Angel di callistas (/viewuser.php?uid=49989)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Prologo ***
Capitolo 2: *** 2 - L'incarico ***
Capitolo 3: *** 3 - Un sentimento inaccettabile ***
Capitolo 4: *** 4 - Angeli e Demoni ***
Capitolo 5: *** 5 - Simili diversità ***
Capitolo 6: *** 6 - Verso la perdizione ***
Capitolo 7: *** 7 - Un quadro vale più di mille parole ***
Capitolo 8: *** 8 - Kagome, Izayoi, Rin ***
Capitolo 9: *** 9 -Si comincia... ***
Capitolo 10: *** 10 - Il Conflitto decisivo ***
Capitolo 11: *** 11 - Tutto ha una sua fine ***
Capitolo 1 *** 1 - Prologo ***
1 - Prologo
Ok.
Sono tornata.
Ok.
Non ve ne frega niente.
Ok.
Nemmeno a me.
Hihihihi…
Carissimissime! Ben tornate! Spero che qualcuno di voi si ricordi ancora di me e delle mie storie.
Parte divertente: quella che mi
accingo a presentarvi è una Inu-Kag, che chi mi conosce bene sa
essere la mia coppia preferita. Sarà una storia un po’
insolita. Kagome vestirà dei panni un po’ diversi dai
soliti e Inuyasha sarà un ragazzo alquanto isolato.
Parte seria: mi dispiace essere
mancata per così tanto tempo. Alcuni drastici cambiamenti mi
hanno vista protagonista e automaticamente l’ispirazione è
andata a farsi un giro alle Canarie. Non che ora sia ai massimi
livelli, ma posso dire di essermi ripresa.
Prima di lasciarvi ad un prologo alquanto corto, vorrei fare una dedica.
Ho ricevuto una E-mail che mi ha fatto molto piacere ricevere da Kagome19.
Vorrei farle sapere che la sua mail mi ha dato la spintarella finale
per decidermi a tornare sul grande schermo. Ero molto indecisa se
pubblicare o meno. Non avendo la linea fissa mi devo affidare alla
chiavetta (Vodafone…w la pubblicità gratuita), solo che
ho fatto un abbonamento che mi si è ritorto contro perché
posso navigare gratis solo dalle dieci di sera. Non sto qui a menarvela
sul perché ho fatto questa ca-ga-ta pazzesca, però
l’ho fatta e devo scontare ancora sei mesi di questo supplizio.
Il problema è che quando torno a casa dal lavoro sono un peletto
demolita e alle dieci sono già davanti a Morfeo a farmi una
chiacchierata.
Però adesso, a costo di farmi venire delle valige sotto gli
occhi, di pizzicarmi le braccia, di pestarmi i piedi o mordermi la
lingua, ho deciso che posterò i capitoli come al solito, di
venerdì.
Detto ciò, vi lascio al prologo, che ho il timore sia più corto di questa presentazione.
Ciao ciao, callistas!
Anche se lei non lo sapeva, quello sarebbe stato un giorno veramente
speciale. Sarebbe stato il giorno del suo primo incarico che avrebbe
svolto interamente da sola. Certo, i colleghi l’avrebbero aiutata
consigliandola di volta in volta, ma se per caso si fosse trovata in
difficoltà, avrebbe dovuto arrangiarsi per dimostrare di essere
veramente pronta per ricoprire quel ruolo. Un ruolo che desiderava da
molto tempo.
Era distesa su un campo interamente ricoperto di margherite con il naso
per aria. Stava troppo bene lì. Poi si alzò e
iniziò a correre per il prato finché una luce accecante
non la obbligò ad arrestare la sua corsa. Sapeva perfettamente a
chi apparteneva una luce così accecante, così…
pura.
La ragazza si bloccò all’istante e tenne sempre il viso
basso, imbarazzata per quello che stava facendo. Che avrebbe pensato di
lei adesso? Forse aveva messo a rischio tutto il lavoro che aveva fatto
in quegli anni per una stupida corsa? Sperava ardentemente di no.
“Tranquilla…” – disse lui. – “…non rischi nulla.”
=Ops…non mi ricordavo che sapesse leggere il pensiero…=
“Attenta a quello che pensi, allora…”
La ragazza s’imbarazzò ancor di più e questo lo fece sorridere.
“S-sì…”
“Puoi anche guardarmi in faccia, sai?” – disse lui bonario.
“Non…non lo merito.” – rispose lei mentre si torturava le mani.
“Io credo l’esatto opposto, sai?”
La ragazza alzò di scatto la testa per lo stupore, ma la
riabbassò immediatamente. Stava per sporcarlo e questo non se lo
sarebbe mai perdonato.
“Guardami.”
Sentì una punta di perentorietà nella voce e
obbedì. Alzò lentamente la testa rivelando
l’identità del visitatore: un vecchio signore dalla folta
barba, gli occhi erano azzurri come l’acqua appena sgorgata da
una fonte nuova. Le braccia pendevano lungo i fianchi e il suo sguardo
era dolce.
Sperava un giorno di diventare come lui.
Di diventare come Dio.
Ecco il prologo.
Come preannunciato è più corto della presentazione che ho
fatto e mi dispiace. Spero di aver stuzzicato la vostra
curiosità con questa premessa e spero di poter riavere il
piacere di rispondere ai commenti che spero – vi supplico –
lascerete.
Ho preso spunto per questa storia da un telefilm che qualche anno fa
guardavo con assuefazione. S’intitolava “Il tocco di un
angelo”, non so se lo avete mai visto o almeno sentito nominare.
Era un bel telefilm, anche se attualmente la tematica trattata potrebbe dare qualche effetto collaterale.
Beh, basta! Aspetto i vostri commenti!
Besitos, callistas!
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Capitolo 2 *** 2 - L'incarico ***
2 - L'incarico
Ben arrivate al secondo capitolo!
Dunque… devo ammettere che leggere i commenti su ogni capitolo
è una scarica elettrica che non pensavo mi potesse piacere
così tanto.
Vi ringrazio per i commenti che avete lasciato per il misero prologo,
ma spero abbiate capito che la mia intenzione era quella di farvi
rimanere col fiato sospeso.
Spero di esserci riuscita, almeno…
Allora…permettetemi di rispondere come di consuetudine ai commenti, iniziando con…
Xx Kagome_Chan xX:
opere… che paroloni. Diciamo che mi mancavate e ho deciso di
ricominciare a stressarvi l’anima. Il capitolo che andrai a
leggere sarà di transizione e non spaventarti se noti errori di
grammatica o che, comunque viene spiegato tutto in fondo.
Bellissima? Un bacione grandissimo e grazie per aver commentato il prologhetto.
Anjhela_kaggy_inuchan91: ciao
cara, ti ringrazio. Ho faticato un bel po’ per decidermi, ma alla
fine ce l’ho fatta. Però non posso anticiparti niente.
Siccome sono bastarda dentro, lascerò che tu ti legga tutti i
capitoli che posterò. Alla fine ti dirò se ci hai
imbroccato.
Un bacio e alla prossima!
Mikamey: oddio, ciao! Come
stai? Effettivamente, era da un po’ che non leggevo le tue storie
e mi era dispiaciuto un sacco. Io mi sono fatta due conti e mi sono
resa conto che dalla pubblicazione dell’ultima mia storia
è passato un anno.
E non me ne sono accorta! O.O
Sono contenta che tu abbia visto quel telefilm, almeno sai più o
meno di cosa tratterà la mia storia. Nemmeno io sono riuscita a
vederne la fine e non so dirti cosa sia successo, ma cerco di
immaginarlo.
Bene! Sono contenta di averti rivisto tra i recensori. Sappi che ho
letto la tua storia e che mi è piaciuta, come le altre, del
resto. Perdonami se non te l’ho commentata. Prima di poter
tornare attiva su EFP come lo ero una volta, devo risolvere un piccolo
disguido con una promozione sulla chiavetta che uso per navigare e poi
tornerò a stressarvi!
Ti aspetto alla fine del capitolo! Baciotti!
Ilary_chan: ciao! Sono contenta di vedere un nome nuovo. Fa sempre piacere!
Per il prologo, lo so che è strano, ma mi è venuto
così. Ho voluto rivelare subito la natura dei personaggi, ma
fermarmi sul più bello, cosa che solitamente mi fa guadagnare
una vagonata di bestemmie.
Sono anche molto contenta che “Io e il mio capo” ti sia piaciuta. Grazie mille.
Ti lascio alla lettura di questo capitolo, che spero tu possa trovare
un po’ più polposo rispetto allo striminzito prologo.
Un superbacio!
Bellatrix_Indomita: io e te dobbiamo fare un luuuuuuuuuuuungo discorsetto, gioia.
Non pensare minimamente che se non ti commento la storia, io non la
legga, anzi. Ogni giorno vado sul sito per vedere se aggiorni. I tuoi
capitoli li spolpo nel giro di trenta secondi, ma purtroppo ho un
problema con la chiavetta di navigazione.
Ora come ora, posso navigare gratuitamente, e sottolineo gratuitamente,
dalle dieci di sera in avanti. Premettendo che lavoro tutto il giorno,
arrivo a casa che solo devastata e alle dieci sono già a letto.
Quello che non riesco a leggere di sera, lo leggo al mattino sul
lavoro, ma purtoppo non posso usare il computer dell’azienda per
i miei comodi, altrimenti sono ca22i amari.
Come ti ho già detto, io divoro letteralmente i tuoi capitoli,
ma non li posso commentare. Sto cercando una soluzione per svincolarmi
dall’attuale piano di navigazione e trovarne uno che mi consenta
di andare su internet quando ca22o voglio io, così ho tutto il
tempo per commentare.
E poi il tuo stile di scrittura a me piace.
E se non vedi il mio nome tra i recensori, non preoccuparti. Il capitolo io l’ho già letto!!!!
Abbi pietà e perdonami se puoi.
Un superbacio!
Chocola92: ti ringrazio.
Solitamente io sono un tipo che preferisce postare capitoli più
lunghi e interromperli proprio sul più bello. Questo prologo mi
è servito più che altro per introdurre la storia vera e
propria, in modo per darvi l’idea del tema che andrò a
trattare. Spero di non cadere nel banale…un bacione anche a te!
Nicole221095: ciao, e benvenuta
anche a te. Grazie per aver commentato e lascia che ti dica che mi
dispiace molto per la tua perdita. So che non è facile perdere
qualcuno che si ama, il vuoto che ti lascia dentro non lo si riesce a
colmare. Spero tu possa riprenderti al più presto possibile.
Un bacio.
Kagome19: ed eccoci a noi!
Infatti sto proprio pensando che tu non ci dovevi proprio stare con la
testa se eri lì che aspettavi la mia storia. Però, eccola
qui.
Sai, sul fatto che ci sono pochi aggiornamenti forse non è
proprio da criticare. A parte il mio periodo di disgrazie, ho sentito
anche il bisogno di staccarmi da Inuyasha per un po’, diciamo che
mi sono presa una pausa di riflessione. Cambiare fandom può
anche aiutare, anche se si vorrebbe non farlo mai. Leggere le storie
degli altri può darti lo spunto per creare altre storie, quindi
il cambio di fandom o il mancato aggiornamento può essere visto
come un qualcosa di positivo.
Spero di rivederti presto!
Bacioni!
Ryanforever: ciao cara! Felice di rivederti su questi schermi! Spero di non deluderti con il prossimo capitolo che spero commenterai.
Un superbacio!
Una cosa che non ho specificato all’inizio è che troverete
Kagome un po’… tonta. Spero di avervi incuriosite. Io
quando ho delineato il personaggio della ragazza mi sono quasi messa a
ridere per certe cose che le facevo dire.
Detto questo, vi lascio alla lettura!
Eccovi il secondo capitolo!
I due rimasero a fissarsi per un lungo momento finchè Lui non decise di interrompere qul magico silenzio.
“Kagome…”
“Sì?” – chiese lei curiosa e onorata che Lui si fosse mostrato a lei.
“…oggi è un giorno speciale.”
“Davvero?” – chiese lei con un sorriso. Adorava le sorprese.
Lui annuì.
“Certo…da quando sei arrivata qui ti ho seguito con particolare interesse.”
Kagome sgranò gli occhi.
“Voi…voi mi conoscete?” – sorrise.
“Certo…come conosco tutti i miei figli.” –
disse lui lasciandosi sfuggire una risata divertita. – “So
che cerchi di raggiungere il livello di Consulenza.”
Kagome annuì e in quel momento si vergognò come una ladra.
“Non vergognarti, non ne hai il motivo. Non c’è nulla di male nel cercare qualcosa di più.”
“Non voglio sembrare…”
“Ingrata?” – concluse Lui per lei.
Kagome annuì mestamente.
“Ma non lo sei affatto!”
Solo allora Kagome iniziò a rilassarsi. Se lo diceva lui allora c’era da fidarsi.
“Grazie…ma, come mai siete venuto da me?”
“Ho un incarico per te, Kagome.”
La ragazza illuminò il suo volto con un bellissimo sorriso.
“Sono contenta! Chi affiancherò stavolta?” – chiese impaziente di aiutare il bisognoso di turno.
“Nessuno.” – rispose lui amorevolmente.
L’entusiasmo di Kagome si sgonfiò come un palloncino lasciato andare dopo che lo si aveva appena gonfiato.
“Ma…avete detto che…”
“…che ho un incarico per te. Interamente per te.” – concluse alla fine, marcando la parola interamente.
Il sorriso di Kagome lentamente svanì per lasciare il posto ad
una faccia incredula poi, di nuovo, un sorriso ancora più solare
di quello di prima le illuminò il volto.
“Davvero?!?! Un…un incarico…tutto per me?”
– chiese la ragazza, indicandosi con le mani aperte che
ripetutamente sbattevano sul petto.
Lui sorrise alla sua figlia e annuì.
Kagome si dimenticò di chi le stava di fronte e si lanciò
in un mega abbraccio, cosa che a lui non dispiacque per niente. Solo
dopo si accorse di cos’aveva fatto e si allontanò
bruscamente da lui, imbarazzata e mortificata.
“S-scusatemi…io…non…scusatemi
veramente…non
volevo…sono…occielo…perdonatemi…”
“Come può un padre essere arrabbiato di fronte alla
felicità di una figlia?” – proclamò lui.
Kagome sorrise imbarazzata e, timidamente, tornò tra le sue braccia.
In giro si era sparsa la voce della velocità con cui Kagome
aveva raggiunto il livello di Consulente e purtroppo, anche se si
trovava in quel luogo meraviglioso che i terrestri chiamano Paradiso,
le voci maliziose non mancarono.
La ragazza passeggiava per andare da Lui che la voleva vedere per
parlarle di come avrebbe dovuto svolgere il suo nuovo incarico. Mentre
passava, però, sentì quelle voci.
“Hai sentito?” – disse una all’amica.
“Cosa?”
“Kagome, quella nuova…”
“Beh? Che ha fatto?” – chiese come una comare impicciona.
“Oggi ha la prova per diventare Consulente.”
“Davvero?” – esclamò incredula e indignata. – “Ma come ha fatto?”
“Pare che abbia avuto molti favoritismi.” – le due
continuavano a parlare, senza accorgersi che la diretta interessata era
proprio dietro di loro e aveva sentito tutto. Ma non si era lasciata
scoraggiare da quelle voci. Lei sapeva di aver lavorato duramente e se
Lui la riteneva pronta per la prova finale, chi erano loro per
giudicare?
“Mai pensato che forse la ragazza in questione si sia messa
d’impegno per raggiungere i suoi obiettivi?” – disse
una voce estranea alla conversazione. Le due pettegole si girarono per
replicare, ma quando si videro davanti la stessa Kagome divennero viola
per l’imbarazzo e scapparono via.
Kagome conosceva benissimo quelle due: Eri e Rika, le lingue più
svelte del West. Così le aveva battezzate. Infatti, loro due
erano state messe a capo del Paradise Post, il giornale degli angeli,
perché erano considerate da tutti le migliori nel loro campo.
Riflessioni a parte, Kagome riprese il suo cammino verso Lui che la
stava attendendo.
“Benearrivata, figliola…”
“Grazie, Padre. Cosa devo fare?” – chiese impaziente.
“Essere paziente, innanzi tutto. È fondamentale se non vuoi rischiare di commettere qualche errore.”
Kagome abbassò lo sguardo per la vergogna. Cominciamo bene…
“Allora…” – con un gesto della mano, Lui fece
comparire una fontana d’acqua. – “…lui si
chiama Inuyasha Mizumi, ha diciassette anni e come puoi ben vedere
è un mezzo demone.”
“Mezzo demone? Ma non li avevate fatti estinguere?” –
chiese Kagome mentre era appoggiata alla fontana per vedere meglio.
“Assolutamente no…sono creature meravigliose i mezzo demoni, sai?”
“Davvero?”
“Sì e sono sicuro che tu mi sai dire anche il perché.”
Kagome sgranò gli occhi.
=Oh, oh…non ero pronta per l’interrogazione…=
“Tranquilla…non ti sto interrogando.” – disse lui sorridendo.
Nuovamente Kagome si era dimenticata che lui sapeva leggere le menti dei suoi figli.
“Scusate…avete detto che sono creature meravigliose?”
“Sì…”
Kagome si allontanò dalla fontana per riflettere. Aveva letto
dell’argomento, ma al momento non riusciva a ricordare cosa
diceva il libro.
“Sul libro non veniva spiegato il perché della loro natura, Kagome.”
Alla ragazza sembrò che la terra si aprisse sotto i piedi. E adesso? Cosa poteva dirgli?
“Sono sicuro che ce la puoi fare. Pensaci bene. Ci vediamo domani
e spero che tu mi possa dire quello che sicuramente mi sentirò
dire.”
Annuì convinta e se ne andò immersa nei suoi pensieri. Tornò nella sua cameretta e si mise a riflettere.
“Ma che avranno di tanto particolare, queste creature?”
– era alla sua scrivania, quando un libro catturò la sua
attenzione. – “Demoni e mezzo demoni. La vita del Sengoku
Jidai. E questo libro da dove salta fuori?” – Kagome ci
pensò su due volte e ritenne che non era giusto cercare la
risposta da un’altra parte. Lui le aveva chiesto di pensarci e
lei gli avrebbe fornito una risposta senza l’aiuto di fonti
esterne. Anche se ci avesse impiegato una vita intera. Si alzò
dalla scrivania e si sdraiò sul letto, incrociò le
braccia dietro la testa e sgomberò la testa dai pensieri per
concentrarsi sulla domanda che Lui le aveva rivolto. –
“Perché sono creature meravigliose? Dunque…vediamo
un po’…i libri però dicevano tutto il contrario.
Dicevano che erano creature spietate e che cercavano solo il sangue di
esseri più deboli…non vedo cosa ci sia di meraviglioso in
loro…sono crature solitarie…uccidono chi si mette sul
loro cammino non risparmiando nemmeno le donne o i bambini…e che
avranno di tanto meraviglioso? Forse avrà sbagliato l’uso
dell’aggettivo…” – sgranò gli occhi per
l’assurdità di quell’affermazione. Lui non aveva mai
sbagliato! Ogni cosa che faceva o diceva era sempre stata fatta o detta
in previsione di un futuro migliore. – “Ma che vai a
pensare, Kagome!” – la ragazza sospirò.
Non riusciva a darsi una spiegazione plausibile a quella domanda,
finchè lentamente non si addormentatò. Fu un sonno
abbastanza tranquillo durante il quale, prese a sognare gli avvenimenti
di quella giornata incredibile.
“Non trovi anche tu che i mezzo demoni siano creature meravigliose?”>
Fu in quel momento che realizzò di aver sbagliato tutto. Si
alzò di scatto dal letto, a giudicare dalla luce che c’era
potevano essere benissimo le nove del mattino. Si alzò e si
preparò per andare da Lui. Quel giorno avrebbe dovuto dargli la
risposta, ma era preoccupatissima perché ancora non sapeva che
dirgli. Sapeva che la parola chiave era mezzo demoni, ma ancora non
riusciva a collegarla a ciò che avrebbe dovuto rispondere. E se
avesse sbagliato? E se la sua risposta fosse stata incompleta o peggio,
deludente? Con tutti quei “e se” Kagome non si accorse di
essere arrivata quasi a destinazione. Prese un enorme respiro e
aprì la porta. In quel preciso momento fu assalita da un flash.
“Mezzo demoni”
Ritrasse la mano dalla maniglia come se si fosse scottata. Come mai
quella parola le era venuta in mente proprio in quel momento?
Iniziò a far funzionare il cervello. Se erano mezzi, significava
che non erano interi.
=Ma che brava Kagome…= pensò ironicamente la ragazza
mentre sempre mentalmente si batteva le mani. E poi… la
risposta. Fu come se lei l’avesse avuta sempre davanti agli
occhi, ma si rifiutava di vederla perché impegnata in
qualcos’altro. Con un sorriso a trentadue denti entrò
nella stanza che era piena di gente.
Il sorriso della ragazza si smorzò lentamente. Tutta quella gente proprio non se l’aspettava.
“Vieni Kagome, ti stavamo aspettando…” – la incitò Lui.
Timidamente Kagome fece il suo ingresso mentre sentiva su di sé
gli sguardi severi dei suoi esaminatori. Si fermò esattamente
davanti a Lui.
“Allora…hai trovato quello che cercavi?” – le chiese sempre bonario.
Davanti a quel volto, Kagome sentì le sue membra rilassarsi, si
concentrò solo ed esclusivamente su di Lui e riprese il suo
sorriso.
“Sì.” – rispose decisa la ragazza.
Lui si compiacque e attese.
“Ebbene?”
“Ecco…ieri sera ho perso molto tempo nel pensare cosa
avessero di tanto meraviglioso secondo voi i demoni.” – Lui
non la interruppe mai durante la sua esposizione. –
“…e ho sbagliato. Mi sono detta: ma come può Lui
affermare che i demoni sono creature meravigliose? Creature che cercano
il sangue per un motivo inesistente, che uccidono senza pietà
uomini, donne e addirittura i bambini? Poi purtroppo mi sono
addormentata.” – disse semplicemente, lasciando alquanto
perplessi gli esaminatori, ma non Lui. – “E ho sognato. Ho
sognato di quando mi siete venuto a cercare per darmi questo incarico e
la felicità che ho provato quando mi avete dato la notizia.
Tutt’ora non ci credo…poi però, mi sono ricordata
della vostra domanda: voi mi avevate chiesto dei mezzo demoni, non dei
demoni completi, ed è stato lì che mi sono data
mentalmente della sciocca perché avevo perso tempo
inutilmente.” – Kagome fece una breve pausa. Tutti
pendevano dalle sue labbra. – “Ho pensato che se erano
“mezzi” allora non erano interi!” – disse con
l’ovvietà tipica dei bambini.
Lui annuì. Sapeva che pian piano la ragazza stava arrivando alla giusta conclusione.
“Mezzo demone. Mi sono ricordata della lezione che abbiamo avuto
tempo fa sull’argomento. Sono l’unione di un demone
completo e di un essere umano, razza alla quale i demoni hanno
affibiato il dispregiativo di ningen. Non erano ben accetti nel mondo
perché era impensabile che un demone completo potesse generare
un figlio che in sostanza, secondo i demoni, non era né carne
né pesce, tra l’altro con un essere ritenuto a loro
inferiore. I mezzo demoni venivano cacciati, perseguitati e purtroppo
anche uccisi per l’ignoranza della gente.”
“Vedo che ci stai arrivando, piano piano…”
“A dire la verità ho avuto una specie di flash e la
risposta non mi mai stata tanto chiara. Ce l’avevo davanti agli
occhi ma non riuscivo a vederla.”
“E cosa mi dici?” – chiese Lui.
“Che sono d’accordo con voi che i mezzo demoni sono creature meravigliose.”
“E perché?”
“Perché sì. E non capisco come mai gli esseri umani
li temano tanto e i demoni li disprezzino ancora di più.
Purtroppo i mezzo demoni non hanno avuto una vita facile, hanno sempre
dovuto combattere per la propria sopravvivenza e questo ha fatto in
modo che i loro caratteri si forgiassero sul motto della legge del
taglione. In molti fanno a botte per difendersi, rischiando veramente
grosso, altri se ne stanno rintanati nel buio del loro cuore sperando
che la morte giunga in fretta. Io non posso giudicare, ma posso
finalmente dirvi che sono d’accordo con Voi nel sostenere che
siano creature meravigliose perché sono due metà. Una
metà racchiude i sentimenti demoniaci mentre l’altra, se
mi è concessa una piccola opinione personale, racchiude quella
umana che, secondo me, è quella più forte. Ho ricordi
deboli della mia vita terrena e quelli che ho mi fanno sentire
orgogliosa di essere stata un’essere umano. Voi avete fatto il
miracolo più grande, creando gli esseri umani perché,
anche se sono spesso e volentieri in guerra tra loro, quando
l’occasione lo richiede sanno essere uniti come nessun altro. Per
raggiungere i propri obiettivi si sacrificano, a volte forse un
po’ troppo e sanno cosa significhi amare ed essere amati. I mezzo
demoni secondo me sono forti, a parte la forza fisica, e coraggiosi
perché, sempre secondo me, ci vuole un enorme coraggio a
sopportare tutto il male che demoni ed esseri umani hanno fatto loro. E
mi piacerebbe farlo capire a Inuyasha.”
Ci fu un lungo silenzio. Lui e gli Esaminatori si assentarono per
giudicare Kagome. Entrarono dopo dieci minuti e il loro giudizio fu
unanime.
“Kagome…” – iniziò Lui. –
“…con giudizio unanime ti riteniamo adatta per questo
compito, ma sarà solo alla fine che giudicheremo se sarai adatta
a ricomprirlo a tempo indeterminato. Mi sono spiegato?”
Kagome era stra contenta. Non osava sperare tanto.
“Va…va più che benissimo. Grazie! E anche a
voi!” – disse rivolta agli Esaminatori. –
“Grazie!” – uscì dalla stanza per poter far
uscire tutti e rimanere da sola con Lui affichè le spiegasse
come doveva comportarsi. Potè parlare con lui solo dopo
mezz’ora.
“Vieni Kagome…”
Kagome rientrò e si sedette su una sedia.
“…mi sei piaciuta molto. Ero sicuro che mi avresti detto quello che mi volevo sentir dire.”
Kagome arrossì e sorrise imbarazzata.
“Troppo gentile…”
“E’ la verità. Allora…vogliamo parlare del tuo nuovo incarico?”
Kagome annuì convinta.
“Come ti ho già detto si chiama Inuyasha Mizumi, ha
diciassette anni ed è un mezzo demone…” –
così Lui le spiegò dettagliatamente la vita del ragazzo e
quello che avrebbe dovuto fare. – “…e mi
raccomando…” – l’avvertì Lui. –
“…nessuno deve sapere chi sei in realtà. Se
accadesse, succederebbe il finimondo e rischieremo di non poter
più aiutare gli esseri umani.”
“Certo. Starò attentissima. Quando comincio?”
“Domani. Oggi riposati.”
“Grazie ancora.”
Lui sorrise e scomparve nella sua nube di luce pura. Kagome chiuse gli
occhi e quando li riaprì scoprì di trovarsi nel suo prato
di margherite. Si sdraiò e ripensò alle sue parole, a
quello che aveva dovuto sopportare quel ragazzo per guadagnarsi un
posto nel mondo.
“E’ così ingiusto…” – si
ritrovò a parlare a voce alta con sé stessa. –
“…nessuno dovrebbe decidere chi ha il diritto di vivere o
morire. Solo Lui può.”
Passò tutto il giorno a guardare per aria distesa sulle
margherite, poi si alzò e andò a prepararsi le cose per
il suo viaggio sulla Terra.
Venne sera e Kagome si preparò per andare a dormire. Il mattino
successivo sarebbe iniziato il suo compito e non aveva intenzione di
presentarsi con due valige sotto gli occhi.
Purtroppo Kagome non sapeva a cosa stava per andare incontro.
Dovrà affrontare una battaglia al di fuori delle sue
possibilità. Verranno messe a dura prova la sua fede e tutto
quello in cui lei ha sempre creduto. Ce la farà? Ma
soprattutto…qualcuno l’aiuterà in questa battaglia?
Brusii.
Parole non dette.
Verità sempre taciute.
Questo era il mondo in cui era vissuto e in cui stava vivendo tuttora.
Un’immensa discarica dove la gente vi gettava odio, rancore,
amore, felicità, dolore e tanti altri sentimenti. Ogni giorno
percorreva quella strada; aveva cercato la più isolata, la
più nascosta alla vista di coloro che lo giudicavano indegno di
esistere. Tutta la sua vita era una perenne ricerca
dell’isolamento più totale, lontano da quelle persone che
con solo uno sguardo lo facevano morire, lontano da tutto
quell’odio che non riusciva a spiegarsi.
A prima vista poteva sembrare un ragazzo come tanti altri. Bel fisico,
gran cervello, occhi magnetici e capelli lunghi fin sopra il sedere.
Piccolo neo: due orecchie canine che si muovevano ad ogni minimo
rumore, impercettibile per un orecchio umano. Se non avesse avuto quel
piccolo grande neo, la sua vita forse avrebbe potuto essere diversa.
Come? Semplice. Avrebbe detto in giro che i capelli li aveva tinti,
dato che comunque adorava lo scintillio argenteo che emanavano. Gli
occhi? Oh beh…avrebbe detto in giro che erano un regalo del
padre per i suoi diciotto anni. Avrebbe detto che, grazie al progresso
che aveva fatto la scienza, aveva espresso il desiderio di cambiare il
colore degli occhi e li voleva del colore del miele. Questo è
quello che avrebbe detto alla gente se non ci fossero state di mezzo
quelle maledette orecchie, simbolo di vergogna. Le odiava, ma le
benediva allo stesso tempo perché se da una parte lo facevano
disprezzare dal mondo intero, dall’altra gli permettevano di
captare anche il minimo sussurro e sentire se qualcuno lo inseguiva per
fargli del male. Lui era un miserabile mezzo demone e come tale si
sentiva diviso a metà. Né carne né pesce.
Questi erano i suoi pensieri da quando era venuto al mondo. I suoi
genitori lo adoravano, cercavano di non fargli mancare mai
l’affetto, ma Inuyasha sentiva che questo non gli era più
sufficiente. Si ritrovava a fissare le coppie di fidanzati che si
scambiavano effusioni e si malediva per quella debolezza. In
realtà, anche lui avrebbe voluto provare un affetto diverso, che
solo la persona che accetta di dividere con te la sua vita sa darti.
Come avrebbe voluto avere dei bambini, i quali sarebbero stati viziati
di coccole fino alla nausea. Come avrebbe voluto provare il calore di
un bacio, che fosse tenero, passionale o amichevole. Ma a lui non era
concesso, non gli era stato permesso di provare queste sensazioni. Lui
era destinato a rimanere da solo. L’unico posto in cui si sentiva
realmente bene era la sua camera da letto. Lì dentro era come
essere in un altro mondo. Le pareti erano candide, di un bianco che
accecava gli occhi. Il letto, a due piazze, era sempre in ordine.
Un’enorme finestra dalla quale filtrava la luce, andava a
riflettersi sui cristalli appoggiati sulla scrivania sotto di essa,
creando un gioco di luci meraviglioso. Una tv e un lettore dvd,
completavano l’arredamento. Solo in quel luogo Inuyasha si
sentiva protetto, gli era sufficiente chiudere a chiave la porta e
tirare le tende per sentirsi “in pace con il mondo”.
Purtroppo però, quando usciva per andare a scuola, tutta questa
magia, che doveva costruirsi ogni volta che tornava a casa, veniva
puntualmente distrutta alle sette, quando quell’aggeggio
infernale che rispondeva al nome di sveglia lo svegliava, appunto, da
quel magico sogno. Si alzava, consumava una colazione veloce e poi si
avviava verso la scuola, un altro luogo pieno di ragazzi e ragazze che
lo guardavano dall’alto in basso come se fosse stato
l’essere più immondo di questa terra.
Il problema è che quando qualcuno continua a ripetere che non
vali niente, che non sei degno nemmeno di vivere, che ammorbi
l’aria con il tuo respiro…finisci col crederci. Arrivi
addirittura a chiedere scusa agli altri per la tua esistenza. Sei
sinceramente dispiaciuto di esistere e non ti arrabbi se qualcuno ti
offende, perché tu stesso sei convinto di essere una
nullità.
Un altro problema, invece, sorge quando si ha toccato veramente il
fondo e sembra impossibile risalire. Inuyasha era arrivato in fondo e
non contento, si era scavato una bella fossa ed era sceso ancora di
più. Un giorno però sentì che era venuto il
momento di risalire. Aveva fatto l’abitudine alle voci che
giravano sul suo conto e più di tanto ormai non ci dava peso.
Sentì che era venuto il momento di reagire solo quando qualcuno
disse qualcosa di troppo, e questo qualcuno si ritrovò poi con
un naso rotto e il polso slogato. Da quel giorno tutti iniziarono a
guardare con terrore Inuyasha. Fino ad allora lo avevano schernito, ma
da quando aveva massacrato di botte quel ragazzo si erano ravveduti.
Comunque adesso, oltre a essere uno sporco mezzo demone, veniva
etichettato come un violento e attaccabrighe. Nessuno si era chiesto
cosa avesse potuto scatenare una simile rabbia, sfociata poi in una
rissa di quelle fatte a regola d’arte. Nessuno si era preso la
briga di capire perché Inuyasha, sempre remissivo, avesse
picchiato a quasi morte quel ragazzo. Il ragazzo in questione aveva
fatto la vittima, dicendo che non aveva fatto niente quella volta,
trovando il coraggio di affermare che Inuyasha ce l’aveva con
lui, per questo era stato picchiato. Ma Inuyasha sapeva esattamente
com’erano andate le cose. Se quel ragazzo avesse continuato a
deridere lui, non sarebbe successo niente di diverso da quello che
accadeva sempre: Inuyasha lo avrebbe ignorato e la cosa sarebbe finita
lì. Il problema è che quel ragazzo aveva avuto la
malaugurata idea di offendere sua madre l’unica che, assieme al
padre, lo aveva allevato e amato nonostante i pregiudizi della gente.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Passarono alcuni mesi
da quell’episodio, mesi in cui Inuyasha non aveva più
mosso un dito contro nessuno e, vedendo che la situazione era tornata
come quella di un tempo, i ragazzi ripresero a tormentarlo e lui li
lasciava fare.
Era talmente assorto nel ripensare alla sua maledetta vita che non si
accorse di essere arrivato a scuola. Tirò un sospiro per farsi
coraggio ed entrò.
“Forza e coraggio…” – si disse, poi
entrò in classe e si mise al suo posto in attesa del resto dei
suoi compagni e dei professori.
Eccoci alla fine del primo capitolo.
Spero non sia stato deludente. Come avrete notato, Kagome assomiglia
molto a una bambina, e si sa che i bambini tendono molto spesso a dire
la verità senza badare alle conseguenze e a specificare le
ovvietà della vita. Quando Kagome ha dato la risposta alla
domanda che il Signore le aveva fatto, avrete notato che la grammatica
non era propriamente al top del suo uso.
Prima di etichettarmi come un’ignorante senza speranza, lasciate
che vi dica che l’ho fatto apposta. Man mano che posterò i
capitoli, i comportamenti di Kagome vi faranno ridere – per non
piangere – e sarete tentati di scappare via e chiudere il
capitolo.
Ve lo dico perché quando ho riletto la storia per correggere gli errori di ortografia, ho fatto esattamente così.
E Inuyasha…
Inuyasha è proprio messo male. Diciassette anni passati a
sentirsi, scusate il termine, una merda con le gambe sono veramente
tanti. Spiegare le emozioni umane non è mai facile, specie
quando ti senti dentro quel malessere che sai ti rimarrà dentro
per sempre. Lo puoi ignorare, far finta che non esista, ma lui rimane
lì, pronto per prenderti nel momento in cui sarai troppo debole
per poterlo contrastare.
Io ci sono passata. Oddio, non a questi livelli, ma ci sono passata.
Avete presente quando alle medie, periodo per me da cancellare con
l’indelebile nero, le tue amiche sono tutte magrette e tu sei il
salsicciotto della congrega? Quando tutti ti sfottono perché hai
il sedere che sembra una piattaforma aerea?
Ecco. Il mio malessere era dovuto al mio aspetto fisico, quindi
Inuyasha l’ho caratterizzato un po’ su di me e su quel
periodo disastroso.
Scusate questa filippica, ma era necessaria per farvi capire come mai
Inuyasha è così pessimistico. Spero di essere riuscita a
sembrarvi più profonda di una pozzanghera con la sua
descrizione, e per le prossime, ma come ho già detto, sondare in
profondità l’animo umano non è mai facile.
Io ci ho provato.
Alla prossima!
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Capitolo 3 *** 3 - Un sentimento inaccettabile ***
3 - Un sentimento inaccettabile
Rieccoci qui con il terzo capitolo.
Sono contenta di sapere che non sono stata l’unica a passare delle medie di MERDA!
Giuro… pensavo che tutti i problemi del mondo mi avessero
concesso l’esclusiva. Vabbè, adesso la scuola è
finita e ho il mio lavoro.
E sono molto contenta.
Un po’ meno quando vedo che sul sito ci sono tante belle storie
che non posso commentare come vorrei, quindi… mi riappello alla
vostra clemenza.
ABBIATE UN ATTIMO DI PIETA’ PER ME.
Non appena mi sarò sistemata potrò commentare a papiri le vostre bellissime storie che comunque leggo.
Ma veniamo a noi…
Kagome è arrivata a destinazione e sta per affrontare il "primo"
giorno di scuola. Come andrà a finire? Ovviamente per saperlo
dovrete leggere il capitolo, però prima vorrei sempre e comunque
ringraziare coloro che hanno gentilmente lasciato un passaggio su
questa storia.
Nicole221095: ciao tessssoro.
Figurati. Fa sempre piacere sapere di non essere sola in certe
circostanze. Ed eccoti accontentata. Spero che ti piaccia, visto che ci
stiamo addentrando nella storia vera e propria.
Anjhela_kaggy_inuchan91: mamma mia… quando devo scrivere il tuo nome perdo sempre le mezz’ore… uff!
Comunque grazie come sempre per i commenti che mi lasci. Mi piace
gongolare nel brodo di giuggiole dei complimenti. Mi ci affogo
volentieri.
Per quanto riguarda la storia, mi spiace… ma purtroppo non posso
darti anticipazioni. Spero che comunque tu abbia la pazienza di voler
seguire la storia capitolo per capitolo.
Io ti aspetto sempre. Tanti baci anche a te!
Luna argentata95: ciao! Grazie mille per il commento! Mi ha fatto un enorme piacere sapere che ti piacciono le mie storie, davvero davvero!
Un’altra fan sfegatata delle medie, eh? Comunque la gente che
critica lo fa solo perché invidiosa. Non sarai stata una stanga
da metro e novanta, ma se ti piace leggere e scrivere hai tutto il mio
sostegno e la mia ammirazione. Spero di poter leggere un tuo
scritto…
… e di commentarlo se riesco…
Bacioni!
Kagome19: ciao stupenda! Sul
fatto che ci sono molte storie belle ma non finite ti do ragione in
pieno. È brutto quando ti appassioni a una storia e poi la devi
interrompere per qualsiasi motivo. Io, per evitare questi
inconvenienti, scrivo prima tutta la storia e solo dopo la pubblico,
così almeno devo solo trovare quei cinque minuti per sistemare
l’HTML e sono a posto.
Quello che mi piace proprio di questa storia è la
caratterizzazione di Kagome. L’adoro. Sentirla parlare come un
bambino piccolo mi fa fare la pipì addosso. Spero che capiti
anche a te… oddio… non necessariamente che tu te la
faccia addosso, ma sarei ugualmente contenta se ti strappasse un
sorriso.
Un bacio e ti aspetto in fondo al capitolo!
Xx Kagome_Chan xX: ciao cara!
Sono contenta che Inuyasha ti sia piaciuto. Ho fatto non poca fatica a
scegliere le parole giuste per descrivere il suo stato d’animo,
anche se da una parte è stato facile perché un po’
lo forgiato su di me.
E quando sarà ora di Rin e Sesshomaru, ci sarà da ridere
e da piangere anche lì. Ma non voglio anticiparti oltre, anche
se la tentazione è tanta.
Spero di vederti al prossimo aggiornamento!
Bacioni!
Ilari_chan: eeeehhh… lo
so. Spero comunque di non aver deluso le tue aspettative con questo
capitolo. Vedo che anche tu hai passato delle medie eccezionali, eh?
mamma… se ci penso mi viene l’orticaria. Pensa che
un’insegnante, prima che passassi dalle medie alle superiori, mi
disse che avrei avuto nostalgia di loro.
Non so come ho fatto a trattenermi dal dirle di andare a pulirsi il culo sulle ortiche.
Comunque grazie per il commento, e sì. Se il Signore si
deciderà ad aiutarmi con la connessione, sarà mio primo
compito commentare tutti gli arretrati.
Bacioni!
Ryanforever: sono
d’accordo. Ma ci sono anche delle volte che i bambini ti mettono
in certe situazioni che sono difficili da gestire e questo sarà
proprio il caso di Rin che dovrà confrontarsi con Kagome.
E sono quei casi in cui senti quel prurito alle mani che non riesci a spiegarti.
Sono contenta che tu abbia commentato questo capitolo. Spero di poterti vedere anche al prossimo, sperando che ti piaccia.
Un bacione!
“Allora…vediamo un po’…dovrebbe essere qui da
qualche parte…oh finalmente! Eccola!” – a parlare
era stata un’allegra ragazza che era al suo “primo”
giorno di scuola. La ragazza in questione era diretta verso la
presidenza per incontrare il preside e farsi guidare verso la sua nuova
classe. – “E’ permesso?” – chiese
educatamente.
“Avanti…”
“Signor preside, buongiorno. Mi chiamo Kagome Higurashi e mi sono iscritta la settimana scorsa nel vostro istituto.”
“Signorina Higurashi è un piacere averla qui, si accomodi.”
“Grazie.” – Kagome si accomodò sulla sedia,
accompagnando la gonna con le mani affichè non si sgualcisse.
“Mi sono fatto inviare dalla sua vecchia scuola il suo curriculum e devo dire che mi ha veramente sorpreso.”
“Spero in bene.” – disse Kagome sorridendo.
“A dir la verità molto di più. Lei ha la media del
dieci in qualsiasi materia, dieci in condotta, cortese, mai un ritardo
o un’assenza…questo è rarissimo.” –
disse il preside mentre la studiava.
“Se una cosa ti piace veramente, fai di tutto per non perderti niente, non crede?”
“Sono pienamente d’accordo con lei. Allora? Che ne dice di andare a conoscere i suoi nuovi compagni?”
“Mi stavo chiedendo quando me lo avrebbe proposto.”
Il preside rise allegramente e condusse la ragazza nella sua classe, in 4^C.
Mentre camminavano Kagome porse una domanda al preside.
“Che materia c’è adesso?”
Il preside estrasse un foglietto dalla sua agenda e consultò l’orario della 4^C.
“Dunque…in questo momento c’è letteratura inglese. Le piace questa materia?”
“Moltissimo!” – rispose subito Kagome. Iniziarono a rallentare il passo e Kagome alzò gli occhi.
=4^C. Da adesso in poi dipenderà tutto da me. Forza Kagome! Dimostragli che sei in grado di sostenere questa prova!=
“Oh signor preside! Buon giorno! Ragazzi! In piedi.” – ordinò l’insegnante.
Rispettosamente, gli studenti fecero scivolare indietro la sedia per
accogliere nel miglior modo possibile quel pezzo di pane che era il
preside.
“Seduti.” – disse lui facendoli riaccomodare. –
“Professoressa, scusi se interrompo la lezione, ma ero venuto ad
accompagnare la nuova alunna.”
Molti brusii di confusione si levarono dalla classe. La professoressa,
ovviamente, sapeva già tutto dell’arrivo della ragazza e
assentì con il capo.
“Ragazzi, un po’ di silenzio!” – disse la
professoressa con un tono di voce un po’ alto per farsi sentire.
Immediatamente tutti si zittirono.
“Vieni pure.” – disse il preside, invitando la nuova arrivata a farsi vedere.
Kagome entrò sicura di sé e si mostrò ai suoi nuovi compagni con uno smagliante sorriso sulle labbra.
“Ciao a tutti! Mi chiamo Kagome Higurashi e mi sono appena
trasferita. Credo sia scontato dire che diventeremo ottimi amici!”
Il resto della classe sorrise di fronte a quella presentazione un
po’ diversa dalle solite e ognuno di loro convenne che quella
ragazza era già molto simpatica ma soprattutto, carina!
“Bene, ora devo lasciarvi. Kagome, se hai qualche problema vieni pure da me, va bene?”
“Oh certo! Grazie!”
Con un sorriso il preside si congedò e se ne tornò nel
suo ufficio. Kagome era ancora in piedi alla cattedra. Quando il
preside fu uscito la ragazza venne tempestata di domande.
“Da dove vieni?” – chiese una ragazza con i capelli neri.
“Mi sono trasferita qui il mese scorso dall’Italia. Mio
padre è un commerciante d’arte e mia madre ha
un’agenzia di viaggi.”
“Che bello! I tuoi sono qui con te?” – chiese sempre la mora.
“Che domande, Asame! Certo che sono con lei!” – le
rispose un ragazzo seccato per la stupidità della domanda. La
ragazza divenne piccola piccola, ma Kagome dovette contraddire il
ragazzo.
“Mi spiace deluderti, ma i miei sono rimasti in Italia.
Papà non poteva muoversi, come del resto la mamma. Sono tornata
nella mia città natale da sola.”
“Wow! Quindi sei a casa da sola?” – chiese un altro ragazzo.
“Purtroppo sì, ma non mi lamento.”
“Bene ragazzi…farete altre domande alla vostra nuova
compagna, ma adesso riprendiamo la lezione. Bene Kagome, prendi posto
dove vuoi.”
Senza tanti problemi, Kagome passò in mezzo ai banchi dei suoi
nuovi amici e andò in ultima fila. I ragazzi sgranarono gli
occhi per la sorpresa quando la videro andare in fondo alla classe e
sedersi vicino a quell’essere. Si guardarono in faccia confusi,
ma poi si ricordarono che lei era nuova e non poteva sapere a chi si
era seduta vicino. Alla ricreazione si promisero che avrebbero salvato
quella ragazza che sembrava un angelo da quell’essere immondo.
=Senti senti…una ragazza nuova?= si ritrovò a pensare il
ragazzo seduto in ultima fila. Stranamente quella notizia lo aveva
incuriosito. Ma perché poi? =Un’altra dalla quale
dovrò difendermi. Un’altra che sarà
sicuramente…= ma il ragazzo non finì il suo pensiero
perché ammutolì quando vide entrare la nuova alunna. Si
era presentata con la divisa della scuola e un bellissimo sorriso che
le illuminava il volto. =…bellissima…= pensò
Inuyasha che era rimasto colpito dalla bellezza di quel viso acqua e
sapone. Ma subito ritornò con i piedi per terra. Lui era un
mezzo demone e lei un essere umano. Non avrebbe mai funzionato.
Prestò comunque molta attenzione ai discorsi, fingendosi
disinteressato.
“Mi sono trasferita qui il mese scorso dall’Italia. Mio
padre è un commerciante d’arte e mia madre ha
un’agenzia di viaggi.”
“Che bello! I tuoi sono qui con te?” – chiese sempre la mora.
“Che domande, Asame! Certo che sono con lei!” – le
rispose un ragazzo seccato per la stupidità della domanda. La
ragazza divenne piccola piccola, ma Kagome dovette contraddire il
ragazzo.
“Mi spiace deluderti, ma i miei sono rimasti in Italia.
Papà non poteva muoversi, come del resto la mamma. Sono tornata
nella mia città natale da sola.”
“Wow! Quindi sei a casa da sola?” – chiese un altro ragazzo.
“Purtroppo sì, ma non mi lamento.”
“Bene ragazzi…farete altre domande alla vostra nuova
compagna, ma adesso riprendiamo la lezione. Bene Kagome, prendi posto
dove vuoi.”
Senza tanti problemi la nuova arrivata si diresse verso il fondo
dell’aula mentre quindici paia di occhi sgranati la fissavano
increduli.
Kagome si era appena seduta vicino a Inuyasha il mezzo demone.
=Ma…ma che fa?= si ritrovò a pensare Inuyasha, che non
credeva ai suoi occhi. =Perché si è seduta qui?=
Kagome non badò agli sguardi dei suoi compagni. Doveva portare a
compimento la sua missione e nessuno l’avrebbe distolta dal suo
obiettivo. Poggiò a terra la sua cartella e rivolse uno sguardo
a Inuyasha e, cosa assai più strana, gli porse la sua mano.
“Piacere, io sono Kagome. Tu sei?”
Inuyasha non replicava. La semplicità con la quale si era rivolta a lui era disarmante.
“I-Inuyasha…” – balbettò lui, non
capendo come mai le avesse risposto, ma soprattutto balbettando.
“Tanto piacere Inuyasha.”
Sgomento generale a parte, la lezione potè proseguire.
“Bene ragazzi…riprendiamo la lezione. Oggi parleremo di
Romeo e Giulietta. Chi conosce quest’opera?” – la
professoressa fece vagare lo sguardo sui suoi alunni che cercavano di
non guardare mai la donna negli occhi. Se lo avessero fatto, erano
sicura che sarebbero stati interrogati. – “Kagome?”
“Sì”
“Da dove provieni esattamente dall’Italia?”
Kagome sorrise. Oggi non solo avrebbe cominciato il suo compito, ma avrebbe sostenuto la sua prima interrogazione.
“Casualmente da Verona, professoressa.”
La donna sorrise.
“E non è che, sempre casualmente, conosci la storia di Romeo e Giulietta?”
“Casualmente sì” – e tutta la classe, casualmente, si mise a ridere.
“Ce la racconteresti?”
“Volentieri. Allora…il…” – ma Kagome
non finì la frase che la professoressa la interruppe.
“Ti va di venire alla cattedra?”
“Ok…” – la ragazza si alzò e si diresse
verso il banco dell’insegnante e si girò verso i suoi
compagni.
“Oh Romeo, Romeo, perchè sei tu Romeo? Rinnega tuo padre,
e rifiuta il tuo nome! O, se non lo vuoi, tienilo pure e giura di
amarmi, ed io non sarò più una Capuleti!” –
così Kagome iniziò la sua storia di quei due sventurati
amanti. Questa frase, famosa in ogni parte del mondo, fu pronunciata
con tale ardore da far rimanere muti i compagni della ragazza. Con la
mente Kagome era tornata al momento in cui Giulietta l’aveva
pronunciata. Eh già…quella che il mondo intero conosceva
come una “favola”, era accaduta nella realtà. A
quell’epoca aveva appena iniziato il suo apprendistato come
angelo Consulente ed aveva affiancato Isotta in quel duro compito.
Ricordava perfettamente quanto aveva pianto per quei due ragazzi che
non potevano amarsi perché le famiglie proibivano questa unione.
Decisero di smettere di farsi la guerra solo quando i due figli non
avevano più in corpo la ninfa vitale. Perché?
Perché si dovevano risolvere le faccende sempre quando era
troppo tardi? Che ingiustizia…
“Kagome? Kagome?” – la chiamò la professoressa.
“Mi scusi…Allora…Romeo e Giulietta è una
tragedia di William Shakespeare tra le più famose e
rappresentate, e una delle storie d'amore più popolari di ogni
tempo e luogo. La storia narra dell’amore tormentato dei due
ragazzi, Romeo e Giulietta, appunto e di come le due famiglie non
volessero la loro unione…” – Kagome proseguì
nel suo racconto, catturando l’attenzione di tutti i suoi
compagni. La ragazza concluse la storia con il ben noto finale,
cioè che lei si uccide per raggiungerlo e rimanere per sempre
con lui. Mancavano circa quindici minuti alla fine della campana e
furono impiegati rimanendo in silenzio. Anche la professoressa non se
la sentì di dire nulla. In cuor suo sapeva che se avesse tenuto
lei la lezione come faceva solitamente, non si sarebbe mai avvicinata
di tanto alla passione che ci aveva messo Kagome. Fu un quarto
d’ora lunghissimo, sembrava che le lancette si fossero
dimenticate di andare avanti. La classe sobbalzò quando
suonò la campanella.
“Ci vediamo domani.” – disse sbrigativamente la
professoressa per poi uscire velocemente dall’aula senza
assegnare i compiti. Nessuno riuscì a parlare con Kagome
perché era entrato il professore di matematica. I ragazzi
cercavano di prestare attenzione alla lezione, ma il racconto di Kagome
li aveva in qualche modo scombussolati.
Passò anche la terza ora, quella di diritto aziendale e poi
finalmente arrivò l’intervallo. Quando la campanella che
decretava l’inizio della ricreazione suonò, tutti si
fiondarono fuori dall’aula per divertirsi. L’unico che non
uscì fu Inuyasha che stava ancora pensando al racconto di Kagome.
“Purtroppo, le famiglie dei due ragazzi fecero la pace solamente
quando per i ragazzi non ci fu più niente da fare. È
triste che i problemi si risolvano sempre quando è troppo
tardi.”
Inuyasha era soprapensiero, motivo per il quale non si era accorto che Kagome non era mai uscita dalla classe.
“Tutto assorto?” – chiese facendolo sussultare.
– “Scusa…non era mia intenzione spaventarti.”
– il sorriso non l’aveva abbandonata per un momento.
Inuyasha non parlava. In quel momento era assalito da mille dubbi.
Si ricordò di come una volta una ragazza aveva fatto finta di
voler diventare sua amica. In realtà, voleva arrivare al
fratello di Inuyasha, Sesshomaru. Quando Inuyasha vide quella ragazza
uscire con il fratello si sentì male perché pensava che
lei fosse interessata a lui e invece voleva arrivare al fratello
maggiore. Quando l’avvicinò per salutarla questa si
scansò inorridita. Quella volta Inuyasha ci rimase di un male
che si chiuse ancora di più a riccio in sé stesso,
proibendosi ogni contatto con l’esterno.
“Ehi? Ci sei?” – chiese Kagome ora preoccupata.
“Che vuoi?” – chiese forse un po’ troppo bruscamente.
La ragazza ci rimase male, ma si riprese subito.
“Chiacchierare. Ti va?”
“No. Sparisci.” – disse voltandosi. Lui in
realtà non voleva trattarla così. In realtà lui
l’avrebbe accolta a braccia aperte, ma chi glielo garantiva che
non fosse un'altra alla ricerca del fratello maggiore o altro?
“Vedo che sei un concentrato di gentilezza. Credo che saremo ottimi amici noi due.” – disse ironica.
Lui la guardò storta. Ma che accidenti voleva da lui?
“Senti, posso sapere che vuoi da me?” – Inuyasha era scattato in piedi.
Kagome sussultò. Forse quel compito non sarebbe stato poi tanto semplice.
“Te l’ho detto…” – riprese lei con il suo solito sorriso. – “Chiacchierare.”
“Con me?”
“Non so tu, ma io qui vedo solo te.” – rispose ovviamente.
Lui era sempre più sconcertato, ma non si sarebbe fatto abbindolare un’altra volta.
“Senti ragazzina…stammi alla larga che è meglio per te.”
In quel mentre entrarono due ragazzi della classe di Kagome e Inuyasha
e quando videro i due equivocarono immediatamente la situazione. Kagome
era inclinata indietro con le mani chiuse a pugno sul cuore, mentre
Inuyasha era sporto un po’ troppo su di lei che le puntava
l’indice in faccia.
“LASCIALA STARE, BASTARDO!”
Kagome rabbrividì nel sentire quella parolaccia, ma soprattutto
il tono iracondo del giovane. Inuyasha si ritirò immediatamente
anche perché fu scaraventato a terra da un poderoso pugno del
ragazzo che aveva urlato.
“NO!” – urlò Kagome spaventata, accorrendo
immediatamente vicino ad Inuyasha che era lungo per terra. Inuyasha la
scansò malamente.
“Fatti gli affari tuoi, Micheal.” – disse Inuyasha
mentre si puliva il sangue che gli usciva dal taglio sul labbro
inferiore.
“Non ti permetto di far del male alla nuova arrivata! Tu non la devi nemmeno toccare! Sei solo un essere inferiore!”
Inuyasha abbassò lo sguardo e Kagome se ne accorse.
“Smettetela!” – ma nessuno la stava a sentire.
“Kagome, non immischiarti, ma soprattutto…sta alla larga
da questo essere. Sa solo far del male alle persone che gli stanno
vicino.”
“Non è vero!” – urlò Kagome per cercare di difenderlo.
“Devi imparare molte cose, Kagome. La prima è che se vuoi,
posso indicarti le persone più adatte da frequentare. Tutto il
liceo ti può garantire che non trarrai mai niente di buono da
questo…coso che tra l’altro non merita nemmeno di
calpestare il suolo terrestre.” – nel frattempo la
campanella era suonata e gli studenti erano rientrati in classe,
assistendo così alla scena. Partirono molti “bravo!”
o “sì! Hai ragione tu, Michael.” – ma quello
che il ragazzo aveva detto aveva fatto traboccare il vaso. Michael si
stava dirigendo al proprio posto, contento per aver fatto una
“buona azione”, ma Kagome lo bloccò. Inuyasha era
ancora disteso a terra, con il labbro che non accennava a smettere di
sanguinare.
“Chi sei tu per giudicare chi merita la vita o la morte? Chi sei tu per dirmi chi devo o non devo frequentare?”
Michael si girò di scatto, allibito. Il tono che Kagome aveva
usato gli aveva fatto accapponare la pelle. Ci fu un lungo silenzio,
nel quale Kagome ebbe modo di calmarsi.
“So badare benissimo a me stessa e, purtroppo per te, sono
perfettamente in grado di riconoscere un amico da un nemico. Non so
cosa ti abbia fatto Inuyasha per meritare tutto l’odio che gli
rivolgi, ma sono certa al cento per cento che lui ha lo stesso tuo
diritto di camminare su questa terra.” – si girò e
lo aiutò ad alzarsi.
Inuyasha era interdetto. Per la prima volta in vita sua un essere umano
che non era sua madre, lo aveva difeso da un altro essere umano. E che
difesa! Era troppo sconcertato per poter ribattere, quindi si
ritrovò a seguire la ragazza in infermeria. La stanza era vuota
e Kagome lo fece sedere sul lettino.
“Mettiti qui…prendo il necessario per medicarti.”
Inuyasha non obiettò. Tornò subito da lui con un cubetto di ghiaccio.
“Mettilo sul labbro altrimenti quando dovrò ricucirti vedrai le stelle.”
“Ricucirmi?!” – chiese dopo essersi svegliato dal suo stato di trance. – “Che intendi dire?”
“Inuyasha…” – disse Kagome mentre armeggiava
con ago e filo. – “…se non ti chiudo la ferita,
questa continuerà a sanguinare. Senti qualcosa?” –
chiese Kagome mentre con la punta dell’ago punzecchiava il labbro
di Inuyasha che scosse la testa. – “Ok…allora
sdraiati e tira il labbro.”
Inuyasha obbedì e dopo nemmeno due minuti il
“dottore” aveva già finito. Applicò un
piccolo cerotto per proteggere la ferita dalle polveri e poi gli
regalò un altro bel sorriso.
“Perché lo hai fatto?” – chiese senza guardarla in faccia.
“Fatto cosa?” – chiese non capendo.
“Prima…mi hai difeso e adesso mi hai curato. Perché?” – chiese guardandola dritto negli occhi.
“Non sopporto chi si crede superiore agli altri,
l’arroganza che usano nella convinzione di fare solo del
bene.” – ci fu un lungo silenzio, dove Kagome iniziò
a mettere a posto quello che aveva usato per medicare Inuyasha. –
“Mi dispiace.” – disse chiudendo il cofanetto delle
garze sterili.
“Per cosa?” – chiese lui.
“Immagino che non sia la prima volta che accade.”
Inuyasha si rabbuiò e Kagome ebbe la sua risposta.
“Coraggio!” – esclamò poi con un bellissimo sorriso.
“Coraggio che?”
“Si torna in scena!” – disse lei mentre lo spintonava fuori dalla stanza.
“Ma di che parli?” – chiese lui che ci stava capendo sempre meno.
“Uffa! Si torna in classe!”
“Ma soffri di sbalzi di umore?”
“No. Perché?” – chiese non avendo colto l’umorismo.
“Niente, niente…lascia perdere.”
Kagome alzò le spalle e tornò in classe con Inuyasha, scusandosi con il professore per il ritardo.
“Spero abbia una spiegazione plausibile da fornirmi.” – disse severo l’insegnante.
“Sì professore…” – intervenne Michael
che era pronto a raccontare la sua versione, accuratamente colorita per
enfatizzare quello che era successo. Ma Kagome nuovamente
s’intromise.
“Non ti preoccupare Michael, lo spiego io al professore. Vede,
Inuyasha stava per uscire per la ricreazione, solo che è
inciampato nelle mie gambe e si è ritrovato disteso a terra.
Purtroppo nel cadere ha sbattuto il labbro contro il tavolo e se
l’è tagliato. Siamo arrivati in ritardo perché
l’ho accompagnato in infermeria a medicarsi. Glielo dovevo per
l’incidente che gli ho causato.” – disse con faccia
colpevole.
Inuyasha aveva perso l’uso della parola, come d’altronde i suoi compagni.
“Per stavolta siete scusati. Coraggio…sedetevi ai vostri posti.”
Kagome andò in fondo all’aula con un sorriso, seguita a
ruota da Inuyasha. I due si sedettero e presero a seguire la lezione.
Michael era scioccato. Ma come poteva una bella ragazza come lei anche
solo respirare l’aria che respirava quel…coso?
L’avrebbe fatta pagare cara a Inuyasha.
Le lezioni proseguivano normalmente. Ancora mezz’ora e poi quella
tortura sarebbe finita, ma durante quelle ore, Inuyasha non riusciva a
smettere di pensare a quella strana ragazza. Ci rimuginò sopra
non sentendo il suono della campanella che decretava la fine della
scuola.
“Ehi? Inuyasha? Guarda che è suonata la campanella. Vieni?”
Inuyasha si svegliò e come al solito fu accolto dal sorriso della ragazza, rimanendo inebetito.
“Ok…” – ma possibile che quando stava con quella ragazza gli uscivano dalla bocca solo dei monosillabi?
Si stavano incamminando fuori dalla scuola. Kagome lo assaliva di
domande e lui non aveva la benchè minima voglia di rispondere.
Non era abituato a tutte quelle attenzioni e sinceramente, la
prospettiva di avere accanto una chiacchierona simile, gli faceva amare
la solitudine alla quale era obbligatoriamente abituato.
“Dove abiti Inuyasha?” – chiese allegramente.
Lui la guardò e sbuffò.
“In Via dei Santi.”
Kagome si bloccò di scatto.
“E adesso che hai?” – chiese scocciato.
“Anch’io abito lì! Che bello! Così almeno
faremo la strada insieme!” – disse la ragazza
trotterellando.
Inuyasha era ad un passo dal baratro. Non vedeva l’ora di
arrivare a casa e chiudersi a chiave nel suo mondo. Purtroppo per lui
quello avrebbe dovuto aspettare.
“Ehi coso…fermati.” – ordinò una voce.
I due ragazzi si bloccarono di colpo. Lentamente si girarono per vedere
che Michael era a capo di altri sei ragazzi. Kagome iniziò ad
agitarsi, Inuyasha invece rimase impassibile.
“Che vuoi?” – Inuyasha si sentì strattonare la maglietta: era Kagome.
“Andiamo via…” – lo supplicò lei, che aveva intuito le loro vere intenzioni.
Inuyasha la guardò e Kagome potè sentire i suoi muscoli rilassarsi.
“Va bene…” – Inuyasha si girò, ma
Michael, ansioso di far volare qualche pugno, non lo voleva lasciar
andare.
“Ti nascondi dietro una ragazza, hanyou?”
Il mezzo demone si bloccò. Kagome si girò terrorizzata per la prospettiva di dover assistere ad una rissa.
“Inuyasha ti prego…andiamo via…” – disse lei con le lacrime agli occhi.
“Tu va se vuoi. Io devo risolvere una faccenda.”
“Non cedere, Inuyasha. Tu sei più forte di loro.”
“Per questo non ci impiegherò molto.” – rispose lui placido.
Kagome sgranò gli occhi. Doveva fare assolutamente qualcosa.
“Era ora…” – disse Michael per stuzzicarlo.
Inuyasha si piazzò davanti a Michael.
“Cosa vuoi?” – chiese cercando di non cedere al prurito che sentiva alle mani.
“Non mi è piaciuto quello che hai fatto oggi a Kagome. Stalle alla larga essere inferiore!”
Kagome era spaventata. Se si fosse trovata in una stanza dove non ci
fosse stato il minimo rumore, si sarebbero potute sentire gli
ingranaggi del suo cervello che ruotavano impazziti per cercare una
soluzione.
“Guarda che non le ho fatto niente. È stata lei ad attaccar bottone.”
“Non mentire! Come può una ragazza come lei attaccar
bottone con uno come te, che non merita di vivere?” –
Inuyasha, per la seconda volta in quel giorno, abbassò lo
sguardo.
Kagome nel frattempo si stava scervellando per cercare una soluzione.
“Lo vedi? Lo vedi che ho ragione io? Non vali una cicca!”
Kagome stava per cedere. Stava per cedere alla rabbia, ed era una cosa
impensabile per un angelo che stava per diventare Consulente.
=Ti prego…cosa devo fare? Non so cosa fare…= Kagome non
sapeva proprio che fare. Da una parte avrebbe voluto arrabbiarsi a
morte con quel ragazzo che stava umiliando Inuyasha, l’altra
parte le consigliava che la violenza non portava a niente. Decise di
seguire il suo istinto quando vide Inuyasha lanciarsi su Michael per
picchiarlo.
“Ma cosa…” – disse Inuyasha che si era sentito abbracciato da qualcuno.
Michael era in posizione d’attacco, come lo erano anche i suoi amici, pronti per dare una lezione a quel mezzo demone.
“Kagome?” – esclamò Michael, interdetto dal comportamento della ragazza.
Kagome stava abbracciando Inuyasha, impedendogli qualsiasi movimento e…piangeva.
“Ti prego…fermati…”
“Spostati…” – disse Inuyasha, anche se non era molto convinto della sua richiesta.
“No!” – esclamò lei sicura. – “Non
ti permetterò di cedere alla rabbia! Lasciali perdere!”
Per la seconda volta, Inuyasha sentì i suoi muscoli rilassarsi,
come se solo il tocco di Kagome potesse tranquillizzarlo. Michael
notò il cambiamento nel mezzo demone e a stento riuscì a
trattenere la rabbia. Secondo lui quell’essere andava punito e,
sempre secondo lui, era il solo che poteva portare a termine quel
compito.
“Vigliacco come sempre, eh?”
Solo allora Kagome lasciò la presa su Inuyasha, che osservava
ogni movimento della ragazza. La vide chiudere gli occhi e prendere un
respiro profondo, come se stesse per rivelare un segreto dalla
proporzioni mastodontiche. Li riaprì e Inuyasha si
ritrovò a pensare che forse quella ragazza non era a posto con i
sette sentimenti. Si era girata girò verso Michael e i suoi
amici, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi. I ragazzi rimasero
interdetti.
“Vigliacco: persona che per viltà s’impaurisce
facilmente; privo di coraggio e di fierezza; pusillanime di azione o
discorso da codardo, che usa la propria forza su chi è debole e
indifeso.”
I ragazzi erano a bocca aperta. Ma che cavolo stava dicendo quella?
“Ma…ma che stai dicendo?” – chiese Michael.
“Ti ho dato la difinizione esatta della parola
“vigliacco”. Sai Michael, è curioso che tu voglia
attribuire questo aggettivo ad Inuyasha.”
Michael continuava a non capire.
“Io invece credo che Inuyasha sia più coraggioso di tutti voi messi insieme.”
“COSAAAA!?!” – urlarono allibiti i ragazzi. Inuyasha incluso.
“Non urlate, che ci sento lo stesso.” – rispose
pacata Kagome. – “Secondo me ci vuole un bel coraggio a non
rispondere alle provocazioni. Lo definite uno che usa la violenza su
chi è più debole. Ma a me sembra di vedere che voi siete
in sette mentre Inuyasha è da solo. Con un solo movimento della
mano potrebbe spedirvi tutti e sette all’ospedale, ma non lo fa
perché è consapevole della sua forza e preferisce non
farne uso. Voi invece, sareste pronti a picchiare un ragazzo che non vi
ha fatto niente, tranne per il fatto di volersi difendere di tanto in
tanto quando sente di non poterne proprio più. Vi ripeto
l’ultima parte della definizione…che usa la propria forza
su chi è debole e indifeso. Lo state facendo voi in questo
momento.”
Michael non seppe spiegarsi dove aveva trovato l’aria per parlare.
“L’hai appena detto tu stessa che con un colpo solo della
sua mano potrebbe spedirci tutti all’ospedale. E poi,
specifichiamolo…lui non è un ragazzo…è un
mezzo demone! E sinceramente non mi va di essere messo sullo stesso
piano di quello!” – disse indicandolo con disprezzo.
“Vero…ma ho detto anche che nonostante lui sia consapevole
della propria forza non ha mosso un dito. Sì ok… io non
gliel’ho permesso, ma posso immaginare cosa sarebbe
successo.”
“Beh? Che sarebbe successo?”
Kagome si mise a picchiettare il mento con l’indice, mentre
guardava il cielo. Si rivolse nuovamente a Michael con un bellissimo
sorriso. Le lacrime ormai avevano finito il loro corso.
“Lui avrebbe incassato tutte le cattiverie che gli avreste
rifilato e poi sarebbe tornato a casa. Sbaglio? E poi è vero,
lui è un mezzo demone ed hai ragione anche sul fatto che tu non
ti puoi mettere sul suo stesso piano…”
Michael sentì che forse era riuscito a portare Kagome dalla sua
parte, ma il seguito del discorso della ragazza lo fece trasalire.
Inuyasha si rese conto solo allora che era impossibile che una come lei
potesse essere amica di uno come lui, di uno scarto della
società, ma le parole della ragazza lo colpirono in una parte
dentro di lui che pensava di non possedere.
“…perché lui è ad un livello
superiore.” – nessuno parlava. Spiazzanti furono le parole
di Kagome. Con tanta semplicità ma soprattutto, senza rabbia,
Kagome aveva descritto esattamente la situazione di Inuyasha. Il
ragazzo in questione era sconcertato, ma ancora non sapeva se si poteva
fidare di lei. Sì ok, lo aveva difeso…ma cosa voleva in
realtà quella ragazza da lui? Perché si ostinava a voler
diventare sua amica?
“Beh…chi tace acconsente. Ora scusate, ma devo tornare a
casa. Ci vediamo domani in classe!” – così, prese
Inuyasha per un braccio prima che potesse essere troppo tardi e lo
allontanò da quei ragazzi. Quando ebbero svoltato l’angolo
Kagome potè tirare un sospiro di sollievo, l’aveva
scampata bella!
Il tragitto per arrivare a casa fu silenzioso. Inuyasha era sempre
intento a pensare a quello che quella ragazza in sole cinque ore di
conoscenza aveva fatto per lui. Kagome invece pensava alla rabbia che
aveva provato quando aveva sentito Michael offendere Inuyasha. Lei era
un angelo, accidenti! Non doveva cedere così facilmente alla
rabbia. Questo pensiero non la voleva abbandonare, continuava a
rimuginarci sopra fino a che, senza accorgersene, iniziò a
piangere silenziosamente. Il silenzio, che regnava sovrano, fu
interrotto da Inuyasha.
“Perché piangi?” – e si fermò in mezzo alla strada.
Kagome, che non avevasentito la domanda, gli ando a finire contro la schiena.
“Ahi!…ma…perché ti sei fermato? Siamo
già arrivati?” – chiese cercando di togliere le
lacrime.
“Perché piangi?” – chiese sempre dandole la schiena.
Kagome era basita. Ma come aveva fatto a capire che stava piangendo se non l’aveva mai degnata di uno sguardo?
“Io…io non sto piangendo…” – ma le lacrime la tradivano.
Inuyasha si girò con un sopracciglio alzato, segno che non gli piaceva essere preso in giro.
“Ah no? E queste cosa sarebbero? Stelle cadenti?”
“Beh…in un certo senso…” – rispose lei semplicemente.
Inuyasha la guardò di traverso. Quella era tutta matta.
“Allora…perché piangi?”
Kagome piegò la testa da un lato.
“Io…non è importante…”
“E perché queste lacrime, allora?” – chiese con le mani in tasca.
Kagome gli rivolse un debole sorriso.
“Non capiresti. Ora devo andare. Io sono arrivata. Grazie per il
passaggio, Inuyasha. A domani!” – così, senza dargli
la possibilità di replicare, Kagome entrò in casa
chiudendosi dietro la porta.
“Ragazza strana…” – Inuyasha prosegì il
suo cammino, che lo portò a due case più in giù,
rispetto a dove viveva Kagome.
Fine!
Spero che vi sia piaciuto.
Continuo a provare vergogna per come ho caratterizzato Kagome. Vabbè, dai... è andata cossì!
Chicas? Vi aspetto al prossimo aggiornamento!!!
Besitos!
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Capitolo 4 *** 4 - Angeli e Demoni ***
4 - Angeli e Demoni
Cazz… pita! 11 recensioni?!?! Pazze da manicomio!
MA GRAZIE!
Sapere di avervi strappato
un sorrisetto è sempre cosa gradita per una come me.
Dunque… se avete riso nel precedente capitolo, in questo la
nostra Kagome avrà un incontro ravvicinato con Sesshomaru
che… non ve lo dico. Dovrete leggere per scoprire!
Ma ci sarà anche
l’introduzione di due nuovi personaggi, non per niente in una
storia ci devono essere i buoni e i cattivi, no? A voi immaginare chi,
anche se la scelta mi sembra molto ridotta… -.-
Dunque, prima di lasciarvi al capitolo, vorrei ringraziarvi per i vostri bellissimi commenti, che ho letteralmente adorato!!!
Samirina:
ciao e benvenuta in questa storia un po’ squinternata. Sono
contenta che ti piaccia la storia e lo stile, mi fa davvero piacere.
Forse hai ragione, forse dovrei “peperinizzare” un
po’ di più Kagome, ma sai… lei è un angelo e
difficilmente perderà la pazienza o si arrabbierà. Non
è nella sua indole. Mi sa che ‘sto giro, Kagome
farà perdere le staffe per la sua mentalità bambinesca.
Cosa che accadrà in questo capitolo…
Un bacio e grazie per la bella recensione!
Anjhela:
oddio… non sai il sollievo che mi dai, spero però che non
ti secchi. La mia comunque voleva essere una battuta, ma se mi permetti
di scrivere solo Anjhela non mi arrabbio ^^.
Hai proprio ragione. Per
diventare Consulente, Kagome è convinta che non ci si debba
arrabbiare, perché la rabbia è un sentimento negativo,
almeno dal suo punto di vista. Però, come hai potuto leggere,
Dio le ha detto di non preoccuparsi, perché è normale per
lei, quando scende sulla terra, provare quel genere di sentimenti.
Inuyasha, come hai ben
visto, non è molto propenso a fidarsi della gente e non sa
ancora se di Kagome si potrà fidare. Vivere una vita in totale
solitudine non è facile per nessuno e quando si vede qualcuno
che è interessato a noi, subito pensiamo che ci sia un secondo
fine. Pian piano, però, Inuyasha capirà… eh no!
Adesso non ti dico più niente, perché altrimenti mi
costringi a dirti tutto, cappero!
Per la tua ultima
domanda… ne ho io invece una per te. Ma sei un hacker e sei
entrata nel mio pc e hai letto la storia per farmi questa domanda?!? O.O
Comunque… adesso goditi questo capitolo, va e la tua domanda troverà una risposta.
Bacioni!
Mew_Paddy:
ciao! Sono contenta che Kagome ti sia piaciuta. Giuro che ogni tanto la
voglia di cancellare la fic per la vergogna è tanta, ma cerco di
trattenermi.
Bene! Grazie mille per
esserti aggiunta ai commentatori, mi ha fatto davvero tantissimo
piacere! Eccoti il capitolo, sperando che possa strapparti un risolino.
Bacioni!
Kagome19:
cucù? Ciao bella! Mi fa sempre piacere rivederti! Mamma mia
quante domande! Dammi il tempo! Dunque dunque… per il telefilm
io l’ho sempre e solo visto quando era iniziato e mai finito,
quindi non so dirti se finisce male. Ma dovresti conoscermi… io
parteggio per i lieto fine e quindi, a te l’immaginazione.
Per Kagome ti ringrazio.
Come hai potuto vedere è molto ingenua e la spiegazione che ha
dato al professore faceva molto bambina puntigliosa, non credi?
Per la tua
curiosità… guarda… sono contenta che ci sia, ma
altrettanto contenta che tu te la terrai fino alla fine della storia
(me sadica bastarda!!!)
Io ho la bellezza di 26
anni, 27 a fine di questo mese. Dici che faccio pena per
l’età che ho a scrivere storie simili?
Ti aspetto anch’io venerdì prossimo!
Bacioni!
Kaggy95:
fiorendo… santi numi! Qui mi si sta lodando fin troppo! Ma
grazie… credo di aver preso tre chili solo per aver letto il tuo
commento!
ç___ç sono
davvero putrefatta dalla gioia! Sapere che le proprie storie sono ben
apprezzate fa dare un bel calcio in culo alla mancanza di ispirazione e
andare a riprenderla per le orecchie! Ho avuto molto piacere nel
leggere che la caratterizzazione dei personaggi ti è piaciuta,
specie quella di Inu, porello.
Grazie per il contatto. Non
mancherò, anche se comunque prima mi devo sistemare con la
chiavetta che uso per navigare altrimenti sono in alto mare (che
battuta del cazzo…)
Luna argentata95:
no! Qui di stupendo ci sei solo tu con il tuo commento. Ecco. Sapevo
che sarebbe arrivato il momento in cui qualcuno si sarebbe posto delle
domande su Kagome, ma era inevitabile. Eppure… eppure non
cambierei una virgola del suo carattere: mi fa troppo morire.
Rin e Sesshomaru? Io leggerei questo capitoletto…
Bacioni!
Ilary_chan: diamine! Per una volta che sono innocente!!! Me tapina…
Anche tu con lo
sdoppiamento di personalità di Kagome? Spero comunque che ti sia
piaciuta, perché io adoro Kagome, per lo meno per come
l’ho caratterizzata in questa storia e, se mi permetti una
piccola parentesi, andando avanti sarà sempre peggio,
quindi… donna avvisata, mezza salvata!
Anch’io avrei voluto
lasciare Inu che si sfogasse per bene (e un po’ mi sarei
vendicata di tutti quelli che hanno preso per il culo me alle medie),
ma che ce lo mettevo a fare un angelo se poi non fermava la strage?
I cerotti? Beh, se li avevi con i porcellini allora qualche pugnetto lo lasciavo volare…
Ehi! Io aggiorno il venerdi! Non prendertela anche tu con me!!! ^..^
Bacionissimi!
Xx Kagome_Chan xX:
lo so, lo so… tutte che vi aspettavate la rissa del secolo, ma
vi ho ingannate! Hahaha! Però è vero…
anch’io avrei voluto mandare Michael a farsi un bel check-up
ospedaliero, ma poi mi sarei sentita un po’ ipocrita nel mettere
li Kagome e non farle muovere un muscolo per fermare la strage.
Spero che oltre ad essere
strana, Kagome ti sia piaciuta. È un po’… è
molto bambinesca, ma io la trovo simpatica da morire (bella fatica
visto che l’ho ideata io così…)
Vedere per… scoprire!
Bacioni e ti aspetto al prossimo aggiornamento!!!
Mikamey: che cara!… NON HAI COMMENTATO?!?! IO TI UCCIDO!!!!
No scherzo, dai…
sono contenta di rivederti e comunque capita anche a me di pensare di
aver fatto una cosa e poi magari non l’ho fatta (pensiero
contorto ma spero di essere riuscita a farmi capire).
Sono davvero contenta che
apprezzi il mio modo di vedere le cose. Non è facile, ma il
periodaccio che ho trascorso alle medie (e ringraziando Dio erano solo
3 anni!!!) sono riuscita a dare un tocco personale a Inu. Grazie,
davvero. Mi ha fatto un immenso piacere sapere che hai letto quella
parte tre volte e no, non ti considero una pazza, tranquilla.
Spero che anche questo capitolo ti piaccia e ti aspetto al prossimo.
P.S.: sappi che ho letto le
tue storie e mi sono piaciute un sacco. Perdonami tu se non hai visto
una mia recensione, ma finchè non mi metto a posto con la
chiavetta di navigazione, sono nella cacchina fino al collo.
Ciao!
Bellatrix_Indomita: ciao ssssssssssstelllaaaaaaaaaaaaaaa!
Hai presente quando senti
che ti manca qualcosa ma non riesci a capire cosa? ecco! Mi mancavi tu!
Sono contenta che i personaggi ti siano piaciuti e spero che tu possa
apprezzare lo scontro che ci sarà tra Sesshomaru e Kagome in
questo capitolo. Sarà… interessante.
E comunque manchi anche a
me. Appena mi sarò sistemata ti farò un commento
kilometrico sulla tua storia che ti pentirai di avermi detto “mi
manchi”. Sappi che non esiterò a riempirti la casella mail
di commenti!!! HAHAHA!!!
E non dirle tu le cavolate! A me i tuoi capitoli piacciono un casino! Fine della discussione!
Baci anche a te tatonza!
Ryanforever: solo del bene per Inuyasha? Io aspetterei e leggerei la storia… vedremo se gli farà “solo” del bene.
Ciao stellina! Grazie per
aver lasciato un commento sulla storia. Ora ti lascio a questo capitolo
che spero possa essere di tuo gradimento!
Bacioni!
Scusatemi immensamente per il ritardo, ma il mio pc era dal dottore e l'ho riavuto solo ora.
Kagome intanto era tornata
nella sua vera casa, in Paradiso. Si sentì leggermente
rincuorata nel vedere tutti quei visi amici, ma si sentì male
nel ricordare quello che aveva provato quel mattino. Corse tra la
folla, che si guardava confusa per il comportamento di quella ragazza,
sempre solare e allegra. Ma si stupirono del fatto che la videro
piangere, cosa che non era mai successa da quando era arrivata
lì da loro. Kagome entrò nella sua camera e si
buttò sul letto e continuò a piangere disperata.
Passarono solo cinque minuti, ma alla ragazza sembrarono
un’eternità, che Lui fece la sua comparsa. Kagome lo
sentì; sentì il suo sguardo su di lei, ma non aveva il
coraggio di voltarsi e guardarlo in faccia. Non dopo quello che aveva
provato quel giorno.
“Kagome…” – la sua voce era sempre bonaria, cosa che fece star ancor più male la ragazza.
“Io…io…non voglio…” – cercava di parlare, ma i singhiozzi glielo impedivano.
Lui attese pazientemente che sua figlia si sfogasse.
“…non voglio
più…fare…questo…lavoro…”
– disse finalmente con la testa tra le mani.
“Guardami.”
Kagome scosse la testa. Non poteva dopo quello che aveva fatto quel mattino.
“Non…non posso…”
“Sì che puoi…”
La ragazza sentì la
sua mano sulla sua spalla e il pianto lentamente cessare, ma ancora lei
non se la sentiva di guardarlo in faccia.
“Coraggio…so cos’è successo oggi.”
A quelle parole fu
impossibile che Kagome non ricominciasse a piangere. Prese il cuscino e
se lo mise sulla testa. Quell’angelo era forse il più
dolce che avesse mai avuto.
“Forza
Kagome…” – riprese lui. –
“…è normale quello che è successo
oggi.”
Solo allora Kagome si alzò di scatto e lo guardò come se avesse appena detto un’eresia.
“No che non è
normale! Io sono un angelo! Non devo arrabbiarmi!” – si
ritirò spaventata. Forse aveva osato troppo, ma come faceva? Lei
non aveva mai conosciuto la rabbia fino ad oggi e non le andava di
riprovare quel brutto sentimento. – “Mi…mi
spiace…non volevo…”
“Kagome…tu sei
un angelo qui, in Paradiso, ma quando scendi sulla terra per aiutare
chi ha bisogno, diventi un essere umano a tutti gli effetti e come tale
sei soggetta ai sentimenti che caratterizzano queste persone.”
“Non…non mi è piaciuto arrabbiarmi. Io…io volevo prenderlo a schiaffi!”
“Lo so…e sei stata bravissima a fermarti in tempo.”
Kagome non si sentiva tanto
rincuorata da quelle parole. Lei…lei non voleva più
arrabbiarsi. – “So che non vuoi più arrabbiarti, ma
è un sentimento che esiste e tutti sulla terra ne sono soggetti,
tu inclusa, quando scendi laggiù.”
“Ma io…”
“Kagome, figlia
mia…hai un cuore grande. Anche gli Angeli Superiori si
arrabbiano quando scendono sulla terra.”
Kagome lo guardò sconvolta. Loro? Gli Angeli Superiori…si arrabbiano?
“Ma…sono gli angeli più vicini a voi! Come…come potete permetterlo?”
“Conosco i loro cuori
e conosco il tuo…la vostra bontà d’animo prevale
sempre. Non temere se quando tornerai laggiù proverai sentimenti
che non ti piacciono. Ma rammenta sempre chi sei e fa in modo che
questo” – disse indicandole il cuore. –
“…prevalga su questo.” – disse indicandole la
testa. – “Il tuo cuore è grande Kagome e so che se
lo seguirai, farai sempre la cosa giusta.”
Kagome si era rilassata. Le sue parole l’avevano smossa e lei si ripromise che non lo avrebbe deluso. Mai.
“Vi…vi ringrazio…è molto importante per me non deludervi…”
“Oh…ma sono sicuro che non lo farai mai.”
Kagome si asciugò i rimasugli delle lacrime e lo guardò piena di gratitudine.
“Allora…vuoi che dia il tuo compito ad un altro?”
Kagome scosse la testa, imbarazzata per averlo solo pensato.
“Va bene…non hai dei compiti da fare?” – gli disse lui bonariamente.
“Già…devo andare adesso. Grazie infinite.”
Lui se ne andò, avvolto dalla sua nube di luce pura, lasciandola sola con un motivo in più per andare avanti.
“Sì…non
vi deluderò…” – anche lei scomparve e
ritornò sulla terra, nella casa vicina ad Inuyasha.
Una piccola chiave giaceva sul letto.
“Mi hai fatta chiamare?”
“Sì. Hai avvertito anche tu quell’energia?”
“Sì, oggi. Vero?” – Lui annuì.
“E’ stata incredibile. E così ne ha mandato uno per salvare un umano. Patetico.”
Lei rise.
“Voglio sapere chi è, cosa fa, e come si sente.”
“Quale dei due?”
“Entrambi. Mi sa che mi divertirò parecchio questa volta.”
La donna battè le mani due volte e scomparve, per andare a cercare quello che Lui le aveva chiesto.
Kagome era tornata nella
dimensione terrestre. Doveva affrontare un esame di abilitazione e non
voleva correre il rischio di essere scoperta. Così aveva deciso
di lasciare nella sua camera in Paradiso la sua chiave di Trasporto,
che le serviva per passare da una dimensione all’altra. Ma il
vero motivo era un altro: voleva farcela con le sue sole forze e
dimostrargli di essere degna di Lui. Era consapevole che non avrebbe
fatto ritorno a casa se non nel momento in cui la sua missione sarebbe
conclusa, ma il pensiero non la spaventava. Sapeva che Lui era con lei
in ogni momento e anche se non lo poteva vedere, le era sufficiente
chiudere gli occhi che lo poteva vedere nel suo cuore. Sorrise e si
sedette alla scrivania.
Iniziò con il fare matematica.
Inuyasha era arrivato a casa. Aveva salutato sua madre e si era rintanato in camera sua, nel suo nido.
Come faceva di solito,
aveva chiuso a quattro mandate la porta e aveva tirato le tende,
godendosi lo spettacolo che gli procurava la luce sbattendo contro i
prismi che aveva sulla scrivania. Quel giorno li trovò
particolarmente belli, forse perché il suo umore era leggermente
cambiato. Si mise su un fianco e decise di guardarsi un film.
Andò davanti al porta cd e passò con cura tutti i titoli
finchè non si soffermò su uno in particolare. Uccelli di
rovo.
Aveva già guardato
quel film e lo aveva trovato molto bello. Ogni volta che c’era
una scena d’amore, cercava di immedesimarsi nel prete. Non tanto
per la voglia di farlo con una bella donna come poteva essere Maggie,
ma per immaginare di sentire quel calore, quelle sensazioni, quel senso
di vuoto che ti assale quando la donna che ami si allontana da te anche
solo per un secondo. Il respiro che si fa irregolare, il desiderio che
trapela dai baci, dalle carezze ma che deve essere messo a tacere
perché Padre Ralph non se la sente di rinunciare a Dio.
Così Inuyasha si rimise a guardare quel film, chiudendo gli
occhi e immedesimandosi in Padre Ralph. Perché purtroppo per
lui, quello era l’unico modo che conosceva per provare quelle
sensazioni. Anche se non vedeva, poteva percepire benissimo i
sentimenti che i due amanti clandestini stavano provando. Amore,
passione, desiderio…oh come voleva poter provare anche solo per
una volta cosa significassero quelle parole che sembravano essere
così lontane da lui. Avrebbe dato la sua vita pur di sapere cosa
si prova ad essere totalmente e incondizionatamente innamorati di una
persona. Lo sconforto lo prese quando il film finì. Con esso
finirono anche le sensazioni provate e Inuyasha si ritrovò ad
essere di nuovo solo. Con una faccia sconfitta, si diresse al lettore
dvd, prese il film e lo rimise al suo posto.
Si sedette alla scrivania e iniziò a fare matematica.
“Ebbene? Hai trovato quello che ti avevo chiesto?”
“Mi mancano solo alcune informazioni e poi tutto ti sarà consegnato.”
“Eccellente.” – rispose compiaciuto.
La sera arrivò e
Kagome iniziò a prepararsi da mangiare. Per fortuna aveva
seguito Isotta nelle sue varie missioni e sapeva come sulla terra ci si
faceva da mangiare. Prese l’occorrente e si fece una pasta.
Purtroppo non sapeva bene come dosarla e si ritrovò nel piatto
mezzo chilo di roba.
“E chi ce la fa a
finirla tutta?” – si disse sconsolata. Mangiò quello
che si sentì di mangiare e il resto lo conservò per il
giorno successivo.
Si guardò un
po’ di quei programmi terrestri e scelse un documentario sugli
animali. Si perse a guardare quella meraviglia che era la natura ma il
giorno successivo sarebbe dovuta andare a scuola e non poteva
assolutamente mancare. Guardò l’orologio e scoprì
che erano le dieci e mezzo.
Salì in camera e si mise il pigiama e in poco tempo si ritrovò a correre nel suo prato di margherite.
A casa Mizumi Inuyasha era sceso per la cena, trovando la madre e il suo adorato fratello.
“Hai fatto tutti i compiti, Inuyasha?”
“Sì, mamma.” – rispose educatamente.
“Sì,
mamma.” – lo sfottè Sesshomaru, che non tardò
nel ricevere un ammonimento dalla madre.
“Sesshomaru…non prendere in giro tuo fratello.”
“Fratellastro, prego…” – puntualizzò lui.
Sesshomaru non aveva ancora
digerito il fatto che quel coso fosse entrato a far parte della sua
famiglia, composta al momento, a suo dire, solo dal padre. La madre di
Inuyasha non veniva proprio contata, anche se faceva i salti mortali
per cercare di piacere al figlio del marito. Per quanto si sforzasse,
quello che faceva non era mai abbastanza o peggio, non era mai
all’altezza di quello che avrebbe fatto la madre naturale. La
donna puntualmente si sentiva ferita da quelle parole, ma cercava di
non darlo a vedere per non far preoccupare il marito che era sempre in
giro per affari. Quando il padre tornava a casa, Sesshomaru sembrava
trasformarsi nel fratello perfetto mentre Inuyasha, che sapeva che
erano solo apparenze, faceva la figura del guasta feste. Non sopportava
la sua ipocrisia, con il risultato che lo allontanava da sé in
malo modo, portando Sesshomaru a sembrare la vittima quando invece era
l’esatto opposto. Inuyasha era abituato a questo tipo di
trattamento, così decise di stare al gioco del fratello. Quando
rientrava il padre si fingevano inseparabili, ma appena questo se ne
andava ognuno tornava al proprio posto, schifandosi per la presenza
dell’altro.
Sesshomaru è il
classico ragazzo che appena lo vedi hai una voglia incredibile di
prenderlo a sberle. Non serve nemmeno che apra la bocca, piccola
apertura dalla quale escono solo imprecazioni e cattiverie. È
molto bello e l’intera popolazione femminile della sua scuola gli
muore dietro nonostante lui sia un “bad boy”. È
intelligente e sarebbe il primo della sua classe se non fosse per
quell’inerzia che lo ha assalito quando il padre cacciò di
casa la madre. Il perché poi non gli era ancora chiaro. Da quel
giorno in avanti, Sesshomaru stravolse completamente il suo modo di
essere. Non che prima fosse uno stinco di santo, ma almeno sapeva
cos’era il rispetto. Ora, era solo un involucro svuotato di tutti
i buoni sentimenti stipato purtroppo di rabbia, dolore, amarezza e
odio. Un odio talmente viscerale che nemmeno in cento vite si sarebbe
potuto dissipare.
Il corpo docente conosceva
il motivo di quella sua incontrollabile palla di rabbia che non
accennava a diminuire. Il genitore li aveva messi al corrente della
storia dopo che era stato convocato ad un’udienza per discutere
del comportamento del ragazzo. Per puro divertimento aveva rotto il
finestrino della macchina del preside, pensando di passarla liscia.
Saputo ciò, il padre si precipitò immediatamente a scuola
e raccontò la storia della madre. Da allora Sesshomaru non aveva
più combinato un guaio. O forse era meglio dire che a scuola gli
incidenti capitavano lo stesso, ma nessuno sapeva “chi”
fosse stato. Così, in mancanza di un colpevole, i docenti non
potevano punire nessuno e lasciavano cadere la cosa. In realtà i
professori e il preside stesso sapevano chi era l’autore di quei
piccoli incidenti, ma non intervenivano. Sapevano che era Sesshomaru a
fare tutto, ma lo lasciavano fare perché erano dispiaciuti per
lui. Questo era quello che si dicevano i professori quando succedeva
qualcosa a scuola “e non si sapeva chi fosse stato”.
Una cosa che però lo fa mandare in bestia è la compassione.
Non sopporta che qualcuno
lo compatisca per la sua situazione familiare: il padre che aveva
cacciato di casa la madre per un motivo a lui ignoto e che si era
risposato con un’umana dando origine ad un insetto che doveva
essere schiacciato al più presto. No, no…la compassione
proprio non la digeriva. L’unico che ci aveva provato si era
trovato all’ospedale con le gambe rotte. Da allora decisero di
non compatirlo più, ma di essere…dispiaciuti. Già
suonava meglio. Era all’ultimo anno delle superiori ed erano
più le assenze che le presenze, ma a lui non importava un
granchè. Sarebbe entrato nell’azienda di famiglia e
avrebbe assunto una segretaria che facesse il lavoro per lui.
Soluzione semplice e perfetta.
Come già detto lui
aveva ai piedi tutta la popolazione femminile della sua scuola meno
una. Una che stava proprio in classe con lui. Una che non sapeva e non
sa tuttora che farsene di uno come lui.
Una che proprio non lo considerava.
Ecco un’altra cosa che Sesshomaru non sopportava.
La mancanza di considerazione.
Secondo lui era
praticamente inconcepibile che una ragazza non avesse voglia di
sbatterlo al muro e violentarlo e non riusciva a darsi una spiegazione
plausibile per il comportamento strano di quella che stava in classe
con lui. Tra l’altro era molto carina, lui stesso aveva dovuto
ammetterlo e il fatto che lui non fosse il chiodo fisso,
l’obiettivo primario della sua esistenza lo stuzzicava.
Così, decise di ingaggiare una scommessa contro se stesso in
modo tale da poter ottenere la vittoria assoluta. Piccolo neo: era
dalla prima superiore che ci stava provando, ora era in quinta e la
cosa lo stava iniziando a scocciare. Perché non cede?
Perché non mi desidera? Perché non mi cerca? Queste erano
le sue costanti domande che lo prendevano a tradimento ogni volta che
entrava in classe e che la vedeva seduta al suo banco in attesa
dell’inizio delle lezioni.
La osservava mentre metteva
via un libro per prenderne un altro, mentre accavallava le gambe in un
modo che mandava in orbita il bel ragazzo. Eppure, la ragazza in
questione non si sentiva particolarmente bella o particolarmente
seducente. Si comportava normalmente, ma non sapeva che questa sua
normalità aveva delle ripercussioni troppo evidenti nel corpo di
Sesshomaru. La osservava mentre addentava una mela, il solo gesto di
appoggiare quelle labbra rosse su quel frutto lo faceva impazzire,
quando poi si ascugava il labbro inferiore con il mignolo, bagnato dal
succo del frutto proibito, sentiva che doveva uscire dalla classe per
non rischiare la violenza. Così usciva per andare ai servizi. In
realtà, usciva per prendere una boccata d’aria,
indispensabile per sanare la sua instabile psiche. E quando rientrava
in classe, ecco che quel concentrato di sensualità che gli
mozzava il respiro in gola, ripartiva all’attacco. Lei rideva,
scherzava, ignara che dal fondo della classe un ragazzo, o più
precisamente, un demone la stava osservando famelico.
Oh sì. Ecco chi era
Sesshomaru Mizumi: un demone completo, motivo per il quale odiava tanto
il caro “fratellino”. Lui non poteva concepire il fatto che
il padre avesse disonorato la sua stirpe di demone cane più
potente al mondo, concependo con una misera umana un figlio nato mezzo
demone.
Comunque, quella strega lo
stava portando alla pazzia più totale, una specie di mix di
amore/odio al quale Sesshomaru non poteva e non voleva sottrarsi. Ma
ormai la frittata era stata fatta. Le scuole erano appena iniziate e
quella era l’ultima occasione che aveva Sesshomaru per fare sua
quella ragazza.
Ecco chi era Sesshomaru
Mizumi, all’apparenza un ragazzo pardon, un demone, come tutti
gli altri, ma che aveva una strana concezione del mondo e delle persone
che lo abitavano.
Inuyasha scosse la testa.
Non aveva la minima intenzione di passare la serata a pensare a suo
fratello. Era stanco e voleva solo ritornare nel suo nido.
Finì la sua cena e
aiutò la madre a riordinare la cucina e la sala da pranzo,
mentre Sesshomaru si era bello che sistemato sul divano a guardare uno
di quei programmi dove la stupidità umana faceva bella mostra di
se.
Inuyasha tornò in
camera sua, finendo col leggere proprio Romeo e Giulietta e questo lo
condusse a pensare inevitabilmente a Kagome e all’esposizione di
quel mattino.
“E’ triste che le cose debbano essere sistemate sempre quando è troppo tardi.”
Su per giù aveva
detto una cosa così, o almeno il senso era quello. Certo che
quella era proprio una ragazza strana. Sorriso sempre stampato in
faccia, bontà di carattere, da quello che aveva potuto vedere
quel mattino, ma soprattutto grande forza di volontà. Non era
mica da tutti combattere una cattiveria con un sorriso, ma lei lo aveva
fatto. Inuyasha si ricordò perfettamente cos’aveva fatto:
aveva chiuso gli occhi, come se stesse cercando una qualche forza
interiore che solo lei poteva usare, aveva preso un enorme respiro e
poi illuminò quella via con il suo sorriso. Un bellissimo
sorriso.
Della serie: porgi l’altra guancia.
Inuyasha avrebbe, se avesse
potuto, porto l’altro pugno, ma Kagome non glielo aveva permesso.
Gli aveva chiesto esplicitamente di non cedere alla rabbia. Lo aveva
addirittura elogiato per il suo coraggio nel non rispondere alle
provocazioni.
=Che ragazza strana…oggi mi ha difeso. Perché?=
Non riuscì a dare una risposta alla sua domanda perché era caduto addormentato.
Il mattino seguente due
ragazzi si alzarono per andare a scuola, due ragazzi fecero colazione e
sempre questi due ragazzi uscirono contemporaneamente dalla porta di
casa. Kagome doveva farsi almeno tre rampe di scale prima di arrivare
in strada. Questo piccolo inconveniente fece in modo che quando chiuse
il portone condominiale si incrociasse con Inuyasha.
“Inuyasha buongiorno! Come va?” – lo salutò lei allegramente.
Inuyasha non era sicuro che avrebbe retto quell’uragano di felicità. Lui era solo e tale doveva rimanere.
“Buongiorno. Bene e tu?”
“Bene, grazie.
Facciamo la strada insieme, ti va?” – per tutta risposta
Kagome si beccò un’alzata di spalle. Lo prese per un
sì. Non parlarono molto, lei era intenta a pensare alle mosse
successive da fare per aiutare quel ragazzo. Il mezzo demone, invece,
pensava a come rivolgerle la parola senza sembrare scorbutico. Il
risultato fu che alla fine rimase muto.
Come al solito.
Arrivarono a scuola ed
entrarono nel cortile, percorsero il corridoio mentre attorno a loro la
gente si spostava per farli passare, come fece il Mar Rosso con
Mosè. Kagome non capiva il motivo per il quale tutti si
scansavano al loro passaggio, finchè non le fu chiaro quando
vide avanzare la fotocopia di Inuyasha. Fu molto colpita da quel
ragazzo, che alla fine riconobbe come demone. Era praticamente uguale
al fratello, tranne che per la mezza luna che aveva in fronte e le
orecchie elfiche. Si fermarono l’uno di fronte all’altro e
si guardarono.
L’aria era carica di tensione.
Non c’era persona
nell’edificio che non conoscesse l’odio che Sesshomaru
provava per Inuyasha. Sesshomaru era forse quello che odiava Inuyasha
più di tutti lì dentro e questo il mezzo demone lo
sapeva. Kagome guardava prima uno e poi l’altro, non capendo il
perché di quella tensione che si era venuta a creare.
“Toh…guarda chi si vede…Inumezzo.”
Risata generale da parte di
ragazzi senza cervello, che assecondavano Sesshomaru in tutto e per
tutto. Kagome alzò un sopracciglio. Aveva impresse nella sua
mente ancora le parole che Lui le aveva detto, come se fossero state
scolpite nella roccia. Osservò Inuyasha abbassare lentamente lo
sguardo, dandola vinta alla sua copia. Bastò semplicemente che
Kagome poggiasse la sua mano sulla sua schiena che il ragazzo
sentì come una nuova energia fluirgli dentro. Alzò lo
sguardo su Kagome e la vide sorridente come al solito.
Solo in quel momento
Sesshomaru si accorse della presenza della ragazza. Molto carina anche
quella. Così il numero delle prede da conquistare era salito a
due. Sperava solo di non doverci impiegare una vita.
“E tu chi sei?” – chiese Sesshomaru rivolto alla ragazza.
Inuyasha guardò il fratello e poi la ragazza che gli sorrideva tranquilla.
=Allora anche lei mirava a
lui. Complimenti Inuyasha…ti sono bastati un sorriso e un paio
di moine che ci sei ricascato. Deficiente!= si ritrovò a pensare
Inuyasha.
“Kagome, Kagome
Higurashi. Molto piacere.” – disse Kagome suscitando lo
stupore di Inuyasha e l’odio crescente delle ragazze che, timide
com’erano, non osavano avvicinarsi a Sesshomaru. Il bel demone
pensò che forse non avrebbe faticato tanto e così
sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi, se così si
può chiamare uno stiramento di labbra.
“Sesshomaru Mizumi. Ciao.”
Kagome si illuminò.
“Allora voi due siete
fratelli!” – esclamò contenta di aver trovato
l’altra metà della sua missione.
Sesshomaru tornò ad essere serio.
“Purtroppo sì.”
Il gelo di quella risposta fece accapponare la pella al povero angelo, che si ritrasse un po’ spaventata.
“Come mai sei con lui?”
Kagome guardò Inuyasha.
“E’ un mio amico. Perché?” – rispose Kagome con tutta l’ovvietà di questo mondo.
Sesshomaru ci rimase secco.
“Tu? Amica di un
mezzo demone?” – Sesshomaru non ci riuscì e
scoppiò in una fragororsa risata da presa in giro.
Kagome continuava a non capire.
“Perché ridi?” – di nuovo silenzio. Di nuovo incredulità.
“Non è possibile che tu stia con questo…qui.”
“Perché?” – riprese Kagome.
Inuyasha osservava il
dibattito che si stava svolgendo, quasi divertito. Quella ragazzina ne
aveva di coraggio per parlare così a Sesshomaru. Ma non si
faceva illusioni. Presto, anche lei sarebbe diventata un suo trofeo,
un’altra tacca sulla sua cintura.
“Perché…perché no!” – disse Sesshomaru che non sapeva cosa rispondere.
Kagome lo guardò confusa.
“Ma…che razza di risposta è “perché no”?”
“Senti…tu non
puoi essere amica di questo. Punto e basta. La discussione si ferma
qui.” – ordinò perentorio lui. Kagome era stupita.
“Fai sempre così quando senti di avere le spalle contro il muro?” – silenzio e incredulità.
E paura…
Quella ragazzina stava per
vedersela brutta. Sesshomaru assottigliò gli occhi, come per
incenerirla, ma Kagome non abbassò lo sguardo, anzi. Gli
sorrise, lasciandolo inebetito. Così Sesshomaru decise di
cambiare tattica.
“Fa come vuoi. Senti…ti va di uscire insieme stasera?”
Inuyasha sgranò gli occhi per la faccia tosta del fratello.
“Uscire?” – chiese lei non capendo. Dopotutto lei era un angelo e lassù lei era sempre fuori.
“Sì, uscire. Allora?”
Ed ecco la smaccata finale.
“Cosa vuol dire, “uscire”?”
Sesshomaru ora era a bocca aperta. Ma da dove proveniva quella? Da Marte?
“Come sarebbe a dire “cosa vuol dire, uscire”? Ma sei matta?”
Kagome lo guardò
confusa. Forse avrebbe dovuto farsi fare un corso accelerato di usanze
terrestri prima di scendere sulla terra.
“Ehi! Non c’è mica bisogno di offendere!”
“Uscire significa passare una serata insieme alla persona che ti piace.”
“E io ti piaccio?”
I ragazzi nel corridoio
assistevano sconcertati e divertiti alla scena, iniziando a parlottare
tra di loro. Ma lo faceva apposta?
“Noooo!!” – esclamò sdegnato Sesshomaru, le cui intenzioni non erano proprio caste.
“E perché mi hai chiesto di uscire?”
Dal corridoio iniziavano a
partire alcune risatine. Sesshomaru doveva sbrigarsi a risolvere quella
faccenda altrimenti si sarebbe sputtanato davanti a tutta la scuola, e
non poteva permetterlo.
“Devo farti un disegno?” – chiese lui malizioso.
Inuyasha sentì prudere le mani. Kagome non capì quella strana inclinazione della voce.
“Se riesce a farmi capire, sì…” – rispose lei semplicemente.
“Ok. Jeff…” – disse rivolgendosi al suo tirapiede. – “…passami carta e penna.”
Inuyasha era proprio
curioso di sapere cos’avrebbe disegnato suo fratello. Dopo alcuni
minuti, la campana suonò, ma le aule erano ancora vuote, e gli
alunni erano riversi nel corridoio intenti a vedere come finiva quella
scena.
“Tieni.” – disse Sesshomaru, porgendo il disegno a Kagome.
La ragazza lo
guardò, aggrottò le sopracciglia e poi sorrise.
Sesshomaru pensò di averla spuntata. Certo che ne aveva sudate
di camice. Poi, inaspettatamente andò da Inuyasha, che la
guardò avanzare con il suo immancabile sorriso. Si stupì
quando la ragazza gli porse il foglietto. Lo guardò,
sgranò gli occhi e arrossì.
“Kagome…” – provò ad iniziare Inuyasha, ma era troppo imbarazzato.
“Non trovi che tuo
fratello disegni molto bene? Sai, Sesshomaru…se non ti scoccia
questo me lo tengo. Grazie mille. È proprio un bel
disegno.” – Kagome prese a camminare verso la sua aula ma
si fermò quando si rese conto che Inuyasha non era con lei.
– “Andiamo? La campanella è suonata da un
pezzo!”
Come mosso da una forza più grande di lui, Inuyasha andò dietro Kagome e non fiatò.
=Possibile che non abbia
capito?= pensò mentre la guardava camminare tranquillamente.
Lentamente i corridoi iniziarono a svuotarsi lasciando solo un
incredulo Sesshomaru.
“Ma…chi diavolo è quella?”
Anche lui, come mosso da
una forza misteriosa, entrò in classe. Ovviamente i rimproveri
del professore gli scivolarono di dosso. Quando entrò
andò a sedersi al suo posto, mentre una ragazza lo guardava
incuriosita. Poteva benissimo immaginare cos’avesse disegnato
Sesshomaru. Ma la cosa che la incuriosiva di più era la sua
faccia. Non lo aveva mai visto così in cinque anni.
Pensò che forse avrebbe iniziato una bella amicizia con quella Kagome.
“Allora? Quelle informazioni?”
“Sì, mio signore. Ho tutto qui.”
“Dammelo.”
“Ecco.”
Prese il fascicolo dalle mani della donna e iniziò a leggerlo.
“Ma bene…ma chi abbiamo qui?…” – disse più che altro a se stesso.
“Posso illustrarti i dati, mio signore?” – chiese umilmente la donna.
“Procedi.”
La donna battè tre
volte le mani e fece comparire una bolla d’aria nella quale era
raffigurata una ragazza che camminava in un corridoio e dietro di lei
un ragazzo con i capelli argentei.
“Sono loro?” – chiese lui.
“Sì. Ma
c’è anche lui…” – disse mentre con una
mano cambiava scena, come se avesse scacciato una mosca. –
“…che è il fratello del ragazzo di prima. Si chiama
Sesshomaru mentre l’altro Inuyasha.”
“E lei…” – ma fu interrotto dalla sua serva.
“…lei si
chiama Kagome e ha avuto l’incarico di aiutare quei due a
riconcigliarsi.” – e mentre lo diceva una smorfia di
disgusto le si dipinse sulla faccia.
“Da Lui?”
“In persona.”
“Ma
beeeeene…” – disse compiaciuto, mentre sprofondava
sul suo trono. – “…credo che ci sarà un bel
po’ da fare non trovi, Kagura?”
“Sì, mio signore.”
Kagura, che tradotto letteralmente significa “danza cerimoniale”.
Ogni cosa che le viene
ordinato di fare dal suo signore, la prende come se fosse appunto una
danza rituale. Ogni cosa non viene lasciata al caso e anche il minimo
dettaglio assume una grande importanza. È sua serva da tempo
immemore nonché suo braccio destro. Lo serve, onorata di essere
stata scelta come suo più importante membro.
Naraku, il suo signore, che tradotto letteralmente significa “inferno.”
Lui incarna tutti i
sentimenti negativi che le persone provano quando sono attraversate da
rabbia, rancore o ancora meglio, dall’odio. Significato del nome
a parte, lui non poteva che essere il più adatto a ricoprire il
ruolo che si era scelto da solo. Essendo stato l’angelo
più bello e più vicino a Dio, credette di essere non solo
come lui, ma addirittura più potente, peccando così in
superbia. Fu scaraventato negli inferi di cui, al momento, è
l’attuale signore e padrone.
Naraku è Satana.
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Capitolo 5 *** 5 - Simili diversità ***
5 - Simili diversità
Ciao pazze da manicomio!
Intanto volevo ancora
scusarmi per non aver aggiornato per due settimane di fila, ma
purtroppo non potevo più aspettare di sistemare il mio pc,
soprattutto la connessione.
E a proposito di
connessione… avviso le dolci fanciulle che hanno storie in
corso. Preparatevi, perché ora potrò riprendere a
commentare le vostre storie fino a farvi addormentare sul pc!!!
Comunque, a parte questa cosa che mi rende particolarmente gaudente, passerei ora all’aggiornamento.
Sono davvero contenta che
il teatrino tra Kagome e Sesshomaru sia piaciuto. Quando ho riletto la
storia per controllare che non vi fossero discordanze paradossali, mi
veniva voglia di scappare via per la vergogna.
Ecco.
In questo capitolo vi
sarà una scena simile tra Kagome e un’altra persona che
spero vi possa strappare un ulteriore sorriso.
Ma prima, è mio dovere e piacere ringraziarvi per aver commentato il precedente capitolo.
Kagome19:
ecco la mia gioia! Certo che definirmi Inuyasha “babbeo”
è un po’ troppo, non credi? Diciamo che non è
avvezzo a certe situazioni…
Secchan sarà anche
uno stronzo, però lo amo. Mi spieghi perché noi donne
dobbiamo essere sempre attratte dallo stronzo di turno? Non è
giusto! Vabbè, dai… allora, Sango e Miro non ci sono, non
questa volta, per lo meno. E non troverai nemmeno la vecchia ciabatta
– Kikyo.
21 anni? E ti definisci
vecchietta? Aspetta di arrivare alla mia età! Ti sentirai una
mummia (sperando che non fischino le orecchie a Kikyo ^^)!!!
Un bacio anche a te. Spero che questo capitolo ti piaccia!
Kaggy95:
ciao stellina! Piaciuto allora la scena tra Sessho e Kagome, eh?
Comunque, se ti può far piacere in qualche modo, sappi che Kikyo
non è presente in questa storia. Non avevo decisamente le palle
per inserirla e l’ho lasciata a marcire nella sua dimora.
Comunque la ragazza che tu pensi, comparirà in questo capitolo e spero che ti piaccia anche lei.
Per i miei aggiornamenti,
ormai dovresti saperlo… aggiorno solo di venerdì,
così almeno la suspence si fa sentire.
Bacioni enormi!
Inukag4ever:
uelaaaaaaaaaaaaaaa! Tu sei sempre troppo gentile nei confronti delle
storie che scrivo e ti chiederei per cortesia di contenerti con i
complimenti, perchè ogni volta che li leggo ingrasso sempre di
tre chili ^.^
Mi fa davvero un immenso
piacere che il rapporto tra Kagome e Dio (mi sento così blasfema
ad aver scritto una fic su di lui…) ti piaccia e Kagome comunque
sta cercando di fare del suo meglio per non deluderlo, finendo
però in un qualcosa di più grande di lei.
A te l’aggiornamento che spero ti piaccia come il precedente.
Grazie ancora per i complimenti!
Anjhela:
hola chica! Si, parlo un po’ di spagnolo perché l’ho
studiato ed era l’unica materia in cui eccellevo e dove potevo
guardare i miei compagni dall’alto in basso (tipo Secchan, per
capirsi ^^…).
Per quanto riguarda le mie
idee, ne parlavo giusto ieri con una mia amica: ho tante idee, anche
valide, però ho perso quella verve di metterle su carta, la mia
amica invece sa scrivere benissimo, ma non ha stimoli. L’esatto
opposto. Se la cosa può farti piacere, dimmi cos’avevi in
mente, che magari posso darti qualche spunto. Come ti dicevo, di idee
ne ho a bizzeffe, ma Dio solo sa (giusto per restare in tema)
dov’è andata a finire la voglia di scrivere.
Bacioni!
Ilary_chan: ho proprio fatto centro con quella scena, eh? O.o
Però preparati,
perché adesso ne vedrai un’altra, forse un po’ meno
plateale, ma di altrettanto effetto. Della serie “come nascono i
bambini”.
Chi è la ragazza che
piace a Sesshomaru? Mi credi così fessacchiotta da dirtelo?
Leggi e dimmi se la cosa è stata di tuo gradimento.
Oddio, come mi piace essere bastarda…^^
Bacioni!
Darkina:
tu chiedi scusa a me? Ma non ci pensare proprio! Cosa dovrei dire io,
allora? Che ho potuto sganciarmi da un contratto assurdo per poter
navigare in internet quando volevo io? Dai, tranquilla. Anche se mi fai
un commento ogni tot capitoli non mi arrabbio, anzi.
Grazie per averla infilata
tra i preferiti e ora che me lo fai notare, ho controllato e sulle mie
precedenti fic non ho mai ringraziato chi mi ha messo come autore
preferito o storia preferita.
Grazie per avermelo ricordato! ^-^
Chissà perché Naraku e Satana stanno bene insieme… mmm…
Comunque in questo capitolo
potrai leggere un’altra scena tipo Sesshomaru-Kagome, ma
sarà una Kagome-altra ragazza, che ovviamente non è
difficile da intuire.
Bacioni, stella! Grazie per aver commentato!
Marrion: ciao! Grazie per tutti questi complimenti. Oddio… a forza di leggerli sarò ingrassata di una ventina di chili ^.^
Ora ti lascio a questo capitolo che spero ti possa strappare un sorrisetto.
Un bacio e grazie ancora!
Xx Kagome_Chan xX:
ciao bella! Sono davvero contenta di sapere che vai sul sito a guardare
tutti i giorni, ma se posso evitare un tuo attacco isterico, sappi che
io aggiorno solo di venerdì (salvo rotture di pc e di altre
cose… chi ha orecchie per intendere intenda…).
Davvero non sei scappata a
nasconderti quando hai letto quella scena? Io dovevo ancorarmi alla
sedia per non morire dalla vergogna, ma sono contenta che ti sia
piaciuta. Spero che tu possa gradire anche questa scena con la
misteriosa ragazza.
Baci e abbracci!
Ryanforever: secondo te, cosa può aver disegnato Sesshomaru? Un gatto? Naaaa…
Quello che farà
Naraku è tutto da vedere. Ora ti lascio con questo capitolo, che
spero possa strapparti un’ulteriore risatina.
Baci!
In classe Kagome stava
seguendo la lezione come se niente fosse. Inuyasha ci provava, ma
immancabilmente si ritrovava a fissare quella strana ragazza. Ogni
volta che la guardava scuoteva la testa non capendo il suo
comportamento. Le prime tre ore passarono tranquillamente. Nessun
intoppo particolare. Venne la ricreazione e finalmente i ragazzi
poterono uscire a prendere una boccata d’aria.
“Tu non vieni?” – chiese Kagome a Inuyasha, con il suo immancabile sorriso.
“Eh? Oh no… io… io non esco…”
“Perché?”
“Non… non ne ho molta voglia…”
“Capisco… ti scoccia se ti faccio compagnia?”
Inuyasha si limitò a
scuotere la testa. Non ne capiva il motivo, ma quella ragazza lo stava
mandando letteralmente nel pallone.
“Bene. Faccio una capatina ai servizi a lavarmi le mani.”
Kagome uscì
trotterellando, mentre Inuyasha la seguiva con lo sguardo. Pensò
di essere solo, ma una voce dietro di lui lo fece sussultare.
“Io la voglio.”
Kagome era entrata in bagno
dove vi erano alcune ragazze intente a fumare. Si sventolò una
mano davanti alla faccia per cercare di allontanare da sé il
fumo. Si lavò le mani e le asciugò. Fece per uscire, ma
una mano le impedì di aprire la porta.
Solo un ammonimento che Kagome, nella sua semplicità, non capì.
“Stà lontana da Sesshomaru, intesi?”
Kagome sorrise alla sua
interlocutrice, ma non disse nulla. Uscì e tornò in
classe dove trovò proprio Sesshomaru che aveva il colletto del
fratello tra le mani.
“Eccomi… scusa
il ritardo ma…” – Kagome osservò la scena che
non le piacque. – “… che sta succedendo?”
– chiese avvicinandosi immediatamente a Inuyasha.
“Niente, niente…” – si affrettò a rispondere Inuyasha.
“Non mi sembra… perché lo stavi maltrattando?”
Sesshomaru aveva ancora il
colletto di Inuyasha tra le mani ma Kagome, come se niente fosse, prese
le mani di Sesshomaru tra le sue e lo invitò a toglierle di
dosso da Inuyasha.
“Ma non lo sai?”
Inuyasha non replicava. Sapeva esattamente cosa stava per dirgli suo fratello.
“Cosa?”
“Ma non lo vedi che è un mezzo demone?”
Kagome era basita. Ancora con questa storia?
“Beh? Non dici niente? Non dirmi che non te ne eri accorta!”
“Guarda… meno
male che sei arrivato tu altrimenti pensavo che quelle orecchie fossero
un cerchietto di quelli per carnevale.” – disse ironica.
Sesshomaru si stava seccando oltre ogni misura. Quella ragazzina stava diventando veramente insopportabile.
“Ma come osi, ragazzina! Chi ti credi di essere per parlarmi così?”
“E tu chi ti credi di essere per maltrattare tuo fratello?”
“Fratellastro, prego.”
“Cosa ti ha fatto di male, si può sapere?” – chiese alterata la ragazza.
Ecco che di nuovo la rabbia prendeva il sopravvento su di lei.
“Come che ha fatto? È un mezzo demone! Già questo è più che sufficiente!”
Kagome lo guardò scioccata.
“Cioè…
mi vuoi dire che… ce l’hai con lui… solo
perché è mezzo demone? S-stai scherzando, vero?”
“Ci mancherebbe!” – rispose Sesshomaru.
“Cioè…
non ti ha fatto niente… e ce l’hai con lui per la sua
natura? Mi stai dicendo questo?”
“Vedo che hai capito!
Ma senti…” – disse cambiando il tono di voce,
passando da uno scontroso ad uno più malizioso, passandole il
braccio sulle spalle.
Kagome non capì il
significato di quel cambiamento repentino, ma dai suoi ricordi della
sua vita sulla terra sentiva che doveva star su con le antenne.
“Allora? Stasera ci esci con me?”
“Ma se hai detto che non ti piaccio!”
“Veramente sarei io che piaccio a te.”
“Ah sì? E quando te lo avrei detto?”
“Quando hai accettato il mio disegno, ovvio.”
Kagome si illuminò.
“A proposito! Ancora
i miei complimenti per il disegno. È veramente bellissimo. Hai
mai pensato di iscriverti ad un’accademia d’arte?”
“Ma… hai capito almeno cosa c’era disegnato?” – chiese allibito.
“A dir la verità no, ma so che come prima impressione mi è piaciuto molto.”
Due enormi goccioloni comparvero sulle loro teste.
“Ma ci sei o ci fai?”
“Cosa?”
“Io ci
rinuncio.” – disse Sesshomaru battendosi le mani sulle
gambe in segno di sconfitta. – “Fate proprio una bella
coppia. La Bella e la Bestia.”
“Grazie!” – “Hai appena detto una cosa bellissima, lo sai?”
Sesshomaru la guardò sconcertato. Ma era finito in un universo parallelo? Su Scherzi a Parte? Candid Camera?
“Scusa… ma lo pensi veramente?”
“Eccerto! Di primo
acchito Inuyasha può sembrare una bestia, ma se scavi un pochino
ti rendi conto che c’è dell’altro sotto.”
Sesshomaru uscì da quella classe come se ci fosse stata la peste.
Inuyasha invece era basito. Ma a che gioco stava giocando quella?
“Senti…”
Kagome si girò verso Inuyasha.
“Dimmi.”
“Non so a che gioco
stai giocando, ma non mi piace. Se vuoi uscire con mio fratello escici
pure, ma non usarmi come mezzo per arrivare a lui.”
“Per
“uscire” intendi fare questo?” – chiese Kagome
innocentemente porgendogli il disegno del fratello. Inuyasha
arrossì di botto.
“Ehi? Come mai sei rosso? Non avrai mica la febbre, vero?” – chiese tastandogli la fronte con la sua mano.
“No! Ferma! Non toccarmi!” – disse Inuyasha ritraendosi spaventato.
“Ehi… mica
voglio farti del male. Voglio solo…” – ma Kagome fu
interrotta dal suono della campanella. – “Ne riparliamo
più tardi, ok?”
Kagome e Inuyasha ripresero
il discorso quando suonò la campanella della scuola, che
annunciava la fine delle lezioni anche per quel giorno.
I due stavano passeggiando lungo la strada quando Kagome decise di riprendere da dove erano stati interrotti.
“Senti Inuyasha… io voglio solo esserti amica. Lo trovi tanto strano?”
“A dir la verità sì.” – disse senza esitazioni.
“E perché?”
“Senti… tu non sai niente di me e di quello che ho passato. Non ho bisogno di amici, io.”
“Ne sei veramente sicuro?”
Inuyasha si bloccò. Lo sguardo che aveva Kagome in quel momento era molto serio.
“Io non lo credo.
Credo invece che tu abbia bisogno di un amico, ma non di uno qualsiasi.
Sto parlando di una persona che ti ascolti, che sappia capirti. Credi
che non abbia visto come ti trattano a scuola? Mi pensi così
cieca? So di per certo che non hai amici ed è bruttissimo non
avere nessuno che ti voglia bene. Io vorrei esserti amica, Inuyasha, ma
me lo devi permettere.”
“Io…”
“Non ti sto chiedendo
la luna!” – disse Kagome che addolcì lo sguardo con
un sorriso. – “E non ti sto nemmeno chiedendo di venirmi a
raccontare tutto quello che ti succede nella giornata. Sei triste e non
sai dove andare? Io abito qui.” – disse Kagome mostrandogli
con il pollice la porta dietro di lei. – “Sei allegro per
qualcosa e lo vuoi dire a qualcuno? Io abito sempre qui. Hai bisogno di
stare con qualcuno senza parlare? Abito sempre qui. Pensaci. La mia
porta per te sarà sempre aperta. Ora vado che ho una fame
enorme! Ci vediamo domani!” – così Kagome
entrò in casa lasciando Inuyasha in balia dei suoi sentimenti.
Attese qualche minuto e poi anche lui tornò a casa sua.
Kagome entrò in casa
e si sedette, pranzò e poi andò in camera a fare i
compiti. Finiti, si buttò sul letto e chiuse gli occhi per
cercare di vedere Lui e si ritrovò nel suo campo di margherite a
correre.
Inuyasha era entrato a casa anche lui. Lo attendeva come al solito la madre e il fratello seduti in attesa del suo arrivo.
“Benearrivato Inuyasha. È andato tutto bene oggi?”
Inuyasha guardò il
fratello che ricambiò lo sguardo, ma a differenza delle altre
volte, gli scappò un sorrisetto sghembo che non sfuggì al
fratello.
“Sì grazie.”
Anche quel giorno
pranzarono assieme in silenzio, poi ognuno tornò alle proprie
faccende. Inuyasha salì in camera, provvedendo a chiuderla bene
a chiave. Si avviò alla sua colonna porta dvd e cercò
qualcosa da guardare. Scelse La Bella e la Bestia.
Si guardò quel
cartone animato e si ritrovò a pensare a quanto sarebbe stato
bello se Kagome, lo avesse trasformato in un essere umano. Scosse la
testa e spense immediatamente il dvd. Non poteva di certo cedere in
quel modo! Riordinò tutto e si mise a fare i compiti.
“Kagura, compari!” – fu l’ordine di Naraku.
“Eccomi. Mi hai chiamata, mio signore?”
“Sì. Voglio Inuyasha e l’angelo.”
“Hai in mente qualcosa o mi permetti di fare quello che ritengo più sbagliato?”
Naraku rise sadicamente.
“Voglio darti carta libera stavolta, Kagura. Vediamo che mi combini.”
“Mi metterò subito all’opera per cercare di soddisfarti al meglio, mio signore.”
“Non ne dubito, ma
prima…” – e con un gesto della mano, liberò
il corpo di Kagura dalle vesti che la coprivano rivelando un corpo ben
tornito e sodo. Kagura sorrise e si concesse senza remore al suo
signore, lasciandolo vagare per il suo corpo.
Lussuria. Uno dei sette peccati capitali.
Decisamente, il suo preferito.
Kagome non sapeva che fare.
Aveva una voglia pazzesca di correre da Inuyasha e tirarlo fuori con la
forza da casa sua, ma sapeva che non lo poteva fare. Doveva essere lui
a fare la prima mossa. Lei doveva solo aspettare che si decidesse. A
volte pensava che il libero arbitrio fosse una fregatura.
“Potrei risolvere in fretta la cosa, e invece…mi tocca aspettare.”
Scese in cucina per farsi un the. Aveva messo a bollire l’acqua quando suonarono il campanello.
“E chi
sarà?” – Kagome si avviò verso la porta e si
meravigliò quando vide quella persona davanti a casa sua.
“Ciao.” – disse l’ospite.
“C-ciao… chi sei?” – chiese Kagome che non aveva mai visto quella ragazza.
“Non ci conosciamo, ma io ti conosco. Tu sei quella che oggi ha tenuto testa a Sesshomaru.”
Kagome si rese conto della gaffe che aveva fatto.
“Ooooh
scusami… ti prego entra! Che maleducata! Scusami tanto. Vieni
accomodati!” – disse Kagome facendola accomodare.
“Grazie…”
“Ti va di farmi compagnia con una tazza di te? Me ne stavo giusto preparando un po’.”
“Sì, molto volentieri.”
Kagome andò al
fornello e prese il bollitore che aveva intanto raggiunto la
temperatura. Versò l’acqua nella tazzina e la porse alla
sua ospite.
“Come ti chiami?” – chiese Kagome.
“Ops… scusami.
Adesso la figura della maleducata l’ho fatta io. Io sono Rin
Minamoto, piacere di conoscerti. Tu sei Kagome, vero?”
“Sì. Piacere mio. Come mai sei venuta da me?”
“Pensavo che forse… saremmo potute diventare amiche.” – disse timidamente.
Kagome sorrise. Qualcuno voleva essere sua amica e non c’era bisogno di missioni dall’alto, stavolta!
“Hai fatto benissimo! Sono contenta sai? Non conosco praticamente nessuno qui.”
“Beh… se ti accontenti di me, intanto…” – le disse Rin.
Kagome le sorrise sinceramente. Aveva finalmente trovato una vera amica.
“Senti Kagome… posso chiederti una cosa?”
“Certo!”
“Posso… ehm… posso vedere il disegno che ha fatto Sesshomaru stamattina?”
“Aspettami qui! Vado
a prendertelo subito!” – Kagome corse in camera sua, come
se al suo ritorno temesse di non trovare più quella ragazza.
– “Eccolo qui.” – Kagome porse il foglio alla
sua nuova amica, che lo aprì. Notò che Rin ebbe la stessa
reazione di Inuyasha: diventò viola. – “Ma…
hai la febbre?”
“N-no… perché?” – chiese balbettando.
“Non lo so… sei tutta rossa. Anche Inuyasha quando ha visto questo disegno è arrossito.”
Rin la guardò frastornata. Allora, non lo faceva apposta, lei era proprio così!
“Ecco… è un po’ difficile da spiegare…”
Kagome beveva il suo the e la guardava in attesa di spiegazioni.
“Beh… provaci…” – le disse semplicemente.
Rin non sapeva che dire.
Come poteva spiegare quel disegno? Come poteva spiegare ad una persona
come Kagome il significato di quella rappresentazione?
=Sesshomaru io ti strozzo!= pensò Rin, maledicendo il ragazzo anche nelle lingue morte.
“Allora Kagome… da dove inizio?” – disse Rin esordiendo in una risata imbarazzata.
“Beh… fai tu.”
=Perfetto…= Rin
aveva il pollice e l’indice che le fungevano da sostegno per la
testa, mentre cercava le parole più consone e meno volgari da
usare.
“Vedi
Kagome…” – Rin iniziò il discorso senza mai
guardare in faccia l’amica, ma poi si ricordò di chi si
stava parlando: di Sesshomaru. Continuò il suo discorso
guardando dritto negli occhi la nuova amica. – “… a
volte le persone sentono il bisogno di…” – Rin
s’interruppe per cercare la parola adatta, ma che al momento le
sfuggiva. – “… di farsi passare per quello che non
sono.”
Kagome aggrottò le sopracciglia. Non capiva dove voleva andare a parare la ragazza.
“Che intendi dire?”
Rin sorrise amaramente.
“Vedi… quello che hai conosciuto tu non è il vero Sesshomaru.”
“In che senso?”
“Io l’ho
conosciuto il vero Sesshomaru e…” – Rin stava per
confessare una cosa, ma si fermò in tempo. –
“… e ti posso garantire che è ben diverso da quello
che è oggi. Dalle voci di corridoio, si dice che il padre abbia
cacciato la madre per un motivo che nessuno conosce, nemmeno Sesshomaru
stesso. Quando il padre l’ha cacciata, il giorno seguente
Sesshomaru ha iniziato a comportarsi male con tutti. Aggrediva i
ragazzi senza un motivo particolare… spaccava tutto quello che
gli capitava a tiro… offendeva i professori. Il padre fu
chiamato dal preside in persona per cercare di capire il perché
del suo comportamento. Una volta spiegata la situazione, il preside
rinunciò a qualsiasi genere di punizione. Inizialmente
Sesshomaru approfittò di questa situazione, ma poi con il passar
del tempo affinò la sua tecnica. Gli incidenti non mancarono mai
e sembrava che il colpevole fosse talmente furbo da non farsi mai
beccare. Tutti comunque sapevamo che dietro tutto ci stava Sesshomaru,
ma nessuno interveniva a causa della sua situazione familiare.”
“Capisco…” – disse Kagome, rammaricata per quello che aveva dovuto passare quel ragazzo.
“Sai,
all’inizio era simpatico e disponibile con tutti, tranne che
con…” – Rin si fermò. Non voleva dare un
dispiacere a Kagome.
“… Inuyasha?” – finì lei.
Rin annuì mestamente.
“Già…
non ha mai perdonato al padre di essersi risposato subito dopo con
un’umana e aver generato con lei un mezzo demone. Lo hai visto
anche tu, no? Tutti lo umiliano, tutti lo deridono e lui li lascia
fare. Ho provato a creare qualche contatto con lui, ma Inuyasha si
è sempre tirato indietro. Così ho rinunciato.”
– disse amara. – “Il disegno che lui ti ha fatto
è un modo che ha per dirti “posso ferirti e non mi
importerebbe più di tanto”. È questo che lui
intendeva dire con quella rappresentazione.”
“Sì, ma… ancora non capisco cosa rappresenti.” – disse Kagome.
“Kagome, non so se faccio bene a spiegartelo. Ho paura di… sporcarti.”
“Non ti preoccupare.”
“Ecco… sempre da quel fatidico giorno, Sesshomaru ha iniziato ad uscire con tutte le ragazze della scuola.”
“Per “uscire” intendi questo?” – chiese indicandole con l’indice il disegno.
“Sì… ci
usciva e poi le mollava, nel senso che dopo aver ottenuto quello che
voleva, non le guardava neanche più, come se fossero state la
cosa peggiore che potesse camminare su questa terra. Vedi…
Sesshomaru intendeva… beh… quando due…”
– Rin mostrò a Kagome le sue mani i cui polpastrelli si
univano a quelli dell’altra mano e iniziò a molleggiarli.
– “… lui… sì insomma… dai
Kagome, vienimi incontro!” – la implorò Rin, ma
dall’altra parte c’era solo uno sguardo confuso che
aspettava delle spiegazioni. Poi, inaspettatamente, il viso di Kagome
s’illuminò. Rin si sentì sollevata.
=Dio ti ringrazio!= pensò la ragazza, spiacciandosi sul tavolo.
“Aaaah, sono due che fanno l’amore?”
Rin rimase un attimo titubante. Diciamo che il senso dovrebbe essere stato quello.
“Ecco… diciamo di sì, solo che la visione di Sesshomaru non è propriamente casta.”
“Che intendi?”
“Ecco, ci sono molti modi per fare l’amore con una persona.”
“Io ne conosco solo uno.” – disse Kagome, lasciando Rin alquanto perplessa.
“E posso immaginare
quale, comunque… ti stavo dicendo che ce ne sono di vari tipi.
C’è quello che si fa con la persona che si ama,
c’è quello che si fa con una persona che, anche se si
è conosciuta da poco, si sente che è quella giusta. Sono
due modi differenti per fare l’amore. Mi capisci?”
“Sì, certo.”
“Però ci sono altri modi per fare l’amore con una persona, e quel modo ha un altro nome.”
“Un altro nome?” – chiese confusa Kagome.
“Sì, non so se lo hai mai sentito. Si dice: fare sesso.”
Kagome alzò gli
occhi per ricordare se aveva mai sentito quella parola. Le sembrava di
sì, durante i molteplici viaggi fatti con Isotta.
“Sì, ne ho sentito parlare.”
“Ecco, anche in
questo caso ci sono due tipi di sesso: quello positivo e quello
negativo. Sesshomaru intendeva quello negativo.”
“E com’è il sesso negativo?”
“Fa male. Nel senso
che ti fa male dentro. Mi spiego meglio…” – Rin
gesticolava con le mani, come se quei movimenti potessero aiutarla nel
diminuire la vergogna che provava nel parlare di quell’argomento
e far capire a Kagome l’argomento. – “Il sesso
positivo è come il fare l’amore: lo fai con la persona che
ami però nello stesso tempo ti diverti. È una specie di
intesa tua personale con il tuo uomo. Il sesso negativo lo si fa con
una persona, però per lei non provi niente e quando l’uomo
ha ottenuto quello che voleva la donna diventa un peso inutile.”
“Ma… ma è orribile!” – esclamò attonita Kagome.
“Lo so… con quel disegno Sesshomaru intendeva il sesso negativo.”
“Ma… ma perché lo fa?”
“Secondo me, vuole
che tutti provino il dolore che ha provato lui. Secondo me in fondo al
suo cuore sa di sbagliare, ma il dolore provato è troppo forte e
lo accieca. Perciò sta attenta Kagome… se Sesshomaru ti
chiede di uscire è perché vuole qualcosa di specifico da
te e quel qualcosa è la tua purezza. Una volta sporcata, lui
avrà raggiunto il suo obiettivo e tu ti ritroverai da sola senza
aver nemmeno capito cos’è successo.”
Kagome era costernata. Non immaginava tutte queste cose. Poi, un bel sorriso, le illuminò il volto.
“Beh… allora vorrà dire che mi darò da fare per aiutarlo!”
Rin non capiva.
“Aiutare chi?”
“Sesshomaru e tu…” – disse indicandola con l’indice. – “… mi aiuterai.”
“Io?!?” – disse Rin indicandosi a sua volta con l’indice.
“Sì tu. Riporteremo a galla il vecchio Sesshomaru.”
Rin sorrise di fronte a quell’innocenza che rasentava il paradossale.
“Ok. Aiutami a non rinunciare come ho fatto con Inuyasha.”
“Non preoccuparti. Insieme vinceremo.”
Intanto, nel regno degli
inferi, Naraku e la sua serva avevano appena finito di soddisfare i
piaceri della carne. Kagura si rivestì e si allontanò dal
suo signore per iniziare con la messa a punto del suo piano. Le era
stata data carta bianca, il che significava che il suo signore aveva
completa fiducia in lei e lei non aveva nessuna intenzione di
deluderlo. Gli avrebbe consegnato l’Innocente e l’Angelo
Consulente. Un bottino simile non era da tutti i giorni.
L’energia che sprigionavano un Innocente e un Consulente era
molto ambita. Ma la cosa che più bramavano le forze del male era
il fatto di battere Lui. Lui che aveva osato cacciare il suo signore
dal Paradiso, negandogli la possibilità di vivere come tutti gli
altri angeli. Era soprattutto quello il suo proposito: la vendetta.
Vendetta che avrebbe ottenuto nel modo peggiore possibile. Inglobare
nell’Esercito delle Forze del male due dei suoi figli, sarebbe
stato sublime. Un dolore che gli avrebbe inferto molto volentieri, un
dolore che, all’inizio, anche lei fu costretta a subire.
Scacciò infastidita quei pensieri e si mise subito all’opera per portare a compimento il suo progetto.
Su nel Paradiso, Lui aveva percepito qualcosa.
Qualcosa stava per succedere e la cosa lo preoccupava molto.
Forse Naraku in qualche modo era venuto a conosceza della nuova missione di Kagome.
Sperava solo che lei seguisse il suo cuore.
Le due ragazze non si erano
accorte del tempo che era passato. Erano arrivate già le sei del
pomeriggio e Rin dovette proprio andare. Sua madre la stava aspettando
a casa per festeggiare il nuovo lavoro. Era riuscita a trovare la somma
necessaria per aprire un bar in proprio e, grazie alla sua bravura nel
preparare i manicaretti e alla gentilezza di Rin verso i clienti il bar
era sempre pieno. Era il secondo anniversario dell’apertura del
bar e Rin non poteva mancare.
“Ciao Kagome. Io
adesso devo proprio andare. È stato bello conoscerti e parlare
con te. Mi ci voleva proprio.”
“Mi fa molto piacere.
Anche per me è stato bello parlare con te. Domani a scuola dammi
il tuo indirizzo, così vengo io a trovarti.”
“Volentieri. Ci vediamo domani!”
Così le due ragazze si separarono. Rin andò dalla madre e Kagome iniziò a prepararsi la cena.
“Mamma, ti serve una mano?”
“No, tesoro. Non preoccuparti. Hai finito i compiti?”
“Sì, non ci ho messo molto stavolta.”
“Bravissimo, Inuyasha. Sono molto fiera di te.”
Inuyasha sorrise debolmente
alla donna che aveva di fronte. Da quando erano arrivati in quella casa
avevano dovuto sopportare il gelo di Sesshomaru. Izayoi, la madre di
Inuyasha, non riusciva ad accettare quel distacco. Cercava in tutti i
modi di allacciare un legame con lui, ma ogni tentativo le veniva
vanificato. Per fortuna aveva il suo Inuyasha con lei e questo un
po’ la rincuorava. La sera, prima di coricarsi, pregava chiedendo
sempre la stessa cosa.
“Ti prego, fa che mi accetti.”
Presto avrebbe trovato la risposta alle sue preghiere.
I tre finirono di cenare e poi, come al solito, ognuno si ritirò nella propria camera per stare da solo.
Izayoi, quando
accettò di sposare il padre di Sesshomaru, si era fatta
praticamente un film di quello che sarebbero state le sue giornate con
quella famiglia. Avrebbe cenato assieme ai suoi figli e poi di sera
avrebbe preparato una bella cioccolata calda, come solo lei sapeva
fare, per riscaldare le fredde giornate invernali, d’estate
invece avrebbe svaligiato un’intera gelateria per rinfrescare
l’afa di quella stagione. Purtroppo, non potè fare niente
di tutto ciò perché non le fu permesso. Niente cioccolata
calda, niente gelato assieme ai suoi figli. Solamente… la
solitudine. Una cosa che non aveva mai potuto sopportare. La casa era
vuota senza il marito, sempre in giro per affari. L’ultima volta
che era tornato a casa aveva portato una buona notizia: gli avevano
proposto un posto di lavoro come capo reparto nella ditta che avrebbero
costruito nella sua città entro la fine dell’anno.
Ovviamente, lui accettò anche perché in questo modo
avrebbe potuto stare più vicino alla famiglia, ma soprattutto a
Sesshomaru. Izayoi sperava che questo cambiamento avrebbe potuto
portare anche un miglioramento del rapporto tra lei e il figlio
maggiore.
Avrebbe scaldato le fredde
notti invernali con l’amore che il suo uomo sapeva darle. Si
sarebbero amati ogni notte, anche per quelle in cui non avevano pututo
e, stanchi, si sarebbero distesi l’uno vicino all’altra
sentendo il calore dell’altro corpo, sapendo che niente e nessuno
li avrebbe mai più divisi. Izayoi tremava al solo pensiero di
essere di nuovo toccata da lui, da quelle mani calde come il fuoco che
esploravano ogni recesso sinuoso del suo corpo, da quelle mani che la
facevano rabbrividire anche se solo la sfioravano per una carezza.
Avrebbe sentito nuovamente quella bocca sul suo corpo che non aspettava
altro di bruciare di desiderio per lui, avrebbe sentito la sua passione
divorarla, come all’inizio della loro storia. Lo avrebbe sentito
addentrarsi nei recessi più nascosti della sua
femminilità e darle quel qualcosa che solo lui poteva darle.
Avrebbero intrecciato le loro mani, come il destino aveva fatto
intrecciare le loro vite, fino a raggiugnere quel particolare momento
che sigillava la loro promessa d’amore. Avrebbero raggiunto il
paradiso e anche se vi avrebbero dimorato solo per un secondo, sarebbe
stato un momento tutto loro dove tutto spariva e rimanevano loro due e
il loro amore.
Izayoi non si era mai
pentita della scelta che aveva fatto diciannove anni fa e sapeva che,
se avesse avuto la possibilità di tornare indietro, non avrebbe
cambiato niente.
Il mattino arrivò e
tutti si alzarono per sbrigare le proprie faccende: chi si alzava per
andare a scuola, chi si alzava per andare al lavoro, chi si alzava per
sbrigare le faccende domestiche e chi si alzava per fare semplicemente
un giro.
Kagome si era alzata ed era
pronta per uscire. Anche quel mattino, come il precedente,
incrociò Inuyasha e fece la strada assieme a lui.
“Come va oggi? Ti fa male il labbro?”
“No, non
più…” – Inuyasha aveva lasciato in sospeso la
frase, come se avesse voluto dire qualcos’altro. Kagome lo aveva
capito e, essendo andata un po’ più avanti rispetto ad
Inuyasha, si fermò e si girò. Lo invitò a
raggiungerla con un bel sorriso. Inuyasha non sapeva che pensare. Era
arrivata da soli tre giorni e in quei tre giorni si sentiva, non lo
so… cambiato, forse. Sentiva che quella strana ragazza gli
trasmetteva un’energia che non sapeva nemmeno di possedere. Ogni
suo sorriso era un incitamento a non mollare mai. Ogni sua parola di
conforto era uno stimolo per non farsi umiliare più. Aveva
iniziato a sentirsi diverso. Non se la sentiva ancora di aprire le
braccia al mondo dimenticando il passato, ma sentiva di essere sulla
strada giusta. Il suo flusso di pensieri fu interrotto da Kagome.
“Ehi! Tutto bene?”
“Eh? Sì,
sì… andiamo o facciamo tardi.” – Inuyasha la
superò ma Kagome lo raggiunse nuovamente con il suo instancabile
sorriso. Entrarono a scuola dove puntualmente si ripresentò la
stessa scena. Ogni singolo studente si spostava per far passare quel
mezzo demone. Inuyasha infossava la testa nel collo, dispiacendosi per
essere al mondo. Cosa molto triste se Kagome avesse potuto leggergli la
mente, ma non potè perché nel momento in cui aveva
lasciato in Paradiso la sua chiave, aveva rinunciato ai suoi poteri. In
lontananza Kagome intravide Sesshomaru e si ricordò della
discussione avvenuta con Rin.
“Sai Inuyasha…”
“Mhm?”
“Ieri è venuta a casa mia Rin. La conosci?”
Inuyasha si stupì.
“Come mai?”
“Ha sentito il bisogno di parlare con me e mi ha fatto molto piacere questa cosa.”
“Contenta tu…”
“Mi ha anche spiegato il significato del disegno di Sesshomaru.”
La cartella cadde di mano a Inuyasha.
“P-prego?” – ogni secondo che passava, il suo imbarazzo aumentava.
“Sì, mi ha
spiegato cosa intendesse Sesshomaru con quel disegno e devo dire che
non mi è piaciuto per niente.”
Agli occhi di Inuyasha, Kagome sembrava una bambina. A volte parlava come tale.
“Ma… Kagome…”
“Non trovo giusto che si faccia del male gratuitamente alle persone solo per passare il tempo.”
“Buon giorno Kagome.” – la salutò mellifluamente Sesshomaru. – “Tutto bene?”
“Buon giorno a te, Sesshomaru. Comunque sì, grazie.”
“Sono contento. Allora… ci esci con me, stasera?”
Rin era in disparte che osservava la scena. Era proprio curiosa di vedere come Kagome avrebbe risposto a Sesshomaru.
“Preferirei di no.”
Quella risposta
mandò in silenzio l’intero corridoio. Non volava una
mosca. La tentazione di rientrare nelle proprie aule era tanta, ma
quella di vedere come Sesshomaru avrebbe sistemato la cosa era
maggiore. Il demone stava inziando a seccarsi. Quella ragazzina con le
sue risposte lo stava facendo arrabbiare. Ma come osava quella
ragazzina rifiutare? Se si andava avanti così, la sua
reputazione ne avrebbe risentito. Doveva fare assolutamente qualcosa
per impedirlo.
“Posso sapere perché?”
“Sai non mi è
piaciuto quello che mi ha detto ieri Rin su quel disegno. Quello che tu
vorresti fare è un atto puro e non sarà di certo con me
che continuerai a sporcarlo!” – detto questo, se ne
andò.
Lo lasciò interdetto
di fronte a tutti i ragazzi che avevano assistito alla scena. Non lo
aveva mai sentito definire come “atto puro” ma forse, se ci
avesse pensato bene, sapeva che quella ragazzina aveva ragione.
E nonostante lui impegnasse
tutte le sue forze nel discordare con quell’affermazione, sapeva
che quella strana ragazza aveva stramaledettamente ragione. E a lui non
piaceva avere torto, specialmente se glielo si sbatteva in faccia
davanti a tante persone. Lui non poteva tollerare che il suo status di
boss temuto potesse essere messo in pericolo da una appena arrivata.
Una ragazza strana il cui linguaggio rasentava quello di un bambino di
sette anni.
Ma era veramente questo
ciò che lui voleva? Era veramente interessato a mantenere quello
status che si era creato durante gli anni da quando suo padre aveva
cacciato di casa la madre? Perché la vita era complicata?
Perché la sua vita era complicata? Eppure, non aveva mai notato
segni di crisi nella sua famiglia. Certo… le piccole liti non
mancavano di certo. Ogni famiglia ha le proprie piccole scaramucce, ma
comunque risolvibili. Lui era sempre stato tenuto fuori dai problemi
dei genitori. Credevano che lui non fosse in grado di capire la
complessità della situazione che si era venuta a creare,
sfociata poi con il padre che caccia di casa la madre. Quel giorno
segnò irrimediabilmente Sesshomaru, portandolo inevitabilmente a
diventare la persona che è oggi. Perché non può un
ragazzo, o demone, essere come tutti gli altri? Perché non
può uscire di casa con gli amici per andare al cinema o
semplicemente a bere qualcosa? Perché sente che tutte queste
cose non gli appartengono?
Perché lui è diverso?
Anche se a scuola molti
ragazzi lo seguono, lo temono, lo hanno eletto proprio capo, lo
venerano, nessuno ha mai avuto l’intenzione, e secondo lui
nessuno mai l’avrà, di approfondire quella conoscenza. Lui
si odia per questa diversità.
Lui si odia per essere come il fratello.
Sesshomaru è sempre
stato il primo ad attaccare Inuyasha, nonostante lui non gli avesse mai
fatto nulla di male. Non lo aveva mai disturbato, non lo aveva mai
contraddetto, non gli aveva mai rubato i giocattoli quando era
piccolo… Inuyasha non aveva mai fatto niente al fratello
maggiore. Ma Sesshomaru la pensava diversamente. Per lui Inuyasha era
quello che aveva rovinato la sua vita in maniera irrimediabilmente
totale. Da quando era nato, tutte le attenzioni furono solo per lui. A
lui andavano le cose più belle, a lui andavano le attenzioni dei
genitori e sempre a lui andavano i sorrisi migliori. Lentamente
Sesshomaru aveva iniziato ad odiarlo con tutto se stesso. Ogni giorno
il suo odio cresceva, come un giardiniere coltiva le sue piante, e la
sua mente veniva avvelenata con mille ingiurie. Si odiava perché
lui sapeva perfettamente cosa stava passando il minore, additato da
tutto e da tutti per la sua diversità ma Sesshomaru, ed è
questa la parte più divertente, continuava a ripetersi che lui
era più forte, lui si difendeva, lui vinceva in ogni scontro.
Ma ad ogni battaglia combattuta, Sesshomaru perdeva.
Perdeva una parte di sé.
E se questo processo di
autodistruzione non veniva fermato al più presto, sarebbe
arrivato a toccare il famoso “punto di non ritorno.” Ma
forse lui era proprio a quello che stava mirando, o forse no. Non aveva
ancora ben chiaro cosa doveva fare.
Nelle risse che lui
ingaggiava, nelle offese che lanciava contro al fratello minore o ad
altri, che avevano solo osato mettere in dubbio la sua supremazia,
c’era una muta richiesta di aiuto, richiesta che se udita dalle
orecchie giuste, risultava essere un angosciante urlo di disperazione.
Il brutto della cosa, di quella “discarica”, come la
chiamava Inuyasha, era che nessuno se la sentiva di ascoltare quella
richiesta. Era più facile andare avanti, fingendo di non aver
sentito, o di non aver captato i segnali. Due persone avevano capito lo
stato d’animo di Sesshomaru: Inuyasha e Rin. Per Inuyasha era
impensabile andare dal fratello e incoraggiarlo a non farsi mettere i
piedi in testa, il loro rapporto non prevedeva tali confidenze. Rin ci
aveva provato, ma quando il curriculum di Sesshomaru le era arrivato
tra le mani, aveva avuto paura. Paura che potesse accadere
l’irreparabile, come del resto era già successo. La sua
comunque era una paura che aveva basi solide. Quante volte si era
svegliata nel cuore della notte dal cellulare da un’amica che si
era donata al bel demone dai lineamenti principeschi, finendo per
essere un numero? Quante volte aveva scoperto delle amiche in bagno a
piangere sempre per colpa di Sesshomaru, mentre lui era a spasso per la
scuola in compagnia di un’altra? Quante volte era stata tentata
di prenderlo a schiaffi per la sua arroganza, per quel suo guardare gli
esseri umani dall’alto in basso, come pulci da schiacciare? Ma si
era sempre trattenuta, anche perché lei aveva capito una cosa.
Sesshomaru odiava l’indifferenza.
Era dalla prima superiore
che Sesshomaru ci provava con Rin. Portava a termine con successo le
sue “escursioni in collina”, come le definiva lui. Quando,
annualmente, entravano le nuove prime, in una settimana Sesshomaru
aveva già “aiutato” molte ragazze a crescere. Alcune
non avevano problemi a soddisfare le richieste del demone, altre
passavano giorni in coma per aver ceduto tanto facilmente. Rin stava in
una via di mezzo, in una specie di limbo. Sesshomaru doveva ancora
capire quella ragazza, per lui non era né carne né pesce.
Così era iniziata questa sorte di duello tra le parti:
Sesshomaru vs. Rin. Un match che durava da cinque anni. Lui si definiva
un tipo molto paziente. Quella che aveva resistito di più nel
non volerlo soddisfare, aveva retto un mese. Rin era diventata quindi
una specie di idolo. Cinque anni, cinque anni era resistita. Sesshomaru
stava perdendo le speranze, ma non demordeva.
Mai.
Ora verrebbe da pensare,
conoscendo Sesshomaru, la sua bellezza fisica che mozza il respiro in
gola, il suo fisico prestante, ammirato da tutte nonché da tutte
toccato, il gelo che trasmette con una semplice occhiata, punto di
forza nelle sue conquiste, che Rin avesse gusti
“particolari”. In molti pensavano che avesse una
predilezione per il suo stesso sesso. Questo Sesshomaru non lo avrebbe
mai potuto accettare, ma un discorso di Rin gli fece tirare un sospiro
di sollievo. Stava parlando con un’amica che le aveva posto
esattamente la stessa domanda.
“Ma sei dell’altra sponda?”
Rin rise, ma negò tutto. La sua risposta fu molto semplice.
“Solo perché Sesshomaru non ce l’ha fatta a portarmi a letto, non significa che io sia lesbica.”
Sollievo e irritazione da
parte di Sesshomaru. Il fatto che lei non fosse una lesbica, lo faceva
star bene, forse per il suo mastodontico ego non era troppo tardi,
irritazione perché quella ragazzina aveva esplicitamente detto
quello che gli altri non osavano dire. Troppa impudenza che a tempo
debito sarebbe stata punita.
Ma…
=A proprosito di
Rin…= Sesshomaru tornò in classe. Aveva
un’espressione strana in volto, ma la curata e consolidata
inespressività dei suoi occhi impediva a qualsiasi emozione di
trapelare. Il professore entrò subito dopo, non troppo stupito
dal fatto che Sesshomaru fosse ancora in piedi.
“Tu, esci immediatamente.” – fu il perentorio ordine del demone.
Tutta la classe si
girò verso di lui, non osando mancargli di rispetto non
guardandolo in faccia. Tutti si girarono tranne una, che era totalmente
assorta nei suoi pensieri.
“Ehi tu!” – ripetè scocciato per la mancanza di rispetto.
Rin si destò solamente perché un suo compagno di banco le strattonò la divisa, impaurito.
“Eh? Che c’è?” – le chiese dopo aver fatto un bel volo dalle nuvole.
Il ragazzo le indicò con l’indice il fondo della classe.
“Sì?”
“Esci immediatamente.” – ripetè Sesshomaru più perentoriamente.
“Motivo?” – chiese lei tranquillamente.
“Esci e basta.”
“No.” – e
riprese la sua posizione inziale, ovvero con lo sguardo lasciato vagare
oltre gli alberi che si vedevano dalla finestra.
Sesshomaru iniziò ad
annusare l’aria. Sentì vari odori, ma uno in particolare
colpì il suo finissimo olfatto: era la paura. La sentiva
entrargli nel naso, scendere dalla gola e riempirgli i polmoni. Adorava
quella sensazione. Si riscosse dai suoi pensieri, non era il momento di
deliziare l’olfatto.
“Ho detto: esci.”
“Rin, va pure.” – acconsentì il professore, sperando di evitare una strage.
“Non ho intenzione di perdere la sua ora, professore.”
“E invece la perderai.” – disse Sesshomaru.
Rin piegò la testa
di lato, guardandolo di traverso. Fu una cosa che lo irritò fino
nelle viscere. Lui non poteva essere trattato in quel modo.
“Io dico di no.”
Sesshomaru sentiva che la
sua pazienza era agli sgoccioli. In pochi balzi fu davanti alla
ragazza. Riuscì a strattonarla fino alla porta per farla uscire,
ma lei riuscì a divincolarsi e a commettere uno sbaglio. La
classe cessò di esistere in quel preciso istante.
Dopo che Rin aveva schiaffeggiato Sesshomaru davanti a tutti.
Uno schiaffo.
Rin aveva schiaffeggiato Sesshomaru davanti a tutti. Cosa farà il bel demone, adesso?
Lo scopriremo nell’ultima puntata.
Besitos!
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Capitolo 6 *** 6 - Verso la perdizione ***
6 - Verso la perdizione
Prima che
mi dimentichi, vorrei scusarmi con tutte voi per aver scritto, alla
fine del precedente capitolo, “lo scopriremo nell’ultima
puntata”. Ovviamente volevo dire la prossima, ma le mie dita
hanno fatto i loro porci comodi.
Tranquille – o forse no – che manca ancora prima di arrivare alla fine, ma procediamo passetto per passetto.
Dunque…
come ricorderete, abbiamo lasciato Rin che schiaffeggiava il bel
demone. La domanda fondamentale – nonché banale –
è: che cazzo farà Sesshomaru? Farà come nei film,
dove lei lo schiaffeggia e invece lui reagisce baciandola?
Vedremo… intanto, prima di lasciarvi all’aggiornamento,
vorrei ringraziare voi pie donne che puntualmente mi lasciate un
commento.
Kagome19:
^^ ^^ ciao! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e spero
che questo non sia da meno. Ho però seri dubbi sulla mia vita,
visto che non so come potrai reagire a questo capitolo. Per Sango e
Miroku mi dispiace. Anche a me stanno molto simpatici quei due, ma non
volevo appesantire troppo la storia con mille e più personaggi.
In più, non sono ancora in grado di gestire una storia con tanti
protagonisti. Occorre dare a ognuno di loro il giusto peso e metterli
lì giusto per far fare loro qualcosa mi sembrava inadatto,
quindi… Sango e Miroku ci saranno alla prossima.
No, non pensi troppo in la e mi fa piacere che tu lo faccia. Vedrò cosa posso fare… * se la tira *
Per i capitoli
non lo so, devo decidere. Li posto man mano, anche perché devo
capire quando, come e dove interromperli e mi capita tante volte di
rifare un capitolo tre-quattro volte, quindi… sono nelle mani
del Primario.
Vuoi sapere di
dove sono? Della provincia di Verona, in uno di quei classici paesetti
in cui le palle di fieno rotolano per strane desolatamente
vuote… scherzo. Sì, sono della provincia di Verona in un
paese abbastanza movimentato. E tu?
Se ne hai voglia, vienimi a trovare su msn. Baci!
Xx Kagome_Chan xX:
tranquilla, tranquilla. Non è l’ultimo capitolo, anzi. E
poi, non ho ancora fatto far niente né a Naraku né a
Kagura e mi servono un bel po’ di parole per mettere a punto
questi personaggi. Magari poi faranno anche cagare…
Comunque
grazie. Chissà perché la scena dello schiaffo è
piaciuta tanto… mah! Adesso vedrai la reazione di Sesshomaru.
Tanti baci anche a te!
Mikamey: ^^ grazie, davvero. Fa veramente strano veder osannate le proprie fic in questo modo. Non mi ci abituerò mai.
Per Kagura
posso darti una piccola anticipazione: entrerà in scena in
questo capitolo e non in modo passivo, anzi, però
capiscimi… non posso dirti di più altrimenti sembra che
sei la mia preferita (^_^).
Spero che anche questo aggiornamento ti soddisfi come i precedendi. Intanto ti recapito mille baci e spero di rivederti!
Lucia lair: O.o!! Addirittura? ^.^
Ma sono
contenta che ti piaccia. Eh, sì Kagome e Rin sono proprio da
Golden Globe, più Kagome che Rin, ma tutte e due vanno bene.
Ti lascio con
l’aggiornamento, in cui ci saranno alcuni risvolti, a mio parere,
interessanti. Spero valga lo stesso per te.
Un bacio e tanti grazie per avermi commentata!
BabyAngel94:
immagino sia stato difficile per Rin spiegare a Kagome certe…
usanze terrestri, ma sembra che la ragazza abbia ingranato bene. Adesso
staremo a vedere che succederà tra Rin e Sesshomaru.
Incrociamo le dita dei piedi… besitos!
Ilary_chan:
vedremo se ci hai azzeccato con la tua previsione. L’unico modo
che hai per scoprirlo è quello di leggere ^^ Spero solamente che
non rimarrai delusa, ma se mi aspetti alla fine del capitolo,
spiegherò le mie motivazioni.
Forse, come
dici tu, sarà un po’ troppo ai margini, ma non è
proprio da biasimare, non credi? Essere accantonato da tutto e tutti
per la tua diversità oppure essere avvicinato per un meschino
doppio fine è qualcosa che difficilmente si riesce a dimenticare
e superare. Inuyasha è così: ha bisogno del suo tempo per
riflettere e capire che così non può andare avanti.
Speriamo però che capisca in fretta… ^.^
Grazie davvero per i complimenti, ragazzi… posso fare io il tacchino ripieno per Natale…
Bellatrix_Indomita:
ciao amazzone! Come stai? Guarda che non ti devi nemmeno stare a
complicare la vita per un capitolo non commentato, su! Sono contenta
che ti sia piaciuto e spero che lo sarà anche questo (w la
sgrammatica!!).
Sì,
certo che puoi dirmi che sono bravissima (l’ago della bilancia
sale pericolosamente…) e mi fa davvero un immenso piacere vedere
che le mie parole arrivino. Però, sai… forse adesso
inizio a capire quello che provano le altre quando sono io a far loro i
complimenti e loro che mi rispondono che quello che scrivono è
una schifezza… perché un autore non è mai
soddisfatto di ciò che scrive? Accidenti!, vabbè
dai… però se tu mi dici che il mio modo di scrivere ti
piace allora mi fido di te e del tuo – ovvio – buon gusto ^^
Anche se ti
dimenticassi di commentare, non farti venire l’ulcera. So cosa
significa lavorare e so che arrivare a sera è tragica e il solo
pensiero di accendere il pc ti fa venire l’orticaria. So che la
storia ti piace e che commenterai appena ti sarà possibile e ti
ringrazio ancora per le belle parole finali. ç__ç me
commossa!
Bacioni!
Marrion: chissà perché tutte si stanno chiedendo cosa farà Sesshomaru. Neanche fosse stato preso a ceffoni! u.u
Dunque, Inu no
Taisho è ancora vivo, ma non farà una vera e propria
comparsa nella storia anche se non sarà lui a far mettere a
posto la testa a Sesshomaru. Adesso basta perché mi stai
obbligando a dire cose che non dovrei dire, accipicchia!!! ^^
Manga.it, eh? Ok. Ci farò un saltino e ti farò sapere!
Bacioni stellina e goditi l’aggiornamento!
Darkina:
dai, su! Non buttarti giù in questo modo! Comunque grazie per le
tue bellissime parole, mi riempiono di felicità esattamente come
il ripieno al tacchino! Grazie, grazie, grazie!
Tranquilla…
volevo scrivere “nella prossima puntata”, ma ahimè
le mie dita sono dotate di volontà propria.
Goditi l’aggiornamento e fammi sapere!
Ryanforever:
tranquilla, stellina. Ci sono ancora tante cose da sistemare! Io avrei
voluto vedere te al suo posto. Cosa le avresti detto? Delle api e del
polline? -.-
Il motivo
arriverà più avanti, e sarà una bella sorpresa per
tutti. La reazione di Sesshomaru? Io leggerei…
Buona lettura!
Ragazze? Ci vediamo alla fine!
Ci fu un attimo
di silenzio, un silenzio surreale, come se si fosse stati catapultati
in un sogno, dove tutto è sfocato, non si riesce a capire bene
come sia potuto succedere una cosa simile.
Altrettanto irreale fu l’evento che accadde successivamente.
Sesshomaru aveva restituito il ceffone a Rin.
La ragazza lo
guardò, ma Sesshomaru non fu in grado di decifrare quello
sguardo e per la prima volta sentì che forse aveva commesso un
errore imperdonabile. Non aveva calibrato bene la sua forza con il
risultato che, immediatamente dopo, la guancia della ragazza aveva
iniziato ad arrossarsi e gli occhi diventarono lucidi. Ma Rin non volle
dargli quella soddisfazione, no. Inghiottì pesantemente e sotto
lo sguardo sconvolto dei suoi amici tornò a posto, prese la
cartella e si scusò con il professore.
“Ci
vediamo domani, professore.” – aveva dovuto lottare
disperatamente per evitare che una lacrima osasse solo scendere sulle
guance. Il professore non ebbe nemmeno la forza di parlare.
Annuì semplicemente con il capo.
Rin uscì e percorse il corridoio che l’avrebbe portata verso casa.
Durante il
tragitto sentì che il groppo che aveva in gola era sparito. Non
sentiva più il bisogno di piangere, o almeno, non in quel
momento. Quel mattino era giorno di chiusura del bar della madre. Non
poteva rientrare subito a casa, altrimenti l’avrebbe fatta
preoccupare e Dio solo sapeva quante preoccupazioni aveva per la mente
quella donna. Non sarebbe stata di certo lei ad aggiungerne
un’altra alla lista. Decise di fare una deviazione per il parco e
passare lì il resto della mattinata e tornare a casa al solito
orario. Almeno la guancia si sarebbe sgonfiata un po’.
=Certo che mi
ha mollato una bella ceffa… ahi!= esclamò dentro di se la
ragazza mentre si accarezzava la parte lesa. Si guardò la mano
che poco prima aveva schiaffeggiato Sesshomaru.
=Ma che diamine
mi è preso?= continuò a pensare sconsolata Rin.
=Perché non riesce ad accettare un no come risposta? Scusami
Kagome… ma credo di non essere la persona più adatta per
aiutarti con Sesshomaru.= Rin alzò lo sguardo e iniziò a
pensare a come aveva fatto.
A come aveva fatto ad innamorarsi di Sesshomaru.
Intanto in
classe, Sesshomaru era ancora fermo immobile davanti alla porta con gli
occhi dei suoi compagni di classe puntati addosso.
=Che… che diavolo ho fatto…= alzò lo sguardo per vedere quello che non avrebbe mai voluto vedere.
Terrore, misto a… disprezzo.
Un disprezzo
che sapeva perfettamente di meritare per quello che aveva fatto. Non
che prima fosse venerato come una divinità, ma almeno non veniva
perseguitato come con il fratello. Adesso era anche peggio. Uscì
di classe e si diresse in terrazza a pensare.
In Paradiso, un’assemblea straordinaria fu convocata dagli Angeli Superiori.
“Signore… crediamo stia per accadere qualcosa.” – disse un Superiore.
“Noi
abbiamo la stessa identica sensazione. Crediamo che Naraku abbia
intenzione di intervenire e temiamo che la sua prossima vittima possa
essere la piccola Kagome.”
Lui annuì. Anche lui sentiva che qualcosa non andava e ne ebbe la conferma in quell’assemblea straordinaria.
“Lo so,
figlioli… anch’io sento che Lui sta tramando
nell’ombra. Sapete però che non possiamo
intervenire.”
Purtroppo lo
sapevano benissimo. Il patto del Libero Arbitrio permetteva di
intervenire in rarissimi casi e purtorppo quello non era incluso.
– “Dobbiamo aver fiducia nelle capacità di Kagome.
Io mi fido di lei e del suo gran cuore.”
“Anche
noi abbiamo fiducia in lei, solo che temiamo che voglia appropriarsi di
un Consulente e un Innocente nello stesso giorno.”
“Lo so, figlioli, ma ripeto: io ho fiducia in Kagome e nei suoi poteri.”
“Signore…”
– disse il Superiore più anziano, membro rispettato e
più vicino al Signore. – “… hai parlato di
Libero Arbitrio, cosa di cui tutti gli uomini ti saranno eterni
debitori, ma lascia che ti mostri una cosa.” – il Superiore
fece mostra a Lui e al resto dell’assemblea di una chiave appesa
ad una catenina. Quella era la Chiave di Trasporto di Kagome.
L’aveva lasciata deliberatamente sul suo letto per non dover ogni
volta che era in diffilcoltà chiedere sempre aiuto. Lui
guardò il suo angelo più anziano.
“Lo
sapevo. Sapevo che Kagome aveva lasciato quella chiave apposta qui in
Paradiso. Voleva dimostrarci che lei è in grado di risolvere da
sola i compiti che le vengono assegnati. Ma quando ho parlato di
poteri, non intendevo il far comparire o scomparire un oggetto…
intendevo il suo potere interiore di guarire il male delle persone con
la sola forza del proprio cuore. Ho fiducia in Kagome e so che non ci
deluderà.”
L’assemblea
fu così sciolta e ogni angelo potè tornare nella propria
dimora per pregare, affinchè Kagome svolgesse il suo compito nel
migliore dei modi. Tutti si erano affezionati a quella ragazzina solare
che metteva allegria solo a guardarla. Non sapevano che avrebbero fatto
se fosse caduta in disgrazia.
Kagome era
seduta in classe. Il bidello era entrato dopo cinque minuti per
avvisare che le prime tre ore sarebbero state buche, perché
mancavano i professori. Molti studenti avevano fatto i salti di gioia a
quella notizia. Molti si erano riversati sulle macchinette per mangiare
qualcosa, mentre altri ne approffitavano per fare un gruppetto di
studio e ripassare le due materie delle ultime due ore. Inuyasha e
Kagome erano in fondo alla classe. La ragazza stava riempiendo la testa
di Inuyasha con mille domande, ma lui non la stava nemmeno a sentire.
Era troppo impegnato a pensare a cosa aveva detto la ragazza a
Sesshomaru.
“Quello
che tu vorresti fare è un atto puro e non sarà di certo
con me che continuerai a sporcarlo!” – avrebbe tanto voluto
sapere cosa si prova ad amare completamente una persona, a mettere
nelle sue mani la propria vita, rischiando e gioendo giorno per giorno.
“… e poi mi sono preparata la cena e sono andata a dormire.”
“Ah… senti Kagome…”
“Dimmi…”
“Perché hai risposto così a Sesshomaru stamattina?”
“Così come?”
“Beh… hai parlato di un atto puro…”
“Ah!
Quello? Beh… è la verità. Non puoi fare
l’amore con una persona solo per far passare il tempo. Non
è giusto né per te né per lei. Non credi?”
Inuyasha era
viola per la vergogna. Non era abituato a parlare di queste cose
anzi… proprio non ne parlava, anche perché mancava
proprio la persona con cui farlo.
“C-credo di s-sì…”
“Ma perché ti imbarazza tanto questo argomento?” – chiese guardandolo in faccia.
Inuyasha cercava di distogliere lo sguardo da Kagome, ma non ci riusciva. Era come ipnotizzato.
“Non è un argomento come lo sport o che ne so… la politica.”
“E’
un vero peccato… parlarne aiuta a comunicare con un’altra
persona. Capisci quello che lei ne pensa ed eviti di fare delle
figuracce. Hai mai affrontato questo argomento con tua madre?”
“Ci mancherebbe anche quello!” – sbottò allibito.
“Perché?
A cosa credi che servano i genitori? Per prepararti il pasto quando
torni da scuola? E come credi di essere nato, tu?”
Inuyasha non
sapeva che dire. Sapeva perfettamente come nascono i bambini. Aveva
superato la fase della “cicogna” e del “cavolo”
da un bel pezzo, oramai. Ma l’idea di pensare sua madre
mentre… scosse violentemente la testa. No! No! E poi no! Non
riusciva proprio ad immaginarsi sua madre che… ancora!
=Basta Inuyasha!= pensò il ragazzo sconvolto.
“Non pensavo che l’argomento ti imbarazzasse tanto.”
“Ma che! Figurati!” – disse lui ironico. – “Scommetto che ne parli con i tuoi, tu…”
“Sempre con mio Padre.” – disse lei candidamente.
Inuyasha
sgranò gli occhi. Di solito erano proprio i padri ad essere iper
protettivi con le figlie femmine, e questa ne parla tranquillamente
come se nulla fosse.
“Ah…”
Inuyasha e Kagome non poterono continuare il loro discorso perché in fondo alla classe si era radunata una piccola folla.
“… e dov’è?” – chiese il ragazzo che era appena entrato.
“Laggiù con quello…”
“Kagome?”
“Sì?” – rispose cortesemente la ragazza.
“E’ successa una cosa, e sono sicura che ti piacerà.”
La ragazza sorrise. Adorava le sorprese.
“Davvero? Cosa?”
“Hai presente la classe di Sesshomaru?”
“Sì?”
“Beh…
Sesshomaru voleva obbligare una sua compagna di classe ad uscire
dall’aula, ma questa non ha voluto. Non so bene come sia
successo… questa ragazza ha schiaffeggiato Sesshomaru davanti a
tutti e lui l’ha schiaffeggiata a sua volta! Avresti dovuto
vedere la scena, Kagome! Kagome?” – il ragazzo vide che
Kagome aveva gli occhi lucidi.
“Come… come si chiama questa ragazza?”
“Mi pareva… Rin Minamoto.”
Kagome si alzò di scatto dalla sedia, facendola cadere rumorosamente per terra. Inuyasha la guardò perplesso.
“Dov’è Sesshomaru, adesso?”
“Beh…”
– rispose il ragazzo un po’ perplesso dalla reazione della
ragazza. – “… credo sia in terrazzo. Di solito va
lì quando… ehi aspetta!”
Ma Kagome non lo stava nemmeno a sentire. Si era precipitata fuori dall’aula.
=Ma che accidenti mi è preso, si può sapere? Non ho mai messo le mani addosso ad una ragazza!=
Questi erano i
pensieri di un alquanto scosso Sesshomaru per quello che aveva fatto a
Rin. Non aveva mai picchiato una ragazza, ma in quel momento i nervi
avevano ceduto e aveva ceduto alla rabbia. Era stanco di sentirsi
rifiutato ogni volta da lei. Così aveva fatto quello che non
avrebbe mai dovuto fare. Portò le mani tra i capelli, come se
volesse strapparseli. Poi, si coprì gli occhi, per non vedere,
ma l’immagine di lui che la prendeva a schiaffi era ben impressa
nella sua mente.
Timidamente la porta che dava sulla terrazza si aprì, rivelando una presenza femminile.
Kagome si
guardò attorno in cerca di Sesshomaru. Doveva assolutamente
parlare con lui. Lo trovò rannicchiato contro una parete. In
quel momento sentì una morsa che le attanagliava il cuore.
“Sesshomaru?” – lo chiamò lei.
Il demone alzò di scatto la testa e chiuse gli occhi, infastidito per quell’interruzione.
“Che vuoi?”
Kagome si
avvicinò a passo sicuro verso il demone e si sedette vicino a
lui, allungando le gambe. Rimasero in silenzio alcuni minuti, mentre
tirava una leggera brezza. Fu Kagome a interrompere quel silenzio.
“Oggi
è una bella giornata… dicono che quando in cielo splende
il sole gli angeli sorridano. Lo stesso quando piove si dice che siano
tristi.”
“Che sciocchezza…” – rispose lui acido.
“Perché?”
“Perché gli angeli non esistono.”
Kagome si
sentì ferita da quelle parole. Certo, lui non poteva saperlo chi
lei fosse in realtà, ma quella diffidenza era mortale per un
essere candido come lei.
“Secondo
me esistono, invece. Ne abbiamo la dimostrazione ogni giorno.”
– Kagome stava guardando davanti a se, fissando un punto
indefinito.
“Ah sì?” – chiese senza interesse.
“Sì…
prendi la natura, ad esempio. La primavera ci regala i primi colori
tenui, ci regala lo sbocciare dei fiori, ci regala gli animali del
bosco, andati in letargo durante il rigido inverno. L’estate ci
regala l’allegria e la spensieratezza, le montagne
verdi…”
“Sì… e le corse di una bambina…” – disse citando il testo di una canzone.
Kagome però non capì il riferimento.
“…
le sorgenti. L’autunno è generoso, ci regala i suoi colori
caldi, le loro sfumature, i frutti tipici di questa stagione.
L’inverno ci porta la neve e i pupazzi, le chiacchierate in un
bar davanti ad una bella cioccolata calda, il Natale… è
incredibile come non si riescano a vedere certe cose.”
“Forse
perché non si vogliono vedere.” – ammise lui senza
un’evidente sorpresa per quella risposta così diversa
dalle solite.
“Hai ragione. Basterebbe così poco per accorgersi di quello che ci circonda.”
I due rimasero per qualche attimo in silenzio. Poi Kagome riprese con la domanda che le stava più a cuore di tutte.
“Ho sentito quello che è successo… me ne vuoi parlare?”
Sesshomaru la guardò storto.
“E perché mai dovrei parlarne con te?”
“Mah…f
orse perché ne hai un gran bisogno? Ma come ti è saltato
in mente di picchiare Rin?” – chiese arrabbiata.
Sesshomaru non
sapeva che rispondere. Kagome rispettò il suo silenzio e attese
che fosse lui a parlare. Lui continuava a ripensare a quello che gli
aveva detto Kagome e fu costretto a far cadere ogni barriera. Lei aveva
ragione. Aveva bisogno di parlare con qualcuno di quello che sentiva
dentro, della rabbia che lo stava lentamente divorando come un cancro
allo stadio terminale, del perché aveva alzato le mani su Rin.
Ma Sesshomaru non era ancora pronto a fare questo passo, così si
alzò e se ne tornò in classe. Kagome nel frattempo si era
alzata pure lei.
“Non puoi continuare a scappare, Sesshomaru. Dovrai pur prendere in mano la tua vita un giorno o l’altro!”
Sesshomaru si
voltò di scatto verso Kagome che lo guardava seria. Poi il suo
viso si distese in un dolce sorriso. Sesshomaru imboccò la via
del ritorno e lasciò Kagome da sola. La ragazza giunse le mani e
pregò.
=Ti prego, aiutami ad aiutarlo…=
Finita questa
sua breve preghiera tornò in classe dove ad attenderla
c’era una brutta scena. Di nuovo Michael aveva il colletto di
Inuyasha tra le mani.
“Immagino
che questa volta debba aver respirato una volta di troppo per meritare
questo trattamento.” – esordì ironica Kagome.
“Kagome!”
– esclamò Michael con sempre il colletto di Inuyasha tra
le mani. – “Lui… lui mi ha insultato!”
La ragazza lo
guardò mica tanto convinta. Poi si avvicinò a loro due e
come l’ultima volta prese tra le sue mani quelle di Michael e lo
invitò a mollare la presa.
“Immagino…
torna al tuo posto, dai…” – disse Kagome con il tono
che usano le madri per sedare i capricci.
“Te la farò pagare, hanyou!” – gridò Michael, additandolo con l’indice con fare rabbioso.
“Non ti ha mai detto nessuno che stai diventando monotono?”
“C-cosa…?”
“Niente… lasciamo perdere, che è meglio…”
“Perché Kagome? Dimmi perché?” – chiese Michael.
“Perché cosa?”
“Perché
lo difendi? Tu non dovresti nemmeno parlarci con uno così. Lui e
quelli come lui inquinano il mondo!”
Inuyasha incassò il colpo. Stavolta gli avevano fatto veramente male quelle parole.
“Posso
garantirti che ci sono ben altre cose che inquinano il mondo, e credimi
se ti dico che lui non è tra quelle! Smettila di offenderlo! Ti
piacerebbe se gli altri iniziassero ad umiliarti pubblicamente, o se
per ogni cosa venissi lapidato?”
“Ma che c’entra?”
“C’entra c’entra… dammi un motivo, uno solo per smettere di parlare con lui!”
Michael era
esterrefatto. Quell’hanyou aveva avvelenato la mente di Kagome ed
era un suo preciso dovere liberarla da quel giogo.
“E’ un mezzo demone!”
“Ancora!”
– disse Kagome che stava iniziando a perdere la pazienza. –
“Va bene…” – disse poi con un sorriso che
stese i presenti. – “Dato che ho a che fare con dei bambini
piccoli, faremo come si fa con i bambini piccoli!” – disse
con fare accondiscendente. – “Rispondi a queste mie
domande. Quanti occhi hai?”
“Come?”
“Dai, rispondi!”
“Beh… due…”
“Anche lui, mi sembra… quanti nasi hai?”
“Uno…”
“Ma guarda… pure lui… e quante braccia hai?”
“D-due…”
“Ma pensa! Anche lui ha due braccia! E quante gambe hai?”
“Due…”
“Sai Inuyasha… non immaginavo che anche tu avessi due gambe…” – disse ironica Kagome.
A Inuyasha scappò mezzo sorriso. Quella tipa era veramente forte.
“Sai
Michael, effettivamente ci sono numerose differenze tra di voi…
come ho fatto a non vederle prima?” – chiese Kagome sempre
con ironia.
“E le orecchie? Il colore degli occhi? E il colore dei capelli?”
“Mi sembra che li abbiate entrambi.”
“Non parlo di quante ne abbiamo, ma di dove sono!”
“Hai mai visto il cartone di Pinocchio?”
“Ma…
ma che c’entra adesso?” – chiese spaesato Michael.
Quella ragazza aveva il potere di mandare in confusione la mente umana!
“Rispondi!” – lo incitò Kagome.
“Sì, e allora?”
“Se ci
fai caso, quando i bambini hanno finito di giocare nel paese dei
balocchi, iniziano la loro lenta trasformazione in asini. La coda prima
e le orecchie poi. Non so se ci hai fatto caso, ma le orecchie
d’asino partono da dove le hai tu, non da sopra la testa. Devo
concludere io il discorso o ci arrivi tu?”
“Mi… mi stai dando dell’… dell’asino?” – chiese scandalizzato Michael.
“Lo hai detto tu, mica io…” – pian piano dalla classe si levarono qualche risatina.
Michael si guardò intorno spaurito.
“E poi le
sue orecchie sono così carine… per quanto riguarda i
capelli che ne sai che non se li è tinti? O gli occhi? Che ne
sai che non abbia le lenti a contatto? Ok… credo che possa
bastare.” – in quel preciso istante, la campanella
suonò, liberando gli studenti dalle loro gabbie. –
“Comunque Michael…”
Tutti si fermarono per sentire cos’aveva da dire Kagome.
“…
il nazismo è stato annientato da tempo. Non c’è
più bisogno di difendere la razza.”
Stizzito,
Michael se ne andò. In poco tempo la classe si era svuotata,
lasciando da soli i due ragazzi. Kagome si voltò verso Inuyasha
e rimase a bocca aperta.
“Tu…
tu…” – Kagome non riusciva a parlare. Era troppo
contenta per quello che stava vedendo. – “Tu stai
ridendo!” – e gli saltò addosso per la contentezza.
Inuyasha
divenne di marmo. Una cosa del genere non gli era mai capitata.
Potè sentire, anche se solo per un fugace momento, cosa
significava essere amato, potè sentire cosa significasse sentire
il corpo di una donna premuto contro il proprio. Potè sentire un
abbraccio diverso da quello che poteva darti un genitore.
Abbracciò istintivamente la ragazza e la tenne stretta a se per
un po’, volendo far durare quell’illusione il più
possibile. Poi fu costretto a interrompere quella magia e a tornare con
i piedi per terra.
Nessuno poteva
innamorarsi di lui, nemmeno quella ragazza che ai suoi occhi era un
angelo. Kagome non poteva immaginare cos’aveva innescato nei
recessi nascosti del cuore e della mente di Inuyasha. Il mezzo demone
la lasciò e la guardò per un istante.
“Beh… era inevitabile…” – disse lui cercando di distrarre la mente da tutte quelle sensazioni.
“E’ un inizio, comunque… non credi?”
Annuì impercettibilmente la testa.
La campana
risuonò obbligando gli studenti a rientrare nelle classi.
Conclusero anche quella giornata e poterono tornare a casa.
Rin controllò l’ora. Poteva tornarsene a casa.
Inuyasha e Kagome tornarono a casa, lei gli trotterellava attorno mentre lui la guardava di sottecchi.
“Beh… io sono arrivata. L’invito comunque rimane sempre valido, sai?”
“Invito? Quale invito?”
“Se hai bisogno di parlare… ciao!” – e prima di andarsene gli strizzò l’occhio.
Inuyasha rimase
imbambolato a guardarla e poi s’incamminò verso casa.
Pranzò con la madre e il fratello che stranamente era più
taciturno del solito e poi andò in camera sua. Tirò le
tende e si immerse nel buio più totale. Si sdraiò sul
letto e ripensò a quello che aveva provato quando Kagome lo
aveva abbracciato in quel modo.
Aveva sentito qualcosa mordergli lo stomaco e impedirgli di respirare.
Aveva sentito la vaniglia dei suoi capelli inebriargli i sensi e riempirgli i polmoni.
Aveva sentito la dolcezza di quell’abbraccio dato nella più totale delle libertà e senza paura alcuna.
Aveva sentito qualcosa per Kagome.
Ma aveva
sentito anche un istinto pericoloso salirgli per la colonna vertebrale,
avrebbe potuto prenderla e baciarla in quel preciso momento, ma
l’istante successivo se ne sarebbe pentito amaramente
perché lei non glielo avrebbe mai perdonato.
Lei lo vedeva solo come un amico e al momento questo gli bastava, essendo vissuto sempre senza.
Anche
Sesshomaru era sdraiato sul letto nella piena oscurità della sua
camera e della sua anima. Tanti pensieri gli vorticavano per la mente,
non dandogli pace, ma uno persisteva sempre senza mai dargli tregua: lo
schiaffo dato a Rin. Se analizziamo bene la cosa, lei non aveva fatto
niente per meritarselo… aveva semplicemente rifiutato di uscire
dalla classe solo perché lui doveva chiarire una cosa con lei.
=Ma che le costava uscire? Si sarebbe evitata quello schiaffo…=
Non è così…
Sesshomaru si alzò di scatto dal letto e si guardò attorno guardingo.
“Chi va
la?” – nessuna risposta giunse alle sue orecchie, ma a quel
muscolo che credeva di non aver più da tanti anni. –
“Chi va la?” – ripetè più
insistentemente. Non sentendo niente si ridistese sul letto, comunque
non del tutto tranquillo.
Pensi che scaricare tutta la colpa su di lei ti aiuterà?
“Di
nuovo! Chi c’è?” – chiese scocciato che un
estraneo si fosse intrufolato nella sua camera così, senza
pudore. – “Esci! Fatti vedere!”
Non posso, e lo sai…
“Esci immediatamente!” – ordinò Sesshomaru.
No.
“Te lo ordino!” – esclamò Sesshomaru che iniziava a scocciarsi.
Altrimenti? Mi prendi a schiaffi?
Il demone non rispose. Incassò solamente il colpo.
Vedo che non mi
rispondi. Allora se permetti, adesso parlerò un po’ io.
Sai di aver sbagliato con quella ragazza, vero? E sai anche che non era
a lei che doveva andare quello schiaffo, ma a te stesso. Ti rode il
fatto che lei non sia come le altre, che non sia facilmente
controllabile. Detesti che ti si dica di no, vero Sesshomaru? Povero,
piccolo Sesshomaru… hai avuto un’infanzia difficile ed
è ovvio che tu ora ti senta in questo modo.
Seguì un attimo di silenzio.
È un tuo diritto.
Sesshomaru sgranò gli occhi.
“Un… un mio diritto?”
Certo…
tuo padre ha cacciato tua madre senza un motivo, solo perché si
era infatuato di quella misera ningen. Ha osato avere un bambino da
lei, il cui sangue è un affronto alla tua nobile stirpe di
antiche origini. Tu, sei tu quello che deve porre fine a tutto
questo, tu sarai colui che riporterà la pace in questa
città.
“Cosa
dovrei fare?” – chiese Sesshomaru, anche se immaginava
perfettamente la risposta. Non si era accorto che la sua voce si era
ridotto a un sussurro.
È molto
semplice… i mezzo demoni sono creature inferiori, non hanno
motivo di esistere, dunque perché lasciarli vivere? Occupano
solo un posto usurpato a persone come te, persone degne di vivere. E
c’è solo un modo per far si che quel posto ritorni nelle
mani dei legittimi padroni.
“Cioè?”
Sterminare tutti i mezzo demoni.
Quella frase sussurrata, lasciando nella stanza una leggera scia di eco, fece accapponare la pelle al demone.
Silenzio. Solo
un ronzio girava per la testa di Sesshomaru. Quella frase lo aveva
letteralmente atterrito. Non era sicuro di poter fare quello che la
voce gli diceva. Iniziava a sentire freddo, il viso si contrasse in una
smorfia di paura e disgusto.
Non aver paura,
Sesshomaru… non faresti nulla di sbagliato. Io sarò
sempre con te e poi, quando in un giardino crescono delle erbacce, non
è forse giusto estirparle fin dalla radice?
Sesshomaru
riflettè su quell’ultima frase, filosoficamente corretta.
Lui era il giardiniere e Inuyasha l’erba cattiva. Sì,
avrebbe estirpato l’erba cattiva e tutto sarebbe tornato come
prima.
Un sorriso di pura, cattiva soddisfazione gli adornò il viso.
E questa volta, l’inferno avrebbe trionfato.
Kagura
osservava compiaciuta la sua opera. Aveva fatto bene a prendere
informazioni su tutti quelli che erano entrati in contatto con Kagome.
Aveva escluso quelli meno adatti e aveva ristretto la cerchia a tre
elementi. Il suo signore sarebbe stato molto contento di lei. Adesso
doveva solo aspettare che il seme dell’odio si radicasse nei
recessi più nascosti della mente di Sesshomaru per poi farlo
esplodere al momento più opportuno. Sì, era un piano
troppo ben organizzato perché fallisse.
Chiuse ogni
mezzo di comunicazione con Sesshomaru, per fare in modo che lui potesse
pensare alle sue parole, ma il perfido sorriso che vide comparire sulla
sua bocca, le diede ad intendere che forse non avrebbe dovuto investire
troppe energie su quel demone. Il seme dell’odio era già
presente dentro di lui, bisognava solo dargli la possibilità di
emergere usando le parole adatte.
E questo, Kagura lo sapeva fare molto bene.
qui giace callistas, autrice in erba, morta giovane per lapidazione
Ehm… posso… posso spiegare?
u_u
Grazie…
dunque. Chi aveva pensato che Sesshomaru sarebbe stato fermo immobile,
ha cannato in pieno. Spero di aver creato suspence e tutto quello che
ci va dietro. Se è così, mi faccio i complimenti da sola
^^
No! I pomodori no!
Dunque, dicevo?
Ah sì! Anche se ora il vostro istinto è quello di
lapidarmi, io ve lo sconsiglio… volete sapere come va a finire
‘sta storia, no? Ecco. Comunque Sesshomaru doveva reagire
così, per forza di cose, altrimenti non avrei potuto mettere in
mezzo Kagura. Il gesto di Sesshomaru ha innescato qualcosa nel demone
che da il titolo a questo capitolo. Kagura ne approfitta e il risultato
è l’istigazione alla violenza.
Ma passiamo ad
argomenti più gaudenti: Kagome. Kagome e la sua innata
capacità di sfinire le menti altrui. Piaciuta la storia di
Pinocchio? Giuro che non so come cavolo mi è uscita, ma mi
sembrava adatta e l’ho inserita. So che fa molto
“bambino” però Kagome, da un certo punto di vista
è così.
L’abbraccio.
L’abbraccio di Kagome è stato dato in totale libertà, ma ha scatenato qualcosa in Inuyasha.
Dunque… credo di aver detto tutto e – vittoria! – sono arrivata alla fine ancora viva.
Spero sia stato di vostro gradimento e vi aspetto al prossimo dove…
… non vi anticipo niente!
Besitos!
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Capitolo 7 *** 7 - Un quadro vale più di mille parole ***
7 - Un quadro vale più di mille parole
Perdono per il ritardo!!!!!!!!!!!!!!!!
Oddio! Non sono abituata a gestire 13, NO DICO!, 13 RECENSIONI!!! Ma
andate a farvi una cura davvero! Non dico che la mia autostima non ne
tragga beneficio (e ho rinunciato anche a pesarmi sulla bilancia ^^),
ma così è troppo! Dio, siete meravigliosissimamente
meravigliose! Cosa farei senza di voi? Ehehe… ovviamente niente.
Sproloqui a
parte, passiamo a cose più serie. Essendo la sottoscritta una
bastarda di prima, ho interrotto il capitolo sul più bello,
giusto per farvi mangiare le unghie fino alla lunetta ^_^.
Leggere le
vostre recensioni, soprattutto le vostre congetture su quello che
avrebbe fatto Sesshomaru mi ha fatto morir dal ridere, perché
nessuna mi ha detto ciò che volevo sentirmi dire. Allora,
Sesshomaru ha schiaffeggiato Rin a sua volta e questo suo gesto ha
avuto un grosso peso su tutta la storia che inizierà ad entrare
nel vivo più o meno in questo capitolo che io, come ho
già detto ^^, ho troncato sul più bello. Oddio,
bello… sta a voi decidere com’è la scena finale e
anche qui, vi pregherei di non avermene. L’ultima scena di questo
capitolo mi serviva per aprire un’altra scena che leggerete nel
prossimo aggiornamento.
Ma ora, passiamo ai ringraziamenti che, mi duole ammetterlo, saranno più lunghi del capitolo stesso.
Luna argentata95:
ciao! Non ti preoccupare se non potevi recensire, tranquilla. Capita a
tutti di non poter guardare il pc nemmeno con la coda dell’occhio.
Sono contenta
che la storia ti stia prendendo. Comunque adesso stiamo entrando nel
vivo, finalmente. Kagura s’è messa in mezzo, Kagome
è sempre più presa con la sua situazione, Inuyasha sta
rifiorendo e Sesshomaru, beh… Sesshomaru ci darà non
poche gatte da pelare.
E Rin? Cosa farà Rin? Continuerà, andrà avanti o preferirà gettare la spugna?
Grazie per le tue parole e credimi… non era un commento frettoloso proprio per niente.
Buona lettura!
Dolce Kaggy:
ma tu sei pazzzzzzaaaaaa! Grazie, comunque. Ho apprezzato molto le tue
parole e guarda che se non recensirai ogni mio prossimo capitolo ti
spezzo la schiena, né? Dai che scherzo *ha un coltello in mano*
Adesso che
è arrivata Kagome, Inuyasha sente che il comportamento che ha
tenuto fino a quel momento, cioè di totale remissività e
sottomissione, non è più accettabile e pian piano, grazie
all’angioletto, sta iniziando ad alzare la testa.
Sono contenta
che le parole che ho usato per descrivere le emozioni ti siano
arrivate. Infatti è stata la parte più difficile della
storia, perché dovevo spiegare un concetto che a volte era
difficile anche per me.
Un bacio e alla prossima!
Kagome19:
perfetto. Appurato ciò sono contenta di saperti di
un’altra provincia. Almeno non dovrò costantemente
guardarmi le spalle per i capitoli che posto ^^ ^^
Giusto per la cronaca, io sono collegata su msn – no faccia di libro – dalle sei e mezza di sera, ma torniamo a noi!
Se questo
capitolo ti sembra pieno di guai, non oso immaginare cosa mi dirai per
i prossimi, visto che sono una concatenazione di guai! Però i
guai sono fatti per essere risolti e io, ovviamente, mi sono prodigata
per risolverli – e rimanere così in vita.
Sono
d’accordo. Sesshomaru non ti è simpatico, ma sono sicura
che in questo capitolo lo odierai a morte. Detto ciò, ti lascio
alla lettura, sperando di sentirti presto.
Besitos!
Anjhela: chissà perché ma tutte hanno apprezzato quella parte u_u
Sei però
molto fine nel giudicare Sesshomaru un “idiota” e credo che
dopo questo capitolo, forconi e badili saranno in prima linea per
incontrarsi con la schiena del bel demone.
Aspetto la tua trama, con anzia.
Darkina:
stai tranquilla, non ti preoccupare. Sono contenta che il capitolo sia
stato di tuo gradimento. Certo che se hai letto dieci volte
dell’abbraccio, mi chiedo cosa farai quando – e se –
posterò qualcosa di più piccante!
Sono contenta
che le emozioni di Inuyasha siano risultate chiare, era una cosa che
temevo. Pensavo di non essere stata abbastanza chiara
nell’esposizione dei suoi sentimenti, ma tutto sommato mi sembra
sia venuta abbastanza bene.
Sesshomaru…
Sesshomaru
darà non poco filo da torcere, ma qualcuno rimetterà
tutto in sesto. Un beso anche a te e spero di rivederti al prossimo
aggiornamento!
Nicole221095:
sai, m’è venuto un colpo quando ho letto “questa
stupendissimissima storia”. Ho subito letto
“stupidissima” e la mia faccia era stata questa: O.O
Stavo per mandarti uno sproloquio, ma poi ho riletto meglio e mi sono calmata. Scusami… *me mortificata*
E non ti
preoccupare. Io spero che questa storia ti piaccia, e che continui a
piacerti, visti i colpi di scena che ho continuamente buttato dentro.
Sei troppo gentile ad aggiungermi alle preferite. È sempre un onore.
Grazie ancora e buon capitolo!
Bellatrix_Indomita:
guarda che nessuno è nato amazzone e nessuno è nato
intelligente (a parte me, ovviamente ^^). Ok, la mia cagata l’ho
detta e posso andare a dormire…
No, dai… comunque pian piano arriverai ad essere una perfetta amazzone, ne sono certa.
Cattivello?
Naaaa… e mi sa che nemmeno Cenerentola sarà in grado di
fare qualcosa. Qui serve un vero e proprio Harry Potter!
Kagome O.o
Opera d’arte? O.O
Pazza con
l’arterio sclerosi! Però grazie mille, ormai sono arrivata
a quota una tonnellata di peso per tutti i complimenti che mi
fai…
Sai, ho dovuto
leggere un paio di volte la tua battuta sul pitone… mi hai
decisamente sconvolta… e io che pensavo che le amazzoni fossero
compunte signorine tutte impettite che non si lasciano sfuggire una
parolaccia manco volerlo… che delusione… ^^
Sì, so
come la pensi e per fortuna che non ti ho messa nella mia storia,
altrimenti altro che storia di amore e pace! Sarebbe uscita Sodomo e
Gomorra!
Guarda che gli
Inu-angeli scendono per tutti, ma chissà perché per me
non scendono mai… che ingiustizia! E visto tu che razza di
risposte che mi fai con le tue recensioni?
Bacione, reader!
Samirina:
no, io sono stata giustamente ricompensata con la tua bella recensione!
Grazie mille, davvero! Adesso vorresti consolare Sesshomaru… ma
dopo questo capitolo, cosa farai? Io preparerei forconi e badili
perché qualcosa bolle in pentola…
Bacioni e buona lettura!
Mikamey:
la mia bedda! E certo che le ha reso lo schiaffo! Era una parte
fondamentale della storia, perché è stato proprio questo
schiaffo a far partire il tutto. E Kagura… sì, Kagura
è una stronzettina molto stronza, eppure, se Sesshomaru le ha
dato retta, significa che qualcosa dentro di lui già non andava.
O c’è qualche possibilità di redenzione? E cosa
succederà in questo capitolo?
Ti lascio alla
lettura, sperando di poter rivedere il tuo nome tra i recensori. Il mio
sarà un capitolo stupendo, ma le tue drabble sono da Oscar
Mondadori!
Baciotti!
Ryanforever:
sono contenta dell’effetto sorpresa scatenato. Infatti, nessuno
lo aveva immaginato ed è una cosa che mi ha fatto doppiamente
piacere, perché significa che sono stata abbastanza scaltra da
farvi pensare una cosa, mentre invece ne è successa
un’altra. Lo so, sono contorta e non ci posso fare niente…
porta pazienza.
Sono contenta
che la Pinocchio-terapia sia stata apprezzata. Io, te lo giuro, quando
vado a rileggermi ‘ste cavolate mi viene da vergognarmi come una
ladra.
Grazie, grazie, grazie.
Però
Kagura ha una parte fondamentale in tutto questo, lei sarà brava
con le parole, ma Kagome ha dalla sua la forza dello spirito e la
convizione che tutto finirà bene. E questo sarà il suo
asso nella manica quando lei… non te lo dico! Gnegnegne!
E per il libero arbitrio, mi dispiace ma devi leggere per saperlo, sperando di non aver scritto cavolate mastodontiche!
Grazie mille per le tue belle parole! Buona lettura!
Xx Kagome_Chan xX:
sbavando? Addirittura? Non esagerare, che altrimenti partono le
coronarie! So che avresti voluto che Inuyasha le srotolasse la lingua
in gola per un paio di metri, ma è una cosa che si deve
raggiungere per gradi, non credi? E poi, non imprecare contro il mio
Inu… porello, già ci sta impiegando una vita per non
farsi mettere più i piedi in testa da nessuno e arrivi tu e me
lo sotterri con vagonate di letame! Non si fa! Non si fa!
Sei contorta,
te l’hanno mai detto? Prima lo prenderesti a schiaffi e poi lo
baceresti per le sue riflessioni? Oddei… pazza! ^^
So che sei
curiosa, ma se tu sei curiosa io sono bastarda e se vuoi sapere come
andrà a finire dovrai aspettare sempre il venerdì per
l’aggiornamento.
Bacioni dalla bastarda!
Fmi89:
ciao! Come stai? Sono proprio contenta di rivederti! E non ti
preoccupare. So cosa vuol dire la mancanza di tempo, quindi non
giustificarti affatto!
Sono contenta
che la mia storia ti sia piaciuta. E, anche se non avrei mai immaginato
di dirlo, un giorno, lo studio viene prima di tutto *corre in bagno a
vomitare per l’eresia detta* e non lo devi trascurare.
Spero che continuerai a seguirmi. Tanti baci!
Marrion:
ciao cara! Piano, piano con l’olio per frittura, che deve essere
rigorosamente di semi, altrimenti non se ne fa niente! La pelle dei
demoni è molto sensibile su questo punto… e poi…
non lo so se faranno la pace. Voglio dire, certo che lo so, ma non te
lo dico. Gnegnegne!
E il paparino
è solo una figura di secondaria importanza. Non avrà un
ruolo diretto e poi, personalmente, se fossi la madre di Sesshomaru lo
sculaccerei!
Grazie, sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e spero che la tua idea si riveli corretta!
Un bacio e alla prossima!
P.S.: ti prometto che le leggerò e le commenterò.
Altro bacio!
Rin era
rientrata a casa. La madre era già andata al bar e le aveva
lasciato un biglietto, chiedendole se poteva raggiungerla una volta
finiti i compiti. La ragazza lesse il foglietto e andò in bagno
per controllare come stava messa la sua guancia. Voltò
leggermente il viso da una parte e vide, con sollievo, che si era
sgonfiata e che non era più tanto rossa. Uscì dal bagno e
andò in camera a fare i compiti.
Finì
verso le tre del pomeriggio e poi si fece una doccia ristoratrice.
Uscì con uno stato d’animo migliore e si vestì per
andare ad aiutare la madre.
Prima però volle fare un salto da Kagome per invitarla ad andare con lei.
Arrivò
davanti a casa sua e suonò il campanello. Una sorridente buffa
ragazzina andò ad aprire, mettendo Rin di buon umore. Stava
quasi dimenticando lo schiaffo di Sesshomaru, solamente grazie alla
presenza di Kagome.
“Rin ciao! Che bello vederti! Dai entra!”
“Ciao
Kagome! Senti, non mi posso fermare tanto. Sono passata per chiederti
se volevi venire a vedere il bar che ha aperto mia mamma. Sto andando
lì per aiutarla.”
“Certo che mi va! Prendo le chiavi e vengo.”
Kagome prese il
mazzo di chiavi dal quadro e andò ad infilarsi le scarpe, ma
notò una cosa che le mise addosso una certa inquietudine.
Vicino alla
porta d’ingresso vi era un quadro che raffigurava le due
Entità Esistenziali, il Bene e il Male. Era stato un Suo regalo
e le era stato spiegato come funzionava. Se nel mondo vigeva
relativamente la pace, i due titani avevano una certa posizione: Dio
stava in alto con le braccia allargate, mentre Satana era inginocchiato
con la testa a ciondoloni, segno che lui era sottomesso a Dio. Quel
mattino, quando era partita per andare a scuola, il quadro era nella
posizione di Bene che dominava Male. Ora invece, era Male che dominava
Bene e la cosa non le piaceva proprio per niente. Sapeva che era un
segno che qualcuno le stava inviando per chiederle di fare attenzione.
“Kagome? Kagome ci sei?” – chiese Rin leggermente preoccupata per l’esitazione dell’amica.
“Come? Oh sì, sì…tutto bene. Vogliamo andare?”
“Ok.”
Prima di
uscire, Kagome diede un’ultima occhiata al quadro, ma la
posizione non era cambiata. Si morse il labbro inferiore e sperò
che non fosse nulla di grave.
Non sapeva che avrebbe dovuto combattere una battaglia più grande di lei.
Le due ragazze
entrarono nel bar della madre di Rin. Era un ambiente molto grande,
accogliente e ben illuminato. Di fronte alla porta d’ingresso vi
era il bancone, ricco di ogni tipo di alcolico, sciroppi ai vari gusti
e tanto altro ancora. C’erano tre salette, tutte con la giusta
gradazione di privatezza. Ogni tavolo aveva sopra un vasetto con dei
gigli dentro. Kagome rimase molto sorpresa da quell’arredamento e
le piaceva.
“Ti piace?” – chiese Rin per avere il parere dell’amica.
“Beh…fa i complimenti a tua madre per l’arredamento. Ha un ottimo gusto.”
“Veramente…”
– disse timidamente Rin, catturando l’attenzione
dell’amica. – “…l’arredamento l’ho
scelto io.”
“Davvero!?!”
Rin annuì.
“Complimenti! Hai un gusto incredibilmente raffinato!”
“Dai vieni. Ti presento mia madre.”
La donna in
questione era nelle cucine a preparare i manicaretti da offrire ai
clienti. Uscì perché le serviva della maionese e sorrise
alle due ragazze.
“Ciao Rin. Ciao.” – disse salutando l’amica della ragazza.
“Buon giorno, signora.” – disse Kagome salutando cortesemente.
“Mamma,
lei è Kagome Higurashi, una mia amica. È arrivata da poco
dall’Italia. Kagome, lei è la mia mamma, Akiko
Minamoto.” – le due si strinsero la mano.
“E’ un piacere fare la sua conoscenza, signora.”
“E’
un piacere conoscere un’amica di mia figlia. Ragazze, scusatemi
ma devo tornare di là in cucina. Ci vediamo dopo, ok?”
“Ok.” – risposero le due.
“Rin, offri da bere a Kagome. Tanto fino alle quattro e mezzo non arriva mai nessuno e adesso sono solo le 15.45.”
“Ok mamma…dai Kagome, vieni. Ti offro qualcosa.”
Le due andarono verso il bancone.
“Allora? Che ti posso offrire?”
“Una coca-cola. Media.”
Kagome si
ricordò di averla bevuta un giorno sempre durante uno dei tanti
affiancamenti ad Isotta, e questa le aveva consigliato di bere una
coca. La frizzantezza della bevanda le era rimasta impressa così
tanto che ogni volta che poteva, ne ordinava una.
“La coca arriva subito, signorina.”
Rin
spinò la bevanda e indicò a Kagome un tavolo dove potersi
sedere. La raggiunse alcuni istanti dopo con il vassoio delle bibite e
qualche patatina.
Kagome brindò con Rin e sorseggiò la sua bevanda.
“Mamma come mi piace…” – disse Kagome.
Rin sorrise.
Era raro trovare una persona con la sensibilità di Kagome.
Iniziarono a parlare del più e del meno, finchè Kagome
non decise di intavolare un discorso alquanto spinoso.
“Senti Rin…”
“Dimmi.”
“Ho saputo cos’è successo stamattina a scuola.”
Rin s’incupì d’un tratto e sentì che gli occhi le si stavano riempiendo di lacrime.
“Immagino che faccia male parlarne…”
“Non
più male di quello schiaffo, Kagome…” – Rin
prese dalla sua borsetta un fazzoletto e si tamponò gli occhi.
“Ma cos’è successo?”
“Credo sia stato per quello che hai detto questa mattina.”
“Perché? Che ho detto?” – chiese spaventata Kagome.
“Hai
detto a Sesshomaru che io ti avevo spiegato il senso di quel disegno.
Evidentemente lui se l’è presa a morte con me
perché in questo modo lui non poteva più uscire con te
per…sì, hai capito, no?”
Kagome annuì.
“E’
entrato in classe e mi ha ordinato di uscire, mi sono rifiutata e poi
mi ha strattonato per il braccio. Non so che mi è preso Kagome,
te lo giuro. Non farei del male ad una mosca! Ero stanca degli ordini
che mi continuava ad impartire e gli ho mollato un ceffone. Lui non lo
ha digerito e me lo ha restituito. Sono uscita da scuola ancora alla
prima ora e ho aspettato l’orario di chiusura per tornare a casa.
Non volevo che mia madre mi vedesse in quello stato. Abbiamo avuto
già tanti problemi e…”
“…e
tu non volevi aggiungerne altri, non è così?”
– disse Kagome concludendo per lei la frase.
Rin annuì.
“Già…ti prego…non dirle niente.”
“Come preferisci tu.”
Iniziarono ad arrivare i primi clienti e Rin dovette obbligatoriamente lasciare la sua amica.
“Ora devo andare. Mi ha fatto bene parlare con te.”
“Sono contenta. Adesso vado anch’io. Ciao, a domani!”
“Aspetta Kagome!” – Rin fermò la ragazza che era già sullo stipite della porta.
“Che c’è?”
“Tieni…è il mio indirizzo. Te lo avevo promesso, no?”
Kagome la ringraziò con un sorriso.
“Adesso è meglio. Ciao Rin, a domani e…su con la vita!”
“Ci proverò, Kagome!”
Rin
rientrò, contenta di sapere che vicino a lei c’era una
persona sincera come Kagome. Andò dietro il bancone e prese dei
menu e li portò dai ragazzi che erano appena entrati.
“Tenete ragazzi, passo tra cinque minuti per prendervi le ordinazioni.”
“Grazie.” – rispose uno.
Kagome, appena
uscita dal bar di Rin, iniziò a correre come una forsennata
verso casa. Sperava che quando avesse messo piede in casa, quel disegno
si sarebbe modificato. Fece le scale a due a due, arrivò senza
fiato davanti alla porta di casa. Si tolse le scarpe e guardò in
direzione del quadro.
Non era
cambiato niente. Il quadro rappresentava sempre il Male che dominava
sul Bene. Quella cosa non le piaceva proprio per niente. Era il segnale
che qualcosa si stava muovendo. Sperava solo di non essere messa in
mezzo a qualcosa più grande di lei.
Adesso doveva fare molta attenzione a come si muoveva.
“Kagura, compari!” – fu l’ordine di Naraku.
“Mi hai chiamata, mio signore?”
“Sì. Dimmi, come procede il nostro piano?”
“Molto
bene, mio signore. Mi sono già messa in moto. Ho iniziato con
uno dei ragazzi che hanno più contatto con l’Angelo
Consulente. Mi sono permessa di fargli capire quale fosse la strada
corretta da intraprendere.”
Naraku rise,
compiaciuto dall’idea di Kagura. Conosceva bene le sue doti di
oratrice e di sicuro quel demone non avrebbe avuto scampo. Naraku smise
di ridere e guardò insistentemente la sua serva.
Eh
sì…l’aveva scelta proprio bene. Tra tutti gli
angeli che c’erano lei sicuramente era stata la sua scelta
migliore. E Lui non lo aveva fermato. Con la scusa del Libero Arbitrio
aveva potuto fare tante cose, molte delle quali sempre imbrogliando,
dato che lui non ne era soggetto. Aveva dato Kagura in pasto al leone e
non aveva fatto niente. Meglio così. Aveva conquistato un Angelo
Seperiore senza fare tanta fatica.
“Mio signore?” – lo chiamò Kagura con sguardo languido. – “Qualcosa non va?”
“No.” – fu la sua risposta.
Kagura rimase
inginocchiata davanti al suo signore, ma quando alzò lo sguardo
non lo vide più seduto sul trono. Abbassò gli occhi
delusa, ma poi sentì la sua presenza dietro di lei e sorrise.
Naraku aveva preso a toglierle le vesti, lasciando le forme
dell’Angelo Caduto in balia del suo sguardo. Lui la fece voltare
di scatto e s’impossessò della sua bocca e del suo corpo.
Dopo aver preso quello che voleva le fece segno di andare e proseguire
con i suoi piani. Kagura si allontanò e lo lasciò con
ancora il suo sapore in bocca.
Kagome pensava.
Pensava a cosa
stesse accadendo tra i due Titani. Il suo cuore sapeva che, nonostante
le prove difficili a cui si sarebbe dovuta sottoporre e i numerevoli
ostacoli che si sarebbero messi sul suo cammino, il Bene avrebbe
trionfato. E allora perché quel senso di inquietudine che non la
voleva abbandonare? Lui le aveva detto di seguire il suo cuore,
perché così facendo non avrebbe mai sbagliato, ma non
riusciva a far stare zitta quella vocina che le diceva di stare molto
attenta. Guardò di nuovo il quadro e prese una decisione, una
decisione che avrebbe comportato scelte difficili.
Avrebbe fatto in modo che il Bene tornasse a sovrastare il Male.
Fu così
che Kagome sentì dentro di lei una forza nuova, una forza che le
avrebbe permesso di combattere il male senza l’aiuto di armi.
Iniziò a calmarsi finchè, giunta la sera, non fu
l’ora di andare a dormire.
Inuyasha era
sceso per la cena, così come il fratello. Nessuno parlava.
Sesshomaru continuava a fissare il fratello ostinatamente,
finchè Inuyasha non resse più.
“Ho qualcosa in faccia che continui a fissarmi?” – chiese attirando l’attenzione di Izayoi.
“Mi stavo
chiedendo come facessi a guardarti allo specchio ogni santa mattina. Il
vetro non si è ancora crepato?”
Inuyasha sorrise e Sesshomaru inarcò un sopracciglio. Izayoi tremava.
“Evidentemente
no.” – Inuyasha aveva sempre in mente le parole di Kagome
quando avevano fatto la strada di ritorno.
“Non cedere alla rabbia, ti prego!”
E lui non avrebbe ceduto. Piuttosto, avrebbe continuato a ingoiare i rospi, ma non avrebbe mai reagito.
“Idiota di un mezzo demone. Tu e quelli come te state avvelenando il mondo con la sola presenza.”
Inuyasha
ingoiò pesante, poi sentì uno strano odore. Erano le
lacrime di sua madre. Sesshomaru se ne andò in camera sua e ne
sarebbe solo uscito la mattina successiva per andare in quel luogo
inutile che è la scuola.
“Mamma, io…” – cercò di dire Inuyasha, ma la donna lo fermò subito.
“Non ti
preoccupare…passerà. Vai in camera a ripassare,
tesoro.” – disse Izayoi sorridendo amaramente tra le
lacrime.
Inuyasha si sentì un verme. A causa sua anche sua madre doveva subire quell’odioso trattamento.
“Ok. Ti voglio bene.”
“Anch’io tesoro, tanto.”
Inuyasha salì le scale e si chiuse a chiave in camera.
Sarebbe uscito solo il mattino successivo per andare a scuola.
Come di
consueto Kagome e Inuyasha si ritrovarono a fare la stessa strada
insieme. Lui era più taciturno del solito e Kagome non riusciva
a smettere di pensare al quadro. Nonostante questi suoi pensieri, si
accorse che qualcosa in Inuyasha non andava e si decise a chiedergli
cosa.
“Che c’è?” – Inuyasha si destò dal suo torpore mentale, cadendo dalle nuvole.
“Eh? Come?”
“Che ti prende?” – chiese con un bel sorriso.
=Ti prego…non guardarmi così…=
“No, nulla…”
“Ok, come preferisci tu…”
Inuyasha si era
fermato. Da quando aveva conosciuto Kagome, ed erano passati solo
quattro giorni, sentiva che tutte le ingiurie che gli venivano lanciate
contro iniziavano a stargli strette. Sentiva di non meritare più
quel trattamento, di aver subito per troppo tempo senza reagire. Doveva
assolutamente parlare con qualcuno del suo malessere interiore
altrimenti era sicuro che si sarebbe ammalato.
Kagome si era
fermata. Aveva sentito che Inuyasha non era più dietro di lei e
così aveva arrestato la sua camminata e si era voltata verso di
lui. Lo scoprì a testa china, intento a pensare a chissà
che cosa. – “Tutto bene?” – chiese lei
premurosa.
“S-sì…andiamo.”
I due si
avviarono verso la scuola ed entrarono in classe. Presero posto in
mezzo ai bisbigli dei loro compagni di classe. Kagome vantava la
pazienza di un santo, ma quei ragazzi la stavano mettendo a dura prova.
E tutto perché Michael doveva fare il paladino delle cause
perse. In classe tutto partiva da lui e Kagome decise che con lui tutto
doveva finire. Mancavano cinque minuti all’inizio della
campanella e i brusii non cessavano.
“La
vigliaccheria è di casa, vedo…” –
esordì Kagome mentre si sistemava i libri sul banco.
“Come?”
– a parlare fu proprio Michael, con un sorrisetto che diceva
“non so di che stai parlando…”
Kagome lo guardò per un secondo e poi riprese a fare quello che stava facendo.
“Sei un bel vigliacco se non riesci a dire le cose in faccia alle persone.”
“Non mi sembra di essermi mai fatto problemi a dire in faccia a quel coso quello che penso.”
“Io non
mi riferivo a Inuyasha, ma a me. Comunque, dato che tu e
l’educazione vivete agli antipodi, inizierò anch’io
a chiamarti “coso” o “essere”. Vediamo se la
cosa può essere piacevole.”
Michael arretrò. Ma come aveva fatto a sentirli? Avevano parlato super pianissimo.
“Io non parlavo di te.” – disse cercando di salvarsi.
“Ah no?
allora, vediamo un po’…non sono una persona affidabile,
dato che frequento un hanyou, come lo chiamate voi, poi…se parlo
con lui devo essere fatta della stessa pasta e se lo frequento vuol
dire che non valgo niente pure io. Ho dimenticato qualcosa?”
– chiese Kagome con il tono di una preoccupata di aver
dimenticato un passaggio. Michael era basito. Ma come aveva fatto a
sentire tutto? Chi era? Wonder Woman? In quel momento la campanella
suonò, sedando ogni tentativo di replica.
La giornata
passò tranquillamente senza particolari intoppi e arrivò
finalmente anche la fine di quella giornata. Inuyasha e Kagome uscirono
insieme e rifecero la strada insieme. Kagome arrivò davanti a
casa e salutò il ragazzo.
“Ciao Inu, ci vediamo domani.”
E così Kagome scomparve dietro la porta.
“Mi
ha…chiamato Inu…” – con un sorrisetto,
Inuyasha tornò a casa, non sapendo che di li a poco avrebbe
fatto un brutto incontro.
Anche nella
classe di Sesshomaru mancavano cinque minuti al suono della campana e,
nonostante questo, molti studenti erano ancora riversi nei corridoi a
parlare o, semplicemente, a spettegolare.
Solo Rin era già entrata in classe e si stupì quando vi trovò già dentro Sesshomaru.
“Ciao.” – esordì lui.
“Ciao…” – disse lei passandogli a qualche metro di distanza.
“Senti, devo dirti…”
Rin lo fermò con una mano, impedendogli di proseguire con la sua frase.
“Prima
che tu possa dire qualcosa, mi volevo scusare con te per lo schiaffo di
ieri. Non è mia abitudine aggredire le persone. Scusami.”
“Ok.”
– Seguì un attimo di silenzio, dove nessuno dei due sapeva
cosa dire. – “Non ti aspetterai delle scuse da me,
vero?” – chiese inorridito dal fatto di poter chiedere
scusa a qualcuno.
“Non ti
preoccupare, nemmeno nei miei sogni più remoti accadono queste
cose. Di certo non ti ho fatto le mie scuse solo per ricevere in cambio
le tue. Rilassati.”
Anche in quel
momento la campanella suonò e le lezioni poterono cominciare il
loro corso. Neanche in classe di Rin ci furono intoppi particolari e la
giornata passò tranquillamente. Finita la scuola, Sesshomaru si
avviò verso casa, ma nel percorrere la strada, sentì di
nuovo quella voce.
Fallo adesso…
“Fare cosa?” – chiese.
Sta rincasando da solo. Questo è il momento giusto. Fagli capire chi comanda.
Sesshomaru
capì immediatamente di chi stava parlando la voce. Inuyasha
stava tornando a casa da solo e lei voleva che lui gli desse una
lezione di vita.
Solo tu puoi farlo. Solo tu ne sei capace.
Inspegabilmente,
le gambe di Sesshomaru presero a muoversi da sole, iniziando a correre
verso Inuyasha. Mentre il demone correva, la voce dentro di lui
continuava ad istigarlo a non perdonare Inuyasha per essere venuto al
mondo e punirlo per essere stato sempre il preferito del padre.
“INUYASHA!” – lo chiamò a gran voce il fratello.
Inuyasha era
assorto nei suoi pensieri e si destò solo quando sentì il
suo nome urlato con ferocia. Si girò spaventato da quella voce
così disumana, e non potè credere ai suoi occhi quando
vide che apparteneva a suo fratello.
“Ma
cosa…” – non fece in tempo a finire la frase che fu
scaraventato a qualche metro di distanza. –
“FERMATI!” – gli urlò dietro Inuyasha, ma
Sesshomaru non si fermava. Sembrava come posseduto da una furia cieca
che gli impediva di ragionare.
Massacrò
Inuyasha per un buon quarto d’ora, riempiendolo di pugni e calci.
Sesshomaru non riusciva a fermarsi. Una parte di lui gli stava urlando
di smetterla di massacrare suo fratello, ma la parte che voleva che
questo fraticidio continuasse aveva la meglio su di lui. Lasciò
Inuyasha in una pozza di sangue agonizzante. Sesshomaru si
allontanò correndo verso casa, senza mai voltarsi indietro.
Era entrato in
casa. Izayoi non c’era perché era uscita per delle
commissioni varie. S’infilò in camera e si buttò
sul letto. Era terrorizzato a morte.
Aveva picchiato il fratello, ma la cosa che lo aveva spaventato di più è stato il fatto che gli era piaciuto.
“Cos’ho
fatto…cos’ho fatto…cos’ho
fatto…” – continuava a ripetersi, mentre in
posizione fetale si dondolava per cercare di calmarsi. Non era riuscito
a controllare il suo corpo, esattamente com’era successo con Rin
e si sentiva uno schifo. Lo aveva picchiato a sangue e lo aveva
abbandonato in mezzo alla strada come un cane randagio. Sarebbe bastato
un calcio allo stomaco per decretare la morte di suo fratello.
Realizzato
ciò si alzò dal letto di scatto e tornò in strada
per portarlo dentro casa, ma quando uscì il panico lo pervase
senza via di scampo.
Qualcuno aveva trovato Inuyasha e lo aveva portato via.
MySpace:
Vi sono grata
per avermi lasciata in vita fino ad ora e, anche se sento che la mia
ora sta per scadere, vi prego, come ultimo desiderio di questa
condannata a morte, di lasciarmi finire di aggiornare.
Poi vi lascerò decidere di che morte sia meglio che io muoia.
Detto
ciò, spero di non aver fatto collassare metà di voi. Mi
dispiacerebbe perdere per strada dei commenti come i vostri, ma se
dovesse accadere, lo capirò.
Mi ritiro nella mia cella e vi aspetto al prossimo aggiornamento!
Besitos!
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Capitolo 8 *** 8 - Kagome, Izayoi, Rin ***
8 - Kagome, Izayoi, Rin
Scusate! Scusate! Scusate!
Sono davvero
desolata per il ritardo! Ieri sera mi hanno castigato l’anima con
una dimostrazione di pentole e non ho fatto in tempo ad aggiornare!
Scusate!
Comunque…
ciao! E ben tornate! Sono contenta di essere ancora viva, anche se so
che preferirete lapidarmi alla fine di questo capitolo. Chiedo scusa
perché… anzi no! Col cavolo che mi scuso! Io sono la
scrittrice e io faccio quello che mi pare!
*pomodori marci*
Dunque…
ho scoperto una condizione esistenziale che ho deciso di fare mia: la
bastardaggine. Ebbene sì… io sono bastarda! E me ne vanto
pure!
Perché sono bastarda? Semplice. Vi basterà leggere questo capitolo, soprattutto la fine.
Ma prima,
com’è mia consuetudine, ho proprio voglia di ringraziarvi
– e rabbonirvi – onde evitare inutili spargimenti di sangue.
Luna argentata95: u_u *s’inchina rispettosamente*
E tu sei un
po’ troppo esagerata con i complimenti, ma li accetto e li metto
in saccoccia. So che Sesshomaru ha suscitato parecchie manie di
vendetta o, meglio, omicida, ma ti prego di pazientare, che man mano
che la storia si evolverà vedremo come imbarcare la faccenda
“Sesshomaru e la sua carenza d’affetto”.
Certo che ha i
sensi di colpa. Anch’io ho i sensi di colpa solo dopo che mi sono
sbafata una torta intera! Ma, dopo, ovviamente, non prima. Prima lascio
che il mio desiderio di ingozzarmi mi assalga e poi piango lacrime di
coccodrillo. Sono capaci tutti, in questo modo…
Comunque adesso
saprai chi ha aiutato Inuyasha. L’ho proprio messo
all’inizio del capitol, quindi… buona lettura!
Kissoni anche a te!
Anjhela:
un’altra che si è aggregata al gruppo
facciamo-fuori-Sesshomaru. Ma che avrà fatto di male ‘sto
povero demone, eh? u_u
Lo so che non
è interamente colpa sua, però cerca di capirlo…
no, col ca22o! Non è da tollerare un comportamento simile! E hai
perfettamente ragione! Sesshomaru si vanta tanto di essere un
macho… ma alla fine è più un micho.
Davvero sei stata a Praga? E com’era?
Comunque adesso vedrai chi sarà la persona che ha raccattato ciò che è rimasto di Inuyasha.
Baci!
Mikamey:
se sei una bedda tu lo sai batti le mani! Se sei una bedda tu lo sai
batti le mani! Ok… oltre ad essere bastarda sono anche fumata!
Scusa!
Ciao cara! Come
stai? Grazie per avermi lasciato un commento sul capitolo precedente!
Hai proprio ragione… non si deve picchiare le persone, specie i
fratelli. Sesshomaru inizierà da questo momento un percorso
personale, o per lo meno, inizierà a capire molte cose.
E poi…
ningen? O.o!!! Come me l’hai chiamata? Povera Rin! Però
hai ragione… si è comportata molto bene e spero che tu
possa pensare lo stesso anche in questo capitolo.
Un bacio anche a te!
Sandy23: ciao! Sono contenta di aver collezionato un’altra commentatrice. Tanto piacere! J
Mi fa davvero
piacere sapere che i “miei” personaggi ti siano piaciuti.
Adesso spero di continuare a trovarti tra i commentatori, specie dopo
questo capitolo.
Un bacio e grazie ancora!
Nicole221095: u_u
Scusa, ma a
prima vista avevo letto così. Poi ho riletto con più
attenzione e l’istinto omicida primario è sparito. u_u
Che poi…
tuo… non tirartela troppo. Inu, qua, è mio perché
l’ho creato “io”, quindi abbassa le alucce,
altrimenti te le strappo e le metto allo spiedo.
Comunque…
*abbandona le sue manie omicida* sono contenta che il capitolo ti sia
piaciuto e spero che possa piacerti anche questo.
Un megasuperextra abbraccio anche a te!
Darkina:
meno male, va… fiuuuu… ecco. Lo sapevo. Ma perché
tutte vogliono uccidermi? Come se Inu fosse stato picchiato… u_u
So che ti viene
da strozzarlo, ma spero di fartelo ripiacere a breve. Oddio… non
tanto a breve. Perché se continuo a spezzare i capitoli sempre
sul più bello, va a finire che ‘sta storia non la si
finisce più!
Comunque… adesso vedrai chi ha salvato il povero Inu.
Samirina: ciao stella bella!
Sì,
effettivamente Sesshomaru è un po’ OOC, ma spero che
questo non ti crei particolari problemi. Diciamo che l’idea del
quadro mi è venuta in mente da una scena del film
“L’avvocato del Diavolo”, con Keanu Reeves, non so se
l’hai mai visto. Praticamente, questo film è tutto basato
su un sogno, che inizia dopo cinque minuti dal film stesso. Il diavolo,
Al Pacino, tenta il protagonista, Keanu Reeves, con feste, alcol, sesso
e tutto il repertorio facendolo prendere le distanze dalla moglie,
Charlize Theron, che passa per la pazza di turno.
Ora, non sto a
farti il riassunto, però c’è una scena in una
stanza, dove c’è una parete che però è tutta
decorata da angeli e demoni. Queste figure sono animate e ho preso
l’idea da lì. Non so se hai capito qualcosa di quello che
ho detto, dato che io per prima ho fatto una fatica boia, ma spero di
aver reso l’idea del quadro.
Spero che le badilate tu possa risparmiarle per il finale o, per lo meno, per i veri nemici della storia.
Un bacio e spero che questo capitolo ti possa piacere!
Fmi89:
tranquilla, anzi grazie, vista l’università –
bastarda – che ti toglie il tempo per commentarmi. *è
arrabbiata*
Spero che questo capitolo ti piaccia, visto che ho messo una piccola cosuccia… niente di che.
Marrion:
tesoro, non è necessario *porge un fazzoletto* davvero. Ma sono
contenta che ti prenda in questo modo. Porta pazienza… non tutti
sono nati intelligenti. C’è chi, come Sesshomaru, deve
fare molta strada prima di arrivarci.
Un bacio e a presto!
Dolce Kaggy:
ciao stelluz! Sono contenta che con le buone maniere si ottenga sempre
tutto! Dunque… passiamo a cose ben più importanti della
tua schiena *scherza*
Grazie. Tu sai
che è un angelo, Michael no, ma non ha rilevanza. Purtroppo
l’ignoranza umana supera i confini della fantasia, a volte…
Sesshomaru.
Chissà perché molte si soffermano su di lui, chiedendosi
se è deficiente e ovviamente Naraku non sta bene fisicamente se
non scassa i maroni a qualcuno.
Bene! Credo di aver detto tutto.
Un bacio e goditi il capitolo!
Ryanforever:
lo so, lo so… tutti vorrebbero ammazzare Kagura e Sesshomaru.
L’ho fatto apposta! Però, spero che così come tu lo
odi, spero di riuscire a rifartelo amare, anche se non ci vuole poi
tanto.
Comunque adesso
vedrai chi ha trovato Inuyasha. E comunque, per me, il Libero Arbitrio
è una fregatura con la “f” a caratteri cubitali!
Bacioni!
Xx Kagome_Chan xX: sì che posso. L’ho fatto e lo rifarò, quindi… cuoricino in pace!
Ma non ti
preoccupare. La strada per la redenzione è ancora
luuuuuuuuuuuuuunga e chissà cosa succederà per la strada.
Grazie per la bastarda, ma lo sapevo già ; ) oh, come mi diverto a farvi penare!
Le anticipazioni? Mano a mano che posto i capitoli!
X tutte: ci
sarà una piccola scenuccia tra Inu e Kagome, nulla di che. Spero
possiate gradire, così come una parte della vita di Izayoi che
ha…
Leggete e via con le ipotesi!
Vi amo!
Kagome era
rientrata a casa e la prima cosa che fece quando mise il piede
all’interno della casa fu quella di dare uno sguardo al quadro.
Vide che nulla era cambiato e fece per andarsene, quando
all’improvviso il quadro mutò di posizione. Kagome si
rasserenò nel vedere che le cose forse si stavano sistemando,
anche se una fastidiosa sensazione di disagio le martoriava la bocca
dello stomaco. Ma quando vide la posizione assunta dai due Titani
inorridì: Dio era messo in ginocchio con la testa che ciondolava
e Satana aveva il piede destro poggiato sul suo capo. Capì che
doveva essere successo qualcosa. Non perse tempo e uscì di casa,
senza sapere dove fosse diretta. Seguì il consiglio che Lui le
diede quando aveva fatto ritorno in Paradiso perché aveva perso
il controllo e aveva ceduto alla rabbia. Gli disse che non voleva
più fare questo lavoro perché non le piaceva arrabbiarsi,
ma Lui le disse che era normale e che avrebbe dovuto sempre seguire il
suo cuore, perché era lui che l’avrebbe messa sulla strada
giusta.
Ed era proprio
quello che stava facendo. Scendendo le scale a tre a tre, Kagome stava
seguendo disperatamente il suo cuore che lo aveva condotto alla fine
della strada, dove due case più in giù c’era quella
di Inuyasha. Le si fermò il cuore quando vide una persona a
terra in un lago di sangue, ma per un momento vide nero quando
scoprì che quella persona era proprio lui.
“INUYASHA!”
– lo chiamò lei. Si inginocchiò, sbucciandosi il
ginocchio, e lo squotè non troppo violentemente. Il respiro era
debole e affannoso, ma almeno respirava. Lo trascinò con fatica
nel suo appartamento, dove provvide a curarlo con la massima attenzione.
Pochi istanti dopo fece la sua apparizione Sesshomaru, sconvolto per non aver trovato il fratello.
Kagome fece
adagiare Inuyasha sul divano, il mezzo demone mandava lamenti soffocati
e Kagome ogni volta che lo sentiva lamentarsi, sentiva il cuore
stringersi in una morsa d’acciaio.
“Ma chi ti ha ridotto così?” – si chiedeva tra le lacrime.
Prese la
scatola dei medicinali, dai quali estrasse un batuffolo di cotone che
imbevve nel disinfettante, lo passò sul viso di Inuyasha e
quando ebbe finito, passò al torace. Gli sfilò la camicia
della divisa e vide che il suo corpo era ricoperto di cicatrici,
nonché di lividi violacei dovuti sicuramente al pestaggio di
poco prima. Il petto si alzava e si abbassava lentamente, come se
stesse dormendo.
Kagome si soffermò un po’ troppo sul fisico del mezzo demone.
Nonostante i
numerosi sfregi, dovuti alle botte che doveva aver preso per la sua
natura di mezzo demone, l’angelo rimase affascinato da quel
fisico ben scolpito, dagli addominali ben incisi e dai pettorali
perfetti. Si dimenticò per un momento delle sue condizioni e
prese a sfiorargli il torace con la punta delle dita. A quel tocco
Kagome si sentì strana, provò qualcosa che non aveva mai
sentito prima di quel momento e quella cosa la fece star bene.
Ma quando con
le dita sfiorò un taglio e Inuyasha mugulò di dolore,
Kagome venne sbalzata nella realtà. Inuyasha era stato aggredito
e di sicuro quello non era il caso di perdersi nell’ammirare il
suo corpo. Disinfettò anche quella parte e poi lo coprì
con una coperta, gli mise un cuscino sotto la testa e aspettò.
Non sapeva bene
cosa, ma lei lo fece ugualmente. Forse aspettava che si svegliasse,
oppure che si addormentasse e riposasse tranquillo. Non lo sapeva.
Decise nell’attesa di prepararsi un the per lei e per il suo
ospite, nel caso si fosse svegliato.
Erano le 15.30
e Inuyasha non accennava a svegliarsi. Ogni tanto Kagome gli cambiava
le medicazioni, dato che le precedenti non facevano complimenti a
riempirsi di sangue. Per fortuna, verso le 16.50 le bende smisero di
bagnarsi di sangue e Kagome potè tirare un sospiro di sollievo.
Nel togliere l’ultima medicazione, però, sentì una
mano afferrarle il polso. Si girò di scatto verso la mano e poi
guardò in direzione di Inuyasha, che si era svegliato. Si mise
una mano davanti alla bocca per impedirsi di urlare e iniziò a
piangere.
“Sei… sei sveglio…” – riuscì a dire in mezzo ai singhiozzi.
Inuyasha la
guardò con tanto amore negli occhi da spaventare anche il
più coraggioso degli eroi. Cercò di rialzarsi, ma era
troppo debole con il risultato che ricadde pesantemente sul divano.
“No…
non muoverti… stai… stai giù…”
– Kagome si asciugò le lacrime. – “Vuoi del
the?”
“S-sì…” – riuscì a dire Inuyasha.
Kagome
andò ai fornelli e prese il bollitore, versò un po’
di liquido in una tazzina e la porse al mezzo demone che la
gustò.
“Grazie…” – riuscì a dire.
Kagome prese dalle sue mani la tazzina e l’appoggiò sul tavolo.
“Come stai?”
“’Somma… sono stato meglio…” – disse lui, con la voce abbastanza tirata.
“Bene… se fai dello spirito vuol dire che stai abbastanza bene… chi ti ha aggredito in quel modo?”
A Inuyasha si
seccò improvvisamente la gola. Non poteva credere che suo
fratello lo avesse ridotto in fin di vita e poi abbandonato in mezzo
alla strada come una scarpa vecchia.
Quello fu il colpo decisivo per Inuyasha.
Poteva
sopportare le offese, poteva sopportare l’odio di suo fratello,
ma non poteva sopportare quello che gli aveva fatto. Aveva letto nei
suoi occhi una sorta di lampo di appetitoso piacere nel picchiarlo
così selvaggiamente e fu quello a spaventarlo. Inuyasha non
sapeva se rispondere. Se le avesse detto chi era l’arteficie di
quella carneficina, forse avrebbe potuto mettere in pericolo Kagome e
questo lui non poteva permetterlo. Non poteva permettere che
l’unica persona che avesse avuto una simpatia per lui ci andasse
di mezzo per fare la fine di un morto.
“Io… non lo so… non mi ricordo…”
Ma Kagome era ingenua, non stupida.
“Inuyasha,
so che posso sembrare una bambina, ma… io vorrei aiutarti,
credimi. So che sai chi è stato a ridurti così. Dimmi il
suo nome.”
Inuyasha scosse la testa.
“Te lo giuro… non mi ricordo… devo aver battuto la testa…”
“Inuyasha…
la testa era miracolosamente la parte del corpo che non aveva
nessun’ammaccatura o graffio. Non raccontarmi le bugie, ma
soprattutto… non pensare che sia stupida.”
Inuyasha
capì che Kagome lo aveva fregato. Effettivamente la testa non
gli doleva ed era vero, solo quello era un miracolo, ma non voleva
mettere a rischio la vita di Kagome. E se quel pazzo di Sesshomaru
avesse picchiato anche lei? Era un’eventualità alla quale
lui non poteva e non voleva nemmeno pensare.
“Non
posso dirtelo…” – disse Inuyasha piegando di lato la
testa, ma sentì la mano calda di Kagome girargli nuovamente il
viso affichè potesse vedere tutta la sua risolutezza nel voler
conoscere quel nome.
“Inuyasha, te ne prego… dimmi chi è stato…”
Inuyasha tirò un sospiro che sembrava non voler finire mai.
“Sesshomaru.”
E fu come essere stato svuotato.
La mano di Kagome abbandonò lentamente la guancia di Inuyasha.
“C-come hai detto?” – chiese incredula.
“Mio fratello mi ha ridotto in questo stato.” – e per la prima volta dopo tanti anni, Inuyasha pianse.
Kagome si
sedette immediatamente vicino a lui e fece appoggiare il suo capo sulle
sue gambe e prese a passargli una mano tra i capelli per cercare di
calmarlo.
“Mi
dispiace tanto…” – una frase scontata per molti, ma
non per Kagome. Lei si sentiva veramente male per quello che Sesshomaru
aveva fatto a Inuyasha e non se ne spiegava la ragione. Inuyasha
stringeva le gambe di Kagome come a cercar protezione.
Rimasero in quella posizione per una buona mezz’ora.
Kagome lo
sentì rilassarsi lentamente sotto le sue carezze. Ma che stava
succedendo? Che gli era saltato in mente di… interruppe il
flusso dei suoi pensieri, quando Inuyasha, con non poca fatica, si
alzò e prese a contemplare il volto di Kagome, seriamente in
pensiero per lui. Istintivamente le accarezzò il volto con una
mano e lei lo lasciò fare. Il volto del mezzo demone si
avvicinava sempre più a quello di lei finchè non
arrivò il momento tanto atteso: finalmente Inuyasha avrebbe
saputo cosa si provava a baciare una ragazza.
A baciare Kagome.
Kagome rimase
ferma e attese che quelle labbra raggiungessero le sue e quando
entrarono in contatto, sentì mille scariche elettriche
percorrerle il corpo. Sentì che Inuyasha chiedeva un maggior
contatto e lei non si tirò indietro. Rispose al bacio con
l’esperienza di una ragazza che riceve il suo primo, magico
bacio. La ragazza portò una mano al viso del mezzo demone e
cercò maggior contatto. Inuyasha rimase in un primo momento
spiazzato da quella reazione, ma non si tirò indietro. Sapeva
che una volta interrotto quel momento le possibilità che ci
sarebbero state sarebbero state due: o le cose tornavano come prima
oppure, nel peggiore dei casi, Kagome si sarebbe pentita di quello che
era accaduto, ma in quel momento Inuyasha si sentiva un egoista. Voleva
che quel momento non finisse mai e continuare quella dolce danza per
sempre. Che fosse successo anche l’irreparabile, ma almeno
avrebbe saputo come ci si sente a volare in Paradiso.Nonostante il
dolore fisico, si avvicinò di più al corpo di Kagome che
era sempre percorso da scariche elettriche. L’abbracciò
con la mano libera da dietro la schiena e la fece stendere sul divano
senza mai staccare le labbra dalle sue. Kagome era in piena estasi. Non
le era mai capitata una cosa simile. Aveva aiutato molti Innocenti a
risalire il fondo, ma mai aveva provato qualcosa di simile a quello che
provava in quel momento per Inuyasha. Il mezzo demone si staccò
a malincuore da quelle labbra invitanti per assicurarsi che non fosse
tutto un sogno. Vide che Kagome lo guardava come se non stesse capendo
il motivo che aveva indotto Inuyasha a staccarsi da lei e questo lo
fece sorridere. E Kagome sorrise con lui.
“Sei così bello quando ridi…” – gli disse, sfiorandogli il viso con il dorso della mano.
Inuyasha si
abbassò nuovamente su di lei e la ribaciò. Con suo sommo
stupore e gioia, e con un buco grande quanto il Gran Canyon nello
stomaco per la felicità, vide che la ragazza non si era
ritratta. Questo significava che anche lei sentiva qualcosa per lui.
Poi, invece, fu Kagome a interrompere il bacio. Inuyasha sentì
la terra franargli sotto i piedi.
“Inuyasha, io… non mi sento…”
“Non ti
preoccupare…” – l’ultima cosa che voleva
Inuyasha era affrettare le cose e mettere Kagome in condizione da
scappare da lui. Adesso che aveva trovato qualcuno che lo accettava per
quello che era, avrebbe patito le pene dell’inferno pur di non
lasciarselo scappare. I due si alzarono dal divano e solo allora
Inuyasha si rese conto di essere a petto nudo. – “Come mai
sono senza camicia?”
“Ecco…
te l’ho tolta io… era talmente zuppa di sangue
che…” – non finì la frase perché aveva
ricominciato a piangere.
Inuyasha la tirò verso di se e le accarezzò i capelli finchè non si fu calmata.
Fu verso le
sette e mezzo, quando venne per Inuyasha il momento di andare. Non si
era fatto vedere per tutto il pomeriggio e sua madre doveva essere in
pensiero.
“Adesso devo andare, altrimenti mia madre chi la sente?”
“Deve volerti molto bene, tua madre…”
“E’ stata l’unica… fino ad oggi. Senti… ti va di… conoscerla?”
“Oh molto volentieri, così almeno mi assicuro che arrivi a casa sano e salvo.”
I due uscirono
di casa e Kagome arrivò davanti alla casa di Inuyasha. Il mezzo
demone aprì la porta ed entrò. Kagome vide solamente uno
strascico di capelli passarle di fronte agli occhi.
“Inuyasha!
Mi hai fatto spaventare! Dov’eri finito?” – chiese
mentre ispezionava il figlio, accorgendosi inevitabilmente delle
numerosi echimosi che gli attraversavano la faccia.
“S-sto
bene… se mi fai respirare…” – disse lui,
cercando di trattenere il dolore. Era vero che era un mezzo demone e
fisicamente più forte, ma non dimentichiamoci chi l’aveva
ridotto in quello stato.
“Ma chi ti ha ridotto così?” – chiese con le lacrime agli occhi.
“Dai
mamma… adesso sto bene… mi ha aiutato lei.” –
disse il ragazzo indicando con il pollice dietro la sua schiena, dove
vi era una alquanto imbarazzata Kagome.
Kagome si fece
avanti, ma quando alzò lo sguardo sulla madre di Inuyasha,
dovette tapparsi la bocca per non urlare. Lo stesso dovette fare la
madre di Inuyasha quando il suo sguardo incrociò quello di
Kagome. Inuyasha era in disparte che osservava perplesso le due donne
senza capire il motivo di quella reazione.
“Tu…
tu sei…” – tentò di dire Kagome, attirando
così l’attenzione di Inuyasha.
In quel preciso
istante, Izayoi fece cenno di no con la testa e Kagome si bloccò
immediatamente. – “Scusatemi!” – e uscì
in fretta e furia da quella casa per non mettersi ad urlare.
“Kagome…”
– disse Inuyasha ma fu trattenuto per il braccio dalla madre che
aveva uno sguardo strano, un misto di stupore e contentezza.
“Questo
non è il momento, tesoro. Domani le parlerai. Ora
scusami… ma devo sbrigare una faccenda molto urgente. Ci vediamo
più tardi, ok? La cena è in forno, tuo fratello ha
già mangiato. A dopo, ciao.” – Izayoi corse fuori da
casa, lasciando inebetito il figlio. Sì, ok… non si
aspettava di certo di essere portato al Pronto Soccorso e che un prete
gli desse l’estrema unzione, ma nemmeno un cambio d’umore
così repentino! Scrollò le spalle e si girò per
andare in cucina a cenare, ma arretrò quando vide Sesshomaru di
fronte a sé.
Il maggiore
tentò di avvicinarsi, ma Inuyasha arretrava. Aveva ancora
impresso nella mente quel ghigno di pura soddisfazione mentre lo
riduceva in fin di vita. Inuyasha corse, per quello che gli ematomi lo
permettevano, in camera sua e si chiuse dentro a chiave. Sesshomaru
strinse i denti, insoddisfatto della piega che stavano prendendo le
cose. Andò in camera sua e si immerse nel buio più
totale. Di nuovo, quella voce melliflua, si fece risentire.
Hai fatto la cosa più giusta, Sesshomaru.
“S-smettila…” – disse lui tremando.
Fidati di me, piccolo. Entrambi sappiamo che quel mezzo demone non ha diritto alla vita.
“Io… io non voglio più…”
Ma quella voce,
quella voce così calda, ma allo stesso tempo fredda come
l’inverno, aveva un potere enorme sulla mente di Sesshomaru e lui
sentiva che non poteva resisterle, che anche se il suo corpo gridava
aiuto, la sua richiesta si perdeva nei meandri della sua mente.
Sì che lo vuoi…lo vuoi con tutto te stesso. Fidati di me. Fa in modo che Inuyasha non veda un nuovo sole.
La voce se ne andò, lasciando Sesshomaru in preda al terrore.
Kagome era
tornata a casa e si era chiusa la porta dietro le spalle. Guardò
immediatamente il quadro e notò che le posizioni erano state
modificate. Adesso il Bene era solamente accasciato a terra, ma il Male
non teneva più il piede sulla sua testa, come segno di
sottomissione.
“Almeno qualcosa sta migliorando.”
Sobbalzò
quando sentì il campanello suonare. Si avvicinò
lentamente alla porta e l’aprì di scatto, facendo
sussultare l’ospite.
“Ciao. Posso entrare?”
Kagome tirò un sospiro di sollievo. Era Rin.
“Certo che puoi, che domande.”
Rin entrò ma non distolse mai lo sguardo da Kagome.
“Che hai? Sembra che tu abbia visto un fantasma?”
“Cosa? Oh no, non preoccuparti. Accomodati.”
Rin entrò e si sedette.
“Dimmi. C’è qualcosa che ti turba?”
“No, niente in particolare. Avevo solo voglia di parlare con qualcuno.”
“E hai fatto benissimo a venire da me. Cosa succede?”
“Ma, niente… a volte sento il bisogno impellente di vederti.”
Kagome si sorprese molto, ma sorrise.
“Davvero?”
“Sì…
è proprio di questo che sto parlando…” –
disse accompagnando la mano sul tavolo, scocciata ma allo stesso tempo
felice. – “… io non so come tu faccia! Ci conosciamo
praticamente da pochissimi giorni ed è da quando ti ho
conosciuta che mi sento cambiata. Non so dirti come mi sento. So solo
che se ho un problema che mi sembra impossibile da risolvere, mi
è sufficiente venire da te e il solo guardarti in faccia, me lo
risolve.”
Kagome era lusingata da tutti quei complimenti. Le facevano piacere.
“E che problema ti avrei risolto adesso?” – chiese.
“Oh, nulla d’importante…” – disse lei, conscia di aver rivelato troppo.
“Rin…”
– disse prendendole la mano tra le sue. – “…
non sei venuta qui solo per vedermi sorridere. È evidente che
qualcosa ti turba. Magari posso aiutarti.”
“Ma lo hai già fatto, credimi.”
“Non me ne vuoi parlare?” – chiese quasi supplicandola.
Rin non parlò. Che poteva dirle? Che suo padre si era rifatto vivo?
“Si tratta…”
Kagome si fece più attenta.
“… si tratta di mio padre.”
“Dimmi, ti ascolto…”
“…
lui… lui ha abbandonato me e la mamma quattro anni fa,
lasciandola piena di debiti. Gli piaceva giocare d’azzardo,
scommettendo i soldi che la mamma guadagnava per la mia istruzione.
Abbiamo passato un periodo infernale: tutti venivano a chiederci i
soldi, ma noi campavamo di quello che lei guadagnava con dei lavoretti
part-time. Ho dovuto iniziare a lavorare pure io perché non
riuscivamo a pagarci le bollette. Pian piano, ne siamo venute fuori, ma
non ci possiamo permettere nessuna distrazione. Abbiamo lavorato sodo
per arrivare dove siamo adesso. Ora abbiamo un tetto sulla testa,
mentre invece prima dovevamo abitare dalla nonna materna. Non
l’ho più sentito fino a oggi pomeriggio.” –
Rin aveva un sorriso amaro, che fece star male Kagome. –
“Non ha risposto la mamma, perché era assente. Così
ho risposto io. Pensa… ha avuto il coraggio di rimproverarla
perché non aveva guadagnato abbastanza per mantenermi agli
studi… tutto quello che lei portava a casa, finiva
inevitabilmente nelle tasche degli strozzini. Ha detto che vuole
vedermi, che deve presentarmi una persona. Credo la sua nuova compagna.
Ma io lo odio Kagome… lo odio per tutto il male che ci ha fatto,
per tutte le notti passate a piangere perché non sapevamo se
saremmo riuscite a sopravvivere. Adesso con il bar che abbiamo stiamo
facendo buoni affari. La mamma è bravissima a cucinare e questo
è una buona cosa. I suoi manicaretti stanno diventando
lentamente famosi in tutto il quartiere. Io… io non so che fare,
Kagome… vorrei andare da mio padre e dirgli quanto lo odio per
tutto il male che ci ha fatto, ma dall’altra non voglio dargli
questa soddisfazione. Che devo fare?” – Rin aveva iniziato
a piangere. Non avrebbe voluto, ma quella rabbia che si era tenuta
dentro per quattro anni era uscita e lei non aveva potuto fare niente
per trattenerla.
“Rin…”
– disse Kagome spostandosi sulla sedia vicino alla sua. –
“… hai fatto malissimo a tenerti tutto dentro. Hai
sofferto tanto e questo non doveva succedere. Purtroppo non ci sono
solo persone buone in questo mondo, anche se sarebbe bello pensarla
così. Al tuo posto andrei da tuo padre e gli direi in faccia
tutto quello che mi sono tenuta dentro per tutto questo tempo. Lui deve
capire di aver sbagliato, non può aggrapparsi sempre agli altri
per risolvere i propri problemi. Ha fatto delle scelte? Che ne accetti
le conseguenze. Ma una volta che tu hai parlato con lui, lasciati il
passato alle spalle e continua a vivere, perché te lo
meriti.”
Rin
guardò Kagome. Sì. Decisamente aveva fatto bene ad andare
da lei. Aveva avuto la conferma che quello che aveva pensato di fare
era la cosa migliore.
“Grazie Kagome… lo farò senz’altro. Da domani vedrai una nuova Rin.”
“E’ questo lo spirito giusto!”
“Domani ti dico come è andata.”
“Ci conto!”
Le due amiche
si salutarono e Kagome chiuse la porta dietro di sé. Ma il
momento successivo il campanello suonò di nuovo. Quando lo
aprì, rimase interdetta.
“Ciao Kagome, posso entrare?”
Cosa poteva volere da lei la madre di Inuyasha?
“S-si accomodi…” – Kagome la fece entrare, ancora interdetta per quello che aveva davanti.
“Grazie…
così, Lui ti ha mandato per aiutare mio figlio,
immagino…” – disse Izayoi guardando dritto in faccia
Kagome, la quale abbassò subito lo sguardo. Non poteva credere
di aver davanti un Angelo Rinunciatario.
“Sì… è il mio…è il mio esame finale…”
“Capisco… ti devo fare i miei complimenti, però… sei riuscita dove io ho fallito…”
“Fallito? Non capisco…”
“Non sono
riuscita ad aiutare Inuyasha… ha passato la sua vita a
difendersi dagli attacchi degli altri, e io non sono riuscita a
proteggerlo. Sono proprio una cattiva madre.”
Kagome rise allibita.
“Voi? Una
cattiva madre? Avete rinunciato a Lui per amore di un terrestre, avete
messo nelle sue mani la vostra vita, generandone un’altra
altrettanto bella. Avete rinunciato alla felicità eterna per
stare sulla terra e soffrire come ogni essere umano presente su di essa
per quel sentimento di cui Lui ha voluto farci dono che è
l’Amore. E avete il coraggio di definirvi una cattiva madre? Se
l’intero pianeta fosse a conoscenza della vostra storia, di
ciò a cui avete rinunciato per amore, dovrebbe solamente
inginocchiarsi e chiedere scusa per l’inutile male che sta
causando!”
Izayoi sorrise di fronte a quell’opinione personale che Kagome aveva di lei.
“Ti ringrazio per le tue parole, ma dimmi una cosa Kagome… cosa farai dopo?”
“Dopo quando?” – chiese perplessa.
“Quando il tuo esame finale sarà finito.”
“Io… io non lo so…”
“Sai,
Inuyasha si è affezionato molto a te. Non so se stavolta avrebbe
la forza di risollevarsi sapendo che tu poi dovrai andartene.”
“Cosa…
cosa mi state dicendo?” – chiese, per niente contenta della
piega che stava prendendo il discorso.
“Non
permettere che si affezioni troppo a te, non permettere che si innamori
di te. Ora devo andare. Spero tu rifletterai sulle mie parole.”
Kagome
sussultò quando la porta fu chiusa. Sapeva che quella donna,
quell’Angelo Rinunciatario aveva ragione e odiava ammetterlo.
Izayoi scese in strada e iniziò a vagare senza una meta precisa.
Izayoi Mizumi,
madre affettuosa e moglie devota, all’inizio dei tempi era un
Angelo Superiore. Aveva passato come tutti i diversi livelli per
accedere alla schiera di Angeli più vicina al Signore. Come
Kagome, era stata affiancata ad un Angelo Consulente per imparare ad
aiutare gli altri, indicando loro la via per essere più vicini a
Lui. Era diventata successivamente un Consulente a tutti gli effetti,
passando il suo esame finale. Aveva toccato tutte le tappe necessarie
per raggiungere Lui e finalmente quando ci era riuscita aveva fatto la
sua conoscenza. Era scesa sulla terra per riempire il suo cuore di
tutte le meraviglie che Lui aveva voluto donare a quel bellissimo
pianeta. Passeggiava per i boschi, vedendo in essi tutta la Sua
magnificienza. Aveva fatto giri in canoa per sentire la potenza del Suo
soffio quando affrontava le rapide, aveva sentito la Sua dolcezza
invaderle i sensi quando in Primavera donava nuova vita alle creature
di tutti e tre i regni. Fu durante una di queste passeggiate che lo
conobbe. Era seduto su una panchina intento ad osservare i ciliegi in
fiore, lei si era avvicinata e aveva iniziato a parlare con lui.
“E’
molto bello qui, non trovate?” – chiese Izayoi,
rivolgendosi all’uomo che presto sarebbe diventato suo marito.
L’uomo si girò di scatto e, trovandosi davanti una tale
bellezza che faceva apparire osceno anche lo spettacolo a cui stava
assistendo, non potè fare a meno che rispondere nell’unico
modo possibile.
“Bellissimo…”
Izayoi abbassò lo sguardo, imbarazzata per quell’ovvio complimento.
“E’ molto che siete qui?”
“Solo qualche ora…”
“E’
bene che vi affrettiate a tornare a casa. La vostra famiglia si
starà sicuramente impensierendo…”
“Non ho più una famiglia…”
Izayoi sobbalzò per quell’affermazione.
“Mia
moglie se n’è andata di casa una settimana fa e mio figlio
a malapena mi rivolge la parola. Ditemi, signora, che famiglia è
questa?”
Izayoi posò una mano sulla sua spalla e lo obbligò a voltarsi.
“Vostro
figlio ha bisogno di voi… non abbandonatelo a se stesso. In
questo momento si sentirà smarrito ed è vostro dovere,
come padre, indicargli la giusta via.”
“Io… non so come si fa…”
“Si
che lo sapete, signore… perché la risposta giace proprio
qui.” – e Izayoi indicò con la sua mano, il cuore
dell’uomo.
Da
quel giorno ne passarono altri. Izayoi scese sempre più spesso
sulla terra per stare in compagnia di quell’uomo, venendo a
scoprire tante cose su di lui; a partire dalle più semplici,
come il colore o il cibo preferito a quelle più serie,
come per esempio il motivo di abbandono della moglie.
“Ha
detto che non poteva più vivere con uno come me. Con uno sempre
in giro per il mondo per lavoro, e mai presente per la famiglia. Ma io
sapevo bene cosa voleva da me, mia moglie. Con il mio lavoro ho
guadagnato molti soldi e a dirla proprio schietta, lei mirava sempre e
solo a quelli. Quando mi ha prosciugato il conto corrente mi ha
lasciato dicendo che non ero l’uomo che faceva per lei. E
così, mi ritrovo con un figlio che mi odia perché pensa
che io abbia cacciato di casa la madre perché non l’amavo
più. Ma io l’ho cacciata solo quando mi sono accorto che
oltre a prendere i miei soldi prendeva anche quelli destinati
all’istruzione di Sesshomaru. Non potevo tollerarlo.”
Fu in quel
momento che Izayoi capì. Capì di essere innamorata di
quell’uomo e di non poter più vivere senza di lui. Era
salita in Paradiso e ne aveva parlato con Lui. Voleva la Sua
approvazione e la ottenne. Se sua figlia sentiva che sarebbe stata
felice con quell’uomo, allora Lui non aveva niente in contrario.
Così da Angelo Superiore, Izayoi era diventata un Angelo
Rinunciatario, rinunciatario per amore.
Izayoi tornò a casa, sperando che non succedesse l’irreparabile.
Rin era a casa
che si preparava. Aveva avvertito la madre che quella sera avrebbe
cenato con il padre e, ovviamente, la donna aveva cercato in tutti i
modi di non farla andare, ma lo sguardo risoluto della figlia
l’aveva fatta cedere.
“Sta attenta.” – fu quello che le fu detto prima di uscire dalla porta di casa.
Rin era
risoluta al massimo. Avrebbe parlato anche a nome della madre, che
proprio non digeriva il fatto di dover rivedere quell’essere che
le aveva fatte soffrire tanto. La ragazza arrivò davanti al
ristorante in cui il padre aveva prenotato, prese un bel respiro ed
entrò.
“Buona sera, signorina.” – la salutò cordialmente il maitre.
“Buona sera. Ci deve essere una prenotazione a nome Minamoto. Deve essere già arrivato un signore.”
“Permetta che controllo…”
Rin si guardava
in giro. Non era un ristorante di classe, ma era accogliente. Aveva
optato per una gonna a palloncino rosa, accompagnata da una camicetta
bianca e ai piedi un paio di scarpe con il tacco, che le conferivano un
aria piuttosto importante.
“Si… la faccio accompagnare. Da questa parte.”
Rin
seguì il maitre e fu accompagnata al tavolo dove c’era un
uomo e una donna. Rin non avrebbe mai dimenticato quel volto per nessun
motivo al mondo.
“Ciao Rin…” – disse l’uomo alzandosi dalla sedia per cavalleria.
“Ciao papà…” – lo salutò freddamente lei.
“Capisco che non sia molto contenta di vedermi, ma…”
Rin lo fermò con una mano, infastidita da tutte quelle false cerimonie.
“Evita, ti prego…”
Seguì un attimo di silenzio da entrambe le parti, poi il padre di Rin riprese.
“Ti presento Ikuko, mia moglie. Ikuko, lei è Rin, mia figlia.”
“E’ un piacere fare la tua conoscenza, Rin.”
“Piacere mio, signora.”
“Tra poco arriverà anche mio figlio così vi presentiamo.”
Dopo cinque
minuti fece la sua apparizione un bel giovane, che si diresse con
decisione verso il tavolo. Nell’avanzare vide che era presente
anche una ragazza, presumibilmente la figlia del nuovo compagno della
madre.
“Tesoro, sei arrivato!” – esclamò Ikuko.
Rin fece per girarsi, il tempo di appoggiare il bicchiere sul tavolo e scoprire una sconcertante verità.
“TU!?!?!” – esclamarono in contemporanea i ragazzi.
“Vi conoscete?” – chiese il padre di Rin.
“E’ in classe con me.”
Rin nascose il viso facendosi ombra con la mano. Non era possibile.
Abbiamo scoperto tre cosucce, ucce, ucce, u.
Abbiamo, o
almeno, avete capito chi era Izayoi e spero che abbiate capito di cosa
parlavo quando nel precedente capitolo avevo scritto “che non si era mai pentita della scelta fatta diciannove anni fa.”
Ebbene, mi riferivo proprio al fatto che la donna aveva rinunciato ad
essere un Angelo per stare con Inu No Taisho. Idea palesemente presa
dal film “City of Angels”. Ma so che siete intelligenti e
che l’avevate capito!
Seconda cosuccia.
Il bacino tra
il MIO Inu e Kagome. Che ne pensate? Non erano carucci insieme? Adesso
vediamo se li farò trombare come conigli in calore.
Ok, scusate… battutaccia volgare.
Terza cosuccia.
Abbiamo visto
Rin alle prese con un babbo bastardo, sposato con una donna che ha un
figlio, il quale, casualmente, ma proprio… casualmente…
è in classe con Rin.
Aperte le scommesse!
Un bacio e alla prossima!
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Capitolo 9 *** 9 -Si comincia... ***
9 - Si comincia...
Holaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!
Ciao a tutte! Grazie intanto per essere arrivate fino a qui! Davvero,
sono molto felice che la storia vi abbia appassionato così
tanto. Ero molto riluttante nel pubbliarla, ma devo dire che ho fatto
bene. Ma orsù! Non perdiamoci in quisquiglie! Dov’eravamo
rimasti?
Oh,
sì… il personaggio misterioso. La domanda sorge
spontanea: chi è? Ovviamente mi impedisco di dirvelo adesso e di
lasciarvi leggere il capitolo, sperando di non aver deluso le
aspettative di nessuno.
Permettetemi, prima di lasciarvi al capitolo, di ringraziarvi, perché ve lo meritate!
Nicole221095:
ok, forse NON ci siamo capite… tu non tocchi né Inuyasha,
né Sesshomaru, né qualsiasi altro essere umano di sesso
maschile presente nella MIA fic. Potrei dare di matto! Sono miei e
nessuno me li tocca! *è egoista*
Ciao cava, sono
contenta di rivederti e mi fa davvero piacere che ti sia piaciuto.
Spero che anche questo possa essere di tuo gradimento.
Un bacione anche a te e mille abbracci con stritolamento rasente lo soffocamento! ^^
Kaggy95: stellonza, ciao! *s’inchina rispettosamente fino a toccare il pavimento con il naso*
Sai di essere
esagerata? No, dico… LO SAI?!?!?!?! Ma ti giuro che mi ha fatto
davvero gonfiare il petto come un pallone quella tua sfilza di
complimenti… *arrossisce*
Sono contenta
che i personaggi ti siano entrati dentro in questo modo. Per uno
scrittore (parola grossa), o meglio, scribacchino, non è altro
che una tacca in più sul proprio orgogliometro.
Beh, se tu
ringrazi me io allora devo ringraziare te di esistere perché se
non ci fossi tu con i tuoi commenti credo che mi butterei giù
nel fosso.
Ciao migliore fan! Goditi questo capitolo, che spero possa piacerti come i precedenti!
Dolce Kagghy:
scusa, ma la dimostrazione di pentole non finiva più! A me per
prima era scocciato non poter aggiornare, ma avevo promesso a questa
mia vicina di casa di andarci e mi scocciava non farmi vedere. Beh,
dai… ho aggiornato, no?
Guarda, se permetti, le tue minacce cadono nel vuoto. Io li ho fatti e io li distruggo MUAHAHAHAHAHA!! *me sadica bastarda*
Comunque
è così. Ma per quanto riguarda Sesshomaru, voglio che tu
legga questo capitolo in cui verranno spiegate alcune cose e dove
Sesshomaru ne capirà delle altre. Non ti anticipo niente,
altrimenti faccio prima a inviarti la storia per intero e non mi pare
il caso (altrimenti capiscono che faccio dei favori…)
Perché avevi scartato l’ipotesi? C’era qualcosa che non ti convinceva? Mi piacerebbe saperlo.
Fratello,
adesso non esageriamo… suo padre si è risposato con
un’altra donna che aveva già un figlio, quindi
tecnicamente sarebbero fratellastri e poi… leggiti ‘sto
benedetto capitolo!!!
Bacioni anche a te!
Xx Kagome_Chan xX: ma guarda tu questa… bella! Faccio i ritardi che mi paiono e piacciono, intesi? XD
Comunque grazie
per la comprensione. Ma dai, parliamo di altro! Sono contenta che il
capitolo ti sia piaciuto e poi secondo me era ovvio che la scelta
cadesse su Kagome (gli stava a un tiro di schioppo)! E il bacio…
scusa, ma come posso farli baciare fin da subito se nemmeno si
conoscono? Baceresti un ragazzo al primo appuntamento? Io no,
perché bastarda come sono lo farei penare prima di srotolargli
la lingua in gola. *s’imporpora*
Come non te ne viene in mente nessuno? ç_ç me tapina!
Comunque spero che leggendo questo capitolo si possa capire! Altrimenti ti strangolo!
Baci e abbracci!
*fugge*
fmi89: ciao bella! Sono contenta che ti sia piaciuto! E questi complimenti?!?!? O.O *è viola dalla vergogna*
Io questo lo
posto per farti contenta, e farti stare tranquilla, altrimenti ti
partono le coronarie. Credo che ci siano anche qui emozioni che possano
scuoterti.
Baci anche a te!
Samirina:
meno male, dai… perché dici che è Miroku? Cosa te
lo fa credere? Sono davvero curiosa, dai… anche se spero che tu
non rimanga delusa dalla mia scelta che, per tutta la storia, è
molto importante. Per ciò che è stato in passato e per
ciò che dovrà accadere in futuro.
Fammi sapere se fa schifo o se è passabile, ok?
Baci!
Marrion:
ciao cara! Visto quanti colpi di scena? Sai, per carattere sono una a
cui piacerebbe fare una storia intera di colpi di scena. Non sarebbe
niente da fare, il problema è districare i nodi, quindi…
al momento accontentati di questo, anche se mi hai fatto venire una
mezza ideuccia…
Comunque non ti preoccupare. Le tue storie le leggo molto volentieri e altrettanto volentieri te le commenterò.
Baci!
Darkina: G-R-A-Z-I-E-!!!
Sono contenta
che il capitolo ti sia piaciuto e tra non molto scoprirai chi è
il famigerato sconosciuto in classe con Rin. Non posso anticiparti di
più altrimenti campa cavallo, ma spero che questo capitolo possa
aiutarti a dissolvere i tuoi dubbi.
Kagome e Inuyasha, dice? Beh… ovvio che per scoprirlo devi leggere!!! ^^
Bacioni e goditi il capitolo!
Ryanforever: ciao fedelissima! Sempre la prima che commenta, eh? Grazie davvero!
Ma vai
tranquilla che non mi offendo… sì, sono bastarda! Mi fa
piacere che l’idea di Izayoi-angelo ti sia piaciuta. Volevo fare
qualcosa di eclatante e mi è venuta in mente ‘sta cosa in
stile City of Angels.
Certo. Solo
Kagome può decidere cosa deve fare della sua vita e posso solo
dirti che la sua scelta farà soffrire qualcuno, mi spiace.
Tranquilla. Comunque adesso ti verrà svelato l’arcano, sperando che non sia una cavolata mastodontica.
Baci e abbracci!
Cenarono
parlando del più e del meno, trascorrendo all’apparenza
una serata tranquilla. Rin si alzò per andare in bagno e Sesshomaru
seguì la sua figura rimanendone affascinato. Tutto proseguiva
abbastanza normalmente, finchè non arrivò la domanda
sbagliata.
“Allora Rin… come vanno gli affari?”
Rin
fulminò il padre con lo sguardo. Allora è per quello che
era stata contattata? Ma quanto era stata stupida nel pensare che
l’avesse cercata perché sentiva la sua mancanza?
“Senza di te che ci metti le mani, molto bene grazie.”
Sesshomaru
rimase spiazzato da quella risposta data con tanto odio. Forse aveva
giudicato male quella ragazza. Rin tagliava con noncuranza
l’arrosto che aveva davanti.
“Come sei cattiva…”
Rin sorrise amaramente.
“E questo è niente, papà…” – disse in un tono che al padre non piacque per niente.
“Modera i toni, ragazzina…”
Rin rise, ma era una risata priva di un qualsiasi accenno di gaiezza.
“Se
permetti, ero una ragazzina quando mi hai piantata. Ora sono cambiata.
E cresciuta. Mi spiace deluderti, ma stavolta non ho intenzione di
farmi fregare.”
Sesshomaru
osservava rapito la determinazione che trasudava Rin. E chi si sarebbe
mai aspettato che un esserino piccolino così potesse nascondere
una belva in attesa della preda?
“E cosa
ti fa pensare che voglia fregarti?” – chiese il padre,
sapendo di essere stato in qualche modo scoperto.
“Mah…
forse per il fatto che non mi hai chiesto niente della mia vita
privata, lanciandoti subito sugli affari di mamma?”
L’uomo
guardò torvo la ragazza. Purtroppo aveva fatto un errore di
valutazione. Non aveva calcolato l’odio che la figlia poteva
provare nei suoi confronti. Forse se avesse mantenuto un contatto con
lei anche se l’aveva abbandonata, a quest’ora sua figlia
non sarebbe stata così reticente.
“Ho solo fatto una domanda.” – rispose per cercare di calmarla.
“Quella
sbagliata, purtroppo per te.” – erano arrivati ormai verso
la fine della serata e Rin non aveva ancora messo in atto il suo
proposito, ma per la seconda volta il padre gliene diede modo.
“Allora Sesshomaru, com’è la nostra Rin a scuola?”
“Normale.”
Rin tirò un sospiro di sollievo. Non sapeva cos’avrebbe detto il demone.
“E basta?” – chiese insoddisfatto della risposta.
“Ha la
media del nove in tutte le materie, mai un’assenza… si
relaziona bene sia con i compagni che con i professori…
normale.” – disse, come se quell’aggettivo fosse
stato più che sufficiente.
La ragazza,
d’altro canto, era stupita della descrizione che aveva fatto di
lei Sesshomaru. Non se lo sarebbe mai aspettato da un tipo come lui.
“Bene…”
– disse il padre che non sapeva più che dire. Si
scambiò un cenno d’intesa con la sua nuova compagna,
affinchè li lasciassero da soli. Rin se ne accorse, e aveva
già capito le intenzioni del padre.
“Ikuko, già ci lascia?” – chiese Rin fintamente dispiaciuta per la dipartita della donna.
“Ecco… volevo stare un po’ con mio figlio…”
“Nobile proposito… se fosse veramente quello il suo obiettivo.” – rispose con un finto sorriso.
“Rin
cosa…” – tentò di dire il padre, ma non
potè finire la frase perché la ragazza finì il suo
discorso.
“Scommetto
che hai bisogno di soldi, non è così?” –
disse sempre sorridendo soddisfatta con il mento appoggiato sul dorso
delle mani.
Il padre non sapeva che dire.
“Vedo che
ci ho azzeccato. Sai papà, quando mi hai telefonato per
chiedermi questo incontro io ho sperato. Ho sperato che mi avessi
chiesto di vedermi perché ti mancavo, perché speravo che
volessi riallacciare con me quel rapporto che avevamo avuto un tempo.
Da questo punto di vista, si. Ti do ragione: sono ancora una ragazzina.
Una ragazzina stupida che pensava di contare ancora qualcosa per suo
padre. Mi viene solo la nausea a pensare di aver veramente creduto in
questo, mamma comunque mi aveva avvertito che di me poco ti importava,
ma… lo speravo. Evidentemente per te valgo quanto una scarpa
vecchia vecchia, pronta da buttare nella spazzatura. Mi hai invitata
per chiedermi dei soldi. Cos’è? Hai già sputtanato
quelli della mamma e quelli destinati per la mia retta a scuola?
Complimenti, comunque. Hai aspettato quattro anni per venirmeli a
chiedere, hai fatto dei bei progressi. Sei migliorato anche da questo
punto di vista, dato che prima me li avresti tranquillamente rubati. Ho
accettato questo invito anche perché volevo dirti quello che in
realtà penso di te e parlo anche a nome della mamma. Non
è potuta venire perché la sua nuova attività sta
rendendo bene, soprattutto grazie alla tua assenza. Ma sai, nonostante
tutto sono proprio felice di aver accettato questo invito, almeno
potremo chiarire questa situazione una volta per tutte. Se non lo hai
ancora capito io, e di conseguenza anche la mamma, ci rifiutiamo
categoricamente di prestarti anche un solo nichelino. Hai fatto delle
scelte? Pagane le conseguenze, ma sappi che se per un malaugurato
motivo io ti dovessi incrociare sulla mia strada riceverai da me solo
pura indifferenza. Da questo momento tu cessi di essere mio padre,
anche se non so se lo sei mai stato. Assieme alla mamma ho già
provveduto ad inoltrare ad uno studio di avvocati la mia richiesta per
disconoscerti come genitore. A giorni mi confermeranno l’esito
positivo dell’istanza. Con questo vi auguro un buon proseguimento
di serata.” – Rin fece per alzarsi, ma sentiva che doveva
dire un’ultima cosa. Forse, la più importante. I tre
seduti al tavolo erano ancora sbigottiti per le parole taglienti di
Rin. – “Ah… un’ultima cosa…”
– disse sempre fintamente sorridente la ragazza. –
“… Ikuko, ha già finito anche i soldi di suo
marito?”
Sesshomaru si girò di scatto con gli occhi sgranati verso la ragazza, che guardava con odio malcelato la donna.
“Di… di che sta… mamma!” – Sesshomaru non riusciva a comporre una frase sensata.
“Non so
di che stai parlando, signorinella.” – disse la donna
raccogliendo a se tutto il sangue freddo di cui disponeva.
“Le sto
chiedendo se ha già speso tutti i soldi che ha rubato a suo
marito.” – Rin aveva le mani appoggiate allo schienale
della sedia sulla quale era seduta prima.
“Non… non so di…”
“Di cosa
sto parlando? Bene, le faccio un breve ripasso. Quattro anni ebbi modo
di ascoltare una telefonata tra voi due. Quest’uomo le chiese
esplicitamente se era riuscita a prosciugare il conto del marito e se
era pronta a scappare.”
Sesshomaru non credeva alle sue orecchie.
“Ma… perché… perché mi hai mentito?” – chiese il demone alquanto scioccato.
La donna, ormai scoperta, si appoggiò allo schienale, pronta per una confessione in piena regola.
“Non ho mai sopportato tuo padre.”
Quelle parole
furono una doccia gelata non solo per Sesshomaru, ma anche per Rin. Ma
come poteva una madre comportarsi così?
“Il mio
fu un matrimonio di quelli da dimenticare. Poi…” –
disse la donna con un sorriso amaro, mentre con la mano stropicciava il
tovagliolo. – “… purtroppo sei nato tu.”
Sesshomaru
abbassò lo sguardo sul piatto, non aveva retto il colpo. E fu in
quell’attimo che gli vennero in mente tutte le cattiverie fatte a
Inuyasha.
“E tutte le volte che dicevi di volermi bene?” – chiese atono.
La donna alzò lo sguardo su quello del figlio e rise.
“La cosa
che mi riusciva meglio era fingere. Fingere di volerti bene, fingere di
amare tuo padre, fingere di voler condividere quella miserabile vita
con un uomo che non amavo.”
Rin tirò
un sospiro, come se cercasse di buttar fuori tutto l’odio che
aveva in corpo. Odiava quelle due persone, odiava il padre per il male
che aveva fatto a lei e a sua madre e odiava Ikuko per quelle parole
che nemmeno il più sciagurato dei figli poteva meritare.
“Bene…
l’importante è essersi chiariti.” – disse Rin
stavolta con un sorriso sincero che spiazzò i presenti. –
“Ora scusateci, ma io e Sesshomaru adesso ce ne andremo. Nel
momento stesso in cui noi varcheremo l’uscita di questo
ristorante ci saremo già dimenticati di avere un padre e una
madre. Dimenticheremo anche le vostre belle parole di genitori devoti.
Da quel momento in poi dimenticatevi di avere due figli, anche se vedo
che non è stato molto difficile per voi. Vieni
Sesshomaru?” – Rin tese la mano al demone che, sorpreso,
l’accettò. La ragazza lo condusse fuori dal ristorante
sotto lo sguardo astioso dei due genitori. Sesshomaru aveva lo sguardo
basso, ma Rin gli strinse di più la mano e quando lui
alzò lo sguardo andando ad incrociare quello di lei, vide che vi
era un sorriso di conforto sulle sue labbra. Un sorriso che lui sapeva
era tutto per lui. Misero il piede fuori dalla porta e insieme presero
un bel respiro, espirarono e poi… si misero a ridere.
Passeggiarono
così, mano nella mano, per un po’ per poi prendere posto
su una panchina non distante. Nessuno dei due parlò,
finchè non fu Sesshomaru a prendere la parola.
“Mi dispiace…” – disse non guardandola in faccia.
Rin si girò verso di lui.
“Di cosa?” – chiese la ragazza non capendo.
“Di e per tutto. Soprattutto dello schiaffo. Io… mi dispiace… non so che mi è…”
Rin poggiò la mano su quella di lui. Lui la guardò e la vide squotere il capo.
“Già
dimenticato…” – poi Rin tornò a guardare il
cielo. Erano appena le nove e mezzo di sera e sarebbe stato uno spreco
rovinare una serata come quella. Dopotutto dovevano festeggiare, no?
– “IN PIEDI!” – urlò la ragazza
scattando in piedi con un salto e facendo sussultare il demone.
“Ma… Ma sei scema!?!”
“ANDIAMO!”
“Dove?” – chiese mentre la ragazza gli prendeva la mano e lo trascinava a forza via da li.
“Dobbiamo festeggiare!” – disse con ovvietà.
Sesshomaru pensava che ci fosse da fare tutto tranne che festeggiare, ma poi…
“Festeggiare cosa?” – chiese non capendo.
“La nostra libertà. Vieni, ti offro da bere.”
I due
camminarono fianco a fianco con la mano sempre stretta all’altra,
come se solo quel gesto li aiutasse ad andare avanti. Arrivarono di
fronte al bar della madre di Rin.
“Vieni…”
– lo condusse dentro e lo fece accomodare ad un tavolo. Il bar
era pratiamente deserto. – “Che ti posso offrire?”
“Ma… è tuo il bar?”
“Magari…
no è di mia mamma. Io l’aiuto con la gestione al
pomeriggio dopo i compiti. Allora, che ti offro?”
“Fammi un whisky. Doppio. Liscio.”
Rin lo guardò storto.
“No, caro mio… ho detto festeggiare in senso positivo, non negativo.”
“Veramente hai detto solo festeggiare…” – disse lui cercando di ottenere da bere.
“Era sottinteso… cioccolata? Cappuccino? Coca cola? Aranciata? The?…”
Sesshomaru si arrese. Con quella ragazza la battaglia era persa in partenza.
“Vada per il cappuccino.”
“Se prorpio insisti…”
Sesshomaru la
guardò troppo male. Dopo cinque minuti Rin ritornò con
due cappuccini. Lo stavano finendo quando una voce femminile li fece
voltare.
“Ragazzi
scusate, ma il locale sta per… ah Rin sei tu?” –
disse la donna accorrendo da lei. – “Com’è
andata?”
“Io direi bene. Tu che ne dici?” – chiese rivolta a Sesshomaru.
“Oh… scusami… non ti avevo visto. Piacere, io sono Akiko Minamoto, la madre di Rin.”
“Piacere signora, Sesshomaru Mizumi.”
“Brava, gli hai offerto da bere.”
“Si, perché io e Sesshomaru dobbiamo festeggiare.”
“E cosa?” – chiese la donna curiosa.
Sesshomaru notò che erano molto affiatate quelle due per non parlare che erano praticamente identiche.
“Del fatto che ci siamo liberati di un peso.”
“E quale?”
“Dei nostri genitori.”
Akiko non capiva.
“In che senso?”
“Stasera
ho cenato con papà.” – la donna annuì, mentre
sentiva un nodo di odio salirle per la gola. – “E con la
madre di Sesshomaru che è la sua nuova compagna. Ah sai? Mi
voleva chiedere dei soldi.”
“COSAAA??!” – urlò indignata la madre. – “MA COME HA OSATO?!?”
“Signora… le faccio i miei complimenti. Sua figlia sa come farsi capire.” – disse Sesshomaru.
La donna guardò la figlia che le disse semplicemente che le avrebbe spiegato tutto a casa.
“Va bene… chiudi tu il bar?”
“Si, vai tranquilla. Buona notte…”
“Buona notte, tesoro.” – disse la donna poggiandole un bacio sulla fronte.
Sesshomaru in
quel momento provò una grande rabbia, ma anche tanta invidia.
Rin aveva una madre che l’amava, lui… lui era stato
classificato come un incidente di percorso. Quanto gli rodeva questa
cosa… il demone salutò Akiko e rimase da solo con Rin.
Per un momento i due non ebbero nulla da dirsi.
“Vuoi qualcos’altro?” – chiese Rin per interrompere quel pesante silenzio.
“No grazie, sto bene così…”
Rin annuì.
“Mi dispiace per quello che ti ha detto tua madre. Nessuno merita quelle parole.”
“Ormai
è andata così.” – Sesshomaru rise. –
“Quello che mi fa più ridere in questa faccenda è
la mia stupidità. Ho accusato mio padre di aver cacciato mia
madre per un inesistente motivo. Mia madre mi aveva scritto una lettera
dove mi diceva che mio padre le prendeva i soldi che guadagnava, per
quello se n’era andata. Sono proprio idiota, eh?” –
disse deridendosi da solo.
Rin non lo
poteva vedere in quello stato. Si alzò dal suo posto e
andò da lui e lo abbracciò. Voleva fargli capire che lui
non era solo e che se voleva poteva sempre contare su di lei.
Sesshomaru si lasciò abbracciare, per la prima volta da quando
la madre lo aveva abbandonato e, a sua volta, abbracciò.
Rimasero in quella posizione che ai ragazzi sembrò
un’eternità. Si sentiva protetto tra quelle esili braccia.
Nonostante quello che era successo poco prima al ristorante, nonostante
fosse venuta a conoscenza della verità, Rin non si era lasciata
abbattere, anzi. Aveva reagito molto bene alla cosa ed era lì
pronta per aiutare lui, lui che l’aveva sempre vista come oggetto
inferiore e indegna delle sue attenzioni, un oggetto che doveva essere
posseduto per non intaccare la sua reputazione di
“sciupafemmine”. Molte ragazze avrebbero pagato oro a
quintalate per essere li con lui in quel momento, ma sapeva che non
sarebbe stata la stessa cosa. Rin si era guadagnata la sua fiducia, una
fiducia che pensava di non essere più in grado di dare a
nessuno. Gli accarezzava i capelli, sperando che quel gesto lo potesse
aiutare a calmarsi, glielo faceva sempre la madre quando avevano
rischiato di colare a picco a causa dei debiti del marito. Sesshomaru
alzò lo sguardo su Rin e lo legò a quello della ragazza.
Lo sentiva pericolosamente vicino, sentiva il suo fiato caldo
carezzarle il viso. Occhi negli occhi. Riusciva persino a coglierne le
varie sfumature, notando che era ancora più bello di sempre. E
finalmente fu in grado di assaporare quelle labbra che l’avevano
catturata dal primo giorno di scuola alle superiori. Fu un bacio
meravigliosamente semplice. Rin era felice, come non lo era mai stata
nella sua vita. Sesshomaru provò una strana sensazione
all’altezza del cuore. È questa la felicità di cui
si sente tanto parlare? Si chiese mentre assaporava quelle labbra rosse
come il peccato. Interruppero il bacio e tornarono a fissarsi negli
occhi.
“Forse…
dovremmo andare…” – disse Rin mentre si alzava in
piedi. – “Devo chiudere il bar.”
I due uscirono
dal locale e si diressero silenziosi verso casa. Sesshomaru
accompagnò a casa Rin. Era tardi e non gli era sembrato il caso
di lasciarla girare per le strade da sola. Rin si fermò davanti
casa.
“Sono
arrivata. Grazie per avermi accompagnata. Ci vediamo lunedì a
scuola.” – Rin fece per andarsene, ma Sesshomaru la
fermò. La ragazza si girò e si ritrovò a guardarlo
negli occhi.
E successe di nuovo.
Per la seconda
volta nella serata, Rin potè di nuovo toccare il paradiso. Una
sensazione che provò anche Sesshomaru.
“Ecco…” – disse lui. – “… adesso puoi andare.” – e se ne andò per tornare a casa propria.
Entrò in
casa tutta trafelata e agitata per quel bacio. Ripensò a tutte
le emozioni provate in quel momento e si buttò sul letto di
camera sua. Si mise il pigiama e si coricò a letto, ma in quel
momento ritrovò la lucidità.
“Kagome!”
– poi fece una faccia come per dire “meglio parlare
più piano.” – “Domani vado da lei e le
racconto tutto.”
Si riaddormentò sognando quel demone dagli occhi del sole.
Il mattino
successivo quattro mani spuntarono da sotto le coperte e spensero la
sveglia programmata che suonasse alle nove del mattino. Oggi era sabato
e non c’era scuola.
Kagome si
alzò e la prima cosa che fece fu quella di andare a vedere il
quadro. Finalmente i due Titani ora erano in piedi l’uno di
fronte all’altro in una situazione di totale parità. Forse
le cose stavano iniziando ad aggiustarsi. Si preparò la
colazione e cominciò la giornata.
“MALEDIZIONE!
NO!” – urlò Kagura adirata come non mai. Di
lì a poco fece la sua apparizione Naraku.
“Che succede?”
“Quella
ragazzina! Quella maledetta ragazzina!” – inveì il
demone-angelo. – “Sta cambiando Sesshomaru e questo non
deve accadere! Deve uccidere quel mezzo demone! Dopo che faccia quello
che vuole!” – Kagura era fuori di sé. Aveva indotto
Sesshomaru a picchiare il fratello. Doveva fare in modo che arrivasse
ad ucciderlo per avere il totale controllo su di lui, ma quella
ragazzina lo stava cambiando e questo non doveva succedere.
“Calmati…” – le disse Naraku.
“Non
posso! Ho fatto in modo che picchiasse a sangue il fratello… non
posso permettere che si redima proprio adesso! Non adesso che mi manca
poco!”
“Adesso
calmati!” – ordinò perentorio Naraku. Kagura si rese
conto solo allora di aver mancato di rispetto al suo signore.
“Perdonami, mio signore… non succederà mai più.”
“Trova un modo per mettere a tacere quella ragazzina!” – e sparì da dove era arrivato.
“Ci puoi contare…” – disse più rabbiosa che mai.
Rin aveva fatto
colazione e aveva salutato la madre. Le disse che doveva assolutamente
andare da Kagome e non sapeva a che ora sarebbe tornata a casa.
Arrivò tutta contenta a casa dell’amica e le sembrava che
la strada si fosse allungata. Suonò e Kagome andò ad
aprire. Si assicurò che fosse tutto a posto e poi aprì.
Si ritrovò Rin spiaccicata al suo corpo, stritolata in un
abbraccio mortale.
“R-rin… respiro non… ’spetta…”
“Scusascusascusascusascusascusascusa!”
Kagome trasse un profondo respiro per approvigionare i suoi polmoni.
“Ma… che è successo?” – chiese ancora sconvolta.
“CI SIAMO BACIATI, KAGOME! CI SIAMO BACIATI!”
“Chi? Con chi ti sei baciata?”
“Sesshomaru!” – disse con aria sognante, mentre con una capriola si gettava a peso morto sul divano.
Kagome sorrise.
“Bene… è una buona cosa…”
“Buona?”
– chiese indignata. – “QUESTO E’ FAVOLOSO!
ODDIO, ANCORA NON CI CREDO! Ma aspetta che ti racconto tutto. Ho
seguito il tuo consiglio e sono andato a cena con mio padre
e…” – Rin prese a raccontare a Kagome come si svolse
la serata di ieri. Kagome l’ascoltava vivamente interessata e si
meravigliò quando venne a sapere della storia di Sesshomaru e si
congratulò con l’amica quando le disse che Sesshomaru
l’aveva baciata. – “Oh Kagome… è stato
bellissimo…” – disse con aria sognante.
“Immagino che essere baciati dalla persona che si ama deve essere stato sconvolgente.”
Rin la guardò violacea.
“N-no… io non…”
“Rin,
Rin, Rin…” – disse Kagome squotendo la testa.
– “… non puoi dirmi che non ne sei innamorata
altrimenti come mi spieghi tutto questo entusiasmo per un bacio?”
“Ecco… io…”
“Essere innamorati è la cosa più bella di questo mondo. Non vergognartene!”
Rin sorrise e ritornò con la mente a quella bellissima serata.
“Cosa devo fare adesso?” – chiese diventando d’un tratto seria.
“In che senso, scusa?”
“Come mi
comporto con lui? Insomma… lui non è il classico ragazzo
che porta i fiori a casa della sua ragazza e cerca di farsi amare dai
suoi genitori.”
“Certo
che se volevi un ragazzo così, con Sesshomaru hai proprio
sbagliato soggetto. Se invece vuoi un ragazzo che in apparenza è
freddo come il Polo Nord ma sotto sotto sa come farti battere il cuore,
allora Sesshomaru è quello giusto.”
Rin fu molto soddisfatta di quelle parole e volle credere ciecamente a Kagome.
“Grazie mille! Tu mi risolvi sempre i problemi!”
Kagome sorrise e accompagnò la sua amica alla porta, ma qualcosa non andò per il verso giusto.
“Che strano…”
“Cosa?”
“Questo quadro…”
Kagome iniziò a sudare freddo.
“Perché?”
“…
non lo so… prima mi sembrava che le figure fossero messe in un
modo diverso… bah, mi sarò sbagliata.”
“G-già…
forse è così…” – Kagome fece per
chiudere la porta, ma Rin la bloccò con il piede.
“Ah senti…”
“S-si…?”
“Fa un
salto da me oggi al bar, che ti offro…” – ma Rin non
finì la frase perché in quel momento la sua attenzione fu
catturata da un oggetto. Più propriamente da un quadro, le cui
figure stavano lentamente modificando la propria posizione. Kagome
seguì con lo sguardo la direzione di quello dell’amica e
volle morire in quel preciso istante.
=NO!NO!NO! Non
deve vederlo!= Kagome provò a mettersi in mezzo, ma Rin fu
più veloce e rientrò in casa. Il quadro però aveva
smesso di muoversi. Kagome guardò le posizioni e vide che il
Bene era in ginocchio di fronte al Male. Kagome sentì lo sguardo
indagatore di Rin sulla pelle. Si voltò e la vide trattenere
un’ovvia domanda.
“Ma che sta succedendo qui?”
Kagome sudava freddo. Altra sensazione che avrebbe messo nel suo libro nero delle sensazioni che non voleva più provare.
“Ecco…
posso spiegarti…” – Rin attese. –
“… ma non adesso però.” – la
guardò con un sopracciglio alzato.
“Se tu credi che io me ne vada da questa casa senza sapere che sta succedendo, beh… ti sbagli di grosso!”
Kagome si stava
massacrando le mani. E adesso che le avrebbe detto? Oh beh, Rin…
non aver paura… sono un angelo e Dio mi ha mandato qui
perché devo aiutare Inuyasha e Sesshomaru a volersi bene. Ma
solo in quel momento si ricordò di aver lasciato a casa la sua
chiave e anche se glielo avesse confessato, senza mostrarle che quello
che diceva corrispondeva a realtà, l’avrebbe sicuramente
presa per pazza. Gli esseri umani da quel punto di vista erano
particolarmente scettici.
“Rin…
ora non posso, veramente… quando avrò finito con quello
che devo fare, ti dirò tutto, ma… non ora.”
Rin sembrò allentare la presa.
“Ti posso aiutare io?”
Kagome sorrise.
“No, ti ringrazio… devo arrangiarmi.”
“Promettimi che starai attenta, qualsiasi cosa accada.”
“Te lo prometto. Ah… Rin?” – la chiamò prima che uscisse definitivamente dalla porta.
La ragazza si voltò e capì immediatamente quello che voleva dirle l’amica.
“Non temere. Non dirò niente a nessuno a meno che non sia tu a chiedermelo.”
“Grazie davvero, Rin.”
Rin sorrise
sinceramente all’amica e si diresse al bar della madre. Anche se
il bar era affollato quel giorno e le ordinazioni piovevano anche dal
cielo, Rin non poteva non pensare a quello che aveva visto poco prima.
Kagome non
sapeva che fare. Si fidava di Rin, ma questo non le era sufficiente. La
sua amica non avrebbe proprio dovuto vedere la trasformazione del
quadro. Quello era un bel problema. Qualche istante più tardi
suonò nuovamente il campanello.
Si trovò
davanti Inuyasha e anche il discorso che le aveva fatto la madre il
giorno prima. La ragazza lo guardò e fu in quel momento che
prese la sua decisione. La più difficile della sua vita.
“Ciao…” – disse lui imbarazzato.
“Ciao…” – disse lei, nonostante tutto, felice di vederlo. – “… entra…”
Inuyasha si accomodò e Kagome prese un bel respiro e poi si diresse da Inuyasha.
“Come stai?” – chiese lui per rompere il silenzio.
“Abbastanza bene… Inuyasha?”
“Si?”
– disse lui ansioso di sentire quello che avrebbe detto quella
ragazza. – “… mi hanno chiamato i miei genitori
dall’Italia.”
Inuyasha tremò. Sperava vivamente di non dover sentire quello che la ragazza invece gli avrebbe detto subito dopo.
“Mi hanno detto che devo far rientro a casa il più presto possibile.”
Panico.
Buio.
Terrore.
Questi
sentimenti si erano impadroniti di Inuyasha e lo avevano legato a loro
senza possibilità di svincolo. Non poteva crede che proprio ora
che aveva trovato qualcuno da amare, e che straordinariamente lo amava,
dovesse separarsene.
“Ma… perché…” – non riusciva a parlare. Era troppo sconvolto.
“Sono
molto presi con il lavoro e non riescono a badare al mio fratellino di
quattro anni. Mi… dispiace tanto…”
Inuyasha era a bocca aperta. Non aveva ancora digerito la notizia.
“E… e noi?” – riuscì a chiedere.
Kagome si sentì malissimo.
Frustrazione. Altro sentimento che avrebbe messo nel libro nero.
“Io… non ti dimenticherò mai, Inuyasha. Questa è una promessa.”
“Quando partirai?”
“Mi hanno concesso paio di settimane di tempo.” – disse lei, inventando al momento.
Inuyasha sorrise e Kagome non ne capì il motivo.
“Beh… vorrà dire che passerai le due settimane più belle di tutta la tua vita.”
Kagome sgranò gli occhi.
“Ma io… dovrò partire…”
Inuyasha ingoiò pesante.
“Al dopo ci penseremo più avanti. Adesso voglio solo stare con te. Vuoi?”
Kagome annuì con il capo e corse verso di lui per piangere come una fontana.
Il racconto di
Rin ebbe su Kagome un effetto chiarificatore. La sua amica aveva
cercato di descriverle tutte le sensazioni provate quando Sesshomaru
l’aveva baciata. Ad un certo punto le disse: “E’
impossibile da descrivere. Ti senti schizzare in paradiso e tornare
giù al doppio della velocità. È
bellissimo…”
Kagome, da
quello che aveva sentito, aveva capito cos’era quella sensazione
strana che provava al cuore e allo stomaco: sfarfallio… stomaco
chiuso… gambe che non la reggevano in piedi. Tutto questo aveva
un nome ben preciso e la ragazza stessa aveva paura di ammetterlo
perché nel momento in cui lo avrebbe fatto, sarebbe diventata
una cosa reale e avrebbe sofferto come non mai. Kagome si era
innamorata di Inuyasha e proprio a causa di questo suo sentimento era
costretta a lasciarlo. Non le era piaciuto il fatto di dover mentire,
ma non aveva avuto altra scelta.
I due si
staccarono e Inuyasha potè finalmente riassaporare quelle dolci
labbra. Sentiva che le gambe non la reggevano più e dovette
aggrapparsi al mezzo demone per sostenersi, che fu più che
felice di sorreggerla.
Come persona,
Kagome stava provando un’infinità di emozioni e le
relative sfumature. Pensò che un essere umano che veniva
investito da tutte quelle sensazioni doveva impazzire. Ma come facevano
a sopportarle? Inuyasha fece sedere Kagome sul divano. Si staccarono e
poggiarono le loro fronti su quella dell’altro. Inuyasha sfiorava
con la punta del naso le guance e le labbra di Kagome, inconsapevole di
procurare alla ragazza brividi di enorme intensità. Ripresero a
baciarsi, accomodandosi meglio sul divano. Ora Inuyasha vi aveva steso
la ragazza e aveva insinuato una mano sotto la sua maglietta. Il
respiro di Kagome si fece corto e irregolare. Istintivamente anche lei
portò una mano sotto la maglia di lui, andando ad accarezzare
quella schiena e quel torace che le avevano fatto provare quelle prime
strane emozioni. Inuyasha chiuse gli occhi, beandosi di quel tocco
gentile e delle sensazioni che Kagome non sapeva di procurargli.
Approfondì ancora di più il bacio, tramortendo
l’angelo. Con la mano, Inuyasha era arrivato a sfiorare un seno
di Kagome. Ritirò immediatamente la mano, la sua ultima
intenzione era quella di voler affrettare le cose.
“S-scusami…
io… non volevo… scusami…” – era troppo
terrorizzato di poterla perdere per uno stupido sbaglio, ma Kagome lo
fece rimanere di sasso quando prese la sua mano tra la sua e la guidava
nuovamente verso l’alto. Inuyasha arrivò a sentire sotto
la mano, il seno di Kagome. La ragazza lo guardava, temendo di
non aver fatto la cosa giusta. Il mezzo demone era bloccato in quella
che era la decisione più difficile della sua vita.
Ripensò a tutti i maltrattamenti subiti da quando aveva iniziato
a camminare fino a quel giorno di una sola settimana fa, quando quella
ragazza, si era seduta vicino a lui in ultima fila e iniziando a
scalfire pian piano quel muro di protezione che si era costruito
attorno. E adesso era lì, sotto di lui che gli chiedeva di non
fermarsi perché era lei stessa che lo voleva. Inconsciamente
iniziò ad accarezzare il seno di Kagome, facendole accorciare
sempre di più il respiro. La ragazza stava cercando di togliere
la maglia a Inuyasha. Lui l’aiutò e poi si fermò a
guardarla. Sperò di non metterle paura con quello che avrebbe
fatto dopo. Lentamente le sbottonò la maglia e Kagome gli
accarezzava dolcemente gli avambracci. I capelli di lui le
solleticavano le faccia. La sollevò di quel poco che gli bastava
per toglierle la maglia. Quando ebbe finito e l’ebbe ridistesa
sul divano, niente, nemmeno l’opera d’arte che più
doveva avvicinarsi alla bellezza umana femminile, avrebbe potuto
reggere il confronto con Kagome. La ragazza lo guardò timorosa,
per quello che sapeva stava per accadere. Inuyasha fece salire
lentamente la mano per la vita di lei, sfiorandola con le dita. I
brividi procurati, furono facilmente smascherati. Il mezzo demone
ritornò a sentire il seno di Kagome sotto la sua mano.
Iniziò a carezzarle il capezzolo, mentre gli occhi di lei
diventavano lucidi; ebbe la conferma che la ragazza gradiva le sue
carezze quando la sentì gemere e inarcare la schiena. Si
abbassò e iniziò a torturare la parte superiore del corpo
con le sue labbra. Kagome si sentiva scottare, il viso era rosso e gli
occhi chiusi, intenti a non perdere nemmeno una di quelle emozioni che
la stavano stravolgendo. Le leccò l’ombelico,
risalì verso l’alto finchè non arrivò a quel
bocciolo di rosa che aveva espressamente chiesto di essere assaggiato
quando aveva fatto la sua comparsa. Inuyasha accolse la sua richiesta e
iniziò a leccarlo. Kagome affondava le sue unghie nella schiena
di lui, mentre invocava sommessamente il suo nome, come a non voler
interrompere quel momento. Inuyasha si fece trasportare dalle emozioni;
non si limitò più a stuzzicare il capezzolo della ragazza
con la punta della lingua, ora lo stava succhiando avidamente, come un
neonato si avvinghia al seno della madre per avere il suo nutrimento. E
così stava facendo Inuyasha: stava succhiando quel nutrimento
che per tanto tempo gli era stato negato a causa della sua natura.
Kagome era stravolta, finchè Inuyasha non si staccò per
reimpossessarsi delle sue labbra. Kagome cercò di sfilargli i
pantaloni e lui l’aiutò, rimanendo così in intimo.
Lo stesso fece Inuyasha con i pantaloni di lei, rimanendo solo con gli
slip addosso. Inuyasha la guardò e prima che potesse rivolgerle
qualsiasi domanda lei lo precedette.
“Non… non ti fermare… non… non adesso…”
Inuyasha non ci
poteva credere. Non poteva credere di vedere una luce in fondo al
tunnel, dove ad aspettarlo c’era Kagome. Lentamente le
sfilò lo slip e lei fece lo stesso con lui. Inuyasha era
inesperto, ma stava seguendo il suo cuore. Con la punta delle dita
sfiorò delicatamente la femminilità della ragazza che
lentamente si aprì, come i fiori di ciliegio in Primavera.
Inuyasha colse al volo la sua prima ed unica opportunità per
essere felice e si fondò in un tutt’uno con la sua Kagome.
Il calore che provocava la vicinanza dei due corpi fece si che il
dolore, provato da Kagome, svanisse in un istante. Avrebbe serbato un
bellissimo ricordo di Inuyasha e avrebbe anche ricordato come un mezzo
demone, avesse potuto regalarle quell’infinità di emozioni
anche con un solo semplice sguardo. Scacciò dalla sua mente quei
cattivi pensieri: ora voleva solo concentrarsi su di lui e amarlo nel
modo più bello che due persone conoscessero. Aprirsi in quel
modo, mettere la propria fragilità nelle mani della persona
amata, mettendo a nudo tutte quelle emozioni era stata
l’esperienza più terrificante, più stupefacente, ma
soprattutto la più eccezionale che un essere umano potesse
provare. Kagome si donò senza riserve a quel ragazzo e lo
amò con tutta se stessa.
Inuyasha
stringeva forte a se il corpo della ragazza. Sentiva che i loro
movimenti erano sincronizzati, come se fosse una vita che si
conoscessero. Sentiva che le gambe di Kagome si avvinghiavano al suo
bacino, mentre lui iniziava a velocizzare la loro danza. Ogni spinta
era un pugno allo stomaco che i due erano felici di ricevere.
L’estasi arrivò non molto più tardi. Inuyasha,
sudato, si accasciò sul collo della ragazza che lo stringeva
come se potesse scappare da qualche parte. Aspettarono che i respiri si
calmassero, poi Inuyasha si mise vicino a lei e la guardava negli occhi.
“E’
stato bellissimo…” – disse lui, non provando il
benchè minimo segno di imbarazzo per quella frase. Kagome
sorrise in un modo indescrivibile che portò Inuyasha a sorridere
a sua volta.
“Lo dicevo io…”
“Cosa?”
“Che sei più bello quando ridi.”
Inuyasha si
avvicinò a lei e la baciò. Prese la coperta che giaceva
in fondo al divano e coprì i loro corpi. Ci fu un attimo di
silenzio, momento in cui nessuno dei due pensava a qualcosa in
particolare.
“Ti
amo…” – disse Inuyasha. Glielo disse con il terrore
negli occhi. Aveva paura che lei lo rifiutasse, nonostante tutte le
volte che lei si era fatta in quattro per aiutarlo.
Kagome lo
guardava e si sentiva male perché sarebbe dovuta tornare da Lui,
presto o tardi. Ma questo pensiero non le impedì di
corrispondere il sentimento del mezzo demone.
“Ti amo anch’io.”
Inuyasha la
strinse a se e la baciò di nuovo. Volle riprovare tutte quelle
sensazioni ancora una volta prima di ritornare alla realtà.
Passarono una buona mezz’ora a scambiarsi effusioni e a baciarsi
prima di rivestirsi.
“Allora? Che ti va di fare?” – le chiese Inuyasha.
“Non lo so… decidi tu.” – e così Kagome gli diede carta bianca.
Fu così
che Inuyasha decise di portare la sua Kagome in tutti i posti
più divertenti della città. Solo che le Forze del Male
erano in atto per mettere fine alla vita di un Innocente e di un Angelo
Consulente.
I due ragazzi
uscirono e Kagome, tutta presa da Inuyasha, si dimenticò di
guardare il quadro che sicuramente l’avrebbe messa in allerta.
Il Bene era sdraiato in balia del Male.
Anche
Sesshomaru quella mattina era uscito abbastanza presto, se le dieci e
mezzo del mattino può essere considerato “presto”.
Da quando aveva pestato il fratello non aveva più avuto
occasione di vederlo e chiarirsi, anche se non riusciva a spiegarsi
tutta questa fretta nel voler chiarire con Inuyasha quello che era
successo. Aveva ancora in mente le parole di quella che un tempo era la
donna che adorava.
“La
cosa che mi riusciva meglio era fingere. Fingere di volerti bene,
fingere di amare tuo padre, fingere di voler condividere quella
miserabile vita con un uomo che non amavo.”
Odiava con tutto sé stesso quella donna e sperava di non doverla mai incontrare altrimenti lui…
La uccideresti, vero Sesshomaru?
“No! Non
adesso!” – disse atterrito il demone. Era stata quella voce
a indurlo a commettere quel massacro contro suo fratello. Non voleva
più darle retta, anche perché Rin non lo avrebbe
approvato. Fu strano che proprio in quel momento le venne in mente la
ragazza. Perché?
Sai di aver fatto la cosa giusta con Inuyasha, Sesshomaru. Non negarlo. Hai seguito il tuo cuore…
“No… io… non volevo…”
Sì che lo volevi. Io ti ho solo illuminato la via da seguire.
Sesshomaru era
spaventato come mai lo era stato in vita sua. Non era da lui tremare
come una foglia, ma in quel momento non era in grado di pensare.
Sentiva che quella voce lentamente si stava impadronendo nuovamente del
suo corpo e lui non riusciva ad impedirlo. Il demone aveva una notevole
forza, ma quella non fu sufficiente per contrastare la potenza di
Kagura. Dove un attimo prima c’era Sesshomaru, un attimo dopo
c’era una strada vuota.
Kagura aveva trasportato nel Regno degli Inferi Sesshomaru.
Si può?
*schiva un badile*
Dai, posso spiega…
*evita un coltello*
Ok o mi fate parlare o non se ne fa più niente!
*si abbassa alla velocità della luce*
Ma che avevate
un armamentario? Comunque… ecco a voi la “prima
volta” dei due piccioncini, il bacio di Rin con Sesshomaru e di
nuovo la trita-castagne di Kagura.
Voglio
precisare una cosa, prima che me ne dimentichi: tecnicamente, Rin e
Sesshomaru non potrebbero stare insieme perché sono fratellastri
e la legge lo proibisce. Non conoscendo le leggi che regolano
l’aspetto familiare (rapporti intimi tra fratellastri), mi sono
inventata di sana pianta (poi se invece esiste fatemelo sapere) la
regola che disconoscere un genitore potesse essere un buon motivo per
permettere a due persone di stare insieme. Che poi una cosa non mi
è chiara…
Se io ho un
figlio e mia moglie ne ha un altro, entrambi concepiti con persone
differenti, che cazzo vuol dire che se diventano fratellastri non
possono avere rapporti sessuali? Non hanno mica il sangue in comune!
Hanno genitori differenti!
Vabbè, dubbi miei personali, comunque…
Spero che sia piaciuto, visto che dal prossimo, credo, si inzieranno a svelare gli arcani.
Intanto vi srotolo la lingua in bocca a tutte e vi aspetto alla prossima!
Callistas!
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Capitolo 10 *** 10 - Il Conflitto decisivo ***
10 - Il Conflitto decisivo
Sera!
Come andiamo?
Io spero bene,
anche perché adesso inizieranno i guai. Per chi? Oh beh…
un po’ per tutti perché come recita il proverbio: un
po’ di guai al giorno toglie il medico di torno!
Perfetto. ora che la ca..ta è stata detta, posso cominciare a fare la seria.
Sesshomaru è stato trasportato nel Regno degli Inferi da Kagura e tra poco qualcun altro andà a fargli compagnia?
Chi?
Adesso non
cominciamo subito a pretendere le risposte! Leggete il capitolo e lo
scoprirete. Ma prima, com’è mia consolidata tradizione,
vorrei ringraziare quelle pie anime che mi hanno recensito fino a
questo punto, partendo da…
Xx Kagome_Chan xX:
alla buon’ora! E poi non trovare fuori le scuse inutili che non
potevi più entrare nel sito che non ti crede nessuno!
Muahahahahahahaah!
Guarda che, non
so se l’hai capito, ma io con le mie storie faccio quello che
voglio, e se voglio far partir Kagome la faccio partire e con questo,
credo di aver chiarito la questione.
*si ama quando fa la bastarda*
Aspetto con curiosità il commento su questo capitolo…
Kagome19:
muahahahahahahahah! Sono protetta dalla più grande agenzia
segreta che esiste al mondo! Non scoprirai mai che abito a Verona!
Muahahahahahaha!!!
Kaggy95:
ok. Sono ufficialmente senza parole. Ma che mi hai scritto
l’Omero in sette lingue?!?!?!?!?!? Mai vista una recensione
assì lunga! Porca va… paletta! Come si fa a rispondere a
una recensione che tutti gli scrittori sognano!?!?!??!?!!?
In teoria si partirebbe dal principio, no? ehehe… allora dunque…
Punto primo:
dire che sono lusingata dalle tue parole è offenderti. Sono
più che contentissima che la caratterizzazione di Rin ti sia
piaciuta. Effettivamente, volevo dare una smossa al suo personaggio e
la situazione che si era creata con i suoi genitori mi sembrava un
ottimo modo per fare emergere le sue qualità nascoste.
Punto secondo: oddio ho già i crampi alle dita… come sono felice!
Spiegare le
relazioni extraconiugali è sempre un casino, ma hai reso
perfettamente l’idea. Come hai letto e giustamente osservato, i
due non hanno sangue in comune, avendo quattro genitori completamente
diversi tra di loro. Sì, ho presente Marmelade Boy che, piccola
nota personale, stravedevo per Jury, lo veneravo. Però, non so
se lo sai, che se due genitori che hanno già dei figli si
sposano con altri genitori che hanno altri figli, questi diventano
automaticamente fratellastri e non possono avere legami intimi. Ma per
ovviare a questa scomoda – per me – situazione, ho pensato
che se Rin chiedeva a un notaio di disconoscere il padre, a prescindere
dal fatto che fosse innamorata di Sesshomaru, allora avrebbe potuto
avere rapporti con il suo “fratellastro”. Non so se a
livello legale questa possa essere una scappatoia, ma mi è
venuta così, dato che come idea mi sembrava possedesse anche una
certa logica.
Punto terzo:
*-* occhietti sbrilluccicosi, eh? Li ho avuti anch’io quando ho
buttato giù le righe per descrivere la scena che, tra
l’altro, mi imbarazza sempre.
Ho cercato di
immedesimarmi nei personaggi, prima in uno e poi nell’altro,
cercando di non dare una descrizione sommaria dell’evento, ma
analizzando ciò che ognuno provava: estasi per Kagome, timore
reverenziale per Inuyasha, che non voleva che l’unica persona che
lo accettava per quello che era. Il mezzo demone ha vissuto in
isolamento per diciassette anni e quando si è trovato davanti
qualcuno che lo ha accettato per quello che era, ha voluto prendere le
cose con calma, cercando di non spaventare l’innocente
“vittima” – mi offro io come cavia per la prossima
volta!!! – invece di saltarle addosso come invece avrebbe fatto
la stragrande maggioranza degli adolescenti con turbe sessuali da
vergini forzati.
Sono contenta che tu sia riuscita a cogliere tutto questo.
Punto quarto:
rileggendo quella parte, anch’io ho sudato freddo quando Rin
stava per scoprire tutto, ma sai com’è… magari la
povera Rin pensava a una svista e quindi più di tanto non ha
indagato – si fa per dire.
Se sai che
è una bugia, saprai anche perché Kagome ha dovuto dirla.
Il dialogo avuto con la madre di Inuyasha è stato in qualche
modo chiarificatore, nonostante l’angelo abbia voluto godersi
Inuyasha finchè poteva.
E
ancora… sono contenta che tu mi voglia fare un disegno della
scena tra Naraku e Kagura. Vorrei, sempre che ne sia in grado, anche
perché non so come si fa, riuscire a pubblicarla almeno
nell’ultimo capitolo, se sei d’accordo.
Aggiungo io il punto numero cinque.
Sono onorata di
poter vantare nelle persone che mi recensiscono una persona come te,
che sa cogliere i messaggi nascosti che cerco di lasciare. Ovviamente,
apprezzo anche chi solo mi scrive che la storia è bellissima e
che non vedono l’ora di un aggiornamento, ma quando si tratta di
aver a che fare con persone che mettono sotto analisi ogni singola
parola, chiedendo spiegazioni, per vedere se hanno azzeccato il punto,
mi fa sempre inumidire gli occhi. È ovvio che, per tutti i
motivi di questo mondo, non si può fare una recensione
strakilometrica come la tua per ogni singolo capitolo, anche se sarebbe
bello. E aggiungo… aggiungo che non vedo l’ora di vedere
il tuo disegno, sperando di poterlo inserire nella mia storia.
Grazie per il
“popò” di recensione che mi hai lasciata. Giuro che
ci sono rimasta male – in senso positivo – quando
l’ho vista.
Un bacione, callistas
Bellatrix_Indomita:
immagino, cara amazzone, che la tua agenda sia piena di impegni
*ironizza* e ti ringrazio per esserti degnata di aver lasciato un
commento… *fa la bastarda*
Ma dai che
scherzo! Anzi!… grazie mille che nonostante gli impegni che
comprendo, a volte, possono non lasciarti nemmeno un momento per
respirare, per commentare il capitolo.
Sono contenta che entrambi ti siano piaciuti.
Spero che questo non ti lasci a bocca asciutta.
Baci e abbracci!
Darkina: brava! Ti sei divertita? Spero di sì. Io al cinema è un secolo che non ci vado! ç_ç
Ma non siamo tristi, dai! Grazie per aver lasciato una traccia del tuo passaggio!
Se vuoi sapere
come andrà avanti la cosa, dovrai leggere questo capitolo e
farmi, poi, sapere se ti è piaciuto o no.
Non voglio dirti più niente, altrimenti mi tocca anticiparti tutto.
Baci!
Nicole221095:
finalmente l’hai capito! Sesshomaru e Inuyasha sono di
proprietà privata! Prenditi Naraku se proprio vuoi qualcuno!
*ride sadicamente*
Spero
però di non averti fatto partire un embolo con questo capitolo,
viste le tue esclamazioni e comunque gli abbracci li accetto sempre
molto volentieri, anche se comportano gli occhi che schizzano fuori
dalle orbite come palline da golf.
Slinguazzamenti vari ^^!
Samirina:
allora forse sono essere stata io a non essere abbastanza chiara.
Andrò a rivedere il capitolo, allora! Per questo, sono contenta
che ti sia piaciuto, specie il bacio tra Rin e Sesshomaru (manco lo
aspettassi da una vita u_u).
Adesso voglio vedere se anche questo ti piacerà. Io spero di sì, però… non si sa mai.
Un bacio enorme!
Fmi89: lo so, lo so… sono perfetta, cosa ci vuoi fare? *se la tira da Verona a Milano andata e ritorno*
^^
Ciao bedda!
Sono contenta che i colpi di scena siano stati di tuo gradimento e se
vuoi sapere cosa succederà, leggi questo capitolo, in cui
succederanno delle cose…
Grazie mille per la tua recensione, sperando di non deluderti con ciò che andrai a leggere.
Bacioni!
Dolce Kagghy: non tirare in ballo gli dei… che altrimenti va a finire che ci tiriamo addosso delle disgrazie!
^^
Mia piccola cucciolotta! Come stai?
Eppure mi
sembrava scontato che fosse Sesshomaru. Quando ho scritto la battuta di
lui che dice “è in classe con me” pensavo si fosse
capito. Giuro che non sapevo se rimanerci male perché nessuno
l’aveva capita oppure bene perché allora significava che
ero stata brava a dissimulare le situazioni. Ancora adesso devo
capirlo…
Ma procediamo con ordine!
Sono contenta
che il discorso di Rin ti sia piaciuto e anche Sesshomaru, porello, mi
ha fatto una pena immensa scrivere le parole della madre che gli
rivolge. Vivere con una convinzione e poi vedersela smontare davanti
agli occhi in tre nano secondi deve essere stato difficile anche per
lui, che provava amore sconfinato per la donna.
Diciamo che il quadro fa un po’ quello che gli pare, o meglio… quello che voglio io.
Adesso Secchan
si trova negli Inferi, ma tra poco avrà compagnia, no te
preocupas. Posso dirti, visto che mi stai particolarmente sulle palle
(è il mio modo per dirti che ti vi bi) che in Kagome ci
sarà un cambiamento.
Basta! Basta! Basta!
Non farmi dire altro! *si autoflagella come Dobby di Harry Potter*
Fammi sapere se ciò che leggerai ti piacerà, anche se forse ho i miei amletici dubbi…
Baci!
Sandy23: ciao! Grazie per i complimenti!
Sono contenta
che il capitolo ti sia piaciuto, spero potrai dire lo stesso anche di
questo, visto che ci saranno delle sorprese pure qui.
Spero di non vedermi venire addosso badili o quant’altro…
Baci e grazie mille!
Marrion: oddio… quando vedo le tue recensioni mi prende sempre la tachicardia… ok, procediamo per gradi.
Intanto…
per capire quello che mi dici non devi balbettare quindi… grosso
respiro! E butta fuori l’aria! Ci sei? Ok, perfetto.
Lo so, i
genitori a volte sono così: stronzi per natura! Escludo i miei,
perché sono i miei e non si toccano…
Chissà
perché tutte hanno apprezzato il bacio tra Rin e Sesshomaru e
l’evoluzione delle cose tra Kagome e Inu… mah… i
misteri della vita.
Ti ringrazio,
ma preferirei morire nel sonno. Non vorrei mai presentarmi davanti a
San Pietro con il corpo pieno di piaghe da ustione… non sarebbe
estetico.
^^
Un bacio e continua così con le tue storie!
Ryanforever: porca paletta sei arrivata seconda! NOOOOOOOOOOOOOOOOO!!! Decade un mito!
Ma dai…
per stavolta ti perdono… sono contenta che il capitolo sia stato
di tuo gradimento. Non sapevo se il bacio poteva essere gradito, ma
vedo che mi sono sbagliata, per fortuna (è dall’inizio
della storia che non vedevo l’ora di inserirlo!!!!!!). ^^
Perché? Sei andata al bar anche tu a prendere un cappuccino? ^^
Kagome,
poverina… se poi calcoli che alla fine della sua missione deve
tornare a… CA22O! CA22O! CA22O! *si autoflagella come Dobby di
Harry Potter* ho detto troppo! Ho detto troppo!!!
Mannaggia a te che mi fai parlare come una macchinetta!
Dunque, stavo
dicendo che… sì, cosa stavo dicendo? Ah, sì!
Kagome ha fatto bene, perché ogni attimo perso poi non ritorna
più indietro ed è bene coglierlo al fly!
Adesso per sapere cosa succederà ai protagonisti devi leggere questo capitolo, in cui ce ne saranno delle belle!
Spero di non trovarmi delle lettere minatorie nella cassetta della posta…
Baci!
Sweet_Nightmares: *callistas vola alla velocità della luce*
Quante cose che hai censurato! o.O mamma mia! Non pensavo che ti avessero preso in questo modo! ^^
Far finire bene il capitolo? Mumble mumble… no, direi proprio di no.
E questo che andrai a leggere ne sarà un’ulteriore conferma.
Sperando di rivederti presto, possibilmente senza bazooka, ti abbraccio!!
Rin era elettrizzata.
Tutte le
emozioni provate la sera precedente l’avevano talmente sfinita
che si era addormentata come un sasso. Il mattino seguente, si era
svegliata presto ed era andata da Kagome per raccontarle tutto ma quel
quadro l’aveva turbata. Aveva visto realmente quelle figure
cambiare posizione e sembrava che volessero mandare una sorta di
messaggio che solo Kagome era in grado di decifrare.
Dopo essersene
andata da Kagome, era andata al bar della madre per aiutarla e poi
aveva avuto il pomeriggio libero. Si era data appuntamento con
Sesshomaru e lui le aveva chiesto di aspettarlo a casa.
E così lei aveva fatto.
Era tornata a casa, si era fatta una doccia veloce e si era messa tutta carina per lui.
Solo che lui non arrivava.
Erano le tre
del pomeriggio e avevano appuntamento alle due. Rin iniziò a
preoccuparsi. Il tarlo del dubbio aveva iniziato a roderle
l’anima. E se alla fine fosse risultato che era tutta una
montatura per far si che lei fosse la tanto ambita preda che il demone
non riusciva a conquistare?
Si diede
immediatamente della stupida appena finì quell’orribile
pensiero. Insomma… non poteva essere così. Lei lo aveva
visto sinceramente abbattuto per le orribili parole della madre e i
suoi baci le erano risultati più che sinceri. No, non poteva
essere tutto un’inganno, anche se…
Senti che il tarlo del dubbio non ti lascia in pace, vero?
“Chi ha parlato?” – chiese Rin di soprassalto.
Tranquilla, Rin…
“Chi sei? Come conosci il mio nome? Fatti vedere!” – disse la ragazza guardinga.
Calmati,
ho sentito tutto sai? E credo che tu sappia quale sia la verità.
Sesshomaru non è il tipo da trovarsi una ragazza e mettere la
testa a posto.
“E… e tu che ne sai?” – chiese la ragazza con gli occhi lucidi.
Conosco Sesshomaru, ma tu no…a quanto mi è dato vedere.
“E cosa sarebbe la cosa che non so?”
La voce non
diede tregua a Rin. Le raccontò di come il seme dell’odio
era troppo radicato in Sesshomaru e di come quest’odio fosse
venuto a galla.
“T-tu…tu
menti…” – ma Rin non ne aveva la matematica
certezza. Si odiava per quello, ma era più forte di lei.
Stava dubitando di Sesshomaru.
No, non sto mentendo e tu lo sai. Vieni con me e ti dimostrerò che quello che ti ho detto è la pura verità.
Rin non oppose
resistenza. Fu inghiottita da un buco nero che la trasportò nel
Regno degli Inferi, dove vi era già Sesshomaru.
Il quadro,
appeso alla parete della casa di Kagome, stava assumento i contorni di
una scena apocalittica. Ormai sembrava che niente potesse fermare il
Male. Il Bene stesso era disteso a terra piangente, mentre sullo sfondo
si intravedevano le prime scintille di un fuoco che avrebbe arso
quattro anime, condannandole all’oblio eterno.
Kagome era in
giro con Inuyasha ed erano presenti tutti i presupposti per la
“giornata tipo.” Un gelato con il proprio ragazzo, un giro
in giostra, il pranzo assieme… ma allora perché da quando
aveva lasciato casa aveva un senso di inquietudine che non si decideva
ad andarsense? Sentiva che stava succedendo qualcosa, ma era troppo
impegnata godersi quel breve momento di felicità con Inuyasha
che preferì ignorarne i chiari segnali. Ma non poteva fingere
ancora, doveva intervenire, anche se non sapeva cosa l’avrebbe
aspettata.
“Inuyasha…” – il mezzo demone si fermò, stranito dallo strano comportamento di Kagome.
“Dimmi…”
“Io…”
– si grattò la fronte, segno che non sapeva che scusa
inventare per allontanarsi da lui. Ma non fu necessario inventarne una.
Il motivo che aveva spinto il quadro a cambiare posizioni in quei
giorni si presentò davanti a loro. Il tempo era stato bloccato
per tutti i presenti tranne che per due. Inuyasha si guardava attorno
preoccupato e spaventato per quello che stava accadendo. Tutto intorno
era diventato grigio, tranne che in un punto davanti a loro che era
rosso come le fiamme dell’Inferno. Dal buco davanti a loro
spuntò fuori una ragazza, all’apparenza normale, ad
eccezione per il contesto. Aveva occhi e capelli rossi come la vendetta
e due ali nere che le spuntavano da dietro la schiena e la facevano
volteggiare a mezz’aria. Inuyasha intuì subito che si
trovavano in una situazione di pericolo e non perse un secondo a
mettersi davanti a Kagome per proteggerla.
In Paradiso
tutti gli angeli erano in subbuglio. Avevano visto che cosa stava
succedendo sulla terra e si erano messi in fila per andare da Lui in
persona a scongiurarlo di intervenire. Ma la risposta che giungeva alle
loro orecchie era sempre uguale: abbiate fede.
Kagome e Inuyasha erano sempre fermi ai loro posti.
“Ma chi abbiamo qui…Kagome…”
“Ka… Kagura…” – disse atterrita la ragazza.
“Quale onore… sai chi sono…”
“E chi non lo sa?”
“Giusto…
sai Kagome… ho visto che hai una nuova missione…”
– disse guardando Inuyasha che non aveva abbandonato la sua
posizione.
“Lui non c’entra! Lascialo stare!” – disse la ragazza uscendo dal suo nascondiglio.
“Temo che
tu ti stia sbagliando, mia cara… Lui vi vuole entrambi!”
– detto questo generò un forte vento con il suo fedele
ventaglio, supportato dalle sue ali nere. I due furono sbalzati a
qualche metro di distanza e Inuyasha protesse Kagome con il suo corpo,
andando a sbattere contro un palo della luce. Le ferite infertegli dal
fratello erano ancora vive e lo obbligarono ad urlare per il dolore,
mandando Kagura in totale estasi.
“Aaaah, che suono melodioso.”
Kagome si era rialzata ed era accorsa immediatamente da Inuyasha.
“INUYASHA! INUYASHA SVEGLIATI!”
Il ragazzo
aprì debolmente gli occhi e con immenso sforzo si rimise in
piedi. Kagome lo guardò con le lacrime agli occhi, non poteva
permettere che accadesse qualcosa al suo Inuyasha.
“Kagura! Prendi me! Lui vuole me!”
“Kagome, ma di che…” – tentò di chiedere Inuyasha, ma Kagura lo precedette.
“Sbagliato.
L’energia di un Innocente non è cosa da sottovalutarsi.
È per questo che verrete entrambi con me.”
Senza che
Kagome potesse fare niente per impedirlo, si ritrovarono nel luogo in
cui si concentravano tutte le sofferenze dell’umanità,
dove l’odio e la sofferenza avevano reso l’aria staura di
gas velenoso. Un comune mortale non avrebbe mai potuto resistere ad
esalazioni tanto mortali, eccetto quei quattro ragazzi. Tre, per essere
più precisi, dato che Kagome era un angelo e come tale era
immune a quel gas. Eppure, nonostante la sua immunità, non
poteva non sentirsi male davanti a quel cumulo di sofferenze. Si
alzò, barcollando.
Iniziò a
vagare per quella landa desolata, dove ogni cosa era grigia e un sordo
livello di squallore impregnava le cose. Era alla ricerca di Inuyasha,
ignara del fatto che altri due suoi amici erano in quel luogo.
“INUYASHAAAAA!!!”
– lo chiamava Kagome, ma non riceveva alcuna risposta. –
“INUYASHAAAAAA!!!”
Kagome abbassò sconfortata le braccia, ma si rianimò quando vide avanzare una figura che sembrava proprio…
“INUYASHA!” – e iniziò a correre verso di lui.
Inuyasha era
alla ricerca di Kagome. Doveva spiegargli un bel po’ di cose.
Innanzi tutto voleva sapere che razza di posto era quello. In secondo
luogo le avrebbe chiesto…
“Ma
questa… è… KAGOME!” – si mise a
correre anche lui in direzione della ragazza. Ma quando i due furono
distanti tre metri dall’altro si aprì una voragine che li
separò.
Da quella
voragine fecero la sua comparsa Kagura che teneva tra le mani due
catene. Le catene sembravano infinite. Man mano che la demone si alzava
in volo, queste non ne volevano sapere di mostrare la loro
estremità. Kagome inorridì quando vide che Kagura teneva
da una parte Sesshomaru e dall’altra Rin.
“NOOO!!!!!” – urlò Kagome.
“SESSHOMARU! RIN!” – urlò Inuyasha.
Kagura rise
soddisfatta del suo operato. Mise i due ragazzi su due spuntoni di
roccia poco distanti da Kagome e Inuyasha, ma distanti tra loro.
In pratica, separati.
I due ragazzi erano svenuti e non accennavano a riprendersi.
“Allora Kagome… posso presentarti una persona?” – chiese Kagura con voce cattiva.
Kagome si
girò di scatto. No. Tutto ma non lui. Tutto, ma non quel
concentrato di odio, la sola vista l’avrebbe fatta star male.
“Mio signore… come promesso te li ho portati.”
Dalla voragine
uscì una bolla di sapone completamente nera, si poggiò su
un altro spuntone ed esplose, rivelando la presenza all’interno.
Kagome si accasciò a terra, aveva le mani sul cuore e respirava
a fatica. “KAGOME!” – urlò Inuyasha, che non
poteva fare nulla per aiutare la sua ragazza.
Kagome era
sicura che non avrebbe retto un minuto di più. L’odio che
quell’essere trasudava era sufficiente per uccidere
l’angelo.
Naraku non
voleva che Kagome morisse, anzi. Lei doveva vivere ed entrare nelle
schiere del suo esercito. Si chiuse dentro una bolla di sapone
trasparente e Kagome fu libera di ritornare a respirare. Si alzò
con fatica, ma Inuyasha fu comunque sollevato di saperla viva.
“Kagome… benvenuta nel mio regno.”
Intanto,
Sesshomaru e Rin, si erano svegliati. Si guardarono attorno per capire
dove si trovavano, ma quel paesaggio non diceva loro niente. Rin si
accorse di Sesshomaru e lui di lei. Il demone fece per raggiungerla, ma
vide che la ragazza evitava il suo sguardo, impaurita.
=Perché
Rin? Perché mi eviti?= si chiese il demone, terrorizzato di
poter perdere l’unica persona che rappresentasse per lui
un’ancora di salvezza.
“Oh…”
– fece Naraku fintamente sorpreso, vedendo che i due si erano
svegliati. – “Vi siete svegliati.”
Con un cenno della mano racchiuse i due dentro una bolla di sapone e li condusse vicino a Inuyasha. Adesso Kagome era da sola.
“Ma che razza di posto è questo, si può sapere?” – chiese Rin terrorizzata.
Sesshomaru cercò di avvicinarsi a lei, ma la ragazza si scostò da lui, il quale ne soffriva molto.
Kagome era
agitata. Non sapeva come sbrogliare questo problema. Se solo avesse
avuto la sua chiave, avrebbe potuto portare gli altri in salvo e
rimanere solo lei.
“Vi do il
mio personale benvenuto nella Terra d’Ombra, avamposto del mio
regno.” – disse Naraku, fingendo una falsa deferenza.
“Chi sei? Cosa vuoi da noi?” – urlò Sesshomaru.
“Kagura, mostrati…” – ordinò Naraku.
“Ciao Sesshomaru, finalmente il tuo desiderio di conoscermi si è avverato.” – disse la demone.
Sesshomaru sgranò gli occhi.
“Q-quella
voce…” – disse arretrando spaventato. –
“N-non può… e-essere…”
“E invece sì…” – gli disse Kagura.
Rin si sorprese
molto per il comportamento di Sesshomaru. Non era da lui terrorizzarsi
in quel modo. Anche a Rin sembrò di riconoscere quella voce e
sgranò gli occhi quando si rese conto a chi apparteneva.
“Tu… tu sei…”
“Ah bene… mi hai riconosciuta anche tu…”
“Che cosa vuoi da noi?” – chiese Rin in un soffio.
“Cosa
voglio? Semplicemente… voi. La vostra energia è tale che
sarebbe un peccato sprecarla. Tu che ne dici, Kagome?”
Kagome la
guardò truce. Ora tutti gli sguardi erano rivolti a lei. Rin la
guardava con insistenza e poi riguardò quello che si chiamava
Naraku. Aveva l’impressione di averlo già visto da qualche
parte, ma la sua memoria al momento faceva cilecca. Ritornò a
guardare Kagome, ma ancora niente.
“Sembra
che le posizioni si siano invertite, eh Kagome?” – disse
Naraku, guadagnandosi un’altra occhiataccia da parte della
ragazza.
Posizioni… posizioni… che le faceva venire in mente quella parola? Poi, arrivò l’illuminazione.
“OH MIO DIO!” – esclamò Rin.
“Non lo nominare nemmeno…” – disse Naraku rabbrividendo nel sentire quel nome.
Kagome guardò Rin e Rin guardò Kagome.
“Tu… il quadro… lui…”
Kagome annuì. Rin in qualche modo aveva capito tutto.
“Ma che succede?” – chiese Inuyasha. – “Kagome? Mi spieghi che sta succedendo?”
“Inuyasha,
io…” – ma le parole le morirono in gola. Come poteva
spiegargli quello che lei era in realtà senza che lui si
sentisse tradito da lei?
Sesshomaru era confuso. Chi erano quelle persone?
“Kagome,
vorresti spiegare ai tuoi amici chi siamo? Non è da te essere
così maleducata.” – chiese cortesemente Naraku. Ma
Kagome non parlava. Aveva la gola secca.
“Bene…
allora le presentazioni le farò io…” – disse
Kagura con la sua voce melliflua. – “Io sono Kagura,
servitrice del grande Naraku.” – nel sentire
quell’aggettivo, Kagome si destò.
“NON OSARE DARGLI DEL GRANDE! SOLO LUI LO E’!”
“Mi odi, vero Kagome?” – chiese Naraku che aspettava solo di sentire quella magica parola.
“IO TI…” – ma Inuyasha la bloccò in tempo.
“KAGOME!”
– la ragazza si girò verso di lui. – “Ti
prego… non cedere alla rabbia…”
La ragazza si
rese conto di quello che stava per dire e tirò un profondo
sospiro di sollievo, mandando in frantumi i piani di Naraku.
“MALEDETTO!” – urlò Naraku. – “NON DOVEVI INTROMETTERTI!”
Dal braccio del demone partì un potente soffio di vento che avrebbe scaraventato Inuyasha in fondo al crepaccio.
Ma il destino
volle che Kagome compisse il più grande atto d’amore
proprio in quella landa desolata dimenticata da Dio. Terrorizzata per
quello che poteva accadere a Inuyasha, non esitò un secondo a
mettersi sulla traiettoria del colpo, prendendolo per sè.
Quell’atto di sacrificio destabilizzò molto Naraku, che
viveva esclusivamente delle emozioni negative degli esseri umani. La
ragazza prese in pieno il colpo e fu scaraventata nel precipizio.
“KAGOMEEEE!!!” – urlarono tutti quanti, ma la loro amica era già scomparsa nel buio della voragine.
Rin urlò
disperata, mentre Sesshomaru accorreva da lei per sostenerla. Ma la
ragazza non aveva dimenticato quello che le aveva detto la voce e si
scansò malamente da Sesshomaru.
“Ma che ti prende?” – chiese lui stranito da quel comportamento.
“Perché
lo hai fatto?” – chiese lei con le lacrime agli occhi. La
disperazione che provava Rin in quel momento stava aiutando Naraku a
riprendersi.
“Ma di che parli?” – chiese lui non capendo.
“PERCHE’? PERCHE’ HAI MASSACRATO DI BOTTE TUO FRATELLO?”
In quel momento il silenzio regnava sovrano.
“Chi…
come…” – ma Sesshomaru non riusciva ad articolare
una frase sensata. – “E’ stata lei…”
– disse indicando Kagura, che sorrideva compiaciuta. –
“Rin, io…è stata lei, credimi…”
“Non…
raccontarmi… bugie…” – disse Rin cercando di
trattenere la rabbia, cosa che rimise completamente in sesto Naraku.
“Ma…
è vero…” – ma Sesshomaru sentiva che se
avesse insistito avrebbe ottenuto solo l’effetto contrario.
Chinò il capo. Sconfitto da una voce.
Inuyasha aveva
quasi dimenticato quel fatto, o per lo meno era riuscito a rilegarlo in
un cantone della sua memoria. Riportarlo alla luce significava riaprire
una ferita che forse non si sarebbe mai sanata.
“Rin…”
– iniziò Inuyasha, catturando l’attenzione della
ragazza. – “… io… io gli credo…”
– disse Inuyasha stupendo il fratello.
“Inuyasha! Ma come puoi perdonarlo? Guarda come ti ha ridotto!” – disse indicandogli il viso.
“Credi
che non mi faccia male? Credi che non sappia come mi sia sentito quando
mio fratello mi stava massacrando di botte? Il suo sguardo… non
era lo sguardo di mio fratello. Qualcosa deve essergli successo,
altrimenti non mi spiegherei tutta quella ferocia. Io gli credo.”
– ribadì Inuyasha.
“Grazie…”
– disse Sesshomaru che comprese solo allora quanto debole fosse
in confronto a Inuyasha. Gli sorrise debolmente, mentre Naraku e Kagura
si guardarono perché avevano capito che erano messi male.
Il colpo che si
era presa era stato violento. Non era mai stata colpita da tutto
quell’odio. Ma d’altronde? Che si poteva aspettare dal
sovrano degli Inferi? La caduta era lenta. Il fuoco le lambiva la
pelle, ma non scottava. Aprì lentamente gli occhi e quello che
vide la fece sorridere. Vedeva il suo prato di margherite pieno degli
angeli del paradiso che la pregavano di non mollare, di resistere e che
presto sarebbe tornata da loro.
“Sì… non… mollerò…”
Fu investita da
un fascio di luce calda, che le mise addosso un enorme senso di pace.
Quando si svegliò, si trovò di fronte a Lui, nel suo
prato di margherite. Kagome si guardò intorno spiazzata nel
trovarsi lì.
“Ma… come…”
“Ciao Kagome…”
Kagome lo guardò, non capendo ancora come potesse trovarsi in quel luogo.
“Ma… come sono arrivata qui?” – chiese confusa.
“Il desiderio di tutti di salvarti ti ha trasportata qui.”
“Ah… quindi…”
“Quindi sei molto brava nel farti voler bene.”
Kagome sorrise, ma si ricordò degli altri.
“Gli
altri! Devo tornare dagli altri!” – disse cercando un modo
per uscire da li e salvare il suo protetto, nonché i suoi amici.
“Stai
tranquilla… ci tornerai, ma prima devi sapere come si sono
svolti i fatti. Rin è molto confusa riguardo a questo.”
Kagome
annuì. Sperava solo che quando fosse tornata non fosse stato
troppo tardi. Lui aprì un varco nel cielo dove vi scivolavano
molte immagini. Immagini di Inuyasha che veniva maltrattato, immagini
della sofferenza provata da Rin quando venne a sapere che il padre
aveva lasciato lei e la madre indebitate fino al collo. Immagini che
non avrebbe mai voluto vedere. Vide anche il pestaggio di Sesshomaru.
Distolse lo sguardo, nauseata da tutta quella violenza. Sentì le
lacrime pungerle gli occhi e le asciugò velocemente.
“Per favore… basta…”
Lui smise e proseguì a raccontarle a parole le immagini.
“Kagome…”
– iniziò Lui. – “… sento tanta
tristezza provenire dal tuo cuore e me ne rammarico. Ora, i tuoi amici,
sono in suo potere. Sono diffidenti gli uni dagli altri, e
l’unico che sembra contrastare la forza di Naraku sembra essere
proprio Inuyasha. Ma da solo non riuscirà mai a farcela, ha
bisogno di te.”
“E cosa potrei fare? Non sono riuscita a salvarli…” – disse Kagome mestamente.
“Oh no,
piccola mia… tu hai fatto molto di più. Hai dissipato il
buio che regnava nel cuore di Inuyasha, e senza chiedere nulla in
cambio hai aiutato sia Rin che Sesshomaru. Hai svolto un ottimo lavoro
e io sono orgoglioso di te. Non vediamo l’ora che tu torni tra
noi.”
Il sorriso che
accennò Kagome si poteva descrivere come la caricatura di esso.
Quella speranza che Lui aveva riposto in lei le aveva ricordato che
avrebbe dovuto lasciare Inuyasha per sempre. Sentiva già un nodo
allo stomaco che le impediva di respirare.
“Qualcosa non va?”
“No, va tutto bene. Io…”
“Ora va, piccola mia, e ricorda… noi siamo tutti con te.”
Kagome fu
avvolta da una nube di luce pura e per non rischiare di rimanerne
acciecata, dovette proteggersi gli occhi con le braccia. Si
risvegliò che si trovava nuovamente in quella radura, in quella
landa desolata. Si alzò e ripensò alle sue parole di
conforto. Ma non era quello il momento per pensarci.
Ora doveva salvare i suoi amici.
“Ti prego, Rin…”
Ma la ragazza
non riusciva a perdonarlo. Più Sesshomaru cercava di avvicinarsi
a lei, e più Rin si ritraeva. Lentamente, il demone sentiva di
star precipitando in un baratro senza fine. Aveva buttato alle ortiche
la sua unica possibilità di essere felice. Ma comunque non
sentiva di essere arrabbiato con lei, anzi. Era felice perche almeno
adesso si era tolto un peso dal cuore e Rin non avrebbe più
sofferto a causa sua.
“Che
bella scena…” – commentò ironico Naraku.
– “… ah Rin… ti ringrazio.”
“P-per cosa?” – chiese spaventata di aver potuto aiutare un essere spregevole come quello.
“Oh
sì, continua…” – disse Naraku in preda al
piacere assoluto. L’odio che provava Rin in quel momento stava
rinforzando Naraku, ma questo i ragazzi non lo potevano sapere.
Perché non sapevano chi Naraku fosse in realtà.
Kagome
camminava finchè non le si presentò davanti agli occhi la
scena dei suoi amici che cercavano di fronteggiare Naraku. Non era
ancora in grado di sentire quello che si dicevano, e sicuramente non le
sarebbe piaciuto. Riuscì però a vedere che la sua amica
iniziava ad essere contornata da un’aura nera, segno che Naraku
stava manipolando l’odio che lei aveva dentro di se a suo
piacimento. Doveva intervenire.
Camminò ancora per un po’, finchè non fu in grado di sentire i loro discorsi.
“…
comunque preparatevi, tra poco non sentirete più alcun
male!” – Naraku alzò il suo tridente per cercare di
colpire i ragazzi, ma una voce lo bloccò.
“Non così in fretta, Naraku!”
Il demone sgranò gli occhi.
“N-non
può essere… no…” – Naraku si
girò di scatto per andare a sbattere il muso contro la dura
realtà: Kagome era in piedi davanti a lei, circondata da
un’aura di luce pura che le donava un aspetto mistico.
“KAGOME!” – esclamarono i ragazzi, felici di saper viva la loro amica.
La ragazza non
li degnò di uno sguardo, adesso doveva solo porre fine a quella
situazione. In completo silenzio si svolgeva la scena. Kagome avanzava
verso i suoi amici fino a posizionarsi esattamente davanti a loro, come
a fargli da scudo con il suo corpo. Inuyasha tentò di
avvicinarsi, ma fu allontanato da una barriera che la ragazza aveva
eretto per proteggerli.
“Ka-Kagome…?”
La ragazza si
girò verso Inuyasha, e lo guardò con gli occhi di una
ragazza innamorata del ragazzo della sua vita. Inuyasha aveva paura di
scoprire il significato di quello sguardo.
“Ma bene… sei tornata…”
“…a
quanto pare…” – disse serafica la ragazza. Ora,
sentiva di avere la forza per combattere il Male.
“Hai fretta di tornare da loro?” – pugnalata all’altezza del cuore. Era questo che lei sentiva.
“Loro chi, Kagome?” – chiese Rin.
Lo sguardo di Naraku si tramutò in un ghigno di soddisfazione.
“Ancora non glielo hai detto?”
Kagome non rispose. Stava cercando di raccogliere le energie per lo scontro finale.
“Kagome non vi ha detto chi è in realtà?”
I ragazzi si guardarono confusi. Ma di che diavolo stava parlando, quello?
“Posso avere l’onore, Kagome?” – sempre silenzio.
La ragazza sembrava essere entrata in trance.
“Se
proprio insisti, piccola Kagome… signori e signore, vi presento
Kagome Higurashi, Angelo Consulente.” – nessuno fiatava.
“A-angelo…?” – chiese Inuyasha.
“… Consulente…?” – chiese Sesshomaru.
“La cara
Kagome è un angelo, inviata da Lui in persona per aiutare i
bisognosi, o meglio chiamati, Innocenti.”
Inuyasha ora
iniziava a capire qualcosa. Quell’atteggiamento sempre infantile,
il non capire il signifcato di certe parole. Il suo essere sempre
“buona”…
“Sei…
sei un angelo…” – disse Inuyasha, che in quel
momento non fu in grado di trattenere le lacrime. –
“RISPONDI! SEI UN ANGELO?” – urlò Inuyasha
sbattendo le mani sulla barriera, incurante delle bruciature che questa
gli stava procurando. Solo allora, solo dopo aver sentito la
disperazione di Inuyasha Kagome si girò.
“Sì…”
– fu solo un flebile sussurro, che nemmeno la barriera che Kagome
aveva eretto per proteggere i suoi amici aveva impedito che arrivasse
all’udito finissimo di Inuyasha. Inuyasha si ritirò dalla
barriera e chinò il capo. – “Ti prego…
io…”
Inuyasha la guardava con un misto di odio e orripilazione.
“Non parlarmi… non mi rivolgere mai più la parola… mi hai sempre mentito!”
Allora Kagome
notò che anche Inuyasha si stava circondando della stessa aura
negativa che stava contaminando anche Rin. Naraku rise soddisfatto.
Kagome si girò e lo guardò. Sapeva esattamente che cosa
Naraku la stava inducendo a fare, ma lei non avrebbe mai permesso che
lui vincesse.
“Beh? Che c’è? Non mi odi?”
Lo sguardo di Kagome non trasudava alcuna emozione, cosa che iniziò ad inquietare Naraku.
“Sì,
è vero… io sono un angelo, inviato da Dio per farti
capire, Inuyasha, che tu non sei solo. Lui ti ama e si rattrista ogni
volta che tu ti senti dispiaciuto per essere venuto al mondo. Mi ha
chiesto di dirti che tu sei nato per un atto d’amore, un atto
d’amore puro, che ha generato la cosa più bella che Lui
potesse fare: la vita. Inuyasha, Rin, Sesshomaru…” –
disse guardandoli uno per uno dritti negli occhi. –
“… lei è Kagura, un ex Angelo Superiore, caduto in
disgrazia per non essere stata in grado di avere fiducia in Lui. Lui
invece è Naraku, signore degli Inferi.”
I tre sgranarono gli occhi.
“Stai…
stai forse dicendo che lui… lui è…” –
iniziò Rin che non aveva il coraggio di finire la frase.
“Meglio conosciuto con il nome di Satana.”
La notizia che Kagome aveva sganciato era stata devastante. Allora loro erano… morti?
“Siamo… siamo…” – disse Sesshomaru.
“No,
Sesshomaru… non siete morti. Il suo obiettivo non è
uccidervi, ma farvi entrare nelle schiere del suo esercito e per farlo,
ha bisogno che voi siate vivi. Questa è una specie di Limbo,
dove nessuno è morto, ma nessuno è neanche vivo. Voi non
potete vederlo, ma attorno ai vostri corpi si sta espandendo
un’aura negativa, un’aura nera che sta lentamente
ricoprendo il vostro corpo. Una volta che il bozzolo sarà
completamente nero la vostra anima sarà contaminata per sempre.
In questo modo lui avrà aggiunto altri tre membri al suo
esercito, membri il cui odio verso il padre,” – disse
guardando Rin. – “… la madre…” –
disse guardando Sesshomaru – “… e il mondo intero
porteranno nuova energia a favore delle Forze del Male. Non…
cedete alla rabbia… vi prego… lui non aspetta
altro…”
Un applauso ruppe quel contatto.
“Bel
discorso…” – disse Kagura. – “…
ma non ti servirà a niente, piccola. Odiano troppo le persone
per poter essere amate da Lui.” – disse la demone,
indicando con l’indice il cielo. – “Credi veramente
che abbia fatto tutto io con Sesshomaru? Credi veramente che lui non
avesse voluto seriamente ammazzare quel mezzo demone? Io ho solo dato
una piccola spintarella a Sesshomaru. Il resto lo ha fatto lui.”
Sesshomaru
aveva il capo chino. Si era fatto fregare come uno stupido. Rin aveva
gli occhi spalancati. Allora… Sesshomaru diceva la
verità. Rin si mise a piangere, provando talmente tanto odio
verso sé stessa per aver dubitato di lui, che l’aura
attorno a lei stava aumentando d’intensità. Kagome
avvertì questo cambiamento nell’aria e si girò
verso la ragazza. Il bozzolo si stava chiudendo ad una velocità
spaventosa.
“RIN FERMA!” – le urlò Kagome.
La ragazza guardò la sua amica senza smettere di piangere.
“Non è colpa tua!”
“Io… io mi odio…”
“No
Rin… chiunque avrebbe sbagliato… adesso devi solo
decidere se vuoi continuare a tormentarti l’anima o andare
avanti, verso il futuro. Sappi solo che Lui non ti odia.”
“Davvero?” – chiese Kagura, il cui potere stava tutto nella voce.
Kagome si girò di scatto, la guardò e sorrise.
I presenti rimasero spiazzati da quel gesto, Rin smise addirittura di piangere.
“Davvero…”
– disse Kagome. – “… hai un ottimo potere,
Kagura, ed è un peccato che tu lo metta nelle mani di Naraku.
Devo ammettere che pensavo foste più sicuri di voi, ma mi sono
sbagliata. E di grosso anche.”
“Che vuoi dire?” – chiese la demone, non soddisfatta dalla piega che stavano prendendo le cose.
“Ricorrere
a questi mezzucci per ottenere quello che volete… eh
sì… dovevate essere proprio disperati. Lui invece ci
dà la possibilità di scegliere e di assumerci le
responsabilità delle nostre azioni. Voi? Come vi siete
comportati? Non avete regole da seguire, non avete una
coscienza… pur di ottenere quello che volete siete disposti ad
ingannare. Purtroppo sulla terra non sono tutti angeli Rinunciatari,
che sanno distinguere il Bene dal Male. Ci sono esseri umani che
compiono varie azioni, sanno amare… sanno rischiare…
sanno sbagliare, ma anche riparare ai propri sbagli. Lui non biasima
Rin per odiare se stessa per aver dubitato di Sesshomaru senza dargli
possibilità di spiegarsi. Lui non biasima Sesshomaru per come si
è comportato da quando la madre lo aveva abbandonato,
ingannandolo, tra l’altro…non biasima Inuyasha per essersi
costruito un muro per proteggersi dal male che gli altri gli facevano
per la sua natura. Lui ci ha dato due possibilità. Ci ha dato il
Bene, ma anche il suo opposto, il Male. Ci da dato una coscienza che,
sfortunatamente per voi, sa funzionare nel modo corretto. I veri
perdenti non sono loro…” – disse Kagome indicando i
suoi amici. – “… siete voi. Voi che non saprete mai
cosa significhi amare una persona, rischiando il tutto per tutto in
quella giostra che è l’amore. Mi dispiace per voi che non
saprete cosa vuol dire passeggiare per un viale alberato cogliendone la
bellezza che Lui vi ha donato. Ci avete provato, e ve ne diamo atto, ma
arrendetevi. Contro di Lui è una battaglia persa in
partenza.”
Tutt’intorno
c’era silenzio. Un silenzio ricco di ostilità per Naraku e
Kagura che sentivano che la situazione gli stava sfuggendo dalle mani.
Un silenzio ricco di emozioni per gli amici di Kagome. Kagome si
girò e constatò con sua immensa gioia che le aure nere
attorno ai suoi amici erano sparite.
“Avete visto?” – disse per poi concludere il suo discorso. – “… Loro hanno capito.”
“MALEDETTA!”
– urlò Naraku. Fece comparire nella sua mano un vortice di
luce nera che andò a investire Kagome.
“KAGOME!”
– urlarono i tre amici che rimasero di sasso quando videro che il
vento era stato spazzato via e al suo posto fece la sua comparsa una
Kagome diversa.
Una Kagome con tanto di ali.
Il ruggito che
emise Naraku fu un latrato di pura disumanità. Aveva ceduto alla
rabbia e aveva innescato un processo irreversibile che si
consolidò proprio davanti ai suoi occhi.
Le parole che
Kagome aveva detto, la sua forte convinzione in quello che credeva,
fecero in modo che gli angeli che pregavano per lei in Paradiso, la
proteggessero da quell’attacco, trasformandola in un Arcangelo.
Kagome
spiegò le ali e guardò Naraku con un’indescrivibile
quantità di pena negli occhi. Il signore degli inferi le
lanciò una spada che andò a conficcarsi nel terreno di
fronte ai suoi piedi.
“SE LI RIVUOI, COMBATTI!”
“Non aspettavo altro…” – disse Kagome che raccolse la spada, dirigendosi verso Naraku.
“NO
KAGOME! NON FARLO!” – gli urlò Inuyasha. –
“NON CEDERE ALLA RABBIA! NON FARLO!” – ma Kagome non
lo ascoltava. Arrivò davanti a Naraku, faccia a faccia, occhi
negli occhi.
Bene contro Male.
Vittoria e Sconfitta.
L’arcangelo
guardò la sua spada e poi guardò nuovamente Naraku. Lui
era pronto con il suo tridente ad ingaggiare la battaglia più
cruenta che avrebbe visto vincitore solo uno dei due. Ma Kagome aveva
in mente ben altri progetti. Si allontanò di qualche passo da
Naraku e gettò la spada ai suoi piedi.
“Lui
vince sempre.” – disse guardandolo, mentre le fiamme
dell’inferno avvolsero Naraku per riportarlo nel suo regno,
Kagome e i suoi amici furono ritrasportati ognuno nella propria casa.
Ebbene?
La battaglia si è svolta e i tre sono salvi. Sono stati trasportati a casa sani e salvi. E Kagome?
Cosa farà la nostra Kagomina?
Vi lascio crogiolare nel brodo dell’impazienza, mentre io vado a rileggermi la fine della mia ficcy.
Besitos!
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Capitolo 11 *** 11 - Tutto ha una sua fine ***
11 - Tutto ha una sua fine
I ringraziamenti alla fine!!!
Rin, Inuyasha e
Sesshomaru si svegliarono di soprassalto. Quando si videro nei propri
letti pensavano di aver sognato tutto quanto ma, quando si alzarono,
trovarono nella mano destra una piuma. Si alzarono tutti insieme per
andare da Kagome, sperando che non fosse già partita. Quando si
videro tutti e tre davanti al condominio dove aveva soggiornato la loro
amica, si guardarono e poi entrarono.
Percorsero i
tre piani di scale e quando arrivarono di fronte alla porta
dell’appartamento di Kagome, aprirono la porta, socchiusa, e la
videro mentre sistemava le proprie cose.
Rin
addocchiò subito il quadro e vide che Bene fu nuovamente in
posizione di forza su Male. Sollevata, si riconcentrò sul motivo
che l’aveva spinta lì assieme agli altri.
Kagome, nel frattempo, si era girata e li guardava, con il suo immancabile sorriso.
“Ciao
ragazzi… come state?” – aveva chiesto
l’angelo. Non sembrava nemmeno che la Battaglia avesse avuto
luogo.
“Abbastanza bene. E tu?”
“Me la
cavo. Sentite, io… vi devo delle scuse… non dovevate
andarci di mezzo. Ho fallito il mio esame.” – aveva detto,
con un sorriso mesto.
“Kagome…
se non fosse stato per te io non avrei mai capito quelle cose,
quindi… tu non hai fallito… ti ringrazio…”
– disse Sesshomaru.
Kagome sorrise.
“Te ne vai?” – fu la domanda posta da Inuyasha a brucia pelo.
“Devo…”
Calò un
silenzio imbarazzante. Allora Rin prese per mano Sesshomaru e lo
condusse fuori. Li voleva lasciare soli per fare chiarezza.
I due ragazzi,
rimasti soli, continuavano a guardarsi negli occhi. Kagome distolse poi
lo sguardo perché le lacrime avevano iniziato a rigarle il
volto. Anche se Inuyasha non poteva vederle, le potè sentire
ugualmente. Andò verso Kagome e l’abbracciò da
dietro. Lei abbracciò le sue braccia e gli mise un bacio sugli
avambracci. Si girò e lo baciò.
“Non… non era mia intenzione mentirti… io…”
“Sssshhh….”
– disse Inuyasha posandole le dita sulle labbra. –
“Scusami tu… non volevo dirti quelle cose…”
– si guardarono nuovamente negli occhi e poi si baciarono.
Giù la
situazione non era tanto diversa. Rin non osava parlare e Sesshomaru
non se la sentiva di rovinare quel momento con parole che non avrebbero
neppure lontanamente reso l’idea di come si sentiva in
quell’istante.
“Scusami…”
– dissero ad un tratto tutti e due contemporaneamente. Questo
fece si che la tensione si allentasse.
Entrambi fecero un sorrisetto sghembo per cercare di alleviare quell’imbarazzo.
“Prima tu…” – disse Rin…
“No, prima tu…” – disse Sesshomaru.
“Ok…
io… sento di doverti tante di quelle scuse che non so da dove
partire. Al primo accenno di insicurezza ho lasciato che il dubbio
s’insinuasse dentro di me, rischiando di perderti. Io… ti
chiedo scusa per tutto, per non averti creduto, per aver giudicato
prima di conoscere i fatti… io… ti chiedo scusa.”
– Rin attese il verdetto di Sesshomaru, che non tardò ad
arrivare.
“Vuoi diventare la mia ragazza?” – chiese diretto, lasciando Rin sbigottita.
“C-come…?”
“Ti ho chiesto se vuoi diventare la mia ragazza.”
“Ma…io…ti ho detto…”
“Si, ho capito… ma accetti o no?” – chiese guardandola sperando che lei accettasse.
Lei sorrise
mezza interdetta, perché aveva capito che Sesshomaru con quella
domanda, così tanto attesa per cinque anni, l’aveva
perdonata.
“Io…
SI! SI! SI! SI! SI!” – si buttò tra le sue braccia
piangendo e ridendo contemporaneamente. Si guardarono negli occhi,
leggendovi l’indiscussa verità che da quel giorno in
avanti non sarebbero mai più stati soli.
Un bacio, e la promessa fu sancita.
Per Kagome era arrivato il momento. Doveva dire addio a Inuyasha, Rin e Sesshomaru.
“E’ ora?” – chiese Inuyasha che teneva tra le sue braccia la sua amata.
“Già… io…”
“Ti prego… non dire niente… va bene così…”
Scesero le
scale mano nella mando finchè non arrivarono in cortile dove Rin
e Sesshomaru erano abbracciati. Si alzarono quando videro scendere la
loro amica.
“Kagome…” – disse Rin, abbracciandola. – “… non dimenticarci…”
“E come
potrei?” – chiese la ragazza con le lacrime agli occhi.
– “Ciao Sesshomaru… stammi bene…”
– disse abbracciandolo.
Il demone ricambiò l’abbraccio.
“…e non cacciarti nei guai.”
“Promesso…” – disse lui.
Venne il turno di Inuyasha. Aveva cercato di prorogare questa cosa, ma adesso era venuto il momento dei saluti.
“Addio…” – disse lei, abbracciandolo.
Lui la guardò negli occhi, sorridendole.
“Non addio… arrivederci.”
Kagome sorrise.
“Si… arrivederci…”
Kagome si
allontanò dal gruppo e prese la sua chiave. Recitò una
brevissima formula e una luce bianca arrivò dall’alto. La
ragazza iniziò a librarsi in aria, finchè non scomparve
dalla loro vista.
Quando non la
videro più, si guardarono tutti e tre negli occhi. Sesshomaru
sentì che doveva fare ancora un’ultima cosa.
“Inuyasha…”
Il mezzo demone si girò, incuriosito.
“…
dovrei parlarti. Hai un attimo?” – ma fu ancora più
curioso quando sentì che il fratello gli aveva chiesto di
parlargli. Normalmente glielo avrebbe ordinato. – “Rin,
io…” – iniziò Sesshomaru, ma la ragazza lo
precedette.
“Non
preoccuparti…avete molte cose di cui parlare. Vieni pure da me
quando avrete finito e non affrettare le cose. Dagli tempo. E torna da
me solo quando avrete chiarito.” – Rin se ne andò e
lasciò soli i due fratelli.
“Andiamo?” – disse Sesshomaru.
“Io…” – Sesshomaru si fermò.
“Mhm?”
“Possiamo…”
– e Inuyasha indicò con l’indice di voler rimanere a
parlare in quel luogo, dove la presenza di Kagome era ancora
nell’aria.
“Certo…”
– presero posto sulla panchina che pochi minuti prima era
occupata da lui e Rin. Rimasero in silenzio per alcuni minuti, minuti
che furono una tortura per Inuyasha. – “Io… devo
farti sedici anni di scuse, Inuyasha.”
Il mezzo demone
sgranò gli occhi e alzò lentamente lo sguardo da terra,
per andare a posarlo su quello del fratello.
“Non
preoccuparti…” – disse. Si diede dello stupido lui
per primo per quella risposta così senza senso.
“Io ho
sbagliato tutto…” – e fu quel giorno, su quella
panchina, che per la prima volta Inuyasha e Sesshomaru parlarono da
veri fratelli. Sesshomaru gli raccontò per filo e per segno
tutto quello che era successo dall’arrivo di Kagome sulla terra.
Inuyasha non credeva alle sue orecchie. Il tempo volava e Sesshomaru
scoprì che suo fratello non era poi così male e glielo
disse in faccia, senza tanti problemi.
“Non sei male, sai?”
“G-grazie…”
– rispose imbarazzato Inuyasha, non ancora avvezzo a tutte quelle
gentilezze, fatte da colui che un tempo era il suo nemico dichiarato
numero uno.
“Spero solo che… un giorno…”
“Sesshomaru… stai tranquillo. Non ti ho mai odiato.”
Entrambi erano
impacciati. Volevano abbracciarsi, ma quello che risultò fu una
deformazione di quello che in realtà doveva essere un abbraccio.
Intanto, era già qualcosa.
“Senti… vieni con me da Rin?”
“Beh… immagino che vogliate rimanere da soli e io…”
“No…
oggi lei lavora al bar della madre. Fa dei cappuccini ottimi. Dai
vieni…te ne offro uno.” – Inuyasha lo guardò
scettico.
“Ma se sei sempre al verde!”
“Si ok… paghi tu e poi te li restituisco…”
“Allora si che li rivedo i miei soldi…”
“Ehi…”
Iniziarono a
corrersi dietro, come se tutti i problemi che avevano avuto fino ad
allora non fossero mai esistiti. Si facevano lo sgambetto,
finchè Sesshomaru non prese la testa di Inuyasha, stringendola
tra le sue braccia e gli frizionò i capelli con la mano chiusa a
pugno. Inuyasha si dimenava, ma in fondo era felice di aver ritrovato
un fratello che credeva di aver perso.
Arrivarono al
bar di Rin ed entrarono. Quando la ragazza li vide, corse loro incontro
e li fece accomodare al tavolo. Portò loro i cappuccini e
passarono un pomeriggio insieme. Ogni tanto Rin si assentava per
aiutare la madre, ma era più il tempo che trascorreva con
Inuyasha e Sesshomaru che non quello dietro al bancone.
FINE
SCHERZO!
Kagome era
arrivata. Poggiò stancamente la sua borsa sul letto della sua
camera e vi si buttò sopra a peso morto. Tirò un rumoroso
sospiro e lasciò vagare la mente al periodo che aveva trascorso
sulla terra. Era stata molto fortunata ad aver conosciuto quei ragazzi.
Aveva provato tanta gioia quando Rin si era presentata a casa sua,
chiedendole di diventare sua amica. Aveva provato tanta rabbia quando
vedeva che Inuyasha veniva maltrattato senza un motivo evidente, e
aveva provato tante emozioni quando ebbero fuso le loro anime in
un’anima sola.
Altro sospiro rumoroso.
Kagome non
faceva altro che sospirare da quando era arrivata, ed erano passati
solo due giorni. Due giorni chiusa nella sua stanza a pensare, due
giorni a pensare a lui e al fatto che avevano dovuto lasciarsi.
Il terzo
giorno, Lui entrò in camera sua. Subito Kagome non si accorse
della sua presenza, tanto era immersa nei suoi pensieri.
“Kagome…” – la chiamò Lui.
L’angelo scattò in piedi e farfugliò una serie di “scusa” per la sua maleducazione.
“…perché sei triste?”
Kagome cercò di nascondere i suoi stati d’animo, ma Lui sapeva leggerle dentro.
“Io?
Triste? Ma no… non è niente… sono solo triste per
i miei amici… tutto qui…” – disse cercando di
sfoderare uno dei suoi migliori sorrisi.
“Perché menti?”
Kagome si sentì presa in castagna e cercò di porre rimedio.
“Cioè… no… è che… state tranquillo… sto bene…”
“Kagome… ti ricordi qualcosa della tua battaglia contro Naraku?”
“Non molto…”
“C’è
stato un momento, un piccolo momento in cui tu ti sei rivolta a me,
pregandomi di risparmiare le vite dei tuoi amici e che, se necessario,
di lasciarti negli inferi. In quel momento il tuo cuore si è
aperto per ricevere la tua nuova investitura.”
Kagome si fece più attenta.
“Allora… sono Consulente a tutti gli effetti?” – chiese in parte rasserenata da quella notizia.
“No…”
Kagome abbassò le spalle, sconsolata.
“Ah… beh… non importa… rifarò tutto d’accapo e…”
“Sei un arcangelo, ora.”
Kagome si bloccò di colpo. Aveva capito bene? Lei? Un’arcangelo?
“A-a…a…” – non riusciva nemmeno a dirlo.
“Si, un
arcangelo. Il tuo cuore puro ti ha permesso di sconfiggere Naraku e
portare in salvo i tuoi amici. Kagome, dovevi aiutare solo Inuyasha, ma
alla fine hai aiutato anche il fratello e Rin, portando il tuo compito
a buon fine. Avresti potuto aiutare solo il mezzodemone, ma in fondo al
tuo cuore tu sapevi che non sarebbe servito a nulla, se non risolvevi
il problema tra loro due. Di conseguenza, hai aiutato anche Rin, senza
volerlo. Sei stata bravissima.”
Kagome si sentì rincuorata da quelle parole ma ancora la ferita nel suo cuore non era sanata.
“Accetti il tuo ruolo di arcangelo?”
“Io…”
Sulla terra,
Inuyasha non usciva da camera sua da tre giorni, ormai. L’assenza
di Kagome si stava facendo sentire e iniziava anche a pesare.
Troppo.
Aveva
finalmente trovato una persona da amare e improvvisamente, come una
folata di vento, era svanita. Grazie a Kagome aveva finalmente
ritrovato suo fratello, che adesso a scuola picchiava o, semplicemente,
freddava con uno solo sguardo, chiunque osasse dire qualcosa di storto
su di lui. I suoi compagni di classe erano praticamente dei pecoroni:
il loro cervello si era così atrofizzato che l’unica cosa
che erano in grado di fare, era quello di seguire il più forte,
che identificavano con la figura di Sesshomaru. Se il demone diceva di
offendere Inuyasha, tutti offendevano Inuyasha, se Sesshomaru diceva di
buttarsi nel fosso, tutti si buttavano nel fosso. Ora Sesshomaru
diceva, anzi, ordinava, di non offendere né picchiare più
suo fratello. Così, come dei bravi automi, facevano tutto quello
che veniva loro ordinato. Inuyasha era più tranquillo; il fatto
di non dover più passare per una strada senza il pericolo di
venire attaccato era stato veramente un gran passo in avanti. Non
provava per loro il benchè minimo cenno di rispetto,
semplicemente perché eseguivano degli ordini, non perché
lo si erano realmente resi conto che sbagliavano. Ogni mattina si
sentiva nauseato per le mielose parole che gli venivano rivolte per non
incorrere nelle ire del fratello maggiore. Così, si era preso
una pausa, a suo dire, meritata. Era rimasto a casa e, più
precisamente, si era rintanato in camera sua. Non dormiva, non
mangiava… si stava lentamente lasciando morire.
La madre sapeva
che sarebbe successo questo. Eppure, sperava che Kagome prendesse la
decisione giusta. Il marito era finalmente tornato a casa, trovando
Sesshomaru che parlava tranquillamente con Izayoi, chiamandola
addirittura mamma, condizione che Izayoi, ovviamente, accettò
più che volentieri. Inutaisho fu messo al corrente di tutto
quello che era successo, anche della cena con l’ex moglie,
arrabbiandosi molto con Sesshomaru per non esserne stato messo al
corrente. Ma poi, vedendo lo sguardo del figlio, capì che quel
capitolo della loro vita era finito e che finalmente potevano guardare
avanti. L’unico problema da risolvere rimaneva Inuyasha e il suo
mutismo.
Rin e
Sesshomaru ormai facevano coppia fissa. A scuola tutte le sue amiche la
invidiavano per la fortuna che aveva avuto nel mettersi con il
più bello della scuola, mentre i maligni sostenevano che lui
stesse con lei finchè non avesse potuto mettere le mani nel suo
“giardino segreto”. Lei sorrideva imbarazzata, non dando
ascolto alle voci invidiose.
Ma Sesshomaru
non la pensava così. Lui era considerato da tutti un idolo, in
quanto non si lasciava mai sopraffare dalle emozioni, così venne
etichettato come “debole”, cosa che a lui non andò
per niente giù. Affrontò uno di quei ragazzi e Rin
arrivò in tempo per fermarli.
“Che sta succedendo?” – chiese Rin.
“Oh…
la bella addormentata nel bosco…” – ironizzò
il ragazzo che fu salvato dal pronto intervento di Rin. Lei lo
guardò con un sopracciglio alzato e un mezzo sorrisetto come per
dire “poveretto… ringrazia invece che ti ho
salvato…”
“Rin… io…” – disse Sesshomaru per giustificarsi, ma lei lo bloccò.
“Non
cedere alla rabbia.” – disse lei semplicemente. Lui si
raddrizzò, sovrastando con la sua stazza il poveraccio che si
sentì piccolo piccolo di fronte a quel pachiderma.
“Hai ragione.” – così se ne andarono insieme, lasciando a quel poveretto ancora qualche anno da vivere.
Quel giorno era
sabato. Un giorno venerato come una divinità perché
significava che non c’era scuola. Quel sabato Inuyasha fu tirato
fuori a forza dalla camera dal fratello e obbligato ad uscire per
respirare un po’ di aria. Per andare verso il parco, dovettero
passare davanti all’edificio in cui Kagome aveva abitato.
Altra pugnalata al cuore per il povero mezzodemone.
Per soffrire
meno, Inuyasha si era voltato dall’altra parte, ma pensò
di avere le allucinazioni quando sentì la sua voce.
La voce della sua Kagome.
“Beh… mi pare di aver fatto un buon lavoro con voi due. Che ne dite?”
I due si
bloccarono di colpo come se fossero stati messi sotto incantesimo. Si
girarono, consci che una volta girati avrebbero ricevuto la loro
più grossa delusione, ma quello che videro li lasciò
completamente a bocca aperta.
Kagome era
seduta sui gradini davanti al portone e aveva il mento appoggiato sui
palmi delle mani e uno sfavillante sorriso. Inuyasha sentì le
gambe cedere e cadde in ginocchio, il respiro si era accorciato.
“Vi prego… non venite a salutarmi, mi raccomando…” – ironizzò la ragazza.
“Ka… Ka… Kago… me…” – balbettò Inuyasha.
“Presente!” – disse alzando il braccio verso l’alto.
Inuyasha si alzò di scatto e andò ad abbracciare la ragazza, soffocandola.
“Inu… soffo… co… aiu… to…”
Inuyasha la mollò per farla respirare. Kagome respirava a fatica.
“Ma mi volevi uccidere?” – chiese guardandolo con un sorriso.
Inuyasha scosse la testa.
“Non scompaio mica se parli, sai?”
“Oh mio Dio…” – e la riabbracciò.
Poi fu il turno di Sesshomaru che aveva in bocca un nido di mosche.
“Ciao…”
– disse lui, mentre sentiva le esili braccia di Kagome avvolgerlo
in un abbraccio. – “RIN! LEI NON LO SA! ANDIAMO!”
– tirò Kagome per un braccio e insieme ad Inuyasha
andarono verso il parco dove avevano appuntamento con la ragazza.
Rin stava
aspettando che Sesshomaru arrivasse con Inuyasha, ma lo stupore la
avvolse quando vide che con loro stava arrivando una terza persona.
Ammutolì quando riconobbe in quella persona la sua amica Kagome.
“KAGOMEEEE!!”
– urlò andandole incontro abbracciandola. –
“SEI TORNATA!” – Rin stentava a crederci. Pensava che
non l’avrebbe più rivista, e invece…
“Resti, vero?” – fu la domanda di Inuyasha.
“Non ho la più pallida intenzione di andarmene un’altra volta.”
“Raccontaci tutto… ma di fronte ad un buon cappuccino.”
Così i
ragazzi si avviarono verso il bar della mamma di Rin e quando
arrivarono, presero posto ad un tavolo. Rin tornò con le
ordinazioni dei ragazzi.
“Allora
Kagome… per filo e per segno vogliamo sapere tutto.”
– disse Rin, che non vedeva l’ora di sentire tutti i
particolare.
“Beh… che dire… sono tornata…”
I ragazzi ci rimasero un po’ male.
“Si,
no… ok… ma cos’è successo quando sei
tornata… la?” – chiese Sesshomaru curioso a morte.
“In Paradiso? Niente di particolare… Lui mi stava aspettando.” – i ragazzi sgranarono gli occhi.
“L-Lui?”
“Si, Dio…” – disse Kagome sorseggiando il suo cappuccino.
“E… e com’è?” – chiese Inuyasha.
“Lui
è… Lui è…” – Kagome non sapeva
che parola usare. – “… è…”
“E’?” – chiesero i tre avvicinandosi sempre di più al viso sognante dell’amica.
“…è Dio.” – disse semplicemente, facendo schiantare sul tavolo le tre facce deluse.
“Ma che risposta è? Vogliamo sapere che aspetto ha?”
“Quello non ve lo posso dire, mi dispiace…”
“Beh…
non fa nulla…vorrà dire che lo scopriremo quando
sarà ora. Allora, dicci…che hai fatto una volta tornata a
casa?”
“Abbiamo chiacchierato un po’. Mi ha chiesto se volevo accettare il ruolo di Arcangelo.”
“A-arcangelo…?” – chiesero interdetti. La loro amica era…un’arcangelo?
“Si.”
“E… e hai…”
“Se sono qui vuol dire che non ho accettato.”
“Perché?” – chiese Rin, scioccata.
“Perché
non sarei stata in grado di ricoprire quel ruolo.” – disse
raccogliendo con il cucchiaino la schiuma del latte.
“Tu? Non vedrei persona più qualificata per ricoprire quel ruolo.” – le disse Inuyasha.
“Grazie… ma se lo avessi accettato, non avrei potuto tornare qui da te.”
Inuyasha diventò viola per l’imbarazzo.
“Per… per me?”
“Si…”
– disse Kagome, impegnata in un’operazione di raschiamento
della schiuma del latte. Posò il cucchiaino e guardò
Inuyasha. – “… per te. Lo trovi tanto strano?”
– chiese semplicemente.
“N-no…”
“Ah Sesshomaru…” – esordì Rin.
“Che c’è?” – disse mentre non voleva perdere nemmeno una parola di quel discorso.
“Dovresti venire un secondo con me.”
“Adesso?” – chiese scocciato.
“Si.
Adesso!” – disse Rin in un tono che non ammetteva repliche.
A malavoglia il demone si alzò e seguì la ragazza nel
retro del negozio, lasciando soli i due ragazzi.
“Non
capisco perché dovev…” – ma Sesshomaru non fu
in grado di concludere la frase perché Rin gli tappò la
bocca con un bacio. Quando si staccarono, Rin lesse negli occhi del suo
ragazzo incredulità. – “Wow…” –
disse semplicemente, facendo ridere la ragazza. –
“Credo… credo di non aver capito bene l’ultima
parola…” – disse lui malizioso. Rin rise di gusto.
“Te lo rispiego, se vuoi…”
Sesshomaru
afferrò la sua ragazza per la schiena e l’attirò
verso di se con fare possessivo. Si baciarono per svariati minuti, non
avendone mai abbastanza. I baci diventavano sempre più
coinvolgenti e i ragazzi stavano lentamente perdendo il controllo.
“Rin…”
– la chiamò Sesshomaru in un modo che le fece venire la
pelle d’oca. – “Ti voglio…”
Rin si staccò malvolentieri dall’abbraccio del suo ragazzo e lo guardò negli occhi. Ansimava.
“Stasera…
vicino al ristorante cinese all’angolo tra Via Sakura e Nakamoto
Yoda …c’è una costruzione. È inabitata. Alle
undici, non mancare.” – detto questo lo baciò e se
ne andò di corsa. La sua assenza avrebbe potuto destare dei
sospetti. Andò in bagno e si sistemò i capelli e sorrise
all’immagine che vide riflessa nello specchio.
Quella sera sarebbe diventata una vera donna.
Inuyasha e
Kagome si erano chiariti. Kagome gli aveva espressamente detto che era
tornata per lui, per rimanere per sempre con lui. Gli spiegò
cosa voleva dire essere Angeli Rinunciatari e lui lo apprezzò
ancora di più. Una persona aveva rinunciato alla vita celeste,
per rimanere con lui. Non lo avrebbe mai detto.
Inuyasha l’abbracciò teneramente, finchè non arrivarono Rin e Sesshomaru. Sconvolti.
“Ma… che vi prende?” – chiese Kagome che aveva notato lo scombussolamento dei due.
“Niente…” – rispose Rin un po’ troppo frettolosamente.
“Sei allergica a qualcosa, Rin?” – chiese Kagome.
“No, perché?”
“Non lo so… credo tu abbia uno sfogo sul collo. È tutto rosso.”
Rin e Sesshomaru sgranarono gli occhi. Se n’erano completamente dimenticati.
“Beh… questo Kagome…” – tentò di spiegare Rin, ma Inuyasha decise di giocare sporco.
“Te lo spiego io Kagome.” – Sesshomaru iniziò a sudare freddo. Che le avrebbe detto?
“Inuyasha… farò tutto quello che vuoi… ma sta zitto!” – lo implorò il fratello.
Inuyasha
ghignò maleficamente. Si avvicinò alle orecchie di Kagome
e le disse tutto all’orecchio. Sesshomaru e Rin sudavano freddo.
Che gli avrebbe detto quello scellerato? Quando Inuyasha si
staccò dalle orecchie di Kagome, videro la ragazza ridere di
gusto e Inuyasha si aggregò a lei.
“Se ti
prendo!” – urlò il maggiore, mentre inseguiva per
tutto il locale, sotto lo sguardo divertito dei presenti, il minore.
Alla fine lo raggiunse e gli mollò un pugno, indolore, in testa.
Kagome non la smetteva di ridere.
“Kagome?”
– la chiamò riluttante Rin. La ragazza guardò
l’amica negli occhi e si diede un po’ di contegno.
“Si?”
“C-che ti ha detto?”
“Oh be… che quello è un segno che ti esce quando sei allergico alla persona che ami.”
Rin rimase
all’inizio a bocca aperta, poi invece scoppiò a ridere,
attirando l’attenzione dei due ragazzi. Passarono così
tutto il pomeriggio, a ridere e scherzare. Poi venne il momento di
tornare a casa.
“Ti va di venire a salutare mia mamma?”
“Ok. Tu Rin vieni con noi?”
Rin si ricordò che aveva un appuntamento quella sera e quindi doveva prepararsi.
“No, non
posso. Magari un’altra volta!” – e scoccò
un’occhiata languida a Sesshomaru, che non aveva di certo
dimenticato l’appuntamento di quella sera.
“Ah…
va bene dai… ci vediamo domani.” – disse Kagome
salutandola. Appena i ragazzi uscirono dal locale, Rin andò di
corsa dietro il magazzino, si tolse di corsa il grembiule e
salutò frettolosamente la madre.
“Dormo da
Kagome stasera!” – e senza dare il tempo alla donna di
replicare, Rin si era già dileguata alla velocità della
luce.
Inuyasha,
Kagome e Sesshomaru erano quasi arrivati a casa. Inuyasha suonò
e venne ad aprire proprio la madre che non potè non urlare
quando vide davanti a sé Kagome e il marchio di Rinunciatario
impresso sulla fronte.
“Tu…tu…”
“Si, anch’io.”
La donna si
mise a piangere e andò ad abbracciare la ragazza, sotto lo
sguardo perplesso di Inuyasha. Lui ancora non sapeva chi in
realtà fosse la madre e si ripromise di chiedere spiegazioni
alla sua ragazza.
Cenarono insieme e poi Inuyasha accompagnò a casa Kagome.
Sesshomaru si
era impossessato del bagno. Di solito non era avvezzo a lavarsi e
improfumarsi tutto, ma quella era un’occasione speciale e voleva
che tutto fosse stato perfetto. Uscì dopo un’ora di vasca
e si mise davanti allo specchio. Si mise del dopo barba, il preferito
di Rin e poi uscì, ma urlò di spavento quando si
ritrovò di fronte la madre.
“AAAAHHHH!!” – urlò Sesshomaru.
“AAAAHHHH!!” – gli fece eco la donna. – “Ma… ma sei impazzito?”
“Che ci fai qui?”
“Ho delle
esigenze, io…” – disse mentre saltellava prima su
una gamba e poi l’altra per trattenere la pipì. Smise di
colpo quando una zaffa di dopo barba le investì le narici.
“E questo?”
Sesshomaru sgranò gli occhi. Non poteva fare una figura simile davanti alla madre.
“Bagno da un’ora… dopo barba di tuo padre… qui la cosa mi puzza.”
“Lavatela.”
– disse lui mantenendo un’aria da superiore. La donna rise
indignata e gli mollò un pugnetto sul braccio.
“Che brutto… dai muoviti…”
Sesshomaru
uscì dal bagno, permettendo alla madre di espletare le sue
funzioni fisiologiche. Quando uscì Sesshomaru era già
vestito. Un paio di jeans chiari strappati sulle ginocchia, camicia
bianca aperta di un paio di bottoni sul petto, braccialetto che gli
arrivava a metà mano e scarpe della Nike. I capelli erano
lasciati liberi. Sembravano una cascata d’argento. Izayoi rimase
colpita da quell’abbigliamento.
“Sai
Sesshomaru… se non fossi mio figlio, ci proverei…”
– disse convinta delle sue parole. Il ragazzo sgranò gli
occhi. – “Dai che scherzo!” – il demone
cercò di uscire da quella casa il più velocemente
possibile, ma Izayoi lo bloccò nuovamente.
“Si?” – chiese impaziente di uscire.
“Prendi
pure le mie chiavi. Non ho intenzione di aspettarti sveglia.”
– e se ne andò, lasciando Sesshomaru con un sorriso da
ebete sulle labbra. Prese le chiavi e uscì.
Rin era bloccata davanti allo scoglio più duro, relativo alla sua preparazione per la sera: l’armadio.
“E che mi
metto?” – si chiedeva ancora in accappatoio, mentre le
lancette dell’orologio avanzavano inesorabili. Guardò
l’orologio e le si accapponò la pelle. Erano le dieci e
doveva ancora vestirsi e truccarsi. Tirò fuori tutto quello che
aveva nell’armadio e lo lanciò in giro per la stanza. Ogni
vestito che estraeva dal cilindro magico era accompagnato da un
commento.
“Questo
no…” – e lo lanciò sul letto. –
“Questo dice “prendimi e sbattimi al muro”, quindi te
ne vai li…” – e buttò anche quello sul letto.
– “…questo dice “ho cinque anni, portami in
giostra”, fila via…” – e anche quello
andò a far parte del cumulo di vestiti sul letto. –
“Che cavolo mi metto!!!” – esclamò tutta
agitata quando vide l’ora: le dieci e venti. – “Dai,
dai, dai…ECCOTI!” – Rin estrasse dal guardaroba una
gonna svasata che le arrivava fin sopra le ginocchia,
l’abbinò con una maglia a rete nera, il cui effetto
vedo-non-vedo lasciava intravedere solamente il reggiseno. Optò
per un paio di scarpe con cinque centimetri di tacco e si vestì.
Poi si barricò in bagno e passò all’operazione
trucco. Mise dell’ombretto argento sulle palpebre, sfumandolo
verso l’esterno e sulle labbra del lucidalabbra alla fragola, il
suo preferito. Si diede un’ultima occhiata e poi uscì, ma
qualcosa catturò la sua attenzione. Quel qualcosa erano le
chiavi che la madre aveva fatto duplicare apposta per lei. C’era
anche un bigliettino, lo prese e lo lesse.
Cara Rin,
ora sei grande
e devi poter iniziare a gestire la tua vita. Ti ho fatto una copia
delle chiavi di casa. Mi raccomando non perderle!
Ti voglio bene, mamma.
Rin aveva le
lacrime agli occhi, ma non poteva piangere altrimenti addio al trucco.
Sbattè più volte le palpebre, buttando indietro la testa
e aspettando che se ne andassero. Le prese e si avviò verso il
suo appuntamento.
Inuyasha aveva
riaccompagnato a casa Kagome. Erano saliti nel suo appartamento, lo
stesso dove aveva abitato durante il suo soggiorno sulla terra in
qualità di Angelo Consulente. Inuyasha addocchiò subito
il divano e i ricordi lo assalirono.
“Sei pentita della scelta che hai fatto?” – Kagome si girò, confusa per quella domanda.
“Perché me lo chiedi?”
“Tu rispondi e basta.”
“No, non
sono pentita. Quando sono ritornata lassù, mi sono
sentita…sola e non mi è piaciuto. Poi ho scoperto
perché mi sentivo così. Mi mancavano Rin e Sesshomaru
e…tu. Sono tornata perché io ti amo e niente, nemmeno il
Paradiso, poteva offrirmi le sensazioni provate con te durante il mio
soggiorno sulla terra.” – Inuyasha si avvicinò a
lei, le accarezzò una guancia con la mano e la baciò.
Nuovamente Kagome dovette aggrapparsi a lui per non cadere. Si
staccarono e Kagome gli prese entrambe le mani e, senza mai dargli le
spalle, lo condusse nella sua camera da letto. Lui la seguì,
ipnotizzato da quello sguardo. Entrarono e si stesero sul letto. Lui
aveva una gran voglia di averla di nuovo, di sentire nuovamente cosa
significasse donarsi interamente alla persona amata. Le gambe si
intrecciavano, mentre i respiri lentamente si accorciavano. Kagome lo
guardò negli occhi e gli rivolse una richiesta.
“Voglio fare l’amore con te.”
Inuyasha non
aspettava altro che un suo via libera e insinuò la mano sotto la
maglietta. Stavolta però trovò un impedimento in
più, ma non fu un problema. Con una scaltrezza che non pensava
di avere, le slacciò il reggiseno e poi prese a toglierle la
maglietta. Le tolse anche il reggiseno, ormai allentato e potè
ammirare nuovamente Kagome nella sua intera bellezza. Percorse il suo
corpo con lo sguardo, andando a fermarsi sul bottone della gonna,
lentamente gliela sfilò facendola rimanere in intimo. Poi, fu il
turno di Kagome. Gli tolse la maglia, quasi irritata dal fatto che
andava a coprire quella bellezza statuaria che era il suo ragazzo;
gliela tolse e la buttò da un lato del letto. Andò in
cerca del bottone che impediva a Inuyasha di poterla amare
completamente. Sfilò anche i jeans lasciandolo in boxer.
Inuyasha le sfilò anche lo slip e lei i boxer. Il mezzo demone
si impossessò nuovamente delle sue labbra e
s’infilò tra le sue gambe. Kagome, che non attendeva
altro, si concesse senza remore al suo amato, assecondandone i
movimenti.
Fecero
l’amore molte volte quella notte, unendosi più volte in un
unico essere. Si addormentarono sfiniti verso l’alba, cullati dal
loro respiro e dal calore dei loro corpi vicini.
Rin era
agitata, come non lo era mai stata in vita sua. Aveva iniziato ad
andare verso il suo appuntamento camminando, ora stava correndo.
“Calmati…calmati…” – si ripeteva ogni tanto per rilassare i nervi.
Arrivò alla casa e vide che la porta era aperta. Lui era arrivato.
Entrò timidamente e chiuse la porta, quando due mani le circondarono la vita, abbracciandola e facendola spaventare.
“Mi…mi hai spaventata…” – il cuore di lei batteva a mille.
=Il suo profumo…è lui…=
=Che buon odore che hai, Rin…=
Nonostante il
buio, non faticarono a trovare le loro bocche che non persero un
secondo di più. Ripresero da dove avevano interrotto.
L’aria
tutt’intorno non faticò a riscaldarsi. La voglia che
avevano l’uno dell’altra era tale che non occorse molto
tempo prima che i primi vestiti iniziassero a cadere a terra. Alla fine
si trovarono nudi, lei completamente distesa a terra, mentre lui era
sollevato, aiutato dal suo forte avambraccio. Rin era intimorita, ma
sapeva di essere al sicuro con lui. Sesshomaru si abbassò e la
baciò, la sentiva tremare e sapeva che non poteva essere il
freddo.
“Se non vuoi…me lo devi solo dire…” –Rin scosse la testa.
“No,
voglio farlo…con te…” – Sesshomaru
s’insinuò in lei e lentamente la penetrò. Rin smise
di respirare per un secondo, cercò di rilassarsi e sembrò
che funzionasse. Si lasciò completamente andare quando lui le
sussurrò all’orecchio due semplici parole.
“Ti amo…”
Quelle parole
permisero a Rin di farsi amare totalmente da Sesshomaru. Lo aveva
aspettato per cinque anni, e se non fosse arrivata Kagome forse avrebbe
aspettato l’eternità.
Le mani si
cercavano, le bocche si bramavano. Tutto quello che i due ragazzi
sentivano l’uno verso l’altro da cinque anni, furono
portati a galla quella settimana. Rin lo stringeva forte a se, godendo
per l’estasi che lui le stava dando.
Si amarono per
tutta la notte finchè, esausti, non si accasciarono vicini.
Mancavano poche ore all’alba e non volevano lasciare il loro
nido. Parlarono di tutto un po’ e scoprirono di avere molte cose
in comune. Arrivarono però anche le sei e i due amanti dovettero
far ritorno a casa. Sesshomaru non voleva lasciarla andare. Ora che
l’aveva trovata voleva passare la maggior parte del tempo
possibile. Si baciarono e ribaciarono.
“L’ultimo…”
– disse lui continuando a baciarla e lei non si tirava di certo
indietro. A malincuore i due dovettero staccarsi. Rin aveva già
inserito le chiavi nella toppa, ma si girò di scatto. Sesshomaru
la guardò confuso. La vide arrivare a tutta velocità e
saltargli al collo e baciarlo con passione. – “Ti conviene
andare, altrimenti…”
“Altrimenti?” – chiese lei mentre gli stuzzicava il lobo dell’orecchio.
“A tuo
rischio e pericolo…” – Rin rise e alla fine si
staccò dal demone. – “Ci vediamo dopo, ok?”
“Ok.”
Rin
entrò in casa, si spogliò ed entrò in bagno e si
ristorò con una doccia fredda. Dopo una notte come quella era
necessario cercare di rimanere sveglia. Doveva aiutare la madre e non
poteva arrivare con due valige sotto gli occhi. La donna era già
andata al bar per preparare i suoi manicaretti. Rin la raggiunse dopo
un’ora circa.
Inuyasha e
Kagome erano presi l’uno dall’altro. Avevano appena finito
di amarsi ed ora erano sdraiati li, su quelle lenzuola a parlare.
Kagome gli accarezzava l’avambraccio, mentre lui
l’abbracciava da dietro.
Inuyasha guardò l’orologio. Le sette e mezzo del mattino.
“Cavolo…già le sette e mezzo…” – esclamò lui.
“La vuoi la colazione?”
“Cosa offre la casa?”
“La cameriera dovrebbe andare a fare la spesa, se il signore si accontenta di the e qualche biscotto…”
“Si…cvedo di potev soppovtave questa fvugale colazione…”
Kagome gli
tirò il cuscino in faccia. Ci un una lotta all’ultima
piuma, lotta che finì pari. Inuyasha la riportò sotto di
se e le bloccò i polsi sopra la testa. Una piuma era caduta
sulla fronte di Kagome. La scacciò con un soffio. Inuyasha la
baciò, facendola rabbrividire.
“Perché non andiamo al bar di Rin a fare colazione?” – propose Kagome.
“Ok. Posso farmi una doccia, prima?”
“Si, certo. Il bagno è di là…”
Inuyasha
uscì dopo un quarto d’ora e Kagome, dopo aver sistemato
tutto se ne fece una anche lei. Uscì dopo venti minuti
abbondanti e si avviarono verso il bar dell’amica, dove vi
trovarono già Sesshomaru e Rin che serviva ai tavoli.
“Ciao
ragazzi! Sedetevi pure che arrivo subito!” – la ragazza
servì i clienti e poi andò dai suoi amici. –
“Che vi porto?”
“La
colazione…” – disse Inuyasha tenendosi lo stomaco.
Sesshomaru decise di ripagare con la stessa moneta lo scherzo del
succhiotto dell’altra volta.
“Tutto quell’esercizio deve averti sfinito, fratellino…”
Inuyasha e Rin
diventarono viola per l’imbarazzo ma Kagome, non ancora avvezza
ai termini terrestri, gli rispose con tutta la tranquillità di
questo mondo.
“Beh…”
– Inuyasha diventò un tronco di legno. –
“…abbiamo semplicemente camminato per venire qui, non
è che abbiamo fatto le corse…”
Inuyasha
tirò un sospiro di sollievo, Rin si mise a ridere e Sesshomaru
la guardò a bocca aperta. Non gli era ancora entrato in testa
che Kagome aveva ancora una mentalità da angelo e certe
sottigliezze non aveva ancora imparato a coglierle.
“…
però stanotte abbiamo fatto l’amore molte volte, forse
è quello che gli ha fatto venire appetito.”
Inuyasha
sgranò gli occhi, Rin gli fece compagnia e Sesshomaru
potè avere la sua vendetta. Ma la cosa non era ancora finita li.
– “Anche tu Sesshomaru dovresti avere una fame da lupo,
contando che anche tu sei stato con Rin stanotte.” – la
semplicità con cui Kagome parlava di ogni argomento era
disarmante. Ora fu il turno di Sesshomaru e Rin sbiancare.
“Ma…ma…”
“Ho…ho
detto qualcosa di sbagliato?” – chiese Kagome che non
capiva lo sgomento dei due. Inuyasha incrociò le mani sul tavolo
e vi appoggiò sopra il mento e guardò i suoi amici. Ma
decise di intervenire per mettere fine a quell’imbarazzo generale.
“Sai Kagome…credo che tu abbia bisogno di parlare con Rin.”
“Perché?”
“Perché
vedi…” – disse Rin. – “…ci sono
molte cose che vanno dette con estrema calma…”
“Se lo dite voi…”
“Allora? Che vi porto?” – chiese Rin.
“Brioches e cappucci!” – esclamò Kagome.
In brevissimo tempo, la colazione fu servita.
In brevissimo
tempo, Inuyasha potè assaporare il gusto vero della vita.
Potè godere delle sue esperienze e iniziare a vivere.
Anche
Sesshomaru con l’aiuto di Rin, che aveva un potere sedativo su di
lui, potè avere attorno a se degli amici, amici veri che lo
aiutavano nei momenti di bisogno.
Solo un neo si era affacciato sulla vita perfetta di Rin e Sesshomaru.
Stavano
passeggiando per il parco, lei era allegra più del solito quel
giorno, anche se non se ne spiegava il motivo. Sesshomaru la osservava
e ringraziava Lui ogni sera per aver messo sul suo cammino
quell’angelo. La loro quiete fu interrotta da due voci sgradevoli.
“Ciao Rin…Sesshomaru…”
La ragazza si
bloccò di scatto così come anche Sesshomaru. Si girarono
e si trovarono davanti i propri genitori. Rin ricordava perfettamente
che, se non fosse stato per Kagome, a quest’ora sarebbe stata nel
regno degli Inferi. Tutto per colpa dell’odio che provava verso
coloro che l’avevano fatta soffrire, perciò, dopo aver
cercato e trovato la mano del suo ragazzo, li sorpassò senza
nemmeno salutarli. I due ormai coniugi li guardarono sprezzanti andar
via, mentre attorno ai loro corpi si stava lentamente creando
un’aura nera.
Buona sera.
Sono contenta
che siate giunte fino a qui, che è l’ultimo capitolo di
questa storia un po’ particolare. Dunque, mettere la parola fine
a una storia è sempre drammatico, per lo meno per me. Mentre la
stavo scrivendo, continuavo a dirmi “ma quando finisce?”,
poi, io bastarda che continuavo a buttarci dentro colpi di scena su
colpi di scena, per forza di cose non finiva più.
Poi quando
arrivi a scegliere le parole per il finale, ecco che dici “ma
è già finita”? Insomma… quando si dice che
non ci va mai bene niente, ecco: quello è il mio caso.
Spero che il finale non sia stato troppo mieloso o troppo affrettato,
se sì, mi scuso. Questa storia era ferma nel mio archivio da un
bel pò di tempo. Per quello che ho potuto l'ho corretta,
sperando di non aver fatto troppi danni.
E’
stato un piacere ritornare su questo fandom, dopo tanto tempo
d’assenza. Ho fatto un paio di conti e ho visto che sono mancata
per un quasi un anno.
O.O → era la mia faccia.
Comunque…
è stato un onore per me ri-essere stata recensita così
assiduamente da ognuna di voi. Pensavo di essere stata messa nel
dimenticatoio, invece vedo che EFP non perdona e non dimentica. Sono
contenta.
Essendo
l’ultimo capitolo, dovrei riuscire a fare dei ringraziamenti
decenti, ma… ahimè! Il tempo è tiranno e devo
preparare le valige perché parto per due-tre giorni sotto
Paqqua. Mi porterò via il pc, se ci sta in macchina, visto che
ho stipato anche il mio buco del… dicevamo? Ah,
sì… mi dispiace non potervi ringraziare singolarmente,
anche perché avrebbe più senso farlo adesso, che non
durante i precedenti capitoli.
Un potente
grazie con tanto di inchino va a coloro che hanno speso un attimo del
loro tempo per commentare sempre e solo meravigliosamente questa storia
di cui io per prima non ero per niente sicura:
Xx Kagome_Chan xX
Bellatrix_Indomita
luna argentata95
Nicole221095
kaggy95
sandy23
Samirina
Darkina
fmi89
marrion
Dolce Kagghy
ryanforever
NON e
sottolineo NON ho intenzione di abbandonare Inuyasha, non per lo meno
per un anno intero. Ho alcune storie in cantiere che sono già
finite, ma hanno bisogno di una sistemata, perché sono ancora
dotate di quel linguaggio da adolescente, quale ormai – purtroppo
ç_ç – non sono più.
Con gli anni lo
stile di scrittura cambia, cambiano le visioni che si ha della vita e
le esperienze che vanno a infilarsi nel bagagliaio della saggezza.
Motivo per il quale mi occorrerà un po’ di tempo per
rimetterle a posto e dar loro una sistemata degna di questo nome.
Grazie a tutte voi! Alla prossima!!!
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