It's my life... why are you here? (/viewuser.php?uid=46863) Lista capitoli: Capitolo 1: *** Daydream generation *** Capitolo 2: *** Just my imagination *** Capitolo 3: *** Wellcome to my life! *** Capitolo 4: *** Niente paura *** Capitolo 5: *** A Chiara piace vivere *** Capitolo 6: *** I'll be there for you! *** Capitolo 7: *** Last Christmas... *** Capitolo 8: *** S.o.S. *** Capitolo 9: *** breaking the habit! *** Capitolo 10: *** Stick to your guns! *** Capitolo 11: *** Bring me to life! *** Capitolo 12: *** L'olimpiade..! *** Capitolo 13: *** Unwritten! *** Capitolo 14: *** Beautiful soul *** Capitolo 15: *** Gli ostacoli del cuore *** Capitolo 16: *** Sospeso *** Capitolo 17: *** In tutti i miei giorni *** Capitolo 18: *** Salvami! *** Capitolo 19: *** Nobody is listening *** Capitolo 20: *** I'd die for you *** Capitolo 21: *** Labyrinth *** Capitolo 22: *** I'm still here *** Capitolo 23: *** Maybe tomorrow *** Capitolo 24: *** Pariamo al singolare *** Capitolo 1 Cap. 1 Daydream generation *Era notte fonda. La luna era rossa a causa dell'eclisse e conferiva un'aria soprannaturale e tetra all'ambiente circostante. In una piccola radura circondata da alberi, due figure si distinguevano nell'oscurità. Davanti ai suoi occhi c'era una specie d buco che brillava argenteo: un varco. Davanti a lei, e alla sua anima, al suo cuore, c'era rimasto solo lui. Sentiva gli occhi peni di lacrime, la vista annebbiata, mentre altre già le rigavano le gote rosee. Non avrebbe voluto piangere, anche perché sapeva che quel momento sarebbe arrivato, alla fine... però... sinceramente sperava che sarebbe giunto il più tardi possibile. Alla fina trovò la forza di alzare il volto e lo sguardo ed incrociare il suo. Asciugò le lacrime con il dorso della mano e gli regalò uno degli ultimi sorrisi che poteva concedergli. Voleva scusarsi per come si era comportata in quei, per lei pochissimi, mesi di convivenza, ma non le vennero le parole. Una piccola sfera guizzò fuori dal varco, era di colore verde: era il segnale! "E così, alla fine, devi andare anche tu..!" Sospirò mestamente lei. Lui annuì fissandola negli occhi. Quei pozzi castani, profondi che avevano sempre trasparito forza e sicurezza. E che ora erano così tristi. "Gli occhi sono lo specchio dell'anima" quella frase gli riecheggiò nella mente. Chi gliel'aveva detta? Forse lei... in uno dei loro tanti litigi. Sorrise amaro, perché, in quel momento, l'anima di quella bambina, solitamente limpida e luminosa, era oscurata dalla tristezza... e la colpa era sua! Strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche. Allungò una mano per asciugare una lacrima ribelle che solcava il bel visino di lei, ma si fermò. Anzi fu lei a fermarlo. "Non toccarmi!... per favore..." Mormorò lei con gli occhi di nuovo rivolti al suolo. Ancora lacrime, copiose, calde, amare, cadevano sulle loro mani. Cercò di coprirsi gli occhi, ma pensò che quelle lacrime fossero il modo migliore per dimostrargli quanto gli sarebbe mancato. Se le parole non venivano era meglio lasciar parlare il corpo. "E' un ordine?" Domandò lui catturando una goccia, un frammento, dell'anima di quella stella che pian piano si stava spegnendo. Lei non poté fare altro che annuire. Non aveva nemmeno la forza di parlare: la stava impiegando tutta per frenare i singhiozzi che volevano accompagnare il suo pianto. Il giovane non esitò un attimo e la strinse a sé, affondando il viso tra i suoi capelli, morbidi, dolci, che profumavano di frutti esotici. Quanto gli piaceva quell'aroma. Quello del suo shampoo. Profumo di lei. La fanciulla sgranò gli occhioni. Incredula per il gesto di lui. Si lasciò coccolare, senza però ricambiare l'insolito slancio d'affetto di quello che nei confronti dell'intero mondo era sempre stato freddo, distaccato, taciturno e forte. "Dovresti sapere meglio di chiunque altro... che non sopporto che mi diano ordini!" Le spiegò, intuendo la sua perplessità. Fu solo allora che la bimba si lasciò andare in un pianto liberatorio. Colmo di tristezza e di consapevolezza. Ma non ci riusciva proprio ad accettare il fatto che dovesse andarsene. Non voleva che se ne andasse! Si strinse disperatamente a lui, affondando il volto nel suo petto e bagnandogli la maglia. "Io...- cominciò a dire lei singhiozzando-...io ti amo!" Gridò, affondano sempre più nel suo petto, mentre lui chiudeva sempre di più la stretta attorno alle sue spalle. Il cuore prese a battergli all'impazzata per la prima volta. Ma non voleva fermarlo, tutt’altro, sperava che lei riuscisse a sentirlo, perché era il modo migliore per dimostrarle che anche a lui faceva male la separazione imminente. E così fu. La ragazza sentì il cuore di lui battere prepotente sotto le sue dita. Sotto le sue orecchie e poco a poco si calmò. Una seconda sfera, questa volta arancio, uscì veloce dal portale. Avevano ancora qualche decina di minuti per stare assieme. Entrambi la guardarono con odio e rassegnazione. La ragazzina affondò di nuovo nella maglia di lui, mentre questi la osservava intenerito. Non le aveva dato una risposta... d’altronde non ci sperava nemmeno... eppure qualcosa accadde... qualcosa che valeva più di mille parole. Le fece sollevare il viso e iniziò ad asciugarle le lacrime con dei piccoli baci. L'eclisse stava terminando e ad illuminare il tutto c'era solo la luce fredda, eppure magica, del varco. Le labbra di lui incontrarono e sfiorarono quelle del cucciolo che teneva tra le braccia, con semplicità, senza pretese. Si fermò ad osservare la reazione di lei. Era imbarazzata. Tenera come non l'aveva mai vista, con le guance rosse e gli occhi brillanti, come le stelle nelle notti di novilunio. Scostò un ciuffo di capelli, castani, setosi, dal viso di quella creatura innocente ed ingenua. La baciò a fior di labbra. "Anche io... credo di averti amata da subito...- confessò con un sorriso mesto, leggermente rosso in volto -ma non si può..." Continuò ad accarezzarle il volto con le dita. Lei annuì, consapevole, ma questa volta sorrideva con tutto il suo cuore e la sua anima. Era contenta ora. Poteva lasciarlo andare, perché erano uniti. Una strana gioia li avvolse assieme ad una certezza: si sarebbero incontrati nuovamente, prima o poi, se l'avessero desiderato davvero. Anche lui le regalò un raro e preziosissimo sorriso. Vero e sincero. "Va bene anche così... mi è bastato questo!" Affermò lanciandosi al suo collo, facendolo così barcollare un poco e arrivare all'orlo del portale. E lo baciò con tutta la passione di cui era in possesso. Quando ebbe recuperato la stabilità, lui la ricambiò con pari intensità. Ormai senza fiato sciolsero la magia. La ragazza gli diede un piccolo bacio sul collo. Lui, senza lasciarla andare, frugò nella tasca dei pantaloni e ne estrasse un pacchettino. E glielo consegnò, prima che questa lo spingesse nella luce lattea del varco. Non si sarebbe mai aspettata un regalo da lui... ma quella notte erano successe tante cose che non si sarebbe mai aspettata da quel giovane. "I won't forget you!" Sussurrò mentre lasciava definitivamente la presa. Lui la guardò un po' sbigottito, ma felice. Era tornata quella di sempre: la bambina forte che tanto amava. "Me too! Sayonara!" Disse mentre scompariva in quel bianco che pareva infinito. Dopo di lui, anche il portale scomparve nel nulla, lasciando solo l'oscurità della notte ad assistere alla tristezza di quella fanciulla forte e fragile assieme. "Aishiteru!" Gridò al nulla. Nessuno le rispose nel silenzio surreale della radura. Tornò a lacrimare mentre apriva il pacchetto che il suo amore le aveva lasciato. Dentro c'era...* < Chiara... Chiara, svegliati..! Il prof... > Un libro sbattuto su un banco la fece sussultare e risvegliare da quel sogno, troppo bello per essere vero, e incompleto. < Uhm... > Si guardò un attimo attorno, spaesata. Era in classe? Che fine avevano fatto la radura e gli alberi? Che fosse stato tutto un sogno? Evidentemente sì, perché nelle sue mani non c'era nemmeno il sacchettino che le aveva lasciato lui. Ma chi era "Lui"? In sogno lo aveva visto chiaramente eppure in quel momento non riusciva proprio a ricordare chi fosse..! Il professore la guardò tra lo stralunato e l'imbestialito. Come guardava chiunque lo irritasse. < Ops... > Si lasciò sfuggire la ragazza diventando color porpora, mentre osservava l’uomo. < Dormiamo durante le mie lezioni? > La domanda era retorica vostro che era palese che stava dormendo... anche se ad occhi aperti, effettivamente. Da lì partì un predicozzo che durò ben mezz'ora e del quale Chiara se ne fregò altamente, era abituata alle prediche... e poi lei non avrebbe mai smesso di SOGNARE AD OCCHI APERTI..! **I hold close to me only those dreams that I can open my eyes to see Even if my heart is swayed by the blowing howling wind and battering rain I can endure the pain for dreams that I can open my eyes to see As long as the sky has its way, I can be honest** (Tengo stretti vicino a me solo quei sogni che posso vedere aprendo i miei occhi anche se il mio cuore viene scosso dal vento che soffia lamentoso e dalla pioggia battente posso sopportare le sofferenze per quei sogni che posso vedere aprendo i miei occhi fino a che il cielo avrà il suo corso(tagliando corto: per sempre), potrò essere sincero. (Yu yu hakusho 3° opening) |
Capitolo 2
*** Just my imagination ***
Cap. 2 Just my imagination
Chiara se ne tornò a casa depressa per via della predica
ricevuta la mattina a scuola. Arrivata gettò a terra lo zaino, e la giacca sul
divano. Accese lo stereo e se ne andò in bagno a farsi una doccia. L’apparecchio
mandava una musica dolce e rilassante... sembrava orientale. Uno dei tanti cd
per fare yoga che sua sorella maggiore aveva dimenticato a casa, dopo che si era
trasferita. Quella mattina aveva avuto anche educazione fisica e le faceva
schifo aspettare fino a sera per lavarsi, quindi si spogliò velocemente ed entrò
nelle vasca. Il suono del telefonino la fece svegliare: il controllo
giornaliero, il secondo, per l’esattezza! Sul display lampeggiava una busta
chiusa. Aprì il folder ancora mezzo- addormentata e lesse il messaggio. -.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-. It was just my imagination |
Capitolo 3
*** Wellcome to my life! ***
Cap.3 Welcome to my life < Cosa ci fate voi qua? > Ripeté di nuovo, incredula. Il sonno doveva giocarle brutti scherzi... decisamente. Pensò mentalmente. Magari stava dormendo in piedi alla fermata del battello o forse stava semplicemente sognando ad occhi aperti come il solito? Fatto stava che l’espressione inebetita che aveva dipinta in volto non accennava ad andarsene. < Non lo sappiamo, mocciosa! > Disse Yusuke decisamente irritato. Quel giorno non ce n’era una che gli andasse bene! < Non sappiamo nemmeno dove sia il “qua” > Spiegò Kuwabara, denotando il triste stato confusionale in cui versava la stanza dove si trovavano. < Senti cocco... intanto ho la tua età, ergo non sono una mocciosa... o se lo sono, lo sei anche tu! > Mise in chiaro la giovane rivolgendosi al ragazzo dai capelli neri con un’occhiata di quelle che mettono a tappeto un elefante. L’ex-detective si zittì all’istante. Perché aveva la sensazione che quella ragazza somigliasse a qualcuno? Gli altri tre la guardarono con timore. < Secondo... qua siamo nel mondo reale... e voi non dovreste essere qui! > Si rivolse con un tono un po’(ma proprio poco)più pacato allo stangone. Gli passò di fianco, superando anche Kurama e Hiei che stavano in piedi dietro di lui < Come sarebbe a dire”mondo reale”? > Le domandò il ragazzo dai capelli rossi quando gli fu abbastanza vicina. Lei non gli rispose e si diresse ad una mensola a muro. Da là prese un fumetto e glielo lanciò. I quattro amici lo osservarono stupiti. Sulla copertina c’era un disegno che li ritraeva tutti e quattro. < Questo vuol dire che siete nel”mondo reale”! > Gli spiegò lei, alquanto sfinita. Ormai si era auto-convinta che si trattasse solo di un sogno e che al suo risveglio non sarebbero più stati là. Assunse un’aria calma e forse anche un po’ stralunata per la mancanza di lucidità. Si tolse il maglione che portava sulle spalle. Voleva soltanto dormire, in quel momento. Stava litigando con un bottone della camicetta nera che indossava. Aveva un gran mal di testa e le bruciava anche il polso dove campeggiava il bracciale ricevuto la sera prima. Che fosse tutto per colpa di quello che era successo a casa del suo amico? Mentre formulava questi pensieri e si avvicinava al letto ad occhi semi-chiusi inciampò su quella maledetta scarpa, che già le aveva causato problemi quel pomeriggio, e cadde addosso a Kuwabara. Questo la afferrò prima che cadesse e la sollevò in braccio. Pesava meno di quanto non sembrasse. < Cosa le succede? > Volle sapere Kurama, preoccupato. Il respiro di Chiara era calmo e regolare. Anche il volto aveva un espressione rilassata. Stava dormendo. < Ha preso sonno... > Constatò calmo Hiei. Lo spilungone, aiutato dal rosso, la mise a letto e la coprì con il piumino. Tutti e quattro uscirono dalla stanza e ne cercarono un’altra dove poter parlare con calma e fare il punto della situazione. Erano davvero in un gran bel casino, ora. Accanto alla stanza della giovane ce n’era un’altra con un letto matrimoniale. Decisero di “accamparsi” là, per quella notte. Hiei fu l’ultimo ad uscire dalla stanza. Lanciò un veloce sguardo a Chiara, che ora dormiva beatamente. Gli aveva dato una strana sensazione: come se lo stesse evitando. Il demone fece spallucce e si chiuse la porta dietro alle spalle. *-*-*-*-Flash Back-*-*-*-* < Chiara, passami l’accendino..! > Disse un ragazzo dai capelli castani corti. La ragazza obbedì e gli passò l’accendino che si trovava vicino a lei. < Ma devi proprio fumare adesso? > Gli chiese un giovane biondo platino, stizzito. L’altro lo guardò male ed alzò le spalle in modo menefreghista. < Tanto qua non da fastidio a nessuno, no! Allora non vedo perché non farlo! > Spiegò mentre si accendeva la sigaretta. < Ha ragione! > Affermò una ragazza mentre prendeva l’accendino e accendeva prima a sé e poi ad una terza la sigaretta. Chiara si alzò e si diresse al terrazzo. Non che la disturbasse l’odore del fumo, il fatto era che voleva godersi con calma lo spettacolo dell’eclisse lunare che stava arrivando al culmine. Si appoggiò con le mani alla balaustra e respirò a pieni polmoni l’aria fresca della notte. Una folata di vento le scompigliò i lunghi capelli mogano. La luna stava assumendo una colorazione rossiccia, favolosa ed inquietante. Era ammaliante. Addosso portava ancora gli oggetti che aveva messo quel pomeriggio. Alla luce fioca dell’astro brillavano sinistri. Quando finalmente l’eclissi raggiunse l’apice la luna divenne rossa come il sangue, < Ragazzi, ci siamo! > Gridò, senza smettere di osservare quello spettacolo straordinario. Cinque persone si catapultarono alla finestra per guardare ciò per cui si erano radunati quella sera. Rimasero a bocca aperta. < Che bello! > Affermò una delle ragazze, aveva i capelli corvini con le meshes dorate. Fissava il cielo con gli occhioni azzurri carichi di meraviglia. < A-ha... > Annuì l’altra. Aveva i capelli castano chiaro lunghi, raccolti in due codini. Anche i suoi occhi verdi erano illuminati dalla stessa luce che brillava in quelli dell’amica. < E con questa il bel voto sulla relazione per quello di scienze è assicurato! > Gridarono in coro i due ragazzi scambiandosi il cinque. Chiara gli lanciò un’occhiata obliqua. Quei due erano proprio dei bambini! Sospirò rassegnata, infondo gli stavano simpatici anche per quello. Appoggiò il gomito sulla balaustra e mise il mento sopra la mano aperta. Così facendo i quattro monili che indossava formarono un quadrato. Sarebbe stato irrilevante se non fosse stato per l’eclisse. Nella mente della ragazza risuonarono delle parole in una lingua che non conosceva. Lei, come se fosse stata sotto ipnosi le ripeté sotto voce. Per un istante tutto fu illuminato da una luce accecante. < Ma cos...? > Si chiese la ragazza quando tutto fu finito. Aveva il fiato corto, come quando aveva un attacco d’asma. < Chiara, cos’è successo? Stai bene? > Le chiese preoccupato il ragazzo dai capelli castani. Le si era messo affianco e l’aveva presa per le spalle. < Sì, sì, tranquillo... io sto bene..! > Disse rassicurandolo con un sorriso tanto dolce quanto finto. No che non andava bene, per nulla! Cosa diavolo era successo? -*-*-*-*Fine Flash Back*-*-*-*- Un raggio di sole le colpì gli occhi e lei se li coprì con il braccio. Addosso portava ancora la camicia che aveva messo la sera prima. Era stata così stupida da andare a letto senza nemmeno cambiarsi? Poi si ricordò. Quella mattina, quando aveva rincasato, aveva trovato un camera sua quei quattro scavezzacollo che erano i protagonisti di Yu degli spettri! Si diede un pizzicotto... era impossibile. Si alzò stiracchiandosi. Indossò una maglietta a maniche corte, bianca, una felpa arancione stinta ed un paio di ciclisti neri. Indosso dei calzini puliti e le scarpe da tennis. Uscì dalla sua stanza e fece per uscire di casa. Si affacciò alla stanza accanto alla sua, quella dei sui genitori, dove c’era la radiosveglia, per vedere l’ora, e sbiancò... erano lì! Davanti ai suoi occhi... in carne ed ossa! E se la stavano dormendo della grossa. Si spostò di lato e si stropicciò gli occhi. Non poteva essere vero! I suoi personaggi preferiti... del suo fumetto preferito... stavo dormendo pacifici a casa sua! Guardò nuovamente dentro la camera, ma davanti si trovò due magnifici occhi color rubino. Quegli occhi che l’avevano stregata da subito. Si spaventò ed indietreggiò di un passo. < Ah... buon giorno, Hiei! > Disse la ragazza, imbarazzatissima, sussurrando per non svegliare gli altri. Alzò un braccio per salutarlo. Lui, per tutta risposta, la guardò in modo indecifrabile. La giovane, conoscendo bene il carattere del demone, capì che non c’era nulla da fare. Si ricompose e si avviò verso l’uscita, senza guardarlo mai negli occhi. Afferrò l’MP3 e aprì la porta. < Dove stai andando? > Le chiese il giovane che l’aveva seguita. < Vado a correre... > Gli spiegò semplicemente, rabbrividendo quando l’aria fredda dell’inverno le sferzò le gambe mezze nude. Lui la osservò interdetto. Aveva dormito sì e no cinque ore ed aveva la forza di andare a correre... quella ragazza era decisamente curiosa. Era riuscita a litigare con Yusuke dopo due minuti ed aveva preso sonno come un sasso senza preoccuparsi della presenza di estranei a casa sua. Era decisamente particolare. < Vieni anche tu? > Gli chiese scherzosamente. < ... > Hiei le lanciò un’occhiataccia. La mattina già ci metteva un po’ a carburare, figurarsi se aveva voglia di andare a correre. In un luogo sconosciuto e con un’estranea, oltre tutto! < So che ti piacciono i posti alti e gli alberi... qua affianco c’è una scuola. Il giardino è pieno di alberi... > Lo informò con un sorriso tirato. Le sarebbe piaciuto avere un dialogo più costruttivo con quel demone. Magari un’altra volta. < Ok... > Le disse lui dandole le spalle. Lei fece per uscire quando la sua voce la fermo. < Tra quanto tornerai?- Le domando freddo- dobbiamo capire come andarcene di qua... > Finì, guardandola con la coda dell’occhio. Lei sorrise rattristata. < Credo che tornerò tra un’oretta... dipende...- Gli spiegò senza guardarlo- non credo che abbiano fretta, comunque, altrimenti non se la dormirebbero così... e poi senza di me qua vi perdereste nel giro di due minuti... > Concluse guardandolo diritto negli occhi. Nel suo sguardo brillava una strana euforia. Chiuse la porta e cominciò la sua corsa. < Tsk... > Fece il demone stizzito. Mentre tornava nella camera dove tutti sembravano ancora dormire. Si accoccolò nell’angolo di materasso dove aveva riposato quella notte. < Quella ragazza è decisamente bizzarra, vero? > Gli chiese Kurama cambiando posizione e mettendosi sul fianco per guardare l’amico. < Hai ascoltato la nostra conversazione? > Chiese con calma. Non sarebbe stato strano. < Anche... ma mi incuriosisce di più la sua aura... è molto particolare... non so proprio come definirla... > Osservò il rosso. Guardando la stanza in cui si trovavano. Un grande armadio a muro prendeva tutta una parete, Su quella dove c’era la porta d’entrata c’era un grande specchio a muro, incorniciato e decorato con sfregi. Su quella opposta c’era la finestra e al centro c’era il letto che si appoggiava, con la testiera, alla parete libera. Hiei annuì, anche a lui, l’energia spirituale della giovane, aveva dato una strana sensazione. < Oltre tutto sembra conoscerci particolarmente bene. > Continuò mettendosi a sedere. Yusuke e Kuwabara dormivano ancora profondamente. < ... > Il demone di fuoco non rispose. Chiuse gli occhi e riprese a dormire, mentre l’altro si alzava e si dirigeva verso l’uscita della stanza. Voleva ambientarsi un attimo in quella casa, aveva la sensazione che ci sarebbero rimasti per parecchio tempo. Nell’abitazione c’erano una sala da pranzo con un divano spazioso e una cucina, non troppo grande. Il bagno era piccolo, ma aveva una bella vasca da bagno e poi c’erano la camera della ragazza e quella che avevano occupato loro. Si butto sul divano di pelle nera e si rigirò tra le mani il fumetto che gli aveva consegnato Chiara qualche ora prima. Lo sfogliò velocemente. Effettivamente narrava proprio le loro vicende. I comportamenti, le battute... tutto... era proprio la loro vita! Ma come ci erano finiti in quel mondo, allora? Si sbracò letteralmente e lesse con calma il loro passato. Il fumetto raccontava di quando Yusuke e Kuwabara erano stati mandati a salvare Yukina, la gemella di Hiei. A quella missione lui non aveva partecipato, perché non aveva servito. Fortunatamente quel volume non era finito nelle mani di Kuwabara, che avrebbe sicuramente causato un putiferio. E nemmeno nelle mani di Hiei che avrebbe sicuramente sgozzato la ragazzina ed incenerito il manga. La porta d’entrata si aprì lentamente e qualcuno vi entrò evitando di fare rumore. Dal piccolo ingresso apparve la faccia arrossata della padrona di casa. Quando lo vide sorrise con dolcezza e Kurama non poté fare a meno di ricambiare. La sua aura era strana perché esprimeva ciò che lei non riusciva a fare con le parole o i gesti. < Ciao! Come va? > Gli chiese prendendo un asciugamano e mettendolo sul pavimento del salotto. Cominciò a tirare un po’ i muscoli delle gambe. Aveva corso più del previsto, quel giorno, per scaricare la tensione ed ora erano più doloranti del solito. < Bene, grazie!- la fisso incuriosito- scusa se ti abbiamo occupato una stanza... > Si scusò. < Ma scherzi? Avete fatto bene... anzi, scusatemi se vi ho risposto male e non vi ho detto io come sistemarvi... > Ribatté sorridendo mesta. Si stese sull’asciugamano ed iniziò a fare addominali. < Ma figurati...- la tranquillizzò- hai risposto male solo a Yusuke... che effettivamente se l’era cercata! > Le spiegò ridendo. < Se avete fame, però c’è un problema... il frigo è praticamente vuoto perché faccio la spesa giorno per giorno e solo per una persona... > Disse. Gli addominali le dolevano da impazzire, ma era da troppo tempo che non si allenava e doveva rimettere su la massa muscolare. < Direi che non è un grosso problema, finché dormono! > Le sorrise accennandole l’altra stanza con un cenno di capo. Lei gli sorrise di rimando e si girò per eseguire i piegamenti sulle braccia. < Ma come mai ti alleni così tanto? > Le chiese incuriosito. < Sono stata un po’ male, perciò ho perso allenamenti...- si fermò per un istante, le braccia le facevano troppo male, strinse i denti- domani riprendo ad allenarmi e voglio essere già in forma! > Gli spiegò. Lui si alzò e le si avvicinò. Le mise una mano sulla pancia e le alzò il bacino. < Se continui a farle con la schiena così inarcata, ti farai solo del male. > La corresse. < Grazie! > Sorrise e finì la serie. < Ma che bel quadretto! > Commentò una voce da dietro il muro. Quella inconfondibile di Kuwabara. < E così ti dai da fare, eh, Kurama! > Lo canzonò Yusuke. Dietro ai due c’era anche il terzo membro del team Urameshi. Lo sguardo che gli lanciò il rosso mise a tacere qualunque altra possibile battuta dei due amici. < Beh, visto che è una ragazza tanto carina... non vedo perché non dovrei! > Sorrise e fece l’occhiolino a Chiara che si mise a ridere imitata dagli altri. Dal vivo erano davvero favolosi! Meglio addirittura che sul fumetto. < Ben svegliati! > Disse allegramente mentre si alzava, prendeva un secondo asciugamano e si puliva la faccia. < Grazie! > Dissero i due più alti, Hiei si astenne dall’aprire la bocca, come sempre. La giovane non se ne sorprese. < Vi spiace se faccio una doccia e poi parliamo con calma? > Domandò dirigendosi nella sua adorata cameretta. < Ma figurati, fai con tutta calma! > Le disse Kuwabara. < Infatti... questa è casa tua, non vedo perché dovresti chiedere il permesso a noi! > Il tono di Yusuke era decisamente diverso da quello di qualche ora prima. < Bene! > Disse con un sorriso radioso. Diverso da quelli che dedicava a tutti gli altri. Con loro si sentiva se stessa. Corse in camera e poi in bagno. Nel giro di un quarto d’ora fu fuori dalla stanza. I capelli, bagnati, le si erano appiccicati al viso, ma le stavano ugualmente e, soprattutto, stranamente bene. Si sedettero tutti al tavolo circolare che stava in sala da pranzo. < D’accordo... ora possiamo iniziare! Cosa volete sapere? > Chiese con calma. Aveva preparato anche il caffè e raccattato qualche merendina dalla credenza. < Beh... intanto... dove siamo di preciso? > Domandò Yusuke per primo. Chiara lo guardò in imbarazzo. < A Venezia... in Italia! > Spiegò. Il suo imbarazzo era dovuto al fatto che rispetto a Tokio, Venezia era microscopica. E anche perché erano completamente spostati da dove vivevano abitualmente. C’erano usi e costumi diversi e anche altre cose che influivano fortemente. Dapprima tutti la guardarono attoniti, ma poi la loro espressione divenne divertita. < Che forza! > Commentò lo spilungone. < E’ incredibile... ma come..?- Poi espresse la sua più grande perplessità a voce alta. Tutti lo fissarono come se si fosse appena fumato qualcosa di strano- com’è possibile che riusciamo a capire la tua lingua? > Quella domanda era abbastanza futile. La ragazza fece un cenno negativo con il capo. E scrollò le spalle. < Ma soprattutto... come ci siamo finiti in Italia? > Kurama pose una domanda un po’ più sensata. Anche quella domanda ebbe una risposta negativa. < Non lo so, Kurama... l’unica cosa che so è che mi siete capitati qui tutto ad un tratto... > La voce di Chiara era mesta. Anche lei avrebbe voluto delle risposte. < Voi che potete dirmi? > Chiese poi. Magari era successo qualcosa di strano nel loro mondo. < Eravamo in missione! L’abbiamo portata a termine con successo! > Le spiegò Yusuke appoggiando la tazzina sul tavolo di legno. < Ma qualcuno ha combinato un casino ed ora siamo qua! > Hiei fulminò Kuwabara che si fece piccolo piccolo ridendo per l’imbarazzo. < Scusatemi... non l’avevo vista! > Cercò di discolparsi. I quattro lo guardarono male. Qualcuno suonò alla porta della casa... quando si dice “un tempismo perfetto”! Chi poteva essere a quell’ora? Di domenica, poi... Fece cenno ai ragazzi di fare silenzio. < Chi è? > Chiese a vuoto, non ricevendo risposte. Si avvicinò alla porta e aprì un po’, solo per vedere chi fosse. Ai suoi occhi si presentò un ragazzo. Era alto, magro, con i capelli castani non troppo corti e gli occhi azzurri. Dietro a lui una ragazza. Anche lei era alta e magra dai capelli castani, a caschetto, corti e gli occhi nocciola. < Fede, Eleonora, che ci fate voi due qua? > Chiese attonita. Quel giorno aveva ricevuto un sacco di visite inattese. < Possiamo entrare? Dobbiamo parlarti... > Le disse il ragazzo. Il tono voleva essere autoritario, ma sembrava un po’ preoccupato. < Certo! > Gli disse. Il suo tono l’aveva allarmata. Aprì la porta e gli fece cenno di entrare. Questi accettarono e si guardarono in torno, quasi fossero in cerca di qualcosa o di qualcuno. Arrivati in sala si fermarono. < Ecco per cosa siamo venuti! > La informò la ragazzina, con tono minaccioso, indicando il quartetto e sfoderando una specie di console per videogame. Tutti la guardarono tra l’attoniti. < ’Sti tizi sono venuti qua da un altro mondo, vero, Chiara? > Le chiese il giovane con un’espressione fin troppo seria. La ragazza annuì preoccupata. Che cosa stava succedendo? E com’era possibile che Federico ed Eleonora fossero a conoscenza del fatto che il quartetto si trovasse là? Ad esprimere i suoi dubbi furono i quattro ospiti che partirono in tromba con le domande. < Chi siete voi? > Cominciò Hiei con un tono poco rassicurante. < Come facevate a sapere che eravamo qua? > Il secondo a parlare fu Kurama, il quale aveva assunto un’espressione raggelante. Intanto la giovane si era avvicinata alla tv e stava attaccando quella specie di dispositivo alla presa. < Cosa diavolo volete da noi? > Yusuke era diventato incredibilmente serio e stava gonfiando la sua aura oltre misura. Kuwabara era rimasto senza domande, ma stava uccidendo i nuovi arrivati con lo sguardo. Poi si illuminò. < Chi vi manda? > Domandò meritandosi un’occhiata stralunata da parte di tutti. Ma che cavolo di domanda era? La padrona di casa non poté far altro che sorridere. Gli facevano uno strano effetto quei tre e nemmeno l’atmosfera tesa che si era creata la turbava più. < Beh... mi avete fregato tutte le battute... che posso farci io? E comunque mettete che siano come Yusuke: detective del mondo spirituale..? > Si discolpò lui. Effettivamente non aveva tutti i torti... < Quando vuoi il cervello lo sai usare, eh? ...Faccia da triglia...! > Inveì Hiei facendo adirate il carotone che lo prese per il colletto della maglia e lo sollevò leggermente da terra. < Vuoi che ti uccida? > Lo minacciò il demone. Lo spilungone stava per controbattere quando Chiara li separò. < Calmatevi... sinceramente vorrei conoscere le risposte alle vostre domande, perciò facciamoli parlare! > Disse ad entrambi, mettendoli a tacere con lo sguardo. I due interessati la fissarono per un istante, Non immaginavano fosse in grado di fare un’espressione simile... < Cominciate pure! > Disse invitando gli amici a parlare. Eleonora si staccò dall’apparecchio elettronico ed accese l’elettrodomestico. Poi si avvicinò alla loro ospite. < Non siamo le persone adatte a parlare... lascia che a spiegarti come stanno le cose sia lui... > E detto ciò attivò anche quella specie di decoder. Sullo schermo apparve una figura coperta da un velo, cosicché non se ne individuassero le fattezze. Pareva un uomo, comunque. < Bene, vedo che ci siamo tutti... > Esordì una voce cupa e profonda come gli abissi. I ragazzi, istintivamente si pararono davanti a Chiara per fornirle protezione. L’aura di quel tipo era mostruosa, e nonostante provenisse dal video, riuscivano a percepirla chiaramente. < Non siate timorosi, non vi farò del male... il mio nome è Gabriel... sono uno degli arcangeli maggiori... e questi due ragazzi sono momentaneamente al mio servizio...! > Spiegò con voce calma. Allora lavoravano veramente per i Reikai! Kuwabara fece uno sberleffo a Hiei che lo ignorò completamente... se solo avesse avuto con sé al sua katana lo avrebbe ucciso più che volentieri. < Cosa vuol dire “momentaneamente”? > Chiese la giovane in tono seriamente preoccupato. In altre circostanze avrebbe riso, ma la situazione era troppo importante perché coinvolgeva due persone a lei care. < Che una volta finito il nostro dialogo la ragazza perderà memoria degli avvenimenti, mentre il ragazzo no!- si fermò un istante a pensare quando sentì addosso lo sguardo feroce della ragazza- è al nostro servizio a tutti gli effetti! Proprio come il tuo amico là per Koenma. > Concluse indicando Yusuke che non la smetteva di guardare male il video. Poi sogghignò. < Siete molto più discreti di noi..!- commentò acido- quando qualcuno non vi serve più gli cancellate la memoria... Furbi! > E scoccò un’occhiata rapida prima ai due ragazzi e poi nuovamente al video. L’arcangelo parve non darvi peso. < Ma non volevate delle risposte? > Chiese retorico. I quattro annuirono. Kurama prese Chiara per un braccio e l’avvicinò a sé. Quello non gli diceva nulla di buono.
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