Ebbene
sì, sono io.
Non
sono morta, non sono sparita.
Ho
avuto una specie di crisi mistica in questo periodo, che non coinvolgeva la mia
passione per la scrittura e per le ZoNami, ma solo me stessa e il mio futuro.
Tuttavia,
in questo clima di crisi non sono riuscita a buttare giù niente di decente, e
per questo non ho più aggiornato per un po’.
Voglio
essere sincera, non è passata. Neanche un po’, anzi… sono tutt’ora in piena
crisi.
Ma
confido di poter trovare nella scrittura un metodo per sfogarmi, un mondo in
cui trovare rifugio e consolazione.
Ringrazio
tutti per l’affetto e il sostegno, per i consigli e per l’amicizia
dimostratami.
Vi
voglio bene!
Spero
di pubblicare presto la mia nuova long fic (aspetto di avere qualche capitolo
pronto prima di cominciare a pubblicarla), e spero di non deludervi troppo con
questo capitolo.
Forse
Zoro e Nami saranno un po’ OOC, ma vi assicuro che mi sono impegnata a tenerli
IC il più possibile.
Fatemi
sapere cosa ne pensate!
Buona
Lettura
Capitolo 2 – Dolore e
Ricordi
Le amarezze della
vita non risparmiano nessuno.
Tutti quanti nel
nostro microcosmo sopportiamo il peso di una croce che spesso non ci lascia
dormire sonni tranquilli.
Depredati di ogni
energia scivoliamo nel silenzio di ogni nostra lacrima,
perdendo pian piano
ogni senso di speranza. Affogando nell’oscurità di ogni nostro pensiero.
Ma evidentemente chi
ci ha creato ha saputo darci quella meravigliosa possibilità per cui iniziare
ogni volta a scrivere di noi nella vita.
Il buio della notte mi avvolgeva con il suo velo di
discrezione.
Camminavo, sul ponte della nave, in direzione della cucina.
La mente persa nei ricordi.
Avanzai qualche passo incerto nell’oscurità, i miei sensi
all’erta, mentre aspettavo che i miei occhi si abituassero all’assenza di luce.
Mi ci volle qualche minuto, prima di riprendere un po’ di
vista e accorgermi che non ero affatto solo come pensavo in quella stanza.
“Che ci fai qui?” bisbigliò lei.
Dannazione.
“Ho appena finito di allenarmi” decisi di rimanere sul vago,
senza espormi troppo. “Tu piuttosto?”
La sentii sbuffare e mi sedetti accanto a lei su uno dei
divanetti presenti nel salottino.
“Non riuscivo a dormire”. Ora la vedevo distintamente,
rannicchiata con le ginocchia al petto e una coperta sulle spalle. Sembrava
terribilmente indifesa.
“E’ Rhum quello?” le domandai, indicando il tavolo. Lei
annuì, porgendomelo con gesti misurati.
Bevvi un sorso velocemente, rilassandomi dopo la giornata di
fatica.
E brindai, mentalmente. Era un giorno speciale, quello.
Chiusi gli occhi per un momento, abbandonandomi ai ricordi.
Ero solo un bambino a quei tempi, eppure… era tutto stampato
nella mia mente alla perfezione.
Feci appena in tempo a riaprirli, quando vidi una cosa che,
se possibile, mi fece ancora più male dei ricordi funesti.
Una lacrima, brillante alla luce lunare, rotolava sullo
splendido viso di Nami.
Mi voltai a guardarla, senza sapere bene che cosa fare.
Detestavo vedere le donne piangere… mi confondevano, mi
disarmavano.
Così decisi di agire d’impulso, senza premeditare niente.
Le passai la bottiglia di Rhum, come per assicurarle che se
cercava conforto poteva trovarlo.
Lei bevve avidamente alcune sorsate, appoggiando la
bottiglia per terra subito dopo.
“Che succede?” le chiesi.
“Ogni tanto…” mi disse, con voce morbida data l’ora tarda.
Non voleva correre il rischio di svegliare qualcuno. La capivo, perché anche io
stavo misurando la mia voce in modo da tenerla il più basso possibile.
“Ogni tanto, di sera, i ricordi riaffiorano prepotenti in
me”
La guardai, nella speranza che aggiungesse qualcos’altro, ma
non lo fece.
Si limitò a guardare il silenzio, un’altra lacrima che
scendeva.
E di nuovo, seguii il mio istinto.
Delicatamente – come per darle la possibilità di scostarsi
se non avesse voluto – la avvicinai a me e la cinsi un abbraccio. Nami poggiò
il capo sul mio petto, e in qualche modo io mi sentii completo.
“Il passato fa male, Nami” le dissi, mentre lei mi guardava
in cerca di spiegazioni. “Ma è grazie ad esso che oggi sei quello che sei”.
Le sorrisi, spostandole una ciocca di capelli dal viso.
“Quando stavo nella ciurma di Arlong” mi disse lei, dopo
poco “mi facevano delle cose…”.
La sentii rabbrividire, mentre cercava di stringersi nelle
proprie spalle. La strinsi leggermente a me, accarezzandole piano quell’unico
centimetro di pelle scoperta sotto al ventre.
“Mi facevano delle cose tremende” concluse “e proprio quando
calava la sera. A volte ho il terrore che possano tornare”.
Rimasi in silenzio per qualche istante, continuando a
giocare con quel piccolo lembo di pelle scoperta.
“Sai che giorno è oggi?” la guardai.
Lei negò con la testa, scuotendo appena la chioma rossiccia.
“Esattamente tredici anni fa, in una notte come questa,
Kuina è morta”. Non seppi mai dire perché, ma mi decisi a raccontarle il mio
segreto più profondo, il mio sogno. Il motivo per quale cercavo ‘Mihawk occhi
di falco’, la promessa, la katana bianca, tutto.
Avevo avuto modo di raccontarlo solo a Rufy e sapevo con
certezza che lui non ne aveva fatto parola con nessun’altro membro della ciurma.
“Non capisco…” mi disse lei dopo poco “perché mi stai
raccontando queste cose?”
“Ognuno di noi deve portare nel suo cuore il suo passato” le
risposi “ma è anche per quello che si cresce e si diventa più forti.”
Nami mi guardò e per un attimo mi persi nel suo sguardo.
“Sì, credo di aver capito quello che volevi dirmi” annuì.
“Non devi dimenticarti il tuo passato, Nami, perché fa parte
di te. Ma devi pensare al presente, al futuro” Mi presi un attimo di tempo,
mentre lei assimilava ciò che le stavo dicendo.
“Noi ci saremo sempre ad aiutarti” conclusi.
Io ci sarei sempre stato.
Lei si voltò, verso di me, e mi sorrise.
Non feci neanche in tempo ad accorgermi che si stava
avvicinando che le sue labbra erano già sulla mia guancia.
“Grazie” mormorò, alzandosi dal divano e trascinandosi
dietro anche la coperta.
Si voltò un’ultima volta verso di me, prima di lasciare
definitivamente la stanza.
“Sogni d’oro” mi disse.
Probabilmente, li avrei fatti davvero.
Anticipazioni:
Vivere per la lealtà
era l’unica “legge morale” che mi avessero mai trasmesso.
Per questo avevo
preso la mia decisione.
Sarei stato leale
fino in fondo.