”

“ti sbagli, io…” non continuai. Invece, chiusi gli occhi e sospirai, quando avvertii la sua mano accarezzarmi una coscia e risalire sempre più su fino ad arrivare alla mia femminilità.

Mi toccò con dolcezza e prese a muovere la sua mano tra le mie gambe facendomi gemere sempre di più…

“mi desideri Bella, mi vuoi come io sto impazzendo di desiderio per te…”

“se non ti volessi?”

“non credo; ma se fosse così ti lascerei subito andare, anche se…”

“anche se?”

“sarei disperato, non c’è nulla, in questo momento, che desideri più di te…”

“ah, quindi ti ho in pugno!” lo stavo facendo impazzire, ma mi divertivo troppo, e poi mi piaceva pensare che lui dipendesse da me…

“io non me ne vanterei troppo, bimba…” ribatté maliziosamente

“bimba? Adesso ti faccio vedere io!”

“fa pure, non chiedo altro…”

Lo baciai. Aveva delle labbra stupende, non ne avevo mai abbastanza. Continuavamo a spogliarci. Poi quando finalmente fummo pelle contro pelle, lui prese a muovere le sue mani su tutto il mio corpo, io facevo lo stesso.

Poi partendo dalla bocca, Edward prese a baciarmi scendendo giù, sempre più giù…

Io mi abbandonai alle emozioni che mi donava e affondai le mani nei suoi capelli spingendolo a continuare.

Dopo molte carezze e baci, finalmente ci unimmo e fu meraviglioso…

Ci amammo per tutta la notte, non eravamo mai stanchi. Quel momento era solo per noi e quella notte fu unica, magica, stupenda!

Per la prima volta non seppi cosa aspettarmi dal giorno dopo, ma ne ero contenta, anzi in quel momento non avrei voluto per nulla al modo pensare al futuro: quella notte eravamo solo io e Edward.

Solo noi due.

Il resto poteva attendere…

 

 

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Capitolo 8
*** movente e risoluzione del caso ***


Olaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

Ecco l'ottavo "fiammante" capitolo!!!! kiedo umilmente perdono per il ritardo!

comuuuuuuuunque raga siamo quasi alla fine! che tristezza!!!!!!!!

ringrazio chi ha messo la fanfic tra i seguiti, e chi tra le preferite!!!!!!!!!!!

un bacione a Volpessa22 per il bellissimo commento!

ora vi lascio alla lettura!!!!!!!!

MEGA KISS

...

 

Lentamente cominciai ad aprire gli occhi. Era mattina. Dalle persiane filtravano dei raggi di sole, che segnavano l’inizio di una nuova splendida giornata.

Mi rigirai nel letto strofinando il volto sul mio cuscino ma…oh! Mi resi conto che la mia testa non era appoggiata al cuscino ma al petto di…Edward! Mi sollevai sui gomiti e lo guardai.

“buongiorno, mia cara!” sussurrò affabile

“buon…giorno!” avevo ancora la voce impastata dal sonno, lui mi sorrise ed io non potei che fare altrettanto! Se ripensavo a quello che era appena successo quella notte! Wow!

“sei arrossita! Lo sapevo!” esclamò Edward divertito ma dolce allo stesso tempo

“che cosa sai?” ero disorientata

“che il mio fascino colpisce anche di primo mattino!” eccolo! Sempre il solito!

Se non faceva una delle sue battutine non era contento. Ma sentivo che adesso tra noi non ci sarebbe più stata la tensione e la competitività che c’era prima, ma soltanto attrazione e la voglia di divertirci stuzzicandoci a vicenda con i nostri soliti battibecchi! E pensare che prima a stento sopportavo la sua vicinanza! Ma non avevo mai negato la sua bellezza, e adesso che sapevo com’era Edward anche in versione integrale e che avevo…come dire…sperimentato di persona alcune sue certe qualità…eehhh!

“Bella! Ci sei? Si può sapere cosa ti passa per la testa?” chiese curioso

Meglio non dire nulla, si sarebbe vantato troppo e poi era piuttosto imbarazzante

“ci sono, ci sono. A proposito da quant’è che sei sveglio?” risposi tornando al presente

“da ehm…- guardò l’ora dall’orologio sul comodino – 20 minuti!” ah però!

“e perché non mi hai svegliata?” domandai leggermente irritata

“bè, era ancora presto, dormivi troppo bene e poi…”

“poi?”

Mi si avvicinò lentamente, mi baciò il collo e infine sussurrò al mio orecchio

“addormentata sei una meraviglia! Mi piace troppo osservarti mentre dormi!” altro che irritata dopo quello che aveva detto mi ero praticamente sciolta! Certe volte era così immensamente dolce!

“sai sembri la pace fatta persona, sembri un angioletto! – confessò Edward con aria sognante; che amore! Gli sorrisi tenera; se lo meritava – se solo tu fossi realmente così!” concluse

“coooooosa? Che vuoi dire?” ero sbalordita

“che purtroppo quando sei sveglia sei insopportabile!” dichiarò ridendo

Io sbuffai inferocita, dopo di che mi voltai e afferrando la prima cosa che mi capitò a tiro, gliela tirai in faccia. Fortunatamente per lui si trattava di un cuscino!

“sei…proprio…un…infame!” continuavo a prenderlo a cuscinate, ma lui parava i colpi e se la rideva a crepapelle! All’improvviso mi sentii afferrare le braccia, in un attimo mi tolse il cuscino dalle mani, e non so come mi ritrovai immobilizzata sotto di lui!

“lasciami! Brutto…”

“shhh…” mi mise un dito sulle labbra, e con l’altra mano immobilizzò le mie, sopra la mia testa

“vai. A. quel. Paese.!” Mugugnai

“no, no! Io non vado proprio da nessuna parte senza di te!” ma perché non era sempre così carino, ah! (sospiro).

“cosa vuoi dire?” chiesi cauta

“che ora non ti libererai facilmente di me”

“ma io non ne ho nessuna intenzione!”

“però mi hai chiamato infame!” disse mettendo un broncio che a parer mio era irresistibile!

“solo perché mi hai fatto arrabbiare! Quindi…”

“quindi?”

“quindi…se vuoi farmi cambiare idea…dovrai essere moooolto convincente. A buon intenditore…”

“Ah! Hai capito la signorina Swan com’è maliziosa…però – cominciò ad avvicinarsi al mio volto e mi diede piccoli baci ovunque – se proprio insisti – mi lasciò le mani che subito strinsi intorno al suo collo e intanto faceva vagare le sue su tutto il mio corpo – posso anche accontentarti…”

Si fermò appena arrivò con le dita a sfiorare il bordo dei miei slip, mi guardò negli occhi e mi sorrise, poi mentre si avvicina e mi baciava, sentii le sue mani che mi toglievano quell’indumento e che poi cominciavano a toccarmi in un modo così estremamente piacevole e sensuale che il mio cervello automaticamente si scollegò, non sentii altro che lui e il suo tocco, mentre gemevo di piacere e assecondavo i suoi movimenti.

“ti voglio” mi disse Edward con voce carica di passione… e come dirgli di no.

“sono… tua Edward” ansimai

Lui non se lo fece ripetere due volte. Mi baciò profondamente, poi scese sempre più giù verso il basso…poi delicatamente Edward mi schiuse le gambe e si avvicinò al mio sesso e prese a baciarmi, a stuzzicarmi, mentre io chiusi gli occhi, sopraffatta dalle sensazioni meravigliose che mi stava dando Edward. Quando lo sentii entrare dentro di me con le dita credetti di morire dal piacere, ero in estasi! Intanto non smettevo di accarezzargli il petto e invocavo il suo nome.

Poi sostituì le sue dita e mi scappò un gemito più forte di quelli precedenti. Afferrai Edward per le spalle, lo avvicinai e cominciai a baciarlo sfrenatamente, mentre Edward aveva cominciato a spingere lentamente, poi sempre più forte, finché insieme non arrivammo al culmine.

Stremati, ma appagati come non mai, eravamo ancora sul letto e Edward era appoggiato dolcemente al mio petto. Non mi era mai capitato di vivere emozioni simili con nessun altro. Con Edward mi sentivo completa e felice…

“sarà meglio che ci prepariamo, altrimenti faremo tardi a lavoro” mi ricordò, ad un certo punto, Edward

“sì, hai ragione. Mentre ti vesti, preparo il caffè.”

Così ci alzammo dal letto.

“a proposito, pensavo che adesso potresti dormire nella camera degli ospiti, visto che…ehm, ti sei comportato bene

“ah, dovevo comportarmi bene, per meritarmi la stanza degli ospiti?” domandò guardandomi male, ma io feci spallucce.

“ok, sai che ti dico, perché dormire nella camera degli ospiti, quando posso dormire in camera tua?” continuò Edward

“cosa? Camera mia? Chi ti dice che p….” Non potei finire la frase perché prese a baciarmi in un modo che dovrebbe essere dichiarato illegale!

“non vale ricorrere a certi metodi per farmi cedere” misi il broncio

“può darsi, ma devi ammettere che funziona no?” ammiccò

“figlio di una buona donna! E va bene, ma non ti mettere in testa strane idee, capito?” feci finta di essere irritata, ma in realtà ero più che contenta, se pensavo che ogni sera mi sarei addormentata tra le sue braccia!

“tutto quello che vuoi, mia cara!” disse solennemente, poi mentre mi passò accanto per andare in bagno mi diede un pizzico sulla coscia

“ehi!” gridai, osservandolo con aria truce. Lui però mi buttò un bacio e sparì oltre la porta.

Decisamente quel ragazzo era fuori del comune! Per fortuna, però, che stava in casa mia, e speriamo che ci sarebbe rimasto per moooolto tempo!

Quando fummo pronti e avemmo finito di fare colazione, ci recammo alla centrale.

 

“eccovi finalmente! Stavamo per darvi per dispersi” sbottò Janny appena ci vide

“suvvia! Abbiamo solo fatto 10 minuti di ritardo! L’importante è che siamo qui!” ribattei

“no, l’importante è quello che abbiamo fatto prima!” mi sussurrò Edward a bassa voce

“zitto!” sibilai; lui in compenso mi fece un sorrisino innocente

“ehi Edward! Come va?” chiese Tyler, non appena ci ebbe raggiunti dal suo ufficio

“ciao Tyler, non mi lamento grazie…”

“scommetto che non ne puoi più di stare da Bella, ti avrà fatto impazzire!” continuò Tyler

“altro chè!” esclamò Edward lanciandomi un altro sorrisino che stavolta d’innocente aveva ben poco. Io rivolsi lo sguardo altrove per non arrossire.

“bene, ragazzi, ci sono novità!” s’intromise Janny; e meno male! Altrimenti chissà quali altre battute avrebbe fatto Tyler

“ok, Janny. Andiamo nel mio ufficio.”

Una volta entrati, Edward disse:

“bene, ragazzi, cosa avete scoperto?”

“dunque, abbiamo i referti della scientifica e indovinate un po’ tutto combacia…” cominciò Tyler

“vuol dire che…”

“l’assassino probabilmente è lo stesso. La causa del decesso è attribuita da un colpo di coltello a serramanico che aveva reciso la gola di Kings uccidendolo sul colpo, quindi l’arma del delitto è la stessa.”

“perfino le ferite presenti sul corpo sono disposte nello stesso modo!” aggiunse Janny

“è come se l’assassino tenesse a lasciare una specie di suo marchio” suppose Edward

“no, è come se l’assassino volesse far capire a tutti che è un caso clinico disperato!” sbottai acida. Tutti convennero.

“cosa facciamo?” chiese Janny

“bè, ancora non siamo riusciti a rintracciare Elizabeth, la donna del misterioso appuntamento galante di Bright…” ci ricordò Edward

“si dobbiamo trovarla, io credo proprio che sia lei la colpevole” affermò Tyler

“sì, ma cosa potrebbe centrare con Kings? Lui era fidanzato” dissi riflettendo

“bè, a questo mondo non tutti i fidanzati sono fedeli alle proprie donne purtroppo” asserì Janny

“ok, ma perché avrebbe dovuto ucciderlo?” chiese Tyler

“forse per gelosia nei confronti della fidanzata, magari Elizabeth voleva che lui la lasciasse” suppose Janny

“ma voi non avete notato nulla di strano nel comportamento di Eleonor Letam, la fidanzata di Kings?” domandò Edward

“no, a me è sembrata perfettamente normale” disse Tyler

“già, sono d’accordo” confermò Janny

“eppure era come se la sua sofferenza fosse…calcolata” continuò convinto Edward

“ognuno manifesta il proprio dolore in modi diversi” ribadì Janny

Edward sospirò e poi si rivolse a me

“tu cosa ne dici Bella?”

Edward stava chiedendo la mia opinione e dal suo sguardo potevo capire che desiderava anche il mio appoggio

“dico che tu Janny insieme con Tyler, dovete sistemare la documentazione aggiungendovi i referti, le deposizioni che questo pomeriggio la signorina Eleonor Letam, e la cameriera Mary Falls, lasceranno qui al dipartimento e altre scartoffie varie; mentre tu Edward, verrai con me”

“per andare dove?” chiese titubante

“bè, ti va di fare un giro alla scientifica?”

 

Durante il tragitto in auto Edward mi fece molte domande, evidentemente non si aspettava una cosa del genere, mi aveva chiesto solo un parere ed io lo stavo portando con me alla scientifica, quindi era molto curioso…

“posso sapere cosa devi fare in quel luogo?”

“lo vedrai tra poco, capirai una volta arrivati allo stabilimento” risposi criptica, ma con mia grande, e piacevole, sorpresa, Edward si limitò a dire:

“d’accordo, mi fido” ci sorridemmo, e fu un sorriso d’intesa…

 

Arrivati alla scientifica ci fecero entrare senza problemi. Tempo fa, mi ero procurata un pass che mi permetteva libero accesso allo stabilimento della scientifica: sapevo che mi sarebbe ritornato utile!

“Bella che piacere vederti!” mi salutò il dottor Pearse

“è un piacere anche per me, dottore. Questo è Edward Cullen, un mio collega”

Edward e il dottor Pearse si salutarono con una stretta di mano…

“credo, però, che la vostra non sia una visita di cortesia”

“no, infatti, abbiamo bisogno del suo aiuto. Vede, in questa bustina c’è un capello – gli mostrai una bustina contenente il capello di Eleonor Letam, che avevo messo in tasca di nascosto, dopo averlo trovato su un tovagliolo che lei stessa mi porse – vorrei, se fosse possibile, che lei lo analizzasse e mi desse informazioni sul DNA.”

“certo, si può fare. Per quando ti serve?” chiese il dottore

“è possibile, diciamo, subito?” chiese Edward a sua volta. Io rimasi di nuovo stupita, Edward aveva capito tutto!

“è molto importante vero?” suppose il dottore e noi annuimmo

“ne ero sicuro. Bene, attendetemi nel mio ufficio, vedrò cosa posso fare”

“grazie dottore” dicemmo all’unisono io e Edward

 

“quindi quello dev’essere il capello che hai preso a Eleonor Letam, giusto?”

“bè, preso è una parola…grossa” farfugliai

Edward mi sorrise

“le era caduto su di un tovagliolo che mi dette e io invece di buttarlo via, lo misi in tasca. Il mio intuito mi diceva che avrei fatto bene a farlo analizzare. Quindi… se vuoi saperlo sono d’accordo con te” ammisi

“vale a dire?”

“sul fatto che anche io ho trovato strano il comportamento della Letam”

“già; e se il suo DNA combaciasse con quello del capello trovato precedentemente sul corpo di Bright, la prima vittima…”

“il caso sarebbe risolto” finii la frase per lui

“esatto!” mi fece l’occhiolino, io gli diedi un buffetto sulla spalla.

Poco dopo tornò il dottore con i risultati delle analisi e noi, dopo averlo ringraziato, ci affrettammo a tornare alla centrale.

Appena arrivati al distretto ci fiondammo letteralmente nel mio ufficio, per controllare i due referti.

“ragazzi, di la sono arrivate le signorine che aspettavamo: la Letam e la Falls” esclamò Janny di fretta appena fu entrata nell’ufficio

“si, grazie Janny, arriviamo” disse Edward senza alzare lo sguardo dai documenti.

Finalmente trovammo il foglio che cercavamo e lo mettemmo a confronto con il referto che il dottor Pearse ci aveva dato quella mattina.

I valori e le caratteristiche COMBACIAVANO! Era lo stesso DNA!

“bingo!” esclamai

Io e Edward ci guardammo, negli occhi la stessa espressione soddisfatta e vittoriosa.

“bene collega, andiamo di la, ci aspetta un’indagine da concludere!” dichiarò Edward

Io annuii e insieme ci avviammo dove l’assassina ci aspettava ignara…

 

 

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Capitolo 9
*** invito a cena? ***


Stavolta sono stata un pò più veloce eh!!!!!!!!!!!!!!!

Scherzo!!!!!!!!!!!

Raga questo è l'ultimo capitolo a cui seguirà l'epilogo che posterò tra due giorni, infatti l'ho già pronto!

Come sempre 10000000000000000 grazie a todos!!!!!!!!!

Ora vi lascio. Buona lettura!

MEGA KISS...

 

...................

 

“buona sera, agenti” ci salutarono la Letam e la Falls non appena io e Edward entrammo nella stanza dell’interrogatorio. Con mia sorpresa c’era anche il capo. Perfetto! La risoluzione del caso sarebbe stata ufficiale.

“direi che possiamo cominciare a mettere a verbale le deposizioni. Cominciamo da lei signorina Letam…” esordì il capo.

Il segretario cominciò a battere a macchina ogni parola detta dalle due donne. Non durò molto, e quando ebbero finito, io e Edward ci guardammo: era ora di concludere il caso.

“bene, signore è tutto, tenetevi comunque a disposizione” disse il capo mentre le due donne si accingevano ad uscire…

“un momento, signorina Letam, ci sarebbe una cosa che deve sapere” cominciò Edward

Eleonor Letam parve un attimo turbata, ma non si scompose, un secondo dopo era già di nuovo tranquilla. Non c’è che dire, era proprio un’attrice nata.

“sì mi dica” disse Eleonor con voce calma e priva di emozioni

“da quanto tempo conosceva il signor Kings?” domandò Edward

“oh, non da molto, quattro mesi per la precisione, ma subito ci siamo innamorati” rispose lei sorridendo dolcemente

“quattro mesi? Ne è sicura?” Edward era concentratissimo

“sì certo, perché?” chiese Eleonor con espressione smarrita

“bè, perché se era fidanzata con il signor Kings, come mai si frequentava anche con il signor Bright?” le domandai io, secca e decisa

“Bright? Io non conosco nessun signor Bright!” affermò Eleonor

“noi invece, siamo convinti del contrario, signorina Eleonor, o dovremmo dire Elizabeth?” ora Eleonor era spaventata, era stata colta in fallo, si sentiva scoperta, vulnerabile…

“si può sapere di cosa diavolo state parlando?” gridò Eleonor arrabbiata

“se non ha fatto nulla, perché si arrabbia signorina?” le fece notare Edward placidamente

“è ovvio che io non abbia fatto nulla!” ribatté lei

Gli altri intorno a noi, guardavano la scena attentissimi e concentrati…

“se lei è innocente, allora deve spiegarci che come mai è stato ritrovato un SUO capello sul corpo di Bright che, guarda caso dalle analisi, contiene il SUO DNA!” sbottai con voce metallica

Probabilmente il rombo di un tuono sarebbe stato perfetto come effetto sonoro, dopo quella rivelazione!

“chi vi da la…certezza che…si tratti del mio DNA?” boccheggiò Eleonor

“si ricorda il capello che era attaccato al tovagliolo che mi diede, in cui era avvolto un tramezzino? Bene facendolo analizzare, abbiamo potuto confrontare i valori, e sa cosa ne è uscito? Sa a quale conclusione siamo arrivati?”

Eleonor non rispose

“la conclusione è che lei è in arresto per omicidio colposo!” tuonò Edward

A quel punto Eleonor si accasciò sulla sedia e scoppiò a piangere convulsamente.

Io e i miei colleghi ci guardammo, poi il capo ordinò al segretario di mettere tutto a verbale.

La signorina Mary Falls, lasciandoci tutti stupiti, si rivolse ad Eleonor chiedendole:

“perché li hai uccisi? Perché lo hai fatto?” era sconvolta

Eleonor alzò lo sguardo verso di lei, smise di piangere e poi ammise:

“sì, li ho uccisi, ma lo meritavano!”

Noi eravamo sconcertati

“gli uomini, tutti loro, non dovrebbero vivere! Sono solo capaci di ferire noi donne! Si fanno sedurre, gli piace usarci come oggetti per soddisfare il loro piacere, ma poi ti buttano via come una scarpa vecchia! Io ho avuto molte delusioni, ed era ora che il genere maschile cominciasse a pagarla cara!”

“spiacente, ma sarà lei adesso a pagarla cara, e sa dove? Rinchiusa in un carcere a vita!” esordì Tyler mettendo le manette ai polsi di Eleonor, e insieme con Janny la portarono via.

Dopo di che la signorina Falls si congedò, noi le augurammo buona giornata, ma lei disse che sarebbe stata una giornata faticosa perché aveva un funerale da organizzare.

Povera ragazza.

Successivamente scoprimmo la vera identità di Eleonor: si chiamava Elizabeth Torn, non aveva mai avuto né un lavoro, né un’abitazione fissa. Frugando nel suo passato scoprimmo che più volte aveva tentato il suicidio. Insomma, oltre che assassina era anche un po’ fuori di testa! La sua storia, ovviamente, finì sui giornali dove si diceva che Elizabeth Torn, una donna tradita più volte nel corso delle sue relazioni sentimentali, era alla ricerca dell’uomo perfetto, ideale. Quando cominciò a cercarlo in ogni dove, purtroppo ogni uomo la deludeva. Così, decise che tutti gli uomini non sarebbero mai stati in grado di far felice una donna, e che quindi non meritavano di continuare a stare al mondo perché avrebbero potuto ferire altre donne, così li uccideva in modo brutale, senza pietà e con rabbia: infatti, prima seduceva la vittima e poi dopo averla stordita, le recideva la gola con un semplice coltello in un solo colpo.

“ragazzi, devo proprio complimentarmi con voi! Avete fatto un ottimo lavoro!”

“grazie signore!” esclamammo all’unisono io e i miei tre colleghi

Come al solito eravamo nel mio ufficio a chiacchierare e, dopo che il capo se ne fu andato, riprendemmo a parlare…

“però, che squadra che siamo vero!” Tyler era entusiasta

“già! Siamo imbattibili!!!” esultò Janny abbracciando Tyler

“ah-ah! Lo sapevo io!” esclamai

“che cosa?” chiese Tyler allarmato, ma ancora avvinghiato a Janny

“c’è del tenero tra voi due eh?” gli dissi scherzosa puntandogli il dito contro

“chi? Cosa? Noi? Ma è assurdo?” ribatté Janny

“si, si come no…” dissi con aria di una che la sa lunga, mentre Edward rideva da matti con una mano sul viso per cercare di darsi un contegno…

“bè, anche se fosse? Infondo anche tra voi c’è qualcosa, giusto?” sbottò Tyler stizzito

“tra me e Edward? Ma se non lo sopporto!” ribattei, fingendomi indignata

“esatto, e poi una come Bella non è proprio il mio tipo, io ho altri standard!” affermò Edward indifferente, sistemandosi meglio sulla poltrona.

Altri standard eh? A sì? Bene.

Con un solo colpo feci ribaltare la sedia e Edward si ritrovò con le gambe per aria!

“razza di stupida che non sei altro! – gridò Edward sollevandosi da terra – adesso ti faccio vedere io!” dopo essersi risistemato, cominciò ad avvicinarsi per acchiapparmi…

“bè, noi togliamo il disturbo eh! Andiamo a prendere qualcosa al bar, visto che il capo ci ha dato il pomeriggio libero!” disse Tyler e insieme con Janny filarono via.

Edward si volse di nuovo verso di me e disse:

“questo non lo dovevi fare!”

“e invece ti sta bene!”

“ah, adesso vedrai!”

Giravamo intorno alla scrivania, lui non si dava per vinto e io ogni tanto gli facevo la linguaccia. Poi all’improvviso mi acchiappò, e schiacciandomi contro il muro, mi immobilizzò con il suo corpo.

“come ti sei permessa di farmi cadere?” mormorò vicinissimo al mio viso; la sua voce era bassa e profonda

“e tu perché hai detto che non sono adatta per i tuoi standard?”

“perché è la verità…”

“visto, hai appena det…”

“vuoi stare zitta un attimo!” sbuffai e lui continuò “quello che volevo dire è che tu…tu sei anche troppo per i miei standard, non sono abituato ad avere una donna fantastica come te, bè, a dire il vero, non ho mai conosciuto una donna meravigliosa come te!” concluse

Io gli accarezzai la guancia

“dici sul serio?”

“sono serissimo!”

“anch’io, prima non ho detto la verità. Non è vero che non ti sopporto…bè, almeno non sempre!”

Scoppiammo entrambi a ridere

“ti va se…stasera ti porto a cena fuori?”

“mmm…è un appuntamento?”

“sì, stiamo un po’ insieme”

“sì, mi piace l’idea” asserii euforica

“bene. Mangiamo, passeggiamo, chiacchieriamo…poi se ci scappa qualcos’altro dopo, tanto meglio!” disse Edward ammiccante

“sempre il solito!” risposi mettendomi a ridere

Poi lui, di botto prese il mio viso tra le mani e mi baciò! Io risposi al bacio con ardore. Sì, ero proprio cotta!

“siamo ancora qui, meglio andare a casa, così ci riposiamo e ci prepariamo uscire” suggerì Edward

“io avrei anche qualcos’altro in mente…” dissi facendogli l’occhiolino

“credo di sapere a cosa si riferisce signorina e le dirò…sono pienamente d’accordo!”

“bene! Allora cosa stiamo aspettando?”

Uscimmo dall’ufficio che ancora ridevamo.

Sarebbe stato un pomeriggio stupendo e inoltre non vedevo l’ora di uscire con lui quella sera! Sicuramente sarebbe stata un’uscita indimenticabile…

 

 

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Capitolo 10
*** epilogo ***


Ola raga!!!!!!!! eh si, questo è proprio l'ultimo capitolo, nooooooooooooooooooooooo!

a parte il mio grido di disperazione (hihihi), ringrazio immensamente pazza96 e ale_ jackson_twilighter per le loro recensioni!

ovviamente non dimenticando i seguiti e i preferiti!!!

comunque presto posterò un'altra storia ma il genere sarà diverso, a me piace spaziare.... va bè comunque mo smetto di ciarlare e vi lascio all'epilogo.

BUONA LETTURA

MEGA KISS

....

 

Epilogo

 

 

Avevamo finito di cenare e stavamo per tornare a casa.

Avevo ragione, era stato un pomeriggio stupendo. Per non parlare della cena! Edward mi aveva portata in un ristorante di classe e si era mostrato un vero gentiluomo!

Ogni minuto che passavamo insieme, mi faceva desiderare che il tempo trascorso in sua compagnia non avesse mai fine. Edward stava diventando importante per me ed ero contenta di questo, ma allo stesso tempo ne ero turbata perché non sapevo se Edward provava qualcosa nei miei confronti.

Comunque avevo capito, o meglio me l’aveva fatto capire lui stesso, che io non gli ero indifferente, ma per il resto era un punto interrogativo.

Stavamo ancora passeggiando, avevamo scelto una strada diversa per tornare a casa, una strada che passava per il parco. Quando arrivammo sul ponticello che attraversava un piccolo corso d’acqua, ci fermammo.

“una bella serata, vero?” esordì Edward

“sì, meravigliosa! Il cielo è sereno, guarda si vede anche la luna, è proprio bella!”

“certo, ma credo che tu lo sia molto di più!”

“caspita, ma come siamo romantici Edward”

“mi capita solo quando sono con te!” aveva un tono dolcissimo!

Rimasi spiazzata, ma soprattutto piacevolmente sorpresa nel sentire le sue parole; poi d’un tratto mi venne in mente una cosa che volevo domandargli già da un po’…

“posso chiederti una cosa Edward?”

“certo, chiedi pure”

“come mai sei stato trasferito qui?”

“ti ricordi il primo giorno che ci siamo visti?”

“e come potrei dimenticarlo, mi avevi fatto letteralmente incazzare!”

“già! Che caratterino! Fosse stato per me ti sarei saltato immediatamente addosso!” sorrise

“davvero?”

“confesso! Comunque, ti dissi che era stata una decisione del mio capo e non mia. Bè, avevo litigato con un mio collega con cui già da tempo non andavo d’accordo. Questo però, era sempre stato una testa calda, ma un giorno durante un blitz, lui mi fece proprio andare fuori di testa, vedevo rosso per la rabbia!”

“e cosa è accaduto?”

“ho commesso uno sbaglio: invece di attendere gli ordini dei miei superiori, mi sono lanciato all’attacco, per poco non mi sparavano e inoltre ho messo a rischio alcuni miei colleghi”

“dio mio!”

“già. Quell’insopportabile del mio collega era intoccabile essendo il figlio del capo, così ad essere candidato per il trasferimento fui io e…eccomi qua!”

“però! E così sei finito a Seattle!”

“eh! Non mi andava a genio l’idea di trasferirmi, ma poi quando ti ho conosciuta…”

“quando mi hai conosciuta, cosa?” ero in fervente attesa…

“bè, dopo averti conosciuta, ero ancora più convinto che il trasferimento sarebbe stata la più grande tragedia della mia vita!” esclamò mettendosi a ridere

“ah! È così? Razza di…” cominciai ad andarmene ma lui mi abbracciò da dietro e mi fermò

“possibile che ti arrabbi sempre? Dai, lo sai benissimo che scherzavo!” mi rassicurò tenendomi stretta a sé

“certo, ma quando mi arrabbio tu poi fai sempre qualcosa per tranquillizzarmi…diciamo che ne approfitto!”

“che strega! Solo tu sei in grado di fare certe cose! Sei incredibile!”

“tu invece sei proprio pazzo!”

“eh si! Sono pazzo…di te!”

Mi girai tra le sue braccia per averlo di fronte a me. Lo guardai negli occhi e con voce un po’ triste gli chiesi:

“ma, adesso Edward, per quanto rimarrai qui?”

“bè, il mio trasferimento dovrebbe essere momentaneo. Anche perché nel dipartimento dov’ero prima ero un elemento molto stimato…”

“quindi credi che quando si saranno calmate le acque ti rivorranno?”

“veramente è già successo”

“cosa? Vuoi dire che…” mi scostai da lui, però senza mai smettere di guardarlo negli occhi

“ti ricordi quando, questa mattina il capo, mi ha chiamato nel suo ufficio, prima che noi andassimo a casa?” chiese, io annuii

“ecco, mi ha riferito che potevo ritornare già domani al mio vecchio dipartimento”

“ora capisco il perché della cena, era per dirmi addio!” sbottai mentre alcune lacrime mi bagnarono le guance senza che potessi frenarle

“no, no! Ti prego Bella non fare così! Ascoltami! Il capo ha detto che dovevo chiamare la centrale per comunicare una mia decisione”

“e…e tu hai…chiamato?” balbettai

“sì, ma ho chiesto il trasferimento definitivo” affermò fiero di se, io non capivo

“come trasferimento definitivo? E in quale distretto?”

“quello di Seattle!”

“come??? Significa che…” il mio cuore cominciò a fare le capriole per la contentezza!

Edward mi riprese tra le sue braccia e mi disse:

“io rimango qui! Come potrei andare via? Senza di te poi! Te l’avevo detto che non ti saresti liberata di me!”

“e io ti avevo detto che non ne avevo la minima intenzione!” esultai abbracciandolo forte!

“senti Bella, lo so che ci conosciamo da poco ed è successo tutto molto in fretta, ma…ciò che vorrei più di un’altra cosa al mondo è stare con te, se…se tu mi vuoi”

“certo che ti voglio Edward Cullen, sempre e in tutti i sensi!”

“non volevo sentire altro…”

Ci baciammo. Fu un bacio pieno di dolcezza e forse di amore, bè avremmo avuto tutto il tempo d’innamorarci, ma la cosa fondamentale è che saremmo stati insieme, il resto non importava.

“il tuo trasferimento va festeggiato che ne dici?” proposi appena finimmo di baciarci

“sono d’accordo. Io un’idea ce l’avrei!”

“ah si? Dimmi pure…”

“andiamo a casa che te ne parlo…” mi prese per mano e prendemmo a camminare, mentre ogni tanto mi guardava e sorrideva.

Eravamo quasi a metà strada, tranquilli e beati stavamo ritornando a casa quando di botto disse:

“Visto che alla fine avevo ragione io: era una donna l’assassino!”

“Per favore non ricominciare eh! Proprio adesso che stavo pensando a quanto sei dolce, non farmi cambiare idea” gli parlai con tono irritato ma in verità ero divertita

“Che posso farci, mi piace farti arrabbiare” mi fece l’occhiolino

“Guarda che prima di ucciderli, quella donna li seduceva quei poveretti” lo stuzzicai

“E quindi?”

“E quindi io starei attenta se fossi in te, magari una sera di questa potrei ucciderti” dissi macabra guardandolo con gli occhi ridotti a due fessure.

Lui fece prima una faccia impaurita e poi sbottò indifferente:

“Bè, almeno morirei felice!”

“Uff! Sempre il solito” esclamai spingendolo un po’ in la per gioco. Lui in un istante mi prese in braccio e cominciò a camminare più veloce esclamando:

“ma non è per questo che ti piaccio eh?”

“dai mettimi giù!!!!!!!!”

Dopo un po’ di strada mi rimise per terra, ci riprendemmo per mano e insieme ci avviammo verso casa.

Il futuro era ancora incerto, ma la prospettiva di poterlo passare con Edward rendeva tutto più eccitante. Ero sicura che sarebbe andata bene tra noi, ma…intanto mi godevo il presente, mentre con Edward passeggiavamo felici nel parco, sotto i raggi della luna.

 

§FINE§

 

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