Somewhere over the rainbow

di AlexVT
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Red diablo (?) ***
Capitolo 2: *** Misterious indigo ***
Capitolo 3: *** Awful orange ***
Capitolo 4: *** Green hope ***



Capitolo 1
*** Red diablo (?) ***


Salve a tutti

Salve a tutti!

Devo ammettere che mi sono divertita a scrivere "Gli uomini vengono da marte e le donne da venere" e che mi dispiace separarmene, per cui come anticipato vorrei scrivere delle brevi shot sulla varie coppie incontrate.

E come non iniziare con una delle mie preferite? Tra l'altro proprio in questi giorni...

Fatemi sapere che ne pensate.

Baci

Alex

Per la White Midnight...

 

 

 

Alla fine ti sei vestita di arancio come voleva il tuo Sasuke-kun...

Ino sorrise guardando l'amica tra le braccia del suo unico grande amore...

-Che fai qui tutta sola?- Riconobbe l’odore di fumo ancor prima della voce.

-Respiro l'aria romantica della serata.-

-Pensavo ti avessero mollato tutti come una pera cotta per correre da quella favola dai capelli rossi - commentò ironico in direzione di Shiho che ballava abbracciata al suo cavaliere.

-E come mai tu non ti sei ancora inginocchiato per dichiararle tutto il tuo amore?- continuò senza voltarsi.

-Preferisco le bionde-

Perché la voce sembrava provenire dal basso?

 

Red diablo (?)

 

Il rosso.

Quella serata era stata sicuramente dominata dal colore rosso.

 

Uno: Shiho.

Sapeva avesse i capelli rossi, ovviamente, ciò nonostante... ecco, non li aveva mai notati prima di allora...

Certo erano molti gli aspetti di quella ragazza che non aveva mai notato... (e non solo lui...), tuttavia quelli erano la cosa che stranamente l'aveva più colpito. Erano una vera e propria cascata di boccoli fiammeggianti. Una sorpresa... Sì, proprio un'autentica sorpresa. Ed esattamente come sempre accadeva, l'unico ad avere visto oltre tutti gli altri era stato ancora una volta Shino...

E meno male che il genio doveva essere lui!

 

Due: Karin.

Misteriosamente, non il rosso dei capelli, che in quell'occasione pareva sbiadire se paragonato a Shiho, ma quello delle guance. Era la prima volta che l'aveva vista arrossire. Mai a dir la verità avrebbe creduto ne fosse capace...

C'era forse qualcosa al mondo che potesse mettere in imbarazzo una furia del genere?!

Sì, a quanto pareva sì: niente popo' di meno che quel povero e bistrattato martire del suo compagno di squadra...

Martire... Be', magari non proprio... però per sopportare (e non solo...) una seccatura del genere era convinto non potesse essere altrimenti.

 

Tre: Ino.

Era bella, bellissima, ogni santo giorno dell'anno, ma quella sera aveva qualcosa di diverso.

Forse era quel vestito da diva d'altri tempi, forse quella pettinatura inusuale, forse il trucco più curato, forse l'atmosfera?

Forse tutto quanto insieme. Non lo sapeva...

E odiava non sapere, non capire...

 

Odiava anche tutti quegli uomini che la spogliavano con gli occhi.

Odiava quella rabbia che lo stava prendendo mentre un bellimbusto le sorrideva malizioso.

Odiava vederla da sola lontano da tutti gli amici.

Odiava quella strana aria malinconica che la circondava in quel momento.

Odiava non sentire la sua voce infastidirlo di continuo.

Odiava non averla accanto ogni secondo.

...

Stava impazzendo...

Non c'erano altre soluzioni possibili. 

D'istinto si ritrovò le mani nell'usale posizione in cui trovava più facile concentrarsi con l'unico risultato di sentirsi più stupido di quanto già non si sentisse.

Forse era tutto quel rosso.

Probabilmente era lo stesso effetto che faceva ai tori...

Maschi anche loro, del resto.

...

Scosse la testa davanti a quel pensiero assurdo, degno forse di Naruto, o peggio Kiba.

Dove era finito il suo sangue freddo?!

Freddo?! Sì, come no!

Aveva come la sensazione che quella sera il suo sangue (rosso pure lui, che ironia...) gli stesse correndo nelle vene come un fiume in piena; e che, proprio come un fiume, stesse rompendo gli argini per rifluire ovunque disastroso e incontrollabile, arrivando a sommergere tutto quanto e ad annebbiargli il cervello così tanto da fargli perdere il controllo e fargli compiere i gesti più strani, assurdi, folli!

 

Appoggiò il bicchiere di vino ancora mezzo pieno al tavolo lì accanto attraversando a grandi passi l'ampia pista da ballo.

 

Forse, proprio in quel momento, stava per fare la cosa più stupida che avesse mai potuto immaginare, o forse la più intelligente?

Non lo sapeva.

 

Quella sera i "forse" e i punti di domanda senza risposte erano troppi per i suoi gusti:

Era un angelo Ino con quei limpidi occhi celesti, la pelle d'avorio e i capelli di sole raccolti che le cadevano morbidi sulle spalle sottili? Oppure un diavolo avvolta in quel vestito più rosso del fuoco dell'inferno? Lo stesso fuoco che si rendeva conto lo stava consumando lentamente da quando aveva posato gli occhi su di lei quella sera.

Erano anche dolci come fragole o ne avevano solo il colore quelle labbra che tanto avrebbe voluto assaggiare?

Era solamente melanconia passeggera quell'aria che la circondava in quel momento?

Era ancora per colpa di quel maledetto Uchiha o di qualcun altro?  

E ultima, ma non ultima: che diavolo gli stava succedendo?!

 

Stupido, stupido, stupido.

Avrebbe fatto qualcosa di stupido quella sera.

Ne ebbe la certezza non appena, salito gli ultimi gradini della terrazza da cui la sua compagna osservava rapita la scena davanti a , ne colse il profumo di fiori, ne sentì la voce dar ali ai pensieri per l'amica, ne vide il sorriso dipingere il volto perfetto.

Sorrise a sua volta.

Ora aveva la sua risposta e sapeva cosa doveva fare.

Sarebbe stato un gesto stupido?

Questo non lo sapeva e, mentre si inginocchiava cercando qualcosa che gli ballava nella tasca della giacca da ormai troppo tempo, si accorse che sinceramente non lo voleva nemmeno sapere.

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Misterious indigo ***


Salve a tutti,

Salve a tutti,

ho scritto questa shot, ma sinceramente non ne sono molto soddisfatta...

Un po' scontata.

Vabbe', giudicate voi.

Baci

Alex

 

 

Hanabi sembrava sinceramente felice, ed era bellissima. Era contenta per lei ed anche per Kiba.

Si osservò mesta nel riflesso della finestra. Quello striminzito abito in cui le amiche l'avevano infilata la metteva a disagio, temeva presto sarebbe esploso.

Sbuffò guardando con odio il pasticcino che teneva in mano. Decise di buttarlo.

Improvvisamente però le braccia di Naruto la strinsero a sé possessive.

 -Tu non puoi nemmeno immaginare quanto ti amo. Né cosa farò se tutti gli uomini presenti non la smettono immediatamente di mangiarti con gli occhi...-

Hinata si lasciò scappare una risata, cacciandosi in bocca il succulento pasticcino.

 

 

-Misterious indigo-

 

 

 

Indaco.

Si era informato.

Come tutti del resto (o quasi...); non voleva certo rischiare un'altra volta il linciaggio...

Tuttavia non era stato affatto facile (tranne che per quel fottuto genio di Shikamaru, ovviamente...) memorizzarli tutti. Ma quanti diavolo di colori esistevano?! Capire la differenza tra uno e l'altro poi, era stata la cosa più difficile. Il più delle volte, doveva confessare, tirava ad indovinare... ancora... 

Comunque che il vestito di Hinata fosse indaco l'aveva capito subito.

Indaco, il colore più profondo e misterioso di tutto l'iride, silenzioso e rintanato in un minuscolo spazio tra il viola e il blu.

Il settimo, quello che nessuno mai ricorda, ma che da solo dà eleganza a tutto l'insieme...

 

Anche lui aveva faticato a riconoscerlo(a), aveva faticato a ricordarsene.

 

Hinata aveva sempre avuto la capacità di passare inosservata (e lui certo non era propriamente un genio...), tuttavia, una volta che l'avevi notata(o), riconosciuta(o) e compresa(o), era qualcosa che ti entrava nel sangue, qualcosa di cui non riuscivi più a fare a meno, qualcosa che non capivi, ma di cui sentivi la mancanza costantemente.

 

Ogni singolo giorno, ogni singola ora, ogni singolo istante.

 

Sai... quel "qualcosa che ti manca"... ma a cui non sai dare un nome?

Quella malinconia, quel senso di languore, quel vuoto che ti prende e non riesci a riempire con niente (nemmeno con un intero banco di ramen)?!

Ecco, proprio quello.

Era lei.

 

Era lei quel qualcosa che mancava nella sua vita.

Gli ci era voluto del tempo, tanto tempo, ma alla fine l'aveva capito.

Non quel ciclone della sua compagna dai capelli color ciliegia e due grandi occhi smeraldo che mai lo avrebbero guardato nel modo che avrebbe voluto, non quel burbero, disfattista e complessato vendicatore da strapazzo che nonostante tutto non aveva mai smesso di considerare il suo quasi-fratello, non quel pazzo maniaco pervertito del suo maestro, ...o forse, non solo, quei due genitori che non aveva mai conosciuto.

Quello che mancava alla sua vita erano quei due occhi di perla, quella pelle morbida e liscia più bianca della luna e quei capelli dello stesso colore di un cielo senza stelle. 

E quella sera, fasciata in quel vestito più blu del blu e più viola del viola sembrava risplendere come la signora della notte. Pelle di luna, capelli del cielo e due stelle al posto degli occhi.

Incantava e stregava come una creatura sovrannaturale.

Come si muoveva, come si guardava attorno, come si osservava nel riflesso di una finestra, come si rigirava quel pasticcino tra le mani, tutto in lei era perfetto.

E lui era stato uno sciocco a non accorgersene prima.

Un grosso sciocco ad averla fatta piangere così tante volte. 

Un enorme sciocco a non essere lì ogni istante accanto a lei.

Un colossale sciocco ad aver dato anche solo una minima possibilità a qualcun altro di portargliela via.

 

C'era voluto così tanto tempo perchè il destino dipingesse per lui un quadro così perfetto che ancora quando si alzava la mattina, solo nel suo mini appartamento stentava a distinguere cosa fosse reale e cosa no.

Lui aveva un carattere solare, o per lo meno questo era quello che gli ripetevano tutti, e lei per lui era la regina della notte, bella e misteriosa come la luna piena.

Il sole e la luna. Il giorno e la notte.

Opposti, completamente.

Eppure forse era proprio quello a fare di loro ciò che ormai aveva imparato a considerare la coppia perfetta...

 

Ok, doveva riconoscere che forse il suo non era un punto di vista propriamente oggettivo. Il parere di un cuore innamorato non era certo un esempio di obiettività, e forse doveva riconoscere che stava un po' cadendo se non nel patetico sicuramente nello smielato, tuttavia...

Se i suoi amici avessero potuto leggergli nella mente probabilmente sarebbero svenuti per eccesso di zuccheri.

 

Guardandosi intorno però dovette ricredersi.

 

Sorrise.

 

Forse, dopotutto, non era quello messo peggio... 

 

 

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Capitolo 3
*** Awful orange ***


-Cosa guardi

-Cosa guardi?- Chiese Sakura notando lo sguardo del suo cavaliere.

-Quei due- indicò lui, continuando a ballare.

Suijetsu e Karin in un angolo litigavano sguaiatamente come al solito, finché, sotto gli occhi esterrefatti di tutti i presenti, lui la zittì con un bacio.

-La gelosia questa sera fa strani effetti...- commentò Sakura guardandosi attorno.

-Con me non avrebbe funzionato- concluse altezzoso il moro.

-Ah no?- fece allora per allontanarsi la fanciulla.

Una mano tuttavia la trattenne ritrascinandola indietro.

-No- chiuse il discorso lui stringendola a sé ed impedendole ogni movimento, mentre Sakura si lasciava scappare un sorriso contro il suo petto.

 

 

-Awful orange-

 

 

 

Sì, era tornato.

Tornato per restare.

 

Nonostante le minacce della Yamanaka e di quell'idiota di Naruto sapeva da solo di non potersi più permettere di farla soffrire.

Aveva fatto tutto quello che era in suo potere e anche di più per farlo sentire di nuovo a casa, e alla fine, doveva ammettere che ci era riuscita.

Quella piccola, testarda e cocciuta bimba noiosa...

Bimba...

Sorrise, o per lo meno, nascose un sorriso tra le ciocche della donna che stringeva a sè dondolando lentamente a ritmo di musica.

Oramai gli era sempre più difficile nascondere questi piccoli attimi di cedimento. Quei millisecondi in cui la sua maschera si incrinava erano sempre più frequenti e questo non andava bene. Non andava assolutamente bene.

Ed era tutta colpa di quei due impiastri!

Maledizione... 

Sbuffò contrariato. Questa volta senza più cercare di nascondersi.

Sasuke Uchiha non sorrideva mai, era vero; tuttavia poteva permettersi di sbuffare anche mille volte al giorno.

Nessuno mai gli avrebbe chiesto cosa c'era che non andasse. A nessuno sarebbe importato...

Tranne che a loro...

Tranne che a lei, ovviamente...

Lei lo amava. Lo amava così tanto da essersi quasi fatta ammazzare per salvarlo.

Da essersi sfinita per trovarlo.

Umiliata per riportarlo indietro.

Infuriata per farlo reagire.

 

Lo amava così tanto da essersi messa quel ridicolo vestito solo perchè lui, ora poteva ammetterlo liberamente, almeno con se stesso, mentre annuiva convinto, non la stava minimamente ascoltando...

 

E poi, con tutti i colori che c'erano! Proprio arancio!!!

Proprio arancio doveva dire?!

Ma come gli era venuto in mente?!

Tra l'altro quel colore gli ricordava quell'impiastro di Naruto.

Del resto era il colore della sua tuta.

Era anche il suo colore preferito...

E poi... era un colore... così...solare e ...allegro proprio come lui.

Si morse di riflesso la lingua per aver formulato un tale pensiero.

La smorfia e l'imprecazione soffocata che ne seguirono attirarono l'attenzione della fanciulla che ancora stringeva tra le braccia.

Sollevò verso di lui uno sguardo curioso spostando con uno sbuffo una ciocca dispettosa che le era ricaduta sul viso, non potendo usare le mani ancora saldamente bloccate contro il petto del giovane.

-Niente- biascicò col solito tono brusco e ricevendone in cambio un'espressione irritata.

Che diavolo doveva rispondere, eh?!

Che si era morso la lingua perchè gli era capitato per caso di pensare qualcosa di positivo sul conto dell'amico?!

O che tutto quell'arancio gli stava dando sui nervi?!

Soprattutto quando tutto quell'arancio era così addosso al corpo di lei...

...

Ok.

Ora basta.

Era impazzito.

Sbuffò spazientito.

Definitivamente impazzito.

Geloso di un vestito?!

Geloso di un colore?!

Aveva bisogno di bere...

Si staccò brusco da Sakura che lo guardava curiosa.

-Ho sete-

Si giustificò lanciandosi verso il bar. Tuttavia uno strano pensiero gli attraversò la mente improvviso come un lampo. Si bloccò dopo soli un paio di passi, si voltò verso la compagna, le afferrò il braccio e poco elegantemente se la trascinò dietro, lanciando occhiate poco raccomandabili ai giovani che già le si stavano facendo attorno.

Non che fosse geloso, lui.

Non era certo come quel piantagrane di uno Hyuuga o quell'imbecille di Naruto! Per non parlare di quel pazzo esibizionista di Suijetsu... 

Era solo che non gli piaceva condividere con gli altri ciò che era di sua esclusiva proprietà.

Bè, per amor di precisione, non è che non gli piaceva, è che non ne aveva la ben che minima intenzione.

Detto ciò, era chiaro a tutti che non si trattava affatto di gelosia.

 

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Capitolo 4
*** Green hope ***


Neji scossa la testa sconsolato

Neji scossa la testa sconsolato. Le cugine tra le grinfie dei due più grandi idioti di KonohaShino accompagnato e lui con Lee.

Tutta colpa di Tenten!

E pensare che voleva solo farle un complimento!

Donne! Strani esseri davvero...

Impazzire così per un inutile vestito: una bella ragazza lo è sia in abito da sera sia in tuta d'allenamento!

Assurdo!

Certo lui non si sarebbe scusato.

Mai!

Nonostante quella sera sembrasse una dea fasciata in quell'abito orientaleggiante…

Nonostante quei bifolchi che le stavano intorno…troppo…

Nonostante il fatto che sotto quel vestito verde così aderente non potesse portare armi…

Si arrese.

 

 

-Green hope-

 

 

Verde come il vestito che Ino e Sakura l'avevano costretta a indossare,

verde come l'inquietante smoking di Lee,

verde come il colorito di Neji mentre la osservava flirtare con quel ragazzo di cui non aveva capito bene nemmeno il nome.

Importava? No.

Verde come la gelosia? O quella era gialla? Non sapeva nemmeno quello.

E quello importava? No.

Ah, sì! Che sciocca!

Verde!

Come aveva fatto a non pensarci prima?

Verde come la speranza!

 

Battè il pugno sul palmo della mano soddisfatta della sua deduzione lasciando per un istante interdetto il giovane di fronte a lei.

Ops...

Sorrise imbarazzata, sbattendo un paio di volte le ciglia per la particolare occasione più lunghe del solito e sollevando le esili spalle lasciate scoperte dall'abito sbracciato.

Ino le aveva assicurato che agendo in quel modo nessun uomo avrebbe più avuto niente da ridire, spiegazioni da chiedere o rimproveri da fare.

La tecnica parve funzionare. Infatti il giovane invitato dopo un sorriso imbarazzato e uno strano rossore sulle guance riprese il discorso da dove l'aveva interrotto, come se nulla fosse, lasciandola libera di tornare ad ignorarlo perdendosi nei suoi pensieri.

Lanciò allora un'occhiata alle sue spalle, fingendo di sistemarsi una ciocca ribelle scappata dall'acconciatura, dove i suoi due compagni sostavano osservando la pista da ballo di fronte loro.

Lee era esaltato dalla situazione, parlava a raffica e fermava ogni signorina che avesse avuto la malaugurata idea di passargli accanto.

Neji, al contrario, sembrava più il contrito invitato al funerale di un congiunto, che un giovane scapolo ad un ricevimento di matrimonio.

Be', decise, se il suo colorito non era proprio verde... poco ci mancava.

Sorrise soddisfatta di sè. Forse, dopotutto, le sue amiche avevano ragione e un po' di sana gelosia era quello che ci voleva per dare uno scossone al suo compagno.

A volte la dava troppo per scontata e questo non andava affatto bene. Cosa poteva saperne lui che un giorno non si sarebbe presentato un giovanotto bello e divertente come quello con cui stava chiacchierando in quel momento e se la sarebbe portata via sul suo cavallo bianco?!

Magari il cavallo bianco era un po' eccessivo, tuttavia...

-Tuttavia niente. Tu sparisci e voi levatevi di torno-

Tenten tornò sulla terra in quel preciso istante accorgendosi di avere accanto un Neji nervoso e decisamente ostile che si era appena liberato con freddezza di tutti gli ammiratori che fino a qualche secondo prima la circondavano e che ora la osservava con aria parecchio infastidita.

-Sì?- Chiese a tono.

-Niente- Sbuffò il nuovo arrivato incrociando le braccia al petto e tornando a guardare la pista in silenzio.

-Niente?!- Tenten si voltò furiosa verso il compagno che come se nulla fosse le si era posizionato accanto ignorandola, ma fulminando con lo sguardo chiunque osasse avvicinarsi.

-Niente- concluse secco.

-Perfetto. Allora io me ne vado- La ragazza rimpianse il non aver potuto portare le sue adorate armi sotto quel maledetto vestito così stretto...

Cavoli! Non riusciva quasi nemmeno a camminare!!

Con una veloce mossa della mano si ritrovò a sollevare la lunga gonna per poter affrontare le scale davanti a lei lasciando intravedere una parte ancora maggiore delle gambe nivee che già i due spacchi vertiginosi non lesinavano a mostrare.

A quel punto nessuno in sala potè più obiettare che il volto di Neji non fosse oramai di una strana tonalità di verde. Decisamente.

-Che diavolo fai adesso?!- La inseguì, mentre una strana ondata di panico lo coglieva alla bocca dello stomaco.

-Come "che diavolo faccio"? Mi sembra chiaro: mi allontano da te!- Si voltò per affrontarlo con occhi furiosi, lasciandolo interdetto. Non si era mai comportata così. Non con lui almeno.

-Mi sono stancata di farti da sparring partner. Sono una donna! Una donna, chiaro?!-

Cristallino... deglutì Neji a pochi centimetri da lei non sapendo più dove guardare.

-Quanto ti ci vuole per notare della differenza tra me e Lee?!- Ora che era partita, chi l'avrebbe fermata?

-Ho i capelli lunghi...- e con un secco movimento del collo una cascata di boccoli castani aveva schiaffeggiato in pieno il bel viso dello Hyuuga.

-...Un bel paio di scarpe col tacco...- al giovane quasi caddero gli occhi dalle orbite quando, assecondando la ragazza, fu costretto a seguirne tutto il corpo, le curve fasciate nella preziosa seta orientale, le gambe lunghe e ben tornite fino ai piedini calzati in sandali gioiello.

-Mi sono persino truccata!!- Strillò infine stringendo i pugni lungo i fianchi.

Il genio degli Hyuuga strabuzzò gli occhi sorpreso da quel principio di attacco isterico.

Decisamente femminile...

-E poi questo maledetto vestito...- Tenten abbassò la testa afflitta, mentre l'abbondante chioma le ricadeva a coprire il viso. Neji temette che da un momento all'altro sarebbe scoppiata a piangere attirando su di loro gli sguardi di tutti gli invitati.

Così non trovò niente di meglio da fare che tentare un timido e impacciato approccio, così poco nel suo stile...

-Ten...ten...- allungò una mano verso di lei, ritrovando ad ogni secondo sempre più sicurezza -Guarda che non c'è bisogno di prendertela così io, perch-

La giovane alzò la testa di scatto ritrovandosi occhi negli occhi con il compagno.

Oh cavoli... fu tutto quello che riuscì a pensare vedendo gli occhi della fanciulla tanto asciutti di lacrime quanto pieni di furia omicida.

E a quel punto Neji capì.

Era finito il tempo in cui tutto gli era concesso.

Era finito il tempo in cui lui poteva permettersi di comportarsi da codardo.

Era finito il tempo in cui poteva evitare di prendersi le sue responsabilità.

Ormai c'era solo una cosa da dire:

-Sei bellissima.-

Gli occhi nocciola della giovane si spalancarono tanto che rischiarono di cadere. Cosa aveva detto?!

-Sei bellissima. Con questo maledetto vestito, come con una tuta d'allenamento. Noto ogni giorno la differenza tra te e Lee e di certo non mi importa niente se un intero gruppo di bellimbusti ci prova con lui.-

Il leggero rossore che colorò le guancie di Tenten fece temere al giovane Hyuuga di essersi sbilanciato forse troppo. Così sentendo un numero crescente di sguardi su di sè, decise di dare fine allo spettacolo.

-Basta. Balliamo-

E con questo chiuse ogni discorso per l'intera serata trasciando quasi di peso la compagna verso il centro della pista da ballo.

Vicino a lui e lontano da ogni altro possibile rivale?!

Neji scosse la testa per cacciare quel pensiero inopportuno, mentre la fanciulla sorrideva serena tra le sue braccia cullata dalla musica che improvvisamente sembrava rallentare.       

 

Quello non era il loro giorno.

Quella non era la loro festa.

Non era lei quella sera ad indossare l'abito bianco.

E non erano per loro tutti quei regali ammassati nell'angolo.

 

No, non quella sera, ma un giorno, forse...

Del resto in fondo, la speranza non era sempre l'ultima a morire?

 

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