Confusion di Naomi (/viewuser.php?uid=40657)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 1 *** Capitolo1 ***
Capitolo 1
Sylar : “ Dopotutto è il college no? “
Ma quel bacio, dato
solo per scavare nei posti più profondi della mente di Claire, si trasformò in
qualcosa di diverso, aveva visto quello che la stessa Claire rifiutava di vedere
in se stessa, la paura, il rancore, la frustrazione, si sentiva sola anche lei,
orfana, tradita dall’ uomo che l’ aveva cresciuta, nemmeno Gretchen era una
persona di cui potersi fidare, sola, sola come anche lui lo era, solo che Sylar
l’ aveva accettato, Claire invece tentava di fingere che tutto andasse bene,
anche se era la prima a no credere a quell’ enorme bugia.
Il corpo di Sylar
cominciò a riscaldarsi, sentì il suo volto prendere fuoco, staccò per un
istante le sue labbra da quelle della ragazza senza nemmeno aprire gli occhi ma
subito fu attirato da quelle della ragazza. Il peso del suo corpo era tutto
sulle gambe e sul braccio sinistro che sembrava troppo grande per stare in
quella manica di giubbotto mentre con la mano destra le aveva cinto il collo.
Non capiva cosa
stava succedendo, sembrava intrappolato dal suo stesso potere, non riusciva a
distaccare le sue labbra da quelle di Claire, la sua mente era un groviglio di
pensieri che non riusciva a decifrare, erano i suoi pensieri o quelli di Claire?
O quelli di entrambi uniti in un groviglio in districabile. Poi finalmente
riuscì ad interpretare una delle frasi
che riecheggiavano piano e allo stesso tempo confusamente nella sua testa : “
non lo stai usando” . All’ inizio non capì ma poi pian piano si rese conto di
aver liberato già da tempo Claire dalla sua stretta sovrannaturale, allora
perché lei non si stava opponendo? Perché ricambiava quel bacio?
Finalmente si
staccò da lei, le labbra ancora vicine a quelle di Claire, aprì piano gli occhi
e qualche secondo dopo anche lei fece lo stesso. Nei loro occhi si poteva
vedere lo stupore, la paura, entrambi non capivano cosa fosse successo.
Mentre si
guardavano Sylar provò una fitta atroce al braccio, era una bella sensazione
provare di nuovo dolore ma il piacere non impedì al suo viso di contrarsi in
una smorfia di dolore e alla sua bocca di emettere un gemito. Guardò il
tatuaggio, non si era mosso, era sempre li fermo, non capiva.
Si mise a sedere e
lo stesso fece Claire, lui con il volto assorto mentre con la mano sinistra
teneva il braccio in una stretta come se volesse togliere il tatuaggio a forza
di graffi ma nello stesso tempo volesse tenerlo li e avesse paura che, come era
comparso, così scomparisse, mentre Claire rannicchiata con le mani nei capelli
tentava di capire cosa le fosse preso.
Insomma avrebbe
dovuto provare disgusto per lui, le aveva messo le mani nel cervello, strappato
via la dignità, ucciso il suo padre biologico e centinaia di altre persone e
quasi ucciso il suo padre adottivo, perché non gli aveva infilato la matita
nell’ occhio come aveva pensato di fare? Certamente non solo aveva visto i suoi
pensieri ma l’ aveva obbligata a soccombergli, allora perché ora che lui era
così assorto nei suoi pensieri e nemmeno si sfioravano non riusciva a trovare
ne la forza ne il desiderio di ferirlo e scappare? Perché voleva solo restare
li e sentire il suo profumo?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
La gamba di Claire
vibrò e le fece distogliere i pensieri da quello che era accaduto, rispose
senza badare al numero che la stava chiamando
“Pronto?”
“Orsacchiotta…”
“Papà, ti ho detto
che ho bisogno di elaborare il lutto.” Disse lei in tono secco.
“Orsacchiotta, so
di averti deluso, so che avrei dovuto dirti la verità dall’ inizio ma devi
ascoltarmi, è per il tuo bene!”
“Okay papà dimmi”
“Si tratta di
Samuel, sta organizzando qualcosa di molto pericoloso, non sappiamo cosa ma
vuole anche te, devi stare lontano da lui! E’ molto pericoloso.”
“Samuel?”
A quel nome Sylar
sussultò e guardò nella direzione di Claire con attenzione tentando di cogliere
frammenti della conversazione.
“Si Samuel!”
“Okay, ciao papà”
“Ciao orsacchiotta”
Claire riattaccò e
si rimise il cellulare in tasca, voleva alzarsi eppure non ce la faceva, provò
a muoversi ma niente.
Sylar l’ aveva
bloccata di nuovo, le si avvicinò e
sussurrando nell’ orecchio le chiese che cosa volesse Noah.
Claire rabbrividì
nel sentire quelle parole dette in modo così minaccioso “Voleva solo avvertirmi
di stare attenta”
“Attenta a cosa
ragazzina?” mormorò Sylar
“Attenta a Samuel”
“E’ lui che mi ha
portata da te – disse Sylar più calmo – insomma è lui che mi ha fatto uscire il
tatuaggio, tu sei l’ unica che può aiutarmi e dalla chiamata di tuo padre credo
che ti serva il mio aiuto”
“Non ho bisogno di
te. Non ho paura Di Samuel”
“Oh ne dovresti
avere invece - sussurrò Sylar - ti rigeneri ragazzina, ma non puoi difenderti
contro tutti loro, non riusciresti a impedir loro di portarti nel Luna Park”
Claire rimase in
silenzio per qualche minuto
‘Dopotutto ha
ragione’ pensò ‘ma è Sylar..’
“ Hei ragazzina non
è buona educazione parlare male della gente, ma sono contento che tu abbia
capito di aver bisogno di me”
“Come hai…” Esclamò
Claire fermandosi appena vide la mano di lui che gli stringeva il braccio.
“Non è corretto
leggere nella mente lo sai vero? Ah già tu sei Sylar, l’assassino che non ha
risparmiato nemmeno sua madre”
A quelle parole
Sylar si alzò di scatto e con un semplice gesto della mano scaraventò a terra
Claire che andò a sbattere contro un tavolo strappandosi la maglietta e ferendosi
ad un fianco, non sentì dolore, si rialzò e mentre la ferita che aveva perso
poco sangue si rimarginava guardò Sylar negli occhi e vide in lui qualcosa che
prima non aveva mai visto e che mai si sarebbe sognata di poter vedere. Sylar
si sentiva in colpa, ma non riuscì a capire se era per averla scaraventata dal
divano o dal ricordo di essere un assassino e non un semplice assassino, no!
Era un matricida.
Claire si avvicinò
piano e Sylar, ad ogni passo della ragazza stringeva di più i pugni, sembrava
arrabbiato, ma non riusciva a fare niente, lei, con uno sguardo di disprezzo
gli indicò di seguirla e insieme si diressero verso la biblioteca dell’
università.
Quando arrivarono
Claire si sedette su una poltrona e Sylar si mise a sedere accanto a lei.
Rimasero in
silenzio a lungo, sia lei che lui avevano la testa troppo occupata a
metabolizzare ciò che era successo prima per riuscire a concentrarsi
interamente su altro, così dopo una mezz’ ora passata a guardarsi con la coda
dell’ occhio e a tentare di non incappare in uno di quegli sguardi brevi, intensi e molto imbarazzanti, Claire comunicò
a Sylar che aveva bisogno di una doccia per concentrarsi e lo stesso disse lui,
si sarebbero incontrati li un ora dopo.
Sotto la doccia
Claire non riuscì a rilassarsi, pensò a quello che era successo in quell’ aula,
il bacio, la strana reazione di Sylar, il suo tatuaggio, il loro accordo.
Aiutare Sylar a ritrovare se stesso, come poteva lei, che aveva avuto bisogno
dell’ aiuto di Zach per convincersi di non essere un mostro, aiutare Sylar a
tornare quello di prima? Forse poteva solo parlargli, come aveva fatto con lei
il suo amico o forse non avrebbe potuto, d'altronde Sylar era un mostro, come
poteva aiutarlo a tornare la persona malvagia che era stata, l assassino di
tutte quelle persone, compreso suo padre.
Ma forse era Gbriel
Gray a voler riapparire, non il vecchio Sylar, e considerando che non era più
capace di uccidere si trovava gia a metà strada.
Avrebbe voluto
chiedere aiuto a suo padre o magari a Peter, ma non poteva, era ancora
arrabbiata con suo padre e Peter avrebbe ucciso Sylar, o almeno ci avrebbe
provato.
Era sola… sola…
questa parola riecheggiò per molto tempo nella sua mente.
Arrivò in ritardo
all’ appuntamento con Sylar e si sedette senza dire neinte.
Anche lui rimase in
silenzio per qualche minuto mentre fissava la strana ragazza che in una sola
giornata gli aveva fatto provare tutte quelle sensazioni.
“Parlami di te –
disse Claire – da quando tutta questa storia è cominciata”
Sylar cominciò a
parlare, di sua madre di come l’aveva uccisa e di come da allora avesse ucciso
tutte quelle persone, parlò dell’ omicidio di Nathan e Claire provò una fitta
di dolore al pensiero di suo padre. Sylar continuò a parlare della sua vita
nella mente di Matt Parkman e di come fosse riuscito a tornare nel suo corpo e
riprendere in mano le redini della sua vita ma come da allora non era più lo
stesso. Arrivò poi a parlare di Samuel e di come fosse comparso il tatuaggio.
Quando finì Claire
rimase in silenzio, quella vita non sarebbe mai finita. La sofferenza, i
problemi, sarebbero continuati all’ infinito ma forse se Gabriel sarebbe
tornato al posto di Sylar ci sarebbe stato un problema in meno. Lo avrebbe
aiutato. Ma non era con lei a dover parlare.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
capitolo3
Claire entrò in
camera sua, Sylar era andato via da poco, e lei aveva deciso di parlare con suo
padre, la camera era vuota, ancora.
‘Gretchen sarà a lezione’ pensò.
Prese le chiavi
della sua macchina e le lasciò un biglietto e si diresse a casa di suo padre,
ma fu solo Lauren che vi trovò, così si decise, doveva chiamare Peter.
Compose il numero e
aspettò ma risultò spento. Gli lasciò un messaggio, aveva bisogno di parlare
con qualcuno.
Nel frattempo Sylar
era arrivato a destinazione. Casa di Matt Parkman era di fronte a lui. Sorrise,
superò il vialetto e busso alla porta d’ ingresso.
“Matt è in casa
signora? – disse Sylar a Janice che subito riconobbe – sono Gabriel un suo ex
collega”
“No non c’è ma
tornerà a momenti – rispose la moglie di Matt – entri pure “
Poco dopo Matt
arrivò e spaventato mandò via di casa la moglie e il figlio con una scusa poi
si rivolse a Sylar.
“Che ci fai qui?”
“Mi ha mandato
Claire”
“Claire?”
“Si Claire Bennet,
dice che tu puoi aiutarmi”
“Aiutarti in cosa?”
chiese Matt sorpreso
“Toglimi i poteri,
bloccali nascondili, fammi tornare normale”
“Tu sei pazzo
Sylar”
“No, sono solo
stanco di essere Sylar, voglio tornare ad essere Gabriel, basta uccidere, basta
scappare, sono stanco”
“Mi dispiace non
posso aiutarti”
“Matt tu devi”
esclamò Sylar bloccando il poliziotto contro il muro e lasciandolo andare
subito dopo.
In quel momento
qualcuno bussò alla porta, Matt andò ad aprire.
“Peter, che ci fai
qui?”
“Mi devi aiutare
Matt, devo trovare Sylar. E’ importante ma nessuno sa dove…”
Peter fu interrotto
da un rumore proveniente dalla cucina.
“Sei solo” chiese
sorpreso e si diresse verso la cucina nonostante i tentativi di Matt di
fermarlo.
Quando arrivò in
cucina, Peter si bloccò. Sylar era li e Matt stava cercando di nasconderlo,
guardò il suo amico con aria interrogativa e poi si rivolse verso Sylar con lo
stesso sguardo con cui aveva guardato Matt. Dopo lunghi minuti di imbarazzante
silenzio Peter alzò le braccia e guardando prima l’ uno e poi l'altro chiese:”
Qualcuno vuole spiegarmi? “
Sylar parlò per
primo: “Claire… mi ha mandato lei qui, ha detto che Matt avrebbe potuto
aiutarmi”
“Claire? – Esclamò
Peter spaventato e avvicinandosi a Sylar –“sei già stato da lei? Come sta? Le
hai fatto del male? Ti giuro che se le hai torto un solo capello io ti uccido,
non so come ma troverò il modo”
“Sta tranquillo
Petrelli – disse Sylar staccandosi dalla stretta in cui Peter l’aveva chiuso-
non le ho fatto niente!”
“Che cosa ci fai
qui Peter?” chiese Matt avvicinandosi ai due
E Peter cominciò a
spiegare di come avesse assunto il potere della madre e del sogno che aveva
fatto
Si trovava a New
York nell’ appartamento che era stato di Isaac Mendez il pittore che Sylar
aveva assassinato come tanti altri, e li c’ erano Sylar e Claire sembrava
vivessero li insieme e sembravano innamorati e felici se non per un piccolo
particolare, Sylar ad un certo punto aveva deciso che sarebbe stato meglio per
tutti se Claire fosse morta e stava tentando di ucciderla.
Sylar sussultò.
Vivere insieme a
Claire, e nell’ appartamento del pittore del futuro per poi cercare di
ucciderla.
Non avrebbe mai
potuto uccidere l’ unica persona che forse si sarebbe interessata a lui, non
avrebbe mai potuto uccidere l’ unica persona che l’ avrebbe aiutato, l’ unica
persona che dopo così tanto tempo lo aveva fatto sentire vivo, che aveva
agitato in lui tutti quei sentimenti che non provava da così tanto tempo, o che
forse non aveva mai provato.
No non avrebbe
potuto uccidere Claire, dopotutto le visioni della signora Petrelli non sempre
si erano avverate, come quando aveva ucciso Nathan, lei aveva sognato che
Nathan sarebbe sopravvissuto, che Peter lo avrebbe salvato ma le cose erano
andate ben diversamente.
Nathan. Sylar pensò
a lui, era il padre di Claire, lo aveva ucciso, e lui stava pensando alla
ragazza molto più che come ad una semplice salvatrice. Come avrebbe mai potuto
lei, provare compassione o addirittura amare Sylar? Questo era assolutamente
impossibile.
Syalr non aveva
fatto caso al fatto che Matt sentiva perfettamente tutto ciò che stava pensando
e non si accorse di come sottovoce lo stesse comunicando a Peter e come il viso
di questo stesse cambiando espressione. Ora Peter era confuso, quello non era
il Sylar che tutti conoscevano, cosa stava succedendo all’ assassino spietato
che aveva ucciso centinaia di persone.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Confusion4
Peter Sylar e Matt entrarono nella macchina che Petera aveva
noleggiato, dopo che Matt ebbe salutato per l' ennesima volta la moglie
e il figlio e come le altre volte non sapeva se li avrebbe mai
più rivisti. Avevano un lungo viaggio da fare e a nessuno di
loro andava di parlare. Peter era troppo stanco e sperava di riuscire a
chiudere occhio almeno ora che Sylar era con lui e che avrebbe potuto
tenerlo d' occhio. Matt al volante era troppo occupato a pensare a sua
moglie e a cosa era successo l' ultima volta che l' aveva lasciata da
sola per prestare attenzione a Sylar che nel frattempo, seduto al
sedile posteriore, non faceva altro che pensare a Claire.
Avrebbe voluto chiedere a Peter informazioni in più, avrebbe
voluto chiedergli se aveva visto qualcos' altro, se forse c' era una
piccola remota possibilità che quel sogno fosse sbagliato, che
lo ricordasse male, ma sapeva che questo non era possibile, non gli
restava che porre la sua fiducia in Peter. Era grazie a lui se era un
uomo migliore, ed era lui che aveva salvato il mondo, non una volta ma
decine ormai, aveva fiducia in quel ragazzo, lo zio di Claire, il
fratello di Nathan.
Al pensiero di Nathan, Sylar si fece più cupo, quanto avrebbe
voluto avere i poteri di Hero solo per un secondo per poter tornare
indietro e fermare se stesso dal commettere quell' orribile gesto che
era stato uccidere quell' uomo così importante per Claire, o
semplicemente uccidere. Claire non lo odiava solo perchè aveva
ucciso suo padre, lo odiava per tutta la sofferenza che le aveva fatto
passare, lo odiava perchè era un uomo malvagio, ma ora stava
cambiando. Doveva cambiare. Per lei.
Arrivarono a New York la mattina presto, il sole si alzava da dietro
gli altissimi grattacieli e con i loro caldi raggi destarono
Peter da quel sonno che da giorni ormai non era così tranquillo.
Niente visioni. Niente Sylar che uccide Claire. Sarà un buon segno? O semplicemente le visioni non si ripetono? Peter non lo sapeva, ma ci sperava.
Arrivarono al Cmpus e parcheggiarono la macchina in un posto abbastanza
vicino per poterla usare in caso di pericolo ma non troppo per non
attirare l' attenzione. Samuel era ancora a New York e la prudenza non
era mai troppa.
Si diressero verso la stanza di Claire, Peter non sapeva dove fosse
perciò fu Sylar a guidarli, mentre camminavano Peter si accorse
di avere il cellulare spento.
Lo accese e ascoltò i messaggi.
"Peter sono Claire, ho bisogno di parlarti, subito. Chiamami"
Sylar sentì e cominciò ad avere paura. Le
sarà successo qualcosa? O è di me che vuole parlare con
Peter? Di quello che è successo.Vuole dirgli che ah paura di me.
Che ha bisogno che lui la protegga. Stupido stupido Sylar come puoi
aver pensato anche solo per un secondo che avessi qualche
possibilità di farti perdonare da Claire?
"Sylar.." Disse Matt
"Cosa c'è Parkman?"
"Meriteresti di essere rifiutato da lei"
"Lo so - disse Sylar sospirando - lo so"
Nel frattempo erano arrivati alla porta della camera di Claire, Peter
busso senza esitazione e dopo pochi minuti Claire aprì la porta.
Indossava un semplice paio di Jeans chiari e una t-shirt bianca. Bellissima. pensò Sylar
"Peter finalmente" Esclamò Claire abbracciando lo zio
"Claire come stai? il tuo messaggio mi ha preoccupato"
"No è tutto okay tranquillo" Disse Claire guardando Sylar prima
e poi distogliendo subito lo sguardo con la scusa di salutare Matt.
"Perchè siete tutti qui?"
"Succederà qualcosa di grave Claire, la presenza di Samuel è un pericolo" disse Peter.
"Ha in mente qualcosa e bisogna capire cosa, per questo sono venuto anche io, Peter mi ha convinto" Continuò Matt.
"E lui?"Chiese Claire facendo un cenno con la testa in direzione di Sylar
"Lui sta con me" rispose Peter.
Un quarto d' ora dopo erano tutti e tre seduti ad un cafè a fare
colazione e Claire ne approfittò per chiamare Peter in disparte
e parlargli, non avrebbe potuto sopportare la giornata altrimenti.
Quando furono abbastanza lontani in modo che Sylar non sentisse Claire
raccontò a Peter quello che era successo, gli parlò di
come Sylar l' avesse attirata nell' aula e di come l' avesse baciata e
gli parlò anche di cio che aveva provato e del disgusto che
provava per se stessa per il fatto che non aveva provato avversione per
Sylar ma compassione e addirittura affetto.
Peter ascoltava sconvolto ma non lasciò trapelare nessun
sentimento. Aveva paura, ma non poteva dirlo a Claire. Lei si fidava
ciecamente di lui e lo amava come si ama un fratello ma non gli avrebbe
più parlato se avesse scoperto che lui era preoccupato per lei e
per quello che sarebbe successo. E lui doveva sapere. Altrimenti come
avrebbe fatto ad impedire che i due si innamorassero? E a quel punto
come avrebbe salvato Claire da quel mostro? Si Peter lo considerava
ancora un mostro, nonostante sapeva che stava cambiando, che non
uccideva più da molto, moltissimo tempo, che era addirittura
pentito, ma aveva ucciso tantissima gente, e aveva ucciso suo fratello
Nathan, la persona che più amava, e presto avrebbe ucciso anche
Claire, la sua piccola Claire, doveva impedirglielo.
Claire non deve sapere del sogno.
Pensò intensamente Peter, concentrandosi su Matt come se stesse
cercando di chiamarlo, di attirare la sua attenzione su di se tentando
di non far notare niente a Claire che dopo un "Aiutami Peter" disperato
si era messa nelle sue braccia. Matt sentì. Claire sembrava
così piccola e fragile. Peter avrebbe voluto tenerla li per
sempre. Proteggerla, sentire l' odore di pesca del suo shampoo e
parlare con la sua piccola Claire. La sua famiglia.
Qualcuno avrebbe potuto pensare che fosse innamorato di lei, e lo era,
ma non di un banalissimo amore tra innamorati. No. Lui amava la sua
Claire di un amore più puro, un amore che solo qualcuno riesce a
raggiungere e quando lo si è raggiunto l' unico pensiero
è proteggere la persona amata, stare con lei e assicurarsi che
sia felice. Non un amore che si perdeva in struggimenti, passione e
desiderio carnale, non un amore che si poteva esprimere con un ti amo.
Era qualcosa di più elevato, più divino, lo stesso amore
che provava per Nathan, e non voleva di nuovo provare quel dolore
lacerante in tutto il corpo che aveva provato alla morte del fratello.
Il suo compito era proteggere Claire e lo avrebbe fatto.
Mentre erano ancora abbracciati Matt e Sylar si avvicinarono a loro.
Avevano pagato il conto ed erano pronti ad andare ma era troppo presto
per andare al Luna Park e non potevano andare da Noah.
Claire aveva pianto e lui avrebbe fatto troppe domande.
Si diressero a casa di Peter, e mentre camminvano per le immense strade di New York in nessuno dei tre vi erano pensieri felici.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Confusion 5
Claire che non aveva chiuso occhio quella notte si era stesa
sul letto di Peter mentre lui e Matt parlavano in cucina e Sylar era in
soggiorno seduto sul divano, e pensava.
“Peter non hai un piano?” Chiese Matt sottovoce.
“No ma mi verrà in mente qualcosa Matt stai tranquillo”
“Stare tranquillo? Mi dici di stare tranquillo? C’ è Sylar con
noi, non sappiamo se sia veramente cambiato potrebbe avercelo lui un piano. Magari
è d’accordo con Samuel. Quell’ uomo è pazzo. Vuoi davvero arrivare a casa sua,
nella sua famiglia senza un piano?”
“No Matt – gridò Peter per poi riprendere il suo tono
normale – certo che non voglio, ma ho bisogno di scoprire cosa vuole fare, e ho
bisogno di te per farlo, ma non posso lasciare Claire sola con Sylar”
“E se lasciassimo Claire qui e Sylar venisse con noi?”
“Parkman, tralasci un elemento importante! Samuel vuole
Claire, potrebbe rapirla. Se noi andiamo da lui ci tratterà come ospiti. Sarà
proprio questo il piano, andare da lui come ospiti, potremmo fargli credere di
voler entrare nella sua famiglia, e scoprire gli scheletri nell’ armadio”
“Questo mi sembra più sensato Petrelli” Disse Matt
rilassandosi sulla sedia.
Dopo pochi minuti il telefono di Peter squillò, era Noah e
aveva bisogno di parlargli, e lui gli dette appuntamento ad un bar poco
distante da li, non voleva che vedesse cosa stesse progettando e soprattutto
non voleva che si intromettesse nei suoi piani, così si raccomandò con Matt e
afferrato il giubbotto uscì di casa.
Matt era stanco ma aveva un lavoro da fare, così andò a
sedersi accanto a Sylar sul dicano sperando di poter scovare qualcosa dalla sua
mente. Quando però cercò di entrare nella sua mente, Sylar stava cantando, una
ninna nanna che sua madre, la sua vera madre gli cantava quando era ancora
molto piccolo e che gli aveva cantato la sera prima che il padre lo vendesse e
uccidesse sua madre.
Matt fu sorpreso. Sylar che cantava, e cantava qualcosa di
così sentimentale, forse stava davvero cambiando, o forse no! Ma doveva scovare
più a fondo si doveva concentrare di più…si addormentò dopo pochi minuti
cullato dalla dolce melodia di quella ninna nanna.
Non lo aveva fatto apposta, in quel momento Sylar stava
davvero pensando alla sua vera madre, ma quando vide che Matt si era
addormentato, ne fu felice, tutto il giorno aveva pensato ad un modo per
avvicinare Claire e finalmente ne aveva avuto l occasione. Sapeva che Peter
sarebbe stato molto attento, e sapeva che non avrebbe mai permesso che tra lui
e Claire ci fosse stato qualcosa, come anche sapeva che la ragazza si sentiva
confusa quanto lui, lo aveva sfiorato parecchie volte nella macchina prima e
nel tragitto dal cafè a casa di Peter dopo e non gli era sfuggito molto, Peter
era molto passionale e come tale pensava molto intensamente.
Silenziosamente Sylar si diresse verso la camera in cui
dormiva Claire, aprì lentamente la porta ed entrò, lei era stesa sul letto
abbracciata al cuscino e dormiva come una bambina. Sylar si avvicinò e le
spostò una ciocca di capelli che le era finito sul viso e con le mani le sfiorò
le guance rosee e rilassate, era bellissima, sembrava un angelo.
Non voleva svegliarla però aveva bisogno di parlarle, le
posò una mano sul braccio e col pollice l’ accarezzo mentre silenziosamente si
infiltrava nei suoi sogni.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Capitolo 6
Sylar si ritrovò in una foresta, era notte e strani
rumori provenivano da ogni dove, rumori terrificanti. Tutto sembrava troppo
grande gli alberi troppo alti, i rami troppo lunghi, gli insetti enormi e
persino i piccoli roditori erano di dimensioni sproporzionate. La luce della
luna filtrava fioca dagli alti rami degli alberi e produceva ombre gigantesche
che rendevano tutto molto più terrificante. Claire stava avendo un incubo.
Sylar cominciò a camminare tra gli alberi, doveva trovare
Claire, non aveva senso stare li senza fare niente. Mentre camminava, vide da
lontano una zona più illuminata, si diresse li e dopo pochi passi si ritrovò in
una radura, non era grande, ma gli alberi lasciavano abbastanza spazio affinché
la luce della luna vi entrasse e la illuminasse. Era piena di fiori giganteschi
a metà tra il divinamente stupendo e il terrificante e al centro, in un punto
in cui l’ erba era fine e delicata, Claire era seduta, si manteneva le
ginocchia e singhiozzava.
Appena sentì che non era più sola, Claire alzò la testa di
scatto e la luna le illuminò il volto. E’
bellissima. Pensò Sylar. Lei lo guardò sorpresa poi si alzò piano e si
avvicinò a lui.
“Cosa ci fai qui?” Chiese Clare ormai vicinissima a lui.
Sylar sentì il suo profumo, alzò timidamente una mano e le
sfiorò il viso.
“E’ un sogno Claire. Non so perché io sia qui” Mentì. Ma non poteva dirle la verità. Non ora.
“Un sogno? Vuoi dire che sono io a volerti qui?”
Sylar non rispose, si limitò a fare un gesto impercettibile
con la testa.
“Ma..ma questo..era tutto così terribile, mi inseguivano, dei
pagliacci giganti dal Luna Park, mi inseguivano, volevano prendermi e poi mi
sono persa nel bosco, dovrebbe essere un incubo…allora perché sei qui?”
“Sono negli incubi di molte persone Claire, la gente a paura
di me, nessuno vuole avermi vicino, tutti i sogni in cui sono presente io sono
incubi”
“No… non è vero Sylar.. non per me”
Il respiro di Sylar si era fatto pesante, sentiva la testa
che gli girava e non riusciva più a fermarla, tutto intorno a lui ruotava,
tutto tranne lei. Tutto tranne Claire.
“Cosa vuoi dire Claire?”
“Questo è solo un sogno giusto? Se è un sogno non mi potrà
fare male”
“Claire?”
“Non lo so Sylar, da quel giorno al campus, le cose sono
cambiate per me, tu non sei reale, questo posto non è reale, perciò posso
dirtelo, e passato pochissimo tempo, ma già quello che provo mi sta
distruggendo. So che sto sbagliando, so che tu sei una persona malvagia, che
non dovrei provare quello che sto provando.”
Sylar la guardò. Il suo volto si era contratto in una
smorfia di dolore. Claire, la piccola Claire le stava infilando un coltello
invisibile nel cuore e stava lentamente girando la lama facendo sgorgare gocce
di sofferenza dal suo petto.
“Insomma Sylar hai ucciso mio padre, e centinaia di altre
persone. Non hai nemmeno avuto pietà per tua madre, mi hai aperto il cervello e
mi avresti uccisa se non fosse stato per il mio stupido potere. Tutto questo è
così sbagliato. Io sono così sbagliata”
Claire si avvicinò di più a Sylar e poggiò la testa sul suo
petto, lui la strinse tra le braccia e una lacrima scese dai suoi occhi e andò
a posarsi delicatamente sui capelli di Claire.
“Piccola, piccola Claire, è solo un sogno, io non sono
reale, tu non sei reale. Non pensare a niente. Non pensare alla vita vera.
Siamo io e tu. Siamo soli in un bosco racchiuso nella tua mente, non possiamo
andare da nessuna parte finché non ti sveglierai, non pensare a niente.”
Mentre parlava tentava di nascondere la sofferenza e
mostrare una voce calma e tranquilla, poi la scostò lentamente dal suo petto e
la guardò dritta negli occhi.
La luce della luna era incentrata su di loro, sembrava che
li stesse abbracciando e benedendo, li univa in una stretta di calore
amorevole. Sylar con un dito asciugò una lacrima che scorreva sul volto di
Claire e posandole l’ altra mano sulla guancia l’ attirò a se e la baciò. Sentì
un brivido corrergli giù per la schiena, non aveva mai provato una sensazione
del genere.
Fu un bacio lungo e dolce, come mai Sylar aveva dato e come
mai aveva ricevuto.
Poi sentirono un rumore che si avvicinava, si distingueva
dagli altri rumori della foresta, erano come campane che suonavano, centinaia
di campanelle che si avvicinavano.
Claire si irrigidì.
“Sono loro. Mi hanno trovata” La sua voce era terrorizzata e
Sylar sentì lo stomaco chiudersi. Presto si sarebbe svegliata e non poteva
farsi trovare li, Claire non doveva sapere che lui era vero.
Staccò la mano dal braccio di Claire e si alzò di scatto
correndo a sedersi al suo posto sul salotto.
Si era appena seduto quando sentì un urlo provenire dalla
camera di Peter.
“SYLAR!”
Poi il silenzio.
Matt si svegliò di scatto e corse da Claire, la vide seduta
sul letto, pallida che piangeva, Sylar lo seguì dopo poco e trovò Matt seduto
accanto a Claire che la abbracciava e le sussurrava qualcosa nell’ orecchio per
tranquillizzarla.
Provò una fitta di gelosia.
Stupido. Pensò. E tornò
sul divano.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Capitolo 7
Claire era seduta sul letto, aveva appena chiesto a Matt di
prepararle un the e afferrato un cuscino ripensò al sogno, a quella sensazione
che aveva provato durante e dopo, come se dopotutto non fosse solo un sogno, ma
una visione.
Ma lei non possedeva quel potere, ce l’ aveva sua nonna e
Peter per ora, e sicuramente tanta altra gente eppure c’ era qualcosa in quel
sogno di diverso.
Matt rientrò in camera con il the e lo porse a Claire mentre
con una mano le accarezzava la spalla in gesto paterno per non farla sentire
sola.
Claire non sapeva cosa avrebbe fatto senza di lui, o senza
Peter o Mohinder, anche se lui era partito da molto ormai.
“Matt…”
“Si Claire?”
“Avete detto che Samuel mi cerca giusto?”
“Si Claire, ti vuole nella sua ‘famiglia’ “
“Ho sognato che veniva a prendermi, sembrava tutto così
strano e reale, pensi che potrei avere avuto una visione? Magari stando a
contatto con Peter… non lo so, potrei aver assorbito il suo potere”
“Mi leggi nel pensiero ora?”
“No…”
“Niente potere di Peter allora - disse sorridendo –sai piccola, avvolte, quando
sappiamo che c’ è un pericolo, o quando siamo in ansia per qualcosa, o anche
quando desideriamo qualcosa ardentemente tanto che anche nei momenti in cui non
ce ne accorgiamo il nostro inconscio pensa a quel qualcosa, la maggior parte
delle volte, capita di sognarlo, tutto qui.”
“Lo so, ma…” Questa volta è diverso
pensò.
“Claire, non pensare così forte se ci sono io.”
“Okay scusami” disse e fece per alzarsi dal letto ma Matt l’
afferrò per un braccio.
“Claire…”
“Si Matt?”
“C’è qualcos’ altro che vuoi dirmi?”
“Come?” Chiese lei sorpresa arrossendo lievemente.
“ Quando ti ho detto di non pensare così forte, non
intendevo quel ‘questa volta è diverso’ “
“Perché? Cosa hai sentito?”
“Un nome piccola, solo e sempre un nome…Sylar”.
Matt la lasciò sola in camera ma tenne la porta aperta, si
diresse verso la cucina, afferrò la sua giacca e dirigendosi alla porta d’
ingresso gridò ai due che aveva bisogno di fare una chiamata importante che
sarebbe stato fuori una mezzoretta. D'altronde voleva rassicurarsi che Janice e
il piccolo stessero bene.
Quando uscì Claire era poggiata allo stipite della porta a
braccia conserte, gli occhi fissi nel vuoto e pensava, pensava al suo sogno,
pensava a ciò che Matt le aveva detto, pensava a quel nome che non faceva altro
che risuonare costantemente nella sua testa. E pensava ai suoi occhi fissi su
di lei, quegli occhi scuri e intensi che la scrutavano.
Dopo pochi secondi non riuscì più a sopportare tutta quella
tensione e si voltò verso di lui, si era alzato e lentamente si avvicinava a
lei, non era il Sylar che tutti conoscevano, non era il Sylar che tempo prima
era entrato in casa sua e le aveva aperto la testa, non era il Sylar che aveva
ucciso tutte quelle persone.
Si accorse che aveva rimesso gli occhiali, ma nonostante
questo da dietro le lenti nei suoi occhi si leggevano gentilezza, tristezza,
solitudine, non più odio, desiderio di uccidere e rancore verso il mondo intero,
era tornato Gabriel Gray, l’ orologiaio che vuole farsi accettare dal mondo per
quello che è non per quello che potrebbe essere, l’ uomo meraviglioso, dolce e
bellissimo che era stava rispuntando, facendosi spazio e scacciando quello che
aveva preso il sopravvento negli ultimi anni.
Claire lo stava fissando ma non si era accorta che man mano
lui si era avvicinato sempre di più, ora tra loro vi erano pochi centimetri di
distanza, nessuno dei due parlava, nessuno dei due si muoveva più,
semplicemente si guardavano negli occhi intensamente, non si toccavano nemmeno.
Passarono pochi attimi, attimi che però sembrarono non
finire più. Si era creato un silenzio che qualcuno avrebbe detto imbarazzante,
ma per loro non lo era, era un silenzio più eloquente di mille parole, Sylar
alzò un braccio, lentamente e le accarezzò il viso, poi la sua mano si spostò
lentamente sui capelli, le spostò via una ciocca che ribelle le era caduta
sugli occhi e glie la mise dietro l’ orecchio, poi con la mano scivolò sulle
sue labbra e glie le accarezzo, con tutte le dita, una dopo l’ altra sfiorarono
le sue morbide labbra, mentre con l’ altra mano le afferrava la spalla e la
attirava verso di se.
I loro corpi erano uniti ora, Sylar sentiva che i battiti
del cuore di Claire erano aumentati e questo gli provocò un sorriso
impercettibile.
Con una mano dietro la spalla e l’ altra dietro il collo
Sylar la guardava negli occhi mentre lei le metteva entrambe le mani sulla
spalla. Poi le loro teste si avvicinarono sempre di più fino a quando non
furono completamente uniti da un bacio carico di passione e amore represso.
Le loro labbra si cercavano, Sylar non accennava a lasciarla
e a Claire mancava il respiro ma sapeva che se Sylar l’ avrebbe lasciata andare
sarebbe soffocata. Voleva stare così per sempre, si sentiva al sicuro, non più
sola, si sentiva amata di quell’ amore che aveva sempre cercato e mai trovato.
Era felice. E Sylar lo sentì.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Confusion 8
Rimasero fermi in piedi a lungo dopo quel bacio, la testa di
Claire appoggiata al peto di Sylar, e il suo mento sulla testa della ragazza. Erano
completi, si erano finalmente trovati e ora sembrava tutto così perfetto, così
giusto, così bello. Si sentivano forti contro il mondo, nessuno poteva più far
loro del male, non che qualcuno ci fosse mai riuscito, almeno fisicamente, ma
la forza che sentivano ora era una forza diversa, una forza mai sentita prima,
che partiva dai loro cuori, dalle loro anime.
Non erano più soli, non erano più separati dal mondo,in
mezzo all’ oceano su una zattera costruita alla meglio con poche convinzioni e
pochi valori che da un momento all’ altro sarebbero affondati. No. Ora erano su
un enorme vascello che la più grande tempesta non avrebbe potuto distruggere,
pronto a solcare le onde più grandi, combattere contro i mostri più terribili e
aspettare pazientemente che il sole spuntasse a riscaldare l’ equipaggio.
La porta d’ ingresso si aprì. Era Matt, era passata mezz’ ora e non voleva
rischiare che quando tornasse Peter li trovasse insieme. Claire e Sylar si
divisero imbarazzati, ma quando videro il volot comprensivo di Matt, si
rilassarono.
“E’ meglio che non vi facciate trovare così da Peter. Io so
i rischi che correte, ma sono anche io stato innamorato e purtroppo non siete
bravi a nascondere i vostri pensieri perciò vi sto lasciando fare. Ma sappiate
che al più piccolo errore mi schiererò dalla parte di Peter”
Innamorato? Sono
innamorato di Claire? Pensò Sylar Sono
innamorato, si lo sono, ma è passato così poco tempo, non ci si innamora da un
momento all’ altro, e se non fosse amore? Se fossi semplicemente attratta da
lei fisicamente? E se fossi ancora malvagio? Le farei del male, non potrei
sopportarlo. L’ unica persona che mi abbia mai capito, che mi ha accettato per
quello che sono. E se il sogno di Peter si realizzasse? Se dovessi uccidere
Claire? Stupido Stupido Sylar.
“Gabriel? Gabriel ti senti bene?” Chiese Claire posandole
una mano sul braccio.
“Si, si, certo Claire scusami, stavate dicendo?”
“Non hai sentito una sola parola vero?”
“Certo che ho sentito Claire, ho sentito quello che ha detto
Matt, ho sentito benissimo - disse con tono quasi nervoso – Matt puoi lascirci
un minuto soli?”
“Certo” e uscì rivolgendo un occhiata preoccupata a Claire
che nel frattempo era diventata molto nervosa e pallida.
“Claire, forse Peter ha ragione..”
“Ma Gabriel…” Lo interruppe Claire.
“No Claire fammi finire. Peter ha probabilmente ragione. Sono
stato Sylar per molto, troppo tempo, Gabriel è stato rinchiuso troppo tempo, e
se non fosse ancora tornato? Se quello che sono ora non è nient’ altro che un
Sylar che si sta riposando pronto poi a tornare quello di sempre? Ricorda che
ho ucciso mia madre Claire, cosa mi impedirebbe di uccidere te? Sono stato
capace di fare del male alle uniche persone che mi abbiano mai amato, avrei
preferito che mi odiassero piuttosto che non potessero più provare niente per
me perché li ho uccisi. Tu sei tropo importante per me piccola, piccola Claire,
non posso permettermi di farti del male, non me lo perdonerei mai.”
“Ma tu non mi farai del male, tu non mi ucciderai, io lo so,
so che sei cambiato, lo vedo dai tuoi occhi, dal tuo comportamento, anche
semplicemente da come ti guardi intorno, ora non vedi tutto il mondo come
potenziali vittime o avversari, ora sei più libero, sei cambiato, sei tornato
Gabriel. Guardati Gabriel guardati – disse disperata con le lacrime agli occhi –
Tutto di te è cambiato, persino il tuo modo di vestire, sei tornato ad essere l’
orologiaio speciale di anni fa, quel ragazzo intelligente e pieno di buone
qualità. Sei Gabriel, non sei più Sylar, sei Gabriel.
Sylar restò in silenzio, non poteva parlare, aveva un
disperato desiderio di stringerla tra le braccia, accarezzarle i capelli e
rassicurarla, dirle che tutto sarebbe andato bene, ma non poteva farlo, non poteva
rovinare tutto.
“Sylar ti prego” Implorò Claire in preda agli spasimi per il
pianto e la disperazione. “ Io ti amo.”
Sylar sentì una felicità immensa quando Claire gli disse di
amarlo, ma subito la felicità fu seguita da una fitta di dolore al cuore e
dalla disperazione.
“Claire non dirlo, non dirlo ti prego.”
“Perché no? Cosa c’ è di sbagliato, dimmi che non mi vuoi,
dimmi che non mi ami”
Sylar rimase in silenzio.
“Dimmelo” Gridò Claire.
A quel punto la porta si aprì, era Peter e Sylar approfittò del
momento per alzarsi e andare.
Avrebbe dovuto dargli una spiegazione tra poco ma aveva
prima bisogno di riflettere, di calmarsi, di comandare alle lacrime di non
uscire, al corpo di non abbattersi nella disperazione più profonda.
Tutti quelli che lo avevano amato erano morti, non voleva
che anche Claire morisse. Non la sua piccola dolce Claire.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
CAPITOLO9
Peter si diresse verso Matt.
“Cosa sta succedendo?” Chiese lanciando un occhiata prima
a Sylar e poi alla porta della sua camera che Claire aveva richiuso dietro di
se.
“Sarai felice di sapere che Sylar starà lontano da
Claire, e ho paura che sia per sempre..”
“Hai paura?” Esclamò sorpreso Peter “Matt, ti rendi conto
che è una bellissima notizia? Sylar che vuole stare lontano da Claire, ricordi
quello che le ha fatto vero? E ricordi il mio sogno?”
“Non eri tu a dire che Sylar fosse cambiato, Petrelli?”
Chiese Matt avvicinandosi a Peter.
“Certo, ma non voglio correre rischi, Claire è tutto ciò
che mi resta di Nathan!”.
Matt lo guardò con un espressione che Peter non seppe
decifrare, poi si voltò e accese la piccola TV sul ripiano della cucina e si
mise a guardare distrattamente le immagini di un vecchio film in bianco e nero.
Peter lo guardò ancora per un istante poi andò verso la
sua camera non senza prima volgere uno sguardo a Sylar che seduto sul divano si
teneva la testa fra le mani chinato su se stesso.
Quando entrò in camera sua Claire era al telefono,
parlava in tono normale, sembrava tranquilla eppure da come stringeva tra le
mani il cellulare Peter capì che qualcosa non andava, le si avvicinò e le si
sedette accanto.
Sentì una voce femminile al telefono, formale, che le
dava informazioni, orari, cosa stava succedendo?
“La ringrazio molto, allora ritirerò il biglietto
direttamente li….certamente….grazie….”
“Chi era Claire?” Chiese Peter preoccupato.
“L’aeroporto”
“L’aeroporto? Perché hai chiamato l’ aeroporto Claire?
Cosa succede?”
“Faccio un favore al mondo, me ne vado a Parigi!”
“Ma Claire, ho appena parlato con…” Non fece in tempo a
finire la frase, Claire gli posò una mano sul braccio e gli disse:
“Peter, ricordi quando credevamo che Sylar sarebbe esploso
a New York? Nathan e tua madre hanno tentato di portarmi con loro a Parigi, per
proteggermi, avevano un appartamento li, un luogo sicuro pieno di amici in cui
niente mi avrebbe fatto del male, bhe ho chiesto a tua madre le chiavi, me le
porterà in aeroporto e andrò a stare un po’ li. Lontano da Samuel, lontano da…
Gabriel, lontano dai pericoli insomma, tornerò appena le acque si saranno
calmate.”
“Claire, non puoi andartene, non ora. Sei l’ unica che
può salvare New York, tu e Sylar lo siete, e per quanto non voglia che voi
abbiate contatti abbiamo bisogno di te, fallo per New York, non so se qualcuno
riuscirà a fermare Samuel all’ infuori di te”
“Basta Peter!” Disse Claire silenziosamente ma con un
tono che non ammetteva repliche o interruzioni “Smettila di fare l’ eroe,
smettila di credere di poter salvare il mondo, o almeno di poter aiutare la
gente a farlo perché non è così. Ci sono cose che devono accadere per forza,
anche se fanno male, ora con questo non sto dicendo che devi permettere a Smuel
di distruggere la città, ma non contare su di me per fermarlo; tu e Sylar
potete fare quello che volete, avete Matt, Hero, mio padre e la sua amichetta
dell’ agenzia, c’è anche Jessica e tanta altra gente, potete farcela senza di
me. Dovete farcela senza di me, perché io parto. L’aereo è alle 4 di questo
pomeriggio, prenderò un taxi per tornare al campus, fare i bagagli e andare
all’ aeroporto. Ci vediamo Peter. E, fai attenzione, mi raccomando, voglio che
tu sia la prima persona che vedrò al mio ritorno.”
Peter rimase in silenzio mentre Claire si prendeva la sua
giacca e la borsa e si dirigeva verso la porta d’ ingresso. Sylar e Matt si
voltarono per vedere cosa stesse facendo, e nessuno la fermò quando uscì
richiudendo la porta d’ ingresso dietro di se. Matt aveva sentito i pensieri di
Claire, troppo alti e agitati per essere nascosti, e Sylar, bhe lui aveva
immaginato che qualcosa sarebbe successo, certo non si sarebbe aspettato che
Claire prendesse una decisione che lui reputava così stupida, ma dopotutto, era
solo una giovane ragazza che aveva avuto una difficile adolescenza, piena di
tensione e paura aggiunti a tutti i normali problemi di ogni adolescente umano.
Nemmeno all’ università le cose per lei si erano sistemate e lui aveva
decisamente peggiorato la sua situazione con quel bacio, con la sua dannata
voglia di ritrovare il vecchio Gabriel e di seppellire quel Sylar. Stupido.
Avrebbe potuto perlomeno provarci da solo, senza coinvolgere nessuno, era stato
egoista e ora molta gente soffriva e avrebbe sofferto solamente a causa sua.
Voleva cambiare. Era li per quello. Ma apparentemente non
ce la stava facendo troppo bene.
Claire era all’ aeroporto, le chiavi della casa a Parigi
al sicuro nella sua borsa che portava a tracolla e nella mano il passaporto con
il biglietto che aveva appena ritirato, era in fila per fare il check in, aveva
portato poca roba, avrebbe fatto un po di shopping a Parigi, dopotutto stava
andando li per tentare di vivere una vita normale, almeno per qualche
settimana, o, se fosse stato necessario, per qualche mese, e tutte le donne
amano lo shopping, soprattutto se accanto alla parola shopping si trova la
parola Parigi. Certo non erano cose che piacevano a lei, ma doveva almeno
provarci.
Avrebbe voluto dormire lungo il viaggio, ma non ce la
faceva. Il posto in prima classe era comodissimo, ma anche se la sua schiena
era rilassata e per la prima volta in vita sua i piedi non le si erano gonfiati
e le orecchie non si erano tappate, sentiva un vuoto nel petto, e mana mano che
il tempo passava, il vuoto si faceva sempre più grande. Aveva preso la
decisione giusta, aveva ragionato con la testa e non con il cuore. Aveva fatto
la cosa giusta. Allora perché tutto le sembrava così terribilmente sbagliato?
Ma dopotutto essersi innamorati di Sylar era ancora più
sbagliato. Era un serial killer. Non poteva essersi innamorata di lui. C’era
poi il sogno di Peter che rendeva tutto più evidente, e lei era solo una
studentessa del college mentre lui era un uomo adulto. Era tutto così insano e
strano. Tutto terribilmente sbagliato, ma nello stesso momento terribilmente
giusto.
Erano passate cinque ore e pian piano Claire
cominciò ad avvertire il sonno, all’ inizio poco, come una nuvoletta che spunta
in un giorno di sole, seguita però da un mucchio di nuvoloni neri che portano
tempesta. Quella non fu una notte tranquilla per Claire
Sylar camminava nervosamente avanti e indietro nella
cucina tenendo le mani conserte dietro la schiena mentre Peter era alla
finestra sperando di intravedere da un momento all’ altro la sagoma di Claire
uscire da un taxi ed entrare nel portone, Matt invece era seduto sul divano.
Avrebbero dovuto trovare un altro modo per fermare
Samuel.
*
*
*
Eccomi qui. Scusate il ritardo, ho avuto
qualche problema, comunque spero che questo capitolo vi piaccia, e
spero che commentiate.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Parigi.
Pioveva quando Claire
arrivò a Parigi. Entrò in un taxi che
la portò direttamente all’ appartamento
sull’ Avenue Montaigne . Era un
appartamento estremamente lussuoso, decisamente qualcosa a cui Claire
non era
abituata.
‘La vacanza
inizia perfettamente’ pensò mentre posava la
valigia a terra vicino alla porta d’ ingresso e iniziava
l’ esplorazione della
sua nuova casa.
Il jet lag si faceva
sentire, Claire si buttò ancora vestita
sull’ enorme letto di quella che sarebbe stata la sua nuova
camera per le prossime
settimane, o per i prossimi mesi.
New York.
Peter, Sylar e Matt erano
seduti ad un tavolino in un bar
poco vicino da casa di Peter, le
loro
colazioni ancora intatte davanti a loro mentre col viso preoccupato i
loro
occhi erano persi nel vuoto.
Un grande problema.
Salvare New York senza Claire. Come ci
sarebbero riusciti?
Senza
Claire…Sylar si soffermo su quelle due parole, senza
Claire. Ma lei era andata via ormai, non sarebbe tornata, era inutile
anche
solamente pensare a lei, si era voluta allontanare da lui, non lo
amava, era
solo attratta, dopotutto il ragazzo tenebroso e irraggiungibile va
molto di
moda tra le ragazze, e lui era anche molto più grande di
lei. Ovvio. Non era
innamorata.
“Staremo qui a
pensare o faremo sul serio qualcosa?” Disse
Sylar ad alta voce per tentare di soffocare le voci che sentiva nella
sua
testa.
Parigi.
Un raggio di luce
entrò da una delle imposte difettose e
colpì Claire in pieno viso. Lentamente la ragazza
aprì un occhio e poi un
altro. Infastidita dalla luce si alzò e andò in
bagno, si lavò la faccia e si
sentì finalmente pronta ad accendere le luci e aprire le
finestre.
In casa entrò
un venticello fresco e un odore di pioggia. Quanto
tempo aveva dormito? Non lo sapeva. Aprì il frigo alla
ricerca di qualcosa da
mangiare. Vuoto. Si sarebbe fatta una doccia e poi sarebbe andata
dritta in un
ristorante e a comprare qualcosa con cui riempire il frigo.
Parigi era bellissima. Le
strade ancora bagnate, la gente
chiudeva gli ombrelli, i bambini si precipitavano nei parchi e la gente
usciva
dai taxi per riprendere a camminare.
Claire entrò in
un ristorante italiano e ordinò un piatto di
spaghetti e mentre aspettava la sua mente si rivolse a New York. Non
sapeva se
lasciare la città fosse stata una buona idea ma era certa
che per lei era stata
la cosa migliore da fare. Non poteva, non doveva continuare a pensare
sempre
agli altri mettendo la sua vita e la sua felicità sempre al
secondo posto, non
era giusto nei suoi confronti.
C’ era tanta
gente egoista al mondo, perché non poteva
esserlo ance lei?
Pensò a
Gabriel. Al loro primo bacio all’ università, al
loro secondo bacio, al sogno, le passò tutto davanti. Aveva
fatto bene ad
andare via. Innamorata di Gabriel. Innamorata di Sylar. Solo un pazzo
si
sarebbe lasciato sopraffare da un sentimento così forte per
un tale mostro. Anche
se Claire aveva scoperto un nuovo lato di Sylar, aveva scoperto il
Gabriel che
pochi conoscevano, quello che era prima di scoprire i suoi poteri,
prima di
diventare lo spietato assassino per cui ora era conosciuto.
Andare a Parigi non era
stata per niente una pessima idea.
New York.
Qualcuno bussò
alla porta
“Noah apri
Tu?” Disse Laurel che troppo impegnata a cercare
informazioni su Samuel non aveva intenzione di alzarsi dalla sua
postazione
davanti al pc.
Noah andò ad
aprire. Syalr, Matt e Peter erano davanti a
lui.
“Claire
è partita” disse Peter senza aspettare un minuto
di
più
“Partita?
– esclamò sorpreso Noah – Partita dove?
E quando?
Sta bene?” Chiese poi senza aspettare la risposta alle prime
domande.
“Tranquillo
Noah, sta bene – disse Matt – è a
Parigi”
Noah tirò un
sospiro di sollievo. “Entrate” Disse poi
rendendosi conto che erano tutti ancora tutti sulla soglia.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=458444
|