Masquerade

di Cecia chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Prima Mascherata ***
Capitolo 2: *** La Seconda Mascherata ***
Capitolo 3: *** La Terza Mascherata ***
Capitolo 4: *** La Quarta Mascherata ***



Capitolo 1
*** La Prima Mascherata ***


Una maschera. Solo un’altra maschera.

Qual è il tuo vero volto?

 

“Senti, ti volevo dire una cosa”

La tua migliore amica, l’unica che ti è sempre rimasta accanto, l’unica che ti sopporta anche se non ti capisce.

Siete alla gelateria accanto alla scuola, tutte e due con un grosso cono alla fragola che si ribella  e cola da tutte le parti, sporcandoti la camicetta nuova.

In realtà ti fa schifo la fragola.

E anche il gelato.

Non sai nemmeno perché continui a prenderlo.

“Accidenti, che disastro! Vabbè, dimmi.”

“Ecco, non so come dirtelo...hai presente Luca, lo stragnocco di 5D?”

“Certo che l’ho presente! Gli vado dietro da una vita, lo sai!”

Ridi.

Ma lei ti fissa seria.

“Mi ha chiesto se ci mettiamo insieme.”

Il sorriso si spenge dal tuo viso.

Ma è solo un attimo, con un risolino riaccendi il volto impallidito.

Sei pronta ad indossare una maschera per mascherare la tua sofferenza.

Ti nascondi dietro un sorriso dipinto, perché non vuoi che lei soffra per te.

Non è nulla d’importante, devi solo fingere che vada tutto bene.

Solo fingere che vada tutto bene...

Va tutto bene...

  Va tutto bene...

“Davvero? E tu cosa gli hai risposto?”

“Gli ho detto che prima volevo parlare con te”

Perfetto.

Così adesso lo sa anche lui.

Va tutto bene...

Va tutto bene...

Fingendo di pulirti la bocca, nascondi una smorfia di odio.

Ti metti le mani in tasca, per non far vedere che tremano.

E continui a sorridere.

“Con me? Senti, per me se ti piace non c’è alcun problema!”

“Sicura?”

La sua espressione è un misto tra il preoccupato e il sollevato.

“Certo! Se tanto io non gli piaccio, non vedo perché devi rinunciarci anche tu. È stupido! Dopotutto tu sei stata la prima che lo ha notato! Ha me ha cominciato a piacermi solo perché avevi detto che gli potevo interessare”

“Cavolo, non ho proprio intuito...scusami! Scusascusascusascusa!”

Ridi.

Una risata stridula che sa molto di falso.

Ma per fortuna lei non se ne accorge.

“Ma dai! Che ti scusi a fare!”

Eppure nell’intervallo ti aveva sempre guardato.

E all’uscita di scuola salutava te.

Te non lei!

E alla festa di fine anno ha chiesto a te di ballare.

A te, non a lei!

Ma va tutto bene...

Tutto bene...

“Allora, se non è davvero un problema, gli direi che va bene...”

“Ecco, brava! Poi chiamami che voglio sapere come va a finire!”

La tua amica sorride. Ti dice di adorarti, e tu lo sai che è vero.

Le rispondi che anche tu le vuoi bene, e tu lo sai che non è vero.

Quante finzioni, quante maschere dovrai indossare?

Ha mai qualcuno visto il tuo vero volto?

Per quanto ancora fingerai che va tutto bene, mentre dentro di te la tua anima si sta infrangendo?

La prima, piccola crepa.

La prima lacrima gelata negli occhi.

Il primo singhiozzo morto in bocca.

 

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Capitolo 2
*** La Seconda Mascherata ***


Una maschera. Solo un’altra maschera.

Qual è il tuo vero volto?

 

Sei in classe. Accanto a te c’è la tua migliore amica. O almeno, questo è ciò che crede lei.

Lei non è tua amica: è amica di un’altra te stessa, l’amica di quella tua maschera dolce e compiacente.

Godi della sua ignoranza, ti piace l’idea che gli altri non sappiano chi sei veramente.

Ti fa sentire sicura, protetta.

Nessuno può dire di conoscerti veramente,

forse nemmeno colei che ti ha messo al mondo

forse nemmeno tua madre.

Mentre così rifletti, la professoressa fa scorrere l’indice accusatore sul registro.

In cuor tuo speri che quella ragazza che siede accanto a te sia interrogata.

Lo sai che non ha studiato.

Lo sai che ieri era in giro con il suo nuovo ragazzo.

Quello che avrebbe dovuto essere tuo

In cuor tuo lo speri, ma non osi nemmeno pensarlo.

Appena il pensiero si affaccia nella testa, lo scacci con brutalità.

Perché sai che è una cosa cattiva e non vuoi accettare di desiderarlo veramente.

Hai cominciato ad indossare maschere anche con te stessa

Come punizione per i tuoi sentimenti crudeli, senti il tuo nome pronunciato dalla donna con gli occhiali seduta dietro la cattedra.

Hai paura. Nemmeno tu hai studiato ieri e non c’è nessuno che ti possa aiutare.

Sei sola davanti allo sguardo indagatore dell’insegnante.

È la fine.

Non puoi tornare a casa con un brutto voto.

Ti chiede di elencare i verbi irregolari latini.

Non ne hai la più pallida idea.

Resti un attimo a bocca aperta, boccheggiando come un pesce che è stato tirato fuori dall’acqua. Senti il bisogno di aria, il cuore accelera il battito, diventando insopportabile; stai per dire qualcosa, una reminescenza della lezioni precedente, ma  poi ti chiudi in un vergognoso silenzio, decidendo che è meglio fare scena muta.

Abbassi gli occhi, trattenendo le lacrime.

No, non sei così debole.

Non vuoi essere così debole.

Va tutto bene...

Va tutto bene...

Indossa solo un’altra faccia, un’altra maschera.

Alzi gli occhi, non più lucidi, ma decisi. Sulla bocca un debole sorriso.

“Prof, non ho studiato. Ieri non ho avuto tempo.”

La professoressa ti scruta come se tu fossi un insetto particolarmente disgustoso.

“Male, ti metto un Impreparato, e vediamo se riuscirai a rimediarlo, signorinella. C’è poco da scusarsi, lo sai quando ho assegnato questa lezione? Una settimana fa! E io dovrei accettare come scusa il fatto che ieri non avevi tempo? Devi imparare ad organizzarti, lo sai che a latino hai delle grosse difficoltà, non puoi permetterti di lasciare questa materia per ultima!”

La paternale è dolorosa.

Tanto più che ti sta offendendo davanti a tutti.

Tutta la classe ti osserva.

Sei l’unica con tre a latino, l’unica deficiente in una classe di secchioni e figli di papà. L’unica macchia nera in un mondo candido e lindo, fatto di vestiti costosi, diplomi comprati e amicizie influenti. L’impegno non conta nulla in questo mondo già tutto predisposto.

Ricaccia dentro le lacrime.

Non c’è nulla da piangere.

Va tutto bene...

Va tutto bene...

Ormai le parole della anziana docente non ti sfiorano più.

Non l’ascolti nemmeno, ti limiti ad osservarla fingendo di bere ogni lettera.

E dentro di te urli le peggiori maledizioni.

Sfoghi la tua rabbia torturando ferocemente un elastico da capelli.

Finché la campanella non pone fine al tuo supplizio.

Ma tu continui a sorridere.

Quante finzioni, quante maschere dovrai indossare?

Ha mai qualcuno visto il tuo vero volto?

Per quanto ancora fingerai che va tutto bene, mentre dentro di te la tua anima si sta infrangendo?

 

La seconda, piccola crepa.

La seconda lacrima gelata negli occhi.

Il secondo singhiozzo morto in bocca.

 

 

 

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Capitolo 3
*** La Terza Mascherata ***


Una maschera. Solo un’altra maschera.

Qual è il tuo vero volto?

 

È passato un po’ di tempo. La tua “amica” ha lasciato Luca dopo tre settimane che stavano insieme, e ha cominciato ad avere un discreto successo con i ragazzi, arrivando a cambiarli con la stessa facilità con cui cambia i vestiti.

Tu invece, con il tuo carattere timido e introverso, hai sempre avuto molte difficoltà.

E quelle maschere che indossi continuamente

Perché non vuoi che nessuno ti veda per davvero.

Anche oggi, la tua “amica” ha cercato di presentarti un amico del suo ragazzo di turno.

Vorrebbe che tu ti mettessi con lui, così potreste fare le uscite a quattro.

Le pare un’idea carina.

È preoccupata del fatto che tu non abbia ragazzi.

Ma non ha capito nulla.

Non sa il male che ti ha fatto.

Cosa vuole ancora da te?

Oltre al danno la beffa?

Ma tu non dici nulla.

Ignori completamente la questione.

Non ti piace quel tipo, è uno spocchioso figlio di papà.

Si atteggia a figo, veste solo Prada e altre marche stupide.

E non legge un libro da anni. Ne va pure orgoglioso.

Un falso ancora più di te.

Ma tu ti nascondi perché è la tua difesa contro un mondo di idioti.

Lui perché ha paura.

Non ti piace.

Ma gli sorridi quando te lo presentano.

Ridi alle sue battutine stupide, ti fingi imbarazzata quando lui ti dice che hai un bel fisico, gli rispondi pure che pensi che sia anche lui un bel ragazzo.

Lui si gongola, convinto del suo successo.

Non sa quanto sbaglia.

La tua “amica” e il suo momentaneo ragazzo hanno deciso di andare a vedere un film.

Una commedia spazzatura della peggior specie.

E il tuo bel damerino ha voluto sederti accanto.

Al cinema ti tiene la mano.

La sua stretta è gelida, viscida.

Vorresti staccargliela dal polso, gettarla via.

Vorresti urlargli in faccia quanto ti fa schifo.

Ma non lo fai.

Devi continuare a fingere.

Uscite fuori.

Speri che sia arrivato il momento di congedarsi.

Ma invece no.

È il momento per le coppiette di isolarsi

Tu e quello non siete una coppia

Non lo siete, dannazione!

Lui ti prende la testa e, senza nemmeno avvertirti, ti bacia.

Ti tiene stretta a lui, senza lasciarti staccare.

Senza darti nemmeno respiro.

Il sapore della sua bocca è orribile

Vorresti vomitare, vorresti staccarti da lui.

Ma non puoi...non puoi...

Il tuo primo bacio, rubato in una sera di primavera.

Ridammelo indietro, idiota!

E lui ti riaccompagna a casa, tendendoti la mano, con la sua stretta moscia.

Sei solo una delle sue tante prede, in realtà non gli piaci davvero.

Ma tu ti fai accompagnare fino al portone e, armeggiando con le chiavi, gli dici:

“Sono stata bene stasera”

Sorridi.

Lui ti bacia ancora.

Tu continui a sorridere

Col tuo sorriso falso

E dentro di te ti ripeti che va tutto bene

Anche se fa schifo

Va tutto bene...

Entri di corsa in casa, finalmente libera.

Ti butti sul letto, con in bocca ancora il sapore della menzogna.

Dormi, cercando di non pensarci più.

La terza, piccola crepa.

La terza lacrima gelata negli occhi.

Il terzo singhiozzo morto in bocca.



Dopo circa un anno rieccomi qua! Scusate tantissimo per il ritardo ma durante la scuola non ho avuto tempo di respirare, figuriamoci di scrivere. Spero che mi perdonerete.

sayonara

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Capitolo 4
*** La Quarta Mascherata ***


Una maschera. Solo un’altra maschera.

Qual è il tuo vero volto?

I giorni passano, le ore passano.

Agli occhi di tutti la tua vita non potrebbe essere più lieta:

una famiglia che ti vuole bene

Da quanto tempo gli affetti si sono congelati in misere frasi di circostanza?

Da quanto tempo non senti tuo padre dirti altro che “Buongiorno” e “Buonanotte”

Da quanto tempo tua madre non ti chiede più a che cosa pensi?

Un ragazzo che ti ama e ti segue come un cagnolino

Quell’imbecille.

Quello stupido damerino che ti hanno rifilato.

Una vita scolastica brillante.

Un’ottima media, quello sì.

Non sai cosa fartene della vita, perciò studi.

È la tua unica consolazione.

Insomma hai tutto quello che potresti desiderare,

sei una privilegiata.

Eppure ancora non sei soddisfatta.

La verità è che non ce la fai più.

Tutte queste finzioni, tutte queste maschere.

Ma perché poi?

Perché non riesci a mostrare quello che provi veramente?

Sei arrivata  in quinta liceo.

Quanto tempo è passato da quando eri solo un bambina,

quando varcasti timorosa la soglia della grande aula, cupa e austera.

Erano finiti i giorni di giochi lieti, cominciava l’avventura.

Eppure allora non avevi paura.

All’epoca avevi negli occhi solo speranza.

Sì, pensavi davvero che i sogni si potessero realizzare.

Beata innocenza!

Adesso sei alla fine di questa lunga esperienza

Orribile.

E stai cercando la tua strada,

smarrendoti in intricati sentieri di professioni,

sconvolta da tutte le lezioni di orientamento universitario.

Che non fanno altro che sconvolgerti ancora di più.

In fondo al cuore tu però coltivi un’idea.

Un sogno nascosto, talmente ambizioso che non hai il coraggio di parlarne a nessuno.

È la tua speranza, la sola cosa che ti spinge a studiare, a dare il massimo, senza arrenderti di fronte a nulla.

Non hai mai amato qualcosa come il progetto che stai coltivando.

E gioisci nella tua testa,

pensando alla faccia che faranno gli altri.

Oh, che faccia faranno quando glielo dirai!

Ti senti un po’ cospiratrice, ti ricorda una società segreta.

È bello rispondere “studio per la maturità” alla mamma che entra nella stanza, e sapere dentro di te che non è vero, che vadano pure a farsi fottere tutti, tanto tu hai deciso cosa fare.

Al diavolo tutti!

Io adesso lo so, adesso lo so!

Sul tavolino della tua camera osservi ridendo un mazzo di fogli.

La domanda per la borsa di studio per una prestigiosa università olandese.

È per questo che da giorni non studi altro che inglese.

È per questo che vai di nascosto a lezione per presentare una relazione scritta alla perfezione.

Non vuoi soldi dai tuoi.

Vuoi fare tutto con le tue forze.

Non ti serve l’aiuto di nessuno.

L’Olanda è abbastanza lontana,

per coltivare i tuoi sogni di diventare una famosa ricercatrice.

Bugia.

L’Olanda è abbastanza lontana da questa città

Da queste persone

Da tutte queste finzioni e giudizi

Che ti hanno fatto così male.

Finalmente potrai dire addio a tutto questo.

E ricominciare da capo!

Finalmente partire.

E non tornare mai più.

Ma nel frattempo, sopporti. È il tuo ultimo sforzo, l’ultima fatica.

Ce la devi fare, sei arrivata fino a qui, non puoi arrenderti.

Non puoi cedere alle lacrime, non ora, non adesso!

 

La quarta, piccola crepa.

La quarta lacrima gelata negli occhi.

Il quarto singhiozzo morto in bocca.

 

 

 

 

 

Ci si avvicina ormai alla conclusione. Scusate il ritardo mostruoso, ma ho avuto un po’ di problemi in quest’ultimo periodo e la mia ispirazione si era licenziata, perché anche lei non mi sopportava più. Adesso però abbiamo fatto pace. Il prossimo capitolo, che sarà l’ultimo, arriverà in un tempo ragionevole. Promesso.

A presto.

 

 


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