E se la musica ci dividesse?

di DarkFeiry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un giorno di ordinaria follia...o quasi. ***
Capitolo 2: *** Il provino a sorpresa ***
Capitolo 3: *** Indecisione e consigli ***
Capitolo 4: *** Decisioni e imprevisti ***
Capitolo 5: *** Introspezione di me ***



Capitolo 1
*** Un giorno di ordinaria follia...o quasi. ***


Piccola prefazione:

 

Ciao a tutti, eccomi qui a scrivere una nuova fan fiction sul manga che amo di più in assoluto. In questa piccola prefazione volevo premettere un paio di cose. Anche se in questo periodo ho scritto qualcosina non molto impegnativa tenendomi sempre, quindi, un pò in allenamento è dal 2006 che non scrivo una ff vera è propria. Credo di essermi molto arrugginita in questo tempo ma ho anche 4 anni in più sulle spalle che mi hanno maturata sia nel modo di pensare sia nella scrittura. Quindi non so cosa verrà fuori e se quello che scriverò possa essere di vostro gradimento. Io dalla mia parte ce la metterò tutta per far si che questa storia sia piacevole.
Per quanto riguarda la mia storia questa si colloca molto prima dell’effettivo finale di City hunter quindi per essere letta non ha bisogno di grandi conoscenze della storia, visto che la rifarò molto a modo mio.
Non è propriamente una Au visto che la storia di base è quella ma ho deciso di stravolgerla un po’.
Credo che per il momento ho detto tutto.
Mi piacerebbe moltissimo sapere cosa ne pensate di questa piccola e malsana idea che mi è venuta in mente. Sono sempre disponibile sia di accettare commenti positivi e soprattutto quelli negativi, l’importante è che sia costruttivi.

 
Ora vi lascio in pace e buona lettura^^





Kaori aprì gli occhi lentamente, infastidita dal sole che entrava dalla finestra. Lo spettacolo che si ritrovò davanti fu sempre quello che ormai vedeva tutte le mattine da circa due anni. L’armadio, la porta, la poltrona, la foto di suo fratello sul piccolo comodino, tutto era nel suo perfetto ordine.
Fissò il soffitto per un po’, non aveva voglia di alzarsi, le sarebbe piaciuto rimanere a letto ancora un pochino. Fuori faceva freddo anche se si prospettava una bellissima giornata di sole e poi, anche se non si sarebbe detto, le piaceva stare sveglia sotto le coperte per assaporare il caldo che sapevano offrirle. L’unico inconveniente di quei momenti erano i pensieri, soprattutto quelli brutti che sono capaci di rovinarti anche il miglior momento della vita.E qual’era il suo pensiero fisso?
Non c’era nemmeno da chiederlo. Il suo coinquilino abitava ormai i suoi pensieri, belli o brutti, da due anni o forse anche da molto prima. Era perdutamente innamorata di lui. Non era mai stata capace di nasconderlo e tutti, anche i bambini di cinque anni, se n’erano accorti. L’unico che sembrava non essersi minimamente accorto della cosa era proprio Ryo oppure, semplicemente, faceva solo finta di non vederlo perché lei non gli interessava a quel livello. Anzi, era sicuramente per quello ed ormai lei si era rassegnata. Il bene che lui le voleva era semplicemente l’affetto che si prova per una sorella e se la teneva ancora con lui era solo per un debito nei confronti di suo fratello. Eppure lei non riusciva a staccarsi da lui. Non le importava se a volte la trattava male, se la considerasse un mezzo uomo, un’incapace sul lavoro o solamente come una semplice amica, a lei bastava stare li con lui per sentirsi protetta e per stare bene…d'altronde lui era la sua unica famiglia. Ed anche per lui era così e ne aveva la conferma dai gesti di dolcezza che le concedeva quando erano da soli oppure dagli sguardi complici che le lanciava. Per il momento le bastava questo, forse andando avanti con il tempo si sarebbe stufata ma ora quella era la sua casa e lui era la sua famiglia e il suo unico punto di riferimento.
Dopo un piccolo sorriso amaro decise di alzarsi, il tempo delle riflessioni era finito e aveva una colazione da preparare.
Si alzò e uscì fuori dalla stanza dirigendosi in cucina. Prima di scendere le scale decise di fare un salto nella camera del suo socio. Quando lei era andata a letto, la sera prima, lui non era ancora rientrato. Chissà dov’era stato. Quando usciva aveva sempre il terrore di non vederlo più rientrare. Tante volte lo aspettava seduta sul divano, anche se finiva sempre per addormentarsi ma sera precedente aveva deciso di andare a letto, era sul serio stanca. Inoltre aveva deciso, dopo giorni di riflessioni, di non avere nessun diritto di fargli la paternale, in fin dei conti non era la sua donna. Eccola! La classica fitta di dolore che la percorreva ogni volta che faceva quel pensiero. Scosse la testa per allontanare il suo tormento,  per oggi il tempo della depressione era finito e doveva metterci un punto grosso come una casa.
Aprì piano la porta e vide Ryo disteso sul letto che dormiva beato. A giudicare dal grado del suo sonno non doveva essere rientrato molto tempo prima. Decise di lasciarlo riposare tranquillo ancora un po’, poi l’avrebbe svegliato a suon di martellate. Non poteva fargli la paternale ma poteva benissimo fargliela pagare.
Richiuse la porta alle sue spalle pregustando già il momento in cui l’avrebbe visto saltare dal letto per lo spavento.

 

Ryo aprì gli occhi dopo che Kaori richiuse la porta. Era sveglio già da quando lei era entrata nella stanza.Ormai avvertiva ogni suo più piccolo movimento. E poi le piaceva farle credere che era ancora addormentato in modo tale che potesse godersi il momento in cui avrebbe potuto svegliarlo. Era un portento quella donna! Sapeva passare da attimi calma e dolcezza infiniti a momenti di pazzia estrema.
Ormai erano due anni che conviveva con lei e se prima l’aveva fatto solo per un debito nei confronti di Maki ora era tutto cambiato. Aveva cercato in mille modi di sopprimere quel sentimento che stava nascendo ma tutto era stato inutile e ora era irrimediabilmente perduto. Ma non voleva legarla assolutamente a lui, questa era una cosa che assolutamente non poteva permettersi. Lei aveva bisogno di essere libera e soprattutto di vivere una vita normale e non sempre con il terrore della morte. E l’unica vita che lui poteva offrirle era la seconda.
In tutti i modi aveva cercato di mandarla via da li: trattandola male, facendola arrabbiare ed ingelosire. Era perfettamente conscio del fatto che lei fosse innamorata di lui ma ogni tentativo che aveva messo in atto per farla andare via era fallito miseramente. Kaori restava ancorata a quella vita e sembrava anche felice di viverci. Aveva fatto suoi amici tutte le persone che rientravano nella vita sua vita e sembrava essersi ambientata per il meglio. E quella non era semplicemente una facciata. Kaori si era dimostrata più forte di quello che sembrava al primo sguardo e forse è proprio per quello che se n’era innamorato, per la sua capacità di rimanere pura e decisa nonostante il lerciume  che la circondava. E il fatto che lei non se ne fosse ancora andata non gli dispiaceva poi così tanto.Una fitta alla testa gli ricordò che la sera prima aveva bevuto parecchio e che forse quello non era il momento adatto per darsi a delle riflessioni così profonde. Si girò dall’altro lato e decise che forse doveva approfittare di quel piccolo attimo di pace per farsi ancora qualche minuto di sonno. Tra poco Kaori sarebbe andata a svegliarlo e la pacchia sarebbe finita per quella bella mattina di Dicembre.

 

E come aveva previsto 15 minuti dopo arrivò Kaori con uno dei suoi martelli micidiali a svegliarlo. Con una forza prorompente aveva aperto la porta e l’aveva spiaccicato al muro opposto della camera da letto in meno di due secondi e ora lo guardava trionfante, con le mani sui fianchi e un sorriso sadico.
-buongiorno mio bel addormentato nel bosco, il risveglio è stato di suo gradimento?-
-direi proprio di no, cara la mia strega cattiva. Ma ti pare questo il modo di svegliare la gente?-
Ryo era riuscito a staccarsi dal muro e si stava ricomponendo.
-mi sembra il risveglio più adatto per uno che non fa altro che andare in giro e correre dietro a tutte le belle donne di  Shinjuku-
-ma io ho dei bisogni cara-
-bene! Vedi di soddisfarli in un altro modo-
-eddaiiii mia Sugar Boy non essere così cattiva-
Ryo aveva messo il classico broncio a cui lei non sapeva resistere.
-silenzio! È inutile che implori e comunque sbrigati che la colazione è pronta-
Kaori uscì dalla stanza borbottando qualcosa. Ryo la seguì con lo sguardo finché non fu fuori dalla camera. Alla fine ci rimetteva sempre lui, tutte le sante mattine. Ma alla fine gli andava bene così, gli piaceva questa piccola quotidianità e finché c’era voleva dire che tutto andava bene.

 
In quel periodo non avevano lavoro. Ne avevano appena concluso uno molto importante e questa volta Ryo aveva deciso finalmente di farsi pagare sul serio, semplicemente perché anche lui aveva preso coscienza che economicamente non è che navigassero proprio in buone acque negli ultimi mesi.
Quindi con un po’ di soldi in tasca e molto tempo libero erano spesso al cat’s eye. O meglio erano sempre li anche quando avevano lavoro. E anche quella mattina dovevano andare li, soprattutto perché Kaori aveva promesso a Miki che le avrebbe dato una mano con l’inventario.
Quindi finirono di fare colazione e uscirono di casa convinti che quella sarebbe stata una giornata normale…o forse non sarebbe stato così per uno dei due.

 

Eriko era alle prese con una sfilata di moda che stava preparando. Il suo capo era davvero esigente ed aveva dovuto faticare parecchio prima che tutto fosse perfetto. Purtroppo quello era ciò che doveva fare per riuscire ad accaparrarsi la giusta notorietà per poter diventare famosa in quel campo. Purtroppo a 22 anni non poteva aspettarsi di avere una linea tutta sua in quanto aveva ancora molto da imparare ma era sulla giusta strada del successo. Lavorare con una delle stiliste più famose del Giappone l’aveva portata nei posti più impensabili del mondo e aveva conosciuto così tante persone famose, su cui poi aveva anche provato i suoi modelli, che nemmeno se le ricordava tutte. Decise che era ora di prendersi una pausa. In fondo la maggior parte del lavoro era fatto e un po’ di riposo se lo meritava. Si sedette su uno dei divanetti dello studio felice di potersi distendere due minuti in santa pace.
Qualche secondo dopo il suo telefono iniziò a squillare. Ecco, come al solito aveva cantato vittoria troppo presto! Se non era il lavoro a stressarla ci pensava il telefono, prima o poi l’avrebbe distrutto.
Esasperata cercò il telefono nella borsetta Era tentata di non rispondere ma poteva essere Nari, il suo capo, e se non avesse risposto non voleva immaginare le conseguenze. Rispose senza nemmeno vedere il display del cellulare.
-pronto?-
-Ehi ciao Eriko-
La voce che le aveva parlato dall’altra parte dell’apparecchio non era certo quella di Nari. Era quella di un ragazzo che però non riconobbe subito.
-scusi chi parla?-
-come non mi riconosci? Eh cara Eriko perdi i colpi. Sono Yushi-
Yushi!!! Come aveva fatto a non riconoscerlo subito.
Yushi era il bassista degli “Overside”,uno dei gruppi musicali più famosi del Giappone che però lavorava in America. Il gruppo era formato da quattro componenti, compresa una vocalist. Il loro successo era stato stratosferico. Si erano conquistati una grandissima fetta del mercato discografico mondiale e la loro ascesa verso il successo era stata così rapida che nemmeno gli stessi componenti e la casa discografica se n’erano capacitati. Lei li aveva conosciuti durante un loro set fotografico per cui Nari aveva disegnato i vestiti, o meglio Nari aveva prestato solo il nome e i vestiti li aveva disegnati lei. Eh cosa non si faceva per la gavetta.Yushi era quello che le era stato subito più simpatico e tra loro c’era stato anche un piccolo intermezzo “romantico”. Ma tutto era finito così come era cominciato senza nessun rimpianto da nessuna delle due parti. Ogni tanto si sentivano solo che ora era un po’ che lui non la chiamava. Evidentemente era molto impegnato con la preparazione del nuovo cd. Si chiese infatti, molto perplessa, perché lui l’avesse chiamata proprio in quel momento.
-scusami Yushi ho la testa da un’altra parte ultimamente, ho una sfilata fra pochi giorni e sono in piena crisi-
-quanto posso capirti, anche noi siamo in piena crisi- La voce di Yushi era abbastanza strana. Si poteva dire…molto provata e stanca.
-eh fare un cd non è mai facile-
-ma chè! Se fosse solo il cd il problema non starei così-
Cosa poteva essere successo di così catastrofico per fare in modo che Yushi stesse in quel modo?
-che cosa è successo? Sembra una questione importante-
-Yuki c’ha mollato sul più bello! Ha deciso di mettersi in proprio e di provare la strada da solista e tutto questo proprio mentre dovevamo partire con la registrazione del nuovo cd-
Yuki era la vocalist del gruppo. Definita una delle voci più belle del mondo ma forse anche una delle persone più viziate. Quando l’aveva vista la prima volta era tutto il contrario di quello che si mostrava in televisione: capricciosa, invidiosa, con la puzza sotto il naso e con una grande faccia tosta. Era convinta che il mondo fosse hai suoi piedi. Molte volte aveva espresso questa sua impressione a Yushi, chiedendogli come facessero a sopportarla. Lui aveva risposto che quella era una parte che recitava ma che anche se fosse stata così la bravura che dimostrava nel lavoro la giustificava per tutto quello che faceva.
Ora il fatto che li avesse mollatti con la melma fino al collo non la sorprendeva affatto anzi…confermava semplicemente la sua tesi che Yuki era solo una grande egoista che sfruttava le sue potenzialità a proprio favore. Ma in fondo il mondo girava così no? Ora però si domandava proprio il motivo della sua chiamata, se stava così in crisi perché cercava proprio lei?
-questo non fa altro che confermare la tesi che ti ho detto mille volte: a Yuki non importava nulla di voi-
-Eriko!non essere così cattiva…anche se hai perfettamente ragione-
Una risata e poi qualche secondo di silenzio. Era giunto il momento di arrivare al nocciolo della questione.
-spara avanti! perché mi hai chiamata? di solito non ti fai sentire in questi periodi neri- chiese la donna molto decisa.
-devo chiederti un grosso favore-
E ti pareva!mica la cercavano per sapere come stava…no..solo per favori. Eh che vita la sua.
-cioè?-
-noi siamo qui in Giappone ora. Già da qualche settimana stiamo facendo dei provini per cercare la nuova vocalist. Abbiamo esaminato centinaia di ragazze ma nessuna di loro corrispondeva a quello che noi stiamo cercando-
-e io cosa centro in tutto questo?-
-bè tu conosci un sacco di gente, lavori poi in un campo dove vedi un sacco di persone, famose o no. Volevamo chiederti se per caso conoscessi qualcuna che potesse fare al caso nostro o, almeno, qualcuna che sappia cantare bene-
Bè non era un favore che le richiedeva molto impegno, poteva anche aiutarli.
-ok va bene, cercherò. Al momento non mi viene nessun nome da darvi. Appena mi viene in mente qualcosa ti chiamo ok?-
-Grazie sei una angelo Eriko. Sapevo che potevo contare su di te. Ora che sono qui in Giappone spero di rivederti presto. Almeno ti offro qualcosa da bere per sdebitarmi-
-non cantare vittoria troppo presto, non è detto che ci riesco. Comunque se dovessi farlo hai una fornitura di aperitivi per un anno come debito. A presto-
Chiuse la chiamata. Ormai la sua pausa era decisamente terminata. Tornò a lavoro, si sarebbe messa più tardi a pensare a chi mandare a quel provino.
Finito il lavoro si preparò a tornare a casa. Se solo pensava che appena tornata a casa invece di potersi rilassare doveva rimettersi a sfogliare i numeri della sua agenda per vedere di trovare qualcuno per Yushi le prendeva un colpo. Ma cosa diamine aveva detto di si a fare.
Mentre era in macchina iniziò a rimuginare su chi poteva andare bene. Aveva vestito molte cantanti giapponesi ma pensò che nessuna sarebbe stata in grado di rinunciare alla loro libertà per mettersi in  un gruppo. E poi si doveva essere sinceri, non avevano le doti canore necessarie per poter raggiungere il livello degli Overside. Non che non fossero brave, assolutamente, ma quel gruppo aveva una marcia in più e se anche Yuki era una viziata arrogante doveva ammetterlo: cantava divinamente. Eppure aveva una persona in testa, che in quel momento le sfuggiva.

Rientrata in casa mise le chiavi nel cestello all’entrata e si diresse subito verso il divano. Accese la tv e si mise comoda. Adesso si meritava i suoi 5 minuti di relax. Mentre però posava il telecomando sul tavolino di fronte al divano gli occhi le caddero sulla foto che era poggiata li sopra. Una foto di qualche anno prima, lei e Kaori abbracciate che guardavano verso l’obbiettivo. Era stata scattata ad una festa di compleanno di una loro amica prima ancora che Maki morisse. Quanto erano spensierate in quel periodo. Mentre osservava la foto le venne il lampo di genio. Ecco la persona giusta da presentare a Yushi: Kaori.
Eriko se lo ricordava perfettamente. Kaori aveva frequentato per molti anni una delle migliori scuole di canto di Tokyo imparando non solo a cantare ma anche a suonare il pianoforte. Era una delle migliori del suo corso e le avevano mille volte proposto di fare concorsi e provini. Lei aveva sempre rifiutato dicendo che non si sentiva pronta e che non era ancora matura, ma non era assolutamente vero. Aveva una voce bellissima e un’intonazione quasi perfetta. Purtroppo però, dopo la morte dei suoi genitori fu costretta a lasciare la scuola in quanto la retta era troppo alta e non voleva gravare assolutamente sulle spalle di suo fratello. Ma nonostante avesse smesso le sue doti canore non erano assolutamente svanite. Si ricordava ancora le serate al karaoke in cui tutti rimanevano affascinati dalla sua voce. Non l’aveva mai fatto notare a nessuno ma Kaori aveva sofferto enormemente quando aveva dovuto lasciare la sua grande passione. Era sempre stata una ragazza molto più matura della sua età e non voleva dare peso agli altri.
Ora, vivendo con Ryo, aveva completamente abbandonato tutto limitandosi solamente a canticchiare sotto la doccia a durante le faccende domestiche. Anche se tutto era stato lasciato alla deriva era sicurissima che Kaori custodisse ancora la sua grande dote.
È vero, sicuramente era molto arrugginita ma con un po’ di allenamento sarebbe riuscita a tornare al massimo della forma.
E poi, se tutto fosse andato bene, avrebbe avuto una possibilità di uscire da quella vita che conduceva. Eriko era sempre stata convinta che Kaori valesse mille volte di più per restare incatenata a quella vita ma non aveva mai insistito sul convincerla ad andarsene. In fondo lei era felice li, con l’uomo che amava che però non accennava minimamente a decidersi a ricambiarla.Inoltre provare non costava nulla, se le avessero detto di no poco male ma se l’avessero accettata sarebbe stata una grande vittoria per l’autostima della ragazza. Decise di non perdere tempo. Chiamo subito Yushi che, tutto euforico, le fissò il provino per due giorni dopo.

 

Kaori era rientrata a casa. Aveva passato la giornata da Miki e Falcon e finalmente erano riuscite a concludere quell’inventario. Ryo era rientrato prima di lei perché si lamentava di avere sonno e di aver voglia di dormire. Era sempre il solito. Quando rientrò lo trovò seduto sul divano che guardava la tv. La solita routine. Mentre posava tutto  per andare in cucina a preparare la cena squillò il telefono. Lasciò che a rispondere fosse Ryo ma poco dopo lo vide avvicinarsi e cedergli il cordless facendole segno che era per lei. Rispose:
-pronto?-
Dall’altra parte le arrivò la voce squillante e sempre allegra di Eriko.
-ciao tesoro ti disturbo?-
-no dimmi tutto…-
-niente volevo chiederti se dopodomani avevi da fare-
-no perché?-
-ma niente devo portarti da una parte-
-dove?-chiede Kaori un po’ preoccupata, l’amica le aveva già teso alcune trappole per cercarla di convincere a sfilare come sua modella.
-no no tranquilla Kaori, non è assolutamente quello che pensi tu è un altro posto ma non posso dirti di più perché è una sorpresa…ti prego non dirmi di no-
Kaori non sapeva resistere al tono implorante dell’amica.
-e va bene dimmi solo ora e posto- disse costretta a  cedere.
-grandeee! Ti richiamo io per confermare. Preparati Kaori perché stai per vivere una delle esperienze più grandiose della tua vita.-
Eriko riattacco senza nemmeno salutare. Era davvero strana.
Ora Kaori era davvero preoccupata, la sua amica era capace di tutto e chissà questa volta dove l’avrebbe trascinata.

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Capitolo 2
*** Il provino a sorpresa ***


Kaori arrivò puntuale sotto casa dell’amica. Aveva tentato più volte in quei due giorni di convincerla a dirle dove avesse intenzione di portarla ma Eriko non aveva minimamente ceduto. Quando l’amica si metteva in testa una cosa era più cocciuta di un muro. La curiosità la stava divorando ma doveva solo aspettare.

Aveva suonato il citofono aspettando che la sua amica scendesse invece Eriko le aveva fatto segno di salire su. Arrivata all’appartamento di Eriko questa l’aveva letteralmente trascinata nella sua camera da letto e l’aveva fatta sedere davanti alla sua enorme specchiera.

-ma che cosa devi fare ora?- le chiesa spaventata Kaori

-semplice! Ti rendo presentabile?- rispose l’amica con tutta la sua tranquillità.

-Presentabile?-

-certo mica posso portarti in queste condizioni. Sei tanto bella Kaori se solo ti valorizzassi di più avresti il mondo ai tuoi piedi-

-ma che stai farfugliando Eriko?-

-nulla nulla. Comunque ti ricordi ancora le nozioni base del canto?- le chiese Eriko cercando di tastare il terreno.

-certo che me le ricordo ancora, ma che centra questo? Siamo sicuri che non hai perso qualche rotella mia cara?-

-sono lucidissima Ori! Comunque riscalda le corde vocali mia cara che stai per essere sottoposta al provino più importante della tua vita-

-UN PROVINO?-

Kaori si alzò in piedi di scatto. Ma Eriko era diventata matta? Un provino. Ma erano secoli che non cantava decentemente e soprattutto in quel periodo non aveva la minima intenzione di fare un provino. E poi con il suo attuale stile di vita cosa le serviva fare un provino?

-Kaori calmati non serve a nulla agitarsi. Non è nulla d’importante. È solo un gioco, un qualcosa per farti vedere che sei capace ancora di cantare. Non devi arrabbiarti così. Ora non puoi tirarti indietro, ormai ho promesso che ti avrei portata con me e non puoi farmi fare brutta figura-

Kaori si sedette di nuovo. Non sapeva che fare o che dire. Era spaventatissima da questa cosa, non riusciva a credere che sarebbe andata ad un provino. Quanti anni erano che non cantava? Nemmeno sapeva più contarli, eppure la musica era sempre stata la sua unica ragione di vita. Ancora adesso, quando era sola in casa, cantava a più non posso le sue canzoni preferite.

Più ci pensava e più l’idea di andare a quel provino l’allettava. Magari sarebbe stata una cosa per mettersi di nuovo alla prova, un piccolo gioco per passare un pomeriggio diverso dal solito.

Nel frattempo che si autoconvinceva Eriko aveva finito il suo lavoro.

-perfetto ora possiamo andare- le disse

Kaori si guardò un attimo allo specchio, era davvero carina sistemata in quel modo. Eriko non era solo una brava stilista ma anche una brava truccatrice. Pensò, tristemente, che se anche Ryo l’avesse vista così avrebbe pensato che somigliava ad un mezzo uomo travestito.

Ecco di nuovo quei maledetti pensieri, perché dovevano rovinargli qualsiasi momento? Scacciò per l’ennesima volta quei tristi ricordi. Decise che avrebbe provato a fare quel provino e che per un pomeriggio si sarebbe divertita senza pensare assolutamente a Ryo. Un pomeriggio tutto suo poteva anche prenderselo. Quindi si girò decisa verso l’amica e disse:

-va benissimo mi hai convinta, andiamo a far casino! Un pomeriggio di divertimento non mi farà male-

-bravissima Kaori-

Eriko guardo Kaori andare decisa verso la porta. Era felice di vederla così però non sapeva fino a quando Kaori sarebbe stata convinta in quel modo. Le dispiaceva averle mentito e di non averle raccontato tutta la verità però sapeva che se lo avrebbe fatto lei si sarebbe tirata indietro e non poteva assolutamente permetterselo. Sapeva che se la sarebbe presa a morte con lei dopo ma doveva provare lo stesso.

Uscì anche lei dalla camera e seguì Kaori mentre incrociava mentalmente le dita per far si che tutto andasse come lei aveva progettato.

 

Arrivarono davanti agli studi televisivi di Tokyo. Era li che gli Overside facevano i provini per la sostituta di Yuki.

Kaori quando si trovò li davanti rimase a bocca aperta. Non era poi più così sicura di voler entrare.

-Eriko ma dove mi hai portata?-

-non fare domande zitta ed entra!-

Eriko prese Kaori e, per la seconda volta in quella giornata la trascinò dentro gli studi. Una volta entrate si diressero verso lo studio che a loro interessava. Eriko conosceva quegli edifici come le sue tasche, aveva passato un sacco di ore dentro il reparto sartoria. Yushi le aveva detto di non fare assolutamente ritardo perché erano troppo impazienti. Ed inoltre le aveva confessato che quella sarebbe stata l’ultima prova che avrebbero fatto li in Giappone. Sarebbero rimasti li ancora una settimana ma, solamente per stare con le loro famiglie e poi sarebbero ripartiti per continuare la loro ricerca negli Stati Uniti.

Arrivarono davanti alla porta dello studio 320 e si fermarono. Eriko disse un attimo a Kaori di aspettare fuori ed entrò nella stanza. Kaori rimase lì fuori da sola ad aspettare. Il cuore stava iniziando ad aumentare i suoi battiti. Anche se era un gioco come aveva detto Eriko non sapeva minimamente cosa l’aspettava dietro quella porta. Non sapeva nemmeno se sarebbe riuscita a mettere insieme due note in un modo decente, era così tanto che non cantava davanti a qualcuno. Eppure tanto tempo fa era stata brava, questo doveva ammetterlo, ma era passato un sacco di tempo. Solo che adesso la sua agitazione aumentava sempre di più visto che Eriko era già 10 minuti che era li dentro e non usciva. Sperava solo che tutto sarebbe andato bene e che fosse finito presto, sinceramente ora iniziava a pentirsi di aver dato retta a quella pazza.

 

Uscita dalla stanza Eriko stava pregando che Kaori non svenisse appena entrata li dentro. I componenti del gruppo erano tutti pronti ad ascoltare la sua amica cantare ma sapeva che appena Kaori fosse entrata li dentro l’avrebbe uccisa seduta stante.

-andiamo Kaori- le disse prendendola e portandola dentro.

Kaori pensò che per quel giorno era stata trascinata abbastanza e che avrebbe fatto pagare ad Eriko il fatto di sentirsi come un sacchetto di patate.

Entrò nella stanza anche lei e quello che si trovò davanti la lasciò senza fiato. Non poteva essere assolutamente vero, davanti a lei aveva i tre componenti maschili degli Overside. Takuya, Yushi e Aki erano in piedi che la guardavano dalla testa ai piedi.

Gli Overside erano il suo gruppo preferito. Conosceva ogni loro canzone a memoria, aveva comprato ogni loro cd e se avesse potuto sarebbe andata ad ogni singolo concerto. Non era assolutamente possibile che ora fossero li davanti agli occhi. Doveva essere uno scherzo.

Yushi si diresse verso di lei e le tese la mano

-tu devi essere Kaori la ragazza di cui ci ha parlato Eriko-

No la voce era la sua non potevano assolutamente essere uno scherzo.

Rispose timidamente di si ma poi si girò decisa verso Eriko e le disse

-che significa tutto questo Eriko?-

I tre ragazzi si guardarono un po’ preoccupati e guardarono titubate Eriko.

- ehm no ragazzi non le ho detto nulla, mi avrebbe piantata in asso appena avrebbe saputo che la portavo qui-

Aki, che era quello che aveva la fama di essere il più tenebroso e scontroso di tutti le si avvicinò e le porse la mano.

-salve Kaori-kun, mi presento sono Aki. Tranquilla le spiego io la situazione-

Kaori tese a sua il braccio e strinse la mano a quello che era il suo preferito del gruppo.

-Gra…z..ie, mi faa…rebbe un f…a..vore-

-è un piacere- le disse Aki invitandola a sedere sulla poltrona che era acconto a lei.

Kaori si sedette e aspettò che lui continuasse.

-In parole povere la nostra vocalist, Yuki, c’ha abbandonati poco prima di iniziare le registrazioni del nostro nuovo disco e ora stiamo disperatamente cercando una nuova voce per il nostro gruppo. Abbiamo fatto un mucchio di provini ma nessuna è risultata dotata delle caratteristiche che stavamo cercando e alla fine disperati ci siamo rivolti ad Eriko sperando che lei potesse darci una mano visto che conosce moltissima gente. Poco dopo che l’abbiamo contatta c’ha richiamati dicendo che aveva  un’amica che era una brava cantante e valeva provare. Abbiamo fissato un appuntamento e ora eccoci qui-

Kaori rimase un attimo a pensare alle parole di Aki. In primis rimase interdetta sul fatto che Yuki avesse lasciato il gruppo, nessuno in televisione o sui giornali aveva detto qualcosa e le sembrava stranissimo. Poi si chiese ma come poteva essere venuta a Eriko un’idea del genere. Non poteva essere minimamente adatta ad una cosa così grande. Avrebbe fatto solo una grandissima figuraccia., chissà le risate che si sarebbero fatti dopo averla sentita cantare. Le uscivano già quasi le lacrime per l’umiliazione. E poi anche se fosse stato accettare una cosa del genere significava lasciare tutto e seguirli in America, cosa che non sarebbe mai riuscita a fare.

Prese il coraggio e iniziò a parlare.

-sono lusingata che Eriko vi abbia parlato di me ma posso assolutamente dirvi con certezza che io non sono così brava. A voi serve una cantante brava come Yuki e io di certo non lo sono. Fareste solo l’ennesimo buco nell’acqua con me. Quindi sono contenta di avervi conosciuto, per me è stata una delle occasioni più importanti della mia vita ma ora posso tranquillamente andare-

Fece per alzarsi ma Aki le mise una mano sulla spalla per farla sedere di nuovo.

-Kaori, mi permetto di darti del tu. Se sei brava o meno lascialo decidere a noi-

-ma…-provò a protestare.

-niente ma…ora ti daremo un testo di una nostra canzone e ce ne canterai un piccolo pezzo. Naturalmente ti daremo qualche minuto per preparati. Eriko comunque ci ha detto che conosci tutte le nostre canzoni, quindi non credo che sarà molto difficile cantarle.-

Le sorrise e le chiese di seguirla in un’altra stanza dove la lasciò in modo tale che potesse esercitarsi un po’.

-quando sei pronta torna dillà che iniziamo-

Aki si allontanò e la lasciò sola. Ormai era con l’acqua alla gola non poteva più tirarsi indietro. Avrebbe sicuramente fatto un disastro ma non poteva più tirarsi indietro quindi tanto valeva provare sul serio. Tanto sarebbe rimasta solo come una comparsa nella loro vita. Quindi prese coraggio ed iniziò a provare.

 

Aki ritornò nell’altra stanza. Sentendo gli sguardi dei compagni su di se e chiese perplesso:

-che succede? Perché mi guardate così?-

-nulla, semplicemente ti comporti in un modo strano. Sei sempre quello che se ne sta in disparte e quello che fa il disinteressato di tutto, invece oggi ti sei messo avanti.- disse Yushi spiegargli la loro perplessità.

-secondo me la ragazza ha talento, non lo so emana una specie di aura positiva. E poi devo dire che è anche molto bella. Secondo me non ci deluderà-

Detto questo si andò a sedere con noncuranza alla sua postazione. (per intenderci aveva una postazione alla X factor n.d. A.). Sia Takuya che Yushi lo seguirono mentre Eriko si sedette sulla poltrona dove prima c’era Kaori. Il loro manager non c’era perché aveva completamente lasciato carta bianca ai componenti rimasti perché solo loro sapevano cosa sarebbe stato meglio per il gruppo.

 

Passò qualche minuto e finalmente Kaori si decise ad uscire. Era bianca cadaverica e le tremavano le gambe. Non ce l’avrebbe mai fatta.

Eriko la guardava dal posto in cui era seduta, aveva fiducia nell’amica. Secondo lei ce l’avrebbe fatta alla grande ma se continuava così rischiava di svenire davanti a tutti. Sperava solo che tutto potesse andare per il meglio e intanto incrociava le dita.

Takuya, il batterista della band, le indicò il posto dove doveva posizionarsi e le disse:

-quando ti senti pronta possiamo iniziare-

Ecco quando si sarebbe sentita pronta? Mai. Questi erano i pensieri di Kaori però ormai era in ballo e doveva ballare.

Li vide tutti e tre davanti che la fissavano attenti. Il cuore le batteva a mille. Le avevano dato il testo di tre loro canzoni e il caso aveva voluto che fossero le sue preferite, ma anche quelle più difficili. Si girò un’ultima volta verso Eriko sperando che le infondesse un po’ di coraggio, anche se l’avrebbe volentieri strozzata. Poi finalmente si decise e chiese

-da quale inizio?-

-inizia da Angels, ora ti mandiamo la base- le rispose tranquillamente Aki

Accipicchia! Iniziava proprio dalla più difficile.

-va bene, quando volete-

Kaori aspettò che partisse la musica e quando finalmente le prime note iniziarono ad uscire dagli amplificatori prese un lungo respiro e si decise a cantare.

Le prime note che uscirono dalla sua voce erano incerte e anche con qualche sbavatura ed imperfezione, nulla di eccezionale quindi.

Takuya e Yushi si guardarono con sguardo d’intesa e poi espressero le loro idee, parlando a bassa voce anche a Aki.

-Aki non credo che questa sia la ragazza giusta, non è male ma non ha capacità particolari. Facciamola smettere almeno non sarò troppo grande l’umiliazione per lei-

Ma Aki senza nemmeno guardagli li zittì in un momento

-lasciatela cantare. Aspettate ancora un po’ e vedrete che avevo ragione-

I due vedendo Aki così deciso lo lasciarono fare e continuarono ad ascoltare Kaori.

Kaori pian piano si stava lasciando trasportare dalla musica e quindi la sua sicurezza stava aumentando.

Eriko, intanto, pregava silenziosamente per far si che l’amica riuscisse a tirare fuori la sua vera voce. Vedeva le facce contrariate di Yushi e Takuya e aveva paura che Kaori non sarebbe piaciuta. Sapeva che l’amica non aveva tirato ancora il meglio di se e la vedeva li titubante. Aki invece era li che ascoltava attentamente. Vedeva il suo sguardo preso, come se credesse fermamente che Kaori potesse dare di più. E in effetti era così, doveva solo sperare nel miracolo che la vera voce di Kaori uscisse fuori!

Ed inaspettatamente il miracolo avvenne! Kaori decise di lasciarsi completamente andare alla musica e a quelle dolci note. La musica le scorreva nelle vene e non le importava se avesse fatto una brutta figura. Aveva la possibilità di cantare come non faceva da tempo e questo era l’importante per lei.

La sua voce divenne più sicura, più forte, più calda. Le sue particolarità vennero fuori ad ogni acuto, ad ogni inciso.

Yushi e Takuya rimasero sbalorditi dalla piega che stava prendendo la voce della ragazza mentre Aki, con faccia soddisfatta, si godeva il momento.

 

Le fecero cantare un pezzo di ogni canzone che le avevano detto di prepararsi e quando la musica sfumò, alla fine dell’ultimo pezzo, rimase una sorta di strano silenzio. Kaori era tornata in se ed era super agitata mentre guardava con aria interrogativa le facce incredule dei ragazzi. Il primo a rompere il silenzio fu proprio Aki, a quanto pare aveva deciso di gestire lui tutta la situazione.

-grazie Kaori. Sei stata bravissima-

- prego- Kaori era ritornata la ragazza timida di sempre.

-Eriko accompagnala fuori così noi possiamo decidere con calma. Appena abbiamo fatto ti farò sapere-

Eriko accompagnò Kaori fuori. La ragazza era ancora un po’ stordita, non credeva di essere riuscita a cantare così e anche a cuor leggero come faceva prima.

Rimasero li per pochi minuti ma a loro sembravano interminabili. Ognuna delle due era persa nei propri pensieri. Kaori pensava solo al fatto di non poter credere di aver fatto una cosa del genere. Fino a qualche ora prima era convinta che avrebbe passato una giornata semplice con la sua amica Eriko e invece aveva fatto un provino che milioni di ragazze avevano sognato di fare. Sicuramente non ce l’aveva fatta, ma era più che logico. Eppure il suo orgoglio le imponeva di sperare di aver almeno lasciato qualcosa di positivo.

Eriko invece pensava a quanto fosse orgogliosa della sua amica. Aveva superato la paura e tirato fuori tutte le sue capacità sapendo sostenere la situazione. Pregava che i suoi amici avessero apprezzato quello che Kaori professionalmente sapeva offrire. Ma dall’altro lato sapeva che, nel caso ce l’avesse fatta,  Kaori non avrebbe mai accettato di vivere quest’esperienza, non avrebbe mai lasciato Ryo. Anche se quell’uomo la trattava come una pezza da piedi lei era perdutamente innamorata di lui e non se ne sarebbe mai andata. Sapeva in cuor suo che quello che aveva provato a fare non sarebbe servito a nulla. La prima a rompere il silenzio fu Kaori.

-Non ce l’ho fatta sicuramente! Inizialmente mi sono fatta prendere dal panico e ho buttato all’aria….-

Il discorso di Kaori fu interrotto da Yushi che aveva aperto la porta per riportarle all’interno dello studio. Una volta arrivati nel punto dove si trovavano prima le fece accomodare e le portò dall’altra parte del gruppo. Come al solito il primo a prendere la parole, in quella situazione, fu Aki.

-Kaori innanzitutto ti ringraziamo per esserti sottoposta a questo provino. Sappiamo che non è stato assolutamente facile anche perché, da come abbiamo capito, non eri assolutamente pronta a questa situazione-

-eh già- rispose Kaori

-però ora veniamo al sodo della questione- disse Takuya – se vuoi sapere la verità all’inizio non c’hai convinto più di tanto. Si sei stata brava ma nessuna particolarità nella tua voce-

-invece poi quando hai iniziato a prendere padronanza della situazione tutto si è completamente ribaltato e c’hai lasciato a bocca aperta. La tua voce è calda ma allo stesso tempo potente. Acuta. Ma con delle tonalità basse che fanno sciogliere. La tua voce è molto particolare e devo dire che c’è piaciuta davvero molto. Abbiamo trovato in te quello che non abbiamo trovano in tutte le ragazze che abbiamo incontrato. Sei davvero particolare e al nostro gruppo servirebbe davvero una come te. E poi anche fisicamente sei davvero ciò che cercavamo- continuò Yushi.

Dopo queste parole calò il silenzio. Kaori era rimasta davvero perplessa dalle parole dei ragazzi tanto che chiese:

-e quindi? Questo cosa vuol dire?-

Con un sorriso che nessun componente della band gli aveva mai visto, Aki rispose:

-come cosa vuol dire, Kaori? Hai superato il provino. Adesso, solo se tu lo vuoi, potresti far parte del nostro gruppo-

 

AVEVA SUPERATO IL PROVINO???non c i poteva credere…..

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Capitolo 3
*** Indecisione e consigli ***


Era sul divano e stava guardando la tv. Diciamo più che altro che era la tv che stava guardando lei, le immagini le scorrevano davanti agli occhi ma non le vedeva minimamente. La sua mente era completamente immersa in altri tipi di pensieri. Era passata già quasi mezza giornata da quando era tornata a casa da quell’esperienza mattutina, ma non si era ripresa nemmeno un pochino.

Dopo averle comunicato l’esito del provino, le avevano dato tutte le informazioni necessarie per accettare la loro proposta. Le avevano detto che possedeva due settimane per pensarci poiché loro sarebbero rimasti ancora in Giappone per quel periodo. La mattina della loro partenza, in caso avesse accettato, si sarebbe dovuta presentare all’aeroporto pronta per partire anche lei.

Kaori aveva ascoltato tutte quelle parole senza sentirle davvero, le sembravano solo un rincorrersi di suoni con un senso ma che non riusciva a comprendere. Essere stata presa per una cosa del genere era un qualcosa che andava completamente fuori la sua logica e comprensione.

Una volta conclusa la lista di cose di cui aveva bisogno le avevano congedate. L’ultimo a stringerle la mano era stato Aki che si era avvicinato al suo orecchio e le aveva detto “ti prego accetta”. Non sapeva minimamente perché il bassista degli Overside aveva tutta quella fiducia in lei.

Poi Eriko, mentre tornavano a casa, non aveva fatto altro che saltare ed urlare per la felicità. Effettivamente sembra più contenta la sua amica di lei…. Ma alla fine era sul serio così. Lei non riusciva ad essere contenta come avrebbe dovuto essere. Si ok… era una grande cosa per la sua autostima e la fiducia che aveva in se stessa, inoltre era una grandissima occasione, ma quello che la preoccupava in realtà in quel memento era solo Ryo.

Come avrebbe potuto dire al suo socio quello che le era successo? Sicuramente poi lui avrebbe avuto da ridire con una delle sue battutine pungenti…. Ma soprattutto come avrebbe potuto lasciarlo e partire per l’America per seguire una cosa che forse non avrebbe nemmeno avuto seguito e sarebbe stata una semplice chimera? Questo era stato il suo primo pensiero appena le avevano detto che aveva superato la prova. A volte si dava della stupida cronica. Poteva pensare a Ryo in un momento del genere? Era stata presa come vocalist del gruppo più acclamato degli ultimi tempi e lei pensava a quel pelandrone che non faceva altro che prenderla in giro e chiamarla mezzo uomo. Ma non poteva farci nulla, Ryo era l’uomo che amava ed era l’unica persa per la quale lei continuava a vivere dopo tutto quello che le era successo.

Non aveva fatto altro che pensare a questo mentre tornava a casa. Era sicura che non avrebbe accettato, non poteva lasciare Ryo e non poteva lasciare i suoi amici. Anche se comunque l’idea….l’allettava. Avrebbe realizzato il sogno di una vita e quello dei suoi genitori che aveva fatto tantissimi sacrifici per farla studiare in una delle scuole di canto migliori di tutto il Giappone.

Aveva cercato nella sua mente le parole migliori per dire tutto questo a Ryo, però era stata fortunata perché una volta tornata a casa aveva trovato un bigliettino sul tavolo del suo socio che le diceva che sarebbe stato tutta la giornata fuori con Umi per un sopraluogo.

 

Fu riscossa dai suoi pensieri dal suono della porta che si apriva. Era le 23 e il suo socio era appena tornato.

-ciao Kaori-

La salutò e si buttò subito sul divano. Kaori si girò verso di lui chiedendogli come era andata la giornata e se avesse qualche novità sul nuovo caso che stava seguendo con Falcon. Conversarono per un po’ del più e del meno.

Ryo, però, dopo qualche minuto di conversazione si accorse che in Kaori qualcosa non andava. La conosceva come le sue tasche e sapeva che quando non lo guardava negli occhi era perché aveva qualcosa da nascondere. Di solito si comportava così quando le era successo qualcosa di particolare che non voleva dire e sentiva che nemmeno questa volta poteva sbagliarsi. La guardò per qualche minuto in silenzio e vide che si tormentava le mani nervosamente. Cosa poteva avere la sua piccola Sugar Boy?

Allungo la mano verso di lei e le spostò una ciocca di capelli, più lunghi del solito negli ultimi tempi, dal suo viso e le parlò dolcemente.

-cos’hai Kaori? Sei strana questa sera-

-ma no…. Non ho nulla…. Che dici-

-non mentirmi, non ci vuole molto per capire che c’è qualcosa che non va in te-

Ryo era sempre il solito. Riusciva a guardarle dentro anche solo con due minuti che si trovava davanti a lei. Era preoccupato, si vedeva. Anche la carezza con la quale aveva spostato i suoi capelli era una dimostrazione tangibile della sua preoccupazione. Avrebbe voluto tanto confidarsi con lui ma non ce la faceva. Aveva paura, paura che Ryo avrebbe reagito male. Ma di cosa doveva reagire male? Alla fine lei sicuramente non sarebbe partita e non aveva fatto comunque questa cosa di sua iniziativa.

Provò a parlare ma le sue labbra si mossero senza che ne uscisse alcun suono, allora si alzò di scattò, quasi come se il divano da un momento all’altro era diventato rovente.

-Non ho nulla Ryo, davvero. Ora vado a letto però che sono molto stanca. Buonanotte-

Ryo la vide allontanarsi verso la sua camera da letto. Più evidente di così che c’era qualcosa che non andava non poteva essere! Era preoccupato, non poteva negarlo, ma non poteva nemmeno costringerla a parlare quando lei non voleva. Prima o poi avrebbe trovato il coraggio di dirle quello che pensava. Decise che era il momento di andare a riposare anche per lui, per quella sera avrebbe fatto il bravo ragazzo.

 

Il mattino dopo Kaori si alzò ancora prima del solito. Non aveva praticamente chiuso occhio. Scese giù per preparare la colazione ma con sua grande sorpresa trovo Ryo ai fornelli. Un sorriso le nacque spontaneo, Ryo faceva sempre così quando vedeva che in lei c’era qualcosa che non andava. Si alzava prima, preparava la colazione e l’aspettava pazientemente.

-buongiorno, che mattiniero quest’oggi. A cosa devo questo onore?- gli disse appena arrivata in cucina.

-buongiorno socia, niente di che, avevo voglia di preparare la colazione-

Bugia! Quella notte non era riuscito a chiudere occhio per quanto era preoccupato per lei. Già altre volte aveva visto la sua socia in quello stato ma la sera precedente aveva avuto un brutto presentimento. Una sorta di inquietudine che gli aveva impedito di chiudere occhio. Sperava solo che Kaori lo mettesse presto al corrente di quello che si portava dentro almeno si sarebbe tolto di dosso questa sensazione, che sinceramente, odiava.

-comunque non rimanere sulla porta, la colazione è pronta-

-che bello ho una fame!! E per volta non devo preparare la colazione da sola!-

Si sedettero al tavolo e mangiarono in silenzio. Ryo, anche se non lo ammetteva, era un ottimo cuoco e Kaori apprezzava molto quando cucinava.

Si sentiva osservata però, sapeva di avere gli occhi addosso di Ryo che la scrutavano per avere qualche indizio. Decise che forse era il momento di parlare, anche perché non l’avrebbe lasciata in pace finché lei non avesse parlato.

-e va bene hai vinto!!!- esordì dopo aver finito la colazione

-vinto cosa?- Ryo era decisamente perplesso

-ti dirò quello che ho! Ma ti prego smettila di stare li a fissarmi in quel modo-

-ah…allora….-

-certo che me ne sono accorta!!! Nemmeno un cieco non poteva non farci caso-

-effettivamente… allora dimmi che cosa ti turba?-

-ieri mattina Eriko mi ha trascinata in una delle sue ennesime pazzie e….-

Gli raccontò tutto per filo e per segno tutto quello che era successo, anche del fatto che all’inizio non era stata un granché ma che poi ce l’aveva fatta. Se iniziava a parlare era un fiume in piena.

Ryo ascoltò tutto con molta attenzione, senza interromperla mai. Rimase in silenzio anche dopo che lei finì di parlare, tanto che Kaori gli chiese se non avesse nulla da dire su tutta questa storia.

Effettivamente era rimasto senza parole, ma nemmeno una. Non sapeva che pensare, che dire, che fare, era rimasto completamente allibito. Non poteva pensare che la sua piccola Kaori avesse fatto un provino di tale portata e l’avesse anche passato! Non perché non era brava, anzi, era al corrente anche lui di quando lei fosse divina quando cantava. L’ascoltava per ore mentre puliva casa o si faceva la doccia e l’aveva sentita anche quando cantava nei saggi della sua scuola. Ma il fatto che ci fosse la possibilità che lei fosse partita lo aveva fatto sprofondare in baratro. Non riusciva più a vedersi senza Kaori. Ripensò a tutto il discorso fatto dalla sua socia e notò che una parte era stata saltata….quella relativa alla sua decisione. Decise di chiederglielo.

-e te?-

-io cosa?-

-che pensi di fare? Partire? Alla fine ti hanno offerto una grande possibilità-

-veramente ancora non ho deciso. Ma penso che rifiuterò, non posso partire così, su due piedi-Sollievo….era questa la sensazione che provava Ryo! Un enorme, gigantesco, spropositato senso di sollievo ma nello stesso tempo si sentiva anche un viscido verme egoista. Voleva che Kaori rimanesse li con lui e non aveva nemmeno per un momento pensato a quella, che per lei, poteva essere una grande occasione.

Nel frattempo squillò il telefono e Kaori, vedendo che Ryo non accennava a muoversi, si alzò e andò a rispondere.

-pronto?-

Dall’altra parte una voce urlante

-MA QUANDO TI DECIDI A DIRMI LE COSE???-

-Miki la smetti di urlare? Mi sono alzata da poco e le mie orecchie sono delicate quanto importanti, comunque cosa avrei dovuto dirti?-

-come, cosa??? Del provino scema-

Ecco Eriko aveva già spifferato tutto! Quella benedetta ragazza non ne voleva proprio sapere di tenere la bocca chiusa. Lei non era quasi nemmeno riuscita a dirlo a Ryo e quella stilista sparlona l’aveva già spifferato a mezzo mondo. Non sarebbe mai cambiata.

Mentre conversava al telefono con Miki, vide Ryo prendere la giacca e uscire senza nemmeno salutarla. Non era riuscita minimamente a capire quello che il suo socio pensava per quanto riguardava quella storia, come il solito in queste situazioni diventava un muro impenetrabile. Rimase a parlare ancora un po’ con Miki e poi decise di passare direttamente a trovarla, tanto per quel giorno non avrebbe avuto nulla da fare.

 

La sera arrivò presto, tornando a casa aveva preso qualcosa di veloce per la cena, non sapeva nemmeno se Ryo era tornato a casa e infatti non c’era. Si era messa subito a cucinare e mentre era ai fornelli il suo socio era ritornato ma non le aveva detto nemmeno una parola. Quando la cera fu pronta mangiarono sempre in completo silenzio, erano abituati a quei silenzi quando c’era qualcosa che non andava ma avevano sempre il loro enorme grado di insopportabilità. Dopo cena, Kaori pulì tutto e raggiunse Ryo sul divano. Mentre guardavano la tv il telefono della ragazza squillò, lo prese dalla sua borsa e rispose.

-pronto?-

-Ciao Kaori ti disturbo? Sono Aki-

Aki il bassista degli Overside? Cosa voleva?

-no dimmi tutto Aki, è successo qualcosa?-

Ryo si comportava con finto disinteresse ma invece ascoltava attento la conversazione.

-no nulla volevo solo sapere se avessi preso una decisione-

-no Aki, ci sto ancora pensando. Dovete capite che per me questa è una decisione importante, non posso decidere in un giorno-

-hai ragione anche tu. Ma ti prego prendila davvero sul serio. È un’occasione che può capitarti solo una volta nella vita, non fartela scappare e poi abbiamo bisogno di una come te-

-non capisco cos’ho di particolare-

-tu dai retta a me!-

-va bene-

-cmq ora ti devo lasciare ci sentiamo prossimamente. Buonanotte. Ciao bellezza-

-Buonanotte anche a te Aki-

Chiuse la conversazione e tornò a sedersi sul divano.

-chi era?- chiese il suo socio con malcelato disinteresse

-Aki il bassista del gruppo-

-e che voleva?-

-voleva sapere se avessi preso una decisione-

-ah-

Silenzio! Di nuovo quel maledetto silenzio. Chissà che pensava Ryo per essere come una mummia seduta su quel divano. Le avesse detto almeno qualcosa si sarebbe messa il cuore in pace e non avrebbe più pensato a questa storia, ma diamine! Ryo era odioso quando si comportava così, faceva di tutto per indurti a dire le cose ma quando ti aspettavi una risposta sensata da lui… ecco che faceva il muto. Quando stava per aprire bocca per digliene quattro, Ryo ruppe il silenzio.

-sei proprio sicura della scelta che hai fatto?-

La perplessità era lampante negli occhi di Kaori.

-no dico, sei davvero sicura di non voler partire?-

-si, perché?- non capiva dove Ryo volesse arrivare

-perché secondo me dovresti ragionarci un po’ di più, capisco che tu possa essere sicura di voler rimanere qui però dovresti prenderti tutto il tempo che hai a disposizione per ponderare bene la scelta. Io ti consiglierei di prepararti in queste due settimane tutto quello che ti occorre per partire, documenti e cose varie e poi scegliere bene nel corso dei giorni. Per te questa potrebbe essere una grande possibilità per realizzare quello che volevi essere prima della morte dei tuoi genitori e al quale hai dovuto rinunciare. Pensaci bene, non buttare una cosa così bella.-

Kaori rimase interdetta, non si aspettava una cosa del genere da Ryo.

-Penso che la mia decisione si abbastanza chiara-

-ti prego ascolta il mio consiglio- poggiò la sua mano su quella della sua socia cercando di trasmettergli quello che provava in quel momento.

Gli costava, gli costava davvero tanto dire quelle parole, ma non poteva fare in modo che Kaori rinunciasse a tutto quello che aveva in mano in quel momento. L’avrebbe voluta tutta per se, avrebbe voluto che non se ne andasse mai ma quello era un modo per allontanarla da quella vita così pericolosa. Era un modo per realizzare anche un suo desiderio: che Kaori fosse felice e non dovesse più vivere in un mondo di sofferenza come quello. Sperava davvero che lei capisse, capisse il suo ragionamento e lo ascoltasse. La vedeva contrariata e delusa però. Forse quella non era la risposta che lei si aspettava da lui.

Effettivamente Kaori era delusa, si aspettava che lui cercasse di tenerla li a tutti i costi accanto a se, invece in qualche modo le stava dicendo di partire. Però capiva anche che Ryo non era un uomo da questo tipo di cose e capiva anche se stava cercando di farla ragionare. Ma non poteva farci nulla, c’era rimasta male. Ma a malincuore decise di seguire il consiglio di Ryo.

-va bene, ascolterò il tuo consiglio- cedette lei alla fine

-grazie- le disse lui accarezzandole la guancia.

Kaori arrossì, non era abituata a quelle manifestazione d’affetto da parte del socio. Ma prima che potesse abituarsi a quel dolce calore, lui ritirò la mano, si alzò e si diresse verso la sua camera dandogli la buonanotte.

Forse quella conversazione l’aveva lasciata ancora più interdetta del silenzio della mattina perché le parole del ragazzo erano state dette come se volesse mandarla via, ma i suoi gesti tradivano una dolcezza unica. Forse nemmeno Ryo sapeva davvero quale decisone voleva che lei prendesse.

Ma decide sul serio di seguire il consiglio di Ryo. La mattina dopo avrebbe chiesto a Eriko di darle una mano, poiché magari lei era molto più pratica… anche se la decisione che aveva preso era già molto chiara nella sua testa.

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Capitolo 4
*** Decisioni e imprevisti ***


Il tempo passò senza che nemmeno se ne potesse accorgere e ormai il giorno del verdetto era arrivato, o quasi… L’indomani Kaori sarebbe dovuta partire nel caso in cui avesse deciso di lasciare tutto e tutti per inseguire, quella che a suo avviso, era una semplice chimera. Però in quei giorni aveva fatto come le aveva detto Ryo. Aveva corso avanti e indietro per cercare tutto quello che le serviva per un eventuale partenza, si era dovuta districare fra passaporto e altri documenti di cui un altro po’ non conosceva nemmeno l’esistenza. Per lei era solamente tutto tempo sprecato, tanto non sarebbe partita.

Eriko, che gentilmente l’aveva accompagnata nei suoi giri, non aveva fatto altro che ripeterle di accettare. Sembrava un invasata, come se lei avesse vinto la lotteria nazionale. Kaori era rimasta sempre sul vago, non aveva mai risposto apertamente alle sue domande relative alla decisione, non voleva darle un dispiacere. Ma alla fine non poteva più mentirle! Infatti l’ultimo giorno che avevano speso per le commissioni decise di dirle la verità.

-non parto- aveva esordito ad un certo punto

-eh?- la faccia di Eriko sembrava quella di una che aveva appena visto un fantasma che ballava su un cubo

-hai capito benissimo, ho deciso di non partire-

-MA SEI SCEMA???- la stilista era saltata dalla sedia, rovesciando il caffè che stava bevendo. Aveva urlato così forte che era sicura che l’avessero sentita anche in Patagonia

-tu sei pazza! Ti sembra il caso di urlare così? E siediti!- l’aveva presa per una manica e costretta a sedersi

-no ti sei completamente bevuta il cervello Kaori? Pensavo sinceramente che volessi partire! Almeno il fatto che stessi girando come una trottola per tutti questi documenti mi aveva fatto pensare che volessi andare. Scusa perché non vuoi sfruttare questa grande occasione? E non vedo nemmeno per quale motivo tu allora devi sprecare tutto questo tempo in giri inutili-

-Eriko lo sai benissimo perché non voglio partire!-

-ah, ancora per stare dietro a quel bell’imbusto che non ti si fila nemmeno? Kaori quando ti deciderai a capire che è ora che tu pensi a te stessa? Ormai sono anni che ti fai trattare come una pezza da piedi! E anche se ammiro questo tuo amore così resistente davanti a tutto questo credo che sia ora che te metta la parola fine. Abbi un briciolo di amor proprio! Non fa altro che trattarti male e i momenti in cui è gentile con te sono davvero pochi! Ti stai logorando ogni giorno di più a stare con lui e mi fa male vederti così, non me ne capacito. Sei una bella donna, una ragazza con milioni di qualità e ti stai buttando dietro ad un uomo che non ti dimostra nemmeno metà dell’amore e della devozione che hai tu nei suoi confronti. Datti una svegliata!-

Lo sguardo truce che aveva avuto Eriko per tutto il discorso l’aveva quasi intimorita. Non aveva mai visto la sua amica così critica nei confronti della sua situazione, bè non era un mistero quello che Eriko pensava di Ryo, ma non ne aveva mai parlato in quei termini! Però quella era una sua scelta e la sua amica doveva farsela andare bene, non aveva nessun diritto di criticare così. Eriko non aveva mai amato una persona come lei amava Ryo e non poteva minimamente capire quello che provava, se solo lo avesse saputo non avrebbe parlato così ne era sicura. Ma si era sentita piccata, in fondo la stilista non aveva avuto proprio così torto, lei stava buttando al vento una grande occasione per un uomo che non l’amava, ma non l’avrebbe mai ammesso!

-Eriko, se solo ti trovassi nella mia situazione non reagiresti così-

-se solo mi trovassi nella tua situazione avrei mandato al diavolo quel bell’imbusto dei miei stivali e me ne sarei andata-

-parlare è facile!-

-sarebbe altrettanto facile anche agire se solo avessi più coraggio, ti stai facendo umiliare e te nemmeno te ne accorgi-

Se ne accorgeva e come! Si era sentita mille volte umiliata dal comportamento di Ryo, anche se aveva sempre tentato di nasconderlo. Quando la trattava male davanti alle clienti, si sentiva così male che sarebbe voluta scappare lontano e piangere, invece reagiva lanciandogli quegli enormi martelli. Ma ne aveva sentite di risate e commenti di tutte quelle belle ragazze che gironzolavano intorno a Ryo e vedevano come lei gli andasse dietro come un cagnolino fedele. Ma nonostante tutto non poteva andarsene.

-anche se tu mi dici tutto questo io la mia decisione l’ho presa, puoi arrabbiarti quanto vuoi! Io non me ne vado-

-fa come ti pare!!! Ma non venire a piangere da me quando Ryo non ti vorrà più e te ti pentirai di non essere partita-

Stizzita Eriko prese la sua borsa e se ne andò, lasciando una Kaori stordita e amareggiata.

 

La conversazione con Eriko le aveva lasciato una brutta sensazione addosso. Non immaginava che l’amica se la sarebbe presa così e non immaginava nemmeno che ci tenesse tanto a questa cosa. Non poteva nemmeno negare che quello che aveva detto l’amica era sbagliato, però per quanta buona volontà aveva messo nel farle capire la situazione, Kaori era sempre della stessa idea: rimanere accanto a quel testone di Ryo.  Anche se la trattava male, anche se non l’amava come l’amava lei, anche se questo doveva significare vivere una vita con la paura di perderlo, lei sarebbe rimasta accanto a lui.

Quel giorno, oltre alla conversazione con Eriko, si era dovuta sorbire le chiamate di una sacco di persone che volevano sapere cosa avrebbe fatto. Mick era tutto preoccupato perché non voleva minimamente che lei partisse, Saeko era stata molto più fredda e l’aveva reputata solo come una semplice “informazione di servizio” , Miki invece l’aveva costretta ad andare al Cat’s eye per parlare.

Kaori leggeva negli occhi di Miki che lei pregava perché non partisse, ma vedeva anche che era combattuta perché anche lei sperava in qualcosa di migliore per Kaori.  Le aveva detto che capiva il fatto non voleva partire per rimanere con il suo amato ma capiva anche che non poteva passare una vita intera ad aspettare lui.

Dopo la conversazione era tornata a casa dove non c’era nessuno. Era entrata in camera sua, e si era sdraiata sul letto a guardare il soffitto. Da una parte della camera c’era la valigia che aveva tirato giù dall’armadio, cosa che sapeva nemmeno il motivo per cui l’aveva fatta. Forse solo per accontentare Ryo. In quelle due settimane il suo socio era stato schivo e di poche parole, non che gli altri giorni fossero in vena di chiacchiere piene di parole, ma era decisamente peggiorato. Si era accorta che evitava di guardarla negli occhi e di stare più del tempo necessario da soli nella stessa stanza. Non le aveva fatto più domande sulla sua decisione, si informava solo sull’avanzare dei suoi preparativi. Niente di più, e  lei non riusciva ad interpretare il suo comportamento e sinceramente in due settimane c’aveva anche rinunciato.  Ryo era sempre così: buio ed impenetrabile.

Rimase sul letto a godere di quel silenzio ancora un po’, quel giorno non voleva passare mai e lei voleva solo che finisse al più presto! Sentì la porta sbattere e dei passi che si dirigevano lenti verso le scale. Ryo era tornato. Guardò l’orario e vide che era quasi ora di cena e decise che era ora di prepararla. Uscì dalla stanza e si imbattè in Ryo. L’uomo la evitò senza nemmeno alzare lo sguardo dicendole solo che sarebbe sceso a cenare più tardi e che lei poteva anche iniziare a mangiare.

Kaori era sempre più perplessa da quel suo comportamento e non capiva proprio perché utilizzava quel suo atteggiamento nei suoi confronti, credeva che avesse capito che non se ne sarebbe andata. Forse si comportava così proprio perché voleva togliersela dai piedi?

Questa strano pensiero le tolse il respiro per un attimo stringendole il cuore in una piccola stretta di dolore. Lei stava rinunciando a tutto per un uomo che forse non la voleva nemmeno fra i piedi! Scosse la testa e si liberò di questo pensiero, non doveva minimamente credere ad una cosa del genere. Sapeva che Ryo sotto sotto le voleva bene e lei sarebbe rimasta per questo.

 

Preparò la cena e mangiò da sola perché Ryo non si degnò di scendere, aveva sentito aprire la porta che conduceva al terrazzo e da li ogni rumore era cessato. Lasciò la cena del suo socio sul tavolo e salì in camera, quando gli sarebbe venuta fame almeno avrebbe trovato pronto.

In camera guardò le valige, ferme sempre nella stessa posizione. Era tentata di rimetterle a posto ma non ne aveva proprio voglia, lo avrebbe fatto la mattina dopo. Mentre sistemava alcune cose nella stanza sentì un lieve bussare alla porta. La persona che aveva bussato non attese la sua risposta e aprì piano la porta. Ryo, non c’erano dubbi che fosse lui.

-ciao- Ryo non era mai di molte parole

-ciao- lei era un po’ troppo arrabbiata per il suo comportamento per essere in vena di grandi discorsi

-era buona la cena-

-ah, grazie-

Ryo si fermò proprio vicino la porta e la osservò molto attentamente. Rimase a fissarla per un secondo che le sembrò un secolo. Sempre con quello sguardo intenso che le faceva venire i brividi.

-che hai fatto oggi?- se ne uscì il ragazzo all’improvviso.

Kaori rimase un po’ senza rispondere, adesso la sua perplessità era arrivata a livelli che toccavano il sospetto. Ryo non era un tipo che entrava in camera sua e si metteva a fare conversazione. Parlavano pochissimo già normalmente e questo atteggiamento sicuramente nascondeva qualcosa.

-sono stata con Eriko- rispose alla fine

-bene, hai finito di preparare tutto?-

-si-

Altro silenzio… quando sarebbe finito quell’intermezzo di finte chiacchiere? Kaori percepiva benissimo la tensione e voleva che Ryo arrivasse al punto.

-pensavo che stessi preparando le valigie-

Ecco che qualcosa si stava smuovendo.

-no-

-e come mai? Le hai già preparate?-

-no e non ho intenzione di prepararle, anzi visto che sei qui aiutami a rimetterle a posto-

Ora erano uno di fronte all’altro che si guardavano intensamente. Era questo il motivo per cui Ryo era li. Voleva dirle sicuramente qualcosa relativo alla partenza e il discorso delle valige era il pretesto per iniziare.

-perché non le hai preparate?-

-mi sembra evidente, non parto.  Perché dovrei preparare le valige inutilmente. Ho già sprecato due settimane in giri inutili che poteva evitare, non mi metto a preparare anche queste!-

Alla parole non parto nel volto di Ryo era passato un lampo di sollievo, ma poi il suo sguardo era ridiventato duro come il marmo.

-come non parti?-

-non parto Ryo. Lo sapevi benissimo. Sapevi benissimo che non avrei accettato questa cosa-

Kaori stava iniziando a stancarsi di tutte quelle domande. Ryo non era mai stato uno che chiedeva milioni di spiegazioni e non capiva perché doveva farlo proprio ora.

-Kaori non fare la bambina. Questa per te è una grande occasione, perché devi sprecarla così?-

- Sai benissimo che non posso accettare. Sai benissimo che non posso andarmene via così. Quindi non fare troppe domande-

-e invece si che puoi, quindi torna sui tuoi passi e prepara queste valige che domani mattina ti accompagno all’aeroporto-

Il tono di Ryo era duro, non ammetteva repliche. Quando si comportava così l’avrebbe preso a schiaffi. Era un pallone gonfiato che si permetteva di decidere per lei quando non aveva minimamente nessuna voce in capitolo.

-non vuoi capire che io non vado da nessuna parte-

-Kaori non fare la testarda!-

-no io faccio la testarda quanto mi pare e piace!-

- sei testarda solo quando ti pare a te-

-no, lo sono quando riguarda le mie scelte di vita!-

I toni si erano alzati parecchio senza che nemmeno se ne accorgessero. Forse non avevano mai discusso così vivamente. Le litigate non erano mai mancate, ma mai con quel tono di sfida.

Ryo non poteva sopportare che lei si lasciasse sfuggire quella grande cosa dalle mani. Anche se quando gli aveva detto che non sarebbe partita si era sentito sollevato, ma non poteva lasciarsi trascinare dei suoi sentimenti.

-e comunque chiuso questo discorso, non partirò e basta. Mettiti il cuore in pace- chiuse Kaori.

-Parti!-

Quel tono di ordine fu la goccia che fece traboccare il vaso per la ragazza. Non poteva sopportare di essere comandata da lui, dopo che se ne era fregato la maggior parte delle volte delle sue scelte.

-basta! Non accetto ordini da te! Chi sei tu per potermi dare ordini? Mio padre? Mio fratello? Il mio ragazzo? Non sei nessuno di questi. Non riesco a capire per quale motivo ora ti sei accanito su questa cosa quando per anni a volte te ne sei completamente fregato di quello che sono e delle mie scelte. Di tutto quello che facevo, preso troppo dalle milioni di donne che ti giravano intorno. Ma io sono sempre stata con devozione qui. Ho sempre tenuto testa a tutto quello che mi dicevi o che facevi anche se mi faceva male. E ora non hai nessun diritto di impormi una scelta che non voglio prendere-

Aveva urlato tutto questo fra le lacrime. Non ce la faceva più, tutto quello che provava era uscito fuori senza che lei riuscisse a fermalo. Era troppo stanca di tutti i comportamenti che Ryo aveva adottato con lei e quello era il colmo.

Ryo aveva percepito tutte le parole di Kaori come un cazzotto in pieno stomaco. Tutto quello che la sua socia aveva detto era vero. Verissimo. E lui non poteva assolutamente negarlo. Ora lei era li davanti a lui con le mani sul volto che piangeva sommessamente. Non potava vederla così, non poteva saperla così triste, così piccola e indifesa.

Si avvicinò piano a lei e le tolse le mani da davanti agli occhi. Le lacrime ora erano libere di scendere senza alcun freno. la scena di lei che piangeva sciolse qualcosa nel cuore di Ryo.

In un impeto che nemmeno lui riuscì a controllare, la strinse a se in un abbraccio dolce ma intenso e poi fece scivolare le sue labbra su quelle di lei.

Kaori non riuscì a capire subito quello che stava succedendo e cercò di allontanare Ryo. Non voleva che per l’ennesima volta tutto si sarebbe concluso con una carezza. Ma il calore delle labbra di Ryo le risultò come un balsamo per il suo cuore sofferente e piano piano non oppose più resistenza. Non sapeva perché stava succedendo tutto quello, ma nemmeno le interessava tanto capirlo. Ryo la stava baciando, stava succedendo quello che in tutti quegli anni di convivenza lei aveva aspettato con ansia e lei non voleva rovinarselo con degli stupidi interrogativi.

Dal suo canto nemmeno lui sapeva cosa stava facendo, era come se il suo corpo si fosse mosso da solo, senza che lui gli comandasse nulla. Ma adesso che era successo non aveva nessuna intenzione di fermarsi, alle conseguenze avrebbe pensato poi.

Il bacio che prima era stato dolce si trasformò piano in un bacio intenso e passionale nel quale non riuscivano a trovare più spazio ne i pensieri ne le urla di qualche momento prima. Un bacio che li lasciava senza fiato, svuotati di qualsiasi cosa che era al di fuori di loro. Non si accorsero nemmeno che piano piano stavano uscendo dalla stanza di Kaori per dirigersi verso quella di Ryo.

Non si accorsero che le loro mani iniziarono a vagare freneticamente sul corpo dell’altro, quello che sentivano era solo la loro passione che scorreva nelle vene e che li faceva ansimare sotto le carezze dell’altro. Sapevano che quello che stava succedendo era qualcosa di troppo grande, soprattutto in quel momento, ma nessuno dei due riusciva a tornare indietro. Si sarebbero accollati tutte le responsabilità il giorno successivo ora volevano dare sfogo a tutti quei sentimenti sopiti per anni.

 

-ora che sono il tuo ragazzo posso chiederti di partire?-

-no ora ho una motivo in più per restare!-

Queste furono le ultime cose che riuscirono a dirsi prima che la passione li divorasse completamente.

Si amarono con gesti lenti per ore, con quella delicatezza che solo l’amore sa imprimere a questi momenti. Si dissero con i gesti quello che mai fino ad allora avevano avuto il coraggio di dire con le parole

E Kaori sembrò di sentirle quelle parole in quel momento, erano state solo un bisbiglio ma era sicura che dalla bocca di Ryo, in quel momento di pura passione, fossero uscite quelle due semplici parole che lei aspettava da una vita.

“Ti Amo”.

Si addormentarono così, stretti l’uno vicino all’altra. Con la quasi certezza che le cose da allora sarebbero cambiate.

 

La mattina arrivò presto, troppo presto forse. Kaori fu svegliata dai raggi del sole che filtravano dalle tende. Non aveva alcuna voglia di aprire gli occhi, voleva godere ancora un po’ di quegli attimi. Pensava però di essere stretta fra le braccia di Ryo ma quando allungò la mano per cercarlo non trovò nessuno al suo fianco. Il letto era ancora tiepido, segno che non si era alzato da tantissimo, probabilmente era sceso giù a preparare la colazione o a farsi una doccia.

Si tirò su stiracchiandosi e guardò la parte del letto dove fino a poco prima aveva dormito il suo amato. Sorrise al ricordo di quello che avevano vissuto, non si sarebbe mai aspettata che tutto succedesse in questo modo.

Venne riscossa dai suoi pensieri perché la sua attenzione cadde su un piccolo foglietto poggiato sul cuscino dove aveva dormito Ryo, sicuramente gli aveva scritto dove si trovava. Aprì il biglietto e lesse il contenuto. Gelo. Gelo puro, ghiaccio e il mondo che le cadeva addosso. Quelle parole erano la sua lapidaria condanna… tutta la loro notte si risolveva così, in altre due semplici parole…

 

“BUON VIAGGIO”

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Capitolo 5
*** Introspezione di me ***


Buio. Questa è l’unica parola che trovo per far capire quello che ho dentro. Altre parole come “malinconia”, “tristezza”, “depressione”, non sono abbastanza forti per descrivere quello che mi attanaglia il cuore… se veramente ne ho uno. Ma penso di averlo perché se questa cavità che ho nel torace fosse vuota io ora non soffrirei così. Non sentirei questo dolore cupo riempire le mie giornate. Da quel giorno oltre a quel dolore non sento più nulla. Niente mi distoglie perché ogni cosa mi ricorda lei. La casa, i mobili, l’arredamento, le foto, gli amici, il sole, il vento fresco, sembra assurdo ma tutto è impregnato di lei. Vedo la sua figura che sbuca dalla cucina e che mi chiama per la cena, sento il suo profumo ancora nell’aria. Mi viene quasi da ridere, sembra che sto parlando di una defunta, di una persona che non c’è più. Fortunatamente, però, lei è viva e tutto questo mi viene confermato dalle dozzine di passaggi televisivi al giorno dei suoi video. Chissà perchè ne parlo come se non ci fosse più. Probabilmente perché senza di lei una parte del mio cuore è morta e quindi è come se fosse morta anche lei? sarà sicuramente anche per questo, ma il motivo principale è un altro: se non mi convincessi di questa cosa prenderei il primo aereo per gli Stati Uniti e correrei ad abbracciarla. Ma non posso fare una cosa del genere, non posso! Sono stato io che l’ho costretta a partire e dopo quello che le ho fatto è giusto che sparisco per sempre dalla sua vita.  L’ho lasciata li, su quel letto, che dormiva beata. Nella sua espressione rilassata e sorridente vedevo la speranza di svegliarsi e trovare una vita nuova ad attenderla, ma non era quella che io avevo scelto per lei. Lei sperava di svegliarsi e trovarsi stretta fra le mie braccia, con una vita piena di amore davanti a noi. Ma non potevo permettere una cosa del genere, non potevo lasciare che perdesse l'occasione che le poteva cambiare la vita. Se fosse rimasta con me avrebbe finito solo per logorarsi, perdere quella sua aura di bellezza e purezza che emanava, i suoi occhi avrebbero finito per perdere quella luminosità in cui mi perdevo guardandoli. Forse, la cosa peggiore e quella per cui non riesco nemmeno a sopportarne l'idea, sarebbe morta. Io non potevo mai perdonarmi una cosa del genere se fosse successa e quindi non potevo far altro che mandarla via. Lo so, ho scelto il modo sbagliato. Modo sbagliato? Una risata mi esce spontanea. Altro termine riduttivo per cercare di minimizzare l'orrore che sono. Non ho usato il modo sbagliato per mandarla via ma quello più orribile, più meschino, più... più.... no credo che non esista un termine adatto per questo.  L'ho prima ignorata per anni e nel momento in cui doveva prendere la decisione più importante della sua vita c'ho fatto prima l'amore e poi l'ho abbandonata. Non ci sono parole per descrivere quello che sono.

Ricordo quella mattina come se fosse ieri. Ricordo di averla spiata mentre usciva da casa, mentre il taxi veniva a prenderla. L'ho seguita all'aeroporto e l'ho vista piangere seduta nella sala d'aspetto. Era li, con la testa bassa, i capelli che le cadevano sulla fronte e le mani sul viso. Ero così vicino a lei da sentire anche i singhiozzi e la immaginavo lottare contro le lacrime, sapevo che non voleva farsi vedere così debole.

Sono rimasto li per ore interminabili! L'ho vista ricevere una telefonata, cercare di ricomporsi come meglio poteva, camminare avanti e indietro per scaricare tutte le emozioni che aveva dentro. Poi ho visto arrivare loro, quelli che l'avrebbero portata via. Ho visto Aki correre verso di lei ed abbracciarla, sapevo già che quel ragazzo aveva un debole per lei. Insieme si sono diretti all'imbarco, l'ho vista girarsi per un'ultima volta, come se stesse salutando il suo passato e poi è sparita fra la folla.

Ed è proprio in quel momento che è sparito anche il mio cuore. Mi sono reso subito conto di quello che avevo fatto ma ormai era troppo tardi. Guardai il suo aereo partire e sparire nel cielo e fu quella la prima volta che mi rivolsi sul serio a Dio e pregai. Pregai così forte da non sentire nemmeno più le voci che mi erano intorno, chiesi a Dio di darle una vita migliore e di renderla finalmente felice. Non gli ho chiesto che lei mi perdonasse, sarebbe stato troppo e poi non potevo pretendere un perdono. Anzi, ho sperato che mi odiasse! Che mi odiasse con tutto il suo cuore in modo da dimenticare quella notte e tutto l'amore che provava per me. Cosa che invece io non sarei mai riuscito a fare. L'amore che provavo e che provo per lei non potrà mai essere cancellato da nessun odio.

Da quel giorno passarono i mesi in cui non ebbi più notizia. Sapevo da Miki che la chiamava regolarmente ma con me non si fece più sentire. Avevo anche capito che l'aveva chiamata molto volte mentre io ero li e Miki, in qualche loro strano codice, gli aveva fatto capire la mia presenza e lei aveva attaccato.

Non chiesi mai niente alla barista di lei, ne delle sue condizioni di salute, ne come se la cavava in America. Non avevo nessun diritto di saperlo e comunque mi bastava sapere che era viva.

Ricordo che quando la rividi per la prima volta ero al Cat's eye. La televisione era accesa sul canale di musica nazionale e stavano facendo una specie di telegiornale sulle star ed un servizio era dedicato al nuovo cd in uscita degli Overside e alla loro nuova cantante. Nel momento in cui alzai gli occhi sulla televisione l'inquadratura si fermò su Kaori. La tazzina di caffè mi cadde dalle mani e finì col versarsi sul bancone, non ci potevo credere, non sembrava lei. Era bellissima come sempre ma ora aveva tutt'altro fascino. I suoi capelli si erano allungati e le incorniciavano il volto, il trucco perfetto le faceva risaltare il viso e il rossetto rosso si intonava perfettamente con il ramato dei suoi capelli. Era vestita con una camicia bianca tutta lavorata, un paio di pantaloni eleganti neri e delle scarpe con un tacco vertiginoso. Sembrava così sicura di se, guardava i giornalisti con aria tranquilla sfoggiando un sorriso con cui avrebbe potuto far cadere tutti gli uomini ai suoi piedi.

Il mio cervello era completamente in panne, non riuscivo a formulare un pensiero coerente. Non riuscivo a capire se davvero quella che vedevo in uno schermo televisivo era la mia dolce Kaori oppure no.

La conferenza stampa di presentazione prevedeva che tutti i componenti del gruppo parlassero del nuovo album e della nuova arrivata e quando fu il momento di Kaori a parlare il mio cuore prese a battere ad un ritmo strano. Mi ero sorpreso di sentirlo battere ancora visto che prima credevo si fosse fermato.

La sua voce era così dolce e così emozionata, disse solo poche cose e in quel leggero tremolio di emozione ho riconosciuto la donna di cui sono innamorato che era nascosta dietro a quel trucco. Il servizio finì con la voce della cronista che diceva che non vedeva l'ora di sentire il nuovo cd e di poter valutare le doti canore di Kaori. Quando ritornai in me e mi voltai verso Miki e Umi vidi le loro facce attonite quanto la mia. Ci furono cinque minuti di silenzio abbondanti che fu Umi a rompere con una frase che non mi sarei mai aspettato "caspita quanto è bella" e per dirlo lui era proprio vero.

Oltre quel commento non ce ne furono altri e ognuno riprese le sue normali mansioni. Mi scusai con Miki per il caffè versato e me ne andai, era dura reggere quello che avevo visto.

Qualche giorno dopo uscì il singolo della loro prima canzone con rispettivo video clip, qualcosa di durissimo da reggere. La sua voce era angelica, perfetta e si sposava in un modo sublime con la musica e poi nel video la sua bellezza era messa ancora più in risalto dalla scenografia. Si trovava in mezzo ad una radura baciata dai raggi del sole in un vestito bianco. Qualcosa che non mi sarei mai aspettato di vedere.

Ed ora eccomi qui a quattro anni da quel giorno in cui lei è partita. Tra le mie mani una rivista di quelle dalla copertina patinata, quante ne ho collezionate in questi anni! Non le conto nemmeno più... è così strano per uno come me che nella sua vita ha letto solo riviste per uomini comprare quelle frivole per le donne che spettegolano dal parrucchiere. Però non potevo fare a meno di comprarle quando c'era lei un copertina o c'era qualche articolo che parlava di lei, anche se i giornali avevano poco da dire sulla sua vita. In tutti quegli anni era stata super riservata, mai uno scandalo, mai un qualcosa messo fuori posto. L'unica cosa che avevano avuto di cui parlare era la relazione che aveva avuto con Aki, il bassista del suo gruppo. Una relazione breve ma che era bastata per farmi morire ancora di più. La prima volta che avevo visto una loro foto, mentre si baciavano, era stato come se l'ultima piccola parte di me rimasta in vita si fosse spenta per sempre. Eppure dovevo essere preparato, era una cosa che avevo dovuto mettere in conto ma non c'è mai niente a cui ci si prepara davvero! E comunque me lo aspettavo che sarebbe stato proprio lui quello che le avrebbe rubato il cuore, si vedeva da come la guardava ai provini... ma d'altronde chi non poteva innamorarsi di Kaori o rimanere sconvolto dalla sua bellezza. Guardo per l'ultima volta l'immagine di Kaori su quella copertina vestita con quel tailleur con la giacca semi aperta che lasciava intravedere il suo bellissimo fisico, gli occhi socchiusi, la bocca contornata dal quel rossetto rosso fuoco, i capelli ricci e lo sguardo da cerbiatta. ...e decido che forse per oggi era meglio smetterla e che avevo avuto la mia dose quotidiana di masochismo. Mi alzo e poggio il giornale sull'alta pila di altre riviste vicino al divano e finalmente esco di casa.

 

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