Blood and Chocolate <3

di francydenis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° cap. ***
Capitolo 2: *** 1° giorno ***
Capitolo 3: *** giorno di pioggia ***



Capitolo 1
*** 1° cap. ***


Blood and Chocolate

-Te ne devi andare!-disse pacatamente la donna.

-Ma mamma perché devo andarmene?Io vi voglio bene!-singhiozzò la bimba dagli occhioni blu.

-Non chiamarmi mamma!Tu non puoi stare con noi,tu non sei come noi!-dopo,il buio.”



-Lizzy!arriveremo tardi!-si sentirono dei passi veloci dal piano superiore.

-Arrivo,arrivo!-una ragazza,sui 17 anni dagli occhi blu,apparve sulla soglia delle scale mentre si sistemava un nastro blu alla fine della lunga treccia nera che le cadeva sulla spalla.

-Finalmente!Su sali in macchina che ti accompagniamo-.

La famiglia Darcy salì in macchina pronta per iniziare un nuovo giorno in una nuova città.

-Tesoro sei tesa per il tuo primo giorno di scuola?-chiese il capo famiglia.

-Mmm...a dire il vero no:sarà come tutte le volte,nessuno mi si avvicinerà,le materie saranno sempre le stesse,e i professori saranno sempre i soliti fantocci che a fine giornata torneranno a casa soddisfatti di averci impartito le loro “perle di saggezza e sapienza” in modo da esser convinti di svolgere eccezionalmente il loro mestiere ed essere in pace con loro stessi-rispose la ragazza.

-Lizzy non puoi essere così pessimista,magari stavolta ti troverai bene e non troverai ad insegnarti i soliti “fantocci” come dici tu-.

-Siamo arrivati!buona giornata Elizabeth!-e prima di scendere dalla macchina le diede un bacio sulla guancia.

-Elizabeth!-il richiamo le fece arrestare i passi.

-Ti veniamo a prendere o tornerai da sola?-

-Tornerò da sola!-e ricominciò a camminare verso l'edificio.

Per i corridoi c'erano già vari studenti che passeggiavano,chiacchieravano,ridevano e prendevano in giro qualche povero malcapitato.

Cercò l'ufficio con su scritto “Segreteria alunni”.

Quando lo trovò bussò ad una porta in legno chiaro piuttosto sottile con in cima un luminaio in vetro plastificato da cui filtrava la luce artificiale.

-Avanti-.

Entrò.

-Buon giorno...dovrei ritirare il mio orario-disse.

-Nome?-chiese un'anziana signora che sicuramente a poco sarebbe andata in pensione.

-Elizabeth Darcy-.

La signora le diede l'orario,gli diede un'occhiata e vide che di li a poco avrebbe avuto letteratura.

-Questo è un foglio che devono firmare tutti i tuoi professori e che dovrai consegnarmi a fine settimana-e le porse un altro foglio.

Suonò la campanella.


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Capitolo 2
*** 1° giorno ***


AVVISO:vi consiglio per snobbarla di aspettare almeno il terzo capitolo.

Se la storia non avrà una crescita di recensioni,visite ecc la storia verrà CANCELLATA e mi dispiacerebbe dal momento che l'ho appena iniziata.


Blood and chocolate

Ci mise un po' per trovare l'aula di letteratura e quando la trovò bussò prima di entrare in aula.

-Buon giorno sono Elizabeth Darcy(è stata una scelta puramente casuale ,non c'entra nulla con Orgoglio e Pregiudizio ç__ç n.d me)-si presentò.

-Oh si!Signorina Darcy prego si accomodi-le prese il foglio di mano,lo firmò e glielo restituì.

L'unico posto libero era accanto ad una ragazza dall'aria fin troppo socievole.

-Ciao io sono Patricia Burns tu sei Elizabeth,oh ti posso chiamare Beth?mi piace molto questo nomignolo,tu potresti chiamarmi Patri!!sono sicura che diventeremo grandi amiche!da dove vieni?che lavoro fanno i tuoi?sai i miei hanno un negozio d'abbigliamento nel centro della città!potremmo andarci insieme un giorno!-

Elizabeth pensava che quella ragazza fosse davvero logorroica.

-Ciao,come ben sai sono Elizabeth Darcy e vengo da Londra...-

-Su ragazze farete conoscenza dopo-e la lezione iniziò.

L'ora passò e finalmente poté scappare dalle grinfie di Patricia.

Seconda ora:Matematica.

Stesse formalità e stessa lezione noiosa.

Anche tutte le altre lezioni si susseguirono in modo uguale.

All'ora di pranzo uscì,attraversò il cortile popolato da una marea di ragazzi,ed entrò dentro un edificio formato da molteplici vetri che facevano da pareti.

L'interno era molto grande,spazioso e arioso.

Già molti studenti si erano divisi nei tavoli a gruppi:le Cherleader(rimpiangeva veramente Londra),gli idioti pompati della squadra di football,e poi i vari gruppi di amici.

Di solito,nelle altre scuole,aveva sempre evitato di entrare a contatto con loro.

Lei non pranzava mai:o andava in cortile a leggere in una panchina,oppure sedeva vicino una finestra nell'angolo più isolato.

Con suo grande rammarico l'unico tavolo libero era al centro della grande mensa,e quella mattina per la fretta aveva dimenticato di portarsi un libro.

Sconsolata attraversò i tavoli fino a sedersi su una delle panche in legno.

Dopo nemmeno una decina di minuti si alzò,recupererò le sue cose e si diresse verso l'aula della penultima ora:storia.

Si sedette all'ultimo banco vicino la finestra,in modo da poter osservare il paesaggio circostante:la stazione,alcuni palazzi e negozi.

Rimase a guardare fuori la finestra per un tempo indefinito,si accorse di quanto tempo fosse passato solo quando vide entrare tutta la classe.

La Professoressa di storia era una donna molto appassionata,spiegava,raccontava con sentimento,li rendeva partecipi e questo era una cosa che apprezzava molto.

Quando l'ora finì andò ad inglese.

L'ora sembrava non finire mai quando finalmente,per la gioia di tutti i presenti compreso il professore,suonò la campanella di uscita.

Raccattarono la loro roba e lasciarono l'edificio.

La stazione non era lontana dalla scuola e si poteva benissimo raggiungere a piedi.

Prese il treno,si sedette come suo solito accanto al finestrino e passò il viaggio a guardare le immagini che scorrevano veloci.

Il capolinea era ad un'altra stazione,non molto lontana da dove abitava,un po' più piccola di quella da cui era partita.

Scese dal treno,uscì dalla stazione e si incamminò verso casa.

Ad un certo punto sentì un buonissimo odore,qualcosa di dolce e amaro allo stesso tempo,uscire da una delle stradine .

Poi vide uscire una donna con un sacchettino rosso con su scritto in dorato “Chocolate dream”.

Incuriosita imboccò la stessa strada da cui era uscita quella donna.

Seguendo quel delizioso aroma,si fermò davanti ad un negozio rustico all'interno che si vedeva dalla grande vetrina che esponeva delle torte completamente ricoperte di cioccolato.

Elizabeth ne rimase incantata.

Entrò guardandosi ancora intorno,incredula di vedere tutto quel cioccolato racchiuso in una stanza.

C'erano dei frigoriferi ,ai lati del bancone in legno di noce,che conservavano le invitanti torte,bignè e di tutto e di più.

Dietro al bancone si vedeva una porta ,dal quale proveniva maggiormente l'aroma,che dava alla cucina.

E agli angoli erano situati dei tavolini sempre in legno di noce.

-Signorina ha bisogno di qualcosa?-le chiese una donna con un dolce sorriso ad illuminarle il volto tondo segnato dalle leggere rughe intorno agli occhi.

-Si.Potrei vedere una di quelle torte?-le rispose indicando uno dei frigoriferi.

La signora uscì da dietro il bancone ed aprì il frigorifero tirandone fuori una torta di piccole dimensioni completamente ricoperta di glassa lucida marrone scuro che emanava un forte aroma di cioccolato fondente.

-Va bene questa?-chiese gentile la donna.

-Si grazie-.

Le porse il sacchetto rosso,mentre Elizabeth pagava.

-La ringrazio,arrivederci-.

Detto questo uscì dal negozietto.

Uscì dalla stradina e continuò la strada per il ritorno a casa.

-Jane,Robert sono a casa!-annunciò una volta tornata a casa.

-Tesoro siamo in cucina!-risposero in coro.

-Ehi tornando da scuola vi ho portato un regalino...-

Gli occhi della donna brillarono alla parola regalo.

-Che cos'è oh Lizzy sai che sono curiosa!!-

-E golosa!si lo so!Per questo tornando da scuola mi sono fermata in un negozietto molto carino e ti ho preso questa!-e le porse il sacchetto rosso con la scritta “ Chocolate dream”.

-Ma è una setteveli!!oh Elizabeth grazie sei un angelo!-.

Elizabeth si rabbuiò:-sai benissimo che non lo sono Jane-sussurrò col viso scuro,improvvisamente rabbuiato.

L'aria in casa si fece improvvisamente pesante.

-Mi dispiace,perdona questa donna che non pensa prima di parlare-si scusò Jane abbracciandola.

Lizzy ricambiò l'abbraccio con delicatezza.

-Allora l'apriamo questa delizia?-ruppe il silenzio la voce allegra di Robert.

-Certo!non l'ho comprata per esporla in vetrina!-scherzò la ragazza.

-Com'è andato il tuo primo giorno di scuola?-chiese Jane portandosi alla bocca un pezzetto di torta.

-Rispetto alla mia vecchia scuola di Londra è un po' più piccola,ci sono degli armadietti,la mensa è più grande ed ariosa,e ci sono tanti armadi pompati della squadra di football con attaccate al braccio delle sgallettate altamente infiammabili che si divertono a prendersela col primo malcapitato.

Poi all'ora di letteratura mi si è letteralmente incollata una ragazza a dir poco logorroica che in un'ora è stata capace di raccontarmi tutta la sua vita,e l'unica nota positiva sui professori è che la Professoressa di storia è una donna in gamba:non sembra nemmeno che spieghi,è talmente appassionata che sembra che racconti-.

-Non sembra esser andata tanto male..-tentò di sdrammatizzare Robert.

-Oggi per la fretta ho dimenticato di portarmi un libro-aggiunse Elizabeth.

-Ok...allora è andata male-.si corresse l'uomo.

-Beh io vado in camera a sistemare le ultime cose-si alzò,diede un bacio in guancia ad entrambi e salì le scale.

La sua stanza era grande,bianca ed affacciava su una veranda.

Anche la porta era bianca,appena entravi lungo la parete a destra trovavi degli scaffali quasi completamente occupati da libri di ogni genere letterario;

lungo la parete sinistra c'era invece un armadio in vetro opaco celeste con i bordi blu cobalto.

Un po' più in là c'era un letto matrimoniale in legno bianco con le coperte leggere in azzurro.

Ai piedi del letto c'era un tappeto indaco molto soffice al tatto.

Il pavimento era in parche chiaro.

Accanto al letto c'era una lampada per quando leggeva a letto.

La quarta parete era una vetrata che faceva da porta ad una veranda dove c'era una poltrona bianca con di fronte un tavolino sempre in legno chiaro.

La veranda affacciava sul giardino di casa:a fare ombra c' erano degli alberi di ciliegio in fiore,a cui due era stata attaccata un'amaca,difronte c'era una piscina che più di una piscina sembrava un laghetto artificiale dal momento che era in stile giapponese.

Al centro della stanza c'erano diversi scatoloni con su scritto “Lizzy” accatastati uno sopra l'altro,mentre ancora due scatoloni erano pieni.

Elizabeth cominciò a svuotarli:uno conteneva un paio di libri e l'altro conteneva dei maglioni.

Sistemò gli ultimi libri sugli scaffali con ordine quasi maniacale e lo stesso fece con gli ultimi maglioni.

Prese gli scatoloni,li schiacciò e li depositò nel ripostiglio.

Dopodiché andò in bagno per farsi una doccia.

La sua immagine nuda allo specchio le ricordò che l'inferno stava per cominciare,che il punto fermo era inevitabilmente vicino.

Distolse lo sguardo infilandosi sotto il getto d'acqua tentando,invano,di allontanare tutto ciò dalla sua mente.

Il bagnoschiuma che le odorava la pelle era al cioccolato fondente,e ciò la riportò al “Chocolate dream” e al sublime sapore di quella torta.

Decise di ritornarci l'indomani.

ANGOLO AUTRICE

oltre a dire che ci sono rimasta veramente male:una recensione che tanto recensione non è;

solo 36 lette(me l'avete proprio snobbata)

e due preferiti. ç________ç

S chan:ti ringrazio per non averla snobbata e spero che continuerai a leggerla e recensirla *___* per il resto ti ho risposto x e-mail ed anche sul brano,ti ringrazio anche per la tua utile correzione un bacio a presto.


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Capitolo 3
*** giorno di pioggia ***


Blood and Chocolate

-Lizzy noi andiamo!-annunciarono Jane e Robert.

Lizzy scese dalle scale allacciandosi dietro il collo un ciondolo a cuore di zaffiro che risaltava sul chiarore lunare della sua pelle.

Raccolse la sua borsa nera ,ci mise dentro tutti i libri ed uscì.

Quel giorno pioveva a dirotto,nonostante fosse ancora settembre,ed il suo abito a corsetto con gonna appena sotto il ginocchio e due semplici ballerine in vernice nera non fossero proprio adatti, non sentiva freddo.

Rientrò in casa,prese l'ombrello e s'incamminò verso la stazione.

Raggiunse la stazione ed aspettò il treno.

La pioggia batteva furiosa contro il viso di Elizabeth e

quando finalmente arrivò il treno emise un sospiro di sollievo.

Salì di fretta sul treno sedendosi nel luogo più isolato,meno assolato e col finestrino aperto per fare entrare dell'aria fresca.

Sentiva su di sé un po' gli occhi di tutti:sicuramente pensavano a quanto fosse strana quella ragazza che volontariamente si estraniava dal mondo.

Imbarazzata da quegli occhi poco discreti si portò una ciocca di capelli neri ondulati,quel giorno lasciati sciolti,dietro l'orecchio.

Tutti i diversi odori si mescolavano frastornandola,ma solo uno attirava la sua attenzione:odore di cioccolato.

Lei stranamente amava il cioccolato,non poteva farne a meno,e quell'odore-che ne era un puro concentrato-l'attirava più del dovuto.

Quando alzò il viso e seguì la scia,e i suoi occhi si soffermarono sulla figura di un ragazzo abbassò subito lo sguardo incollandolo sulla pagina del libro che stava leggendo.

Tutto ciò era totalmente inutile:il suo profumo la inebriava e la mandava in estasi facendole perdere la lucidità.

Ormai erano minuti che cercava di concentrarsi su una frase,la quale ancora non prendeva forma e senso nella sua mente.

Respirava l'aria fresca che entrava dal finestrino aperto con foga,cercando un appiglio,un barlume di lucidità in essa.

Quando intravide la stazione centrale un sospiro di sollievo le sfuggì dalle labbra.

Infatti appena il treno si fermò fu la prima a scendere da esso.

Ma appena scese una fitta pioggia la investì in pieno facendola indietreggiare spinta dal vento.

Perse l'equilibrio e si ritrovò stretta fra le braccia di un ragazzo.

Quando si rese conto di esser praticamente abbracciata a quello sconosciuto deglutì.

Si rimise in equilibrio con uno scatto borbottando uno - “scusami”- mentre tentava di aprire l'ombrello.

Appena ci riuscì una folata di vento lo fece rovesciare facendola inzuppare.

-Ehm...tieni riparati-il ragazzo-chiaramente in imbarazzo- le offrì riparo sotto il suo ombrello.

Elizabeth sgranò gli occhi sia per l'imbarazzo sia per lo stupore:molte persone l'avrebbero derisa,invece lui le stava offrendo un riparo.

Anche se molto imbarazzata accettò.

Si sistemò sotto l'ombrello non tanto lontana dal ragazzo -costretta dalle dimensioni del riparo-e tentò di non fare molto caso al suo odore inebriante al cioccolato.

Sotto il portico della scuola chiuse l'ombrello.

Elizabeth fece per entrare quando si girò verso di lui-Ti ringrazio-lui le fece un sorriso timido ed entrò.

Elizabeth fu sollevata di non sentir più quel forte aroma che la intontiva.

Passò le lezioni non curandosi nemmeno di far finta di ascoltare le inutili chiacchiere di Patricia.

Non faceva altro che chiedersi perché quel comune odore la sconvolgesse tanto:ne aveva già sentiti che sapessero di cioccolato...

Quando udì il suono della pausa pranzo si irrigidì e cominciò a mordere nervosamente il labbro inferiore senza sapere bene perché:sapeva solo che non avrebbe passato dei bei momenti.

Si incamminò per la sala mensa a testa bassa,quasi dovesse andare al patibolo,trattenendo il respiro.

Non aveva voglia di dover sentire tutti quegli odori che l'avrebbero irritata.

E specialmente voleva fuggire da un certo ragazzo,il cui odore riusciva a stordirla pericolosamente.

Non entrò dentro l'edificio di vetro ma si sedette su di una panchina,cercò dentro la borsa il libro che si era portata e si immerse totalmente nella lettura.

Ma ahimè i suoi sensi vennero di nuovo confusi.

Fece quasi della violenza su se stessa per non alzare lo sguardo dal libro e puntarlo su quella dannatissima figura.

Ma lei aveva un “sesto senso” e sapeva di esser guardata,inoltre ad innervosirla di più c'era quel dannato profumo che non ne voleva sapere di smettere di annebbiare la sua mente e confonderle i sensi.

Ormai ai limiti della sopportazione alzò lo sguardo piuttosto irritata,ed esso si scontrò con due specchi smeraldini ,incatenandolo.

Il ragazzo distolse lo sguardo velocemente e quel legame,stranamente,le mancò.

Quando lo vide scomparire all'interno della mensa riconcentrò la sua attenzione alla lettura...ma quel profumo non l'abbandonò nemmeno per un secondo.

La storia non riusciva ad attirare la sua attenzione,ormai era totalmente intontita...tanto che non si accorse di alcuni passi troppo vicino a lei.

-Ehi ragazzi guardate chi c'è!quella nuova!glielo diamo il benvenuto a questo piccolo elfo inglese?-disse una voce seguita da varie risate beote.

Il libro di Elizabeth le venne strappato dalle mani ed osservato da uno scimmione beota di circa 1,90 m.

I sensi della ragazza tornarono velocemente a funzionare nel momento in cui le venne sottratto il suo libro e assottigliò pericolosamente gli occhi.

-Ridammelo-il suo tono di voce era calmo,ma se si andava a scavare di più si poteva udire una nota di minaccia.

-Oh ma sentitela!allora l'elfo sa parlare!mi dispiace piccoletta ma non ne ho nessunissima intenzione!-rise il beota e i suoi degni compari.

-mi sa che non ti hanno informato ma gli elfi non esistono!e poi io non sto a sprecare parole con persone incapaci di comprenderle-fu la risposta tagliente della ragazza.

Il bestione sembrò non gradire molto la battuta che fece ridacchiare i suoi compari umiliandolo.

-Come osi piccola tr..-non finì mai la frase.

-Come ti permetti tu di venire a rompere le scatole alle persone!e la fine della frase è meglio se te la risparmi,sai potrebbe essere troppo per il tuo povero neurone mutilato formulare un insulto troppo elaborato per quel cervello striminzito in egual misura ai tuoi attributi!-il volto dello scimmione divenne paonazzo,e avrebbe giurato di veder uscire del fumo dalle orecchie.

-Vieni qua che ti faccio vedere io se sono striminzite brutta tro..-

-David piantala di fare l'idiota e lasciala in pace,non ti ha fatto nulla-parlò una figura indistinta avvicinandosi,e quando fu abbastanza vicino Lizzy lo riconobbe come il ragazzo che sapeva di cioccolato.

-Evan fatti gli affari tuoi!-rispose brusco avvicinandosi.

-Oh si che sono affari miei!poi chi cerca di salvarti il fondo schiena con zia?-rispose con un ghigno.

-Va al diavolo tu e la tua amichetta!-disse andandosene,senza prima lanciare un'occhiata truce alla ragazza.

-Ciao sono Evan e se non sbaglio tu sei la ragazza dell'ombrello!-si presentò con un sorriso.

-Piacere io sono Elizabeth e tu dovresti essere il mio salvatore-rispose all'ampio sorriso con un altro timido.

-Che diamine voleva tuo cugino?-chiese lei.

-Mmm...non saprei...forse non gli hai sbavato dietro come le altre!-le rispose.

Lizzy ,stranamente,rise della battuta del ragazzo dagli occhi smeraldo.

-Beh non vedo motivo per farlo!-disse poi lei ricordando la figura dello scimmione.

-Finalmente una ragazza con un po' di sale in zucca!!sia lodato il Cielo!-commentò alzando le braccia al cielo mimando un “grazie”,per poi tornare ad osservare la figura di Elizabeth scossa dalle risa.

-Non mi dire che quello scimmione di tuo cugino è considerato il ragazzo più bello!sennò veramente c'è una grave scarsità di materia grigia in questa scuola!-rise.

Erano tanti,troppi anni che non rideva così tanto con un suo coetaneo,con una persona che non fossero i suoi genitori adottivi,e la cosa la faceva stare bene.

Ridere con lui la faceva stare bene.

-Ti ringrazio-disse d'un tratto.

-Per cosa?-le chiese il ragazzo tornando serio.

-Per esser venuto in mio aiuto,anche se non te l'avevo chiesto,per stamattina:molte persone avrebbero riso lasciandomi li sotto la pioggia,invece tu mi hai dato riparo.

Grazie.-chiarì.

Lo vide abbassare lo sguardo imbarazzato e portarsi una mano alla nuca a disagio.

-Oh...beh prego.-sorrise ancora più in imbarazzo.

La campana di fine pranzo suonò e dovettero salutarsi per dirigersi ognuno verso la propria lezione.

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