Il ciliegio e la rondine

di Achamo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One ***
Capitolo 2: *** Dark Flower ***
Capitolo 3: *** Kuro-Kaben ***
Capitolo 4: *** Samurai ***
Capitolo 5: *** Kimono Dance ***
Capitolo 6: *** Peach ***
Capitolo 7: *** Heart ***
Capitolo 8: *** Kanzashi ***
Capitolo 9: *** Yuukai ***
Capitolo 10: *** Wildness ***
Capitolo 11: *** Storm ***
Capitolo 12: *** Rising ***
Capitolo 13: *** Black ***
Capitolo 14: *** Rain Guilty ***
Capitolo 15: *** Sakura ***



Capitolo 1
*** One ***



ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.


1

Salve a tutti/e, vi comunico subito che la storia inizia nel prossimo capitolo. E’ ambientata nella capitale Nipponica (Edo, odierna Tokyo) durante il periodo chiamato Edo, gli anni dei grandi samurai. Spero di essere riuscita a scrivere una storia appassionante e che vi colpisca.

Ci tengo a precisare che il carattere di  Zoro e di Nami saranno “leggermente” diversi.

Infine ringrazio Swilde. *inchino*

 Sotto troverete i termini giapponesi presenti nella storia. Buona lettura.

 

 

Questo è un piccolo elenco delle parole e dei nomi giapponesi che troverete nella storia.

Per il momento sono presenti quelli citati nel primo e nel secondo capitolo.

M’impegnerò ad aggiornare l’elenco.

Yoroi:armatura in dotazione dei samurai. Molto più leggera di quelle medioevali. La tipologia di queste armature, rifletteva in buona parte le esigenze dei Samurai, dispostissimi a sacrificare lo spessore delle loro protezioni in favore di una maggiore capacità di movimento.
Questo atteggiamento non derivava da un'eccessiva sicurezza ostentata dai guerrieri giapponesi, ma dalla constatazione che nessuna armatura costituiva una barriera impenetrabile per le frecce, le lance e le spade dei nemici.
Muoversi agilmente era quindi un elemento importante per non sacrificare la propria vita inutilmente.

Kanzashi: sono degli ornamenti usati nelle acconciature femminili tradizionali giapponesi. Si crede che possano essere poi usati come arma di difesa in caso di emergenza.

Saburo: vecchio artigiano di Edo. Grande amico dei quattro del dojo ^^.

Takoyaki: è una polpetta giapponese fatta di pastella, polpo spezzettato e diversi ingredienti.

-chan: utilizzato come vezzeggiativo, propriamente verso i bambini con i quali nel linguaggio occidentale corrisponderebbe all'appellativo "piccolo/a" o ad un diminutivo. Può però (ed è diffusissimo in tal senso) essere utilizzato anche fra persone adolescenti o adulte e in questi casi indica forte amicizia e confidenza.

Hina Matsuri: noto anche come Festa delle ragazze, è una occorrenza giapponese posta il 3 marzo, cioè il terzo giorno del terzo mese. In questa occasione sono preparate delle piattaforme con un      himōsen rosso, sulle quali è esposto un insieme di bambole ornamentali.

Onigiri: è uno spuntino tipicamente giapponese, composto da una polpetta di riso bianco, con un cuore di salmone o altro e vari condimenti possibili.

Hayata: daimyo sanguinario, futuro marito della figlia dello Shogun.

Shogi: viene talvolta definito scacchi giapponesi.

Baka: è una parola giapponese che significa stupido/idiota.

Okiya: le "case delle geishe". Sono infatti così chiamate, a Kyōto, le residenze nelle quali vengono addestrate e ospitate le giovani maiko, le allieve nell’arte della geisha. Nella storia Zoro entra tranquillo perché non era un luogo dove … (bhè rifletteteci un po’)…

Yuzu: sorta di mandarino giapponese, differente da quello europeo.

Gheisha: è una tradizionale artista e intrattenitrice giapponese, le cui abilità includono varie arti, quali la musica, il canto e la danza. NON  sono prostitute.

-dono: sorta versione "superiore" al -san, molto formale e utilizzato quando si ha un rispetto davvero elevato verso una persona.

Tamoto: drappeggio delle maniche del kimono.

Okiku: gemella di Otsu.

Otsu: gemella di Okiku.

Ayame: geisha anziana che gestisce l’okiya.

Icho-gaeshi: pettinatura giapponese.

Maru-mage: pettinatura giapponese.

-sama: utilizzato per indicare il rispetto nei confronti di qualcuno che riveste un titolo importante o ha uno status particolarmente elevato.

Tomoeri: il sopra del colletto del kimono.

Maiko: apprendista geisha.

-san: utilizzato per indicare il rispetto nei confronti di qualcuno.

Jiro: fratello maggiore di Naoki. Samurai. Muore durante una battaglia.

Geta: sono dei sandali tradizionali giapponesi a metà tra gli zoccoli e le infradito. Sono un tipo di calzatura con una suola in legno rialzata da due tasselli, tenuta sul piede con una stringa che divide l'alluce dalle altre dita del piede.

Wagasa: tipici ombrelli giapponesi. Sono famosi quelli della prefettura di Gifu

Masuhiro: secondo maestro di Zoro. Accennato nel primo capitolo, ma entra in scena nel secondo. Famoso samurai, però non quanto Akinori. Capelli neri raccolti in un piccolo codino sulla sommità del capo.

Naoki: quindici anni, e un kyudoka, ossia un praticante dell’arte del Kyudo, tiro con l’arco giapponese. Capelli castani, viso candido e spesso sorridente.

Yoriyuki: sedici anni, più grande di alcuni mesi rispetto a Zoro. Capelli corti neri e occhi scintillanti.

Sandogasa: cappello da viaggio usato tipicamente dai samurai.

Bokken: è una spada giapponese di legno utilizzata nell'allenamento. E’  la riproduzione in legno della katana e ne conserva la forma, la bilanciatura e, nel caso di alcune scuole, anche il peso.

Daikyu: tipo di arco molto diffuso nel Giappone feudale, usato dai guerrieri a cavallo o a piedi. Aveva una lunghezza che andava dai due metri e venti ai due e quaranta; ve n'erano anche di lunghi due metri e settanta. In grado di colpire con precisione anche un bersaglio distante 100 m, il doppio con precisione molto bassa.

Kamishimo: è un soprabito smanicato da uomo con le spalle imbottite che si indossa insieme a un particolare tipo di hakama detto nagabakama. Questo abito veniva indossato dai samurai nel periodo Edo, attualmente si usa solo per cerimonie particolari.

Nagabakama: veniva indossato sopra il kamishimo e quando un samurai doveva visitare lo shōgun.

Hakamashita: cappello L'hakamashita è un kimono corto che si adatta meglio ad essere indossato dentro gli hakama e facilita i movimenti perchè dotato di spaccature ai lati, viene indossato solo col kimono da uomo.

Hakama: simili a dei larghi pantaloni a sette pieghe di cui cinque anteriori e due posteriori. Sono dotati di una parte rigida o imbottita sul fondoschiena chiamata koshiita e di himo, ovvero delle lunghe strisce di stoffa avvolte attorno alla vita e all'obi. Le sette pieghe degli hakama rappresentano le sette virtù del bushido.

Kuro-Kaben: la tecnica più forte che conosceva ed aveva inventato Akinori. E’ la tecnica che gli diede il soprannome di Fiore Nero. Consiste nel confondere l’avversario con piccoli scatti, muovendo la punta della katana a destra e a sinistra ed infine colpire dal basso verso l’alto, sotto il mento o sul fianco del collo. Letteralmente Petalo-Nero.

Akinori : famoso samuari  detto Fiore Nero per i suoi fendenti mortali. Primo maestro di Zoro ,suo unico allievo. Alla morte del suo Daimyo  decise di suicidarsi. Zoro rimase con lui per dieci anni (dai 6 ai 16).

Sensei:  termine giapponese che significa “maestro di vita”.

Kun: utilizzato tra ragazzi e amici per Indicare una certa forma di rispetto, o da un adulto verso una persona molto più giovane come segno di confidenza.

Daimyo: era la carica feudale più importante nel periodo Edo, ne facevano parte i nobili discendenti della famiglia Tokugawa. Erano serviti da samurai e tra loro veniva scelto lo Shogun.

Shogun: eletto tra i Daimyo.Era la più alta carica del Giappone, considerato come l’imperatore nipponico. Aveva un esercito enorme  a sua disposizione.

Dojo: luoghi d’allenamento e in molti casi, come nella storia, considerati da maestri e praticanti una seconda casa.

Bushido: è un codice di condotta e un modo di vita, adottato dai guerrieri giapponesi. In esso sono raccolte le norme di disciplina, militari e morali. Si basa su sette principi: Gi, onestà e giustizia, Yu, eroico coraggio, Jin, compassione, Rei, gentile cortesia, Makoto, completa sincerità, Meiyo, onore e Chugi, dovere e lealtà.

Genpuku: cerimonia che avveniva al compimento dei tredici anni, dopo la quale, al giovane samurai, veniva dato un nome da adulto, una katana e un wakizashi assieme al permesso di portarle con se.

Wakizashi: è una katana corta che i samurai tenevano sempre con sé. Veniva utilizzata durante la cerimonia del Seppuku.

Seppuku: indica un rituale per il suicidio in uso tra i samurai. Il taglio doveva essere eseguito da sinistra verso destra e poi verso l'alto. La posizione doveva essere quella classica giapponese detta seiza cioè in ginocchio con le punte dei piedi rivolte all'indietro; ciò aveva anche la funzione d'impedire che il corpo cadesse all'indietro, infatti il guerriero doveva morire sempre cadendo onorevolmente in avanti. Per preservare ancora di più l'onore del samurai, un fidato compagno, chiamato kaishakunin, previa promessa all'amico, decapitava il samurai appena egli si era inferto la ferita all'addome, per fare in modo che il dolore non gli sfigurasse il volto.

Kaishakunin: è una persona incaricata di fare da secondo durante il seppuku.

Ronin: designava il samurai decaduto, rimasto senza padrone o per la morte di quest'ultimo o per averne perso la fiducia o quando il feudo a cui apparteneva passava a un altro daimyo. Essi perdevano il posto ed erano esclusi per sempre da ogni incarico militare ed erano costretti a vivere di espedienti. Nel corso dei secoli essi costituirono un grave problema sociale.

P.S: Per segnalazioni di eventuali errori (storici), vi chiedo di contattarmi, grazie per l’attenzione.

(Un grazie particolare a Wikipedia e diversi Blog) U_U

 

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Capitolo 2
*** Dark Flower ***


Dark Flower

Il ciliegio e la rondine

 

Dark Flower

“Un grande samurai! Diventerai colui che serve un Daimyo o addirittura lo Shogun!”.

“Il nostro figliolo terrà alto l’onore della famiglia Roronoa diventando uno dei più famosi guerrieri!”.

Non ricordo più i loro volti, sono passati quattordici anni dall’ultima volta che li ho visti vivi.

Avevo appena compiuto sei anni e i miei genitori mi portarono dal samurai Akinori, il Fiore Nero, mio futuro sensei.

Un vecchio un po’ burbero e arcigno, dai pochi capelli bianchi sul capo,una barbetta sul mento, il viso solcato da enormi rughe e dallo sguardo severo, ma con un cuore d’oro e devoto al proprio Daimyo.

Il suo dojo era nel mezzo di una verdeggiante foresta di bamboo  altissimi, attraversata da una stradina di ciottoli bianchi.

Non aveva altri allievi oltre a me e la prima cosa che m’insegnò fu lo Yu, l’eroico coraggio.

Non dimenticarti mai questo principio!”. Mi ripeteva sempre.

A tredici anni, feci la fatidica cerimonia Genpuku. Mi vennero assegnati un wakizashi , una katana, Wado Ichimonji, e un nome,Zoro.

Akinori-sensei m’insegnò a rispettare il mio avversario , tutti i principi del Bushido e come eseguire il seppuku. Quest’ultimo, considerato dal maestro importantissimo.

“E’ una morte onorevole! Ogni samurai deve giudicare le sua azioni e prendere delle decisioni, e il seppuku, puoi sceglierlo se ti dai un giudizio troppo negativo  o esserti imposto … Zoro-kun, mi ascolti?”.

“Si”.

Tre anni dopo il Genpuku, il Daimyo del mio maestro morì, così Akinori-sensei divenne un ronin.

“ Non sarò mai un ronin!”. Lo diceva con disgusto e disprezzo, sbattendo i pugni.

“Sensei molti samurai sono ronin, non vedo perché preoc…”.

“Zoro-kun!!” Mi guardava severo.” Un ronin è un samuari senza onore e l’unico modo per riacquistarlo è morire …”.

Passammo intere settimane a discuterne, ma quel vecchio era più testardo di me.

“Tu mi farai da kaishakunin, senza discussioni!”. Che compito ingrato.

Mi dovetti allenare con la spada per decapitare il mio maestro.

“Devi assestarlo bene il colpo o il mio viso rimarrà segnato dal dolore”.

“Sensei, non capisco perché dovrebbe fare seppuku?!”.

 Quel vecchio mi faceva sempre arrabbiare, ma da quando era iniziato il mio addestramento era diventato mio padre.

“… ne abbiamo già parlato … ah, non t’ho detto che verrò sostituito da un mio caro amico: Masuhiro. Arriverà tra due giorni con i suoi allievi e custodirà il dojo”.

Ero accecato dalla rabbia. Strinsi i pugni, digrignai i denti  e per la prima volta mi permisi di urlare contro il mio maestro.

“Stupido vecchio!! Hai già preparato tutto, eh?! Ti togli la vita e te ne lavi le mani, bravo, è così che si comporta un vero samurai! Mi lasci solo con un maestro che neanche conosco, che mi metterà alle dipendenze di chissà quale sporco Daimyo e …”. Mi mise a tacere con un sonoro ceffone. Se ci ripenso, mi fa ancora male la guancia.

Non osai guardalo in volto, mi limitai a posare la mano sulla parte colpita.

“Zoro-kun, ciò che hai detto è molto grave! Non dovresti portare al fianco quella katana!”.

Mi pentii delle parole che m’uscirono di bocca.

Il mattino seguente, Akinori-sensei indossava il suo kimono bianco e impugnava il wakizashi.

Si mise in ginocchio, con le punte dei piedi rivolte all’interno e si sedette.

“Maestro …”.

“Dimmi ragazzo”.

“Le chiedo scusa”.

Mi sorrise. “ Le mie parole non sono state da meno, … ora comprendi perché t’hanno portato da me? … diventerai un grande guerriero Zoro-kun!”.

Sfoderò il wakizashi. La lama splendeva, era liscia e lucente. Fece un lungo respiro. Lo avvicinò al ventre e con le mani lo allontanò.

Impugnai la mia Wado Ichimonji e delicatamente, poggiai la lama sul collo del maestro.

Mi vennero in mente le sue parole. “Un samurai guarda in faccia la morte! Un samurai vive consapevole che la morte è sua compagna”.

Akinori-sensei spalancò gli occhi e con mano decisa si trafisse lo stomaco e nello stesso istante la lama di Wado Ichimonji scese velocissima.  Nero sangue ovunque.

“Yu, eroico coraggio. Non dimenticarti mai questo principio!”.

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Capitolo 3
*** Kuro-Kaben ***


Kuro-Kaben

Kuro-Kaben

Il  Giorno dopo mentre mi allenavo, giunsero al dojo tre persone a cavallo. Lasciai cadere a terra il bokken stupido dalle figure fiere che vedevo. Sprigionavano un energia incredibile.

M’inchinai e con parole un po’ incerte li salutai.

Non riuscivo a vedere i loro volti perché erano coperti dall’ombra del sandogasa, ma dalle armi e dai bagagli che avevano con se, potevo tranquillamente dire che era arrivato Masuhiro, il mio nuovo sensei, e i suoi allievi. Uno di loro portava ad armacollo un daikyu immenso, a differenza dell’altro che portava la katana al fianco.

Il maestro doveva essere per forza quello al centro.

Mi vennero i brividi a guardarlo. Indossava un kamishimo e nagabakama verde pallido, mentre gli allievi dei semplici hakama neri e hakamashita bianchi come i miei.

“Sei te Roronoa Zoro?”.

“Si … ora tocca a lei presentarsi …”.

Scese da cavallo e si sfilò il sandogasa. Mi sorrise e disse: “Akinori m’ha molto parlato di te, ha scritto che il tuo unico difetto sia la testardaggine . Io sono Masuhiro, e questi sono i miei due allievi: Naoki-kun, quindici anni, e Yoriyuki-kun, sedici anni”. I due scesero dai rispettivi cavalli, si tolsero anche loro i sandogasa e s’inchinarono.

Naoki era il ragazzo che portava il daikyu, mentre Yoriyuki aveva la katana al fianco.

Masuhiro sensei aveva capelli neri raccolti in un piccolo codino sulla sommità del capo.

Naoki aveva i capelli castani e un visetto candido, col sorriso stampato sulle labbra.

Yoriyuki, si vedeva che era un samurai, capelli neri corti e gli occhi scintillanti.

Nel pomeriggio sistemarono i loro bagagli, mentre io continuai gli allenamenti con il manichino in paglia che odiavo tanto, ma con la sensazione di essere osservato ad ogni mio fendente. Mi girai due volte per controllare.

Ero sicuro che qualcuno fosse alle mie spalle e mi faceva innervosire.  Mi girai per la terza volta e lo vidi. Era Naoki, che per lo spavento cadde a terra.

“Scusami … i- io …”. Che ragazzo insicuro.

“Sparisci”. Risposi duramente per il nervoso.

Naoki impugnò il daikyu e una freccia. Tese l’arco e puntò alla testa del manichino in paglia. Lasciò la corda e la freccia, rapida, colpì il suo bersaglio.

Rimasi impietrito, poi mi voltai.

“Ti avevo detto di sparire!”.

Sgranò gli occhi e aprì la bocca intenzionato a parlarmi, poi la richiuse e abbassò lo sguardo tristemente.

Naoki si voltò e si diresse verso la foresta di bamboo che circondava il dojo.

Sospirai e ripresi ad allenarmi. Passarono pochi minuti che Masuhiro sensei venne ad interrompermi.

“Zoro-kun! Sei bravo con la spada …”.

-Ovvio sono un samurai!- pensai.

“ … e con un manichino …” . Sul suo volto comparve un ghigno.

“Cosa vorrebbe dire sensei?”.

“ … te la senti di affrontare Yoriyuki-kun?”.

“Certo!”. Dopo la mia risposta lo chiamò a gran voce.

“Eccomi maestro!”.

Masuhiro sensei ridacchiò per qualche istante.

“… ragazzi il bokken, non le katane …” e ricominciò a ridere.

Lo guardavo attonito. Era sul serio così divertente la situazione?

Ci sistemammo l’uno di fronte all’ altro sotto l’occhio vigile del maestro.

Entrambi cercavamo di scrutare la paura del nostro avversario e il punto debole.

“Potete iniziare quando volete …”. Fu quello il segnale.

Ci scagliammo l’uno contro l’ altro violentemente. Sentimmo rimbombare il legno dei bokken.

Un istante di parità e infine ci tirammo indietro.

“Yoriyuki-kun, non t’ho insegnato niente?!”.

Allora Yoriyuki mi corse incontro con più violenza. Quando mi fu vicino, lanciò un fendente all’altezza delle spalle, m’abbassai evitando il colpo e con il manico del bokken gli colpì lo stomaco per fargli chiudere gli occhi.

Barcollò, fece alcuni passi indietro e fece come desideravo.

“Yoriyuki-kun!!!”.

Non aspettai un istante e gli piombai addosso.

 Akinori sensei mi diceva sempre che per eliminare l’avversario dovevo infliggere un colpo mortale.     “Zoro-kun, per uccidere il nemico, colpiscilo al collo, sotto la corazza se in guerra!”. Il maestro Akinori m’aveva insegnato il suo colpo più potente, quello che gli aveva assegnato il soprannome di Fiore Nero, il Kuro-Kaben.

Non esitai a sferrarlo. La lama in legno del bokken tagliò l’aria e giunse al collo del mio avversario. Mi fermai di colpo.

Yoriyuki, riaperti gli occhi, si terrorizzò della vicinanza del bokken al suo collo.

“Lo scontro finisce qui …” si affrettò a dire il maestro.

Abbassai il bokken.

“H-hai uno sguardo terribile Zoro …”.

“Non dirmi che t’ho spaventato solo guardandoti Yoriyuki …?”.

“Zoro-kun, quella tecnica è il kuro-kaben di Akinori …?”.

“Si maestro, ma eseguita con il bokken è differente che con la katana”.

“Lo so, è una tecnica molto difficile, sono sorpreso che la conosca ragazzo …” “Quanto a te, Yoriyuki-kun, perché non hai provato a schivare il colpo?”.

“Non saprei maestro …”.

“Dovremmo rivedere le tecniche di difesa …”.

Si fece buio e ci preparammo a cenare con il poco che avevamo.

“… dov’è Naoki-kun?”. Masuhiro sensei ci fece notare la sua mancanza.

“ ...nella foresta ...”. M’alzi di scatto, afferrai  Wado Ichimonji  e corsi fuori a cercarlo.

“Zoro-kun!!”.

-E’ colpa mia … ma dov’è quello stupido!?-

Quella foresta era un interminabile labirinto di bamboo e di alberi molto pericoloso, soprattutto di notte.

-Quello stupido! Spero non sia andato troppo lontano, durante la notte nella foresta cacciano i lupi … stupido!-

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- Achamo  ("Tesoro vado al ........" *Gregga te sai bene dove* XD)

"Rieccomi con il secondo capitolo, vi chiedo di portare pazienza per l'inizio della storia, ...questi capitoli mi servono da introduzione e per analizzare meglio Zoro versione samurai. 
So che la cosa più brutta sono i termini giapponesi, ma sono necessari ...(es. " 
..gli allievi dei semplici hakama neri .." senza termini giappo -->"... gli allievi dei semplici pantaloni simili ad una gonna neri..." perde il suo effetto!) ...vi ringrazio ancora una volta per l'attenzione. *inchino*

Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite /seguite e per chi ha commentato (oltre ai semplici lettori )   ; )

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Samurai ***


sdx

Samurai

“Naoki!!!!”.

Lo chiamai più volte.

“Ah! I piedi!”. Correvo senza geta attraverso la foresta in cerca di quello stupido.

Nello stesso momento anche il maestro e Yoriyuki ci stavano cercando, avevo combinato due guai anziché uno.

Correndo calpestai un liquido, m’abbassai per capire cosa fosse.

“Sangue …?”. Con l’oscurità della notte non riuscivo a vederne il colore, ma dall’odore metallico sembrava proprio  del sangue.

Le macchie continuavano lungo la foresta, così decisi di seguirle. Circa a metà del mio viaggio trovai il daikyu e la faretra di Naoki. Cominciai a preoccuparmi sul serio. Se gli fosse successo qualcosa non me lo sarei perdonato.

“ … no! Andate via!”. Quella voce insicura e flebile, era Naoki.

Corsi  verso di lui, e come immaginavo, era circondato da una ventina di lupi.

Aveva le lacrime agli occhi e con le mani insanguinate si stringeva il colo.

“Zoro … aiutami per favore …”.

Mi misi tra lui e i lupi. Sfoderai la mia Wado Ichimonji  e mi preparai a combattere.

Un lupo, si fece avanti e mi guardò negli occhi.

Ero pronto a scontrarmi con ognuno di loro.

Quella belva si mise ad ululare, ma non mi tirai indietro.

Mi guardò una seconda volta e si voltò, allontanandosi con il resto del branco.

Rimasi leggermente attonito, poi rivolsi il mio sguardo e la mia preoccupazione a Naoki.

“Naoki, come stai?”.

Strinse i pugni.

“ … scusami per prima, non volevo …”. Lo dissi con il cuore a pezzi.

Quel ragazzino cominciò a singhiozzare. Con le poche forze che gli rimanevano s’alzò in piedi e mi cadde tra le braccia.

“Naoki!”.

“ … J-Jiro …”. Chiuse gli occhi.

Lo presi in braccio e lo riportai al dojo più velocemente possibile.

Il maestro si prese cura di Naoki, mentre Yoriyuki mi disse chi era Jiro.

“Naoki ha perso suo fratello maggiore all’età di sette anni. Jiro era un samurai, morì durante la battaglia. Gli aveva promesso che sarebbe tornato e Naoki lo aspettò per giorni, ma ciò che vide fu il suo cadavere …” .

“ … gli ricordi Jiro, gli ricordi suo fratello …”.

“Ragazzi!”. Il maestro finì di bendare Naoki e ci chiamò.

“Naoki si riprenderà, … dovrete occuparvene anche voi … sono stato chiaro?”.

Annuimmo entrambi con il capo.

[…]

Passarono ben quattro anni.

Quattro anni in cui rischiai la vita più volte a causa delle guerre scatenate dal nostro Daimyo, in seguito eletto Shogun.  Solo il maestro Masuhiro l’aveva visto in volto, noi tre non avevamo il permesso per accedere alla sua residenza.

Quattro anni, vissuti con la mia nuova famiglia.

Naoki e Yoriyuki, i miei fratelli e Masuhiro, il mio … terzo padre.

Era il Gennaio dei miei venat’anni, io e Yoriyuki ci stavamo dirigendo verso la bottega di un artigiano nel centro di Edo per far riparare una katana.

“… dicono che sia il migliore di Edo!”:

“Aah, Yoriyuki …”. -_-

“Hihihhi”. Rideva con aria furbetta mentre attraversavamo il ponte in legno della città.

Uno dei ponti di Edo che amavo di più.

Una splendida balaustra rossa carminio di legno correva lungo i bordi del ponte, che passava sopra un fiume tranquillo. Lungo le sponde del fiume crescevano dei meravigliosi ciliegi, in quel mese dai gelidi e scheletrici rami neri.

E lì, la vidi per la prima volta, la ragazza più bella di tutta Edo, accompagnata da due dame. Andavano nella direzione opposta alla nostra.

Il kimono celeste dai fiori di ciliegio blu oltremare. I capelli di fiamma che danzavano sotto l’effetto del vento gelido. Gli occhi color del bronzo e il viso candido. Il cuore mi palpitava talmente forte che riuscivo a sentirne i rapidi battiti.

Aveva con se un wagasa vermiglio e un ventaglio.

La guardavo a bocca aperta e con gli occhi spalancati, mentre Yoriyuki s’inchinò.

Ero caldissimo. Mi sembrava di soffocare. La seguivo girando la testa. Lei mi guardava con uno splendido sorriso stampato sulle labbra rosse. A quel gesto mi si sciolse il cuore.

“Zoro, stai bene? … ehi ansimi …!”.

Le due dame si misero a ridere e così fece anche lei, portandosi il ventaglio sulla bocca e chiudendo gli occhi. M’imbarazzai tantissimo, quindi m’inchinai per la vergogna e tornai a guardare la strada davanti a me.

“Eh eh eh”.

“Yoriyuki!”. Gridai imbarazzato.

“Sei tutto rosso!”. Aveva uno sguardo malandrino e un sorrisetto piuttosto sadico.

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-Achamo
grazie a tutti per la pazienza ... vorrei sapere se vale la pena continuare la storia.... cosa non capite, ecc..

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Capitolo 5
*** Kimono Dance ***


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Kimono Dance

Finimmo ciò che dovevamo fare e tornammo al dojo. Pensavo ancora a lei. Non l’avevo mai vista prima.

Quel pomeriggio ricevetti tante di quelle bastonate col bokken, poichè non riuscivo a concentrarmi  durante gli allenamenti.

“Zoro-kun!! Non distrarti!”.

-BANK-  Non poteva mancare una bella botta sulla testa.

Qualcuno m’afferrò il braccio destro e mi trascinò lontano dal maestro. Mi voltai per vedere chi fosse.

“ … Yoriyuki … cosa vuoi?”.

Sghignazzava.

“ So da dove è uscita … senti domani mattina torniamo e provi a parlarci …?”.

“Assolutamente no!”.

Pian piano si avvicinò anche Naoki.

“Di che parlate?”. Disse con aria furbetta.

“Zoro è innamorato …”.

“Brutto …”. Naoki non mi lasciò finire.

“Fratellone sei innamorato sul serio?”.

“No … è carina, ma …”.

Yoriyuki prese in disparte Naoki e parlarono a lungo. Il resto della giornata scomparve in un soffio.

Passai la notte inquieto. Pensavo ancora a lei. Non conoscevo nemmeno il suo nome!

“Scommetto che ha un pessimo carattere …”.

Di mattina mi trascinarono a Edo. Passammo il ponte vermiglio.

L’aria era piuttosto gelida, sentivo il vento tagliarmi il volto.

“Ecco fratellino, è lì …”.

Yoriyuki e Naoki mi lasciarono vicino ad un’okiya.

“Entra!”. Feci come mi dissero. 

Aprì la porticina in legno e m’investì un dolce profumo yuzu e  una melodia.

Una donna col kimono rosso s’inchinò al mio passaggio e feci altrettanto.

Giunsi nel cortile interno dell’okiya, attirato dalla musica, dove l’acqua limpida di un laghetto al centro rifletteva la tenue luce del sole su quattro geishe.

Una di queste cantava soavemente, altre due suonavano e una terza danzava.

Era lei, Yoriyuki aveva visto giusto.

Mi si accostò la donna col kimono rosso che m’aveva accolto con un inchino.

“Mi sembra molto colpito ...”. Mi diede del Lei.

“Chi è la ragazza che danza?”.

“Oh, è Nami-dono, in questo momento si esercita per lo spettacolo che darà alla residenza dello Shogun. Devo lasciarla, mi dispiace. Le chiedo di non disturbarle”.

- … Nami … - Risuonava nella mia mente come una melodia.

La musica e il canto presero un ritmo serrato. I suoi movimenti si fecero più veloci.

Era uno spettacolo magnifico veder volteggiar nell’aria i tamoto celesti del kimono e i suoi capelli, simili alle fiamme, i movimenti dei ventagli e i gesti delle mani. Era tutto accurato e assolutamente in sincronia con il ritmo della musica.

La musica s’attenuò e ci fu un breve assolo di voce. In quell’ istante si chinò sui ginocchi, chiuse i ventagli e mi guardò dritto negli occhi.

Un brivido m’attraversò la schiena, seguito dall’imbarazzo.

Si rialzò lentamente e s’inchinò alle altre tre geishe, ringraziandole per nome.

Okiku-san , Otsu-san, Ayame-sama grazie”.

Mi venne incontro . Le ragazze che aveva chiamato Okiku e Otsu, poggiarono i loro strumenti e ringraziarono Ayame, una donna sulla cinquantina, kimono bianco, capelli castani raccolti a icho-gaeshi.

“Ti chiami Zoro?”.

Mi ripresi dall’imbarazzo per lo stupore.

“Come fai a sapere il mio nome …?”.

Ancora quello splendido sorriso.

“Ieri il tuo compagno d’armi, continuava a chiamarti Zoro”.

“Ah Yoriyuki …”.

“E comunque, anche te sai come mi chiamo …”.

Come aveva fatto a sentire il discorso di pochi minuti prima?

Dietro di lei apparvero due gemelle dai capelli neri a maru-mage, entrambe con un kimono color malva molto curato, con rifiniture sul tomoeri lavanda.

“Oh, ti presento Okiku-san e Otsu-san, sono due maiko, e come puoi vedere gemelle”. Erano le stesse che il giorno prima l’accompagnavano.

Si piegarono leggermente e io ricambiai.

“Allora, usciamo da qui samurai?”.

Salutarono Ayame-sama e uscimmo dall’ okiya.

“Emh, come fai a sapere che sono un samurai?”.

Sorrise. “Sciocco, hai una katana al fianco, vuoi che non si noti?”.

-Che vergogna!-  Era la seconda pessima figura che avevo fatto nei miei vent’anni di vita. Non bastava con il maestro Akinori.

Mi portai una mano sulla fronte e serrai i denti.

“hihi, sei simpatico …”. Mi guardava con occhi dolci come il miele.

“Ehm, e te sei …?”. Sgranò gli occhi e s’affrettò a rispondermi con impeto.

“Geisha! … sono una geisha!”.

Intervennero le gemelle. “Ma Nami- sa …”. Si voltò verso di loro con sguardo imperativo in segno di silenzio.

“ …geisha?”. Cercai di continuare il discorso.

“GIA’!”. In quel momento il suo era un sorriso sforzato e stanco.

“Nami-sa …” esitò “ …n, è ora di andare”.

“Così presto? … scusami, purtroppo devo andare”. Inchino.

Si voltò ed ebbe il tempo di fare alcuni passi.

“No aspetta!”.

“Si?”.

La guardai soltanto. Non riuscivo a parlare.

“ … ho capito samurai …”. Strizzò l’occhio destro e se ne andò.

Dal nulla apparvero Naoki e Yoriyuki. Mi saltarono letteralmente addosso.

“Allora?”. Mi chiesero all’unisono.

“Quanto sono goffo!”. 

I miei due fratellini scoppiarono in una sonora risata.

Non potevo immaginare che ciò in cui m’ero imbattuto sarebbe stato più grande di me …

__________________________________________________________________________

-Achamo- "Questa canzone è fantastica! ^^ eemh, scusate ma sono rimasta colpita anch'io come Zoro dalle note su cui ballava Nami....

Scusate il ritardo e la stranezza del capitolo, purtroppo ho molti impegni e poco tempo.  

Scusatemi... ah sotto vi ho trascritto l'elenco dei nomi giapponesi, così non dovrete controllare ogni volta...

-elenco …

Okiya: le "case delle geishe". Sono infatti così chiamate, a Kyōto, le residenze nelle quali vengono addestrate e ospitate le giovani maiko, le allieve nell’arte della geisha. Nella storia Zoro entra tranquillo perché non era un luogo dove … (bhè rifletteteci un po’)…

Yuzu: sorta di mandarino giapponese, differente da quello europeo.

Gheisha: è una tradizionale artista e intrattenitrice giapponese, le cui abilità includono varie arti, quali la musica, il canto e la danza. NON  sono prostitute.

-dono: sorta versione "superiore" al -san, molto formale e utilizzato quando si ha un rispetto davvero elevato verso una persona.

Tamoto: drappeggio delle maniche del kimono.

Okiku: gemella di Otsu.

Otsu: gemella di Okiku.

Ayame: geisha anziana che gestisce l’okiya.

Icho-gaeshi: pettinatura giapponese.

Maru-mage: pettinatura giapponese.

-sama: utilizzato per indicare il rispetto nei confronti di qualcuno che riveste un titolo importante o ha uno status particolarmente elevato.

Tomoeri: il sopra del colletto del kimono.

Maiko: apprendista geisha.

-san: utilizzato per indicare il rispetto nei confronti di qualcuno.

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Capitolo 6
*** Peach ***


aba

Peach

[…]

Finirono sia Gennaio che Febbraio, i due mesi più gelidi ed emozionanti della mia vita. Anche Naoki e Yoriyuki avevano conosciuto Nami-chan.

Nei giorni trascorsi riuscimmo a vederci e a parlare altre volte, per poco tempo purtroppo, ma sufficiente par farci capire quant’eravamo simili e diversi l’uno dall’altra.

Il primo giorno di Marzo preannunciava la fine dell’inverno.

Eravamo al dojo, riuniti per la cena. Naoki non poteva proprio saltarla.   - Naoki  … -

Il maestro ci comunicò una notizia importante, alla quale dovevamo prestare la massima attenzione.

“Ragazzi, ascoltatemi per qualche secondo. Al palazzo del nostro Shogun, per celebrare l’Hina Matsuri e l’annuncio delle nozze tra il daimyo Hayato-sama e la figlia del nostro regnante, è stata organizzata una festa in cui tutto l’esercito dovrà fare da guardia lungo i perimetri dell’edificio. Noi siamo tra quelli scelti, quindi mi aspetto da voi grande impegno”.

In quel momento stavo mandando giù un boccone, altro che massima attenzione, stavo per soffocare. Nami-chan avrebbe danzato alla residenza dello Shogun per un evento particolare, l’aveva detto la donna dal kimono rosso che m’aveva accolto all’okiya, probabilmente sarebbe stato per l’Hina Matsuri.

Ci pensò Yoriyuki a darmi una mano. Nel vero senso della parola. Mi diede un colpo sulla schiena così tremendo da riuscir a farmi sentire l’Onigiri vicino al cuore.

Presi fiato. “Ma sei pazzo?!”. Tutti e tre a ridere.

“Trovate divertente il fatto che stessi per soffocare o il rimprovero?”.  

Ridevano ancora.

Dovetti aspettare la sera seguente per vederla un’altra volta.

Ero sul ponte vermiglio. La luce opaca della luna illuminava appena il fiume sotto di me.

Uscì accompagnata dalle gemelle.

Ci avvicinammo l’uno all’altra e ci salutammo con un sorriso.

“Scusa, oggi ho veramente poco tempo …”.

“Lo so già ^^”.

“Che cosa sai?!”. Si avvicinò con gli occhi infuocati.

“D-dell ‘ Hina Matsuri al palazzo dello Shogun …”. Lo sentivo, m’avrebbe staccato la testa.

“Chi te l’ha detto!?”.

“I-il mio maestro …”.

“E te che farai all’Hina Matsuri?”.

“Bhè devo restare di guardia lung …”.

“Quindi non entrerai?!”.

“ … non posso?”.

“NON DEVI! E’ DIVERSO!”.

“Credevo che  ti avrebbe fatto piacere …”.

“No”. Che parola fredda, però aveva qualcosa di strano.

Abbassò lo sguardo, allargò le braccia e le richiuse stringendomi la vita. Poggiò la testa sul mio petto e si mise a piangere.  Sentivo che dovevo fare altrettanto, così le cinsi con le braccia la testa e le accarezzai i morbidi capelli. Era il primo abbraccio.

“Promettimi che non entrerai …”.

“Un samurai non fa promesse, … quando un samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portarla a termine”.

“Grazie”.

Il mattino seguente, tutta Edo era presa da un’enorme euforia. Finalmente i peschi in fiore, ma non tutti.

Arrivammo al palazzo dello Shogun, circondato di peschi e ciliegi, dove un dignitario ci diede le disposizioni per la serata.

Non dovevo sorvegliare lontano dall’entrata. Che peccato.

Almeno mi consolavo del fatto che avrei avuto come compagni i miei fratellini.

Scese la notte, ma le strade rimasero illuminate dalle lanterne. Musica, dolci profumi e gioia. Lo spirito   dell’ Hina Matsuri aveva abbracciato tutta Edo.

Al palazzo dello Shogun giunsero personaggi illustri, compreso il daimyo Hayata-sama, capelli neri rigorosamente raccolti in una lunga coda, kimono color oro, sguardo impenetrabile.
Mi squadrò per qualche istante e venne accolto dai dignitari dello Shogun.

Non godeva della mia stima, come neanche quella degli altri samurai presenti. La sue erano guerre per divertimento, nelle quali perdevano la vita molti uomini e i superstiti erano tenuti a conservare il massimo silenzio.

Iniziarono i festeggiamenti all’interno del palazzo. Musica e risate.

“Ragazzi!”. Ci chiamò Masuhiro sensei.

“Serve qualcuno che sorvegli l’interno”.

“Eh eh io so chi vorrebbe entrare …”. Naoki mi lanciò uno sguardo con fare dispettoso.

“Non posso …”.

“Ah questo stupido Bushido!”.

“Naoki-kun! ... razza di sfrontato. Sorveglierai  con me l’interno del palazzo”.

“Le porto i tuoi saluti”. Il maestro lo trascinò fino all’ingresso per  il colletto del kimono.

Non ricordo precisamente come finì la serata, perché avevo sonnecchiato ogni tanto, ci pensava Yoriyuki a svegliarmi.

Naoki mi disse che Nami-chan ricambiava i miei saluti e che avevano parlato un po’.

“Dovevi vederla!!! Aveva un kimono bianco latte con dei fiori di loto, stupendo”.

 

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-Achamo
Ecco a voi  ben due capitoli (il prossimo lo trovate cambiando pagina) .... vi ringrazio e ... già l'elenco... vi incollo qui l'elenco per questo capitolo e per il prossimo ... (scusate se sono un pò così e cos', ma vi garantisco che i prossimi saranno i più emozionanti della storia ^^ ciao e grazie 1000 a tutti!

elenco

-chan: utilizzato come vezzeggiativo, propriamente verso i bambini con i quali nel linguaggio occidentale corrisponderebbe all'appellativo "piccolo/a" o ad un diminutivo. Può però (ed è diffusissimo in tal senso) essere utilizzato anche fra persone adolescenti o adulte e in questi casi indica forte amicizia e confidenza.

Hina Matsuri: noto anche come Festa delle ragazze, è una occorrenza giapponese posta il 3 marzo, cioè il terzo giorno del terzo mese. In questa occasione sono preparate delle piattaforme con un      himōsen rosso, sulle quali è esposto un insieme di bambole ornamentali.

Onigiri: è uno spuntino tipicamente giapponese, composto da una polpetta di riso bianco, con un cuore di salmone o altro e vari condimenti possibili.

Hayata: daimyo sanguinario, futuro marito della figlia dello Shogun.

Shogi: viene talvolta definito scacchi giapponesi.

Baka: è una parola giapponese che significa stupido/idiota.


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Capitolo 7
*** Heart ***


baba -Achamo's information-
Ho aggiunto due capitoli assieme, quindi se avete scelto di leggere l'ultimo inserito, dovete tronare indietro per leggere "Peach" ... grazie
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Heart

Due sere dopo ci rincontrammo, solito posto, solita ora. Ormai era diventata un’abitudine.

“Scusami per l’Hina Matsuri …”.

“Non importa ^^”. Quel dolce visetto mi faceva impazzire.

Le gemelle erano sempre in stato d’allerta, quasi incomprensibile. Non bastavo io?

Scrutavano sempre in tutte le direzioni per scorgere anche il minimo movimento. Mi rendevano nervoso e agitato, ma non appena Nami-chan m’afferrava il braccio, la tensione lasciava il posto ad un surreale senso di benessere. Era indescrivibile.

Passeggiavamo sotto braccio per poco tempo, ma sembrava infinito. E parlavamo, anzi, parlava.

“Nami-chan perché decidi di passeggiare solo di sera? Non hai freddo?”.

“No per niente”. Mi strinse il braccio più forte.

Terminò anche quel momento magico, troncato dalle parole di Otsu-san e Okiku-san.

“Nami-san è ora di andare …”.

-Come riescono a parlare all’unisono?-

Questa volta il saluto fu ben diverso da un semplice sorriso, fu un abbraccio.

Arrivai al dojo e appena varcai la soglia della mia stanza, il maestro Masuhiro m’afferrò per un orecchio.

“Non è la prima volta che torni tardi Zoro-kun …”.

“Sono adulto ormai …”.

“Non trovare scuse”. Mi trascinò fino alla stanza di Naoki. Era ancora sveglio e giocava a shogi con Yoriyuki.

“Naoki-kun si è fatto fuggire qualche parola …”.

“Non è un segreto …”.

Mi guardò con occhi severissimi e con la bocca pronta a far uscir parole di rimprovero.

“Oh ragazzo mio!!!”. Mi strinse forte con le braccia, sollevandomi da terra.

“Non immagini quanto sia felice! Pensavo che quel vecchio di Akinori t’avesse indurito il cuore a tal punto da non permetterti di amare ... ahahaha!!”.

“Non lo trova leggermente esagerato?”.

“SCACCOOOO!!!!”.

“No!”.

“Naoki-kun, Yoriyuki-kun abbassate il tono della voce, così Zoro-kun mi racconta tutto …”.

“Bhe veramente …”.

“Non essere timido, parla”.

Gli parlai più del suo carattere che del suo aspetto, gli raccontai delle varie passeggiate, ma non dell’Hina Matsuri. Per la prima volta mi sembrava di parlare veramente con un padre. Così interessato alle mie parole e ai miei sentimenti.

“Non è possibile! Naoki bari!”.

“Baka! Mi dispiace se t’ho battuto anche questa volta :P”.

“Naoki-kun, concedi la rivincita a tuo fratello …”.

“Ma che rivincita maestro?! Io vado a dormire”.

“Tutti andiamo a dormire … Zoro-kun, continuerai domani”.

La mattina seguente continuai il discorso col maestro poco distante dal dojo.

“Mi ricorda qualcuno, come hai detto che si chiama?”.

“Nami …”.

Il maestro si fissò qualche istante.

“… quanto la ami ragazzo?”.

“Bhe così, su due piedi, … non saprei, … emmh °////°  ”.

“Fai attenzione e soprattutto lasciala perdere”.

“Perché dovrei?”.

“ … prenditi tutto il tempo che vuoi, ma lasciala perdere, cerca un’altra ragazza Zoro-kun”.

“Non ha risposto alla mia domanda …”.

Mi guardò ancora e infine tornò al dojo.

Yoriyuki mi venne incontro. Diede un rapido sguardo al maestro e si voltò verso di me.

“Cos’ è successo?”.

“Non lo so …”.

“Come fai a non saperlo? Dai racconta …”.

“Masuhiro-sensei m’ha detto di lasciar perdere Nami-chan …”.

“ … e perché?”.

“Non m’ha risposto …”.

“ …emh, allora, quando v’incontrerete ancora?”.

“Non saprei … e se seguissi il consiglio del maestro?”.

“Dovresti seguire il tuo cuore baka ...".

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-Achamo
Ariecchime, ringrazio tutte le persone che mi seguono e v'invito a lasciare qualche commento, anche pessimi o critiche, le accetto volentieri per poter migliorare la storia...

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Capitolo 8
*** Kanzashi ***


Kanzashi

Kanzashi

Trascorsero altri due giorni e mi decisi ad ascoltare il mio cuore. Mi diceva andare da lei.

-  … ma ci vorrebbe un regalo … - . Così decisi di comprarle un kanzashi che s’intonasse ai suoi bronzei occhi e ai suoi capelli.

Andai a Edo con Naoki in cerca del kanzashi più bello ed economico che potessi permettermi, purtroppo non badavo molto ai soldi e di certo non volevo farle un regalo da poco. Infondo la vita di un samurai è dedita alla spada, non a futili oggetti.

Nonostante il sole ci offrì la sua luce fino all’ultimo, non riuscimmo a trovare quello adatto.

A Naoki venne un idea. “Ehi fratellino, che ne dici del vecchio Saburo?”.

“Perché dovrei andare da un vecchio artigiano come lui?”.

“Lavora bene i metalli …”.

“Si, le katane …”.

“Non solo …”.

Camminando attraverso diversi vicoli arrivammo alla bottega di Saburo. Ci aprì con la sua solita grazia.

“Chi siete? Che volete?! Non ho soldi!”.

“Ehi Sabu-chan! ^^”. Aveva la sua età. Capelli corti grigi e un kimono malandato bianco-sporco, pieno di fuliggine.

“Oh il piccolo Naoki-kun, e con lui c’è anche quel arcigno di Zoro-kun!”.  -_-  - riuscivo a sopportarlo per abitudine, in fondo ero altrettanto gentile con lui-

“Cosa vi serve? Una nuova katana?”.

“No tutt’altro, vedi il fratellino deve chiederti un favore …”.

“Ma Naoki!”. Sicuramente non avrebbe mai accettato.

“Allora te lo chiedo io Sabu-chan, saresti in grado di forgiare uno stupendo kanzashi?”.

Il vecchio Saburo mi guardò corrugando la fronte e alzando un sopracciglio. Spostò le labbra a destra.

“ …Zoro-kun, dovresti farti crescere i capelli …”.

“Ma che hai capito vecchio?!!! Non è per me!”.

“E’ per la sua ragazza …”. L’aveva detto con naturalezza.

Sabu-chan scoppiò in una sonora risata.

“Ragazzo, dimmi forma, materiale e quanto la ami”.

Abbozzai quello che doveva essere il modello del kanzashi,ma era più simile ad uno scarabocchio.

“mmh … vedrò di migliorarlo …”.

“Oro, quanto spendo?”.

“Niente! AHAHA! … voglio regalartelo!”.

Lo guardai per qualche istante e per ringraziarlo gli sorrisi. Sapevo che insistere sarebbe stato inutile.

“Dunque vediamo se in due settimane ci riesco, tornate fra quattordici giorni ragazzi”.

Ci inchinammo per salutarlo.

“Fratellone, mi compri il takoyaki? :3”. Gli sorrisi e Naoki mi saltò al collo.

“Grazie!!”.

“Per delle polpette …?”.

Così dopo aver accontentato l’insaziabile stomaco di Naoki, tentammo di tornare al dojo.

Eravamo ben distanti dalla strada di casa, ma soprattutto stanchi.

“Eccù è giù buiu …”.

“Non parlare mentre mangi …”.

Il sole tramontava all’orizzonte, tingendo di rosso Edo e il mare.

 Con la coda dell’occhio vidi Naoki allontanarsi e poi correre verso di me. Con un balzo mi saltò sulla schiena e con le braccia si strinse al mio collo.

“Vai cavalluccio! Verso un Giappone libero!”.

-_- “Naoki … scendi, e se non lo fai di tua volontà ci penso io …”.

Cominciò a darmi dei calci sui fianchi.

“VAI!!!! … per favore, io sono stanco”.

“Ma se hai appena preso la rincorsa …!”.

“Appunto”. Mi guardò con un sorriso enorme stampato sul volto. “Via!!!”.

S’addormentò lungo la strada.

“L’unico momento in cui non parli è quando dormi … “.

Dopo quella notte m’ammalai e così non riuscì a vedere Nami-chan per molti giorni.

“Certo che non m’aspettavo proprio di vederti malato Zoro-kun…”.

“Capita …”.

Dopo due settimane tornammo a Edo dal vecchio Saburo.

Il kanzashi era stupendo. Lavorato in modo eccezionale.

L’oro risplendeva e l’estremità non appuntita era decorata con un fiore di mandarino composto da gemme di acquamarina.

“Sabu-chan …”. Rimasi senza parole.

“Che ne dici ragazzo? Una leggenda vuole che una sirena abbia gettato in riva al mare un cofanetto pieno di gioielli dove c'era anche l'acquamarina, diventata, per questo, l'amuleto dei marinai come protezione contro la burrasca”.

“Grazie”.

 

__________________________________________________________________________________

-Achamo "Lo so, vi avevo promesso più brivido, ma ho deciso all'ultimo minuto di aggiungere questo capitolo per permettere a Nami di ... non posso dirlo! >-< Comunque, vi posso dire che il kanzashi sarà fondamentale nella storia"
Credo di dover ringraziare per nome le persone che mi seguono (cito quelle di cui conosco il nome).
Grazie *inchino*:

-  RoloChan105
-  Swilde
- Tsukichan
- giusy91
- princessnami
- Selina R84
-
Shavanna
- ny152
- Jemanuele8891
- mikamey
- dubhe93
- tutti i lettori incogniti ...

Elenco …

Kanzashi: sono degli ornamenti usati nelle acconciature femminili tradizionali giapponesi. Si crede che possano essere poi usati come arma di difesa in caso di emergenza.

Saburo: vecchio artigiano di Edo. Grande amico dei quattro del dojo ^^.

Takoyaki: è una polpetta giapponese fatta di pastella, polpo spezzettato e diversi ingredienti.

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Capitolo 9
*** Yuukai ***


questo

-Achamo

Stabilito dalla legge Italiana del 20 Luglio del 2000, oggi 27 /01 è il giorno dedicato al ricordo delle vittime dell’Olocausto, per ricordare lo Shoah .

Il 27 Gennaio è il giorno in cui i cancelli di Auschwitz  sono stati abbattuti dalle forze sovietiche.

V’invito a riflettere e a portare silenzio per qualche minuto, non solo in questa giornata, per non dimenticare.

Ricordiamo anche tutte le vittime del terremoto di Haiti.

Grazie

_____________________________

Yuukai

Quella sera avrei potuto rivederla e farla felice.

Camminavo lungo la strada tenendo tra le dita il kanzashi, gli alberi scuri passavano veloci  e mi sentivo animato dalla frenesia. Respiravo l’ aria fresca e delicata della notte a pieni polmoni.  Il cuore mi palpitava e sentivo una gioia immensa.  Avrei potuto saltare e correre finché quell’emozioni sarebbero rimaste nel mio petto. L’avrei fatto se una domanda non mi avesse lasciato perplesso. Perché era così strana? Attenta ad ogni mio minimo movimento, ad ogni mia parola, ad ogni mio respiro.

-Anche Naoki è piuttosto strano, dall’Hina Matsuri …-

Mentre la confusione dei sentimenti mi lacerava il cuore, Nami-chan mi chiamò.

“Zoro”. Mi sorrise e mi corse incontro.

M’ abbracciò più forte che poteva.

“Stai bene? T’ho aspettato come ogni sera qui”. Era preoccupata.

Le accarezzai i capelli. “Certo ^^, mi dispiace molto” . Dovevo darle il mio regalo, e per farmi coraggio mi ripetei le parole del maestro Akinori:  -Yu, eroico coraggio!-

“H-ho una sorpresa per te …”.

“Mh?”. Mi guardò meravigliata.

Aprii il pugno della mano destra e le mostrai il kanzashi.

“E’ fantastico!”. Lo prese con gli occhi luccicanti.

Si sciolse i capelli e li rilegò con il mio regalo.

Il rosso della sua chioma, i riflessi dorati del kanzashi e le gemme cristalline dell’acquamarina risplendevano grazie alla poca luce lunare di quella sera.

Otsu-san e Okiku-san interruppero come di consueto quel magico momento.

“C’e una certa frenesia questa sera …”.

“Nami-san abbiamo poco tempo, sa benissimo cos’è successo pochi giorni fa … se non torniamo al … lei sa dove, rischieremo moltissimo!!”.

Nami-chan era visibilmente preoccupata.

Mi svegliai da quel sogno intenzionato a farle una domanda.

“Nami-chan, è da quando ci vediamo che ti comporti in modo strano, … dimmi, c’è qualcosa che ancora non so di te?”.

Mi guardò attonita e deglutì.

Ripresi. “ … io t’ho sempre detto tutto …”. La guardavo fissa nei bronzei occhi e lei li abbassò.

“… vedi, io …”. Le gemelle la fermarono gridando.

“Arrivano le guardie! Nami-sama ci sono le guardie!”.

L’afferrarono per il braccio e corsero.

“-sama? … sei-sei …”. Le lasciai la mano.

In lontananza mi gridò: “Scusami …”. Non badai alle sue parole e fissai per terra.

Un rumore di zoccoli e centinaia di passi attraversavano quel ponte da me tanto amato.

Grida e incitazioni: - Dobbiamo difendere lo Shogun, muovetevi!-

Alle mie spalle passarono circa cento uomini, alcuni a cavallo e altri a piedi, tutti armati di daikyu.

Qualcuno m’afferrò il braccio e solo in quel momento mi voltai.

“Fratellone!”. Mi abbracciò.

“Naoki! Perché indossi lo yoroi?”.

“Al palazzo dello Shogun, pochi giorni fa, è giunto un messaggio da parte di un Daimyo, diceva che questa sera avrebbe attaccato Edo e il nostro governatore … questa notte tocca a noi difendere, domani sarà compito di voi samurai …”.

“Aspetta, … cosa vi siete detti la sera dell’Hina Matsuri?”.

“Perché me lo chiedi? … devo andare”.

“Non ti lascio finché non me lo racconti …”.

“… m’ha fatto giurare di non dirtelo”.

“Naoki!”.

“ … l-l’ho vista ballare e poi, il daimyo Hayato le ha afferrato la mano e detto che si sarebbero sposati, … lei è … la figlia dello Shogun …”.

Lasciai cadere le braccia lungo la schiena di Naoki e feci alcuni passi indietro.

“ … per questo Masuhiro-sensei m’ha detto di lasciarla perdere …”. Non riuscivo a crederci.

Naoki rispose ad un grido del suo superiore.

“Fratellone …”. Mi riabbracciò e andò via con le lacrime agli occhi.

“Vedi di non morire fratellino …” . Gli risposi.

Naoki scomparve tra il rumore dei passi.

Rimasi immobile a riflettere  per alcune ore ed infine tornai al dojo, consapevole che il giorno seguente ci sarebbe stata una battaglia.

_____________________________________
-Achamo
Ringrazio tutti i miei lettori.

Per RoloChan105 -
Ecco perchè Nami si comportava in modo strano ...

Siate sinceri, vi aspettavate che Nami fosse la figlia dello Shogun? ^^
Come l'avete presa? hihihi
Sono aperta a qualsiasi critica/commento o domanda ... quindi fatevi avanti!

Elenco ...

Yoroi:armatura in dotazione dei samurai. Molto più leggera di quelle medioevali. La tipologia di queste armature, rifletteva in buona parte le esigenze dei Samurai, dispostissimi a sacrificare lo spessore delle loro protezioni in favore di una maggiore capacità di movimento.
Questo atteggiamento non derivava da un'eccessiva sicurezza ostentata dai guerrieri giapponesi, ma dalla constatazione che nessuna armatura costituiva una barriera impenetrabile per le frecce, le lance e le spade dei nemici.
Muoversi agilmente era quindi un elemento importante per non sacrificare la propria vita inutilmente.


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Capitolo 10
*** Wildness ***


ecco -Achamo
Problema non ancora risolto, v'ho scritto la "bella".
ç^ç non v'invito a lasciare recensioni ...Sob ... I'm very sad!
______________________


Wildness

 
Quella notte le frecce infuocate caddero sui nemici come comete e il cielo limpido si tinse di arancio.
Riposai poco e il giorno seguente, precisamente due settimane fa, il maestro Masuhiro m'aiutò ad indossare il mio yoroi. Kobakama blu oltremare e bianchi, l'intera armatura nero pece e obi binaco.   
Il nostro esercito avrebbe portato i lacci rossi, l'aveva stabilito lo Shogun, così avremmo evitato di uccidere dei compagni.
Brandii Wado Ichimonji e il wakizashi, che legai davanti al ventre con l'obi,  infine rivolsi lo sguardo al cielo. Era l'alba e il sole tingeva d'oro la capitale mentre l'aria gelida ne attraversava le strette vie.
Afferrai il kabuto dell'armatura, nero e lucido, con il maedate in legno dorato simile alle corna di un cervo volante.
Non dovetti aspettare molto che anche Yoriyuki e il maestro furono pronti per la battaglia.
Mio fratello indossava uno yoroi simile al mio. Al contrario Masuhiro-sensei portava kobakama neri, l'armatura color oro e il maedate aveva la forma delle ali di una gru.
Ci recammo al palazzo dello Shogun con i cavalli. Quella cavalcata poteva essere anche l'ultima della mia vita, e tutto pareva inchinarsi lentamente al mio passaggio. Arrivammo al campo di battaglia, io e Yoriyuki scendemmo dai cavalli, mentre il maestro s'allontanò verso uno dei dignitari.
Regnava una calma gelida e un silenzio di morte. Le sole melodie che si potevano ascoltare erano il battere degli zoccoli dei cavalli ed i canti provenienti dai nostri cuori, all'unisono per infondeci coraggio.
 Gli arcieri, tra questi Naoki, erano sulle mura con i daikyu tesi.
"
Torian sen .. .". Lo sussurai leggermente, ma Yoriyuki riuscì a sentirmi e mi guardò malinconico.
Non eravamo gli unici, altre centinaia di samurai dagli elmi lucenti erano schierati di fronte a quel palazzo, per tutti il simbolo della lealtà.
I lacci rossi dei miei compagni danzavano sotto il soffio del vento, quando all'orizzonte, tra pochi alberi dalle nuove gemme, comparvero le schiere nemiche, dietro di loro il sole nascente. 
I dignitari e i sensei, passarono di fronte alla falange a cavallo e brandendo le loro katane incitandoci a difendere con onore lo Shogun e il nostro nome.
Sfoderammo le spade.
Alzarono le katane verso il cielo e gridarono e tutti noi li imitammo. Si sollevò un grido tremendo e impugnando le katane a due mani ci scagliammo verso il nemico.
La polvere si sollevò come in una tempesta e il primo sangue cominciò a fioccare sulla terra.
Tutto segiva una triste melodia, incomprensibile a causa del cozzare delle armi.
Mi trovai di fronte un nemico.
Le nostre lame s'incrociarono con furia. Sopraggiunse un suo compagno che, con un colpo di katana, mi sfilò l'elmo dal capo.
Risposi con la spada con un colpo al ventre, privandolo così della vita.
Il suo sangue mi macchiò il volto e gridando, il mio nemico assaggiò Wado Ichimonji intenta nel Kuro-Kaben.
Cadevano uno ad uno, sotto il silenzio delle lame.
Sembrava che il nostro esercito potesse reggere quell'attacco, ma il nemico riuscì ad entrare nel palazzo dello Shogun.
I dignitari ci chiamarono a raccolta, invitandoci a difendere il regnante.
Così la battaglia si divise tra il cortile del palazzo e l'esterno.
Non cambiò molto, i cadaveri erano tanti, troppi. Una nera morte dominava tutto, incombente su chi godeva ancora della vita.
Mi fermai per qualche istante, il tempo per riprendere fiato, mi guardai attorno cercando Yoriyuki.
"... perchè mi preoccupo? E' un ottimo samurai, non gli succederà nulla ...". Tentavo di rassicurarmi, ma la paura di perderlo era tanta.
"Eccolo!". Lo vidi, ma non riuscì a tirar un sospiro di sollievo. Ansimava pesantemente ed era ferito al braccio sinistro.
Corsi verso di lui facendomi spazio tra i nemici con alcuni fendenti.
"Yoriyuki!!". Mi volse lo sguardo e impugnando la katana con la sola mano destra si protesse da un colpo nemico.
Cozzai contro il suo avversario e ,come feci con molti, gli tolsi la vita con un fendente al collo.
Presi mio fratello in spalla. Dovevo portarlo al sicuro.
" .. g-grazie ... lasciami Zoro, c'è la faccio ... non preoccuparti". Lo lasciai scivolare lentamente lungo la mia schiena.
Non ebbi il tempo di rispondergli che un altro nemico mi piombò alle spalle. -Che condotta disonorevole-
Pagò a caro prezzo l'interruzione che aveva provocato.
Altro sangue sul mio volto.
"Stai bene?".
In qell' istante fummo circondati da circa una decina di samurai nemici.
Schiena contro schiena.
"Vedi di non morire fratellino ...".
" ... sarò anche ferito, ma non moribondo. Non crepare Zoro!".
Ci gettammo tra i nemici con il viso avvolto dalla ferocia. Al passaggio delle lame non rimasero che urla e sangue.
 
_______________________________________
-Achamo
Non posso che ringraziare ancora una volta i miei lettori. Grazie 100000000! Sono molto contenta che la storia vi piaccia ^^ .
GRAZIE a:
Selina R84
giusy91
RoloChan105
princessnami
Tsukichan
Swilde
Jemanuele8891
ny152
Shavanna
brennan
dubhe93
mikamey
 
p.s. --> se volete ascoltare per intero la canzone che canticchia Zoro, quando si riferisce al coraggio, vi chiedo di scriverlo nelle recensioni o di contattarmi, perchè non sono sicura di poterla mettere (dovrei rileggere un pò il regolamento -_-°).
 
elenco ...
 
Obi: è una gamma di cintura a sciarpa tipiche giapponesi indossate principalmente con i kimono, utilizzata anche con le armature dei samurai.
Kobakama: calzoni corti e aderenti indossati sotto le armature dei samurai.
Kabuto:
elemento dello yoroi, in particolare l'elmo, con decorazioni destinate ad incutere timore.
Maedate: cimiero, di varie foggie e materiali.

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Capitolo 11
*** Storm ***


storm

Storm

Rapide , fulminee, cadevano le frecce sui nemici.
Sentivo il vento spezzarsi al loro passaggio, così come accadeva con la lama della mia katana.
Fendenti neri di sangue colpivano chi non portava i lacci rossi.
Yoriyuki se la cavava bene nonostante le ferite. Gli stavo accanto il più possibile, nel caso gli fosse accaduto qualcosa di spiacevole.
Uno squillo di trombe e i dignitari attraversarono a cavallo i campi di battaglia portando questo messaggio: "Il Daimyo Hayato è giunto per proteggere lo Shogun!". Eravamo all'esterno del palazzo.
In molti dai lacci rossi si voltarono con sguardo truce. Quel bastardo osava portare altra morte in quel luogo.
"Dannato damerino! Non la sa maneggiare una katana, da solo ordini e ride nel vedere uomini morti per lui...". Yoriyuki condivideva le mie opinioni.
Lo vidi per la seconda volta in vesti dorate, in sella al suo cavallo nero seguito da un corteo. Yoroi color oro, maedate a testa di shikami in legno dipinto d'oro e un hachimaki che riportava la scritta "必勝".
"Hissho ...vittoria sicura , con quale coraggio indossa quella fascia?! Solo i samurai possono permetterselo!". Provavo un'immenso disgusto nel vederlo portare gli emblemi dei nobili guerrieri.
"Non è il momento Zoro, o guardi la tua vita o guardi il daimyo, ... purtroppo dobbiamo accettarlo ...".
Ripensai alle parole di Naoki la sera prima e m'avvolse la rabbia.
Impugnai saldamente Wado Ichimonji e facendomi strada con più fendenti, macchiando ancora una volta la terra di sangue, m'avvicinai al corteo che accompagnava il Daimyo. Quando fui più vicino mi misi a correre contro di lui brandendo a due mani la katana, con la lama rivolta al cielo. Le guardie erano una ventina, le avrei affrontate tutte solo per ucciderlo.
"Zoro!!!". Mi ammoni Yoriyuki, impegnato con un nemico.
Mi videro minaccioso e sguainarono le katane. Ero vicinissimo, mi sarebbe bastato un solo fendente. Lo sferrai. La lama di Wado Ichimonji stridette al contatto con una katana a me familiare.
"Cosa hai intenzione di fare Zoro-kun?".
"Sensei ...?". Ero sbalordito.
Abbassai  la spada e le guardie mi circondarono puntandomi le katane all'altezza del collo.
Nonostante i frastuoni della battaglia, nessuno si avvicinava a noi.
"Uccidetelo!". Stridette i daimyo.
"Zoro-kun, sai come salvarti ...". Masuhiro-sensei mi bisbigliò queste parole.
Con l'amaro in bocca mi inginocchiai di fronte al daimyo e chinai testa.
"Chiedo il vostro perdono mio signore, ho creduto che foste un nemico, voi non portate i lacci rossi sul lucente yoroi ...".
"Non è una buon motivo ...". Alzai la testa e lo vidi scendere da cavallo e tutti aprirsi per farlo passare. Era di fronte a me con aria divertita. "... d'altro canto ho visto come vi destreggiate con la spada, perciò ...". Afferrò la katana del maestro. " ... credo che una punizione ci stia ...". Con un sorriso diabolico, facendo una cavazione esagerata con la lama, mi tagliò la carne vicina all'occhio sinistro.
Il mio fu un grido soffocato.  
Premevo con entrami le mani la ferita, ma sentivo ugualmente il sangue copioso colarmi sulle labbra, caldo e dall'odore metallico.
La sua risata sovrastava i rumori dei ferri nella battaglia.
Cominciò a girarmi la testa, tutto si fece sfuocato, le grida morivano, il maestro che mi guardava con gli occhi spalancati e infine sentii la testa rimbombare contro la terra. Chiusi anche l'occhio destro.
"Ragazzo!".
Bastaro pochi secondi che mi risvegliai di colpo, secondi sufficienti al daimyo per allontanarsi e lasciarmi col maestro.
"T'ho fasciato l'occhio come potevo ...". Ansimai leggermente e mi toccai la fronte, sentendo col palmo della mano la fasciatura che mi ricopriva l'occhio. Aveva usato l'obi.
"Come ti sen ...?". Si voltò fulmineo e colpì un nemico. -Basta col sangue-
Mi stropicciai l'occhio destro e mi rimisi in piedi. Impugnai Wado Ichimonji e barcollai leggermente.
-... dei passi ...-
Mi girai lasciando andare il braccio da se. Questa volta il mio viso non si macchiò con il mio sangue.
Mi sbilanciai ma riuscii a puntare i piedi saldamente a terra, evitando così di cadere.
Feci un lungo respiro e tornai a combattere.
Non passò molto tempo che tra quella moltitudine di grida, una in particolare mi giunse familiare all'orecchie.
"Non può essere lei ...?". Ragionai ancora stordito. " ... ah, sarà la mia immaginazione ...".
La risentii ancora, questa volta soffocata.
Fu come svegliarsi di soprassalto durante la notte, dopo un lungo incubo.
Guardai il palazzo dello Shogun. Alcuni samurai nemici la tiravano per le braccia, mentre le gemelle opponevano resistenza con colpi di karate.
- ... quindi neanche loro sono geishe ...-
Cominciai a correre. Sentivo una voce che me l'ordinava.
- Salvale... -
Immancabili, dei nemici  m'assalirono, chi alle spalle, chi di fronte. Circa cincque.
"Ahaha, ma guarda un pò, un morto che corre!".
Sguardi oscuri.
" ... dove te ne vai 'piccolo'? ...".
- Facile fare gli sbruffoni con chi è ferito ... -
"Yu, eroico coraggio ...".
"Na?! ..ahah il moccioso delira! Ha cominciato a citare i principi del Bushi ...". Rosso.
"Chi è il prossimo?".
"Maledetto! Muori pivello!!". Ancora rosso.
Questa volta m'attaccarono i tre rimanenti contemporaneamente e tutti caddero in altro rosso sotto la stessa carnefice.
Continuai la mia corsa. Mura alte e fredde mi separavano da quel che vedevo. Combattevano con le unghie e con i denti, ferendo i loro inseguitori, riuscendo a liberarsi dalla loro morsa. Ma altri sopragiunsero e le fermarono.
"Dove scappi bambolina?! Ahaha!". Le stringeva col braccio il collo, mentre lei cercava di strappargli la carne graffiandolo.
"AAH! Lasciam ...!!". Le chiuse la bocca con la mano.
Sentii il sangue ribollirmi dalla rabbia.
Raccolsi una katana da terra.
Avrei scalato quelle mura, poichè erano accessibili solo entrando nel palazzo, ci sarebbe voluto troppo tempo.
Certo, mi reggevo in piedi a malapena, ma l'avrei fatto!
M'allontanai e feci un lungo respiro per concentrarmi, cosa non facile. Spalancai solo l'occho destro e deciso corsi contro le mura. Pntai la katana e ttirandomi con la sola forza delle braccia puntai anche Wado Ichimonji, questa volta con più forza. Aiutato dalle tenaci gambe, balzai sui miei nemici. In quel momento vidi una freccia rossa conficcarsi nel petto dell'uomo che stringeva tra le braccia una delle gemelle.
Colpii l'uomo che stringeva Nami-chan, spargendo il suo sangue ovunque.

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-Achamo 

Scusatemi per il precedente capitolo e per il ritardo ... (in questo c'è anche l'elenco)

Ringrazio tutte le persone che mi seguono e soprattutto chi m'ha lasciato queste bellissime recensioni ... 

Tsukichan: mi fa piacere sapere che sono riuscita a farti "entrare" nella stroia a suon di musica ^^ e non preoccuparti per il ritardo, l'importante è che la storia ti piaccia...

RoloChan105: credo che non t'abbia ringraziato a dovere, sorry. 

giusy91: ehehe, stessa cosa per Rolo, come mi sento stupida *si fa piccola-piccola*

Selina R84: O.O sul serio ? ...cioè, t'ha preso sul serio la storia ç^ç ?

princessnami: curo molto la parte storica per non scrivere sciocchezze... *inchino*

Swilde: Gin is number one!!! XD

Architetto Antelmi: XD Ieri... "Ragazze seguite" ... 'ma è una partita importante!!!' XD

infine ringrazio:

Jemanuele8891

ny152

Shavanna

brennan 

dubhe93

mikamey

elenco...

Hachimaki:   

è una bandana tradizionale giapponese indossata come simbolo di perseveranza e dedizione in occasioni particolari

Shikami:  demone della tradizione giapponese.

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Capitolo 12
*** Rising ***


prova aa

Ascoltate 'Fuyu no Sakura' dei Yoshida Brothers mentre leggete ^^
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Rising
 
In quel momento toccai con le punte dei piedi per terra e l'obi scivolò dal mio viso, scoprendomi delicatamente l'occhio sinistro avvolto da rosso sangue.
La vidi gioire e tremare alla mia comparsa.
Un'altra freccia rossa colpì l'uomo che intrappolava Okiku-san. Mi voltai nella direzione dalla quale proveniva e sorrisi nel vedere a chi apparteneva l'arco. - ...Naoki grazie ...-
Altri si fecero avanti.
Impugnai a due mani Wado Ichmonji e mi misi davanti a Nami-chan, le gemelle m'affiancarono.
"Vi farete male ...".
"Zitto! Siamo di Okinawa! Niente ci fa paura!!".
"Okinawa!!? ...piuttosto vicino ...". Ironizzai.
Questione di pochi secondi e mi ritrovai a schivare i fendenti nemici e a rispondere a dovere.
Si facevano avanti in gruppi armati con katane e nunchaku neri lucenti.
Un uomo abbastanza robusto, brandendo la spada, mi sferrò diversi fendenti, ai quali non potevo che rispondere mostrando la straordinaria bellezza del Kuro-Kaben. Vidi il mio avversario sgranare gli occhi e il suo sangue che colava lento sulla lama della mia spada.
"Nami-sama stia dietro di noi!". Mi sentivo più sollevato sapendo che le gemelle la proteggevano.
-Naoki, il mio fratellino ...- mentre lo pensavo mi venne da sorridere.
Altre frecce dall'impennaggio rosso vivo colpirono diversi nemici.
Schivavo i fendenti e con colpi precisi e potenti lasciavo cadere a terra i corpi, ormai privi di vita, dei miei avversari.
Sicuramente la mia dolce Nami-chan era disgustata da ciò che vedeva in quell'istante, niente di gradevole per chiunque abbia un cuore che batta in petto, a differenza di noi guerrieri samurai, costretti a rinunciarvi durante le tremende battaglie.
E altro sangue macchiò il mio volto di un biancor anemico. Infatti la ferita era ancora aperta e dopo tutti gli sforzi della giornata, non mi sentivo più molto in forma.
Era quasi passato il mezzogiorno ed ero ancora su quelle mura a difendere colei che amavo.
Wado Ichimonji ghermiva i suoi avversari senza pietà, non lasciando neppure la speranza ai superstiti. Mi chiedevo se fossi davvero io il carnefice ...
Respiravo profondamente l'aria tiepida e lasciavo scivolare il braccio contro i nemici. I tagli erano tanti. Cadeva copioso il sangue.
Ormai barcollavo dalla stanchezza, le forze mi venivan meno e la mente, non più lucida, lasciava i miei occhi.
Fu l'ultimo, al quale mostrai il Kuro-Kaben, che mi ferì al braccio destro, dopo esso non ne arrivarono più.
Mi lasciai andare, cadendo a terra privo di sensi.
Quando mi risvegliai il sole era prossimo al tramonto e le candide mani di Nami-chan m'accarezzavano il volto.
"Stai bene? ...". Era preoccupata.
In risposta le bisbigliai qualcosa, che lei non capì.
Le sue dita passavano tra i miei capelli sporchi di sangue e i suoi occhi erano prossimi al pianto.
"Scusami ...". Chinò la testa sul mio petto e scoppiò a piangere.
"... non volevo mentirti, nessuno m'ha mai amata realmente, tutti sapevano della mia condizione sociale ...".
Le parole cominciarono a soffocarsi a causa delle lacrime. Nonostante la ferita al braccio, alzai ugualmente la mano per farle una carezza.
" ... solo te, solo te m'hai amata ...".
" ... e ti amo ancora". A quelle parole alzò la testa di scatto e le lacrime che le solcavano il viso aumentarono.
Trovai la forza di mettermi seduto, ormai la ferita all'occhio non sanguinava più e non ne sentivo il dolore.
"... non devi piangere per questo ...". Mi guardava immersa nel pianto con occhi amareggiati. Le asciugai una lacrima e le sorrisi.
"Grazie". Mi gettò le braccia al collo e le strinse forte a me.
Le accarezzai i morbidi capelli.
Scostò la testa e mi guardò negli occhi.
Si avvicinò a me, sentii il suo respiro affannato scendermi lungo il collo, quel profumo di mandarini si faceva sepre più intenso, forte e penetrante, la punta del suo esile naso mi sfiorò la guancia. Ormai avevamo gli occhi socchiusi. Mi sentivo scottare.
La battaglia non possedeva più alcun rumore. I ferri non stridevano e le lame non cozzavano. Tutto era immerso in un silenzio agghiacciante, ma al tempo stesso soave.
Il tempo s'era appena fermato per noi due.
Le nostre labbra erano separate soltanto da un filo d'aria, le sentivo già su di me. Un fiume di emozioni mi travolse ed infine, si toccarono.
Avrei dato la vita per prolungare quel momento di pochi secondi.
Era qualcosa d'indescrivibile, qualcosa che mi mise i brividi e che mi scaldò il cuore. Per la prima volta mi sentivo realmente confuso, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo.
Sentivo il cuore uscirmi dal petto.
Era caldo, forte, bello e ... breve.
"Zoro!!".
-no ... non voglio ...-
"Fratellino!! Il daimyo!!!".
 
______________________________________
-Achamo & il suo inutile monologo ...
 
"Ma quanto mi sono divertita il 13? Vestita da Ryuma con dei fantavolanti amici in maschera XD ... Wiii!!!!XD
Finalmente Vancouver, aspettavo da quattro anni... Mi ricordo ancora io e la mia amata sorellina quando parlavamo del GR *sbav* ... oddio quattro anni fa esatti-esatti è caduto in pista O.O quanto ci son rimasta male ... si sono aperte con la scomparsa del povero Nodar Kumaritashvili, non voglio dir niente perchè, oltre alla mancanza di rispetto, sembrerebbe una buffonata, e non mi andrebbe giù ...
 
Grazie a tutti, la storia si sta prolungando pi del previsto, ma vi prometto colpi di scena ...
 
Spero che la scena vi sia piaciuta, l'ho scritta due volte perchè non l'ha salvato ç_ç, ho cercato di farla il più possibile simile alla prima scritta (era assolutamente fantastica) ... sono troppo fredda U_U
 
Tsukichan: che ne dici di questo capitolo? ^^
 
-elenco
 
Nunchaku:  è un'arma tradizionale, diffusa in alcuni paesi dell'Asia Orientale, costituita da due corti bastoni uniti mediante una breve catena o corda. Viene anche utilizzata in diverse arti marziali come il KarateDo .
Okinawa: qui nasce il karate. Secondo le credenze popolari, la nascita del karate è dovuta alla proibizione dell'uso delle armi nell'arcipelago delle isole Ryūkyū. Ciò è vero solo in minima parte, in quanto l'evoluzione di quest'arte marziale è molto più lunga e complessa. Nei secoli XVII e XVIII le condizioni dei nobili di Okinawa cambiarono notevolmente; l'improvviso impoverimento delle classi alte fece si che gli esponenti di quest'ultime iniziassero a dedicarsi al commercio o all’artigianato. Fu grazie a questo appiattimento tra i due ceti che l'arte "segreta" iniziò a penetrare anche al di fuori della casta dei nobili. La conoscenza del te restava uno dei pochissimi segni di appartenenza passata a un'elevata posizione sociale. Per questo motivo i nobili, ormai divenuti contadini, tramandavano quest'arte a una cerchia ristrettissima di persone, quasi in modo esoterico.
 
 

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Capitolo 13
*** Black ***


black Black
 
Mi svegliai di colpo dal mio sogno e mi  stupii nel vedere il daimyo Hayato, senza scorta, sorridere sadicamente di ciò che vedeva.
M'alzai pregando che quel uomo cadesse sul campo di battaglia e digrignai i denti.
-... non è possibile...-
Una freccia rossa squarciò l'aria rapida come una folgore finendo ai piedi di Hayato-sama. Guardai rapidamente Naoki, agitato molto più di me.
"Non lo fare Naoki!!!".
Estrasse una freccia dalla faretra che portava sul fianco sinistro e tese il daikyu.
"Naoki!".
"Ti devo la vita fratellino ... è il momento di sdebitarmi ...".
Nami-chan era a terra e si portò le mani sul volto. Non sapevo cosa fare.
La punta della freccia mirava al petto del daimyo, che nel frattempo s'allontanava rapido dalle mura.
Tutto avvenne in pochissimi secondi.
Naoki cadde a terra tra schizzi rossi e la freccia colpì Hayato-sama alla gamba destra. Nessuno dei due si rialzò.
Un uomo, accanto al mio fratellino, impugnava una katana sporca di sangue e con sguardo divertito e soddisfatto gridava a tutti della sua impresa.
"Ahaahah ho ucciso un kyudoka! I guerrieri più difficili ahaha!".
Lo guardavo infuriato e digrignando i denti a tal punto da farmi uscire il sangue dalle gengive.
"Ehi! Che hai da guardare stupido samurai!? Invidioso? Ahaa!".
"Nessuno tocca i miei ragazzi!". Masuhiro-sensei, lui era lì.
"E te che vuoi vecch ..". La lama della katana del maestro scese veloce su quel uomo, spargendo altro sangue sulle fredde pietre.
Masuhiro-sensei ripose la spada nel fodero e si chinò su Naoki, raccogliendolo da terra e guardandomi sconsolato. Non dimenticherò mai i suoi occhi socchiusi e vacui, il braccio  che pendeva facendo colare il sangue dalla ferita sotto il mento e lo sguardo del maestro.
Dieci uomini a cavallo avanzarono verso il daimyo e prontamente lo soccorsero, non indagando molto sul colpevole.
Una mano fredda m'afferrò la caviglia destra, Nami-chan mi  guardava colpevole singhiozzando, gli occhi rossi e grandi, abbassò la testa e le lacrime caddero a terra. Mi inginocchiai accanto a lei tenendomi una mano sul volto e con l'altra strinsi il suo gelido pugno. 
Restammo lì, senza dirci nulla, avvolti da mille pensieri fino a sera tarda e quando la battaglia finì alcuni dignitari con le spade sguainate vennero a prenderci.
"Roronoa Zoro, del dojo di Akinori-sama, il nobile Shogun vi attende ... Nami-sama, anche voi, le signorine Otsu-san e Okiku-san sono già al palazzo ...".
Ci alzammo in silenzio, Nami-chan non lasciava il mio braccio per paura, forse di perdermi, forse di perdersi ...
Ci separarono, lei scortata dietro di me con una decina di dignitari, io davanti, colui che apriva quel muto corteo, seguito da due uomini armati, come fossi un criminale della peggior specie.
Il viaggio fu breve e silenzioso, immerso nel buio della notte senza dolce luna a rischiarare Edo e intriso di tristezza.
Le porte del palazzo erano lucenti come l'oro e s'aprirono per me. Mi travolse un'onda immensa di luce, anch'essa dorata.
Due file composte dalla servitù e dai dignitari delimitavano ciò che doveva essere il mio passaggio. Di fronte a me lo Shogun seduto con la tipica posizione seiza, impugnando saldamente nella mano destra il gunsen-gata,indossava hakama, kimono e haori rigorosamente neri, quest'ultimo ornato da cinque kamon dai fiori di mandarino. Severo e risoluto, composto e al suo fianco quella donna bellissima che era sua moglie, l'imperatrice dall'uchikake purpureo.
Camminai verso di lui, lasciando Wado Ichimonji ai dignitari alle mie spalle, ma portando con me il wakizashi. Tutti m'osservavano, ma il mio sguardo era fisso su di lui, Kazuki-sama.Un buon imperatore.
Il cuore mi palpitava, m'inginocchiai con dolore per rendergli omaggio.
"Alza il volto ragazzo! Non preoccuparti di ciò che accadrà ...".
Lo guardai stranito ed infine vidi apparire Hayato dietro di lui, con ancora quel sorriso sadico.
-"Yu, eroico coraggio. Non dimenticarti mai questo principio!" - Mi tornarono in mente le parole del maestro Akinori.
Il daimyo si sedette accanto allo Shogun con fatica e prese parola.
"Questo vile ha osato toccare la mia persona, ha tentato di uccid...".
"Fate silenzio! Non v'ho dato il permesso di parlare ... sono venuto a conoscenza di fatti spiacevoli che vi riguardano e che comprendono anche mia figlia... samurai, rispettate il Bushido e parlate!".
Non fu facile raccontare tutto, ammettere le mie colpe e la verità, però lo Shogun non sembrava irritarsi alle mie parole, al contrario dimostrava una strana compassione.
Il daimyo raccontò dal suo punto di vista, esaspeando qualsiasi mia azione.
Kazuki-sama non sembrava affatto contento alle sue parole.
"Potete andare entrambi". Hayato-sama s'alzò con l'aiuto della sua scorta e si diresse fuori dal palazzo, prima che potessi alzarmi, lo Shogun mi mise una mano sulla spalla.
"Restate qui, vorrei sentire anche mia figlia, credo che il nobile Hayato abbia esagerato come di consueto ...".
Giunse Nami-chan seguita dalle gemelle.
Padre e figlia si strinsero la mano affettuosamente, mentre la madre l'abbracciò.
- ...è questa la famiglia?-
Anche lei raccontò ciò che successe, escluso i fatti riguardanti me e Hayato-sama.
La ferita all'occhio tornò a bruciare facendomi portare involontariamente la mano sul volto.
"Vi sentite bene?". Feci cenno di si con la testa.
Quando Nami-chan arrivò alla fine, lo Shogun e sua moglie parlarono tra di loro e con compassione mi dissero:
"...sappiate questo: vi dovrebbe toccare l'esecuzione per ciò che avete fatto, ma come potrei mai farlo, avete salvato nostra figlia, e cosa più importante l'avete resa felice... andate samurai ... tornate dalle persone che amate".
 
_________________________________
-Achamo & il suo inutile monologo...
"Mmh vorrei andare al contest, però non c'è nessuno che viene con me... comunque spero che questo capitolo vi sia piacciuto, l'ho fatto doppio per farmi perdonare del ritardo e per accelerare la narrazzoine, e già, non ci crederete ma siamo vicini alla fine della storia ç_ç
 grazie a tutti i lettori... *inchino*
Tsukichan: ... interrotti a causa del mio sadicismo U_U ...cioè, dovevano altrimenti la storia prendeva un'altra piega... XD so che questo capitolo è parecchio noioso, ma spero che ti sia piacciuto lo stesso... grazie 1000!
Selina R84: non credevo proprio di riuscire a far entrare così i lettori e sono molto contenta che la storia ti piaccia ^^, pensavo di esser stata troppo fredda nel capitolo precedente... grazie 1000 anche a te!
 
...ed infine l'elenco, altrimenti non si capisce nulla! XD
 
gunsen-gata:erano ventagli chiudibili usati dai guerrieri feudali durante i combattimenti o per dare ordini, usato anche in occasioni formali.
Kazuki : 
nome dello Shogun.

kamon: kimono con motivo distribuito su tutta la superficie, di solito a stencil.
haori:un soprabito che giunge fino all'anca o alla coscia, che aggiunge ulteriore formalità.
uchikake:fino al periodo Edo l’uchikake era utilizzato dalle mogli di guerrieri o di nobili nelle occasioni formali.

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Capitolo 14
*** Rain Guilty ***


rain guilty

Rain Guilty
 
Nubi tetre s'avvicinarono e nella notte la pioggia battè forte su quella terra ricolma di sangue.
Tornare al dojo mi sembrava una condanna, una lenta morte che s'avvicinava ad ogni passo che facevo.
I piedi mi sprofondavano nel fango e rabbrividivo sentendone il gelido tocco.
La pioggia lavò il sangue dai miei capelli, che colava lento sulla fronte.
Quando giunsi, Masuhiro-sensei era avvolto da una tenebra azzurra con il viso coperto dai palmi delle mani. Piangeva per aver perso i tre ragazzi che chiamava "figli", per non esser riuscito a salvarli, per non averli amati abbastanza.
Levò le mani al cielo e sussurrò qualcosa con le lacrime che lentamene scivolavano lungo le sue guance.
Cosa dovevo fare ...? “Un samurai guarda in faccia la morte! Un samurai vive consapevole che la morte è sua compagna”. Akinori-sensei ...
Inspirai profondamente e camminai verso il maestro, gli passai accanto e m'afferrò per un braccio per poi lasciare la presa.
Oltrepassai Yoriyuki, bendato e visibilmente triste. Mi guardò solo un'istante, infine le lacrmime cominciarono a farlo singhiozzare.
Non chiusi gli occhi per riposare, ma per piangere. Lasciavo penzolare la testa tremante. Non avrei mai pensato che il mio cuore potesse sciogliersi fino a quel punto, fino a dimenticare quelle regole ferree chiamate Bushido, fino a versare lacrime, fino a farmi credere di aver perso tutto.
Gli occhi mi bruciavano, quello sinistro molto di più.
Non ricordo con precisione cosa mi dissi quella notte, ricordo solo che trasgredii il principio dello Shin, promisi a me stesso di proteggere coloro che mi rimanevano e di amarli con tutto il cuore.
La mattiana seguente, un gelido sole attraversò le vie di Edo, le nubi erano ormai lontane.
Era il giorno delle vittime. Si contavano, si seppellivano sotto i ciliegi carichi di boccioli bianchi e rosei, e si pregava per le loro anime.
Centinaia di guerrieri, famiglie e amici, tra sopravvissuti e defunti, vestiti con neri mofuku. Una processione lenta e colma di lacrime.
Naoki e il suo ciliegio. Bello e forte com'era il mio fratellino, gli rivolsi la mia preghiera, quella di proteggere l'anima di Naoki perchè io non ero riuscito a salvare il suo sorriso, se non nel mio cuore.
Anche quel triste giorno finì.
Non vi racconto come trascorsi la seguente settimana, non furono che pianti e risentimenti, colpe e tristezza soffocante.
Alla mia malinconia s'aggiunse la notizia delle nozze di Nami-chan, fissatte per la fine del mese. Due giorni per dirle addio per sempre, il coraggio che m'abbandonava. Non saprò mai se m'aspettò su quel ponte vermiglio che tanto amavo, se mi pensò e ... se pianse, poichè non ebbi la forza di recarmi a Edo.
Il giorno delle nozze la città festeggiava e gioiva per il nuovo tempo di pace che l'attendeva. Non vennero mandati inviti al di fuori dei dignitari e di chi serviva a palazzo, il daimyo non volle che il popolo partecipasse alle nozze di un nobile del suo rango.
Nessuno seppe qualcosa, tutto si tenne in gran "segreto".
Il mattino seguente giravano strane voci che giunsero anche alle mie orecchie attraverso le parole del maestro. Lo Shogun e sua moglie erano stati uccisi nella notte e nessuno aveva visto il loro assassino.
"Sono stati uccisi?!". Yoriyuki mostrava il suo interesse.
"Purtroppo nessuno sa chi sia il colpevole, nessuno ha visto qualcosa... non hanno nemmeno ritrovato l'arma del delitto..."
-Nami-chan... -
"Hayato-sama parlerà nel pomeriggio al popolo in qualità di nuovo Shogun ... ". Il maestro sospirò.
"Non può essere Shogun?! ...". Mi chiedevo come potesse auto proclamarsi imperatore. "... lo Shogun viene eletto e scelto tra i diversi daimyo del paese!".
"Fratellino sai com'è fatto quello!?".
"Yoriyuki-kun, Zoro-kun! ... non possiamo farci nulla, ora che ha sposato la figlia del defunto Shogun è per diritto di rango superiore a qualsiasi altro daimyo, quindi è destinato a prendere il posto del suocero ...".
"... e le nostre spade dovrebbero servire quell'uomo perfido?".
Ci fu un'istante di silenzio.
"...indossate i sandogasa ragazzi, tra qualche minuto partiamo per Edo...".
"Sensei! Non ha risposto?".
"La risposta la conoscete già ...". Yoriyuki ed io ci guardammo negli occhi.
Il viaggio non durò molto grazie ai cavalli, ma ritornare dopo così tanto tempo a Edo mi dava una strana impressione.
La folla era già riunita ai piedi del palazzo imperiale, chi esultante e chi, soprattutto samurai, indignato ed incredulo.
Hayato-sama, compiaciuto dalla presenza del suo popolo, stringeva la piccola mano di Nami-chan e sporgendosi dalla terrazza parlava.
"Un pò di silenzio di grazia. Mi rincresce confermare le voci sulla dipartita del nostro amato imperatore Kazuki e di sua moglie Izumi, mi piange il cuore e sento la rabbia per non aver ancora giustiziato il colpevole, comunque sono lieto di annunciarvi che prenderò io il posto dello Shogun, e oggi, voglio presentarvi la mia bellissima moglie, nonchè figlia del ormai scomparso imperatore del nostro glorioso paese e nuova imperatrice... Nami cara avvicinati e saluta il popolo...". Sollevai leggermente il sandogasa e con i gomiti mi feci spazio tra la folla. Nami-chan fece alcuni passi avanti, era coperta da un kimono rosso e sotto i suoi spendidi occhi di bronzo due immense occhiaie nere, il volto pallido e le ginocchia che cedevano ad ogni passo, alzò leggermente la mano nel silenzio di quell'istante, per poi ritirarsela verso il petto, sul cuore.
"Povera ragazza!". "...dev'essere sconvolta?". "Adesso sviene! Guardatela!" .  La folla aveva cominciato a parlare.
Hayato-sama le strinse le spalle con un braccio e le sussurrò qualcosa che la fece rinvenire.
"Stai lontano da me!!". Si liberò dalla presa del marito.
"Nami!". L'ammonì.
"Non toccarmi!". Corse all'interno del palazzo impaurita e bianca anemica. Lo sguardo di Hayato-sama era piuttosto colmo di rabbia e di vendetta, e quando si posò su di me mi fece rabbrividire.
Con un cenno della mano salutò la folla, che poco dopo il suo rientro nel palazzo si disperse avvolta dal solito vociare.
"...li hai visti? ...pazzesco!". "Uno Shogun non dovrebbe comportarsi così!". "Quella ragazza manca di rispetto!".
Mentre la folla mi separava dal maestro e da Yoriyuki, alcuni dignitari mi presero per le braccia, portandomi il più lontano possibile da sguardi indiscreti.
Uno di loro m'afferrò per il tomoeri del kimono.
"Presenati domani pomeriggio al palazzo dello Shogun maledetto! Hayato-sama deisdera tanto parlarti!". Lasciò la presa e vidi     Masuhiro-sensei e Yoriyuki venirmi incontro.
"Zoro-kun stai bene?".


 
 
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-Achamo & il suo inutile monologo...
"Ieri più triste del solito ç_ç ...mmhm volevo andare a Mantova, ma niente... poi ho passato il pomeriggio in casa e oggi sarà la stessa cosa, ma con i compiti da finire e infine una notizia ancora più triste, forse il prossimo capitolo sarà l'ultimo...

Grazie a tutti i lettori... grazie 1000 a giusy91 che ha aggiunto la storia tra le seguite... 
 
 
-elenco
 
Shin o Makoto: Completa Sincerità. Quando un Samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l'intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di "dare la parola" né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.
 
Mofuku: In primo luogo bisogna dire che qualunque tipo di kimono si indossi il lembo sinistro si deve sempre incrociare su quello destro, infatti solo in occasione dei funerali si porta il kimono nero, detto mofuku, incrociando la parte destra su quella sinistra e allo stesso modo vengono incrociati i kimono dei defunti.
 
Tomoeri:nel kimono è l'esterno del colletto.

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Capitolo 15
*** Sakura ***


sakura

 Sakura
 
Il giorno seguente feci come mi venne chiesto e mi recai al palazzo dello Shogun. Fu precisamente due giorni fa.
Alcuni dignitari m'accompagnarono davanti al nuovo regnante, in vesti dorate per mostrarmi la sua magnificenza.
Mi dovetti inchinare contro la mia volontà, di certo non lo meritava poichè non mostrava rispetto nei confronti di nessuno, nemmeno verso Nami-chan.

"Cosa credevi di fare samurai?". Mi guardava con aria di superiorità e con un ghigno sinistro.

"...vedi, non puoi ambire al successo quando non hai un buon piano... ahhahahhahah! Incredibile la stupidità di certe persone, non trovi?". Già, ne ho un esempio sotto il mio naso... avrei voluto rispondergli con queste parole, invece annuii senza degnarlo di uno sguardo.

"...il precedente Shogun aveva deciso di risparmiarti la vita, ma ti rammendo che giorni addietro hai tentato di uccidere il nuovo regnante, inoltre la tua relazione con la mia attuale sposa merita una punizione... sai qual'è la pena per tutti i crimini che hai commesso? ...la morte. Ma sarò indulgente, ti permetto di scegliere tra un esecuzione pubblica e il seppuku. Vedi, infondo ho un cuore anch'io? Ahahahah!".

Mi alzai di scatto tendendo la mano alla katana.

"...vuoi già andartene? Ahahah!".

Digrignai i denti e feci alcuni passi indietro, per poi correre fuori dal palazzo.

-Maledetto...-. Mi fermarono delle guardie armate.

"Fermati... lo Shogun non ha ancora finito...". Sguainai Wado Ichimonji e la impugnai saldamente con entrambe le mani.

-Non mi conviene ...-. La riposi immediatamente nel fodero e una voce da lontano mi gridò: "Attendo il tuo seppuku, il giorno dell'Hanami... vedi di scegliere un guardiano per la tua anima samurai! Ahahah...".

Mi tornò alla mente il seppuku del maestro Akinori.

-Stupido vecchio! ...ti vorrei chiedere se è giusto morire per le persone che t'impongono le loro volontà o per le persone che ami? Chi merita veramente un sacrificio?-

Tornai al dojo e raccontai ciò che era successo al maestro ed al mio ultimo fratello. Entrambi scoppiarono a piangere e m'abbracciarono. Rimasi immobile per ricevere il calore dei loro sentimenti.

"Fratello mio... ". Yoriyuki, sapevo bene cosa avrebbe passato in quei giorni, il destino del kaishakunin era toccato anche a me anni adietro.

"Cosa t'avevo detto maledizione Zoro-kun! ...aah, ma ho sbagliato, dovevo fare io qualcosa, come potevi capire accecato dal tuo cuore? ...e adesso ne perdo un altro, che razza di padre sono?...". Non avevo mai visto il maestro piange così.

Mi esclusi completamente dal mondo esterno per meditare prima del seppuku. Yoriyuki s'allenò con la katana e con le lacrime.

Non riusciva ad eseguire un fendente trattenendo i pianti.

Pensai a Nami-chan, non credo nel destino, ma ciò che aveva colpito me e lei non poteva essere avvenuto per caso. Compresi che tutto ciò che era successo, era in gran parte a causa mia... mi avvolsero i risentimenti che trattenevo nel mio cuore anche da molti anni, ed ora mi trovo a raccontare a me stesso la storia della mia vita, nella notte prima dell'Hanami.

"Zoro-kun,... figlio mio è ora...". Il sole apparì con l'alba rossa.

Indossai il kimono bianco, simile a quello del maestro Akinori, mi legai il tanto con l'obi dietro la schiena ed impugnai per l'ultima volta Wado Ichimonji, che consegnai nelle mani del maestro, con kamishimo e kimono nero.

Yoriyuki prese la mia katana. Aveva gli occhi rossi, ma non piangeva più. Indossava un semplice kimono nero.

Ci recammo al palazzo camminando, passai per l'ultima volta sul ponte vermiglio e chiesi al maestro:

"...con Naoki, vorrei essere il più vicino possibile al mio fratellino...". Avevo scelto il ciliegio, il custode della mia anima...

Masuhiro-sensei annuì.

I ciliegi lungo le sponde le fiume erano colmi di boccioli rosei e bianchi, mostrando tutto il loro splendore al sole caldo che li ripagava offrendo loro le carezze dei suoi raggi.

Quando arrivammo al palazzo le porte si spalancarono con maestosità, avvolgendoci con luce dorata.

Lo Shogun era davanti a me con un ghigno di soddisfazione e stringeva le gelide mani di Nami-chan, preoccupata per il destino che m'attendeva.

Portava ancora il kanzashi che le avevo regalato. Non potevo più guardare la sua bellezza.

"... mi auguro che la vostra anima si sia pentita delle vostre azioni disonorevoli...".

"Vi mostrerò come muore un vero samurai".

Mi sedetti in posizione seiza di fronte allo Shogun e alla sua sposa e aprì il kimono, Yoriyuki era dietro di me con Wado Ichimonji e Masuhiro-sensei era al mio fianco destro.

"Bene, non vedo l'ora...ahah!". Si sedettero anche loro.

Nami-chan mi guardava con ansia e preoccupazione.

"Hayato perchè? ...Zoro non lo fare ti prego...".

"Ha tentato di uccidere il tuo sposo... e comunque non intrometterti!". Nami-chan si sfilò il kanzashi dai capelli di fiamma.

"Che aspetti samurai?!".

Impugnai il tanto nella parte della lama avvolta da un panno bianco e ne poggiai la punta lucente sul ventre.

Guardai Nami-chan pensando a quanto inutilmente aveva sofferto.

Yoriyuki inspirò profondamente e sfilò dal fodero la mia fedelissima Wado Ichimonji. Provai un brivido sentendone la gelida lama sulla mia nuca. Masuhiro-sensei s'inchinò con il capo rivolto verso me in segno di rispetto.

Nami-chan chiuse gli occhi e chinò la testa anche lei. Le lacrime le solcavano le guance e lente cadevano a terra.

Allontanai la lama del tanto e chiusi gli occhi, provavo paura per ciò che stavo facendo.  “Un samurai guarda in faccia la morte! Un samurai vive consapevole che la morte è sua compagna”. Dovevo aprire gli occhi e affrontarla come ad ogni battaglia.

Sentii il frusciare delle maniche del kimono di Yoriyuki mentre alzava la katana. Inspirammo profondamente tutti e tre. Il maestro era ancora chino a terra per rendermi rispetto. Mi feci coraggio e velocemente mi trafissi con la lama del tanto. Nami-chan s'alzò di scatto brandendo il kanzashi come un pugnale.

Soffocai il dolore atroce della ferita e sentii il sangue caldo colarmi lungo il ventre, sentii l'aria fendersi a causa della katana e poi il gelo attraversarmi il collo.

L'ultima cosa che vidi fu Nami-chan mentre pugnalava alla gola lo Shogun con il kanzashi che le avevo donato, ma lei e solo lei fu il mio ultimo pensiero. Porterò sempre con me il suo dolce sorriso.

Maestro Akinori, maestro Masuhiro, Yoriyuki, Naoki, sarete sempre nel mio cuore...

"Yu, eroico coraggio. Non dimenticarti mai questo principio".

 

 

Achamo

 

 

 "Un altro petalo cadde leggiadro dal ciliegio di Tokyo".

 

 

 

 

 

 

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-Achamo & il suo inutile monologo...

"Eccoci alla fine ç_ç ...spero che nessuno di voi ci sia rimasto/a troppo male per la conclusione della storia, vi ringrazio per aver seguito il mio 'Teatro Kabuki', per l'immensa pazienza con cui avete 'ascoltato' la mia storia, per avermi dato ogni volta l'ispirazione e la forza per scrivere e per avermi seguito fin qui... grazie a tutti.

Un grazie speciale per chi ha commentato e per chi ha inserito la storia tra le preferite e chi le seguite...

RoloChan105

Swilde

giusy91

Gregga Stylobate

Selina R84

Tsukichan

princessnami

Jemanuele8891

ny152

Shavanna

brennan

dubhe93

mikamey

e tutti i lettori incogniti... ^^

 

P.s-> In lavorazione altre due storie fresche-fresche (demenziale e drammatica).
...in due capitoli ho lasciato questi: [...]. Non è un caso che siano nella storia, racchiudono avvenimenti abbastanza lunghi che ho appositamente saltato per permettermi di fare una serie... quindi per chiunque abbia voglia di 'ascoltare' altro sulla storia basta che lo chieda, sarò ben lieta di scrivere due o tre capitoli sulle battaglie e/o sugli incontri o scrivere anche un possibile seguito...^^ ; vi metto l'ultimo elenco dei termini...

 

      -Elenco-

 

Hanami: La Festa dei Ciliegi (in giapponese Hanami) si celebra nei primi giorni di Aprile: i giapponesi si riversano nei parchi delle loro città per ammirare la fioritura dei ciliegi.
Sotto gli alberi in fiore, riuniti con la famiglia o con gli amici, i giapponesi cantano, ballano, mangiano molto e soprattutto bevono; la festa dura per tutti i giorni in cui la fioritura è al suo massimo splendore, di solito uno o due (mentre sugli alberi i fiori restano per quasi un mese).

Il fiore del ciliegio (Sakura) rappresenta l'anima del Giappone: la delicatezza, il colore pallido, la brevità della sua esistenza sono per i giapponesi il simbolo della fragilità, ma anche della bellezza dell'esistenza.

 

 

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