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di ___runaway
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11. ***
Capitolo 12: *** 12. ***
Capitolo 13: *** 13. ***
Capitolo 14: *** 14. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


I want someone to love me
For who I am.
I want someone to need me
Is that so bad?
I wanna break all the madness
But that’s all I have
But I want someone to love me
For who I am.

Ore nove e trentadue.
Sempre la solita storia: la sveglia era già suonata da un pezzo ma Nicholas era in piedi da prima. Quando suo fratello entrò nella stanza lo trovò con la chitarra in mano, quella verde, la sua preferita.
“Macho, è l’ora…” si bloccò vedendolo già sveglio eppure vestito.
“Sì, lo so”.
Sarebbe mai riuscito a finire quella benedetta canzone che gli ronzava in testa da così tanto tempo ormai? Passava le notti insonni a strimpellare accordi, ma niente, non c’era verso di trovare le parole giuste. La melodia c’era, ma mancava il succo.
Scosse la testa, non ci voleva pensare; ma era più forte di lui, sempre nei suoi pensieri.
“La smetti di pensare a quella stramaledetta canzone?” lo sgridò il fratello Joseph. Un ragazzo di media statura, capelli mori piastrati fin troppo, occhi scuri e profondi. Guardava Nicholas con aria scocciata. Stava ossessionando tutti con quella canzone e nemmeno riusciva a finirla!
“Scusa, hai ragione” tagliò corto. Non aveva voglia di parlare. La solita giornata lo stava aspettando.
“Tra venti minuti dobbiamo essere a Radio Disney per l’intervista sul nostro nuovo CD; dopo dobbiamo correre alla Hollywood Records per gli ultimi aggiustamenti e poi dobbiamo finire di decidere le date del prossimo tour” ricordò Kevin, il maggiore. Capelli castani scuri, ricciolutissimi con le basette lunghe, occhi vispi e solari. Dobbiamo, dobbiamo, dobbiamo, si ripeté Nicholas, ci sarà mai una cosa che possiamo fare di nostra spontanea volontà? Ormai era così: da quando si chiamavano ‘Jonas Brothers’ non gli era rimasto un minuti libero per passare un po’ di tempo in tranquillità se non la notte. Molte volte si chiedeva se quella era veramente la vita che voleva. Ma certo che è quello che voglio, sono nato per questo. Riusciva sempre ad auto convincersi.

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Capitolo 2
*** 2. ***


Sette, otto, nove, dieci. Contava i passi che lo dividevano dall’entrata di Radio Disney. Non alzò lo sguardo da terra, non voleva incrociare gli occhi assalitori delle fan che lo acclamavano al di là delle transenne. Non le sopporto, ma è possibile che siano dappertutto?, in fondo, era il prezzo da pagare per essere famoso. I suoi fratelli cercavano in tutti i modi di firmare più autografi possibili e scattare pure qualche foto. Non li capiva: quelle li avrebbero mangiati, se avessero potuto. E loro se ne stavano lì tranquilli ad aspettare l’assalto. Tirò dritto verso la porta scorrevole di vetro che si aprì poco prima del suo passaggio. Appena si chiuse alle sue spalle le grida diminuirono.
“Finalmente” sospirò.
"Non puoi essere sempre così scontroso, Bro” lo rimproverò Joe, continuando a salutare le fan da dentro l’edificio.
“Loro mi adorano lo stesso, pensano che sia timido” sbuffò Nicholas. Sapeva però che il suo atteggiamento era sbagliato: prendere in giro tutte quelle persone perché non aveva voglia di fermarsi e fare il simpatico non era una giustificazione.
“Sei un caso irrisolvibile, ci credo che tutte le tue fidanzate scappano” affermò Kevin.
“Non scappano loro! Sono io che le lascio” precisò.
“Certo, certo”. Non ci credeva nessuno, nemmeno lui stesso. Appena una ragazza lo conosceva meglio, capiva che non era quel gran timidone che si aspettava ma che, in realtà, era solo un grande egocentrico che a diciassette anni pensava di conoscere già tutto della vita. I suoi fratelli non sapevano come comportarsi e quindi aspettavano che il ragazzo capisse da solo che stava sbagliando atteggiamento; ma chissà quando sarebbe avvenuto.
“Allora Nick, come sei messo a ragazze?” gli domandò improvvisamente il DJ.
“Oh, bè,” ridacchiò “non saprei. Penso così e così”. Sapeva fare la parte del timido proprio bene. Joe scosse la testa mentre Kevin rimase impassibile.
“Ma come ‘così e così’?” continuò.
“Sì, insomma… Sono troppo impegnato con la musica e non ho molto tempo libero”. Era quasi ridicolo, con quella vocina da cagnolino; eppure tutti ci credevano. Piaceva per quello che non era. Ma non si vergognava neanche un po’?
“E’ veramente pessimo” sussurrò Joseph al fratello maggiore. Questo non rispose ma annuì lentamente.
Los Angeles non era mai stata così affollata come in quella calda estate. Era piena di turisti ed il traffico era sempre insostenibile.

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Capitolo 3
*** 3. ***


“E’ veramente pessimo” sussurrò Joseph al fratello maggiore. Questo non rispose ma annuì lentamente.
Los Angeles non era mai stata così affollata come in quella calda estate. Era piena di turisti ed il traffico era sempre insostenibile.
“Se solo potessimo spostarci in metropolitana senza essere assaliti” commentò Kevin guardando fuori dal finestrino scuro dell’auto che li trasportava, incastrata nel traffico. Joe giocava con il cellulare, ormai rassegnato al fatto che sarebbero arrivati tardi al loro appuntamento con la Hollywood Records.
“Brothers,” li chiamò all’attenzione Big Rob al volante “ho spostato l’incontro. Quando arrivate iniziate subito a ricontrollare le date dei concerti”.
“Che sollievo” sospirò Kevin, visibilmente più rilassato. Era l’unico dei tre che prendeva le cose veramente sul serio: Joe avrebbe fatto tutto a caso; per non parlare di Nick, che odiava dover suonare davanti a troppa gente. Il suo comportamento era molto strano.
Una volta arrivati alla loro casa discografica si misero subito al lavoro: scegliere le tappe del tour mondiale non era per niente semplice.
“Andiamo in Australia, ve ne prego!” li implorò Joe. Aveva sempre avuto la passione per quel Paese.
“No, Bro. Non ci possiamo andare. Limitiamoci ad America ed Europa” disse il maggiore.
“Nick, convincilo te!” ripartì all’attacco. Ma Nicholas non rispose. Allora Joe lo strattonò: “Oh, si può sapere su che mondo sei?”. Buttò un occhio sul foglio sul quale stava scarabocchiando: era una pagina di pentagramma. Di nuovo con quella canzone. Il fratello tornò al suo posto, lasciandolo sulle nuvole.
“E’ un caso perso” commentò rimettendosi a sedere.
Quella melodia gli esplodeva in testa estraniandolo dal resto del mondo. “I want someone to love me”, e poi? Non era da lui non trovare le parole per una canzone. Che stesse perdendo l’ispirazione? Già, forse era proprio per quello. E come riacquistarla? Picchiò la testa sul tavolino facendosi pure male. I suoi fratelli non si voltarono nemmeno. Torna in te, Nicholas. Bene, doveva solo respirare regolarmente e rimettere piede sulla Terra.
“Allora ragazzi, per queste date?”.
“Nick, abbiamo quasi finito”. Lo guardarono allibiti.
“Ah, e… Dove siete arrivati?” disse vergognandosi di essere rimasto estraniato per così tanto.
“Parigi. Pensavamo dove farlo” disse pensieroso Joe.
“Allo Zenith” sputò lui.
“Mh,” mugolò Kevin “approvo”.
“Vada per lo Zenith” Joe alzò la voce allegramente.
Il tour europeo era sempre piaciuto di più a Nicholas di quello americano: gente nuova, posti nuovi. Insomma, un cambio di prospettiva. Respirare aria europea forse mi farà bene. Ormai si aggrappava a qualsiasi piccola cosa pur di ritrovare l’ispirazione. Doveva finire quella canzone, se lo era imposto.
“Jerry,” lo chiamò il maggiore “vedi di scrivere qualcosa sul tuo Twitter, fallo per le fan”.
“Non mi chiamare Jerry” scandì una ad una le sillabe. Odiava il suo secondo nome; odiava anche il primo. Nicholas, ma che nome era?
“Ti chiami così, ci posso far poco io” lo zittì.

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Capitolo 4
*** 4. ***


Aggiornare Twitter, e perché?, non capiva. Doveva mettere delle frasi sdolcinate tipo ‘Grazie alle mie ammiratrici che mi sostengono’? Anche se avesse scritto una cosa del genere, non la pensava di certo. Nonostante ciò, prese il suo BlackBerry e si collegò. In un primo momento ignorò tutti i messaggi che gli avevano inviato e scrisse: “A casa, finalmente. Ma tra poco si ricomincia col tour!”. Aveva dato il meglio di sé. Si sentiva ridicolo. Senza pensarci, cliccò sui messaggi ricevuti e cominciò a leggerli, così, per divertirsi e passare il tempo. Magari una di quelle frasi gli avrebbero donato un po’ di ispirazione; e allora sì che avrebbe dovuto ringraziare le sue fan.
“Oh Nick, io ti amo. Sposami”, “Nicholas Jerry Jonas sei il mio sogno ad occhi aperti”, “Sei bellissimo, ti va di conoscermi?”. Sorrise; leggeva sbalordito cosa pensavano di lui le ragazze di tutto il mondo.
Ma queste sono tutte matte. Poi la sua attenzione fu catturata da una delle tante dediche: “So che non leggerai mai questo messaggio, ma sappi che è grazie a te se ho il coraggio di guardare avanti”. Ora salvava anche la vita alle persone? Che senso aveva quella frase? Guardare avanti, si ripeté.
“Mah” sussurrò. Non credeva che le sue canzoni potessero fare miracoli. Ancora un po’ sbalordito ampliò sull’avatar di quella persona: apparve l’immagine di una ragazza con un costume da bagno rosso su una nave da crociera; come sfondo un tempio. Dev’essere l’Egitto. Inconsciamente cliccò su ‘Follow’.
Ma cosa fai?!, si disse da solo. Sei matto? Aggiungi tra i tuoi amici una sconosciuta che ti salterebbe addosso volentieri? La pensava così Nicholas: fan = pericolo. Partiva sempre prevenuto nei loro confronti. Ma quella ragazza aveva un volto così sereno e tranquillo, baciato dal sole, che non poteva essere pericolosa. Ok, ma restava il fatto che ora seguiva tutti i suoi discorsi su Twitter. Cosa gliene poteva importare a lui? Pensava questo, ma la curiosità lo spinse a cercare l’ultimo aggiornamento della ragazza. Per sua sfortuna era in italiano. Perfetto, così non capirò una parola. Ma mai dire mai; infatti, scorrendo notò qualche parola in inglese: “Falling in love?”. Che domanda era? Se non lo sai te, pensò Nicholas. Bè, in effetti non aveva tutti i torti lei: l’amore arriva quando meno te lo aspetti. In quel preciso istante la ragazza aggiornò: “Maybe my art is the art of a lunatic”. L’arte di un lunatico, ma che discorsi strani che fa questa qui. Ma Nicholas non fece in tempo a riflettere su quella frase che di nuovo cambiò: “Oh my gosh, I can’t believe it!”. Di sicuro aveva notato che lui l’aveva inserita fra i suoi amici. Un po’ si vergognò. Come sono scemo. Le doveva rispondere qualcosa? Forse era meglio di no, altrimenti tutte le altre l’avrebbero odiato. Al diavolo ‘le altre’. Iniziò a scrivere “Hi…” ma subito si bloccò: come si chiamava? Controllò svelto: Martina.

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Capitolo 5
*** 5. ***


“Hi Martina. I’m Nick. Nice to meet you!”. Che frase banale, ma d’altronde era già tanto che avesse scritto qualcosa a lei.
“Non ci credo! Sei veramente ‘quel’ Nick?”.
“Penso di sì. Chi dovrei essere?”.
“Nick Jonas, ovvio!”. Gli venne da ridere leggendo quelle tre parole. Dava quasi per scontato che esistesse solo lui con quel nome.
“Bè, allora sì! Mi piacciono i tuoi pensieri” le confessò. Forse da quelle frasi poteva prendere un po’ di spunto per quella maledetta canzone.
“Veramente? Wow, mi fa piacere!”. Nicholas poteva quasi immaginarsi l’eccitazione della ragazza davanti al PC ogni volta che vedeva una sua risposta. Quasi gli faceva piacere. Sto dando confidenza ad una fan, si prese in giro da solo.
“Sì, sono molto profonde”. Sapeva che la conversazione sarebbe morta di lì a poco. Infatti Martina non rispondeva più; e certo, cos’altro poteva dire? Era lui che sentiva il bisogno di continuare a parlarle. Ma che ti prende Nick?
“Allora, sei mai stata ad nostro concerto?”.
“Certo! A Torino, il sei novembre. Indimenticabile”.
“Menomale J Sai, abbiamo finito di decidere oggi le date del prossimo tour!”.
“Davvero? E tornerete in Italia?”.
“Penso proprio di sì, ma non posso spifferare ancora nulla!”.
“Ho capito, che peccato… Va bè, aspetterò”.
Chattare con quella ragazza era dilettevole; non lo ossessionava sul fatto che fosse fidanzato o meno oppure cose del genere. Una ragazza normale, finalmente.
Mentre passava davanti alla sua stanza, Joseph notò uno stupido sorrisetto sulla faccia del fratello.
“Bro, stai flirtando?” gli domandò curioso, avvicinandosi al cellulare.
“Cosa? Ma che dici! Mi diverto solo a leggere cosa scrivono di noi le fan”. Nascose il BlackBerry sotto il cuscino.
“Ah, peccato. Magari ti potevo dare una mano”. Sempre il solito: non pensava ad altro. Ma era anche quello che beccava di più. Nicholas scosse la testa e, non appena Joe girò l’angolo, tornò su Twitter. Il problema era che non sapeva più cosa rispondere così decise di salutarla: “Ora devo andare, ci risentiamo presto!”. Non gli piaceva interrompere una conversazione così, ma aveva una reputazione da mantenere; di sicuro già mezzo mondo sapeva di quelle poche righe inviate ad una ragazza italiana sconosciuta. No, era sconosciuta a tutti tranne che a lui. Si chiamava Martina. Non sapeva molto di lei, ma il nome gli bastava. Di sicuro nei prossimi giorni ci avrebbe parlato di nuovo. Nick, stai scherzando?, esordì una vocina dentro di sé. Era la coscienza? Da quando dentro il suo corpo c’era qualcun altro che gli dava consigli? Era sconcertato: non solo si era messo a chattare con la prima ragazza sulla quale gli era finito il cursore, ma ora prendeva aiuto da una vocina nella sua testa.
“Sto impazzendo” mormorò. Spense il cellulare e prese in mano la chitarra. Di nuovo allo stesso punto della sera precedente e di tutte quelle prima ancora. Cercò di concentrarsi, ma i suoi pensieri finivano su quella frase: “Falling in love?”. Che voleva dire?

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Capitolo 6
*** 6. ***


Strimpellò qualche accordo e ripeté due o tre volte il pezzo di canzone che aveva già scritto. Ma non riuscì a proseguire, come sempre d’altronde. Quella sera rinunciò presto ed infilò a letto; da una parte aveva sempre la solita delusione, ma dall’altra una strana sensazione di tranquillità che lo fece dormire sereno. La mattina seguente accese il computer prima di scendere a fare colazione.
“Hai preso ad andare su Twitter ora?”. Joe spuntò alle sue spalle. Non si era accorto che era entrato nella sua stanza.
“No, ho sbagliato” cercò di mentire. Ma non ci riusciva bene.
“Ah, certo, certo. Bè, fratellino, ti lascio nei tuoi segreti; ma ricordati che tra poco andiamo” sghignazzò prima di dirigersi alle scale. Nicholas sospirò; sapeva che prima o poi l’avrebbe scoperto: Joseph era un ficcanaso. Velocemente cercò tra gli amici la ragazza e cliccò sul suo nickname. Aveva aggiornato lo stato qualche ora prima; ovviamente c’era il fuso orario dall’America all’Italia. Ciò nonostante, Nicholas le lasciò scritto qualcosa: “Buongiorno Martina! Come va?”. Patetico, pur di attaccare discorso questo ed altro eh?, la vocina aveva un tono inquisitore. Senza farci caso, iniziò a prepararsi per andare alle prove del primo concerto del nuovo tour.
“Ciao Nick! Tutto bene, grazie. E tu?” lesse durante la pausa pranzo. Un sorriso apparve sulle sue labbra, ma subito si controllò: “Mi sa che non sto tanto bene di mente” disse a mezza voce.
Le date del tour americano scorrevano velocemente; tutte le sere la stessa storia, tutte le sere le stesse canzoni e le stesse coreografie. Non succedeva mai niente di nuovo. Non vedo l’ora di cambiare aria, continuava a pensare, sono sicuro che l’Europa mi farà bene.
“Bene, bene. Sono un po’ stanco dell’America, non vedo l’ora di iniziare il tour europeo” scrisse velocemente prima di scappare ad un’intervista.
Chissà che faccia fa quella ragazza ogni volta che legge le mie risposte. Fantasticava durante il tragitto in auto; non aveva voglia di rilasciare interviste dove affermava che amava le sue fan e che ogni concerto era una grande emozione. Non era vero: odiava tutte quelle oche che gli ronzavano intorno ed i concerti non gli facevano più né caldo né freddo. Ma allora perché continui a cantare?, sì domandò. Era ovvio che gli piaceva il suo lavoro; non tutti nella vita possono fare quello che vogliono, ma lui aveva avuto quella fortuna.
“Non ti è mai piaciuto volare, eh fratellino?” lo stuzzicò Joe.
“No, è una cosa odiosa” rispose freddo Nicholas. Ma non aveva altri mezzi per oltrepassare l’oceano e quindi cercava di non pensarci giocando ad un videogioco o guardando un film. Tra poche ore sarebbe atterrato a Parigi. Sapeva già che avrebbero suonato allo Zenith, era l’unico posto per cui aveva detto la sua qualche mese prima.
“Il soundcheck inizia alle sette, vedi di essere puntuale!” gridò Kevin a Joseph, prima che si dileguasse dietro l’angolo del palazzo. Questo fece cenno di intesa con una mano. Nicholas entrò svogliatamente nel luogo del concerto e cominciò a controllare l’attrezzatura. Il soundcheck era la parte del pre-concerto che preferiva: fare le prove con poche ammiratrici davanti e senza tutte quelle urla infernali.

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Capitolo 7
*** 7. ***


“One, two, three!” scandì il tempo Nick. Tutte le ragazze davanti a lui avevano un grosso sorriso stampato sulla faccia. Scattavano foto in continuazione e cantavano, ma non a squarciagola come di solito succedeva. Ogni tanto, per aumentare l’eccitazione che era nell’aria, i fratelli lasciavano cantare qualche pezzo al pubblico. Durante il soundcheck Nicholas riusciva a divertirsi per davvero, senza fingere. Tutto ad un tratto, l’attenzione del ragazzo cadde su una delle fan: era in piedi in prima fila, attaccata alle transenne che la dividevano dal palco; cantava a bassa voce, muoveva appena la bocca. I suoi occhi erano puntati sulla chitarra di Nick che rilasciava soavi note. Muoveva la testa a ritmo; aveva un bel sorriso dipinto. Dopo averla osservata forse un po’ troppo a lungo, Nicholas si sentì avvampare di calore. Che mi succede?, pensò. Forse mi sento male. Più la guardava e più quell’effetto aumentava. Chiuse gli occhi per non pensarci; ma nella sua mente apparve improvvisamente l’immagine di quella ragazza.
“Macho, si chiama ‘colpo di fulmine’” gli spiegò Kevin. I suoi fratelli si erano subito accorti che aveva qualcosa che non andava.
“Ma che dici Kev…” si bloccò. Forse aveva ragione, chi lo sa.
“Ah, Nicholas Jerry Jonas innamorato!” lo prese in giro Joe. Com’è possibile? Ma dopo tutto non c’era niente di male, o sì? Innamorarsi a prima vista non era una cosa logica. Non la conosceva, non l’aveva mai vista prima di allora e mai più avrebbe avuto l’occasione di incontrarla.
“Se è destino, chissà” fantasticò il maggiore. Era sempre ottimista, lui. Rimase in silenzio, in attesa che la sua testa si liberasse da quella visione. Ma non ci riusciva. Devi concentrarti per il concerto, si ripeteva. Sapeva che non l’avrebbe più rivista e che era meglio dimenticarsela; ma come? Ricordava tutto di lei: i capelli corti e mossi che le cadevano sul viso, la mano che si alzava per rimetterli a posto, le risate ogni volta che iniziava una nuova canzone, il sorriso compiaciuto quando finiva.
Si batté in testa con un pugno cercando di rimuovere tutto. Poi prese il cellulare e, ormai senza pensarci più, andò su Twitter.
“Penso di essermi innamorato, ma di chi?”. Sembrava tanto una frase ‘alla Martina’. Sorrise e poi la inviò. Una marea di risposte piombò dopo pochi secondi; ma Nicholas ne aspettava solo una. Dopo qualche minuto eccola: “Davvero? E di chi?”.
“Non lo so, è quello il problema… L’ho vista oggi al soundcheck e spero di rivederla stasera”.
“Bè, speriamo J Sai, anch’io ero al soundcheck oggi”. Nicholas rimase sorpreso; stava parlando con la persona giusta? Si ricordava che Martina era italiana. Cosa ci faceva lì a Parigi?
“Sei a Parigi anche te?”.
“Sì! I miei mi hanno fatto questa bella vacanza più il vostro concerto allo Zenith per il compleanno!”.
“Che bello, auguri!” non sapeva che rispondere.
“Grazie!”. La conversazione morì. Infatti, lei cambiò messaggio: “Est-ce que tu veux danser avec moi?”.

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Capitolo 8
*** 8. ***


Non ci credeva: quella ragazza, conosciuta qualche mese prima per caso su Twitter, era nella sua stessa città. Il cuore cominciò a battere veloce; non capiva il perché. Si diede dello stupido ed iniziò a prepararsi per il concerto vero e proprio.
“Stai ancora pensando a lei?” irruppe Joseph nel suo camerino. Lo spaventò; ma non poteva bussare?
“In realtà no. Una mia… Una ragazza italiana su Twitter mi ha detto che è qua al concerto”.
“Ah, e chi sarebbe?” era curioso.
“Boh, una” fece il vago. Ma ormai Joe voleva sapere tutto.
“Una qualunque? E che ti importa! Chissà quante italiane ci sono stasera!”.
“Non è una… Qualunque. L’ho conosciuta un po’ di tempo fa”.
“Ma non è che ti sei preso una cotta per questa prima?” ipotizzò.
“Non credo proprio,” fece una pausa “non l’ho mai vista”. In realtà aveva visto una sua foto, ma era troppo piccola per capire bene chi fosse. Suo fratello non rispose ed uscì continuando a fissarlo.
Appena la coltre di fumo bianco si dileguò, Nicholas iniziò a cercare con lo sguardo la ragazza del soundcheck. Dov’è, dov’è? Devo rivederla! La sua mente la richiedeva. E se l’avesse trovata cosa avrebbe fatto? Niente, ovvio. Non poteva fare niente. Ma almeno l’avrebbe rivista. Per tutte le due ore di concerto, Nick fu distratto, con la mente altrove. Ma nessuno se ne accorse; con la scusa della timidezza risolveva sempre tutto. Purtroppo la ricerca non dette grandi risultati. Non appena le luci sul palcoscenico si spensero, i tre fratelli tornarono nel backstage.
“Allora Bro, com’è andata la ricerca della fanciulla misteriosa?” gli chiese Joe.
“Male, non l’ho trovata” rispose scocciato. Con la mente assente, si chiuse nel suo camerino aspettando di tornarsene in hotel.
“Quando mai la rivedrò?” scrisse su Twitter. Ormai era dipendente da quella chat virtuale; e pensare che fino a poco prima l’aveva disprezzata. Però in un certo senso era utile: lì poteva scrivere tutti i suoi pensieri senza dover leggere o sentire le rispose ed i commenti del mondo intero, ma solo quelli delle persone che gli interessavano.
“Stai tranquillo, l’amore trionfa sempre, no? E comunque bellissimo concerto!” gli rispose repentina Martina.
“Grazie mille, sono felice che ti sia piaciuto. Spero tu abbia ragione”.
“Lo spero anch’io; non vorrei che ora tu ti deprimessi per una ragazza” gli rispose lei; le sue parole avevano una vena di ironia. Forse aveva ragione: non c’era da stare male più del dovuto.
“Già. Comunque ora dove sei?” voleva fare due chiacchiere.
“Sto tornando in albergo, sono in metropolitana”.

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Capitolo 9
*** 9. ***


“In che hotel alloggi?”. Per un attimo Nicholas pensò di passarla a trovare, poi si ricordò di essere a Parigi e di non potere, o meglio, di non riuscire a circolare per le strade senza una scorta di guardie del corpo.
“Si chiama ‘Firenze’, è vicino a La Fayette”. Il ragazzo non lo conosceva, non doveva essere di lusso.
“Quanto resti a Parigi?”. Il suo sembrava un interrogatorio, ma non poteva fare tutte le domande in una volta sola, non entravano nel campo di scrittura.
“Ancora tre giorni, che peccato. Te?”. Finalmente anche lei si decise a fargli qualche domanda.
“Anch’io tre giorni, giusto per rilasciare qualche intervista qua e là”. Parlava dei suoi impegni come se nulla fosse. Non gliene importava niente. Martina non rispondeva. Ovvio, a cosa deve rispondere? Quindi Nicholas continuò: “Potremmo incontrarci prima delle nostre partenze…”. Lui che faceva richieste di questo tipo ad una sconosciuta? Non era più in sé. L’amore mi fa male. Lei continuava a non rispondere; che non volesse incontrarlo? Era improbabile, chiunque avrebbe accettato!
“Non lo so, sei sicuro?”. Che domanda era?
“Di cosa dovrei essere sicuro?”. Non capiva.
“Vuoi essere veramente assalito da flotte di ragazze urlanti che si strappano i capelli? xD”. Nicholas tirò un sospiro di sollievo appena lesse la risposta: pensava che non lo volesse vedere.
“Rischierò”. Fu la sua decisione.
“Allora va bene. Dove e quando?”. Il loro sembrava un appuntamento fra amici. Appuntamento: no, non lo poteva definire così.
“Esci con una tua fan? Ma come ti salta in mente?” gli gridò contro Kevin, gli occhi sbarrati sul fratello più piccolo che si sistemava i capelli riccioluti davanti allo specchio.
“Grande Macho, così si fa!” lo incitò Joe.
“Adam, zitto tu!” lo ammutolì il maggiore, poi continuò: “Nick ma ti rendi conto del casino che provocherai?”.
“Che può mai succedere?”. Non era da lui pensare così. Di solito evitava i luoghi affollati se non lo erano di Vip e pop star come lui; ma Parigi gli faceva uno strano effetto. Non poteva starsene nella città dell’amore senza rilassarsi almeno un pochino.
“Cosa può succedere!?” ripeté sconcertato Kevin “Ma sei impazzito?”. Cercò di calmarsi, iniziò a respirare pesantemente.
“Bro,” parlò Nicholas “non so cosa mi stia succedendo, ma mi sento bene”. Per una volta aveva detto la verità sulle sue emozioni. Stava bene, era in pace con il mondo e avrebbe perfino firmato qualche autografo.
“Bè, se la metti su questo piano,” concluse Kevin “fai come ti pare”. Erano tutti e tre dei ragazzi cocciuti, lo sapevano bene. Quando dicevano una cosa, la portavano sempre a termine.
“A che ora hai appuntamento e dove?” gli domandò Joe che finalmente poteva incoraggiare il fratellino tranquillamente.
“Alle nove al Trocadero”. Sotto la Tour Eiffel, vicino alla bancarella dello zucchero filato rosa, così gli aveva specificato Martina.
“Manca ancora un bel po’” constatò il liscio.
“Sì, ma ora mi metto a suonare” disse così e si diresse verso il letto, dove era appoggiata la chitarra verde. La prese e con molta calma e pazienza suonò quelle poche note che aveva sempre in testa. I suoi fratelli, dall’altra stanza sbuffarono: erano stufi di sentire sempre la stessa musica. Ma incredibilmente, le mani di Nicholas non si fermarono: continuarono a suonare, guidate dall’ispirazione. Non credeva a sé stesso, si era riempito di gioia. Velocemente, prese lo spartito e scrisse le note che l’amore gli aveva suggerito. Kevin e Joe si affacciarono dal salotto.

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Capitolo 10
*** 10. ***


“Bro, ti sei sbloccato?”.
“A quanto pare” rispose con un sorriso a trentadue denti.
Sotto la Tour Eiffel, accanto alla bancarella dello zucchero filato rosa. Perché, quante bancarelle ci sono? Non ci aveva mai fatto caso, ma era pieno di quei carretti con sopra ogni tipo di dolciumi. Molte volte si passa davanti ad una cosa tutti i giorni ma non ci si accorge mai di quanto possa nascondere.
E ora come la riconosco?, si era dimenticato di chiederle una foto, o almeno una descrizione. Di sicuro sarà lei a venirmi incontro, l’importante è che io mi renda il meno visibile. Iniziò a guardarsi intorno: quella sera c’era tantissima gente e la Tour Eiffel era abbellita con luci azzurre ad intermittenza: sembrava una grossa costellazione. Dall’altro lato della strada si trovava una grande giostra come quelle di una volta: sembrava tratta dal film ‘Mary Poppins’. Le fontane della piazza erano accese e ai bordi i turisti si mettevano in posa per fare le foto. Ormai erano le nove, ma lei dov’era? Il suo sguardo si posò su tutte le ragazze che gli passarono davanti: cercava di immaginarsela dalle frasi che scriveva su Twitter. Ma non ci riuscì molto bene. Era curioso di vederla; forse avrebbe avuto una delusione: magari era un po’ bruttina e con qualche chilo di troppo. Se i paparazzi l’avessero beccato con una così, che figuraccia avrebbe fatto? Ma non gli doveva importare di quello! Era lì per passare una bella serata in compagnia di un’amica che non aveva mai visto. La sua impazienza stava aumentando: cominciò a battere il piede per terra.
Quando arriva? Magari era già lì, solo che non lo trovava. Avrò sbagliato bancarella? Per un attimo gli sorse un dubbio: rapidamente si voltò in cerca di altri venditori di zucchero filato rosa ma non ne vide. Quello era l’unico. Perché era così teso ed ansioso? D’altra parte non era nessuno di famoso, solo una sua fan. E allora come mai quell’agitazione? Devo calmarmi.
Tutt’ad un tratto, una piccola testolina castana spuntò da dietro un gruppo di turisti stranieri: aveva i capelli mossi. Era di media statura, forse un po’ più bassa di lui. Nicholas la riconobbe all’istante: era la ragazza di cui si era follemente innamorato la sera prima. Era di profilo: aveva il naso all’insù ed i capelli che il giorno precedente gli cadevano sulla fronte erano tirati all’indietro e fermati con una molletta a forma di girasole. Involontariamente, Nicholas fece qualche passo avanti.

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Capitolo 11
*** 11. ***


“Martina?” provò a chiamare. Che stupido, come poteva essere lei?
“Sì?” gli rispose. Il cuore del ragazzo accelerò. Quella si voltò lentamente verso di lui e gli sorrise entusiasta. Nicholas non si muoveva, così fu lei ad andargli incontro.
“Ehi…” fu l’unico monosillabo che riuscì a pronunciare. Ancora non ci credeva: la ragazza per cui aveva perso la testa era quella con cui parlava da settimane su Twitter.
“Ciao, qualcosa non va?”. Si era accorta dell’aria spaesata di Nick.
“No no” cercò di riprendersi.
“Mi immaginavi diversa?” scherzò con il sorriso sempre disegnato sul volto.
“No, per niente. Cioè, non avevo mai pensato a come fossi”. Meglio metterla così, per ora.
Gli occhi di Martina brillavano di felicità; chissà quanto aveva sognato quel giorno. Ed ora era lì davanti al suo idolo pazzo di lei. Ma ancora non lo sapeva. Passarono attimi di silenzio nei quali Nicholas non fece che fissarla e contemplarla come una specie di Divinità.
“Bè, facciamo un giro?” propose lei, alquanto imbarazzata.
“Volentieri”. Ancora non ci credeva. Cercava di confrontarla con la ragazza della sera precedente: non c’erano dubbi, era lei. La guardava, anzi, la fissava. Lei se n’era accorta ma non diceva nulla. Devi smetterla, Nicholas. Era facile a dirsi. Sentiva un fuoco dentro di sé. Avrebbe voluto prenderla e baciarla, senza spiegazioni; bè, anche perché non ne aveva a riguardo. Strinse i pugni; doveva riuscire a controllarsi.
Salirono una delle due scalinate che passava vicino alle fontane e si fermarono al muretto dove tutti si appoggiavano ad ammirare la bellezza della Tour Eiffel da lontano.
“Insomma, hai ritrovato la tua amata?” gli domandò rompendo il silenzio.
“Ehm, no. Non credo” rispose con un velo di incertezza. Martina non gli avrebbe creduto se le avesse rivelato cosa provava veramente.
“Hai avuto una specie di imprinting” disse ridacchiando lei. Imprinting?
“Cosa ho avuto?”. Per un attimo pensò di aver capito male.
“L’imprinting. È il colpo di fulmine dei licantropi” spiegò la ragazza, sempre sorridente.
“Oh mio Dio, non sarai una patita della saga di Twilight?”.
“Nah, non eccessivamente” affermò sfoderando un sorriso irresistibile. I suoi denti bianchi e perfetti rischiararono tutt’intorno. Nicholas assottigliò le labbra tentando di bloccare l’istinto irresistibile che lo spingeva verso di lei.

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Capitolo 12
*** 12. ***


“Allora,” era meglio cambiare discorso “sei qua da sola?”.
“No, con i miei genitori. Loro sono ad una mostra sull’arte moderna poco più avanti e grazie a te me l’hanno risparmiata!”.
“E ti hanno lasciata venire qui da sola ad incontrare uno sconosciuto?”.
“Non sei uno sconosciuto per me, cioè, per noi. I Jonas Brothers sono una fissazione ormai” rispose imbarazzata.
“Ah, ho capito. Dovevo aspettarmelo” sussurrò. Rimase un po’ deluso da quella risposta: pensava, o meglio sperava più in una quasi dichiarazione d’amore. Ma in fondo sapeva che non sarebbe di certo arrivata in quel momento ed in quella situazione. Magari quello di Martina era solo una specie di amore platonico per la band, non per lui in particolare. Tutte le fan hanno un ‘Jonas preferito’, pensò. Ma non poteva chiederle apertamente quale fosse il suo, come fanno tra amiche.
“Cosa ne pensi della band?” cercò di arrivare al punto prendendola larga.
“Siete favolosi! E le vostre canzoni mi lasciano sempre senza fiato!” era eccitata. Stringeva i pugni al petto, come una bambina che aveva ricevuto un bel regalo. Bè, forse per lei il bel regalo era lui, chissà. Cominciò  a sperarci ed un piccolo sorriso comparì sul suo volto.
“Sono felice” riuscì a dire controllando le sue emozioni.
“Chissà come mai le fan non ti hanno ancora assalito”. In effetti, per qualche strana legge della natura, nessuno era ancora arrivato a chiedergli autografi e fotografie; nessuna oca urlante lo aveva ancora circondato sfondandogli i timpani.
“Forse perché vedono che sono in compagnia” disse facendosi coraggio. Martina non rispose, ma abbassò lo sguardo, con un filo di imbarazzo. Nick si sentì quasi soddisfatto della reazione della ragazza. Magari ho qualche speranza. Lei, con uno scatto, piegò le ginocchia e poi saltò sul muretto mettendosi a sedere. Colto di sorpresa, Nicholas allungò un braccio per paura che cadesse. Martina gli fece capire che non ce n’era bisogno con uno sguardo compiaciuto. Quel silenzio era irritante; il ragazzo avrebbe voluto parlare di tante cose con lei ma non trovava le parole.
“Qual è la tua canzone preferita dei Jonas Brothers?” domandò improvvisamente
“’Appreciate’” rispose decisa. Nicholas non se l’aspettava. Non era una canzone dei tre fratelli, ma solo sua, di quando era ancora solista. Ormai era vecchissima, e non si ricordava neanche più molto bene come faceva. Tentò di ricordare le parole; Martina se ne accorse ed intonò qualche nota: “Life is too short, so take the time and appreciate”. Già. Le parole gli tornarono in mente all’istante.
“Wow, perché proprio questa??” le chiese ridacchiando. Non si aspettava davvero una scelta come quella.
“Bè, la canti tu” rispose fissandolo negli occhi. Il viso della ragazza lo pietrificò all’istante: aveva un’espressione profonda, quasi incomprensibile. Nessuno gli aveva mai detto che una canzone di molti anni prima era nella playlist ‘Preferiti’.

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Capitolo 13
*** 13. ***


Come se volesse evitare la reazione di Nicholas, Martina si voltò verso la Tour Eiffel. I suoi capelli si alzarono in aria; il loro profumo arrivò fino al ragazzo e lo mandò completamente sulle stelle. Di nuovo quella voglia matta di baciarla. Non gli era mai successa una cosa simile. La desiderava, la voleva, il suo cuore ormai ardeva solo per lei. Dipendeva da ogni suo singolo movimento. Il suo respiro scandiva il passare del tempo. Nicholas, ma che ti succede?, continuava a domandarsi. Dov’era finito il ragazzo idolo delle teenager strafottente e altezzoso? Con Martina non riusciva ad esserlo. Era capace solo di mostrarsi veramente per quello che era. Il timido ed impacciato ragazzino diciassette; ma non quello che tutti credevano di conoscere, non quello che appariva in TV e sui giornali di gossip. In quel momento, accanto a lei, si sentiva se stesso, come prima che il successo gli montasse la testa. Era rilassato e tranquillo come mai prima di quell’incontro. E pensare che poteva avere l’imprinting molto prima di allora se solo avesse abbassato la cresta: Martina era lì, sulla sua pagina di Twitter e lui ci parlava ogni tanto con spensieratezza. Ma mai avrebbe immaginato che un giorno sarebbe diventata la persona che lo completava.
Sto degenerando, a diciassette anni non si può trovare l’anima gemella. Chissà, forse si sbagliava.
“Sei fidanzata?” gli chiese involontariamente. Era una domanda da non farsi. Ma era curioso. Lei rimase un po’ perplessa, pensando la sua stessa cosa. Cosa gliene poteva importare a uno come Nicholas Jerry Jonas se una ragazzina italiana era fidanzata?
“No”. La sua risposta fu titubante. Dentro di sé, Nicholas tirò un sospiro di sollievo.
Il cellulare di Martina iniziò a squillare; dalla tasca dei pantaloni tirò fuori un iPhone nero in perfette condizioni. Subito Nicholas lo paragonò al suo: aveva dovuto cambiarlo pochi mesi prima perché non riusciva più nemmeno a mandare SMS da tanto che era distrutto.
“Pronto?” rispose lei un po’ svogliatamente, “Di già?” continuò alzando il tono di voce.
No. No, no, no!
Ok…” disse infine sconsolata lei. Riattaccò e ripose il cellulare al suo posto.
“Devi andare?”. Sperava di sbagliarsi. Ma sapeva che prima o poi se ne sarebbe tornata in hotel, e poi in Italia. E mai più l’avrebbe rivista. E avrebbe ricominciato a scriverle su Twitter, come all’inizio. Ma questa volta consapevole di amarla. Gliel’avrebbe mai confessato? Se sì, come sarebbe andata a finire? Lui voleva stare solo con lei; era la parte mancante del suo cuore. In lei aveva trovato le note che gli avevano fatto concludere la canzone che da tanto gli ronzava in mente.
“Purtroppo sì…”. Quelle erano le uniche parole che Nicholas non avrebbe mai voluto sentire. Si sentì pesante, come se un masso gli fosse appena caduto sulla schiena. Non sapeva cosa dire. Aggraziatamente, Martina saltò giù dal muretto, estremamente vicino al ragazzo. Questo arrossì, indietreggiando di qualche passo. Che stupido, sei a pochi centimetri da lei e ti comporti così?, si sgridò. Lei accennò a malapena un sorriso, poi parlò: “Mi aspettano all’entrata della metropolitana”.

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Capitolo 14
*** 14. ***


“Devi proprio andare?” cercò di scherzare lui; ma nelle sue parole c’era tanta tristezza. Erano gli ultimi istanti in compagnia dell’amata. Cercava di convincersi che non era la persona adatta per lui, di sicuro la loro storia non sarebbe andata lontano: lui era una pop star di successo sempre in giro per il mondo e lei una semplice studentessa piena di sogni. Ma non ci riusciva; per Martina avrebbe rinunciato a qualsiasi cosa oppure l’avrebbe portata in giro insieme a lui pur di non abbandonarla.
Ma lei era così ingenua e non sapeva cosa provasse Nicholas. Magari, come ogni fan, lo sognava e su di lui inventava storie di ogni tipo. Una ragazza comune ti ha rapito il cuore. Un rapimento in piena regola: solo che lei non lo sapeva ancora e molto probabilmente non lo avrebbe mai saputo.
“Mi sa proprio di sì”.
“Allora non mi resta che salutarti”.
“Già” sussurrò Martina avvolta nell’abbraccio di Nicholas.
“Ma non è un addio, è un arrivederci. Te lo prometto”. Ormai aveva deciso: rivederla. Rincontrare quella splendida creatura non solo era una speranza, ma anche una promessa. Una promessa che si era fatto.
“Ci conto” gli rispose sorridendo. Non appena l’abbraccio si sciolse, Nicholas le diede un bacio sulla guancia, forse un po’ troppo vicino alle labbra. Quell’angolo della bocca della ragazza si alzò in un sorriso di imbarazzo e le sue gote si arrossirono piano piano.
La vedeva allontanarsi con passo svelto e deciso in quella metropoli. Nonostante non abitasse a Parigi, sembrava che la conoscesse come le sue tasche. La seguì con lo sguardo finché non scese le scale della metropolitana.
“E’ andata,” disse a mezza voce rassegnato “ma non per sempre. Sì, è una promessa”. Nicholas era deciso come mai prima di allora. Martina aveva lasciato involontariamente dentro di lui un vuoto che solo lei poteva colmare. Ed il ragazzo avrebbe fatto qualunque cosa per passare un'altra serata in sua compagnia. Twitter era l’unico modo per sentirla; le avrebbe chiesto la e-mail e magari anche il numero di telefono, se trovava il coraggio.
“Oh mio Dio, ma è Nick Jonas!” un grido si alzò dalle sue spalle. Si girò di scatto: era un gruppetto di fan che stavano correndo verso di lui. In un primo momento, Nicholas aveva in mente di darsela a gambe, ma non conoscendo la città, di sicuro si sarebbe perso chissà dove. Così decise, per una volta di affrontarle. Poteva darsi che non fossero poi così male, no? In un batter d’occhio lo circondarono. Ma non si sentì soffocare come quando entrava alla Hollywood Records. Quella ragazza mi ha proprio fatto rinascere, sorrise. Qualcuna gli porse rapidamente un foglietto ed una penna, altre lo abbagliarono con i flash delle macchine fotografiche.
“We love you, Nick!” esclamarono quasi all’unisono mentre si allontanavano.
“I love you too, girls” rispose. Si sorprese della sua risposta. Con un sorriso di stupore sulle labbra chinò il capo scuotendolo.
“Sono proprio pazzo di te”.

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