Was It Just A Dream?

di Frytty
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nightmare... ***
Capitolo 2: *** You Don't Understand... ***
Capitolo 3: *** What?!? ***
Capitolo 4: *** Why You and Me?!? ***
Capitolo 5: *** Lily... ***
Capitolo 6: *** The Mirror ***
Capitolo 7: *** Infermeria ***
Capitolo 8: *** Smells Like You... ***
Capitolo 9: *** Moments ***
Capitolo 10: *** Progetti ***
Capitolo 11: *** Tradimento ***
Capitolo 12: *** Hold You ***
Capitolo 13: *** Silente Non Dorme Mai ***
Capitolo 14: *** Dobbiamo Parlare... Ora! ***
Capitolo 15: *** In Love With The Girl ***
Capitolo 16: *** Non gliel'hai ancora chiesto??? ***
Capitolo 17: *** Oh, al diavolo! ***
Capitolo 18: *** Spin_Off. Making a Memory ***
Capitolo 19: *** Dark and Flames ***
Capitolo 20: *** I Kiss Him!/I Kiss Her! ***
Capitolo 21: *** White Christmas ***
Capitolo 22: *** Don't Try To Talk To Me! ***
Capitolo 23: *** Future ***
Capitolo 24: *** Locked Door ***
Capitolo 25: *** New Year ***
Capitolo 26: *** You'll Understand ***
Capitolo 27: *** Leave Out All The Rest ***
Capitolo 28: *** That's what are friends for... ***
Capitolo 29: *** Try To Explain ***
Capitolo 30: *** Fear ***
Capitolo 31: *** Memories, letters and a lost friend ***
Capitolo 32: *** Pain ***
Capitolo 33: *** Friends is Better ***
Capitolo 34: *** Remember ***



Capitolo 1
*** Nightmare... ***


Che dire di questa storia? Spero solo che vi piaccia, è la prima volta che scrivo su James e Lily... e se vi va lasciate un commentuccio anche per esprimere un parere negativo, ovvio... =) Grazie in anticipo!

Ed ora... ENJOY!

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1. Nightmare

Novembre.
Una giornata come tante.
Una notte come tante.
Fuori la pioggia battente sembra riflettere lo stato d'animo della ragazza appollaiata sul davanzale della sua camera intenta a catturare con lo sguardo quelle minuscole gocce bagnate.
Rannicchia le gambe al petto, cingendole con le braccia.
Fa piuttosto freddo e avere i piedi scoperti ed una semplice vestaglia di seta rosa di certo non aiuta, ma non ha voglia di tornare a crogiolarsi nel calore del suo letto.
Ha ancora paura.
Non le capita spesso di fare sogni strani, anzi, solitamente dorme beata fino al mattimo successivo ma è ormai da qualche giorno che non riesce a dormire.
Colpa di quell'incubo.
Sempre lo stesso.
Ed ogni volta rimane qualche minuto incredula a fissare il soffitto bianco del suo dormitorio senza in realtà vederlo, gli occhi sbarrati.
Non ricorda quasi nulla, fatto sta che le rimane quella innaturale sensazione di paura che ti invade ogni qualvolta fai un sogno insolito e se chiude gli occhi, riesce ancora a vedere quello strano lampo di luce verde mischiato alle grida di qualcuno, non sa di preciso chi.
E in quel momento nemmeno il calore delle sue lenzuola spesse riesce ad alleviare la sensazione di gelo che trasporta con se la paura.
Si volta verso i letti delle sue amiche.
Sono tutte profondamente addormentate.
Beate.
Eppure... che strano... quell'incubo sembra così reale...
non sa spiegarselo, eppure è diverso.
Quel lampo di luce verde è diverso, quelle grida sono diverse.
Non è come svegliarsi dopo aver sognato un mostro.
Non è lo stesso.
E per un momento anche la pioggia che scivola leggera sui vetri della finestra, anche il buio della stanza le fanno paura.
Salta delicatamente a terra con l'intenzione di sgattaiolare in Sala Comune.
Non riuscirebbe a riprendere sonno comunque anche se lo sa, è molto presto.
Non saranno nemmeno le cinque del mattino.
La porta per sua fortuna non cigola, rischiando di far svegliare le sue amiche.

Stravaccato nella poltrona di fianco al camino, James Potter osserva il danzare del fuoco.
Ne sembra quasi ipnotizzato.
E non si ricorda nemmeno a cosa stava pensando,
non ricorda perchè è sgattaiolato via dal dormitorio.
Non aveva sonno,
o forse si era svegliato a causa del russare troppo poco gentile di Peter.
Ma in fondo, cosa importa?
Si era sentito di troppo, si era sentito soffocare,
doveva uscire subito e l'aria della Sala Comune era stato un toccasana per lui.
Sprofondato nella sua poltrona preferita, il fuoco a riscaldarlo e tutto fuori dal suo mondo.
Solo lui e se stesso.
Nemmeno il fruscìo della vestaglia di Lily riesce a scuoterlo dai suoi pensieri.

< E tu cosa ci fai qui? > Sussurra la ragazza.
James la osserva per qualche istante prima di tornare a posare lo sguardo sul fuoco.
< Potrei chiederti la stessa cosa... > Risponde.
< Oh... beh... te l'ho chiesto prima io! >
James non risponde.
Lily si siede di fronte a lui, nella seconda poltrona più vicina al fuoco.
Sembra così... diverso.
Ma cosa gli sarà successo?
Non riesce a decifrare il suo sguardo.
Triste?
Deluso?
Perso...?
Lo guarda intensamente ancora per un attimo prima di raggomitolarsi nella poltrona e osservare anche lei il fuoco.
E' così caldo... ma lei sente ancora freddo.

James la osserva chiudere gli occhi, i capelli rossi che le scivolano dispettosi sul viso e lei subito con uno sbuffo li manda al loro posto.
Sorride divertito.
Sembra preoccupata da qualcosa e lui non ha mai visto Lily Evans preoccupata per qualcosa.
< Potter, smettila di fissarmi... > Lily cerca di sembrare fredda ma in realtà un sorrisino le si dipinge spontaneo sul viso.
James sposta lo sguardo sul fuoco, di nuovo.
Sorride.
E' inutile, non riesce a non pensarci e averla di fronte è ancora più difficile per lui.
Il suo sguardo, annoiato dal bagliore del fuoco, vortica un po' in giro per la stanza, soffermandosi nuovamente su di lei.
< Ho detto di non fissarmi, Potter! >
< Ma io non ti stavo fissando! >
< Ah no? >
< No. >
< E allora cosa stavi facendo? >
< Ti guardavo. >
< Questo non cambia molto le cose. >
< Si invece. C'è un'enorme differenza nel fissare e nel guardare. >
< E quale sarebbe questa enorme differenza? > Lily ha ancora gli occhi chiusi.
< Fissare è qualcosa di insistente, qualcosa che si fa soltanto perchè non si ha altro a cui pensare, qualcosa di indelicato, qualcosa di fastidioso. Cogliere ogni tuo movimento, ogni palpebra che muovi leggermente perchè non stai ancora dormendo, ogni sbuffo che fai per allontanare i capelli dal viso, ogni brivido che percorre il tuo corpo, ogni ombra che il fuoco disegna su di te rendendoti ancora più bella e unica. Questo è guardare. > Risponde James osservandola brevemente prima di ritornare al bagliore rosso-oro che si sta scatenando nel camino.
Lily apre gli occhi, improvvisamente sorpresa dalle parole del ragazzo.
Come faceva a cogliere ogni minimo particolare con una semplice occhiata?
Come faceva a sorprenderla sempre e comunque?
Anche in quelle sue semplici richieste sfacciate di uscire con lei c'era qualcosa che lo rendeva unico.
Qualcosa che la attirava.
Non rispose.
Qualunque cosa avesse detto, sarebbe risultata troppo banale.
Adesso lo guardava anche lei.


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Capitolo 2
*** You Don't Understand... ***


Ehilà, eccomi qui ad aggiornare. Voglio ringraziare innanzitutto quelle poche due persone che hanno avuto la buona volontà di recensire:

Juls: Grazie mille per tutti i complimenti, non credo di meritarli in pieno, ma ti ringrazio per la recensione davvero di cuore. Sentirsi gratificare così è sempre un piacere... spero che anche questo capitolo ti soddisfi... kisses =).

Vicky Evans: Ringrazio tantissimo anche te! Kisses! =)

Ovviamente ringrazio anche tutti coloro che hanno letto, per me sono ugualmente importanti...

Riguardo al capitolo, direi che è piuttosto di transito, ma prometto che dal prossimo, la faccenda si movimenterà un po', nel frattempo godetevi il capitolo, fatemi sapere cosa ne pensate e alla prossima! Kisses a tutti! =)

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2. You Don't Understand

< Lily, sei scomparsa ieri notte! Stamattina ci siamo svegliate e non ti abbiamo trovata, dov'eri finita? >
Lily non aveva avuto il tempo nemmeno di sedersi che Sylvia l'aveva praticamente travolta con un abbraccio, mandando gambe all'aria la zuccheriera e un bicchiere di succo di zucca di una spaventata bambina del primo anno.
Solo dopo qualche minuto Lily riuscì a liberarsi dell'abbraccio stritacostole dell'amica, pulendo con un colpo di bacchetta il disastro combinato da Sylvia.
< Ho fatto un incubo, e sai come sono fatta, mi spavento per niente, perciò sono scesa in Sala Comune... >Lily versò un' abbondante quantità di cereali nella sua tazza ricoprendoli di un generoso strato di latte.
< Sempre il solito incubo? > Indagò Sylvia scrutandola con i suoi scintillanti occhi azzurri.
< Già... sempre lo stesso... >
< E cosa hai fatto tutta sola in Sala Comune? >
Se magari non l'avete capito, Sylvia è la classica ragazza impicciona.
< Non ero da sola... >
E se non l'avete capito a Lily piace un sacco tenerla sulle spine.
< Ah no? >
< No... >
< Avanti, confessa, chi era? >
< Potter. > Rispose Lily con sufficienza finendo di mangiare.
< Potter?!? Oh dai! non dirmi che sei riuscita ad intrattenere una conversazione intera con lui senza litigare! > Sylvia diede un piccolo spintone al braccio dell'amica.
< E cosa ti fa credere che abbiamo parlato? > Lily si voltò verso l'amica con un sorriso malizioso stampato sul viso perfetto.
Ho già ribadito il concetto che a Lily piaceva tanto tenerla sulle spine, ma aggiungo che le piaceva anche prenderla un po' in giro.
Il sorrisino di Lily ebbe l'effetto sperato su Sylvia che strabuzzò occhi e bocca in contemporanea.
Lily ripose nuovamente la sua attenzione sulla colazione davanti a lei.
< Lily stiamo parlando della stessa persona? Quel James Potter? > Sylvia indicò con l'indice l'altro lato della tavolata dove James Potter mangiava silenziosamente mentre Sirius Black e Remus Lupin confabulavano tra di loro, concitati.
Anche Lily guardò verso l'angolo indicato dall'amica e questa volta fu lei a rimanere basita.
James Potter così silenzioso?
Molto strano.
Ancora una volta la rossa ebbe l'impressione di osservare un'altra persona e non il James Potter con cui aveva sempre avuto a che fare.
Quel ragazzo fastidioso che continuava a torturarla con le sue assurde proposte, con cui aveva interminabili discussioni in Sala Comune, che la fermava nei corridoi solo per irritarla.
Dove si era nascosto il vero James?

< James! James sei con noi? > Sirius gli sventolò una mano davanti agli occhi.
< Si... > Rispose il ragazzo con un sibilo.
< Sei sicuro di star bene? > Remus, sempre il solito premuroso, sempre così gentile.
< Si, sto bene... sono solo stanco, non ho dormito molto stanotte... > James sorrise debolmente e raccogliendo la borsa dei libri si avviò verso l'aula di Storia della Magia.
Sirius e Remus si scambiarono sguardi preoccupati.
Ma cosa era successo al vecchio James?
< Vedrai, magari è solo stressato. > Lo rassicurò Remus alzandosi a sua volta raccogliendo i suoi libri abbandonati sulla panca.
Sirius annuì finendo il suo succo di zucca e precipitandosi a raggiungere Remus subito dopo.

Forse a memoria di tutti gli studenti presenti quel giorno alla lezione di Storia della Magia quella era la prima volta che Lily Evans non prendeva appunti, la testa china sul banco.
Giocherellava distratta con la piuma lanciando occhiate di tanto in tanto a James qualche banco avanti a lei.
Aveva lo sguardo triste e scribacchiava qualcosa sulla pergamena, la mano poggiata sotto il mento, i capelli scompigliati come al solito, la divisa in disordine eppure era strano vedere quei bellissimi occhi scuri privi di qualsiasi gioia, così preoccupati.
E per un attimo Lily credette di essere la colpa del cambiamento di James.
Eppure... qualcosa non andava... se lo sentiva.

I ragazzi riuniti in Sala Grande per il pranzo, parlavano tra di loro, diffondendo tra i muri di Hogwarts quel qualcosa in più che aveva sempre caratterizzato la scuola.
Parole di amicizia, parole d'amore, parole confuse, sussurrate, bisbigliate, urlate.
Sguardi che si rincorrono attraverso le varie tavolate.
Suoni armoniosi.
James scendeva in quel momento la scala che lo avrebbe condotto in Sala Grande, godendosi quel rumore concitato di posate e di voci prima di entrare.
Si passò una mano tra i capelli, come faceva sempre.
Ma il suo sguardo non era più lo stesso.
Forse in fondo una tranquilla passeggiata in riva al Lago l'avrebbe distratto riportandogli il buonumore che soltanto un brutto sogno può strapparti via.
Scese i gradoni, spalancando il pesante portone di colpo, rilassandosi alla brezza che spirava.
Nonostante novembre fosse appena iniziato, il cielo era limpido.
Nemmeno una nuvola.

< Ma guarda chi si rivede! Potter! > Malfoy la bacchetta puntata su di lui, un ghigno perfido a segnargli il volto, aveva fatto il suo ingresso.
< Malfoy ti avverto... > Iniziò James con fare minaccioso.
< Oh oh... mi tremano le gambe Potter... > Lo canzonò Malfoy seguito a ruota da Piton e qualche altro compagno Serpeverde.
Non aveva voglia di litigare e l'unica cosa che riuscì a fare fu ignorarli.
< Ehi Potter! Cos'è, senza i tuoi compari alle spalle hai paura di noi? > Fu Piton questa volta a prendere la parola, i capelli untuosi che sfioravano appena le spalle.
< Lasciatemi stare! > Gridò James a denti stretti.
Stava per perdere la pazienza.
Estrasse la bacchetta dalla tasca interna del mantello puntandola contro Piton.
< Stupeficium! >Urlarono in contemporanea, ma Piton fu più svelto sollevando James in aria di qualche centimetro e facendolo atterrare sul prato umido poco distante.
< Questa me la paghi, Mocciosus... > Ma non ebbe il tempo di pronunciare nient'altro.
Una chioma rossa si era frapposta tra loro.
< Adesso basta e dovrò togliere venti punti a testa! > Lily indignata attese che Piton e gli altri si allontanarono per rivolgersi a James.

Ancora quello sguardo...
< Tutto bene? > Gli chiese aiutandolo a raccogliere i libri sparsi sul prato.
< Si sono invertiti i ruoli adesso? > Rispose James acido strappandole dalle mani una pergamena sgualcita.
< Mi chiedevo solo... solo... se stessi... bene... > Rispose a sua volte Lily piuttosto imbarazzata e in difficoltà.
< Sempre a chiedermi la stessa cosa, per voi è così strano vedermi soffrire una volta tanto? > Sbottò James raccogliendo le ultime cose e ficcandole alla rinfusa nella borsa voltandosi per dirigersi verso il Lago.
< Ehi... io... > Provò a fermarlo Lily alzando la mano verso di lui.
Ma James era già lontano.
< Lasciami stare... > Si voltò verso di lei prima di riprendere a camminare, gli occhi lucidi e come mai prima arrossati.
< Dove hai nascosto il mio James? > Sussurrò a se stessa Lily prima di riprendere la sua borsa e avviarsi nella direzione opposta a quella del ragazzo.

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Capitolo 3
*** What?!? ***


Ehilà, salve a tutte, insomma, ci ho messo parecchio per aggiornare anche se i capitoli sono già pronti per lo meno fino al settimo, ma sarà il caldo, non avevo molta voglia di aggiornare, tuttavia, lo faccio adesso! Passiamo ai ringraziamenti, siete davvero fantastiche ragazze, grazie sul serio, in particolar modo a:

Meiji

SiJay

Nayo e

Juls

Un Grazie significativo anche a chi ha solo letto. E adesso... ENJOY!

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3. What?!?

Una stanza, quell'odore quasi familiare di muffa.
Una donna, distante, reggeva qualcosa in braccio.
Non riusciva a distinguere cos'era,
era troppo lontano.
Un rumore improvviso,
forse una porta che si spalancava,
dei passi freddi,
un rumore quasi metallico,
una voce.
Un lampo di luce verde,
le grida di una donna,
poi il Nulla.

James si svegliò di soprassalto, sudato e con il fiato corto, come dopo una lunga corsa.
I palmi delle mani che poggiavano saldamente al materasso, mentre lui si alzava a fatica a mezzo busto, tremavano visibilmente e di loro spontanea volontà.
Forse non era il freddo.
Stropicciandosi gli occhi con una mano, ancora ansante, gettò un'occhiata intorno, nella stanza, prendendo coscienza di essere tornato alla realtà.
Si lasciò cadere sul cuscino, sbuffando.
Troppe domande.
Troppe domande senza risposta.

Nello stesso istante anche Lily a distanza di una rampa di scale si osservava silenziosa intorno. Lo stesso incubo della notte prima e di quella ancora prima. Perché tutte quella grida?

< Ehi amico, lasciatelo dire, sei strano in questi giorni, qualcosa non va? > Sirius prese posto accanto all'amico posandogli fraternamente una mano sulla spalla.
< Va tutto a meraviglia invece... > Rispose James continuando a mangiare ma volgendo occhiate in direzione della sua unica ossessione.
< E' per lei, vero? > Continuò Sirius.
< Lei chi? >
< Eddai, Ramoso! con me non attacca... > Sirius sorrise appena.
< Non è per lei... > Anche James si era lasciato persuadere dal sorriso del Malandrino, notando come ancora una volta Sirius lo capisse al primo sguardo, notando ancora una volta di come sembravano fratelli.
< Cosa allora? >
< Un incubo... > Si arrese infine James, sbuffando leggermente.
< Che genere di incubo? >
< Non lo so, Sirius. E' tutto così confuso! C'è qualcuno che grida, una donna, ma io non posso aiutarla, sono troppo lontano e poi c'è quella luce verde così... così... intensa... non so cosa sia Sirius, non lo so... > James ritornò pensieroso mentre Sirius riprendeva a mangiare.
< Magari sei solo stressato... > Fece spallucce.
< Uhm... > Riuscì solo a dire Ramoso, la bocca piena di cereali.
< Dovresti pensare di meno alla Evans, magari è lei che sogni... > Scherzò Sirius ridendo.
< E'... così... bella... > James lasciò cadere nella tazza il cucchiaio, osservando l'amico.
< Oh! Il nostro Ramoso innamorato! Che cosa romantica! >
Sirius abbracciò di slancio l'amico, strozzandolo quasi, sorridendo.
< Smettila Sir! > Rise James cercando di allentare la presa di Sirius intorno al suo collo.

< Perché non vai lì e glie lo dici? > Myriam stava seriamente iniziando a spazientirsi.
< Uff!... non lo so! > Sbuffò Lily sistemandosi una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio.
Lily aveva raccontato alle amiche del sogno e della "litigata" al Lago con James anche se stranamente questa volta non era stata lei ad infuriarsi.
Lo sentiva vicino come non mai in quegli ultimi giorni.
E poi quel sogno.
Quell'incubo.
< Sei semplicemente innamorata e non vuoi ammetterlo Lily! > Protestò Myriam alzando leggermente la voce.
Innamorata?!?
Lei?!?
E di chi, di Potter?!?
Impossibile.
Lei non era innamorata... vero?
< Io? Assolutamente no! > Protestò Lily, le gote in fiamme.
< Senti, fai un po' come ti pare, ma per me dovresti farglielo capire... > Intervenne Sylvia guardandola di sottecchi dalla sua tazza riempita fino all'orlo.
Lily raccolse le sue cose alzandosi all'improvviso, irritata.
Non era semplice come credevano loro.
Cosa avrebbe dovuto fare, andare lì e dirgli "Scusa Potter, ma mi sono accorta solo adesso che sono perdutamente innamorata di te... " ?
Certo, fosse stato semplice... ma... un momento, lei non era innamorata.
Scosse la testa, come a voler riprendere il controllo.
Decisamente no, non era innamorata.
Forse.

James si alzò con lei, all'improvviso, avendola vista avviarsi di corsa verso il portone di quercia.
Camminò a passo svelto per poterla raggiungere nei corridoi, il passo felpato, silenzioso.
Quando le fu abbastanza vicino, le sfiorò appena un braccio.

Fu un attimo.
Lily chiuse gli occhi, ricordando improvvisamente le grida dell'uomo e il lampo di luce verde del suo incubo.
Una smorfia quasi di dolore sul suo viso.

Di nuovo quelle grida di donna.
La voce strana, metallica.
Quel lampo di luce intensa.
James cadde in terra, spaventato, colto alla sprovvista.
< Stai bene? > Lily gli si avvicinò.
Si sentiva dolorante.
Quelle grida...

< Ma cosa è successo? > Chiese James improvvisamente bagnato fradicio di sudore, debole.
< Io... non lo so... > Lily gli si inginocchiò al fianco.
Aveva quasi paura a sfiorarlo soltanto.
Quel dolore in lei era ancora troppo vicino.
< Hai sentito anche tu qualcuno gridare? > Esitò James, l'ansia crescente.
< Si, un uomo... > Rispose lei.
< Un uomo? >
< Si, tu cosa hai sentito? > Gli chiese lei spalancando i bellissimi occhi verdi.
< Una donna... ho sentito urlare una donna... > James cercò di rimettersi in piedi.
Lily non osò aiutarlo.
Rimasero ad osservarsi per qualche minuto, in silenzio.
Il respiro affannato tutti e due.
Cos'era successo?

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Capitolo 4
*** Why You and Me?!? ***


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4. Why Me and You?!?

< Cos'è stato? > Ripetè lentamente James.
< Non lo so... solo che... > Incominciò Lily torcendosi le mani, nervosamente.
< Solo che... cosa? > Quasi le urlò James.
Lily fece qualche passo indietro, spaventata ma continuò comunque a parlare.
< Solo che... è qualche tempo che continuo a fare un sogno del genere e... non so, potrebbe essere questo... >
< Un sogno... un sogno del genere?! > James la osservò accigliato.
< Si, più che un sogno, un incubo... > Continuò lei.
James forse cominciava a capire, anche se i personaggi le cui urla erano udite da entrambi continuavano a mostrarglisi senza volto.
Rimasero in silenzio per un po'.
Ogni tanto si sbirciavano, come bambini curiosi, ma uno o l'altro alla fine abbassavano lo sguardo, troppo imbarazzati forse per dire anche solo una parola.
Il corridoio era ancora deserto, eppure la lezione sarebbe cominciata a minuti.

< Allora Ramoso, com'è andata con la tua bella? > Gli chiese all'ora di pranzo Sirius seguito da Remus mentre era ancora assorto nell'attenta lettura delle correzioni nel suo ultimo compito.
< Come sempre. > Rispose il ragazzo.
< Vuoi dire che vi siete urlati a vicenda di nuovo? > Sirius lo guardò comprensivo. Era quello che succedeva sempre in fondo.
< Veramente no... >
< Beh, buon segno, no? > Sirius lo osservò.
< Dovresti provare a lasciarla in pace per un po'... >
Osservò Remus ancora concentrato sulla pergamena.
< Oh dai Rem! Non può mollare proprio adesso che hanno smesso di urlarsi contro! > Sbottò Sirius contrariato.
< Non c'è niente da fare Sir, tu il mondo delle donne non lo capirai mai... > Sospirò Remus gettandogli un'occhiata di sottecchi senza smettere di leggere.
< Cosa c'è da capire? >
< Ma insomma! Se Lily ha smesso di urlargli addosso l'ha fatto per un preciso motivo e cioè che forse sta incominciando a pensare che James non è la persona che ha sempre avuto davanti agli occhi ma non sa ancora cosa fare... se lui continua a darle addosso cambierà di nuovo idea! > Remus iniziava a spazientirsi.
< E tu tutte queste cose come le sai? > Gli rispose invece Sirius.
< E' inutile! E' impossibile parlare con te! > Remus si concentrò di nuovo sul compito, scuotendo la testa.
< Lascia stare... > Aggiunse infine.

James si guardava intorno piuttosto nervosamente.
Aveva bisogno di parlarle, di spiegarle...
Entrarono in Sala Grande affollata già dai rumori del pranzo.
James scrutò per due volte la tavolata senza riuscire a trovarla.
La sua chioma ramata sarebbe stata inconfondibile ai suoi occhi.
Forse non era ancora arrivata.
Prese posto accanto a Sirius, servendosi di pollo arrosto mentre l'amico ancora borbottava con Remus sulle teorie che aveva in merito al pensiero femminile.
Remus non fece altro che dare segni di vita con un uno scuotere sconsolato della testa in senso di diniego mentre continuava tranquillamente a mangiare.
< Non sei d'accordo con me James? > Sirius cercava disperatamente l'appoggio dell'amico che invece, purtroppo per lui, non aveva udito nessuna delle parole scambiate dai due.
< Si si... > Si limitò a rispondere continuando a guardarsi intorno.
< Vedi? Anche Jim è d'accordo con me... > Continuava Sirius.

Si stava servendo per la seconda volta di pollo arrosto quando sentì qualcuno avvicinarsi al suo orecchio sinistro.
James rimase con il piatto a mezz'aria, piuttosto sorpreso.
Il suo respiro gli solleticava il collo.
< Potter, al Lago Nero... adesso... >
Rimase per un attimo senza fiato prima di riconoscere la voce di Lily.
Si voltò in tempo per vederla scomparire di corsa per il portone di quercia.
Sirius e Remus sembravano non essersi accorti di nulla.
Scavalcò agilmente la panca e corse anche lui oltre il pesante portone.

Lily lo aspettava ormai da dieci minuti.
Aveva posato la cartella contro un grosso albero e aveva iniziato a camminare intorno al Lago: solo pochi passi per poi tornare indietro; non voleva allontanarsi troppo nel caso fosse arrivato.
I capelli rossi sciolti sulle spalle ondeggiavano leggeri al vento tranquillo ma freddo tipico della stagione.
Fu così che James la trovò una volta giunto sulla soglia del Lago.
Non l'aveva visto arrivare e con lo sguardo basso verso il prato sembrava riflettere su qualcosa di estremamente importante e urgente.
Gli dispiaceva quasi turbare la sua tranquillità.
La tranquillità di quel momento.

Lily si voltò trovandosi di fronte James.
La camicia in disordine fuoriusciva scomposta dai pantaloni, le maniche erano arrotolate fino al gomito, i capelli in disordine, lo sguardo quasi assente, per un attimo non riuscì a non pensare che fosse incredibilmente bello.
Gli si avvicinò quasi temesse.
< Io... io volevo solo chiarire lo... scontro di stamattina... > Cominciò lei a bassa voce.
< Cosa c'è da chiarire? > James la guardò serenamente, quasi sorridendo al dolce imbarazzo della ragazza di fronte a lui.
< Ecco... io pensavo... la storia del sogno... > Lily abbassò lo sguardo.
< Beh... è molto confuso. Io so solo che mi trovo in una stanza, all'improvviso. Osservo una donna da lontano, regge in braccio qualcosa e poi un rumore forte e una luce verde, niente più... > Le raccontò James sedendosi ai piedi dell'albero dove Lily aveva posato la cartella.
< Il mio non è molto diverso dal tuo, io però sento solo le grida di un uomo... forse vedo anche altro, ma non riesco a ricordare nulla quando mi sveglio... > La ragazza si sedette di fianco a lui.
I suoi occhi tradivano paura.
James avrebbe tanto voluto abbracciarla...
< Perché proprio noi? > Chiese lei con la voce ridotta ad un sussurro.
< Noi cosa? > Le chiese James torturando un filo di erba.
< Perché a noi è toccato condividere lo stesso sogno, lo stesso incubo? >
< Non lo so... > Rispose a bassa voce il ragazzo.
< Ho paura. Non ho provato mai una sensazione del genere prima d'ora. Ogni volta che mi sveglio sento il terrore impossessarsi di me, la paura riempirmi... non ce la faccio più... ogni notte lo stesso incubo... > Lily raccolse la testa tra le braccia, incominciando a piangere sommessamente.
James la osservò frustato.
Anche per lui era la stessa cosa.

Bene, siete stati clementi di raggiungere la fine anche di questo quarto capitolo, lo so, ci ho messo un secolo ad aggiornare e mi scuso, davvero.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto e non hanno avuto il tempo di recensire, ringrazio chi ha inserito la mia storia tra i suoi preferiti.
ME LO LASCERESTE UN COMMENTINO-INO-INO?? Solo per farmi sapere se devo continuare, perchè sinceramente non ne sono molto convinta di come sta andando. FATEMI SAPERE, VI PREGO! Alla prossima, kiss a tutti!

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Capitolo 5
*** Lily... ***


Ragazze, davvero GRAZIE. Questa parola può sembrare scontata, ma per me non lo è, o per lo meno, non in questo caso. Non sapete che gioia nel leggere tutte le vostre recensioni. Forse sapete benissimo che senza recensioni una scrittrice come me, non può tirare avanti, anche perchè vedevo che nessuno recensiva e mi chiedevo sempre più spesso se la mia Ff avesse un senso dopotutto, e se avesse un senso continuarla ovviamente, quindi davvero GRAZIE, GRAZIE di cuore.

Non voglio dilungarmi troppo, quindi soltanto un grazie speciale a:

DNickSophieG: Grazie mille per aver recensito e per avere cambiato opinione sulla mia ff.

Vicky Evans: Forse mi sono fatta attendere troppo, ma spero ne sia valsa la pena! Grazie mille anche a te e continua a seguirmi se ti va! Bacioni!

Eveline 90: Grazie per i complimenti e grazie per la recensione. Bacioni anche a te.

Ginny W: Grazie anche a te per tutti i complimenti che forse non merito proprio in pieno visto che non sono una scrittrice professionista ma soltanto una ragazza a cui piace usare la fantasia e che prova a dare del suo meglio in ogni cosa che fa, in questo caso la scrittura. Grazie mille anche a te. Bacioni!

LesFleurDuMal: Grazie anche a te! Bacioni!

Nota alla lettura del capitolo: Forse la cosa sembrerà un po' anormale in questo capitolo, ma mi si rende necessaria per la continuazione della storia. Spero di essere riuscita nel mio intento. E soprattutto di non avervi deluse!

Ed ora, ENJOY!

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5. Lily...

Cosa sarebbe successo se l'avesse anche solo per un attimo sfiorata?
Avrebbe rivisto quella strana luce verde?
Tuttavia, non seppe resistere e costrinse Lily ad alzare il viso verso di lui con un dito. I suoi occhi tristi e velati di lacrime facevano così male che era quasi impossibile sostenere il suo sguardo.
La abbracciò, dimentico di cosa sarebbe potuto succedere.
Per un attimo nemmeno Lily si preoccupò dell'incubo, tuttavia il pensiero, man mano che respirava il profumo del ragazzo disordinato che le stava dolcemente accarezzando i capelli, di quelle grida, la fece scostare bruscamente dal petto di James.
James la fissò stranito per un momento.
Forse si era spinto troppo oltre.
Si rialzò ancora sorpreso.
< Io... insomma... > Cercò di spiegare lei ma James si era già allontanato.
Troppe cose non quadravano in lui in quel periodo.
E mentalmente si maledisse.

< Senti Sylvia mi sento persa, lo capisci? Ma certo che no, come potresti, in fondo non sei tu quella che ha incubi tremendi ogni notte... e sono sola... lo sono... > Lily sembrava rivolgersi a se stessa più che all'amica.
Guardava fissa il piatto agitando la forchetta come coronamento al suo monologo.
< Lily ma tu non sei sola! Che sciocchezze dici! > La rimproverò l'amica posandole una mano sulla spalla, abbandonando le posate nel piatto ormai vuoto.
< Si, lo sono... > Mormorava la rossa di rimando quasi come in una nenia.
< Ok Lily, adesso calmati... non puo... > Le parole le morirono in gola perchè Lily l'aveva già interrotta.
< Non voglio calmarmi! Non ho nessuna intenzione di farlo! >
Lily sbattè le posate forte nel piatto alzandosi di scatto.
Possibile che nessuno riuscisse a capirla?
Sylvia per un attimo rimase basita dal comportamento così insolito dell'amica.

< Si può sapere che succede? Vi comportate in modo così strano tu e Lily! > Remus alla fine non aveva retto.
Possibile che due dei suoi amici cambiassero vedute tutto d'un tratto?
< Perché non lo chiede a lei? > Sbottò infastidito James continuando a mangiare, ma osservando con la coda dell'occhio il tragitto percorso dalla ragazza.
< Forse perché anche lei in questi giorni sembra scontrosa come te... > Ironizzò Remus.
Cos'è, voleva farlo sentire in colpa?
Lui non aveva fatto niente.
< Passate così tanto tempo insieme sui libri... un modo potresti trovarlo per chiederle cosa non va, no? > Rispose James acido alzandosi a sua volta.

Cosa c'entrava in quella storia Remus in fondo?
James sapeva benissimo che l'amico non avrebbe mai "approfittato" di Lily sapendo che piaceva a lui e oltretutto erano solo amici...
come gli era anche solo venuto in mente di fargli assaggiare quelle parole così amare, rese ancora più disgustose dal fatto che era suo amico?
Stava impazzendo, forse era così.
Si sarebbe volentieri buttato dalla Torre di Astronomia se avesse potuto, ma come in tutti i piani ben congeniati, ci sarebbe stato qualcuno pronto a fermarlo proprio quando stava per mettere un piede fuori dal cornicione del balcone.
Ma in fondo, non aveva intenzione di morire.
E allora perché si comportava così?

< Sai Rem che non le pensa davvero quelle cose... > Lo consolò brevemente Sirius finendo di mangiare.
Conosceva fin troppo bene James e se diceva quelle cose era per un motivo ben più valido, perché non era da James comportarsi in modo indecifrabile, almeno non con i suoi migliori amici.
< Non so... è strano in questi giorni... > Ribadì Remus pensieroso.
< L'ho notato anch'io, ma vedrai che gli passerà... fidati. > Sirius non riferì parola dell'incubo.
Se avrebbe voluto James ne avrebbe parlato direttamente a Remus.
Non gli piaceva fare lo spione.

Trovarono James già addormentato quando salirono entrambi in Dormitorio, o almeno così faceva credere lui.
Gli occhi erano così serrati che perfino un cieco avrebbe capito che non stava dormendo.
Gli altri comunque, preferirono non interferire con la sua decisione.
Si svestirono in silenzio, infilandosi i pigiami caldi e si intrufolarono altrettanto silenziosamente nei loro letti.
Ognuno perso nei propri pensieri.

James si svegliò di nuovo di soprassalto, nonostante fosse riuscito ad addormentarsi solo da qualche ora.
Doveva essere notte fonda.
< James è successo qualcosa? > Sirius assonnato aveva udito una sorta di gridolino uscire dal groviglio di coperte in cui si nascondeva James e adesso lo osservava, seduto a mezzo busto sul letto.
Anche Remus sembrò accorgersi che qualcosa non andava.
< S... solo... niente... > James si asciugò il sudore con una mano.
< Sei sicuro di star bene? > Remus si era alzato dal letto, avvicinandosi a James e prendendo posto seduto accanto a lui.
In effetti James stava visibilmente tremando, sembrava febbriccitante.
< S... si... > Mugugnò il ragazzo poco convinto.
Anche Sirius si era alzato, raggiungendo Remus che intanto aveva posato una mano sulla fronte calda di James.
< Hai la febbre James, non stai affatto bene. > Dichiarò Remus. < Forse è meglio se vado a chiamare la McGrannitt. > Continuò.
< No! > James spalancò improvvisamente gli occhi. < No... voglio Lily... > Biascicò a malapena il ragazzo.
< James, non mi sembra il caso di pensare a Lily adesso... stai delirando... > Affermò convinto Remus già avviandosi verso la porta.
James lo trattenne per la manica del pigiama costringendo Lunastorta a voltarsi.
Sirius intanto guardava la scena silenzioso, preoccupato per il suo migliore amico.
Cos'era quella trovata della Evans poi?!?
Era ormai risaputo che nessuno poteva salire le scale del dormitorio femminile, a meno che non fosse una femmina.
< Ho detto di andarmi a chiamare Lily... > James lo guardò minaccioso, parlando a denti stretti, come se stesse compiendo un grande sforzo.
< O... ok... ma come faccio a salire le scal.... >
< Vai dalla McGrannitt, ma non dirle che sto male. Dì solo che hai bisogno di parlare con Lily, inventati qualcosa... > Lo interruppe James, abbandonandosi sul letto, un'espressione di dolore a deformargli il volto.
Di nuovo quelle grida.
Chiuse gli occhi per un attimo.
< Vai... Lily... >
Quasi un gemito prima di abbandonarsi, definitivamente svenuto.

Allora, che ne pensate? RECENSITE, please... bastano anche solo due righe per farmi felice.
P.S: Ringrazio ovviamente anche tutti coloro che hanno solo letto.

BACI E ALLA PROSSIMA!

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Capitolo 6
*** The Mirror ***


Ciao a tutti! Mi spiace se non ho potuto aggiornare prima, ma ho traslocato e non ho potuto utilizzare internet per un po', però questa sera che avevo un po' di tempo e di voglia soprattutto ho deciso di farlo.
Un grazie speciale alle persone che hanno recensito:

Ginny W: Ti ringrazio e sono contenta ti piaccia! Spero continuerai a seguirmi! Kisses!

albicoccacida: Sono contenta ti piaccia! Grazie mille per i complimenti e la recensione! Kisses!

miyu90: Ciao! Brava, sei riuscita a capire il messaggio che mi premeva esprimere e cioè quello di James e Lily come amanti predestinati ad amarsi per sempre! Sono contenta ti piaccia la mia ficcy, come spero rimarrai soddisfatta anche di questo capitolo. Kisses!

ENJOY!

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6. The Mirror

< Oddio Remus, è svenuto! > Sirius guardò preoccupato il volto dell'amico addormentato.
O almeno così sembrava.
< Io vado a chiamare la McGrannitt... avvertiremo Lily più tardi... > Remus si mosse risoluto spalancando la porta del dormitorio e correndo giù per le scale.
Sirius lo vide scomparire per poi voltarsi nuovamente verso James.
< Che succede? > Peter insonnolito, si era alzato, i gomiti poggiati sul materasso nel tentativo di tirarsi su.
< James è svenuto. > Rispose Sirius guardandosi intorno in cerca di qualcosa per umettargli la fronte.
< Cosa?!? > Peter si svegliò completamente.
< James è svenuto. > Ripetè Sirius camminando velocemente verso il bagno per bagnare l'unico fazzoletto che era riuscito a trovare sul comodino di Remus.
< Cosa?!? > Ripetè di nuovo Peter ormai anche lui seriamente preoccupato.
< Peter, come vuoi che te lo dica? > Sbottò Sirius riavvicinandosi a James e posandogli il fazzoletto bagnato sulla fronte.
James si mosse appena.
< Cioè... è svenuto per davvero? >
< No, sta fingendo per saltare le lezioni di domani... > Ironizzò sarcasticamente Sirius.
< Ah beh, quand'è così, torno a dormire... > Peter era già con la testa quasi poggiata sul cuscino quando Sirius urlò:
< Certo che è svenuto per davvero... >
Peter spaventato si tirò di nuovo a sedere.
< Potevi dirlo prima... > Si scusò imbarazzato.
< Sei tu che hai il cervello bacato... > Rispose Sirius scuotendo la testa.
Peter nel frattempo si era avvicinato a James e a Sirius.

< Lily cosa ci fai qui? > Remus parve sorpreso di trovarla in Sala Comune a quell'ora, rannicchiata accanto al fuoco che ormai si stava consumando lento nel camino.
< Remus?!? Cosa ci fai tu qui... > Rispose lei sorpresa quasi quanto lui.
< James sta male... > Rispose Remus, agitato.
< Cosa?!? Cos'ha? > Chiese la ragazza scattando in piedi.
< Non lo so, si è svegliato di sopprassalto... ha la febbre, ha detto che dovevo venire a chiamarti, poi è svenuto... > Disse Remus tutto d'un fiato.
Lily parve scettica nell'udire le parole dell'ex Prefetto di fronte a lei, poi, parve come risvegliarsi.
< Vado da lui... > Disse muovendosi già in via delle scale del dormitorio maschile.
< Io vado a chiamare la McGrannitt... > Rispose rapido Remus muovendosi per uscire dal buco della Signora Grassa.

Lily salì di corsa le scale.
Cosa mai era potuto succedere a James?
Cos'era stato a svegliarlo all'improvviso?
Di nuovo quel maledetto incubo?
Riprese un attimo fiato prima di accingersi ad entrare.
Sirius si voltò di scatto sentendo il respiro affannato della giovane.
< Evans! James chiedeva di te... > Le disse voltandosi poi nuovamente verso James che scuoteva la testa sul cuscino mormorando parole non udibili e senza senso.
Lily si avvicinò cauta al suo letto.
James continuava ad agitarsi.
Si sedette a fianco a lui, prendendogli la mano abbandonata sul cuscino, non sentendo parvenza di nessun urlo straziante.
< James... James... sono io, Lily... > Gli disse piano.
< Lily... lo specchio... >
Lily guardò confusa Sirius e Peter.
< Quale specchio James? > Chiese avvicinandosi al ragazzo quel tanto per farsi sentire.
< Lo specchio Lily... > Il mormorio appena udibile di James fu interrotto dall'ingresso di Remus e di una McGrannitt in vestaglia azzurra, alquanto preoccupata.
< Cosa succede qui? Cosa ci fa qui signorina Evans? > Sibilò incredula.
< Oh... ehm... professoressa... vede... >
< James ha chiesto di lei prima di svenire... > Sirius interruppe il balbettio della rossa le cui guance erano diventate di un colore purpureo.
< In questo caso... faremo meglio a portare Potter in infermeria, sembra avere la febbre molto alta... > Dichiarò la professoressa.

Remus, Sirius, Peter e Lily rimasero ad aspettare la McGrannitt fuori dall'infermeria, pieni di spavento.
Sirius camminava agitato per il corridoio, mentre Lily fissava insistentemente la porta dell'infermeria come se questa potesse aprirsi con la sola forza del pensiero.
All'improvviso Minerva comparve sulla soglia.
Sirius si fermò di botto a metà del suo percorso, gli altri alzarono lo sguardo preoccupato su di lei.
< Signorina Evans, entri. Il signor Potter chiede di lei da ormai diversi minuti... > Non disse altro.
Lily spaventata, guardò gli altri.
< Perché lei può entrare e noi no? > Iniziò Sirius stufo di aspettare. James era o non era il suo migliore amico?
< Signor Black, non alzi la voce o dovrò togliere dieci punti a Grifondoro per tutta questa sfacciataggine. Quando la signorina Evans sarà uscita, potrete venire a fare visita al signor Potter, non prima. > Rigida e severa la McGrannitt fece un cenno imperioso a Lily per esortarla ad entrare.
La rossa dopo un'ultima occhiata ad un Sirius furente entrò, lasciandosi invadere dal candore delle pareti dell'infermeria.
Non c'era nessuno oltre a James, disteso nel letto morbido, con una fascia bagnata intorno alla fronte. Era sveglio.
< Solo pochi minuti. > Sussurrò Madama Chips verso Lily che le fece un cenno di assenso.
Si avvicinò tremante mentre Minerva rimaneva a conversare sulle condizioni del ragazzo con Poppy.
< Lily... devi trovare lo specchio... > Parlò James prima che Lily avesse tempo anche solo di sedersi.
< Quale specchio James? > Mormorò Lily.
< Lo specchio... Lily, ti prego... > James tossì.
< Come faccio ad aiutarti se non mi dici dove trovarlo questo specchio? > Domandò Lily le mani che le tremavano.
A cosa serviva questo specchio?
< Nei sotterranei Lily... trovalo... > Mormorò James.
Era troppo debole.
< James... a cosa serve lo specchio? > La sua mano andò a posarsi su quella di James.
Era così fredda.
< Trova lo specchio... l'incubo... > James voltò la testa dall'altro lato, affannato.
Lily continuò a tenere la sua mano su quella del ragazzo.
Era troppo spaventata per chiedere qualcos'altro.
Cosa c'entrava ora l'incubo?
< Lily, ti prego... >
James chiude gli occhi, allentando la presa dalla mano di Lily.
< Signorina Evans, credo sia il momento di andare... > La McGrannitt le si avvicinò posandole le mani sulle spalle.
Lily voltatasi verso di lei, annuì impercettibilmente e dopo aver lanciato un'ultima occhiata a James che ora dormiva beato, si alzò.

Quando sentirono la porta scattare, gli ormai tre Malandrini rimasti, alzarono gli occhi verso una Lily triste e più cupa del solito.
< A... Allora, come sta? > Si azzardò a chiedere Peter, contorcendosi le mani nervosamente.
< Non lo so. Non mi hanno detto nulla. > Lily non li degnò di uno sguardo e pensierosa ricominciò a salire la scala per dirigersi nei Dormitori.
Cosa voleva dire James? E come poteva recuperare lo specchio nei sotterranei senza destare sospetti?

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Capitolo 7
*** Infermeria ***


Ehi ragazze! Eccomi di ritorno! Che dire di più se non che vi ringrazio tutte dei vostri commenti, ringrazio coloro che hanno inserito la fic nei preferiti, ringrazio i lettori silenziosi e coloro che hanno la voglia di recensire, in particolare:

potterina_88_: Ciao! Spero che i tuoi dubbi e la tua curiosità verrano esauriti in questo capitolo. Ovviamente l'argomento 'Specchio' si protrarrà per molti capitoli, ma qui spero potrai averne un assaggio. Spero continuerai a seguirmi e a recensire, grazie davvero anche per i complimenti, un bacione!

ladymarie: Grazie anche a te! Scrivo divinamente?!? *me arrosisce dalla punta dei capelli alla punta dei piedi* ma ti ringrazio! Anche se davvero non credo di essere così brava! Spero continuerai a seguirmi e a recensire! =) Un bacione!

ENJOY!

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7. Infermeria

I tre Malandrini si apprestavano ad una colazione frettolosa e silenziosa, guidati a ruota da Lily.
< Che ne dite, andiamo in Infermeria ragazzi? > Chiese Remus, finendo di mangiare.
Sirius annuì.
Era da più di mezz'ora che rimescolava i cereali nella tazza, con il risultato che adesso assomigliavano più a pappetta schifosa che ad altro.
Peter non aveva nemmeno toccato cibo.
Si alzarono in contemporanea, avviandosi cupi verso l'Infermeria.
Remus non riusciva a comprendere il perché di tutta quella tristezza, in fondo James era già stato in Infermeria diverse volte, e adesso, anche se la situazione poteva sembrare molto più grave del solito, era sicuro che Poppy avrebbe risolto tutto in un lampo.
C'era forse qualcosa che non sapeva?
< Ragazzi, quante volte devo dirvi che è troppo presto per le visite? > La voce di Madama Chips lo riscosse dai suoi pensieri.
Si era affacciata alla porta con il suo consueto grembiule bianco e rosso.
< Oh, ma insomma, io voglio entrare. Mi faccia entrare subito! > Sirius aveva per un attimo abbandonato la sua aria afflitta per discutere animatamente con l'infermiera.
< La prego... solo cinque minuti... > Remus la guardò supplichevole.
Poppy sembrò rifletterci su per un attimo.
< E va bene, ma solo cinque minuti! > Ammonì prima di lasciarli entrare.
James era sveglio e appena li vide sorrise.
Gli si avvicinarono, prendendo posto vicino al suo letto.
< Come ti senti? > Chiese Sirius scrutandolo.
< Abbastanza bene... > Rispose James. < La febbre mi è passata. >
< Ti abbiamo portato una cosa... > Sirius si frugò insistentemente nelle tasche per dieci minuti prima di tirar fuori una quantità industriale di dolci.
< E quelle da dove le hai prese? > Remus, con gli occhi fuori dalle orbite, lo guardò minaccioso per un attimo.
< Poco importa, avevo una fame, non avevo ancora fatto colazione... > James prese al volo qualche caramella, scartandole tutto contento, come con i regali di Natale.
Sirius sorrise all'amico, mentre Remus, ancora contrariato, aveva incrociato le braccia, assumendo quell'aria da classico bambino che vuole fare i capricci.
< Non hanno detto niente, quando potrai uscire? > Chiese Peter.
< Credo anche domani. In fondo che sarà mai un po' di febbre. > Rispose James contento, continuando a scartare le caramelle.
< Beh, deliravi fino a ieri sera e sei svenuto due volte James. > Intervenne Remus.
< Quando si ha la febbre a volte è normale. > Cercò di giustificarlo Peter.
Remus stava per controbattere quando James lo interruppe:
< Avete visto Lily? >
Sirius annuì. < E' di la a fare colazione. Tu... ricordi qualcosa di quello che le hai detto ieri sera? Sembrava piuttosto mortificata quando è uscita da qui. >
< Veramente... no. > James corrugò la fronte cercando di rammentare. Ok, bugia.
La campanella delle otto e mezza li riscosse.
< Beh, allora noi andiamo a lezione, magari passiamo a trovarti più tardi... > Remus si alzò in fretta.
< Ma che fretta c'è Lunastorta? Possiamo sempre dire che eravamo con James, in fondo è malato... > Sirius si rilassò sulla sedia, distendendo le braccia dietro la testa.
< Sirius!!! > Remus lo guardò torvo facendo scoppiare a ridere James.
Sirius sbuffando si alzò seguendo Remus e Peter.
< Allora ci vediamo dopo Ramoso! >
< Non mi muovo io, tranquillo! > Rispose James prima che scomparissero, chiudendosi la porta alle spalle.

< Lily, insomma, possibile tu sia così distratta? Si può sapere che ti sta succedendo? > Alice le scosse un braccio.
Lily Evans, la "secchiona" di Grifondoro che non prendeva appunti alla lezione di Ruf?!?
< No... niente Alice... >
< Come niente? Sei così da una settimana ormai! > Alice stava iniziando ad alterarsi. Insomma era dal primo anno che si conoscevano e avevano sempre diviso tutto, perché all'improvviso le cose dovevano cambiare?
< Uff, non lo so, è per via di Jam... Potter... > Sospirò l'amica poggiando il mento sul palmo della mano e giocherellando con la piuma.
< Cosa ha fatto questa volta? > Esordì paziente l'altra.
< Niente, non ha fatto niente, è questo il punto! Ogni volta che gli parlo mi sembra un'altra persona, insomma, non è più l'arrogante e presuntuoso Potter è semplicemente... James... > Rispose Lily cercando le parole giuste per esprimere quello che sentiva.
< Come se tra il nome e il cognome ci fosse differenza! > Alice si lasciò sfuggire una risatina.
Anche Lily si sciolse ad un sorriso.
< A proposito, hai idea di come stia? > Continuò Alice.
< No. Magari posso andare da lui più tardi... >
< Signorine, devo ricordarvi che questa è un'aula e che il qui presente sta tenendo una lezione e che fareste bene ad ascoltare? Volete del the, biscotti per caso? > Il professor Ruf si avvicinò loro fluttuando, facendo risuonare la sua voce monotona all'interno dell'aula.
Lily arrossì di scatto, Alice chinò la testa sul banco, dispiaciuta.
< Mi scusi professore, non accadrà più. > Intervenne la rossa.
< Bene, stavo dicendo... > Ruf, soddisfatto, ritornò verso la cattedra mentre sia Lily che Alice, coprendosi la bocca con le mani, sorrisero tra di loro, compiaciute.

Dopo aver rinunciato a dormire, a leggere uno dei libri prestatogli da Remus che era grande quanto un mattone e dopo aver ormai finito le cibarie portate da Sirius quella mattina, James Potter constatò che stare in Infermeria non era per niente piacevole.
Madama Chips gli aveva vietato categoricamente di uscire dal letto e adesso se ne stava a braccia incrociate, seduto, la schiena appoggiata allo schienale del letto, sbuffando ogni tanto.
Tanto spesso bisognerebbe aggiungere.
Quando pochi minuti più tardi vide spuntare dalla porta una testa rossa, non potè che rianimarsi.
< Posso? > Chiese Lily e avendo ricevuto un cenno affermativo da parte del ragazzo entrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle, la cartella ancora in mano.
< Non... non sei a pranzo con gli altri? > Le chiese James.
< Beh, non avevo poi molta fame. Come stai? >
< Molto meglio, ma Madama Chips insiste perché non mi alzi dal letto. > James sbuffò di nuovo.
Lily sorrise vedendo la sua strana espressione imbronciata.
< Senti James... tu... tu ti ricordi qualcosa di quello che mi hai detto ieri notte? > Lily si fece all'improvviso seria.
< Immagino tu ti riferisca allo specchio. > Rispose lui.
La rossa fece un cenno affermativo con il capo.
< Si, me lo ricordo. Senti Lily, non so come mi sia venuta in mente una cosa di quel tipo, insomma... non lo so, la storia dell'incubo... non ne ho idea, so solo che se riusciamo a trovare questo specchio, tutto diventerà più semplice! >
< Ma James! Insomma, nei sotterranei, come facciamo ad andare lì? > Chiese la ragazza ansiosa.
< Non ne ho idea, ma vedrai che troveremo una soluzione. Appena esco di qui, sistemeremo ogni cosa. >
Lily parve rilassarsi sulla sedia alle parole di James.
Come le altre volte ebbe l'impressione di parlare con qualcun'altro e per un istante si sentì protetta come non le era mai successo.
Rimasero in silenzio per un po', nessuno sembrava intenzionato a riprendere la parola.
James la osservò per un istante.
Aveva lo sguardo preoccupato, i capelli rossi che le scivolavano leggeri sulla fronte... era bellissima.
Distolse immediatamente lo sguardo quando fu la ragazza a posarlo su di lui, sentendosi osservata.
< A... Allora io vado... > Lily si alzò, avviandosi verso la porta.
James neanche rispose.
Lily attese ma vedendo che il ragazzo continuava ostinatamente a mantenere lo sguardo fisso sulle lenzuola candide, aprì la porta e scomparve.

RECENSITE?!? =) Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Smells Like You... ***


Ehilà ragazze! Come state? Scusate per la mia assenza prolungata, ma nemmeno è iniziata la scuola che mi sono ritrovata a dover studiare come una matta, in fondo, sono al terzo anno di liceo e come continuano a ripeterci tutti i professori, è l'anno più difficile. Ne approfitto per aggiornare stamattina visto che sfortunatamente sono chiusa in casa con l'influenza.
Ma passiamo ai doverosi ringraziamenti:

DNickSophieG: Latitanza perdonata! XD! Grazie per i complimenti, davvero, mi fa piacere che la storia ti piaccia! Spero continuerai a seguirmi, GRAZIE, e un bacione!

erikablue: Mamma mia quanti complimenti, addirittura unica?!? * arrossisco* Grazie davvero, ma davvero tanto! Continua a seguirmi se ti va! Un bacione!

Ginny W: Beh, lo specchio scoprirai più in là a cosa serve o almeno la funzione principale la scoprirete tutti più avanti, per adesso dico solo che lo specchio dovrebbe servire a riunire l'incubo di Lily con quello di James. Grazie mille per tutti i complimenti! XD! GRAZIE! Un bacione! Alla prossima!

Ovviamente ringrazio tutti coloro che sono troppo pigri per lasciare un commentino (vi capisco! XD!) e a chi ha avuto la bontà di inserire la mia Ff tra i preferiti! GRAZIE!

ENJOY!

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8. Smells Like You...

E a James Potter fu permesso di andare di nuovo in giro per il castello due giorni dopo. Madama Chips non aveva avuto nessuna voglia di discutere e una volta decretato il prolungamento della prigionia di James si era rinchiusa nel suo studio.
< Ramoso! Ramoso! Guarda che è tardissimo, faresti meglio ad alzarti! > Sirius cercò di farlo ragionare con le buone.
< Uff, altri cinque minuti! > James steso a pancia in giù, si voltò dall'altro lato, premendosi il cuscino sulle orecchie con tutte e due le mani.
< Va bene, ma sei tu che mi hai costretto... > Sirius si gettò addosso a James, armatosi di cuscino, non badando alle proteste di Remus riguardo al suddetto cuscino che era suo per l'appunto e cominciando a colpire James in testa, spargendo ben presto piume in giro per tutta la stanza.
James bloccato sulla schiena dalle ginocchia di Sirius, non poté far altro che soffocare le risate nel cuscino.
< Sirius, finirai per soffocarlo! > Si lamentò Remus sorridendo.
< Oh, giusto! > Sirius si scostò permettendo a James di voltarsi, poi ricominciò ad attaccarlo.
Saltato a cavalcioni sul moro, tentava di buttarlo giù dal letto facendogli il solletico.
< Ti prego Sir! D'accordo, mi alzo!! > James era così stanco di combattere con l'amico che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di farlo smettere.
Sirius si fermò, riprendendo fiato.
< Che succede qua dentro? Ma non scendete a colazion... e... evidentemente no... > Frank aveva appena fatto il suo ingresso, lo sguardo scandalizzato quando vide Sirius a cavalcioni su James.
Peter e Remus scoppiarono a ridere.
Alla fine anche James, buttando a terra Sirius non poté non ridere fino a farsi venire le lacrime agli occhi.

L'ora di cena era passata da un pezzo e in Sala Comune non era rimasto quasi nessuno eccetto James che, con il mento poggiato sulla mano, seduto nella poltrona di fronte a quella di Sirius, finiva un tema di Pozioni, la pergamena poggiata sulle gambe, Peter era sparito in dormitorio ormai da un'ora, Remus che leggeva, Sirius che si annoiava, qualche studente del primo anno che giocava a scacchi e due ragazze: Lily e Alice.
Lily in realtà avrebbe dovuto dare ripetizioni di Trasfigurazioni ad Alice in vista di un compito, ma non faceva altro che lanciare occhiate in direzione dei Malandrini.
< Magari è meglio ripetere domani... > Alice chiuse il libro sconsolata, osservando l'amica e notando che Lily non era per niente concentrata.
< Eh?! > Fece questa voltandosi verso di lei con sguardo scettico.
Distratta, appunto.
< Dicevo che forse è meglio ripetere domani, non mi sembri molto concentrata. > Ripeté paziente l'amica.
< Forse hai ragione... > Lily sospirò e chiuse anche lei il libro.
< Perché non vai lì e gli dici qualcosa? > Riprese Alice facendo un cenno a James che continuava a scrivere.
< Non lo so, non mi sembra una buona idea. > Rispose Lily guardando per l'ennesima volta James.
< Beh, vuoi passare la nottata a guardarlo? Su, muoviti! > La incitò Alice facendole un cenno eloquente con lo sguardo.
< No, non ne ho voglia. >
< Fà come vuoi, ma forse Lily, è necessario che tu sia più sincera con te stessa. > Alice si alzò, affrettandosi per uscire dalla Sala Comune e dirigersi in Guferia. Aveva completamente dimenticato che domani era il compleanno della madre.

< Che noia! > Sirius si stiracchiò.
< Potresti fare i compiti. > Osservò Remus.
< Scherzi?!? > Sirius smise all'improvviso di stiracchiarsi, volgendo all'amico un'occhiata scettica.
< Veramente no. > Rispose Remus senza distogliere lo sguardo dal libro che stava leggendo.
< Credo che andrò a dormire. > Sirius si alzò, ignorando il commento di Remus.
< Jamie hai ancora tanto da fare? > Gli chiese Remus che aveva chiuso il libro e si accingeva a seguire Sirius.
Tempo due giorni e ci sarebbe stata luna piena, voleva dormire almeno un po'.
< No, ho quasi finito, tra poco vi raggiungo. >
< Ok, allora buonanotte. > Remus sparì per le scale.
James lo salutò con un cenno.

Erano rimasti solo loro due, ma James sembrava non essersene accorto. Continuava a scrivere, spulciando qualcosa dal libro poggiato sul bracciolo della poltrona.
Lily lo osservò per un breve istante, poi parve decidersi a farsi coraggio e ad andare lì.
< Serve una mano? > Lily si sedette nella poltrona accanto a quella di James.
< No, ho finito ormai. Comunque grazie. > Rispose lui sorridendole brevemente alzando lo sguardo verso di lei.
< Ok... > Fece lei in un sussurro.

Bene ed ora?

Ma non ebbe tempo di riflettere su cosa avrebbe detto poi, perché fu James a prendere la parola.
< Ho pensato che visto che dello specchio non sappiamo praticamente nulla, potremmo fare una ricerca in Biblioteca. >
< Non eri sicuro che si trovasse nei sotterranei? > Chiese lei, dimentica dell'imbarazzo. Anche a lei premeva quell'argomento.
< Si, ma non sappiamo come sia fatto e a cosa può servirci, quindi pensavo che una ricerca fosse l'ideale. > James ripose il necessario per scrivere sul tavolino poco distante, alzandosi.
< Ok. Quando pensavi di farla questa ricerca? >
< Non saprei. Anche adesso. > James la guardò negli occhi.
< Ma è tardi e se ci beccano nei corridoi finiremo nei guai e io sono... >
< Un Caposcuola, d'accordo. Vorrà dire che ci organizzeremo per un orario decente. > Terminò il ragazzo per lei sollevando le mani e sorridendo per fermarla.
< Oh... bene. E sei anche tu Caposcuola! > Fu l'unica cosa che riuscì a dire Lily.
< Me ne stavo quasi per dimenticare, sai? > E rise brevemente. Continuò.
< Oh, si... perfetto... >
< Bene, allora a domani. > James si alzò, muovendo verso i dormitori, seguito dallo sguardo di lei, poi d'un tratto sembrò ripensarci e tornò indietro.
Sfiorò leggero con le labbra la guancia di Lily mentre la ragazza sentì il respiro affannato e il cuore all'impazzata nelle orecchie.
< Grazie. > Le soffiò lui nell'orecchio.
Lily non si preoccupò nemmeno di chiedersi per cosa l'avesse ringraziata che James era praticamente scomparso su per le scale.
Lo sguardo sorpreso, si voltò in direzione delle fiamme che piroettavano nel camino. Si sfiorò la guancia con le dita.
Ma cos'era successo a James?
Possibile che fosse cambiato così tanto?
Possibile che lei ne fosse innamorata?
C'era ancora il suo profumo nell'aria.

COMMENTATE?

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Capitolo 9
*** Moments ***


Ehilà ragazze! Dio, so che non ci sono spiegazioni per questo mio ritardo nella pubblicazione, ma la scuola mi impegna un sacco, lavoriamo il doppio dell'anno scorso, le lezioni di chitarra mi rubano quasi tutto il tempo libero che ho (davvero poco, tra parentesi) e inoltre devo seguire due Ff, il che significa che non ho davvero la voglia e la forza per mettermi a scrivere la sera sul tardi. L'ispirazione è volata via da tempo ed ogni capitolo diventa sempre più una "missione", ma tranquille, non ho intenzione di lasciar perdere tutto! Ho preso un impegno e lo rispetterò fino alla fine! Passiamo quindi ai ringraziamenti:

rosy823: Ehi! Nuova lettrice! Benvenuta nel mondo della mia Ff, sono davvero contenta che ti piaccia! E comunque, scusami per averti fatto attendere così tanto! Un bacione e ancora Grazie! XD!

DNickSophieG: Grazie! Ma quanti complimenti! Non credevo, quando l'ho iniziata a scrivere, che potesse riscuotere così tanto successo e mi fa un immenso piacere, ovviamente! Concordo con te, magari esiste in giro un ragazzo come il "mio" James... *sospiro sognante...* *_*! Bah! Io penso che in ogni ragazzo si nasconde un po' del principe azzurro che tutte noi sogniamo, basta solo farlo emergere, perchè i ragazzi non lo ammetteranno mai! XD! Grazie ancora e un bacione!

miyu90: Scusami anche tu per l'attesa, anche io sono un po' piena di impegni in questo periodo piuttosto frenetico! Grazie mille per i complimenti e la recensione! Un bacio! *_*!

Ginny Lily Potter: Ehi! Grazie anche a te e scusa per il ritardo! Un bacio! Spero che anche questo capitolo ti piaccia! *_*!

ninny: Ciao anche a te! Ti ringrazio vivamente per la recensione, spero che la mia Ff possa continuare ad interessarti! Un bacio!

Ginny W: Grazie molte anche a te! Un bacio!

potterina_88_: Non preoccuparti! Capita a tutti di non poter commentare a volte! Per quanto riguarda lo Specchio, dovrai penare ancora un po', ma le notizie stanno venendo allo scoperto! Grazie mille e un bacio anche a te!

Ovviamente ringrazio tutti quelli che hanno solo letto e per pigrizia non hanno voluto commentare (ho già ribadito che li capisco! XD!) e soprattutto un IMMENSO GRAZIE a queste fantastiche sette persona che hanno impiegato due minuti del loro tempo che commentare il mio piccolo lavoro, non mi aspettavo poteste essere così numerosi! Davvero, un BACIONE generale a tutti!

ENJOY!

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9. Moments...

Odiava svegliarsi con le grida delle sue amiche per la stanza.
Le facevano venire il mal di testa ancor prima che aprisse gli occhi.
Ma se le sue amiche urlavano, c'era sicuramente un motivo.
< Lily, Lily dannazione! Vuoi svegliarti? > Alice le si era praticamente scaraventata addosso, scuotendola poco gentilmente.
< Ma che succede? > Biascicò la rossa, cercando di aprire completamente gli occhi e di svegliarsi del tutto.
< Oggi hai un appuntamento con James, te ne sei dimenticata? >
< Un COSA?!? > All'improvviso, si destò di colpo, così di fretta che fece ruzzolare Alice a terra.
< Un appuntamento con Potter, Lily. > Le ripetè paziente Sylvia intenta a vestirsi.
Lei aveva un appuntamento con Jam... Potter?!?
Non riuscendo a distogliere lo sguardo dalla faccia sconvolta, sorpresa, disgustata, o forse persino felice, anche se lei non l'avrebbe mai ammesso, Alice aggiunse rialzandosi e massaggiandosi vigorosamente la parte offesa:
< Lily, in Biblioteca! > Alzò gli occhi al cielo.
Oh, già, l'aveva quasi dimenticato.
Per un attimo nella sua mente si affollarono le immagini della sera precedente in Sala Comune.
Le sue labbra sulla sua guancia... quasi senza rendersene effettivamente conto, si portò due dita nel punto in cui l'aveva baciata.
< Lily, ti senti bene? > Celine, le aveva appena sventolato una mano davanti al viso, osservandola preoccupata.
< S-si... credo... > Rispose lei incerta.
< Capiamo che la cosa ti sconvolga parecchio, ma sarebbe il caso che tu iniziassi a vestirti. > Riprese l'amica.
< Ma quale sconvolgerla! Dovrebbe solo saltare dalla gioia, chissà che questa non sia la volta buona. > Intervenì Alice che stava rovistando nel baule con foga.
< Comunque non è un appuntamento, è solo per studiare, vero Lily? > Sopraggiunse Cath.
< Si, si, solo per studiare. > Si affrettò a rispondere la rossa.
In fondo era quella la scusa che aveva rifilato alle sue amiche, la scorsa notte, quando era rientrata in dormitorio, convinta che dormissero tutte della grossa, mentre invece appena varcata la soglia si era trovata quattro paia di occhi che la osservavano fameliche, la voglia di sapere.
Non aveva detto ancora niente riguardo lo specchio.
Per come la vedeva lei, era ancora troppo presto.
< Si dice sempre così... > Continuò Alice, sistemandosi i libri sotto il braccio.
Guardò maliziosamente Lily prima di uscire dal dormitorio per incontrare Frank prima di colazione.
Per Lily, che non ne era ancora realmente consapevole, scendere a colazione quella mattina, si rivelò piuttosto difficile.
Aveva lo stomaco sottosopra e non aveva intenzione di incrociare quegli occhi nocciola prima dell'incontro.
Arrivata in Sala Grande, accompagnata da Sylvia, Celine e Cath, si preoccupò principalmente di non volgere lo sguardo da nessuna parte se non dritto di fronte a se.
Tutta quella situazione cominciava a metterla seriamente in imbarazzo.
Che fosse davvero innamorata di Jam... Potter come sostenevano le sue amiche?!?
No, decisamente no.
Lei non era innamorata, tanto meno di lui.

James Potter, dal canto suo, aveva osservato l'ingresso della rossa, sperando che lei si voltasse almeno per un cenno, invece ne era rimasto deluso.
< Dai Jim! Vi vedrete in Biblioteca comunque! > Sirius gli aveva affibbiato una pacca sulle spalle poderosa, facendo andare di traverso la frittella che il moro aveva appena ingoiato.
< Ma sei impazzito?!? Vuoi farmi morire?!? > Aveva inveito James contro di lui, dopo aver bevuto un generoso sorso di succo di zucca per riprendersi.
Remus lì di fronte, ridacchiò, continuando a mangiare.
< Che vuoi che sia?! > Di nuovo una pacca sulla spalla e di nuovo James rischiava di soffocare.
< Ma allora, lo fai apposta! Giuro che ti ammazzo! > James era saltato al collo di Sirius, con la seria intenzione di ucciderlo anche se a smorzare l'effetto drammatico era il sorriso su entrambi i loro volti.
Quando si picchiavano era sempre per gioco.
Quei due non sarebbero cresciuti mai, forse aveva ragione Remus.
< Dai ragazzi, o faremo tardi a lezione! > Li rimproverò affettuosamente quest'ultimo.
I due ragazzi continuarono ad azzardare mosse a danno dell'altro per tutto il corridoio, fino all'aula di Incantesimi.

E finalmente, dopo due ore di Storia della Magia, una di Trasfigurazione e due di Pozioni, era ora di pranzo.
James non ci pensò su due volte: salutò gli amici e si avviò verso la Biblioteca.
Si sarebbe procurato qualcosa da mangiare dalle cucine più tardi e poi non aveva fame.
L'incontro con Lily gli metteva ansia.
La stessa che provava anche la rossa, mentre usciva dall'aula per ultima a causa di Lumacorno.
Di nuovo una di quelle sue noiosissime festicciole.
< E puoi portare qualcuno con te, naturalmente. > Le aveva detto il professore, cordiale.
Certo, come no.
Se ci fosse andata...
< Nervosa? > Le chiese Alice comprensiva. Ricordava perfettamente il suo primo appuntamento con Frank qualche mese prima.
< No... un po'... > Si corresse subito dopo Lily.
< Vedrai che andrà tutto bene. > L'amica le posò una mano sulla spalla.
Lily le sorrise, dopo di che, la salutò per raggiungere la Biblioteca.

James si era seduto al tavolo più vicino alla finestra, aveva tirato dalla borsa distrattamente un libro e una piuma per non destare sospetti nella Bibliotecaria e adesso lanciava occhiate apprensive verso la porta.
Era assurdo.
Non era mai stato così agitato in vita sua. E quello non era nemmeno un appuntamento.
Se pensava a tutte le domande che gli aveva fatto Remus per quella "scappata" in Biblioteca...
Studiare non era decisamente da James, o per lo meno, non nell'ora di pranzo, ma non aveva tempo di spiegargli tutto.
Sapeva comunque che prima o poi avrebbe dovuto affrontarli, ma forse solo quando ne avrebbero scoperto di più.
In quel momento la porta si spalancò e il ragazzo alzò subito gli occhi.
Era lei.
Per Merlino se era bella!
Perfino con la divisa scolastica.
Si guardò un attimo intorno per individuarlo, poi imbarazzata si avvicinò al tavolo, i libri stretti al petto, i capelli rossi che ondeggiavano ad ogni suo movimento.
< Ciao... > Salutò fermandosi perfettamente di fronte a lui, le guance rosse.
Cavolo, che le stava succedendo?
< Ehm... ciao! Siediti... > La invitò lui, risvegliatosi dal suo momento di trance.
Lily posò i libri e la borsa sul tavolo, poi si sedette di fronte a lui, non sapendo bene cosa fare o dire.
Cacciò fuori dalla borsa una piuma e una pergamena pulita, arrossendo appena si accorgeva che James la stava osservando.
Ma che le prendeva?
Sentiva il suo cuore battere più veloce non appena incontrava il suo sguardo.
< A-Allora, da dove cominciamo? > Chiese alzando gli occhi su di lui.
< Non saprei, proviamo a dare un'occhiata agli scaffali, magari troviamo qualcosa. > Propose lui alzandosi e sorridendole.
Il suo stomaco se possibile fece una capriola.
C'era qualcosa che non andava, doveva per forza essere così.
Lei non poteva innamorarsi.
Non di Lui.
Non così all'improvviso.
Camminarono fianco a fianco, per raggiungere gli scaffali stracolmi di libri.
Nel silenzio.
La Biblioteca all'ora di pranzo è quasi deserta.
Al momento ci sono solo un paio di ragazzi di Tassorosso, oltre loro.
E Lily si sente a disagio e in imbarazzo.
< Potremmo iniziare a cercare da qui, che ne dici? > Le chiese James.
Non si direbbe, ma anche lui era in evidente imbarazzo.
< Ok... > Mormorò in risposta la ragazza.
" Proprietà della Luna di Pietra ", " Gli Specchi Magici", " Lo Specchio dei Sogni "... forse quegli ultimi due libri sarebbero potuti essere utili.
Lily li sfilò dallo scaffale con cautela, quasi con la paura di rovinarli.
< Trovato qualcosa? > Chiese a James che nel frattempo era ritornato a sedersi dopo aver dato un'occhiata più o meno accurata a due scaffali.
Il moro fece segno di si con la testa.
Stava consultando un libro massiccio, aveva appena iniziato a leggerne l'introduzione.
< Tu? > Le chiese di rimando.
< Solo questi, ma non so se serviranno a qualcosa onestamente >
< Beh... mettiamoci al lavoro... > James le sorrise, riprendendo successivamente a leggere, il palmo della mano poggiato sulla sua guancia destra.
Lily rimase qualche secondo ad osservarlo, per poi cominciare ad aprire uno dei due libri, iniziando a leggere.
< Ehy, forse ho trovato qualcosa! > Esclamò la ragazza dopo tre quarti d'ora in cui non si erano rivolti la parola.
James alzò gli occhi su di lei, dopo esserseli stropicciati.
< Cosa? > Chiese.
< Vieni a vedere! Qui dice: Secondo la leggenda... bla bla bla... gli Specchi dei sogni sono molteplici, permettono di trasferire le immagini viste in sogno da una certa persona, sulla sua superficie, mettendole in ordine e permettendo all'osservatore di osservare il sogno per intero... bla bla bla... al momento si conoscono nel mondo solo tre Specchi di questo tipo... > Lily terminò di leggere.
James nel frattempo si era stazionato dietro la sua sedia per seguire la lettura della ragazza.
< In che senso una certa persona? Questo specchio non può essere utilizzato da chiunque? > Chiese il ragazzo inarcando un sopracciglio.
< Non ne ho idea... non specifica niente al riguardo e non parla nemmeno di dove possano essere situati questi tre Specchi fino ad ora conosciuti... > Rispose Lily continuando a scorgere il libro.
Si voltò verso di lui, accorgendosi troppo tardi che i loro visi erano troppo vicini.
Puntarono gli occhi ognuno in quelli dell'altro.
Lily risvegliatasi, abbassò velocemente lo sguardo, arrossendo vistosamente. < Che ne dici se li prendiamo in prestito e ce li guardiamo bene nei prossimi giorni? > James, il viso di una leggera sfumatura rossastra, cercò di rompere il ghiaccio in quella situazione imbarazzante.
In fondo, l'ora disponibile per il pranzo era ormai quasi esaurita e presto le lezioni pomeridiane sarebbero iniziate.
< O-Ok... > Mormorò Lily.
Riposero i libri nella borsa, affrettandosi poi a lasciare la Biblioteca.
< Hai Divinazione adesso? > Le chiese James mentre camminavano nel corridoio per raggiungere la Sala Comune per lasciare i libri presi in prestito.
< Si, anche tu no? >
< Si... ti va... ti va se ci andiamo insieme? > Le chiese James abbassando lo sguardo già pronto ad una risposta negativa.
< Io... si... ok... > Rispose forse un po' troppo in fretta lei, annuendo anche con la testa.
A James brillarono gli occhi per un lungo attimo e un sorriso puro e semplice, non il suo classico sorriso strafottente, andò a disegnarglisi sul viso.
Sembrava un bambino a cui avevano appena regalato qualcosa che desiderava da tanto.
Lily sorrise di fronte a quell'espressione così sincera.
Cosa stava succedendo?
A tutti e due?

COMMENTATE???

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Capitolo 10
*** Progetti ***


Ehilà ragazze! Non avete idea di quanto mi dispiaccia di non essermi fatta sentire per tutto questo tempo! Sono davvero imperdonabile, lo so, me ne rendo conto fin troppo bene! Non tento nemmeno di giustificarmi con qualche scusa, perché la realtà è che sono pigrissima ed è più che altro per questo motivo che non aggiorno ormai da secoli. Saprete perdonarmi... vero?? *sguardo da cucciolo indifeso*...

Passiamo tuttavia ai ringraziamenti dovuti *me onorata*:

rosy823: Assolutamente non ho intenzione di abbandonarvi! Ho iniziato questo lavoro e intendo portarlo a termine, anche perché è già tutto nella mia testolina =). Mi spiace di averti fatta preoccupare *me si inginocchia per chiedere umilmente perdono e scusa*! Un bacione! Continua a seguirmi!

FULL MOON: Ehi! Sono contenta ti piaccia! Chiedo scusa anche a te per l'enorme ritardo! Un bacione! Continua a seguirmi, se ti va! Kiss!

ninny: Grazie mille per i complimenti sul capitolo! Un bacione! ^^!

Ginny Lily Potter: Ehilà! Chiedo umilmente perdono per il ritardo... ma spero presto di farmi perdonare! Grazie mille per tutti i complimenti! Un bacione!

Un Grazie di cuore anche a tutti i lettori silenziosi che sono sempre numerosi! Un bacione anche a voi!

Ed ora, ENJOY!

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10. Progetti

< Ragazzi, potreste almeno cercare di ascoltarmi? > I Malandrini al completo erano riuniti nel loro dormitorio.
James e Sirius confabulavano tra di loro, con nessuna intenzione di ascoltare Remus, mentre Peter, dopo aver gettato una rapida occhiata a quest'ultimo, aveva continuato ad annuire alle parole di James e socio.
< Allora, andate al diavolo, ecco! > Remus era ormai talmente furioso che avrebbe volentieri preso a calci la porta del bagno se solo il suo autocontrollo non glie lo avesse impedito.
Marciò come una furia fuori dal dormitorio, continuando a ripetere tra sé e sé che in fondo loro non ascoltavano mai, non sarebbe stata certo quella la prima volta e nemmeno l'ultima.
Ma in fondo, cercava solo di aiutarli, perché come al loro solito si stavano cacciando nei guai.

Nel frattempo nel dormitorio, Sirius e James continuavano indisturbato il loro confabulare.
< E se provassimo invece con quella? > Stava chiedendo James osservando il suo amico di sempre.
< No, non sono sicuro funzioni... però questa dovrebbe andare... > Rispose Sirius portandosi dietro l'orecchio una ciocca di capelli ricci.
Peter da parte sua, che non aveva capito praticamente nulla della comunicazione che avveniva a meno di dieci centimetri di distanza, osò intromettersi:
< Scusate ragazzi, ma state parlando dello scherzo a Piton, no? > La solita vocina tremula.
James si voltò quasi sorpreso dalla sua parte.
< Certo Codaliscia, a chi pensi potremmo mai riferirci? >
Sirius si alzò, stiracchiandosi, portando le braccia in alto per poi ricadere praticamente a peso morto sul suo letto, chiudendo per un attimo gli occhi e successivamente riconcentrandosi su Peter.
< Si, si, in effetti potrebbe essere solo lui... > Rispose quasi intimorito alzandosi a sua volta e scomparendo giù per le scale, sussurrando tra sé e sé.
James si voltò nuovamente verso l'amico.
< Allora Sir, tutto sistemato... >
< Direi di si, domani passeremo all'azione. Immagina Piton con i capelli fucsia... Dio, davvero non voglio perdermi una cosa del genere! > Ridacchiò brevemente.
< Già... sarà spassosissimo! > Confermò James stendendosi sul suo letto.
Pensava a Lily.
Il suo sguardo distrattamente si posò sul libro che aveva recuperato in Biblioteca.
Era arrivato ormai press'a poco alla fine eppure, non era riuscito a cavare nessuna informazione importante.
Aveva scoperto però che con particolari Specchi Magici, tra cui quello del Futuro, bisognava guardare in due per osservare ciò che si desiderava sapere e che con gli Specchi dei Sogni, rari quanto particolari, bisognava disporre di un sogno particolarmente importante, un sogno cui si voleva conoscere l'inizio e la fine. Non bisognava avere paura.
Su questo punto certo non si sarebbe potuto discutere: James Potter non aveva paura di niente.
I suoi pensieri si riconcentrarono nuovamente su Lily.
Litigavano molto meno adesso.
La vicenda dell'incubo li aveva ravvicinati, e anche di tanto.
< Jamie, io scendo a cena, che fai, vieni anche tu? > Annunciò Sirius, già con la mano sulla maniglia.
La fame lo stava letteralmente divorando.
James in risposta, si alzò raggiungendolo.
Avanzavano silenziosi, ciascuno perso nei propri pensieri, fin quando, giunti in Sala Grande Sirius alzò gli occhi verso di lui, con un sorrisetto compiaciuto stampato in volto.
< Che c'è? > Lo guardò lui accigliato.
< Guarda laggiù... > James puntò gli occhi nella direzione indicatagli dall'amico, notando che Lily gli stava facendo segno di avvicinarsi.
Era sola.
< Corri! > Gli sussurrò nell'orecchio Sirius prima di prendere posto accanto a Remus ancora arrabbiato.
James si avviò a passo incerto verso la rossa.
Era tutta la mattina che non si rivolgevano la parola.
< Siediti > Gli sorrise lei.
James obbedì.
Di fronte a lei, aveva imparato che poteva essere il vero se stesso, senza indossare quella maschera da sbruffone che lei odiava tanto e a lui andava bene così.
Era cambiato che lo volesse ammettere o no.
Le sorrise anche lui, iniziando a servirsi di pollo arrosto con patate.
< Forse ho trovato qualche informazione in più sullo Specchio che cerchiamo. Diciamo forse che è più un problema. Lo Specchio può essere utilizzato soltanto per un sogno, o un incubo come in questo caso, di estrema potenza, vale a dire, davvero importante, un sogno in cui siano coinvolte delle vite insomma. > Spiegò Lily posando la forchetta nel piatto.
< Vuoi dire che questo Specchio funziona solo se nell'icubo muore qualcuno? > Chiese James, la forchetta a mezz'aria.
Lily annuì.
< Beh, ma allora non c'è problema. Nella mia parte di incubo vedo chiaramente un fascio di luce verde. Può essere solo una Maledizione Senza Perdono quella. > James riprese a mangiare.
< Ma come facciamo ad essere sicuri che la persona che osservi da lontano muoia per davvero? Ti svegli prima di vedere come va a finire... > Rispose Lily.
James registrò quell'informazione.
Questo era anche vero.
Forse quella persona accorgendosene avrebbe potuto scansarsi dalla Maledizione, avrebbe potuto fare qualcosa per fermarla, anche se come pensava lui, si trattava dell'Anatema che Uccide, ci sarebbero state scarse possibilità di fermarlo.
< Cosa facciamo James? >
Il ragazzo si voltò verso di lei.
< Beh, un minimo di possibilità che quella persona muoia ci sono, quindi magari una volta trovato lo Specchio basterà provare... > Forse era la soluzione migliore.
< Credo sia l'unica cosa da fare... sogni ancora tutto ogni notte, vero? > Gli chiese con un sospiro e un sorriso amaro.
< Si... tu? >
Lily non seppe far altro che annuire.
Gli costava così tante ore di sonno quell'incubo e mancavano solo sei mesi agli esami.
E mancavano solo pochi giorni alle vacanze di Natale.
< Posso sedermi accanto a te tutti i giorni Evans? > Chiese James riguadagnando il buon umore e sospirando compiaciuto mentre incrociava le mani dietro la testa.
< Non ti ci abituare Potter. Questa era un'emergenza. > Sottolineò Lily sorridendo, ma riprendendo a mangiare per evitare che James se ne accorgesse.
< Dai Lily, non senti il bisogno di avermi vicino ogni minuto della tua giornata, della tua vita? > James la guardò con il suo sguardo da cucciolo indifeso.
Tuttavia Lily riguadagnato il suo tono autoritario da Caposcuola non si lasciò commuovere.
< Assolutamente no, Potter. >
< Ma cosa mai devo fare con una come te? > James rassegnato si prese la testa fra le mani, poggiando i gomiti sul tavolo e sorridendo.
Erano sei anni che Lily Evans lo faceva disperare.
Lily per tutta risposta fece spallucce, quasi pensierosa, mentre un minuto dopo riprendeva tranquilla la sua cena.

< Allora, ti ha dichiarato tutto il suo amore per te? > Sirius diede una sonora pacca sulle spalle a James mentre rientravano in Sala Comune.
< No, questione d'affari... > Rispose James divertito.
< Affari?!? Cos'è ti sei messo a confabulare con la Evans di affari adesso? > Sirius si fece sospettoso.
< Gli affari sono affari, Sir. > James attraversò il Buco del Ritratto, lasciando indietro un Sirius sorpreso e forse, in fondo in fondo, anche un po' scandalizzato.
COMMENTATE, VERO?!?

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Capitolo 11
*** Tradimento ***


*me imbarazzatissima!* Inutile continuare a chiedere scusa, vero? Ormai ci scommetto, avevate quasi perso la speranza di risentirmi qui. *me in ginocchio che supplica piangendo*... no comment... sono davvero imperdonabile... *sigh!*

Passiamo ai ringraziamente *me fin troppo onorata*:

miky: Grazie per il commento! Sono felice che ti piaccia. Lo so, la trama è molto triste, me ne rendo conto, ma io non ci riesco a scrivere storie felici, non capisco il perché. Mi spiace per il ritardo, spero comunque che continuerai a seguirmi. Un bacione! ^^

Only_a_Illusion: Grazie mille per i complimenti! Scusa se ti ho fatta attendere così tanto per il seguito! Un bacio! ^^

Ginny Lily Potter: Grazie anche a te, assidua lettrice e commentatrice! Davvero grazie! ^^ *__*! Spero che anche questo capitolo ti soddisfi! Un bacio! ^^

Un GRAZIE enorme anche ai lettori silenziosi, come sempre! *__* Ed ora, ENJOY!

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11. Tradimento

< Cioè, è impossibile! Si può sapere cosa state architettando? > Sirius riacquistate le facoltà motorie aveva raggiunto di corsa James diretto ai dormitori.
< Oh andiamo! Non penserai che ti rivelerò il nostro piano? > Gli aveva risposto James in un ghigno.
< E' per via dell'incubo? > Aveva sussurrato l'amico portandosi una mano a lato delle labbra per non farsi capire.
< Può darsi... >
< Maledetto! Tanto prima o poi vi scopro! > Aveva ringhiato Sirius prima di infilarsi rabbiosamente in bagno.
< Ma che gli prende? > Aveva chiesto Remus concentrato su un libro.
Aveva già infilato il pigiama.
James fece spallucce incominciando a svestirsi.

< Alice, mi stai fissando da mezz'ora, devo iniziare a preoccuparmi? > Lily chiuse di scatto il libro che stava leggendo, posandolo sul comodino e iniziando a infilarsi sotto le coperte.
< Beh, tu che parli amichevolmente con " James-l'arrogante, presuntuoso, pallone gonfiato-Potter " non è una cosa che capita spesso. > Aveva risposto l'amica imitando Lily.
< E' per via delle ripetizioni... > Sbuffò Lily.
Non avrebbe saputo mentire ancora a lungo.
Non alla sua migliore amica.
< Ah davvero?! E cosa c'era di così importante? >
< Niente! Abbiamo semplicemente spostato di un'ora l'appuntamento di domani per via degli allenamenti di Quidditch... > Lily se possibile sbuffò ancora più sonoramente di prima.
Lei odiava il Quidditch!
< Beh, immagino che questo sconvolga totalmente la tua giornata... > Alice aveva uno sguardo che non prometteva niente di buono mentre guardava l'amica con il mento poggiato sul palmo della mano, il braccio che formava un increspamento nel materasso.
< Già! Devo ancora finire il tema di Pozioni e quello di Trasfigurazione! >
< Mhmm... già... > Annuì anche Alice.
< Alice, ma sei sicura di star bene? > Lily sembrava seriamente preoccupata.
< Si, si, benissimo... senti Lily, lo sai che a me puoi dire tutto, non è vero? > Alice si distese a pancia in su, voltando poi la testa nella sua direzione.
< Si che lo so, Alice. >
< Beh... pensavo che mi stessi nascondendo qualcosa... > Alice la guardò di sottecchi per studiare la reazione dell'amica.
Lily che un attimo prima si era sporta per spegnere la luce sul suo comodino, ricadde con la testa sul cuscino, sbuffando per quella che era già la terza volta.
< Senti Alice, non voglio che lo sappia nessun altro... > Chiarì Lily guardando con cipiglio severo l'amica.
Alice per tutta risposta annuì vistosamente.
< Non so nemmeno da dove cominciare... sono mesi ormai che di notte ho lo stesso incubo. Non mi rendo conto nemmeno io di quello che vedo, so solo che la mia è una parte dell'incubo che ha anche James... insomma, facciamo lo stesso incubo. Solo che è come se fosse diviso in due e io sognassi una parte e lui l'altra. >
< Sembra tutto così strano, è vero. E quando James quella notte è stato male ha cominciato a delirare su uno Specchio che si trova nei sotterranei... abbiamo cominciato a fare delle ricerche a riguardo e abbiamo scoperto che lo Specchio potrebbe aiutarci a riunire l'incubo solo che... beh, ci sono dei problemi. Per far si che noi possiamo vedere l'incubo per intero, occorre che muoia qualcuno, nell'incubo intendo... sembra così confuso, vero? >
< Praticamente mi stai dicendo che tu e Potter state avendo delle predizioni? >
< No! Non lo sappiamo cos'è! >
Alice con ancora lo stupore della rivelazione di Lily dipinta negli occhi, si stese nella stessa posizione della rossa sul letto.
< Wow! > Riuscì solo a dire dopo qualche secondo.
< Wow!?! Siamo nei guai fino al collo e mi dici solo 'Wow'?! > Lily sembrò infuriata quando si voltò verso l'amica.
< Cosa dovrei dire? Insomma, è tutto così stranamente... strano! >
< Già. > Dovette ammettere alla fine anche lei.
Era vero, era tutto incredibilmente strano.
E perché adesso ogni volta che incrociava Potter il suo cuore premeva nel petto, dava il meglio di sé, quasi volesse davvero uscire fuori e farsi sentire?
Perché improvvisamente non aveva più la forza di rispondere a tono alle sue provocazioni?
Perché sembrava ormai essersi arreso con lei?
E perché tutto ciò non le dispiaceva affatto?
Lily realizzò che sarebbe stato impossibile dormire e così cercò a tentoni sul comodino il libro recuperato in Biblioteca, magari poteva ricavarci qualcosa di davvero utile.

< Andiamo Sir, non sarai ancora arrabbiato con me? > Chiese James al suo amico mentre lasciavano i dormitori.
< Certo che si! Tu mi stai tradendo con una donna! > Rispose questo incrociando le braccia e camminando più veloce in modo da distanziare l'amico.
James Potter tuttavia, grazie ai duri allenamenti di Quidditch riuscì a raggiungerlo in un attimo seguito da Remus che sorrideva osservando i due Malandrini per eccellenza litigare.
< Non sapevo nutrissi tendenze verso l'altra sponda, Potter > In un turbinio di capelli rossi, lasciati sciolti quella mattina e che ricadevano morbidi sulle sue spalle, apparve lei: Lily Evans, un piccolo sorriso ad accompagnare le sue parole.
< Ma... > James guardava ora lei, ora Sirius, ora Remus con occhi sbalorditi.
Quest'ultimo scosse la testa per poi prendere posto vicino a Peter che già stava rimpinzandosi di frittelle.
Sirius d'altro canto ghignò in modo alquanto sadico vista la piega che aveva preso la situazione.
< Beh ma non c'è niente di male nell'essere diversi, sai? > Continuò Lily mentre la sua amica Sylvia aveva ormai gli occhi che lacrimavano dal troppo ridere.
Lily aveva messo a tacere diverse volte il grande James Potter ma nessuna di quelle volte era stata così spassosa.
Peter annuì vigorosamente, come al solito ignaro della situazione, mentre Remus aveva rinunciato a bere il suo succo di zucca, nascondendosi tra le pagine della Gazzetta del Profeta per nascondere la risata che ormai non riusciva più a trattenere.
< Insomma! Io non sono affatto gay!! > Protestò James sedendosi di fianco a Sirius e lanciandogli uno sguardo di fuoco, al quale Sirius scoppiò a ridere sguaiatamente con la sua risata così simile ad un latrato.
< E allora come mai Sirius ha appena detto che lo hai tradito con una donna? > Chiese Lily, l'unica a non essere ancora scoppiata a ridere in modo evidente.
< Perché Felpato è un idiota, ecco perché! > James si precipitò su Sirius bloccandogli la gola con un braccio mentre lo tempestava scherzosamente di pugni sulla testa.
Ridevano entrambi.
< Cosa sta succedendo qui? >La voce austera della professoressa McGrannitt ebbe il potere di far cessare all'istante tutte le risate accesesi lungo la tavolata di Grifondoro mano a mano che gli altri venivano a conoscenza della situazione.
< Professoressa vede, stavamo solo facendo presente al qui presente signor James Potter che non è per niente bello andare a raccontare i propri sogni erotici durante la colazione e per di più in presenza del soggetto di su detti sogni. > Sirius non riuscì a trattenere una risata, nonostante avesse ancora il collo stretto nella morsa del braccio del suo miglior amico, e se non fosse stato per il fatto che Ramoso sembrava davvero intenzionato a strangolarlo e poi a lasciarlo in balia delle bestie della Foresta Proibita, avrebbe riso ancora di più.
La McGrannitt improvvisamente diventata di colore pericolosamente scarlatto, iniziò a sbraitare contro Sirius.
Solita storia.
< Insomma! Se non la smettete immediatamente sarò costretta a darvi una punizione che difficilmente dimenticherete! Venti punti in meno a Grifondoro! E mi meraviglio di lei signor Potter! Lei che è Caposcuola! > La McGrannitt riprese a marciare verso il tavolo degli insegnanti mentre ormai con la professoressa a distanza di sicurezza, riprendevano le risate per quella nuova battuta di Black.
James rimessosi seduto al suo posto aveva iniziato ad osservare con una certa ansia la ragazza seduta di fianco a Remus.
Era rossa in viso e i suoi occhi sembravano scatenarsi in pianto da un momento all'altro.
Possibile che Felpato dovesse essere sempre così stupido, egoista ma soprattutto esibizionista?
La bella rossa scusandosi brevemente con Sylvia si era alzata e aveva preso a marciare con passo deciso verso il portone di quercia della Sala Grande, via da tutti quelli che adesso la stavano osservando con invidia, con scherno.
Sempre a prenderla in giro.
Per cosa poi?
< Sirius sei un campione di sensibilità... > Lo rimproverò Remus severo mentre l'amico ancora si dilungava in risate sguaiate.
< Perché cosa ho detto? > Sirius si voltò verso Remus ma non ricevendo da questi altro che sguardi di rimprovero, si volse verso James con sguardo interrogativo.
< Lascia perdere. > Ramoso posato all'improvviso e con fracasso il cucchiaio nella sua tazza, corse fuori della Sala Grande alla ricerca di una chioma ramata per lui ormai nota.

Lily seduta al suo solito posto in prima fila nell'aula di Pozioni, la prima lezione della giornata, piangeva.
La cartella sul banco, la mano che cercava disperatamente di asciugare quelle lacrime.
In fondo non era la prima volta che piangeva per una cosa del genere.
Non era nemmeno colpa di Potter questa volta.
Ci era abituata in un certo senso ai commentini acidi dei compagni nei suoi confronti.
In fondo chi era lei?
Un topo di biblioteca, la classica so-tutto-io, la secchiona della classe, la cocca dei professori, l'alunna preferita di Lumacorno.
Ma in realtà nessuno sapeva come si sentiva, nessuno.
Non sapevano che era tremendamente difficile rendere fieri dei genitori che a stento ti guardano in faccia, cercare di fare pace con tua sorella che non ti vuole più parlare, che ti ignora, che fa finta che tu non esista.
Perché sei diversa.
Hai scoperto troppo presto che non eri come tutti gli altri.
L'aula di Pozioni era vuota.
Troppo presto ancora.
Ad un tratto il cigolio della porta che si apre.
Che siano già arrivati gli altri?
Lily si volta.
E James Potter sta avanzando verso di lei, con l'uniforme in disordine come sempre, i capelli arruffati come sempre e un sorriso timido come... no, questo non è assolutamente come sempre.
Lily si gira verso la lavagna di scatto. Non vuole essere vista così debole.
Fa male per prima a lei e non vuole nemmeno che qualcuno la compatisca. Non ha bisogno di questo.
< Ehi... ehm... mi dispiace per Sirius, non ha un minimo di sensibilità, le dice senza pensarci le cose, non lo fa apposta... > James aveva preso posto accanto a lei.
Volse lo sguardo verso di lui.
James Potter impacciato, già, com'era cambiato...
Gli rivolse un piccolo sorriso.
< Stai bene? > Le chiese posandole piano una mano sulla spalla.
E a quel contatto Lily tremò.
Il solo incrociare gli occhi di lui la facevano tremare in realtà.
Annuì.
Era l'unica cosa che riusciva a fare.
< Sicura? >
Annuì di nuovo.
< E allora perché continui a piangere? > Le sorrise.
Quel maledetto sorriso... così... dolce, disarmante...
Sorrise anche lei producendo uno strano suono a metà tra una risata e un singhiozzo, raccogliendo le ultime lacrime con un dito.
< Lily-non ho paura di nulla-severa-Caposcuola-Evans che piange... uhm, interessante davvero! > James aveva portato le mani dietro la testa e aveva iniziato a dondolarsi con la sedia, come faceva sempre.
Lily lo osservò.
< E James-non conosco la modestia-Potter che la consola... uhm... interessante anche questo! > Rispose sorridendo.
< Io che ti consolo?! No, no, hai capito male... non sono qui per consolarti mia cara. >
< No? >
< No. Affermativo. >
< E allora che ci fai qui? >
< Ero venuto a vedere fino a che punto ti eri ridotta a causa delle parole di Sirius. > Rispose lui indifferente.
< E come mi trovi? >
< Oh, bellissima come sempre, non c'è dubbio. >
Lily arrossì di nuovo.
James era così spontaneo e diretto che non potevi non arrossire ad una frase del genere.
Forse era per questo che piaceva così tanto.
Se aveva una cosa da dire te la diceva e basta, senza giri di parole.
< Dai, avanti, so che vuoi chiedermelo. > Ramoso si voltò verso di lei.
Teneramente adorabile con quelle guance striate di rosso.
< Chiederti cosa? > Anche lei si voltò verso di lui confusa.
< Se quello che ha detto Sirius è vero. >
< Oh, ma io non... n-non ho... >
< Avanti! Non essere timida! >
< Ma io non voglio saperlo! > Protestò lei, riacquistata un po' di lucidità mentale.
< Oh si che vuoi! > James le rivolse uno dei suoi migliori sorrisi da malandrino.
Il cuore di Lily perse un battito. O forse due, o forse anche tre, chissà.
< M-ma... oh, insomma! Se vuoi dirmelo ok ma io non te lo chiederò mai! > Stava iniziando ad infuriarsi.
Se possibile il sorriso di James si allargò ancora di più.
< Beh, ogni tanto si, lo ammetto. > Tranquillo, sicuro come sempre.
La rossa si voltò verso di lui con la mandibola che stava per toccare terra.
< T-tu... oddio!!! > Lily nascose la testa tra le braccia posate sul tavolo, il rosso adottato come colore permanente per il suo viso.
< Su! Non è così grave! Le altre morirebbero per sentirsi dire una cosa del genere da me. > La consolò lui accarezzandole la testa delicatamente.
< Dio... dio... dio... > Continuava a mormorare Lily scuotendo la testa nella sua posizione con la testa sul banco.
Quando credette che il suo viso avesse riassunto il suo colore naturale, alzò la testa.
< Razza di maniaco! Pervertito! > Gridò nella sua direzione, improvvisamente furiosa.
< Ehi! Ti ho detto anche la verità e che fai, mi picchi?? > James cercava di ripararsi come poteva dalla cartella di Lily che lo colpiva in ogni punto raggiungibile dalla ragazza.

Pian piano cominciarono ad arrivare tutti gli altri.
Quello che videro fu Lily Evans che picchiava a suon di cartella James Potter.
Come sempre.

Commentini?!? ^^

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Capitolo 12
*** Hold You ***


Da quanto tempo mie care ragazze che ogni volta che non vedete un mio aggiornamento bestemmiate tutti i Santi e i santini... (inutile che ti illudi! ND.Tutti!) XD! Questa volta non ho davvero scusanti ma io ci provo lo stesso: allora questa volta ci si è messo di mezzo un ban qui su Epf per falsa dichiarazione di maggiore età (ok le regole sono regole ma in tutta franchezza qui c'è gente di 9 anni che posta le storie... muah! ), insomma, durata del ban una settimana e proprio quando pensavo di poter aggiornare non mi hanno sbloccato in tempo il nick che io sono partita in viaggio-studio per Cannes (Francia) (non siamo ignoranti! Nd.Tutti- XD! Nd.Io) della durata di una settimana, tra parentesi semi-orribile, ma questa è un'altra storia direi... sono tornata ieri e oggi dopo aver saltato l'ennesima lezione di chitarra per colpa di Boccaccio e di Faustus, mi dedico all'aggiornamento! Mi prosto ai vostri piedi per chiedervi perdono ovviamente, sarei disposta persino ad inginocchiarmi sui ceci, sul serio! Ma passiamo a cose più serie, come ad esempio i ringraziamenti:

Only_a_Illusion: Grazie per i complimenti, purtroppo anche questa volta ho fatto aspettare più del dovuto e mi dispiace, spero che anche questo capitolo ti soddisfi! Un bacione!

jellicalcat: Davvero ci sono degli ORRORI di grammatica! Dio! Corro a correggere allora! Grazie per avermelo fatto notare! Nessuna offesa poi, ci mancherebbe! Se ci sono degli errori perché dire il contrario?! Grazie per i complimenti e spero che anche questo capitolo ti piaccia! Un bacione!

zukkyna: Grazie mille per i complimenti anche a te! Siete davvero tutte troppo gentili, e dire che l'idea è nata per caso! Un bacione!

ninny: Grazie anche a te, spero che anche questo capitolo ti soddisfi! Un bacione!

Ed ora, ENJOY!

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12. Hold You

< Ramoso dai! Non prendertela! > Sirius cercava di consolare il suo amico durante due ore particolarmente noiosa di Storia della Magia.
Cosa vuoi che importi al grande James Potter delle Lotte delle Streghe della Cornovaglia?
Era depresso, terribilmente depresso.
Di nuovo.
Aveva la testa china sul banco, sprofondata tra le braccia e ogni tanto sbuffava, giocando distrattamente con la matita.
< Sirius ma non capisci? Stava incominciando ad andare tutto nel verso giusto! > Rispose James di rimando.
< Comunque non c'è tempo di pensare a lei ora. Dobbiamo darci da fare per Mocciosus. E mi servi attivo James non depresso. Fa male al tuo essere Malandrino, la depressione! >
< E di chi sarebbe la colpa di questa depressione secondo te?!? > Rispondendo James aveva sollevato di un poco la testa guardando l'amico con sguardo omicida, per poi sbuffare e rimettersi nella posizione di prima.
< Ti chiedo scusa! Non pensavo se la prendesse tanto! Adesso muoviamoci! >
Sirius aveva appena individuato la testa di Mocciosus-Piton e adesso stava cercando una buona posizione per lanciare il primo incantesimo.
< Sirius non potremmo fare domani? Non sono proprio in vena... >
Sirius abbassò leggermente la bacchetta, deluso.
< Dai Jamie! Non è da te... vedrai che una volta visto Piton in quelle condizioni, riderai così tanto da scordarti persino della Evans. > Felpato sollevò di nuovo la bacchetta cercando di nascondersi dietro Remus, seduto di fronte a lui che prendeva appunti.
Il professor Ruf continuava la sua nenia sulle Streghe.
< Dico davvero Sirius... > Insisté James.
< D'accordo, vorrà dire che farò tutto da solo. > Sbuffò Sirius.
Nel preciso istante in cui Sirius pronunciò queste parole, la campanella trillò, segnando la fine di Storia della Magia.
I sospiri di sollievo di molti studenti si levarono all'unisono.
Sirius si alzò svelto, sgattaiolando verso l'uscita.
James attese che Remus avesse terminato di sistemare le sue cose nella cartella per uscire dall'aula.
< Non dirmi che Sirius è appena andato... > Non c'era bisogno di terminare la frase.
< Già... >
< E tu non sei con lui. Motivo? >
< Andiamo Rem! Stava iniziando ad andare tutto nel verso giusto con la Evans e arriva Sirius con le sue battute geniali e rovina tutto! Come dovrei sentirmi? >
Ok un James triste, demoralizzato e che ti fa venire un mal di testa abissale affliggendoti con quanto ama Lily Evans, ma un James depresso è preoccupante.
< Sai com'è fatto Felpato... non ragiona prima di parlare. Piuttosto, non dovresti dirmi qualcosa tu? > Remus lo guardò con fare sospetto.
< Io?! Non direi... >
Forse non era il caso di continuare a mentire anche a Remus.
< James... >
< D'accordo, d'accordo, ma non sono proprio in vena adesso. > Rispose James rassegnato.
Remus non se la sentì proprio di insistere ancora.
Erano amici. Si sarebbero detti tutto come sempre, quando se ne sarebbe presentata l'occasione.
Uscirono dall'aula, attraversando il corridoio del quinto piano, giungendo in cortile, dove un nutrito gruppo di studenti attorniava un Sirius Black decisamente ghignante e un Severus Piton che esibiva la sua nuova capigliatura fucsia.
James dovette ammetterlo: Sirius era stato grande. Solo che in quel momento nemmeno la visione di Mocciosus con i capelli fucsia, il viso arrossato dalla rabbia e dall'imbarazzo riuscivano a farlo sorridere.
James Potter non era più lo stesso.
Remus scosse piano la testa in un gesto disperato.
Ma Sirius sarebbe cresciuto almeno un po'?

< Dai Mocciosus, direi di averti fatto un favore! L'unto è persino sparito! > Sirius continuava a ridere, seguito a ruota dal gruppo che lo attorniava.
< Black... questa me la paghi! > Piton estrasse la bacchetta, i denti stretti nel tentativo di contenere la rabbia.
< E cosa vorresti farmi eh, Piton?! > Sirius portò le mani ai fianchi, in attesa.
< Sectumse... >
< Protego! > Sirius era stato più veloce.
Piton cadde a terra sorpreso. Non si aspettava un intervento così veloce.
La sua espressione stupita tuttavia era destinata a non durare molto. Una volta in piedi, sembrava essere accanito più di prima.
< Stupeficium! > Questa volta Sirius non ebbe il tempo di reagire e venne sbalzato qualche metro più in là, mentre James e Remus, abbandonate le cartelle sul prato, correvano a soccorrerlo.
< Sir, penso sia meglio smetterla adesso... >
Primo tentativo di far ragionare Sirius Black: fallito.
< Remus ha ragione Sirius! Adesso basta! >
Secondo tentativo di far ragionare Sirius Black: quasi riuscito.
< POTTER! BLACK! SI PUO' SAPERE CHE DIAVOLO SUCCEDE QUI? > Oh no... no... eccola che arriva.
Sempre e solo lei.
La sua chioma rossa inconfondibile agli occhi di James.
Il suo tono autoritario, qualche libro in mano, stretto al petto, la borsa a tracolla e la bacchetta pronta a colpire.
Dannazione quanto è bella...
Per un attimo sembra che tutti rimangano fissi a guardarla, o forse è solo James ad essersi incantato.
< Ho soltanto cercato di rinnovare lo stile di Mocciosus, tutto qui. >
Sghignazzi generali.
Lo sguardo di Lily si posa su Piton e per un attimo sembra che neanche lei riesca a trattenere una risata.
< Nessuno ha chiesto il tuo aiuto, Mezzosangue. > Come una lama quelle parole acide trafissero Lily che tuttavia non cedette.
< Sono Caposcuola, Piton se non te ne sei accorto. E' un mio dovere far rispettare le regole! Conviene che tu vada a farti sistemare quei capelli, Mocciosus, c'è il rischio che ti scambino per qualcuno delle Sorelle Stravagarie. > Lily si allontanò in fretta, andando incontro alle sue amiche in riva al Lago Nero.
Nessuno osò ridere.
< Me la pagherai Black, stanne certo. >
< Tremo al solo pensiero. >
Uno sguardo severo da parte di Remus e Sirius si zittì all'istante.
Pian piano la folla che li attorniava si disperse, ancora discutendo dell'accaduto.
Non è una cosa da tutti i giorni guardare Piton cambiare capigliatura.

< Cosa ci fai ancora qui? > James era appena sbucato fuori dal Ritratto della Sala Comune.
Quella strigliata della McGrannitt sembrava non finire mai, e dire che era stato Sirius a combinare il pasticcio! Per una volta che si metteva da parte, veniva anche ripreso! Lily Evans invece, immersa nella poltrona rossa vicino al fuoco, stava terminando il suo tema di Pozioni quando venne distratta dal richiamo di James.
< Cosa faccio secondo te? > Aveva risposto lei, acida. La storiella di quella mattina non le era ancora passata.
< Sei ancora arrabbiata con me per stamattina? > James prende posto di fronte a lei.
Lily in risposta alzò la testa e gli rivolse un'occhiata truce, continuando poi, l'attimo successivo a scrivere frenetica.
< Ok, ok. Che ne dici di una tregua? >
< Una tregua? Una tregua, Potter?!? L'ultima volta che ho accettato di stipulare una tregua nei tuoi confronti, hai dato fuoco ai dormitori di Serpeverde! > La ragazza aveva deciso definitivamente di smettere di scrivere. Aveva chiuso di scatto i libri, aveva infilato tutto nella borsa e si era alzata in piedi, puntando l'indice contro il ragazzo.
James ebbe quasi paura della sua figura autoritaria, perché si ritirò nella poltrona.
< Conviene che io stia zitto, vero? > Domandò timoroso.
Lily si risedette, estreando il libro sugli Specchi della sera precedente.
Lo sfogliò di qualche pagina, dopodichè si immerse nella lettura, James che la osservava perplesso.
< Hai scoperto qualcosa di nuovo? > Le chiese, appena si rese conto del libro che la rossa si era accinta a leggere.
< Niente di nuovo, no. > Lily scosse la testa, continuando a leggere.
< Potremmo fare una capatina in Biblioteca, di nuovo. >
< Cos'è, ti stai appassionando ai libri, Potter? >
Non avrebbe voluto essere così scontrosa, in fondo cercava solo di trovare una soluzione per entrambi: era immischiato anche lui in quel pasticcio.
< Se solo la smettessi di essere così acida nei miei confronti... è stato Sirius l'artefice dello scherzo a Piton, per una volta che io non c'entro nulla, potreste anche evitare di prendervela con me! > Sbottò irritato lui, sprofondando nella poltrona.
Calarono attimi di infinito silenzio.
Ad animare la stanza, solo lo scoppiettio del fuoco nel camino.
Lily alzò timorosa gli occhi dal libro, osservandolo di sottecchi, quando si accorse che anche lui la stava osservando.
Quegli occhi sembrano così maledettamente profondi e caldi e belli...
Si sentì arrossire e abbassò nuovamente lo sguardo sulla pagina.
Le bruciavano gli occhi e Lily sapeva che non era certo per la stanchezza.
Lacrime calde iniziarono a rigarle il viso, mentre lei invano cercava di fermarle: non aveva mai pianto di fronte a qualcun'altro.
Aspettava il momento in cui le sue compagne di stanza spegnevano le luci per cacciare fuori tutte le sue emozioni, ma adesso non succedeva più così spesso.
Piano si sentì alzare il viso e scostare i capelli ramati dietro l'orecchio: James la osservava con quei suoi occhi ancora più belli e quel magnifico sorriso dolce.
Le asciugò le lacrime con il pollice, inginocchiato di fronte a lei.
< Cosa c'è che non va? > Le chiese quasi sottovoce.
< Mi dispiace. > Riuscì a sussurrare.
< E' uno scherzo? No, perchè da che mondo è mondo, io non ho mai sentito chiedere scusa da Lily Evans a James Potter. Non mi avrai scambiato per un altro! > L'espressione di James era quasi comica, tanto che Lily non potè fare a meno di ridere: una strana risata mischiata ad un lieve singhiozzo.
< Scemo! > Sbottò alla fine.
< Scuse accettate in ogni caso. Può dormire sonni tranquilli mia donzella, la perdono. > E nell'imitazione perfetta di un cavaliere medioevale, le fece l'inchino.
Anche lei scattò in piedi, rimase a osservarlo per una manciata di secondi, dopodichè lo abbracciò.
Dovette sollevarsi sulla punta dei piedi perchè le sue braccia riuscissero a circondare il collo di lui. James le carezzò i capelli, poggiando lla testa sulla sua, inspirando il profumo di shampoo al miele.
< Tutto ok? > Le chiese dopo un po' a voce bassa.
Lily si scostò un po' da lui e annuì con la testa.
James le sorrise.
< E' tardi, forse è meglio se andiamo a dormire. Buonanotte. > La baciò, sfiorandole appena la fronte e si avviò per il dormitorio.

< Allora, come va? >
< Come va cosa? >
< Con James. > < Alice... potresti essere più precisa, per favore? > Lily spazientita, cercava di scansare i primini che si affollavano per i corridoi. La campanella era suonata e gli studenti si stavano dirigendo in Sala Grande per il pranzo, affamati.
< Sai benissimo cosa intendo, furbona. >
< Beh, non c'è niente da dire. > Solo al pensiero della notte prima, le si tinsero leggermente di rosso le gote.
< Ah no? > Alice non era una tipa che si accontentava di poco.
< No. > Sbottò l'amica, ormai al limite della sopportazione.
< E come va con la ricerca? > Con un sospiro Alice fece cadere l'argomento. Aveva capito che non sarebbe riuscita a cavarle nulla. Ma di certo, non si dava ancora per vinta.
< Ci stiamo lavorando... >
Nel frattempo erano giunte anch'esse in Sala Grande. Scorrendo con gli occhi la tavolata dei Grifondoro, Lily incrociò quasi per caso lo sguardo di James.
Le sorrise, facendole un cenno di saluto con la mano, al quale Lily rispose arrossendo e abbassando la testa.
< E poi, dicevi che Potter ti era del tutto indifferente... > Fece sarcastica Alice al suo fianco mentre raggiungevano le altre loro amiche.
< Ma è così! > Si difese scioccamente lei.
< Si, si, certo... Lily devi smetterla di mentire anche con te stessa. Puoi dirmi tutte le frottole che vuoi, sai che non ci insisterò su più di tanto, come sai che non ti crederò mai, ma non mentire anche a te stessa... > Detto ciò, Alice prese posto.
Lily rimase silenziosa per la maggior parte del pranzo.
Stava riflettendo sulle parole di Alice perché sapeva benissimo che aveva ragione. Non c'era motivo di mentire anche a se stessa. James Potter era profondamente cambiato e a lei non era più così indifferente come quando lo considerava soltanto un immaturo ed irresponsabile combina-guai.
Inutile mentire.

< James ti prego! Mi farai venire una carie se continui a sorridere in quel modo! > Si lamentò Sirius alzando gli occhi al cielo e facendo prendere alla sua bocca una piega disgustata.
< Lascialo stare Sir! Non sta facendo niente di male! > Per una volta Remus si schierò a difesa del ragazzo.
< Morirò giovane, me lo sento... > Sbuffò Felpato.
< Solo perché tu non hai mai provato un sentimento così profondo per una ragazza, non vuol dire che nemmeno gli altri possano farlo. > Remus, la voce tranquilla e placida, immerso nel libro di Trasfigurazione che gli nascondeva il viso, in vista dell'interrogazione del pomeriggio, obiettò allo sbuffo dell'amico.
< E tu che ne sai?!' > Protestò quello irritato.
< Beh, non è difficile, dal momento che cambi ragazza con la stessa frequenza delle mutande. Anzi, direi molto più spesso delle tue mutande... >
< Ehi! Ma insomma... >
< Adesso basta ragazzi, ok? Non è il caso di litigare per una sciocchezza simile. > James bloccò Sirius con un'occhiataccia.
Quando era troppo, era troppo!

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Capitolo 13
*** Silente Non Dorme Mai ***


Ed eccomi di nuovo qui, ad aggiornare, più in fretta e con più voglia del previsto ^^.
Che dire?! Finalmente la scuola sta per finire e non vedo l'ora di respirare un po' di aria di sana libertà *_*! Nel frattempo, ringrazio vivamente tutte colore che hanno letto, inserito tra i preferiti e commentato la mia storia:

zukkyna: Ehilà bella! Sono felicissima che il capitolo precedente ti sia piaciuto! Stranamente sono sempre più esterrefatta per come sta venendo su questa mia piccola "opera" (autostima alle stelle oggi ^^) e sono oltremodo contenta che tutte voi l'apprezziate! Un bacio e spero che questo capitolo ti soddisfi come il precedente! *_*!

ninny: Grazie anche a te! Un bacione!

germana: Grazie per aver commentato ovviamente e per i complimenti! Un bacione!

Ed ora, ENJOY!

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13. Silente Non Dorme Mai

Che noia! James sbadigliò per quella che era forse la centesima volta durante la serata.
Svolto il suo compito di Caposcuola e cioè quello di pattugliare i corridoi, era rientrato in Sala Comune, trovandola completamente deserta, aveva augurato una buona notte a Lily baciandola sulla fronte, come ormai era solito fare, e stava pensando anche lui di andarsene a nanna, quando si accorse di aver dimenticato sulla sua poltrona preferita il libro della Biblioteca sugli Specchi e allora aveva pensato di continuare a leggere.
Il sonno era scomparso. Scompariva sempre quando si trattava di risolvere quel mistero.
Purtroppo per lui però, la lettura era più che noiosa. Erano passate circa due ore da quando aveva iniziato a leggere e non aveva ancora trovato nulla di interessante.
Il sonno ovviamente se ne era andato a quel paese.
Chiuse il libro di botto, sbuffando di nuovo mentre reclinava la testa all'indietro sulla poltrona, quando si accorse di una figura silenziosa sulle scale, nell'intento di scendere l'ultimo gradino. Si era bloccata di botto, notando lo sguardo del ragazzo posato su di lei.
< Lily?? > Chiese incerto il ragazzo < Che ci fai qui a quest'ora? > Aveva rialzato la testa e adesso la guardava con curiosità.
Lily dal canto suo, era avvampata, apparentemente senza motivo. Era in vestaglia, la sua orrida vestaglia rosa con gli orsacchiotti che portava da secoli e che le aveva regalato la nonna, ed era convintissima di non trovare nessuno in Sala Comune a quell'ora, invece...
< Non sapevo fossi qui... pensavo fossi salito in dormitorio... > Rispose avanzando e andandosi a sedere sulla poltrona accanto a quella del ragazzo.
< Non ho sonno. Speravo di trovare qualcosa di interessante da fare ma... > Sbuffò per poi indicare il libro che teneva posato sulle ginocchia.
< Tu? Non riuscivi a dormire? > Le chiese osservandola.
< In realtà no. >
< Di nuovo l'incubo? >
< No, no... pensieri immagino. > Rispose di getto lei.
< Pensieri, e su cosa? > James ora la fissava con uno strano sorrisetto divertito.
Lily arrossì.
< Non penso ti interessi. > Mormorò abbassando la testa, osservando le sue mani che si torturavano a vicenda.
< Perché no? > Il ragazzo appoggiò la testa nel palmo della mano sinistra, il gomito che poggiava sul bracciolo della poltrona e se possibile la guardava ancora più divertito.
< Beh... non so... >
< Dai! Avanti! > La esortò lui.
< No, non mi va. Non siamo così in confidenza, non posso dirti tutto quello che penso così, senza pensarci. >
< Pensavo che fossimo amici... > James si finse offeso, offrendole uno sguardo da cucciolo indifeso che Sirius aveva testato parecchie volte: funzionava eccome!
Come faceva a dirgli che era a lui che pensava?
Come faceva a dirgli che aveva una gran confusione in testa?
Come faceva a spiegargli che cosa le stava succedendo dentro?
Non è così complicato pensò. In fondo cosa ci vuole, sono solo tre parole: pensavo a te.
Invece era complicato eccome.
Lo guardò, riabbassò di nuovo lo sguardo, si torturò le mani... alla fine decise di rispondere: diamine era una Grifondoro lei! Non poteva mica avere paura di affrontare James Potter, l'arrogante ragazzino che godeva nel vederla arrabbiarsi e sfogare la sua rabbia su di lei.
Non è più così si disse è cambiato.
Ed era vero.
James Potter non era più lo stesso.
< Pensavo... a te. > Tirò un sospiro di sollievo una volta pronunciate quelle parole. Si sentiva più leggera adesso: si era tolta un peso scomodo dalle spalle.
James rimase piuttosto spiazziato da quella risposta, tanto che il suo sorriso si sciolse.
< Ah... e come... mai? > Le chiese, accennando ad un piccolo sorrisetto.
Lily emise un versetto a metà tra un sospiro e uno sbuffo, accasciandosi contro lo schienale della poltrona.
< Non lo so... > Ammise.
< In che senso non lo sai? Pensavi a me in senso negativo o positivo? >
< Non so... positivo... cioè... non ci capisco più niente... > La ragazza si prese la testa tra le mani, scostandosi poi i capelli rossi dal viso portandoseli indietro con le mani.
< Perché devi essere così? > Gli chiese, in tono quasi disperato.
< Così come? > Sorrise divertito James.
< Così... contrastante, ecco. > Rispose lei sempre nello stesso tono disperato di prima.
< Contrastante?! Giuro, mi hanno detto proprio di tutto, ma questo mai! > Rise il ragazzo.
Lily lo guardò sorpresa.
Non era un'accusa la sua, ma non pensava di certo che James si fosse messo a ridere.
< Beh? Che ho detto? > Smise di ridere tutto d'un tratto, accorgendosi dello sguardo di Lily.
< Nulla. Pensavo ti saresti offeso. >
< Offeso?! Ma scherziamo! Me ne dicono di peggio tutti i giorni... >
< Assolutamente non ti credo! > Sentenziò Lily, raccogliendo le ginocchia al petto.
< Perché? > James aveva spalancato gli occhi per la sorpresa.
< Scherzi?! Il grande James Potter che viene preso in giro? E da chi, di grazia? >
< Beh, ad esempio dalle ragazze che ho lasciato secoli fa... sono alquanto irritanti in effetti. Non capisco perché non vogliano lasciarmi in pace. Ci sono centinaia di ragazzi in tutta Hogwarts! E anche i Serpeverde fanno la loro parte, non c'è dubbio! > Rispose il ragazzo contando sulle dita.
Lily nascose una risatina con la mano.
Se lo immaginava proprio James Potter seguito dappertutto da un gruppetto di ragazzine isteriche che gli urlavano dietro insulti di ogni genere, e lui che cercava di tenerle a bada.
< Ehi! Stai ridendo di me? >
Lily quasi non ce la faceva più. Aveva preso a ridere fino a farsi venire le lacrime agli occhi ed osservare la faccia di James, a metà tra lo sbalordito e l'offeso, di certo non l'aiutava a smettere.
< Si può sapere cos'hai da ridere? >
< Nulla, scusa, è che... forse non vuoi saperlo... > Soppesò la ragazza, asciugandosi gli angoli degli occhi.
< Ma davvero?! Vediamo se riesco a tirartelo fuori... >
James le saltò praticamente addosso, incominciando a farle il solletico dappertutto.
Lily aveva ripreso a ridere, cercando di divincolarsi dalla presa di James, ovviamente troppo forte per lei.
< Ti prego... smettila... non ce la faccio più! > Lo implorava da ormai un quarto d'ora.
< Allora, confessi? >
< Niente. Solo che mi immaginavo te nei corridoi, tronfio come sempre, con un gruppetto di ragazzine isteriche dietro che ti lanciavano insulti di ogni tipo e tu che cercavi di liberartene. Tutto qui. > Le scappò un'altra mezza risatina a ricordarlo.
< E quindi io sarei tronfio?! Interessante osservazione, signorina Evans. > Riprese a farle il solletico.
< Basta ti scongiuro! Scherzavo, scherzavo... > Si affrettò ad aggiungere. Pur di farlo smettere in quel momento avrebbe dato di tutto.
Aveva la pancia che le bruciava per il troppo ridere e quasi non ci vedeva più per le lacrime che le avevano offuscato la vista.
James riprese fiato, sorridendo. Quel suo sorriso timido che Lily aveva l'occasione di vedere raramente su di lui. Si sosteneva con le braccia su di lei per non schiacciarla e forse era imbarazzato, più di lei.

Si osservarono;
Si scrutarono;
Le gote arrossate;
Il fiatone come dopo una lunga corsa;
I cuori che sbattevano nel petto, frenetici, sembrava quasi sentirli nel silenzio della stanza;

James si avvicinò lentamente.
Aveva paura della sua reazione.
Aveva paura che fosse tutto un sogno.

< Ehi! Si può sapere cosa ci fate qui a quest'ora? > Sirius era apparso ai piedi delle scale, con la sua vestaglia a righe azzurre, a piedi nudi, i capelli un groviglio di nodi e la faccia assonnata.
James ruzzolò giù dal divano per lo spavento, Lily invece, si rialzò immediatamente, volgendo lo sguardo verso la finestra.
< Sirius, ma dico, sei diventato matto?? Mi hai fatto morire di paura! > James si rialzò a fatica, accasciandosi successivamente sul divano accanto a Lily.
< Oh, andiamo! Quanto la fai tragica! Piuttosto... che stavate combinando, voi due? > Chiese, lo sguardo malizioso.
< Assolutamente nulla. > Rispose James prima che Lily potesse aprir bocca.
< Oh, su! Confessatevi allo zio Sirius... che combinavate? >
< Nulla, Sirius, nulla! E comunque non ti riguarderebbe perciò... potresti anche evitare queste domande imbarazzanti. > Rispose James a braccia conserte e davvero, davvero arrabbiato, offeso e frustrato. E deluso.
< Ma insomma, io sono il tuo migliore amico! Lo vedi che ho ragione? L'amore non ti fa bene, caro il mio Ramoso! >
Sirius si accomodò sulla poltrona accanto al fuoco, ormai prossimo allo spegnimento. < Piuttosto tu, che diamine ci fai quaggiù, a quest'ora? >
< Beh, Ramoso, credo che i tuoi incubi mi abbiano contagiato e parecchio anche... > Rispose quest'ultimo, osservandolo.
< In che senso? > Chiese precipitosa Lily.
< In che senso? Beh... sinceramente non ne ho idea. > Sirius volse il suo sguardo scuro verso di lei.
< Cosa vedi? >
< Io credo di essere in piedi, e di osservare una casa distrutta, sento qualcuno piangere, un bambino forse e poi mi sveglio. Non so dirvi altro. > Rispose.
< E da quanto fai questa sorta di incubo? > Chiese ancora Lily.
< Non so, una settimana forse. >Il ragazzo alzò le spalle.
James osservò Lily. La ragazza ricambiò lo sguardo.
< Tu pensi, che possano essere uno la continuazione dell'altro? > Chiese James.
Lily annuì.
< Forse dovremmo andare da Silente... > Propose James.
< No! Scherzi?! Ci prenderebbe per matti! > Protestò Sirius.
< E perché scusa? Non abbiamo fatto nulla di male e comunque queste... visioni non dipendono da noi. Se tentiamo di risolvere la cosa possiamo cacciarci in guai ancora più seri. >
< Forse James ha ragione. > Intervenne Lily.
< E cosa gli diciamo? > Chiese Sirius.
< La verità. Quello che vediamo. > Rispose l'amico.
< E secondo voi ci crederebbe? >
< Beh... perché no? Silente è la persona più saggia in assoluto, perché non dovrebbe crederci? > Intervenne Lily.
< E' così inverosimile tutta quanta la faccenda, che quasi non ci credo nemmeno io... > Sussurrò Sirius poggiando i gomiti sulle ginocchia, i capelli che gli ricadevano scomposti ai lati del viso perfetto.
< Se ci andassimo adesso? > Chiese James, i palmi delle mani sui braccioli della poltrona, pronti a sollevarlo.
< Scherzi?! Ci caccerebbe a pedate! > Lily sembra scandalizzata. Osservò James negli occhi e per un attimo si perse in quel lago di cioccolato scuro. Arrossì e distolse lo sguardo.
< Magari dorme... > Tentò di dissuaderlo anche Sirius.
< Silente non dorme mai, è scientificamente provato. E comunque la sua mente lavora anche da dormiente. > James alla fine si alzò lo stesso.
Non aveva seriamente intenzione di andare a parlare al Preside, almeno non a quell'ora di notte, ma era come se non riuscisse a starsene con le mani in mano.
Sirius lo guardò scettico, poi spostò lo sguardo al legno del caminetto che ardeva debolmente, ridotto in cenere.
Lily sembrava persa nei suoi pensieri: si torturava le mani e osservava un punto imprecisato del pavimento.
James si diresse alla finestra.
Il Natale era alle porte ormai.
Lo si sentiva nell'aria.
Lo si respirava ogni singolo giorno.
Eppure era come se tutto procedesse al rallentatore.
Il 25 dicembre sembrava non arrivare mai.
Alzò gli occhi al cielo: grigio.
Sembrava quasi trattenersi.
Lasciò andare la tenda e si diresse verso la poltrona sprofondandocisi dentro.
Sirius dormiva già della grossa.
- Tipico - pensò James sorridendo. Sapeva bene quanto Sirius riuscisse ad annoiarsi facilmente.
Lily sembrava concentrata ancora sul pavimento.
Gli occhi immobili.
< Tutto bene? > Le posò una mano sul braccio, sussurrando.
Lily parve risvegliarsi.
Annuì.
< Pensavo... non lo so. > Sospirò e si lasciò andare contro lo schienale della poltrona rossa.
< Cosa? > La incitò James.
Lei scosse la testa.
Non si era mai sentita più confusa che in quel momento.
Le sembrava tutto dannatamente innaturale.
Le sembrava tutto come in un sogno.

E fa dannatamente freddo nella sua mente,
intorno a lei,
c'è il ghiaccio.
Gli occhi le si chiudono.
Non ce la fa a resistere.
Si abbandona.
Ma non può,
non deve sognare.
Eppure non ce la fa.

< Lily! Santo cielo Lily! Rispondi! >

COMMENTATE?!? ^^!

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Capitolo 14
*** Dobbiamo Parlare... Ora! ***


Ciao a tutte ragazze! Finalmente la scuola è finita e posso totalmente dedicarmi alle mie Ffs *_* anche se spesso e volentieri l'ispirazione è pari a zero! ç_ç! In ogni caso, oggi avevo voglia di festeggiare, pubblicando questo capitolo in cui state per addentrarvi ( pure Letterata oggi XD! ).
Tengo a precisare che devo un Grazie enorme a tutti coloro che ogni qual volta che aggiorno, leggono, recensiscono e inseriscono tra i preferiti questa mia piccola, minuscola opera, grazie di cuore, davvero a tutti e in particolar modo a:

pikkolina88: Già, ho pensato anche io che fosse un titolo carino " Silente Non Dorme Mai ", anche perché, non so, Silente ha quel qual cosa che mi fa pensare che sia l'eterno instancabile, non me lo immaginerei mai a dormire! In ogni caso ti ringrazio per la recensione e per i complimenti. E' vero Sirius a volte è proprio un guastafeste, ma io lo adoro comunque *_*! Un bacio!

ninny: Grazie anche a te, per la tua presenza costante e anche se mi lasci poche parole, sono allo stesso modo felicissima di leggere il tuo nome tra coloro che commentano! Spero che anche questo capitolo soddisfi le tue aspettative. Un bacio!

zukkyna: E che dire poi di te?! Le tue recensioni non fanno altro che aprirmi un sorriso, grazie davvero di cuore! Ad ogni modo, i " piccioncini " avranno modo di rifarsi più in là *_*. Un bacio!

puffola: Nuova arrivata! Grazie a te per la tua recensione e i tuoi complimenti! Un bacione!

jomarch: Che dirti? Grazie anche a te per tutti i complimenti e soprattutto per la tua recensione. Non posso svelarti se presto queste visioni influenzeranno anche i sogni di Remus o di Peter, perché per quanto riguarda Sirius la cosa è stata puramente casuale ma soprattutto inaspettata persino per me. Quindi, tutto a tempo debito, direi! Riguardo all'altra domanda che mi poni, direi di poterti dare una risposta, che quanto mai, forse considererai persino troppo scontata, le visioni non aiuteranno Lily e James a scampare al loro destino purtroppo. Non voglio modificare eccessivamente quello che zia Row ha già prodotto di suo, perciò direi che tutto andrà secondo quanto noi già sappiamo. Spero che anche questo capitolo non ti deluda! Un bacione e un abbraccio! *_*!

germana: Eh già, povera Lily! Era l'ultima persona che avrei voluto coinvolgere negli svenimenti, ma purtroppo è stato in qualche modo, necessario. Un bacio anche a te!

Ancora un Grazie a tutti, soprattutto perché sono praticamente rimasta incantata come un'ebete quando ho letto che c'erano ben sette recensioni ad attendermi! Davvero grazie, credo di non essere mai stata così felice!

Ed ora, ENJOY!

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14. Dobbiamo Parlare... Ora!

L'urlo di James parve risvegliare Sirius che aprì gli occhi di scatto e si guardò per un momento intorno spaesato.
< James... ma che diavolo...?? >
< Non lo so Sirius! Lily è svenuta! > Il ragazzo stava sudando freddo.
Aveva paura.
Aveva provato anche lui la sgradevole sensazione di addormentarsi senza mai più aprire gli occhi e il disperato tentativo di aggrapparsi a qualunque cosa pur di riuscire a riemergere.
< Che facciamo? > Chiese spaventato.
< La portiamo in Infermeria, no? > Rispose James spaventato, inginocchiato vicino a Lily.
< Sono le quattro... Poppy ci ucciderà... lo so... me lo sento... > Borbottava Sirius mentre aiutava James a mettere Lily dritta per poterla prendere in braccio con più facilità.
< Si, ma questa è un'emergenza, no? >

< Come ti senti? > Lily non aveva avuto nemmeno il tempo di abituarsi alla luce che entrava insolita dalle finestre dell'Infermeria, che si era trovata dinanzi gli occhi ansiosi di James.
< Meglio... cosa diavolo è successo? >
James parve trarre un sospiro di sollievo prima di rispondere.
< Sei svenuta. Un po' come è successo a me. Solo che tu non hai delirato. >
< Ah e come ci sono arrivata qui? >
Sembrava piuttosto ovvia la risposta.
Stranamente Lily aveva voglia di sentirla pronunciare da lui.
< Ti abbiamo portato in braccio, io e Sirius... perché me lo chiedi? >
Lily fece spallucce, facendosi leva con le mani per mettersi seduta.
< Sicura di stare bene? >
< Mai stata meglio. >
Si studiarono per un attimo a vicenda, James con gli occhi fissi sulla ragazza dai capelli rossi di fronte a lui e Lily che cercava di fuggire quegli occhi nocciola, guardando fuori della finestra il cielo stranamente terso per quello strano e freddo dicembre.
< ...Beh... forse è il caso che vada a lezione... ci vediamo dopo comunque, passo a trovarti... > Dopo quelli che erano parsi minuti interminabili James si era deciso ad aprir bocca.
Lily si era voltata di scatto verso di lui, osservandolo ancora una volta estremamente impacciato e dolce.
< Vengo anche io! > Aveva già scostato le coperte e stava frugando con gli occhi sotto il letto alla ricerca delle sue scarpe quando James la costrinse ad alzare lo sguardo su di lui.
< Hai bisogno di riposare. > La spinse gentilmente nuovamente giù sul letto.
< Ma... io non posso saltare un giorno di lezione! Ci sono i M.A.G.O quest'anno... io... >
< Shh! Non ci pensare. E' appena dicembre. > James sorrise.
Lily era così adorabilmente testarda!
< Come farò con gli appunti?! > James le rimboccò le coperte.
< Li prenderò io per te, va bene così? >
< Certo! James Potter che prende gli appunti di Storia della Magia... > Non sembrava realmente essersi accorta di star pronunciando le parole a voce alta.
< Farò un'eccezione per te, ma adesso devo proprio scappare o rischio di fare tardi. Ci vediamo più tardi! > Le accarezzò una guancia e il tempo parve rimanere stranamente sospeso.
Le baciò piano i capelli, poi dopo un'ultima scintillante occhiata, scomparve dietro la porta dell'Infermeria.

< Allora, come sta? > James aveva appena raggiunto Sirius in fondo al corridoio dell'ala est del castello.
< Bene direi, ma mi ha fatto prendere un bello spavento! > James si portò una mano all'altezza del cuore nel ricordare la notte precedente.
< Chi? Cosa? > Remus Lupin aveva fatto il suo teatrale ingresso accanto a James, libro di Trasfigurazione in mano stretto al petto e i piccoli occhi azzurri che saltellavano da James a Sirius.
< Ehm... Lily è svenuta ieri in Sala Comune. > Rispose quest'ultimo evitando il suo sguardo.
< Come? > Lunastorta era evidentemente allibito, quanto preoccupato.
< Come? Beh... ha chiuso gli occhi e... ma insomma Remus, che razza di domande fai?! >
< Conosco anch'io il processo medico per il quale si sviene, Sirius! Intendevo dire, come mai è svenuta. La causa. >
Prima che Sirius potesse controbattere, intervenne James.
< A dir la verità, non lo sappiamo, ma adesso sta bene, non preoccuparti. > Sapeva quanto Remus tenesse a Lily.

La lezione di Storia della Magia, quella mattina, si rivelò piuttosto noiosa, ma nonostante tutto, James prese appunti, il viso appoggiato sul palmo della mano desta, seppur con una certa svogliatezza dipinta in viso, più freneticamente di quanto non facesse Remus Lupin seduto accanto a lui.
< Psst! Ramoso! >
< Cosa Sirius? > James continuò a scrivere, nella stessa identica posizione.
< Tris Magico? >
< Mi spiace, Sir, ho promesso a Lily che avrei preso gli appunti al posto suo. >
< Oh, andiamo! Questa lezione è una noia mortale! > Sbuffò Sirius, sbattendo, se pur senza produrre più fracasso degli studenti che già ronfavano senza ritegno, le mani sul banco.
James sorrise.
< Non più del solito comunque. E poi abbiamo gli esami quest'anno e forse farei davvero bene a studiare ogni tanto. >
< Ma se hai una media da far invidia a Remus stesso! > Protestò ancora Felpato.
< Non conta. Andiamo Sirius! Per una volta che segui, non muori mica! >
Sirius sbuffò.
< Mi dispiace ma questa volta ha ragione James, Sirius. > Intervenne Remus, una mano al lato della bocca per non farsi vedere.
< D'accordo... > Sbuffò di nuovo. Così forte che il professor Ruf si girò versò di lui.
< Me lo vuole dire lei, dove combatterono le Streghe della Cornovaglia, nel 1506, signor Black? >
James rise e anche Remus non poté fare a meno di trattenersi.
< Ehm... io, veramente... >
< Credo che questi suoi balbettii non siano la risposta esatta. E adesso faccia attenzione se non vuole che chiami il Preside! > Ruf continuò con la sua noiosa nenia, mentre James sorrideva e scuoteva la testa, divertito.
< Non c'è nulla da ridere... > Sussurrò Sirius, imbronciato, la testa sprofondata nelle braccia.
James per tutta risposta, alzò le spalle e ricominciò a scrivere.

Per Lily la mattinata fu altrettanto noiosa. Non aveva nulla da fare e lei odiava starsene con le mani in mano. Poppy le aveva severamente vietato di alzarsi dal letto, perciò se ne stava seduta, sotto le coperte, con le braccia conserte, a sbuffare e a guardare speranzosa l'orologio appeso alla parete di fronte. Una tortura constatare che erano passati solo dieci minuti da quando l'aveva guardato l'ultima volta.
L'Infermeria, oltretutto, era vuota, nessuno che potesse in qualche modo farle compagnia.
Quando la campanella delle dodici suonò, Lily tirò un sospiro di sollievo.
Forse qualcuno sarebbe andata a trovarla.
Nemmeno cinque minuti dopo, la porta dell'Infermeria si era aperta quasi timidamente, ed Alice aveva fatto capolino, chiedendo a Poppy il permesso di entrare.
< Come stai? > Chiese a Lily appena l'ebbe raggiunta accanto al letto.
Abbandonò la tracolla per terra e si sedette.
< Sto benissimo, peccato che Poppy non la pensi nello stesso modo. Mi ha praticamente obbligata a non alzarmi per nessun motivo al mondo. Ad ogni modo, sono felice di vederti! > Sorrise Lily.
< Mi hai fatto prendere un bello spavento! Quando Frank me l'ha detto, quasi non ci credevo! Ma cosa è successo? Ancora per via dell'incubo? >
< Non lo so, ho chiuso gli occhi, ma l'unica cosa che ricordo è una specie di pozzo profondo nel quale precipitavo. > Lily fece spallucce.
Alice si ritirò sulla sedia, pensierosa.
Nello stesso istante, bussarono alla porta.
< Posso? > James fece capolino, sorridente.
< Signor Potter! Sentivamo la sua mancanza... entri! > Acconsentì Poppy, poggiando la piuma sulle mille e più pergamene che stava compilando.
< Grazie. Allora, Lily, come stai? Oh... ciao Alice! > James si era bloccato di colpo alla vista di Alice, poi, come risvegliatosi, poggiò il sacchetto con il pranzo di Lily sul suo comodino, e rubata una sedia dal letto accanto a quello della ragazza, si sedette, esattamente all'opposto di Alice.
< Molto bene, grazie. Non vedo l'ora di uscire di qui! > Rispose la ragazza dai capelli rubino, sbirciando curiosa nel suo sacchetto del pranzo.
< Beh... allora io tolgo il disturbo... > Alice, raccattata la tracolla, si apprestava ad uscire, non prima di aver fatto l'occhiolino a Lily che le rispose con una linguaccia.
Lily prese a mangiare quello che aveva tutta l'aria di essere un ottimo tramezzino al tonno.
< I tuoi appunti! > Annunciò James, dopo qualche minuto passato a guardarla mangiare, estraendo dalla tasca dei pantaloni tre fogli di pergamena piegati in due.
< Grazie! Sei stato davvero gentile! > Lily abbandonò momentaneamente il suo pranzo improvvisato per dedicare un'occhiata agli appunti di Storia della Magia.
< E di cosa? > Ribadì il ragazzo, appoggiando le spalle allo schienale della sedia, incrociando le braccia al petto.
< Beh, avrò bisogno di un Manuale di Decifrazione Avanzata, ma grazie comunque. > Lily sospirò nascondendo poi gli appunti nella tasca della gonna.
< Non sono abituato a scrivere così tanto... mi dispiace. >
< Non preoccuparti. > Lily riprese a mangiare.
Incrociare lo sguardo di cioccolato di James avrebbe voluto significare affogare senza la possibilità di riemergere in superficie.
Il suo tramezzino invece, le offriva un'ottima alternativa.
Il ragazzo d'altro canto, non nutriva gli stessi timori, e osservava la ragazza in ogni più piccolo gesto; da come si scostava i capelli, ogni tanto, a come masticava, dallo scintillio dei suoi meravigliosi occhi verdi, alle leggere lentiggini che sembravano risplendere alla luce del sole che proveniva indiscreta dalla finestra.
Era... bella.
Non la solita bellezza che James aveva avuto modo di incontrare nei suoi ormai svariati anni da Casanova, no.
Una bellezza che riesce sempre e comunque ad affascinarti, che ti blocca il cuore, il respiro e che ti fa immancabilmente arrossire.
Forse era l'unico che la pensava così.

< James, dobbiamo parlare. > Remus, che fino a qualche minuto prima sembrava immerso totalmente nella lettura di uno strano libro, adesso lo aveva chiuso di scatto, sollevando gli occhi su uno scarmigliato James, impegnato a terminare il suo tema di Trasfigurazione per la mattina successiva.
James e Lily, che si era seduta accanto a lui per mettersi in pari con i compiti, avevano sussultato.
La Sala Comune era pressoché vuota. Erano sole le otto ma stranamente gli studenti quella sera, sembravano voler rimpinzarsi alla grande. A quanto aveva sentito Peter (il primo nella lista di coloro che avevano varcato il pesante portone della Sala Grande per la cena), Silente aveva indetto un banchetto speciale.
Strano.
Forse aveva un annuncio altrettanto speciale da fare.
< Davvero? >
< Davvero. > Remus sembrava davvero molto arrabbiato mentre stringeva con forza il volume sul petto con una mano.
< O-ok. > James una volta, appoggiato il tutto sulla poltrona accanto a Lily, lo aveva seguito in silenzio.
Lily, che aveva smesso di scrivere e adesso mordicchiava ansiosa la piuma, li guardò salire le scale del Dormitorio Maschile.

< A-allora, cos'è che devi dirmi? > Chiese James titubante, una volta richiusasi alle spalle la porta del Dormitorio.
I letti sfatti, la pila di roba da lavare di Sirius, le carte delle Cioccorane scartate di Peter con conseguente parete piena di figurine animate, il Boccino dorato di James che volava in tondo intorno al letto del bel Cercatore, erano niente in confronto alla "zona", come l'aveva soprannominata scherzosamente Sirius durante il loro secondo anno, sistemata e dannatamente perfetta di Remus.
I libri in ordine su un piccolo scaffale accanto al letto, una vecchia foto di Remus e dei suoi genitori dall'altro, una boccetta di inchiostro colorato con annessa piuma sul comodino... c'era qualcosa di stranamente e pericolosamente maniacale anche nella perfezione con cui il libro che Remus di solito leggeva prima di dormire, avesse il bordo perfettamente coincidente con quello del comodino di legno.
Pura coincidenza forse.
< A dirla tutta, saresti tu a dovermi dire qualcosa! > Remus rimase in piedi di fronte a lui, il libro ancora stretto al petto.
< Ehm... beh... vedi non è così semplice da spiegare... > James iniziò a torturarsi le mani.
< Abbiamo tutto il tempo. >
James tentò di cominciare la storia dall'inizio, ma non fu facile. La paura sembrava attanagliarlo ogni qual volta riviveva nella mente qualche scena particolarmente difficile da dimenticare o semplicemente da eliminare.
Le urla, la figura della donna che reggeva qualcosa in braccio, lo scontro con Lily, quello strano contatto... sembrava folle a dire il vero.
Se fossero stati ragazzi "normali" chi mai li avrebbe creduti?
< Cioè, avete delle premonizioni? > Chiese Remus che nel frattempo si era seduto sul letto di Sirius, una volta che James parve aver concluso il suo discorso.
< Io... no, non credo siano premonizioni, Remus. Insomma, le premonizioni sono visioni che ti compaiono così, all'improvviso, non solo di notte. Questo è più... un incubo. Un incubo strano, certo, ma pur sempre un incubo. >
< E che mi dici dello Specchio? >
< Ecco, vedi, è questo il problema. Non saprei spiegare da dove mi è nata in testa l'idea dello Specchio nascosto nei Sotterranei. Quella notte che sono svenuto, ho avuto come una strana visione di una cornice d'argento, che brillava alla luce della luna. La superficie era liscia e io mi ci rispecchiavo. Ho pensato allora che fosse uno Specchio. > James raggiunse Remus sul letto, sedendosi di fianco a lui.
Remus abbassò lo sguardo, pensieroso.
< Dovreste andare da Silente. Non sono sicuro che questi incubi siano cose positive, James, insomma, voglio dire, gli svenimenti, i deliri... non possono altro che essere qualcosa di... oscuro, ecco. > Propose il ragazzo biondo, dopo diversi minuti di silenzio.
< Lo credo anch'io e anche Lily è d'accordo... ma Sirius come al solito, vuole fare di testa sua. >
< Sirius?!? > Remus sgranò gli occhi, incredulo.
< Ah... già... beh, l'altra sera Sirius ci ha comunicati che... beh, ha avuto anche lui una specie di incubo. Sempre lo stesso ogni notte. >
< Per la barba di Merlino! Dovete davvero andare da Silente... >
< Si... >
Ripiombarono in uno strano silenzio.
< E con Lily, come va? > Negli occhi del ragazzo si era accesa una strana scintilla di malizia.
< Come va cosa? > James lo guardò.
< Beh, la storia dell'incubo vi ha riavvicinati molto. Non ti urla più addosso e arrossisce quando ti guarda, non dirmi che non sta succedendo nulla tra di voi! >
James divenne paonazzo.
< Insomma, no, non sta succedendo assolutamente nulla tra noi, Remus. > Cercò di rispondere, senza guardarlo negli occhi.
< Ok, come vuoi. > Remus sorrise, lasciando cadere il discorso e rimettendosi in piedi. < Scendiamo a cena? Sto morendo davvero di fame. > Aveva già aperto la porta del Dormitorio, quando si accorse che James non era dietro di lui.
Si era lasciato semplicemente cadere all'indietro sul piumone rosso-oro di Sirius, con uno strano sorriso beato dipinto in faccia.
< Remus? >
< Si, James? > Sorrideva, ancora il libro stretto al petto.
< Credo di essermi innamorato. >
< Faremmo meglio a sbrigarci, o rischiamo di non trovare nulla. > Remus scomparve giù per le scale.
James ancora sorridente, si era alzato quasi a fatica e lo aveva seguito giù per le scale.
Come sempre Remus aveva capito.

P.S: Sono in dovere di dirvi che le ripetizioni, puramente volute, di Remus che regge in mano uno "strano" libro, come già detto, sono volute e non un errore. "Quel" libro, assumerà un valore importante nell'intera vicenda.

Adesso, COMMENTATE?? *_*!

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Capitolo 15
*** In Love With The Girl ***


Ciao a tutte/i! Inutile sottolineare che mi inchino per le vostre recensioni! Per me è una gioia immensa scoprire che ci sono così tante persone che apprezzano il mio lavoro! Non smetterò mai di dire che probabilmente senza di voi non sarei mai riuscita ad andare avanti, perciò ancora una volta GRAZIE! Ma passiamo ai ringraziamente singolari:

Andrew_Davies: Ehilà! Che bello ritrovarti anche qui a commentare! *_*, davvero, nulla mi ha resa più felice di ritrovare il tuo nick tra i recensori! Ti ringrazio davvero per i complimenti (che non sono sicura di meritare appieno) ma zia Row sa il fatto suo e non penso di riuscire ad eguagliarla assolutamente in nessun modo (e non è modestia), in quanto ad una prossima collaborazione, io sarei pure d'accordo XD! Grazie ancora!

zykkyna: Ma io semplicemente addovo le tue recensioni! Mi capisci appieno, tutto quello che scrivo! Sicuro di non avere qualche potere sovrannaturale?! ^^ Apparte gli scherzi, sono d'accordo con te, l'amicizia che lega i Malandrini è semplicemente qualcosa di meraviglioso e soprattutto io adoro Remus, perché penso che nel profondo mi somigli! Grazie anche a te per la costanza e per essere sempre pronta a commentare e a farmi sapere quello che pensi. Un bacio! *_*

giusyangel: Grazie per aver inserito la mia storia tra i preferiti e per aver commentato! Un bacio! ^^

ninny: Grazie, grazie e ancora grazie! *_*!

germana: Eheh, credo che in verità ormai più o meno tutti abbiano capito a che servirà quel libro, ma non si può mai sapere, sono la prima ad affermare che con me è tutto imprevedibile! ^^ Ringrazio anche te ovviamente e spero che anche questo capitolo ti piaccia! *_*

Un Grazie immenso anche a chi legge (siete davvero tantissimi! *_*), e a chi ha inserito la storia tra i preferiti!

Ed ora, ENJOY!

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15. In Love With the Girl

Il vociare concitato e ormai familiare della Sala Grande, li accolse ancor prima del loro ingresso nella suddetta Sala.
Tutti gli studenti sembravano in agitazione.
Lily prese posto come al solito al fianco di Alice e Silvya.
< Che succede? > Chiese alle due, avvicinandosi al suo piatto che Alice stava gentilmente servendo di pollo e patate arrosto.
< Non abbiamo ancora avuto modo di capirlo. Pare che Silente debba fare un annuncio importante. > Rispose Sylvia alzando le spalle e ritornando con lo sguardo al tavolo dei Professori subito dopo.
Lily prese a mangiare affamata. Dopo il misero pranzo, e le due ore di studio, sarebbe stata capace di mangiare anche l'intero tavolo di Grifondoro tanto era affamata.
Esattamente in quel momento, Silente si erse in tutta la sua altezza, ticchettando con il manico del coltello sul calice vuoto di fronte a lui.
Il mormorio dell'intera Sala, dopo pochi secondi, cessò.
Tutti gli studenti volsero lo sguardo sulla sua figura vestita d'argento, gli occhi azzurri sereni e il sorriso rassicurante.
Come sempre.
< Silenzio, per favore! Come avrete sicuramente potuto notare, Natale si sta avvicinando e quale modo migliore di festeggiarlo, se con un Ballo? > Il Preside si interruppe quando un vociare concitato cominciò a dilagare tra i Tavoli.
< Per favore! > Tutti tacquero, gli occhi attenti posati nuovamente sul Preside, < Ho il dovere di informare quindi i Capiscuola di ogni Casa, che come ogni anno, saranno loro ad occuparsi interamente della decorazione della loro Sala Comune, nonché a fornire aiuto, in caso di bisogno, anche per quelle della Sala Grande. Detto ciò, mi preme rammentarvi che... >
Ma ormai nessuno più prestava ascolto alle parole dell'anziano mago. Le voci, i sussurri e i bisbigli, si erano fatti così fitti e rumorosi, che quando il Preside prese nuovamente posto, iniziando a servirsi di torta alle mele, molti studenti avevano già la testa altrove...
< Lily... ! Lily... ! Mi stai ascoltando?? > Alice sventolò una mano davanti agli occhi dell'amica che era rimasta immobile, la forchetta a mezz'aria, senza essersi nemmeno resa conto che il suo pollo era sparito e al suo posto era comparsa un' enorme fetta di torta ai mirtilli.
< Eh?? > Parve risvegliarsi quel tanto che bastò per guardare confusa l'amica.
< Ecco, appunto. > Alice voltò lo sguardo desolata verso Alex seduta alla sua destra.

< Già deciso chi inviterai, Ramoso? > Sirius, sorridendo allusivo, aveva assestato una gomitata nelle costole a James che si era ritirato sulla panca, borbottando qualcosa che assomigliava molto ad un insulto, per poi riprendere a masticare la sua fetta di torta alla Melassa.
< Fai poco lo spiritoso, Sirius. Tu, piuttosto, ti ho visto ieri con la Harold... > James lasciò la frase in sospeso, godendosi lo sgomento di Sirius, che strabuzzò gli occhi come di fronte a qualcosa di particolarmente orrendo e osceno, per poi ricomporsi, passarsi una mano tra i ricci disordinati e abbandonarsi mollemente contro lo schienale della panca di legno, il suo solito sorriso sghembo, così simile a quello di James, a disegnargli il volto.
< Beh, sono pur sempre il sogno proibito di tutta Hogwarts... >
Remus alzò appena lo sguardo dal suo piatto.
Quella scena l'aveva vista mille volte.
Eppure questa volta c'era qualcosa che non andava.
James non aveva risposto alla provocazione.
Aveva sorriso, scosso la testa, posizionato lo sguardo sul piatto, ormai vuoto, solo le briciole a riempirlo, e con ancora la bocca piena, si era alzato; ma non aveva risposto.
< Ehi! Ramoso! Dove stai andando? > Sirius pareva disorientato.
< A fare una cosa! Ci vediamo dopo in Sala Comune. > Aveva fatto l'occhiolino a Remus che per tutta risposta aveva sorriso e scosso la testa per poi tornare ad occuparsi della sua fetta di torta cioccolato e panna, ed era scomparso.
< Hai idea di dove stia andando così di fretta? > Sirius si era avvicinato a Remus, scivolando sulla panca, occupando il posto lasciato vuoto da James.
< Assolutamente no. > Aveva risposto l'amico.
< Caro il mio Lunastorta, non sei proprio capace di dire bugie, rinunciaci. >
< Io, dire bugie? Sirius credo che il succo di zucca ti abbia seriamente annebbiato il cervello. > Remus si era girato verso di lui, indicandosi con il dito e assumendo un'espressione tra il sorpreso, lo stupito e l'angioletto.
< Se lo dici tu... ad ogni modo, chi pensi di invitare al Ballo? > Sirius lasciò cadere l'argomento James.
< Non sono passati nemmeno dieci minuti da quando Silente ha dato l'annuncio, Sirius. Non ho avuto modo di pensare. >
< Sciocchezze! Il tuo cervello lavora anche mentre dormi. Certe notti mi sembra quasi di sentirli i suoi ingranaggi che si muovono, quel ticchettio strano, metallico... >
< Sirius, sicuro di star bene? Effettivamente credo tu abbia la febbre. > Constatò il Licantropo dopo aver posato il dorso della mano sulla fronte dell'amico.
< Mai stato meglio, credimi! Potresti invitare Claire... è così carina e dolce e intelligente e... adatta a te! > Remus seguì lo sguardo di Sirius che si era appena posato su una ragazza della loro età, i capelli biondi legati in due graziose trecce, gli occhi azzurri, limpidi e un sorriso splendente.
< Ascolta, non ho voglia di giocare al combina-matrimoni, ok? E poi io non ho bisogno di nessuno, sto bene da solo. >
< Andiamo! Che sciocchezza è mai questa?? Nessuno sta bene da solo! Cosa avresti fatto senza di noi? > Sirius lo scosse appena per una spalla.
Remus roteò gli occhi, sbuffando.
< D'accordo! Ma non ho intenzione di invitare nessuna al Ballo. > Il ragazzo, si era alzato, pronto per andare a letto. Non vedeva proprio l'ora di immergersi nel tepore delle sue lenzuola pesanti.
Sirius sbuffò, pronto per seguirlo.
< Peter, che fai, non vieni? >

< Allora, Lily, che ne dici di questo? In fondo l'ho comprato per le occasioni speciali, dici che sia adeguato per un Ballo di Natale? > Alice aveva appena rovesciato il suo baule sul letto, afferrandone un vestito elegante, leggermente scollato sulla schiena, nero e argento, bellissimo e adesso se lo stava per così dire, provando. Si era girata verso lo specchio che aveva Evocato pochi minuti prima e stava cercando di immaginarsi il vestito indosso, mantenendolo per la stampella e cercando con una mano, di farlo aderire meglio alla divisa.
Lily, poggiata contro una delle colonne del baldacchino, sembrava persa in tutt'altri pensieri e non aveva degnato di un'occhiata la povera amica.
< Andiamo Alice! Non vedi che Lily è su un altro pianeta al momento? > Sylvia ebbe la capacità di svegliare Alice dalla sua contemplazione allo specchio, per volgere lo sguardo all'amica dai capelli rossi che aveva appena sospirato gettando un'occhiata alla finestra e alle stelle che riusciva appena ad intravedere.
< Allora, a cosa pensi? > Miriam era saltata sul letto di Alice, gettando a terra malamente gli indumenti che le davano fastidio.
< O sarebbe meglio dire a chi? > Aveva aggiunto Sylvia sedendosi a gambe incrociate accanto all'amica.
E mentre Alice borbottava frasi prive di senso, su certi vestiti che erano comunque suoi e su un letto che lo era altrettanto, Lily sembrava misurare le parole nella sua testa, cercando di metterle in fila per comporre una frase di senso compiuto per poi rispondere.
< Non ha così importanza. > Disse alla fine.
La confusione nella sua testa stava raggiungendo livelli pericolosi per la sua lucidità mentale.
Non aveva proprio voglia di affrontare una discussione.
< Certo che è importante! Non diventi catatonica se non per un motivo più che valido! > Ribatté Sylvia agitandosi.
< Non sono catatonica! Stavo solo riflettendo. > Ribatté al contrario Lily.
Sylvia e Miriam rotearono gli occhi, tralasciando uno strascicato sospiro accompagnato da un " va bene, come ti pare... ".
< Alice, se hai finito di raccogliere i tuoi indumenti dal pavimento, potresti anche venire a darci una mano per cavare qualcosa da questa sottospecie di essere umano! > Quasi urlò Miriam per farsi sentire da Alice, finita chissà come, chissà perché nel bagno, ancora che borbottava, sarcasticamente.
< E sentiamo, chi li ha buttati i miei vestiti per terra? > Alice aveva fatto capolino dalla porta, sorridendo. < E comunque la cosa è piuttosto ovvia. > Sparì di nuovo.
< E allora sentiamo, genio incompreso. Quale sarebbe questa cosa tanto ovvia? >
< Beh... Lily ovviamente si aspetta un invito da parte di Potter e adesso non sa cosa rispondergli quando questo avverrà. > Rispose Alice dal bagno, alzando la voce.
La rossa sgranò gli occhi, dopodiché si buttò all'indietro sul piumone del suo letto, sospirando.
< Non ho ragione Lil? > Riprese l'amica facendo sbucare nuovamente solo la testa dall'infisso della porta del bagno.
Per tutta risposta Lily sospirò di nuovo.
< Credo che Alice non abbia tutti i torti dopotutto. > Miriam che sfogliava pigramente le pagine del libro di Incantesimi tentando di ripassare, decise che forse, per quella sera, avrebbe potuto anche fare a meno del ripasso prima di dormire. Chiuse il libro, poggiandolo sul comodino accanto al suo letto, dopodiché iniziò a infilarsi sotto le coperte.
Sylvia ancora stesa a pancia in giù sul letto di Alice, i gomiti a sorreggerla, volse lo sguardo verso Lily che sbuffava e stava disperatamente tentando di soffocarsi con il cuscino, sorridendo.
< Dai Lil! Non è mica una tragedia! > Rise ancora più forte.
< Oh si che lo è. Eccome se lo è! > Rispose questa, togliendosi per un attimo il suo potenziale killer dalla faccia.
< Io non credo. Prima o poi doveva succedere. > Sylvia si girò. Lo sguardo verso il soffitto e le braccia spalancate sul piumone e le cianfrusaglie di Alice.
< Cosa doveva succedere? > Lily rimise a posto il cuscino, voltandosi su un fianco per guardare l'amica.
< Che tu ti innamorassi. > Anche Sylvia si girò verso di lei, assaporando con il sorriso sulle labbra, lo sguardo curioso, divertito e esasperato dell'amica.
< Innamorata? Io?? Tsk! Non se ne parla nemmeno! Magari mi piace... solo un pochino... > Sbuffò lei.
Sylvia rise ed Alice dal bagno vi si unì.
Nemmeno Lily riuscì a rimanere seria.

James era appena comparso dal buco del Ritratto che Sirius, Remus e Peter si voltarono contemporaneamente verso di lui con sguardo indagatore.
Il ragazzo dovette sentirsi imbarazzato e terrorizzato dallo sguardo degli amici perché si bloccò con ancora una gamba nel passaggio che conduceva alla Sala Comune.
< Cosa c'è? > Chiese timoroso, avvicinandosi.
< Dove sei stato? > Gli chiese Remus, chiudendo il libro che stava leggendo.
< Ehm... beh... avevo una cosa in sospeso con... >
< Con... chi? > Insisté Sirius sporgendo il capo verso di lui.
< Con Janine. Contenti ora? >
< Ma se l'hai mollata secoli fa! > Sirius distese il volto, agitando un braccio che sbaragliò l'intera scacchiera dove stava per concludere una deludente partita con Peter.
< Beh, ecco... non l'avevo proprio mollata. Diciamo che avevo chiesto una pausa di riflessione, solo che non ci siamo visti né sentiti per tutta l'estate e insomma... mi sembrava sbagliato lasciarla in sospeso, senza contare che con Lily... >
< Abbiamo capito, Ramoso. Per favore risparmiaci la parte in cui ti dilunghi in elogi diabetici. Fallo per noi. > Lo pregò Sirius fermandolo con un gesto alquanto imperioso della mano.
Peter e Remus ridacchiarono.
< Ce ne hai messo di tempo, ad ogni modo. > Quest'ultimo aveva riaperto il suo libro sulle ginocchia e aveva incominciato a cercare con gli occhi il segno.
< Non è stato semplice, diciamo così. > Il Cercatore si allentò il nodo della cravatta, lasciandosi cadere mollemente sulla poltrona vicino al fuoco.
< Insomma, l'hai lasciata definitivamente oppure no? >
< Si, si, certo, ovvio... solo che ha incominciato a... >
< Piangere, scongiurarti di non lasciarla sola, dirti che senza di te non ce la fa, che sei la sua unica ragione di vita e che ti ama? >
< Più o meno, si. > Rispose James arricciando in una smorfia le labbra sottili.
< Ci sono passato amico. > Sirius gli assestò fraternamente una pacca sulla spalla, abbassando gli occhi e sorridendo comprensivo.
< Già. Tu sei il re dei cuori infranti. > Borbottò Remus.
Sirius fece finta di ignorarlo.
< In ogni caso, hai fatto bene. Non sarebbe stato giusto illuderla ancora quando ormai sei davvero innamorato. > Proseguì il Licantropo, senza guardarlo.

...Innamorato...

Questa sola, semplice parola, faceva uno strano effetto a James che si ritrovò a pensarci ancora, in Dormitorio mentre si infilava il pigiama e scivolava silenzioso sotto le coperte che odoravano di fresco.
Come aveva potuto considerare l'amore come un gioco, qualcosa con cui divertirsi?
Se ci pensava si sentiva ancora uno stupido.
Se chiudeva gli occhi gli sembrava di rivedere quello strano eppure meraviglioso sguardo di giada riflettersi nel suo, quando era a un passo da sfiorare quelle labbra alla fragola.
Si ritrovò ad arrossire senza sapere nemmeno bene perché.
Li riaprì.
Il ronfare di Sirius raggiunse le sue orecchie e il rosso delle tende del baldacchino di Peter lo accecarono per un attimo.

COMMENTATE??? ^^

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Capitolo 16
*** Non gliel'hai ancora chiesto??? ***


Salve a tutti! Sono imperdonabile, lo so! Ho aggiornato un'eternità fa e sono sparita e non posso dare la colpa alla scuola questa volta bensì alla mia innata pigrizia che mi prende irrimediabilmente durante le vacanze estive, per cui chiedo venia, spero vogliate perdonarmi! *me si mette in ginocchio ed implora!*.
In ogni caso, passando a questioni più importanti, ci tengo a ringraziare ognuno di voi che commenta assiduamente ogni aggiornamento, a quelli che leggono soltanto e che spero apprezzino i capitoli anche se non me lo fanno sapere (XD!) e a coloro che inseriscono la mia Ff tra i preferiti e che sono bene 32! *.* davvero GRAZIE, GRAZIE INFINITE, mi riempite davvero di orgoglio perché tengo davvero a quello che scrivo e voi con il vostro sostegno non fate altro che alimentare la mia voglia di scrivere, ma passiamo ai ringraziamente individuali:

zukkyna: Innanzitutto vorrai perdonarmi per aver sbagliato a scrivere il tuo nick nello scorso capitolo, ma me ne sono accorta troppo tardi *venia* e poi credo che saresti stata un'ottima strega, con le capacità nascoste che hai XDD! Bando alle ciance, ancora una volta sei riuscita ad entrare in merito ad ogni particolare del capitolo e a capire quello che di cui ha paura Lily e ovviamente che possa pentirsi del suo atteggiamento improvvisamente disponibile nei confronti di Potter, e di James che come hai detto tu, mette subito le cose in chiaro. Mi complimento con te a questo punto e *me bisbiglia* adoro le tue recensioni *.* Un grazie ancora e un bacione! Spero che anche questo capitolo ti piaccia.

Andrew_Davies: Ehi! Mi riempie di gioia il fatto che tu venga a commentare anche qui! Un abbraccio e buon viaggio per domani, divertiti anche per me! XD! *.*

giusyangel: Tonks dovrebbe essere nata all'incirca nel 1973 se le mie informazioni sono esatte, quindi dovrebbe avere all'incirca 6 anni durante l'ultimo anno dei Malandrini ad Hogwarts. Grazie anche a te della recensione, un bacione e spero che ti soddisfi anche questo capitolo!

ninny: Ma grazie a te per la recensione, sono contenta che la storia ti piaccia! Un bacione!

germana: Grazie anche a te ovviamente un bacio ed un abbraccio!

Ebbene, che dire di questo capitolo??? E' stato un vero e proprio parto nel vero senso della parola per giunta, giacché prima di finirlo ho trascorso intere settimane a pensarci su, non volevo che risultasse banale e scontato, spero che piaccia a voi leggerlo quanto è piaciuto a me scriverlo!

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16. Non glie l'hai ancora chiesto???

< Lily guarda questo! Ti starebbe d'incanto! Perché non lo provi? >
Lily Evans non amava fare shopping.
Per di più, odiava fare shopping con le sue amiche.
Sarebbero state più che capaci di farle provare l'intero negozio pur di riuscire a farle comprare qualcosa.
Neanche dieci minuti ed era già esausta.
< Ma non so nemmeno se ci vado al Ballo! > Dichiarò lei mentre nel camerino lottava con la cerniera del vestito.
< Certo che ci andrai! Non siamo venute qui per nulla! > Alice rovistò nella pila di abiti appesi alla sua destra alla ricerca di qualcosa di carino.
Lily sbuffò scostando la tenda rossa del camerino.
Si sentiva una meringa con quel vestito tutto velo e pieghe, di un orrendo colore bianco perlato.
< Ti sta benissimo, vero? > Sylvia chiese anche l'approvazione di Miriam che per nulla convinta tentò comunque di annuire con il capo.
Lily per tutta risposta rientrò nel camerino per indossare i suoi jeans e la sua semplice maglietta.
< Possiamo provare in un altro negozio... > Tentò Alice mentre Lily era ancora intenta ad infilarsi il suo caldo cappotto nero. Sbuffò per quella che era la quarta volta in nemmeno un'ora, camminando rabbiosamente davanti alle sue amiche.
< Non ho intenzione di mettere a soqquadro tutti i negozi di Hogsmeade! > Quasi urlò.
< Va bene... cosa c'è che non va? > Alice la prese a braccetto sospirando e adeguando il suo passo a quello della rossa.
< Non lo so, sono confusa, tutta questa storia è una confusione e sto cambiando e... non mi piace. > Rispose Lily sconsolata fermandosi di fronte alla vetrina di Zonko.
Alice le strinse nuovamente il braccio invitandola a camminare.
< Non è una tragedia, Lily. Cambiare non è sbagliato e non c'è niente di terribile in quello che ti sta succedendo. > Sorrise comprensiva.
< Alice, tu non capisci. Avevo delle certezze, sul mio futuro, sulla scuola, su... James Potter e adesso sono crollate tutte miserabilmente nell'arco di qualche mese. > Lily rivolse all'amica uno dei suoi migliori sguardi sconsolati.
< Non puoi basare tutto sulle certezze, Lily. Le cose possono cambiare senza che tu te ne renda effettivamente conto. Le persone possono cambiare. E non devi rimproverarti, né tanto meno disperarti se la tua visione del mondo si sta evolvendo. E' una cosa positiva, no? E James... beh, lo sai come la penso su voi due. Siete fatti l'uno per l'altra ed è inutile continuare a nasconderlo, perciò troviamo questo dannato vestito per il Ballo e poi potrai costringerci a fare tutto quello che vorrai, vero ragazze? > Alice concluse con un sorrisetto voltando la testa indietro dove Sylvia e Miriam camminavano a braccetto ammirando le vetrine decorate già per il Natale.
I campanelli appesi alle porte tintinnavano quando qualcuno faceva il suo ingresso nella bottega e graziosi babbi natale incantati cantavano stonate canzoni natalizie lungo le vie.
I bambini accalcati davanti alla vetrina di Accessori per il Quidditch e le signore aristocratiche piene di buste eleganti che camminavano per i marciapiedi.
Era davvero quello il periodo più bello dell'anno.
< Vi avverto, non avrò pietà. > Sorrise Lily sistemandosi la sciarpa rosso-oro al collo.

< Sirius! La smetti di spingere? > Lo rimproverò in malo modo Remus cercando di sbirciare all'interno della Sala Professori.
Non riusciva davvero a capacitarsi del perché fossero lì, a quell'ora quanto meno improbabile della notte ad origliare una conversazione che sicuramente era off-limits per gli studenti.
< Voglio vedere anche io! > Protestò quest'ultimo, agitandosi sotto il mantello.
< Se non la smetti ci farai scoprire tutti, Felpato! > Bisbigliò James cercando di sistemare il mantello alla meglio in modo che coprisse tutti.
< Insomma, mi spiegate che diamine ci facciamo qui? > Remus aveva appena voltato la testa in direzione del Cercatore, bisbigliando.
< Tutta colpa di Sirius... >
Per tutta risposta ricevette una sberla sulla nuca da Sirius in persone, alla quale James si lamentò con un "Ahia!" forse troppo rumoroso, fatto sta che per un attimo i Professori nella Sala smisero di confabulare tra di loro e si voltarono verso la pesante porta di legno scuro.
< Shhh! Se ci scoprono siamo fritti! > Li ammonì Remus continuando a sbirciare dal buco della serratura.
Trattennero il respiro per un tempo che a loro parve infinito, finché la voce di Silente riprese il suo monologo.
Sirius e James ripresero a bisticciare a suon di bisbigli e schiaffi repressi.
< Sto cercando di sentire! > Li ammonì per la decima volta l'ex Prefetto. < Ci siamo dentro in questa situazione almeno cerchiamo di scoprire cosa hanno di importante da dirsi a quest'ora della notte! >

< E' proprio vicino Albus? > Aveva chiesto una crescente preoccupazione nella voce una giovane McGrannitt.
< Temo di si Minerva. > L'anziano mago congiunse le mani sul tavolo di legno di fronte a lui, gli occhi azzurri sembrarono tremare per un attimo.
< Ma Hogwarts è un luogo sicuro e noi siamo perfettamente in grado di... >
< Non lo metto in dubbio, Horace. Hogwarts è sempre stato fino ad ora il luogo più sicuro del Mondo Magico... >
< Fino ad ora? > Lumacorno sbiancò di colpo, la mano che aveva poggiato precedentemente sul piano freddo del tavolo si strinse convulsamente quasi avesse intenzione di afferrare un qualcosa di inesistente.
< Non so se Hogwarts potrebbe resistere ad un attacco da parte di Voldemort. > Continuò il Preside, abbandonando la sorpresa della brusca interruzione.
< Un attacco? Voi-Sapete-Chi non oserebbe mai avvicinarsi a... >
< Purtroppo temo che sia più complicato di così, Minerva. >
< E allora cosa dovremmo fare? > Minerva McGrannitt si strinse nella sua vestaglia verde e non di certo per il freddo.
< Avvertire gli studenti. Al momento sono loro il nostro dovere e meritano di conoscere la verità. >

Remus restò immobile per i successivi due minuti, incapace di muovere un solo singolo muscolo.
Se solo James non l'avesse strattonato in tempo per l'uscita dei Professori dalla Sala, li avrebbero scoperti tutti.
Tuttavia non sembrava l'unico rimasto in qualche modo traumatizzato dalle parole del Preside.
Conoscevano bene Silente.
Se c'era bisogno di avvertire gli studenti la faccenda era davvero grave. Troppo.
Quando furono sicuri che i Professori furono rientrati nelle loro rispettive camere, James fece scivolare via il Mantello dell'Invisibilità dalle loro spalle abbandonandolo alla sua destra.
< Pensate che quello che ha detto Silente sia vero? > Chiese osservando i suoi amici.
Peter ansante abbandonato contro la parete, Remus alla sua destra, Sirius in ginocchio di fronte a Remus e lui al fianco di quest'ultimo.
< Silente non mente mai. Se ha convocato i Professori la questione è grave. > Rispose Sirius incrociando anche lui gli sguardi preoccupati degli altri.
< Soprattutto se ha deciso di avvertire noi studenti. > Proruppe Remus in un sussurro a stento percepibile.
< Ma non avrà davvero intenzione di starsene con le mani in mano, no? Insomma, non credete anche voi che abbia qualcosa in mente? Non possiamo semplicemente aspettare che Voi-Sapete-Chi ci attacchi. > Gli occhi di James per un attimo brillarono pieni di aspettativa.
< Forse non ha intenzione di opporre resistenza. > Ipotizzò Remus.
< Oh andiamo! Silente che se ne sta a guardare?! Impossibile! Non può volerci morti tutti! > Rispose Sirius sorridendo di quella risata nervosa e sarcastica che raramente gli saliva alle labbra.
Si osservarono in silenzio per poi decidere che forse era il caso di far ritorno in dormitorio.
Oltrepassarono il Buco del Ritratto cupi e silenziosi, ciascuno perso nei meandri dei propri pensieri.
Il fuoco era ancora acceso ma non c'era nessuno a sorvegliarlo.

Le serate successive sembrarono trascorrere nell'aspettativa di un nuovo intervento da parte del Preside o per lo meno per i Malandrini che erano a conoscenza della "conversazione segreta" come avevano deciso di rinominarla.
< Non gliel'hai ancora chiesto? > Sirius si portò una mano ai capelli mentre si accingeva con James a salire le scale che li avrebbero condotti in Sala Comune dopo cena.
< No. > Rispose quest'ultimo guardandosi in giro per verificare che la diretta interessata non fosse effettivamente nei paraggi.
< Ma sei un caso disperato, Ramoso! >
< Cerco solo di fare le cose per bene e senza fretta! > Protestò l'amico abbassando lo sguardo.
< Tra poco meno di due settimane è Natale e se non ti dai una mossa ci andrà con un altro al Ballo! > Constatò Sirius guardandosi intorno prima di varcare il Buco del Ritratto.
< Tu con chi ci vai? >
< Bella domanda. > E ammiccò in direzione di Jessica Parker seduta dalla parte opposta rispetto al caminetto che parlottava ridacchiando con due sue amiche.
< Ci vai con lei? > James strabuzzò gli occhi.
< Si. >
< Tu sei pazzo. > Si lasciò cadere sulla poltrona vicino al fuoco.
< Perché mai? >
< Andiamo, Sirius! Ne hai a decine che ti vengono dietro, proprio lei? >
< Non capisco dov'è il problema. > Sirius prese posto accanto a lui.
< Ti viene dietro da anni... poverina mi fa pena. > Remus apparve dietro di loro sedendosi accanto a Sirius e poggiando a terra la borsa dei libri.
< E' solo un Ballo! > Protestò il diretto interessato.
Remus e James si guardarono per poi alzare gli occhi al cielo. Non sarebbe cambiato mai.
< Come vuoi. > Proruppe alla fine James.

< Non te l'ha ancora chiesto? > Alice prese posto a gambe incrociate sul letto di Lily mentre questa si spazzolava i capelli rossi su una sedia accanto.
Erano già tutte pronte per andare a dormire.
< No, Alice, per la settima volta, no. > Rispose la ragazza abbandonando la spazzola sul suo comodino e cacciando via in malo modo dal suo letto Alice.
< Ma mancano poco meno di due settimane a Natale! > Protestò questa sedendosi sul suo letto.
< Io dico che ha già con chi andarci. > Proruppe Miriam.
Lily alzò gli occhi al cielo, dondolando i piedi oltre il bordo del proprio baldacchino.
< Beh, in fondo anche Lily ha una schiera di ammiratori desiderosi di accompagnarla. Non avrebbe problemi, ma lei è testarda. > Sylvia sdraiata a pancia in giù sul suo letto che torturava una ciocca di capelli biondi con le dita, si voltò sorridente verso di lei.
< Voglio andarci con lui. > Insisté la rossa raccogliendo le ginocchia al petto e stringendole con le braccia.
Alice e Miriam si scambiarono uno sguardo d'intesa.
< Perché non glie lo chiedi tu allora? > Proruppe quest'ultima accovacciata di fronte al suo baule alla ricerca di un pigiama pulito.
< Perché non è carino! Da quanto in qua sono le ragazze a dover invitare i ragazzi? > Scattò Lily recuperando il libro sul comodino e iniziando a sfogliarlo rapidamente.
Non aveva davvero intenzione di leggere ma aveva davvero bisogno di tenere occupate le mani.
Miriam scrollò le spalle e Alice fece altrettanto.

< Avete risolto qualcosa? Siete riusciti ad informarvi meglio sulla questione dello Specchio? > Erano rimasti soli in Sala Comune.
Tutti gli studenti erano già andati a letto, compresi Sirius e Peter. Lui e Remus erano rimasti.
Lui, James, con l'intenzione di finire il suo tema sulle Streghe del Tredicesimo secolo da consegnare l'indomani e Remus con la speranza di veder finalmente terminato il suo libro "Antichi Misteri" che non abbandonava ormai da diverso tempo.
< No, non ancora. A dirla tutta è un po' che non ne parliamo. E' un po' che non parliamo.> James continuò a scrivere frenetico.
< Non l'hai ancora invitata per il Ballo, vero? > Remus sorrise comprensivo.
< Già. Aspetto solo il momento adatto. > Il ragazzo lasciò cadere la piuma sul foglio lasciando che si macchiasse appena di inchiostro per poi massaggiarsi il polso indolenzito per la quantità di tempo trascorso a scrivere.
< E' davvero carino da parte tua, James ma non credi dovresti darti una mossa? Manca poco a Natale. >
< E' quello che dice anche Sirius. > Rispose abbandonando la schiena contro la poltrona.
< Beh, per una volta ha ragione. > Alzò gli occhi al cielo chiudendo il libro e a James scappò una risatina divertita.
< Non è che hai paura? > Lo sguardo di Remus si trasformò, ora inquisitore e divertito allo stesso tempo.
< Paura di cosa? > Si agitò sulla poltrona lasciando trasparire il suo nervosismo.
< Paura che ti rifiuti. Che possa essere esattamente come le altre volte. >
< No... cioè... d'accordo, forse è anche questo. > Si arrese il ragazzo moro con un sospiro ad uno sguardo più incalzante di Remus.
< Lascia che ti dica una cosa, James. Siete cambiati tanto, tutti e due. Puoi fidarti di quello che dico perché vi conosco da ben sette anni e in particolar modo conosco Lily più di te, credo. Il suo avvicinamento non è legato dallo Specchio, dal vostro destino, dipende da lei, come è dipeso principalmente da te il tuo cambiamento. Sta cercando di capirti, di spogliare le tue difese per riuscire ad intravedere il vero James e tu glie lo stai permettendo a poco a poco. Non hai da aver paura. >
Il piccolo monologo di Remus lasciò James a bocca aperta. Non aveva cosparso la stanza di perle di saggezza, è vero, ma in qualche modo era riuscito, seppur in minima parte, a dare ordine alla sua testa, a collocare tutti i tasselli del puzzle al posto giusto.
< I-io... non lo so, quando la vedo c'è qualcosa che mi blocca. Non riesco a raggiungerla. Tra di noi si erge una sorta di barriera invisibile ed io non posso valicarla. >
< Dipende da te questo. Solo da te. E dovete cercare di risolvere la questione dell'incubo al più presto possibile. Temo che non sia niente di buono. > Remus riaprì il libro, cercando il capitolo giusto.
< Cosa sai? > James si avvicinò.
< Forse troppo poco ma potrebbe esservi utile. >

COMMENTATE??? *.*

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Capitolo 17
*** Oh, al diavolo! ***


Ehilà ragazzi! Come stanno procedendo le vostre vacanze? Spero bene! Le mie come al solito, non sono niente di che, a parte il fatto che ho una pila di libri da leggere per le vacanze, quando vorrei dedicarmi totalmente alla mia chitarra o per lo meno ad un libro che mi interessa davvero, la mia estate prosegue monotona.
Ma bando alle ciance e passiamo ai ringraziamenti:

zukkyna: Hai davvero un bel nome, cara la mia Vale xD! In ogni caso, non mi pento di averti elogiato per le tue recensioni che mi riempiono davvero sempre di gioia. Pensa che sorrido come un'ebete davanti al monitor per più di 15 minuti xD! E poi mi fa sempre un immenso piacere sapere che c'è qualcuno che si sofferma non solo nell' estetica, se si può chiamare così, del capitolo, ma scava nel profondo per capire i veri significati del tutto. Ok, sto scendendo nel filosofico, pardon! XD! Sai che sarebbe davvero fantastico se tu diventassi una commentatrice/recensitrice di libri? Davvero, meraviglioso! E io, che voglio fare l'interprete! Povera me! Grazie ancora per tutti i complimenti, un bacione! P.S Se vuoi, contattami pure al mio indirizzo MSN se possiedi Messenger! *_* sarei davvero felice di scambiare una chiacchiera con te. Un bacio!

giusyangel: Remus saprà davvero rendersi utile quando il momento e l'occasione lo permetterà. Grazie anche a te, per tutto, un bacione!

PikkolaGrandeFan: Cerco di risponderti senza svelare troppo. Devo dire che anche per la questione dell'incubo di Sirius, tutto è nato sponteneamente, ho pensato fosse un qualcosa che sarebbe riuscito ad accomunare un po' due dei più fighi tra i Malandrini (anche se non ce ne sarebbe bisogno, visto che condividono già tutto!) perciò davvero non saprei dirti se anche gli altri due faranno degli incubi. Nel mio immaginiario, cioè in questo momento, avendo praticamente tutta la storia già scritta in testa, ti direi di no, ma mai dire mai! XD! Grazie anche a te, un bacione!

germana: Beh, lo scoprirai leggendo! Grazie per essere sempre presente nelle recensioni. Un bacione!

Ringrazio ovviamente quelle cento e più persone che leggono *_* e coloro che inseriscono la mia FF tra i preferiti, GRAZIE davvero di cuore, mi rendete orgogliosa del lavoro che sto facendo per questa Ff! *_*

Ed ora, ENJOY!

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17. Oh, al diavolo!

< Le credenze popolari attribuiscono allo specchio e alle superfici riflettenti in generale (fra tutte l'acqua ferma), il potere di materializzare il passato e il futuro, eventi presenti ma lontani dal luogo in cui ci si trova, oggetti o esseri nascosti; tutto ciò, dunque, che gli occhi non potrebbero vedere senza il suo ausilio.
Nella mitologia cinese, ad esempio, i morti osservano la forma in cui rinasceranno in uno specchio magico chiamato Yeh Ching ("specchio del destino" in cinese).
Nel "Roman de la Rose", invece, il poeta vede riflessa la sua rosa, ovvero la donna di cui s'innamorerà, nello specchio di Narciso. Mentre nell'opera seicentesca in latino Speculum imaginum veritatis occultae, exhibens symbola, emblemata, hieroglyphica, aenigmata, omni tam materiae, quam formae varietate del gesuita Jacob Masen, l'immagine (riflessa) diviene simbolo, emblema, glifo, riferendosi direttamente al Creato e al suo Creatore.
Il cristallo serve come aiuto per la memoria, anche per richiamare ricordi dimenticati, ma i poteri più comuni della visone nel cristallo sono la rappresentazione di cose o di fatti prodotti altrove in quello stesso momento.
Altre volte attraverso il cristallo, si scorgono frasi scritte che si riferiscono a domande fatte per il consulto o prodotti da autosuggestione*... > Remus lesse ad alta voce, seguendo le parole con il dito indice e piegando il libro verso James in modo che anche lui potesse dare un'occhiata.
< E in che modo può servirci tutto questo? > James guardò negli occhi l'amico mentre entrambi alzavano la testa.
< Non ne ho idea. Potrebbe condizionare il vostro modo di osservare nel suddetto Specchio quando lo affronterete, per così dire. > Rispose Remus alzando le spalle.
< D'accordo, ma non sappiamo come cercarlo, né tanto meno dove. >
< Beh qualsiasi normale pezzo di vetro può essere oggetto di visioni, non si specifica il materiale. Potrebbe essere lo specchio del bagno come quello presente all'interno di un armadio. >
< No. Sono sicuro che si trattava di uno specchio particolare. Argentato e abbagliante. Nero come il carbone. Questo lo ricordo. > James scosse la testa lasciando vagare lo sguardo fuori, alla notte nuvolosa ed incredibilmente fredda.
Remus non riuscì a trovare nulla con cui replicare, perciò si limitò a chiudere il libro e ad accantonarlo alla catasta di quelli che già regnavano sovrani sul tavolo, ad augurare una buonanotte frettolosa, come se anche la sua mente fosse densa di pensieri pesanti, e ad accingersi a salire la scalinata che lo avrebbe condotto in dormitorio.
James non salutò, assorto com'era, sembrava non essersi neanche reso conto che l'amico l'avesse lasciato solo.
L'immagine di quello strano Specchio argentato, adorno di scritte che non era in grado di leggere e decifrare, gli occupava la mente, lasciando che il suo sguardo vacuo percorresse, seppur senza realmente rendersene conto, i profili semi oscuri dell'intera Sala.
Gli arazzi che ricoprivano le pareti, le finestre bagnate di pioggia e di umidità, i tavoli pieni di libri dimenticati dagli studenti, frettolosi di rifugiarsi al caldo nei loro baldacchini, una vecchia radio abbandonata sul davanzale della finestra più vicina a lui, il divanetto e le comode poltrone rosse in prossimità del caminetto che ancora scoppiettava.
Il silenzio non era mai sembrato così rumoroso alle orecchie di James che solo qualche minuto più tardi parve risvegliarsi.
I rintocchi del campanile segnarono l'una di notte.
Era tardi.
Forse era meglio andare a dormire.

D'altra parte, nel castello e più precisamente nel dormitorio femminile di Grifondoro, c'era qualcun'altra che aveva preso coscienza dell'orario e che debolmente cercava di disciplinare la sua mente perché si liberasse una volta per tutte di tutti i pensieri che la riempivano e la facesse dormire in santa pace.
Era alquanto strano o forse persino buffo, come la consapevolezza che non sarebbe riuscita a dormire, mischiata a quella che stava piovendo e che le gocce facevano rumore quando sbattevano contro i vetri delle finestre ben chiuse, fosse riuscita a farsi strada in quel gomitolo che erano i suoi pensieri, inducendola ad alzarsi, ad infilarsi le sue calde pantofole di lana e a scendere in Sala Comune cercando di trovare il sonno e la tranquillità di cui aveva bisogno in un buon libro.
Si accinse a scendere le scale nel massimo silenzio.
Era sicura non ci fosse nessuno eppure qualcosa le diceva che era meglio non far prendere atto nemmeno ai muri, della sua presenza lì.
Lily dovette ricredersi quando la figura di un ragazzo-una figura che aveva imparato a riconoscere in quei pochi mesi-le apparve indaffarata a raccogliere le proprie cose e ad infilarle in fretta nella tracolla.
In un primo istante pensò di voltarsi e di tornarsene a letto ma era come se i movimenti docili e ripetitivi del ragazzo che raccoglieva i suoi libri, li ordinava e li posava all'interno della borsa, l'avessero ipnotizzata e lei ora fosse incapace di muoversi.
Erano giorni che sembravano evitarsi e lei non era abituata a quel mancato interesse nei suoi confronti.
Per lo meno non da parte sua.
Avanzò cauta, trattenendo la vestaglia azzurra con una mano per evitare che facesse rumore, fino ad arrivare alle spalle di James che pareva non essersi accorto della sua presenza.
Aprì più volte la bocca nel tentativo di dire qualcosa, eppure la richiuse altrettante volte, delusa.
L'ultima volta che ci provò, l'unica cosa che riuscì a produrre fu uno strano rantolo, troppo rumoroso questa volta perché James potesse far finta di niente.
Si voltò allarmato come se temesse un attacco, una mano ancora intenta a sistemare i libri sul tavolo in modo che non sembrassero più una lunga pila disordinata.
< Mi hai spaventato. > Disse, sorridendo tornando subito dopo alla sua occupazione.
Lily parve sollevata e sorridendo anche lei si spostò per prendere posto accanto al ragazzo.
< Fammi indovinare. Non riuscivi a dormire? > Continuò lui, chiudendo finalmente la borsa e posandola in terra, accanto alla poltrona.
Sorrideva ancora.
E Lily pensò che era strana quella sua dolcezza. Non aveva avuto modo di osservarla, se così si poteva dire, negli anni precedenti, non l'aveva mai visto sorridere così come le stava sorridendo ora. Un sorriso appena accennato e contagioso. Timido e sicuro nonostante tutto. Tremendamente dissonante da come James Potter si presentava in realtà.
< Già. Temo sia la pioggia il mio problema. Dovrebbe essere rilassante ma a quanto pare su di me ha l'effetto contrario. > Rispose rannicchiandosi sulla poltrona, portando le ginocchia al petto e guardandolo.
James la guardò a sua volta. Le sue iridi castane si scontrarono con quelle della giovane, verdi e mai come in quel momento James ebbe voglia di vederle rispecchiate nelle sue, mai come quella volta desiderò fare sue quelle labbra rosse ed incredibilmente invitanti, eppure non si mosse dalla sua posizione.
Si limitò a guardarla fin quando non fu lei ad arrossire e a distogliere lo sguardo.
James sorrise di nuovo, voltandosi verso la finestra.
Era buffo questo loro strano modo di comunicare.
Eppure sembrava estremamente importante per loro che avvenisse così, senza bisogno di parole.
L'ingombrante rumore delle gocce di pioggia sui vetri attutiva quello dei loro respiri regolari, ognuno perso nei propri pensieri.
Quando Lily afferrò il libro lasciato sul tavolo poco prima da Remus, James tornò a guardarla.
Era concentrata. Sfogliava le pagine lentamente e con attenzione, quasi avesse paura di rovinarle, gli occhi erano stretti e sembravano stranamente più piccoli, il verde sembrava occuparli interamente.
< E questo, cos'è? Dove l'hai trovato? > Gli chiese dopo qualche minuto.
< Da nessuna parte. E' di Remus. > Spiegò lui.
< Sembra interessante. Dovremmo darci un'occhiata. > Suggerì lei, ma James avvicinandosi, glie lo tolse dalle mani con delicatezza, chiudendolo e poggiandolo nuovamente sul tavolo di fronte a loro.
< Non ora. > Disse, sorridendole complice.
< D-D'accordo... o-ok... > Rispose Lily arrossendo di nuovo per il contatto tra le loro mani, rabbrividendo appena.
< Non voglio parlare del futuro. > Aggiunse lui, alzandosi e raggiungendola sul divanetto, sedendosi di fianco a lei.
< E di cosa, allora? > Gli chiese abbozzando uno strano sorriso.
< Di ora. Adesso. Voglio parlare di questo momento. >
< E pensi che ci sia molto da dire al riguardo? >
< Oh si. Penso che ci siano parecchie cose da dire. >

< E poi? > Sylvia.
Perché aveva come la netta impressione che la stessero osservando tutti?
Perché improvvisamente era al centro dell'attenzione?
Arrossì e chinò il capo, lasciando che i capelli le nascondessero il viso.
Si pentì all'istante di essersi confidata con Alice quella mattina mentre si preparavano per la colazione.
Credeva che le altre dormissero...
< Smettetela di tormentarla! Per lei è già abbastanza complicato! > Alice pose fine a quelle occhiate imbarazzate mentre era ancora intenta a masticare un immenso boccone di cereali e latte.
Sylvia e Miriam ritornarono alla loro colazione con uno sbuffo e Lily poté riprendere la sua con un sospiro di sollievo.
Erano le sue amiche e gli voleva bene ma detestava essere così al centro dell'attenzione. Arrossiva, si sentiva in imbarazzo e se avesse solo detto una parola, era quasi certa che avrebbe balbettato in maniera indecente.
< Grazie... > Sussurrò ad Alice alla sua destra.
Quest'ultima le sorrise.
< Per così poco. > E riprese a mangiare.
Lily non aveva nemmeno avuto il tempo di infilare il cucchiaio nella sua tazza, che un frettoloso James Potter le si era avvicinato, aveva scansato non senza proteste, l'esile figura di Miriam e aveva preso posto accanto alla ragazza.
Lily lo guardò stranita mentre automaticamente tutta la Sala Grande era piombata nel silenzio e centinaia paia di occhi li scrutavano increduli.
< Usciamo. > Le disse prima di afferrarle il polso della mano destra con delicatezza e trascinarla dietro di sé alla volta del portone della Sala Grande.
< Mi dispiace... si, insomma, per averti messa in imbarazzo di fronte a tutti... prima. > Lily pensò che era estremamente carino a preoccuparsi della sua ormai defunta dignità, come carino era il modo in cui aveva portato il braccio ad accarezzare i capelli, portandoseli indietro e facendo finta di non voler incontrare il suo sguardo di giada.
Quel gesto che per anni le era sembrato solo fastidioso
Sorrise appena.
< Non importa. > Rispose appoggiando le mani e la schiena alla parete e lasciando che lui le stesse di fronte.
< Ero già pronto a difendermi se devo essere sincero. > Sorrise lui, questa volta più apertamente.
Anche Lily si lasciò andare ad una risata che a stento sarebbe riuscita a trattenere, piegando appena la testa in avanti e lasciando che i capelli ramati le incorniciassero il viso per un breve istante.
< Non farò nulla che leda la tua incolumità, puoi starne certo. >
< Grazie! >
Rimasero qualche istante in silenzio.
Lily iniziava a sentirsi davvero in imbarazzo e nonostante fosse ancora presto e la campanella non sarebbe suonata se non di lì a quindici minuti, sperò che le lancette del suo orologio da polso accelerassero.
James non era da meno. Dondolava avanti e indietro sul posto, le mani che si torturavano a vicenda dietro la schiena evitando lo sguardo della ragazza e cercando al tempo stesso di radunare tutto il coraggio da Grifondoro di cui disponeva pur di mettere fine a quel supplizio.
< Volevi dirmi qualcosa? > Chiese alla fine Lily. Aveva le guance arrossate e aveva parlato così a bassa voce che per un momento credette che James non l'avesse sentita.
Il ragazzo invece si girò verso di lei, schiarendosi la voce.
< Si... cioè... oh, al diavolo! Mi chiedevo se ti andrebbe di accompagnarmi al Ballo di Natale, se non sei... insomma... già impegnata. > Tirò un sospiro di sollievo quando ebbe terminato la frase.
Lily lo scrutò per un momento, sorpresa e lusingata. Si, proprio lusingata.
Per la prima volta poteva dirsi lusingata di aver ricevuto un invito da Potter.
< Certo... cioè... perché no! > Rispose forse troppo frettolosamente.
< Bene! Cioè... davvero? > James parve confuso e Lily rise.
< Si. Davvero. James. > Lo prese per un braccio continuando a scuotere la testa fin quando non raggiunsero l'aula di Incantesimi.

< Insomma, cosa aveva di così importante da dirti? >
Se Lily era riuscita ad evitare le sue amiche durante le lezioni della mattina, sedendosi prima vicino a Remus e poi vicino ad un Corvonero, e durante quelle del pomeriggio, rimanendo seduta da sola ed in disparte per le doppie ore di Pozioni, non riuscì proprio a fare a meno di evitarle anche in Biblioteca, dove si era rinchiusa appena finite le lezioni, sperando che nessuno l'avrebbe disturbata.
Miriam infatti, non era nemmeno arrivata che le aveva rivolto la fatidica domanda, poggiando successivamente i suoi libri esattamente di fronte alla pila di quella di Lily e sedendosi.
< Mi ha invitata al Ballo di Natale. > Rispose lei con non-curanza, continuando a scrivere il suo tema di Pozioni.
< Tutto qui? >
< Si. Tutto qui. > Sollevò appena lo sguardo in direzione dell'amica, giocherellando distrattamente con la piuma.
< E tu me lo dici così? > Miriam nonostante avesse appena aperto il libro di Storia della Magia non aveva assolutamente intenzione di iniziare a studiare.
< Come dovrei dirtelo scusa? >
< Oh, andiamo Lily! Fino all'altra sera pregavi in ginocchio che ti invitasse! > Sbottò l'amica, quasi infuriata.
< Innanzitutto, non pregavo perché mi invitasse. Insomma, non sono così poco popolare da non riuscire nemmeno a trovare un ragazzo per il Ballo di Natale! Ho soltanto detto che avrei preferito andarci con lui. >
< D'accordo ma la sostanza non cambia. C'è per caso qualcosa che non va? > Gli occhi scuri di Miriam si erano appena socchiusi, attenti a scrutare la ragazza davanti a sé che imperterrita continuava a scrivere freneticamente sulla sua pergamena, ormai quasi completa.
< No. Non c'è niente che non va. > Rispose quest'ultima, arrossendo.
< Ci stai forse nascondendo qualcosa? > La sua voce divenne appena un sussurro.
< No! Ma cosa vai a pensare!!? > Sbottò Lily indignata, piegando la pergamena e radunando tutti i libri, infilandoli poi nella tracolla nera.
< Fingerò di crederci davvero. > Sorrise, lasciandola andare.

< Ah, Ramoso! Sapevo ce l'avresti fatta un giorno o l'altro! > Sirius strinse le spalle di James in un abbraccio frettoloso, alle loro costole, Remus che sorrideva divertito, seguito a ruota da Peter.
< Certo. Se eri il primo che mi diceva che la Evans non sarebbe mai caduta ai miei piedi? > James lo guardò sarcastico, permettendogli di farlo barcollare per tutto il parco fino al portone del Castello.
< Bazzecole! > Sirius agitò in aria la mano come se stesse scacciando una mosca alquanto fastidiosa.
< E certo! Solo quando ti fa comodo, eh! > Scherzò James sorridendo all'indirizzo dell'amico che lo strattonò ancora, liberandolo solo una volta varcato l'ingresso.
Presero posto per la cena, aspettando con ansia l'Apparizione dei piatti, tuttavia l'imponente figura del Preside in piedi, al suo solito posto, dietro il Tavolo dei Professori, indusse tutti gli studenti a voltarsi verso di lui.
I Malandrini si scambiarono un'occhiata significativa.
Era davvero arrivato il momento.
< Prima che la cena ci intontisca tutti troppo, vorrei dire poche parole. Come sapete, è da ormai diverso tempo che strane cose stanno accadendo, nel Mondo Magico e nel Mondo Babbano. Sto parlando di omicidi, strane scomparse. Mi rincresce annunciarvi il volto di un Mago Oscuro come pochi: Lord Voldemort. > Gli studenti si lasciarono andare a strani bisbigli che attraversarono tutte le tavolate.
Quando il silenzio ebbe nuovamente la meglio sulla Sala, Silente continuò:
< E' mio dovere, come lo è anche per i Professori, informarvi quindi del pericolo. Non è cosa saggia tentare di sfidare il Potere Oscuro e se la Scuola dovesse essere sottoposta ad un attacco mi auguro che ognuno di voi sia davvero in grado di fare la scelta giusta. E' una via di non ritorno quella che vi aspetta o fuggite se potete, ma non abbassate mai la guardia. I turni di guardia saranno raddoppiati e il coprifuoco anticipato. Troverete entrambe le notizie in maniera approfondita in ogni Sala Comune.>
L'anziano Mago tornò a sedere e per alcuni attimi la Sala rimase in completo silenzio. Gli occhi dei più erano sgranati dalla sorpresa. Ovviamente erano tutti al corrente delle notizie di morte e sparizione che ormai da diverse settimane occupavano le prime pagine della Gazzetta del Profeta eppure nessuno avrebbe mai osato immaginare che persino la prestigiosa Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts fosse in pericolo.
Le portate apparvero con uno schiocco e pian piano, a partire dai più piccoli, tutti gli studenti iniziarono a servirsi. Ma era come se niente avesse più lo stesso sapore.
Sembrava non esserci più nulla di cui rallegrarsi, di cui gioire, sembrava tutto essere passato in secondo piano.
< La situazione è ben peggiore di quanto pensavamo. > Proferì Remus sottovoce, servendosi di pollo arrosto e patate.
< Già. Hogwarts non è più un luogo sicuro. > Mormorò Peter e James si volse verso l'amico annuendo triste.
Sembrava tutto lontano anni luce. Un tempo remoto forse.

< E' davvero in mezzo a noi, allora. > Mormorò Alice pallida, all'indirizzo di Lily che le sedeva come di consueto nel momento della cena, di fronte.
< Sembra incredibile, sai. Non avrei mai immaginato Silente proferire un discorso del genere. > Rispose l'amica.
< Eppure le cose stanno davvero così. > Mormorò Miriam, continuando l'attimo dopo a mangiare silenziosamente.

* Grazie a Wikipedia e al sito Mater Terra per le informazioni!

Mi rincresce davvero dovervi costringere a leggere anche le note di fine capitolo, annoiandovi ancora di più, ma è semplicemente per pochi istanti, promesso, parola di Scout! (ok, non ho mai fatto lo Scout, ma spero che la mia parola venga presa sul serio in ogni caso xD!).
Come avrete sicuramente notato, Lily non rivela nulla alle amiche di ciò che succede quella notte in Sala Comune con James, né, mi rincresce anticiparvelo, avrà modo di raccontarglielo in futuro, quindi pensavo di creare una sorta di Spin-off, cioè un capitoletto Extra per farvi venire a conoscenza di quell'incontro. Sempre se per voi va bene! Lo pubblicherei nei prossimi giorni, giusto il tempo di conoscere le vostre opinioni al riguardo, di mettere in ordine le mie idee al riguardo e di scriverlo. Che ne pensate? Mi raccomando, scrivete e io vi accontenterò. Potreste anche dirmi cosa vi immaginate abbiano fatto, chissà non possa inserire qualcuna delle vostre idee! ^^

Commentate?!?

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Capitolo 18
*** Spin_Off. Making a Memory ***


Come promesso, eccovi lo Spin-Off, vale a dire il capitolo Extra che riprende la scena tra Lily e James in Sala Comune. Mi scuso per il ritardo ma creare l'atmosfera che volevo per questo Spin-Off è stato più difficile del previsto. Ho trascorso tre giorni a pensare a come rendere il tutto e solo oggi pomeriggio soltanto sono riuscita a concentrarmi e a mettere tutto nero su bianco in circa tre ore, quindi, pardon! ^^

Passiamo quindi ai ringraziamenti:

zukkyna: Ciao! *_*! Sono contenta tu abbia apprezzato il capitolo precedente e ovviamente spero che apprezzerai anche questo Extra. Sinceramente sarai tu a dirmi se le mie idee sono state migliori delle tue ^^ e poi, pura curiosità, quali bambini?!? ^^ Perdonami, ma sono una curiosona! -.- Ti ringrazio per i complimenti e soprattutto perché riesci ogni volta ad entrare in ciò che scrivo. Un bacione! ^^

giusyangel: Grazie anche a te, spero questo Extra ti soddisfi, fammi sapere! Un bacio! ^^

Ovviamente i miei ringraziamente vanno anche a coloro che leggono soltanto e a quelle 35 persone che hanno avuto la bontà di inserire la mia Ff tra i preferiti, quindi, GRAZIE di cuore *.* vi voglio davvero bene!

Note: Da questo Extra si potrebbe intendere dalle parole espresse che ci sia una sorta di cambiamento positivo nel rapporto tra Lily e James, mi spiace annunciarvi che non è qui che le cose tra loro evolveranno. Non sono ancora propriamente soddisfatta del risultato ma forse è perché sono le undici di sera e forse non connetto più molto. Solo questo. ^^

Ed ora, ENJOY!

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Spin-Off. Making a Memory

< Non voglio parlare del futuro. > Aggiunse lui, alzandosi e raggiungendola sul divanetto, sedendosi di fianco a lei.
< E di cosa, allora? > Gli chiese abbozzando uno strano sorriso.
< Di ora. Adesso. Voglio parlare di questo momento. >
< E pensi che ci sia molto da dire al riguardo? >
< Oh si. Penso che ci siano parecchie cose da dire. >

< Ad esempio, cosa? > Gli chiese, divertita.
< Non so, per esempio, sei bellissima stasera. > Le sorrise di rimando lui.
Lily arrossì, vagamente imbarazzata e chinò lo sguardo sulla copertina liscia e consunta del libro che poco prima James le aveva tolto dalle mani.
Il fuoco ancora acceso nel camino, riscaldava la stanza con una serie di scoppiettii, l'unico rumore udibile, al di là dei respiri controllati dei due ragazzi.
< Sicura di star bene? > Lo sguardo di James tradiva una strana preoccupazione mentre poggiava con delicatezza una mano sulla fronte della ragazza, scostandole al contempo alcuni ciuffi ribelli dalla fronte.
< Sai, credo tu abbia la febbre. > Proclamò convinto qualche attimo dopo, annuendo, a dimostrazione della sua perfetta diagnosi.
< Non sono malata. E non ho la febbre. > Sorrise lei di rimando, scostandogli la mano con aria divertita.
< Beh, non mi hai ancora mandato a quel paese, non mi hai rivolto uno dei tuoi sguardi truci e sei arrossita, c'è per forza qualcosa che non va! > Continuò lui, elencando, aiutato dalle dita della mano destra.
< Se vuoi comincio da adesso. Non ho problemi. > Rise Lily sempre più divertita.
< Sai, credo di preferirti in versione pacifica. > Ammise anche lui alla fine.
< E, solo per la cronaca, era un vero complimento quello di prima. > Si abbandonò, le mani incrociate dietro la testa, contro lo schienale del divano, continuando ad osservarla.
I bellissimi capelli ramati le coprivano una parte del viso, la frangetta che, leggera, le solleticava la fronte e lo sguardo basso, imbarazzato.
< Grazie. > Mormorò alla fine, alzando lo sguardo smeraldino su di lui e avvertendo una strana fitta all'altezza dello stomaco quando incontrò le sue iridi color terra e il suo sguardo stranamente intenso e... passionale.
< Ehm... cosa ci facevi qui a quest'ora? Finito di studiare tardi? > Gli chiese alla fine, dopo qualche minuto di silenzio parso un'eternità, gesticolando.

Gesticolava sempre quando non sapeva cosa fare.

< Si, più o meno. Remus mi ha chiesto di dare un'occhiata con lui a quel libro. Stavo raccogliendo le mie cose per andare a letto... > Rispose lui, non perdendosi nemmeno una sfumatura di quello sguardo che adorava combinato con il riflesso che il fuoco produceva sulla sua chioma ramata.
< Magari ti ho trattenuto, insomma, non riuscivo a dormire e ho pensato non ci fosse nessuno a quest'ora... > Si sentiva stranamente tirata in causa dalle sue parole.
James le posò un dito sulle labbra, interrompendola.

Gli sarebbe bastato così poco per farle sue.

< Non è colpa tua. Avrei potuto lasciarti qui e andare a dormire comunque. > Le sorrise, divertito dal suo modo buffo di accollarsi colpe che non aveva.
< Ma non lo hai fatto... > Sembrò quasi che avesse parlato per se.
< Insomma, mi credi così insensibile? Una bella donzella come te, a quest'ora della notte, tutta sola? Non potevo mica abbandonarti. >
< Ma se siamo in Sala Comune! > Rise la ragazza al tono pomposo e molto poco fiabesco di James.
< Saresti stata da sola comunque. > Continuò lui, imperterrito.
< D'accordo, allora, grazie per la compagnia. > Lily si abbandonò come lui, imitandolo, contro lo schienale del divano, voltando poi la testa di lato per osservare il suo profilo.
Era sempre stato un bel ragazzo.
Peccato per quei difetti che lo rendevano insopportabile...
La pioggia nel frattempo aveva cominciato nuovamente a picchiare contro i vetri delle finestre, producendo un rumore quasi metallico.
Lily osservò le gocce scivolare lungo il vetro freddo, unirsi, per poi sparire, lasciando solo una piccola traccia di loro.
Rimasero in silenzio per un po', non sapendo cosa dire.
< E' la pioggia che non ti fa dormire? > Sussurrò poco dopo James, tanto che Lily spaventata, sobbalzò sul divano.
< Mi piacerebbe poter dire di si... > Rispose, sospirando.
< Ma? > E ritornò a guardarla.
< Ma non è solo quella. > Lo guardò anche lei, perdendosi di nuovo nel suo sguardo stranamente rassicurante.
< E cosa allora? > Le chiese, incitandola a continuare.
< Hai presente quando ti svegli di soprassalto, convinto che devi andare a lezione e guardi la sveglia sul comodino accorgendoti che ormai è troppo tardi, che con tutte le cose che devi fare, non riuscirai mai ad arrivare in tempo, finché un tuo compagno di stanza, con tutta la calma possibile, ti annuncia che è domenica? > James non rispose, in attesa che continuasse.
< Con me succede un po' così. Mi sveglio di soprassalto con quella strana consapevolezza che non riuscirò più a chiudere occhio e così, devo alzarmi e fare qualcosa. > Sorrise di nuovo, abbassando lo sguardo e prendendo a tormentare la stoffa del suo pigiama.
< Qualcosa come ripassare Trasfigurazione? > Le chiese prendendo in mano il libro che Lily si era trascinata giù dal dormitorio.
< Giuro che se mi svegliassi in piena notte avrei voglia di fare tutto, tranne che leggere un libro! > E la sua occhiata maliziosa, confermò a Lily esattamente cosa intendeva con quel "avrei voglia di fare tutto".
< Porco! > Alzò un sopracciglio con aria scettica, colpendolo ad un braccio.
< Almeno ho risvegliato la vera Lily! > Si giustificò lui, massaggiandosi la parte offesa e riprendendo nuovamente in mano, l'attimo dopo, il tomo di Trasfigurazione.
Iniziò a sfogliarlo, lentamente, sotto lo sguardo vigile della ragazza, che braccia al petto, non si perdeva nemmeno una mossa.
< Che mi faresti se lo buttassi nel camino? >
< Scherzi?! Lascia immediatamente il mio libro! > Lily sgranando gli occhi per la sorpresa si era avventata su James, strappandogli il libro di mano proteggendolo al petto.
James rise.
< Scherzavo! In fondo è solo un po' di carta. > Sapeva di farla arrabbiare così, ma non poteva farci nulla. Sembrava essere il suo passatempo preferito.
< Solo carta?! Attento Potter, potrei anche interrogarti. > Lo apostrofò Lily, un sorrisetto sadico a deformarle le labbra.
< Andiamo! E' l'una di notte! > Si lamentò il ragazzo, dando uno sguardo veloce all'orologio dall'altra parte della stanza.
< Per me è del tutto insignificante. Almeno passiamo il tempo. >
< Io avrei delle alternative... diciamo più... piacevoli per passare il tempo. >
Nonostante il suo amore incondizionato per i libri, Lily non poté trattenersi dall'usare quello che teneva aperto sulle ginocchia al capitolo ventitré come arma contro James Potter.
Per legittima difesa.
Glie lo scaraventò dritto in testa.
< Ahia! > Protestò la vittima dell'attentato.
< Così impari, razza di pervertito! > Sbuffò lei, incrociando le braccia al petto e mettendo il muso come una bimba capricciosa.
< Sei una sadica! Avresti potuto uccidermi! > James si alzò, facendo il giro del divano e recuperando il libro, rendendoglielo prima di riprendere posto sul divano.
< Esagerato! > Protestò Lily accettando con stizza il libro che le veniva nuovamente reso e sbuffando più forte, girando la testa dall'altro lato.
Poco dopo lo riaprì , iniziando a sfogliarlo dall'inizio e soffermandosi ogni tanto nella lettura di qualche passaggio.
James, d'altro canto, ogni tanto le lanciava un'occhiata divertita.
Era ancora più bella quando si arrabbiava, quando cercava in tutti i modi di essere lei la più forte, quando imperterrita si ostinava a soffiare via quel ciuffo ribelle di capelli scivolatole sul viso.
James allungò un braccio verso di lei, che nel frattempo aveva raccolto le ginocchia al petto usando come spalliera il bracciolo alla sua sinistra, e le spostò il ciuffo ramato dietro un orecchio, sfiorandole poi, delicatamente una guancia.
Lily, incredula, aveva alzato gli occhi su di lui, dimentica per un attimo del libro, osservandolo rapita per qualche secondo.
Avere i suoi occhi così vicini le faceva uno strano effetto.
< Scusa. > Le sussurrò, sorridendole e sfiorandole la frangetta con le dita.
Si allontanò l'attimo dopo, alzandosi per recuperare la sua tracolla, poggiarla accanto a se sul divano e aprirla. Ci frugò qualche istante per poi estrarne un foglio di pergamena spiegazzato e una piuma con annessa boccetta di inchiostro nero.
Si avvicinò al tavolino, poggiandovi il materiale, e iniziò a scrivere.
Lily lo osservò per qualche minuto, persa nei suoi movimenti precisi, poi aveva ripreso a leggere, alzando ogni tanto gli occhi sulla sua figura, maledicendosi l'attimo dopo per quella debolezza che si concedeva senza ritegno.
Alla fine non resistette.
Chiuse di scatto il libro, poggiandolo accanto a se, incrociò nuovamente le braccia al petto e prese a fissarlo ostinatamente.
Prima o poi se ne sarebbe accorto.
Dopo qualche minuto, resasi ormai conto che intento com'era a scrivere, non avrebbe fatto caso al suo sguardo, si schiarì la voce con impazienza, arrabbiata.
Al quarto tentativo, quando ormai si era convinta che anche se si fosse alzata e se ne fosse tornata in dormitorio per lui non avrebbe fatto nessuna differenza, James voltò lo sguardo sorpreso verso di lei.
< Hai detto qualcosa? >
< Hai intenzione di continuare a scrivere per tutta la notte? > Gli domandò spazientita.
Non aveva nessuna colpa in fondo, era stata lei a lanciargli il libro e a trattarlo come se fosse un essere inferiore, ma come aveva più volte ripetuto a chiunque fosse stato così gentile da prestarle attenzione, Potter riusciva a tirare fuori il peggio di lei, in qualunque situazione e nonostante riconoscesse, se pur con una certa riluttanza, che era cambiato, maturato, certe cose rimanevano invariate.
< In realtà, sto disegnando. > Rispose lui.
Trattenne a stento un sorriso.
< D'accordo, allora, hai intenzione di disegnare per tutta la notte? > Riformulò lei la domanda.
< Perché avevi in mente qualcosa di meglio da fare? >
La rossa rimase basita per qualche momento. Effettivamente non aveva proposte.
James rise, non riuscendo più a trattenersi.
< D'accordo, no. > Rispose infine, sbuffando.
< Va bene, se ti dà così fastidio, smetto. > Appoggiò la piuma sul tavolino e ripresa la sua precedente posizione, iniziò a guardarsi intorno nella stanza.
Quando incontrò la sua figura, ancora arrabbiata, sospirò.
< Senti, ti ho chiesto scusa. Cosa devo fare ancora? >
< Niente! >
< Allora, posso sapere perché continui ad essere arrabbiata? >
Lei sbuffò di nuovo.
< Non è stata colpa tua e tu mi hai chiesto scusa lo stesso! Insomma avrei dovuto chiederti scusa io! > Abbassò lo sguardo, delusa e imbronciata.
< Tutto qui? >
Annuì.
James si avvicinò e la attirò a se, abbracciandola.
< Non m'importa. Non c'è bisogno di chiedermi scusa per niente, Lily. > Le baciò i capelli.
< Ma tu l'hai fatto! > Protestò.
< Sono stato io a provocarti, no? > Le sorrise.
Abbassò nuovamente lo sguardo, rimanendo stretta a lui.
< Allora, non ti va di sapere che costa stavo disegnando? >
< Certo! > Tirò su con il naso e si avvicinò al tavolino, scostando la piuma per riuscire ad avere visione completa del disegno, ancora fresco d'inchiostro.
Assomigliava molto ad uno specchio delle fiabe, quelli delle streghe cattive.
Lily accarezzò la superficie del disegno.
< E' questo lo Specchio che hai visto quella notte? > Gli chiese osservandolo.
< Si, proprio lui. >
< E'... bellissimo. > Mormorò.
< Già, bello quanto irraggiungibile. >
< Continui a fare ancora quegli strani incubi? > Gli chiese dopo un momento di esitazione.
< Mi era parso di averti detto di non voler parlare del futuro. Comunque, si, qualche volta capita. > Le rispose.
Avrebbe voluto apparire contrariato ma stranamente le sue labbra si disegnarono nuovamente in un sorriso perfetto.
< Io quasi tutte le notti. Ho paura di non riuscire più a dormire tranquilla. Mi sveglio di soprassalto ed è come se qualcuno mi stesse osservando. > Lily non accennò ad alzare lo sguardo su di lui.
Neanche lei avrebbe voluto affrontare nuovamente quell'argomento, ma c'era una parte di lei che sentiva il bisogno di parlarne.
Alice era così presa da Frank ormai che era raro si accorgesse dei suoi sbalzi d'umore e non se la sentiva di confidarsi con Sylvia e Miriam: era quasi certa che, tempo un'ora, e tutta la scuola sarebbe stata a conoscenza delle sue notti tormentate.
< Vedrai, riusciremo a risolvere la cosa, te lo prometto. E James Potter mantiene sempre le promesse! > Aveva solo voglia di vederla ridere di nuovo, di scorgere un barlume di serenità in quei bellissimi occhi color della speranza.
E ci riuscì, o quasi.
< Disegni bene. > Gli disse appoggiandosi allo schienale esattamente di fianco a lui.
< E' un complimento? > Le chiese scettico. Non poteva credere alle sue orecchie.
< Stranamente si. >
< Beh, allora, grazie. > Si passò una mano tra i capelli in disordine, scompigliandoli maggiormente, imbarazzato.
< Prego. >
< Tu lo soffri il solletico? > Le chiese, le sopracciglia corrucciate in un'espressione seria.
E quando Lily lo guardò, spaventata quasi, seppe che era un si.
< Smettila! Smettila! Morirò! > Sdraiata sul divano, in preda alle risate e senza un piano per difendersi, accaldata, con i capelli come da corolla intorno alla testa e gli occhi lucidi, velati di lacrime, James credette di essersi innamorato di nuovo di lei.
Smise di far correre le sue mani sotto la maglietta leggera del pigiama, fermandosi a guardarla mentre riprendeva fiato e si asciugava gli occhi.
Poi si avvicinò, fino a sfiorarle una guancia con le labbra.
< Ti amo. > Le sussurrò ad un orecchio.
E Lily seppe dalla sua espressione seria e dai suoi occhi sinceri, che era vero.
Tuttavia si limitò a sorridere, ad accoccolarsi di più vicino a lui e a chiudere gli occhi.

Il mattino li colse così, stretti l'uno vicino all'altra.
Lily con la testa sulla spalla di James e un braccio che andava a circondargli la vita e James con la testa appoggiata su quella di Lily e la mano destra che stringeva la sua.

COMMENTATE?!? ^^

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Capitolo 19
*** Dark and Flames ***


Ciao a tutti! Aggiornamento lampo questa volta, direi che già vi ho fatte attendere troppo per lo Spin-Off *me chiede umilmente scusa ç.ç* e non avevo intenzione di lasciare la vicenda ancora troppo in sospeso, perciò rieccomi *_*!

Come sempre, vorrei ringraziare le 97 persone che hanno letto lo Spin-Off e ovviamente quelle 3 che hanno commentato *poche ma buone XD come dico io XD!*:

giusyangel: Addirittura senza parole?!? *me allibita e felice* che dirti? Hai colto perfettamente tutta la miscela di sensazioni che ho voluto imprimere nel capitolo. Alla lunga mi era sembrato anche troppo pungo e forse ripetitivo ma poi non me la sono sentita di cambiare nulla ed è rimasto così XD! Sono contenta ti sia piaciuto e spero che godrai anche di questo. Un bacione e grazie! *.* ^^!

zukkyna: Avevo immaginato facessi la babysitter *.* a me piacerebbe moltissimo, infatti appena mi trasferisco all'università, ho intenzione di trovarmi un lavoro come babysitter per non far pagare tutte le spese ai miei XD! Adoro i bambini! *.* Forse ho frenato un po' il tutto inserendo quella nota di avvertimento ma non ho potuto farne a meno, in quanto non voglio che la storia alle lunghe diventi troppo scontata e semplice e quindi non volevo nascessero equivoci. Sorry se ho rovinato un po' l'atmosfera ç_ç. Grazie per i complimenti e sono contenta sia piaciuto anche a te! Un bacio! ^^

germana: Non preoccuparti della recensione mancata, capita! XD Sono contenta sia il tuo capitolo preferito, in effetti mi sono divertita moltissimo a scriverlo, ci ho messo 3 ore ma dalle vostre opinioni, direi che ne è valsa la pena! Un bacio e grazie! ^^ *.*

Ed ora, ENJOY!

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18. Dark and Flames

< Cosa ne pensi? Voglio dire, di quello che ha detto Silente a cena. >
Erano in procinto di sorvegliare i corridoi come ogni sera e a Lily parve quasi urgente rivolgergli quella domanda come se sentisse il bisogno di confrontare le sue opinioni con quelle di qualcun altro.
< Penso solo che la situazione sta pian piano degenerando. Forse senza che neanche abbiamo il tempo di accorgercene. Voglio dire, sembra tutto al rallentatore, come nei vecchi film. Eppure non è finzione, è la realtà e ci siamo dentro. > Rispose James, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni neri della divisa, la destra stretta intorno alla bacchetta.
Lily annuì, tornando poi a guardare di fronte a sé, verso il corridoio del quarto piano, buio.
Sollevò la sua bacchetta e un fascio di luce investì lo spazio davanti a loro quasi d'improvviso.
< Dovremmo davvero andare da Silente per la questione dello Specchio, tu non credi? > Gli chiese ancora.
Era stranamente a suo agio, come mai prima. Sembrava strano dirlo ma solo la sua presenza riusciva ad infonderle sicurezza. Non aveva paura.
< Non so. Resta in ogni caso una questione più grande delle nostre capacità e forse credo che sia la cosa migliore. D'altra parte mi convinco che dovremmo cercare di risolverla da noi. Infondo è di noi che si parla. Forse non serve la mediazione di qualcun altro. > Rispose, scrollando le spalle e seguendola mentre svoltavano un angolo.
Lui, d'altro canto era molto più silenzioso e si limitava a rispondere alle sue domande senza farne a sua volta, senza la forza per intavolare un vero discorso.
Era preoccupato e pensava di non darlo a vedere.
Eppure non era bravo a nascondere i suoi sentimenti. Se da una parte gli riusciva magnificamente mentire a se stesso non sarebbe mai riuscito a farlo di fronte alle persone che gli volevano davvero bene.
E Lily quasi senza volerlo, come qualcosa che si fa senza realmente pensarci, se ne accorse e lo scrutò camminare accanto a lei, il viso piegato, intento ad osservare il pavimento che scorreva veloce sotto i suoi piedi, al ritmo dei loro passi.
Si fermò all'improvviso quasi senza rendersene conto.
E James che pareva non essersi accorto del suo improvviso arresto continuò a camminare ancora per qualche metro per poi rendersi finalmente conto che la ragazza non era più al suo fianco.
Voltò la testa indietro e la vide ferma, gli occhi sgranati, stranamente grandi.
Le si avvicinò con un senso di ansia crescente nel petto.
La bacchetta le era caduta di mano e stava ancora rotolando verso il muro, proiettando la sua luce intorno, sui quadri addormentati.
James le posò una mano sulla spalla.
< Lily, stai bene? > Le chiese scrutandola.
Lei non rispose.
< Lily! > La scrollò appena e nonostante questa pose lo sguardo nei suoi occhi nocciola, ancora non rispose.
< Forse è meglio se ti siedi. > La spinse gentilmente a terra, aiutandola a sedersi, le spalle appoggiate contro la ringhiera di ferro delle scale e James inginocchiatole di fianco.
Quello che Lily stava vivendo è difficile da spiegare.
Sembra assurdo ma era come sospesa in una dimensione diversa da quella reale, non aveva più la percezione di ciò che la circondava eppure lo sguardo di James continuava a fare breccia nei suoi pensieri, nelle sue difese, tormentandola quasi, mischiato al confondersi di altri.

Uno specchio rotto e vetri dappertutto.

Sembrava non essere sicura nemmeno lei di ciò che vedeva.
Chiuse gli occhi, assaporando la sensazione di fresco che le donava la ringhiera dietro di lei.

Il Fuoco che ardeva nel caminetto...
il contrasto con le Acque scure del Lago Nero.

Si sentiva stanca, spossata, le sue ossa sembravano non essere più in grado di sorreggerla.
Quattro ragazzi così simili, che sorridevano, in cerchio vicino al fuoco in Sala Comune, scherzavano tra di loro... e il suo sguardo, quello di lei, così rabbioso, disgustato, invidioso.

Una lacrima le rigò il viso, le palpebre ancora chiuse.
< Perché piangi? > Le chiese James, asciugandole con il dorso del dito indice quella scia salata lungo il suo viso.
Sembrava non capire cosa la agitava dentro.

Magia e Futuro.
Ricordi e Passione.
Rimorso e Orgoglio.
Invidia e Vanità.
I suoi peccati.
Eppure così deboli, alla luce dei suoi occhi verdi,
alla luce della sua Speranza.

Lily, quasi inconsciamente, cercò la sua mano e la strinse, cinque dita che si incastravano alla perfezione.
Perfetto.

* Quando aprì gli occhi, lo fece di scatto.
Era come svegliarsi di soprassalto dopo un incubo.
Il più brutto degli incubi.
Era stanca e aveva il fiatone.
Sembrava avesse corso per miglia senza fermarsi.
E la sua stretta sulla mano di James non voleva saperne di allentarsi.
< Stai bene? > James le accarezzò i capelli, scostandole la frangetta sudata dalla fronte.
Non ne aveva la forza, eppure annuì.
< Cosa è successo? > Le chiese ancora, scrutandola, premuroso come mai prima.
Ma il ricordo di ciò che aveva visto, la fece crollare.
Pianse, nascondendosi gli occhi con una mano.
Il suo pianto era silenzioso, quasi discreto eppure sapeva di malinconia, di mille piccole cose non dette, di mille sofferenze e sacrifici.
James sciolse la sua mano dalla sua e la attirò a se, abbracciandola, accarezzandole i capelli e respirando il suo profumo.
Quando fu certo che si fosse calmata, la allontanò dal suo petto, al quale lei si era disperatamente ancorata, circondandogli il collo con le braccia, e le asciugò gli ultimi residui di lacrime ormai evaporate.
< Mi dici cosa hai visto di così terribile? > E le sorrise.
Era spaventato, ma sapeva aver coraggio. Per tutti e due.

< Sirius, avrai pure intenzione di finirlo quel tema o no? > Esasperato Remus chiuse di scatto il libro che di solito utilizzava per distrarsi e lo guardò.
< In realtà, speravo nel tuo aiuto. > Rispose Sirius, sbuffando e lasciandosi ricadere di schiena contro la poltrona.
< Ma se ti ho scritto quasi la metà! >
< Non voglio che tu mi scriva anche il resto, Remus! Ho solo detto che mi sarebbe di grande conforto ricevere il tuo aiuto! > Sbottò in risposta Black.
< Il che equivarrebbe ad un invito a finire di scrivertelo... > Eppure Remus sorrise. Non sapeva nemmeno lui il perché, ma ben presto tutta quella intimità sarebbe scomparsa. Ognuno di loro avrebbe preso una strada diversa che irrimediabilmente l'avrebbe condotto lontano da tutti gli altri.
E lui già ne sentiva la mancanza.
< D'accordo. > Sbuffò infine, avvicinandosi a lui e rileggendo le ultime righe.
Peter aveva appena concluso la sua partita di Scacchi Magici solitaria che il Buco del Ritratto si aprì ed una Alice alquanto scarmigliata e confusa, ne uscì, guardandosi intorno e successivamente avvicinandosi al gruppetto.
< Ragazzi, sapete dirmi dov'è Lily? > Sembrava avesse corso.
< E' di ronda stasera. > Rispose Remus. < Con James, dev'essere in giro per i corridoi, e tu sbaglio o non dovresti essere fuori dalla Sala Comune? > Continuò. Non voleva essere brusco, né tanto meno rimproverarla, ma la sua aria agitata e confusa non lasciavano presagire nulla di buono.
Alice come previsto, arrossì e non rispose.
< Sono già le dieci e la ronda di solito termina alle nove e mezzo. Sono preoccupata. >
< Fin quando rimane con James non può succederle nulla di male, no? > Rispose Black.
Remus e Peter annuirono.
< Vorrà dire che l'aspetterò in dormitorio. Buonanotte ragazzi! >
Quando furono certi che fosse davvero entrata in dormitorio,
< Non vi è parsa strana? > Chiese Peter, rompendo il silenzio. < Voglio dire, era fuori oltre l'orario del coprifuoco, sembrava agitata e nervosa... > Continuò.
< Già... beh, magari ha avuto un incontro segreto con Frank... > Ammiccò Sirius.
< No, non credo. Sarebbero rientrati insieme. > Borbottò alla fine Remus, pensieroso.
< Non penserai che sia successo qualcosa a Lily e James, vero? >
< Non so, ma se non ritornano entro mezz'ora, io direi di andare a controllare. > Propose Remus.

< Ce la fai ad alzarti? > Le chiese James aiutandola, sorreggendola per un braccio, senza stringere, con delicatezza.
< Credo di si. Mi dispiace, insomma... non pensavo potesse capitarmi così, d'improvviso... > La ragazza si scostò con le dita i capelli che le si erano incollati alla fronte per via del sudore e recuperata la sua borsa e la sua bacchetta, riprese a camminare silenziosamente di fianco a James.
< E' una cosa imprevedibile, Lily. Non puoi controllarla. >
< Già. Senti... beh, Remus ti ha parlato di quello che ha scoperto in quel libro, no? >
< Si. Insomma, non sono certo siano informazioni importanti a dir la verità, insomma non mi sono sembrate di grande aiuto, però se vuoi ci diamo un'occhiata insieme. Non ne abbiamo ancora avuto il tempo > James alzò le spalle.
Appena varcarono il Buco del Ritratto, vennero accolti da un insieme di sospiri di sollievo.
< Ragazzi! Ma dove siete stati? > Remus scattò in piedi, abbandonando il libro che un attimo prima reggeva tra le mani, ancora intento ad aiutare Sirius, sulla poltrona.
< Ci stavamo preoccupando! > Aggiunse proprio quest'ultimo.
< Ehm... abbiamo avuto un piccolo problema. Cos'è successo? > James aveva risposto guardando Lily che aveva lo sguardo basso, imbarazzato, dopodiché l'aveva invitata a sedersi accanto a lui davanti al fuoco.
< E' venuta a cercarti Alice, Lily. > Aveva iniziato Remus. < Ha detto che erano le nove e mezza passate e tu non eri ancora tornata e stava iniziando a preoccuparsi. E' sembrato strano anche a noi e avevamo intenzione di venirvi a cercare nel qual caso non foste tornati entro mezz'ora. > Concluse.
< Alice?! E' sparita dopo cena. Ha detto che doveva vedersi con Frank. > Lily, gli occhi chiari ridotti a fessure. Stava pensando.
< Lo sapevo! > Esultò Sirius trionfante agitandosi sulla poltrona.
Gli altri lo ignorarono.
< Il problema adesso è: dov'è Frank? > Intervenne Peter.
James tirò fuori dalla tasca dei pantaloni della divisa la Mappa del Malandrino. Era un mezzo quanto meno efficace per scoprirlo.
< Giuro solennemente di non avere buone intenzioni. > Lily strabuzzò gli occhi quando i contorni interni del castello di Hogwarts iniziarono a disegnarsi sulla Mappa, seguiti da minuscoli puntini in movimento, ciascuno di loro accompagnato da una targhetta recante il loro nome.
< E'... è incredibile! > Sussurrò, continuando a seguire con lo sguardo la minuscola figura di Silente che faceva su e giù nel suo studio.
Nessuno eccetto James che le rivolse un fugace sorriso, diede sentore di averla udita.
< Beccato! > Esclamò dopo dieci minuti di silenzio, Sirius.
< Dove? > Chiese Remus avvicinandosi.
< Stanza delle Necessità. > Indicò James.
< Credo stia dormendo. Voi cosa ne dite? > Dichiarò Black sedendosi sul tappeto accanto a Lily.
< Si, lo credo anch'io. Non si muove. > Osservò James.
< Avevo davvero ragione. > Sirius si portò la piuma dietro l'orecchio, incrociando successivamente le mani dietro la testa e abbandonandosi disteso.
" Se non altro, " pensò Lily, " Alice ha qualcosa da raccontarmi... ". Sorrise.

< Sei scomparsa, ieri sera! >
" Oh, no! " pensò Lily " Ecco che cominciano! " Alzò gli occhi al cielo, maledicendo il suo strano affetto verso un certo individuo che stava facendo tranquillamente colazione insieme ai suoi amici dall'altra parte della tavolata.
Gli rivolse un'occhiata.
< Lo sappiamo in ogni caso che eri con lui. > Sottolineò Sylvia, sporgendosi verso di lei, il cucchiaio in un mano.
< Lui, chi? > Chiese Lily innocentemente.
Miriam e Sylvia si guardarono maliziose. Alice sorrise di fronte alla testardaggine della compagna e per un momento anche Lily, china a cercare di recuperare il tovagliolo, scivolatole a terra, sorrise.
< Potter. >
< Beh, certo che ero con lui! Siamo entrambi Capiscuola, abbiamo il compito di sorvegliare i corridoi ogni sera. > Rispose Lily, cercando di mantenere la calma, e nel frattempo versandosi un'abbondante dose di cereali nella sua tazza già piena di latte.
< Certo! E come mai sei rientrata in dormitorio dopo un'ora e mezza dalla fine ufficiale della ronda? >
< C'è stato un contrattempo con Gazza. Credeva che James avesse dato istruzioni a Pix di appendere Mrs. Purr sul soffitto della Sala Grande. Roba da matti! >
Miriam e Sylvia non parevano convinte affatto e seppur con una certa riluttanza che tuttavia, abbandonarono l'argomento.
Lily non era mai stata particolarmente affabile nei loro confronti.
Alice cercò di contenere le risate nascondendosi dietro il suo tovagliolo.
Lily non amava le bugie, di conseguenza, era raro sentirla mentire, eppure quelle poche volte che accadeva, lo faceva in maniera così credibile, che a stento saresti stato in grado di dubitare delle sue parole.

Le nuvole grigie che facevano bella mostra di sé sul soffitto Incantato della Sala Grande, lasciarono il posto ad una sottile pioggia durante la mattina che ben presto, nel pomeriggio si scatenò in una vera e propria tempesta.
Gli allenamenti di Quidditch vennero annullati non senza numerose proteste, e molti studenti, non avendo altro modo di trascorrere le poche ore che li separavano dalla cena, si rifugiarono in Sala Comune, accettando di buon grado una partita a scacchi, o un ripasso in vista della prossima verifica.
Lily per l'appunto, si era rifugiata in Biblioteca, con la dichiarata intenzione di finire il ripasso di Difesa Contro le Arti Oscure, in vista del test che precedeva le vacanze natalizie, quando si vide raggiunta da James Potter, che con un balzo prese posto di fronte a lei, un sorriso a trentadue denti che aleggiava sul suo volto.
Lei alzò appena la testa nella sua direzione, per poi continuare a srotolare pergamene, cercando la concentrazione giusta per iniziare finalmente a leggerle.
James la osservò per qualche minuto, la mano destra che gli sorreggeva la testa, elegantemente abbandonata su di essa.
Non avrebbe voluto disturbarla, ma se non avesse parlato, sarebbe morto.
Si schiarì la voce, sperando così di richiamare la sua attenzione.
Per tutta risposta Lily alzò nuovamente gli occhi su di lui per un breve istante per poi rimettersi a scrivere.
< Non dovresti essere agli allenamenti della tua squadra? > Disse, infine senza distogliere lo sguardo dalla pergamena.
< Ehi, Evans! Vedo che sei informata! > Rispose il ragazzo, ammiccando.
Era più baldanzoso del solito.
< No, Potter. Osservo. > Si trattenne appena dal sorridere.
< Uhm... d'accordo. Te la do vinta questa volta. > Con finta sufficienza, James incrociò le mani dietro la testa e iniziò pericolosamente a dondolarsi sulla sedia.
< Cadrai. >
< E tu non portarmi sfortuna. >
< Sono realista. Cadrai. >
< L'ho fatto centinaia di volte, è materialmente impossibile. >
Si prendevano in giro, con calma.
Lei ancora concentrata sui suoi libri, e lui sorridente che la osservava far finta che lui fosse trasparente.
Era divertente.
Per lo meno non litigavano e non stavano alzando la voce.
Era quasi difficile abituarsi a questa nuova situazione ora che era veramente accaduto e non era più un sogno.
< Insomma, si può sapere cosa vuoi, Potter? > Lily aveva lasciato cadere la piuma sul tavolo, guardandolo negli occhi.
< Assolutamente niente. >
< E allora perché sei seduto di fronte a me, cercando di metterti in mostra come tuo solito? > Lo provocò lei.
< Non avevo niente da fare. E sono venuto a cercarti. >
Lily scosse il capo, sorridendo e riprendendo l'attimo dopo a scrivere.
< Si da il caso che io stia studiando. >
< Ma io non ti sto disturbando affatto. >
< Vero, ma vedi... non riesco a concentrarmi. Odio essere fissata. >
< Allora guarderò la stanza, i libri... >
Si, decisamente era divertente.
< Potter, hai davvero intenzione di rimanere qui, a fissarmi? >
< Voglio aspettarti. Aspetto che tu finisca di studiare. >
< Ah si? E perché? > Lily, ora davvero interessata alla cosa, aveva messo giù per la seconda volta la piuma ed ora lo osservava, curiosa e divertita.
James alzò le spalle.
< Voglio accompagnarti a cena. > Le rispose, semplicemente.
< Che galante! Allora dovrai aspettare parecchio. >
< Non importa. Posso aspettarti anche per tutta la notte. >
Lily se rimase sorpresa dalle parole del giovane, non lo diede a vedere e riprese a scrivere.
Curioso come era stato semplice cambiarsi d'abito e far finta che tutto fosse tornato come prima.
Lei, chiusa in Biblioteca a studiare e lui che la seguiva dappertutto.
Eppure c'era qualcosa di estremamente dolce e divertente in tutto questo strano gioco di rincorse.
Lily ne sorrise al solo pensiero.
Curioso come ogni volta che sentiva la sua voce, una stretta allo stomaco le impediva quasi di respirare.
Eppure manteneva un controllo di sé perfetto.
< Cadrai. > Gli ripeté dopo quasi mezz'ora.
Un silenzio semplicemente perfetto.
< Non credo. >
TUMP!
Quando il rumore sordo tipico di qualcuno che è appena caduto dalla sedia, riempì la Biblioteca, Lily Evans non poté fare a meno di ridere apertamente.

< James! Ma dove ti eri cacciato?!? Pensavamo che non saresti sceso per la cena! > Proruppe Sirius ancora intento a masticare una coscia di pollo arrostito.
Niente di meglio del cibo per risollevare il morale ad un Black, specialmente se questo Black aveva nome Sirius.
Ma James non si sedette, rimase in piedi accanto a Remus.
< Perché non ti siedi? > Remus lo osservò stranito.
< Forza! > Sirius quasi lo afferrò per le spalle, costringendolo a schiacciarsi tra lui e Remus sulla panca.
< Non farlo mai più, chiaro? > Quasi urlò James, ritornando sofferente l'attimo dopo.
< Ma cosa ti è successo? > Chiese Peter dall'altro capo del tavolo, continuando a mangiare.
< Niente... cioè... sono caduto. >
< Dalla scopa? >
< No, dalla sedia. Gli allenamenti sono stati sospesi per il mal tempo e ho pensato di andare ad aspettare la Evans per accompagnarla a cena, in Biblioteca, così insomma... >
< Ti sei messo in mostra come al solito. > Terminò per lui la frase Remus, scuotendo appena la testa nella sua direzione.
< Solo un po'... >
< E cosa c'entra la sedia?? > Chiese Sirius, divertito.
< Diciamo pure che mi ha portato sfortuna. > Lanciò uno sguardo verso la ragazza dai capelli rosso scuro che discuteva animatamente con Alice, seduta una decina di posti più lontana.
Non poté fare a meno di sorridere al ricordo della vicenda.
Anche se ora ne portava i segni.

Note: che dire di questo capitolo? Mi sono divertita molto a scriverlo soprattutto le ultime parti, che spero riescano a strapparvi un sorriso divertito. XD! Era praticamente smaniosa di presentarvelo questo episodio perché credo che sia uno dei capitoli decisivi per la storia soprattutto quello strano sogno ad occhi aperti di Lily, perciò spero abbiate letto con attenzione XD! Ora vi lascio, a risentirci con il prossimo capitolo ed il tanto atteso Ballo di Natale ;) ^^

COMMENTATE?!? ^^

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Capitolo 20
*** I Kiss Him!/I Kiss Her! ***


Ehilà ragazze! Più veloce del previsto questo capitolo, lo so sono più impaziente del solito, le cose, nonostante non sembrino così, si stanno evolvendo rapidamente e siccome l'ispirazione in me, in questi ultime settimane sembri volare, ho deciso di aggiornare il più presto possibile ^^!
Ovviamente un grazie doveroso e direi più che opportuno alle mie tre costanti commentatrici:

giusyangel: Hai pienamente ragione, la Stanza delle Necessità non dovrebbe trovarsi sulla Mappa, in ogni caso mi sono presa qualche licenza e come mio solito ho dimenticato di avvisare! ^^ Comunque sono contenta ti sia piaciuto il capitolo, un bacione e grazie! ^^

zukkyna: Hai proprio ragione! Quelle due paroline sono sospese tra di loro, galleggiano e rimbalzano dall'uno all'altra e anche se alla fine nessuno sembra darci peso, li accomunano. In ogni caso il momento decisivo sta per arrivare... *me si tappa la bocca prima di dire qualcosa di troppo*. Grazie anche a te, come sempre e un bacione! ^^ *.*

germana: Meno male! Sono contenta di essere riuscita a far divertire almeno un po', le scene comiche non sono il mio forte, mi sembra sempre di essere troppo ripetitiva e poco naturale, perciò sono contenta che i miei sforzi non risultino troppo banali ^^. Ringrazio anche te, come di consueto, un bacio!

Un GRAZIE gigante anche a quelle cento e più persone che leggono ma preferiscono rimanere silenziosi e a quelle 35 persone che hanno inserito la mia Ff tra i loro preferiti! *.* mi rendete orgogliosa! *.*

Nota pre-capitolo: Per me è stata davvero una fatica scrivere questo capitolo, nonostante fosse pronto da un po', mi ha creato non pochi problemi, perciò spero di non essere stata banale e scontata. Avrei quasi voglia di avvertirvi di fare attenzione, pericolo fraintendimenti di sorta all'attivo, ma non ci riesco, perciò lasciatevi trasportare dall'atmosfera che spero vi coinvolga al momento giusto ^^

Ed ora, ENJOY!

19. I Kiss Him!/I Kiss Her!

< Cosa leggi di interessante? > Sirius allungò il collo verso il solito libro di Remus.
< Nulla. > Rispose quest'ultimo, chiudendo verso di sé la parte del volume visibile.
< Te lo porti dietro da più di una settimana, non può essere solo niente! > Sbuffando Sirius ritornò al suo posto, incrociando le braccia e mettendo su un broncio, lasciatevelo dire, davvero adorabile.
< D'accordo. Magari potrebbe avere a che fare anche con te. > Remus gli porse il libro e un Sirius stranamente attento, iniziò a far scorrere il suo sguardo azzurro lungo le frasi che avevano possesso di una pagina particolarmente antica e logora del vecchio libro.
< Dici che tutto questo è vero? > Chiese alla fine, sollevando gli occhi sul ragazzo biondo accanto a lui.
< Potrebbe. Ne ho già parlato con James. Insomma, non è niente di che ma... >
< Niente di che?! Scherzi? Questo è molto più di niente di che! Potrebbe essere la soluzione a questi strani incubi premonitori! > Lo interruppe Sirius poggiando il volume sul tavolino di fronte al camino.
< Beh... ecco... diciamo che potrebbe essere una via, una serie di informazioni in più per risolvere la cosa, ma... ecco... io e James in ogni caso pensiamo che dovreste andare da Silente. Insomma, i tempi stanno cambiando Sirius e nulla è più sicuro adesso. Potrebbero non essere qualcosa di buono questi incubi. >
< Degli incubi non hanno mai ucciso nessuno, lo sai anche tu! >
< Sai bene che non sono semplici incubi. Come spieghi quello che è successo a Lily e a James? >
< Potrebbe essere stato qualsiasi cosa. Capita a tutti di prendere la corrente. >
< Sai che non è così. I loro incubi, le immagini che vedono, sono le une il completamento delle altre. E non è qualcosa di comune. > Insistette Remus, osservando l'amico con finto scetticismo.
< E da quando ne sei diventato un esperto? >
< Non mi sto vantando di saperne più di voi. Sto solo dicendo che se volete venire a capo di questa situazione, dovreste consultare qualcuno più esperto di semplici libri reperiti in Biblioteca. >
< Silente non ci crederà mai. > Borbottò Sirius, tanto che sperò quasi che Remus non l'avesse sentito.
< Ma è la verità Sirius. E dovete risolvere questa cosa. >
Sirius sbuffò ma Remus seppe che non avrebbe discusso ancora.
< Faremmo meglio a scendere a cena. > Borbottò.

Lily d'altro canto, non aveva particolarmente voglia di prendere parte al chiasso della Sala Grande, quella sera.
Era chiusa nella sua stanza, distesa a pancia in su sul letto, le braccia dietro la testa, poggiate sul cuscino, cercando di fare ordine tra i suoi pensieri.
Cos'era improvvisamente diventato per lei quello strano ragazzo dai capelli disordinati che amava mettersi in mostra, per il quale le ragazze avrebbero fatto follie?
Ma un bussare insistente la distrasse.
< Lily, ancora qui? E' ora di cena ormai. > Alice era sbucata dalla porta del dormitorio femminile e aveva guardato l'amica con divertita rassegnazione.
< Non ho molta fame a dir la verità. > Rispose Lily continuando a guardare il soffitto bianco sopra di sé.
< Dì la verità. E' sempre per lui? > Prese posto accanto all'amica, posando a terra la borsa dei libri.
< Beh... si. >
< E cosa c'è che ti preoccupa ora? >
< Insomma sembra assurdo anzi, lo è. Non posso non ammettere che il suo cambiamento non mi dispiaccia affatto, insomma è così diverso ora che ha smesso di pavoneggiarsi in continuazione e di lanciare fatture sui poveri malcapitati in giro per i corridoi! Solo che penso di aver perso me stessa, troppo impegnata a pensare a lui. Non so più cosa voglio, Alice! Insomma, non riesco a riconciliare la mente con il cuore. Sembrano andare ognuno per la sua strada e mi spaventa perché non era mai successo prima! > Lily si era rialzata e aveva incrociato le gambe, riversando su Alice i suoi dubbi.
< Calma, ok? Hai deciso di andare al Ballo con lui, no? E' un bel modo per decidere se quello che provi per lui ha un nome. E' una buona occasione per conoscerlo ancora meglio e per decidere. > Le rispose, sorridendo dolcemente e prendendola per le spalle.
< Già. In realtà, sembriamo due sciocchi. Passiamo la metà del tempo ad insultarci come se non fosse cambiato niente tra di noi e l'altra piccolissima parte a guardarci imbarazzati e a sorridere. > Lily chinò il capo e sorrise al ricordo di qualche sera prima, in Biblioteca.
Era stata bene con lui.
< Lui è innamorato di te da troppo tempo, Lily. E tu finalmente te ne stai rendendo conto! Prendi le tue decisioni e prenditi tutto il tempo che vuoi, ma non lo illudere. >
Lily annuì per poi seguire Alice in Sala Grande.

< Allora James, pronto per la grande serata? > Gli chiese Sirius osservando l'amico sistemarsi il farfallino del suo elegantissimo smoking nero.
< Agitato. > Rispose James nervoso.
< Andrà tutto benissimo. > Lo rassicurò Remus anche lui in procinto di finire di prepararsi, sorridendogli.
< E' strano pensare che è l'ultimo Natale che trascorreremo ad Hogwarts, no? > Peter si sedette sul letto, guardandoli uno ad uno.
I suoi amici.
Gli unici che gli avevano concesso una possibilità.
Gli unici capaci di essergli fedeli, per sempre.
< Già, è strano. > Gli fece eco James.
< Beh, pensa, l'anno prossimo potremmo essere Ministri della Magia! > Sorrise Sirius sedendosi vicino a Peter e dandogli un'affettuosa pacca sulla spalla.
< Certo! Ti ci vediamo proprio, sai Sirius? Con i piedi sulla scrivania, una bella segretaria bionda, il sigaro tra le labbra... già, ti immaginiamo proprio... > Sorrise Remus gettando un'occhiata significativa a James che rise.
< Scherzate pure voi due! > Sorrise Sirius ad una buffa immagine di sé così come lo avevano descritto i due amici, ancora alle prese con il loro abito.
< Insomma James, lo stai torturando quel farfallino! Ti cadrà a metà serata! > Lo rimproverò Remus appena ebbe finito di annodarsi la cravatta.
Si avvicinò allo specchio dove ancora l'amico stava rimirandosi e glie lo sistemò per l'ultima volta, sperando fosse la definitiva.
< Magari potrei strangolarmici... >
< Oh, certo, ma non ho intenzione di assistere allo spettacolo e... mi dispiace avvisarvi che si sta facendo tardi e le dame attendono... > Sirius diede un'occhiata all'orologio da taschino, accuratamente nascosto nella tasca del suo gilè e con molta non-chalance, si avviò per le scale che lo avrebbero condotto in Sala Comune.

La Sala Grande innevata era uno spettacolo a dir poco meraviglioso.
I quattro grandi abeti che come sempre decoravano i quattro lati della Sala risplendevano di luci argentate e fate color dell'arcobaleno.
I fiocchi bianchi, che cadevano dal soffitto Incantato della Sala, si interrompevano a metà percorso e risplendevano di mille colori quando attraversavano le luci che incorniciavano il banco delle bevande, fredda e splendida scultura di ghiaccio intagliato.
L'orchestra, poco più in là, diffondeva una sottile melodia, dolce e ipnotica ma ancora nessuno aveva aperto le danze.
Se i Professori da un lato discorrevano delle loro faccende, dall'altro gli studenti erano troppo impegnati a lanciare continue occhiate alla porta d'ingresso della Sala Grande, attendendo le loro dame e i più si lanciavano tra di loro occhiate nervose e imbarazzate allo stesso tempo.
Quelle poche coppie che avevano già avuto il piacere di incontrarsi, chiacchieravano allegramente, distribuendosi ai vari tavolini di ghiaccio che prontamente avevano sostituito le Tavolate delle varie Case.
< Alice, davvero! Non sono più sicura di voler scendere. >
Ma sulle scale c'era ancora qualcuno che discuteva...
Alice trascinò l'amica in un angolo, frustrata e impaziente.
< Vuoi prendermi in giro?!? Non ho davvero nessuna intenzione di aspettare che tu ti decida, l'appuntamento con Frank era quindici minuti fa! >
Lily sbuffò.
Se Alice nel suo vestito blu cobalto da principessa, che metteva in risalto i suoi cortissimi capelli biondi e i suoi occhi azzurro mare, era bellissima, Lily non era certo da meno.
Il vestito bianco perla che indossava, con la gonna ampia e il breve strascico, il corpetto che le lasciava la schiena scoperta e il fianco destro impreziosito da un disegno di pizzo e perline color argento, avvolgeva magnificamente la sua figura.
I capelli rossi raccolti in una graziosa crocchia che tuttavia non riusciva a racchiudere due ciuffi ribelli che le erano scesi ai lati del volto, mettevano ancora di più in risalto i suoi occhi verdi, adesso più grandi e le sue guance appena arrossate per l'agitazione e per il freddo che già le intorpidiva le mani.
< Davvero sto bene? > Chiese per l'ennesima volta.
< Lily, dico davvero, sei bellissima. Guardati, sembri una sposa! > Alice sorrise, sorridendole e abbracciandola.
< Andrà tutto bene, vedrai. > Le sussurrò in un orecchio.
< Anche tu sei bellissima. Frank ne rimarrà abbagliato. >
Alice arrossì e restò in silenzio.
A parte la tachicardia e un senso di pesantezza allo stomaco, Lily poteva tranquillamente affermare che era tranquilla e anche piuttosto a suo agio.
Doveva reggersi la gonna con una mano perché risultava essere davvero ingombrante sommata alle scarpe dai tacchi eccessivamente troppo alti per lei, abituata alle semplici scarpette della divisa.
James la aspettava in fondo alla scalinata.
Sirius aveva già raggiunto la sua bella e Remus anche, Peter invece, sembrava in evidente imbarazzo con la sua. Sorrise e scosse la testa al vederlo così timido e impacciato ma quando voltò la testa e incrociò due magnifici smeraldi esattamente di fronte a lui, deglutì a fatica e fu come se non sapesse più respirare né sbattere le palpebre.
< Ciao... cioè... wow... sei... bellissima. > Riuscì a balbettare alla fine.
< Grazie, anche tu. > Lily abbassò il volto e sorrise.
< A-Allora, entriamo? >
< Certo! >
Adesso che la Sala si era riempita, non c'era quasi nemmeno spazio per camminare e James fu costretto a stringere la mano di Lily e a trascinarsela dietro pur di non perderla tra la folla.
Le offrì da bere e mentre aspettava che anche James si servisse, ebbe modo di guardarsi intorno.
Mai la Sala Grande le era parsa più bella come in quel momento.
< Mi dispiacerà lasciare Hogwarts. > Disse osservando i fiocchi di neve.
< Già. Vorrei poter restare qui per sempre. > Rispose James.
< E non sentiresti la mancanza della tua famiglia? > Lily si voltò verso di lui, osservandolo.
< Dopo un po' ci fai l'abitudine. Perché tu? Non sentiresti la mancanza della tua? > Fu il suo turno di osservarla.
< Beh, è strano da dire, solo che, diciamo che non sono proprio la benvenuta in casa. Mia sorella mi odia. >
< Dici sul serio? E' terribile. > James parve davvero contrariato e Lily lo guardò per un istante con uno strano sorriso che sapeva di malinconia.
< Già, lo è. Dopo un po' ci fai l'abitudine. >
Ma non era così.
E lei lo sapeva.
Ma preferiva mentire.
< Tu sei una Strega brillante Lily, sei intelligente, simpatica e... bellissima. Insomma, non dovresti buttarti giù così. Hai così tante qualità che altri vorrebbero. > James la costrinse ad alzare lo sguardo verso di lui.
< Forse è proprio questo il problema. Sono troppo perfetta. Mia sorella mi invidia e ogni estate è sempre la stessa storia. > I suoi occhi sembravano pietra fusa.
< Non sa cosa si perde allora. > Le sorrise lui, prendendola per mano. < Le andrebbe di accompagnarmi in questo ballo, signorina? > Le chiese facendole un inchino e carezzando appena il dorso della sua mano con le labbra.
< Ne sarei onorata. > Rispose lei, inchinandosi a sua volta e ridendo.
Forse, solo per quella sera, avrebbe potuto dimenticarsi di tutto il resto.

James la seguì verso le scale, dove Lily si sedette, esausta.
< Queste scarpe mi stanno uccidendo. > Sospirò sfilandosene una e appoggiando l'attimo dopo la testa di lato vicino al muro.
Chiuse appena gli occhi.
Era stanca eppure non le sembrava di aver fatto nulla.
Gli incubi non le davano tregua, gli esami si avvicinavano e il suo rapporto con James stava inesorabilmente cambiando.
Sopraffatta da queste nuove emozioni, non aveva avuto nemmeno un attimo per pensare a lei.
Sembrava strano in verità, perché ci aveva pensato eccome, ma era come se fosse tutto così terribilmente distante, così terribilmente diverso dalla realtà che era abituata a vivere.
Era come se vivesse il tutto con gli occhi di qualcun altro.
< Sembri stanca... sicura non vuoi ti accompagni in Sala Comune? > Le chiese James, premuroso, accarezzandole la frangetta color rubino, sfuggita al controllo dei fermagli.
< Non preoccuparti. Sto bene. > Rispose lei, sorridendo appena, socchiudendo gli occhi e scrutandolo.
< Sei bellissima, te l'avevo già detto stasera? > Continuò James accarezzandole piano una guancia e sorridendo.
< Forse... > Rispose lei, sorridendo furba, avvicinandosi.
< Sei bellissima. > Le ripeté, mantenendo lo sguardo fisso sulle sue labbra.
Dovevano sapere di fragola.
O forse sapevano di tutti i sentimenti che gli agitavano il cuore.
Eppure non sarebbe bastato.
Non sarebbe bastata la morbidezza di quelle labbra, né il loro piacevole sapore dolce, né la sua chioma rubino che pian piano veniva liberata dalle costrizioni dei fermagli, sotto le sue docili dita, non sarebbe bastata la sua pelle diafana, appena arrossata per le carezze, né i suoi occhi verdi appena socchiusi.
James lo sapeva e forse anche Lily.
Avevano il fiato corto e le guance arrossate quando si separarono.
< Sicura non vuoi che ti accompagni? > Le sussurrò mentre l'aiutava a rialzarsi.
Lei scosse il capo, sorridente ed imbarazzata.
< Beh, allora... grazie. Per tutto. >
< Sono stata bene anch'io. > Gli sussurrò di rimando lei prima di sfiorargli di nuovo le labbra con le sue.

< Allora? >
Lily ebbe un colpo quando, intenta a richiudere la porta del dormitorio nel modo più silenzioso possibile, per evitare che le sue compagne di stanza si svegliassero, sentì la voce di Alice.
Si voltò di scatto, trovandola seduta sul suo letto, la schiena poggiata allo schienale di quest'ultimo, le braccia conserte e lo sguardo divertito e malizioso.
< Alice! Mi farai venire un colpo! Sei impazzita? > La guardò l'amica con cipiglio severo, recuperando il suo pigiama e scomparendo in bagno.
< Guarda che non la passi tanto liscia con me! > Alice l'aveva già raggiunta sulla porta.
Lily alzò gli occhi al cielo, mentre osservava la sua immagine riflessa nello specchio che si spazzolava con troppa energia i denti.
< Cos'è, hai intenzione di torturarmi? > Le domandò ironica.
< E' quello che farò se non mi dirai tutto di tua spontanea volontà. > Sghignazzò di rimando l'amica.
< D'accordo, mi arrendo. Cos'è che vuoi sapere? >
Non avrebbe ceduto così facilmente se non fosse stata così irrimediabilmente stanca e se non fosse stata così irrimediabilmente scioccata da ciò che le era accaduto quella sera.
Beh, non solo quella sera.
< L'hai baciato? >
Alice fremeva e i suoi occhietti azzurri che luccicavano di curiosità e giubilo, ne erano la prova inconfutabile.
< Mh... >
Il verso di Lily, piuttosto riluttante, non la scoraggiarono affatto.
< Quello era un si? >
< Si. > Rispose, sciacquandosi la bocca dagli ultimi residui di dentifricio.
< E com'è stato? >
< Non so. Diverso. >
< Diverso come? In senso positivo? >
< Si... credo di si. >
< Lo sapevo! Sapevo che prima o poi avresti cambiato idea su di lui! >
< Già, stranamente è quello che dicono tutti. Peccato fossi l'unica a non rendermene conto fino a qualche mese fa. > Rispose Lily, cupa, iniziando a spazzolarsi i capelli.
< Meglio tardi che mai, no? E poi, ti sei divertita, hai abbandonato i tuoi pregiudizi su di lui e lui ha lasciato in dormitorio la sua maschera da bullo arrogante. Non è poi stata così inutile come serata. >
< No. Non lo è stata affatto. Piuttosto, non dovresti essere con Frank? >
< Certo, se non tieni conto del fatto che sono le due di mattina. >
< Scherzi, vero? > Lily, la spazzola ancora in mano, si era voltata verso l'amica, incredula e sbigottita.
< No. Assolutamente no. > Sorrise Alice.
< Non mi ero resa affatto conto che fosse così tardi. > Arrossì, continuando a spazzolarsi i capelli l'attimo dopo, fingendo indifferenza.
< Già, l'avevo notato. >

< Vuoi stare zitto? Ci scoprirà! >
< Ma se dorme come un ghiro! >
< Se continui a fare rumore, si sveglierà e non sarà molto contento di quello che vedrà! >
< D'accordo, ma voglio farlo io! >
< Fuori discussione, lo farò io, insomma Felpato, combineresti un disastro! >
< Non posso assolutamente perdermi la faccia che farà. >
< Sirius... Sirius, no! non così... finirà dritta su James!-
SPLASH!
< come non detto. >
Remus sconsolato si portò le mani alla testa, mentre un infreddolito James "tornava alla vita" e un Sirius alquanto soddisfatto, sghignazzava malignamente.
< Ma che cavolo! Era gelata! > Protestò James alquanto contrariato, scostando le coperte e osservando il suo letto completamente fradicio, come lui del resto.
< Lo so. > Esclamò Sirius, in preda alle risate.
< Mi spiegate cos'è questa storia? >
< Il genio qui presente ha avuto la felice idea di fare uno scherzo a Peter ma come al solito non ha voluto darmi ascolto. > Remus guardò contrariato Sirius che si stava ancora rotolando dalle risate.
< Ah, ma davvero? > E senza attendere oltre, tranne il piccolo cenno di assenso di Remus, James con un balzo fu addosso a Sirius, iniziando scherzosamente a riempirlo di pugni, mentre l'amico, incapace di trattenersi, continuava a sghignazzare, non riuscendo nemmeno a difendersi se non con qualche movimento delle braccia debole ed inutile.
< Stupido cagnaccio! > Lo rimproverò alla fine, alzandosi, stremato e ricadendo sul suo letto a peso morto.
< Avresti dovuto vederti! Che faccia! > Rispose Sirius, riprendendo fiato, semi sdraiato sul pavimento freddo.
< Non crederai di passarla liscia? >
< Oh, andiamo James! Sono il tuo migliore amico! >
< Risparmiati pure quell'occhiata da cane bastonato, perché con me non attacca. > Sorrise l'amico di rimando.
< Com'è andata con Lily? > Intervenne Remus, lanciando un'occhiata torva ad un Sirius che per alzarsi aveva rovesciato metà del baule di Peter, provocando le grida isteriche di quest'ultimo, prima di fiondarsi in bagno.
< Direi bene. Ci siamo baciati... >
Remus sorrise, prendendo posto vicino a lui.
< Sareste una coppia perfetta se solo tu decidesti a mettere la testa a posto. >
< Ci sto provando, Rem, ci sto provando. > Sorrise anche lui, mentre si forzava ad alzarsi per prepararsi per la colazione.

< Quindi ora state insieme? >
< Potresti abbassare la voce, Myriam? > Lily imbarazzata, si guardò intorno, ma fortunatamente nessuno aveva fatto caso a lei e alla sua comitiva di amiche chiacchierone, appena entrate in Sala Grande per la colazione.
< Insomma, è un si o un no? > Bisbigliò allora l'amica avvicinandosi leggermente per farsi sentire.
< Non lo so! Insomma, non così in fretta per lo meno! >
< Lily stiamo parlando di James Potter, non di un ragazzo qualsiasi. Non ti aspetterà per sempre! > Ribadì, sempre sottovoce, Sylvia.
< Volete smetterla di deprimerla così? Se l'ha aspettata per sette anni, uno in più, uno in meno... non sarà certo questo a fare la differenza. > Intervenne Alice, agitando subito dopo la mano in direzione di Frank, già intento a masticare un cornetto alla marmellata.
< Sarà, ma fossi in te non mi adagerei troppo sugli allori... > Myriam si strinse nelle spalle, mentre prendevano posto all'estremità della Tavolata.

Nota di fine capitolo: Poche parole solo per farvi vedere un'immagine. ^^

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E' da qui che ho preso ispirazione per il vestito di Lily anche se alla fine l'ho modificato nel colore ^^

COMMENTATE?!?

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Capitolo 21
*** White Christmas ***


Ehilà, salve a tutte! ^^ Stranamente in questo periodo sto aggiornando più spesso del solito, quasi non ci credo nemmeno io XD! In ogni caso, come al solito, è mio dovere ringraziare quelle 100 persone e più che leggono *.* (Grazie mille! ^^) e quelle 39 che hanno inserito la Ff tra i preferiti (Grazie tante anche a voi *.*) e ovviamente a coloro che commentano assiduamente ^^:

giusyangel: Effettivamente, il vestito è davvero stupendo e concordo, chi non lo vorrebbe un vestito del genere? ^^ Grazie spero ti piaccia anche questo capitolo! Un bacio! *.*

germana: beh, suppongo che lo scoprirai presto il loro comportamento post-ballo natalizio XD! Grazie mille anche a te e un bacio! *.*

zukkyna: Massì urla pure, tanto chi ti sente! XD In ogni caso, bando alle ciance e grazie anche a te, mia fedele sostenitrice, spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento. Un bacio! *.*

Bellis: Uh, che bello! Una nuova lettrice e commentatrice! *me zompetta per la casa felice* sono contenta che la storia ti sia piaciuta da subito, le cose sono più complicate di quanto sembrano ma tutto si risolverà, ti ringrazio per i complimenti (*.*) che mi hanno fatta sciogliere e soprattutto ringrazio te per aver commentato! Un bacio ^^ mi raccomando ci tengo a sapere cosa pensi anche di questo capitolo! ^^

Ed ora, ENJOY!

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20. White Christmas

< Ramoso! Ramoso, dai! Vuoi svegliarti si o no? Abbiamo del lavoro da fare! >
Erano appena le sette del mattino di una bellissima giornata che si annunciava come la Vigilia di Natale e Sirius stava gentilmente scuotendo un assonnato James, che pancia in giù e bocca semi aperta continuava a ronfare tranquillamente.
< Sirius, insomma, sono le sette del mattino! Potresti anche fare a meno di fare tutto questo rumore! > Protestò Remus sollevandosi sui gomiti per vedere cosa stava succedendo e lanciando una nuova occhiata alla sveglia sul comodino.
< Abbiamo una festa da organizzare! > Protestò l'amico abbandonando per un attimo il piano per il quale avrebbe dovuto sbattere sempre molto gentilmente, il suo cuscino sulla testa di James.
< Ancora con questa storia?!? > Remus alzò gli occhi al cielo, profondamente contrariato dall'iniziativa.
Sirius senza neanche degnarlo di un altro sguardo stava intanto cercando di soffocare James con il cuscino, spargendo piume bianche un po' ovunque.
< Sirius! Ma cosa ti salta in mente! > Protestò l'amico finalmente sveglio, liberandosi del cuscino che rischiava di soffocarlo da un momento all'altro e inforcando gli occhiali abbandonati sul comodino la sera prima.
< Sono esattamente dieci minuti che tento invano di svegliarti. Dobbiamo organizzare una festa. > Sbuffò Felpato ormai spazientito.
< Una festa? >
< Si! Per festeggiare il Natale! Andiamo Ramoso è l'ultimo anno, dobbiamo distinguerci almeno per l'ultima volta, o no? >
James non parve molto convinto, come poco convinto lo era anche Remus.
< Non lo so Sirius... insomma... una festa, stasera? E' un po' tardi per organizzare il tutto... >
< In verità, il problema dovrebbe essere la natura della festa, non il come organizzarla... > Ribadì Remus, incrociando le braccia al petto.
James voltò la testa nella sua direzione e lanciando subito dopo uno sguardo a Sirius e uno a Remus, alternativamente.
< Rem! Devi essere sempre, per forza, così... noioso? Insomma, è l'ultimo anno! >
< Appunto, è l'ultimo anno! Dovremmo essere cresciuti ormai! >
< Ma non è mai morto nessuno ad una festa! > Sbottò Sirius sbottando e lanciandosi a peso morto sul suo letto.
< James, dovresti dirgli qualcosa! Tu sei un Caposcuola! > Remus si rivolse a lui, congelando un James in procinto di scostare le coperte per alzarsi.
Il moro rimase interdetto mentre sentiva gli sguardi dei suoi due amici puntati addosso.
Era un Caposcuola, ed era cresciuto, ma in quell'ultimo periodo non aveva fatto altro che studiare, fare le ronde ogni sera, presenziare alle riunioni dei Capiscuola e occuparsi di quell'assurda situazione sullo Specchio. Senza contare il Quidditch. Sentiva davvero il bisogno di staccare un po' la spina.
< Non lo so, farebbe bene a tutti staccare un po' dalla scuola e dalla preoccupazione per gli esami, no? > Rispose infine, puntando lo sguardo su Remus in particolare.
Quest'ultimo parve rifletterci per un attimo.
Avevano studiato tutti più di quanto non avessero mai fatto, in quegli ultimi mesi e stranamente le Malandrinate erano finite all'ultimo posto nella classifica di tutti.
Senza contare che di lì a poco ci sarebbe stata luna piena e avrebbe dato qualsiasi cosa, seppur per una sera soltanto, pur di non pensare al suo "piccolo problema peloso".
E non aveva nessuna voglia di litigare.
< D'accordo. Ma questa è davvero l'ultima volta che sostengo una qualsiasi vostra idea illegale! > Sbuffò infine, l'ombra di un sorriso.
< Sono sei anni che continui a dirlo. > Gli fece notare James con un sorriso affacciandosi dalla porta del bagno.
E Remus fu costretto ad acconsentire anche a questo.
< Vedrai che ti diverti! Magari conosci anche una bella ragazza. > Sirius gli diede un amichevole pacca sulla spalla, scompigliandogli poi i capelli.
< Ancora con questa storia, Sir? Non ho bisogno di nessuna! Se vuoi te lo scrivo. >
< Non potrai rimanere solo a vita! >
< Certo che posso! > Protestò.
< No, tutti hanno bisogno di qualcuno. Credo che se qui c'è qualcuno che non ha ancora recepito il messaggio, quello sei tu, Remus. >
< E va bene! Stranamente questa è la giornata in cui non dico niente di buono! > Sbuffò alzandosi per iniziare a vestirsi.
Sirius gli lanciò uno sguardo eloquente che Remus parve non cogliere.
< Ti serve solo un po' di svago. >

< Sembra che per questo Natale il Castello sarà più pieno del solito. Nessuno ha voluto saperne di tornare a casa. > Proclamò Alice, facendo il suo ingresso in dormitorio e cogliendo le amiche nell'atto di vestirsi.
< E tu come lo sai? > Le chiese Lily alzando lo sguardo dal suo baule.
< La Sala Comune è impraticabile e sono solo le otto di mattina! > Prese posto sul letto dell'amica osservando Miriam cercare di svegliare Sylvia.
< Saranno rimasti troppo tramortiti dal Ballo dell'altro giorno. > Rispose Lily sorridendo mentre iniziava a spazzolarsi i capelli, quella mattina lisci.
Alice fece spallucce.
< Ho una fame! Scendiamo a colazione? > Proruppe poco dopo, lanciando uno sguardo per la stanza per accertarsi di avere l'approvazione di tutte.
< D'accordo. > Proruppero quasi in coro prima di scoppiare a ridere.
Come predetto da Alice la Sala Comune era impraticabile per quell'ora insolita del mattino. Gli studenti più piccoli erano quasi tutti intenti a terminare una partita di Gobbiglie particolarmente impegnativa, mentre le ragazze sembravano tutte riunite in cerchio nelle vicinanze del fuoco a bisbigliare in una maniera che a Lily parve vagamente sinistra.
Gli schiamazzi più grandi tuttavia provenivano dal cortile della Scuola dove decine di studenti stavano disputendo la più colossale battaglia a palle di neve nella storia di Hogwarts.
La Sala Grande non era da meno.
Se negli anni precedenti Lily aveva considerato le feste natalizie come il periodo più tranquillo per potersi rinchiudere in Biblioteca e ripassare o semplicemente concentrarsi su un buon libro, dovette ricredersi quando notò tutte e quattro le Tavolate stipate di studenti.
Sembrava quasi si fossero duplicati in quei giorni.
Solo la Tavolata dei Grifondoro sembrava stranamente deserta, eccezion fatta per i Malandrini, Frank e qualche studente più piccolo che si accingeva a consumare la colazione.
< Dove sono tutti? > Chiese Alice, corrucciata, prendendo posto accanto a Sirius in modo tale da avere Frank di fronte.
< In cortile. Giocano a palle di neve. > Rispose quest'ultimo riempendosi per quella che era la quarta volta in dieci minuti, la tazza di cereali.
< E come mai voi non siete tra loro a combattere? > Chiese Lily, sorridendo furbescamente e prendendo posto accanto a James.
< Gli ho praticamente vietato di prendervi parte. > Rispose Remus.
< Ah si? Come mai? >
< Storia lunga. Consideriamola pure una piccola rivincita. > E il suo sguardo eloquente cadde su Sirius che tuttavia non batté ciglio.

Nonostante il clima festoso che si respirava all'interno del Castello e fuori, visto che gli studenti non avevano smesso nemmeno un attimo di giocare a palle di neve con la partecipazione piuttosto attiva anche dei più piccoli, Lily Evans preferiva stare da sola.
Era la prima volta che le capitava di rimanere a scuola per le vacanze natalizie, solitamente i suoi genitori insistevano così tanto che lei proprio non riusciva a dire di no.
Peccato che quella che si respirava nella modesta villetta di casa Evans, non fosse proprio un'atmosfera natalizia...
Sua sorella sempre così fredda nei suoi confronti e i suoi genitori che sembravano sempre di più dispiaciuti di quella situazione, senza contare la presenza in famiglia del fidanzato di Petunia, Vernon che non aveva fatto altro che peggiorare la situazione, la gettavano in uno sconforto dal quale era difficile scappare.
Solitamente si rinchiudeva nella sua stanza, cercando di finire i compiti e fingendo che tutto andasse bene.
E questa volta, anche se lontanissima dalla sua famiglia, non era andata diversamente.
Rinchiusa in Biblioteca, sola, fatta eccezione per la bibliotecaria che sembrava tutta presa nella compilazione di alcune pergamene e qualche primino in cerca del libro adatto per terminare la sua relazione per il professore di Incantesimi, cercava di terminare il tema per Lumacorno, nonostante il suo sguardo indugiasse un po' troppo spesso sulla lettera ricevuta dai suoi genitori quella mattina poco dopo la colazione.
I loro soliti auguri di buon Natale, ma non c'era la firma di Petunia in fondo al foglio.
E la consapevolezza di aver perso la sua prima vera amica la trafisse con violenza mentre si decideva a chiudere la lettera in un libro, riprendendo a scrivere l'attimo dopo.
Il cigolio della porta tuttavia, la distrasse nuovamente, portandola ad alzare gli occhi sulla figura di James Potter.
< Ma tu non fai altro che studiare? > Le chiese sedendole accanto e sbirciando il foglio.
< Quello che non fai tu, Potter. > Rispose, riprendendo a scrivere.
< E' Natale, non lo sai che a Natale sono tutti più buoni? >
< E con questo cosa vorresti dire? > Gli chiese, improvvisamente stufa della sua presenza lì.
James incrociò le mani dietro la testa, poggiando la schiena contro la sedia.
< Niente... insomma, non sembri particolarmente felice. > Le rispose tranquillo, osservandola.
Lei tuttavia, riprese a scrivere sbuffando.
< Non sono affari tuoi. >
Accidenti! Non avrebbe voluto essere così dura! Insomma, solo due giorni prima l'aveva baciato e anche se questo magari, non cambiava le cose tra di loro, almeno non nel senso lato del termine, aveva aperto un piccolo spiraglio.
< Ok, d'accordo. Penso solo che prima o poi ti farebbe bene parlarne. Non puoi tenerti sempre tutto dentro. >
< Cosa ne sai tu? Niente! E pretendi di sapere sempre tutto! > Si era alzata in piedi, raccogliendo frettolosamente le sue cose e chiudendole nella tracolla, gli occhi lucidi per le lacrime che non voleva mostrare.
< Lily! Ehi, aspetta! > James l'aveva rincorsa fuori della Biblioteca, ma il passo deciso e veloce della ragazza, lo seminarono.
< Accidenti! > Si rimproverò portandosi una mano tra i capelli.

La Torre di Astronomia era certo un bel posto dove rintanarsi a pensare.
E nonostante la festa in Sala Comune fosse già un successo, James non aveva poi tutta questa voglia di prendervi parte.
L'aveva organizzata lui, certo, insieme a Sirius e a Remus anche se contrario, e persino Peter si era dato da fare per sgraffignare qualcosa da mettere sotto i denti nelle cucine, ma non aveva voglia di star seduto su una poltrona, sorseggiando Burrobirra e facendo finta che la festa lo stesse divertendo.
In realtà, non sapeva perché era lì.
Non c'era la ronda quella sera e aveva pensato che potesse essere un buon posto per stare da solo, ad osservare il cielo.
Dopotutto, era la Torre più alta del Castello.
Tuttavia, non riusciva ancora a capacitarsi di come ci fosse finito sulla Torre di Astronomia.
Certo, aveva pensato di andarci.
Nella sua mente l'immagine di lui, seduto che osservava il cielo gli si era dipinta nitida, eppure era come un pensiero confuso.
Qualcosa che vorresti fare e che al contempo non vorresti fare.
Qualcosa di contraddittorio.
Come se non l'avessi pensato a mente lucida.
Era uscito dal Buco del Ritratto, le mani in tasca, il maglioncino della divisa abbandonato chissà dove, nonostante avesse freddo, come la sua cravatta.
La camicia appena sbottonata.
Aveva iniziato a camminare con lo sguardo basso.
E quando aveva trovato sul suo cammino una scala, l'aveva salita, senza rifletterci.
Il cielo stellato l'aveva invaso, nel vero senso del termine, una volta arrivato in cima e alzato gli occhi.
Si era seduto e aveva continuato a riflettere, lo sguardo all'insù.
< Ehi! > La figura leggera di una ragazza non era riuscito a distrarlo.
Si era seduta accanto a lui, sussurrando.
< Come mi hai trovato? > Le chiese.
Lily fece spallucce.
< Istinto femminile suppongo. Cosa ci fai qui tutto solo? > Rispose.
James scosse la testa.
< La festa in Sala Comune non è più una festa se manca il capo dei Malandrini. > Sorrise lei, osservandolo.
< Non importa. Solo per curiosità, tu eri alla nostra festa? > Le chiese con aria indagatrice.
Lily annuì, continuando a sorridere.
Si odiava per come l'aveva trattato quel pomeriggio e voleva rimediare in qualche modo.
< Da che mondo è mondo, non ho mai visto Lily Evans ad una festa organizzata dai Malandrini! Devi essere di nuovo malata! >
< E dai! So divertirmi anch'io quando voglio! > Sbuffò, assestandogli un piccolo schiaffo sul braccio, incrociando subito dopo le braccia al petto.
< Uhm... ne dubito, ma se ti fa piacere... > Le rispose, osservandola sbuffare.

Come quella notte in Sala Comune.
Adorabile.

Sorrise.
< Ed io che ero venuta per chiederti scusa! > Sbuffò di nuovo.
< Per cosa? > < Per oggi pomeriggio. Ti ho trattato male quando so che l'unica cosa che volevi era cercare di farmi ragionare. Mi dispiace. > Gli disse, dimenticando per un attimo il motivo dei suoi continui sbuffi.
< Perdonata! Anche io ho la mia dose di colpa. Insomma, sembravo venuto per farti una predica, non per consolarti... >
Lily gli sorrise e abbassò lo sguardo.
< Beh, sono certa che in certe cose non cambierai mai. >
< Ad esempio in quali? >
< Sei tremendamente vanesio, sai? >
< Ma davvero? >
< Si. Tremendamente, orribilmente vanesio. > Lo provocò lei, un sorriso furbo che gli aleggiava sulle labbra.
< Attenta Evans, conosco il tuo punto debole! > La avvertì, lo stesso sorriso disegnato sul suo bel volto.
< E io conosco il tuo. >
< Ah, è così? Vuoi la guerra? E guerra avrai. > Le disse iniziando a pizzicarle i fianchi.
Lily iniziò a ridere, piegandosi in avanti per contrastare il movimento della mani di lui, ma con scarso successo.
< Ok, ok, mi arrendo! > Implorò alla fine.
James smise di farle il solletico, sorridendo vittorioso.
< Sei un imbroglione! Così non vale! > Protestò incrociando di nuovo le braccia al petto e sbuffando per quella che era la decima volta da quando aveva messo piede nella Torre.
James le rubò un bacio sulla guancia.
< Sei ancora più bella quando ti arrabbi, sai? > Le disse riposizionando gli occhi al cielo, alle stelle che quella notte sembravano essere milioni.
Lily arrossì appena, alzandosi, facendo leva con i palmi delle mani sul pavimento freddo e si avvicinò alla ringhiera di pietra, ammirando la vista del parco e i migliaia di punti luminosi che indicavano le luci ancora accese nelle camere degli studenti, impazienti di veder scoccare la mezzanotte per poter aprire i loro regali.
Sorrise mentre un leggero venticello le scompigliava i capelli.
< A cosa pensi? > James le si era avvicinato, osservando rapito il suo sguardo perso e stranamente felice.
< Non lo so. Tutto sta cambiando. >
< Cosa intendi? >
< Il mondo lì fuori, noi, tutti qui dentro stiamo cambiando. >
< Ed è una brutta cosa? > Le chiese avvicinandosi.
< Non per forza, no. > Gli sorrise specchiandosi nei suoi occhi castani, nonostante fossero coperti dalle lenti degli occhiali.
James le sfiorò le labbra con un dito prima di chinarsi a baciarla.
Lily non si oppose, circondando il collo del ragazzo con le braccia e scompigliandogli i capelli, avvicinandolo sempre di più a lei.
La campana di mezzanotte, li riscosse, separandoli.

Strano il freddo che sentiva adesso che James non era più vicino a lei.

< Beh... allora Buon Natale. > Le sussurrò prima di farle scivolare in mano un pacchetto color avorio.
Lily lo scrutò qualche minuto prima di decidersi ad aprirlo.
Una bellissima chiave di ferro, dall'aria molto antica, risplendeva nella sua mano, bellissima.
La accarezzò con un dito, meravigliata.
Sembrava stupido e troppo scontato, ma nessuno le aveva mai fatto un regalo così bello.
Lo abbracciò di slancio, lasciando cadere a terra la scatolina e stringendo nella mano il suo primo regalo di Natale di quell'anno.
< Grazie. > Gli sussurrò.
< Davvero ti piace? >
Lily annuì.
< Anch'io ho qualcosa per te. > Annunciò poco dopo, allontanandosi per prendere la tracolla, frugarvi per un po' all'interno prima di estrarne un pacchetto un po' più voluminoso di quello che le aveva dato James, color verde pino e porgerlo al ragazzo.
< Accidenti, è più grande del mio! > Rise James.
Lily lo accompagnò.
Gli occhi gli brillavano così tanto mentre osservava la neve cadere in quella strana bolla di vetro che a Lily sembrò un bambino di fronte al suo primo regalo.
< Ai Babbani piacciono molto. > Gli spiegò Lily.
Rotonda e con una piccola casetta al centro illuminata e l'alberello di Natale nel giardino, i bambini impegnati nella realizzazione di un pupazzo di neve, la piccola ampolla di vetro continuava ad essere riempita di quella strana polvere bianca che rappresentava la neve.
Lily le aveva fatto un incantesimo cosicché le lucine dell'albero di Natale si accendevano e si spegnevano ad intermittenza così come le decorazioni intorno alla piccola casa e i bambini si muovevano lanciandosi piccole palle di neve.
< Grazie. E' bellissima! > James le rubò un bacio e Lily fu felice che il regalo gli fosse piaciuto.
Aveva girato per Hogsmeade con Alice un intero pomeriggio prima che le venisse in mente l'idea della palla di vetro innevata.
< Di nulla. Sono contenta ti piaccia. > Si sedette accanto a lui per terra aiutandolo a rimettere nel cartone il suo regalo e a chiuderlo in modo che non si rompesse.
< Credi che gli altri ci abbiano dati per dispersi? > Le chiese James poco dopo.
< Non lo so. A quest'ora staranno già festeggiando. > Gli rispose.
< Che ne dici di unirci a loro? >
< Andiamo! > Si alzò, recuperando la sua tracolla e iniziando a correre giù per le scale.
< Ehi! Dove hai intenzione di scappare? >

Le feste natalizie sembrarono volare.
I giorni si susseguivano quasi come uno scherzo ben pianificato.
Ma niente era più lo stesso.
La Gazzetta del Profeta continuava a lanciare segnali d'avvertimento per la popolazione magica e non e lettere di genitori sempre più preoccupati per i propri figli, piovevano all'ora di colazione su studenti che con mani tremanti ne scartavano la busta bianca, paurosi di scoprire la verità, impauriti da quello che poteva essere successo.
Lily ormai aveva perso il conto delle ragazze e dei ragazzi che scappavano dalla Sala Grande piangendo, accasciandosi contro il muro poco prima delle scale.
Il rumore dei singhiozzi era inconfondibile.
Aveva paura per la sua famiglia e nonostante non ne desse sentore alcuno, seguiva con ansia il percorso dei gufi sopra la sua testa, tirando un sospiro di sollievo quando l'unica cosa che le veniva recapitata era la Gazzetta del Profeta del giorno.
" Le famiglie Babbane saranno le prime ad essere sterminate. " aveva sentito dire da Mulciber un paio di sere prima con i suoi compari che subito avevano preso a ghignare.
Non ne era sorpresa.
In fondo era al corrente che per un Mago o una Strega nascere in una famiglia Babbana di quei tempi era pericoloso, ma proprio non riusciva a capirne il perché.
Erano tutti essere umani o no?
Se negli anni precedenti era riuscita a sopportare le occhiate di disprezzo e i versi di disgusto dei Serpeverde quando incrociava la loro strada e persino gli insulti di Piton, adesso non era più sicura di riuscire a far prevalere la sua parte coraggiosa e orgogliosa, quella che non aveva paura di rispondere per le rime.
E più ci pensava più sentiva di essersi persa.
Persa in meandri sconosciuti dai quali non era sicura sarebbe riuscita a riemergere.
Il rumore di un libro che veniva chiuso la riscosse dai suoi pensieri.
Non si era nemmeno resa conto di essersi incantata a fissare il fuoco nel caminetto.
< Non stai studiando. Cos'hai? > Le chiese James prendendo posto sul divano e dando una vaga occhiata al titolo dorato impresso sulla copertina del libro.
< Niente, devo essermi distratta. >
< Beh, l'ho notato. Preoccupata per il test di domani? >
< Forse. >
< Forse?!? Ok, qui c'è davvero qualcosa che non va. > Le rispose scuotendo la testa in senso di diniego, posando il libro sul tavolino che aveva di fronte.
< No, davvero, sto bene. Sono solo stanca. Magari vado a dormire. >
< Non è neanche ora di cena, Lily. > James le sorrise divertito, bloccandole il polso quando una Lily decisa, aveva tentato di raggiungere le scale del dormitorio femminile, tirandola accanto a sé.
< Allora, luce dei miei occhi, cos'è che ti turba? > Le aveva chiesto poi, con fare ammiccante, passandole un braccio intorno alle spalle.
Lily lo guardò torva per un paio di secondi, poi ritornò a concentrarsi sulle fiamme del caminetto di fronte a lei.
< Allora? > La incalzò lui. Gli sembrava di parlare da solo in verità.
< Non lo so. Li hai letti i giornali, no? Morti e stragi dappertutto. E ho paura per la mia famiglia. > Si arrese lei alla fine, torturandosi l'orlo della gonna con le dita.
< Lily, non c'è niente che tu possa fare per loro, adesso e credimi quando ti dico che non potrebbero essere più al sicuro di come lo sono adesso. Vedrai che staranno bene. > Tentò di rassicurarla stringendola a sé un po' più forte.
Lily annuì distrattamente.
Non ne era del tutto sicura, ma in fondo James aveva ragione, non c'era nulla che potesse fare per loro al momento.
Erano tutti sulla stessa barca.
Non potevano fare altro che aspettare.

COMMENTATE?!? ^^

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Capitolo 22
*** Don't Try To Talk To Me! ***


Ciao a tutte! Immagino oramai siate più che abituati ai miei irrimediabili ritardi e ora come ora, non cercherò certo di trovare scuse. La verità è che ho avuto tantissimo da fare con la scuola che mi ha rubato gran parte del mio tempo libero in aggiunta al resto e siccome porto avanti anche un'altra storia e di solito le posto contemporaneamente, volevo aspettare che finissi di scrivere anche l'altro capitolo, che è stato un vero parto cesareo *sospira*. Per cui, mi dispiace davvero tantissimo. Spero di farmi perdonare al più presto!

Passiamo intanto ai ringraziamenti, doverosamente dovuti XD:

myki: Niente esasperazione di chiacchiere, non preoccuparti! Anzi! Le recensioni più lunghe sono, meglio è. Sono contenta tu sia ritornata tra le mie pagine e chiedo venia per il ritardo... grazie per i complimenti. Un bacione! *.*

giusyangel: Grazie per i complimenti e per la tua costanza nel recensire! Un bacione e scusa anche a te per il ritardo!

zukkyna: XD Non credo affatto tu sia pazza! Comunque ti ringrazio per la tua costanza e ti chiedo scusa del ritardo, spero di farmi perdonare, almeno in parte! Un bacione! *.* Grazie!

germana: Grazie! Scusa per il ritardo, non sai quanto mi dispiace essermi fatta attendere per così tanto! Un bacione! *.*

Ed ora, ENJOY!

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21. Don't Try to Talk With Me!

< James? Gentilmente, potresti spiegare a questa testa di rapa che il baule che si trova ai piedi del mio letto è il mio e che il suo è ai piedi del suo letto? > Erano appena saliti in dormitorio per la notte, dopo una cena trascorsa più lentamente del solito, visto che da come avevano sentito dire, nelle Cucine c'era stato qualche problema e Remus aveva appena ritrovato il suo baule praticamente sottosopra, appena uscito dal bagno.
James per tutta risposta sorrise, infilandosi sotto le coperte alla svelta, abbandonando gli occhiali sul comodino.
< Non c'è bisogno, io ho capito perfettamente, ma i miei calzini preferiti sono scomparsi! > Si lamentò di rimando Sirius, le mani ai fianchi.
< E da quando hai dei calzini preferiti? >
< Da sempre! >
< Beh, visto che hai messo a soqquadro il mio baule, con l'unico risultato di non trovarci niente di tuo, adesso puoi anche rimetterlo a posto visto che il casino l'hai fatto tu! > Protestò Remus, indispettito da quell'assurda situazione.
< Non ci penso neanche! Il baule è tuo! >
< Si ma hai fatto tu il disastro! >
< Non ci penso nemmeno! > E detto questo si intrufolò nel suo letto, tirando le tende rosse.
Remus sospirò afflitto, chinandosi a raccogliere le camicie sparse nella stanza, sotto lo sguardo divertito di James, rintanato sotto le sue coperte, solo la testa che ne fuoriusciva.
< Sicuro non ti serva aiuto, Rem? > Gli chiese dopo cinque minuti e il settimo sbuffo arrabbiato da parte dell'amico.
< No, grazie, ho quasi fatto. > E sbuffò di nuovo.
James rise piano, rigirandosi nelle coperte.
Ritornò serio l'attimo dopo.
L'incubo che sembrava aver deciso di dargli tregua era ritornato a tormentare le sue notti. Aveva paura.
Ogni volta il tutto gli sembrava così tremendamente reale che faticava ad addormentarsi di nuovo: il respiro affannato, il volto sudato e i brividi che lo scuotevano, tentava di non fare rumore e di non svegliare gli altri mentre la mente ritornava lucida e la vista tornava chiara e nitida grazie agli occhiali afferrati al volo dal comodino.
Avrebbe dato davvero qualsiasi cosa pur di sapere di che cosa si trattasse.
Le figure continuavano a rimanere poco chiare, sfocate mentre le grida invece sembravano aumentare di volume ogni notte.
Sempre più forti, sempre più forti...
La testa gli scoppiava se solo tentava di riportarle alla memoria.
Ma sapeva fingere e bene anche.
Erano settimane che non accennava nulla a nessuno, nemmeno a Lily, invischiata anche e non meno di lui, in quel " pasticcio ".
Era conscio di quello che era giusto fare: andare a parlarne con Silente ma era come paralizzato dalla paura, c'era qualcosa che lo frenava, una vocina sottile nella sua testa che continuava a convincerlo che forse non era quella la cosa più giusta da fare.
< Remus? > Chiamò poco dopo, sicuro che nonostante Remus si fosse già messo a letto, non si sarebbe addormentato facilmente.
< Uhm? > La voce dell'amico gli giunse ovattata dalle coperte pesanti.
< Credi davvero che dovremmo parlarne con Silente? Voglio dire, sono ancora sicuro che sia la cosa giusta da fare, ma c'è qualcosa che mi blocca, credo. >
< Si, James, ne sono ancora convinto. Siamo troppo inesperti per cavarcela da soli questa volta. >
< Già, è vero. Credi che riuscirà a trovare una soluzione? >
< E' Silente, no? Sa sempre cosa fare. >
< Già. Vero anche questo. >
< Senti, James, è solo questo che ti preoccupa? >
< Si... perché? > Forse non era solo quello.
Remus scrollò le spalle.
< Non lo so. Così, per chiedere. >
< Si. Cioè, non ho nessun altro problema. >
< E con Lily? >
< Non voglio affrettare troppo le cose. >
< Anche perché ti darebbe di nuovo il benservito. > Sorrise Remus.
< Beh, credo ne sarebbe più che capace. > Rise James, piano.
Si voltò dall'altro lato, lanciando uno sguardo al cielo scuro che si stagliava al di là del vetro della finestra per metà appannato.
Chiuse gli occhi con la speranza di addormentarsi subito tuttavia dopo pochi istanti cadde in un sonno agitato.

La vista delle scale lo confondeva, sembravano non terminare mai.
Una spirale infinita di gradini che avevano tutta l'aria di essere freddi, scomodi, quasi ostili.
Cercava di capire dov'era ma non riusciva a distinguere nulla. Forse legno.
Sentiva caldo, ma non il caldo piacevole del sole estivo sulla pelle, no.
Un caldo opprimente, soffocante, che ti lasciava la pelle appiccicaticcia come se avessi dimenticato di farti la doccia per più di un mese.
Scoprì poco dopo che poco più in là c'era un camino, di pietra, rustico, bellissimo ma che in quel momento gli parve privo di conforto alcuno.
Anonimo.
E poi sempre quella strana figura che reggeva qualcosa in braccio e che gli si avvicinava lentamente, con delicatezza.
Avrebbe giurato fosse una donna se solo fosse riuscito ad intravederle il viso.
Ma i contorni erano sfocati, il volto anonimo, una macchia rosa indistinta che i suoi occhi faticavano a focalizzare.
Sembrava vicinissima, avrebbe potuto sfiorarla, ma quando allungò il braccio si rese conto della distanza che li separava.
Come se lei fosse in cima alla spirale di scale e lui in basso.
Avrebbe provato e riprovato ma quella scala sembrava lottare contro di lui, impedendogli di raggiungere quello che voleva, quello che sentiva essere suo, appartenergli in qualche modo.
E quelle grida, insopportabili.
Dei singhiozzi e le lacrime calde che solcavano il volto della donna senza volto.
Gli sembrava quasi di riuscire a vederle, scorrere lungo le sue guance, senza poter far nulla per asciugarle.
Forse era morto.
Doveva essere così, perché aveva paura e all'improvviso aveva freddo, un freddo pungente che gli era penetrato nel petto, all'altezza del cuore, togliendogli il respiro.
Ma quelle urla...

Si svegliò di soprassalto, sudato e ansimante.
I gomiti piantati nel materasso e il busto leggermente sollevato aveva dato un'occhiata in giro, ma sembrava tutto normale.
Sirius, Remus e Peter dormivano tranquilli.
Si asciugò il sudore sulla fronte con il dorso della mano e inforcò gli occhiali.
La finestra era socchiusa ma lui aveva caldo.
Come in quella stanza.
Scostò le coperte, mettendosi a sedere, facendo sporgere le gambe oltre il bordo del letto.
Respirò piano, cercando di far smettere il suo cuore di battere così forte, fin quando un leggero ticchettio alla finestra non lo riscosse.
Quello che sembrava essere un foglietto piegato alla meno peggio, picchiava sul vetro per richiamare la sua attenzione.
Un'ultima occhiata per assicurarsi che stessero tutti dormendo e poi si alzò, aprendo la finestra, agguantando il foglietto prima che il freddo lo raffreddasse del tutto e tornò a sedersi.
Lo scartò lentamente evitando di fare rumore, riconoscendo da subito la calligrafia ordinata a precisa di Lily.
Sorrise appena.

So che sei sveglio. Lo hai visto anche tu, no? Ho paura, scapperei se potessi. Il buio qui mi opprime.

Lily

Lo rilesse più o meno una decina di volte prima di decidersi a rispondere.
Afferrò una boccetta di inchiostro dal primo cassetto del suo comodino e una piuma e scribacchiò velocemente.

L'ho visto anch'io, si. Perché non scendi in Sala Comune? Ti aspetto lì.

James

Quando scese in Sala Comune la trovò lì, rannicchiata sul divano che si torturava le mani e guardava il vuoto.
I capelli raccolti in una coda di cavallo disordinata, il pigiama rosa che la faceva assomigliare ad una bambina.
James sorrise prima di rendere nota la sua presenza.
In mano aveva una coperta a stampo scozzese che si portava dietro dal suo primo anno ad Hogwarts ma che era rimasta sepolta nel suo baule fino a quel momento.
Glie la posò delicatamente sulle spalle e subito dopo, con la bacchetta, accese il fuoco nel caminetto.
Le fiamme illuminarono tutta la stanza.
Lily gli sorrise appena, facendo scontrare le sue iridi verdi con quelle di lui, color cioccolato caldo.
Un sorriso triste, che conservava ancora un po' della paura che aveva cercato di nascondere in dormitorio.
< Ti sei spaventata? > Fu la prima cosa che le chiese, osservandola mentre lei ritornava al suo sguardo perso.
Lei annuì, guardandolo terrorizzata come non lo era mai stata.
< Cosa hai visto? >
Il suo sogno non sarebbe dovuto essere diverso da quello di James eccetto per l'invertirsi dei soggetti, e infatti così fu.
Lily aveva compiuto gli stessi movimenti di James, aveva avvertito lo stesso calore opprimente, e poi subito dopo lo stesso freddo pungente all'altezza del cuore, e le grida disperate di un uomo.
James la abbracciò, portandole la testa all'altezza del suo petto e carezzandole l'attimo dopo, i capelli, liberi dalla costrizione dell'elastico e che adesso scivolavano sul viso della ragazza che singhiozzava appena.
< Shh... shh... sono qui, sono qui... > Continua a ripeterle come in una ninna nanna dolcissima.
< Potremmo essere noi? Le urla che sentiamo, potremmo essere noi? > Gli chiese alzando il viso verso di lui che ricambiò lo sguardo.
Scosse il capo.
< Non lo so. Potrebbe essere chiunque. > Rispose infine.
Stettero qualche minuto in silenzio.
< Dobbiamo andare da Silente. Al più presto. > Gli disse Lily, risoluta, allontanandosi da lui.
< Il problema è convincere Sirius. > Sospirò James.
< Lui non c'entra. Il suo potrebbe essere stato un incubo qualsiasi. Gli avevi raccontato tutto, no? Può darsi che si sia lasciato influenzare. Il problema più grave è il nostro. > Era decisa, determinata e sicura e per un attimo a James venne da ridere.
Era l'unica persona che conosceva in grado di passare da uno stato di tristezza infinita ad uno di risolutezza assoluta.
< Che c'è? > Gli chiese, guardandosi intorno e poi soffermandosi su di lei, per controllare che non avesse nulla d'insolito, le sopracciglia inarcate.
< Niente. Scusa. >
< E' una cosa seria e tu, ti metti a ridere? > Lo rimproverò, le mani ai fianchi, in una posa che a James non era nuova e che anche se seduta all'indiana, riusciva a dare i suoi frutti. James smise di ridere all'istante e la osservò colpevole, come se aspettasse di essere condotto al patibolo da un momento all'altro.
< Ok, smettila di fare l'offeso. Mi fai sentire in colpa! > Sbottò alla fine Lily, guardandolo rassegnata.
< Ti senti in colpa?! Fammi capire bene, Lily Evans che si sente in colpa per aver rimproverato me, James Potter? Sta per cadere il mondo per caso? Ci stanno per attaccare i giganti? > Le chiese, avvicinandosi, le sopracciglia inarcate e un'espressione strana sul bel viso.
La rossa sbuffò.
< Si, esatto. > Ammise infine incrociando le braccia al petto.
< Ok, dev'essere successo qualcosa di strano là fuori, forse siamo morti e tu adesso ti stai pentendo dei tuoi peccati terreni per guadagnarti il Paradiso! >
< Cosa? Non siamo morti! E poi tu che ne sai del Paradiso? >
< Devo aver letto qualcosa in proposito su un libro di Remus. >
< Hai davvero letto un libro? Mi prendi in giro? >
< Evans, ti sembro il tipo che ti sta prendendo in giro? > La fissò, lo sguardo da angioletto.
< Devo rispondere? > Gli chiese, un mezzo sorrisetto che le aleggiava sulla bocca rossa.
< Ehm, ok, meglio di no. Ma stiamo tergiversando. Credi davvero non ci sia bisogno di Sirius? > Si spettinò i capelli imbarazzato.
Oramai era diventato un gesto spontaneo e Lily si sorprese nel constatare che non le dava fastidio.
< Si, penso non sia necessaria la sua presenza. > Rispose, osservandolo mentre si torturava le mani, gli occhi bassi.
< Tutto bene? > Gli chiese poco dopo, vedendolo immobile nella sua posizione.
James si riscosse dallo strano tepore che lo aveva pervaso, puntando gli occhi in quelli della giovane e per un attimo parve quasi disorientato dalla vicinanza di quel verde intenso, non comune.
< S-si. Pensavo. >
Avrebbe avuto voglia di abbracciarla, di stringerla a sé, di avere ancora sotto le mani quei capelli morbidi e setosi.
< Potter, tu lo soffri il solletico? > Gli chiese, così, di punto in bianco, riportando alla mente quella notte in Sala Comune, seduti su quello stesso divano, troppo impegnati a stuzzicarsi a vicenda.
James alzò gli occhi su di lei, curioso.
Lily prese a pizzicargli i fianchi, proprio come aveva fatto lui con lei, costringendo James a tentare di divincolarsi mentre ricadeva di schiena sul divano, con lei sopra che lo torturava ridendo.
Non seppe nemmeno lui il perché ma arrossì una volta che lei si fu fermata, quando ancora la sua immagine gli appariva sfocata dalle lacrime che gli si erano accumulate agli angoli degli occhi.
Lily lo seguì a ruota, cercando di spostarsi ma James glie lo impedì attraendola verso di lui, la testa poggiata sul suo petto, mentre con una mano le accarezzava piano la schiena e con l'altra vagava tra i suoi capelli rossi, spettinandoli.
Se possibile, lei divenne ancora più rossa, in netto contrasto con il rosa confetto del suo pigiama.
Quando fu del tutto sicura che il suo viso fosse tornato della giusta tonalità, posò il mento sulle sue mani intrecciate e lo osservò, sorridendo.
< Sei un approfittatore, lo sai? >
< Oh, si e per giunta della peggior specie. > Rispose lui, sorridendo di rimando.
< Già. > Convenne lei, complice.
< Ma tu me lo lasci fare. >
< Potrei anche ripensarci. > Fece finta di rifletterci.
< D'accordo, hai vinto. Questa volta. >
< Io vinco sempre. Ma tu non fai niente per impedirmelo. >
< E chi ti dice che mi dispiaccia che sia tu a vincere? >
Lily si sollevò sui gomiti, portandosi all'altezza del suo viso e trattenendo con una mano i capelli che minacciavano di darle fastidio, portandoli dietro un orecchio, gli accarezzò con un dito le labbra carnose per poi baciarle, assaporandole.
< Potresti pentirtene un giorno o l'altro. > Le disse quando si fu staccata e si fu stesa di fianco a lui nonostante lo spazio fosse davvero minimo.
< Voglio rischiare. > Sorrise lei.
< Davvero? > Le domandò curioso.
< Perché no? Ho passato sei anni della mia vita a urlarti dietro accorgendomi alla fine che non sei poi così male, quindi, perché non provare? > Alzò le spalle e sorrise, di nuovo.
< Magari sto sognando! Forse sono ancora in dormitorio... > Ma Lily lo bloccò baciandolo di nuovo.
< Non stai sognando, mi dispiace Potter. > Gli disse subito dopo.
James si stropicciò gli occhi.
< Vuoi dire che da oggi in poi, proveremo a stare insieme? > Lei annuì.
< Credo che non sopravviverò... >

Effettivamente, più che una coppia sembravano esserne l'opposto.
Camminavano affiancati lungo i corridoi che li avrebbero condotti in aula, eppure a debita distanza l'uno dall'altro, lanciandosi di tanto in tanto fugaci occhiate divertite come se fossero a conoscenza di un gioco dal quale gli altri erano stati esclusi volontariamente.
Erano sospesi in una bolla in un'atmosfera che di idillico aveva davvero poco.
Continuavano a stuzzicarsi vicendevolmente attratti da quella che ormai era diventata una consuetudine per Hogwarts, che difficilmente avrebbero dimenticato di onorare.
Sorridevano inconsapevoli quando i loro occhi si incrociavano anche se per errore e Lily arrossiva nonostante fosse china sulle pergamene ricolme di appunti, quando sentiva che qualcuno la fissava insistentemente, i capelli che le ricadevano simili a cascate di fuoco ai lati del viso, nascondendola da domande ancora troppo imbarazzanti per trovare risposta.
< Questa sarebbe la serata ideale per una bella chiacchierata con Silente, non vi sembra? > Sussurrò James ai Malandrini, appena terminata una noiosissima ora di Storia della Magia.
< Stasera? Ho un appuntamento. > Borbottò vago Sirius che al nome di Silente sembrò cascare dalle nuvole.
< Sentiamo, chi è la fortunata? > Il tono di Remus era rassegnato e stanco.
< Shirley Tomson, quella bellissima ragazza di Corvonero del nostro anno. > Rispose per lui James, imitando, senza successo, la voce in falsetto di Sirius ancora prima che l'amico avesse la possibilità di aprire bocca per ribattere.
< Potrei anche fare sul serio questa volta! > Era contrariato e stranamente stufo di tutta quella situazione.
Non parlava sul serio con James da settimane se non di sfuggita ed era convinto, non l'avrebbe mai detto, gli mancava da morire.
Aveva bisogno di sorridere e di non vederlo così affaccendato in cose che non lo riguardavano.
< Certo, la serietà sta a te come lo shampoo sta a Mocciosus. > Ribatté James, divertito.
< Senti chi parla! Quello che ha impiegato sei anni per conquistare la Evans quando sarebbe bastato essere più gentile e meno assillante! > Sbottò di rimando, incrociando le braccia al petto, nonostante la tracolla che minacciava di scivolargli da un momento all'altro dalla spalla.
James si incupì.
Si era comportato da stupido in quegli ultimi anni e forse se lo sarebbe rimproverato per tutta la vita eppure aveva un sapore strano sentirselo dire dal proprio migliore amico.
Remus guardò prima l'uno poi l'altro, sospirando.
< Non vi pare di stare esagerando? > Disse alla fine, scambiandosi un'occhiata significativa con Peter.
Nessuno rispose.
Sospirò rassegnato.

< Hai davvero deciso? > Gli chiese Lily quella sera in Sala Comune mentre studiavano.
< Si, sempre se anche tu sei d'accordo. In fondo, dobbiamo andarci insieme. >
< Certo! Solo che, non lo so, fino a ieri mi sembravi ancora così insicuro... > Rispose spostandosi una ciocca rosso fiamma dietro l'orecchio destro, tornando a scrivere.
James alzò le spalle, la testa poggiata sul palmo della mano sinistra mentre l'altra tentava di completare il tema per Vitious.
Era stranamente silenzioso e nonostante Lily se ne fosse resa conto, aveva attribuito il tutto all'incontro con il Preside di quella sera.
D'altronde, anche lei era agitata e nervosa. Solo se ci pensava, le tremavano le mani.
< Sono già le sette e mezzo, forse sarebbe meglio avviarci. > Disse posando la piuma sul tavolino, iniziando a riporre i libri nella borsa a tracolla nera.
James non rispose cominciando anch'egli a mettere via la sua roba.
La ronda aveva cominciato a gravare in modo sempre più preminente sulle spalle di Caposcuola e Prefetti in quel periodo stranamente triste e tormentato.
Le ore di guardia erano state raddoppiate e i compiti suddivisi scrupolosamente.
Il coprifuoco anticipato.
I corridoi erano deserti e bui e di certo, il cielo nuvoloso che svettava fuori dalle finestre, non era di grande aiuto.
Camminavano a una decina di centimetri l'uno dall'altro, James quasi rasente al muro, le mani infreddolite, nelle tasche dei pantaloni della divisa, lo sguardo basso e preoccupato, i sensi di colpa che gli rodevano lo stomaco, attorcigliandoglielo in maniera davvero dolorosa. E faceva male.
Molto male.
Lily si limitava a scrutarlo, anche lei lo sguardo basso, cercando di capire cosa frullava nella testa del suo neo ragazzo e cosa avesse scatenato in lui un così repentino cambio di umore da quella mattina.
< James, sicuro che vada tutto bene? Non dobbiamo andarci per forza stasera se non te la senti. > Lily si era fermata, sussurrando.
James al suono della sua voce, dolce e delicata, quasi musicale, si era voltato verso di lei.
Vederla così preoccupata, dispiaciuta e triste per poco non lo fece lacrimare.
Le si avvicinò, prendendola per le spalle e costringendola ad alzare gli occhi su di lui.
Il cuore perse un battito quando le sue iridi dorate si scontrarono con quelle verdi della giovane.
< Ehi, va tutto bene. Ho deciso io di andarci stasera, so che ne perderei il coraggio se aspettassi ancora un po'. >
< E' che... sei così triste, così strano, così... poco tu! > Gli aveva risposto abbracciandolo di slancio, chiudendo gli occhi e assaporando il calore del suo corpo.
James si maledisse mentalmente per non averle subito raccontato della sua "discussione" con Sirius.
La strinse, baciandola poi su una guancia e allontanandola appena da se.
< Ho litigato con Sirius, oggi. > Le disse sospirando e abbassando nuovamente lo sguardo a terra.
Lily rimase in silenzio. Un tacito invito a continuare.
James rialzò gli occhi su di lei.
< Insomma, non una vera e propria litigata. >
< Succede, no? Noi abbiamo litigato tante di quelle volte. > Gli rispose, sorridendogli e passandogli una mano lungo il braccio a mo' di conforto.
< Già. >

< Prego ragazzi, entrate. >

P.S: Ho aperto un blog dove mantengo un elenco di tutte le storie che ho scritto, completo di post con i vari aggiornamenti. Se volete darci un'occhiata e lasciare un commento, firmandovi, mi farebbe davvero molto piacere! ^^
P.P.S: COMMENTATE? XD

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Capitolo 23
*** Future ***


Salve ragazze! Aggiornamente lampo direi, rispetto ai miei precedenti! XD Ad ogni modo ho quasi tutto in mente e per me dire che è una soddisfazione leggere che la mia storia vi appassiona e in compenso, scoprire, dalla mia parte, che riesco a scrivere con una facilità quasi inconsueta per me, è riduttivo. Ma bando alle ciance e passiamo ai ringraziamenti:

hermionex95:Beh, che dire, benvenuta tra coloro che recensiscono e, ascoltato il tuo consiglio, sono passata sul tuo account, constatando tra l'altro che abbiamo anche qualcosina in comune, e ho commentato la tua citata Amortentia che ho trovato scritta in maniera a dir poco favolosa! Ma forse è ancora troppo riduttivo XD! Mi piace molto come scrivi e ti ringrazio immensamente per avermi aggiunta ai tuoi preferiti e per aver commentato. Un bacio e ancora complimenti! ^^

myki:Ed io rinnovo i miei auguri di Buon Anno, seppur in mostruoso ritardo ç.ç! Grazie per i complimenti e soprattutto quei due gesti che a me sembravano essere un po' infantili appena scritti ma che speravo risultassero naturali, spontanei. Sono contenta quindi di essere riuscita nel mio intento. Grazie ancora e un bacione! ^^

giusyangel:Non mi resta che invitarti a leggere e a scoprirlo! In fondo, sappiamo bene Silente com'è fatto... sono felice che tu sia felice (XD) del fatto che ora James e Lily siano insieme, ma come hai già potuto notare, non sono affatto come una coppia normale e man mano la cosa verrà fuori ancora meglio! Grazie e un bacio! ^^

zukkyna:Beh, già il fatto che tu dica di essere pazza conferma il fatto che non lo sei, perciò... XD! Grazie dei tuoi commenti sempre presenti, inutile dire che mi fanno molto piacere! Grazie mille e un bacio! ^^

Inutile dire, quanto adori tutte le persone che leggono e aggiungono la mia Ff ai preferiti: GRAZIE! ^^ Ed ora, ENJOY!

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22. Future

La voce tranquilla e pacata di Albus Silente, raggiunse le orecchie dei due giovani ancora prima che avessero il tempo di allungare una mano e bussare.
James entrò per primo.
Era la prima volta che entrava nell'ufficio del Preside per qualcosa che lo preoccupava davvero.
Per un momento si fece strada in lui l'immagine di se stesso e di Sirius, il suo migliore amico, che sghignazzavano, cercando di non darlo a vedere, ben consci che Silente non li avrebbe mai puniti seriamente.
< Buonasera, professore. > Salutò cordiale Lily, occupando subito dopo la poltroncina destra, rivestita di velluto rosso.
< Allora, qual buon vento? > Sorrise il Preside, cordiale occupando la sedia dietro la scrivania.
James rivolse a Lily una breve occhiata prima di cominciare a raccontare.
< Beh... ecco, in verità non sappiamo bene come spiegarglielo, solo che è da un po' che facciamo strani sogni comunicanti se così li possiamo definire. Crediamo, insomma, che io sogni una parte e Lily l'altra. >
< E cosa vedete in questi sogni? >
< E' tutto molto confuso. Vedo un uomo, ma non riesco a distinguerne il viso, sembra parlarmi a volte ma è come se non ci fosse audio e poi un lampo verde e un urlo. > Rispose Lily, agitandosi sulla sedia.
James annuì.
< E lei, signor Potter, cosa vede? > Silente, le mani giunte, i gomiti sul tavolo di legno scuro, spostò lo sguardo dalla ragazza a James, gli occhi ridotti a due fessure.
< Una donna che regge in braccio qualcosa e poi il lampo verde e un urlo. >
< Neanche lei riesce a sentire nulla, dico bene? >
James annuì.
Attesero in silenzio, mentre il Preside si alzava, iniziando a passeggiare per lo studio e fermandosi di fronte alla finestra, buia.
< I sogni premonitori sono pericolosi, molto pericolosi. Quando ci si addentra in uno di questi sogni, bisogna essere consci di ciò che si vedrà, consapevoli del destino contenuto in essi. Non c'è tempo per i ripensamenti. >
< E lo Specchio? >
< Quale Specchio? > Chiese Silente, voltandosi di scatto verso James.
< Quello che sono sicuro di aver visto quella notte, quando deliravo in Infermeria. > Come se fosse ovvio che Silente ne fosse al corrente.
Il Preside sorrise appena, abbassando lo sguardo, le mani incrociate dietro la schiena.
< E' uno Specchio antico quello che vi riguarda. Ha visto i destini più crudeli, vissuto il terrore di coloro che hanno avuto il coraggio di guardarsi per davvero. >
< E' uno Specchio... malvagio? > Chiese Lily, ritirandosi appena nella poltrona, una strana espressione dipinta in volto.
< Affatto, signorina Evans, affatto. Mostra solo quello che si vuole vedere, ciò che si brama di conoscere. >
< E dov'è ora? >
< Lo Specchio è stato custodito in molti luoghi, conosciuti e non. Sta a voi trovarlo se siete davvero convinti di quello che accadrà. >
James osservò Lily alla sua destra ma lei non si voltò.
Avevano deciso di venire a capo di tutto quel mistero, avevano deciso di eliminare le preoccupazioni, di tornare normali e avrebbero mantenuto la promessa. Insieme.
Silente si risedette.
Li scrutò attento, gli occhialini a mezzaluna appena cadenti sul naso, un sorriso mal celato dietro le mani giunte.
< Niente può cambiare il destino, confido che ne siate coscienti. >
Annuirono, piano.
< Potreste pentirvene. >

Rimasero in silenzio nel tragitto che li avrebbe condotti dall'ufficio di Silente, alla loro Sala Comune.
Silente non gli aveva chiesto da quando avevano incominciato ad avere questa sorta di incubi, né cosa avrebbero dovuto fare per risolvere il tutto.
Neanche loro, d'altronde, se l'erano sentita di fare altre domande.

Potreste pentirvene.

Quella frase, così semplice eppure così carica di significato, aleggiava in mezzo a loro, dividendoli.
Davvero se ne sarebbero pentiti?
Il loro destino, quello che li attendeva era davvero così grigio e senza speranza?
< Potremmo semplicemente far finta di niente. > Aveva esordito Lily una volta seduti sul divano di fronte al camino in Sala Comune.
< Non dobbiamo per forza risolvere il mistero. >
< Però, forse, se potessimo conoscere tutto, non avremmo più questi incubi. Si risolverebbe tutto. > Rispose James, osservandola, le braccia sulle gambe.
< Non sono sicura di voler sapere tutto. Non sono sicura di voler conoscere cosa mi aspetta, il futuro. > Si raggomitolò nel suo angolo di divano, lo sguardo triste e confuso, gli occhi appena lucidi di lacrime salate.
< Ma non sarai da sola. > James, sorridendo a quell'immagine estremamente dolce, le si era avvicinato, prendendola in braccio e costringendola a sedersi sulle sue gambe. Aveva appoggiato la schiena alla spalliera del divano, trascinandosela con se, la testa appoggiata sulla sua spalla.
< Ma ho paura. > Sussurrò.
Le accarezzò appena i capelli rossi, portandole una ciocca rosso vivo dietro un orecchio.
< Anche io ho paura. > Disse circondandole la vita con un braccio.
< E se fosse qualcosa di brutto? > Iniziò a piangere, stringendosi a lui, bagnandogli la camicia.
< Niente può cambiare il destino, Lily, l'hai sentito Silente, no? Risolvere il mistero degli incubi venendo a conoscenza del nostro futuro, non ci aiuterà a modificarlo. Tutto si svolgerà esattamente come deciso. Ma forse, può aiutarci a capire. > Le rispose, scostandole appena i capelli e baciandole leggero una guancia appena arrossata.
Lily tirò su col naso, asciugandosi gli ultimi residui di lacrime con un dito.
< Me lo fai un sorriso? >
Anche se quello che si sforzò di fare non assomigliava affatto a un sorriso, James pensò di potersi accontentare.

La situazione tra James e Sirius non migliorò la mattina seguente.
Quella sera quando era rientrato in camera, le tende del baldacchino di Sirius erano già chiuse e nonostante i buoni propositi del ragazzo di chiarire con quello che era il suo migliore amico, dovette rinunciarvi seppur controvoglia e rimandare.
La discussione con Silente, inutile negarlo, l'aveva turbato e avrebbe davvero voluto parlarne con qualcuno che non fosse Lily.
Non aveva sonno e non aveva nessuna voglia di chiudere gli occhi, perciò rimase disteso, completamente vestito sulle coperte del suo baldacchino ad osservare il soffitto bianco.
Non era sicuro riguardo a cosa stesse effettivamente pensando.
Le immagini nella sua mente non avevano una forma definita, e si mescolavano, creandone di nuove in continuazione.
Si girò su un lato, osservando la neve scendere lenta e le lucine spegnersi e accendersi nella sfera di vetro che gli aveva regalato Lily.
Chissà come sarebbe stato vivere per sempre rinchiuso in una bolla, a ripetere sempre le stesse cose, osservando i volti di migliaia di bambini sorridenti che ti scuotevano per vedere la neve scendere sulla casetta addobbata di luci e sull'abete nel piccolo giardino.
Chissà come sarebbe stato ignorare la realtà, fare semplicemente finta che non esistesse nulla. Niente guerra, niente problemi da risolvere, niente grattacapi per degli stupidi incubi notturni, nessuno di cui preoccuparti, niente stragi, niente morti di cui portare il conto, niente di niente.
Sarebbe stato bello?
James non ne era sicuro eppure sapeva che tutta quella situazione gli faceva male. Gli doleva il petto al pensiero delle persone che amava combattere e rischiare la vita, tremava all'idea di poter perdere tutto quello che aveva, di veder crollare le sue certezze come un castello di sabbia. " Lily aveva ragione ", pensò, " niente è più come prima ".

< Dovreste smetterla di comportarvi come due bambini. > Si lamentò Remus la mattina dopo a colazione, notando le espressioni imbronciate dei suoi due amici.
< Ha cominciato lui! > Ribadì Sirius, infilzando una fetta di bacon con troppa energia.
< Mi hai accusato ingiustamente! La mia voleva essere una battuta, Sirius! > Si difese James, sporgendosi in avanti e posando i palmi della mani sul tavolo per riuscire a vedere meglio l'amico, seduto invece a capotavola.
< Beh, non faceva ridere, James. >
< Insomma, si può sapere che ti prende? Quasi non mi rivolgi la parola se non per lamentarti dell'inutilità di andare a fare una "chiacchierata" con Silente, te la prendi per una sciocchezza... > Si lamentò James alzando appena la voce, nonostante in Sala Grande nessuno ci fece caso, impegnati com'erano a ripassare le lezioni e a scrutare attentamente la Gazzetta del Profeta del giorno.
< Senti chi parla, Mr. Loquacità del mese! Non sono l'unico che non comunica qui, James. Tu, sempre troppo impegnato per darmi retta, per parlarmi, per aiutarmi a capire quello che ti sta succedendo! >
< A me non sta succedendo proprio un bel niente, sei tu quello che hai dei problemi! >
< Certo! E come la metti con quella storia degli incubi? Ma certo, quello non è un problema, no? >
Remus si sarebbe inserito volentieri nella discussione per ristabilire l'ordine, ma capiva il bisogno di Sirius di sfogarsi. James lo aveva, in un certo qual modo, tradito.
< So benissimo che anche quello è un problema, Sirius, ma io non sono cambiato affatto! Sono il James di sempre. >
< Non si direbbe. Non riesco a riconoscerti, non più. >
James rimase in silenzio, abbandonando la schiena contro la panca di legno, incupendosi e spostando lontano da se il piatto con la colazione.
Non aveva più fame.
< Ciao! >
L'arrivo di Lily con un enorme tomo di Trasfigurazione sotto il braccio non riuscì a distrarlo.
La ragazza prese posto accanto a lui, baciandolo su una guancia e osservandolo per qualche istante, ma James sembrava lontano anni luce da quel luogo.
< Stai bene? > Lo aveva appena strattonato per un braccio ma senza ricevere risposta.
< James? > Niente.
Gli sventolò una mano davanti.
Era come se fosse caduto in trance, libero da costrizioni e capace, consapevole di poter volare anche lui in quella piccola palla di vetro innevata, la cui immagine continuava a tormentarlo.
< James! >
< Eh? Cosa? >
< Tutto bene? >
< Si, perché? > Ma la realtà non scappava, non si lasciava intimorire da un ragazzo di diciassette anni e James lo sapeva.
< Non mi hai salutata. > Lily fece spallucce, aprendo il libro di Trasfigurazione sulle ginocchia e cominciando a ripetere a bassa voce.
< Scusami, mi ero distratto. > Le posò un bacio sulla guancia dopo averle sistemato i capelli dietro l'orecchio.
< Non importa. > Gli rispose, sorridendogli veloce prima di continuare a leggere frenetica.

< Dovresti provare a riparlarci con Sirius. > Aveva esordito Remus mentre James finiva di ripassare Incantesimi.
< Si? E a qual proposito? Per sentirmi di nuovo dire che non sono più lo stesso? >
< Ma è così, James! Forse non riesci ad accorgertene, ma è così. >
< Strano, tutti si accorgono che sono cambiato meno che io, il diretto interessato, non ti suona un po' strano, Remus? > Il tono di James era sarcastico. Aveva ben più importanti cose a cui pensare che ad un amico che non aveva voglia di ascoltarlo, di sentire anche le sue, di ragioni.
< Andiamo, James! Sai benissimo quello che intendevo! >
< No, non lo so, non ne ho la minima idea, Remus. > Posò la piuma sul tavolo, accanto ai fogli di pergamene imbrattati d'inchiostro e chiuse il libro di Incantesimi, infilandolo nella borsa.
Remus sospirò, afflitto.
< Sto solo cercando di capire Sirius, le ragioni di Sirius, per lo meno, quello che lo hanno, in un certo qual modo, portato a litigare con te. Non sto affatto dicendo che tu ne sia colpevole, James, ma prova solo per un attimo a metterti nei suoi panni. Insomma, all'inizio sembrava coinvolto quasi quanto voi in questa storia degli incubi e poi come se niente fosse successo, il mondo gli si è chiuso addosso e lui è rimasto indietro mentre voi avete continuato ad avanzare. Le vostre strade si sono divise, come voi del resto. Non pensi abbia ragione a sentirsi così pieno di rabbia o forse rancore, nei tuoi confronti? Non avresti agito forse nello stesso identico modo? >
James sembrò pensarci su.
Era vero, gli mancava Sirius e le loro chiacchierate e i loro scherzi e le loro risate, ma perché avrebbe dovuto provare a vestire i suoi panni quando nessuno sembrava intenzionato a vestire i suoi? Non stava meglio di Sirius e nonostante la presenza di Lily, che in qualche modo riusciva a metterlo di buon umore anche quando voleva semplicemente isolarsi dal mondo intero, trovare un nascondiglio personale e piangere, non bastava.
Era come una di quelle macchie nere che si dilagavano a dismisura su un pavimento bianco. Ne notavi subito la differenza.
E lui si sentiva un po' come quel pavimento bianco, lucido su cui all'improvviso, un bambino troppo dispettoso aveva versato i suoi colori, imbrattandolo.
Sospirò, osservando l'amico.
< D'accordo, ci proverò. > Forse, solo per una volta, avrebbe potuto accantonare i suoi problemi e cercare di risolvere quelli di qualcuno che ne aveva più bisogno.
Remus gli sorrise, cambiando argomento.
< Come è andata poi con Silente? >
James scosse le spalle.
< Non ne ho idea. Sai com'è Silente, no? Sempre molto criptico. Ha pensato bene di avvertirci che curiosando nel nostro futuro, potremmo pentircene, ma nessuna informazione sullo Specchio né tanto meno su dove trovarlo. >
< Beh, non ha tutti i torti. Sbirciare nel futuro è quasi un reato. Sai quello che ti succederà, ma servirà a qualcosa? >
< Forse no. > Rispose.
< Magari vuole mettervi alla prova. >
< E in che modo? >
< Gli incubi sono in qualche modo collegati allo Specchio. Se volete davvero conoscere il vostro futuro, dovrete guadagnarvelo, perciò non avrebbe avuto senso se Silente vi avesse già svelato tutto. >
< Già, forse è come dici tu. > Borbottò James alla fine, controllando l'orologio.

< Potrebbe essere nei sotterranei. > Propose Lily quella sera, durante la ronda.
< In mezzo ai Serpeverde? Non credo Silente sia così stolto da poter fare una cosa del genere. >
< Perché no? >
< Perché... insomma, è pur sempre un oggetto oscuro. >
< Ma i Serpeverde non sono tutti uguali. >
< Non è solo perché ne hai avuto uno per amico che puoi giudicarli, Lily. La Casa di Serpeverde ha dato i natali ad alcuni dei più grandi Maghi Oscuri, è approvato. >
Lily alzò le spalle.
< Allora dove pensi che si trovi? > Gli chiese, osservandolo mentre svoltavano in un corridoio a destra.
< Nel Castello, ovvio, magari in una di quelle aule che nessuno utilizza più da secoli. >
< E anche se fosse, come faremmo a trovarlo? >
James sbuffò, sospirando contemporaneamente, il che produsse un suono alquanto buffo che non poté evitare a Lily di sorridere.
Poi si spettinò i capelli, già in disordine.
< Avrebbe potuto aiutarci! > Protestò alla fine.
A Lily fece quasi tenerezza con quell'aria da depresso, il broncio e le braccia conserte al petto.
Rise appena e anche se le sembrò di essere stata discreta, James si voltò verso di lei.
< Non è divertente. > Sbuffò.
< Oh, eccome se lo è. >
James inarcò un sopracciglio e la guardò come se avesse appena detto di aver visto la McGrannitt in gonnella girovagare per i corridoi.
Le mancava provocarlo.
< Non intendevo la situazione, ovvio. La tua faccia. > Rispose ritornando seria e cercando di guardarlo il meno possibile per evitare di ricominciare a ridere.
< Cos'ha che non va la mia faccia? > James se la tastò rapidamente, occhiali compresi, e una volta accertatosi che fosse tutto in ordine, tornò a guardarla.
< Insomma, la tua espressione! >
< Perché? Come sarebbe questa mia espressione? >
Ok, era vero, le era mancato provocarlo, ma adesso iniziava un tantino a perdere la pazienza.
< Buffa. > Rispose. < E smettila di guardarmi in quel modo! > Protestò lei alla fine, sbuffando.
Le sembrava di non fare altro da quando aveva imparato a conoscere James un po' meglio: sbuffare in continuazione.
< Potrebbe essere ovunque per quel che mi riguarda. > Dirottò la conversazione James fissando dritto di fronte a se.
< Già, potrebbe essere ovunque. > Ripeté Lily, assorta. < Cosa pensi di fare? > Gli chiese, ancora.
< Non so. Potremmo continuare a cercare in Biblioteca. Potremmo dare uno sguardo nella Sezione Proibita. >
< Ma non possiamo! E' contro le regole! Occorre un permesso di Silente in persona! >
< Beh, non hanno messo lì quei libri perché non venissero mai consultati da nessuno, no? Possiamo farlo con discrezione, quando nessuno se ne accorge. >
< La Biblioteca è sempre piena in questo periodo. L'unico modo sarebbe entrarci di nascosto di notte, peccato però che sia chiusa. > La sua risposta avrebbe voluto in qualche modo apparire sarcastica, ma James, al contrario, la trovò un'ottima idea.
< Perché non ci ho pensato prima! >
< James, scherzavo! > Tentò di farlo ragionare, invano.
< No! Tu sei un genio, Lily! > Le sfiorò appena le labbra con le sue e Lily arrossì.
Rimase per un attimo interdetta, incapace di rispondere.
< Potremmo andarci subito. > Continuò James entusiasta.
< Certo, e come pensi di entrarci? >
< Sono o non sono un Malandrino? E noi Malandrini abbiamo le nostre risorse. > Rispose cambiando bruscamente direzione per dirigersi in Biblioteca.
Lily rimasta appena più indietro, si affrettò a raggiungerlo, correndo appena.
< Ci cacceremo in qualche guaio, me lo sento! > Borbottò alla fine quando l'ebbe raggiunto.
< Non essere così pessimista! Sei in buone mani. >
Lo guardò scettica ma James non ci fece nemmeno caso.

COMMENTATE? ^^

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Capitolo 24
*** Locked Door ***


Ciao ragazze! Come promesso, sto cercando di aggiornare il più in fretta possibile, anche perché ho così tante idee in testa che davvero, non so più dove metterle XD (se non su carta, ovviamente) e quindi, sono sempre più orgogliosa di mostrarvi ciò che faccio.
Ringrazio tutte le persone che hanno inserito la Ff tra i preferiti, i lettori silenziosi, che sono sempre tanti (GRAZIE *_*) e le meravigliose 6 persone che hanno avuto la pazienza e il tempo anche di recensire:

crazy_95: Grazie mille per i complimenti, spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento e spero ovviamente tornerai a trovarmi con una recensione magari ^^.

DanyCullen:Ti dò ragione in pieno, la storia diventa sempre più malinconica, in fondo a volte anche a me vengono quasi le lacrime a pensare a che fine facciano. Tuttavia si amano e l'amore si sa, sconfigge il resto ed è per sempre come nel loro caso, quindi supererà anche il confine tra la vita e la morte, restando integro per l'eternità. *momento filosofico XD*. Sono contenta ti piaccia e grazie mille per tutti i complimenti! Posso solo anticiparti che la verità no n è così lontana come sembra... ^^.

myki: Ovviamente non mi è permesso fare anticipazione, ma non manca poi molto perché scoprano la verità. La scena di Silente mi è sembrata più giusto farla iniziare ad inizio capitolo appunto, mi dava un effetto cinematografico XD! In fondo, credo tu abbia ragione, quello che si cerca non è mai quello che si vuole però vedremo... XD! Grazie e alla prossima! ^^

giusyangel: Effettivamente, Silente rimane sempre e comunque Silente. Per quanto riguarda la Biblioteca beh, lo scoprirai presto. Grazie per la recensione! ^^

zukkyna: Hai ragione, continuerò a contraddirti in eterno XD! Grazie mille per la recensione e per i complimenti! ^^

Lussissa: James è un po' l'amore della vita di tutte, credo XD! Ti ringrazio per aver superato la tua nullafacenza XD ma ti capisco benissimo, essendo anch'io a volte molto pigra e non recensendo ^^. Ti ringrazio davvero e alla prossima! ^^

GRAZIE ancora a tutte, mi date davvero la voglia di continuare!

Ed ora, ENJOY!

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23. Locked Door

< Ok, adesso mi spieghi cos'è questo coso. > Borbottò Lily, risentita all'indirizzo di James che le aveva appena fatto scivolare addosso il Mantello dell'Invisibilità.
< E' un Mantello dell'Invisibilità, Lily. >
< Sul serio? Credevo fosse solo una leggenda. > Lily ne verificò la consistenza con le dita, sentendo la stoffa soffice e liscia, come di velluto, sotto le sue mani.
< Si trasmette di generazione in generazione, almeno questo è quanto ho capito. > Rispose James alzando le spalle e sorridendole.
Controllò appena la Mappa del Malandrino per verificare che non ci fosse nessuno in giro per i corridoi che arrancava nella loro direzione, per poi correre brevemente sino dinanzi alla porta della Biblioteca, chiusa a chiave, naturalmente.
James estrasse dalla tasca un coltellino multiuso magico. In realtà non sembrava avere nulla di particolare: aveva il manico rosso, lucente e una serie di fessure, tutte colme di quelli che erano normali coltellini per uso domestico.
< Non sarebbe meglio un Alohomora? > Gli chiese scettica Lily a bassa voce.
Si sentiva una ladra.
James non rispose, troppo intento ad armeggiare con la serratura che dopo pochi attimi cedette con uno schiocco.
Spinsero delicatamente la pesante porta per evitare di farla cigolare.
La Biblioteca era immersa nel buio più totale e dovettero accendere le loro bacchette per riuscire a distinguere i contorni delle migliaia di libri presenti che incombevano dagli scaffali.
Lily si guardò intorno lasciandosi scivolare via di dosso il mantello che James ripiegò con cura nella tasca dei pantaloni della divisa, come se vedesse quel posto per la prima volta.
Ricordava ancora la prima volta che era entrata in Biblioteca, il secondo giorno di scuola del suo primo anno.
Aveva già terminato i compiti ma aveva pensato comunque che avrebbe potuto darci un'occhiata e ne era rimasta così affascinata che quel luogo era diventato quasi una droga per lei. Amava il silenzio quando studiava e l'odore della polvere dei libri troppo antichi.
Il fruscio delle pagine sfogliate e quello delle piume sui fogli di pergamena.
< Proviamo con questo. > James tirò via da uno scaffale un pesante tomo azzurro. Lo posò sul primo tavolo disponibile, scostando la sedia per sedersi e alzando la bacchetta sulle pagine consunte.
Lily gli si avvicinò facendo scorrere velocemente gli occhi sulle parole.
Ma quel libro non parlava di Specchi, solo di Passaggi Temporali.
James lo rimise a posto, prendendo a scorrere con l'indice i titoli successivi mentre Lily faceva lo stesso nello scaffale a fianco.
< Forse ho trovato qualcosa! > Sussurrò appena sfilando un libro troppo pesante per lei ma che riuscì comunque a reggere, portandolo verso il tavolino alla sua destra.
James corse verso di lei, chinandosi a leggere.

" Lo Specchio del Futuro sembra essere uno degli oggetti Oscuri più potente di tutti i tempi. Permette di conoscere il proprio futuro, il proprio destino, mostrando immagini perfettamente nitide... la sua ubicazione al momento è sconosciuta ma si ritiene fosse rimasto abbandonato per un lungo periodo di tempo nella famosa Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Le fonti tuttavia non sono state confermate..."

< Almeno sappiamo che è a Hogwarts. > Sussurrò James.
< Già. >
Lo sbattere della porta della Biblioteca, li riscosse, facendoli rabbrividire di paura.
< Cos'è stato? > Lily si strinse a lui, gli occhi verdi spalancati che si guardavano intorno, frenetici.
< Credo che sia sbattuta la porta. > Le rispose James in un sussurro appena udibile, muovendosi per andare a controllare.
Lily lo seguì, mantenendosi dietro di lui.
James posò la mano sulla maniglia, girandola senza successo.
La porta non si aprì. Tirò e strattonò, ma nulla.
< Fantastico! Alohomora! > Niente da fare.
< Sapevo sarebbe successo qualcosa di spiacevole! > Mormorò Lily portandosi una mano tra i capelli, pettinandoli all'indietro.
< Siamo solo rimasti chiusi dentro. > Borbottò James.
< Solo?! Certo, solo chiusi dentro! Bell'affare! > Sbottò lei, arrabbiata, le guance colorate di rosso.
< Non che a me faccia piacere, Lily e non è dipeso da me! > Era vero in fondo, non era colpa sua.
Avevano entrambi dimenticato la porta aperta dopo essere entrati.
< Scusa... non volevo... > Chinò il capo.
James le si avvicinò, prendendola per mano e riportandola al tavolo dove il libro sugli Specchi giaceva aperto.
Rilessero le ultime righe della pagina, come per riprendere il filo del discorso.
< Potrebbe essere ancora qui, allora. > Affermò James, chino sul libro, volgendo lo sguardo verso Lily, seduta.
< Per quanto ne sappiamo, si. > Rispose.
< Non ci resta che guardare in ogni anfratto del Castello. > Sospirò James, prendendo posto su una sedia accanto.
Rimasero in silenzio per un po'.
< Rimarremo qui tutta la notte? > Proruppe Lily, all'improvviso.
< Credo proprio di si. > Le rispose James, divertito. La sua ragazza sembrava al tempo stesso dispiaciuta ed eccitata all'idea. Un bel contrasto.
Lily infatti, sospirò e abbandonò la testa nelle braccia conserte posate sul tavolo, voltando poi lo sguardo nella sua direzione, sorridendo appena.
< Cosa c'è? > Le chiese dopo un po' James, che nel frattempo aveva posato i piedi sul tavolo e incrociato le mani dietro la testa per rilassarsi.
< Niente, è che sembra strano. Noi qui dentro, da soli. >
< Perché sembra strano? >
< Perché avevo promesso a me stessa che non sarebbe mai accaduto. Non con te per lo meno. >
< E perché, sono così terribile? > Rise lui, non smettendo di guardarla.
Lily sembrò pensarci un po' su.
No, non era così terribile.
< Forse non così tanto. > Rise anche lei, prendendolo in giro.
< In ogni caso, non approfitterò di te se è questo che temi. > Le lanciò uno sguardo malizioso.
Lily arrossì appena e fu grata all'oscurità perché James non poteva vederla.
< Non mi preoccupo affatto. > Rispose, risoluta, rialzandosi diritta sulla sedia.
< Bene. >
Ma le si avvicinò da dietro, iniziando a giocare con i suoi capelli ramati, passando a massaggiarle poi il collo, appena indolenzito. Lily si irrigidì appena mentre un brivido freddo le percorreva la schiena. Voltò appena la testa in direzione di James che le sorrise.
< Sei troppo tesa. > Le disse. < Prova a rilassarti. >
Lily la trovò un'impresa davvero ardua.
Aveva cercato di liberare la mente ma l'immagine delle mani di James che le percorrevano la schiena, massaggiandola, calde, contribuivano a renderla sempre più un pezzo di legno.
Si schiarì rumorosamente la voce e James sorrise continuando a massaggiarla.
< Meglio? > Le chiese dopo un po'.
Lei si voltò nuovamente verso di lui, le guance imporporate di rosso che James ebbe la fortuna di vedere perché la trovava semplicemente un incanto quando arrossiva, annuendo e sorridendogli, timida.
< Grazie... > Gli sussurrò.
< Di niente. > Si avvicinò al suo viso, posando le sue labbra su quelle di lei, fredde.
Le sue labbra sulle sue, la confusero. Era stato così fin dalla prima volta.
La mente le si svuotava completamente, non riusciva a pensare a nulla se non ai brividi che la scuotevano appena.
Lo attirò a se, affondando le mani tra i suoi capelli corvini, spettinati, baciandolo con più passione.
James la sollevò appena facendola sedere sul tavolo di legno avendo così più accesso alle sue labbra rosse, appena dischiuse.
Lily lo attirò a se con le gambe strette intorno alla sua vita sottile.
Non si era mai sentita così audace con nessuno.
< Lily... > James mormorò appena il suo nome, la voce leggermente roca dal piacere.
Lily sospirò appena quando le sue labbra iniziarono a lambirle il collo bianco. Portò la testa indietro e chiuse gli occhi, fremendo.
Se la vocina razionale di James lo stava consigliando prontamente di non andare oltre, l'altra parte di se tentava di convincerlo ad ogni bacio che era quello che anche lei voleva, per cui non aveva nulla da temere né nulla di cui rimproverarsi e i sospiri appena accennati di Lily ne erano la prova.
Cominciò a sbottonarle la camicia, lentamente, allentandole la cravatta rosso-oro, sfilandogliela e lasciandola cadere a terra vicino a lui, abbandonando appena le sue labbra di fragola per poi catturarle nuovamente in un bacio più coinvolgente.
Le mani si dedicavano ai bottoni, piccoli e rotondi della sua camicetta, cercando di non affrettare troppo le cose, lasciandole il tempo che le occorreva per fermarlo se non si sentiva ancora pronta.
Lily non protestò quando la camicetta le cadde sulle spalle, lasciandola in canottiera.
James glie la sollevò appena, scoprendole la pancia, cominciando a baciarla lentamente, soffermandosi all'ombelico, accarezzandolo appena con le dita per poi baciarlo.
Lily gemette appena, facendo sorridere James: sembrava così fragile sotto il suo tocco, delicato ma fermo e passionale.
Quando le sfiorò appena l'orlo della gonna della divisa, Lily gli fermò appena le mani, costringendolo ad alzare lo sguardo su di lei.
Aveva le guance rosse, le labbra piene e gli occhi verdi scintillanti.
James le sorrise, rassicurante.
Forse non era quello il momento più adatto.
Scosse appena la testa e James capì.
Continuò a sorriderle quando intrappolò le sue labbra in un altro bacio, carezzandole poi appena i capelli, scostandole la frangetta dagli occhi, baciandole la fronte.
< Mi dispiace... sono stato troppo frettoloso, scusa. > Le sussurrò in un orecchio e Lily sussultò ancora una volta nell'udire la sua voce così diversa dal solito, resa più calda e sensuale da quello che provava, che aveva provato.
< No. > Lei scosse il capo, sorridendo. < Va bene così. >
James recuperò la sua cravatta e la sua camicia e glie li porse, osservandola mentre si rivestiva, infilando la camicia nella gonna e allacciandosi la cravatta al collo con un nodo perfetto.
Accostò la sedia a quella di lui e si sedette, poggiando la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi.
Anche a James andava più che bene anche così.

< Ma dove si è cacciato James? > Proruppe Remus chiudendo la sua tracolla, pronto per andare a letto.
Peter fece spallucce: ne sapeva quanto lui.
Sirius, stravaccato nella poltrona, intento a tormentarsi un ciuffo di capelli, nemmeno rispose, intento com'era ad osservare le fiamme nel caminetto.
< Sirius, ne sai qualcosa? > Indagò Remus.
< Io?!? > Rispose guardandosi intorno.
< Si, tu. Conosci un'altra persona di nome Sirius in questa stanza? >
< Assolutamente nulla. Sono innocente questa volta. > Alzò le mani con fare drammatico.
< Ne sei davvero sicuro? > Remus aveva preso ad avvicinarsi con aria minacciosa.
< Sicurissimo. >
< Non è che per caso, ti sei voluto vendicare? >
< E di cosa? > Ma i suoi occhi, i suoi bellissimi occhi grigi, lo tradirono, spalancandosi appena per quella domanda, assolutamente vera.
< Insomma, della questione di James, del fatto che avete litigato e che lui non ti conceda più le attenzioni di un tempo. > Elencò Remus come se la cosa fosse ovvia a tutti meno che a Sirius.
< Non voglio avere più niente a che fare con lui. E' un traditore! > Sbottò quest'ultimo, incrociando le braccia al petto.
< Andiamo, che hai combinato questa volta? >
< Assolutamente niente. > Continuò imperterrito l'amico, scuotendo anche il capo.
< Non sai mentire affatto, Sir. Ti conviene di gran lunga confessare e alla svelta anche. > Sorrise appena Remus.
Sirius sbuffò sonoramente girando il viso dall'altra parte.
< E va bene! Li ho chiusi in Biblioteca! >
< Li hai chiusi? Chi, esattamente? >
< James e la Evans. > Sbottò, risentito ed infastidito da tutta quella situazione.
< Cosa? E perché mai? >
< Stavo tornando dalla Stanza delle Necessità e ho visto James e la Evans che entravano in Biblioteca. So per certo che erano loro anche se erano nascosti sotto il Mantello dell'Invisibilità. >
< E come fai ad esserne così sicuro? >
< Ho riconosciuto le loro voci. >
< Perciò... li hai chiusi dentro? > Domandò Peter, incerto.
< Esatto. >
< Bel modo per vendicarsi. Non mi sembra tu abbia fatto una gran cosa. > Sorrise Remus.
< Non importa. Fatto sta che rimarranno lì tutta la notte e poi, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente. >
< Geniale! > Rispose sarcastico l'amico alzando gli occhi al cielo.
< Dovreste comunicare da persone adulte quali siete, invece di ricorrere a questi trucchetti. > Continuò.
< Non sono trucchetti! Insomma, l'hai detto tu, non ho fatto nulla di così spericolato o pericoloso o... altro, dovrebbero essere contenti! Un'intera stanza tutta a loro completa disposizione... >
< Peccato sia la Biblioteca e non una stanza d'albergo! > Borbottò Remus ma Sirius finse di non sentirlo.

< Ti manca? > Le chiese James d'un tratto mentre con sguardo assorto osservava la fila di libri che si stagliava di fronte a lui.
< Cosa? > Domandò invece Lily, ancora gli occhi chiusi, stretta al suo braccio e con ancora la testa sulla sua spalla.
James fece spallucce.
< Tua sorella, Piton, le cose che hai perso. >
Lei sorrise appena.
Aveva combattuto con quelle domande, molte, troppe volte, ma non aveva mai vinto.
Il suo sguardo ritornò serio.
< A volte si. > La voce sottile, appena un sussurro.
< E non hai voglia di tornare indietro? >
< A volte mi dico che sarebbe meglio. Ritornare indietro e fingere che nulla sia cambiato. Ma a cosa servirebbe? Forse soffrirei di nuovo. >
< Potresti cambiare qualcosa, però. > Le sussurrò James voltandosi a guardarla.
< Ma non sarei qui con te adesso, forse. > Gli sorrise, serena, incrociando il suo sguardo caldo.
< E ti dispiacerebbe così tanto? >
Lei per tutta risposta annuì.
James la baciò, facendo sue le sue labbra morbide, chiudendo gli occhi.
< Come mai è finita tra voi due? Tra te e Piton, intendo. >
< Divergenze di opinioni. Lui ha scelto la sua strada e io la mia. Tutto qui. >
< E se lui non avesse scelto, adesso saresti qui con lui, non con me? >
< Chi potrebbe dirlo, James? Insomma non siamo venuti qui con l'idea che ci saremmo rimasti tutta la notte. Certe cose non puoi deciderle o progettarle, accadono e basta. >
< Ma lui ti vuole bene. >
< Evidentemente non come speravo. > Ritornò seria.
< E tu, gli vuoi ancora bene? >
Lily sembrò rifletterci un po' su.
< Credo di si. > Mormorò alla fine.
< E perché non vuoi concedergli un'altra possibilità? >
< Non mi piace la gente con cui va in giro, con cui non fa altro che mormorare durante le lezioni, non mi piace quello che fa. >
Le sembrava di essere in uno studio psichiatrico, seduta su uno di quei comodi divanetti a parlare dei suoi problemi ad un uomo che non avrebbe saputo capirti, che prendeva appunti ma non ti ascoltava veramente, la cui avversione per il mondo superava di gran lunga la tua. Ma la verità era che non era seduta in uno studio psichiatrico. Era chiusa in Biblioteca con James Potter, la stessa persona che aveva odiato per anni, che aveva denigrato e disprezzato, solo per scoprire alla fine che avevano in comune lo stesso segreto da custodire, solo per capire che in fondo poteva provarci a conoscerlo un po' meglio, a fidarsi di lui.
Gli stava parlando di quello che provava, di quello che aveva provato, come avrebbe potuto farlo solo con Petunia, se solo non avessero smesso di parlarsi tempo addietro.
< Beh, tu odi Sirius. Questo non ti impedisce di frequentare me. >
< Io non odio Black! E poi, cos'è tutto questo affetto per Piton? > Gli chiese inquisitrice, lo sguardo severo.
James fece spallucce e le sorrise appena.
< Voglio solo conoscerti un po' meglio. So come sei qui, a scuola, come ti muovi nel castello, quali sono le tue abitudini, cosa preferisci mangiare a colazione, quali sono le tue materie preferite, cosa fai per rilassarti, quando sei nervosa, come ridi quando sei con le tue amiche, ma non so poi molto della Lily bambina. >
< La mia non è certo una di quelle infanzie da raccontare. > Rise lei, di quella risata amara e sarcastica, appena pungente.
< Potresti provarci. >
Scosse la testa.
Non ce la faceva, non riusciva a sopportare il peso dei ricordi, il suo primo incontro con Severus e la sua prima vera litigata con la sorella, il suo sguardo triste e invidioso quando lei aveva esibito la lettera ai genitori, contenti per lei, entusiasti.
Cominciò a piangere quasi senza accorgersene, stringendosi al maglione di James che la abbracciò, tirandola sulle sue gambe e accarezzandole piano i capelli e la schiena.
< Mi dispiace. > Le sussurrò quando sembrò si fosse calmata < Sono stato troppo indiscreto, ho fatto la domanda sbagliata. > Continuò.
Lei tirò su col naso e si asciugò le lacrime.
Non rispose ma non aveva bisogno di scusarsi. Era il suo passato e lui aveva il diritto di conoscerlo per quanto sembrasse strano solo a sentirlo pronunciare.
Si erano avvicinati così tanto in quei mesi e credevano di sapere tutto l'uno dell'altro ma c'erano cose che avrebbero faticato all'inizio a tirare fuori dal loro cuore, perché avrebbero dovuto scavare a lungo e con cura tra le macerie delle delusioni e dei fallimenti per portare alla luce almeno in parte quello che erano stati, quello che non si erano ancora rivelati.
C'erano segreti che bisognava saper mantenere ed altri di cui dovevi saperti liberare.

< Non credi sia ora di andare a liberarli, Sirius? Non vorrai mica farli rimanere lì tutta la notte! >
Sirius che stava per cadere preda di Morfeo, si destò al suono della voce perentoria di Remus.
< Perché no? > Borbottò, girandosi nel letto in modo da dare le spalle all'amico.
< Sei davvero crudele! Cosa pensi dirà Madama Pince quando andrà ad aprire la Biblioteca domani mattina, trovandoci due studenti? >
< Allora vorrà dire che andremo a liberarli prima di scendere a colazione. Ho sonno Remus, potresti farmi il favore di chiudere il becco? Sii gentile. > Borbottò in risposta Sirius.
Remus sbuffò contrariato, chiudendo il libro che stava leggendo di scatto, poggiandolo sul comodino e spegnendo la lampadina sullo stesso, immergendosi l'attimo dopo tra le lenzuola e le coperte pesanti del suo letto a baldacchino.

< Insomma, vi siete conosciuti prima di Hogwarts. Voglio dire, sospettavo foste già amici ma non pensavo certo da così tanto. > Le sorrise James.
Lily stava semplicemente cercando di raccontargli tutto. Non aveva senso negarglielo e lei era fermamente convinta che fosse necessario. Non solo per lui, ma soprattutto per lei.
Le faceva bene parlare con qualcuno che non era se stessa.
< Già, è stato strano. Credo mi spiasse a dir la verità. >
< Ti spiava? >
< Si, cioè, si nascondeva dietro un albero e mi guardava andare sull'altalena. > Fece spallucce.
< Era già cotto di te... > Esclamò James sognante, ridendo l'attimo dopo e contagiando anche Lily.
< Non era cotto di me e non lo è mai stato. >
< Mia cara Lily, eri ancora una bambina ingenua. Non potevi capirle certe cose. > Le rispose con fare da professore, gesticolando.
< Certo, perché tu eri già un adulto. > Rise.
< Riscuotevo già un certo fascino. > Incrociò le braccia al petto fingendo di essersi offeso.
< Credo ti sia avvicinato troppo in fretta e troppo presto alla delicata materia delle donne. > Gli rispose baciandogli una guancia.
Lui non rispose, voltando il viso dall'altra parte.
Lily alzò gli occhi al cielo.
< E dai! > Lo strattonò per un braccio, senza ottenere risposta.
Sbuffò.
Appoggiò la testa sulle mani incrociate che teneva sulla sua spalla e ne osservò il profilo sorridendo.
I suoi tratti parevano indurirsi quando si arrabbiava e le labbra si corrucciavano in un adorabile broncio.
Lo pungolò con un dito nel braccio, facendolo appena ondeggiare di lato.
< Tanto non ti perdono. > Bofonchiò sbuffando.
< Che noioso! Non ho detto niente di male. > Sbuffò di nuovo.
Dopo nemmeno due minuti di silenzio, James parve cambiare idea.
< Ok, mi è passata. > E le sorrise, riprendendola tra le sue braccia e baciandole i capelli.
< Non sono ancora sicura di essermi abituata ai tuoi sbalzi di umore. > Proferì, stranita all'indirizzo del suo ragazzo mentre ricambiava la stretta e prendeva ad accarezzargli i capelli corti.
< Ti amo. > Le sussurrò, chiudendo gli occhi e cercando di imprimere nella mente il suo profumo di fiori di campo.

L' indomani mattina, nonostante Sirius non ne volesse sapere di alzarsi per arrivare in Biblioteca puntuale e Remus dovette esercitare tutta la sua forza di volontà pur di non perdere la pazienza, riuscirono a liberare James e Lily prima dell'arrivo di Madama Pince e prima dell'inizio delle lezioni.
Li trovarono abbracciati su una sedia, Lily le braccia che avvolgevano il collo e le spalle di lui e James la testa poggiata nell'incavo tra il collo e la spalla di lei.
Remus sorrise, scuotendoli appena.
< Come ci avete trovati? > Borbottò James mentre uno sbadiglio silenzioso lo scuoteva dal torpore del sonno.
Attese che Lily si alzasse dalle sue gambe prima di stiracchiarsi come un gatto e stropicciarsi gli occhi.
< L'intelligentone del tuo "migliore amico" ti avrebbe rinchiuso qui, ieri sera. > Rispose Remus lanciando un'occhiata torva a Sirius che se ne stava indifferente in disparte.
< Non ho fatto niente di male! > Proruppe dopo qualche istante in cui si sentì gli occhi di tutti puntati addosso.
< No di certo! Avrebbero potuto espellerci! > Quasi urlò James al suo indirizzo.
< Ma non è successo, quindi pericolo scongiurato. > Rispose Sirius allargando le braccia.
< Si può sapere cosa ci facevate in Biblioteca a quell'ora di notte? > Gli sussurrò Remus mentre uscivano dalla stanza per recarsi in Sala Grande.
< Silente non ci ha detto niente sulla posizione attuale del famoso Specchio, perciò io e Lily abbiamo pensato che fosse il caso di dare un'occhiata alla Sezione Proibita. Pensavamo ci avrebbe almeno dato qualche indizio. >
< E allora? >
< Niente di che. Lo Specchio a quanto pare si ritiene sia ancora ad Hogwarts ma nessuno ne è sicuro. >
Remus sembrò ponderare la cosa.
< Potrebbe trovarsi nei sotterranei. >
< E' la stessa cosa che gli ho ribadito ieri sera! > Si intromise Lily allungando appena il passo per raggiungerli.
James si voltò brevemente a guardarla.
< No, non credo proprio. >
< Perché no? > Chiese scettico Remus.
< Silente non avrebbe mai permesso ad un gruppo di Serpeverde di scovare un oggetto così potente! > Sbuffò pratico.
< Beh ma è pur sempre Silente, no? L'avrà protetto con qualche Incantesimo Avanzato! >
Lily annuiva con la testa. La teoria di Remus combaciava perfettamente con la sua.
Ma James non ne sembrava molto convinto.
< In ogni caso, come facciamo ad intrufolarci nei sotterranei? >

< Sirius, la vuoi cortesemente smettere di guardarmi con quell'aria da cane bastonato, che oltretutto, vista la tua condizione, ti si addice anche? > Borbottò Remus a cena, quella stessa sera mentre incrociava il broncio di Sirius posando il piatto con l'arrosto al centro della Tavolata.
Sirius sbuffò distogliendo lo sguardo.
< Non potresti farlo tu? >
< Fare io, cosa? >
< Andiamo, Rem! Non fare il finto tonto, sai benissimo di cosa parlo! > Sbottò Sirius sbattendo il pugno sul tavolo così forte tanto da far voltare nella sua direzione una serie di ragazzine di Corvonero che lo osservarono impaurite. Sirius le ignorò.
< No, non posso Sirius. Hai litigato tu con James, non io, non mi va di fare di ambasciatore tra voi due. Ancora. > Rispose l'amico calmo, infilando in bocca una forchettata di insalata verde.
< Sai che non sono per niente bravo in queste cose. > Nascose la testa tra le braccia.
< Siete pari. Neanche James lo è. > Gli sorrise anche se lui non poté vederlo.
< La cosa non mi consola affatto, Remus. >
< Sei un Grifondoro, Sirius! Ti butti giù per una simile sciocchezza? James è il tuo migliore amico da sette lunghi anni ormai. Non dovresti avere segreti con lui né reprimere rabbia repressa nei suoi confronti. Non è salutare per te ma nemmeno per lui. Ci soffre e lo sai. >
< Non si direbbe. > Sirius voltò lo sguardo verso James pochi posti più in là che rideva con la Evans. Remus seguì il suo sguardo, dopo di ché gli lanciò uno sguardo di rimprovero che Sirius, troppo occupato ad osservare James e la sua fidanzata, non colse.
< Sirius! Proprio non capisci come si debba sentire James, ora? Lily è l'unica persona in questo momento che riesca a distrarlo. >
< Neanche lui prova a mettersi nei miei panni, però. Anch'io sto soffrendo ma pare che nessuno se ne accorga! > Sbottò riportando lo sguardo al suo piatto vuoto.
< Allora faglielo capire. Fagli capire ciò che provi. >
Sirius sprofondò nuovamente la testa tra le sue braccia, conserte sul tavolo.
< Sarà un disastro... me lo sento. > Mormorò piano, quasi piagnucolando.
< Almeno provaci, se non va bene puoi sempre dire almeno, ti esserti lavato la coscienza. Non avrai più niente da rimproverarti. > Remus gli sorrise confortante.

Quando James era salito in dormitorio aveva trovato un Sirius disteso a pancia in su che osservava il soffitto.
Era solo e a James la cosa fece un po' paura.
Sapeva che Remus e Peter erano rimasti in Sala Comune, Peter a quanto pare aveva qualche problema con il tema di Incantesimi, sapeva che se non affrontava subito il problema con Sirius questo sarebbe peggiorato, si sarebbe ingigantito, intrappolandolo in una situazione da cui non sarebbe più stato in grado di uscire, sapeva tutto questo e nonostante tutto, sperò in fondo al cuore di trovarlo già addormentato tra le coperte invernali.
Si sbagliava.
Rimase esitante sulla soglia della porta prima di trarre un sospiro e fare il suo ingresso nella stanza, dirigendosi svelto verso il suo baule disordinato per pescare il suo pigiama a righe azzurro.
< James, dobbiamo parlare. > La voce stranamente seria e disperata di Sirius, lo fecero alzare il viso verso di lui, una mano ancora infilata nel baule e l'altra impegnata a tenere fermo il coperchio dello stesso.
Si era rialzato e si era seduto sul suo letto, esattamente di fronte a lui.
< Parliamo allora. >
< Senti, mi dispiace, ok? Sono stato uno stupido è solo che ero geloso di... beh, di tante cose a dir la verità. Di te che sembravi volerti tenere tutto dentro e del fatto che parlassi di quella questione dello Specchio solo a Remus e alla Evans, geloso che trascorressi tanto tempo con lei anziché con il tuo migliore amico. Sono stato uno stupido, ma insomma, non riesci a capire cosa provo? Insomma, ti ho sempre detto tutto, ti ho sempre svelato i miei segreti, preferivo confidarmi con qualcuno che mi capiva e che magari ci avrebbe scherzato su, sui miei problemi, che tenermi tutto dentro come una specie di automa e poi arrivi tu con i tuoi segreti e il tuo mistero da risolvere e il tuo nuovo rapporto con la ragazza che ami da anni, insomma, credo sia stato davvero troppo per me, James. > Lo disse tutto d'un fiato come se non riuscisse più a fermarsi, tirando un sospiro di sollievo alla fine.
James rimase in silenzio.
Forse aveva ragione. Era stato troppo occupato a pensare a se stesso per accorgersi di quello che doveva provare Sirius, lui con i suoi misteri e il suo migliore amico che non sapeva cosa fare mentre lui era in giro a risolvere i suoi problemi, il suo migliore amico senza nessuno con cui parlare, le ragazze con cui trascorreva ore in camera, utilizzate come mezzo di sfogo.
Era stato egoista.
Scosse la testa.
< Non devi scusarti. Sono stato io l'idiota. Sono stato egoista, non ho pensato a te, ai tuoi sentimenti. Mi dispiace, Sirius, davvero. > Alzò il viso verso di lui, nei suoi occhi grigi che sapevano di tristezza e di malinconia.
< Anche a me. Tanto. > Rispose, alzandosi e raggiungendolo sul letto.
< Amici come prima? > James gli tese la mano che Sirius afferrò prontamente.
< Certo! > Sorrise.

COMMENTATE? ^^

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Capitolo 25
*** New Year ***


Salve! ^^ Non sono un genio della puntualità e ormai credo l'abbiate capito per forza di cose XD ed anzi, vi ringrazio infinitamente per continuare a seguirmi nonostante tutto ^^ *_* ma passiamo ai ringraziamenti reali ^^:

DanyCullen: Beh, grazie! Sono davvero contenta ti piaccia il modo in cui ho affrontato la questione, in fondo, come hai detto tu, è un tema particolare quello dell'amicizia e ho avuto paura di non riuscire a renderlo al meglio, quindi grazie e continua a seguirmi! ^^

myki: Siccome non è la prima volta che me lo dici, prendo in considerazione questa " critica ", ovviamente come qualcosa di costruttivo. Per me è molto importante il vostro parere, perciò quando pensate qualcosa, non esitate a dirmela, perché ovviamente è sempre un modo per crescere. In realtà, non so dirti se è qualcosa che ho premeditato (l'azione lampo intendo) oppure è un mio " vizio ". Mi è uscito spontaneo e non volevo creare troppa tensione nella scena. Le cose semplici sono sempre le migliori e mi è sembrato il modo più diretto per affrontare la situazione ma ho rivisto anche qualche altra scena (che verrà più avanti ^^) ho ricontrollato l'azione e mi sono resa davvero conto di aver velocizzato troppo le cose ed infatti ho atteso l'ispirazione per aggiungere qualcosa, quindi grazie mille per il consiglio! XD e dimmi sempre ciò che pensi... lo sai che adoro in ogni caso le tue recensioni! XD! *_*!

Cucciola92: Grazie per tutti questi bellissimi complimenti! Continua a seguirmi! *_*!

giusyangel: Eheheh... che dirti se non grazie?!? Un bacio! *_*!

Ovviamente un GRAZIE enorme, a tutti coloro che hanno letto e continuato ad aggiungere la storia tra i preferiti! Vi addovvo ragazzi! *_*

Ed ora, ENJOY!

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24. New Year

< Strano non abbiano organizzato nulla per l'ultimo dell'anno, non vi sembra? > Proruppe Alice una sera, in Sala Comune, durante il ripasso generale di Storia della Magia.
< Credo sia meglio così. Non avrei sopportato un altro Ballo. > Rispose Lily senza staccare gli occhi dalla pagina che stava leggendo.
< Beh, è anche grazie a quel Ballo se ora puoi dire di essere diventata la ragazza del Malandrino più popolare di tutta la Scuola. > La corresse Lidya.
Lily sbuffò, girando pagina.
Era parecchio suscettibile in quel periodo e non riusciva nemmeno lei a spiegarsi il perché. Si infuriava se solo sentiva nominare James dalla bocca delle amiche, ma ovviamente, non era gelosia.
Erano entrambi confusi, in realtà, dopo quella sera in Biblioteca.
Sembravano allontanarsi ogni giorno di più, inesorabilmente. Forse avrebbero dovuto parlarne.
< Che ne dite di una pausa? Propongo una bella passeggiata nel parco. > Alice si stiracchiò come un gatto, portando le braccia in alto e chiudendo, l'attimo dopo, il libro di Storia della Magia, alzandosi e abbandonandolo sulla poltrona.
< Magari io resto ancora un po'. > Borbottò Lily.
< Oh, andiamo Lily! Sono pur sempre vacanze! E' inutile studiare ora come ora! > Alice cercò di farla alzare dalla poltrona prendendola per mano e tirando più forte che poteva, ma senza successo.
Sapeva bene quanto Lily potesse essere testarda, ma provare non costava nulla.
Sbuffò.
< E va bene, come vuoi! Se cambi idea, sai dove trovarci. > Lily le sorrise e le fece una linguaccia.
Entrambe sapevano che non avrebbe cambiato idea. Le cose stavano cambiando e lei si trovava disorientata, come se le avessero messo davanti dieci tipi di torte diverse e lei avesse potuto sceglierne solo una da mangiare.
Scelta pressoché impossibile, visto quanto adorava i dolci, in qualunque modo essi fossero fatti.
Aveva fatto le sue scelte, ma erano davvero quelle giuste?
Richiuse il libro, poggiandolo sulla catasta già formata dalle sue amiche sul tavolino.
Aveva scelto di conoscere il suo futuro, non curante di tutte le conseguenze.
Aveva scelto di amare James, aveva scelto di provare ad andarci d'accordo, ad accettarlo prima come amico, poi come custode del suo stesso segreto e infine come fidanzato.
Ma era davvero quello che voleva?
Le sembrava sciocco pensarci dopo così poco tempo. Si conoscevano da poco.
Lo stava davvero illudendo?
Aveva promesso ad Alice che non l'avrebbe fatto, le aveva promesso che ci avrebbe pensato su tutto il tempo necessario, ma che non l'avrebbe mai illuso.
Non sarebbe stato da lei infondo.
Forse c'entrava la sua audacia in Biblioteca, quella sera.
Forse aveva sbagliato a permettergli di andare così oltre a ciò a cui era abituata, eppure... se pensava a lui in quel momento, se rievocava il colore dei suoi occhi, il sapore dei suoi baci e delle sue carezze, le si chiudeva lo stomaco dall'emozione.
Lo aveva desiderato. Aveva atteso paziente tutte quelle audaci attenzioni e lo voleva. L'aveva voluto. Aveva desiderato i suoi baci e le sue carezze, il suo sguardo acceso di bramosia.
Non poteva mentire a se stessa. Nemmeno questa volta.
Lui l'amava e se solo pensava di potergli far del male, i sensi l'abbandonavano.
Forse era stato solo uno stupido dubbio, un'inezia, si, uno stupido, debole capriccio per non accollarsi troppe responsabilità.
Non era ancora sicura se James potesse essere l'uomo della sua vita, ma poteva scoprirlo nell'unico modo possibile.
Continuando a viverlo.

Alla fine, aveva deciso di uscire.
Aveva afferrato la sua sciarpa rosso-oro, il suo cappotto nero e aveva attraversato il Buco del Ritratto, sceso le scale che l'avrebbero condotta all'aperto ma sembrò ripensarci appena in prossimità del portone d'ingresso.
Infondo, voleva ancora stare da sola. Magari il cortile era il luogo ideale dove respirare un po' d'aria fresca e schiarirsi al contempo i pensieri.
Svoltò a destra, poi a sinistra, poi ancora a destra.
L'aria fredda le pungeva il viso. Non si era nemmeno accorta che avesse nevicato quella notte.
Ma non era da sola.
Una figura vestita di nero, seduta sul cornicione del piccolo ponte che affiancava il cortile, sembrava non averla sentita arrivare.
James.
Ne era sicura.
Si avvicinò piano, dandogli il tempo di registrare la sua presenza. Non voleva spaventarlo.
< Ehi! > Lo salutò sorridendogli.
James le sorrise di rimando.
< Come mai tutto solo? > Gli chiese.
< Così. Avevo voglia di stare un po' per conto mio. Tu? Come mai da queste parti? Non dovresti essere china su un tomo anche piuttosto voluminoso di Storia della Magia? > La stava prendendo in giro, ovvio.
< Beh, in realtà ci ero sepolta fino a qualche minuto fa ma, come mi ha ricordato Alice, è tempo di vacanze e non è necessario studiare anche ora. >
< E come mai non sei in sua compagnia? >
Lily fece spallucce.
< Avevo voglia di stare da sola. >
< Allora ci stiamo dando fastidio a vicenda, non trovi? >
Lei sembrò pensarci un po' su.
< Teoricamente direi di si, ma praticamente non mi dà fastidio la tua presenza. > Gli fece una linguaccia, dopo la quale James scoppiò a ridere, scendendo dal cornicione e abbracciandola prima di baciarle una guancia fredda.
La prese per mano.
Il contrasto tra la sua mano e quella del ragazzo fece rabbrividire Lily impercettibilmente. Le chiese, invitandola a camminare.
< A quanto pare hai già deciso. > Sorrise appena.
< Mi sottometto a qualsiasi vostra volontà, mia damigella. > James le fece un inchino, rischiando di scivolare sul ghiaccio.
< Scemo! Va bene anche a me camminare. > Gli si mise a braccetto sperando di poterne ricavare un minimo di calore.
Lily sospirò appena, lo sguardo basso.
< Che succede? > Le chiese James, voltandosi verso di lei.
Lei fece spallucce.
< Capisco di essere molto affascinante, ma addirittura da lasciarti senza parole... > Scherzò, sperando di vederla sorridere.
In quei giorni si erano lasciati andare, trasportati dagli eventi. Si erano allontanati senza neanche rendersene conto e James era stato troppo occupato perfino per sentirne la mancanza, ma averla accanto in quell'istante, sentirla vicina mentre si stringeva al suo braccio, cercando di mantenersi al caldo, gli riscaldava il cuore. Come se avesse trattenuto troppo a lungo il respiro quasi senza accorgersene e adesso avesse fin troppa aria fresca e pulita da inspirare.
< Certo, continua a sognare, Potter. > Sorrise Lily assumendo il suo solito cipiglio a metà tra il serio e il divertito.
< Ok, non so se essere lusingato dal fatto che non ti piaccia solo dal punto di vista fisico, o preoccupato. >
< Uhm... io credo dovresti cominciare a preoccuparti... >
< E per quale ragione? >
< Perché si sa, dopo la fisicità, inizia a decadere tutto il resto... > Lily si era fermata esattamente di fronte a lui, impedendogli di continuare nel cammino e gli aveva preso le mani, avvicinandosi al suo viso, socchiudendo appena gli occhi.
< Beh... siamo durati poco. > Le sussurrò, desideroso di baciarla nonostante sapesse che avrebbe fatto meglio ad aspettare.
< Non sei abbastanza degno di me, allora. > Sussurrò lei di rimando.
< Ma questo l'ho sempre saputo... > Fece sue le labbra appena screpolate dal freddo di lei, chiudendo gli occhi, assaporandone il sapore dolce, come di zucchero filato.
< Ho paura. > Sussurrò lei, quando si separarono.
< Di cosa? > Le chiese, osservandola.
< Di quello che vedremo in quello Specchio. >
< Perché? >
< Ho paura di ritrovarci i nostri volti. >
James la abbracciò, accarezzandole i capelli.
< Non deve andare per forza così, Lily. >
< Ma non possiamo cambiare il destino, lo sai. >
< Non l'abbiamo ancora trovato, questo Specchio. E se non esistesse? >
< E i nostri incubi? Persino Silente ha detto che sono collegati con lo Specchio. >
< Non lo so... > Si arrese continuando a stringerla.
< Mi resterai vicino? > Non era una domanda, era una supplica.
< Si, certo che si. Per sempre. > Le sussurrò.

< Sono nervoso. > Esordì Sirius mentre si spazzolava energicamente i denti in bagno.
< Ma davvero? E perché? > Gli chiese, un sorriso sardonico che gli deformava le labbra, James Potter, impegnato nel riordinare il proprio baule, diventato ormai un ammasso di vestiti e cianfrusaglie varie.
< Beh, per la faccenda dello Specchio, no? Mi sento una specie di James Tomb! >
< Bond, Sirius, James Bond. > Sospirò esasperato Remus.
< Dettagli. Allora, abbiamo un piano? > Ritornò nella stanza, acciambellandosi sul suo letto, lo sguardo che saettava da James a Remus e per finire a Peter, seduto sul pavimento, intento a scartare l'ennesima Cioccorana della serata.
< Veramente no. > Rispose James, richiudendo il baule e sedendosi sul suo letto.
< No?! E cosa stiamo aspettando? >
< Vedi Sirius, non è così semplice. Si tratta di entrare di nascosto nei sotterranei, in mezzo ad un sacco di Serpeverde, alcuni dei quali aspiranti Mangiamorte. > Remus aveva disteso le gambe e riposto la piuma con la quale stava terminando il tema per Vitious, nel primo cassetto del comodino alla sua destra. Intervenne Peter. Convenne James.
< Ci deve essere un modo. D'altronde non possiamo starcene qui a far nulla. >
< Hai ragione Sirius, ma c'è bisogno di organizzarsi come si deve e soprattutto senza fretta. Potremmo essere espulsi! > Rispose Remus.
< Io invece l'urgenza la vedo, Remus. Francamente non mi piacerebbe perdere tempo se avessi degli incubi terribili ogni notte! > Sirius aveva alzato appena la voce. In fondo, temeva solo per James e aveva paura che più il tempo passava e più cancellare quella sensazione di vuoto che sapeva attanagliare l'amico alla fine di ogni incubo, non sarebbe più svanita.
< Neanche a me farebbe piacere, Sirius! Ma finiremmo in un mare di guai! > Anche Remus si stava scaldando.
< Allora rimaniamocene seduti a guardare mentre James e Lily soffrono! >
< Sto solo dicendo che converrebbe agire con prudenza! >
< Adesso basta, ragazzi! > Li interruppe James. < Non c'è bisogno che litighiate. Remus ha ragione, Sirius, bisogna agire con prudenza: un passo falso e siamo fuori. Vorrei anch'io che questa faccenda si concludesse il più in fretta possibile, ma bisogna essere cauti. > Continuò.
Sirius si abbandonò all'indietro con uno sbuffo.
< Potremmo sempre pensare a qualche soluzione, però. > Propose Peter mentre masticava l'ultimo pezzo di cioccolato.

Un altro anno era volato via.
Sembrava strano pensarlo, come era strano pensare che la fine della scuola si avvicinava, come era strano essere coscienti che presto o tardi avrebbero abbandonato il luogo sicuro che Hogwarts era stata per ciascuno di loro.
La vita vera li aspettava fuori da quelle mura, fuori da quel giardino innevato, fuori da quella Sala Comune così accogliente, da quei letti a baldacchino caldi.
Lily pensava a tutto questo mentre cenava in Sala Grande, in attesa del consueto discorso del Preside.
Trascorrere l'ultimo dell'anno in compagnia era la cosa migliore. Tutte e quattro le Case riunite in un unico Tavolo.
< Almeno non siamo capitati vicini ai Serpeverde e a Mocciosus. > Proruppe Sirius, scatenando l'ilarità di alcuni suoi vicini Corvonero.
Nonostante ciò, tuttavia, gli studenti erano stati in grado di distribuirsi tra le varie Case in modo omogeneo. Erano stati colti di sorpresa, ma il loro spirito di divertimento era stato più forte di qualsiasi astio e la Tavolata era diventata un indistinguibile tavolozza di colori, tutti che conversavano amabilmente, scherzavano e ridevano. Persino i Serpeverde.
Avrebbero potuto accantonare il loro tono freddo e distaccato almeno per una notte, lasciare che si creasse qualcosa di più di una semplice alchimia fra Case.
< Tutto bene? > Le chiese James quando notò il suo sguardo, appena velato di malinconia, all'indirizzo di Piton, che cercava di mostrarsi gentile nei confronti di una primina Tassorosso alquanto imbranata, che aveva appena rovesciato un'intera brocca di Succo di Zucca.
Lily si era voltata verso di lui e gli aveva sorriso.
< Tutto bene. >
James le accarezzò leggero, una guancia con un dito prima di baciarla.
Il tintinnio di un manico di coltello che cozzava gentile contro un calice di vetro, richiamò l'attenzione della Sala.
Gli studenti smisero di parlare, volgendo lo sguardo al Preside che si era alzato in piedi, osservandoli con aria grave.
< Mi rincresce interrompere questo delizioso chiacchiericcio, ma purtroppo, ancora una volta, sono costretto a spendere due parole sulle tragiche morti e sparizioni degli ultimi tempi. Il nostro pensiero va a May McField e ad Enrich Ruth, scomparsi di recente, ed ovviamente a tutti coloro che hanno coraggiosamente deciso di spendere la loro vita nella speranza di un mondo migliore, da costruire insieme. Vi rammento, ancora una volta, di fare attenzione, di non girovagare per il Castello oltre l'orario del coprifuoco e mai da soli. Il nemico, mi duole dirlo, è alle porte. Ma, forse non è questo il momento di continuare. Velocemente è volato via un altro anno e direi che i festeggiamenti a cui stiamo partecipando questa sera siano più che adeguati a questo clima funesto che si respira: la vostra cooperazione ha contribuito, seppur in minima parte, a farci comprendere che uniti c'è speranza di vittoria. Il destino non può essere modificato, ma accettato, capito. Non è mai sbagliato porsi delle domande. > Offrì un'eloquente occhiata a James e Lily prima di risedersi, cominciando a servirsi di torta alle mele appena apparsa.
< Che accidenti voleva dire? > Borbottò Sirius, contrariato.
< Non ne ho idea. > Sussurrò James stringendo con più forza la mano di Lily.

COMMENTATE?!? XD!

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Capitolo 26
*** You'll Understand ***


Salve! Perdonatemi ancora una volta per il ritardo ma questa volta giuro che non è dipeso dalla mia volontà XD (se, come no! Ndr.lettori). Sono partita per il Belgio per una settimana per uno scambio culturale organizzato dalla scuola e non me la sono sentita di aggiornare prima di partire perché il capitolo è piuttosto importante e meritava una revisione e giacché non ho potuto portare con me il pc, purtroppo ho dovuto farvi penare un po', cosa che mi dispiace moltissimo :(! In ogni caso sono qui per regalarvi un altro piccolo pezzetto della mia storia, ma prima, passiamo alle recensioni:

eulaulia_17: Beh, in fin dei conti tu, essendo stata l'ultima ad aver commentato, non hai dovuto aspettare poi molto XD. In ogni caso, grazie mille per il complimento e per il commento, spero continuerai a seguirmi e a commentare! ^^

myki: Devo confessarti che a me è successa esattamente la stessa cosa. Ho riletto il capitolo e non ho fatto altro che rileggere quella frase per dieci minuti continui, senza riuscire a pensare ad altro, perché ho cominciato ad avere i tuoi stessi dubbi: in fondo, è vero, non si sceglie chi amare, bensì è qualcosa di naturale. Eppure, ho scritto quella frase di getto, senza pensarci e alla fine, come te, mi sono convinta che come idea non era niente male, perché è come qualcosa di ragionato, come stilare una lista di pro e contro e poi decidere. E poi, proprio perché è una frase estremamente razionale, sa molto Lily XD! Grazie infinite per i tuoi commenti come al solito bellissimi e graditissimi! ^^

ashleys: Benvenuta XD! Ti ringrazio infinitamente per tutti i complimenti e soprattutto per aver recensito, mi fa sempre un enorme piacere ricevere nuovi commenti e scoprire che sempre più persone riescano ad apprezzare la mia storia e il mio modo di scrivere. Grazie davvero e spero che questo capitolo ti piaccia! ^^

DanyCullen: Grazie mille anche a te, come sempre, visto che le tue recensioni sono sempre molto gradite, davvero! Spero che questo capitolo ti piaccia! ^^

Ringrazio, come mio solito, anche tutti i lettori silenziosi che continuano a leggermi e che spero, apprezzino *_*!

Ed ora, ENJOY!

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25. You'll Understand

< Ho avuto un'idea! > Proruppe Sirius, chiudendo di scatto il libro di Divinazione e lanciandolo sul suo letto.
< Che tipo di idea? > Si informò James impegnato nella contemplazione del soffitto.
< Ma sul modo di recuperare quello Specchio, no? >
< Sirius, ne abbiamo già parlato e- > Proruppe Remus esasperato, prima di venire interrotto dall'amico.
< Si, ma le proposte sono sempre valide! >
Remus sbuffò.
< Avanti allora, genio. Illuminaci. >
< Entrare nei sotterranei, è appurato, non è affatto semplice, senza contare la parola d'ordine. Basterà aspettare all'entrata con indosso il Mantello di James, finché qualcuno non entra e sgattaiolare dentro prima che l'entrata si chiuda. >
< Fantastico! E chi pensi faccia le ore piccole? > Rispose sarcastico Remus.
< Ho un piano anche per questo. Potremmo, che so, fare uno scherzo a Mocciosus e poi correre all'ingresso dei sotterranei. Farà pure ritorno al dormitorio, no? >
< Non mi sembra una grande idea. Lo Specchio potrebbe essere in un dormitorio. Forse sarebbe meglio agire di mattina, quando tutti sono a lezione. > Intervenne James.
< Ma così salteremmo una mattinata di lezioni! >
< Credi siano più importanti le lezioni, Remus, dello Specchio, in questo momento? > Si lamentò Sirius.
Remus si rabbuiò. Non era tragico in fondo, perdere una mattinata di lezioni se questo poteva voler dire risolvere il problema di James e Lily.
< D'accordo. Ma cosa ci inventiamo? >
< Possiamo far diffondere da Frank la notizia che siamo malati. > Propose Peter.
< Tutti e cinque? >
< Tutti sanno che sei di salute cagionevole, possiamo raccontare che ci hai contagiati tutti. >
< Non funzionerà mai! >
< Abbi un po' di fiducia, Remus. I Malandrini non hanno mai fallito! > Sorrise Sirius trionfante.
< Quando lo facciamo? > Proruppe James, alzandosi di scatto a mezzo busto sul letto.
< Fra due giorni. > Decise Sirius.
Remus scuoteva la testa, esasperato. Ma come gli era venuto in mente di sedersi nello stesso scompartimento di Sirius Black e James Potter al suo primo anno?

< Non sono molto entusiasta all'idea di saltare un giorno di scuola. Ci sono i M.A.G.O e, insomma, tutti sanno quanto siano impegnativi, non mi sembra il caso di mancare alle lezioni. Potremmo farlo di notte, come ha suggerito Sirius. >
Erano seduti l'uno di fronte all'altra in Biblioteca e discutevano del fantomatico piano organizzato da James e soci per l'indomani, ma Lily sembrava difficile da convincere.
< Ma è per una giusta causa! > Protestò James osservando la sua fidanzata scrivere in fretta.
< Beh, ma è indifferente, no? Di notte o di giorno cosa cambia? > Lily abbandonò la piuma sul tavolo, posò entrambe le braccia sul tavolo e lo guardò.
< Ho pensato che magari lo Specchio potesse trovarsi in dormitorio. Sarebbe più facile così, quando non c'è nessuno. >
< E' un po' insolita come cosa. Possibile che nessuno se ne sia accorto, se fosse davvero come dici tu? >
< Uno specchio è sempre uno specchio. Sarà stato camuffato, oppure bisogna chiederglielo. >
< Chiedere cosa? > Chiese lei, avvicinandosi appena con la testa e abbassando la voce.
< Del futuro. Ovviamente non è uno specchio comune e magari risponde solo a chi ha davvero intenzione di guardarvi dentro, di lasciarsi trascinare. > Rispose James, abbassando la voce a sua volta.
< Magari è davvero così, chissà. Non mi va di mentire alle mie amiche! > Protestò, debolmente.
< Non hai detto a nessuna di loro degli incubi? > Si informò James.
< Si, certo che si, però... insomma, non ne parliamo da un po'. >
< Forse è meglio così. Non si preoccuperanno troppo. > James le sorrise comprensivo, prendendole le mani.
Lily ricambiò il sorriso.
< Vedrai che risolveremo tutto. > Le sussurrò dopo qualche minuto di silenzio.

< Insomma, Sirius! Devi svegliarti! > Remus lo scosse per quella che sembrava essere la quindicesima volta, rosso per la rabbia. Insomma, sembrava essere il più agitato di tutti per via della missione solo due giorni prima, e adesso, esattamente la mattina del grande giorno, continuava a dormire tranquillo, come se niente fosse.
< Novità? > James sbucò dalla porta del Dormitorio. Aveva detto a Lily di aspettarlo in Sala Comune ed era sceso a controllare se fosse già arrivata.
< No, niente! Non si sveglia nemmeno con le cannonate! > Borbottò Remus cominciando a fare avanti e indietro nella stanza.
< SIRIUS! DIAMINE TI VUOI SVEGLIARE, RAZZA DI DECEREBRATO PUZZOLENTE? > Urlò James con tutta il fiato che aveva in corpo.
Seppur lentamente, Sirius si decise ad aprire gli occhi, socchiudendoli per abituarsi alla luce che proveniva dalla finestra, sapientemente aperta da Remus due minuti prima.
< Ehi, ma che diamine succede? > Borbottò, sbuffando.
< Succede che sono le otto e mezzo e devi alzarti. Oggi è il grande giorno, Sirius! >
< Dite sul serio? >
James e Remus si guardarono complici, poi alzarono gli occhi al cielo.
< Si scemo! E adesso muoviti! > James lo spinse letteralmente fuori dal letto e per poco Sirius non capitombolò in direzione della porta del bagno.
< Lily ci aspetta? > Chiese Remus una volta che Sirius si chiuse la porta del bagno alle spalle.
< Si. > Rispose James, sospirando e prendendo posto vicino a lui, sul letto di Sirius.
< Agitato? >
James lo guardò.
< Un po'. > Ammise alla fine, sospirando di nuovo.
< E lei, come sta? >
< Bene... non lo so a dir la verità. Insomma, mi pare piuttosto tesa. >
< Presto si risolverà tutto, vedrai. Siamo arrivati alla fine ormai. > Lo consolò, battendogli una mano sulla spalla.
James gli sorrise triste.
Forse, gli incubi avrebbero smesso di tormentarli, ma era davvero tutto lì?
Se gli incubi fossero finiti, sarebbe stato il futuro a ossessionarli, una volta scoperta la verità e l'origine di quei sogni?

< Allora Peter, tutto chiaro? Tu resti qui e fai da guardia, in caso dovesse entrare qualcuno. Hai lo specchio di Sirius, io ho l'altro. Non esitare ad avvertirci in caso di pericolo, ok? > James, Sirius, Remus e Lily, nascosti sotto il Mantello dell'Invisibilità di James, stavano facendo a Peter le ultime raccomandazioni.
< Grazie. Ne avremo bisogno. > Gli sussurrò Sirius in risposta, abbandonandolo all'ingresso per i sotterranei.
I ragazzi avanzarono silenziosi ed invisibili verso l'ingresso della Sala Comune dei Serpeverde.
< Come facciamo ora con la parola d'ordine? > Sussurrò Sirius.
Remus estrasse la bacchetta dalla veste e mormorò alcune parole incomprensibili.
I serpenti si mossero, come animati, fino a lasciare libero il passaggio.
< E questa dove l'hai imparata? >
< Io studio, Sirius. Cosa che non fai tu. >
La Sala Comune delle Serpi in fondo, non era così diversa da quella dei Grifondoro. Un largo divano nero, troneggiava al centro della stanza, più in là due poltrone, esattamente accanto al caminetto, spento. Qualche arazzo alle pareti e gli immancabili quadri dalle figure in movimento. La Sala era vuota eccetto per un bambino, probabilmente del primo anno, profondamente addormentato sul divano, raggomitolato come un gatto, la bocca leggermente aperta.
Non fu difficile accedere ai Dormitori, perfettamente divisi in maschile e femminile. Si diressero subito verso la zona maschile, spingendo la porta di legno, sbirciando la mappa per controllare che nessuno avesse deciso di dar buca alle lezioni come stavano facendo loro.
Via libera.
Entrarono liberandosi del Mantello e sospirando. Poteva essere stato relativamente semplice fino a quel momento, tuttavia la parte difficile arrivava ora.
I Dormitori erano divisi per anno e controllarli tutti avrebbe richiesto più tempo del previsto forse. Certo, avrebbero anche potuto fare a meno di presentarsi a pranzo, in fondo erano malati e considerati tali da studenti e professori, grazie all'aiuto di Frank, ma qualcuno avrebbe potuto decidere di studiare subito dopo mangiato e allora, si sarebbe sicuramente recato in Dormitorio per recuperare i libri che gli occorrevano.
Dovevano sbrigarsi.
< Beh, non c'è molto da controllare in effetti. > Affermò Sirius, sbirciando sotto qualche maglia abbandonata a terra.
< Almeno questo dormitorio è abbastanza ordinato. > Proruppe Remus.
Lily rimase immobile al centro della stanza, non riuscendo a fare altro se non a girare gli occhi da un lato e dall'altro, seguendo i movimenti dei suoi compagni.
Non poteva non ammetterlo: aveva paura.
Paura di essere scoperta, paura di quello che avrebbero potuto trovarsi di fronte di lì a poco magari, paura di non avere il coraggio di mantenere la sua promessa, quella di sbirciare nel suo futuro, anche se questo voleva dire soffrire.
James le si avvicinò, prendendole la mano.
Lei si voltò a guardarlo.
Non c'era bisogno di chiederglielo. I suoi occhi parlavano al suo posto.
< Va tutto bene, Lily. Non avere paura. > James la guardò rassicurante, stringendole le dita.
Lily ricambiò appena la stretta, cercando di sorridere.
< Beh, qui non c'è niente. Forse dovremmo salire a controllare gli altri. > Propose Remus, già con la mano sul pomello della porta.
Nascosti sotto il Mantello continuarono a salire, aprirono una nuova porta: quella del secondo anno.
Lily veniva guidata automaticamente da James. Se fosse stato per lei, le gambe, ne era sicura, non l'avrebbero retta.
Aveva solo voglia di piangere e nemmeno lei capiva il perché.
Non la disturbava più di tanto il fatto di star mancando un'intera giornata di lezioni, né il fatto che avevano violato la privacy di altri studenti. Ma forse, non era così importante trovare quel dannato Specchio, non sarebbe servito, le avrebbe fatto del male, gli avrebbe fatto del male, ad entrambi e allora, forse era meglio tenersi quegli incubi. Era meglio vedere quei volti anonimi che sprofondare all'improvviso nella certezza.
Ma non riusciva nemmeno ad andarsene e non riusciva a parlare. Le parole le si erano bloccate in gola e non avevano intenzione di emergere. Avrebbe sprecato solo fiato se avesse tentato di convincere quella testa calda del suo ragazzo.
Se ci pensava, faceva ancora un certo effetto, parlare del " suo ragazzo ", dopo sei anni di litigi. Era assurdo.
La voce di James la riscosse e si voltò a guardarlo mentre le abbandonava la mano alla ricerca dello specchietto che era sicuro aver sentito caldo nella tasca dei pantaloni.
Lo aprì veloce, scoprendovi il volto ansioso di Peter.
< Peter, cos'è successo? >
< Ci sono dei ragazzi che stanno per entrare. >
< Sapresti dirci di che anno sono? > Si intromise Remus, avvicinandosi allo Specchio.
< Sono molto più piccoli di noi. Secondo anno, direi. >
James richiuse lo specchietto, guardandosi intorno, allarmato.
< E noi, in che dormitorio siamo? > Chiese a Remus, allarmato.
< Secondo... >
< Cazzo! Conviene nasconderci e alla svelta anche! > Sirius agitato si portò una mano tra i capelli, pettinandoli all'indietro, nervoso.
Si guardarono intorno alla ricerca di un buon posto dove nascondersi: sotto i letti era escluso, entrando li avrebbero sicuramente visti e con tutte le cianfrusaglie che c'erano, era capace che i marmocchi cercassero proprio qualcosa finita lì sotto, gli armadi erano troppo stretti per contenerli tutti e non sapevano quanto ci avrebbero messo per trovare quello che cercavano e potevano rischiare, in casi estremi, di morire per soffocamento.
Potevano però nascondersi sotto il Mantello e iniziare a scendere le scale, o magari a salirle, in modo da arrivare in un nuovo dormitorio, di un altro anno.
Avevano già iniziato ad avviarsi verso le scale, quando James lo vide.
Più che vederlo, lo percepì.
Si voltò.
Era coperto da un telone color ocra, quasi invisibile ai colori delle pareti, e ne sporgeva un piccolo piede di metallo, alla base.
Era sicuro che se avesse tirato giù la stoffa, avrebbe ritrovato lo Specchio che aveva visto in sogno, quando delirava in Infermeria.
< James, avanti! Cosa stai facendo? > Gli sussurrò Lily, mantenendo la voce ferma, aspettandolo impaziente, tendendogli la mano.
< Lily... è lui. >
< Lui, cosa? >
< Lo Specchio Lily. E' qui. > James rientrò nella stanza.
< Ma non possiamo stare qui! Stanno per arrivare! > Eppure lo seguì.
< Ragazzi! Che state combinando? Stanno arrivando, se ci scoprissero, sarebbero guai! > Anche Remus e Sirius ritornarono nella stanza, bloccando la porta con un incantesimo. Nel caso fossero riusciti a sfondarla, almeno avrebbero fatto in tempo a nascondersi sotto il Mantello.
Sirius ripose la Mappa nella tasca posteriore dei pantaloni della divisa e si diresse verso James e Lily, fermi di fronte a quello che secondo James, era lo Specchio.
< Ragazzi, stiamo correndo un rischio enorme a rimanere qui. > Remus incrociò le braccia al petto.
< Sei sicuro James? > Mormorò appena Sirius.
James annuì appena.
Non c'era stato bisogno di spiegare nulla.
James guardò per un momento Lily e tirò via la stoffa, che scivolò via con un fruscio come di vapore.
E James non seppe cosa accadde in quel momento.

Stava morendo forse. Era debole, le gambe gli tremavano, avrebbe voluto piegarsi in ginocchio, ma sapeva che avrebbe dovuto resistere, che poteva ancora vincere.
Il rumore familiare delle fiamme che crepitavano nel camino, lo distrassero per un attimo, costringendolo a voltare lo sguardo in quella direzione. La poltrona accanto al fuoco, il piccolo divano rosso di fronte ad un piccolo tavolino di vetro, qualche foglio sparso qua e là e un piccolo pagliaccetto di gomma abbandonato a terra. Aveva voglia di piangere.
Aveva i pugni serrati, la bacchetta stretta in uno di essi, ed era in guardia, lo sguardo vigile. Accanto a lui una scala che conduceva presumibilmente ai piani superiori.
Dietro di lui una luce forte, proveniente da un'altra stanza.
Guardò in alto, verso la scala e per un attimo quello che vide, gli offuscò la vista.
Una familiare cascata di capelli rossi, che lo osservava, gli occhi rossi di pianto, che stringeva quello che da lontano sembrava un piccolo fagottino ma che James si rese conto essere un bambino di circa un anno, i capelli nerissimi,
come i miei, si ritrovò a pensare.
Avvertiva una strana fitta allo stomaco, come di qualcosa che aveva paura a pronunciare. Aveva paura.
Guardò nuovamente verso la donna in alto,
Lily..., e avrebbe detto qualcosa se solo un rumore forte, come di qualcosa che sbatteva, non lo avesse distratto.
Si voltò verso la fonte del rumore, in tempo perché una risata gli occupasse la mente, rimbombasse nella piccola ma confortevole stanza.
Ed era incredibile il volto della Morte in quel momento: gli occhi rossi, la pelle pallida, il corpo snello, coperto da una veste nera, il braccio semi alzato che reggeva la bacchetta, le mani dalle dita lunghe, sottili.
Trattenne il fiato, lanciando ancora uno sguardo a Lily e al piccolo fagottino che stringeva tra le braccia, cullandolo, cercando di calmare il suo pianto disperato, ma lei non lo guardò.

< Lily devi scappare, non puoi stare lì. >
< Cosa credete stia vedendo? > Mormorò Remus al suo fianco.
< Qualunque cosa sia, non dev'essere piacevole. >
< Stanno arrivando! Cosa facciamo? > I passi appena fuori della porta, erano diventati improvvisamente più chiari.
< Nascondiamoci sotto il Mantello, svelti! > Si rannicchiarono intorno a James, svenuto, mentre Sirius faceva scorrere il mantello su ognuno di loro, controllando che non rimanesse nessuna parte fuori dalla stoffa.
< Stramaledetta porta! Ha sempre fatto così, Francis? > Borbottò uno dei ragazzini, alquanto infastidito prorompendo nella stanza e guardandosi intorno prima di iniziare a frugare nel suo baule.
Remus e Sirius cercavano di non respirare e Lily faceva del suo meglio per non urlare, nonostante il cuore le battesse a mille e un brutto presentimento si stava insinuando in lei.
< Lily devi scappare... devi... > Mormorò nuovamente James e come se fosse scattato un allarme, Sirius, Remus e Lily si voltarono verso di lui, rannicchiato sul pavimento, il cuore a mille, mentre trattenevano il fiato. Poi il loro sguardo ritornò ai due ragazzini nella stanza.
< Non ti sembra di aver sentito qualcosa? > Chiese uno dei due all'altro, bloccandosi improvvisamente.
< Cosa? >
< Sono sicuro di aver sentito qualcosa, come qualcuno che parlava. > Gli sguardi di Sirius e Remus si incrociarono preoccupati.
< Scherzi? Io non ho sentito un bel niente. Non è che ti stai rammollendo? >
< Ti dico che ho sentito qualcosa! > Protestò l'altro, scattando in piedi e cominciando a misurare la stanza a grandi passi.
< Ma se non c'è nessuno! > L'altro, intanto, continuava imperterrito nella ricerca del libro di Pozioni per la lezione del pomeriggio.
Jason, questo il nome dell'altro ragazzo, continuò a girovagare nella stanza, bloccandosi poi improvvisamente di fronte allo Specchio.
< E questo da dove salta fuori? >
< Cosa? >
< Questo... specchio, da dove salta fuori? > Ripeté mentre Francis alzava lo sguardo e puntava gli occhi nella direzione indicata dal compagno.
< Beh, è solo uno specchio, ce l'avranno portato stamattina... > Fece spallucce e continuò a cercare.
Jason provò a specchiarvisi, non vedendo nient'altro se non la sua figura snella, riflessa sulla superficie liscia.
< Eppure... il tutto mi sembra strano. >
< A dir la verità, sei tu che mi sembri strano Jason. Sicuro di stare bene? >
< Sto benissimo. Piuttosto, hai fatto? Ho fame. >
< Eccolo, finalmente! Forza, scendiamo! Ho fame anch'io! > I due lasciarono la stanza velocemente e i loro passi si confusero giù per le scale.
Sirius sospirò di sollievo, sollevando il Mantello e piegandolo accuratamente.
< Ce la siamo scampata per un pelo. > Anche Remus sospirò.
Lily aveva solo voglia di piangere mentre ritornava con lo sguardo su James.

James si sentiva così impotente che avrebbe davvero voluto correre su per le scale, scuotere Lily per le spalle e farla fuggire, ma non riusciva a muoversi.
< Lily, va'! Non puoi stare lì! > Urlò e sembrò funzionare perché la donna abbassò lo sguardo su di lui e annuì, gli occhi che minacciavano di ricominciare a piangere. Si voltò, sparendo pochi attimi dopo in una stanza.
Quando la luce verde lo accecò, seppe di essere morto.

Quando si risvegliò non era nel dormitorio del secondo anno dei Serpeverde, ma in Sala Comune.
< Ehi, ti sei svegliato finalmente. > Una voce dolce, appena impastata dal sonno, gli permise di guardarsi intorno fino ad individuare la figura accoccolata ai suoi piedi che gli sorrideva.
< Lily... ma... > Non seppe proseguire, come se le parole gli fossero morte in gola.
< Cosa? > Chiese lei interrogativa mentre si rialzava per farsi spazio accanto a lui.
< Niente, credevo di essere nel dormitorio dei Serpeverde... >
< James è l'una di notte. > Lily gli sorrise comprensiva.
< Ho dormito davvero così tanto? >
Lei annuì.
Rimasero in silenzio per un po'.
< Hai... insomma, visto qualcosa? > Gli chiese, abbassando lo sguardo e torturandosi le mani.
James sapeva benissimo di non poter mentire, per lo meno non a lei. Infondo, avrebbe dovuto vedere anche lei la stessa cosa.
< Credo... credo di si. L'hai visto anche tu, no? >
Lily ci mise un po' per rispondere.
< In realtà... no. >
< No? > James si alzò a mezzo busto, scostandole i capelli dal viso per poterla osservare meglio, lo sguardo corrucciato.
< No. > Ma Lily non aveva alcuna intenzione di alzare lo sguardo per incrociare il suo.
< Ma com'è possibile? I nostri sogni dovevano essere collegati. >
< Non lo so. > Era arrabbiata e non sapeva nemmeno lei il perché.
Forse avrebbe solo voluto che tutto si fosse svolto esattamente come le altre volte: avrebbero visto insieme, le stesse cose e forse sarebbe stato doloroso ma l'ignoranza in cui era sprofondata la metteva a disagio.
< Cosa c'è? > Le chiese James, cercando di sorridere, accarezzandole piano una guancia con un dito.
Lily non rispose.
< Avresti preferito vedere, no? > Le chiese, brusco.
Alzò gli occhi verdi fino ad incrociare lo sguardo arrabbiato e deluso del suo ragazzo.
< Avrei solo voluto che fosse andato esattamente come le altre volte. Non te ne sto facendo una colpa, James. > Rispose.
< Non avrei permesso che entrassi con me in questo incubo. Non questa volta. >
< Perché no? Ho deciso di vedere il futuro, accettandone tutte le conseguenze! Ne ho sopportati tanti, avrei sopportato anche questo! > Protestò, le guance che le si tingevano di rosso per la rabbia.
< Questa volta sarebbe stato diverso. Più doloroso. >
< Non importa! Avevo deciso di vedere, James! >
James scosse la testa, chiudendo gli occhi e sospirando.
< Non capisci, Lily. Avrei chiuso volentieri gli occhi se solo avessi potuto. Il destino non può essere cambiato, lo sai, è inutile ripeterlo, eppure... > Si passò una mano sugli occhi.
Lily notò che stava piangendo.
< Eppure fa così male, Lily, fa così male che non puoi neanche immaginarlo. > Continuò, la voce spezzata dalle lacrime che gli stavano solcando già le guance.
Lily non aveva improvvisamente più voglia di discutere.
Non aveva mai visto James piangere e quella visione la stravolse così tanto che abbassò lo sguardo, gli occhi appena lucidi.
< Avresti preferito non vedere. > Riprese James dopo attimi infiniti di silenzio.
< Non hai intenzione di raccontarmi cosa hai visto, vero? >
< No. > Le rispose.
Quando Lily riabbassò lo sguardo, appena imbronciata, non resistette e l'attirò verso di sé, abbracciandola. Le accarezzò i capelli.

Non riuscì a chiudere occhio quella notte. Continuava meccanicamente ad accarezzare i capelli di Lily, addormentatasi pochi minuti prima, stretta nel suo abbraccio.
Lo sguardo fisso sulle ceneri nel caminetto, continuava a chiedersi cosa sarebbe successo a Lily e a quel piccolo fagottino che reggeva tra le braccia.
Sarebbe morta anche lei?
Il solo pensiero era come una freccia acuminata che gli attraversava l'intero essere, fino al cuore, fibra per fibra e che faceva male.
Lily non meritava quella fine.
Forse era colpa sua.
Se quel bambino era davvero loro, si erano forse sposati?
Oppure avevano preso strade diverse e lui era lì solo per proteggerla, per proteggerli?
Ma se erano insieme, se davvero avevano avuto intenzione di costruire una vita insieme, avrebbe dovuto lottare di più.
Le immagini parlavano chiaro ora, limpide come acqua.
E lui non era stato capace di difendere la sua famiglia, le persone alle quali teneva, alle quali voleva bene.
Aveva lottato?
In fondo non ricordava nulla di uno scontro.
Era stato un vigliacco, ecco cos'era stato e nonostante suonasse strano pensare al tutto come ad un evento passato, come ad un sogno che in sé non racchiudeva alcuna verità, quando invece quello era il suo futuro, non poteva non pensare al volto disperato di Lily, una Lily più adulta, coscienziosa, esperta del mondo ma pur sempre la sua Lily, e a quel bambino che si agitava invano nelle sue braccia, che urlava disperato, che piangeva.
Quelle urla erano ancora più esasperanti e dolorose da ricordare.
Il pianto di una creatura innocente che non meritava di soffrire.
D'altra parte però, forse era troppo pessimista.

< Da quanto sei sveglio? > Gli domandò Lily qualche ora dopo, liberandosi appena dal suo abbraccio e stiracchiandosi.
James sorrise dolce. Era così bella...
< Non ho dormito. Ho vegliato su di te. > E si rabbuiò appena.
< Di cosa hai paura? > Gli chiese, accoccolandosi meglio nelle sue braccia.
< Di stare lontano da te. Ho paura che ti portino via. > Ed in un certo senso era vero.
Lily sorrise appena.
< Non scapperò allora. >
< Non puoi esserne sicura. Il tuo destino è già scritto. > Le rispose, stringendola e accarezzandole i capelli mentre cominciava a piangere.
Non sapeva.
E non avrebbe dovuto sapere. Fin quando non sarebbe accaduto.

< James! Eravamo così preoccupati ieri! Poi Lily ci ha detto che ci avrebbe pensato lei e così noi siamo andati a dormire. Come stai? > Sirius sembrava più agitato del solito quando vide rientrare James in dormitorio, due profonde occhiaie nere che gli cerchiavano grottescamente gli occhi scuri.
< Male, Sirius. Sono stanco. >
E Sirius si rese conto che non scherzava.
< Cos'è successo? Cosa hai visto? > Anche il tono di Sirius si fece all'improvviso più serio, mentre torturava le lenzuola nella sua posizione a mezzo busto, al centro del letto.
< Non ho voglia di parlarne, Sirius se non ti dispiace. Voglio solo pensare. > James si lasciò cadere sul letto mentre Remus e Peter lo osservavano, semi svegli da sotto le loro calde coperte.
Erano preoccupati quanto Sirius ma non intendevano metterlo sotto pressione. Aveva ragione in fondo. Aveva bisogno solo di riposare e magari di ripensare all'accaduto.

Era stanco ma aveva paura di addormentarsi. Questa volta gli incubi che lo avrebbero tormentato sarebbero stati ben diversi da quelli visti nei mesi precedenti. Adesso tutti quei volti un tempo anonimi, avevano dei nomi.
E tremava.

COMMENTATE?!? ^^

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Capitolo 27
*** Leave Out All The Rest ***


Salve a tutti e tanti auguri di Buona Pasqua anche se un po' in ritardo! Come sono andate le feste? Spero bene anche se mi dispiace ricominciare il tram-tram della scuola domani... ç_ç ma passiamo a cose serie, come le risposte alle bellissime recensioni *_*:

hermionex95: Beh, non vorrei anticiparti nulla, ma questo a mio avviso, è uno dei capitoli più importanti della storia e spero davvero di non deludere nessuno. Grazie per i complimenti e sono contenta tu non sia sparita ^^! In fondo ti capisco, anche io a volte ci metto secoli per recensire a causa della mia scarsa memoria XD! Baci!

myki: Credi davvero che Lily si salvera? Uhmm... non voglio anticipare nulla prima del tempo ma già questo capitolo svela qualcosa... grazie come sempre per le tue bellissime recensioni che (e dico davvero) mi riempiono il cuore e mi rendono davvero soddisfatta di quello che sto scrivendo *_* Baci!

eulalia_17: Grazie per i complimenti e spero che questo capitolo ti piaccia! Baci! ^^

Ed ora, ENJOY!

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27. Leave Out All The Rest

Si sentiva così sollevata mentre si dirigeva nella sua stanza, che non aveva voglia di nient'altro se non di una doccia e di una bella dormita.
Sapeva tuttavia che non era ancora la fine, quella.
D'altronde, non aver visto quello che l'attendeva la innervosiva e se solo ci pensava le veniva voglia di piangere.
Non era colpa di nessuno in fondo.
Forse James era stato più coraggioso di lei. Magari lui aveva chiesto, mentre lei si era limitata ad osservare.
Forse aveva sbagliato fin dall'inizio.

Il tuo destino è già scritto.

Quella frase le metteva paura.
E negli occhi di James aveva visto una sofferenza così grande, indescrivibile, che aveva ancora più terrore di quello che li attendeva.
Ormai le veniva quasi naturale parlare al plurale. Era quasi ovvio.
Come se lei e James fossero un'unica entità, inscindibile.
Lo amava, eppure era come se non glie lo dimostrasse abbastanza.
James non aveva mai voluto niente in cambio, non pretendeva nulla da lei, gli bastava solo averla vicino, poterla osservare mentre studiava, accarezzarle i capelli, guardarla negli occhi, assaporare il suo profumo, assaggiare le sue labbra.
Se solo ci pensava, le sorgeva spontaneo un sorriso.
La porta del dormitorio femminile si aprì con un cigolio: era mattina presto e sperava di poter dormire ancora qualche ora prima dell'inizio delle lezioni.
Camminò velocemente, sfilandosi la divisa e indossando il pigiama: la doccia poteva aspettare dopotutto.
Non aveva neanche fatto in tempo ad assaporare il confortevole calore delle lenzuola, che Alice si era fatta posto prepotentemente nel suo letto.
< Si può sapere dove sei stata? > Lily era così abituata a quelle intrusioni, che non tentò nemmeno di ribattere.
< Alice, sono stanca. Posso dormire? >
< Ti fingi malata e poi vai in giro chissà dove, insomma, è una cosa illegale? > Alice la guardò severa, come se non l'avesse sentita.
< Illegale?! Ma cosa vai blaterando! Certo che no! > Protestò Lily, cercando di non alzare troppo la voce, per non svegliare il resto delle occupanti della stanza.
< E allora? Cosa c'è che non va? >
Alice aveva qualcosa di innato, un talento forse.
Capiva fin troppo bene quando qualcosa non quadrava, ti guardava negli occhi e sapeva tutto, in particolare e soprattutto, ciò che volevi nascondere.
E capiva se era qualcosa di cui preoccuparsi o meno.
Lily sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
< Mi devi promettere che terrai la bocca chiusa. Prometti? >
< Prometto. > Alice si premette una mano sul cuore, sincera.
Alice sembrò pensierosa e rimase in silenzio qualche minuto prima di rispondere.
< La storia degli incubi collegati, no? >
Lily le raccontò tutti gli avvenimenti, dal prosieguo degli incubi fino alla chiacchierata con Silente e alla successiva messa in atto del piano.
< Insomma, tu non hai visto niente in quel dormitorio, dico bene? >
< Si. Insomma, è stato strano, come essere estranea all'intera vicenda, osservare il tutto da un punto di vista che non era il tuo. Guardavo James e pensavo che era ingiusto che lui stesse soffrendo al posto mio. Che potevo essere nella sua stessa situazione in quel momento. >
< Non avresti avuto paura? >
< Forse si. Ma saremmo stati in due a sopportarne il peso. Grava solo sulle spalle di James adesso, e non posso sopportarlo. Soffre e non posso aiutarlo perché si rifiuta di dirmi cosa ha visto. > Rispose, sull'orlo delle lacrime.
< Sta solo cercando di proteggerti, Lily. Non vuole che tu soffra. Avresti fatto lo stesso. >
Lily sospirò.
Alice forse aveva ragione, avrebbe fatto lo stesso se fosse stata lei a vedere il futuro.
< Sei arrabbiata di non aver visto, dico bene? > Alice le sorrise, comprensiva.
< Si, è anche questo. > Rispose lei.
< Forse col tempo sarà lui a parlartene. Per ora puoi solo stargli vicino e cercare di alleviare la sofferenza. Sei sicura dei tuoi sentimenti? >
< Si. >
< E allora capirai. > Alice la abbracciò, aspettando poi che si addormentasse prima di sgattaiolare di nuovo nel suo letto.

Sirius non ebbe il coraggio di scrollare James come sempre ogni mattina, per andare a lezione. L'amico aveva chiuso semplicemente gli occhi, disteso sul suo letto, completamente vestito, sembrava dormisse, ma persino Peter si era reso ben presto conto che non dormiva affatto.
Ad ogni modo, sgattaiolarono fuori del dormitorio silenziosamente, chiudendosi la porta alle spalle.
Non avevano davvero l'intenzione di andare a lezione; in fondo, un solo giorno non basta per riprendersi da una brutta influenza, ma d'altra parte, volevano che James restasse solo, per quanto potesse essere doloroso doverlo abbandonare a se stesso. Aveva bisogno di riflettere, come tutti in fondo, e sapevano che con le loro continue domande, non lo avrebbero condotto a nulla.
Occuparono ciascuno una poltrona in Sala Comune, già deserta e mentre Sirius fingeva di dormire sul divano, accoccolato in una coperta, Remus e Peter avevano cominciato a giocare a Scacchi Magici. Unico rumore, il fuoco che scoppiettava nel caminetto.

James, non appena aveva avvertito lo scatto della porta del dormitorio che veniva chiusa, aveva aperto gli occhi di scatto, prendendo ad osservare il soffitto. Non aveva dormito un solo istante, seppure avesse la certezza che una volta in piedi, le gambe non gli avrebbero retto. Si sentiva stanco, spossato, senza forze, come dopo le scampagnate estive a cui i suoi genitori lo costringevano a partecipare da piccolo, oppure come dopo un'estenuante partita di Quidditch che forse, era il paragone che più gli si addiceva in quel momento.
Sbuffò rendendosi conto che aveva freddo.
Scostò le coperte e vi si intrufolò dentro, raggomitolandosi nella speranza di ricavarne un po' di calore.
Non voleva pensare a ciò che aveva visto nello Specchio perché era come fare il punto su una situazione piuttosto spinosa e controversa. Non aveva scelto di vedere. Le immagini si erano riversate nella sua mente indipendentemente dalla sua volontà e la sua reazione era stata così violenta che se ancora faceva mente locale alla stretta che aveva avvertito allo stomaco e al cuore alla vista di Lily e dell'innocente fagottino tra le sue braccia, gli veniva da vomitare.
Era pessimista, e ben cosciente di esserlo. Tuttavia non riusciva a dare una spiegazione che prescindesse il destino.
Silente era stato chiaro, il destino non poteva essere modificato ma forse il futuro si. La differenza tra i due, comunque era così sottile che James la perdeva facilmente tra i meandri confusi della sua mente e della sua coscienza.
D'altra parte, si sentiva un vigliacco per non essere riuscito a raccontare la verità a Lily. Aveva diritto quanto lui di capire cosa probabilmente, l'aspettava e se il fatto che non avesse avvertito niente quando James aveva scoperto lo Specchio era solo uno scherzo del caso o del destino, che ritornava a comparire nuovamente, lui aveva il preciso compito di informarla. O forse no.
Avrebbe sofferto e sarebbe scappata, una cosa che non poteva sopportare. Se davvero era morto in quell'incubo orrendo, perché era questa la sensazione poco piacevole che avvertiva attraversargli la spina dorsale, e l'avesse raccontato a Lily, lei avrebbe sicuramente riso di lui e poi magari avrebbe pianto per non averla difesa come avrebbe dovuto.
Sarebbe riuscito a sopravvivere senza che lei lo degnasse di uno sguardo, o peggio, che lo considerasse un vigliacco e un buono a nulla? Forse no, non ce l'avrebbe fatta.
Era così confuso e la testa gli pulsava così dolorosamente che avrebbe solo voluto mettersi ad urlare, poco importava che lo avrebbe sicuramente sentito tutta Hogwartz.
Si girò dal lato del comodino e lo sguardo gli cadde, accidentalmente, sul regalo di Natale di Lily, l'ampolla di vetro magica dove i bambini costruivano un pupazzo di nove, giocavano per poi rientrare al caldo dentro casa, dove le luci si accendevano e si spegnevano, per poi ricominciare tutto da capo e James si ritrovò nuovamente a pensare che dovesse essere bellissimo vivere lì dentro, dove ci si poteva divertire senza le preoccupazioni del mondo terreno.
Gli venne quasi da piangere, o forse pianse per davvero, quando si ricordò di quel pomeriggio d'inverno quando per la prima volta, fecero arrabbiare Lily Evans.

Non avevano nemmeno tredici anni, non ancora perlomeno, e avevano deciso di prendersi una pausa dallo studio per poter andare a giocare a palle di neve nel giardino. La neve era scesa abbondante durante la notte e appena svegli, i Malandrini non avevano potuto non fare a meno di elargire gridolini eccitati alla vista del manto nevoso che aveva ricoperto il suolo erboso del parco. Persino Remus aveva deciso di accantonare i libri per correre a giocare.
Si erano imbottiti ben bene ed avevano varcato il pesante portone di legno dell'entrata, guardandosi intorno estasiati, per poi cominciare a tirarsi vicendevolmente a palle di neve.
Quando Felpato aveva deciso di colpire, sempre accidentalmente, James in un occhio con una palla di neve sorprendentemente grande, era scoppiata la vera e propria guerra. Ognuno di loro cercava, a modo suo, di mettere insieme quanta più neve possibile per colpire l'altro.
James, nascosto dietro un albero, nel tentativo di non farsi colpire, era fiero di lui: aveva appena creato la palla di neve più grande di tutte quelle che aveva visto tirare dai suoi amici fino a quel momento e si sentiva pronto a lanciarla, con la dichiarata intenzione di restituire il favore al suo migliore amico. Aveva portato indietro il braccio, come un giocatore di baseball pronto a tirare, e aveva scagliato la palla con tutta la sua forza, nell'apparente perfetta traiettoria dove si trovava Sirius.
Caso volle che proprio nel momento esatto in cui la palla sarebbe dovuta andare a finire contro la testa di Sirius, che quest'ultimo si abbassò per recuperare un guanto finitogli a terra e la palla di neve continuò lungo il suo percorso. James capì che doveva essersi fermata, quando un grido che definì disumano, inondò con la sua potenza l'intero parco. Pochi minuti dopo, una ragazzina di circa tredici anni, dai capelli rossi completamente bagnati, gli occhi smeraldini accesi di uno strano fuoco e l'espressione a dir poco infuriata aveva preso ad avanzare presso James Potter a passo di marcia mentre James, dal canto suo parecchio intimidito, continuava ad indietreggiare, guardandosi ogni tanto le spalle, solo per non inciampare e rovinare a terra.
< Tu! >
< Ehm... dai Evans, mi dispiace... voglio dire, la palla non era diretta a te... cioè, era diretta a Sirius, solo che poi lui si è abbassato e io... quello che voglio dire, è che non potevo prevedere un suo spostamento... >
< Non me ne faccio niente delle tue patetiche scuse, Potter! Hai idea del fatto che avrei potuto rompermi la testa?! > Lily continuava ad avanzare verso di lui, il dito indice contro il petto del ragazzo.
< Non esagerare... in fondo era solo un'innocente pallina di neve... > James Potter forse era cosciente di aver decretato in quel modo la sua morte. Una morte lenta e dolorosa per giunta.
< Un'innocente pallina di neve?? Sei proprio sicuro di ciò che hai appena detto, Potter? > Il sopracciglio destro di Lily minacciava di staccarsi, tanto tremava incontrollabilmente.
< Ehm... si? > Si azzardò a rispondere lui, quando si accorse che non poteva più indietreggiare. Dietro di lui, il Lago Nero completamente ghiacciato. E un Malandrino esperto come James, sapeva che non bisognava mai fidarsi del ghiaccio che si formava sul Lago Nero: poteva reggere come poteva benissimo spezzarsi sotto un tuo passo falso e James preferiva non rischiare affatto.
< Allora? > Lily più minacciosa che mai, sembrava avesse la bene amata intenzione di ucciderlo con lo sguardo.
< Allora... sai che sei molto carina quando ti arrabbi, Evans? > Se Lily poco prima aveva deciso di calmarsi, solo perché il povero Potter le faceva pena, con quella frase, il ragazzo non aveva ormai più speranze di redenzione.
< COSA?!? > E James inevitabilmente, fu costretto ad indietreggiare all'urlo di Lily, rovinando sul ghiaccio del Lago Nero, che si ruppe nell'attutire la sua caduta e che presentò un James bagnato da capo a piedi e scosso da brividi incontrollabili di freddo.

Se l'era cercata quel giorno, forse è vero, eppure il ricordo sembrava essere così vivido, così reale come se in realtà non fossero passati che pochi giorni, che per un momento, James si sentì disorientato con l'immagine di Lily che si allontanava soddisfatta e quella della piccola sfera di vetro che si sovrapponevano nella sua testa, che si mise a piangere, non riuscendo a fare altro se non affondare la testa nel cuscino e tentare di calmare le lacrime e i singhiozzi.
Avrebbe preferito morire in quell'istante piuttosto che aspettare.
Non fece neanche caso alla porta che si apriva e poi si richiudeva dolcemente.

Lily riconobbe il corpo di James scosso dai singhiozzi e raggomitolato sotto le coperte, anche a distanza.
Gli si avvicinò cauta, in quanto aveva come l'impressione che non l'avesse sentita entrare e gli accarezzò appena i capelli, quelli più corti della nuca.
James, come scosso, sollevò appena la testa a quel tocco e appena l'immagine di Lily gli si presentò dinanzi agli occhi, limpida e chiara, cercò di ridarsi un contegno, asciugandosi le lacrime con le mani e cercando di coprirsi di più per nascondere il tremore. I singhiozzi tuttavia, lo tradivano. Ma non c'era bisogno di fingere con Lily e lui lo sapeva bene.
< Qualcosa non va? > Gli chiese, cercando di farsi posto nel suo letto. James la lasciò fare, accogliendo con piacere l'ondata di calore che il corpo di Lily portava con sé, nonostante fosse vestita del solo pigiama.
Lily d'altro canto, sapeva benissimo che le cose che non andavano erano molte, come sapeva che la domanda che gli aveva appena posto fosse stupida.
Gli sorrise appena, sistemandogli i capelli, cercando di pettinarli.
James non rispose. Non ne aveva intenzione a dir la verità.
La osservò, come la sera prima, come se fosse la cosa più bella del mondo, e probabilmente per lui lo era davvero, incapace di riuscire anche a sussurrare una qualsiasi frase.
< Ho incontrato gli altri in Sala Comune, mi hanno detto che eri qui, ma che non dovevo preoccuparmi perché non stavi dormendo. > E sorrise di nuovo.
Anche a James scappò un accenno di sorriso. Ancora troppo poco per non far preoccupare Lily.
< Cos'è, non hai intenzione di rispondermi? >
< E' che... sei bellissima... > Riuscì a rispondere con un filo di voce.
< Non mi sembra il caso di ironizzare, James... davvero se c'è... > Ma venne interrotta da James.
< Non sto ironizzando, Lily. Sei davvero bellissima. > E Lily si accorse che era serio, più serio che mai, forse. Arrossì e abbassò lo sguardo.
< Grazie... ma tu stavi piangendo... > Rispose poco dopo, asciugandogli gli ultimi residui di lacrime.
< Non stavo piangendo... >
< Uhm... assomiglia moltissimo ad una bugia... > Lily sorrise, accarezzandogli una guancia, sentendo la pelle fredda scorrerle sotto le dita.
Stavano sussurrando senza sapere nemmeno bene il perché.
Probabilmente, con la voce di mezzo tono superiore, l'incanto si sarebbe irrimediabilmente spezzato.
< Ho solo un po' di raffreddore, sai com'è... > Anche James sorrise, reggendo il gioco.
Lily si mostrò alquanto scettica ma alla fine, contagiata dalla risata silenziosa di James, prese a ridere anche lei.
< Come mai qui? > Le chiese lui quando si fu calmato.
< Non lo so, il dormitorio era così vuoto... e poi avevo voglia di vederti. > Rispose, facendo spallucce.
< Cos'è Evans, non riesci proprio a fare a meno di me? > Strano come James sembrasse aver riacquistato il suo solito vigore e la sua solita spontaneità.
< Ebbene si, devo proprio ammetterlo. > Lily sembrò contrita e imbarazzata, perché abbassò lo sguardo sulle lenzuola candide, per poi, l'attimo dopo, ricominciare a ridere.
< Ma tu mi prendi in giro! E spudoratamente per giunta! > James finse di offendersi.
< Sono seria. Avevo davvero voglia di vederti e di sapere come stavi. >
< Sto bene. >
< Altra bugia. E' inutile James, prima di poter raccontare una balla alla sottoscritta dovrai allenarti parecchio. Dovresti saperlo, in un modo o nell'altro, mi accorgo di tutto. > Era ritornata la Lily di sempre.
< D'accordo, non sto affatto bene, ok? > James sbuffò, solo perché doveva ammettere che ciò che aveva detto Lily era innegabilmente vero.
< E' per quello che hai visto nello Specchio, no? >
James annuì impercettibilmente.
< Odio vederti così, lo sai. Mi piacerebbe aiutarti. > Lily prese ad accarezzargli i capelli e James si beò di quel tocco delicato, chiudendo gli occhi e cercando di sgombrare la mente da tutti i pensieri nefasti di quella giornata e delle precedenti.
Rimasero in silenzio per parecchi minuti, indifferenti al fatto che il tempo scorresse.
Quando James riaprì gli occhi, Lily si era avvicinata per baciarlo e lui non ebbe la forza di non ricambiare.
Le labbra di Lily erano così sincere e così cariche di affetto mentre si impossessavano delle sue, che per un attimo dimenticò il suo nome.
D'altra parte, Lily si sentiva così impotente che l'unico modo che trovò per dimostrare a James che c'era e ci sarebbe sempre stata finché lui avesse voluto, fu quello di baciarlo. Come si soleva dire, a volte i gesti valevano più di mille parole.
Quando adagiò la fronte contro quella di James e lo guardò negli occhi, si sentì mancare. Non si era nemmeno resa conto di aver ribaltato le posizioni e di trovarsi ora su James che non sembrava affatto infastidito dalla cosa.
Le sorrise appena, mentre lei arrossiva e cercava di spostarsi.
< Dove scappi? > James l'aveva trattenuta per la vita su di lui, permettendole di adagiare la testa sul suo petto.
Lily se possibile, arrossì ancora di più, eppure si trovava così bene tra le braccia di James che pensandoci, non aveva la benché minima intenzione di spostarsi.
Seguire il movimento rilassante del petto di James che si alzava e si abbassava, a ritmo con il suo respiro, la facevano sentire protetta e sicura.
James prese ad accarezzarle i capelli, lentamente, assorto, con lo sguardo nuovamente al soffitto.
< A cosa pensi? > Gli chiese lei dopo qualche minuto, alzando appena la testa ad incrociare i suoi occhi.
< A niente. A noi. > Era ritornato con lo sguardo su di lei, una mano tra i suoi capelli e l'altra sotto la testa.
< E in quali termini pensavi a noi? >
James fece spallucce.
< Non lo so. Pensavo che sono il ragazzo più fortunato del mondo. >
< Ah si? E perché mai? >
< Beh, mi sembra ovvio. Perché la ragazza che amo corrisponde finalmente il mio interesse per lei. > E le sorrise.
Anche Lily sorrise, sollevandosi appena per baciarlo di nuovo.
James le accarezzò un fianco, sentendola rabbrividire al suo tocco.
< Ma non vuoi dirmi cosa sogni, cosa vedi, cosa hai visto. > James si irrigidì a quella frase. Il sorriso gli scomparve veloce dalle labbra.
< Non ho voglia di parlarne, Lily. Te l'ho spiegato, non voglio che tu sappia. E' già fin troppo doloroso per me, non sopporterei che anche tu ne fossi coinvolta. >
< Ma io sono coinvolta, James! Che ti piaccia o no è così. Perché non vuoi dirmi chi sono quei volti sconosciuti? Perché vuoi negarmi la verità? Sono io, non è così? Sono io quella donna! > E per un attimo James credette che Lily volesse mettersi ad urlare. Si scostò da lui bruscamente, cominciando a piangere e James non riuscì a capire se era per quello che aveva detto o se la verità aveva travolto anche lei, senza che lui potesse farci nulla.
Tremava, con il viso rivolto verso il letto di Sirius ancora in disordine e James non sapeva cosa fare.
La guardò con la voglia di prendere a calci quel mondo che non gli permetteva di essere felice, che non voleva che realizzasse i suoi sogni.
Le accarezzò i capelli, liberando la pelle del collo e baciandola.
< Lily... Lily, ascoltami. La verità fa male, è doloroso conoscere, forse più di non conoscere. Non ho deciso io di escluderti dalle visioni e per quanto mi rattristi il fatto di non poter condividere questa cosa con te, so che è la cosa giusta. Se è davvero il destino che governa le nostre vite, allora era destino che tu fossi esclusa da quell'incubo. I volti si sono rivelati, i contorni sono diventati improvvisamente chiari ai miei occhi e ora so. Ma credimi quando ti dico che avrei preferito essere cieco. Credimi. >
Lily si voltò lentamente verso di lui, gli occhi ancora gonfi di lacrime.
< Ero io, vero? > La voce tremante, gli sembrava estremamente fragile in quel momento, come una bambina.
< Si. > Gli occhi gli si riempirono di lacrime mentre accoglieva nuovamente quelle terribili immagini nella sua mente. Avrebbe voluto nascondersi, avrebbe voluto che la terra si aprisse sotto di lui a suo comando, avrebbe preferito non vedere l'espressione rassegnata e affranta di Lily. Avrebbe preferito avere più coraggio per non essere costretto a dirle la verità. Una verità parziale certo, ma pur sempre una verità.
Lily trattenne le lacrime, ricacciandole indietro, obbligandosi ad essere forte.
< Mi dispiace... > La voce di James la spaventò, così rauca e tremolante che quasi non la riconobbe.
Anche lui stava cercando di essere più forte di quello che in realtà era in quel momento.
< E' per il bene, no? Lo facciamo perché qualcun altro possa vivere. > Lily annuì, gli occhi ancora pieni di lacrime.
< Vorrei... vorrei che non avessi capito... avrei voluto proteggerti da questo... > James la attirò verso di sé, stringendosela al petto. Il suo corpicino caldo era così confortante che chiuse gli occhi nella penombra della stanza, aspettando che i singhiozzi di Lily si calmassero.
Quando si staccò da lui, si asciugò le lacrime con il dorso della mano, sospirando appena.
In fondo, aveva sempre pensato che fosse un buon modo per morire quello di difendere qualcuno che amava. Era la cosa più nobile. E forse era giusto così.
Sorrise appena.
James la osservò per un po'. Forse sapevano entrambi che esisteva una soluzione più semplice, che avrebbe risolto tutti i problemi. Ma faceva male.
< Ci sarebbe una soluzione, lo sai. > Sussurrò James.
Lily ci mise qualche attimo a realizzare le parole di James. Era impossibile. Il destino non prevedeva scappatoie. Non c'era modo di fuggire. Eppure... appena la sua mente ebbe la possibilità di concentrarsi sulle parole del ragazzo di fronte a lei, rielaborandole, capì.
< Mi stai... tu vuoi che... mi stai lasciando, James? > Una lacrima nuova le solcò la guancia.
James abbassò il capo, torturando un lembo del lenzuolo.
< I-io... I-io odio vederti soffrire, Lily. Le tue lacrime non mi aiutano. Il destino non può essere cambiato-me lo sarò ripetuto centinaia di volte in questi giorni- ma forse, può essere in qualche modo preso in giro. Io... non lo farei, lo sai. > Si fermò, incapace di continuare.
< Ti rendi... conto di quello che stai dicendo, vero? Pretendi che non soffra, ti dispiace vedermi piangere, eppure è quello che mi stai facendo. Sofferenza. Ma tu non la conosci questa parola, no? > Lily come una furia balzò fuori dal letto e James la seguì a ruota.
< Lily, aspetta! > James la trattenne per un polso prima che riuscisse ad aprire la porta del dormitorio.
< Lo sai, lo sai che ti amo, sai che se lo sto facendo è solo per il tuo bene. > Ma non ne era realmente convinto.
Era come fare violenza al suo cuore: stava sanguinando e stava implorando pietà, come un semplice soldato schiacciato dalla potenza del cavaliere suo avversario, eppure, James lo aveva recluso in un piccolo angolino della sua mente, quello non occupato dalla sua coscienza sotto sembianze di Remus, anch'essa messa a tacere in malo modo. Lo sentiva scalpitare, gemere, tremare ma era impotente. Non riusciva a non agire diversamente.
< Mi ami? Mi ami! Come puoi amarmi! > Lily si divincolò dalla sua stretta, il volto imporporato dalla rabbia.
< E' così, Lily... > Protestò James debolmente.
La ragazza si prese la testa tra le mani, portando l'attimo dopo i capelli indietro, compiendo un giro su se stessa, come se stesse cercando la forza di fare qualcosa. Quando si fermò, guardandosi intorno, non seppe cosa dire.
Forse stava per svenire perché non sentiva più le gambe, la testa le pulsava dolorosamente e le ossa le dolevano come se avesse combattuto contro un muro. Gli occhi le bruciavano per le troppe lacrime trattenute.
Era troppo per lei. Non ce l'avrebbe fatta. La consapevolezza della morte si era stesa su di lei come un velo, un velo leggero, non così difficile da sopportare in fondo. Se James era con lei, avrebbe potuto superare qualsiasi difficoltà. Era difficile, certo ma era sicura che era per qualcosa che amava, per qualcosa in cui credeva, per cui voleva lottare.
Ma James non sarebbe stato più accanto a lei. James aveva deciso di lasciarla, di abbandonarla a se stessa, senza difese. Se era vero che esisteva l'altra metà per ognuno di noi, James era esattamente la sua metà e non riusciva ad immaginarsene senza.
L'aveva odiato per così tanto tempo che stentava a credere adesso che la loro storia neanche iniziata stesse già volgendo al termine.
Si sentiva spezzata e così insicura che non riusciva neanche a muovere un passo verso la porta. Aveva solo la forza per guardare James, la sua figura atletica a pochi passi da dove si trovava lei, i capelli spettinati, lo sguardo basso, le braccia molli lasciate cadere lungo i fianchi. Avrebbe voluto incrociare i suoi occhi castani, dolci e così rassicuranti ma lui continuava a mantenere lo sguardo basso e distante.
< E' davvero quello che vuoi? > Lily sussurrò appena, la voce roca.
James alzò gli occhi, piano, lentamente, come se si fosse dimenticato della sua presenza nei pochi minuti precedenti e adesso stesse lentamente riorganizzando la sofferenza dentro di lui, cercandone una spiegazione. Aveva paura di incrociare la figura di Lily. Gli sembrava di vederla a metà ora, divisa in due come il suo cuore, finalmente arresosi all'evidenza di quello che sapeva sarebbe dovuto succedere.
Aveva paura ed era arrabbiato. Aveva stretto improvvisamente i pugni lungo i fianchi. Avrebbe voluto lottare, ferirsi per preoccuparsi finalmente di un dolore che sarebbe stato reale e tangibile, eppure non aveva nessuno con cui lottare.
Nemmeno se stesso, perché l'altra parte di lui si era arresa da tempo o forse non esisteva nemmeno più.
< Non vorrei, lo sai. > Le ripeté stringendo i denti e ringhiando quasi, cercando di trattenere la sua furia, fattasi improvvisamente incandescente in quel momento.
< E allora perché lo stai facendo? >
< Perché non so cos'altro fare, ma non capisci? Sapere che potresti morire con quel... quell'innocente tra le braccia... i-io, i-io non ce la faccio, Lily, davvero. Vorrei ma non ce la faccio. Tenerti lontana, per quanto possa essere doloroso, per entrambi, forse aiuterà a cambiare il nostro destino. > Perse un po' della sua sicurezza e della sua ira nel pronunciare le ultime frasi.
Si sarebbe ripetuto quel concetto all'infinito affinché penetrasse nella sua mente il più dolorosamente possibile, per accettarlo e cercare di comprenderlo.
< Pensavo che fossi cambiato, che ti fossi reso conto di quello che eri stato fino ad ora. Forse mi sono sbagliata, ma succede, no? In fondo, hai avuto quello che volevi: la Evans finalmente caduta ai tuoi piedi come una delle tanti spasimanti che ti trascini dietro. Fa un bell'effetto, no? Avrei dovuto immaginarlo. > E l'ultima frase sembrò essere rivolta più a se stessa, mentre cercava di riordinare i pensieri ed uscire definitivamente da quella stanza.
< Non è così, Lily... > E James sembrava davvero depresso adesso, gli occhi rossi e pieni di lacrime che faticava a trattenere.
< Ma non importa, sai? In fondo di delusioni d'amore se ne ricevono tante... > Lily sospirò, incapace di continuare a fingere. Non era vero: importava eccome, invece, perché se non importava non si sarebbe sentita così sfinita e così debole, come se le fossero state assorbite tutte le energie.
Si mosse verso la porta, afferrando la maniglia fredda e girandola. Sperava quasi che James la fermasse, che l'obbligasse a rimanere ma sapeva che non l'avrebbe fatto. E in fondo, non si sentiva di rimproverarlo. Avrebbe fatto lo stesso. Le decisioni vanno rispettate, di qualunque genere esse siano.
< Non... andare... ti prego. > Ma James l'aveva fermata per davvero, tirandole appena un lembo della camiciola del pigiama.
Lily si era voltata come in preda ad un'allucinazione, come se il James di fronte a lei non fosse veramente reale.
James non le diede molto tempo di riflettere, la schiacciò tra sé e la porta, richiudendola. Incontro di occhi che sapevano di pianto e di tormento e di qualcos'altro che sembrava nascosto troppo nel profondo per essere riconosciuto in quel momento.

COMMENTATE??? ^^

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Capitolo 28
*** That's what are friends for... ***


Salve a tutte! Come state? Spero bene perché io ho l'influenza e diciamo che non sono in pieno delle mie facoltà mentali XD, tuttavia sono riuscita a terminare il capitolo proprio due minuti fa e non l'ho neanche riletto tanta è la voglia di condividerlo con voi ^^! Ma passiamo alle recensioni *_* :

myki: Ma tu mi lusinghi e mi vizi ogni aggiornamente sempre di più! Sono così felice che ti sia piaciuto il capitolo perché (strano a dirsi) ne sono orgogliosa anche io dopotutto. Grazie mille per tutti i meravigliosi complimenti che non sono pienamente sicura di meritare e spero ti piaccia anche quest'altro capitolo che ritengo piuttosto particolare e se vogliamo strano XD! *_*!

sweetyle90: Nuova lettrice, che bello! *_* Mi fa piacere tu abbia apprezzato.

4nG3l: Grazie mille per la recensione e per i complimenti. Beh, James l'ha trattenuta per fortuna ma non è tutto così rose e fiori, spero ti piacerà anche questo capitolo. Baci ^^

Un GRAZIE INFINITO ovviamente a coloro che costantemente leggono, inseriscono la Ff nei preferiti oppura tra i seguiti *_*! Mi rendete veramente felice, ragazze! ç_ç

Ed ora, ENJOY!

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28. That's What Are Friends For

Lily avvertiva il suo respiro caldo sul viso mentre cercava di leggergli negli occhi cosa aveva intenzione di fare. Era una cosa impossibile, eppure un antico saggio aveva affermato che gli occhi erano lo specchio dell'anima e allora in quale altro modo leggere una persona?
Gli occhi nocciola di James sembravano stranamente incandescenti come se vi ardessero le fiamme, calde e inevitabilmente ammalianti.
E benché nessuno dei due si era mosso di un solo centimetro nei passati cinque minuti, quel momento sembrava essere perfetto esattamente così com'era.
< Cosa hai intenzione di fare? > Gli sussurrò lei ma non aveva paura. La sua voce piuttosto sembrava tradire un'emozione crescente come se fosse cosciente che da quel momento ne sarebbe scaturito qualcosa di unico e irripetibile.
< Shh... > James le posò un dito sulle labbra, tacito invito a non dire nient'altro.
Non sapeva cosa fare, non aveva deciso forse, eppure averla lì, ad un centimetro dalla sua bocca, lo faceva sentire al sicuro. Non avrebbe sopportato di lasciarla andare via e, ironia della sorte, era proprio quello che in un certo qual modo, l'aveva invitata a fare.
Se doveva essere così, non avrebbe lasciato che ciò condizionasse anche gli ultimi momenti che avrebbe potuto trascorrere in sua compagnia. Non ancora almeno.
Le si avvicinò piano, cercando di non perdere mai il contatto visivo e la baciò. Sapeva di un bacio d'addio, estremamente dolce e malinconico ma nessuno dei due sembrava volere che finisse lì.
Lily lo avvicinò a se, vagando con le mani tra i suoi capelli spettinati e incredibilmente morbidi, approfondendo il bacio e James dal canto suo, le poggiò le mani sui fianchi, alzandole appena la maglietta del pigiama, prendendo a saggiare la pelle morbida della ragazza, facendole venire i brividi. Lily allontanò di malavoglia le labbra dalle sue e lasciò complice, che James prendesse ad esplorarle il collo, buttando indietro la testa e sospirando appena. Chiuse gli occhi quando James la convinse ad abbandonare il sostegno del muro per condurla verso il letto, continuando a baciarla e sfilandole la maglietta leggera. La fece sdraiare sul letto, rialzandosi appena per sfilarsi lui stesso la maglietta, per ritornare a baciarla l'attimo dopo.
Lily non si era mai spinta così oltre con un ragazzo e pensare che James dovesse avere il doppio della sua esperienza, la fece arrossire.
James sembrò rendersene conto e spostò le labbra in direzione del suo orecchio.
< C'è qualcosa che non va? > Le sussurrò quasi ansioso per poi riportare lo sguardo ai suoi occhi verdi.
Lily si sentiva incredibilmente ammaliata dalle attenzioni di James e dai suoi occhi estremamente ipnotici che sembravano volerla mettere a disagio, eppure stava benissimo mentre si beava del suo tocco e della sua improvvisa preoccupazione.
Scosse la testa, sorridendo, accarezzandogli una guancia con un dito.
< Non voglio fare niente che anche tu non voglia. > Le sussurrò ancora di rimando.
Lily si sporse per baciarlo. Era convinta che non avrebbe più avvertito quella piacevolissima stretta allo stomaco ogni volta che la guardava o la accarezzava, come la stava provando con lui in quel momento e nonostante non sapesse esattamente cosa fare, aveva deciso che se proprio doveva succedere, voleva fosse con lui.
Era banale pensarlo, quasi da film romantico, eppure era così che si sentiva e se qualcuno gliel'avesse chiesto non avrebbe saputo spiegarlo.
< Va tutto bene. > Gli rispose seguendo il profilo delle sue labbra con un dito.
James sorrise debole, quel suo solito sorriso sghembo che non aveva traccia ora della strafottenza che esibiva di solito.
Scese a baciarle la pancia, ad esplorare ogni singolo centimetro di quelle pelle diafana che adorava e a cercare di preservarne il profumo estremamente dolce.
Le sembrò di perdersi, perdersi in un qualcosa che sapeva di nuovo e di dolce e di... strano.

< James? > Era tardi ma nessuno dei due sembrava avesse intenzione di addormentarsi. Il dormitorio era silenzioso e non avevano sentito entrare nessuno. In fondo era giusto così, trascorrere gli ultimi momenti della loro storia d'amore da soli, nel silenzio assoluto, con Lily che gli accarezzava distrattamente i capelli sorridendo e lui che che la teneva abbracciata, preoccupandosi che non prendesse freddo.
< Uhm? > Non aveva molta voglia di rispondere. Il silenzio tra loro sembrava vitale perché riuscissero a comunicare in ogni caso.
< Non mi va di andarmene. > Si strinse ancora di più a lui, come se temesse che sarebbe sparito da un momento all'altro. < E allora non farlo. > Le aveva sorriso e lei per un attimo era rimasta incredula a quella risposta. Solo un'ora prima prima aveva affermato di volerla lasciare per evitare che soffrisse e adesso la invitava a non andarsene. O meglio, aveva solo espresso il suo desiderio di non andar via e lui con noncuranza l'aveva invitata a rimanere.
< Ma se solo un'ora fa avrei giurato volessi mandarmi via con la forza! > Sbuffò appena. Uno sbuffo che sapeva di ironico.
< Con la forza?!? No, non sono stato così crudele... > Ma sembrò pensarci un po' su.
< Mi hai fatto piangere. > Gli ricordò.
< Davvero? > Era ovvio che stesse scherzando.
< Si, davvero. > E lei non voleva di certo essere la prima a cedere.
< E cos'altro? >
< Beh, mi hai baciata. >
< Uhm... si fa più interessante... e...? >
< Cosa? >
< Cosa abbiamo fatto dopo? >
< Ti ritengo una persona abbastanza intelligente da collegare gli avvenimenti. >
< Ma voglio sentirlo da te. > Glie lo sussurrò all'orecchio, tanto che Lily rabbrividì.
< Non hai bisogno di sentirtelo dire! > Protestò lei, invano, perché neanche due minuti dopo James era sopra di lei, impegnato a liberare dalla sua camicia la pelle liscia di Lily.
< Forse hai bisogno di una rinfrescatina di memoria... > E le sorrise malizioso. Sorriso al quale Lily rispose.
< Ricordo tutto perfettamente, grazie. > E con uno strattone che sorprese James, gli si allontanò, prendendo ad abbottonarsi nuovamente la camicia.
James si limitò a volgere di nuovo lo sguardo verso di lei e a sbuffare.
< Non è giusto però! > Incrociò le braccia al petto e si girò dall'altra parte, dandole le spalle.
Lily non si lasciò scoraggiare da quell'espressione da bambino offeso e per tutta risposta si alzò e cominciò a vestirsi.
Al fruscio dei vestiti che venivano infilati, James si voltò.
< Cosa fai? >
< Mi sto vestendo, ovvio. >
< Ma non hai appena detto che non vuoi andar via? >
< Ho cambiato idea. > E sorrise.
< Così in fretta? > La guardò esterrefatto per qualche momento, incapace di articolare alcunché ma anche Lily stava giocando.
Lily fece spallucce.
< Tutte le donne sono lunatiche. >
< Ma non mi risulta tu rientri in questa categoria, perciò... > E le si avvicinò gattonando sul letto. < ... rimani qui! > E afferrandola per un polso la costrinse a ricadere accanto a lui, che sorrideva soddisfatto.
< Già, è vero, io non sono lunatica. Tu lo sei. > E sembrò rimproverarlo con lo sguardo.
< Lunatico, io? Giuro mi hanno rimproverato innumerevoli volte di essere testardo, antipatico, strafottente, vanitoso, oltre che bellissimo, in gamba, adorabile, simpatico, intelligente... >
< Si, credo di aver afferrato il concetto. Arriva al dunque. > Lily sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
< Dicevo... mi hanno detto di tutto tranne che sono lunatico. >
< C'è una prima volta per tutto. >
< Insomma! Cosa è successo alla Lily Evans di qualche ora fa? > Sbottò James, lasciandosi ricadere sul materasso e voltando la testa verso di lei.
< Credo tu l'abbia fatta morire. > Era furiosa. Incrociò le braccia al petto. Non si poteva essere così incoerenti.
Qualche ora fa stava piangendo per colpa sua, lui che voleva lasciarla, che non ne voleva più sapere di lei ed ora, faceva finta che niente fosse successo, chiedendole persino di rimanere.
Incrociò le braccia al petto sbuffando per allontanare una ciocca di capelli che sfuggiva al controllo del fermaglio.
Anche James sbuffò, ma il suo sapeva come di un sospiro di rassegnazione.
< Ascolta, Lily. Lo so che ti sembro strano e giuro a volte anche io stento a riconoscermi, ma non voglio trascorrere le ultime ore insieme rivangando su quello che è successo qualche ora fa. Non voglio farti piangere di nuovo e non voglio commiserarmi. > Era serio e Lily si era girata a guardarlo.
< E io non voglio fare finta che non sia successo niente, James. Quando tutto questo sarà finito la realtà ci ricadrà addosso pesante come un macigno e non avremo più l'un l'altro per sostenerci. Non serve fare finta di niente. >
< Ma serve a me, Lily. Ci ho riflettuto a lungo e voglio almeno illudermi che possa andare ancora tutto per il meglio, voglio illudermi che davvero un giorno potremo essere felici e contenti. >
< Ma non serve tutto questo. > Insistette lei.
< E cosa allora? >
< Basterebbe rimanere insieme. Nel bene e nel male. >
< Non voglio tu soffra per causa mia. >
< Ma non è colpa tua! Come puoi pensare che il bambino che vediamo sia perseguitato per causa tua? >
< Perché è così. Lo sento. >
< Ma non lo vedi. E se fosse di entrambi la colpa? >
Ma James non sembrava prestarle più ascolto.
< Il nostro bambino... ci pensi? > Si era voltato verso l'ampolla di vetro. Sembrava non riuscisse a fare a meno di guardarla.
Lily lo osservò e poi osservò il suo regalo di Natale.
< Suona strano. >
< Cosa? >
< Il fatto che avremo un bambino. > E al pensiero Lily quasi sorrise.
< Già. Chi lo avrebbe mai detto? > E James si girò a osservarla, accarezzandole i capelli.
< Se è stato già scritto così, che sia così, come deve essere. > Sussurrò lei.
James scosse la testa.
< Non cambierò idea su di noi. > E costavano così tanto quelle parole che temette di rimettersi a piangere.
Lily non riuscì a trattenere un singhiozzo.

< James? Ehi! Te la senti di alzarti? > Sirius lo aveva scosso appena per farlo svegliare. Era già vestito della sua divisa scolastica, cosa alquanto strana, e aveva quasi i modi di fare gentili di Remus.
< Sirius, cosa ti è successo? Hai bevuto una pozione Polisucco per caso? > James si drizzò a sedere inforcando gli occhiali l'attimo dopo.
< Oh lo so, sembro Remus, ma credimi due giorni in sua compagnia sono traumatici. Meglio accontentarlo invece di ascoltare la sua voce petulante per tutto il giorno. >
< Ehi, ti ho sentito! > Remus intento ad ultimare la preparazione della sua cartella sembrava non stesse ascoltando.
< E' la verità. > Sirius finse un sorriso imbarazzato per poi fare l'occhiolino a James. < Allora, con la Evans? Tutta una giornata soli soli... > E alzò ripetutamente le sopracciglia con fare malizioso.
< Ci siamo lasciati. > Era dura convincersene.
< Lasciati?!? Come lasciati?!? > Sirius era scattato in piedi incredulo e Remus aveva messo da parte i libri per avvicinarsi al letto di James.
< E' meglio per tutti e due. >
< Stai scherzando vero? > Sirius si sarebbe tirato volentieri due schiaffi da solo perché la cosa era così assurda e... strana che stentava a crederci. Forse stava ancora sognando.
< Non sta scherzando, Sirius. > Remus si pronunciò a voce così bassa e preoccupata che a Sirius parve solo un fruscio. Riprese posto accanto a James.
< E' per via di quello che hai visto? > Continuò Remus. Non voleva indagare, non voleva costringere l'amico a raccontagli cose che preferiva tenere per sé, voleva solo cercare di capire. Voleva solo cercare di aiutarlo.
James annuì, debole.
Le sue energie si erano esaurite. Avrebbe avuto un serio bisogno di un sonnifero, di quelli potenti che ti permettevano di dormire un'intera settimana, uno di quegli intrugli che Poppy affidava a coloro che avevano bisogno di riposo perché troppo deboli.
Ma forse una settimana non sarebbe bastata. Avrebbe dovuto dormire per sempre perché la sola idea di rivedere Lily lo faceva sprofondare in un abisso dal quale era sicuro non sarebbe riuscito a riemergere.
< James, non vogliamo obbligarti, ma se vuoi dirci qualcosa, se vuoi sfogarti, lo sai che puoi venire da noi e che cercheremo di aiutarti. > Remus gli posò una mano sulla spalla, cercando nel suo piccolo, di consolarlo.
< Lo so. Grazie. >
< E se non te la senti di venire a lezione, non preoccuparti, una scusa la troviamo. > Sempre il solito Sirius.
< No, non vi preoccupate, vi raggiungo. >

Il proposito almeno sperato, di non incontrare Lily andò a farsi benedire nel momento esatto in cui James fece il suo ingresso in Sala Grande. Evitò accuratamente di guardarsi intorno: la chioma di Lily negli anni passati era diventata sin troppo familiare e non avrebbe impiegato nemmeno un secondo nel riconoscerla. Individuò Sirius, Remus e Peter e si lasciò cadere sulla panca accanto a quest'ultimo, cercando di diventare invisibile scivolando lungo la panca.
< E' inutile che ti nascondi. Lei non c'è. > Sirius l'aveva detto con un sorriso ma era evidente quanto fosse preoccupato.
James sbuffò appena e si ricompose, afferrando una ciambella dal piatto al centro.
Rimasero in silenzio per parecchi minuti, quasi avessero paura di fare una domanda di troppo, di risultare inopportuni.
< Insomma, si può sapere come vi siete lasciati? > Sbottò Remus. Non era il tipo invadente, rompiscatole che fa di tutto pur di scoprire cosa nascondi, ma non sopportava vedere James così afflitto e disperato.
James stupito dalla reazione dell'amico che prontamente si era nascosto dietro la Gazzetta del Profeta quasi la risposta non lo interessasse più, sospirò di nuovo.
Lo aveva raccontato a Lily. Era giusto che anche i suoi amici sapessero.
Rievocare per la terza volta quelle immagini (nonostante fossero state molto di più le volte in cui le aveva evocate involontariamente nel sonno), era ancora più doloroso. Fu costretto ad interrompersi più di qualche volta nel tentativo di recuperare un po' di fiato e di non piangere.
Senza contare il fatto che erano in Sala Grande e chiunque avrebbe potuto origliare la loro conversazione.
Tuttavia i suoi amici si dimostrarono pazienti e attesero che James terminasse il racconto.
< Ma non puoi essere certo che anche Lily muoia. E poi è solo un sogno! > Era intervenuto Sirius alla fine. Aveva avuto lui stesso un assaggio di quei sogni e ne era rimasto quanto meno turbato, eppure alla fine aveva deciso di non attribuirgli così tanto peso. Aveva aiutato James e Lily nel ritrovamento di quell'oggetto solo perché entrambi sembravano così coinvolti nella cosa, da non riuscire a sbrogliarsene da soli e poi perché odiava vedere James afflitto da qualcosa che non riusciva a comprendere.
< Non puoi essere nemmeno sicuro che morirai. > Aveva insistito Peter.
< E poi potrebbe avere ragione Sirius. Perché dare così tanta importanza a queste previsioni? Perché continuare ad accanirsi? Non è detto che siano vere. > Continuò Remus.
< Non lo so, ragazzi. So solo che non voglio correre rischi con Lily. Credetemi, è meglio se stiamo lontani. > James si passò una mano tra i capelli, spettinandoli.
< Ma come puoi dire una cosa del genere?!? Non ti rendi conto che forse così non farai altro che farla soffrire ancora di più? Cosa pensi che succederà a quel punto? > Remus aveva esaurito la pazienza. Era impensabile che James, proprio James, il Malandrino per eccellenza, colui che non si arrendeva mai, che aveva lottato per sei anni pur di ricevere una possibilità dalla Evans, ora si lasciasse scoraggiare da quelle che potevano benissimo essere delle baggianate. Come poteva abbandonarla dopo tutto quello che avevano passato insieme?
< Lo sto facendo per lei, Remus. Credi che per me sia facile? Credi che mi piaccia questa situazione, che ne sia soddisfatto? Beh, ti sbagli! Sono mesi che soffriamo, mesi che soffro per questa storia e quando finalmente credo di aver trovato una soluzione che possa lasciarci la possibilità di vivere in pace, di vivere felici ognuno seguendo la sua strada, ecco che arrivano i miei amici a darmi addosso. Come se non lo sapessi che potrebbe soffrire, come se non mi stessi facendo io stesso del male! > Le lacrime erano ormai impossibili da trattenere.
< Lily riuscirà ad essere forte. Si rifarà una vita, troverà qualcuno in grado di darle delle garanzie e vivrà felice. > Continuò quando credette di essersi calmato.
< E tu, tu cosa farai? > Gli chiese Remus, la voce fievole, lo sguardo imbarazzato.
< Sopravviverò. Del resto se ne occuperà il destino. > Rispose afferrando la cartella e avviandosi a lezione.
Non videro Lily a lezione quella mattina e nemmeno nel pomeriggio.
Sirius aveva provato ad avvicinare Alice ma lei si era categoricamente rifiutata di rivolgergli la parola. Ma insomma, prima James e adesso anche Alice! Ma cosa stava capitando al mondo?

Non riuscì ad incrociare James nei corridoi nemmeno per sbaglio per tutta la settimana. Fuggiva appena la campanella trillava e a quanto sembrava, non aveva intenzione di sedersi di fianco a lui come al solito. Era ritornato il James taciturno e preoccupato di tempo prima, lo stesso James con cui aveva litigato ma con cui alla fine, aveva fatto pace. Erano come fratelli e si capivano al volo. La maggior parte delle volte non occorrevano parole, sapevano esattamente cosa l'altro stesse pensando e agivano e reagivano di conseguenza. Ma averlo lontano, più lontano del solito, aveva ferito Sirius e nonostante avesse notato il disagio dell'amico, avrebbe preferito che fosse andato da lui e lo avesse rassicurato o semplicemente gli avesse raccontato la verità. Forse Sirius se la sarebbe presa lo stesso, ma per lo meno era la verità e non un'indifferenza glaciale. Ed ora la storia si stava ripetendo. In quelle che erano state poche ore, era diventato freddo e distante, solitario e irritabile.
< James! > Dopo la lezione di Incantesimi del pomeriggio riuscì a bloccarlo, correndo per raggiungerlo, prima che si rintanasse in Sala Comune.
< Cosa? > Aveva sbottato l'amico in risposta, alzando gli occhi al cielo.
< Ci stai evitando, James, proprio come l'ultima volta. Perché non riesci a capire anche noi? Siamo preoccupati per te, per quello che ti sta succedendo e non puoi continuare a far finta che non sia nulla, perché non è così. Potresti confidarti con noi, come un tempo. Cosa ci sarebbe di sbagliato? > Sirius lo stava seguendo ma in realtà non aveva la più pallida idea di dove James avesse intenzione di cercare riparo.
< Ma non siamo più dei bambini, Sirius e le cose sono troppo complicate. >
< Allora spiegacele e proveremo ad aiutarti. > James si era fermato nel cortile pressoché deserto. Sospirò grave.
< E' passata solo una settimana, Sirius. Perché a me sembrano mesi? > Buttò la testa indietro, osservando il cielo plumbeo. Forse avrebbe piovuto.
< A cosa ti riferisci? >
< A Lily. >
< Forse perché stai scappando da lei. > E forse Sirius aveva ragione. Meno la incrociava meglio era.
< Cosa dovrei fare? Mi si stringe il cuore al solo guardarla. >
< Stai incominciando a sentirti in colpa? >
< Non lo so. Continuo a ripetermi che ho fatto la cosa giusta, che è meglio per tutti e due, che prima o poi troverà qualcun altro che la ami e allora lei forse dimenticherà, poi appena incrocio il suo sguardo le parole che ho inventato per difendermi crollano come castelli di sabbia e penso che vorrei tornare indietro e rifare tutto daccapo. Ma non si può. >
< Credo tu abbia paura di lei. > Sirius gli si affiancò, sedendosi accanto a lui.
< Paura di lei?!? >
< Andiamo, James! Hai fatto cambiare i turni di ronda pur di non incontrarla! > Sirius sorrise. In fondo riusciva a capirlo, probabilmente avrebbe fatto lo stesso.
< Beh, una possibilità che mi uccida c'è, ad essere sincero. > Brontolò James.
< Non credo sia quello. Sai che basterebbe un suo solo sguardo o parola per farti capitombolare. > Sirius rise appena.
James abbassò lo sguardo fino ad incontrare la figura delle sue scarpe.
L'amico sapeva fin troppo bene di aver ragione.
< Potrebbe essere anche questo. > Ammise alla fine l'amico sospirando di nuovo.
< Perché ti fai così del male? >
< Perché è giusto così. >
< Oh, James! Al diavolo quello che è giusto o sbagliato! Qui ci sono i tuoi sentimenti in ballo, non lo capisci? > Sirius si era alzato in piedi. Non voleva scaldarsi, solo lasciare che capisse.
< E' che... non so cosa fare, Sirius e ho una stramaledetta paura di farle del male. >
< Di cosa hai paura? Di essere felice? > James rimase in silenzio. Non avrebbe saputo cosa rispondere in ogni caso.
Aveva cominciato a piovere ma erano come immobili, seduti nel cortile ad osservare la pioggia cadere come se non l'avessero mai vista davvero.
< Io la amo, Sirius. > James si era voltato a guardarlo.
< Anche lei ti ama, James. Siete fatti per stare insieme, non importa quello che dice il destino. Eravate destinati ad incontrarvi, il resto non ha importanza. Dai, torniamo dentro. >

COMMENTATE?!?

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Capitolo 29
*** Try To Explain ***


Bene, salve! Eccomi di nuovo qui dopo così tanto tempo! Perdonatemi il ritardo ma con la scuola ho avuto molto da fare e concentrata su compiti in classe e interrogazioni varie, la mia mente non ha davvero avuto modo di pensare ad altro. Quindi, chiedo venia, spero possiate capirmi ^^. Ma passiamo alle cose serie XD:

myki: Dire che sono rimaste pressoché spiazzata dalla tua recensione (bellissima devo dire *_*) è dire poco. Insomma, forse sono io che mi faccio troppe paranoie ma credevo di non essere riuscita a esprimere bene tutti i sentimenti che occorrevano per quel particolare tipo di situazione e sapere che invece ci sono quasi riuscita, non può che riempirmi di gioia! Per quanto riguarda i dialoghi, non so, cerco di scriverli in modo che mostrino la delicatezza, la spontaneità dei personaggi perché a volte sembrano sempre meccanici i loro discorsi e invece bisogna sempre tener presente che sono pur sempre Lily e James e non una coppia qualsiasi XD! In ogni caso, grazie per commentare con costanza e pazienza e grazie per i bellissimi complimenti *_* che mi fanno ancora arrossire. Spero questo capitolo ti soddisfi allo stesso modo ^^

hermionex95: Beh, ho solamente cercato di immedesimarmi nei panni di James, credo avrebbe agito così e per quanto riguarda Lily, hai ragione, finalmente è riuscita ad uscire allo scoperto ^^ Grazie anche a te e spero che questo capitolo ti soddisfi allo stesso modo *_*

Rosalie Hale e Bella Swan: Ciao! Hai ragione è un capitolo molto triste ma James si renderà presto conto che non è proprio quello che vuole... Grazie per aver commentato e grazie per i complimenti! *_*

Un GRAZIE INFINITO ovviamente a coloro che costantemente leggono, inseriscono la Ff nei preferiti oppura tra i seguiti *_*! Mi rendete veramente felice, ragazze! ç_ç

Ed ora, ENJOY!

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29. Try To Explain

< Allora è davvero arrivato il momento decisivo. >
< Momento decisivo? > James alternò lo sguardo da Remus a Sirius non capendo di cosa stessero parlando.
< Già. > Risponde Sirius. Nemmeno gli risposero.
< Non credo ce la farà... > Sbottò di rimando Remus, abbassando lo sguardo e scuotendo la testa sconsolato.
< Neanch'io. > Sirius sospirò.
< Ragazzi, state bene? > James stava seriamente incominciando a preoccuparsi.
< Sai Remus, forse dovremmo dargli qualche dritta. >
< Tu dici? Ho vinto! > Remus alzò un pugno in aria in segno di vittoria, cominciando l'attimo dopo a riunire tutte la carte sparse sul pavimento.
< Di nuovo?! Ma come diavolo fai! > Protestò Sirius alzandosi e lasciandosi cadere sul letto.
< Talento naturale. > Rispose Remus sorridente.
< Si, talento naturale... >
James seguiva la loro conversazione sentendosi un tantino escluso. Fino a un minuto prima avevano parlato di lui come se non fosse nella stanza ed ora avevano improvvisamente cambiato argomento.
< Sono d'accordo in ogni caso, Sirius. Dovremmo davvero dargli dei consigli. >
< Ragazzi, potreste evitare di parlare di me come se non ci fossi? > Domandò sarcastico continuando a rovistare nel baule. Ma dove diavolo aveva messo il mantello?
< Suvvia, James! E' una serata importante questa e stavamo cercando di comunicare tra di noi per darti qualche consiglio. > Rispose Sirius voltandosi verso James.
< Con me presente? >
< D'accordo, come vuoi. Allora, hai già pensato a cosa le dirai? >
< Dirò a chi? >
< Alla Evans, James! > Sirius sembrava esasperato dalla reazione dell'amico.
< E cosa dovrei dirle? >
< Beh, effettivamente sono settimane che non vi parlate... >
< Appunto! > Borbottò James.
< ... senza contare che probabilmente lei non vorrà nemmeno vederti... >
< Probabile. >
< ... e che appena proverai a dire qualcosa ti ritroverai appeso al soffitto in un batter d'occhio... >
< Grazie, Remus. >
< ... ma tutto sommato, credo che dovresti parlarle. >
< Si, certo. E poi è solo un turno di ronda. Probabilmente lei andrà a destra e io a sinistra, non ci sarebbe comunque modo di comunicare. >
Sirius sospirò.
< Sei un caso perso, amico. Davvero vuoi continuare a vivere in questa situazione? Davvero vuoi continuare ad ignorarla per sempre? > Sirius si voltò a pancia in giù, i gomiti piantati nel materasso.
< Non voglio ignorarla, Sirius! Voglio solo attenermi ai miei propositi! >
< Propositi? Vale a dire quella stupidata che ti sei messo in testa sul fatto che insieme probabilmente non riuscirete mai ad essere felici? Che lei potrebbe essere in pericolo? Quel proposito? >
< Esatto, Sirius. Proprio quel proposito. >
< Andiamo, James! Sii serio per una volta! Dove si sono estinti i tuoi sentimenti? >
James lo guardò, smettendo di rovistare nel baule.
Dopo tutto, la amava ancora.
< Non credo si siano estinti, Sirius. > Rispose Remus al suo posto, osservando lo sguardo dell'amico.
James si voltò verso di lui e poi sospirò, lasciando perdere il baule e lasciandosi ricadere a terra, la schiena contro il legno del letto.
< Non stai facendo altro che condannarti all'infelicità, Ramoso. >
< Non importa, voglio solo che lei sia tranquilla, che abbia la possibilità di vivere la vita che vorrebbe. >
< Sei così sicuro che la vita che vorrebbe non sia al tuo fianco? > Chiese Remus.
James sospirò di nuovo.
< Non lo so, so solo che non sopporterei di vederla soffrire sapendo che è tutta colpa mia. >
< James, quante volte devo ripetertelo! Non è solo di te che stiamo parlando qui! Stiamo parlando anche di lei, di quello che prova, di quello che ha provato, di quanto sta soffrendo per la tua decisione! Preferisci vederla sorridere ad un'altra persona quando probabilmente sta ancora pensando a te? Preferisci farti odiare da lei piuttosto che continuare a starle vicino? Non te ne accorgi James che la stai sacrificando? Vuoi proteggerla, evitare che soffra ma non ti preoccupi di come sta affrontando la cosa, non ti preoccupi di incrociare i suoi occhi a lezione quando l'unica cosa che lei vorrebbe è un tuo sguardo per capire se non è stato tutto un sogno, un incubo. Sei un egoista, James! > Remus aveva quasi urlato. Si era alzato fulmineo ed era scomparso: l'avevano sentito scendere di corsa le scale che conducevano in Sala Comune.
James e Sirius erano rimasti attoniti per qualche attimo.
Remus non era il tipo da comportarsi così. Odiava urlare e preferiva di gran lunga discutere, confrontare i vari punti di vista e poi cercare di arrivare ad una soluzione. Ma anche lui era stufo di quella situazione: riusciva a mettersi nei panni di James, poteva capire il suo dolore per ciò che aveva vissuto in quel dormitorio di Serpeverde del primo anno, riusciva a comprendere la lacerazione della sua anima, divisa tra l'amare Lily e tentare di proteggerla e l'allontanarla da quella che poteva essere una potenziale causa del suo malessere, ma vestiva meglio i panni di Lily in quel momento. Era sua amica dal primo anno ad Hogwarts, la prima a cui era stato in grado di confessare il suo "piccolo problema peloso", la prima che l'aveva accettato per quello che era, la prima che aveva sempre una parola di conforto per lui quando la luna piena si avvicinava e lui si sentiva più aggressivo che mai. La prima a cui era veramente riuscito a voler bene, la sua prima migliore amica. E non poteva vederla così sofferente, così angosciata, così demoralizzata dal fatto che le giornate si susseguissero tutte uguali, neutre tra le lezioni da seguire e i compiti da svolgere, tra i temi di Incantesimi e gli approfondimenti in Biblioteca. Lily che era sempre stata energica, attiva, forte si era persa in qualcosa di più grande di lei, che non riusciva a gestire. E le mancava. Era così tanto che non parlavano: lui con i suoi amici e lei che sembrava essersi rinchiusa in Biblioteca con la scusa dei M.A.G.O troppo vicini. Era vero, i M.A.G.O erano veramente vicini, eppure non così vicini come lei si ostinava a spiegare. Mancavano solo due mesi.
Remus aveva camminato veloce fino alla Biblioteca dove sapeva di poterla trovare. Chiuse delicatamente il portone dietro di sé e si avviò ai tavoli, cercandola con lo sguardo. Non la vedeva da nessuna parte. Aveva quasi rinunciato dopo aver esplorato tutta l'intera sezione di Difesa Contro Le Arti Oscure che sapeva interessare Lily in quel periodo per via di un tema particolarmente difficile, poi l'aveva scorta da sola, seduta ad un tavolo addossato contro uno scaffale ricolmo di libri, la testa che poggiava contro il palmo della mano sinistra e la piuma che grattava sulla pergamena mentre scriveva frenetica. Le facevano compagnia due grossi volumi di Storia della Magia.
Remus si sentiva quasi un intruso in quella calma e in quella pace che Lily si era cucita addosso eppure, le si avvicinò piano, con cautela. Afferrò una sedia abbandonata lì e prese posto vicino a lei.
< Ciao Remus. > Lo sorprese lei, posando la piuma e alzando gli occhi su di lui, sorridendo.
< Ciao. Pensavo non mi avessi sentito arrivare. > Sorrise anche lui.
Lily fece spallucce.
< Conosco il tuo passo. > Rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo. E forse lo era.
< Come stai? E' così tanto che non parliamo... >
< Non lo so come sto, so solo che in un modo o nell'altro sto andando avanti. Come sempre. Tu? La luna piena è vicina. >
Remus avrebbe voluto rispondere che si, la luna piena era vicina e che cominciava a diventare più aggressivo del solito, che si sentiva un pezzo alla volta sempre di più un mostro, ma non aveva voglia di parlare di lui. Era lì per lei.
< Sto bene. Ti porti avanti con lo studio. > E le indicò i libri. Lei seguì il suo sguardo e sorrise di nuovo.
< Non ho molto altro da fare. Come mai da queste parti? > Lily notò con rammarico che avevano perso fluidità. Nella loro conversazione non c'era niente di quello che avrebbero voluto dirsi. Giravano intorno al problema senza affrontarlo. Semplici frasi di circostanza forse avrebbero aiutato prima o poi ad incontrare il vero problema, ma non era così che voleva che andassero le cose con Remus: era venuto lì con un'intenzione precisa e lei lo sapeva; glie lo leggeva negli occhi.
< In realtà... volevo parlare con te di James. Lo so che forse non ne hai voglia è solo che... insomma sono preoccupato. So quanto ci sta male James ma non so quanto ci stai male tu e sembra che nessuno si sia curato di chiedertelo. >
Lily sospirò e abbassò lo sguardo sulle sue mani incrociate in grembo. Bene, il momento della verità era giunto fin troppo presto.
< Io non saprei cosa dirti, Remus, davvero. Insomma, forse doveva andare così, forse il destino ha voluto che ci incontrassimo e poi ha cambiato idea e ha deciso che era meglio separarci. >
< Sai anche tu che non è così. > Le disse Remus dolcemente.
Lily rise di quella risata nervosa e spaventata.
< Sto cercando di convincermene, Remus. Ha deciso e non nego che sarà difficile, ma passerà, come tutte le cose. > Non riusciva a guardarlo negli occhi.
< James non ha deciso per entrambi, James ha deciso per lui senza tenere conto di te, dei tuoi sentimenti e... non puoi arrenderti così se non è quello che vuoi anche tu! >
< E cosa posso fare? > Lily avrebbe voluto essere dura, gridare, ma un singhiozzo la tradì.
< Insomma stai accettando la sua stupida pretesa di abbandonarti per non farti soffrire senza ribellarti. > Remus aveva lo sguardo accigliato mentre cercava di farla ragionare.
< Io... non ne ho la forza, Remus, lo capisci? Forse è un bene che non abbia visto anch'io perché non so se sarei stata in grado di sopportarlo. Non sono come James, con me le cose funzionano diversamente. Mi hanno prosciugato le forze, Remus e l'unica cosa che sono in grado ancora di fare è studiare! > Diede uno spintone con la mano al libro sul tavolo, facendo in modo che cadesse a terra, poi scoppiò a piangere, coprendosi il volto con le mani.
Remus rimase sorpreso dalla sua reazione e quando la vide piangere, di nuovo fragile e dolce, non poté far altro che abbracciarla e cercare che si calmasse, cullandola.
Lily si lasciò abbracciare e cullare. Remus era l'unica persona che dopo settimane tentava di avvicinarla. Alice preferiva non interferire con il suo dolore dopo che Lily l'aveva rimproverata di non farsi mai gli affari suoi ed ora la guardava dispiaciuta, rimanendo in disparte, conscia che Lily non avrebbe mai chiesto il suo aiuto né quello di nessun altro. Remus era l'unico che aveva provato un minimo d'interessamento per lei, che si era premurato di soffiare su quella ferita ancora aperta e sanguinante che aveva scatenato le parole di James, che per lei era come il fratello che non aveva mai avuto e che accorreva in caso di necessità, l'unico che era riuscito a riempire in parte il vuoto lasciatole dalla mancanza di Severus. Non era sempre presente, costantemente impegnato con i suoi amici, ma sapeva di poter contare su di lui. Ora più che mai.
< Voglio solo sapere se ne sei davvero innamorata. > Remus l'aveva sussurrato come se fosse stato un segreto.
Lily aveva ritrovato la sua posizione eretta e si era asciugata gli occhi con la manica della divisa scolastica.
< Si ed è l'unica cosa che non riuscirò ad eliminare, quella bellissima sensazione che ho provato quando mi ha baciata la prima volta. > Arrossì abbassando lo sguardo.
Remus sorrise. Lily non avrebbe dimenticato James e non sarebbe mai riuscita ad essere felice con qualcuno che non potesse essere lui. Glie lo leggeva negli occhi e aveva imparato a conoscerli così bene da aver capito che gli occhi di Lily non sapevano mentire.
< Sai che non riuscirà a resisterti appena ti vedrà. Lo conosci, si inginocchierà e ti pregherà di perdonarlo. > E sorrise.
Anche Lily sorrise tirando su con il naso.
< Sappiamo entrambi che è così. > Continuò Remus. < Non riesco ancora a credere che dopo sei anni di corteggiamento tu ti sia decisa a dargli una possibilità. >
Lily rise.
< Oh, lo so che ho fatto male, ma non ho potuto resistere! > E rise ancora di più. Remus si lasciò contagiare dalla sua improvvisa quanto inaspettata allegria.

I corridoi del terzo piano erano bui eccetto per le bacchette dei due Capiscuola di Grifondoro.
I quadri non amavano essere disturbati nel loro sonno.
Lily e James camminavano in silenzio, imbarazzati, senza sapere cosa dire o cosa fare. James d'altra parte non poteva far finta di niente. Era stato lui a invischiarsi in quella situazione, era stato lui che per paura aveva fatto in modo di scambiare con Sanders il suo turno di guardia pur di non incontrare Lily, era lui che fuggiva i suoi sguardi preoccupati durante le lezioni, era lui che aveva la colpa di tutto. Era innegabile, la amava ed era inutile continuare a ripeterselo, perché era stato così fin dal primo giorno di scuola, fin dai loro primi battibecchi, ma se prima James era un irresponsabile, un dongiovanni che non poteva fare a meno di rivendicare il suo territorio, di difendere il suo castello di fama e popolarità, circondandosi di tutte le ragazze della Scuola, ora che era cresciuto, non aveva tempo per quei giochetti. Ne era stufo, ma se c'era una cosa che non l'avrebbe mai annoiato, quella era proprio la presenza di Lily. I loro battibecchi quotidiani, il suo sguardo intriso di disprezzo, la sua alterigia, il suo modo di fare, di ignorarlo... di quello non avrebbe mai potuto stancarsi.
Lily poi, che più che per lei si preoccupava per lui, che più di dar retta ai suoi sentimenti, cercava in ogni modo di rispettare la decisione di James, di lasciarlo in pace, anche se non poteva non osservarlo, non poteva non incrociare i suoi occhi, anche solo per sapere che in lui non c'era niente di diverso, che andava tutto bene, per convincersi per l'ennesima volta, che era giusto così, che separati tutto sarebbe andato per il meglio.
Ma Lily era fatta così: gli altri al primo posto e poi lei, che si trascurava e si metteva da parte pur di far in modo che qualcun altro ne ricavasse vantaggio.
Procedevano lenti, solo il rumore delle loro scarpe sul pavimento freddo, le bacchette puntate in avanti per far luce, gli occhi che cercavano di non incontrarsi.
A James sudavano le mani, era lì, senza sapere cosa fare, con la netta sensazione che qualsiasi cosa gli fosse uscita di bocca sarebbe stata quella sbagliata, con la voglia di fare nient'altro se non di abbracciare Lily e dirle che era stato uno sciocco, uno stupido a credere di poter vivere senza di lei, eppure non voleva decidersi.
< Senti, ne ho abbastanza di questo silenzio. > Lily si era fermata d'improvviso e l'aveva guardato.
Il ragazzo era rimasto per un attimo interdetto, incapace di rispondere, ma lei aveva continuato.
< Forse non abbiamo niente da dirci, è vero, ma non ho intenzione di trascorrere queste due ore di ronda nel silenzio più totale. Sono stufa. Se non ti va a genio la mia compagnia possiamo scegliere due percorsi differenti e ritrovarci qui alle dieci. > Remus si era sbagliato. Non era caduto in ginocchio e non l'aveva supplicata di perdonarlo.
Forse nemmeno Remus lo conosceva poi così bene.
James non sapeva bene cosa rispondere. Non voleva che se ne andasse in giro per il castello da sola.
< N-non voglio tu te ne vada in giro da sola. Se siamo in due ci sarà un motivo. > Rispose alla fine spettinandosi i capelli con una mano imbarazzato.
< Beh, so badare a me stessa, grazie. > E aveva ripreso a camminare.
Oh come sembrava di essere tornati indietro nel tempo! E accidenti a lui, non avrebbe voluto essere così acida! Aveva ragione Alice, James riusciva a tirare fuori il peggio di lei!
Ma non ne poteva più di tutta quella situazione. Si sentiva ingannata per una seconda volta, con la speranza che lui dicesse qualcosa anche solo per rompere il ghiaccio, e invece... che illusa che era stata, che tremenda sciocca!
Non poté evitare a due lacrime di scendere silenziosamente lungo le sue guance. Aveva promesso che non avrebbe pianto, aveva promesso di essere forte, ma era come se il silenzio dei corridoi, la poca luce e lo sguardo di James su di lei, perché sapeva che la stava osservando mentre si allontanava, non facevano altro che farla sprofondare in un nuovo incubo.
< Lily! Lily, aspetta! > James aveva corso e l'aveva raggiunta, trattenendola per un braccio e lei aveva mostrato il suo sguardo lucido, bagnato dalle lacrime, fragile come James non si ricordava di averla vista mai.
< Stai piangendo... > Le aveva sussurrato accarezzandole le guance nel tentativo di asciugarle le lacrime.
Lei avrebbe voluto allontanarsi da quel tocco, fuggire, ma sapeva che non ce l'avrebbe fatta. Era inutile.
< Stai piangendo per questo stupido idiota che non sa cosa fare in questo momento se non asciugarti le lacrime. Ma non merito le tue lacrime, lo sai. > Aveva continuato. Lily aveva abbassato lo sguardo. Forse non meritava le sue lacrime, ma lei era così debole da non saper fare nient'altro.
< Non riesco ad essere forte come vorresti. > Sussurrò in risposta alzando di nuovo lo sguardo su di lui.
< E' anche per questo che ti amo. La tua fragilità non fa altro che farmi riflettere sulla persona che sei. Così forte quando si tratta di combattere, ma così delicata e fragile per tutto il resto. Ti rendi conto di quanto tu sia speciale? > Le prese una mano, stringendola. Era fredda come il ghiaccio.
< Speciale? E' per questo che vuoi mettermi da parte? E' per questo che mi allontani, perché sono troppo diversa da tutte le ragazze con cui sei stato fino ad ora? > Esplose lei, alzando appena la voce, ma rifiutandosi di troncare il contatto con la mano di lui, così calda.
< Metterti da parte?!? Lily, io ti amo e ti amerò per sempre. Voglio solo cercare di proteggerti. >
< E non pensi a me? Proteggermi? Per avere la coscienza pulita in seguito? Come faccio ad essere al sicuro se non sei con me? Come puoi anche solo pensare che io riesca a starti lontano? >
< Servirà a salvarti. >
Lily stava iniziando a spazientirsi. Alzò gli occhi al cielo.
< Vuoi smetterla di raccontarmi frottole? Potrei rimanere uccisa da qualsiasi cosa in questo Castello stanotte e tu non potresti farci nulla. Non è la tua presenza che mi mette in pericolo, James! Ho fatto delle scelte, ho preso delle decisioni e non intendo mancare alla parola, che tu lo voglia o no! > E aveva cercato di allontanarsi, ma James l'aveva trattenuta ancora una volta, avvicinandola a sé tanto da sentire il profumo dolce dei suoi capelli rossi. I loro visi vicini, gli occhi che si studiavano, come qualche settimana prima nella sua stanza.
< Forse hai ragione, forse ha ragione Remus, sono un egoista, penso a quello che potrebbe evitare agli altri di soffrire solo come unica ragione di un mio giovamento morale. Forse è davvero così. Forse ha ragione Sirius a dire che sono un masochista, che sto sacrificando noi per qualcosa che forse non esiste, che sto negando la possibilità di essere felici ad entrambi. > Sussurrò.
< E allora, cosa conti di fare? > Sussurrò anche lei di rimando, ansiosa e preoccupata.
James le si avvicinò, lentamente e Lily aveva quasi paura che potesse sentire il suo cuore correre all'impazzata, sbatterle furiosamente nel petto. I suoi occhi indugiarono ancora un attimo sulle labbra di James prima di chiudersi e assaporare quel bacio. Le sue labbra non impiegarono poi così tanto tempo prima di ritrovare quella strana familiarità che avevano guadagnato nelle settimane scorse e Lily presa dalla foga del momento, portò una mano dietro la nuca del ragazzo a stringergli i capelli e ad avvicinarlo a lei ancora un po'.
La sua parte sensibile non poteva che gioire di quel contatto, ma la sua parte razionale non era poi così d'accordo. Insomma, nessuno le garantiva che non sarebbe stata "presa in giro" di nuovo. Non che James l'avesse spudoratamente fatto, la sua era stata una decisione equilibrata, dettata da un'attenta riflessione, eppure aveva paura di rimanere scottata di nuovo.
Interruppe il contatto quasi sgarbatamente.
< No... cioè... chi mi garantisce che poi non ci penserai e ti accorgerai che stai commettendo di nuovo un errore? > Era spaventata adesso, insicura e fragile come qualche minuto prima.
< Lily, ma non mi vedi? Sto soffrendo anch'io, per una decisione che nessuno mi ha costretto a prendere se non me stesso. Credi lo rifarei? > James tentò di avvicinarsi di nuovo, ma Lily indietreggiò di qualche passo, sconcertata dalla plausibilità della sua domanda.
< Mi hai già fatto male una volta, James, potresti esserne capace di farmene di nuovo. >
< Non sopporto di perderti, Lily! Credevo di farcela, credevo che allontanandoti per il tuo bene, sarebbe stato più semplice fare finta che la nostra storia fosse stata solo un abbaglio, ma credimi quando ti dico che sono stato un imbecille. E lo so, adesso ti sembrerà scontato, da pazzo innamorato, ma non vivo senza di te. >
Lily se rimase colpita da quelle parole non lo diede a vedere. Si era trasformata in pochi attimi, in una statua di ghiaccio indifferente che non riusciva a credere a quelle parole che il suo cuore le diceva essere profondamente sincere. In fondo aveva avuto anche lei l'assaggio di quelle che erano state le giornate di James: si sforzava di non seguirlo con lo sguardo, di rintanarsi in posti che lui non frequentava, ma sapeva che le sue giornate non erano state poi così diverse dalle sue, noiose e monotone, come unica distrazione lo studio.
< I-io non so se riesco a tornare indietro, come prima. > Sussurrò Lily. E se il suo cuore stava protestando, lo faceva più debolmente di prima: si era arreso all'evidenza forse. Lily non era poi così pronta a buttarsi di nuovo tra le braccia di James come se nulla fosse successo. Quelle settimane lontane da lui l'avevano convinta che niente era peggiore del soffrire per amore, ma ora che ritrovava quelle braccia che l'avevano confortata tante altre volte a pochi passi da lei, non era più così convinta di volersi ributtare lì dove era già caduta una volta.
< Forse ho solo bisogno di tempo. > Continuò avvicinandosi lei a James questa volta. Era stata brusca e sperava lui potesse perdonarla per quel cambio d'umore così repentino.
James era rimasto spiazzato dalla sua reazione, ma al tempo stesso sembrava capire. Quando Lily gli prese la mano, intrecciando le sue dita con le sue, le sorrise.
< Tutto il tempo che ti serve. Io sono qui. > E l'aveva abbracciata mantenendo costante il contatto tra le loro mani e posandole un bacio dolce sui capelli.
< Lo so. > E anche lei sorrise stropicciando il viso contro la sua camicia che sapeva inevitabilmente di lui.

COMMENTATE?? ^^

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Capitolo 30
*** Fear ***


Ok, eccomi di nuovo qui dopo più di un mese d'assenza ç_ç non ho idea di cosa dirvi, se non che mi dispiace ogni volta sempre di più che dobbiate aspettare così tanto. Il fatto è che avevo iniziato a scrivere questo capitolo subito dopo la pubblicazione dell'altro e arrivata ad un certo punto, mi sono bloccata e sono riuscita a finirlo solo ieri. Nota di capitolo: Lo so che sembrerà un po' confuso come capitolo soprattutto l'ultima parte ma conto di spiegarvi meglio il tutto nel prossimo capitolo che non arriverà tardi, promesso! Ora, come al solito, ci tengo a ringraziare le meravigliose persone che commentano: Rosalie Hale and Bella Swan: Ho letto che a più di qualcuno è dispiaciuto che Lily non si sia confidata con Alice, ma non temere in questo capitolo si risolverà tutto! In fondo, si sa, le migliori amiche non possono stare lontane a lungo ^^. Per quanto riguarda l'amicizia con Remus ho trovato interessante affrontarlo come aspetto perché ho sempre pensato che Lily e Remus fossero stati amici sin dall'inizio o per lo meno, dopo la rottura di Lily con Severus. Ti ringrazio per tutti i complimenti e spero di ricevere un tuo commento anche su questo capitolo XD!

_evans_: Ciao! ^^ Sono contenta la storia ti piaccia e ti ringrazio per i complimenti *_*. Ovviamente anche se mi dispiace che voi piangiate per qualcosa che ho scritto, credo sia quello a cui mira ogni autore, emozionare con le proprie parole, perciò posso dirmi soddisfatta XD! Spero di rileggerti anche per questo capitolo e grazie ancora! ^^

myki: Ehilà! ^^ Ho riflettuto sulla frase che hai trascritto e devo dire che è uscita piuttosto spontanea, se capisci cosa intendo, ma come hai notato tu, potrebbe anche essere quel qualcosa in più che non fa altro che aumentare la somiglianza tra i due *_*. Riguardo la scuola, direi di si, mi hanno martoriata a dovere, ma tutto sommato sono soddisfatta dei miei risultati XD! Continuo a ripetere che adovvo letteralmente le tue recensione perché mi permettono anche di fare un punto su quella che è la storia e mi permettono di riflettere sulle mie stesse parole, cosa che solitamente non faccio perché più che altro, scrivo di getto. Grazie <3 *_* sono curiosa di sapere cosa ne pensi di questo nuovo capitolo XD

lovegio92: Dio, ho riso come una matta leggendo la tua recensione, mi sono piaciuti moltissimo i dialoghi tra te e Lily XD! Ti ringrazio per i complimenti soprattutto perché sono contenta che molti di voi abbiano compreso le emozioni che intendevo trasmettere con questo capitolo: tristemma e romanticismo appunto ^^. Beh, hai ragione anche io avrei fatto lo stesso a James e in verità avevo avuto una mezza idea di far concludere il capitolo in quel modo, ma poi ho pensato che non sarebbe stato da Lily XD, ovviamente, io mi sarei fiondata su di lui senza neanche pensarci ^^! Spero di rileggerti per sapere cosa ne pensi anche di questo capitolo e... grazie mille ancora! *_*

hermionex95: Come ho già detto prima le cose tra Alice e Lily si sistemano in questo capitolo e concordo con te, Remus e Lily sono davvero carini *_* Grazie per essere sempre presente nelle recensioni, mi fa sempre un immenso piacere ^^.

Ovviamente, come sempre, ringrazio chi legge soltanto e chi continua ad aggiungere la Ff tra i seguiti o i preferiti: Vi voglio bene! *_*

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30. Fear

< Allora com'è andata? > Sirius aveva aperto gli occhi appena aveva udito la porta del dormitorio aprirsi e poi richiudersi. Remus aveva abbandonato il suo libro sul comodino immediatamente ed era sgusciato fuori dalle coperte per appollaiarsi a gambe incrociate all'estremità del materasso.
< Ehi! Credevo dormiste! > Sbuffò James anche se più che uno sbuffo era un sorriso.
< Nah! Siamo troppo curiosi vero, Rem? > E Sirius gli fece l'occhiolino.
< Già e poi avevamo in qualche modo... scommesso. > Remus rispose al sorriso di Sirius, raggiante. Gli dispiaceva essersela presa con James quel pomeriggio e non aveva di fatto, ancora avuto modo di scusarsi eppure sentiva che in qualche modo James aveva bisogno del suo parere perché lui non amava giudicare e non l'aveva mai fatto con nessuno dei suoi amici. Si limitava a elargire consigli a chi gli prestava ascolto anche se nel caso di James e Sirius, si perdevano nel vento le sue parole, ma non giudicava perché rispettava le scelte altrui e perché riteneva più saggio non imporsi, il più delle volte.
< Ha detto che ha bisogno di tempo. Non sa se può fidarsi di nuovo di me. > James con un sospiro ricadde sul suo letto, prendendo ad osservare il soffitto bianco.
< Non ha tutti i torti in fondo. > Rispose Sirius. < In fondo se ha bisogno solo di tempo, non significa che non ti voglia più, Ramoso. > Continuò appoggiandosi alla testiera del letto e giocherellando con il Boccino di James.
< Lo so. E' solo che... > Sospirò. < Non so, l'ho aspettata per così tanto tempo e alla prima occasione l'ho lasciata scappare, l'ho spaventata. >
< Non sapevi cos'altro fare. Il tuo d'altronde, può essere un comportamento giustificabile, James. >
< Ma se eri tu quello che gli dava addosso oggi pomeriggio! > Lo rimbrottò Sirius amichevolmente.
< Lo so e mi dispiace James, davvero. Forse non avrei dovuto dirti quelle cose però penso che in fondo ti abbiano fatto capire che non sempre esiste solo il tuo punto di vista. > Remus guardò dritto nella direzione di James, aspettandosi una qualche sua reazione ma James non aveva intenzione di fargli pesare ulteriormente la cosa e oltretutto l'aveva già perdonato.
< No, hai ragione, Remus. Insomma, a volte mi rendo conto di essere eccessivamente egocentrico ed è un bene che ci sia qualcuno che me lo abbia fatto notare. > James si risistemò in posizione eretta e gli sorrise.
< Egocentrico? Un pallone gonfiato a puntino direi! > Scherzò Sirius lasciando libero il Boccino che volò nella direzione di James che non ci pensò due volte e lo afferrò prontamente.
< Attento a quello che dici, cagnaccio dei miei stivali! > E James si avventò su di lui.

Lily richiuse la porta del dormitorio femminile dietro di se sospirando appena e prendendosi un momento prima di entrare definitivamente nella stanza, rimanendo appoggiata alla stessa porta a riflettere. James le era mancato più di quello che poteva o voleva immaginare e se ne rendeva conto forse, solo adesso che l'aveva ritrovato e che poteva nuovamente godere delle sue attenzioni.
< Lily, sei tu? > Un bisbiglio appena le segnalò che Alice era sveglia e che aveva appena alzato la testa dal groviglio di lenzuola e coperte, gli occhi ancora semichiusi dal sonno, per accertarsi fosse davvero lei.
< Si, sono io. > Bisbigliò di rimando lei avvicinandosi appena.
< E' già mezzanotte? > Chiese tuffando di nuovo la testa nel cuscino, voltata nella sua direzione.
< Direi di si. >
< Com'è andata la ronda? Problemi? >
Non le sembrava giusto escludere ancora Alice da quelle che erano le sue emozioni, i suoi punti di vista perché in fondo loro erano state amiche sin dal primo anno, sin dalla primissima sera aveva iniziato a scherzare come fossero state vecchie conoscenze e il loro rapporto non poteva che approfondirsi e perfezionarsi nel corso del tempo per divenire sempre più intimo e sincero.
< Nessun problema, ma ecco... è stata la prima ronda con James dopo settimane ed è... stato strano ecco. > Lily si sedette sul letto, indecisa se infilarsi anche lei sotto le coperte. Cominciò a svestirsi e a recuperare il pigiama abbandonato sul cuscino.
< Strano in che senso? > Alice era nascosta dalle pesanti coperte e Lily non poteva osservare la sua espressione eppure era sicura che avesse le sopracciglia corrugate e la fronte contratta.
< In poche parole mi ha detto di essere stato un deficiente, di non essersi reso conto di quello che perdeva, insomma di non essersi soffermato a pensare il tempo sufficiente prima di propormi quella soluzione drastica. >
< E tu? > Nel frattempo Lily si era infilata sotto le coperte voltata dalla parte di Alice.
< Ed io niente... sai come sono fatta. Gli ho risposto che avrei avuto bisogno di tempo per poter credere che non volesse "tradirmi" di nuovo. >
< Davvero l'hai fatto, Lily? Oh, avresti dovuto saltargli addosso seduta stante! >
< Alice! > Lily arrossì rimproverandola anche se il suo rimprovero non poteva essere considerato tale visto che non poteva alzare la voce.
< Ok, d'accordo, magari non saltargli addosso ma accettare di rimetterti insieme a lui si! >
< E dai, Alice! Sai anche tu quello che ho passato in queste settimane, non sono sicura della sua parola, almeno non del tutto. Lo amo è vero, e forse lo amerò per sempre, chi può dirlo, ma non potrei tollerare un altro passo indietro dalla sua parte. >
< Non si tirerà indietro questa volta, lo sai. Ha già rischiato fin troppo. > Alice sorrise nell'oscurità.
Lily non rispose ma in parte era stata rincuorata dalle parole di Alice. Aveva ragione, forse non si sarebbe tirato indietro, ma chi poteva saperlo? Forse era meglio non dare ascolto solo al battito irregolare del suo cuore ma anche a quello più ritmico e calcolato del suo cervello.
< Mi dispiace di averti trattata male in queste settimane. > Soffiò mentre tormentava il lenzuolo con le dita.
Alice alzò le spalle.
< Perdonata senza neanche bisogno di chiederlo. Forse dovrei cominciare ad essere più cattiva con te, non credi? > Le loro risatine soffocate funsero da buonanotte per entrambe.

Lily non ebbe modo di soffermarsi a parlare con James se non nel pomeriggio della giornata successiva. La mattinata a lezione trascorse tutto più lentamente del solito nonostante sentisse il suo sguardo perforarle la schiena e farle venire i brividi.
Dopo pranzo Lily era corsa in dormitorio per recuperare uno degli innumerevoli libri che doveva riportare in Biblioteca e dato che aveva intenzione di rimanerci a studiare, le sembrò un buon progetto che venne tuttavia subito sventato quando scendendo le scale che l'avrebbero condotta in Sala Comune, vi trovò James concentrato su di un libro che a giudicare dai piccoli schemi illustrativi doveva essere quello di Pozioni. Lily lo osservò un po' prima di annunciare la sua presenza.
Leggeva qualche rigo e poi scriveva frenetico su di una pergamena. Dopo quelli che a Lily erano parsi pochi secondi ma che in realtà dovevano essere minuti, James abbandonò la piuma sulle pergamene sparse sul tavolo e si stiracchiò all'indietro sulla sedia, passandosi poi veloce, una mano tra i capelli corvini, spettinandoli.
Lily sorrise a quel gesto.
L'attimo dopo James aveva ripreso il suo lavoro, favorito dal fatto che la Sala Comune era deserta fatta eccezione per due studenti del secondo anno che stavano svolgendo una partita di Scacchi Magici nel più assoluto silenzio e nella più assoluta concentrazione.
< Serve aiuto? > Lily aveva deciso di avvicinarsi, recuperando una sedia e spostandola accanto a lui.
James sobbalzò appena.
< Dio, Lily! Mi hai spaventato! > E sorrise ritornando a scrivere.
< Scusa. > Lily abbassò appena lo sguardo.
< Vuoi farmi compagnia? > Le chiese James posando la piuma e osservandola.
< In realtà avevo deciso di andare a studiare in Biblioteca, ma se vuoi resto. > Si era affrettata a rispondere.
James le aveva sorriso e Lily aveva cominciato a tirare fuori i libri dalla sua borsa.

Dopo due ore intere di studio James cominciò a divenire irrequieto.
< Lily, sono due ore esatte che studiamo, non possiamo prenderci una pausa? > La supplicò James rifiutando di rispondere alle domande che lei gli poneva riguardo la Trasfigurazione Umana.
< James, tra poco ci sono i M.A.G.O e non voglio sentirmi in colpa per non aver studiato abbastanza. >
< In colpa?! Ma se sei peggio di Remus quando si tratta di libri! Non fai altro che divorarne uno dopo l'altro! > Le rispose con un sorrisetto.
< Beh, tante grazie! > Lily, offesa, si ritirò dietro il volume di Trasfigurazione.
< Guarda che non volevo offenderti e comunque che ti costa? Solo mezz'ora! >
< Per quanto mi riguarda puoi benissimo andare a divertirti. Io rimango qui a studiare. > Rispose senza smettere di leggere.
James sbuffò. Possibile che doveva fare così la difficile?
< Io proponevo di farla insieme una pausa. >
< Ma io non ho nessuna intenzione di fare una pausa! > Protestò lei.
James le strappò il libro dalle mani, glie lo chiuse e lo ripose lontano sul tavolino.
< Si può sapere che ti prende? > Aveva protestato lei alzandosi e recuperando il libro. James fu più veloce di lei, lo riprese e se lo nascose dietro la schiena.
< Dai, James! Non fare il bambino! > Gli si avvicinò cercando di recuperare il libro ma James a sua volta si alzò portandolo in alto sopra la sua testa.
Lily, indispettita, mani ai fianchi e sguardo infuriato, sembrava fosse disposta a fare di tutto pur di recuperare quel vecchio volume.
< Dammi-quel-libro, Potter. > Scandì infuriata.
< Adoro quando ti arrabbi. > Le disse James indietreggiando, il libro ben in vista sulla sua testa.
< Ah, si? Lo vedremo. Accio Libro! > Lily aveva puntato la bacchetta sull'oggetto e mormorato l'incantesimo di Appello.
James ritrovatosi di fronte una Lily soddisfatta, a mani vuote, la rincorse mentre lei usciva dal Buco del Ritratto, decisa a recarsi in Biblioteca per ultimare la sua ripassata giornaliera.
< Lily! Lily, aspetta! >
Ma sembrava come se non lo sentisse.
Quando riuscì ad avvicinarlesi abbastanza, la afferrò per un braccio costringendola a voltarsi verso di lui.
< Cosa? > Sbottò lei, alzando gli occhi al cielo.
Era semplicemente bellissima.
< Ti amo. > Beh, in verità non voleva dirle proprio questo, ma non era stato in grado di fermarsi.
Lily per un attimo, rimase tramortita da quelle parole. Glie l'aveva dette già tante di quelle volte nelle settimane prima che si lasciassero che ne aveva perso il conto, ma quelle due semplici parole mormoratele in una situazione dove sembravano essere capitate per caso, la spiazzò.
Piacevolmente per giunta.
Non era riuscita a trattenersi e l'aveva baciato sulle labbra. Un bacio casto che tuttavia mandò in subbuglio l'apparato cardiovascolare di James.
< D'accordo. Facciamo questa pausa. > Aveva alla fine mormorato, sorridendogli appena.

< James, si può sapere cosa stai combinando? > Lily osservò uno James alquanto euforico riempirle il piatto. Erano in Sala Grande per la cena e lei era seduta vicino a James, accanto Alice e Sirius che ridevano quasi compiaciuti dalla scenetta a cui stavano assistendo.
< Ti sto servendo, mi sembra ovvio. > Sorrise lui versandole nel piatto due cucchiai di purè.
< Però potresti anche evitare di metterci tutta questa roba! > Sbottò.
< Beh, mangi sempre poco, qualche boccone in più non può di certo farti male! > Rispose di rimando James soppesando cos'era ancora rimasto sulla Tavola che non aveva ancora avuto modo di farle assaggiare.
< Qualche boccone! Qui c'è cibo a sufficienza per un'armata di soldati! > Sbottò lei cominciando a riempirsi la bocca di puré che, effettivamente, era l'unica cosa che aveva potuto scegliere quella sera e che aveva davvero intenzione di mangiare.
Quando James finì di servire anche lui stesso e prima che potesse anche solo alzare la forchetta, Silente richiese l'attenzione di tutti facendo rimbalzare la sua voce in ogni parte della stanza (e probabilmente del Castello), con l'incantesimo Sonorus.
< Mi dispiace interrompere così bruscamente la vostra cena, ma c'è qualcosa di estrema urgenza che desidero comunicarvi.
Come molti di voi ben sapranno, due famiglie di Babbani sono state attaccate ieri notte da un'esperta squadra di Mangiamorte. Di loro e della loro abitazione non resta altro che la polvere ormai e mi sento costretto dalla mia coscienza ad informare chiunque di voi che desideri parteggiare per il bene, a dirvi che nonostante l'orrore e la depravazione di persone che si credono più forti di noi, che c'è ancora una speranza, che ci sarà sempre finché decideremo di lottare e di fare in modo che nulla di malvagio accada più a nessuno di noi, a nessuna delle famiglie di Babbani che vogliono soltanto vivere la loro vita. Per chiunque abbia deciso di seguire la via più semplice, quella del male, ricordo che c'è sempre una possibilità di scelta, c'è sempre una soluzione e anche se a volte è la più difficile è anche la più giusta. > Il Preside sedette mentre un leggero brusio cominciava nuovamente a serpeggiare tra gli studenti di Hogwarts.
< Non riesco davvero a concepire tutto questo dolore. > Borbottò Remus. < Insomma, perché divertirsi a torturare la gente, famiglie che non hanno mai chiesto nulla? > Continuò.
< E' perché sono spietati e non hanno rispetto dei veri valori. > Borbottò impercettibilmente Sirius.
< Tu hai deciso da che parte stare, Sirius, perché ci sono di quelli che non riescono a cambiare strada? > Proruppe Alice lanciando un'occhiata al suo fidanzato Frank Paciock.
< Beh, io ho avuto dalla mia persone con un po' di cervello... > Rispose l'interpellato cercando di sorridere.
Nonostante non gli mancasse affatto la sua famiglia, nonostante si dimostrasse sempre sicuro delle scelte che faceva, a volte era dilaniato dai ricordi che aveva quando, ancora bambino, intratteneva suo fratello Regulus. Era stupido da parte sua, ma c'era ancora una parte di lui che credeva fermamente nella possibilità di un miracolo anche per lui, perché nonostante come spesso gli aveva ricordato Regulus, non facessero più parte della stessa famiglia, ci sono affetti che non si possono semplicemente cancellare. E lui, come tutti in quella Sala quella sera, continuava a sperare.
< Certo! Se non avessi avuto noi al tuo fianco, sarebbe stata la fine! > Scherzò James sorridendo e allungandosi per assestargli una pacca sulla spalla. Anche Remus e Peter sorrisero.
< Io direi che ci conviene finire di mangiare. > Riprese Remus dopo qualche secondo. Neanche detto che i piatti scomparirono per fare posto a delicati piattini da dessert mentre la Tavolata lentamente andava riempiendosi di vassoi di dolci e torte di tutti i gusti.
< Che peccato! Non hai mangiato quasi niente... > James si rivolse a Lily che era ben più che soddisfatta di non dover sorbire altre cucchiaiate di zuppa gentilmente offertale da James. James tuttavia, sembrava realmente avvilito per la faccenda e pensò di renderlo felice almeno un po' servendosi di due fette di torta mirtillo e cioccolato e di due zucchotti ripieni.
< Non ti facevo così golosa. > Le sussurrò appena nell'orecchio scostandole appena i capelli.
< In realtà lo faccio per te. > Rispose lei cercando di ignorare i brividi che le avevano percorso la schiena non appena aveva udito la sua voce.
< Per me? > Si allontanò appena James, la sorpresa dipinta sul suo bel volto.
< Eri così avvilito poco fa perché non avevo potuto mangiare a sufficienza che ho pensato ti avrebbe fatto piacere che mi rimpinzassi almeno di dolci. > Sorrise.
James rimase per un attimo interdetto.
< Ok... in verità tutto questo è abbastanza strano... > Ci pensò un po' su. < ...voglio dire, mangia quello che ti va, non voglio tu faccia un piacere a me. > Le sorrise confuso.
< Ma io adoro la torta mirtilli e cioccolato! > Lily riprese tranquillamente a mangiare. James fece spallucce e si riempì il piatto. Lily aveva qualcosa che non andava, decisamente.

< Tutto bene? > Le chiese James mentre l'accompagnava in Sala Comune appena ebbero finito di mangiare. Gli altri avevano deciso di rimanere ancora un po' in Sala Grande. Lily annuì.
< E' che sei... strana. >
< Strana?!? In che senso? >
< Avevo solo voglia di torta di mirtilli, tutto qui! > Rise appena, nervosa.
< Va bene, d'accordo, ma come mi spieghi l'altra faccenda? >
< Non posso sempre esprimere la mia opinione, non è salutare. >
< Perché no? Di solito non sei tu quella che si fa problemi di questo tipo. > James infilò le mani nelle tasche dei pantaloni della divisa continuando a camminare.
< Lo so, ma adesso è... più complicato diciamo. >
< Per quella storia delle visioni? >
< No. In verità quello che ci è successo non c'entra affatto. >
< Posso sapere di chi o di cosa stiamo parlando? >
Lily si fermò. James continuò a camminare, ma quando si accorse che lei non era più vicino a lui, si voltò indietro e vedendola lì, ferma in mezzo al corridoio, gli occhi pieni di paura, ebbe l'impressione di essere tornato indietro nel tempo, a qualche mese prima quando Lily aveva avuto una visione proprio nello stesso punto. Ritornò indietro.
< Che succede? > Le mormorò sfiorandole una mano a mo' di conforto.
< Io... ho paura per lui. >
< Lui chi? > Le chiese James.
< Sever-Piton. > Si corresse di scatto. Si voltò a guardarlo e quando incrociò gli occhi rassicuranti del ragazzo accanto a lei, vacillò appena, incapace di reggersi sulle sue gambe.
< Pensi che... si, insomma... che sia un Mangiamorte? > Le chiese. Nessuna parola forte, nessun disprezzo. Era solo preoccupata per lei.
< Forse non ancora, ma lo diventerà, lo sento. >
< Forse è solo suggestione. Lo conosci da quando eravate dei bambini, davvero ti farebbe una cosa del genere? >
< Noi non siamo più amici, James e tu n-non sai quanto soffre. E' da solo, completamente in balìa di coloro che da tempo si sono scelti una loro parte nel conflitto. E la sua famiglia... > Lily si portò una mano sugli occhi mentre la sua mente le offriva l'immagine di lei e Severus che chiacchieravano davanti casa di lei, seduti sul muricciolo che ospitava il cancello di ferro battuto.
James la costrinse a guardarlo negli occhi.
< Magari lui non è come gli altri. >
< Ha perso tutto, James e non c'è nessuno disposto a riportarlo sulla retta via come è accaduto per Sirius. > Mormorò lei, quasi disperata.
< Beh, a te darebbe ascolto, no? Perché non provi a parlargli? >
< Davvero mi stai proponendo una cosa del genere? > Lily rise appena, scettica.
< Perché no? Sembri così spaventata... > Le accarezzò una guancia.
< Forse ha smesso di darmi ascolto da quando l'ho diseredato dalla mia cerchia di amici. > Lily sorrise triste. Non voleva tornare indietro nel tempo perché non si pentiva della sua scelta, ma non poteva cancellare anni di amicizia.
L'aveva denigrata e aveva mostrato tutto il suo disprezzo per lei davanti all'intera scolaresca di Hogwarts, ma era pur sempre stata una persona importante per lei e anche se non lo dava a vedere perché considerava tutto quello un capitolo chiuso e archiviato da tempo, soffriva. Forse finché erano ad Hogwarts, sotto la tutela rassicurante di Silente, tutto sarebbe andato per il verso giusto, ma fuori? Cosa sarebbe successo quando Severus si sarebbe trovato ad affrontare il Mondo Magico da solo? Avrebbe scelto anche lui da parte stare, ma sarebbe risultata quella giusta?
< Provare non costa nulla. > James le sorrise. Sapeva quanto era importante l'amicizia ed era disposto a mettere da parte gli antichi dissapori pur di vedere una Lily più tranquilla e serena. In fondo, seppur una Serpe, Piton non avrebbe avuto il coraggio di farle del male e lui magari poteva accompagnarla per assicurarsi che non succedesse nulla di spiacevole.
< Magari lo farò. > Fu la sua risposta. < Grazie. > Gli sussurrò poco dopo baciandolo su una guancia.
< Voglio solo che tu sia felice. >
< Ma io lo sono già. >
< Nonostante tutto? > Ed era sicuro che avrebbe capito a cosa si riferiva.
< Nonostante tutto. > Rispose lei sicura prendendolo per mano.

COMMENTATE?!? ^^

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Capitolo 31
*** Memories, letters and a lost friend ***


Salve! Chiedo venia, ma credevo in questa settimana di poter risistemare un po' i capitoli vecchi con l'aiuto di una beta, ma purtroppo non credo di farcela per il momento e per questo, ho deciso lo stesso di aggiornare perché non voglio far passare mesi XD!
Ad ogni modo, come di consueto, ringrazio coloro che aggiungono la mia Ff tra i preferiti, tra le seguite e che leggono silenziosamente: GRAZIE siete davvero in tantissimi e questo non fa altro che spronarmi ad andare avanti *_*!
Ovviamente ringrazio le meravigliose cinque persone che anche per questo capitolo si sono fatte sentire, ovvero:

_evans_: Non preoccuparti se sei in ritardo XD! E' estate ed è ovvio che non si sta sempre chiusi dentro casa a commentare Ff, quindi no problem! Ti ringrazio per i complimenti *_* Spero anche questo capitolo ti soddisfi ^^

myki:Un tono diverso dici? Non saprei davvero, ma forse è davvero così. In questa storia i miei James e Lily non sono propriamente felici, anche se a volte lo sembrano, e mi rendo conto di star trattandoli un po' malaccio XD perché ne stanno passando di tutti i colori, ma sto cercando di dipingerli come li immagino io e allo stesso tempo in linea con quello che immagino sia il periodo di quel tempo un po' burrascoso per tutti, quindi può darsi che hai ragione riguardo il tono. E ancora una volta sei riuscita a farmi riflettere su quello che ho scritto e te ne sono grata XD! Spero anche questo capitolo ti piaccia e come sempre, ti ringrazio per l'assiduità e per i tuoi commenti *_*

hermionex95: Sono contenta ti piaccia quel pezzo del dialogo perché è anche il mio preferito *_* Ti ringrazio per la tua presenza costante e per tutti i tuoi complimenti *_*

lovegio92: Me lo sono chiesta anch'io se improvvisamente l'unico neurone rimastomi non m'avesse abbandonata! XD! A parte gli scherzi, ho pensato che la relazione tra Lily e Severus sia stata un po' più complicata di quello che si possa pensare e ho semplicemente valutato la cosa come qualcosa di non particolarmente felice per Lily. Ho immaginato che il distacco fosse stato qualcosa di doloroso per entrambi e che in qualche modo Lily abbia anche cercato di rimediare, tutto qui. Ti ringrazio ovviamente per il commento e per i complimenti e sono contenta tu ti sia fatta qualche risata a proposito del comportamento di James perché era proprio a quello che miravo ^^. Spero anche questo capitolo ti piaccia *_*

oOoPRONGSIEoOo: Benvenuta XD! Lo so, la pigrizia vince anche me a volte nel recensire le storie, ma come hai detto tu, fa sempre bene a noi scrittori sapere cosa pensano gli altri di quello che scrivi, quindi hai fatto bene a recensirmi XD! No, dai! Sono davvero contenta tu abbia espresso il tuo parere perché mi ha fatto piacere sapere che i miei Lily e James ti piacciono moltissimo *_* Spero che con questo capitolo molti dubbi si dissolvino *_*

Ed ora, ENJOY!

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31. Memories, letters and a lost friend

Il primo sole primaverile accarezzava con piacere e con fervore l'erbetta ben curata del giardino di casa Evans. Una bambina dai lunghi capelli vermigli raccolti in due eleganti trecce, dondolava i piedini seduta comodamente sulla panchina che lei stessa aveva aiutato a montare, per quanto il suo lavoro fosse stato modesto se non addirittura quasi inesistente, pochi mesi prima. Si guardava intorno, le iridi verdi che splendevano quasi innaturalmente sotto i raggi del sole. Aspettava qualcuno, qualcuno a cui aveva dato appuntamento quella mattina stessa prima di rientrare in casa per consumare il pranzo. Quando scorse una figura nera in lontananza, baciata dall'ombra del viale alberato che stava percorrendo, si alzò lisciandosi le pieghe della gonna con una mano.
< Ciao, Severus! > Esclamò quando il bambino fu abbastanza vicino.
Severus sorrise appena mentre apriva il cancelletto dell'abitazione che lo separava da lei, la bambina più graziosa e più simpatica che avesse mai conosciuto.
Quando le si avvicinò quel tanto che bastava per essere invitato a sedersi nell'erba con lei, lo sguardo di Lily si incupì.
< Che hai sulla faccia? > Chiese osservando la macchia violacea che si estendeva dallo zigomo fin quasi alla mascella.
< N-niente, sono caduto ieri... mentre tornavo a casa. > Aveva balbettato il bambino. Come poteva raccontarle la verità?
< Mi stai mentendo, Severus e sai che io non sopporto le bugie. > L'aveva rimproverato lei, lo sguardo severo e accigliato.
< Non ti sto mentendo, Lily! Sono davvero caduto! > Protestò lui.
< Sono caduta anch'io e parecchie volte anche, ma non sono mai riuscita a rovinarmi il viso in quel modo. >
< E' diverso, non è la stessa cosa... >
< E allora lo vedi che mi stai mentendo? Una caduta è pur sempre una caduta, come può non essere la stessa cosa? > Stava cominciando ad arrabbiarsi. Aveva dodici anni esattamente come lui, perché la trattava come una mocciosa di cinque? Avrebbe capito, l'avrebbe ascoltato, ma lui non voleva.
< Mio padre mi ha picchiato dopo pranzo oggi, contenta? > Aveva sbraitato il ragazzino scattando in piedi e volgendo lo sguardo al vialetto che separava le abitazioni.
< Sev, ma è terribile! > Anche Lily si era alzata in piedi e gli aveva posato comprensiva una mano sulla spalla.
< Ti fa tanto male? > Aveva continuato guardandolo con dolcezza.
< Non molto. > Mentì. < Prometti di non dirlo a nessuno? >
< Ma Severus, non puoi permettere che continui così! >
< Non ho nessun altro posto dove andare, Lily. I miei genitori sono la mia unica famiglia. > Gli occhi gli si riempirono di lacrime, ma non avrebbe pianto.
< Beh, Silente avrebbe la soluzione. >
< Credi davvero che a Silente interessi qualcosa di me? Credi davvero che al Preside della Scuola di Magia più importante dell'intero Paese, sia disposto ad aiutarmi? No, avrà già tanti problemi senza doversi anche interessare dei miei. > Rispose sconsolato abbassando lo sguardo.
< Allora troveremo un'altra soluzione! Da quanto va avanti questa storia? >
< Da un po'... > Mormorò lui continuando a mantenere lo sguardo basso.
< E tua madre? Permette che lui ti picchi così? > Ma com'era possibile vivere in una famiglia del genere? I genitori avrebbero dovuto prendersi cura dei loro figli non picchiarli!
< Credimi quando ti dico che mia madre non sarebbe in grado nemmeno di reggersi in piedi per difendermi. >
Lily non seppe cosa rispondere. Gli occhi le si velarono di malinconia e tristezza. Avrebbe davvero voluto aiutarlo.
< Troveremo una soluzione, vedrai. > Gli aveva sussurrato prima di abbracciarlo.

James sentì le lacrime di Lily bagnargli la camicia. Dormiva beatamente abbracciata a lui sulla poltrona della Sala Comune eppure... piangeva. James sorpreso prese ad asciugargliele con un dito, mentre la cullava per farla smettere.
Cosa stava sognando?
D'altro canto nemmeno lui riusciva a dormire, ma non era per via degli incubi. Aveva solo paura di chiudere gli occhi, di scomparire nel buio. E poi, era quasi mattina.
Sentì Lily muoversi tra le sue braccia e ancora prima che avvenisse, capì che stava per svegliarsi.
< Stai piangendo. > Le sussurrò quando la vide aprire gli occhi.
< Davvero? > Si portò una mano alle guance, sentendole bagnate sotto le dita.
< Non devi aver fatto un bel sogno. > Le sorrise appena.
< E tu non hai dormito affatto. > Lo rimproverò lei cercando di evitare quell'insinuazione.
< Colpevole. > Borbottò piuttosto contrariato, lasciando che lei si stiracchiasse per poi tornare ad accovacciarsi sul suo petto.
< Forse sono io che sono troppo pesante. > Mormorò.
< Scherzi?!? > La guardò scettico. < Sei la ragazza più leggera che abbia mai tenuto in braccio! >
< Non mi pare le tue ragazze passate fossero dei bisonti. > Scherzò lei.
< Bisonti no, ma sicuramente più in carne di te. >
< Mi stai dando dell'anoressica? > Sbottò lei alzando la testa dal suo petto e incastrando le mani ai fianchi in una posa autoritaria.
< E dai! Hai capito cosa intendevo! > Sbottò lui in difficoltà.
< Certo! Ho capito che non ho abbastanza carne! >
< Ma no! E' che... magari dovresti mangiare di più! >
Adorava metterlo in difficoltà perché tentava in qualunque modo di assecondarti, non riuscendo a fare altro che peggiorare la situazione.
Lily rise della sua faccia buffa, a metà tra il rassegnato e l'esasperato.
< Che hai da ridere? > Le chiese perplesso.
< Niente, è che... avevi una faccia così buffa! >
< Beh, se stavi tentando di mettermi in ridicolo ci sei riuscita benissimo. > Sbottò James, incrociando le braccia al petto e voltando la testa nella direzione opposta per evitare di incrociare lo sguardo di Lily.
< Era solo uno scherzo! > Lily gli si avvicinò baciandogli una guancia e circondandogli il collo con le braccia, come se volesse abbracciarlo.
James, arresosi, ricambiò la stretta.
Possibile non riuscisse ad arrabbiarsi con lei?
< Mi dici perché piangevi? > Le sussurrò accarezzandole i capelli.
< Non posso. Ho promesso di non dirlo. >
< A chi lo hai promesso? >
< A Severus. > E non si pentì di non aver usato il cognome.
< E' una cosa così grave? >
< Si, direi di si. > Sospirò lei.
< D'accordo, come vuoi. > Le mormorò baciandole l'attimo dopo la pelle esattamente dietro il suo orecchio destro.

< Ma sei sicura? Insomma, non vi parlate da due anni... > Lily ed Alice stavano attraversando il prato per dirigersi alle Serre per la lezione di Erbologia e Lily le aveva appena fatto luce sulla sua intenzione di parlare a Severus.
< Magari posso recuperare la sua amicizia. >
< Oh, dai! Sii realista! Ti sei messa con il suo peggior nemico! E poi ha sempre avuto un certo accanimento nei confronti delle Arti Oscure, no? >
< A tutti fanno gola le Arti Oscure, Alice, ma è il modo in cui te ne occupi ovviamente, a fare la differenza. >
< E credi che Piton non sia già votato anima e corpo al diavolo? > Le chiese Alice scettica.
< Può anche darsi di no. Perché sei sempre così pessimista? > La rimproverò bonariamente.
< Non sono pessimista, sono realista. Sappiamo entrambe che a me quel Piton non è mai piaciuto, né quando eravate amici, né dopo quello che ti ha detto, quindi ammetto che potrei essere un po' prevenuta sull'argomento, ma... sai che tengo moltissimo alla nostra amicizia e tengo moltissimo a te, Lily. Voglio solo evitare che tu soffra di nuovo. > Le rispose alzando gli occhi al cielo e sorridendole.
< Lo so, Alice, ma è una cosa che devo fare, altrimenti il rimpianto non mi darà pace! >
< Se credi sia la cosa giusta... > Alice si rassegnò. < Quando hai intenzione di farlo? > Continuò dopo qualche attimo di silenzio.
< Avevo pensato in Sala Grande durante il pranzo, ma attirerei troppo l'attenzione e non voglio che i suoi compagni sentano, quindi ho optato per la Biblioteca. Lì almeno è da solo. >
< Vuoi che ti faccia compagnia? Non voglio venire con te a parlare con lui, ma voglio tenerti sotto controllo. > A quella frase Alice sorrise.
< Siete davvero tutti così preoccupati? Cosa pensate possa farmi, uccidermi? > Scherzò Lily.
< E' pur sempre un Serpeverde... >
< Non preoccuparti, James mi ha praticamente obbligata ad accettare la sua presenza, quindi penso che come controllore possa andare bene. > Lily sembrava esasperata. Non doveva prendere parte ad una congiura contro Silente, ma tutti sembravano estremamente in ansia per lei, quasi avessero paura che Piton si sarebbe scagliato contro di lei alla prima occasione utile. Lei si sentiva piuttosto tranquilla, insomma erano stati migliori amici per quattro anni e non credeva possibile che Piton potesse essere capace di farle del male e poi ci sarebbe stato James... sì, tutto sarebbe andato per il verso giusto.
La mattinata tuttavia trascorse lenta e le occhiate che di tanto in tanto James le lanciava non facevano che metterla in agitazione.
< Cosa c'è? > Sbottò appena fuori dall'aula di Storia della Magia all'indirizzo di James che le camminava di fianco.
< Sono solo preoccupato. Stai bene? >
< No che non sto bene! Cosa diavolo vi prende? >
< Che intendi? >
< Insomma siete tutti preoccupati fino all'inverosimile per l'innocua chiacchierata che ho deciso di tenere con Piton e non state facendo altro che mettermi in agitazione! > Quasi urlò bloccandosi di scatto in mezzo al corridoio.
< Mi dispiace, non intendevo risultare appiccicoso, ma a quanto pare lo sono sembrato. > James sorrise appena scompigliandosi i capelli. < Sai anche tu che di questi tempi non ci si può fidare di nessuno, è naturale che siamo tutti preoccupati. Se fosse stato tuo amico la cosa sarebbe stata più semplice perché... beh, perché ti conosciamo e sappiamo che non permetteresti a nessuno se non ad una persona di vera fiducia, ti entrare nella tua vita, ma non vi parlate da molto, molto tempo e la cosa è un po' diversa. Siamo solo preoccupati, tutto qui. > Le spiegò.
Lily sbuffò.
< Mi dispiace, non dovevo prendermela con te. > Mormorò.
James l'attirò a sé e l'abbracciò stretta.
< Non importa. > Le sussurrò baciandole i capelli.

Dopo pranzo Lily si alzò seguita da James, per recarsi in Biblioteca. Avevano un'ora buca prima della lezione di Trasfigurazione del pomeriggio e Lily sapeva che anche Severus non aveva niente da fare. Parecchie volte le era capitato di vederlo studiare in Biblioteca subito dopo pranzo, il martedì.
James scelse un tavolo e vi prese posto tirando fuori i libri dalla borsa, fingendo di studiare; Lily fece altrettanto.
Quando sentirono il rumore della porta che si apriva e poi si richiudeva alzarono contemporaneamente la testa e Lily, la più vicina alla porta, riuscì a riconoscere la figura di Piton che scompariva dietro uno scaffale.
< Sei davvero sicura? > James aveva seguito il guizzo dei suoi occhi mentre osservava Piton sparire.
< Lo devo fare. > Rispose lei sicura.
< Ok. Hai mezz'ora, poi abbiamo lezione. Io ti aspetto qui, ok? >
< Ok. > Lily si alzò prendendo tra le mani un volume a caso con la scusa di doverlo rimettere a posto. Le sembrava ancora di essere in missione segreta, ma la Biblioteca era silenziosa se non si teneva conto del fruscio delle piume sulle pergamene.
Raggiunse lo scaffale dov'era scomparso Piton e finse di leggere le targhette impresse sui libri con la magia che ne indicavano il titolo, il numero delle pagine e un breve riassunto. Scrutò appena i tavoli sistemati in quella zona per individuare quello scelto da Piton. Non le fu difficile scoprirlo: quando studiava Piton amava essere lasciato in pace, proprio come lei e perciò aveva scelto il tavolo in fondo alla fila di scaffali dedicati alla Trasfigurazione, lo stesso che lei aveva scelto per finire il tema di Pozioni del giorno prima.
Mise a posto il volume che si era portata dietro e gli si avvicinò in silenzio. Piton sembrò non fare una piega quando la vide avanzare verso di lui, impegnato a leggere un libro di Incantesimi.
< Lily. > Mormorò a mo' di saluto alzando definitivamente la testa dal tomo e osservandola.
A Lily fece un certo effetto sentir pronunciare il suo nome da lui. Era troppo tempo che non c'era più abituata.
< Severus. >
< Qualcosa non va? > Le chiese. In fondo, pensò Lily, non era cambiato poi molto. E non si riferiva all'aspetto, ma al suo carattere. Essere stati amici per così tanto tempo aveva i suoi vantaggi: riusciva ancora a capirlo con un solo sguardo.
< No... no, volevo solo sapere come stavi... n-non ci parliamo più da quella volta... > Lily si sedette esattamente di fronte a lui. Si sentiva a disagio, ma sarebbe passato.
< Sto bene, come al solito. Tu, come stai? Voci di corridoio mormorano che tu abbia finalmente ceduto alle avances di Potter. >
< Beh... diciamo che nell'ultimo periodo abbiamo avuto molto in comune. > Sussurrò in risposta abbassando lo sguardo.
< Non sono affari miei quindi non sei obbligata a parlarmene. C'è un motivo preciso per cui sei qui o è stato un caso? > Il ragazzo sorrise, gli occhi appena velati di malinconia.
< Non lo so, è che... ho avuto uno strano presentimento due sere fa quando Silente ha fatto quel discorso sul bene e sul male, insomma... mi chiedevo se tutti i Serpeverde siano uguali. >
< Intendi votati alle Arti Oscure? >
< Si. Mi conosci abbastanza, sai che non ho pregiudizi di nessun tipo nei vostri confronti, ma... >
< Ma? >
< Ti sembrerà insensato e forse anche stupido lo so, ma non ho potuto fare a meno di preoccuparmi per te, Severus. >
< Preoccuparti per me? Per quale motivo? >
< Vai sempre in giro con gente strana... Mulciber, Avery, Nott... >
< Con questo cosa vorresti insinuare? > Severus si accigliò.
< Niente! > Si affrettò a rispondere Lily. < Ho solo paura che tu possa fare la scelta sbagliata. >
< Ne abbiamo già parlato, Lily. > Sbottò Severus. Sembrava stanco.
< Lo so, ma vedi, le parole di Silente mi hanno ridato speranza, la speranza che avrei potuto ancora fare qualcosa. >
< Dovrei esserne contento immagino. >
< Ero... molto arrabbiata, Severus quel giorno e lo sono stata per troppo tempo, fino a quando non ho capito che forse ho esagerato, che in fondo noi che siamo stati amici per così tanto tempo, avremmo potuto trovare una soluzione. >
< Tu hai scelto la tua strada, Lily ed io la mia, ricordi? >
Lily sospirò appena.
< Ma puoi sempre scegliere! >
< Ma io ho già scelto. >
< D'accordo. Bene. Noto con piacere che non sei cambiato affatto. > Era furente. Furente con lui e furente con se stessa che aveva creduto potesse esserci una soluzione, nonostante tutto quel tempo.
< Lily! > Severus la fermò afferrandole un polso. < Io... ti vorrò sempre bene, lo sai. > I suoi occhi sembravano quasi quelli di un tempo, quelli che Lily ritrovava nel suo compagno di giochi ogni giorno sotto casa.
< Non abbastanza. > Soffiò rabbiosa divincolandosi per ritornare da James.
Stupida, stupida, stupida! Ecco cos'era stata, una stupida! Credere di poter avviare alla via della ragione un Serpeverde! Era ovvio che con tutta quella gentaglia con cui andava in giro, non avrebbe mai potuto svestire i suoi panni.
Rabbiosa raccolse le cose sparse sul tavolo e le infilò alla rinfusa nella borsa scappando quasi via dalla Biblioteca mentre un James Potter alquanto sorpreso si apprestava a seguirla.

< Lily! Lily, si può sapere dove corri? Lily! > I corridoi silenziosi non facevano altro che amplificare la voce del bel Cercatore.
Ma Lily non aveva alcuna intenzione di rispondere. Correva spedita verso l'aula di Trasfigurazione nonostante mancassero ancora dieci minuti buoni all'inizio della lezione.
< Vuoi fermarti?!? > James riuscì a bloccarla per un polso e a farla voltare verso di sé. Aveva gli occhi rossi, ma non piangeva. L'idea di piangere per un essere del genere la ripugnava.
< Stai bene? > Le chiese James abbracciandola. Si rendeva sempre più conto che Lily aveva bisogno di qualcuno che la proteggesse. Era un po' come lui: alzava intorno sé una serie di barriere, indossava svariate maschere per mantenere le apparenze, per far credere a tutti che stava bene anche così, quando invece l'unica cosa che voleva era essere capita e apprezzata anche nei momenti in cui si sentiva più fragile. La stessa Lily che era così brava a rispondergli a tono all'occorrenza, ma che era altrettanto fragile e timorosa nel richiedere un po' di affetto.
< Sto bene. Sono stata una sciocca! Era ovvio che non ci sarei riuscita! > Si aggrappò alle spalle del ragazzo, ma non pianse. Sospirò appena come se si fosse tolta un peso dallo stomaco, ma non pianse.
< Ci hai provato. E' una sua decisione dopotutto. Tu non puoi farci nulla, non puoi cambiare la mente delle persone. > Le rispose James accarezzandole i capelli.
< Lo so, ma non posso farci niente, è più forte di me. Non riesco a non pensarci! >
< Magari sarà lui a tornare da te, ad accorgersi di aver sbagliato tutto, no? > Stentava a crederci persino lui.
< No, non credo. > Rispose lei.
< Beh, e poi cosa te ne fai di Piton quando hai me? > E la scostò dolcemente dal suo abbraccio per spettinarsi i capelli, sorridendole.
Lily sorrise.
< Sempre il solito... > Sbuffò divertita prima di trascinarlo per un braccio a lezione.

Lily non riusciva a dormire e sapeva che non ci sarebbe riuscita per il resto della notte. Scostò appena le coperte e si stiracchiò piano, senza fare rumore.
Forse era per quello successo con Piton il pomeriggio in Biblioteca, forse era perché si sentiva semplicemente inutile, fatto sta' che non era riuscita ancora a chiudere occhio.
Piton era stata una persona importante nella sua vita, estremamente importante, la prima con cui aveva sentito di avere un legame. Prima di Hogwarts andava d'accordo con Petunia, certo, ma era diverso: loro erano cresciute insieme ed erano sorelle e quando si aveva un legame di sangue così forte, era facile abbandonarsi ad esso, ma con Piton era stato diverso. Le aveva spiate per tutto quel tempo dietro un cespuglio mentre loro giocavano sulle altalene e Lily si divertiva a far spaventare la sorella con la sua magia, era stato gentile con lei, le aveva spiegato tutto quello che c'era da sapere su Hogwarts, l'aveva fatta sentire importante, ma poi erano stati smistati in Case differenti, rivali e da lì avevano iniziato ad allontanarsi.
Si incontravano ancora tra una lezione e l'altra, si confidavano quando ce n'era bisogno, ma a Lily non piacevano le persone con cui andava in giro Severus. Erano malvagie, disgustose e perverse. Niente a che vedere con gli scherzi innocui dei Malandrini. Glielo aveva detto, l'aveva affrontato perché lei voleva davvero che continuassero ad essere amici come prima, ma lui era stato testardo, aveva continuato per la sua strada fin quando non le aveva gridato quelle parole offensive per lei che credeva che niente al mondo avrebbe potuto separare due amici. L'aveva difeso davanti a tutta la Scuola e lui l'aveva ripagata in quel modo.

< Non mi serve l'aiuto di una piccola schifosa Mezzosangue! >

Quelle parole l'avevano ferita. Le rimbombavano anche adesso nella mente, come una nenia. Ma in fondo aveva ragione Piton e d'altronde era stata lei stessa a ricordarglielo quella sera del quinto anno, avevano preso strade diverse, avevano scelto da che parte stare e niente avrebbe potuto cambiarlo.
Si sentiva davvero una stupida perché se quei pensieri l'avessero tormentata solo la sera prima, forse ci avrebbe pensato due volte prima di chiacchierare in Biblioteca con lui. Schifosa Mezzosangue... stentava ancora a credere che fosse stato proprio Piton ad appellarla in quel modo. Nonostante fossero ormai trascorsi all'incirca tre anni.
Si girò su un fianco e chiuse per un momento gli occhi prima di sospirare appena.
Ma il peggio era passato, no? Quella chiacchierata in fondo era anche servita per chiarire una seconda volta le loro posizioni opposte. E poi, lei aveva James adesso.

< Mi mancherai, Lily! > Alice l'abbracciò.
< E' solo una settimana! > L'amica sorrise appena.
< Lo so, ma mi mancherai lo stesso! Scrivimi mi raccomando! > Alice si staccò da lei e raggiunse i suoi genitori che chiacchieravano amabilmente con i signori Potter, continuando a sventolare una mano nella sua direzione.
Lily si guardò intorno in cerca di suo padre che a quanto sembrava, non era ancora arrivato.
Le sarebbe mancata la stazione, le sarebbe mancato il via vai del treno e il chiacchiericcio che accompagnava la partenza, le sarebbero mancate le ultime raccomandazioni dei genitori che urlavano per sovrastare il rumore del treno mentre i figli li salutavano festosi dal finestrino.
James la vide assorta e le si avvicinò.
< I tuoi genitori non ci sono ancora? >
< No, direi di no. > Voltò la testa nella sua direzione sorridente e poi tornò a scrutare la banchina.
< Ce la farai una settimana senza di me? > Scherzò James indirizzandole uno sguardo che di innocente aveva ben poco.
< Sai, credo proprio di no. Pensa che ieri non ho chiuso occhio... > Lily stette al gioco e sorrise.
< Non ti facevo così dipendente da me, Lily. >
< Beh, adesso lo sai. > Lily gli stampò un bacio sulla guancia. Scorse i suoi genitori che si guardavano intorno estasiati come tutte le volte e gli fece un cenno con una mano.
< Eccoli! > E li indicò a James.
< Tua madre è la tua copia cresciuta! > Mormorò James allibito.
< Dici? Di carattere non ci assomigliamo affatto. > Rispose lei di rimando.
< Lily! Ci sei mancata moltissimo! > Sylvia in Evans abbracciò la figlia stampandole subito dopo un bacio sulla fronte.
< Ciao mamma, ciao papà! > Lily sorridente abbracciò anche il padre.
< E lui chi è? Il tuo ragazzo? > George Evans scrutò sorridente il ragazzo che gli stava tendendo la mano.
< James Potter, signore. >
< Beh, una specie... > Stava intanto rispondendo Lily.
< Signora Evans. Stavo appunto dicendo a Lily che siete identiche. > James sorrise per nulla imbarazzato dalla situazione. Sapeva quasi di presentazione ufficiale e la cosa gli piaceva.
< Di carattere non ci assomigliamo affatto, Lily ha preso tutto dal padre. > Intanto anche i Signori Potter si erano avvicinati seguiti da Sirius per recuperare James e stavano giusto salutando il padre di Lily, quando James libero dalle attenzioni della signora Sylvia prese Lily in disparte.
< Mi scriverai? > Le chiese.
< E' solo una settimana, James. > Sbuffò lei divertita.
< D'accordo è solo una settimana, ma mi farebbe piacere sapere cosa fai. >
< Ok, allora ti scriverò, te lo prometto. > Si rassegnò.
< Buona Pasqua allora. > Le sussurrò prima di baciarla brevemente. Lily non si oppose, non avrebbe avuto la forza di farlo e poi le labbra di James le erano terribilmente mancate.
< Mi mancherai. > Gli sussurrò quando si separarono, abbracciandolo.
< Allora è proprio vero che sei assuefatta dalla mia presenza. > Scherzò lui.
< Dovresti esserne contento. > < E infatti lo sono, più che contento! > James le lasciò un bacio sulla guancia prima di salutarla con la mano e affrettarsi verso i suoi genitori che stavano già lasciando il binario.
Lily ricambiò il saluto e raggiunse sua madre e suo padre.
< Carino quel ragazzo! > Esclamò Sylvia appena la vide venirgli incontro.
< Ma non era quell'insopportabile arrogante, pallone gonfiato, super spettinato Potter? > Sorrise il padre mentre trascinava il piccolo bagaglio verso la macchina.
< Si, è proprio lui. > Sospirò Lily a metà tra il rassegnato e il divertito.
< State così bene insieme! > Sylvia era estasiata mentre prendeva posto in macchina nel sedile anteriore.
< Dai mamma! > Sbottò Lily. Quando ci si metteva sua madre sapeva essere davvero imbarazzante.
< Beh, che c'è? Sono stata giovane anch'io, so riconoscere quando due persone si vogliono davvero bene! > Protestò continuando a sorridere.
< Quello che in verità sta cercando di dirti tua madre, Lily è che vi abbiamo visti mentre vi salutavate... > Suo padre non sembrava particolarmente seccato dalla cosa ed anzi sorrideva di un sorriso quasi identico a quello di sua madre, mentre le lanciava un'occhiata dallo specchietto retrovisore, rendendosi conto che sua figlia era irrimediabilmente arrossita.
Sylvia sospirò.
< Potresti chiedergli di venire a trovarci quest'estate. La camera di Petunia è così vuota da quando lei si è sposata... >
< Mamma, non siamo proprio fidanzati! > Sbottò Lily sempre più in imbarazzo.
< Ma sono sicura lo sarete presto e poi è un così bel giovane! > E sospirò di nuovo.
Almeno l'unica nota positiva in tutta quella faccenda era che non avrebbe dovuto incassare in silenzio i rimproveri di Petunia e le sue occhiate invidiose.

Ciao James,
avevo promesso di scriverti, nonostante mi senta terribilmente in imbarazzo a farlo. Voglio dire, scambiare lettere con le amiche è una questione diversa, ma con un ragazzo la cosa si fa complicata e poi non ho molto da dire.
Senza contare il fatto che avrei potuto benissimo venir meno alla mia promessa e non scriverti affatto. Anche se sto cercando un motivo valido per cui abbia davvero deciso di alzarmi presto questa mattina (sono quasi le sei del mattino), recuperare una pergamena e mettermi a scriverti, mi è ancora ignoto.
Una settimana in realtà non è poi così lunga e lo so che forse sono risultata melensa alla stazione quando ho detto che mi mancherai, ma forse è davvero così perché non sono riuscita ad addormentarmi prima delle quattro di stamattina e quando finalmente sono caduta tra le braccia di Morfeo non ho potuto evitare alla mia testa di sognare. Beh, più che ad un sogno assomigliava ad un incubo, ma diverso da quello che ci ha tormentato per mesi, meno spaventoso forse. Ma non ho voglia di raccontartelo adesso, ci sarebbero troppe cose da spiegare e una lettera non può essere lunga quanto basta.
A proposito, mia madre è pazza di te e quando dico pazza, lo intendo in senso letterale. Non fa altro che ripetere che siamo perfetti insieme e bla bla bla... vorrebbe addirittura invitarti per le vacanze estive!
Nonostante abbia provato a spiegarle che il nostro non è esattamente un rapporto semplice, perché non stiamo ancora ufficialmente insieme (credo...), lei ha fatto come al solito di testa sua e si è decisa a non darmi retta. In poche parole, vuole pensare quello che vuole soprattutto dopo aver visto salutarci alla stazione, cosa che mi ha fatto diventare rossa come un pomodoro.
Mio padre si è ricordato di te perché negli ultimi anni non ho fatto altro che raccontargli le tue malefatte, che credo il più delle volte nemmeno mi ascoltasse.
Non so esattamente perché ti sto dicendo tutte queste cose, ma... beh, la colpa è tua che mi hai fatto promettere di scriverti!

Con affetto,
Lily.

Lily,
sbaglio o sei, come dire? confusa? Mi fa davvero piacere tu abbia deciso di scrivermi, anche se immagino le sei del mattino non siano proprio un orario gradevole per sedersi dietro la scrivania e scarabocchiare quattro righe. E sono ugualmente contento che tra la possibilità di infrangere la tua promessa e quella di mantenerla tu abbia dato ascolto alla parte razionale di te, perché vedi, mia madre è appena entrata nella stanza e mi sta fissando da dieci minuti buoni perché non crede ai suoi occhi di avere davanti un James Potter che scrive una lettera, quindi anche io avrei potuto valutare se risponderti o meno invece di far venire un infarto a mia madre e probabilmente, fra poco, a mio padre quando mia madre si sarà ripresa sufficientemente dallo shock per poterglielo raccontare.
Sai, credo tu abbia ragione col dire che sei risultata piuttosto melensa alla stazione, ovviamente senza offesa, ma credo che tu dia quest'impressione perché siamo tutti abituati a vederti vestire altri panni, ad esempio quella della Prefetto e della Caposcuola. Insomma, è inusuale, ma terribilmente piacevole per me che ho sacrificato sette anni della mia vita a corteggiarti e Sirius ne sa qualcosa. Credo si ricorderà a vita delle nottate trascorse a blaterare cose senza senso su di te, quindi potrei dare anche io la colpa a te se Sirius un giorno verrà ricoverato al San Mungo reparto Psichiatria.
Davvero hai avuto un incubo? Giuro che io ho dormito tranquillo come un angioletto per tutto il tempo e a giudicare dalle proteste di Sirius stamattina, anche piuttosto rumorosamente, ma tornando a te, sono davvero curioso di sentirti raccontare di questo fantomatico brutto sogno. Hai detto che ci sarebbero troppe cose da raccontare e che forse una lettera non gli renderebbe abbastanza giustizia, ma beh, almeno quando torneremo ad Hogwarts avremo qualcosa di cui parlare. Non che noi non parliamo, ma insomma... hai capito quello che voglio dire.
Anche ai miei genitori piaci, soprattutto a mio padre, ma d'altronde credo che in fatto di buon gusto io abbia preso tutto da lui, modestia a parte! Credo sarei felicissimo di venire da te quest'estate, ma temo dovrai sopportare in egual modo Sirius che da quando ha deciso di diventare un reietto si è stabilito a casa mia e non so se dopo tutto sia una buona cosa per te e per la tua salute mentale...
Immagino di buon grado cosa hai raccontato di me a tuo padre, ma sono felice che il più delle volte lui ti abbia ignorata... sempre senza offesa ovviamente, ma credo non siano stati momenti felici.
Siccome so che non riceverò una tua risposta entro due giorni, auguri di Buona Pasqua da me e da Sirius (anche se, se sa che te l'ho scritto mi uccide)!

Con affetto,

James.

James,
fondamentalmente ci hai visto giusto, non ho potuto risponderti entro due giorni e anche se mi sembra inutile questa lettere perché partiremo di nuovo per Hogwarts domani, mi sembrava scortese non risponderti.
Sono stata davvero impegnata per l'arrivo di mia sorella e di suo marito, Vernon. La mamma non faceva altro che distrarmi da quelli che potevano essere i miei personali impegni quotidiani per aiutarla a preparare la cena, a scegliere la tovaglia adatta, a spazzare i pavimenti oltre che a dover sopportare costantemente la presenza del marito di mia sorella.
Sono davvero esausta e distrutta e sono contenta di ritornare al Castello domani.

Con affetto,

Lily.

Beh, allora ci vediamo domani, Giglio.

James.

COMMENTATE?!? ^^

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Capitolo 32
*** Pain ***


Salve ragazze! Sono in ritardo mostruoso, vero? Beh, devo dire, oltre al fatto che mi perdoniate ovviamente XD, che questo capitolo ha faticato parecchio a venire fuori, più che altro perché le cose, nonostante sembrava si fossero sistemate, sotto tutti i punti di vista, ancora una volta sono soggette a sorprese che sconvolgeranno la vita dei protagonisti e non mi va davvero di anticiparvi nient'altro, quindi ho dovuto faticare parecchio per far venire fuori il capitolo esattamente come volevo che fosse. Scusatemi ancora per il mostruoso ritardo e come al solito mi piacerebbe ringraziare le dolcissime persone che hanno commentato lo scorso capitolo:

La Nika: Grazie per il complimento! Mi spiace di non aver aggiornato presto come speravi ^^ Un bacio!

myki: Scrivere una lettera alle sei del mattino può essere davvero deleterio, e più che altro ho voluto mettere in risalto la confusione che agita Lily, se sono risultata poco credibile mi spiace moltissimo, ma davvero non era ovviamente questa l'intenzione XD! In ogni caso, io ho sempre creduto che Piton era cattivo sin dall'inizio, ma poi quando una mia amica mi ha fatto notare che alla fine eravamo portati ad odiare Piton perché lo odia anche Harry e alla fine l'intera storia è narrata dal suo punto di vista, non ho potuto non darle ragione e poi, ovviamente, come un po' tutti credo, mi sono ricreduta sul conto di Piton solo alla fine del settimo libro, perciò credo anch'io che a quei tempi egli fosse perfettamente cosciente di ciò in cui si era irrimediabilmente invischiato e mi è piaciuto davvero moltissimo inserire uno spezzone della vita infantile di Lily e Severus insieme, perché qualunque cosa si dica, Piton è stata comunque una parte importante di Lily e se alla fine è diventata quella che era, secondo me, lo deve anche un po' a lui, perché certe situazione ti cambiano irrimediabilmente. Scusami lo sproloquio XD! Ti ringrazio della recensione che come sempre mi riempie di gioia ^^!

Nota di inizio capitolo: Vorrei semplicemente aggiungere prima del capitolo che il comportamento decisamente audace di Lily è del tutto volontario e successivamente, nei capitoli successivi, verrà spiegato tutto ^^

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32. Pain

Il viaggio di ritorno ad Hogwarts non le era mai sembrato così piacevole e, per giunta, con James.
Remus, Peter e Sirius li avevano lasciati soli con la scusa di andare a salutare alcune ragazze che Sirius aveva incontrato la mattina stessa appena prima di partire e nonostante James sapesse che era la pura verità, perché era stato anche lui protagonista dei commenti di alcune ragazze del gruppo, supponeva fosse principalmente perché i loro amici desiderassero lasciarli un po' da soli.
Il tempo non sembrava mai abbastanza: ronde, allenamenti di Quidditch, estenuanti riunioni con i Prefetti delle diverse Case, lo studio, le lezioni... non c'era davvero tempo per loro e nonostante entrambi sapessero tenersi impegnati durante l'assenza dell'altro, avevano quasi un bisogno fisico di essere lasciati un po' in pace, in tranquillità, dove nessuno li avrebbe disturbati.
< Non pensavo mi avresti scritto, sai? > Le disse James appena Sirius ebbe chiuso dietro di sé la porta dello scompartimento.
< A dir la verità nemmeno io, ma poi ho pensato che non mi avrebbe fatto male. > Sorrise.
< No, davvero mi ha fatto piacere. Sai essere davvero imprevedibile quando vuoi. > James si alzò e prese posto accanto a lei.
< Allora, perché non mi racconti la storia dell'incubo? Abbiamo tempo... > Le sussurrò prima di baciarle una guancia.
< Oh, non so se possa interessarti davvero. Insomma, parlerei solo di me per tutto il tempo, non vorrei ferire il tuo orgoglio... > Scherzò.
< Saprò rifarmi appena se ne presenterà l'occasione e poi, a me piace parlare di te. > Le rispose soppesando appena la cosa.
< D'accordo. Beh, più o meno conosci già la parte principale del mio rapporto con Petunia, no? > Gli chiese pratica.
James annuì.
< Forse la cosa che ancora non sai è che si è sposata pochi mesi fa. >
< L'avevo intuito dalle tue lettere. > La interruppe appena.
< E non mi ha invitata al suo matrimonio come puoi ben immaginare. Insomma, tutto sommato adesso che la cosa è passata non m'importa poi molto. Quando ho cominciato gli studi qui me l'aveva annunciato che per lei non sarei più stata la sorella che aveva conosciuto. Si sarebbe rifiutata di riconoscermi e non avrebbe fatto altro che insultarmi durante il mio ritorno a casa per le feste. Fondamentalmente ero dispiaciuta per lei, insomma era semplicemente invidiosa di me, come i bambini che hanno invidia dei fratelli più piccoli e tentano in tutti i modi di attirare comunque l'attenzione. Ecco, lei era esattamente così: la figlia maggiore che invidiava la sorella minore perché aveva poteri magici. Non so se sarebbe d'accordo se ti dicessi questo, ma non voglio avere segreti con te dopo quello che abbiamo passato. Un giorno io e Piton stavamo giocando nella mia stanza quando lui ha notato un pezzo di pergamena nel cestino. Potevo essere stata io ma non avevo ancora mai visto una pergamena perché non frequentavamo ancora Hogwarts e curiosi di sapere chi fosse l'abbiamo letta: era una lettera di Silente in persona, indirizzata a mia sorella. Non era una lettera molto lunga, ma avevo senza bisogno di rifletterci a lungo, capito quello che Petunia aveva fatto: aveva scritto a Silente nella speranza di essere ammessa anche lei ad Hogwarts come me.
Non ho avuto il coraggio di parlargliene i giorni seguenti, ma non potevo sopportare di perdere in quel modo una sorella, la mia compagna di giochi preferita e così il giorno della partenza le ho promesso che probabilmente avrei potuto parlarne con Silente che avrebbe sicuramente trovato una soluzione e magari, avrebbe cambiato idea su di lei. > Si bloccò.
< Ma... i Babbani anche volendo, non potrebbero mai imparare la Magia! > James approfittò del silenzio della ragazza per esprimere la sua perplessità.
< Ora lo so, ma allora ero solo una bambina di undici anni che si era ritrovata ad avere poteri magici senza nemmeno capire come. In ogni caso lei ha risposto che non avrebbe mai voluto imparare ad essere un mostro come me e ha accusato sia me che Piton per aver rovistato tra le sue cose. Ero veramente abbattuta, mi rifiutavo di mettermi nei suoi panni perché ero pur sempre sua sorella e ho pensato che magari con il tempo le sarebbe passata, ma la verità è che è andata sempre peggio. Si rifiutava di parlarmi e quando lo facevo io non si perdeva d'animo e cominciava ad insultarmi, non faceva altro che chiamarmi mostro.
Sei un mostro, un mostro e neanche te ne rendi conto! continuava a ripetermi. Ci sono stata davvero male, ma dopo un po' anche se sembra assurdo sentirlo dire, ci ho fatto l'abitudine. >
Si fermò di nuovo abbassando lo sguardo sul sedile.
< Come fai a farci l'abitudine? Voglio dire, è come quello che hanno fatto a Sirius, diseredarlo solo perché la pensa diversamente dall'intera famiglia! E' come se per loro non esistesse, come se fosse morto! > Proruppe James, arrabbiato.
< Beh, so come ci si sente. E' più o meno quello che crede Petunia, sono come morta per lei e adesso che si è sposata le cose non sono migliorate: lei e suo marito mi ignorano completamente a tavola. Non vorrei essere nei panni dei miei genitori durante le feste perché sono come costretti tra due fuochi: vorrebbero lasciarmi intervenire, ma Petunia non fa altro che riportare l'attenzione su di sé e suo marito. >
< E quell'incubo che hai fatto, aveva qualcosa in comune con tutto ciò? > James era rimasto davvero sorpreso da quel racconto. Le sembrava quasi impossibile che una Babbana potesse essersi messa in contatto con Hogwarts e con Silente in persona per entrare nella Scuola di Magia e Stregoneria più importante d'Inghilterra. Tuttavia, voleva cercare di capire meglio la vita di Lily e i suoi sentimenti. Aveva una visione più o meno chiara del passato di Lily con Piton e con la sorella prima di quella chiacchierata, ma adesso che stavano affrontando l'argomento lo erano ancora di più: molte cose tornavano al loro posto, completando il puzzle.
< In verità si. Ho pensato che magari un giorno anch'io sarò sposata come lei e che magari avremo entrambe un figlio a cui badare e ho realizzato che non potremmo mai incontrarci per un tè il pomeriggio, non potremmo mai vedere i nostri bambini giocare insieme, non potremmo mai confidarci come un tempo. Non so per quale motivo, ma il pensiero mi ha letteralmente sconvolta. Al confronto, il pensiero di dover morire non è nulla, un'inezia. > Sospirò di angoscia e James seppure non sapesse immaginarsi il suo stato d'animo perché non aveva mai avuto motivo di dover far fronte ad una situazione del genere, cercò comunque di capirla e le prese la mano stringendola, per infonderle coraggio e affetto.
< Forse sono una stupida. Spero in ogni caso che un giorno potremmo riavvicinarci e ritornare le stesse di un tempo, senza rancori. > I suoi occhi verdi bellissimi, si erano velati di tristezza e di malinconia e James le permise di accoccolare la testa sul suo petto.
< Mai perdere la speranza, Lily. >
< So che è così che si dice, ma sto incominciando a ricredermi. Tendo a fidarmi sempre troppo delle persone che mi circondano e alla fine finisco per rimanere scottata. Forse dovrei smetterla di essere così sciocca, dovrei smetterla di trastullarmi con favole immaginarie e sogni che non si realizzeranno mai. >
< Io sono qui per te lo sai, no? Qualunque cosa succeda tra di noi, qualunque strada sceglieremo una volta finita la Scuola, io ci sarò sempre per te. > Aveva lo sguardo serio, quasi severo mentre l'obbligava a guardarlo negli occhi.
< Irrimediabilmente il nostro destino è già segnato. > Rispose lei con uno strano sorriso.
< Beh, effettivamente dovremmo concentrarci di più sulla questione figlio, voglio dire, ci sono ancora dei particolari che mi sfuggono: ad esempio saresti in grado di dirmi dove sarà concepito? L'incubo avrebbe anche potuto essere più preciso. > Borbottò lui sorridendole maliziosamente.
Il suo sguardo intenso fece arrossire Lily.
< Credi che lo scompartimento dell'Espresso di Hogwarts possa essere una possibilità? > Chiese in un sussurro appena udibile, ma che non sfuggì a James.
< Non è da escludersi... > E la baciò sulle labbra con passione. Lily rispose al bacio senza bisogno di farselo ripetere e circondò il collo del ragazzo con le braccia portando poi le mani tra i suoi capelli neri spettinati, stringendoli tra le dita.
James la sollevò per la vità facendo in modo che si portasse a cavalcioni su di lui. Lei si adattò immediatamente alla nuova situazione, prendendo ad allentargli la cravatta della divisa, senza separare le sue labbra da quelle del ragazzo.
Quando si separarono per riprendere fiato, Lily abbassò lo sguardo sui bottoni della camicia di lui prendendo, l'attimo dopo, a liberarli dalle rispettive asole.
James sospirò appena quando sentì le sue mani privarlo della camicia ed accarezzargli appena i pettorali ben scolpiti.
Quando Lily scese più in basso, andando ad occuparsi della cintura dei suoi pantaloni, James le fermò le mani. Lily alzò lo sguardo su di lui confusa, ma James non perse tempo in parole e cominciò a baciarle il collo mentre con le mani si dava da fare per liberarla della camicetta e poi della cravatta. Lui l'aveva ancora al collo.
Lily si lasciò andare ad un gemito quando sentì le labbra di James scorrerle sulla spalla e poi nell'incavo dei seni.
Era impaziente, davvero non riusciva a resistere e si meravigliò lei stessa dei suoi pensieri, completamente discordanti tra loro in quel momento.
Portò nuovamente le mani alla cintura dei pantaloni di lui, riuscendo a sfilarla dai passanti lasciandola ricadere a terra, poi si dedicò ai bottoni ed infine alla cerniera.
Aveva completamente dimenticato dove si trovava, non riusciva a percepire altro se non il respiro affannato di James e le sue mani che cercavano di spingerla sempre più verso di lui.
James affannato e desideroso di lei le scoprì le gambe lasciando che la gonna gli scivolasse dalle mani a raggiungere gli altri capi già a terra, ma aveva aspettato fin troppo. Con un movimento brusco tentò di portarsi su di lei, ma quello che riuscì ad ottenere fu un tonfo sul pavimento del vagone che sorprese entrambi.
< Ahi! > Protestò lei, sorridendo l'attimo dopo.
< Scusa... > Sorrise anche lui, baciandole poi le labbra con impeto.
< E se qualcuno ci vedesse? > Proruppe lei tra un gemito e un sospiro.
< Uhm... > James protestò appena prima di recuperare la bacchetta abbandonata sul sedile dove fino a poco prima erano stati seduti, mormorando subito dopo un incantesimo di Insonorizzazione e uno di Invisibilità: anche volendo nessuno sarebbe riuscito a trovare quel vagone.
La liberò anche della biancheria intima che indossava e fu completamente sua. Le prime spinte rivelarono tutta l'urgenza di James di soddisfare quel piacere tanto che Lily per un attimo fu incapace di fare altro se non gemere.
Riuscì ad assecondare il suo movimento solamente quando il ritmo di James si fece più dolce e cadenzato.
Cercò il suo viso per poterlo baciare e in un attimo aveva ribaltato le posizioni, trovandosi esattamente seduta a cavalcioni su di lui.
Spostò i capelli ramati sulla spalla destra e gli si avvicinò nuovamente per catturare le sue labbra in nuovo bacio mentre continuava ad ondeggiare i fianchi in maniera così assurdamente sensuale che James stentava a credere che stesse davvero facendo l'amore con Lily Evans.
L'orgasmo giunse atteso e inaspettato per entrambi, in dolce e perfetta sincronia.

< Insomma l'avete fatto in un vagone dell'Espresso? > Le domandò Alice sbalordita mentre si dirigevano alle carrozze che le avrebbero condotte al Castello.
< Potresti evitare di sbandierarlo ai quattro venti? > La rimproverò lei lanciandole un'occhiata di fuoco.
< Scusa! E' solo che mi sembra strano ecco! Non ti facevo così poco... romantica... > Si difese salendo sulla prima carrozza disponibile.
< Beh, non era una cosa che avevo previsto effettivamente, ma ne sentivo la mancanza. > Arrossì a quelle parole. Dopo la prima volta che avevano fatto l'amore non è che avesse avuto modo di rifletterci né da sola né con lui, ma quando l'aveva baciata poco prima, aveva perso completamente il senno della ragione, non riuscendo a fare altro se non assecondare il suo desiderio e le intenzioni di James.
< Non voglio dirti cosa devi e non devi fare, Lily, ma lo hai ripetuto spesso anche tu. Il vostro rapporto è in bilico, non siete fidanzati e non vi siete nemmeno indifferenti, avresti potuto aspettare. > La carrozza aveva iniziato a muoversi e loro ne erano le uniche occupanti.
< Sono stata troppo precipitosa, vero? > Si portò una mano davanti al viso. Non era pentita di quello che aveva fatto, non era pentita di aver condiviso quei momenti con James, ma effettivamente se ci rifletteva si rendeva conto di essere stata affrettata, non ci aveva pensato, ecco.
< Hai deciso tu cosa fare, magari non era la cosa sbagliata. >
< Forse non è stata la cosa sbagliata, ma sicuramente quella più semplice. >
< Nella vita non tutte le scelte sono difficili, Lily. Io magari avrei aspettato, forse tu sei stata di un altro avviso. >
< Non ne sono pentita è solo che... > Sospirò appena.
< Ascolta Lily, voi siete destinati a stare insieme. Forse è stata la cosa migliore per voi! Sai meglio di me che a volte i gesti valgono più di mille parole. Hai fatto quello che ti sembrava giusto in quel momento, non hai davvero ragione di pentirtene. > Le ripeté Alice scuotendola appena per le spalle.
< Forse è come dici tu. >
< Tu lo ami e lui ama te. Era giusto così. > Rispose Alice sorridendole. Con le sue prime impressioni sulla faccenda non voleva certo far cadere Lily in confusione, ma era quello che avrebbe fatto lei. Molte volte dimenticava che Lily nonostante si mostrasse al mondo come una ragazza equilibrata e in grado di ponderare le situazioni prima di agire, sapeva essere anche molto impulsiva a volte. James la stava coinvolgendo in maniera davvero forte e inevitabile e lei era quasi assuefatta dalla sua presenza. Era stato naturale agire in quel modo per lei, lo capiva.

Quella sera, durante la ronda notturna, non ebbero modo o forse bisognerebbe dire voglia, di toccare l'argomento.
Solo che a Lily sembrava strano stare insieme ad un ragazzo, farci l'amore per quella che ormai era la seconda volta, e poi non saper affrontare l'argomento. Il fatto era forse, che non sapeva nemmeno lei se stava insieme a James Potter.
La sua mente le suggeriva di domandarglielo, di mettere subito le cose in chiaro, il suo cuore le diceva che non ce n'era bisogno, che erano così perfetti insieme che le parole sarebbero state inutili. Eppure lei non sopportava di vivere in quel dubbio che piano la stava consumando.
< James? >
< Si? > Si voltò verso di lei, sorridendo appena.
< Posso chiederti una cosa? >
< Tutto quello che vuoi. >
< Noi cosa siamo? > Si era fatta coraggio finalmente, glie l'aveva chiesto.
< In che senso? > James aggrottò le sopracciglia.
< Voglio dire... siamo fidanzati o cosa? >
< Beh, io speravo fossi tu a dirmelo! Mi avevi chiesto un po' di tempo... > Si grattò la nuca imbarazzato, non sapendo bene come condurre il discorso.
< E' solo che... dopo oggi... > Aveva abbassato lo sguardo.
< Ti ho confusa per caso? > Le chiese preoccupato.
< Non so se sono confusa... ho sentito la tua mancanza e non posso pentirmi di quello che ho deciso di fare, ma forse abbiamo corso un po' troppo... >
< Mi dispiace! Ti avevo promesso che avrei rispettato i tuoi tempi e come al solito, ho mandato tutto all'aria... > James sembrava davvero mortificato.
< No! No, non è per questo! > Si affrettò a chiarire lei. < E' solo che... vogliostareconte! > Lo disse molto velocemente, non prendendosi nemmeno il tempo necessario per respirare. Era vero d'altronde, voleva stare insieme a lui, ma la verità era che si vergognava fin troppo di dirglielo e non era per paura di venire respinta perché sapeva bene che James l'avrebbe aspettata e amata, ma perché non era ancora riuscita fino in fondo, almeno a parer suo, a dimostrargli il suo affetto.
James sorrise del suo imbarazzo e si fermò esattamente di fronte a lei, costringendola ad alzare lo sguardo. Le accarezzò una gota che Lily ebbe come l'impressione che prendesse fuoco al suo solo tocco e le spostò una ciocca ribelle di capelli dietro l'orecchio prima di avvicinarsi e di sfiorarle le labbra in un bacio.
< Anch'io voglio stare con te, Lily. Per sempre. >
E Lily sorrise appena prima di abbracciarlo.

James era irrequieto. Non riusciva a prendere sonno, ma non era rimasto solamente sveglio nel suo letto ad osservare il soffitto, come gli era capitato altre volte, no. Si era addormentato quasi subito appena Remus aveva spento la luce sul suo comodino dopo la sua lettura serale, prima di addormentarsi, ma era caduto in un sogno, o meglio in un incubo irrequieto e, purtroppo, conosciuto.
Forse era solo il suo subconscio che gli suggeriva ancora quelle immagini per lui terrificanti, o forse quel qualcosa che aveva fatto sì che il suo incubo fosse legato a quello di Lily era ancora in circolazione.
La scena era diventata più nitida e forniva maggiori dettagli: se prima nutriva qualche dubbio effettivo sull'identità dei personaggi, ora non avrebbe saputo se gioire per la definitiva scoperta, o piangerne.
Il suo lui, appena un po' cresciuto, era seduto sul divano e giocava tranquillo con un bambino di circa un anno che si divertiva ad acchiappare le volute di fumo che stava facendo fuoriuscire dalla bacchetta. Il fumo, neanche a dirlo, gli sfuggiva dalle mani come acqua fresca, eppure il bimbo sembrava ugualmente contento, sorrideva e batteva le manine, quasi volesse fare un applauso.
La figura di Lily era apparsa dalle scale, sorridente e aveva sottratto il bambino dalle sue braccia con fare amorevole e protettivo.
< E' davvero ora di fare la nanna. > Aveva sussurrato mentre il bambino stringeva tra le mani una sua ciocca di capelli vermigli.
Lui era rimasto seduto sul divano ad osservarla risalire le scale e l'attimo dopo, si era lasciato andare ad uno sbadiglio, stiracchiandosi, le braccia in alto. Si sentiva stanco, molto stanco.
Poi il sogno era svanito e lui si era ritrovato ad osservare il profilo del comodino nella stanza buia.
Aveva sbuffato e si era rigirato tra le lenzuola, irrequieto. Ed era così che era rimasto fino a quando non aveva deciso di mettersi seduto, le spalle contro la spalliera del letto a baldacchino.
Aveva preso tra le mani l'ampolla in movimento che gli aveva regalato Lily e aveva preso a scuoterla, come gli aveva insegnato Remus: la neve aveva preso a vorticare ancora più forte intorno ai bambini che stavano costruendo il loro pupazzo di neve e evidentemente, Lily aveva previsto anche l'eventualità che un giorno avrebbe scoperto che l'ampolla andava capovolta, perché i bimbi si strinsero nei loro cappotti e si sistemarono meglio la sciarpa intorno al collo, sempre sorridenti.
Stranamente, era l'unica cosa quella, che riusciva a tranquillizzarlo.
Sospirò appena.
Non sopportava rimanere separato da Lily nemmeno durante la notte. Aveva paura che le capitasse qualcosa, qualsiasi cosa e non avrebbe sopportato di essere lontano.

< Lily, ti senti bene? > Alice si era svegliata preoccupata alle urla di Lily. Le altre avevano continuato a dormire tranquille, ma lei si era voltata verso l'amica e l'aveva osservata preoccupata. Ansimava mentre le lacrime le scorrevano copiose sulle guance, andando a bagnare le lenzuola stropicciate che stringeva tra le mani.
< Lily... > Alice si era alzata e le si era avvicinata, sedendosi accanto a lei. < Che succede? > Le aveva posato un braccio sulla spalla, notando che tremava. Afferrò la coperta caduta per terra e glie la posò sulle spalle.
< M-mi porteresti dell'acqua, Alice, per favore? > Era riuscita alla fine a mormorare Lily, sconvolta, lo sguardo smeraldino perso nel vuoto.
< Certo! > Si era alzata di scatto e si era diretta in bagno, aveva afferrato il primo bicchiere che aveva trovato sul lavabo e l'aveva riempito d'acqua.
Lily aveva afferrato il bicchiere con mano tremante, tanto che Alice volle assicurarsi che non gli scivolasse dalle mani, e la aiutò a portarselo alle labbra.
Poi, successe tutto troppo in fretta.
Lily ebbe una specie di singulto, quasi stesse per vomitare e l'attimo dopo era ricaduta sul letto. Tremava incontrollabilmente, gli occhi semichiusi.
< Lily! Lily! Riesci a sentirmi?!? > Alice si era nuovamente alzata in piedi, una mano sulla fronte di Lily. Era calda, incredibilmente calda.
< Dio, cosa faccio? > Aveva mormorato tra sé. La presa già debole di Lily intorno al bicchiere, si era allentata inesorabilmente e il bicchiere era scivolato sul pavimento, infranto.
Forse avrebbe potuto correre fino all'Infermeria e domandare l'aiuto di Poppy, ma in quello stato, l'Infermeria le sembrava così lontana e non sapeva se le gambe, debole come si sentiva, l'avrebbero retta.
La cosa migliore era andare a chiamare James.

< James! James, devi venire subito! Lily non sta bene! >
Prima ancora della porta che sbatteva, James aveva sentito la voce di Alice e quando lei era piombata nella stanza, svegliando tutti, lui era già in piedi, l'ampolla era scivolata dalle sue mani, frantumandosi sul pavimento, ma lui sembrò non accorgersene.
< Che succede? > Biascicò Sirius, volgendo uno sguardo alla porta mentre Remus accendeva la luce e Peter borbottava qualcosa di incomprensibile ritornando a dormire dopo essersi voltato dall'altra parte.
< Che le è successo? > Chiese James, serio all'indirizzo di Alice.
< Non lo so! Si è svegliata urlando e l'attimo dopo mi ha chiesto un bicchiere d'acqua, sono corsa a prenderla, ne ha bevuto un sorso ed è ricaduta sul letto. Credo abbia la febbre e trema... i-io... io non so che fare! > Era spaventata e le lacrime non facevano che rendere sempre più evidente la sua preoccupazione.
< Ma, non possiamo salire nel Dormitorio femminile! > Anche Remus si era alzato.
< Non riesci a farle scendere le scale? > Aveva domandato James all'indirizzo di Alice, posandole una mano sul braccio, rassicurandola.
< Non lo so, potrei provare... > Aveva mormorato.
< Ok, vai, noi aspettiamo in Sala Comune. > Aveva risposto lui ed aveva già presto a vestirsi quando Alice era scomparsa per le scale.
< Cosa fai? > Gli aveva domandato Sirius, ancora mezzo addormentato.
< Mi sto vestendo, Sirius, non è ovvio? > La voce di James tremava nonostante cercasse di non darlo a vedere.
< Per quale motivo? >
< Sirius, sei ritardato o cosa? Devo portare Lily in Infermeria! > Aveva quasi urlato James al suo indirizzo, allacciandosi le scarpe.
< Vengo con te! > Aveva subito mormorato Remus, già pronto sulla soglia della porta.
< D'accordo, vi accompagno. > Sirius si era finalmente alzato ed aveva afferrato la vestaglia che aveva abbandonato a terra. < Ma non ho intenzione di vestirmi. > Aveva borbottato poco dopo più a se stesso forse che agli amici.

< Ti prego, Alice, non ce la faccio... >
< Dai, Lily! Sono solo tre gradini, puoi farcela! > Non riusciva a smettere di piangere, ma era per Lily e non voleva che si preoccupasse. Nascondeva le lacrime asciugandole con il dorso della mano prima che le scivolassero sul mento.
< Non mi reggo in piedi! > Continuava a protestare l'amica.
Era debole ed Alice stava davvero cercando di mettere mano a tutte le sue forze pur di aiutarla.
< Ci sei quasi. > Le aveva mormorato mentre scendevano l'ultimo gradino che le separava dalla Sala Comune e Lily si accasciava stremata contro la parete.
Nello stesso momento Remus, James e Sirius le si erano avvicinate.
< Lily, come stai? > James le si era inginocchiato di fronte, scuotendola appena per le spalle.
< Male. Mi fa male la testa e non mi reggo in piedi. > Mormorò lei in risposta.
James si voltò verso Alice.
< Non mi hai detto che era in grado di rispondere. >
< Non lo so, quando sono ritornata in dormitorio, ho sentito che mi chiamava. Prima non sarebbe riuscita ad articolare una frase, sembrava fosse in grado solamente di tremare e gemere appena. >
< Cosa facciamo? > Chiese Remus.
< Dobbiamo portarla da Poppy, non possiamo fare molto altrimenti. > James aveva sollevato Lily in braccio e lei gli aveva avvolto il collo con le braccia.
Varcarono il Buco del Ritratto e camminarono a passo spedito diretti al primo piano, la punta delle bacchette illuminate.
< James... devi farlo smettere... > Lily aveva posato la testa sulla sua spalla e aveva gli occhi chiusi, come se stesse dormendo.
James chinò il capo verso di lei.
< Cosa devo far smettere? >
< Questo dolore... ti prego... io non so se ce la faccio a sopportarlo... >
< Quale dolore? Di cosa parli? > Inutile nascondere il panico nella sua voce e la sua preoccupazione.
Ma Lily non rispose più.
< Credo sia svenuta. > Disse agli altri cominciando l'attimo dopo a correre.
< Come svenuta? > Aveva mormorato Alice, rimasta appena indietro.
< Non lo so! Non risponde più! >
Alice si era inginocchiata sul pavimento, il volto in lacrime.
Remus le si avvicinò, ritornando indietro, lasciando James e Sirius continuare verso l'Infermeria.
< Alice, andrà tutto bene. > Le si era inginocchiato di fronte e le aveva posato le mani sulle spalle.
< Io ho paura, Remus, tanta paura. Non voglio che soffra. >
I singhiozzi ora che i passi di James e Sirius si erano allontanati, risuonavano distinti nel corridoio deserto.
< Andrà tutto bene, se c'è qualcuno che risolve tutto, quella è Poppy. Non devi preoccuparti. >
Alice tirò su con il naso.
< Te la senti di alzarti? > Alice annuì debolmente afferrando la mano che Remus le aveva teso per rimettersi in piedi.

< Madama Chips, deve aiutarci! > James posò Lily su un lettino, dolcemente e le scostò appena i capelli dalla fronte.
< Cosa diavolo è successo? > Poppy lo scostò bruscamente, poggiando l'attimo dopo una mano sulla fronte bollente della ragazza.
< Non sappiamo cosa sia successo di preciso... Alice dice di averla sentita gridare, lei ha chiesto un bicchiere d'acqua ed Alice è corsa a prenderglielo. L'attimo dopo aver bevuto, si è accasciata sul letto, tremante. >
< Da quanto è svenuta? >
< Pochi minuti, credo. > Rispose James, accarezzando la mano di Lily.
< Devo chiedervi di uscire, ragazzi. >
< Cosa?!? Nemmeno per sogno! Noi restiamo qui! > Aveva borbottato Sirius contrariato.
< Mi spiace, ma non sono sicura di riuscire a combinare qualcosa con voi in circolazione. Vi farò chiamare appena avrò finito. > Rispose l'infermiera secca, esortandoli ad uscire.
< Ma non potete! Lei è nostra amica! > Era vero, Sirius non aveva mai avuto un buon rapporto con Lily, ma d'altronde, adesso che era diventata la ragazza di Ramoso, la sentiva quasi parte della famiglia. E non poteva abbandonare James, né tanto meno lei.
< La vostra amica ha bisogno di riposo adesso e di una pozione che le permetta di riprendere i sensi. Non sareste di alcun aiuto. >
James continuava a stringere la mano di Lily, turbato.
< La prego, mi faccia restare. > Aveva mormorato distrutto qualche attimo dopo, mentre ancora Sirius stava litigando con lei.
Sirius si era bloccato di colpo e Poppy l'aveva osservato, stupita.
I suoi occhi... bruciavano e facevano male allo stesso tempo.
< Mi spiace, signor Potter. Le regole sono uguali per tutti. La manderò a chiamare. > Poppy aveva preso un respiro più lungo e aveva chiuso gli occhi quel tanto che bastava per riprendere la concentrazione.
< Andiamo, Ramoso. > Sirius l'aveva stretto per un braccio e lo stava invitando a seguirlo. James abbandonò la mano di Lily a malincuore e non le distolse gli occhi di dosso fin quando Sirius non richiuse dietro di sé la porta dell'Infermeria.
Si accasciarono contro la parete.

Lily avrebbe solo voluto che tutto quel dolore svanisse con uno schiocco di dita. Non lo sopportava, le stava lacerando le carni, le bruciava il cuore e come se non bastasse, si sentiva impotente di fronte allo spettacolo a cui stava assistendo.
< No! Io non voglio! > Si dibatteva sul letto, voltando la testa da un lato e dall'altro del cuscino, tremava e aveva freddo.
< Si calmi, signorina Evans, questo la farà stare meglio. > Poppy le si era avvicinata reggendo in mano quella che assomigliava ad una tazza contenente del liquido blu.
Le alzò il capo, piano e le avvicinò il contenitore alle labbra, ma Lily non era in sé e aveva paura che quello che stava per bere non avrebbe fatto altro che peggiorare il suo dolore.
Gli occhi ancora chiusi, voltò il capo dall'altra parte e con una mano gettò via il bicchiere, il liquido smeraldo riverso sul letto e sul pavimento.
L'Infermiera corse a prendergliene dell'altro, ma non appena avvicinava, o solo tentava di avvicinare, il liquido alle labbra della ragazza, lei voltava la testa dall'altra parte con una smorfia di disgusto a disegnarle le labbra e allontanava con una mano il contenitore.
Poppy non era nemmeno sicura fosse del tutto in sé perché aveva ancora gli occhi chiusi e mormorava frasi sconnesse a bassa voce, poco più di un sussurro.
Doveva essere svenuta!
Eppure non sembrava aver perso i sensi.
Non si sentì in grado di fare altro se non di mandare a chiamare il Preside.
Lasciò il bicchiere sul comodino accanto al letto e corse alla porta spalancandola bruscamente e spaventando James, Sirius, Remus ed Alice che avevano abbandonato la testa sulle ginocchia e avevano chiuso gli occhi, come a voler cercare in qualche modo di trovare loro stessi la soluzione a quel problema.
< Potter, entri e la tenga d'occhio. Io vado ad avvertire il Preside. > Gli ordinò perentoriamente l'Infermiera, avviandosi l'attimo dopo alle scale.
< Dal Preside?!? Cosa diav-> Ma Sirius venne interrotto bruscamente dalla stessa Poppy.
< Niente domande, Black! > I piccoli tacchi delle sue scarpe risuonavano rumorosamente sulle scale di marmo, nel silenzio della notte.

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Capitolo 33
*** Friends is Better ***


Ciao a tutte! Si, lo so, sono imperdonabile, sarà passato più di un mese e non mi sono nemmeno degnata di aggiornare, lo so. E so che il peggio è che me ne rendo anche conto, e non voglio trovare assolutamente nessuna giustificazione per questo, se non che l'ultimo, agognato, anno di liceo è cominciato e che, purtroppo, tutti i giorni sono costretta a studiare fino alle dieci e dato che questa storia ha bisogno di concentrazione per essere scritta, ho preferito dedicarmi, nel frattempo, a qualcosa di più semplice. Ho scritto qualcosa su Robert Pattinson (che mi piacerebbe molto che leggeste, se vi va e se amate RPattinson come attore) e ho perso un po' di vista questa Ff.

Vorrei comunque ringraziarvi moltissimo, perché, nonostante tutto, i lettori sono sempre tanti e, in particolare, voglio ringraziare:


myki: Come al solito, sei riuscita ad entrare nel cuore della storia. Immagino anche io Petunia esattamente come l'ho descritta, specialmente dopo la lettura del settimo libro. Devo essere sincera, la Ff si è evoluta in modo del tutto inaspettato anche per me. L'idea l'ha fatta nascere in me mia cugina, discorrendo circa un qualcosa di cui avevano parlato a scuola durante l'ora di religione e ho pensato che si potesse perfettamente adattare alla Ff. Ovviamente, anche le conseguenze saranno abbastanza tragiche, anche se ormai siamo molto avanti nel tempo e la scuola è quasi finita... Grazie per la tua recensione e per il continuo sostegno. *_* mi rendono sempre felici le tue opinioni! ^^

 

La Nika: Mi spiace non averti potuta accontentare, perché ho aggiornato tardissimo anche questa volta, ma spero che il capitolo ti piaccia comunque. In ogni caso, grazie molte della tua recensione e del tuo sostegno! ^^

 

Ovviamente, AUGURI a tutti di BUON NATALE E DI BUONE FESTE, anche se in "leggero" ritardo... XD

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33. Friends is Better

 

 

 

Albus Silente fece il suo ingresso nell'Infermeria con la lunga barba fermata a metà con un piccolo cordoncino dal quale pendevano due sfere dorate identiche di piccole dimensioni, e una vestaglia lilla svolazzante. Gli occhiali a mezzaluna che scivolavano di continuo sul suo naso dritto e gli occhi azzurri che scrutarono prima la signorina Evans, ancora in preda a spasmi, e poi il signor Potter che le teneva la mano.

< Come le dicevo, Preside, ho provato a farle ingerire una Pozione Risvegliante, ma non ha voluto saperne di mandarla giù! > L'Infermiera si era avvicinata nuovamente al letto di Lily e 

le aveva controllato la fronte con il dorso di una mano: era ancora calda.

< Lasci che dia un'occhiata, Poppy. Signor Potter, se non le dispiace... > Silente sorrise al ragazzo che, a malincuore, abbandonò la mano di Lily e si ritrasse, raggiungendo Poppy ai piedi del letto e attendendo che il tutto si risolvesse.

Era svuotato di qualsiasi emozione, James. Non sapeva cosa fare, cosa dire, sentiva di non avere neanche la forza di pregare perché si risvegliasse, perché potesse vedere nuovamente quei meravigliosi smeraldi brillare, o quella risata accendergli il cuore.

Era colpa sua.

Era indiscutibilmente colpa sua.

Silente osservò la ragazza, apparentemente come uno qualunque dei visitatori dell'Infermeria: le mani strette lungo il corpo, lo sguardo fisso sul suo viso, l'espressione leggermente corrucciata e la fronte aggrottata.

< Temo non ci sia altra soluzione, Poppy. > Volse lo sguardo alla donna che ebbe un sussulto di spavento e osservò il volto premuroso del Preside di rimando, in attesa.

< Cosa succederà se lo facciamo, Albus? > Chiese, titubante, con la voce ridotta a poco più di un sussurro.

< Nulla, presumo. Si risveglierà, ma a caro prezzo. > Sorrise mesto, puntando lo sguardo su James.

< Cosa avete intenzione di fare? > Avrebbe voluto urlare. Quei bisbigli e quelle parole criptiche non avevano alcun senso per lui.

< Rimuoverle la memoria, James. Solo quella di quest'ultimo anno, ovviamente e solo le immagini che non riguardano la scuola. E' l'unico modo. > Silente conosceva James, forse troppo. Sapeva che la sua reazione non si sarebbe fatta attendere. Avrebbe urlato, scagliato oggetti su di lui, perforandolo con quello sguardo nocciola che fin troppo volte era stato la maschera dei suoi scherzi infantili. Ma era necessario, vitale se voleva davvero salvare Lily.

< Ci dev'essere un altro modo! Non può farlo! > Si trattenne dall'urlare, lo sguardo furente, le mani strette a pugno e gli occhi appena lucidi.

< Mi spiace, James. E' l'unica soluzione possibile. La signorina Evans ha vissuto cose che la sua mente si rifiuta di comprendere e di accettare, ha vissuto cose, situazioni, che il suo inconscio non fa altro che gettarle addosso durante la notte. Se non la salviamo ora, sarà troppo tardi. > Non si lasciò scoraggiare e proseguì. < Morirà, James. Morirà prima che se ne renda conto. >

A quelle parole James boccheggiò in cerca d'aria, in cerca di un qualsiasi sostegno. Sentiva le gambe molli, le forze venire meno. Si sostenne con una mano alla base di ferro del letto davanti a lui, lo sguardo basso e il volto pallido.

Aveva fatto una promessa. L'avrebbe protetta, anche a costo di lasciarla andare, anche a costo di non vederla più far parte della sua vita, ma l'aveva promesso e non poteva tirarsi indietro. Non ora.

< D'accordo. Facciamolo. > Rialzò lo sguardo, fiero e deciso come Silente l'aveva sempre visto. Nessuna esitazione, solo tanto, tanto coraggio e amore.

Il Preside sorrise amaro, estraendo la bacchetta dalla tasca interna della sua vestaglia, agitandola appena sul capo di Lily che, d'improvviso, smise di agitarsi e ritornò serena, voltandosi su un lato e distendendo il viso e le membra.

Era solo addormentata. Salva.

James la osservò per un lungo, infinito istante: le labbra appena schiuse, i capelli rossi come un'aureola sul cuscino, le gambe sovrapposte, una più in alto dell'altra, una mano sotto il cuscino e l'altra sul materasso, il respiro profondo e regolare.

Silente gli si avvicinò mentre Poppy tirava un sospiro di sollievo e copriva la ragazza con il lenzuolo immacolato, premurandosi che non sentisse freddo.

Si allontanò poco dopo, sedendo alla sua scrivania e prendendo a scrivere frenetica.

< Prima o poi, tornerà tutto come prima. Non desistere. > Puntò lo sguardo in quello dell'uomo anziano, provato dall'età e dalle battaglie, che gli aveva poggiato una mano sulla spalla come di conforto ed era andato via silenziosamente.

< Le dispiace se resto? > James accostò una sedia accanto al letto e si accomodò, sistemando i capelli di lei affinché non le dessero fastidio e stringendo una mano tra le sue.

Poppy sorrise comprensiva, mentre alzava lo sguardo dai suoi fogli.

< Resti pure, ma non faccia rumore. Può stendersi se vuole. > E con ciò ritornò a intingere la piuma nel calamaio.

Ma James non aveva nessuna intenzione di dormire. L'avrebbe osservata sino al suo risveglio. Voleva che fosse il primo viso amico a ritrovarsi davanti quando, finalmente, avrebbe aperto gli occhi.

Poco importava se non avrebbe ricordato nulla di quei mesi con lui. Poco importava se non c'era tempo per tentare di costruire di nuovo tutto daccapo. Poco importava se non l'avrebbe rivista più.

Lei era salva.

Non sapeva.

Non conosceva.

Lei era salva.

 

Qualche ora dopo, Lily venne colpita in pieno viso da un raggio di sole che, dispettoso, era riuscito a superare la barriera imposta dalle tende, e a giungere fino al suo letto.

Sbatté le palpebre più volte prima di riuscire a capire che quella in cui si trovava non era di certo la sua stanza, ma l'Infermeria.

Che diamine ci faccio qui? Si chiese mentre si guardava intorno.

Potter era accanto a lei, le braccia conserte sul letto e la testa sprofondata su di esse, gli occhi chiusi. Dormiva beato, un piccolo sorriso a increspargli le labbra appena carnose e il calore della sua mano a contagiare quella di lei.

Erano... mano nella mano.

Lei e Potter.

Diavolo! Doveva essere successo qualcosa di veramente terribile!

Cercò di districarsi dalla presa che si rivelò essere più salda di quanto pensasse, con il risultato che finì per svegliarlo.

< Già sveglia? > Sbadigliò, stiracchiandosi e portando le braccia in alto, recuperando l'attimo dopo i suoi occhiali sul comodino lì accanto.

< Si può sapere che diavolo ci fai in Infermeria con me, Potter? > Sbottò lei, irritata, incrociando le braccia al petto.

Oh, già, che sbadato! Si era quasi dimenticato del tragico evento di quella notte.

< Beh, sei caduta dalle scale ed è stata colpa mia, perciò ho pensato di rimanere finché non ti svegliavi. Sai, cadere dalle scale è molto pericolo, soprattutto se sbatti la testa. Ho pensato di portati in Infermeria perché questo è l'unico posto dove Poppy potesse rassicurarmi sul fatto che non avevi subito nessun tipo di trauma ecc., quindi... ecco... mi sono addormentato. >Rispose veloce, accarezzandosi i capelli della nuca tremendamente in imbarazzo.

< D'accordo, ma nessuno ti ha dato il permesso di stringermi la mano, o sbaglio? > Era furioso. La Lily di sempre, quella che lo odiava a morte. L'arrogante, buffone, presuntuoso Potter.

< Mi dispiace, dev'essere stato nel sonno... io n-non... > Si ammutolì quando si rese conto di non avere nulla da dire in fondo.

< Grazie per avermi portata qui, comunque. > Bisbigliò lei, mentre l'Infermiera avanzava verso di loro con in mano un bicchiere dal contenuto verdastro.

< Come si sente, signorina Evans? > Le chiese cordiale, sorridendo.

< Bene, grazie. > Rispose di rimando lei, raggiante.

< Beva questo. Le servirà. Lei, Potter, non dovrebbe sbrigarsi? Le lezioni cominceranno a breve! > Sorrise di nuovo e si allontanò.

< Vuoi che prenda gli appunti per te? > Le chiese, mentre si alzava, cercando di sistemarsi la divisa stropicciata.

Lily scosse la testa divertita.

< James Potter che prende gli appunti per me?!? Non disturbarti, li vedrò da Remus come al solito. > Si lasciò andare ad una risata stranamente sarcastica prima di vuotare il bicchiere verde e di metterlo da parte.

< Ehm... va bene... allora, vado. Ci si vede! > Si allontanò di corsa dalla stanza, sbattendo la porta dietro di sé e ritornando a respirare solo nel bel mezzo della confusione degli studenti che si recavano nelle rispettive aule dopo la colazione in Sala Grande.

Intravidi Sirius e Remus parlare concitati, sottovoce, e si affrettò a raggiungerli, sorpassando alcuni bambini del primo.

< Ragazzi! > Esclamò ad un passo da loro.

Entrambi si voltarono nella sua direzione e sorrisero dopo il primo momento di smarrimento.

< Allora, come sta? > Chiese Sirius, lanciando un'occhiata anche a Remus che annuì come per dire che anche lui voleva conoscere la risposta.

< Bene. Silente ha dovuto cancellarle la memoria. Non ricorda nulla di quello che è successo qualche mese fa, fatta eccezione per le materie scolastiche e quello che riguarda Hogwarts in generale. > Ripresero a camminare.

< C'è qualcosa che non va. > Constatò Sirius, interpretando l'espressione di James come un assenso chiaro e deciso.

< Non ricorda nulla di noi due. > Sospirò triste, lo sguardo basso e le mani nelle tasche dei pantaloni della divisa nera.

< Oh. > Mormorò Remus, osservandolo.

Lui fece spallucce.

< Era l'unico modo, non volevo che morisse. D'altra parte anche le visioni sono state cancellate del tutto. Lei non sa. > Gli nacque spontaneo un piccolo sorriso.

< Non sa che siete destinati a stare insieme, insomma. > Concluse Sirius, entrando in classe e sorvolando l'ambiente con lo sguardo dall'alto della sua statura per individuare i loro tre posto consueti dal primo anno.

< Già. Ma è il prezzo da pagare se si ama davvero qualcuno, Sirius. Forse aveva ragione lei quando diceva che la storia del destino era soltanto un'assurdità. Magari non siamo fatti per stare insieme, magari quello che abbiamo visto è stato solo un prodotto della nostra immaginazione, magari abbiamo solo creduto troppo nelle nostre favole mentre neanche ci rendevamo conto di star narrandole sottovoce. > Occupò la sedia e attese che Remus vuotasse la sua borsa, estraendone due libri e un foglio di pergamena pulito insieme alla piuma e alla boccetta d'inchiostro.

< Vedi il lato positivo della faccenda: adesso Hogwarts comincerà a divertirsi di nuovo grazie ai vostri continui litigi nei corridoi. > Ridacchiò Sirius, mentre il professor Ruf faceva il suo ingresso, attraversando la parete con grazia e osservando i suoi studenti che si rimisero all'istante composti e ordinati nei banchi.

James scosse la testa.

Nessun litigio. Si sarebbe arreso com'era anche giusto che era. Aveva smesso di tormentarla con le sue estenuanti richieste di un appuntamento. 

Se avesse scoperto lo stesso il suo vero carattere? Chissà.

A lui bastava sapere che era serena, e sarebbe stato contento anche lui. Forse.

 

< Lily! Dio che spavento mi hai fatto prendere! > Alice quasi la assalì quando entrò in dormitorio, sbuffando.

< Alice, Alice, anche io ti voglio bene, ma mi stai strozzando! > Mugolò con voce rotta, stringendo l'amica e cercando di scrollarsela di dosso.

< Scusa! Come ti senti? > Si allontanò e la osservò critica.

< Bene, anche se non ricordo quasi nulla della caduta. > Si guardò intorno, ma notò che era tutto esattamente come l'aveva lasciato.

< E' normale, hai battuto la testa. Meno male che James era con te! > Stava mentendo, ma lo faceva per lei. Era meglio dimenticare quella nottataccia di paura e far finta che fosse stata solo una banale caduta a farle saltare un giorno di scuola.

< Già. Potter. Chissà come mai quando succede qualcosa è sempre lui il responsabile. > Osservò, sedendosi sul letto.

< Ce l'hai ancora con lui? > Le chiese. Aveva incontrato il diretto interessato solo poche ore prima, e aveva notato la sua aria distrutta e la sua espressione vuota. Lily gli mancava, anche se non poteva farci assolutamente niente, ed era costretto a lasciare che il tempo lenisse le ferite più profonde.

< E per cosa, per avermi portata in Infermeria? > Alzò le spalle, come se Alice avesse appena detto un'assurdità.

L'amica, al contrario, fece spallucce.

< E' che sei sempre così critica nei suoi confronti che ho pensato ti avesse dato fastidio il suo intervento. > Dichiarò, semplice.

Lily scosse la testa e abbassò lo sguardo sulla gonna della sua divisa.

< Era solo preoccupato, lo so. > Affermò.

< Potresti provare a dargli una possibilità, in fondo. > Le accarezzò appena il braccio come se volesse confortarla.

< Oh, ancora con questa storia, Alice! Quante volte dovrò ripeterti che Potter non m'interessa? > Sbuffò, infastidita.

< Non hai mai provato a conoscerlo sul serio, Lily! > Cercò di difenderlo l'amica.

< Non ho bisogno di approfondire la sua conoscenza. Mi basta quello che già so di lui. > Era arrabbiata. Potter, Potter e solo Potter! Quando si sarebbe conclusa quella stupida farsa? Non ne poteva più di essere circondata da persone che non facevano altro che raccomandarle Potter, come se lui fosse un principe che dovesse prender moglie.

Soffiò frustrata.

< D'accordo, come vuoi. > Alice si rimise in piedi e si diresse verso il suo letto, sprofondandoci quasi e recuperando il libro di Storia della Magia in vista del prossimo compito in classe.

Non poteva permettersi un Troll questa volta, altrimenti avrebbe compromesso l'intera media.

Lily si liberò delle scarpe e si distese sul letto, osservando il soffitto come se, all'improvviso, fosse diventata la cosa più attraente della stanza.

Chissà poi perché non aveva reagito quella mattina, quando l'aveva riconosciuto. Era stata dura e brusca come sempre, è vero, eppure non le aveva dato poi così fastidio la sua presenza. Si era preoccupato per lei e non aveva insistito per rimanere, come era certa avrebbe fatto.

I suoi atteggiamenti nei suoi confronti erano mutati. Cercava di non incrociarla in classe, di uscire prima di lei dall'aula e di non guardarla, cosa che, in un certo senso, le pesava.

Le sue attenzioni erano sempre state una costante nella sua vita scolastica: le richieste continue per Hogsmeade, i regali per San Valentino, le scritte che la facevano tanto infuriare sui muri, cose alla James Potter insomma.

Ed ora? Cos'era cambiato?

Si rialzò di scatto dal letto e sgranò gli occhi, sorpresa.

Alice sollevò lo sguardo dal libro e prese a fissarla.

< Cosa? > Le chiese. Lily sembrava appena aver ricevuto l'illuminazione divina. Come in quei cartoni animati Babbani che suo cugino l'aveva costretta a vedere il Natale passato.

< Niente, devo fare una cosa, Alice! > Scattò in piedi e sparì oltre la porta.

< Ma è quasi ora di cena! > Le gridò, rendendosi conto che ormai non l'avrebbe sentita.

 

Se James Potter avesse trascorso quei sette anni di scuola comportandosi come uno studente modello, ligio alle regole, pronto a togliere punti a chiunque commettesse errori, in quell'istante nessuno si sarebbe meravigliato di vederlo immerso nella lettura di un enorme tomo di Trasfigurazione seduto sulla sua poltrona preferita in Sala Comune, il camino ormai spento. Non che ce ne fosse bisogno comunque. La Primavera era alle porte, se non già arrivata, visto il tiepido vento che continuava a spirare da ormai una settimana.

Eppure intorno a lui era tutto ancora ghiacciato, immerso nella sonnolenza e nel tepore dell'inverno, dove rinchiuderti al caldo non ti costa poi tanto e stare da solo nemmeno, perché il tempo ti è nemico.

Lui si sentiva così da quando Silente, quella mattina stessa, aveva pronunciato quella frase. La frase che avrebbe cambiato il corso della storia, forse, o, perlomeno, il corso della storia di James Potter.

Cancellare la memoria alla Evans. Alla sua Lily. Alla ragazza con la quale aveva fatto l'amore, la ragazza per la quale aveva lottato sempre, ogni attimo.

Ed ora era come se non esistesse nulla di tutto quel sentimento. Svanito come una nuvola di fumo grigio che si confonde con le nuvole.

Voltò una pagina.

La millesima senza aver compreso, peraltro, nulla di quello che stava leggendo. I suoi amici lo lasciavano in pace, certo, perché era stato lui ad averli allontanati troppo bruscamente, seppur in modo non irreparabile, ed ora che era solo, non poteva far altro che cercarsi qualcosa da fare per impegnare il tempo pur di non pensare.

E poi era quasi ora di cena, e la Sala Comune era quasi deserta, fatta eccezione per due ragazzi del quarto anno che tentavano di completare l'ennesima partita a Scacchi Magici nell'assoluto silenzio della stanza.

Quando sentì qualcosa sfiorargli il braccio, però, non riuscì a non alzare lo sguardo verso l'ombra che lentamente andava ad occupare la poltrona di fronte alla sua.

Lily.

Lo sguardo ricadde pesante sulle pagine del libro, mentre anche lei aveva aperto il suo, prendendo a leggere.

Doveva ammetterlo: averla così vicino e non fare nulla, era qualcosa che lo uccideva, che gli strappava il cuore.

Rialzò lo sguardo: i capelli le ricadevano ai lati del viso in onde morbide che riflettevano la poca luce della Sala e le pupille seguivano i movimenti dei suoi occhi che si spostavano da un lato all'altro della pagina, scorrendo le righe, attente. Le sopracciglia corrugate erano simbolo di concentrazione, così come le piccole rughe che le si erano disegnate sulla fronte. Le gambe accavallate reggevano il libro troppo pesante per essere tenuto in mano.

Non si era neanche accorto del sospiro che aveva emesso, sottile e silenzioso.

Avrebbe dato qualsiasi cosa pur di abbracciarla e dirle quanto fosse sollevato di averla di nuovo accanto a sé, di come aveva temuto che potessero portarla via quei brutti incubi.

Ma lei era diventata di nuovo irraggiungibile e le sembrava di essere tornato all'inizio, quando era ancora uno sbruffone e arrogante che voleva attenzione dall'unica che non gliele avesse mai rivolte.

Riconcentrò la sua attenzione sul suo libro e sbuffò, sistemandosi gli occhiali prima di voltare di nuovo pagina.

Tutto inutile.

Quando l'anno sarebbe terminato non l'avrebbe più rivista e tutti quegli sforzi non sarebbero valsi a nulla. Forse il destino era stato troppo pretenzioso e frettoloso nell'elaborare il loro futuro e aveva deciso che non poteva andare tutto così liscio. Era mutato.

E quel bambino non sarebbe mai nato e loro non sarebbero mai stati amici, o marito e moglie e quella figura incappucciata non avrebbe mai tentato di ucciderli.

In fondo, pur di vederla felice, viva e vegeta, anche lontano da lui, avrebbe venduto l'anima a Silente stesso se solo glielo avesse per caso chiesto.

Lily era tutto. Troppo.

Gli esami si avvicinavano: era già Aprile e presto tutto sarebbe finito.

Sospirò di nuovo, grave.

Quando Lily richiuse, di scatto e fin troppo rumorosamente, il libro sulle sue ginocchia, alzò lo sguardo su di lei e temette di averla disturbata con quella semplice emissione d'aria. I suoi occhi erano inequivocabili; la sfuriata era vicina.

Volse lo sguardo in direzione dei ragazzi che giocavano a Scacchi poco distante, ma ormai era troppo tardi: stavano già preparando le borse e riponendo le pedine per scendere a cena, e quando il Buco del Ritratto si fu chiuso dietro di loro, James seppe di non avere più scampo.

Si preparò all'inevitabile.

< Potter, io ti piaccio, no? > Gli chiese, candida, anche se quello sguardo mandava lampi e saette.

James strabuzzò gli occhi e si mosse in imbarazzo sulla poltrona.

< S-si. Direi di s-si. Perché? > Perché diavolo aveva così paura poi? Ne aveva affrontate mille di discussioni con Lily!

< E vorresti uscire con me. > Proseguì lei senza rispondere alla sua domanda.

< Beh... mi piacerebbe, si. > Forse, dopotutto, non voleva discutere. Stavano solo parlando, giusto?

< E per te non sono solo un trofeo, giusto? > Continuò. Cos'era, un quiz a trabocchetto per caso? No, perché pensava di dover avere, come diritto, almeno quattro risposte tra cui scegliere.

< Non sei solo un trofeo, giusto. > Asserì.

< Bene. > Riaprì il libro e riprese a leggere.

La cosa finiva lì?

Impossibile. C'era qualcosa che non andava.

< Ehm... Lily, cioè Evans, posso chiederti come mai tutte queste domande? > Chiuse il tomo di Trasfigurazione e lo sistemò nello zaino.

Lily fece spallucce, indifferente.

< Mi tenevi la mano in Infermeria, vero? Me ne sono accorta sai. > Continuava a leggere come se niente fosse.

James represse un singulto. Ma non doveva essersene dimenticata?

< Beh, in verità, potrei essermi addormentato e magari le nostre mani si sono... come dire, sfiorate... > Lo interruppe.

< Non era un rimprovero, Potter. > Chiarì con un sorriso.

< Ah. > Abbassò lo sguardo.

< Pensavo che fosse stato un gesto carino da parte tua. Voglio dire, se non mi volessi davvero bene, e se volessi trattarmi solo come una delle tue tante conquiste, non credo avresti perso tempo a passare la notte in Infermeria solo per tenermi la mano. > Lo pensava davvero, si.

< Sei caduta per causa mia, perciò... > Si grattò la nuca imbarazzato. Incominciava a fare caldo, decisamente caldo.

< Non è questo il punto, James. Quanti avrebbero fatto lo stesso? > Aveva di nuovo chiuso il libro e aveva preso a fissarlo come si fissa un bambino troppo piccolo per comprendere certe cose, eppure a James non diede fastidio. Non capiva dove volesse arrivare. E poi, l'aveva davvero chiamato per nome?

< Non lo so... >  Ma venne interrotto di nuovo.

< Non l'avrebbe fatto nessuno, credimi. Perciò, ti ringrazio. > Poggiò il libro sul tavolo poco distante, allungando un braccio e puntò i suoi occhi verdi in quelli di lui, color cioccolato caldo.

Aveva la strana sensazione di averli ammirati già da più vicino quegli stessi occhi. Impossibile. Forse aveva sbattuto la testa da qualche parte nella caduta.

< Di niente. Sentivo di farlo e l'ho fatto. Non c'è bisogno di ringraziarmi. > Fece spallucce.

Doveva farlo. Doveva sapere. Si torturò le mani per qualche minuto, lo sguardo basso e quando incrociò di nuovo i suoi occhi caldi si perse. Si rese conto di essere rimasta a bocca aperta a fissarlo come un pesce lesso e arrossì, abbassando lo sguardo e sorridendo nervosa.

< Senti, ti dispiace se faccio una cosa? > Gli chiese alla fine, prendendo coraggio.

< N-no. > Era in difficoltà. Forse era lui quello a cui avevano rimosso la memoria. Magari lei ricordava ancora tutto.

La vide alzarsi dalla poltrona e camminare incerta fino a raggiungerlo, le guance arrossate, gli occhi appena lucidi, i denti che, nervosi, mordicchiavano le labbra carnose. Continuava a torturarsi le mani.

Quando si chinò verso di lui, una ventata del suo profumo lo stordì, e chiuse gli occhi, conscio di essere arrossito anche lui perché la cravatta, improvvisamente, gli stringeva intorno al collo e provava il desiderio di allentarla con un dito, anche se non si sarebbe mosso di lì nemmeno se Hogwarts stessa fosse stata rasa al suolo da Voldemort in persona.

Lily socchiuse gli occhi e si avvicinò alle sue labbra.

Lo faceva per lei, doveva sapere. Solo quello.

Quando le sfiorò, lo stomaco le si strinse in una piacevolissima fitta e il cuore prese a martellare più forte. Si sentiva bruciare. Stava andando letteralmente a fuoco.

James non si mosse. Aveva paura di approfondire quel bacio, ma quando fu lei a spingere le sue labbra per avere miglior accesso alle sue, la lasciò fare.

Le allontanò i capelli dal viso con una mano, portandoglieli dietro l'orecchio e le strinse la vita, spingendola delicatamente su di sé, invitandola a sedersi sulle sue gambe senza interrompere l'incontro di labbra.

Lily non protestò, e si adattò alla nuova situazione, portando le braccia dietro il collo di lui e accarezzandogli i capelli corti della nuca, sentendoli lisci e morbidi sotto le dita, come velluto.

Non poteva negarlo: conosceva quel sapore, come se non avesse fatto altro che baciare quelle labbra continuamente, sempre. Come se fosse già assuefatta del loro sapore meraviglioso.

James le stringeva la vita con entrambi le mani, come se non avesse fatto altro in quei mesi, come se conoscesse già il suo corpo alla perfezione e lei si sentiva protetta tra le sue braccia, al caldo, a casa.

Quando si separarono per urgenza di ossigeno, nessuno dei due ebbe il coraggio di riaprire gli occhi.

Lily gli si avvicinò di nuovo per posargli un bacio più casto sulle labbra appena umide e per nascondere, l'istante dopo, la testa nell'incavo tra il collo e la spalla di lui, affannata come se avesse corso per l'intero parco della scuola.

< Io ti ho già baciato, James. > Mormorò, così piano che, se la Sala non fosse stata avvolta dal silenzio più assoluto, James probabilmente non l'avrebbe neanche sentita.

Non rispose, lasciandola nel dubbio.

Come dirle la verità? Sarebbe stato giusto?

< Forse hai battuto la testa. > Scherzò invece.

Lily sorrise.

< Già, forse. > Convenne anche lei, rialzandosi dalla sua spalla e guardandolo negli occhi.

< Forse, sarebbe meglio scendere per la cena... > Accennò lui, sfiorandole una guancia con un dito.

< Già, forse è meglio. > Si alzò dalle sue gambe e si lisciò la gonna della divisa mentre attendeva che anche lui si alzasse.

Si avviò verso il Buco del Ritratto, quando una stretta dolce, ma allo stesso tempo decisa, le impedì di continuare il cammino e la forzò a voltarsi.

< Andiamo insieme. > E non era una domanda la sua.

Lily annuì, sorridendo, mentre James le stringeva appena la mano e la seguiva.

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Capitolo 34
*** Remember ***


Salve! Dopo tre settimane di studio continuo, ritorno ad aggiornare con l'ultimo capitolo. In realtà, non sapevo bene da quanti capitoli sarebbe stata formata la storia, ma si è evolta in questo modo e io ho semplicemente seguito la trama che mi è uscita spontanea dalle dita che scrivevano sulla tastiera, e, anzi, credo che sia meglio finirla qui, altrimenti tutta la storia sarebbe andata avanti all'infinito e avrei finito per ripetere le stesse identiche cose... XD! Ringrazio, ovviamente, tutti quelli che durante tutto questo tempo, hanno commentato, letto, aggiunto tra i preferiti o i seguiti questa storia e riguardo l'ultimo capitolo, volevo ringraziare in particolare:

myki: Grazie per aver recensito, nonostante tutto il tempo che ho impiegato ad aggiornare! Ti ringrazio anche per tutti i complimenti che mi rendono sempre felice *_* spero che quest'ultimo capitolo non ti deluda! Un bacio ^^

La Nika: Spero di essere stata più veloce della scorsa volta ^^ anche se sono stata impegnata un sacco in queste settimane con lo studio *uff, che fatica*! Bando alle ciance ti ringrazio per i tuoi commenti costanti e per tutti i complimenti che mi ha fatto durante questo periodo *_* Spero che quest'ultimo capitolo non ti deluda! ^^ Ed ora, vi lascio al capitolo ^^

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James era davvero contento che, finalmente, quell'assurda storia si fosse conclusa. Si, magari era anche un egoista a pensarlo, ma era meglio per tutti se quello a soffrire per le conseguenze del sogno, anzi, dell'incubo, dovesse essere lui. Lily non meritava tutto quel dolore ingiustificato e vederla piangere lo faceva stare male, lui e il suo cuore, e sapeva che sarebbe morto prima del tempo, perché se doveva morire, prima o poi, sperava davvero di poterlo fare dopo aver dato il massimo. La visione di quell'innocente sacrificato per chissà cosa, ancora lo tormentava a volte, ma era più il suo inconscio a rimandargli quella visione che non l'incubo in sé, che, ormai, aveva perso tutto il suo effetto.

Rivivere quelle immagini e quella urla, e la visione della sua Lily affranta e disperata, ancora più bella di com'era adesso, era difficile, e a volte si risvegliava madido di sudore, gli occhi sbarrati e la paura nel cuore, come se sapesse, in fondo, che non l'avrebbe mai abbandonato.

Eppure faceva finta di niente durante il giorno: seguiva le lezioni, scherzava con Sirius e con gli altri, studiava in Biblioteca con Lily, affrontava gli ultimi allenamenti di Quidditch della stagione e poi pattugliava i corridoi con la sua dolce metà. Sembrava essere tornato tutto alla normalità, un qualcosa che era mancato a James nell'ultimo periodo.

C'era quell'ombra che lo tormentava di continuo, eppure, cercava di mandarla via per godersi ciò che rimaneva delle ultime settimane da studente di Hogwarts.

Le giornate erano diventate più miti e il primo venticello caldo del sud cominciava a rumoreggiare tra i rami degli alberi secolari della Foresta. Il Parco di Hogwarts era ritornato al suo antico splendore estivo, pieno di fiori, e la Piovra Gigante veniva avvistata sempre più spesso a nuotare verso riva, spaventando gli studenti più piccoli per la sua mole e la sua velocità.

Lui e Lily se ne stavano seduti sotto il faggio preferito dei Malandrini a studiare, le schiene che toccavano il legno antico dell'albero, il vociare degli studenti, che, terminate le lezioni, si erano riversati nel Parco per godere del sole pomeridiano, approfittandone per arrotolare le maniche della camicia fino ai gomiti, per sfilarsi il maglioncino pesante e per mettere in pratica un nuovo incantesimo appena imparato, o un nuovo lancio con la Pluffa.

I due innamorati, invece, se ne stavano in silenzio, a godere l'una di una delle letture consigliate per l'approfondimento pre-esame dalla McGrannitt stessa, e l'altro immerso nella lettura più piacevole di un Manuale di Difesa Avanzata.

Solo il lento sfogliare delle pagine faceva capire a chi li osservava che non erano statue. Erano immobili, in verità, da più di un'ora in quella medesima posizione e non si erano scambiati neanche una parola, anche se, più di qualche volta, un'occhiata velata di malizia era volata a Lily da parte di James. Insomma, qualcosa di innocente in verità, solo per scherzo, che era accompagnata da un sorriso troppo furbo per poter essere considerata un'occhiata maligna, alla quale Lily rispondeva accennando ad un sorriso senza staccare gli occhi dalla pagina oggetto di lettura.

< Ok, mi sono stufato di leggere! > Chiuse il libro di scatto e lo gettò lontano, sebbene non ebbe modo di allontanarlo da sé più di tanto, data la mole del suddetto libro.

Anche Lily chiuse il suo libro, sebbene in maniera decisamente più gentile, e lo mise da parte accanto a sé, godendo per un momento del delizioso venticello che arrivò a scompigliarle i capelli, trascinando via le poche foglie secche ancora rimaste al suolo dal passato autunno.

James si voltò a guardarla: gli sembrava di vederla per la prima volta, in verità, con i capelli rossi e gli occhi verdi come l'erba sotto di loro, appena più scuri semmai, la bocca sottile quel tanto da renderla sufficientemente attraente, il naso piccolo e dritto, una spruzzata di lentiggini che le decorava le gote e il fisico asciutto, formoso nei punti giusti e delicato come un petalo di rosa, profumato come il miele.

Gli tornò alla mente quella prima volta in cui avevano fatto l'amore. Magari Lily non se ne ricordava affatto, ma lui aveva quelle immagini stampate bene nella memoria come qualcosa di assolutamente perfetto e magico, la prima vera unione d'amore di cui era stato protagonista.

< A cosa pensi? > Le chiese, accarezzandole una guancia con un dito per richiamare la sua attenzione.

< Che la scuola sta finendo. E che mi mancherà Hogwarts. > Gli sorrise, serena.

< Anche a me mancherà tutto questo. > Aggiunse lui, voltando gli occhi al castello che si stagliava, imponente, davanti a loro. 

< Mi mancherai anche tu. > Sussurrò lei.

< Perché, hai intenzione di mollarmi così? > Finse un'espressione stupita, esageratamente stupita e assolutamente poco credibile.

< Scemo! Lo sai cosa intendevo! > Lo rimproverò sorridente, assestandogli una pacca sul braccio, non riuscendo a fargli male.

< Ma noi non ci separeremo mai. Siamo destinati a stare insieme. > La strinse a sé con un braccio e le baciò i capelli.

< Suona tanto come una frase che ho già sentito... > Alzò lo sguardo al suo viso.

< Di cosa parli? > Le domandò, corrugando le sopracciglia.

< Me lo dicesti anche tre anni fa, quando tu mi invitasti ad Hogsmeade ed io rifiutai dicendoti che, semmai un giorno fossi uscita con te, era perché il destino voleva proprio la mia morte. > Sorrise a quel ricordo.

James scoppiò a ridere.

< Neanche lo ricordavo più! > Aggiunse appena riuscì a riprendersi. < E alla fine ti sei pentita di essere uscita con me? > Continuò.

Lily scosse la testa e lo abbracciò.

< Sono stata così tremendamente cieca da non riuscire a vedere altro che i tuoi difetti, quando sei una persona splendida. Mi dispiace per tutto quello che hai dovuto soffrire. > Nascose il viso sulla sua spalla, osservando il Parco che si stendeva dietro di loro fino al lago.

< Non importa. Meglio tardi che mai, e poi anche io sono riuscito a farti perdere le staffe più di qualche volta con il mio comportamento da conquistatore del mondo, no? > Le accarezzò la schiena e i capelli.

Lily rise.

< Sai? Credo che la cosa che più mi sia mancata di te, quando hai smesso di tormentarmi con le tue richieste, sia stato proprio il tuo caratteraccio e la tua arroganza. Buffo, no? > Continuò a sorridere mentre attendeva una sua risposta.

< Pensavo che avresti festeggiato con Burrobirra a volontà e una torta gigante. > Scherzò lui.

< Oh, ma l'ho fatto, e la cosa bella è stato il gioco finale: il tiro a freccette con al centro una delle tue foto autografate. E' stato molto divertente. > Si divertiva un mondo a prenderlo in giro.

< Beh, mi fa piacere. Scatenare la tua ilarità è sempre stato uno dei miei sogni. > Borbottò James poco propenso alla visione di una delle sue foto al centro di un cerchio di cartone pieno di freccette.

< Cose che capitano. Per tutto c'è una prima volta. > Lo consolò lei, separandosi dal suo abbraccio ed osservandolo negli occhi color cioccolato.

James storse la bocca in una smorfia poco convinta a cui Lily rispose alzando gli occhi al cielo, esasperata.

< Posso chiederti una cosa? > Le domandò poco dopo, intrecciando una mano con la sua.

Lei lo guardò curiosa, aggrottando le sopracciglia.

< Certo! Cosa? > Lo incoraggiò.

< Ehm... insomma, non so come chiedertelo... tu mi ami, no? > Arrossì appena e si portò una mano ai capelli.

< Mi trovo costretta a rispondere che si, ti amo. > Rispose con fare melodrammatico.

< E sai che anche io ti amo, vero? > Continuò, ignorando il sarcasmo della ragazza.

< Dove vuoi arrivare, James? > Spostò appena la testa di lato, osservandolo sospettosa. C'era qualcosa che non la convinceva in tutta quella insicurezza.

< Insomma, stavo pensando che adesso che la scuola sta per finire e che gli esami si stanno avvicinando alla conclusione e che noi non ci vedremo per un'estate intera ed io non voglio che ti dimentichi di me. > Confessò.

< Credimi, vorrei, ma suppongo che non succederà. > E tutto quel sarcasmo cos'era? Doveva essere il nervosismo. Si, il nervosismo, perché quando lei era nervosa tendeva a diventare un pochino acida, ma solo un pochino, eh.

< Quello che sto cercando di dirti, Lily, è che voglio presentarti alla mia famiglia e voglio che tu faccia lo stesso, se vuoi. Voglio che il nostro diventi un rapporto ufficiale. > La osservò attento ad una qualsiasi delle sue reazioni.

Lily sgranò appena gli occhi.

< Tu vuoi... fidanzarti con me? Cioè... tu vorresti...? > Ma venne interrotta da lui.

< Sposarti? Si, è quello che vorrei fare. Se anche tu lo vuoi, ovviamente. > Si affrettò ad aggiungere.

Era sbigottita.

Le aveva davvero chiesto di sposarlo? Forse si sarebbe svegliata di lì a qualche minuto e avrebbe dovuto combattere con Alice, come ogni mattina, per farla alzare dal letto.

Ma il rumore di nessuna sveglia la scosse, solo il cinguettio vivace degli uccelli che stavano per ritirarsi nel loro nido, il vociare degli ultimi ragazzi nel Parco che volevano godersi la brezza fresca fino all'ultimo minuto prima del coprifuoco, lo scroscio delle acque del Lago Nero, con le onde mosse dalla Piovra Gigante.

Avrebbe davvero voluto rispondere, davvero, ma aveva perso la voce. Tutto quello che le uscì fu un gemito strozzato che sapeva di disperazione.

< Lily, tutto bene? > Le chiese James, preoccupato.

< Io... io non so cosa dire... > Rispose inebetita.

< Dimmi solo di si. E' tutto quello che voglio sentirti dire, Lily. > Le sorrise.

< Oh, insomma, si! Si, si, si e mille volte si! Certo che voglio sposarti! > Si riscosse quasi all'improvviso, e gli si lanciò addosso, sbilanciandolo all'indietro e facendolo atterrare sul terreno morbido di erba, lei sopra.

James rise prima di baciarla e di armeggiare nelle tasche per estrarne un ciondolo a forma di cuore stilizzato, semplice e bellissimo come lei.

Lily lo guardò meravigliata e si rialzò per lasciarselo allacciare al collo, raggiante di felicità. Il cuore le batteva ancora troppo forte nel petto per poter anche solo produrre un pensiero che avesse senso compiuto, ma in compenso, pensava, non era mai stata così felice come in quel momento e lo doveva solo a James, al ragazzo che le sembrava conoscere da sempre, quasi fossero cresciuti insieme e si fossero innamorati lentamente, con il loro maturare. Le sembrava strano pensare che un tempo l'aveva odiato e aveva sparlato di lui con Alice e con le altre solo per definirlo un borioso pieno di sé ed arrogante. Non lo conosceva abbastanza e non era cosciente di tutto quello che era disposto a fare per i suoi amici, per lei, anche per le persone che, in un certo qual modo, disprezzava, come Piton.

In fondo, era sempre James dal cuore grande e generoso quello con cui parlava in quel momento e che le aveva appena chiesto di sposarlo con non chalance, anche se temeva avrebbe risposto negativamente. Glielo leggeva negli occhi, ora illuminati di gioia e serenità.

< Ti avverto, questo vuol dire che non ti libererai di me per tutta la vita. > Scherzò dopo aver armeggiato a lungo con il gancetto troppo piccolo della collanina ed essere, finalmente, riuscito ad allacciargliela al collo.

< Correrò il rischio. > Rispose lei, sospirando come se stesse per sopportare una lunga pena, toccando il ciondolo fresco contro la sua pelle accaldata dalle emozioni.

< E sappi che, d'ora in poi, sarò gelosissimo di te. > Precisò, sistemandole i capelli dietro l'orecchio.

< Quello che dovrebbe stare attento, sei tu, caro il mio Potter. Ti tengo sotto costante controllo, non dimenticarlo. > Gli ricordò severa, puntandogli un dito contro il petto con fare minaccioso.

< Sono più che disposto a dire addio alla mia florida carriera da dongiovanni, tranquilla, Evans. > E detto ciò la attirò a sé per la vita e le baciò i capelli, mentre il sole tramontava dietro di loro e le prime stelle cominciavano a comparire chiare e lontane, anche se sembrava avrebbero potuto allungare un braccio e sfiorare la loro luminosità.

James pensava che se proprio il destino doveva essere contro di loro, se proprio Voldemort un giorno avrebbe messo in discussione quello che era il loro amore e avrebbe messo in pericolo un loro probabile erede, non importava in quel momento, perché aveva la sua Lily stretta tra le braccia, il suo profumo dolce che lo circondava come un'aura, le sue mani piccole e aggrazziate che lo stringevano per la vita e le gambe intrecciate casualmente con quelle di lui.

Era tutto perfetto. Era troppo persino per lui, che non aveva mai potuto sperare in così tanto per il suo futuro.

Voleva quanto meno essere sicuro che avrebbe vissuto al meglio, donando e insegnando tutto quello di cui era capace. Non gli importava come sarebbe stato ricordato, come i suoi compagni avrebbero parlato di lui a suo figlio. Voleva solo che sapesse che se era morto, era morto per il suo bene, soltanto il suo e che non avrebbe mai smesso di farlo, come non avrebbe mai smesso di amare Lily, ogni minimo centimetro di lei.

Ma era troppo presto per pensarci. C'era tempo, tanto, tanto tempo ancora da trascorrere insieme, tanti attimi felici da condividere.

< Faremmo meglio a rientrare. Il coprifuoco sta per scattare. > Lily si alzò, trascinandolo affinché la seguisse e James non oppose resistenza, sorridendole.

< Lily Potter non suona poi così male, vero? > Gli chiese sorridente.

< Suona benissimo, infatti! > Le baciò una guancia e la strinse a sé un po' di più per apprezzarne meglio il calore e il profumo.

Si, c'era ancora tanto tempo per ricordare.

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