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Quanto tempo è
passato da allora..quanti secoli mi porto sulle spalle, eppure nella mia mente
tutto è ancora vivido.
Come se nemmeno un
giorno fosse passato da allora..
Mi chiamo Ambra De la
Nuit, discendo da una famiglia aristocratica francese
e sono la maggiore di due sorelle. Questo comporta i suoi inutili aristocratici
e noiosi pesi..mio padre un nobilotto che si era
fatto i soldi grazie ai suoi traffici mercantili non mi e mai stato vicino,
viziandomi con abiti sfarzosi pieni di ricami e di pizzi. Mia madre invece era
sempre presa da conti vari e dalla aristocrazia
locale, cercava di far inserire la mia famiglia all’interno di feste e
ricevimenti inutili..le mie sorelle son sempre riuscite a scampare a simili doveri..potendo uscire a divertirsi..io
da mio canto dovevo rimaner all’interno delle mura di casa ad apprendere..suor Adelaide era la mia balia negli anni di
apprendimento. Quanto quella donna fosse odiosa non lo
potete immaginare..riuscì addirittura a farmi identica
a quelle spocchiose dame di corte..e come se non
bastasse il mio care padre decise di darmi in sposa al figlio di uno dei
proprietari terrieri di un paese confinante..ma non
dilunghiamoci troppo su questo…lasciate che vi racconti il mio inferno..e l’arrivo della luce che mi salvò da una mortale vita…
Un lucido pavimento in marmo..le
colonne lavorate che svettavano verso il tetto, arazzi e dipinti in tutta la
stanza mentre a terra alcuni pregiati tappeti..ad una parete libera era posta
una libreria ricolma di libri e poco distante una poltrona con un tavolino su
cui posava una bottiglia di liquore..in un altro angolo illuminato da una
finestra un lucido piano in legno scuro con uno sgabello in velluto rosso
accostato ai tasti….su questo sedeva una ragazzina di
circa 10 anni. Capelli riccioli biondi. Labbra rosse, occhi
verdi e una spruzzata lieve di lentiggini sulle guance.un vestitino bianco panna con balze ricamate a rose, una
bambola che aveva vita e si divertiva ad osservare ciò che avveniva al centro
della stanza…una figura slanciata teneva le braccia semi aperte a croce, sulla
testa un libro e un cristallino bicchiere ricolmo d’acqua. Il viso di 20enne
liscio e curato era concentrato, le carnose labbra rosse leggermente dischiuse,
vivi occhi blu che osservavano in alto verso il libro, capelli neri lisci che
le apprezzavano la schiena e l’abito semplice di lana..una
bacchetta improvvisamente va a punzecchiare il fianco della donna, una vecchie
donna leggermente ricurva, il volto serio solcato dalle rughe dell’età
avanzata. I capelli grigi racchiusi in una crocchia dietro la testa mentre
alcuni ciuffi sparuti uscivano qua e la “no non così guarda avanti!” “suor
Adelaide se guardo avanti mi cadono i libri” altra lieve pressione della bacchetta
mentre la limpida risata della bambina poco distante riempiva la stanza “non
c’è nulla da ridere xan..aia!” “non vi dovete
distrarre riprendiamo..”alcune gocce di acqua erano scivolate fuori dal
bicchiere inzuppando la copertina del libro..un sospiro lieve mentre riprendevo
quell’assurdo esercizio di equilibrio. Un piede avanti
all’altro, poi il suono di una porta che si apre d’improvviso, la figura
leggermente piena di una donna di mezz’età, lunghi capelli biondi racchiusi in
trecce lavorate sulla testa. Un vestito chiaro anch’esso con balze e
ricami particolari. Le mani trattenute in grembo e un
sorriso bonario..”figliole..è tornato vostro padre, andate a salutarlo
avanti…”una pausa mentre sguardo critico si posava sulla fanciulla “dovete
guardare avanti mio tesoro, ma siete perfetta,siete adatta per le corti mia
bella..” una mano lascia il ventre incitando le due ad
avviarsi dietro di se “suor Adelaide. Per oggi basta…” “come volete voi..” silenzio alcuni istanti prima
che mia sorella si decise a correr dietro a nostra madre..con cura mi sfilai
dalla testa il libro e lo poggiai insieme al bicchiere sul tavolino vicino alla
poltrona..un sospiro mentre mi avviavo dietro i passi di mia sorella, ne
sentivo la squillante e gioiosa voce sovrastata da quella baritonale di mio
padre..mancava da oltre un mese di casa ed ora che era tornato non riuscivo ad
avvertire l’immensa gioia che anni prima mi abbracciava al suo ritorno..poco
prima di raggiungerlo misi in atto la stessa scena che da 12 anni ormai andava
avanti. Un sorriso dolce sulle labbra, un portamento ben ritto mentre le mani tenevo in grembo. “padre!” “ le braccia che avvolgevano il
tozzo collo della figura avanti a me. Il pizzicore di una barba sfatta che mi
pungeva le guance..una lieve risata, tutta una
finzione di felicità per renderlo contento..” “ho..chèri
quanto tempo…” la presa che si stringeva attorno alla mia vita prima di
lasciarmi nuovamente respirare “ti ho portato alcuni doni “ come sempre..mio
padre da sempre credeva che la mia felicità dipendeva da ciò che mi portava dai
suoi viaggi..per sdebitarsi della sua lunga distanza..”inoltre devo darti una
splendida notizia…” già avevo scartato il pacco a quelle sue parole aprendo il
pacco scuro, al suo interno tre abiti, per una volta ammetto che aveva
indovinato i miei gusti..ciò mi sconcertava..il primo abito con un ampia gonna
era di un magnifico blu notte con ricami argentei, lunghe maniche fine, un
corpetto tutto ricamato con uno splendido balconcino, il secondo era porpora
con pizzi e balze che creavano splendide rose, privo di maniche e con un
corpetto più resistente..l’ultimo era quello che più mi aveva colpito.nero di seta, bianche lavorazioni che formavano alcuni fiori
di loto, sue spalline lavorate a fiore e insieme a questo una collana di
madreperla a forma di rosa..”..ho..magnifique! sono
perfetti!!” ero euforica realmente lo ammetto..ma l’entusiasmo scomparve nei
secondi a seguire “ho..bene..bene..perché quell’abito chèri lo comprato per il
tuo fidanzamento” il silenzio avvolse la casa mentre l’abito mi scivolava di
mano fino a terra..”f..f..fidanzamento!?” ero sconcertata,,impossibile..mi
aveva trovato marito senza nemmeno prendermi in considerazione!? portai lo sguardo convinta verso mia madre…certamente lei mi
avrebbe dato sostegno..non poteva di certo lasciarmi in balia di uno
sconosciuto così..e invece il suo viso riluceva di gioia..ero furente, le
guance rosse spiccavano sulla mia chiara carnagione “no! Mai!! Vi odio!!!” non dissi altro allontanandomi di corsa. Sbattei con decisone la porta alle mie spalle appoggiandomi contro fin a
scivolare a terra, il viso nascosto nelle mani mentre lascive amare mi rigavano
il viso..come avevano potuto farmi questo..raccolsi le gambe contro il petto
affondandovi il viso..il mio destino era scritto e io non potevo farvi più
nulla..una lieve brezza fresca entrò nella stanza facendo oscillare le tende
scure..ora ero al sicuro..
i violini suonavano lievi allo sfregare delle corde, il
piacevole e limpido suono di un arpa solitaria suonata da una fanciulla dai
capelli rossi. Le piacevoli e morbide note di un pianoforte che si perdevano
nella pesante notte primaverile, il profumo del vino e quello dolce del
polline, una pianta rampicante scivolava morbida con i suoi rossi fiori verso
il mio viso. Mi tenevo distante dalla festa, le risa pesanti degli invitati al
fidanzamento..solo più poche notti di libertà..e poi sarei stata eternamente
incatenata a quell’uomo..un sospiro mentre osservavo il nero profondo del
vigneto che da sotto l’ampio spiazzo si perdevano in fila nella notte..con
riluttanza mi voltai verso la folla, tutti con un bicchiere in mano vestiti
sfarzosi, gente di classe venuti per il mio..fidanzamento..sospirai nuovamente
sconfitta, una delle lunghe ciocche a boccolo mi scivolò morbida sul seno
accarezzando l’abito che poco tempo prima mi aveva regalato mio padre, i fiori
bianchi che risplendevano sul profondo nero che, come se non bastasse, esaltava
imprudentemente le mie forme..mi voltai ancora ad osservare quell’oscurità,
quasi a volerne esser inghiottita per mai più risalirne, un arcano desiderio il
suo che si celava nel profondo di quella sua irrequieta e triste anima. Il
rumore di alcuni pesanti passi che si avvicinavano, voci maschili impastate e
risate insensate..un pericolo che si fece sempre più vicino fin a
raggiungermi..una spessa mano mi si posò sul braccio, ruvida e rude..” ma
fleur..!! cosa..ci fate qui..tutta ..sola..venite qui!..” la voce era
impastata, gli occhi lucidi e piccoli che si perdevano nel tondo viso rosso dell’uomo,
appena un accenno di barba, indossava un abito troppo stretto mentre i bottoni
risaltavano formando nette pieghe e tirature nella camicia. La giacchetta nera
che a malapena si chiudeva, il cui bottone sembrava pronto a schizzare come un
dardo da un momento all’altro, la presa si fece più salda mentre tentavo di
liberarmi da quello che sarebbe stato il mio futuro sposo “ Arnoux!
Lasciatemi!” la presa più salda mentre con forza mi tirava contro di se
sollevandomi il braccio chiuso nella sua ferrea morsa. L’altra mano impunemente
mi accarezzava una guancia scendendo lungo il collo a seguire le onde di una
delle mie morbide ciocche..come osava comportarsi così??..alle sue spalle il
gruppetto composto dagli amici che ridevano a quella scena di violenza “ho
avanti ma fleur..datemi un bacio..”..l’odore dell’alcol che si faceva strada
nella poca distanza tra loro facendole pizzicare il naso..”lasciatemi andare
siete ubriaco!!” tentai ancora vanamente di liberarmi poggiando la mano contro
il petto di Arnoux per fare leva..ma non ci riuscii..anzi quel mio gesto lo
fece quasi infuriare mentre la sua presa si stringeva con forza attorno al mio
braccio. La mano che fino a un attimo prima aveva indugiato ad accarezzarmi la
pelle ora si fece più violenta afferrandomi la spallina dell’abito nel
tentativo di strapparla..sul volto d’ei un sorriso trionfante e maligno mentre
alle sue spalle le risate dei compagni che mi risuonavano nelle orecchie..fu
l’istinto a spingermi nella ribellione, strattonai il braccio che ancora teneva
stretto mentre preso un bel respiro davo sfogo al mio terrore con un grido che
acuto si perse nella notte ma attirò l’attenzione degli astanti. La musica
cessò d’improvviso la sua morbida melodia, mormorii vari si susseguivano tra lo
stupore della gente che osservava la scena sgomenta..tra queste mia madre e mio
padre impalliditi che non sapevano come intervenire..fu un istante che la
salvezza si parò avanti a me nella propria incantevole bellezza…
Arnoux cadde rovinosamente a terra sotto lo sguardo attonito
dei presenti. Il terrore si rispecchiava nei miei occhi che piano andaron a
sollevarsi..la forza mi era mancata e inesorabilmente ero scivolata a terra,
parte dell’abito mi scivolava sulla spalla mentre ribelle ciocche si erano
liberate dall’accurato intreccio dei capelli..rimasi stupita e perplessa ad
osservare la figura avanti a me che con un semplice gesto della mano aveva
afferrato il mio futuro sposo e lo aveva buttato a terra, vestito
impeccabilmente, stivali lucidi neri accarezzati da sontuosi pantaloni di seta,
una camicia bianca ne accarezzava il petto che si mostrava nei primi bottoni
liberi della camicia. I polsini chiusi con gemelli formati da due piccoli
lucenti diamanti. I lineamenti del viso erano curati e morbidi, non un filo di
barba andava a scomporre quel quadro perfetto. Occhi di un piacevole castano
dorato che intrappolavano magnetici. Lunghi capelli castani trattenuti da un
bianco laccetto a formare una morbida coda che carezzava la schiena..la mano
non utilizzata teneva inoltre con tranquillità un calice di vino da cui non una
goccia si era versata nei gesti di poco prima, sul suo viso si aprì poi un
piacevole sorriso mentre mi osservava porgendomi la mano libera..non riuscivo a
distogliere da ei lo sguardo, il cuore prese a batter veloce quando con la mano
mi diede un tacito invito a cui non seppi resistere. Mano tremante andò a
poggiarsi su quella d’ei, un brivido mi percorse,era gelido. Richiuse
dolcemente la mano attorno alla mia aiutandomi a rialzarmi senza sforzo,
mormorii vari si susseguivano nella piccola folla che si era formata attorno a
noi..”..ho..che bravura..non lo avevo nemmeno visto..”..”nemmeno io..per
fortuna chè è intervenuto..” le voci che si accavallavano ma che giungevano
lontane alle mie orecchie “milady..tutto bene???” la sua voce, una dolce
sinfonia annuii lievemente ma con poca sicurezza mentre con gesti eleganti
poggiava il calice sul parapetto di pietra. A seguire portò la mia mano
all’altezza del suo gomito a darmi sostegno e invitarmi verso il vigneto
sottostante..per un attimo quand’ei distolse lo sguardo riuscii a tornare
in me e osservare Arnoux, ancora a terra che cercava di rialzarsi con l’aiuto
dei ridenti amici, nei cui occhi si rispecchiava il terrore, la folla
sbigottita e i miei genitori ancora scossi quanto me dall’accaduto
“signori..tornate a festeggiare..maestro gentilmente..musica…”un gesto della
mano ad un uomo che sol ora notai, vestito di nero, capelli bianchi corti e
curati baffi di egual colore. In mano teneva una bacchetta di legno. La battè
alcune volte su un leggio prima di iniziare a muoverla nell’aere. I suonatori
subito ripresero la morbida sinfonia mentre la gente tornava a farsi gli affari
suoi, lanciando fugaci occhiate verso di noi..sospirai mentre brividi gelidi mi
salivano lungo la schiena. Dolcemente quella strana figura mi condusse verso
gli alberi,sicuro nell’oscurità..”milady state bene??..fortuna che quello
stolto non è riuscito a farvi alcun male..”..quella voce così piacevole e calda
mi faceva sussultare il cuore ad ogni parola. Abbassai lo sguardo con un lieve
sospiro..” presto dovrò sposarlo…era solo ubriaco..non comprendeva ciò che faceva..”
tentavo di fingere ma mi era impossibile, dalla mia voce trapelava tutta
l’amarezza possibile per ciò che sarebbe dovuto avvenire..” i vostri occhi..”
nuovamente la sua voce mentre mi accompagnava tra gli alberi. Il profumo dolce
dell’uva si mischiava ad uno più forte proveniente dalla creatura al mio
fianco..attesi alcuni istanti di sentire il seguito delle sue parole..” i
vostri occhi lascian trasparire il rancore, la rabbia..e la tristezza che lo
sposarvi vi arreca…perché allora avete scelto uno zotico tale??” sospirai
mentre interruppe i propri passi, finalmente abbastanza lontani dagli altri
invitati mi scostai appena da lui tenendo lo sguardo basso mormorando poche
parole lievi..” non è stata una mia scelta, il mio cuore da sempre lo ripudia e
mai lo accetterà..purtroppo sono stati i miei genitori a decidere il futuro che
devo intraprendere…” avvertii il gelido tocco della sua mano,eppure la
temperatura era alta ne sono sicura. Mi accarezzo lieve il braccio sistemandomi
la spallina che ancora giaceva straziata dalla violenza di
Arnoux..”milady..qual è il nome di un tanto prezioso cristallo??” parole
dolci e sensuali, rialzai con fare perplesso il chiaro sguardo verso il
suo. Quel colore così caldo e profondo mi intrappolò nuovamente il cuore ebbe
dei sussulti mentre le guance sapevo esser rosse vive. Il respiro lieve mentre
mi portavo appena più avanti verso di lui…come potevano quegli occhi incantarmi
in un modo simile?? “ Ambra de la Nuit..e voi my lord ?” una quieta
domanda mentr’ei mi sorrideva affabile allontanando la gelida mano dalla mia
calda pelle” Jean Varen milady al vostro servizio “si chinò lievemente in
avanti, il braccio sinistro dietro la schiena mentre il destro veniva portato
al petto sulla bianca camicia. Pochi secondi di quella posa per tornar come
precedentemente ben ritto e composto. Nulla in lui stonava, pareva la
perfezione fatta uomo..il cuore palpitava incontrollato nell’osservare Jean, lo
sguardo ancora perso nei suoi profondi occhi..or niuna parola veniva proferita
mentre la fredda mano dell’uomo mi carezzava la guancia. Un brivido piacevole
mi percorse la schiena mentre premevo il volto contro la sua mano.. più forte
di me quell’impulso a ricercarne il tocco, quasi non mi resi conto della
seconda mano alla vita che dolcemente mi avvicinava a lui. Con cautela poggiai
le mani contro il petto dell’uomo, quel suo sguardo mi teneva incatenata,mi
impediva di ribellarmi “mon bijeux” le lievi parole ch’ei sussurrò facendo
scivolar la mano lungo il mio collo..un sospiro lieve mentre chiusi gli occhi a
quello strano piacere..dovevo temere quel momento..scappare quando riaprendo lo
sguardo ad osservarlo negli occhi notai il cambiamento, rosse iridi
incandescenti mi osservavano, in loro la fame. Lieve sussulto mentre la mano mi
stringeva contro di se,avvertendo il freddo del suo corpo, lieve il mormorio
che mi sfuggì dalle labbra quando la sua mano indugiò nuovamente al mio collo,
una lieve pressione mi fece reclinare lateralmente la testa, i boccoli scuri
che carezzavano il petto vennero scostati con cura..il suo viso perfetto che si
avvicinava al mio collo. Le labbra socchiuse da cui or spuntavano due canini
affilati..chiusi gli occhi attendendo pazientemente quel suo abbraccio..l’oblio
tanto bramato..eppur ei s’interruppe. Avvertivo il suo respiro sul collo, il
suo stretto abbraccio…”..J…Jean..” un lieve sussurro e tutto parve troppo
veloce. Mi allontano da se indietreggiando orripilata. Lo sguardo in cui
premeva il terrore. Le mani tremanti mentre mi osservava. Quasi gli avessi dato
la scossa..”..i..io..mi..mi dispiace..” scuoteva la testa osservandosi
alternativamente la mano e me..poi improvvisamente su voltò svanendo tra le
piante..”no!..aspettate!…” vano il mio grido mentre barcollavo avanti. Il
respiro accelerato il cuore che nuovamente tornava a batter
veloce..probabilmente fino ad allora avevo trattenuto il respiro e sol ora
ossigeno poteva tornare a riempir i miei polmoni..perché se n’era
andato??..scossi la testa scivolando in ginocchio mentre una lacrima solitaria
mi rigava il volto..quella creatura celava in se il segreto per la felicità e
la libertà che tanto bramavo….
Quella sera tornai a casa al sorger di sole, distrutta. Mia
madre mi osservava smarrita, fraintendendo il dolore che assillava il mio volto
in mute lacrime e mi straziava l’animo per la sparizione di quell’angelico
diavolo “piccola mia avanti non esser così triste…il vino spesso fa far cose
non consone..vedrai che verrà presto a chieder il tuo perdono..ora rallegrati
figlia mia..” una mano che mi poggiava sulla spalla. Non aveva compreso il mio
reale dolore e non pensava affatto a quanto quello sconsiderato gesto mi
bruciasse nel petto. lei come mio padre pensavano ai soldi e ai beni materiali
che tale unione gli avrebbe portato..non li biasimavo ma ugualmente non
accettavo un simil destino. Singhiozzai lievemente, gli occhi rossi del pianto
mentre alcune lacrime ancora mi accarezzavan la pelle. La carrozza si fermò con
un esclamazione breve del cocchiere. Non attesi un sol istante scendendo dalla
carrozza quasi di corsa. Il caldo sole che illuminava il boschetto a noi
circostante e la casa. Mi gettai all’interno chiudendo la porta alle spalle con
forza. Nulla pareva aver intaccato la quiete di quel luogo. La voce di suor
Adelaide che insegnava a Luis il mio fratellino. Note lievi e vivaci si
libravano nei corridoi dolcemente accarezzandomi..stava suonando il pianoforte,
ammetto il mio fratellino era un portento con quell’arnese nefasto che mai ero
riuscita ad utilizzare. La musica si interruppe di botto mentre la voce
isterica di Adelaide si alzava quasi di un ottava “ signorino! Tornate subito
qui!!” inutili quelle grida mentre le porte si spalancavano e qualcosa mi si
gettava addosso abbrancandomi con forza. Sorrisi senza accorgermene scostando
appena mio fratello. Lui da sempre è il più piccolo della famiglia. La tenera
età di 8 anni. Un visino angelico con guancette rosse. Occhi verdi brillanti in
cui risplendeva l’allegria e l’innocenza fanciullesca. Corti capelli ondulati
neri che ricadevano intorno al visino. Un abito semplice nero e una camicetta
rossa completavano il quadretto. Nella famiglia era l’unico che probabilmente
comprendeva fino in fondo le mie tendenze all’oscurità e ai sentimenti
tristi.”sorellona!!!” la sua voce squillante ma piacevole mentre contro ogni
mio volere mi trascinava verso il salone dall’abito. Sospirai seguendolo mentre
una mano andava a cancellare i residui del notturno pianto, con passo quieto mi
avvicinai alla poltrona nei pressi del tavolino lasciando che mio fratello si
allontanasse un po’ verso il piano. Suor Adelaide intanto mi osservava sgomenta
per il mio stato di tale momento, ma ci volle poco per far sviare la sua
attenzione nuovamente su Luis “ signorino non dovete mai interrompere una
sinfonia in questo modo! Dovete continuare a provare o non diventerete mai un
abile artista!” non potei non trattenere il respiro al volto di mio fratello.
Lo smeraldino sguardo lucido con le sopracciglia leggermente abbassate ad
accentuare la penitenza e la sua innata dolcezza, il labbro leggermente curvato
verso il basso in una smorfietta che accentuava la sua tristezza e induceva
alla tenerezza, nessuno mai era riuscito a resistere a quello sguardo, men che
meno Suor Adelaide che infatti come ben immaginavo si sciolse abbracciandolo
con dolcezza. Come facesse mio fratello a far breccia nel cuore di quella
vecchia bisbetica lo sapeva solo lui e si teneva ben caro quel segreto..piano
Luis si allontanò da lei osservandomi qualche istante mentre raggiungeva il
piano. “sorellina! Ho imparato una sonata tutta per te” sul volto nuovamente il
suo solare sorriso mentre le tracce della tristezza di poco prima erano
scomparse inghiottite dalla sua allegria. Si sedette sullo sgabello di tessuto
rosso e si rilassò con un breve sospiro. Le mani si portarono sui tasti mentre
chiudeva gli occhi concentrandosi. Le note ben presto iniziarono ad
accarezzarmi soavi, la sinfonia era lenta con sfumature tristi come piacevano a
me, quelle che ti stringevano il cuore in una morsa..mi rilassai lasciandomi
invadere dalle note e il suo splendido volto mi apparve sulle palpebre, i
capelli raccolti in una coda, gli occhi che mi scrutavano magnetici,,una
lacrima mi scivolò incontrollata lungo la guancia rilucendo colpita da un
raggio di sole creando sontuosi giochi di luci e colori che presto svanirono
cadendo sul vestito scuro e svanendo inghiottita dal tessuto, la musica si interruppe
con una distorsione del suono, la voce dolce di mio fratello si fece strada
verso di me intrisa di preoccupazione e tristezza “perché piangi?’..non ti
piace..?..scusami..” lo sguardo basso mentre le braccia ricadevano immobili
lungo i fianchi, la colpa si leggeva sul suo dolce visino e mi stringeva il
cuore. Non doveva star male per qualcosa di cui ei non c’entrava, stancamente
mi rialzai dalla poltrona avvicinandomi a lui per stringerlo in un forte
abbraccio scotendo la testa. Le ciocche nere disordinate che gli facevano il
solletico sulle guance “no ma petit no. Sei stato stupendo..sono solo tanto
stanca..la tua melodia era meravigliosa ma ora lasceresti andare la tua
sorellina a dormire un po’??” cercavo di esser dolce e rassicurante scostandolo
appena da me accarezzandogli una guancia mentre un sorriso mi accarezzava il
volto. finalmente notai nel suo sguardo una piccola scintilla. Annuì piano
mentre mi rialzavo scoccandogli un bacio sulla fronte. Sospirai
scompigliandogli i capelli sulla testa prima di allontanarmi dal salone verso
la sala lasciando che Adelaide riprendesse a farlo esercitare..i miei passi
erano lenti e strascicati avvicinandomi alla porta della mia stanza. Interruppi
i passi solo all’udire di un'altra porta che si chiudeva. Spostai lo sguardo
verso tal rumore notando la figura appena sveglia di Xanaphia. I capelli
scompigliati e la vestaglietta ancora indosso. Si avviava stancamente verso la
cucina con gli occhietti ancora avvolti nel sonno e le rosse labbrucce che si
dischiudevano in profondi sbadigli tra una parola e un'altra “ ma perché si
deve mettere aauuwhh a strimpellare…di prima mattina ..quando potremmo dormire
in santa pace..” parlava tra se e se..o forse con qualcosa di
immaginario.queste scene mi si mostravano spesso di prima mattina , quasi fosse
ancora avvolta in un altro mondo che i miei occhi non potevano catturare. Non
mi intromisi nel suo cammino, nemmeno mi notò tanto era distratta da quella sua
conversazione. Sorrisi lievemente varcando piano la soglia della mia stanza
richiudendola porta alle mie spalle. I caldi raggi del sole inondavano la
stanza accarezzandone ogni angolo. Il bianco armadio socchiuso si stagliava
appoggiato ad una delle carminie pareti. Il letto a baldacchino liscio ornato
da morbide coperte ricamate azzurre con fiori bianchi erano accarezzate da
leggere tendine trasparenti bianche. Sorrisi lasciandomi avvolgere dalla
sicurezza di quel luogo. Lo sguardo che saettava alla scrivania con i vari
libri voltati al contrario per non vederne i titoli. Mia madre odiava quei tomi
che parlavano di arcano e morte..ma da sempre a me avevan affascinato..un ampio
specchio sopra a questi appeso al muro rifletteva la mia stanca e scompigliata
immagine. Non attesi oltre tirando le pesanti tende scure. Una tenue oscurità
avvolse la stanza con i rossi colori scuri, da sempre mi dicevan che quel
colore tanto sanguinario mi avrebbe fatta impazzire ma a me piaceva e spesso mi
ritrovavo a contemplare una parete pensando a tutto..mi lasciai infine cadere
esausta sul letto chiudendo gli occhi, nessuna lacrima mi era rimasta da
versare per quella giornata mentre la sua immagine mi si stagliava nuovamente
nella mente. Il suo sorriso che dolcemente mi ghermiva accompagnandomi nella
dolcezza del sonno accompagnato dalle soavi note che avvolgevano nella
sicurezza la casa…
l’oscurità incombeva, i rami spogli degli alberi si allungavano verso di
me come artigli, una risata insana che risuonava tetr
l’oscurità incombeva, i rami spogli degli alberi si
allungavano verso di me come artigli, una risata insana che risuonava tetra e
maligna. Correvo, correvo a perdifiato nel nulla, inciampai e caddi a terra
rovinosamente. Rialzai lo sguardo, fauci spalancate si gettavano su di me per
ingoiarmi urlai..l’urlo si librò dalla gola mentre mi svegliavo di soprassalto,
il sudore freddo mi scivolava lungo la schiena e le tempie, sguardo fugace e
terrorizzato corse alla porta mentre il respiro si faceva man mano più
regolare, ascoltai, nessun rumore di passi,nessun mormorare, fortunatamente non
dovevano avermi sentita..meglio così, un lungo respiro mentre mi rialzavo dal
letto scostando le tendine del letto a baldacchino. Ero ancora leggermente
instabile e mi girava la testa. Sbadigliai cercando di riprendermi il più
possibile in pochi istanti. Passi pesanti condussi verso la finestra scostando
la tenda per aprirla ed uscire all’esterno. Il calore pomeridiano m’investì in
pieno. L’umidità che mi gravava sulle spalle come un macigno ma almeno ora ero
più sveglia avvicinandomi al parapetto in pietra per osservare il bosco e il
sole ormai morente dietro questo. Avevo dormito tutto il giorno eppure ancora
mi sentivo stanca..scossi la testa mentre la nera chioma scompigliata
ondeggiava. Il duro lavoro di un pomeriggio per sistemarli non era bastato per
sopportare il peso del sonno. Per ora non ci feci troppo caso avvicinandomi ad
un angolo del balcone dove le mie piante dormivano e si svegliavano. I bianchi
fiori della bella di notte ancora eran chiusi e non mi beavano della loro
splendida casta bellezza che sol la notte avrebbero mostrato, quasi ad esser
timidi e non volersi fa notare. Vicino a questi una botte dall’acqua torbida,al
suo interno splendidi fiori di loto bianchi, a farne eccezione alcuni tendenti
al rosa. Uno solitario usciva da ogni canone, separato e lontano dagli altri
aveva i petali di un setoso nero. Sorrisi osservando quel fiore che pian piano
andava chiudendosi. Da sempre il fiore di loto era visto come la resurrezione e
la fortuna. la luce che nasceva dal caos. Non potevo esser triste ad osservare
quell’unico fiore distante e diverso. Immergendomi in esso..mi rialzai piano
dopo aver accarezzato la torbida acqua che si mosse a circoli distorcendo
l’immagine poco prima riflessa. La gocciolina d’acqua sulle dita che scivolava
lenta a terra mentre rientravo nella stanza…un idea continuava a turbinarmi
nella mente..non potevo star lontana da quell’angelica creatura la cui oscurità
aveva bramosamente accarezzato la mia anima per poi gettarla, abbandonarla alla
cruda realtà del momento..mi avvicinai allo specchio e mi sedetti afferrando
una spazzola. L’altra mano libera già era all’opera a districare l’intreccio
complesso del giorno precedente. Sollievo quando iniziai ad accarezzare i
capelli con i denti della spazzola lisciandoli e lasciandoli liberi lungo la
schiena, una ribelle ciocca che mi nascondeva parte del volto. un ultimo
sguardo allo specchio prima di afferrare la leggera vestaglia e indossarla.
Prima dovevo mettere qualcosa sotto i denti poi mi sarei messa all’opera.
Dischiusi piano la porta uscendovi furtiva, risa e lamenti provenivano dal
salone a cui mi avviai. Socchiusi la porta come poco prima per farvi capolino
all’interno con la testa ed osservare ciò che succedeva. Mio padre era seduto
su una delle poltrone. Un sigaro nella mancina mentre nella destra tratteneva
un bicchiere contenente il suo liquore preferito. Poco lontano mia madre che
ricamava con cura. I capelli trattenuti in una crocchia come avevo visto
portare a Adelaide. A terra le due figure che facevano più chiasso. Luis in un
pigiamino rosso stava sparpagliando a terra degli scacchi arrabbiato. Xanaphia
avvolta nella vestaglietta chiara se la rideva per la vittoria e la rabbia
suscitata nel fratello minore..lieve la risata che mi sfuggì dalle labbra
facendo notare la mia presenza. Mia madre fu la prima a parlare continuando il
suo curato ricamo “in cucina è rimasto qualcosa della cena se hai fame..”
annuii appena in tempo prima di esser braccata da quattro braccia strette. Due
alla vita e le altre due poco sotto il seno. Barcollai all’indietro di due
passi ridacchiando “veniamo anche noi..” “dai ti terremo compagnia sorellona!”
come potevo tenere il broncio in presenza di due creature tanto solari e
allegre? La loro spontaneità e innocenza riuscivano sempre a corrompermi.
Annuii tra una risata e l’altra “va bene venite..” se credete che quelle due
sanguisughe mi lasciassero respirare vi sbagliate. Con tutta la forza che avevo
dovetti trascinarmeli dietro di peso appiccicati com’erano contro di me. Alcune
goccioline di sudore mi si formarono sulla fronte quando finalmente raggiunsi
le cucine. Il respiro affaticato ma sulle labbra un gioviale sorriso. Erano la
cura per la mia tristezza, la mia salvezza e l’unico appiglio che ancora mi
faceva sopravvivere..tutto ciò che sopportavo era per il loro bene. Varcai la
soglia con i due ancora appiccicati a me come la colla. La cuoca avvertendo il
rumore si volò a guardarci. Capelli riccioli rossi trattenuti in una coda. La
carnagione chiara spruzzata sulle guance da alcune lentiggini. Occhi marroni
chiari che ci osservavano. Magre labbra che mostravano un sorriso e una risata
trattenuta “signorini lasciate vostra sorella avanti..così non respira” il tono
della voce lievemente distorto. Tempo prima in uno strano incidente in casa un
coltello le aveva ferito la gola e ora faticava sempre a parlare. Sorrisi e la
ringraziai con lo sguardo mentre i due tesserini finalmente mollavano la presa.
Mi avvicinai tranquilla al tavolo dove i due già si erano gettati e arrampicati
su due sedie seguendomi con i loro birbanti sguardi. Mi sedetti a mia volta
mentre Marie mi metteva sotto il naso un piatto ricolmo di zuppa e poco lontano
un piattino contenente una fetta chiara di torta. I due diavoletti la
osservavano smaniosi mentre mangiavo la prima cucchiaiata. Quietamente con la
mano libera spinsi il dolce in mezzo a loro due “dividetela…Marie gentilmente
due forchette per i demonietti qui..” “hei non sono un demonietto io..”
brontolava Luis. Xana invece taceva quieta afferrando la forchetta gettandosi
per prima sulla torta. Luis la seguì a ruota mentre io riprendevo a mangiare la
zuppa sorseggiando ogni tanto un po’ di vino. Quando lo finii Luis e Xana
stavano litigando per l’ultimo pezzetto di torta,le forchette che stridevano
tra loro in un duro combattimentoper
aggiudicarsi il pezzo finale del dolce. Sorrisi mentre afferravo la forchetta e
sotto lo sguardo attonito dei due gli rubai il pezzetto di dolce, come si dice
tra i due litiganti, il terzo gode. Risi nell’osservare le loro faccette
stupite. Le forchette ancora sollevate a mezz’aria “era mio!!” si lamentò
improvvisamente il mio fratellino seguito a ruota da Xanaphia “no non era tuo
era mio quel pezzo..” non mi trattenni a vederli battibeccare scoppiando in una
limpida risata.passaron solo pochi secondi prima che pure loro due iniziassero
a ridere. Faticai a riprendermi mentre lacrime si formavano a lato degli occhi.
Dovetti riprender fiato più volte per riprender pieno contegno. M rialzai
salutando con un gesto del capo la cuoca. I mie fratelli mi seguirono a ruota
affiancandomi ai due lati uno a destra e l’altra a sinistra. Mi sembrava di
avere la scorta solo un po’ troppo bassa. Sorrisi appena a quel pensiero mentre
tornavo al salone fermandomi alla porta con le due “guardie” ai fianchi “
madre,padre, la stanchezza ancora mi tiene nel suo abbraccio, perdonatemi ma vi
lascio e accompagno le due canaglie a riposare se volete..” “feci appena in
tempi a finire la frase che entrambi mi strinsero nella loro presa “no no
vogliamo stare ancora con te..ti prego sorellona..” “lasciaci giocare ancora un
po’” le due voci che si sovrapponevano mentre i loro lucidi occhioni mi
strinsero il cuore..come potevo resistergli? Era impossibile. ”va bene ma per
poco” tanto per cambiare avevano vinto loro. Lasciarono come poco prima la
presa solo per recuperare la scacchiera e le pedine a terra. Io mi avviai
tranquilla verso la stanza avvertendo i passetti in corsa di Xana e Luisalle mie spalle. Non ci minimo gran che a
raggiungere la mia stanza di cui aprii subito la porta lasciandoli entrare
prima di richiuderla alle mie stanze. L’oscurità pesante avvolgeva la mia
stanza scura. Il sole ormai morto dietro il bosco non lasciava entrare nemmeno
un raggio fine di luce. Un singhiozzo lieve nell’oscurità mi fece comprender
cosa stesse succedendo “ state tranquilli datemi solo un istante..” la voce
lieve e calda per infondergli sicurezza. Il mio fratellino da circa 4 anni
aveva la fobia del buio. Gli nacque quando, per sbaglio, in un suo girovagare
nei dintorni della casa finì nella cantina. Il servo di turno non accorgendosi
della sua intrusione chiuse la porta e lui rimase al buio per diverse ore..da
li l’oscurità era il suo incubo primario..forse un giorno quel terrore sarebbe
svanito ma non ora.. l’odore di bruciato mi salì alle narici quando accesi un
fiammifero. La fiamma rossa traballante diede in seguito fuoco alla cordicella
di una delle candele sulla mia scrivania. Una seconda candela accesi sul
comodino illuminando a pieno il letto a baldacchino “ecco fatto..giocate
qui..io devo scrivere una cosa..cercate di non fare casino..” guardandoli
dolcemente prima di accarezzare sulla testa Luis. Entrambi non se lo fecero
ripetere salendo sul letto e silenziosi si misero a giocare. Da canto mio mi
sedetti alla scrivania e aprii un cassetto sottostante tirandone fuori una
pergamena,un calamaio e una piuma. Lo richiusi piano accarezzando la morbida
piuma nera intingendone la punta nello scuro inchiostro. La risollevai
attendendo che la goccia in eccesso scivolasse nuovamente nel mare nero nella
botticina per poi prender a scrivere con la migliore delle calligrafie che
potessi avere.
“Milord Jean
Varen. So che questa lettera vi sembrerà sciocca e inopportuna.
Purtroppo se non
vi dico nulla finirò con l’impazzire.
Si da quando vi ho incontrato la prima volta la vostra
essenza mi ha stregata. Come sapete non amo Arnoux, ve lo dissi quella stessa
notte che vi incontrai.
Il vostro sguardo così caldo che mi invitava a commetter
i pensieri più impuri.
La vostra voce così sensuale e calda come l’abbraccio di
un amante.
Comprendo che tutto ciò che vi sto dicendo probabilmente
non servirà a nulla. Ma se non vi provo morirò.
Siete entrato nella mia vita come un unico raggio di
speranza, e tanto rapidamente ve ne siete andato..abbandonandomi nelle ossute
mani del destino.
Vi prego quindi di ascoltare la mia richiesta. Ditemi
come..dove posso incontrarvi una volta ancora.
Per poter vedere il vostro viso e viver ancora per
qualche istante nell’illusione della libertà..
Ambra De la
Nuit »
Dovetti intingere la piuma diverse volte per scrivere quelle
poche righe. Il cuore mi martellava nel petto mentre mordicchiavo piano le
labbra. Soffiai lieve sull’inchiostro così che facesse presa e si asciugasse.
Con cura arrotolai la pergamena chiudendola con un morbido laccetto bordeaux.
Sul nodo lasciai scivolare alcune gocce della bianca cera della candela per
premervi contro il piccolo simbolo di un loto. Quel fiore era parte eterna
della mia vita non si fosse ancora capito e ovunque io vi fossi anche quel perfetto
fiore si sarebbe mostrato. Lentamente mi appoggiai contro lo schienale della
sedia “non è giusto hai barato!” la voce squillante di Luis e il rumore degli
scacchi che cadevano sul pavimento, sbuffai appena voltandomi a osservare le
due creature malefiche che erano la mia famiglia. Xana come poco prima rideva
dondolando il Re bianco tra le mani. Probabilmente aveva nuovamente vinto e
questo a Luis non piaceva. Mi rialzai piano avvicinandomi a loro spingendoli
letteralmente giù dal letto con una risatina “ora basta, è tardi..andatevene a
dormire “ “noo” “daii ancora cinque minuti!” scossi
la testa ad entrambi spingendoli verso la porta” su su fuori” “cosa stavi
scrivendo??” mormorò quel curiosane di mio fratello mentre gli porgevo con un
sorrisetto una candela. La mano liberà gli scompigliò i capelli “buona notte a
tutti e due tesori..” piano richiusi la porta mentre entrambi raggiungevano le
loro camere. Ascoltai le porte che si chiudevano mentre toglievo dal letto la
scacchiera e raccoglievo le pedine. Sospirai afferrando l’ultima candela
rimasta avvicinandomi al letto. La posai sul comodino infilandomi sotto le
coperte calde “ai..” un lieve dolore mentre piegavo leggermente la schiena e
allungavo dietro questa la mano destra afferrando l’oggetto del dolore.Il re
nero. Lo rigirai alcuni istanti tra le dita prima di poggiarlo sul comodino. Un
soffio leggero verso la rossa fiamma e l’oscurità piombò nella stanza mentre
una piccola striscia chiara si perdeva nell’oscurità in magnifici disegni..
La lettera fu spedita la mattina seguente con mia grande impazienza
La lettera fu spedita la mattina
seguente con mia grande impazienza..non avevo un recapito, solo il nome della
persona a cui doveva esser consegnata. Non sapevo nemmeno se mai gli sarebbe
arrivata. Attesi invano due giorni un qualche segno, una minima risposta ma
nulla arrivava. Il giorno delle nozze si faceva sempre più vicino e le prove
diventavano estenuanti. Percorrevo la navata centrale di una chiesa. Lo sguardo
svogliato a terra. Mio padre al fianco mentre ripetevamo la scena per la
duecentesima volta. Pregavo strenuamente che una trave o una pila si abbattesse
sul parroco quando si arrivava alle prove finali. Io davanti all’altare con un
mocciosetto che per le prove aveva preso il posto del mio futuro marito..quando
dovevo pronunciare il si mi scostavo dal moccioso con sguardo ostile e
incrociavo testardamente le braccia tacendo. Probabilmente era questo il reale
motivo per cui continuavamo a ripetere perennemente quella scena che arrivava
al suo termine solo quando lo spazientito prete ci rimandava a casa con
sciocche scuse riguardanti messe ad ore assurde. Mia madre cercava sempre di
esservi. Era stata lei a spingermi verso la chiesa e la religione che mai però
avevo realmente abbracciato..ero stanca. Non riuscivo ancora a capacitarmi che
mi stavo avvicinando al giorno della mia condanna..bramavo soltanto un altro
minuto con lui..pensate che sia troppo? Forse si…e forse era proprio quel Dio a
cui mi avevano battezzata che mi impediva di incontrarlo. Come ogni giorno al
ritorno delle prove ero di cattivo umore. Mi sciolsi i capelli trattenuti in
una lunga treccia maledicendo a mezza voce l’esistenza della mia vita..che
altro potevo fare se non maledire me stessa per esser tanto accondiscende con
il volere dei miei genitori??nulla. assolutamente nulla e proprio ciò
risvegliava in me tanta rabbia. Luis e Xana nel salone intenti allo studio mi
sorrisero pronti a lasciar tutto per venire da me. Ad abbracciarmi e chieder di
giocare. Fui rude perfin con loro cacciandoli con un sol semplice gesto della
mano. Nulla dissi sbattendo la porta della mia stanza. Il tepore di quelle
quattro mura mi avvolse mentre lunghi respiri calmavano il mio turbato animo.
Mi sfilai la veste gettandola sul letto malamente. Indossai invece un abito
scuro di un intenso blu notte. Pettinai lentamente i miei lunghi capelli neri
osservando il mio riflesso nello specchio. Cercando inutilmente di non pensare
di fuggire lontano con la mente, ma era difficile. Davanti a me sempre quel
dannato viso perfetto che appena tentavo di afferrare svaniva in lingue di
rosso fuoco.inutile continuare a pensare decisi così dimettermi a scrivere. La mia minutagrafia tanto curata.da cui frasi e pensieri
nascevano trasportati e incisi da quella fine piuma bianca. Le speranze di
rivederlo erano ormai vane. Probabilmente mai avrebbe visto quella lettera o
letto le mie parole. Un sospiro e a seguir un sussulto al bussar della
porta.Tanto assorta dai miei tristi pensieri da non accorgermi della tarda ora
fatta. “milady,la cena è pronta” la voce titubante della serva mentre
socchiudeva la porta “non ho fame” la mia secca risposta,mentre la ragazza, più
o meno della mia stessa età, abbassava lo sguardo”vi prego signorina.Tutti sono
così nervosi della vostra assenza,,,soprattutto i vostri fratelli” ben sapeva
come far cedere la mia collera, sospirai poggiando la chiara piuma vicino al
calamaio”e va bene..”con fare ben poco convinto mi alzai, raggiungendo la
giovine per poterla seguire alle cucine ove già si ritrovavano i miei
familiari.Mangiai poco,avevo lo stomaco chiuso e nulla in quel momento riuscivo
a mandar giù.Cercai di rincuorare Luis e Xana che tanto rudemente avevo
trattato nel primo pomeriggio per infine congedarmi e poter finalmente tornare
nelle mie stanze. L’oscurità regnava sovrana mentre richiudevo la porta.caldo
il vento che mi avvolse, proveniente dalla grande finestra che dava sul
terrazzo. Eppure ero così sicura di averla chiusa…nel mentre il cuore iniziava
veloce a battere, aumentando quando i miei occhi incrociaron una figura.
Avvolta nell’oscurità come in un mantello, si mostrava vicino al mio letto. Tra
le mani l’abito che qualche ora prima avevo malamente gettato.Angoscia invase i
miei sensi per poi seguir forte il terrore.il cuore sembrava ormai impazzito
battendomi sfrenato in gola. L’aria sembrava rifuggir dalle mie labbra mentre
socchiudendole tentavo di gridare. Tutto parve fermarsi per un eternità. Quei
rossi occhi che mi osservavano, le mani che lasciavan andare il vestito e
l’istante a seguir la pressione sulle labbra che soffocava il mio pronto grido.
Alle mie spalle avvertivo la pressione della porta e dei lavorati intarsi nel
legno. L’adrenalina come un fiume si riversava in tutto il mio terrorizzato
corpo.Come aveva fatto a muoversi così velocemente? Cosa ci faceva nella mia
stanza? Domande su domande, quesiti a cui non riuscivo a dar alcuna risposta.
Il fiato corto mentre iniziai ad agitarmi nel vano tentativo di divincolarmi da
quelle braccia. Poi il volto che lentamente si faceva più vicino al mio, il
terrore che mi gelava il sangue nelle vene, ma all’ultimo istante sviò verso il
mio orecchio sussurrando poche incantevoli parole”Mon trèson..son io,
calmatevi” la mia mente ancor in subbuglio non riusciva a creder che quella
voce fosse realmente la sua. Che ei fosse li, davanti a me “Jean” fu il
semplice sussurro che morì contro la chiara mano che mi premeva sulle labbra,
lentamente questa lasciò andare la sua presa facendomi riprender fiato. Ma non
poteva esser lui, era impossibile, un sogno, semplice infima suggestione che
mutava il carnefice che avevo davanti nel mio angelo dannato. Il fiato che or
avevo in gola tentò una volta ancora di liberarsi in un grido di soccorso, ma
pronto fu nuovamente l’intervento di quella chiara mano contro le labbra a
soffocare ogni mio intento, ogni mio supplichevole richiamo. “shh…shh..son io
ve lo giuro..Lady Ambra sono Jean..non urlate ve ne prego..”quasi supplichevole
il tono che ei usò in quegli istanti. Che mi fossi sbagliata, e fosse realmente
lui?cercai ora di metter a fuoco i lineamenti di quella figura mentre i miei
occhi si abituavano all’oscurità. Profondi occhi castani mi osservavano, lunghi
capelli scuri eran raccolti dietro la schiena da un laccetto lasciando libero
al guardo il liscio volto d’ei, così perfetto. Allora era realmente lui! Quasi
non riuscivo a trattener l’euforia, che come un fulmine a cel sereno aveva
spazzato via il mio terrore. Ei sorrise bonario comprendendo probabilmente dal
mio sguardo la felicità stentatamente trattenuta. Lenta la mano scivolò via una
volta ancora, dalle mie labbra, libera così di poter parlare. E quel gesto
diede libero sfogo alle domande che rumorose e caotiche si susseguivano nella
mia mente “cosa ci fate qui? Come avete fatto ad entrare? Allora..avete
ricevuto la mia lettera!” una risata lieve quella d’ei , dolce come la più
melodiosa delle sinfonie.”milady calmatevi. Vi è tutto il tempo per poter
risponder alle vostre domande. E vi prego di abbassar la voce ho potrebbero
sentirci..e non vorrete che ci scoprano..” pura e semplice verità che mi fece
tornar il cuore in gola spalancando gli occhi dal terrore di quell’eventualità,
d’istinto mi appiattii contro la porta socchiudendola appena per poter
sbirciare nell’oscurità del corridoio, tenue una luce proveniva dal salone
insieme al vociare dei miei fratelli..sospirai richiudendo la porta
appoggiandomi ad essa con la schiena, sollevato, il sospiro che mi sfuggi dale
labbra, non avevano sentito nulla. Ignari di ciò che stava accadendo realmente.
Lo sguardo infine tornò a cercare Jean che silenzioso come un esperto felino si
era avvicinato allo scrittoio, sedendosi sulla poltrona , un raggio di luna
sfuggito alle crudeli nubi gli sfiorava il corpo rendendolo ai miei occhi ancor
più affascinante di quanto in realtà già non fosse. In seguito arrossii nel
notar il caos che su quel piccolo tavolo faceva da sovrano. Pergamene appena
scritte con il nero inchiostro ancor brillante e umido, altre semplicemente
accartocciate, poche si ritrovavan ben riposte e sigillate come quelle ancor
incolumi. Eppur ei non pareva badar eccessivamente a quel caos, bensì pareva
attratto dalle mie letture. Con aggraziate movenze prese il libro che negli
ultimi tempi aveo iniziato a leggere, nera copertina di cuoio rifinita con
filigrana d’oro.con esperto fare sfogliò le ingiallite pagine prima di
richiuderlo, osservarne vagamente il titolo e puntare lo sguardo su di me. Ben
sapevo che simil letture non si addicevano ad una dama. Ma il nero arcano mi
attirava bramoso a se. Quel tomo difatti trattava di nera magia,sortilegi e
antiche leggende ormai morte..”lettura interessante milady…siete interamente da
scoprire” le sue semplici parole mentre riponeva il libro con attenzione. Lo
sguardo mai aveva lasciato il mio ormai intrappolato da ei “devo inoltre
ammettere che mi ha fatto piacere ricever la vostra lettera..” abbassai con
imbarazzo lo sguardo,rompendo quel lungo osservarci “davvero?”il sussurro
sciocco che mi sfuggì. Eppure il dubbio come un tarlo si era insinuato nella
mia mente. Come aveva fatto a ricever così in fretta la mia lettera? E altrettanto
in fretta a raggiungermi??, dubbi su dubbi che dovevan rispecchiarsi sul mio
perplesso volto. “mia cara, non mi sono mai allontanato molto da queste
terre..inoltre non rammentate la mia eterna natura??” rimasi sorpresa da quella
frase, tanto scioccata dalla sua presenza da dimenticarmi ciò che ei era in
realtà..”io..io..”balbettavo imbarazzata cercando di riprender nel mentre il
completo controllo di me stessa.sapevo che creatura era ei, cosa si celava in
quell’affascinante volto. i bianchi e lunghi canini che mi avevan quasi
sfiorato la gola, la sua sovrumana velocità non che ammaliatrice bellezza
eterna del suo corpo, del suo volto. si perché ei era un eterno, un cacciatore
della notte , ho immortal vampiro. E proprio nel libro che poc’anzi aveva
sfogliato si parlava di loro, se pur molto vagamente. Come creature leggendarie
e inesistenti. Ma io avevo davanti ai miei occhi la prova che ogni leggenda a
in se un fondo di verità..eppure se ciò che in quei libri era vero..come potea
ei esser li. Davanti a me..nella mia stanza senza il mio invito?? Dubbi che mi
sorgevan spontanei e che non potei trattenere ponendo come quesito al figlio
delle tenebre.”..io..io si..mi ricordo cosa siete..ma..”e qui la mia voce se
possibile si fece ancor più titubante “come avete fatto ad entrare?? Non..non
avreste potuto..”..lo sguardo che fn a quel momento aveo tenuto basso or
sollevai appena per poter fissare quel piacevole volto “ ho si..ma voi nella
vostra lettera mi avete dato il permesso.di venire qui da voi..”lo sguardo
nuovamente in basso, ad osservarmi i piedi, aveva ragione. Così tanto avevo
sperato di rivederlo, e ora che era li, gli facevo sciocche domande inutili “Se
vi ho recato disturbo me ne vado..mi spiace d’esser stato tanto sgarbato e
invasivo..”le sue chiare mani che si poggiavan sui braccioli mentre con una
leggera spinta si rialzavaosservandomi
“no!” la mia spontanea risposta. Oar che lo avevo non potevo lasciarlo andare
così. Un passo feci in avanti, seguito in egual modo dalla mia mano. Tal gesto
così possessivo mi mise per un istante a disagio, ritrassi la mano mentre una
delle nere ciocche scivolava a celare parte del mio sguardo.davanti a me Jean,
con un dolce sorriso sulle labbra, mentre si avvicinava a me con leggeri e
silenziosi passi”desiderate..così tanto la mia presenza qui con voi mon
trèsor?” quella voce sempre così dolce e melodiosa ce avrebbe incantato
chiunque e che da tempo ormai bramavo..lieve e quasi gelida la carezza che mi
sfiorò la guancia seguendo la nera ciocca,scendendo così piano lungo il collo e
il seno..il cuore che impazzito martellava nel petto, non riuscivo a pronunciar
alcuna parola restando ad osservar quella sua immensa bellezza con labbra
tremanti, dolce la presa alla vita che mi condusse a lui il pizzo della scura camicia
che ruvido sfregava contro una guancia, dall’altra la liscia morbidezza della
seta un sogno che pareva esser divenuto realtà. Nulla di meglio avrei mai
potuto chieder se non di restar in quel sogno senza mai riaprir gli occhi e
svegliarmi. Ultimo e lieve il sospiro che mi lasciai sfuggire in quel abbraccio
rilassandomi al lieve tocco del caldo vento estivo. Silenzio profondo ma carico
di parole e significati. Unico movimento quello del mio respiro e delle scure
tende mosse appena dalla notturna brezza. Infine come un incubo ei si allontanò
da me.la sua dolce mano sotto il mento invitandomi con dolcezza a rialzare lo
sguardo.”questi giorni lontano da voi son stai per me un nero oblio. Vi
desidero ma voi siete come uno splendido fragile fiore di cristallo. Rinchiuso
tra le freddi pareti di un crudele e insensibile abbraccio..che vuole
strapparvi con crudeltà il vostro splendore”piano il pollice mi sfiorava la
guancia mentre prendeva un respiro pur non avendone real bisogno. “quanto
vorrei rubarvi a lui, e potervi tener stretta..ma come posso se siete destinata
alle sue mortali braccia?” “ ma io e voi che desidero. Io non amo quell’uomo,
lo disprezzo, quel suo molesto sguardo..le sue sporche mani sul mio corpo..mi
crean al sol pensiero ribrezzo..e sasper che ad ei son destinata e presto sarò
sposa mi uccide lentamente come sol un mortal veleno può fare..” la zoce ancor
mi tremava mentre serravo le labbra. Lucido lo sguardo che gli rivolsi, quanto
avrei voluto piangere,fuggire…da quel freddo e insensibil mondo “”voglio
voi..solo voi per sempre..preferirei morire più tosto di passar la vita con
quel vile schiavista!”due dita di quella fredda mano si poggiaron dolcemente
sulle mie labbra per zittirmi “shh mia bella..non dite simil sciocchezze. Come
potrei viver se voi non esisteste più?mi fareste a mia volta morire per il
dolore..” il suo tono era dolce e attento mentre una lacrima argentea mi
scivolava lentamente lungo una guancia, prontamente fermata da ei. “non
piangete,ve ne prego,non sciupate questi perfetti diamanti con salate
lacrime..” anelavo quelle sue parole, quel suo dolce tocco, drogata della sua
essenza..improvviso e per me scioccante il suo allontanarsi da me, la mano d’ei
ancora a mezz’aria mentre un sorriso gli dipingeva quel volto di arcangelo dannato
all’eternità..” tornerò mio tesoro, non disperate della mia assenza” breve la
pausa d’ei mentre mi osservava avvicinandosi alla finestra “ ma ora è tempo che
io vada..” un passo feci verso di lui, ma troppo tardi mentre col il soffio del
vento svaniva alla mia vista, lasciando sol gli scuri tessuti della tenda
volteggiare a quella notturna brezza “Toc-Toc!” tanto improvviso il bussar alla
porta che mi fece sobbalzar e voltar di scatto verso quest’ultima
“Toc-Toc-Toc!” più insistente fu ora seguito dalla squillante e altera voce di
mia madre “ Ambra! Tutto bene??ho sentito delle voci…ambra!!” avvertivo la
tensione nella voce d’ella e con rapido fare dischiusi appena la porta, si da
poterne intraveder la sagoma in carne e la crocchia leggermente scomposta da
cui scivolavan morbide ciocche di capelli “ cosa c’è mamma??” avvertii il mio
tremante tono, al terrore che ella potesse comprender la precedente presenza di
Jean in quella stanza, ma per mia fortuna non fu così “ambra!…non mi dire che
stavi nuovamente leggendo quei tomi malefici a voce alta!” astio traspariva dai
suoi occhi, fronteggiato ora dai miei “ non sono malefici, sono interessanti e
raccontano molte cose!”..mia madre parve iniziare ad infuriarsi da quel mio
farer sempre testardo “ un giorno ho latro uscirà qualcuno di quei tuo
fantomatici mostri da quelle pagine! Devi buttarli nel fuoco uno dopo l’altro!”
autoritario il tono che mi rivolse, quasi ad ordinarmi di compiere una simil
azione ma da anni ormai ci battevamo a riguardo e ancor tali tomi trovavan il
loro posto nella mia personal libreria “ se sei venuta qui, sol per discutere
delle mie letture, allora madre, puoi tornare nel gran salone, perché non ho
intenzione di gettare i miei tomi nel fuoco..” fredde le parole che ad ella
rivolsi mentre sul suo volto l’astio si faceva più vivo, mi immaginai di
vederla sbraitar a riguardo, invece con mio sommo piacere si avviò verso la
sala. Non attesi che ella tornasse indietro per richiuder la scura porta e
ripiombar nell’oscurità della mia stanza. Un sorriso che or mi nacque sulle
labbra al pensiero che ei era tornato da me e che ben presto avrei avuto modo
di rivederlo. Con tale pensiero mi infilai sotto le coperte, per lasciarmi
cullare dal caldo abbraccio della notte, in un sonno che con se non portò
incubi.
Le giornate passavano nella solita abituale monotonia, liti, etichetta,prove, mai nulla che riuscisse a dargli una scossa, ma la notte. Bhe la notte era diventata per me una nuova vita, la mia fantasia che correva dietro quella figura di cherubino cacciato dai cieli che ogni notte mi appariva li,sulla balconata tra i fiori, illuminato dai lucenti e invidiosi raggi di luna, la perfezione fatta terrena..le sue labb..”AMBRA!!” le mie fantasie che cessarono d’improvviso all’udir ‘urlo di suor Adelaide nell’orecchio “ ti sei di nuovo addormentata!..come potrai mai imparare qualcosa di costruttivo, e diventare una buona sposa, se nemmeno mi stai a sentire!?” sospirai abbassando lo sguardo mentre una ciocca dei neri capelli mi ricadeva affianco al volto “ mi perdoni suor Adelaide… questa notte non ho avuto modo di dormire molto” ed ecco che quella fida, non che maledetta bacchetta, che da sempre accompagnava suor Adelaide, saettò e si abbattè sul tavolino, mancandomi le dita di poco più di qualche centimetro “non mi interessa che cosa abbiate fatto questa notte! Mio compito è quello di farvi diventare una piacente giovane dama di tutto rispetto, non ho quindi intenzione di ripetermi ulteriori volte, quindi è meglio se iniziate a concentravi!” sospirai abbattuta, perché mai dovevo rimaner li ad ascoltare quel suo noioso blaterare. Sollevai lievemente lo sguardo per poter osservare di cosa oggi stavamo trattando e con mia somma nausea potei notare le illeggibili scritture di noiosissimo galateo e filosofia, ma per qual assurdo motivo dovevo saper tutte quelle inutili cose?? Scossi appena il capo mentre le lunghe ciocche ondeggiavano ad ogni mio movimento, la piuma intinta poco prima nel calamaio che riportava alcune delle nozioni borbottate da suor Adelaide, a cui personalmente non stavo dando ascolto.. fu improvviso e crescente il rumore che proveniva dal corridoio. Sguardo semi perplesso condussi alla porta già immaginando il motivo di quel tornado di accese esclamazioni, grida, e passi in corsa..tanto improvviso come quel chiasso fu lo spalancarsi della chiara porta bianca in legno lavorato. e i due piccoli demonietti che come tempeste irruppero nella stanza, mandando in crisi quella vecchia bisbetica, mentre saltavano di qua e di la “fermatevi immediatamente! Smettetela!! Basta!!” inutili le sue parole nel tentativo di fermarli. Io che mi limitavo ad osservarli, Luis che come un grillo saltava da una poltrona all’altra e perfino sul pianoforte. I capelli sciolti neri, che gli incorniciavano il visino. Pantaloni di egual colore con una larga camicetta bianca, poco lontano da lui Xana, intenta a strangolare con le mani l’aria, i capelli boccoluti d’oro che ne incorniciavano il visino furioso. Mentre un morbido abito bianco con rossi ricami le ricadeva sul suo snello corpicino “se ti prendo sei morto, ti strangolo e poi ti butto giù dalla finestra!” Un sorrisetto si fece largo sulle labbra mentre li seguivo con lo sguardo, con tutta probabilità avevano nuovamente litigato per qualcosa. Posai la piuma vicino al foglio per godermi quella scena, infondo che cosa mai potevo fare io? Assolutamente nulla e se anche avessi potuto, non sarei intervenuta, preferivo di gran lunga osservare suor Adelaide impegnata con quei due piccoli diavoli ed evitare così la sua solita noiosa lezione..una risata mi salì alle labbra mentre seguivo suor Adelaide che si muoveva per la stanza, tentando di prendere i miei due fratelli, i grigi capelli che scompigliati scivolavano fuori dalla crocchia le guance arrossate e il fiato corto, era ora che intervenissi a metter fine a tal divertimento “Xana!,Luis! Ora basta, fate i bravi o mi arrabbio” scostai appena la sedia per alzarmi e Luis come una scheggia mi saettò alle spalle per usarmi come scudo. Le sue manine che tenevano stretto il vestito di raso rosso che indossavo quel pomeriggio, xana davanti a me che lo osservava con rabbia e lo indicava furente, le guanciotte rosse su cui risaltavano appena le lentiggini “si è mangiato il mio dolce!! Lo stavo preparando per te!!” vedevo quel suo visino arrabbiato mentre rivolgevo uno sguardo più attento a luis, alle mie spalle, attorno alle labbra erano ancora visibili i residui scuri di un probabile dolce al cioccolato “ebbene??” domandai con quieto tono verso di lui mentre i suoi verdi occhioni incontravano i miei “ io non lo sapevo!! Era li tutto abbandonato da solo..sul tavolo della cucina..” mi osservava con quei suoi pentiti occhi,lucidi di lacrime, creando così un immagine di se di pura tenerezza, sospirai scotendo la testa, i dolci erano sempre stati il suo vizio..come lo sapevo? Ero stata praticamente la loro balia fin da appena nati..mia madre era sempre troppo occupata per occuparsi a pieno di loro due..così toccava a me o alle tate che gli affibiava. Mi scostai appena da luis, portando una mano avanti,verso xana “su ora fate pace, se Luis lo ha mangiato tutto era sicuramente delizioso, e la prossima volta ne faremo uno tutti assieme..” ancora astioso lo sguardo della mia sorellina verso luis, ma alla fine cedette all’invito della mia mano prendendola ed avvicinandosi, così che potessi sfiorarle in una lieve carezza una guancia, Luis che solo allora decise di spostarsi dalle mie spalle e osservare Xana, nuovamente tranquilla..Ho si, quasi mi dimenticavo. Suor Adelaide era ancora stremata sulla poltrona che basita osservava lo svolgersi della scena..lei non aveva un simile..potere..su di loro, anzi, con grande probabilità nemmeno mia madre era abbastanza abile da tenerli a bada per un periodo che fosse più lungo di cinque minuti, e di certo non sarebbe mai riuscita a farli placare con poche parole e gesti..xana alla fine cedette e con un sorriso mi cinse la vita con le sue braccine, e ben presto anche Luis la imitò, che ci potevo fare io se mi volevan così bene?? Ed ecco che quella quiete si infranse all’avvertir la vecchia bisbetica voce di Suor Adelaide..dove trovasse il fiato per tornar a porger verbo lo sapeva sol ella “o..ora..uscite s…subito da ..qui…c’era..un..una lezione!!” in contemporanea xana e luis voltaron capo verso di lei, i cui occhi leggermente infossasti erano mezzi celati dai bianchi ciuffi. la prima voce fu quella di Luis mentre rinserrava la presa delle manine sull’abito “ no!! Io non vado via!..Xanaphia mi picchia!!” da canto suo la mia sorellina lo fulminò con lo sguardo e lasciata la presa dalla mia vita con il destro braccio ne chiuse la mano a pugno, mostrandola per bene a mio fratello..si probabilmente si sarebbero picchiati in assenza di controllo, il suo sguardo deciso che infine si spostava su Adelaide. “se lui resta con Ambra, resto anche io!” cocciuti entrambi, era ben difficile che in qual si voglia modo riuscisse a far cambiar loro idea “mi spiace suor Adelaide, ma per oggi la lezione, viene interrotta” un ampio rossore iniziò a prenderle il viso, sicuramente da li a poco si sarebbe infuriata, mettendo in atto una delle sue scenate del secolo..Bhe, di certo io non sarei rimasta li, a subire tali grida. Dolce il sorriso che rivolsi a quei due piccoli demonietti “che ne dite piccoli diavoli di una cavalcata nel bosco??” ero sicura che non avrebbero rifiutato, perfino se avessi proposto di gettarsi da un dirupo mi avrebbero seguita, e infatti fu un coro quello delle loro vocine che insieme esclamavano un eccitato e brioso si. Un sorriso si fece nuovamente largo sul volto nel vedere quelle loro euforiche faccine, in cui l’ira era scomparsa, impazienti le loro mani che mi afferravano per la gonna e mi tiravano, per farmi uscire dalla stanza e andare all’esterno. “calmi calmi, adesso andiamo…come siamo impazienti…” riuscii a fermarli giusto il tempo per poter lasciare un biglietto ai miei genitori ed evitare che si preoccupassero inutilmente per noi. E infine eccoci fuori di casa. Il sole che ci scaldava mentre aggiravamo la casa, le stalle infatti si trovavano dietro quest’ultima, lo sguardo che controllava entrambi mentre le stalle finalmente si facevano vicine, e intento nei suoi lavori vi era uno dei nostri garzoni, il forcone in mano mentre sollevava il fieno. La casacca gettata su una spalla mentre il sudore ne imperlava il fisico abbronzato “Carl! Mon Dieu!! Copriteli, quanta mancanza di decoro!” quanto odiavo mettere in atto quella sceneggiata, perfino il freddo tono che avevo usato con lui mi disgustava..eppure per ora non potevo far differentemente, lo sguardo che bne seguiva i movimenti mentre si voltava verso di me, con fare quasi sorpreso, i capelli corti bruni tutti scompigliati mentre gli occhi verdi mi osservavano, con fare lesto ora aveva lasciato andare il tridente per infilarsi la casacca “perdonatemi mia signora” capo chino e sguardo a terra…Dio quanto odiavo che si comportasse così! “ Vai a sellare i cavalli io e i miei fratelli andiamo a fare una cavalcata” osservandolo con durezza mentre spariva all’interno della stalla, poi finalmente potei rilassare le spalle e sospirare..probabilmente vi starete chiedendo perché non mi piaceva quel suo comportamento servile, o il mio nei suoi confronti. Bhe è molto semplice, avevamo quasi la stessa età e fin da bambino lui era cresciuto come servo nella nostra famiglia. Accudendo gli animali con il padre…eravamo stati sempre grandi amici, o almeno finchè non intervenirono i miei genitori. A mettere bene in chiaro come dovevano essere le cose tra me e lui..ancora stavo ripensando ai tempi passati quando ci portò i cavalli, il primo era quello di luis, un incrocio tra una palusa e un pony, di statura decisamente piccola, il secondo invece era una palusa pezzata di grigio ed era quella di mia sorella, che già si stava facendo aiutare da Carl a montare in sella, l’ultimo invece era un purosangue bianco. Un animale ben addestrato che avevo scelto personalmente..sorrisi mentre mi avvicinavo, e quasi subito avvertii le mani di carl alla vita che apparentemente senza sforzo mi issava in sella, così da evitarmi la fatica “Merçie” il tono sempre controllato mentre afferravo le briglie e osservavo quel sorriso dolce sul volto del Garzone..sapevo che da sempre provava qualcosa nei miei confronti. Ma che non sarebbe mai potuto avvenire nulla tra noi…già i rari momenti in cui potevamo mostrarci amici erano rari e mettevano a repentaglio il suo lavoro. Vi immaginate se si fosse venuto a sapere che provava amore per me??? Lo avrebbero cacciato via a pedate!..lo scalpitare degli zoccoli mi fece tornare in me, e riportare l’attenzione avanti, Luis impaziente aveva già incitato il suo animale verso il boschetto “Luis! Non andare da solo!…xanaphia stagli dietro io arrivo”..”ma uffa!!” il lamento di mia sorella che con uno sbuffo faceva avanzare il proprio destriero, per raggiungere mio fratello..un ultimo sguardo quello che rivolsi a Carl “ informa i miei genitori che potrei non tornare per cena..” ei chinò il capop distogliendo lo sguardo “ come volete voi mia Signora. “ e infine voltarsi per tornare alle proprie mansioni. Leggero colpetto ai fianchi dello stallone ed ecco che questo raggiungeva senza fatica i miei due fratelli. “non andate tanto avanti da soli, restate dove posso vedervi… “ ricordai ai due mentre mi sistemavo meglio sulla sella, la gonna che veniva pizzicata tra questa e si sollevava parzialmente rivelando le mie gambe e quelle di xana…decisamente scomodo cavalcare con abiti simili…le mie balie mi avevano insegnato a cavalcare stando seduta con le gambe solo da un lato, ma nn vi immaginate quanto sia scomodo! Se per caso il cavallo trottava un po’ si rischiava di finire con il sedere per terra..una vera agonia..sospirai mentre lo sguardo vagava sul panorama circostante. Gli alti alberi che con le loro verdeggianti chiome facevan calare una morbida ombra, tagliata qua e la da dorati raggi di sole. Il profumo dolce dei fiori che sbocciavano e il suono dell’aria che ci sfiorava le guance in una profumata carezza…le risate allegre di Luis e Xana che facevano correre i loro destrieri, dando una nota più allegra e vivace a quei luoghi, sorrisi godendomi la bellezza e la calma di quel momento, almeno finchè un gracchiare non mi costrinse a voltarmi verso una vecchia quercia. I rami spogli che tentavano invano di raggiungere il cielo, il tronco spezzato in due, i cui lembi erano avvolti da un cupo colorito nero, un fulmine probabilmente aveva dovuto sceglierlo come sua vittima l’inverno passato. E li, appoggiato su uno di quei contorti rami c’era quell’animale, tra i più grossi che avessi mai potuto vedere, il piumaggio nero appena arruffato, in cui si riflettevano alcuni raggi di sole. Gli occhietti gialli che mi fissavano, mi studiavano con attenzione, e poi nuovamente il suo gracchiare, un dannatissimo Corvo!presi fiato osservando un ultima volta l’animale con un brividi che mi saliva su per la schiena, e incitare il bianco stallone ad avanzare…tante erano le leggende che di bocca in bocca vagavano, i cui protagonisti erano proprio i corvi. E che io sapessi nessuna di queste portava mai a buoni esiti. Messaggeri del diavolo, portatori di sventura e tanto altro, ma allora nero corvo, perché mi osservavi così? Che cosa in me aveva attirato la tua attenzione??…eri forse venuto a mostrarmi il mio infausto futuro?? Angoscia e lieve terrore iniziarono a far breccia in me, non avevo mai fatto particolarmente caso a quegli animali, ma trovarne uno che mi fissava in quel modo…bhe…non era di certo uno dei miei sogni, mi sarei benissimo accontentata di un piccolo usignolo o un picchio chiassoso..scossi la testa incitando nuovamente lo stallone a raggiungere i miei fratelli, e lasciarci alle spalle quell’animale, che con un battito d’ali e lo svolazzare di qualche piuma si dileguò nel nulla..”Ambra!!..vieni qui guarda che bello!!” “lo trovato prima io! Non è giusto sei cattiva!” “zitto mangiatore di dolci a tradimento”…eccoli che stavano di nuovo litigando, scossi la testa con una risata mentre lo stallone avanzava verso di loro, i due cavalli intenti a brucare, mentre loro due si stavano rotolando nell’erba picchiandosi “strega!” “ pulce puzzolente!” “ non è vero!! Vipera! Aia..mi hai fatto male!” ed ecco che luis le afferrava una delle ciocche bionde per tirare “ aii!! Brutto mostriciattolo! Lasciami andare i capelli!!” e giù un pugno alla spalla scocci la testa tra me e me nel vedere quella scenetta…risi di gusto “ avanti basta! O non vi porterò più a cavallo capito” ecco che la calma piombò di botto, entrambi inginocchiati che si indicavano a vicenda “ ha cominciato lei!” “ non è vero a cominciato lui!” sguardi di fuoco, già pronti a saltarsi addosso un'altra volta…” o detto basta, è colpa di tutti e due, che siete dei testoni…” lo sguardo che ora si distoglieva da loro per poter osservare il luogo che avevano trovato. Una piccola radura, ombreggiata qua e la da alcuni ciliegi. E un pesco solitario. Sorrisi mentre spronavo l’animale ad avvicinarsi a quest’ultimo, giunti sotto i suoi rami mi issai sulle staffe “ non avete fame???” una domanda innocua mentre prendevo dall’albero un paio di quei succosi frutti e tornavo a sedermi in sella, tenendoli in una piega dell’abito, con un po’ di difficoltà scesi infine da cavallo non ebbi nemmeno il tempo di poggiare del tutto i piedi a terra che me li ritrovavo già appiccicati addosso, a prendersi due pesche ciascuno..sorrisi mentre li vedevo di nuovo bisticciare per i frutti. Beata spensieratezza, per quella loro libertà e purezza devo ammettere li invidiavo un po. Non dovevano preoccuparsi della meschina vita, che li attendeva ogni giorno dietro l’angolo, potevano bensì divertirsi e ridere, dandomi per lo meno un poco di quell’allegria, mi allontanai un po’ per sedermi all’ombra di uno dei ciliegi e mordere il frutto, il suo dolce sapore tra le labbra, e la calma, rotta dal chiasso dei miei fratelli, di quel luogo rendevano tutto più bello. Mi lasciai così trasportare dai ricordi di quando ero ancora bambina, mio padre che quando tornava a casa mi sollevava da terra facendomi volteggiare in aria, le risate dopo cena mentre si giocava a scacchi e mi lasciava vincere, mia madre che mi era più vicina, mi portava con lei in giro, le sue amiche e i regali, era tutto così limpido, e poi improvvisa calò l’oscurità, l’età adulta che mi aveva ghermito tra le sue braccia, lasciandomi sola in un mondo triste e corrotto, le amiche e mia madre che continuavano solo a spettegolare sulla vita altrui, e ora mi guardavano con sufficienza, criticando ogni mio fare, mio padre che quando tornava si limitava ad un sorriso, e finti doni per mantenere la mia dolcezza, ma mai era tornato a giocare con me..era tutto cambiato così in fretta, quel mondo che mi era sembrato tanto bello e amichevole, era invece una famelica fiera in attesa di addentarmi al primo errore, al primo cedimento..sospirai a quei tristi pensieri riportando lo sguardo sui miei fratelli che correvano inseguendosi nel piccolo spiazzo, com’era ingiusto che pure loro un giorno, avrebbero perso questa loro spensierata liberta…” ragazzi, non fatevi male, io mi riposo un po’…” un si comune in risposta ornato subito da un lamento di dolore…sorrisi appena chiudendo gli occhi, per lasciarmi ghermire da Morfeo, e recuperare un po’ di quelle ore che la notte perdevo per parlare con jean…a quel pensiero la mia mente iniziò a incorniciare sogni fantasiosi, avvolti dai più svariati e ardenti colori, le figure che mutavano al chiudersi delle palpebre, stanze che si susseguivano, voci che si mischiavano, risate spensierate, sarei rimasta in quel luogo per l’eternità se solo mi fosse stato concesso, ma così non era. E poi improvviso un urlo, il tono di xana, e il sogno si infranse mentre mi svegliavo di colpo, col cuore in gola, si era fatta male??? Lo sguardo che rapidamente si muoveva nella radura finchè non li individuai sotto un altro albero…un sospiro di sollievo mentre il cuore smetteva di palpitare impazzito, quel piccolo diavolo di luis le aveva infilato un verme nel vestito e mia sorella si era spaventata…bambini, sempre pronti a combinare guai quando meno ci si aspetta..sollevai lo sguardo verso il cielo, notando il rossore del tramonto che si rifletteva in calde sfumature sulle nuvole, e l’oscurità che iniziava a calare nella boscaglia…avevo dormito tutto il pomeriggio! “ su basta giocare…è ora di tornare a casa…si è fatto tardi “ mentre mi alzavo, cercando di sistemarmi un po’ l’abito, e togliermi dei petali di margherita dalla testa, quelle canaglie mi avevano riempito di fiorellini mentre dormivo..” non vogliamo tornare a casa!!!” “ e poi tu resti ancora in giro non è giusto, vogliamo rimanere anche noi” “ ma io sono grande e so difendermi, e conosco il bosco meglio di voi e come tornare a casa più velocemente, invece voi non le conoscete quindi si torna a casa “ “ ma ma..” “ niente ma, volete ancora venire qui?? Allora salite a cavallo e iniziate a galoppare verso casa. O devo seguirvi e non fidarmi più di voi due??” sconfitti abbassarono la testa salendo in groppa ai propri animali, a mia volta li imitai, era meglio accompagnarli, o ero certa che si sarebbero persi..non ci volle molto a tornare a casa, e di conseguenza alle stalle dove carl si occupò prontamente dei cavalli dei miei fratelli e loro due tristi e con il muso tornavano in casa per la cena. Carl tornò poco dopo portando una mano per aiutarmi a scendere, la rifiutai osservandolo dall’alto “ mia signora??” il tono perplesso mentre osservava me e poi la propria mano, abbassandola “ sono venuta solo ad accompagnarli a casa, non ho ancora intenzione di tornare in casa..” uno strattone alle redini e il bianco animale si voltò con un nitrito, e senza attendere iniziò la propria corsa verso gli alberi, Carl che alle mie spalle preso di sorpresa tentò di raggiungerci di corsa “Ambra! Tornate indietro ci sono i lupi!!!” ma non ascoltai il suo avvertimento spronando di più l’animale, con leggeri colpetti al fianco “iah! Vai più veloce stella!” la voce di Carl che ancora mi chiamava si spense mentre il silenzio mi avvolgeva, il vento che mi accarezzava gelido le guance,. Un tronco per un attimo ci bloccò la strada, e stella senza attender secondi balzo oltre, che senso di libertà quello di cavalcare così di notte, nel silenzio, era tutto perfetto, ero libera, pura, niente e nessuno avrebbe potuto fermarmi, ma chiaramente mi sbagliavo. Avrei dovuto ascoltare le parole di Carl quando mi avvisava del pericolo che in quelle notti si aggirava nei boschi, improvvisa un ombra scura balzò fuori dagli alberi, facendo imbizzarrire lo stallone, che si sollevò di sorpresa sulle due zampe disarcionandomi, parve tutto andare al rallentatore, la presa sulle briglie che si allentava, il vuoto alle spalle e poi il duro colpo a terra, la vista leggermente sfocata, e la spalla destra dolorante…lo scalpitare degli zoccoli del cavallo e dei ringhi sommessi, nitriti e rami spezzati, lo sguardo confuso portai su quella scena, il cavallo era circondato da alcuni lubi che gli balzavano contro e lo mordevano senza remore, il suo candido mantello sporco di rosso sangue..osservavo terrorizzata quella scena e senza rendermene conto un acuto grido mi sfuggì dalle labbra e i lupi perplessi si fermarono, dando così la possibilità a stella di fuggire nella boscaglia. Due dei lupi però imperterriti la seguirono, mentre altri due ora puntavano me..il cuore mi batteva in gola mentre indietreggiavo e cercavo di rialzarmi per poi correre veloce nella boscaglia sempre più scura, i rami che mi sferzavano il corpo ferendolo, e poi i passi di corsa dei due predatori, dovevo fuggire, tornare verso casa, ma secondo voi una possibilità simile contro quei due animali c’era?? Decisamente no, fu un istante che il peso del primo lupo mi buttò a terra, le sue affilate zanne che mi addentavano ad un braccio, urlai di nuovo ma questa volta per il dolore mentre cercavo di scacciarlo, votandomi, rosso sangue mi scivolava lungo il braccio, e davanti a me due lupi, uno dal mantello rossiccio e l’altro grigio e marrone che mi osservavano famelici, gli occhi che brillavano illuminati dal chiarore della luna, tentai di nuovo di alzarmi ma senza successo, infatti uno dei due animali mi i lanciò contro mirando alla gola, forse la dea bendata mi voleva ancora bene, forse non voleva vedermi morire, il braccio mi si frappose alla gola e il lupop azzannò nuovamente quello, facendomi urlare di dolore. Riuscendo però ad atterrarmi, l’altro lupo non perse tempo saltandomi addosso a propria volta per azzannarmi ad una gamba, che morte sciocca quella che mi stava ghermendo…se solo avessi dato più ascolto a Carl..se solo..se solo…non riuscivo più nemmeno a pensare mentre cercavo vanamente di lottare contro quei due animali, che volevano mangiarmi viva..le forze andavano però velocemente scemando, non avrei resistito a lungo, e forse per fato meschino il mio sguardo incrociò il paesaggio che mi circondava, un laghetti che rifletteva gli argentei raggi di luna, un morbido tappeto di petali bianchi ora macchiati di rosso sangue…era un paesaggio stupendo, buffo che lo avessi trovato proprio ora che stavo per morire..il braccio cedette, le forze ormai mi avevano abbandonata, lo sguardo andava facendosi sempre più scuro, fu solo un istante che vidi quella bianca figura giungere e scaraventare lontano i due animali, la mia mente che subito ricondusse ad una persona, il nome che mi morì sulle labbra mentre l’oscurità callava pesantemente su di me
….
..zanne…. sangue….
Urla….. dolore…
pianto….
…….
”no!!” il grido che mi sfuggì dale labbra il cuore che batteva nel petto..dolore in tutto il corpo mentre sbattevo le palpebre per abituarmi alla luce..dov’ero??? ero ancora viva?? Abbassai lo sguardo incrociando le mie lenzuola scure, le tende del letto a baldacchino e poi mia madre che la scostava lentamente, gli occhi gonfi e rossi di lacrime “ ti sei svegliata finalmente..” una mano alle labra mentre i singhiozzi le alzavano e abbassavano le spalle..ancora confusa mi osservai, notando le fasciature alle braccia, e probabilmente anche alla gamba, quindi ero ancora viva..mia madre che mi stringeva a se e il dolore acuto che mi fece lamentare “scu…scusa mia bambina…” le mani che andavano ad asciugarsi gli occhi e cacciare le lacrime che le rigavano le guance “qua…” dolore acuto alla gola quando tentai di parlare, e dovetti schiarirmela un po’ mentre mia madre mi faceva bere qualche sorso d’acqua…avevo la testa che mi scoppiava, e sentivo caldo, troppo caldo eppure avevo i brividi…probabilmente avevo la febbre “quanto…ho..dormito?” la domanda che mi sorse spontanea, se tanto aveva pianto, di sicuro non ero rimasta convalescente poche ore…i singhiozzi si fecero leggermente più forti e le lacrime tornarono a rigarle il viso “..sono due giorni che hai la febbre e che non ti svegliavi…temevamo che ti avessero attaccato la rabbia…” la voce che andava perdendosi nei convulsi singhiozzi “ temevamo che non ti saresti più svegliata…grazie a Dio ora stai meglio..” era così in pensiero..non lo avrei mai detto mentre annuivo, la stanchezza che nuovamente si impossessava di me..” sono…stanca…” sussurrai appena e mia madre annuì asciugandosi un ultima volta le lacrime “ dormi bambina mia dormi….” Solo ciò mi disse prima di lasciarmi cullare dalla calma del sonno..
Capitolo 9 *** La fonte del loto e il piccolo investigatore ***
Dovetti attendere ben due settimane prima che mi lasciassero nuovamente uscire di casa, assicurandosi che i lupi fossero ormai morti o lontani da questi luoghi.la tristezza in quelle settimane aveva fatto da padrone, Jean infatti non era mai potuto venire da me, ogni sera mia madre o Suor Adelaide restavan nella mia stanza ad assicurarsi che facessi sogni tranquilli, a prendersi cura delle mie ferite, eppure, per quanto entrambe mi controllassero, ogni mattina affianco al cuscino, vi era un fiore diverso e dai dolci profumi, lo stesso fu questa mattina, un profumo dolce mi accolse al risveglio e in seguito rossi petali vellutati a formare un fiore grande quanto la mia mano, lo presi con delicatezza per portarmelo al viso ed assaporarne meglio il profumo. I caldi raggi del sole che mi sfioravano la pelle entrando dalla finestra, mentre il fine velo del letto a baldacchino ne smorzava leggermente il chiarore.. mi portai a sedere, sporgendomi infine in avani per poggiar con delicatezza il rosso fiore sul comodino,vicino alla candela ormai al proprio termine..il velo del baldacchino che mi sfiorava la pelle nuda mentre scivolavo fuori dal tepore delle coperte..la mattina era giunta questa volta con un quieto canto nel cuore..passi lievi quelli che mossi verso i pesanti tendaggi delle finestre..un unico gesto deciso nell'aprirle, mentre il sole inondava con brutale forza la stanza..scacciando le tenebre nei più reconditi angoli dell'anima..aprii infine le finestre, respirando a pieni polmoni l'aria mattutina, mentre i raggi del sole si soffermavano ad accarezzare la mia chiara pelle...un passero solitario, che tra i rami del rampicante a me vicino cantava allegramente, chiamando..cercando..la sua compagna..ma chissà se mai sarebbe riuscito a trovarla..lo osservai curiosa..lui che poteva stare insieme agli altri aveva deciso una vita sola..libera dalle decisioni altrui...sorrisi mentre si sistemava le piume di un piacevole azzurro e di un brillante nero, saltellando su u n altro rametto, i vispi occhietti che guardavano attorno mentre ripeteva il suo allegro richiamo, e poi voleva via, con un battito d'ali, lasciando solo il ricordo di quel piacevole incontro..mi ritrovai involontariamente a sorridere mentre rientravo nelle mie stanze, lasciando le finestre aperte, così che il calore entrasse nella stanza..mi avvicinai al bacile di acqua immergendovi le mani a coppa, e poi portarla al viso, brividi che mi percorrevano la schiena mentre fredde gocce scivolavano lungo il collo per poi morire nella stoffa della camicia da notte..sospirai per quel breve piacere mentre la stanchezza che ancor sussurrava all'orecchio si dileguava..mi svestii, avvicinandomi allo specchio per poter scrutare il riflesso del mio corpo magro dalla pelle chiara, il seno piena..le gambe lunghe...non potevo di certo biasimare chi mi voleva in sposa..ma il tutto era rovinato da uno scuro livido all'altezza del costato sinistro e una candida fasciatura al braccio destro..scossi la testa, ornata da un indomabile chioma ribelle e confusa di capelli..quelle bestie bolevano banchettare con me e per poco non avevan portato a termine il loro intento..sollevai una mano cercando inutilmente di passarla tra i capelli, incontrando però la resistenza dei nodi..abbattuta rinunciai a sistemarli in tal modo e presa la spazzola iniziai con paziente cura a districare una ciocca dopo l'altra, per lasciarla infine libera di scivolarmi lungo la schiena nuda solleticandola..ora forse voi penserete che sia pazza..eppure ogni mattina vi perdevo tempo per renderli setosi e lischi...infondo all'animo mi piaceva quando gli uomini posavano famelici lo sguardo su di me..bramosi di ciò che mai avrebbero avuto..poggiai la spazzola sul mobile osservando un ultima volta il mio riflesso prima di andar ad indossare uno dei miei abituali abiti, semplice, per poter passarer la giornata in casa, senza l'impiccio di alcuno scoosciuto a cui dover apparir come perfetta dama istruita..sistemai comunque per bene il vestito, infilai un paio di comode scarpe e uscii dalla mia stanza, lasciando che il sole se ne prendesse cura in mia assenza..appena oltre la porta mi osservai attorno, un allegro vociare, basso e appena udibile, proveniva dal corridoio...sicuramente la mia famiglia stava facendo colazione...chiusi la porta e con passo attento mi avvicinai, cercando di non far troppo rumore ed evitar in tal modo di attirar inutilmente l'attenzione su di me..la voce di luis e Xana che discutevano mi riscaldò il cuore...mia madre non mi aveva permesso di vederli nei giorni precedenti..per paura che il mio stato psichico peggiorasse e che in tal caso le mie ferite peggiorassero e mi portassero via da loro..ma non era così..avevo desiderato di poterli vedere..sentire..e finalmente ora non mi potevano costringer a rimaner rinchiusa nelle mie stanze, ormai troppo strette..