Ali in gabbia, occhi selvaggi

di sailormoon81
(/viewuser.php?uid=21)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Bella Swan ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** 1. Bella Swan ***


Nuova pagina 1

Ma salve a tutti! :)

Come promesso (minacciato) nell'ultima mia fic, sono ritornata in questa sezione per presentarvi qualcosa di... diverso.

Questo è un esperimento piuttosto particolare, ma credo che noterete la particolarità solo dal prossimo capitolo.

Contrariamente al mio solito, la storia è in corso d'opera, nel senso che ho solo un paio di capitoli pronti, mentre il resto è tutto ben chiaro nella mia testa, ma metterlo su carta mi sta dando qualche problema di troppo... ma sono fiduciosa, e spero di completarla tutta entro l'anno. Okay, forse dieci mesi sono un po' pochini per quello che ho in mente, ma cercherò di non lasciare anche questa storia nella lista delle incompiute a tempo indeterminato...

Prima che me ne dimentichi, il titolo della storia, nonché il verso citato, fa parte del musical Notre Dame de Paris, che adoro. Il senso di questa scelta credo sarà più chiaro molto più avanti...

Ci risentiamo più sotto, con chi avrà la voglia di leggere fino in fondo =)

Kla

 

ALI IN GABBIA, OCCHI SELVAGGI

 

 

 

E qualcosa ci ha legato

Per la vita e per la morte

Qualche cosa di segreto

Tanto forte tra di noi

(Notre Dame de Paris - R. Cocciante, P. Panella)
 

 

Capitolo 1

Bella Swan

 

 

Inspira. Espira.

Inspira. Espira. Ecco, bene così.

In fondo non è una tragedia: si tratta solo di una stupida riunione di ex-alunni della stupida classe Novantotto dello stupido Liceo WestHigh.

Poco male se non hai assolutamente voglia di andarci.

E poi, perché mai dovrei volerci andare?

Al liceo, i rapporti con gli studenti del mio corso erano… come si dice? Ah, sì: glacialmente cordiali.

Cioè, non ci amavamo, ma eravamo costretti ad una convivenza forzata.

Osservo il mio armadio ormai desolatamente vuoto, e con un sospiro mi lascio cadere all’indietro, sul letto, più precisamente sui vestiti posati sul letto.

Ammetto che posati è una parola grossa: gettati a caso credo renda meglio l’idea, in effetti.

Afferro dal comodino il cartoncino color lavanda che ha avuto l’abilità di rovinarmi la giornata e me lo rigiro tra le mani.

Vediamo, cosa potrei ottenere partecipando? A parte un forte mal di testa e tendenze suicide, intendo.

Magari potrei constatare di persona quanta strada ho percorso rispetto i miei ex compagni. Sì, se solo potessi illudermi che segretaria di centro estetico sia un impiego migliore di medico, avvocato o… mantenuta dal marito-bello-e-miliardario.

Leggo per l’ennesima volta l’invito, come se già non lo sapessi a memoria.

Mercoledì 23 marzo, Hotel Plaza.

Oggi è tredici, e questo vuol dire che ho a disposizione ben dieci giorni per ammalarmi di un qualche virus sconosciuto e contagiosissimo!

Oh, sono troppo ottimista: con la fortuna che mi ritrovo, il virus me lo beccherò il ventiquattro marzo…

Uhm, forse potrei fare giusto una visita di dieci minuti e poi scusarmi e sparire in fretta…

Sì, può essere un’idea.

Ecco, già mi sento un po’ più rilassata al pensiero di dover trascorrere appena pochi minuti in compagnia di quegli estranei.

Ora non mi resta altro da fare che trovare una scusa plausibile per il mio repentino abbandono…

Mi metto a sedere, guardandomi intorno come in cerca di un’illuminazione improvvisa.

Ma… oh, no! Non ho niente da indossare!

Come può, direte voi, una che è praticamente su una montagna di vestiti, sostenere che non ha nulla di adatto per l’occasione?

Semplice: la risposta si trova in quelle stupide quattro parole che fanno bella mostra sotto l’indirizzo del Plaza. È gradito abito scuro.

Do un calcio all’anta dell’armadio, richiudendola, e mi lascio nuovamente cadere all’indietro.

E ora? Di nuovo, l’idea di un virus non è poi tanto male…

Non fraintendete: non è il colore il mio problema. A ben guardare, il mio abbigliamento conta un po’ tutti i colori conosciuti, e anche qualcuno sconosciuto, colpa dei ripetuti lavaggi in lavatrice.

Il problema, dicevamo, è da ricercare nel termine abito; mentre per gli uomini sta ad indicare un semplice smoking, noi leggiadre fanciulle siamo costrette in vestitini talmente aderenti da sembrare di due taglie più piccole. Anche a voler azzardare un casto completo, preferibilmente col pantalone, temo che sarei l’unica donna con le gambe coperte. Non che mi dispiaccia nascondere le gambe, anzi a dirla tutta le gonne presenti nel mio guardaroba si possono contare sulle dita di una mano, e non escludo che qualche dito avanzerebbe anche… Peccato che in una simile occasione, presentarmi con un tailleur starebbe a indicare quanto mi senta a disagio accanto alle acciughe anoressiche delle mie ex compagne.

Andare a fare shopping neanche a parlarne.

Sapete quanto costano simili vestitini? Ecco, meglio per voi restare nella più totale e innocua ignoranza.

E poi non mi è mai piaciuto fare acquisti: appena entri in un negozio, la commessa, rigorosamente più giovane e magra di te, ti sommerge di capi d’abbigliamento quasi sempre con le taglie contraffatte secondo la moda, secondo cui una sesta corrisponde a una vecchia quarta, e una taglia più grande… beh, indica obesità…

Il risultato è che alla fine ti ritrovi stretta in un camerino di un metro quadrato a costringere la tua ciccia ad entrare in un abito che starebbe bene solo alle bambole di quando eri bambina.

E che umiliazione quando la baby-acciuga-anoressica ti dice «Mi spiace, signora, ma non abbiamo taglie più grandi. Può provare nel reparto Taglie Forti», mentre tu vorresti prendere il suo bel culetto ossuto a calci e gridare che non sei tu ad essere grassa, ma sono le loro misure ad essere tarate sugli scheletri dell’aula di scienze!

Va bene, ammetto che quattro o cinque chili di troppo li ho anche io, come un po’ tutti, del resto. Ma questo non vuol dire che sia obesa. Chiaro?

Sbuffo, afferro un cuscino e me lo premo forte contro il viso.

Mi serve una soluzione, e subito!

Ehi! Ho trovato! Se per uno sfortunato incidente venissi travolta da tanti vestiti da impedirmi di respirare? Sarei giustificata, no? Dopotutto, sarei morta… e i morti non vanno alle riunioni di ex alunni…

Un sorrisetto diabolico mi si forma in volto, mentre lo squillo del telefono fa da sottofondo al piano che lentamente sta prendendo forma.

C’è la segreteria, dunque non mi preoccupo di rispondere.

«Bella? Sono Alice. Ci sei?»

Alice Cullen è la mia migliore amica dai tempi del liceo, nonché mia collega di sventure.

«Fammi indovinare: stai escogitando qualcosa per saltare la rimpatriata. Avanti, Bella: rispondi.»

Spiacente, Alice, ma devo trattenere il respiro fino a scoppiare.

«Bella? Isa? Isabella?»

Dio, quanto detesto quando mi chiama così! E Alice lo sa perfettamente.

«E va bene, non rispondere. Prima che mi dimentichi, sappi che neanche la morte per cause misteriose potrà farti mancare alla serata. Perciò, niente soffocamento tra i vestiti, chiaro?»

Gesù, ma quella ragazza è una veggente, o cosa?

Sospiro per l’ennesima volta nel giro di pochi minuti: se Alice ha deciso di partecipare alla festa, posso star certa che ci andremo; conoscendola, mi ci porterebbe anche cadavere…

Sicuramente sarebbe un evento memorabile, ma non credo di esser pronta ad essere al centro dell’attenzione…

Afferro il telefono e compongo il numero della mia amica. Risponde al primo squillo.

«Hai vinto» mormoro sconsolata. «Domani, shopping.»

 

 

 

Bene arrivati, o folli che avete deciso di sfidare la sorte XD

Come avrete notato, per il momento non c'è molto da dire, se non che forse il tono usato da Bella è leggermente diverso dal suo solito modo di esprimersi...

Anche se non sembra, sto cercando di adattarmi a lei e lo stesso proverò a fare con gli altri personaggi che entreranno in scena a breve. Ma credo che dai prossimi capitoli dovrò aggiungere anche OoC alle note...

Visto che non ho altro da dire, vi ringrazio per essere arrivati fin qua, e vi do appuntamento a... non so quando per il secondo capitolo ^^

Bax, Kla

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Nuova pagina 1

Capitolo 2

Jacob Black

 

 

Ho sempre pensato che la mia vita non fosse normale, ma mai fino ad ora avevo fatto caso a come fosse strana.

Tanto per cominciare, negli ultimi sedici anni avrò visto mio padre sì e no un paio di volte l’anno, e sempre dopo un giorno di viaggio in macchina, per stare con lui appena mezza giornata, prima di partire di nuovo alla volta di Phoenix.

Secondariamente, come credete che sia avere il suddetto padre a capo di una tribù di indiani, convinti che le vecchie leggende nascondano una verità che, noi giovani, ci sforziamo di ignorare?

Stando a lui, presto noterò molti cambiamenti nel mio corpo, cambiamenti che sono iniziati già da sei anni…

Papà? Sveglia: si chiama adolescenza! E l’ho superata da un pezzo, direi…

È vero che è come se il mio fisico si fosse svegliato da un lungo sonno in poco più di un anno, quando ero un ragazzino di quindici anni, e che sono più somigliante a un trentenne che a un ventiduenne, ma può capitare… non è detto che dietro ogni fatto debba esserci un mistero da svelare, con annessa leggenda.

Così come la relazione tra mia sorella Rachel e il mio amico Paul.

È stato colpo di fulmine, e quella scema ha mollato il marito per iniziare la nuova relazione.

Beh, secondo mio padre è un’altra caratteristica della nostra razza: pare che quando incontriamo lo sguardo della nostra anima gemella tutto il resto del mondo non esista più.

Molto romantico, non c’è che dire.

Peccato che quando Rachel abitava ancora alla riserva di La Push avrà incontrato Paul un paio di volte senza neanche degnarlo di un’occhiata…

 

«E tu, Jacob» sta chiedendo il mio vecchio, «ancora nessun… incontro speciale?»

Mi trattengo dall’alzare gli occhi al cielo.

Diamine, con tutte le cose che può domandarmi, cosa va a chiedere?

«No, papà. Nessun colpo di fulmine negli ultimi sei mesi.»

«Verrà presto, lo sento.»

È convinto della sua previsione, e non me la sento di dirgli che, in fin dei conti, non mi importa niente dell’anima gemella o quello che è.

E poi, come dirgli che non sono le ragazze che mi mancano, ma è la sua presenza che vorrei avere più costante?

Ed è la verità, penso mentre spingo la sua carrozzella fuori, in cortile.

Da quando è morta la mamma, papà si è preso cura di me e delle mie sorelle meglio che ha potuto, ma il suo meglio non era abbastanza… Non ha mosso un dito quando Rachel ha deciso di portarmi con sé a Phoenix, per consentirmi di avere una vita normale, come tutti i miei coetanei, lontano dalle stramberie della nostra tribù.

Da quel giorno di sedici anni fa, mio padre ha deciso di rinchiudersi in un esilio volontario dalle nostre vite, sostenendo che «È la decisione migliore che abbia mai preso negli ultimi trent’anni della mia vita».

Sospiro e mi siedo sulle scale sotto il portico.

È strano come, nonostante il tempo trascorso, mi sembri tutto così familiare e piacevole…anche stare in silenzio ad ascoltare i suoni della natura…

Non trattengo un sorriso mentre osservo mio padre, il vecchio e saggio Billy Black, chiudere gli occhi e godersi la pace che ci circonda.

Ancora mi stupisco di come sappia emanare un senso di autorità, anche se costretto sulla sedia a rotelle…

Mi domando se anche io, alla sua età, sembrerò così austero, anche in un momento di relax.

Le premesse ci sono tutte, a detta delle mie sorelle.

Da mio padre, oltre ai capelli e agli occhi neri, ho ereditato anche quel cipiglio che mi fa sembrare un vecchio brontolone…

Per fortuna, il carattere l’ho preso dalla mamma. Non ricordo molto di lei, ma Rachel mi dice sempre che anche lei sapeva portare il sole là dove le nubi avevano oscurato il cielo…

Mi manca.

Mi manca avere una famiglia.

Mi manca poter vedere mio padre ogni volta che lo desideri.

E mi manca poter esprimere questi miei pensieri liberamente, senza sentirmi in colpa.

Lo squillo del telefono che ho in tasca mi distoglie da quei tetri pensieri.

«Ciao, Sam» saluto, riconoscendo la voce dall’altra parte.

«Ti ho preso in un brutto momento?»

Sospiro, appoggiandomi all’indietro sulle scale. «Tutto sotto controllo, Sam. Grazie.»

Da quando lo conosco, non ho potuto nascondere nulla a Sam Uley. Anche lui è un Quileute, e anche lui ha abbandonato la tribù per un miraggio di miglioramento. La differenza tra noi è che il suo abbandono è stato volontario.

Rimaniamo in silenzio per qualche secondo di troppo, e per come lo conosco so che sta per chiedermi qualcosa. Qualcosa che richiederà da parte mia un impegno molto preciso.

«Hai deciso di ricevere una bolletta salata solo per sentirmi respirare?»

Ride, come se fosse la battuta più esilarante che abbia mai sentito.

«Hai ragione, Jake» dice infine. «Ho un favore da chiederti.»

«Quanto mi costerà?»

Con la coda dell’occhio vedo Billy prestare attenzione alla mia telefonata. Di certo si starà immaginando chissà quale guaio da risolvere…

Come dargli torto?

A parte le poche cose che gli racconto, non sa praticamente nulla della mia vita a Phoenix…

A volte tenta di estorcere informazioni a Rachel, ma anche là è come se andasse a sbattere contro un muro. E non perché mia sorella rispetti la mia decisione; semplicemente, anche lei non sa molto su come trascorra le giornate…

«Giusto una serata» sta dicendo Sam. «Mi si sono accavallati due impegni, quasi in contemporanea, e non posso disdire. Emily da sola non ce la farà mai.»

«Da solo?» Sam deve essersi bevuto il cervello. Lo sa che non riuscirei a gestire una sua serata completamente solo.

«Tu sarai con Emily. Io vi raggiungerò il prima possibile.» Sembra quasi che supplichi, e non è da lui. Di solito quando vuole qualcosa usa un tono simile a un dittatore, e scommetto che accanto a lui c’è la sua Emily a tenerlo a bada.

Il che me la dice lunga.

Sospiro, deciso a non chiedergli troppi dettagli per telefono. «Dimmi dove e quando.»

«Il ventitré, al Plaza.»

Plaza?

Quel Plaza?

La cosa è ben più grossa di quanto immaginassi, se si sono scomodati anche al Plaza…

Inizio a pentirmi di aver dato la disponibilità, ma ormai il danno era fatto.

Sento Emily tirare un sospiro di sollievo; scommetto che ha quasi strappato di mano il telefono a Sam, quando mi urla «Jake, ti adoro. Non te ne pentirai.»

Troppo tardi, Emily. Mi sono già pentito non appena ho sentito il posto.

Ma non li metto al corrente dei miei pensieri. Qualche altro minuto al telefono per scambiarci battute di poco conto e li saluto, promettendo loro di fare attenzione sulla strada del ritorno. Credo che la principale preoccupazione di Sam sia che possa capitarmi qualcosa che mi impedisca di essere presente il ventitré, ma non appena formulo il pensiero mi sento in colpa per avergli dato vita: Sam è più di un capo, è un fratello...

Chiudo la comunicazione e torno a dedicare quelle ultime ore della giornata a Billy.

«Sam Uley?» mi chiede dopo un po’. «E sta ancora con Emily.»

Non è una domanda, la sua, ma annuisco, intuendo dove voglia andare a parare.

«Visto, Jacob? Sono stati colpiti dalla magia anche loro. Proprio come tua sorella e Paul.»

Lo guardo sottecchi, chiedendomi ancora una volta come possa davvero credere a quelle vecchie favole.

«Sono sicuro che anche tu troveresti la tua anima gemella, se solo ti decidessi a cercarla come si deve. Tutti loro non hanno dovuto cercare lontano per ritrovarsi.»

«Se è l’anima gemella, non serve una ricerca particolare. Sarà lei a mostrarsi a me al momento giusto e in qualsiasi luogo mi trovi, non credi?»

Non risponde.

Non sopporta quando cerco di minimizzare le sue fantasie, e a me dispiace farlo.

Però se iniziassi a cedere, a dargli corda, so che in men che non si dica farei ritorno a La Push con un biglietto di sola andata.

Ti voglio bene, papà, ma non posso rinunciare alla mia vita solo per farti un favore.

Forse un giorno lo farò, ma non ora.

«Ordiniamo una pizza?» Tento di allentare la tensione che gli leggo in volto con la promessa del cibo, e sembro riuscirci.

Rientriamo in casa e lo aiuto, per quanto mi consente, a sistemare per la cena.

«Sono abituato a sbrigarmela da solo» mi dice, «e la tua presenza qui non deve essere una scusa per oziare.»

Lo ammiro per questo, perché nonostante le sue difficoltà non si lascia abbattere. Spero di aver ereditato anche un po’ della sua forza di volontà, oltre al resto…

 

Dopo cena rimaniamo un po’ in salotto a guardare una partita in TV.

Non vi presto molta attenzione, ma è un momento piacevole delle mie visite a Billy che non cambierei per nulla al mondo.

«Sta per piovere» commenta, durante uno stacco pubblicitario. «Sarà meglio per te partire subito, se non vuoi incontrare una tormenta, lungo la strada di ritorno.»

«Non ho impegni, domani» rifletto a voce alta. «Una notte qua non mi ucciderà di certo. Partirò domani mattina presto, almeno sarà giorno.»

Mi sorride, soddisfatto della mia decisione e torna a dedicare la sua attenzione alla televisione, dove i giocatori hanno fatto il loro rientro in campo.

Basta poco per renderlo felice, e per il momento è la sola cosa che posso fare per lui.

 

 

 

 

 

 

Ecco presentato il secondo personaggio =)
Credo di aver deluso tutti quelli che si aspettavano di vedere Edward come seconda voce narrante, ma sul serio: il vampiro mi fa venire l'orticaria...
Ma non temete, voi che correte coi vampiri: anche Eddy farà la sua comparsa, prima o poi XD
Ringrazio di cuore chi ha letto il primo capitolo, chi ha avuto la forza di arrivare fino alla fine del secondo e chi ha inserito già la storia tra i seguiti e i preferiti: cavoli, che fiducia ragazzi! XD


Un grazie a chi ha dedicato due minuti del suo tempo per lasciare un commento:


@Luisina: twin cara, mi meraviglia il tuo urlo di felicità: sai bene quanto io adori i lupi, e non avrei mai pensato di scrivere una Edward/Bella... mi sa che ti stai confondendo con qualche altra twin... cos'è, devo essere gelosa? XD Comunque non temere, come detto sopra, Edward comparirà e... non aggiungo altro, così non potrai perderti neanche una puntata della storia =P    *... Cosa ho fatto io di male? Io ballavo per le strade, e cantavo per la gente quelle melodie gitane.*


@Eva17: waaaaaaaa, un'altra drogata di Notre Dame! Siamo tante, eh... se non sono indiscreta, chi è il tuo personaggio/interprete preferito? Ti ringrazio per i complimenti: l'idea è nata così, come un flash. Avevo in mente una storia, e durante una (ennesima) visione del DVD di NDP è scattato qualcosa che mi ha fatto iniziare a scrivere... contenta che il risultato, almeno per il momento, non sia da buttare ^^


@Xstellaluna: sore carissima =)  contenta che la mia Bella ti piaccia. L'originale non mi piace troppo, per tanti motivi che ben sai (e che vanno oltre il fatto che la Bella Swan originale snobba il mio povero lupacchiotto XD ) e ho cercato di crearne una che potesse fare al caso mio... spero solo di non andare troppo fuori col personaggio... E Alice? Credo che la sua parte sia azzeccatissima =)


@Simo87: caspita, in una botta sola ho recuperato due drogate che possono unirsi a Luisina e me (e alla nostra twin Cry, che però non bazzica Twilight...)! Ammetto che Twilight non è quello che si dice una mia passione, però ho voglia di sperimentare cose nuove, tanto per non fermarmi sempre sulle solite sezioni ^^ Grazie per i complimenti, contenta che ti piaccia anche quella bozza di presentazione che ho messo su, giusto per non lasciare bianca la sezione XD Giro anche a te la domanda fatta a Eva17: personaggio/interprete preferito?

 

Direi che per ora è tutto: ci sentiamo non so quando (probabilmente per il mese prossimo, intorno al 5-6 di aprile...) per il terzo capitolo di questa folle storia =)

Bax, Kla

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Nuova pagina 1

Capitolo 3

Odio lo shopping!

 

 

*Bella*

 

Stamattina Alice è venuta a prendermi alle otto e mezza. «Se vogliamo assicurarci i capi migliori» ha detto, «dobbiamo essere pronte di buon’ora.»

Ingenuamente, ho sperato che dopo un paio di ore al centro commerciale avrei fatto ritorno a casa con il mio abito scuro.

Bene. Eccomi qua stipata dentro un camerino a provare l’ennesimo vestito.

Lancio una rapida occhiata all’orologio. Sono le cinque e quarantasette. Del pomeriggio.

«Alice, non possiamo fare una pausa?»

So di risuonare supplichevole ma, a meno che non voglia trascorrere anche tutta la notte qua dentro, sarei disposta anche a inginocchiarmi sui carboni ardenti per farmi riportare a casa.

«Non ora, Bella. Sento che siamo vicine, molto vicine.»

Sì, a un mio esaurimento…

Sospiro: è inutile continuare a insistere…

Alice si affaccia in camerino e non nasconde un’espressione accigliata nel vedermi seduta, con la sola biancheria intima, sul puff che occupa un quarto di quel metro quadrato.

Stringo tra le braccia il vestito che, a quest’ora, avrei già dovuto provare e le lancio un’ennesima occhiata piena di speranza.

«Forza, Bells! Non fare la bambina!»

Mi lascia sola e non posso fare altro che alzarmi e indossare l’abito scelto dalla mia amica.

Non è male, lo ammetto: è lungo fino ai piedi e fascia in modo gentile tutto il corpo, modellandolo senza accentuarne i difetti… ma non è proprio il mio genere…

Le spalline, tanto per cominciare, sono troppo sottili, e avrei sempre il terrore di vederle rompersi; la scollatura sul davanti è appena accennata, e non fa vedere molto, e questo è decisamente un punto a suo favore… peccato per la scollatura dietro - che lascia praticamente nuda la schiena - e lo spacco vertiginoso ai lati… Okay, non è proprio vertiginoso, arriva appena al ginocchio, ma per me è decisamente troppo…

«Alice, ti prego…»

Esco dalla stanzetta e lascio che la mia amica mi squadri in silenzio.

«Potrebbe andare» inizia a dire, ma quando vede la mia espressione si affretta ad aggiungere: «Ma sarà meglio continuare a cercare.»

Di nuovo, mi rintano in quel camerino e mi siedo sul morbido sgabello in biancheria in attesa di qualcos’altro.

Avrei voglia di qualcosa di dolce. Una cioccolata, magari…

Lo so che non dovrei neanche pensare ai dolci, specialmente dopo le ultime ore, ma non ci posso fare niente. Sono demoralizzata, e in questi casi o il mio stomaco si chiude ermeticamente, oppure iniziano a fioccare in me voglie che neanche se fossi incinta potrei giustificare…

Sfortunatamente, nei miei venticinque anni di vita è capitato solo una volta che perdessi totalmente l’appetito. È stato quando sono stata piantata dal mio primo ragazzo serio, al liceo. Era uno schianto da paura, e ovviamente ne ero innamorata persa, seppure non capissi cosa ci trovasse in me, ragazza alquanto comune, goffa oltre ogni umana immaginazione e perennemente in imbarazzo…

E comunque sono riuscita a digiunare per appena due giorni, prima di cedere alla tentazione di un hamburger con patatine e ketchup…

L’ora successiva la trascorro continuando a provare e riprovare gonne lunghe e corte, vestiti interi e spezzati, pantaloni di ogni genere… niente che faccia al caso mio.

E a ben vedere, anche se avessi trovato qualcosa di decente, non so se sarei riuscita a permettermelo… Per quanto sulla vetrina dei negozi campeggi la scritta “Saldi di fine stagione”, i prezzi sono lo stesso fuori dalla mia portata…

«Alice, questo è l’ultimo che provo» la avverto afferrando un abito nero e verde.

Mi basta un’occhiata al suo sorriso per capire - e sperare - che anche lei è della mia stessa opinione.

Lo indosso con molta calma: non ho fretta di assistere al mio ennesimo fallimento…

Guardandomi allo specchio, resto senza parole.

Sembra, anzi, è il vestito perfetto!

Nero, lungo fino al ginocchio, con spalline in strass verde smeraldo, e un ricamo in vita, anch’esso verde, che scende per un po’ anche sulla gonna; non è aderente, ma mi fascia la vita e i fianchi senza farmi un sedere enorme.

Non voglio neanche guardare il prezzo: so che mi metterei a piangere…

Esco trattenendo il fiato, e guardo speranzosa Alice; sento un sorriso nascere spontaneo nel vedere il suo volto illuminarsi.

«Perfetto» mormora, e le leggo la soddisfazione negli occhi.

Faccio una lenta piroetta, ammirandomi allo specchio, e afferro al volo uno scialle in raso nero che Alice mi passa. Con fare da modella me lo poso sulle spalle, facendo smorfie da diva del cinema e suscitando una risata alla mia amica.

Mi azzardo leggere il prezzo e l’entusiasmo mi abbandona all’istante.

È troppo caro, anche con lo sconto.

«Consideralo un regalo anticipato per il tuo compleanno» mi rassicura Alice notando il mio scoraggiamento.

«Alice, al mio compleanno mancano ancora sei mesi. E, in ogni caso, non posso accettarlo…»

Seppure a malincuore, non posso permetterle di spendere oltre seicento dollari per un abito che, con molta probabilità uscirà dal mio armadio solo una volta.

Lei scuote il capo e mi trascina in camerino. «Pensa a cambiarti, e non preoccuparti di nulla. So che con questo, alla festa, farai un figurone.»

Provo a protestare, ma so che è inutile. Alice ha una capacità quasi sovrannaturale per far girare tutto secondo la sua volontà. E ammetto che a volte mi piace poter contare sulla sicurezza con cui sostiene le sue idee, quasi prevedesse il futuro…

Dopo aver pagato, ci dirigiamo verso il bar più vicino: ho assolutamente voglia di sgranocchiare qualcosa, e costringerò Alice a lasciare offrire me, per una volta.

Egoisticamente, non posso che gioire di quella sua caratteristica a volermi coccolare oltre ogni limite, però non posso non sentirmi in colpa per non aver provato a protestare con un po’ più di vigore.

«Bene» commenta alla fine del nostro spuntino, «ora non resta che risolvere un’ultima questione.»

«Ovvero?» le chiedo sospettosa: non mi piace il tono malizioso che sta usando…

Sbatte le palpebre e mi guarda come se fossi un’aliena. «Non puoi presentarti alla festa da sola, Bella. Dobbiamo trovarti un accompagnatore.»

 

 

 

Grazie infinitissime a tutti per essere arrivati fino a qua ^^

Non accade molto in questo capitolo, ma ho preferito lasciarlo così, senza anticipare nulla dei seguenti.

Inizialmente la mia idea era quella di dedicare un capitolo per i singoli protagonisti (Bella e Jacob), scavando a fondo dei due in ogni situazione, ma dal prossimo capitolo non continuerò su questa scia: rischierei di essere ripetitiva, e la cosa non mi piace affatto... Dunque, dal capitolo 4 i due punti di vista si incroceranno...

Intanto spero di arrivare viva al prossimo mese... se continua così avrò bisogno di una bombola d'ossigeno... stupida allergia.

 

Grazie di nuovo a chi ha letto, a chi ha inserito la storia tra le seguite e le preferite, e ancor di più a chi ha lasciato una traccia del suo passaggio tra queste pagine:

 

@Xstellaluna: Visto, sore? Jacob fa sempre la sua bella figura, anche se a scrivere di lui sono io XD Si è pentito subito perché... eh, mi sa che dovrai aspettare il prossimo capitolo per sapere in che guaio si è cacciato il pupo XD Dai, se riesco a entrare su MSN prima o poi ti svelo il segreto, da brava sore ^^

 

@Simo87: Sono decisamente anti-sanguisuga, e non avrei mai neanche lontanamente pensato di inserire Edward come uno dei protagonisti... sorry ^^ ma mi fa piacere che continuerai a leggere ^^ Quanto alla tua domanda... mi avvalgo della facoltà di non rispondere XD spero per la fine del mondo di riuscire a soddisfare la tua curiosità XD ah... giù le mani da Gringoire! Con Lusy ce lo stiamo dividendo, da brave twin, ma non puoi immaginare quanto sia difficile... Io ho avuto la fortuna di vederlo da vivo, insieme a Marco Guerzoni e Giò di Tonno, e per quanto siano bravi, gli altri interpreti non rendono lo stesso effetto. Esmeralda invece la preferisco interpretata da Leia Martinucci... l'ho vista molto più realistica di Lola Ponce... E mi fermo qua, altrimenti potremmo scrivere insieme un'intera enciclopedia XD

 

Un abbraccio a tutti.

Ci sentiamo il mese prossimo =)

Bax, Kla

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Nuova pagina 1

La festa

 

 

*Bella*

 

La sera della festa è arrivata ancora prima che me ne potessi rendere conto.

Sono in camera mia da più di un’ora a contemplare il regalo di Alice e a fantasticare su una mia entrata trionfale nella sala…

Spero solo che il trionfo non sia una figuraccia come quelle che sono solita fare quando sono nervosa…

Il meglio che potrebbe capitarmi sarebbe cadere dai trampoli che ho al posto delle scarpe e rompermi una gamba.

Ma so che non posso essere così fortunata… di certo cadrò addosso al buffet, trascinando a terra con me tutte le pietanze più costose del Plaza, e innaffiando il mio vestito con del ponce alla fragola…

E come se non bastasse, farò una pessima figura non solo davanti tutti i cento ex studenti e rispettivi accompagnatori, ma anche davanti a lui, il mio cavaliere.

Ancora non so come abbia fatto Alice a convincermi, ma soprattutto a convincerlo

Abbiamo trascorso la settimana prima dell’evento alla ricerca dell’uomo perfetto.

Credo di aver toccato il fondo quando, all’appuntamento organizzato da Alice con un suo lontano cugino, si è presentato un ometto più basso di me - e ce ne vuole, dato che io non supero i centosessantasette centimetri… - con un paio di occhialini tondi stile Harry Potter e una vocina talmente acuta da sembrare che parlasse in falsetto per tutto il tempo…

Non ricordo neanche il suo nome…

Qualcuno di carino c’è stato, ma Alice non sembrava della mia stessa opinione: uno era troppo muscoloso, un altro troppo poco, un altro ancora sembrava appena uscito da un film anni Sessanta… insomma, secondo lei non c’è, in tutta Phoenix, un ragazzo che possa fare al caso mio.

Tranne uno.

Che casualmente si trova in città proprio in questo periodo.

Che casualmente le doveva un favore…

È fortunata, lei…

Oltre ad avere una grazia innata, è felicemente fidanzata da sei anni con Jasper, suo migliore amico dai tempi delle elementari.

Un po’ la invidio. E non solo perché la sua famiglia è particolarmente benestante e perché ama ed è amata da un ragazzo stupendo come Jasper.

In confronto a lei, mi sento una nullità, anche se non ne ho proprio motivo.

Da qualche anno faccio gruppo fisso con loro due, e la cosa mi mette a disagio, perché ho sempre l’impressione di invadere il loro mondo, di rubare momenti preziosi al loro amore…

Però non riesco a staccarmi, perché stare con Alice e Jasper mi fa sentire bene, come non mi capita da… beh, da parecchio tempo…

Con una smorfia mi alzo dal letto e inizio a prepararmi.

Stranamente, riesco nell’impresa di dare un po’ di colore al mio volto, altrimenti pallido.

Litigo un po’ con i capelli: vorrei riuscire a creare uno chignon per dare risalto al vestito, ma tutto quello che riesco a ottenere è una pallina spelacchiata sulla testa, così ci rinuncio e lascio che i capelli cadano morbidi sulle mie spalle nude.

Il campanello suona alle sette in punto.

Sospiro, do un’ultima occhiata allo specchio e vado ad aprire.

Per poco non svengo nel trovarmi al cospetto di un dio greco che mi sorride affabile.

«Ciao, Bella.»

Da quanto tempo non sentivo la sua voce? E non vedevo quegli occhi ambrati che sembrano volermi leggere dentro?

«Ciao, Edward.»

La voce mi trema, non la posso controllare; non pensavo che il rivederlo mi avrebbe fatto quest’effetto…

«Sei stupenda» mi dice, e io mi sento arrossire dall’imbarazzo.

Dio, è come se fossi tornata a quando avevo diciassette anni!

Forza, Bella, non sei più la ragazzina goffa del liceo: sei una donna, ora. Una donna stupenda

«Posso entrare?»

Mi sposto di lato e lo faccio accomodare nel minuscolo salottino di casa mia.

«Mi dispiace che Alice ti abbia costretto a…»

Scuote la testa. «Non è un problema, mi fa piacere.»

Edward Cullen, signore e signori. Mio primo grande amore. Nonché fratello maggiore di Alice.

Sarà una serata che, comunque vada, non dimenticherò facilmente…

 

***

 

*Jacob*

 

E così il ventitré è arrivato.

Gli ultimi dieci giorni sono stati all’insegna di una preparazione senza precedenti, con Sam che urlava ordini da una parte all’altra, e la povera Emily che faceva di tutto per tenerci buoni ed evitare che ci sbranassimo a vicenda…

E non credo che il sindaco sarebbe molto contento di avere dei brandelli di carne al posto dei suoi intrattenitori.

Perché per mia grande sfortuna, è stato il sindaco di Phoenix in persona a richiedere la banda di Sam per una stupida riunione di classe di sua figlia…

«Io andrò alle sei con i ragazzi, per sistemare e dare gli ultimi ritocchi» mi dice Emily. «Tu fai pure con calma: prima delle sette e mezza non credo che arrivi nessuno…»

«Grazie, Emily» sorrido e le sono davvero grato.

Sono letteralmente distrutto.

Per colpa di questi due grandi eventi, ho fatto i salti mortali e non solo per aiutare Sam.

Per quanto non sia la mia preoccupazione maggiore, l’università non è una passeggiata, e il mio stile di vita non aiuta di certo.

Solo nell’ultima settimana ho dovuto consegnare due relazioni sulle invenzioni che hanno segnato il corso della storia nel mondo. Come se me ne importasse davvero qualcosa… Una rapida ricerca in internet e le relazioni sono belle e pronte…

Va bene, ho avuto un mese e più di tempo per organizzare il lavoro… però avevo altro per la testa…

Il display del mio cellulare si illumina per pochi secondi e l’icona di una busta chiusa mi indica che è appena arrivato un messaggio.

So che non dovrei leggerlo.

Jacob, perché non rispondi alle mie chiamate? Vorrei poter chiarire la nostra situazione faccia a faccia… richiamami. Tua, K.

Cancello il messaggio e mi concedo gli ultimi minuti prima di andare.

K.

Non so neanche chi sia…

O meglio, so chi è, ma non ricordo il suo nome. Come molte altre, è solo un volto sfocato nella mia memoria, volto che non ho la minima intenzione di rendere più nitido.

Prima o poi si stancherà, no?

Lo so che non dovrei essere così superficiale, che comportandomi così faccio soffrire inutilmente chi mi sta accanto; eppure il senso di colpa che dovrei sentire sembra essere in ferie, col risultato che dopo un po’ di divertimento, sparisco dalla vita della ragazza di turno senza preoccuparmi delle conseguenze.

Un po’ mi faccio ribrezzo, ma sono troppo codardo per cambiare e decidere di legarmi seriamente a qualcuna.

E poi, diamine, sono troppo giovane per pensare a certe cose…

 

Sono le sette e trentacinque, sono in ritardo di cinque minuti, ma Emily non se la prenderà di certo.

Ci fosse stato Sam, sarei stato qua già da più di mezz’ora, ma con Emily posso stare tranquillo.

E poi non devo neanche affannarmi per cercare un parcheggio: noi dello staff artistico e tecnico abbiamo i posti riservavi vicino l’ingresso secondario.

Con la mia Golf mi faccio strada attraverso le auto di lusso parcheggiate un po’ a caso – a volte mi chiedo chi dia la patente a chi non sa neanche come si posteggia – e mi dirigo con sicurezza verso il retro del parcheggio.

Che ca…?

Per poco non vado a sbattere contro una Volvo grigia.

Chi diavolo è che ha occupato il posto riservato allo staff?

Dannazione, non mi resta che fare il giro di questo posto infernale e cercare di trovare un buco per la mia Golf.

 

***

 

*Bella*

 

Entro aggrappata al braccio di Edward nella sala riservata dell’Hotel Plaza.

Il salone è veramente grande, illuminato da luci soffuse; le note di una hit del momento fanno da sottofondo alle chiacchiere e alle risate dei presenti; i tavoli sono disposti a cerchio, tutti intorno alla pista: le tovaglie sono color lavanda, in tinta con i drappi alle pareti su cui sono appese anche delle piccole luci a creare un effetto quasi magico per quell’incontro.

È una strana sensazione. Dopo un primo attimo di smarrimento all’idea di rivedere i vecchi amici, riprendo il controllo dei miei nervi: avere accanto Edward non può non farmi sentire al sicuro.

Avverto gli sguardi di tutti addosso, e mi accorgo che la sola presenza del mio cavaliere basta a metterli in soggezione.

Mi piace pensare che un po’ sia anche per merito mio, se tutti ci stanno fissando, ma non sono solita perdermi in fantasticherie eccessive…

Da lontano vedo Alice che ci guarda divertita.

È sola, Jasper sarà di certo andato a salutare qualcuno o a prenderle da bere.

«Bella, hai un aspetto divino» esulta non appena mi vede e non posso impedirmi di arrossire a quel complimento. «Avete già salutato qualcun altro?»

Non ci lascia quasi il tempo di rispondere che mi afferra per un braccio e mi trascina in mezzo alla sala, verso un gruppetto di ex compagni.

«Ti ricordi di Jessica Stanley, vero?»

Piccolina, molto più bassa di me, con un cespuglio di capelli ricci… l’avrei riconosciuta tra mille.

«Ciao, Jess» la saluto, senza però mostrare un eccessivo entusiasmo. «È bello rivederti.»

Il suo volto si illumina e mi salta letteralmente addosso, stringendomi in un abbraccio. «Bella! Che gioia rivederti, dopo tutto questo tempo.»

Ricambio goffamente il suo slancio di affetto e mi affretto a salutare gli altri ragazzi: Angela Weber, che nonostante gli anni trascorsi non riesce a nascondere la propria timidezza, e mi scruta con quei suoi occhi castani come a volermi dire qualcosa di importante; accanto a lei riconosco Ben Cheney, suo storico fidanzato dai tempi della scuola: di una spanna più basso di lei, allunga una mano verso di me e mi saluta con un sorriso, mentre l’altra sua mano e ben stretta a quella di Angela.

«Guardate chi si vede!»

Non faccio neanche in tempo a salutare che Mike Newton mi afferra in un abbraccio possente, tanto da sollevarmi quasi da terra; mi sento a disagio, vorrei poter ricambiare il loro entusiasmo, ma non ho proprio voglia di rivangare i vecchi tempi…

Mike sembra accorgersi che il suo gesto mi ha infastidita in qualche modo e si affretta ad avvicinarsi a Jessica e a passarle un braccio sulle spalle.

A quanto pare, quei due sono ritornati a fare coppia fissa… al liceo è stato un tira e molla continuo, a causa del chiaro interesse di Mike nei miei confronti, interesse che non poche volte è stato d’ostacolo all’amicizia tra me e Jessica.

Va bene, devo ammettere che non è solo per questo motivo che non ho mai legato molto con lei. Ha un carattere fin troppo invadente e superficiale…

Dopo la mia rottura con Edward per lei ero solo la ex ragazza di un Cullen, e tanto bastava per volermi girare intorno, senza però preoccuparsi realmente di come quella separazione mi avesse lasciata… fortuna che in quel periodo Angela mi è stata vicina… chissà dove starei adesso se non avessi avuto un’amica come lei?

Ascolto distrattamente i commenti dei quattro accanto a me, e riesco a cogliere solo qualche parola qua e là.

Con la coda dell’occhio vedo Alice ed Edward che se la stanno ridendo di gusto. Loro sanno benissimo quanto per me essere al centro dell’attenzione sia deleterio, eppure non mostrano il minimo accenno a liberarmi da quella trappola.

«E così» mi fa Jessica, «tu e Cullen siete di nuovo insieme…»

Mi riscuoto dai miei pensieri e mi affretto a negare.

Beh, forse ci ho messo fin troppa energia, perché ora ho quattro paia di occhi puntati si di me.

Lo ammetto, una relazione con Edward Cullen è ancora il mio sogno segreto, ma non è il caso di illudersi troppo solo perché lui ha accettato di farmi da accompagnatore in questa occasione…

«Veramente» spiego, «mi ha solo accompagnata alla festa. Sapete…» Non so come continuare. Cosa potrei dire? Sapete, gli ho fatto pena?

Fortuna che, finalmente i due fratelli si uniscono alle nostre chiacchiere.

«Mi trovavo in città» inizia Edward, «e ho pensato che sarebbe stato interessante rivedere alcuni dei vecchi compagni di liceo.»

La spiegazione non convince nessuno, e non solo perché lui è più grande di noi e quindi tecnicamente non è stato proprio un compagno di corsi…

Gli altri accettano quella versione dei fatti, più per il nascosto timore di contraddire un Cullen che per altro.

Come vi dicevo, basta solo il nome per mettere in soggezione chiunque…

Trascorriamo una mezz’ora ad aggiornarci sugli ultimi anni delle nostre vite e il mio imbarazzo cresce a livelli vertiginosi quando sento la strada che hanno fatto gli altri, rispetto a me.

Mike ha continuato a lavorare nel negozio di articoli sportivi di famiglia, riuscendo a portare il marchio dei Newton al di fuori dello Stato, e Jessica può così vantarsi di essere la first lady della Newton & Co.; Angela ha seguito il suo sogno, e dopo una dura scuola di giornalismo ora scrive come free lance per le principali testate della nazione.

Dio, portatemi via da qua! Mi sento così inutile… A venticinque anni non solo non ho terminato l’università, ma sono ancora relegata dietro una scrivania di un centro estetico a rispondere alle telefonate e organizzare appuntamenti…

«Benvenuti, ragazzi, alla riunione degli ex alunni, classe novantotto, del liceo West High» ci interrompe una voce di donna, dagli altoparlanti.

Salvata in corner… almeno non dovrò subire le occhiate di compassione che, sono certa, mi avrebbero lanciato. O almeno, Jessica lo avrebbe fatto…

Come un gregge, tutti i cento e più partecipanti ci avviciniamo al palco da dove una giovane donna sta presentando lo staff che ci avrebbe «accompagnati in questa magica serata, indietro nel tempo, fino ai vostri diciassette anni»…

La luce dei riflettori è puntata su di lei e resto incantata a fissarla: con i capelli e gli occhi neri e la pelle ambrata sembra una creatura di un’altra dimensione, tanto è il fascino che emana; mentre continua a parlare dandoci indicazioni sull’evolversi della serata, si volta verso di noi e rimango impietrita: tre lunghe cicatrici le deturpano il volto, altrimenti bellissimo.

È maleducazione fissare, mi ripeto, e sposto la mia attenzione sui ragazzi del suo staff.

Non ho ben capito quale sia la loro funzione, ma è sempre meglio che stare a osservare quei segni sul suo viso.

«Non ti preoccupare» mi sussurra Edward all’orecchio, «è abituata a essere osservata.»

Come fa Edward a sapere che è abituata?

Stupida Bella. La risposta è semplice, in effetti: per una che fa questo genere di lavoro, mostrarsi in pubblico è una cosa naturale, e di certo lei deve averci fatto l’abitudine.

Annuisco, ma lo stesso non stacco gli occhi dai tre ragazzi che le stanno accanto.

Sono molto giovani, anche se il loro fisico sembra dire tutt’altro: a guardarli in viso sembra che non abbiano nemmeno vent’anni, ma fisicamente ne dimostrano molti di più.

Indossano tutti e tre magliette a mezze maniche e pantaloni scuri, aderenti, e sul lato sinistro della maglia sembra esserci stampato qualcosa… di certo il logo della loro agenzia.

Hanno tutti e tre un sorriso radioso, ma la mia attenzione è per uno solo di loro: perché mi sembra che sia tutt’altro che felice?

 

***

 

*Jacob*

 

Finalmente, dopo quasi venti minuti, riesco a mollare la Golf e raggiungere Emily.

«Va bene che ti avevo abbonato mezz’ora» sibila quando mi avvicino, «ma non ti pare che hai esagerato un po’?»

«Perdonami, Emily» le dico, grattandomi la testa, in imbarazzo. «Un idiota ha occupato il posto riservato e ho girato per cercare parcheggio.»

Odio dovermi scusare, perché si presuppone che non abbia fatto del mio meglio.

Emily sospira e la sua espressione si addolcisce. «Va bene, non fa niente… Raggiungi Quil e fatti dare da lui le indicazioni necessarie. Io inizio.»

Raggiunge il palco e inizia a salutare i presenti.

«Ehi, fratello» mi saluta Quil, «temevo che ci avresti dato un bidone, stasera.»

Mi unisco alla sua risata. «E poi mi avresti salvato tu da Sam? O peggio, da Emily?»

Con poche parole mi redarguisce sui nostri compiti della serata: per la prima mezz’ora, avremmo dovuto semplicemente girare tra gli invitati ed essere a loro completa disposizione; dopo una rapida cena a buffet, durante la quale avremmo dato una mano, se necessario, ai camerieri, sarebbe iniziato il compito per il quale Sam mi aveva quasi supplicato di essere presente: avrei dovuto dirigere le danze. Letteralmente.

Ebbene, sì. Sono un ballerino.

Ma non con tutina stretta e piroette. Almeno quelle me le evito…

La mia specialità è la danza caraibica.

Sono ormai due anni che aiuto Sam nella sua scuola di ballo, e mi sono guadagnato il posto di capo in seconda.

Ammetto che inizialmente l’idea di ballare mi faceva ridere di gusto, ma dopo un paio di lezioni ho sentito come un altro cuore battere in me, scandendo i ritmi e i tempi di salsa e merengue…

Grazie a Sam e alla sua insistenza, è come se avessi trovato uno scopo nella vita, anche se solo momentaneo e di certo non mi porterà da nessuna parte…

Insieme a Quil, raggiungo Emily ed Embry.

Nonostante siano trascorsi molti anni dalla mia entrata nel gruppo, vedere Emily sotto lo sguardo curioso di tutti mi manda in bestia.

Come Sam, sono molto protettivo nei suoi confronti, e non sopporto quando la gente la fissa, incuriosita dalle sue cicatrici. Lei ormai sembra non farci caso, ma lo stesso ogni volta che scopro qualcuno osservarla con troppa attenzione vorrei urlargli di puntare i suoi stupidi occhi su qualcun’altro.

Emily sta spiegando come si svolgerà la serata e tutti i presenti sembrano pendere dalle sue labbra.

Tutti, tranne una.

È quasi di fronte a me, e non sembra prestare la minima attenzione alle parole di Emily. Sembra troppo concentrata a guardare altrove.

In un’altra circostanza avrei apprezzato il non voler fissare Emily, ma in questo caso…

Che diavolo ha, quella tizia, da osservarmi tanto?

Cos’è, non ha mai visto un ragazzo?

Mi ritrovo a ricambiare il suo sguardo, sperando che possa leggere tra le righe: «Ehi, tesoro. Non sai che è maleducazione fissare la gente? Guarda il pavimento, se non sai dove guardare!»

La mia attenzione si sposta sul ragazzo accanto a lei.

Fisico slanciato, non eccessivamente muscoloso, capelli color bronzo, colorito quasi cadaverico… Siamo sicuri che sia un essere umano?

Ora capisco perché quella tizia non mi leva gli occhi da dosso.

Ne sono lusingato, piccola, ma è lo stesso fastidioso…

 

 

 

 

 

Con qualche giorno di anticipo sulle mie previsioni, aggiunto un nuovo capitolo =)

Che dire?

Finalmente le due voci narranti sono sotto lo stesso tetto, e... bon, non aggiungo altro.

Ringrazio chi ha letto e chi leggerà ^^

E ringrazio chi ha trovato il tempo per lasciare un segno del suo passaggio:

 

@Xstellaluna: Ma ciao, sore! =) Piaciuto il capitolo? Forse è un po' lunghetto, ma non mi andava di dividerlo: credo avrebbe perso qualcosa... finalmente Bella e Jake, seppure a distanza, si sono notati. E ora? Non ti anticipo niente, sono troppo antipatica, ma spero di sentirci presto *sìsì*

 

@Simo87: Visto? Edward ha fatto la sua comparsa =) non ti prometto una presenza costante, né faccio anticipazioni compromettenti, ma posso dire solo che la sua non sarà un'apparizione e via... Ora perdonami: vado a spupazzarmi Gringoire *ç* (ti trovo su faccia-libro? se ci sei anche tu, io sono registrata come "kla" -unica e sola, almeno fino ad ora XD- e se sei in contatto con Lusy... mi troverai di certo XD)

 

Un saluto a tutti: ci sentiremo il mese prossimo =)

Bax, Kla

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Nuova pagina 1

Capitolo 5

Balliamo?

 

 

*Jacob*

 

Accidenti che voracità!

Si sono spazzolati via non so quanto cibo in meno di mezz’ora.

Non sono degli umani, sono animali!

Quil ed io ci guardiamo e capiamo di aver avuto lo stesso pensiero mentre osserviamo i camerieri intenti a ripulire i tavoli, più simili a campi di battaglia.

Guardo l’ora. Le nove e ventisei. Tra non molto dovrebbe arrivare Sam, sempre che non abbia deciso di lasciare fare a me tutto il lavoro pesante…

Altri dieci minuti e poi inizia la parte più divertente del mio lavoro.

Davvero, è uno spasso guardare cento persone che cercano di seguire i passi di un ballo vecchio come il mondo, credendosi di essere i Fred Astaire e Ginger Rogers del nuovo millennio.

Afferro al volo un ultimo trancio di pizza e lo finisco in pochi morsi.

«Un giorno mi spiegherete, tutti voi, come fate a ingurgitare tanto cibo prima di scatenarvi in pista…»

Strizzo l’occhio a Emily che mi guarda disgustata. «Questione di abitudine, mia cara.»

Lei scuote la testa e mi lascia da solo, nel retro del palco, a iniziare quel po’ di riscaldamento utile per evitare dolorosi crampi.

Ho giusto il tempo di fare un paio di esercizi di stretching prima che la familiare musica di merengue invada la sala.

Si comincia, signori.

Sistemo meglio che posso il piccolo microfono, in modo che poggi sulla guancia senza premere eccessivamente; un’ultima controllata ai volumi e via.

«Buona sera a tutti voi» saluto allegramente salendo sul palco. «Siete pronti a scatenarvi al ritmo latino?»

Non aspetto risposta e faccio segno a Embry di alzare il volume della musica.

Si comincia con qualcosa di decisamente semplice, un ballo di gruppo i cui unici movimenti sono muovere le braccia e ogni tanto fare un giro su se stessi.

Dai, sembra che non se la stiano cavando male… Giusto qualcuno è un paio di secondi fuori tempo, ma tutto sommato come primo ballo può andare…

Due minuti e mezzo dopo invito i ragazzi a farsi un applauso.

Un po’ di incoraggiamento ci vuole.

«Siete stati bravi» commento, «ma ora andiamo con qualcosa di un po’ più elaborato.»

 

***

 

*Bella*

 

Alice sta tentando in tutti i modi di trascinarmi in pista, ma sono irremovibile, da questo punto di vista.

Passi l’avermi trascinata qui contro la mia volontà, passi l’avermi regalato un vestito stupendo e passi anche l'avermi trovato un cavaliere perfetto… ma costringermi a ballare, mai!

Stanca di insistere, la mia amica mette il broncio, afferra Jasper per un braccio e raggiunge il centro della sala.

Edward si siede accanto a me, divertito.

«Non cambi mai, Bells» mi prende in giro. «Diresti di no anche a me?»

Soprattutto a te!, vorrei rispondergli. Già sono un pericolo in situazioni normali, figuriamoci il tasso di pericolosità, avendo accanto un ragazzo come lui!

Mi limito a fare spallucce e a osservare Alice e Jasper che seguono le indicazioni di quel ragazzo, sul palco.

È lo stesso che poco fa mi sembrava triste.

E anche ora non è che sia molto più allegro… ha un non so che di malinconico, ma non riesco a capire da dove mi venga questa teoria. Dopotutto, non lo conosco neanche…

E a dirla tutta non mi interessa conoscerlo: ha un’aria da Mister-io-sono-il-migliore che a stento riesco trattenere la voglia di andare da lui e dirgli che non è poi così eccezionale come si crede.

Anche gli altri due suoi colleghi, in mezzo alla folla danzante, sanno ballare bene - okay che in confronto a me anche un palo della luce è più snodato, ma questo è un altro discorso… - ma non si danno tante arie!

«Molto bene» sta dicendo il ragazzo sul palco. «Ora rilassiamoci con qualcosa di più soft.»

Fa un cenno dietro di sé e le note allegre di quello che era un cha-cha-cha lasciano il posto a una melodia più romantica.

«Mi concedi l’onore?»

Non mi sono accorta che Edward si è alzato, e ora è di fronte a me, con la mano tesa a chiedere la mia.

Che faccio? E se gli precipito addosso, rompendogli qualcosa?

«Non accadrà niente di male» mi rassicura.

Cos’è, mi legge nel pensiero?

«Si tratta solo di un lento, e se non dovessi sentirti a tuo agio ce ne torneremo alle nostre comode sedie.»

Sospiro e afferro la sua mano. Non sarà poi così difficile stare abbracciata a lui e dondolare leggermente, no?

 

«Bella…»

Il mio nome detto dalle sue labbra è qualcosa di… sensazionale.

«Cosa?»

Stacco il viso dalla sua spalla per guardarlo negli occhi. Ha un’espressione così seria… L’ultima volta che gliel’ho vista è stata quando mi ha lasciata, anni fa…

Stranamente inizio a tremare.

La mano di Edward si muove lungo la mia schiena in piccole carezze, causandomi brividi che credevo di aver dimenticato.

«Mi sei mancata» ammette d’un fiato.

Sento la sua mano spostarsi lungo il mio braccio fino alla spalla. Lo sento tremare mentre, con le dita, sfiora le mie labbra, prima di accarezzarmi il viso e avvicinarlo a sé. Mi posa un leggero bacio a fior di labbra e sento come se il mio cuore facesse le capriole.

Non avevo capito quanto mi fosse mancato questo contatto… mi stringo ancora più a lui, cercando quelle sensazioni che credevo dimenticate, ma che con un solo bacio è riuscito a risvegliare.

«E ora, ragazzi miei, ricominciamo a scatenarci!»

Edward si stacca bruscamente da me quando la voce di quel tizio sul palco irrompe dagli altoparlanti.

Gli lancio un’occhiata rabbiosa, ma so che non la vedrebbe neanche se gli fossi di fronte.

Mi volto di nuovo verso Edward e mi si chiude lo stomaco nel vedere la sua espressione sgomenta, piena di senso di colpa.

«Scusami» mi sussurra infatti.

Sbatto qualche volta di troppo le palpebre e con tutte le mie forze mi stampo un sorriso, falsissimo, sulla faccia. «Non è niente.»

Mi prende per mano e mi guida verso i nostri posti al tavolo. Tenta di sorridere ma gli esce solo una smorfia tirata.

Mi sento avvampare di vergogna.

Devo andarmene, lontano da lui.

Alice osserva tutta la scena: vorrei correrle incontro e lasciarmi consolare da lei, ma darei solo uno spettacolo deprimente, che almeno la metà dei presenti ha già visto.

Mossa più dalla voglia di allontanarmi da Edward, raggiungo la mia amica in mezzo alla sala e le faccio un mezzo sorriso, come a volerla rassicurare che, nonostante l’incontro ravvicinato con suo fratello, sono ancora tutta intera.

Senza sapere cosa sto facendo, mi unisco alla folla danzante.

Non che riesca a seguire molto… anzi.

Tutti vanno a destra? Bene, io vado a sinistra.

Loro si muovono in avanti? Io vado verso dietro.

Okay, non sono proprio coordinata, ma in questo momento non mi importa di nulla.

Alice sembra più rilassata, e ride con me della mia performance indimenticabile. Almeno per quelli a cui ho pestato i piedi o dato qualche spintone…

Senza volerlo, mi ritrovo a fissare quel ragazzo sul palco.

Continua ad irritarmi, senza una ragione apparente…

«Ora, un po’ di bachata per rilassarci dopo tutto questo movimento.»

La sua voce è diventata più roca, immagino che a furia di urlare al microfono le corde vocali stiano dando segni di cedimento.

A quanto pare, il mio tentativo di ballare finisce praticamente subito.

Jasper prende Alice e iniziano a muoversi a tempo di musica, così come un terzo degli altri ragazzi.

Me ne ritorno al tavolo, e trattengo una smorfia di disappunto nel vederlo già occupato da Jessica e un’altra ragazza.

«Bella Swan» mi saluta.«Allora Jess non mi prendeva in giro.»

Alterno lo sguardo tra Jessica e l’altra ragazza. Ha un’aria familiare, ma non riesco a…

«Lauren» sussurro, quasi senza rendermene conto. Come ho fatto a non riconoscere l’invidia che sprigiona da ogni suo poro? Invidia di che, poi?

Mi squadra con i suoi occhi da pesce e io me ne resto imbambolata a lasciarmi studiare, neanche fossi un esemplare raro…

«Vedo che non sei cambiata, dai tempi del liceo…» commenta.

«Grazie» rispondo, ma non sono sicura che il suo sia un complimento. Raggiungo una sedia dall’altro lato del tavolo e cerco di rilassarmi e concentrarmi sui ballerini.

Ma Lauren non sembra del mio stesso avviso. «Ancora vai dietro ai Cullen.»

Non è una domanda, e quel suo tono saccente mi fa venire voglia di afferrare quei suoi capelli biondi – molto più chiari rispetto a quando andavamo al liceo – e strapparglieli uno alla volta.

«Alice ed io siamo ottime amiche» replico, nascondendo meglio che posso il fastidio per quel suo commento.

Annuisce, e leggo qualcosa di simile alla compassione nei suoi occhi.

Sto per replicare come si deve, ma l’arrivo di uno dei ballerini fa cadere la mia risposta nel vuoto.

«Che ci fanno tre belle ragazze al tavolo? Chi mi concede l’onore?»

Lauren si alza ancora prima che quel ragazzo abbia terminato il suo invito.

Beh, almeno per i prossimi tre minuti non dovrò fingere di sopportarla…

 

***

 

*Jacob*

 

È quasi mezzanotte.

Sono esausto!

Stiamo ballando da due ore e nessuno sembra avere intenzione di andarsene a casa…

Sam, questa me la paghi!

Per fortuna Embry e Quil riescono a darmi il cambio, ogni tanto, ma non sembrano a loro agio sul palco, così le mie pause durano appena il tempo di un ballo.

«Sam dovrebbe arrivare tra poco» dice Emily, sedendosi accanto a me, e dal tono sembra quasi che voglia scusarsi per il ritardo del suo fidanzato.

«Ho un’ottima resistenza.»

Ricambia il mio sorriso e con una pacca sulla spalla mi invita a riprendere il mio posto, là fuori.

Forza, Jake, stringi i denti: questi qua non potranno resistere in eterno, no?

Ringrazio Quil che ha continuato ad alternare merengue e bachata e mi do da fare per far ballare quelle mummie di ragazze presenti alla festa.

Ne vedo tre niente male sedute al tavolo. Ehi, una è quella che mi ha fissato per quasi tutta la sera, e che per poco non mandava Embry in ospedale con una gamba rotta! Non deve essere molto coordinata, la tipa…

Che fine ha fatto il suo ragazzo? Dall’espressione sembra che sia stata appena mollata…

Mi avvicino a loro tre e invito la biondina a ballare.

Non mi lascia neanche terminare la frase che già accetta.

Speriamo almeno che si sappia muovere bene, o in alternativa che si lasci guidare…

«Hai mai ballato?» le domando, guidandola verso il centro della sala.

«Non esattamente.»

Che razza di risposta è? Bah…

«Il passo è molto semplice» le spiego. «Sono otto tempi, con due pause. In pratica, si tratta di fare tre passi laterali e battere una pausa, prima di farne altri tre più una pausa dal lato opposto…»

Che spiegazione idiota che mi è uscita! Ma l’istruttore è Sam. E lui non si fa vedere…

Le cingo la vita con un braccio e le mostro come deve tenere le sue, di braccia.

Bene, siamo pronti.

«Attenta, ché si parte. Cinque, sei, sette…»

Pausa, e si parte.

Non è male, la ragazza.

Si lascia guidare facilmente, ma ha il difetto di strofinarsi troppo…

Non ci penso, e continuo a comportarmi nel modo più professionale possibile. Azzardo anche qualche giro, e ci riesce abbastanza bene.

Quando la musica finisce sono piuttosto soddisfatto di me.

La riaccompagno al tavolo e, sentendo un’altra bachata, decido di invitare anche la riccia.

 

Anche con lei il ballo non è particolarmente impegnativo.

Ho avuto qualche seria difficoltà all’inizio, perché a differenza della sua amica non sente il tempo neanche se glielo conto nell’orecchio, ma per il resto non è andata male… Oltre il passo base non ho potuto fare molto: al primo tentativo di giro, mi sono ritrovato con un braccio storto, dietro la sua schiena, e le sue unghie nella mia spalla.

«Scusami, ti ho fatto male» mi dice, quando la scorto al tavolo.

Le faccio un cenno con la mano a volerle dire che non è nulla.

Guardo la terza ragazza, quella con l’aria depressa.

La professionalità vorrebbe che ora invitassi lei a ballare.

Ti prego, Quil. Cambia registro!

 

***

 

*Bella*

 

Beh, che c’è?

Non mi inviti a ballare?

Osservo il ballerino quasi con aria di sfida.

Non che ci tenga particolarmente a umiliarmi in pubblico con un ballo, anzi se solo me lo chiedesse gli direi di no. Ma quella sua espressione indecisa mi secca un po’.

Cos’è, non mi reputi abbastanza brava, per te?

Parte una nuova canzone, più movimentata delle precedenti; lui sospira e mi porge la mano.

«Balli?»

«No, grazie.»

«Avanti, Bella! È divertente.» Jessica non sa cosa voglia dire farsi gli affari propri…

«Non ne sono capace» dico, e incrocio le braccia al petto come a intendere chiusa la conversazione.

Ma a quanto pare lui non si arrende. «Si tratta di un semplicissimo merengue, puoi farlo anche tu.»

Mi afferra una mano e mi trascina letteralmente in pista.

Faccio appena in tempo a vedere l’espressione stupita di Edward, dietro di me, e avverto un po’ di soddisfazione nel notare come, oltre allo stupore, nei suoi occhi sia presente anche un accenno di gelosia.

«Per questo ballo» mi spiega lo sconosciuto, «devi solo muovere le gambe come se stessi marciando.»

Annuisco e inizio a fare come mi ha detto.

Non sembra che stia funzionando molto. Il mio cavaliere ha un’espressione tesa, forse sto facendo qualcosa di sbagliato…

Beh, ma se non mi corregge, come faccio a sapere che fare?

«Aspetta» mi dice, dopo un po’, «così vai troppo veloce. Ascolta la musica e lasciati guidare dal ritmo.»

«Ci provo» protesto, ma onestamente non è che stia prestando molta attenzione alla canzone. Sono troppo concentrata nell’osservare Edward senza farmene accorgere…

Mi sento ritornata indietro nel tempo, è come se fossi di nuovo l’adolescente imbranata che vuole far colpo sul più bello della scuola.

 

***

 

*Jacob*

 

Gesù, ma questa è più rigida di un palo della luce!

«Ora gira lentamente su te stessa» le spiego. «Okay, bene così… No, troppo in fretta!»

Come diavolo si fa a rompersi un polso ballando un merengue? Non lo so, ma ci sono andato vicino.

«Perdonami, ti ho fatto male?»

No, tesoro, ho detto “Ahi” per divertimento!

«Tranquilla, non è nulla…»

Sam, dove sei?

 

‘Sta tipa è tosta… non si lascia guidare, è rigida, non mette calore in ciò che fa…

Inizio a credere che il suo ragazzo non abbia avuto tutti i torti per piantarla…

Dopo due minuti e quaranta secondi circa, due tentativi di rompermi il polso e tre pestate di piedi, finalmente la riaccompagno al tavolo.

«Te l’avevo detto che non ne sono capace» commenta, risedendosi nella stessa posizione di prima.

Mi fa ridere. «Sono un tipo che ama le sfide.» Le strizzo l’occhio e mi allontano, ignorando le altre due ragazze al tavolo.

Prima di raggiungere il mio rifugio dietro il palco, le lancio un’ultima occhiata.

Nonostante tutto, mi sono divertito…

 

 

 

 

 

Cavolo, da quanto tempo non aggiornavo questa fanfiction!

Credo che questo capitolo sia un po' più lungo dei precedenti, di certo lo è del prossimo XD che sarà postato, ahimè, a settembre... se tutto va bene, tra un paio di settimane vado in ferie, e fino ad allora sarò occupata con gli ultimi giorni di asilo, tra relazioni e chiusura anno educativo... somebody helps me!

Non mi resta che ringraziare tutti coloro che hanno letto e specialmente chi ha lasciato una recensioncina-ina-ina: grazie, tesori!

Aspetto vostre impressioni su questo incontro ravvicinato tra i due protagonisti ^^ (e anche su quello avuto tra Bells e il -vostro- Eddy =P )

Ci risentiamo a settembre, almeno con questa storia...

Bax, Kla

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Sguardi

Capitolo 6

Sguardi

 

 

*Bella*

 

«Non te la sei cavata male» commenta Jessica, ma mi basta vedere l’occhiata che lancia a Lauren per capire che è un modo sottile per prendermi in giro.

«Ti ringrazio» ribatto, decisa a non farmi mettere i piedi in testa da quelle due, «in effetti ho osservato te e Lauren per imparare al meglio.»

Il colpo è andato a segno, perché le vedo irrigidirsi e concentrare la loro attenzione sui ballerini in sala.

Di solito non sono così acida, ma stasera non sono disposta a sopportare niente…

Mi guardo attorno alla ricerca di Edward.

Devo essergli sembrata la solita imbranata, mentre ballavo. E anche per come mi sono comportata, dopo il nostro… contatto.

Lo vedo appoggiato a un muro, che fissa il nulla davanti a sé.

Che diavolo mi ha preso?

Mi sono comportata come un’adolescente alla sua prima cotta, e invece dovevo sapere cosa aspettarmi da lui.

Già al liceo è stata dura riprendermi dopo essere stata mollata; per tutti questi anni sono riuscita a limitare i miei contatti con lui, e alla prima occasione per dimostrargli che sono cresciuta e sono disposta a instaurare con lui un rapporto amicale cosa faccio?

Bam! Gli salto letteralmente addosso!

Bella Swan, sei decisamente un caso senza speranza.

«Ehi, Bells.» Alice mi raggiunge al tavolo e mi si siede accanto. «Tutto bene?»

Le sorrido, sperando che si lasci ingannare, per una volta, dalla smorfia che mi si disegna in volto.

Alle sue spalle, ecco Jasper: in piedi, con le mani sulle spalle della sua ragazza, mi sta osservando attentamente. È un attimo, e il muro di indifferenza che tentavo di costruire per superare indenne questa serata mi si sgretola come fosse fatto di cera.

Le lacrime mi pizzicano gli occhi, e deglutisco a vuoto pur di non lasciarmi sopraffare dalla depressione.

Non ora. Non qui.

A casa, più tardi, avrò tutto il tempo di compatirmi.

«Sto bene, ragazzi. Davvero…»

I due si scambiano un’occhiata che sembra gridare al mondo intero che non credono a una sola sillaba uscita dalla mia bocca.

«Bella» mi fa Jasper, serio. «Lo sai che non ne vale la pena, sì?»

«Mio fratello non merita le tue lacrime» gli fa eco Alice.

Sospiro e torno a concentrarmi sulla folla di ragazzi che ci circonda.

Mi accorgo che è come se cercassi qualcuno, e solo quando vedo il ballerino che mi ha guidata in quel merengue all’ultimo sangue mi rendo conto che è lui che stavo cercando.

Avverto una fitta d gelosia nel vederlo ballare – e flirtare! – con altre ragazze, ma subito mi do della stupida: ho già abbastanza pensieri con Edward, senza dovermi sentire gelosa nei confronti di un ragazzo di cui non so neanche il nome.

Con la coda dell’occhio torno a fissare Edward.

So che Alice ha ragione: ho sofferto troppo a causa sua in passato, e non ho alcuna intenzione di ridurmi un’altra volta a una larva umana per lui.

E pensare che sembrava una relazione, la nostra, destinata a rimanere nella storia!

Ricordo ancora quando lo vidi per la prima volta: era il mio primo giorno nella mia nuova scuola, ora di pranzo.

Al tavolo con i miei nuovi compagni mi accorsi subito di Alice ed Edward Cullen che facevano il loro ingresso in mensa.

«Si chiama Edward» mi aveva spiegato Jessica, seguendo il mio sguardo. «È uno schianto, ovviamente, ma non sprecare il tuo tempo. Non esce con nessuna. A quanto pare qui non ci sono ragazze abbastanza carine per lui», aveva concluso, con aria di disprezzo.

A ripensarci oggi, mi rendo conto di come quel commento assomigliasse tanto alla reazione di chi non può avere ciò che desidera…

Ah, adolescenti!

Ma a dispetto di quell’avvertimento, la mia strada si incrociò più volte con quella di Edward.

Per quasi un anno fummo l’argomento principale di conversazione: come poteva, il bel Cullen, volere davvero frequentare la goffa ed insignificante Isabella Swan?

Alla fine dell’estate, subito dopo il mio diciottesimo compleanno, avvenne ciò che tutti in cuor loro anelavano, o per invidia o per gelosia: Edward Cullen mi lasciò.

Si trasferì in un’università dall’altra parte del mondo, e inutili furono i miei tentativi – le mie suppliche – di convincerlo ad aspettare ancora un anno, un misero anno per permettermi di terminare il liceo e seguirlo ovunque avesse voluto andare.

«Non voglio che tu venga con me» aveva scandito lentamente, come se stesse parlando a una bambina piccola.

«Non… non mi vuoi?»

«Non sei la persona giusta per me» aveva continuato, impietoso.

Sapevo perfettamente che lui era troppo per me, e che io in confronto ero una nullità, ma sentirmelo dire in quel modo fu devastante.

Diventai uno zombie: trascorrevo tutto il mio tempo chiusa in camera, e arrivai a sperare che la Morte bussasse alla porta e mi portasse via con lei.

Senza Edward la mia vita non aveva più alcun senso, e non facevo niente per nascondere quel mio senso di inadeguatezza.

A volte mi sembrava di rivederlo, di sentire la sua voce, ma la gioia nell’immaginarlo ritornare sui suoi passi svaniva all’istante quando mi rendevo conto che lui era andato via e mai sarebbe tornato da me.

Mi ci volle quasi un anno per riprendermi del tutto da quell’abbandono.

E ora, a distanza di sette anni dal nostro ultimo incontro, mi rendo conto che, in realtà, la cotta che avevo per lui non è mai passata.

È bastato un semplice contatto per farmi ricadere nel baratro.

Ma stavolta sarà diverso. Stavolta ho Alice al mio fianco, e so che la mia amica non permetterà a nessuno di farmi del male. Neanche a suo fratello.

«Bella…»

La sua voce mi fa sussultare.

«Vogliamo andare?»

Non capisco cosa voglia dire finché non mi guardo attorno: persa nei ricordi, non mi ero accorta che la festa sta volgendo al termine.

Annuisco, non fidandomi pienamente della mia voce e mi lascio scortare fino al guardaroba. Pur non vedendola, avverto lo sguardo di Alice su di me: so che vorrebbe assicurarsi che io stia bene, ma per una sera non voglio essere un peso per lei e Jasper.

«È stato un vero piacere rivedervi» cinguetta Jessica, e a stento soffoco una risata quando si appoggia al mio cavaliere qualche secondo di troppo. «Teniamoci in contatto.»

Saluto rapidamente gli altri compagni e senza volerlo lancio un’ultima occhiata alla sala, ormai vuota.

Mi sento una sciocca nel provare un moto di delusione per non aver salutato il “mio” ballerino.

Lascio che Edward mi prenda per mano e insieme usciamo nell’aria frizzante della sera.

 

*Jacob*

 

Dire che sono stanco non significa niente.

Mi è toccato far ballare praticamente tutto il corpo femminile almeno una volta, e la maggior parte delle ragazze presenti in sala è stata peggio di una colonna di granito di tre metri…

Per fortuna la serata volge al termine…

Ho temuto il peggio quando, a mezzanotte passata, la pista era ancora piena, ma finalmente, all’una e dieci, la gente sembra essersi stancata a sufficienza.

Sam è arrivato in tempo per salvarmi da altre sei aspiranti ballerine.

«Hai fatto un buon lavoro» si congratula, e per poco non mi va di traverso il succo Tropical: Sam che fa un complimento è un evento più insolito di una nevicata a ferragosto!

Gli faccio un cenno con la mano a significare che non è nulla, che è stato un gioco da ragazzi, e mi regala uno dei suoi ancor più rari sorrisi.

Che cosa è successo al Sam Uley che conosco, lo stesso che abbaia i suoi ordini neanche fosse il capo di un branco di lupi adolescenti, e non il responsabile della scuola di danza più ricercata della città?

Decido di godermi il momento e mi rintano dietro il palco per il meritato riposo dopo quasi quattro ore di ballo ininterrotto.

«Ehi, fratello!» Quil mi raggiunge porgendomi un bicchierino pieno di liquido marrone dorato. «Ora che il capobranco è arrivato, puoi concederti qualcosa di più forte di un semplice succo di frutta.»

Sorrido e accetto di buon grado la sua offerta.

Il sapore forte del rum mi brucia la gola e non riesco a reprimere una smorfia e un colpo di tosse.

«Ci voleva» commento con la voce strozzata.

«Allora» mi fa Quil, svuotando il suo bicchiere, «quanti cuori infranti hai lasciato in pista, stasera?»

«Un paio. Ma sopravvivranno.»

Per quanto voglia essere uno scherzo, sappiamo entrambi che è una mezza verità.

Non ho mai capito il perché, ma sembra che tutti gli esponenti del sesso femminile siano attratti da me più che da chiunque altro della scuola. Sarà per il mio viso da ragazzino o per gli addominali scolpiti, il risultato è che ad ogni serata ho sempre un paio di numeri di telefono che mi aspettano vicino alla consolle.

E stasera non fa eccezione.

Sembra che le donne qui presenti non abbiano mai visto un uomo, a giudicare dalle occhiate che lanciano a me e ai miei compagni.

Certo, se mi guardo intorno capisco anche il perché… però devo ammettere che qualcuno che si salva, in questa melma di rammolliti, lo trovo anche.

Un esempio?

Be’, prendete quel tipo dall’aria cadaverica e dai capelli rossicci, quello che, a occhio, è il cavaliere della ragazza che per poco non mi ha rotto un polso. Non è male, se ti piace il genere “spilungone-con-la-faccia-da-zombie”…

Comunque sia, le ragazze dovrebbero imparare a non manifestare troppo apertamente il loro interesse. In alcune occasioni mi sono sentito decisamente in imbarazzo, per gli sguardi fin troppo eloquenti e le strusciatine, non so fino a che punto casuali, da parte delle mie partner occasionali…

Okay, devo ammettere che una o due di quelle ragazze sarebbero state un’ottima compagnia, anche solo per una notte. Specialmente l’ultima con cui ho ballato: sapeva il fatto suo, la tipa, e non aveva problemi a mostrare ciò che voleva. Non era niente male, se devo essere sincero: riccia, capelli biondi (platealmente tinti) e occhi verdi, un fisico da paura, sodo e snello da far invidia persino alle modelle più ricercate…

Insomma, i quattro minuti e sedici secondi più lunghi della mia vita!

In qualsiasi altra occasione sarei stato al gioco, ma non stasera.

L’intera serata è stata affidata nelle mie mani, e se qualcosa fosse andato storto, per colpa del mio istinto animale, non me lo sarei mai perdonato.

E poi… ammetto che qualcos’altro mi ha fermato dal dare sfogo alle mie pulsioni.

Per gran parte della serata mi sono sentito osservato.

No, non la solita sensazione di essere mangiati con gli occhi, ma qualcosa di più… Non so neanche come descrivere ciò che ho provato. So solo che più di una volta ho avvertito come se qualcuno volesse leggermi dentro.

Lo so, è una cosa stupida da dire, specialmente perché, per quanto li abbia cercati, in tutta la sala non ho trovato nessun paio di occhi che mi stessero trafiggendo l’anima.

«Grazie a tutti per esservi e averci fatto divertire» sta dicendo Emily dal palco, congedando gli ultimi ospiti. «Speriamo di essere stati di compagnia, e vi aspettiamo, qualora lo vogliate, alla nostra scuola di ballo, Alma de Cuba*. All’uscita troverete il nostro Embry, a cui potete chiedere qualsiasi informazione sulla tipologia delle nostre lezioni.»

Un applauso saluta l’uscita di scena di Emily, e riemergo dal mio nascondiglio per dare una mano a sistemare le nostre attrezzature.

Con la coda dell’occhio osservo i ragazzi uscire dalla sala e con un sorriso compiaciuto noto che sono in molti a fermarsi da Embry.

Be’, vorrà dire che dalla prossima settimana avremo qualche nuovo iscritto ai corsi base… e magari ce ne sarà qualcuno davvero in grado di ballare.

 

 

 

 

 

 

***

 

*Alma de Cuba è il nome della scuola di ballo che frequento da "un paio" di annetti... sto per festeggiare con loro la sesta iscrizione <3

***

Rieccomi con l'aggiornamento di questa fic ^^

Mi stavate aspettando? Come? No? ... vabbé, potevate lasciarmi nel dubbio, almeno -_-

Scleri a parte, c'è qualche precisazione da fare.

 

Tanto per iniziare, la parte in cui Bella racconta del suo primo incontro con i Cullen e l'abbandono da parte di Edward sono stati ripresi da New Moon, ma credo sia una sottolineatura superflua, perché ve ne sarete già accorti ^^

Sempre per quanto riguarda l'abbandono, lo so che Ed, in New Moon, mentiva spudoratamente, ma Bella non lo sapeva, e diciamolo: mi piace fargli fare la parte dell'odioso u_ù (non me ne vogliano a male Twin-Lusy, Simo e tutte le Ed-dipendenti ^^ ma non lo reggo proprio u.u )

 

Poi, lo so che non succede praticamente nulla in questo capitolo, ma a volervi incorporare parte dell'altro sarebbe stato troppo caotico.

 

Ah, ho notato che c'è stata un po' di confusione... Non esistono né licantropi (ç_ç) né vampiri; sono tutti esseri umani, e le descrizioni che si collegano a poteri speciali servono più che altro per ricordare qualche caratteristica particolare del personaggio originale.

 

Ultima nota. Mi sono arrivate alcune mail in cui mi si chiedeva di aggiornare più in fretta, ma mi è impossibile... e a tal proposito, metto le carte in tavola con tutti voi che avete il coraggio di leggere e vorrei svelarvi i motivi di questi aggiornamenti lentissimamente lenti.

L'obiettivo di questa storia non era quella di una ff, bensì qualcosina di più... più. Solo che per essere sicura di riuscire a scrivere la parola "FINE" devo sapere di avere delle scadenze, altrimenti resto ferma al capitolo sei per tutta l'eternità... (anche se, lo ammetto: l'epilogo è stata la prima cosa che ho scritto XD come dite? Sono fuori? Naaaaaaaa @.@ )

Ora, per portare a termine il progetto originario, ho bisogno di imparare a memoria il regolamento della FIDS (Federazione Italiana Danza Sportiva) con tutte le norme, le clausole e chi-più-ne-ha-più-ne-metta, anche le regole per i dettagli più insignificanti, come ad esempio i cm dei tacchi delle scarpe... e ci vuole parecchio tempo, considerando che dalle 7.15 alle 18 lavoro...

Adesso che ho svelato i segreti più segretamente nascosti, perdonerete questi tempi lunghi tra un aggiornamento e l'altro?

 

Ah, nota tecnica sul capitolo precedente. Jacob dice che per poco non si è rotto un polso. Ora. Ballando il merengue è più probabile che sia la donna a farsi male al polso, mentre l'uomo non ha di questi problemi (al più potrebbe prendersi una gomitata in faccia, ma al livello base la percentuale di simili incidenti è pressoché vicina allo zero)... il che la dice lunga sulla "bravura" di Bella XD

 

E per concludere, vorrei ringraziare chi ha davvero avuto la voglia di arrivare fin qua.

Grazie in particolar modo a chi ha lasciato un segno del suo passaggio:

AliceX benvenuta, collega di Team: anche tu allergica a Eddy? ^^ devo dire che tra Ed e Jake come ballerino sarebbe meglio il primo... ma poi come fai a ballare se sei costretta a lenire il prurito dell'orticaria? XD

LoLaPazza bentrovata, cara =] tifi per Edward, ma mi fa piacere sapere che continuerai a leggere <3

Marpy tesora, ciao =] Allora, questo ballerino te gusta? La vuoi la verità? Mentre scrivo rischio di rovinare sempre la tastiera, perché mi immagino Jake nei modi più "ballerinosi" possibili *ç*

Simo87 *Bella, la parola bella è nata insieme a lei...* ti autorizzo a prendere a legnate Ed, ma Jake... me ne occupo io, di lui. Ok? *ç* Piccolo OT: se ti confesso di aver sbavato su don Rodrigo, l'altra sera, rischio di essere fulminata?

Xstellaluna soreeeeeeeeeeeee. Spero di non averti fatto penare troppo, con questo capitolo: lo so, non succede nulla di nulla... però i due si sono cercati ^^ chissà...

 

Detto ciò... ci risentiamo a -urgh- ottobre con il prossimo capitolo =)

Bax, Kla

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=463368