La Masque Mortel

di jellyfish
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I: Vestiti ***
Capitolo 2: *** Primo inganno ***
Capitolo 3: *** Clotilde ***
Capitolo 4: *** Luigi e Prévan ***
Capitolo 5: *** Sangue blu ***
Capitolo 6: *** Messaggio ***
Capitolo 7: *** Ricordo ***



Capitolo 1
*** I: Vestiti ***


La Masque mortelle: La Maschera mortale

La Masque mortelle: La Maschera mortale

 

La carrozza sfrecciò come un fulmine sulla strada pietrosa, senza fermarsi a prestare soccorso alla povera donna stesa per terra che era finita sfortunatamente sotto le sue ruote maledette. Le due figlie della donna corsero verso il suo corpo steso per terra, già irrigidito in una posizione tremendamente innaturale. Si trovarono di fronte ad uno spettacolo agghiacciante. Il suo viso era livido ed aveva un lungo taglio sulla gola, in corrispondenza della ruota che l’aveva colpita e da cui fuoriusciva un copioso fiotto di sangue. Era uno spettacolo troppo perfido per due bambine di sei anni. La donna, la loro mamma, giaceva inerte sulle pietre bagnate dal suo stesso sangue, stringendo a sé un altro corpo, anch’esso privo di vita. Era il piccolo corpicino straziato del loro fratellino Carlos. Un delicato bambino di soli tre anni che aveva trovato la morte sotto le ruote della stessa carrozza che aveva troncato la vita di sua madre.

 

~~

 

« ecco, loro due sono perfette! » disse Charlotte con una voce che assomigliava al sibilo di un serpente a sonagli.

« dici che può funzionare? » le rispose più titubante la gemella Christine.

« certo che funzionerà! »

Delle due, Charlotte era sicuramente quella più sicura di sé e più autoritaria. Forse era anche quella più scaltra e crudele. Non che Christine fosse da meno. Le due gemelle unite erano davvero una bella coppia. La gente già si spaventava a vederle per quanto erano uguali. Erano a dir poco indistinguibili.

« ora! » esclamò Charlotte balzando fuori da un muretto che le riparava dalla vista delle due sfortunate vittime. Christine la seguì a ruota e in un attimo furono addosso alle due giovani amiche che passeggiavano per strada.

Le due ragazze, due giovani nobildonne parigine, caddero pesantemente a terra gridando per lo spavento. Una delle due, quella più bassa e con i lunghi capelli castani sciolti dietro la schiena, picchiò violentemente la testa sulle pietre del terreno. Morì sul colpo con il cranio frantumato e i suoi bei capelli biondi si macchiarono di un rosso scarlatto. Un sorriso crudele si allargò sulle labbra carnose di Christine.

« mi raccomando, non macchiarti il bel vestito! » sussurrò gelidamente al pallido orecchio della donna morta.

« no! Marie! » urlò la sua amica, stesa per terra sotto il peso del corpo di Charlotte.

« urla quanto vuoi, tanto non ti sentirà nessuno! » le disse questa ed estrasse un piccolo pugnale d’argento che teneva stretto in vita. La ragazza, vedendo quella lama affilata avvicinarsi alla sua gola, si dimenò come un pesce che disperato cerca di salvarsi rientrando in acqua, ma tutto quell’agitarsi le fu vano. Charlotte affondò il pugnale in corrispondenza del piccolo cuore pulsante della giovane.

« bene, procediamo allora. Stai attenta che il vestito non si macchi col suo sangue! » suggerì Christine, che nel frattempo aveva riacquistato un po’ di sicurezza.

Le due gemelle si alzarono da sopra i cadaveri delle loro vittime e guardarono trionfanti il loro sangue nobile che insozzava l’umile pavimento di Parigi. Si gustarono con enorme piacere quel loro spettacolo, orgogliose di esserne state proprio loro le autrici, ma, tornando infine alla realtà, iniziarono a spogliarle.

« la misura è perfetta! » cinguettò sorridendo Charlotte e la sorella le diede pienamente ragione.

Indossarono quei vestiti splendidamente cuciti e degni di due principesse. Quello indossato da Charlotte era blu notte e riccamente ricamato sulla scollatura da perle bianche che riflettevano il verde dei suoi occhi.

« è molto elegante! Mi piacerebbe, se non avesse così tanti fiocchi! » esclamò, stropicciando uno dei fiocchi argentati che ornava l’orlo delle maniche larghe.

Il vestito che indossò Christine, invece, era di un pallido giallo pesca che contrastava con il castano scuro, quasi nero, dei suoi capelli lunghi e con un grosso fiore bianco panna sul petto che assomigliava vagamente ad una rosa. Vestite così sembravano veramente due nobili fanciulle di un casato importante. Ora non restava altro che compiere l’importante passo d’infiltrarsi a corte, ma con la loro bellezza non sarebbe stato difficile.

 

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Capitolo 2
*** Primo inganno ***


~•~

~~

 

Il loro piano era a dir poco perfetto. Stavano studiando quell’anziana signora da un mese ormai e conoscevano in dettaglio tutta la sua vita. Non era stato difficile saper tutti i particolari della vita di quella vecchia, soprattutto grazie all’aiuto di un paio di giovanotti al suo servizio da anni che erano stati entusiasti di spifferar tutto in cambio di qualche piccolo piacere fisico. Avevano così scoperto che la donna era lo strumento che faceva esattamente al caso loro.

« venite, raccontatemi tutto, bambine mie » disse l’ingenua vecchietta, invitandole ad entrare nella lussuosa sala da the. Le gemelle le sorrisero amorevolmente e si scambiarono uno sguardo divertito, mentre con le loro mani delicate e letali accarezzavano il velluto delle poltrone.

« è stato davvero terribile! » piagnucolò con una faccina dolce la bella Christine.

La vecchia si commosse nel vedere l’espressione piena di contrizione su quel visino tanto bello e tanto delicato. Charlotte ne approfittò subito ed iniziò a declamare con la voce piena di pathos la loro patetica storia, con l’accompagnamento musicale dei singhiozzi e i gridolini di straziante dolore di Christine. 

« una pestilenza a Rennes! Deve essere stato terribile per voi vivere una tal tragedia! Eppure non ne ho sentito parlare, altrimenti sarei corsa in vostro aiuto! » mentì spudoratamente la vecchia, che in realtà, prima di quel giorno, non aveva minimamente saputo dell’esistenza delle due belle nipoti. Dalla morte di sua figlia non s’era più interessata molto al resto dei suoi parenti. Era morta di parto quando aveva soli diciassette anni con il suo bambino nel grembo e la donna, già anziana, aveva perso ogni interesse per tutto il resto. Ora, l’arrivo di quelle due bellissime nipoti che erano altrettanto belle che la sua perduta figlia, le sembrava veramente un miracoloso dono del cielo.  

« oh, ma, zia cara, non volevamo recarvi disturbo! E poi è stata una cosa così fulminante e letale che non avreste mai potuto far nulla per la nostra povera famiglia! »

« ora però non abbiamo nessuno se non voi, cara zia! » aggiunse prontamente Charlotte, buttandosi ai piedi della vecchia per afferrarne le mani grinzose posate sull’ampia gonna verde scuro.

« non avete più nulla da preoccuparvi mie bellissime ragazze! Adesso penserà la vostra cara Clotilde a voi! » farfugliò infine l’anziana signora tra le lacrime, commossa dalle loro adulazioni e sofferenze apparentemente sincere. Sfortunatamente, la vecchia e sola signora non si accorse del sorriso di trionfo che apparve ad illuminare i volti delle sue nuove nipoti.   

 

Non passarono nemmeno tre giorni che già l’orgogliosa Clotilde aveva riacquistato tutta la sua vanità e decise quindi di sfoggiare le sue bellissime nipoti a corte. Christine e Charlotte non chiedevano niente di meglio. Aspettavano esattamente quello.

« tesori miei, fatevi belle, ma che dico, voi siete sempre bellissime! In ogni caso, oggi andremo a corte! È ora che tutti conoscano le mie fantastiche nipoti! » gracchiò l’ingenua donna, scambiando i lampi di malignità che affiorarono negli occhi delle ragazze per entusiasmo. Indossati i nuovi abiti, fatti cucire apposta per i loro corpi snelli e per le loro curve generose, sembravano due principesse. L’abito di Charlotte era un bellissimo vestito di raso blu notte, costellato di piccole pietre brillanti e ricamato di sottili fili di seta bianca. Quello di Christine era invece di un acceso rosso fuoco mescolato a ricami dorati che si intrecciavano sulle maniche e sulla scollatura, disegnando complicate spirali. A corte sarebbero state perfette e il re le avrebbe sicuramente volute nella sua rosa di donne bellissime.    

 

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Capitolo 3
*** Clotilde ***


~•~

~~

 

Mantenere il sangue freddo e l’espressione apatica che avevano tutte le altre persone nobili presenti nella sala smisurata fu davvero un’impresa ardua. Charlotte e Christine si guardarono allibite negli occhi e si resero conto che in quel momento stavano pensando esattamente la stessa cosa. Non avevano mai lontanamente sognato una sala di quelle dimensioni e di quella ricchezza a dir poco sfrenata. Nella loro mente non era passato nemmeno per un attimo il pensiero che una stanza potesse essere grande quanto l’insieme di diverse case della gente povera. La cosa più impressionante era l’enorme tavolo di marmo al centro della sala. Sopra di esso c’era tanto di quel cibo da poter sfamare mezza Parigi. Quel cibo invece veniva puntualmente sprecato per abbellire le pompose feste di corte, per poi essere buttato, mentre Parigi moriva di fame. Se già c’era odio nell’animo delle gemelle, a quella vista aumentò ulteriormente.

Christine si guardò attorno spaesata e lesse lo stesso smarrimento negli occhi di Charlotte. I nobili che si trovavano nella sala cinguettavano allegramente ed ogni tanto riempivano l’avida bocca di qualche stravagante cibo esotico. Ad un certo punto, quella monotona scena fu interrotta dall’aprirsi d’ una porta. Un lieve cigolio fu capace di zittire il vociferare di un centinaio di persone, che si girarono verso una grande porta di legno intagliata. Sembrava quasi un momento sacro. Una figura imponente entrò nella sala, accompagnata da due uomini vestiti di blu e oro che annunciarono declamando in coro l’entrata del Re con un orgoglioso « Sua Maestà Re Luigi XIII ». Tutti chinarono la testa e lo sguardo, fino a quando il Re non si fu seduto sul trono in legno. Le gemelle seguirono l’esempio degli altri e chinarono le loro chiome brune elegantemente ornate da una fascia di velluto abbinata ai loro vestiti e delle piume cangianti. Quando tutta l’inutile cerimonia si concluse, iniziarono le ancor più inutili adulazioni dei nobili verso il sovrano e giunse anche il momento di Clotilde di recarsi da lui.

« Vostra Maestà, vorrei oggi presentarvi le mie nipoti: Charlotte e Christine de Cantel » sentenziò la vecchia indicando le gemelle. Il re posò il suo sguardo superbo sulle due figure indicategli dalla donna. L’espressione annoiata del suo viso cambiò visibilmente nel vedere le due donne. Non erano le solite donne vecchie, brutte e sgradevoli che di solito gli venivano presentate a corte. Anzi, erano due fanciulle molto belle ed attraenti. Nel re scattò qualcosa. Non riuscì più a distogliere lo sguardo dai riflessi dorati, immersi nel verde degli occhi di Charlotte.

Quando il re riuscì a riprendersi dalla sorpresa della bellezza delle donne, le invitò a soggiornare nella sua reggia insieme agli altri nobili.

« certamente che resteremo qui. È un onore vostra maestà! » accettò la vecchia Clotilde, entusiasta di aver riacquistato i propri privilegi a corte, sfruttando la bellezza delle nipoti.

Il re chiamò in modo scortese e brusco uno dei suoi servitori e gli disse ancor più brutalmente di condurre le sue nuove ospiti nella loro camera. Il servo, un giovane alto e con il volte scarno visibilmente pieno di astio verso il sovrano, le condusse in un corridoio molto largo e tappezzato di quadri dei precedenti regnanti. Indicò loro tre stanze adiacenti le une alle altre e le tre donne ne scelsero una a testa. Come entrò nella camera, Clotilde rimase paralizzata dalla sua bellezza e la ricchezza del luogo. Era una camera da regina quella. In gioventù non era mai stata così bella da meritare una stanza simile e neanche quando venne presentata a corte riuscì ad attirare l’attenzione del re. Non era il re, tuttavia, che le interessava adesso. Era troppo vecchia per quel genere di cose. Ora, voleva solo vivere nel lusso sfrenato che in gioventù aveva tanto agognato e mai raggiunto. Non era riuscita ad ottenerlo con la sua bellezza giovanile, ma finalmente c’era riuscita nella vecchiaia, approfittando della bellezza delle nipoti. Certo, era felice di poter aiutare le due gemelle, ma intimamente era più felice per se stessa e per quello che era riuscita ad ottenere.   

        

 

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Capitolo 4
*** Luigi e Prévan ***


~•~

~~

 

Erano bastati pochi giorni perché Charlotte riuscisse ad entrare in intimità col sovrano. Aveva circa il doppio dei suoi anni, ma era un uomo ancora piacente ed esteticamente non faceva ribrezzo, come succedeva per tanti dei nobili della sua corte. Il troppo cibo e il lusso sfrenato li avevano resi tutti grassi, enormi a dir poco e tremendamente untuosi da far passare la voglia di avvicinarcisi.

Dal primo sguardo che il re le aveva lanciato, Charlotte capì immediatamente che sarebbe stata lei la sua favorita tra lei e la sorella. Questo voleva dire solo una cosa: avrebbe dovuto ucciderlo lei. In quel momento però, stesa sul morbido ed invitante letto di seta blu del re, più che ad ucciderlo stava pensando ad un’altra cosa. Nulla le vietava di divertirsi prima di terminare il suo lavoro e inoltre, la sua ora non era ancora giunta. Non c’era tempo per pensarci in quel momento.

Le mani bollenti del re la stavano accarezzando con una passione ed un desiderio inimmaginabili. L’aveva voluta fin dalla prima volta che l’aveva vista e i re non aspettano molto a realizzare i loro desideri. Anche da parte della ragazza c’erano ardore e impazienza, nonostante fosse semplicemente un lavoro freddamente calcolato e con un fine ben preciso. Il bellissimo vestito giallo ocra che aveva indossato quel giorno non le era mai sembrato così pesante e ingombrante come in quel momento. Non fece nemmeno in tempo a finire il filo di quel pensiero, che già il vestito era finito per terra. La mani abili e sicuramente esperte di Luigi avevano risolto in men che non si dica il problema.

Le labbra del sovrano si posarono con forza su quelle rosse della ragazza che stava letteralmente bruciando sotto il suo tocco, pur mantenendo ancora un freddo senso di autocontrollo. Le carezze tra i due si fecero sempre più audaci e la ragazza comprese che il re stava iniziando a diventare impaziente. Charlotte però non voleva cedere subito. Non voleva dargli quella soddisfazione così in fretta. Prese a spogliarlo dei vestiti di seta dorati, mentre la bocca di lui aveva abbandonato la sua per esplorare le curve provocanti della sua spalla esile per scendere infine verso quelle ancora più eccitanti del suo seno pallido. Ogni centimetro del corpo che sfiorava con le sue labbra accendeva un fuoco bollente nella pelle di lei. L’eccitazione di lui era già alle stelle e tutto il suo corpo fremeva, ma ancora Charlotte non si decideva ad accontentarlo. Iniziò a provocarlo toccandolo con le dita sottili e lo sentì gemere sotto il suo tocco, mentre il respiro diventava sempre più rotto.

Alla fine dovette cedere anche lei ai desideri del suo corpo e si offrì completamente al sovrano. Aprì le gambe e sentì il re che entrava con forza dentro di lei, entrambi ormai quasi al limite che fisico permetteva loro. Bastarono poche spinte perché entrambi raggiunsero il massimo piacere e l’eccitazione di Charlotte fu ancora più forte della lussuria del re. Il pensiero che avrebbe ucciso l’uomo a cui stava donando spontaneamente tutto quel piacere la rese euforica.

Ti piacerà. Anche in quel momento ti piacerà. Pensò con la mente ancora annebbiata, mentre una sonora risata le usciva dalle labbra, senza che Luigi ne comprese il reale motivo.

 

Nemmeno Christine quella notte dormì nella sua camera. C’era un nobile, un uomo sulla cinquantina, con i capelli brizzolati sempre raccolti in una coda, che quel pomeriggio le aveva stuzzicato le mani. Era uno dei più prepotenti verso le persone di ceto inferiore, dei più bigotti, maleducati e spocchiosi nobili presenti alla corte reale. Aveva descritto con stizza e disprezzo una scena a cui aveva assistito per le strade di un sobborgo parigino in cui era passato, a quanto diceva lui per caso. Christine era convinta fermamente che quell’uomo, quel porco ipocrita come lo chiamava lei dentro di sé, c’era andato per un motivo ben preciso. Come fa un gentiluomo a passare per caso in un quartiere che non porta da nessuna parte degna di essere frequentata dalla nobiltà e per giunta un quartiere reso celebre dalla gran presenza di prostitute? Forse tutti gli altri presenti, a sentire il suo squallido racconto, non avevano capito il motivo del passaggio dell’uomo per quelle strade, ma Christine, una donna del popolo che per mantenersi aveva dovuto frequentare spesso posti del genere, aveva saputo leggere tra le righe.

« oh non immaginate quanto sia stato orribile da vedere! » sentenziò con la voce pastosa e viscida. Tutte le dame che lo attorniavano, tra cui Christine, inorridirono al pensiero di passare in mezzo a quella che loro ritenevano la feccia di Parigi. Le pallide facce truccate come pagliacci delle donne esprimevano al meglio la loro natura di vecchie donne stizzose e inacidite dal lusso. Forte dell’approvazione che lesse nei loro volti, Prévan, continuò il suo racconto con un tono ancor più patetico.

« c’erano tutte quelle donne con in braccio quei piccoli animali che loro definiscono figli! E i loro uomini poi! Due di loro stavano assaltando un gentiluomo che come me che passava di lì con la carrozza! Non si può davvero più camminare per le strade di Parigi! » 

« e voi che avete fatto Visconte Prévan? Sarete andato via per paura di essere colpito, immagino? » squittì una biondina pallida, con gli occhi azzurri slavati ed una bocca troppo grande per esser considerata una bella donna.

« io? Scappare? Mai! Ho tirato fuori la mia pistola e ho accoppato quei due miserabili, proprio come si fa con le bestie! Così bisognerebbe trattarli tutti, come animali! Non sono persone civili e non li si può considerare uomini! » concluse infine con l’orgoglio gonfio fino quasi a scoppiare come un pollo ingozzato. Quella frase aveva montato la rabbia e l’odio di Christine e segnato la fine del visconte.  

 

Ringrazio MsEllie per aver aggiunto la mia storia tra le seguite! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!

Grazie anche a chi legge semplicemente, anche se un commento per sapere cosa ne pensate non mi dispiacerebbe!

Jelly^^

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Capitolo 5
*** Sangue blu ***


~•~

~~

 

Esattamente nello stesso momento in cui Charlotte allietava la notte del re, Christine vendicava le vite distrutte da Prévan, distruggendo la sua.

« Visconte, posso farle compagnia ancora per un po’? » chiese Charlotte affacciandosi alla porta dell’appartamento di Prévan.

« certo mia cara, entrate pure » gracchiò il Visconte. Come si poteva dire di no ad una donna tanto bella che vuole tenerti compagnia?

« mi sono spaventata molto a sentire il vostro racconto… » gli disse lei con fare lascivo, avvicinandosi a lui per fargli annusare il suo profumo provocante.

« oh, ma non dovete preoccuparvi bella damigella – le disse fiero, cercando di non svenire annusando quell’odore inebriante – qui a corte quegli zotici non possono certamente entrare! » concluse infine. Non immaginava di certo che così facendo peggiorava solo la sua situazione.

« lo so e ne sono molto rassicurata. Anche la vostra presenza qui mi fa stare molto meglio » i suoi occhi verdi scintillavano per la dolcezza che vi stava infondendo. Christine stava gonfiando ulteriormente l’orgoglio nobiliare dell’uomo.

« signorina, vuole qualcosa da bere per scaldare gli animi, così si sentirà meno impaurita? » sibilò, iniziando ad indovinare come sarebbe finita la serata con la fanciulla spaventata. Lei gli sorrise di rimando e si avvicinò ancora di più a lui.

« veramente – disse muovendosi verso di lui – io avevo in mente qualcos’altro » e si avvicinò alle sue labbra soffiandogli il fiato caldo in bocca. Il visconte non riuscì a resistere e, mentre con una mano la prese per la vita sottile, le stampò un baciò con le labbra viscide. Christine represse a stento un conato di vomito e riuscì a rispondere al bacio, cercando di farlo durare il più a lungo possibile. Continuando a distrarlo con quel bacio piuttosto umido, accarezzò la mano dell’uomo posata sul suo fianco, accendendo così le più intime passioni di lui. Senza che lo sfortunato se ne accorgesse, la ragazza gli spostò di qualche centimetro la mano, per accedere con la sua in una piega nascosta dell’ampia gonna verde mare. Tastando delicatamente la stoffa morbida, trovò quello che cercava: un piccolo pugnale argentato che già aveva colpito diverse volte.

« come avete detto che vi siete comportato con quei due popolani? » chiese lei a voce bassissima, staccandosi di pochi millimetri dalle labbra smorte di Prévan. Lui le rispose già eccitato, ripetendo parte del suo discorso ch’egli pensava fosse così seducente ed irresistibile per la donna stretta a lui « ho sparato a quelle bestie come si fa coi cani che hanno la rabbia » un sorriso maligno e lussurioso gli si dipinse su quella bocca velenosa.

« bene – sussurrò gelidamente Christine – e ora io uccido te come si squartano i maiali! » gli urlò infine con tutta la rabbia che aveva in corpo.

« ma cosa stai dicendo? » la voce gli tremava come ad un coniglio preso in trappola. La piccola e ristretta mente del Visconte aveva finalmente capito qualcosa ed egli cercò di allontanarsi terrorizzato dalla ragazza furiosa.

« ti sto dicendo che otterrai quello che meriti, sudicio maiale! » urlò, infilzando il pugnale argenteo nel grasso cuore del maiale. Mentre infilzava la sua arma mortale nel corpo della sua vittima, Christine osservò gli occhi del Visconte. Erano bianchi e lucidi per il terrore, completamente spalancati nell’espressione di chi sa che sta per morire. Infine, un dolore straziante gli tolse il respiro e i muscoli della faccia si rilassarono. Christine, per non far terminare lì le sue sofferenze, con uno strattone tirò fuori il pugnale allargando la ferita e un getto di fluido rosso fuoriuscì dal corpo straziato, imbrattando le belle vesti dell’uomo. Prévan, ancora incredulo, con le stesse mani con cui prima stringeva la vita della ragazza, si toccò lo squarcio che aveva nello stomaco e vide il suo sangue gocciolare sul pavimento. Lo sentiva scorrere lungo il suo corpo ed esterrefatto cercava inutilmente di fermare l’emorragia con le mani già luride. Non riusciva a credere che fosse davvero il suo. Christine si godette lo spettacolo fino in fondo e quasi le dispiacque quando Prévan irrigidì il corpo con un’ultima smorfia e cadde pesantemente sul tappeto del pavimento, mentre il sangue che ancora colava lento iniziava già a creare una pozza attorno al cadavere.

« allora non è vero che voi porci nobili avete il sangue blu – sibilò malignamente Christine, gustandosi la sua vittoria – peccato » concluse, girando le spalle al cadavere steso a terra.

 

Ringrazio per i complimenti  MsEllie! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! Alla prossima J

Jelly^^      

 

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Capitolo 6
*** Messaggio ***


~•~

~~

 

« e così sei entrata in azione, sorellina » sussurrò Charlotte all’orecchio di Christine, mentre tutti gli altri presenti in sala si scapigliavano per cercare di capire cosa fosse successo.

« signore, per favore! Manteniamo tutti la calma! » bofonchiò qualcuno dal fondo del corridoio che portava alla camera del Visconte assassinato.

Il re era su tutte le furie. Nessuno aveva mai osato tanto nella sua reggia. Solo lui aveva potere di vita e di morte su tutti gli abitanti della corte: questa era la cosa che lo preoccupava maggiormente, non di certo l’avere un visconte in meno. Qualcuno stava sfidando la sua autorità e non poteva permetterlo. Ovviamente stava osservando tutto dalla sua prospettiva, dall’altezza del suo trono. Charlotte e Christine lo osservavano divertite, mentre lui cercava di mantenere un controllo su tutti i nobili agitati. Peccato che il risultato non fosse dei migliori. Le donne, vecchie o giovani che fossero, urlavano e cinguettavano spaventate; gli uomini si davano un’aria coraggiosa e si vantavano di sapere sicuramente chi fosse il colpevole.

« è sicuramente uno dei servi il colpevole! » borbottò un anziano signore con una parrucca enorme sulla testa altrimenti pelata.

« certamente non è stata una persona per bene come noi! » gli rispose un altro.

« no, saranno stati degli amici di quei cani che il Visconte ha ragionevolmente soppresso! » sibilò una donna con i capelli rossi avvolti in boccoli vaporosi, che faceva spesso gli occhi dolci al Re. Era una giovane donna sui vent’anni, arrogante, presuntuosa e facilmente irritabile. Non aveva visto di buon occhio l’arrivo delle due belle gemelle a corte, spaventata che il Re avrebbe preferito una di loro a lei. Ovviamente, non aveva saputo quello che era già successo tra Charlotte e Luigi.

 

« devo scrivere a mio figlio » comunicò il sovrano al suo messaggero personale, dopo aver sedato la confusione per la morte cruenta di Prévan.

« digli immediatamente di tornare qui » concluse, tenendosi la testa con le mani, sommerso da mille pensieri.

« subito signore » gli rispose a testa bassa il ragazzo che da dieci anni sopportava gli ordini e soprattutto i capricci di Luigi.

 

« quella smorfiosa va tolta di mezzo » sussurrò Charlotte alla sorella.

« paura che ti prenda il posto nel letto del re? » gli rispose con malignità Christine.

« ma è proprio lì che la toglierò di mezzo – continuò con espressione fredda – voglio che il mio bel Luigi senta la morte che si avvicini » concluse poi, sorridendo per quello che le era appena venuto in mente.

 

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Capitolo 7
*** Ricordo ***


~•~

~~

 

Una settimana dopo il figlio del re tornò dal suo soggiorno in Spagna, senza che nessuno a corte lo sapesse.

« padre, sono venuto di corsa appena mi avete chiamato » disse un giovane che entrò spalancando la pesante porta della camera del re.

« figlio, finalmente! » esclamò il re, mentre osservava con il suo sguardo penetrante quel bel giovane con gli occhi azzurri e dall’espressione preoccupata.

« cosa è successo? » gli chiese avvicinandosi alla poltrona sulla quale sedeva il padre.

« qualcuno ha ucciso uno dei miei ospiti » sospirò infine il re. Il figlio lo osservò con attenzione e notò che aveva l’aria più stanca del solito e dimostrava una ventina di anni in più. Il re raccontò tutto d’un fiato quello che era successo qualche giorno prima.

« e non è ancora tutto » sospirò gravemente.

« andate avanti dunque » lo incoraggiò il figlio, mantenendo una calma quasi innaturale in quel momento.

« è stata uccisa anche una donna. La Contessina Chantal. Come penso che tu immagini, era una delle mie favorite e l’altra mattina – il re apparve ancora più vecchio, prese fiato e coraggio e finalmente riuscì a continuare – mi sono svegliato con al mio fianco il suo cadavere » concluse con la voce ridotta ad un sussurro e l’orrore del ricordo che gli si leggeva sul viso. L’espressione fino a quel momento piatta del figlio mostrò tutto il suo disprezzo e la sua rabbia.

« immagino non sappiate chi sia stato »

« certo che no! È per questo che vi ho chiamato! Ho bisogno della di voi! Pensavamo tutti che la morte di Prévan fosse dipesa dalla vendetta di qualche popolano pazzo, amico di quelli uccisi da lui, ma… Chantal non c’entrava nulla con quella storia. Deve essere qualcuno qui a corte e temo stia puntando la mia persona »

Il giovane si passò una mano tra i capelli neri, pensando ad una possibile soluzione, mentre il padre l’osservava riponendo tutte le sue speranze nell’intelligenza del figlio.

« ci penserò io, padre. Scoprirò chi mira alla vostra vita » sentenziò infine questi. Uscì dalla grande porta con passo fermo e sicuro, ripensando alle parole paterne e a quello che avrebbe fatto.

 

Charlotte era sdraiata sul divano rosso porpora ed accarezzava con le mani perlacee i boccoli del re.

« non vi preoccupate, mio adorato, nessuno vuole uccidervi. Probabilmente Chantal aveva attirato su di sé l’odio di qualche amante abbandonato » gli sussurrò dolcemente all’orecchio la scaltra donna. Muoveva a ritmo costante le belle dita attraverso i capelli del re e nel frattempo la sua mente vagava nei ricordi di quella notte.

 

C’era Chantal nuda, coperta solo dalle lenzuola di seta, abbracciata stretta a Luigi e il re dormiva profondamente, ignaro di quello che sarebbe successo alla sua amante. I capelli rossi della ragazza erano sparsi sul cuscino e si confondevano con le lenzuola color rame che coprivano i due. Il respiro dei due era lento e regolare. Non un solo rumore disturbava il loro sonno tranquillo. Il quadro era troppo perfetto per non essere sporcato con qualche macchia di rossissimo sangue nobile.

 

« e cosa mi dici di Prévan? Anche lui amanti vendicative? » chiese il re alterato, riportando la ragazza alla realtà. Charlotte smise il suo movimento costante e sobbalzò uscendo dalla sua nuvola di ricordi.

« è stato ucciso per semplice vendetta da qualche popolano, ovviamente – lo rassicurò – vi preoccupate troppo – continuò – avete bisogno di rilassarvi un po’, vostra altezza » finì la frase senza scomporsi e si spostò per sedersi a cavalcioni su di lui.

« sapete voi come rilassarmi, vero? » le rispose lui ed un attimo dopo iniziava già a spogliarla, dimenticandosi del tutto dell’amante appena uccisa. Charlotte però non se ne era dimenticata affatto.

 

Charlotte era entrata nella loro camera con un passo talmente delicato che non l’aveva sentita nessuno. Per precauzione si era tolta la veste ingombrante nella sua camera e si era avvicinata seminuda al letto degli amanti. Come al solito aveva in mano il suo fedele pugnale argentato. Si inginocchiò con le gambe divaricate sul corpo della sua rivale nel letto del re e con una mano tenne stretto il pugnale, accarezzando la pelle del collo di Chantal con l’altra.

« Luigi… ti sei già svegliato? » mormorò la ragazza al tocco della mano di Charlotte.

« non sono il tuo Luigi. Prova a urlare e vi uccido tutti e due e tu verrai ricordata come la prostituta che ha ammazzato il re » sibilò la gemella con le labbra vicinissime a quelle della sua vittima. Chantal spalancò gli occhi spaventata ed emise un gemito, prontamente zittito dalle labbra di Charlotte che si posavano sulle sue.

« hai le labbra morbide. È con quello che hai conquistato il re? O con le tue arie da gran dama? » le sorrise crudele l’altra donna, senza allontanarsi dalla sua vittima. Chantal non riusciva più a parlare per la paura.

« che cosa vuoi? » nella sua voce solitamente arrogante, in quel momento c’erano paura e tensione.

« nulla. Voglio solo vedere se il sangue delle donne del bel mondo hanno davvero il sangue blu. Quello degli uomini l’ho già visto… »

« Prévan! » sussurrò sconvolta lei.

Anche Charlotte le sorrise a sua volta e il suo pugnale entrò in azione, mentre le sue labbra si posarono nuovamente su quelle della vittima per prevenire un urlo di dolore. Il suo sangue iniziò a scorrere ed a bagnare le coperte e il corpo marmoreo del re, che ancora dormiva e non si era accorto di nulla.

Charlotte si alzò dalla sua posizione e vide che il sangue della ragazza aveva insudiciato la sua leggera camicia, macchiando di rosso anche la sua pelle candida.

« bene, nemmeno quello delle donne è blu. Anzi, è più sudicio di quello del maiale di Prévan! » disse uscendo dalla porta, lasciandosi alle spalle uno spettacolo terribile che avrebbe rovinato il risveglio del re.

 

 

Ecco arrivato il nuovo capitolo! Spero sia stato di vostro gradimento!

Jelly^^

   

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