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La carrozza
sfrecciò come un fulmine sulla strada pietrosa, senza fermarsi a prestare
soccorso alla povera donna stesa per terra che era finita sfortunatamente sotto
le sue ruote maledette. Le due figlie della donna corsero verso il suo corpo
steso per terra, già irrigidito in una posizione tremendamente innaturale. Si
trovarono di fronte ad uno spettacolo agghiacciante. Il suo viso era livido ed
aveva un lungo taglio sulla gola, in corrispondenza della ruota che l’aveva
colpita e da cui fuoriusciva un copioso fiotto di sangue. Era uno spettacolo
troppo perfido per due bambine di sei anni. La donna, la loro mamma, giaceva
inerte sulle pietre bagnate dal suo stesso sangue, stringendo a sé un altro
corpo, anch’esso privo di vita. Era il piccolo
corpicino straziato del loro fratellino Carlos. Un delicato
bambino di soli tre anni che aveva trovato la morte sotto le ruote della stessa
carrozza che aveva troncato la vita di sua madre.
~•~
« ecco, loro
due sono perfette! » disse Charlotte con una voce che assomigliava al sibilo di
un serpente a sonagli.
« dici che
può funzionare? » le rispose più titubante la gemella Christine.
« certo che
funzionerà! »
Delle due,
Charlotte era sicuramente quella più sicura di sé e più autoritaria. Forse era
anche quella più scaltra e crudele. Non che Christine fosse
da meno. Le due gemelle unite erano davvero una bella coppia. La gente
già si spaventava a vederle per quanto erano uguali. Erano a dir poco
indistinguibili.
« ora! »
esclamò Charlotte balzando fuori da un muretto che le
riparava dalla vista delle due sfortunate vittime. Christine la seguì a ruota e
in un attimo furono addosso alle due giovani amiche che passeggiavano per
strada.
Le due
ragazze, due giovani nobildonne parigine, caddero pesantemente a terra gridando
per lo spavento. Una delle due, quella più bassa e con i lunghi capelli castani
sciolti dietro la schiena, picchiò violentemente la testa sulle pietre del
terreno. Morì sul colpo con il cranio frantumato e i suoi bei capelli biondi si
macchiarono di un rosso scarlatto. Un sorriso crudele si allargò sulle labbra
carnose di Christine.
« mi
raccomando, non macchiarti il bel vestito! » sussurrò gelidamente al pallido
orecchio della donna morta.
« no! Marie! »
urlò la sua amica, stesa per terra sotto il peso del corpo di Charlotte.
« urla quanto
vuoi, tanto non ti sentirà nessuno! » le disse questa ed estrasse un piccolo
pugnale d’argento che teneva stretto in vita. La ragazza, vedendo quella lama
affilata avvicinarsi alla sua gola, si dimenò come un pesce che disperato cerca di salvarsi rientrando in acqua, ma tutto
quell’agitarsi le fu vano. Charlotte affondò il pugnale in corrispondenza del
piccolo cuore pulsante della giovane.
« bene,
procediamo allora. Stai attenta che il vestito non si macchi
col suo sangue! » suggerì Christine, che nel frattempo aveva riacquistato un
po’ di sicurezza.
Le due
gemelle si alzarono da sopra i cadaveri delle loro vittime e guardarono
trionfanti il loro sangue nobile che insozzava l’umile pavimento di Parigi. Si
gustarono con enorme piacere quel loro spettacolo, orgogliose di esserne state
proprio loro le autrici, ma, tornando infine alla realtà, iniziarono
a spogliarle.
« la misura è
perfetta! » cinguettò sorridendo Charlotte e la sorella le diede pienamente
ragione.
Indossarono
quei vestiti splendidamente cuciti e degni di due
principesse. Quello indossato da Charlotte era blu notte e riccamente ricamato
sulla scollatura da perle bianche che riflettevano il verde dei suoi occhi.
« è molto
elegante! Mi piacerebbe, se non avesse così tanti fiocchi! » esclamò,
stropicciando uno dei fiocchi argentati che ornava l’orlo delle maniche larghe.
Il vestito
che indossò Christine, invece, era di un pallido giallo pesca
che contrastava con il castano scuro, quasi nero, dei suoi capelli lunghi e con
un grosso fiore bianco panna sul petto che assomigliava vagamente ad una rosa.
Vestite così sembravano veramente due nobili fanciulle
di un casato importante. Ora non restava altro che compiere l’importante passo
d’infiltrarsi a corte, ma con la loro bellezza non sarebbe
stato difficile.
Il loro piano
era a dir poco perfetto. Stavano studiando quell’anziana signora da un mese ormai
e conoscevano in dettaglio tutta la sua vita. Non era
stato difficile saper tutti i particolari della vita di quella vecchia,
soprattutto grazie all’aiuto di un paio di giovanotti al suo servizio da anni
che erano stati entusiasti di spifferar tutto in cambio di qualche piccolo
piacere fisico. Avevano così scoperto che la donna era lo strumento che faceva
esattamente al caso loro.
« venite,
raccontatemi tutto, bambine mie » disse l’ingenua
vecchietta, invitandole ad entrare nella lussuosa sala da the. Le gemelle le
sorrisero amorevolmente e si scambiarono uno sguardo divertito, mentre con le
loro mani delicate e letali accarezzavano il velluto delle poltrone.
« è stato
davvero terribile! » piagnucolò con una faccina dolce la bella Christine.
La vecchia si
commosse nel vedere l’espressione piena di contrizione su quel visino tanto
bello e tanto delicato. Charlotte ne approfittò subito
ed iniziò a declamare con la voce piena di pathos la loro patetica storia, con
l’accompagnamento musicale dei singhiozzi e i gridolini
di straziante dolore di Christine.
« una
pestilenza a Rennes! Deve essere stato terribile per
voi vivere una tal tragedia! Eppure non ne ho sentito
parlare, altrimenti sarei corsa in vostro aiuto! » mentì spudoratamente la
vecchia, che in realtà, prima di quel giorno, non aveva minimamente saputo
dell’esistenza delle due belle nipoti. Dalla morte di sua figlia non s’era più interessata
molto al resto dei suoi parenti. Era morta di parto quando aveva soli
diciassette anni con il suo bambino nel grembo e la donna, già anziana, aveva
perso ogni interesse per tutto il resto. Ora, l’arrivo di
quelle due bellissime nipoti che erano altrettanto belle che la sua perduta
figlia, le sembrava veramente un miracoloso dono del cielo.
« oh, ma, zia
cara, non volevamo recarvi disturbo! E poi è stata una
cosa così fulminante e letale che non avreste mai potuto far nulla per la
nostra povera famiglia! »
« ora però
non abbiamo nessuno se non voi, cara zia! » aggiunse prontamente Charlotte,
buttandosi ai piedi della vecchia per afferrarne le mani grinzose posate
sull’ampia gonna verde scuro.
« non avete
più nulla da preoccuparvi mie bellissime ragazze! Adesso penserà la vostra cara
Clotilde a voi! » farfugliò infine l’anziana signora tra le lacrime, commossa
dalle loro adulazioni e sofferenze apparentemente sincere. Sfortunatamente, la
vecchia e sola signora non si accorse del sorriso di trionfo che apparve ad
illuminare i volti delle sue nuove nipoti.
Non passarono
nemmeno tre giorni che già l’orgogliosa Clotilde aveva riacquistato tutta la
sua vanità e decise quindi di sfoggiare le sue bellissime nipoti a corte.
Christine e Charlotte non chiedevano niente di meglio. Aspettavano esattamente
quello.
« tesori
miei, fatevi belle, ma che dico, voi siete sempre bellissime! In ogni caso,
oggi andremo a corte! È ora che tutti conoscano le mie fantastiche nipoti! »
gracchiò l’ingenua donna, scambiando i lampi di malignità che affiorarono negli
occhi delle ragazze per entusiasmo. Indossati i nuovi abiti, fatti cucire
apposta per i loro corpi snelli e per le loro curve generose, sembravano due
principesse. L’abito di Charlotte era un bellissimo vestito di raso blu notte,
costellato di piccole pietre brillanti e ricamato di
sottili fili di seta bianca. Quello di Christine era invece di un acceso rosso
fuoco mescolato a ricami dorati che si intrecciavano
sulle maniche e sulla scollatura, disegnando complicate spirali. A corte
sarebbero state perfette e il re le avrebbe sicuramente volute nella sua rosa
di donne bellissime.
Mantenere il
sangue freddo e l’espressione apatica che avevano tutte le altre persone nobili
presenti nella sala smisurata fu davvero un’impresa
ardua. Charlotte e Christine si guardarono allibite
negli occhi e si resero conto che in quel momento stavano pensando esattamente
la stessa cosa. Non avevano mai lontanamente sognato una sala di quelle dimensioni
e di quella ricchezza a dir poco sfrenata. Nella loro mente non era passato
nemmeno per un attimo il pensiero che una stanza potesse
essere grande quanto l’insieme di diverse case della gente povera. La cosa più
impressionante era l’enorme tavolo di marmo al centro della sala. Sopra di esso c’era tanto di quel cibo da poter sfamare mezza Parigi.
Quel cibo invece veniva puntualmente sprecato per
abbellire le pompose feste di corte, per poi essere buttato, mentre Parigi
moriva di fame. Se già c’era odio nell’animo delle
gemelle, a quella vista aumentò ulteriormente.
Christine si
guardò attorno spaesata e lesse lo stesso smarrimento
negli occhi di Charlotte. I nobili che si trovavano nella sala cinguettavano
allegramente ed ogni tanto riempivano l’avida bocca di qualche stravagante cibo
esotico. Ad un certo punto, quella monotona scena fu interrotta dall’aprirsi d’ una porta. Un lieve cigolio fu capace di zittire il
vociferare di un centinaio di persone, che si girarono verso una grande porta di legno intagliata. Sembrava quasi un momento
sacro. Una figura imponente entrò nella sala, accompagnata da due uomini
vestiti di blu e oro che annunciarono declamando in coro l’entrata del Re con un orgoglioso « Sua Maestà Re Luigi XIII ». Tutti chinarono
la testa e lo sguardo, fino a quando il Re non si fu seduto sul trono in legno. Le gemelle seguirono l’esempio degli altri e
chinarono le loro chiome brune elegantemente ornate da una fascia di velluto
abbinata ai loro vestiti e delle piume cangianti. Quando tutta l’inutile
cerimonia si concluse, iniziarono le ancor più inutili
adulazioni dei nobili verso il sovrano e giunse anche il momento di Clotilde di
recarsi da lui.
« Vostra
Maestà, vorrei oggi presentarvi le mie nipoti: Charlotte e Christine de Cantel » sentenziò la vecchia indicando le gemelle. Il re
posò il suo sguardo superbo sulle due figure indicategli dalla donna.
L’espressione annoiata del suo viso cambiò visibilmente nel vedere le due
donne. Non erano le solite donne vecchie, brutte e sgradevoli che di solito gli
venivano presentate a corte. Anzi, erano due fanciulle molto belle ed attraenti. Nel re scattò qualcosa.
Non riuscì più a distogliere lo sguardo dai riflessi dorati, immersi nel verde
degli occhi di Charlotte.
Quando il
re riuscì a riprendersi dalla sorpresa della bellezza delle donne, le invitò a
soggiornare nella sua reggia insieme agli altri nobili.
« certamente che resteremo qui. È un onore vostra maestà! » accettò la vecchia Clotilde,
entusiasta di aver riacquistato i propri privilegi a corte, sfruttando la
bellezza delle nipoti.
Il re chiamò
in modo scortese e brusco uno dei suoi servitori e gli disse ancor più brutalmente
di condurre le sue nuove ospiti nella loro camera. Il servo, un giovane alto e
con il volte scarno visibilmente pieno di astio verso
il sovrano, le condusse in un corridoio molto largo e tappezzato di quadri dei
precedenti regnanti. Indicò loro tre stanze adiacenti le une alle altre e le
tre donne ne scelsero una a testa. Come entrò nella
camera, Clotilde rimase paralizzata dalla sua bellezza e la ricchezza del luogo.
Era una camera da regina quella. In gioventù non era mai stata così bella da
meritare una stanza simile e neanche quando venne
presentata a corte riuscì ad attirare l’attenzione del re. Non era il re,
tuttavia, che le interessava adesso. Era troppo vecchia per quel genere di cose.
Ora, voleva solo vivere nel lusso sfrenato che in gioventù aveva tanto agognato
e mai raggiunto. Non era riuscita ad ottenerlo con la sua bellezza giovanile,
ma finalmente c’era riuscita nella vecchiaia, approfittando della bellezza
delle nipoti. Certo, era felice di poter aiutare le due gemelle, ma intimamente
era più felice per se stessa e per quello che era riuscita
ad ottenere.
Erano bastati
pochi giorni perché Charlotte riuscisse ad entrare in intimità col sovrano.
Aveva circa il doppio dei suoi anni, ma era un uomo ancora piacente ed
esteticamente non faceva ribrezzo, come succedeva per tanti dei nobili della
sua corte. Il troppo cibo e il lusso sfrenato li avevano resi tutti grassi,
enormi a dir poco e tremendamente untuosi da far passare la voglia di
avvicinarcisi.
Dal primo
sguardo che il re le aveva lanciato, Charlotte capì
immediatamente che sarebbe stata lei la sua favorita tra lei e la sorella.
Questo voleva dire solo una cosa: avrebbe dovuto ucciderlo lei. In quel momento però, stesa sul morbido ed invitante letto di seta
blu del re, più che ad ucciderlo stava pensando ad un’altra cosa. Nulla
le vietava di divertirsi prima di terminare il suo lavoro e inoltre, la sua ora
non era ancora giunta. Non c’era tempo per pensarci in quel momento.
Le mani
bollenti del re la stavano accarezzando con una passione ed un desiderio
inimmaginabili. L’aveva voluta fin dalla prima volta che l’aveva vista e i re
non aspettano molto a realizzare i loro desideri. Anche da parte della ragazza c’erano ardore e impazienza,
nonostante fosse semplicemente un lavoro freddamente calcolato e con un fine
ben preciso. Il bellissimo vestito giallo ocra che aveva indossato quel giorno non le era mai sembrato così pesante e ingombrante come in
quel momento. Non fece nemmeno in tempo a finire il filo di quel pensiero, che
già il vestito era finito per terra. La mani abili e
sicuramente esperte di Luigi avevano risolto in men che non si dica il problema.
Le labbra del
sovrano si posarono con forza su quelle rosse della ragazza che stava
letteralmente bruciando sotto il suo tocco, pur mantenendo ancora un freddo
senso di autocontrollo. Le carezze tra i due si fecero
sempre più audaci e la ragazza comprese che il re
stava iniziando a diventare impaziente. Charlotte però non voleva cedere
subito. Non voleva dargli quella soddisfazione così in fretta. Prese a
spogliarlo dei vestiti di seta dorati, mentre la bocca di lui
aveva abbandonato la sua per esplorare le curve provocanti della sua spalla
esile per scendere infine verso quelle ancora più eccitanti del suo seno
pallido. Ogni centimetro del corpo che sfiorava con le sue labbra
accendeva un fuoco bollente nella pelle di lei. L’eccitazione
di lui era già alle stelle e tutto il suo corpo fremeva, ma ancora
Charlotte non si decideva ad accontentarlo. Iniziò a provocarlo toccandolo con
le dita sottili e lo sentì gemere sotto il suo tocco, mentre il respiro diventava sempre più rotto.
Alla fine
dovette cedere anche lei ai desideri del suo corpo e si offrì completamente al
sovrano. Aprì le gambe e sentì il re che entrava con forza dentro di lei,
entrambi ormai quasi al limite che fisico permetteva
loro. Bastarono poche spinte perché entrambi
raggiunsero il massimo piacere e l’eccitazione di Charlotte fu ancora più forte
della lussuria del re. Il pensiero che avrebbe ucciso l’uomo a cui stava
donando spontaneamente tutto quel piacere la rese euforica.
Ti
piacerà. Anche in quel momento ti piacerà. Pensò con la mente ancora annebbiata,
mentre una sonora risata le usciva dalle labbra, senza che Luigi ne comprese il
reale motivo.
Nemmeno
Christine quella notte dormì nella sua camera. C’era un nobile, un uomo sulla cinquantina,
con i capelli brizzolati sempre raccolti in una coda, che quel pomeriggio le
aveva stuzzicato le mani. Era uno dei più prepotenti
verso le persone di ceto inferiore, dei più bigotti, maleducati e spocchiosi
nobili presenti alla corte reale. Aveva descritto con stizza e disprezzo una
scena a cui aveva assistito per le strade di un sobborgo parigino in cui era
passato, a quanto diceva lui per caso. Christine era convinta fermamente che
quell’uomo, quel porco ipocrita come lo chiamava lei dentro di sé, c’era andato
per un motivo ben preciso. Come fa un gentiluomo a passare per caso in un
quartiere che non porta da nessuna parte degna di essere frequentata dalla
nobiltà e per giunta un quartiere reso celebre dalla gran presenza di prostitute?
Forse tutti gli altri presenti, a sentire il suo squallido
racconto, non avevano capito il motivo del passaggio dell’uomo per quelle
strade, ma Christine, una donna del popolo che per mantenersi aveva dovuto
frequentare spesso posti del genere, aveva saputo leggere tra le righe.
« oh non
immaginate quanto sia stato orribile da vedere! »
sentenziò con la voce pastosa e viscida. Tutte le dame che lo attorniavano, tra
cui Christine, inorridirono al pensiero di passare in mezzo a quella che loro
ritenevano la feccia di Parigi. Le pallide facce truccate come pagliacci delle
donne esprimevano al meglio la loro natura di vecchie donne stizzose e
inacidite dal lusso. Forte dell’approvazione che lesse nei loro volti, Prévan, continuò il suo racconto con un tono ancor più patetico.
« c’erano
tutte quelle donne con in braccio quei piccoli animali
che loro definiscono figli! E i loro uomini poi! Due
di loro stavano assaltando un gentiluomo che come me che passava di lì con la
carrozza! Non si può davvero più camminare per le strade di Parigi! »
« e voi che avete fatto Visconte Prévan?
Sarete andato via per paura di essere colpito, immagino?
» squittì una biondina pallida, con gli occhi azzurri slavati ed una bocca
troppo grande per esser considerata una bella donna.
« io?
Scappare? Mai! Ho tirato fuori la mia pistola e ho accoppato quei due
miserabili, proprio come si fa con le bestie! Così bisognerebbe trattarli
tutti, come animali! Non sono persone civili e non li si può
considerare uomini! » concluse infine con l’orgoglio
gonfio fino quasi a scoppiare come un pollo ingozzato. Quella frase aveva montato
la rabbia e l’odio di Christine e segnato la fine del visconte.
RingrazioMsEllie
per aver aggiunto la mia storia tra le seguite! Spero ti sia piaciuto anche
questo capitolo!
Grazie anche a chi legge semplicemente, anche se un
commento per sapere cosa ne pensate non mi
dispiacerebbe!
Esattamente
nello stesso momento in cui Charlotte allietava la notte del re, Christine
vendicava le vite distrutte da Prévan, distruggendo
la sua.
« Visconte,
posso farle compagnia ancora per un po’? » chiese Charlotte affacciandosi alla
porta dell’appartamento di Prévan.
« certo mia cara, entrate pure » gracchiò il Visconte. Come si
poteva dire di no ad una donna tanto bella che vuole
tenerti compagnia?
« mi sono
spaventata molto a sentire il vostro racconto… » gli disse lei con fare
lascivo, avvicinandosi a lui per fargli annusare il suo profumo provocante.
« oh, ma non
dovete preoccuparvi bella damigella – le disse fiero,
cercando di non svenire annusando quell’odore inebriante – qui a corte quegli
zotici non possono certamente entrare! » concluse
infine. Non immaginava di certo che così facendo peggiorava solo la sua
situazione.
« lo so e ne
sono molto rassicurata. Anche la vostra presenza qui
mi fa stare molto meglio » i suoi occhi verdi scintillavano per la dolcezza che
vi stava infondendo. Christine stava gonfiando ulteriormente l’orgoglio
nobiliare dell’uomo.
« signorina,
vuole qualcosa da bere per scaldare gli animi, così si sentirà meno impaurita?
» sibilò, iniziando ad indovinare come sarebbe finita la serata con la fanciulla spaventata. Lei gli sorrise
di rimando e si avvicinò ancora di più a lui.
« veramente –
disse muovendosi verso di lui – io avevo in mente
qualcos’altro » e si avvicinò alle sue labbra soffiandogli il fiato caldo in
bocca. Il visconte non riuscì a resistere e, mentre con una mano la prese per
la vita sottile, le stampò un baciò con le labbra
viscide. Christine represse a stento un conato di vomito e riuscì a rispondere
al bacio, cercando di farlo durare il più a lungo possibile. Continuando a
distrarlo con quel bacio piuttosto umido, accarezzò la mano dell’uomo posata
sul suo fianco, accendendo così le più intime passioni di lui. Senza che lo
sfortunato se ne accorgesse, la ragazza gli spostò di
qualche centimetro la mano, per accedere con la sua in una piega nascosta
dell’ampia gonna verde mare. Tastando delicatamente la stoffa morbida, trovò
quello che cercava: un piccolo pugnale argentato che già aveva colpito diverse
volte.
« come avete detto che vi siete comportato con quei due popolani? » chiese lei a voce bassissima, staccandosi di pochi millimetri
dalle labbra smorte di Prévan. Lui le rispose
già eccitato, ripetendo parte del suo discorso ch’egli
pensava fosse così seducente ed irresistibile per la donna stretta a lui « ho
sparato a quelle bestie come si fa coi cani che hanno la rabbia » un sorriso
maligno e lussurioso gli si dipinse su quella bocca velenosa.
« bene –
sussurrò gelidamente Christine – e ora io uccido te
come si squartano i maiali! » gli urlò infine con tutta la rabbia che aveva in
corpo.
« ma cosa stai dicendo? » la voce gli tremava come ad un
coniglio preso in trappola. La piccola e ristretta mente del Visconte aveva
finalmente capito qualcosa ed egli cercò di
allontanarsi terrorizzato dalla ragazza furiosa.
« ti sto
dicendo che otterrai quello che meriti, sudicio maiale! » urlò, infilzando il
pugnale argenteo nel grasso cuore del maiale. Mentre
infilzava la sua arma mortale nel corpo della sua vittima, Christine osservò
gli occhi del Visconte. Erano bianchi e lucidi per il terrore, completamente
spalancati nell’espressione di chi sa che sta per
morire. Infine, un dolore straziante gli tolse il respiro e i muscoli della
faccia si rilassarono. Christine, per non far terminare lì le sue sofferenze,
con uno strattone tirò fuori il pugnale allargando la ferita
e un getto di fluido rosso fuoriuscì dal corpo straziato, imbrattando le
belle vesti dell’uomo. Prévan, ancora incredulo, con
le stesse mani con cui prima stringeva la vita della ragazza, si toccò lo
squarcio che aveva nello stomaco e vide il suo sangue gocciolare sul pavimento.
Lo sentiva scorrere lungo il suo corpo ed esterrefatto cercava inutilmente di
fermare l’emorragia con le mani già luride. Non riusciva a credere che fosse
davvero il suo. Christine si godette lo spettacolo fino in fondo e quasi le
dispiacque quando Prévan irrigidì il corpo con un’ultima
smorfia e cadde pesantemente sul tappeto del pavimento, mentre il sangue che
ancora colava lento iniziava già a creare una pozza attorno al cadavere.
« allora non
è vero che voi porci nobili avete il sangue blu – sibilò
malignamente Christine, gustandosi la sua vittoria – peccato » concluse,
girando le spalle al cadavere steso a terra.
Ringrazio per i complimenti MsEllie! Spero ti sia piaciuto anche
questo capitolo! Alla prossima J
« e così sei entrata in azione, sorellina » sussurrò Charlotte
all’orecchio di Christine, mentre tutti gli altri presenti in sala si
scapigliavano per cercare di capire cosa fosse successo.
« signore,
per favore! Manteniamo tutti la calma! » bofonchiò
qualcuno dal fondo del corridoio che portava alla camera del Visconte
assassinato.
Il re era su
tutte le furie. Nessuno aveva mai osato tanto nella sua reggia. Solo lui aveva
potere di vita e di morte su tutti gli abitanti della
corte: questa era la cosa che lo preoccupava maggiormente, non di certo l’avere
un visconte in meno. Qualcuno stava sfidando la sua autorità e non poteva
permetterlo. Ovviamente stava osservando tutto dalla sua prospettiva,
dall’altezza del suo trono. Charlotte e Christine lo osservavano divertite, mentre lui cercava di mantenere un controllo su
tutti i nobili agitati. Peccato che il risultato non fosse
dei migliori. Le donne, vecchie o giovani che fossero, urlavano e
cinguettavano spaventate; gli uomini si davano un’aria coraggiosa e si
vantavano di sapere sicuramente chi fosse il colpevole.
« è
sicuramente uno dei servi il colpevole! » borbottò un anziano signore con una
parrucca enorme sulla testa altrimenti pelata.
« certamente
non è stata una persona per bene come noi! » gli rispose un altro.
« no, saranno
stati degli amici di quei cani che il Visconte ha ragionevolmente soppresso! »
sibilò una donna con i capelli rossi avvolti in boccoli vaporosi, che faceva
spesso gli occhi dolci al Re. Era una giovane donna sui vent’anni, arrogante,
presuntuosa e facilmente irritabile. Non aveva visto di buon occhio l’arrivo
delle due belle gemelle a corte, spaventata che il Re avrebbe preferito una di
loro a lei. Ovviamente, non aveva saputo quello che era già successo tra
Charlotte e Luigi.
« devo
scrivere a mio figlio » comunicò il sovrano al suo messaggero personale, dopo
aver sedato la confusione per la morte cruenta di Prévan.
« digli
immediatamente di tornare qui » concluse, tenendosi la testa con le mani,
sommerso da mille pensieri.
« subito
signore » gli rispose a testa bassa il ragazzo che da dieci anni sopportava gli
ordini e soprattutto i capricci di Luigi.
« quella
smorfiosa va tolta di mezzo » sussurrò Charlotte alla sorella.
« paura che
ti prenda il posto nel letto del re? » gli rispose con malignità Christine.
« ma è proprio lì che la toglierò di mezzo – continuò con
espressione fredda – voglio che il mio bel Luigi senta la morte che si avvicini
» concluse poi, sorridendo per quello che le era appena venuto in mente.
Una settimana
dopo il figlio del re tornò dal suo soggiorno in Spagna, senza che nessuno a
corte lo sapesse.
« padre, sono
venuto di corsa appena mi avete chiamato » disse un giovane che entrò
spalancando la pesante porta della camera del re.
« figlio,
finalmente! » esclamò il re, mentre osservava con il suo sguardo penetrante
quel bel giovane con gli occhi azzurri e dall’espressione preoccupata.
« cosa è successo? » gli chiese avvicinandosi alla poltrona
sulla quale sedeva il padre.
« qualcuno ha
ucciso uno dei miei ospiti » sospirò infine il re. Il figlio lo osservò con
attenzione e notò che aveva l’aria più stanca del solito e dimostrava una
ventina di anni in più. Il re raccontò tutto d’un
fiato quello che era successo qualche giorno prima.
« e non è ancora tutto » sospirò gravemente.
« andate
avanti dunque » lo incoraggiò il figlio, mantenendo una calma quasi innaturale
in quel momento.
« è stata
uccisa anche una donna. La Contessina Chantal. Come penso
che tu immagini, era una delle mie favorite e l’altra mattina – il re apparve
ancora più vecchio, prese fiato e coraggio e finalmente riuscì a continuare –
mi sono svegliato con al mio fianco il suo cadavere » concluse con la voce
ridotta ad un sussurro e l’orrore del ricordo che gli si leggeva sul viso.
L’espressione fino a quel momento piatta del figlio mostrò tutto il suo
disprezzo e la sua rabbia.
« immagino
non sappiate chi sia stato »
« certo che
no! È per questo che vi ho chiamato! Ho bisogno della di voi! Pensavamo tutti che la morte di Prévanfosse dipesa dalla vendetta
di qualche popolano pazzo, amico di quelli uccisi da lui, ma… Chantal non
c’entrava nulla con quella storia. Deve essere qualcuno qui a corte e temo stia
puntando la mia persona »
Il giovane si
passò una mano tra i capelli neri, pensando ad una possibile soluzione, mentre
il padre l’osservava riponendo tutte le sue speranze nell’intelligenza del
figlio.
« ci penserò
io, padre. Scoprirò chi mira alla vostra vita » sentenziò infine questi. Uscì
dalla grande porta con passo fermo e sicuro,
ripensando alle parole paterne e a quello che avrebbe fatto.
Charlotte era
sdraiata sul divano rosso porpora ed accarezzava con le mani perlacee i boccoli
del re.
« non vi preoccupate, mio adorato, nessuno vuole uccidervi.
Probabilmente Chantal aveva attirato su di sé l’odio di qualche amante
abbandonato » gli sussurrò dolcemente all’orecchio la scaltra donna. Muoveva a ritmo costante le belle dita attraverso i capelli del re
e nel frattempo la sua mente vagava nei ricordi di quella notte.
C’era Chantal
nuda, coperta solo dalle lenzuola di seta, abbracciata stretta a Luigi e il re dormiva
profondamente, ignaro di quello che sarebbe successo alla sua amante. I capelli
rossi della ragazza erano sparsi sul cuscino e si confondevano con le lenzuola
color rame che coprivano i due. Il respiro dei due era lento e regolare. Non un
solo rumore disturbava il loro sonno tranquillo. Il quadro era troppo perfetto
per non essere sporcato con qualche macchia di rossissimo sangue nobile.
« e cosa mi dici di Prévan? Anche lui amanti vendicative? » chiese il re alterato,
riportando la ragazza alla realtà. Charlotte smise il suo movimento costante e
sobbalzò uscendo dalla sua nuvola di ricordi.
« è stato ucciso per semplice vendetta da qualche popolano,
ovviamente – lo rassicurò – vi preoccupate troppo – continuò – avete bisogno
di rilassarvi un po’, vostra altezza » finì la frase senza scomporsi e si
spostò per sedersi a cavalcioni su di lui.
« sapete voi
come rilassarmi, vero? » le rispose lui ed un attimo dopo iniziava già a
spogliarla, dimenticandosi del tutto dell’amante appena uccisa. Charlotte però
non se ne era dimenticata affatto.
Charlotte era
entrata nella loro camera con un passo talmente delicato che non l’aveva
sentita nessuno. Per precauzione si era tolta la veste ingombrante nella sua
camera e si era avvicinata seminuda al letto degli amanti. Come al solito aveva in mano il suo fedele pugnale argentato. Si inginocchiò con le gambe divaricate sul corpo della sua
rivale nel letto del re e con una mano tenne stretto il pugnale, accarezzando
la pelle del collo di Chantal con l’altra.
« Luigi… ti
sei già svegliato? » mormorò la ragazza al tocco della mano di Charlotte.
« non sono il
tuo Luigi. Prova a urlare e vi uccido tutti e due e tu
verrai ricordata come la prostituta che ha ammazzato il re » sibilò la gemella
con le labbra vicinissime a quelle della sua vittima. Chantal spalancò gli occhi spaventata ed emise un gemito, prontamente zittito
dalle labbra di Charlotte che si posavano sulle sue.
« hai le
labbra morbide. È con quello che hai conquistato il re? O
con le tue arie da gran dama? » le sorrise crudele l’altra
donna, senza allontanarsi dalla sua vittima. Chantal non riusciva più a parlare
per la paura.
« che cosa vuoi? » nella sua voce solitamente arrogante, in
quel momento c’erano paura e tensione.
« nulla. Voglio
solo vedere se il sangue delle donne del bel mondo hanno
davvero il sangue blu. Quello degli uomini l’ho già
visto… »
« Prévan! » sussurrò sconvolta lei.
Anche Charlotte
le sorrise a sua volta e il suo pugnale entrò in
azione, mentre le sue labbra si posarono nuovamente su quelle della vittima per
prevenire un urlo di dolore. Il suo sangue iniziò a scorrere ed a bagnare le
coperte e il corpo marmoreo del re, che ancora dormiva e non si era accorto di
nulla.
Charlotte si
alzò dalla sua posizione e vide che il sangue della ragazza aveva insudiciato la
sua leggera camicia, macchiando di rosso anche la sua pelle candida.
« bene,
nemmeno quello delle donne è blu. Anzi, è più sudicio di quello del maiale diPrévan! » disse uscendo dalla
porta, lasciandosi alle spalle uno spettacolo terribile che avrebbe rovinato il
risveglio del re.
Ecco arrivato
il nuovo capitolo! Spero sia stato di vostro gradimento!