Il ciliegio e la rondine di Achamo (/viewuser.php?uid=89164)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One ***
Capitolo 2: *** Dark Flower ***
Capitolo 3: *** Kuro-Kaben ***
Capitolo 4: *** Samurai ***
Capitolo 5: *** Kimono Dance ***
Capitolo 6: *** Peach ***
Capitolo 7: *** Heart ***
Capitolo 8: *** Kanzashi ***
Capitolo 9: *** Yuukai ***
Capitolo 10: *** Wildness ***
Capitolo 11: *** Storm ***
Capitolo 12: *** Rising ***
Capitolo 13: *** Black ***
Capitolo 14: *** Rain Guilty ***
Capitolo 15: *** Sakura ***
Capitolo 1 *** One ***
ONE PIECE © 1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
1
Salve a tutti/e, vi comunico subito che la storia inizia
nel prossimo capitolo. E’ ambientata nella capitale Nipponica (Edo, odierna
Tokyo) durante il periodo chiamato Edo, gli anni dei grandi samurai. Spero di
essere riuscita a scrivere una storia appassionante e che vi colpisca.
Ci tengo a precisare che il carattere di Zoro e di
Nami saranno “leggermente” diversi.
Infine ringrazio Swilde. *inchino*
Sotto troverete i
termini giapponesi presenti nella storia. Buona lettura.
Questo è un piccolo elenco delle parole e dei nomi
giapponesi che troverete nella storia.
Per il momento sono presenti quelli citati
nel primo e nel secondo capitolo.
M’impegnerò ad aggiornare l’elenco.
Yoroi:armatura in
dotazione dei samurai. Molto più leggera di quelle medioevali. La tipologia di queste armature,
rifletteva in buona parte le esigenze dei Samurai, dispostissimi a sacrificare
lo spessore delle loro protezioni in favore di una maggiore capacità di
movimento.
Questo atteggiamento non derivava da un'eccessiva sicurezza ostentata dai
guerrieri giapponesi, ma dalla constatazione che nessuna armatura costituiva
una barriera impenetrabile per le frecce, le lance e le spade dei nemici.
Muoversi agilmente era quindi un elemento importante per non sacrificare la
propria vita inutilmente.
Kanzashi: sono degli ornamenti usati nelle acconciature
femminili tradizionali giapponesi.
Si crede che possano essere poi usati come arma di difesa in caso di emergenza.
Saburo:
vecchio artigiano di Edo. Grande amico dei quattro del dojo ^^.
Takoyaki:
è una polpetta giapponese
fatta di pastella,
polpo spezzettato e diversi ingredienti.
-chan:
utilizzato
come vezzeggiativo, propriamente verso i bambini con i quali nel
linguaggio occidentale corrisponderebbe all'appellativo "piccolo/a" o
ad un diminutivo. Può però (ed è diffusissimo in tal senso) essere utilizzato
anche fra persone adolescenti o adulte e in questi casi indica forte amicizia e
confidenza.
Hina Matsuri:
noto anche come Festa delle ragazze, è una occorrenza
giapponese
posta il 3 marzo,
cioè il terzo giorno del terzo mese. In questa occasione sono preparate delle
piattaforme con un himōsen rosso, sulle quali è esposto
un insieme di bambole ornamentali.
Onigiri:
è uno spuntino tipicamente giapponese, composto da una polpetta di riso bianco,
con un cuore di salmone o altro e vari condimenti possibili.
Hayata:
daimyo sanguinario, futuro marito della figlia dello Shogun.
Shogi:
viene
talvolta definito scacchi
giapponesi.
Baka:
è una parola giapponese
che significa stupido/idiota.
Okiya: le "case delle geishe". Sono infatti così chiamate, a Kyōto, le residenze nelle quali vengono addestrate e ospitate
le giovani maiko, le allieve nell’arte della geisha. Nella storia Zoro entra tranquillo perché non era un
luogo dove … (bhè rifletteteci un po’)…
Yuzu: sorta di
mandarino giapponese, differente da quello europeo.
Gheisha: è una tradizionale artista e intrattenitrice giapponese, le cui abilità includono varie arti, quali la musica,
il canto e la danza. NON sono prostitute.
-dono: sorta versione "superiore"
al -san, molto formale e utilizzato quando si ha un rispetto davvero elevato
verso una persona.
Tamoto: drappeggio delle maniche del kimono.
Okiku: gemella di Otsu.
Otsu: gemella di Okiku.
Ayame: geisha anziana che gestisce l’okiya.
Icho-gaeshi: pettinatura giapponese.
Maru-mage: pettinatura giapponese.
-sama: utilizzato per indicare il rispetto
nei confronti di qualcuno che riveste un titolo importante o ha uno status
particolarmente elevato.
Tomoeri: il sopra del colletto del kimono.
Maiko: apprendista geisha.
-san: utilizzato per indicare il rispetto
nei confronti di qualcuno.
Jiro: fratello maggiore di Naoki. Samurai.
Muore durante una battaglia.
Geta:
sono dei sandali tradizionali giapponesi a metà tra gli zoccoli e le infradito. Sono un tipo di calzatura con una suola in legno rialzata da due tasselli, tenuta sul
piede con una stringa che divide l'alluce dalle altre dita del piede.
Wagasa: tipici ombrelli giapponesi. Sono famosi quelli della
prefettura di Gifu
Masuhiro: secondo maestro
di Zoro. Accennato nel primo capitolo, ma entra in scena nel secondo. Famoso
samurai, però non quanto Akinori. Capelli neri raccolti in un piccolo codino sulla
sommità del capo.
Naoki: quindici anni, e un kyudoka,
ossia un praticante dell’arte del Kyudo, tiro con l’arco giapponese. Capelli
castani, viso candido e spesso sorridente.
Yoriyuki: sedici anni, più grande di
alcuni mesi rispetto a Zoro. Capelli corti neri e occhi scintillanti.
Sandogasa: cappello da viaggio
usato tipicamente dai samurai.
Bokken: è una spada giapponese di legno utilizzata nell'allenamento. E’ la riproduzione in legno della katana e ne conserva la forma, la
bilanciatura e, nel caso di alcune scuole, anche il peso.
Daikyu: tipo di arco molto diffuso nel Giappone feudale, usato dai guerrieri a cavallo o a piedi. Aveva
una lunghezza che andava dai due metri e venti ai due e quaranta; ve n'erano
anche di lunghi due metri e settanta. In grado di colpire con precisione anche
un bersaglio distante 100 m, il doppio con precisione molto bassa.
Kamishimo: è un soprabito smanicato da
uomo con le spalle imbottite che si indossa insieme a un particolare tipo di
hakama detto nagabakama. Questo abito veniva indossato dai samurai nel periodo
Edo, attualmente si usa solo per cerimonie particolari.
Nagabakama: veniva indossato sopra il kamishimo e quando un samurai
doveva visitare lo shōgun.
Hakamashita: cappello L'hakamashita
è un kimono corto che si adatta meglio ad essere indossato dentro gli hakama e
facilita i movimenti perchè dotato di spaccature ai lati, viene indossato solo
col kimono da uomo.
Hakama: simili a dei larghi pantaloni a
sette pieghe di cui cinque anteriori e due posteriori. Sono dotati di una parte
rigida o imbottita sul fondoschiena chiamata koshiita e di himo, ovvero delle
lunghe strisce di stoffa avvolte attorno alla vita e all'obi. Le sette pieghe
degli hakama rappresentano le sette virtù del bushido.
Kuro-Kaben: la tecnica più forte che
conosceva ed aveva inventato Akinori. E’ la tecnica che gli diede il soprannome
di Fiore Nero. Consiste nel confondere l’avversario con piccoli scatti,
muovendo la punta della katana a destra e a sinistra ed infine colpire dal
basso verso l’alto, sotto il mento o sul fianco del collo. Letteralmente Petalo-Nero.
Akinori : famoso samuari detto Fiore
Nero per i suoi fendenti mortali. Primo maestro di Zoro ,suo unico allievo.
Alla morte del suo Daimyo decise di suicidarsi. Zoro rimase con lui per
dieci anni (dai 6 ai 16).
Sensei: termine giapponese che significa
“maestro di vita”.
Kun: utilizzato
tra ragazzi e amici per Indicare una certa forma di rispetto, o da un adulto
verso una persona molto più giovane come segno di confidenza.
Daimyo: era la carica feudale più importante
nel periodo Edo, ne facevano parte i nobili discendenti della famiglia
Tokugawa. Erano serviti da samurai e tra loro veniva scelto lo Shogun.
Shogun: eletto tra i Daimyo.Era la più alta
carica del Giappone, considerato come l’imperatore nipponico. Aveva un esercito
enorme a sua disposizione.
Dojo: luoghi d’allenamento e in molti casi,
come nella storia, considerati da maestri e praticanti una seconda casa.
Bushido: è un codice di condotta e un modo di
vita, adottato dai guerrieri giapponesi. In esso sono raccolte le norme di
disciplina, militari e morali. Si basa su sette principi: Gi, onestà e
giustizia, Yu, eroico coraggio, Jin, compassione, Rei,
gentile cortesia, Makoto, completa sincerità, Meiyo, onore e Chugi,
dovere e lealtà.
Genpuku: cerimonia che avveniva al compimento
dei tredici anni, dopo la quale, al giovane samurai, veniva dato un nome da
adulto, una katana e un wakizashi assieme al permesso di portarle con se.
Wakizashi: è una
katana corta che i samurai tenevano sempre con sé. Veniva utilizzata durante la
cerimonia del Seppuku.
Seppuku: indica un rituale per il suicidio in uso tra i samurai. Il taglio doveva essere eseguito da sinistra verso
destra e poi verso l'alto. La posizione doveva essere
quella classica giapponese detta seiza cioè in ginocchio con le punte dei piedi
rivolte all'indietro; ciò aveva anche la funzione d'impedire che il corpo
cadesse all'indietro, infatti il guerriero doveva morire sempre cadendo onorevolmente in avanti. Per preservare ancora di più l'onore del
samurai, un fidato compagno, chiamato kaishakunin, previa promessa all'amico, decapitava il samurai appena
egli si era inferto la ferita all'addome, per fare in modo che il dolore non gli sfigurasse il volto.
Kaishakunin: è una
persona incaricata di fare da secondo durante il seppuku.
Ronin: designava il samurai decaduto, rimasto senza padrone o per la morte di
quest'ultimo o per averne perso la fiducia o quando il feudo a cui apparteneva
passava a un altro daimyo. Essi perdevano il posto ed erano esclusi per sempre da
ogni incarico militare ed erano costretti a vivere di espedienti. Nel corso dei
secoli essi costituirono un grave problema sociale.
P.S: Per
segnalazioni di eventuali errori (storici), vi chiedo di contattarmi, grazie
per l’attenzione.
(Un grazie
particolare a Wikipedia e diversi Blog) U_U
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Capitolo 2 *** Dark Flower ***
Dark Flower
Il ciliegio e la rondine
Dark Flower
“Un grande samurai! Diventerai colui
che serve un Daimyo o addirittura lo Shogun!”.
“Il nostro figliolo terrà alto l’onore della famiglia Roronoa diventando
uno dei più famosi guerrieri!”.
Non ricordo più i loro volti, sono passati quattordici anni dall’ultima
volta che li ho visti vivi.
Avevo appena compiuto sei anni e i miei genitori mi portarono dal
samurai Akinori, il Fiore Nero, mio futuro sensei.
Un vecchio un po’ burbero e arcigno, dai pochi capelli bianchi sul
capo,una barbetta sul mento, il viso solcato da enormi rughe e dallo sguardo
severo, ma con un cuore d’oro e devoto al proprio Daimyo.
Il suo dojo era nel mezzo di una
verdeggiante foresta di bamboo altissimi,
attraversata da una stradina di ciottoli bianchi.
Non aveva altri allievi oltre a me e la prima cosa che m’insegnò fu lo
Yu, l’eroico coraggio.
“Non dimenticarti mai questo principio!”. Mi ripeteva
sempre.
A tredici anni, feci la fatidica cerimonia Genpuku. Mi
vennero assegnati un wakizashi , una
katana, Wado Ichimonji, e un nome,Zoro.
Akinori-sensei m’insegnò a rispettare
il mio avversario , tutti i principi del Bushido e come eseguire il seppuku. Quest’ultimo,
considerato dal maestro importantissimo.
“E’ una morte onorevole! Ogni samurai
deve giudicare le sua azioni e prendere delle decisioni, e il seppuku,
puoi sceglierlo se ti dai un giudizio troppo negativo o esserti imposto … Zoro-kun, mi ascolti?”.
“Si”.
Tre anni dopo il Genpuku, il Daimyo
del mio maestro morì, così Akinori-sensei divenne un ronin.
“ Non sarò mai un ronin!”. Lo diceva
con disgusto e disprezzo, sbattendo i pugni.
“Sensei molti samurai sono ronin, non
vedo perché preoc…”.
“Zoro-kun!!” Mi
guardava severo.” Un ronin è un samuari senza onore e l’unico modo per
riacquistarlo è morire …”.
Passammo intere settimane a
discuterne, ma quel vecchio era più testardo di me.
“Tu mi farai da kaishakunin, senza discussioni!”. Che compito ingrato.
Mi dovetti allenare
con la spada per decapitare il mio maestro.
“Devi assestarlo
bene il colpo o il mio viso rimarrà segnato dal dolore”.
“Sensei, non
capisco perché dovrebbe fare seppuku?!”.
Quel vecchio mi faceva sempre arrabbiare, ma
da quando era iniziato il mio addestramento era diventato mio padre.
“… ne abbiamo già
parlato … ah, non t’ho detto che verrò sostituito da un mio caro amico: Masuhiro.
Arriverà tra due giorni con i suoi allievi e custodirà il dojo”.
Ero accecato dalla
rabbia. Strinsi i pugni, digrignai i denti
e per la prima volta mi permisi di urlare contro il mio maestro.
“Stupido vecchio!!
Hai già preparato tutto, eh?! Ti togli la vita e te ne lavi le mani, bravo, è
così che si comporta un vero samurai! Mi lasci solo con un maestro che neanche
conosco, che mi metterà alle dipendenze di chissà quale sporco Daimyo e …”. Mi
mise a tacere con un sonoro ceffone. Se ci ripenso, mi fa ancora male la
guancia.
Non osai guardalo
in volto, mi limitai a posare la mano sulla parte colpita.
“Zoro-kun, ciò che
hai detto è molto grave! Non dovresti portare al fianco quella katana!”.
Mi pentii delle
parole che m’uscirono di bocca.
Il mattino seguente,
Akinori-sensei indossava il suo kimono bianco e impugnava il wakizashi.
Si mise in
ginocchio, con le punte dei piedi rivolte all’interno e si sedette.
“Maestro …”.
“Dimmi ragazzo”.
“Le chiedo scusa”.
Mi sorrise. “ Le
mie parole non sono state da meno, … ora comprendi perché t’hanno portato da
me? … diventerai un grande guerriero Zoro-kun!”.
Sfoderò il
wakizashi. La lama splendeva, era liscia e lucente. Fece un lungo respiro. Lo
avvicinò al ventre e con le mani lo allontanò.
Impugnai la mia Wado Ichimonji e
delicatamente, poggiai la lama sul collo del maestro.
Mi vennero in mente le sue parole. “Un
samurai guarda in faccia la morte! Un samurai vive consapevole che la morte è
sua compagna”.
Akinori-sensei spalancò gli occhi e con
mano decisa si trafisse lo stomaco e nello stesso istante la lama di Wado
Ichimonji scese velocissima. Nero sangue
ovunque.
“Yu, eroico
coraggio. Non dimenticarti mai questo principio!”.
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Capitolo 3 *** Kuro-Kaben ***
Kuro-Kaben
Kuro-Kaben
Il Giorno dopo mentre mi
allenavo, giunsero al dojo tre persone a cavallo. Lasciai cadere a terra il
bokken stupido dalle figure fiere che vedevo. Sprigionavano un energia
incredibile.
M’inchinai e con parole un po’ incerte li salutai.
Non riuscivo a vedere i loro volti perché erano coperti dall’ombra del
sandogasa, ma dalle armi e dai bagagli che avevano con se, potevo
tranquillamente dire che era arrivato Masuhiro, il mio nuovo sensei, e i suoi allievi.
Uno di loro portava ad armacollo un daikyu immenso, a differenza dell’altro che
portava la katana al fianco.
Il maestro doveva essere per forza quello al centro.
Mi vennero i brividi a guardarlo. Indossava un kamishimo
e nagabakama
verde pallido, mentre gli allievi dei semplici hakama neri e hakamashita bianchi
come i miei.
“Sei te Roronoa Zoro?”.
“Si … ora tocca a lei presentarsi …”.
Scese da cavallo e si sfilò il sandogasa. Mi sorrise e
disse: “Akinori m’ha molto parlato di te, ha scritto che il tuo unico difetto
sia la testardaggine . Io sono Masuhiro, e questi sono i miei due allievi:
Naoki-kun, quindici anni, e Yoriyuki-kun, sedici anni”. I due scesero dai rispettivi
cavalli, si tolsero anche loro i sandogasa e s’inchinarono.
Naoki era il ragazzo che portava il daikyu, mentre Yoriyuki
aveva la katana al fianco.
Masuhiro sensei aveva capelli neri raccolti
in un piccolo codino sulla sommità del capo.
Naoki aveva i capelli castani e un visetto candido, col
sorriso stampato sulle labbra.
Yoriyuki, si vedeva che era un samurai, capelli neri corti e
gli occhi scintillanti.
Nel pomeriggio sistemarono i loro bagagli, mentre io
continuai gli allenamenti con il manichino in paglia che odiavo tanto, ma con
la sensazione di essere osservato ad ogni mio fendente. Mi girai due volte per
controllare.
Ero sicuro che qualcuno fosse alle mie spalle e mi faceva
innervosire. Mi girai per la terza volta
e lo vidi. Era Naoki, che per lo spavento cadde a terra.
“Scusami … i- io …”. Che ragazzo insicuro.
“Sparisci”. Risposi duramente per il nervoso.
Naoki impugnò il daikyu e una freccia. Tese l’arco e puntò
alla testa del manichino in paglia. Lasciò la corda e la freccia, rapida, colpì
il suo bersaglio.
Rimasi impietrito, poi mi voltai.
“Ti avevo detto di sparire!”.
Sgranò gli occhi e aprì la bocca intenzionato a parlarmi,
poi la richiuse e abbassò lo sguardo tristemente.
Naoki si voltò e si diresse verso la foresta di bamboo che
circondava il dojo.
Sospirai e ripresi ad allenarmi. Passarono pochi minuti che
Masuhiro sensei venne ad interrompermi.
“Zoro-kun! Sei bravo con la spada …”.
-Ovvio sono un samurai!- pensai.
“ … e con un manichino …” . Sul suo volto comparve un
ghigno.
“Cosa vorrebbe dire sensei?”.
“ … te la senti di affrontare Yoriyuki-kun?”.
“Certo!”. Dopo la mia risposta lo chiamò a gran voce.
“Eccomi maestro!”.
Masuhiro sensei ridacchiò per qualche istante.
“… ragazzi il bokken, non le katane …” e ricominciò a
ridere.
Lo guardavo attonito. Era sul serio così divertente la
situazione?
Ci sistemammo l’uno di fronte all’ altro sotto l’occhio
vigile del maestro.
Entrambi cercavamo di scrutare la paura del nostro
avversario e il punto debole.
“Potete iniziare quando volete …”. Fu quello il segnale.
Ci scagliammo l’uno contro l’ altro violentemente. Sentimmo
rimbombare il legno dei bokken.
Un istante di parità e infine ci tirammo indietro.
“Yoriyuki-kun, non t’ho insegnato niente?!”.
Allora Yoriyuki mi corse incontro con più violenza. Quando
mi fu vicino, lanciò un fendente all’altezza delle spalle, m’abbassai evitando
il colpo e con il manico del bokken gli colpì lo stomaco per fargli chiudere
gli occhi.
Barcollò, fece alcuni passi indietro e fece come desideravo.
“Yoriyuki-kun!!!”.
Non aspettai un istante e gli piombai addosso.
Akinori sensei mi
diceva sempre che per eliminare l’avversario dovevo infliggere un colpo
mortale. “Zoro-kun, per uccidere il
nemico, colpiscilo al collo, sotto la corazza se in guerra!”. Il maestro
Akinori m’aveva insegnato il suo colpo più potente, quello che gli aveva
assegnato il soprannome di Fiore Nero, il Kuro-Kaben.
Non esitai a sferrarlo. La lama in legno del bokken tagliò
l’aria e giunse al collo del mio avversario. Mi fermai di colpo.
Yoriyuki, riaperti gli occhi, si terrorizzò della vicinanza
del bokken al suo collo.
“Lo scontro finisce qui …” si affrettò a dire il maestro.
Abbassai il bokken.
“H-hai uno sguardo terribile Zoro …”.
“Non dirmi che t’ho spaventato solo guardandoti Yoriyuki
…?”.
“Zoro-kun, quella tecnica è il kuro-kaben di Akinori …?”.
“Si maestro, ma eseguita con il bokken è differente che con
la katana”.
“Lo so, è una tecnica molto difficile, sono sorpreso che la
conosca ragazzo …” “Quanto a te, Yoriyuki-kun, perché non hai provato a
schivare il colpo?”.
“Non saprei maestro …”.
“Dovremmo rivedere le tecniche di difesa …”.
Si fece buio e ci preparammo a cenare con il poco che
avevamo.
“… dov’è Naoki-kun?”. Masuhiro sensei ci fece notare la sua
mancanza.
“ ...nella foresta ...”. M’alzi di scatto, afferrai Wado Ichimonji
e corsi fuori a cercarlo.
“Zoro-kun!!”.
-E’ colpa mia … ma dov’è quello stupido!?-
Quella foresta era un interminabile labirinto di bamboo e di
alberi molto pericoloso, soprattutto di notte.
-Quello stupido! Spero non sia andato troppo lontano,
durante la notte nella foresta cacciano i lupi … stupido!-
_______________________________________________________________
- Achamo ("Tesoro vado al ........" *Gregga te sai bene dove* XD)
"Rieccomi con il secondo capitolo, vi chiedo
di portare pazienza per l'inizio della storia, ...questi capitoli mi
servono da introduzione e per analizzare meglio Zoro versione
samurai.
So che la cosa più brutta sono i termini giapponesi, ma sono necessari ...(es. " ..gli
allievi dei semplici hakama neri .." senza termini giappo -->"...
gli allievi dei semplici pantaloni simili ad una gonna neri..." perde
il suo effetto!) ...vi ringrazio ancora una volta per l'attenzione.
*inchino*
Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la
storia tra le preferite /seguite e per chi ha commentato (oltre ai
semplici lettori ) ; )
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Capitolo 4 *** Samurai ***
sdx
Samurai
“Naoki!!!!”.
Lo chiamai più volte.
“Ah! I piedi!”. Correvo senza geta attraverso
la foresta in cerca di quello stupido.
Nello stesso momento anche il maestro e
Yoriyuki ci stavano cercando, avevo combinato due guai anziché uno.
Correndo calpestai un liquido, m’abbassai per
capire cosa fosse.
“Sangue …?”. Con l’oscurità della notte non
riuscivo a vederne il colore, ma dall’odore metallico sembrava proprio del sangue.
Le macchie continuavano lungo la foresta, così
decisi di seguirle. Circa a metà del mio viaggio trovai il daikyu e la faretra
di Naoki. Cominciai a preoccuparmi sul serio. Se gli fosse successo qualcosa
non me lo sarei perdonato.
“ … no! Andate via!”. Quella voce insicura e
flebile, era Naoki.
Corsi verso
di lui, e come immaginavo, era circondato da una ventina di lupi.
Aveva le lacrime agli occhi e con le mani insanguinate
si stringeva il colo.
“Zoro … aiutami per favore …”.
Mi misi tra lui e i lupi. Sfoderai la mia Wado Ichimonji
e mi preparai a combattere.
Un lupo, si fece avanti e mi guardò negli occhi.
Ero pronto a scontrarmi con ognuno di loro.
Quella belva si mise ad ululare, ma non mi
tirai indietro.
Mi guardò una seconda volta e si voltò,
allontanandosi con il resto del branco.
Rimasi leggermente attonito, poi rivolsi il mio
sguardo e la mia preoccupazione a Naoki.
“Naoki, come stai?”.
Strinse i pugni.
“ … scusami per prima, non volevo …”. Lo dissi
con il cuore a pezzi.
Quel ragazzino cominciò a singhiozzare. Con le
poche forze che gli rimanevano s’alzò in piedi e mi cadde tra le braccia.
“Naoki!”.
“ … J-Jiro …”. Chiuse gli occhi.
Lo presi in braccio e lo riportai al dojo più
velocemente possibile.
Il maestro si prese cura di Naoki, mentre
Yoriyuki mi disse chi era Jiro.
“Naoki ha perso suo fratello maggiore all’età
di sette anni. Jiro era un samurai, morì durante la battaglia. Gli aveva
promesso che sarebbe tornato e Naoki lo aspettò per giorni, ma ciò che vide fu
il suo cadavere …” .
“ … gli ricordi Jiro, gli ricordi suo fratello
…”.
“Ragazzi!”. Il maestro finì di bendare Naoki e
ci chiamò.
“Naoki si riprenderà, … dovrete occuparvene
anche voi … sono stato chiaro?”.
Annuimmo entrambi con il capo.
[…]
Passarono ben quattro anni.
Quattro anni in cui rischiai la vita più volte
a causa delle guerre scatenate dal nostro Daimyo, in seguito eletto
Shogun. Solo il maestro Masuhiro l’aveva
visto in volto, noi tre non avevamo il permesso per accedere alla sua residenza.
Quattro anni, vissuti con la mia nuova
famiglia.
Naoki e Yoriyuki, i miei fratelli e Masuhiro,
il mio … terzo padre.
Era il Gennaio dei miei venat’anni, io e
Yoriyuki ci stavamo dirigendo verso la bottega di un artigiano nel centro di
Edo per far riparare una katana.
“… dicono che sia il migliore di Edo!”:
“Aah, Yoriyuki …”. -_-
“Hihihhi”. Rideva con aria furbetta mentre
attraversavamo il ponte in legno della città.
Uno dei ponti di Edo che amavo di più.
Una splendida balaustra rossa carminio di legno
correva lungo i bordi del ponte, che passava sopra un fiume tranquillo. Lungo
le sponde del fiume crescevano dei meravigliosi ciliegi, in quel mese dai
gelidi e scheletrici rami neri.
E lì, la vidi per la prima volta, la ragazza
più bella di tutta Edo, accompagnata da due dame. Andavano nella direzione
opposta alla nostra.
Il kimono celeste dai fiori di ciliegio blu
oltremare. I capelli di fiamma che danzavano sotto l’effetto del vento gelido.
Gli occhi color del bronzo e il viso candido. Il cuore mi palpitava talmente
forte che riuscivo a sentirne i rapidi battiti.
Aveva con se un wagasa vermiglio e un
ventaglio.
La guardavo a bocca aperta e con gli occhi
spalancati, mentre Yoriyuki s’inchinò.
Ero caldissimo. Mi sembrava di soffocare. La
seguivo girando la testa. Lei mi guardava con uno splendido sorriso stampato
sulle labbra rosse. A quel gesto mi si sciolse il cuore.
“Zoro, stai bene? … ehi ansimi …!”.
Le due dame si misero a ridere e così fece
anche lei, portandosi il ventaglio sulla bocca e chiudendo gli occhi.
M’imbarazzai tantissimo, quindi m’inchinai per la vergogna e tornai a guardare
la strada davanti a me.
“Eh eh eh”.
“Yoriyuki!”. Gridai imbarazzato.
“Sei tutto rosso!”. Aveva uno sguardo
malandrino e un sorrisetto piuttosto sadico.
______________________________
-Achamo
grazie a tutti per la pazienza ... vorrei sapere se vale la pena continuare la storia.... cosa non capite, ecc..
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Capitolo 5 *** Kimono Dance ***
c
Kimono
Dance
Finimmo ciò che dovevamo fare e tornammo al
dojo. Pensavo ancora a lei. Non l’avevo mai vista prima.
Quel pomeriggio ricevetti tante di quelle bastonate col bokken, poichè
non riuscivo a concentrarmi durante gli allenamenti.
“Zoro-kun!! Non distrarti!”.
-BANK- Non poteva mancare una
bella botta sulla testa.
Qualcuno m’afferrò il braccio destro e mi trascinò lontano dal
maestro. Mi voltai per vedere chi fosse.
“ … Yoriyuki … cosa vuoi?”.
Sghignazzava.
“ So da dove è uscita … senti domani mattina torniamo e provi a
parlarci …?”.
“Assolutamente no!”.
Pian piano si avvicinò anche Naoki.
“Di che parlate?”. Disse con aria furbetta.
“Zoro è innamorato …”.
“Brutto …”. Naoki non mi lasciò finire.
“Fratellone sei innamorato sul serio?”.
“No … è carina, ma …”.
Yoriyuki prese in disparte Naoki e parlarono a lungo. Il resto della
giornata scomparve in un soffio.
Passai la notte inquieto. Pensavo ancora a lei. Non conoscevo nemmeno
il suo nome!
“Scommetto che ha un pessimo carattere …”.
Di mattina mi trascinarono a Edo. Passammo il ponte vermiglio.
L’aria era piuttosto gelida, sentivo il vento tagliarmi il volto.
“Ecco fratellino, è lì …”.
Yoriyuki e Naoki mi lasciarono vicino ad un’okiya.
“Entra!”. Feci come mi dissero.
Aprì la porticina in legno e m’investì un dolce profumo yuzu e una melodia.
Una donna col kimono rosso s’inchinò al mio passaggio e feci
altrettanto.
Giunsi nel cortile interno dell’okiya, attirato dalla musica, dove
l’acqua limpida di un laghetto al centro rifletteva la tenue luce del sole su
quattro geishe.
Una di queste cantava soavemente, altre due suonavano e una terza danzava.
Era lei, Yoriyuki aveva visto giusto.
Mi si accostò la donna col kimono rosso che m’aveva accolto con un
inchino.
“Mi sembra molto colpito ...”. Mi diede del Lei.
“Chi è la ragazza che danza?”.
“Oh, è Nami-dono, in questo momento si esercita per lo spettacolo che
darà alla residenza dello Shogun. Devo lasciarla, mi dispiace. Le chiedo di non
disturbarle”.
- … Nami … - Risuonava nella mia mente come una melodia.
La musica e il canto presero un ritmo serrato. I suoi movimenti si
fecero più veloci.
Era uno spettacolo magnifico veder volteggiar nell’aria i tamoto
celesti del kimono e i suoi capelli, simili alle fiamme, i movimenti dei
ventagli e i gesti delle mani. Era tutto accurato e assolutamente in sincronia
con il ritmo della musica.
La musica s’attenuò e ci fu un breve assolo di voce. In quell’ istante
si chinò sui ginocchi, chiuse i ventagli e mi guardò dritto negli occhi.
Un brivido m’attraversò la schiena, seguito dall’imbarazzo.
Si rialzò lentamente e s’inchinò alle altre tre geishe, ringraziandole
per nome.
“Okiku-san , Otsu-san, Ayame-sama grazie”.
Mi venne incontro . Le ragazze che aveva chiamato Okiku e Otsu,
poggiarono i loro strumenti e ringraziarono Ayame, una donna sulla cinquantina,
kimono bianco, capelli castani raccolti a icho-gaeshi.
“Ti chiami Zoro?”.
Mi ripresi dall’imbarazzo per lo stupore.
“Come fai a sapere il mio nome …?”.
Ancora quello splendido sorriso.
“Ieri il tuo compagno d’armi, continuava a chiamarti Zoro”.
“Ah Yoriyuki …”.
“E comunque, anche te sai come mi chiamo …”.
Come aveva fatto a sentire il discorso di pochi minuti prima?
Dietro di lei apparvero due gemelle dai capelli neri a maru-mage,
entrambe con un kimono color malva molto curato, con rifiniture sul tomoeri
lavanda.
“Oh, ti presento Okiku-san e Otsu-san, sono due maiko, e come puoi
vedere gemelle”. Erano le stesse che il giorno prima l’accompagnavano.
Si piegarono leggermente e io ricambiai.
“Allora, usciamo da qui samurai?”.
Salutarono Ayame-sama e uscimmo dall’ okiya.
“Emh, come fai a sapere che sono un samurai?”.
Sorrise. “Sciocco, hai una katana al fianco, vuoi che non si noti?”.
-Che vergogna!- Era la seconda
pessima figura che avevo fatto nei miei vent’anni di vita. Non bastava con il
maestro Akinori.
Mi portai una mano sulla fronte e serrai i denti.
“hihi, sei simpatico …”. Mi guardava con occhi dolci come il miele.
“Ehm, e te sei …?”. Sgranò gli occhi e s’affrettò a rispondermi con
impeto.
“Geisha! … sono una geisha!”.
Intervennero le gemelle. “Ma Nami- sa …”. Si voltò verso di loro con
sguardo imperativo in segno di silenzio.
“ …geisha?”. Cercai di continuare il discorso.
“GIA’!”. In quel momento il suo era un sorriso sforzato e stanco.
“Nami-sa …” esitò “ …n, è ora di andare”.
“Così presto? … scusami, purtroppo devo andare”. Inchino.
Si voltò ed ebbe il tempo di fare alcuni passi.
“No aspetta!”.
“Si?”.
La guardai soltanto. Non riuscivo a parlare.
“ … ho capito samurai …”. Strizzò l’occhio destro e se ne andò.
Dal nulla apparvero Naoki e Yoriyuki. Mi saltarono letteralmente
addosso.
“Allora?”. Mi chiesero all’unisono.
“Quanto sono goffo!”.
I miei due fratellini scoppiarono in una sonora risata.
Non potevo immaginare che ciò in cui m’ero imbattuto sarebbe stato più
grande di me …
__________________________________________________________________________
-Achamo- "Questa canzone è fantastica! ^^ eemh, scusate
ma sono rimasta colpita anch'io come Zoro dalle note su cui ballava
Nami....
Scusate il ritardo e la stranezza del capitolo,
purtroppo ho molti impegni e poco tempo.
Scusatemi... ah sotto vi ho trascritto l'elenco dei
nomi giapponesi, così non dovrete controllare ogni volta...
-elenco …
Okiya: le "case delle geishe". Sono infatti così chiamate, a Kyōto, le
residenze nelle quali vengono addestrate e ospitate le giovani maiko, le allieve nell’arte della geisha. Nella storia Zoro entra tranquillo perché non era un luogo dove … (bhè
rifletteteci un po’)…
Yuzu: sorta di
mandarino giapponese, differente da quello europeo.
Gheisha: è una tradizionale artista e intrattenitrice giapponese, le
cui abilità includono varie arti, quali la musica, il canto e la danza. NON sono prostitute.
-dono: sorta versione "superiore"
al -san, molto formale e utilizzato quando si ha un rispetto davvero elevato
verso una persona.
Tamoto: drappeggio delle maniche del kimono.
Okiku: gemella di Otsu.
Otsu: gemella di Okiku.
Ayame: geisha anziana che gestisce l’okiya.
Icho-gaeshi:
pettinatura giapponese.
Maru-mage: pettinatura giapponese.
-sama: utilizzato per indicare il rispetto
nei confronti di qualcuno che riveste un titolo importante o ha uno status
particolarmente elevato.
Tomoeri: il sopra del colletto del kimono.
Maiko: apprendista geisha.
-san: utilizzato per indicare il rispetto
nei confronti di qualcuno.
|
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Capitolo 6 *** Peach ***
aba
Peach
[…]
Finirono sia Gennaio che Febbraio, i due mesi più gelidi ed
emozionanti della mia vita. Anche Naoki e Yoriyuki avevano conosciuto Nami-chan.
Nei giorni trascorsi riuscimmo a vederci e a parlare altre volte, per
poco tempo purtroppo, ma sufficiente par farci capire quant’eravamo simili e
diversi l’uno dall’altra.
Il primo giorno di Marzo preannunciava la fine dell’inverno.
Eravamo al dojo, riuniti per la cena. Naoki non poteva proprio
saltarla. - Naoki … -
Il maestro ci comunicò una notizia importante, alla quale dovevamo
prestare la massima attenzione.
“Ragazzi, ascoltatemi per qualche secondo. Al palazzo del nostro
Shogun, per celebrare l’Hina Matsuri e l’annuncio delle nozze tra il daimyo
Hayato-sama e la figlia del nostro regnante, è stata organizzata una festa in
cui tutto l’esercito dovrà fare da guardia lungo i perimetri dell’edificio. Noi
siamo tra quelli scelti, quindi mi aspetto da voi grande impegno”.
In quel momento stavo mandando giù un boccone, altro che massima
attenzione, stavo per soffocare. Nami-chan avrebbe danzato alla residenza dello
Shogun per un evento particolare, l’aveva detto la donna dal kimono rosso che
m’aveva accolto all’okiya, probabilmente sarebbe stato per l’Hina Matsuri.
Ci pensò Yoriyuki a darmi una mano. Nel vero senso della parola. Mi
diede un colpo sulla schiena così tremendo da riuscir a farmi sentire l’Onigiri
vicino al cuore.
Presi fiato. “Ma sei pazzo?!”. Tutti e tre a ridere.
“Trovate divertente il fatto che stessi per soffocare o il
rimprovero?”.
Ridevano ancora.
Dovetti aspettare la sera seguente per vederla un’altra volta.
Ero sul ponte vermiglio. La luce opaca della luna illuminava appena il
fiume sotto di me.
Uscì accompagnata dalle gemelle.
Ci avvicinammo l’uno all’altra e ci salutammo con un sorriso.
“Scusa, oggi ho veramente poco tempo …”.
“Lo so già ^^”.
“Che cosa sai?!”. Si avvicinò con gli occhi infuocati.
“D-dell ‘ Hina Matsuri al palazzo dello Shogun …”. Lo sentivo,
m’avrebbe staccato la testa.
“Chi te l’ha detto!?”.
“I-il mio maestro …”.
“E te che farai all’Hina Matsuri?”.
“Bhè devo restare di guardia lung …”.
“Quindi non entrerai?!”.
“ … non posso?”.
“NON DEVI! E’ DIVERSO!”.
“Credevo che ti avrebbe fatto piacere
…”.
“No”. Che parola fredda, però aveva qualcosa di strano.
Abbassò lo sguardo, allargò le braccia e le richiuse stringendomi la vita.
Poggiò la testa sul mio petto e si mise a piangere. Sentivo che dovevo fare altrettanto, così le
cinsi con le braccia la testa e le accarezzai i morbidi capelli. Era il primo
abbraccio.
“Promettimi che non entrerai …”.
“Un samurai non fa promesse, … quando un samurai esprime
l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla
gli impedirà di portarla a termine”.
“Grazie”.
Il mattino seguente, tutta Edo era presa da un’enorme
euforia. Finalmente i peschi in fiore, ma non tutti.
Arrivammo al palazzo dello Shogun, circondato di peschi e
ciliegi, dove un dignitario ci diede le disposizioni per la serata.
Non dovevo sorvegliare lontano dall’entrata. Che peccato.
Almeno mi consolavo del fatto che avrei avuto come compagni
i miei fratellini.
Scese la notte, ma le strade rimasero illuminate dalle
lanterne. Musica, dolci profumi e gioia. Lo spirito dell’ Hina Matsuri aveva abbracciato tutta
Edo.
Al palazzo dello Shogun giunsero personaggi illustri,
compreso il daimyo Hayata-sama, capelli neri rigorosamente raccolti in una
lunga coda, kimono color oro,
sguardo impenetrabile.
Mi squadrò per qualche istante e venne accolto dai dignitari dello Shogun.
Non godeva
della mia stima, come neanche quella degli altri samurai presenti. La sue erano
guerre per divertimento, nelle quali perdevano la vita molti uomini e i
superstiti erano tenuti a conservare il massimo silenzio.
Iniziarono i
festeggiamenti all’interno del palazzo. Musica e risate.
“Ragazzi!”.
Ci chiamò Masuhiro sensei.
“Serve
qualcuno che sorvegli l’interno”.
“Eh eh io so
chi vorrebbe entrare …”. Naoki mi lanciò uno sguardo con fare dispettoso.
“Non posso
…”.
“Ah questo
stupido Bushido!”.
“Naoki-kun!
... razza di sfrontato. Sorveglierai con
me l’interno del palazzo”.
“Le porto i
tuoi saluti”. Il maestro lo trascinò fino all’ingresso per il colletto del kimono.
Non ricordo precisamente
come finì la serata, perché avevo sonnecchiato ogni tanto, ci pensava Yoriyuki
a svegliarmi.
Naoki mi
disse che Nami-chan ricambiava i miei saluti e che avevano parlato un po’.
“Dovevi
vederla!!! Aveva un kimono bianco latte con dei fiori di loto, stupendo”.
_________________________________________________________
-Achamo
Ecco a voi ben due capitoli (il prossimo lo trovate cambiando
pagina) .... vi ringrazio e ... già l'elenco... vi incollo qui
l'elenco per questo capitolo e per il prossimo ... (scusate se
sono un pò così e cos', ma vi garantisco che i prossimi
saranno i più emozionanti della storia ^^ ciao e grazie 1000 a
tutti!
elenco
-chan: utilizzato come vezzeggiativo,
propriamente verso i bambini con i quali nel linguaggio occidentale
corrisponderebbe all'appellativo "piccolo/a" o ad un diminutivo. Può
però (ed è diffusissimo in tal senso) essere utilizzato anche fra persone
adolescenti o adulte e in questi casi indica forte amicizia e confidenza.
Hina Matsuri: noto anche come Festa
delle ragazze, è una occorrenza giapponese
posta il 3 marzo, cioè il terzo giorno del terzo mese. In questa
occasione sono preparate delle piattaforme con un himōsen
rosso, sulle quali è esposto un insieme di bambole ornamentali.
Onigiri: è uno spuntino tipicamente
giapponese, composto da una polpetta di riso bianco, con un cuore di salmone o
altro e vari condimenti possibili.
Hayata: daimyo sanguinario, futuro marito
della figlia dello Shogun.
Shogi: viene talvolta
definito scacchi giapponesi.
Baka: è una parola giapponese
che significa stupido/idiota.
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Capitolo 7 *** Heart ***
baba
-Achamo's information-
Ho aggiunto due capitoli assieme, quindi se avete scelto di leggere
l'ultimo inserito, dovete tronare indietro per leggere "Peach" ...
grazie
_____________________________________
Heart
Due sere dopo ci rincontrammo, solito posto, solita
ora. Ormai era diventata un’abitudine.
“Scusami per l’Hina Matsuri …”.
“Non importa ^^”. Quel dolce visetto mi faceva
impazzire.
Le gemelle erano sempre in stato d’allerta, quasi
incomprensibile. Non bastavo io?
Scrutavano sempre in tutte le direzioni per scorgere
anche il minimo movimento. Mi rendevano nervoso e agitato, ma non appena
Nami-chan m’afferrava il braccio, la tensione lasciava il posto ad un surreale
senso di benessere. Era indescrivibile.
Passeggiavamo sotto braccio per poco tempo, ma sembrava
infinito. E parlavamo, anzi, parlava.
“Nami-chan perché decidi di passeggiare solo di sera?
Non hai freddo?”.
“No per niente”. Mi strinse il braccio più
forte.
Terminò anche quel momento magico, troncato dalle
parole di Otsu-san e Okiku-san.
“Nami-san è ora di andare …”.
-Come riescono a parlare
all’unisono?-
Questa volta il saluto fu ben diverso da un semplice
sorriso, fu un abbraccio.
Arrivai al dojo e appena varcai la soglia della mia
stanza, il maestro Masuhiro m’afferrò per un orecchio.
“Non è la prima volta che torni tardi Zoro-kun
…”.
“Sono adulto ormai …”.
“Non trovare scuse”. Mi trascinò fino alla stanza di
Naoki. Era ancora sveglio e giocava a shogi con Yoriyuki.
“Naoki-kun si è fatto fuggire qualche parola
…”.
“Non è un segreto …”.
Mi guardò con occhi severissimi e con la bocca pronta a
far uscir parole di rimprovero.
“Oh ragazzo mio!!!”. Mi strinse forte con le braccia,
sollevandomi da terra.
“Non immagini quanto sia felice! Pensavo che quel
vecchio di Akinori t’avesse indurito il cuore a tal punto da non permetterti di
amare ... ahahaha!!”.
“Non lo trova leggermente
esagerato?”.
“SCACCOOOO!!!!”.
“No!”.
“Naoki-kun, Yoriyuki-kun abbassate il tono della voce,
così Zoro-kun mi racconta tutto …”.
“Bhe veramente …”.
“Non essere timido, parla”.
Gli parlai più del suo carattere che del suo aspetto,
gli raccontai delle varie passeggiate, ma non dell’Hina Matsuri. Per la prima
volta mi sembrava di parlare veramente con un padre. Così interessato alle mie
parole e ai miei sentimenti.
“Non è possibile! Naoki bari!”.
“Baka! Mi dispiace se t’ho battuto anche questa volta
:P”.
“Naoki-kun, concedi la rivincita a tuo fratello
…”.
“Ma che rivincita maestro?! Io vado a
dormire”.
“Tutti andiamo a dormire … Zoro-kun, continuerai
domani”.
La mattina seguente continuai il discorso col maestro
poco distante dal dojo.
“Mi ricorda qualcuno, come hai detto che si
chiama?”.
“Nami …”.
Il maestro si fissò qualche
istante.
“… quanto la ami ragazzo?”.
“Bhe così, su due piedi, … non saprei, … emmh °////°
”.
“Fai attenzione e soprattutto lasciala
perdere”.
“Perché dovrei?”.
“ … prenditi tutto il tempo che vuoi, ma lasciala
perdere, cerca un’altra ragazza Zoro-kun”.
“Non ha risposto alla mia domanda
…”.
Mi guardò ancora e infine tornò al
dojo.
Yoriyuki mi venne incontro. Diede un rapido sguardo al
maestro e si voltò verso di me.
“Cos’ è successo?”.
“Non lo so …”.
“Come fai a non saperlo? Dai racconta
…”.
“Masuhiro-sensei m’ha detto di lasciar perdere
Nami-chan …”.
“ … e perché?”.
“Non m’ha risposto …”.
“ …emh, allora, quando v’incontrerete
ancora?”.
“Non saprei … e se seguissi il consiglio del
maestro?”.
“Dovresti seguire il tuo cuore baka
...".
____________________________________________________
-Achamo
Ariecchime, ringrazio tutte le persone che mi seguono e v'invito a lasciare
qualche commento, anche pessimi o critiche, le accetto volentieri per poter
migliorare la storia...
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Capitolo 8 *** Kanzashi ***
Kanzashi
Kanzashi
Trascorsero altri due giorni e mi decisi ad ascoltare il mio cuore. Mi
diceva andare da lei.
- … ma ci vorrebbe un regalo …
- . Così decisi di comprarle un kanzashi che s’intonasse ai suoi bronzei occhi
e ai suoi capelli.
Andai a Edo con Naoki in cerca del kanzashi più bello ed economico che
potessi permettermi, purtroppo non badavo molto ai soldi e di certo non volevo
farle un regalo da poco. Infondo la vita di un samurai è dedita alla spada, non
a futili oggetti.
Nonostante il sole ci offrì la sua luce fino all’ultimo, non riuscimmo
a trovare quello adatto.
A Naoki venne un idea. “Ehi fratellino, che ne dici del vecchio Saburo?”.
“Perché dovrei andare da un vecchio artigiano come lui?”.
“Lavora bene i metalli …”.
“Si, le katane …”.
“Non solo …”.
Camminando attraverso diversi vicoli arrivammo alla bottega di Saburo.
Ci aprì con la sua solita grazia.
“Chi siete? Che volete?! Non ho soldi!”.
“Ehi Sabu-chan! ^^”. Aveva la sua età. Capelli corti grigi e un kimono
malandato bianco-sporco, pieno di fuliggine.
“Oh il piccolo Naoki-kun, e con lui c’è anche quel arcigno di
Zoro-kun!”. -_- - riuscivo a sopportarlo per abitudine, in
fondo ero altrettanto gentile con lui-
“Cosa vi serve? Una nuova katana?”.
“No tutt’altro, vedi il fratellino deve chiederti un favore …”.
“Ma Naoki!”. Sicuramente non avrebbe mai accettato.
“Allora te lo chiedo io Sabu-chan, saresti in grado di forgiare uno
stupendo kanzashi?”.
Il vecchio Saburo mi guardò corrugando la fronte e alzando un
sopracciglio. Spostò le labbra a destra.
“ …Zoro-kun, dovresti farti crescere i capelli …”.
“Ma che hai capito vecchio?!!! Non è per me!”.
“E’ per la sua ragazza …”. L’aveva detto con naturalezza.
Sabu-chan scoppiò in una sonora risata.
“Ragazzo, dimmi forma, materiale e quanto la ami”.
Abbozzai quello che doveva essere il modello del kanzashi,ma era più
simile ad uno scarabocchio.
“mmh … vedrò di migliorarlo …”.
“Oro, quanto spendo?”.
“Niente! AHAHA! … voglio regalartelo!”.
Lo guardai per qualche istante e per ringraziarlo gli sorrisi. Sapevo
che insistere sarebbe stato inutile.
“Dunque vediamo se in due settimane ci riesco, tornate fra quattordici
giorni ragazzi”.
Ci inchinammo per salutarlo.
“Fratellone, mi compri il takoyaki? :3”. Gli sorrisi e Naoki mi saltò
al collo.
“Grazie!!”.
“Per delle polpette …?”.
Così dopo aver accontentato l’insaziabile stomaco di Naoki, tentammo
di tornare al dojo.
Eravamo ben distanti dalla strada di casa, ma soprattutto stanchi.
“Eccù è giù buiu …”.
“Non parlare mentre mangi …”.
Il sole tramontava all’orizzonte, tingendo di rosso Edo e il mare.
Con la coda dell’occhio vidi
Naoki allontanarsi e poi correre verso di me. Con un balzo mi saltò sulla
schiena e con le braccia si strinse al mio collo.
“Vai cavalluccio! Verso un Giappone libero!”.
-_- “Naoki … scendi, e se non lo fai di tua volontà ci penso io …”.
Cominciò a darmi dei calci sui fianchi.
“VAI!!!! … per favore, io sono stanco”.
“Ma se hai appena preso la rincorsa …!”.
“Appunto”. Mi guardò con un sorriso enorme stampato sul volto. “Via!!!”.
S’addormentò lungo la strada.
“L’unico momento in cui non parli è quando dormi … “.
Dopo quella notte m’ammalai e così non riuscì a vedere Nami-chan per
molti giorni.
“Certo che non m’aspettavo proprio di vederti malato Zoro-kun…”.
“Capita …”.
Dopo due settimane tornammo a Edo dal vecchio Saburo.
Il kanzashi era stupendo. Lavorato in modo eccezionale.
L’oro risplendeva e l’estremità non appuntita era decorata con un
fiore di mandarino composto da gemme di acquamarina.
“Sabu-chan …”. Rimasi senza parole.
“Che ne dici ragazzo? Una leggenda
vuole che una sirena abbia gettato in riva al mare un cofanetto pieno di
gioielli dove c'era anche l'acquamarina, diventata, per questo, l'amuleto dei
marinai come protezione contro la burrasca”.
“Grazie”.
__________________________________________________________________________________
-Achamo
"Lo so, vi avevo promesso più brivido, ma ho deciso all'ultimo minuto di
aggiungere questo capitolo per permettere a Nami di ... non posso dirlo!
>-< Comunque, vi posso dire che il kanzashi sarà fondamentale nella
storia"
Credo di dover ringraziare per nome le persone che mi seguono (cito quelle di
cui conosco il nome).
Grazie *inchino*:
- RoloChan105
- Swilde
- Tsukichan
- giusy91
- princessnami
- Selina R84
- Shavanna
- ny152
- Jemanuele8891
- mikamey
- dubhe93
- tutti i lettori incogniti ...
Elenco …
Kanzashi: sono degli ornamenti usati nelle acconciature femminili tradizionali giapponesi. Si crede che possano essere poi usati come arma di
difesa in caso di emergenza.
Saburo: vecchio artigiano di Edo. Grande amico
dei quattro del dojo ^^.
Takoyaki: è una polpetta giapponese fatta di pastella, polpo
spezzettato e diversi ingredienti.
|
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Capitolo 9 *** Yuukai ***
questo
-Achamo
Stabilito dalla legge
Italiana del 20 Luglio del 2000, oggi 27 /01 è il giorno dedicato al ricordo
delle vittime dell’Olocausto, per ricordare lo Shoah .
Il 27 Gennaio è il
giorno in cui i cancelli di Auschwitz
sono stati abbattuti dalle forze sovietiche.
V’invito a riflettere e
a portare silenzio per qualche minuto, non solo in questa giornata, per non
dimenticare.
Ricordiamo anche tutte
le vittime del terremoto di Haiti.
Grazie
_____________________________
Yuukai
Quella sera avrei potuto rivederla e farla felice.
Camminavo lungo la strada tenendo tra le dita il kanzashi,
gli alberi scuri passavano veloci e mi
sentivo animato dalla frenesia. Respiravo l’ aria fresca e delicata della notte
a pieni polmoni. Il cuore mi palpitava e
sentivo una gioia immensa. Avrei potuto
saltare e correre finché quell’emozioni sarebbero rimaste nel mio petto.
L’avrei fatto se una domanda non mi avesse lasciato perplesso. Perché era così
strana? Attenta ad ogni mio minimo movimento, ad ogni mia parola, ad ogni mio
respiro.
-Anche Naoki è piuttosto strano, dall’Hina Matsuri …-
Mentre la confusione dei sentimenti mi lacerava il cuore,
Nami-chan mi chiamò.
“Zoro”. Mi sorrise e mi corse incontro.
M’ abbracciò più forte che poteva.
“Stai bene? T’ho aspettato come ogni sera qui”. Era
preoccupata.
Le accarezzai i capelli. “Certo ^^, mi dispiace molto” .
Dovevo darle il mio regalo, e per farmi coraggio mi ripetei le parole del
maestro Akinori: -Yu, eroico coraggio!-
“H-ho una sorpresa per te …”.
“Mh?”. Mi guardò meravigliata.
Aprii il pugno della mano destra e le mostrai il kanzashi.
“E’ fantastico!”. Lo prese con gli occhi luccicanti.
Si sciolse i capelli e li rilegò con il mio regalo.
Il rosso della sua chioma, i riflessi dorati del kanzashi e
le gemme cristalline dell’acquamarina risplendevano grazie alla poca luce
lunare di quella sera.
Otsu-san e Okiku-san interruppero come di consueto quel
magico momento.
“C’e una certa frenesia questa sera …”.
“Nami-san abbiamo poco tempo, sa benissimo cos’è successo
pochi giorni fa … se non torniamo al … lei sa dove, rischieremo moltissimo!!”.
Nami-chan era visibilmente preoccupata.
Mi svegliai da quel sogno intenzionato a farle una domanda.
“Nami-chan, è da quando ci vediamo che ti comporti in modo
strano, … dimmi, c’è qualcosa che ancora non so di te?”.
Mi guardò attonita e deglutì.
Ripresi. “ … io t’ho sempre detto tutto …”. La guardavo
fissa nei bronzei occhi e lei li abbassò.
“… vedi, io …”. Le gemelle la fermarono gridando.
“Arrivano le guardie! Nami-sama ci sono le guardie!”.
L’afferrarono per il braccio e corsero.
“-sama? … sei-sei …”. Le lasciai la mano.
In lontananza mi gridò: “Scusami …”. Non badai alle sue
parole e fissai per terra.
Un rumore di zoccoli e centinaia di passi attraversavano
quel ponte da me tanto amato.
Grida e incitazioni: - Dobbiamo difendere lo Shogun,
muovetevi!-
Alle mie spalle passarono circa cento uomini, alcuni a
cavallo e altri a piedi, tutti armati di daikyu.
Qualcuno m’afferrò il braccio e solo in quel momento mi
voltai.
“Fratellone!”. Mi abbracciò.
“Naoki! Perché indossi lo yoroi?”.
“Al palazzo dello Shogun, pochi giorni fa, è giunto un
messaggio da parte di un Daimyo, diceva che questa sera avrebbe attaccato Edo e
il nostro governatore … questa notte tocca a noi difendere, domani sarà compito
di voi samurai …”.
“Aspetta, … cosa vi siete detti la sera dell’Hina Matsuri?”.
“Perché me lo chiedi? … devo andare”.
“Non ti lascio finché non me lo racconti …”.
“… m’ha fatto giurare di non dirtelo”.
“Naoki!”.
“ … l-l’ho vista ballare e poi, il daimyo Hayato le ha
afferrato la mano e detto che si sarebbero sposati, … lei è … la figlia dello
Shogun …”.
Lasciai cadere le braccia lungo la schiena di Naoki e feci
alcuni passi indietro.
“ … per questo Masuhiro-sensei m’ha detto di lasciarla
perdere …”. Non riuscivo a crederci.
Naoki rispose ad un grido del suo superiore.
“Fratellone …”. Mi riabbracciò e andò via con le lacrime
agli occhi.
“Vedi di non morire fratellino …” . Gli risposi.
Naoki scomparve tra il rumore dei passi.
Rimasi immobile a riflettere
per alcune ore ed infine tornai al dojo, consapevole che il giorno
seguente ci sarebbe stata una battaglia.
_____________________________________
-Achamo
Ringrazio tutti i miei
lettori.
Per RoloChan105 -
Ecco perchè Nami si comportava in modo
strano ...
Siate sinceri, vi aspettavate che Nami fosse la figlia dello
Shogun? ^^
Come l'avete presa? hihihi
Sono aperta a qualsiasi
critica/commento o domanda ... quindi fatevi avanti!
Elenco ...
Yoroi:armatura in dotazione dei samurai. Molto più leggera di
quelle medioevali. La tipologia di queste
armature, rifletteva in buona parte le esigenze dei Samurai, dispostissimi a
sacrificare lo spessore delle loro protezioni in favore di una maggiore capacità
di movimento.
Questo atteggiamento non derivava da un'eccessiva sicurezza
ostentata dai guerrieri giapponesi, ma dalla constatazione che nessuna armatura
costituiva una barriera impenetrabile per le frecce, le lance e le spade dei
nemici.
Muoversi agilmente era quindi un elemento importante per non
sacrificare la propria vita inutilmente.
|
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Capitolo 10 *** Wildness ***
ecco
-Achamo
Problema
non ancora risolto, v'ho scritto la "bella".
ç^ç non v'invito a lasciare
recensioni ...Sob ... I'm very sad!
______________________
Wildness
Quella notte le frecce infuocate caddero sui nemici come
comete e il cielo limpido si tinse di arancio.
Riposai poco e il
giorno seguente, precisamente due settimane fa, il maestro Masuhiro m'aiutò ad
indossare il mio yoroi. Kobakama blu oltremare e bianchi, l'intera armatura nero
pece e obi binaco.
Il nostro esercito avrebbe portato i lacci rossi,
l'aveva stabilito lo Shogun, così avremmo evitato di uccidere dei compagni.
Brandii Wado Ichimonji e il wakizashi, che legai davanti al ventre con
l'obi, infine rivolsi lo sguardo al cielo. Era l'alba e il sole tingeva d'oro
la capitale mentre l'aria gelida ne attraversava le strette vie.
Afferrai il
kabuto dell'armatura, nero e lucido, con il maedate in legno dorato simile alle
corna di un cervo volante.
Non dovetti aspettare molto che anche Yoriyuki e
il maestro furono pronti per la battaglia.
Mio fratello indossava uno yoroi
simile al mio. Al contrario Masuhiro-sensei portava kobakama neri, l'armatura
color oro e il maedate aveva la forma delle ali di una gru.
Ci recammo al
palazzo dello Shogun con i cavalli. Quella cavalcata poteva essere anche
l'ultima della mia vita, e tutto pareva inchinarsi lentamente al mio passaggio.
Arrivammo al campo di battaglia, io e Yoriyuki scendemmo dai cavalli, mentre il
maestro s'allontanò verso uno dei dignitari.
Regnava una calma gelida e un
silenzio di morte. Le sole melodie che si potevano ascoltare erano il battere
degli zoccoli dei cavalli ed i canti provenienti dai nostri cuori, all'unisono
per infondeci coraggio.
Gli arcieri, tra questi
Naoki, erano sulle mura con i daikyu tesi.
"♪
Torian sen
..♪
.". Lo
sussurai leggermente, ma Yoriyuki riuscì a sentirmi e mi guardò
malinconico.
Non eravamo gli unici, altre centinaia di samurai dagli elmi
lucenti erano schierati di fronte a quel palazzo, per tutti il simbolo della
lealtà.
I lacci rossi dei miei compagni danzavano sotto il soffio del vento,
quando all'orizzonte, tra pochi alberi dalle nuove gemme, comparvero le schiere
nemiche, dietro di loro il sole nascente.
I dignitari e i sensei, passarono
di fronte alla falange a cavallo e brandendo le loro katane incitandoci a
difendere con onore lo Shogun e il nostro nome.
Sfoderammo le
spade.
Alzarono le katane verso il cielo e gridarono e tutti noi li imitammo.
Si sollevò un grido tremendo e impugnando le katane a due mani ci scagliammo
verso il nemico.
La polvere si sollevò come in una tempesta e il primo sangue
cominciò a fioccare sulla terra.
Tutto segiva una triste melodia,
incomprensibile a causa del cozzare delle armi.
Mi trovai di fronte un
nemico.
Le nostre lame s'incrociarono con furia. Sopraggiunse un suo compagno
che, con un colpo di katana, mi sfilò l'elmo dal capo.
Risposi con la spada
con un colpo al ventre, privandolo così della vita.
Il suo sangue mi macchiò
il volto e gridando, il mio nemico assaggiò Wado Ichimonji intenta nel
Kuro-Kaben.
Cadevano uno ad uno, sotto il silenzio delle lame.
Sembrava
che il nostro esercito potesse reggere quell'attacco, ma il nemico riuscì ad
entrare nel palazzo dello Shogun.
I dignitari ci chiamarono a raccolta,
invitandoci a difendere il regnante.
Così la battaglia si divise tra
il cortile del palazzo e l'esterno.
Non cambiò molto, i cadaveri erano tanti,
troppi. Una nera morte dominava tutto, incombente su chi godeva ancora della
vita.
Mi fermai per qualche istante, il tempo per riprendere fiato, mi
guardai attorno cercando Yoriyuki.
"... perchè mi preoccupo? E' un ottimo
samurai, non gli succederà nulla ...". Tentavo di rassicurarmi, ma la paura di
perderlo era tanta.
"Eccolo!". Lo vidi, ma non riuscì a tirar un sospiro di
sollievo. Ansimava pesantemente ed era ferito al braccio sinistro.
Corsi
verso di lui facendomi spazio tra i nemici con alcuni fendenti.
"Yoriyuki!!".
Mi volse lo sguardo e impugnando la katana con la sola mano destra si protesse
da un colpo nemico.
Cozzai contro il suo avversario e ,come feci con molti,
gli tolsi la vita con un fendente al collo.
Presi mio fratello in spalla.
Dovevo portarlo al sicuro.
" .. g-grazie ... lasciami Zoro, c'è la faccio ...
non preoccuparti". Lo lasciai scivolare lentamente lungo la mia schiena.
Non
ebbi il tempo di rispondergli che un altro nemico mi piombò alle spalle. -Che
condotta disonorevole-
Pagò a caro prezzo l'interruzione che aveva
provocato.
Altro sangue sul mio volto.
"Stai bene?".
In qell' istante
fummo circondati da circa una decina di samurai nemici.
Schiena contro
schiena.
"Vedi di non morire fratellino ...".
" ... sarò anche ferito, ma
non moribondo. Non crepare Zoro!".
Ci gettammo tra i nemici con il viso
avvolto dalla ferocia. Al passaggio delle lame non rimasero che urla e
sangue.
_______________________________________
-Achamo
Non posso
che ringraziare ancora una volta i miei lettori. Grazie 100000000! Sono molto
contenta che la storia vi piaccia ^^ .
GRAZIE a:
Selina R84
giusy91
RoloChan105
princessnami
Tsukichan
Swilde
Jemanuele8891
ny152
Shavanna
brennan
dubhe93
mikamey
p.s. --> se
volete ascoltare per intero la canzone che canticchia Zoro, quando si riferisce
al coraggio, vi chiedo di scriverlo nelle recensioni o di contattarmi, perchè
non sono sicura di poterla mettere (dovrei rileggere un pò il regolamento
-_-°).
elenco ...
Obi:
è una gamma di cintura a sciarpa tipiche
giapponesi indossate principalmente con i kimono, utilizzata anche con le
armature dei samurai.
Kobakama: calzoni corti e aderenti indossati sotto le armature dei
samurai.
Kabuto: elemento dello yoroi, in particolare l'elmo, con
decorazioni destinate ad incutere timore.
Maedate:
cimiero, di varie foggie e
materiali.
|
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Capitolo 11 *** Storm ***
storm
Storm
Rapide , fulminee, cadevano le frecce
sui nemici.
Sentivo il vento spezzarsi al loro passaggio, così
come accadeva con la lama della mia katana.
Fendenti neri di
sangue colpivano chi non portava i lacci rossi.
Yoriyuki se la
cavava bene nonostante le ferite. Gli stavo accanto il più possibile, nel caso
gli fosse accaduto qualcosa di spiacevole.
Uno squillo di
trombe e i dignitari attraversarono a cavallo i campi di battaglia portando
questo messaggio: "Il Daimyo Hayato è giunto per proteggere lo Shogun!". Eravamo
all'esterno del palazzo.
In molti dai lacci
rossi si voltarono con sguardo truce. Quel bastardo
osava portare altra morte in quel luogo.
"Dannato damerino!
Non la sa maneggiare una katana, da solo ordini e ride nel vedere uomini morti
per lui...". Yoriyuki condivideva le mie opinioni.
Lo vidi per la
seconda volta in vesti dorate, in sella al suo cavallo nero seguito da un
corteo. Yoroi color oro, maedate a testa di shikami in legno dipinto d'oro e un
hachimaki che riportava la scritta "必勝".
"Hissho
...vittoria sicura , con quale coraggio indossa quella fascia?! Solo i
samurai possono permetterselo!". Provavo un'immenso disgusto nel vederlo portare
gli emblemi dei nobili guerrieri.
"Non è il momento
Zoro, o guardi la tua vita o guardi il daimyo, ... purtroppo dobbiamo accettarlo
...".
Ripensai alle parole di Naoki la sera prima e
m'avvolse la rabbia.
Impugnai
saldamente Wado Ichimonji e facendomi strada con più fendenti, macchiando ancora
una volta la terra di sangue, m'avvicinai al corteo che accompagnava il Daimyo.
Quando fui più vicino mi misi a correre contro di lui brandendo a due mani la
katana, con la lama rivolta al cielo. Le guardie erano una ventina, le avrei
affrontate tutte solo per ucciderlo.
"Zoro!!!". Mi
ammoni Yoriyuki, impegnato con un nemico.
Mi videro
minaccioso e sguainarono le katane. Ero vicinissimo, mi sarebbe bastato un solo
fendente. Lo sferrai. La lama di Wado Ichimonji stridette al contatto con una
katana a me familiare.
"Cosa hai
intenzione di fare Zoro-kun?".
"Sensei ...?". Ero
sbalordito.
Abbassai la spada e le guardie mi circondarono
puntandomi le katane all'altezza del collo.
Nonostante i
frastuoni della battaglia, nessuno si avvicinava a noi.
"Uccidetelo!".
Stridette i daimyo.
"Zoro-kun, sai
come salvarti ...". Masuhiro-sensei mi bisbigliò queste
parole.
Con l'amaro in bocca mi inginocchiai di fronte al
daimyo e chinai testa.
"Chiedo il vostro
perdono mio signore, ho creduto che foste un nemico, voi non portate i lacci
rossi sul lucente yoroi ...".
"Non è una buon
motivo ...". Alzai la testa e lo vidi scendere da cavallo e tutti aprirsi per
farlo passare. Era di fronte a me con aria divertita. "... d'altro canto ho
visto come vi destreggiate con la spada, perciò ...". Afferrò la katana del
maestro. " ... credo che una punizione ci stia ...". Con un sorriso diabolico,
facendo una cavazione esagerata con la lama, mi tagliò la carne vicina
all'occhio sinistro.
Il mio fu un grido
soffocato.
Premevo con entrami le mani la ferita, ma sentivo
ugualmente il sangue copioso colarmi sulle labbra, caldo e dall'odore metallico.
La sua risata sovrastava i rumori dei ferri nella battaglia.
Cominciò a
girarmi la testa, tutto si fece sfuocato, le grida morivano, il maestro che mi
guardava con gli occhi spalancati e infine sentii la testa rimbombare contro la
terra. Chiusi anche l'occhio destro.
"Ragazzo!".
Bastaro pochi secondi che
mi risvegliai di colpo, secondi sufficienti al daimyo per allontanarsi e
lasciarmi col maestro.
"T'ho fasciato l'occhio come potevo ...". Ansimai
leggermente e mi toccai la fronte, sentendo col palmo della mano la fasciatura
che mi ricopriva l'occhio. Aveva usato l'obi.
"Come ti sen ...?". Si voltò
fulmineo e colpì un nemico. -Basta col sangue-
Mi stropicciai l'occhio destro
e mi rimisi in piedi. Impugnai Wado Ichimonji e barcollai leggermente.
-...
dei passi ...-
Mi girai lasciando andare il braccio da se. Questa volta il
mio viso non si macchiò con il mio sangue.
Mi sbilanciai ma riuscii a
puntare i piedi saldamente a terra, evitando così di cadere.
Feci un lungo
respiro e tornai a combattere.
Non passò molto tempo che tra quella
moltitudine di grida, una in particolare mi giunse familiare
all'orecchie.
"Non può essere lei ...?". Ragionai ancora stordito. "
... ah, sarà la mia immaginazione ...".
La risentii
ancora, questa volta soffocata.
Fu come svegliarsi
di soprassalto durante la notte, dopo un lungo incubo.
Guardai il palazzo
dello Shogun. Alcuni samurai nemici la tiravano per le braccia, mentre le
gemelle opponevano resistenza con colpi di karate.
- ... quindi
neanche loro sono geishe ...-
Cominciai a
correre. Sentivo una voce che me l'ordinava.
- Salvale...
-
Immancabili, dei nemici m'assalirono, chi alle
spalle, chi di fronte. Circa cincque.
"Ahaha, ma guarda
un pò, un morto che corre!".
Sguardi
oscuri.
" ... dove te ne vai 'piccolo'?
...".
- Facile fare gli sbruffoni con chi è ferito ...
-
"Yu, eroico coraggio ...".
"Na?! ..ahah il
moccioso delira! Ha cominciato a citare i principi del Bushi ...".
Rosso.
"Chi è il prossimo?".
"Maledetto! Muori
pivello!!". Ancora rosso.
Questa volta
m'attaccarono i tre rimanenti contemporaneamente e tutti caddero in altro rosso
sotto la stessa carnefice.
Continuai la mia
corsa. Mura alte e fredde mi separavano da quel che vedevo. Combattevano con le
unghie e con i denti, ferendo i loro inseguitori, riuscendo a liberarsi dalla
loro morsa. Ma altri sopragiunsero e le fermarono.
"Dove scappi
bambolina?! Ahaha!". Le stringeva col braccio il collo, mentre lei cercava di
strappargli la carne graffiandolo.
"AAH! Lasciam
...!!". Le chiuse la bocca con la mano.
Sentii il sangue
ribollirmi dalla rabbia.
Raccolsi una
katana da terra.
Avrei scalato
quelle mura, poichè erano accessibili solo entrando nel palazzo, ci sarebbe
voluto troppo tempo.
Certo, mi reggevo
in piedi a malapena, ma l'avrei fatto!
M'allontanai e
feci un lungo respiro per concentrarmi, cosa non facile. Spalancai solo l'occho
destro e deciso corsi contro le mura. Pntai la katana e ttirandomi con la sola
forza delle braccia puntai anche Wado Ichimonji, questa volta con più forza.
Aiutato dalle tenaci gambe, balzai sui miei nemici. In quel momento vidi una
freccia rossa conficcarsi nel petto dell'uomo che stringeva tra le braccia una
delle gemelle.
Colpii l'uomo che stringeva Nami-chan, spargendo il
suo sangue ovunque.
_______________________________________
-Achamo
Scusatemi per il precedente capitolo e per il ritardo ... (in questo c'è anche l'elenco)
Ringrazio tutte le persone che mi seguono e soprattutto chi m'ha lasciato queste bellissime recensioni ...
Tsukichan:
mi fa piacere sapere che sono riuscita a farti "entrare" nella stroia a
suon di musica ^^ e non preoccuparti per il ritardo, l'importante
è che la storia ti piaccia...
RoloChan105: credo che non t'abbia ringraziato a dovere, sorry.
giusy91: ehehe, stessa cosa per Rolo, come mi sento stupida *si fa piccola-piccola*
Selina R84: O.O sul serio ? ...cioè, t'ha preso sul serio la storia ç^ç ?
princessnami: curo molto la parte storica per non scrivere sciocchezze... *inchino*
Swilde: Gin is number one!!! XD
Architetto Antelmi: XD Ieri... "Ragazze seguite" ... 'ma è una partita importante!!!' XD
infine ringrazio:
Jemanuele8891
ny152
Shavanna
brennan
dubhe93
mikamey
elenco...
Hachimaki:
è una bandana tradizionale giapponese indossata come simbolo di
perseveranza e dedizione in occasioni particolari
Shikami: demone della tradizione giapponese.
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Capitolo 12 *** Rising ***
prova
Ascoltate 'Fuyu no Sakura' dei Yoshida Brothers mentre leggete ^^
___________________________________________________________________________________________
Rising
In quel momento toccai con le punte dei piedi per terra e l'obi scivolò dal mio
viso, scoprendomi delicatamente l'occhio sinistro avvolto da rosso sangue.
La
vidi gioire e tremare alla mia comparsa.
Un'altra freccia rossa colpì l'uomo
che intrappolava Okiku-san. Mi voltai nella direzione dalla quale proveniva e
sorrisi nel vedere a chi apparteneva l'arco. - ...Naoki grazie ...-
Altri si
fecero avanti.
Impugnai a due mani Wado Ichmonji e mi misi davanti a
Nami-chan, le gemelle m'affiancarono.
"Vi farete male ...".
"Zitto! Siamo
di Okinawa! Niente ci fa paura!!".
"Okinawa!!? ...piuttosto vicino ...".
Ironizzai.
Questione di pochi secondi e mi ritrovai a schivare i fendenti
nemici e a rispondere a dovere.
Si facevano avanti in gruppi armati con
katane e nunchaku neri lucenti.
Un uomo abbastanza robusto, brandendo la
spada, mi sferrò diversi fendenti, ai quali non potevo che rispondere mostrando
la straordinaria bellezza del Kuro-Kaben. Vidi il mio avversario sgranare gli
occhi e il suo sangue che colava lento sulla lama della mia spada.
"Nami-sama
stia dietro di noi!". Mi sentivo più sollevato sapendo che le gemelle la
proteggevano.
-Naoki, il mio fratellino ...- mentre lo pensavo mi venne da
sorridere.
Altre frecce dall'impennaggio rosso vivo colpirono diversi
nemici.
Schivavo i fendenti e con colpi precisi e potenti lasciavo cadere a
terra i corpi, ormai privi di vita, dei miei avversari.
Sicuramente la mia
dolce Nami-chan era disgustata da ciò che vedeva in quell'istante, niente di
gradevole per chiunque abbia un cuore che batta in petto, a differenza di noi
guerrieri samurai, costretti a rinunciarvi durante le tremende battaglie.
E
altro sangue macchiò il mio volto di un biancor anemico. Infatti la ferita era
ancora aperta e dopo tutti gli sforzi della giornata, non mi sentivo più molto
in forma.
Era quasi passato il mezzogiorno ed ero ancora su quelle mura a
difendere colei che amavo.
Wado Ichimonji ghermiva i suoi avversari senza
pietà, non lasciando neppure la speranza ai superstiti. Mi chiedevo se fossi
davvero io il carnefice ...
Respiravo profondamente l'aria tiepida e
lasciavo scivolare il braccio contro i nemici. I tagli erano tanti. Cadeva
copioso il sangue.
Ormai barcollavo dalla stanchezza, le forze mi venivan
meno e la mente, non più lucida, lasciava i miei occhi.
Fu l'ultimo, al quale
mostrai il Kuro-Kaben, che mi ferì al braccio destro, dopo esso non ne
arrivarono più.
Mi lasciai andare, cadendo a terra privo di sensi.
Quando
mi risvegliai il sole era prossimo al tramonto e le candide mani di Nami-chan
m'accarezzavano il volto.
"Stai bene? ...". Era preoccupata.
In risposta
le bisbigliai qualcosa, che lei non capì.
Le sue dita passavano tra i miei
capelli sporchi di sangue e i suoi occhi erano prossimi al pianto.
"Scusami
...". Chinò la testa sul mio petto e scoppiò a piangere.
"... non volevo
mentirti, nessuno m'ha mai amata realmente, tutti sapevano della mia condizione
sociale ...".
Le parole cominciarono a soffocarsi a causa delle lacrime.
Nonostante la ferita al braccio, alzai ugualmente la mano per farle una
carezza.
" ... solo te, solo te m'hai amata ...".
" ... e ti amo ancora".
A quelle parole alzò la testa di scatto e le lacrime che le solcavano il viso
aumentarono.
Trovai la forza di mettermi seduto, ormai la ferita all'occhio
non sanguinava più e non ne sentivo il dolore.
"... non devi piangere per
questo ...". Mi guardava immersa nel pianto con occhi amareggiati. Le asciugai
una lacrima e le sorrisi.
"Grazie". Mi gettò le braccia al collo e le strinse
forte a me.
Le accarezzai i morbidi capelli.
Scostò la testa e mi guardò
negli occhi.
Si avvicinò a me, sentii il suo respiro affannato scendermi
lungo il collo, quel profumo di mandarini si faceva sepre più intenso, forte e
penetrante, la punta del suo esile naso mi sfiorò la guancia. Ormai avevamo gli
occhi socchiusi. Mi sentivo scottare.
La battaglia non possedeva più alcun
rumore. I ferri non stridevano e le lame non cozzavano. Tutto era immerso in un
silenzio agghiacciante, ma al tempo stesso soave.
Il tempo s'era appena
fermato per noi due.
Le nostre labbra erano separate soltanto da un filo
d'aria, le sentivo già su di me. Un fiume di emozioni mi travolse ed infine, si
toccarono.
Avrei dato la vita per prolungare quel momento di pochi
secondi.
Era qualcosa d'indescrivibile, qualcosa che mi mise i brividi e che
mi scaldò il cuore. Per la prima volta mi sentivo realmente confuso, non
riuscivo a capire cosa stesse succedendo.
Sentivo il cuore uscirmi dal
petto.
Era caldo, forte, bello e ... breve.
"Zoro!!".
-no ... non
voglio ...-
"Fratellino!! Il
daimyo!!!".
______________________________________
-Achamo & il
suo inutile monologo ...
"Ma quanto mi sono divertita il 13? Vestita da
Ryuma con dei fantavolanti amici in maschera XD ... Wiii!!!!XD
Finalmente
Vancouver, aspettavo da quattro anni... Mi ricordo ancora io e la mia
amata sorellina quando parlavamo del GR *sbav* ... oddio quattro anni fa
esatti-esatti è caduto in pista O.O quanto ci son rimasta male ... si sono
aperte con la scomparsa del povero Nodar Kumaritashvili, non voglio dir niente
perchè, oltre alla mancanza di rispetto, sembrerebbe una buffonata, e non mi
andrebbe giù ...
Grazie a tutti, la storia si sta prolungando pi del
previsto, ma vi prometto colpi di scena ...
Spero che la scena vi sia
piaciuta, l'ho scritta due volte perchè non l'ha salvato ç_ç, ho cercato di
farla il più possibile simile alla prima scritta (era assolutamente fantastica)
... sono troppo fredda U_U
Tsukichan: che ne dici di questo capitolo?
^^
-elenco
Nunchaku: è un'arma tradizionale, diffusa in alcuni
paesi dell'Asia Orientale, costituita da due
corti bastoni uniti mediante una breve catena o corda. Viene anche utilizzata in
diverse arti marziali come il KarateDo .
Okinawa: qui nasce il karate. Secondo le credenze popolari, la nascita del karate è dovuta alla proibizione
dell'uso delle armi nell'arcipelago delle isole Ryūkyū. Ciò è vero solo in
minima parte, in quanto l'evoluzione di quest'arte marziale è molto più lunga e
complessa. Nei secoli XVII e
XVIII le condizioni dei
nobili di Okinawa cambiarono notevolmente; l'improvviso impoverimento delle
classi alte fece si che gli esponenti di quest'ultime iniziassero a dedicarsi al
commercio o all’artigianato. Fu grazie a questo appiattimento tra i due ceti che
l'arte "segreta" iniziò a penetrare anche al di fuori della casta dei nobili. La
conoscenza del te restava uno dei pochissimi segni di appartenenza
passata a un'elevata posizione sociale. Per questo motivo i nobili, ormai
divenuti contadini, tramandavano quest'arte a una cerchia ristrettissima di
persone, quasi in modo esoterico.
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Capitolo 13 *** Black ***
black
Black
Mi svegliai di colpo dal mio sogno e mi stupii nel vedere
il daimyo Hayato, senza scorta, sorridere sadicamente di ciò che
vedeva.
M'alzai pregando che quel uomo cadesse sul campo di
battaglia e digrignai i
denti.
-... non è
possibile...-
Una freccia rossa squarciò l'aria rapida come una folgore
finendo ai piedi di Hayato-sama. Guardai rapidamente Naoki, agitato molto più di
me.
"Non lo fare
Naoki!!!".
Estrasse una freccia dalla faretra che portava sul fianco
sinistro e tese il
daikyu.
"Naoki!".
"Ti devo la vita fratellino ... è il momento di sdebitarmi
...".
Nami-chan era a terra e si portò le mani sul volto. Non
sapevo cosa
fare.
La punta della freccia mirava al petto del daimyo, che nel
frattempo s'allontanava rapido dalle
mura.
Tutto avvenne in pochissimi
secondi.
Naoki cadde a terra tra schizzi rossi e la freccia colpì
Hayato-sama alla gamba destra. Nessuno dei due si
rialzò.
Un uomo, accanto al mio fratellino, impugnava una katana
sporca di sangue e con sguardo divertito e soddisfatto gridava a tutti della sua
impresa.
"Ahaahah ho ucciso un kyudoka! I guerrieri più difficili
ahaha!".
Lo guardavo infuriato e digrignando i denti a tal punto da
farmi uscire il sangue dalle
gengive.
"Ehi! Che hai da guardare stupido samurai!? Invidioso?
Ahaa!".
"Nessuno tocca i miei ragazzi!". Masuhiro-sensei, lui era
lì.
"E te che vuoi vecch ..". La lama della katana del maestro
scese veloce su quel uomo, spargendo altro sangue sulle fredde
pietre.
Masuhiro-sensei ripose la spada nel fodero e si chinò su
Naoki, raccogliendolo da terra e guardandomi sconsolato. Non dimenticherò mai i
suoi occhi socchiusi e vacui, il braccio che pendeva facendo colare il sangue
dalla ferita sotto il mento e lo sguardo del
maestro.
Dieci uomini a cavallo avanzarono verso il daimyo e
prontamente lo soccorsero, non indagando molto sul
colpevole.
Una mano fredda m'afferrò la caviglia destra, Nami-chan mi
guardava colpevole singhiozzando, gli occhi rossi e grandi, abbassò la testa e
le lacrime caddero a terra. Mi inginocchiai accanto a lei tenendomi una mano sul
volto e con l'altra strinsi il suo gelido
pugno.
Restammo lì, senza dirci nulla, avvolti da mille pensieri
fino a sera tarda e quando la battaglia
finì alcuni dignitari con le spade sguainate vennero a
prenderci.
"Roronoa Zoro, del dojo di Akinori-sama, il nobile Shogun
vi attende ... Nami-sama, anche voi, le signorine Otsu-san e Okiku-san sono già
al
palazzo ...".
Ci alzammo in silenzio, Nami-chan non lasciava il mio
braccio per paura, forse di perdermi, forse di perdersi
...
Ci separarono, lei scortata dietro di me con una decina di
dignitari, io davanti, colui che apriva quel muto corteo, seguito da due uomini
armati, come fossi un criminale della peggior
specie.
Il viaggio fu breve e silenzioso, immerso nel buio della
notte senza dolce luna a rischiarare Edo e intriso di
tristezza.
Le porte del palazzo erano lucenti come l'oro e s'aprirono
per me. Mi travolse un'onda immensa di luce, anch'essa
dorata.
Due file composte dalla servitù e dai dignitari
delimitavano ciò che doveva essere il mio passaggio. Di fronte a me lo Shogun
seduto con la tipica posizione seiza, impugnando saldamente nella mano destra il
gunsen-gata,indossava hakama, kimono e haori rigorosamente neri,
quest'ultimo ornato da cinque kamon dai fiori di mandarino. Severo e risoluto,
composto e al suo fianco quella donna bellissima che era sua moglie,
l'imperatrice dall'uchikake
purpureo.
Camminai verso di lui, lasciando Wado Ichimonji ai
dignitari alle mie spalle, ma portando con me il wakizashi. Tutti m'osservavano,
ma il mio sguardo era fisso su di lui, Kazuki-sama.Un buon
imperatore.
Il cuore mi palpitava, m'inginocchiai con dolore per
rendergli
omaggio.
"Alza il volto ragazzo! Non preoccuparti di ciò che accadrà
...".
Lo guardai stranito ed infine vidi apparire Hayato dietro
di lui, con ancora quel sorriso
sadico.
-"Yu, eroico coraggio. Non dimenticarti mai questo
principio!" -
Mi tornarono in mente le parole del maestro
Akinori.
Il daimyo si sedette accanto
allo Shogun con fatica e prese parola.
"Questo vile ha osato toccare la mia persona, ha tentato di
uccid...".
"Fate silenzio! Non v'ho dato il
permesso di parlare ... sono venuto a conoscenza di fatti spiacevoli che vi
riguardano e che comprendono anche mia figlia... samurai, rispettate il Bushido
e parlate!".
Non fu facile raccontare tutto,
ammettere le mie colpe e la verità, però lo Shogun non sembrava irritarsi alle
mie parole, al contrario dimostrava una strana compassione.
Il daimyo raccontò dal suo punto di vista, esaspeando
qualsiasi mia azione.
Kazuki-sama non
sembrava affatto contento alle sue parole.
"Potete andare entrambi". Hayato-sama s'alzò con l'aiuto della sua
scorta e si diresse fuori dal palazzo, prima che potessi alzarmi, lo Shogun mi
mise una mano sulla spalla.
"Restate qui,
vorrei sentire anche mia figlia, credo che il nobile Hayato abbia esagerato come
di consueto ...".
Giunse Nami-chan seguita
dalle gemelle.
Padre e figlia si strinsero
la mano affettuosamente, mentre la madre l'abbracciò.
- ...è questa la famiglia?-
Anche lei raccontò ciò che successe, escluso i fatti riguardanti me
e Hayato-sama.
La ferita all'occhio tornò a
bruciare facendomi portare involontariamente la mano sul volto.
"Vi sentite bene?". Feci cenno di si con la
testa.
Quando Nami-chan arrivò alla fine, lo
Shogun e sua moglie parlarono tra di loro e con compassione mi
dissero:
"...sappiate questo: vi dovrebbe
toccare l'esecuzione per ciò che avete fatto, ma come potrei mai farlo, avete
salvato nostra figlia, e cosa più importante l'avete resa felice... andate
samurai ... tornate dalle persone che amate".
_________________________________
-Achamo & il suo inutile monologo...
"Mmh vorrei andare al contest, però non c'è nessuno che viene con
me... comunque spero che questo capitolo vi sia piacciuto, l'ho fatto doppio per
farmi perdonare del ritardo e per accelerare la narrazzoine, e già, non ci
crederete ma siamo vicini alla fine della storia ç_ç
grazie a tutti i lettori... *inchino*
Tsukichan: ... interrotti a causa del mio sadicismo U_U ...cioè,
dovevano altrimenti la storia prendeva un'altra piega... XD so che questo
capitolo è parecchio noioso, ma spero che ti sia piacciuto lo stesso... grazie
1000!
Selina R84: non credevo proprio di
riuscire a far entrare così i lettori e sono molto contenta che la storia ti
piaccia ^^, pensavo di esser stata troppo fredda nel capitolo precedente...
grazie 1000 anche a te!
...ed infine l'elenco, altrimenti non si capisce nulla!
XD
gunsen-gata:erano ventagli chiudibili
usati dai guerrieri feudali durante i combattimenti o
per dare ordini, usato anche in occasioni formali.
Kazuki : nome
dello Shogun.
kamon:
kimono con motivo
distribuito su tutta la superficie, di solito a stencil.
haori:un soprabito che
giunge fino all'anca o alla coscia, che aggiunge ulteriore
formalità.
uchikake:fino al periodo Edo
l’uchikake era utilizzato dalle mogli di guerrieri o di nobili nelle
occasioni formali.
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Capitolo 14 *** Rain Guilty ***
rain guilty
Rain
Guilty
Nubi tetre s'avvicinarono
e nella notte la pioggia battè forte su quella terra ricolma di
sangue.
Tornare al dojo mi sembrava una
condanna, una lenta morte che s'avvicinava ad ogni passo che facevo.
I piedi mi sprofondavano nel fango e
rabbrividivo sentendone il gelido tocco.
La
pioggia lavò il sangue dai miei capelli, che colava lento sulla
fronte.
Quando giunsi, Masuhiro-sensei era
avvolto da una tenebra azzurra con il viso coperto dai palmi delle mani.
Piangeva per aver perso i tre ragazzi che chiamava "figli", per non esser
riuscito a salvarli, per non averli amati abbastanza.
Levò le mani al cielo e sussurrò qualcosa con le lacrime che
lentamene scivolavano lungo le sue guance.
Cosa dovevo fare ...? “Un samurai guarda in faccia la morte! Un
samurai vive consapevole che la morte è sua compagna”. Akinori-sensei
...
Inspirai profondamente e camminai verso
il maestro, gli passai accanto e m'afferrò per un braccio per poi lasciare la
presa.
Oltrepassai Yoriyuki, bendato e
visibilmente triste. Mi guardò solo un'istante, infine le lacrmime cominciarono
a farlo singhiozzare.
Non chiusi gli occhi
per riposare, ma per piangere. Lasciavo penzolare la testa tremante. Non avrei
mai pensato che il mio cuore potesse sciogliersi fino a quel punto, fino a
dimenticare quelle regole ferree chiamate Bushido, fino a versare lacrime, fino
a farmi credere di aver perso tutto.
Gli
occhi mi bruciavano, quello sinistro molto di più.
Non ricordo con precisione cosa mi dissi quella notte, ricordo solo
che trasgredii il principio dello Shin, promisi a me stesso di proteggere coloro
che mi rimanevano e di amarli con tutto il cuore.
La mattiana seguente, un gelido sole attraversò le vie di Edo, le
nubi erano ormai lontane.
Era il giorno
delle vittime. Si contavano, si seppellivano sotto i ciliegi carichi di boccioli
bianchi e rosei, e si pregava per le loro anime.
Centinaia di guerrieri, famiglie e amici, tra sopravvissuti e
defunti, vestiti con neri mofuku. Una processione lenta e colma di
lacrime.
Naoki e il suo ciliegio. Bello e
forte com'era il mio fratellino, gli rivolsi la mia preghiera, quella di
proteggere l'anima di Naoki perchè io non ero riuscito a salvare il suo sorriso,
se non nel mio cuore.
Anche quel triste
giorno finì.
Non vi racconto come
trascorsi la seguente settimana, non furono che pianti e risentimenti, colpe e
tristezza soffocante.
Alla mia malinconia
s'aggiunse la notizia delle nozze di Nami-chan, fissatte per la fine del mese.
Due giorni per dirle addio per sempre, il coraggio che m'abbandonava. Non saprò
mai se m'aspettò su quel ponte vermiglio che tanto amavo, se mi pensò e ... se
pianse, poichè non ebbi la forza di recarmi a Edo.
Il giorno delle nozze la città festeggiava e gioiva per il nuovo
tempo di pace che l'attendeva. Non vennero mandati inviti al di fuori dei
dignitari e di chi serviva a palazzo, il daimyo non volle che il popolo
partecipasse alle nozze di un nobile del suo rango.
Nessuno seppe qualcosa, tutto si tenne in gran
"segreto".
Il mattino seguente giravano
strane voci che giunsero anche alle mie orecchie attraverso le parole del
maestro. Lo Shogun e sua moglie erano stati uccisi nella notte e nessuno aveva
visto il loro assassino.
"Sono
stati uccisi?!". Yoriyuki mostrava il suo interesse.
"Purtroppo nessuno sa chi sia il colpevole, nessuno ha visto
qualcosa... non hanno nemmeno ritrovato l'arma del delitto..."
-Nami-chan... -
"Hayato-sama parlerà nel pomeriggio al popolo in qualità di nuovo
Shogun ... ". Il maestro sospirò.
"Non può
essere Shogun?! ...". Mi chiedevo come potesse auto proclamarsi imperatore.
"... lo Shogun viene eletto e scelto tra i
diversi daimyo del paese!".
"Fratellino sai
com'è fatto quello!?".
"Yoriyuki-kun,
Zoro-kun! ... non possiamo farci nulla, ora che ha sposato la figlia del defunto
Shogun è per diritto di rango superiore a qualsiasi altro daimyo, quindi è
destinato a prendere il posto del suocero ...".
"... e le nostre spade dovrebbero servire quell'uomo
perfido?".
Ci fu un'istante di
silenzio.
"...indossate i sandogasa ragazzi,
tra qualche minuto partiamo per Edo...".
"Sensei! Non ha risposto?".
"La
risposta la conoscete già ...". Yoriyuki ed io ci guardammo negli
occhi.
Il viaggio non durò molto grazie ai
cavalli, ma ritornare dopo così tanto tempo a Edo mi dava una strana
impressione.
La folla era già riunita ai
piedi del palazzo imperiale, chi esultante e chi, soprattutto samurai, indignato
ed incredulo.
Hayato-sama, compiaciuto dalla
presenza del suo popolo, stringeva la piccola mano di Nami-chan e sporgendosi
dalla terrazza parlava.
"Un pò di silenzio
di grazia. Mi rincresce confermare le voci sulla dipartita del nostro amato
imperatore Kazuki e di sua moglie Izumi, mi piange il cuore e sento la rabbia
per non aver ancora giustiziato il colpevole, comunque sono lieto di annunciarvi
che prenderò io il posto dello Shogun, e oggi, voglio presentarvi la mia
bellissima moglie, nonchè figlia del ormai scomparso imperatore del nostro
glorioso paese e nuova imperatrice... Nami cara avvicinati e saluta il
popolo...". Sollevai leggermente il sandogasa e con i gomiti mi feci spazio tra
la folla. Nami-chan fece alcuni passi avanti, era coperta da un kimono
rosso e sotto i suoi spendidi occhi di bronzo due immense occhiaie nere, il
volto pallido e le ginocchia che cedevano ad ogni passo, alzò leggermente la
mano nel silenzio di quell'istante, per poi ritirarsela verso il petto, sul
cuore.
"Povera ragazza!". "...dev'essere
sconvolta?". "Adesso sviene! Guardatela!" . La folla aveva cominciato
a parlare.
Hayato-sama le strinse le spalle
con un braccio e le sussurrò qualcosa che la fece rinvenire.
"Stai lontano da me!!". Si liberò dalla presa del
marito.
"Nami!". L'ammonì.
"Non toccarmi!". Corse all'interno del palazzo impaurita e
bianca anemica. Lo sguardo di Hayato-sama era piuttosto colmo di rabbia e di
vendetta, e quando si posò su di me mi fece rabbrividire.
Con un cenno della mano salutò la folla, che poco dopo il suo
rientro nel palazzo si disperse avvolta dal solito vociare.
"...li hai visti? ...pazzesco!". "Uno Shogun non dovrebbe
comportarsi così!". "Quella ragazza manca di rispetto!".
Mentre la folla mi separava dal maestro e da Yoriyuki, alcuni
dignitari mi presero per le braccia, portandomi il più lontano possibile da
sguardi indiscreti.
Uno di loro m'afferrò
per il tomoeri del kimono.
"Presenati domani
pomeriggio al palazzo dello Shogun maledetto! Hayato-sama deisdera tanto
parlarti!". Lasciò la presa e vidi Masuhiro-sensei e Yoriyuki venirmi incontro.
"Zoro-kun stai bene?".
_____________________________________________________
-Achamo & il suo inutile monologo...
"Ieri più triste del solito ç_ç ...mmhm volevo andare a
Mantova, ma niente... poi ho passato il pomeriggio in casa e oggi sarà la stessa
cosa, ma con i compiti da finire e infine una notizia ancora più triste, forse
il prossimo capitolo sarà l'ultimo...
Grazie a tutti i lettori... grazie 1000 a giusy91
che ha aggiunto la storia tra le seguite...
-elenco
Shin o Makoto: Completa Sincerità. Quando un Samurai
esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta,
nulla gli impedirà di portare a termine l'intenzione espressa. Egli non ha
bisogno né di "dare la parola" né di promettere. Parlare e agire sono la
medesima cosa.
Mofuku: In primo luogo
bisogna dire che qualunque tipo di kimono si indossi il lembo sinistro si deve
sempre incrociare su quello destro, infatti solo in occasione dei funerali si
porta il kimono nero, detto mofuku, incrociando la parte destra su quella
sinistra e allo stesso modo vengono incrociati i kimono dei
defunti.
Tomoeri:nel kimono è l'esterno del colletto.
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Capitolo 15 *** Sakura ***
sakura
Sakura
Il giorno seguente feci
come mi venne chiesto e mi recai al palazzo dello Shogun. Fu precisamente due
giorni fa.
Alcuni dignitari m'accompagnarono
davanti al nuovo regnante, in vesti dorate per mostrarmi la sua
magnificenza.
Mi dovetti inchinare contro la
mia volontà, di certo non lo meritava poichè non mostrava rispetto nei confronti
di nessuno, nemmeno verso Nami-chan.
"Cosa credevi di fare samurai?". Mi guardava con
aria di superiorità e con un ghigno sinistro.
"...vedi, non puoi ambire al successo quando non
hai un buon piano... ahhahahhahah! Incredibile la stupidità di certe persone,
non trovi?". Già, ne ho un esempio sotto il mio naso... avrei voluto
rispondergli con queste parole, invece annuii senza degnarlo di uno
sguardo.
"...il precedente Shogun aveva deciso di
risparmiarti la vita, ma ti rammendo che giorni addietro hai tentato di uccidere
il nuovo regnante, inoltre la tua relazione con la mia attuale sposa merita una
punizione... sai qual'è la pena per tutti i crimini che hai commesso? ...la
morte. Ma sarò indulgente, ti permetto di scegliere tra un esecuzione pubblica e
il seppuku. Vedi, infondo ho un cuore anch'io? Ahahahah!".
Mi alzai di scatto tendendo la mano alla
katana.
"...vuoi già andartene? Ahahah!".
Digrignai i denti e feci alcuni passi indietro, per
poi correre fuori dal palazzo.
-Maledetto...-. Mi fermarono delle guardie
armate.
"Fermati... lo Shogun non ha ancora finito...".
Sguainai Wado Ichimonji e la impugnai saldamente con entrambe le
mani.
-Non mi conviene ...-. La riposi immediatamente nel
fodero e una voce da lontano mi gridò: "Attendo il tuo seppuku, il giorno
dell'Hanami... vedi di scegliere un guardiano per la tua anima samurai!
Ahahah...".
Mi tornò alla mente il seppuku del maestro Akinori.
-Stupido vecchio! ...ti vorrei chiedere se è giusto
morire per le persone che t'impongono le loro volontà o per le persone che ami?
Chi merita veramente un sacrificio?-
Tornai al dojo e raccontai ciò che era successo al
maestro ed al mio ultimo fratello. Entrambi scoppiarono a piangere e
m'abbracciarono. Rimasi immobile per ricevere il calore dei loro
sentimenti.
"Fratello mio... ". Yoriyuki, sapevo bene cosa
avrebbe passato in quei giorni, il destino del kaishakunin era toccato anche a
me anni adietro.
"Cosa t'avevo detto maledizione Zoro-kun! ...aah,
ma ho sbagliato, dovevo fare io qualcosa, come potevi capire accecato dal tuo
cuore? ...e adesso ne perdo un altro, che razza di padre sono?...". Non avevo
mai visto il maestro piange così.
Mi esclusi completamente dal mondo esterno per
meditare prima del seppuku. Yoriyuki s'allenò con la katana e con le lacrime.
Non riusciva ad eseguire un fendente trattenendo i
pianti.
Pensai a Nami-chan, non credo nel destino, ma ciò
che aveva colpito me e lei non poteva essere avvenuto per caso. Compresi che
tutto ciò che era successo, era in gran parte a causa mia... mi avvolsero i
risentimenti che trattenevo nel mio cuore anche da molti anni, ed ora mi trovo a
raccontare a me stesso la storia della mia vita, nella notte prima
dell'Hanami.
"Zoro-kun,... figlio mio è ora...". Il sole apparì
con l'alba rossa.
Indossai il kimono bianco, simile a quello del
maestro Akinori, mi legai il tanto con l'obi dietro la schiena ed impugnai per
l'ultima volta Wado Ichimonji, che consegnai nelle mani del maestro,
con kamishimo e kimono nero.
Yoriyuki prese la mia katana. Aveva gli occhi
rossi, ma non piangeva più. Indossava un semplice kimono nero.
Ci recammo al palazzo camminando, passai per
l'ultima volta sul ponte vermiglio e chiesi al maestro:
"...con Naoki, vorrei essere il più vicino
possibile al mio fratellino...". Avevo scelto il ciliegio, il custode della mia
anima...
Masuhiro-sensei annuì.
I ciliegi lungo le sponde le fiume erano colmi di
boccioli rosei e bianchi, mostrando tutto il loro splendore al sole caldo che li
ripagava offrendo loro le carezze dei suoi raggi.
Quando arrivammo al palazzo le porte si
spalancarono con maestosità, avvolgendoci con luce dorata.
Lo Shogun era davanti a me con un ghigno di
soddisfazione e stringeva le gelide mani di Nami-chan, preoccupata per il
destino che m'attendeva.
Portava ancora il kanzashi che le avevo regalato.
Non potevo più guardare la sua bellezza.
"... mi auguro che la vostra anima si sia pentita
delle vostre azioni disonorevoli...".
"Vi mostrerò come muore un vero
samurai".
Mi sedetti in posizione seiza di fronte allo Shogun
e alla sua sposa e aprì il kimono, Yoriyuki era dietro di me con Wado
Ichimonji e Masuhiro-sensei era al mio fianco destro.
"Bene, non vedo l'ora...ahah!". Si sedettero anche
loro.
Nami-chan mi guardava con ansia e
preoccupazione.
"Hayato perchè? ...Zoro non lo fare ti
prego...".
"Ha tentato di uccidere il tuo sposo... e comunque
non intrometterti!". Nami-chan si sfilò il kanzashi dai capelli di
fiamma.
"Che aspetti samurai?!".
Impugnai il tanto nella parte della lama avvolta da
un panno bianco e ne poggiai la punta lucente sul ventre.
Guardai Nami-chan pensando a quanto inutilmente
aveva sofferto.
Yoriyuki inspirò profondamente e sfilò dal fodero
la mia fedelissima Wado Ichimonji. Provai un brivido sentendone la gelida lama
sulla mia nuca. Masuhiro-sensei s'inchinò con il capo rivolto verso me in segno
di rispetto.
Nami-chan chiuse gli occhi e chinò la testa anche
lei. Le lacrime le solcavano le guance e lente cadevano a terra.
Allontanai la lama del tanto e chiusi gli occhi,
provavo paura per ciò che stavo facendo. “Un samurai guarda in faccia la
morte! Un samurai vive consapevole che la morte è sua compagna”. Dovevo
aprire gli occhi e affrontarla come ad ogni battaglia.
Sentii il frusciare delle maniche del kimono di
Yoriyuki mentre alzava la katana. Inspirammo profondamente tutti e tre. Il
maestro era ancora chino a terra per rendermi rispetto. Mi feci coraggio e
velocemente mi trafissi con la lama del tanto. Nami-chan s'alzò di
scatto brandendo il kanzashi come un pugnale.
Soffocai il dolore atroce della ferita e sentii il
sangue caldo colarmi lungo il ventre, sentii l'aria fendersi a causa della
katana e poi il gelo attraversarmi il collo.
L'ultima cosa che vidi fu Nami-chan mentre
pugnalava alla gola lo Shogun con il kanzashi che le avevo donato, ma lei e solo
lei fu il mio ultimo pensiero. Porterò sempre con me il suo dolce
sorriso.
Maestro Akinori, maestro Masuhiro, Yoriyuki, Naoki,
sarete sempre nel mio cuore...
"Yu, eroico coraggio. Non dimenticarti mai
questo principio".
Achamo
"Un altro petalo cadde
leggiadro dal ciliegio di Tokyo".
_________________________________________________
-Achamo & il suo inutile
monologo...
"Eccoci alla fine ç_ç ...spero che nessuno di voi
ci sia rimasto/a troppo male per la conclusione della storia, vi ringrazio per
aver seguito il mio 'Teatro Kabuki', per l'immensa pazienza con cui avete
'ascoltato' la mia storia, per avermi dato ogni volta l'ispirazione e la forza
per scrivere e per avermi seguito fin qui... grazie a tutti.
Un grazie speciale per chi ha commentato e per chi
ha inserito la storia tra le preferite e chi le seguite...
RoloChan105
Swilde
giusy91
Gregga Stylobate
Selina R84
Tsukichan
princessnami
Jemanuele8891
ny152
Shavanna
brennan
dubhe93
mikamey
e tutti i lettori incogniti... ^^
P.s-> In lavorazione altre due storie fresche-fresche (demenziale e drammatica).
...in due capitoli ho lasciato questi: [...]. Non è un caso che
siano nella storia, racchiudono avvenimenti abbastanza lunghi che ho
appositamente saltato per permettermi di fare una serie... quindi per chiunque
abbia voglia di 'ascoltare' altro sulla storia basta che lo chieda, sarò ben
lieta di scrivere due o tre capitoli sulle battaglie e/o sugli incontri o scrivere anche un possibile seguito...^^ ; vi
metto l'ultimo elenco dei termini...
-Elenco-
Hanami: La Festa dei Ciliegi (in giapponese
Hanami) si celebra nei primi giorni di Aprile: i giapponesi si
riversano nei parchi delle loro città per ammirare la fioritura dei ciliegi.
Sotto gli alberi in fiore, riuniti con la famiglia o con gli amici, i
giapponesi cantano, ballano, mangiano molto e soprattutto bevono; la festa dura
per tutti i giorni in cui la fioritura è al suo massimo splendore, di solito uno
o due (mentre sugli alberi i fiori restano per quasi un mese).
Il fiore del ciliegio (Sakura) rappresenta l'anima del
Giappone: la delicatezza, il colore pallido, la brevità della sua esistenza sono
per i giapponesi il simbolo della fragilità, ma anche della bellezza
dell'esistenza.
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