Wings Of Happiness

di francycnarf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I: Awakening ***
Capitolo 2: *** Capitolo II:Dream? ***
Capitolo 3: *** Capitolo III: The Kitten Hunter ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV: Sins & Redemption ***
Capitolo 5: *** Capitolo V: Epilogue ***



Capitolo 1
*** Capitolo I: Awakening ***


Disclaimer: Questa fan fiction attinge ad opere di Natsuki Takaya - Furuba- e delle CLAMP - xxxHOLiC- ma non c’è alcuna intenzione di far plagio o lucro.
Note dell’Autore (facoltative)
: Ooooooooh yeah ♥ Eccoci con una nuova fan fiction! Questa è un po’ più vecchiotta, di tipo sei mesi, ma ogni volta che la rileggo la trovo una delle mie opere migliori ^^. Appartiene a Fruits Basket, ma onestamente non me la sono sentita di metterla nella voce Anime/Manga Fruits Basket, perché presente il fantastico personaggio di un'altro anime/manga: Yuko di xxxHOLiC. Non ha nulla di particolare questa fan fiction, se non forse i significati che voglio propormi di esporre: felicità, equilibrio… Destino.
Noterete che essa si rifà molto alla trama di Furuba ( Fruits Basket). Mi piace immaginare che sia ambientata poco prima della rottura della Maledizione dei Jyunishi, quindi intorno al capitolo 92, se non erro ò.ò. Ci sono accenni di Kyo x Tohru.

Prima di continuare, alcune piccole informazioni sulle Volpi secondo la mitologia giapponese:
Conosciuti là anche come Kitsune o Yoko ( *fa una riverenza alla sua amica Ulu che le ha rivelato quest’altro nominativo*), sono considerati dei Demoni ovvero degli Spiriti che trascendono i confini della realtà, del tempo e dello spazio.
Sono esseri intelligenti, longevi e hanno grandi poteri magici, come la possessione, la materializzazione e proiezione del fuoco dalla/e coda/e; sanno infiltrarsi nei sogni, creare illusioni così complesse da sembrare indistinguibili dalla realtà. Ma il principale potere è sicuramente quello di assumere la forme umane di giovani fanciulle o vecchi.
Caratterialmente vengono anche considerati molto beffardi, enigmatici e, nel peggiore dei casi, malvagi.
Altra noticina: più uno Spirito di Volpe è antico e potente, più aumenta il numero code, che può raggiungere un massimo eguale a nove. Quando arrivano a questo stadio, hanno il potere della Visione Infinita. Il loro pelo può essere o argentato, o bianco, o dorato.

Buona visione ^^
Ps: Se vi è piaciuta un commento sarebbe gradito eh? XD


Un petalo?
No, non lo era.
Kyo aprì un occhio e la vide: una farfalla nera che si era poggiata sul suo naso.
Doveva avere le zampe molto piccole e sottili, perché non lo solleticavano affatto.
Ma non si preoccupò di comprendere l’immediata impressione che si poteva avere quando si veniva svegliati da un coleottero, perché lo scacciò infastidito con una mano.
Si mise a sedere sul letto e, tra un grugnito e un altro, guardò l’orario.
Erano le sette e mezzo di mattina, la sveglia avrebbe dovuto suonare alle cinque, affinché facesse i suoi allenamenti mattutini.
Sbuffò.
Era tutta colpa di quel sogno su cui si era tanto concentrato.
In genere non era una persona che faceva sogni, anche perché sogni da realizzare non riteneva di averne.
C’era una volpe, una bellissima e flessuosa Volpe con nove code; aveva gli occhi rosso rubino ed il pelo argentato. Kyo non l’aveva persa di vista un solo minuto, in quel sogno.
Ad un certo punto la Volpe si accorse di lui, mosse repentinamente una delle code.
Inizialmente sembrò uscirne una lingua infuocata, ma che non attaccò Kyo; compose invece una parola soltanto nel cielo: 避 けられない… Inevitabile.
Sentì bussare alla porta della sua camera.
- Kyo-kun, è ora di alzarsi - fece Tohru Honda, gentile e allegra come sempre.
La sua gentilezza era un balsamo anche per i casi più disperati di tristezza.
- Arrivo - mormorò soltanto Kyo, mettendosi la maglia addosso e andandosi a lavare.
Mentre apriva la porta, guardò il suo bracciale al polso sinistro, con perline bianche e nere.
Si guardò poi allo specchio, con un velo di tristezza in volto.
Iniziava così la sua QUASI “giornata tipo”:
Fa la doccia; obbedisce a Tohru, svegliando Yuki e Shigure; attacca Yuki; viene picchiato da lui; mangia indispettito per la sconfitta; litiga con Shigure; viene stuzzicato da Yuki; si arrabbia con tutti e se ne va a scuola da solo; rimane quasi tutto il giorno sul tetto; quando vede Momiji lo picchia e inveisce contro di lui per la sua seccante allegria; quando c’è Hatsuharu lo picchia o lo prende in giro per farlo diventare Black Haru e sfogare così un po’ di rabbia; Haru reagisce e si picchiano per un bel po’; Kyo si stanca di litigare; Haru fa imbarazzare Tohru con qualche battuta sconveniente; Kyo e Yuki lo picchiano assieme; esce da scuola.
Si diresse poi verso il parco, la via più breve per andare da Kazuma-sensei.
I suoi pensieri si concentrarono su cos’avrebbe cucinato Tohru quella sera, poi ampliarono la loro visuale sulla monotonia dei giorni che passavano lenti, sempre uguali e… Tutti quanti sempre più vicini ai suoi diciotto anni.
Odiava il volto dei suoi attuali anni, diciassette, odiava sapere che la sua vita avrebbe avuto una scadenza immediata. Odiava essere nato, almeno così non avrebbe mai sofferto, così non avrebbe mai saputo che la sua vita finiva metaforicamente il giorno dei suoi diciotto anni, si sarebbe risparmiato molte sofferenze. In fondo, non gli era mai stato chiesto se volesse nascere, crescere e poi soffrire.
Strinse un pugno.
Così lei non sarebbe morta.
Kyo sentì poi un breve guaito provenire dalla sua destra.
Lì c’era soltanto un viale alberato da tanti pini.
Presunse che quel guaito fosse stato soltanto frutto della sua immaginazione, perciò proseguì per la sua via. Si portò le mani in tasca, fece solo un paio di passi, che il guaito riecheggiò di nuovo per il parco.
- Chi è stato?- domandò il Gatto di scatto, con i suoi occhi guardinghi.
Forse era solo un ragazzino che si divertiva a fare scherzi dietro gli alberi. Eppure il suo fiuto da felino non percepiva assolutamente nulla di anomalo.
Il guaito proveniva da quella via alberata.
Dare un’occhiata non gli sarebbe costato nulla.
… Per ora.

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Capitolo 2
*** Capitolo II:Dream? ***


Chiedo scusa a chi ha visualizzato nelle ultime 6 ore questa fiction ma ero dovuto uscire urgentemente e non ho potuto continuare il lavoro di divisione dei capitoli >_<. Gomen. Continuate pure leggere ^^


Quella fila di pini ricordava a Kyo un corridoio, tanto che era fitta; un corridoio con tanto di volta verde e puntigliosa in alto.
Non aveva più sentito quel guaito, ma continuava a camminare in quella zona ignota, per il gusto di farlo. In fondo poteva anche ritardare un po’ per la cena con Tohru, Shigure e Yuki .
Stavolta sentì nuovamente quel guaito, che però proveniva alle sue spalle.
Si voltò di scatto.
Gli sarebbe potuto venire un crepacuore nel vedere la volpe argentea dagli occhi rossi che aveva albergato nei suoi sogni, con tanto di lunghe e maestose code. Si guardarono per una frazione di secondo, poi essa superò Kyo rapidamente.
- Non è possibile- fece Kyo allibito.
Nel voltarsi nella direzione opposta per seguire con lo sguardo la volpe, sobbalzò.
- Io direi che è possibile…- disse una voce femminile dalla tonalità enigmatica.
Davanti a lui, ad un metro di distanza, c’era una donna, alta, snella e con la pelle chiara.
Indossava un lungo ed elegante kimono rosso, con sopra ricamate tante grandi farfalle nere splendenti. Per un attimo, forse a causa di qualche gioco di luce, a Kyo sembrava che esse si fossero mosse lungo la tela.
Lasciò perdere gli insetti, riportando, nell'attimo successivo, la sua attenzione sui capelli lunghi e corvini: le arrivavano alla vita, mentre una frangia pari le copriva parzialmente la fronte. I lineamenti del viso sembravano così eterei.
E quegli occhi, così saggi e carismatici, dolci ma temibili, belli… Ma
 rossi. Li aveva già incontrati pochi secondi fa, della stessa forma, della medesima intensità.
Ma forse, si convinse, era soltanto una suggestione.
- Anzi…- parlò nuovamente la donna, con enigmatico quanto affascinante sorriso - Direi che è
 inevitabile-
Un flash nella memoria di Kyo lo riportò ai kanji che si erano composti nel suo sogno: Inevitabile.
- Ma di cosa… Non so di cosa stia parlando, signora- dichiarò Kyo, diffidente come sempre.
- Oh non chiamarmi signora, mi fai sentire una vecchia!- esclamò esasperata l’elegante figura.
In effetti, all’apparenza sembrava avere sì e no venticinque anni, ma c’era qualcosa in quello sguardo che tradiva quell’ultima considerazione: sembrava una donna che aveva vissuto per secoli.
- E’ stato un piacere- rispose piatto Kyo, evidentemente non molto entusiasta di fare conoscenze in quel momento.
L’ultima volta che aveva conosciuto una donna più adulta di lui, l’aveva lasciata morire senza poter far niente.
Perciò voltò le spalle e tornò sui propri passi diretto fuori da quel boschetto, verso l’aperto del parco.
E lei domandò tranquilla:
- Hai paura che io possa morire?-
Si limitò a dire quelle sei parole per frenare all’istante i passi di Kyo, sconvolto e allibito.
- Cosa?-
- Quello che ho detto, Kyo Sohma-kun, Portatore dello Spirito del Gatto-
Stavolta Kyo si girò di scatto verso di lei e domandò velenoso:
- E’ una lontana parente Sohma, non è così?-
- Direi di no - fu il responso.
- Con chi ha parlato della mia natura? Cos’è? Un’indovina?- fece sospettoso il Gatto.
A quella domanda, l'altra si voltò di lato, portò un indice al mento e rifletté.
- Beh… Una sorta. Mi chiamano in vari modi: in genere
 Strega delle Dimensioni, o Strega dell’Estremo Oriente, o Witch Lady, ma tu puoi chiamarmi semplicemente Yuko Ichihara…- fece uscire una lunga e raffinata pipa fuori da una manica del kimono e la portò alle labbra.
Essa si accese da sola e ne uscì del fumo.
- Sappi però che non è quello il mio vero nome- avvertì - Esso è troppo importante perché sia rivelato… Troppo costoso-
Detto questo si sedette su di un tronco liscio e privato del fusto.
- Ha finito?- tagliò corto Kyo Sohma, con i capelli rossi che ondeggiavano al muoversi di una folata di vento che sembrava volerlo indurre ad avvicinarsi a Yuko.
Lui non credeva nelle utilità della chiaroveggenza.
- Sì, direi che abbiamo finito con i convenevoli- annuì con un sorriso divertito la "ragazza".
- Bene, perché spiacente, non ho soldi da spendere con un’indovina che vuole predirmi il futuro -
Tanto lo so già, pensò Kyo.
Un filo di fumo si unì ai precedenti.
Fu poi seguito da nuove parole, provenienti da quelle labbra rosse come un bocciolo di rosa.
- Non voglio predirti il futuro -
- Ah no?-
- Vedo che non ne hai bisogno:
 presumi di conoscerlo. E poi avrebbe un prezzo troppo alto. E no, non servirebbero i seicentosettantacinque yen che ti ritrovi nella tasca destra del pantalone-
- Eh?!- sussultò incredulo l’altro. Quella donna era in gamba - Avevi previsto che li avrei fatti uscire dalla tasca e li hai contati?-
- No. Lo so e basta- fece Yuko con un cipiglio alzato, come se prevedere il contenuto della tasca sarebbe stata una perdita di tempo - Ti ostini a pensare che io predica il futuro, ma non è così, Kyo-kun…-
- Chi le dà la confidenza da chiamarmi col “kun”? - sbottò l'adolescente, irritato.
- … Io sono capace di molte cose…- continuò, come se non fosse mai stata interrotta -… Prima di tutto so
 esprimere i desideri-
Ci fu un momento di silenzio. Yuko sembrava molto tranquilla e rilassata, mentre Kyo agitato e teso.
- Non tutti i desideri nascono dal nulla- profferì Kyo, ragionevole.
- Finalmente qualcosa in cui tu ed io andiamo d’accordo. Lo penso anch’io. Tutto ha un prezzo equivalente alla portata del desiderio, KyonKyon-
- Non mi chiami in quel modo idiota, per la miseria!- soffiò Kyo pestando un piede a terra. Già lo chiamavano così a scuola.
Gli sarebbe quasi uscito del fumo dalle orecchie. Quella donna lo faceva imbarazzare, oltre che a metterlo a disagio.
- Bene, spiacente, Yuko-san, ma il sottoscritto non ha desideri da voler realizzare- le avrebbe voltato definitivamente le spalle per poi andarsene, se questa non avesse risposto:
- Non credo proprio-
Era così tranquilla.
- La smetta di sondarmi- tremava per l'ira.
- Non ti sto sondando. Semplicemente se non avessi desideri, non avresti visto né me, né sentito quel guaito, né mi avresti sognata stanotte-
- …Eri tu…- realizzò Kyo, dimenticandosi della formalità -… Eri tu la Volpe- constatò a bocca semiaperta.
In cuor suo già lo sapeva, certo, ma è più facile per gli uomini ammettere di essersi illusi, piuttosto che accettare qualcosa di inconcepibile.
La donna alzò lentamente un braccio verso di lui, facendogli un silenzioso segno di venire da lei.
Il ragazzo, sin troppo stupefatto, si avvicinò, inginocchiandosi, cosicché Yuko potesse carezzargli il viso.
- Te l’ho detto, Kyo-kun…Proprio perché hai dei desideri, il nostro incontro era inevitabile-.

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Capitolo 3
*** Capitolo III: The Kitten Hunter ***


- Dannata donna…-
Kyo si stava rivestendo nei pressi della Tokyo Tower, in un vicolo deserto là vicino. Finì di coprire il suo busto dagli addominali lievemente delineati.
Gli ribolliva ancora in sangue nella testa, per esser stato preso in giro in quel modo.
“Dannata Strega!”
Si assicurò di aver messo tutto, fece mente locale e marciò seccato verso una bancarella, chiedendo di vendergli del sale.
Ormai la luna era alta in cielo, ma Kyo sapeva che non sarebbe tornato a casa da Tohru, Shigure e Yuki per quella sera.
Alzò lo sguardo verso la cima della Tokyo Tower.
Sospirò.
Se non faceva attenzione, a casa non ci sarebbe mai più tornato…


 Yuko carezzava gentilmente il viso affinato di Kyo, ancora scioccato.
Ormai era chiaro che quella donna fosse tutto ciò che aveva raccontato fino a quel momento, non c’era dubbio.
- Ma… Cioè…-
- L’hai vista la farfalla nera che ti ha svegliato?- interruppe Yuko.
- Cosa? Ah! Sì… L’ho vista -
Improvvisamente Kyo iniziò a pensare che, in effetti, quelle farfalle nere sul kimono di Yuko si muovessero da sole.
- Sai che cosa rappresenta una farfalla nera?- domandò soddisfatta l’altra.
- In genere le farfalle sono segno di cambiamento, no?-
- Giusto, KyonKyon!- si complimentò divertita Yuko, dandogli leggere pacche alla testa come se fosse un cane.
- NON MI CHIAMI IN QUEL MODO!- esplose nuovamente il Gatto, scostando la sua mano, con un movimento irritato del collo.
- Ok, micietto
…- rispose zuccherosa/perfida l’altra. Prima che Kyo potesse strangolarla, ella spiegò:
- Le farfalle nere inoltre simboleggiano tante cose, secondo
le varie culture: l’anima di una persona, la rinascita e… Una nuova opportunità-
Il giovane studente la guardò interrogativo.
- In parole povere… Puoi diventare una persona migliore, Kyo-kun. Una persona senza timori-
- Io non ho paura…-
- …E anche più sincera - esordì annuente la Strega.
- IO...!- fece per replicare l’altro, ma rimase in silenzio. In fondo aveva ragione.
Non era sincero né con se stesso né con gli altri.
Tutto era silenzioso in quella foresta, non si sentiva nemmeno una cicala che annunciasse il calare del sole.
Dopo alcuni secondi Yuko parlò:
- Esprimi un desiderio, avanti- lo incoraggiò, come una mamma avrebbe fatto col suo bambino.
- Non… Non ne ho molti, ecco… Ed il primo che vorrei realizzare, penso, è irrealizzabile- dichiarò Kyo con quel giro di parole, triste.
- Immagino di saperlo…
 Levarti questa maledizione…-
Toccò il polso sinistro di Kyo, circondato dal braccialetto con le perline bianche e nere, mentre questi annuiva lentamente.
- Sai cosa succede, se mi levi questo bracciale...?- fece Kyo, guardandolo.
- …Mostri la vera natura dello Spirito del Gatto, imbruttita dal rancore per non essere stato invitato al Banchetto di Dio nella leggenda- annuì la Strega - Conosco le maledizioni della tua famiglia -
- Ed è una maledizione troppo antica per essere spezzata da un desiderio- dichiarò poi.
- Non ne dubitavo- fece per alzarsi Kyo, in collera con sé stesso, col suo corpo, la sua maledizione e col mondo intero.
Voleva andarsene da là.
Sarebbe rimasto quello che era, per sempre.
- Ma…- la mano di Yuko riprese il polso di Kyo e lo riportò a sé - …Non per questo è
 eterna… Desideri perciò che acceleri il processo di deterioramento della maledizione?-
- Io… Sì! Sì!- esclamò supplichevole Kyo - Non solo… La
 mia maledizione… Anche quella degli altri Jyunishi *-
Non era incline a supplicare le persone, perché non ne aveva mai avuto gran motivo.
Yuko Ichihara sorrideva soddisfatta. Lasciò il suo polso e si alzò:
- Sai, Kyo-kun, è un peccato che non sei incline a mostrare la parte migliore di te agli altri-
- Mi dia la sua parola…- tagliò corto, con le labbra tremavano lievemente. Mai aveva sperato di ricevere al più presto una liberazione.
- Non c’è bisogno che io ti faccia una promessa. Perché tanto dovrai pagare un prezzo equivalente per le mie magie- fece uscire il tabacco dalla pipa e la ripose di nuovo dentro la manica.
- E che cosa?- incalzò Kyo di scatto. Avrebbe fatto qualunque cosa per vedere esaudito, almeno in parte, quel desiderio.
Chissà… Magari c’era la speranza che la maledizione cessasse prima dei suoi diciotto anni?
Secondo il volere di Akito, il capo della famiglia Sohma, Kyo, Spirito del Gatto, dopo aver avuto la sua istruzione ed esser diventato maggiorenne, avrebbe dovuto passare il resto dei suoi giorni in prigionia, in una stretta e angusta camera nella villa di Akito stesso… Perché…
“ Sei un mostro” furono le parole di Akito, spirito del Dio.
Yuko lo ridestò dai suoi pensieri:
- Ciò che dovrai fare è salire sulla Tokyo Tower, affrontare uno Spirito maligno che risiede in cima ad essa. Ah, portami anche cinque bottiglie di sakè quando torni qua!- fece spiccia la Strega delle Dimensioni, con una tonalità sognante e infantile che Kyo non aveva ancora avuto modo di conoscere, fino a quel momento.
- Eh?! Ma che cosa va blaterando?- avrebbe rizzato il pelo, se avesse potuto.
Borbottò qualcosa di simile al fatto che gli Spiriti maligni e i fantasmi erano solo frutto dell’immaginazione, che era una richiesta assurda e che in più non era il suo paggio tuttofare.
- Meno male che volevi che ti esprimessi il desiderio- fece corrucciata Yuko, prima di tornare al suo tono di sempre.
- Sappi, però… Che sei liberissimo di non credere nell’esistenza degli Spiriti buoni o cattivi, ma quando andrai in cima alla Tokyo Tower, fammi sapere cosa troverai, mi farò quattro risate- disse dispettosa e burlona.
- Hmpf…- l’altro sbuffò qualcosa del tipo:
- Ok, ok, ci vado…-
Ora non era nemmeno più sicuro dell’inesistenza degli Spiriti.
Voltò corrucciato le spalle alla donna, per la terza volta, ma fu fermato:
- Ah! Micietto
…- sentì i passi di lei avvicinarsi a lui.
- NON MI CHIAMI…-
Fu abbracciato dalla strega ancor prima che potesse voltarsi e schivarla.
In uno sbuffo di fumo, Kyo si trasformò in un gatto dal pelo arancione non appena fu toccato.
Sbuc
ò dai suoi vestiti e soffiò con la sua voce normale.
- OH NO!-
“ Dannata Maledizione!”
- O___h
! E così è questa la forma che assumi quando una ragazza ti va addosso o sei sotto stress! Kawaii!- ora sì che era diventata infantile.
- DANNATA MEGERA!- soffiò nuovamente, volendola quasi tramortire con lo sguardo.
Prese poi tra i dentini i suoi panni e partì via, indignato, sperando di non ricomparire umano e nudo davanti a lei.
- Bye Bye, micietto
! Ci vediamo qui prima di mezzanotte! Ah! E porta con te tanto, tanto sale, quando salirai sulla Torre!- Yuko lo salutò entusiasta, sapendo benissimo che se la sarebbe spassata un mondo con quel nuovo “cliente”.



Eccolo perciò a pagare il biglietto per salire in cima alla Tokyo Tower.
Prese un ascensore, premette il pulsante per l’ultimo piano e si godette il panorama della città dall’alto.
Appoggiò una mano al vetro.
Ora che ci pensava, non c’era mai salito su quella Torre, fino a quel momento.
Si era perso molte cose belle da fare nella sua infanzia: molti momenti, tumultuosi, li aveva passati con i genitori, che non facevano altro che litigare a causa delle sua natura, del mostro che era; alcuni erano stati tragici, quando la madre si era suicidata, ad esempio, facendo pensare al resto della famiglia che l’avesse fatto per colpa di Kyo; altri li aveva passati con Kazuma-sensei, che l’aveva allenato nelle arti marziali, trattandolo come un figlio.
Tutta la vita, poi, l’aveva passata ad odiare il Topo, Yuki, che avrebbe dovuto/voluto battere per mostrare alla famiglia che non era un fallito.
Yuki.
“ Tutte le mie colpe, per tutto quel tempo, le ho date a lui, troppo codardo e orgoglioso per ammettere di essere stato
 io a lasciar morire mia madre, io ad aver portato alla morte anche la madre di Tohru, Kyoko, senza poter fare niente.
E’ facile nascondersi dietro ad una favola per bambini, la quale racconta che tutte le disgrazie del Gatto sono dovute a causa del Topo.
Un giorno avrei mai smesso di odiare Yuki? Chissà”


Pensò positivo:
“ La prossima volta vorrei portare Tohru qua sopra con me” sorrise, per non pensare troppo in negativo.
Ora doveva pensare alla missione: quella volpe ( in qualunque senso) di Yuko gli dava l’opportunità di mettere una fine alla maledizione. Probabilmente essa sarebbe comunque durata qualche altro anno, magari anche dopo la morte di Kyo e gli attuali membri dello Zodiaco: forse gli Spiriti avrebbero cessato di trasferirsi nei corpi di altri tredici innocenti neonati Sohma nella generazione ventura.
Sperava che fosse così.
L’ascensore giunse in cima alla torre, lungo un corridoio, alla cui estremità c’era una porta.
- Chiuso per lavori - lesse ad alta voce su delle fascette di plastica gialle che barravano la porta.
“ Come no”.
Aprì con un calcio la porta, oltrepassò la fascia gialla e fece con le mani ai fianchi:
- Avanti, esci fuori -
Era intimidatorio e secco. Voleva finirla presto quella pagliacciata.
Si diceva che i gatti allontanassero gli spiriti maligni.
Probabilmente Yuko gli aveva affidato quella missione per questo. Bene, l’avrebbe svolta.
Chiuse la porta, guardando intorno a sé lo spiazzo quadrato.
Guardò poi in alto: la punta della Tokyo Tower era a pochi metri di distanza, ormai.
Sulla punta giurò di aver visto qualcosa di trasparente stagliarsi contro i raggi della luna.
Forse era quello lo Spirito? Se lo era, era davvero uno Spirito grosso. Sembrava anche strano che la punta della torre lo tenesse in equilibrio.
" Ok, ora ci credo..."
- Avanti, palla di lardo, scollati da quella punta e vai a infestare qualche altro posto, ho da lavorare, io- fece scocciato il rosso, incrociando le braccia.
Lo Spirito si mosse leggermente indietro, per poi darsi una carica in avanti.
Sembrava una palla gigante.
“ Che vuole fare?”
Lo vide rotolare verso lo spiazzo, diretto contro Kyo, il quale tentò di cambiare traiettoria, invano: lo Spirito cambiava a sua volta la traiettoria, facendo in modo da centrare il suo bersaglio senza pietà.
Provò a dirigersi di nuovo verso la porta, ma sarebbe stato inutile, altri tre secondi e lo Spirito, che accelerava sempre di più, l'avrebbe raggiunta prima di lui.
Kyo iniziò ad avere paura. La mole di quel bestione doveva essere abbastanza grande da buttarlo giù dalla torre con un unico impatto.
Aveva la mezza idea di scansare all’ultimo momento, ma non poteva rischiare.
Non voleva rischiare.
Gli venne di nuovo in mente la macchina che correva contro la madre di Tohru.
Doveva rimanere vivo per Tohru, per riscattarsi da quella colpa.
E poi... Non doveva permettere che la ragazza soffrisse un'altra perdita!
Dannata Tohru, che si affezionava a tutti per una minima cosa.
Lo Spirito si avvicinava.
Panico.
Cosa fare?!
La sua mano destra si mosse da sola. Si trovò a toccare con la mano il barattolo del sale che aveva comperato pochi minuti fa.
Yuko aveva detto di portare tanto, tanto sale…
In genere era una persona impulsiva, ma quel pensiero stuzzicava la sua mente in quel momento: Yuko non avrebbe mai detto qualcosa che non avesse avuto senso! Una ragione c’era, se serviva il sale, e Kyo l’avrebbe scoperta.
Ne vedeva solo una, al momento.
Perciò prese il barattolo dalla tasca del pantalone, levò il tappo e lanciò il contenuto direttamente addosso allo Spirito.
Chiuse gli occhi e si buttò a terra completamente, con le braccia davanti a coprire un impatto, che non ci fu.
Sentì solo uno sbuffo di fumo e un’esplosione di polvere aggiunto a sale che gli sporcò gli indumenti, gli avambracci scoperti e la faccia.
Tossì e aprì gli occhi.
Ce l’aveva fatta allora?
Non c’era più niente. Lo Spirito era andato.
Dove? Quello sì che era un Mistero.
Si sedette un attimo a terra e fece dei respiri profondi.
Si era sentito il cuore a mille durante quell’attacco. Le gambe non gli erano mai tremate tanto in un combattimento.
Quanto era difficile combattere contro l’ignoto…



Nota d'autore(1)
*Jyunishi: o Junishi, intende gli Animali dello Zodiaco Cinese, che sono: il Topo, il Bue, la Tigre, il Coniglio, il Drago, il Serpente, il Cavallo, la Capra, la Scimmia, il Gallo, il Cane e il Maiale.

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Capitolo 4
*** Capitolo IV: Sins & Redemption ***


- Mi spieghi perché proprio il sale?- fece seccato Kyo, non appena incrociò lo sguardo di Yuko Ichihara proprio al limitare della foresta. Aveva portato con sé una busta di plastica con cinque bottiglie identiche di sakè.
Era mezzanotte meno un minuto.
- Perché il sale purifica!- fece ovvia Yuko, prima di esclamare:
- O____HW!-
Yuko si lanciò contro Kyo, o meglio, contro la busta.
La prese e guardò dentro.
- Ma sono tutte della stessa marca!-
- Ho preso quelle più economiche! Le ho dovute far mettere anche sul conto, poiché non avevo abbastanza soldi, grazie!- esclamò irritato Kyo.
Non solo le prendeva le bottiglie di sakè, ma doveva anche sorbirsi lamentele degne di una bimba viziata.
- E comunque... E' stata lei a
 manipolare la mia mano, non è così?- proseguì sospettoso.
Aveva avuto
 troppa fortuna in quello scontro, per i suoi gusti.
Ma la Strega non badò alla sua domanda e continuò demoralizzata.
- Oh, KyonKyon, non hai proprio gusto. Se c’era il mio compagno di bevute, Mokona, vedevi quante te ne diceva!-
- Ma lei pensa solo a bere?! E risponda alla domanda! E non mi chiede niente sulla missione?-
- Se sei qui, vuol dire che la missione è andata bene- dichiarò ragionevole, sviando di nuovo la domanda di Kyo, con un sorrisetto astuto - E non ritengo che tu sia scappato dal campo di battaglia, perché sei un uomo d’onore, e poi sei ricoperto di polvere e sale!- gli indicò il viso.
Si sedette a terra, in modo aggraziato, e versò il contenuto della prima bottiglia alcolica in un bicchiere che prima Kyo non aveva visto.
Nel frattempo pensava che Yuko fosse davvero in gamba, sapeva davvero capirle le persone.
- Certo che a lei non sfugge mai nulla. Sembra conoscermi da una vita…-
- Vedi, Kyo-kun, esiste una serie di correlazioni tra le cose: così come ci può essere una correlazione tra un bruco, un bozzolo ed una farfalla nella metamorfosi, così come ce n’è una tra l’erba, un’antilope ed una tigre nella catena alimentare, così come ne esiste una tra desiderio, sacrificio e felicità nelle azioni umane, ne esiste anche una tra il passato, presente e futuro nel tempo di ogni singola persona. Tu mi hai dato dell’indovina poco fa, ma non è proprio così. Gli indovini, come i chiromanti, hanno dei doni innati per predirti passato, presente e futuro. Io semplicemente ho il dovere di tenere in equilibrio
 tutte le correlazioni del mondo tra loro, soprattutto, come avrai capito, quelle nelle sfere dimensionali e in quella dei desideri- spiegò lentamente la Strega, per poi bere sakè.
Kyo la ascoltava assorto, sedendosi con lei.
- Quindi se lei, Yuko-san, conosce una persona, è perché ne conosce gli equilibri, per capirci?-
- Una sorta, sì. Se trovo degli squilibri, è mio dovere entrare in azione, un po’ come nel tuo caso, troppo depresso e sempre più chiuso-
Il Gatto non si offese, in fondo era vero, ma faceva sempre male ammetterlo.
- Lei mi parli dei desideri, come fa a renderli atti?-
- Non può sempre succedere che diventino atti.
 Non in questo mondo almeno. Se qui io desiderassi qualcosa, per capirci, dovrò sacrificarne un’altra dello stesso valore per ottenerla, ma sempre tenendo conto delle “catene” che legano questo mondo: non puoi pretendere che ti mostri un cavallo alato, se non mi dai qualcosa di altrettanto fantasioso che riesca a compensare un tale desiderio, qualcosa che non è originario di questo mondo, ma che trovi perché viene semplicemente “importato” da altre dimensioni. Un esempio? Quello spirito che hai affrontato. Questi “importi” cerco di equilibrarli portando qualcosa di questo mondo all’Aldilà.- spiegò brevemente, senza soffermarsi troppo.
-Ora prendiamo il tuo caso: hai desiderato che accelerassi il processo di deterioramento della maledizione; hai sacrificato la tua vita affrontando uno spirito molto potente ed hai preso un debito per queste bottiglie; ora, quindi, cosa ti impedirebbe di essere felice? L’equilibrio tra desiderio e sacrificio c’è stato, ora sei felice?-
Rivolse un’occhiata obliqua a Kyo, assorto nei suoi pensieri.
- Beh, sono molto felice di quello che ha fatto per me… -
- Io non ho fatto nulla, Kyon, semplicemente ti ho dato le istruzioni per esprimere il tuo desiderio- interruppe Yuko modesta.
- Già. Eppure sono ancora insoddisfatto-
- Ah sì? Cosa desideri ancora, Kyo, dimmi -
- Che il tempo mi venga di nuovo restituito. Voglio… Vorrei poter tornare indietro, aver riparato un sacco di errori- strinse le mani a pugno.
Confidarsi non era la sua miglior prerogativa. C’era bisogno di fiducia, ed era difficile per Kyo averne in una persona. Era anche vero, però, che sembrava ancora più difficile NON confidarsi con una persona armoniosa e saggia come Yuko, per quanto, alle volte, potesse sembrare capricciosa e insopportabile.
- C’è molta gente che vorrebbe poter tornare sui propri passi, proprio come vuoi tu, ma pochi capiscono che la miglior soluzione è andare avanti - fece Yuko- Cosa vorresti cambiare?-
- Non avrei permesso, prima di tutto, il suicidio di mia madre per causa mia -
- Non è colpa tua, ma di tuo padre che continuava ad opprimerla, e lo sai-
- Avrei voluto essere più grato a Kazuma-sensei per essere stato così gentile ad accogliermi come un figlio-
- Ma lui lo sa, Kyon! Lo sa anche ora che vai a trovarlo tanto spesso, sebbene tu viva in un altro luogo-
- Vorrei non dover odiare Yuki- continuò perentorio.
- Curioso, vero, come una favoletta possa condizionare un capofamiglia e tutta la sua gente?-
Parlava della favola secondo cui il Topo ingannò il Gatto, dicendogli che il Banchetto di Dio si sarebbe tenuto il giorno dopo. In questo modo, il Gatto fu escluso tra gli Jyunishi.
- Io… Io l’ho… Non ho potuto fare niente per
 lei-
- Nessuno avrebbe potuto salvarla da quell’incidente- incalzò Yuko, sapendo di chi parlasse.
- STRONZATE! - urlò Kyo, calciando una bottiglia, che si frantumò contro un albero.
Di nuovo quelle ruote, nella sua testa, che sprizzavano sangue.
Si alzò, voltò le spalle alla Witch lady e diede un pugno ad un altro albero, facendo finta che fosse l'autoveicolo di anni fa, una sciocca e vana speranza di fermare quella macchina, stavolta.
Yuko non si scompose più di tanto, come se si aspettasse una simile reazione.
Lo fissò con sguardo perso in chissà quali pensieri, seria, con la testa leggermente inclinata a sinistra.
Kyo ripeté in un gemito:
- Stronzate…- appoggiò la testa all’albero e si morse il labbro inferiore, per impedire alle lacrime di scendere, per impedire a quell’antico dolore di riemergere.
Vedeva di nuovo lo sguardo di quella donna, ormai in procinto di morire, su quella strada asfaltata, che lo guardava con occhi fissi, riconoscendolo come il suo amico di chiacchierate.
“ Non ti perdonerò” aveva sussurrato.
Oh, quanto avevano chiacchierato Kyoko Honda e Kyo Sohma, nei tempi andati.
- Con… Con che faccia dirò a Tohru… Che ho visto sua madre, mentre moriva? Come faccio a dirle che sua madre, in questo momento…- tirò su col naso - potrebbe essere ancora viva se fossi intervenuto, e a quest’ora si starebbero scambiando il bacio della buonanotte? Io non voglio perderla, Yuko-san… Non voglio perdere una persona speciale come Tohru.. Lei sa farmi stare bene, cerca di farmi capire che lei c’è sempre per me, ma io… Io ora ho così poco tempo da trascorrere fuori da quella stretta e angusta camera della villa in cui sarò confinato, lo capisci? Voglio passare al meglio questi giorni… Con lei… E non voglio che soffra ancora, non lo merita, basta; non è già abbastanza che si sforzi di sorridere?-
Lasciò che la corteccia dell’albero facesse passare quelle gocce salate lungo tutto il suo corpo legnoso.
- Kyo…- stavolta Yuko non usò nemmeno in suffisso onorifico - … Guardami - furono le sue parole.
L’altro fece cenno di no con la testa, vergognandosi.
- Allora guardati il polso sinistro- suggerì birichina la Strega.
Ed egli così fece.
Mancava qualcosa al posto sinistro.
- Il rosario!- fece allarmato.
Eppure le sue mani erano le stesse di sempre, la sua voce era normale. Non si era trasformato in alcun demonio.
Si voltò verso Yuko, che faceva roteare il braccialetto su di un suo indice quasi fosse un hula-hoop.
Aveva un sorriso dolce sul volto.
- Le persone sanno davvero essere migliori, quando cercano di essere felici assieme agli altri -
Lo sguardo di Kyo rimase incantato sul bracciale roteante.
Gli si avvicinò e cominciò a domandare:
- Come...?-
- Nel momento in cui tu pensi a quella ragazza, qualunque male sembra svanire, anche quello della maledizione. Quando mostri di preoccuparti per lei, di voler essere al suo fianco, la qualità delle cose migliora sempre di più. -
Gli restituì il bracciale.
- Ti conviene rimetterlo al polso però. Non è ancora rotta la maledizione. Questo stallo è solo temporaneo- fece seria.
Kyo obbedì, annuendo e tirando su col naso.
- Yuko-san… Io… Sono senza parole-
- Immagino che farai tesoro di quest’ultimo insegnamento. Confido nel fatto che cercherai di parlare con sincerità a Tohru -
- Sì… Devo dirle la verità, anche se immagino che ne soffrirà- voltò lo sguardo di lato.
- Ma d’altronde chi sei tu per determinare la felicità o l’infelicità di una persona? Deve essere un sentimento individuale. Poi chi ti dice che dal dolore, com’è capitato a te, non possa nascere una gemma di felicità?- fece capire Yuko, sentendo che ormai la loro conversazione era arrivata a termine.
- Non c’è luce senza ombra, caro mio, non c’è desiderio senza sacrificio- si alzò. Improvvisamente disse:
- Ah, grazie della ciocca comunque-
- Come?-
- La ciocca del tuo pelo felino- fece uscire una fialetta con dentro dei peletti arancioni.
- Eh?! E quando li hai presi?!- Kyo fece per acciuffarli, infastidito, ma Yuko muoveva pigramente la mano per non lasciargliela prendere..
- Quando ti ho abbracciato. Che vuoi che ti dica, mi sono anticipata il pagamento per l’illuminazione che ti ho dato poco fa! E poi questo bilancia anche quella bottiglia di sakè che mi hai rotto. Anche se per il sakè, a me tanto sacro, te ne avrei fatte comprare altre cento- si burlò di Kyo.
- Ma che faccia tosta! E mi spieghi che ci fai con una mia ciocca?! Lascia almeno che ti prenda qualcosa di più idoneo!-
- Ma il tuo pelo semi-felino è così richiesto nell’Altro Mondo, mi farai diventare ancora più famosa! - esclamò inflessibile ma divertita.
- Tiranna egoista!- fu la risposta furibonda e offesa di Kyo, che le voltò le spalle, irritato, e iniziò ad andarsene:
- Io vado a casa. Se sono fortunato, Tohru ancora non avrà chiesto aiuto all’F.B.I. per ricercarmi; ci si vede - borbottò corrucciato, mettendo le mani in tasca. Superò quei pochi alberi che delimitavano il parco dalla foresta.
- Preferivi che chiamasse il W.W.F?- fece ironica, socchiudendo divertita i suoi occhi vermigli.
- Spiritosa... - un nervo sulla tempia gli pulsava minaccioso. Poi esclamò:
- Ah!- e le rivolse uno sguardo di lato: - Spiegami piuttosto perché hai preso le sembianze di una volpe nel sogno e quando mi hai attirato nella foresta! Perché la Volpe?-.
Non gliel’aveva ancora chiesto.
Vide la Strega, ferma precisamente al limitare della foresta, che ci rifletteva su, portando gli occhi al cielo.
Poi rispose seria:
- Perché così assomigliavamo al Gatto e alla Volpe della favola di Collodi-.
-… Addio- fece piatto Kyo, per guardare nuovamente avanti, incapace di concepire una simile risposta… E poi chi era Collodi, si chiedeva scandalizzato?!
- E inoltre… Perché le Volpi sono capaci di creare illusioni che non lasciano distinguere l’apparenza… Dalla realtà- aggiunse enigmatica Yuko.
- Ma davvero..?- domandò scettico Kyo, voltandosi nuovamente indietro.
Ma non c’era niente di niente dietro di lui, se non uno spiazzo erboso: non c’era né Yuko, né la sua Foresta, né alcun guaito, nè- ci avrebbe sperato quasi- alcuna Volpe.


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Capitolo 5
*** Capitolo V: Epilogue ***


Quando Kyo si ritirò a casa, dopo mezz'ora di riflessioni, Tohru tra poco gli sarebbe saltata addosso.
- Oh, Kyo-kun! Sei tornato!- gli prese saldamente una mano tra le sue e lo guardò con i suoi occhi verdi-azzurri.
- L’hai fatta preoccupare a morte, gattastro – disse secco Yuki, sfogliando una rivista, per nulla esaltato dal ritorno del Gatto.
- Stavamo anche per chiamare il W.W.F., Kyo-chan- fece Shigure, il Cane, in tutta tranquillità, bevendo una tazza di the fumante.
“ Anche lui con questa storia del W.W.F. Va a finire che faccio estinguere lui ed il topastro” alzò gli occhi al soffitto Kyo.
Evidentemente solo Tohru, tra i tre, era quella che si era realmente preoccupata per lui.
Kyo la guardò, chinando il collo, perché Tohru era più bassa.
Le sorrise lievemente e le portò una mano sulla testa, carezzandogliela.
- Non sai che i Gatti sono spiriti liberi, Tohru-kun?-
Lei sorrise radiosa, sicura che Kyo stesse bene, ma prima che potesse chiedergli dov’era stato, questi fece piatto, quasi minaccioso:
- Allora, la mia cena?-
- Subito!- Tohru svolazzò rapida in cucina come una gazzella, Kyo strappò la rivista dalle mani di Yuki e si sedette a tavola, leggendo e coprendo un sorriso, oltre che la fame.
Ci sarebbe stato tempo, pensava Kyo, per raccontare a Tohru della vicenda con Yuko.
Se tutto sarebbe andato bene, magari anche un’intera vita a disposizione, insieme.
Perché Kyo non volle perdersi d’animo; perché sentiva che se sapeva desiderare e non si sarebbe scoraggiato, la Speranza sarebbe stata l’ultima a morire.
E lui ora desiderava essere felice per sempre con Tohru, anche se la strada che aveva davanti a sé sembrava irta di ostacoli.

“ Abbi pazienza, Yuko, presto anche io uscirò da questo bozzolo e diverrò una farfalla nera, fiera di volare verso la felicità con ali fiere”…



Sottoforma della volpe argentata, Yuko accompagnò Kyo a casa senza farsi vedere da lui o da altri.
Era soddisfatta di sé.
L’aveva predisposto alla felicità. Questo le bastava.
" Chissà se la sognerai ancora una Volpe, KyonKyon. Chissà se avrai bisogno ancora di me"
Ma ebbe il presentimento, anzi, la certezza che avrebbe realizzato tutti i suoi desideri da solo.
Voltò le spalle al suo ex-cliente:
- Gli esseri umani, che meravigliose creature. Non impari mai a conoscerle del tutto e non ti stanchi mai di loro, tanto che sono misteriose- disse, per poi trottare tra gli alberi, tra altre dimensioni.




Pappapperòparà  ~
Ed anche questa è andata! XD
Ringrazio già adesso Nyx, il mio Drinitino beta che ogni volta tenta di fare commenti lunghi e professionali, non capendo che lo trovo adorabile quando si sforza di farli, non trovate? Li apprezzo perchè so che sono sinceri, grazie darling ^^
Ci si vede alla prossima fic, gente - se ne avrò voglia D=-. Ciau!
~ 
 

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