Angel

di callistas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Prologo ***
Capitolo 2: *** 2 - L'incarico ***
Capitolo 3: *** 3 - Un sentimento inaccettabile ***
Capitolo 4: *** 4 - Angeli e Demoni ***
Capitolo 5: *** 5 - Simili diversità ***
Capitolo 6: *** 6 - Verso la perdizione ***
Capitolo 7: *** 7 - Un quadro vale più di mille parole ***
Capitolo 8: *** 8 - Kagome, Izayoi, Rin ***
Capitolo 9: *** 9 -Si comincia... ***
Capitolo 10: *** 10 - Il Conflitto decisivo ***
Capitolo 11: *** 11 - Tutto ha una sua fine ***



Capitolo 1
*** 1 - Prologo ***


1 - Prologo Ok.
Sono tornata.
Ok.
Non ve ne frega niente.
Ok.
Nemmeno a me.
Hihihihi…
Carissimissime! Ben tornate! Spero che qualcuno di voi si ricordi ancora di me e delle mie storie.
Parte divertente: quella che mi accingo a presentarvi è una Inu-Kag, che chi mi conosce bene sa essere la mia coppia preferita. Sarà una storia un po’ insolita. Kagome vestirà dei panni un po’ diversi dai soliti e Inuyasha sarà un ragazzo alquanto isolato.
Parte seria: mi dispiace essere mancata per così tanto tempo. Alcuni drastici cambiamenti mi hanno vista protagonista e automaticamente l’ispirazione è andata a farsi un giro alle Canarie. Non che ora sia ai massimi livelli, ma posso dire di essermi ripresa.

Prima di lasciarvi ad un prologo alquanto corto, vorrei fare una dedica.
Ho ricevuto una E-mail che mi ha fatto molto piacere ricevere da Kagome19. Vorrei farle sapere che la sua mail mi ha dato la spintarella finale per decidermi a tornare sul grande schermo. Ero molto indecisa se pubblicare o meno. Non avendo la linea fissa mi devo affidare alla chiavetta (Vodafone…w la pubblicità gratuita), solo che ho fatto un abbonamento che mi si è ritorto contro perché posso navigare gratis solo dalle dieci di sera. Non sto qui a menarvela sul perché ho fatto questa ca-ga-ta pazzesca, però l’ho fatta e devo scontare ancora sei mesi di questo supplizio. Il problema è che quando torno a casa dal lavoro sono un peletto demolita e alle dieci sono già davanti a Morfeo a farmi una chiacchierata.
Però adesso, a costo di farmi venire delle valige sotto gli occhi, di pizzicarmi le braccia, di pestarmi i piedi o mordermi la lingua, ho deciso che posterò i capitoli come al solito, di venerdì.
Detto ciò, vi lascio al prologo, che ho il timore sia più corto di questa presentazione.
Ciao ciao, callistas!









Anche se lei non lo sapeva, quello sarebbe stato un giorno veramente speciale. Sarebbe stato il giorno del suo primo incarico che avrebbe svolto interamente da sola. Certo, i colleghi l’avrebbero aiutata consigliandola di volta in volta, ma se per caso si fosse trovata in difficoltà, avrebbe dovuto arrangiarsi per dimostrare di essere veramente pronta per ricoprire quel ruolo. Un ruolo che desiderava da molto tempo.

Era distesa su un campo interamente ricoperto di margherite con il naso per aria. Stava troppo bene lì. Poi si alzò e iniziò a correre per il prato finché una luce accecante non la obbligò ad arrestare la sua corsa. Sapeva perfettamente a chi apparteneva una luce così accecante, così… pura.
La ragazza si bloccò all’istante e tenne sempre il viso basso, imbarazzata per quello che stava facendo. Che avrebbe pensato di lei adesso? Forse aveva messo a rischio tutto il lavoro che aveva fatto in quegli anni per una stupida corsa? Sperava ardentemente di no.
“Tranquilla…” – disse lui. – “…non rischi nulla.”
=Ops…non mi ricordavo che sapesse leggere il pensiero…=
“Attenta a quello che pensi, allora…”
La ragazza s’imbarazzò ancor di più e questo lo fece sorridere.
“S-sì…”
“Puoi anche guardarmi in faccia, sai?” – disse lui bonario.
“Non…non lo merito.” – rispose lei mentre si torturava le mani.
“Io credo l’esatto opposto, sai?”
La ragazza alzò di scatto la testa per lo stupore, ma la riabbassò immediatamente. Stava per sporcarlo e questo non se lo sarebbe mai perdonato.
“Guardami.”
Sentì una punta di perentorietà nella voce e obbedì. Alzò lentamente la testa rivelando l’identità del visitatore: un vecchio signore dalla folta barba, gli occhi erano azzurri come l’acqua appena sgorgata da una fonte nuova. Le braccia pendevano lungo i fianchi e il suo sguardo era dolce.
Sperava un giorno di diventare come lui.
Di diventare come Dio.









Ecco il prologo.
Come preannunciato è più corto della presentazione che ho fatto e mi dispiace. Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità con questa premessa e spero di poter riavere il piacere di rispondere ai commenti che spero – vi supplico – lascerete.
Ho preso spunto per questa storia da un telefilm che qualche anno fa guardavo con assuefazione. S’intitolava “Il tocco di un angelo”, non so se lo avete mai visto o almeno sentito nominare.
Era un bel telefilm, anche se attualmente la tematica trattata potrebbe dare qualche effetto collaterale.
Beh, basta! Aspetto i vostri commenti!
Besitos, callistas!

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Capitolo 2
*** 2 - L'incarico ***


2 - L'incarico Ben arrivate al secondo capitolo!
Dunque… devo ammettere che leggere i commenti su ogni capitolo è una scarica elettrica che non pensavo mi potesse piacere così tanto.
Vi ringrazio per i commenti che avete lasciato per il misero prologo, ma spero abbiate capito che la mia intenzione era quella di farvi rimanere col fiato sospeso.
Spero di esserci riuscita, almeno…

Allora…permettetemi di rispondere come di consuetudine ai commenti, iniziando con…

Xx Kagome_Chan xX: opere… che paroloni. Diciamo che mi mancavate e ho deciso di ricominciare a stressarvi l’anima. Il capitolo che andrai a leggere sarà di transizione e non spaventarti se noti errori di grammatica o che, comunque viene spiegato tutto in fondo.
Bellissima? Un bacione grandissimo e grazie per aver commentato il prologhetto.

Anjhela_kaggy_inuchan91: ciao cara, ti ringrazio. Ho faticato un bel po’ per decidermi, ma alla fine ce l’ho fatta. Però non posso anticiparti niente. Siccome sono bastarda dentro, lascerò che tu ti legga tutti i capitoli che posterò. Alla fine ti dirò se ci hai imbroccato.
Un bacio e alla prossima!

Mikamey: oddio, ciao! Come stai? Effettivamente, era da un po’ che non leggevo le tue storie e mi era dispiaciuto un sacco. Io mi sono fatta due conti e mi sono resa conto che dalla pubblicazione dell’ultima mia storia è passato un anno.
E non me ne sono accorta! O.O
Sono contenta che tu abbia visto quel telefilm, almeno sai più o meno di cosa tratterà la mia storia. Nemmeno io sono riuscita a vederne la fine e non so dirti cosa sia successo, ma cerco di immaginarlo.
Bene! Sono contenta di averti rivisto tra i recensori. Sappi che ho letto la tua storia e che mi è piaciuta, come le altre, del resto. Perdonami se non te l’ho commentata. Prima di poter tornare attiva su EFP come lo ero una volta, devo risolvere un piccolo disguido con una promozione sulla chiavetta che uso per navigare e poi tornerò a stressarvi!
Ti aspetto alla fine del capitolo! Baciotti!

Ilary_chan: ciao! Sono contenta di vedere un nome nuovo. Fa sempre piacere!
Per il prologo, lo so che è strano, ma mi è venuto così. Ho voluto rivelare subito la natura dei personaggi, ma fermarmi sul più bello, cosa che solitamente mi fa guadagnare una vagonata di bestemmie.
Sono anche molto contenta che “Io e il mio capo” ti sia piaciuta. Grazie mille.
Ti lascio alla lettura di questo capitolo, che spero tu possa trovare un po’ più polposo rispetto allo striminzito prologo.
Un superbacio!

Bellatrix_Indomita: io e te dobbiamo fare un luuuuuuuuuuuungo discorsetto, gioia.
Non pensare minimamente che se non ti commento la storia, io non la legga, anzi. Ogni giorno vado sul sito per vedere se aggiorni. I tuoi capitoli li spolpo nel giro di trenta secondi, ma purtroppo ho un problema con la chiavetta di navigazione.
Ora come ora, posso navigare gratuitamente, e sottolineo gratuitamente, dalle dieci di sera in avanti. Premettendo che lavoro tutto il giorno, arrivo a casa che solo devastata e alle dieci sono già a letto. Quello che non riesco a leggere di sera, lo leggo al mattino sul lavoro, ma purtoppo non posso usare il computer dell’azienda per i miei comodi, altrimenti sono ca22i amari.
Come ti ho già detto, io divoro letteralmente i tuoi capitoli, ma non li posso commentare. Sto cercando una soluzione per svincolarmi dall’attuale piano di navigazione e trovarne uno che mi consenta di andare su internet quando ca22o voglio io, così ho tutto il tempo per commentare.
E poi il tuo stile di scrittura a me piace.
E se non vedi il mio nome tra i recensori, non preoccuparti. Il capitolo io l’ho già letto!!!!
Abbi pietà e perdonami se puoi.
Un superbacio!

Chocola92: ti ringrazio. Solitamente io sono un tipo che preferisce postare capitoli più lunghi e interromperli proprio sul più bello. Questo prologo mi è servito più che altro per introdurre la storia vera e propria, in modo per darvi l’idea del tema che andrò a trattare. Spero di non cadere nel banale…un bacione anche a te!

Nicole221095: ciao, e benvenuta anche a te. Grazie per aver commentato e lascia che ti dica che mi dispiace molto per la tua perdita. So che non è facile perdere qualcuno che si ama, il vuoto che ti lascia dentro non lo si riesce a colmare. Spero tu possa riprenderti al più presto possibile.
Un bacio.

Kagome19: ed eccoci a noi! Infatti sto proprio pensando che tu non ci dovevi proprio stare con la testa se eri lì che aspettavi la mia storia. Però, eccola qui.
Sai, sul fatto che ci sono pochi aggiornamenti forse non è proprio da criticare. A parte il mio periodo di disgrazie, ho sentito anche il bisogno di staccarmi da Inuyasha per un po’, diciamo che mi sono presa una pausa di riflessione. Cambiare fandom può anche aiutare, anche se si vorrebbe non farlo mai. Leggere le storie degli altri può darti lo spunto per creare altre storie, quindi il cambio di fandom o il mancato aggiornamento può essere visto come un qualcosa di positivo.
Spero di rivederti presto!
Bacioni!

Ryanforever: ciao cara! Felice di rivederti su questi schermi! Spero di non deluderti con il prossimo capitolo che spero commenterai.
Un superbacio!




Una cosa che non ho specificato all’inizio è che troverete Kagome un po’… tonta. Spero di avervi incuriosite. Io quando ho delineato il personaggio della ragazza mi sono quasi messa a ridere per certe cose che le facevo dire.
Detto questo, vi lascio alla lettura!


Eccovi il secondo capitolo!









I due rimasero a fissarsi per un lungo momento finchè Lui non decise di interrompere qul magico silenzio.
“Kagome…”
“Sì?” – chiese lei curiosa e onorata che Lui si fosse mostrato a lei.
“…oggi è un giorno speciale.”
“Davvero?” – chiese lei con un sorriso. Adorava le sorprese.
Lui annuì.
“Certo…da quando sei arrivata qui ti ho seguito con particolare interesse.”
Kagome sgranò gli occhi.
“Voi…voi mi conoscete?” – sorrise.
“Certo…come conosco tutti i miei figli.” – disse lui lasciandosi sfuggire una risata divertita. – “So che cerchi di raggiungere il livello di Consulenza.”
Kagome annuì e in quel momento si vergognò come una ladra.
“Non vergognarti, non ne hai il motivo. Non c’è nulla di male nel cercare qualcosa di più.”
“Non voglio sembrare…”
“Ingrata?” – concluse Lui per lei.
Kagome annuì mestamente.
“Ma non lo sei affatto!”
Solo allora Kagome iniziò a rilassarsi. Se lo diceva lui allora c’era da fidarsi.
“Grazie…ma, come mai siete venuto da me?”
“Ho un incarico per te, Kagome.”
La ragazza illuminò il suo volto con un bellissimo sorriso.
“Sono contenta! Chi affiancherò stavolta?” – chiese impaziente di aiutare il bisognoso di turno.
“Nessuno.” – rispose lui amorevolmente.
L’entusiasmo di Kagome si sgonfiò come un palloncino lasciato andare dopo che lo si aveva appena gonfiato.
“Ma…avete detto che…”
“…che ho un incarico per te. Interamente per te.” – concluse alla fine, marcando la parola interamente.
Il sorriso di Kagome lentamente svanì per lasciare il posto ad una faccia incredula poi, di nuovo, un sorriso ancora più solare di quello di prima le illuminò il volto.
“Davvero?!?! Un…un incarico…tutto per me?” – chiese la ragazza, indicandosi con le mani aperte che ripetutamente sbattevano sul petto.
Lui sorrise alla sua figlia e annuì.
Kagome si dimenticò di chi le stava di fronte e si lanciò in un mega abbraccio, cosa che a lui non dispiacque per niente. Solo dopo si accorse di cos’aveva fatto e si allontanò bruscamente da lui, imbarazzata e mortificata.
“S-scusatemi…io…non…scusatemi veramente…non volevo…sono…occielo…perdonatemi…”
“Come può un padre essere arrabbiato di fronte alla felicità di una figlia?” – proclamò lui.
Kagome sorrise imbarazzata e, timidamente, tornò tra le sue braccia.




In giro si era sparsa la voce della velocità con cui Kagome aveva raggiunto il livello di Consulente e purtroppo, anche se si trovava in quel luogo meraviglioso che i terrestri chiamano Paradiso, le voci maliziose non mancarono.
La ragazza passeggiava per andare da Lui che la voleva vedere per parlarle di come avrebbe dovuto svolgere il suo nuovo incarico. Mentre passava, però, sentì quelle voci.
“Hai sentito?” – disse una all’amica.
“Cosa?”
“Kagome, quella nuova…”
“Beh? Che ha fatto?” – chiese come una comare impicciona.
“Oggi ha la prova per diventare Consulente.”
“Davvero?” – esclamò incredula e indignata. – “Ma come ha fatto?”
“Pare che abbia avuto molti favoritismi.” – le due continuavano a parlare, senza accorgersi che la diretta interessata era proprio dietro di loro e aveva sentito tutto. Ma non si era lasciata scoraggiare da quelle voci. Lei sapeva di aver lavorato duramente e se Lui la riteneva pronta per la prova finale, chi erano loro per giudicare?
“Mai pensato che forse la ragazza in questione si sia messa d’impegno per raggiungere i suoi obiettivi?” – disse una voce estranea alla conversazione. Le due pettegole si girarono per replicare, ma quando si videro davanti la stessa Kagome divennero viola per l’imbarazzo e scapparono via.
Kagome conosceva benissimo quelle due: Eri e Rika, le lingue più svelte del West. Così le aveva battezzate. Infatti, loro due erano state messe a capo del Paradise Post, il giornale degli angeli, perché erano considerate da tutti le migliori nel loro campo. Riflessioni a parte, Kagome riprese il suo cammino verso Lui che la stava attendendo.

“Benearrivata, figliola…”
“Grazie, Padre. Cosa devo fare?” – chiese  impaziente.
“Essere paziente, innanzi tutto. È fondamentale se non vuoi rischiare di commettere qualche errore.”
Kagome abbassò lo sguardo per la vergogna. Cominciamo bene…
“Allora…” – con un gesto della mano, Lui fece comparire una fontana d’acqua. – “…lui si chiama Inuyasha Mizumi, ha diciassette anni e come puoi ben vedere è un mezzo demone.”
“Mezzo demone? Ma non li avevate fatti estinguere?” – chiese Kagome mentre era appoggiata alla fontana per vedere meglio.
“Assolutamente no…sono creature meravigliose i mezzo demoni, sai?”
“Davvero?”
“Sì e sono sicuro che tu mi sai dire anche il perché.”
Kagome sgranò gli occhi.
=Oh, oh…non ero pronta per l’interrogazione…=
“Tranquilla…non ti sto interrogando.” – disse lui sorridendo.
Nuovamente Kagome si era dimenticata che lui sapeva leggere le menti dei suoi figli.
“Scusate…avete detto che sono creature meravigliose?”
“Sì…”
Kagome si allontanò dalla fontana per riflettere. Aveva letto dell’argomento, ma al momento non riusciva a ricordare cosa diceva il libro.
“Sul libro non veniva spiegato il perché della loro natura, Kagome.”
Alla ragazza sembrò che la terra si aprisse sotto i piedi. E adesso? Cosa poteva dirgli?
“Sono sicuro che ce la puoi fare. Pensaci bene. Ci vediamo domani e spero che tu mi possa dire quello che sicuramente mi sentirò dire.”
Annuì convinta e se ne andò immersa nei suoi pensieri. Tornò nella sua cameretta e si mise a riflettere.
“Ma che avranno di tanto particolare, queste creature?” – era alla sua scrivania, quando un libro catturò la sua attenzione. – “Demoni e mezzo demoni. La vita del Sengoku Jidai. E questo libro da dove salta fuori?” – Kagome ci pensò su due volte e ritenne che non era giusto cercare la risposta da un’altra parte. Lui le aveva chiesto di pensarci e lei gli avrebbe fornito una risposta senza l’aiuto di fonti esterne. Anche se ci avesse impiegato una vita intera. Si alzò dalla scrivania e si sdraiò sul letto, incrociò le braccia dietro la testa e sgomberò la testa dai pensieri per concentrarsi sulla domanda che Lui le aveva rivolto. – “Perché sono creature meravigliose? Dunque…vediamo un po’…i libri però dicevano tutto il contrario. Dicevano che erano creature spietate e che cercavano solo il sangue di esseri più deboli…non vedo cosa ci sia di meraviglioso in loro…sono crature solitarie…uccidono chi si mette sul loro cammino non risparmiando nemmeno le donne o i bambini…e che avranno di tanto meraviglioso? Forse avrà sbagliato l’uso dell’aggettivo…” – sgranò gli occhi per l’assurdità di quell’affermazione. Lui non aveva mai sbagliato! Ogni cosa che faceva o diceva era sempre stata fatta o detta in previsione di un futuro migliore. – “Ma che vai a pensare, Kagome!” – la ragazza sospirò.
Non riusciva a darsi una spiegazione plausibile a quella domanda, finchè lentamente non si addormentatò. Fu un sonno abbastanza tranquillo durante il quale, prese a sognare gli avvenimenti di quella giornata incredibile.
“Non trovi anche tu che i mezzo demoni siano creature meravigliose?”>

Fu in quel momento che realizzò di aver sbagliato tutto. Si alzò di scatto dal letto, a giudicare dalla luce che c’era potevano essere benissimo le nove del mattino. Si alzò e si preparò per andare da Lui. Quel giorno avrebbe dovuto dargli la risposta, ma era preoccupatissima perché ancora non sapeva che dirgli. Sapeva che la parola chiave era mezzo demoni, ma ancora non riusciva a collegarla a ciò che avrebbe dovuto rispondere. E se avesse sbagliato? E se la sua risposta fosse stata incompleta o peggio, deludente? Con tutti quei “e se” Kagome non si accorse di essere arrivata quasi a destinazione. Prese un enorme respiro e aprì la porta. In quel preciso momento fu assalita da un flash.
“Mezzo demoni”
Ritrasse la mano dalla maniglia come se si fosse scottata. Come mai quella parola le era venuta in mente proprio in quel momento? Iniziò a far funzionare il cervello. Se erano mezzi, significava che non erano interi.
=Ma che brava Kagome…= pensò ironicamente la ragazza mentre sempre mentalmente si batteva le mani. E poi… la risposta. Fu come se lei l’avesse avuta sempre davanti agli occhi, ma si rifiutava di vederla perché impegnata in qualcos’altro. Con un sorriso a trentadue denti entrò nella stanza che era piena di gente.

Il sorriso della ragazza si smorzò lentamente. Tutta quella gente proprio non se l’aspettava.
“Vieni Kagome, ti stavamo aspettando…” – la incitò Lui.
Timidamente Kagome fece il suo ingresso mentre sentiva su di sé gli sguardi severi dei suoi esaminatori. Si fermò esattamente davanti a Lui.
“Allora…hai trovato quello che cercavi?” – le chiese sempre bonario.
Davanti a quel volto, Kagome sentì le sue membra rilassarsi, si concentrò solo ed esclusivamente su di Lui e riprese il suo sorriso.
“Sì.” – rispose decisa la ragazza.
Lui si compiacque e attese.
“Ebbene?”
“Ecco…ieri sera ho perso molto tempo nel pensare cosa avessero di tanto meraviglioso secondo voi i demoni.” – Lui non la interruppe mai durante la sua esposizione. – “…e ho sbagliato. Mi sono detta: ma come può Lui affermare che i demoni sono creature meravigliose? Creature che cercano il sangue per un motivo inesistente, che uccidono senza pietà uomini, donne e addirittura i bambini? Poi purtroppo mi sono addormentata.” – disse semplicemente, lasciando alquanto perplessi gli esaminatori, ma non Lui. – “E ho sognato. Ho sognato di quando mi siete venuto a cercare per darmi questo incarico e la felicità che ho provato quando mi avete dato la notizia. Tutt’ora non ci credo…poi però, mi sono ricordata della vostra domanda: voi mi avevate chiesto dei mezzo demoni, non dei demoni completi, ed è stato lì che mi sono data mentalmente della sciocca perché avevo perso tempo inutilmente.” – Kagome fece una breve pausa. Tutti pendevano dalle sue labbra. – “Ho pensato che se erano “mezzi” allora non erano interi!” – disse con l’ovvietà tipica dei bambini.
Lui annuì. Sapeva che pian piano la ragazza stava arrivando alla giusta conclusione.
“Mezzo demone. Mi sono ricordata della lezione che abbiamo avuto tempo fa sull’argomento. Sono l’unione di un demone completo e di un essere umano, razza alla quale i demoni hanno affibiato il dispregiativo di ningen. Non erano ben accetti nel mondo perché era impensabile che un demone completo potesse generare un figlio che in sostanza, secondo i demoni, non era né carne né pesce, tra l’altro con un essere ritenuto a loro inferiore. I mezzo demoni venivano cacciati, perseguitati e purtroppo anche uccisi per l’ignoranza della gente.”
“Vedo che ci stai arrivando, piano piano…”
“A dire la verità ho avuto una specie di flash e la risposta non mi mai stata tanto chiara. Ce l’avevo davanti agli occhi ma non riuscivo a vederla.”
“E cosa mi dici?” – chiese Lui.
“Che sono d’accordo con voi che i mezzo demoni sono creature meravigliose.”
“E perché?”
“Perché sì. E non capisco come mai gli esseri umani li temano tanto e i demoni li disprezzino ancora di più. Purtroppo i mezzo demoni non hanno avuto una vita facile, hanno sempre dovuto combattere per la propria sopravvivenza e questo ha fatto in modo che i loro caratteri si forgiassero sul motto della legge del taglione. In molti fanno a botte per difendersi, rischiando veramente grosso, altri se ne stanno rintanati nel buio del loro cuore sperando che la morte giunga in fretta. Io non posso giudicare, ma posso finalmente dirvi che sono d’accordo con Voi nel sostenere che siano creature meravigliose perché sono due metà. Una metà racchiude i sentimenti demoniaci mentre l’altra, se mi è concessa una piccola opinione personale, racchiude quella umana che, secondo me, è quella più forte. Ho ricordi deboli della mia vita terrena e quelli che ho mi fanno sentire orgogliosa di essere stata un’essere umano. Voi avete fatto il miracolo più grande, creando gli esseri umani perché, anche se sono spesso e volentieri in guerra tra loro, quando l’occasione lo richiede sanno essere uniti come nessun altro. Per raggiungere i propri obiettivi si sacrificano, a volte forse un po’ troppo e sanno cosa significhi amare ed essere amati. I mezzo demoni secondo me sono forti, a parte la forza fisica, e coraggiosi perché, sempre secondo me, ci vuole un enorme coraggio a sopportare tutto il male che demoni ed esseri umani hanno fatto loro. E mi piacerebbe farlo capire a Inuyasha.”
Ci fu un lungo silenzio. Lui e gli Esaminatori si assentarono per giudicare Kagome. Entrarono dopo dieci minuti e il loro giudizio fu unanime.
“Kagome…” – iniziò Lui. – “…con giudizio unanime ti riteniamo adatta per questo compito, ma sarà solo alla fine che giudicheremo se sarai adatta a ricomprirlo a tempo indeterminato. Mi sono spiegato?”
Kagome era stra contenta. Non osava sperare tanto.
“Va…va più che benissimo. Grazie! E anche a voi!” – disse rivolta agli Esaminatori. – “Grazie!” – uscì dalla stanza per poter far uscire tutti e rimanere da sola con Lui affichè le spiegasse come doveva comportarsi. Potè parlare con lui solo dopo mezz’ora.

“Vieni Kagome…”
Kagome rientrò e si sedette su una sedia.
“…mi sei piaciuta molto. Ero sicuro che mi avresti detto quello che mi volevo sentir dire.”
Kagome arrossì e sorrise imbarazzata.
“Troppo gentile…”
“E’ la verità. Allora…vogliamo parlare del tuo nuovo incarico?”
Kagome annuì convinta.
“Come ti ho già detto si chiama Inuyasha Mizumi, ha diciassette anni ed è un mezzo demone…” – così Lui le spiegò dettagliatamente la vita del ragazzo e quello che avrebbe dovuto fare. – “…e mi raccomando…” – l’avvertì Lui. – “…nessuno deve sapere chi sei in realtà. Se accadesse, succederebbe il finimondo e rischieremo di non poter più aiutare gli esseri umani.”
“Certo. Starò attentissima. Quando comincio?”
“Domani. Oggi riposati.”
“Grazie ancora.”
Lui sorrise e scomparve nella sua nube di luce pura. Kagome chiuse gli occhi e quando li riaprì scoprì di trovarsi nel suo prato di margherite. Si sdraiò e ripensò alle sue parole, a quello che aveva dovuto sopportare quel ragazzo per guadagnarsi un posto nel mondo.
“E’ così ingiusto…” – si ritrovò a parlare a voce alta con sé stessa. – “…nessuno dovrebbe decidere chi ha il diritto di vivere o morire. Solo Lui può.”
Passò tutto il giorno a guardare per aria distesa sulle margherite, poi si alzò e andò a prepararsi le cose per il suo viaggio sulla Terra.
Venne sera e Kagome si preparò per andare a dormire. Il mattino successivo sarebbe iniziato il suo compito e non aveva intenzione di presentarsi con due valige sotto gli occhi.
Purtroppo Kagome non sapeva a cosa stava per andare incontro. Dovrà affrontare una battaglia al di fuori delle sue possibilità. Verranno messe a dura prova la sua fede e tutto quello in cui lei ha sempre creduto. Ce la farà? Ma soprattutto…qualcuno l’aiuterà in questa battaglia?









Brusii.
Parole non dette.
Verità sempre taciute.
Questo era il mondo in cui era vissuto e in cui stava vivendo tuttora. Un’immensa discarica dove la gente vi gettava odio, rancore, amore, felicità, dolore e tanti altri sentimenti. Ogni giorno percorreva quella strada; aveva cercato la più isolata, la più nascosta alla vista di coloro che lo giudicavano indegno di esistere. Tutta la sua vita era una perenne ricerca dell’isolamento più totale, lontano da quelle persone che con solo uno sguardo lo facevano morire, lontano da tutto quell’odio che non riusciva a spiegarsi.
A prima vista poteva sembrare un ragazzo come tanti altri. Bel fisico, gran cervello, occhi magnetici e capelli lunghi fin sopra il sedere. Piccolo neo: due orecchie canine che si muovevano ad ogni minimo rumore, impercettibile per un orecchio umano. Se non avesse avuto quel piccolo grande neo, la sua vita forse avrebbe potuto essere diversa. Come? Semplice. Avrebbe detto in giro che i capelli li aveva tinti, dato che comunque adorava lo scintillio argenteo che emanavano. Gli occhi? Oh beh…avrebbe detto in giro che erano un regalo del padre per i suoi diciotto anni. Avrebbe detto che, grazie al progresso che aveva fatto la scienza, aveva espresso il desiderio di cambiare il colore degli occhi e li voleva del colore del miele. Questo è quello che avrebbe detto alla gente se non ci fossero state di mezzo quelle maledette orecchie, simbolo di vergogna. Le odiava, ma le benediva allo stesso tempo perché se da una parte lo facevano disprezzare dal mondo intero, dall’altra gli permettevano di captare anche il minimo sussurro e sentire se qualcuno lo inseguiva per fargli del male. Lui era un miserabile mezzo demone e come tale si sentiva diviso a metà. Né carne né pesce.
Questi erano i suoi pensieri da quando era venuto al mondo. I suoi genitori lo adoravano, cercavano di non fargli mancare mai l’affetto, ma Inuyasha sentiva che questo non gli era più sufficiente. Si ritrovava a fissare le coppie di fidanzati che si scambiavano effusioni e si malediva per quella debolezza. In realtà, anche lui avrebbe voluto provare un affetto diverso, che solo la persona che accetta di dividere con te la sua vita sa darti. Come avrebbe voluto avere dei bambini, i quali sarebbero stati viziati di coccole fino alla nausea. Come avrebbe voluto provare il calore di un bacio, che fosse tenero, passionale o amichevole. Ma a lui non era concesso, non gli era stato permesso di provare queste sensazioni. Lui era destinato a rimanere da solo. L’unico posto in cui si sentiva realmente bene era la sua camera da letto. Lì dentro era come essere in un altro mondo. Le pareti erano candide, di un bianco che accecava gli occhi. Il letto, a due piazze, era sempre in ordine. Un’enorme finestra dalla quale filtrava la luce, andava a riflettersi sui cristalli appoggiati sulla scrivania sotto di essa, creando un gioco di luci meraviglioso. Una tv e un lettore dvd, completavano l’arredamento. Solo in quel luogo Inuyasha si sentiva protetto, gli era sufficiente chiudere a chiave la porta e tirare le tende per sentirsi “in pace con il mondo”. Purtroppo però, quando usciva per andare a scuola, tutta questa magia, che doveva costruirsi ogni volta che tornava a casa, veniva puntualmente distrutta alle sette, quando quell’aggeggio infernale che rispondeva al nome di sveglia lo svegliava, appunto, da quel magico sogno. Si alzava, consumava una colazione veloce e poi si avviava verso la scuola, un altro luogo pieno di ragazzi e ragazze che lo guardavano dall’alto in basso come se fosse stato l’essere più immondo di questa terra.
Il problema è che quando qualcuno continua a ripetere che non vali niente, che non sei degno nemmeno di vivere, che ammorbi l’aria con il tuo respiro…finisci col crederci. Arrivi addirittura a chiedere scusa agli altri per la tua esistenza. Sei sinceramente dispiaciuto di esistere e non ti arrabbi se qualcuno ti offende, perché tu stesso sei convinto di essere una nullità.
Un altro problema, invece, sorge quando si ha toccato veramente il fondo e sembra impossibile risalire. Inuyasha era arrivato in fondo e non contento, si era scavato una bella fossa ed era sceso ancora di più. Un giorno però sentì che era venuto il momento di risalire. Aveva fatto l’abitudine alle voci che giravano sul suo conto e più di tanto ormai non ci dava peso. Sentì che era venuto il momento di reagire solo quando qualcuno disse qualcosa di troppo, e questo qualcuno si ritrovò poi con un naso rotto e il polso slogato. Da quel giorno tutti iniziarono a guardare con terrore Inuyasha. Fino ad allora lo avevano schernito, ma da quando aveva massacrato di botte quel ragazzo si erano ravveduti. Comunque adesso, oltre a essere uno sporco mezzo demone, veniva etichettato come un violento e attaccabrighe. Nessuno si era chiesto cosa avesse potuto scatenare una simile rabbia, sfociata poi in una rissa di quelle fatte a regola d’arte. Nessuno si era preso la briga di capire perché Inuyasha, sempre remissivo, avesse picchiato a quasi morte quel ragazzo. Il ragazzo in questione aveva fatto la vittima, dicendo che non aveva fatto niente quella volta, trovando il coraggio di affermare che Inuyasha ce l’aveva con lui, per questo era stato picchiato. Ma Inuyasha sapeva esattamente com’erano andate le cose. Se quel ragazzo avesse continuato a deridere lui, non sarebbe successo niente di diverso da quello che accadeva sempre: Inuyasha lo avrebbe ignorato e la cosa sarebbe finita lì. Il problema è che quel ragazzo aveva avuto la malaugurata idea di offendere sua madre l’unica che, assieme al padre, lo aveva allevato e amato nonostante i pregiudizi della gente. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Passarono alcuni mesi da quell’episodio, mesi in cui Inuyasha non aveva più mosso un dito contro nessuno e, vedendo che la situazione era tornata come quella di un tempo, i ragazzi ripresero a tormentarlo e lui li lasciava fare.
Era talmente assorto nel ripensare alla sua maledetta vita che non si accorse di essere arrivato a scuola. Tirò un sospiro per farsi coraggio ed entrò.
“Forza e coraggio…” – si disse, poi entrò in classe e si mise al suo posto in attesa del resto dei suoi compagni e dei professori.










Eccoci alla fine del primo capitolo.
Spero non sia stato deludente. Come avrete notato, Kagome assomiglia molto a una bambina, e si sa che i bambini tendono molto spesso a dire la verità senza badare alle conseguenze e a specificare le ovvietà della vita. Quando Kagome ha dato la risposta alla domanda che il Signore le aveva fatto, avrete notato che la grammatica non era propriamente al top del suo uso.
Prima di etichettarmi come un’ignorante senza speranza, lasciate che vi dica che l’ho fatto apposta. Man mano che posterò i capitoli, i comportamenti di Kagome vi faranno ridere – per non piangere – e sarete tentati di scappare via e chiudere il capitolo.
Ve lo dico perché quando ho riletto la storia per correggere gli errori di ortografia, ho fatto esattamente così.
E Inuyasha…
Inuyasha è proprio messo male. Diciassette anni passati a sentirsi, scusate il termine, una merda con le gambe sono veramente tanti. Spiegare le emozioni umane non è mai facile, specie quando ti senti dentro quel malessere che sai ti rimarrà dentro per sempre. Lo puoi ignorare, far finta che non esista, ma lui rimane lì, pronto per prenderti nel momento in cui sarai troppo debole per poterlo contrastare.
Io ci sono passata. Oddio, non a questi livelli, ma ci sono passata.
Avete presente quando alle medie, periodo per me da cancellare con l’indelebile nero, le tue amiche sono tutte magrette e tu sei il salsicciotto della congrega? Quando tutti ti sfottono perché hai il sedere che sembra una piattaforma aerea?
Ecco. Il mio malessere era dovuto al mio aspetto fisico, quindi Inuyasha l’ho caratterizzato un po’ su di me e su quel periodo disastroso.
Scusate questa filippica, ma era necessaria per farvi capire come mai Inuyasha è così pessimistico. Spero di essere riuscita a sembrarvi più profonda di una pozzanghera con la sua descrizione, e per le prossime, ma come ho già detto, sondare in profondità l’animo umano non è mai facile.
Io ci ho provato.
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** 3 - Un sentimento inaccettabile ***


3 - Un sentimento inaccettabile Rieccoci qui con il terzo capitolo.
Sono contenta di sapere che non sono stata l’unica a passare delle medie di MERDA!
Giuro… pensavo che tutti i problemi del mondo mi avessero concesso l’esclusiva. Vabbè, adesso la scuola è finita e ho il mio lavoro.
E sono molto contenta.
Un po’ meno quando vedo che sul sito ci sono tante belle storie che non posso commentare come vorrei, quindi… mi riappello alla vostra clemenza.
ABBIATE UN ATTIMO DI PIETA’ PER ME.
Non appena mi sarò sistemata potrò commentare a papiri le vostre bellissime storie che comunque leggo.

Ma veniamo a noi…
Kagome è arrivata a destinazione e sta per affrontare il "primo" giorno di scuola. Come andrà a finire? Ovviamente per saperlo dovrete leggere il capitolo, però prima vorrei sempre e comunque ringraziare coloro che hanno gentilmente lasciato un passaggio su questa storia.

Nicole221095: ciao tessssoro. Figurati. Fa sempre piacere sapere di non essere sola in certe circostanze. Ed eccoti accontentata. Spero che ti piaccia, visto che ci stiamo addentrando nella storia vera e propria.

Anjhela_kaggy_inuchan91: mamma mia… quando devo scrivere il tuo nome perdo sempre le mezz’ore… uff!
Comunque grazie come sempre per i commenti che mi lasci. Mi piace gongolare nel brodo di giuggiole dei complimenti. Mi ci affogo volentieri.
Per quanto riguarda la storia, mi spiace… ma purtroppo non posso darti anticipazioni. Spero che comunque tu abbia la pazienza di voler seguire la storia capitolo per capitolo.
Io ti aspetto sempre. Tanti baci anche a te!

Luna argentata95: ciao! Grazie mille per il commento! Mi ha fatto un enorme piacere sapere che ti piacciono le mie storie, davvero davvero!
Un’altra fan sfegatata delle medie, eh? Comunque la gente che critica lo fa solo perché invidiosa. Non sarai stata una stanga da metro e novanta, ma se ti piace leggere e scrivere hai tutto il mio sostegno e la mia ammirazione. Spero di poter leggere un tuo scritto…
… e di commentarlo se riesco…
Bacioni!

Kagome19: ciao stupenda! Sul fatto che ci sono molte storie belle ma non finite ti do ragione in pieno. È brutto quando ti appassioni a una storia e poi la devi interrompere per qualsiasi motivo. Io, per evitare questi inconvenienti, scrivo prima tutta la storia e solo dopo la pubblico, così almeno devo solo trovare quei cinque minuti per sistemare l’HTML e sono a posto.
Quello che mi piace proprio di questa storia è la caratterizzazione di Kagome. L’adoro. Sentirla parlare come un bambino piccolo mi fa fare la pipì addosso. Spero che capiti anche a te… oddio… non necessariamente che tu te la faccia addosso, ma sarei ugualmente contenta se ti strappasse un sorriso.
Un bacio e ti aspetto in fondo al capitolo!

Xx Kagome_Chan xX: ciao cara! Sono contenta che Inuyasha ti sia piaciuto. Ho fatto non poca fatica a scegliere le parole giuste per descrivere il suo stato d’animo, anche se da una parte è stato facile perché un po’ lo forgiato su di me.
E quando sarà ora di Rin e Sesshomaru, ci sarà da ridere e da piangere anche lì. Ma non voglio anticiparti oltre, anche se la tentazione è tanta.
Spero di vederti al prossimo aggiornamento!
Bacioni!

Ilari_chan: eeeehhh… lo so. Spero comunque di non aver deluso le tue aspettative con questo capitolo. Vedo che anche tu hai passato delle medie eccezionali, eh? mamma… se ci penso mi viene l’orticaria. Pensa che un’insegnante, prima che passassi dalle medie alle superiori, mi disse che avrei avuto nostalgia di loro.
Non so come ho fatto a trattenermi dal dirle di andare a pulirsi il culo sulle ortiche.
Comunque grazie per il commento, e sì. Se il Signore si deciderà ad aiutarmi con la connessione, sarà mio primo compito commentare tutti gli arretrati.
Bacioni!

Ryanforever: sono d’accordo. Ma ci sono anche delle volte che i bambini ti mettono in certe situazioni che sono difficili da gestire e questo sarà proprio il caso di Rin che dovrà confrontarsi con Kagome.
E sono quei casi in cui senti quel prurito alle mani che non riesci a spiegarti.
Sono contenta che tu abbia commentato questo capitolo. Spero di poterti vedere anche al prossimo, sperando che ti piaccia.
Un bacione!









“Allora…vediamo un po’…dovrebbe essere qui da qualche parte…oh finalmente! Eccola!” – a parlare era stata un’allegra ragazza che era al suo “primo” giorno di scuola. La ragazza in questione era diretta verso la presidenza per incontrare il preside e farsi guidare verso la sua nuova classe. – “E’ permesso?” – chiese educatamente.
“Avanti…”
“Signor preside, buongiorno. Mi chiamo Kagome Higurashi e mi sono iscritta la settimana scorsa nel vostro istituto.”
“Signorina Higurashi è un piacere averla qui, si accomodi.”
“Grazie.” – Kagome si accomodò sulla sedia, accompagnando la gonna con le mani affichè non si sgualcisse.
“Mi sono fatto inviare dalla sua vecchia scuola il suo curriculum e devo dire che mi ha veramente sorpreso.”
“Spero in bene.” – disse Kagome sorridendo.
“A dir la verità molto di più. Lei ha la media del dieci in qualsiasi materia, dieci in condotta, cortese, mai un ritardo o un’assenza…questo è rarissimo.” – disse il preside mentre la studiava.
“Se una cosa ti piace veramente, fai di tutto per non perderti niente, non crede?”
“Sono pienamente d’accordo con lei. Allora? Che ne dice di andare a conoscere i suoi nuovi compagni?”
“Mi stavo chiedendo quando me lo avrebbe proposto.”
Il preside rise allegramente e condusse la ragazza nella sua classe, in 4^C.
Mentre camminavano Kagome porse una domanda al preside.
“Che materia c’è adesso?”
Il preside estrasse un foglietto dalla sua agenda e consultò l’orario della 4^C.
“Dunque…in questo momento c’è letteratura inglese. Le piace questa materia?”
“Moltissimo!” – rispose subito Kagome. Iniziarono a rallentare il passo e Kagome alzò gli occhi.
=4^C. Da adesso in poi dipenderà tutto da me. Forza Kagome! Dimostragli che sei in grado di sostenere questa prova!=
“Oh signor preside! Buon giorno! Ragazzi! In piedi.” – ordinò l’insegnante.
Rispettosamente, gli studenti fecero scivolare indietro la sedia per accogliere nel miglior modo possibile quel pezzo di pane che era il preside.
“Seduti.” – disse lui facendoli riaccomodare. – “Professoressa, scusi se interrompo la lezione, ma ero venuto ad accompagnare la nuova alunna.”
Molti brusii di confusione si levarono dalla classe. La professoressa, ovviamente, sapeva già tutto dell’arrivo della ragazza e assentì con il capo.
“Ragazzi, un po’ di silenzio!” – disse la professoressa con un tono di voce un po’ alto per farsi sentire. Immediatamente tutti si zittirono.
“Vieni pure.” – disse il preside, invitando la nuova arrivata a farsi vedere.
Kagome entrò sicura di sé e si mostrò ai suoi nuovi compagni con uno smagliante sorriso sulle labbra.
“Ciao a tutti! Mi chiamo Kagome Higurashi e mi sono appena trasferita. Credo sia scontato dire che diventeremo ottimi amici!”
Il resto della classe sorrise di fronte a quella presentazione un po’ diversa dalle solite e ognuno di loro convenne che quella ragazza era già molto simpatica ma soprattutto, carina!
“Bene, ora devo lasciarvi. Kagome, se hai qualche problema vieni pure da me, va bene?”
“Oh certo! Grazie!”
Con un sorriso il preside si congedò e se ne tornò nel suo ufficio. Kagome era ancora in piedi alla cattedra. Quando il preside fu uscito la ragazza venne tempestata di domande.
“Da dove vieni?” – chiese una ragazza con i capelli neri.
“Mi sono trasferita qui il mese scorso dall’Italia. Mio padre è un commerciante d’arte e mia madre ha un’agenzia di viaggi.”
“Che bello! I tuoi sono qui con te?” – chiese sempre la mora.
“Che domande, Asame! Certo che sono con lei!” – le rispose un ragazzo seccato per la stupidità della domanda. La ragazza divenne piccola piccola, ma Kagome dovette contraddire il ragazzo.
“Mi spiace deluderti, ma i miei sono rimasti in Italia. Papà non poteva muoversi, come del resto la mamma. Sono tornata nella mia città natale da sola.”
“Wow! Quindi sei a casa da sola?” – chiese un altro ragazzo.
“Purtroppo sì, ma non mi lamento.”
“Bene ragazzi…farete altre domande alla vostra nuova compagna, ma adesso riprendiamo la lezione. Bene Kagome, prendi posto dove vuoi.”
Senza tanti problemi, Kagome passò in mezzo ai banchi dei suoi nuovi amici e andò in ultima fila. I ragazzi sgranarono gli occhi per la sorpresa quando la videro andare in fondo alla classe e sedersi vicino a quell’essere. Si guardarono in faccia confusi, ma poi si ricordarono che lei era nuova e non poteva sapere a chi si era seduta vicino. Alla ricreazione si promisero che avrebbero salvato quella ragazza che sembrava un angelo da quell’essere immondo.

=Senti senti…una ragazza nuova?= si ritrovò a pensare il ragazzo seduto in ultima fila. Stranamente quella notizia lo aveva incuriosito. Ma perché poi? =Un’altra dalla quale dovrò difendermi. Un’altra che sarà sicuramente…= ma il ragazzo non finì il suo pensiero perché ammutolì quando vide entrare la nuova alunna. Si era presentata con la divisa della scuola e un bellissimo sorriso che le illuminava il volto. =…bellissima…= pensò Inuyasha che era rimasto colpito dalla bellezza di quel viso acqua e sapone. Ma subito ritornò con i piedi per terra. Lui era un mezzo demone e lei un essere umano. Non avrebbe mai funzionato. Prestò comunque molta attenzione ai discorsi, fingendosi disinteressato.
“Mi sono trasferita qui il mese scorso dall’Italia. Mio padre è un commerciante d’arte e mia madre ha un’agenzia di viaggi.”
“Che bello! I tuoi sono qui con te?” – chiese sempre la mora.
“Che domande, Asame! Certo che sono con lei!” – le rispose un ragazzo seccato per la stupidità della domanda. La ragazza divenne piccola piccola, ma Kagome dovette contraddire il ragazzo.
“Mi spiace deluderti, ma i miei sono rimasti in Italia. Papà non poteva muoversi, come del resto la mamma. Sono tornata nella mia città natale da sola.”
“Wow! Quindi sei a casa da sola?” – chiese un altro ragazzo.
“Purtroppo sì, ma non mi lamento.”
“Bene ragazzi…farete altre domande alla vostra nuova compagna, ma adesso riprendiamo la lezione. Bene Kagome, prendi posto dove vuoi.”
Senza tanti problemi la nuova arrivata si diresse verso il fondo dell’aula mentre quindici paia di occhi sgranati la fissavano increduli.
Kagome si era appena seduta vicino a Inuyasha il mezzo demone.




=Ma…ma che fa?= si ritrovò a pensare Inuyasha, che non credeva ai suoi occhi. =Perché si è seduta qui?=
Kagome non badò agli sguardi dei suoi compagni. Doveva portare a compimento la sua missione e nessuno l’avrebbe distolta dal suo obiettivo. Poggiò a terra la sua cartella e rivolse uno sguardo a Inuyasha e, cosa assai più strana, gli porse la sua mano.
“Piacere, io sono Kagome. Tu sei?”
Inuyasha non replicava. La semplicità con la quale si era rivolta a lui era disarmante.
“I-Inuyasha…” – balbettò lui, non capendo come mai le avesse risposto, ma soprattutto balbettando.
“Tanto piacere Inuyasha.”
Sgomento generale a parte, la lezione potè proseguire.
“Bene ragazzi…riprendiamo la lezione. Oggi parleremo di Romeo e Giulietta. Chi conosce quest’opera?” – la professoressa fece vagare lo sguardo sui suoi alunni che cercavano di non guardare mai la donna negli occhi. Se lo avessero fatto, erano sicura che sarebbero stati interrogati. – “Kagome?”
“Sì”
“Da dove provieni esattamente dall’Italia?”
Kagome sorrise. Oggi non solo avrebbe cominciato il suo compito, ma avrebbe sostenuto la sua prima interrogazione.
“Casualmente da Verona, professoressa.”
La donna sorrise.
“E non è che, sempre casualmente, conosci la storia di Romeo e Giulietta?”
“Casualmente sì” – e tutta la classe, casualmente, si mise a ridere.
“Ce la racconteresti?”
“Volentieri. Allora…il…” – ma Kagome non finì la frase che la professoressa la interruppe.
“Ti va di venire alla cattedra?”
“Ok…” – la ragazza si alzò e si diresse verso il banco dell’insegnante e si girò verso i suoi compagni.
“Oh Romeo, Romeo, perchè sei tu Romeo? Rinnega tuo padre, e rifiuta il tuo nome! O, se non lo vuoi, tienilo pure e giura di amarmi, ed io non sarò più una Capuleti!” – così Kagome iniziò la sua storia di quei due sventurati amanti. Questa frase, famosa in ogni parte del mondo, fu pronunciata con tale ardore da far rimanere muti i compagni della ragazza. Con la mente Kagome era tornata al momento in cui Giulietta l’aveva pronunciata. Eh già…quella che il mondo intero conosceva come una “favola”, era accaduta nella realtà. A quell’epoca aveva appena iniziato il suo apprendistato come angelo Consulente ed aveva affiancato Isotta in quel duro compito. Ricordava perfettamente quanto aveva pianto per quei due ragazzi che non potevano amarsi perché le famiglie proibivano questa unione. Decisero di smettere di farsi la guerra solo quando i due figli non avevano più in corpo la ninfa vitale. Perché? Perché si dovevano risolvere le faccende sempre quando era troppo tardi? Che ingiustizia…
“Kagome? Kagome?” – la chiamò la professoressa.
“Mi scusi…Allora…Romeo e Giulietta è una tragedia di William Shakespeare tra le più famose e rappresentate, e una delle storie d'amore più popolari di ogni tempo e luogo. La storia narra dell’amore tormentato dei due ragazzi, Romeo e Giulietta, appunto e di come le due famiglie non volessero la loro unione…” – Kagome proseguì nel suo racconto, catturando l’attenzione di tutti i suoi compagni. La ragazza concluse la storia con il ben noto finale, cioè che lei si uccide per raggiungerlo e rimanere per sempre con lui. Mancavano circa quindici minuti alla fine della campana e furono impiegati rimanendo in silenzio. Anche la professoressa non se la sentì di dire nulla. In cuor suo sapeva che se avesse tenuto lei la lezione come faceva solitamente, non si sarebbe mai avvicinata di tanto alla passione che ci aveva messo Kagome. Fu un quarto d’ora lunghissimo, sembrava che le lancette si fossero dimenticate di andare avanti. La classe sobbalzò quando suonò la campanella.
“Ci vediamo domani.” – disse sbrigativamente la professoressa per poi uscire velocemente dall’aula senza assegnare i compiti. Nessuno riuscì a parlare con Kagome perché era entrato il professore di matematica. I ragazzi cercavano di prestare attenzione alla lezione, ma il racconto di Kagome li aveva in qualche modo scombussolati.
Passò anche la terza ora, quella di diritto aziendale e poi finalmente arrivò l’intervallo. Quando la campanella che decretava l’inizio della ricreazione suonò, tutti si fiondarono fuori dall’aula per divertirsi. L’unico che non uscì fu Inuyasha che stava ancora pensando al racconto di Kagome.
“Purtroppo, le famiglie dei due ragazzi fecero la pace solamente quando per i ragazzi non ci fu più niente da fare. È triste che i problemi si risolvano sempre quando è troppo tardi.”
Inuyasha era soprapensiero, motivo per il quale non si era accorto che Kagome non era mai uscita dalla classe.
“Tutto assorto?” – chiese facendolo sussultare. – “Scusa…non era mia intenzione spaventarti.” – il sorriso non l’aveva abbandonata per un momento.
Inuyasha non parlava. In quel momento era assalito da mille dubbi.
Si ricordò di come una volta una ragazza aveva fatto finta di voler diventare sua amica. In realtà, voleva arrivare al fratello di Inuyasha, Sesshomaru. Quando Inuyasha vide quella ragazza uscire con il fratello si sentì male perché pensava che lei fosse interessata a lui e invece voleva arrivare al fratello maggiore. Quando l’avvicinò per salutarla questa si scansò inorridita. Quella volta Inuyasha ci rimase di un male che si chiuse ancora di più a riccio in sé stesso, proibendosi ogni contatto con l’esterno.
“Ehi? Ci sei?” – chiese Kagome ora preoccupata.
“Che vuoi?” – chiese forse un po’ troppo bruscamente.
La ragazza ci rimase male, ma si riprese subito.
“Chiacchierare. Ti va?”
“No. Sparisci.” – disse voltandosi. Lui in realtà non voleva trattarla così. In realtà lui l’avrebbe accolta a braccia aperte, ma chi glielo garantiva che non fosse un'altra alla ricerca del fratello maggiore o altro?
“Vedo che sei un concentrato di gentilezza. Credo che saremo ottimi amici noi due.” – disse ironica.
Lui la guardò storta. Ma che accidenti voleva da lui?
“Senti, posso sapere che vuoi da me?” – Inuyasha era scattato in piedi.
Kagome sussultò. Forse quel compito non sarebbe stato poi tanto semplice.
“Te l’ho detto…” – riprese lei con il suo solito sorriso. – “Chiacchierare.”
“Con me?”
“Non so tu, ma io qui vedo solo te.” – rispose ovviamente.
Lui era sempre più sconcertato, ma non si sarebbe fatto abbindolare un’altra volta.
“Senti ragazzina…stammi alla larga che è meglio per te.”
In quel mentre entrarono due ragazzi della classe di Kagome e Inuyasha e quando videro i due equivocarono immediatamente la situazione. Kagome era inclinata indietro con le mani chiuse a pugno sul cuore, mentre Inuyasha era sporto un po’ troppo su di lei che le puntava l’indice in faccia.
“LASCIALA STARE, BASTARDO!”
Kagome rabbrividì nel sentire quella parolaccia, ma soprattutto il tono iracondo del giovane. Inuyasha si ritirò immediatamente anche perché fu scaraventato a terra da un poderoso pugno del ragazzo che aveva urlato.
“NO!” – urlò Kagome spaventata, accorrendo immediatamente vicino ad Inuyasha che era lungo per terra. Inuyasha la scansò malamente.
“Fatti gli affari tuoi, Micheal.” – disse Inuyasha mentre si puliva il sangue che gli usciva dal taglio sul labbro inferiore.
“Non ti permetto di far del male alla nuova arrivata! Tu non la devi nemmeno toccare! Sei solo un essere inferiore!”
Inuyasha abbassò lo sguardo e Kagome se ne accorse.
“Smettetela!” – ma nessuno la stava a sentire.
“Kagome, non immischiarti, ma soprattutto…sta alla larga da questo essere. Sa solo far del male alle persone che gli stanno vicino.”
“Non è vero!” – urlò Kagome per cercare di difenderlo.
“Devi imparare molte cose, Kagome. La prima è che se vuoi, posso indicarti le persone più adatte da frequentare. Tutto il liceo ti può garantire che non trarrai mai niente di buono da questo…coso che tra l’altro non merita nemmeno di calpestare il suolo terrestre.” – nel frattempo la campanella era suonata e gli studenti erano rientrati in classe, assistendo così alla scena. Partirono molti “bravo!” o “sì! Hai ragione tu, Michael.” – ma quello che il ragazzo aveva detto aveva fatto traboccare il vaso. Michael si stava dirigendo al proprio posto, contento per aver fatto una “buona azione”, ma Kagome lo bloccò. Inuyasha era ancora disteso a terra, con il labbro che non accennava a smettere di sanguinare.
“Chi sei tu per giudicare chi merita la vita o la morte? Chi sei tu per dirmi chi devo o non devo frequentare?”
Michael si girò di scatto, allibito. Il tono che Kagome aveva usato gli aveva fatto accapponare la pelle. Ci fu un lungo silenzio, nel quale Kagome ebbe modo di calmarsi.
“So badare benissimo a me stessa e, purtroppo per te, sono perfettamente in grado di riconoscere un amico da un nemico. Non so cosa ti abbia fatto Inuyasha per meritare tutto l’odio che gli rivolgi, ma sono certa al cento per cento che lui ha lo stesso tuo diritto di camminare su questa terra.” – si girò e lo aiutò ad alzarsi.
Inuyasha era interdetto. Per la prima volta in vita sua un essere umano che non era sua madre, lo aveva difeso da un altro essere umano. E che difesa! Era troppo sconcertato per poter ribattere, quindi si ritrovò a seguire la ragazza in infermeria. La stanza era vuota e Kagome lo fece sedere sul lettino.

“Mettiti qui…prendo il necessario per medicarti.”
Inuyasha non obiettò. Tornò subito da lui con un cubetto di ghiaccio.
“Mettilo sul labbro altrimenti quando dovrò ricucirti vedrai le stelle.”
“Ricucirmi?!” – chiese dopo essersi svegliato dal suo stato di trance. – “Che intendi dire?”
“Inuyasha…” – disse Kagome mentre armeggiava con ago e filo. – “…se non ti chiudo la ferita, questa continuerà a sanguinare. Senti qualcosa?” – chiese Kagome mentre con la punta dell’ago punzecchiava il labbro di Inuyasha che scosse la testa. – “Ok…allora sdraiati e tira il labbro.”
Inuyasha obbedì e dopo nemmeno due minuti il “dottore” aveva già finito. Applicò un piccolo cerotto per proteggere la ferita dalle polveri e poi gli regalò un altro bel sorriso.
“Perché lo hai fatto?” – chiese senza guardarla in faccia.
“Fatto cosa?” – chiese non capendo.
“Prima…mi hai difeso e adesso mi hai curato. Perché?” – chiese guardandola dritto negli occhi.
“Non sopporto chi si crede superiore agli altri, l’arroganza che usano nella convinzione di fare solo del bene.” – ci fu un lungo silenzio, dove Kagome iniziò a mettere a posto quello che aveva usato per medicare Inuyasha. – “Mi dispiace.” – disse chiudendo il cofanetto delle garze sterili.
“Per cosa?” – chiese lui.
“Immagino che non sia la prima volta che accade.”
Inuyasha si rabbuiò e Kagome ebbe la sua risposta.
“Coraggio!” – esclamò poi con un bellissimo sorriso.
“Coraggio che?”
“Si torna in scena!” – disse lei mentre lo spintonava fuori dalla stanza.
“Ma di che parli?” – chiese lui che ci stava capendo sempre meno.
“Uffa! Si torna in classe!”
“Ma soffri di sbalzi di umore?”
“No. Perché?” – chiese non avendo colto l’umorismo.
“Niente, niente…lascia perdere.”
Kagome alzò le spalle e tornò in classe con Inuyasha, scusandosi con il professore per il ritardo.
“Spero abbia una spiegazione plausibile da fornirmi.” – disse severo l’insegnante.
“Sì professore…” – intervenne Michael che era pronto a raccontare la sua versione, accuratamente colorita per enfatizzare quello che era successo. Ma Kagome nuovamente s’intromise.
“Non ti preoccupare Michael, lo spiego io al professore. Vede, Inuyasha stava per uscire per la ricreazione, solo che è inciampato nelle mie gambe e si è ritrovato disteso a terra. Purtroppo nel cadere ha sbattuto il labbro contro il tavolo e se l’è tagliato. Siamo arrivati in ritardo perché l’ho accompagnato in infermeria a medicarsi. Glielo dovevo per l’incidente che gli ho causato.” – disse con faccia colpevole.
Inuyasha aveva perso l’uso della parola, come d’altronde i suoi compagni.
“Per stavolta siete scusati. Coraggio…sedetevi ai vostri posti.”
Kagome andò in fondo all’aula con un sorriso, seguita a ruota da Inuyasha. I due si sedettero e presero a seguire la lezione. Michael era scioccato. Ma come poteva una bella ragazza come lei anche solo respirare l’aria che respirava quel…coso? L’avrebbe fatta pagare cara a Inuyasha.
Le lezioni proseguivano normalmente. Ancora mezz’ora e poi quella tortura sarebbe finita, ma durante quelle ore, Inuyasha non riusciva a smettere di pensare a quella strana ragazza. Ci rimuginò sopra non sentendo il suono della campanella che decretava la fine della scuola.
“Ehi? Inuyasha? Guarda che è suonata la campanella. Vieni?”
Inuyasha si svegliò e come al solito fu accolto dal sorriso della ragazza, rimanendo inebetito.
“Ok…” – ma possibile che quando stava con quella ragazza gli uscivano dalla bocca solo dei monosillabi?

Si stavano incamminando fuori dalla scuola. Kagome lo assaliva di domande e lui non aveva la benchè minima voglia di rispondere. Non era abituato a tutte quelle attenzioni e sinceramente, la prospettiva di avere accanto una chiacchierona simile, gli faceva amare la solitudine alla quale era obbligatoriamente abituato.
“Dove abiti Inuyasha?” – chiese allegramente.
Lui la guardò e sbuffò.
“In Via dei Santi.”
Kagome si bloccò di scatto.
“E adesso che hai?” – chiese scocciato.
“Anch’io abito lì! Che bello! Così almeno faremo la strada insieme!” – disse la ragazza trotterellando.
Inuyasha era ad un passo dal baratro. Non vedeva l’ora di arrivare a casa e chiudersi a chiave nel suo mondo. Purtroppo per lui quello avrebbe dovuto aspettare.
“Ehi coso…fermati.” – ordinò una voce.
I due ragazzi si bloccarono di colpo. Lentamente si girarono per vedere che Michael era a capo di altri sei ragazzi. Kagome iniziò ad agitarsi, Inuyasha invece rimase impassibile.
“Che vuoi?” – Inuyasha si sentì strattonare la maglietta: era Kagome.
“Andiamo via…” – lo supplicò lei, che aveva intuito le loro vere intenzioni.
Inuyasha la guardò e Kagome potè sentire i suoi muscoli rilassarsi.
“Va bene…” – Inuyasha si girò, ma Michael, ansioso di far volare qualche pugno, non lo voleva lasciar andare.
“Ti nascondi dietro una ragazza, hanyou?”
Il mezzo demone si bloccò. Kagome si girò terrorizzata per la prospettiva di dover assistere ad una rissa.
“Inuyasha ti prego…andiamo via…” – disse lei con le lacrime agli occhi.
“Tu va se vuoi. Io devo risolvere una faccenda.”
“Non cedere, Inuyasha. Tu sei più forte di loro.”
“Per questo non ci impiegherò molto.” – rispose lui placido.
Kagome sgranò gli occhi. Doveva fare assolutamente qualcosa.
“Era ora…” – disse Michael per stuzzicarlo.
Inuyasha si piazzò davanti a Michael.
“Cosa vuoi?” – chiese cercando di non cedere al prurito che sentiva alle mani.
“Non mi è piaciuto quello che hai fatto oggi a Kagome. Stalle alla larga essere inferiore!”
Kagome era spaventata. Se si fosse trovata in una stanza dove non ci fosse stato il minimo rumore, si sarebbero potute sentire gli ingranaggi del suo cervello che ruotavano impazziti per cercare una soluzione.
“Guarda che non le ho fatto niente. È stata lei ad attaccar bottone.”
“Non mentire! Come può una ragazza come lei attaccar bottone con uno come te, che non merita di vivere?” – Inuyasha, per la seconda volta in quel giorno, abbassò lo sguardo.
Kagome nel frattempo si stava scervellando per cercare una soluzione.
“Lo vedi? Lo vedi che ho ragione io? Non vali una cicca!”
Kagome stava per cedere. Stava per cedere alla rabbia, ed era una cosa impensabile per un angelo che stava per diventare Consulente.
=Ti prego…cosa devo fare? Non so cosa fare…= Kagome non sapeva proprio che fare. Da una parte avrebbe voluto arrabbiarsi a morte con quel ragazzo che stava umiliando Inuyasha, l’altra parte le consigliava che la violenza non portava a niente. Decise di seguire il suo istinto quando vide Inuyasha lanciarsi su Michael per picchiarlo.
“Ma cosa…” – disse Inuyasha che si era sentito abbracciato da qualcuno.
Michael era in posizione d’attacco, come lo erano anche i suoi amici, pronti per dare una lezione a quel mezzo demone.
“Kagome?” – esclamò Michael, interdetto dal comportamento della ragazza.
Kagome stava abbracciando Inuyasha, impedendogli qualsiasi movimento e…piangeva.
“Ti prego…fermati…”
“Spostati…” – disse Inuyasha, anche se non era molto convinto della sua richiesta.
“No!” – esclamò lei sicura. – “Non ti permetterò di cedere alla rabbia! Lasciali perdere!”
Per la seconda volta, Inuyasha sentì i suoi muscoli rilassarsi, come se solo il tocco di Kagome potesse tranquillizzarlo. Michael notò il cambiamento nel mezzo demone e a stento riuscì a trattenere la rabbia. Secondo lui quell’essere andava punito e, sempre secondo lui, era il solo che poteva portare a termine quel compito.
“Vigliacco come sempre, eh?”
Solo allora Kagome lasciò la presa su Inuyasha, che osservava ogni movimento della ragazza. La vide chiudere gli occhi e prendere un respiro profondo, come se stesse per rivelare un segreto dalla proporzioni mastodontiche. Li riaprì e Inuyasha si ritrovò a pensare che forse quella ragazza non era a posto con i sette sentimenti. Si era girata girò verso Michael e i suoi amici, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi. I ragazzi rimasero interdetti.
“Vigliacco: persona che per viltà s’impaurisce facilmente; privo di coraggio e di fierezza; pusillanime di azione o discorso da codardo, che usa la propria forza su chi è debole e indifeso.”
I ragazzi erano a bocca aperta. Ma che cavolo stava dicendo quella?
“Ma…ma che stai dicendo?” – chiese Michael.
“Ti ho dato la difinizione esatta della parola “vigliacco”. Sai Michael, è curioso che tu voglia attribuire questo aggettivo ad Inuyasha.”
Michael continuava a non capire.
“Io invece credo che Inuyasha sia più coraggioso di tutti voi messi insieme.”
“COSAAAA!?!” – urlarono allibiti i ragazzi. Inuyasha incluso.
“Non urlate, che ci sento lo stesso.” – rispose pacata Kagome. – “Secondo me ci vuole un bel coraggio a non rispondere alle provocazioni. Lo definite uno che usa la violenza su chi è più debole. Ma a me sembra di vedere che voi siete in sette mentre Inuyasha è da solo. Con un solo movimento della mano potrebbe spedirvi tutti e sette all’ospedale, ma non lo fa perché è consapevole della sua forza e preferisce non farne uso. Voi invece, sareste pronti a picchiare un ragazzo che non vi ha fatto niente, tranne per il fatto di volersi difendere di tanto in tanto quando sente di non poterne proprio più. Vi ripeto l’ultima parte della definizione…che usa la propria forza su chi è debole e indifeso. Lo state facendo voi in questo momento.”
Michael non seppe spiegarsi dove aveva trovato l’aria per parlare.
“L’hai appena detto tu stessa che con un colpo solo della sua mano potrebbe spedirci tutti all’ospedale. E poi, specifichiamolo…lui non è un ragazzo…è un mezzo demone! E sinceramente non mi va di essere messo sullo stesso piano di quello!” – disse indicandolo con disprezzo.
“Vero…ma ho detto anche che nonostante lui sia consapevole della propria forza non ha mosso un dito. Sì ok… io non gliel’ho permesso, ma posso immaginare cosa sarebbe successo.”
“Beh? Che sarebbe successo?”
Kagome si mise a picchiettare il mento con l’indice, mentre guardava il cielo. Si rivolse nuovamente a Michael con un bellissimo sorriso. Le lacrime ormai avevano finito il loro corso.
“Lui avrebbe incassato tutte le cattiverie che gli avreste rifilato e poi sarebbe tornato a casa. Sbaglio? E poi è vero, lui è un mezzo demone ed hai ragione anche sul fatto che tu non ti puoi mettere sul suo stesso piano…”
Michael sentì che forse era riuscito a portare Kagome dalla sua parte, ma il seguito del discorso della ragazza lo fece trasalire. Inuyasha si rese conto solo allora che era impossibile che una come lei potesse essere amica di uno come lui, di uno scarto della società, ma le parole della ragazza lo colpirono in una parte dentro di lui che pensava di non possedere.
“…perché lui è ad un livello superiore.” – nessuno parlava. Spiazzanti furono le parole di Kagome. Con tanta semplicità ma soprattutto, senza rabbia, Kagome aveva descritto esattamente la situazione di Inuyasha. Il ragazzo in questione era sconcertato, ma ancora non sapeva se si poteva fidare di lei. Sì ok, lo aveva difeso…ma cosa voleva in realtà quella ragazza da lui? Perché si ostinava a voler diventare sua amica?
“Beh…chi tace acconsente. Ora scusate, ma devo tornare a casa. Ci vediamo domani in classe!” – così, prese Inuyasha per un braccio prima che potesse essere troppo tardi e lo allontanò da quei ragazzi. Quando ebbero svoltato l’angolo Kagome potè tirare un sospiro di sollievo, l’aveva scampata bella!
Il tragitto per arrivare a casa fu silenzioso. Inuyasha era sempre intento a pensare a quello che quella ragazza in sole cinque ore di conoscenza aveva fatto per lui. Kagome invece pensava alla rabbia che aveva provato quando aveva sentito Michael offendere Inuyasha. Lei era un angelo, accidenti! Non doveva cedere così facilmente alla rabbia. Questo pensiero non la voleva abbandonare, continuava a rimuginarci sopra fino a che, senza accorgersene, iniziò a piangere silenziosamente. Il silenzio, che regnava sovrano, fu interrotto da Inuyasha.
“Perché piangi?” – e si fermò in mezzo alla strada.
Kagome, che non avevasentito la domanda, gli ando a finire contro la schiena.
“Ahi!…ma…perché ti sei fermato? Siamo già arrivati?” – chiese cercando di togliere le lacrime.
“Perché piangi?” – chiese sempre dandole la schiena.
Kagome era basita. Ma come aveva fatto a capire che stava piangendo se non l’aveva mai degnata di uno sguardo?
“Io…io non sto piangendo…” – ma le lacrime la tradivano.
Inuyasha si girò con un sopracciglio alzato, segno che non gli piaceva essere preso in giro.
“Ah no? E queste cosa sarebbero? Stelle cadenti?”
“Beh…in un certo senso…” – rispose lei semplicemente.
Inuyasha la guardò di traverso. Quella era tutta matta.
“Allora…perché piangi?”
Kagome piegò la testa da un lato.
“Io…non è importante…”
“E perché queste lacrime, allora?” – chiese con le mani in tasca.
Kagome gli rivolse un debole sorriso.
“Non capiresti. Ora devo andare. Io sono arrivata. Grazie per il passaggio, Inuyasha. A domani!” – così, senza dargli la possibilità di replicare, Kagome entrò in casa chiudendosi dietro la porta.
“Ragazza strana…” – Inuyasha prosegì il suo cammino, che lo portò a due case più in giù, rispetto a dove viveva Kagome.









Fine!
Spero che vi sia piaciuto.
Continuo a provare vergogna per come ho caratterizzato Kagome. Vabbè, dai... è andata cossì!
Chicas? Vi aspetto al prossimo aggiornamento!!!
Besitos!

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Capitolo 4
*** 4 - Angeli e Demoni ***


4 - Angeli e Demoni Cazz… pita! 11 recensioni?!?! Pazze da manicomio!
MA GRAZIE!
Sapere di avervi strappato un sorrisetto è sempre cosa gradita per una come me. Dunque… se avete riso nel precedente capitolo, in questo la nostra Kagome avrà un incontro ravvicinato con Sesshomaru che… non ve lo dico. Dovrete leggere per scoprire!
Ma ci sarà anche l’introduzione di due nuovi personaggi, non per niente in una storia ci devono essere i buoni e i cattivi, no? A voi immaginare chi, anche se la scelta mi sembra molto ridotta… -.-
Dunque, prima di lasciarvi al capitolo, vorrei ringraziarvi per i vostri bellissimi commenti, che ho letteralmente adorato!!!

Samirina: ciao e benvenuta in questa storia un po’ squinternata. Sono contenta che ti piaccia la storia e lo stile, mi fa davvero piacere. Forse hai ragione, forse dovrei “peperinizzare” un po’ di più Kagome, ma sai… lei è un angelo e difficilmente perderà la pazienza o si arrabbierà. Non è nella sua indole. Mi sa che ‘sto giro, Kagome farà perdere le staffe per la sua mentalità bambinesca.
Cosa che accadrà in questo capitolo…
Un bacio e grazie per la bella recensione!

Anjhela: oddio… non sai il sollievo che mi dai, spero però che non ti secchi. La mia comunque voleva essere una battuta, ma se mi permetti di scrivere solo Anjhela non mi arrabbio ^^.
Hai proprio ragione. Per diventare Consulente, Kagome è convinta che non ci si debba arrabbiare, perché la rabbia è un sentimento negativo, almeno dal suo punto di vista. Però, come hai potuto leggere, Dio le ha detto di non preoccuparsi, perché è normale per lei, quando scende sulla terra, provare quel genere di sentimenti.
Inuyasha, come hai ben visto, non è molto propenso a fidarsi della gente e non sa ancora se di Kagome si potrà fidare. Vivere una vita in totale solitudine non è facile per nessuno e quando si vede qualcuno che è interessato a noi, subito pensiamo che ci sia un secondo fine. Pian piano, però, Inuyasha capirà… eh no! Adesso non ti dico più niente, perché altrimenti mi costringi a dirti tutto, cappero!
Per la tua ultima domanda… ne ho io invece una per te. Ma sei un hacker e sei entrata nel mio pc e hai letto la storia per farmi questa domanda?!? O.O
Comunque… adesso goditi questo capitolo, va e la tua domanda troverà una risposta.
Bacioni!

Mew_Paddy: ciao! Sono contenta che Kagome ti sia piaciuta. Giuro che ogni tanto la voglia di cancellare la fic per la vergogna è tanta, ma cerco di trattenermi.
Bene! Grazie mille per esserti aggiunta ai commentatori, mi ha fatto davvero tantissimo piacere! Eccoti il capitolo, sperando che possa strapparti un risolino.
Bacioni!

Kagome19: cucù? Ciao bella! Mi fa sempre piacere rivederti! Mamma mia quante domande! Dammi il tempo! Dunque dunque… per il telefilm io l’ho sempre e solo visto quando era iniziato e mai finito, quindi non so dirti se finisce male. Ma dovresti conoscermi… io parteggio per i lieto fine e quindi, a te l’immaginazione.
Per Kagome ti ringrazio. Come hai potuto vedere è molto ingenua e la spiegazione che ha dato al professore faceva molto bambina puntigliosa, non credi?
Per la tua curiosità… guarda… sono contenta che ci sia, ma altrettanto contenta che tu te la terrai fino alla fine della storia (me sadica bastarda!!!)
Io ho la bellezza di 26 anni, 27 a fine di questo mese. Dici che faccio pena per l’età che ho a scrivere storie simili?
Ti aspetto anch’io venerdì prossimo!
Bacioni!

Kaggy95: fiorendo… santi numi! Qui mi si sta lodando fin troppo! Ma grazie… credo di aver preso tre chili solo per aver letto il tuo commento!
ç___ç sono davvero putrefatta dalla gioia! Sapere che le proprie storie sono ben apprezzate fa dare un bel calcio in culo alla mancanza di ispirazione e andare a riprenderla per le orecchie! Ho avuto molto piacere nel leggere che la caratterizzazione dei personaggi ti è piaciuta, specie quella di Inu, porello.
Grazie per il contatto. Non mancherò, anche se comunque prima mi devo sistemare con la chiavetta che uso per navigare altrimenti sono in alto mare (che battuta del cazzo…)

Luna argentata95: no! Qui di stupendo ci sei solo tu con il tuo commento. Ecco. Sapevo che sarebbe arrivato il momento in cui qualcuno si sarebbe posto delle domande su Kagome, ma era inevitabile. Eppure… eppure non cambierei una virgola del suo carattere: mi fa troppo morire.
Rin e Sesshomaru? Io leggerei questo capitoletto…
Bacioni!

Ilary_chan: diamine! Per una volta che sono innocente!!! Me tapina…
Anche tu con lo sdoppiamento di personalità di Kagome? Spero comunque che ti sia piaciuta, perché io adoro Kagome, per lo meno per come l’ho caratterizzata in questa storia e, se mi permetti una piccola parentesi, andando avanti sarà sempre peggio, quindi… donna avvisata, mezza salvata!
Anch’io avrei voluto lasciare Inu che si sfogasse per bene (e un po’ mi sarei vendicata di tutti quelli che hanno preso per il culo me alle medie), ma che ce lo mettevo a fare un angelo se poi non fermava la strage?
I cerotti? Beh, se li avevi con i porcellini allora qualche pugnetto lo lasciavo volare…
Ehi! Io aggiorno il venerdi! Non prendertela anche tu con me!!! ^..^
Bacionissimi!

Xx Kagome_Chan xX: lo so, lo so… tutte che vi aspettavate la rissa del secolo, ma vi ho ingannate! Hahaha! Però è vero… anch’io avrei voluto mandare Michael a farsi un bel check-up ospedaliero, ma poi mi sarei sentita un po’ ipocrita nel mettere li Kagome e non farle muovere un muscolo per fermare la strage.
Spero che oltre ad essere strana, Kagome ti sia piaciuta. È un po’… è molto bambinesca, ma io la trovo simpatica da morire (bella fatica visto che l’ho ideata io così…)
Vedere per… scoprire!
Bacioni e ti aspetto al prossimo aggiornamento!!!

Mikamey: che cara!… NON HAI COMMENTATO?!?! IO TI UCCIDO!!!!
No scherzo, dai… sono contenta di rivederti e comunque capita anche a me di pensare di aver fatto una cosa e poi magari non l’ho fatta (pensiero contorto ma spero di essere riuscita a farmi capire).
Sono davvero contenta che apprezzi il mio modo di vedere le cose. Non è facile, ma il periodaccio che ho trascorso alle medie (e ringraziando Dio erano solo 3 anni!!!) sono riuscita a dare un tocco personale a Inu. Grazie, davvero. Mi ha fatto un immenso piacere sapere che hai letto quella parte tre volte e no, non ti considero una pazza, tranquilla.
Spero che anche questo capitolo ti piaccia e ti aspetto al prossimo.
P.S.: sappi che ho letto le tue storie e mi sono piaciute un sacco. Perdonami tu se non hai visto una mia recensione, ma finchè non mi metto a posto con la chiavetta di navigazione, sono nella cacchina fino al collo.
Ciao!

Bellatrix_Indomita: ciao ssssssssssstelllaaaaaaaaaaaaaaa!
Hai presente quando senti che ti manca qualcosa ma non riesci a capire cosa? ecco! Mi mancavi tu! Sono contenta che i personaggi ti siano piaciuti e spero che tu possa apprezzare lo scontro che ci sarà tra Sesshomaru e Kagome in questo capitolo. Sarà… interessante.
E comunque manchi anche a me. Appena mi sarò sistemata ti farò un commento kilometrico sulla tua storia che ti pentirai di avermi detto “mi manchi”. Sappi che non esiterò a riempirti la casella mail di commenti!!! HAHAHA!!!
E non dirle tu le cavolate! A me i tuoi capitoli piacciono un casino! Fine della discussione!
Baci anche a te tatonza!

Ryanforever: solo del bene per Inuyasha? Io aspetterei e leggerei la storia… vedremo se gli farà “solo” del bene.
Ciao stellina! Grazie per aver lasciato un commento sulla storia. Ora ti lascio a questo capitolo che spero possa essere di tuo gradimento!
Bacioni!

Scusatemi immensamente per il ritardo, ma il mio pc era dal dottore e l'ho riavuto solo ora.









Kagome intanto era tornata nella sua vera casa, in Paradiso. Si sentì leggermente rincuorata nel vedere tutti quei visi amici, ma si sentì male nel ricordare quello che aveva provato quel mattino. Corse tra la folla, che si guardava confusa per il comportamento di quella ragazza, sempre solare e allegra. Ma si stupirono del fatto che la videro piangere, cosa che non era mai successa da quando era arrivata lì da loro. Kagome entrò nella sua camera e si buttò sul letto e continuò a piangere disperata. Passarono solo cinque minuti, ma alla ragazza sembrarono un’eternità, che Lui fece la sua comparsa. Kagome lo sentì; sentì il suo sguardo su di lei, ma non aveva il coraggio di voltarsi e guardarlo in faccia. Non dopo quello che aveva provato quel giorno.
“Kagome…” – la sua voce era sempre bonaria, cosa che fece star ancor più male la ragazza.
“Io…io…non voglio…” – cercava di parlare, ma i singhiozzi glielo impedivano.
Lui attese pazientemente che sua figlia si sfogasse.
“…non voglio più…fare…questo…lavoro…” – disse finalmente con la testa tra le mani.
“Guardami.”
Kagome scosse la testa. Non poteva dopo quello che aveva fatto quel mattino.
“Non…non posso…”
“Sì che puoi…”
La ragazza sentì la sua mano sulla sua spalla e il pianto lentamente cessare, ma ancora lei non se la sentiva di guardarlo in faccia.
“Coraggio…so cos’è successo oggi.”
A quelle parole fu impossibile che Kagome non ricominciasse a piangere. Prese il cuscino e se lo mise sulla testa. Quell’angelo era forse il più dolce che avesse mai avuto.
“Forza Kagome…” – riprese lui. – “…è normale quello che è successo oggi.”
Solo allora Kagome si alzò di scatto e lo guardò come se avesse appena detto un’eresia.
“No che non è normale! Io sono un angelo! Non devo arrabbiarmi!” – si ritirò spaventata. Forse aveva osato troppo, ma come faceva? Lei non aveva mai conosciuto la rabbia fino ad oggi e non le andava di riprovare quel brutto sentimento. – “Mi…mi spiace…non volevo…”
“Kagome…tu sei un angelo qui, in Paradiso, ma quando scendi sulla terra per aiutare chi ha bisogno, diventi un essere umano a tutti gli effetti e come tale sei soggetta ai sentimenti che caratterizzano queste persone.”
“Non…non mi è piaciuto arrabbiarmi. Io…io volevo prenderlo a schiaffi!”
“Lo so…e sei stata bravissima a fermarti in tempo.”
Kagome non si sentiva tanto rincuorata da quelle parole. Lei…lei non voleva più arrabbiarsi. – “So che non vuoi più arrabbiarti, ma è un sentimento che esiste e tutti sulla terra ne sono soggetti, tu inclusa, quando scendi laggiù.”
“Ma io…”
“Kagome, figlia mia…hai un cuore grande. Anche gli Angeli Superiori si arrabbiano quando scendono sulla terra.”
Kagome lo guardò sconvolta. Loro? Gli Angeli Superiori…si arrabbiano?
“Ma…sono gli angeli più vicini a voi! Come…come potete permetterlo?”
“Conosco i loro cuori e conosco il tuo…la vostra bontà d’animo prevale sempre. Non temere se quando tornerai laggiù proverai sentimenti che non ti piacciono. Ma rammenta sempre chi sei e fa in modo che questo” – disse indicandole il cuore. – “…prevalga su questo.” – disse indicandole la testa. – “Il tuo cuore è grande Kagome e so che se lo seguirai, farai sempre la cosa giusta.”
Kagome si era rilassata. Le sue parole l’avevano smossa e lei si ripromise che non lo avrebbe deluso. Mai.
“Vi…vi ringrazio…è molto importante per me non deludervi…”
“Oh…ma sono sicuro che non lo farai mai.”
Kagome si asciugò i rimasugli delle lacrime e lo guardò piena di gratitudine.
“Allora…vuoi che dia il tuo compito ad un altro?”
Kagome scosse la testa, imbarazzata per averlo solo pensato.
“Va bene…non hai dei compiti da fare?” – gli disse lui bonariamente.
“Già…devo andare adesso. Grazie infinite.”
Lui se ne andò, avvolto dalla sua nube di luce pura, lasciandola sola con un motivo in più per andare avanti.
“Sì…non vi deluderò…” – anche lei scomparve e ritornò sulla terra, nella casa vicina ad Inuyasha.
Una piccola chiave giaceva sul letto.




“Mi hai fatta chiamare?”
“Sì. Hai avvertito anche tu quell’energia?”
“Sì, oggi. Vero?” – Lui annuì.
“E’ stata incredibile. E così ne ha mandato uno per salvare un umano. Patetico.”
Lei rise.
“Voglio sapere chi è, cosa fa, e come si sente.”
“Quale dei due?”
“Entrambi. Mi sa che mi divertirò parecchio questa volta.”
La donna battè le mani due volte e scomparve, per andare a cercare quello che Lui le aveva chiesto.




Kagome era tornata nella dimensione terrestre. Doveva affrontare un esame di abilitazione e non voleva correre il rischio di essere scoperta. Così aveva deciso di lasciare nella sua camera in Paradiso la sua chiave di Trasporto, che le serviva per passare da una dimensione all’altra. Ma il vero motivo era un altro: voleva farcela con le sue sole forze e dimostrargli di essere degna di Lui. Era consapevole che non avrebbe fatto ritorno a casa se non nel momento in cui la sua missione sarebbe conclusa, ma il pensiero non la spaventava. Sapeva che Lui era con lei in ogni momento e anche se non lo poteva vedere, le era sufficiente chiudere gli occhi che lo poteva vedere nel suo cuore. Sorrise e si sedette alla scrivania.
Iniziò con il fare matematica.









Inuyasha era arrivato a casa. Aveva salutato sua madre e si era rintanato in camera sua, nel suo nido.
Come faceva di solito, aveva chiuso a quattro mandate la porta e aveva tirato le tende, godendosi lo spettacolo che gli procurava la luce sbattendo contro i prismi che aveva sulla scrivania. Quel giorno li trovò particolarmente belli, forse perché il suo umore era leggermente cambiato. Si mise su un fianco e decise di guardarsi un film. Andò davanti al porta cd e passò con cura tutti i titoli finchè non si soffermò su uno in particolare. Uccelli di rovo.
Aveva già guardato quel film e lo aveva trovato molto bello. Ogni volta che c’era una scena d’amore, cercava di immedesimarsi nel prete. Non tanto per la voglia di farlo con una bella donna come poteva essere Maggie, ma per immaginare di sentire quel calore, quelle sensazioni, quel senso di vuoto che ti assale quando la donna che ami si allontana da te anche solo per un secondo. Il respiro che si fa irregolare, il desiderio che trapela dai baci, dalle carezze ma che deve essere messo a tacere perché Padre Ralph non se la sente di rinunciare a Dio. Così Inuyasha si rimise a guardare quel film, chiudendo gli occhi e immedesimandosi in Padre Ralph. Perché purtroppo per lui, quello era l’unico modo che conosceva per provare quelle sensazioni. Anche se non vedeva, poteva percepire benissimo i sentimenti che i due amanti clandestini stavano provando. Amore, passione, desiderio…oh come voleva poter provare anche solo per una volta cosa significassero quelle parole che sembravano essere così lontane da lui. Avrebbe dato la sua vita pur di sapere cosa si prova ad essere totalmente e incondizionatamente innamorati di una persona. Lo sconforto lo prese quando il film finì. Con esso finirono anche le sensazioni provate e Inuyasha si ritrovò ad essere di nuovo solo. Con una faccia sconfitta, si diresse al lettore dvd, prese il film e lo rimise al suo posto.
Si sedette alla scrivania e iniziò a fare matematica.




“Ebbene? Hai trovato quello che ti avevo chiesto?”
“Mi mancano solo alcune informazioni e poi tutto ti sarà consegnato.”
“Eccellente.” – rispose compiaciuto.




La sera arrivò e Kagome iniziò a prepararsi da mangiare. Per fortuna aveva seguito Isotta nelle sue varie missioni e sapeva come sulla terra ci si faceva da mangiare. Prese l’occorrente e si fece una pasta. Purtroppo non sapeva bene come dosarla e si ritrovò nel piatto mezzo chilo di roba.
“E chi ce la fa a finirla tutta?” – si disse sconsolata. Mangiò quello che si sentì di mangiare e il resto lo conservò per il giorno successivo.
Si guardò un po’ di quei programmi terrestri e scelse un documentario sugli animali. Si perse a guardare quella meraviglia che era la natura ma il giorno successivo sarebbe dovuta andare a scuola e non poteva assolutamente mancare. Guardò l’orologio e scoprì che erano le dieci e mezzo.
Salì in camera e si mise il pigiama e in poco tempo si ritrovò a correre nel suo prato di margherite.




A casa Mizumi Inuyasha era sceso per la cena, trovando la madre e il suo adorato fratello.
“Hai fatto tutti i compiti, Inuyasha?”
“Sì, mamma.” – rispose educatamente.
“Sì, mamma.” – lo sfottè Sesshomaru, che non tardò nel ricevere un ammonimento dalla madre.
“Sesshomaru…non prendere in giro tuo fratello.”
“Fratellastro, prego…” – puntualizzò lui.
Sesshomaru non aveva ancora digerito il fatto che quel coso fosse entrato a far parte della sua famiglia, composta al momento, a suo dire, solo dal padre. La madre di Inuyasha non veniva proprio contata, anche se faceva i salti mortali per cercare di piacere al figlio del marito. Per quanto si sforzasse, quello che faceva non era mai abbastanza o peggio, non era mai all’altezza di quello che avrebbe fatto la madre naturale. La donna puntualmente si sentiva ferita da quelle parole, ma cercava di non darlo a vedere per non far preoccupare il marito che era sempre in giro per affari. Quando il padre tornava a casa, Sesshomaru sembrava trasformarsi nel fratello perfetto mentre Inuyasha, che sapeva che erano solo apparenze, faceva la figura del guasta feste. Non sopportava la sua ipocrisia, con il risultato che lo allontanava da sé in malo modo, portando Sesshomaru a sembrare la vittima quando invece era l’esatto opposto. Inuyasha era abituato a questo tipo di trattamento, così decise di stare al gioco del fratello. Quando rientrava il padre si fingevano inseparabili, ma appena questo se ne andava ognuno tornava al proprio posto, schifandosi per la presenza dell’altro.

Sesshomaru è il classico ragazzo che appena lo vedi hai una voglia incredibile di prenderlo a sberle. Non serve nemmeno che apra la bocca, piccola apertura dalla quale escono solo imprecazioni e cattiverie. È molto bello e l’intera popolazione femminile della sua scuola gli muore dietro nonostante lui sia un “bad boy”. È intelligente e sarebbe il primo della sua classe se non fosse per quell’inerzia che lo ha assalito quando il padre cacciò di casa la madre. Il perché poi non gli era ancora chiaro. Da quel giorno in avanti, Sesshomaru stravolse completamente il suo modo di essere. Non che prima fosse uno stinco di santo, ma almeno sapeva cos’era il rispetto. Ora, era solo un involucro svuotato di tutti i buoni sentimenti stipato purtroppo di rabbia, dolore, amarezza e odio. Un odio talmente viscerale che nemmeno in cento vite si sarebbe potuto dissipare.
Il corpo docente conosceva il motivo di quella sua incontrollabile palla di rabbia che non accennava a diminuire. Il genitore li aveva messi al corrente della storia dopo che era stato convocato ad un’udienza per discutere del comportamento del ragazzo. Per puro divertimento aveva rotto il finestrino della macchina del preside, pensando di passarla liscia. Saputo ciò, il padre si precipitò immediatamente a scuola e raccontò la storia della madre. Da allora Sesshomaru non aveva più combinato un guaio. O forse era meglio dire che a scuola gli incidenti capitavano lo stesso, ma nessuno sapeva “chi” fosse stato. Così, in mancanza di un colpevole, i docenti non potevano punire nessuno e lasciavano cadere la cosa. In realtà i professori e il preside stesso sapevano chi era l’autore di quei piccoli incidenti, ma non intervenivano. Sapevano che era Sesshomaru a fare tutto, ma lo lasciavano fare perché erano dispiaciuti per lui. Questo era quello che si dicevano i professori quando succedeva qualcosa a scuola “e non si sapeva chi fosse stato”.
Una cosa che però lo fa mandare in bestia è la compassione.
Non sopporta che qualcuno lo compatisca per la sua situazione familiare: il padre che aveva cacciato di casa la madre per un motivo a lui ignoto e che si era risposato con un’umana dando origine ad un insetto che doveva essere schiacciato al più presto. No, no…la compassione proprio non la digeriva. L’unico che ci aveva provato si era trovato all’ospedale con le gambe rotte. Da allora decisero di non compatirlo più, ma di essere…dispiaciuti. Già suonava meglio. Era all’ultimo anno delle superiori ed erano più le assenze che le presenze, ma a lui non importava un granchè. Sarebbe entrato nell’azienda di famiglia e avrebbe assunto una segretaria che facesse il lavoro per lui.
Soluzione semplice e perfetta.

Come già detto lui aveva ai piedi tutta la popolazione femminile della sua scuola meno una. Una che stava proprio in classe con lui. Una che non sapeva e non sa tuttora che farsene di uno come lui.
Una che proprio non lo considerava.
Ecco un’altra cosa che Sesshomaru non sopportava.
La mancanza di considerazione.
Secondo lui era praticamente inconcepibile che una ragazza non avesse voglia di sbatterlo al muro e violentarlo e non riusciva a darsi una spiegazione plausibile per il comportamento strano di quella che stava in classe con lui. Tra l’altro era molto carina, lui stesso aveva dovuto ammetterlo e il fatto che lui non fosse il chiodo fisso, l’obiettivo primario della sua esistenza lo stuzzicava. Così, decise di ingaggiare una scommessa contro se stesso in modo tale da poter ottenere la vittoria assoluta. Piccolo neo: era dalla prima superiore che ci stava provando, ora era in quinta e la cosa lo stava iniziando a scocciare. Perché non cede? Perché non mi desidera? Perché non mi cerca? Queste erano le sue costanti domande che lo prendevano a tradimento ogni volta che entrava in classe e che la vedeva seduta al suo banco in attesa dell’inizio delle lezioni.
La osservava mentre metteva via un libro per prenderne un altro, mentre accavallava le gambe in un modo che mandava in orbita il bel ragazzo. Eppure, la ragazza in questione non si sentiva particolarmente bella o particolarmente seducente. Si comportava normalmente, ma non sapeva che questa sua normalità aveva delle ripercussioni troppo evidenti nel corpo di Sesshomaru. La osservava mentre addentava una mela, il solo gesto di appoggiare quelle labbra rosse su quel frutto lo faceva impazzire, quando poi si ascugava il labbro inferiore con il mignolo, bagnato dal succo del frutto proibito, sentiva che doveva uscire dalla classe per non rischiare la violenza. Così usciva per andare ai servizi. In realtà, usciva per prendere una boccata d’aria, indispensabile per sanare la sua instabile psiche. E quando rientrava in classe, ecco che quel concentrato di sensualità che gli mozzava il respiro in gola, ripartiva all’attacco. Lei rideva, scherzava, ignara che dal fondo della classe un ragazzo, o più precisamente, un demone la stava osservando famelico.
Oh sì. Ecco chi era Sesshomaru Mizumi: un demone completo, motivo per il quale odiava tanto il caro “fratellino”. Lui non poteva concepire il fatto che il padre avesse disonorato la sua stirpe di demone cane più potente al mondo, concependo con una misera umana un figlio nato mezzo demone.
Comunque, quella strega lo stava portando alla pazzia più totale, una specie di mix di amore/odio al quale Sesshomaru non poteva e non voleva sottrarsi. Ma ormai la frittata era stata fatta. Le scuole erano appena iniziate e quella era l’ultima occasione che aveva Sesshomaru per fare sua quella ragazza.
Ecco chi era Sesshomaru Mizumi, all’apparenza un ragazzo pardon, un demone, come tutti gli altri, ma che aveva una strana concezione del mondo e delle persone che lo abitavano.

Inuyasha scosse la testa. Non aveva la minima intenzione di passare la serata a pensare a suo fratello. Era stanco e voleva solo ritornare nel suo nido.
Finì la sua cena e aiutò la madre a riordinare la cucina e la sala da pranzo, mentre Sesshomaru si era bello che sistemato sul divano a guardare uno di quei programmi dove la stupidità umana faceva bella mostra di se.
Inuyasha tornò in camera sua, finendo col leggere proprio Romeo e Giulietta e questo lo condusse a pensare inevitabilmente a Kagome e all’esposizione di quel mattino.
“E’ triste che le cose debbano essere sistemate sempre quando è troppo tardi.”
Su per giù aveva detto una cosa così, o almeno il senso era quello. Certo che quella era proprio una ragazza strana. Sorriso sempre stampato in faccia, bontà di carattere, da quello che aveva potuto vedere quel mattino, ma soprattutto grande forza di volontà. Non era mica da tutti combattere una cattiveria con un sorriso, ma lei lo aveva fatto. Inuyasha si ricordò perfettamente cos’aveva fatto: aveva chiuso gli occhi, come se stesse cercando una qualche forza interiore che solo lei poteva usare, aveva preso un enorme respiro e poi illuminò quella via con il suo sorriso. Un bellissimo sorriso.
Della serie: porgi l’altra guancia.
Inuyasha avrebbe, se avesse potuto, porto l’altro pugno, ma Kagome non glielo aveva permesso. Gli aveva chiesto esplicitamente di non cedere alla rabbia. Lo aveva addirittura elogiato per il suo coraggio nel non rispondere alle provocazioni.
=Che ragazza strana…oggi mi ha difeso. Perché?=
Non riuscì a dare una risposta alla sua domanda perché era caduto addormentato.




Il mattino seguente due ragazzi si alzarono per andare a scuola, due ragazzi fecero colazione e sempre questi due ragazzi uscirono contemporaneamente dalla porta di casa. Kagome doveva farsi almeno tre rampe di scale prima di arrivare in strada. Questo piccolo inconveniente fece in modo che quando chiuse il portone condominiale si incrociasse con Inuyasha.
“Inuyasha buongiorno! Come va?” – lo salutò lei allegramente.
Inuyasha non era sicuro che avrebbe retto quell’uragano di felicità. Lui era solo e tale doveva rimanere.
“Buongiorno. Bene e tu?”
“Bene, grazie. Facciamo la strada insieme, ti va?” – per tutta risposta Kagome si beccò un’alzata di spalle. Lo prese per un sì. Non parlarono molto, lei era intenta a pensare alle mosse successive da fare per aiutare quel ragazzo. Il mezzo demone, invece, pensava a come rivolgerle la parola senza sembrare scorbutico. Il risultato fu che alla fine rimase muto.
Come al solito.

Arrivarono a scuola ed entrarono nel cortile, percorsero il corridoio mentre attorno a loro la gente si spostava per farli passare, come fece il Mar Rosso con Mosè. Kagome non capiva il motivo per il quale tutti si scansavano al loro passaggio, finchè non le fu chiaro quando vide avanzare la fotocopia di Inuyasha. Fu molto colpita da quel ragazzo, che alla fine riconobbe come demone. Era praticamente uguale al fratello, tranne che per la mezza luna che aveva in fronte e le orecchie elfiche. Si fermarono l’uno di fronte all’altro e si guardarono.
L’aria era carica di tensione.
Non c’era persona nell’edificio che non conoscesse l’odio che Sesshomaru provava per Inuyasha. Sesshomaru era forse quello che odiava Inuyasha più di tutti lì dentro e questo il mezzo demone lo sapeva. Kagome guardava prima uno e poi l’altro, non capendo il perché di quella tensione che si era venuta a creare.
“Toh…guarda chi si vede…Inumezzo.”
Risata generale da parte di ragazzi senza cervello, che assecondavano Sesshomaru in tutto e per tutto. Kagome alzò un sopracciglio. Aveva impresse nella sua mente ancora le parole che Lui le aveva detto, come se fossero state scolpite nella roccia. Osservò Inuyasha abbassare lentamente lo sguardo, dandola vinta alla sua copia. Bastò semplicemente che Kagome poggiasse la sua mano sulla sua schiena che il ragazzo sentì come una nuova energia fluirgli dentro. Alzò lo sguardo su Kagome e la vide sorridente come al solito.
Solo in quel momento Sesshomaru si accorse della presenza della ragazza. Molto carina anche quella. Così il numero delle prede da conquistare era salito a due. Sperava solo di non doverci impiegare una vita.
“E tu chi sei?” – chiese Sesshomaru rivolto alla ragazza.
Inuyasha guardò il fratello e poi la ragazza che gli sorrideva tranquilla.
=Allora anche lei mirava a lui. Complimenti Inuyasha…ti sono bastati un sorriso e un paio di moine che ci sei ricascato. Deficiente!= si ritrovò a pensare Inuyasha.
“Kagome, Kagome Higurashi. Molto piacere.” – disse Kagome suscitando lo stupore di Inuyasha e l’odio crescente delle ragazze che, timide com’erano, non osavano avvicinarsi a Sesshomaru. Il bel demone pensò che forse non avrebbe faticato tanto e così sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi, se così si può chiamare uno stiramento di labbra.
“Sesshomaru Mizumi. Ciao.”
Kagome si illuminò.
“Allora voi due siete fratelli!” – esclamò contenta di aver trovato l’altra metà della sua missione.
Sesshomaru tornò ad essere serio.
“Purtroppo sì.”
Il gelo di quella risposta fece accapponare la pella al povero angelo, che si ritrasse un po’ spaventata.
“Come mai sei con lui?”
Kagome guardò Inuyasha.
“E’ un mio amico. Perché?” – rispose Kagome con tutta l’ovvietà di questo mondo.
Sesshomaru ci rimase secco.
“Tu? Amica di un mezzo demone?” – Sesshomaru non ci riuscì e scoppiò in una fragororsa risata da presa in giro.
Kagome continuava a non capire.
“Perché ridi?” – di nuovo silenzio. Di nuovo incredulità.
“Non è possibile che tu stia con questo…qui.”
“Perché?” – riprese Kagome.
Inuyasha osservava il dibattito che si stava svolgendo, quasi divertito. Quella ragazzina ne aveva di coraggio per parlare così a Sesshomaru. Ma non si faceva illusioni. Presto, anche lei sarebbe diventata un suo trofeo, un’altra tacca sulla sua cintura.
“Perché…perché no!” – disse Sesshomaru che non sapeva cosa rispondere.
Kagome lo guardò confusa.
“Ma…che razza di risposta è “perché no”?”
“Senti…tu non puoi essere amica di questo. Punto e basta. La discussione si ferma qui.” – ordinò perentorio lui. Kagome era stupita.
“Fai sempre così quando senti di avere le spalle contro il muro?” – silenzio e incredulità.
E paura…
Quella ragazzina stava per vedersela brutta. Sesshomaru assottigliò gli occhi, come per incenerirla, ma Kagome non abbassò lo sguardo, anzi. Gli sorrise, lasciandolo inebetito. Così Sesshomaru decise di cambiare tattica.
“Fa come vuoi. Senti…ti va di uscire insieme stasera?”
Inuyasha sgranò gli occhi per la faccia tosta del fratello.
“Uscire?” – chiese lei non capendo. Dopotutto lei era un angelo e lassù lei era sempre fuori.
“Sì, uscire. Allora?”
Ed ecco la smaccata finale.
“Cosa vuol dire, “uscire”?”
Sesshomaru ora era a bocca aperta. Ma da dove proveniva quella? Da Marte?
“Come sarebbe a dire “cosa vuol dire, uscire”? Ma sei matta?”
Kagome lo guardò confusa. Forse avrebbe dovuto farsi fare un corso accelerato di usanze terrestri prima di scendere sulla terra.
“Ehi! Non c’è mica bisogno di offendere!”
“Uscire significa passare una serata insieme alla persona che ti piace.”
“E io ti piaccio?”
I ragazzi nel corridoio assistevano sconcertati e divertiti alla scena, iniziando a parlottare tra di loro. Ma lo faceva apposta?
“Noooo!!” – esclamò sdegnato Sesshomaru, le cui intenzioni non erano proprio caste.
“E perché mi hai chiesto di uscire?”
Dal corridoio iniziavano a partire alcune risatine. Sesshomaru doveva sbrigarsi a risolvere quella faccenda altrimenti si sarebbe sputtanato davanti a tutta la scuola, e non poteva permetterlo.
“Devo farti un disegno?” – chiese lui malizioso.
Inuyasha sentì prudere le mani. Kagome non capì quella strana inclinazione della voce.
“Se riesce a farmi capire, sì…” – rispose lei semplicemente.
“Ok. Jeff…” – disse rivolgendosi al suo tirapiede. – “…passami carta e penna.”
Inuyasha era proprio curioso di sapere cos’avrebbe disegnato suo fratello. Dopo alcuni minuti, la campana suonò, ma le aule erano ancora vuote, e gli alunni erano riversi nel corridoio intenti a vedere come finiva quella scena.
“Tieni.” – disse Sesshomaru, porgendo il disegno a Kagome.
La ragazza lo guardò, aggrottò le sopracciglia e poi sorrise. Sesshomaru pensò di averla spuntata. Certo che ne aveva sudate di camice. Poi, inaspettatamente andò da Inuyasha, che la guardò avanzare con il suo immancabile sorriso. Si stupì quando la ragazza gli porse il foglietto. Lo guardò, sgranò gli occhi e arrossì.
“Kagome…” – provò ad iniziare Inuyasha, ma era troppo imbarazzato.
“Non trovi che tuo fratello disegni molto bene? Sai, Sesshomaru…se non ti scoccia questo me lo tengo. Grazie mille. È proprio un bel disegno.” – Kagome prese a camminare verso la sua aula ma si fermò quando si rese conto che Inuyasha non era con lei. – “Andiamo? La campanella è suonata da un pezzo!”
Come mosso da una forza più grande di lui, Inuyasha andò dietro Kagome e non fiatò.
=Possibile che non abbia capito?= pensò mentre la guardava camminare tranquillamente. Lentamente i corridoi iniziarono a svuotarsi lasciando solo un incredulo Sesshomaru.
“Ma…chi diavolo è quella?”
Anche lui, come mosso da una forza misteriosa, entrò in classe. Ovviamente i rimproveri del professore gli scivolarono di dosso. Quando entrò andò a sedersi al suo posto, mentre una ragazza lo guardava incuriosita. Poteva benissimo immaginare cos’avesse disegnato Sesshomaru. Ma la cosa che la incuriosiva di più era la sua faccia. Non lo aveva mai visto così in cinque anni.
Pensò che forse avrebbe iniziato una bella amicizia con quella Kagome.




“Allora? Quelle informazioni?”
“Sì, mio signore. Ho tutto qui.”
“Dammelo.”
“Ecco.”
Prese il fascicolo dalle mani della donna e iniziò a leggerlo.
“Ma bene…ma chi abbiamo qui?…” – disse più che altro a se stesso.
“Posso illustrarti i dati, mio signore?” – chiese umilmente la donna.
“Procedi.”
La donna battè tre volte le mani e fece comparire una bolla d’aria nella quale era raffigurata una ragazza che camminava in un corridoio e dietro di lei un ragazzo con i capelli argentei.
“Sono loro?” – chiese lui.
“Sì. Ma c’è anche lui…” – disse mentre con una mano cambiava scena, come se avesse scacciato una mosca. – “…che è il fratello del ragazzo di prima. Si chiama Sesshomaru mentre l’altro Inuyasha.”
“E lei…” – ma fu interrotto dalla sua serva.
“…lei si chiama Kagome e ha avuto l’incarico di aiutare quei due a riconcigliarsi.” – e mentre lo diceva una smorfia di disgusto le si dipinse sulla faccia.
“Da Lui?”
“In persona.”
“Ma beeeeene…” – disse compiaciuto, mentre sprofondava sul suo trono. – “…credo che ci sarà un bel po’ da fare non trovi, Kagura?”
“Sì, mio signore.”
Kagura, che tradotto letteralmente significa “danza cerimoniale”.
Ogni cosa che le viene ordinato di fare dal suo signore, la prende come se fosse appunto una danza rituale. Ogni cosa non viene lasciata al caso e anche il minimo dettaglio assume una grande importanza. È sua serva da tempo immemore nonché suo braccio destro. Lo serve, onorata di essere stata scelta come suo più importante membro.
Naraku, il suo signore, che tradotto letteralmente significa “inferno.”
Lui incarna tutti i sentimenti negativi che le persone provano quando sono attraversate da rabbia, rancore o ancora meglio, dall’odio. Significato del nome a parte, lui non poteva che essere il più adatto a ricoprire il ruolo che si era scelto da solo. Essendo stato l’angelo più bello e più vicino a Dio, credette di essere non solo come lui, ma addirittura più potente, peccando così in superbia. Fu scaraventato negli inferi di cui, al momento, è l’attuale signore e padrone.
Naraku è Satana.

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Capitolo 5
*** 5 - Simili diversità ***


5 - Simili diversità Ciao pazze da manicomio!
Intanto volevo ancora scusarmi per non aver aggiornato per due settimane di fila, ma purtroppo non potevo più aspettare di sistemare il mio pc, soprattutto la connessione.
E a proposito di connessione… avviso le dolci fanciulle che hanno storie in corso. Preparatevi, perché ora potrò riprendere a commentare le vostre storie fino a farvi addormentare sul pc!!!
Comunque, a parte questa cosa che mi rende particolarmente gaudente, passerei ora all’aggiornamento.
Sono davvero contenta che il teatrino tra Kagome e Sesshomaru sia piaciuto. Quando ho riletto la storia per controllare che non vi fossero discordanze paradossali, mi veniva voglia di scappare via per la vergogna.
Ecco.
In questo capitolo vi sarà una scena simile tra Kagome e un’altra persona che spero vi possa strappare un ulteriore sorriso.
Ma prima, è mio dovere e piacere ringraziarvi per aver commentato il precedente capitolo.

Kagome19: ecco la mia gioia! Certo che definirmi Inuyasha “babbeo” è un po’ troppo, non credi? Diciamo che non è avvezzo a certe situazioni…
Secchan sarà anche uno stronzo, però lo amo. Mi spieghi perché noi donne dobbiamo essere sempre attratte dallo stronzo di turno? Non è giusto! Vabbè, dai… allora, Sango e Miro non ci sono, non questa volta, per lo meno. E non troverai nemmeno la vecchia ciabatta – Kikyo.
21 anni? E ti definisci vecchietta? Aspetta di arrivare alla mia età! Ti sentirai una mummia (sperando che non fischino le orecchie a Kikyo ^^)!!!
Un bacio anche a te. Spero che questo capitolo ti piaccia!

Kaggy95: ciao stellina! Piaciuto allora la scena tra Sessho e Kagome, eh? Comunque, se ti può far piacere in qualche modo, sappi che Kikyo non è presente in questa storia. Non avevo decisamente le palle per inserirla e l’ho lasciata a marcire nella sua dimora.
Comunque la ragazza che tu pensi, comparirà in questo capitolo e spero che ti piaccia anche lei.
Per i miei aggiornamenti, ormai dovresti saperlo… aggiorno solo di venerdì, così almeno la suspence si fa sentire.
Bacioni enormi!

Inukag4ever: uelaaaaaaaaaaaaaaa! Tu sei sempre troppo gentile nei confronti delle storie che scrivo e ti chiederei per cortesia di contenerti con i complimenti, perchè ogni volta che li leggo ingrasso sempre di tre chili ^.^
Mi fa davvero un immenso piacere che il rapporto tra Kagome e Dio (mi sento così blasfema ad aver scritto una fic su di lui…) ti piaccia e Kagome comunque sta cercando di fare del suo meglio per non deluderlo, finendo però in un qualcosa di più grande di lei.
A te l’aggiornamento che spero ti piaccia come il precedente.
Grazie ancora per i complimenti!

Anjhela: hola chica! Si, parlo un po’ di spagnolo perché l’ho studiato ed era l’unica materia in cui eccellevo e dove potevo guardare i miei compagni dall’alto in basso (tipo Secchan, per capirsi ^^…).
Per quanto riguarda le mie idee, ne parlavo giusto ieri con una mia amica: ho tante idee, anche valide, però ho perso quella verve di metterle su carta, la mia amica invece sa scrivere benissimo, ma non ha stimoli. L’esatto opposto. Se la cosa può farti piacere, dimmi cos’avevi in mente, che magari posso darti qualche spunto. Come ti dicevo, di idee ne ho a bizzeffe, ma Dio solo sa (giusto per restare in tema) dov’è andata a finire la voglia di scrivere.
Bacioni!

Ilary_chan: ho proprio fatto centro con quella scena, eh? O.o
Però preparati, perché adesso ne vedrai un’altra, forse un po’ meno plateale, ma di altrettanto effetto. Della serie “come nascono i bambini”.
Chi è la ragazza che piace a Sesshomaru? Mi credi così fessacchiotta da dirtelo? Leggi e dimmi se la cosa è stata di tuo gradimento.
Oddio, come mi piace essere bastarda…^^
Bacioni!

Darkina: tu chiedi scusa a me? Ma non ci pensare proprio! Cosa dovrei dire io, allora? Che ho potuto sganciarmi da un contratto assurdo per poter navigare in internet quando volevo io? Dai, tranquilla. Anche se mi fai un commento ogni tot capitoli non mi arrabbio, anzi.
Grazie per averla infilata tra i preferiti e ora che me lo fai notare, ho controllato e sulle mie precedenti fic non ho mai ringraziato chi mi ha messo come autore preferito o storia preferita.
Grazie per avermelo ricordato! ^-^
Chissà perché Naraku e Satana stanno bene insieme… mmm…
Comunque in questo capitolo potrai leggere un’altra scena tipo Sesshomaru-Kagome, ma sarà una Kagome-altra ragazza, che ovviamente non è difficile da intuire.
Bacioni, stella! Grazie per aver commentato!

Marrion: ciao! Grazie per tutti questi complimenti. Oddio… a forza di leggerli sarò ingrassata di una ventina di chili ^.^
Ora ti lascio a questo capitolo che spero ti possa strappare un sorrisetto.
Un bacio e grazie ancora!

Xx Kagome_Chan xX: ciao bella! Sono davvero contenta di sapere che vai sul sito a guardare tutti i giorni, ma se posso evitare un tuo attacco isterico, sappi che io aggiorno solo di venerdì (salvo rotture di pc e di altre cose… chi ha orecchie per intendere intenda…).
Davvero non sei scappata a nasconderti quando hai letto quella scena? Io dovevo ancorarmi alla sedia per non morire dalla vergogna, ma sono contenta che ti sia piaciuta. Spero che tu possa gradire anche questa scena con la misteriosa ragazza.
Baci e abbracci!

Ryanforever: secondo te, cosa può aver disegnato Sesshomaru? Un gatto? Naaaa…
Quello che farà Naraku è tutto da vedere. Ora ti lascio con questo capitolo, che spero possa strapparti un’ulteriore risatina.
Baci!









In classe Kagome stava seguendo la lezione come se niente fosse. Inuyasha ci provava, ma immancabilmente si ritrovava a fissare quella strana ragazza. Ogni volta che la guardava scuoteva la testa non capendo il suo comportamento. Le prime tre ore passarono tranquillamente. Nessun intoppo particolare. Venne la ricreazione e finalmente i ragazzi poterono uscire a prendere una boccata d’aria.
“Tu non vieni?” – chiese Kagome a Inuyasha, con il suo immancabile sorriso.
“Eh? Oh no… io… io non esco…”
“Perché?”
“Non… non ne ho molta voglia…”
“Capisco… ti scoccia se ti faccio compagnia?”
Inuyasha si limitò a scuotere la testa. Non ne capiva il motivo, ma quella ragazza lo stava mandando letteralmente nel pallone.
“Bene. Faccio una capatina ai servizi a lavarmi le mani.”
Kagome uscì trotterellando, mentre Inuyasha la seguiva con lo sguardo. Pensò di essere solo, ma una voce dietro di lui lo fece sussultare.
“Io la voglio.”

Kagome era entrata in bagno dove vi erano alcune ragazze intente a fumare. Si sventolò una mano davanti alla faccia per cercare di allontanare da sé il fumo. Si lavò le mani e le asciugò. Fece per uscire, ma una mano le impedì di aprire la porta.
Solo un ammonimento che Kagome, nella sua semplicità, non capì.
“Stà lontana da Sesshomaru, intesi?”
Kagome sorrise alla sua interlocutrice, ma non disse nulla. Uscì e tornò in classe dove trovò proprio Sesshomaru che aveva il colletto del fratello tra le mani.
“Eccomi… scusa il ritardo ma…” – Kagome osservò la scena che non le piacque. – “… che sta succedendo?” – chiese avvicinandosi immediatamente a Inuyasha.
“Niente, niente…” – si affrettò a rispondere Inuyasha.
“Non mi sembra… perché lo stavi maltrattando?”
Sesshomaru aveva ancora il colletto di Inuyasha tra le mani ma Kagome, come se niente fosse, prese le mani di Sesshomaru tra le sue e lo invitò a toglierle di dosso da Inuyasha.
“Ma non lo sai?”
Inuyasha non replicava. Sapeva esattamente cosa stava per dirgli suo fratello.
“Cosa?”
“Ma non lo vedi che è un mezzo demone?”
Kagome era basita. Ancora con questa storia?
“Beh? Non dici niente? Non dirmi che non te ne eri accorta!”
“Guarda… meno male che sei arrivato tu altrimenti pensavo che quelle orecchie fossero un cerchietto di quelli per carnevale.” – disse ironica.
Sesshomaru si stava seccando oltre ogni misura. Quella ragazzina stava diventando veramente insopportabile.
“Ma come osi, ragazzina! Chi ti credi di essere per parlarmi così?”
“E tu chi ti credi di essere per maltrattare tuo fratello?”
“Fratellastro, prego.”
“Cosa ti ha fatto di male, si può sapere?” – chiese alterata la ragazza.
Ecco che di nuovo la rabbia prendeva il sopravvento su di lei.
“Come che ha fatto? È un mezzo demone! Già questo è più che sufficiente!”
Kagome lo guardò scioccata.
“Cioè… mi vuoi dire che… ce l’hai con lui… solo perché è mezzo demone? S-stai scherzando, vero?”
“Ci mancherebbe!” – rispose Sesshomaru.
“Cioè… non ti ha fatto niente… e ce l’hai con lui per la sua natura? Mi stai dicendo questo?”
“Vedo che hai capito! Ma senti…” – disse cambiando il tono di voce, passando da uno scontroso ad uno più malizioso, passandole il braccio sulle spalle.
Kagome non capì il significato di quel cambiamento repentino, ma dai suoi ricordi della sua vita sulla terra sentiva che doveva star su con le antenne.
“Allora? Stasera ci esci con me?”
“Ma se hai detto che non ti piaccio!”
“Veramente sarei io che piaccio a te.”
“Ah sì? E quando te lo avrei detto?”
“Quando hai accettato il mio disegno, ovvio.”
Kagome si illuminò.
“A proposito! Ancora i miei complimenti per il disegno. È veramente bellissimo. Hai mai pensato di iscriverti ad un’accademia d’arte?”
“Ma… hai capito almeno cosa c’era disegnato?” – chiese allibito.
“A dir la verità no, ma so che come prima impressione mi è piaciuto molto.”
Due enormi goccioloni comparvero sulle loro teste.
“Ma ci sei o ci fai?”
“Cosa?”
“Io ci rinuncio.” – disse Sesshomaru battendosi le mani sulle gambe in segno di sconfitta. – “Fate proprio una bella coppia. La Bella e la Bestia.”
“Grazie!” – “Hai appena detto una cosa bellissima, lo sai?”
Sesshomaru la guardò sconcertato. Ma era finito in un universo parallelo? Su Scherzi a Parte? Candid Camera?
“Scusa… ma lo pensi veramente?”
“Eccerto! Di primo acchito Inuyasha può sembrare una bestia, ma se scavi un pochino ti rendi conto che c’è dell’altro sotto.”
Sesshomaru uscì da quella classe come se ci fosse stata la peste.
Inuyasha invece era basito. Ma a che gioco stava giocando quella?
“Senti…”
Kagome si girò verso Inuyasha.
“Dimmi.”
“Non so a che gioco stai giocando, ma non mi piace. Se vuoi uscire con mio fratello escici pure, ma non usarmi come mezzo per arrivare a lui.”
“Per “uscire” intendi fare questo?” – chiese Kagome innocentemente porgendogli il disegno del fratello. Inuyasha arrossì di botto.
“Ehi? Come mai sei rosso? Non avrai mica la febbre, vero?” – chiese tastandogli la fronte con la sua mano.
“No! Ferma! Non toccarmi!” – disse Inuyasha ritraendosi spaventato.
“Ehi… mica voglio farti del male. Voglio solo…” – ma Kagome fu interrotta dal suono della campanella. – “Ne riparliamo più tardi, ok?”

Kagome e Inuyasha ripresero il discorso quando suonò la campanella della scuola, che annunciava la fine delle lezioni anche per quel giorno.
I due stavano passeggiando lungo la strada quando Kagome decise di riprendere da dove erano stati interrotti.
“Senti Inuyasha… io voglio solo esserti amica. Lo trovi tanto strano?”
“A dir la verità sì.” – disse senza esitazioni.
“E perché?”
“Senti… tu non sai niente di me e di quello che ho passato. Non ho bisogno di amici, io.”
“Ne sei veramente sicuro?”
Inuyasha si bloccò. Lo sguardo che aveva Kagome in quel momento era molto serio.
“Io non lo credo. Credo invece che tu abbia bisogno di un amico, ma non di uno qualsiasi. Sto parlando di una persona che ti ascolti, che sappia capirti. Credi che non abbia visto come ti trattano a scuola? Mi pensi così cieca? So di per certo che non hai amici ed è bruttissimo non avere nessuno che ti voglia bene. Io vorrei esserti amica, Inuyasha, ma me lo devi permettere.”
“Io…”
“Non ti sto chiedendo la luna!” – disse Kagome che addolcì lo sguardo con un sorriso. – “E non ti sto nemmeno chiedendo di venirmi a raccontare tutto quello che ti succede nella giornata. Sei triste e non sai dove andare? Io abito qui.” – disse Kagome mostrandogli con il pollice la porta dietro di lei. – “Sei allegro per qualcosa e lo vuoi dire a qualcuno? Io abito sempre qui. Hai bisogno di stare con qualcuno senza parlare? Abito sempre qui. Pensaci. La mia porta per te sarà sempre aperta. Ora vado che ho una fame enorme! Ci vediamo domani!” – così Kagome entrò in casa lasciando Inuyasha in balia dei suoi sentimenti. Attese qualche minuto e poi anche lui tornò a casa sua.
Kagome entrò in casa e si sedette, pranzò e poi andò in camera a fare i compiti. Finiti, si buttò sul letto e chiuse gli occhi per cercare di vedere Lui e si ritrovò nel suo campo di margherite a correre.

Inuyasha era entrato a casa anche lui. Lo attendeva come al solito la madre e il fratello seduti in attesa del suo arrivo.
“Benearrivato Inuyasha. È andato tutto bene oggi?”
Inuyasha guardò il fratello che ricambiò lo sguardo, ma a differenza delle altre volte, gli scappò un sorrisetto sghembo che non sfuggì al fratello.
“Sì grazie.”
Anche quel giorno pranzarono assieme in silenzio, poi ognuno tornò alle proprie faccende. Inuyasha salì in camera, provvedendo a chiuderla bene a chiave. Si avviò alla sua colonna porta dvd e cercò qualcosa da guardare. Scelse La Bella e la Bestia.
Si guardò quel cartone animato e si ritrovò a pensare a quanto sarebbe stato bello se Kagome, lo avesse trasformato in un essere umano. Scosse la testa e spense immediatamente il dvd. Non poteva di certo cedere in quel modo! Riordinò tutto e si mise a fare i compiti.




“Kagura, compari!” – fu l’ordine di Naraku.
“Eccomi. Mi hai chiamata, mio signore?”
“Sì. Voglio Inuyasha e l’angelo.”
“Hai in mente qualcosa o mi permetti di fare quello che ritengo più sbagliato?”
Naraku rise sadicamente.
“Voglio darti carta libera stavolta, Kagura. Vediamo che mi combini.”
“Mi metterò subito all’opera per cercare di soddisfarti al meglio, mio signore.”
“Non ne dubito, ma prima…” – e con un gesto della mano, liberò il corpo di Kagura dalle vesti che la coprivano rivelando un corpo ben tornito e sodo. Kagura sorrise e si concesse senza remore al suo signore, lasciandolo vagare per il suo corpo.
Lussuria. Uno dei sette peccati capitali.
Decisamente, il suo preferito.




Kagome non sapeva che fare. Aveva una voglia pazzesca di correre da Inuyasha e tirarlo fuori con la forza da casa sua, ma sapeva che non lo poteva fare. Doveva essere lui a fare la prima mossa. Lei doveva solo aspettare che si decidesse. A volte pensava che il libero arbitrio fosse una fregatura.
“Potrei risolvere in fretta la cosa, e invece…mi tocca aspettare.”
Scese in cucina per farsi un the. Aveva messo a bollire l’acqua quando suonarono il campanello.
“E chi sarà?” – Kagome si avviò verso la porta e si meravigliò quando vide quella persona davanti a casa sua.
“Ciao.” – disse l’ospite.
“C-ciao… chi sei?” – chiese Kagome che non aveva mai visto quella ragazza.
“Non ci conosciamo, ma io ti conosco. Tu sei quella che oggi ha tenuto testa a Sesshomaru.”
Kagome si rese conto della gaffe che aveva fatto.
“Ooooh scusami… ti prego entra! Che maleducata! Scusami tanto. Vieni accomodati!” – disse Kagome facendola accomodare.
“Grazie…”
“Ti va di farmi compagnia con una tazza di te? Me ne stavo giusto preparando un po’.”
“Sì, molto volentieri.”
Kagome andò al fornello e prese il bollitore che aveva intanto raggiunto la temperatura. Versò l’acqua nella tazzina e la porse alla sua ospite.
“Come ti chiami?” – chiese Kagome.
“Ops… scusami. Adesso la figura della maleducata l’ho fatta io. Io sono Rin Minamoto, piacere di conoscerti. Tu sei Kagome, vero?”
“Sì. Piacere mio. Come mai sei venuta da me?”
“Pensavo che forse… saremmo potute diventare amiche.” – disse timidamente.
Kagome sorrise. Qualcuno voleva essere sua amica e non c’era bisogno di missioni dall’alto, stavolta!
“Hai fatto benissimo! Sono contenta sai? Non conosco praticamente nessuno qui.”
“Beh… se ti accontenti di me, intanto…” – le disse Rin.
Kagome le sorrise sinceramente. Aveva finalmente trovato una vera amica.
“Senti Kagome… posso chiederti una cosa?”
“Certo!”
“Posso… ehm… posso vedere il disegno che ha fatto Sesshomaru stamattina?”
“Aspettami qui! Vado a prendertelo subito!” – Kagome corse in camera sua, come se al suo ritorno temesse di non trovare più quella ragazza. – “Eccolo qui.” – Kagome porse il foglio alla sua nuova amica, che lo aprì. Notò che Rin ebbe la stessa reazione di Inuyasha: diventò viola. – “Ma… hai la febbre?”
“N-no… perché?” – chiese balbettando.
“Non lo so… sei tutta rossa. Anche Inuyasha quando ha visto questo disegno è arrossito.”
Rin la guardò frastornata. Allora, non lo faceva apposta, lei era proprio così!
“Ecco… è un po’ difficile da spiegare…”
Kagome beveva il suo the e la guardava in attesa di spiegazioni.
“Beh… provaci…” – le disse semplicemente.
Rin non sapeva che dire. Come poteva spiegare quel disegno? Come poteva spiegare ad una persona come Kagome il significato di quella rappresentazione?
=Sesshomaru io ti strozzo!= pensò Rin, maledicendo il ragazzo anche nelle lingue morte.
“Allora Kagome… da dove inizio?” – disse Rin esordiendo in una risata imbarazzata.
“Beh… fai tu.”
=Perfetto…= Rin aveva il pollice e l’indice che le fungevano da sostegno per la testa, mentre cercava le parole più consone e meno volgari da usare.
“Vedi Kagome…” – Rin iniziò il discorso senza mai guardare in faccia l’amica, ma poi si ricordò di chi si stava parlando: di Sesshomaru. Continuò il suo discorso guardando dritto negli occhi la nuova amica. – “… a volte le persone sentono il bisogno di…” – Rin s’interruppe per cercare la parola adatta, ma che al momento le sfuggiva. – “… di farsi passare per quello che non sono.”
Kagome aggrottò le sopracciglia. Non capiva dove voleva andare a parare la ragazza.
“Che intendi dire?”
Rin sorrise amaramente.
“Vedi… quello che hai conosciuto tu non è il vero Sesshomaru.”
“In che senso?”
“Io l’ho conosciuto il vero Sesshomaru e…” – Rin stava per confessare una cosa, ma si fermò in tempo. – “… e ti posso garantire che è ben diverso da quello che è oggi. Dalle voci di corridoio, si dice che il padre abbia cacciato la madre per un motivo che nessuno conosce, nemmeno Sesshomaru stesso. Quando il padre l’ha cacciata, il giorno seguente Sesshomaru ha iniziato a comportarsi male con tutti. Aggrediva i ragazzi senza un motivo particolare… spaccava tutto quello che gli capitava a tiro… offendeva i professori. Il padre fu chiamato dal preside in persona per cercare di capire il perché del suo comportamento. Una volta spiegata la situazione, il preside rinunciò a qualsiasi genere di punizione. Inizialmente Sesshomaru approfittò di questa situazione, ma poi con il passar del tempo affinò la sua tecnica. Gli incidenti non mancarono mai e sembrava che il colpevole fosse talmente furbo da non farsi mai beccare. Tutti comunque sapevamo che dietro tutto ci stava Sesshomaru, ma nessuno interveniva a causa della sua situazione familiare.”
“Capisco…” – disse Kagome, rammaricata per quello che aveva dovuto passare quel ragazzo.
“Sai, all’inizio era simpatico e disponibile con tutti, tranne che con…” – Rin si fermò. Non voleva dare un dispiacere a Kagome.
“… Inuyasha?” – finì lei.
Rin annuì mestamente.
“Già… non ha mai perdonato al padre di essersi risposato subito dopo con un’umana e aver generato con lei un mezzo demone. Lo hai visto anche tu, no? Tutti lo umiliano, tutti lo deridono e lui li lascia fare. Ho provato a creare qualche contatto con lui, ma Inuyasha si è sempre tirato indietro. Così ho rinunciato.” – disse amara. – “Il disegno che lui ti ha fatto è un modo che ha per dirti “posso ferirti e non mi importerebbe più di tanto”. È questo che lui intendeva dire con quella rappresentazione.”
“Sì, ma… ancora non capisco cosa rappresenti.” – disse Kagome.
“Kagome, non so se faccio bene a spiegartelo. Ho paura di… sporcarti.”
“Non ti preoccupare.”
“Ecco… sempre da quel fatidico giorno, Sesshomaru ha iniziato ad uscire con tutte le ragazze della scuola.”
“Per “uscire” intendi questo?” – chiese indicandole con l’indice il disegno.
“Sì… ci usciva e poi le mollava, nel senso che dopo aver ottenuto quello che voleva, non le guardava neanche più, come se fossero state la cosa peggiore che potesse camminare su questa terra. Vedi… Sesshomaru intendeva… beh… quando due…” – Rin mostrò a Kagome le sue mani i cui polpastrelli si univano a quelli dell’altra mano e iniziò a molleggiarli. – “… lui… sì insomma… dai Kagome, vienimi incontro!” – la implorò Rin, ma dall’altra parte c’era solo uno sguardo confuso che aspettava delle spiegazioni. Poi, inaspettatamente, il viso di Kagome s’illuminò. Rin si sentì sollevata.
=Dio ti ringrazio!= pensò la ragazza, spiacciandosi sul tavolo.
“Aaaah, sono due che fanno l’amore?”
Rin rimase un attimo titubante. Diciamo che il senso dovrebbe essere stato quello.
“Ecco… diciamo di sì, solo che la visione di Sesshomaru non è propriamente casta.”
“Che intendi?”
“Ecco, ci sono molti modi per fare l’amore con una persona.”
“Io ne conosco solo uno.” – disse Kagome, lasciando Rin alquanto perplessa.
“E posso immaginare quale, comunque… ti stavo dicendo che ce ne sono di vari tipi. C’è quello che si fa con la persona che si ama, c’è quello che si fa con una persona che, anche se si è conosciuta da poco, si sente che è quella giusta. Sono due modi differenti per fare l’amore. Mi capisci?”
“Sì, certo.”
“Però ci sono altri modi per fare l’amore con una persona, e quel modo ha un altro nome.”
“Un altro nome?” – chiese confusa Kagome.
“Sì, non so se lo hai mai sentito. Si dice: fare sesso.”
Kagome alzò gli occhi per ricordare se aveva mai sentito quella parola. Le sembrava di sì, durante i molteplici viaggi fatti con Isotta.
“Sì, ne ho sentito parlare.”
“Ecco, anche in questo caso ci sono due tipi di sesso: quello positivo e quello negativo. Sesshomaru intendeva quello negativo.”
“E com’è il sesso negativo?”
“Fa male. Nel senso che ti fa male dentro. Mi spiego meglio…” – Rin gesticolava con le mani, come se quei movimenti potessero aiutarla nel diminuire la vergogna che provava nel parlare di quell’argomento e far capire a Kagome l’argomento. – “Il sesso positivo è come il fare l’amore: lo fai con la persona che ami però nello stesso tempo ti diverti. È una specie di intesa tua personale con il tuo uomo. Il sesso negativo lo si fa con una persona, però per lei non provi niente e quando l’uomo ha ottenuto quello che voleva la donna diventa un peso inutile.”
“Ma… ma è orribile!” – esclamò attonita Kagome.
“Lo so… con quel disegno Sesshomaru intendeva il sesso negativo.”
“Ma… ma perché lo fa?”
“Secondo me, vuole che tutti provino il dolore che ha provato lui. Secondo me in fondo al suo cuore sa di sbagliare, ma il dolore provato è troppo forte e lo accieca. Perciò sta attenta Kagome… se Sesshomaru ti chiede di uscire è perché vuole qualcosa di specifico da te e quel qualcosa è la tua purezza. Una volta sporcata, lui avrà raggiunto il suo obiettivo e tu ti ritroverai da sola senza aver nemmeno capito cos’è successo.”
Kagome era costernata. Non immaginava tutte queste cose. Poi, un bel sorriso, le illuminò il volto.
“Beh… allora vorrà dire che mi darò da fare per aiutarlo!”
Rin non capiva.
“Aiutare chi?”
“Sesshomaru e tu…” – disse indicandola con l’indice. – “… mi aiuterai.”
“Io?!?” – disse Rin indicandosi a sua volta con l’indice.
“Sì tu. Riporteremo a galla il vecchio Sesshomaru.”
Rin sorrise di fronte a quell’innocenza che rasentava il paradossale.
“Ok. Aiutami a non rinunciare come ho fatto con Inuyasha.”
“Non preoccuparti. Insieme vinceremo.”




Intanto, nel regno degli inferi, Naraku e la sua serva avevano appena finito di soddisfare i piaceri della carne. Kagura si rivestì e si allontanò dal suo signore per iniziare con la messa a punto del suo piano. Le era stata data carta bianca, il che significava che il suo signore aveva completa fiducia in lei e lei non aveva nessuna intenzione di deluderlo. Gli avrebbe consegnato l’Innocente e l’Angelo Consulente. Un bottino simile non era da tutti i giorni. L’energia che sprigionavano un Innocente e un Consulente era molto ambita. Ma la cosa che più bramavano le forze del male era il fatto di battere Lui. Lui che aveva osato cacciare il suo signore dal Paradiso, negandogli la possibilità di vivere come tutti gli altri angeli. Era soprattutto quello il suo proposito: la vendetta. Vendetta che avrebbe ottenuto nel modo peggiore possibile. Inglobare nell’Esercito delle Forze del male due dei suoi figli, sarebbe stato sublime. Un dolore che gli avrebbe inferto molto volentieri, un dolore che, all’inizio, anche lei fu costretta a subire.
Scacciò infastidita quei pensieri e si mise subito all’opera per portare a compimento il suo progetto.





Su nel Paradiso, Lui aveva percepito qualcosa.
Qualcosa stava per succedere e la cosa lo preoccupava molto.
Forse Naraku in qualche modo era venuto a conosceza della nuova missione di Kagome.
Sperava solo che lei seguisse il suo cuore.





Le due ragazze non si erano accorte del tempo che era passato. Erano arrivate già le sei del pomeriggio e Rin dovette proprio andare. Sua madre la stava aspettando a casa per festeggiare il nuovo lavoro. Era riuscita a trovare la somma necessaria per aprire un bar in proprio e, grazie alla sua bravura nel preparare i manicaretti e alla gentilezza di Rin verso i clienti il bar era sempre pieno. Era il secondo anniversario dell’apertura del bar e Rin non poteva mancare.
“Ciao Kagome. Io adesso devo proprio andare. È stato bello conoscerti e parlare con te. Mi ci voleva proprio.”
“Mi fa molto piacere. Anche per me è stato bello parlare con te. Domani a scuola dammi il tuo indirizzo, così vengo io a trovarti.”
“Volentieri. Ci vediamo domani!”
Così le due ragazze si separarono. Rin andò dalla madre e Kagome iniziò a prepararsi la cena.





“Mamma, ti serve una mano?”
“No, tesoro. Non preoccuparti. Hai finito i compiti?”
“Sì, non ci ho messo molto stavolta.”
“Bravissimo, Inuyasha. Sono molto fiera di te.”
Inuyasha sorrise debolmente alla donna che aveva di fronte. Da quando erano arrivati in quella casa avevano dovuto sopportare il gelo di Sesshomaru. Izayoi, la madre di Inuyasha, non riusciva ad accettare quel distacco. Cercava in tutti i modi di allacciare un legame con lui, ma ogni tentativo le veniva vanificato. Per fortuna aveva il suo Inuyasha con lei e questo un po’ la rincuorava. La sera, prima di coricarsi, pregava chiedendo sempre la stessa cosa.
“Ti prego, fa che mi accetti.”
Presto avrebbe trovato la risposta alle sue preghiere.

I tre finirono di cenare e poi, come al solito, ognuno si ritirò nella propria camera per stare da solo.
Izayoi, quando accettò di sposare il padre di Sesshomaru, si era fatta praticamente un film di quello che sarebbero state le sue giornate con quella famiglia. Avrebbe cenato assieme ai suoi figli e poi di sera avrebbe preparato una bella cioccolata calda, come solo lei sapeva fare, per riscaldare le fredde giornate invernali, d’estate invece avrebbe svaligiato un’intera gelateria per rinfrescare l’afa di quella stagione. Purtroppo, non potè fare niente di tutto ciò perché non le fu permesso. Niente cioccolata calda, niente gelato assieme ai suoi figli. Solamente… la solitudine. Una cosa che non aveva mai potuto sopportare. La casa era vuota senza il marito, sempre in giro per affari. L’ultima volta che era tornato a casa aveva portato una buona notizia: gli avevano proposto un posto di lavoro come capo reparto nella ditta che avrebbero costruito nella sua città entro la fine dell’anno. Ovviamente, lui accettò anche perché in questo modo avrebbe potuto stare più vicino alla famiglia, ma soprattutto a Sesshomaru. Izayoi sperava che questo cambiamento avrebbe potuto portare anche un miglioramento del rapporto tra lei e il figlio maggiore.
Avrebbe scaldato le fredde notti invernali con l’amore che il suo uomo sapeva darle. Si sarebbero amati ogni notte, anche per quelle in cui non avevano pututo e, stanchi, si sarebbero distesi l’uno vicino all’altra sentendo il calore dell’altro corpo, sapendo che niente e nessuno li avrebbe mai più divisi. Izayoi tremava al solo pensiero di essere di nuovo toccata da lui, da quelle mani calde come il fuoco che esploravano ogni recesso sinuoso del suo corpo, da quelle mani che la facevano rabbrividire anche se solo la sfioravano per una carezza. Avrebbe sentito nuovamente quella bocca sul suo corpo che non aspettava altro di bruciare di desiderio per lui, avrebbe sentito la sua passione divorarla, come all’inizio della loro storia. Lo avrebbe sentito addentrarsi nei recessi più nascosti della sua femminilità e darle quel qualcosa che solo lui poteva darle. Avrebbero intrecciato le loro mani, come il destino aveva fatto intrecciare le loro vite, fino a raggiugnere quel particolare momento che sigillava la loro promessa d’amore. Avrebbero raggiunto il paradiso e anche se vi avrebbero dimorato solo per un secondo, sarebbe stato un momento tutto loro dove tutto spariva e rimanevano loro due e il loro amore.
Izayoi non si era mai pentita della scelta che aveva fatto diciannove anni fa e sapeva che, se avesse avuto la possibilità di tornare indietro, non avrebbe cambiato niente.

Il mattino arrivò e tutti si alzarono per sbrigare le proprie faccende: chi si alzava per andare a scuola, chi si alzava per andare al lavoro, chi si alzava per sbrigare le faccende domestiche e chi si alzava per fare semplicemente un giro.
Kagome si era alzata ed era pronta per uscire. Anche quel mattino, come il precedente, incrociò Inuyasha e fece la strada assieme a lui.
“Come va oggi? Ti fa male il labbro?”
“No, non più…” – Inuyasha aveva lasciato in sospeso la frase, come se avesse voluto dire qualcos’altro. Kagome lo aveva capito e, essendo andata un po’ più avanti rispetto ad Inuyasha, si fermò e si girò. Lo invitò a raggiungerla con un bel sorriso. Inuyasha non sapeva che pensare. Era arrivata da soli tre giorni e in quei tre giorni si sentiva, non lo so… cambiato, forse. Sentiva che quella strana ragazza gli trasmetteva un’energia che non sapeva nemmeno di possedere. Ogni suo sorriso era un incitamento a non mollare mai. Ogni sua parola di conforto era uno stimolo per non farsi umiliare più. Aveva iniziato a sentirsi diverso. Non se la sentiva ancora di aprire le braccia al mondo dimenticando il passato, ma sentiva di essere sulla strada giusta. Il suo flusso di pensieri fu interrotto da Kagome.
“Ehi! Tutto bene?”
“Eh? Sì, sì… andiamo o facciamo tardi.” – Inuyasha la superò ma Kagome lo raggiunse nuovamente con il suo instancabile sorriso. Entrarono a scuola dove puntualmente si ripresentò la stessa scena. Ogni singolo studente si spostava per far passare quel mezzo demone. Inuyasha infossava la testa nel collo, dispiacendosi per essere al mondo. Cosa molto triste se Kagome avesse potuto leggergli la mente, ma non potè perché nel momento in cui aveva lasciato in Paradiso la sua chiave, aveva rinunciato ai suoi poteri. In lontananza Kagome intravide Sesshomaru e si ricordò della discussione avvenuta con Rin.
“Sai Inuyasha…”
“Mhm?”
“Ieri è venuta a casa mia Rin. La conosci?”
Inuyasha si stupì.
“Come mai?”
“Ha sentito il bisogno di parlare con me e mi ha fatto molto piacere questa cosa.”
“Contenta tu…”
“Mi ha anche spiegato il significato del disegno di Sesshomaru.”
La cartella cadde di mano a Inuyasha.
“P-prego?” – ogni secondo che passava, il suo imbarazzo aumentava.
“Sì, mi ha spiegato cosa intendesse Sesshomaru con quel disegno e devo dire che non mi è piaciuto per niente.”
Agli occhi di Inuyasha, Kagome sembrava una bambina. A volte parlava come tale.
“Ma… Kagome…”
“Non trovo giusto che si faccia del male gratuitamente alle persone solo per passare il tempo.”
“Buon giorno Kagome.” – la salutò mellifluamente Sesshomaru. – “Tutto bene?”
“Buon giorno a te, Sesshomaru. Comunque sì, grazie.”
“Sono contento. Allora… ci esci con me, stasera?”
Rin era in disparte che osservava la scena. Era proprio curiosa di vedere come Kagome avrebbe risposto a Sesshomaru.
“Preferirei di no.”
Quella risposta mandò in silenzio l’intero corridoio. Non volava una mosca. La tentazione di rientrare nelle proprie aule era tanta, ma quella di vedere come Sesshomaru avrebbe sistemato la cosa era maggiore. Il demone stava inziando a seccarsi. Quella ragazzina con le sue risposte lo stava facendo arrabbiare. Ma come osava quella ragazzina rifiutare? Se si andava avanti così, la sua reputazione ne avrebbe risentito. Doveva fare assolutamente qualcosa per impedirlo.
“Posso sapere perché?”
“Sai non mi è piaciuto quello che mi ha detto ieri Rin su quel disegno. Quello che tu vorresti fare è un atto puro e non sarà di certo con me che continuerai a sporcarlo!” – detto questo, se ne andò.
Lo lasciò interdetto di fronte a tutti i ragazzi che avevano assistito alla scena. Non lo aveva mai sentito definire come “atto puro” ma forse, se ci avesse pensato bene, sapeva che quella ragazzina aveva ragione.
E nonostante lui impegnasse tutte le sue forze nel discordare con quell’affermazione, sapeva che quella strana ragazza aveva stramaledettamente ragione. E a lui non piaceva avere torto, specialmente se glielo si sbatteva in faccia davanti a tante persone. Lui non poteva tollerare che il suo status di boss temuto potesse essere messo in pericolo da una appena arrivata. Una ragazza strana il cui linguaggio rasentava quello di un bambino di sette anni.
Ma era veramente questo ciò che lui voleva? Era veramente interessato a mantenere quello status che si era creato durante gli anni da quando suo padre aveva cacciato di casa la madre? Perché la vita era complicata? Perché la sua vita era complicata? Eppure, non aveva mai notato segni di crisi nella sua famiglia. Certo… le piccole liti non mancavano di certo. Ogni famiglia ha le proprie piccole scaramucce, ma comunque risolvibili. Lui era sempre stato tenuto fuori dai problemi dei genitori. Credevano che lui non fosse in grado di capire la complessità della situazione che si era venuta a creare, sfociata poi con il padre che caccia di casa la madre. Quel giorno segnò irrimediabilmente Sesshomaru, portandolo inevitabilmente a diventare la persona che è oggi. Perché non può un ragazzo, o demone, essere come tutti gli altri? Perché non può uscire di casa con gli amici per andare al cinema o semplicemente a bere qualcosa? Perché sente che tutte queste cose non gli appartengono?
Perché lui è diverso?
Anche se a scuola molti ragazzi lo seguono, lo temono, lo hanno eletto proprio capo, lo venerano, nessuno ha mai avuto l’intenzione, e secondo lui nessuno mai l’avrà, di approfondire quella conoscenza. Lui si odia per questa diversità.
Lui si odia per essere come il fratello.
Sesshomaru è sempre stato il primo ad attaccare Inuyasha, nonostante lui non gli avesse mai fatto nulla di male. Non lo aveva mai disturbato, non lo aveva mai contraddetto, non gli aveva mai rubato i giocattoli quando era piccolo… Inuyasha non aveva mai fatto niente al fratello maggiore. Ma Sesshomaru la pensava diversamente. Per lui Inuyasha era quello che aveva rovinato la sua vita in maniera irrimediabilmente totale. Da quando era nato, tutte le attenzioni furono solo per lui. A lui andavano le cose più belle, a lui andavano le attenzioni dei genitori e sempre a lui andavano i sorrisi migliori. Lentamente Sesshomaru aveva iniziato ad odiarlo con tutto se stesso. Ogni giorno il suo odio cresceva, come un giardiniere coltiva le sue piante, e la sua mente veniva avvelenata con mille ingiurie. Si odiava perché lui sapeva perfettamente cosa stava passando il minore, additato da tutto e da tutti per la sua diversità ma Sesshomaru, ed è questa la parte più divertente, continuava a ripetersi che lui era più forte, lui si difendeva, lui vinceva in ogni scontro.
Ma ad ogni battaglia combattuta, Sesshomaru perdeva.
Perdeva una parte di sé.
E se questo processo di autodistruzione non veniva fermato al più presto, sarebbe arrivato a toccare il famoso “punto di non ritorno.” Ma forse lui era proprio a quello che stava mirando, o forse no. Non aveva ancora ben chiaro cosa doveva fare.
Nelle risse che lui ingaggiava, nelle offese che lanciava contro al fratello minore o ad altri, che avevano solo osato mettere in dubbio la sua supremazia, c’era una muta richiesta di aiuto, richiesta che se udita dalle orecchie giuste, risultava essere un angosciante urlo di disperazione. Il brutto della cosa, di quella “discarica”, come la chiamava Inuyasha, era che nessuno se la sentiva di ascoltare quella richiesta. Era più facile andare avanti, fingendo di non aver sentito, o di non aver captato i segnali. Due persone avevano capito lo stato d’animo di Sesshomaru: Inuyasha e Rin. Per Inuyasha era impensabile andare dal fratello e incoraggiarlo a non farsi mettere i piedi in testa, il loro rapporto non prevedeva tali confidenze. Rin ci aveva provato, ma quando il curriculum di Sesshomaru le era arrivato tra le mani, aveva avuto paura. Paura che potesse accadere l’irreparabile, come del resto era già successo. La sua comunque era una paura che aveva basi solide. Quante volte si era svegliata nel cuore della notte dal cellulare da un’amica che si era donata al bel demone dai lineamenti principeschi, finendo per essere un numero? Quante volte aveva scoperto delle amiche in bagno a piangere sempre per colpa di Sesshomaru, mentre lui era a spasso per la scuola in compagnia di un’altra? Quante volte era stata tentata di prenderlo a schiaffi per la sua arroganza, per quel suo guardare gli esseri umani dall’alto in basso, come pulci da schiacciare? Ma si era sempre trattenuta, anche perché lei aveva capito una cosa.
Sesshomaru odiava l’indifferenza.
Era dalla prima superiore che Sesshomaru ci provava con Rin. Portava a termine con successo le sue “escursioni in collina”, come le definiva lui. Quando, annualmente, entravano le nuove prime, in una settimana Sesshomaru aveva già “aiutato” molte ragazze a crescere. Alcune non avevano problemi a soddisfare le richieste del demone, altre passavano giorni in coma per aver ceduto tanto facilmente. Rin stava in una via di mezzo, in una specie di limbo. Sesshomaru doveva ancora capire quella ragazza, per lui non era né carne né pesce. Così era iniziata questa sorte di duello tra le parti: Sesshomaru vs. Rin. Un match che durava da cinque anni. Lui si definiva un tipo molto paziente. Quella che aveva resistito di più nel non volerlo soddisfare, aveva retto un mese. Rin era diventata quindi una specie di idolo. Cinque anni, cinque anni era resistita. Sesshomaru stava perdendo le speranze, ma non demordeva.
Mai.
Ora verrebbe da pensare, conoscendo Sesshomaru, la sua bellezza fisica che mozza il respiro in gola, il suo fisico prestante, ammirato da tutte nonché da tutte toccato, il gelo che trasmette con una semplice occhiata, punto di forza nelle sue conquiste, che Rin avesse gusti “particolari”. In molti pensavano che avesse una predilezione per il suo stesso sesso. Questo Sesshomaru non lo avrebbe mai potuto accettare, ma un discorso di Rin gli fece tirare un sospiro di sollievo. Stava parlando con un’amica che le aveva posto esattamente la stessa domanda.

“Ma sei dell’altra sponda?”
Rin rise, ma negò tutto. La sua risposta fu molto semplice.
“Solo perché Sesshomaru non ce l’ha fatta a portarmi a letto, non significa che io sia lesbica.”

Sollievo e irritazione da parte di Sesshomaru. Il fatto che lei non fosse una lesbica, lo faceva star bene, forse per il suo mastodontico ego non era troppo tardi, irritazione perché quella ragazzina aveva esplicitamente detto quello che gli altri non osavano dire. Troppa impudenza che a tempo debito sarebbe stata punita.
Ma…

=A proprosito di Rin…= Sesshomaru tornò in classe. Aveva un’espressione strana in volto, ma la curata e consolidata inespressività dei suoi occhi impediva a qualsiasi emozione di trapelare. Il professore entrò subito dopo, non troppo stupito dal fatto che Sesshomaru fosse ancora in piedi.
“Tu, esci immediatamente.” – fu il perentorio ordine del demone.
Tutta la classe si girò verso di lui, non osando mancargli di rispetto non guardandolo in faccia. Tutti si girarono tranne una, che era totalmente assorta nei suoi pensieri.
“Ehi tu!” – ripetè scocciato per la mancanza di rispetto.
Rin si destò solamente perché un suo compagno di banco le strattonò la divisa, impaurito.
“Eh? Che c’è?” – le chiese dopo aver fatto un bel volo dalle nuvole.
Il ragazzo le indicò con l’indice il fondo della classe.
“Sì?”
“Esci immediatamente.” – ripetè Sesshomaru più perentoriamente.
“Motivo?” – chiese lei tranquillamente.
“Esci e basta.”
“No.” – e riprese la sua posizione inziale, ovvero con lo sguardo lasciato vagare oltre gli alberi che si vedevano dalla finestra.
Sesshomaru iniziò ad annusare l’aria. Sentì vari odori, ma uno in particolare colpì il suo finissimo olfatto: era la paura. La sentiva entrargli nel naso, scendere dalla gola e riempirgli i polmoni. Adorava quella sensazione. Si riscosse dai suoi pensieri, non era il momento di deliziare l’olfatto.
“Ho detto: esci.”
“Rin, va pure.” – acconsentì il professore, sperando di evitare una strage.
“Non ho intenzione di perdere la sua ora, professore.”
“E invece la perderai.” – disse Sesshomaru.
Rin piegò la testa di lato, guardandolo di traverso. Fu una cosa che lo irritò fino nelle viscere. Lui non poteva essere trattato in quel modo.
“Io dico di no.”
Sesshomaru sentiva che la sua pazienza era agli sgoccioli. In pochi balzi fu davanti alla ragazza. Riuscì a strattonarla fino alla porta per farla uscire, ma lei riuscì a divincolarsi e a commettere uno sbaglio. La classe cessò di esistere in quel preciso istante.
Dopo che Rin aveva schiaffeggiato Sesshomaru davanti a tutti.









Uno schiaffo.
Rin aveva schiaffeggiato Sesshomaru davanti a tutti. Cosa farà il bel demone, adesso?
Lo scopriremo nell’ultima puntata.
Besitos!

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Capitolo 6
*** 6 - Verso la perdizione ***


6 - Verso la perdizione Prima che mi dimentichi, vorrei scusarmi con tutte voi per aver scritto, alla fine del precedente capitolo, “lo scopriremo nell’ultima puntata”. Ovviamente volevo dire la prossima, ma le mie dita hanno fatto i loro porci comodi.
Tranquille – o forse no – che manca ancora prima di arrivare alla fine, ma procediamo passetto per passetto.
Dunque… come ricorderete, abbiamo lasciato Rin che schiaffeggiava il bel demone. La domanda fondamentale – nonché banale – è: che cazzo farà Sesshomaru? Farà come nei film, dove lei lo schiaffeggia e invece lui reagisce baciandola? Vedremo… intanto, prima di lasciarvi all’aggiornamento, vorrei ringraziare voi pie donne che puntualmente mi lasciate un commento.

Kagome19: ^^  ^^ ciao! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e spero che questo non sia da meno. Ho però seri dubbi sulla mia vita, visto che non so come potrai reagire a questo capitolo. Per Sango e Miroku mi dispiace. Anche a me stanno molto simpatici quei due, ma non volevo appesantire troppo la storia con mille e più personaggi. In più, non sono ancora in grado di gestire una storia con tanti protagonisti. Occorre dare a ognuno di loro il giusto peso e metterli lì giusto per far fare loro qualcosa mi sembrava inadatto, quindi… Sango e Miroku ci saranno alla prossima.
No, non pensi troppo in la e mi fa piacere che tu lo faccia. Vedrò cosa posso fare… * se la tira *
Per i capitoli non lo so, devo decidere. Li posto man mano, anche perché devo capire quando, come e dove interromperli e mi capita tante volte di rifare un capitolo tre-quattro volte, quindi… sono nelle mani del Primario.
Vuoi sapere di dove sono? Della provincia di Verona, in uno di quei classici paesetti in cui le palle di fieno rotolano per strane desolatamente vuote… scherzo. Sì, sono della provincia di Verona in un paese abbastanza movimentato. E tu?
Se ne hai voglia, vienimi a trovare su msn. Baci!

Xx Kagome_Chan xX: tranquilla, tranquilla. Non è l’ultimo capitolo, anzi. E poi, non ho ancora fatto far niente né a Naraku né a Kagura e mi servono un bel po’ di parole per mettere a punto questi personaggi. Magari poi faranno anche cagare…
Comunque grazie. Chissà perché la scena dello schiaffo è piaciuta tanto… mah! Adesso vedrai la reazione di Sesshomaru.
Tanti baci anche a te!

Mikamey: ^^ grazie, davvero. Fa veramente strano veder osannate le proprie fic in questo modo. Non mi ci abituerò mai.
Per Kagura posso darti una piccola anticipazione: entrerà in scena in questo capitolo e non in modo passivo, anzi, però capiscimi… non posso dirti di più altrimenti sembra che sei la mia preferita (^_^).
Spero che anche questo aggiornamento ti soddisfi come i precedendi. Intanto ti recapito mille baci e spero di rivederti!

Lucia lair: O.o!! Addirittura? ^.^
Ma sono contenta che ti piaccia. Eh, sì Kagome e Rin sono proprio da Golden Globe, più Kagome che Rin, ma tutte e due vanno bene.
Ti lascio con l’aggiornamento, in cui ci saranno alcuni risvolti, a mio parere, interessanti. Spero valga lo stesso per te.
Un bacio e tanti grazie per avermi commentata!

BabyAngel94: immagino sia stato difficile per Rin spiegare a Kagome certe… usanze terrestri, ma sembra che la ragazza abbia ingranato bene. Adesso staremo a vedere che succederà tra Rin e Sesshomaru.
Incrociamo le dita dei piedi… besitos!

Ilary_chan: vedremo se ci hai azzeccato con la tua previsione. L’unico modo che hai per scoprirlo è quello di leggere ^^ Spero solamente che non rimarrai delusa, ma se mi aspetti alla fine del capitolo, spiegherò le mie motivazioni.
Forse, come dici tu, sarà un po’ troppo ai margini, ma non è proprio da biasimare, non credi? Essere accantonato da tutto e tutti per la tua diversità oppure essere avvicinato per un meschino doppio fine è qualcosa che difficilmente si riesce a dimenticare e superare. Inuyasha è così: ha bisogno del suo tempo per riflettere e capire che così non può andare avanti. Speriamo però che capisca in fretta… ^.^
Grazie davvero per i complimenti, ragazzi… posso fare io il tacchino ripieno per Natale…

Bellatrix_Indomita: ciao amazzone! Come stai? Guarda che non ti devi nemmeno stare a complicare la vita per un capitolo non commentato, su! Sono contenta che ti sia piaciuto e spero che lo sarà anche questo (w la sgrammatica!!).
Sì, certo che puoi dirmi che sono bravissima (l’ago della bilancia sale pericolosamente…) e mi fa davvero un immenso piacere vedere che le mie parole arrivino. Però, sai… forse adesso inizio a capire quello che provano le altre quando sono io a far loro i complimenti e loro che mi rispondono che quello che scrivono è una schifezza… perché un autore non è mai soddisfatto di ciò che scrive? Accidenti!, vabbè dai… però se tu mi dici che il mio modo di scrivere ti piace allora mi fido di te e del tuo – ovvio – buon gusto ^^
Anche se ti dimenticassi di commentare, non farti venire l’ulcera. So cosa significa lavorare e so che arrivare a sera è tragica e il solo pensiero di accendere il pc ti fa venire l’orticaria. So che la storia ti piace e che commenterai appena ti sarà possibile e ti ringrazio ancora per le belle parole finali. ç__ç me commossa!
Bacioni!

Marrion: chissà perché tutte si stanno chiedendo cosa farà Sesshomaru. Neanche fosse stato preso a ceffoni! u.u
Dunque, Inu no Taisho è ancora vivo, ma non farà una vera e propria comparsa nella storia anche se non sarà lui a far mettere a posto la testa a Sesshomaru. Adesso basta perché mi stai obbligando a dire cose che non dovrei dire, accipicchia!!! ^^
Manga.it, eh? Ok. Ci farò un saltino e ti farò sapere!
Bacioni stellina e goditi l’aggiornamento!

Darkina: dai, su! Non buttarti giù in questo modo! Comunque grazie per le tue bellissime parole, mi riempiono di felicità esattamente come il ripieno al tacchino! Grazie, grazie, grazie!
Tranquilla… volevo scrivere “nella prossima puntata”, ma ahimè le mie dita sono dotate di volontà propria.
Goditi l’aggiornamento e fammi sapere!

Ryanforever: tranquilla, stellina. Ci sono ancora tante cose da sistemare! Io avrei voluto vedere te al suo posto. Cosa le avresti detto? Delle api e del polline? -.-
Il motivo arriverà più avanti, e sarà una bella sorpresa per tutti. La reazione di Sesshomaru? Io leggerei…
Buona lettura!


Ragazze? Ci vediamo alla fine!









Ci fu un attimo di silenzio, un silenzio surreale, come se si fosse stati catapultati in un sogno, dove tutto è sfocato, non si riesce a capire bene come sia potuto succedere una cosa simile.
Altrettanto irreale fu l’evento che accadde successivamente.
Sesshomaru aveva restituito il ceffone a Rin.

La ragazza lo guardò, ma Sesshomaru non fu in grado di decifrare quello sguardo e per la prima volta sentì che forse aveva commesso un errore imperdonabile. Non aveva calibrato bene la sua forza con il risultato che, immediatamente dopo, la guancia della ragazza aveva iniziato ad arrossarsi e gli occhi diventarono lucidi. Ma Rin non volle dargli quella soddisfazione, no. Inghiottì pesantemente e sotto lo sguardo sconvolto dei suoi amici tornò a posto, prese la cartella e si scusò con il professore.
“Ci vediamo domani, professore.” – aveva dovuto lottare disperatamente per evitare che una lacrima osasse solo scendere sulle guance. Il professore non ebbe nemmeno la forza di parlare. Annuì semplicemente con il capo.
Rin uscì e percorse il corridoio che l’avrebbe portata verso casa.

Durante il tragitto sentì che il groppo che aveva in gola era sparito. Non sentiva più il bisogno di piangere, o almeno, non in quel momento. Quel mattino era giorno di chiusura del bar della madre. Non poteva rientrare subito a casa, altrimenti l’avrebbe fatta preoccupare e Dio solo sapeva quante preoccupazioni aveva per la mente quella donna. Non sarebbe stata di certo lei ad aggiungerne un’altra alla lista. Decise di fare una deviazione per il parco e passare lì il resto della mattinata e tornare a casa al solito orario. Almeno la guancia si sarebbe sgonfiata un po’.
=Certo che mi ha mollato una bella ceffa… ahi!= esclamò dentro di se la ragazza mentre si accarezzava la parte lesa. Si guardò la mano che poco prima aveva schiaffeggiato Sesshomaru.
=Ma che diamine mi è preso?= continuò a pensare sconsolata Rin. =Perché non riesce ad accettare un no come risposta? Scusami Kagome… ma credo di non essere la persona più adatta per aiutarti con Sesshomaru.= Rin alzò lo sguardo e iniziò a pensare a come aveva fatto.
A come aveva fatto ad innamorarsi di Sesshomaru.

Intanto in classe, Sesshomaru era ancora fermo immobile davanti alla porta con gli occhi dei suoi compagni di classe puntati addosso.
=Che… che diavolo ho fatto…= alzò lo sguardo per vedere quello che non avrebbe mai voluto vedere.
Terrore, misto a… disprezzo.
Un disprezzo che sapeva perfettamente di meritare per quello che aveva fatto. Non che prima fosse venerato come una divinità, ma almeno non veniva perseguitato come con il fratello. Adesso era anche peggio. Uscì di classe e si diresse in terrazza a pensare.









In Paradiso, un’assemblea straordinaria fu convocata dagli Angeli Superiori.
“Signore… crediamo stia per accadere qualcosa.” – disse un Superiore.
“Noi abbiamo la stessa identica sensazione. Crediamo che Naraku abbia intenzione di intervenire e temiamo che la sua prossima vittima possa essere la piccola Kagome.”
Lui annuì. Anche lui sentiva che qualcosa non andava e ne ebbe la conferma in quell’assemblea straordinaria.
“Lo so, figlioli… anch’io sento che Lui sta tramando nell’ombra. Sapete però che non possiamo intervenire.”
Purtroppo lo sapevano benissimo. Il patto del Libero Arbitrio permetteva di intervenire in rarissimi casi e purtorppo quello non era incluso. – “Dobbiamo aver fiducia nelle capacità di Kagome. Io mi fido di lei e del suo gran cuore.”
“Anche noi abbiamo fiducia in lei, solo che temiamo che voglia appropriarsi di un Consulente e un Innocente nello stesso giorno.”
“Lo so, figlioli, ma ripeto: io ho fiducia in Kagome e nei suoi poteri.”
“Signore…” – disse il Superiore più anziano, membro rispettato e più vicino al Signore. – “… hai parlato di Libero Arbitrio, cosa di cui tutti gli uomini ti saranno eterni debitori, ma lascia che ti mostri una cosa.” – il Superiore fece mostra a Lui e al resto dell’assemblea di una chiave appesa ad una catenina. Quella era la Chiave di Trasporto di Kagome. L’aveva lasciata deliberatamente sul suo letto per non dover ogni volta che era in diffilcoltà chiedere sempre aiuto. Lui guardò il suo angelo più anziano.
“Lo sapevo. Sapevo che Kagome aveva lasciato quella chiave apposta qui in Paradiso. Voleva dimostrarci che lei è in grado di risolvere da sola i compiti che le vengono assegnati. Ma quando ho parlato di poteri, non intendevo il far comparire o scomparire un oggetto… intendevo il suo potere interiore di guarire il male delle persone con la sola forza del proprio cuore. Ho fiducia in Kagome e so che non ci deluderà.”
L’assemblea fu così sciolta e ogni angelo potè tornare nella propria dimora per pregare, affinchè Kagome svolgesse il suo compito nel migliore dei modi. Tutti si erano affezionati a quella ragazzina solare che metteva allegria solo a guardarla. Non sapevano che avrebbero fatto se fosse caduta in disgrazia.










Kagome era seduta in classe. Il bidello era entrato dopo cinque minuti per avvisare che le prime tre ore sarebbero state buche, perché mancavano i professori. Molti studenti avevano fatto i salti di gioia a quella notizia. Molti si erano riversati sulle macchinette per mangiare qualcosa, mentre altri ne approffitavano per fare un gruppetto di studio e ripassare le due materie delle ultime due ore. Inuyasha e Kagome erano in fondo alla classe. La ragazza stava riempiendo la testa di Inuyasha con mille domande, ma lui non la stava nemmeno a sentire. Era troppo impegnato a pensare a cosa aveva detto la ragazza a Sesshomaru.
“Quello che tu vorresti fare è un atto puro e non sarà di certo con me che continuerai a sporcarlo!” – avrebbe tanto voluto sapere cosa si prova ad amare completamente una persona, a mettere nelle sue mani la propria vita, rischiando e gioendo giorno per giorno.
“… e poi mi sono preparata la cena e sono andata a dormire.”
“Ah… senti Kagome…”
“Dimmi…”
“Perché hai risposto così a Sesshomaru stamattina?”
“Così come?”
“Beh… hai parlato di un atto puro…”
“Ah! Quello? Beh… è la verità. Non puoi fare l’amore con una persona solo per far passare il tempo. Non è giusto né per te né per lei. Non credi?”
Inuyasha era viola per la vergogna. Non era abituato a parlare di queste cose anzi… proprio non ne parlava, anche perché mancava proprio la persona con cui farlo.
“C-credo di s-sì…”
“Ma perché ti imbarazza tanto questo argomento?” – chiese guardandolo in faccia.
Inuyasha cercava di distogliere lo sguardo da Kagome, ma non ci riusciva. Era come ipnotizzato.
“Non è un argomento come lo sport o che ne so… la politica.”
“E’ un vero peccato… parlarne aiuta a comunicare con un’altra persona. Capisci quello che lei ne pensa ed eviti di fare delle figuracce. Hai mai affrontato questo argomento con tua madre?”
“Ci mancherebbe anche quello!” – sbottò allibito.
“Perché? A cosa credi che servano i genitori? Per prepararti il pasto quando torni da scuola? E come credi di essere nato, tu?”
Inuyasha non sapeva che dire. Sapeva perfettamente come nascono i bambini. Aveva superato la fase della “cicogna” e del “cavolo” da un bel pezzo, oramai. Ma l’idea di pensare sua madre mentre… scosse violentemente la testa. No! No! E poi no! Non riusciva proprio ad immaginarsi sua madre che… ancora!
=Basta Inuyasha!= pensò il ragazzo sconvolto.
“Non pensavo che l’argomento ti imbarazzasse tanto.”
“Ma che! Figurati!” – disse lui ironico. – “Scommetto che ne parli con i tuoi, tu…”
“Sempre con mio Padre.” – disse lei candidamente.
Inuyasha sgranò gli occhi. Di solito erano proprio i padri ad essere iper protettivi con le figlie femmine, e questa ne parla tranquillamente come se nulla fosse.
“Ah…”
Inuyasha e Kagome non poterono continuare il loro discorso perché in fondo alla classe si era radunata una piccola folla.
“… e dov’è?” – chiese il ragazzo che era appena entrato.
“Laggiù con quello…”
“Kagome?”
“Sì?” – rispose cortesemente la ragazza.
“E’ successa una cosa, e sono sicura che ti piacerà.”
La ragazza sorrise. Adorava le sorprese.
“Davvero? Cosa?”
“Hai presente la classe di Sesshomaru?”
“Sì?”
“Beh… Sesshomaru voleva obbligare una sua compagna di classe ad uscire dall’aula, ma questa non ha voluto. Non so bene come sia successo… questa ragazza ha schiaffeggiato Sesshomaru davanti a tutti e lui l’ha schiaffeggiata a sua volta! Avresti dovuto vedere la scena, Kagome! Kagome?” – il ragazzo vide che Kagome aveva gli occhi lucidi.
“Come… come si chiama questa ragazza?”
“Mi pareva… Rin Minamoto.”
Kagome si alzò di scatto dalla sedia, facendola cadere rumorosamente per terra. Inuyasha la guardò perplesso.
“Dov’è Sesshomaru, adesso?”
“Beh…” – rispose il ragazzo un po’ perplesso dalla reazione della ragazza. – “… credo sia in terrazzo. Di solito va lì quando… ehi aspetta!”
Ma Kagome non lo stava nemmeno a sentire. Si era precipitata fuori dall’aula.




=Ma che accidenti mi è preso, si può sapere? Non ho mai messo le mani addosso ad una ragazza!=
Questi erano i pensieri di un alquanto scosso Sesshomaru per quello che aveva fatto a Rin. Non aveva mai picchiato una ragazza, ma in quel momento i nervi avevano ceduto e aveva ceduto alla rabbia. Era stanco di sentirsi rifiutato ogni volta da lei. Così aveva fatto quello che non avrebbe mai dovuto fare. Portò le mani tra i capelli, come se volesse strapparseli. Poi, si coprì gli occhi, per non vedere, ma l’immagine di lui che la prendeva a schiaffi era ben impressa nella sua mente.
Timidamente la porta che dava sulla terrazza si aprì, rivelando una presenza femminile.
Kagome si guardò attorno in cerca di Sesshomaru. Doveva assolutamente parlare con lui. Lo trovò rannicchiato contro una parete. In quel momento sentì una morsa che le attanagliava il cuore.
“Sesshomaru?” – lo chiamò lei.
Il demone alzò di scatto la testa e chiuse gli occhi, infastidito per quell’interruzione.
“Che vuoi?”
Kagome si avvicinò a passo sicuro verso il demone e si sedette vicino a lui, allungando le gambe. Rimasero in silenzio alcuni minuti, mentre tirava una leggera brezza. Fu Kagome a interrompere quel silenzio.
“Oggi è una bella giornata… dicono che quando in cielo splende il sole gli angeli sorridano. Lo stesso quando piove si dice che siano tristi.”
“Che sciocchezza…” – rispose lui acido.
“Perché?”
“Perché gli angeli non esistono.”
Kagome si sentì ferita da quelle parole. Certo, lui non poteva saperlo chi lei fosse in realtà, ma quella diffidenza era mortale per un essere candido come lei.
“Secondo me esistono, invece. Ne abbiamo la dimostrazione ogni giorno.” – Kagome stava guardando davanti a se, fissando un punto indefinito.
“Ah sì?” – chiese senza interesse.
“Sì… prendi la natura, ad esempio. La primavera ci regala i primi colori tenui, ci regala lo sbocciare dei fiori, ci regala gli animali del bosco, andati in letargo durante il rigido inverno. L’estate ci regala l’allegria e la spensieratezza, le montagne verdi…”
“Sì… e le corse di una bambina…” – disse citando il testo di una canzone.
Kagome però non capì il riferimento.
“… le sorgenti. L’autunno è generoso, ci regala i suoi colori caldi, le loro sfumature, i frutti tipici di questa stagione. L’inverno ci porta la neve e i pupazzi, le chiacchierate in un bar davanti ad una bella cioccolata calda, il Natale… è incredibile come non si riescano a vedere certe cose.”
“Forse perché non si vogliono vedere.” – ammise lui senza un’evidente sorpresa per quella risposta così diversa dalle solite.
“Hai ragione. Basterebbe così poco per accorgersi di quello che ci circonda.”
I due rimasero per qualche attimo in silenzio. Poi Kagome riprese con la domanda che le stava più a cuore di tutte.
“Ho sentito quello che è successo… me ne vuoi parlare?”
Sesshomaru la guardò storto.
“E perché mai dovrei parlarne con te?”
“Mah…f orse perché ne hai un gran bisogno? Ma come ti è saltato in mente di picchiare Rin?” – chiese arrabbiata.
Sesshomaru non sapeva che rispondere. Kagome rispettò il suo silenzio e attese che fosse lui a parlare. Lui continuava a ripensare a quello che gli aveva detto Kagome e fu costretto a far cadere ogni barriera. Lei aveva ragione. Aveva bisogno di parlare con qualcuno di quello che sentiva dentro, della rabbia che lo stava lentamente divorando come un cancro allo stadio terminale, del perché aveva alzato le mani su Rin. Ma Sesshomaru non era ancora pronto a fare questo passo, così si alzò e se ne tornò in classe. Kagome nel frattempo si era alzata pure lei.
“Non puoi continuare a scappare, Sesshomaru. Dovrai pur prendere in mano la tua vita un giorno o l’altro!”
Sesshomaru si voltò di scatto verso Kagome che lo guardava seria. Poi il suo viso si distese in un dolce sorriso. Sesshomaru imboccò la via del ritorno e lasciò Kagome da sola. La ragazza giunse le mani e pregò.
=Ti prego, aiutami ad aiutarlo…=
Finita questa sua breve preghiera tornò in classe dove ad attenderla c’era una brutta scena. Di nuovo Michael aveva il colletto di Inuyasha tra le mani.
“Immagino che questa volta debba aver respirato una volta di troppo per meritare questo trattamento.” – esordì ironica Kagome.
“Kagome!” – esclamò Michael con sempre il colletto di Inuyasha tra le mani. – “Lui… lui mi ha insultato!”
La ragazza lo guardò mica tanto convinta. Poi si avvicinò a loro due e come l’ultima volta prese tra le sue mani quelle di Michael e lo invitò a mollare la presa.
“Immagino… torna al tuo posto, dai…” – disse Kagome con il tono che usano le madri per sedare i capricci.
“Te la farò pagare, hanyou!” – gridò Michael, additandolo con l’indice con fare rabbioso.
“Non ti ha mai detto nessuno che stai diventando monotono?”
“C-cosa…?”
“Niente… lasciamo perdere, che è meglio…”
“Perché Kagome? Dimmi perché?” – chiese Michael.
“Perché cosa?”
“Perché lo difendi? Tu non dovresti nemmeno parlarci con uno così. Lui e quelli come lui inquinano il mondo!”
Inuyasha incassò il colpo. Stavolta gli avevano fatto veramente male quelle parole.
“Posso garantirti che ci sono ben altre cose che inquinano il mondo, e credimi se ti dico che lui non è tra quelle! Smettila di offenderlo! Ti piacerebbe se gli altri iniziassero ad umiliarti pubblicamente, o se per ogni cosa venissi lapidato?”
“Ma che c’entra?”
“C’entra c’entra… dammi un motivo, uno solo per smettere di parlare con lui!”
Michael era esterrefatto. Quell’hanyou aveva avvelenato la mente di Kagome ed era un suo preciso dovere liberarla da quel giogo.
“E’ un mezzo demone!”
“Ancora!” – disse Kagome che stava iniziando a perdere la pazienza. – “Va bene…” – disse poi con un sorriso che stese i presenti. – “Dato che ho a che fare con dei bambini piccoli, faremo come si fa con i bambini piccoli!” – disse con fare accondiscendente. – “Rispondi a queste mie domande. Quanti occhi hai?”
“Come?”
“Dai, rispondi!”
“Beh… due…”
“Anche lui, mi sembra… quanti nasi hai?”
“Uno…”
“Ma guarda… pure lui… e quante braccia hai?”
“D-due…”
“Ma pensa! Anche lui ha due braccia! E quante gambe hai?”
“Due…”
“Sai Inuyasha… non immaginavo che anche tu avessi due gambe…” – disse ironica Kagome.
A Inuyasha scappò mezzo sorriso. Quella tipa era veramente forte.
“Sai Michael, effettivamente ci sono numerose differenze tra di voi… come ho fatto a non vederle prima?” – chiese Kagome sempre con ironia.
“E le orecchie? Il colore degli occhi? E il colore dei capelli?”
“Mi sembra che li abbiate entrambi.”
“Non parlo di quante ne abbiamo, ma di dove sono!”
“Hai mai visto il cartone di Pinocchio?”
“Ma… ma che c’entra adesso?” – chiese spaesato Michael. Quella ragazza aveva il potere di mandare in confusione la mente umana!
“Rispondi!” – lo incitò Kagome.
“Sì, e allora?”
“Se ci fai caso, quando i bambini hanno finito di giocare nel paese dei balocchi, iniziano la loro lenta trasformazione in asini. La coda prima e le orecchie poi. Non so se ci hai fatto caso, ma le orecchie d’asino partono da dove le hai tu, non da sopra la testa. Devo concludere io il discorso o ci arrivi tu?”
“Mi… mi stai dando dell’… dell’asino?” – chiese scandalizzato Michael.
“Lo hai detto tu, mica io…” – pian piano dalla classe si levarono qualche risatina.
Michael si guardò intorno spaurito.
“E poi le sue orecchie sono così carine… per quanto riguarda i capelli che ne sai che non se li è tinti? O gli occhi? Che ne sai che non abbia le lenti a contatto? Ok… credo che possa bastare.” – in quel preciso istante, la campanella suonò, liberando gli studenti dalle loro gabbie. – “Comunque Michael…”
Tutti si fermarono per sentire cos’aveva da dire Kagome.
“… il nazismo è stato annientato da tempo. Non c’è più bisogno di difendere la razza.”
Stizzito, Michael se ne andò. In poco tempo la classe si era svuotata, lasciando da soli i due ragazzi. Kagome si voltò verso Inuyasha e rimase a bocca aperta.
“Tu… tu…” – Kagome non riusciva a parlare. Era troppo contenta per quello che stava vedendo. – “Tu stai ridendo!” – e gli saltò addosso per la contentezza.
Inuyasha divenne di marmo. Una cosa del genere non gli era mai capitata. Potè sentire, anche se solo per un fugace momento, cosa significava essere amato, potè sentire cosa significasse sentire il corpo di una donna premuto contro il proprio. Potè sentire un abbraccio diverso da quello che poteva darti un genitore. Abbracciò istintivamente la ragazza e la tenne stretta a se per un po’, volendo far durare quell’illusione il più possibile. Poi fu costretto a interrompere quella magia e a tornare con i piedi per terra.
Nessuno poteva innamorarsi di lui, nemmeno quella ragazza che ai suoi occhi era un angelo. Kagome non poteva immaginare cos’aveva innescato nei recessi nascosti del cuore e della mente di Inuyasha. Il mezzo demone la lasciò e la guardò per un istante.
“Beh… era inevitabile…” – disse lui cercando di distrarre la mente da tutte quelle sensazioni.
“E’ un inizio, comunque… non credi?”
Annuì impercettibilmente la testa.
La campana risuonò obbligando gli studenti a rientrare nelle classi. Conclusero anche quella giornata e poterono tornare a casa.

Rin controllò l’ora. Poteva tornarsene a casa.

Inuyasha e Kagome tornarono a casa, lei gli trotterellava attorno mentre lui la guardava di sottecchi.
“Beh… io sono arrivata. L’invito comunque rimane sempre valido, sai?”
“Invito? Quale invito?”
“Se hai bisogno di parlare… ciao!” – e prima di andarsene gli strizzò l’occhio.
Inuyasha rimase imbambolato a guardarla e poi s’incamminò verso casa. Pranzò con la madre e il fratello che stranamente era più taciturno del solito e poi andò in camera sua. Tirò le tende e si immerse nel buio più totale. Si sdraiò sul letto e ripensò a quello che aveva provato quando Kagome lo aveva abbracciato in quel modo.
Aveva sentito qualcosa mordergli lo stomaco e impedirgli di respirare.
Aveva sentito la vaniglia dei suoi capelli inebriargli i sensi e riempirgli i polmoni.
Aveva sentito la dolcezza di quell’abbraccio dato nella più totale delle libertà e senza paura alcuna.
Aveva sentito qualcosa per Kagome.
Ma aveva sentito anche un istinto pericoloso salirgli per la colonna vertebrale, avrebbe potuto prenderla e baciarla in quel preciso momento, ma l’istante successivo se ne sarebbe pentito amaramente perché lei non glielo avrebbe mai perdonato.
Lei lo vedeva solo come un amico e al momento questo gli bastava, essendo vissuto sempre senza.




Anche Sesshomaru era sdraiato sul letto nella piena oscurità della sua camera e della sua anima. Tanti pensieri gli vorticavano per la mente, non dandogli pace, ma uno persisteva sempre senza mai dargli tregua: lo schiaffo dato a Rin. Se analizziamo bene la cosa, lei non aveva fatto niente per meritarselo… aveva semplicemente rifiutato di uscire dalla classe solo perché lui doveva chiarire una cosa con lei.
=Ma che le costava uscire? Si sarebbe evitata quello schiaffo…=
Non è così…
Sesshomaru si alzò di scatto dal letto e si guardò attorno guardingo.
“Chi va la?” – nessuna risposta giunse alle sue orecchie, ma a quel muscolo che credeva di non aver più da tanti anni. – “Chi va la?” – ripetè più insistentemente. Non sentendo niente si ridistese sul letto, comunque non del tutto tranquillo.
Pensi che scaricare tutta la colpa su di lei ti aiuterà?
“Di nuovo! Chi c’è?” – chiese scocciato che un estraneo si fosse intrufolato nella sua camera così, senza pudore. – “Esci! Fatti vedere!”
Non posso, e lo sai…
“Esci immediatamente!” – ordinò Sesshomaru.
No.
“Te lo ordino!” – esclamò Sesshomaru che iniziava a scocciarsi.
Altrimenti? Mi prendi a schiaffi?
Il demone non rispose. Incassò solamente il colpo.
Vedo che non mi rispondi. Allora se permetti, adesso parlerò un po’ io. Sai di aver sbagliato con quella ragazza, vero? E sai anche che non era a lei che doveva andare quello schiaffo, ma a te stesso. Ti rode il fatto che lei non sia come le altre, che non sia facilmente controllabile. Detesti che ti si dica di no, vero Sesshomaru? Povero, piccolo Sesshomaru… hai avuto un’infanzia difficile ed è ovvio che tu ora ti senta in questo modo.
Seguì un attimo di silenzio.
È un tuo diritto.
Sesshomaru sgranò gli occhi.
“Un… un mio diritto?”
Certo… tuo padre ha cacciato tua madre senza un motivo, solo perché si era infatuato di quella misera ningen. Ha osato avere un bambino da lei, il cui sangue è un affronto alla tua nobile stirpe di antiche origini. Tu, sei tu  quello che deve porre fine a tutto questo, tu sarai colui che riporterà la pace in questa città.
“Cosa dovrei fare?” – chiese Sesshomaru, anche se immaginava perfettamente la risposta. Non si era accorto che la sua voce si era ridotto a un sussurro.
È molto semplice… i mezzo demoni sono creature inferiori, non hanno motivo di esistere, dunque perché lasciarli vivere? Occupano solo un posto usurpato a persone come te, persone degne di vivere. E c’è solo un modo per far si che quel posto ritorni nelle mani dei legittimi padroni.
“Cioè?”
Sterminare tutti i mezzo demoni.
Quella frase sussurrata, lasciando nella stanza una leggera scia di eco, fece accapponare la pelle al demone.
Silenzio. Solo un ronzio girava per la testa di Sesshomaru. Quella frase lo aveva letteralmente atterrito. Non era sicuro di poter fare quello che la voce gli diceva. Iniziava a sentire freddo, il viso si contrasse in una smorfia di paura e disgusto.
Non aver paura, Sesshomaru… non faresti nulla di sbagliato. Io sarò sempre con te e poi, quando in un giardino crescono delle erbacce, non è forse giusto estirparle fin dalla radice?
Sesshomaru riflettè su quell’ultima frase, filosoficamente corretta. Lui era il giardiniere e Inuyasha l’erba cattiva. Sì, avrebbe estirpato l’erba cattiva e tutto sarebbe tornato come prima.
Un sorriso di pura, cattiva soddisfazione gli adornò il viso.
E questa volta, l’inferno avrebbe trionfato.

Kagura osservava compiaciuta la sua opera. Aveva fatto bene a prendere informazioni su tutti quelli che erano entrati in contatto con Kagome. Aveva escluso quelli meno adatti e aveva ristretto la cerchia a tre elementi. Il suo signore sarebbe stato molto contento di lei. Adesso doveva solo aspettare che il seme dell’odio si radicasse nei recessi più nascosti della mente di Sesshomaru per poi farlo esplodere al momento più opportuno. Sì, era un piano troppo ben organizzato perché fallisse.
Chiuse ogni mezzo di comunicazione con Sesshomaru, per fare in modo che lui potesse pensare alle sue parole, ma il perfido sorriso che vide comparire sulla sua bocca, le diede ad intendere che forse non avrebbe dovuto investire troppe energie su quel demone. Il seme dell’odio era già presente dentro di lui, bisognava solo dargli la possibilità di emergere usando le parole adatte.
E questo, Kagura lo sapeva fare molto bene.









qui giace callistas, autrice in erba, morta giovane per lapidazione
Ehm… posso… posso spiegare?
u_u
Grazie… dunque. Chi aveva pensato che Sesshomaru sarebbe stato fermo immobile, ha cannato in pieno. Spero di aver creato suspence e tutto quello che ci va dietro. Se è così, mi faccio i complimenti da sola ^^
No! I pomodori no!
Dunque, dicevo? Ah sì! Anche se ora il vostro istinto è quello di lapidarmi, io ve lo sconsiglio… volete sapere come va a finire ‘sta storia, no? Ecco. Comunque Sesshomaru doveva reagire così, per forza di cose, altrimenti non avrei potuto mettere in mezzo Kagura. Il gesto di Sesshomaru ha innescato qualcosa nel demone che da il titolo a questo capitolo. Kagura ne approfitta e il risultato è l’istigazione alla violenza.
Ma passiamo ad argomenti più gaudenti: Kagome. Kagome e la sua innata capacità di sfinire le menti altrui. Piaciuta la storia di Pinocchio? Giuro che non so come cavolo mi è uscita, ma mi sembrava adatta e l’ho inserita. So che fa molto “bambino” però Kagome, da un certo punto di vista è così.
L’abbraccio.
L’abbraccio di Kagome è stato dato in totale libertà, ma ha scatenato qualcosa in Inuyasha.
Dunque… credo di aver detto tutto e – vittoria! – sono arrivata alla fine ancora viva.
Spero sia stato di vostro gradimento e vi aspetto al prossimo dove…
… non vi anticipo niente!
Besitos!

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Capitolo 7
*** 7 - Un quadro vale più di mille parole ***


7 - Un quadro vale più di mille parole Perdono per il ritardo!!!!!!!!!!!!!!!!
Oddio! Non sono abituata a gestire 13, NO DICO!, 13 RECENSIONI!!! Ma andate a farvi una cura davvero! Non dico che la mia autostima non ne tragga beneficio (e ho rinunciato anche a pesarmi sulla bilancia ^^), ma così è troppo! Dio, siete meravigliosissimamente meravigliose! Cosa farei senza di voi? Ehehe… ovviamente niente.

Sproloqui a parte, passiamo a cose più serie. Essendo la sottoscritta una bastarda di prima, ho interrotto il capitolo sul più bello, giusto per farvi mangiare le unghie fino alla lunetta ^_^.
Leggere le vostre recensioni, soprattutto le vostre congetture su quello che avrebbe fatto Sesshomaru mi ha fatto morir dal ridere, perché nessuna mi ha detto ciò che volevo sentirmi dire. Allora, Sesshomaru ha schiaffeggiato Rin a sua volta e questo suo gesto ha avuto un grosso peso su tutta la storia che inizierà ad entrare nel vivo più o meno in questo capitolo che io, come ho già detto ^^, ho troncato sul più bello. Oddio, bello… sta a voi decidere com’è la scena finale e anche qui, vi pregherei di non avermene. L’ultima scena di questo capitolo mi serviva per aprire un’altra scena che leggerete nel prossimo aggiornamento.
Ma ora, passiamo ai ringraziamenti che, mi duole ammetterlo, saranno più lunghi del capitolo stesso.

Luna argentata95: ciao! Non ti preoccupare se non potevi recensire, tranquilla. Capita a tutti di non poter guardare il pc nemmeno con la coda dell’occhio.
Sono contenta che la storia ti stia prendendo. Comunque adesso stiamo entrando nel vivo, finalmente. Kagura s’è messa in mezzo, Kagome è sempre più presa con la sua situazione, Inuyasha sta rifiorendo e Sesshomaru, beh… Sesshomaru ci darà non poche gatte da pelare.
E Rin? Cosa farà Rin? Continuerà, andrà avanti o preferirà gettare la spugna?
Grazie per le tue parole e credimi… non era un commento frettoloso proprio per niente.
Buona lettura!

Dolce Kaggy: ma tu sei pazzzzzzaaaaaa! Grazie, comunque. Ho apprezzato molto le tue parole e guarda che se non recensirai ogni mio prossimo capitolo ti spezzo la schiena, né? Dai che scherzo *ha un coltello in mano*
Adesso che è arrivata Kagome, Inuyasha sente che il comportamento che ha tenuto fino a quel momento, cioè di totale remissività e sottomissione, non è più accettabile e pian piano, grazie all’angioletto, sta iniziando ad alzare la testa.
Sono contenta che le parole che ho usato per descrivere le emozioni ti siano arrivate. Infatti è stata la parte più difficile della storia, perché dovevo spiegare un concetto che a volte era difficile anche per me.
Un bacio e alla prossima!

Kagome19: perfetto. Appurato ciò sono contenta di saperti di un’altra provincia. Almeno non dovrò costantemente guardarmi le spalle per i capitoli che posto ^^ ^^
Giusto per la cronaca, io sono collegata su msn – no faccia di libro – dalle sei e mezza di sera, ma torniamo a noi!
Se questo capitolo ti sembra pieno di guai, non oso immaginare cosa mi dirai per i prossimi, visto che sono una concatenazione di guai! Però i guai sono fatti per essere risolti e io, ovviamente, mi sono prodigata per risolverli – e rimanere così in vita.
Sono d’accordo. Sesshomaru non ti è simpatico, ma sono sicura che in questo capitolo lo odierai a morte. Detto ciò, ti lascio alla lettura, sperando di sentirti presto.
Besitos!

Anjhela: chissà perché ma tutte hanno apprezzato quella parte u_u
Sei però molto fine nel giudicare Sesshomaru un “idiota” e credo che dopo questo capitolo, forconi e badili saranno in prima linea per incontrarsi con la schiena del bel demone.
Aspetto la tua trama, con anzia.

Darkina: stai tranquilla, non ti preoccupare. Sono contenta che il capitolo sia stato di tuo gradimento. Certo che se hai letto dieci volte dell’abbraccio, mi chiedo cosa farai quando – e se – posterò qualcosa di più piccante!
Sono contenta che le emozioni di Inuyasha siano risultate chiare, era una cosa che temevo. Pensavo di non essere stata abbastanza chiara nell’esposizione dei suoi sentimenti, ma tutto sommato mi sembra sia venuta abbastanza bene.
Sesshomaru…
Sesshomaru darà non poco filo da torcere, ma qualcuno rimetterà tutto in sesto. Un beso anche a te e spero di rivederti al prossimo aggiornamento!

Nicole221095: sai, m’è venuto un colpo quando ho letto “questa stupendissimissima storia”. Ho subito letto “stupidissima” e la mia faccia era stata questa: O.O
Stavo per mandarti uno sproloquio, ma poi ho riletto meglio e mi sono calmata. Scusami… *me mortificata*
E non ti preoccupare. Io spero che questa storia ti piaccia, e che continui a piacerti, visti i colpi di scena che ho continuamente buttato dentro.
Sei troppo gentile ad aggiungermi alle preferite. È sempre un onore.
Grazie ancora e buon capitolo!

Bellatrix_Indomita: guarda che nessuno è nato amazzone e nessuno è nato intelligente (a parte me, ovviamente ^^). Ok, la mia cagata l’ho detta e posso andare a dormire…
No, dai… comunque pian piano arriverai ad essere una perfetta amazzone, ne sono certa.
Cattivello? Naaaa… e mi sa che nemmeno Cenerentola sarà in grado di fare qualcosa. Qui serve un vero e proprio Harry Potter!
Kagome O.o
Opera d’arte? O.O
Pazza con l’arterio sclerosi! Però grazie mille, ormai sono arrivata a quota una tonnellata di peso per tutti i complimenti che mi fai…
Sai, ho dovuto leggere un paio di volte la tua battuta sul pitone… mi hai decisamente sconvolta… e io che pensavo che le amazzoni fossero compunte signorine tutte impettite che non si lasciano sfuggire una parolaccia manco volerlo… che delusione… ^^
Sì, so come la pensi e per fortuna che non ti ho messa nella mia storia, altrimenti altro che storia di amore e pace! Sarebbe uscita Sodomo e Gomorra!
Guarda che gli Inu-angeli scendono per tutti, ma chissà perché per me non scendono mai… che ingiustizia! E visto tu che razza di risposte che mi fai con le tue recensioni?
Bacione, reader!

Samirina: no, io sono stata giustamente ricompensata con la tua bella recensione! Grazie mille, davvero! Adesso vorresti consolare Sesshomaru… ma dopo questo capitolo, cosa farai? Io preparerei forconi e badili perché qualcosa bolle in pentola…
Bacioni e buona lettura!

Mikamey: la mia bedda! E certo che le ha reso lo schiaffo! Era una parte fondamentale della storia, perché è stato proprio questo schiaffo a far partire il tutto. E Kagura… sì, Kagura è una stronzettina molto stronza, eppure, se Sesshomaru le ha dato retta, significa che qualcosa dentro di lui già non andava. O c’è qualche possibilità di redenzione? E cosa succederà in questo capitolo?
Ti lascio alla lettura, sperando di poter rivedere il tuo nome tra i recensori. Il mio sarà un capitolo stupendo, ma le tue drabble sono da Oscar Mondadori!
Baciotti!

Ryanforever: sono contenta dell’effetto sorpresa scatenato. Infatti, nessuno lo aveva immaginato ed è una cosa che mi ha fatto doppiamente piacere, perché significa che sono stata abbastanza scaltra da farvi pensare una cosa, mentre invece ne è successa un’altra. Lo so, sono contorta e non ci posso fare niente… porta pazienza.
Sono contenta che la Pinocchio-terapia sia stata apprezzata. Io, te lo giuro, quando vado a rileggermi ‘ste cavolate mi viene da vergognarmi come una ladra.
Grazie, grazie, grazie.
Però Kagura ha una parte fondamentale in tutto questo, lei sarà brava con le parole, ma Kagome ha dalla sua la forza dello spirito e la convizione che tutto finirà bene. E questo sarà il suo asso nella manica quando lei… non te lo dico! Gnegnegne!
E per il libero arbitrio, mi dispiace ma devi leggere per saperlo, sperando di non aver scritto cavolate mastodontiche!
Grazie mille per le tue belle parole! Buona lettura!

Xx Kagome_Chan xX: sbavando? Addirittura? Non esagerare, che altrimenti partono le coronarie! So che avresti voluto che Inuyasha le srotolasse la lingua in gola per un paio di metri, ma è una cosa che si deve raggiungere per gradi, non credi? E poi, non imprecare contro il mio Inu… porello, già ci sta impiegando una vita per non farsi mettere più i piedi in testa da nessuno e arrivi tu e me lo sotterri con vagonate di letame! Non si fa! Non si fa!
Sei contorta, te l’hanno mai detto? Prima lo prenderesti a schiaffi e poi lo baceresti per le sue riflessioni? Oddei… pazza! ^^
So che sei curiosa, ma se tu sei curiosa io sono bastarda e se vuoi sapere come andrà a finire dovrai aspettare sempre il venerdì per l’aggiornamento.
Bacioni dalla bastarda!

Fmi89: ciao! Come stai? Sono proprio contenta di rivederti! E non ti preoccupare. So cosa vuol dire la mancanza di tempo, quindi non giustificarti affatto!
Sono contenta che la mia storia ti sia piaciuta. E, anche se non avrei mai immaginato di dirlo, un giorno, lo studio viene prima di tutto *corre in bagno a vomitare per l’eresia detta* e non lo devi trascurare.
Spero che continuerai a seguirmi. Tanti baci!

Marrion: ciao cara! Piano, piano con l’olio per frittura, che deve essere rigorosamente di semi, altrimenti non se ne fa niente! La pelle dei demoni è molto sensibile su questo punto… e poi… non lo so se faranno la pace. Voglio dire, certo che lo so, ma non te lo dico. Gnegnegne!
E il paparino è solo una figura di secondaria importanza. Non avrà un ruolo diretto e poi, personalmente, se fossi la madre di Sesshomaru lo sculaccerei!
Grazie, sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e spero che la tua idea si riveli corretta!
Un bacio e alla prossima!
P.S.: ti prometto che le leggerò e le commenterò.
Altro bacio!









Rin era rientrata a casa. La madre era già andata al bar e le aveva lasciato un biglietto, chiedendole se poteva raggiungerla una volta finiti i compiti. La ragazza lesse il foglietto e andò in bagno per controllare come stava messa la sua guancia. Voltò leggermente il viso da una parte e vide, con sollievo, che si era sgonfiata e che non era più tanto rossa. Uscì dal bagno e andò in camera a fare i compiti.
Finì verso le tre del pomeriggio e poi si fece una doccia ristoratrice. Uscì con uno stato d’animo migliore e si vestì per andare ad aiutare la madre.
Prima però volle fare un salto da Kagome per invitarla ad andare con lei.
Arrivò davanti a casa sua e suonò il campanello. Una sorridente buffa ragazzina andò ad aprire, mettendo Rin di buon umore. Stava quasi dimenticando lo schiaffo di Sesshomaru, solamente grazie alla presenza di Kagome.
“Rin ciao! Che bello vederti! Dai entra!”
“Ciao Kagome! Senti, non mi posso fermare tanto. Sono passata per chiederti se volevi venire a vedere il bar che ha aperto mia mamma. Sto andando lì per aiutarla.”
“Certo che mi va! Prendo le chiavi e vengo.”
Kagome prese il mazzo di chiavi dal quadro e andò ad infilarsi le scarpe, ma notò una cosa che le mise addosso una certa inquietudine.
Vicino alla porta d’ingresso vi era un quadro che raffigurava le due Entità Esistenziali, il Bene e il Male. Era stato un Suo regalo e le era stato spiegato come funzionava. Se nel mondo vigeva relativamente la pace, i due titani avevano una certa posizione: Dio stava in alto con le braccia allargate, mentre Satana era inginocchiato con la testa a ciondoloni, segno che lui era sottomesso a Dio. Quel mattino, quando era partita per andare a scuola, il quadro era nella posizione di Bene che dominava Male. Ora invece, era Male che dominava Bene e la cosa non le piaceva proprio per niente. Sapeva che era un segno che qualcuno le stava inviando per chiederle di fare attenzione.
“Kagome? Kagome ci sei?” – chiese Rin leggermente preoccupata per l’esitazione dell’amica.
“Come? Oh sì, sì…tutto bene. Vogliamo andare?”
“Ok.”
Prima di uscire, Kagome diede un’ultima occhiata al quadro, ma la posizione non era cambiata. Si morse il labbro inferiore e sperò che non fosse nulla di grave.
Non sapeva che avrebbe dovuto combattere una battaglia più grande di lei.




Le due ragazze entrarono nel bar della madre di Rin. Era un ambiente molto grande, accogliente e ben illuminato. Di fronte alla porta d’ingresso vi era il bancone, ricco di ogni tipo di alcolico, sciroppi ai vari gusti e tanto altro ancora. C’erano tre salette, tutte con la giusta gradazione di privatezza. Ogni tavolo aveva sopra un vasetto con dei gigli dentro. Kagome rimase molto sorpresa da quell’arredamento e le piaceva.
“Ti piace?” – chiese Rin per avere il parere dell’amica.
“Beh…fa i complimenti a tua madre per l’arredamento. Ha un ottimo gusto.”
“Veramente…” – disse timidamente Rin, catturando l’attenzione dell’amica. – “…l’arredamento l’ho scelto io.”
“Davvero!?!”
Rin annuì.
“Complimenti! Hai un gusto incredibilmente raffinato!”
“Dai vieni. Ti presento mia madre.”
La donna in questione era nelle cucine a preparare i manicaretti da offrire ai clienti. Uscì perché le serviva della maionese e sorrise alle due ragazze.
“Ciao Rin. Ciao.” – disse salutando l’amica della ragazza.
“Buon giorno, signora.” – disse Kagome salutando cortesemente.
“Mamma, lei è Kagome Higurashi, una mia amica. È arrivata da poco dall’Italia. Kagome, lei è la mia mamma, Akiko Minamoto.” – le due si strinsero la mano.
“E’ un piacere fare la sua conoscenza, signora.”
“E’ un piacere conoscere un’amica di mia figlia. Ragazze, scusatemi ma devo tornare di là in cucina. Ci vediamo dopo, ok?”
“Ok.” – risposero le due.
“Rin, offri da bere a Kagome. Tanto fino alle quattro e mezzo non arriva mai nessuno e adesso sono solo le 15.45.”
“Ok mamma…dai Kagome, vieni. Ti offro qualcosa.”
Le due andarono verso il bancone.
“Allora? Che ti posso offrire?”
“Una coca-cola. Media.”
Kagome si ricordò di averla bevuta un giorno sempre durante uno dei tanti affiancamenti ad Isotta, e questa le aveva consigliato di bere una coca. La frizzantezza della bevanda le era rimasta impressa così tanto che ogni volta che poteva, ne ordinava una.
“La coca arriva subito, signorina.”
Rin spinò la bevanda e indicò a Kagome un tavolo dove potersi sedere. La raggiunse alcuni istanti dopo con il vassoio delle bibite e qualche patatina.
Kagome brindò con Rin e sorseggiò la sua bevanda.
“Mamma come mi piace…” – disse Kagome.
Rin sorrise. Era raro trovare una persona con la sensibilità di Kagome. Iniziarono a parlare del più e del meno, finchè Kagome non decise di intavolare un discorso alquanto spinoso.
“Senti Rin…”
“Dimmi.”
“Ho saputo cos’è successo stamattina a scuola.”
Rin s’incupì d’un tratto e sentì che gli occhi le si stavano riempiendo di lacrime.
“Immagino che faccia male parlarne…”
“Non più male di quello schiaffo, Kagome…” – Rin prese dalla sua borsetta un fazzoletto e si tamponò gli occhi.
“Ma cos’è successo?”
“Credo sia stato per quello che hai detto questa mattina.”
“Perché? Che ho detto?” – chiese spaventata Kagome.
“Hai detto a Sesshomaru che io ti avevo spiegato il senso di quel disegno. Evidentemente lui se l’è presa a morte con me perché in questo modo lui non poteva più uscire con te per…sì, hai capito, no?”
Kagome annuì.
“E’ entrato in classe e mi ha ordinato di uscire, mi sono rifiutata e poi mi ha strattonato per il braccio. Non so che mi è preso Kagome, te lo giuro. Non farei del male ad una mosca! Ero stanca degli ordini che mi continuava ad impartire e gli ho mollato un ceffone. Lui non lo ha digerito e me lo ha restituito. Sono uscita da scuola ancora alla prima ora e ho aspettato l’orario di chiusura per tornare a casa. Non volevo che mia madre mi vedesse in quello stato. Abbiamo avuto già tanti problemi e…”
“…e tu non volevi aggiungerne altri, non è così?” – disse Kagome concludendo per lei la frase.
Rin annuì.
“Già…ti prego…non dirle niente.”
“Come preferisci tu.”
Iniziarono ad arrivare i primi clienti e Rin dovette obbligatoriamente lasciare la sua amica.
“Ora devo andare. Mi ha fatto bene parlare con te.”
“Sono contenta. Adesso vado anch’io. Ciao, a domani!”
“Aspetta Kagome!” – Rin fermò la ragazza che era già sullo stipite della porta.
“Che c’è?”
“Tieni…è il mio indirizzo. Te lo avevo promesso, no?”
Kagome la ringraziò con un sorriso.
“Adesso è meglio. Ciao Rin, a domani e…su con la vita!”
“Ci proverò, Kagome!”
Rin rientrò, contenta di sapere che vicino a lei c’era una persona sincera come Kagome. Andò dietro il bancone e prese dei menu e li portò dai ragazzi che erano appena entrati.
“Tenete ragazzi, passo tra cinque minuti per prendervi le ordinazioni.”
“Grazie.” – rispose uno.




Kagome, appena uscita dal bar di Rin, iniziò a correre come una forsennata verso casa. Sperava che quando avesse messo piede in casa, quel disegno si sarebbe modificato. Fece le scale a due a due, arrivò senza fiato davanti alla porta di casa. Si tolse le scarpe e guardò in direzione del quadro.
Non era cambiato niente. Il quadro rappresentava sempre il Male che dominava sul Bene. Quella cosa non le piaceva proprio per niente. Era il segnale che qualcosa si stava muovendo. Sperava solo di non essere messa in mezzo a qualcosa più grande di lei.
Adesso doveva fare molta attenzione a come si muoveva.









“Kagura, compari!” – fu l’ordine di Naraku.
“Mi hai chiamata, mio signore?”
“Sì. Dimmi, come procede il nostro piano?”
“Molto bene, mio signore. Mi sono già messa in moto. Ho iniziato con uno dei ragazzi che hanno più contatto con l’Angelo Consulente. Mi sono permessa di fargli capire quale fosse la strada corretta da intraprendere.”
Naraku rise, compiaciuto dall’idea di Kagura. Conosceva bene le sue doti di oratrice e di sicuro quel demone non avrebbe avuto scampo. Naraku smise di ridere e guardò insistentemente la sua serva.
Eh sì…l’aveva scelta proprio bene. Tra tutti gli angeli che c’erano lei sicuramente era stata la sua scelta migliore. E Lui non lo aveva fermato. Con la scusa del Libero Arbitrio aveva potuto fare tante cose, molte delle quali sempre imbrogliando, dato che lui non ne era soggetto. Aveva dato Kagura in pasto al leone e non aveva fatto niente. Meglio così. Aveva conquistato un Angelo Seperiore senza fare tanta fatica.
“Mio signore?” – lo chiamò Kagura con sguardo languido. – “Qualcosa non va?”
“No.” – fu la sua risposta.
Kagura rimase inginocchiata davanti al suo signore, ma quando alzò lo sguardo non lo vide più seduto sul trono. Abbassò gli occhi delusa, ma poi sentì la sua presenza dietro di lei e sorrise. Naraku aveva preso a toglierle le vesti, lasciando le forme dell’Angelo Caduto in balia del suo sguardo. Lui la fece voltare di scatto e s’impossessò della sua bocca e del suo corpo. Dopo aver preso quello che voleva le fece segno di andare e proseguire con i suoi piani. Kagura si allontanò e lo lasciò con ancora il suo sapore in bocca.









Kagome pensava.
Pensava a cosa stesse accadendo tra i due Titani. Il suo cuore sapeva che, nonostante le prove difficili a cui si sarebbe dovuta sottoporre e i numerevoli ostacoli che si sarebbero messi sul suo cammino, il Bene avrebbe trionfato. E allora perché quel senso di inquietudine che non la voleva abbandonare? Lui le aveva detto di seguire il suo cuore, perché così facendo non avrebbe mai sbagliato, ma non riusciva a far stare zitta quella vocina che le diceva di stare molto attenta. Guardò di nuovo il quadro e prese una decisione, una decisione che avrebbe comportato scelte difficili.
Avrebbe fatto in modo che il Bene tornasse a sovrastare il Male.
Fu così che Kagome sentì dentro di lei una forza nuova, una forza che le avrebbe permesso di combattere il male senza l’aiuto di armi. Iniziò a calmarsi finchè, giunta la sera, non fu l’ora di andare a dormire.




Inuyasha era sceso per la cena, così come il fratello. Nessuno parlava. Sesshomaru continuava a fissare il fratello ostinatamente, finchè Inuyasha non resse più.
“Ho qualcosa in faccia che continui a fissarmi?” – chiese attirando l’attenzione di Izayoi.
“Mi stavo chiedendo come facessi a guardarti allo specchio ogni santa mattina. Il vetro non si è ancora crepato?”
Inuyasha sorrise e Sesshomaru inarcò un sopracciglio. Izayoi tremava.
“Evidentemente no.” – Inuyasha aveva sempre in mente le parole di Kagome quando avevano fatto la strada di ritorno.
“Non cedere alla rabbia, ti prego!”
E lui non avrebbe ceduto. Piuttosto, avrebbe continuato a ingoiare i rospi, ma non avrebbe mai reagito.
“Idiota di un mezzo demone. Tu e quelli come te state avvelenando il mondo con la sola presenza.”
Inuyasha ingoiò pesante, poi sentì uno strano odore. Erano le lacrime di sua madre. Sesshomaru se ne andò in camera sua e ne sarebbe solo uscito la mattina successiva per andare in quel luogo inutile che è la scuola.
“Mamma, io…” – cercò di dire Inuyasha, ma la donna lo fermò subito.
“Non ti preoccupare…passerà. Vai in camera a ripassare, tesoro.” – disse Izayoi sorridendo amaramente tra le lacrime.
Inuyasha si sentì un verme. A causa sua anche sua madre doveva subire quell’odioso trattamento.
“Ok. Ti voglio bene.”
“Anch’io tesoro, tanto.”
Inuyasha salì le scale e si chiuse a chiave in camera.
Sarebbe uscito solo il mattino successivo per andare a scuola.




Come di consueto Kagome e Inuyasha si ritrovarono a fare la stessa strada insieme. Lui era più taciturno del solito e Kagome non riusciva a smettere di pensare al quadro. Nonostante questi suoi pensieri, si accorse che qualcosa in Inuyasha non andava e si decise a chiedergli cosa.
“Che c’è?” – Inuyasha si destò dal suo torpore mentale, cadendo dalle nuvole.
“Eh? Come?”
“Che ti prende?” – chiese con un bel sorriso.
=Ti prego…non guardarmi così…=
“No, nulla…”
“Ok, come preferisci tu…”
Inuyasha si era fermato. Da quando aveva conosciuto Kagome, ed erano passati solo quattro giorni, sentiva che tutte le ingiurie che gli venivano lanciate contro iniziavano a stargli strette. Sentiva di non meritare più quel trattamento, di aver subito per troppo tempo senza reagire. Doveva assolutamente parlare con qualcuno del suo malessere interiore altrimenti era sicuro che si sarebbe ammalato.
Kagome si era fermata. Aveva sentito che Inuyasha non era più dietro di lei e così aveva arrestato la sua camminata e si era voltata verso di lui. Lo scoprì a testa china, intento a pensare a chissà che cosa. – “Tutto bene?” – chiese lei premurosa.
“S-sì…andiamo.”
I due si avviarono verso la scuola ed entrarono in classe. Presero posto in mezzo ai bisbigli dei loro compagni di classe. Kagome vantava la pazienza di un santo, ma quei ragazzi la stavano mettendo a dura prova. E tutto perché Michael doveva fare il paladino delle cause perse. In classe tutto partiva da lui e Kagome decise che con lui tutto doveva finire. Mancavano cinque minuti all’inizio della campanella e i brusii non cessavano.
“La vigliaccheria è di casa, vedo…” – esordì Kagome mentre si sistemava i libri sul banco.
“Come?” – a parlare fu proprio Michael, con un sorrisetto che diceva “non so di che stai parlando…”
Kagome lo guardò per un secondo e poi riprese a fare quello che stava facendo.
“Sei un bel vigliacco se non riesci a dire le cose in faccia alle persone.”
“Non mi sembra di essermi mai fatto problemi a dire in faccia a quel coso quello che penso.”
“Io non mi riferivo a Inuyasha, ma a me. Comunque, dato che tu e l’educazione vivete agli antipodi, inizierò anch’io a chiamarti “coso” o “essere”. Vediamo se la cosa può essere piacevole.”
Michael arretrò. Ma come aveva fatto a sentirli? Avevano parlato super pianissimo.
“Io non parlavo di te.” – disse cercando di salvarsi.
“Ah no? allora, vediamo un po’…non sono una persona affidabile, dato che frequento un hanyou, come lo chiamate voi, poi…se parlo con lui devo essere fatta della stessa pasta e se lo frequento vuol dire che non valgo niente pure io. Ho dimenticato qualcosa?” – chiese Kagome con il tono di una preoccupata di aver dimenticato un passaggio. Michael era basito. Ma come aveva fatto a sentire tutto? Chi era? Wonder Woman? In quel momento la campanella suonò, sedando ogni tentativo di replica.
La giornata passò tranquillamente senza particolari intoppi e arrivò finalmente anche la fine di quella giornata. Inuyasha e Kagome uscirono insieme e rifecero la strada insieme. Kagome arrivò davanti a casa e salutò il ragazzo.
“Ciao Inu, ci vediamo domani.”
E così Kagome scomparve dietro la porta.
“Mi ha…chiamato Inu…” – con un sorrisetto, Inuyasha tornò a casa, non sapendo che di li a poco avrebbe fatto un brutto incontro.









Anche nella classe di Sesshomaru mancavano cinque minuti al suono della campana e, nonostante questo, molti studenti erano ancora riversi nei corridoi a parlare o, semplicemente, a spettegolare.
Solo Rin era già entrata in classe e si stupì quando vi trovò già dentro Sesshomaru.
“Ciao.” – esordì lui.
“Ciao…” – disse lei passandogli a qualche metro di distanza.
“Senti, devo dirti…”
Rin lo fermò con una mano, impedendogli di proseguire con la sua frase.
“Prima che tu possa dire qualcosa, mi volevo scusare con te per lo schiaffo di ieri. Non è mia abitudine aggredire le persone. Scusami.”
“Ok.” – Seguì un attimo di silenzio, dove nessuno dei due sapeva cosa dire. – “Non ti aspetterai delle scuse da me, vero?” – chiese inorridito dal fatto di poter chiedere scusa a qualcuno.
“Non ti preoccupare, nemmeno nei miei sogni più remoti accadono queste cose. Di certo non ti ho fatto le mie scuse solo per ricevere in cambio le tue. Rilassati.”
Anche in quel momento la campanella suonò e le lezioni poterono cominciare il loro corso. Neanche in classe di Rin ci furono intoppi particolari e la giornata passò tranquillamente. Finita la scuola, Sesshomaru si avviò verso casa, ma nel percorrere la strada, sentì di nuovo quella voce.

Fallo adesso…
“Fare cosa?” – chiese.
Sta rincasando da solo. Questo è il momento giusto. Fagli capire chi comanda.
Sesshomaru capì immediatamente di chi stava parlando la voce. Inuyasha stava tornando a casa da solo e lei voleva che lui gli desse una lezione di vita.
Solo tu puoi farlo. Solo tu ne sei capace.
Inspegabilmente, le gambe di Sesshomaru presero a muoversi da sole, iniziando a correre verso Inuyasha. Mentre il demone correva, la voce dentro di lui continuava ad istigarlo a non perdonare Inuyasha per essere venuto al mondo e punirlo per essere stato sempre il preferito del padre.
“INUYASHA!” – lo chiamò a gran voce il fratello.

Inuyasha era assorto nei suoi pensieri e si destò solo quando sentì il suo nome urlato con ferocia. Si girò spaventato da quella voce così disumana, e non potè credere ai suoi occhi quando vide che apparteneva a suo fratello.
“Ma cosa…” – non fece in tempo a finire la frase che fu scaraventato a qualche metro di distanza. – “FERMATI!” – gli urlò dietro Inuyasha, ma Sesshomaru non si fermava. Sembrava come posseduto da una furia cieca che gli impediva di ragionare.
Massacrò Inuyasha per un buon quarto d’ora, riempiendolo di pugni e calci. Sesshomaru non riusciva a fermarsi. Una parte di lui gli stava urlando di smetterla di massacrare suo fratello, ma la parte che voleva che questo fraticidio continuasse aveva la meglio su di lui. Lasciò Inuyasha in una pozza di sangue agonizzante. Sesshomaru si allontanò correndo verso casa, senza mai voltarsi indietro.

Era entrato in casa. Izayoi non c’era perché era uscita per delle commissioni varie. S’infilò in camera e si buttò sul letto. Era terrorizzato a morte.
Aveva picchiato il fratello, ma la cosa che lo aveva spaventato di più è stato il fatto che gli era piaciuto.
“Cos’ho fatto…cos’ho fatto…cos’ho fatto…” – continuava a ripetersi, mentre in posizione fetale si dondolava per cercare di calmarsi. Non era riuscito a controllare il suo corpo, esattamente com’era successo con Rin e si sentiva uno schifo. Lo aveva picchiato a sangue e lo aveva abbandonato in mezzo alla strada come un cane randagio. Sarebbe bastato un calcio allo stomaco per decretare la morte di suo fratello.
Realizzato ciò si alzò dal letto di scatto e tornò in strada per portarlo dentro casa, ma quando uscì il panico lo pervase senza via di scampo.
Qualcuno aveva trovato Inuyasha e lo aveva portato via.









MySpace:
Vi sono grata per avermi lasciata in vita fino ad ora e, anche se sento che la mia ora sta per scadere, vi prego, come ultimo desiderio di questa condannata a morte, di lasciarmi finire di aggiornare.
Poi vi lascerò decidere di che morte sia meglio che io muoia.
Detto ciò, spero di non aver fatto collassare metà di voi. Mi dispiacerebbe perdere per strada dei commenti come i vostri, ma se dovesse accadere, lo capirò.
Mi ritiro nella mia cella e vi aspetto al prossimo aggiornamento!
Besitos!

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Capitolo 8
*** 8 - Kagome, Izayoi, Rin ***


8 - Kagome, Izayoi, Rin Scusate! Scusate! Scusate!
Sono davvero desolata per il ritardo! Ieri sera mi hanno castigato l’anima con una dimostrazione di pentole e non ho fatto in tempo ad aggiornare!
Scusate!
Comunque… ciao! E ben tornate! Sono contenta di essere ancora viva, anche se so che preferirete lapidarmi alla fine di questo capitolo. Chiedo scusa perché… anzi no! Col cavolo che mi scuso! Io sono la scrittrice e io faccio quello che mi pare!
*pomodori marci*
Dunque… ho scoperto una condizione esistenziale che ho deciso di fare mia: la bastardaggine. Ebbene sì… io sono bastarda! E me ne vanto pure!
Perché sono bastarda? Semplice. Vi basterà leggere questo capitolo, soprattutto la fine.
Ma prima, com’è mia consuetudine, ho proprio voglia di ringraziarvi – e rabbonirvi – onde evitare inutili spargimenti di sangue.

Luna argentata95: u_u *s’inchina rispettosamente*
E tu sei un po’ troppo esagerata con i complimenti, ma li accetto e li metto in saccoccia. So che Sesshomaru ha suscitato parecchie manie di vendetta o, meglio, omicida, ma ti prego di pazientare, che man mano che la storia si evolverà vedremo come imbarcare la faccenda “Sesshomaru e la sua carenza d’affetto”.
Certo che ha i sensi di colpa. Anch’io ho i sensi di colpa solo dopo che mi sono sbafata una torta intera! Ma, dopo, ovviamente, non prima. Prima lascio che il mio desiderio di ingozzarmi mi assalga e poi piango lacrime di coccodrillo. Sono capaci tutti, in questo modo…
Comunque adesso saprai chi ha aiutato Inuyasha. L’ho proprio messo all’inizio del capitol, quindi… buona lettura!
Kissoni anche a te!

Anjhela: un’altra che si è aggregata al gruppo facciamo-fuori-Sesshomaru. Ma che avrà fatto di male ‘sto povero demone, eh? u_u
Lo so che non è interamente colpa sua, però cerca di capirlo… no, col ca22o! Non è da tollerare un comportamento simile! E hai perfettamente ragione! Sesshomaru si vanta tanto di essere un macho… ma alla fine è più un micho.
Davvero sei stata a Praga? E com’era?
Comunque adesso vedrai chi sarà la persona che ha raccattato ciò che è rimasto di Inuyasha.
Baci!

Mikamey: se sei una bedda tu lo sai batti le mani! Se sei una bedda tu lo sai batti le mani! Ok… oltre ad essere bastarda sono anche fumata! Scusa!
Ciao cara! Come stai? Grazie per avermi lasciato un commento sul capitolo precedente! Hai proprio ragione… non si deve picchiare le persone, specie i fratelli. Sesshomaru inizierà da questo momento un percorso personale, o per lo meno, inizierà a capire molte cose.
E poi… ningen? O.o!!! Come me l’hai chiamata? Povera Rin! Però hai ragione… si è comportata molto bene e spero che tu possa pensare lo stesso anche in questo capitolo.
Un bacio anche a te!

Sandy23: ciao! Sono contenta di aver collezionato un’altra commentatrice. Tanto piacere! J
Mi fa davvero piacere sapere che i “miei” personaggi ti siano piaciuti. Adesso spero di continuare a trovarti tra i commentatori, specie dopo questo capitolo.
Un bacio e grazie ancora!

Nicole221095: u_u
Scusa, ma a prima vista avevo letto così. Poi ho riletto con più attenzione e l’istinto omicida primario è sparito. u_u
Che poi… tuo… non tirartela troppo. Inu, qua, è mio perché l’ho creato “io”, quindi abbassa le alucce, altrimenti te le strappo e le metto allo spiedo.
Comunque… *abbandona le sue manie omicida* sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e spero che possa piacerti anche questo.
Un megasuperextra abbraccio anche a te!

Darkina: meno male, va… fiuuuu… ecco. Lo sapevo. Ma perché tutte vogliono uccidermi? Come se Inu fosse stato picchiato… u_u
So che ti viene da strozzarlo, ma spero di fartelo ripiacere a breve. Oddio… non tanto a breve. Perché se continuo a spezzare i capitoli sempre sul più bello, va a finire che ‘sta storia non la si finisce più!
Comunque… adesso vedrai chi ha salvato il povero Inu.

Samirina: ciao stella bella!
Sì, effettivamente Sesshomaru è un po’ OOC, ma spero che questo non ti crei particolari problemi. Diciamo che l’idea del quadro mi è venuta in mente da una scena del film “L’avvocato del Diavolo”, con Keanu Reeves, non so se l’hai mai visto. Praticamente, questo film è tutto basato su un sogno, che inizia dopo cinque minuti dal film stesso. Il diavolo, Al Pacino, tenta il protagonista, Keanu Reeves, con feste, alcol, sesso e tutto il repertorio facendolo prendere le distanze dalla moglie, Charlize Theron, che passa per la pazza di turno.
Ora, non sto a farti il riassunto, però c’è una scena in una stanza, dove c’è una parete che però è tutta decorata da angeli e demoni. Queste figure sono animate e ho preso l’idea da lì. Non so se hai capito qualcosa di quello che ho detto, dato che io per prima ho fatto una fatica boia, ma spero di aver reso l’idea del quadro.
Spero che le badilate tu possa risparmiarle per il finale o, per lo meno, per i veri nemici della storia.
Un bacio e spero che questo capitolo ti possa piacere!

Fmi89: tranquilla, anzi grazie, vista l’università – bastarda – che ti toglie il tempo per commentarmi. *è arrabbiata*
Spero che questo capitolo ti piaccia, visto che ho messo una piccola cosuccia… niente di che.

Marrion: tesoro, non è necessario *porge un fazzoletto* davvero. Ma sono contenta che ti prenda in questo modo. Porta pazienza… non tutti sono nati intelligenti. C’è chi, come Sesshomaru, deve fare molta strada prima di arrivarci.
Un bacio e a presto!

Dolce Kaggy: ciao stelluz! Sono contenta che con le buone maniere si ottenga sempre tutto! Dunque… passiamo a cose ben più importanti della tua schiena *scherza*
Grazie. Tu sai che è un angelo, Michael no, ma non ha rilevanza. Purtroppo l’ignoranza umana supera i confini della fantasia, a volte…
Sesshomaru. Chissà perché molte si soffermano su di lui, chiedendosi se è deficiente e ovviamente Naraku non sta bene fisicamente se non scassa i maroni a qualcuno.
Bene! Credo di aver detto tutto.
Un bacio e goditi il capitolo!

Ryanforever: lo so, lo so… tutti vorrebbero ammazzare Kagura e Sesshomaru. L’ho fatto apposta! Però, spero che così come tu lo odi, spero di riuscire a rifartelo amare, anche se non ci vuole poi tanto.
Comunque adesso vedrai chi ha trovato Inuyasha. E comunque, per me, il Libero Arbitrio è una fregatura con la “f” a caratteri cubitali!
Bacioni!

Xx Kagome_Chan xX: sì che posso. L’ho fatto e lo rifarò, quindi… cuoricino in pace!
Ma non ti preoccupare. La strada per la redenzione è ancora luuuuuuuuuuuuuunga e chissà cosa succederà per la strada.
Grazie per la bastarda, ma lo sapevo già ; ) oh, come mi diverto a farvi penare!
Le anticipazioni? Mano a mano che posto i capitoli!




X tutte: ci sarà una piccola scenuccia tra Inu e Kagome, nulla di che. Spero possiate gradire, così come una parte della vita di Izayoi che ha…
Leggete e via con le ipotesi!
Vi amo!









Kagome era rientrata a casa e la prima cosa che fece quando mise il piede all’interno della casa fu quella di dare uno sguardo al quadro. Vide che nulla era cambiato e fece per andarsene, quando all’improvviso il quadro mutò di posizione. Kagome si rasserenò nel vedere che le cose forse si stavano sistemando, anche se una fastidiosa sensazione di disagio le martoriava la bocca dello stomaco. Ma quando vide la posizione assunta dai due Titani inorridì: Dio era messo in ginocchio con la testa che ciondolava e Satana aveva il piede destro poggiato sul suo capo. Capì che doveva essere successo qualcosa. Non perse tempo e uscì di casa, senza sapere dove fosse diretta. Seguì il consiglio che Lui le diede quando aveva fatto ritorno in Paradiso perché aveva perso il controllo e aveva ceduto alla rabbia. Gli disse che non voleva più fare questo lavoro perché non le piaceva arrabbiarsi, ma Lui le disse che era normale e che avrebbe dovuto sempre seguire il suo cuore, perché era lui che l’avrebbe messa sulla strada giusta.
Ed era proprio quello che stava facendo. Scendendo le scale a tre a tre, Kagome stava seguendo disperatamente il suo cuore che lo aveva condotto alla fine della strada, dove due case più in giù c’era quella di Inuyasha. Le si fermò il cuore quando vide una persona a terra in un lago di sangue, ma per un momento vide nero quando scoprì che quella persona era proprio lui.
“INUYASHA!” – lo chiamò lei. Si inginocchiò, sbucciandosi il ginocchio, e lo squotè non troppo violentemente. Il respiro era debole e affannoso, ma almeno respirava. Lo trascinò con fatica nel suo appartamento, dove provvide a curarlo con la massima attenzione.
Pochi istanti dopo fece la sua apparizione Sesshomaru, sconvolto per non aver trovato il fratello.




Kagome fece adagiare Inuyasha sul divano, il mezzo demone mandava lamenti soffocati e Kagome ogni volta che lo sentiva lamentarsi, sentiva il cuore stringersi in una morsa d’acciaio.
“Ma chi ti ha ridotto così?” – si chiedeva tra le lacrime.
Prese la scatola dei medicinali, dai quali estrasse un batuffolo di cotone che imbevve nel disinfettante, lo passò sul viso di Inuyasha e quando ebbe finito, passò al torace. Gli sfilò la camicia della divisa e vide che il suo corpo era ricoperto di cicatrici, nonché di lividi violacei dovuti sicuramente al pestaggio di poco prima. Il petto si alzava e si abbassava lentamente, come se stesse dormendo.
Kagome si soffermò un po’ troppo sul fisico del mezzo demone.
Nonostante i numerosi sfregi, dovuti alle botte che doveva aver preso per la sua natura di mezzo demone, l’angelo rimase affascinato da quel fisico ben scolpito, dagli addominali ben incisi e dai pettorali perfetti. Si dimenticò per un momento delle sue condizioni e prese a sfiorargli il torace con la punta delle dita. A quel tocco Kagome si sentì strana, provò qualcosa che non aveva mai sentito prima di quel momento e quella cosa la fece star bene.
Ma quando con le dita sfiorò un taglio e Inuyasha mugulò di dolore, Kagome venne sbalzata nella realtà. Inuyasha era stato aggredito e di sicuro quello non era il caso di perdersi nell’ammirare il suo corpo. Disinfettò anche quella parte e poi lo coprì con una coperta, gli mise un cuscino sotto la testa e aspettò.
Non sapeva bene cosa, ma lei lo fece ugualmente. Forse aspettava che si svegliasse, oppure che si addormentasse e riposasse tranquillo. Non lo sapeva. Decise nell’attesa di prepararsi un the per lei e per il suo ospite, nel caso si fosse svegliato.

Erano le 15.30 e Inuyasha non accennava a svegliarsi. Ogni tanto Kagome gli cambiava le medicazioni, dato che le precedenti non facevano complimenti a riempirsi di sangue. Per fortuna, verso le 16.50 le bende smisero di bagnarsi di sangue e Kagome potè tirare un sospiro di sollievo. Nel togliere l’ultima medicazione, però, sentì una mano afferrarle il polso. Si girò di scatto verso la mano e poi guardò in direzione di Inuyasha, che si era svegliato. Si mise una mano davanti alla bocca per impedirsi di urlare e iniziò a piangere.
“Sei… sei sveglio…” – riuscì a dire in mezzo ai singhiozzi.
Inuyasha la guardò con tanto amore negli occhi da spaventare anche il più coraggioso degli eroi. Cercò di rialzarsi, ma era troppo debole con il risultato che ricadde pesantemente sul divano.
“No… non muoverti… stai… stai giù…” – Kagome si asciugò le lacrime. – “Vuoi del the?”
“S-sì…” – riuscì a dire Inuyasha.
Kagome andò ai fornelli e prese il bollitore, versò un po’ di liquido in una tazzina e la porse al mezzo demone che la gustò.
“Grazie…” – riuscì a dire.
Kagome prese dalle sue mani la tazzina e l’appoggiò sul tavolo.
“Come stai?”
“’Somma… sono stato meglio…” – disse lui, con la voce abbastanza tirata.
“Bene… se fai dello spirito vuol dire che stai abbastanza bene… chi ti ha aggredito in quel modo?”
A Inuyasha si seccò improvvisamente la gola. Non poteva credere che suo fratello lo avesse ridotto in fin di vita e poi abbandonato in mezzo alla strada come una scarpa vecchia.
Quello fu il colpo decisivo per Inuyasha.
Poteva sopportare le offese, poteva sopportare l’odio di suo fratello, ma non poteva sopportare quello che gli aveva fatto. Aveva letto nei suoi occhi una sorta di lampo di appetitoso piacere nel picchiarlo così selvaggiamente e fu quello a spaventarlo. Inuyasha non sapeva se rispondere. Se le avesse detto chi era l’arteficie di quella carneficina, forse avrebbe potuto mettere in pericolo Kagome e questo lui non poteva permetterlo. Non poteva permettere che l’unica persona che avesse avuto una simpatia per lui ci andasse di mezzo per fare la fine di un morto.
“Io… non lo so… non mi ricordo…”
Ma Kagome era ingenua, non stupida.
“Inuyasha, so che posso sembrare una bambina, ma… io vorrei aiutarti, credimi. So che sai chi è stato a ridurti così. Dimmi il suo nome.”
Inuyasha scosse la testa.
“Te lo giuro… non mi ricordo… devo aver battuto la testa…”
“Inuyasha… la testa era miracolosamente la parte del corpo che non aveva nessun’ammaccatura o graffio. Non raccontarmi le bugie, ma soprattutto… non pensare che sia stupida.”
Inuyasha capì che Kagome lo aveva fregato. Effettivamente la testa non gli doleva ed era vero, solo quello era un miracolo, ma non voleva mettere a rischio la vita di Kagome. E se quel pazzo di Sesshomaru avesse picchiato anche lei? Era un’eventualità alla quale lui non poteva e non voleva nemmeno pensare.
“Non posso dirtelo…” – disse Inuyasha piegando di lato la testa, ma sentì la mano calda di Kagome girargli nuovamente il viso affichè potesse vedere tutta la sua risolutezza nel voler conoscere quel nome.
“Inuyasha, te ne prego… dimmi chi è stato…”
Inuyasha tirò un sospiro che sembrava non voler finire mai.
“Sesshomaru.”
E fu come essere stato svuotato.
La mano di Kagome abbandonò lentamente la guancia di Inuyasha.
“C-come hai detto?” – chiese incredula.
“Mio fratello mi ha ridotto in questo stato.” – e per la prima volta dopo tanti anni, Inuyasha pianse.
Kagome si sedette immediatamente vicino a lui e fece appoggiare il suo capo sulle sue gambe e prese a passargli una mano tra i capelli per cercare di calmarlo.
“Mi dispiace tanto…” – una frase scontata per molti, ma non per Kagome. Lei si sentiva veramente male per quello che Sesshomaru aveva fatto a Inuyasha e non se ne spiegava la ragione. Inuyasha stringeva le gambe di Kagome come a cercar protezione.

Rimasero in quella posizione per una buona mezz’ora.
Kagome lo sentì rilassarsi lentamente sotto le sue carezze. Ma che stava succedendo? Che gli era saltato in mente di… interruppe il flusso dei suoi pensieri, quando Inuyasha, con non poca fatica, si alzò e prese a contemplare il volto di Kagome, seriamente in pensiero per lui. Istintivamente le accarezzò il volto con una mano e lei lo lasciò fare. Il volto del mezzo demone si avvicinava sempre più a quello di lei finchè non arrivò il momento tanto atteso: finalmente Inuyasha avrebbe saputo cosa si provava a baciare una ragazza.
A baciare Kagome.
Kagome rimase ferma e attese che quelle labbra raggiungessero le sue e quando entrarono in contatto, sentì mille scariche elettriche percorrerle il corpo. Sentì che Inuyasha chiedeva un maggior contatto e lei non si tirò indietro. Rispose al bacio con l’esperienza di una ragazza che riceve il suo primo, magico bacio. La ragazza portò una mano al viso del mezzo demone e cercò maggior contatto. Inuyasha rimase in un primo momento spiazzato da quella reazione, ma non si tirò indietro. Sapeva che una volta interrotto quel momento le possibilità che ci sarebbero state sarebbero state due: o le cose tornavano come prima oppure, nel peggiore dei casi, Kagome si sarebbe pentita di quello che era accaduto, ma in quel momento Inuyasha si sentiva un egoista. Voleva che quel momento non finisse mai e continuare quella dolce danza per sempre. Che fosse successo anche l’irreparabile, ma almeno avrebbe saputo come ci si sente a volare in Paradiso.Nonostante il dolore fisico, si avvicinò di più al corpo di Kagome che era sempre percorso da scariche elettriche. L’abbracciò con la mano libera da dietro la schiena e la fece stendere sul divano senza mai staccare le labbra dalle sue. Kagome era in piena estasi. Non le era mai capitata una cosa simile. Aveva aiutato molti Innocenti a risalire il fondo, ma mai aveva provato qualcosa di simile a quello che provava in quel momento per Inuyasha. Il mezzo demone si staccò a malincuore da quelle labbra invitanti per assicurarsi che non fosse tutto un sogno. Vide che Kagome lo guardava come se non stesse capendo il motivo che aveva indotto Inuyasha a staccarsi da lei e questo lo fece sorridere. E Kagome sorrise con lui.
“Sei così bello quando ridi…” – gli disse, sfiorandogli il viso con il dorso della mano.
Inuyasha si abbassò nuovamente su di lei e la ribaciò. Con suo sommo stupore e gioia, e con un buco grande quanto il Gran Canyon nello stomaco per la felicità, vide che la ragazza non si era ritratta. Questo significava che anche lei sentiva qualcosa per lui. Poi, invece, fu Kagome a interrompere il bacio. Inuyasha sentì la terra franargli sotto i piedi.
“Inuyasha, io…  non mi sento…”
“Non ti preoccupare…” – l’ultima cosa che voleva Inuyasha era affrettare le cose e mettere Kagome in condizione da scappare da lui. Adesso che aveva trovato qualcuno che lo accettava per quello che era, avrebbe patito le pene dell’inferno pur di non lasciarselo scappare. I due si alzarono dal divano e solo allora Inuyasha si rese conto di essere a petto nudo. – “Come mai sono senza camicia?”
“Ecco… te l’ho tolta io… era talmente zuppa di sangue che…” – non finì la frase perché aveva ricominciato a piangere.
Inuyasha la tirò verso di se e le accarezzò i capelli finchè non si fu calmata.

Fu verso le sette e mezzo, quando venne per Inuyasha il momento di andare. Non si era fatto vedere per tutto il pomeriggio e sua madre doveva essere in pensiero.
“Adesso devo andare, altrimenti mia madre chi la sente?”
“Deve volerti molto bene, tua madre…”
“E’ stata l’unica… fino ad oggi. Senti… ti va di… conoscerla?”
“Oh molto volentieri, così almeno mi assicuro che arrivi a casa sano e salvo.”
I due uscirono di casa e Kagome arrivò davanti alla casa di Inuyasha. Il mezzo demone aprì la porta ed entrò. Kagome vide solamente uno strascico di capelli passarle di fronte agli occhi.
“Inuyasha! Mi hai fatto spaventare! Dov’eri finito?” – chiese mentre ispezionava il figlio, accorgendosi inevitabilmente delle numerosi echimosi che gli attraversavano la faccia.
“S-sto bene… se mi fai respirare…” – disse lui, cercando di trattenere il dolore. Era vero che era un mezzo demone e fisicamente più forte, ma non dimentichiamoci chi l’aveva ridotto in quello stato.
“Ma chi ti ha ridotto così?” – chiese con le lacrime agli occhi.
“Dai mamma… adesso sto bene… mi ha aiutato lei.” – disse il ragazzo indicando con il pollice dietro la sua schiena, dove vi era una alquanto imbarazzata Kagome.
Kagome si fece avanti, ma quando alzò lo sguardo sulla madre di Inuyasha, dovette tapparsi la bocca per non urlare. Lo stesso dovette fare la madre di Inuyasha quando il suo sguardo incrociò quello di Kagome. Inuyasha era in disparte che osservava perplesso le due donne senza capire il motivo di quella reazione.
“Tu… tu sei…” – tentò di dire Kagome, attirando così l’attenzione di Inuyasha.
In quel preciso istante, Izayoi fece cenno di no con la testa e Kagome si bloccò immediatamente. – “Scusatemi!” – e uscì in fretta e furia da quella casa per non mettersi ad urlare.
“Kagome…” – disse Inuyasha ma fu trattenuto per il braccio dalla madre che aveva uno sguardo strano, un misto di stupore e contentezza.
“Questo non è il momento, tesoro. Domani le parlerai. Ora scusami… ma devo sbrigare una faccenda molto urgente. Ci vediamo più tardi, ok? La cena è in forno, tuo fratello ha già mangiato. A dopo, ciao.” – Izayoi corse fuori da casa, lasciando inebetito il figlio. Sì, ok… non si aspettava di certo di essere portato al Pronto Soccorso e che un prete gli desse l’estrema unzione, ma nemmeno un cambio d’umore così repentino! Scrollò le spalle e si girò per andare in cucina a cenare, ma arretrò quando vide Sesshomaru di fronte a sé.
Il maggiore tentò di avvicinarsi, ma Inuyasha arretrava. Aveva ancora impresso nella mente quel ghigno di pura soddisfazione mentre lo riduceva in fin di vita. Inuyasha corse, per quello che gli ematomi lo permettevano, in camera sua e si chiuse dentro a chiave. Sesshomaru strinse i denti, insoddisfatto della piega che stavano prendendo le cose. Andò in camera sua e si immerse nel buio più totale. Di nuovo, quella voce melliflua, si fece risentire.
Hai fatto la cosa più giusta, Sesshomaru.
“S-smettila…” – disse lui tremando.
Fidati di me, piccolo. Entrambi sappiamo che quel mezzo demone non ha diritto alla vita.
“Io… io non voglio più…”
Ma quella voce, quella voce così calda, ma allo stesso tempo fredda come l’inverno, aveva un potere enorme sulla mente di Sesshomaru e lui sentiva che non poteva resisterle, che anche se il suo corpo gridava aiuto, la sua richiesta si perdeva nei meandri della sua mente.
Sì che lo vuoi…lo vuoi con tutto te stesso. Fidati di me. Fa in modo che Inuyasha non veda un nuovo sole.
La voce se ne andò, lasciando Sesshomaru in preda al terrore.




Kagome era tornata a casa e si era chiusa la porta dietro le spalle. Guardò immediatamente il quadro e notò che le posizioni erano state modificate. Adesso il Bene era solamente accasciato a terra, ma il Male non teneva più il piede sulla sua testa, come segno di sottomissione.
“Almeno qualcosa sta migliorando.”
Sobbalzò quando sentì il campanello suonare. Si avvicinò lentamente alla porta e l’aprì di scatto, facendo sussultare l’ospite.
“Ciao. Posso entrare?”
Kagome tirò un sospiro di sollievo. Era Rin.
“Certo che puoi, che domande.”
Rin entrò ma non distolse mai lo sguardo da Kagome.
“Che hai? Sembra che tu abbia visto un fantasma?”
“Cosa? Oh no, non preoccuparti. Accomodati.”
Rin entrò e si sedette.
“Dimmi. C’è qualcosa che ti turba?”
“No, niente in particolare. Avevo solo voglia di parlare con qualcuno.”
“E hai fatto benissimo a venire da me. Cosa succede?”
“Ma, niente… a volte sento il bisogno impellente di vederti.”
Kagome si sorprese molto, ma sorrise.
“Davvero?”
“Sì… è proprio di questo che sto parlando…” – disse accompagnando la mano sul tavolo, scocciata ma allo stesso tempo felice. – “… io non so come tu faccia! Ci conosciamo praticamente da pochissimi giorni ed è da quando ti ho conosciuta che mi sento cambiata. Non so dirti come mi sento. So solo che se ho un problema che mi sembra impossibile da risolvere, mi è sufficiente venire da te e il solo guardarti in faccia, me lo risolve.”
Kagome era lusingata da tutti quei complimenti. Le facevano piacere.
“E che problema ti avrei risolto adesso?” – chiese.
“Oh, nulla d’importante…” – disse lei, conscia di aver rivelato troppo.
“Rin…” – disse prendendole la mano tra le sue. – “… non sei venuta qui solo per vedermi sorridere. È evidente che qualcosa ti turba. Magari posso aiutarti.”
“Ma lo hai già fatto, credimi.”
“Non me ne vuoi parlare?” – chiese quasi supplicandola.
Rin non parlò. Che poteva dirle? Che suo padre si era rifatto vivo?
“Si tratta…”
Kagome si fece più attenta.
“… si tratta di mio padre.”
“Dimmi, ti ascolto…”
“… lui… lui ha abbandonato me e la mamma quattro anni fa, lasciandola piena di debiti. Gli piaceva giocare d’azzardo, scommettendo i soldi che la mamma guadagnava per la mia istruzione. Abbiamo passato un periodo infernale: tutti venivano a chiederci i soldi, ma noi campavamo di quello che lei guadagnava con dei lavoretti part-time. Ho dovuto iniziare a lavorare pure io perché non riuscivamo a pagarci le bollette. Pian piano, ne siamo venute fuori, ma non ci possiamo permettere nessuna distrazione. Abbiamo lavorato sodo per arrivare dove siamo adesso. Ora abbiamo un tetto sulla testa, mentre invece prima dovevamo abitare dalla nonna materna. Non l’ho più sentito fino a oggi pomeriggio.” – Rin aveva un sorriso amaro, che fece star male Kagome. – “Non ha risposto la mamma, perché era assente. Così ho risposto io. Pensa… ha avuto il coraggio di rimproverarla perché non aveva guadagnato abbastanza per mantenermi agli studi… tutto quello che lei portava a casa, finiva inevitabilmente nelle tasche degli strozzini. Ha detto che vuole vedermi, che deve presentarmi una persona. Credo la sua nuova compagna. Ma io lo odio Kagome… lo odio per tutto il male che ci ha fatto, per tutte le notti passate a piangere perché non sapevamo se saremmo riuscite a sopravvivere. Adesso con il bar che abbiamo stiamo facendo buoni affari. La mamma è bravissima a cucinare e questo è una buona cosa. I suoi manicaretti stanno diventando lentamente famosi in tutto il quartiere. Io… io non so che fare, Kagome… vorrei andare da mio padre e dirgli quanto lo odio per tutto il male che ci ha fatto, ma dall’altra non voglio dargli questa soddisfazione. Che devo fare?” – Rin aveva iniziato a piangere. Non avrebbe voluto, ma quella rabbia che si era tenuta dentro per quattro anni era uscita e lei non aveva potuto fare niente per trattenerla.
“Rin…” – disse Kagome spostandosi sulla sedia vicino alla sua. – “… hai fatto malissimo a tenerti tutto dentro. Hai sofferto tanto e questo non doveva succedere. Purtroppo non ci sono solo persone buone in questo mondo, anche se sarebbe bello pensarla così. Al tuo posto andrei da tuo padre e gli direi in faccia tutto quello che mi sono tenuta dentro per tutto questo tempo. Lui deve capire di aver sbagliato, non può aggrapparsi sempre agli altri per risolvere i propri problemi. Ha fatto delle scelte? Che ne accetti le conseguenze. Ma una volta che tu hai parlato con lui, lasciati il passato alle spalle e continua a vivere, perché te lo meriti.”
Rin guardò Kagome. Sì. Decisamente aveva fatto bene ad andare da lei. Aveva avuto la conferma che quello che aveva pensato di fare era la cosa migliore.
“Grazie Kagome… lo farò senz’altro. Da domani vedrai una nuova Rin.”
“E’ questo lo spirito giusto!”
“Domani ti dico come è andata.”
“Ci conto!”
Le due amiche si salutarono e Kagome chiuse la porta dietro di sé. Ma il momento successivo il campanello suonò di nuovo. Quando lo aprì, rimase interdetta.
“Ciao Kagome, posso entrare?”
Cosa poteva volere da lei la madre di Inuyasha?

“S-si accomodi…” – Kagome la fece entrare, ancora interdetta per quello che aveva davanti.
“Grazie… così, Lui ti ha mandato per aiutare mio figlio, immagino…” – disse Izayoi guardando dritto in faccia Kagome, la quale abbassò subito lo sguardo. Non poteva credere di aver davanti un Angelo Rinunciatario.
“Sì… è il mio…è il mio esame finale…”
“Capisco… ti devo fare i miei complimenti, però… sei riuscita dove io ho fallito…”
“Fallito? Non capisco…”
“Non sono riuscita ad aiutare Inuyasha… ha passato la sua vita a difendersi dagli attacchi degli altri, e io non sono riuscita a proteggerlo. Sono proprio una cattiva madre.”
Kagome rise allibita.
“Voi? Una cattiva madre? Avete rinunciato a Lui per amore di un terrestre, avete messo nelle sue mani la vostra vita, generandone un’altra altrettanto bella. Avete rinunciato alla felicità eterna per stare sulla terra e soffrire come ogni essere umano presente su di essa per quel sentimento di cui Lui ha voluto farci dono che è l’Amore. E avete il coraggio di definirvi una cattiva madre? Se l’intero pianeta fosse a conoscenza della vostra storia, di ciò a cui avete rinunciato per amore, dovrebbe solamente inginocchiarsi e chiedere scusa per l’inutile male che sta causando!”
Izayoi sorrise di fronte a quell’opinione personale che Kagome aveva di lei.
“Ti ringrazio per le tue parole, ma dimmi una cosa Kagome… cosa farai dopo?”
“Dopo quando?” – chiese perplessa.
“Quando il tuo esame finale sarà finito.”
“Io… io non lo so…”
“Sai, Inuyasha si è affezionato molto a te. Non so se stavolta avrebbe la forza di risollevarsi sapendo che tu poi dovrai andartene.”
“Cosa… cosa mi state dicendo?” – chiese, per niente contenta della piega che stava prendendo il discorso.
“Non permettere che si affezioni troppo a te, non permettere che si innamori di te. Ora devo andare. Spero tu rifletterai sulle mie parole.”
Kagome sussultò quando la porta fu chiusa. Sapeva che quella donna, quell’Angelo Rinunciatario aveva ragione e odiava ammetterlo.
Izayoi scese in strada e iniziò a vagare senza una meta precisa.
Izayoi Mizumi, madre affettuosa e moglie devota, all’inizio dei tempi era un Angelo Superiore. Aveva passato come tutti i diversi livelli per accedere alla schiera di Angeli più vicina al Signore. Come Kagome, era stata affiancata ad un Angelo Consulente per imparare ad aiutare gli altri, indicando loro la via per essere più vicini a Lui. Era diventata successivamente un Consulente a tutti gli effetti, passando il suo esame finale. Aveva toccato tutte le tappe necessarie per raggiungere Lui e finalmente quando ci era riuscita aveva fatto la sua conoscenza. Era scesa sulla terra per riempire il suo cuore di tutte le meraviglie che Lui aveva voluto donare a quel bellissimo pianeta. Passeggiava per i boschi, vedendo in essi tutta la Sua magnificienza. Aveva fatto giri in canoa per sentire la potenza del Suo soffio quando affrontava le rapide, aveva sentito la Sua dolcezza invaderle i sensi quando in Primavera donava nuova vita alle creature di tutti e tre i regni. Fu durante una di queste passeggiate che lo conobbe. Era seduto su una panchina intento ad osservare i ciliegi in fiore, lei si era avvicinata e aveva iniziato a parlare con lui.

“E’ molto bello qui, non trovate?” – chiese Izayoi, rivolgendosi all’uomo che presto sarebbe diventato suo marito. L’uomo si girò di scatto e, trovandosi davanti una tale bellezza che faceva apparire osceno anche lo spettacolo a cui stava assistendo, non potè fare a meno che rispondere nell’unico modo possibile.
“Bellissimo…”
Izayoi abbassò lo sguardo, imbarazzata per quell’ovvio complimento.
“E’ molto che siete qui?”
“Solo qualche ora…”
“E’ bene che vi affrettiate a tornare a casa. La vostra famiglia si starà sicuramente impensierendo…”
“Non ho più una famiglia…”
Izayoi sobbalzò per quell’affermazione.
“Mia moglie se n’è andata di casa una settimana fa e mio figlio a malapena mi rivolge la parola. Ditemi, signora, che famiglia è questa?”
Izayoi posò una mano sulla sua spalla e lo obbligò a voltarsi.
“Vostro figlio ha bisogno di voi… non abbandonatelo a se stesso. In questo momento si sentirà smarrito ed è vostro dovere, come padre, indicargli la giusta via.”
“Io… non so come si fa…”
“Si che lo sapete, signore… perché la risposta giace proprio qui.” – e Izayoi indicò con la sua mano, il cuore dell’uomo.
Da quel giorno ne passarono altri. Izayoi scese sempre più spesso sulla terra per stare in compagnia di quell’uomo, venendo a scoprire tante cose su di lui; a partire dalle più semplici, come il colore  o il cibo preferito a quelle più serie, come per esempio il motivo di abbandono della moglie.
“Ha detto che non poteva più vivere con uno come me. Con uno sempre in giro per il mondo per lavoro, e mai presente per la famiglia. Ma io sapevo bene cosa voleva da me, mia moglie. Con il mio lavoro ho guadagnato molti soldi e a dirla proprio schietta, lei mirava sempre e solo a quelli. Quando mi ha prosciugato il conto corrente mi ha lasciato dicendo che non ero l’uomo che faceva per lei. E così, mi ritrovo con un figlio che mi odia perché pensa che io abbia cacciato di casa la madre perché non l’amavo più. Ma io l’ho cacciata solo quando mi sono accorto che oltre a prendere i miei soldi prendeva anche quelli destinati all’istruzione di Sesshomaru. Non potevo tollerarlo.”

Fu in quel momento che Izayoi capì. Capì di essere innamorata di quell’uomo e di non poter più vivere senza di lui. Era salita in Paradiso e ne aveva parlato con Lui. Voleva la Sua approvazione e la ottenne. Se sua figlia sentiva che sarebbe stata felice con quell’uomo, allora Lui non aveva niente in contrario. Così da Angelo Superiore, Izayoi era diventata un Angelo Rinunciatario, rinunciatario per amore.
Izayoi tornò a casa, sperando che non succedesse l’irreparabile.




Rin era a casa che si preparava. Aveva avvertito la madre che quella sera avrebbe cenato con il padre e, ovviamente, la donna aveva cercato in tutti i modi di non farla andare, ma lo sguardo risoluto della figlia l’aveva fatta cedere.
“Sta attenta.” – fu quello che le fu detto prima di uscire dalla porta di casa.
Rin era risoluta al massimo. Avrebbe parlato anche a nome della madre, che proprio non digeriva il fatto di dover rivedere quell’essere che le aveva fatte soffrire tanto. La ragazza arrivò davanti al ristorante in cui il padre aveva prenotato, prese un bel respiro ed entrò.
“Buona sera, signorina.” – la salutò cordialmente il maitre.
“Buona sera. Ci deve essere una prenotazione a nome Minamoto. Deve essere già arrivato un signore.”
“Permetta che controllo…”
Rin si guardava in giro. Non era un ristorante di classe, ma era accogliente. Aveva optato per una gonna a palloncino rosa, accompagnata da una camicetta bianca e ai piedi un paio di scarpe con il tacco, che le conferivano un aria piuttosto importante.
“Si… la faccio accompagnare. Da questa parte.”
Rin seguì il maitre e fu accompagnata al tavolo dove c’era un uomo e una donna. Rin non avrebbe mai dimenticato quel volto per nessun motivo al mondo.
“Ciao Rin…” – disse l’uomo alzandosi dalla sedia per cavalleria.
“Ciao papà…” – lo salutò freddamente lei.
“Capisco che non sia molto contenta di vedermi, ma…”
Rin lo fermò con una mano, infastidita da tutte quelle false cerimonie.
“Evita, ti prego…”
Seguì un attimo di silenzio da entrambe le parti, poi il padre di Rin riprese.
“Ti presento Ikuko, mia moglie. Ikuko, lei è Rin, mia figlia.”
“E’ un piacere fare la tua conoscenza, Rin.”
“Piacere mio, signora.”
“Tra poco arriverà anche mio figlio così vi presentiamo.”
Dopo cinque minuti fece la sua apparizione un bel giovane, che si diresse con decisione verso il tavolo. Nell’avanzare vide che era presente anche una ragazza, presumibilmente la figlia del nuovo compagno della madre.
“Tesoro, sei arrivato!” – esclamò Ikuko.
Rin fece per girarsi, il tempo di appoggiare il bicchiere sul tavolo e scoprire una sconcertante verità.
“TU!?!?!” – esclamarono in contemporanea i ragazzi.
“Vi conoscete?” – chiese il padre di Rin.
“E’ in classe con me.”
Rin nascose il viso facendosi ombra con la mano. Non era possibile.









Abbiamo scoperto tre cosucce, ucce, ucce, u.
Abbiamo, o almeno, avete capito chi era Izayoi e spero che abbiate capito di cosa parlavo quando nel precedente capitolo avevo scritto “che non si era mai pentita della scelta fatta diciannove anni fa.” Ebbene, mi riferivo proprio al fatto che la donna aveva rinunciato ad essere un Angelo per stare con Inu No Taisho. Idea palesemente presa dal film “City of Angels”. Ma so che siete intelligenti e che l’avevate capito!
Seconda cosuccia.
Il bacino tra il MIO Inu e Kagome. Che ne pensate? Non erano carucci insieme? Adesso vediamo se li farò trombare come conigli in calore.
Ok, scusate… battutaccia volgare.
Terza cosuccia.
Abbiamo visto Rin alle prese con un babbo bastardo, sposato con una donna che ha un figlio, il quale, casualmente, ma proprio… casualmente… è in classe con Rin.
Aperte le scommesse!
Un bacio e alla prossima!

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Capitolo 9
*** 9 -Si comincia... ***


9 - Si comincia... Holaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!! Ciao a tutte! Grazie intanto per essere arrivate fino a qui! Davvero, sono molto felice che la storia vi abbia appassionato così tanto. Ero molto riluttante nel pubbliarla, ma devo dire che ho fatto bene. Ma orsù! Non perdiamoci in quisquiglie! Dov’eravamo rimasti?
Oh, sì… il personaggio misterioso. La domanda sorge spontanea: chi è? Ovviamente mi impedisco di dirvelo adesso e di lasciarvi leggere il capitolo, sperando di non aver deluso le aspettative di nessuno.
Permettetemi, prima di lasciarvi al capitolo, di ringraziarvi, perché ve lo meritate!

Nicole221095: ok, forse NON ci siamo capite… tu non tocchi né Inuyasha, né Sesshomaru, né qualsiasi altro essere umano di sesso maschile presente nella MIA fic. Potrei dare di matto! Sono miei e nessuno me li tocca! *è egoista*
Ciao cava, sono contenta di rivederti e mi fa davvero piacere che ti sia piaciuto. Spero che anche questo possa essere di tuo gradimento.
Un bacione anche a te e mille abbracci con stritolamento rasente lo soffocamento! ^^

Kaggy95: stellonza, ciao! *s’inchina rispettosamente fino a toccare il pavimento con il naso*
Sai di essere esagerata? No, dico… LO SAI?!?!?!?! Ma ti giuro che mi ha fatto davvero gonfiare il petto come un pallone quella tua sfilza di complimenti… *arrossisce*
Sono contenta che i personaggi ti siano entrati dentro in questo modo. Per uno scrittore (parola grossa), o meglio, scribacchino, non è altro che una tacca in più sul proprio orgogliometro.
Beh, se tu ringrazi me io allora devo ringraziare te di esistere perché se non ci fossi tu con i tuoi commenti credo che mi butterei giù nel fosso.
Ciao migliore fan! Goditi questo capitolo, che spero possa piacerti come i precedenti!

Dolce Kagghy: scusa, ma la dimostrazione di pentole non finiva più! A me per prima era scocciato non poter aggiornare, ma avevo promesso a questa mia vicina di casa di andarci e mi scocciava non farmi vedere. Beh, dai… ho aggiornato, no?
Guarda, se permetti, le tue minacce cadono nel vuoto. Io li ho fatti e io li distruggo MUAHAHAHAHAHA!! *me sadica bastarda*
Comunque è così. Ma per quanto riguarda Sesshomaru, voglio che tu legga questo capitolo in cui verranno spiegate alcune cose e dove Sesshomaru ne capirà delle altre. Non ti anticipo niente, altrimenti faccio prima a inviarti la storia per intero e non mi pare il caso (altrimenti capiscono che faccio dei favori…)
Perché avevi scartato l’ipotesi? C’era qualcosa che non ti convinceva? Mi piacerebbe saperlo.
Fratello, adesso non esageriamo… suo padre si è risposato con un’altra donna che aveva già un figlio, quindi tecnicamente sarebbero fratellastri e poi… leggiti ‘sto benedetto capitolo!!!
Bacioni anche a te!

Xx Kagome_Chan xX: ma guarda tu questa… bella! Faccio i ritardi che mi paiono e piacciono, intesi? XD
Comunque grazie per la comprensione. Ma dai, parliamo di altro! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e poi secondo me era ovvio che la scelta cadesse su Kagome (gli stava a un tiro di schioppo)! E il bacio… scusa, ma come posso farli baciare fin da subito se nemmeno si conoscono? Baceresti un ragazzo al primo appuntamento? Io no, perché bastarda come sono lo farei penare prima di srotolargli la lingua in gola. *s’imporpora*
Come non te ne viene in mente nessuno? ç_ç me tapina!
Comunque spero che leggendo questo capitolo si possa capire! Altrimenti ti strangolo!
Baci e abbracci!
*fugge*

fmi89: ciao bella! Sono contenta che ti sia piaciuto! E questi complimenti?!?!? O.O *è viola dalla vergogna*
Io questo lo posto per farti contenta, e farti stare tranquilla, altrimenti ti partono le coronarie. Credo che ci siano anche qui emozioni che possano scuoterti.
Baci anche a te!

Samirina: meno male, dai… perché dici che è Miroku? Cosa te lo fa credere? Sono davvero curiosa, dai… anche se spero che tu non rimanga delusa dalla mia scelta che, per tutta la storia, è molto importante. Per ciò che è stato in passato e per ciò che dovrà accadere in futuro.
Fammi sapere se fa schifo o se è passabile, ok?
Baci!

Marrion: ciao cara! Visto quanti colpi di scena? Sai, per carattere sono una a cui piacerebbe fare una storia intera di colpi di scena. Non sarebbe niente da fare, il problema è districare i nodi, quindi… al momento accontentati di questo, anche se mi hai fatto venire una mezza ideuccia…
Comunque non ti preoccupare. Le tue storie le leggo molto volentieri e altrettanto volentieri te le commenterò.
Baci!

Darkina: G-R-A-Z-I-E-!!!
Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e tra non molto scoprirai chi è il famigerato sconosciuto in classe con Rin. Non posso anticiparti di più altrimenti campa cavallo, ma spero che questo capitolo possa aiutarti a dissolvere i tuoi dubbi.
Kagome e Inuyasha, dice? Beh… ovvio che per scoprirlo devi leggere!!! ^^
Bacioni e goditi il capitolo!

Ryanforever: ciao fedelissima! Sempre la prima che commenta, eh? Grazie davvero!
Ma vai tranquilla che non mi offendo… sì, sono bastarda! Mi fa piacere che l’idea di Izayoi-angelo ti sia piaciuta. Volevo fare qualcosa di eclatante e mi è venuta in mente ‘sta cosa in stile City of Angels.
Certo. Solo Kagome può decidere cosa deve fare della sua vita e posso solo dirti che la sua scelta farà soffrire qualcuno, mi spiace.
Tranquilla. Comunque adesso ti verrà svelato l’arcano, sperando che non sia una cavolata mastodontica.
Baci e abbracci!









Cenarono parlando del più e del meno, trascorrendo all’apparenza una serata tranquilla. Rin si alzò per andare in bagno e Sesshomaru seguì la sua figura rimanendone affascinato. Tutto proseguiva abbastanza normalmente, finchè non arrivò la domanda sbagliata.

“Allora Rin… come vanno gli affari?”
Rin fulminò il padre con lo sguardo. Allora è per quello che era stata contattata? Ma quanto era stata stupida nel pensare che l’avesse cercata perché sentiva la sua mancanza?
“Senza di te che ci metti le mani, molto bene grazie.”
Sesshomaru rimase spiazzato da quella risposta data con tanto odio. Forse aveva giudicato male quella ragazza. Rin tagliava con noncuranza l’arrosto che aveva davanti.
“Come sei cattiva…”
Rin sorrise amaramente.
“E questo è niente, papà…” – disse in un tono che al padre non piacque per niente.
“Modera i toni, ragazzina…”
Rin rise, ma era una risata priva di un qualsiasi accenno di gaiezza.
“Se permetti, ero una ragazzina quando mi hai piantata. Ora sono cambiata. E cresciuta. Mi spiace deluderti, ma stavolta non ho intenzione di farmi fregare.”
Sesshomaru osservava rapito la determinazione che trasudava Rin. E chi si sarebbe mai aspettato che un esserino piccolino così potesse nascondere una belva in attesa della preda?
“E cosa ti fa pensare che voglia fregarti?” – chiese il padre, sapendo di essere stato in qualche modo scoperto.
“Mah… forse per il fatto che non mi hai chiesto niente della mia vita privata, lanciandoti subito sugli affari di mamma?”
L’uomo guardò torvo la ragazza. Purtroppo aveva fatto un errore di valutazione. Non aveva calcolato l’odio che la figlia poteva provare nei suoi confronti. Forse se avesse mantenuto un contatto con lei anche se l’aveva abbandonata, a quest’ora sua figlia non sarebbe stata così reticente.
“Ho solo fatto una domanda.” – rispose per cercare di calmarla.
“Quella sbagliata, purtroppo per te.” – erano arrivati ormai verso la fine della serata e Rin non aveva ancora messo in atto il suo proposito, ma per la seconda volta il padre gliene diede modo.
“Allora Sesshomaru, com’è la nostra Rin a scuola?”
“Normale.”
Rin tirò un sospiro di sollievo. Non sapeva cos’avrebbe detto il demone.
“E basta?” – chiese insoddisfatto della risposta.
“Ha la media del nove in tutte le materie, mai un’assenza… si relaziona bene sia con i compagni che con i professori… normale.” – disse, come se quell’aggettivo fosse stato più che sufficiente.
La ragazza, d’altro canto, era stupita della descrizione che aveva fatto di lei Sesshomaru. Non se lo sarebbe mai aspettato da un tipo come lui.
“Bene…” – disse il padre che non sapeva più che dire. Si scambiò un cenno d’intesa con la sua nuova compagna, affinchè li lasciassero da soli. Rin se ne accorse, e aveva già capito le intenzioni del padre.
“Ikuko, già ci lascia?” – chiese Rin fintamente dispiaciuta per la dipartita della donna.
“Ecco… volevo stare un po’ con mio figlio…”
“Nobile proposito… se fosse veramente quello il suo obiettivo.” – rispose con un finto sorriso.
“Rin cosa…” – tentò di dire il padre, ma non potè finire la frase perché la ragazza finì il suo discorso.
“Scommetto che hai bisogno di soldi, non è così?” – disse sempre sorridendo soddisfatta con il mento appoggiato sul dorso delle mani.
Il padre non sapeva che dire.
“Vedo che ci ho azzeccato. Sai papà, quando mi hai telefonato per chiedermi questo incontro io ho sperato. Ho sperato che mi avessi chiesto di vedermi perché ti mancavo, perché speravo che volessi riallacciare con me quel rapporto che avevamo avuto un tempo. Da questo punto di vista, si. Ti do ragione: sono ancora una ragazzina. Una ragazzina stupida che pensava di contare ancora qualcosa per suo padre. Mi viene solo la nausea a pensare di aver veramente creduto in questo, mamma comunque mi aveva avvertito che di me poco ti importava, ma… lo speravo. Evidentemente per te valgo quanto una scarpa vecchia vecchia, pronta da buttare nella spazzatura. Mi hai invitata per chiedermi dei soldi. Cos’è? Hai già sputtanato quelli della mamma e quelli destinati per la mia retta a scuola? Complimenti, comunque. Hai aspettato quattro anni per venirmeli a chiedere, hai fatto dei bei progressi. Sei migliorato anche da questo punto di vista, dato che prima me li avresti tranquillamente rubati. Ho accettato questo invito anche perché volevo dirti quello che in realtà penso di te e parlo anche a nome della mamma. Non è potuta venire perché la sua nuova attività sta rendendo bene, soprattutto grazie alla tua assenza. Ma sai, nonostante tutto sono proprio felice di aver accettato questo invito, almeno potremo chiarire questa situazione una volta per tutte. Se non lo hai ancora capito io, e di conseguenza anche la mamma, ci rifiutiamo categoricamente di prestarti anche un solo nichelino. Hai fatto delle scelte? Pagane le conseguenze, ma sappi che se per un malaugurato motivo io ti dovessi incrociare sulla mia strada riceverai da me solo pura indifferenza. Da questo momento tu cessi di essere mio padre, anche se non so se lo sei mai stato. Assieme alla mamma ho già provveduto ad inoltrare ad uno studio di avvocati la mia richiesta per disconoscerti come genitore. A giorni mi confermeranno l’esito positivo dell’istanza. Con questo vi auguro un buon proseguimento di serata.” – Rin fece per alzarsi, ma sentiva che doveva dire un’ultima cosa. Forse, la più importante. I tre seduti al tavolo erano ancora sbigottiti per le parole taglienti di Rin. – “Ah… un’ultima cosa…” – disse sempre fintamente sorridente la ragazza. – “… Ikuko, ha già finito anche i soldi di suo marito?”
Sesshomaru si girò di scatto con gli occhi sgranati verso la ragazza, che guardava con odio malcelato la donna.
“Di… di che sta… mamma!” – Sesshomaru non riusciva a comporre una frase sensata.
“Non so di che stai parlando, signorinella.” – disse la donna raccogliendo a se tutto il sangue freddo di cui disponeva.
“Le sto chiedendo se ha già speso tutti i soldi che ha rubato a suo marito.” – Rin aveva le mani appoggiate allo schienale della sedia sulla quale era seduta prima.
“Non… non so di…”
“Di cosa sto parlando? Bene, le faccio un breve ripasso. Quattro anni ebbi modo di ascoltare una telefonata tra voi due. Quest’uomo le chiese esplicitamente se era riuscita a prosciugare il conto del marito e se era pronta a scappare.”
Sesshomaru non credeva alle sue orecchie.
“Ma… perché… perché mi hai mentito?” – chiese il demone alquanto scioccato.
La donna, ormai scoperta, si appoggiò allo schienale, pronta per una confessione in piena regola.
“Non ho mai sopportato tuo padre.”
Quelle parole furono una doccia gelata non solo per Sesshomaru, ma anche per Rin. Ma come poteva una madre comportarsi così?
“Il mio fu un matrimonio di quelli da dimenticare. Poi…” – disse la donna con un sorriso amaro, mentre con la mano stropicciava il tovagliolo. – “… purtroppo sei nato tu.”
Sesshomaru abbassò lo sguardo sul piatto, non aveva retto il colpo. E fu in quell’attimo che gli vennero in mente tutte le cattiverie fatte a Inuyasha.
“E tutte le volte che dicevi di volermi bene?” – chiese atono.
La donna alzò lo sguardo su quello del figlio e rise.
“La cosa che mi riusciva meglio era fingere. Fingere di volerti bene, fingere di amare tuo padre, fingere di voler condividere quella miserabile vita con un uomo che non amavo.”
Rin tirò un sospiro, come se cercasse di buttar fuori tutto l’odio che aveva in corpo. Odiava quelle due persone, odiava il padre per il male che aveva fatto a lei e a sua madre e odiava Ikuko per quelle parole che nemmeno il più sciagurato dei figli poteva meritare.
“Bene… l’importante è essersi chiariti.” – disse Rin stavolta con un sorriso sincero che spiazzò i presenti. – “Ora scusateci, ma io e Sesshomaru adesso ce ne andremo. Nel momento stesso in cui noi varcheremo l’uscita di questo ristorante ci saremo già dimenticati di avere un padre e una madre. Dimenticheremo anche le vostre belle parole di genitori devoti. Da quel momento in poi dimenticatevi di avere due figli, anche se vedo che non è stato molto difficile per voi. Vieni Sesshomaru?” – Rin tese la mano al demone che, sorpreso, l’accettò. La ragazza lo condusse fuori dal ristorante sotto lo sguardo astioso dei due genitori. Sesshomaru aveva lo sguardo basso, ma Rin gli strinse di più la mano e quando lui alzò lo sguardo andando ad incrociare quello di lei, vide che vi era un sorriso di conforto sulle sue labbra. Un sorriso che lui sapeva era tutto per lui. Misero il piede fuori dalla porta e insieme presero un bel respiro, espirarono e poi… si misero a ridere.
Passeggiarono così, mano nella mano, per un po’ per poi prendere posto su una panchina non distante. Nessuno dei due parlò, finchè non fu Sesshomaru a prendere la parola.
“Mi dispiace…” – disse non guardandola in faccia.
Rin si girò verso di lui.
“Di cosa?” – chiese la ragazza non capendo.
“Di e per tutto. Soprattutto dello schiaffo. Io… mi dispiace… non so che mi è…”
Rin poggiò la mano su quella di lui. Lui la guardò e la vide squotere il capo.
“Già dimenticato…” – poi Rin tornò a guardare il cielo. Erano appena le nove e mezzo di sera e sarebbe stato uno spreco rovinare una serata come quella. Dopotutto dovevano festeggiare, no? – “IN PIEDI!” – urlò la ragazza scattando in piedi con un salto e facendo sussultare il demone.
“Ma… Ma sei scema!?!”
“ANDIAMO!”
“Dove?” – chiese mentre la ragazza gli prendeva la mano e lo trascinava a forza via da li.
“Dobbiamo festeggiare!” – disse con ovvietà.
Sesshomaru pensava che ci fosse da fare tutto tranne che festeggiare, ma poi…
“Festeggiare cosa?” – chiese non capendo.
“La nostra libertà. Vieni, ti offro da bere.”
I due camminarono fianco a fianco con la mano sempre stretta all’altra, come se solo quel gesto li aiutasse ad andare avanti. Arrivarono di fronte al bar della madre di Rin.
“Vieni…” – lo condusse dentro e lo fece accomodare ad un tavolo. Il bar era pratiamente deserto. – “Che ti posso offrire?”
“Ma… è tuo il bar?”
“Magari… no è di mia mamma. Io l’aiuto con la gestione al pomeriggio dopo i compiti. Allora, che ti offro?”
“Fammi un whisky. Doppio. Liscio.”
Rin lo guardò storto.
“No, caro mio… ho detto festeggiare in senso positivo, non negativo.”
“Veramente hai detto solo festeggiare…” – disse lui cercando di ottenere da bere.
“Era sottinteso… cioccolata? Cappuccino? Coca cola? Aranciata? The?…”
Sesshomaru si arrese. Con quella ragazza la battaglia era persa in partenza.
“Vada per il cappuccino.”
“Se prorpio insisti…”
Sesshomaru la guardò troppo male. Dopo cinque minuti Rin ritornò con due cappuccini. Lo stavano finendo quando una voce femminile li fece voltare.
“Ragazzi scusate, ma il locale sta per… ah Rin sei tu?” – disse la donna accorrendo da lei. – “Com’è andata?”
“Io direi bene. Tu che ne dici?” – chiese rivolta a Sesshomaru.
“Oh… scusami… non ti avevo visto. Piacere, io sono Akiko Minamoto, la madre di Rin.”
“Piacere signora, Sesshomaru Mizumi.”
“Brava, gli hai offerto da bere.”
“Si, perché io e Sesshomaru dobbiamo festeggiare.”
“E cosa?” – chiese la donna curiosa.
Sesshomaru notò che erano molto affiatate quelle due per non parlare che erano praticamente identiche.
“Del fatto che ci siamo liberati di un peso.”
“E quale?”
“Dei nostri genitori.”
Akiko non capiva.
“In che senso?”
“Stasera ho cenato con papà.” – la donna annuì, mentre sentiva un nodo di odio salirle per la gola. – “E con la madre di Sesshomaru che è la sua nuova compagna. Ah sai? Mi voleva chiedere dei soldi.”
“COSAAA??!” – urlò indignata la madre. – “MA COME HA OSATO?!?”
“Signora… le faccio i miei complimenti. Sua figlia sa come farsi capire.” – disse Sesshomaru.
La donna guardò la figlia che le disse semplicemente che le avrebbe spiegato tutto a casa.
“Va bene… chiudi tu il bar?”
“Si, vai tranquilla. Buona notte…”
“Buona notte, tesoro.” – disse la donna poggiandole un bacio sulla fronte.
Sesshomaru in quel momento provò una grande rabbia, ma anche tanta invidia. Rin aveva una madre che l’amava, lui… lui era stato classificato come un incidente di percorso. Quanto gli rodeva questa cosa… il demone salutò Akiko e rimase da solo con Rin. Per un momento i due non ebbero nulla da dirsi.
“Vuoi qualcos’altro?” – chiese Rin per interrompere quel pesante silenzio.
“No grazie, sto bene così…”
Rin annuì.
“Mi dispiace per quello che ti ha detto tua madre. Nessuno merita quelle parole.”
“Ormai è andata così.” – Sesshomaru rise. – “Quello che mi fa più ridere in questa faccenda è la mia stupidità. Ho accusato mio padre di aver cacciato mia madre per un inesistente motivo. Mia madre mi aveva scritto una lettera dove mi diceva che mio padre le prendeva i soldi che guadagnava, per quello se n’era andata. Sono proprio idiota, eh?” – disse deridendosi da solo.
Rin non lo poteva vedere in quello stato. Si alzò dal suo posto e andò da lui e lo abbracciò. Voleva fargli capire che lui non era solo e che se voleva poteva sempre contare su di lei. Sesshomaru si lasciò abbracciare, per la prima volta da quando la madre lo aveva abbandonato e, a sua volta, abbracciò. Rimasero in quella posizione che ai ragazzi sembrò un’eternità. Si sentiva protetto tra quelle esili braccia. Nonostante quello che era successo poco prima al ristorante, nonostante fosse venuta a conoscenza della verità, Rin non si era lasciata abbattere, anzi. Aveva reagito molto bene alla cosa ed era lì pronta per aiutare lui, lui che l’aveva sempre vista come oggetto inferiore e indegna delle sue attenzioni, un oggetto che doveva essere posseduto per non intaccare la sua reputazione di “sciupafemmine”. Molte ragazze avrebbero pagato oro a quintalate per essere li con lui in quel momento, ma sapeva che non sarebbe stata la stessa cosa. Rin si era guadagnata la sua fiducia, una fiducia che pensava di non essere più in grado di dare a nessuno. Gli accarezzava i capelli, sperando che quel gesto lo potesse aiutare a calmarsi, glielo faceva sempre la madre quando avevano rischiato di colare a picco a causa dei debiti del marito. Sesshomaru alzò lo sguardo su Rin e lo legò a quello della ragazza. Lo sentiva pericolosamente vicino, sentiva il suo fiato caldo carezzarle il viso. Occhi negli occhi. Riusciva persino a coglierne le varie sfumature, notando che era ancora più bello di sempre. E finalmente fu in grado di assaporare quelle labbra che l’avevano catturata dal primo giorno di scuola alle superiori. Fu un bacio meravigliosamente semplice. Rin era felice, come non lo era mai stata nella sua vita. Sesshomaru provò una strana sensazione all’altezza del cuore. È questa la felicità di cui si sente tanto parlare? Si chiese mentre assaporava quelle labbra rosse come il peccato. Interruppero il bacio e tornarono a fissarsi negli occhi.
“Forse… dovremmo andare…” – disse Rin mentre si alzava in piedi. – “Devo chiudere il bar.”
I due uscirono dal locale e si diressero silenziosi verso casa. Sesshomaru accompagnò a casa Rin. Era tardi e non gli era sembrato il caso di lasciarla girare per le strade da sola. Rin si fermò davanti casa.
“Sono arrivata. Grazie per avermi accompagnata. Ci vediamo lunedì a scuola.” – Rin fece per andarsene, ma Sesshomaru la fermò. La ragazza si girò e si ritrovò a guardarlo negli occhi.
E successe di nuovo.
Per la seconda volta nella serata, Rin potè di nuovo toccare il paradiso. Una sensazione che provò anche Sesshomaru.
“Ecco…” – disse lui. – “… adesso puoi andare.” – e se ne andò per tornare a casa propria.
Entrò in casa tutta trafelata e agitata per quel bacio. Ripensò a tutte le emozioni provate in quel momento e si buttò sul letto di camera sua. Si mise il pigiama e si coricò a letto, ma in quel momento ritrovò la lucidità.
“Kagome!” – poi fece una faccia come per dire “meglio parlare più piano.” – “Domani vado da lei e le racconto tutto.”
Si riaddormentò sognando quel demone dagli occhi del sole.

Il mattino successivo quattro mani spuntarono da sotto le coperte e spensero la sveglia programmata che suonasse alle nove del mattino. Oggi era sabato e non c’era scuola.
Kagome si alzò e la prima cosa che fece fu quella di andare a vedere il quadro. Finalmente i due Titani ora erano in piedi l’uno di fronte all’altro in una situazione di totale parità. Forse le cose stavano iniziando ad aggiustarsi. Si preparò la colazione e cominciò la giornata.




“MALEDIZIONE! NO!” – urlò Kagura adirata come non mai. Di lì a poco fece la sua apparizione Naraku.
“Che succede?”
“Quella ragazzina! Quella maledetta ragazzina!” – inveì il demone-angelo. – “Sta cambiando Sesshomaru e questo non deve accadere! Deve uccidere quel mezzo demone! Dopo che faccia quello che vuole!” – Kagura era fuori di sé. Aveva indotto Sesshomaru a picchiare il fratello. Doveva fare in modo che arrivasse ad ucciderlo per avere il totale controllo su di lui, ma quella ragazzina lo stava cambiando e questo non doveva succedere.
“Calmati…” – le disse Naraku.
“Non posso! Ho fatto in modo che picchiasse a sangue il fratello… non posso permettere che si redima proprio adesso! Non adesso che mi manca poco!”
“Adesso calmati!” – ordinò perentorio Naraku. Kagura si rese conto solo allora di aver mancato di rispetto al suo signore.
“Perdonami, mio signore… non succederà mai più.”
“Trova un modo per mettere a tacere quella ragazzina!” – e sparì da dove era arrivato.
“Ci puoi contare…” – disse più rabbiosa che mai.




Rin aveva fatto colazione e aveva salutato la madre. Le disse che doveva assolutamente andare da Kagome e non sapeva a che ora sarebbe tornata a casa. Arrivò tutta contenta a casa dell’amica e le sembrava che la strada si fosse allungata. Suonò e Kagome andò ad aprire. Si assicurò che fosse tutto a posto e poi aprì. Si ritrovò Rin spiaccicata al suo corpo, stritolata in un abbraccio mortale.
“R-rin… respiro non… ’spetta…”
“Scusascusascusascusascusascusascusa!”
Kagome trasse un profondo respiro per approvigionare i suoi polmoni.
“Ma… che è successo?” – chiese ancora sconvolta.
“CI SIAMO BACIATI, KAGOME! CI SIAMO BACIATI!”
“Chi? Con chi ti sei baciata?”
“Sesshomaru!” – disse con aria sognante, mentre con una capriola si gettava a peso morto sul divano.
Kagome sorrise.
“Bene… è una buona cosa…”
“Buona?” – chiese indignata. – “QUESTO E’ FAVOLOSO! ODDIO, ANCORA NON CI CREDO! Ma aspetta che ti racconto tutto. Ho seguito il tuo consiglio e sono andato a cena con mio padre e…” – Rin prese a raccontare a Kagome come si svolse la serata di ieri. Kagome l’ascoltava vivamente interessata e si meravigliò quando venne a sapere della storia di Sesshomaru e si congratulò con l’amica quando le disse che Sesshomaru l’aveva baciata. – “Oh Kagome… è stato bellissimo…” – disse con aria sognante.
“Immagino che essere baciati dalla persona che si ama deve essere stato sconvolgente.”
Rin la guardò violacea.
“N-no… io non…”
“Rin, Rin, Rin…” – disse Kagome squotendo la testa. – “… non puoi dirmi che non ne sei innamorata altrimenti come mi spieghi tutto questo entusiasmo per un bacio?”
“Ecco… io…”
“Essere innamorati è la cosa più bella di questo mondo. Non vergognartene!”
Rin sorrise e ritornò con la mente a quella bellissima serata.
“Cosa devo fare adesso?” – chiese diventando d’un tratto seria.
“In che senso, scusa?”
“Come mi comporto con lui? Insomma… lui non è il classico ragazzo che porta i fiori a casa della sua ragazza e cerca di farsi amare dai suoi genitori.”
“Certo che se volevi un ragazzo così, con Sesshomaru hai proprio sbagliato soggetto. Se invece vuoi un ragazzo che in apparenza è freddo come il Polo Nord ma sotto sotto sa come farti battere il cuore, allora Sesshomaru è quello giusto.”
Rin fu molto soddisfatta di quelle parole e volle credere ciecamente a Kagome.
“Grazie mille! Tu mi risolvi sempre i problemi!”
Kagome sorrise e accompagnò la sua amica alla porta, ma qualcosa non andò per il verso giusto.
“Che strano…”
“Cosa?”
“Questo quadro…”
Kagome iniziò a sudare freddo.
“Perché?”
“… non lo so… prima mi sembrava che le figure fossero messe in un modo diverso… bah, mi sarò sbagliata.”
“G-già… forse è così…” – Kagome fece per chiudere la porta, ma Rin la bloccò con il piede.
“Ah senti…”
“S-si…?”
“Fa un salto da me oggi al bar, che ti offro…” – ma Rin non finì la frase perché in quel momento la sua attenzione fu catturata da un oggetto. Più propriamente da un quadro, le cui figure stavano lentamente modificando la propria posizione. Kagome seguì con lo sguardo la direzione di quello dell’amica e volle morire in quel preciso istante.
=NO!NO!NO! Non deve vederlo!= Kagome provò a mettersi in mezzo, ma Rin fu più veloce e rientrò in casa. Il quadro però aveva smesso di muoversi. Kagome guardò le posizioni e vide che il Bene era in ginocchio di fronte al Male. Kagome sentì lo sguardo indagatore di Rin sulla pelle. Si voltò e la vide trattenere un’ovvia domanda.
“Ma che sta succedendo qui?”
Kagome sudava freddo. Altra sensazione che avrebbe messo nel suo libro nero delle sensazioni che non voleva più provare.
“Ecco… posso spiegarti…” – Rin attese. – “… ma non adesso però.” – la guardò con un sopracciglio alzato.
“Se tu credi che io me ne vada da questa casa senza sapere che sta succedendo, beh… ti sbagli di grosso!”
Kagome si stava massacrando le mani. E adesso che le avrebbe detto? Oh beh, Rin… non aver paura… sono un angelo e Dio mi ha mandato qui perché devo aiutare Inuyasha e Sesshomaru a volersi bene. Ma solo in quel momento si ricordò di aver lasciato a casa la sua chiave e anche se glielo avesse confessato, senza mostrarle che quello che diceva corrispondeva a realtà, l’avrebbe sicuramente presa per pazza. Gli esseri umani da quel punto di vista erano particolarmente scettici.
“Rin… ora non posso, veramente… quando avrò finito con quello che devo fare, ti dirò tutto, ma… non ora.”
Rin sembrò allentare la presa.
“Ti posso aiutare io?”
Kagome sorrise.
“No, ti ringrazio… devo arrangiarmi.”
“Promettimi che starai attenta, qualsiasi cosa accada.”
“Te lo prometto. Ah… Rin?” – la chiamò prima che uscisse definitivamente dalla porta.
La ragazza si voltò e capì immediatamente quello che voleva dirle l’amica.
“Non temere. Non dirò niente a nessuno a meno che non sia tu a chiedermelo.”
“Grazie davvero, Rin.”
Rin sorrise sinceramente all’amica e si diresse al bar della madre. Anche se il bar era affollato quel giorno e le ordinazioni piovevano anche dal cielo, Rin non poteva non pensare a quello che aveva visto poco prima.

Kagome non sapeva che fare. Si fidava di Rin, ma questo non le era sufficiente. La sua amica non avrebbe proprio dovuto vedere la trasformazione del quadro. Quello era un bel problema. Qualche istante più tardi suonò nuovamente il campanello.
Si trovò davanti Inuyasha e anche il discorso che le aveva fatto la madre il giorno prima. La ragazza lo guardò e fu in quel momento che prese la sua decisione. La più difficile della sua vita.
“Ciao…” – disse lui imbarazzato.
“Ciao…” – disse lei, nonostante tutto, felice di vederlo. – “… entra…”
Inuyasha si accomodò e Kagome prese un bel respiro e poi si diresse da Inuyasha.
“Come stai?” – chiese lui per rompere il silenzio.
“Abbastanza bene… Inuyasha?”
“Si?” – disse lui ansioso di sentire quello che avrebbe detto quella ragazza. – “… mi hanno chiamato i miei genitori dall’Italia.”
Inuyasha tremò. Sperava vivamente di non dover sentire quello che la ragazza invece gli avrebbe detto subito dopo.
“Mi hanno detto che devo far rientro a casa il più presto possibile.”
Panico.
Buio.
Terrore.
Questi sentimenti si erano impadroniti di Inuyasha e lo avevano legato a loro senza possibilità di svincolo. Non poteva crede che proprio ora che aveva trovato qualcuno da amare, e che straordinariamente lo amava, dovesse separarsene.
“Ma… perché…” – non riusciva a parlare. Era troppo sconvolto.
“Sono molto presi con il lavoro e non riescono a badare al mio fratellino di quattro anni. Mi… dispiace tanto…”
Inuyasha era a bocca aperta. Non aveva ancora digerito la notizia.
“E… e noi?” – riuscì a chiedere.
Kagome si sentì malissimo.
Frustrazione. Altro sentimento che avrebbe messo nel libro nero.
“Io… non ti dimenticherò mai, Inuyasha. Questa è una promessa.”
“Quando partirai?”
“Mi hanno concesso paio di settimane di tempo.” – disse lei, inventando al momento.
Inuyasha sorrise e Kagome non ne capì il motivo.
“Beh… vorrà dire che passerai le due settimane più belle di tutta la tua vita.”
Kagome sgranò gli occhi.
“Ma io… dovrò partire…”
Inuyasha ingoiò pesante.
“Al dopo ci penseremo più avanti. Adesso voglio solo stare con te. Vuoi?”
Kagome annuì con il capo e corse verso di lui per piangere come una fontana.
Il racconto di Rin ebbe su Kagome un effetto chiarificatore. La sua amica aveva cercato di descriverle tutte le sensazioni provate quando Sesshomaru l’aveva baciata. Ad un certo punto le disse: “E’ impossibile da descrivere. Ti senti schizzare in paradiso e tornare giù al doppio della velocità. È bellissimo…”
Kagome, da quello che aveva sentito, aveva capito cos’era quella sensazione strana che provava al cuore e allo stomaco: sfarfallio… stomaco chiuso… gambe che non la reggevano in piedi. Tutto questo aveva un nome ben preciso e la ragazza stessa aveva paura di ammetterlo perché nel momento in cui lo avrebbe fatto, sarebbe diventata una cosa reale e avrebbe sofferto come non mai. Kagome si era innamorata di Inuyasha e proprio a causa di questo suo sentimento era costretta a lasciarlo. Non le era piaciuto il fatto di dover mentire, ma non aveva avuto altra scelta.
I due si staccarono e Inuyasha potè finalmente riassaporare quelle dolci labbra. Sentiva che le gambe non la reggevano più e dovette aggrapparsi al mezzo demone per sostenersi, che fu più che felice di sorreggerla.
Come persona, Kagome stava provando un’infinità di emozioni e le relative sfumature. Pensò che un essere umano che veniva investito da tutte quelle sensazioni doveva impazzire. Ma come facevano a sopportarle? Inuyasha fece sedere Kagome sul divano. Si staccarono e poggiarono le loro fronti su quella dell’altro. Inuyasha sfiorava con la punta del naso le guance e le labbra di Kagome, inconsapevole di procurare alla ragazza brividi di enorme intensità. Ripresero a baciarsi, accomodandosi meglio sul divano. Ora Inuyasha vi aveva steso la ragazza e aveva insinuato una mano sotto la sua maglietta. Il respiro di Kagome si fece corto e irregolare. Istintivamente anche lei portò una mano sotto la maglia di lui, andando ad accarezzare quella schiena e quel torace che le avevano fatto provare quelle prime strane emozioni. Inuyasha chiuse gli occhi, beandosi di quel tocco gentile e delle sensazioni che Kagome non sapeva di procurargli. Approfondì ancora di più il bacio, tramortendo l’angelo. Con la mano, Inuyasha era arrivato a sfiorare un seno di Kagome. Ritirò immediatamente la mano, la sua ultima intenzione era quella di voler affrettare le cose.
“S-scusami… io… non volevo… scusami…” – era troppo terrorizzato di poterla perdere per uno stupido sbaglio, ma Kagome lo fece rimanere di sasso quando prese la sua mano tra la sua e la guidava nuovamente verso l’alto. Inuyasha arrivò a sentire sotto la mano, il seno di Kagome. La  ragazza lo guardava, temendo di non aver fatto la cosa giusta. Il mezzo demone era bloccato in quella che era la decisione più difficile della sua vita. Ripensò a tutti i maltrattamenti subiti da quando aveva iniziato a camminare fino a quel giorno di una sola settimana fa, quando quella ragazza, si era seduta vicino a lui in ultima fila e iniziando a scalfire pian piano quel muro di protezione che si era costruito attorno. E adesso era lì, sotto di lui che gli chiedeva di non fermarsi perché era lei stessa che lo voleva. Inconsciamente iniziò ad accarezzare il seno di Kagome, facendole accorciare sempre di più il respiro. La ragazza stava cercando di togliere la maglia a Inuyasha. Lui l’aiutò e poi si fermò a guardarla. Sperò di non metterle paura con quello che avrebbe fatto dopo. Lentamente le sbottonò la maglia e Kagome gli accarezzava dolcemente gli avambracci. I capelli di lui le solleticavano le faccia. La sollevò di quel poco che gli bastava per toglierle la maglia. Quando ebbe finito e l’ebbe ridistesa sul divano, niente, nemmeno l’opera d’arte che più doveva avvicinarsi alla bellezza umana femminile, avrebbe potuto reggere il confronto con Kagome. La ragazza lo guardò timorosa, per quello che sapeva stava per accadere. Inuyasha fece salire lentamente la mano per la vita di lei, sfiorandola con le dita. I brividi procurati, furono facilmente smascherati. Il mezzo demone ritornò a sentire il seno di Kagome sotto la sua mano. Iniziò a carezzarle il capezzolo, mentre gli occhi di lei diventavano lucidi; ebbe la conferma che la ragazza gradiva le sue carezze quando la sentì gemere e inarcare la schiena. Si abbassò e iniziò a torturare la parte superiore del corpo con le sue labbra. Kagome si sentiva scottare, il viso era rosso e gli occhi chiusi, intenti a non perdere nemmeno una di quelle emozioni che la stavano stravolgendo. Le leccò l’ombelico, risalì verso l’alto finchè non arrivò a quel bocciolo di rosa che aveva espressamente chiesto di essere assaggiato quando aveva fatto la sua comparsa. Inuyasha accolse la sua richiesta e iniziò a leccarlo. Kagome affondava le sue unghie nella schiena di lui, mentre invocava sommessamente il suo nome, come a non voler interrompere quel momento. Inuyasha si fece trasportare dalle emozioni; non si limitò più a stuzzicare il capezzolo della ragazza con la punta della lingua, ora lo stava succhiando avidamente, come un neonato si avvinghia al seno della madre per avere il suo nutrimento. E così stava facendo Inuyasha: stava succhiando quel nutrimento che per tanto tempo gli era stato negato a causa della sua natura. Kagome era stravolta, finchè Inuyasha non si staccò per reimpossessarsi delle sue labbra. Kagome cercò di sfilargli i pantaloni e lui l’aiutò, rimanendo così in intimo. Lo stesso fece Inuyasha con i pantaloni di lei, rimanendo solo con gli slip addosso. Inuyasha la guardò e prima che potesse rivolgerle qualsiasi domanda lei lo precedette.
“Non… non ti fermare… non… non adesso…”
Inuyasha non ci poteva credere. Non poteva credere di vedere una luce in fondo al tunnel, dove ad aspettarlo c’era Kagome. Lentamente le sfilò lo slip e lei fece lo stesso con lui. Inuyasha era inesperto, ma stava seguendo il suo cuore. Con la punta delle dita sfiorò delicatamente la femminilità della ragazza che lentamente si aprì, come i fiori di ciliegio in Primavera. Inuyasha colse al volo la sua prima ed unica opportunità per essere felice e si fondò in un tutt’uno con la sua Kagome. Il calore che provocava la vicinanza dei due corpi fece si che il dolore, provato da Kagome, svanisse in un istante. Avrebbe serbato un bellissimo ricordo di Inuyasha e avrebbe anche ricordato come un mezzo demone, avesse potuto regalarle quell’infinità di emozioni anche con un solo semplice sguardo. Scacciò dalla sua mente quei cattivi pensieri: ora voleva solo concentrarsi su di lui e amarlo nel modo più bello che due persone conoscessero. Aprirsi in quel modo, mettere la propria fragilità nelle mani della persona amata, mettendo a nudo tutte quelle emozioni era stata l’esperienza più terrificante, più stupefacente, ma soprattutto la più eccezionale che un essere umano potesse provare. Kagome si donò senza riserve a quel ragazzo e lo amò con tutta se stessa.
Inuyasha stringeva forte a se il corpo della ragazza. Sentiva che i loro movimenti erano sincronizzati, come se fosse una vita che si conoscessero. Sentiva che le gambe di Kagome si avvinghiavano al suo bacino, mentre lui iniziava a velocizzare la loro danza. Ogni spinta era un pugno allo stomaco che i due erano felici di ricevere. L’estasi arrivò non molto più tardi. Inuyasha, sudato, si accasciò sul collo della ragazza che lo stringeva come se potesse scappare da qualche parte. Aspettarono che i respiri si calmassero, poi Inuyasha si mise vicino a lei e la guardava negli occhi.
“E’ stato bellissimo…” – disse lui, non provando il benchè minimo segno di imbarazzo per quella frase. Kagome sorrise in un modo indescrivibile che portò Inuyasha a sorridere a sua volta.
“Lo dicevo io…”
“Cosa?”
“Che sei più bello quando ridi.”
Inuyasha si avvicinò a lei e la baciò. Prese la coperta che giaceva in fondo al divano e coprì i loro corpi. Ci fu un attimo di silenzio, momento in cui nessuno dei due pensava a qualcosa in particolare.
“Ti amo…” – disse Inuyasha. Glielo disse con il terrore negli occhi. Aveva paura che lei lo rifiutasse, nonostante tutte le volte che lei si era fatta in quattro per aiutarlo.
Kagome lo guardava e si sentiva male perché sarebbe dovuta tornare da Lui, presto o tardi. Ma questo pensiero non le impedì di corrispondere il sentimento del mezzo demone.
“Ti amo anch’io.”
Inuyasha la strinse a se e la baciò di nuovo. Volle riprovare tutte quelle sensazioni ancora una volta prima di ritornare alla realtà. Passarono una buona mezz’ora a scambiarsi effusioni e a baciarsi prima di rivestirsi.
“Allora? Che ti va di fare?” – le chiese Inuyasha.
“Non lo so… decidi tu.” – e così Kagome gli diede carta bianca.
Fu così che Inuyasha decise di portare la sua Kagome in tutti i posti più divertenti della città. Solo che le Forze del Male erano in atto per mettere fine alla vita di un Innocente e di un Angelo Consulente.
I due ragazzi uscirono e Kagome, tutta presa da Inuyasha, si dimenticò di guardare il quadro che sicuramente l’avrebbe messa in allerta.
Il Bene era sdraiato in balia del Male.




Anche Sesshomaru quella mattina era uscito abbastanza presto, se le dieci e mezzo del mattino può essere considerato “presto”. Da quando aveva pestato il fratello non aveva più avuto occasione di vederlo e chiarirsi, anche se non riusciva a spiegarsi tutta questa fretta nel voler chiarire con Inuyasha quello che era successo. Aveva ancora in mente le parole di quella che un tempo era la donna che adorava.
“La cosa che mi riusciva meglio era fingere. Fingere di volerti bene, fingere di amare tuo padre, fingere di voler condividere quella miserabile vita con un uomo che non amavo.”
Odiava con tutto sé stesso quella donna e sperava di non doverla mai incontrare altrimenti lui…
La uccideresti, vero Sesshomaru?
“No! Non adesso!” – disse atterrito il demone. Era stata quella voce a indurlo a commettere quel massacro contro suo fratello. Non voleva più darle retta, anche perché Rin non lo avrebbe approvato. Fu strano che proprio in quel momento le venne in mente la ragazza. Perché?
Sai di aver fatto la cosa giusta con Inuyasha, Sesshomaru. Non negarlo. Hai seguito il tuo cuore…
“No… io… non volevo…”
Sì che lo volevi. Io ti ho solo illuminato la via da seguire.
Sesshomaru era spaventato come mai lo era stato in vita sua. Non era da lui tremare come una foglia, ma in quel momento non era in grado di pensare. Sentiva che quella voce lentamente si stava impadronendo nuovamente del suo corpo e lui non riusciva ad impedirlo. Il demone aveva una notevole forza, ma quella non fu sufficiente per contrastare la potenza di Kagura. Dove un attimo prima c’era Sesshomaru, un attimo dopo c’era una strada vuota.
Kagura aveva trasportato nel Regno degli Inferi Sesshomaru.









Si può?
*schiva un badile*
Dai, posso spiega…
*evita un coltello*
Ok o mi fate parlare o non se ne fa più niente!
*si abbassa alla velocità della luce*
Ma che avevate un armamentario? Comunque… ecco a voi la “prima volta” dei due piccioncini, il bacio di Rin con Sesshomaru e di nuovo la trita-castagne di Kagura.
Voglio precisare una cosa, prima che me ne dimentichi: tecnicamente, Rin e Sesshomaru non potrebbero stare insieme perché sono fratellastri e la legge lo proibisce. Non conoscendo le leggi che regolano l’aspetto familiare (rapporti intimi tra fratellastri), mi sono inventata di sana pianta (poi se invece esiste fatemelo sapere) la regola che disconoscere un genitore potesse essere un buon motivo per permettere a due persone di stare insieme. Che poi una cosa non mi è chiara…
Se io ho un figlio e mia moglie ne ha un altro, entrambi concepiti con persone differenti, che cazzo vuol dire che se diventano fratellastri non possono avere rapporti sessuali? Non hanno mica il sangue in comune! Hanno genitori differenti!
Vabbè, dubbi miei personali, comunque…
Spero che sia piaciuto, visto che dal prossimo, credo, si inzieranno a svelare gli arcani.
Intanto vi srotolo la lingua in bocca a tutte e vi aspetto alla prossima!
Callistas!

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Capitolo 10
*** 10 - Il Conflitto decisivo ***


10 - Il Conflitto decisivo Sera!
Come andiamo?
Io spero bene, anche perché adesso inizieranno i guai. Per chi? Oh beh… un po’ per tutti perché come recita il proverbio: un po’ di guai al giorno toglie il medico di torno!
Perfetto. ora che la ca..ta è stata detta, posso cominciare a fare la seria.
Sesshomaru è stato trasportato nel Regno degli Inferi da Kagura e tra poco qualcun altro andà a fargli compagnia?
Chi?
Adesso non cominciamo subito a pretendere le risposte! Leggete il capitolo e lo scoprirete. Ma prima, com’è mia consolidata tradizione, vorrei ringraziare quelle pie anime che mi hanno recensito fino a questo punto, partendo da…

Xx Kagome_Chan xX: alla buon’ora! E poi non trovare fuori le scuse inutili che non potevi più entrare nel sito che non ti crede nessuno!
Muahahahahahahaah!
Guarda che, non so se l’hai capito, ma io con le mie storie faccio quello che voglio, e se voglio far partir Kagome la faccio partire e con questo, credo di aver chiarito la questione.
*si ama quando fa la bastarda*
Aspetto con curiosità il commento su questo capitolo…

Kagome19: muahahahahahahahah! Sono protetta dalla più grande agenzia segreta che esiste al mondo! Non scoprirai mai che abito a Verona! Muahahahahahaha!!!

Kaggy95: ok. Sono ufficialmente senza parole. Ma che mi hai scritto l’Omero in sette lingue?!?!?!?!?!? Mai vista una recensione assì lunga! Porca va… paletta! Come si fa a rispondere a una recensione che tutti gli scrittori sognano!?!?!??!?!!?
In teoria si partirebbe dal principio, no? ehehe… allora dunque…
Punto primo: dire che sono lusingata dalle tue parole è offenderti. Sono più che contentissima che la caratterizzazione di Rin ti sia piaciuta. Effettivamente, volevo dare una smossa al suo personaggio e la situazione che si era creata con i suoi genitori mi sembrava un ottimo modo per fare emergere le sue qualità nascoste.
Punto secondo: oddio ho già i crampi alle dita… come sono felice!
Spiegare le relazioni extraconiugali è sempre un casino, ma hai reso perfettamente l’idea. Come hai letto e giustamente osservato, i due non hanno sangue in comune, avendo quattro genitori completamente diversi tra di loro. Sì, ho presente Marmelade Boy che, piccola nota personale, stravedevo per Jury, lo veneravo. Però, non so se lo sai, che se due genitori che hanno già dei figli si sposano con altri genitori che hanno altri figli, questi diventano automaticamente fratellastri e non possono avere legami intimi. Ma per ovviare a questa scomoda – per me – situazione, ho pensato che se Rin chiedeva a un notaio di disconoscere il padre, a prescindere dal fatto che fosse innamorata di Sesshomaru, allora avrebbe potuto avere rapporti con il suo “fratellastro”. Non so se a livello legale questa possa essere una scappatoia, ma mi è venuta così, dato che come idea mi sembrava possedesse anche una certa logica.
Punto terzo: *-* occhietti sbrilluccicosi, eh? Li ho avuti anch’io quando ho buttato giù le righe per descrivere la scena che, tra l’altro, mi imbarazza sempre.
Ho cercato di immedesimarmi nei personaggi, prima in uno e poi nell’altro, cercando di non dare una descrizione sommaria dell’evento, ma analizzando ciò che ognuno provava: estasi per Kagome, timore reverenziale per Inuyasha, che non voleva che l’unica persona che lo accettava per quello che era. Il mezzo demone ha vissuto in isolamento per diciassette anni e quando si è trovato davanti qualcuno che lo ha accettato per quello che era, ha voluto prendere le cose con calma, cercando di non spaventare l’innocente “vittima” – mi offro io come cavia per la prossima volta!!! – invece di saltarle addosso come invece avrebbe fatto la stragrande maggioranza degli adolescenti con turbe sessuali da vergini forzati.
Sono contenta che tu sia riuscita a cogliere tutto questo.
Punto quarto: rileggendo quella parte, anch’io ho sudato freddo quando Rin stava per scoprire tutto, ma sai com’è… magari la povera Rin pensava a una svista e quindi più di tanto non ha indagato – si fa per dire.
Se sai che è una bugia, saprai anche perché Kagome ha dovuto dirla. Il dialogo avuto con la madre di Inuyasha è stato in qualche modo chiarificatore, nonostante l’angelo abbia voluto godersi Inuyasha finchè poteva.
E ancora… sono contenta che tu mi voglia fare un disegno della scena tra Naraku e Kagura. Vorrei, sempre che ne sia in grado, anche perché non so come si fa, riuscire a pubblicarla almeno nell’ultimo capitolo, se sei d’accordo.
Aggiungo io il punto numero cinque.
Sono onorata di poter vantare nelle persone che mi recensiscono una persona come te, che sa cogliere i messaggi nascosti che cerco di lasciare. Ovviamente, apprezzo anche chi solo mi scrive che la storia è bellissima e che non vedono l’ora di un aggiornamento, ma quando si tratta di aver a che fare con persone che mettono sotto analisi ogni singola parola, chiedendo spiegazioni, per vedere se hanno azzeccato il punto, mi fa sempre inumidire gli occhi. È ovvio che, per tutti i motivi di questo mondo, non si può fare una recensione strakilometrica come la tua per ogni singolo capitolo, anche se sarebbe bello. E aggiungo… aggiungo che non vedo l’ora di vedere il tuo disegno, sperando di poterlo inserire nella mia storia.
Grazie per il “popò” di recensione che mi hai lasciata. Giuro che ci sono rimasta male – in senso positivo – quando l’ho vista.
Un bacione, callistas

Bellatrix_Indomita: immagino, cara amazzone, che la tua agenda sia piena di impegni *ironizza* e ti ringrazio per esserti degnata di aver lasciato un commento… *fa la bastarda*
Ma dai che scherzo! Anzi!… grazie mille che nonostante gli impegni che comprendo, a volte, possono non lasciarti nemmeno un momento per respirare, per commentare il capitolo.
Sono contenta che entrambi ti siano piaciuti.
Spero che questo non ti lasci a bocca asciutta.
Baci e abbracci!

Darkina: brava! Ti sei divertita? Spero di sì. Io al cinema è un secolo che non ci vado! ç_ç
Ma non siamo tristi, dai! Grazie per aver lasciato una traccia del tuo passaggio!
Se vuoi sapere come andrà avanti la cosa, dovrai leggere questo capitolo e farmi, poi, sapere se ti è piaciuto o no.
Non voglio dirti più niente, altrimenti mi tocca anticiparti tutto.
Baci!

Nicole221095: finalmente l’hai capito! Sesshomaru e Inuyasha sono di proprietà privata! Prenditi Naraku se proprio vuoi qualcuno! *ride sadicamente*
Spero però di non averti fatto partire un embolo con questo capitolo, viste le tue esclamazioni e comunque gli abbracci li accetto sempre molto volentieri, anche se comportano gli occhi che schizzano fuori dalle orbite come palline da golf.
Slinguazzamenti vari ^^!

Samirina: allora forse sono essere stata io a non essere abbastanza chiara. Andrò a rivedere il capitolo, allora! Per questo, sono contenta che ti sia piaciuto, specie il bacio tra Rin e Sesshomaru (manco lo aspettassi da una vita u_u).
Adesso voglio vedere se anche questo ti piacerà. Io spero di sì, però… non si sa mai.
Un bacio enorme!

Fmi89: lo so, lo so… sono perfetta, cosa ci vuoi fare? *se la tira da Verona a Milano andata e ritorno*
^^
Ciao bedda! Sono contenta che i colpi di scena siano stati di tuo gradimento e se vuoi sapere cosa succederà, leggi questo capitolo, in cui succederanno delle cose…
Grazie mille per la tua recensione, sperando di non deluderti con ciò che andrai a leggere.
Bacioni!

Dolce Kagghy: non tirare in ballo gli dei… che altrimenti va a finire che ci tiriamo addosso delle disgrazie!
^^
Mia piccola cucciolotta! Come stai?
Eppure mi sembrava scontato che fosse Sesshomaru. Quando ho scritto la battuta di lui che dice “è in classe con me” pensavo si fosse capito. Giuro che non sapevo se rimanerci male perché nessuno l’aveva capita oppure bene perché allora significava che ero stata brava a dissimulare le situazioni. Ancora adesso devo capirlo…
Ma procediamo con ordine!
Sono contenta che il discorso di Rin ti sia piaciuto e anche Sesshomaru, porello, mi ha fatto una pena immensa scrivere le parole della madre che gli rivolge. Vivere con una convinzione e poi vedersela smontare davanti agli occhi in tre nano secondi deve essere stato difficile anche per lui, che provava amore sconfinato per la donna.
Diciamo che il quadro fa un po’ quello che gli pare, o meglio… quello che voglio io.
Adesso Secchan si trova negli Inferi, ma tra poco avrà compagnia, no te preocupas. Posso dirti, visto che mi stai particolarmente sulle palle (è il mio modo per dirti che ti vi bi) che in Kagome ci sarà un cambiamento.
Basta! Basta! Basta!
Non farmi dire altro! *si autoflagella come Dobby di Harry Potter*
Fammi sapere se ciò che leggerai ti piacerà, anche se forse ho i miei amletici dubbi…
Baci!

Sandy23: ciao! Grazie per i complimenti!
Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, spero potrai dire lo stesso anche di questo, visto che ci saranno delle sorprese pure qui.
Spero di non vedermi venire addosso badili o quant’altro…
Baci e grazie mille!

Marrion: oddio… quando vedo le tue recensioni mi prende sempre la tachicardia… ok, procediamo per gradi.
Intanto… per capire quello che mi dici non devi balbettare quindi… grosso respiro! E butta fuori l’aria! Ci sei? Ok, perfetto.
Lo so, i genitori a volte sono così: stronzi per natura! Escludo i miei, perché sono i miei e non si toccano…
Chissà perché tutte hanno apprezzato il bacio tra Rin e Sesshomaru e l’evoluzione delle cose tra Kagome e Inu… mah… i misteri della vita.
Ti ringrazio, ma preferirei morire nel sonno. Non vorrei mai presentarmi davanti a San Pietro con il corpo pieno di piaghe da ustione… non sarebbe estetico.
^^
Un bacio e continua così con le tue storie!

Ryanforever: porca paletta sei arrivata seconda! NOOOOOOOOOOOOOOOOO!!! Decade un mito!
Ma dai… per stavolta ti perdono… sono contenta che il capitolo sia stato di tuo gradimento. Non sapevo se il bacio poteva essere gradito, ma vedo che mi sono sbagliata, per fortuna (è dall’inizio della storia che non vedevo l’ora di inserirlo!!!!!!). ^^
Perché? Sei andata al bar anche tu a prendere un cappuccino? ^^
Kagome, poverina… se poi calcoli che alla fine della sua missione deve tornare a… CA22O! CA22O! CA22O! *si autoflagella come Dobby di Harry Potter* ho detto troppo! Ho detto troppo!!!
Mannaggia a te che mi fai parlare come una macchinetta!
Dunque, stavo dicendo che… sì, cosa stavo dicendo? Ah, sì! Kagome ha fatto bene, perché ogni attimo perso poi non ritorna più indietro ed è bene coglierlo al fly!
Adesso per sapere cosa succederà ai protagonisti devi leggere questo capitolo, in cui ce ne saranno delle belle!
Spero di non trovarmi delle lettere minatorie nella cassetta della posta…
Baci!

Sweet_Nightmares: *callistas vola alla velocità della luce*
Quante cose che hai censurato! o.O mamma mia! Non pensavo che ti avessero preso in questo modo! ^^
Far finire bene il capitolo? Mumble mumble… no, direi proprio di no.
E questo che andrai a leggere ne sarà un’ulteriore conferma.
Sperando di rivederti presto, possibilmente senza bazooka, ti abbraccio!!









Rin era elettrizzata.
Tutte le emozioni provate la sera precedente l’avevano talmente sfinita che si era addormentata come un sasso. Il mattino seguente, si era svegliata presto ed era andata da Kagome per raccontarle tutto ma quel quadro l’aveva turbata. Aveva visto realmente quelle figure cambiare posizione e sembrava che volessero mandare una sorta di messaggio che solo Kagome era in grado di decifrare.
Dopo essersene andata da Kagome, era andata al bar della madre per aiutarla e poi aveva avuto il pomeriggio libero. Si era data appuntamento con Sesshomaru e lui le aveva chiesto di aspettarlo a casa.
E così lei aveva fatto.
Era tornata a casa, si era fatta una doccia veloce e si era messa tutta carina per lui.
Solo che lui non arrivava.
Erano le tre del pomeriggio e avevano appuntamento alle due. Rin iniziò a preoccuparsi. Il tarlo del dubbio aveva iniziato a roderle l’anima. E se alla fine fosse risultato che era tutta una montatura per far si che lei fosse la tanto ambita preda che il demone non riusciva a conquistare?
Si diede immediatamente della stupida appena finì quell’orribile pensiero. Insomma… non poteva essere così. Lei lo aveva visto sinceramente abbattuto per le orribili parole della madre e i suoi baci le erano risultati più che sinceri. No, non poteva essere tutto un’inganno, anche se…
Senti che il tarlo del dubbio non ti lascia in pace, vero?
“Chi ha parlato?” – chiese Rin di soprassalto.
Tranquilla, Rin…
“Chi sei? Come conosci il mio nome? Fatti vedere!” – disse la ragazza guardinga.
Calmati, ho sentito tutto sai? E credo che tu sappia quale sia la verità. Sesshomaru non è il tipo da trovarsi una ragazza e mettere la testa a posto.
“E… e tu che ne sai?” – chiese la ragazza con gli occhi lucidi.
Conosco Sesshomaru, ma tu no…a quanto mi è dato vedere.
“E cosa sarebbe la cosa che non so?”
La voce non diede tregua a Rin. Le raccontò di come il seme dell’odio era troppo radicato in Sesshomaru e di come quest’odio fosse venuto a galla.
“T-tu…tu menti…” – ma Rin non ne aveva la matematica certezza. Si odiava per quello, ma era più forte di lei.
Stava dubitando di Sesshomaru.
No, non sto mentendo e tu lo sai. Vieni con me e ti dimostrerò che quello che ti ho detto è la pura verità.
Rin non oppose resistenza. Fu inghiottita da un buco nero che la trasportò nel Regno degli Inferi, dove vi era già Sesshomaru.




Il quadro, appeso alla parete della casa di Kagome, stava assumento i contorni di una scena apocalittica. Ormai sembrava che niente potesse fermare il Male. Il Bene stesso era disteso a terra piangente, mentre sullo sfondo si intravedevano le prime scintille di un fuoco che avrebbe arso quattro anime, condannandole all’oblio eterno.




Kagome era in giro con Inuyasha ed erano presenti tutti i presupposti per la “giornata tipo.” Un gelato con il proprio ragazzo, un giro in giostra, il pranzo assieme… ma allora perché da quando aveva lasciato casa aveva un senso di inquietudine che non si decideva ad andarsense? Sentiva che stava succedendo qualcosa, ma era troppo impegnata godersi quel breve momento di felicità con Inuyasha che preferì ignorarne i chiari segnali. Ma non poteva fingere ancora, doveva intervenire, anche se non sapeva cosa l’avrebbe aspettata.
“Inuyasha…” – il mezzo demone si fermò, stranito dallo strano comportamento di Kagome.
“Dimmi…”
“Io…” – si grattò la fronte, segno che non sapeva che scusa inventare per allontanarsi da lui. Ma non fu necessario inventarne una. Il motivo che aveva spinto il quadro a cambiare posizioni in quei giorni si presentò davanti a loro. Il tempo era stato bloccato per tutti i presenti tranne che per due. Inuyasha si guardava attorno preoccupato e spaventato per quello che stava accadendo. Tutto intorno era diventato grigio, tranne che in un punto davanti a loro che era rosso come le fiamme dell’Inferno. Dal buco davanti a loro spuntò fuori una ragazza, all’apparenza normale, ad eccezione per il contesto. Aveva occhi e capelli rossi come la vendetta e due ali nere che le spuntavano da dietro la schiena e la facevano volteggiare a mezz’aria. Inuyasha intuì subito che si trovavano in una situazione di pericolo e non perse un secondo a mettersi davanti a Kagome per proteggerla.




In Paradiso tutti gli angeli erano in subbuglio. Avevano visto che cosa stava succedendo sulla terra e si erano messi in fila per andare da Lui in persona a scongiurarlo di intervenire. Ma la risposta che giungeva alle loro orecchie era sempre uguale: abbiate fede.




Kagome e Inuyasha erano sempre fermi ai loro posti.
“Ma chi abbiamo qui…Kagome…”
“Ka… Kagura…” – disse atterrita la ragazza.
“Quale onore… sai chi sono…”
“E chi non lo sa?”
“Giusto… sai Kagome… ho visto che hai una nuova missione…” – disse guardando Inuyasha che non aveva abbandonato la sua posizione.
“Lui non c’entra! Lascialo stare!” – disse la ragazza uscendo dal suo nascondiglio.
“Temo che tu ti stia sbagliando, mia cara… Lui vi vuole entrambi!” – detto questo generò un forte vento con il suo fedele ventaglio, supportato dalle sue ali nere. I due furono sbalzati a qualche metro di distanza e Inuyasha protesse Kagome con il suo corpo, andando a sbattere contro un palo della luce. Le ferite infertegli dal fratello erano ancora vive e lo obbligarono ad urlare per il dolore, mandando Kagura in totale estasi.
“Aaaah, che suono melodioso.”
Kagome si era rialzata ed era accorsa immediatamente da Inuyasha.
“INUYASHA! INUYASHA SVEGLIATI!”
Il ragazzo aprì debolmente gli occhi e con immenso sforzo si rimise in piedi. Kagome lo guardò con le lacrime agli occhi, non poteva permettere che accadesse qualcosa al suo Inuyasha.
“Kagura! Prendi me! Lui vuole me!”
“Kagome, ma di che…” – tentò di chiedere Inuyasha, ma Kagura lo precedette.
“Sbagliato. L’energia di un Innocente non è cosa da sottovalutarsi. È per questo che verrete entrambi con me.”
Senza che Kagome potesse fare niente per impedirlo, si ritrovarono nel luogo in cui si concentravano tutte le sofferenze dell’umanità, dove l’odio e la sofferenza avevano reso l’aria staura di gas velenoso. Un comune mortale non avrebbe mai potuto resistere ad esalazioni tanto mortali, eccetto quei quattro ragazzi. Tre, per essere più precisi, dato che Kagome era un angelo e come tale era immune a quel gas. Eppure, nonostante la sua immunità, non poteva non sentirsi male davanti a quel cumulo di sofferenze. Si alzò, barcollando.
Iniziò a vagare per quella landa desolata, dove ogni cosa era grigia e un sordo livello di squallore impregnava le cose. Era alla ricerca di Inuyasha, ignara del fatto che altri due suoi amici erano in quel luogo.
“INUYASHAAAAA!!!” – lo chiamava Kagome, ma non riceveva alcuna risposta. – “INUYASHAAAAAA!!!”
Kagome abbassò sconfortata le braccia, ma si rianimò quando vide avanzare una figura che sembrava proprio…
“INUYASHA!” – e iniziò a correre verso di lui.
Inuyasha era alla ricerca di Kagome. Doveva spiegargli un bel po’ di cose. Innanzi tutto voleva sapere che razza di posto era quello. In secondo luogo le avrebbe chiesto…
“Ma questa… è… KAGOME!” – si mise a correre anche lui in direzione della ragazza. Ma quando i due furono distanti tre metri dall’altro si aprì una voragine che li separò.
Da quella voragine fecero la sua comparsa Kagura che teneva tra le mani due catene. Le catene sembravano infinite. Man mano che la demone si alzava in volo, queste non ne volevano sapere di mostrare la loro estremità. Kagome inorridì quando vide che Kagura teneva da una parte Sesshomaru e dall’altra Rin.
“NOOO!!!!!” – urlò Kagome.
“SESSHOMARU! RIN!” – urlò Inuyasha.
Kagura rise soddisfatta del suo operato. Mise i due ragazzi su due spuntoni di roccia poco distanti da Kagome e Inuyasha, ma distanti tra loro.
In pratica, separati.
I due ragazzi erano svenuti e non accennavano a riprendersi.
“Allora Kagome… posso presentarti una persona?” – chiese Kagura con voce cattiva.
Kagome si girò di scatto. No. Tutto ma non lui. Tutto, ma non quel concentrato di odio, la sola vista l’avrebbe fatta star male.
“Mio signore… come promesso te li ho portati.”
Dalla voragine uscì una bolla di sapone completamente nera, si poggiò su un altro spuntone ed esplose, rivelando la presenza all’interno. Kagome si accasciò a terra, aveva le mani sul cuore e respirava a fatica. “KAGOME!” – urlò Inuyasha, che non poteva fare nulla per aiutare la sua ragazza.
Kagome era sicura che non avrebbe retto un minuto di più. L’odio che quell’essere trasudava era sufficiente per uccidere l’angelo.
Naraku non voleva che Kagome morisse, anzi. Lei doveva vivere ed entrare nelle schiere del suo esercito. Si chiuse dentro una bolla di sapone trasparente e Kagome fu libera di ritornare a respirare. Si alzò con fatica, ma Inuyasha fu comunque sollevato di saperla viva.
“Kagome… benvenuta nel mio regno.”
Intanto, Sesshomaru e Rin, si erano svegliati. Si guardarono attorno per capire dove si trovavano, ma quel paesaggio non diceva loro niente. Rin si accorse di Sesshomaru e lui di lei. Il demone fece per raggiungerla, ma vide che la ragazza evitava il suo sguardo, impaurita.
=Perché Rin? Perché mi eviti?= si chiese il demone, terrorizzato di poter perdere l’unica persona che rappresentasse per lui un’ancora di salvezza.
“Oh…” – fece Naraku fintamente sorpreso, vedendo che i due si erano svegliati. – “Vi siete svegliati.”
Con un cenno della mano racchiuse i due dentro una bolla di sapone e li condusse vicino a Inuyasha. Adesso Kagome era da sola.
“Ma che razza di posto è questo, si può sapere?” – chiese Rin terrorizzata.
Sesshomaru cercò di avvicinarsi a lei, ma la ragazza si scostò da lui, il quale ne soffriva molto.
Kagome era agitata. Non sapeva come sbrogliare questo problema. Se solo avesse avuto la sua chiave, avrebbe potuto portare gli altri in salvo e rimanere solo lei.
“Vi do il mio personale benvenuto nella Terra d’Ombra, avamposto del mio regno.” – disse Naraku, fingendo una falsa deferenza.
“Chi sei? Cosa vuoi da noi?” – urlò Sesshomaru.
“Kagura, mostrati…” – ordinò Naraku.
“Ciao Sesshomaru, finalmente il tuo desiderio di conoscermi si è avverato.” – disse la demone.
Sesshomaru sgranò gli occhi.
“Q-quella voce…” – disse arretrando spaventato. – “N-non può… e-essere…”
“E invece sì…” – gli disse Kagura.
Rin si sorprese molto per il comportamento di Sesshomaru. Non era da lui terrorizzarsi in quel modo. Anche a Rin sembrò di riconoscere quella voce e sgranò gli occhi quando si rese conto a chi apparteneva.
“Tu… tu sei…”
“Ah bene… mi hai riconosciuta anche tu…”
“Che cosa vuoi da noi?” – chiese Rin in un soffio.
“Cosa voglio? Semplicemente… voi. La vostra energia è tale che sarebbe un peccato sprecarla. Tu che ne dici, Kagome?”
Kagome la guardò truce. Ora tutti gli sguardi erano rivolti a lei. Rin la guardava con insistenza e poi riguardò quello che si chiamava Naraku. Aveva l’impressione di averlo già visto da qualche parte, ma la sua memoria al momento faceva cilecca. Ritornò a guardare Kagome, ma ancora niente.
“Sembra che le posizioni si siano invertite, eh Kagome?” – disse Naraku, guadagnandosi un’altra occhiataccia da parte della ragazza.
Posizioni… posizioni… che le faceva venire in mente quella parola? Poi, arrivò l’illuminazione.
“OH MIO DIO!” – esclamò Rin.
“Non lo nominare nemmeno…” – disse Naraku rabbrividendo nel sentire quel nome.
Kagome guardò Rin e Rin guardò Kagome.
“Tu… il quadro… lui…”
Kagome annuì. Rin in qualche modo aveva capito tutto.
“Ma che succede?” – chiese Inuyasha. – “Kagome? Mi spieghi che sta succedendo?”
“Inuyasha, io…” – ma le parole le morirono in gola. Come poteva spiegargli quello che lei era in realtà senza che lui si sentisse tradito da lei?
Sesshomaru era confuso. Chi erano quelle persone?
“Kagome, vorresti spiegare ai tuoi amici chi siamo? Non è da te essere così maleducata.” – chiese cortesemente Naraku. Ma Kagome non parlava. Aveva la gola secca.
“Bene… allora le presentazioni le farò io…” – disse Kagura con la sua voce melliflua. – “Io sono Kagura, servitrice del grande Naraku.” – nel sentire quell’aggettivo, Kagome si destò.
“NON OSARE DARGLI DEL GRANDE! SOLO LUI LO E’!”
“Mi odi, vero Kagome?” – chiese Naraku che aspettava solo di sentire quella magica parola.
“IO TI…” – ma Inuyasha la bloccò in tempo.
“KAGOME!” – la ragazza si girò verso di lui. – “Ti prego… non cedere alla rabbia…”
La ragazza si rese conto di quello che stava per dire e tirò un profondo sospiro di sollievo, mandando in frantumi i piani di Naraku.
“MALEDETTO!” – urlò Naraku. – “NON DOVEVI INTROMETTERTI!”
Dal braccio del demone partì un potente soffio di vento che avrebbe scaraventato Inuyasha in fondo al crepaccio.
Ma il destino volle che Kagome compisse il più grande atto d’amore proprio in quella landa desolata dimenticata da Dio. Terrorizzata per quello che poteva accadere a Inuyasha, non esitò un secondo a mettersi sulla traiettoria del colpo, prendendolo per sè. Quell’atto di sacrificio destabilizzò molto Naraku, che viveva esclusivamente delle emozioni negative degli esseri umani. La ragazza prese in pieno il colpo e fu scaraventata nel precipizio.
“KAGOMEEEE!!!” – urlarono tutti quanti, ma la loro amica era già scomparsa nel buio della voragine.
Rin urlò disperata, mentre Sesshomaru accorreva da lei per sostenerla. Ma la ragazza non aveva dimenticato quello che le aveva detto la voce e si scansò malamente da Sesshomaru.
“Ma che ti prende?” – chiese lui stranito da quel comportamento.
“Perché lo hai fatto?” – chiese lei con le lacrime agli occhi. La disperazione che provava Rin in quel momento stava aiutando Naraku a riprendersi.
“Ma di che parli?” – chiese lui non capendo.
“PERCHE’? PERCHE’ HAI MASSACRATO DI BOTTE TUO FRATELLO?”
In quel momento il silenzio regnava sovrano.
“Chi…  come…” – ma Sesshomaru non riusciva ad articolare una frase sensata. – “E’ stata lei…” – disse indicando Kagura, che sorrideva compiaciuta. – “Rin, io…è stata lei, credimi…”
“Non… raccontarmi… bugie…” – disse Rin cercando di trattenere la rabbia, cosa che rimise completamente in sesto Naraku.
“Ma… è vero…” – ma Sesshomaru sentiva che se avesse insistito avrebbe ottenuto solo l’effetto contrario. Chinò il capo. Sconfitto da una voce.
Inuyasha aveva quasi dimenticato quel fatto, o per lo meno era riuscito a rilegarlo in un cantone della sua memoria. Riportarlo alla luce significava riaprire una ferita che forse non si sarebbe mai sanata.
“Rin…” – iniziò Inuyasha, catturando l’attenzione della ragazza. – “… io… io gli credo…” – disse Inuyasha stupendo il fratello.
“Inuyasha! Ma come puoi perdonarlo? Guarda come ti ha ridotto!” – disse indicandogli il viso.
“Credi che non mi faccia male? Credi che non sappia come mi sia sentito quando mio fratello mi stava massacrando di botte? Il suo sguardo… non era lo sguardo di mio fratello. Qualcosa deve essergli successo, altrimenti non mi spiegherei tutta quella ferocia. Io gli credo.” – ribadì Inuyasha.
“Grazie…” – disse Sesshomaru che comprese solo allora quanto debole fosse in confronto a Inuyasha. Gli sorrise debolmente, mentre Naraku e Kagura si guardarono perché avevano capito che erano messi male.




Il colpo che si era presa era stato violento. Non era mai stata colpita da tutto quell’odio. Ma d’altronde? Che si poteva aspettare dal sovrano degli Inferi? La caduta era lenta. Il fuoco le lambiva la pelle, ma non scottava. Aprì lentamente gli occhi e quello che vide la fece sorridere. Vedeva il suo prato di margherite pieno degli angeli del paradiso che la pregavano di non mollare, di resistere e che presto sarebbe tornata da loro.
“Sì… non… mollerò…”
Fu investita da un fascio di luce calda, che le mise addosso un enorme senso di pace. Quando si svegliò, si trovò di fronte a Lui, nel suo prato di margherite. Kagome si guardò intorno spiazzata nel trovarsi lì.
“Ma… come…”
“Ciao Kagome…”
Kagome lo guardò, non capendo ancora come potesse trovarsi in quel luogo.
“Ma… come sono arrivata qui?” – chiese confusa.
“Il desiderio di tutti di salvarti ti ha trasportata qui.”
“Ah… quindi…”
“Quindi sei molto brava nel farti voler bene.”
Kagome sorrise, ma si ricordò degli altri.
“Gli altri! Devo tornare dagli altri!” – disse cercando un modo per uscire da li e salvare il suo protetto, nonché i suoi amici.
“Stai tranquilla… ci tornerai, ma prima devi sapere come si sono svolti i fatti. Rin è molto confusa riguardo a questo.”
Kagome annuì. Sperava solo che quando fosse tornata non fosse stato troppo tardi. Lui aprì un varco nel cielo dove vi scivolavano molte immagini. Immagini di Inuyasha che veniva maltrattato, immagini della sofferenza provata da Rin quando venne a sapere che il padre aveva lasciato lei e la madre indebitate fino al collo. Immagini che non avrebbe mai voluto vedere. Vide anche il pestaggio di Sesshomaru. Distolse lo sguardo, nauseata da tutta quella violenza. Sentì le lacrime pungerle gli occhi e le asciugò velocemente.
“Per favore… basta…”
Lui smise e proseguì a raccontarle a parole le immagini.
“Kagome…” – iniziò Lui. – “… sento tanta tristezza provenire dal tuo cuore e me ne rammarico. Ora, i tuoi amici, sono in suo potere. Sono diffidenti gli uni dagli altri, e l’unico che sembra contrastare la forza di Naraku sembra essere proprio Inuyasha. Ma da solo non riuscirà mai a farcela, ha bisogno di te.”
“E cosa potrei fare? Non sono riuscita a salvarli…” – disse Kagome mestamente.
“Oh no, piccola mia… tu hai fatto molto di più. Hai dissipato il buio che regnava nel cuore di Inuyasha, e senza chiedere nulla in cambio hai aiutato sia Rin che Sesshomaru. Hai svolto un ottimo lavoro e io sono orgoglioso di te. Non vediamo l’ora che tu torni tra noi.”
Il sorriso che accennò Kagome si poteva descrivere come la caricatura di esso. Quella speranza che Lui aveva riposto in lei le aveva ricordato che avrebbe dovuto lasciare Inuyasha per sempre. Sentiva già un nodo allo stomaco che le impediva di respirare.
“Qualcosa non va?”
“No, va tutto bene. Io…”
“Ora va, piccola mia, e ricorda… noi siamo tutti con te.”
Kagome fu avvolta da una nube di luce pura e per non rischiare di rimanerne acciecata, dovette proteggersi gli occhi con le braccia. Si risvegliò che si trovava nuovamente in quella radura, in quella landa desolata. Si alzò e ripensò alle sue parole di conforto. Ma non era quello il momento per pensarci.
Ora doveva salvare i suoi amici.




“Ti prego, Rin…”
Ma la ragazza non riusciva a perdonarlo. Più Sesshomaru cercava di avvicinarsi a lei, e più Rin si ritraeva. Lentamente, il demone sentiva di star precipitando in un baratro senza fine. Aveva buttato alle ortiche la sua unica possibilità di essere felice. Ma comunque non sentiva di essere arrabbiato con lei, anzi. Era felice perche almeno adesso si era tolto un peso dal cuore e Rin non avrebbe più sofferto a causa sua.
“Che bella scena…” – commentò ironico Naraku. – “… ah Rin… ti ringrazio.”
“P-per cosa?” – chiese spaventata di aver potuto aiutare un essere spregevole come quello.
“Oh sì, continua…” – disse Naraku in preda al piacere assoluto. L’odio che provava Rin in quel momento stava rinforzando Naraku, ma questo i ragazzi non lo potevano sapere.
Perché non sapevano chi Naraku fosse in realtà.

Kagome camminava finchè non le si presentò davanti agli occhi la scena dei suoi amici che cercavano di fronteggiare Naraku. Non era ancora in grado di sentire quello che si dicevano, e sicuramente non le sarebbe piaciuto. Riuscì però a vedere che la sua amica iniziava ad essere contornata da un’aura nera, segno che Naraku stava manipolando l’odio che lei aveva dentro di se a suo piacimento. Doveva intervenire.
Camminò ancora per un po’, finchè non fu in grado di sentire i loro discorsi.
“… comunque preparatevi, tra poco non sentirete più alcun male!” – Naraku alzò il suo tridente per cercare di colpire i ragazzi, ma una voce lo bloccò.
“Non così in fretta, Naraku!”









Il demone sgranò gli occhi.
“N-non può essere… no…” – Naraku si girò di scatto per andare a sbattere il muso contro la dura realtà: Kagome era in piedi davanti a lei, circondata da un’aura di luce pura che le donava un aspetto mistico.
“KAGOME!” – esclamarono i ragazzi, felici di saper viva la loro amica.
La ragazza non li degnò di uno sguardo, adesso doveva solo porre fine a quella situazione. In completo silenzio si svolgeva la scena. Kagome avanzava verso i suoi amici fino a posizionarsi esattamente davanti a loro, come a fargli da scudo con il suo corpo. Inuyasha tentò di avvicinarsi, ma fu allontanato da una barriera che la ragazza aveva eretto per proteggerli.
“Ka-Kagome…?”
La ragazza si girò verso Inuyasha, e lo guardò con gli occhi di una ragazza innamorata del ragazzo della sua vita. Inuyasha aveva paura di scoprire il significato di quello sguardo.
“Ma bene… sei tornata…”
“…a quanto pare…” – disse serafica la ragazza. Ora, sentiva di avere la forza per combattere il Male.
“Hai fretta di tornare da loro?” – pugnalata all’altezza del cuore. Era questo che lei sentiva.
“Loro chi, Kagome?” – chiese Rin.
Lo sguardo di Naraku si tramutò in un ghigno di soddisfazione.
“Ancora non glielo hai detto?”
Kagome non rispose. Stava cercando di raccogliere le energie per lo scontro finale.
“Kagome non vi ha detto chi è in realtà?”
I ragazzi si guardarono confusi. Ma di che diavolo stava parlando, quello?
“Posso avere l’onore, Kagome?” – sempre silenzio.
La ragazza sembrava essere entrata in trance.
“Se proprio insisti, piccola Kagome… signori e signore, vi presento Kagome Higurashi, Angelo Consulente.” – nessuno fiatava.
“A-angelo…?” – chiese Inuyasha.
“… Consulente…?” – chiese Sesshomaru.
“La cara Kagome è un angelo, inviata da Lui in persona per aiutare i bisognosi, o meglio chiamati, Innocenti.”
Inuyasha ora iniziava a capire qualcosa. Quell’atteggiamento sempre infantile, il non capire il signifcato di certe parole. Il suo essere sempre “buona”…
“Sei… sei un angelo…” – disse Inuyasha, che in quel momento non fu in grado di trattenere le lacrime. – “RISPONDI! SEI UN ANGELO?” – urlò Inuyasha sbattendo le mani sulla barriera, incurante delle bruciature che questa gli stava procurando. Solo allora, solo dopo aver sentito la disperazione di Inuyasha Kagome si girò.
“Sì…” – fu solo un flebile sussurro, che nemmeno la barriera che Kagome aveva eretto per proteggere i suoi amici aveva impedito che arrivasse all’udito finissimo di Inuyasha. Inuyasha si ritirò dalla barriera e chinò il capo. – “Ti prego… io…”
Inuyasha la guardava con un misto di odio e orripilazione.
“Non parlarmi… non mi rivolgere mai più la parola… mi hai sempre mentito!”
Allora Kagome notò che anche Inuyasha si stava circondando della stessa aura negativa che stava contaminando anche Rin. Naraku rise soddisfatto. Kagome si girò e lo guardò. Sapeva esattamente che cosa Naraku la stava inducendo a fare, ma lei non avrebbe mai permesso che lui vincesse.
“Beh? Che c’è? Non mi odi?”
Lo sguardo di Kagome non trasudava alcuna emozione, cosa che iniziò ad inquietare Naraku.
“Sì, è vero… io sono un angelo, inviato da Dio per farti capire, Inuyasha, che tu non sei solo. Lui ti ama e si rattrista ogni volta che tu ti senti dispiaciuto per essere venuto al mondo. Mi ha chiesto di dirti che tu sei nato per un atto d’amore, un atto d’amore puro, che ha generato la cosa più bella che Lui potesse fare: la vita. Inuyasha, Rin, Sesshomaru…” – disse guardandoli uno per uno dritti negli occhi. – “… lei è Kagura, un ex Angelo Superiore, caduto in disgrazia per non essere stata in grado di avere fiducia in Lui. Lui invece è Naraku, signore degli Inferi.”
I tre sgranarono gli occhi.
“Stai… stai forse dicendo che lui… lui è…” – iniziò Rin che non aveva il coraggio di finire la frase.
“Meglio conosciuto con il nome di Satana.”
La notizia che Kagome aveva sganciato era stata devastante. Allora loro erano… morti?
“Siamo… siamo…” – disse Sesshomaru.
“No, Sesshomaru… non siete morti. Il suo obiettivo non è uccidervi, ma farvi entrare nelle schiere del suo esercito e per farlo, ha bisogno che voi siate vivi. Questa è una specie di Limbo, dove nessuno è morto, ma nessuno è neanche vivo. Voi non potete vederlo, ma attorno ai vostri corpi si sta espandendo un’aura negativa, un’aura nera che sta lentamente ricoprendo il vostro corpo. Una volta che il bozzolo sarà completamente nero la vostra anima sarà contaminata per sempre. In questo modo lui avrà aggiunto altri tre membri al suo esercito, membri il cui odio verso il padre,” – disse guardando Rin. – “… la madre…” – disse guardando Sesshomaru – “… e il mondo intero porteranno nuova energia a favore delle Forze del Male. Non… cedete alla rabbia… vi prego… lui non aspetta altro…”
Un applauso ruppe quel contatto.
“Bel discorso…” – disse Kagura. – “… ma non ti servirà a niente, piccola. Odiano troppo le persone per poter essere amate da Lui.” – disse la demone, indicando con l’indice il cielo. – “Credi veramente che abbia fatto tutto io con Sesshomaru? Credi veramente che lui non avesse voluto seriamente ammazzare quel mezzo demone? Io ho solo dato una piccola spintarella a Sesshomaru. Il resto lo ha fatto lui.”
Sesshomaru aveva il capo chino. Si era fatto fregare come uno stupido. Rin aveva gli occhi spalancati. Allora… Sesshomaru diceva la verità. Rin si mise a piangere, provando talmente tanto odio verso sé stessa per aver dubitato di lui, che l’aura attorno a lei stava aumentando d’intensità. Kagome avvertì questo cambiamento nell’aria e si girò verso la ragazza. Il bozzolo si stava chiudendo ad una velocità spaventosa.
“RIN FERMA!” – le urlò Kagome.
La ragazza guardò la sua amica senza smettere di piangere.
“Non è colpa tua!”
“Io… io mi odio…”
“No Rin… chiunque avrebbe sbagliato… adesso devi solo decidere se vuoi continuare a tormentarti l’anima o andare avanti, verso il futuro. Sappi solo che Lui non ti odia.”
“Davvero?” – chiese Kagura, il cui potere stava tutto nella voce.
Kagome si girò di scatto, la guardò e sorrise.
I presenti rimasero spiazzati da quel gesto, Rin smise addirittura di piangere.
“Davvero…” – disse Kagome. – “… hai un ottimo potere, Kagura, ed è un peccato che tu lo metta nelle mani di Naraku. Devo ammettere che pensavo foste più sicuri di voi, ma mi sono sbagliata. E di grosso anche.”
“Che vuoi dire?” – chiese la demone, non soddisfatta dalla piega che stavano prendendo le cose.
“Ricorrere a questi mezzucci per ottenere quello che volete… eh sì… dovevate essere proprio disperati. Lui invece ci dà la possibilità di scegliere e di assumerci le responsabilità delle nostre azioni. Voi? Come vi siete comportati? Non avete regole da seguire, non avete una coscienza… pur di ottenere quello che volete siete disposti ad ingannare. Purtroppo sulla terra non sono tutti angeli Rinunciatari, che sanno distinguere il Bene dal Male. Ci sono esseri umani che compiono varie azioni, sanno amare… sanno rischiare… sanno sbagliare, ma anche riparare ai propri sbagli. Lui non biasima Rin per odiare se stessa per aver dubitato di Sesshomaru senza dargli possibilità di spiegarsi. Lui non biasima Sesshomaru per come si è comportato da quando la madre lo aveva abbandonato, ingannandolo, tra l’altro…non biasima Inuyasha per essersi costruito un muro per proteggersi dal male che gli altri gli facevano per la sua natura. Lui ci ha dato due possibilità. Ci ha dato il Bene, ma anche il suo opposto, il Male. Ci da dato una coscienza che, sfortunatamente per voi, sa funzionare nel modo corretto. I veri perdenti non sono loro…” – disse Kagome indicando i suoi amici. – “… siete voi. Voi che non saprete mai cosa significhi amare una persona, rischiando il tutto per tutto in quella giostra che è l’amore. Mi dispiace per voi che non saprete cosa vuol dire passeggiare per un viale alberato cogliendone la bellezza che Lui vi ha donato. Ci avete provato, e ve ne diamo atto, ma arrendetevi. Contro di Lui è una battaglia persa in partenza.”
Tutt’intorno c’era silenzio. Un silenzio ricco di ostilità per Naraku e Kagura che sentivano che la situazione gli stava sfuggendo dalle mani. Un silenzio ricco di emozioni per gli amici di Kagome. Kagome si girò e constatò con sua immensa gioia che le aure nere attorno ai suoi amici erano sparite.
“Avete visto?” – disse per poi concludere il suo discorso. – “… Loro hanno capito.”
“MALEDETTA!” – urlò Naraku. Fece comparire nella sua mano un vortice di luce nera che andò a investire Kagome.
“KAGOME!” – urlarono i tre amici che rimasero di sasso quando videro che il vento era stato spazzato via e al suo posto fece la sua comparsa una Kagome diversa.
Una Kagome con tanto di ali.
Il ruggito che emise Naraku fu un latrato di pura disumanità. Aveva ceduto alla rabbia e aveva innescato un processo irreversibile che si consolidò proprio davanti ai suoi occhi.
Le parole che Kagome aveva detto, la sua forte convinzione in quello che credeva, fecero in modo che gli angeli che pregavano per lei in Paradiso, la proteggessero da quell’attacco, trasformandola in un Arcangelo.
Kagome spiegò le ali e guardò Naraku con un’indescrivibile quantità di pena negli occhi. Il signore degli inferi le lanciò una spada che andò a conficcarsi nel terreno di fronte ai suoi piedi.
“SE LI RIVUOI, COMBATTI!”
“Non aspettavo altro…” – disse Kagome che raccolse la spada, dirigendosi verso Naraku.
“NO KAGOME! NON FARLO!” – gli urlò Inuyasha. – “NON CEDERE ALLA RABBIA! NON FARLO!” – ma Kagome non lo ascoltava. Arrivò davanti a Naraku, faccia a faccia, occhi negli occhi.
Bene contro Male.
Vittoria e Sconfitta.
L’arcangelo guardò la sua spada e poi guardò nuovamente Naraku. Lui era pronto con il suo tridente ad ingaggiare la battaglia più cruenta che avrebbe visto vincitore solo uno dei due. Ma Kagome aveva in mente ben altri progetti. Si allontanò di qualche passo da Naraku e gettò la spada ai suoi piedi.
“Lui vince sempre.” – disse guardandolo, mentre le fiamme dell’inferno avvolsero Naraku per riportarlo nel suo regno, Kagome e i suoi amici furono ritrasportati ognuno nella propria casa.









Ebbene?
La battaglia si è svolta e i tre sono salvi. Sono stati trasportati a casa sani e salvi. E Kagome?
Cosa farà la nostra Kagomina?
Vi lascio crogiolare nel brodo dell’impazienza, mentre io vado a rileggermi la fine della mia ficcy.
Besitos!

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Capitolo 11
*** 11 - Tutto ha una sua fine ***


11 - Tutto ha una sua fine I ringraziamenti alla fine!!!




Rin, Inuyasha e Sesshomaru si svegliarono di soprassalto. Quando si videro nei propri letti pensavano di aver sognato tutto quanto ma, quando si alzarono, trovarono nella mano destra una piuma. Si alzarono tutti insieme per andare da Kagome, sperando che non fosse già partita. Quando si videro tutti e tre davanti al condominio dove aveva soggiornato la loro amica, si guardarono e poi entrarono.
Percorsero i tre piani di scale e quando arrivarono di fronte alla porta dell’appartamento di Kagome, aprirono la porta, socchiusa, e la videro mentre sistemava le proprie cose.
Rin addocchiò subito il quadro e vide che Bene fu nuovamente in posizione di forza su Male. Sollevata, si riconcentrò sul motivo che l’aveva spinta lì assieme agli altri.
Kagome, nel frattempo, si era girata e li guardava, con il suo immancabile sorriso.
“Ciao ragazzi… come state?” – aveva chiesto l’angelo. Non sembrava nemmeno che la Battaglia avesse avuto luogo.
“Abbastanza bene. E tu?”
“Me la cavo. Sentite, io… vi devo delle scuse… non dovevate andarci di mezzo. Ho fallito il mio esame.” – aveva detto, con un sorriso mesto.
“Kagome… se non fosse stato per te io non avrei mai capito quelle cose, quindi… tu non hai fallito… ti ringrazio…” – disse Sesshomaru.
Kagome sorrise.
“Te ne vai?” – fu la domanda posta da Inuyasha a brucia pelo.
“Devo…”
Calò un silenzio imbarazzante. Allora Rin prese per mano Sesshomaru e lo condusse fuori. Li voleva lasciare soli per fare chiarezza.
I due ragazzi, rimasti soli, continuavano a guardarsi negli occhi. Kagome distolse poi lo sguardo perché le lacrime avevano iniziato a rigarle il volto. Anche se Inuyasha non poteva vederle, le potè sentire ugualmente. Andò verso Kagome e l’abbracciò da dietro. Lei abbracciò le sue braccia e gli mise un bacio sugli avambracci. Si girò e lo baciò.
“Non… non era mia intenzione mentirti… io…”
“Sssshhh….” – disse Inuyasha posandole le dita sulle labbra. – “Scusami tu… non volevo dirti quelle cose…” – si guardarono nuovamente negli occhi e poi si baciarono.




Giù la situazione non era tanto diversa. Rin non osava parlare e Sesshomaru non se la sentiva di rovinare quel momento con parole che non avrebbero neppure lontanamente reso l’idea di come si sentiva in quell’istante.
“Scusami…” – dissero ad un tratto tutti e due contemporaneamente. Questo fece si che la tensione si allentasse.
Entrambi fecero un sorrisetto sghembo per cercare di alleviare quell’imbarazzo.
“Prima tu…” – disse Rin…
“No, prima tu…” – disse Sesshomaru.
“Ok… io… sento di doverti tante di quelle scuse che non so da dove partire. Al primo accenno di insicurezza ho lasciato che il dubbio s’insinuasse dentro di me, rischiando di perderti. Io… ti chiedo scusa per tutto, per non averti creduto, per aver giudicato prima di conoscere i fatti… io… ti chiedo scusa.” – Rin attese il verdetto di Sesshomaru, che non tardò ad arrivare.
“Vuoi diventare la mia ragazza?” – chiese diretto, lasciando Rin sbigottita.
“C-come…?”
“Ti ho chiesto se vuoi diventare la mia ragazza.”
“Ma…io…ti ho detto…”
“Si, ho capito… ma accetti o no?” – chiese guardandola sperando che lei accettasse.
Lei sorrise mezza interdetta, perché aveva capito che Sesshomaru con quella domanda, così tanto attesa per cinque anni, l’aveva perdonata.
“Io… SI! SI! SI! SI! SI!” – si buttò tra le sue braccia piangendo e ridendo contemporaneamente. Si guardarono negli occhi, leggendovi l’indiscussa verità che da quel giorno in avanti non sarebbero mai più stati soli.
Un bacio, e la promessa fu sancita.




Per Kagome era arrivato il momento. Doveva dire addio a Inuyasha, Rin e Sesshomaru.
“E’ ora?” – chiese Inuyasha che teneva tra le sue braccia la sua amata.
“Già… io…”
“Ti prego… non dire niente… va bene così…”
Scesero le scale mano nella mando finchè non arrivarono in cortile dove Rin e Sesshomaru erano abbracciati. Si alzarono quando videro scendere la loro amica.
“Kagome…” – disse Rin, abbracciandola. – “… non dimenticarci…”
“E come potrei?” – chiese la ragazza con le lacrime agli occhi. – “Ciao Sesshomaru… stammi bene…” – disse abbracciandolo.
Il demone ricambiò l’abbraccio.
“…e non cacciarti nei guai.”
“Promesso…” – disse lui.
Venne il turno di Inuyasha. Aveva cercato di prorogare questa cosa, ma adesso era venuto il momento dei saluti.
“Addio…” – disse lei, abbracciandolo.
Lui la guardò negli occhi, sorridendole.
“Non addio… arrivederci.”
Kagome sorrise.
“Si… arrivederci…”
Kagome si allontanò dal gruppo e prese la sua chiave. Recitò una brevissima formula e una luce bianca arrivò dall’alto. La ragazza iniziò a librarsi in aria, finchè non scomparve dalla loro vista.
Quando non la videro più, si guardarono tutti e tre negli occhi. Sesshomaru sentì che doveva fare ancora un’ultima cosa.
“Inuyasha…”
Il mezzo demone si girò, incuriosito.
“… dovrei parlarti. Hai un attimo?” – ma fu ancora più curioso quando sentì che il fratello gli aveva chiesto di parlargli. Normalmente glielo avrebbe ordinato. – “Rin, io…” – iniziò Sesshomaru, ma la ragazza lo precedette.
“Non preoccuparti…avete molte cose di cui parlare. Vieni pure da me quando avrete finito e non affrettare le cose. Dagli tempo. E torna da me solo quando avrete chiarito.” – Rin se ne andò e lasciò soli i due fratelli.
“Andiamo?” – disse Sesshomaru.
“Io…” – Sesshomaru si fermò.
“Mhm?”
“Possiamo…” – e Inuyasha indicò con l’indice di voler rimanere a parlare in quel luogo, dove la presenza di Kagome era ancora nell’aria.
“Certo…” – presero posto sulla panchina che pochi minuti prima era occupata da lui e Rin. Rimasero in silenzio per alcuni minuti, minuti che furono una tortura per Inuyasha. – “Io… devo farti sedici anni di scuse, Inuyasha.”
Il mezzo demone sgranò gli occhi e alzò lentamente lo sguardo da terra, per andare a posarlo su quello del fratello.
“Non preoccuparti…” – disse. Si diede dello stupido lui per primo per quella risposta così senza senso.
“Io ho sbagliato tutto…” – e fu quel giorno, su quella panchina, che per la prima volta Inuyasha e Sesshomaru parlarono da veri fratelli. Sesshomaru gli raccontò per filo e per segno tutto quello che era successo dall’arrivo di Kagome sulla terra. Inuyasha non credeva alle sue orecchie. Il tempo volava e Sesshomaru scoprì che suo fratello non era poi così male e glielo disse in faccia, senza tanti problemi.
“Non sei male, sai?”
“G-grazie…” – rispose imbarazzato Inuyasha, non ancora avvezzo a tutte quelle gentilezze, fatte da colui che un tempo era il suo nemico dichiarato numero uno.
“Spero solo che… un giorno…”
“Sesshomaru… stai tranquillo. Non ti ho mai odiato.”
Entrambi erano impacciati. Volevano abbracciarsi, ma quello che risultò fu una deformazione di quello che in realtà doveva essere un abbraccio. Intanto, era già qualcosa.
“Senti… vieni con me da Rin?”
“Beh… immagino che vogliate rimanere da soli e io…”
“No… oggi lei lavora al bar della madre. Fa dei cappuccini ottimi. Dai vieni…te ne offro uno.” – Inuyasha lo guardò scettico.
“Ma se sei sempre al verde!”
“Si ok… paghi tu e poi te li restituisco…”
“Allora si che li rivedo i miei soldi…”
“Ehi…”
Iniziarono a corrersi dietro, come se tutti i problemi che avevano avuto fino ad allora non fossero mai esistiti. Si facevano lo sgambetto, finchè Sesshomaru non prese la testa di Inuyasha, stringendola tra le sue braccia e gli frizionò i capelli con la mano chiusa a pugno. Inuyasha si dimenava, ma in fondo era felice di aver ritrovato un fratello che credeva di aver perso.
Arrivarono al bar di Rin ed entrarono. Quando la ragazza li vide, corse loro incontro e li fece accomodare al tavolo. Portò loro i cappuccini e passarono un pomeriggio insieme. Ogni tanto Rin si assentava per aiutare la madre, ma era più il tempo che trascorreva con Inuyasha e Sesshomaru che non quello dietro al bancone.









FINE





























SCHERZO!









Kagome era arrivata. Poggiò stancamente la sua borsa sul letto della sua camera e vi si buttò sopra a peso morto. Tirò un rumoroso sospiro e lasciò vagare la mente al periodo che aveva trascorso sulla terra. Era stata molto fortunata ad aver conosciuto quei ragazzi. Aveva provato tanta gioia quando Rin si era presentata a casa sua, chiedendole di diventare sua amica. Aveva provato tanta rabbia quando vedeva che Inuyasha veniva maltrattato senza un motivo evidente, e aveva provato tante emozioni quando ebbero fuso le loro anime in un’anima sola.
Altro sospiro rumoroso.

Kagome non faceva altro che sospirare da quando era arrivata, ed erano passati solo due giorni. Due giorni chiusa nella sua stanza a pensare, due giorni a pensare a lui e al fatto che avevano dovuto lasciarsi.
Il terzo giorno, Lui entrò in camera sua. Subito Kagome non si accorse della sua presenza, tanto era immersa nei suoi pensieri.
“Kagome…” – la chiamò Lui.
L’angelo scattò in piedi e farfugliò una serie di “scusa” per la sua maleducazione.
“…perché sei triste?”
Kagome cercò di nascondere i suoi stati d’animo, ma Lui sapeva leggerle dentro.
“Io? Triste? Ma no… non è niente… sono solo triste per i miei amici… tutto qui…” – disse cercando di sfoderare uno dei suoi migliori sorrisi.
“Perché menti?”
Kagome si sentì presa in castagna e cercò di porre rimedio.
“Cioè… no… è che… state tranquillo… sto bene…”
“Kagome… ti ricordi qualcosa della tua battaglia contro Naraku?”
“Non molto…”
“C’è stato un momento, un piccolo momento in cui tu ti sei rivolta a me, pregandomi di risparmiare le vite dei tuoi amici e che, se necessario, di lasciarti negli inferi. In quel momento il tuo cuore si è aperto per ricevere la tua nuova investitura.”
Kagome si fece più attenta.
“Allora… sono Consulente a tutti gli effetti?” – chiese in parte rasserenata da quella notizia.
“No…”
Kagome abbassò le spalle, sconsolata.
“Ah… beh… non importa… rifarò tutto d’accapo e…”
“Sei un arcangelo, ora.”
Kagome si bloccò di colpo. Aveva capito bene? Lei? Un’arcangelo?
“A-a…a…” – non riusciva nemmeno a dirlo.
“Si, un arcangelo. Il tuo cuore puro ti ha permesso di sconfiggere Naraku e portare in salvo i tuoi amici. Kagome, dovevi aiutare solo Inuyasha, ma alla fine hai aiutato anche il fratello e Rin, portando il tuo compito a buon fine. Avresti potuto aiutare solo il mezzodemone, ma in fondo al tuo cuore tu sapevi che non sarebbe servito a nulla, se non risolvevi il problema tra loro due. Di conseguenza, hai aiutato anche Rin, senza volerlo. Sei stata bravissima.”
Kagome si sentì rincuorata da quelle parole ma ancora la ferita nel suo cuore non era sanata.
“Accetti il tuo ruolo di arcangelo?”
“Io…”









Sulla terra, Inuyasha non usciva da camera sua da tre giorni, ormai. L’assenza di Kagome si stava facendo sentire e iniziava anche a pesare.
Troppo.
Aveva finalmente trovato una persona da amare e improvvisamente, come una folata di vento, era svanita. Grazie a Kagome aveva finalmente ritrovato suo fratello, che adesso a scuola picchiava o, semplicemente, freddava con uno solo sguardo, chiunque osasse dire qualcosa di storto su di lui. I suoi compagni di classe erano praticamente dei pecoroni: il loro cervello si era così atrofizzato che l’unica cosa che erano in grado di fare, era quello di seguire il più forte, che identificavano con la figura di Sesshomaru. Se il demone diceva di offendere Inuyasha, tutti offendevano Inuyasha, se Sesshomaru diceva di buttarsi nel fosso, tutti si buttavano nel fosso. Ora Sesshomaru diceva, anzi, ordinava, di non offendere né picchiare più suo fratello. Così, come dei bravi automi, facevano tutto quello che veniva loro ordinato. Inuyasha era più tranquillo; il fatto di non dover più passare per una strada senza il pericolo di venire attaccato era stato veramente un gran passo in avanti. Non provava per loro il benchè minimo cenno di rispetto, semplicemente perché eseguivano degli ordini, non perché lo si erano realmente resi conto che sbagliavano. Ogni mattina si sentiva nauseato per le mielose parole che gli venivano rivolte per non incorrere nelle ire del fratello maggiore. Così, si era preso una pausa, a suo dire, meritata. Era rimasto a casa e, più precisamente, si era rintanato in camera sua. Non dormiva, non mangiava… si stava lentamente lasciando morire.
La madre sapeva che sarebbe successo questo. Eppure, sperava che Kagome prendesse la decisione giusta. Il marito era finalmente tornato a casa, trovando Sesshomaru che parlava tranquillamente con Izayoi, chiamandola addirittura mamma, condizione che Izayoi, ovviamente, accettò più che volentieri. Inutaisho fu messo al corrente di tutto quello che era successo, anche della cena con l’ex moglie, arrabbiandosi molto con Sesshomaru per non esserne stato messo al corrente. Ma poi, vedendo lo sguardo del figlio, capì che quel capitolo della loro vita era finito e che finalmente potevano guardare avanti. L’unico problema da risolvere rimaneva Inuyasha e il suo mutismo.









Rin e Sesshomaru ormai facevano coppia fissa. A scuola tutte le sue amiche la invidiavano per la fortuna che aveva avuto nel mettersi con il più bello della scuola, mentre i maligni sostenevano che lui stesse con lei finchè non avesse potuto mettere le mani nel suo “giardino segreto”. Lei sorrideva imbarazzata, non dando ascolto alle voci invidiose.
Ma Sesshomaru non la pensava così. Lui era considerato da tutti un idolo, in quanto non si lasciava mai sopraffare dalle emozioni, così venne etichettato come “debole”, cosa che a lui non andò per niente giù. Affrontò uno di quei ragazzi e Rin arrivò in tempo per fermarli.
“Che sta succedendo?” – chiese Rin.
“Oh… la bella addormentata nel bosco…” – ironizzò il ragazzo che fu salvato dal pronto intervento di Rin. Lei lo guardò con un sopracciglio alzato e un mezzo sorrisetto come per dire “poveretto… ringrazia invece che ti ho salvato…”
“Rin… io…” – disse Sesshomaru per giustificarsi, ma lei lo bloccò.
“Non cedere alla rabbia.” – disse lei semplicemente. Lui si raddrizzò, sovrastando con la sua stazza il poveraccio che si sentì piccolo piccolo di fronte a quel pachiderma.
“Hai ragione.” – così se ne andarono insieme, lasciando a quel poveretto ancora qualche anno da vivere.




Quel giorno era sabato. Un giorno venerato come una divinità perché significava che non c’era scuola. Quel sabato Inuyasha fu tirato fuori a forza dalla camera dal fratello e obbligato ad uscire per respirare un po’ di aria. Per andare verso il parco, dovettero passare davanti all’edificio in cui Kagome aveva abitato.
Altra pugnalata al cuore per il povero mezzodemone.
Per soffrire meno, Inuyasha si era voltato dall’altra parte, ma pensò di avere le allucinazioni quando sentì la sua voce.
La voce della sua Kagome.




“Beh… mi pare di aver fatto un buon lavoro con voi due. Che ne dite?”
I due si bloccarono di colpo come se fossero stati messi sotto incantesimo. Si girarono, consci che una volta girati avrebbero ricevuto la loro più grossa delusione, ma quello che videro li lasciò completamente a bocca aperta.
Kagome era seduta sui gradini davanti al portone e aveva il mento appoggiato sui palmi delle mani e uno sfavillante sorriso. Inuyasha sentì le gambe cedere e cadde in ginocchio, il respiro si era accorciato.
“Vi prego… non venite a salutarmi, mi raccomando…” – ironizzò la ragazza.
“Ka… Ka… Kago… me…” – balbettò Inuyasha.
“Presente!” – disse alzando il braccio verso l’alto.
Inuyasha si alzò di scatto e andò ad abbracciare la ragazza, soffocandola.
“Inu… soffo… co… aiu… to…”
Inuyasha la mollò per farla respirare. Kagome respirava a fatica.
“Ma mi volevi uccidere?” – chiese guardandolo con un sorriso.
Inuyasha scosse la testa.
“Non scompaio mica se parli, sai?”
“Oh mio Dio…” – e la riabbracciò.
Poi fu il turno di Sesshomaru che aveva in bocca un nido di mosche.
“Ciao…” – disse lui, mentre sentiva le esili braccia di Kagome avvolgerlo in un abbraccio. – “RIN! LEI NON LO SA! ANDIAMO!” – tirò Kagome per un braccio e insieme ad Inuyasha andarono verso il parco dove avevano appuntamento con la ragazza.

Rin stava aspettando che Sesshomaru arrivasse con Inuyasha, ma lo stupore la avvolse quando vide che con loro stava arrivando una terza persona. Ammutolì quando riconobbe in quella persona la sua amica Kagome.
“KAGOMEEEE!!” – urlò andandole incontro abbracciandola. – “SEI TORNATA!” – Rin stentava a crederci. Pensava che non l’avrebbe più rivista, e invece…
“Resti, vero?” – fu la domanda di Inuyasha.
“Non ho la più pallida intenzione di andarmene un’altra volta.”
“Raccontaci tutto… ma di fronte ad un buon cappuccino.”
Così i ragazzi si avviarono verso il bar della mamma di Rin e quando arrivarono, presero posto ad un tavolo. Rin tornò con le ordinazioni dei ragazzi.
“Allora Kagome… per filo e per segno vogliamo sapere tutto.” – disse Rin, che non vedeva l’ora di sentire tutti i particolare.
“Beh… che dire… sono tornata…”
I ragazzi ci rimasero un po’ male.
“Si, no… ok… ma cos’è successo quando sei tornata… la?” – chiese Sesshomaru curioso a morte.
“In Paradiso? Niente di particolare… Lui mi stava aspettando.” – i ragazzi sgranarono gli occhi.
“L-Lui?”
“Si, Dio…” – disse Kagome sorseggiando il suo cappuccino.
“E… e com’è?” – chiese Inuyasha.
“Lui è… Lui è…” – Kagome non sapeva che parola usare. – “… è…”
“E’?” – chiesero i tre avvicinandosi sempre di più al viso sognante dell’amica.
“…è Dio.” – disse semplicemente, facendo schiantare sul tavolo le tre facce deluse.
“Ma che risposta è? Vogliamo sapere che aspetto ha?”
“Quello non ve lo posso dire, mi dispiace…”
“Beh… non fa nulla…vorrà dire che lo scopriremo quando sarà ora. Allora, dicci…che hai fatto una volta tornata a casa?”
“Abbiamo chiacchierato un po’. Mi ha chiesto se  volevo accettare il ruolo di Arcangelo.”
“A-arcangelo…?” – chiesero interdetti. La loro amica era…un’arcangelo?
“Si.”
“E… e hai…”
“Se sono qui vuol dire che non ho accettato.”
“Perché?” – chiese Rin, scioccata.
“Perché non sarei stata in grado di ricoprire quel ruolo.” – disse raccogliendo con il cucchiaino la schiuma del latte.
“Tu? Non vedrei persona più qualificata per ricoprire quel ruolo.” – le disse Inuyasha.
“Grazie… ma se lo avessi accettato, non avrei potuto tornare qui da te.”
Inuyasha diventò viola per l’imbarazzo.
“Per… per me?”
“Si…” – disse Kagome, impegnata in un’operazione di raschiamento della schiuma del latte. Posò il cucchiaino e guardò Inuyasha. – “… per te. Lo trovi tanto strano?” – chiese semplicemente.
“N-no…”
“Ah Sesshomaru…” – esordì Rin.
“Che c’è?” – disse mentre non voleva perdere nemmeno una parola di quel discorso.
“Dovresti venire un secondo con me.”
“Adesso?” – chiese scocciato.
“Si. Adesso!” – disse Rin in un tono che non ammetteva repliche. A malavoglia il demone si alzò e seguì la ragazza nel retro del negozio, lasciando soli i due ragazzi.
“Non capisco perché dovev…” – ma Sesshomaru non fu in grado di concludere la frase perché Rin gli tappò la bocca con un bacio. Quando si staccarono, Rin lesse negli occhi del suo ragazzo incredulità. – “Wow…” – disse semplicemente, facendo ridere la ragazza. – “Credo… credo di non aver capito bene l’ultima parola…” – disse lui malizioso. Rin rise di gusto.
“Te lo rispiego, se vuoi…”
Sesshomaru afferrò la sua ragazza per la schiena e l’attirò verso di se con fare possessivo. Si baciarono per svariati minuti, non avendone mai abbastanza. I baci diventavano sempre più coinvolgenti e i ragazzi stavano lentamente perdendo il controllo.
“Rin…” – la chiamò Sesshomaru in un modo che le fece venire la pelle d’oca. – “Ti voglio…”
Rin si staccò malvolentieri dall’abbraccio del suo ragazzo e lo guardò negli occhi. Ansimava.
“Stasera… vicino al ristorante cinese all’angolo tra Via Sakura e Nakamoto Yoda …c’è una costruzione. È inabitata. Alle undici, non mancare.” – detto questo lo baciò e se ne andò di corsa. La sua assenza avrebbe potuto destare dei sospetti. Andò in bagno e si sistemò i capelli e sorrise all’immagine che vide riflessa nello specchio.
Quella sera sarebbe diventata una vera donna.

Inuyasha e Kagome si erano chiariti. Kagome gli aveva espressamente detto che era tornata per lui, per rimanere per sempre con lui. Gli spiegò cosa voleva dire essere Angeli Rinunciatari e lui lo apprezzò ancora di più. Una persona aveva rinunciato alla vita celeste, per rimanere con lui. Non lo avrebbe mai detto.
Inuyasha l’abbracciò teneramente, finchè non arrivarono Rin e Sesshomaru. Sconvolti.
“Ma… che vi prende?” – chiese Kagome che aveva notato lo scombussolamento dei due.
“Niente…” – rispose Rin un po’ troppo frettolosamente.
“Sei allergica a qualcosa, Rin?” – chiese Kagome.
“No, perché?”
“Non lo so… credo tu abbia uno sfogo sul collo. È tutto rosso.”
Rin e Sesshomaru sgranarono gli occhi. Se n’erano completamente dimenticati.
“Beh… questo Kagome…” – tentò di spiegare Rin, ma Inuyasha decise di giocare sporco.
“Te lo spiego io Kagome.” – Sesshomaru iniziò a sudare freddo. Che le avrebbe detto?
“Inuyasha… farò tutto quello che vuoi… ma sta zitto!” – lo implorò il fratello.
Inuyasha ghignò maleficamente. Si avvicinò alle orecchie di Kagome e le disse tutto all’orecchio. Sesshomaru e Rin sudavano freddo. Che gli avrebbe detto quello scellerato? Quando Inuyasha si staccò dalle orecchie di Kagome, videro la ragazza ridere di gusto e Inuyasha si aggregò a lei.
“Se ti prendo!” – urlò il maggiore, mentre inseguiva per tutto il locale, sotto lo sguardo divertito dei presenti, il minore. Alla fine lo raggiunse e gli mollò un pugno, indolore, in testa.

Kagome non la smetteva di ridere.
“Kagome?” – la chiamò riluttante Rin. La ragazza guardò l’amica negli occhi e si diede un po’ di contegno.
“Si?”
“C-che ti ha detto?”
“Oh be… che quello è un segno che ti esce quando sei allergico alla persona che ami.”
Rin rimase all’inizio a bocca aperta, poi invece scoppiò a ridere, attirando l’attenzione dei due ragazzi. Passarono così tutto il pomeriggio, a ridere e scherzare. Poi venne il momento di tornare a casa.
“Ti va di venire a salutare mia mamma?”
“Ok. Tu Rin vieni con noi?”
Rin si ricordò che aveva un appuntamento quella sera e quindi doveva prepararsi.
“No, non posso. Magari un’altra volta!” – e scoccò un’occhiata languida a Sesshomaru, che non aveva di certo dimenticato l’appuntamento di quella sera.
“Ah… va bene dai… ci vediamo domani.” – disse Kagome salutandola. Appena i ragazzi uscirono dal locale, Rin andò di corsa dietro il magazzino, si tolse di corsa il grembiule e salutò frettolosamente la madre.
“Dormo da Kagome stasera!” – e senza dare il tempo alla donna di replicare, Rin si era già dileguata alla velocità della luce.

Inuyasha, Kagome e Sesshomaru erano quasi arrivati a casa. Inuyasha suonò e venne ad aprire proprio la madre che non potè non urlare quando vide davanti a sé Kagome e il marchio di Rinunciatario impresso sulla fronte.
“Tu…tu…”
“Si, anch’io.”
La donna si mise a piangere e andò ad abbracciare la ragazza, sotto lo sguardo perplesso di Inuyasha. Lui ancora non sapeva chi in realtà fosse la madre e si ripromise di chiedere spiegazioni alla sua ragazza.
Cenarono insieme e poi Inuyasha accompagnò a casa Kagome.

Sesshomaru si era impossessato del bagno. Di solito non era avvezzo a lavarsi e improfumarsi tutto, ma quella era un’occasione speciale e voleva che tutto fosse stato perfetto. Uscì dopo un’ora di vasca e si mise davanti allo specchio. Si mise del dopo barba, il preferito di Rin e poi uscì, ma urlò di spavento quando si ritrovò di fronte la madre.
“AAAAHHHH!!” – urlò Sesshomaru.
“AAAAHHHH!!” – gli fece eco la donna. – “Ma… ma sei impazzito?”
“Che ci fai qui?”
“Ho delle esigenze, io…” – disse mentre saltellava prima su una gamba e poi l’altra per trattenere la pipì. Smise di colpo quando una zaffa di dopo barba le investì le narici.
“E questo?”
Sesshomaru sgranò gli occhi. Non poteva fare una figura simile davanti alla madre.
“Bagno da un’ora… dopo barba di tuo padre… qui la cosa mi puzza.”
“Lavatela.” – disse lui mantenendo un’aria da superiore. La donna rise indignata e gli mollò un pugnetto sul braccio.
“Che brutto… dai muoviti…”
Sesshomaru uscì dal bagno, permettendo alla madre di espletare le sue funzioni fisiologiche. Quando uscì Sesshomaru era già vestito. Un paio di jeans chiari strappati sulle ginocchia, camicia bianca aperta di un paio di bottoni sul petto, braccialetto che gli arrivava a metà mano e scarpe della Nike. I capelli erano lasciati liberi. Sembravano una cascata d’argento. Izayoi rimase colpita da quell’abbigliamento.
“Sai Sesshomaru… se non fossi mio figlio, ci proverei…” – disse convinta delle sue parole. Il ragazzo sgranò gli occhi. – “Dai che scherzo!” – il demone cercò di uscire da quella casa il più velocemente possibile, ma Izayoi lo bloccò nuovamente.
“Si?” – chiese impaziente di uscire.
“Prendi pure le mie chiavi. Non ho intenzione di aspettarti sveglia.” – e se ne andò, lasciando Sesshomaru con un sorriso da ebete sulle labbra. Prese le chiavi e uscì.

Rin era bloccata davanti allo scoglio più duro, relativo alla sua preparazione per la sera: l’armadio.
“E che mi metto?” – si chiedeva ancora in accappatoio, mentre le lancette dell’orologio avanzavano inesorabili. Guardò l’orologio e le si accapponò la pelle. Erano le dieci e doveva ancora vestirsi e truccarsi. Tirò fuori tutto quello che aveva nell’armadio e lo lanciò in giro per la stanza. Ogni vestito che estraeva dal cilindro magico era accompagnato da un commento.
“Questo no…” – e lo lanciò sul letto. – “Questo dice “prendimi e sbattimi al muro”, quindi te ne vai li…” – e buttò anche quello sul letto. – “…questo dice “ho cinque anni, portami in giostra”, fila via…” – e anche quello andò a far parte del cumulo di vestiti sul letto. – “Che cavolo mi metto!!!” – esclamò tutta agitata quando vide l’ora: le dieci e venti. – “Dai, dai, dai…ECCOTI!” – Rin estrasse dal guardaroba una gonna svasata che le arrivava fin sopra le ginocchia, l’abbinò con una maglia a rete nera, il cui effetto vedo-non-vedo lasciava intravedere solamente il reggiseno. Optò per un paio di scarpe con cinque centimetri di tacco e si vestì. Poi si barricò in bagno e passò all’operazione trucco. Mise dell’ombretto argento sulle palpebre, sfumandolo verso l’esterno e sulle labbra del lucidalabbra alla fragola, il suo preferito. Si diede un’ultima occhiata e poi uscì, ma qualcosa catturò la sua attenzione. Quel qualcosa erano le chiavi che la madre aveva fatto duplicare apposta per lei. C’era anche un bigliettino, lo prese e lo lesse.

Cara Rin,
ora sei grande e devi poter iniziare a gestire la tua vita. Ti ho fatto una copia delle chiavi di casa. Mi raccomando non perderle!

Ti voglio bene, mamma.

Rin aveva le lacrime agli occhi, ma non poteva piangere altrimenti addio al trucco. Sbattè più volte le palpebre, buttando indietro la testa e aspettando che se ne andassero. Le prese e si avviò verso il suo appuntamento.

Inuyasha aveva riaccompagnato a casa Kagome. Erano saliti nel suo appartamento, lo stesso dove aveva abitato durante il suo soggiorno sulla terra in qualità di Angelo Consulente. Inuyasha addocchiò subito il divano e i ricordi lo assalirono.
“Sei pentita della scelta che hai fatto?” – Kagome si girò, confusa per quella domanda.
“Perché me lo chiedi?”
“Tu rispondi e basta.”
“No, non sono pentita. Quando sono ritornata lassù, mi sono sentita…sola e non mi è piaciuto. Poi ho scoperto perché mi sentivo così. Mi mancavano Rin e Sesshomaru e…tu. Sono tornata perché io ti amo e niente, nemmeno il Paradiso, poteva offrirmi le sensazioni provate con te durante il mio soggiorno sulla terra.” – Inuyasha si avvicinò a lei, le accarezzò una guancia con la mano e la baciò. Nuovamente Kagome dovette aggrapparsi a lui per non cadere. Si staccarono e Kagome gli prese entrambe le mani e, senza mai dargli le spalle, lo condusse nella sua camera da letto. Lui la seguì, ipnotizzato da quello sguardo. Entrarono e si stesero sul letto. Lui aveva una gran voglia di averla di nuovo, di sentire nuovamente cosa significasse donarsi interamente alla persona amata. Le gambe si intrecciavano, mentre i respiri lentamente si accorciavano. Kagome lo guardò negli occhi e gli rivolse una richiesta.
“Voglio fare l’amore con te.”
Inuyasha non aspettava altro che un suo via libera e insinuò la mano sotto la maglietta. Stavolta però trovò un impedimento in più, ma non fu un problema. Con una scaltrezza che non pensava di avere, le slacciò il reggiseno e poi prese a toglierle la maglietta. Le tolse anche il reggiseno, ormai allentato e potè ammirare nuovamente Kagome nella sua intera bellezza. Percorse il suo corpo con lo sguardo, andando a fermarsi sul bottone della gonna, lentamente gliela sfilò facendola rimanere in intimo. Poi, fu il turno di Kagome. Gli tolse la maglia, quasi irritata dal fatto che andava a coprire quella bellezza statuaria che era il suo ragazzo; gliela tolse e la buttò da un lato del letto. Andò in cerca del bottone che impediva a Inuyasha di poterla amare completamente. Sfilò anche i jeans lasciandolo in boxer. Inuyasha le sfilò anche lo slip e lei i boxer. Il mezzo demone si impossessò nuovamente delle sue labbra e s’infilò tra le sue gambe. Kagome, che non attendeva altro, si concesse senza remore al suo amato, assecondandone i movimenti.
Fecero l’amore molte volte quella notte, unendosi più volte in un unico essere. Si addormentarono sfiniti verso l’alba, cullati dal loro respiro e dal calore dei loro corpi vicini.





Rin era agitata, come non lo era mai stata in vita sua. Aveva iniziato ad andare verso il suo appuntamento camminando, ora stava correndo.
“Calmati…calmati…” – si ripeteva ogni tanto per rilassare i nervi.
Arrivò alla casa e vide che la porta era aperta. Lui era arrivato.
Entrò timidamente e chiuse la porta, quando due mani le circondarono la vita, abbracciandola e facendola spaventare.
“Mi…mi hai spaventata…” – il cuore di lei batteva a mille.
=Il suo profumo…è lui…=
=Che buon odore che hai, Rin…=
Nonostante il buio, non faticarono a trovare le loro bocche che non persero un secondo di più. Ripresero da dove avevano interrotto.
L’aria tutt’intorno non faticò a riscaldarsi. La voglia che avevano l’uno dell’altra era tale che non occorse molto tempo prima che i primi vestiti iniziassero a cadere a terra. Alla fine si trovarono nudi, lei completamente distesa a terra, mentre lui era sollevato, aiutato dal suo forte avambraccio. Rin era intimorita, ma sapeva di essere al sicuro con lui. Sesshomaru si abbassò e la baciò, la sentiva tremare e sapeva che non poteva essere il freddo.
“Se non vuoi…me lo devi solo dire…” –Rin scosse la testa.
“No, voglio farlo…con te…” – Sesshomaru s’insinuò in lei e lentamente la penetrò. Rin smise di respirare per un secondo, cercò di rilassarsi e sembrò che funzionasse. Si lasciò completamente andare quando lui le sussurrò all’orecchio due semplici parole.
“Ti amo…”
Quelle parole permisero a Rin di farsi amare totalmente da Sesshomaru. Lo aveva aspettato per cinque anni, e se non fosse arrivata Kagome forse avrebbe aspettato l’eternità.
Le mani si cercavano, le bocche si bramavano. Tutto quello che i due ragazzi sentivano l’uno verso l’altro da cinque anni, furono portati a galla quella settimana. Rin lo stringeva forte a se, godendo per l’estasi che lui le stava dando.
Si amarono per tutta la notte finchè, esausti, non si accasciarono vicini. Mancavano poche ore all’alba e non volevano lasciare il loro nido. Parlarono di tutto un po’ e scoprirono di avere molte cose in comune. Arrivarono però anche le sei e i due amanti dovettero far ritorno a casa. Sesshomaru non voleva lasciarla andare. Ora che l’aveva trovata voleva passare la maggior parte del tempo possibile. Si baciarono e ribaciarono.
“L’ultimo…” – disse lui continuando a baciarla e lei non si tirava di certo indietro. A malincuore i due dovettero staccarsi. Rin aveva già inserito le chiavi nella toppa, ma si girò di scatto. Sesshomaru la guardò confuso. La vide arrivare a tutta velocità e saltargli al collo e baciarlo con passione. – “Ti conviene andare, altrimenti…”
“Altrimenti?” – chiese lei mentre gli stuzzicava il lobo dell’orecchio.
“A tuo rischio e pericolo…” – Rin rise e alla fine si staccò dal demone. – “Ci vediamo dopo, ok?”
“Ok.”
Rin entrò in casa, si spogliò ed entrò in bagno e si ristorò con una doccia fredda. Dopo una notte come quella era necessario cercare di rimanere sveglia. Doveva aiutare la madre e non poteva arrivare con due valige sotto gli occhi. La donna era già andata al bar per preparare i suoi manicaretti. Rin la raggiunse dopo un’ora circa.




Inuyasha e Kagome erano presi l’uno dall’altro. Avevano appena finito di amarsi ed ora erano sdraiati li, su quelle lenzuola a parlare. Kagome gli accarezzava l’avambraccio, mentre lui l’abbracciava da dietro.
Inuyasha guardò l’orologio. Le sette e mezzo del mattino.
“Cavolo…già le sette e mezzo…” – esclamò lui.
“La vuoi la colazione?”
“Cosa offre la casa?”
“La cameriera dovrebbe andare a fare la spesa, se il signore si accontenta di the e qualche biscotto…”
“Si…cvedo di potev soppovtave questa fvugale colazione…”
Kagome gli tirò il cuscino in faccia. Ci un una lotta all’ultima piuma, lotta che finì pari. Inuyasha la riportò sotto di se e le bloccò i polsi sopra la testa. Una piuma era caduta sulla fronte di Kagome. La scacciò con un soffio. Inuyasha la baciò, facendola rabbrividire.
“Perché non andiamo al bar di Rin a fare colazione?” – propose Kagome.
“Ok. Posso farmi una doccia, prima?”
“Si, certo. Il bagno è di là…”
Inuyasha uscì dopo un quarto d’ora e Kagome, dopo aver sistemato tutto se ne fece una anche lei. Uscì dopo venti minuti abbondanti e si avviarono verso il bar dell’amica, dove vi trovarono già Sesshomaru e Rin che serviva ai tavoli.
“Ciao ragazzi! Sedetevi pure che arrivo subito!” – la ragazza servì i clienti e poi andò dai suoi amici. – “Che vi porto?”
“La colazione…” – disse Inuyasha tenendosi lo stomaco. Sesshomaru decise di ripagare con la stessa moneta lo scherzo del succhiotto dell’altra volta.
“Tutto quell’esercizio deve averti sfinito, fratellino…”
Inuyasha e Rin diventarono viola per l’imbarazzo ma Kagome, non ancora avvezza ai termini terrestri, gli rispose con tutta la tranquillità di questo mondo.
“Beh…” – Inuyasha diventò un tronco di legno. – “…abbiamo semplicemente camminato per venire qui, non è che abbiamo fatto le corse…”
Inuyasha tirò un sospiro di sollievo, Rin si mise a ridere e Sesshomaru la guardò a bocca aperta. Non gli era ancora entrato in testa che Kagome aveva ancora una mentalità da angelo e certe sottigliezze non aveva ancora imparato a coglierle.
“… però stanotte abbiamo fatto l’amore molte volte, forse è quello che gli ha fatto venire appetito.”
Inuyasha sgranò gli occhi, Rin gli fece compagnia e Sesshomaru potè avere la sua vendetta. Ma la cosa non era ancora finita li. – “Anche tu Sesshomaru dovresti avere una fame da lupo, contando che anche tu sei stato con Rin stanotte.” – la semplicità con cui Kagome parlava di ogni argomento era disarmante. Ora fu il turno di Sesshomaru e Rin sbiancare.
“Ma…ma…”
“Ho…ho detto qualcosa di sbagliato?” – chiese Kagome che non capiva lo sgomento dei due. Inuyasha incrociò le mani sul tavolo e vi appoggiò sopra il mento e guardò i suoi amici. Ma decise di intervenire per mettere fine a quell’imbarazzo generale.
“Sai Kagome…credo che tu abbia bisogno di parlare con Rin.”
“Perché?”
“Perché vedi…” – disse Rin. – “…ci sono molte cose che vanno dette con estrema calma…”
“Se lo dite voi…”
“Allora? Che vi porto?” – chiese Rin.
“Brioches e cappucci!” – esclamò Kagome.
In brevissimo tempo, la colazione fu servita.
In brevissimo tempo, Inuyasha potè assaporare il gusto vero della vita. Potè godere delle sue esperienze e iniziare a vivere.
Anche Sesshomaru con l’aiuto di Rin, che aveva un potere sedativo su di lui, potè avere attorno a se degli amici, amici veri che lo aiutavano nei momenti di bisogno.
Solo un neo si era affacciato sulla vita perfetta di Rin e Sesshomaru.

Stavano passeggiando per il parco, lei era allegra più del solito quel giorno, anche se non se ne spiegava il motivo. Sesshomaru la osservava e ringraziava Lui ogni sera per aver messo sul suo cammino quell’angelo. La loro quiete fu interrotta da due voci sgradevoli.
“Ciao Rin…Sesshomaru…”
La ragazza si bloccò di scatto così come anche Sesshomaru. Si girarono e si trovarono davanti i propri genitori. Rin ricordava perfettamente che, se non fosse stato per Kagome, a quest’ora sarebbe stata nel regno degli Inferi. Tutto per colpa dell’odio che provava verso coloro che l’avevano fatta soffrire, perciò, dopo aver cercato e trovato la mano del suo ragazzo, li sorpassò senza nemmeno salutarli. I due ormai coniugi li guardarono sprezzanti andar via, mentre attorno ai loro corpi si stava lentamente creando un’aura nera.









Buona sera.
Sono contenta che siate giunte fino a qui, che è l’ultimo capitolo di questa storia un po’ particolare. Dunque, mettere la parola fine a una storia è sempre drammatico, per lo meno per me. Mentre la stavo scrivendo, continuavo a dirmi “ma quando finisce?”, poi, io bastarda che continuavo a buttarci dentro colpi di scena su colpi di scena, per forza di cose non finiva più.
Poi quando arrivi a scegliere le parole per il finale, ecco che dici “ma è già finita”? Insomma… quando si dice che non ci va mai bene niente, ecco: quello è il mio caso.
Spero che il finale non sia stato troppo mieloso o troppo affrettato, se sì, mi scuso. Questa storia era ferma nel mio archivio da un bel pò di tempo. Per quello che ho potuto l'ho corretta, sperando di non aver fatto troppi danni.
E’ stato un piacere ritornare su questo fandom, dopo tanto tempo d’assenza. Ho fatto un paio di conti e ho visto che sono mancata per un quasi un anno.
O.O → era la mia faccia.
Comunque… è stato un onore per me ri-essere stata recensita così assiduamente da ognuna di voi. Pensavo di essere stata messa nel dimenticatoio, invece vedo che EFP non perdona e non dimentica. Sono contenta.
Essendo l’ultimo capitolo, dovrei riuscire a fare dei ringraziamenti decenti, ma… ahimè! Il tempo è tiranno e devo preparare le valige perché parto per due-tre giorni sotto Paqqua. Mi porterò via il pc, se ci sta in macchina, visto che ho stipato anche il mio buco del… dicevamo? Ah, sì… mi dispiace non potervi ringraziare singolarmente, anche perché avrebbe più senso farlo adesso, che non durante i precedenti capitoli.
Un potente grazie con tanto di inchino va a coloro che hanno speso un attimo del loro tempo per commentare sempre e solo meravigliosamente questa storia di cui io per prima non ero per niente sicura:

Xx Kagome_Chan xX
Bellatrix_Indomita
luna argentata95
Nicole221095
kaggy95
sandy23
Samirina
Darkina
fmi89
marrion
Dolce Kagghy
ryanforever



NON e sottolineo NON ho intenzione di abbandonare Inuyasha, non per lo meno per un anno intero. Ho alcune storie in cantiere che sono già finite, ma hanno bisogno di una sistemata, perché sono ancora dotate di quel linguaggio da adolescente, quale ormai – purtroppo ç_ç – non sono più.
Con gli anni lo stile di scrittura cambia, cambiano le visioni che si ha della vita e le esperienze che vanno a infilarsi nel bagagliaio della saggezza. Motivo per il quale mi occorrerà un po’ di tempo per rimetterle a posto e dar loro una sistemata degna di questo nome.
Grazie a tutte voi! Alla prossima!!!

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