Lo Splendore Di Una Stella

di deaselene
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** In viaggio verso Hogwarts - I parte ***
Capitolo 3: *** In Viaggio Verso Hogwarts - II parte ***
Capitolo 4: *** I Know You ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Nuova pagina 1

 

 

 

 

Parigi, Château Lacroix..

24 Dicembre 1986.

 

 

 

-Che ne pensi del vestito della mamma, tesoro?-

Disse la splendida strega bionda, facendo una piroetta e rivolgendosi alla figlia.

La donna si chiuse i bottoncini neri della gonna sul retro, con un abile colpo di bacchetta.

La bambina, sbadigliò insonnolita.

Seduta sul bordo del letto, aggrottò la fronte, scrutando con attenzione la figura snella della madre.

Il tailleur verde scuro dalla gonna lunga fino ai piedi, le avvolgeva le forme, facendo risaltare la carnagione diafana.

I capelli biondo miele erano acconciati sul capo e i pendenti di brillanti forgiati dai folletti, che suo padre aveva regalato a sua madre, brillavano come dotati di vita propria.

-Sei bellissima, maman-

Voltandosi a guardare la figlia, Venus Freya Lacroix, sorrise dolcemente.

-Grazie, Vega-

Rispose avvicinandosi alla figlia e sedendosi di fianco a lei, sul letto.

Le accarezzò i capelli biondissimi, di un colore così chiaro da sembrare quasi argentei.

-Hai sonno?-

La bambina annuì, sbadigliando di nuovo e strofinandosi gli occhi.

Venus le diede un lieve bacio sui capelli.

Una delle tante particolarità di sua figlia, era quella che aveva l'abitudine di dormire di giorno e stare sveglia la notte.

Proprio come la nonna, Cytherea Siria Lacroix.

All'inizio, lei e suo marito avevano cercato di farle perdere quell'abitudine. Alla fine, su consiglio di Cytherea, i due avevano lasciato perdere.

-Potrai riposare più tardi, non appena saremo dai nonni-

Vega annuì controvoglia. Venus ridacchiò all'espressione della figlia e stringendola tra le braccia, strofinò il naso contro quello di lei.

-Tuo padre sarò qui tra poco, tesoro. Nel frattempo controlla che gli elfi abbiano preso tutto da camera tua. E non infastidire Unku, non prenderlo in mano e non dargli da mangiare. Ci penserà papà al suo ritorno. Sta attenta a non sporcarti. Sai che nonna Walburga si arrabbierà-

La bambina sbuffò. A lei non piaceva molto nonna Black. Era sempre di cattivo umore e trattava suo papà, come un bambino.

Corse fuori dalla camera da letto dei genitori per andare a giocare con Unku, il serpente nero che suo zio Lucius le aveva regalato due anni prima. Si arrestò sui suoi passi quando sentì la voce della madre.

-Non correre, Vega-

-Scusa maman!-

Gridò per nulla dispiaciuta, continuando a camminare nella direzione della sua stanza.

Quando entrò nella cameretta, arricciò il nasino. Il colore predominante era il rosa! Dalle tendine del letto a baldacchino, alla trapunta; dai morbidi tappeti, alle tende delle finestre; dalle decorazioni sul muro ai centrini sui mobili... tutto rosa! Il resto della stanza era di un candido color panna e l'unica nota stonata dell'arredamento, era la teca di vetro di Unku.

Si avvicinò alla gabbia dove un lungo serpente color grigio fumo, se ne stava a sonnecchiare attorcigliato su se stesso.

La bambina si alzò in punta di piedi e facendo attenzione a non sgualcire il vestitino verde petrolio, si affacciò nella teca.

-Sveglia Unku… fra poco andiamo a Londra dai nonni-

Il serpente si mosse con uno scatto e iniziò a sibilare.

Vega sorrise. Probabilmente il povero rettile avrebbe dovuto sopportare i giochi di Draco.

-Non fare quella faccia… stavolta ti divertirai, promesso-

Il mamba nero sembrò guardarla con rassegnazione, mentre tornava alla sua posizione rilassata.

Vega si allontanò dalla teca e si avvicinò al grande specchio con la cornice argentata attaccato al muro e osservò con attenzione il vestitino in cerca di pieghe.

Non ne trovò alcuna.

Soddisfatta, passò in rassegnazione anche i capelli, dove aggiustò il fermaglio blu.

Si avvicinò al letto e si mise seduta a gambe incrociate, aspettando paziente il ritorno del suo papà.

-Vega, hai dimenticato il bracciale-

Le ricordò una dolce voce.

La bambina alzò gli occhi verso la parete di fronte, dove campeggiava il ritratto della nonna materna.

Cytherea Lacroix le rivolse uno sguardo divertito dal ritratto, posto di fronte al letto della bambina.

La donna aveva i capelli dello stesso colore biondo argenteo della bambina e gli occhi un bellissimo azzurro chiaro.

-Lo sai che a tuo zio dispiacerà molto, se non lo vedrà al tuo polso-

La bambina annuì e andò al portagioie, sulla specchiera.

Prese un bracciale d’argento disegnato come fosse un elegante serpente che teneva le fauci aperte.

Quando lo mise al braccio, il serpente si mosse, strofinandosi contro la pelle del polso e facendo brillare gli occhi di smeraldo, addentando con le zanne la chiusura di brillanti del bracciale.

Suo zio glielo aveva regalato per il suo primo Natale, sei anni fa.

-Grazie nonna-

Il quadro sembrò illuminarsi alle parole della bambina:

-Prego, tesoro-

Vega trascinò lo sgabellino della toeletta vicino alla teca di Unku, poi vi salì su e si mese a chiacchierare con il serpente.

Era l’unico modo di trascorrere il tempo prima di partire.

 

 

Venus si lasciò cadere sulla poltrona blu ai piedi del letto, seguendo gli elfi domestici con lo sguardo.

Le piccole creaturine lavoravano alacremente per la stanza, riordinando il tutto e finendo di preparare le valigie per i loro padroni.

La donna distolse lo sguardo da loro e lo spostò sull’enorme orologio a parete.

Erano già le sette di sera e suo marito Regulus ancora non era arrivato.

Era molto in ansia per lui.

Solo qualche giorno prima, era stato molto vicino a perdere la vita… e tutto per un maledetto medaglione.

Sospirando si alzò con un movimento aggraziato e si avvicinò alla finestra, guardando la Ville Lumière ricoperta dal manto candido della neve.

Cinque giorni prima, Regulus era entrato in salotto dicendole di aver capito come impedire al Signore Oscuro di tornare in vita. Lei lo aveva guardato perplessa.

-Ma è morto, tesoro. Quel bimbo l’ha ucciso-

Regulus aveva scosso la testa.

-Ti sbagli, Venus. Non è morto. Te lo dissi cinque anni fa e ora ne ho la prova-

Lei aveva messo da parte il libro che stava leggendo.

-Ne sei sicuro?-

-Sicurissimo-

-E di cosa si tratta?-

Aveva chiesto lei.

Era curiosa e spaventata al tempo stesso.

Un anno prima della morte del Signore Oscuro, Regulus aveva capito che l’unica cosa che importava a quel mostro non era la purezza di sangue, ma il potere e dopo aver visto i metodi usati per raggiungerlo, aveva deciso di tradirlo.

Aveva tenuto la cosa segreta, rivelandola solo alla moglie e prendendo la decisione di fare la spia per l’Ordine della Fenice, cercando, intanto, qualcosa che ponesse fine alla vita del Signore Oscuro.

Poi, in una calda serata di luglio, un bimbo di appena un anno, Harry Potter, aveva ucciso il più grande mago oscuro di tutti i tempi, ritorcendogli contro la maledizione che uccide.

Regulus ne era stato felice, ma c’era qualcosa che non era riuscito a spiegarsi.

Era stato troppo facile, nonostante fossero morte parecchie persone.

Poi, altre cose avevano occupato la sua mente.

Tanto per cominciare, l’incarcerazione di suo fratello Sirius per l’omicidio di Peter Minus, dei Potter e di ben 12 babbani.

Poi i processi ai Mangiamorte e la successiva condanna a sua cugina Bellatrix, con il marito Rodulphus e il fratello di questi Rabastan, l’amico di Howgarts Barty Crouch jr e molti suoi amici.

Lui, Lucius Malfoy e pochissimi altri, erano sfuggiti all’abbraccio gelido dei Dissennatori.

Poi aveva ripreso a fare ricerche per capire se il Signore Oscuro era morto per davvero, o era scomparso come sosteneva lui.

Alla fine aveva avuto ragione.

Aveva spiegato alla moglie la storia del medaglione e degli Horcrux. Lei si era intestardita per accompagnarlo e alla fine Regulus aveva ceduto alle insistenze di Venus.

Si erano recati in una grotta situata in mezzo al mare della Cornovaglia.

Regulus aveva dovuto bere dell’acqua maledetta, per riuscire a prendere il medaglione.

L’acqua aveva portato a delirare l’uomo, che chiamava in continuazione il nome del fratello.

Venus, allora, aveva dovuto sostituire il medaglione e dopo aver scampato un attacco degli inferi, aveva portato in salvo entrambi.

Le pozioni che aveva somministrato al marito, lo avevano rimesso in sesto in tre giorni.

Il medaglione giaceva in uno scrigno al sicuro e lo avrebbero distrutto di ritorno dalle vacanze Natalizie a Londra, a Grimmauld Place.

La porta che si apriva con veemenza la fece voltare di scatto.

Un sorriso luminoso si aprì sul magnifico viso della donna, quando vide la figura alta e muscolosa del marito.

Gli si buttò fra le braccia, lasciandosi stringere da lui.

-Dov’eri finito?-

Gli mormorò contro il pesante cappotto blu scuro, inebriandosi del profumo muschiato e familiare che amava tanto.

Regulus le sorrise.

-Mi devi perdonare, amore. Sono stato trattenuto più del dovuto con i regali dell’ultimo momento-

Si staccò dolcemente dalla moglie e mise la mano nella tasca del cappotto.

-Vega ne andrà matta-

Disse mostrando il boccino d’oro a Venus.

La donna lo guardò rassegnata.

-Reg, avevi detto che le prendevi un ciondolo-

-Questo le piacerà di più-

rispose ammiccando e con un sorriso malandrino. Venus, lo aveva catalogato, come il sorriso dei Black.

-E' il boccino della sua squadra del cuore: i Paddlemere United-

Venus sospirò, scuotendo la testa.

L'uomo richiamò l'attenzione della moglie.

-Guarda sul boccino-

La donna aguzzò la vista e lesse.

-Alla nostra piccola stella… sei la nostra luce, mamma e papà-

Sorrise, scuotendo la testa.

-Sei un tenerone. Non sembrerebbe dalla faccia-

Regulus rimise il boccino in tasca e afferrò la moglie per la vita sottile, attirandola a sé con irruenza.

-Che vorresti dire?-

Sbottò, cercando di apparire imbronciato.

Venus si alzò sulla punta dei piedi e lo baciò dolcemente sul naso.

-Che sei un orso… e ora andiamo che si fa tardi. Altrimenti tua madre inizia a strillare in quel suo modo... "adorabile"-

Regulus sorriso divertito e la baciò sulle labbra.

-Andiamo, allora... non sia mai che ti faccia subire il malumore di Walburga Black. La mia stella, dov’è?-

Disse, cambiando discorso.

-In camera sua. Aspetta te per mettere Unku nella gabbia-

Rispose Venus, con un cipiglio contrariato.

-Non so proprio che cosa sia passato per la testa di Lucius, quando gli ha regalato quel maledetto animale. Non poteva prenderle una civetta?-

Regulus rise divertito. In effetti, strano a pensarlo, Lucius Malfoy stravedeva per sua figlia.

-Unku è innocuo, lo sai. Lucius non l'avrebbe mai comprato, in caso contrario-

-Speriamo solo che quest' anno non ci toccherà dare via un altro animaletto-

Sospirò rassegnata. Il marito le diede un bacio sul naso diritto.

-Se diamo via anche il prossimo animale, Vega non ce lo perdonerà-

-Ma era un drago, Reg!-

esclamò incredula.

Sua figlia non le aveva parlato per due settimane, dopo aver mandato il cucciolo di drago in Romania.

-Mi spieghi dove avremmo potuto mettere un Nero delle Ebridi una volta cresciuto?!-

Regulus rise.

-Avremmo potuto metterlo nel fossato attorno al castello. Pensaci!-

Immaginandosi la scena, a Venus venne da ridere. Colpì scherzosamente il marito, sul braccio.

-Non scherzare! Vai a prendere Vega. Io ti aspetto giù-

Il mago si diresse verso la stanza della figlia.

Quando entrò la vide con il serpente attorcigliato al braccio.

-Vega-

La bambina si illuminò tutta e corse verso suo padre.

Attenta a non schiacciare Unku, abbracciò le ginocchia del genitore.

-Papi dove sei stato?-

Piegandosi, l’uomo le diede un bacio sulla fronte.

-In giro. Va a prendere il trasportino di Unku. Lo metteremo a riposare un po’ in previsione dei giochi di Draco-

Vega ridacchiò sentendo il sibilo oltraggiato del rettile.

Dopo averlo chiuso in gabbia, Regulus aiutò la figlia a mettere il cappottino bianco, il berretto, i guanti e la sciarpa.

-Pronta!-

-Andiamo allora. Prendi la gabbia, stella-

Vega ubbidì e si lasciò prendere in braccio dal papà, poi si voltò a guardare la nonna nel ritratto.

-Ci vediamo fra quindici giorni nonna-

Nello sguardo di Cytherea passò un velo di tristezza, mentre agitava la mano per salutarla.

 

 

 

Regulus e Venus decisero di mandare avanti i bagagli, mentre loro tre si sarebbero goduti una passeggiata fra la neve.

Venus sentì una strana sensazione mentre si voltava a guardare Château Lacroix... come se quella fosse l’ultima volta che vedeva casa.

Attraversarono le vie affollate della Ville Lumière, per poi svoltare nelle stradine secondarie e poco affollate.

-Papi, voglio scendere-

Disse Vega facendo una smorfia.

Regulus l’accontentò con un sospiro.

-Da la mano a tua madre, però. Venite, giriamo di qui-

Si ritrovarono in un vicolo più scuro degli altri.

Un bidone dell’immondizia era rovesciato sulla stradina e un piccolo mobile tutto sporco era stato messo lì accanto.

Vega si agitò all'improvviso.

-Papi, non mi piace. Voglio andare via-

Anche Venus e Regulus sentirono qualcosa di strano nell’aria.

La donna strinse forte la mano della figlia.

-Sì… vieni Reg-

Una cappa di fumo densa e nera avvolse il vicolo, sbarrando l'uscita alla piccola famiglia.

Il mago e sua moglie tentarono invano di rompere quella barriera.

Quando udirono dei passi strascicati avvicinarsi, Regulus si chinò urgentemente sulla bambina, facendola nascondere nel piccolo mobile, con la gabbia di Unku in grembo.

-Qualsiasi cosa accade, Vega, devi stare in completo silenzio. Non muoverti e non dire una parola. Siamo intesi? Se ci dovesse succedere qualcosa non tornare nel modo magico, non tornare a casa, e resta nel mondo babbano-

Ammonì la figlia. Pallidissima, lei annuì.

Regulus chiuse bene la figlia nel mobile, pronunciò un incantesimo di disillusione e un pietrificus al serpente.

Poi lui e la moglie, misero mano alla bacchetta.

Una figura ingobbita e con un vestito rosso logoro e stracciato si affacciò nel vicolo deserto, uscendo dalla nuvola di fumo nero.

Camminava abbastanza spedita, nonostante l’età visibilmente avanzata.

Quando la luce colpì la vecchia donna, anche Vega fu in grado di vederla dal piccolo spiraglio, che le ante del mobiletto lasciavano intravedere.

La vecchia aveva pochissimi capelli in testa, di un biondo slavato.

Il viso truccato, era una maschera di rughe. Il sorriso sinistro, mise in mostra i denti giallastri e macchiati.

Quando parlò la sua voce risultò gracchiante e rauca e Vega sentì la pelle accapponarsi. Era terrorizzata e non riusciva a muoversi!

-Voglio lei, non te-

Disse la vecchia, rivolta a Regulus.

L’uomo non accennò a spostarsi.

-Che cosa vuoi da noi?-

-Non ho intenzione di dirtelo. Spostati e ti lascerò in vita-

-Non hai nemmeno una bacchetta, come pensi di tenermi testa?-

La risata che si propagò nel vicolo, ghiacciò il sangue nelle vene.

-Non ho bisogno di una bacchetta-

Mosse la mano e Vega vide suo padre volare fuori dalla sua visuale. Dal tonfo che udì, capì che era andato a sbattere contro il muro.

Regulus gemette dal dolore e scosse la testa, stordito dalla botta presa.

La vecchia si avvicinò a Venus.

-E’ un vero peccato che tu sia così spaventata. È uno spettacolo vederti tranquilla, ma va bene anche così-

La vecchia prese un lungo coltello a forma di falce da sotto le vesti.

Vega lo vide perfettamente.

Il manico era di pelle marrone, su cui erano incise delle parole, mentre la lama era stranissima. Sembrava fatta di vetro, all'interno del quale si agitava del fumo nero.

La vecchia alzò il braccio per colpire Venus, ma fu attaccata da Regulus.

Venus cercò di colpire la donna, ma quella sembrava possedere un’agilità spaventosa, malgrado l'età.

Disarmò Venus, mandandola a sbattere con la testa contro il muro e lasciandola intontita. Poi si occupò di Regulus.

Vega, dal suo nascondiglio poteva sentire il rumore della lotta e ogni tanto vedeva la figura di suo padre cadere sotto i colpi della vecchiaccia.

Sobbalzò lievemente quando vide suo padre a terra, ai piedi del mobiletto. Il viso rivolto verso di lei, era coperto di sangue e un lungo taglio partiva dallo zigomo al mento.

Con gli occhi sbarrati e il cuore che le martellava nel petto, Vega si premette le mani sulla bocca, cerando di non emettere nemmeno un suono.

All’improvviso un suono raccapricciante di carne lacerata, riempì il vicolo.

Un fiotto di sangue uscì dalle labbra di Regulus.

L'uomo stirò le labbra in una smorfia e guardò sua figlia un’ultima volta.

-Ti voglio bene-

riuscì a sussurrare con un filo di voce, poi roteò gli occhi all'indietro ed emise un ultimo rantolo.

Fu come se un interruttore si fosse spento, nella testa di Vega. Non riusciva a pensare a nulla. Aveva lo stomaco chiuso e un doloroso nodo in gola, che le impediva anche di deglutire.

Un sapore ferroso in bocca, le fece capire che si era morsa il labbro a sangue. Non aveva nemmeno sentito il dolore! Forse, perché quello che sentiva al petto, era più forte di qualsiasi altro. Non aveva mai provato una cosa così orribile.

-No!!!!!! Regulus!!!!!!!!! No!!!!!!!!!-

Venus gridò disperata e cercò di recuperare la bacchetta, mentre le lacrime le riempivano gli occhi, appannandole la vista.

La vecchia, arrivò prima di lei al pezzo di legno e lo gettò di lato:

-Questa non ti serve più-

Disse con un ghigno sadico.

Colpì Venus con uno schiaffo, mandandola a sbattere a terra, accanto al corpo privo di vita del marito:

-E ora a te-

Il pugnale di vetro, affondò nel petto di Venus, che morì con un rantolo, rovesciando gli occhi all’indietro…

Vega iniziò a tremare, mentre quel dolore sordo al petto aumentava a dismisura.

Stava per morire? Lo sperava, perché qualsiasi cosa sarebbe stata meglio di quello.

Deglutì con difficoltà il sangue che sentiva uscire dal labbro.

Un grido acuto di rabbia, le fece spostare lo sguardo spaventato, sulla vecchia strega.

Riusciva a vedere solo l'orlo lacero della gonna e le scarpe consunte.

Sentì qualcosa di molle sbattere contro il muro.

-Non è lei!!! Non è lei!!!-

Qualcosa di duro, sbattè contro il bidone di immondizia.

-Le rune si sono sbagliate!-

Un suono concitato di voci e di passi, spinse la vecchia ad allontanarsi velocemente, borbottando e imprecando tra sé.

Vega uscì cautamente dal mobiletto e rimase senza fiato alla vista dei corpi dei suoi genitori. Sentiva come se avesse ricevuto un colpo nel petto.

La gabbia di Unku le cadde dalle mani e le gambe cedettero.

Cadde in ginocchio e fu scossa da conati di vomito.

Dopo alcuni minuti, pallida e tremante, guardò il viso di suo padre.

Aprì la bocca per urlare il suo dolore, ma non ne uscì alcun suono. Allungò una mano per accarezzare la guancia leggermente ruvida di suo padre, poi si girò a vedere la madre.

La mano di Venus, sfiorava quella del marito e gli occhi senza vita erano fissi sul muro. Aveva uno squarcio nel petto.

Sentì qualcuno gridare e si alzò in piedi di scatto.

Doveva ubbidire a suo padre. Doveva restare nel mondo babbano.

Come se il corpo fosse distaccato dalla mente, Vega si tolse con gesti frenetici il cappottino bianco e i guanti, sporchi di sangue. Poi si guardò velocemente intorno e individuò cosa aveva prodotto il rumore sul cassonetto: piccoli pezzettini di legno scuro con degli strani disegni incisi sopra. Si tolse il cappellino e li mise dentro. Recuperò anche la bacchetta di suo padre e sua madre. Stava per prendere la gabbia di Unku, quando uno scintillio dorato, proveniente dalla tasca del cappotto di suo padre, non attirò la sua attenzione. Un boccino d'oro.

Senza perdere tempo, infilò anch'esso nel cappellino, poi con la gabbia di Unku nell'altro mano, corse fuori dal vicolo.

Era come se la sua anima si fosse distaccata del corpo e vedesse tutto quello dall'esterno, come se guardasse un film dell'orrore.

Ingoiò il nodo doloroso in gola e si incamminò verso le strade affollate della capitale.

 

 

Erano ore che camminava per le strade di Parigi, senza nessun’altro bagaglio, che non fosse la gabbia di Unku.

Era stanca e non smetteva di sperare che quello fosse solo un orribile incubo.

Ma sì, si disse, non possono succedere cose così brutte. Mi sarò addormentata sul tappeto, mentre giocavo con Unku. Ora mamma e papà verranno a svegliarmi per andare dai nonni Black.

I suoi pensieri furono interrotti dalla spallata di un bambino, che la fece cadere a terra.

Il dolore che sentì alla caviglia, la riscosse bruscamente. Era tutto spaventosamente reale.

Non ci sarebbero più stati i suoi genitori a venire a svegliarla.

Niente cene e Natali a Grimmauld Place, o a Malfoy Manor. Niente più feste di compleanno a Château Lacroix!

Era tutto finito.

Iniziò a tremare convulsamente, stringendosi nelle braccia e dondolandosi avanti e indietro, respirando affannosamente. Il dolore al petto le impediva di respirare normalmente.

Il bambino che l' aveva urtata, le stava parlando contrito, ma lei non lo sentiva.

Non sentiva nulla che non fosse quel dolore sordo al cuore.

Si dondolò con più forza, cercando di normalizzare il respiro.

 

Christian si girò a guardare il padre.

-Non l’avevo vista, papà-

Si scusò il bambino. Roberto si avvicinò al figlio.

-Cos’è successo?-

-Ho urtato questa bambina, ma non l’ho fatto apposta. Non so come chiedere scusa in francese-

-Lascia fare a me, allora-

Roberto si piegò vicino alla bambina e aprì la bocca per parlare, quando notò una bacchetta uscire dal cappellino che aveva stretto in mano.

Anche Roberto era un mago, ed era anche un purosangue. Ma era meglio dire che era stato un mago, dato che aveva spezzato la bacchetta parecchi anni addietro.

Osservandola con attenzione, l'uomo notò che la bambina aveva le mani sporche di sangue e così le scarpe.

Allarmato, prese la bambina in braccio e le chiese sottovoce.

-I tuoi genitori sono maghi?-

Vega annuì e lo guardò confusa, continuando a tremare.

Non aveva nemmeno la forza di ribellarsi al tocco di quel babbano.

Suo zio diceva che i babbani erano sudici e potevano attaccare le malattie più strane.

L’uomo non disse una parola.

-Chris, prendi quella gabbietta. Antonio, dai la mano a tuo fratello. Ci andiamo a prendere una cioccolata calda-

Dopo alcuni minuti, si ritrovarono in un caffè. L’uomo ordinò cioccolata calda per i bambini e un caffè per lui.

-Come ti chiami?-

Chiese alla bambina.

-Vega Black-

Sussurrò flebile la piccola, con la gola e il cuore stretti ancora in quella morsa dolorosa.

L’uomo spalancò gli occhi, sorpreso. Una Black! Lui conosceva i Black. Aveva studiato ad Hogwarts con loro e si poteva dire, che era a causa di un membro della famiglia Black che lui aveva spezzato la sua bacchetta.

-Sei una Black? Chi sono i tuoi genitori? E dove sono? Che cosa fai in giro per il mondo babbano? Da sola, poi!-

Il tremito della bambina si intensificò.

Roberto deglutì a disagio a quella vista.

Non aveva idea di che cosa era successo alla piccola, ma di sicuro si trattava di qualcosa di spaventoso.

Antonio guardò il papà perplesso.

-La conosci?-

Roberto annuì.

Roberto carezzò la mano alla bambina.

-Io sono un mago come te, Vega. Dove sono i tuoi genitori?-

-M-m-morti-

Balbettò deglutendo e tenendo lo sguardo fisso sulla sua cioccolata.

Roberto spalancò gli occhi, allibito.

-Come si chiamavano?-

-Venus e Regulus Black-

Rispose triste, la bambina.

Era la nipotina di Sirius Black. Beh, forse poteva trovare il modo di contattarlo. Sapeva che non scorreva buon sangue tra i due fratelli Black, o almeno era così ai tempi della scuola. Era possibile che le cose fossero cambiate, anche se ne dubitava. Sirius fu ripudiato dalla madre e da allora in suoi contatti con il fratello, erano stati minimi.

-Forse possiamo rintracciare tuo zio, Sirius-

-È in prigione-

Vega girò il capo verso la vetrina del caffè, stringendo i pugni e serrando gli occhi.

Roberto inarcò un sopracciglio. Prigione? Sirius? Era stato un ribelle, ma aveva un alto senso della giustizia. Chissà che aveva combinato. Beh, ma ora non era importante. Si doveva trovare un posto per quella bambina.

-Ma il resto della tua famiglia? Perché non vai nel mondo magico? Non capisco! Sei scappata?-

Vega scosse la testa.

-Papà...-

Una stilettata al cuore le tolse il respiro, pronunciando quella parola.

Le ricordava ciò che aveva appena perso per sempre.

-L-lui, mi ha detto di non tornare nel mondo magico. Devo restare qui-

-Ma qui non hai nessuno che si occupi di te!-

La bambina scrollò le spalle e non rispose.

Roberto si passò una mano tra i capelli neri, scompigliandoli.

Pensava.

Quella bambina era una Black. E lui avevi un debito con Sirius Black. Gli doveva addirittura la vita. Se non fosse stato per lui, sarebbe stato sbranato da un lupo mannaro.

Abbassò lo sguardo sulla bambina, visibilmente provata dal dolore, poi sullo sguardo confuso dei figli... e prese la sua decisione.

-Vega puoi vivere con noi, se ti fa piacere. Non ti mancherà mai niente. Allora? Vieni?-

La bambina scrollò di nuovo le spalle, nella più completa indifferenza, ma l'uomo non si lasciò ingannare dal suo atteggiamento noncurante.

-Non ho altro posto dove andare. Però ti avverto... non mi lascerò toccare da un lurido babbano-

Roberto storse la bocca in una smorfia. Gli insegnamenti dei Black.

Detestare babbani e mezzosangue, arrivando addirittura ad ucciderli.

-Ascoltami Vega. Quello che ti hanno detto sui babbani e i nati babbani, sono tutte sciocchezze. Io sono un mago purosangue e ho sposato una babbana. Come vedi non mi ha attaccato nessuna strana malattia. Anche i miei figli sono maghi e non hanno niente di diverso dai maghi purosangue-

Suo padre le aveva sempre detto di giudicare con la sua testa e non sulla base di quello che dicevano gli altri, pensò Vega, trattenendo un sospiro di dolore.

-Va bene-

Roberto annuì, sollevato. Bene, il primo passo era fatto.

-Finite la cioccolata e andiamo in albergo-

Christian aveva osservato perplesso lo scambio di parole tra suo padre e la bambina.

Anche se aveva solo otto anni, era in grado di capire cos'era successo.

I genitori di Vega (nome strano, considerò il bambino) erano morti e ora suo padre l'avrebbe portata casa con loro, perché la bambina non aveva altre persone a prendersi cura di lei.

Sapeva che suo padre era un mago e sapeva anche di esserlo a sua volta, così come suo fratello Antonio.

Christian bevve un po' di cioccolata.

Sua madre non ne sarebbe stata contenta.

Lei non era una strega ed aveva accettato con riluttanza il fatto che i suoi figli sarebbero diventati maghi.

Per lei, la magia era qualcosa di tabù, di malefico.

 

Dopo, Roberto Antonio e Christian, portarono la bambina nell'albergo dove risiedevano.

L'uomo aveva dovuto affrontare una strenua discussione con la moglie.

-Carla, cerca di ragionare! Quella bambina è orfana!-

La donna, bassa e rotondetta, con grandi occhi verdi e un caschetto di capelli castani, fulminò il marito con uno sguardo.

-Ma è una strega!-

Sospirò, portandosi una mano alla fronte, poi tornò a guardare il marito negli occhi.

-Ascoltami. Io ho sempre avuto una visione negativa della magia. Per me è qualcosa di malefico e ho paura. Non posso farci niente-

Roberto fece un profondo respiro, poi allungò il braccio e strinse la mano della moglie nella propria.

-Quella bambina ha appena perso i suoi genitori ed è sola al mondo. Io non la lascerò in un istituto, Carla. Ti amo e sai che farei qualsiasi cosa per te, ma non posso andare contro la mia coscienza-

Carla chinò la testa, aggiudicando il punto al marito.

-E come la mettiamo con il suo serpente? Non possiamo tenerlo, Roberto!-

L’uomo sorrise e attirò la moglie in un abbraccia, baciandole dolcemente la fronte.

-Il serpente è innocuo, fidati di me-

Carla fece una smorfia contro il petto del marito. La nascita di Antonio aveva portato delle complicazioni e lei aveva dovuto subire un’isterectomia. Era dovuta andare da uno psicologo per superare il trauma e da allora, non aveva voluto saperne dei bambini, tranne che dei proprio, ovviamente.

Dopo un ultimo bacio, Roberto andò nella cameretta dei bambini.

I suoi figli stavano giocando insieme, mentre la bambina si teneva in disparte, guardando i fiocchi di neve che cadevano dal cielo e stringendosi al petto una piccola copertina di lana.

-Vega, faremo unire i lettini di Antonio e Christian, così potrai dormire in mezzo a loro-

La bambina storse la bocca disgustata all'idea di dover dividere il letto con due mezzosangue. Ma doveva piegarsi alle circostanze.

Deglutì la bile che le era salita in gola e annuì.

Roberto sorrise sollevato:

-Benissimo. Metterò il tuo serpente in salottino e andrò a prendergli qualcosa da mangiare-

Vega annuì di nuovo, ma non rispose:

-Come ti sembrano i miei figli?-

La piccola strega strinse le labbra in una linea sottile. Non aveva ancora capito, che a lei non interessava fare amicizia con quei due?

Strinse più forte la copertina di lana e trattenne uno sbuffo.

-Normali-

Rispose controvoglia.

Roberto chiamò vicino a sé i due figli.

-Christian, Antonio, da oggi in poi, Vega sarà a tutti gli effetti, vostra sorella-

La piccola arrossì e guardò diffidente i due bambini. Non si fidava dei mezzosangue!

Antonio inarcò un sopracciglio, dubbioso.

-Va bene-

Fece esitante.

Christian, nonostante l'espressione di Vega non fosse incoraggiante, le sorrise.

-Benvenuta in famiglia… sorellina. Ti va di giocare con noi?-

Disse, mostrandole l’album di figurine dei calciatori.

Se proprio devo, pensò Vega avvicinandosi, indecisa.

Lo faccio solo per papà, si ripromise lei.

Roberto tirò un sospiro di sollievo:

-Si cena tra mezz'ora-

Anche se la tensione tra la bambina e il resto dei commensali fu palpabile, la cena trascorse senza incidenti.

Vega parlò solo con Roberto e soltanto in caso di estrema necessità.

Carla squadrava con diffidenza quella bambina, ma non cercò di fare conversazione; mentre i due bambini si comportavano in modo naturale.

Quella sera Roberto, prima di andare a letto, prese da parte la bambina:

-Senti Vega, ho bisogno di una delle bacchette che hai con te-

Lo sguardo della bambina lampeggiò furioso.

Se quel tipo, pensava che gli avrebbe fatto toccare le bacchette dei suoi genitori, allora era completamente folle.

Vedendo lo sguardo di Vega, Roberto si affrettò a spiegare:

-Anche se ho giurato di non fare più magie, ho bisogno di modificare la memoria ai babbani. Così crederanno davvero che tu sia mia figlia e non si faranno troppe domande-

La piccola strega fissò accigliata il mago.

Se suo padre aveva voluto che si rifugiasse nel mondo babbano, doveva pur esserci un motivo.

L'espressione corrucciata si distese lievemente:

-Va bene, ma dopo me la ridarai subito-

Con la bacchetta di Regulus Black in tasca, Roberto si accinse a modificare la memoria del personale dell'hotel.

Quella sera, disteso a letto, di fianco alla moglie, Roberto pensò a tutti gli avvenimenti accaduti quella giornata.

Gli sembrava fosse passato un secolo da quando aveva incontrato Vega, fino a quel momento.

Ci sarebbe voluto del tempo per superare i pregiudizi che i Black avevano inculcato alla bambina, ma lui era fiducioso che con il tempo avrebbe capito.

Solo Carla gli dava da pensare.

Era rimasto stupito dall'atteggiamento freddo e scostante della moglie a cena.

Certo non era stata entusiasta che i loro figli fossero maghi e all'inizio della loro relazione, quando aveva saputo del suo passato nel mondo della magia, c'erano state delle tensioni, ma poi tutto si era appianato e risolto per il meglio.

Purtroppo era colpa dei genitori di Carla, che avevano inculcato alla figlia il fatto che la magia fosse qualcosa di malvagio.

 

Vega si rigirò nel letto, inquieta, cercando di non toccare nessuno dei due mezzosangue.

Sbuffò innervosita dalla situazione e cercò di spostare, usando il lenzuolo, il bambino che si chiamava Antonio.

A suo padre non sarebbe piaciuto. Nemmeno un po’.

Le aveva sempre proibito anche di fare un semplice sonnellino con suo cugino Draco. Certo una volta lo aveva sorpreso a sbirciarle sotto la gonnellina e un'altra volta, poi, le aveva dato un bacio sulla bocca mentre giocavano.

Quando fu sicura che i due bambini non la toccassero, si rilassò un po' e rivolse lo sguardo fuori dalla finestra.

Si sfilò la collanina d'oro dal collo e aprì il medaglione.

I volti sorridenti dei suoi genitori le fecero un saluto con la mano.

La bambina chiuse con uno scatto la foto, il dolore si trasformò prima in rabbia, poi in determinazione.

Chiuse gli occhi verde mare e promise a se stessa che avrebbe vendicato la loro morte.

Avrebbe ritrovato quella vecchia... e l'avrebbe uccisa nel modo più atroce possibile!!!

Non poteva sapere, Vega Lyra Black, che sarebbe stata la stessa vecchia un giorno, a trovare lei..

 

 

 

 

 

Grimmauld Place

25 Dicembre 1986

 

 

Walburga Black sedeva su una comoda sedia, di fianco alla bara di suo figlio.

In piedi dietro di lei, Orion Black, fissava serio la salma di Regulus.

Accanto alla bara dell'uomo, vi era quella della moglie, Venus.

Nel freddo salotto, si poteva sentire solo il leggero brusio delle famiglie purosangue venute a dare l'ultimo saluto ai due coniugi defunti.

Buttati in un angolo c'erano i fiori che la diseredata Andromeda Black Tonks, aveva mandato.

Non erano stati buttati da Druella, solo per intercessione di Narcissa.

Nessuno di loro aveva saputo l'impatto che la notizia della morte di Regulus e di sua moglie, avevano avuto su Sirius, eccetto Lucius e Narcissa Malfoy.

Il mago aveva portato, su insistenza della moglie, la triste notizia a Sirius.

L'uomo, sudicio e denutrito, non aveva fatto una piega se non quella di spalancare esterrefatto i luminosi occhi grigi.

Non aveva detto una parola.

Solo quando Lucius aveva lasciato la fetida cella, aveva sentito il grido di dolore del mago e un violento colpo, generato sicuramente da qualcosa che aveva lanciato contro la parete di pietra.

Il suono del campanello fece sobbalzare Narcissa, che alzandosi di scatto dalla sedia, vicino a quella di sua madre e suo padre, andò alla porta.

Kreacher lasciò entrare la figura algida di Lucius Malfoy, producendo una seria di inchini.

La donna gli andò incontro, ansiosa di ricevere notizie.

-Allora? Cos'hai scoperto?-

-Non qui-

Rispose l'uomo, prendendo la moglie per mano.

Si chiusero in cucina e ordinarono all'elfo dei Black di non entrare per nessun motivo.

Narcissa si sedette su una sedia, di fronte al marito.

-Lucius... cos'hai scoperto?-

-Non ho trovato nulla. Né sull'omicidio di Regulus e Venus, né su che fine ha fatto Vega-

Narcissa sembrò afflosciarsi.

-No-

Lucius le mise una mano sulla spalla, carezzandola.

-La troveremo, Cissy, non disperare-

Gli occhi azzurri, lucidi di lacrime incontrarono quelli grigi del marito.

-E se fosse...?-

-No-

Rispose secco e deciso l'uomo.

-Vega è viva, altrimenti insieme al cappottino e ai guanti, doveva esserci anche il suo corpo. Sarà scappata, ma io la troverò-

Si inginocchiò di fronte alla moglie e le prese le mani fredde tra le proprie, altrettanto fredde.

-E' una Black, Cissy. Se la caverà, vedrai-

Narcissa annuì, più per far felice Lucius che per convinzione vera.

-Draco?-

Le chiese il marito.

-Ha visto gli zii?-

Lei scosse la testa.

-Non ancora. E' in camera di Regulus con gli altri bambini-

Erano venuti tutte le famiglie purosangue che contavano. I Nott, Zabini, Parkinson, Greengrass, Tiger, Goyle, Crouch, Bullstrode, Burke, Flint, Rosier e Yaxley... e tanti altri che Narcissa non ricordava.

C'era persino Abraxas Malfoy, suo suocero.

Lucius si rimise in piedi con decisione.

Era ora che anche Draco desse l'addio a Regulus e Venus ed era meglio fosse lui a portarlo giù, invece di Abraxas.

-Vado a prendere Draco.

Narcissa annuì e tornò in salotto, proprio quando Kreacher portava l'ennesima corona di fiori in casa.

Walburga si voltò distratta, distogliendo lo sguardo dal volto cereo del figlio.

Quando lesse il nome sulla corona, le labbra si strinsero in una linea sottile, la faccia si chiazzò di rosso e temendo una sfuriata, Narcissa si affrettò a raggiungere la zia.

-Li manda Alphard?-

La donna fece un cenno secco con il capo.

-Suvvia, zia. Ormai ci sono quelli di Andromeda, possiamo tenere anche quelli di Alphard... non date modo a questa gente di parlare male di voi-

-Tanto parlerebbero in ogni caso-

Sbottò, acida la donna.

I fiori furono sistemati accanto a quelli di Andromeda, in un angolo.

Lucius fece la sua apparizione in salotto, tenendo una mano sulla spalla di suo figlio.

Il giorno prima, lui e Narcissa avevano spiegato al figlio cos'era successo agli zii.

All'inizio il bambino non aveva capito granché, ma poi suo padre era stato molto più chiaro.

Anche gli altri bambini, amici di Draco erano scesi in salotto, dando sostegno morale all'amico.

Lucius issò il figlio in braccio, in modo che potesse vedere i corpi dei defunti.

Draco inarcò un sopracciglio... era tutto lì?

Ad eccezione di un taglio obliquo sul volto e qualche livido, suo zio non era diverso da come lo ricordava.

Sembrava che lui e sua zia, dormissero.

D'istinto allungò una piccola mano con l'intento di toccare lo zio Regulus e Lucius lo assecondò.

Il contatto con la pelle rigida e gelida dell'uomo, fece accapponare la pelle al bambino che ritrasse la mano di scatto.

Lanciò un'ultima occhiata alle due salme, prima di voltare il capo dall'altra parte.

Non avrebbe mai dimenticato la sensazione di quella pelle fredda sotto le dita.

Lucius lo rimise a terra e Draco dovette fare uno sforzo, per non rifugiarsi tra le braccia confortevoli della madre.

Aveva anche saputo della scomparsa della cuginetta, ed era molto preoccupato per lei.

I suoi migliori amici, Theo e Blaise gli batterono una mano sulla schiena, senza parlare.

Avevano già detto tutto poco prima in camera.

Draco era stato ad origliare il giorno prima, quando avevano portato la notizia a Walburga e Orion.

Aveva sentito di come erano stati uccisi e temeva che alla cugina fosse toccata la stessa sorte.

Non aveva potuto raccontare nulla ai suoi amici, perché c'erano Daphne e Pansy e quelli non erano discorsi per loro.

I corpi dei giovani coniugi, furono sepolti nel cimitero di Little Hangleton, nella maestosa cappella dei Black, posta quasi accanto a quella della famiglia Gaunt e di fronte a quella dei Malfoy.

La neve copriva le lapidi grigie e si impigliava tra i capelli dei presenti.

Al ritorno del cimitero, Kreacher servì alcuni rinfreschi per gli ospiti.

Walburga non se la sentiva di fare la padrona di casa, così chiese a sua cognata di fare le sue veci.

-Sono troppo stanca, Druella. Sostituiscimi-

-Non credo che gli altri si aspettino davvero che tu e Orion li intratteniate. Ci penseremo io e Cygnus-

Il grande orologio a pendolo batté le nove, quando gli ultimi ospiti lasciarono Grimmauld Place.

Erano rimasti solo i famigliari stretti.

Walburga si lasciò cadere esausta di fronte al camino, che il solerte elfo domestico aveva acceso per la sua padrona.

Con un gesto insolitamente premuroso, Orion posò un prezioso scialle di cachemire sulle spalle della moglie.

Narcissa sospirò mesta e rivolse uno sguardo ai suoi genitori.

Nessuno parlava.

Strinse il piccolo Draco tra le braccia, facendogli posare la testa contro il seno.

Il silenzio si protrasse per alcuni minuti, prima che Walburga lo spezzasse.

-Devi trovare mia nipote, Malfoy. Chiunque abbia ucciso mio figlio e mia nuora, potrebbe far del male alla bambina, se non l'ha già fatto. È l'ultima dei Black... devi trovarla-

Lucius annuì serio.

-Farò il possibile-

Anche Draco pensò che avrebbe fatto il possibile per ritrovare la cugina e poi, bastava vedere se tra cinque anni, una certa Vega Black sarebbe andata in una qualche scuola di magia...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice:

Finalmente sono riuscita a pubblicare almeno un aggiornamento.

Questo, è solo il prologo... lo so che è un po' lungo... spero che vi piaccia comunque.

Fatemi sapere che ne pensate.

Per chi segue l'altra mia storia... sto lavorando al prossimo capitolo, ma sono un po' impegnata con gli esami in questo periodo.

prometto che cercherò di fare quanto prima.

Baci Sara

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Capitolo 2
*** In viaggio verso Hogwarts - I parte ***


my pages

IN VIAGGIO VERSO HOGWARTS - I parte-

 

1° Settembre 1993

Londra, King’s Cross

 

-Non ho mai visto tanti Auror alla stazione-

Vega inarcò un sopracciglio perplessa all’osservazione del patrigno.

Si guardò velocemente intorno e si trovò a dar ragione a Roberto.

Strano, considerò tra sé la ragazzina.

Scrollò le spalle e spostò lo sguardo sulla parete di mattoni di fronte a lei, tra i binari 9 e 10.

Non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma si sentiva un po’ nervosa all’idea di oltrepassare la barriera che portava al Binario 9 ¾, dove alle11 in punto, sarebbe partito l’Hogwarts Express.

Chiuse gli occhi per un istante, facendo un respiro profondo.

Quando li riaprì, si ritrovò già più calma.

-Papà, dobbiamo sbrigarci. Tra dieci minuti parte il treno e noi dobbiamo trovare uno scompartimento libero-

Roberto annuì ad Antonio, che aveva parlato.

-Sì, hai ragione. Avanti, andate prima voi due. Noi vi seguiamo-

Christian annuì, poi i due fratelli presero i propri carrelli e corsero verso la parete,

passandoci attraverso senza intoppi.

-Tocca a noi. Pronta?-

Domandò Roberto con leggera incertezza, guardando la ragazza con la coda dell’occhio.

Vega sogghignò, sentendo lo sguardo del patrigno su di sé.

Annuì, spavalda, sperando che l’uomo non notasse il leggero tremolio delle sue mani.

Roberto deglutì, nervoso. Non era l’idea di superare la barriera di mattoni a renderlo inquieto, ma quella di vedere cosa c’era al di là di essa.

Ma perché era ritornato a Londra? Non ci aveva più messo piede dai tempi dei M.A.G.O. Nemmeno per i suoi due figli aveva accettato di lasciare la familiare e sicura villetta romana.  E ora, per l’occasione del trasferimento di Vega da Beauxbatons a Hogwarts, si era offerto precipitosamente di accompagnarli tutti a King’s Cross. Ma perché? Che cosa l’aveva portato lì?

Roberto temeva così tanto la risposta della sua coscienza, che afferrò il carrello bagagli di quella che, ormai, considerava sua figlia a tutti gli effetti e lo spinse in modo che fosse allineato al muro.

Vega strinse tra le mani la gabbia del suo longevo serpente, Unku.

-Andiamo!-

-Sì-

Vega e Roberto, corsero verso il muro e oltrepassarono insieme la barriera.

La ragazzina sospirò sollevata e all’occhiata divertita di Roberto, rispose fulminandolo, infastidita.

L’ex-mago le posò una mano sul gomito, guidandola attraverso l’affollatissimo binario.

Vega non si scostò dalla presa del patrigno.

Ormai aveva imparato a convivere con Roberto, Christian e Antonio. A volte anche Carla, riusciva a comportarsi da persona civile con lei.

Certo, odiava ancora mezzosangue e babbani e li avrebbe sempre detestati. Per una Black convinta come lei frequentare la scuola elementare e quella di danza era stato un calvario.

Non poteva farci niente se non riusciva a sopportare quella gentaglia! Era stata educata così dalla sua famiglia e nonostante gli sforzi di Roberto, il suo comportamento non era mutato.

Quando il patrigno le ripeteva che avrebbe dovuto prima conoscere e poi giudicare, lei sogghignava e inarcava scettica un sopracciglio. Gli ricordava che era inutile insistere e che lei conviveva con quella feccia soltanto perché era costretta e non per altro.

La divertiva l’espressione di rassegnazione sul volto dell’ex mago alla sua risposta. Aveva un ché di comico.

Scansò agilmente un topo tutto spelacchiato, inseguito da un grosso gatto rossiccio.

Piegandosi, con un movimento agile e veloce afferrò il gattone per la collottola e posò a terra la gabbia di Unku.

-Ciao micione-

Sussurrò al gatto. Se lo sistemò fra le braccia e lo accarezzò gentilmente. Aveva sempre amato gli animali, a volte più degli esseri umani.

Il gatto iniziò a fare le fusa, oscillando la coda a destra e a sinistra, in un movimento sinuoso.

-Volevi anticiparti il pranzo?-

Il topo grigio, con un espressione terrorizzata si nascose dietro la gabbia di Unku.

Roberto sbarrò gli occhi, preoccupato che il rettile della figlia potesse ingoiarlo.

Prese il topo malandato in mano e lo guardò perplesso.

-Credo che tu non sia molto intelligente. Stavi passando dalla padella alla brace-

Il topo squittì, appiattendosi contro la mano dell’uomo.

-Vorrei proprio sapere di chi sono, e perché li hanno lasciati liberi sul binario-

Vega scrollò le spalle e aprì la bocca per rispondere, quando sentì una voce femminile e una maschile che dissero all’unisono.

-Crosta-

-Grattastinchi-

Quello che riuscì a vedere fu un enorme cespuglio di capelli castani e una testa di un orribile colore rosso… detestava il rosso.

Fortunatamente, “quello” si avvicinò a Roberto, prendendogli il topo dalle mani.

-Crosta, non devi scappare da me, quando in giro c’è quel gattaccio-

La proprietaria del gatto in questione gli rivolse un’ occhiataccia.

-Se non lo avessi notato, Ronald, Grattastinchi è un gatto e i gatti danno la caccia ai topi-

Poi la ragazza con il cespuglio al posto dei capelli, le prese il gatto dalle braccia.

-Grazie per averlo preso-

Vega fece un cenno con la mano, senza rispondere.

Un altro ragazzo sopraggiunse alle spalle dei due.

-Li avete trovati?-

-Sì, Harry…grazie a…-

Ron rivolse uno sguardo incuriosito a Roberto, che sorrise. Quello doveva essere di sicuro un Weasley. Il colore dei loro capelli che era come un marchio di famiglia.

-Roberto Rossini e lei è mia figlia Lyra-

Vega squadrò attentamente il rosso e trattenne una smorfia di disgusto davanti all’orribile maglione fatto a mano, ignorando deliberatamente la mano che quello le tendeva. Aveva la faccia da tonto.

-Ciao-

Sbottò con una smorfia, prendendo la gabbia di Unku da terra.

Il ragazzo arrossì, facendosi tutt’uno con i capelli.

Roberto l’ammonì con lo sguardo, poi si rivolse con un sorriso cordiale ai tre ragazzini.

-E voi siete?-

-Io sono Ronald Weasley, lei è Hermione Granger e lui Harry Potter-

Vega sbarrò gli occhi a sentire quel nome e spostò lo sguardo sorpreso sul ragazzino.

Roberto sorrise malinconico.

-Potter… ero in squadra con tuo padre a Hogwarts. Mi ricordo che quando la Evans lo guardava allenarsi, si esibiva in tutta una seria di finte spericolate. Un paio di volte ha anche rischiato di rompersi l’osso del collo-

Harry sorrise. Gli piaceva sentir parlare dei suoi genitori. Era come conoscerli un po’ per volta.

-Lei in che ruolo giocava?-

Domandò, rivolto a Roberto.

-Ero un cacciatore. Serpeverde non vinse una partita, quando avevamo James Potter come cercatore. Chris e Tony non ci avevano detto che eri a Hogwarts-

Vega squadrò attentamente Harry Potter. Cercava quella malinconia che caratterizzava coloro che avevano perso i genitori. E quando in fondo agli occhi verde smeraldo trovò quello che cercava, la sua espressione accigliata sembrò ammorbidirsi.

-E così sei tu, quello a cui il Signore Oscuro ha ucciso i genitori-

Quando si rese conto di ciò che aveva detto, Vega avrebbe voluto prendersi a schiaffi.

Di tutte le cose che poteva dire, quella era la meno indicata.

Gli occhi di Harry Potter si rabbuiarono e in quel momento, Vega sentì di essergli molto vicina. Allungò la mano, posandola sulla spalla di Potter.

-Mi dispiace-

Ritirò subito la mano e fece un passo indietro.

-Andiamo, papà?-

Roberto annuì, profondamente stupito da quel gesto.

Era rarissimo per Vega, lasciarsi andare a dimostrazioni d’affetto e meno che mai in pubblico, con degli sconosciuti.

-Sì, andiamo a cercare i tuoi fratelli. E’ stato un piacere conoscervi ragazzi-

Harry si girò a guardare la ragazzina con i capelli biondo argento, con le labbra dischiuse per la sorpresa.

Mai nessuno prima d’allora  gli aveva dimostrato il sentirsi dispiaciuto per la morte dei suoi genitori in quel modo singolare.

Seguì con lo sguardo il profilo snello della ragazza.

Certo che era davvero bellissima.

Aveva lunghi capelli ricci e di un biondo chiarissimo, quasi argenteo. La pelle delicata e priva di imperfezioni era pallida e allo stesso tempo luminosa. Gli occhi erano grandi e di un bellissimo colore verde mare. Le sopracciglia, ben disegnate e arcuate, la bocca piccola, ma carnosa, con una seducente forma a cuore e con il labbro inferiore più pieno, rispetto a quello superiore. Il naso era piccolo e con la punta all’insù. Un neo, all’angolo esterno dell’occhio destro, spiccava sulla pelle chiara. Gli zigomi alti donavano una sorta di nobiltà a quel volto stupendo. Poteva benissimo essere scambiata per una veela. Ma la ciliegina sulla torta era la fossetta che la ragazza aveva sul mento… assolutamente deliziosa.

Batté le palpebre più volte, quando vide una mano passargli davanti agli occhi.

-Harry? Sei con noi?-

Il ragazzo arrossì, davanti allo sguardo perplesso dell’amica.

-Sì… scusa. I.. io, beh… stavo pensando-

-A lunghi e ricci capelli biondi?-

Rise divertito Ron.

-Non ti do torto. E’ una bella ragazza, ma mi è sembrata troppo presuntuosa, no?-

-Non con me-

Sorrise Harry.

Hermione scosse la testa e sospirò.

-Andiamo, ragazzi. Dobbiamo trovare uno scompartimento libero-

 

Vega procedeva spedita, accanto a Roberto, chiedendosi che cosa le fosse preso poco prima.

A lei non piacevano i contatti fisici! Nemmeno da Chris e Tony li tollerava tanto, anzi era piuttosto raro che permettesse loro di abbracciarla, nonostante fosse un po’ affezionata a loro.

E ora, aveva accarezzato la mano di Harry Potter!

Avere a che fare tutti i giorni con babbani e mezzosangue l’aveva decisamente rammollita.

Rallentò il passo, prendendosi un momento per sé, per scacciare quei pensieri e concentrarsi su altro.

Alzando il viso, scorse l’espressione tesa di Roberto.

Chissà che gli prendeva a lui, si chiese perplessa.

Il patrigno si guardava intorno, ma senza soffermarsi su nessuno, come se temesse di imbattersi in qualcuno di particolare.

Roberto, dal canto suo, aveva il cuore che batteva a mille.

Temeva che da un momento all’altro avrebbe potuto incontrare la causa che l’aveva spinto a prendere la decisione di spezzare la bacchetta.

Fece violenza su sé stesso, per smetterla di guardarsi intorno, ma invano.

Era stata una follia, la sua.

Non sarebbe dovuto tornare dopo tanti anni, maledizione.

In lontananza vide Christian ridere con due teste rosse identiche.

Sorrise… altri Weasley.

Quando vedeva com’erano cresciuti i suoi due figli, si sentiva un vecchio.

Christian era alto, con capelli scuri e aveva 16 anni. I lineamenti erano piuttosto marcati e aveva una fossetta nella guancia, che quando sorrideva, si accentuava in modo affascinante. I ricci scuri e lucidi, disordinati, ricordavano un po’ quelli dei cherubini. Il naso un po’ aquilino, dava importanza al volto e il bianco dei denti accentuava l’incarnato olivastro. Gli occhi erano di un bel verde brillante.

Cercò con lo sguardo anche Antonio e lo trovò poco lontano dal fratello.

Antonio, che aveva 15 anni, somigliava in tutto e per tutto al fratello, tranne che era più basso e aveva una leggere gobba sul naso, segno che in passato doveva esserselo rotto. Gli occhi erano azzurri e i capelli neri, leggermente lunghi, legati con un semplice codino. Il fisico era asciutto e slanciato come quello di un ballerino e aveva il sorriso indolente di chi ottiene sempre quello che vuole.

Tony stava parlando con un’attraente cinesina e altri due ragazzi.

Decise di non disturbarlo e si avvicinò al primogenito.

-Chris-

Il ragazzo, che avrebbe frequentato il suo quinto anno nei Grifondoro, era felicissimo della presenza del padre.

Non sapeva perché proprio quell’anno aveva deciso di accompagnarlo.

Di sicuro, era per via di Vega.

Christian squadrò la sorellastra attentamente, dalla testa ai piedi, fermandosi sul neo che gli piaceva tanto.

Spostò l’attenzione su suo padre e gli presentò i due amici.

-Papà, loro i sono i miei amici, Fred e George Weasley-

L’uomo strinse la mano ai due giovani maghi in erba.

-Molto piacere. Abbiamo conosciuto vostro fratello Ronald-

-Di sicuro avrà combinato qualche guaio-

Rise George, ammiccando al fratello.

-Sai com’è Ron, Fred-

Mettendo una mano sulla spalla della sorella, Chris la presentò ai due amici.

-E lei è mia sorella Lyra. Tesoro, questi sono i miei amici-

Vega mosse le spalle, infastidita. Chris capì l’antifona e tolse a malincuore la mano.

Spostando l’attenzione sui due ragazzi identici, Vega storse la bocca in una smorfia di disgusto, alla vista della mano che le tendevano.

Weasley… se non ricordava male, quelli erano traditori del proprio sangue.

Roberto la occhieggiò e lei schiuse le labbra carnose in un sorriso finto.

-Ciao-

-Tua sorella è una veela!-

Esclamò Fred, all’indirizzo dell’amico.

George annuì.

-Una delle più belle-

Vega quasi inspirò per non mandare a quel paese quei traditori.

Christian dovette capire i sentimenti della sorella, perché prendendole i bagagli, si voltò verso i due amici.

-Andiamo ad occupare i posti, altrimenti, va a finire che rimarremo in piedi-

La ragazza prese la gabbia di Unku e annuì.

-Ti seguo-

Quando i tre salirono, Roberto scosse la testa sconsolato.

-I Black hanno fatto un gran bel lavoro con te. Malgrado tutto il tempo trascorso a contatto con i babbani, non hai ancora superato degli stupidi pregiudizi-

Al ricordo di tutto quello che aveva dovuto passare in quegli anni, le guance di Vega presero fuoco per la rabbia e l’umiliazione.

-Non mi piacciono i babbani, non mi piacciono i mezzosangue e non mi piacciono nemmeno i traditori del proprio sangue, chiaro? Non sono costretta a farmeli piacere e poi, che posso farci? Sono stata cresciuta così, lo sai-

-Lo so, ma almeno per una volta, potresti provare a conoscere una persona prima di giudicare?-

Vega sbuffò contrariata.

-Ma non ti stanchi mai di ripetermelo? Ogni anno, fin dal primo giorno delle scuole elementari… sempre la stessa storia-

Roberto incrociò le braccia sul petto.

-Lyra…-

Alzando gli occhi al cielo plumbeo, la ragazzina sbuffò.

-Non ti prometto niente e lo sai-

-Come sempre-

Sospirò l’uomo scoraggiato.

Una lunga chioma bionda, stretta in una complicata acconciatura, attrasse la sua attenzione.

Si voltò di scatto, sbarrando gli occhi, con il cuore che galoppava impazzito.

La donna si voltò per metà e lui tirò un sospiro di sollievo.

Accidenti, per un momento…

-Ti piacciono le bionde?-

Roberto si irrigidì e schiarendosi la voce rispose.

-No-

-Come mai così guardingo?-

Fece la ragazzina guardandolo sospettosa.

L’uomo deglutì. Allora se n’era accorta. Scrollò le spalle, cercando di sembrare indifferente.

-Non sono guardingo, Ve… ehm… Lyra-

Si corresse appena in tempo.

-Invece sì. Non credere che sia stupida-

Sbottò risentita.

-Perché sei tornato nel mondo magico? Hai sempre detto che non volevi averci più niente a che fare e poi eccoti qui-

Roberto non replicò, si grattò la nuca indeciso.

Vega sogghignò.

-Perché hai rotto la bacchetta?-

-Come sono morti i tuoi genitori?-

Vega si irrigidì e strinse i pugni furiosa.

Sapeva che gliel’avrebbe chiesto. Succedeva ogni volta che lei gli domandava perché aveva rotto la bacchetta, anche se aveva sperato che quella volta, gliel’avrebbe risparmiata.

-Non sono affari che ti riguardano-

Rispose con voce fredda. Roberto annuì.

-La stessa risposta che stavo per darti io. Fin quando tu non ti aprirai con me, io non mi aprirò con te. Lo sai-

Vega si mise la mani sui fianchi, rilassando i muscoli contratti.

-Posso scoprirlo anche da sola-

-Anch’io avrei potuto, ma non l’ho fatto. E sai perché?-

Alzando gli occhi al cielo, sospirò.

-Sentiamo-

-Per correttezza-

-Correttezza? Puah-

Fece lei, muovendo la mano come a scacciare un insetto disgustoso.

Roberto scosse la testa, ridendo davanti al suo atteggiamento.

-Andiamo, piccola! E’ ora di salire-

-Correttezza-

Borbottò, lei incredula. Con la correttezza non si otteneva niente.

Salì sul primo gradino del treno, prima di sentire la voce del patrigno, chiamarla.

-Che c’è?-

-Questa volta, non dire che io parlo inglese e Carla francese, ok?-

Durante il suo primo anno a Beauxbatons, le sue compagne le chiedevano, all’inizio, come mai parlasse così bene francese. Lei aveva risposto che sua madre lo parlava e lo aveva insegnato a lei.

-Perché no?-

-Ti ricordi come andò a finire, vero?-

Quando Carla venne a prenderla, alla fine del suo primo anno scolastico, le compagne avevano iniziato a parlare francese con la donna, che le aveva guardate smarrita.

Vega l’aveva portata via in fretta, prima che le altre si accorgessero dell’inganno.

-Sì-

-E se qualcuno vorrà intrattenere una conversazione in francese con tua madre…-

-Non può-

Lo interruppe lei, con voce incolore.

-Ah no?-

-No-

-Perché?-

Vega inarcò un sopracciglio.

-Perché mia madre è morta-

Rispose sottovoce per non farsi sentire da nessuno.

-Intendevo Carla, ovviamente-

Precisò Roberto.

Vega gli scoccò l’occhiata raggelante che aveva imparato dalla nonna Black.

-Carla non è mia madre-

Sibilò sottovoce. Roberto si ritrovò ad arrossire, leggermente imbarazzato.

-Beh… sì… certo-

-Devo salire. Fa buon ritorno a Roma-

-Anche tu-

Annuì lui.

-E vedi di non comportarti troppo da snob. Altrimenti è inutile farti chiamare Lyra Rossini-

Aggiunse abbassando la voce e sorridendo.

Vega sogghignò, maliziosa.

-Non è colpa mia, se si capisce subito che sono una purosangue-

Roberto scosse la testa.

-Sei senza speranza. Mi raccomando, non cacciarti nei guai e fa attenzione-

-Non preoccuparti… ho il bucaneve di vetro della nonna a proteggermi-

Rispose la ragazzina, poi aggiunse:

-L’ho in valigia-

-Okay, ma fa attenzione lo stesso e studia-

-Lo sai che studio!-

Roberto rise, divertito dalla risposta imbronciata.

In risposta Vega gli fece l’occhiolino e il sorriso affascinante dei Black, prima di sparire all’interno del treno.

Tony, il secondogenito, batté un’amichevole pacca sulla spalla del padre.

-Ehi papà, ti presento Cho Chang, Terry Steeval e Roger Davies… il capitano della squadra di quidditch-

-Molto piacere-

Rispose Roberto, stringendo la mano agli amici del figlio.

-Papà, Lyra e Chris sono già saliti?-

-Sì, giusto qualche momento fa-

-Okay, allora andiamo anche noi. Michael è andato avanti a occuparci i posti. Ci vediamo a Natale, papà-

-Mi raccomando, fa attenzione, studia e tieni d’occhio tua sorella-

Tony sorrise.

-Sicuro-

Dopo aver salutato l’ultimo figlio e averlo visto salire con gli amici sul treno, Roberto si allontanò dai binario.

Seguì la sagoma di Tony dai finestrini e sospirò.

Aveva la strana sensazione, che quell’anno avrebbe sconvolto la sua tranquillità.. e dopo chi se la sentiva Carla???

 

Vega si fece strada attraverso lo stretto corridoio del treno, cercando lo scompartimento di Chris, facendo attenzione alla gabbia di Unku.

Un ragazzino la urtò con la borsa.

Il serpente sibilò e lei fulminò il malcapitato con un’occhiataccia.

-E fa attenzione, nanerottolo-

Sbottò.

Il ragazzino arrossì, si scusò frettolosamente e proseguì la sua camminata.

Alzando lo sguardo, Vega vide il fratello farle cenno dal suo scompartimento. Sospirò sollevata e lo raggiunse in fretta.

-Mille volte meglio Beauxbatons . Questa è una gabbia di matti-

Chris sorrise.

-Suvvia, ti ci abituerai-

Con un smorfia infastidita, la ragazza si mise comoda sui sedili, poggiando la gabbia di Unku accanto a sé.

Il fratello le si sedette a fianco, di fronte ai gemelli Weasley, iniziando a chiacchierare di quidditch.

Chris era un cacciatore, mentre i due erano dei battitori.

-Ah ricordi, quando Harry ha sfiorato per un pelo quel bolide impazzito? Per fortuna Fred è riuscito a deviarlo con una mazzata e l’ha rispedito a Pucey-

Sorrise George. Chris annuì divertito, allungando il braccio dietro la sorella, senza toccarla.

-Ricordo. Sbaglio o il bolide l’ha preso in pieno?-

-Non sbagli-

Risposero all’unisono i gemelli.

-Pucey dovrebbe ringraziarti Fred-

-Sì, George, ne convengo. E’ grazie a me, che Madama Chips ha potuto raggiustargli quei denti storti-

Chris sogghignò.

-Era uno spasso con quei denti davanti rotti. Abbiamo riso per settimane-

I tre ragazzi iniziarono a ridere al ricordo.

-Chi è Pucey?-

Chiese curiosa, Vega, iniziando a sentirsi fastidiosamente esclusa.

-Non ci credo che non gli hai detto niente delle nostre imprese-

Disse indignato George a Chris.

Il ragazzo scrollò le spalle e si sporse a guardare fuori dal finestrino.

Era iniziato un temporale con i fiocchi.

Vega sbuffò.

-In verità, lui e Tony non mi dicono niente della scuola. Non sapevo nemmeno che Harry Potter frequentasse Hogwarts-

-E perché?-

Fred piegò la testa perplesso, guardando l’amico.

Chris si strinse nelle spalle.

-Ci vediamo solo per due mesi e mezzo l’anno, mica parliamo di scuola?-

-Solo due mesi e mezzo? Ma le vacanze di Natale e di Pasqua?-

Vega scosse la testa.

-Rimanevo in Francia. Non passo mai le feste in famiglia-

… perché non ce l’ho più una famiglia, pensò.

I due gemelli si scambiarono un’occhiata perplessa e non insistettero con le domande.

Si capiva che Chris era reticente a rispondere, per non parlare dell’atteggiamento freddo e scostante di Lyra, che non invogliava certo a fare domande. George e Fred si ritrovarono a pensare, che aveva un carattere simile ai purosangue di Serpeverde, nonostante fosse chiaramente una mezzosangue.

Fred e George, decisero di cambiare argomento.

-Allora dobbiamo aggiornarla-

-Non credo che a mia sorella interessino i guai in cui si cacciano Harry, tuo fratello ed Hermione-

-Li ho conosciuti prima… anzi, meglio dire che ho conosciuto Grattaqualcosa e Crosta-

-Già-

Rispose George.

-Ormai tra Grattastinchi e Crosta è una guerra. Ma fossi io il gatto, non mangerei mai un topo come quello. E’ spelacchiato, malaticcio e gli manca anche un dito a una zampa-

Fred annuì.

-E poi ha fatto il suo tempo-

-Perché, quanti anni ha?-

Domando curiosa la ragazza.

-Dodici anni-

Risposero all’unisono i due Weasley.

Vega aggrottò le sopracciglia, pensosa. Un topo di dodici anni? C’era qualcosa che non andava affatto.

-Ehi, ma sapete perché Londra è piena di Auror?-

L’uscita di Chris la distolse dai suoi pensieri, focalizzando la sua attenzione sulla risposta dei gemelli.

-Non lo sai? Fred a te l’onore-

Fred si passò una mano tra i capelli rossi, sembrava un po’ preoccupato.

-E’ evaso un pericoloso mago da Azkaban. Ora è a piede libero per Londra. Pensa che papà ci ha detto, che il ministero ha sguinzagliato persino i dissennatori-

-E’ assurdo-

Sbottò Vega.

-I dissennatori non possono e non devono aggirarsi liberamente tra gli esseri umani. Loro non discernono tra un mago buono e uno cattivo-

George scrollò le spalle.

-Caramell è disposto a tutto pur di riacciuffare Sirius Black-

La mano di Chris si strinse con decisione sulla spalla rigida della sorella, come per

ammonirla di non dire nemmeno una parola. Ma Vega non era stupida.

Si scambiò uno sguardo di intesa con il fratello, annuendo impercettibilmente.

Quel nome l’aveva sconvolta, ma ora era di nuovo padrona di sé.

Sirius Black.

Il fratello di suo padre.

Vega si ritrovò a riconoscere un’emozione che non credeva avrebbe provato più.

eccitazione.

Il fratello di suo padre!

Gli occhi le brillarono, colmi di interesse.

Dimentica di star parlando con due traditori del sangue, chiese avida di notizie.

-L’hanno già avvistato?-

George prese la gazzetta del profeta con la faccia di Sirius Black sulla copertina e si mise a scorrere velocemente l’articolo.

Vega sentì un colpo al cuore quando vide la foto del mago.

Era indubbiamente più bello di suo padre, ma lei notò lo stesso le somiglianze tra i due.

Allungò la mano verso il giornale.

-E’ lui?-

Fred inclinò la testa per guardare il giornale e annuì.

-In persona. Spaventoso, eh?-

-Nient’affatto!-

Esclamò, offesa.

Come osava, definire suo zio spaventoso. Ma si era visto lui? Con quell’orribile colore di

capelli?

Fred si ritrovò ad osservare con interesse il bracciale d’argento della ragazza, con un

serpente inciso sopra e con gli occhi di smeraldo. Corrugò le sopracciglia.

-Quel simbolo l’ho già visto-

Lei ritrasse piano il braccio, interessata.

-Dove?-

-Non ricordo. George, guardalo-

Il gemello osservò attentamente il serpente e l’incisione.

-Io non l’ho mai visto, Fred-

Vega riportò lo sguardo sulla foto, poi guardò il fratello e si avvicinò al suo orecchio.

-Chris, fatti dare il giornale-

La mano del fratello, le carezzò il braccio.

-Chiediglielo tu-

Vega inclinò la testa da un lato, battendo le ciglia e facendo gli occhi dolci.

Chris sbuffò… ma perché quella ragazza riusciva sempre a fargli fare quello che voleva?!.

-Maledizione-

Vega sorrise, divertita e si scostò.

-George, mi ci fai dare un’occhiata?-

Weasley gli tese il giornale.

-Certo, tieni!-

Chris prese il giornale e scorse la copertina.

Così, quello era Sirius Black, lo zio di Vega.

La sorella, gli si premette contro, scorgendo con attenzione il giornale.

-Si somigliano?-

Bisbigliò Chris pianissimo, in modo che potesse sentire solo lei.

La sorella annuì.

-Direi-

Leggendo l’articolo, Chris sottolineò ad alta voce.

-Qui Caramell, dice che sono vicini a catturare Black-

-Sì, tanto quanto io sono vicino ad essere Ministro!-

Ridacchiò Fred.

-Lascia perdere, Chris. Papà ha detto che Caramell non ha la più pallida idea di dove si

trovi quel pazzo-

Vega assunse un atteggiamento di indifferenza, anche se le bruciava che, dei luridi

traditori, parlassero così di un Black, specie se quel Black era il fratello di suo padre.

-Pazzo?-

George annuì.

-Ha ucciso tredici babbani con un solo incantesimo-

Vega ricordava che suo padre non amava parlare di Sirius, perché si sentiva terribilmente in colpa nei suoi confronti.

Negli ultimi giorni della sua vita si era ammalato, non sapeva come, e delirava il nome del fratello. Sua madre gli era stata sempre vicina, somministrandogli la pozioni ricostituente e di altro tipo, in continuazione.

Quando poi era guarito, lei gli aveva domandato perché chiamasse il fratello, e Regulus le aveva spiegato tutto su Sirius, sui suoi anni a Hogwarts, sulle scelte diverse che avevano

fatto i due e che li avevano portati ad allontanarsi. Ma Regulus aveva sempre nutrito una

profonda ammirazione verso Sirius. Da bambino, lo aveva considerato il suo eroe. O

almeno così aveva raccontato a lei.

E a prescindere da quello che aveva saputo, non avrebbe mai creduto che Sirius Black

fosse un pazzo e un assassino. Mai.

Lesse con interesse il resto dell’articolo, poi Chris restituì il giornale all’amico.

-Grazie-

-Puoi tenerlo. L’abbiamo già letto-

Chris lo ringraziò, posando la Gazzetta accanto a sé.

Durante il viaggio, Vega dovette riconoscere a malincuore, che nonostante fossero dei

traditori del sangue, i gemelli Weasley erano uno spasso.

Le spiegarono di come avevano modificato il distintivo di caposcuola del fratello maggiore

e tutti gli altri scherzi che avevano fatto.

Passò il carrello dei dolci e comprarono un po’ di schifezze.

Vega fece la scorta di piume di zucchero e api frizzole, dopodiché andò in bagno a

cambiarsi, seguita dal fratello.

Chris le fece la guardia davanti al bagno, aspettando pazientemente.

Vega, sbuffò, cercando di dare una parvenza di ordine ai suoi ricci. Alla fine rinunciò,

alzandoli solo sulle tempie.

Quando tornarono nello scompartimento i gemelli si erano già cambiati.

Il tempo era peggiorato ed era sceso il buio.

-Che ore sono?-

Sbuffò la ragazza.

Chris gettò un’occhiata all’orologio da polso e rispose.

-Le cinque e mezza. Perché?-

-Sono stanca. Manca ancora molto?-

Uno scossone interruppe la risposta del fratello.

Il treno stava rallentando sempre di più, fino a fermarsi del tutto.

-Siamo arrivati?-

Sospirò speranzoso la ragazzina. Fred scosse la testa perplesso.

-No. Il castello è in Scozia e mancano ancora due ore-

Vega incrociò lo sguardo confuso del fratello, poi cercò di scorgere qualcosa attraverso il finestrino, ma era troppo buio.

-E allora perché il treno si è fermato?-

Le luci dello scompartimento si spensero, seguite da quelle del resto del treno.

-Ma che succede?-

 

 

 

 

Spazio Autrice:

Bene ragazze. Ed eccoci qui. Finalmente ho postato il primo capitolo… anzi la prima parte ^^. Ladykirahm, la mia Beta (grazie, grazieeeeee), mi ha consigliato di dividere il primo capitolo in due, perché troppo lungo.

Spero, che vi piaccia questa prima parte ^^.

Ora, passiamo ad alcune precisazioni.

Iniziamo dalla linea temporale: non la seguirò rigidamente. E penso che questo si è capito.

Inoltre, vorrei inserire delle canzoni in qualche capitolo, che però non coincidono con l’anno.

Poi, alcuni personaggi, saranno OOC, solo che non ho ancora deciso chi.

Infine mi piacerebbe inserire, alcuni flashback che parlino dell’infanzia, o della vita quotidiana, di alcuni personaggi (tipo Lucius Malfoy e consorte).

Adesso, passiamo ai ringraziamenti.

In primis, ringrazio la bravissima autrice, ladykriahm, che ha accettato di farmi da Beta Reader e che mi ha corretto il capitolo. Quindi è lei che dovete ringraziare, se ho postato (finalmente!).

Ringrazio le ragazze che hanno inserito la fic tra le preferite:

bribry85, DANINO,  fly girl_HH, hachi22, ladykirahm, lallina_89, laretta, Mae, virgi_lycanthrope

e quella che l’hanno messa tra le seguite:

ArwenBlack, cino nero, excel sana, franza, Julia Weasley, Lukk, momob, Saphiras

E ora, le vostre graditissime recensioni:

Lukk: Mi fa molto piacere che la mia storia ti abbia incuriosita. E che i personaggi ti risultino credibili e ben definiti. Era proprio questo il mio scopo ^^. Accetterò ben volentieri le tue critiche, se ci saranno, perché se sono costruttive, migliorano anche la storia, non trovi? Anche a me piace tanto la ship Lucius/Hermione, anche se ti confesso, che prima non ne avevo una buona opinione. Poi leggendole, ho cambiato idea. Spero che la prima parte di questo capitolo, ti piaccia. Fammi sapere che ne pensi. Bacioni

laretta: Grazie per aver aggiunto la mia fic tra le preferite. Sono felice che ti sia piaciuta ^^. Spero ti piaccia anche questo primo capitolo. Dimmi che ne pensi, eh! Ci conto ;D. Bacioni.

momob: Beh, su in che casa finirà Vega, ho la bocca cucita ^^. Ma lo scoprirai nella prossima parte. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Fammi sapere che ne pensi. Bacioni.

ladykirahm: Allora, ho preso atto delle correzioni e te ne ringrazio. Purtroppo, quando si tratta di postare un capitolo, lo rileggo mille volte, ma sono sempre insicura. Ora che ho te, come Beta, mi sento più tranquilla. Che dici? Ho fatto bene a riscrivere tutto? La vecchia Vega, sarebbe diventata la ragazza perfetta (quella che tendi ad odiare) e quella era l’ultima cosa che volevo. Certo nemmeno adesso sembra così simpatica, ma poi, con il tempo… Sono felice che ti piaccia l’idea dell’ex-mago e che ti sia piaciuta la scena del vicolo. Volevo creare un po’ suspense, ma non so se ci sono riuscita. Ancora grazie per avermi corretto il capitolo ^^. Bacioni

Julia Weasley: Che onore! L’unica fic D/Hr che hai tra le seguite. Spero che non ti debba pentire di averlo fatto. Ti garantisco, che Regulus apparirà tra i ricordi di Vega e non solo i suoi. Insomma, in un modo o nell’altro, ci sarà sempre un accenno a lui. Spero che gli esami siano andati bene. Fammi sapere che ne pensi del capitolo. Bacioni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** In Viaggio Verso Hogwarts - II parte ***


yiu

In viaggio verso Hogwarts – II parte -

 

Christian Rossini si alzò e si affacciò alla porta dello scompartimento. Il vaporetto di Hogwarts era fermo in mezzo al nulla, con ancora due ore di viaggio da affrontare.

-Ehi Diggory, ma che succede?-

-Ho sentito Flitt dire che è salito qualcuno sul treno-

Rispose l’altro.

-Chi?-

-Ah boh-

Chris alzò la mano per ringraziare l’amico e tornò al suo posto.

Vega teneva il mento appoggiato alla mano e guardava fuori dal finestrino. Una mano era abbandonata sul ginocchio.

-Sembra che sia salito qualcuno, ma non sappiamo chi-

-Niente di buono, mi sa-

Sorrise George.

La porta dello scompartimento si aprì all’improvviso e si chiuse con forza.

-E voi due che ci fate qui?-

Disse infastidito Fred, rivolto ai due ragazzi appena entrati.

Vega sentì il sibilo spaventato di Unku e inarcò un sopracciglio. Ma che gli prendeva?

-Vedete-

Fece soddisfatto George.

-Anche quello non vi vuole qui. Anche se è strano, dovreste andarci d’accordo-

Chris roteò gli occhi.

-Lascia stare. Piuttosto, possiamo sapere cosa vi porta qui?-

-Dissennatori-

Rispose lapidario, il più alto dei due.

-Ma che dici, Zabini?!-

Esclamò incredulo Chris.

Come gli veniva in mente a Caramell di far salire i dissennatori su un treno pieno di

Ragazzi?!

-Che crede, Caramell? Che nascondiamo Sirius Black sotto al mantello?-

Unku seguitava a sibilare e a muoversi, spaventato.

-Ma che gli prede a questo serpente?-

Disse scocciato quello più basso.

Chris mise la mano sulla spalla della sorella.

-Che c’è?-

Mormorò, senza voltarsi.

-Fallo calmare, sorellina. Prima che attacchi-

-Attacca solo se glielo ordino io-

Sbuffò stancamente.

Allungò la mano e la posò sulla gabbia.

-Sta buono, Unku. Buono!-

Gli ordinò.

Il serpente si aggrovigliò su se stesso, sibilando di meno e facendosi il più lontano possibile dal più basso dei due intrusi.

-Come hai detto che si chiama?-

Esclamò sorpreso proprio il più basso, quello con la voce strascicata.

-Unku, perché?-

La ragazzina sussultò quando una fredda mano pallida le afferrò il polso ornato dal bracciale.

Vega si ritrovò a fissare un ragazzo biondo, dall’espressione profondamente sorpresa, che fissava a sua volta il braccialetto.

L’amico, un bel ragazzo moro e alto, con due magnifici occhi color zaffiro, si piegò per vedere che cosa avesse catturato l’attenzione del biondo.

Chris scattò in piedi, rosso dalla rabbia.

-Togli quelle tue manacce da dosso a mia sorella, Malfoy-

-Malfoy?-

Mormorò Vega con un filo di voce, mentre il suo cuore iniziava a battere più forte.

Quello era suo cugino Draco Malfoy?

Lo squadrò attentamente. I capelli biondi erano proprio come li ricordava, lisci e fini.

La pelle così pallida era quasi un marchio di famiglia.

Draco guardava il bracciale della ragazzina con il cuore in gola.

Sì, era lui. Quello che suo padre le aveva regalato per il suo primo compleanno.

Non potevano esistere due bracciali identici. I folletti erano bravi in questo.

Alzando gli occhi dal bracciale incontrò quelli della ragazza.

Sotto le dita sentiva il cuore batterle veloce.

Sogghignò e le lasciò lentamente il polso.

-Datti una calmata, mezzosangue. Non me la mangio mica-

La mente di Draco era tutta un caos di domande.

Ma avrebbe aspettato di essere solo con lei.

Anche Vega avrebbe voluto fargli delle domande. La prima era senza dubbio. perché non sei stato mandato a Durmstrang.

Aveva conosciuto gli studenti della scuola scandinava. Madame Maxime le aveva portate

in gita lì una volta. E tutti decantavano la purezza di sangue, mal sopportando sangue

sporco e mezzosangue

La porta si aprì con uno scatto e una mano ricoperta di vesciche in avanzato stato di

decomposizione, si appoggiò all’uscio.

Draco e Zabini fecero un balzo all’indietro, spaventati dall’alta figura incappucciata.

Si sentirono tutti gelare fin nelle ossa, mentre ebbero l’impressione che ogni briciolo di

felicità venisse succhiata via da quell’essere.

Unku si erse in posizione d’attacco, sibilando contro il dissennatore.

-Zitto Unku. Sta giù-

Gli ordinò Vega. Il serpente obbedì riluttante.

La guardia di Azkaban li squadrò tutti, uno alla volta, prima di dirigersi fluttuando

nell’aria, verso la ragazza.

Vega considerò con stupore, che non era affatto spaventata, mentre vedeva quella cosa

avvicinarsi.

-Guarda che non ho Sirius Black nascosto in tasca-

La cosa l’afferrò sul davanti del maglione tirandola a sé e Vega sentì il suo respiro freddo e

rauco sulla guancia.

Rivide come in un flash back il momento in cui suo padre fu accoltellato e poi il grido di

sua madre. Regulus!!!.

-No-

Protestò con veemenza, chiudendo gli occhi.

Un fascio di luce bianca a forma di delfino colpì il dissennatore, che lasciandola andare, uscì velocemente dallo scompartimento.

Vega cadde a sedere senza forza, sul sedile.

Passandosi una mano sulla fronte, scoprì che era ricoperta di sudore.

Chris e i gemelli Weasley le furono addosso.

-Come stai?-

-Ti ha fatto qualcosa?-

-Hai bisogno di un bicchiere d’acqua?-

-Te lo vado a prendere io-

-Sarebbe meglio un po’ di cioccolato-

-Ma che cavolo dici, Fred? Ci vuole l’acqua-

La voce strascicata di Malfoy, s’intromise nel caos dei tre grifondoro.

-Forse, tanto per cominciare, dovreste lasciarla respirare-

I tre ammutolirono e dopo esseri scambiato uno sguardo, si tirarono indietro.

Il capotreno, sopraggiunto in quel momento, guardò preoccupato la ragazzina.

-Tutto bene?-

Vega strinse i denti e annuì.

-Vieni, fai due passi per il corridoio-

La luce tornò improvvisamente sul treno che con un rumore, riprese l’avanzata verso Hogwarts.

-Sì-

Il capotreno sollecito, prese Vega per le braccia e l’accompagnò in corridoio.

Malfoy e Zabini uscirono dallo scompartimento, proprio quando un esagitato Paciock, stava gridando che Harry Potter era svenuto davanti a un dissennatore.

Draco sogghignò divertito, poi si girò a guardare Vega e con la bocca sillabò.

-Hogwarts-

Lei annuì, rivolgendogli un’ultima occhiata penetrante, prima di andare.

Draco, camminando di fianco a Zabini, considerò tra sé, che avrebbero avuto modo di

parlare una volta giunti a scuola. Nel frattempo, era meglio mettere ordine nella sua

mente.

Intanto anche Vega era piuttosto scombussolata.

Mai una volta, da quando i suoi genitori erano stati assassinati, aveva rivisto o sognato la

loro morte.

Aprì con fatica un finestrino del corridoio e chiuse gli occhi, lasciando che il vento e le

gocce di pioggia, le sferzassero il viso.

Si chiese perché quell’essere orribile le avesse fatto rivivere proprio la morte di suo padre. A che scopo?

Poi fu colta da una sensazione di gelo, che le attanagliò il cuore in una morsa.

Lei non aveva fatto nulla.

Deglutì.

Non aveva fatto nulla per salvare i suoi genitori… era rimasta a guardare.

Si portò lentamente, basita, una mano alla bocca.

Come aveva potuto? Che razza di persona era? Chi mai si sarebbe comportato come lei?

La mano, che aveva portato alle labbra tremò e scese alla gola.

Serrò gli occhi.

Era una persona orribile!

Una mano sulla spalla la fece voltare di scatto.

-Ah, sei tu Chris-

Sospirò triste. L’espressione del fratello era seria.

-Va meglio?-

-Sì-

-Non sembra-

-Non pensarci. Ti ho detto che sto bene-

Chris le accarezzò i ricci, furtivo. Capiva che c’era qualcosa che non andava, ma rispettava

il desiderio della sorella di non volerne parlare.

-Non capisco perché il dissennatore ti abbia attaccato-

Ma lei sì. Il dissennatore aveva capito che cosa nascondeva dentro di sé. vigliaccheria, di

quelle peggiori. Anche lei era marcia dentro.

-Non lo so… Christian, torna pure dentro. Io ti raggiungo tra poco-

Il fratello, inarcò un sopracciglio, indeciso, ma l’occhiata raggelante della sorella, lo

convinse a darle ascolto.

Lo stomaco di Vega si contrasse e un conato di vomito le salì in gola.

Si portò la mano alla bocca, piegandosi istintivamente in avanti.

Il capotreno, la scorse in tempo.

-Vieni, mia cara, ti porto in bagno-

Una volta al bagno, Vega vomitò più volte, svuotando completamento lo stomaco.

Aveva il viso cereo e gelido e le mani le tremavano in maniera incontrollabile.

-Va tutto bene?-

La ragazza ruotò leggermente la testa verso la porta chiusa, da dove proveniva la voce del

capotreno.

-Sì… sto bene-

Le bruciava la gola e aveva un sapore terribile in bocca.

Aprì il rubinetto dell’acqua fredda e si sciacquò il viso e la bocca più volte. Inspirò ed

espirò più volte, cercando di calmare il tremito delle membra e lo scombussolamento

interiore e quando ci riuscì, decise che era pronta per tornare da suo fratello.

Il capotreno sospirò sollevato quando vide la bella ragazzina uscire dalla toilette.

Si vedeva che aveva dato di stomaco, aveva il volto esangue e delle occhiaie scure sotto gli occhi, ma non tremava più come prima.

Aveva mandato un gufo ad Hogwarts, spiegando che il dissennatore aveva attaccato sia la signorina Rossini, che il signor Potter. Brutta faccenda, considerò tra se l’uomo, scortando la ragazzina al suo scompartimento.

L’unico posto in cui i dissennatori dovevano stare, era Azkaban. Il ministro doveva essere uscito di senno, per volerli mandare in giro, alla ricerca di Black.

-Eccoci, arrivati. Se hai bisogno di me, mi trovi in fondo al treno-

Vega annuì e andò a sedersi accanto al fratello, esausta.

Chiuse gli occhi e si massaggiò la radice del naso.

-Come ti senti, Rossini?-

-Bene, Weasley-

Rispose riluttante. Non aveva voglia di parlare, non riuscivano a capirlo?

Chiuse gli occhi e appoggiò il capo al sedile, concentrando il pensiero su un rilassante muro di mattoni, di un bel bianco candido. Il trucco riuscì notevolmente a calmarla, rilassandola abbastanza da permetterle di appisolarsi.

Si svegliò di scatto, quando avvertì il treno arrestarsi.

-Siamo arrivati?-

Mormorò con la voce roca dal sonno.

Chris annuì.

-Preparati. Fred, George, voi andate avanti, che io e Lyra vi seguiamo-

I gemelli annuirono.

-Dopo di te George-

-Grazie, Fred-

Chris attese di essere solo con la sorella.

-Sembravi sconvolta quando il dissennatore ti ha attaccata-

-Hn-

Sbottò Lyra, fulminando il fratello con un’occhiata gelida. Chris sospirò.

-Non potresti darmi una risposta? Non mi sembra di chiedere tanto-

-Invece è così. Prendo Unku-

-Lascia stare! I bagagli non dobbiamo prenderli noi. Vieni-

Prese la sorella per il braccio guidandola attraverso il corridoio affollato e poi sulla banchina fradicia di pioggia.

Una sferzata di vento gelido colpì i due ragazzi.

Christian sondò la folla alla ricerca del fratello e quando lo vide salire in una carrozza con i suoi amici, capì che avrebbe dovuto trovare un altro posto.

Una testa rossa attrasse la sua attenzione e assottigliando lo sguardo, riconobbe Ronald Weasley.

Si affiancò al ragazzino, tenendo sempre la sorella per il braccio.

-Ron, hai visto Fred e George?-

-Sì, sono saliti in una carrozza con Angelina e Katie-

Vega, strinse il braccio del fratello.

-Mica hai intenzione di salire in carrozza con lui? Ha la faccia da scemo-

Sussurrò. Chris sogghignò.

-Smettila. Ora come ora, dobbiamo trovare un posto-

Vega si gettò un’occhiata intorno e la sua attenzione fu catturata immediatamente dalla testa bionda di suo cugino Draco, che stava salendo in carrozza con l’amico alto e altri due ragazzi.

-Non possiamo salire con loro?-

Indicò il cugino con un cenno del capo. Chris sbarrò gli occhi.

-Merlino, no!-

Esclamò incredulo.

-Non salgo in carrozza con quello, nemmeno sotto Imperius. Perché vuoi salire in carrozza con il biondastro?-

-Tu non conosci l’albero genealogico dei Black, n’est pas?-

Sogghignò lei.

-No-

Sbuffò lui.

-E non mi interessa conoscerlo. Ora andiamo! Ci tocca salire in carrozza con Harry-

Vega alzò gli occhi al cielo, rassegnata e seguì il fratello.

Inarcò un sopracciglio, piegando il capo curiosa, alla vista della creatura che trascinava la carrozza.

-Che strano cavallo?-

Chris si voltò nella direzione dove guardava la sorella, ma non vide nulla.

-Che dici? Non c’è niente a trainare la carrozza, Lyra-

-Ma sì! Guarda sono neri, hanno le ali e un muso da rettile-

Chris guardò la sorella, scocciato.

-Beh, io non vedo niente-

Fece salire la sorella in carrozza, poi prese posto accanto a lei.

-Salve ragazzi-

Gli occupanti della carrozza, più un uomo alto e dall’aspetto malaticcio, con un logoro

soprabito, annuirono.

-Ciao Christian. Tempo da lupi, eh?-

Sorrise Harry. Chris annuì.

-Infatti. Paciock va dicendo che sei svenuto, Harry. Come mai?-

-Il dissennatore l’ha attaccato-

Spiegò l’uomo alto.

-Non mi sono presentato. Sono Remus Lupin, il vostro insegnante di difesa contro le arti

oscure-

Christian sorrise, divertito. Eccone un altro.

-Buona fortuna, professore e in bocca al lupo-

Vega si lasciò scappare una risatina. In  bocca al lupo a quello li? Stando ai racconti di suo padre, Lupin non aveva affatto bisogno di un simile augurio.

Sentendosi lo sguardo perplesso degli altri, addosso, la ragazza simulò un colpo di tosse.

-Beh, piacere di conoscerla, professor Lupin-

-Anche mia sorella è stata attaccata dal dissennatore-

Potter guardò incerto la bella ragazza. In effetti aveva il viso più pallido e delle occhiaie scure sotto gli occhi.

-Oh... ehm… adesso come stai?-

-Bene, grazie. E tu?-

Rispose lei, abbozzando un sorriso. Non sapeva perché, ma quando si rivolgeva a Harry Potter, il suo tono si raddolciva automaticamente. Chris la guardò senza parole a quel cambiamento d’espressione.

-Meglio. Il professore mi ha dato un po’ di cioccolato. Ne vuoi?-

Vega scosse la testa. Aveva ancora lo stomaco in subbuglio e poi il cioccolato non le piaceva in modo particolare.

-Preferisco di no, grazie lo stesso-

Piegandosi su di lei, Chris le sussurrò all’orecchio.

-Ehi tu, esci da questo corpo-

-Ah ah ah, divertente-

Il ragazzo le diede un buffetto sulla guancia, poi tornò al proprio posto.

-Hermione, sei silenziosa-

La ragazzina, chiamata in causa, arrossì leggermente.

-Oh, beh… stavo pensando allo spiacevole incontro sul treno-

-Già… e non stiamo parlando solo del dissennatore-

Sbuffò disgustato Weasley.

-Ti do un indizio. E’ uno spocchioso, razzista, figlio di papà-

-Ha anche i capelli biondi?-

Sogghignò divertito Christian.

-E scommetto che è un serpeverde-

Vega aggrottò la fronte contrariata. Di sicuro parlavano di Draco.

-Beh, che ha fatto questo ragazzo biondo?-

Sbottò. Chris si strinse nelle spalle.

-Come al solito avrà attaccato briga con Harry, Ron ed Hermione-

-Stavolta si è concentrato particolarmente su Hermione-

Spiegò Harry.

Vega scrutò con particolare attenzione la ragazzina.

Un cespuglio di capelli ispidi e castani, ma con riflessi che andavano dal color miele a

quello caramello. Il nasino era piccolo e alla francese, gli occhi di un bel castano dorato e

una bocca piccola e rotonda. Peccato per i denti davanti un po’ sporgenti. Ma nell’insieme

era molto carina. Sogghignò mentalmente… ecco spiegato il comportamento di Draco.

-I ragazzi fanno così con le ragazza che gli piacciono. Avrà una cotta per te-

Quattro sguardi esterrefatti le si puntarono addosso.

Quelli di Weasley erano anche un po’ disgustati.

-Hermione e Malfoy???-

-Beh? Che ho detto di strano, Weasley?-

Chris scoppiò in una risata incredula.

-Lyra, se conoscessi bene le due persone di cui stai parlando, non avresti mai detto una simile stupidaggine-

Beh, certo non conosceva quella Hermione, ma credeva di conoscere bene Draco. C’era da

considerare, anche, che erano passati un bel po’ di anni dall’ultima volta che si erano visti.

Lupin ridacchiò.

-Suvvia, ragazzi. Niente è impossibile in amore-

-Professore!-

Protestò indignata la ragazza, con le guance rosse.

-Piuttosto, preferisco un Tête-à-Tête, con un basilisco-

Che vergogna , pensò Hermione Granger, sotto lo sguardo divertito del nuovo professore.

Quella ragazza non stava affatto bene, per pensare che Malfoy… rabbrividì, non riusciva nemmeno a dirlo. Ma in che universo parallelo, potrebbe succedere una simile blasfemia!?

Lyra osservò divertita tutta la serie di espressioni, che si susseguivano in viso alla ragazza. L’incredulità la faceva da padrone, poi era subentrato il disgusto, anche se a dirla tutta a lei sembrava che il cugino non fosse così male, anzi.

Ormai non riconosceva più nei tratti del viso quelli del bambino con cui aveva giocato da piccola. Il viso un po’ appuntito l’aveva ereditato da Narcissa Black, mentre la linea della mascella, da Lucius Malfoy. Aveva anche gli occhi grigi dei Black, ma il ghigno era senza dubbio dei Malfoy.

Vedendo la ragazza con il viso rosso, decise di divertirsi ad aumentare il suo imbarazzo.

-Suvvia, cos’è quella faccia disgustata?-

Sorrise maliziosa, all’indirizzo del fratello.

-Sta parlando dello stesso Malfoy che è entrato nel nostro scompartimento, vero?-

Christian annuì, aggrottano la fronte perplesso.

-E allora, dov’è il problema? Non mi è sembrato così brutto, come giustifica la tua

espressione, anzi l’ho trovato molto carino. Non lo pensi anche tu, che quel Malfoy sia una

bel ragazzo?-

Sogghignò Lyra, sperando che cadesse nella trappola verbale.

Il viso di Hermione divenne quasi dello stesso colore dei capelli di Weasley. La ragazza

boccheggiò, senza parole.

Ma come le veniva di dire una cosa del genere. Era contro natura.

-A me non piace-

Sbottò, portandosi una mano alla guancia.

Ci è caduta in pieno, pensò divertita la biondina.

-Ma io non ti chiesto se ti piace. Ti ho chiesto se è un bel ragazzo-

-La bellezza è soggettiva-

Rimbrottò Hermione. Bella risposta, carina.

-Stai eludendo la domanda, te ne rendi conto?-

Hermione alzò gli occhi al cielo esasperata.

-E va bene. E’ oggettivamente un bel ragazzo, ma non basta avere un bel faccino per far

colpo sulle ragazze, non credi anche tu?-

Lyra la guardò spiazzata.

Era la prima volta che parlava di “ragazzi”. Nella scuola francese non dava molta

confidenza a nessuna delle sue compagne, trattandole con fredda cortesia e quando le

sentiva parlare di ragazzi, si allontanava sempre. Anche con i ragazzi della scuola,

manteneva un atteggiamento distaccato, così da tenerli alla larga da lei. Non sopportava

tutte quelle moine.

-Non ho mai pensato ai requisiti che deve avere un ragazzo per attirare la mia attenzione, quindi non posso risponderti-

Hermione si ritrovò a pensare che anche lei avrebbe potuto metterla in imbarazzo.

-Suvvia, non ci credo. Non hai mai pensato al tuo ragazzo ideale?-

-No. Tu, invece, evidentemente sì, se sai che non basta un bel viso per attirare il tuo interesse-

Hermione si ritrovò di nuovo senza una risposta pronta, molto strano per una come lei.

Harry sorrise.

-Sei stata capace di zittire Hermione per ben due volte. Complimenti. Non è da tutti-

Lei sorrise divertita, prima di voltarsi a guardare fuori dal finestrino, all’invito del fratello.

-Lyra, guarda… Hogwarts-

La ragazza guardò l’enorme edifico, stupita. Era molto più grande sia dell’accademia di

Beauxbatons, sia della fortezza di Durmstrang.

Il castello era circondato da un anello di montagne e si trovava arroccato su un’enorme

scogliera, di fronte a un immenso lago. Era un insieme di torri e torrette, arcate e grandi

vetrate. Somigliava un pochino al Duomo di Milano.

-Non trovi che ricordi almeno un po’ il Duomo?-

-Sì, anch’io l’ho pensato la prima volta che l’ho visto. Bello, vero?-

Sì, era bello. Una scarica di eccitazione percorse le membra della ragazzina. Avrebbe studiato ad Hogwarts. Avrebbe rivisto i luoghi dov’era cresciuto suo padre.

Non vedeva l’ora.

Un ghigno soddisfatto comparve sul volto della ragazza, che si scostò dal finestrino e riappoggiò la

testa contro il sedile, chiudendo gli occhi.

Quando la carrozza si fermò, i primi a scendere furono il professore, Christian e Lyra, seguiti dagli altri tre ragazzi.

Mentre entravano nel maestoso atrio dall’alto soffitto, Lyra sentì una voce strascicata inconfondibile, dietro di sé.

Si voltò subito per vedere con chi stesse parlando Draco.

-Paciock va dicendo in giro che sei svenuto come una checca, Potter-

Gongolò il ragazzo. Lo sguardo di ghiaccio si posò sulla figura piccola della Granger.

-Scommetto che la tua sangue sporco, ti ha fatto una respirazione bocca a bocca. Che schifo!-

Harry aprì la bocca per ribattere, ma Hermione fu più veloce.

-Non c’è pericolo che possa succedere una cosa simile a te, Malfoy. E in quel caso, sarei lieta di lasciarti morire, piuttosto che fare un tale abominio-

Ron sghignazzò e lanciò un’occhiata divertita all’amico.

Malfoy, invece strinse i pugni furioso.

Vega colse l’occasione, per avvicinarsi al cugino.

-Cos’è, Malfoy? Sei geloso?-

Sorrise maliziosa.

Lui si voltò a guardarla sorpreso.

-Cosa?-

-Suvvia, non essere timido. Se non riesci a chiederlo in modo normale, posso farlo io-

Sorrise, divertita. La Granger era diventata paonazza.

-Che dici, Granger? Si vede che muore dalla voglia di baciarti-

Con un verso di puro disgusto, la ragazza dai capelli ricci, oltrepassò sia lei che Malfoy.

-Ma in quale orribile universo?!-

Vega si morse il labbro, per non scoppiare a ridere alla faccia di Draco.

-Ti piacciono le sangue sporco?-

Gli sussurrò. Il ragazzo la fulminò con un’occhiataccia oltraggiata e disgustata insieme.

-Ma come ti salta in mente?! Ridi, ridi… voglio vedere se riderai anche dopo-

-Ah si? E perché? Che succede dopo?-

Domandò lei, facendo finta di niente.

-Ci faremo una lunghissima chiacchierata-

-Ma se non sai nemmeno in che casa verrò smistata!-

Draco si avvicinò con la bocca al suo orecchio.

-L’unica casa in cui potrai finire... è la mia. E ora sbrigati, che c’è lo smistamento-

Il ragazzo le diede una piccola spintarella.

Lei non si voltò più indietro, mentre sulle labbra le aleggiava ancora un vago sorrisetto divertito.

Raggiunse Christian, che l’aspettava impaziente davanti a un altissimo portone, oltre il quale si stagliava un’enorme salone.

-Questa è la sala grande. Vieni, entriamo-

Una voce la bloccò, prima che potesse entrare.

-Rossini, Granger e Potter-

-Quella è la McGranitt. La vice preside e capo della nostra casa, Grifondoro-

Sussurrò Chris alla sorella.

La strega aveva un’età indefinibile, con i capelli ingrigiti, lineamenti nobili e severi, gli occhi azzurri e occhiali quadrati sul naso. La McGranitt alzò una mano per fermare l’avanzata di Christian.

-Non tu, tua sorella. Voi tre seguitemi-

Non sono nemmeno arrivata, che già sono a colloquio della vice preside.

Evidentemente anche le facce di Hermione Granger ed Harry Potter, dovevano essere

simile alla sua, perché la donna, spazientita, sbottò.

-Suvvia, non fate quelle facce. Devo solo parlarvi nel mio ufficio-

Procedettero lungo una serie di scale e corridoio e Vega, sperò che avrebbe fatto la strada

di ritorno con qualcuno, altrimenti si sarebbe persa di sicuro.

Entrati nell’accogliente e caldo ufficio della strega, la McGranitt, li invitò ad accomodarsi

sulle poltrone poste di fronte alla scrivania.

Harry, rimase in piede, concedendo il suo posto a Vega.

La ragazza gli sorrise, accomodandosi.

-Bene-

Esordì la strega, prendendo posto di fronte a loro tre.

-Il professor Lupin e il macchinista del treno, mi hanno scritto che voi due-

Indicò Vega e Harry.

-Avete subito un attacco da un dissennatore-

I due ragazzi si scambiarono una veloce occhiata e in quel mentre una donna entrò nell’ ufficio.

Aveva una cuffietta bianca e un grembiule.

-Miss Rossini, le presento Madama Chips, l’infermiera della scuola-

Vega annuì con il capo. Santo Cielo, bisognava farne un tale affare di stato?!

Con la coda dell’occhio notò che Harry era notevolmente arrossito.

-Non c’è bisogno, Madame. Come può vedere da lei, io e Harry, ci siamo rimessi bene

dall’attacco del dissennatore-

-Dissennatore?-

La McGranitt annuì.

-Già-

Borbottò con sguardo torvo.

Facendo un verso di disapprovazione, l’infermiera si accinse a controllare le condizione di

Harry.

-Va tutto bene, ragazzo. Dovresti mangiare un po’ di cioccolato-

Decretò alla fine.

-L’ho fatto, madama. Ce l’ha dato il professor Lupin, in treno-

-Molto bene. Finalmente abbiamo un’insegnante che sa il fatto suo. E ora passiamo a te, ragazza-

Con estrema riluttanza, Vega si fece controllare la fronte e il polso dalla donna.

-Un po’ di cioccolato anche a te e sarai come nuova-

-Non mi piace il cioccolato-

La Chips allargò gli occhi, stupita.

-Strano-

-Beh, puoi andare Poppy. E voi due ragazzi, aspettate fuori, mentre parlo con miss

Granger-

I due annuirono e uscirono insieme all’infermiera.

-Mi raccomando voi due-

Disse spiccia, quest’ultima, una volta fuori.

-Se non dovreste sentirvi bene, venite subito da me-

Vega ed Harry annuirono e si chiusero la porta dell’ufficio alle spalle.

Quando rimasero da soli, Harry guardò imbarazzato la ragazza da sotto le ciglia.

Si chiese se anche lei fosse svenuta, in seguito all’attacco.

-Tu… ehm… sei svenuta?-

La ragazzo inarcò perplessa un sopracciglio.

Harry si schiarì la gola.

-Cioè, con il dissennatore-

-No, ma mi sono sentita priva di forze e ho dato di stomaco-

Rispose con un sospiro.

-Io… ho sentito qualcuno gridare… una donna-

Confessò il ragazzo.

Vega si irrigidì e lo guardò sorpresa.

-Anch’io-

Harry e Vega si scambiarono uno sguardo d’intesa. Lei accennò un debole sorriso.

-A quanto pare, abbiamo molte cose in comune, Harry-

Harry non la pensava esattamente così. Lui aveva sentito gridare sua madre, ne era sicuro. Lyra, invece non aveva perso i genitori, li aveva entrambi.

La porta si aprì d’improvviso e una soddisfatta Hermione Granger, seguita dalla McGranitt, uscì dall’ufficio.

I tre preceduti dalla vice preside, ridiscesero le scale verso la sala grande.

Harry lanciò uno sguardo guardingo alla professoressa, poi si rivolse ad Hermione.

-Cosa voleva la McGranitt da te?-

-Abbiamo semplicemente parlato del mio nuovo orario scolastico-

-Capisco-

Hermione si piegò leggermente in avanti.

-Lyra, va tutto bene?-

Vega sogghignò Cos’è? Ora voleva fare l’anima pia?.

-Alla grande-

Rispose quasi controvoglia.

La sala grande era disseminata di ragazzini con cappelli a punta.

Vega dischiuse le labbra, meravigliata.

C’erano quattro lunghissime tavolate, mentre su una sorta di palco c’era il tavolo dei

professori. Una sedia era posta al centro del palchetto, con accanto un cappello logoro e

rattoppato.

Ma era il soffitto la cosa più stupefacente. Rispecchiava il cielo all’esterno, carico di nubi. Una fitta e leggera pioggerellina cadeva dal cielo, ma si fermava a mezz’aria, così da non bagnare gli studente e nemmeno spegnere le miriadi di candela, sospese nell’aria.

-Ma è meraviglioso-

-Sì… ogni volta che varco la sala grande e vedo il soffitto penso sempre che adoro la magia-

Le sorrise Harry.

Hermione fece un verso di disappunto.

-Ci siamo persi lo smistamento-

-Manca il mio-

Le fece notare Vega.

La McGranitt, dietro di loro, mise una mano sulla spalla della ragazzina.

-Vieni, miss Rossini. Sei rimasta solo tu da smistare-

Vega e la professoressa passarono attraverso lo spazio lasciato libero tra le tavolate delle

quattro case.

A destra vi erano Corvonero e Tassorosso, mentre a sinistra Grifondoro e Serpeverde.

Vega si accomodò sul sedia al centro del palco.

Voltandosi, vide un anziano mago, con un orribile vestito viola acceso, che lei catalogò come un insulto alla moda. Aveva una lunga e fluente barba bianca, così come i lunghi capelli. Indossava un lungo cappello a punta. Lei si ritrovò a pensare che somigliasse in maniera sorprendente al Mago Merlino che compariva nella Spada Nella Roccia. Gli occhialini a mezzaluna, non riuscivano a mascherare lo sguardo penetrante degli occhi blu del mago. Quello doveva essere Albus Silente.

La McGranitt richiamò il silenzio in sala.

-L’ultima studentessa che effettuerà lo smistamento è Lyra Rossini. Ha frequentato i primi due anni a Beauxbatons, in Francia. Inoltre ha partecipato ad una vacanza studio a Durmstrang, in Scandinavia. Miss Rossini, pronta?-

-Sì-

Sbottò scocciata.

Facciamola finita, devo andare a controllare il mio Unku, pensò.

La professoressa le posò il cappello in testa, il quale, non appena sfiorò i capelli biondo argentei, della ragazza, gridò a gran voce.

-Serpeverde-

Vega sorrise soddisfatta, certo non poteva essere altrimenti.

Gli studente della sua nuova casa, batterono le mani e qualcuno si azzardò anche in fischi di approvazione.

La ragazzina si alzò con un movimento fluido ed elegante e raggiunse il tavolo sotto al muro, dove svettava lo stendardo verde e argento.

Draco, senza dare spiegazioni a nessuno fece posto alla ragazza, tra lui e un altro.

-Io sono Draco Malfoy, lui è Theodore Nott, Daphne Greengrass, Pansy Parkinson, Tiger, Goyle e lui è Blaise Zabini-

Theo aveva i capelli castani e gli occhi di un verde scurissimo.  Guardò incerto Draco, che lo fulminò con un’occhiataccia.

In quel modo, non solo lui, ma l’intero tavolo capì che la nuova ragazza, si era attirata sorprendentemente le simpatie del loro principino.

Il ragazzo sorrise affabile.

-Piacere mio Lyra-

Daphne, una stupenda bionda dei magnifici occhi verdi la squadrò attentamente.

-Benvenuta tra le serpi-

Le disse accennando un sorriso. Lo stesso fece Pansy, mora occhi scuri, con un delizioso caschetto, sebbene avesse il viso leggermente schiacciato.

Tiger e Goyle, grugnirono un saluto e infine lo sguardo di Lyra si posò su Zabini.

Capelli nerissimi, pelle olivastra, sorriso accattivante e furbo e occhi di uno stupefacente color zaffiro.

-Piacere di ricontrarti, Lyra-

-Piacere mio-

Zabini le fece l’occhiolino e Vega sentì una specie di calore salirle in viso.

Corrugò perplessa le sopracciglia. Che cos’era?

Scrollando le spalle, distolse lo sguardo da Blaise. Draco allungò il braccio dietro di lei e le sussurrò all’orecchio.

-Sei arrossita… lo sai?-

Infastidita dal tono compiaciuto e divertito del ragazzo, Vega schiuse le labbra in un affascinante, quanto imperturbabile sorriso malandrino.

-E’ colpa del tuo fascino, Draco… ammaliante come quello di tuo padre-

Draco scosse la testa, divertito.

-Almeno sei ancora la civetta che ricordo da bambino-

-Ehi Malfoy!-

Sia Vega che Draco si girarono verso il tavolo di Grifondoro.

Chris quasi fumava dalle orecchie, talmente era furioso.

-Leva quei tentacoli da dosso a mia sorella e sta a due metri di distanze da lei, come minimo-

Scandì con veemenza.

Il gruppo di serpi, ai quali Vega era stata presentata, si scambiò un’occhiata divertita, prima di puntare lo sguardo su Draco.

Il biondino fece un sorrise affettato.

-Cos’è Rossini? Adesso sei diventato così stupido da confondermi con la piovra gigante del Lago Nero?-

-Sai com’è, Malfoy, ma sei così viscido, che ti si può tranquillamente confondere-

Draco si irrigidì, ma non lo mostrò. Vega accanto a lui, l’avvertì.

Il ragazzo sogghignò e per dispetto, si tirò la cugina vicino.

Lei lo fulminò con n’occhiataccia.

-Non sopporto quando mi mettono le mani addosso e nemmeno quando offendo i miei fratelli, quindi... vuoi che ti schianti ora o più tardi?-

Draco le ammiccò, per nulla intimorito.

-Più tardi, potresti avere un motivo in più per schiantarmi-

Christian si alzò di scatto in piedi, con i pugni chiuse e il viso paonazzo dalla rabbia.

Fred Weasley, lo afferrò per un braccio, cercando di tirarlo a sedere.

-Non fare scenate in Sala Grande, amico. Non vedi che lo fa solo per farti arrabbiare?!-

Anche Harry, invitò il compagno di casa a sedersi.

-Non vorrai dare una simile soddisfazione a Piton? Toglierci punti a partire dalla sera dello smistamento, non sarebbe un buon inizio. Lascia perdere quell’idiota platinato-

-Ehi Potter, non ti conviene agitarti così, potresti svenire di nuovo-

Sogghignò cattivo Draco, il quale spostò il suo sguardo sulla Granger.

-Ah, ma vedo che c’è pronta la lurida mezzosangue zannuta. L’unico modo che hai, per baciare un ragazzo è quello di fargli la respirazione bocca a bocca-

-E tu, invece, non riusciresti a farti baciare nemmeno in quel caso, Malfoy-

-Suvvia-

Li interruppe Vega, che però ce l’aveva con il fratello.

-Chris, lo sai che so difendermi da sola, anche se mi lusinga che tu prenda le mie difese. Ma, non è necessario. Ricorda quello che ti ho detto al momento di prendere la carrozza?-

Christian rimase spiazzato dal tono calmo e tranquillo della sorella.

Si lasciò rimettere a sedere dolcemente, riflettendo sul quello che aveva detto la sorella.

Ricordava che avrebbe voluto salire in carrozza proprio con Malfoy e lui le aveva risposto che non avrebbe acconsentito nemmeno sotto Imperius, al ché lei gli aveva risposto “non conosci molto bene l’albero genealogico dei Black, n’est pas?”. Voleva insinuare, che tra lei e quel biondino platinato c’era un qualche legame di parentela?

Al pensiero che Vega potesse essere parente di Malfoy, rabbrividì. Quello sì che era orribile.

Scoccò uno sguardo torvo al ragazzino, che però non lo stava guardando.

Aveva tolto le mani da sua sorella e stava guardando furioso Hermione, che invece era impegnata in un’allegra conversazione con Harry.

Zabini sussurrò qualcosa all’orecchio dell’amico, che diventò rosso di rabbia.

-Ma che cavolo dici Blaise? Porco Merlino, che schifo-

Zabini ridacchiò e distolse lo sguardo da Malfoy.

-Buonasera, mie cari ragazzi-

Esordì Silente, dal palchetto.

Si era alzato in piedi, dalla poltrona centrale del lungo tavolo dei professori.

- Un caloroso Benvenuto a tutti i presenti! E come di consueto ci accingiamo ad iniziare un altro anno ad Hogwarts! Devo dirvi solo poche cose, e siccome sono tutte molto serie, credo che sia meglio toglierci il pensiero prima che finiate frastornati dal nostro ottimo banchetto-

Sorrise, poi proseguì.

-Come ormai tutti saprete dopo la perquisizione dell'Espresso di Hogwarts, la nostra scuola attualmente ospita alcuni dei Dissennatori di Azkaban, che sono qui in missione per conto del Ministero della Magia. Sono di guardia a tutti gli ingressi e finché rimarranno con noi, voglio che sia chiaro che nessuno deve allontanarsi da scuola senza permesso. I Dissennatori non devono essere presi in giro con trucchi o travestimenti, né tantomeno coi Mantelli dell'Invisibilità-

Harry e Ron si scambiarono un'occhiata d’intesa.

L’anziano mago si schiarì la voce.

-Non fa parte della natura di un Dissennatore comprendere eventuali scuse o suppliche. Di conseguenza vi metto in guardia tutti quanti. non date loro motivo di farvi del male. Conto sui Prefetti, e sui nuovi Capiscuola, perché facciano in modo che nessuno entri in conflitto con i Dissennatori-

Sorrise.

-Ora, però, passiamo ad un argomento più allegro-

Indicò l’insegnante alla sua destra e disse.

-Sono lieto di dare il benvenuto a due nuovi insegnanti. Innanzitutto al professor Lupin, che ha gentilmente accettato la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure-

Un discreto applauso si levò nella sala grande.

Draco storse la bocca in una smorfia disgustata.

-Il mio elfo è vestito meglio-

Pansy ridacchiò divertita, mentre Daphne alzò gli occhi al cielo.

-Sei senza speranza-

Commentò con un sorriso sornione. Zabini appoggiò il mento sulla spalla della bionda compagna.

-E’ sempre stato senza speranza, Daphne. Lo imparerai anche tu, Lyra-

Come se già non lo sapessi, pensò lei distogliendo lo sguardo da quello color zaffiro del serpeverde.

-Quanto alla nostra seconda nuova nomina-

Riprese Silente, mentre il tiepido applauso per il professor Lupin si spegneva.

-Sono spiacente di dovervi dire che il professor Kettleburn, il nostro insegnante di Cura delle Creature Magiche, è andato in pensione alla fine dell'anno scorso per godersi gli anni, nonché le membra, che gli restano. Comunque sono lieto di annunciarvi che il suo posto verrà preso nientemeno che da Rubeus Hagrid, che ha accettato di assumere il ruolo di insegnante in aggiunta al suo compito di guardiacaccia-

Theo fece un verso di disgusto.

-Questa scuola continua a scendere in basso. Ora hanno messo anche quel mezzo-gigante ad insegnare-

-Pensa quando lo saprà mio padre-

Disse Draco.

Blaise, si raddrizzò e guardò divertito la nuova serpe.

-Questa è la frase preferita di Draco. Gliela sentirai dire spesso-

Maledizione, pensò lei, sentendo di nuovo il caldo salirle al viso. Guardò truce il bel ragazzo. Era tutta colpa sua.

-Che ho detto?-

Disse perplesso Blaise, tra sé.

-Bene, credo di avervi detto tutte le cose importanti.

Concluse Silente.

-Che il banchetto cominci!

Draco cercò di mangiare il più velocemente possibile, ma senza ingozzarsi come la donnola Weasley, che per inciso parlava pure con la bocca piena. La Granger lo stava rimproverando, disgustata, per un pezzetto di pollo che le era atterrato sulla mano.

-Ron, spero che un giorno o l’altro, ti strozzi, così imparerai a non parlare mentre mangi!-

-Mmhh, ma Hermffingh…-

Il resto delle parole si perse in mezzo a piselli, funghi e pezzettini di pane.

-Ron, sei orribile-

La ragazza si era scostata, andando a sedersi accanto a Fred e Christian.

-Lascialo perdere, mezzosangue, ha fatto la fame per due mesi, in quella sudicia e misera casa. Eppure ho sentito che avete vinto un po’ di soldi alla lotteria. Mi aspettavo che tua madre ci rimanesse secca dalla sorpresa-

Commentò cattivo, Draco.

Ron stava per alzarsi di scatto, ma Harry e Seamus Finnigan lo trattennero in tempo.

Il rosso buttò fuori altri incomprensibili parole e pezzetti di cibo.

Hermione sorrise beffarda al serpeverde e alzò il mento per fissarlo negli occhi, orgogliosa come una regina.

-Mai quanto tuo padre, quando ha visto un’intera squadra di Auror, che gli perquisiva casa. Ho saputo che hanno scoperto delle stanze molto interessanti-

Draco strinse i pugni dalla rabbia.

Ma aveva un asso nella manica. Aveva saputo alla fine dello scorso anno, che Potty e Weasel avevano preso la polisucco trasformandosi in quei due idioti di Tiger e Goyle.

-Devo ammettere che l’idea di usare la pozione polisucco, per far intrufolare i tuoi amichetti da noi, è stata molto serpeverde-

Hermione si portò una mano alle labbra, sorpresa. Come aveva fatto a scoprirlo? Draco ghignò.

-Sorpresa, mezzosangue? Avresti potuto scegliere Pansy o Daphne, per seguire i tuoi amici, invece di quell’armadio della Bulstrode. Sarebbe stata l’unica occasione per te, di apparire come una vera femmina. Non sai quanto ho riso, pensando a te trasformata in gatto-

Hermione espirò dal naso, oltraggiata.

-Sai com’è, Malfoy, temevo ti avvicinassi troppo. E avresti capito subito chi ero, se avessi vomitato sulle tue preziose scarpe-

Rispose beffarda.

-Per le luride sangue sporco come te, è un onore anche solo respirare la nostra aria-

-Ma quale onore, Malfoy? Tu non sai nemmeno dove sta di casa. Sei solo un piccolo codardo, sbruffone e viziato figlio di papà. Non sai nemmeno difenderti da solo, altrimenti non avresti bisogno di quei due scimmione cerebrolesi-

Sia i compagni di Grifondoro, che quelli di Serpeverde, assistevano senza intervenire allo scambio di battute tra i due.

Per evitare che la situazione degenerasse e si mettesse mano alle bacchetta, Vega batté le posate nel piatto.

Draco sobbalzò leggermente, contraendo ancora di più i pugni. Lei gli sorrise.

-Ho finito-

Lui anni, rilassandosi impercettibilmente.

Ora aveva delle questioni più importante da sbrigare.

Fece segno a Vega di precederlo, poi si alzò a sua volta e passando dietro alla Granger, le sussurrò all’orecchio.

-Non credere che sia finita qui, sporca mezzosangue-

Ron e Harry si apprestarono ad alzarsi, per accorrere in aiuto dell’amica, ma un gesto imperioso della mano di questa, li fermò.

Draco Malfoy uscì dalla Sala Grande a testa alta e con passo elegante e ferino.

Pensò, confuso, che i capelli di quella lurida babbana, odoravano di mandorle e vaniglia.

Hermione seguì per un attimo il serpeverde, poi pensò confusa, che lui odorava di muschio bianco e di pulito.

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice:

Ecco a voi la seconda parte del primo capitolo. Spero che vi piaccia ^^ e che mi facciate sapere che ne pensate. Il discorso del preside, lìho preso interamente dal libro :D

Ma passo subito a rispondere alle vostre recensioni:

anna96: sono felice che ti sia piaciuto il cap precedente ^^. Eh sì, Vega è una Black fatta e finita. Spero che questo cap ti piaccia, bacioni.

ladykirahm: ciao mia carissima beta, come va? Tanto per cominciare, grazie delle correzioni, ne ho fatti alcuni veramente assurdi (mi vergogno quasi ^^). Su Roberto… beh, si vedrà più avanti, anche se sono ancora indecise sul quando. Ma non ti preoccupare, svelerò tutto. Dimmi che ne pensi del cap, senza occhialini da mestrina ^^. Riguardo a te, amo la tua fic sempre di più, ad ogni capitolo che leggo. Bacioni.

JuliaWeasley: sono felice che ti piaccia la mia fic (e ti faccia anche ridere), soprattutto perché non segui questa ship ^^.  E poi, come non potrei far incontrare zio e nipote. Spero solo che ti piacerà quel momento, che però è ancora lontanuccio… più o meno… Il merito di aver diviso il cap in due va tutto a ladykirahm, che è la mia beta. Fosse stato per me, avrei pubblicato un primo capitolo lunghissimo. Come donna bionda, non c’è mica solo Narcissa :P… ci sono le Greengrass che sono bionde… chissà. Spero che questo capitolo ti piaccia. Bacioni

Fly girl_HH: cercherò di essere più chiara nelle risposte ^^. Non ti preoccupare, sono anche io per le critiche costruttive ed è giusto che se hai qualche perplessità, tu me lo faccia notare. Ora iniziamo ^^: hai ragione nel dire che Vega è antipatica, ma non ti preoccupare su questo, perché in seguito alcune cose cambieranno. Riguardo MarySue, mah, ti dirò, a me non sembra perfetta la ragazzina. E poi se ti sembra così ora, figurati prima :P ho dovuto riscriverla proprio per questo. Passando ai pregiudizi di Vega, lei è stata cresciuta dai Black e dai Malfoy. E le cose che si imparano nei primi anni di vita, sonoq uelle che rimangono inmpresse nella mente del bambino più a lungo (almeno così è scritto nei miei libri di psicologia ^^). Quindi, le sono rimasti inculcati quegli insegnamenti. Anche se non lo scritto, poi, Vega ama moltissimo Roberto, Christian e Antonio, un po’ meno Carla, però ^^. Riguardo i Weasley, beh io ho immaginato che l’avesse sentito da Lucius Malfoy, però avrei dovuto scriverlo… me ne scuso. Sul fatto che lo sarebbe anche lei… non è proprio esatto. Vega si è vista costretta a dover vivere con i babbani, mentre i Weasley li amano a priori. Sul fatto del perché la chiamino Lyra invece di Vega… risponderò nel prossimo capitolo ^^. Sono comunque felice che la mia storia ti piaccia e grazie per averla messa nei preferiti. Se hai altre domande, non farti problemi. Spero solo che le mie risposte siano stati abbastanza soddisfacenti. Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo. Bacioni

Ringrazio tutte le persone che hanno messo questa storie tra le seguite e tra le preferite e anche quelli che leggono soltanto. GRAZIE e al prossimo capitolo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** I Know You ***


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- Spiegazioni -

 

 

 

 

 

 

Gli occhi neri di Severus Piton, professore di pozioni e capo della casa di Serpeverde, seguirono sorpresi la figura di Lyra Rossini che usciva dalla sala, subito seguita dal suo figlioccio, Draco Malfoy.

Quando le due figure scomparvero oltre il pesante portone, la sua espressione, tornò ad essere imperscrutabile.

Quando l’aveva vista, aveva provato un sussulto al cuore, simile a quello che aveva provato quando aveva scorto gli occhi verde smeraldo della sua amata Lily Evans, nel volto dell’odioso Harry Potter, due anni prima.

Gli era bastato osservare la ragazzina per pochi minuti, per rendersi conto che la sua prima impressione era esatta. Lyra Rossini, in realtà era Vega Black.

Abbassò il capo unticcio, guardando assorto il roast beef che aveva nel piatto.

La ricordava da bambina, quando lui si recava a Château Lacroix per far visita a Regulus.

Non era molto diversa da ora, per lo meno nell’aspetto fisico. In merito al carattere, invece… sembrava un’altra persona.

Lui ricordava un bambina allegra, vivace, sempre pronta al sorriso. La ragazzina che si era ritrovato ad osservare, invece era triste, arrabbiata, sarcastica.

Chissà come ha fatto a sopravvivere all’omicidio dei suoi genitori?!, pensò Piton, infilzando un pezzo di carne, per portarselo alla bocca.

Decise che per il momento si sarebbe limitato a tenerla d’occhio. Non poteva permettersi di lasciarsi sfuggire che lui era una spia dell’Ordine, come lo era stato Regulus Black.

 

 

Vega batté impaziente un piede a terra.

Ma quanto ci mette ad arrivare Draco?, pensò stizzita la ragazzina.

Finalmente il portone si aprì e l’algida ed elegante figura del cugino, uscì spavalda.

Gli si parò davanti, con le mani sui fianchi.

-Finalmente!-

Esclamò scocciata.

-Ma si può sapere perché ci mettevi tanto?-

-Blaise-

Mentì. Ci mancava solo che le dicesse che era per via della mezzosangue… già se la immaginava con quel sorrisetto malizioso e saputello… chissà quell’idea bislacca da dove le era uscita?!

Vega fece una smorfia, quando lo sentì nominare l’amico.

-Quel tipo non mi piace-

Draco inarcò un sopracciglio, perplesso, iniziando a camminare verso i sotterranei. Lei lo seguì subito.

-Davvero non ti piace Blaise?-

Fece il cugino, incredulo. Lei annuì. Era tanto difficile da credere?

Blaise Zabini non le piaceva. La faceva sentire strana. Strana come mai lo era stata nella sua giovane vita.

Quella stranezza aveva a che fare con gli stessi sintomi che aveva dopo una corsa, o dopo che aveva giocato a calcio con i fratelli: cuore che batteva, viso rosso e respiro affrettato.

Draco si strinse nelle spalle.

-Strano. Di solito Blaise piace a tutte le ragazze-

-Io non sono “tutte le ragazze”-

Precisò offesa.

Il ragazzo le passò un braccio sulle spalle, dandole un colpetto come per rassicurarla.

-Oh credimi, cuginetta… lo so-

Vega sogghignò maliziosa, prima di liberarsi dalla sua presa.

-Abbiamo tantissime cose di cui parlare-

Le ricordò Draco.

-Lo so. Aspettiamo di arrivare nei dormitori-

Si ritrovarono davanti al dipinto che nascondeva l’entrata a Serpeverde:

-Mors tua, vita mea-

La prima cosa di cui si rese conto la ragazzina, una volta all’interno, era che i sotterranei erano molto freddi.

Ma quello per lei non era un problema. Amava il freddo, la rinvigoriva.

La luce verdastra che emanava dalle lampade, dava un aspetto sofisticato alla sala comune. E per mitigare il freddo, c’era un enorme camino di marmo accesso che scoppiettava, decorato con teschi e statuette.

Inoltre, Vega trovava che la luce che filtrava attraverso le acque del Lago Nero, donasse alla Sala Comune un ché di affascinante e misterioso.

L’unica pecca era che da lì non poteva vedere il cielo, con la sua luna e le sue meravigliose stelle.

Non sapeva ancora spiegarsi il perché, ma guardare il cielo terso, di sera, l’aveva sempre fatta sentire bene, quasi come se fosse più vicina ai suoi genitori.

Riscuotendosi da quelle elucubrazioni mentali, osservò il lusso e il buon gusto con cui era arredata la stanza. Divanetti di damasco, velluto e pelle di colore nero e verde scuro, tavolini in mogano e pregiate sedie dello stesso materiale e tappeti verde e argento. Una parete della stanza era occupata dalle fotografie delle classi di Serpeverde degli anni passati.

Fu una foto in particolare ad attrarre la sua attenzione. Quella che ritraeva suo padre.

Nella foto in movimento, un giovanissimo Regulus stava imbronciato e imbarazzato fra una ragazza e un ragazzo.

Spostando lo sguardo sulla targhetta, lesse:

-Rachel Queen*, Regulus Black, Bartemious Crouch Jr. Classe 1978-

Draco le si avvicinò silenziosamente da dietro e le mise una mano sulla spalla in un gesto di conforto.

Vega accarezzò con il polpastrello il volto corrucciato del padre e stirò le labbra in un mesto sorriso.

-Avrò la testa di chi li ha uccisi, fosse anche l’ultima cosa che faccio-

Draco non commentò su quell’uscita e mettendole una mano sul gomito, la esortò.

-Vieni, sediamoci davanti al camino-

Con un ultimo sguardo alla foto, Vega seguì il cugino sul divano di pelle a tre posti, davanti al camino acceso.

La ragazzina si sedette con grazia e piegando lievemente la testa da un lato, sospirò.

-Avanti, inizia pure a tempestarmi di domande-

Lui annuì.

-Beh, ne ho così tante che non so nemmeno da dove iniziare… vediamo…-

Rifletté per un lungo minuto, poi esordì.

-Ah sì… perché accidenti non ci hai avvertito che eri viva? Hai preferito vivere con dei sudici babbani, piuttosto che con la tua famiglia?-

Lei lo guardò senza scomporsi. Sospettava che quella sarebbe stata la prima domanda.

-Prima di morire, papà mi disse che se fosse successo qualcosa a lui e alla mamma, avrei dovuto restare nel mondo babbano e non tornare nel mondo magico-

-Perché mai?-

Le chiese il cugino confuso. D’altronde zio Regulus e zia Venus si erano sempre fidati a lasciare Vega a Malfoy Manor, sicuri che suo padre e sua madre, trattassero la bambina come una loro figlia.

Vega scrollò le spalle:

-Questo non lo so. So solo, che quando papà e mamma sono stati uccisi, io gli ho obbedito. Sono scappata nel mondo babbano e ho incontrato Roberto Rossini, un ex-mago discendente da una famiglia purosangue. Lui mi ha preso con sé e da allora mi ha trattato come se fossi sua figlia a tutti gli effetti-

Rispose, poi la ragazzina indurì lo sguardo.

-E a questo proposito, Draco. Non ti permettere mai più di offendere i miei fratelli. Io… beh…-

Arrossì lievemente e abbassò la testa.

Lei voleva bene ai suoi fratelli e a Roberto, ma ammetterlo la spaventava un po’. Era come se avesse un punto debole e non lo sopportava, ma più di tutto temeva che dicendo ad alta voce che li amava, loro potessero fare la stessa fine che avevano fatto i suoi genitori. E non avrebbe potuto sopportare anche quello.

-Io… sono la mia famiglia e non voglio che tu li offenda-

Poi sospirò mesta, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare contro lo schienale morbido della poltrona.

-Sai, i primi tempi è stata davvero dura per me-

Disse riferendosi alla vita con i babbani.

-Mi faceva schifo tutto. Non riuscivo quasi a mangiare e non tolleravo che Chris e Tony potessero anche solo sfiorarmi. Per Carla, poi…-

Vedendo lo sguardo incerto di Draco, si affrettò a spiegare.

-La moglie babbana di Roberto. Beh a lei non sono mai piaciuta. Dice che le streghe sono malvagie e crede che di sera non abbiamo niente di meglio da fare, che montare in sella alle nostre scope con un gatto rigorosamente nero e andare a rapire i bambini per farne succulenti manicaretti-

Draco strinse le labbra per non ridere sentendo quella descrizione.

Allora era vero che i babbani erano tutti matti.

-E non è finita qui-

Riprese lei, sorridendo alla faccia del cugino.

-Non solo ci mangiamo bimbi babbani, ma sempre di sera a mezzanotte, perché secondo lei quella è l’ora delle streghe,  noi usciamo a danzare nude nei boschi, insieme al maligno-

-Che sciocchezza… e chi sarebbe questo maligno?-

-Uno con delle corna sulla fronte, vestito come un vampiro e con un forcone in mano… ah e la coda a punta. Lei lo chiama Satana-

Draco scrollò le spalle. Che strani questi babbani.

-Ma tornando a noi… nonostante sia stato difficile abituarmi a vivere con i babbani, ho imparato a tollerarli. Anche se mi diverto ancora a fargli credere che non è così-

Rivelò con un sorrisino furbo.

-Con i traditori del sangue le cose sono un po’ diverse.  Ho un criterio tutto mio per decidere chi è e chi non è un traditore-

-E su cosa si basa questo criterio?-

Lei aggrottò le sopracciglia, pensosa.

-Beh… ritengo che bisogna avere una motivizione abbastanza valida-

-Ah… una motivazione-

-Sì-

-Mi fai un esempio? Così mi chiarisci le idee-

-Certo-

Rispose, poi dopo averci pensato su qualche momento, esordì.

-Ronald Weasley è un traditore… Sirius Black no-

Al sentire quel nome, lui sussultò guardandola con tanto d’occhi.

-Vega, ma che accidenti dici? Sirius Black è un assassino dalla parte del Signore Oscuro-

Lei inarcò un sopracciglio, scettica.

-Io non ci credo. E’ assurdo e lo sai anche tu e poi papà diceva che era stato incastrato-

-Io penso che tutto quadra, invece-

Sospirò.

-Che hai intenzione di fare a proposito?-

-Ancora non lo so ma voglio, anzi no.. devo vederlo. Sento di dovergli parlare, dato che papà non ha potuto farlo-

Draco fece una smorfia. Andare in cerca di un assassino non era certo una cosa saggia da fare... lui trovava che fosse più in stile Potter.

Le lanciò un’occhiata dubbiosa. Forse gli conveniva tenerla d’occhio, non voleva che facesse la fine di Peter Minus e dei Potter.

Oh sì, lui la conosceva quella storia. Suo padre gliel’aveva raccontata appena si era diffusa la notizia della fuga di Black. La cosa strana è che se lui avesse fatto parte dei mangiamorte, Lucius avrebbe dovuto certamente saperlo… invece non era così.

Pensandoci bene, era questo quello che non andava.

Lucius Malfoy conosceva particamente i nomi di tutti i mangiamorte… tutti, nessuno escluso e persino lui, Draco, conosceva quei nomi. Possibile che gliene fosse sfuggito uno?

Non lasciò trapelare quei dubbi e li accantonò in un angolo della sua mente. Per ora doveva concentrasi sulla cugina ritrovata.

-E che motivazione avrebbe avuto Black per tardire il sangue?-

Sogghiando, Vega inarcò un sopracciglio.

-Suvvia Draco, tu saresti riuscito a convivere con dei genitori che ti odiavano? Specie se questi sono Walburga e Orion Black?-

Ricordando la terribile, severa e arcigna zia, Draco rabbrividì leggermente. Da bambino l’aveva messo sempre in soggezione, almeno tanto quanto suo nonno Abraxas.

-Quindi dici che è per questo che ha tradito?-

Vega annuì convinta.

-Sì, me l’ha detto anche papà. Anche io sarei scappata di casa, se la nonna mi avesse odiata come odiava Sirius-

Draco scrollò le spalle. Certo che vivere con i babbani e i mezzosangue, l’aveva un po’ rammollita, ma quello non gliel’avrebbe mai detto.

-E i Weasley non hanno motivazioni, giusto?-

Vega scosse la testa.

-No. Loro sono amanti dei babbani e basta. Ti ricordi che tuo padre ci istruiva sulle famiglie da frequentare?-

-Sì-

Rispose riluttante. Suo padre elencava tutti i nomi delle famiglie purosangue degne di nota, poi passava a quelle cadute in basso e a quelle che avevano tradito.

-Beh, continua. Stavi parlando della tua vita con i babbani-

Lei annuì.

-Sì. Beh, Roberto è stato un padre esemplare, non avrei potuto essere adottata da uomo migliore. Non si è lasciato scoraggiare dal mio atteggiamento razzista, anzi è stato sempre molto paziente e… beh, negerò fino alla fine quello che sto per confidarti..-

Draco inarcò un sopracciglio, curioso. Vega sospirò.

-Lui mi ha insegnato a giudicare una persona non dal suo sangue, ma da quello che è-

Le sopracciglie quasi bianche di Draco, scattarono all’insù.

-Sei piuttosto contraddittoria, lo sai? Dì, piuttosto che il tuo criterio per decidere se un purosangue è traditore o meno, sia la simpatia... e quanto pare gli straccioni Weasley ti sono decisamente antipatici-

Vega fece una smorfia e si strinse nelle spalle.

-E’ che il rosso lo detesto.. e a prima impressione, quel Ronald Weasley sembra proprio un’idiota-

Draco sogghignò divertito a quella risposta.

-Non sembra... è!-

Le labbra della ragazzina si distesero in un sorrisetto divertito.

-Beh.. e poi che altro hai fatto con i babbani?-

Chiese ancora lui.

-Sono andata a scuola e Roberto ha iscritto me e Tony a danza, ma non è che mi piaceva molto. Poi Tony e Chris mi hanno insegnato a giocare a calcio-

-E che cos’è?-

-Un gioco a squadre. Ce ne sono due, e sono composte da undici giocatori, che usando un pallone giocano all’interno di un campo rettangolare con due porte. Lo scopo è quello di segnare più goal dell’avversario, facendo finire il pallone nella porta avversaria. E’ divertente-

-Non si vola?-

-No-

-Preferisco il quidditch. Comunque, sono felice che tu sia qui, Vega-

-Lyra-

Lo corresse lei.

-Perché hai scelto di farti chiamare Lyra?-

Lei sorrise.

-Roberto sapeva che prima o poi avrei dovuto frequentare una scuola di magia. Quindi, quando modificò la memoria ai babbani con la bacchetta di papà, facendo credere a tutti che io ero sua figlia, mi disse che era meglio se avessi cambiato nome, così sarei stata relativamente al sicuro, una volta tornata nel mondo magico. E’ con il nome di Lyra Rossini che mi ha iscritto a Beauxbatons-

-Ingenuo da parte sua. Prima o poi ti avrebbero riconosciuta. Sarebbe stato meglio se ti avesse modificato un po’ anche l’aspetto estetico. Mora e con gli occhi grigi… da vera Black-

Vega ridacchiò.

-Non ci abbiamo pensato, in effetti. Ma ormai è fatta e poi sono affezionata ai miei capelli biondi e ai miei occhi verdi-

-Il cambio nome così perde efficacia, almeno dal mio punto di vista-

-Beh, forse pensava che sarebbe bastato quello. Credo temesse che sarei stata uccisa anche io –

E non so perché, ma ho la sensazione che io sia ancora in pericolo, pensò nervosa.

In  effetti lui dovette ammettere che non avrebbe riconosciuto la cugina, se non fosse stato per il bracciale e il caro Unku, pensò con un ghigno.

-Perché ghigni?-

-Unku si ricorda di me-

Disse soddisfatto. Lei scosse la testa divertita.

-Povero il mio cucciolo. Ricordo quando lo annodavi… eri tremendo e da quel poco che ho potuto capire, lo sei ancora-

-Non stiamo parlando di me, ma di te-

Le ricordò lui.

Lei annuì.

-Altre domande?-

-Ami ancora tantissimi gli animali?-

-Sì, come sempre… oh mi ricordo di quando zio Lucius mi regalò quel draghetto adorabile-

Le labbra le si atteggiarono a un delizioso broncio. Una settimana dopo averlo ricevuto, il piccolo nero delle ebridi, che lei aveva chiamato Eltanin, era stato mandato in Romania dai suoi genitori. Come ci rimase male, allora. Non aveva parlato con loro per due settimane… se ci pensava ora, si sarebbe presa a calci.

-Chissà come sta, se è ancora vivo-

-Mah-

Rispose, poi rimase in silenzio per un  po’, osservando il fuoco che ardeva nell’enorme camino. C’era qualcosa che voleva ancora chiederle.

-Eri presente quando sono stati uccisi?-

Non c’era certamente la necessità di specificare i soggetti. Vega aveva capito benissimo.

Strinse i pugni e lo sguardo le si indurì. Era presente… si era limitata a guardare i suoi genitori morire, senza muovere un dito.

Chiuse gli occhi e voltò la testa.

-I… io… sì. Ero presente. Papà mi aveva fatto nascondere-

Si prese la testa tra le mani sospirando.

-Mi sono comportata come la peggiore dei vigliacchi. Li ho visti morire e non ho mosso un dito per aiutarli-

La voce della cugina era così sofferente e in colpa, che Draco le strinse la spalla in un gesto di conforto.

-Stai scherzando, vero?-

-No-

-Merlino, cugina! Avevi solo sei anni. Non avresti potuto aiutarli e saresti sicuramente rimasta uccisa-

-Io…-

Il ragazzino la guardò dritto negli occhi.

-Non voglio sentirti dire simili cose, Vega, chiaro?-

Lei annuì docile, in quel momento aveva bisogno che qualcuno le dicesse quelle cose.

-Mi dispiace che il loro assassino non sia mai stato preso-

Vega strinse di nuovo i pugni, che aveva rilassato e la rabbia prese il posto del dolore.

-Di questo ne sono felice. Perché sono io stessa che devo trovarla, prenderla e ucciderla nel modo più crudele possibile-

Sibilò vendicativa.

Draco inarcò un sopracciglio, si scostò da lei e la guardò perplesso e sorpreso al contempo.

-Hai visto l’assassino???-

Vega si liberò dalla stretta di lui e si alzò, avvicinandosi al camino.

-Sì. Una donna vecchia, ma fortissima. Papà e mamma non hanno potuto fare niente contro di lei, nonostante avessero la bacchetta, mentre la vecchia era disarmata-

-E’ riuscita a ucciderli lo stesso?-

Esclamò incredulo, alzandosi anche lui ed avvicinandosi a lei.

-Sì-

-Ma come ha fatto?-

-Non lo so-

Rispose con un sospiro.

-Dobbiamo dirlo a mio padre-

-No… non devi dirgli nulla... nè di me, nè di questo. E’ una caccia che devo fare io-

-Ma..-

Vega scosse la testa.

-Niente ma. Sono i miei genitori, spetta a me vendicarli e tutto ciò che riguarda la vecchia è compito mio-

Draco non rispose, ma pensò che sarebbe stato più facile dirlo a suo padre.

Con le sue conoscenze l’avrebbe trovata prima.

Un suono concitato di voci li avvertì dell’arrivo dei compagni di casa.

I due cugini si voltarono verso il passaggio che si stava aprendo.

Theodore Nott e Blaise Zabini, avevano ceduto galantemente il passo alle due amiche Daphne e Pansy.

-… Top Witch lo dice-

Stava dicendo la bionda. Pansy annuì.

-Quest’anno va molto di moda il color glicine e il blu… come i tuoi occhi Blaise-

Disse facendo, per scherzo, gli occhi dolci al compagno che rise ammiccante.

-Anche tu hai dei bellissimi occhi scuri, piccola-

Pansy ridacchiò.

-Io non ho detto che hai begli occhi-

-Ma avresti voluto dirlo. Ti conosco troppo bene-

 Daphne e Theo si scambiarono un’occhiata divertita. Lo sguardo di Pansy si illuminò quando vide Draco e gli andò incontro.

-Ehi Draco, non ti sei fermato a prendere il dolce-

-Eppure c’era la crostata di mele, la tua preferita-

Aggiunse Blaise.

Draco sogghignò.

-Scommetto che l’avete mangiata tutta voi-

-Oh no.. semmai l’avranno mangiata tutta Tiger e Goyle. Infatti sono ancora in sala grande ad abbuffarsi ed è per questo che Pansy te ne ha fatto conservare un pezzo -

Disse Theo andandosi a spaparanzare sul divano davanti al fuoco e ammiccò a Vega e si rivolse all’amico.

-Non ci hai ancora detto che c’è sotto-

-Già.. Non siamo mica stupidi, anche se è quello che credono gli altri-

Fece Daphne incrociando le braccia al seno.

-Andiamo nella vostra stanza-

La bionda si voltò e camminò con grazia verso la porta che conduceva al dormitorio maschile. Entrò come se fosse la padrona, nella camera che Theo, Blaise e Draco dividevano con Tiger e Goyle.

La serpeverde prese posto sul letto di Theo, che sedette accanto a lei.

Draco e Pansy si sedettero vicini, sull’altro letto, quello di Blaise. E a Vega dovette toccare il posto accanto a Blaise, sul letto di Draco.

Il ragazzo le sorrise e lei si voltò per non mostrargli le guance rosate.

Daphne annuì.

-Bene e ora veniamo a noi. Cos’è questa storia? Perché ha il bracciale con lo stemma dei Malfoy?-

Draco e Vega si scambiarono uno sguardo incerto. Non sapendo se rivelare o meno il loro legame di parentela.

-Siete parenti-

Affermò Blaise appoggiandosi allo schienale del letto, fingendo un’elegante noncuranza.

-E’ palese. Prima di tutto vi somigliate troppo… sembrate quasi fratello e sorella. Poi c’è il suo strano comportamento. Quando mai Draco si è comportato così con una mezzosangue? E’ sospetto. Infine c’è il bracciale. Voi non eravate presenti nello scompartimento, ma Draco è rimasto senza parole vedendolo. Guardatelo anche voi-

Pansy, Daphne e Theo spostarono lo sguardo sorpreso sul bracciale di Vega, dove vi era inciso lo stemma dei Malfoy.

-E’ chiaramente un lavoro fatto dai folletti-

Sentenziò Pansy e Daphne annuì.

-Già. I loro lavori sono inconfondibili-

-Esattamente-

Sorrise Blaise, soddisfatto.

-Inoltre un gioiello così ben fatto, sarà costato un cifra che solo uno purosangue come Malfoy senior… o i nostri ricchi genitori… si può permettere-

-Hai vinto un peluche-

Sbottò Vega alzando gli occhi al cielo.

Tentare di negare e trovare una storia alternativa sarebbe stato patetico. E poi come spiegare lo stemma dei Malfoy sul suo bracciale?!

Draco sbuffò e mise il broncio come un bambino contrariato. Voleva tenerselo per sé. Anche perché sarebbe stato difficile spiegare la situazione ai suoi amici, omettendo i dovuti particolari.

Blaise sorrise e si avvicinò alla ragazzina.

-Preferirei un bacio-

Pansy ridacchiò.

-Forse se provi a svenire…-

Anche Daphne e Theo sorrisero.

Blaise si buttò all’indietro sul letto, fingendo di svenire.

Draco sogghignò.

-Lascialo stare-

Disse alla cugina.

-Sono sicuro che con un paio di schiaffi si sveglia di nuovo-

Suggerì la ragazzina incrociando le braccia sul seno. Draco scrollò le spalle.

-Gli dai troppa importanza. Lascialo dov’è, prima o poi si riprenderà-

Il gruppetto di serpi sghignazzava divertito, mentre Blaise apriva gli occhi offeso.

-Begli amici che ho-

Sbottò tirandosi su e ravviandosi i capelli neri, dopo aver dato una parvenza d’ordine alla divisa.

Vega mosse le spalle a disagio, ritrovandoselo così vicino.

-Mi devi stare per forza addosso???-

-Hai un buon profumo… cos’è?-

-Midnight Poison di Christian Dior-

Rispose brusca, distogliendo lo sguardo.

-Che ingredienti usa questo Dior, per fare il profumo?-

Vega inarcò un sopracciglio alla domanda di Pansy.

Daphne annuì.

-Già. Anche a me piace. Non sai che come si fa? Dior non te l’ha detto?-

Vega le guardò sorpresa. Che tristezza… non conoscevano Dior.

Blaise scosse la testa, rassegnato.

-Non è un profumo che si può replicare con la magia! E’ di un famosissimo stilista francese-

Vega annuì.

-E tu come fai a conoscere Dior?-

Gli chiese curiosa.

-Oh beh… pur essendo un mago purosangue, sono abbastanza intelligente da conoscere anche il mondo babbano… soprattutto il mondo della moda, che è senz’altro migliore. Adoro Carlo Pignatelli-

-Preferisco Vera Wang-

-Ma non fa abiti maschili, invece Pignatelli sì-

Vega si strinse nelle spalle.

-Costano entrambi un’occhio della testa-

-Sì, ma che classe… li valgono fino all’ultimo-

Lei annuì… eh su questo aveva pienamente ragione. Peccato che Roberto non si potesse permettere l’haute couture. Aveva dovuto rinunicare a parecchi cosucce carine, tipo le scarpe di Dolce&Gabbana e quelle di Gucci..

-Beh, quando avete finito-

Li interruppe Theo, che non capiva quei discorsi e non andava dietro alle ultime tendenze della moda.

Blaise alzò le mani in segno di scusa.

-Pardon… tornando a noi, ho indovinato, vero? Siete parenti!-

Sorrise, ammiccando alla ragazza seduta accanto a lui.

Vega si voltò, arrossendo, chiedendosi  perché mai quel ragazzo avesse l’irritante facoltà di farla arrossire e accelerare i battiti del cuore... era così fastidoso!

Draco annuì controvoglia.

-Mmhh… ma questo deve rimanere un segreto tra noi, chiaro?-

-Draco, siamo tuoi amici e abbiamo la bocca cucita-

Parlò Theo per tutti. Draco annuì.

-Bene. Io e Lyra siamo cugini. Lei è… la figlia di zio Regulus e di zia Venus-

Quattro paia di occhi si spalancarono basiti, sulla figura di Vega.

-Sei davvero lei?-

Le chiese Pansy scrutandola con attenzione.

-Sì-

-Ma co… come hai fatto a… noi credevamo… cioè… è pazzesco-

Balbettò Theo, passandosi una mano fra i capelli scuri… era da non crederci. Ormai l’avevano data tutti per morta. E invece era lì, viva e vegeta insieme a dei mezzosangue, che considerava i suoi fratelli.

-Ma come ci sei finita tra i babbani?-

-E’ una storia molto lunga-

Daphne sospirò.

-Beh, l’importante è che tu stia bene-

Ma lei non stava bene, non emotivamente almeno. Lo sarebbe stata solo dopo aver ottenuto la sua vendetta.

-Abbiamo un letto libero nella nostra stanza. Abbiamo mandato via Millicent Bullstrode perché russava. Se tu dormi tranquilla, senza spaccarci i timpani è tuo-

Le propose la bionda.

-Non russo e grazie dell’offerta, l’accetto volentieri-

Quando bussarono alla porta, Draco si alzò e andò ad aprire, trovandosi davanti il professor Piton.

-Buona sera, professore-

-Ciao Draco-

Rispose seccato l’insegnante.

L’uomo indicò la gabbia che teneva in mano.

-Credo che questo sia di miss Rossini-

Vega scese con un balzo dal letto e andò alla porta.

-Unku-

Prese la gabbia dalle mani del professore.

-Grazie-

Rispose, alzando la stoffa e sbirciando all’interno. Il serpente sibilò e le scoccò uno sguardo offeso.

-Scusami, tesoro. Mi sono dimenticata di te-

Disse dispiaciuta.

-Per farmi perdonare ti lascerò andare a caccia tutta la notte-

Il serpente si attorcigliò su stesso, calmandosi subito.

La ragazza sorrise e lasciò cadere il lembo di stoffa.

-Grazie professore-

L’uomo annuì.

-Faccia attenzione a dove lo lascia, miss Rossini. Potrebbe attaccare qualcuno-

-Non si preoccupi, signore. Unku obbedisce solo ai miei ordini-

-Meglio così-

Il professore la guardò un’ultima volta, poi le voltò le spalle e se ne andò.

Pansy gridò non appena Vega portò dentro il serpente, andandosi a nascondere dietro le spalle di Draco.

-Porta via quel mostro-

Strillò spaventata.

-Pansy ha una paura folle dei rettili-

Le spiegò Daphne.

-E ora dove pensi di tenerlo?-

Vega scrollò le spalle.

-In camera, ovvio-

-Non se ne parla-

Esclamò Pansy.

-Io non ci entro in camera se c’è anche quel mostro-

Unku sibilò offeso.

-Smettila di dirgli che è un mostro, Pansy. Così lo stai offendendo-

La mora rabbrividì e non rispose.

Daphne si alzò con un sospiro.

-Beh, meglio andare. Domani ci danno gli orari… vieni Pan, fatti coraggio-

Disse, passando un braccio attorno alle spalle dell’amica e conducendola fuori.

-Buona notte ragazzi-

-Notte, Daphne-

Risposero in coro.

Vega si strinse nelle spalle.

-Vado anche io, altrimenti potrei perdermi-

-Buona notte-

Disse facendo un cenno ai ragazzi.

Quando la porta si chiuse, Blaise si lasciò cadere all’indietro sul letto di Draco.

Un sorriso quasi ebete stampato sul volto e gli occhi sognanti.

-Draco-

Sospirò sognante.

Il biondo gli lanciò un’occhiata preoccupata.

-Lo so di essere irresistibile e probabilmente quello che ti dirò ti spezzerà il cuore, ma… mi piacciono le femmine, Blaise-

Theo sghignazzò scuotendo la testa.

Zabini non si scompose.

-Tua cugina…-

-Blaise-

Lo ammonì il ragazzo, il quale, però finse di non sentirlo.

-… mi piace da morire-

Theo e Draco si batterono una mano sulla fronte, gemendo.

-Vega è un osso duro, amico mio e temo che i due mezzosangue si faranno delle giarrettiere con le tue budella…-

Disse alludendo ai due fratellastri della cugina.

Blaise si rimise a sedere sul letto.

-Mi sottovaluti mon amì-

-E..-

Aggiunse il biondo.

-…se i due italiani lasceranno qualcosa di te, poi dovrai vedertela con noi Malfoy-

Riferendosi a lui e a Lucius.

Theo, che si stava sbottonando la camicia, inarcò un sopracciglio.

-Pensaci bene, Blaise-

-Non ho intenzione di farle del male, Draco e poi…-

Sorrise e il suo tono si fece insinuante.

-Pensa a te… la Granger è un osso altrettanto duro-

Draco fece una smorfia disgustata.

-Zabini! Insudici questo posto nominando la mezzosangue. E poi chi se ne frega se è un osso duro. Saranno affari dello Sfregiato e di Lenticchia-

Theo buttò la camicia a terra.

-Concordo con te, Draco. E poi i suoi denti… che aspetta a farli aggiustare? Sembra un castoro con quelle zanne-

Draco sogghignò.

-Mi hai fornito un nuovo insulto, Theo… vedi i veri amici, Blaise?-

-Il tempo mi darà ragione… vedrai. Te lo dico dall’anno scorso-

Quando si mise sotto le pregiate coperte, Draco faticò a prendere sonno.

Non era il pensiero di Vega, però, ad occupargli la mente, ma la sporca mezzosangue Granger.

Per Salazar quanto la odiava!

Forse ancora più di quell’idiota di San Potter.

Aveva persino il coraggio di tenergli testa, con quello sguardo orgoglioso, che sembrava volerlo trapassare.

Nella sua mente si stagliò l’immagine di Hermione Granger, quando a cena gli aveva ricordato della perquisizione degli Auror a casa sua.

Digrignò i denti e strinse i pugni.

Avrebbe voluto schiantarla e… e?

Ucciderla?

No… non ne desiderava la morte, ma bramava di spezzarle quell’orgoglio che le vedeva ardere nello sguardo.

Si credeva tanto superiore? Non capiva che era solo feccia? Il suo posto sarebbe stato quello di schiava dei purosangue.

Le labbra gli si piegarono in un ghigno.

Avere la Granger come sua schiava… sarebbe stato il paradiso.

Poterla umiliare in ogni occasione e in ogni modo.

Si girò su un fianco, continuando a sorridere.

-Non riesci a dormire, Draco?-

Il biondo incontrò lo sguardo di Blaise.

-No… nemmeno tu a quanto pare-

L’amico scosse la testa.

-Non so come faccia Theo a prendere sonno così in fretta-

-Lo invidio-

Rispose Zabini.

Theo dormiva a pancia in su, con le braccia fuori dal letto. Sembrava in pace con il mondo.

Tiger e Goyle entrarono in quel momento. Credendo che gli amici stessero dormendo, si mossero piano per non fare rumore.

Le molle dei loro letti cigolarono, quando si sdraiarono.. borbottarono per un po’. Poi si appisolarono e iniziarono a russare.

I due amici si guardarono negli occhi e sorrisero, quando sentirono Theo, unirisi al concertino.

-A che pensavi?-

Gli chiese Blaise. Draco scrollò le spalle. Se gli diceva che pensava alla mezzosangue, l’avrebbe preso per il culo a non finire.

-Non dirmelo, lasciami indovinare-

Sorrise il moro. Draco alzò gli occhi al cielo… ecco, lo sapeva.

-Pensavi alla Granger-

Draco gemette e chiuse gli occhi. Blaise sorrise vittorioso.

-Lo sapevo! Dì la verità… ti piace!-

-Come una padellata sulle palle-

Rispose imbronciato Draco. L’amico rise piano.

-Non te ne dovresti vergognare… in fondo non è brutta-

-Ma dai, Blaise! E’… orribile-

Zabini sogghignò.

-Ma ha delle belle labbra… non troppo carnose e a cuore-

-Blaise..-

-Poi ha un nasino delizioso… alla francese!-

-Blaise!-

-E un colore d’occhi… unico!-

Draco lo fulminò con un’occhiataccia.

-I suoi capelli sembrano un covone di paglia e i suoi denti sono grandi e sporgenti… altro che castoro!-

Sibilò inviperito. Zabini ridacchiò.

-Quando ti metterai con la Granger, non ti dirò “te l’avevo detto”… visto? Sono un amico-

-Sei un idiota-

-Dovresti essere più gentile con lei e smetterla di chiamarla mezzosangue-

-Zabini, forse è un bene che ti sia preso una cotta per Vega, forse lei riuscirà a farti capire cosa significa essere un purosangue-

Blaise sospirò sorridendo, con lo sguardo puntato al soffitto.

-Ci pensi, Draco? Diventeremo parenti-

Il biondo gemette.

-Oh no… questo no. Domani mattina avvertirò mia cugina di starti alla larga-

Zabini rise.

Nonostante i loro battibecchi, erano come due fratelli.

Da piccoli si erano punti l’indice con un ago e avevano mischiato il loro sangue in un bicchiere d’acqua e poi avevano bevuto un sorso ciascuno. In quel modo erano diventati fratelli di sangue.

-Tanto lo so che mi vuoi bene-

Sorrise Blaise.

Draco sospirò.

-Che idee strambe che hai-

Ci fu lungo momento di silenzio, durante il quale entrambi pensarono al momento in cui avevano bevuto dal bicchiere con acqua e sangue.

-Buona notte, fratello di sangue-

Disse Draco sorridendo.

-Buona notte a te, fratello-

Lo imitò Blaise, girandosi su un fianco e chiudendo gli occhi.

E mentre Draco scivolava nel dolce oblio del sonno, gli parve di sentire un dolce profumo di mandorle e vaniglia.

 

 

 

Nell’alta torre dei Grifondoro, in sala comune, il famoso trio miracoli si trovava davanti al fuoco.

Harry e Ron erano impegnati in una partita a scacchi, mentre Hermione stava leggendo un libro che pesava più di lei, seduta accanto al camino

Per la prima volta, però la sua concentrazione non era assorbita da quel prezioso tomo, ma dal battibecco avuto con Malfoy in sala grande.

Ma come si permetteva quel viziato pallone gonfiato?!

Girò una pagina con più veemenza, rischiando quasi di strapparla.

Quel suono distrasse i suoi amici dalla scacchiera, che prima la osservarono perplessi, poi si scambiarono uno sguardo che voleva dire “ma chi la capisce”.

La ragazzina, spostò i capelli crespi oltre le spalle, nel vano tentativo di toglierli da davanti agli occhi. Alla fine dovette ricorrere alla bacchetta per appuntarli sul capo, poi riprese a concentrarsi sul libro, nonostante i suoi pensieri la portassero sempre allo scontro con Malfoy.

 

“Avresti potuto scegliere Pansy o Daphne… sarebbe stata l’unica occasione per te, di apparire come una vera femmina”

 

Riascoltando le parole velenose di quel piccolo stronzo borioso, Hermione strinse i pugni furiosa… una vera femmina… proprio! Aveva due gambe, due braccia e una testa e allora? Cos’ aveva di diverso da loro???

Ah già… il cervello!

Sbuffando chiuse il libro con un tonfo secco.

Inutile continuare la lettura. Ormai la sua mente era altrove e la cosa irritante era che quell’altrove era Malfoy.

A dire la verità, ogni volta che guardava Daphne si innervosiva oltre misura. Insomma non era giusto che fosse così bella. Si sentiva goffa, sciatta, brutta e sgraziata ogni volta che la bionda era nei paraggi.

In fin dei conti era una ragazza anche lei e non le sarebbe dispiaciuto ricevere qualche sguardo d’ammirazione, come quelli che attirava la Greengrass.

E quest’anno ci si era messa anche Lyra Rossini.

Certo, lei non si considerava inferiore a nessuno, sia chiaro, ma si sentiva quasi in soggezione davanti a loro. A suo dire Lyra era l’unica che potesse competere con Daphne Greengrass.

Entrambe bionde, alte e slanciate e camminavano con una grazia innata e uno sicurezza invidiabile… da padrone del mondo.

Era così stizzita per quella situazione! Mai avrebbe pensato che un semplice commento di Malfoy, potesse deconcentrarla dalla lettura di un libro.

-Davvero non capisco che cos’hanno in più di me. Semmai io ho qualcosa in più di loro-

Sbottò offesa.

Ron ed Harry si guardarono allarmati e ingaggiarono una battaglia con gli occhi per vedere a chi dei due sarebbe spettato l’arduo compito di rispondere all’amica…  vinse Ronald.

Harry si alzò con l’entusiasmo di un condannato a morte e si sedette incerto accanto ad Hermione.

Le posò una mano sulla spalla, stringendola rassicurante e aprì la bocca per risponderle, ma non ne uscì alcun suono.

Si girò per fulminare un ghignate Ron, prima di tornare a rivolgere l’attenzione su Hermione.

Innanzitutto, non aveva idea chi fossero loro, ed era meglio chiderglielo, altrimenti non avrebbe mai potuto risponderle… ma poi era una domanda a cui doveva dare una risposta? Non ne era tanto sicuro.

-Herm… ehm… io… tu…-

Harry, smettila di balbettare e consola la tua emotiva amica!, lo redarguì la sua coscienza.

-A chi ti riferisci?-

Hermione sbuffò, quasi sconfortata.

-Sto parlando di Draco-una mucca mi ha leccato in testa-Malfoy-

Ron sorrise divertito a quella risposta.

-Ma no Herm, non quest’anno. Credo che la mucca gli sia morta-

Hermione alzò gli occhi al cielo, esasperata. Non aveva di certo bisgono che Ron le facesse notare il cambio look del loro acerrimo nemico.

Harry fece un gesto per dire all’amico di tacere.

-Che ha detto il biondastro malefico?-

-Ma Harry! Non l’hai sentito?-

Dallo sguardo di Hermione, Harry capì che qualsiasi risposta avrebbe dato, era in trappola.

Arrossì e si passò una mano nei capelli, scompigliandoli ancora di più.

-Avevo Ron che mi masticava nell’orecchio, Herm-

Che scusa patetica!, pensò contrariata la ragazzina.

-In sintesi ha detto che non assomiglio a una femmina, tipo Daphne e Pansy-

Harry si figurò le due slytherin nella mente.

Pansy si era guadagnata il soprannome di Carlino, tra i grifondoro… e anche tra le altre case. Aveva il viso schiacciato e lui non l’avrebbe guardata nemmeno una seconda volta. Hermione era decisamente più carina. Daphne… beh, per lui solo la nuova studentessa, avrebbe potuto reggerne il confronto.

La Greengrass era veramente bellissima, in un’età in cui di solito le ragazzine difficilmente lo erano. Aveva il fisico slanciato da ballerina, gli occhi verdi e i capelli di un biondo dorato bellissimo.

-Ma, Herm, da quando in qua ti interessa il giudizio di Malfoy?-

Esclamò Ron perplesso.

Harry, avrebbe voluto baciarlo… l’aveva salvato dal darle una risposta.

Hermione arrossì furiosamente e strinse i pugni.

Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Ronald Weasley sarebbe già stato un corpo privo di vita, riverso sulla scacchiera.

Dovette rendersene conto anche lui, perché all’improvviso divenne un tutt’uno con i capelli e iniziò a balbettare delle frasi incoerenti.

-Non mi interessa il giudizio di quell’inutile scansafatiche!-

Gridò alzandosi di scatto e torreggiando sul povero Harry… vedendolo aprire la bocca, il bambino sopravvissuto si schiaffò una mano sulla faccia… qualsiasi cosa avrebbe detto,  avrebbe solo peggiorato la situazione, di sicuro.

-Allora perché ti fai tutti quei problemi, scusa? Sei abbastanza carina, se proprio lo vuoi sapere-

No… questo no, gemette Harry.

Ron non riusciva proprio a capire le ragazze, quello era sicuro.

I tredici anni erano l’età più difficile. Non erano più delle bambine, ma non erano nemmeno delle donne e la cosa aveva il potere di farle innervosire per ogni cosa.

Hermione, nonostante avesse un cervello di tutto rispetto, non era immune da quel delicato periodo.

La ragazzina era così furiosa, che a Harry sembrò quasi che le uscisse il fumo dal naso.

-Sei solo un cretino, Ron! Non capisci niente e le tue stupide frasi di circostanza puoi ficcartele dove non batte il sole-

Sbraitò, prima di voltarsi e dirigersi verso il dormitorio femminile.

Rimasti soli Harry guardò l’amico contrariato.

-Ron, tu non sai proprio come trattarle le ragazze?-

Il ragazzo si strinse nelle spalle, senza capire ancora dove stava il problema.

-Ma scusa, quando mai si è preoccupata dell’opinione degli altri, soprattutto di quella di Malfoy? E all’improvviso se ne esce con quella domanda assurda-

Beh a quello nemmeno lui sapeva dare una motivazione. Gli era parso strano, ma aveva tentato comunque di dare una risposta ad Hermione… era quello che facevano gli amici, no?

-Potevi almeno essere più delicato, comunque. Lo sai che Hermione è molto emotiva-

Ron storse la bocca in una smorfia pensierosa.

-Sai che ti dico, Harry… sarebbe meglio se ci tenessimo alla larga da lei quando inizia a farci simili domande-

-Concordo… anzi potremmo farla parlare con Ginny-

-Ottima idea, ma ora veniamo a te-

Lo sguardo di Ron si fece smaliziato.

-Com’è che la sorella di Chris è così amichevole con te?-

Harry arrossì e si aggiustò gli occhiali, impacciato.

-Non lo so. Le sarò simpatico-

-A me è sembrata antipatica e presuntuosa. Una vera serpeverde-

Harry scrollò le spalle. Non sapeva spiegarselo, avvertiva una sorta di feeling con quella ragazza. Forse era da imputare all’episodio del dissennatore sul treno, o alle parole che gli aveva rivolto appena si erano conosciuti.

-Forse sei tu a essergli antipatico, Ron. Con me ed Herm non è stata così odiosa. Forse è semplicemente diffidente con le persone appena conosciute-

-Ma non con te-

Ron si lasciò cadere sul divano e voltò il viso verso la parete dove stava sistemato un grosso orologio a pendolo.

-Sono quasi le undici Harry, credo sia meglio salire nel dormitorio-

Harry annuì. Dopo una giornata come quella, avrebbe voluto dormire 12 ore filate.

Seguì silenzioso l’amico su per le scale che portavano al dormitorio, sperando… o meglio pregando, che l’indomani mattina, Hermione si svegliasse meno nervosa… molto meno nervosa, altrimenti lui e Ron erano belle e fritti.

Intanto nel dormitorio femminile, Hermione Granger era stesa nel suo morbido e caldo letto, nella stanza che condivideva con Lavanda Brown e Calì Patil.

Non riusciva a dormire Hermione. Non faceva altro che pensare a quanto fosse odioso e irritante Draco Malfoy, con quel suo ghignetto che diceva “dai prendimi a schiaffi”.

Un giorno o l’altro, giuro che gli tirerò un pugno!, pensò furiosa.

Quando ricordò le parole di Lyra Rossini, arrossì di imbarazzo e rabbia.

Le aveva costretto ad ammettere che esteticamente Draco Malfoy era un bel ragazzo.

Nella sua mente si stagliò l’immagine del serpeverde che sogghignava.

Le piacevano i capelli biondissimi del serpeverde e anche come li portava quell’anno, per non parlare di quei tenebrosi occhi grigi. Solo che avrebbe preferito che ad averli fosse stato qualcun altro… chiunque, ma non lui.

Si passò una mano sul viso, spostando i capelli dagli occhi e sobbalzò, quando Grattastinchi atterrò con un balzo sul suo letto.

Gli accarezzò la testa e poi passò a grattarlo dietro le orecchie.

-Non trovi anche tu che quella serpe sia odiosa?-

Sussurrò all’animale.

-Miao-

Hermione si mise a sedere nel letto e si tirò il gattone in grembo, passando le dita tra quei peli fulvi.

-Sì lo so che non è male, ma questo non cambia il fatto che è… odioso-

Grattastinchi spinse la testa contro la mano della padroncina. Hermione sospirò.

-Secondo te è vero che gli piaccio?-

-Miao-

Da quando Lyra gliel’aveva fatto notare, non faceva altro che pensarci.

Anche lei aveva sempre creduto che quel tipo di “attenzioni” che un ragazzo riservava a una ragazza, nascondessero in realtà una cotta segreta, ma non quando quel ragazzo era Malfoy e quella ragazza era lei.

Scosse la testa, confusa.

-Maledizione a te, Rossini!-

Sbottò a voce bassa.

A lei non piaceva Draco Malfoy e mai le sarebbe piaciuto! Fine e stop.

Si rimase distesa nel letto e Grattastinchi miagolò, in cerca di altre coccole. Hermione se lo tirò vicino, abbracciandolo come se fosse un peluche.

Mentre stava per scivolare tra le braccia di Morfeo, però, ad Hermione sembrò di sentire un profumo… un buon profumo… muschio bianco e sapone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

Innanzitutto chiedo perdono per l'immenso ritardo. L'unica giustificazione che posso trovare è che non aveva nessuna ispirazione.

Ma ora ecco qui questo capitolo per voi ^^

Spero che vi piacci... forse il titolo non è azzecatissimo, ma non avevo nessuna idea al riguardo.

Ringrazio le 12 persone che hanno aggiunto questa ff alle preferite, le 20 che l'hanno tra le seguite e le 2 che l'hanno tra le storie da ricordare. Un altro grazie speciale va alle persone che leggono soltanto.

*Rachel Queen è un personaggio della fan fic di Julia Weasley "Eroi si nasce, non si diventa"... consiglio vivamente di leggerla, perchè è bellissima!:)))))))))))

 

 

 

 

 

Julia Weasley: Ciao! Spero che tu mi stia ancora seguendo. Ti ringrazio infinitamente per la recensione che mi hai lasciato e per tutti consigli. Ti prometto che farò di tutto per non fare di Vega una Mary Sue.. anzi se magari mi mandi quel famoso sito di cui parlavi, te ne sarei molto grata ^^.. Magari potrei aggiungere una di quelle caratteristiche di cui parlavi, quando scriverò dal punto di vista di Blaise. Ancora grazie. Sono felice che i personaggi ti piacciano. Un bacione!!!

 

sweetPotterina: Ciao! Mi fa molto piacere che la mia ff ti piaccia. E' la prima che scrivo su questo genere. Per avere risposta alla tua domanda, non dovrai fare altro che leggere, mia cara. Spero che questo capitolo ti piaccia. Bacioni e perdona il ritardo!

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