Thank God It's Christmas

di Rowena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** // ***
Capitolo 2: *** Due ***
Capitolo 3: *** Tre ***



Capitolo 1
*** // ***


Note: Questa storia è un regalo di Natale per le polle della mia vita e un nuovo gentile omaggio al meraviglioso racconto di Ladyhawke Lo strano caso del cane che abbaiava a Mezzanotte; chi non l'avesse ancora letto vada a rimediare prima di subito, su! Più che alla storia in sé, questa pazza assurda storia si rifà al grande Progetto AU che io, Ladyhawke e le altre socie stiamo lanciando e, anche se mi imbarazza dirlo, a fatti autobiografici ( noto ora che il mostruoso albero gigante è scomparso). Lo scopo, ovviamente, torturare Sirius. Buon Natale un po' in ritardo, sulle note dei Queen, ovviamente!

...Thank God it's Christmas
Yes it's Christmas..

Quando Cornelia Lethifold in Black annunciò al consorte che era giunto il momento di addobbare casa per il Natale ormai prossimo, questo annuì senza troppa convinzione, sicuro che si trattasse più di metterci la voglia per cominciare che d’altro.
Merlino gli voleva abbastanza bene da averlo fatto nascere in una famiglia di maghi, per quanto i suoi parenti fossero dei pazzi, e dunque con un semplice tocco di bacchetta il suo bellissimo e più che alla moda appartamento avrebbe brillato di festoni, palline e qualsiasi altra diavoleria la sua dolce mogliettina aveva intenzione di appendere.
Peccato che Cornelia Lethifold in Black non fosse per niente dello stesso parere.
«Come sarebbe a dire che non posso usare la magia?» sbraitò un pomeriggio di dicembre Sirius Black guardando di sbieco la giovane strega: due enormi scatoloni erano comparsi come dal nulla al centro del salotto del piano terra, scatoloni che l’uomo era certo di non avere mai visto, neanche durante il famigerato trasloco dei beni di Nel quando si era spostata a vivere da lui.
La donna gli sbandierò sotto al naso la sua bacchetta magica, con cui aveva richiamato l’altra in un istante. «Certo che non puoi, sennò che gusto ci sarebbe nel decorare casa?»
Ma… era matta o cosa? «Il gusto di fare presto e di non perdere tempo» sbuffò Sirius incrociando le braccia: quella… sì, quella strega gli aveva pure rubato la bacchetta, per assicurarsi che non imbrogliasse. Malfidata!
«Appunto, nessun gusto, alla fine» rispose rapida Cornelia senza battere ciglio. «E addio alle tradizioni».
Il mago fece per ribattere che le sue tradizioni natalizie comprendevano ben altro genere di attività e che già da un paio d’anni vi aveva rinunciato per un tipo di celebrazione più monogamo e che, conoscendo il soggetto che aveva di fronte, non finisse con la sua evirazione, ma una lampadina nella sua testa si accese appena in tempo per evitare il disastro.
«A casa mia, l’albero e il resto li abbiamo sempre fatti con la magia, anzi» aggiunse rapido, irritato come sempre dai ricordi di Grimmauld Place. «Mia madre faceva apparire tutti gli addobbi, e poi delegava il lavoro all’Elfo Domestico, minacciando di punirlo se il risultato non fosse stato soddisfacente».
L’espressione sul viso di Nel si fece truce in un istante: «Ti sembro per caso un Elfo Domestico, Sirius Black? E bada bene a cosa rispondi, perché le conseguenze potrebbero essere terribili».
Messo all’angolo, Sirius non poté che cedere. «D’accordo, ma ancora non vedo perché usare la magia… Pensa a quante cose potremmo fare nel nostro appartamento tutto decorato sfruttando il tempo risparmiato ad addobbare!»
Cornelia lo fissò negli occhi per un attimo, indecisa, poi scosse il capo con aria rassegnata. «Ha ragione James, ti faresti pure le gambe del tavolo».
Sotto lo sguardo attonito del marito, usò entrambe le bacchette per legarsi i capelli scuri sulla nuca in un nodo tanto complicato che per Sirius sarebbe stato impossibile riprendere la propria. «Allora, ci mettiamo al lavoro o no? Direi di cominciare dall’albero».
«Ok, farò meglio a rassegnarmi: scommetto che non l’hai ancora comprato e che vuoi farmelo portare sulle spalle per tutte le scale del palazzo, non ho ragione?»
«Non dire sciocchezze, è qui!»
Sirius poteva avere tanti difetti, ma non la miopia: guardò alla sua sinistra, guardò alla sua destra, e poi tornò a concentrarsi ancora sulla strega, chiedendosi per l’ennesima volta se avesse tutte le rotelle a posto.
«Cornelia, veramente qui non lo vedo da nessuna parte».
«Ma se ce l’hai davanti al naso!»
Era un albero invisibile, per caso? Sirius s’illuminò: «Dietro gli scatoloni?»
La sua domanda era carica di speranza: se era talmente piccolo da essere nascosto da una cassa, addobbarlo sarebbe stato un gioco da ragazzi!
Sfortunatamente, Cornelia non sembrava di tutt’altro parere.
«No, caro, dentro lo scatolone numero uno» esclamò ridacchiando la donna prima di cominciare ad aprire il grosso pacco: tirò fuori quella che sembrava una base di metallo quadrata, poi un paio di bastoni ricoperti di peletti verdi che, forse dovevano dare l'impressione degli aghi d’abete. Infine, comparvero i rami, tanti rami, infiniti rami.
«Quello sarebbe un albero di natale?» domandò un inquieto Sirius, per nulla ansioso di comprendere la nuova folle, assurda, delirante trovata della moglie.
«Certo, un albero finto e componibile» spiegò Cornelia come se fosse ovvio. «Non si secca, ottimo per i nostri pollici verdi pressoché inesistenti, non siamo costretti a buttarlo via dopo le feste e si ripone in una scatola: non ti sembra geniale?»
Merlino, le brillavano gli occhi nell’elencare i pregi di quell’orrore! Per la prima volta dopo tanto tempo, Cornelia Lethifold in Black riusciva a terrorizzare il marito, e questo solo stando seduta sul suo tappeto preferito circondata dai pezzi di un albero di natale in scatola.
«Dimmi un po’, tu li vendi nel tempo libero? Non c’è altra spiegazione per questo tuo entusiasmo» commentò alla fine, sperando di avere qualche possibilità per far cambiare ide.
«Ma no, scemo! Avanti: aiutami a montarlo, poi tiriamo fuori gli addobbi».
Sirius Black maledì se stesso per aver deciso di staccare prima dal lavoro, quel giorno, per passare un pomeriggio in compagnia della sua adorata mogliettina.
 



Eccomi qua, da brava Stormtrooper in stilettos arrivo, un po' in ritardo, con i miei regali di natale... Ormai della Befana, dovrei dire! Questa storia si colloca dopo Il cane accalappiato, ovviamente, ma non ci sono spoiler (il titolo fa già supporre un sacco di cose! XD), ed è un pochino autobiografica visto che la prima ad essere stata incastrata con un albero di natale montabile... sono proprio io. Spero che vi abbia divertito, ai prossimi giorni con gli aggiornamenti! Rowi

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Capitolo 2
*** Due ***


...Thank God it's Christmas
Oooh yeah...

Tempo due secondi, e Sirius odiava già quell’affare. A parer suo, era una vera e propria sfida all’intelligenza umana!
Iniziò bene, o almeno così gli parve: in fondo la base era una sciocchezza, si trattava di due grucce appendiabiti riciclate in quel modo che dovevano essere un po’ aperte così che rimanessero in piedi da sole. Bravo Sir, e se chi ben comincia è a metà dell’opera
«Non penserai mica di lasciarla così, vero?» trillò subito Nel che, sistematasi comodamente su uno dei due divanetti, seguiva i movimenti del marito rigirandosi il foglio delle istruzioni in mano. «Le due parti devono essere perfettamente perpendicolari, così da assicurare la massima stabilità all’albero».
A sentirla rimbeccarlo con tanta goduria nella voce, Sirius la fissò con aria molto molto seria: se gli sguardi avessero avuto il potere di uccidere, in quel momento la donna sarebbe caduta a terra morta stecchita. «Se non sono perfettamente perpendicolari», la scimmiottò, «poco ci manca, quindi va bene. Prossimo passo».
«Ma Sir…» tentò di ribattere Cornelia, per nulla impressionata.
«Prossimo passo» ripeté con voce più acuta il mago, in quel momento fortemente tentato dall’idea di rimanere vedovo.
La donna sospirò, ormai ben abituata al pessimo carattere del consorte.
«Va bene, non c’è bisogno di fare la donna a metà del ciclo; allora, devi prendere il bastone più lungo e incastrarlo nella base dalla parte blu» spiegò senza dare peso a ciò che l’altro borbottava in sottofondo, una serie di frecciatine a doppio senso fin troppo infantili.
Ancora ridacchiando su quale fosse davvero il bastone più lungo, Sirius fece per ubbidire. «Cornelia, sei diventata daltonica per caso? Questo affare è tutto orribilmente verde!»
Senza neanche ribattere, Nel si alzò e gli strappò di mano l’asta che doveva fare da tronco, la capovolse e indicò una minuscola linguetta di colore blu. «Dalla parte blu, come dicono le istruzioni», disse con un’aria incredibilmente saccente mostrandogli la lingua, «e comunque il daltonismo affligge solo gli esseri inferiori dotati di cromosoma Y».
Per nulla desideroso di cominciare una battaglia tra i sessi per decidere quale fosse quello forte – e assolutamente convinto che gli uomini fossero mille volte meglio su tutti i fronti – Sirius sospirò e incastrò la prima parte del tronco. «E l’altra da che verso s’incastra?»
«Arancione: bene, ora possiamo cominciare a mettere i rami», rispose subito la moglie.
L’uso di quel plurale indispettì parecchio l’uomo, soprattutto visto che Nel si era appena riaccomodata sul divano, e tuttavia si morse la lingua: per quanto lei fosse arrendevole, era estremamente più divertente farla contenta prima di saltarle addosso, così da meritarsi poi un’ottima ricompensa.
Pazienza, Sirius, pazienza… Dimostra che, al contrario di quel che il mondo intero dice a riguardo, anche tu sei dotato di questa virtù e che la tenevi in serbo per occasioni come questa.
Oh, stava parlando da solo? Bene, ecco che la follia di sua moglie cominciava a contagiarlo sul serio!
«Non penserai mica di metterli su a casaccio, vero?»
La voce della dolce sposina lo raggiunse proprio mentre si piegava a raccogliere il primo finto ramo che gli stava tra i piedi. Un orribile sospetto lo colse…
«Perché, in che altra maniera pretendi che lavori?» domandò di rimando cercando lo sguardo della sua sadica metà.
Nel gli fece sventolare il foglio delle istruzioni sotto il naso: «Devi controllare le linguette sui rami, e incastrarli negli anelli del tronco per colore; ogni livello ha una lettera e un colore diverso, perciò proprio non puoi sbagliarti».
Ecco, orrendo sospetto realizzato: Sirius osservò il pavimento del suo bel salotto tutto coperto di finti rami d’abete, un tripudio di plastica dall’odore tremendo. Non poteva averlo detto davvero. Non poteva pretendere tanto, non da lui! «Stai scherzando: non vedi quanti sono? Ci vorranno anni per metterli su tutti in ordine!»
«Allora sarà meglio non perdere altro tempo, tesoro: il livello più basso è quello blu, come certo ricorderai» commentò Cornelia alzandosi dalla sua comoda postazione. Sirius per un attimo sperò che s’inginocchiasse al suo fianco per dargli una mano – c’era sempre la possibilità che a metà del lavoro i loro istinti animali, come li chiamava James, avessero la meglio e li convincessero a dedicarsi ad attività ricreative più interessanti, ma la donna sembra di tutt’altra idea; prese la porta e dichiarò a voce alta la sua intenzione di preparare gli aperitivi. Ecco, si nasconde di nuovo in cucina, mugugnò il mago. Quell’amore morboso per il cibo era inquietante, quanto lo era lui a essere geloso dei sacchetti di patatine che Nel comprava al supermercato all’angolo.
Dato che non c’era altro modo di uscire da quella situazione al limite dell’assurdo, l’uomo sospirò e si mise al lavoro, maledicendo chiunque avesse progettato quell’arnese che doveva fare da albero di natale: insomma, il suo bel tappeto ormai era scomparso sotto i finti aghetti caduti, più numerosi di quanti sarebbero stati con un abete vero!
Mentre cercava di capire quale terribile offesa avesse arrecato alla consorte per meritarsi un simile trattamento, Sirius completò il primo giro in un quarto d’ora, imprecando come uno scaricatore di porto perché i rami che doveva prendere erano sempre gli ultimi dei mille che controllava. Il fatto che le istruzioni fossero scritte in qualche lingua orientale non aiutava, ma almeno i nomi dei colori che determinavano a che livello dovesse essere inserito ogni pezzo erano comprensibili!
Era a metà del terzo livello, quando accadde qualcosa di veramente scioccante.
«Io aprirei più il secondo da sinistra, Lunastorta, tu che ne pensi? Rimane un vuoto…»
Una voce conosciuta. Una voce inquietante. Una voce che non avrebbe mai dovuto risuonare nel salotto di casa Black in quel momento.
«Non mi ritengo un architetto in questo campo, Ramoso, ma concordo con te».
Una seconda voce inquietante rispose con tutta tranquillità.
Lentamente, molto lentamente a dire la verità – forse nella speranza che in quel secolo in cui avrebbe compiuto il movimento le due voci sarebbero scomparse – Sirius si voltò. E si preparò a diventare vedovo in tempi brevi: James e Remus fecero ciao con la mano, entrambi sfoggiando un sorriso che non prometteva niente di buono.
Maledetto il giorno in cui aveva deciso di darla vinta a quella strega chiedendole di sposarlo.
 

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Capitolo 3
*** Tre ***


…Thank God it's Christmas
For one day…

 
Riassumendo la situazione, Sirius Black si ritrovava nel suo bellissimo appartamento da (non più) single, nel momento specifico coperto di peluria sintetica verde, costretto dalla sua (per niente) adorabile mogliettina a montare un mostruoso albero di Natale fasullo. Davanti ai suoi migliori amici.
Sirius Black, analizzando il tutto, desiderò di essere fulminato all’istante.
Per Merlino, si domandò il mago, da quanto tempo erano lì? Lo avevano visto andare in panico per la mancanza del ramo Verde 4 o, peggio ancora, mentre cercava di liberarsi dall’albero stesso che, per la troppa forza applicata nell’incastrare il ramo Marrone 2, si era abbattuto su di lui per ripicca?
«Ciao, Sirius», disse James con un ghigno che avrebbe inquietato Voldemort in persona.
«Sera, Felpato», gli fece eco Remus, che tra i due avrebbe dovuto essere il più ragionevole, «non preoccuparti, non siamo qui da molto: giusto il tempo necessario per avere esilaranti aneddoti da raccontare da qui a Natale prossimo».
Avrebbe dovuto, appunto. Ragionevole un corno!
«Io quella la uccido», ringhiò trattenendosi a stento dal correre in cucina a bacchetta sguainata. Un momento… Lui non aveva la bacchetta! Gliel’aveva sequestrata Quella là, con la scusa che la casa si doveva assolutamente addobbare senza magia.
Scaltra e subdola, Cornelia lo aveva fregato un’altra volta.
Inaspettatamente, come richiamata dai pensieri omicidi di suo marito, Nel scelse proprio quel momento per ricomparire dalla cucina con in mano un vassoio carico di salatini, patatine e quant’altro fosse servito per un aperitivo decente. E quattro bicchieri, notò Sirius, quattro, non due.
L’occhio sinistro del mago fu preso da uno strano tic nervoso. «Li hai chiamati tu».
Non era una domanda, bensì un’accusa bella e buona. La sua faccia non prometteva niente di buono.
«Io? Certo che no, Sirius! Credi che mi diverta a mettere in ridicolo l’uomo che ho sposato?»
Sì, da morire, ma tenne per sé quella risposta: era in una situazione già fin troppo imbarazzante per i suoi gusti senza mettersi in ridicolo pigolando offeso per quel colpo basso. Quella era un’ottima tecnica per guadagnarsi le coccole sotto le coperte, ma sapeva che sarebbe stato un suicidio usarla di fronte agli amici. Soprattutto in quel momento, visto il modo in cui quei due sghignazzavano per la tortura a cui Felpato era stato sottoposto.
«Come avresti fatto a prendere il giusto numero di bicchieri, allora?», incalzò piuttosto con l’aria più inquisitoria che riuscì a mettere su. Stile per il perfetto interrogatorio numero uno.
«Veramente siamo qui da più di mezz’ora, Sir, siamo anche andati a salutarla e ti abbiamo preso discretamente in giro, ma tu eri così impegnato da non sentire niente», rispose James al posto di Nel, che in quel momento stava cercando di posare il vassoio sul tavolino senza far cadere niente. Le tremavano le mani dalla ridarella, il che non era mai un buon segno.
Mentre il tic all’occhio diventava sempre più incontrollabile, il cervello di Sirius cercò di rivedere le ultime settimane prima del periodo delle feste per capire che diavolo avesse combinato per meritarsi una simile punizione: non era il miglior marito del mondo e di questo era consapevole, ma di certo tra lui e l’ultimo della categoria c’era parecchia strada!
Insomma, lui riusciva perfino a portare i vestiti sporchi nel cesto della biancheria da lavare in bagno, cosa per cui perfino Lily invidiava Nel…
Sua moglie, del resto, aveva un modo tutto suo per fargli pagare i conti: non riuscendo a mandarlo in bianco a causa del fascino Black, impossibile resistergli, e sfruttando la sua passione per le torture di qualunque forma, si era ormai abituata a escogitare lavoretti domestici e altre vere e proprie cattiverie simili a pene di contrappasso.
L’ultima volta, per esempio, si era accordata con Connie perché gli stesse appiccicato mezza giornata, cosa che aveva seriamente rischiato di mandarlo al manicomio, e tutto perché si era dimenticato l’anniversario del loro primo incontro! Neanche lei gli aveva fatto gli auguri per celebrare l’evento, il che dimostrava quanto poco contasse quel genere di cose per Cornelia, ma sicuramente la sua detestabile e sempre pregna cognata aveva convinto la sorella maggiore che per un simile oltraggio fosse d’obbligo una punizione esemplare.
Quanto poco invidiava John!
Tornando alla situazione presente, tuttavia, Sirius era certo di non aver fatto nulla per meritarsi una simile umiliazione: a meno che Nel non si fosse convinta di essere stata tradita… Ma no, nel caso avrebbe sollevato un dramma da tragedia greca, era così suscettibile per quel genere di cose!
E poi, che diamine, lui non era da ricovero come sostenevano i suoi amici, sapeva mantenersi monogamo, se lo voleva, e lui lo voleva. Non l’avrebbe sposata, se così non fosse stato.
«Già che siete lì, potreste venirmi a darmi una mano», rimbeccò i due amici con voce acida. Si sentiva mortalmente tradito da quei due maledetti!
«E privarti di un simile divertimento? Dovevi vedere la tua soddisfazione a metà del livello Marrone!», gli rispose con assoluta serietà Remus, tanto da sembrare un vero esperto di alberi montabili. Al suo fianco, James sparì dietro al divano, così preso dal gran ridere che non si reggeva in piedi.
«Con amici così Mocciosus che esiste a fare…», sospirò Sirius.
«Non lo so, ma puoi chiederglielo la prossima volta che lo incontri: è tutta la vita che aspetto di avere una risposta a questa domanda». La voce di James sembrò emergere dall’oltretomba, ma alla fine una mano ricomparve dal divano e il mago riuscì a tirarsi su: aveva gli occhiali tutti storti, e piangeva dal ridere. Avrei dovuto prendergli un regalo più scarso, sì, si appuntò mentalmente il padrone di casa resistendo alla tentazione di cacciare fuori il suo migliore amico.
Tuttavia, Remus si mosse a compassione e decise di aiutare Felpato, che sembrava davvero soffrire per la costruzione di quell’arnese, e nel mentre prese James per un orecchio e lo convinse a collaborare a sua volta. In tre il lavoro si rese molto più semplice e rapido: sebbene Nel, sempre appollaiata sul divano, commentasse ogni tanto che si poteva fare di meglio, in pochi minuti completarono il livello Rosa, l’ultimo in cima, quindi Lunastorta estrasse la bacchetta dalla tasca del gilet e la usò per appendere palline, festoni bastoncini di zucchero e lucine ai rami in un battibaleno.
Sirius diventò matto. «Ah, così lui» e indicò a Nel l’amico come se fosse stato Piton in persona, «lui può usare la magia e io che sono tuo marito no?»
La donna fece spallucce, prima di addentare un sandwich. «Se preferisci posso sempre far sparire tutto e farvelo rifare a mano, così non ci saranno favoritismi».
Una vena, stava per scoppiargli una vena, non c’erano dubbi. Felpato si astenne dal replicare, sapendo che dalla sua bocca non sarebbe uscito niente di buono, e si fermò a guardare l’albero. Era enorme e bellissimo, nonostante fosse un pochino esagerato dato che qualunque genere di addobbo pensato per essere appeso a un abete fosse presente. Ma sì, tutto sommato poteva considerarsi soddisfatto del lavoro.
Ora doveva solo evitare che Gramo distruggesse il frutto delle sue fatiche… Già, ma dov’era Gramo, l’odioso botolo nero?
Come a rispondergli, proprio in quel momento la porta di casa si aprì e comparve Lily, col viso arrossato dal freddo e un buffo cappello di lana colorata sui suoi folti capelli rossi. «Scusate il ritardo, ma il vostro cane non voleva saperne di tornare a casa».
Cane? Gramo!
«Aspetta, non farlo entrare… NOOOOO!» gridò Sirius, ma non fece in tempo. Già liberato dal guinzaglio, Gramo si fiondò nella stanza e mirò direttamente all’albero di Natale, abbattendolo e mandando in frantumi buona parte degli addobbi. I rami saltarono via dagli incastri, si piegarono, fu una tempesta di aghi finti in tutte le direzioni.
«Forse, se la base fosse stata aperta in modo da essere perfettamente perpendicolare, questo non sarebbe successo», riuscì a spiccicare o Nel senza vergogna nel totale silenzio che si era abbattuto sul salotto di casa Black. Gramo scodinzolava felice davanti a lei, senza rendersi conto del disastro che aveva appena causato.
«Lily», mormorò Sirius, sconvolto, «ti ho mai detto quanto adori il tuo tempismo?»
I Potter, Remus e la stessa Cornelia scoppiarono a ridere all’unisono, spezzando la tensione.
«Bene, i cani a pulire e gli adulti in cucina», trillò Nel asciugandosi gli occhi.
Sopraffatto dal mostruoso ammasso di cocci e spazzatura che aveva davanti, Sirius non riuscì a ribattere e si mise subito al lavoro, affranto. Tutta la sua fatica andata alle ortiche, dannazione!
«Toglimi una curiosità, Nel», sussurrò Remus all’orecchio della signora Black quando furono fuori portata, «ma che ha combinato perché tu lo riducessi a questo supplizio?»
Anche Lily e James erano curiosi di scoprire il mistero per cui erano stati pregati di tenere Gramo a casa loro per un paio d’ore, e il loro interesse era cresciuto quando Lunastorta era passato a prendere l’amico per assistere al più curioso degli spettacoli.
Cornelia sorrise, diabolica. «Assolutamente niente, ma ogni tanto lavorare gli fa bene, no? Così gli passa la voglia di mettersi nei guai».
I tre ospiti rimasero ammutoliti, e una voce giunse dall’altra stanza: «Ti ho sentito, e giuro che questa te la faccio pagare!»
Gramo abbaiò in sottofondo, tanto per dare ragione, almeno una volta nella sua vita di cane, al padrone.





Ed eccoci qui alla fine di questa storia, un po' fuori stagione... Spero che sia piaciuta, io mi diverto sempre a scrivere su questa banda di matti che Ladyhawke mi ha gentilmente messo a disposizione. Alla prossima!
Rowi

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