Heather di faithandmisery (/viewuser.php?uid=81115)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Io Sono Io ***
Capitolo 2: *** Non sono più io ***
Capitolo 3: *** Amico ***
Capitolo 4: *** Ti voglio bene...? ***
Capitolo 5: *** Confusion ***
Capitolo 6: *** Addio ***
Capitolo 7: *** Nuova vita ***
Capitolo 8: *** Destino ***
Capitolo 1 *** Io Sono Io ***
Heather
Nota: Riferimenti a fatti, luoghi o persone realmente esistenti sono
puramente casuali. I personaggi sono di mia pura invenzione.
Io Sono Io
Io sono Heather.
Non amo parlare, tanto meno non amo parlare di me, trovo che sia una
cosa completamente inutile, visto poi gli argomenti che piacciono alla
gente.
Sono una ragazza di quattordici anni, capelli castani, occhi grigi,
piuttosto alta e magra. Sono la classica persona che molti
definirebbero "asociale".
Sciocchezze, io sono come sono. Nessuno mi può dare una
definizione certa.
Non ho ambizioni, né interessi, so soltanto che la vita che
faccio è monotona e noiosa. Mai qualcosa di divertente.
Non so chi siano i miei genitori, in quanto sono morti quando avevo
circa un anno. Non so nemmeno se ho fratelli, nonni, zii...
Ho vissuto in un orfanotrofio, adesso c'è una famiglia che
mi
vorrebbe adottare, ma poi, sono sicura che, appena mi conosceranno
meglio, se ne andranno tirando fuori le scuse meno credibili. Scema,
è questo che credono che sia.
Ma, peccato per loro, io non lo sono. Credo anche di cogliere
più particolari e finezze, che nessun altra adolescente
della
mia età, o forse, anche più grande, possa notare.
Nell'orfanotrofio, e nella scuola, sono famosa perché con
una
persona non reggo un discorso che duri più di cinque, o
dieci
minuti. Pettegole le ragazze. Approfittatori i ragazzi. Non
c'è
motivo per cui io debba sprecare il mio tempo con loro.
Alzo lo sguardo: un albero spoglio, come quelli spesso ritratti nei
quadri Romantici, è fuori dalla finestra. Mi piace. Ritrae
malinconia, la natura di cui l'uomo ha paura, la morte, a mio parere.
L'unica differenza tra noi e gli alberi, è che gli alberi,
sembrano morti, negli inverni freddi, nudi, senza una foglia che possa
mettere allegria o speranza, ma non lo sono. No, perché la
primavera successiva si riempiono di gioia colore. Gli esseri
umani, una volta morti, lo rimangono.
La mia stanza è di un azzurro spento, nessuna foto, nessun
quadro, niente. Solo il mio zaino, un letto dalla coperta dello stesso
colore del muro, l'armadio con i miei vestiti, e pochi giocattoli.
Prendo la mia borsa di scuola ed estraggo un album da disegno. Prendo
anche l'astuccio, per la matita e la gomma. Inizio a tracciare linee
confuse.
Alla fine, la mia mano sinistra, chiamata anche "mano del Diavolo", mi
ha portata a creare un disegno che ritrae un albero spoglio sotto la
pioggia, simile a quello che ho davanti. Solo che qui non piove.
Dimenticavo un dettaglio: nel mio pavimento sono presenti tantissimi
fogli, in bianco e nero, con vari paesaggi e soggetti, che ritraggo
ogni qual volta ho l'ispirazione. Sono molti. Non do un giudizio,
perché so che il mio sarebbe sbagliato. Ma non lo
chiederò a nessun altro, perché non m'importa
niente.
Qualcuno bussa alla porta. Io non rispondo, e quella si apre.
-La cena è pronta.- dice Billy, uno dei tanti che lavora qui.
Io, silenziosamente, mi alzo, ed esco. Varco il lungo corridoio fino
alla porta più grande che c'è di fronte a me.
Entro.
Il caos più totale. Questi ragazzini sono indisciplinati.
Mi siedo al tavolino più isolato, il solito, insomma. Carl,
un
altro lavoratore, mi serve un piatto con della carne arrosto, sembra
felice. Forse sa che la carne è il cibo che preferisco,
soprattutto quella arrosto.
-Umpf...- borbotto, e lui se ne va, soddisfatto, sa che, interpretata
da me, quella sottospecie di parola, ha un enorme significato.
Inizio a mangiare, lentamente. Molti mi guardano, ma ormai ci sono
abituata: ti guardano e confabulano tra di loro, ti stanno criticando,
come se poi non vedesse.
Tipico.
Finita la cena. Me ne torno in camera. Mi siedo al centro della stanza,
e penso. La cosa che amo più al mondo. Rifletto, su tutto
quello
che mi è accaduto durante la giornata, che poi, è
sempre
la stessa cosa. A scuola, durante la spiegazione, mi metto a disegnare
su dei fogli o sul banco, mentre tengo lo sguardo puntato sul
professore, e, se l'argomento non mi sembra più noioso del
solito, mi metto anche ad ascoltare.
Ricreazione: il caos più totale, come la mensa, qui
all'orfanotrofio, con la differenza che, con solo venti persone,
c'è lo stesso chiasso che ne fanno circa ottocento.
Sarebbe il momento ideale per parlare con qualche amico, ma non ho
amici. Non condivido le idee di quegli scalmanati senza cervello, che
si credono chi sa chi.
Prendo un altro foglio dall'album, e sopra ci disegno il volto di un
ragazzo, inventato, ma non mi interessa che somigli a qualcuno, se
è così.
Credo che siano le ventidue passate. Lo so perché, ho
notato,
che una stella particolare brilla nel cielo soltanto dopo le ventidue.
Mi corico nel letto.
Se fossi una ragazza come le altre, volgerei il mio pensiero a quello
che potrei sognare. Ma, per quanto mi riguarda, potrei anche sognare il
nulla.
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Capitolo 2 *** Non sono più io ***
Heather_Cap.2
Non sono
più io
Siamo a Settembre, domani ricomincia la scuola. Come pensavo, quella
famiglia interessata a me, ha inventato una stupida scusa, dicendo che
non erano ancora pronti per un impegno grande come mantenere una
ragazzina. Non è vero, è che mi trovano troppo
strana per
i loro gusti.
Sono stata
promossa con il massimo dei voti in ogni materia, più la
condotta.
Le materie sono così noiose...
Non sono ancora stati scoperti dati sulla mia famiglia e, mi sembra
strano, che nessuno abbia una nipote, magari anche parente
lontana, scomparsa.
Non vale la pena di rimuginarci su, comunque.
Prendo un foglio da disegno, e inizio a tracciare linee. Questa volta
ho ritratto un giardino pieno di fiori. Forse è
perché
sono più felice degli altri giorni, perché domani
non
rimarrò chiusa qui, anche se non ho nessuno da rincontrare.
Mi sono comprata un portatile, piccolo, sugli undici pollici. E'
carino. Peccato però, che non mi permettano di usare
Internet,
sono curiosa.
Ma che succede? Come mai mi sto interessando a delle sciocchezze?
Saranno le crisi adolescenziali, spero, almeno.
I miei disegni sono aumentati tantissimo, e ormai, ricoprono ogni
millimetro di pavimento della stanza.
Con Carl, e Billy, adesso scambio, non sempre, qualche parola, non sono
così male, dopotutto.
Mi corico nel letto, e spengo la luce: il buio più totale,
è così che dormo. Altrimenti, non riesco a
prendere sonno.
Dopo circa mezz'ora riesco ad addormentarmi.
Che noia. Il solito trillio della sveglia interrompe il mio sogno.
Anche se non mi ricordo cosa stavo sognando.
Fatto sta, che, per un qualche strano motivo, stavo dormendo bene, per
la prima volta in tutto quest'anno.
Mi lavo nel mini-bagno che comunica con la camera a fianco, che tanto
è vuota, e mi vesto: indosso un paio di jeans non attillati,
e
una maglietta a maniche corte arancione di due taglie in
più. In
quest'estate sono cresciuta, e le mie curve sono... Molto
più
visibili rispetto a prima... Odio mostrarmi agli altri, quindi non
metto mai roba stretta.
Prendo il cellulare e lo metto in tasca. So già che nessuno
mi
chiamerà. Volendo, potrei anche metterlo a volume altissimo,
non
squillerebbe mai, tanto.
Sono cresciuti anche i capelli, ora mi superano le spalle, e sono
diventati ricci, prima invece, li avevo mossi e a caschetto.
Prendo lo zaino, ed esco dalla mia stanza.
La colazione la faccio in mensa, stamattina servono latte e biscotti,
non mi piacciono molto i biscotti.
Andy, l'autista dell'istituto, prende in macchina noi che andiamo alle
scuole superiori, e ci porta nei vari licei.
Mi sorprendo, non appena vedo che hanno completamente ristrutturato
l'edificio: la tinta ora è gialla, hanno costruito uno
scivolo,
per i disabili, sicuramente, e ora ci sono le ringhiere nelle
scalinate, non che servano a qualcosa, però.
Con lo sguardo individuo i miei compagni di classe: Mary, un'oca
completamente fuori di testa, sta chiacchierando col suo solito
gruppetto di ragazze, mentre non fa altro che mangiarsi con gli occhi
ogni ragazzo che le passa davanti. Peccato che a lei non la guardi
nessuno.
Sally e Keira, che, invece, conversano animatamente, probabilmente si
raccontano come hanno passato le vacanze estive.
Infine, i maschi: stanno sempre a confabulare cose senza senso, e in
ogni frase che dicono c'è sempre di mezzo un doppio senso.
In tutto i ragazzi della mia classe sono dieci, mentre le
ragazze, compresa me, sono otto.
La campana suona, odio quel rumore acuto, mi fa venire il mal di testa.
Una massa studentesca entra dentro. Io aspetto che ci sia
più calme, dopodiché, vado anch'io.
Sono sistemata in uno degli ultimi banchi, vicino alla finestra. Sono
sola, per fortuna. Non mi piacciono i miei compagni. Fanno discorsi
poco interessanti, e noiosi.
Qualcuno bussa alla porta: sarà la bidella, che porta delle
circolari.
Ma dalla porta non è entrata una bidella. E' entrato un
ragazzo,
dall'aria piuttosto pestifera, capelli biondi e occhi blu.
-Scusi il ritardo, prof!- esclama, grattandosi la testa.
Il professore di Inglese si alza, e dice -Ragazzi, questo è
il vostro nuovo compagno: Francisco Aiyame!
-Ciao a tutti!- esclama di nuovo lui.
Mary lo sta mangiando con gli occhi, come fa con tutti. Lui,
però, non la degna di uno sguardo, ma guarda me.
Perché
mi sta guardando?
No, vuole sedersi qui... Uff... Tanto vale che mi ci abitui.
-Ciao!- sorride, buttandosi a peso morto sulla sedia. Devo dire che
è piuttosto carino. Ma che penso?
Dov'è la Heather di sempre? Quella fredda e distaccata,
senza interessi?
-Umh...- mugugno, magari faccio pensieri diversi dal solito, ma non mi
scomporrò mai.
-Io sono Francisco, tu?- mi chiede.
Io lo guardo, il colore dei miei occhi lo sorprende un po' -Heather.
-Non hai un cognome?
-No.
E' molto invadente.
-Come mai?- decisamente, invadente.
-Sono orfana. E vivo in un orfanotrofio.
La sua espressione si rabbuia molto.
-Anch'io... Però, vivo con i miei zii.
Non avrei mai detto che fosse orfano. E' completamente diverso da me.
-Sei giapponese?- gli chiedo. E mi stupisco di me.
-Non proprio, mio padre, lo era. Da cosa l'hai capito?- strano. Non ha
nessun lineamento asiatico.
-Il tuo cognome.
Silenzio. Il professore sta spiegando il congiuntivo, ma io lo so, come
si forma.
-Quanti anni hai?- riprende a parlare. Lui non mi da fastidio, al
contrario degli altri. Ha una bella voce.
-Quattordici.- mormoro.
-Ancora? Io quindici!- questa volta ha alzato troppo la voce. Il
professore, si gira, e ci dice di smetterla di parlare.
In sottofondo si forma un ronzio di voci, che sicuramente dicono di
quanto sia incredibile che io stia parlando col uovo arrivato.
Passiamo un quarto d'ora ad ascoltare, mentre faccio qualche disegno.
Mi accorgo che Francisco mi osserva, quasi incantato. Allora lo guardo
e inarco il sopracciglio sinistro.
Lui intuisce.
-Disegni benissimo.- sospira, mentre poggia la testa nel banco, e
continua a fissare i movimenti delle mie mani.
Le due ore di Inglese sono passate, ora c'è la ricreazione.
-Hey, Heather...- odio quella voce. Non mi giro. Tanto so che
è Alex.
Mi sento prendere i fianchi da dietro, ed essere attirata dalla stessa
parte. Ma che sta facendo? E' impazzito?
Solo ora mi rendo conto che professore non c'è.
Mi sta abbracciando, e ora mi sta baciando il collo. Che schifo.
-Smettila. Mi fai schifo.
Dico, atona, ma lui continua.
Tutta la classe ci guarda, e sto per reagire, quando...
-Lasciala!- Francisco?
Ma Alex continua. Allora, il biondo si avvicina, pronto ad una rissa,
glielo si legge negli occhi.
Ma io mi giro di scatto, e do una forte ginocchiata nell'inguine, a
quel pervertito.
-Ti avevo avvisato.
A quel punto lascio tutti con la bocca aperta, tranne che quell'idiota,
che si è accasciato a terra, lamentandosi malamente.
La campanella suona di nuovo. Ora mi aspettano Italiano,
Spagnolo, e Francese.
Esco dalla scuola, oggi devo tornare da sola
all'orfanotrofio. Andy deve fare un giro diverso.
Cammino piuttosto velocemente, con lo zaino nella spalla
sinistra. Mi guardo intorno e osservo.
Delle famiglie apparentemente felici, un nonno che
accompagna la
propria nipotina a prendere qualcosa all'edicola, automobili ferme e in
movimento... Francisco che mi raggiunge e si mette a camminare al mio
fianco.
No, questa è un'allucinazione, per forza.
-Ciao, Heather!- non era un'allucinazione.
-Umh.- sospiro, ormai rassegnata.
-Non sei una ragazza di molte parole tu, vero?- no, non lo
sono, non amo parlare.
Faccio un cenno col capo.
-Fai bene. Non sei come le altre ragazze. Ora, non vorrei
avere
pregiudizi, ma mi sembrano un po' oche.- da quando i maschi sono
così svegli?
Forse lui non è come gli altri.
-Comunque... Sei stata grande alla ricreazione!
Per me è stata una cosa da niente,
così non si avvicinerà più a me. Mi
giro verso di lui.
-Il colore dei tuoi occhi è strano... Non ho mai
visto nessuno con gli occhi grigi. A parte i ciechi, ovviamente.
Io sto zitta, è vero, non c'è molta
gente con gli occhi grigi, ma non è poi così raro.
Lui deve avere interpretato male il mio silenzio, stavolta
-... Sei cieca?
Ma come faccio ad essere cieca?
-No.
-Secondo me dovresti provare a parlare di più, a
volte è piacevole, parlare con qualcuno...
Prima era stato lui, a dirmi che facevo bene a parlare poco.
-Ok... Cambiamo discorso... Ce l'hai la Play Station? O
comunque, qualche videogioco?
-No. Non ho mai usato videogiochi, non m'interessano.
-Secondo me, una volta che provi, ti piacciono!
-Non credo.
-Allora vieni a casa mia, e facciamo una scommessa. Se alla
fine
ti piacciono, allora verrai da me a fare delle partite almeno una volta
a settimana, altrimenti allora non ti chiedo più di provare
videogiochi o roba simile... Ci stai?- e mi porse la mano.
-Oggi ho impegni.
-Allora vieni domani!- che scocciatura...
Gli stringo la mano.
Oggi sono strana. E anche molto, Carl e Billy se ne sono
accorti:
dicevano che oggi ero più... Dolce e socievole del solito,
anche
se la differenza dagli altri giorni era minima.
Credo, in fondo, di essermi affezionata almeno un poco a
loro.
Sono gli unici che, malgrado il mio carattere, mi trattano da persona
normale, e mi considerano.
Oggi comunque non sono io, sono diversa, e non so
perché.
Metto in terra l'ennesimo foglio disegnato, e spengo la luce.
Mi addormento subito, stranamente.
Continua...
ANGOLO AUTRICE: Ok,
ho scombussolato la trama, e ho anche cambiato il genere, come avrete
notato.
Siccome soffro di multipla personalità, quando ho scritto il
primo capitolo avevo la personalità fredda e distaccata, un
po'
come Neji... Io ho cercato di farla così, ma non sono
riuscita,
poiché quella personalità, affiora meno rispetto
alle
altre tre, e menomale U.U...
Ok, ho visto che le storie "Originali" hanno pochissimi lettori,
rispetto alle altre.
Quindi sarei grata, ai pochi lettori, se mi dessero una piccola
opinione sulla fic, anche se negativa.
Grazie mille, ciao!
&21
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Capitolo 3 *** Amico ***
Heather_Cap.3
Amico
Tre mesi. Ecco quanto è passato, dal primo giorno di
scuola. Oggi è il 18 Dicembre.
Sono riuscita a rimandare gli inviti di Francisco, con delle
scuse, ma
oggi sono costretta ad andare, non ci sono svincoli.
Mi vesto con una maglia azzurra, con delle strisce
più
scure. I jeans larghi, le scarpe sportive.
Alex non si è più avvicinato a me,
dopo quella
vicenda: io gliel'avevo detto di smetterla.
Mi guardo allo specchio, i miei occhi sono inespressivi, il
mio viso
anche, come al solito, insomma.
Mary sta diventando sempre più antipatica con me,
forse
è
gelosa del fatto che quell'idiota ci avesse provato con me. Non
m'interessa, se si avvicina a me, sono capace di fare la stessa cosa
che ho fatto ad Alex, anche a lei, o a chiunque altro.
Mi carico lo zaino sulle spalle, ed esco. Con Andy ho deciso
di andare
e tornare sempre da sola, da scuola, e ho avvisato anche Carl e Billy,
che oggi andrò a casa di Francisco.
Ci sono rimasti di sasso, non se lo sarebbero mai aspettati,
nemmeno
io, però...
-Ciao, Heather!!
Non. Ci. Credo.
-Come va?-
Francisco... Ma dove abita?
Gli rispondo con un cenno del capo.
-Anch'io sto bene, grazie!
Mi sta forse provocando?
-Dove abiti?- gli chiedo io. Anche se la mia bocca ha
parlato senza che
io lo volessi.
-Qui dietro.- e indica un vicolo poco lontano da noi.
-E tu? Cioè... Dov'è il tuo
orfanotrofio?
Gli indico la strada che c'è in fondo. Credo che
si sia
trasferito qui da poco, altrimenti l'avrebbe saputo, dove stava.
-Oh...- fa una piccola pausa e si mette a pensare -Allora,
stasera
facciamo un gioco di auto, ok?
-Per me è uguale.
Gli rispondo con disinteresse. Però... Con lui
parlo di
più che con gli altri... E' tutto diverso... Lui non mi da
fastidio come le altre persone.
E' l'ora di Informatica. Credo di saperne più io
della
professoressa.
Il mio compagno di Computer? Francisco... Meglio degli
altri, comunque.
Ci sta "insegnando" ad usare un programma di nome "Power
Point", che
avrò usato migliaia di volte. Come esercitazione dobbiamo
fare
una Presentazione, e io la finisco in poco tempo. Poi Francisco si
è messo ad aggiungere altri effetti, oltre che quelli che
avevo
già messo io, con la sua voce.
Quando li ho sentiti la mia bocca si è piegata in
un
sorriso,
impercettibile per gli altri, ovvio. Però quel biondino ha
sorriso... Che abbia notato?
Finite le cinque ore, tutta la massa studentesca era nel
giardino della
scuola. Io, invece, seguita come al solito da quel ragazzo, andavo
avanti silenziosa.
-Allora, mia zia ha preparato brasato di tacchino. E lei lo
fa
magnificamente, è una maga in cucina! Ti piace il brasato?
-Umh...
-Sì! Lo sapevo che ti piaceva!
Sono così prevedibile?
Senza accorgermene, siamo arrivati di fronte ad una villa,
direi
piuttosto bella: un grande giardino con tante piante, un ingresso
curato,...
Devono essere per forza benestanti.
-Dai, entra!- esclama Francisco, mentre si rimette le chiavi
in tasca,
e mi invita a sorpassare il cancello. Io lo faccio, e l'interno non
è da meno del giardino. Quadri costosi e mobili di buon
gusto.
Una televisione gigante cattura la mia attenzione, avrà
almeno
cinquanta pollici.
-Ti piace?
Non rispondo, un ambiente così mi stordisce un
po':
è così... Strano.
Poi si dirige verso una porta scorrevole. Non l'avevo
notato, ma
l'intera casa è in formato giapponese.
-Ehy, zia! Sono a casa! C'è anche Heather!
Allora si sentono dei passi veloci, provenienti dall'altra
parte della
porta, quella si apre, e appare una ragazza veramente bella,
dai
capelli neri e ricci, e gli occhi leggermente a mandorla.
-Ciao Francisco... Tu devi essere Heather, molto piacere.-
dice la
donna, mentre mi porge la mano.
Io l'accetto, e la saluto.
-Io sono la zia di Francisco, mi chiamo Kurumi Aiyame.-
allora
è
la sorella di suo padre... Ma non sembra giapponese di linea pura.
Per le successive due ore rimango in silenzio, e anche a
pranzo.
Però non ho visto suo zio, forse è a lavoro.
Però
il pranzo era buono, Francisco aveva ragione.
-Allora... Dobbiamo fare Geografia... Una presentazione sul
Giappone!-
aveva scelto lui quale nazione dell'Asia fare, e comunque, a me non
dispiaceva fare quello. L'unica cosa che mi destava
curiosità, e
che lo fa ancora, è sempre stato il Giappone.
-Umh.
-Heather.- per qualche motivo non mi accorgo che mi chiama.
-Heather...!- nemmeno adesso.
-Heather!!!
-Che c'è?!- esclamo, non accorgendomi di aver
perso il
controllo.
-Scusa, ma io ti ho chiamato tre volte. E comunque, tu che
parte vuoi
ripetere?- io però, non rispondo, e sto guardando qualcosa
dietro di lui. Allora si gira, e chiede -Che stai guardando?
Poi si accorge che appese al muro ci stanno delle foto di
lui da
bambino.
-Quello sono io... E quelli, erano i miei genitori...- la
sua
espressione si fa cupa. La sua mamma, una ragazza bionda, dagli occhi
azzurri, e uno sguardo birbante, tiene in braccio Francisco. Il padre,
invece, sta abbracciando la ragazza, e lui presenta tutti i tratti
caratteristici giapponesi.
Gli scende una lacrima da un occhio, che mi fa restringere
il cuore.
Non lo so perché, ma vederlo così mi fa
quest'effetto.
-Voglio ripetere la cultura.- dico io.
-Va bene!- in un attimo è tornato quello di
sempre.
-Ok, ora ti faccio vedere come si gioca!
Francisco prende un apparecchio, il joystick, mi pare si
chiami, e
inizia a spiegare.
-Con questo prendi la direzione di guida... Questo ti serve
per partire
e continuare a correre... E con questo invece fai retromarcia... Capito?
Io lo guardo annoiata. Poi inserisce un dischetto
nella Play
Station, e partono dei loghi. Poi seleziona qualcosa nel menu'
principale.
-Allora tu sei l'auto nera che sta giù, mentre io
sono
quella rossa di sopra. Lo scopo del gioco è arrivare per
primi al traguardo del terzo giro, ok?
-Mh.
-Al tre parti!
Sono partita. La mia auto inizia a girare su se stessa...
Credo che non
sia la cosa giusta da fare. Allora mi fermo, e proseguo, ma sbatto su
qualcosa e vibra il joystick. Allora riprovo, ma risulto contromano. E'
proprio noioso...
-Evvai! Ho vinto!!- esclama il biondo, ma poi incontra il
mio sguardo,
e si ricompone.
-Allora...- si avvicina a me e mi si mette dietro, mettendo
le sue mani
sopra le mie, guidando per me -Questa che ho messo adesso è
la modalità Allenamento. Qui, anche se sbagli, non puoi
perdere.
Il cuore mi batte forte, e le guance mi rodono. Ma che mi
succede?
-Guarda, quando incontri una parete, giri, e poi cerchi di
stare sempre
al centro della corsia, in modo che se c'è una curva
improvvisa, sei pronta a girare.
Dopo un paio di minuti ho finito i tre giri, e allora lui si
rimette
nella sua postazione, e da il via alla nuova gara.
Questa volta ho il totale controllo della macchina e, quando
taglio il
traguardo prima di lui, Francisco rimane letteralmente a bocca aperta.
-Avevi ragione. E' divertente.- gli ghigno, mentre lui fa il
finto
arrabbiato e mi propone la rivincita.
Inutile, tanto ho vinto di nuovo.
-Beh, allora è assicurato che anche la prossima
settimana
vieni qui.- sorride.
Sì, è vero, non mi dispiace,
però.
Sono le ora 17.00, ho altre tre ore per stare in questa casa.
Sono in camera di Francisco, e parliamo. O almeno, lui
parla, io ogni
tanto annuisco e mormoro qualcosa.
-Quindi ora mio zio se n'è andato in America per
lavoro. Fa
il ricercatore informatico. Ovviamente, non per sempre, per un mese
circa.
-Umh...
-Dimmi, Heather...
Io inarco un sopracciglio, come per incitarlo a continuare.
Lui fa un ghigno che non mi piace -Tu lo soffri...
Si avvicina a me, spero che non abbia in mente quello penso
io.
-... Il solletico?
No, il solletico no! Tutto tranne quello!
Io mi preoccupo, mi alzo da letto, indietreggio,
mentre lui
avanza, però così mi sono intrappolata al muro, e
non ho via d'uscita.
Siamo vicinissimi, allora lui mi afferra, e inizia a farmi
solletico dappertutto.
Io inizio a ridere e ad agitarmi, sbatto la testa sul muro,
cado a
terra. Mi fa male la pancia, ma quant'è che mi fa il
solletico?
Involontariamente gli do un calcio in pieno stomaco. Allora
lui la smette e si piega dal dolore. Non l'ho fatto apposta...
Ripreso il fiato, vado da lui.
-Scusa.- gli dico, sono dispiaciuta, non avrei voluto fargli
male.
-Sai... Sei bellissima, quando ridi.
Io arrossisco, e mi giro dall'altra parte, per non farmi
notare.
-E anche quando arrossisci.
Si rialza, e apre la finestra, per chiudere le persiane,
ormai è tutto buio.
-Heather, mettiti la giacca e vai fuori, subito!- quasi mi
urla, ma che succede?
Allora mi avvicino, e sgrano gli occhi: sta nevicando, e
fuori è
tutto bianco. Non ho mai visto la neve, e adesso, ce n'è
tanta.
Faccio subito quello che mi ha detto, e anche lui.
-Zia, presto, c'è la neve!- esclama Francisco,
mentre scende, di corsa, le scale.
Ma non risponde.
Quando siamo fuori, la vediamo già in giardino,
ad osservare il cielo.
-Perché non ci hai avvisato, zia?- domanda il mio
amico. Sì, lo definisco amico, per quanto possa sembrare
strano.
-Sono appena scesa... Credo che ritornerò dentro,
ho freddo...- ha sempre un'aria tristissima, quella donna.
Dopo che se n'è andata, Francisco mormora
qualcosa tipo -E' sempre triste...
-Perché?- mi è venuto istintivo,
chiederglielo.
-Da quando è morto mio padre, nonché
suo fratello, non
è più la stessa...- sussurra -Ma lo
supererà.
-Ora... Ti va di fare una battaglia?
Una battaglia? No. Non sono il tipo, non m'interessa.
-N..- ma non finisco di rispondere, che una palla bianca
ghiacciata mi arriva in piena faccia.
E siccome, io rendo ogni cosa che mi viene data, gliene
ritiro almeno tre, e lo colpisco tutte le volte.
Nel mentre che è distratto, mi nascondo tra le
piante, e ne preparo un po'.
Sento che mi cerca, e infatti vengo colpita in piena testa.
E' dietro di me.
-Ti arrendi?- mi chiede.
Non rispondo, non mi sono mai arresa, non vedo
perché dovrei cominciare proprio ora.
Lentamente prendo una palla di neve, e gliela lancio, ma
essendo girata dall'altra parte non lo prendo.
In compenso, me ne arrivano circa cinque nella schiena.
-Hai perso.- mi sussurra all'orecchio, trionfante.
Detesto, ammetterlo.
Sono strane le sensazioni che ho provato oggi... Prima per
me erano sconosciute.
Sono nella mia stanza, e disegno; disegno me e Francisco,
sulla neve,
quando lui si è avvicinato a me, e mi ha sussurrato che
avevo
perso.
Per caso, ritrovo il disegno che avevo fatto qualche mese
fa: ritrae un ragazzo, che è uguale a lui.
Lo considero mio amico, e questo vuol dire che ci tengo a lui: non sono
come gli altri ragazzini, che per amico definiscono la persona che li
sopporta o che li aiuta quando hanno bisogno, senza mai ricambiare, e
poi magari, quando quella persona definita "amico" ha bisogno di aiuto,
loro non ci sono mai.
Quando definisco una persona "amico", significa che lo è per
davvero.
Mi corico sul mio letto, e mi copro bene, ho freddo. Spengo la luce, e
dopo non so quanto tempo, mi addormento.
Continua...
Ok, ecco il continuo
XD... Spero che vi sia piaciuto =)
E ripeto quello che
avevo detto *scritto* nel precedente capitolo:
potreste recensire per favore? Potete scrivere anche "E' una bella
storia" oppure "Non mi piace, è noiosa", non costa niente U.U
Infatti, ringrazio
immensamente...
-sarawinky, che ha messo
la fic tra le seguite, e ha recensito: davvero tu e Heather vi
somigliate? Sono felice ^^... Comunque non è che sia allegra
e socievole, e credo che non lo diventerà mai, una persona
come lei hehe... Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo =)
-mothintheshell, che
anche lei ha messo la fic tra le seguite, e ha recensito: per
carità! Non ho preso il tuo commento come rimprovero ^^
Anzi, sono felicissima che tu mi abbia dato questi consigli =)
Anch'io la penso come
te, infatti con Francisco si sta instaurando un legame xP Ti
è piaciuto questo capitolo?
Spero di sì,
e grazie ancora ^.^
-tutti quelli che
recensiranno e leggeranno la fic.
Ciao!
&21
|
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Capitolo 4 *** Ti voglio bene...? ***
Heather_Cap.4
Ti
voglio bene...?
Sono passati
due anni, sono in quinta superiore. Sono reputata la
miglior studentessa della scuola, poiché eccello in ogni
materia, che sia pratica o no.
Ora, la mia vita da quasi diciassettenne, è uguale a quella
di prima. Tranne che per un particolare: Francisco.
Quel ragazzo, in questi anni ha dimostrato di tenerci, a me, non come
tutte le altre persone... Con lui ora parlo di più, e ogni
tanto
mi scappa una risata, ma questo raramente.
Almeno una volta alla settimana vado a casa sua. Almeno una volta alla
settimana lo batto ai videogiochi. Almeno una volta alla settimana
riesco a toccare una piccola parte di felicità, con la punta
delle dita.
All'orfanotrofio, invece, nessuno ha mostrato interesse per adottarmi,
insomma, la solita storia.
Oggi è il dodici Gennaio. Domani compio diciassette anni, e
non so ancora quali potrebbero essere i miei genitori.
Carl e Billy mi hanno regalato un set di pennelli e colori vari,
perché dicono che ogni tanto dovrei colorare i miei
"capolavori", come li chiamano loro...
Mi guardo intorno: le pareti grigie non lo sono più,
perché tutto il grigio è coperto dai fogli
disegnati che,
in quest'arco di tempo, sono aumentati a dismisura.
Ora ho finito il mio disegno di un cimitero desolato. Quello dove
probabilmente stanno sepolti i miei antenati, però non so
ancora
in che luogo di trovi.
Ho sonno. Spengo la luce.
La sveglia suona. Sarà anche il mio compleanno, ma
è anche sabato, e devo andare a scuola.
Mi metto una maglietta sformata nera, e dei pantaloni dello stesso
colore, oggi c'è educazione fisica, all'ultima ora.
Esco dall'orfanotrofio, e dopo poco vengo raggiunta da Francisco.
-Auguriii!!!!- quasi quasi mi sfonda i timpani, e mi abbraccia.
Poi si stacca e fruga nel suo zaino... Un attimo, cos'è
quello?
Non è che per caso è...
-Ecco, questo è per te, dopo la figuraccia dell'anno
scorso...
Mi sono rifatto!- io balbetto un "Grazie", e prendo il pacchetto in
mano: è pesante.
Ricordo la vicenda dell'anno scorso, quel giorno avevo compiuto sedici
anni, e nessuno lo sapeva, nemmeno Francisco.
Quando sono tornata a "casa", Carl mi ha detto Auguri ancora,
piccolina!", mentre mi accarezzava la testa.
Allora lui ci è rimasto a bocca aperta, e mi ha fatto gli
auguri, anche se era imbarazzato.
In un anno non si era chiesto quando compissi gli anni... Ma poco mi
importava.
Quindi mi aveva promesso che si sarebbe rifatto l'anno successivo.
-Che aspetti, aprilo!- sorride, mentre mi sveglia dal blackout causato
dai ricordi.
Io allora faccio quello che mi ha detto, e trovo una PSP dell'ultimo
modello.
Sorrido lievemente, ma in seguito ritorno subito seria -Francisco,
questo regalo mi piace molto, ma non posso accettarlo.
-Perché?
-Perché costa molto, e di certo non riceverai da me cose
altrettanto belle...
Lui fa un'espressione delusa e arrabbiata, come se mi volesse dire che
non devo preoccuparmi.
-Ne abbiamo già parlato... Non m'importa se tu non mi potrai
restituire una cosa del genere, perché non devi,
è un
regalo, o no?
Io lo guardo scocciata -Restituiscilo.
-Non voglio, e non posso... Perché dietro c'è
qualcos'altro...
Allora io giro la piccola console, e vedo un'incisione:
"Auguri Heather!!
Francisco"
Non ci
posso credere...
-Accettalo, non è difficile, devi solo sorridere, e poi lo
devi provare!- ridacchia, adesso non ho più scuse.
Sorrido, e lo provo -Grazie...
E' molto divertente il gioco, senza contare che a parte quello, ci sono
moltissime altre funzioni.
Non ho mai incontrato nessuno generoso quanto lui.
-Adesso però dobbiamo andare, altrimenti arriviamo in
ritardo, e il professore ci spenna vivi!
Siamo riusciti ad arrivare in orario, e ora è arrivato un
nuovo ragazzo nella nostra classe: Tony.
E' un ragazzo alto, dai capelli neri e gli occhi azzurri, quasi come il
ghiaccio, molto simile a me, di carattere.
Subito Alex e i suoi scagnozzi hanno cercato di inserilo nel loro
gruppo, ma invano.
Mary e le sue amiche invece cercavano di avvicinarlo, dicendogli
pettegolezzi, e sicuramente, parlandogli male di me, non sarebbe la
prima volta.
Ma si è isolato completamente da tutti.
-Ehy, socievole, Tony, vero?- chiede scettico il mio amico.
-Mh.- non presto nemmeno molta attenzione a lui, perché sto
completando un disegno, direi astratto.
Francisco si avvicina pericolosamente, e mi chiede cosa ritrae il
disegno.
-Tutto e niente.- rispondo, ed è vero.
-Ehy, siamo nell'altra pagina.- non ho riconosciuto quella voce,
perché era quella di Tony. Allora giro la pagina del libro.
Non capisco cosa possa fregargliene, se seguo o no, tanto ascolto lo
stesso.
E' suonata la campanella, e ora dobbiamo andare in palestra.
Arrivati, la professoressa ci fa cambiare le scarpe e, a poco a poco,
il grande spazio attrezzato si riempie di noi ragazzi.
Dobbiamo fare sei giri del campo di corsa e, come sempre, sono l'unica
ragazza che li fa, le altre si mettono da una parte in fondo al campo,
come al solito.
-Prof, che facciamo oggi?- chiede Francisco, curioso.
-Calcio, Alex e Peter, fate voi le squadre.- improvvisamente le altre
ragazze, che si erano avvicinate, sperando che facessimo pallavolo,
tornano indietro e si siedono.
Peter è il miglior amico di Alex, si somigliano molto, solo
che lui è meno montato.
-Heather.- ecco. Proprio quello che non volevo... Cammino
svogliatamente e mi dirigo dietro Alex.
-Francisco.- devono essersi messi d'accordo per dividerci.
Io sono il portiere, e per il momento non ho fatto passare nessuna
palla nella porta. Nemmeno quelle che tirava Francisco.
E' anche fin troppo noioso. Non ho voglia di stare in porta,
così chiedo tempo, e al posto mio faccio andare Paul in
porta,
mentre io vado in attacco.
Dribblo tre persone, delle quali una penso fosse Francisco, ma non ho
visto bene, e faccio goal.
La palla viene rimessa in gioco dal portiere avversario, la rubo ad un
ragazzo dell'altra squadra e avanzo, ma qualcuno, prendendomi la palla,
mi fa cadere. Alzo lo sguardo: Tony.
Mi guarda con quegli occhi quasi glaciali, e poi prosegue, per poi
segnare il primo goal della squadra di Peter.
Ora so solo che la prossima volta devo rimanere in porta.
-Sei stata grande! Hai parato tutti i miei goal! E ne hai segnato tre!
La prossima volta vieni con me in squadra! Non ti avevo mai vista
giocare a calcio!- mi sta assordando, è troppo iperattivo,
Francisco.
-Perché non abbiamo mai giocato a calcio qui a scuola.
-Giusto... Però anche quel Tony è forte, vero?
-Umh.
-Ok, allora... Vieni a casa mia? Così festeggiamo il tuo
compleanno!
-Ok...- avevo già avvisato all'orfanotrofio che
sarei
andata da Francisco, è prevedibile. E poi, anche se dicessi
di
no lui insisterà fino allo sfinimento, è fatto
così.
-Ciao zia! Ciao zio! C'è Heather, qui, oggi è il
suo compleanno!!- esclama, quasi urlando, e i suoi zii escono dalla
cucina per salutarci.
-Salve...- mormoro io. Lo zio, Luigi, è italiano, ed
è
spesso in viaggio per lavoro. Ha gli occhi azzurri e i capelli neri,
che porta sempre cortissimi.
-Auguri!- esclamano entrambi all'unisono.
-Grazie...
-Tutto bene a scuola?- domanda Kurumi, con tono molto
dolce, sembra essersi ripresa un pochino, dalla morte del fratello.
Io annuisco, mentre il mio amico si mette a raccontare di tutte le mie
"bellissime azioni" nel campo da calcio, e gli zii rimanono sbalorditi.
-Heather?- mi chiama lui, allora mi giro di scatto, e mi vedo arrivare
un flash in pieno volto.
Non è quello che penso io, vero?
-Sei uscita benissimo!- mi ha fatto una foto con la PSP. Allora mi
avvicino è la guardo: sono uscita malissimo, ma lo sapevo di
non
essere fotogenica per niente. Non capisco dove veda che sono uscita
bene...
-Cancellala.
-No!- mi sta facendo la linguaccia.
Non sopporto quando fa così, la tentazione di picchiarlo
è dolce, ma resisto, in fondo, lui è l'unico che
mi
sopporta.
-Francisco...- lo guardo in modo da fargli capire che non sono in vena
di scherzi, e lui sembra comprendere.
Si avvicina a me.
-Ok...- si ferma un attimo, e preme dei pulsanti sulla PSP -Ma prima
una insieme!!
Una frazione di secondo e mi ritrovo con lui che mi da un bacio sulla
guancia, che mi abbraccia, e che ci fa una foto:
questo.è.il.mio.limite.
-FRANCISCO!!!!
La prima volta in vita mia in cui ho urlato, e non l'ho fatto nemmeno
apposta.
Lui invece sembra un cucciolo impaurito, forse ho urlato troppo...
Però sulla mia faccia si dipinge un ghigno tutt'altro che
dispiaciuto.
-Co-così m-mi f-fai paura...
Incrocio le braccia e chiudo gli occhi, come per rimproverarlo, ma alla
fine, quando li riapro, è già di fronte a me.
-E se non ci fossimo mai conosciuti?
Questa domanda che mi ha posto mi ha dato una fitta al cuore... Non so
perché... Ma improvvisamente mi mancano le forze e cado sul
letto.
Se non ci fossimo mai conosciuti...
Io non avrei conosciuto il divertimento, la felicità,
l'affetto, l'amore... No, l'amore no, che dico?
O forse... No! Non è possibile! Non ho ancora conosciuto
l'amore!
Oppure sì.
No.
-Beh, ma ci siamo conosciuti, che importa?
-Già... E se invece non fossi mai venuto qui?
L'istinto mi dice di abbracciarlo io, per una volta, ma la ragione mi
dice non farlo. Per una volta seguirò l'istinto, e lo
abbraccio:
lui rimane sorpreso, molto sorpreso.
-Sei qui e questo importa.
Mi stringe a sé, sto così bene...
Dopo quei secondi interminabili, apro gli occhi, è guardo
l'orologio: le 20.30... Merda!
-Francisco... Devo andare...
Lui mi lascia andare, triste -Oh... Ti accompagno...
Devo dire che oggi ho provato sensazioni ancora nuove... Ma io non
posso amare Francisco, io gli voglio bene, ma... Uff, le crisi
adolescenziali! Ogni volta che ti fai una domanda su qualcosa e cerchi
la risposta, te ne poni altre mille!
Ho fatto un disegno... E' un manga, il primo che faccio, sono
abbastanza soddisfatta, e questa volta, lo coloro.
Vado a fare una doccia nel bagno qui a fianco, ho voglia di
stare sotto l'acqua fredda, anche se siamo in pieno inverno.
Sono avvolta nell'asciugamano, e mi pettino i capelli ricci, ancora
umidi, quando un rumore di serrature mi fa sobbalzare.
Qualcuno è entrato nel bagno, dall'altra stanza: mi giro di
scatto e sto all'erta, anche se con solo un telo addosso non
è
il massimo.
Una figura maschile con dei jeans larghi, senza maglietta, e con uno
spazzolino in mano, capelli neri, occhi penetranti...
-Tony?!
Cerco di coprirmi di più, ma se non sto attenta
l'asciugamano potrebbe scivolarmi di dosso, e addio.
-... Heather?!
Entrambi arrossiamo, e interrompo il silenzio -Cosa ci fai qui?
-Mia madre ha ucciso mio padre e mio fratello. Accoltellati. Ora
è in prigione con l'ergastolo. Quindi sono stato portato
qui,
per rimanerci finché non avrò diciotto anni.
Una storia peggiore della mia.
-Tu?
-I miei genitori sono morti quando avevo un anno, o anche meno. Nessuno
mi ha cercata, nessuno sapeva niente, non ho radici.
-Umh.
-Se non ti dispiace, c'ero io per prima qui, quindi vorrei finire.
Lui se ne va, senza emettere un fiato, e io l'ho finita con un nuovo
vicino di stanza.
Che palle...
Continua...
Scusate l'immane ritardo...
Prima mi si è rotto il pc, e poi la connessione internet...
Grazie 1000 a tutti i lettori!
E ora, le
risposte ai commenti ^_^
*VaMpIrA89---->
sono contenta che
ti piacciano sia la storia che Heather, questo chappy ti è
piaciuto? Spero di sì ^-^ P.S.: grazie per aver aggiunto la
fic
alle seguite =)
*sarawinky----> ok, ora ho capito ^_^ Somigli proprio a Heather!
=) Spero che anche a te sia piaciuto il capitolo xD Cmq sì,
Francisco vive solo con gli zii U.U
Baci
|
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Capitolo 5 *** Confusion ***
Heather_Cap. 5
Confusion
Col passare
delle settimane ho instaurato un piccolo rapporto con Tony.
La sera lui viene nella mia stanza, o io vado nella sua, e
ci facciamo compagnia.
Non parliamo molto, non fa parte del nostro carattere.
Per quanto riguarda Francisco... Boh, quando sono con lui mi sento in
un modo strano, confuso, e odio essere confusa.
Esco dall'edificio, insieme a Tony, e poi poco dopo ci raggiunge
Francisco.
-Hey ragazzi! Come va?
-Uhm.
Rispondiamo io e lui all'unisono. Siamo decisamente simili, anche
troppo.
-Che allegria oggi, ma che avete?
-Niente. Mi da solo fastidio quest'odore...
E non so nemmeno da dove provenga. Però mi da un fastidio
incredibile.
-Ho io quell'odore. Si chiama profumo maschile.
Tony? Lo aveva lui e io non me n'ero neanche accorta? Oggi sono proprio
sballata...
-Heather, la uno, com'è?
Bisbiglia il mio amico, generalmente capita che ai compiti in
classe
non sappia qualche domanda, e quindi me la chiede. Non mi dispiace
affatto però.
Stacco un foglietto dal diario, e scrivo la risposta. Poi mi alzo, e
consegno al professore di Storia il mio compito.
Ci ho messo dieci minuti, in un compito che gli altri fanno in due ore,
generalmente.
Adesso lo consegna anche Tony, poi mi giro verso Francisco:
è ancora alla seconda domanda, e sembra si stia scervellando.
Devo ammettere che è buffo.
Ora mi sento le guance roventi... Forse è la mia
immaginazione.
Riprendo il mio diario e inizio a disegnare.
Le ore passano, e la quarta campana suona, ora le due ore dedicate alla
verifica sono finite. E tutti consegnano il loro foglio, molte facce
sono deluse.
-Beh?
Chiedo a Francisco, curiosa.
-Credo che mi beccherò almeno un Sette!
Sorride soddisfatto, come solo lui può essere,
perché per
lui un Sette equivale a un Dieci e Lode. Si accontenta di poco,
è unico...
E ora perché mi vengono in mente pensieri così?
Boh, crisi adolescenziali... Spero.
Non mi accorgo che l'insegnante è entrata, mentre mi chiama
almeno un paio di volte.
-Heather!- grida un'ennesima volta, allora io alzo lo sguardo e inarco
il sopracciglio sinistro, facendola irrigidire.
Non so perché, ma faccio quest'effetto a molte persone.
-Leggi il tuo riassunto di Antologia...- mormora, incerta.
Questo è un esempio di una persona rammollita, che spaventi
anche con uno sguardo.
Ho imparato a capire il carattere delle persone dal loro sguardo, o da
come stringono la mano.
Il resto della giornata passa molto lentamente. Troppo lentamente.
Finiti i compiti, ho passato il tempo a non far niente.
Francisco è dovuto andare con gli zii in un'altra
città per una questione di lavoro, non tornerà
tra meno di una settimana...
Tsk. Certe cose non le capisco.
Ho finito per la ventitreesima volta un videogioco che mi ha regalato lui, ora non ho
più voglia.
Volgo uno sguardo alla finestra, il Sole sta tramontando.
Mi sto effettivamente annoiando.
La porta comunicante col bagno scricchiola, ed entra Tony.
Non mi stupisco.
Quando non ha niente da fare viene da me, e ci osserviamo, in silenzio,
negli occhi.
-Cinque settimane fa.
Con mia sorpresa inizia a parlare.
-In bagno.
Sta parlando del nostro primo incontro.
-Scusa.
Umpf. Va beh, poteva risparmiarselo.
Tanto lo sapevo già che non sapesse che io fossi la sua
vicina di stanza. Come io non sapevo di lui.
-Posso dormire qui?
Cosa? Questa non me l'aspettavo. Dopo qualche secondo alzo lo sguardo.
-Perché?
-Il temporale.
Non riesco a capire.
-I tuoni.
Ha paura dei tuoni? Beh, da lui non me lo sarei aspettata.
-Umh. Però dormi per terra.- faccio una piccola pausa -In un
materasso.
Di certo non ho intenzione di dormire con lui. Proprio per niente.
Mi sento scuotere lentamente.
Ma non ho voglia di reagire.
Allora tiro un pugno verso l'alto, e colpisco qualcosa. Sento un
lamento, e Tony imprecare.
Sarò anche asociale, ma odio essere svegliata prima del
tempo.
Però ormai sono sveglia, e decido di sedermi sul letto.
-'Giorno.- mi dice Tony, con tono offeso.
Io lo saluto con un cenno del capo.
-Potevi avvisarmi che sei irritabile, quando dormi.- continua lui.
-Non me l'hai chiesto.- rispondo semplicemente.
Guardo l'orologio: sono le 05.13, chiunque si sarebbe arrabbiato.
Fra tre ore andremo a scuola... Un'altra monotona giornata scolastica.
Nel precedente compito in classe sia io che il mio vicino di stanza
abbiamo preso il massimo, Francisco 8+, per lui è un
bellissimo voto, però.
Mi viene da sorridere, e Tony lo nota.
-Perché sorridi?
Non rispondo niente, perché non so cosa dire, se dicessi
"Così!" allora capirebbe subito che non è
normale, e sospetterebbe qualcosa.
-Francisco?
Io mi giro verso di lui -C-come...?
-Si nota da lontano, almeno, io l'ho notato subito.
Sono messa male.
-Diglielo.
E' matto?
Non so come potrebbe reagire, secondo me mi odierebbe a vita.
E poi, cosa dovrei dirgli? Stavo pensando scemenze, non devo dirgli
niente!
Perché io per lui provo solo affetto... O forse...
No!
-Sei confusa e vuoi risposte, vero?
Ma da quand'è che mi legge nel pensiero?
-Falla finita, Tony.
Ho paura che sarà una settimana molto lunga, con questo
sapientone...
Continua...
Scusate di nuovo il
ritardo U.U
Non mi veniva
ispirazione, e non mi è venuta, quindi ho buttato
giù solo scemenze U.U
Grazie a...
*SignoraOscura91, che ha
aggiunto la fic tra le preferite, e ha aggiunto me tra gli autori
preferiti! Grazie mille! Non saprò mai come sdebitarmi ^.^
*sarawinky, hai ragione,
Heather prima non provava imbarazzo, ma stava iniziando a sentire
qualcosa di strano, e spero che adesso le cose si siano chiarite =)
Spero anche che Tony ti piaccia come personaggio, perché
avrà un ruolo importante ^__^
Ti ringrazio
immensamente per avermi sempre fatto sapere le tue opinioni =)
Ciao!
*Only_Me, che mi ha
aggiunta anche lei tra gli autori preferiti =) Grazie mille anche a te!
Non riuscirò mai a sdebitarmi =)=)
Ciao!
*Tutti quelli leggono la mia fic, anche se non mi fanno sapere niente,
ma vi sarei comunque grata se, se mi state seguendo, di aggiungere la
fic alle seguite, o comunque una piccola recensione =) Basta anche un
"Bella fic" oppure "Brutta fic" ok?
Grazie a tutti!
Ciao!
&ry
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Capitolo 6 *** Addio ***
Heather_Cap.6
Addio
Ho finito la quinta superiore, mi sono diplomata, e sono ancora
all'orfanotrofio, non ho nessun posto dove andare.
-Vattene, presto!- mi esclama Tony, mentre apre la finestra della mia
stanza, per farmi scappare.
Mi stavo per mettere il pigiama, ma non capisco perché me ne
devo andare.
-Hai sentito quegli spari? Non sono petardi, sono pistole! Quelli sono
degli scagnozzi di un tizio contro cui ho testimoniato anni fa. E ora
stanno venendo qui per uccidermi. E uccideranno anche tutte le persone
che stanno nell'orfanotrofio.
Io sgrano gli occhi, è impossibile.
-Quindi scappa tu, salvati!- esclama ancora.
-Vieni con me...- inizio a piangere, non so perché, ma ho
l'impulso di farlo.
-No. Mi hanno spiato in tutto questo tempo. Me ne sono accorto.
Cercheranno te se non mi trovano.
Io lo abbraccio, e lo stringo forte, molto forte, tanto che si lamenta.
-Heather... Tu sei come una sorella per me... Non permetterei mai che
ti succeda qualcosa.
Un colpo al cuore, no... Anche lui per me è come un
fratello, ma non voglio che lo ammazzino!
-Non
lascierò che ti uccidano!- esclamo tra i singhiozzi, mentre
lo stringo ancora di più.
Poi vedo la sua mano alzarsi in aria, e colpirmi in un punto
imprecisato della parte superiore del mio corpo.
Non capisco più niente e svengo.
Quando mi sveglio trovo la stanza tutta in disordine, mi aveva nascosta
sopra l'armadio, e me ne accorgo solo perché cado
giù.
No!
Merda!
Cazzo no!
Non può essere!!
-... Tony...
Urlo, forte, un grido di disperazione, sono distrutta, voglio
distruggere.
Mi accuccio al suo corpo sanguinante, una ferita al cuore.
Lui mi ha salvata.
Mi giro, e vedo una scritta di sangue...
Riesco a leggere la parola «Black Dragon»
Non so cosa significhi, ma l'ha scritto Tony, prima di morire, e io
devo scoprire cosa voglia dire.
Sento delle voci che mormorano qualche parola. Ma capisco che stanno
cercando una ragazza dagli occhi grigi, che frequentava Tony.
Vado da Francisco.
Ha cambiato casa, e sta in un appartamento di questa città.
Quando apre la porta gli salto addosso, e sfogo tutto il mio pianto su
di lui.
Non capisce cosa stia succedendo, ma dato che non mi ha mai vista
così, mi lascia fare.
-Tony...
-Cosa?- chiede lui, sentendo il suo nome.
-E'... E' mo... Morto...- gli do un pugno sul petto, e lui non reagisce
nemmeno questa volta, ma sento che ci è rimasto di sasso.
Mi porta dentro casa, e io, dopo essermi tranquillizzata, dico:
-Me ne devo andare. Mi stanno cercando, l'ha detto Tony.
-C-Come te ne vai?
-Ho abbastanza soldi per un biglietto dell'aereo... Devo andare in un
posto dove nessuno mi possa trovare.
-Non andartene. Ti nascondo io...
-No... Tony ha detto che se lui sarebbe rimasto vivo mi avrebbero
cercata, ma mi cercano lo stesso... Se mi nascondessi risalirebbero a
te.
-Ma...
-No... Ora io vado... Nemmeno tu dovrai sapere dove andrò...
E' per il tuo bene.
Devo andare in un posto dove nessuno mi cercherebbe mai.
Devo andare in un posto insospettabile.
Guardo un'altra volta il planisfero dell'aeroporto e decido.
Andrò in Italia... Un volo da Londra alla regione delle
Marche non dovrebbe costare più di tanto.
Lì mi costruirò una nuova vita.
Ho già i documenti falsi pronti.
Solo la mia data di nascita rimane invariata.
Continua...
Scusate il ritardooo!!!
Non mi veniva ispirazione!!
Comunque credo di riuscire a fare il prossimo capitolo, che
sarà anche l'ultimo, antro la fine delle vacanze pasquali...
*sarawinky, ti ringrazio tantissimo di avermi seguita fino a questo
punto. Sono felice che Tony ti stia simpatico... Spero non mi ucciderai
e l'ho fatto morire, ma altrimenti non si sarebbe potuta concludere la
storia... E la conclusione la vedrai alla prossima =)
Prova a indovinare come andrà a finire XD
Un bacio a tutti, le recensioni sono accettate da parte di tutti
ovviamente, esprimete le vostre opinioni!!!
&ry
|
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Capitolo 7 *** Nuova vita ***
Heather_Cap. 7
Nuova vita
Sono già passati dei mesi da quando mi sono
trasferita qui,
nelle Marche. Vivo in un paesino non troppo abitato, e il mio nome ora
è Naomi Sparkle.
Sono stata presa come supplente di lingua inglese in una scuola media...
Guadagno piuttosto bene, e credo che mi daranno la cattedra, visto che
l'altra insegnante, per quello che ho visto, non ha insegnato un bel
niente ai ragazzi.
All'inizio non mi rispettavano, poiché ho compiuto da poco i
diciotto anni, ma poi si sono ricreduti.
Io non amo essere derisa, per niente.
Sto tornando nel mio appartamento, ma due uomini vestiti in nero,
davanti alla porta, mi bloccano l'entrata, quindi chiedo loro
gentilmente di spostarsi.
Uno di loro mi prende il polso sinistro, l'altro quello destro.
Stringono, e forte. Mi fanno anche male.
Non posso sopportare più di così.
Mi abbasso, e li porto giù con me, mentre faccio loro uno
sgambetto, portandoli a terra.
Quando sto per dare un colpo alla testa con un calcio ad uno di loro,
l'altro mormora -Ha passato l'esame.
Esame? Che esame?
Di che parlano?
Li lascio e li guardo con aria interrogativa.
-Seguici.
Quello di sinistra, mentre si alza, mi propone una sigaretta.
-Non fumo, grazie.
Io odio il fumo.
Iniziano a camminare, e mi portano in una limousine nera.
Dai vetri oscurati vedo un edificio, molto alto, siamo in un'altra
città.
Scendiamo, e mi portano all'ultimo piano.
-Il capo ti vuole vedere.
Non ci ho ancora capito niente, ma mi dirigo verso la stanza di fronte
a me, e vi entro, mentre quei due si mettono di guardia nella porta.
-Lei chi è?
Domando io, mentre un ragazzo, a cui io darei la mia età, si
alza dalla sua postazione alla scrivania e mi viene incontro.
-Heather. Tu non mi riconosci, vero?
Mi chiede, con aria un po' amareggiata.
-Dovrei?
-No.
-Come conosce il mio nome?
-Dammi del tu. Sei nata il tredici gennaio di diciotto anni fa, e sei
stata trovata davanti all'orfanotrofio, con la data del tuo compleanno
e il nome "Heather" in un bigliettino.
La parte del bigliettino non la conoscevo.
-Come lo sai?
-Per ora non te lo voglio dire. Veniamo al dunque, tu hai un QI sopra
la norma, hai una forza strabiliante, e sei professionale.
-Non ho un QI sopra la norma. Non ho una forza strabiliante. Ma
sì, sono professionale.
-Oh sì, tu hai un QI sopra la norma, e una forza fuori dal
comune, te lo posso assicurare.
-Come fai a saperlo?
-Non te lo dico. Non adesso. Comunque se vuoi puoi fare dei test.
-Avevo ragione.- mormora il ragazzo, mentre legge un rapporto sui miei
test.
Inarco un sopracciglio.
-Hai un QI pari a duecento, e una forza fuori dalla norma,
nonché hai abbattuto venti dei miei migliori uomini.
Beh, ma Francisco mi batteva. Francisco... Ripensando a lui, mi scende
una lacrima, che però camuffo con la manica della giacca,
cercando di toglierla.
-Perché piangi?
-Non ti interessa. E non sto piangendo.
-Anche orgogliosa...
Mi da sui nervi.
Mi consegna un foglio.
-Devi fare esattamente ciò che c'è scritto qui.
Se la
missione andrà bene, allora riceverai dei soldi come
ricompensa.
Lo leggo: c'è scritto, in poche parole, che devo infiltrarmi
in
un'azienda che vende alimentari, e scoprire se il presidente fa lavoro
sporco.
-Dimmi almeno per chi sto lavorando.
-Lavori per Daniel, il presidente dell'associazione anti-crimine A.A.C.
Mi giro, per andarmene.
-Quest'associazione è assolutamente segreta. Se non mantieni
il segreto, passerai guai.
Tre mesi, mi sono infiltrata, e ho scoperto che il capo sfruttava
delle persone clandestine per aumentare la produttività
dell'azienda. Adesso quel tizio è nelle prigioni dell'A.A.C.
Mi hanno pagata 10'000 euro.
La mia carriera di insegnante procede bene, e come avevo calcolato, mi
hanno dato la cattedra.
E' più semplice del previsto.
Qualche missione, ogni tanto, e il ricavato mi basta per fare una vita
agiata, ma ovviamente sto attenta ad usare i soldi, a qualcuno
potrebbero venire sospetti.
Riordinando la casa, perché ora me ne sono comprata una, in
una
collina, nella periferia del paese, mi capita di prendere la PSP che
tempo fa mi aveva regalato Francisco...
Ogni giorno penso a lui, e soffro... Mi manca, e se lo rivedessi ora
non so come reagirei, potrei anche saltargli addosso, non me ne
importerebbe niente dell'orgoglio tanto...
Ogni volta che lo penso almeno una lacrima scende pestifera dai miei
occhi.
Una perché vorrei ancora stare a Londra, con lui, con Tony,
nell'orfanotrofio...
Una perché so che questo non sarà mai possibile...
Sotto la mia maschera di indifferenza si nasconde una tristezza
inconsolabile, e rabbia, voglia di vendetta.
Io volevo bene a Tony, lui era come un fratello, e prima o poi,
troverò quel Black Dragon, e lo distruggerò, che
sia una
cosa, o un essere vivente.
Una anno, e ho diciannove anni, continuo ad avere una doppia vita.
Non sono riuscita contattare Francisco, perché se lo facessi
verrei subito rintracciata, e potrebbero minacciarmi prendendolo in
ostaggio. Non posso rischiare di perderlo.
Non lui. Non voglio perdere anche lui.
E comunque adesso mi avrà sicuramente dimenticata.
A volte penso di essere... I-Innamorata... Di lui... Forse...
Probabilmente... Sicuramente... E' un dato di fatto...
Va beh, comunque non posso pensare a lui, ora come ora.
Sono le 20.00 e devo andare alla sede dell'A.A.C.
Un'altra missione.
La leggo.
Non poteva capitare nulla di più bello: devo
eliminare Jack
White, soprannominato "Black Dragon", il capo di un'associazione
segreta di criminali.
Posso avere la mia vendetta.
Indosso la mia tuta nera, con la maschera, ognuno dei
componenti dell'A.A.C. ne possiede una.
Questo weeck-end di agosto ho deciso di trascorrerlo per
eseguire la mia missione, ho portato tre uomini con me.
Siamo in Turchia, e Black Dragon, oltre ad essere un
criminale,
sfrutta delle povere ragazze, e le fa fare il lavoro di prostitute,
prendendo il loro ricavato, e dando loro l'1% di esso.
Entriamo nella grande villa, dobbiamo uccidere soltanto lui,
poiché la società cadrà con la sua
morte.
Non vado molto fiera del mio lavoro, credo che non sia
giusto
decidere del Destino di una persona, ma il desiderio di vendicarmi
è più forte di ogni mio principio.
Un gatto attraversa il giardino, e subito viene attivato un
allarme, e dei laser inseguono l'animale.
Per fortuna si è salvato, mi piacciono i gatti.
-Luca, fermo!- lo prendo per la giacca, prima che entri
nell'area controllata dall'allarme.
-Ho notato che chiunque entri in quest'area viene
identificato con
degli allarmi, e dei laser lo colpiscono, a meno che, non riesca ad
uscire molto velocemente da quest'aera.
Continuo io, mentre lui inghiottisce sonoramente, gli ho
salvato la vita.
-Marco, dammi gli occhiali infrarossi.
Lui esegue, mentre io esamino la situazione: nella casa ci
sono
allarmi del genere, ma credo che non siano a laser, non converrebbe,
credo che siano normali con suono. Anche il padrone di casa altrimenti
ci potrebbe finire arrosto.
Ci dev'essere un congegno che rende attivi gli allarmi
esterni, quindi controllo tutta la proprietà.
Trovata.
Poco furbo, questo Jack. Io la metterei in camera mia,
personalmente.
Ora devo solo trovare il modo di farlo uscire fuori e di far
sembrare la sua morte naturale, o almeno incidentale.
Per farlo uscire di casa non c'è problema, basta
far
suonare l'allarme della sua auto, sono sicura che uscirà per
controllare che succede.
Per far sembrare la sua morte naturale, questo
sarà più difficile.
Anzi no.
Ho trovato.
-Nicola, tu sei un esperto in tecnologie, no?
-S-Sì, Naomi.
-Bene. Vedi quella "scatola" lì? Bene, quella
è il
congegno che fa funzionare l'allarme esterno. Manomettila in modo che
non possa essere disattivata.
-Ok.
Dopo che l'ha fatto torna da noi.
-Luca, vedi quell'auto rossa davanti al cancello principale?
-Sì.
-Dalle un colpo, senza armi mi raccomando, e fai suonare
l'allarme. In questo modo nessuno si accorgerà che il suono
è stato provocato volontariamente.
Lui è andato, e ha fatto quello che gli ho
chiesto.
Jack è uscito di casa, ha disattivato l'allarme
esterno
(secondo lui), e ha disattivato quello della sua auto, visto che si
è accorto che era tutto normale.
Non si è accorto però, che il laser
l'ha puntato sulla testa. Pochi secondi, e lui è stato
abbattuto.
-Troppo prevedibile.
Ghigno io, mentre ricevo sguardi esterrefatti.
-Nicola, potresti rimettere a posto l'allarme?
Continuo, e lui titubante va, e lo rimette a posto.
Come primo omicidio, non è andato tanto male.
Come vendetta, è stata perfetta.
Ma non voglio più ricevere missioni del genere.
-Lavoro perfetto, Naomi.- dice Daniel,
mentre mi fa leggere il titolo della prima pagina del giornale.
«Uomo d'affari ucciso dal proprio
allarme»
-Bene. Ma non accetterò più missioni
del genere. Non
m'importa quanto mi pagate.- non mi piace uccidere, anche se per questo
ingaggio ho ricevuto mezzo milione di euro.
-E perché hai accettato, questa volta?
-Lo sai. Pura e semplice vendetta. E ora me ne vado a casa,
se permetti.
Qualche mese dopo, mi infiltro nello studio di Daniel, ha
troppi segreti che voglio scoprire.
Guardo nei suoi documenti.
«Nome: Daniel
Cognome: Tiger
Origine: Inghilterra
Data di nascita: 13/01
Età: 19 anni
Parenti: Heather Tiger (sorella gemella), ignoti»
E questo mi basta per farmi rabbrividire.
Troppe coincidenze, stessa data di nascita, parenti ignoti,
sorella gemella dal mio stesso nome...
-Brava, hai scoperto tutto.
Questa volta mi ha beccata, infatti, Daniel è
entrato, accendendo le luci.
-Perché non mi hai detto che sono tua sorella?
Gli dico con rabbia.
-Per lo stesso motivo per cui tu sei venuta qui. E per lo
stesso motivo per cui Tony si è sacrificato.
-Io mi so difendere benissimo, lo sai.
-Non rimani sveglia ventiquattro ore su ventiquattro. Anche
tu hai
i tuoi punti deboli. Questa notizia non deve uscire da questa stanza.
Io annuisco, e lo abbraccio, e forte.
Ho un fratello, e anche se è un "mezzo"
criminale, sono contenta di averlo trovato alla fine.
-Sei uno stronzo.- gli dico sottovoce.
-Lo so...- risponde, mentre mi accarezza i capelli.
Ora che ci penso, abbiamo gli stessi occhi, lo stesso colore
dei
capelli, la stessa forma delle labbra, la stessa corporatura,...
Forse anche lo stesso QI, visto che lui è il
presidente di
un'associazione così importante, e segreta allo stesso tempo.
Direi... Di essere... Felice e triste, se lo si
può essere in questo mondo.
Continua...
Ok,
ecco il penultimo capitolo...
E'
una schifezza, ma almeno non sono in ritardo come al solito xD La
notizia più strabiliante del millennio!
*sarawinky,
grazie per la recensione =), ok, comunque, beh, ho rimandato l'ultimo
capitolo, ho voluto seguire (almeno un po') il tuo consiglio, anche se
non credo sia quello che intendevi tu, perché io sono scema
e
non mi riesce mai niente U.U Basta vedere come scrivo xD
Spero
comunque che sia di tuo gradimento anche questo capitolo, e spero mi
farai sapere come ti sembra...
Comunque non devi ringraziare, anzi direi che dovrei essere io a dover
ringraziare te, visto che ogni volta mi fai sapere la tua opinione =)
Per me è molto importante xD
Ne
approfitto anche per dirti BUONA PASQUA!!! ... Anche se era ieri =.="
Sempre
che tu sia cattolica, altrimenti non servono a niente gli auguri
ù.ù
Grazie
anche a tutti quelli che mi stanno seguendo anche se non mi dicono se
la fic piace o dovrei migliorarla, e vi faccio tantissimi auguri di
BUONA PASQUA!!! Anche a voi =), anche se era ieri U.U
&ry
|
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Capitolo 8 *** Destino ***
Heather_Cap. 8
Destino
Il
tempo passa velocemente...
Ho già ventuno anni...
Nessuno può sapere che Daniel è mio
fratello...
La situazione nell'A.A.C. è perfetta...
Ricevo almeno dieci richieste di lavoro al giorno...
I miei colleghi di scuola sono gelosi di me,
perché io sono
giovane e ho già tanta fama...
Non disegno più, è come se
l'ispirazione
mancasse...
Mi sono comprata un cane e un gatto, Taco e Joe... Sono
piccoli, e per
questo stanno instaurando un rapporto di amicizia fraterna fra loro.
E... Sono ancora innamorata di Francisco.
Ma non posso contattarlo, ovviamente, sempre per lo stesso
motivo.
Sul lavoro ho acquisito un nome falso (tecnicamente anche
l'altro lo
è, ma tutti mi conoscono con il nome di Naomi), come ce
l'hanno
tutti quelli dell'associazione.
Lì mi chiamano Kristal.
L'utilità del nome falso è che se
qualcuno
dovesse
sentire i nostri nomi, allora ci potrebbe facilmente rintracciare, ma
con nomi falsi è più complicato.
Però mi sono stufata di nomi falsi.
Vorrei tornare ad essere solo Heather... Ma ora ho fatto un
casino, e
non posso rimediare...
Anche se vorrei.
A volte penso di essere cambiata da quando stavo in
Inghilterra,
nell'orfanotrofio, anche se interiormente, poiché la mia
barriera di indifferenza c'è sempre.
Non mi voglio più affezionare a nessuno, ho
sofferto troppo.
Mi sono resa conto che cercando vendetta avevo un obiettivo,
che ho
raggiunto prima del previsto, "Grazie al tuo QI" mi ripete mio
fratello. Ma ora...
Non ho obiettivi, non ho ambizioni, non ho vita privata,
niente.
Il piccolo Taco, un pastore tedesco, mi viene incontro e mi
salta nel
ventre, deve aver avvertito la mia tristezza, è tipico di
questi
animali.
Joe invece dorme.
Il cucciolo di cane mi lecca la parte di pancia lasciata
scoperta dalla
maglietta, facendomi solletico.
Inizio a ridere, a ridere e a ridere, finché non
mi viene in
mente la frase "Sai...
Sei bellissima, quando ridi."
L'aveva detto Francisco, una volta,
dopo avermi fatto il
solletico, e dopo essersi preso un calcio in pieno stomaco.
Le lacrime non tardano a cadere dai
miei occhi.
Do un bacio alla testa di Taco, e lo
rimetto a terra, in modo da
potermi alzare.
Me ne vado a dormire, visto che
è l'una.
Il sole penetra dalle finestre, e
subito mi sveglio, non sono cambiata
sotto questo punto di vista, la luce mentre dormo mi da sempre fastidio.
Sono le 7.15, ma visto che
è domenica, non devo andare a
scuola.
Il cellulare squilla, mi
è arrivato un messaggio.
Lo apro, è da parte di
mio fratello, e c'è scritto che ha una nuova missione per me.
Do da mangiare ai miei animali, e mi
reco all'A.A.C.
Come al solito Daniel è
già nel suo studio, e vi
è dalle 5.00, come sempre.
-Ciao.
-Ciao.
-Che missione devo fare?
Lui mi consegna un foglietto, il
solito foglietto di carta, con
stampati i dati della missione, destinato ad essere bruciato subito
dopo averne registrato il contenuto nel cervello.
Wow...
-Ma sei sicuro?
Lui annuisce col capo.
-Sei la più adatta per
questo, e non lo dico perché sei mia sorella.
Non pensavo mi desse un incarico
così importante.
-Hai un
gran carisma, riesci a persuadere chiunque.
-Sarà, ma non ne sono sicura...
Non mi ha detto nient'altro, e se n'è tornato a
compilare moduli di cui non conosco il contenuto.
-Comunque sia... Ti affido Taco e Joe per sabato prossimo:
lo dedicherò alla missione.
-Prof., dobbiamo scrivere anche le domande, o direttamente
le
risposte?- mi chiede un alunno, mentre solleva in aria il foglio del
compito.
-Come volete, se volete sprecare tempo, copiatele.-
rispondo, forse
sono stata un po' troppo antipatica, ma stasera... Non ho proprio
voglia di svolger quella missione.
Sono alunni di terza media, ma non hanno ancora capito che
le domande
del test possono anche non copiarle, ma scrivere direttamente la
risposta..
Devono scrivere una lettera ad un amico, che può
essere
immaginario o meno, descrivendo il contenuto più le loro
opinioni su un libro che hanno letto.
I ragazzi della mia classe hanno almeno un 7 come voto in
pagella, solo
una ragazza ha l'insufficienza, ma mi ha consegnato sempre fogli
bianchi come compiti.
Se non studia peggio per lei.
Mah... Nelle altre materie invece solo pochi alunni
raggiungono il 7,
secondo i colleghi è perché io incuto terrore.
Boh...
Ho una ventina di compiti da correggere.
Joe e Taco stanno mangiando, ne approfitto per quello.
Questo ragazzino ha sbagliato anche come si scrive "Caro",
tsk...
Un'altra ha sbagliato completamente il tempo...
Altri hanno fatto un compito non attinente al tema...
Joe mi salta addosso, è spaventato, e molto anche.
Mi avvicino alla veranda, e vedo Taco che lotta contro
una... Biscia?
-Taco, fermo!- esclamo, con tono di comando.
Allora lui si gira, e con il "piccolo" serpente tra i denti.
-Sei sempre il solito...- sorrido leggermente: nonostante
sia
affettuoso, è un adorabile combattente, e l'ha fatto per il
fratello, sicuramente.
Questo mi fa pensare a Tony... Mi manca, anche se lui non
era il mio
vero fratello, che grazie al "caso", definiamolo così, ho
incontrato.
Daniel sostiene che niente succede per caso, se accade
qualcosa, anche
la più banale, quella avrà un valore
importantissimo
nella nostra vita.
Non so se sia così o meno...
Il cellulare squilla, è quasi ora dell'incontro
per la missione:
io dovrei incontrare un tizio, per fare accordi segreti tra l'A.A.C. e
lui, per fargli mantenere il silenzio.
A quanto pare ha scoperto l'associazione.
Apro il messaggio.
E' Daniel, dice che viene lui a casa mia, di non scomodarmi,
dice che così perderei tempo.
Il campanello suona.
E' stato più veloce del previsto, deve aver
scritto il messaggio in macchina.
-Ciao Daniel.
-Ciao Heather.
Non ha fatto in tempo a varcare la soglia che Taco e Joe gli
sono saltati addosso, si sono affezionati anche a lui...
-Sto andando.
-Ciao!
Con la solita tuta nera e la maschera, mi reco all'indirizzo
indicato nel foglietto della missione.
Mi stupisco quando vedo che il posto è l'attico
di un Hotel a cinque stelle.
Sono seduta nel divano, sono due ore che sono qui, e se quel
tizio non arriva me ne vado.
Mi sono rotta di aspettare.
Un conto è cinque, dieci minuti, ma due ore no!
Mi alzo con uno sbuffo, e mi dirigo verso la porta.
Due braccia forti mi cingono la vita, provo a liberarmi ma
non ce la faccio.
Le mani risalgono il mio corpo fino agli occhi, e li
coprono, mi fanno girare, e poi mi liberano la vista.
Rimango di sasso.
Impossibile.
Non ci credo.
Allucinazione.
-Sono io.
Senza riflettere scoppio a piangere, e lo abbraccio,
lo stringo forte, lui fa lo stesso.
E poi lo bacio.
Già lo bacio.
Una cosa che non mi sarei mai aspettata da me stessa.
Lui è sorpreso, ma poi ricambia, con foga e
dolcezza allo stesso tempo.
Si stacca da me e mi toglie la maschera.
-Heather...
-Francisco...
E' cresciuto. Ora è più alto di me, ha
il corpo tonico e
asciutto, ha sempre i capelli biondi, e gli stessi occhi di tre anni
fa...
Sto per dirgli una cavolata, che per me però non
lo è affatto.
-Ti amo.
Ecco, l'ho detto.
Chiudo gli occhi, non sapendo quale potrebbe essere la sua
reazione.
Ma lui mi stringe a sé, con una dolcezza che mai
avrei creduto potesse esistere in questo mondo.
Poi mi bacia il collo, prima teneramente, poi
appassionatamente, facendo accendere una fiamma dentro di me.
Mi sbatte al muro, e pesto la testa, emettendo un lamento.
-Scusa...
Ma io riprendo a baciarlo.
Infila le mani sotto la maglietta, facendomi rabbrividire.
Mi toglie la maglietta, io gli slaccio la camicia.
Ha addominali ben scolpiti.
Mi toglie i pantaloni, e io lo faccio rimanere in boxer.
In seguito mi toglie il reggiseno, lasciando libera la mia
terza.
-Sei bellissima...
A quelle parole arrossisco, mi sento viola.
Ci uniamo, per la prima volta nella nostra vita.
Io divento donna davvero.
E per la prima volta mi sento viva.
Mi sveglio tra le coperte del letto dell'appartamento
dell'Hotel.
Una testa bionda è appoggiata al mio braccio,
Francisco dorme ancora.
Quasi non ci credo che ci siamo ritrovati, e ancora meno che
ho passato la notte con lui...
Sono... Felice... Mi sembra di poter toccare il Paradiso con
le mani...
Se ci penso...
Certo! E' tutta opera di Daniel, lui deve aver aiutato
Francisco!
Tutto quadra...
Lo devo ringraziare.
Prendo il telefono, che è finito per terra, e
compongo un semplice messaggio.
Grazie, Daniel
E lo invio.
Mi sento stringere il braccio, mentre mi accorgo che lui si
è svegliato.
-Anch'io...
Sussurra dolcemente, per poi sbadigliare dal sonno.
-Come?
-Anch'io ti amo...
Mi si ferma il cuore quasi, è una bellissima
sensazione sentirselo dire.
Forse Daniel aveva ragione: le cose accadono sempre per un
motivo, anche se sono banali, tristi, o orribili.
Forse era Destino
Fine
Eccomi nell'ultimo
capitolo U.U
Spero che sia piaciuto
almeno un po', anche se è più "caldo" degli altri.
Che dire, direi di aver aggiornato presto O.o xD
*sarawinky, ovviamente
grazie per avermi seguita fino alla fine, non sai quanto ti ringrazio
^^, davvero lo scorso capitolo era a livello di una storia Thriller?
O.o che bello!!! ^^
Comunque, no non ho letto
Millemium, anzi non la conosco proprio xD, di cosa parla?
Spero che questo capitolo
non sia stato deludente U.U Almeno alla fine Francisco è
tornato xD
Il mistero di Tony...
L'ho voluto lasciare mistero, perché lui era misterioso in
sé xD
Grazie mille del
suggerimento per il precedente capitolo, appena l'ho visto una marea di
dati contorti hanno iniziato a vagare nel mio cervello xD (succede
sempre così, a me basta dire qualcosa, e tipo un computer lo
collego ad un altro milione di cose U.U)
Grazie per gli auguri,
anche se non sei cattolica =)
Spero che magari, se
pubblicherò qualcos'altro, ti possa capitare di buttarci uno
sguardo =)
Un bacio
Ciao!
*Tutti quelli che mi
hanno seguita =)=)
Ciao!
&ry
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