Ogni colore al cielo

di Sognatrice85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Incinta ***
Capitolo 3: *** Ecografia con sorpresa ***
Capitolo 4: *** Fotografia ***
Capitolo 5: *** Notizie e gelosia ***
Capitolo 6: *** Come what may ***
Capitolo 7: *** I'll be lover too ***
Capitolo 8: *** Notizie e gelosia (Pov Robert) ***
Capitolo 9: *** Dolorosa partenza ***
Capitolo 10: *** Anna dimmi si ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

“Per te mi spoglierei
quel gesto più segreto
con l'intima certezza che ora siamo in due
e ti racconterei
di tutto il mio passato
quello dove non hai camminato
quello che un giorno sarai”


 

Un anno…un anno ricco di emozioni e sensazioni nuove, un anno carico di sentimenti chiari, profondi, veri, sinceri…un anno è passato da quel 16 dicembre, giorno in cui io e te ci siamo uniti religiosamente, ma in realtà è stato semplicemente un unirsi simbolico perché noi eravamo già un tutt’uno, una simbiosi umana e immortale, unica nel suo genere, semplicemente perché si trattava di NOI
Sono nella nostra casa, ascolto musica e mi occupo di faccende domestiche, inevitabile pensare a te che ora sei lontano per girare un film, proprio oggi che per noi è così importante, sono triste per la tua mancanza, ma so quanto il tuo lavoro ti piaccia, conosco però, anche che ti costa tanto non esserci sempre, ma la tua presenza è costante al mio fianco, sei nella mia anima, nel mio cuore e non posso mai sentirmi incompleta o sola…tu ci sei, perché SEI PARTE DI ME…non so spiegarlo a parole…è tutto TROPPO per me…ma magnifico, incredibile…un sogno…spero di non dovermi mai svegliare…

 

“per te io ruberò
ogni colore al cielo
dipingerò i miei piedi e ti raggiungerò
per lasciare una traccia un sentiero
che mi riporti da te”


Mi fermo un attimo, quando spolverando passo la mano su quell’enorme libro riposto con cura nelle libreria…: l’album fotografico del nostro matrimonio…in un giorno come questo, non possono non aprirlo…
Mi seggo sulla sedia della cucina, dando un occhio alla pentola con l’acqua, poi mi dedico a TE…a NOI…la prima foto ci ritrae faccia a faccia, occhi dentro occhi, mani nelle mani…insieme reggiamo il mio bouquet e ci guardiamo, ma la foto non può cogliere quello che sentivamo, è solo uno scatto, un flash…quello che provavamo lo sappiamo solo noi ed io lo ricordo a perfezione…emozione è una parola troppo vaga e imprecisa per descrivere quegli attimi…alle nostre spalle un tramonto bellissimo ci fa da cornice…ma è niente in confronto a te…tu sei l’alba del mio domani, il sole delle mie giornate grigie, il calore e l’energia che muove le mie mani, i miei passi, il pensiero di ogni sera prima di addormentarmisei la mia vita

“Non avrò paura di volare in alto
disegnando un arco mi ritroverò
sulle tue ali grandi che mi prenderanno
come si appoggia un fiore sopra un ramo
come un rumore muore col silenzio c'è”

 

Una lacrime mi bagna il viso al ricordo di ciò che è stato…no, non è tristezza o malinconia, ma è gioia, felicità e entusiasmo, perché ciò che è stato è ciò che è ora…
Ti Amo Robert…più di quanto abbia mai fatto in tutti questi anni in cui non ho saputo cercarti, dove ero troppo sola con il mio pessimismo…quando quel giorno di ormai quattro anni fa, sei apparso su quello schermo, fulminandomi col tuo sorriso, ho compreso che non sarei stata più la stessa Marghe…ora non posso fare a meno di te…del tuo sorriso…della tua voce…di tutto ciò che ti riguarda…



io mi trascurerei se non ti avessi accanto
mi sentirei incompleta in compagnia di me
sono un libro interrotto incompiuto
da sempre in attesa di te”

Le foto dello scambio delle promesse e degli anelli sono spettacolari, sembra di essere proiettati indietro nel tempo, mi sembra di essere ancora in quella piccola chiesa, tutta nostra in quel giorno…ripenso a me, a com’ero: non avevo paura di starti accanto, non temevo le responsabilità che ne sarebbero derivate, non m’importava chi fossi per gli altri, ma quello che rappresentavi per me


“non avrò paura di volarti accanto
disegnando un arco
mi ritroverò
sulle tue mani grandi che mi salveranno
io ti dirò soltanto
che ti amo
e tu sarai la cura per rinascere”

 

Mi sento una bambina indifesa tra le tue braccia grandi, le tue mani affusolate e calde sono barriere inaffondabili, armi che usi per farmi tua in ogni senso, senza mai farmene pentire, perché sai essere convincente, sai essere tutto quello che voglio



non avrò paura di volarti accanto
e con un lungo salto mi ritroverò
sulle tue ali grandi che ci porteranno
fino ad una luce buia da dividere”

Per quanto può sembrare sciocco e banale, l’amore dipinge la mia vita in ogni istante, mi accompagna ad ogni passo, mi guida in ogni scelta…e non me ne importa di quello che la gente pensa, dei giornali, delle dicerie…io amo Rob e non me ne pento…non lascerò mai che qualcosa o qualcuno rovini ciò che con fatica abbiamo costruito insieme


restituiremo insieme ogni colore al cielo
al cielo il suo colore a noi bastiamo noi…”

 

Un anno è trascorso…ma oggi non ricordo solo quel magico momento…ma festeggio altro…e spero che anche tu ne sia felice…una nuova vita sta per nascere…un nuovo dono ci è stato inviato e riempirà ben presto di urla, risate e pianti, la nostra casa…Rob, mio adorato sposo…aspetto un figlio da te

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Capitolo 2
*** Incinta ***


Incinta

Ed eccovi il primo capitolo...mi auguro possa piacervi.
Ci sto mettendo anima e cuore nel proseguire in modo decente, ho scritto un bel pò...
Fatemi sapere cosa ne pensate, se fa schifo lo elimino...
bacio

Giravo e rigiravo per la cucina, non trovando il modo di dirgli quello che era successo…”Mi sembra così brutto dirglielo per telefono…ma d’altronde come posso fare? Non posso volare in America, a lavoro hanno bisogno di una mano e ora non posso proprio lasciare”…il trillo del mio cellulare, mi scosse “Pronto?” “Amore…auguri per il nostro primo anno da sposati” rise, il suono della sua risata aveva sempre lo stesso effetto su di me, non avrei interrotto quel momento se non fosse che dovevo assolutamente dargli quella notizia…”Grazie Signor Pattinson” risi “Auguri anche a Lei. Allora come procedono le riprese?” “Siamo di buon umore stamane, eh? Ti faccio un buon effetto. Comunque le riprese stanno andando molto bene, sto lavorando molto sul mio ruolo, speriamo che il regista sia soddisfatto” “Come potrebbe non esserlo, tu sei eccezionale! Ma non abituiamoci a tutti questi complimenti, sono solo per oggi…” rise, mi bloccai…era arrivato il momento…”Ehi Piccola, cos’hai? È successo qualcosa?” “No, no…niente di grave…anzi…” silenzio…ero in panico…tremavo “E però parla, non so ancora interpretare i silenzi…guarda che fare Edward non mi ha certo aiutato a sviluppare una dote sovrannaturale, sai?” “Scemo, lo so…solo che non trovo le parole giuste per dirti questa cosa…” “Ohi devo venire lì?” “Sarebbe magnifico, ma lo sai che non ti chiederei mai di abbandonare il set” “Si, conosco la tua testardaggine…guarda dove ti ha portato…” rise ancora, Rob era dell’idea che un giorno mi sarei pentita di averlo sposato, perché era noioso e pesante, ma non era assolutamente così “Ma la smetti di dire stupidaggini? Sono maggiorenne e vaccinata, so quello che faccio. Ok, basta con i convenevoli…tieniti forte…Rob…io…aspetto un bambino…” pensai che dirlo tutto d’un botto, sarebbe stato meglio, almeno non avrei pensato a cosa stavo dicendo, però il silenzio dall’altro cavo del telefono, mi spaventò parecchio…che fosse scappato per la paura? Iniziai involontariamente a piangere…”Rob? Tutto bene?” chiesi timorosa “No…” “Che significa no…” “Che non va affatto bene” disse serio…ecco…lo sapevo…forse non voleva ancora un figlio, non si sentiva pronto…mi sentii piccola, piccola...”Ah…” riuscii a mormorare piangendo “Marghe…ma che hai capito? Non va bene, perchè in un giorno così importante, con una notizia così strepitosa, io non sono là vicino a te. Io diventerò padre, ma ci pensi…io? Robert Pattinson padre…assurdo!” la mia bocca si aprì in un sorriso e il cuore iniziò a scalpitare, come suo solito “Ma allora sei felice?” “Felice? Di più…sono euforico…Marghe, ti ho mai detto quanto ti amo?” “Sempre…ma se lo ripeti, ne sarò felice” “Da morire!” “Ehi Rob tocca a te, vieni!” disse una voce esterna “Devi andare?” “Si, mi spiace. Riposati, non permetterti di uscire, se hai bisogno di qualcosa chiama Simona o mia sorella Lizzy, saranno felici di aiutarti. Non strafare come al tuo solito” “Hai finito con le raccomandazioni?” “Non scherzare, un figlio è una cosa seria, sai?” “Detto da te, sembra una barzelletta” risi di gusto “Ehi signorina, guarda che vengo lì eh?” “Ti aspetto…” “Ci sentiamo stasera. Ti Amo…” “Anche io…”.
Avevo tenuto quel piccolo segreto per me, volevo che il primo a saperlo fosse lui, quel pomeriggio poi mi sarei vista con Simona, Edward, Stephanie e Tom, che nel frattempo avevano consolidato le loro relazioni, e avrei comunicato loro la splendida notizia e ovviamente avrei telefonato alla mia Dany e alla mia famiglia, quella italiana e quella inglese. Eh si, la famiglia di Rob, mi adorava, mi riempivano di attenzioni, la madre mi telefonava spesso ed io andavo volentieri a trovarla, infondo vivevamo nella stessa città.
Ridevo immaginando la reazione di tutti a quella notizia, ero entusiasta e fremevo, non vedevo l’ora di gridarlo al mondo intero. Quanto avevo desiderato un figlio e ora che la cosa era reale, non stavo più nella pelle.
Finii di sistemare casa e pranzai, mi stesi sul divano e feci un po’ di zapping, costantemente con la mano sul mio ventre “Piccolo mio o piccola mia…sei felice? Il tuo papà è stato contento di sapere della tua esistenza. Sai che hai un papà speciale? Presto lo conoscerai” sorrisi tra me e me, sentivo già completamente parte di me quella piccola creatura, nonostante fosse ancora minuscola come un fagiolo…ero incinta da un mese e mezzo, ma l’avevo scoperto solo qualche giorno prima…
Mi addormentai con il telecomando tra le mani, quando il campanello bussò, saltai in piedi e corsi ad aprire, non mi ero accorta del tempo che era passato “Ehi Margheeeeeeeeeeee” “Simooooooo che bello avervi tutti qui, prego entrare” “Ti abbiamo disturbata?” “Ma che dici Edward, forza su venite, non restate sulla porta” “Ti abbiamo portato questo” “Steph ma non dovevate disturbarvi. Grazie avevo proprio voglia di cioccolato”. Li feci accomodare nel salotto, avevo lasciato sul tavolo l’ album fotografico e quando Simo lo vide sorrise “Marghe è quell’album?” annuii “Posso?” “E me lo chiedi pure, certo!” il fotografo ci aveva messo mesi per realizzare le foto e il video e quindi i miei amici non avevano ancora visto niente di ciò che ritraeva quel favoloso giorno.
“Oddio Marghe…ma queste foto sono spettacolari, siete bellissimi” “Wa guardate la faccia di Rob, non sembra lui, sembra posseduto. Ma che gli hai fatto Marghe?” intervenne Tom e tutti ridemmo e ripensai a quando Rob mi pose questa domanda, eravamo nel teatro di Los Angeles e da poco ci eravamo ripresi da un momento di pura passione

<< Era stato tutto…diverso…fuori da ogni schema, ci eravamo voluti con più prepotenza del solito…ci stendemmo sfiniti sul palco e ci guardammo, ancora affannati, Rob mi sorrise, io incredula gli presi la mano e la poggiai sul mio cuore, il suo battito non voleva decelerare, lui rise “Che ti ridi? Sono distrutta…e poi questa parte non c’era nel musical!” sospirai “Eheh…un po’ di movimento fa sempre bene” strizzò l’occhio “ Ma brutto approfittatore…” mi lanciai su di lui e feci finta di schiaffeggiarlo, lui fermò la mia mano, eravamo a pochi centimetri l’uno dall’altro “Ma cosa mi hai fatto?” mi chiese esterrefatto “Io non ho fatto niente” “Non ora. Che magia hai fatto per farmi perdere in questo modo assurdo la testa per te?” era serio “Non conosco magie…sono stata semplicemente me stessa…” “E allora sei proprio tu la pozione magica che porta alla follia, assaggiare anche solo il tuo profumo, mi manda in estasi e non mi è mai capitato prima. Non ho amato tanto nella mia vita, ma con te…tutto ha un sapore nuovo, più vero…” “Posso dire lo stesso di te. Da quando ti ho visto la prima volta ho capito che niente sarebbe stato più come prima. Caro mio, siamo proprio fusi” e scoppiammo a ridere entrambi.>>  sorrisi e mi lasciai cullare da quel ricordo così vivido nella mia mente mentre mi dirigevo in cucina per preparare il caffè. Fui seguita a ruota da Simona e Stephanie, ora mi toccava dare a loro la notizia

“Marghe che ci racconti? Tutto ok a lavoro?” “Si, tutto ok. Siamo parecchio indaffarate, sono arrivati dei bambini nuovi, che tenerezza che mi fanno, sono così spaventati ed è difficile instaurare con loro un rapporto” “Ci vuole tempo e poi tu coi bambini ci hai sempre saputo fare, ti piacciono” sorrisi, ma il mio sorriso si dipinse di una consapevolezza in più: presto quell’amore che avevo verso i bambini, si sarebbe focalizzato su una piccola creaturina che giorno dopo giorno, cresceva dentro di me

“Ragazze sedetevi, devo dirvi una cosa” cambiarono espressione “Ci dobbiamo preoccupare?” feci cenno di no con la testa “Tutti pensate che debba dirvi qualcosa di brutto…ma quello che invece voglio comunicarvi è una delle cose più belle che possa capitare in una coppia…” e delicatamente mi toccai il ventre osservando amorevolmente il mio gesto, quando alzai la testa, Simo aveva le lacrime agli occhi e Steph le mani sulla bocca per la meraviglia…non ci fu bisogno di aggiungere altro, si alzarono e corsero ad abbracciarmi. Piangemmo come tre stupide e sentire le loro mani sulla mia pancia, fu davvero strano “Da quanto?” “Da un mese e mezzo, ma l’ho scoperto solo qualche giorno fa” “E Rob lo sa?” “Si, glielo ho detto stamane per telefono” mi guardarono, capii la loro domanda silenziosa “E’ felice come una Pasqua, lo rattrista solo il fatto che non può essere qui con me. Proprio per questo volevo chiedere a voi una cosa…” “Tutto quello che vuoi” dissero in coro “Domani pomeriggio ho la prima ecografia…verrete con me?” si fissarono e sorrisero “Ma certo!”

Tornammo in salotto col caffè, tutte sorridenti e ancora con gli occhi arrossati, spaventando i due baldi giovani seduti sul divano “Ehi ragazze che succede?” si alzò Edward venendoci incontro “Oh ma pensate sempre in negativo” rispose ridendo Simona, ripensando a quello che avevo detto poco prima io “Marghe ci ha dato una bella notizia” “Oh si e quale?” chiese incuriosito Tom “Hai finalmente capito, quanto è stupido Rob?” rise, lo guardai male “Dai scherzo, lo sai che mi piace prendervi in giro” sorrisi “Tutt’altro” rispose con tono Simona “Marghe è incinta!!!” ci fu nuovamente silenzio, ma perché queste notizie dovevano lasciare questo vuoto? “Oh mamma mia!” disse Edward correndo ad abbracciarmi “Non ci credo” disse Tom ”Quel poco di buono di Rob ha centrato l’obiettivo” e rise, io avvampai per il rossore “Tom!” lo ammonì Steph “Eh ma come ve la prendete, io scherzavo…come sempre” poi rivolgendosi a me, disse ”Sono felice per voi, è una notizia bellissima. Auguri. Dobbiamo brindare, dov’è lo spumante?” “Bravo Tom” rispose Simona che non riusciva a staccare gli occhi da me “Corro a prenderlo, aspettate”. Presi i bicchieri del servizio buono, avuto come regalo al matrimonio e il vassoio d’argento donatomi da mia nonna; giunta in salotto, trovai i miei amici in trepidante attesa “Brindo con voi in questo giorno così particolare, in ricordo di ciò che è successo un anno fa e di quello che ora aspetta me e Rob. Un grazie anche da parte sua, fate conto che sia qua…è dentro di me…” mi toccai ancora una volta il ventre, un gesto che ormai mi veniva naturale e tutti puntarono gli occhi su quel punto del mio corpo, Simo e Steph avevano di nuovo le lacrime agli occhi ed io ero pronta per raggiungerle “…grazie per esserci sempre, grazie per avermi guidato e aiutato in questi anni. È anche merito vostro se ora sono qui a condividere con voi le gioie della mia vita. In alto i calici…” alzammo i bicchieri “Auguri!!!” pronunciammo all’unisono “E figli maschi” disse ridendo Tom “Eeeeeeeeee!” rispondemmo noi donne e ci lasciammo andare ad una grassa risata, mentre io, nuovamente, mi toccai la pancia e un pensiero volò verso l’America, dal mio amore

Quando si era in compagnia, il tempo passava troppo velocemente e troppo presto venne sera, ero nel mio letto enorme, vuoto senza Rob, quando il cellulare squillò “Amore!” “Ehi Piccola, come va?” “Bene, sono a letto. Oggi i nostri amici sono stati qua, ti salutano” “Vi siete divertiti?” “Si, moltissimo. Ricordare i vecchi tempi è sempre piacevole” “Sono contento…beh…hai annunciato loro dell’arrivo di nostro figlio?” “O figlia! Si comunque…” “Beh certo, era per generalizzare…e che hanno detto?” “A parte il dubbio di Tom che tu sia riuscito a…beh hai capito, no?” “Quel Tom che ci tiene, non cambia mai” ridemmo “Infatti. Comunque sono stati contenti, abbiamo anche brindato con lo spumante” “Ah mi fa piacere che in mia assenza fate i festini e vi ubriacate. Signorina, anzi Signora, lei non dovrebbe bere, lo sa?” “Ma un goccetto non può farmi male…e poi Rob parli proprio tu che bevi solo birra e coca cola?” “Si, ma io non sono gravido” risi a quelle parole, immaginando Rob col pancione…”Che ridi?” “No, nulla. Rob…” “Si?” “Domani ho la prima ecografia…” “Ah…” “Ho chiesto a Simona e Steph di accompagnarmi” “A che ora vai?” “Ho la visita prenotata per le 18:00, subito dopo il lavoro” “Ok, mi raccomando, sta attenta…mi spiace non esserci” mi si fermò il cuore “Verrai con me alla prossima…” “Ma questa è la prima ed è la più importante” era triste ed io non potevo sopportarlo “Ah Rob, non fare così ti prego, è già difficile, poi ti ci metti anche tu! Presto sarai di nuovo qui con…noi” “Noi…” ripetè “Si…noi…”.

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Capitolo 3
*** Ecografia con sorpresa ***


Ecografia con sorpresa

So che sono le 23:27 di sera, ma ho deciso di postare ora, domani avrò una mattinata abbastanza movimentata per via della mia 

imminente partenza. No, tranquilli non vi abbandono, continuerò ad aggiornare, ovviamente se vi fa piacere e se vi interessa continuare

a leggere questa mia follia.

Ringrazio vivamente chi ha letto e Dod e Midnightsummerdreams che hanno recensito, mi avete fatto gioire e piangere, grazie di cuore! Inoltre un ringraziamento particolare oltre che un caloroso abbraccio, vanno alla mia adorata Jenny, nonostante tutte le sue cose, lei per me c'è sempre: mi incoraggia, mi supporta e sopporta ed io questo non posso dimenticarlo. Un bacio anche alla mia Doddie, sai quanto ti adoro piccolina mia? Beh da morire...dedico a te e a Jenny questo capitolo. Vi voglio bene...

Il mattino seguente mi alzai fischiettando, feci colazione, mi preparai e mi recai a lavoro. “Buongiorno Kate” “Ehi Marghe, buondì” ci sorridemmo, Kate era una ragazza che come me, faceva l’educatrice, ci eravamo conosciute un anno prima, quando avevo iniziato a lavorare nel centro di recupero londinese. Era stata lei a mostrarmi la struttura e a guidarmi nel mio lavoro, si era dimostrata gentile e disponibile. Fu proprio Kate a consigliarmi di fare il test di gravidanza, quando qualche giorno prima, non sentendomi bene, mi lamentai del fatto che il ciclo mi fosse saltato il mese precedente e sembrava che anche questa volta volesse fare ponte, non mi era balenata l’idea che potessi essere gravida, pensavo ad un ritardo dovuto allo stress, infondo mi era già capitato qualche volta.

“Kate…debbo confessarti una cosa” le sussurrai all’orecchio mentre ci dirigevamo verso la stanza del piccolo Mark. Mi guardò attonita, io le sorrisi per tranquillizzarla “Avevi ragione tu…sono incinta” “Oh Marghe, che cosa bellissima!!!” “Puoi dirlo forte, però per ora acqua in bocca” strizzai l’occhio e lei mi rispose facendo cenno di si con la testa.

“Buongiorno Mark, come va stamane?” “Be-be-bene” “Tesoro, ora giochiamo un po’ ti va?” gli dissi mentre ci dirigevamo verso la sala apposita. Mark soffriva di dislessia, un disturbo specifico dell’apprendimento che è presente sin dalla nascita, ma si evidenzia solo all’inizio del percorso scolastico. In pratica, il paziente presenta difficoltà oggettive nella lettura, nella scrittura e a volte nel calcolo. Il nostro compito era quello di farlo giocare, giochi intelligenti, ossia basati su software in grado di riprodurre suoni, parole, lettere, in modo che il bambino potesse memorizzarli. Nel nostro lavoro eravamo costantemente affiancati da un esperto, il logopedista che guidava il percorso d’apprendimento del bambino. Le ore passavano velocemente, amavo davvero quel lavoro, mi sentivo utile, anche se allo stesso tempo, mi rattristava vedere bambini così intelligenti, affetti da tali patologie, si sentivano “diversi”, soli, ciò anche perché gli altri li allontanavano o li prendevano in giro per il loro problema. Ripensai al mio bambino e pregai che potesse essere sano, forte e soprattutto felice…come ogni madre, desideravo il meglio…

“Kate io vado, tra un’ora ho l’appuntamento dalla ginecologa. A domani” “In bocca al lupo, Marghe. Riposa” “Crepi, poi domani ti racconto.” Fuori trovai Simona e Steph che mi aspettavano e insieme ci dirigemmo verso l’ospedale. Ero in ansia, desideravo che Rob fosse lì con me, mi strinsi alla spalla di Simo che mi guardò pensierosa, capì che ero agitata, mi accarezzò la testa “Tranquilla Marghe. È solo un controllo”

“La prossima è la Signora Pattinson” sussultai udendo il mio nome, tutte e tre ci alzammo e entrammo nello studio “Buonasera. Accomodatevi…mmm allora Lei è qui per un ecografia. Bene, si stenda pure sul lettino” Simona guardava nervosamente l’orologio, mettendomi ancora più ansia. La dottoressa iniziò a muovere piano la sonda sul mio ventre e sul monitor apparvero le prime immagini della nostra creatura; proprio mentre i miei occhi si stavano perdendo in quelle immagini, un rumore improvviso mi spaventò, facendomi saltare “Stia tranquilla Signora, è il battito del cuore del bambino” “Ma è normale che sia così?” “Si, è tutto nella norma. La gravidanza procede bene. Se vuole posso dirle con esattezza quando è avvenuto il concepimento e quando dovrebbe partorire” “La notte del concepimento credo di ricordarmela, è stato prima che mio marito partisse per l’America, un mese e mezzo fa…” arrossii al pensiero di quella serata

<<”Amore, non essere triste. Ci sentiremo tutti i giorni…” “Tranquillo Rob, sto bene…conterò i giorni che ci separeranno…Ti Amo…” “Anche io…”  eravamo stesi sul nostro letto a guardarci…Rob mi accarezzò piano la guancia, rabbrividii, incredibile che nonostante il tempo passasse inesorabile, il sentimento che provavo restasse intatto…mi girai verso di lui e gli sorrisi, mentre una lacrima solcò il mio viso, Rob spalancò gli occhi, corrugò la fronte, s’imbronciò e con un dito asciugò quella lacrima…cercai di sorridergli ancora, ma la mia bocca non riusciva ad eseguire i miei comandi, si era increspata, disegnando sul mio volto una smorfia di dolore che cercavo invano di trattenere…ma qualche secondo dopo ero ormai in preda alle lacrime, così affondai la testa sul petto di Rob che mi strinse forte. Quando rialzai lo sguardo, anche lui piangeva, sobbalzai, mi avvicinai ai suoi occhi e piano li asciugai, baciando ogni punto del suo viso, volevo che quella sera gli restasse impressa nel cuore, in modo che lo accompagnasse in quei mesi in cui sarebbe stato lontano da me…”Marghe…” “Rob…” ancora una volta occhi dentro occhi, fronte contro fronte...lentamente posò le sue labbra sulle mie, poi si staccò per guardarmi di nuovo…come a chiedermi il permesso…lo sapeva che poteva farmi sua quando e come voleva…non avrei mai protestato…gli sorrisi e lui si convinse…

Fu un fare l’amore dolce, piacevole, ma allo stesso tempo, intriso di dolore e nostalgia…sapevamo entrambi che ci saremmo mancati e quel gesto era un modo per salutarci e per dimostrarci che eravamo completamente parte integrante dell’altro…>>

Sentivo che le lacrime stavano per ripresentarsi, ma riuscii a controllarmi “Ok, in ogni caso dovrebbe partorire nel mese di luglio e…” la dottoressa venne interrotta da qualcuno che bussò alla porta “Mi scusi Signora, probabilmente è la segretaria. Aspetti un attimo” andò dall’altra stanza ad aprire la porta, udii solo delle voci, poi chiusi gli occhi e quando li riaprii davanti a me apparve una visione celestiale: Robert. Richiusi gli occhi, pensavo di sognare, poi mi ricordai che stavo stessa sul lettino dalla ginecologa e spalancai di colpo gli occhi e lo rividi: lui era lì che mi sorrideva. Un misto di emozioni mi colmò il cuore e la testa, non sapevo che fare o dire, lui mi sorrise…quanto avevo sentito la mancanza di quel meraviglioso gesto “Sono venuto, amore, non potevo mancare” “Signor Pattinson, stavo spiegando a sua moglie che partorirà nel mese di luglio e che la prossima visita è fissata al terzo mese di gravidanza, in modo da controllare come proseguono le cose” “La ringrazio” poi si rivolse a me che ero ancora stesa sul lettino incredula e si voltò verso il macchinario, osservò quasi commosso stringendomi forte la mano, quel piccolo esserino che si muoveva dentro di me.

Quando fummo fuori dall’ospedale, riuscii ad aprire bocca “Ditemi la verità” mi rivolsi a Simona “Voi sapevate tutto?” mi sorrise, come al solito, Rob aveva telefonato a lei per organizzare questa sorpresa “E dai non avercela con noi, volevamo solo farti un regalino” le abbracciai “Ora è meglio che tu vada a casa, sarai stanca” sbadigliai “Effettivamente si. Ci sentiamo domani” “Certo.”

Saliti in macchina io e Rob non fiatammo, mi incantai a guardarlo “Come sei silenziosa stasera, cos’hai?” “Ancora non ci credo che sei qui. Dimmi che non sto sognando” mi diede un pizzicotto ridendo “Ahia” “Non ti lamentare, volevi o no la prova che sei sveglia?” rise ancora…”Continua a ridere amore, fallo ancora. Ridai vita al mio cuore…” “Stupido. Come hai fatto con il lavoro?” “Mi sono preso una settimana di ferie” lo guardai sbalordita “Te l’hanno permesso?” annuì “Gireranno le scene in cui non ci sono” ero euforica, poggiai la testa sulla sua spalla “Ora si che sono felice, anzi…” mi toccai la pancia “…siamo felici!” gli sorrisi e lui rispose al mio sorriso, con uno sguardo che non potrò mai dimenticare: un misto tra gioia, euforia, commozione. Giunti a casa, ci dirigemmo in cucina “Allora, cosa ti preparo?” “Amore dovresti riposare…” “Stop, stop! In realtà prima di riposare, dovrei mangiare qualcosa” “Hai ragione, ma faccio io, tu siediti, cosa ti va assaggiare?” “Mmm, ho voglia di un uovo” “Iniziamo già con le voglie” rise “No, non credo che la mia voglia di uova sia dovuta alla mia gravidanza, è ancora presto”. Mi misi ad ammirarlo, mentre litigava con il tuorlo dell’uovo, era uno spasso, ridevo tra me e me “E così aspettiamo un bambino…” disse improvvisamente senza voltarsi “Così pare…” continuai a guardarlo “Rob…” si voltò, mi fissò dritto negli occhi, come solo lui sapeva fare “Tu lo vuoi questo bambino?” sbarrò gli occhi, poi corse da me, si accovacciò ponendo il suo volto ad un centimetro dal mio “Ma che domande sono? Certo che lo voglio…è nostro figlio, frutto del nostro amore” abbassai lo sguardo rossa d’imbarazzo “Ma io so che non ami i bambini…” mi sollevò il volto “Marghe, forse non amo i bambini degli altri…ma questo…” e mi accarezzò delicatamente il ventre, facendomi rabbrividire “…è mio…è nostro…ed io lo amo già da morire” e mi baciò. Non lo aveva ancora fatto, quel bacio mi risvegliò, gli lanciai le mani al collo e lo strinsi forte…”Ora è meglio che ti cucini l’uovo e dopo dritta a letto” “Agli ordini” dissi ridendo, ancora confusa da quel bacio. Ancora non mi spiegavo come potevo sentirmi così con lui, come faceva a prendermi in quel modo così assurdo? In balia dei miei pensieri, non mi accorsi che Rob aveva anche apparecchiato “Signora, ecco a Lei il suo uovo” risi mettendomi le mani davanti alla bocca, era un po’ bruciacchiato “E non ci lamentiamo” “No, no e chi si lamenta” continuai a ridere, lui si sedette di fronte a me e iniziò a mangiare, si fermò qualche secondo dopo “Mmm…mi sa che non ci ho messo il sale” risi ancora più forte “Imbranato” sbuffò, passandosi quella mano tra i capelli, fermandomi il cuore; si alzò e mi venne vicino, prese la forchetta e me la porse “Mangia, invece di ridere. Devi tenerti in forze!” annuii

Dopo cena, Rob mi prese in braccio con qualche difficoltà, fisicamente non era così abile, nonostante avesse un fisico da atleta, io ricominciai a ridere “Ma mi hai preso per un pagliaccio?” “Ma dai Rob, che ci posso fare se sei un spasso eheheheh” “Ah e così sarei uno spasso, ora ti faccio vedere io!” mi stese sul letto e iniziò a farmi il solletico “No, no ti prego basta, basta” “La smetto se la finisci di ridere di me” “Ma come sei permaloso, non mi permetterei mai di ridere di te” dissi cercando di trattenere una risata, lui se ne accorse e ricominciò a farmi il solletico…ci ritrovammo vicinissimi…ci fermammo, tornando seri e perdendoci nei nostri sguardi, lentamente la testa di Rob scese sulla mia pancia, alzò la maglia e la guardò accarezzandola, quel gesto così naturale e tenero mi commosse “Qui c’è il mio bambino…” sembrava incredulo “Hai visto com’è piccolo?” “Si…piccolo come un fagiolo” dissi ancora tra le lacrime, il mio tono di voce lo costrinse a guardarmi “Non piangere, andrà tutto bene, io sono qui…” mi abbracciò, ci addormentammo in quella posizione, entrambi con le mani sul mio ventre…

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Capitolo 4
*** Fotografia ***


Fotografia

Buon giorno e buon sabato a tutti.
Vi scrivo dall’alloggio universitario, da martedì mi sono ufficialmente trasferita qui. E anche da qui vi penso e posto, non lascio a metà le mie storie…
Non ho moltissimo tempo, perché ora sono immersa nello studio, nel seguire i corsi, è tutto frenetico, ma mi piace tanto.

 

Midnightsummerdreams: oh vuoi fare l’ostetrica? Wow, augurissimi allora per I tuoi studi! Magari puoi darmi una mano col parto di Marghe :P, dai scherzo…grazie per il tuo bellissimo commento, son davvero felice che la storia ti piaccia. Spero di non deluderti con questo capitolo, facciamo un salto nel passato…

Piccola Ketty: che bello leggere la tua recensione!!! Ti piace? Beh…il paradiso dici? Ehm…mi sa che qui altro che paradiso, ma non anticipo nulla, se leggi la mia introduzione alla storia capirai ^^. Ci sarà da soffrire e anche tanto, la mia adorata Jenny può confermare…beh spero che questo capitolo sia di tuo gradimento…bacio

Dod: dolcissima e adoratissima doddolina mia!!! Non sai quanto mi manca parlare con te :(…grazie per la recensione, sei sempre tanto buona e gentile con me, ma sei sicura di quello che scrivi??? Grazie, grazie, grazie perdo sempre l’uso della parola di fronte alle tue recensioni…non so che dirti sul serio! Ti adoro e ti voglio un bene immenso…spero di sentirti presto. Bacio

Ora vi lascio al capitolo…alla prossima…

L’indomani mattina, mi svegliai agitata, appena aprii gli occhi, voltai la testa dall’altro lato del letto per assicurarmi che Rob fosse davvero lì con me e quando lo vidi dormire, mi rasserenai…lo scenario che mi si presentò dinanzi era qualcosa di inspiegabile: il mio amore dormiva teneramente a pancia sotto con un’espressione di serenità sul volto…sentii lo stomaco sobbalzare e il cuore scalpitare…

Mi alzai piano per non svegliarlo e mi recai in cucina a preparare la colazione; mentre procedevo spedita verso la cucina, il mio sguardo roteò verso le fotografie sul mobile del salone e ne fui attratta…avevo scelto con cura le foto da esporre, dovevano rappresentare i momenti più importanti e belli della mia vita e a parte quelle con i miei amici italiani e quelle con mio marito, ce n’era una che mi trasmetteva una tristezza incredibile: la foto con i miei amici inglesi, Simona, Steph, Edward, Tom e…Eric…già, Eric…la foto risaliva al periodo in cui Rob aveva deciso di allontanarsi da me e il mio volto in quella foto risultava sofferente, ma allo stesso tempo sorridevo…eravamo in un locale londinese e io e Eric ci eravamo esibiti da poco…fu allora che venimmo notati dal produttore Alex Jordan, da lì tutto risultò in salita, molte cose attorno a me cambiarono e Eric divenne molto di più che un semplice amico…

Presi quella foto e fissai i miei occhi sul viso del mio ex amico…era felice…ed io gli avevo tolto quella felicità…non avevo mai smesso di sentirmi in colpa e ciò aveva reso ancora più difficile il nostro rapporto, ormai logoratosi e ridottosi a dei semplici ed educati saluti…ma questo non aveva intaccato la nostra intesa musicale…l’anno prima che mi sposassi, avevo rivisto Eric un bel po’ di volte per il tour del musical “Twilight”.

<<Ero beatamente a Los Angeles, nell’appartamento del mio amore Rob, eravamo da poco tornati qui per sistemare delle cose prima di ritornare a Londra, dove avremmo acquistato casa insieme…la casa nella quale saremmo andati a vivere, per poi sposarci. Ero tutta eccitata e avevo completamente dimenticato il resto…quando risposi al cellulare, non badai molto al numero  “Pronto?” “Marghe?” “Si…chi è?” “Sono Ruth” iniziai a sudare freddo, già sapevo cosa voleva dirmi, ma finsi indifferenza “Ah ciao Ruth, dimmi!” “Volevo avvisarti che la settimana prossima inizierà il tour del musical in Europa, prima tappa Parigi” il cuore mi balzò in gola...questo avrebbe significato solo una cosa…”Ah…” “Raggiungici quanto prima a Parigi…se riesci a passare prima per Los Angeles dall’agenzia troverai tutte le informazioni che ti serviranno” “Io sono a Los Angeles…dopo se riesco ci faccio un salto…” “Perfetto…conto su di te…”…avrei rivisto Eric…attaccai, ma i miei occhi iniziarono a vagare per la stanza, perdendosi nel vuoto…

Quando Rob tornò in stanza, dopo essersi rinfrescato con una doccia, aveva stampato sul volto un mega sorriso, quello che solitamente mi faceva letteralmente impazzire, ma quando vide che non reagivo si preoccupò. Mi si parò dinanzi “Marghe, Marghe…è tutto apposto?” lo guardai, mi alzai lentamente, mi poggiai al suo petto e iniziai a singhiozzare “Amore che succede?” “Rob…Rob…non ho il coraggio di rivederlo” “Rivedere chi?” rispose spaesato “Eric!” Rob si bloccò, poi mi prese per le spalle e mi scostò da lui “Perché dovresti rivederlo?” “Mi ha telefonato la regista del musical…la settimana prossima siamo a Parigi per inaugurare l’inizio del tour europeo” chiusi gli occhi e strinsi le mani a pugni “Lo rivedrò Rob, capisci? Con che faccia mi volgerò a lui dopo quello che gli ho fatto, sono stata un mostro…io…io…io…” “Tu niente!” mi percosse “Non hai colpe, è capitato…e poi vogliamo parlare di quello che lui ha fatto a te? Io non dimentico che lui ti ha messo le mani addosso, anzi dovrei farci due chiacchiere” “No!” aggiunsi subito furiosa “Non te lo permetterò…Eric non era in sé, è acqua passata…ti prego” “Io non so come tu faccia ad essere così buona con tutti…maledici te stessa, mentre per gli altri hai sempre una buona parola” mi sorrise “E comunque io vengo con te, ti seguirò in tutta Europa, tanto per ora non dovrò girare alcun film” ammiccò “Te la senti? Sai quanti giornalisti ci saranno? Non voglio crearti problemi” “Shh, non aggiungere altre scemenze. Io verrò con te e non si discute” ci abbracciammo.

Giunta in agenzia, avvertii una strana sensazione, mi faceva strano essere di nuovo lì, la segretaria mi riconobbe e sorrise, poi rivolse il suo sguardo a Robert e spalancò la bocca quando si rese conto che stavamo mano nella mano “Salve Signorina” dissi avvicinandomi a lei “Ehm salve Signorina Margherita” “Sono qui per le informazioni riguardo al tour del musical” lei continuava a fissare Rob che se la rideva, stava cominciando a darmi sui nervi “Ah si, si. Aspetti un attimo che cerco il foglio che Le ha lasciato la Signora Ruth” rovistò tra le migliaia di carte riposte ordinatamente sulla scrivania “Eccolo!” e me lo porse “La ringrazio” le sorrisi, io e Rob facemmo per voltarci, ma la segretaria mi richiamò “Ehm Signorina” mi girai di scatto la vidi avvampare di rossore “Mi dica” “Mi scusi se sono indiscreta, ma potrebbe farmi un autografo?” la guardai sbalordita “Io?” “Si…trovo che sia bravissima…” ora ero io quella arrossita “Ehm ma certo” Rob notando il mio disagio, iniziò a ridere “Ma che ti ridi?!? Solo perché tu sei più abituato di me…tutta invidia” e gli feci una linguaccia, alla quale lui rispose con un’altra risata. Mi avvicinai alla scrivania per firmare “Signorina, mi scusi, posso farLe una domanda, se non Le dà fastidio?” “Certo” “Ma lui…” e lo indicò “è Robert Pattinson?” pronunciò a bassa voce il suo nome “Si, è lui” lei sorrise “Wow! Mi chiedevo se anche lui potesse farmi un autografo” “Credo che non ci siano problemi” poi rivolsi a lui “Rob, la Signorina vorrebbe anche il tuo autografo” e risi, lasciandolo spiazzato, si credeva di non essere riconosciuto con quel travestimento: occhiali da sole e il cappuccio in testa. Fatto l’autografo, la segretaria ci salutò “Grazie. Sono contenta che siate tornati insieme” sobbalzai “Ma perché si sapeva che eravamo stati fidanzati?” “Beh si…all’epoca nel parlavano tutti…poi Lei è venuta qui con il Signorino Eric e si è diffusa la voce che Lei fosse fidanzata con il suo partner nel musical...” si fermò notando la mia faccia sconvolta…”Mi scusi, non volevo intromettermi” “No, no si figuri. È tutto apposto. La ringrazio per il foglio. Alla prossima” e ce ne andammo. Ancora una volta nella testa, girava il nome di Eric, tormentandomi sul da farsi. La settimana successiva, partimmo diretti a Parigi, Rob come promesso, mi seguì…cos’avrei detto a Eric? Vederci insieme lo avrebbe ferito sicuramente e se avesse saputo addirittura che ci sposavamo, cosa avrebbe fatto o detto? Ero preoccupata “Amore mi dici perché sei così silenziosa?” “Come se tu non lo sapessi!” “Eric?” “Già…” “Ti ho già detto che non devi preoccuparti. Se non vuoi dirgli nulla del matrimonio, a me sta bene…ma devi farti forza, ci devi lavorare!” “Eh lo so, ma come posso interpretare la sua fidanzata dopo quello che è successo? Non so se sarà tutto come prima…non voglio deludere nessuno…” Rob afferrò il mio viso “Stai tranquilla!!! Io sono certo che sarete entrambi in grado di impegnarvi per il bene del musical!” “Speriamo…”. Qualche ora più tardi, atterrammo all’aeroporto di Parigi, un’auto della produzione ci venne a prendere e ci portò al teatro. Scesa dalla macchina, feci un respiro profondo e mi augurai che Eric non fosse ancora arrivato “Rob credo che tu debba andare in albergo o a fare un giro. Se lui è qui non mi sembra giusto presentarmi con te già il primo giorno” “No…io voglio essere presente” “Ma certo che sei più cocciuto di me. Stammi a sentire per una volta, ti prego” mi guardò triste, ma annuì “Grazie. Ci vediamo più tardi, ti telefono appena finisco”.

Entrai nel teatro e mi diressi verso il palco, intravidi Ruth che parlava con alcuni ballerini, poi si voltò verso la mia direzione, sorrise e con la mano fece cenno di andare verso di lei “Ciao Marghe, è bello riaverti tra noi. Eric non è ancora arrivato, ma sarà a momenti, nel frattempo vai pure nel camerino a sistemarti, tra un po’ iniziamo con le prove” stavo per rispondere, quando sentii dietro di me una presenza, poi una voce familiare “Ciao Ruth” “Oh Eric, finalmente anche tu qui!” il mio cuore accelerò il suo battito…ero il momento della verità, come avrebbe reagito? Mi voltai piano e lo ritrovai proprio a pochi centimetri da me…ci bloccammo entrambi…ci scrutammo a lungo…poi alzò la mano in segno di saluto “Ciao” “Ciao E-Eric” deglutii…mi sorrise “Come stai?” “Bene e tu?” cercai di evitare i dettagli “Sopravvivo” “Mmm ok. Vado a prepararmi” e scappai in camerino.

Vederlo fu strano, una miriade di emozioni mi pervasero, facendomi scoppiare un gran mal di testa; finito di prepararmi, uscii dal camerino e mi incamminai verso il palco, quando d’improvviso una mano mi bloccò per il braccio; mi fermai di soprassalto “Ehi, ma chi…Eric…” sussultai “Si, sono io. Chi pensavi fosse? Un maniaco?” rise, non riuscii a fare altrettanto, era ancora fresco dentro di me il ricordo di quel giorno in cui tentò di violentarmi, rabbrividii al ricordo, lui si accorse che non era il caso e mi lasciò il braccio “Scusami, sono stato inopportuno” abbassò lo sguardo, era il ragazzo dolce che avevo conosciuto, quell’animale che aveva provato ad aggredirmi non rispecchiava il suo essere “Non ti preoccupare…” mi fissò serio “Io non so come farmi perdonare…sono stato un mostro, ma credimi non volevo assolutamente farti del male, come avrei potuto…proprio a te poi…” mi avvicinai per tranquillizzarlo “Eric, ti ho detto che non ci sono problemi. È tutto apposto, io so come sei fatto…” “Grazie…ma non me lo perdonerò mai” restammo in silenzio per qualche minuto “Allora stai di nuovo con Rob” non era una domanda, come lo sapeva? Ma che sciocca: i giornali…non risposi…”Chi tace acconsente…non devi vergognarti, né sentirti in colpa. È capitato, non è colpa di nessuno” “No!” esclamai quasi in lacrime “E’ colpa mia Eric. Ho sbagliato tutto, ti ho illuso e non dovevo farlo, me ne assumo tutte le responsabilità. Se mi odi, ti capisco” alzò il mio viso con la sua mano “Marghe io non ti odio e ora non ce l’ho con te. Forse prima si…ma adesso è diverso…Ti voglio bene e te ne vorrò sempre…ho sempre saputo che tu amavi Rob, avrei dovuto essere più cosciente e lasciarti andare da lui” piangevo come una sciocca, come poteva prendersi le colpe di un mio errore? “Non piangere” mi accarezzò la guancia piano e mi guardò come per chiedermi se poteva, gli presi la mano e la fermai, stringendola alla mia “Mi dispiace Eric, mi spiace tanto” lo abbracciai “Ti ho sempre considerato un grande amico e mi è dispiaciuto rovinare tutto e ora niente tornerà come prima…” mi strinse “Non dire così” “No Eric, tu non capisci…io…io…e Rob…” “Tu e Rob cosa?” disse mollando la presa, non riuscivo a reggere il suo sguardo…dovevo dirglielo…presi fiato “Ok, è giusto dirtelo…io e Rob l’anno prossimo ci sposiamo!” rimase basito, spalancò gli occhi e strinse le mani a pugni, senza dire una parola iniziò a camminare, lasciandomi lì tra le lacrime.

Le prove furono difficili per me, ma entrambi sapemmo nascondere il disagio…rifare certe scene, mi riportava alla memoria episodi del passato e gli occhi mi pizzicavano.

A fine giornata, noi fummo gli ultimi a lasciare i camerini e ci ritrovammo di nuovo faccia a faccia, io ero pronta a piangere nuovamente, lui aveva sul viso un’espressione mista di dolore e rabbia, si voltò e se ne andò. Io gli corsi dietro “Eric aspetta” si fermò, senza neanche girarsi “Che c’è?” “Scusami…” sussurrai “Non importa…non più” e proseguì. Fuori pioveva e quando uscimmo, ci ritrovammo davanti Rob…la sua espressione indecifrabile, vide me piangere e poi guardò Eric, stava per avvicinarsi a lui, ma corsi ad impedirglielo “No, Rob, no…”. Eric ci guardò un’ultima volta poi proseguì per la sua strada…non voltandosi mai indietro…lasciando così uno spazio vuoto nella mia vita…avevo perso il migliore amico che si potesse avere…>>

Mi ritrovai a piangere al suo ricordo, era una cosa che probabilmente non avrei mai superato…stavo riponendo quella foto al suo posto e mi sentii avvolgere da caldi braccia; due mani affusolate e morbide si posarono sul mio viso e asciugarono le mie lacrime, mi voltai e vidi il mio Rob, mi sorrideva…quale miracolo mi aveva riservato Dio? Il più splendido in assoluto…un vocabolario intero non sarebbe bastato per descriverlo con esattezza, non gli avrei reso giustizia. Rob mi abbracciò senza fiatare, cullandomi dolcemente, mentre io sfogavo il mio dolore, sentendomi amata, capita…completa

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Capitolo 5
*** Notizie e gelosia ***


Notizie e gelosia

Salve a tutti,
eccomi qui! Tra una pausa studio e l’altro, sono venuta a postare il successivo capitolo, mi spiace molto che non piaccia, so bene che ora è statico, ma poi ci sarà da dannarsi parecchio, eh!!!

 

Midnightsummerdrems: grazie cara…beh si Eric ha commesso degli errori, ma anche Marghe, quindi la sua reazione in parte è giustificabile. La ama ancora e certe cose non riesce proprio ad accettarle…

 

Piccola Ketty: ehehe beh allora mi sa che mi scriverai queste decine di righe XD, perché sarà qualcosa di bello tosto da mandar giù…aspettati di tutto, ma ricorda comunque che io sono per i lieto fine :D. Si, sono teneri, non hai idea di come mi senta quando scrivo queste cose, come se le vivessi io in prima persona…ed è bellissimo…

Ho terminato di sproloquiare e quindi vi lascio in pace a leggere…commentate, ne sarei davvero felice, anche se negativo, va bene, mi aiuta a crescere…

Facemmo colazione in religioso silenzio, Rob rispettò il mio dolore, mi guardava preoccupato, odiavo i miei sbalzi d’umore, probabilmente dovuti anche alla gravidanza.

Appena finii di bere il mio latte, Rob mi venne vicino, alzò il mio viso con la mano e mi fissò dritto negli occhi “Come ti senti?” “Meglio, grazie…” sospirai “Scusami…” mormori “Non c’è bisogno di scusarsi, non hai fatto niente” rispose dolce, poi mi prese per mano aiutandomi ad alzarmi “E ora Signora Pattinson” mi fece fare una giravolta su me stessa “Si prepari che dobbiamo andare dai suoceri” strizzò l’occhio ed io sorrisi, aveva risollevato il mio umore. Quei giorni erano stati tanto frenetici che avevo dimenticato di telefonare a mia madre, ancora non le avevo comunicato la bella notizia. Così andai nella mia stanza, presi il cellulare, lo guardai per dieci minuti poi digitai il numero “Mamma” dissi deglutendo “Tesoro mio, finalmente ti fai sentire!” mi rispose con tono preoccupato “Scusa, ho avuto un bel po’ da fare, poi con il ritorno di Rob non ho capito più nulla” “E’ già di ritorno?” chiese curiosa “Si…starà una settimana, voleva essermi vicino…in questo momento” mormorai “Bene…” si fermò “In che senso <>? Cos’è successo?” come al solito tutti pensavano in negativo “Tranquilla mamma, niente di preoccupante. Aspetto un bambino” ed ecco anche il silenzio…odiavo questa pausa forzata che si insinuava ogni qualvolta pronunciavo le parole <> “Oddio” singhiozzava “A mamma…ma è una cosa bellissima. Sei andata dal ginecologo, hai fatto tutti gli accertamenti necessari?” cominciò a farmi tremila domande a raffica “Calmati! Sono andata ieri alla visita…è tutto apposto, sono incinta di un mese e mezzo. Ora ho appuntamento tra due mesi” “Figlia mia, non sai che gioia mi stai dando e ora che lo dirò a papà sarà pazzo di felicità. Dovresti riposarti e…” ed ecco che iniziava con la predica, sospirai “Non ti ci mettere anche tu! Starò attenta, ora mi aspetta una giornata dai suoceri per comunicare loro la notizia” “Va bene, però riguardati figlia mia e salutami Claire e Richard”. Quando attaccai, due braccia si avvinghiarono alla mia vita, facendomi sobbalzare “Amore mi hai spaventato!” rise “Sciocchina chi ti pensavi che fosse? Hai parlato con tua madre?” annuii “E’ felice per noi” mi voltai verso di lui senza sciogliermi dalla sua presa e lo fissai “Chi non lo sarebbe? Ora preparati che andiamo dai miei…sono impazienti, ho detto loro che avevamo urgenza di parlargli” sogghignò “Ah Rob, sei il solito!” mi portai una mano tra i capelli, scuotendo il capo “Li starai facendo preoccupare” ridemmo entrambi, poi d’un tratto mi fermai, rimasi a guardarlo, come mio solito; poggiai le mie mani sul suo petto, mi alzai in punta di piedi e lo baciai a fior di labbra…lui mi accolse ben volentieri e mi strinse di più; piano le mie mani si incatenarono al suo collo e le sue sulla mia schiena facevano su e giù. Ci staccammo e ci fissammo “Ti amo” sussurrò con voce roca, gli sorrisi incantata “Anche io…” si percepiva chiaramente il desiderio che avevamo l’uno dell’altro e infatti, dopo poco, ci ritrovammo sul letto: lui mi accarezzò piano il viso, scendendo sul mio collo e  provocandomi brividi di piacere, ciò lo fece ridere. Io mi accigliai, ma non mi diede il tempo di ribattere perchè ricominciò a baciarmi; baciò ogni parte del mio corpo e quando giunse sul mio ventre si fermò, con un dito iniziò a creare dei cerci intorno al mio ombelico, lo scrutai attenta, poi incrociai il suo dito al mio e insieme continuammo a creare quelle geometrie perfette sulla mia pancia, fissando entrambi quel punto. D’improvviso ci bloccammo, io mi sedetti, presi il suo viso tra le mani e lo avvicinai al mio, deciso e voglioso mi ribaciò e con delicatezza si pose su di me…questa volta il contatto tra i nostri corpi, fu più delicato e dolce del solito…

Alla fine del tutto, ancora una volta ci guardammo, sorrisi e lo fece anche lui, mi prese la mano e insieme scegliemmo gli abiti da indossare e ci recammo a casa Pattinson.

“Claudiaaaaaa!!!” Lizzy spalancò la porta con un mega sorriso “Ah ancora con questo nome?!?” rispose imbarazzato Rob, mentre io ero piegata in due dalle risate “E tu non ridere!” mi fulminò con lo sguardo, ma non riuscivo a fermarmi “Scusami, ma non ce la faccio” dissi in preda alle risate, mi appoggiai alla spalla di Lizzy che, come me, stava morendo dal ridere “Uff” Rob sbuffò e entrò senza aspettarci, lo seguimmo a ruota nell’ingresso; nel frattempo, cercai di ricompormi, ma piangevo dalle risate, adoravo troppo Lizzy. “Bau bau” ed ecco la piccola Patty: “Patty amore, come stai?” Rob faceva effusioni col suo cane, quando mi vide venne a scodinzolare vicino a me “Ehi Patty, cucciola” e l’accarezzai “Ma possibile che il mio cane preferisca te a me?” domandò un Robert stranito “E che ci vuoi fare? Comunque ti ricordo che all’inizio mi odiava” rise “Era gelosa, perché stavo sempre con te” rispose sogghignando “Già, per fortuna ha capito che non c’è n’è bisogno” dissi continuando ad accarezzare il cane; d’improvviso una voce interruppe la nostra conversazione: “Robert caro, Marghe tesoro!” la mia adorata suocera “Buongiorno Signora” risposi contenta “Finalmente siete arrivati, ci stavamo preoccupando!” disse guardandoci con amore, io e Rob ci fissammo, entrambi ricordavamo la piacevole causa del nostro ritardo “Mamma abbiamo avuto un contrattempo” ammiccò Robert, io arrossi, abbassando il capo “Va bene, l’importante è che ora siete qui. Accomodatevi sul divano, ora mio marito ci raggiunge, siamo in ansia” disse fremendo. Ci sedemmo, poi guardai Rob e gli bisbigliai all’orecchio: “Poverini, li hai fatti spaventare!” rise “Sei proprio un monello” constatai, dandogli una piccola pacca sulla testa.

“Buongiorno figlioli!” esclamò Richard entrano in salotto “Oh buongiorno Signor Pattinson” risposi io “Allora cosa ci dovete dire?” incalzò preoccupata mia suocera, guardai Rob che annuì ”Mamma, papà sedetevi!” obbedirono, ci raggiunse anche Lizzy che rimase in piedi vicino al camino “Non so come dirvi questa cosa…è difficile trovare le parole giuste…” “Ah Rob però non recitare!” disse Lizzy interrompendolo, io risi “Devi sempre rovinare tutto!” disse Robert accompagnando il tutto con un movimento teatrale delle mani “Ok la smetto” riprese poi “Non è niente di preoccupante, ho voluto solo tenervi sulle spine” rise e si passò la mano tra i capelli “Marghe…” e tutti mi guardarono, arrossii, ma cercai di sorridere “…aspetta un bambino…” nuovamente silenzio…tutti continuavano a fissarmi con occhi spalancati, perfino Rob, non sapevo che fare, che dire, li guardai ad uno ad uno, temendo il peggio poi d’improvviso un boato: “Ahhhhhh!” in tre secondi tutti mi furono addosso, chi mi abbracciava di qua, chi mi abbracciava di là, non capii più nulla “Che notizia strepitosa! Sono tanto felice. Diventerò nonna!” urlò felice Claire “Figliolo” disse mio suocero abbracciando commosso Rob, Lizzy mi venne incontro e mi strinse “Auguri Marghe” “Grazie”, anche Patty partecipò ai festeggiamenti, scodinzolando allegramente.

La giornata trascorse tranquillamente tra una risata e l’altra, il papà di Rob era identico a lui, stessa simpatia e stesso modo di fare, era il mio mito, mi prendeva sempre in giro ed io mi facevo un mucchio di risate. Amavo stare in compagnia di quella famiglia, mi facevano sentire a casa…grazie a loro dimenticai i pensieri negativi della mattinata.

“Amore, adoro i tuoi genitori!” dissi a Rob una volta seduti in macchina “Modestamente sono loro figlio” rispose dandosi delle aree, io gli diedi una pacca sulla spalla “E che centra, ho detto che adoro loro!” mi guardò spaesato, risi “Scemolotto! Adoro anche te, ma in modo diverso…io ti amo…” la sua bocca si piegò immediatamente in un sorriso che mi spezzò il fiato “Ah ora andiamo meglio” sogghignò divertito, mettendo in moto l’auto. Durante il tragitto, Rob riprese l’argomento <> ”Marghe…ti manca?” domandò, ma non capii a cosa si riferisse “Chi?” chiesi “Eric” disse secco, io rabbrividii, guardai fuori dal finestrino e chiusi gli occhi “Si…era il mio migliore amico…era…” piano voltai lo sguardo verso Rob, per vedere la sua espressione: era triste e questo mi fece sentire tremendamente in colpa “Rob…” mi guardò “Non capire male: mi manca il mio vecchio gruppo di amici, quando li vedo e noto che lui non c’è, beh…mi sento come se avessi un pezzo in meno, non so se mi spiego” sospirai frustrata “Non hai mai pensato di telefonarlo?” sobbalzai “E come potrei? Cosa gli direi? No, no Rob…” dissi, muovendo il capo in senso di diniego “Perché no?” “Perché sarebbe inutile, lui non mi vuole più sentire…” rimanemmo in silenzio fino a quando non rientrammo a casa.

Una volta aperta la porta, feci una corsa in bagno, avevo la nausea, possibile che mi sentissi già così dopo solo un mese e mezzo di gravidanza? Quando tornai in salotto, Rob aveva acceso la tv e la stava guardando, mi accoccolai vicino a lui, il quale aprì le braccia: immediatamente mi sentii pervadere dal calore del suo corpo “Come va con lo stomaco?” domandò accarezzandomi i capelli “Meglio…ho già cominciato con le nausee uff.” sbuffai, facendolo ridere, poi allegro mi scompigliò i capelli con la mano “Comunque ritornando al discorso di prima, volevo scusarmi. Non dovrei parlare di lui davanti a te” mormorai guardando verso la tv, lui però non rispose, così alzai la testa per osservarlo, aveva chiuso gli occhi, allora mi avvicinai al suo volto e lo fissai “Rob…” lo chiamai, lui inspirò e riaprì le sue palpebre, gli accarezzai la guancia, lui poggiò la sua mano sulla mia “Non voglio perderti” sussurrò lieve, non me l’aveva mai detto, rimasi sbalordita “Ma tu non mi perderai mai! Come ti vengono in mente certe cose?” chiesi confusa “Lo so…mi sento un bambino viziato dalla tua presenza e so che, oramai, non ne potrei più fare a meno” brontolò “In primis, ti ricordo che siamo sposati e quindi ho deciso di condividere la mia vita con te, punto secondo se è per Eric, ti ripeto che mi manca come amico, ti ricordo che mi è stato molto vicino e non posso dimenticarlo! Gli voglio bene e vorrei condividere anche con lui la mia felicità…la gioia di questo nostro bambino…fraintendi sempre” irritata, mi alzai e me ne andai in stanza sul letto, Rob mi raggiunse subito dopo “Sono il solito stupido” disse avvicinandosi, portandosi la mano tra i capelli “Ma capiscimi! Eric urta il mio sistema nervoso” ammise imbarazzato “Gelosone” dissi correndogli incontro “E comunque darebbe fastidio anche a me. Basta chiudiamo qui l’argomento e godiamoci questi giorni insieme. Voglio ricordarmeli bene, visto che poi non ti vedrò per altri 3 mesi” dissi “Hai ragione” mi baciò la fronte “Che ne dici di cominciare da questo?” disse mordicchiando le mie labbra “Mmm” mugugnai “Direi che è perfetto” mi prese tra le sue braccia e baciandomi mi condusse verso il nostro paradiso.

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Capitolo 6
*** Come what may ***


Come what may

Salve a tutti, 

scusate se la settimana scorsa non ho postato, ma non ero a casa mia, ma dalla mia amica a Roma. Siamo andate a vedere "New Moon" e sono rimasta molto contenta, non pe ril film in sé, ma nel constatare quanto Robert sia migliorato tantissimo. Il pezzo in cui recita la parte di "Romeo e Giulietta" è stata assurda, io me la son vista anche in lingua originale e la voce di Robert è impagabile. E l'addio? Io ho pianto tantissimo u.u...poi in Italia...la rabbia di non esserci potuta essere...che cosa brutta mamma mia...

Ma torniamo a noi...oggi vi posto anche un pò del punto di vista di Robert per farmi perdonare...vediamo un pò cosa ci dice il nostro caro maritino :D

Doddola: tu devi sempre farmi commuovere, vero? Io sono senza parole, sai? Mi piace troppo il fatto che qualcuno si immedesimi in quello che scrivo e poi parla con Robertino, magari lo convinci tu che Marghe farebbe di tutto pur di stare con lui…eh…ma le cose sono appena all’inizio…vedrete…
Mi manchi tantissimo anche tu…non vedo l’ora di risentirti…spero tu stia bene…Ti voglio bene…

Piccola Ketty: ehehheeheh grande Ketty! Mi hai fatto morir dal ridere…oddio spero che il figlio o la figlia non ereditino questo particolare dai genitori, altrimenti la vedo dura per quei due XD.
Ti ringrazio per le belle parole, ma non a tutti piacciono le stesse cose, ma non mi abbatto, io continuo a scrivere perché mi piace, soprattutto quando si tratta di Robert. Amo immergermi in storie che lo riguardano, è come se vi fossi io lì con lui…bacio

Mi son dimenticata di linkarvi le canzone…comunque se vi va di ascoltarle, la prima si chiama “Come what may”, è del Moulin Rouge, mentre la seconda è "Ballando al buio" degli Stadio. Ci sono particolarmente legata…ora però vado, vi lascio al capitolo…

Quei giorni volarono, ogni istante l’avevamo vissuto fino infondo riservandoci tutte le tenerezza e l’amore di cui eravamo dotati, senza mai risparmiarci. Il tempo inesorabile, richiamava la nostra attenzione, noi come dei ciechi non volevamo vedere, troppo presi dalla pazza voglia di stare insieme e di non negarci l’uno all’altra, purtroppo però troppo presto, dovemmo risvegliarci dal nostro sogno e rivivere l’incubo che la vita ci stava per riservare. Scegliendoci sapevamo cosa ci sarebbe successo ogni qualvolta che Rob avrebbe avuto una proposta lavorativa, ma il timore di perderlo che regnava dentro di me ogni volta che partiva, oscurava tutte le promesse che mi ero fatta.

E così anche questa volta, volli accompagnarlo all’aeroporto, non ce la facevo a restare a casa…

“Amore…” soffiò tra i miei capelli “Si?” dissi trattenendo le lacrime “Riguardati, non voglio che ti affatichi molto. Ho parlato con mia madre e mia sorella e per qualsiasi cosa puoi contare su di loro” disse accarezzandomi una guancia “Gra-grazie…” mormorai “Non fare così, ti prego!” “Scusa” e mi asciugai le lacrime, poi lo guardai rispecchiandomi nei suoi meravigliosi occhi color cielo e vidi quello che ormai eravamo: una sola persona…

 

“Never knew I could feel like this
Like I've never seen the sky before
I want to vanish inside your kiss
Every day I'm loving you more and more
Listen to my heart, can you hear it sings
Telling me to give you everything
Seasons may change, winter to spring
But I love you until the end of time”

 

 

Dopo aver fatto il check-in, ritornò da me per un ultimo saluto prima dell’imbarco…”Ora devo davvero andare…” mi sfiorò la guancia mentre pronunciava quelle tristi parole “Ok…vai…prima che cambi idea e che ti costringa a stare qua!” “Non chiedo di meglio” e mi sorrise “Non provocarmi, sai che lo farei…” rise “Io provoco te? Caso mai è il contrario!” rise ancora, più lo faceva e più montava in me il desiderio di costringerlo a rimanere con me…”Vai Rob…vai…” mormorai ricominciando a piangere…”Torno presto…tranquilla…” “Lo so…ti aspetteremo” sorrisi “Ti Amo…” “I love you…for ever” prima di voltarsi, mi prese tra le sue braccia, alzandomi leggermente da terra e avvolgendomi con un bacio delicato e passionale.

 

“Come what may
Come what may
I will love you until my dying day”

 

Andò via, voltandosi ad ogni passo, impedendo ai miei occhi, appannati dalle lacrime, di abituarsi alla sua assenza…fu orribile, vederlo poi d’improvviso, scomparire…ebbi la sensazione che mi mancasse l’aria, respiravo malapena e con affanno…mi incamminai verso la grande vetrata e focalizzai i miei occhi sull’aereo, aspettai che decollasse, poi mi diressi all’auto e come un automa, misi in moto e partii…

 


”Suddenly the world seems such a perfect place
Suddenly it moves with such a perfect grace
Suddenly my life doesn't seem such a waste
It all revolves around you
And there's no mountain too high
No river too wide
Sing out this song I'll be there by your side
Storm clouds may gather
And stars may collide
But I love you until the end of time”

 

Era incredibile quanto mi sentissi persa e vuota senza di lui, incredibile come Rob avesse cambiato la mia esistenza, quanto tutto ciò che mi circondava fosse diverso visto accanto a lui, mai la mia vita aveva avuto così senso


”Come what may
Come what may
I will love you until my dying day
Oh, come what may, come what may
I will love you, I will love you
Suddenly the world seems such a perfect place
  Come what may  
Come what may
I will love you until my dying day

 

 

Mi fermai nel garage e sostai ancora per un po’ in auto, stesi lo schienale e mi misi in ascolto della musica…quella mattina per la fretta avevo preso un cd a casaccio, chi l’avrebbe detto che avrei beccato una canzone perfetta come quella che stavo sentendo: “Come what may” tratta dal film “Moulin Rouge”. Costrinsi Rob a vederselo tempo addietro, che ridere: io piangevo come una stupida e lui mi consolava, non sapendo che dire. Poi la canzone…in quel momento contribuì alle mie lacrime…

Ma infondo perché piangevo? Mica era partito per non tornare? Dovevo stare tranquilla…l’avrei rivisto presto, niente ormai poteva separarci o ostacolarci…ora aveva un motivo in più per tornare da me, mi accarezzai il ventre sorridendo. Con una forza in più, spensi la radio, scesi dall’auto e mi diressi a lavoro…qualsiasi cose fosse accaduta, io l’avrei amato per sempre

Robert

Quel giorno il sole brillava alto nel cielo americano, nonostante spirasse un vento freddo che tagliava la faccia. Fissavo le nuvole bianche che leggere e veloci attraversavano quel cielo e pensavo a lei…a mia moglie…

Quel giorno festeggiavamo un anno: il nostro primo anno da sposati, che cosa buffa…  pronunciare quelle parole mi suonava ancora strano…

Un caldo raggio di sole mi sfiorò il viso, risvegliandomi dal torpore in cui mi ero accoccolato…mi sentivo stanco, le riprese del nuovo film, procedevano senza sosta e mi impegnavano tutto il giorno. Questa volta avevo avuto un ruolo diverso dal solito: interpretavo un sergente che guidava una truppa americana nella guerra del Vietnam, degli anni sessanta. Paesaggi distrutti, morte e dolore circondavano il set…provai orrore per tutto quello che quelle persone avevano ingiustamente patito e mi toccava proprio interpretare il ruolo di colui che ordinava di sparare su persone innocenti…fu difficile lavorarci su, ma ero un professionista ormai, e volevo e dovevo impegnarmi, ci tenevo a fare bella figura.

Ma la mia mente vagava troppo quel giorno…”Chissà che fa la mia Marghe…” pensai tra me e me. Percorsi più volte la stanza nella quale alloggiavo, non dandomi pace, per la lontananza da mia moglie, proprio in quel giorno. Se avessi avuto la possibilità, sarei volato col primo aereo diretto a Londra e sarei corso ad abbracciarla per festeggiare insieme il nostro primo anniversario. E invece ero bloccato qua…quando avevo chiesto a Carl un giorno libero, mi aveva quasi aggredito <<”Non se ne parla proprio, Robert! Quel giorno verrà sul set anche un importante regista, interessato a te, quindi non puoi proprio mancare!” “Ma Carl…” mormorai “Niente ma…non esistono obbiezioni, pensa alla tua carriera! Guarda quanti cambiamenti in pochi anni, sei diventato una star, ammirato e ricercato da tutti!”  sbuffai “Ti ringrazio per questo, Carl. Ma mi conosci e sai che della fama mi frega ben poco, io voglio solo recitare, il resto può andare a farsi friggere. Avrò anche il diritto a vivere una vita privata e a festeggiare con mia moglie!” ero profondamente irritato, ma la reazione del mio manager non tardò ad arrivare “Signorino, non accetto questo tuo comportamento! Festeggerai un altro giorno, ora non è possibile e non esigo ulteriori obbiezioni” disse autoritario, io sbattei la porta e me ne andai>>  l’irritazione era rimasta, ma non potevo fare granché…non mi era mai capitato di sentirmi così voglioso di tornare a casa, solitamente amavo girare film, stare sul set isolandomi da tutti per studiare a fondo la mia parte…ma Marghe aveva davvero scombussolato tutto il mio equilibrio, modificando a suo piacimento le mie giornate e donandomi tutta se stessa, senza mai chiedere nulla in cambio…rispettava ogni mia decisione e mi aggrediva quando dicevo che non volevo partire, ci teneva quasi quanto me, alla mia carriera, voleva che facessi quello che più amavo: recitare <<“Amore, io faccio un lavoro che mi soddisfa e se mi impedissi di farlo, mi sentirei priva di una parte di me stessa, quindi presumo che valga lo stesso per te. I sogni vanno portati avanti…guarda me: sognavo te…e ora sei mio marito!” mi sorrise, ammiccò e mi schioccò un bacio sulla guancia…sapeva sempre sorprendermi…ogni volta così diversa, così…perfetta…>>

Sorrisi poi, quando ripensai alla nostra prima notte di nozze…

<<Avevo preparato tutto, ma salii ugualmente in camera per dare un’ultima controllata “Allora le rose sono al loro posto, lo champagne è nel frigo e la musica c’è. Direi che è tutto apposto, ma allora perché mi sento così agitato” mormorai tra me e me, poi scesi nella hall e trovai Marghe che, nervosa quanto me, mi aspettava seduta su una poltroncina…batteva il piede a terra e si rigirava il vestito tra le mani, guardando un punto non preciso del pavimento, quando alzò lo sguardo e mi vide, si illuminò e arrossì. Le sorrisi anche io…era giunto il momento…mi avvicinai piano “Amore ora possiamo andare in camera” “Bene…” rispose imbarazzata, le presi la mano e ridendo la trascinai via…camminò per tutto il tempo a testa bassa e quando fu dinanzi alla porta, s’immobilizzò, le accarezzai il volto e le sorrisi “Rob…” “Si?” mi sfiorò il braccio “Ho paura…” la guardai curioso “Di cosa?” “E se stasera per la tensione non dovessi…” abbassò di nuovo la testa, con le dita la indirizzai verso di me, non riusciva a guardarmi “Chi dovrebbe preoccuparsi sono io e non tu! E poi non m’importa…l’importante è che ora ufficialmente sei mia” sobbalzò e annuì.

“Pensi all'amore
pensando a me
ti batte il cuore
dimmi perchè
le paure che hai
i sogni incerti
non confonderti mai
saran tuoi sempre “


 Aprii la porta e la feci accomodare, accesi la luce e i suoi occhi luccicanti traboccarono vedendo tutti i petali di rose sparsi per la stanza, le candele e la musica…una canzone italiana che lei amava molto, l’ascoltava spesso…

 

“senti l'amore
stringiti a me
ti batte il cuore
dimmi il perchè
questo tempo per noi
è poco e prezioso
passerà prima o poi
e non tornerà”


”Rob, ma…” mi avvicinai, le presi le mani e le baciai, tenendo fermo gli occhi su di lei, tremava…piano feci scivolare le mie mani dietro la sua schiena, procurandole un brivido di piacere, seguito dal suo rossore in viso e da una mia risatina…

 

“se ti stringo un pò di più
ballando al buio in silenzio
il tempo, il tempo sorriderà
ballando al buio, in silenzio... in silenzio”

 

 

La strinsi a me ed iniziammo a danzare, guardandoci negli occhi…”Grazie…” “Per cosa?” “Per essere entrato nella mia vita e per aver scelto di rimanerci per sempre…” disse singhiozzando “Grazie a te per avermi riaccolto nella tua vita…” sorrisi, lei si rabbuiò “Se non lo avessi fatto, ora la mia vita non avrebbe le mille sfaccettare e colori che tu le hai donato”…era speciale…ed io…l’amavo…

 

“ti bacio piano
piccola mia
bacio il respiro
che porta via
le paure che hai
i sogni incerti
non li scorderò mai
saran per sempre”

 

Nello stesso istante, ci fermammo, un ultimo sguardo, poi lei si alzò sulle punte e si avvicinò al mio viso…io mi abbassai di poco e la baciai…un bacio a fior di labbra che fece rabbrividire entrambi…

 

”se ti stringo un pò di più
ballando al buio in silenzio
il tempo, il tempo sorriderà
ballando al buio
in silenzio, in silenzio...”

 

Lasciammo che la musica guidasse i nostri movimenti…per quella notte tutto sarebbe stato scandito dal ritmo dei nostri cuori accompagnati da una dolce melodia che avrebbe fatto da sottofondo all’attimo più perfetto e prezioso: l’unione delle nostre anime…>>

Scosso da quel ricordo, mi alzai dal letto e mi diressi sul set...fu una giornata di intenso lavoro, concentrami sulla recitazione fu difficile, non riuscivo a tenere i pensieri fermi neanche per cinque minuti; le scene furono ripetute più e più volte, fin quando il regista decise di far prendere una pausa a tutti. Mi sentivo uno straccio, per colpa mia le cose non stavano venendo bene, fortunatamente nessuno me lo faceva pesare, se non il mio severissimo Super-Io. Era pomeriggio inoltrato ormai e decisi che l'unico modo per riprendere possesso di me stesso, era telefonare a Marghe, così afferrai il cellulare e composi il numero, scalpitante attesi che rispondesse, fui presto accontentato... “Pronto?” fui invaso dal calore della sua voce e i miei sensi sembrarono ricominciare a vibrare “Amore…auguri per il nostro primo anno da sposati” risi, che buffo che era sentirmi pronunciare quelle parole, per un attimo lei sembrò essere incredula quanto me ”Grazie Signor Pattinson” rise, risvegliandomi dal torpore “Auguri anche a Lei. Allora come procedono le riprese?” domandò curiosa “Siamo di buon umore stamane, eh? Ti faccio un buon effetto. Comunque le riprese stanno andando molto bene, sto lavorando molto sul mio ruolo, speriamo che il regista sia soddisfatto” era bello sentirla sempre felice quando parlava con me “Come potrebbe non esserlo, tu sei eccezionale! Ma non abituiamoci a tutti questi complimenti, sono solo per oggi…” risi della sua ironia...poi d’un tratto si fermò, sembrava incerta, timorosa ”Ehi Piccola, cos’hai? È successo qualcosa?” domandai preoccupato, ero certo che se l'avessi avuta davanti avrei perfettamente capito che aveva qualcosa che non andava, le si leggeva in faccia quando tentava di nascondere la verità “No, no…niente di grave…anzi…” anzi? Beh se era una bella notizia, perchè tentennava nel dirmela? Le donne non le avrei mai capite! “E però parla, non so ancora interpretare i silenzi…guarda che fare Edward non mi ha certo aiutato a sviluppare una dote sovrannaturale, sai?” tentai di sdrammatizzare, come mio solito “Scemo, lo so…solo che non trovo le parole giuste per dirti questa cosa…” mormorò sconsolata “Ohi devo venire lì?” ora ero realmente preoccupato “Sarebbe magnifico, ma lo sai che non ti chiederei mai di abbandonare il set” “Si, conosco la tua testardaggine…guarda dove ti ha portato…” ridacchiai “Ma la smetti di dire stupidaggini? Sono maggiorenne e vaccinata, so quello che faccio. Ok, basta con i convenevoli…tieniti forte…Rob…io…aspetto un bambino…” mi bloccai...mi sentivo come se fossi improvvisamente diventato di pietra, fossilizzata in quella posizione da centinaia di anni, avevo gli occhi fissi davanti a me, senza in realtà vedere niente...non me lo sarei mai aspettato...un figlio io? Era la cosa più strana che mi stava capitando, mi prese il panico...cosa avrei fatto ora? Inspirai lentamente chiudendo gli occhi, quando li riaprii capii che non dovevo temere nulla, avevo affianco la persona che amavo ed ero felice: la mia donna mi avrebbe dato un figlio MIO, cavolo MIO! Ma...ero lontano, cavolo...lontano da lei, da “lui”...prima che però potessi parlare, sentii Marghe singhiozzare ”Rob? Tutto bene?” chiese cercando di modulare la voce “No…” risposi di getto “Che significa no…” l'avevo spaventata, ma non riuscivo a controllare le parole “Che non va affatto bene” mormorai passandomi una mano tra i capelli ”Ah…” quando capii che si era fatto l'idea sbagliata, intervenni “Marghe…ma che hai capito? Non va bene, perchè in un giorno così importante, con una notizia così strepitosa, io non sono là vicino a te. Io diventerò padre, ma ci pensi…io? Robert Pattinson padre…assurdo!” dissi sorpreso delle mie stesse parole e del fatto che io volevo quel figlio, lo desideravo più di quanto desiderassi qualsiasi altra cosa “Ma allora sei felice?” chiese Marghe timorosa. “Che domande mi fai amore?” pensai  “Felice?” risposi “Di più…sono euforico…Marghe, ti ho mai detto quanto ti amo?” quasi urlai “Sempre…ma se lo ripeti, ne sarò felice” sogghignò lei “Da morire!” “Ehi Rob tocca a te, vieni!” maledetto regista, interveniva sempre nei momenti meno opportuni “Devi andare?” la sua voce era un soffio “Si, mi spiace. Riposati, non permetterti di uscire, se hai bisogno di qualcosa chiama Simona o mia sorella Lizzy, saranno felici di aiutarti. Non strafare come al tuo solito” ero lontano, ma volevo tenere la situazione sotto controllo, per quanto mi fosse possibile “Hai finito con le raccomandazioni?” borbottò infastidita “Non scherzare, un figlio è una cosa seria, sai?” le feci notare “Detto da te, sembra una barzelletta” rise di gusto “Ehi signorina, guarda che vengo lì eh?” “Ti aspetto…” disse con voce invitante, tanto da farmi rabbrividire...avrei preso il primo aereo e sarei andato da lei...“Ci sentiamo stasera. Ti Amo…” più di quanto immagini “Anche io…”. Felice come non mai, mi diressi sul set, questa volta non commisi errori, tutti furono soddisfatti, io per prima “Complimenti Robert, mi è piaciuto molto come hai interpretato questo spezzone, hai messo la giusta carica emotiva, prima eri distratto, vedo che la pausa ti ha fatto bene” sorrisi, la pausa era stata un vero toccasana per me, ora però dovevo assolutamente tornare da Marghe, volevo stargli vicino, anche se solo per poco.

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Capitolo 7
*** I'll be lover too ***


I'll be lover too

Buon giorno carissimi amici di Efp,
buon fine settimana…
Cosa mi raccontate? Siamo giunti a dicembre…sembra ieri che era maggio…il tempo vola in modo incredibilmente veloce e tra breve sarà Natale, adoro questa festività, non per i regali, ma per l’aria che si respira. Non vedo l’ora di ritornare a casa mia e godermi questa meravigliosa festa in famiglia con le persone che amo. Non ci posso pensare!!! È già passato un mese da quando sono venuta nel collegio universitario qui a Macerata…mamma mia, mi sembra ieri che stavo facendo il servizio civile.
mmm…mi sto perdendo in chiacchiere e non va bene…passo ai ringraziamenti che è meglio per tutti, figuriamoci se voglio annoiarvi ancora di più di quello che già faccio con le mie storie :D

Piccola Ketty: la lontananza è sicuramente un ostacolo difficile da affrontare per una coppia, se ci mettiamo poi che Marghe è incinta, si può ben capire che le cose divengono un pochino più complicate. Dai ora che leggerai vedrai che ti ho quasi accontentata, senza neanche saperlo hai anticipato una cosuccia :P. Spero che anche questo capitolo ti piaccia.
Si, Jenny mi sta dando una mano con i punti di vista di Robert, ma questi qui sono già stati scritti, lei sta elaborando quelli più in avanti, dove la situazione è ben diversa e complessa…poi vedrai :). Bacio e grazie perché mi segui…ne sono felice ^^
 

Non avendo a disposizione internet in stanza, non posso mettervi ora il link della canzone, ma come la scorsa volta posso indicarvi il titolo e la potete cercare “I'll be your lover too” cantata dal nostro Robertino :D. Qui dico che l’ha scritta lui, in realtà e di Van Morrison, ma io questo l’ho scoperto solo successivamente u.u.
Bacio a tutti e buona lettura :).

Ps: proseguiamo col punto di vista di Robert...

Finite le riprese per quel giorno, mi diressi con alcuni colleghi al bar per bere qualcosa insieme. Mentre chiacchieravamo tranquilli, il mio sguardo si soffermò su una coppia di sposati che giocherellava con il loro bambino, vederli così felici, suscitò in me uno strano senso di invidia, e se Marghe avesse voluto una persona più presente? Se col tempo si fosse scocciata di aspettarmi sempre? Presi il cellulare e chiamai l’unica persona che in quel momento poteva aiutarmi “Simona?” “Rob?” rispose incerta “Si…” “Ehi, ciao, come stai? Augurissimi!!!” disse tutta allegra e pimpante “Bene…” “Mmm dal tuo tono non direi proprio” “In effetti…sono preoccupato…non mi va di lasciare troppo sola mia moglie” rise, io alzai un sopracciglio incredulo “Scusa, scusa, ma sentirti pronunciare quella parole, è alquanto buffo” rise ancora “Comunque non preoccuparti, ci siamo noi con lei, tu pensa a finire presto le riprese, così tornerai da lei. Le manchi, questo è certo, ma sai benissimo che Marghe non potrebbe vivere senza di te, quindi accetta tutto quello che ti riguarda, senza lamentarsi. Domani noi andremo con lei per la prima radiografia” mi sentii crollare il mondo addosso…quello doveva essere il mio momento…”Ah…lo ha chiesto a voi?” ero un po’ infastidito “Rob non prendertela a male. Come faceva a dirlo a te che sei lontano?” aveva ragione Simona “Si, è vero. Scusa…è che…” sbuffai “Rob…ma non riesci proprio a fare una scappatina da queste parti?” “Vorrei…ma Carl rompe” “E tu insisti! Minaccia di non voler più recitare e vedi come si convince! Dai provaci, le faresti una sorpresa se riuscissi a venire domani per la visita” “A che ora è?” “Alle 18:00” ci pensai un po’ su, poi decisi “Simo…ci sarò!” “Bravo, così ti voglio. A domani allora” “Ovviamente, Marghe non deve sapere nulla” ammiccai “Tranquillo, sarò muta come un pesce” le avremmo fatto l’ennesima sorpresa.

Uscii dal bar e mi diressi verso l’albergo in cerca di Carl; lo trovai che parlava comodamente seduto nella hall, col regista “Carl, debbo parlarti!” notò il mio sguardo deciso e capì subito “Robert se è per quello di cui abbiamo già discusso stamane, ti ripeto che la mia risposta è no!” “Io vado, volente o nolente!” intervenne il regista “Mi scusi Signor Pattinson, qual è il problema?” “No, lo lasci stare…” ma non feci finire la frase al mio manager che proferii parola “Vede, mia moglie ha scoperto da poco di essere incinta e domani ha la prima ecografia ed io devo esserci, non posso abbandonarla. La mia carriera è importante, ma non voglio dover rinunciare ai momenti più belli che un uomo può vivere” dissi quelle parole tutte d’un fiato, senza controllare minimamente le mie emozioni, era chiaro quanto fossi disposto a rischiare per lei…il regista mi guardò, si passo una mano sotto il mento e si poggiò allo schienale della poltrona, poi rivolgendosi a Carl disse “Non vedo dove sia il problema?” Carl sobbalzò incredulo “Ma le riprese?” “Oh Signor Rich, mi meraviglio di Lei! Ha famiglia anche Lei o sbaglio?” Carl annuì “Beh e allora cosa penserebbe se Robert le impedisse di raggiungere sua moglie nel momento del bisogno?” il mio manager abbassò lo sguardo palesemente in imbarazzo “Ecco…vede che è d’accordo con me?” poi si rivolse a me “Signor Pattinson, faccia la valigia. Le lascio una settimana libera, riprenderemo le scene in cui Lei non è presente” ero entusiasta, sorrisi a più non posso e mi diressi verso la mia stanza. Iniziai a mettere i panni in valigia velocemente, telefonai all’aeroporto e prenotai il primo aereo per Londra, avevo solo due ore di tempo. D’improvviso mi ricordai che si era fatta ora di telefonare a Marghe, afferrai violentemente il telefono e composi il numero “Amore!” ecco il mio miele…”Saziami amore, saziami” pensai “Ehi Piccola, come va?” “Bene, sono a letto. Oggi i nostri amici sono stati qua, ti salutano” “Vi siete divertiti?” “Si, moltissimo. Ricordare i vecchi tempi è sempre piacevole” ero quasi geloso che loro potevano essere stati con lei proprio in quel giorno “Sono contento…beh…hai annunciato loro dell’arrivo di nostro figlio?” “O figlia!” precisò lei “Si comunque…” continuò “Beh certo, era per generalizzare…e che hanno detto?” “A parte il dubbio di Tom che tu sia riuscito a…beh hai capito, no?” domandò imbarazzata “Quel Tom che ci tiene, non cambia mai” ridemmo “Infatti. Comunque sono stati contenti, abbiamo anche brindato con lo spumante” “Ah mi fa piacere che in mia assenza fate i festini e vi ubriacate. Signorina, anzi Signora, lei non dovrebbe bere, lo sa?” la ammonii ironico  “Ma un goccetto non può farmi male…e poi Rob parli proprio tu che bevi solo birra e coca cola?” colpito e affondato “Si, ma io non sono gravido” rise a più non posso, che si stesse immaginando me col pancione? Effettivamente ero buffo ”Che ridi?” “No, nulla. Rob…” “Si?” “Domani ho la prima ecografia…” “Eh amore, lo so”  “Ah…” finsi di essere sorpreso “Ho chiesto a Simona e Steph di accompagnarmi” “A che ora vai?” “Ho la visita prenotata per le 18:00, subito dopo il lavoro” “Ok, mi raccomando, sta attenta…mi spiace non esserci” che attore! “Verrai con me alla prossima…” “Ma questa è la prima ed è la più importante” era vero, io non potevo mancare…dovevo esserci e ci sarei stato! “Ah Rob, non fare così ti prego, è già difficile, poi ti ci metti anche tu! Presto sarai di nuovo qui con…noi” la mia dolce e tenera Marghe…eccola la donna che amavo e che avevo sposato…avevo dimenticato quanto potesse essere emozionante sentirle pronunciare quelle parole…“Noi…” ripetei con più enfasi “Si…noi…” e niente e nessuno ci avrebbe mai separati…mai…neanche il mio lavoro. Chiusi la conversazione e mi diressi da Carl che mi aspettava in macchina, all’ingresso dell’hotel “Andiamo!” annuì e salii nell’auto che mi stava riportando dalla mia unica ragione di vita…

Feci velocemente il chek-in e mi imbarcai sull’aereo…per tutto il tempo non feci altro che scrivere, mettendo a tutto volume, la canzone che anni addietro avevo scritto, dopo essermi innamorato per la prima volta “I’ll be your lover too”…

 

“I'll be your man
I'll understand
And do my best
To take good care of you
Yes I will”

 

In realtà era da sempre, destinata a Marghe… era lei l’unica per cui avrei fatto di tutto, di cui mi sarei preso cura, senza mai farle mancare nulla…soprattutto il mio amore…

 

“You'll be my queen
I'll be your king
And I'll be your lover too
Yes I will”

Lei era la mia regina ed io il suo re, il suo amante…suo per sempre…il mio cuore le apparteneva e questa certezza mi faceva andare in fibrillazione, non avevo mai sentito il mio corpo rispondere in maniera così evidente ai miei sentimenti…si, Marghe era davvero speciale…

“Derry down green
Color of my dream
A dream that's daily coming true
I'll tell you
When day is through
I will come to you
And tell you of your many charms
And you'll look at me
With eyes that see
And melt into each other's arms”

 

Osservavo la nostra foto, quella che portavo sempre con me quando ero costretto a stare lontano, e mi vedevo riflesso nei suoi meravigliosi occhi nocciola…leggevo tutto l’amore che si possa provare per qualcuno nella vita…le nostre braccia avvinghiate l’une alle altre, i nostri sguardi incrociati persi nelle profondità reciproche dei nostri occhi, i nostri cuori così vicini da fondersi in uno solo…era davvero strano rivedere tutto questo in una semplicissima foto…ma evidentemente l’amore riusciva a farmi arrivare oltre, dove gli altri non potevano giungere…si dice che l’amore è cieco, ma non era così per me: i miei occhi vedevano meglio da quando c’era lei nella mia vita…vedevamo ognuno attraverso gli occhi dell’altro e la vita ci sembrava migliore di com’era…


“And so I come to be the one
Who's always standing next to you
Reach out for me
So I can be the one
Who's always reaching out for you
Yes I will, yes I will “

“Amore sto tornando da te…non vedo l’ora di poter rivedere il tuo viso tingersi di rosso per l’emozione e i tuoi occhi riempirsi di lacrime per gioia…ho voglia di abbracciarti, baciarti, stringerti forte a me per farti capire che ti amo al di là del mondo, dell’universo…Ti amo perché sono destinato a farlo…”

“You'll be my queen
I'll be your king
And I'll be your lover too”

 

“Non ti ho scelta…mi sei stata catapultata davanti dal destino e sei entrata prepotentemente nella mia vita prima e nel mio cuore poi…ti sei fatta spazio piano, piano, senza fare troppo rumore…come un cucciolo hai saputo intenerirmi e giorno dopo giorno ti ho conosciuta e non ho potuto fare a meno di innamorarmi di te…quando mi sono reso conto che mi stavo lasciando troppo andare, era ormai troppo tardi: avevi già fatto il tuo incantesimo e col tuo sorriso, la tua voce, il tuo muoverti, la tua timidezza, avevi già incatenato il mio cuore al tuo…ricordo bene il nostro primo bacio…le vibrazioni che mi ha provocato, mi hanno confermato quanto ormai fosse tardi per me, ho dovuto redimermi di fronte ai miei sentimenti…ma è stata la cosa più giusta che io abbia mai fatto…Marghe, sono innamorato di te, ogni giorno sempre di più…e questo figlio tutto nostro è il dono più grande che tu potessi farmi…I love you…for ever…”
Atterrai a Londra alle cinque del pomeriggio, ero in tremendo ritardo, presi in fretta un taxi e corsi a casa, sapevo che non avrei trovato Marghe…
Giunto dinanzi alla porta, mi fermai, chiusi gli occhi e inspirai…quando entrai, tutta l’aria era intrisa del suo delicato profumo e mi sentii veramente a casa…non era cambiato assolutamente niente, tutto era in ordine...posai la valigia nella nostra camera e mentre andavo via, mi voltai verso il salotto e un libro enorme attirò la mia attenzione; non avrei dovuto perdere altro tempo, ma qualcosa mi spingeva verso quell’oggetto…lo presi tra le mani e lo aprii…quel che vidi fu talmente potente da farmi balzare il cuore contro la cassa toracica: l’album del nostro matrimonio…doveva essere arrivato da poco, mi sedetti sul divano e lo sfogliai: non saprei dire esattamente cosa provai, ma erano tutte sensazioni piacevoli, eravamo bellissimi, lei era…spettacolare, dal suo viso traspariva chiaramente tutta l’emozione di quel momento ed io??? Io ero incantato a guardarla…il miracolo della mia vita…lei
Quando alzai gli occhi per vedere l’ora, mi resi conto che era davvero tardi: sei meno un quarto “Cavolo, farò tardi”, con la mia solita sfortuna il taxi incontrò traffico…
Ore 18:00: doveva già essere entrata, non potevo perdermi l’ecografia, accidenti a me!!!
Ore 18:15: arrivai in ospedale, corsi verso la reception “Mi scusi dove si trova il reparto di ginecologia?” dissi rosso per l’imbarazzo e per la corsa; una signora sulla cinquantina, abbastanza grossa, mi squadrò spostando gli occhiali sul naso, grugnò qualcosa e poi ritornando alla cartella che stava sistemando mi rispose “In fondo a destra” “Grazie” e mi recai verso la direzione indicatami.
Percorsi un lungo corridoio e mi sembrò di non arrivare mai, mi guardavo intorno, ma non c’era nessuno, non avevo mai visto un ospedale così deserto, poi d’un tratto su delle panche vi erano ferme delle signore, notai le loro pance e capii che ero arrivato; mi sentii tremendamente a disagio, sorrisi a tutte “Scusate Signore, sapete dirmi chi c’è dentro ora?” tutte mi squadrarono con gli occhi sbarrati, che mi avessero riconosciuto? O semplicemente erano sorprese di vedere un uomo in quel reparto? Mi rispose una Signora minuta e bionda “E’ appena entrata una Signora non troppo alta, bruna e riccia…ah e con lei c’erano due ragazze” “La mia Marghe”  pensai “La ringrazio” e mi recai alla porta…bussai…sentii dei rumori provenire da dietro ad essa “Prego?” mi apparve dinanzi una donna giovane, sulla quarantina, bruna, alta, occhi castani “Mi scusi se interrompo il suo lavoro, sono il marito della Signora Pattinson, volevo sapere se posso assistere, sono in ritardo?” domandai cortese “Ma certo, si accomodi, abbiamo iniziato da poco!”, mi fece strada nell’altra stanza e mi trovai subito dinanzi Simona e Stephanie che indicarono l’orologio furiose, chiusi gli occhi e serrai le labbra e silenziosamente dissi loro: “Scusatemi”, poi mi voltai e la mia Marghe era distesa, in posizione rigida su un lettino azzurro, aveva la pancia scoperta, ricoperta da un liquido bianco. Quando avvertì la presenza di un’altra persona nella stanza, aprì gli occhi e risi della sua espressione sorpresa, probabilmente pensava di sognare, infatti richiuse gli occhi e li rispalancò spaventata; io le sorrisi, avvicinandomi piano a lei
“Sono venuto, amore, non potevo mancare” guardai la dottoressa e lei continuò il suo discorso “Signor Pattinson, stavo spiegando a sua moglie che partorirà nel mese di luglio e che la prossima visita è fissata al terzo mese di gravidanza, in modo da controllare come proseguono le cose” “La ringrazio” poi mi rivolsi a lei che inerme era ancora stesa sul lettino; d’un tratto un piccolo rumore, un battito, attirò la mia attenzione…fu solo all’ora che notai il macchinario, in cui in quel momento si vedeva mio figlio: uno spettacolo incredibile mi si stagliò dinanzi, mi commossi nel vedere quanto la natura umana fosse speciale, non credevo di potermi sentire così felice e strinsi la mano della donna che mi aveva permesso di scoprire anche questa meraviglia.
Usciti dall’ospedale, sentii per la prima volta la voce di Marghe, la quale fino ad allora, probabilmente ancora scossa per le vicende che la stavano colpendo, non aveva parlato “Ditemi la verità” si rivolse a Simona “Voi sapevate tutto?” aveva capito che mi ero messo d’accordo con Simona, come accadeva ogni volta che volevo farle qualche sorpresa “E dai non avercela con noi, volevamo solo farti un regalino” le abbracciò, non poteva avercela con loro, anche se voleva fingersi offesa, lei adorava le sorprese “Ora è meglio che tu vada a casa, sarai stanca” sbadigliò, povera la mia Piccola e tenera Marghe “Effettivamente si. Ci sentiamo domani” “Certo.”

In auto, nessuno dei due ebbe il coraggio di aprire bocca, sottecchi vedevo che mi fissava e la cosa mi faceva alquanto ridere, sembrava posseduta “Come sei silenziosa stasera, cos’hai?” le dissi rompendo il silenzio “Ancora non ci credo che sei qui. Dimmi che non sto sognando” per farle capire che era tutto reale, le diede un pizzicotto ridendo “Ahia” “Non ti lamentare, volevi o no la prova che sei sveglia?” risi ancora “Che faccia buffa Piccola mia…la mia ingenua mogliettina…adoro la tua semplicità…” “Stupido. Come hai fatto con il lavoro?” sapevo che me lo avrebbe chiesto, si preoccupava troppo per me “Mi sono preso una settimana di ferie” mi guardò basita “Te l’hanno permesso?” annuii “Gireranno le scene in cui non ci sono” pensavo di dovermi sorbire una ramanzina e invece mi sorrise e poggiò la testa sulla mia spalla, ricreando tra noi quel contatto che tanto mi era mancato in quel periodo di lontananza “Ora si che sono felice, anzi…” si toccò la pancia “…siamo felici!” mi sorrise in un modo che non aveva mai visto prima di allora ed io non potetti che rispondere con un sorriso carico di gioia, commozione, felicità…tutti doni di cui lei mi aveva arricchito.

Dopo un quarto d’ora giungemmo nella nostra casa e la seguii in cucina “Allora, cosa ti preparo?” “Amore dovresti riposare…” come sempre voleva fare tutto da sola “Stop, stop! In realtà prima di riposare, dovrei mangiare qualcosa” mi fece notare “Hai ragione, ma faccio io, tu siediti, cosa ti va assaggiare?” le chiesi “Mmm, ho voglia di un uovo” “Iniziamo già con le voglie” ridacchiai “No, non credo che la mia voglia di uova sia dovuta alla gravidanza, è ancora presto”, continuando a ridere mi diressi ai fornelli; ovviamente trovai non poche difficoltà nell’aprire l’uovo, speravo che lei non se ne accorgesse, ma sentivo la sua risatina alle mie spalle, ma come darle torto? Ero ridicolo, avrei fatto rabbrividire qualsiasi cuoco.

“E così aspettiamo un bambino…” dissi, cercando di affrontare per la prima volta l’argomento “Così pare…” non mi piacque quella risposta, ma non finii neanche di pensarlo che mi chiamò “Rob…” mi voltai per guardarla meglio, mi sembrava quasi terrorizzata “Tu lo vuoi questo bambino?” sbarrai gli occhi, non mi aspettavo questa domanda, così posai tutto quello che avevo tra le mani e corsi da lei, mi accovacciai avvicinandomi al suo viso “Ma che domande sono? Certo che lo voglio…è nostro figlio, frutto del nostro amore” abbassò lo sguardo rossa d’imbarazzo “Ma io so che non ami i bambini…” ero basito, come poteva credere che io non volessi un figlio da lei? Le sollevai il volto per permetterle di leggere la gioia che provavo nel ricevere un dono stupendo com’era un figlio, da lei: mia moglie! “Marghe, forse non amo i bambini degli altri…ma questo…” e con un gesto del tutto istintivo, le accarezzai delicatamente il ventre, facendo rabbrividire entrambi “…è mio…è nostro…ed io lo amo già da morire” e la baciai, non lo avevo ancora fatto, volevo restaurare un contatto fisico con lei e probabilmente lo desiderava anche lei, infatti mi cinse il collo con le mani e mi strinse forte…quando ebbi la forza sufficiente per staccarmi le dissi affannato: ”Ora è meglio che ti cucini l’uovo e dopo dritta a letto” “Agli ordini” disse ridendo, ma ancora persa per quel nostro bacio tanto voluto, aspettato…desiderato

L’uovo fu pronto in un batter d’occhio “Signora, ecco a Lei la sua cena” rise coprendosi la bocca con le mani, osservai il piatto e capii che il motivo di quella sua risatina era il bruciato attorno all’uovo “E non ci lamentiamo” le dissi in tono ironico “No, no e chi si lamenta” continuava a ridere, io mi sedetti e ignorando la sua risata, cominciai a mangiare, ma mi fermai di botto “Mmm…mi sa che non ci ho messo il sale” ciò la fece ridere ancora di più “Imbranato” sbuffai, passandomi la mano tra i capelli, lei si bloccò improvvisamente, allora mi alzai e le andai vicino, presi la forchetta e gliela porsi “Mangia, invece di ridere. Devi tenerti in forze!” il suo profumo mi stordì, quello che doveva essere un ordine, proruppe sulle mie labbra con un voce troppo sensuale, lei però annuì senza batter ciglio.

Dopo cena, la presi tra le braccia con difficoltà, ero sempre un imbranato quando si trattava di prestazioni fisiche e questo la fece ridere di nuovo “Ma mi hai preso per un pagliaccio?” “Ma dai Rob, che ci posso fare se sei un spasso eheheheh” “Ah e così sarei uno spasso, ora ti faccio vedere io!” dissi con aria di sfida, mentre la stendevo sul letto…iniziai a farle il solletico “No, no ti prego basta, basta” mi implorò tra le risate “La smetto se la finisci di ridere di me” “Ma come sei permaloso, non mi permetterei mai di ridere di te” disse trattenendo una risata, per questo ricominciai a farle il solletico e in men che non si dica, a causa dei suoi movimenti, ci ritrovammo vicinissimi, alchè ci fermammo…i nostri occhi si persero l’uno nell’altro, piano scesi sul suo ventre, alzai la maglia e lo guardai accarezzandolo “Qui c’è il mio bambino…” dissi ancora incredulo “Hai visto com’è piccolo?” le domandai “Si…piccolo come un fagiolo” disse con voce rotta dalle lacrime, piangeva??? Alzai di scatto la testa e la fissai “Non piangere, andrà tutto bene, io sono qui…” l’ abbracciai e ritrovando la familiarità di un tempo, ci addormentammo entrambi con le mani sul suo ventre…

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Capitolo 8
*** Notizie e gelosia (Pov Robert) ***


Notizie e gelosia (Pov Robert)

Salve a tutti,
un nuovo fine settimana è giunto…
chiusa in questo posto, mi sembra che il tempo non passi mai, una settimana e finalmente sarò a casa mia, tra le mie cose, con le persone che amo e nel mio mondo adorato…non vedo l’ora…
Noto, e me ne dispiace, che trovo poco riscontro…mmm…c’è qualcosa che non va! Decisamente…uffi :(
Grazie comunque ai lettori silenziosi, la vostra presenza mi allieta…

Sister forever94: ti ringrazio!!! Spero continuerai a seguirmi :), ci terrei molto…

Vi lascio al capitolo dal punto di vista di Robert…bacio

Il mattino successivo quando riaprii gli occhi, allungai la mano per cercare Marghe, ma il suo lato era vuoto…possibile che mi fossi sognato tutto? Mi guardai intorno e mi resi conto che ero a casa, quindi probabilmente, mia moglie si era già alzata per preparare la colazione, sorrisi all’idea di lei ai fornelli. Mi stiracchiai e mi recai in cucina, ma passando per il salotto, la vidi che era lì, ferma e imbambolata e stringeva tra le mani una cornice: i ricordi dei suoi amici e di….Eric…In tutti quel tempo, avevo sperato che Marghe avesse messo una pietra sopra a quella storia, ma non c’era verso di non farla sentire in colpa, lui le mancava ed io non potevo fare niente per sopperire al vuoto che sentiva. Quando lo rincontrammo per lo spettacolo provai a parlarci, ma non ci fu verso di fargli cambiare ide

<<”Perché sei qui Robert?” mi disse dandomi le spalle “Eric vorrei parlarti, credo che sia il caso che ci mettiamo seduti e discutiamo con calma” “Non credo serva a qualcosa. Te la sei ripresa, sei contento?” disse guardandomi in faccia con un espressione rabbiosa “Avevi detto che non ti saresti intromesso e l’hai fatto…e va bene così, ci sono passato sopra, l’ho anche incoraggiata a venire a cercarti, ma poi che hai fatto??? Lei hai chiesto di sposarti???” mi innervosii “Si e allora??? La amo e penso che sia lecito quello che ho fatto, Marghe è la mia ragazza e le faccio le richieste che voglio! E poi io dovrei ammazzarti di botte per quello che le hai fatto, ma come ti è venuto in testa, l’hai quasi violentata, ha dei lividi su tutto il corpo” sussultò, abbassando gli occhi “Cos’hai ora non parli più?” alzò gli occhi “Ho sbagliato, ho già ammesso le mie colpe e ho chiesto scusa, non ero in me. La rabbia, sai, a volte porta a fare cose di cui ci si può pentire” “Questa è la tua giustificazione? La rabbia?” gli urlai “Ma proprio tu parli? Tu che l’hai quasi uccisa andandotene in quel modo, sei uscito di scena come le grandi star, lasciandoti dietro però non applausi, ma sofferenza. Tu non hai visto come si era ridotta Marghe, non c’eri quando piangeva, quando non voleva mangiare o uscire. Io si! E l’ho aiutata a riprendersi, mentre tu te le facevi con Kristen! Sei proprio una pessima persona!!!” come fango le sue parole mi seppellirono “Ora sei tu che non parli più, eh?” ci guardammo in cagnesco, poi d’un tratto si girò e si incamminò verso il suo camerino “Aspetta” lo trattenni per un braccio “Rob basta!!! Dovete lasciarmi in pace, lo vuoi capire?” mi sentivo un verme “Scusami Eric…abbiamo pagato entrambi per i nostri errori” “Niente scuse! È troppo tardi…mi deve passare…mi passerà…” sospirò e si voltò nuovamente verso di me “Rob…” chiuse gli occhi, poi li riaprì “Io non voglio avercela con voi, ma mi sento tradito, capisci? Io…” mi fissò dritto negli occhi “…io amo ancora Marghe…in questi mesi non sono stato in grado di farmene una ragione, eravamo felici insieme…era così bello poterla avere accanto, accarezzarla, fare l’amore con lei” mi irrigidii al pensiero della mia Marghe a letto con Eric e strinsi le mani a pugno “Ho creduto davvero che lei mi amasse…” “Eric, lei ti ha amato…a modo suo, ma lo ha fatto…” “Si, questo lo so, ma il sentimento che provava per te era molto più forte” “Ma se allora capisci la situazione, perché non proviamo piano, piano a ristabilire gli equilibri di un tempo?” rise istericamente e mi guardò torvo “Non capisci che per me vedervi insieme è riluttante? Rob io ci sto male, le capisci queste parole?” “Sta male anche lei…” risposi serio, sostenendo a lungo il suo sguardo “Me ne dispiace, ma la colpa non è mia! E ora scusami Rob, ma ho un musical da fare” e se ne andò, non dandomi più adito di parlare. Quella fu l’ultima volta che lo vidi…>>

Mi avvicinai a lei, vederla piangere mi spezzò il cuore, non sapendo che fare l’abbracciai forte e con le mani le asciugai le lacrime, lei sussultò e si voltò verso di me, quando i nostri occhi si incrociarono, il mio cuore batté forte, cominciai a cullarla dolcemente, mentre lei poggiandosi al mio petto, continuò a piangere, sfogando tutto il suo dolore…

Facemmo colazione in silenzio, cercai dal trattenermi dal farle domande, temevo di pressarla, ma ero schiacciato dalla preoccupazione, volevo fare qualcosa…

Per tutto il tempo, non feci che osservarla di sottecchi, aspettando il momento giusto per poterle dire qualcosa e non appena posò la tazza vuota sul tavolo mi avvicinai alzandole delicatamente il volto per porlo alla mia attenzione, fissando i miei occhi nei suoi “Come ti senti?” le chiesi senza interrompere quel contatto “Meglio, grazie…scusami…” rispose abbassando le sue pupille verso il pavimento “Non c’è bisogno di scusarsi, non hai fatto niente” ed era vero, io non potevo cancellare il suo passato, le porsi la mano e l’aiuta ad alzarsi dalla sedia “E ora Signora Pattinson, si prepari che dobbiamo andare dai suoceri” strizzai l’occhio, facendole fare una giravolta e cercando di strapparle un sorriso, riuscendoci; nell’esatto momento in cui vidi le sue labbra piegarsi verso l’alto, il mio cuore tuonò, sbattendo rumorosamente contro la cassa toracica. La lasciai andare in stanza, nel frattempo sistemai la cucina. Mi meravigliai di me, avevo vissuto a lungo da solo, ma non mi ero mai affannato tanto per mettere tutto in ordine, non volevo che le cose pesassero tutte su di lei, nonostante potessimo permettercelo, non aveva voluto una domestica, Marghe desiderava vivere una vita normale, quando poi io di normale non potevo che donarle quello che ero, per il resto la fama mi aveva rubato tutto. Terminato i servizi, mi recai in stanza, feci per aprire la porta socchiusa e notai Marghe che agitata parlava a telefono “Tranquilla mamma, niente di preoccupante. Aspetto un bambino” sobbalzai, nonostante lo sapessi, per me era sempre strano sentirlo. Ormai preso dai miei pensieri, non mi ero accorto che Marghe quasi tremava “Calmati! Sono andata ieri alla visita…è tutto apposto, sono incinta di un mese e mezzo. Ora ho appuntamento tra due mesi” risi e passandomi una mano tra i capelli mi avvicinai piano “Non ti ci mettere anche tu. Starò attenta, ora mi aspetta una giornata dai suoceri per comunicare loro la notizia”. Appena staccò, istintivamente il mio corpo si mosse verso il suo, avvolgendola in una morsa delicata, ma contemporaneamente possessiva “Amore mi hai spaventato!” risi per il suo volto sconvolto “Sciocchina chi ti pensavi che fosse? Hai parlato con tua madre?” annuì più volte “E’ felice per noi” si voltò verso di me muovendosi leggiadra, tra le mie braccia, restando così vicina alle mie labbra, da farmi sentire il suo caldo respiro che mi fece rabbrividire “Chi non lo sarebbe? Ora preparati che andiamo dai miei…sono impazienti, ho detto loro che avevamo urgenza di parlargli” “Ah Rob, sei il solito. Li starai facendo preoccupare” ridemmo, poi ci bloccammo, come spesso era successo, ci incantammo a guardarci, riscoprendoci più innamorati che mai…poggiò le sue mani sul mio petto, rimirando la mia maglia stropicciata e ancora bagnata per le lacrime di poco prima, si alzò sulla punta dei piedi e mi baciò, come solo lei sapeva fare…io di certo, non mi tirai indietro e la strinsi di più; guidati dal miscuglio d’istinto e di sentimento che ci avvolgevano, ci toccammo, per poi staccarci “Ti amo” le dissi, continuando a mirare la sua straordinaria bellezza, mi sorrise arrossendo “Anche io…”…a passo di danza ci dirigemmo sul letto e l’ accarezzai piano il viso, scesi sul suo collo e la sentii mugolare di piacere. Mi interruppi per ridere, poi ricominciai a baciarla, cospargendole il mio amore in ogni parte del suo corpo e quando giunsi sul suo ventre nudo mi fermai, con un dito iniziai a giocarci, creando dei cerchi tutt’intorno al suo ombelico, mi guardò con occhi luccicanti e incrociò il suo dito al mio, giocando insieme pur continuando a fissarci. D’un tratto, nello stesso istante, ci fermammo, lei si sedette, prese il mio volto tra le sue piccole e paffute mani e lo avvicinò al suo; desideroso di lei, mi distesi sul suo corpo accogliente e fu mia ancora una volta…Troppo presto fummo costretti a smettere, ci sorridemmo e insieme ci dirigemmo verso la casa dei miei genitori. In poco meno di mezz’ora, fummo dinanzi la mia vecchia casa, quanti ricordi mi legavano ad essa: le corse folli in giardino da bambino, i giochi col triciclo, io sottomesso dalle mie sorelle. Risi mentre suonavo il campanello “Claudiaaaaaa!!!” non poteva mancare mia sorella Lizzy che con la sua solita spavalderia, mi abbracciò dandomi ancora quello stupido nomignolo “Ah ancora con questo nome?!?” risposi imbarazzato, mia moglie, invece, era piegata in due dalle risate “E tu non ridere!” la guardai furibondo, ma non servì a fermarla “Scusami, ma non ce la faccio” disse mentre si poggiava alla spalla di Lizzy che come lei era in preda ad una crisi di ridarella “Uff” sbuffai e entrai senza aspettarle, ma qualche secondo dopo le sentii dietro di me. “Bau bau” finalmente qualcuno che mi accoglieva degnamente: la mia cagnolina Patty, “Patty amore, come stai?” mi divertivo a giocare con lei, per anni era stata la mia compagna di giochi, la mia confidenze, poteva sembrare assurdo, ma l’avevo amata come se fosse stata una persona, quando però vide Marghe, si avvicinò a lei scodinzolando “Ehi Patty, cucciola” l’accarezzò “Ma possibile che il mio cane preferisca te a me?” domandai con tono deluso “E che ci vuoi fare? Comunque ti ricordo che all’inizio mi odiava” risi al ricordo di quando Marghe mise piede a casa dei miei per la prima volta, Patty non la voleva “Era gelosa, perché stavo sempre con te” le feci notare “Già, per fortuna ha capito che non c’è n’è bisogno” d’improvviso mia madre interruppe la conversazione “Robert caro, Marghe tesoro!” “Buongiorno Signora” “Finalmente siete arrivati, ci stavamo preoccupando” io e Marghe ci guardammo di sottecchi, imbarazzati e contenti per il piacevole motivo che ci aveva trattenuti a casa “Mamma abbiamo avuto un contrattempo” ammiccai ironico “Va bene, l’importante è che ora siete qui. Accomodatevi sul divano, ora mio marito ci raggiunge, siamo in ansia”. Ci sedemmo, Marghe mi lanciò un’occhiataccia e mi bisbigliò all’orecchio “Poverini, li hai fatti spaventare!” risi “Sei proprio un monello”.

“Buongiorno figlioli” mio padre entrò in salotto “Oh buongiorno Signor Pattinson” “Allora cosa ci dovete dire?” incalzò preoccupata mia madre, rivolsi i miei occhi a Marghe e annuii, segnalandole che stavo per cominciare a parlare “Mamma, papà sedetevi!” lo fecero, raggiunse anche Lizzy che preferì restare in piedi vicino al camino “Non so come dirvi questa cosa…è difficile trovare le parole giuste…” dissi cercando di creare suspance “Ah Rob però non recitare!” mi ammonì Lizzy “Devi sempre rovinare tutto! Ok la smetto. Non è niente di preoccupante, ho voluto solo tenervi sulle spine” risi passandomi la mano tra i capelli “Marghe…” e tutti e tre rivolsero la loro attenzione a lei che imbarazzata, cercò di sorridere “…aspetta un bambino…” calò d’improvviso un silenzio tombale, tutti continuavano a tenere gli occhi puntati su Marghe ed io capii che forse avrei dovuto dirlo in un altro modo, potevo solo immaginare l’ansia che avevo procurato a Marghe, lei odiava quei silenzi…poi mentre cercavo un modo per intervenire, un boato immerse la stanza “Ahhhhhh!” in men che non si dica i miei genitori e mia sorella si gettarono al collo di Marghe “Che notizia strepitosa! Sono tanto felice. Diventerò nonna” “Figliolo” disse mio padre abbracciandomi commosso, Lizzy, invece, abbracciò mia moglie “Auguri Marghe” “Grazie”, Patty sembrò aver recepito la notizia e felice scodinzolava, andando su e giù per il salone.

Trascorremmo una bella giornata in compagnia della famiglia, mi sentivo lieto del fatto che Marghe si sentisse a casa con loro e per qualche ora entrambi dimenticammo, la tristezza che di prima mattina, aveva attanagliato i nostri cuori. Mentre entravamo in auto, Marghe esordì dicendo “Amore, adoro i tuoi genitori!” “Modestamente sono loro figlio” mi diede una pacca sulla spalla “E che centra, ho detto che adoro loro” la guardai basito, lei rise “Scemolotto! Adoro anche te, ma in modo diverso…io ti amo…” quelle parole riattivarono i miei sensi e le sorrisi “Ah ora andiamo meglio” le risposi, ponendo il piede sull’acceleratore. La tranquillità di quelle ore non era servita però a cancellare il ricordo del viso piangente di Marghe ed è per questo che cercai di riprendere l’argomento, imponendomi un tono di voce non troppo duro o preoccupato…”Marghe…ti manca?” “Chi?” mi chiese stupita, non comprendendo a chi mi riferissi “Eric” dissi secco, lei sobbalzò, si girò verso il finestrino e lì vidi riflesso il suo volto attraversato da un brivido di tristezza, chiuse gli occhi “Si…era il mio migliore amico…era…” mi fece male, detestavo il fatto che lei potesse provare ancora qualcosa per lui “Rob…” la guardai “Non capire male…mi manca il mio vecchio gruppo di amici, quando li vedo e noto che manca lui, beh…mi sento come se mi mancasse un pezzo…” sospirò “Non hai mai pensato di telefonarlo?” sobbalzò nuovamente “E come potrei? Cosa gli direi? No, no Rob…” “Perché no?” incalzai “Perché sarebbe inutile, lui non mi vuole più sentire…” da lì in poi, non ci dicemmo neanche più una parola, fino a casa, dove Marghe corse in bagno; io ferito per le sue risposte, mi recai in salotto, accesi la tv ma non le prestai attenzione, dopo qualche minuto giunse anche Marghe che si accomodò accanto a me, non potevo resisterle, così aprii le braccia e l’accolsi sul mio corpo “Come va con lo stomaco?” le chiesi gentile e seriamente preoccupato “Meglio…ho già cominciato con le nausee uff.” risi e le scompigliai divertito i capelli con la mano “Comunque ritornando al discorso di prima, volevo scusarmi. Non dovrei parlare di lui davanti a te” non risposi, chiusi gli occhi e sentii Marghe muoversi su di me e avvicinarsi al mio volto “Rob…” inspirai e riaprii gli occhi, mi accarezzò tremando la guancia, d’istinto posai la mia mano sulla sua “Non voglio perderti” le confessai sinceramente affranto e impaurito da quella possibile situazione “Ma tu non mi perderai mai! Come ti vengono in mente certe cose?” disse con gli occhi fuori dalle orbite “Lo so…mi sento un bambino viziato dalla tua presenza e so che non ne potrei fare più a meno” dissi ancora in preda al panico “In primis, ti ricordo che siamo sposati e quindi ho deciso di condividere la mia vita con te, punto secondo se è per Eric, ti ripeto che mi manca come amico, ti ricordo che mi è stato molto vicino e non posso dimenticarlo! Gli voglio bene e vorrei condividere anche con lui la mia felicità…la gioia di questo nostro bambino…fraintendi sempre” rispose rabbiosa, si alzò di scatto, lasciandomi interdetto per qualche secondo, scossi la testa e la seguii, non potevo lasciarla andare così.  “Sono il solito stupido, ma capiscimi. Eric urta il mio sistema nervoso” ammisi imbarazzato “Gelosone” disse correndomi incontro “E comunque darebbe fastidio anche a me. Basta chiudiamo qui l’argomento e godiamoci questi giorni insieme. Voglio ricordarmeli bene, visto che poi non ti vedrò per altri 3 mesi” confessò affondando la testa nel mio petto “Hai ragione…che ne dici di cominciare da questo?” e la baciai “Mmm direi che è perfetto” la presi in braccio e cullandola, le permisi di giungere l’apice massimo di piacere, accompagnandola e vivendo i simbiosi con lei, quegli istanti meravigliosi...

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Capitolo 9
*** Dolorosa partenza ***


Dolorosa partenza

Salve,

vi scrivo dalla mia adorata casetta...

Che sensazione meravigliosa essere di nuovo qui...mi sembra che ogni dubbio o tristezza sia sparita, sarà che stando lontana da chi provoca certe spiacevoli sensazioni, le attenui...ma di certo essere tra le persone che amo e che mi amano, mi aiuta tanto.

Ringrazio che ha la pazienza di continuare a seguirmi...:) ne sono davvero felice...

Midnighsummerdreams: che bello sei tornata a recensirmi!!!!! Grazie di cuore...E' vero, Robert è di una dolcezza strepitosa...:)

Vampiretta Cullen: la dolce Malù, ma che bello leggere un tuo commento!!! Grazie per aver letto e per aver recensito!!! Cara Malù, puoi recensire come e quando vuoi, non c'è problema. Io qui sto e leggo...tranquilla...grazie ancora per averlo fatto :)

Ed eccovi il pezzettino conclusivo del pov di Robert. Vi invito ad ascoltare questa canzone 

http://www.youtube.com/watch?v=tbaWcWOAbkc

Scusate la brevità...Buona lettura. Baci

Se fosse stato possibile avrei fermato il tempo che beffardo si prendeva gioco di noi, dei nostri sentimenti e inarrestabile aveva mandato avanti le lancette dell’orologio, alternando furiosamente il giorno e la notte, la luce e il buio, giungendo a quell’odiato giorno della mia partenza.

Feci le cose con calma, allontanando sempre di più, per quanto potessi, quel momento, leggevo nei suoi occhi e nei suoi movimenti pacati, il mio stesso intento. Le sorrisi cercando di nascondere quanto mi pesasse tutta quella situazione, provai invano a convincerla a non accompagnarmi, ma la sua testardaggine superava nettamente la mia

“Amore…” cavoli la mia voce tremava “Si?” rispose trattenendo a stento le lacrime “Riguardati, non voglio che ti affatichi molto. Ho parlato con mia madre e mia sorella e per qualsiasi cosa puoi contare su di loro” “Gra-grazie…” “Non fare così, ti prego!” non potevo sopportare il suo dolore, in quei momenti mi maledivo per le scelte professionali fatte “Scusa” e si asciugò gli occhi, poi tornò nuovamente a fissarmi...fu l’istante più lungo in assoluto, rivedermi in lei era come specchiarsi in un lembo d’acqua: la sua purezza mi lasciava sempre basito, il suo immenso amore per me assumeva ogni giorno di più una connotazione più chiara e forte, donandomi una gioia che mai avrei sperato e sognato di provare un tempo. Qualcuno lassù mi voleva bene e Marghe ne era la prova: il mio regalo più grande…

 

“E raccontano che lui si trasformò
in albero e che fu
per scelta sua che si fermò
e stava lì a guardare
la terra partorire fiori nuovi
così
fu nido per conigli e colibrì
il vento gl'insegnò i sapori di
di resina e di miele selvatico
e pioggia lo bagnò
la mia felicità - diceva dentro se stesso -
ecco... ecco... l'ho trovata ora che
ora che sto bene
e che ho tutto il tempo per me
non ho più bisogno di nessuno
ecco la bellezza della vita che cos'è”

 

Col vuoto dentro, mi recai al bancone per fare il ceck-in, mi circondava il solito vociare, le banali risa e urla di chi mi aveva riconosciuto, che fastidio! Tutto avrei voluto in quel momento, tranne commentini hard e gente che mi fermava per autografi o cazzate del genere…

Mi voltai spazientito e sbuffando, alzai la testa e dinanzi a me ritrovai ciò di cui avevo bisogno…

"ma un giorno passarono di lì
due occhi di fanciulla
due occhi che avevano rubato al cielo
un po' della sua vernice"
e sentì tremar la sua radice
quanto smarrimento d'improvviso dentro sé
quello che solo un uomo senza donna sa che cos'è
e allungò i suoi rami
per toccarla”

 

Piano dondolava su se stessa, abbracciandosi con le sua mani e parlando tra sé e sé, mi si piegò il cuore in due quando passò le sue dita sulla pancia per rivolgere attenzioni al nostro piccolo pargoletto; una smorfia di dolore mi trafisse il viso, chiusi gli occhi e meno deciso del solito andai da lei per i saluti. “Ora devo davvero andare…” le dissi sfiorandole la guancia ancora unta per le lacrime “Ok…vai…prima che cambi idea e che ti costringa a stare qua!” rispose serrando le labbra “Non chiedo di meglio” le sorrisi, se mi avesse pregato, avrei ceduto, ma la conoscevo e non l’avrebbe mai fatto, non avrebbe mai ostacolato la mia passione per la recitazione “Non provocarmi, sai che lo farei…” risi “Io provoco te? Caso mai è il contrario!” risi ancora, passandomi più volte la mano tra i capelli, montando maggiormente la voglia di non andarmene…”Vai Rob…vai…” mi disse improvvisamente tra le lacrime ”Torno presto…tranquilla…” “Lo so…ti aspetteremo” sorrise toccandosi ancora il ventre “Ti Amo…” “I love you…for ever”…


“capì che la felicità non è mai la metà
di un infinito
ora era insieme luna e sole
sasso e nuvola
era insieme riso e pianto
o soltanto
era un uomo che cominciava a vivere”

Stavo per darle le spalle, ma dentro avvertii una fitta che mi costrinse a rivolgermi nuovamente a lei, senza controllo e fregandomene della gente che ci circondava, la presi tra le braccia e la baciai con tutto l’ardore e la foga di cui ero dotato…era mia e volevo che tutti lo sapessero...

“ora
era il canto che riempiva
la sua grande
immensa solitudine
era quella parte vera
che ogni favola d'amore
racchiude in sé
per poterci credere”

 

Senza voglia, sciolsi la presa e mogio mossi i primi passi verso l’imbarco, ma a ogni millimetro non potevo fare a meno di voltarmi verso Marghe. Come potevo domare quel sentimento così struggente? Quando il suo volto scomparve dalla mia visuale, fu come perdere l’equilibrio, d’un tratto il terreno sotto i miei piedi franò e lo smarrimento s’impossessò di me…

Sull’aereo presi posto, piegai la testa all’indietro e roteai i miei occhi verso il finestrino; eravamo pronti per il decollo, ma io ero davvero pronto per andarmene di nuovo? Dovevo, cavolo, dovevo…avevo preso un impegno, avrei finito presto e sarei tornato…chiusi gli occhi e lasciai che Morfeo mi portasse nel posto in cui volevo essere: tra le braccia della mia regina

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Capitolo 10
*** Anna dimmi si ***


Anna dimmi si

Ciao a tutti amici di Efp,

innanzitutto buon anno nuovo!!! Speriamo che questo 2010 sia un pochino più sereno per tutti!

E' da un pò che non posto, spero mi perdoniate, ma diciamo che non avevo molta voglia...

Il periodo delle vacanze è ormai agli sgoccioli e tra poco mi toccherà ripartire per Macerata e non sono per niente contenta :D

E voi? Come avete trascorto questo periodo di festa?

Prima di passare alle recensioni, voglio ringraziare winnie poohina che s'è letta tutti i capitoli postati e ha commentato, son contenta che ci sia anche tu ora a seguirmi ^^

Un saluto speciale e un ringraziamento di cuore va a Jenny...ti sono vicina sempre, lo sai? Quindi forza e coraggio e non importa nulla della storia, io ci provo anche per te e spero di non deluderti, Ti voglio bene!!!

winnie poohina: è triste, me ne rendo conto. Ho reso la storia bella pesante mi sai, gli argomenti che tratterò sono "forti" me ne rendo conto, ma come dicevo ieri con la mia amica, è nata così nella mia testa, si è tessuta da sola, filo dopo filo. Probabilmente le recensioni e le letture diminuiranno, ma non mollo, amo questa storia, so quanto ci ho messo e ci sto mettendo e continuerò :). Bacio cara, spero che il capitolo ti piaccia. 

Dod: tesoro mio, ma che bello leggere la tua recensione! Non hai bisogno di essere perdonata, amica mia, l'importante è che ci sei, anche quando non leggi o commenti. So che mi sostieni e questo per me è fondamentale! Ti è piaciuto il capitolo? Davvero è il più bello che tu abbia mai letto? Oh sono emozionata e commossa, come al solito dopo aver letto quello che mi scrivi. Ti adoro!!!

Bene, questo è il capitolo dal punto di vista di Marghe, affronto un primo argomento complesso, purtroppo presente nella nostra società, ma ignorato. La canzone che ho usato come ispirazione e di cui trovereste il testo nel capitolo è questa 

http://www.youtube.com/watch?v=KluLcEdvAX4. Fatemi sapere che ne pensate. Un bacio

Marghe

I mesi passavano velocemente, la gravidanza procedeva bene, ormai la pancia era cresciuta e ancora incredula, ero giunta al terzo mese. Mi ero immersa nel lavoro, andando contro il volere dei miei amici e familiari, i quali volevano che riposassi, ma io nutrivo l’esigenza di tenermi occupata, avrei evitato di pensare troppo. La lontananza da Rob mi pesava ogni giorno di più, forse era dovuto anche alla condizione che vivevo; sentivo la necessità, anzi il bisogno di averlo vicino. Ormai le sole telefonate non mi bastavano più; ogni mattina mi alzavo sperando di arrivare presto alla sera per poter ricevere sue notizie e questo non mi faceva bene. Stavo diventando profondamente egoista e me ne rendevo conto, ma non riuscivo a fare diversamente.

Al centro di accoglienza, mi ero sempre più legata alla ragazza arrivata da poco, Anne, italo-inglese, poco più di 23 anni, bulimica da quattro. Ricordavo perfettamente il suo primo giorno al centro, non era destinata ad un’area di mia competenza, ma appena i nostri occhi si erano incrociati, percepii una strana scossa, un filo sottile e invisibile mi legava a lei; non sapevo come, non sapevo perché, ma era così. Parlando col mio superiore, mi diede il permesso di poter lavorare anche con alcune ragazze sofferenti di disturbi alimentari. Quando Anne mi vide nella sua stanza insieme allo psicologo, mi incenerì con lo sguardo, facendomi male; giorno dopo giorno la sua indifferenza, la sua non voglia di reagire, mi demoralizzarono, ma io non ero tipo da mollare. Era così sola, se ne stava sempre con un computer portatile sulle gambe e scriveva a più non posso, spesso fino a tarda notte; troppe volte lo avevo sorpresa rannicchiata nel letto, con gli occhi puntati sulla finestra, troppo spesso avevo letto nel suo sguardo, la tristezza di sentirsi sola, “diversa”, ma non l’avrebbe ammesso mai né a se stessa né al mondo intero.

Quella mattina era successo di nuovo, ma questa volta non potei reprimere i miei sentimenti, ormai ero troppo coinvolta e, sbagliato o giusto che fosse, dovevo fare qualcosa per lei. Entrai piano nella stanza, mi accomodai sul letto, Anne sobbalzò, ma non sciolse la sua posizione, io le accarezzai il braccio, lei si ritrasse, lasciando a mezz’aria la mia mano, sapevo bene che non era abituata al contatto fisico, ne era contraria. “Anne” bisbigliai “Vattene” disse tagliente cercando di nascondere le lacrime, il cuore mi si piegò in due, inspirai profondamente chiudendo gli occhi. “Io resto qui…non ti lascio sola…” risposi decisa, non riconoscendomi affatto in quella sicurezza; probabilmente funzionò, perché Anne alzò la testa e mi fisso con i suoi occhioni scuri…quello sguardo mi fece tremare, quanto dolore avevano visto, quanto male avevano subito? Ci scrutammo per un po’, poi lei riabbassò lo sguardo imbarazzata “Perché non vuoi rispondere alle terapie?” non rispose “Io sto qui, non mi muovo fin quando non mi dici qualcosa. Mandami anche a quel paese, prendimi a calci, ma io non me ne andrò!” Anne sussultò, stringendo coi pugni il lenzuolo, alzò il capo e mi gridò contro “Che vuoi che ti dica? Che la vita fa schifo? Che non trovo alcun senso in quello che faccio? Non ho voglia di reagire, per cosa? Per chi? Per me? E a che serve, spiegamelo? Maledizione! Qua tutti volete insegnarmi a vivere, ma qualcuno sa davvero cosa ho? Qualcuno si è mai chiesto perché sono bulimica?” fece per alzarsi dal letto, ma la fermai afferrandola per un braccio “Io” dissi seria “Io mi sono chiesta perché quando la prima volta che sei entrata qui, i tuoi occhi mi chiamassero così insistentemente. Mi sono domandata perché sentivo verso di te sentimenti così forti, e quando ti vedevo immune e indifferente alle terapie, ho cercato di capire perché mi sentivo tanto inutile nel non saperti aiutare. I tuoi occhi gridano costantemente aiuto, perché non lo vuoi ammettere? Perché ti chiudi ed escludi il mondo intero? Perché non permetti a me di aiutarti? A me non interessa niente del resto, io voglio che tu reagisci, che lotti. La vita fa schifo, non c’è dubbio! Ma siamo noi gli artefici del nostro destino, se vogliamo possiamo cambiarlo, sai? E se non lotti, vuol dire che non te ne frega niente di vivere, del dono meraviglioso che Dio ti ha fatto! Possibile che non hai sogni? Non hai obiettivi, non hai persone che ami da cui tornare?” le dissi fuori di me, lei mi guardò sconvolta, il suo labbro inferiore cominciò a tremare e subito dopo il suo volto fu immerso dalle lacrime. Allora la tirai a me e la strinsi forte, quanto più potevo e cominciai a canticchiarle una canzone italiana che conosceva fin troppo bene

 

“Anna non so
se tu vuoi sentirmi
ma non ti lascerò
e se nessuno può
davvero capirti
io non rinuncerò
se dubiti di vivere
raccoglierò le tue incertezze
se piangi impari a ridere
se ridi piangerò

Anna ci sarò fino a quando tu
forza non avrai
per cercare un giorno in più
Anna io lo so
che vivere è così
e se tu non ce la fai tu sai che sono qui
Anna dimmi sì

E volerò
alta come i gabbiani
e poi mi tufferò
nel mare dei tuoi no
dei tuoi occhi lontani
non ti abbandonerò mai
se dubiti, di vincere
io ti darò le mie certezze
se mangi impari a vivere se puoi non
dirmi no

Anna ci sarò
fino a quando tu
non avrai la forza
per cercare un giorno in più
Anna io non so se vuoi che sia così
ma non mi arrenderò
per questo dimmi sì

Anna ci sarò
credici anche tu
lotta dentro te e prova a amarti un pò di più
Anna dimmi sì
che sai vivere anche tu
per trovare un giorno in più
se vuoi che sia così
Anna dimmi sì.”

 

Mi stinse facendomi male, la mia maglia era arrotolata nelle sue mani e il mio viso tra i suoi capelli. Si staccò da me piano, guardandomi negli occhi, piangevamo entrambe, io non avrei dovuto e lo sapevo, ma ero fatta così, non me ne importava delle conseguenze, volevo che stesse bene e avrei fatto di tutto per aiutarla. “Grazie” disse d’un tratto, la scrutai alzando il sopracciglio, mi sorrise, era la prima volta che la vedevo sorridere e ciò mi rese felice “Sei la prima che mi prende così di petto. Di solito la gente vede che non reagisco e dopo poco molla, ma tu…” si fermò, volgendo i suoi occhi verso l’entrata “Tu hai qualcosa in più…” disse in un soffio “Io non ho nulla in più degli altri. Ho solo un amore immenso da donare a chi ne ha bisogno…”.

Parlammo a lungo quel giorno, ero riuscita a farla aprire, anche se poco, ma lo consideravo un gran traguardo. Quando stavo per andarmene, mi bloccò alla porta, dicendomi “Anche io ho letto nei tuoi occhi qualcosa quando ci siamo viste la prima volta” mi irrigidii, mi voltai lentamente “Non lo so perché…ma sento un legame con te…” sospirò, poi tornò a fissare la finestra “Ecco l’ho detto” sbuffò, probabilmente parlava con se stessa. Sorrisi e uscii fuori, percorrendo il corridoio con una certezza in più: insieme potevamo farcela.

Tornai a casa, feci una rapida doccia…quel giorno avevo ignorato il mio egoismo, dimenticandomi per un attimo di essere incinta e di avere un marito lontano, ma una telefonata di Rob, mi fece ritornare alla realtà: “Amore, siediti!” a quelle parole tremai, realizzando che qualcosa non andava. Mi accomodai sul divano in salotto e attesi trepidante ciò che doveva dirmi “Fatto…” non riuscii a dire altro “Oggi abbiamo terminato le riprese…” stavo per mettermi ad urlare dalla gioia, ma Rob fu più veloce di me “Ma…il regista vuole che andiamo in Vietnam a girare delle scene per rendere più realistico il film. Parole sue…” un gemito mi uscì dalla bocca, incapace di proferire parola, sentii le lacrime farsi spazio tra le mie ciglia. Il silenzio divenne pesante, opprimente, lui aspettava che dicessi qualcosa, ma ero talmente triste che non avevo la capacità di pensare “Marghe…dì qualcosa per favore.” Silenzio “Mi stai facendo preoccupare” Ancora silenzio “Signora Pattinson!!!” gridò “Non credere che a me faccia piacere andare in quel posto. Sono stanco, me ne stanno succedendo di tutti i colori. Ho le scatole piene della gente, degli ordini, delle riprese. Vorrei stare a casa mia, con la mia famiglia e godermi quello che di bello la vita mi ha dato! Ma tu sembri non volerlo capire, pensi solo a te!” stava per riagganciare “Nooooo!” urlai, alzandomi all’in piedi, lo sentii sospirare “Ti prego non attaccare…non lasciarmi da sola al telefono” mormorai tra le lacrime “Io…” deglutii chiudendo gli occhi “Io ho paura…mi sento così…sola in questo periodo. Lo so, c’è la tua famiglia, i nostri amici, ma avverto la mancanza delle tue carezze, della tua ironia british…ho voglia di te, Rob! E il figlio che porto in grembo non mi aiuta…scusa” dissi ansimando, avevo trattenuto l’aria per proferire di corsa quelle parole “Marghe…sarà solo per qualche settimana, poi tornerò a casa” addolcì la voce ed io immaginai il suo volto, i suoi meravigliosi occhi luccicare per me, solo per me…”Prova a resistere ancora un po’, te ne prego. Poi prometto che per un po’ starò a casa, voglio godermi la tua gravidanza” “Ok…ci proverò…” “No!” disse con voce seria “Non devi provarci, devi riuscirci!” non ammetteva repliche “Rob, mi chiedi tanto…ma farò come mi hai detto” rise “Perfetto”. Ma subito dopo aver attaccato, mi raggomitolai a terra al divano e piansi a lungo…uno strano senso d’angoscia la fece da padrona, l’inquietudine cresceva minuto dopo minuto sempre di più e non riuscivo a muovermi.

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