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di Iruka
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sanzo's birth ***
Capitolo 2: *** Gojyo's birth ***



Capitolo 1
*** Sanzo's birth ***


Non ho ricordi di mia madre né di mio padre, non so nulla della mia nascita o del mio paese d’origine … Tutto per me comincia e termina con lui …

 

-Buongiorno Fumie!

La giovane ragazza si voltò scrutando con i suoi meravigliosi occhi viola chi l’avesse chiamata.

-Buongiorno signora! Come sta?

-Bene e tu? Quanto manca?

-Non molto, mancheranno alcune settimane. Io e Atsumichi non stiamo più nella pelle!!

-Sono molto contenta per voi! – la donna si chinò sul pancione di Fumie. – Ehi, signorino, la tua mamma non vede l’ora che tu esca da qui, ma tu devi fare il bravo bimbo ok?

-Spero davvero che sia maschio! Devo andare ora, a presto!!

Si avviò verso casa lentamente. Fumie desiderava da tanto quel bambino, lei e suo marito avevano provato molte volte ad averne uno, ma con scarsi risultati; poi un giorno, come per incanto, era successo!

E ora portati a termine quei lunghi nove mesi di attesa, non vedeva l’ora di stringerlo tra le braccia; le giornate non passavano mai, se non era per le piccole cose come preparare da mangiare, il bucato, la spesa … il tempo non passava!

Dopo aver preparato il pranzo, attese il marito per mangiare.

-Sono a casa!-disse una voce maschile entrando nella piccola casa.

-Bentornato caro!!!-gli andò incontro raggiante.

-Ciao cara!-la baciò dolcemente poi baciò il pancione. –Ciao anche a te! Hai fatto impazzire la mamma?

-No, è stato bravo. Non calcia più, non come prima almeno!

-Bene! Ti vedo stanca …

-Beh, non è facile muoversi in due!!

Si sedettero a tavola. –Hai ripensato a quello che ti ho detto?

-Cioè?

-Sei sicura che non vuoi che resti a casa con te? Se dovesse nascere quando sei sola?

-Sei gli animali fanno nascere i loro cuccioli senza l’aiuto di nessuno, ci riuscirò anch’io. Atsumichi, non capisci che se smetti di lavorare io e il bambino moriremo di fame?

-Sì, ma …

-Tesoro, non preoccuparti, ok? Abbiamo ancora un po’ di settimane, non nascerà domani!

-Hai ragione … Che nome gli vorresti dare?

-Masato – rispose prontamente Fumie

-E se è femmina?

-E’ sicuramente maschio.

-Ok … Ma se è femmina?

- … Sumire.

-Mi piacciono entrambi!

Fumie gli sorrise. Era certa che il bambino fosse un maschio. Ne era talmente certa che il nome femminile l’aveva buttato lì come se niente fosse, senza pensarci; solo dopo aveva collegato che Sumire era il nome della sua povera bisnonna.

 

Accadde pochi giorni dopo, mentre era al mercato a fare la spesa che si sentì male, pagò in fretta e furia e corse a casa. Solo sulla porta di casa si voltò e notò sul vialetto una lunga scia bagnata: le acque si erano rotte.

Lasciò cadere la spesa a terra e si precipitò nel letto in preda ai dolori, una volta stesa si impose la calma, per quello che poteva, urlava e respirava a fatica non pensava che potesse fare così male partorire! Passavano i minuti e non succedeva niente, il dolore aumentava sempre di più, così come il bisogno di spingere.

Con le lacrime agli occhi iniziò a spingere, spingeva mentre con le mani stringeva le lenzuola; sembrava che non dovesse più uscire quando in un’ultima spinta e un ultimo urlo disperato il bambino uscì; un pianto dolce e disperato le arrivò alle orecchie, cercò di tirarsi su e si sentì stanca morta, ma quando vide quella piccola creatura si sentì in forze come prima, lo prese in braccio macchiandosi di sangue.

-Masato … il mio piccolo Masato … -sussurrò e poi svenne.

 

- … Ce la farà non è vero?

-Ha perso molto sangue e quando l’hai trovata era già in fin di vita, l’abbiamo salvata per un soffio.

-Perché non ha voluto che stessi casa? Perché?! PERCHE’?!?!

-Calmati! Adesso devi pensare a lei e a tuo figlio, se Fumie dovesse …

Poi dei singhiozzi.

Fumie non capiva nulla, era ancora viva? Dove si trovava? E il bambino? Dov’era?

Si mosse nel letto e si sentì di nuovo stanca morta.

-A … Atsumichi … -chiamò piano, ma il marito accorse subito asciugandosi le lacrime.

-Dimmi tutto! Sono qui!

-Dov’è Masato?

-E’ con la nostra vicina nell’altra stanza.

-Lo voglio qui, dammelo … nessuno deve … -tentò di alzarsi ma ricadde nel letto.

-Non sforzarti! Adesso vado a prendere il bambino! – tornò poco dopo con un fagotto tra le braccia che depose sul letto accanto alla moglie.

Fumie non aveva mai visto una cosa più bella di quel piccolo fagotto: il bambino dormiva, probabilmente dopo essere stato cullato per ore dalla vicina, sapeva che quella donna che l’aveva tenuto tra le braccia fino a quel momento non era sua madre; lo accarezzò dolcemente e il piccolo si svegliò.

-Ciao … -sussurrò. –Ti ho fatto spaventare non è vero?

Il bambino la guardò e spalancò la boccuccia in un adorabile sbadiglio.

-Il papà non vuole ammetterlo, ma la mamma non potrà stare con te molto purtroppo … Lo sente che ci dovremo separare …

Quella notte dei demoni attaccarono il villaggio. Fumie fu svegliata da Atsumichi che scaraventò la sedia a terra e corse fuori a combattere; grida di battaglia, urla di orrore e dolore e fiamme giungevano alle sue orecchie, guardò il piccolo dormire. Non poteva permettere che morisse così presto! Si alzò lentamente, tentò di fare il giro del letto e con molta fatica ci riuscì; prese il bambino e lo portò nell’altra stanza, trovò una cesta, lo depose lì dentro e uscì; si diresse verso il fiume lentamente, mentre le forze l’abbandonavano ad ogni passo.

Si inginocchiò sulla riva e spinse la cesta nel fiume, la corrente lo trascinò via.

-Ora sei al sicuro … Che il cielo abbia pietà di te … -e cadde inerte a terra. Morta.

 

-Venerabile Sanzo!-chiamò un monaco. –Non sarebbe meglio rientrare?

-Non ancora … Sto cercando qualcuno …

-Qualcuno?

-Sì, qualcuno mi sta chiamando … con una tale insistenza …

Si allontanò dal compagno di viaggio recandosi verso il fiume.

‘Aiutami’

La voce diventava sempre più forte.

‘Salvami. Ho bisogno di te.’

Guardò attorno, ma non vide nessuno. Poi un pianto. Il pianto di un bambino. Notò una cesta, semi aperta, sulla riva del fiume. L’aprì. Dentro c’era un bambino appena nato che scalciava piangendo, probabilmente per la fame.

-Venerabile Sanzo, cosa avete trovato?-il monaco l’aveva raggiunto.

Prese il bambino in braccio. –Una piccola creatura abbandonata. Ha bisogno di latte.

-Torniamo al tempio allora! – sbirciò tra le braccia del suo superiore. –Avrà bisogno anche di un nome e di una famiglia!!

-Lo chiamerò Koryu. Koryu della corrente del fiume. Vivrà con me al tempio, non posso abbandonarlo …

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Capitolo 2
*** Gojyo's birth ***


Non sopporto la vista di una donna che piange. Mi ricorda mia madre, che piangeva ogni volta che mi guardava … Parlo della mia seconda madre. La mia procreatrice non l’ho mai conosciuta …

 

-Ho sentito dire che la principessa ama uno sporco demone

-Cosa? Un demone?!

-Si incontrano nel cuore della notte nei sotterranei!

-E perché non lo fanno alla luce del sole?

-Vedi … pare che lui abbia già una moglie e un figlio. Demoni anche loro.

-O cielo! La sventura si abbatterà su questa casa!!!

-Zitta! Sta arrivando la principessa!!

Le serve tacquero immediatamente. Una ragazza stava arrivando avvolta in un kimono prezioso blu e bianco.

-Gradirei una tazza di thè tra un’ora. Nella mia stanza- disse alle donne.

-Sì, come desiderate, principessa Kotori.

Continuò a camminare poi si fermò e si voltò. –I pettegolezzi vanno lasciati fuori dalle mura del mio palazzo. Chiaro?

-Sì …

-Bene.

‘Perché? Perché non posso vivere il mio amore serenamente?’. Entrò nella sua stanza e si guardò attorno. Tutto come sempre al suo posto. Le dava la nausea quella perfezione. Da quando aveva conosciuto lui.

 

Stava passeggiando nel cortile e alzando lo sguardo lo vide, nascosto tra i rami di una albero. Con un balzo era sceso e l’aveva guardata intensamente con i suoi meravigliosi occhi castani. Kotori si era sentita pervasa da paura mista desiderio. Voleva scappare ma al tempo stesso voleva restare lì e conoscerlo.

-Non aver paura. Non voglio farti del male!-le aveva detto facendo un passo verso di lei. Si era presentato col nome Sha Kinzo e Kotori aveva notato subito le orecchie, diverse dalle sue, e quel strano simbolo che spuntava tra i vestiti, sulla spalla. Era un demone.

 

-Principessa? Il vostro thè!-una serva la riportò alla realtà. Posò il vassoio e se ne andò. Da quel giorno era iniziata la loro storia. Le raccontò subito di avere già una famiglia, una sposa che lo amava e un bambino. Ma a lei non importava. Sentiva ormai nascere un amore impossibile da descrivere.

Era da diversi mesi che si vedevano, si era concessa a lui tante volte e adesso … era incinta. Da sei mesi. Le vesti le permettevano di nascondere le rotondità, ma quando sarebbe arrivato il momento?

Quella sera, aspettava Kinzo nei sotterranei come al solito passeggiando avanti e indietro.

-Sei inquieta?

Kotori si voltò e lo vide apparire dall’oscurità.

-Ciao … Le voci circolano nel castello … Ho paura quando nascerà.

-Non devi. Se dovesse succedere qualcosa io ci sarò!

Kotori sorrise. –Va bene. Mi manchi sempre … Le giornate non passano mai.

-Lo so. Vorrei venire più spesso, ma …

-No, meglio di no! Se ti scoprissero …

-Ora devo andare. Ci vediamo domani.

-Va bene-si baciarono dolcemente e Kinzo scomparve.

 

-Ce la fate principessa?-la sua ancella la sorreggeva mentre percorrevano i sotterranei. Kotori ansima e tratteneva i lamenti.

-Devo farcela. Non voglio partorire dove tutti mi possano sentire …

-Ma è un posto malsano questo!

-Fa lo stesso!!

Kotori si adagiò a terra e iniziò il duro parto. Piangeva e cercava di trattenersi per il bambino e per Kinzo. Cosa avrebbe pensato di lei se avesse saputo dove e in che maniera vergognosa fosse avvenuto il parto?

-Principessa vedo la testa!!-esclamò la ragazza.

-Davvero?-chiese sorridendo tra le lacrime Kotori. Si concentrò per portare a termine quel miracolo e finalmente il suono più dolce le giunse alle orecchie. Il pianto di un bambino.

-E’ un maschio?

-Sì, principessa. Un bel maschietto!

La ragazza le porse il bambino avvolto in alcuni stracci insanguinati. Piangeva e si dimenava tra le sue braccia. Aveva enormi occhi rosso sangue.

-Ciao piccolino. Come stai? Aspetta che ti veda il papà …

Il giorno dopo Kinzo le andò a far visita di giorno, nella sua stanza. Teneva il bambino tra le braccia mentre dormiva, Kotori gli si avvicinò in vestaglia.

-Come lo chiamiamo?-gli chiese

-Tu che nome preferisci?

-Uhm … che ne pensi di Gojyo?

-Va bene. Ti dispiace per gli occhi?

-Cosa?

-I bambini della proibizione nati da un demone un essere umano hanno occhi e capelli rossi. Avrei voluto che avesse i tuoi occhi castani, mia dolce Kotori.

-E’ bello così. E sarà un bellissimo ragazzo. Le donne faranno la fila per lui. Già lo vedo!-sorrise allegramente.

-Kotori. Stai attenta.

-Perché?

-Gira un gruppo di demoni. Possono aver sentito l’odore del sangue e venire qua.

-Va bene.

-Se succede qualcosa, scappa. Rifugiati nel bosco. Io verrò da te a qualsiasi costo.

 

Come aveva previsto, i demoni arrivarono nel giro di pochi giorni. Misero a soqquadro il castello, fecero strage di uomini e donne e di Kotori … Non riuscì a scappare in tempo, rinchiuse il bambino in un posto sicuro e affrontò i demoni a testa alta, tratteneva le lacrime e il disgustoso mentre quella feccia abusava di lei e quando tutto fu finito svenne.

-  … E’ stata violentata ripetutamente. Non mi sorprende che viva in una specie di sogno-disse il dottore.

-Grazie infinite.

L’ancella si avvicinò a Kotori rannicchiata vicino alla finestra. Era ormai un guscio vuoto, gli occhi persi nel vuoto. Il bambino piangeva nella stanza accanto, aveva bisogno del latte materno e non semplice latte di capra.

-Principessa, non vorreste prenderlo in braccio?-le chiese.

-Non posso. Ho le mani sporche …

-Capisco.

Quella notte Kotori si alzò, prese il bambino che dormiva beato e uscì dal palazzo, i piedi nudi solcavano il prato silenziosi, la lunga tunica mossa dal vento. Si diresse sicura verso il limitare del bosco e finalmente vide lo strapiombo a picco sul mare. Il bambino iniziò a piangere.

Lo posò a terra vicino a un albero.

-La mamma ti vuole un mondo di bene, ma deve andare.

Si avvicinò con passo sicuro al ciglio e guardò in basso. Il mare si infrangeva sugli scogli burrascoso.

-Kotori!!!!-Kinzo arrivò correndo. –Che fai?!

Si voltò con le lacrime agli occhi. –Abbi cura di Gojyo, io sono sporca e devo pagare per quello che mi hanno fatto…

-L’ho saputo, ma non …

Kotori si spinse indietro librandosi in aria, Kinzo cercò di afferrarla ma le sfuggì di mano e cadde velocemente fino a sprofondare nell’oceano.

 

-Cos’è quello?-chiese la donna appena Kinzo entrò in casa.

-E’ un bambino, non lo vedi? Sua madre è morta e noi ci occupiamo di lui. Chiaro?

Sbirciò nel fagotto  che il marito teneva in mano. Occhi rossi. –E’ il figlio di quella dannata squaldrina, della tua amante umana!!! Io non lo voglio quel bastardo in casa mia!!!

-Lo vorrai. Perché ti obbligherò a volergli bene e a crescerlo. Se non lo farai tu, lo farò io. Lo farà Jyen! Ma questo bambino vivrà!

 

… sarà un bellissimo ragazzo. Le donne faranno la fila per lui. Già lo vedo!

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