Ogni colore al cielo di Sognatrice85 (/viewuser.php?uid=68773)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Incinta ***
Capitolo 3: *** Ecografia con sorpresa ***
Capitolo 4: *** Fotografia ***
Capitolo 5: *** Notizie e gelosia ***
Capitolo 6: *** Come what may ***
Capitolo 7: *** I'll be lover too ***
Capitolo 8: *** Notizie e gelosia (Pov Robert) ***
Capitolo 9: *** Dolorosa partenza ***
Capitolo 10: *** Anna dimmi si ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
“Per
te mi spoglierei
quel gesto più segreto
con l'intima certezza che ora siamo in due
e ti racconterei
di tutto il mio passato
quello dove non hai camminato
quello che un giorno sarai”
Un anno…un anno
ricco di emozioni e sensazioni nuove, un anno carico di sentimenti chiari,
profondi, veri, sinceri…un anno è passato da quel 16 dicembre, giorno in cui io
e te ci siamo uniti religiosamente, ma in realtà è stato semplicemente un
unirsi simbolico perché noi eravamo già un tutt’uno, una simbiosi umana e immortale, unica nel suo genere,
semplicemente perché si trattava di NOI…
Sono nella nostra
casa, ascolto musica e mi occupo di faccende domestiche, inevitabile pensare a
te che ora sei lontano per girare un film, proprio oggi che per noi è così
importante, sono triste per la tua mancanza, ma so quanto il tuo lavoro ti
piaccia, conosco però, anche che ti costa tanto non esserci sempre, ma la tua
presenza è costante al mio fianco, sei nella mia anima, nel mio cuore e non
posso mai sentirmi incompleta o sola…tu ci sei, perché SEI PARTE DI ME…non so
spiegarlo a parole…è tutto TROPPO per me…ma magnifico, incredibile…un
sogno…spero di non dovermi mai svegliare…
“per
te io ruberò
ogni colore al cielo
dipingerò i miei piedi e ti raggiungerò
per lasciare una traccia un sentiero
che mi riporti da te”
Mi fermo un attimo, quando spolverando passo la mano su quell’enorme
libro riposto con cura nelle libreria…: l’album fotografico del nostro
matrimonio…in un giorno come questo, non possono non aprirlo…
Mi seggo sulla sedia della cucina, dando un occhio alla pentola con
l’acqua, poi mi dedico a TE…a NOI…la prima foto ci ritrae faccia a faccia,
occhi dentro occhi, mani nelle mani…insieme reggiamo il mio bouquet e ci
guardiamo, ma la foto non può cogliere quello che sentivamo, è solo uno scatto,
un flash…quello che provavamo lo sappiamo solo noi ed io lo ricordo a
perfezione…emozione è una parola
troppo vaga e imprecisa per descrivere quegli attimi…alle nostre spalle un
tramonto bellissimo ci fa da cornice…ma è niente in confronto a te…tu sei l’alba del mio domani, il sole
delle mie giornate grigie, il calore e l’energia che muove le mie mani, i miei
passi, il pensiero di ogni sera prima di addormentarmi…sei
la mia vita…
“Non
avrò paura di volare in alto
disegnando un arco mi ritroverò
sulle tue ali grandi che mi prenderanno
come si appoggia un fiore sopra un ramo
come un rumore muore col silenzio c'è”
Una lacrime mi bagna il viso al ricordo di ciò che è stato…no, non è
tristezza o malinconia, ma è gioia, felicità e entusiasmo, perché ciò che è
stato è ciò che è ora…
Ti
Amo Robert…più di quanto abbia mai fatto in tutti questi anni in cui non ho saputo
cercarti, dove ero troppo sola con il mio pessimismo…quando quel giorno di
ormai quattro anni fa, sei apparso su quello schermo, fulminandomi col tuo
sorriso, ho compreso che non sarei stata più la stessa Marghe…ora non posso
fare a meno di te…del tuo sorriso…della tua voce…di tutto ciò che ti riguarda…
”io mi trascurerei se non ti avessi accanto
mi sentirei incompleta in compagnia di me
sono un libro interrotto incompiuto
da sempre in attesa di te”
Le foto dello scambio delle promesse e degli anelli sono spettacolari,
sembra di essere proiettati indietro nel tempo, mi sembra di essere ancora in
quella piccola chiesa, tutta nostra in quel giorno…ripenso a me, a com’ero: non
avevo paura di starti accanto, non temevo le responsabilità che ne sarebbero
derivate, non m’importava chi fossi per gli altri, ma quello che rappresentavi per me…
“non
avrò paura di volarti accanto
disegnando un arco
mi ritroverò
sulle tue mani grandi che mi salveranno
io ti dirò soltanto
che ti amo
e tu sarai la cura per rinascere”
Mi sento una bambina indifesa tra le tue braccia grandi, le tue mani affusolate
e calde sono barriere inaffondabili, armi che usi per farmi tua in ogni senso,
senza mai farmene pentire, perché sai essere convincente, sai essere tutto quello che voglio…
”non avrò paura di volarti accanto
e con un lungo salto mi ritroverò
sulle tue ali grandi che ci porteranno
fino ad una luce buia da dividere”
Per quanto può sembrare sciocco e banale, l’amore dipinge la mia vita in
ogni istante, mi accompagna ad ogni passo, mi guida in ogni scelta…e non me ne
importa di quello che la gente pensa, dei giornali, delle dicerie…io amo Rob e
non me ne pento…non lascerò mai che qualcosa o qualcuno rovini ciò che con
fatica abbiamo costruito insieme…
”restituiremo insieme ogni colore al cielo
al cielo il suo colore a noi bastiamo noi…”
Un anno è trascorso…ma oggi non ricordo solo quel magico momento…ma
festeggio altro…e spero che anche tu ne sia felice…una nuova vita sta per
nascere…un nuovo dono ci è stato inviato e riempirà ben presto di urla, risate
e pianti, la nostra casa…Rob, mio adorato sposo…aspetto un
figlio da te…
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Capitolo 2 *** Incinta ***
Incinta
Ed eccovi il primo capitolo...mi auguro possa piacervi.
Ci sto mettendo anima e cuore nel proseguire in modo decente, ho scritto un bel pò...
Fatemi sapere cosa ne pensate, se fa schifo lo elimino...
bacio
Giravo e rigiravo per la cucina, non trovando il modo di dirgli quello
che era successo…”Mi sembra così brutto
dirglielo per telefono…ma d’altronde come posso fare? Non posso volare in
America, a lavoro hanno bisogno di una mano e ora non posso proprio lasciare”…il
trillo del mio cellulare, mi scosse “Pronto?”
“Amore…auguri per il nostro primo
anno da sposati” rise, il suono della sua risata aveva sempre lo
stesso effetto
su di me, non avrei interrotto quel momento se non fosse che dovevo
assolutamente dargli quella notizia…”Grazie Signor
Pattinson” risi “Auguri
anche a Lei. Allora come procedono le riprese?” “Siamo di
buon umore stamane,
eh? Ti faccio un buon effetto. Comunque le riprese stanno andando molto
bene,
sto lavorando molto sul mio ruolo, speriamo che il regista sia
soddisfatto”
“Come potrebbe non esserlo, tu sei eccezionale! Ma non
abituiamoci a tutti
questi complimenti, sono solo per oggi…” rise, mi
bloccai…era arrivato il
momento…”Ehi Piccola, cos’hai? È successo
qualcosa?” “No, no…niente di
grave…anzi…”
silenzio…ero in panico…tremavo “E però
parla, non so ancora interpretare i
silenzi…guarda che fare Edward non mi ha certo aiutato a
sviluppare una dote
sovrannaturale, sai?” “Scemo, lo so…solo che non
trovo le parole giuste per
dirti questa cosa…” “Ohi devo venire
lì?” “Sarebbe magnifico, ma lo sai che non
ti chiederei mai di abbandonare il set” “Si, conosco la tua
testardaggine…guarda dove ti ha portato…” rise
ancora, Rob era dell’idea che un
giorno mi sarei pentita di averlo sposato, perché era noioso e
pesante, ma non
era assolutamente così “Ma la smetti di dire stupidaggini?
Sono maggiorenne e
vaccinata, so quello che faccio. Ok, basta con i
convenevoli…tieniti
forte…Rob…io…aspetto un bambino…”
pensai che dirlo tutto d’un botto, sarebbe
stato meglio, almeno non avrei pensato a cosa stavo dicendo,
però il silenzio
dall’altro cavo del telefono, mi spaventò
parecchio…che fosse scappato per la
paura? Iniziai involontariamente a piangere…”Rob? Tutto
bene?” chiesi timorosa
“No…” “Che significa no…”
“Che non va affatto bene” disse serio…ecco…lo
sapevo…forse non voleva ancora un figlio, non si sentiva
pronto…mi sentii
piccola, piccola...”Ah…” riuscii a mormorare
piangendo “Marghe…ma che hai
capito? Non va bene, perchè in un giorno così importante,
con una notizia così
strepitosa, io non sono là vicino a te. Io diventerò
padre, ma ci pensi…io?
Robert Pattinson padre…assurdo!” la mia bocca si
aprì in un sorriso e il cuore
iniziò a scalpitare, come suo solito “Ma allora sei
felice?” “Felice? Di
più…sono euforico…Marghe, ti ho mai detto quanto
ti amo?” “Sempre…ma se lo
ripeti, ne sarò felice” “Da morire!” “Ehi
Rob tocca a te, vieni!” disse una voce esterna “Devi andare?” “Si, mi
spiace. Riposati, non permetterti di uscire, se hai bisogno di qualcosa chiama
Simona o mia sorella Lizzy, saranno felici di aiutarti. Non strafare come al
tuo solito” “Hai finito con le raccomandazioni?” “Non scherzare, un figlio è
una cosa seria, sai?” “Detto da te, sembra una barzelletta” risi di gusto “Ehi
signorina, guarda che vengo lì eh?” “Ti aspetto…” “Ci sentiamo stasera. Ti
Amo…” “Anche io…”.
Avevo tenuto quel piccolo segreto per me, volevo che il primo a saperlo
fosse lui, quel pomeriggio poi mi sarei vista con Simona, Edward, Stephanie e
Tom, che nel frattempo avevano consolidato le loro relazioni, e avrei
comunicato loro la splendida notizia e ovviamente avrei telefonato alla mia
Dany e alla mia famiglia, quella italiana e quella inglese. Eh si, la famiglia
di Rob, mi adorava, mi riempivano di attenzioni, la madre mi telefonava spesso
ed io andavo volentieri a trovarla, infondo vivevamo nella stessa città.
Ridevo immaginando la reazione di tutti a quella notizia, ero entusiasta
e fremevo, non vedevo l’ora di gridarlo al mondo intero. Quanto avevo
desiderato un figlio e ora che la cosa era reale, non stavo più nella pelle.
Finii di sistemare casa e pranzai, mi stesi sul divano e feci un po’ di
zapping, costantemente con la mano sul mio ventre “Piccolo mio o piccola
mia…sei felice? Il tuo papà è stato contento di sapere della tua esistenza. Sai
che hai un papà speciale? Presto lo conoscerai” sorrisi tra me e me, sentivo
già completamente parte di me quella piccola creatura, nonostante fosse ancora
minuscola come un fagiolo…ero incinta da un mese e mezzo, ma l’avevo scoperto
solo qualche giorno prima…
Mi addormentai con il telecomando tra le mani, quando il campanello
bussò, saltai in piedi e corsi ad aprire, non mi ero accorta del tempo che era
passato “Ehi Margheeeeeeeeeeee” “Simooooooo che bello avervi tutti qui, prego
entrare” “Ti abbiamo disturbata?” “Ma che dici Edward, forza su venite, non
restate sulla porta” “Ti abbiamo portato questo” “Steph ma non dovevate
disturbarvi. Grazie avevo proprio voglia di cioccolato”. Li feci accomodare nel
salotto, avevo lasciato sul tavolo l’ album fotografico e quando Simo lo vide
sorrise “Marghe è quell’album?” annuii “Posso?” “E me lo chiedi pure, certo!”
il fotografo ci aveva messo mesi per realizzare le foto e il video e quindi i
miei amici non avevano ancora visto niente di ciò che ritraeva quel favoloso
giorno.
“Oddio Marghe…ma queste foto sono spettacolari, siete bellissimi” “Wa
guardate la faccia di Rob, non sembra lui, sembra posseduto. Ma che gli hai
fatto Marghe?” intervenne Tom e tutti ridemmo e ripensai a quando Rob mi pose
questa domanda, eravamo nel teatro di Los Angeles e da poco ci eravamo ripresi
da un momento di pura passione
<< Era
stato tutto…diverso…fuori da ogni
schema, ci eravamo voluti con più prepotenza del
solito…ci stendemmo sfiniti
sul palco e ci guardammo, ancora affannati, Rob mi sorrise, io
incredula gli
presi la mano e la poggiai sul mio cuore, il suo battito non voleva
decelerare,
lui rise “Che ti ridi? Sono distrutta…e poi questa parte
non c’era nel
musical!” sospirai “Eheh…un po’ di movimento
fa sempre bene” strizzò l’occhio “
Ma brutto approfittatore…” mi lanciai su di lui e feci
finta di
schiaffeggiarlo, lui fermò la mia mano, eravamo a pochi
centimetri l’uno
dall’altro “Ma cosa mi hai fatto?” mi chiese
esterrefatto “Io non ho fatto
niente” “Non ora. Che magia hai fatto per farmi perdere in
questo modo assurdo
la testa per te?” era serio “Non conosco magie…sono
stata semplicemente me
stessa…” “E allora sei proprio tu la pozione magica
che porta alla follia,
assaggiare anche solo il tuo profumo, mi manda in estasi e non mi
è mai
capitato prima. Non ho amato tanto nella mia vita, ma con
te…tutto ha un sapore
nuovo, più vero…” “Posso dire lo stesso di
te. Da quando ti ho visto la prima
volta ho capito che niente sarebbe stato più come prima. Caro
mio, siamo proprio
fusi” e scoppiammo a ridere entrambi.>> sorrisi e mi
lasciai cullare da quel ricordo così vivido nella mia mente mentre mi dirigevo
in cucina per preparare il caffè. Fui seguita a ruota da Simona e Stephanie,
ora mi toccava dare a loro la notizia
“Marghe che ci
racconti? Tutto ok a lavoro?” “Si, tutto ok. Siamo parecchio indaffarate, sono
arrivati dei bambini nuovi, che tenerezza che mi fanno, sono così spaventati ed
è difficile instaurare con loro un rapporto” “Ci vuole tempo e poi tu coi
bambini ci hai sempre saputo fare, ti piacciono” sorrisi, ma il mio sorriso si
dipinse di una consapevolezza in più: presto quell’amore che avevo verso i
bambini, si sarebbe focalizzato su una piccola creaturina che giorno dopo
giorno, cresceva dentro di me
“Ragazze sedetevi,
devo dirvi una cosa” cambiarono espressione “Ci dobbiamo preoccupare?” feci
cenno di no con la testa “Tutti pensate che debba dirvi qualcosa di brutto…ma
quello che invece voglio comunicarvi è una delle cose più belle che possa
capitare in una coppia…” e delicatamente mi toccai il ventre osservando
amorevolmente il mio gesto, quando alzai la testa, Simo aveva le lacrime agli
occhi e Steph le mani sulla bocca per la meraviglia…non ci fu bisogno di
aggiungere altro, si alzarono e corsero ad abbracciarmi. Piangemmo come tre
stupide e sentire le loro mani sulla mia pancia, fu davvero strano “Da quanto?”
“Da un mese e mezzo, ma l’ho scoperto solo qualche giorno fa” “E Rob lo sa?”
“Si, glielo ho detto stamane per telefono” mi guardarono, capii la loro domanda
silenziosa “E’ felice come una Pasqua, lo rattrista solo il fatto che non può
essere qui con me. Proprio per questo volevo chiedere a voi una cosa…” “Tutto
quello che vuoi” dissero in coro “Domani pomeriggio ho la prima
ecografia…verrete con me?” si fissarono e sorrisero “Ma certo!”
Tornammo in
salotto col caffè, tutte sorridenti e ancora con gli occhi arrossati,
spaventando i due baldi giovani seduti sul divano “Ehi ragazze che succede?” si
alzò Edward venendoci incontro “Oh ma pensate sempre in negativo” rispose
ridendo Simona, ripensando a quello che avevo detto poco prima io “Marghe ci ha
dato una bella notizia” “Oh si e quale?” chiese incuriosito Tom “Hai finalmente
capito, quanto è stupido Rob?” rise, lo guardai male “Dai scherzo, lo sai che
mi piace prendervi in giro” sorrisi “Tutt’altro” rispose con tono Simona
“Marghe è incinta!!!” ci fu nuovamente silenzio, ma perché queste notizie
dovevano lasciare questo vuoto? “Oh mamma mia!” disse Edward correndo ad
abbracciarmi “Non ci credo” disse Tom ”Quel poco di buono di Rob ha centrato
l’obiettivo” e rise, io avvampai per il rossore “Tom!” lo ammonì Steph “Eh ma
come ve la prendete, io scherzavo…come sempre” poi rivolgendosi a me, disse
”Sono felice per voi, è una notizia bellissima. Auguri. Dobbiamo brindare,
dov’è lo spumante?” “Bravo Tom” rispose Simona che non riusciva a staccare gli
occhi da me “Corro a prenderlo, aspettate”. Presi i bicchieri del servizio
buono, avuto come regalo al matrimonio e il vassoio d’argento donatomi da mia
nonna; giunta in salotto, trovai i miei amici in trepidante attesa “Brindo con
voi in questo giorno così particolare, in ricordo di ciò che è successo un anno
fa e di quello che ora aspetta me e Rob. Un grazie anche da parte sua, fate
conto che sia qua…è dentro di me…” mi toccai ancora una volta il ventre, un
gesto che ormai mi veniva naturale e tutti puntarono gli occhi su quel punto
del mio corpo, Simo e Steph avevano di nuovo le lacrime agli occhi ed io ero
pronta per raggiungerle “…grazie per esserci sempre, grazie per avermi guidato
e aiutato in questi anni. È anche merito vostro se ora sono qui a condividere
con voi le gioie della mia vita. In alto i calici…” alzammo i bicchieri
“Auguri!!!” pronunciammo all’unisono “E figli maschi” disse ridendo Tom
“Eeeeeeeeee!” rispondemmo noi donne e ci lasciammo andare ad una grassa risata,
mentre io, nuovamente, mi toccai la pancia e un pensiero volò verso l’America, dal mio amore…
Quando
si era in
compagnia, il tempo passava troppo velocemente e troppo presto venne
sera, ero
nel mio letto enorme, vuoto senza Rob, quando il cellulare
squillò “Amore!”
“Ehi Piccola, come va?” “Bene, sono a letto. Oggi i
nostri amici sono stati
qua, ti salutano” “Vi siete divertiti?” “Si,
moltissimo. Ricordare i vecchi
tempi è sempre piacevole” “Sono
contento…beh…hai annunciato loro dell’arrivo di
nostro figlio?” “O figlia! Si comunque…”
“Beh certo, era per generalizzare…e
che hanno detto?” “A parte il dubbio di Tom che tu sia
riuscito a…beh hai
capito, no?” “Quel Tom che ci tiene, non cambia mai”
ridemmo “Infatti. Comunque
sono stati contenti, abbiamo anche brindato con lo spumante”
“Ah mi fa piacere
che in mia assenza fate i festini e vi ubriacate. Signorina, anzi
Signora, lei
non dovrebbe bere, lo sa?” “Ma un goccetto non può
farmi male…e poi Rob parli proprio
tu che bevi solo birra e coca cola?” “Si, ma io non sono
gravido” risi a quelle
parole, immaginando Rob col pancione…”Che ridi?”
“No, nulla. Rob…” “Si?”
“Domani ho la prima ecografia…”
“Ah…” “Ho chiesto a Simona e Steph di
accompagnarmi” “A che ora vai?” “Ho la visita
prenotata per le 18:00, subito
dopo il lavoro” “Ok, mi raccomando, sta attenta…mi
spiace non esserci” mi si
fermò il cuore “Verrai con me alla prossima…”
“Ma questa è la prima ed è la più
importante” era triste ed io non potevo sopportarlo “Ah
Rob, non fare così ti
prego, è già difficile, poi ti ci metti anche tu! Presto
sarai di nuovo qui
con…noi” “Noi…” ripetè “Si…noi…”.
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Capitolo 3 *** Ecografia con sorpresa ***
Ecografia con sorpresa
So
che sono le 23:27 di sera, ma ho deciso di postare ora, domani
avrò una mattinata abbastanza movimentata per via della mia
imminente
partenza. No, tranquilli non vi abbandono, continuerò ad
aggiornare, ovviamente se vi fa piacere e se vi interessa continuare
a leggere questa mia follia.
Ringrazio
vivamente chi ha letto e Dod e Midnightsummerdreams che hanno
recensito, mi avete fatto gioire e piangere, grazie di cuore! Inoltre
un ringraziamento particolare oltre che un caloroso abbraccio, vanno
alla mia adorata Jenny, nonostante tutte le sue cose, lei per me
c'è sempre: mi incoraggia, mi supporta e sopporta ed io questo
non posso dimenticarlo. Un bacio anche alla mia Doddie, sai quanto ti
adoro piccolina mia? Beh da morire...dedico a te e a Jenny questo
capitolo. Vi voglio bene...
Il mattino
seguente mi alzai fischiettando, feci colazione, mi preparai e mi recai a
lavoro. “Buongiorno Kate” “Ehi Marghe, buondì” ci sorridemmo, Kate era una
ragazza che come me, faceva l’educatrice, ci eravamo conosciute un anno prima,
quando avevo iniziato a lavorare nel centro di recupero londinese. Era stata
lei a mostrarmi la struttura e a guidarmi nel mio lavoro, si era dimostrata
gentile e disponibile. Fu proprio Kate a consigliarmi di fare il test di
gravidanza, quando qualche giorno prima, non sentendomi bene, mi lamentai del
fatto che il ciclo mi fosse saltato il mese precedente e sembrava che anche
questa volta volesse fare ponte, non mi era balenata l’idea che potessi essere
gravida, pensavo ad un ritardo dovuto allo stress, infondo mi era già capitato
qualche volta.
“Kate…debbo
confessarti una cosa” le sussurrai all’orecchio mentre ci dirigevamo verso la stanza
del piccolo Mark. Mi guardò attonita, io le sorrisi per tranquillizzarla “Avevi
ragione tu…sono incinta” “Oh Marghe, che cosa bellissima!!!” “Puoi dirlo forte,
però per ora acqua in bocca” strizzai l’occhio e lei mi rispose facendo cenno
di si con la testa.
“Buongiorno
Mark, come va stamane?” “Be-be-bene” “Tesoro, ora giochiamo un po’ ti va?” gli
dissi mentre ci dirigevamo verso la sala apposita. Mark soffriva di dislessia, un disturbo
specifico dell’apprendimento che è presente sin dalla nascita, ma si evidenzia
solo all’inizio del percorso scolastico. In pratica, il paziente presenta difficoltà
oggettive nella lettura, nella scrittura e a volte nel calcolo. Il nostro
compito era quello di farlo giocare, giochi intelligenti, ossia basati su
software in grado di riprodurre suoni, parole, lettere, in modo che il bambino
potesse memorizzarli. Nel nostro lavoro eravamo costantemente affiancati da un
esperto, il logopedista che guidava il percorso d’apprendimento del bambino. Le
ore passavano velocemente, amavo davvero quel lavoro, mi sentivo utile, anche
se allo stesso tempo, mi rattristava vedere bambini così intelligenti, affetti
da tali patologie, si sentivano “diversi”, soli, ciò anche perché gli altri li
allontanavano o li prendevano in giro per il loro problema. Ripensai al mio
bambino e pregai che potesse essere sano, forte e soprattutto felice…come ogni
madre, desideravo il meglio…
“Kate io vado, tra
un’ora ho l’appuntamento dalla ginecologa. A domani” “In bocca al lupo, Marghe.
Riposa” “Crepi, poi domani ti racconto.” Fuori trovai Simona e Steph che mi
aspettavano e insieme ci dirigemmo verso l’ospedale. Ero in ansia, desideravo
che Rob fosse lì con me, mi strinsi alla spalla di Simo che mi guardò
pensierosa, capì che ero agitata, mi accarezzò la testa “Tranquilla Marghe. È
solo un controllo”
“La prossima è la Signora Pattinson”
sussultai udendo il mio nome, tutte e tre ci alzammo e entrammo nello studio
“Buonasera. Accomodatevi…mmm allora Lei è qui per un ecografia. Bene, si stenda
pure sul lettino” Simona guardava nervosamente l’orologio, mettendomi ancora
più ansia. La dottoressa iniziò a muovere piano la sonda sul mio ventre e sul
monitor apparvero le prime immagini della nostra creatura; proprio mentre i
miei occhi si stavano perdendo in quelle immagini, un rumore improvviso mi
spaventò, facendomi saltare “Stia tranquilla Signora, è il battito del cuore
del bambino” “Ma è normale che sia così?” “Si, è tutto nella norma. La
gravidanza procede bene. Se vuole posso dirle con esattezza quando è avvenuto
il concepimento e quando dovrebbe partorire” “La notte del concepimento credo
di ricordarmela, è stato prima che mio marito partisse per l’America, un mese e
mezzo fa…” arrossii al pensiero di quella serata
<<”Amore, non essere triste. Ci sentiremo tutti
i giorni…” “Tranquillo Rob, sto bene…conterò i giorni che ci separeranno…Ti
Amo…” “Anche io…” eravamo stesi sul nostro letto a
guardarci…Rob mi accarezzò piano la guancia, rabbrividii, incredibile che
nonostante il tempo passasse inesorabile, il sentimento che provavo restasse
intatto…mi girai verso di lui e gli sorrisi, mentre una lacrima solcò il mio
viso, Rob spalancò gli occhi, corrugò la fronte, s’imbronciò e con un dito
asciugò quella lacrima…cercai di sorridergli ancora, ma la mia bocca non riusciva
ad eseguire i miei comandi, si era increspata, disegnando sul mio volto una
smorfia di dolore che cercavo invano di trattenere…ma qualche secondo dopo ero
ormai in preda alle lacrime, così affondai la testa sul petto di Rob che mi
strinse forte. Quando rialzai lo sguardo, anche lui piangeva, sobbalzai, mi
avvicinai ai suoi occhi e piano li asciugai, baciando ogni punto del suo viso,
volevo che quella sera gli restasse impressa nel cuore, in modo che lo
accompagnasse in quei mesi in cui sarebbe stato lontano da me…”Marghe…” “Rob…”
ancora una volta occhi dentro occhi, fronte contro fronte...lentamente posò le
sue labbra sulle mie, poi si staccò per guardarmi di nuovo…come a chiedermi il
permesso…lo sapeva che poteva farmi sua quando e come voleva…non avrei mai
protestato…gli sorrisi e lui si convinse…
Fu un fare l’amore dolce, piacevole, ma allo stesso tempo, intriso di
dolore e nostalgia…sapevamo entrambi che ci saremmo mancati e quel gesto era un
modo per salutarci e per dimostrarci che eravamo completamente parte integrante
dell’altro…>>
Sentivo che le lacrime
stavano per ripresentarsi, ma riuscii a controllarmi “Ok, in ogni caso dovrebbe
partorire nel mese di luglio e…” la dottoressa venne interrotta da qualcuno che
bussò alla porta “Mi scusi Signora, probabilmente è la segretaria. Aspetti un
attimo” andò dall’altra stanza ad aprire la porta, udii solo delle voci, poi
chiusi gli occhi e quando li riaprii davanti a me apparve una visione
celestiale: Robert. Richiusi gli occhi, pensavo di sognare, poi mi ricordai che
stavo stessa sul lettino dalla ginecologa e spalancai di colpo gli occhi e lo
rividi: lui era lì che mi sorrideva. Un misto di emozioni mi colmò il cuore e
la testa, non sapevo che fare o dire, lui mi sorrise…quanto avevo sentito la
mancanza di quel meraviglioso gesto “Sono venuto, amore, non potevo mancare”
“Signor Pattinson, stavo spiegando a sua moglie che partorirà nel mese di
luglio e che la prossima visita è fissata al terzo mese di gravidanza, in modo
da controllare come proseguono le cose” “La ringrazio” poi si rivolse a me che
ero ancora stesa sul lettino incredula e si voltò verso il macchinario, osservò
quasi commosso stringendomi forte la mano, quel piccolo esserino che si muoveva
dentro di me.
Quando fummo fuori
dall’ospedale, riuscii ad aprire bocca “Ditemi la verità” mi rivolsi a Simona
“Voi sapevate tutto?” mi sorrise, come al solito, Rob aveva telefonato a lei
per organizzare questa sorpresa “E dai non avercela con noi, volevamo solo
farti un regalino” le abbracciai “Ora è meglio che tu vada a casa, sarai
stanca” sbadigliai “Effettivamente si. Ci sentiamo domani” “Certo.”
Saliti in macchina io e
Rob non fiatammo, mi incantai a guardarlo “Come sei silenziosa stasera,
cos’hai?” “Ancora non ci credo che sei qui. Dimmi che non sto sognando” mi
diede un pizzicotto ridendo “Ahia” “Non ti lamentare, volevi o no la prova che
sei sveglia?” rise ancora…”Continua a
ridere amore, fallo ancora. Ridai vita al mio cuore…”
“Stupido. Come hai
fatto con il lavoro?” “Mi sono preso una settimana di
ferie” lo guardai
sbalordita “Te l’hanno permesso?” annuì
“Gireranno le scene in cui non ci sono”
ero euforica, poggiai la testa sulla sua spalla “Ora si che sono
felice, anzi…”
mi toccai la pancia “…siamo felici!” gli sorrisi e
lui rispose al mio sorriso,
con uno sguardo che non potrò mai dimenticare: un misto tra
gioia, euforia,
commozione. Giunti a casa, ci dirigemmo in cucina “Allora, cosa
ti preparo?”
“Amore dovresti riposare…” “Stop, stop! In
realtà prima di riposare, dovrei
mangiare qualcosa” “Hai ragione, ma faccio io, tu siediti,
cosa ti va
assaggiare?” “Mmm, ho voglia di un uovo”
“Iniziamo già con le voglie” rise “No,
non credo che la mia voglia di uova sia dovuta alla mia gravidanza,
è ancora
presto”. Mi misi ad ammirarlo, mentre litigava con il tuorlo
dell’uovo, era uno
spasso, ridevo tra me e me “E così aspettiamo un
bambino…” disse
improvvisamente senza voltarsi “Così pare…”
continuai a guardarlo “Rob…” si
voltò, mi fissò dritto negli occhi, come solo lui sapeva
fare “Tu lo vuoi
questo bambino?” sbarrò gli occhi, poi corse da me, si
accovacciò ponendo il
suo volto ad un centimetro dal mio “Ma che domande sono? Certo
che lo voglio…è
nostro figlio, frutto del nostro amore” abbassai lo sguardo rossa
d’imbarazzo
“Ma io so che non ami i bambini…” mi sollevò
il volto “Marghe, forse non amo i
bambini degli altri…ma questo…” e mi
accarezzò delicatamente il ventre,
facendomi rabbrividire “…è mio…è
nostro…ed io lo amo già da morire” e mi
baciò.
Non lo aveva ancora fatto, quel bacio mi risvegliò, gli lanciai
le mani al
collo e lo strinsi forte…”Ora è meglio che ti
cucini l’uovo e dopo dritta a
letto” “Agli ordini” dissi ridendo, ancora confusa da
quel bacio. Ancora non mi
spiegavo come potevo sentirmi così con lui, come faceva a
prendermi in quel
modo così assurdo? In balia dei miei pensieri, non mi accorsi
che Rob aveva
anche apparecchiato “Signora, ecco a Lei il suo uovo” risi
mettendomi le mani
davanti alla bocca, era un po’ bruciacchiato “E non ci
lamentiamo” “No, no e
chi si lamenta” continuai a ridere, lui si sedette di fronte a me
e iniziò a
mangiare, si fermò qualche secondo dopo “Mmm…mi sa
che non ci ho messo il sale”
risi ancora più forte “Imbranato” sbuffò,
passandosi quella mano tra i capelli,
fermandomi il cuore; si alzò e mi venne vicino, prese la
forchetta e me la
porse “Mangia, invece di ridere. Devi tenerti in forze!”
annuii
Dopo cena, Rob
mi prese in braccio con qualche difficoltà, fisicamente non era così abile,
nonostante avesse un fisico da atleta, io ricominciai a ridere “Ma mi hai preso
per un pagliaccio?” “Ma dai Rob, che ci posso fare se sei un spasso eheheheh”
“Ah e così sarei uno spasso, ora ti faccio vedere io!” mi stese sul letto e
iniziò a farmi il solletico “No, no ti prego basta, basta” “La smetto se la
finisci di ridere di me” “Ma come sei permaloso, non mi permetterei mai di
ridere di te” dissi cercando di trattenere una risata, lui se ne accorse e
ricominciò a farmi il solletico…ci ritrovammo vicinissimi…ci fermammo, tornando
seri e perdendoci nei nostri sguardi, lentamente la testa di Rob scese sulla
mia pancia, alzò la maglia e la guardò accarezzandola, quel gesto così naturale
e tenero mi commosse “Qui c’è il mio bambino…” sembrava incredulo “Hai visto
com’è piccolo?” “Si…piccolo come un fagiolo” dissi ancora tra le lacrime, il mio
tono di voce lo costrinse a guardarmi “Non piangere, andrà tutto bene, io sono
qui…” mi abbracciò, ci addormentammo in quella posizione, entrambi con le mani
sul mio ventre…
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Capitolo 4 *** Fotografia ***
Fotografia
Buon giorno e buon sabato a tutti.
Vi scrivo dall’alloggio universitario, da martedì mi
sono ufficialmente trasferita qui. E anche da qui vi penso e posto, non lascio
a metà le mie storie…
Non ho moltissimo tempo, perché ora sono immersa
nello studio, nel seguire i corsi, è tutto frenetico, ma mi piace tanto.
Midnightsummerdreams: oh vuoi fare l’ostetrica? Wow, augurissimi
allora per I tuoi studi! Magari puoi darmi una mano col parto di Marghe :P, dai
scherzo…grazie per il tuo bellissimo commento, son davvero felice che la storia
ti piaccia. Spero di non deluderti con questo capitolo, facciamo un salto nel
passato…
Piccola
Ketty: che bello leggere la tua recensione!!! Ti piace? Beh…il paradiso dici? Ehm…mi
sa che qui altro che paradiso, ma non anticipo nulla, se leggi la mia
introduzione alla storia capirai ^^. Ci sarà da soffrire e anche tanto, la mia
adorata Jenny può confermare…beh spero che questo capitolo sia di tuo
gradimento…bacio
Dod:
dolcissima
e adoratissima doddolina mia!!! Non sai quanto mi manca parlare con te :(…grazie
per la recensione, sei sempre tanto buona e gentile con me, ma sei sicura di
quello che scrivi??? Grazie, grazie, grazie perdo sempre l’uso della parola di
fronte alle tue recensioni…non so che dirti sul serio! Ti adoro e ti voglio un
bene immenso…spero di sentirti presto. Bacio
Ora vi lascio al capitolo…alla prossima…
L’indomani
mattina, mi svegliai agitata, appena aprii gli occhi, voltai la testa dall’altro
lato del letto per assicurarmi che Rob fosse davvero lì con me e quando lo vidi
dormire, mi rasserenai…lo scenario che mi si presentò dinanzi era qualcosa di
inspiegabile: il mio amore dormiva teneramente a pancia sotto con
un’espressione di serenità sul volto…sentii lo stomaco sobbalzare e il cuore
scalpitare…
Mi alzai piano
per non svegliarlo e mi recai in cucina a preparare la colazione; mentre
procedevo spedita verso la cucina, il mio sguardo roteò verso le fotografie sul
mobile del salone e ne fui attratta…avevo scelto con cura le foto da esporre,
dovevano rappresentare i momenti più importanti e belli della mia vita e a
parte quelle con i miei amici italiani e quelle con mio marito, ce n’era una
che mi trasmetteva una tristezza incredibile: la foto con i miei amici inglesi,
Simona, Steph, Edward, Tom e…Eric…già, Eric…la foto risaliva al periodo in cui
Rob aveva deciso di allontanarsi da me e il mio volto in quella foto risultava
sofferente, ma allo stesso tempo sorridevo…eravamo in un locale londinese e io
e Eric ci eravamo esibiti da poco…fu allora che venimmo notati dal produttore
Alex Jordan, da lì tutto risultò in salita, molte cose attorno a me cambiarono
e Eric divenne molto di più che un semplice amico…
Presi quella
foto e fissai i miei occhi sul viso del mio ex amico…era felice…ed io gli avevo
tolto quella felicità…non avevo mai smesso di sentirmi in colpa e ciò aveva
reso ancora più difficile il nostro rapporto, ormai logoratosi e ridottosi a
dei semplici ed educati saluti…ma questo non aveva intaccato la nostra intesa
musicale…l’anno prima che mi sposassi, avevo rivisto Eric un bel po’ di volte
per il tour del musical “Twilight”.
<<Ero beatamente a Los Angeles,
nell’appartamento del mio amore Rob, eravamo da poco tornati qui per sistemare
delle cose prima di ritornare a Londra, dove avremmo acquistato casa insieme…la
casa nella quale saremmo andati a vivere, per poi sposarci. Ero tutta eccitata
e avevo completamente dimenticato il resto…quando risposi al cellulare, non
badai molto al numero “Pronto?”
“Marghe?” “Si…chi è?” “Sono
Ruth”
iniziai a sudare freddo, già sapevo cosa voleva dirmi, ma finsi
indifferenza
“Ah ciao Ruth, dimmi!” “Volevo avvisarti che la
settimana prossima inizierà il
tour del musical in Europa, prima tappa Parigi” il cuore mi
balzò in
gola...questo avrebbe significato solo una
cosa…”Ah…” “Raggiungici quanto prima
a Parigi…se riesci a passare prima per Los Angeles
dall’agenzia troverai tutte
le informazioni che ti serviranno” “Io sono a Los
Angeles…dopo se riesco ci faccio
un salto…” “Perfetto…conto su di
te…”…avrei rivisto Eric…attaccai, ma i miei
occhi iniziarono a vagare per la stanza, perdendosi nel vuoto…
Quando
Rob tornò in stanza, dopo essersi
rinfrescato con una doccia, aveva stampato sul volto un mega sorriso,
quello
che solitamente mi faceva letteralmente impazzire, ma quando vide che
non
reagivo si preoccupò. Mi si parò dinanzi “Marghe,
Marghe…è tutto apposto?” lo
guardai, mi alzai lentamente, mi poggiai al suo petto e iniziai a
singhiozzare
“Amore che succede?” “Rob…Rob…non ho il
coraggio di rivederlo” “Rivedere chi?”
rispose spaesato “Eric!” Rob si bloccò, poi mi prese
per le spalle e mi scostò
da lui “Perché dovresti rivederlo?” “Mi ha
telefonato la regista del musical…la
settimana prossima siamo a Parigi per inaugurare l’inizio del
tour europeo”
chiusi gli occhi e strinsi le mani a pugni “Lo rivedrò
Rob, capisci? Con che
faccia mi volgerò a lui dopo quello che gli ho fatto, sono stata
un
mostro…io…io…io…” “Tu
niente!” mi percosse “Non hai colpe, è
capitato…e poi
vogliamo parlare di quello che lui ha fatto a te? Io non dimentico che
lui ti
ha messo le mani addosso, anzi dovrei farci due chiacchiere”
“No!” aggiunsi
subito furiosa “Non te lo permetterò…Eric non era
in sé, è acqua passata…ti
prego” “Io non so come tu faccia ad essere così
buona con tutti…maledici te
stessa, mentre per gli altri hai sempre una buona parola” mi
sorrise “E
comunque io vengo con te, ti seguirò in tutta Europa, tanto per
ora non dovrò
girare alcun film” ammiccò “Te la senti? Sai quanti
giornalisti ci saranno? Non
voglio crearti problemi” “Shh, non aggiungere altre
scemenze. Io verrò con te e
non si discute” ci abbracciammo.
Giunta in agenzia, avvertii una strana sensazione,
mi faceva strano essere di nuovo lì, la segretaria mi riconobbe e sorrise, poi
rivolse il suo sguardo a Robert e spalancò la bocca quando si rese conto che
stavamo mano nella mano “Salve Signorina” dissi avvicinandomi a lei “Ehm salve
Signorina Margherita” “Sono qui per le informazioni riguardo al tour del
musical” lei continuava a fissare Rob che se la rideva, stava cominciando a
darmi sui nervi “Ah si, si. Aspetti un attimo che cerco il foglio che Le ha
lasciato la Signora Ruth”
rovistò tra le migliaia di carte riposte ordinatamente sulla
scrivania
“Eccolo!” e me lo porse “La ringrazio” le
sorrisi, io e Rob facemmo per
voltarci, ma la segretaria mi richiamò “Ehm
Signorina” mi girai di scatto la
vidi avvampare di rossore “Mi dica” “Mi scusi se sono
indiscreta, ma potrebbe
farmi un autografo?” la guardai sbalordita “Io?”
“Si…trovo che sia bravissima…”
ora ero io quella arrossita “Ehm ma certo” Rob notando il
mio disagio, iniziò a
ridere “Ma che ti ridi?!? Solo perché tu sei più
abituato di me…tutta invidia”
e gli feci una linguaccia, alla quale lui rispose con un’altra
risata. Mi
avvicinai alla scrivania per firmare “Signorina, mi scusi, posso
farLe una
domanda, se non Le dà fastidio?” “Certo”
“Ma lui…” e lo indicò “è Robert
Pattinson?” pronunciò a bassa voce il suo nome “Si,
è lui” lei sorrise “Wow! Mi
chiedevo se anche lui potesse farmi un autografo” “Credo
che non ci siano
problemi” poi rivolsi a lui “Rob, la Signorina
vorrebbe anche il tuo autografo” e
risi, lasciandolo spiazzato, si credeva di non essere riconosciuto con
quel
travestimento: occhiali da sole e il cappuccio in testa. Fatto
l’autografo, la
segretaria ci salutò “Grazie. Sono contenta che siate
tornati insieme”
sobbalzai “Ma perché si sapeva che eravamo stati
fidanzati?” “Beh si…all’epoca
nel parlavano tutti…poi Lei è venuta qui con il Signorino
Eric e si è diffusa
la voce che Lei fosse fidanzata con il suo partner nel
musical...” si fermò
notando la mia faccia sconvolta…”Mi scusi, non volevo
intromettermi” “No, no si
figuri. È tutto apposto. La ringrazio per il foglio. Alla
prossima” e ce ne
andammo. Ancora una volta nella testa, girava il nome di Eric,
tormentandomi
sul da farsi. La settimana successiva, partimmo diretti a Parigi, Rob
come
promesso, mi seguì…cos’avrei detto a Eric? Vederci
insieme lo avrebbe ferito
sicuramente e se avesse saputo addirittura che ci sposavamo, cosa
avrebbe fatto
o detto? Ero preoccupata “Amore mi dici perché sei
così silenziosa?” “Come se
tu non lo sapessi!” “Eric?”
“Già…” “Ti ho già detto che non
devi preoccuparti.
Se non vuoi dirgli nulla del matrimonio, a me sta bene…ma devi
farti forza, ci
devi lavorare!” “Eh lo so, ma come posso interpretare la
sua fidanzata dopo
quello che è successo? Non so se sarà tutto come
prima…non voglio deludere
nessuno…” Rob afferrò il mio viso “Stai
tranquilla!!! Io sono certo che sarete
entrambi in grado di impegnarvi per il bene del musical!”
“Speriamo…”. Qualche
ora più tardi, atterrammo all’aeroporto di Parigi,
un’auto della produzione ci
venne a prendere e ci portò al teatro. Scesa dalla macchina,
feci un respiro
profondo e mi augurai che Eric non fosse ancora arrivato “Rob
credo che tu
debba andare in albergo o a fare un giro. Se lui è qui non mi
sembra giusto
presentarmi con te già il primo giorno”
“No…io voglio essere presente” “Ma
certo che sei più cocciuto di me. Stammi a sentire per una
volta, ti prego” mi
guardò triste, ma annuì “Grazie. Ci vediamo
più tardi, ti telefono appena
finisco”.
Entrai
nel teatro e mi diressi verso il palco,
intravidi Ruth che parlava con alcuni ballerini, poi si voltò
verso la mia
direzione, sorrise e con la mano fece cenno di andare verso di lei
“Ciao
Marghe, è bello riaverti tra noi. Eric non è ancora
arrivato, ma sarà a
momenti, nel frattempo vai pure nel camerino a sistemarti, tra un
po’ iniziamo
con le prove” stavo per rispondere, quando sentii dietro di me
una presenza,
poi una voce familiare “Ciao Ruth” “Oh Eric,
finalmente anche tu qui!” il mio
cuore accelerò il suo battito…ero il momento della
verità, come avrebbe
reagito? Mi voltai piano e lo ritrovai proprio a pochi centimetri da
me…ci
bloccammo entrambi…ci scrutammo a lungo…poi alzò
la mano in segno di saluto
“Ciao” “Ciao E-Eric” deglutii…mi sorrise
“Come stai?” “Bene e tu?” cercai di
evitare i dettagli “Sopravvivo” “Mmm ok. Vado a
prepararmi” e scappai in
camerino.
Vederlo fu strano, una miriade di emozioni mi
pervasero, facendomi scoppiare un gran mal di testa; finito di prepararmi,
uscii dal camerino e mi incamminai verso il palco, quando d’improvviso una mano
mi bloccò per il braccio; mi fermai di soprassalto “Ehi, ma chi…Eric…”
sussultai “Si, sono io. Chi pensavi fosse? Un maniaco?” rise, non riuscii a
fare altrettanto, era ancora fresco dentro di me il ricordo di quel giorno in
cui tentò di violentarmi, rabbrividii al ricordo, lui si accorse che non era il
caso e mi lasciò il braccio “Scusami, sono stato inopportuno” abbassò lo
sguardo, era il ragazzo dolce che avevo conosciuto, quell’animale che aveva
provato ad aggredirmi non rispecchiava il suo essere “Non ti preoccupare…” mi
fissò serio “Io non so come farmi perdonare…sono stato un mostro, ma credimi
non volevo assolutamente farti del male, come avrei potuto…proprio a te poi…”
mi avvicinai per tranquillizzarlo “Eric, ti ho detto che non ci sono problemi.
È tutto apposto, io so come sei fatto…” “Grazie…ma non me lo perdonerò mai”
restammo in silenzio per qualche minuto “Allora stai di nuovo con Rob” non era
una domanda, come lo sapeva? Ma che sciocca: i giornali…non risposi…”Chi tace
acconsente…non devi vergognarti, né sentirti in colpa. È capitato, non è colpa
di nessuno” “No!” esclamai quasi in lacrime “E’ colpa mia Eric. Ho sbagliato
tutto, ti ho illuso e non dovevo farlo, me ne assumo tutte le responsabilità.
Se mi odi, ti capisco” alzò il mio viso con la sua mano “Marghe io non ti odio
e ora non ce l’ho con te. Forse prima si…ma adesso è diverso…Ti voglio bene e
te ne vorrò sempre…ho sempre saputo che tu amavi Rob, avrei dovuto essere più
cosciente e lasciarti andare da lui” piangevo come una sciocca, come poteva
prendersi le colpe di un mio errore? “Non piangere” mi accarezzò la guancia
piano e mi guardò come per chiedermi se poteva, gli presi la mano e la fermai,
stringendola alla mia “Mi dispiace Eric, mi spiace tanto” lo abbracciai “Ti ho
sempre considerato un grande amico e mi è dispiaciuto rovinare tutto e ora
niente tornerà come prima…” mi strinse “Non dire così” “No Eric, tu non
capisci…io…io…e Rob…” “Tu e Rob cosa?” disse mollando la presa, non riuscivo a
reggere il suo sguardo…dovevo dirglielo…presi fiato “Ok, è giusto dirtelo…io e
Rob l’anno prossimo ci sposiamo!” rimase basito, spalancò gli occhi e strinse
le mani a pugni, senza dire una parola iniziò a camminare, lasciandomi lì tra
le lacrime.
Le prove furono difficili per me, ma entrambi
sapemmo nascondere il disagio…rifare certe scene, mi riportava alla memoria
episodi del passato e gli occhi mi pizzicavano.
A
fine giornata, noi fummo gli ultimi a lasciare i
camerini e ci ritrovammo di nuovo faccia a faccia, io ero pronta a
piangere
nuovamente, lui aveva sul viso un’espressione mista di dolore e
rabbia, si
voltò e se ne andò. Io gli corsi dietro “Eric
aspetta” si fermò, senza neanche
girarsi “Che c’è?”
“Scusami…” sussurrai “Non importa…non
più” e proseguì. Fuori
pioveva e quando uscimmo, ci ritrovammo davanti Rob…la sua
espressione
indecifrabile, vide me piangere e poi guardò Eric, stava per
avvicinarsi a lui,
ma corsi ad impedirglielo “No, Rob, no…”. Eric ci
guardò un’ultima volta poi
proseguì per la sua strada…non voltandosi mai
indietro…lasciando così uno
spazio vuoto nella mia vita…avevo perso il migliore amico che si
potesse avere…>>
Mi ritrovai a
piangere al suo ricordo, era una cosa che probabilmente non avrei mai
superato…stavo riponendo quella foto al suo posto e mi sentii avvolgere da
caldi braccia; due mani affusolate e morbide si posarono sul mio viso e
asciugarono le mie lacrime, mi voltai e vidi il mio Rob, mi sorrideva…quale
miracolo mi aveva riservato Dio? Il più splendido in assoluto…un vocabolario
intero non sarebbe bastato per descriverlo con esattezza, non gli avrei reso
giustizia. Rob mi abbracciò senza fiatare, cullandomi dolcemente, mentre io
sfogavo il mio dolore, sentendomi amata, capita…completa…
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Capitolo 5 *** Notizie e gelosia ***
Notizie e gelosia
Salve a tutti,
eccomi qui! Tra una pausa studio e l’altro, sono
venuta a postare il successivo capitolo, mi spiace molto che non piaccia, so
bene che ora è statico, ma poi ci sarà da dannarsi parecchio, eh!!!
Midnightsummerdrems:
grazie
cara…beh si Eric ha commesso degli errori, ma anche Marghe, quindi la sua
reazione in parte è giustificabile. La ama ancora e certe cose non riesce
proprio ad accettarle…
Piccola
Ketty: ehehe beh allora mi sa che mi scriverai queste decine di righe XD, perché
sarà qualcosa di bello tosto da mandar giù…aspettati di tutto, ma ricorda
comunque che io sono per i lieto fine :D. Si, sono teneri, non hai idea di come
mi senta quando scrivo queste cose, come se le vivessi io in prima persona…ed è
bellissimo…
Ho terminato di sproloquiare e quindi vi lascio in
pace a leggere…commentate, ne sarei davvero felice, anche se negativo, va bene,
mi aiuta a crescere…
Facemmo
colazione in religioso silenzio, Rob rispettò il mio dolore, mi guardava
preoccupato, odiavo i miei sbalzi d’umore, probabilmente dovuti anche alla
gravidanza.
Appena finii di
bere il mio latte, Rob mi venne vicino, alzò il mio viso con la mano e mi fissò
dritto negli occhi “Come ti senti?” “Meglio, grazie…” sospirai “Scusami…”
mormori “Non c’è bisogno di scusarsi, non hai fatto niente” rispose dolce, poi
mi prese per mano aiutandomi ad alzarmi “E ora Signora Pattinson” mi fece fare
una giravolta su me stessa “Si prepari che dobbiamo andare dai suoceri” strizzò
l’occhio ed io sorrisi, aveva risollevato il mio umore. Quei giorni erano stati
tanto frenetici che avevo dimenticato di telefonare a mia madre, ancora non le
avevo comunicato la bella notizia. Così andai nella mia stanza, presi il
cellulare, lo guardai per dieci minuti poi digitai il numero “Mamma” dissi
deglutendo “Tesoro mio, finalmente ti fai sentire!” mi rispose con tono
preoccupato “Scusa, ho avuto un bel po’ da fare, poi con il ritorno di Rob non
ho capito più nulla” “E’ già di ritorno?” chiese curiosa “Si…starà una
settimana, voleva essermi vicino…in questo momento” mormorai “Bene…” si fermò
“In che senso <>? Cos’è successo?” come al
solito tutti pensavano in negativo “Tranquilla mamma, niente di preoccupante.
Aspetto un bambino” ed ecco anche il silenzio…odiavo questa pausa forzata che
si insinuava ogni qualvolta pronunciavo le parole <> “Oddio” singhiozzava “A mamma…ma è una cosa
bellissima. Sei andata dal ginecologo, hai fatto tutti gli accertamenti
necessari?” cominciò a farmi tremila domande a raffica “Calmati! Sono andata
ieri alla visita…è tutto apposto, sono incinta di un mese e mezzo. Ora ho
appuntamento tra due mesi” “Figlia mia, non sai che gioia mi stai dando e ora
che lo dirò a papà sarà pazzo di felicità. Dovresti riposarti e…” ed ecco che
iniziava con la predica, sospirai “Non ti ci mettere anche tu! Starò attenta,
ora mi aspetta una giornata dai suoceri per comunicare loro la notizia” “Va
bene, però riguardati figlia mia e salutami Claire e Richard”. Quando attaccai,
due braccia si avvinghiarono alla mia vita, facendomi sobbalzare “Amore mi hai
spaventato!” rise “Sciocchina chi ti pensavi che fosse? Hai parlato con tua
madre?” annuii “E’ felice per noi” mi voltai verso di lui senza sciogliermi
dalla sua presa e lo fissai “Chi non lo sarebbe? Ora preparati che andiamo dai
miei…sono impazienti, ho detto loro che avevamo urgenza di parlargli” sogghignò
“Ah Rob, sei il solito!” mi portai una mano tra i capelli, scuotendo il capo “Li
starai facendo preoccupare” ridemmo entrambi, poi d’un tratto mi fermai, rimasi
a guardarlo, come mio solito; poggiai le mie mani sul suo petto, mi alzai in
punta di piedi e lo baciai a fior di labbra…lui mi accolse ben volentieri e mi
strinse di più; piano le mie mani si incatenarono al suo collo e le sue sulla
mia schiena facevano su e giù. Ci staccammo e ci fissammo “Ti amo” sussurrò con
voce roca, gli sorrisi incantata “Anche io…” si percepiva chiaramente il
desiderio che avevamo l’uno dell’altro e infatti, dopo poco, ci ritrovammo sul
letto: lui mi accarezzò piano il viso, scendendo sul mio collo e provocandomi brividi di piacere, ciò lo fece
ridere. Io mi accigliai, ma non mi diede il tempo di ribattere perchè
ricominciò a baciarmi; baciò ogni parte del mio corpo e quando giunse sul mio
ventre si fermò, con un dito iniziò a creare dei cerci intorno al mio ombelico,
lo scrutai attenta, poi incrociai il suo dito al mio e insieme continuammo a
creare quelle geometrie perfette sulla mia pancia, fissando entrambi quel punto.
D’improvviso ci bloccammo, io mi sedetti, presi il suo viso tra le mani e lo
avvicinai al mio, deciso e voglioso mi ribaciò e con delicatezza si pose su di
me…questa volta il contatto tra i nostri corpi, fu più delicato e dolce del
solito…
Alla fine del
tutto, ancora una volta ci guardammo, sorrisi e lo fece anche lui, mi prese la
mano e insieme scegliemmo gli abiti da indossare e ci recammo a casa Pattinson.
“Claudiaaaaaa!!!”
Lizzy spalancò la porta con un mega sorriso “Ah ancora con questo nome?!?”
rispose imbarazzato Rob, mentre io ero piegata in due dalle risate “E tu non
ridere!” mi fulminò con lo sguardo, ma non riuscivo a fermarmi “Scusami, ma non
ce la faccio” dissi in preda alle risate, mi appoggiai alla spalla di Lizzy che,
come me, stava morendo dal ridere “Uff” Rob sbuffò e entrò senza aspettarci, lo
seguimmo a ruota nell’ingresso; nel frattempo, cercai di ricompormi, ma piangevo
dalle risate, adoravo troppo Lizzy. “Bau bau” ed ecco la piccola Patty: “Patty
amore, come stai?” Rob faceva effusioni col suo cane, quando mi vide venne a
scodinzolare vicino a me “Ehi Patty, cucciola” e l’accarezzai “Ma possibile che
il mio cane preferisca te a me?” domandò un Robert stranito “E che ci vuoi
fare? Comunque ti ricordo che all’inizio mi odiava” rise “Era gelosa, perché
stavo sempre con te” rispose sogghignando “Già, per fortuna ha capito che non
c’è n’è bisogno” dissi continuando ad accarezzare il cane; d’improvviso una
voce interruppe la nostra conversazione: “Robert caro, Marghe tesoro!” la mia
adorata suocera “Buongiorno Signora” risposi contenta “Finalmente siete
arrivati, ci stavamo preoccupando!” disse guardandoci con amore, io e Rob ci
fissammo, entrambi ricordavamo la piacevole causa del nostro ritardo “Mamma
abbiamo avuto un contrattempo” ammiccò Robert, io arrossi, abbassando il capo “Va
bene, l’importante è che ora siete qui. Accomodatevi sul divano, ora mio marito
ci raggiunge, siamo in ansia” disse fremendo. Ci sedemmo, poi guardai Rob e gli
bisbigliai all’orecchio: “Poverini, li hai fatti spaventare!” rise “Sei proprio
un monello” constatai, dandogli una piccola pacca sulla testa.
“Buongiorno
figlioli!” esclamò Richard entrano in salotto “Oh buongiorno Signor Pattinson”
risposi io “Allora cosa ci dovete dire?” incalzò preoccupata mia suocera,
guardai Rob che annuì ”Mamma, papà sedetevi!” obbedirono, ci raggiunse anche
Lizzy che rimase in piedi vicino al camino “Non so come dirvi questa cosa…è
difficile trovare le parole giuste…” “Ah Rob però non recitare!” disse Lizzy
interrompendolo, io risi “Devi sempre rovinare tutto!” disse Robert
accompagnando il tutto con un movimento teatrale delle mani “Ok la smetto”
riprese poi “Non è niente di preoccupante, ho voluto solo tenervi sulle spine”
rise e si passò la mano tra i capelli “Marghe…” e tutti mi guardarono,
arrossii, ma cercai di sorridere “…aspetta un bambino…” nuovamente
silenzio…tutti continuavano a fissarmi con occhi spalancati, perfino Rob, non
sapevo che fare, che dire, li guardai ad uno ad uno, temendo il peggio poi
d’improvviso un boato: “Ahhhhhh!” in tre secondi tutti mi furono addosso, chi
mi abbracciava di qua, chi mi abbracciava di là, non capii più nulla “Che
notizia strepitosa! Sono tanto felice. Diventerò nonna!” urlò felice Claire “Figliolo”
disse mio suocero abbracciando commosso Rob, Lizzy mi venne incontro e mi
strinse “Auguri Marghe” “Grazie”, anche Patty partecipò ai festeggiamenti,
scodinzolando allegramente.
La giornata
trascorse tranquillamente tra una risata e l’altra, il papà di Rob era identico
a lui, stessa simpatia e stesso modo di fare, era il mio mito, mi prendeva
sempre in giro ed io mi facevo un mucchio di risate. Amavo stare in compagnia
di quella famiglia, mi facevano sentire a casa…grazie a loro dimenticai i
pensieri negativi della mattinata.
“Amore,
adoro i
tuoi genitori!” dissi a Rob una volta seduti in macchina
“Modestamente sono
loro figlio” rispose dandosi delle aree, io gli diedi una pacca
sulla spalla “E
che centra, ho detto che adoro loro!” mi guardò spaesato,
risi “Scemolotto!
Adoro anche te, ma in modo diverso…io ti amo…” la
sua bocca si piegò
immediatamente in un sorriso che mi spezzò il fiato “Ah
ora andiamo meglio”
sogghignò divertito, mettendo in moto l’auto. Durante il
tragitto, Rob riprese
l’argomento <> ”Marghe…ti
manca?” domandò, ma non capii a
cosa si riferisse “Chi?” chiesi “Eric” disse
secco, io rabbrividii, guardai
fuori dal finestrino e chiusi gli occhi “Si…era il mio
migliore amico…era…”
piano voltai lo sguardo verso Rob, per vedere la sua espressione: era
triste e
questo mi fece sentire tremendamente in colpa “Rob…”
mi guardò “Non capire
male: mi manca il mio vecchio gruppo di amici, quando li vedo e noto
che lui
non c’è, beh…mi sento come se avessi un pezzo in
meno, non so se mi spiego”
sospirai frustrata “Non hai mai pensato di telefonarlo?”
sobbalzai “E come
potrei? Cosa gli direi? No, no Rob…” dissi, muovendo il
capo in senso di diniego
“Perché no?” “Perché sarebbe inutile,
lui non mi vuole più sentire…” rimanemmo
in silenzio fino a quando non rientrammo a casa.
Una volta aperta
la porta, feci una corsa in bagno, avevo la nausea, possibile che mi sentissi
già così dopo solo un mese e mezzo di gravidanza? Quando tornai in salotto, Rob
aveva acceso la tv e la stava guardando, mi accoccolai vicino a lui, il quale
aprì le braccia: immediatamente mi sentii pervadere dal calore del suo corpo
“Come va con lo stomaco?” domandò accarezzandomi i capelli “Meglio…ho già
cominciato con le nausee uff.” sbuffai, facendolo ridere, poi allegro mi
scompigliò i capelli con la mano “Comunque ritornando al discorso di prima,
volevo scusarmi. Non dovrei parlare di lui davanti a te” mormorai guardando
verso la tv, lui però non rispose, così alzai la testa per osservarlo, aveva
chiuso gli occhi, allora mi avvicinai al suo volto e lo fissai “Rob…” lo
chiamai, lui inspirò e riaprì le sue palpebre, gli accarezzai la guancia, lui
poggiò la sua mano sulla mia “Non voglio perderti” sussurrò lieve, non me
l’aveva mai detto, rimasi sbalordita “Ma tu non mi perderai mai! Come ti
vengono in mente certe cose?” chiesi confusa “Lo so…mi sento un bambino viziato
dalla tua presenza e so che, oramai, non ne potrei più fare a meno” brontolò
“In primis, ti ricordo che siamo sposati e quindi ho deciso di condividere la
mia vita con te, punto secondo se è per Eric, ti ripeto che mi manca come
amico, ti ricordo che mi è stato molto vicino e non posso dimenticarlo! Gli
voglio bene e vorrei condividere anche con lui la mia felicità…la gioia di
questo nostro bambino…fraintendi sempre” irritata, mi alzai e me ne andai in
stanza sul letto, Rob mi raggiunse subito dopo “Sono il solito stupido” disse
avvicinandosi, portandosi la mano tra i capelli “Ma capiscimi! Eric urta il mio
sistema nervoso” ammise imbarazzato “Gelosone” dissi correndogli incontro “E
comunque darebbe fastidio anche a me. Basta chiudiamo qui l’argomento e
godiamoci questi giorni insieme. Voglio ricordarmeli bene, visto che poi non ti
vedrò per altri 3 mesi” dissi “Hai ragione” mi baciò la fronte “Che ne dici di
cominciare da questo?” disse mordicchiando le mie labbra “Mmm” mugugnai “Direi
che è perfetto” mi prese tra le sue braccia e baciandomi mi condusse verso il nostro paradiso.
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Capitolo 6 *** Come what may ***
Come what may
Salve a tutti,
scusate
se la settimana scorsa non ho postato, ma non ero a casa mia, ma dalla
mia amica a Roma. Siamo andate a vedere "New Moon" e sono rimasta molto
contenta, non pe ril film in sé, ma nel constatare quanto Robert
sia migliorato tantissimo. Il pezzo in cui recita la parte di "Romeo e
Giulietta" è stata assurda, io me la son vista anche in lingua
originale e la voce di Robert è impagabile. E l'addio? Io ho
pianto tantissimo u.u...poi in Italia...la rabbia di non esserci potuta
essere...che cosa brutta mamma mia...
Ma
torniamo a noi...oggi vi posto anche un pò del punto di vista di
Robert per farmi perdonare...vediamo un pò cosa ci dice il
nostro caro maritino :D
Doddola: tu devi sempre farmi commuovere, vero? Io sono senza parole,
sai? Mi piace troppo il fatto che qualcuno si immedesimi in quello che scrivo e
poi parla con Robertino, magari lo convinci tu che Marghe farebbe di tutto pur
di stare con lui…eh…ma le cose sono appena all’inizio…vedrete…
Mi manchi
tantissimo anche tu…non vedo l’ora di risentirti…spero tu stia bene…Ti voglio
bene…
Piccola Ketty: ehehheeheh grande Ketty! Mi hai fatto morir
dal ridere…oddio spero che il figlio o la figlia non ereditino questo
particolare dai genitori, altrimenti la vedo dura per quei due XD.
Ti ringrazio per
le belle parole, ma non a tutti piacciono le stesse cose, ma non mi abbatto, io
continuo a scrivere perché mi piace, soprattutto quando si tratta di Robert. Amo
immergermi in storie che lo riguardano, è come se vi fossi io lì con lui…bacio
Mi
son dimenticata
di linkarvi le canzone…comunque se vi va di ascoltarle, la prima
si chiama “Come what
may”, è del Moulin Rouge, mentre la seconda è
"Ballando al buio" degli Stadio. Ci sono particolarmente
legata…ora però vado, vi lascio al capitolo…
Quei giorni
volarono, ogni istante l’avevamo vissuto fino infondo riservandoci tutte le
tenerezza e l’amore di cui eravamo dotati, senza mai risparmiarci. Il tempo
inesorabile, richiamava la nostra attenzione, noi come dei ciechi non volevamo
vedere, troppo presi dalla pazza voglia di stare insieme e di non negarci l’uno
all’altra, purtroppo però troppo presto, dovemmo risvegliarci dal nostro sogno
e rivivere l’incubo che la vita ci stava per riservare. Scegliendoci sapevamo
cosa ci sarebbe successo ogni qualvolta che Rob avrebbe avuto una proposta
lavorativa, ma il timore di perderlo che regnava dentro di me ogni volta che
partiva, oscurava tutte le promesse che mi ero fatta.
E così anche
questa volta, volli accompagnarlo all’aeroporto, non ce la facevo a restare a
casa…
“Amore…” soffiò
tra i miei capelli “Si?” dissi trattenendo le lacrime “Riguardati, non voglio
che ti affatichi molto. Ho parlato con mia madre e mia sorella e per qualsiasi
cosa puoi contare su di loro” disse accarezzandomi una guancia “Gra-grazie…”
mormorai “Non fare così, ti prego!” “Scusa” e mi asciugai le lacrime, poi lo
guardai rispecchiandomi nei suoi meravigliosi occhi color cielo e vidi quello
che ormai eravamo: una sola persona…
“Never knew I could feel like this
Like I've never seen the sky before
I want to vanish inside your kiss
Every day I'm loving you more and more
Listen to my heart, can you hear it sings
Telling me to give you everything
Seasons may change, winter to spring
But I love you until the end of time”
Dopo
aver fatto
il check-in, ritornò da me per un ultimo saluto prima
dell’imbarco…”Ora devo
davvero andare…” mi sfiorò la guancia mentre
pronunciava quelle tristi parole
“Ok…vai…prima che cambi idea e che ti costringa a
stare qua!” “Non chiedo di meglio”
e mi sorrise “Non provocarmi, sai che lo farei…”
rise “Io provoco te? Caso mai
è il contrario!” rise ancora, più lo faceva e
più montava in me il desiderio di
costringerlo a rimanere con me…”Vai
Rob…vai…” mormorai ricominciando a
piangere…”Torno presto…tranquilla…”
“Lo so…ti aspetteremo” sorrisi “Ti
Amo…” “I
love you…for ever” prima di voltarsi, mi prese tra le sue
braccia, alzandomi
leggermente da terra e avvolgendomi con un bacio delicato e passionale.
“Come what may
Come what may
I will love you until my dying day”
Andò via, voltandosi
ad ogni passo, impedendo ai miei occhi, appannati dalle lacrime, di abituarsi
alla sua assenza…fu orribile, vederlo poi d’improvviso, scomparire…ebbi la
sensazione che mi mancasse l’aria, respiravo malapena e con affanno…mi
incamminai verso la grande vetrata e focalizzai i miei occhi sull’aereo, aspettai
che decollasse, poi mi diressi all’auto e come un automa, misi in moto e
partii…
”Suddenly the world seems such a perfect place
Suddenly it moves with such a perfect grace
Suddenly my life doesn't seem such a waste
It all revolves around you
And there's no mountain too high
No river too wide
Sing out this song I'll be there by your side
Storm clouds may gather
And stars may collide
But I love you until the end of time”
Era incredibile
quanto mi sentissi persa e vuota senza di lui, incredibile come Rob avesse
cambiato la mia esistenza, quanto tutto ciò che mi circondava fosse diverso
visto accanto a lui, mai la mia vita aveva avuto così senso…
”Come what may
Come what may
I will love you until my dying day
Oh, come what may, come what may
I will love you, I will love you
Suddenly the world seems such a perfect place
Come what may
Come what may
I will love you until my dying day “
Mi fermai nel
garage e sostai ancora per un po’ in auto, stesi lo schienale e mi misi in
ascolto della musica…quella mattina per la fretta avevo preso un cd a casaccio,
chi l’avrebbe detto che avrei beccato una canzone perfetta come quella che
stavo sentendo: “Come what may” tratta dal film “Moulin Rouge”. Costrinsi Rob a
vederselo tempo addietro, che ridere: io piangevo come una stupida e lui mi
consolava, non sapendo che dire. Poi la canzone…in quel momento contribuì alle
mie lacrime…
Ma infondo
perché piangevo? Mica era partito per non tornare? Dovevo stare
tranquilla…l’avrei rivisto presto, niente ormai poteva separarci o
ostacolarci…ora aveva un motivo in più per tornare da me, mi accarezzai il
ventre sorridendo. Con una forza in più, spensi la radio, scesi dall’auto e mi
diressi a lavoro…qualsiasi cose fosse
accaduta, io l’avrei amato per sempre…
Robert
Quel giorno il
sole brillava alto nel cielo americano, nonostante spirasse un vento freddo che
tagliava la faccia. Fissavo le nuvole bianche che leggere e veloci
attraversavano quel cielo e pensavo a lei…a mia moglie…
Quel giorno festeggiavamo
un anno: il nostro primo anno da sposati, che cosa buffa… pronunciare quelle parole mi suonava ancora
strano…
Un caldo raggio
di sole mi sfiorò il viso, risvegliandomi dal torpore in cui mi ero accoccolato…mi
sentivo stanco, le riprese del nuovo film, procedevano senza sosta e mi
impegnavano tutto il giorno. Questa volta avevo avuto un ruolo diverso dal
solito: interpretavo un sergente che guidava una truppa americana nella guerra
del Vietnam, degli anni sessanta. Paesaggi distrutti, morte e dolore
circondavano il set…provai orrore per tutto quello che quelle persone avevano
ingiustamente patito e mi toccava proprio interpretare il ruolo di colui che
ordinava di sparare su persone innocenti…fu difficile lavorarci su, ma ero un
professionista ormai, e volevo e dovevo impegnarmi, ci tenevo a fare bella
figura.
Ma la mia mente
vagava troppo quel giorno…”Chissà che fa
la mia Marghe…” pensai tra me e me. Percorsi più volte la stanza nella
quale alloggiavo, non dandomi pace, per la lontananza da mia moglie, proprio in
quel giorno. Se avessi avuto la possibilità, sarei volato col primo aereo
diretto a Londra e sarei corso ad abbracciarla per festeggiare insieme il
nostro primo anniversario. E invece ero bloccato qua…quando avevo chiesto a
Carl un giorno libero, mi aveva quasi aggredito <<”Non se ne parla proprio, Robert! Quel giorno verrà sul set anche un
importante regista, interessato a te, quindi non puoi proprio mancare!” “Ma
Carl…” mormorai “Niente ma…non esistono obbiezioni, pensa alla tua carriera!
Guarda quanti cambiamenti in pochi anni, sei diventato una star, ammirato e
ricercato da tutti!” sbuffai “Ti
ringrazio per questo, Carl. Ma mi conosci e sai che della fama mi frega ben
poco, io voglio solo recitare, il resto può andare a farsi friggere. Avrò anche
il diritto a vivere una vita privata e a festeggiare con mia moglie!” ero
profondamente irritato, ma la reazione del mio manager non tardò ad arrivare
“Signorino, non accetto questo tuo comportamento! Festeggerai un altro giorno,
ora non è possibile e non esigo ulteriori obbiezioni” disse autoritario, io sbattei
la porta e me ne andai>> l’irritazione era rimasta, ma non potevo fare granché…non
mi era mai capitato di sentirmi così voglioso di tornare a casa, solitamente
amavo girare film, stare sul set isolandomi da tutti per studiare a fondo la
mia parte…ma Marghe aveva davvero scombussolato tutto il mio equilibrio,
modificando a suo piacimento le mie giornate e donandomi tutta se stessa, senza
mai chiedere nulla in cambio…rispettava ogni mia decisione e mi aggrediva
quando dicevo che non volevo partire, ci teneva quasi quanto me, alla mia
carriera, voleva che facessi quello che più amavo: recitare <<“Amore, io faccio un lavoro che mi soddisfa
e se mi impedissi di farlo, mi sentirei priva di una parte di me stessa, quindi
presumo che valga lo stesso per te. I sogni vanno portati avanti…guarda me:
sognavo te…e ora sei mio marito!” mi sorrise, ammiccò e mi schioccò un bacio
sulla guancia…sapeva sempre sorprendermi…ogni volta così diversa,
così…perfetta…>>
Sorrisi poi,
quando ripensai alla nostra prima notte di nozze…
<<Avevo
preparato tutto, ma salii ugualmente
in camera per dare un’ultima controllata “Allora le rose
sono al loro posto, lo
champagne è nel frigo e la musica c’è. Direi che
è tutto apposto, ma allora
perché mi sento così agitato” mormorai tra me e me,
poi scesi nella hall e
trovai Marghe che, nervosa quanto me, mi aspettava seduta su una
poltroncina…batteva il piede a terra e si rigirava il vestito
tra le mani,
guardando un punto non preciso del pavimento, quando alzò lo
sguardo e mi vide,
si illuminò e arrossì. Le sorrisi anche io…era
giunto il momento…mi avvicinai
piano “Amore ora possiamo andare in camera”
“Bene…” rispose imbarazzata, le
presi la mano e ridendo la trascinai via…camminò per
tutto il tempo a testa
bassa e quando fu dinanzi alla porta, s’immobilizzò, le
accarezzai il volto e
le sorrisi “Rob…” “Si?” mi sfiorò
il braccio “Ho paura…” la guardai curioso “Di
cosa?” “E se stasera per la tensione non
dovessi…” abbassò di nuovo la testa,
con le dita la indirizzai verso di me, non riusciva a guardarmi
“Chi dovrebbe
preoccuparsi sono io e non tu! E poi non
m’importa…l’importante è che ora
ufficialmente sei mia” sobbalzò e annuì.
“Pensi all'amore
pensando a me
ti batte il cuore
dimmi perchè
le paure che hai
i sogni incerti
non confonderti mai
saran tuoi sempre “
Aprii la
porta e la feci accomodare, accesi la luce e i suoi occhi luccicanti
traboccarono vedendo tutti i petali di rose sparsi per la stanza, le candele e
la musica…una canzone italiana che lei amava molto, l’ascoltava spesso…
“senti l'amore
stringiti a me
ti batte il cuore
dimmi il perchè
questo tempo per noi
è poco e prezioso
passerà prima o poi
e non tornerà”
”Rob, ma…” mi avvicinai, le presi le mani e le
baciai, tenendo fermo gli occhi su di lei, tremava…piano feci scivolare le mie
mani dietro la sua schiena, procurandole un brivido di piacere, seguito dal suo
rossore in viso e da una mia risatina…
“se ti stringo
un pò di più
ballando al buio in silenzio
il tempo, il tempo sorriderà
ballando al buio, in silenzio... in silenzio”
La strinsi a me ed iniziammo a danzare, guardandoci
negli occhi…”Grazie…” “Per cosa?” “Per essere entrato nella mia vita e per aver
scelto di rimanerci per sempre…” disse singhiozzando “Grazie a te per avermi
riaccolto nella tua vita…” sorrisi, lei si rabbuiò “Se non lo avessi fatto, ora
la mia vita non avrebbe le mille sfaccettare e colori che tu le hai donato”…era
speciale…ed io…l’amavo…
“ti bacio piano
piccola mia
bacio il respiro
che porta via
le paure che hai
i sogni incerti
non li scorderò mai
saran per sempre”
Nello stesso istante, ci fermammo, un ultimo
sguardo, poi lei si alzò sulle punte e si avvicinò al mio viso…io mi abbassai
di poco e la baciai…un bacio a fior di labbra che fece rabbrividire entrambi…
”se ti stringo un pò di più
ballando al buio in silenzio
il tempo, il tempo sorriderà
ballando al buio
in silenzio, in silenzio...”
Lasciammo che la musica guidasse i nostri
movimenti…per quella notte tutto sarebbe stato scandito dal ritmo dei nostri
cuori accompagnati da una dolce melodia che avrebbe fatto da sottofondo
all’attimo più perfetto e prezioso: l’unione delle nostre anime…>>
Scosso da quel
ricordo, mi alzai dal letto e mi diressi sul set...fu una giornata di intenso lavoro,
concentrami sulla recitazione fu difficile, non riuscivo a tenere i pensieri fermi
neanche per cinque minuti; le scene furono ripetute più e più volte, fin quando
il regista decise di far prendere una pausa a tutti. Mi sentivo uno straccio,
per colpa mia le cose non stavano venendo bene, fortunatamente nessuno me lo
faceva pesare, se non il mio severissimo Super-Io. Era pomeriggio inoltrato
ormai e decisi che l'unico modo per riprendere possesso di me stesso, era
telefonare a Marghe, così afferrai il cellulare e composi il numero,
scalpitante attesi che rispondesse, fui presto accontentato... “Pronto?” fui
invaso dal calore della sua voce e i miei sensi sembrarono ricominciare a
vibrare “Amore…auguri per il nostro primo anno da sposati” risi, che buffo che
era sentirmi pronunciare quelle parole, per un attimo lei sembrò essere
incredula quanto me ”Grazie Signor Pattinson” rise, risvegliandomi dal torpore
“Auguri anche a Lei. Allora come procedono le riprese?” domandò curiosa “Siamo
di buon umore stamane, eh? Ti faccio un buon effetto. Comunque le riprese
stanno andando molto bene, sto lavorando molto sul mio ruolo, speriamo che il
regista sia soddisfatto” era bello sentirla sempre felice quando parlava con me
“Come potrebbe non esserlo, tu sei eccezionale! Ma non abituiamoci a tutti
questi complimenti, sono solo per oggi…” risi della sua ironia...poi d’un
tratto si fermò, sembrava incerta, timorosa ”Ehi Piccola, cos’hai? È successo
qualcosa?” domandai preoccupato, ero certo che se l'avessi avuta davanti avrei
perfettamente capito che aveva qualcosa che non andava, le si leggeva in faccia
quando tentava di nascondere la verità “No, no…niente di grave…anzi…” anzi? Beh
se era una bella notizia, perchè tentennava nel dirmela? Le donne non le avrei
mai capite! “E però parla, non so ancora interpretare i silenzi…guarda che fare
Edward non mi ha certo aiutato a sviluppare una dote sovrannaturale, sai?”
tentai di sdrammatizzare, come mio solito “Scemo, lo so…solo che non trovo le
parole giuste per dirti questa cosa…” mormorò sconsolata “Ohi devo venire lì?”
ora ero realmente preoccupato “Sarebbe magnifico, ma lo sai che non ti
chiederei mai di abbandonare il set” “Si, conosco la tua testardaggine…guarda
dove ti ha portato…” ridacchiai “Ma la smetti di dire stupidaggini? Sono
maggiorenne e vaccinata, so quello che faccio. Ok, basta con i
convenevoli…tieniti forte…Rob…io…aspetto un bambino…” mi bloccai...mi sentivo
come se fossi improvvisamente diventato di pietra, fossilizzata in quella
posizione da centinaia di anni, avevo gli occhi fissi davanti a me, senza in
realtà vedere niente...non me lo sarei mai aspettato...un figlio io? Era la
cosa più strana che mi stava capitando, mi prese il panico...cosa avrei fatto
ora? Inspirai lentamente chiudendo gli occhi, quando li riaprii capii che non
dovevo temere nulla, avevo affianco la persona che amavo ed ero felice: la mia
donna mi avrebbe dato un figlio MIO, cavolo MIO! Ma...ero lontano,
cavolo...lontano da lei, da “lui”...prima che però potessi parlare, sentii
Marghe singhiozzare ”Rob? Tutto bene?” chiese cercando di modulare la voce
“No…” risposi di getto “Che significa no…” l'avevo spaventata, ma non riuscivo
a controllare le parole “Che non va affatto bene” mormorai passandomi una mano
tra i capelli ”Ah…” quando capii che si era fatto l'idea sbagliata, intervenni
“Marghe…ma che hai capito? Non va bene, perchè in un giorno così importante,
con una notizia così strepitosa, io non sono là vicino a te. Io diventerò
padre, ma ci pensi…io? Robert Pattinson padre…assurdo!” dissi sorpreso delle
mie stesse parole e del fatto che io volevo quel figlio, lo desideravo più di
quanto desiderassi qualsiasi altra cosa “Ma allora sei felice?” chiese Marghe
timorosa. “Che domande mi fai amore?”
pensai “Felice?” risposi “Di
più…sono euforico…Marghe, ti ho mai detto quanto ti amo?” quasi urlai
“Sempre…ma se lo ripeti, ne sarò felice” sogghignò lei “Da morire!” “Ehi Rob tocca a te, vieni!” maledetto regista,
interveniva sempre nei momenti meno opportuni “Devi andare?” la sua voce era un
soffio “Si, mi spiace. Riposati, non permetterti di uscire, se hai bisogno di
qualcosa chiama Simona o mia sorella Lizzy, saranno felici di aiutarti. Non
strafare come al tuo solito” ero lontano, ma volevo tenere la situazione sotto
controllo, per quanto mi fosse possibile “Hai finito con le raccomandazioni?” borbottò
infastidita “Non scherzare, un figlio è una cosa seria, sai?” le feci notare “Detto
da te, sembra una barzelletta” rise di gusto “Ehi signorina, guarda che vengo
lì eh?” “Ti aspetto…” disse con voce invitante, tanto da farmi
rabbrividire...avrei preso il primo aereo e sarei andato da lei...“Ci sentiamo
stasera. Ti Amo…” più di quanto immagini “Anche io…”. Felice come non mai, mi
diressi sul set, questa volta non commisi errori, tutti furono soddisfatti, io
per prima “Complimenti Robert, mi è piaciuto molto come hai interpretato questo
spezzone, hai messo la giusta carica emotiva, prima eri distratto, vedo che la
pausa ti ha fatto bene” sorrisi, la pausa era stata un vero toccasana per me,
ora però dovevo assolutamente tornare da Marghe, volevo stargli vicino, anche
se solo per poco.
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Capitolo 7 *** I'll be lover too ***
I'll be lover too
Buon giorno carissimi amici di Efp,
buon fine settimana…
Cosa mi raccontate? Siamo giunti a dicembre…sembra
ieri che era maggio…il tempo vola in modo incredibilmente veloce e tra breve
sarà Natale, adoro questa festività, non per i regali, ma per l’aria che si
respira. Non vedo l’ora di ritornare a casa mia e godermi questa meravigliosa
festa in famiglia con le persone che amo. Non ci posso pensare!!! È già passato
un mese da quando sono venuta nel collegio universitario qui a Macerata…mamma
mia, mi sembra ieri che stavo facendo il servizio civile.
mmm…mi sto perdendo in chiacchiere e non va bene…passo
ai ringraziamenti che è meglio per tutti, figuriamoci se voglio annoiarvi
ancora di più di quello che già faccio con le mie storie :D
Piccola
Ketty: la lontananza è sicuramente un ostacolo difficile da affrontare per una
coppia, se ci mettiamo poi che Marghe è incinta, si può ben capire che le cose
divengono un pochino più complicate. Dai ora che leggerai vedrai che ti ho
quasi accontentata, senza neanche saperlo hai anticipato una cosuccia :P. Spero
che anche questo capitolo ti piaccia.
Si, Jenny mi sta dando una mano con i punti di
vista di Robert, ma questi qui sono già stati scritti, lei sta elaborando
quelli più in avanti, dove la situazione è ben diversa e complessa…poi vedrai :).
Bacio e grazie perché mi segui…ne sono felice ^^
Non avendo a disposizione internet in stanza, non
posso mettervi ora il link della canzone, ma come la scorsa volta posso
indicarvi il titolo e la potete cercare “I'll
be your lover too”
cantata dal nostro Robertino :D. Qui dico che l’ha scritta lui, in realtà e di
Van Morrison, ma io questo l’ho scoperto solo successivamente u.u.
Bacio a tutti e buona lettura :).
Ps: proseguiamo col punto di vista di Robert...
Finite
le
riprese per quel giorno, mi diressi con alcuni colleghi al bar per bere
qualcosa insieme. Mentre chiacchieravamo tranquilli, il mio sguardo si
soffermò
su una coppia di sposati che giocherellava con il loro bambino, vederli
così
felici, suscitò in me uno strano senso di invidia, e se Marghe
avesse voluto
una persona più presente? Se col tempo si fosse scocciata di
aspettarmi sempre?
Presi il cellulare e chiamai l’unica persona che in quel momento
poteva
aiutarmi “Simona?” “Rob?” rispose incerta
“Si…” “Ehi, ciao, come stai?
Augurissimi!!!” disse tutta allegra e pimpante
“Bene…” “Mmm dal tuo tono non
direi proprio” “In effetti…sono
preoccupato…non mi va di lasciare troppo sola
mia moglie” rise, io alzai un sopracciglio incredulo
“Scusa, scusa, ma sentirti
pronunciare quella parole, è alquanto buffo” rise ancora
“Comunque non preoccuparti,
ci siamo noi con lei, tu pensa a finire presto le riprese, così
tornerai da
lei. Le manchi, questo è certo, ma sai benissimo che Marghe non
potrebbe vivere
senza di te, quindi accetta tutto quello che ti riguarda, senza
lamentarsi.
Domani noi andremo con lei per la prima radiografia” mi sentii
crollare il
mondo addosso…quello doveva essere il mio
momento…”Ah…lo ha chiesto a voi?” ero
un po’ infastidito “Rob non prendertela a male. Come faceva
a dirlo a te che
sei lontano?” aveva ragione Simona “Si, è vero.
Scusa…è che…” sbuffai “Rob…ma
non riesci proprio a fare una scappatina da queste parti?”
“Vorrei…ma Carl
rompe” “E tu insisti! Minaccia di non voler più
recitare e vedi come si
convince! Dai provaci, le faresti una sorpresa se riuscissi a venire
domani per
la visita” “A che ora è?” “Alle
18:00” ci pensai un po’ su, poi decisi
“Simo…ci
sarò!” “Bravo, così ti voglio. A domani
allora” “Ovviamente, Marghe non deve
sapere nulla” ammiccai “Tranquillo, sarò muta come
un pesce” le avremmo fatto
l’ennesima sorpresa.
Uscii dal bar e
mi diressi verso l’albergo in cerca di Carl; lo trovai che parlava comodamente
seduto nella hall, col regista “Carl, debbo parlarti!” notò il mio sguardo
deciso e capì subito “Robert se è per quello di cui abbiamo già discusso
stamane, ti ripeto che la mia risposta è no!” “Io vado, volente o nolente!”
intervenne il regista “Mi scusi Signor Pattinson, qual è il problema?” “No, lo
lasci stare…” ma non feci finire la frase al mio manager che proferii parola
“Vede, mia moglie ha scoperto da poco di essere incinta e domani ha la prima
ecografia ed io devo esserci, non posso abbandonarla. La mia carriera è
importante, ma non voglio dover rinunciare ai momenti più belli che un uomo può
vivere” dissi quelle parole tutte d’un fiato, senza controllare minimamente le
mie emozioni, era chiaro quanto fossi disposto a rischiare per lei…il regista
mi guardò, si passo una mano sotto il mento e si poggiò allo schienale della
poltrona, poi rivolgendosi a Carl disse “Non vedo dove sia il problema?” Carl sobbalzò incredulo “Ma le riprese?” “Oh Signor Rich, mi
meraviglio di Lei! Ha famiglia anche Lei o sbaglio?” Carl annuì “Beh e allora
cosa penserebbe se Robert le impedisse di raggiungere sua moglie nel momento
del bisogno?” il mio manager abbassò lo sguardo palesemente in imbarazzo “Ecco…vede
che è d’accordo con me?” poi si rivolse a me “Signor Pattinson, faccia la
valigia. Le lascio una settimana libera, riprenderemo le scene in cui Lei non è
presente” ero entusiasta, sorrisi a più non posso e mi diressi verso la mia
stanza. Iniziai a mettere i panni in valigia velocemente, telefonai
all’aeroporto e prenotai il primo aereo per Londra, avevo solo due ore di
tempo. D’improvviso mi ricordai che si era fatta ora di telefonare a Marghe,
afferrai violentemente il telefono e composi il numero “Amore!” ecco il mio
miele…”Saziami amore, saziami” pensai
“Ehi Piccola, come va?” “Bene, sono a letto. Oggi i
nostri amici sono stati
qua, ti salutano” “Vi siete divertiti?” “Si,
moltissimo. Ricordare i vecchi
tempi è sempre piacevole” ero quasi geloso che loro
potevano essere stati con
lei proprio in quel giorno “Sono contento…beh…hai
annunciato loro dell’arrivo
di nostro figlio?” “O figlia!” precisò lei
“Si comunque…” continuò “Beh certo,
era per generalizzare…e che hanno detto?” “A parte
il dubbio di Tom che tu sia
riuscito a…beh hai capito, no?” domandò imbarazzata
“Quel Tom che ci tiene, non
cambia mai” ridemmo “Infatti. Comunque sono stati contenti,
abbiamo anche
brindato con lo spumante” “Ah mi fa piacere che in mia
assenza fate i festini e
vi ubriacate. Signorina, anzi Signora, lei non dovrebbe bere, lo
sa?” la
ammonii ironico “Ma un goccetto non può
farmi male…e poi Rob parli proprio tu che bevi solo birra e coca cola?” colpito
e affondato “Si, ma io non sono gravido” rise a più non posso, che si stesse
immaginando me col pancione? Effettivamente ero buffo ”Che ridi?” “No, nulla.
Rob…” “Si?” “Domani ho la prima ecografia…” “Eh
amore, lo so” “Ah…” finsi di essere
sorpreso “Ho chiesto a Simona e Steph di accompagnarmi” “A che ora vai?” “Ho la
visita prenotata per le 18:00, subito dopo il lavoro” “Ok, mi raccomando, sta
attenta…mi spiace non esserci” che attore! “Verrai con me alla prossima…” “Ma
questa è la prima ed è la più importante” era vero, io non potevo mancare…dovevo
esserci e ci sarei stato! “Ah Rob, non fare così ti prego, è già difficile, poi
ti ci metti anche tu! Presto sarai di nuovo qui con…noi”
la mia dolce e tenera Marghe…eccola la donna che amavo e che
avevo sposato…avevo dimenticato quanto potesse essere
emozionante sentirle
pronunciare quelle parole…“Noi…” ripetei con
più enfasi “Si…noi…” e niente e
nessuno ci avrebbe mai separati…mai…neanche il mio
lavoro. Chiusi la
conversazione e mi diressi da Carl che mi aspettava in macchina,
all’ingresso
dell’hotel “Andiamo!” annuì e salii
nell’auto che mi stava riportando dalla mia
unica ragione di vita…
Feci velocemente
il chek-in e mi imbarcai sull’aereo…per tutto il tempo non feci altro che
scrivere, mettendo a tutto volume, la canzone che anni addietro avevo scritto,
dopo essermi innamorato per la prima volta “I’ll be your lover too”…
“I'll be your man
I'll understand
And do my best
To take good care of you
Yes I will”
In realtà era da
sempre, destinata a Marghe… era lei l’unica per cui avrei fatto di tutto, di
cui mi sarei preso cura, senza mai farle mancare nulla…soprattutto il mio
amore…
“You'll be my queen
I'll be your king
And I'll be your lover too
Yes I will”
Lei era la mia regina ed io il suo re, il suo amante…suo per sempre…il mio cuore le
apparteneva e questa certezza mi faceva andare in fibrillazione, non avevo mai
sentito il mio corpo rispondere in maniera così evidente ai miei sentimenti…si,
Marghe era davvero speciale…
“Derry down green
Color of my dream
A dream that's daily coming true
I'll tell you
When day is through
I will come to you
And tell you of your many charms
And you'll look at me
With eyes that see
And melt into each other's arms”
Osservavo la nostra foto, quella che portavo sempre con me quando ero
costretto a stare lontano, e mi vedevo riflesso nei suoi meravigliosi occhi
nocciola…leggevo tutto l’amore che si possa provare per qualcuno nella vita…le
nostre braccia avvinghiate l’une alle altre, i nostri sguardi incrociati persi
nelle profondità reciproche dei nostri occhi, i nostri cuori così vicini da
fondersi in uno solo…era davvero strano rivedere tutto questo in una
semplicissima foto…ma evidentemente l’amore riusciva a farmi arrivare oltre,
dove gli altri non potevano giungere…si dice che l’amore è cieco, ma non era
così per me: i miei occhi vedevano meglio da quando c’era lei nella mia
vita…vedevamo ognuno attraverso gli occhi dell’altro e la vita ci sembrava
migliore di com’era…
“And so I come to be the one
Who's always standing next to you
Reach out for me
So I can be the one
Who's always reaching out for you
Yes I will, yes I will “
“Amore sto tornando da te…non vedo l’ora di poter rivedere il tuo viso
tingersi di rosso per l’emozione e i tuoi occhi riempirsi di lacrime per gioia…ho
voglia di abbracciarti, baciarti, stringerti forte a me per farti capire che ti
amo al di là del mondo, dell’universo…Ti
amo perché sono destinato a farlo…”
“You'll be my queen
I'll be your king
And I'll be your lover too”
“Non ti ho scelta…mi sei stata catapultata davanti dal destino e sei
entrata prepotentemente nella mia vita prima e nel mio cuore poi…ti sei fatta
spazio piano, piano, senza fare troppo rumore…come un cucciolo hai saputo
intenerirmi e giorno dopo giorno ti ho conosciuta e non ho potuto fare a meno di
innamorarmi di te…quando mi sono reso conto che mi stavo lasciando troppo
andare, era ormai troppo tardi: avevi già fatto il tuo incantesimo e col tuo
sorriso, la tua voce, il tuo muoverti, la tua timidezza, avevi già incatenato
il mio cuore al tuo…ricordo bene il nostro primo bacio…le vibrazioni che mi ha
provocato, mi hanno confermato quanto ormai fosse tardi per me, ho dovuto
redimermi di fronte ai miei sentimenti…ma è stata la cosa più giusta che io
abbia mai fatto…Marghe, sono innamorato di te, ogni giorno sempre di più…e
questo figlio tutto nostro è il dono più grande che tu potessi farmi…I love you…for ever…”
Atterrai a Londra alle cinque del pomeriggio, ero in tremendo ritardo,
presi in fretta un taxi e corsi a casa, sapevo che non avrei trovato Marghe…
Giunto dinanzi alla porta, mi fermai, chiusi gli occhi e inspirai…quando
entrai, tutta l’aria era intrisa del suo delicato profumo e mi sentii veramente
a casa…non era cambiato assolutamente
niente, tutto era in ordine...posai la valigia nella nostra camera e mentre
andavo via, mi voltai verso il salotto e un libro enorme attirò la mia
attenzione; non avrei dovuto perdere altro tempo, ma qualcosa mi spingeva verso
quell’oggetto…lo presi tra le mani e lo aprii…quel che vidi fu talmente potente
da farmi balzare il cuore contro la cassa toracica: l’album del nostro
matrimonio…doveva essere arrivato da poco, mi sedetti sul divano e lo sfogliai:
non saprei dire esattamente cosa provai, ma erano tutte sensazioni piacevoli,
eravamo bellissimi, lei era…spettacolare, dal suo viso traspariva chiaramente
tutta l’emozione di quel momento ed io??? Io ero incantato a guardarla…il miracolo della mia vita…lei…
Quando alzai gli occhi per vedere l’ora, mi resi conto che era davvero
tardi: sei meno un quarto “Cavolo, farò tardi”, con la mia solita sfortuna il
taxi incontrò traffico…
Ore 18:00: doveva già essere entrata, non potevo perdermi l’ecografia,
accidenti a me!!!
Ore 18:15: arrivai in ospedale, corsi verso la reception “Mi scusi dove
si trova il reparto di ginecologia?” dissi rosso per l’imbarazzo e per la
corsa; una signora sulla cinquantina, abbastanza grossa, mi squadrò spostando
gli occhiali sul naso, grugnò qualcosa e poi ritornando alla cartella che stava
sistemando mi rispose “In fondo a destra” “Grazie” e mi recai verso la
direzione indicatami.
Percorsi un lungo
corridoio e mi sembrò di non arrivare mai, mi guardavo intorno, ma non c’era
nessuno, non avevo mai visto un ospedale così deserto, poi d’un tratto su delle
panche vi erano ferme delle signore, notai le loro pance e capii che ero
arrivato; mi sentii tremendamente a disagio, sorrisi a tutte “Scusate Signore,
sapete dirmi chi c’è dentro ora?” tutte mi squadrarono con gli occhi sbarrati,
che mi avessero riconosciuto? O semplicemente erano sorprese di vedere un uomo
in quel reparto? Mi rispose una Signora minuta e bionda “E’ appena entrata una
Signora non troppo alta, bruna e riccia…ah e con lei c’erano due ragazze” “La mia Marghe” pensai “La ringrazio” e mi recai alla
porta…bussai…sentii dei rumori provenire da dietro ad essa “Prego?” mi apparve
dinanzi una donna giovane, sulla quarantina, bruna, alta, occhi castani “Mi
scusi se interrompo il suo lavoro, sono il marito della Signora Pattinson,
volevo sapere se posso assistere, sono in ritardo?” domandai cortese “Ma certo,
si accomodi, abbiamo iniziato da poco!”, mi fece strada nell’altra stanza e mi
trovai subito dinanzi Simona e Stephanie che indicarono l’orologio furiose,
chiusi gli occhi e serrai le labbra e silenziosamente dissi loro: “Scusatemi”,
poi mi voltai e la mia Marghe era distesa, in posizione rigida su un lettino
azzurro, aveva la pancia scoperta, ricoperta da un liquido bianco. Quando
avvertì la presenza di un’altra persona nella stanza, aprì gli occhi e risi
della sua espressione sorpresa, probabilmente pensava di sognare, infatti
richiuse gli occhi e li rispalancò spaventata; io le sorrisi, avvicinandomi
piano a lei “Sono venuto, amore,
non potevo mancare” guardai la dottoressa e lei continuò il suo discorso “Signor
Pattinson, stavo spiegando a sua moglie che partorirà nel mese di luglio e che
la prossima visita è fissata al terzo mese di gravidanza, in modo da
controllare come proseguono le cose” “La ringrazio” poi mi rivolsi a lei che
inerme era ancora stesa sul lettino; d’un tratto un piccolo rumore, un battito,
attirò la mia attenzione…fu solo all’ora che notai il macchinario, in cui in
quel momento si vedeva mio figlio: uno spettacolo incredibile mi si stagliò
dinanzi, mi commossi nel vedere quanto la natura umana fosse speciale, non credevo
di potermi sentire così felice e strinsi la mano della donna che mi aveva
permesso di scoprire anche questa meraviglia.
Usciti dall’ospedale, sentii per la prima volta la
voce di Marghe, la quale fino ad allora, probabilmente ancora scossa per le
vicende che la stavano colpendo, non aveva parlato “Ditemi la verità” si
rivolse a Simona “Voi sapevate tutto?” aveva capito che mi ero messo d’accordo
con Simona, come accadeva ogni volta che volevo farle qualche sorpresa “E dai
non avercela con noi, volevamo solo farti un regalino” le abbracciò, non poteva
avercela con loro, anche se voleva fingersi offesa, lei adorava le sorprese “Ora
è meglio che tu vada a casa, sarai stanca” sbadigliò, povera la mia Piccola e
tenera Marghe “Effettivamente si. Ci sentiamo domani” “Certo.”
In auto, nessuno dei due ebbe il coraggio di aprire
bocca, sottecchi vedevo che mi fissava e la cosa mi faceva alquanto ridere,
sembrava posseduta “Come sei silenziosa stasera, cos’hai?” le dissi rompendo il
silenzio “Ancora non ci credo che sei qui. Dimmi che non sto sognando” per
farle capire che era tutto reale, le diede un pizzicotto ridendo “Ahia” “Non ti
lamentare, volevi o no la prova che sei sveglia?” risi ancora “Che faccia buffa Piccola mia…la mia ingenua
mogliettina…adoro la tua semplicità…” “Stupido. Come hai fatto con il
lavoro?” sapevo che me lo avrebbe chiesto, si preoccupava troppo per me “Mi
sono preso una settimana di ferie” mi guardò basita “Te l’hanno permesso?”
annuii “Gireranno le scene in cui non ci sono” pensavo di dovermi sorbire una
ramanzina e invece mi sorrise e poggiò la testa sulla mia spalla, ricreando tra
noi quel contatto che tanto mi era mancato in quel periodo di lontananza “Ora
si che sono felice, anzi…” si toccò la pancia “…siamo felici!” mi sorrise in un
modo che non aveva mai visto prima di allora ed io non potetti che rispondere
con un sorriso carico di gioia, commozione, felicità…tutti doni di cui lei mi
aveva arricchito.
Dopo un quarto d’ora giungemmo nella nostra casa e
la seguii in cucina “Allora, cosa ti preparo?” “Amore dovresti riposare…” come
sempre voleva fare tutto da sola “Stop, stop! In realtà prima di riposare,
dovrei mangiare qualcosa” mi fece notare “Hai ragione, ma faccio io, tu
siediti, cosa ti va assaggiare?” le chiesi “Mmm, ho voglia di un uovo” “Iniziamo
già con le voglie” ridacchiai “No, non credo che la mia voglia di uova sia
dovuta alla gravidanza, è ancora presto”, continuando a ridere mi diressi ai
fornelli; ovviamente trovai non poche difficoltà nell’aprire l’uovo, speravo
che lei non se ne accorgesse, ma sentivo la sua risatina alle mie spalle, ma
come darle torto? Ero ridicolo, avrei fatto rabbrividire qualsiasi cuoco.
“E così aspettiamo un bambino…” dissi, cercando di
affrontare per la prima volta l’argomento “Così pare…” non mi piacque quella
risposta, ma non finii neanche di pensarlo che mi chiamò “Rob…” mi voltai per
guardarla meglio, mi sembrava quasi terrorizzata “Tu lo vuoi questo bambino?”
sbarrai gli occhi, non mi aspettavo questa domanda, così posai tutto quello che
avevo tra le mani e corsi da lei, mi accovacciai avvicinandomi al suo viso “Ma
che domande sono? Certo che lo voglio…è nostro figlio, frutto del nostro amore”
abbassò lo sguardo rossa d’imbarazzo “Ma io so che non ami i bambini…” ero
basito, come poteva credere che io non volessi un figlio da lei? Le sollevai il
volto per permetterle di leggere la gioia che provavo nel ricevere un dono stupendo
com’era un figlio, da lei: mia moglie!
“Marghe, forse non amo i bambini degli altri…ma
questo…” e con un gesto del
tutto istintivo, le accarezzai delicatamente il ventre, facendo
rabbrividire
entrambi “…è mio…è nostro…ed
io lo amo già da morire” e la baciai, non lo avevo
ancora fatto, volevo restaurare un contatto fisico con lei e
probabilmente lo
desiderava anche lei, infatti mi cinse il collo con le mani e mi
strinse forte…quando
ebbi la forza sufficiente per staccarmi le dissi affannato: ”Ora
è meglio che
ti cucini l’uovo e dopo dritta a letto” “Agli
ordini” disse ridendo, ma ancora
persa per quel nostro bacio tanto voluto, aspettato…desiderato…
L’uovo fu pronto in un batter d’occhio “Signora,
ecco a Lei la sua cena” rise coprendosi la bocca con le mani, osservai il
piatto e capii che il motivo di quella sua risatina era il bruciato attorno
all’uovo “E non ci lamentiamo” le dissi in tono ironico “No, no e chi si
lamenta” continuava a ridere, io mi sedetti e ignorando la sua risata,
cominciai a mangiare, ma mi fermai di botto “Mmm…mi sa che non ci ho messo il
sale” ciò la fece ridere ancora di più “Imbranato” sbuffai, passandomi la mano
tra i capelli, lei si bloccò improvvisamente, allora mi alzai e le andai
vicino, presi la forchetta e gliela porsi “Mangia, invece di ridere. Devi
tenerti in forze!” il suo profumo mi stordì, quello che doveva essere un
ordine, proruppe sulle mie labbra con un voce troppo sensuale, lei però annuì
senza batter ciglio.
Dopo cena, la
presi tra le braccia con difficoltà, ero sempre un imbranato quando si trattava
di prestazioni fisiche e questo la fece ridere di nuovo “Ma mi hai preso per un
pagliaccio?” “Ma dai Rob, che ci posso fare se sei un spasso eheheheh” “Ah e
così sarei uno spasso, ora ti faccio vedere io!” dissi con aria di sfida,
mentre la stendevo sul letto…iniziai a farle il solletico “No, no ti prego
basta, basta” mi implorò tra le risate “La smetto se la finisci di ridere di
me” “Ma come sei permaloso, non mi permetterei mai di ridere di te” disse
trattenendo una risata, per questo ricominciai a farle il solletico e in men
che non si dica, a causa dei suoi movimenti, ci ritrovammo vicinissimi, alchè
ci fermammo…i nostri occhi si persero l’uno nell’altro, piano scesi sul suo
ventre, alzai la maglia e lo guardai accarezzandolo “Qui c’è il mio bambino…”
dissi ancora incredulo “Hai visto com’è piccolo?” le domandai “Si…piccolo come
un fagiolo” disse con voce rotta dalle lacrime, piangeva??? Alzai di scatto la
testa e la fissai “Non piangere, andrà tutto bene, io sono qui…” l’ abbracciai
e ritrovando la familiarità di un tempo, ci addormentammo entrambi con le mani
sul suo ventre…
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Capitolo 8 *** Notizie e gelosia (Pov Robert) ***
Notizie e gelosia (Pov Robert)
Salve a tutti,
un nuovo fine settimana è giunto…
chiusa in questo posto, mi sembra che il tempo non
passi mai, una settimana e finalmente sarò a casa mia, tra le mie cose, con le
persone che amo e nel mio mondo adorato…non vedo l’ora…
Noto, e me ne dispiace, che trovo poco riscontro…mmm…c’è
qualcosa che non va! Decisamente…uffi :(
Grazie comunque ai lettori silenziosi, la vostra
presenza mi allieta…
Sister
forever94: ti ringrazio!!! Spero continuerai a seguirmi :), ci terrei molto…
Vi lascio al capitolo dal punto di vista di Robert…bacio
Il mattino
successivo quando riaprii gli occhi, allungai la mano per cercare Marghe, ma il
suo lato era vuoto…possibile che mi fossi sognato tutto? Mi guardai intorno e
mi resi conto che ero a casa, quindi probabilmente, mia moglie si era già
alzata per preparare la colazione, sorrisi all’idea di lei ai fornelli. Mi
stiracchiai e mi recai in cucina, ma passando per il salotto, la vidi che era
lì, ferma e imbambolata e stringeva tra le mani una cornice: i ricordi dei suoi
amici e di….Eric…In tutti quel tempo, avevo sperato che Marghe avesse messo una
pietra sopra a quella storia, ma non c’era verso di non farla sentire in colpa,
lui le mancava ed io non potevo fare niente per sopperire al vuoto che sentiva.
Quando lo rincontrammo per lo spettacolo provai a parlarci, ma non ci fu verso
di fargli cambiare ide
<<”Perché sei qui Robert?” mi disse dandomi le
spalle “Eric vorrei parlarti, credo che sia il caso che ci mettiamo seduti e
discutiamo con calma” “Non credo serva a qualcosa. Te la sei ripresa, sei
contento?” disse guardandomi in faccia con un espressione rabbiosa “Avevi detto
che non ti saresti intromesso e l’hai fatto…e va bene così, ci sono passato
sopra, l’ho anche incoraggiata a venire a cercarti, ma poi che hai fatto??? Lei
hai chiesto di sposarti???” mi innervosii “Si e allora??? La amo e penso che
sia lecito quello che ho fatto, Marghe è la mia ragazza e le faccio le
richieste che voglio! E poi io dovrei ammazzarti di botte per quello che le hai
fatto, ma come ti è venuto in testa, l’hai quasi violentata, ha dei lividi su
tutto il corpo” sussultò, abbassando gli occhi “Cos’hai ora non parli più?”
alzò gli occhi “Ho sbagliato, ho già ammesso le mie colpe e ho chiesto scusa,
non ero in me. La rabbia, sai, a volte porta a fare cose di cui ci si può
pentire” “Questa è la tua giustificazione? La rabbia?” gli urlai “Ma proprio tu
parli? Tu che l’hai quasi uccisa andandotene in quel modo, sei uscito di scena
come le grandi star, lasciandoti dietro però non applausi, ma sofferenza. Tu
non hai visto come si era ridotta Marghe, non c’eri quando piangeva, quando non
voleva mangiare o uscire. Io si! E l’ho aiutata a riprendersi, mentre tu te le
facevi con Kristen! Sei proprio una pessima persona!!!” come fango le sue
parole mi seppellirono “Ora sei tu che non parli più, eh?” ci guardammo in
cagnesco, poi d’un tratto si girò e si incamminò verso il suo camerino
“Aspetta” lo trattenni per un braccio “Rob basta!!! Dovete lasciarmi in pace,
lo vuoi capire?” mi sentivo un verme “Scusami Eric…abbiamo pagato entrambi per
i nostri errori” “Niente scuse! È troppo tardi…mi deve passare…mi passerà…”
sospirò e si voltò nuovamente verso di me “Rob…” chiuse gli occhi, poi li
riaprì “Io non voglio avercela con voi, ma mi sento tradito, capisci? Io…” mi
fissò dritto negli occhi “…io amo ancora Marghe…in questi mesi non sono stato
in grado di farmene una ragione, eravamo felici insieme…era così bello poterla
avere accanto, accarezzarla, fare l’amore con lei” mi irrigidii al pensiero
della mia Marghe a letto con Eric e strinsi le mani a pugno “Ho creduto davvero
che lei mi amasse…” “Eric, lei ti ha amato…a modo suo, ma lo ha fatto…” “Si,
questo lo so, ma il sentimento che provava per te era molto più forte” “Ma se
allora capisci la situazione, perché non proviamo piano, piano a ristabilire
gli equilibri di un tempo?” rise istericamente e mi guardò torvo “Non capisci
che per me vedervi insieme è riluttante? Rob io ci sto male, le capisci queste
parole?” “Sta male anche lei…” risposi serio, sostenendo a lungo il suo sguardo
“Me ne dispiace, ma la colpa non è mia! E ora scusami Rob, ma ho un musical da
fare” e se ne andò, non dandomi più adito di parlare. Quella fu l’ultima volta
che lo vidi…>>
Mi avvicinai a
lei, vederla piangere mi spezzò il cuore, non sapendo che fare l’abbracciai
forte e con le mani le asciugai le lacrime, lei sussultò e si voltò verso di
me, quando i nostri occhi si incrociarono, il mio cuore batté forte, cominciai
a cullarla dolcemente, mentre lei poggiandosi al mio petto, continuò a
piangere, sfogando tutto il suo dolore…
Facemmo
colazione in silenzio, cercai dal trattenermi dal farle domande, temevo di
pressarla, ma ero schiacciato dalla preoccupazione, volevo fare qualcosa…
Per tutto il
tempo, non feci che osservarla di sottecchi, aspettando il momento giusto per
poterle dire qualcosa e non appena posò la tazza vuota sul tavolo mi avvicinai
alzandole delicatamente il volto per porlo alla mia attenzione, fissando i miei
occhi nei suoi “Come ti senti?” le chiesi senza interrompere quel contatto
“Meglio, grazie…scusami…” rispose abbassando le sue pupille verso il pavimento “Non
c’è bisogno di scusarsi, non hai fatto niente” ed era vero, io non potevo
cancellare il suo passato, le porsi la mano e l’aiuta ad alzarsi dalla sedia “E
ora Signora Pattinson, si prepari che dobbiamo andare dai suoceri” strizzai
l’occhio, facendole fare una giravolta e cercando di strapparle un sorriso,
riuscendoci; nell’esatto momento in cui vidi le sue labbra piegarsi verso
l’alto, il mio cuore tuonò, sbattendo rumorosamente contro la cassa toracica.
La lasciai andare in stanza, nel frattempo sistemai la cucina. Mi meravigliai
di me, avevo vissuto a lungo da solo, ma non mi ero mai affannato tanto per
mettere tutto in ordine, non volevo che le cose pesassero tutte su di lei,
nonostante potessimo permettercelo, non aveva voluto una domestica, Marghe
desiderava vivere una vita normale, quando poi io di normale non potevo che
donarle quello che ero, per il resto la fama mi aveva rubato tutto. Terminato i
servizi, mi recai in stanza, feci per aprire la porta socchiusa e notai Marghe
che agitata parlava a telefono “Tranquilla mamma, niente di preoccupante.
Aspetto un bambino” sobbalzai, nonostante lo sapessi, per me era sempre strano
sentirlo. Ormai preso dai miei pensieri, non mi ero accorto che Marghe quasi
tremava “Calmati! Sono andata ieri alla visita…è tutto apposto, sono incinta di
un mese e mezzo. Ora ho appuntamento tra due mesi” risi e passandomi una mano
tra i capelli mi avvicinai piano “Non ti ci mettere anche tu. Starò attenta,
ora mi aspetta una giornata dai suoceri per comunicare loro la notizia”. Appena
staccò, istintivamente il mio corpo si mosse verso il suo, avvolgendola in una
morsa delicata, ma contemporaneamente possessiva “Amore mi hai spaventato!”
risi per il suo volto sconvolto “Sciocchina chi ti pensavi che fosse? Hai
parlato con tua madre?” annuì più volte “E’ felice per noi” si voltò verso di
me muovendosi leggiadra, tra le mie braccia, restando così vicina alle mie
labbra, da farmi sentire il suo caldo respiro che mi fece rabbrividire “Chi non
lo sarebbe? Ora preparati che andiamo dai miei…sono impazienti, ho detto loro
che avevamo urgenza di parlargli” “Ah Rob, sei il solito. Li starai facendo preoccupare”
ridemmo, poi ci bloccammo, come spesso era successo, ci incantammo a guardarci,
riscoprendoci più innamorati che mai…poggiò le sue mani sul mio petto,
rimirando la mia maglia stropicciata e ancora bagnata per le lacrime di poco
prima, si alzò sulla punta dei piedi e mi baciò, come solo lei sapeva fare…io
di certo, non mi tirai indietro e la strinsi di più; guidati dal miscuglio
d’istinto e di sentimento che ci avvolgevano, ci toccammo, per poi staccarci
“Ti amo” le dissi, continuando a mirare la sua straordinaria bellezza, mi
sorrise arrossendo “Anche io…”…a passo di danza ci dirigemmo sul letto e l’
accarezzai piano il viso, scesi sul suo collo e la sentii mugolare di piacere.
Mi interruppi per ridere, poi ricominciai a baciarla, cospargendole il mio
amore in ogni parte del suo corpo e quando giunsi sul suo ventre nudo mi
fermai, con un dito iniziai a giocarci, creando dei cerchi tutt’intorno al suo
ombelico, mi guardò con occhi luccicanti e incrociò il suo dito al mio,
giocando insieme pur continuando a fissarci. D’un tratto, nello stesso istante,
ci fermammo, lei si sedette, prese il mio volto tra le sue piccole e paffute
mani e lo avvicinò al suo; desideroso di lei, mi distesi sul suo corpo
accogliente e fu mia ancora una volta…Troppo presto fummo costretti a smettere,
ci sorridemmo e insieme ci dirigemmo verso la casa dei miei genitori. In poco
meno di mezz’ora, fummo dinanzi la mia vecchia casa, quanti ricordi mi legavano
ad essa: le corse folli in giardino da bambino, i giochi col triciclo, io
sottomesso dalle mie sorelle. Risi mentre suonavo il campanello “Claudiaaaaaa!!!”
non poteva mancare mia sorella Lizzy che con la sua solita spavalderia, mi
abbracciò dandomi ancora quello stupido nomignolo “Ah ancora con questo
nome?!?” risposi imbarazzato, mia moglie, invece, era piegata in due dalle
risate “E tu non ridere!” la guardai furibondo, ma non servì a fermarla “Scusami,
ma non ce la faccio” disse mentre si poggiava alla spalla di Lizzy che come lei
era in preda ad una crisi di ridarella “Uff” sbuffai e entrai senza aspettarle,
ma qualche secondo dopo le sentii dietro di me. “Bau bau” finalmente qualcuno
che mi accoglieva degnamente: la mia cagnolina Patty, “Patty amore, come stai?”
mi divertivo a giocare con lei, per anni era stata la mia compagna di giochi,
la mia confidenze, poteva sembrare assurdo, ma l’avevo amata come se fosse
stata una persona, quando però vide Marghe, si avvicinò a lei scodinzolando “Ehi
Patty, cucciola” l’accarezzò “Ma possibile che il mio cane preferisca te a me?”
domandai con tono deluso “E che ci vuoi fare? Comunque ti ricordo che
all’inizio mi odiava” risi al ricordo di quando Marghe mise piede a casa dei
miei per la prima volta, Patty non la voleva “Era gelosa, perché stavo sempre
con te” le feci notare “Già, per fortuna ha capito che non c’è n’è bisogno”
d’improvviso mia madre interruppe la conversazione “Robert caro, Marghe tesoro!”
“Buongiorno Signora” “Finalmente siete arrivati, ci stavamo preoccupando” io e
Marghe ci guardammo di sottecchi, imbarazzati e contenti per il piacevole
motivo che ci aveva trattenuti a casa “Mamma abbiamo avuto un contrattempo” ammiccai
ironico “Va bene, l’importante è che ora siete qui. Accomodatevi sul divano,
ora mio marito ci raggiunge, siamo in ansia”. Ci sedemmo, Marghe mi lanciò
un’occhiataccia e mi bisbigliò all’orecchio “Poverini, li hai fatti
spaventare!” risi “Sei proprio un monello”.
“Buongiorno
figlioli” mio padre entrò in salotto “Oh buongiorno Signor Pattinson” “Allora
cosa ci dovete dire?” incalzò preoccupata mia madre, rivolsi i miei occhi a
Marghe e annuii, segnalandole che stavo per cominciare a parlare “Mamma, papà
sedetevi!” lo fecero, raggiunse anche Lizzy che preferì restare in piedi vicino
al camino “Non so come dirvi questa cosa…è difficile trovare le parole giuste…”
dissi cercando di creare suspance “Ah Rob però non recitare!” mi ammonì Lizzy
“Devi sempre rovinare tutto! Ok la smetto. Non è niente di preoccupante, ho
voluto solo tenervi sulle spine” risi passandomi la mano tra i capelli
“Marghe…” e tutti e tre rivolsero la loro attenzione a lei che imbarazzata,
cercò di sorridere “…aspetta un bambino…” calò d’improvviso un silenzio
tombale, tutti continuavano a tenere gli occhi puntati su Marghe ed io capii
che forse avrei dovuto dirlo in un altro modo, potevo solo immaginare l’ansia
che avevo procurato a Marghe, lei odiava quei silenzi…poi mentre cercavo un modo
per intervenire, un boato immerse la stanza “Ahhhhhh!” in men che non si dica i
miei genitori e mia sorella si gettarono al collo di Marghe “Che notizia
strepitosa! Sono tanto felice. Diventerò nonna” “Figliolo” disse mio padre
abbracciandomi commosso, Lizzy, invece, abbracciò mia moglie “Auguri Marghe”
“Grazie”, Patty sembrò aver recepito la notizia e felice scodinzolava, andando
su e giù per il salone.
Trascorremmo una
bella giornata in compagnia della famiglia, mi sentivo lieto del fatto che
Marghe si sentisse a casa con loro e per qualche ora entrambi dimenticammo, la
tristezza che di prima mattina, aveva attanagliato i nostri cuori. Mentre
entravamo in auto, Marghe esordì dicendo “Amore, adoro i tuoi genitori!” “Modestamente
sono loro figlio” mi diede una pacca sulla spalla “E che centra, ho detto che
adoro loro” la guardai basito, lei rise “Scemolotto! Adoro anche te, ma in modo
diverso…io ti amo…” quelle parole riattivarono i miei sensi e le sorrisi “Ah
ora andiamo meglio” le risposi, ponendo il piede sull’acceleratore. La
tranquillità di quelle ore non era servita però a cancellare il ricordo del
viso piangente di Marghe ed è per questo che cercai di riprendere l’argomento,
imponendomi un tono di voce non troppo duro o preoccupato…”Marghe…ti manca?” “Chi?”
mi chiese stupita, non comprendendo a chi mi riferissi “Eric” dissi secco, lei
sobbalzò, si girò verso il finestrino e lì vidi riflesso il suo volto
attraversato da un brivido di tristezza, chiuse gli occhi “Si…era il mio
migliore amico…era…” mi fece male, detestavo il fatto che lei potesse provare
ancora qualcosa per lui “Rob…” la guardai “Non capire male…mi manca il mio
vecchio gruppo di amici, quando li vedo e noto che manca lui, beh…mi sento come
se mi mancasse un pezzo…” sospirò “Non hai mai pensato di telefonarlo?”
sobbalzò nuovamente “E come potrei? Cosa gli direi? No, no Rob…” “Perché no?”
incalzai “Perché sarebbe inutile, lui non mi vuole più sentire…” da lì in poi,
non ci dicemmo neanche più una parola, fino a casa, dove Marghe corse in bagno;
io ferito per le sue risposte, mi recai in salotto, accesi la tv ma non le
prestai attenzione, dopo qualche minuto giunse anche Marghe che si accomodò
accanto a me, non potevo resisterle, così aprii le braccia e l’accolsi sul mio
corpo “Come va con lo stomaco?” le chiesi gentile e seriamente preoccupato “Meglio…ho
già cominciato con le nausee uff.” risi e le scompigliai divertito i capelli
con la mano “Comunque ritornando al discorso di prima, volevo scusarmi. Non
dovrei parlare di lui davanti a te” non risposi, chiusi gli occhi e sentii
Marghe muoversi su di me e avvicinarsi al mio volto “Rob…” inspirai e riaprii
gli occhi, mi accarezzò tremando la guancia, d’istinto posai la mia mano sulla
sua “Non voglio perderti” le confessai sinceramente affranto e impaurito da
quella possibile situazione “Ma tu non mi perderai mai! Come ti vengono in
mente certe cose?” disse con gli occhi fuori dalle orbite “Lo so…mi sento un
bambino viziato dalla tua presenza e so che non ne potrei fare più a meno” dissi
ancora in preda al panico “In primis, ti ricordo che siamo sposati e quindi ho
deciso di condividere la mia vita con te, punto secondo se è per Eric, ti
ripeto che mi manca come amico, ti ricordo che mi è stato molto vicino e non
posso dimenticarlo! Gli voglio bene e vorrei condividere anche con lui la mia
felicità…la gioia di questo nostro bambino…fraintendi sempre” rispose rabbiosa,
si alzò di scatto, lasciandomi interdetto per qualche secondo, scossi la testa e
la seguii, non potevo lasciarla andare così. “Sono il solito stupido, ma capiscimi. Eric
urta il mio sistema nervoso” ammisi imbarazzato “Gelosone” disse correndomi
incontro “E comunque darebbe fastidio anche a me. Basta chiudiamo qui
l’argomento e godiamoci questi giorni insieme. Voglio ricordarmeli bene, visto
che poi non ti vedrò per altri 3 mesi” confessò affondando la testa nel mio
petto “Hai ragione…che ne dici di cominciare da questo?” e la baciai “Mmm direi
che è perfetto” la presi in braccio e cullandola, le permisi di giungere
l’apice massimo di piacere, accompagnandola e vivendo i simbiosi con lei,
quegli istanti meravigliosi...
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Capitolo 9 *** Dolorosa partenza ***
Dolorosa partenza
Salve,
vi scrivo dalla mia adorata casetta...
Che
sensazione meravigliosa essere di nuovo qui...mi sembra che ogni dubbio
o tristezza sia sparita, sarà che stando lontana da chi provoca
certe spiacevoli sensazioni, le attenui...ma di certo essere tra le
persone che amo e che mi amano, mi aiuta tanto.
Ringrazio che ha la pazienza di continuare a seguirmi...:) ne sono davvero felice...
Midnighsummerdreams: che bello sei tornata a recensirmi!!!!! Grazie di cuore...E' vero, Robert è di una dolcezza strepitosa...:)
Vampiretta Cullen: la
dolce Malù, ma che bello leggere un tuo commento!!! Grazie per
aver letto e per aver recensito!!! Cara Malù, puoi recensire
come e quando vuoi, non c'è problema. Io qui sto e
leggo...tranquilla...grazie ancora per averlo fatto :)
Ed eccovi il pezzettino conclusivo del pov di Robert. Vi invito ad ascoltare questa canzone
http://www.youtube.com/watch?v=tbaWcWOAbkc
Scusate la brevità...Buona lettura. Baci
Se fosse stato
possibile avrei fermato il tempo che beffardo si prendeva gioco di noi, dei
nostri sentimenti e inarrestabile aveva mandato avanti le lancette
dell’orologio, alternando furiosamente il giorno e la notte, la luce e il buio,
giungendo a quell’odiato giorno della mia partenza.
Feci le cose con
calma, allontanando sempre di più, per quanto potessi, quel momento, leggevo
nei suoi occhi e nei suoi movimenti pacati, il mio stesso intento. Le sorrisi
cercando di nascondere quanto mi pesasse tutta quella situazione, provai invano
a convincerla a non accompagnarmi, ma la sua testardaggine superava nettamente
la mia
“Amore…” cavoli
la mia voce tremava “Si?” rispose trattenendo a stento le lacrime “Riguardati,
non voglio che ti affatichi molto. Ho parlato con mia madre e mia sorella e per
qualsiasi cosa puoi contare su di loro” “Gra-grazie…” “Non fare così, ti
prego!” non potevo sopportare il suo dolore, in quei momenti mi maledivo per le
scelte professionali fatte “Scusa” e si asciugò gli occhi, poi tornò nuovamente
a fissarmi...fu l’istante più lungo in assoluto, rivedermi in lei era come
specchiarsi in un lembo d’acqua: la sua purezza mi lasciava sempre basito, il
suo immenso amore per me assumeva ogni giorno di più una connotazione più
chiara e forte, donandomi una gioia che mai avrei sperato e sognato di provare
un tempo. Qualcuno lassù mi voleva bene e Marghe ne era la prova: il mio regalo più grande…
“E raccontano che lui si trasformò
in albero e che fu
per scelta sua che si fermò
e stava lì a guardare
la terra partorire fiori nuovi
così
fu nido per conigli e colibrì
il vento gl'insegnò i sapori di
di resina e di miele selvatico
e pioggia lo bagnò
la mia felicità - diceva dentro se stesso -
ecco... ecco... l'ho trovata ora che
ora che sto bene
e che ho tutto il tempo per me
non ho più bisogno di nessuno
ecco la bellezza della vita che cos'è”
Col vuoto dentro, mi recai al bancone per
fare il ceck-in, mi circondava il solito vociare, le banali risa e urla di chi
mi aveva riconosciuto, che fastidio! Tutto avrei voluto in quel momento, tranne
commentini hard e gente che mi fermava per autografi o cazzate del genere…
Mi voltai spazientito e sbuffando, alzai la
testa e dinanzi a me ritrovai ciò di cui avevo bisogno…
"ma un giorno passarono di lì
due occhi di fanciulla
due occhi che avevano rubato al cielo
un po' della sua vernice"
e sentì tremar la sua radice
quanto smarrimento d'improvviso dentro sé
quello che solo un uomo senza donna sa che cos'è
e allungò i suoi rami
per toccarla”
Piano dondolava
su se stessa, abbracciandosi con le sua mani e parlando tra sé e sé, mi si
piegò il cuore in due quando passò le sue dita sulla pancia per rivolgere
attenzioni al nostro piccolo pargoletto; una smorfia di dolore mi trafisse il
viso, chiusi gli occhi e meno deciso del solito andai da lei per i saluti. “Ora
devo davvero andare…” le dissi sfiorandole la guancia ancora unta per le
lacrime “Ok…vai…prima che cambi idea e che ti costringa a stare qua!” rispose
serrando le labbra “Non chiedo di meglio” le sorrisi, se mi avesse pregato,
avrei ceduto, ma la conoscevo e non l’avrebbe mai fatto, non avrebbe mai
ostacolato la mia passione per la recitazione “Non provocarmi, sai che lo
farei…” risi “Io provoco te? Caso mai è il contrario!” risi ancora, passandomi
più volte la mano tra i capelli, montando maggiormente la voglia di non
andarmene…”Vai Rob…vai…” mi disse improvvisamente tra le lacrime ”Torno
presto…tranquilla…” “Lo so…ti aspetteremo” sorrise toccandosi ancora il ventre “Ti
Amo…” “I love you…for ever”…
“capì che la felicità non è mai la metà
di un infinito
ora era insieme luna e sole
sasso e nuvola
era insieme riso e pianto
o soltanto
era un uomo che cominciava a vivere”
Stavo per darle
le spalle, ma dentro avvertii una fitta che mi costrinse a rivolgermi
nuovamente a lei, senza controllo e fregandomene della gente che ci circondava,
la presi tra le braccia e la baciai con tutto l’ardore e la foga di cui ero
dotato…era mia e volevo che tutti lo sapessero...
“ora
era il canto che riempiva
la sua grande
immensa solitudine
era quella parte vera
che ogni favola d'amore
racchiude in sé
per poterci credere”
Senza voglia, sciolsi la presa e mogio
mossi i primi passi verso l’imbarco, ma a ogni millimetro non potevo fare a
meno di voltarmi verso Marghe. Come potevo domare quel sentimento così
struggente? Quando il suo volto scomparve dalla mia visuale, fu come perdere
l’equilibrio, d’un tratto il terreno sotto i miei piedi franò e lo smarrimento
s’impossessò di me…
Sull’aereo presi
posto, piegai la testa all’indietro e roteai i miei occhi verso il finestrino;
eravamo pronti per il decollo, ma io ero davvero pronto per andarmene di nuovo?
Dovevo, cavolo, dovevo…avevo preso un impegno, avrei finito presto e sarei
tornato…chiusi gli occhi e lasciai che Morfeo mi portasse nel posto in cui
volevo essere: tra le braccia della mia
regina…
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Capitolo 10 *** Anna dimmi si ***
Anna dimmi si
Ciao a tutti amici di Efp,
innanzitutto buon anno nuovo!!! Speriamo che questo 2010 sia un pochino più sereno per tutti!
E' da un pò che non posto, spero mi perdoniate, ma diciamo che non avevo molta voglia...
Il
periodo delle vacanze è ormai agli sgoccioli e tra poco mi
toccherà ripartire per Macerata e non sono per niente contenta :D
E voi? Come avete trascorto questo periodo di festa?
Prima di
passare alle recensioni, voglio ringraziare winnie poohina che
s'è letta tutti i capitoli postati e ha commentato, son contenta
che ci sia anche tu ora a seguirmi ^^
Un
saluto speciale e un ringraziamento di cuore va a Jenny...ti sono
vicina sempre, lo sai? Quindi forza e coraggio e non importa nulla
della storia, io ci provo anche per te e spero di non deluderti, Ti
voglio bene!!!
winnie poohina: è
triste, me ne rendo conto. Ho reso la storia bella pesante mi sai, gli
argomenti che tratterò sono "forti" me ne rendo conto, ma come
dicevo ieri con la mia amica, è nata così nella mia
testa, si è tessuta da sola, filo dopo filo. Probabilmente le
recensioni e le letture diminuiranno, ma non mollo, amo questa storia,
so quanto ci ho messo e ci sto mettendo e continuerò :). Bacio
cara, spero che il capitolo ti piaccia.
Dod: tesoro
mio, ma che bello leggere la tua recensione! Non hai bisogno di essere
perdonata, amica mia, l'importante è che ci sei, anche quando
non leggi o commenti. So che mi sostieni e questo per me è
fondamentale! Ti è piaciuto il capitolo? Davvero è il
più bello che tu abbia mai letto? Oh sono emozionata e commossa,
come al solito dopo aver letto quello che mi scrivi. Ti adoro!!!
Bene,
questo è il capitolo dal punto di vista di Marghe, affronto un
primo argomento complesso, purtroppo presente nella nostra
società, ma ignorato. La canzone che ho usato come ispirazione e
di cui trovereste il testo nel capitolo è questa
http://www.youtube.com/watch?v=KluLcEdvAX4. Fatemi sapere che ne pensate. Un bacio
Marghe
I mesi passavano
velocemente, la gravidanza procedeva bene, ormai la pancia era cresciuta e ancora
incredula, ero giunta al terzo mese. Mi ero immersa nel lavoro, andando contro
il volere dei miei amici e familiari, i quali volevano che riposassi, ma io
nutrivo l’esigenza di tenermi occupata, avrei evitato di pensare troppo. La
lontananza da Rob mi pesava ogni giorno di più, forse era dovuto anche alla
condizione che vivevo; sentivo la necessità, anzi il bisogno di averlo vicino.
Ormai le sole telefonate non mi bastavano più; ogni mattina mi alzavo sperando
di arrivare presto alla sera per poter ricevere sue notizie e questo non mi
faceva bene. Stavo diventando profondamente egoista e me ne rendevo conto, ma
non riuscivo a fare diversamente.
Al centro di
accoglienza, mi ero sempre più legata alla ragazza arrivata da poco, Anne, italo-inglese,
poco più di 23 anni, bulimica da quattro. Ricordavo perfettamente il suo primo
giorno al centro, non era destinata ad un’area di mia competenza, ma appena i
nostri occhi si erano incrociati, percepii una strana scossa, un filo sottile e
invisibile mi legava a lei; non sapevo come, non sapevo perché, ma era così.
Parlando col mio superiore, mi diede il permesso di poter lavorare anche con
alcune ragazze sofferenti di disturbi alimentari. Quando Anne mi vide nella sua
stanza insieme allo psicologo, mi incenerì con lo sguardo, facendomi male;
giorno dopo giorno la sua indifferenza, la sua non voglia di reagire, mi demoralizzarono,
ma io non ero tipo da mollare. Era così sola, se ne stava sempre con un
computer portatile sulle gambe e scriveva a più non posso, spesso fino a tarda
notte; troppe volte lo avevo sorpresa rannicchiata nel letto, con gli occhi
puntati sulla finestra, troppo spesso avevo letto nel suo sguardo, la tristezza
di sentirsi sola, “diversa”, ma non l’avrebbe ammesso mai né a se stessa né al
mondo intero.
Quella mattina
era successo di nuovo, ma questa volta non potei reprimere i miei sentimenti,
ormai ero troppo coinvolta e, sbagliato o giusto che fosse, dovevo fare
qualcosa per lei. Entrai piano nella stanza, mi accomodai sul letto, Anne
sobbalzò, ma non sciolse la sua posizione, io le accarezzai il braccio, lei si
ritrasse, lasciando a mezz’aria la mia mano, sapevo bene che non era abituata
al contatto fisico, ne era contraria. “Anne” bisbigliai “Vattene” disse
tagliente cercando di nascondere le lacrime, il cuore mi si piegò in due,
inspirai profondamente chiudendo gli occhi. “Io resto qui…non ti lascio sola…”
risposi decisa, non riconoscendomi affatto in quella sicurezza; probabilmente
funzionò, perché Anne alzò la testa e mi fisso con i suoi occhioni scuri…quello
sguardo mi fece tremare, quanto dolore avevano visto, quanto male avevano
subito? Ci scrutammo per un po’, poi lei riabbassò lo sguardo imbarazzata
“Perché non vuoi rispondere alle terapie?” non rispose “Io sto qui, non mi
muovo fin quando non mi dici qualcosa. Mandami anche a quel paese, prendimi a
calci, ma io non me ne andrò!” Anne sussultò, stringendo coi pugni il lenzuolo,
alzò il capo e mi gridò contro “Che vuoi che ti dica? Che la vita fa schifo?
Che non trovo alcun senso in quello che faccio? Non ho voglia di reagire, per
cosa? Per chi? Per me? E a che serve, spiegamelo? Maledizione! Qua tutti volete
insegnarmi a vivere, ma qualcuno sa davvero cosa ho? Qualcuno si è mai chiesto
perché sono bulimica?” fece per alzarsi dal letto, ma la fermai afferrandola
per un braccio “Io” dissi seria “Io mi sono chiesta perché quando la prima
volta che sei entrata qui, i tuoi occhi mi chiamassero così insistentemente. Mi
sono domandata perché sentivo verso di te sentimenti così forti, e quando ti
vedevo immune e indifferente alle terapie, ho cercato di capire perché mi
sentivo tanto inutile nel non saperti aiutare. I tuoi occhi gridano
costantemente aiuto, perché non lo vuoi ammettere? Perché ti chiudi ed escludi
il mondo intero? Perché non permetti a me di aiutarti? A me non interessa
niente del resto, io voglio che tu reagisci, che lotti. La vita fa schifo, non
c’è dubbio! Ma siamo noi gli artefici del nostro destino, se vogliamo possiamo
cambiarlo, sai? E se non lotti, vuol dire che non te ne frega niente di vivere,
del dono meraviglioso che Dio ti ha fatto! Possibile che non hai sogni? Non hai
obiettivi, non hai persone che ami da cui tornare?” le dissi fuori di me, lei
mi guardò sconvolta, il suo labbro inferiore cominciò a tremare e subito dopo
il suo volto fu immerso dalle lacrime. Allora la tirai a me e la strinsi forte,
quanto più potevo e cominciai a canticchiarle una canzone italiana che
conosceva fin troppo bene
“Anna non so
se tu vuoi sentirmi
ma non ti lascerò
e se nessuno può
davvero capirti
io non rinuncerò
se dubiti di vivere
raccoglierò le tue incertezze
se piangi impari a ridere
se ridi piangerò
Anna ci sarò fino a quando tu
forza non avrai
per cercare un giorno in più
Anna io lo so
che vivere è così
e se tu non ce la fai tu sai che sono qui
Anna dimmi sì
E volerò
alta come i gabbiani
e poi mi tufferò
nel mare dei tuoi no
dei tuoi occhi lontani
non ti abbandonerò mai
se dubiti, di vincere
io ti darò le mie certezze
se mangi impari a vivere se puoi non
dirmi no
Anna ci sarò
fino a quando tu
non avrai la forza
per cercare un giorno in più
Anna io non so se vuoi che sia così
ma non mi arrenderò
per questo dimmi sì
Anna ci sarò
credici anche tu
lotta dentro te e prova a amarti un pò di più
Anna dimmi sì
che sai vivere anche tu
per trovare un giorno in più
se vuoi che sia così
Anna dimmi sì.”
Mi stinse facendomi male, la mia maglia era
arrotolata nelle sue mani e il mio viso tra i suoi capelli. Si staccò da me
piano, guardandomi negli occhi, piangevamo entrambe, io non avrei dovuto e lo
sapevo, ma ero fatta così, non me ne importava delle conseguenze, volevo che
stesse bene e avrei fatto di tutto per aiutarla. “Grazie” disse d’un tratto, la
scrutai alzando il sopracciglio, mi sorrise, era la prima volta che la vedevo
sorridere e ciò mi rese felice “Sei la prima che mi prende così di petto. Di
solito la gente vede che non reagisco e dopo poco molla, ma tu…” si fermò,
volgendo i suoi occhi verso l’entrata “Tu hai qualcosa in più…” disse in un
soffio “Io non ho nulla in più degli altri. Ho solo un amore immenso da donare
a chi ne ha bisogno…”.
Parlammo a lungo quel giorno, ero riuscita
a farla aprire, anche se poco, ma lo consideravo un gran traguardo. Quando
stavo per andarmene, mi bloccò alla porta, dicendomi “Anche io ho letto nei
tuoi occhi qualcosa quando ci siamo viste la prima volta” mi irrigidii, mi
voltai lentamente “Non lo so perché…ma sento un legame con te…” sospirò, poi
tornò a fissare la finestra “Ecco l’ho detto” sbuffò, probabilmente parlava con
se stessa. Sorrisi e uscii fuori, percorrendo il corridoio con una certezza in
più: insieme potevamo farcela.
Tornai a casa, feci una rapida doccia…quel
giorno avevo ignorato il mio egoismo, dimenticandomi per un attimo di essere
incinta e di avere un marito lontano, ma una telefonata di Rob, mi fece
ritornare alla realtà:
“Amore, siediti!” a quelle parole tremai,
realizzando che qualcosa non andava. Mi accomodai sul divano in salotto
e
attesi trepidante ciò che doveva dirmi
“Fatto…” non riuscii a dire altro “Oggi
abbiamo terminato le riprese…” stavo per mettermi ad
urlare dalla gioia, ma Rob
fu più veloce di me “Ma…il regista vuole che
andiamo in Vietnam a girare delle
scene per rendere più realistico il film. Parole
sue…” un gemito mi uscì dalla
bocca, incapace di proferire parola, sentii le lacrime farsi spazio tra
le mie
ciglia. Il silenzio divenne pesante, opprimente, lui aspettava che
dicessi
qualcosa, ma ero talmente triste che non avevo la capacità di
pensare
“Marghe…dì qualcosa per favore.” Silenzio
“Mi stai facendo preoccupare” Ancora
silenzio “Signora Pattinson!!!” gridò “Non
credere che a me faccia piacere
andare in quel posto. Sono stanco, me ne stanno succedendo di tutti i
colori.
Ho le scatole piene della gente, degli ordini, delle riprese. Vorrei
stare a
casa mia, con la mia famiglia e godermi quello che di bello la vita mi
ha dato!
Ma tu sembri non volerlo capire, pensi solo a te!” stava per
riagganciare “Nooooo!”
urlai, alzandomi all’in piedi, lo sentii sospirare “Ti
prego non attaccare…non
lasciarmi da sola al telefono” mormorai tra le lacrime
“Io…” deglutii chiudendo
gli occhi “Io ho paura…mi sento così…sola in
questo periodo. Lo so, c’è la tua
famiglia, i nostri amici, ma avverto la mancanza delle tue carezze,
della tua
ironia british…ho voglia di te, Rob! E il figlio che porto in
grembo non mi
aiuta…scusa” dissi ansimando, avevo trattenuto
l’aria per proferire di corsa
quelle parole “Marghe…sarà solo per qualche
settimana, poi tornerò a casa”
addolcì la voce ed io immaginai il suo volto, i suoi
meravigliosi occhi luccicare
per me, solo per me…”Prova a resistere ancora un
po’, te ne prego. Poi prometto
che per un po’ starò a casa, voglio godermi la tua
gravidanza” “Ok…ci proverò…”
“No!” disse con voce seria “Non devi provarci, devi
riuscirci!” non ammetteva
repliche “Rob, mi chiedi tanto…ma farò come mi hai
detto” rise “Perfetto”. Ma
subito dopo aver attaccato, mi raggomitolai a terra al divano e piansi
a
lungo…uno strano senso d’angoscia la fece da padrona,
l’inquietudine cresceva
minuto dopo minuto sempre di più e non riuscivo a muovermi.
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