E se la musica ci dividesse? di DarkFeiry (/viewuser.php?uid=81368)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un giorno di ordinaria follia...o quasi. ***
Capitolo 2: *** Il provino a sorpresa ***
Capitolo 3: *** Indecisione e consigli ***
Capitolo 4: *** Decisioni e imprevisti ***
Capitolo 5: *** Introspezione di me ***
Capitolo 1 *** Un giorno di ordinaria follia...o quasi. ***
Piccola prefazione:
Ciao a tutti, eccomi qui a scrivere
una nuova fan fiction
sul manga che amo di più in assoluto. In questa piccola
prefazione volevo
premettere un paio di cose. Anche se in questo periodo ho scritto
qualcosina
non molto impegnativa tenendomi sempre, quindi, un pò in
allenamento è dal 2006
che non scrivo una ff vera è propria. Credo di essermi molto
arrugginita in
questo tempo ma ho anche 4 anni in più sulle spalle che mi
hanno maturata sia
nel modo di pensare sia nella scrittura. Quindi non so cosa
verrà fuori e se
quello che scriverò possa essere di vostro gradimento. Io
dalla mia parte ce la
metterò tutta per far si che questa storia sia piacevole.
Per quanto riguarda la mia storia
questa si colloca molto
prima dell’effettivo finale di City hunter quindi per essere
letta non ha
bisogno di grandi conoscenze della storia, visto che la
rifarò molto a modo
mio.
Non è propriamente una Au
visto che la storia di base è
quella ma ho deciso di stravolgerla un po’.
Credo che per il momento ho detto
tutto.
Mi piacerebbe moltissimo sapere cosa
ne pensate di questa
piccola e malsana idea che mi è venuta in mente. Sono sempre
disponibile sia di
accettare commenti positivi e soprattutto quelli negativi,
l’importante è che
sia costruttivi.
Ora vi lascio in pace e buona
lettura^^
Kaori aprì gli occhi
lentamente, infastidita dal sole che
entrava dalla finestra. Lo spettacolo che si ritrovò davanti
fu sempre quello
che ormai vedeva tutte le mattine da circa due anni.
L’armadio, la porta, la
poltrona, la foto di suo fratello sul piccolo comodino, tutto era nel
suo
perfetto ordine.
Fissò il soffitto per un
po’, non aveva voglia di alzarsi,
le sarebbe piaciuto rimanere a letto ancora un pochino. Fuori faceva
freddo
anche se si prospettava una bellissima giornata di sole e poi, anche se
non si
sarebbe detto, le piaceva stare sveglia sotto le coperte per assaporare
il
caldo che sapevano offrirle. L’unico inconveniente di quei
momenti erano i
pensieri, soprattutto quelli brutti che sono capaci di rovinarti anche
il
miglior momento della vita.E qual’era il suo pensiero
fisso?
Non c’era nemmeno da
chiederlo. Il suo coinquilino abitava
ormai i suoi pensieri, belli o brutti, da due anni o forse anche da
molto prima.
Era perdutamente innamorata di lui. Non era mai stata capace di
nasconderlo e
tutti, anche i bambini di cinque anni, se n’erano accorti.
L’unico che sembrava
non essersi minimamente accorto della cosa era proprio Ryo oppure,
semplicemente, faceva solo finta di non vederlo perché lei
non gli interessava a
quel livello. Anzi, era sicuramente per quello ed ormai lei si era
rassegnata.
Il bene che lui le voleva era semplicemente l’affetto che si
prova per una
sorella e se la teneva ancora con lui era solo per un debito nei
confronti di
suo fratello. Eppure lei non riusciva a staccarsi da lui. Non le
importava se a
volte la trattava male, se la considerasse un mezzo uomo,
un’incapace sul
lavoro o solamente come una semplice amica, a lei bastava stare li con
lui per
sentirsi protetta e per stare bene…d'altronde lui era la sua
unica famiglia. Ed
anche per lui era così e ne aveva la conferma dai gesti di
dolcezza che le
concedeva quando erano da soli oppure dagli sguardi complici che le
lanciava.
Per il momento le bastava questo, forse andando avanti con il tempo si
sarebbe
stufata ma ora quella era la sua casa e lui era la sua famiglia e il
suo unico
punto di riferimento.
Dopo un piccolo sorriso amaro decise
di alzarsi, il tempo
delle riflessioni era finito e aveva una colazione da preparare.
Si alzò e uscì
fuori dalla stanza dirigendosi in cucina.
Prima di scendere le scale decise di fare un salto nella camera del suo
socio.
Quando lei era andata a letto, la sera prima, lui non era ancora
rientrato.
Chissà dov’era stato. Quando usciva aveva sempre
il terrore di non vederlo più
rientrare. Tante volte lo aspettava seduta sul divano, anche se finiva
sempre
per addormentarsi ma sera precedente aveva deciso di andare a letto,
era sul
serio stanca. Inoltre aveva deciso, dopo giorni di riflessioni, di non
avere
nessun diritto di fargli la paternale, in fin dei conti non era la sua
donna.
Eccola! La classica fitta di dolore che la percorreva ogni volta che
faceva
quel pensiero. Scosse la testa per allontanare il suo tormento, per oggi il tempo della
depressione era finito
e doveva metterci un punto grosso come una casa.
Aprì piano la porta e vide
Ryo disteso sul letto che dormiva
beato. A giudicare dal grado del suo sonno non doveva essere rientrato
molto
tempo prima. Decise di lasciarlo riposare tranquillo ancora un
po’, poi
l’avrebbe svegliato a suon di martellate. Non poteva fargli
la paternale ma
poteva benissimo fargliela pagare.
Richiuse la porta alle sue spalle
pregustando già il momento
in cui l’avrebbe visto saltare dal letto per lo spavento.
Ryo aprì gli occhi dopo
che Kaori richiuse la porta. Era sveglio
già da quando lei era entrata nella stanza.Ormai avvertiva
ogni suo più piccolo
movimento. E poi le piaceva farle credere che era ancora addormentato
in modo
tale che potesse godersi il momento in cui avrebbe potuto svegliarlo.
Era un
portento quella donna! Sapeva passare da attimi calma e dolcezza
infiniti a
momenti di pazzia estrema.
Ormai erano due anni che conviveva
con lei e se prima
l’aveva fatto solo per un debito nei confronti di Maki ora
era tutto cambiato.
Aveva cercato in mille modi di sopprimere quel sentimento che stava
nascendo ma
tutto era stato inutile e ora era irrimediabilmente perduto. Ma non
voleva
legarla assolutamente a lui, questa era una cosa che assolutamente non
poteva
permettersi. Lei aveva bisogno di essere libera e soprattutto di vivere
una
vita normale e non sempre con il terrore della morte. E
l’unica vita che lui
poteva offrirle era la seconda.
In tutti i modi aveva cercato di
mandarla via da li:
trattandola male, facendola arrabbiare ed ingelosire. Era perfettamente
conscio
del fatto che lei fosse innamorata di lui ma ogni tentativo che aveva
messo in
atto per farla andare via era fallito miseramente. Kaori restava
ancorata a
quella vita e sembrava anche felice di viverci. Aveva fatto suoi amici
tutte le
persone che rientravano nella vita sua vita e sembrava essersi
ambientata per
il meglio. E quella non era semplicemente una facciata. Kaori si era
dimostrata
più forte di quello che sembrava al primo sguardo e forse
è proprio per quello
che se n’era innamorato, per la sua capacità di
rimanere pura e decisa
nonostante il lerciume che
la
circondava. E il fatto che lei non se ne fosse ancora andata non gli
dispiaceva
poi così tanto.Una fitta alla testa gli
ricordò che la sera prima aveva
bevuto parecchio e che forse quello non era il momento adatto per darsi
a delle
riflessioni così profonde. Si girò
dall’altro lato e decise che forse doveva
approfittare di quel piccolo attimo di pace per farsi ancora qualche
minuto di
sonno. Tra poco Kaori sarebbe andata a svegliarlo e la pacchia sarebbe
finita
per quella bella mattina di Dicembre.
E come aveva previsto 15 minuti dopo
arrivò Kaori con uno
dei suoi martelli micidiali a svegliarlo. Con una forza prorompente
aveva
aperto la porta e l’aveva spiaccicato al muro opposto della
camera da letto in
meno di due secondi e ora lo guardava trionfante, con le mani sui
fianchi e un
sorriso sadico.
-buongiorno mio bel addormentato nel
bosco, il risveglio è
stato di suo gradimento?-
-direi proprio di no, cara la mia
strega cattiva. Ma ti pare
questo il modo di svegliare la gente?-
Ryo era riuscito a staccarsi dal muro
e si stava
ricomponendo.
-mi sembra il risveglio
più adatto per uno che non fa altro
che andare in giro e correre dietro a tutte le belle donne di Shinjuku-
-ma io ho dei bisogni cara-
-bene! Vedi di soddisfarli in un
altro modo-
-eddaiiii mia Sugar Boy non essere
così cattiva-
Ryo aveva messo il classico broncio a
cui lei non sapeva
resistere.
-silenzio! È inutile che
implori e comunque sbrigati che la
colazione è pronta-
Kaori uscì dalla stanza
borbottando qualcosa. Ryo la seguì
con lo sguardo finché non fu fuori dalla camera. Alla fine
ci rimetteva sempre
lui, tutte le sante mattine. Ma alla fine gli andava bene
così, gli piaceva questa
piccola quotidianità e finché c’era
voleva dire che tutto andava bene.
In quel periodo non avevano lavoro.
Ne avevano appena
concluso uno molto importante e questa volta Ryo aveva deciso
finalmente di
farsi pagare sul serio, semplicemente perché anche lui aveva
preso coscienza
che economicamente non è che navigassero proprio in buone
acque negli ultimi
mesi.
Quindi con un po’ di soldi
in tasca e molto tempo libero
erano spesso al cat’s eye. O meglio erano sempre li anche
quando avevano
lavoro. E anche quella mattina dovevano andare li, soprattutto
perché Kaori
aveva promesso a Miki che le avrebbe dato una mano con
l’inventario.
Quindi finirono di fare colazione e
uscirono di casa
convinti che quella sarebbe stata una giornata normale…o
forse non sarebbe
stato così per uno dei due.
Eriko era alle prese con una sfilata
di moda che stava
preparando. Il suo capo era davvero esigente ed aveva dovuto faticare
parecchio
prima che tutto fosse perfetto. Purtroppo quello era ciò che
doveva fare per
riuscire ad accaparrarsi la giusta notorietà per poter
diventare famosa in quel
campo. Purtroppo a 22 anni non poteva aspettarsi di avere una linea
tutta sua
in quanto aveva ancora molto da imparare ma era sulla giusta strada del
successo. Lavorare con una delle stiliste più famose del
Giappone l’aveva
portata nei posti più impensabili del mondo e aveva
conosciuto così tante
persone famose, su cui poi aveva anche provato i suoi modelli, che
nemmeno se
le ricordava tutte. Decise che era ora di prendersi una
pausa. In fondo la
maggior parte del lavoro era fatto e un po’ di riposo se lo
meritava. Si sedette su uno dei divanetti dello
studio felice di
potersi distendere due minuti in santa pace.
Qualche secondo dopo il suo telefono
iniziò a squillare.
Ecco, come al solito aveva cantato vittoria troppo presto! Se non era
il lavoro
a stressarla ci pensava il telefono, prima o poi l’avrebbe
distrutto.
Esasperata cercò il
telefono nella borsetta Era tentata di
non rispondere ma poteva essere Nari, il suo capo, e se non avesse
risposto non
voleva immaginare le conseguenze. Rispose senza nemmeno vedere il
display del cellulare.
-pronto?-
-Ehi ciao Eriko-
La voce che le aveva parlato
dall’altra parte
dell’apparecchio non era certo quella di Nari. Era quella di
un ragazzo che però
non riconobbe subito.
-scusi chi parla?-
-come non mi riconosci? Eh cara Eriko
perdi i colpi. Sono
Yushi-
Yushi!!! Come aveva fatto a non
riconoscerlo subito.
Yushi era il bassista degli
“Overside”,uno dei gruppi
musicali più famosi del Giappone che però
lavorava in America. Il gruppo era
formato da quattro componenti, compresa una vocalist. Il loro successo
era
stato stratosferico. Si erano conquistati una grandissima fetta del
mercato
discografico mondiale e la loro ascesa verso il successo era stata
così rapida
che nemmeno gli stessi componenti e la casa discografica se
n’erano capacitati.
Lei li aveva conosciuti durante un loro set fotografico per cui Nari
aveva
disegnato i vestiti, o meglio Nari aveva prestato solo il nome e i
vestiti li
aveva disegnati lei. Eh cosa non si faceva per la gavetta.Yushi era
quello che le era stato
subito più simpatico e tra
loro c’era stato anche un piccolo intermezzo
“romantico”. Ma tutto era finito
così come era cominciato senza nessun rimpianto da nessuna
delle due parti.
Ogni tanto si sentivano solo che ora era un po’ che lui non
la chiamava.
Evidentemente era molto impegnato con la preparazione del nuovo cd. Si
chiese
infatti, molto perplessa, perché lui l’avesse
chiamata proprio in quel momento.
-scusami Yushi ho la testa da
un’altra parte ultimamente, ho
una sfilata fra pochi giorni e sono in piena crisi-
-quanto posso capirti, anche noi
siamo in piena crisi- La
voce di Yushi era abbastanza strana. Si poteva dire…molto
provata e stanca.
-eh fare un cd non è mai
facile-
-ma chè! Se fosse solo il
cd il problema non starei così-
Cosa poteva essere successo di
così catastrofico per fare in
modo che Yushi stesse in quel modo?
-che cosa è successo?
Sembra una questione importante-
-Yuki c’ha mollato sul
più bello! Ha deciso di mettersi in
proprio e di provare la strada da solista e tutto questo proprio mentre
dovevamo partire con la registrazione del nuovo cd-
Yuki era la vocalist del gruppo.
Definita una delle voci più
belle del mondo ma forse anche una delle persone più
viziate. Quando l’aveva
vista la prima volta era tutto il contrario di quello che si mostrava
in
televisione: capricciosa, invidiosa, con la puzza sotto il naso e con
una
grande faccia tosta. Era convinta che il mondo fosse hai suoi piedi.
Molte
volte aveva espresso questa sua impressione a Yushi, chiedendogli come
facessero a sopportarla. Lui aveva risposto che quella era una parte
che
recitava ma che anche se fosse stata così la bravura che
dimostrava nel lavoro
la giustificava per tutto quello che faceva.
Ora il fatto che li avesse mollatti
con la melma fino al collo
non la sorprendeva affatto anzi…confermava semplicemente la
sua tesi che Yuki
era solo una grande egoista che sfruttava le sue
potenzialità a proprio favore.
Ma in fondo il mondo girava così no? Ora però si
domandava
proprio il motivo della sua chiamata,
se stava così in crisi perché cercava proprio lei?
-questo non fa altro che confermare
la tesi che ti ho detto
mille volte: a Yuki non importava nulla di voi-
-Eriko!non essere così
cattiva…anche se hai perfettamente
ragione-
Una risata e poi qualche secondo di
silenzio. Era giunto il
momento di arrivare al nocciolo della questione.
-spara avanti! perché mi
hai chiamata? di solito non ti fai
sentire in questi periodi neri- chiese la donna molto decisa.
-devo chiederti un grosso favore-
E ti pareva!mica la cercavano per
sapere come stava…no..solo
per favori. Eh che vita la sua.
-cioè?-
-noi siamo qui in Giappone ora.
Già da qualche settimana
stiamo facendo dei provini per cercare la nuova vocalist. Abbiamo
esaminato
centinaia di ragazze ma nessuna di loro corrispondeva a quello che noi
stiamo
cercando-
-e io cosa centro in tutto questo?-
-bè tu conosci un sacco di
gente, lavori poi in un campo
dove vedi un sacco di persone, famose o no. Volevamo chiederti se per
caso
conoscessi qualcuna che potesse fare al caso nostro o, almeno, qualcuna
che
sappia cantare bene-
Bè non era un favore che
le richiedeva molto impegno, poteva
anche aiutarli.
-ok va bene, cercherò. Al
momento non mi viene nessun nome
da darvi. Appena mi viene in mente qualcosa ti chiamo ok?-
-Grazie sei una angelo Eriko. Sapevo
che potevo contare su
di te. Ora che sono qui in Giappone spero di rivederti presto. Almeno
ti offro
qualcosa da bere per sdebitarmi-
-non cantare vittoria troppo presto,
non è detto che ci
riesco. Comunque se dovessi farlo hai una fornitura di aperitivi per un
anno
come debito. A presto-
Chiuse la chiamata. Ormai la sua
pausa era decisamente
terminata. Tornò a lavoro, si sarebbe messa più
tardi a pensare a chi mandare a
quel provino.
Finito il lavoro si
preparò a tornare a casa. Se solo
pensava che appena tornata a casa invece di potersi rilassare doveva
rimettersi
a sfogliare i numeri della sua agenda per vedere di trovare qualcuno
per Yushi
le prendeva un colpo. Ma cosa diamine aveva detto di si a fare.
Mentre era in macchina
iniziò a rimuginare su chi poteva
andare bene. Aveva vestito molte cantanti giapponesi ma
pensò che nessuna
sarebbe stata in grado di rinunciare alla loro libertà per
mettersi in un
gruppo. E poi si doveva essere sinceri, non
avevano le doti canore necessarie per poter raggiungere il livello
degli
Overside. Non che non fossero brave, assolutamente, ma quel gruppo
aveva una
marcia in più e se anche Yuki era una viziata arrogante
doveva ammetterlo:
cantava divinamente. Eppure aveva una persona in testa,
che in quel momento le
sfuggiva.
Rientrata in casa mise le chiavi nel
cestello all’entrata e
si diresse subito verso il divano. Accese la tv e si mise comoda.
Adesso si
meritava i suoi 5 minuti di relax. Mentre però posava il
telecomando sul
tavolino di fronte al divano gli occhi le caddero sulla foto che era
poggiata
li sopra. Una foto di qualche anno prima, lei e Kaori abbracciate che
guardavano verso l’obbiettivo. Era stata scattata ad una
festa di compleanno di
una loro amica prima ancora che Maki morisse. Quanto erano spensierate
in quel
periodo. Mentre osservava la foto le venne il lampo di genio. Ecco la
persona
giusta da presentare a Yushi: Kaori.
Eriko se lo ricordava perfettamente.
Kaori aveva frequentato
per molti anni una delle migliori scuole di canto di Tokyo imparando
non solo a
cantare ma anche a suonare il pianoforte. Era una delle migliori del
suo corso
e le avevano mille volte proposto di fare concorsi e provini. Lei aveva
sempre
rifiutato dicendo che non si sentiva pronta e che non era ancora
matura, ma non
era assolutamente vero. Aveva una voce bellissima e
un’intonazione quasi
perfetta. Purtroppo però, dopo la morte dei suoi genitori fu
costretta a
lasciare la scuola in quanto la retta era troppo alta e non voleva
gravare
assolutamente sulle spalle di suo fratello. Ma nonostante avesse smesso
le sue
doti canore non erano assolutamente svanite. Si ricordava ancora le
serate al
karaoke in cui tutti rimanevano affascinati dalla sua voce. Non
l’aveva mai
fatto notare a nessuno ma Kaori aveva sofferto enormemente quando aveva
dovuto
lasciare la sua grande passione. Era sempre stata una ragazza molto
più matura
della sua età e non voleva dare peso agli altri.
Ora, vivendo con Ryo, aveva
completamente abbandonato tutto
limitandosi solamente a canticchiare sotto la doccia a durante le
faccende
domestiche. Anche se tutto era stato lasciato alla deriva era
sicurissima che
Kaori custodisse ancora la sua grande dote.
È vero, sicuramente era
molto arrugginita ma con un po’ di
allenamento sarebbe riuscita a tornare al massimo della forma.
E poi, se tutto fosse andato bene,
avrebbe avuto una
possibilità di uscire da quella vita che conduceva. Eriko
era sempre stata
convinta che Kaori valesse mille volte di più per restare
incatenata a quella
vita ma non aveva mai insistito sul convincerla ad andarsene. In fondo
lei era felice
li, con l’uomo che amava che però non accennava
minimamente a decidersi a
ricambiarla.Inoltre provare non costava nulla, se
le avessero detto di
no poco male ma se l’avessero accettata sarebbe stata una
grande vittoria per
l’autostima della ragazza. Decise di non perdere tempo.
Chiamo
subito Yushi che, tutto
euforico, le fissò il provino per due giorni dopo.
Kaori era rientrata a casa. Aveva
passato la giornata da
Miki e Falcon e finalmente erano riuscite a concludere
quell’inventario. Ryo
era rientrato prima di lei perché si lamentava di avere
sonno e di aver voglia
di dormire. Era sempre il solito. Quando rientrò lo
trovò seduto sul divano che
guardava la tv. La solita routine. Mentre posava tutto
per andare in cucina a preparare la cena
squillò il telefono. Lasciò che
a rispondere fosse Ryo ma poco dopo lo vide avvicinarsi e cedergli il
cordless
facendole segno che era per lei. Rispose:
-pronto?-
Dall’altra parte le
arrivò la voce squillante e sempre
allegra di Eriko.
-ciao tesoro ti disturbo?-
-no dimmi tutto…-
-niente volevo chiederti se
dopodomani avevi da fare-
-no perché?-
-ma niente devo portarti da una parte-
-dove?-chiede Kaori un po’
preoccupata, l’amica le aveva già
teso alcune trappole per cercarla di convincere a sfilare come sua
modella.
-no no tranquilla Kaori, non
è assolutamente quello che
pensi tu è un altro posto ma non posso dirti di
più perché è una
sorpresa…ti
prego non dirmi di no-
Kaori non sapeva resistere al tono
implorante dell’amica.
-e va bene dimmi solo ora e posto-
disse costretta a cedere.
-grandeee! Ti richiamo io per
confermare. Preparati Kaori
perché stai per vivere una delle esperienze più
grandiose della tua vita.-
Eriko riattacco senza nemmeno
salutare. Era davvero strana.
Ora Kaori era davvero preoccupata, la
sua amica era capace
di tutto e chissà questa volta dove l’avrebbe
trascinata.
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Capitolo 2 *** Il provino a sorpresa ***
Kaori arrivò puntuale
sotto casa dell’amica. Aveva tentato
più volte in quei due giorni di convincerla a dirle dove
avesse intenzione di
portarla ma Eriko non aveva minimamente ceduto. Quando
l’amica si metteva in
testa una cosa era più cocciuta di un muro. La
curiosità la stava divorando ma
doveva solo aspettare.
Aveva suonato il citofono aspettando
che la sua amica
scendesse invece Eriko le aveva fatto segno di salire su. Arrivata
all’appartamento di Eriko questa l’aveva
letteralmente trascinata nella sua
camera da letto e l’aveva fatta sedere davanti alla sua
enorme specchiera.
-ma che cosa devi fare ora?- le
chiesa spaventata Kaori
-semplice! Ti rendo presentabile?-
rispose l’amica con tutta
la sua tranquillità.
-Presentabile?-
-certo mica posso portarti in queste
condizioni. Sei tanto
bella Kaori se solo ti valorizzassi di più avresti il mondo
ai tuoi piedi-
-ma che stai farfugliando Eriko?-
-nulla nulla. Comunque ti ricordi
ancora le nozioni base del
canto?- le chiese Eriko cercando di tastare il terreno.
-certo che me le ricordo ancora, ma
che centra questo? Siamo
sicuri che non hai perso qualche rotella mia cara?-
-sono lucidissima Ori! Comunque
riscalda le corde vocali mia
cara che stai per essere sottoposta al provino più
importante della tua vita-
-UN PROVINO?-
Kaori si alzò in piedi di
scatto. Ma Eriko era diventata
matta? Un provino. Ma erano secoli che non cantava decentemente e
soprattutto
in quel periodo non aveva la minima intenzione di fare un provino. E
poi con il
suo attuale stile di vita cosa le serviva fare un provino?
-Kaori calmati non serve a nulla
agitarsi. Non è nulla
d’importante. È solo un gioco, un qualcosa per
farti vedere che sei capace
ancora di cantare. Non devi arrabbiarti così. Ora non puoi
tirarti indietro,
ormai ho promesso che ti avrei portata con me e non puoi farmi fare
brutta
figura-
Kaori si sedette di nuovo. Non sapeva
che fare o che dire.
Era spaventatissima da questa cosa, non riusciva a credere che sarebbe
andata
ad un provino. Quanti anni erano che non cantava? Nemmeno sapeva
più contarli,
eppure la musica era sempre stata la sua unica ragione di vita. Ancora
adesso,
quando era sola in casa, cantava a più non posso le sue
canzoni preferite.
Più ci pensava e
più l’idea di andare a quel provino
l’allettava. Magari sarebbe stata una cosa per mettersi di
nuovo alla prova, un
piccolo gioco per passare un pomeriggio diverso dal solito.
Nel frattempo che si autoconvinceva
Eriko aveva finito il
suo lavoro.
-perfetto ora possiamo andare- le
disse
Kaori si guardò un attimo
allo specchio, era davvero carina
sistemata in quel modo. Eriko non era solo una brava stilista ma anche
una
brava truccatrice. Pensò, tristemente, che se anche Ryo
l’avesse vista così
avrebbe pensato che somigliava ad un mezzo uomo travestito.
Ecco di nuovo quei maledetti
pensieri, perché dovevano
rovinargli qualsiasi momento? Scacciò per
l’ennesima volta quei tristi ricordi.
Decise che avrebbe provato a fare quel provino e che per un pomeriggio
si
sarebbe divertita senza pensare assolutamente a Ryo. Un pomeriggio
tutto suo
poteva anche prenderselo. Quindi si girò decisa verso
l’amica e disse:
-va benissimo mi hai convinta,
andiamo a far casino! Un
pomeriggio di divertimento non mi farà male-
-bravissima Kaori-
Eriko guardo Kaori andare decisa
verso la porta. Era felice
di vederla così però non sapeva fino a quando
Kaori sarebbe stata convinta in
quel modo. Le dispiaceva averle mentito e di non averle raccontato
tutta la
verità però sapeva che se lo avrebbe fatto lei si
sarebbe tirata indietro e non
poteva assolutamente permetterselo. Sapeva che se la sarebbe presa a
morte con
lei dopo ma doveva provare lo stesso.
Uscì anche lei dalla
camera e seguì Kaori mentre incrociava
mentalmente le dita per far si che tutto andasse come lei aveva
progettato.
Arrivarono davanti agli studi
televisivi di Tokyo. Era li
che gli Overside facevano i provini per la sostituta di Yuki.
Kaori quando si trovò li
davanti rimase a bocca aperta. Non
era poi più così sicura di voler entrare.
-Eriko ma dove mi hai portata?-
-non fare domande zitta ed entra!-
Eriko prese Kaori e, per la seconda
volta in quella giornata
la trascinò dentro gli studi. Una volta entrate si diressero
verso lo studio
che a loro interessava. Eriko conosceva quegli edifici come le sue
tasche,
aveva passato un sacco di ore dentro il reparto sartoria. Yushi le
aveva detto
di non fare assolutamente ritardo perché erano troppo
impazienti. Ed inoltre le
aveva confessato che quella sarebbe stata l’ultima prova che
avrebbero fatto li
in Giappone. Sarebbero rimasti li ancora una settimana ma, solamente
per stare
con le loro famiglie e poi sarebbero ripartiti per continuare la loro
ricerca
negli Stati Uniti.
Arrivarono davanti alla porta dello
studio 320 e si
fermarono. Eriko disse un attimo a Kaori di aspettare fuori ed
entrò nella
stanza. Kaori rimase lì fuori da sola ad aspettare. Il cuore
stava iniziando ad
aumentare i suoi battiti. Anche se era un gioco come aveva detto Eriko
non
sapeva minimamente cosa l’aspettava dietro quella porta. Non
sapeva nemmeno se
sarebbe riuscita a mettere insieme due note in un modo decente, era
così tanto
che non cantava davanti a qualcuno. Eppure tanto tempo fa era stata
brava,
questo doveva ammetterlo, ma era passato un sacco di tempo. Solo che
adesso la
sua agitazione aumentava sempre di più visto che Eriko era
già 10 minuti che
era li dentro e non usciva. Sperava solo che tutto sarebbe andato bene
e che
fosse finito presto, sinceramente ora iniziava a pentirsi di aver dato
retta a
quella pazza.
Uscita dalla stanza Eriko stava
pregando che Kaori non
svenisse appena entrata li dentro. I componenti del gruppo erano tutti
pronti
ad ascoltare la sua amica cantare ma sapeva che appena Kaori fosse
entrata li
dentro l’avrebbe uccisa seduta stante.
-andiamo Kaori- le disse prendendola
e portandola dentro.
Kaori pensò che per quel
giorno era stata trascinata
abbastanza e che avrebbe fatto pagare ad Eriko il fatto di sentirsi
come un
sacchetto di patate.
Entrò nella stanza anche
lei e quello che si trovò davanti
la lasciò senza fiato. Non poteva essere assolutamente vero,
davanti a lei
aveva i tre componenti maschili degli Overside. Takuya, Yushi e Aki
erano in
piedi che la guardavano dalla testa ai piedi.
Gli Overside erano il suo gruppo
preferito. Conosceva ogni
loro canzone a memoria, aveva comprato ogni loro cd e se avesse potuto
sarebbe
andata ad ogni singolo concerto. Non era assolutamente possibile che
ora
fossero li davanti agli occhi. Doveva essere uno scherzo.
Yushi si diresse verso di lei e le
tese la mano
-tu devi essere Kaori la ragazza di
cui ci ha parlato Eriko-
No la voce era la sua non potevano
assolutamente essere uno
scherzo.
Rispose timidamente di si ma poi si
girò decisa verso Eriko
e le disse
-che significa tutto questo Eriko?-
I tre ragazzi si guardarono un
po’ preoccupati e guardarono
titubate Eriko.
- ehm no ragazzi non le ho detto
nulla, mi avrebbe piantata
in asso appena avrebbe saputo che la portavo qui-
Aki, che era quello che aveva la fama
di essere il più
tenebroso e scontroso di tutti le si avvicinò e le porse la
mano.
-salve Kaori-kun, mi presento sono
Aki. Tranquilla le spiego
io la situazione-
Kaori tese a sua il braccio e strinse
la mano a quello che
era il suo preferito del gruppo.
-Gra…z..ie, mi
faa…rebbe un f…a..vore-
-è un piacere- le disse
Aki invitandola a sedere sulla
poltrona che era acconto a lei.
Kaori si sedette e aspettò
che lui continuasse.
-In parole povere la nostra vocalist,
Yuki, c’ha abbandonati
poco prima di iniziare le registrazioni del nostro nuovo disco e ora
stiamo
disperatamente cercando una nuova voce per il nostro gruppo. Abbiamo
fatto un
mucchio di provini ma nessuna è risultata dotata delle
caratteristiche che
stavamo cercando e alla fine disperati ci siamo rivolti ad Eriko
sperando che
lei potesse darci una mano visto che conosce moltissima gente. Poco
dopo che
l’abbiamo contatta c’ha richiamati dicendo che aveva un’amica che era
una brava cantante e valeva
provare. Abbiamo fissato un appuntamento e ora eccoci qui-
Kaori rimase un attimo a pensare alle
parole di Aki. In
primis rimase interdetta sul fatto che Yuki avesse lasciato il gruppo,
nessuno
in televisione o sui giornali aveva detto qualcosa e le sembrava
stranissimo. Poi
si chiese ma come poteva essere venuta a Eriko un’idea del
genere. Non poteva
essere minimamente adatta ad una cosa così grande. Avrebbe
fatto solo una
grandissima figuraccia., chissà le risate che si sarebbero
fatti dopo averla
sentita cantare. Le uscivano già quasi le lacrime per
l’umiliazione. E poi
anche se fosse stato accettare una cosa del genere significava lasciare
tutto e
seguirli in America, cosa che non sarebbe mai riuscita a fare.
Prese il coraggio e iniziò
a parlare.
-sono lusingata che Eriko vi abbia
parlato di me ma posso
assolutamente dirvi con certezza che io non sono così brava.
A voi serve una cantante
brava come Yuki e io di certo non lo sono. Fareste solo
l’ennesimo buco
nell’acqua con me. Quindi sono contenta di avervi conosciuto,
per me è stata
una delle occasioni più importanti della mia vita ma ora
posso tranquillamente
andare-
Fece per alzarsi ma Aki le mise una
mano sulla spalla per
farla sedere di nuovo.
-Kaori, mi permetto di darti del tu.
Se sei brava o meno
lascialo decidere a noi-
-ma…-provò a
protestare.
-niente ma…ora ti daremo
un testo di una nostra canzone e ce
ne canterai un piccolo pezzo. Naturalmente ti daremo qualche minuto per
preparati. Eriko comunque ci ha detto che conosci tutte le nostre
canzoni,
quindi non credo che sarà molto difficile cantarle.-
Le sorrise e le chiese di seguirla in
un’altra stanza dove
la lasciò in modo tale che potesse esercitarsi un
po’.
-quando sei pronta torna
dillà che iniziamo-
Aki si allontanò e la
lasciò sola. Ormai era con l’acqua
alla gola non poteva più tirarsi indietro. Avrebbe
sicuramente fatto un
disastro ma non poteva più tirarsi indietro quindi tanto
valeva provare sul
serio. Tanto sarebbe rimasta solo come una comparsa nella loro vita.
Quindi
prese coraggio ed iniziò a provare.
Aki ritornò
nell’altra stanza. Sentendo gli sguardi dei
compagni su di se e chiese perplesso:
-che succede? Perché mi
guardate così?-
-nulla, semplicemente ti comporti in
un modo strano. Sei
sempre quello che se ne sta in disparte e quello che fa il
disinteressato di
tutto, invece oggi ti sei messo avanti.- disse Yushi spiegargli la loro
perplessità.
-secondo me la ragazza ha talento,
non lo so emana una
specie di aura positiva. E poi devo dire che è anche molto
bella. Secondo me
non ci deluderà-
Detto questo si andò a
sedere con noncuranza alla sua
postazione. (per intenderci aveva una postazione alla X factor n.d.
A.). Sia
Takuya che Yushi lo seguirono mentre Eriko si sedette sulla poltrona
dove prima
c’era Kaori. Il loro manager non c’era
perché aveva completamente lasciato
carta bianca ai componenti rimasti perché solo loro sapevano
cosa sarebbe stato
meglio per il gruppo.
Passò qualche minuto e
finalmente Kaori si decise ad uscire.
Era bianca cadaverica e le tremavano le gambe. Non ce
l’avrebbe mai fatta.
Eriko la guardava dal posto in cui
era seduta, aveva fiducia
nell’amica. Secondo lei ce l’avrebbe fatta alla
grande ma se continuava così
rischiava di svenire davanti a tutti. Sperava solo che tutto potesse
andare per
il meglio e intanto incrociava le dita.
Takuya, il batterista della band, le
indicò il posto dove
doveva posizionarsi e le disse:
-quando ti senti pronta possiamo
iniziare-
Ecco quando si sarebbe sentita
pronta? Mai. Questi erano i
pensieri di Kaori però ormai era in ballo e doveva ballare.
Li vide tutti e tre davanti che la
fissavano attenti. Il
cuore le batteva a mille. Le avevano dato il testo di tre loro canzoni
e il
caso aveva voluto che fossero le sue preferite, ma anche quelle
più difficili.
Si girò un’ultima volta verso Eriko sperando che
le infondesse un po’ di
coraggio, anche se l’avrebbe volentieri strozzata. Poi
finalmente si decise e
chiese
-da quale inizio?-
-inizia da Angels, ora ti mandiamo la
base- le rispose
tranquillamente Aki
Accipicchia! Iniziava proprio dalla
più difficile.
-va bene, quando volete-
Kaori aspettò che partisse
la musica e quando finalmente le
prime note iniziarono ad uscire dagli amplificatori prese un lungo
respiro e si
decise a cantare.
Le prime note che uscirono dalla sua
voce erano incerte e
anche con qualche sbavatura ed imperfezione, nulla di eccezionale
quindi.
Takuya e Yushi si guardarono con
sguardo d’intesa e poi
espressero le loro idee, parlando a bassa voce anche a Aki.
-Aki non credo che questa sia la
ragazza giusta, non è male
ma non ha capacità particolari. Facciamola smettere almeno
non sarò troppo
grande l’umiliazione per lei-
Ma Aki senza nemmeno guardagli li
zittì in un momento
-lasciatela cantare. Aspettate ancora
un po’ e vedrete che
avevo ragione-
I due vedendo Aki così
deciso lo lasciarono fare e
continuarono ad ascoltare Kaori.
Kaori pian piano si stava lasciando
trasportare dalla musica
e quindi la sua sicurezza stava aumentando.
Eriko, intanto, pregava
silenziosamente per far si che
l’amica riuscisse a tirare fuori la sua vera voce. Vedeva le
facce contrariate
di Yushi e Takuya e aveva paura che Kaori non sarebbe piaciuta. Sapeva
che l’amica
non aveva tirato ancora il meglio di se e la vedeva li titubante. Aki
invece
era li che ascoltava attentamente. Vedeva il suo sguardo preso, come se
credesse
fermamente che Kaori potesse dare di più. E in effetti era
così, doveva solo
sperare nel miracolo che la vera voce di Kaori uscisse fuori!
Ed inaspettatamente il miracolo
avvenne! Kaori decise di
lasciarsi completamente andare alla musica e a quelle dolci note. La
musica le
scorreva nelle vene e non le importava se avesse fatto una brutta
figura. Aveva
la possibilità di cantare come non faceva da tempo e questo
era l’importante
per lei.
La sua voce divenne più
sicura, più forte, più calda. Le sue
particolarità vennero fuori ad ogni acuto, ad ogni inciso.
Yushi e Takuya rimasero sbalorditi
dalla piega che stava
prendendo la voce della ragazza mentre Aki, con faccia soddisfatta, si
godeva
il momento.
Le fecero cantare un pezzo di ogni
canzone che le avevano
detto di prepararsi e quando la musica sfumò, alla fine
dell’ultimo pezzo,
rimase una sorta di strano silenzio. Kaori era tornata in se ed era
super
agitata mentre guardava con aria interrogativa le facce incredule dei
ragazzi.
Il primo a rompere il silenzio fu proprio Aki, a quanto pare aveva
deciso di
gestire lui tutta la situazione.
-grazie Kaori. Sei stata bravissima-
- prego- Kaori era ritornata la
ragazza timida di sempre.
-Eriko accompagnala fuori
così noi possiamo decidere con
calma. Appena abbiamo fatto ti farò sapere-
Eriko accompagnò Kaori
fuori. La ragazza era ancora un po’
stordita, non credeva di essere riuscita a cantare così e
anche a cuor leggero
come faceva prima.
Rimasero li per pochi minuti ma a
loro sembravano
interminabili. Ognuna delle due era persa nei propri pensieri. Kaori
pensava
solo al fatto di non poter credere di aver fatto una cosa del genere.
Fino a
qualche ora prima era convinta che avrebbe passato una giornata
semplice con la
sua amica Eriko e invece aveva fatto un provino che milioni di ragazze
avevano
sognato di fare. Sicuramente non ce l’aveva fatta, ma era
più che logico.
Eppure il suo orgoglio le imponeva di sperare di aver almeno lasciato
qualcosa
di positivo.
Eriko invece pensava a quanto fosse
orgogliosa della sua
amica. Aveva superato la paura e tirato fuori tutte le sue
capacità sapendo
sostenere la situazione. Pregava che i suoi amici avessero apprezzato
quello
che Kaori professionalmente sapeva offrire. Ma dall’altro
lato sapeva che, nel
caso ce l’avesse fatta,
Kaori non
avrebbe mai accettato di vivere quest’esperienza, non avrebbe
mai lasciato Ryo.
Anche se quell’uomo la trattava come una pezza da piedi lei
era perdutamente
innamorata di lui e non se ne sarebbe mai andata. Sapeva in cuor suo
che quello
che aveva provato a fare non sarebbe servito a nulla. La prima a
rompere il
silenzio fu Kaori.
-Non ce l’ho fatta
sicuramente! Inizialmente mi sono fatta
prendere dal panico e ho buttato all’aria….-
Il discorso di Kaori fu interrotto da
Yushi che aveva aperto
la porta per riportarle all’interno dello studio. Una volta
arrivati nel punto
dove si trovavano prima le fece accomodare e le portò
dall’altra parte del
gruppo. Come al solito il primo a prendere la parole, in quella
situazione, fu
Aki.
-Kaori innanzitutto ti ringraziamo
per esserti sottoposta a
questo provino. Sappiamo che non è stato assolutamente
facile anche perché, da
come abbiamo capito, non eri assolutamente pronta a questa situazione-
-eh già- rispose Kaori
-però ora veniamo al sodo
della questione- disse Takuya – se
vuoi sapere la verità all’inizio non
c’hai convinto più di tanto. Si sei stata
brava ma nessuna particolarità nella tua voce-
-invece poi quando hai iniziato a
prendere padronanza della
situazione tutto si è completamente ribaltato e
c’hai lasciato a bocca aperta.
La tua voce è calda ma allo stesso tempo potente. Acuta. Ma
con delle tonalità
basse che fanno sciogliere. La tua voce è molto particolare
e devo dire che c’è
piaciuta davvero molto. Abbiamo trovato in te quello che non abbiamo
trovano in
tutte le ragazze che abbiamo incontrato. Sei davvero particolare e al
nostro
gruppo servirebbe davvero una come te. E poi anche fisicamente sei
davvero ciò
che cercavamo- continuò Yushi.
Dopo queste parole calò il
silenzio. Kaori era rimasta
davvero perplessa dalle parole dei ragazzi tanto che chiese:
-e quindi? Questo cosa vuol dire?-
Con un sorriso che nessun componente
della band gli aveva
mai visto, Aki rispose:
-come cosa vuol dire, Kaori? Hai
superato il provino.
Adesso, solo se tu lo vuoi, potresti far parte del nostro gruppo-
AVEVA SUPERATO IL PROVINO???non c i
poteva credere…..
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Capitolo 3 *** Indecisione e consigli ***
Era
sul
divano e stava guardando la tv. Diciamo più che altro che
era la tv che stava
guardando lei, le immagini le scorrevano davanti agli occhi ma non le
vedeva
minimamente. La sua mente era completamente immersa in altri tipi di
pensieri.
Era passata già quasi mezza giornata da quando era tornata a
casa da
quell’esperienza mattutina, ma non si era ripresa nemmeno un
pochino.
Dopo
averle
comunicato l’esito del provino, le avevano dato tutte le
informazioni
necessarie per accettare la loro proposta. Le avevano detto che
possedeva due
settimane per pensarci poiché loro sarebbero rimasti ancora
in Giappone per
quel periodo. La mattina della loro partenza, in caso avesse accettato,
si
sarebbe dovuta presentare all’aeroporto pronta per partire
anche lei.
Kaori
aveva
ascoltato tutte quelle parole senza sentirle davvero, le sembravano
solo un
rincorrersi di suoni con un senso ma che non riusciva a comprendere.
Essere
stata presa per una cosa del genere era un qualcosa che andava
completamente
fuori la sua logica e comprensione.
Una
volta
conclusa la lista di cose di cui aveva bisogno le avevano congedate.
L’ultimo a
stringerle la mano era stato Aki che si era avvicinato al suo orecchio
e le
aveva detto “ti prego accetta”. Non sapeva
minimamente perché il bassista degli
Overside aveva tutta quella fiducia in lei.
Poi
Eriko,
mentre tornavano a casa, non aveva fatto altro che saltare ed urlare
per la
felicità. Effettivamente sembra più contenta la
sua amica di lei…. Ma alla fine
era sul serio così. Lei non riusciva ad essere contenta come
avrebbe dovuto
essere. Si ok… era una grande cosa per la sua autostima e la
fiducia che aveva
in se stessa, inoltre era una grandissima occasione, ma quello che la
preoccupava
in realtà in quel memento era solo Ryo.
Come
avrebbe
potuto dire al suo socio quello che le era successo? Sicuramente poi
lui
avrebbe avuto da ridire con una delle sue battutine
pungenti…. Ma soprattutto
come avrebbe potuto lasciarlo e partire per l’America per
seguire una cosa che
forse non avrebbe nemmeno avuto seguito e sarebbe stata una semplice
chimera?
Questo era stato il suo primo pensiero appena le avevano detto che
aveva superato
la prova. A volte si dava della stupida cronica. Poteva pensare a Ryo
in un
momento del genere? Era stata presa come vocalist del gruppo
più acclamato
degli ultimi tempi e lei pensava a quel pelandrone che non faceva altro
che
prenderla in giro e chiamarla mezzo uomo. Ma non poteva farci nulla,
Ryo era l’uomo
che amava ed era l’unica persa per la quale lei continuava a
vivere dopo tutto
quello che le era successo.
Non
aveva
fatto altro che pensare a questo mentre tornava a casa. Era sicura che
non
avrebbe accettato, non poteva lasciare Ryo e non poteva lasciare i suoi
amici.
Anche se comunque l’idea….l’allettava.
Avrebbe realizzato il sogno di una vita
e quello dei suoi genitori che aveva fatto tantissimi sacrifici per
farla
studiare in una delle scuole di canto migliori di tutto il Giappone.
Aveva
cercato nella sua mente le parole migliori per dire tutto questo a Ryo,
però
era stata fortunata perché una volta tornata a casa aveva
trovato un
bigliettino sul tavolo del suo socio che le diceva che sarebbe stato
tutta la
giornata fuori con Umi per un sopraluogo.
Fu
riscossa
dai suoi pensieri dal suono della porta che si apriva. Era le 23 e il
suo socio
era appena tornato.
-ciao
Kaori-
La
salutò e
si buttò subito sul divano. Kaori si girò verso
di lui chiedendogli come era
andata la giornata e se avesse qualche novità sul nuovo caso
che stava seguendo
con Falcon. Conversarono per un po’ del più e del
meno.
Ryo,
però,
dopo qualche minuto di conversazione si accorse che in Kaori qualcosa
non
andava. La conosceva come le sue tasche e sapeva che quando non lo
guardava
negli occhi era perché aveva qualcosa da nascondere. Di
solito si comportava
così quando le era successo qualcosa di particolare che non
voleva dire e
sentiva che nemmeno questa volta poteva sbagliarsi. La
guardò per qualche
minuto in silenzio e vide che si tormentava le mani nervosamente. Cosa
poteva
avere la sua piccola Sugar Boy?
Allungo
la
mano verso di lei e le spostò una ciocca di capelli,
più lunghi del solito
negli ultimi tempi, dal suo viso e le parlò dolcemente.
-cos’hai
Kaori? Sei strana questa sera-
-ma
no…. Non
ho nulla…. Che dici-
-non
mentirmi, non ci vuole molto per capire che c’è
qualcosa che non va in te-
Ryo
era
sempre il solito. Riusciva a guardarle dentro anche solo con due minuti
che si
trovava davanti a lei. Era preoccupato, si vedeva. Anche la carezza con
la
quale aveva spostato i suoi capelli era una dimostrazione tangibile
della sua
preoccupazione. Avrebbe voluto tanto confidarsi con lui ma non ce la
faceva.
Aveva paura, paura che Ryo avrebbe reagito male. Ma di cosa doveva
reagire
male? Alla fine lei sicuramente non sarebbe partita e non aveva fatto
comunque
questa cosa di sua iniziativa.
Provò
a
parlare ma le sue labbra si mossero senza che ne uscisse alcun suono,
allora si
alzò di scattò, quasi come se il divano da un
momento all’altro era diventato
rovente.
-Non
ho
nulla Ryo, davvero. Ora vado a letto però che sono molto
stanca. Buonanotte-
Ryo
la vide
allontanarsi verso la sua camera da letto. Più evidente di
così che c’era
qualcosa che non andava non poteva essere! Era preoccupato, non poteva
negarlo,
ma non poteva nemmeno costringerla a parlare quando lei non voleva.
Prima o poi
avrebbe trovato il coraggio di dirle quello che pensava. Decise che era
il
momento di andare a riposare anche per lui, per quella sera avrebbe
fatto il
bravo ragazzo.
Il
mattino
dopo Kaori si alzò ancora prima del solito. Non aveva
praticamente chiuso
occhio. Scese giù per preparare la colazione ma con sua
grande sorpresa trovo
Ryo ai fornelli. Un sorriso le nacque spontaneo, Ryo faceva sempre
così quando
vedeva che in lei c’era qualcosa che non andava. Si alzava
prima, preparava la
colazione e l’aspettava pazientemente.
-buongiorno,
che mattiniero quest’oggi. A cosa devo questo onore?- gli
disse appena arrivata
in cucina.
-buongiorno
socia, niente di che, avevo voglia di preparare la colazione-
Bugia!
Quella notte non era riuscito a chiudere occhio per quanto era
preoccupato per
lei. Già altre volte aveva visto la sua socia in quello
stato ma la sera
precedente aveva avuto un brutto presentimento. Una sorta di
inquietudine che
gli aveva impedito di chiudere occhio. Sperava solo che Kaori lo
mettesse
presto al corrente di quello che si portava dentro almeno si sarebbe
tolto di
dosso questa sensazione, che sinceramente, odiava.
-comunque
non rimanere sulla porta, la colazione è pronta-
-che
bello
ho una fame!! E per volta non devo preparare la colazione da sola!-
Si
sedettero
al tavolo e mangiarono in silenzio. Ryo, anche se non lo ammetteva, era
un
ottimo cuoco e Kaori apprezzava molto quando cucinava.
Si
sentiva
osservata però, sapeva di avere gli occhi addosso di Ryo che
la scrutavano per
avere qualche indizio. Decise che forse era il momento di parlare,
anche perché
non l’avrebbe lasciata in pace finché lei non
avesse parlato.
-e
va bene
hai vinto!!!- esordì dopo aver finito la colazione
-vinto
cosa?- Ryo era decisamente perplesso
-ti
dirò
quello che ho! Ma ti prego smettila di stare li a fissarmi in quel modo-
-ah…allora….-
-certo
che
me ne sono accorta!!! Nemmeno un cieco non poteva non farci caso-
-effettivamente…
allora dimmi che cosa ti turba?-
-ieri
mattina Eriko mi ha trascinata in una delle sue ennesime pazzie
e….-
Gli
raccontò
tutto per filo e per segno tutto quello che era successo, anche del
fatto che
all’inizio non era stata un granché ma che poi ce
l’aveva fatta. Se iniziava a
parlare era un fiume in piena.
Ryo
ascoltò
tutto con molta attenzione, senza interromperla mai. Rimase in silenzio
anche
dopo che lei finì di parlare, tanto che Kaori gli chiese se
non avesse nulla da
dire su tutta questa storia.
Effettivamente
era rimasto senza parole, ma nemmeno una. Non sapeva che pensare, che
dire, che
fare, era rimasto completamente allibito. Non poteva pensare che la sua
piccola
Kaori avesse fatto un provino di tale portata e l’avesse
anche passato! Non
perché non era brava, anzi, era al corrente anche lui di
quando lei fosse
divina quando cantava. L’ascoltava per ore mentre puliva casa
o si faceva la
doccia e l’aveva sentita anche quando cantava nei saggi della
sua scuola. Ma il
fatto che ci fosse la possibilità che lei fosse partita lo
aveva fatto
sprofondare in baratro. Non riusciva più a vedersi senza
Kaori. Ripensò a tutto
il discorso fatto dalla sua socia e notò che una parte era
stata
saltata….quella relativa alla sua decisione. Decise di
chiederglielo.
-e
te?-
-io
cosa?-
-che
pensi
di fare? Partire? Alla fine ti hanno offerto una grande
possibilità-
-veramente
ancora non ho deciso. Ma penso che rifiuterò, non posso
partire così, su due
piedi-Sollievo….era questa la sensazione che provava Ryo! Un
enorme,
gigantesco, spropositato senso di sollievo ma nello stesso tempo si
sentiva
anche un viscido verme egoista. Voleva che Kaori rimanesse li con lui e
non
aveva nemmeno per un momento pensato a quella, che per lei, poteva
essere una
grande occasione.
Nel
frattempo squillò il telefono e Kaori, vedendo che Ryo non
accennava a
muoversi, si alzò e andò a rispondere.
-pronto?-
Dall’altra
parte una voce urlante
-MA
QUANDO
TI DECIDI A DIRMI LE COSE???-
-Miki
la
smetti di urlare? Mi sono alzata da poco e le mie orecchie sono
delicate quanto
importanti, comunque cosa avrei dovuto dirti?-
-come,
cosa??? Del provino scema-
Ecco
Eriko
aveva già spifferato tutto! Quella benedetta ragazza non ne
voleva proprio
sapere di tenere la bocca chiusa. Lei non era quasi nemmeno riuscita a
dirlo a
Ryo e quella stilista sparlona l’aveva già
spifferato a mezzo mondo. Non
sarebbe mai cambiata.
Mentre
conversava
al telefono con Miki, vide Ryo prendere la giacca e uscire senza
nemmeno
salutarla. Non era riuscita minimamente a capire quello che il suo
socio
pensava per quanto riguardava quella storia, come il solito in queste
situazioni diventava un muro impenetrabile. Rimase a parlare ancora un
po’ con
Miki e poi decise di passare direttamente a trovarla, tanto per quel
giorno non
avrebbe avuto nulla da fare.
La
sera
arrivò presto, tornando a casa aveva preso qualcosa di
veloce per la cena, non
sapeva nemmeno se Ryo era tornato a casa e infatti non c’era.
Si era messa
subito a cucinare e mentre era ai fornelli il suo socio era ritornato
ma non le
aveva detto nemmeno una parola. Quando la cera fu pronta mangiarono
sempre in
completo silenzio, erano abituati a quei silenzi quando c’era
qualcosa che non
andava ma avevano sempre il loro enorme grado di
insopportabilità. Dopo cena,
Kaori pulì tutto e raggiunse Ryo sul divano. Mentre
guardavano la tv il
telefono della ragazza squillò, lo prese dalla sua borsa e
rispose.
-pronto?-
-Ciao
Kaori
ti disturbo? Sono Aki-
Aki
il
bassista degli Overside? Cosa voleva?
-no
dimmi
tutto Aki, è successo qualcosa?-
Ryo
si
comportava con finto disinteresse ma invece ascoltava attento la
conversazione.
-no
nulla
volevo solo sapere se avessi preso una decisione-
-no
Aki, ci
sto ancora pensando. Dovete capite che per me questa è una
decisione
importante, non posso decidere in un giorno-
-hai
ragione
anche tu. Ma ti prego prendila davvero sul serio. È
un’occasione che può
capitarti solo una volta nella vita, non fartela scappare e poi abbiamo
bisogno
di una come te-
-non
capisco
cos’ho di particolare-
-tu
dai
retta a me!-
-va
bene-
-cmq
ora ti
devo lasciare ci sentiamo prossimamente. Buonanotte. Ciao bellezza-
-Buonanotte
anche a te Aki-
Chiuse
la
conversazione e tornò a sedersi sul divano.
-chi
era?-
chiese il suo socio con malcelato disinteresse
-Aki
il
bassista del gruppo-
-e
che
voleva?-
-voleva
sapere se avessi preso una decisione-
-ah-
Silenzio!
Di
nuovo quel maledetto silenzio. Chissà che pensava Ryo per
essere come una
mummia seduta su quel divano. Le avesse detto almeno qualcosa si
sarebbe messa
il cuore in pace e non avrebbe più pensato a questa storia,
ma diamine! Ryo era
odioso quando si comportava così, faceva di tutto per
indurti a dire le cose ma
quando ti aspettavi una risposta sensata da lui… ecco che
faceva il muto.
Quando stava per aprire bocca per digliene quattro, Ryo ruppe il
silenzio.
-sei
proprio
sicura della scelta che hai fatto?-
La
perplessità era lampante negli occhi di Kaori.
-no
dico,
sei davvero sicura di non voler partire?-
-si,
perché?- non capiva dove Ryo volesse arrivare
-perché
secondo me dovresti ragionarci un po’ di più,
capisco che tu possa essere
sicura di voler rimanere qui però dovresti prenderti tutto
il tempo che hai a
disposizione per ponderare bene la scelta. Io ti consiglierei di
prepararti in
queste due settimane tutto quello che ti occorre per partire, documenti
e cose
varie e poi scegliere bene nel corso dei giorni. Per te questa potrebbe
essere
una grande possibilità per realizzare quello che volevi
essere prima della
morte dei tuoi genitori e al quale hai dovuto rinunciare. Pensaci bene,
non
buttare una cosa così bella.-
Kaori
rimase
interdetta, non si aspettava una cosa del genere da Ryo.
-Penso
che
la mia decisione si abbastanza chiara-
-ti
prego
ascolta il mio consiglio- poggiò la sua mano su quella della
sua socia cercando
di trasmettergli quello che provava in quel momento.
Gli
costava,
gli costava davvero tanto dire quelle parole, ma non poteva fare in
modo che
Kaori rinunciasse a tutto quello che aveva in mano in quel momento.
L’avrebbe
voluta tutta per se, avrebbe voluto che non se ne andasse mai ma quello
era un
modo per allontanarla da quella vita così pericolosa. Era un
modo per
realizzare anche un suo desiderio: che Kaori fosse felice e non dovesse
più
vivere in un mondo di sofferenza come quello. Sperava davvero che lei
capisse,
capisse il suo ragionamento e lo ascoltasse. La vedeva contrariata e
delusa
però. Forse quella non era la risposta che lei si aspettava
da lui.
Effettivamente
Kaori era delusa, si aspettava che lui cercasse di tenerla li a tutti i
costi
accanto a se, invece in qualche modo le stava dicendo di partire.
Però capiva
anche che Ryo non era un uomo da questo tipo di cose e capiva anche se
stava
cercando di farla ragionare. Ma non poteva farci nulla, c’era
rimasta male. Ma
a malincuore decise di seguire il consiglio di Ryo.
-va
bene,
ascolterò il tuo consiglio- cedette lei alla fine
-grazie-
le
disse lui accarezzandole la guancia.
Kaori
arrossì, non era abituata a quelle manifestazione
d’affetto da parte del socio.
Ma prima che potesse abituarsi a quel dolce calore, lui
ritirò la mano, si alzò
e si diresse verso la sua camera dandogli la buonanotte.
Forse
quella
conversazione l’aveva lasciata ancora più
interdetta del silenzio della mattina
perché le parole del ragazzo erano state dette come se
volesse mandarla via, ma
i suoi gesti tradivano una dolcezza unica. Forse nemmeno Ryo sapeva
davvero
quale decisone voleva che lei prendesse.
Ma
decide
sul serio di seguire il consiglio di Ryo. La mattina dopo avrebbe
chiesto a
Eriko di darle una mano, poiché magari lei era molto
più pratica… anche se la
decisione che aveva preso era già molto chiara nella sua
testa.
|
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Capitolo 4 *** Decisioni e imprevisti ***
Il
tempo
passò senza che nemmeno se ne potesse accorgere e ormai il
giorno del verdetto
era arrivato, o quasi… L’indomani Kaori sarebbe
dovuta partire nel caso in cui
avesse deciso di lasciare tutto e tutti per inseguire, quella che a suo
avviso,
era una semplice chimera. Però in quei giorni aveva fatto
come le aveva detto
Ryo. Aveva corso avanti e indietro per cercare tutto quello che le
serviva per
un eventuale partenza, si era dovuta districare fra passaporto e altri
documenti di cui un altro po’ non conosceva nemmeno
l’esistenza. Per lei era
solamente tutto tempo sprecato, tanto non sarebbe partita.
Eriko,
che
gentilmente l’aveva accompagnata nei suoi giri, non aveva
fatto altro che
ripeterle di accettare. Sembrava un invasata, come se lei avesse vinto
la
lotteria nazionale. Kaori era rimasta sempre sul vago, non aveva mai
risposto
apertamente alle sue domande relative alla decisione, non voleva darle
un
dispiacere. Ma alla fine non poteva più mentirle! Infatti
l’ultimo giorno che
avevano speso per le commissioni decise di dirle la verità.
-non
parto-
aveva esordito ad un certo punto
-eh?-
la
faccia di Eriko sembrava quella di una che aveva appena visto un
fantasma che
ballava su un cubo
-hai
capito
benissimo, ho deciso di non partire-
-MA
SEI
SCEMA???- la stilista era saltata dalla sedia, rovesciando il
caffè che stava
bevendo. Aveva urlato così forte che era sicura che
l’avessero sentita anche in
Patagonia
-tu
sei
pazza! Ti sembra il caso di urlare così? E siediti!-
l’aveva presa per una
manica e costretta a sedersi
-no
ti sei
completamente bevuta il cervello Kaori? Pensavo sinceramente che
volessi
partire! Almeno il fatto che stessi girando come una trottola per tutti
questi
documenti mi aveva fatto pensare che volessi andare. Scusa
perché non vuoi
sfruttare questa grande occasione? E non vedo nemmeno per quale motivo
tu
allora devi sprecare tutto questo tempo in giri inutili-
-Eriko
lo
sai benissimo perché non voglio partire!-
-ah,
ancora
per stare dietro a quel bell’imbusto che non ti si fila
nemmeno? Kaori quando
ti deciderai a capire che è ora che tu pensi a te stessa?
Ormai sono anni che
ti fai trattare come una pezza da piedi! E anche se ammiro questo tuo
amore
così resistente davanti a tutto questo credo che sia ora che
te metta la parola
fine. Abbi un briciolo di amor proprio! Non fa altro che trattarti male
e i
momenti in cui è gentile con te sono davvero pochi! Ti stai
logorando ogni
giorno di più a stare con lui e mi fa male vederti
così, non me ne capacito.
Sei una bella donna, una ragazza con milioni di qualità e ti
stai buttando
dietro ad un uomo che non ti dimostra nemmeno metà
dell’amore e della devozione
che hai tu nei suoi confronti. Datti una svegliata!-
Lo
sguardo
truce che aveva avuto Eriko per tutto il discorso l’aveva
quasi intimorita. Non
aveva mai visto la sua amica così critica nei confronti
della sua situazione,
bè non era un mistero quello che Eriko pensava di Ryo, ma
non ne aveva mai
parlato in quei termini! Però quella era una sua scelta e la
sua amica doveva
farsela andare bene, non aveva nessun diritto di criticare
così. Eriko non
aveva mai amato una persona come lei amava Ryo e non poteva minimamente
capire quello
che provava, se solo lo avesse saputo non avrebbe parlato
così ne era sicura. Ma
si era sentita piccata, in fondo la stilista non aveva avuto proprio
così
torto, lei stava buttando al vento una grande occasione per un uomo che
non
l’amava, ma non l’avrebbe mai ammesso!
-Eriko,
se
solo ti trovassi nella mia situazione non reagiresti così-
-se
solo mi
trovassi nella tua situazione avrei mandato al diavolo quel
bell’imbusto dei
miei stivali e me ne sarei andata-
-parlare
è
facile!-
-sarebbe
altrettanto facile anche agire se solo avessi più coraggio,
ti stai facendo
umiliare e te nemmeno te ne accorgi-
Se
ne
accorgeva e come! Si era sentita mille volte umiliata dal comportamento
di Ryo,
anche se aveva sempre tentato di nasconderlo. Quando la trattava male
davanti
alle clienti, si sentiva così male che sarebbe voluta
scappare lontano e
piangere, invece reagiva lanciandogli quegli enormi martelli. Ma ne
aveva
sentite di risate e commenti di tutte quelle belle ragazze che
gironzolavano
intorno a Ryo e vedevano come lei gli andasse dietro come un cagnolino
fedele.
Ma nonostante tutto non poteva andarsene.
-anche
se tu
mi dici tutto questo io la mia decisione l’ho presa, puoi
arrabbiarti quanto
vuoi! Io non me ne vado-
-fa
come ti
pare!!! Ma non venire a piangere da me quando Ryo non ti
vorrà più e te ti
pentirai di non essere partita-
Stizzita
Eriko prese la sua borsa e se ne andò, lasciando una Kaori
stordita e
amareggiata.
La
conversazione con Eriko le aveva lasciato una brutta sensazione
addosso. Non
immaginava che l’amica se la sarebbe presa così e
non immaginava nemmeno che ci
tenesse tanto a questa cosa. Non poteva nemmeno negare che quello che
aveva
detto l’amica era sbagliato, però per quanta buona
volontà aveva messo nel
farle capire la situazione, Kaori era sempre della stessa idea:
rimanere
accanto a quel testone di Ryo. Anche
se
la trattava male, anche se non l’amava come l’amava
lei, anche se questo doveva
significare vivere una vita con la paura di perderlo, lei sarebbe
rimasta
accanto a lui.
Quel
giorno,
oltre alla conversazione con Eriko, si era dovuta sorbire le chiamate
di una
sacco di persone che volevano sapere cosa avrebbe fatto. Mick era tutto
preoccupato perché non voleva minimamente che lei partisse,
Saeko era stata
molto più fredda e l’aveva reputata solo come una
semplice “informazione di
servizio” , Miki invece l’aveva costretta ad andare
al Cat’s eye per parlare.
Kaori
leggeva negli occhi di Miki che lei pregava perché non
partisse, ma vedeva
anche che era combattuta perché anche lei sperava in
qualcosa di migliore per
Kaori. Le aveva
detto che capiva il
fatto non voleva partire per rimanere con il suo amato ma capiva anche
che non
poteva passare una vita intera ad aspettare lui.
Dopo
la
conversazione era tornata a casa dove non c’era nessuno. Era
entrata in camera
sua, e si era sdraiata sul letto a guardare il soffitto. Da una parte
della
camera c’era la valigia che aveva tirato giù
dall’armadio, cosa che sapeva
nemmeno il motivo per cui l’aveva fatta. Forse solo per
accontentare Ryo. In
quelle due settimane il suo socio era stato schivo e di poche parole,
non che
gli altri giorni fossero in vena di chiacchiere piene di parole, ma era
decisamente peggiorato. Si era accorta che evitava di guardarla negli
occhi e
di stare più del tempo necessario da soli nella stessa
stanza. Non le aveva
fatto più domande sulla sua decisione, si informava solo
sull’avanzare dei suoi
preparativi. Niente di più, e
lei non
riusciva ad interpretare il suo comportamento e sinceramente in due
settimane
c’aveva anche rinunciato. Ryo
era sempre
così: buio ed impenetrabile.
Rimase
sul
letto a godere di quel silenzio ancora un po’, quel giorno
non voleva passare
mai e lei voleva solo che finisse al più presto!
Sentì la porta sbattere e dei
passi che si dirigevano lenti verso le scale. Ryo era tornato.
Guardò l’orario
e vide che era quasi ora di cena e decise che era ora di prepararla.
Uscì dalla
stanza e si imbattè in Ryo. L’uomo la
evitò senza nemmeno alzare lo sguardo
dicendole solo che sarebbe sceso a cenare più tardi e che
lei poteva anche
iniziare a mangiare.
Kaori
era
sempre più perplessa da quel suo comportamento e non capiva
proprio perché
utilizzava quel suo atteggiamento nei suoi confronti, credeva che
avesse capito
che non se ne sarebbe andata. Forse si comportava così
proprio perché voleva
togliersela dai piedi?
Questa
strano pensiero le tolse il respiro per un attimo stringendole il cuore
in una
piccola stretta di dolore. Lei stava rinunciando a tutto per un uomo
che forse
non la voleva nemmeno fra i piedi! Scosse la testa e si
liberò di questo
pensiero, non doveva minimamente credere ad una cosa del genere. Sapeva
che Ryo
sotto sotto le voleva bene e lei sarebbe rimasta per questo.
Preparò
la
cena e mangiò da sola perché Ryo non si
degnò di scendere, aveva sentito aprire
la porta che conduceva al terrazzo e da li ogni rumore era cessato.
Lasciò la
cena del suo socio sul tavolo e salì in camera, quando gli
sarebbe venuta fame
almeno avrebbe trovato pronto.
In
camera
guardò le valige, ferme sempre nella stessa posizione. Era
tentata di
rimetterle a posto ma non ne aveva proprio voglia, lo avrebbe fatto la
mattina
dopo. Mentre sistemava alcune cose nella stanza sentì un
lieve bussare alla
porta. La persona che aveva bussato non attese la sua risposta e
aprì piano la
porta. Ryo, non c’erano dubbi che fosse lui.
-ciao-
Ryo
non era mai di molte parole
-ciao-
lei
era un po’ troppo arrabbiata per il suo comportamento per
essere in vena di
grandi discorsi
-era
buona
la cena-
-ah,
grazie-
Ryo
si fermò
proprio vicino la porta e la osservò molto attentamente.
Rimase a fissarla per
un secondo che le sembrò un secolo. Sempre con quello
sguardo intenso che le
faceva venire i brividi.
-che
hai
fatto oggi?- se ne uscì il ragazzo all’improvviso.
Kaori
rimase
un po’ senza rispondere, adesso la sua perplessità
era arrivata a livelli che
toccavano il sospetto. Ryo non era un tipo che entrava in camera sua e
si
metteva a fare conversazione. Parlavano pochissimo già
normalmente e questo
atteggiamento sicuramente nascondeva qualcosa.
-sono
stata
con Eriko- rispose alla fine
-bene,
hai
finito di preparare tutto?-
-si-
Altro
silenzio… quando sarebbe finito quell’intermezzo
di finte chiacchiere? Kaori
percepiva benissimo la tensione e voleva che Ryo arrivasse al punto.
-pensavo
che
stessi preparando le valigie-
Ecco
che
qualcosa si stava smuovendo.
-no-
-e
come mai?
Le hai già preparate?-
-no
e non ho
intenzione di prepararle, anzi visto che sei qui aiutami a rimetterle a
posto-
Ora
erano
uno di fronte all’altro che si guardavano intensamente. Era
questo il motivo
per cui Ryo era li. Voleva dirle sicuramente qualcosa relativo alla
partenza e
il discorso delle valige era il pretesto per iniziare.
-perché
non
le hai preparate?-
-mi
sembra
evidente, non parto. Perché
dovrei
preparare le valige inutilmente. Ho già sprecato due
settimane in giri inutili
che poteva evitare, non mi metto a preparare anche queste!-
Alla
parole
non parto nel volto di Ryo era passato un lampo di sollievo, ma poi il
suo
sguardo era ridiventato duro come il marmo.
-come
non
parti?-
-non
parto
Ryo. Lo sapevi benissimo. Sapevi benissimo che non avrei accettato
questa cosa-
Kaori
stava
iniziando a stancarsi di tutte quelle domande. Ryo non era mai stato
uno che
chiedeva milioni di spiegazioni e non capiva perché doveva
farlo proprio ora.
-Kaori
non
fare la bambina. Questa per te è una grande occasione,
perché devi sprecarla
così?-
-
Sai
benissimo che non posso accettare. Sai benissimo che non posso
andarmene via
così. Quindi non fare troppe domande-
-e
invece si
che puoi, quindi torna sui tuoi passi e prepara queste valige che
domani
mattina ti accompagno all’aeroporto-
Il
tono di
Ryo era duro, non ammetteva repliche. Quando si comportava
così l’avrebbe preso
a schiaffi. Era un pallone gonfiato che si permetteva di decidere per
lei
quando non aveva minimamente nessuna voce in capitolo.
-non
vuoi
capire che io non vado da nessuna parte-
-Kaori
non
fare la testarda!-
-no
io
faccio la testarda quanto mi pare e piace!-
-
sei
testarda solo quando ti pare a te-
-no,
lo sono
quando riguarda le mie scelte di vita!-
I
toni si
erano alzati parecchio senza che nemmeno se ne accorgessero. Forse non
avevano
mai discusso così vivamente. Le litigate non erano mai
mancate, ma mai con quel
tono di sfida.
Ryo
non
poteva sopportare che lei si lasciasse sfuggire quella grande cosa
dalle mani.
Anche se quando gli aveva detto che non sarebbe partita si era sentito
sollevato, ma non poteva lasciarsi trascinare dei suoi sentimenti.
-e
comunque
chiuso questo discorso, non partirò e basta. Mettiti il
cuore in pace- chiuse
Kaori.
-Parti!-
Quel
tono di
ordine fu la goccia che fece traboccare il vaso per la ragazza. Non
poteva
sopportare di essere comandata da lui, dopo che se ne era fregato la
maggior
parte delle volte delle sue scelte.
-basta!
Non
accetto ordini da te! Chi sei tu per potermi dare ordini? Mio padre?
Mio
fratello? Il mio ragazzo? Non sei nessuno di questi. Non riesco a
capire per
quale motivo ora ti sei accanito su questa cosa quando per anni a volte
te ne
sei completamente fregato di quello che sono e delle mie scelte. Di
tutto
quello che facevo, preso troppo dalle milioni di donne che ti giravano
intorno.
Ma io sono sempre stata con devozione qui. Ho sempre tenuto testa a
tutto
quello che mi dicevi o che facevi anche se mi faceva male. E ora non
hai nessun
diritto di impormi una scelta che non voglio prendere-
Aveva
urlato
tutto questo fra le lacrime. Non ce la faceva più, tutto
quello che provava era
uscito fuori senza che lei riuscisse a fermalo. Era troppo stanca di
tutti i
comportamenti che Ryo aveva adottato con lei e quello era il colmo.
Ryo
aveva
percepito tutte le parole di Kaori come un cazzotto in pieno stomaco.
Tutto
quello che la sua socia aveva detto era vero. Verissimo. E lui non
poteva
assolutamente negarlo. Ora lei era li davanti a lui con le mani sul
volto che
piangeva sommessamente. Non potava vederla così, non poteva
saperla così
triste, così piccola e indifesa.
Si
avvicinò
piano a lei e le tolse le mani da davanti agli occhi. Le lacrime ora
erano
libere di scendere senza alcun freno. la scena di lei che piangeva
sciolse
qualcosa nel cuore di Ryo.
In
un impeto
che nemmeno lui riuscì a controllare, la strinse a se in un
abbraccio dolce ma
intenso e poi fece scivolare le sue labbra su quelle di lei.
Kaori
non
riuscì a capire subito quello che stava succedendo e
cercò di allontanare Ryo.
Non voleva che per l’ennesima volta tutto si sarebbe concluso
con una carezza.
Ma il calore delle labbra di Ryo le risultò come un balsamo
per il suo cuore
sofferente e piano piano non oppose più resistenza. Non
sapeva perché stava
succedendo tutto quello, ma nemmeno le interessava tanto capirlo. Ryo
la stava
baciando, stava succedendo quello che in tutti quegli anni di
convivenza lei
aveva aspettato con ansia e lei non voleva rovinarselo con degli
stupidi
interrogativi.
Dal
suo
canto nemmeno lui sapeva cosa stava facendo, era come se il suo corpo
si fosse
mosso da solo, senza che lui gli comandasse nulla. Ma adesso che era
successo
non aveva nessuna intenzione di fermarsi, alle conseguenze avrebbe
pensato poi.
Il
bacio che
prima era stato dolce si trasformò piano in un bacio intenso
e passionale nel
quale non riuscivano a trovare più spazio ne i pensieri ne
le urla di qualche
momento prima. Un bacio che li lasciava senza fiato, svuotati di
qualsiasi cosa
che era al di fuori di loro. Non si accorsero nemmeno che piano piano
stavano
uscendo dalla stanza di Kaori per dirigersi verso quella di Ryo.
Non
si
accorsero che le loro mani iniziarono a vagare freneticamente sul corpo
dell’altro, quello che sentivano era solo la loro passione
che scorreva nelle
vene e che li faceva ansimare sotto le carezze dell’altro.
Sapevano che quello
che stava succedendo era qualcosa di troppo grande, soprattutto in quel
momento, ma nessuno dei due riusciva a tornare indietro. Si sarebbero
accollati
tutte le responsabilità il giorno successivo ora volevano
dare sfogo a tutti
quei sentimenti sopiti per anni.
-ora
che
sono il tuo ragazzo posso chiederti di partire?-
-no
ora ho
una motivo in più per restare!-
Queste
furono le ultime cose che riuscirono a dirsi prima che la passione li
divorasse
completamente.
Si
amarono
con gesti lenti per ore, con quella delicatezza che solo
l’amore sa imprimere a
questi momenti. Si dissero con i gesti quello che mai fino ad allora
avevano
avuto il coraggio di dire con le parole
E
Kaori
sembrò di sentirle quelle parole in quel momento, erano
state solo un bisbiglio
ma era sicura che dalla bocca di Ryo, in quel momento di pura passione,
fossero
uscite quelle due semplici parole che lei aspettava da una vita.
“Ti
Amo”.
Si
addormentarono così, stretti l’uno vicino
all’altra. Con la quasi certezza che
le cose da allora sarebbero cambiate.
La
mattina
arrivò presto, troppo presto forse. Kaori fu svegliata dai
raggi del sole che
filtravano dalle tende. Non aveva alcuna voglia di aprire gli occhi,
voleva
godere ancora un po’ di quegli attimi. Pensava
però di essere stretta fra le
braccia di Ryo ma quando allungò la mano per cercarlo non
trovò nessuno al suo
fianco. Il letto era ancora tiepido, segno che non si era alzato da
tantissimo,
probabilmente era sceso giù a preparare la colazione o a
farsi una doccia.
Si
tirò su
stiracchiandosi e guardò la parte del letto dove fino a poco
prima aveva
dormito il suo amato. Sorrise al ricordo di quello che avevano vissuto,
non si
sarebbe mai aspettata che tutto succedesse in questo modo.
Venne
riscossa dai suoi pensieri perché la sua attenzione cadde su
un piccolo
foglietto poggiato sul cuscino dove aveva dormito Ryo, sicuramente gli
aveva
scritto dove si trovava. Aprì il biglietto e lesse il
contenuto. Gelo. Gelo
puro, ghiaccio e il mondo che le cadeva addosso. Quelle parole erano la
sua
lapidaria condanna… tutta la loro notte si risolveva
così, in altre due
semplici parole…
“BUON
VIAGGIO”
|
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Capitolo 5 *** Introspezione di me ***
Buio.
Questa
è l’unica parola che trovo per far capire quello
che ho dentro. Altre parole
come “malinconia”, “tristezza”,
“depressione”, non sono abbastanza forti per
descrivere quello che mi attanaglia il cuore… se veramente
ne ho uno. Ma penso
di averlo perché se questa cavità che ho nel
torace fosse vuota io ora non
soffrirei così. Non sentirei questo dolore cupo riempire le
mie giornate. Da
quel giorno oltre a quel dolore non sento più nulla. Niente
mi distoglie perché
ogni cosa mi ricorda lei. La casa, i mobili, l’arredamento,
le foto, gli amici,
il sole, il vento fresco, sembra assurdo ma tutto è
impregnato di lei. Vedo la
sua figura che sbuca dalla cucina e che mi chiama per la cena, sento il
suo
profumo ancora nell’aria. Mi viene quasi da ridere, sembra
che sto parlando di
una defunta, di una persona che non c’è
più. Fortunatamente, però, lei è viva
e
tutto questo mi viene confermato dalle dozzine di passaggi televisivi
al giorno
dei suoi video. Chissà perchè ne parlo come se
non ci fosse più. Probabilmente
perché senza di lei una parte del mio cuore è
morta e quindi è come se fosse
morta anche lei? sarà sicuramente anche per questo, ma il
motivo principale è
un altro: se non mi convincessi di questa cosa prenderei il primo aereo
per gli
Stati Uniti e correrei ad abbracciarla. Ma non posso fare una cosa del
genere,
non posso! Sono stato io che l’ho costretta a partire e dopo
quello che le ho
fatto è giusto che sparisco per sempre dalla sua vita. L’ho lasciata li,
su quel letto, che dormiva
beata. Nella sua espressione rilassata e sorridente vedevo la speranza
di svegliarsi
e trovare una vita nuova ad attenderla, ma non era quella che io avevo
scelto
per lei. Lei sperava di svegliarsi e trovarsi stretta fra le mie
braccia, con
una vita piena di amore davanti a noi. Ma non potevo permettere una
cosa del
genere, non potevo lasciare che perdesse l'occasione che le poteva
cambiare la
vita. Se fosse rimasta con me avrebbe finito solo per logorarsi,
perdere quella
sua aura di bellezza e purezza che emanava, i suoi occhi avrebbero
finito per
perdere quella luminosità in cui mi perdevo guardandoli.
Forse, la cosa
peggiore e quella per cui non riesco nemmeno a sopportarne l'idea,
sarebbe
morta. Io non potevo mai perdonarmi una cosa del genere se fosse
successa e
quindi non potevo far altro che mandarla via. Lo so, ho scelto il modo
sbagliato. Modo sbagliato? Una risata mi esce spontanea. Altro termine
riduttivo per cercare di minimizzare l'orrore che sono. Non ho usato il
modo
sbagliato per mandarla via ma quello più orribile,
più meschino, più... più....
no credo che non esista un termine adatto per questo. L'ho
prima ignorata per anni e nel momento in
cui doveva prendere la decisione più importante della sua
vita c'ho fatto prima
l'amore e poi l'ho abbandonata. Non ci sono parole per descrivere
quello che
sono.
Ricordo
quella mattina come se fosse ieri. Ricordo di averla spiata mentre
usciva da
casa, mentre il taxi veniva a prenderla. L'ho seguita all'aeroporto e
l'ho vista
piangere seduta nella sala d'aspetto. Era li, con la testa bassa, i
capelli che
le cadevano sulla fronte e le mani sul viso. Ero così vicino
a lei da sentire
anche i singhiozzi e la immaginavo lottare contro le lacrime, sapevo
che non
voleva farsi vedere così debole.
Sono
rimasto
li per ore interminabili! L'ho vista ricevere una telefonata, cercare
di
ricomporsi come meglio poteva, camminare avanti e indietro per
scaricare tutte
le emozioni che aveva dentro. Poi ho visto arrivare loro, quelli che
l'avrebbero
portata via. Ho visto Aki correre verso di lei ed abbracciarla, sapevo
già che
quel ragazzo aveva un debole per lei. Insieme si sono diretti
all'imbarco, l'ho
vista girarsi per un'ultima volta, come se stesse salutando il suo
passato e
poi è sparita fra la folla.
Ed
è proprio
in quel momento che è sparito anche il mio cuore. Mi sono
reso subito conto di
quello che avevo fatto ma ormai era troppo tardi. Guardai il suo aereo
partire
e sparire nel cielo e fu quella la prima volta che mi rivolsi sul serio
a Dio e
pregai. Pregai così forte da non sentire nemmeno
più le voci che mi erano
intorno, chiesi a Dio di darle una vita migliore e di renderla
finalmente
felice. Non gli ho chiesto che lei mi perdonasse, sarebbe stato troppo
e poi
non potevo pretendere un perdono. Anzi, ho sperato che mi odiasse! Che
mi
odiasse con tutto il suo cuore in modo da dimenticare quella notte e
tutto
l'amore che provava per me. Cosa che invece io non sarei mai riuscito a
fare.
L'amore che provavo e che provo per lei non potrà mai essere
cancellato da
nessun odio.
Da
quel
giorno passarono i mesi in cui non ebbi più notizia. Sapevo
da Miki che la
chiamava regolarmente ma con me non si fece più sentire.
Avevo anche capito che
l'aveva chiamata molto volte mentre io ero li e Miki, in qualche loro
strano
codice, gli aveva fatto capire la mia presenza e lei aveva attaccato.
Non
chiesi
mai niente alla barista di lei, ne delle sue condizioni di salute, ne
come se
la cavava in America. Non avevo nessun diritto di saperlo e comunque mi
bastava
sapere che era viva.
Ricordo
che
quando la rividi per la prima volta ero al Cat's eye. La televisione
era accesa
sul canale di musica nazionale e stavano facendo una specie di
telegiornale
sulle star ed un servizio era dedicato al nuovo cd in uscita degli
Overside e
alla loro nuova cantante. Nel momento in cui alzai gli occhi sulla
televisione
l'inquadratura si fermò su Kaori. La tazzina di
caffè mi cadde dalle mani e
finì col versarsi sul bancone, non ci potevo credere, non
sembrava lei. Era
bellissima come sempre ma ora aveva tutt'altro fascino. I suoi capelli
si erano
allungati e le incorniciavano il volto, il trucco perfetto le faceva
risaltare
il viso e il rossetto rosso si intonava perfettamente con il ramato dei
suoi
capelli. Era vestita con una camicia bianca tutta lavorata, un paio di
pantaloni eleganti neri e delle scarpe con un tacco vertiginoso.
Sembrava così
sicura di se, guardava i giornalisti con aria tranquilla sfoggiando un
sorriso
con cui avrebbe potuto far cadere tutti gli uomini ai suoi piedi.
Il
mio
cervello era completamente in panne, non riuscivo a formulare un
pensiero
coerente. Non riuscivo a capire se davvero quella che vedevo in uno
schermo
televisivo era la mia dolce Kaori oppure no.
La
conferenza stampa di presentazione prevedeva che tutti i componenti del
gruppo
parlassero del nuovo album e della nuova arrivata e quando fu il
momento di
Kaori a parlare il mio cuore prese a battere ad un ritmo strano. Mi ero
sorpreso di sentirlo battere ancora visto che prima credevo si fosse
fermato.
La
sua voce
era così dolce e così emozionata, disse solo
poche cose e in quel leggero
tremolio di emozione ho riconosciuto la donna di cui sono innamorato
che era
nascosta dietro a quel trucco. Il servizio finì con la voce
della cronista che
diceva che non vedeva l'ora di sentire il nuovo cd e di poter valutare
le doti
canore di Kaori. Quando ritornai in me e mi voltai verso Miki e Umi
vidi le
loro facce attonite quanto la mia. Ci furono cinque minuti di silenzio
abbondanti che fu Umi a rompere con una frase che non mi sarei mai
aspettato
"caspita quanto è bella" e per dirlo lui era proprio vero.
Oltre
quel
commento non ce ne furono altri e ognuno riprese le sue normali
mansioni. Mi
scusai con Miki per il caffè versato e me ne andai, era dura
reggere quello che
avevo visto.
Qualche
giorno dopo uscì il singolo della loro prima canzone con
rispettivo video clip,
qualcosa di durissimo da reggere. La sua voce era angelica, perfetta e
si
sposava in un modo sublime con la musica e poi nel video la sua
bellezza era
messa ancora più in risalto dalla scenografia. Si trovava in
mezzo ad una
radura baciata dai raggi del sole in un vestito bianco. Qualcosa che
non mi
sarei mai aspettato di vedere.
Ed
ora
eccomi qui a quattro anni da quel giorno in cui lei è
partita. Tra le mie mani
una rivista di quelle dalla copertina patinata, quante ne ho
collezionate in
questi anni! Non le conto nemmeno più... è
così strano per uno come me che
nella sua vita ha letto solo riviste per uomini comprare quelle frivole
per le
donne che spettegolano dal parrucchiere. Però non potevo
fare a meno di
comprarle quando c'era lei un copertina o c'era qualche articolo che
parlava di
lei, anche se i giornali avevano poco da dire sulla sua vita. In tutti
quegli
anni era stata super riservata, mai uno scandalo, mai un qualcosa messo
fuori
posto. L'unica cosa che avevano avuto di cui parlare era la relazione
che aveva
avuto con Aki, il bassista del suo gruppo. Una relazione breve ma che
era
bastata per farmi morire ancora di più. La prima volta che
avevo visto una loro
foto, mentre si baciavano, era stato come se l'ultima piccola parte di
me
rimasta in vita si fosse spenta per sempre. Eppure dovevo essere
preparato, era
una cosa che avevo dovuto mettere in conto ma non c'è mai
niente a cui ci si
prepara davvero! E comunque me lo aspettavo che sarebbe stato proprio
lui
quello che le avrebbe rubato il cuore, si vedeva da come la guardava ai
provini... ma d'altronde chi non poteva innamorarsi di Kaori o rimanere
sconvolto dalla sua bellezza. Guardo per l'ultima volta l'immagine di
Kaori su
quella copertina vestita con quel tailleur con la giacca semi aperta
che
lasciava intravedere il suo bellissimo fisico, gli occhi socchiusi, la
bocca
contornata dal quel rossetto rosso fuoco, i capelli ricci e lo sguardo
da
cerbiatta. ...e decido che forse per oggi era meglio smetterla e che
avevo
avuto la mia dose quotidiana di masochismo. Mi alzo e poggio il
giornale
sull'alta pila di altre riviste vicino al divano e finalmente esco di
casa.
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