This Is Us

di mamogirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - I Still ***
Capitolo 2: *** Primo Capitolo - This Is Us ***
Capitolo 3: *** Secondo Capitolo - Inconsolable ***
Capitolo 4: *** Terzo Capitolo - Downpour ***
Capitolo 5: *** Quarto & Epilogo - Best That I Can ***



Capitolo 1
*** Prologo - I Still ***


"I Still need you

I Still care about you

Though everything's been said and done." 

                                                     


**********

 

Il ritorno a Lexington, Kentucky, era sempre un viaggio che A.J. adorava fare. Nonostante quella non fosse la sua città natale, ormai per lui era come una seconda casa; negli ultimi mesi appena trascorsi aveva trascorso più tempo in quella città rispetto che a casa sua, ad Orlando. 

Parcheggiò la macchina vicino al vialetto di casa Littrell e sorrise quando vide la figura del suo amico seduto sui gradini della veranda, un giornale tra le mani e bardato come se non ci fossero più di venti gradi.

“Hey, Rok, non ti sembra di aver esagerato con i vestiti?” lo approcciò mentre si sedeva accanto a lui. Brian alzò lo sguardo dal giornale e gli sorrise, anche se ad A.J. sembrava non essere il suo famoso sorriso a cinquantaquattro denti che sconvolgeva le loro fans. Ripensandoci, nelle ultime settimane, non era mai stato il solito Brian ed osservandolo meglio, notò che era più pallido del solito. Forse si stava lasciando contagiare dal senso estremo di preoccupazione di Kevin ma era anche vero che gli ultimi mesi erano stati duri per tutto il gruppo. In più, nelle ultime settimane Brian aveva preso l’influenza, gettando il panico tra tutti nonostante l’operazione al cuore fosse stata un successo. Ma era la prima volta che si ammalava da quel lontano maggio del 1998 e la cosa aveva fatto preoccupare le persone a lui vicine.

Brian rispose inizialmente alzando le spalle. “Sai che sono costantemente freddoloso.”

“Mh... ci sono quasi trenta gradi! Se continui ad avere freddo anche con questo caldo significa che non continui a non star bene!”

“Ti prego, non incominciare anche te Bone!”  rispose Brian mettendosi la testa fra le mani. “Ho già Leigh e Kevin che mi seguono come degli avvoltoi, pronti a prendermi e portarmi in ospedale al minimo starnuto. Ci manca solo che mi seguano dovunque vada con degli spray anti disinfettanti e poi abbiamo fatto bingo.”

“Sono preoccupati per te.”

“E di questo sono grato. Ma credo che esista sia una benché minima ma fondamentale differenza tra preoccupazione e totale pazzia!”

“Non farmi entrare in questo discorso. Sai che ho paura di Kevin quando si comporta da Generale Maggiore.” Scherzò A.J. Notando il giornale che Brian aveva in mano, decise di cambiare argomento. “Allora, che notizie ci sono nel mondo?”

Brian sorrise. “Stavo leggendo la sua ultima intervista.” Rispose semplicemente e A.J. capì immediatamente chi era il soggetto di quella frase. “Nonostante quello che siamo detti, sono sempre più orgoglioso di quanto è maturato in questi mesi.” Aggiunse dopo un minuto di silenzio. “Sai, avevo paura che, rimasto senza qualcuno che lo controllasse, finisse nei guai o non avrebbe tenuto fede ai suoi impegni. Invece non ha mai mancato ad un’intervista o partecipazione ad un programma. Sono orgoglioso del mio fratellino.”

“Perché non lo chiami e non glielo dici?” era la prima volta che A.J. si avventurava in quel discorso. Da quel lontano giorno in cui si erano incontrati in una delle sale riunioni  della Jive, Brian non aveva mai fatto parola su quello che era successo tra lui e Nick. Kevin vi aveva tentato moltissime volte ma l’unica risposta che aveva ricevuto era stato il silenzio; anche Howie ci aveva provato ma il risultato non era cambiato. Mentre A.J. aveva aspettato, non gli aveva messo pressione ben sapendo che quando sarebbe stato pronto, sarebbe stato Brian stesso a tirar fuori l’argomento.

“Non è facile, A.J.”

“Davvero? Non serve un genio dell’informatica per digitare una serie di numeri e poi un bottone verde. Ed il gioco è ancora più semplice se hai il numero già memorizzato.”

“Molto divertente come battuta. Di certo, devi averla rubata dal mio lungo repertorio!”

“Mr. Littrell, non sei l’unico che è capace di fare battute in questo mondo!”

“Ma di certo sono il migliore!” rispose Brian sfoderando il suo migliore sorriso.

“Certooo… continua a crederlo!” A.J. lasciò che un po’ di tensione si allentasse prima di riprendere il discorso. “Sul serio, B-Rok, Nick non aspetta altro che un tuo segno di apertura.”

“Bone, non è che non lo voglia perdonare o altro. Anzi, l’ho perdonato dopo nemmeno un minuto che sono uscito dalla stanza. Ma… il nostro rapporto s’era incrinato già da tempo: io che passavo il mio tempo con Leighanne e lui che preferiva usciva a festeggiare ed ubriacarsi. Credo che entrambi avessimo molte cose da dirci e quel giorno tutta la rabbia e la delusione è esplosa.”

“E che cos’è allora che non ti permette di chiamarlo?”

“Mi ha ferito. Per quanto possa sembrare il santo che passa sopra a tutto, le sue parole sono state come delle pugnalate dritte al cuore.” Rispose Brian, lo sguardo perso nel vuoto mentre nella sue mente riviveva tutta la litigata. “So che può sembrare una contraddizione: averlo perdonato ma continuare a soffrire nello stesso momento.”

“Brian, nessuno pensa che tu sia un santo.” Rispose dopo qualche secondo A.J. “O meglio, tu di sicuro sarai la mia raccomandazione per il Grande Boss lassù ma… sei un essere umano ed è normale che non riesci a riprendere da dove vi eravate lasciati. Ma non ho dubbi che, da qui a qualche mese, Frick e Frack saranno di nuovo inseparabili e pronti per nuove avventure.”

“Sai A.J. che non ti avevo mai sentito nelle vesti di diffusore di perle di saggezza?”

“Potere della riabilitazione e del tempo trascorso con te e Kevin.”

Brian sorrise, orgoglioso dei progressi che il suo amico aveva fatto nei mesi precedenti. Nonostante i Backstreet Boys si fossero presi una pausa, l’amicizia fra di loro non era diminuita. Per quanto alcuni di loro avessero preso una strada separata, niente poteva cambiare il fatto che per più di otto anni erano stati come una famiglia. E che lo erano ancora, nonostante tutto.

“Okay, il momento della predica direi che è terminato.” Concluse A.J., alzandosi in piedi ed aiutando l’amico a fare altrettanto. “Quando dobbiamo incontrarci con Kev, a proposito?”

“Conoscendo la sua puntualità, credo che ci stia aspettando da ben due minuti in fondo alla via.”

“Quindi siamo in ritardo?”

“Esatto.” Rispose serio Brian. “Che ne dici di fare una piccola corsetta? Chi arriva per ultimo deve offrire la cena all’altro!”

“Hey, Rok, non vale! Tu sei più in forma di me!”

“Oh, Bone, dai! Sono solo pochi metri!” rispose scherzando Brian. “E poi, da quando hai smesso di fumare, dovresti avere più fiato!”

“Okay, sfida accettata!” rispose A.J. prendendo la mano destra dell’amico come a suggello del patto.

I due ragazzi si prepararono imitando i movimenti che solitamente i corridori facevano prima di iniziare una gara.

“Okay, Bone. Al tre si parte. 1… 2… 3!” esclamò Brian e, al suo via, entrambi incominciarono a correre.

A.J. ce la stava mettendo tutta per poter battere il compare, anche se sapeva che era una battaglia persa in partenza visto che Brian si allenava tutti i giorni.

Brian aveva ragione, erano solo pochi metri ma nonostante ciò quando vide finalmente che era arrivato alla fine della via, dovette appoggiarsi al muretto più vicino per poter riprendere fiato. Mentre faceva ciò, vide con la coda dell’occhio la macchina di Kevin parcheggiata proprio lì vicino ed il suo proprietario appoggiato che li guardava con fare divertito.

“Kev… chi ha vinto?” gli chiese non appena riuscì ad ispirare ed respirare senza sembrare un asmatico.

“A quanto pare, tu.” Gli rispose, indicando con il dito di girarsi.

“Non ci credo…” incominciò a dire mentre si voltava in tempo per vedere Brian ancora dietro di lui. Ora sì che era preoccupato, vedendo che Brian più che correre stava semplicemente camminando tenendosi una mano intorno alla gola.  Si voltò per dire qualcosa a Kevin e notò che anche lui stava osservando la scena con il suo medesimo sguardo preoccupato. All’improvviso, sentirono Brian urlare e si voltarono in tempo per vederlo crollare sull’asfalto del marciapiede.

“BRIAN!!!!!!” urlarono sia Kevin sia A.j. mentre lo raggiungevano.

“Bri, che cosa c’è?” gli chiese Kevin inginocchiandosi accanto a lui.

“Kev… non riesco… a respirare…” cercò di dire Brian mentre tentava invano di recuperare l’aria. Sia Kevin sia A.J. si scambiarono uno sguardo preoccupato.

“Rok, cerca di stare calmo, okay? Ora ti portiamo in ospedale dove ti faranno stare meglio, intesi?” A.J. cercò di ricacciare in gola il nodo che gli si era formato. Vide Brian chiudere gli occhi e per un’interminabile attimo ebbe paura che fosse svenuto. Quando lo vide riprendersi, si accorse che per tutto quel tempo aveva trattenuto il fiato.

“Fa… male…” aggiunse con voce ormai roca mentre la stretta attorno al collo della giacca si faceva sempre più stretta.

Kevin non perse tempo e, come se stesse sollevando il più leggero dei pesi, prese fra le braccia il cugino facendo segno con la testa ad A.J. di precederlo ed aprire la portiera. Appoggiarono il ragazzo sul sedile posteriore, sempre più preoccupati delle sue condizioni: ogni minuto che passava, il colore della sua pelle diventava sempre più pallido, aveva incominciato a tremare e la sua fronte era ormai imperlata di gocce di sudore.

Kevin mise in moto e, mandando a quel paese tutte le norme stradali, cercò di diminuire il più possibile il tragitto verso l’ospedale più vicino mentre, lanciando sempre più spesso un’occhiata al ragazzo dallo specchietto retrovisore per tenere sotto controllo le sue condizioni.

“Kev… devi farmi… un favore…”

“Qualsiasi cosa, a patto che non siano parole da condannato a morte.” L’ironia nelle sue parole cercavano di mascherare la sua ansia.

“Chiama Nick.” Furono le ultime parole, pronunciate quasi in un sussurro, che Brian pronunciò prima di arrendersi a quella battaglia ormai persa in partenza ed abbandonarsi al dolce oblio. 

 

 

 

**********

 

 

Piccolo regalo della Befana! In realtà, questa storia avrebbe dovuto essere una one - shot ma, più la scrivevo, e più mi sono resa conta che sarebbe stato meglio suddividerla in pochi capitoli. Se non si é notato, adoro Brian e, soprattutto, adoro esplorare i rapporti e le dinamiche all'interno del gruppo. Non che ci sia del male a scrivere fanfiction a sfondo romantico (e, qualche anno addietro, quando ero piccola e pazza... nah, sono ancora pazza! avrei scritto anch'io un ff dove facevo follemente innamorare BRok!)!

Comunque, questa piccola storia é dedicata a Kia, con la quale sto condividendo questo BSB period ed a cui so benissimo che adora quando scrivo di Frick e Frack! 

Gotta Go!

Alright!

Cinzia

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Capitolo 2
*** Primo Capitolo - This Is Us ***


Got a million reasons to run and hide

I don’t blame you for being scared

If I could change the stories ending to me and you.


 

*********

 

 

Nick Carter era letteralmente distrutto.

Erano solo le otto di sera e l’unica cosa che aveva in mente di fare era buttarsi sul letto e comparire davanti al mondo solamente la mattina seguente.

Quando aveva deciso di provare la strada da solista, sapeva che sarebbe stato difficile ma non si era mai reso conto quanto. Tutti gli occhi erano puntati su di lui, ogni minima parola veniva soppesata, analizzata e riportata in un modo che nemmeno lui riusciva a comprendere come potesse essere uscita dalla sua bocca.

In quei momenti sentiva la mancanza di Kevin, l’uomo a cui bastava una sola alzata di sopracciglio per mettere in silenzio un’orda di giornalisti.

Era in quei momenti, quando aveva bisogno di essere confortato e rassicurato, che sentiva maggiormente la loro mancanza. Anche se, ora, aveva più bisogno di avere Brian al suo fianco: solo lui sembrava in grado di riuscire a comprendere il vortice intricato dei suoi pensieri e bastava una semplice battuta per farlo sentire subito meglio.

Fosse stato tutto più semplice…

Si chiuse la porta della camera d’albergo alle spalle, si tolse la giacca non preoccupandosi di dove sarebbe finita e andò a sedersi su una sedia vicino alla finestra.

Non sapeva nemmeno in che stato si trovava in quel momento, si ricordava di essere in Europa ma la nazione e la città non avevano importanza. Negli ultimi anni aveva fatto il giro del mondo almeno una quindicina di volte, i paesaggi ormai sembravano confondersi l’uno con l’altro.

E così non poteva esimersi dal ripensare ai vecchi tempi, quando per ammazzare il tempo lui e Brian si rinchiudevano in camera sfidandosi ad innumerevoli battaglie con i videogiochi.

Già… i bei vecchi tempi. Quando ogni cosa sembrava così semplice, quando parlare tra loro non comportava silenzi imbarazzanti o scuse campate in aria. Quando poteva riferirsi a Brian come il suo migliore amico.

Tutto era successo così velocemente, una spirale disastrosa che aveva completamente rovinato qualsiasi cosa vi entrasse in contatto.

Ogni minimo dettaglio di quella giornata era scolpita nella sua mente, pronti a ritornare a galla non appena ebbe abbassato le barriere che duramente aveva cercato di costruire.

 

***********

 

“Ragazzi, dite qualcosa. Urlate, insultatemi ma non rimanete a fissarmi come se fossi un criminale!” aveva quasi pregato Nick, alternando lo sguardo verso ognuno dei suoi amici. Per ultimo, aveva cercato di decifrare l’espressione di Brian ma era impossibile da comprendere visto che teneva la testa abbassata.

“Nick, che cosa vuoi che ti diciamo? Vuoi la nostra approvazione? Vuoi che ti diamo una stretta di mano, complimentandoci per la tua mossa da persona matura?” gli chiese Kevin.

“Lo so, Kev, lo so che abbiamo un nuovo album da incidere.”

“Davvero? Sembra invece che tu te ne sia dimenticato!” esclamò A.J., alzandosi dalla propria sedia ed andando ad appoggiarsi contro la parete.

“Avresti dovuto dircelo. Avremmo potuto posticipare il tutto e darti il nostro supporto.” Aggiunse Howie, come sempre cercando di riportare la pace nel gruppo.

“Mi hanno obbligato a tenere tutto sotto segreto.” Rispose Nick, ben sapendo che era una futile scusa.

Dopo qualche altro minuto di discussione, Nick si accorse che l’unico che non aveva ancora proferito parola era Brian. Era rimasto silenzioso, seduto sulla sua sedia con lo sguardo fisso sul tavolo. Era soprattutto da lui che voleva rassicurazioni. Lui era il suo migliore amico, era sempre stato dalla sua parte. Aveva un bisogno disperato della sua approvazione.

“Bri… tu cosa ne pensi?” gli chiese titubante.

Brian non rispose anzi, era come se non avesse proprio sentito la domanda.

“Bri, per favore…”

“Da quanto tempo lo stavi progettando?” fu tutto quello che disse, il tono di voce assolutamente piatto.

“Brian, non ha importanza.” Gli rispose, alquanto sconvolto negli occhi di Brian un sentimento che aveva visto solo una volta: la rabbia.

“Rispondimi. Da quanto tempo?”

Nick cercò con gli occhi un minimo di supporto da parte degli altri compagni ma anche loro erano alquanto sorpresi dall’atteggiamento di Brian. L’ultima volta che l’avevano visto perdere la sua consueta calma era stato durante l’ultima riunione con i loro ex-manager, durante il quale lui aveva tirato fuori tutta la sua delusione per come l’avevano trattato.

“Circa due mesi.” Rispose Nick, abbassando lo sguardo.

“Due mesi.” Ripeté a bassa voce Brian, quasi più a se stesso che rivolto a qualcun altro. “Due fottutissimi mesi!” urlò la seconda volta.

“Cugino, dai, non peggiorare la situazione…” cercò di intervenire Kevin ma Brian gli lanciò un’occhiata che lo fece immediatamente bloccare.

“Bri, ascoltami. Se avessi potuto fare di testa mia tu saresti stata la prima persona a cui avrei chiesto aiuto. Maledizione, sai quanto ci tengo al tuo giudizio!”

“Se… Nick, con i se e con i ma non si va avanti. In due mesi hai avuto mille occasioni per dirmi che cosa ti stava succedendo. Invece mi hai mentito giorno dopo giorno. E sai che questo non posso accettarlo.”

“Perché te la stai prendendo così personalmente? Si tratta solo di un disco, anche se per me è maledettamente importante.”

Brian si alzò dalla poltrona ed andò accanto alla finestra: in realtà, non gli importava granché del panorama che poteva osservare ed infatti il suo sguardo rimase fisso sul riflesso della figura di Nick. E gli vennero in mente tutte le notti in cui lui ritornava in hotel tardi, stanco morto ed ogni suo tentativo di sapere dove era stato risultava essere solo uno spreco di fiato.

“Quindi… registravi le canzoni di notte? È per questo che tornavi tardi e non raccontavi dove o cosa stavi facendo?” gli chiese. Nick non rispose ma annuì semplicemente con un cenno del capo.

“Io…” incominciò a dire ma si ritrovò la voce rotta dalla delusione. “Nick. Mentre tu eri in quel maledetto studio di registrazione, hai solo una vaga di idea di quanto io fossi preoccupato? Non sapevo dove ti trovavi, non sapevo come rintracciarti e non sapevo che cosa ti stava succedendo. Ho seriamente pensato che fossi finito in un brutto giro di amicizie. Ogni sera tremavo quando suonava il telefono perché avevo paura che fosse la polizia o l’ospedale che mi avvertiva di averti arrestato o che tu eri stato ferito o peggio.”

Nick accusò il colpo in silenzio, realizzando solo in quel momento il vero motivo per cui Brian era così arrabbiato con lui.  “E non solo non hai avuto il coraggio di dirmelo in questi due mesi ma sono stati i tuoi manager ad informarci che tu non saresti stato presente alle registrazioni del nuovo album!”

Nick sapeva di aver sbagliato nel fidarsi totalmente dei suoi manager ma il suo orgoglio ferito non poteva permettere a nessuno di trattarlo come un bambino.

“Visto il melodramma che stai mettendo in scena, credo di aver fatto bene a non dirti niente.” Gli disse, cercando di apparire calmo.

Kevin, Howie ed A.J. non sapevano che cosa dire o fare: la scena davanti ai loro occhi era qualcosa a cui non erano mai stati abituati. Per diamine, si stava parlando di Brian e Nick, il duo indistruttibile! Ed invece ora sembravano tutto fuorché migliori amici.

“Oh… quindi adesso la colpa sarebbe mia? Diavolo, Nick, ma non riesci mai a prenderti la responsabilità delle tue azioni?”

“E tu devi sempre giudicare qualsiasi cosa faccia? Tu sei sempre il bravo ragazzo, quello che pensa sempre prima di agire mentre io sono il combina guai, colui che non pensa mai a cosa sta facendo! Beh, Brian, è ora di darci un taglio con questa sceneggiata.”

“Almeno io cerco di non rovinare tutto il lavoro fatto dagli altri. Nessuno ti sta dicendo che non dovevi fare questa cosa e se non fossi stato così tremendamente codardo, avremmo cercato un modo per risolvere il tutto. Ma no, tu devi pensare prima a te stesso piuttosto che a noi. Hai sempre messo il tuo bene prima di quello del gruppo.”

“Sapevo che saremmo arrivati a questo punto. Sapevo che avresti riportato a galla questa storia. Solo perché tu hai voluto fare il supereroe non significa che a me, o ad uno degli altri, non interessi niente del gruppo.” Disse Nick, sapendo perfettamente che la sua frase avrebbe centrato il bersaglio. Brian non rispose ma gli altri tre ragazzi potevano vedere quanto le parole di Nick l’avessero ferito. Visto che Brian sembrava non rispondere, Nick continuò.“Non mi avresti dato ascolto. Esattamente come stai facendo in questo momento.”

“E quando non lo avrei fatto? Avanti, quando diavolo non ti avrei dato ascolto?” gli domandò Brian, riuscendo in qualche a modo a rispondergli.

Nick stava per ribattere qualcosa quando Kevin si frappose fra i due ragazzi.

“Ora stiamo esagerando. Cerchiamo un attimo di calmarci prima che volino parole che, sicuramente, poi ve ne pentirete.”

Nick e Brian sembravano due pugili entrambi sconfitti. Riparare quel danno nella loro relazione avrebbe richiesto molto tempo.

Dopo un lungo momento di silenzio, fu Brian a parlare.

“Sai Nick… forse hai ragione. E’ tempo che inizi a pensare a me stesso invece che solo ai bisogni del gruppo.”

E con quest’ultima frase, uscì dalla stanza, sbattendo così forte la porta da far cadere l’orologio e ridurre il vetro in mille pezzi.


 

***********

 

 

 

Ecco il primo capitolo. Ovviamente, é implicito che tutto quanto é frutto della mia immaginazione! Ringrazio tutti coloro che hanno dedicato anche un solo minuto a leggere il prologo, per me é già una piccola vittoria aver ritrovato l'ispirazione e la voglia di scrivere dopo quasi due anni di inattività (Grazie BSB e Brian per riavermi ispirata! Quando si dice il potere della musica...) e sapere che a qualcuno possa interessare le cavolate che vengono partorite dalla mia pazza testolina, é una soddisfazione!

@Kia: mia betareader, non potevo non dedicarti questa storia, tenendo conto che ogni volta mi devi riportare sulla retta via dopo che mi perdo sulla strada AROK!!

 

Buona continuazione con la lettura (Non vi preoccupate, appena termino questa storia tornerò ad aggiornare Shattered, dato anche il fatto che il secondo capitolo é già quasi terminato!) e: ALRIGHT!

Cinzia

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Capitolo 3
*** Secondo Capitolo - Inconsolable ***


“I don’t want to waste another day

Keeping inside it’s killing me

I wish that I could find the words to say.”

                                    

 

 

**********

 


 

Da quel giorno erano passati esattamente sei mesi, il periodo più lungo senza parlare con Brian. Certo, negli anni passati avevano avuto i loro momenti no ma erano sempre riusciti a porvi rimedio.

Ma quella litigata aveva sconvolto tutti, non solo i due duellanti. Kevin, A.J. ed Howie avevano cercato di non prendere le parti di nessuno dei due, dividere il loro tempo cercando di riportare la pace nel gruppo e, nel frattempo, dimostrargli supporto e comprensione per il suo progetto solista.

L’unico piccolo problema è che loro non erano dei comuni essere mortali ed ogni loro minimo cambiamento di atteggiamento veniva analizzato attentamente dai media.

Come volevasi dimostrare, infatti, la stampa s’era buttata come degli affamati ad un banchetto sulla loro litigata. Il fatto che, colui che un tempo era il suo migliore amico, non si fosse mai presentato ad un suo concerto non era di certo passato inosservato e Nick ormai era stanco che metà delle domande alle conferenze stampe vertessero su quell’argomento.

Si passò una mano fra i biondi capelli, cercando di capire per l’ennesima volta che cosa era andato storto.

Era dannatamente vero che lui non si era comportato in modo onesto con i ragazzi, specialmente con Brian. Lui lo era sempre stato , gli aveva sempre raccontato ogni minima preoccupazione o desiderio e avergli tenuto nascosto per due mesi una notizia del genere l’aveva ferito profondamente.

Sapeva che non doveva dar peso alle parole che erano volate quel giorno, tutte dettate dalla rabbia. Ma, dentro di sé, era conscio del fatto che era lui quello che aveva esagerato, quello che aveva superato la sottile linea che aveva fatto crollare tutto.

Aveva rigirato il coltello nella ferita quando aveva riportato a galla tutta la questione della sua operazione al cuore. Nick sapeva meglio di qualsiasi altra persona quanto, nonostante lui dichiarasse che era tutto sepolto sotto le macerie dell’oblio, Brian ancora rimuginasse sopra tutto quello che era accaduto e su come era stato lasciato da solo ad affrontare tutto. 

“Nick, questa volta l’hai combinata grossa.” si disse fra sé e sé, tirandosi uno schiaffo sulla fronte come a sottolineare quel fatto.

Forse era giunto il momento di dimostrare agli altri che era cresciuto, maturato e che sapeva porre rimedio ai suoi errori.

Doveva chiamarlo e dimostrargli che, nonostante tutto quello che si erano detti o che avevano fatto, lui teneva ancora alla sua amicizia.

Si alzò di scatto ed andò a recuperare la sua giacca, trovandola per terra ai piedi del letto. Stava per cercare il suo cellulare quando questo incominciò a suonare.

“Pronto?”

“Nick, sono Kevin.”

“Kev! Proprio la persona giusta! Stavo appunto per chiamare Brian, credi che sia una buona idea? Potrai trovarlo strano ma oggi ho riflettuto molto su quello che è successo e non posso rinunciare senza aver mai fatto un tentativo. Credi che mi risponderà?” Nick era un fiume in piena; Kevin era sempre stata la sua figura di riferimento, la guida a cui chiedere consiglio quando Brian non poteva aiutarlo. E prese come segno del destino il fatto che l’avesse chiamato proprio nel momento in cui lui stava decidendo se mettersi in contatto con Brian.

“Nick, ascoltami un attimo.” Lo interruppe bruscamente Kevin dall’altro lato del telefono. Nick ebbe un brutto presentimento notando il tono di voce del compagno.  “So che sei impegnato con la promozione del tuo album e riuscirti a liberarti sarebbe un grosso problema ma…”

“… ma cosa? Che cosa è successo?” chiese immediatamente, cercando di rimanere calmo mentre mille pensieri, uno peggio dell’altro, incominciavano a venirgli in mente.

“Si tratta di Brian. E’ in ospedale.” Per un lungo momento Nick pensò che il mondo si fosse fermato ed, insieme ad esso, anche il suo respiro. Non poteva essere vero. Nonostante tutto quello che aveva passato, Brian era la persona più salutista e più in forma che avesse mai conosciuto. Non poteva immaginarlo rinchiuso in un ospedale se non per un unico motivo…

“Bello scherzo, Kev.” Fu tutto quello che riuscì a dire quando finalmente riuscì a riprendere controllo della sua respirazione. “Su Kev, dimmi che è uno scherzo. Dimmi che è un modo per obbligarmi a parlare con Brian…” pregò fra sé e sé mentre aspettava la risposta di Kevin.

“Nick, credi che potrei scherzare su queste cose? Sulla salute di mio cugino, per giunta?”

“No, Kev, so benissimo che non potresti mai. Ma avrei preferito che fosse uno scherzo.”

“Anch’io. Ma purtroppo non lo é.” Il ragazzo fece un momento di silenzio prima di riprendere a parlare. “Nick, so che l’ultima volta sono volate brutte parole e non vi parlate da quel giorno ma… credo...” fece ancora un momento di silenzio, quasi a cercare le parole giuste. “Brian ha bisogno di te. Ha chiesto espressamente di te.”

“Non c’era nemmeno bisogno di dirlo. Cercherò di prendere il primo volo. Dimmi in che ospedale è ricoverato e tenterò di raggiungervi il prima possibile.” Rispose Nick, senza nemmeno lasciare il tempo a Kevin di aggiungere altre parole.

Riuscì a recuperare un foglio ed una penna su cui scrisse l’indirizzo che Kev gli dettò al telefono.

Non appena ebbe chiuso la telefonata, dovette sedersi per qualche minuto per recuperare dallo shock della telefonata.

Il destino aveva uno strano modo per cercare di rimettere insieme a pezzi.

Cercò di fare mente locale su che cosa doveva fare: doveva fare delle telefonate, annullare qualche intervista e partecipazione a dei programmi televisivi.

Nick sorrise pensando a quello che i suoi manager avrebbero detto quando avrebbero saputo che partiva all’improvviso. La sua casa discografica non sarebbe stata contenta ma che andassero gentilmente a quel paese. Nessun album o intervista era importante quanto la vita di un suo amico. Soprattutto di quella del suo migliore amico.

Fu così che la prima telefonata che fece non fu al suo manager o alla sua addetta stampa.

“Salve. Avrei bisogno di sapere quando parte il primo volo per il Kentucky, America.” 

 

 


**********

 

 

 

Ringrazio come sempre quelle pie anime che leggono in stile fantasmino questa mia pazzia. Se riesco (dovrei solamente ricontrollare e mettere a posto una scena), tra stasera e domani dovrei postare anche il terzo capitolo. 

Alright!

Cinzia

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Capitolo 4
*** Terzo Capitolo - Downpour ***


“I’ve been walking round inside a haze

Hiding from the ghost of yesterday

Feels like I’m barely breathing.”

                              

 

 *********

 

 


Dopo essere riuscito a prenotare un biglietto per il primo volo, Nick incominciò a recuperare lo stretto necessario per poter partire immediatamente.

Grazie al cielo non aveva ancora disfatto la sua valigia e quindi non avrebbe perso tempo nel cercare di infilare tutta la sua roba in una borsa. Doveva solamente recuperare l’indispensabile per il bagno e poi poteva anche lasciare la camera.

Brian sarebbe stato orgoglioso di lui vedendo che non aveva ridotto la stanza in un campo di battaglia, pensò fra sé e sé mentre ricontrollava se non avesse lasciato in giro nient’altro.

“Nick, ti ho portato il programma per domani.” La voce del suo manager lo riportò alla realtà, strappandolo dai ricordi dei vecchi tempi.

“Non si usa più bussare?”

“L’ho fatto. E per ben tre volte ma, a quanto pare, non mi hai sentito.”

“Scusami. Ho un po’ di cose per la testa.” Rispose Nick mentre cercava il modo di dire al suo manager che partiva e non sapeva quando sarebbe tornato.

“Comunque, come ti stavo dicendo, ho la tua agenda per domani. Solite robe: mattina interviste alle radio, poi qualche firma alle fan e pomeriggio a registrare un programma televisivo. Credo che sia una sorta di American Idol.”

“Logan… io sto partendo per l’America.”

“Bella battuta, Nick.”

“Non è una battuta. Ho il volo esattamente tra un’ora.”

“Non puoi farlo. Hai dei doveri, credevo che li conoscessi. Non è solo divertimento il tuo lavoro.”

“Lo so, Logan. Ma il mio migliore amico è ricoverato in ospedale ed io devo essere al suo fianco.”

“Il tuo migliore amico? Stiamo parlando della stessa persona che non si è presentata a nessuno dei tuoi concerti oppure che non ha detto nemmeno una parola carina sulla tua carriera? È lui il tuo migliore amico? Bella scelta!” Logan stava per aggiungere qualche altra parola ma non ne ebbe mai il tempo visto che si ritrovò spinto contro il muro, la mano destra di Nick stretta attorno al suo collo.

“Non osare parlare di lui in quel modo!” nonostante il tono della voce era basso, negli occhi di Nick fiammeggiava la rabbia.

“Scusami, Nick.” Disse, sperando di riuscire a calmare il ragazzo non appena questi lo liberò dalla presa delle sue mani.

“Cancella tutto quello che avevi programmato per la settimana. Ti chiamerò poi per farti sapere quando sarà di ritorno.”

“Non puoi farlo, Nick. Stiamo parlando della tua carriera. Il mondo della musica non è più quello di una volta, non puoi fare affidamento solamente della tua fama come membro dei Backstreet Boys. Senza promozione, il tuo album sarà un fallimento.”

“Sai cosa? Non mi importa un fico secco. Credi che potrò essere il Nick Carter divertente ed affabile con tutti sapendo che Brian è dall’altra parte dell’oceano, magari in fin di vita ed io non sono al suo fianco? Ci siamo già passati ed è un’esperienza che nessuno di noi vuole rifare.”

“Brian è un uomo adulto e comprenderà il motivo per cui non sei potuto correre al suo capezzale.”

Nick non lo stava più ascoltando. Sapeva che stava semplicemente cercando di salvare il suo lavoro ma era letteralmente stanco di essere considerato semplicemente come una macchina fabbrica soldi rispetto che ad un essere umano.

“Logan, potrai dire tutto quello che vuoi ma la realtà dei fatti è che io fra un’ora sarò sull’aereo per il Kentucky e non mi fermerai.”

“Stai rovinando tutto.”

“No. Stavo per rovinare qualcosa di più importante che un semplice album.”

 

 

*********


 

Il viaggio in aereo era stato lungo, anche troppo. E, sfortunatamente, durante il volo non si poteva usare il telefonino quindi non poteva mettersi in contatto con Kevin in modo da tenersi informato sulle condizioni di Brian. Anche se, a dir la verità, Kev non aveva detto niente nemmeno la prima volta che aveva chiamato.

Così la sua mente era ritornata indietro nel tempo, a come la sua amicizia con Brian era nata, passando per come erano diventati inseparabili fino ad arrivare all’ultimo stadio.

E’ proprio vero, pensò fra sé, che riesci a comprendere l’importanza di una persona quando sei sul punto di perderla.

Ed, ironia della sorte, era già la seconda volta che arrivava tanto così da perdere il suo migliore amico.

 

*********

 

Era un giorno di pausa, evento assai unico quanto raro visto che i loro manager avevano il potere segreto di riuscire ad infilare cinque spettacoli in due giorni.

Giorno di riposo solitamente significava tempo per poter rilassarsi e per lui quello comportava un’unica attività: basket. Ma non riusciva a trovare Brian da nessuna parte: quando si era svegliato quella mattina, era subito corso nella camera dell’amico ma di lui nessuna traccia.

Mentre camminava lungo il corridoio che portava alla reception, Nick incominciò a pensare che era da qualche settimana che Brian si comportava in modo strano. E la cosa più preoccupante era che in tutto quel periodo non aveva fatto battute, ogni volta che cercava di farsi aiutare a fare uno scherzo agli altri ragazzi, rispondeva che era stanco.

Arrivò nella hall dell’hotel e, esattamente come previsto, non vedeva da nessuna parte un ragazzo con i capelli corti castano chiaro, occhi azzurri ed un sorriso idiota stampato sul viso.

Dove diavolo poteva essersi cacciato? Incominciò a guardarsi in giro, cercando di capire dove poter cercare il suo amico. Vide alcuni ragazzi, vestiti in tuta da ginnastica, entrare da una porta di vetro alla sua destra. Ed uno di loro aveva in mano una palla da basket.

Bingo.

Campo di basket e Brian erano una cosa sola e Nick si sentì del tutto uno stupido a non aver pensato immediatamente a quella soluzione.

Ed infatti, eccolo lì, seduto per terra, le mani che stringevano il suo inseparabile pallone.

“Frick!” lo richiamò dai suoi pensieri mentre si sedeva accanto a lui. Brian alzò lo sguardo ed ancora una volta Nick si chiese che cosa stava passando il suo amico.

“Nick, c’è una cosa che devo dirti.”

“Per prima cosa, potresti dirmi dove sei sparito! Avevamo in programma una battaglia al Nintendo ed invece non ti ho trovato.”

“Avevo un appuntamento.”

“Leighanne è qui?”

“No.”

“Hai incontrato qualche altra ragazza? Cavoli, B, non ti facevo così latin lover!”

“Ma sentilo… ho sempre avuto più ragazze di te, Frack.”

“Certo. Contaci.”

“Non era un appuntamento galante, Nicky. Avevo una visita medica.” Nick all’inizio pensò di aver capito male. Da quando Brian era entrato nel gruppo, ogni anno prendeva un giorno di riposo per poter tornare in Kentucky e sottoporsi ai consueti esami per verificare che il suo cuore fosse a posto. 

“Ma… non l’hai già fatta?” gli chiese, ricordando che esattamente due settimane prima aveva preso l’aereo insieme a Kevin per tornare in Kentucky.

“Sì ma volevamo avere un secondo parere.” Rispose Brian, non togliendo lo sguardo dal campo di basket. Aveva deciso di raccontarlo per primo a Nick ma ora stava per rimpiangere la sua scelta. Pensava che confessarsi con il suo migliore amico sarebbe stato più semplice ma invece era tutto più difficile. Nick era giovane e non poteva mettergli sulle spalle il peso della sua situazione. Gli aveva sempre raccontato lo stretto necessario, non volendolo impaurire o preoccuparlo troppo riguardo la sua salute.   

“Bri, mi stai spaventando. Che cosa succede? E’ il tuo cuore?”

Brian annuì semplicemente. Ancora non riusciva nemmeno a lui a credere quello che stava succedendo. Era stato come un fulmine a ciel sereno e che stava sconvolgendo i piani di tutti. Erano nel bel mezzo di una tournée soldout in tutte le tappe e lui avrebbe dovuto chiedere ai suoi compagni di interrompere tutto.

“Nick, devono operarmi.” Gli rispose Brian quasi in un sussurro. Un’operazione a cuore aperto. Il solo pensiero bastava a farlo rabbrividire.

“Cosa? Quando? Perché?”

“Rimane fuori chi e come, sicuro di non volerli aggiungere?” cercò di scherzare il ragazzo, alzando il volto in modo che Nick potesse vederlo sorridere, anche se era ben lontano da quello che usualmente gli illuminava il viso.

“Come fai a scherzare su queste cose?”

“Devo Nick. Altrimenti rischio di impazzire perché, sinceramente, non riesco a capire perché tutto questo stia accadendo. E proprio adesso: non mi sono mai sentito così in forma e sentirmi dire che invece dentro di me qualcosa non va è letteralmente sconvolgente.” Era la prima volta che Brian si apriva così totalmente su quel discorso, solitamente quando qualcuno cercava di chiedergli qualcosa, alzava le spalle e rispondeva che era solamente grazie a Dio se era ancora vivo.

Nick si sedette accanto all’amico e, non sapendo come dimostrargli il suo conforto, gli mise semplicemente un braccio attorno alle spalle. Brian teneva lo sguardo basso, le mani attorno alla testa, alla disperata ricerca di un qualsiasi segnale che gli dicesse che era tutto uno scherzo, che il suo cuore era più forte di quello che volevano fargli pensare.

“Ho paura, Nicky.”

“Anch’io.” Rispose Nick. “E questa situazione fa schifo, lasciamelo dire.”

“Su questo non ci sono dubbi.”

“Perché ti devono operare?”

“Il cuore si sta ingrandendo.” Rispose. “Dicono che è a causa del mio stile di vita… il troppo lavoro, lo stress, le poche ore di sonno e le cattivi abitudini alimentari.”

“Io direi più il fatto che non mangiamo quasi mai. Non abbiamo mai il tempo!” rimasero un minuto in silenzio, con Nick che cercava di assorbire la notizia.  “Quando?”

“Il prima possibile anche se questo non corrisponde all’idea di Lou. Il suo prima possibile corrisponde a dopo il tour ma… potrei non arrivarci.”

“Stai scherzando, vero?”

“Secondo te, scherzerei su questo? No, maledizione! È una possibilità, comunque. È il cuore, se si ferma lui, addio Brian!”

Nick non sapeva che cosa dire: quali sono le frasi da usare quando il tuo migliore amico ti dice che potrebbe morire? Qual è il gesto più giusto da fare? Un semplice abbraccio? Una pacca sulle spalle quasi a voler sottolineare che tutto sarebbe andato per il verso giusto?

Non si era mai trovato in quella posizione, maledizione. Era sempre stato il contrario, era sempre stato Brian a prenderlo da parte e consolarlo!

Così Nick fece l’unica cosa che sapeva che avrebbe aiutato Brian: gli passò la palla da basket mentre si alzava in piedi.

“Frick, questo significa che riuscirò a batterti almeno una volta a basket?”

 

*********

 

Ripensare a quel giorno portava ancora tutto il groviglio di sentimenti ed emozioni che aveva provato nel sentire la frase “devo operarmi”. Per giorni, aveva seguito il suo amico come un’ombra, preoccupato che in qualsiasi momento gli potesse venire un attacco di cuore; le sue notti erano perseguitate da incubi in cui Brian si sentiva male durante uno dei loro concerti e nessuno poteva far niente per aiutarlo. Non aveva nemmeno compreso il motivo per cui nessuno degli altri ragazzi avesse mosso una sola obiezioni quando Brian gli aveva informati che l’operazione sarebbe stata posticipata al primo periodo di vacanza che avrebbero concesso loro.

Riflettendoci a mente fredda, Nick non poteva non rabbrividire riascoltando nella sua mente il tono completamente freddo con il quale li aveva informati, come se stesse raccontando una noiosissima lezione di storia invece che qualcosa che lo interessava direttamente. Era rimasto ferito dal loro comportamento, dalla mancanza di compassione e di interessamento nelle sue condizioni. Sì, si erano comportati da bastardi egoisti, sul dizionario avrebbero dovuto aggiungere i loro nomi nella definizioni di egoismo. Oh certo, erano stati tutti sempre attenti a controllare che dormisse, che prendesse le medicine che gli avevano prescritto e che mangiasse regolarmente ma non lo avevano sostenuto nei momenti più importanti, quando si era trovato a lottare contro i loro manager che volevano fargli posticipare per l’ennesima volta l’operazione.

Nick aveva capito che era stato in quel momento che Brian aveva incominciato a distanziarsi da lui… anzi, da tutti: se ne stava sempre da solo, quando Leighanne non era con lui e se qualcuno di loro si avvicinava, sorrideva semplicemente e si inventava qualche scusa per non scambiare parola.

L’avevano ferito ed abbandonato nel momento peggiore, quelli in cui si dovrebbe dimostrare l’importanza di un legame.

Ma non questa volta.

No, non avrebbe ripetuto lo stesso errore. Sarebbe stato al suo fianco, che lui lo volesse o meno.

 

 

 

 *********

 

 

 


Ve lo avevo promesso! Eccovi il terzo capitolo! ^__^ 

In questo periodo sono davvero un vulcano di idee ma vi prometto di concludere questa storia. Dovrebbero mancare uno/due capitoli ma sono quelli più difficili e la settimana che sta per iniziare sarà un pochino piena di impegni ma cercherò di finirla!

 

AlRight!

Cinzia

 

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Capitolo 5
*** Quarto & Epilogo - Best That I Can ***


Don't wanna lose you now
I know we can win this
Don't wanna lose you now
Forever again
 

 

                                                                          ********** 

 

 


 
L'ospedale principale di Lexington era un'enorme edificio bianco, circondato da un gradevole parco.
Appena sceso dal taxi, Nick rimase fermo ad osservare l'edificio cercando di recuperare la forza necessaria per entrare. Fino a quel momento, aveva tenuto dentro di sé la piccola speranza che fosse solo un terribile incubo e che, non appena si fosse svegliato, si sarebbe trovato ancora nella sua camera d'albergo con il suo manager ad urlargli dietro il programma del giorno dopo.
Ma quando notò la figura di A.J. seduta sul muretto, lo sguardo perso nel vuoto mentre si fumava una sigaretta.
"Speravo di non vedere nessuno." esclamò avvicinandosi all'amico.
"Ti stiamo così antipatici?" rispose lui, comprendendo però il significato implicito di quella esclamazione. A.J. saltò giù dal muretto ed andò ad abbracciare l'amico. 
"Sono felice che tu sia riuscito a venire." gli sussurrò ancora tra le braccia. 
"Non potevo non venire."
"Ti hanno minacciato di bruciare i tuoi cd in una pira nel bel mezzo di una piazza?"
"Più o meno." rispose il biondino accennando ad un sorriso. Aspettò che l'amico terminasse di fumare la sua sigaretta, quasi come se volesse ritardare il momento di entrata.
"Dovrei smetterla di fumare. Ma, dannazione, quando poi succedono queste cose a chi non fuma, non si é mai drogato, non si ubriaca... beh, i buoni propositi vanno a farsi benedire!"
"Bone..."
"NO! Ci ha già provato Kev ma non voglio calmarmi, okay? Se c'é qualcuno che meriterebbe di stare al suo posto, beh, quello dovrei essere io con tutte le cavolate che ho combinato nella mia vita!"
"Nessuno di noi meriterebbe di ritrovarsi in un letto d'ospedale."
Entrambi rimasero in silenzio, non sapendo che cosa dire per spiegare quella situazione.
Sempre in silenzio si avviarono verso l'entrata dell'ospedale.
"L'hanno sistemato nell'area privata di terapia intensiva. I media non ne sono ancora a conoscenza, come avrai notato, ma non credo che questa pace durerà ancora a lungo."
"Fammi indovinare...é stato Kev ad organizzare tutto?"
"Ovvio. Non si é mai staccato dal letto e le poche volte che lo ha fatto é stato per dettare ordini o per chiamarti." A.J. fece segno a Nick di attraversare l'ingresso fino ad arrivare agli ascensori. "Ero con lui quando... quando si é sentito male." Incominciò a raccontargli mentre camminavano nel corridoio. "Stavamo aspettando Mr. Train, volevano portarmi a visitare la Lexington Vip. Io e lui abbiamo tardato qualche minuto, troppo impegnati a chiacchierare così, quando ci siamo accorti dell'orario, Rok ha proposto di fare una piccola sfida a chi arrivava prima alla fine della sua via."
"Ha vinto lui, ovviamente." commentò Nick, sorridendo mentre immaginava i due amici che si sfidavano. Brian, per quanto potesse sembrare un angelo, era una delle persone più competitive che conosceva ed ogni scusa era buona per mettersi alla prova.
"No. E' lì che ho incominciato a preoccuparmi, oltre al fatto che indossasse una giacca quando ci sono quaranta gradi all'ombra." Il ding annunciò loro che l'ascensore era giunto a destinazione: aspettarono che le porte si aprirono, ringraziando il cielo che non ci fosse nessuno, per poi entrare nella cabina.

"Beh ma lo sai che indossa sempre cinque o sei magliette una sopra l'altra!"
"Lo so ma... qualche settimana fa si é preso l'influenza... lo conosci come é fatto, non ne ha fatto parola con qualcuno fino a quando Leighanne l'ha obbligato a rimanere a letto per qualche giorno." Dopo qualche istante, l'ascensore annunciò loro di essere arrivati e, dopo essere usciti, A.J. fece strada verso il lungo corridoio. "Comunque, quando mi sono accorto che non era davanti a me, mi sono voltato in tempo per vederlo crollare per terra." Era impossibile non rivivere le immagini del giorno prima, bastava chiudere gli occhi per rivedere l'amico per terra, sempre più pallido, mentre nelle orecchie risentiva i suoi lamenti cercando di recuperare aria. "Nick... da una parte sono quasi felice per te che non eri presente. E' stato orribile, credo che gli incubi mi tortureranno per i prossimi mesi!"
"Nessuno mi ha ancora detto che cosa ha..." rispose il ragazzo. "Kev mi ha solo detto che dovevo venire. O meglio, che lui richiedeva la mia presenza."

A.J. cercò di sopprimere una risata. "Sembra che stiamo parlando di un re!"

"Conoscendolo e supponendo che possa essere qui a sentirti, commenterebbe che é la verità, che lui é effettivamente il re di idiozialandia e noi siamo i suoi sudditi!" I due ragazzi si scambiarono una veloce risata prima di ritornare seri. 
"Ad ogni modo, per rispondere alla tua domanda di prima, sì. E' stata l'unica cosa che ha detto prima di... perdere conoscenza."
Nick si fermò di colpo. "Sul serio?"
A.J. annuì. "Sai la cosa più sorprendente? Quando ieri mattina sono arrivato da lui, stava leggendo una tua intervista."
"Io... pensavo che a lui non interessasse..." incominciò a dire Nick.
"Lo conosci, sai che l'orgoglio a volte ci impedisce di mostrare i nostri sentimenti ma se avessi visto la sua espressione mentre parlava di te..."
"Stavo per chiamarlo."
"Mh?"
"Quando ieri sera Kev mi ha chiamato, io stavo per alzare la cornetta per riallacciare i rapporti." 
"Vedrai che avrete il tempo per discutere e chiedervi scusa a vicenda."
"Come fai ad esserne sicuro?"
"Perché é Brian. Perché non se ne andrebbe mai senza prima averti fatto una delle sue prediche ed averti detto:"Hai visto che avevo ragione?"."
"Già... Quindi é stata la mia intervista a farlo finire in ospedale?"
"No. Anche se potrebbe aver dato il colpo finale." ironizzò A.J.

"Era l'intervista a Playboy, vero?" rispose con ironizzò Nick. "Non é il suo cuore, vero?" aggiunse poi, ritornando serio.
"Non lo possono ancora escludere. E' da quando l'hanno ricoverato che gli fanno esami su esami ma per ora brancolano nel buio."
Nick cercò di ingoiare il groppo che aveva in gola prima di fargli la domanda che da ore gli ronzava in mente. "E'... é grave?"
A.J. non rispose immediatamente mentre cercava di trovare le parole giuste per non spaventarlo troppo. "La verità? Non é in fin di vita ma l'infezione si é estesa ad entrambi i polmoni."
Nick cercò di reprimere l'urlo che gli stava salendo in gola. Era più grave di quanto avesse immaginato. 
"Non ha ancora ripreso conoscenza ed, ovviamente, più a lungo vi rimane e più le possibilità diminuiscono."
Una volta superata la porta principale, i due ragazzi incominciarono a camminare lungo il corridoio. Dopo qualche minuto, AJ. si fermò davanti all'ultima porta; "Siamo arrivati." annunciò, voltandosi per osservarlo e per chiedergli silenziosamente se era pronto. Nick annuì con un cenno del capo.
Nella stanza, l'unico rumore che rompeva il silenzio assoluto era il costante bip delle macchine a cui Brian era attaccato; troppe, secondo i suoi gusti. Sembrava di riessere sulla scena del loro video, "Show me the meaning of being lonely" solo che questa volta il pallore quasi cadaverico del suo amico non era dovuto alla bravura del truccatore.
Sbatté le palpebre alcune volte cercando di ricacciare indietro le lacrime mentre sentiva qualcuno stringerlo in un confortante abbraccio.
"Le apparenze ingannano, Nicky." la voce era quella di Kevin e quindi dedusse che era lui quello che lo stava abbracciando. Si staccò dall'amico e vide dietro di lui la figura di Howie. 
Erano tutti lì, a sostenere il loro amico. 
"Hey, Nick. Sarei venuto a vederti settimana prossima ma deduco che il concerto sia annullato." gli disse il latino mentre A.J. e Kevin ritornavano nelle loro postazioni: il primo appoggiato alla finestra a lato del letto mentre il secondo sulla sedia posta di fianco, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani allacciate sotto il mento.
"Leighanne?" chiese, notando la sua assenza.
"Leigh e Kristin l'hanno accompagnata a casa per farla riposare. Non vogliamo certo che finisca anche lei in ospedale, date le sue condizioni."
"Mh?" chiese Nick, alzando il sopracciglio.
"E' incinta." rispose Kevin. Nick digerì la notizia sopprimendo la delusione: il suo migliore amico stava per diventare padre e non glielo aveva nemmeno detto. Quanto male si erano fatti quel giorno? Sarebbero riusciti a riparare quel danno?
Si avvicinò al letto, dall'altra parte rispetto a Kevin e si sedette. 
"Hey, Bri, é ora di svegliarsi. Stai facendo preoccupare tutti." esordì, prendendo la mano dell'amico nella sua, cercando di ignorare quanto fosse fredda.
"Nick, non é così semplice." lo riprese A.J., anche se tutti, nella stanza, per un solo momento, avevano trattenuto il fiato nella speranza che le parole di Nick potessero sul serio risvegliare il loro amico.
"Lo so, Bone. Ma...speravo che fosse come nei film, quando l'amico di lunga data arriva al capezzale del protagonista e questi si sveglia solo sentendo la sua voce."  si giustificò il ragazzo. "Hai visto che sono venuto? Pensavi di liberarti facilmente del ragazzino che un tempo portava i capelli in stile scodella ma, mi spiace, non succederà!" Nella stanza si levò una lieve risata. 
"Fr... Frick... so che puoi sentirci. Siamo qui, al tuo fianco." Nick si interruppe un secondo, sperando così di riprendere la fermezza della voce ma sapeva che stava combattendo una partita persa in partenza. L'uomo immobile in quel letto era stato la sua figura di riferimento per anni, colui che gli aveva insegnato tutto quello che un adolescente doveva sapere; era stato il suo fratello maggiore, a volte si era comportato come un padre ma, al di sopra di tutto, era stato il suo confidente ed il suo migliore amico. Liberò le lacrime che tanto a lungo aveva cercato di reprimere, nascondendo il viso tra le braccia mentre i suoi singhiozzi si alternavano con il suono stabile dei battiti del cuore di Brian, sentendosi come quel ragazzino che, quasi dieci anni prima, aveva dovuto abbandonare la sua famiglia. Anche se era ben cosciente del fatto che, in quel frangente, sarebbe potuto tornare da loro in qualsiasi momento mentre ora, se ora perdeva Brian, non sarebbe potuto più ritornare indietro.
Nella stanza nessuno osava rompere quel silenzio: A.J. s'era calato il suo immancabile cappello per non far vedere gli occhi gonfi; Howie s'era avvicinato all'amico e gli aveva appoggiato una mano sulla spalla, in segno di conforto mentre Kevin sembrava essere sul punto di perdere totalmente il controllo. Era ormai la terza volta che si ritrovava a dover fare i conti con il suo cuginetto in ospedale ed ormai avrebbe dovuto essere abituato all'ambiente della terapia intensiva. Ma era sempre uno shock rivederlo in quello stato, lui che era sempre un turbinio di energie. Si morse il labbro nel tentativo di reprimere un singhiozzo mentre ripensava all'ultima volta che lo aveva visto in ospedale: non aveva potuto stare al suo fianco anzi, forse era meglio dire che non aveva voluto ma nemmeno quella era la totale verità. A quel tempo erano giovani e molto più ingenui rispetto ad adesso e quello era il periodo di maggior successo: erano all'apice, circondati da gente che li elogiava e la fama, si sa, può dare alla testa. E poi c'era il lato umano: erano spaventati a morte da quello che Brian avrebbe dovuto passare, l'incertezza su quando sarebbe potuto tornare disponibile per ritornare sul palco o, nel peggiore dei casi, se l'operazione non avesse avuto esito positivo.

Ricordava, come se fosse ieri, il giorno dell'operazione: loro si trovavano dall'altra parte dello stato, impegnati nei World Music Award e nonostante avesse cercato di farsi esentare, il loro management l'aveva obbligato a fare presenza ma la sua mente era a mille chilometri di distanza, il cellulare sempre alla mano nel caso succedesse qualcosa ed, appena terminato il tutto, era volato all'aeroporto per tornare a casa.

Ed ora stava succedendo tutto di nuovo.
"Non ti chiederò scusa, Bri. Quello lo farò quando anche tu potrai rispondermi, mi hai capito?" Nick riuscì a riprendere a parlare, la voce ancora rotta dalle lacrime. "Non pensare nemmeno a lasciarmi solo con questi tre, nessuno di loro ha il tuo senso dell'umorismo e la capacità di far ridere le persone con una semplice espressione facciale! So che abbiamo avuto i nostri momenti no ma... abbiamo ancora tanto da fare insieme e ci sono alcune cose che mi devi ancora insegnare, come ad esempio tenermi fuori dai guai! Stai anche per diventare padre, Bri, il sogno della tua vita dopo avermi conosciuto." Nick si fermò un secondo, aspettandosi quasi di vedere Brian sorridere.
"Sei un combattente, sei il più forte che abbia mai conosciuto. Anche più di tuo cugino, che fa tanto il gradasso ma poi é un tenerone!" la battuta riuscì a far sorridere tutti, soprattutto il soggetto a cui era indirizzata. "Non devi fare tutto da solo, questa volta. Ci siamo qui noi ad aiutarti a sconfiggere questa stronza e, per una volta, non ti farebbe male appoggiarti a qualcuno. Pensi di riuscirci?"
Dopo qualche istante, all'improvviso e quasi impercettibilmente, Nick sentì Brian stringergli debolmente la mano, quasi come a fargli capire che aveva ascoltato tutto il suo discorso e che quella stretta voleva essere la sua risposta, la conferma che non si sarebbe lasciato sconfiggere.
Nick sorrise mentre gli passò una mano tra i capelli, spostandogli alcuni ciuffi che gli erano finiti davanti agli occhi e notando per la prima volta la differenza tra la freddezza della sua mano ed il calore della sua fronte.
"Okay. Lo sapevo che non ti saresti arreso facilmente, Frick." aggiunse mentre cercava la posizione migliore e più comoda per poter passare la notte.

                                              

 

*********


 

"Mtv.News. Aggiornamento sulla misteriosa cancellazione di tutti gli impegni promozionali dell'ex membro dei Backstreet Boys Nick Carter. Il cantante si trovava in Europa per un mini tour a sostegno del suo nuovo album solista, "Now or Never", quando all'improvviso l'ufficio stampa ha comunicato che tutti gli impegni programmati  per le prossime settimane sono stati cancellati per motivi personali a data da destinarsi  

Le prime ipotesi giravano intorno alle indiscrezioni riguardo alle abitudine non molto sane dell'artista ma oggi giungono nuove informazioni: Nick Carter sarebbe partito all'improvviso, in nottata, destinazione Lexington, capitale dello stato della Georgia e paese natale dell'altro membro del gruppo Brian Thomas Littrell.

Fonti anonime ma vicino al cantante americano hanno fatto sapere che l'improvvisa visita sia dovuta al presunto ricovero di Littrell ma né la casa discografica né gli altri membri del gruppo hanno confermato questa notizia.

Ricordiamo che già in precedenza, Littrell aveva avuto problemi di salute e le fans si augurano che non sia niente di grave.

Per ulteriori informazioni, rimane collegati con Mtv news o visitate il sito mtv . com." 

 

"Hey, Bri. Siamo finiti nel telegiornale di mezzogiorno! E nell'ingresso si é già formato una bella folla di fan e giornalisti che vogliono sapere qualcosa. Come sempre riesci ad essere al centro dell'attenzione." esclamò Nick, cambiando canale utilizzando il telecomando. Erano passati due giorni da quando era arrivato a Lexington e da allora non c'erano ancora stati segni di miglioramento, nonostante i dottori fossero più che soddisfatti di come il suo corpo stava reagendo alle cure.

Il ragazzo si alzò dalla poltrona che ormai era diventato il suo secondo letto ed incominciò a stiracchiarsi, sgranchiendosi nel frattempo le gambe camminando fino alla finestra ed augurandosi che Kevin ed A.J. arrivassero il prima possibile con il suo caffè.

"Ni... Nicky?" la voce rauca lo bloccò all'istante e per un lunghissimo istante pensò che la sua mente stanca e la voglia di vedere sveglio Brian, gli stessero giocando un bello scherzetto.

Si voltò lentamente, conscio del fatto che si sarebbe trovato di fronte alla stessa visione, ma questa volta si ritrovò a fissare direttamente gli occhi azzurri di Brian.

Fu al suo fianco in meno di un istante. "Bri!"

"Hey... devo essere proprio messo male... se sei venuto a trovarmi."

"Hai fatto prendere uno spavento mica da ridere un po' a tutti. Come ti senti?"

"Come se mi avesse investito un furgone." rispose Brian mentre cercava di alzarsi e mettersi seduto.

"Sei sempre il solito, non riesci a stare fermo nemmeno un secondo." commentò il biondino, aiutando l'amico a mettersi comodo. Poi avvicinò la poltrona e vi si sedette, non staccando la mano dalla sua. "Certo che bastava un semplice messaggio o una telefonata se avevi tanto il desiderio di parlarmi."

"Lo so... ma preferisco fare le cose in grande." rispose Brian sorridendo debolmente. "Ci sono anche gli altri?" chiese poi, guardandosi in giro.

"Howie é passato stamattina ma er..dormivi ancora mentre tuo cugino e A.J. sono giù in caffetteria a mangiare qualcosa."

"Quando... quando sei arrivato?"

"L'altra notte." Brian sembrò essere soddisfatto con la risposta e chiuse per qualche istante gli occhi. Nella stanza cadde il silenzio, nessuno dei due voleva incominciare il discorso lasciato in sospeso.

"So della grande notizia." Nick cambiò l'argomento della conversazione. Brian all'inizio non capì a che cosa si stesse riferendo l'amico, la sua mente era ancora annebbiata dalle medicine e dal lungo periodo di incoscienza. "Tra qualche mese avremo un piccolo Brian che sgambetterà sul palco." aggiunse Nick, causando la comparsa di un enorme sorriso sul volto dell'amico.

"Eh già... avrei voluto chiamarti..." incominciò a rispondergli ma dovette interrompersi a causa di un attacco di tosse. Nick aspettò che si riprendesse, avvicinandogli poi un bicchiere d'acqua. "Va meglio, ora?" gli chiese poi.

"Credo di non essere... ancora al 100%..." rispose mentre sorseggiava lentamente l'acqua.

"Ti sei appena svegliato, cosa speravi? Di fare qualche salto mortale con triplo avvitamento all'indietro?"

"No...solo due avvitamenti finali!"

"Grazie al cielo che non hai lasciato dormiente il tuo senso dell'umorismo!"

"Non sarei stato... lo stesso Brian altrimenti..." rispose.

"Hey... so che non é il momento migliore ma, Bri, volevo dirti che..." stava iniziando a dire Nick ma Brian lo fermò immediatamente.

"Non importa. Davvero." gli disse. "Abbiamo sbagliato entrambi, non c'é bisogno di rivangare il passato."

"Lo so ma..."

"Niente ma. Io...voglio solo che tu sappia che... sono orgoglioso di come sei maturato… e dell’uomo che sei diventato. Anche se ora non avrai più bisogno di correre... nella mia camera quando non sai come risolvere qualcosa... per me sarai sempre il ragazzino biondo che a sedici anni era già più alto di me di parecchi centimetri. Sarai sempre il mio fratellino." la voce di Brian era ormai quasi un sussurro mentre si vedeva che stava cercando di tenere gli occhi aperti. Per Nick fu quasi un sollievo perché così non poteva notare i suoi occhi lucidi.

"Uffi... ed io che mi ero preparato tutto un discorso ricco di pathos!"

"Mi avresti fatto addormentare a metà..." rispose Brian soffocando uno sbadiglio. "Ti spiace se chiudo un attimo gli occhi, Frack?" aggiunse poi mentre si lascia scivolare lungo il materasso.

"Fai pure, fedele Frick. Sarò sempre qua quando ti sveglierai." gli sussurrò Nick mentre gli scompigliava i capelli. Brian mormorò qualcosa di incomprensibile ma che somigliava ad un “ti voglio bene.” prima di sprofondare in un profondo sonno.

Nick si rilassò sulla sedia, liberandosi finalmente dal peso della preoccupazione e della paura di quei giorni.

Ancora una volta Brian l'aveva sorpreso, insegnandogli come le parole e tutti i discorsi filosofici non fossero necessarie per curare le ferite. Molto spesso, bastava anche un solo gesto per cancellare le parole urlate con rabbia e far riaffiorare il sorriso.

Era impensabile ritornare indietro, il tipo di rapporto che avevano avuto in passato non poteva tornare ma ne era uscita uno nuovo, più forte e più indistruttibile di prima.

Perché loro non erano semplicemente amici o membri dello stesso gruppo.

Erano una famiglia.

 

Time cannot tear us apart

We're stronger than yesterday

And though we've travelled so far

you're still close to me


 

 

 

 

**********

 

 

 


*__* Non ci credo! Ce l'ho fatta!!!! Quando due settimane fa ho incominciato questa storia, una semplice idea avuta di notte, non immaginavo di arrivare a metterla tutta per iscritto. Ma eccolo qua, l'ultimo capitolo e tante idee in testa per altre storie.

Ora, anche se con poche recensioni, la mia autostima di scrittrice un po' é aumentata vedendo che sono riuscita, comunque, a superare quel blocco che io stessa mi ero creata. Non sono ancora la mia migliore fan ma sono sulla buona strada.

Ringrazio comunque i fantasmini che hanno letto This Is Us e la mia fedele compagna di scleri e mia beta reader preferita, Kia! E ringrazio ovviamente quei quattro pazzi (no, cinque... kev sarà sempre un BSB!) che in questi ultimi mesi sono stati la mia vera ancora di salvezza, specialmente quella voce d'angelo di Brian che con la sua idizia mi ha salvato da tanti giorni di depressione!!!!! Thank you guys!

P.s.: se dopo aver letto la storia, mi balza alla mente che Nick sia il mio preferito, beh, avete sbagliato! ^__^ Io ero, sono e sarò per sempre una fedele B-Rok!!!!

Alright!

Cinzia

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