L'unione dei mondi

di bubbuno
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** risveglio ***
Capitolo 3: *** un mare di ricordi ***
Capitolo 4: *** indizi, scoperte, decisioni ***
Capitolo 5: *** Il mercante di fiori ***
Capitolo 6: *** fine dei giochi ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Capitolo 1

Lo stavo aspettando. Era quasi mezzanotte. La luna era piena nel cielo e rischiarava tutto, infondendogli un aspetto tetro, perfetto per creare atmosfera. La musica dell’organo che qualcuno si divertiva a suonare a quell’ora tarda dentro la chiesa rendeva tutto splendidamente inquietante. Soffiava una leggera brezza, che faceva svolazzare i miei vestiti e la sciarpa che avevo al collo. Ad un tratto arrivò. Lo capì dal dolce profumo che il vento mi portò sotto il naso. Un profumo di fiori…- Marluxia. Ah, che meravigliosa fragranza! Incredibile!- eravamo sul tetto di quel luogo sacro. Niente e nessuno ci poteva disturbare.- che adulatore. Ma basta con i complimenti. Parliamo di cose serie. Sai perché sono qui.- sorrisi.- è lo stesso motivo per qui sono qui io- in quel momento il campanile scandì la mezzanotte esatta. Il vento cessò di soffiare. Il silenzio era assoluto, quasi a celebrare quell’istante. La lama di una falce dietro la schiena di Marluxia brillò. Una nube di petali si propagò ovunque. Ed io, con tutta calma, trassi un respiro profondo. C’ero solo io in quel momento. E mi lasciai cadere all’indietro, buttandomi giù dalla cattedrale, sapendo che il mio avversario mi avrebbe seguito.

Quando la mattina di quello stesso giorno mi svegliai, avevo già la sensazione che ci fosse qualcosa di diverso. L’avevo intuito dal canto degli usignoli. O, più precisamente, dalla sua assenza. Avevo sempre esercitato attrazione verso gli animali, che non avevano paura di me. All’alba di ogni giorno da molto tempo ormai, i loro versi mi facevano alzare. Che fosse il miagolio di un gatto, o il cinguettio degli uccelli, era lo stesso. Ma quella mattina non andò così. Quella mattina non era lo stesso. Quella era la mattina del giorno in cui io avrei impugnato un’arma nuovamente. Quella era la mattina del giorno che mi avrebbe fatto tuffare nei ricordi persi nel mio cuore. Quella mattina…

…forse sarebbe stato meglio non svegliarmi.



nota dell'autore: so che è un po' corto ma spero vi piaccia!!! recensite in molti, perfavore!!!

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Capitolo 2
*** risveglio ***


Capitolo 1 – Risveglio

Non sono mai stato una persona sempre piena di impegni, che ogni pomeriggio esce fuori con gli amici. Certo, ho i miei amici, esco ogni tanto, ma mi piace stare da solo a pensare. Per questo ho un appartamento da solo. Qualche volta esco, vado in giro, vivo la mia vita tranquillamente da 5 anni. Quel giorno però, qualcosa non andava.

Dal mio appartamento godo di una magnifica vista su tutta la città. Mi piace l’immensità al di là del vetro della mia finestra. Il mare al tramonto e all’alba è stupendo.

Però, quando quella mattina aprii gli occhi, non c’era neanche un raggio di luce. Le nuvole ricoprivano il vasto cielo. Non sentii alcun rumore. Silenzio assoluto. Poi una goccia d’ acqua mi cadde sulla testa. Ma penetrò nella mia mente senza fermarsi. In quell’ istante il mondo si capovolse. Ero sospeso in un mare oscuro, dal quale filtrava un leggero barlume. Ma non ero preoccupato: mi pervadeva la sicurezza che nulla sarebbe accaduto. O almeno, nulla che potesse preoccuparmi. Non so dire per quanto fluttuai in quel recesso di eternità. Poteva essere un istante quanto anni e anni. In un momento tutto ciò per cui ero diventato quello che ero mi tornò alla mente. Un viaggio. Un richiamo. Una missione. Una sorpresa. Un tradimento. Una presenza oscura. Un grande potere. Due persone che univano tutto, ma che si dividevano. E poi…

Un cuore.
Un’ anima.
Un corpo.
Ed io.

Il silenzio. Una bella cosa, il silenzio. Si può riflettere con calma. Percepire il proprio respiro. E se stessi. Improvvisamente mi resi conto di essere ancora disteso sul mio letto. C’era silenzio. Mi alzai cautamente, e andai alla finestra. Il cielo era ancora buio fuori. Ma solo perché il sole non era ancora sorto. Sapevo che qualcuno mi stava chiamando. Aprì la finestra e mi misi sul cornicione. Tutte le finestre erano chiuse, e per strada non c’era nessuno. Saltai. Il vento mi scompigliò i capelli. L’adrenalina mi percorse interamente con un brivido. Che emozione. Ma fu solo questione di 3, 64 secondi. Mi fermai a 2 centimetri da terra. Sì, il mio potere funzionava ancora come doveva. Mi sollevai in volo fino al tetto del mio palazzo. In cima mi cambiai d’abito con un semplice schiocco di dita. Ripresi uno stile che avevo adottato cinque anni prima, adattandolo alle mie esigenze attuali: una lunga sciarpa bianca, uno smanicato in seta con cappuccio, pantaloni, cintura, stivali. Il tutto con il mio simbolo. Un tridente con un volatile appollaiato sopra. Più precisamente un corvo. Come il mio nome. Sì, proprio il mio nome.

Il corvo.

Raven.

nota dell' autore: sperando che vi stia piacendo la mia fanfiction, vi prego di recensire. grazie ancora.

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Capitolo 3
*** un mare di ricordi ***


Capitolo 2 – un mare di ricordi

Vagando sui tetti, rendendomi invisibile, cercavo di capire cosa m fosse accaduto. Qualcuno mi aveva chiamato? Ma chi? Forse loro… no, non mi avrebbero mai contattato così. In realtà, non mi avrebbero proprio potuto contattare. Ma allora chi?

In cerca di una risposta mi avvicinai al mare. Il sole stava per sorgere. I primi raggi di luce spuntavano dall’orizzonte, colorando vivacemente le poche nuvole nel cielo. Che vista splendida.
Era in queste cose che mi sarei perso per ore. Le piccole cose, le cose belle, i gesti d’affetto. Affetto. Quanto tempo era passato da quando qualcuno mi aveva voluto davvero bene? Insomma, non che a me servisse, anche se mi avrebbe fatto piacere. Non mi faceva soffrire ripensare al passato, ma quel giorno era diverso: i ricordi mi erano piombati addosso con la forza di una palla di cannone. Per fortuna riuscivo ad divedere me dal resto del mondo. Non mi affezionavo a nulla troppo. Meno amore prima, meno sofferenze dopo. Purtroppo non era colpa mia se avevo sviluppato questo lato del mio carattere. Col tempo lo avevo imparato da solo.
Ma non era il momento di meditare su di me e le mie memorie. Ero sulla costa saltai in acqua. O meglio sull’acqua. Camminare sulla superficie del mare non era niente di che, ma improvvisamente mi riportò alla mente un episodio che credevo lontano e ormai dimenticato. Ma come avrei potuto dimenticare?

- S****, non sei capace, non sei capace!- le urlava contro dal mezzo del fiume. – e dai, K****, smettila di prenderla in giro. In fondo non è colpa sua se non è capace! Ah ah ah ah!- dissi alle mie due amiche. – non siete per niente simpatici! Solo perché sapete camminare sull’acqua, non c’è bisogno di fare i vanitosi così! Uffa però…- si lamentava l’altra, dalla riva del torrente.
Era una mattina d’estate, il cielo era terso e l’aria fresca e pulita. Come eravamo diversi. È proprio vero che il tempo cambia le persone. Era un giorno felice. Non c’erano preoccupazioni nei nostri cuori. Non ancora.

nota dell'autore: sperando che finora la mia fanfiction vi piaccia, vi chiedo di recensire. grazie mille!

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Capitolo 4
*** indizi, scoperte, decisioni ***


Capitolo 4 – indizi, scoperte, decisioni

Dovevo fare qualcosa, ne ero certo. Ma cosa? La risposta non si face attendere.

Ancora perso nei miei ricordi, camminavo sul mare. Vedevo i pesci sotto di me che si muovevano sinuosamente tra le correnti. Mi inginocchiai per guardarli meglio. Improvvisamente una mano emerse dalle acque, per prendermi il piede e trascinarmi giù, verso il buio profondo degli abissi.
Provai ad oppormi, ma la stretta era troppo potente, e cercando di divincolarmi, perdevo tutta l’aria che avevo nei polmoni. Non sapevo cosa fare. Poi mi ricordai che non avevo bisogno di trattenere il fiato, se con un semplice schiocco di dita potevo respirare tranquillamente. E così feci. Una bolla mi avvolse tutta la testa, e finalmente mi ripresi. Intanto l’essere mi stava ancora tirando verso il basso. Non vedevo quasi più la luce sopra di me. Che problema.
Decisi che, qualunque cosa fosse, se non aveva intenzione di lasciarmi, mi sarei liberato da solo. E non gli sarebbero piaciuti i miei metodi. Ma quando stavo per centrarlo con un colpo letale, la presa si allentò, e mi abbandonò nel buio dal mare profondo. Non riuscivo a tornare a galla: perché? Le mie domande non potevano rimanere per sempre irrisolte. Quando qualcuno mi mise una mano sulla spalla, la mia tensione aumentò, ma non mi feci prendere dal panico. Mi voltai, pronto a colpire chiunque mi si fosse parato davanti. Ma anche questa volta dovetti fermarmi. I miei ricordi mi avrebbero perseguitato per sempre?

Mi ritrovai davanti all’ultima persona che mi sarei aspettato di vedere. Ero incredibilmente sorpreso. Non poteva essere vero. Non lì. Non in quel momento. Non in quel mondo.- Koori! Tu qui? Come puoi…-mi mise un dito sulle labbra, per farmi tacere. La sua pelle era fredda e il suo tocco leggero. La osservai per un istante: non era quasi cambiata. I capelli biondi, che una volta le arrivavano appena dopo le spalle, adesso le ricoprivano tutta la schiena. Gli occhi azzurri come il ghiaccio, gelidi come la sua pelle. Alta e magra, sembrava che non fosse passato il tempo per lei.
– è giunto il momento. Ciò che temevamo sta per succedere. Devi proteggere l’Opal. O l’unione dei mondi sarà realtà.- la tristezza e la preoccupazione nel suo volto si manifestarono anche sul mio.- così è stato tutto inutile? La nostra vita non ha avuto alcun senso, allora?- il mio tono rasentava la rabbia.- no. Una speranza c’è. Loro hanno capito dove ci nascondiamo, e dove custodiamo i Portali. Ma tu, tu devi fermarli. Stanotte colpiranno proprio te. E con te l’Opal. Il mercante di fiori arriverà quando la luna sarà alta nel cielo, a metà del suo percorso.-
Mentre parlava, il suo corpo sbiadiva. I contorni della sua figura si facevano meno chiari, e piano piano tutto il suo essere stava sfumando via.- Koori, che ti succede? Io non so se…-mi interruppe a metà frase.- il destino è deciso. Anche tu lo puoi vedere. Ne hai il potere. Il mio tempo qui è finito. Non posso restare ancora. Mi dispiace. I ricordi sono spesso dolorosi vero?- aveva un sorriso rassegnato in volto.
–Aspetta!- non potevo lasciarla andare. Non di nuovo. Allungai una mano per fermarla, ma le passò attraverso, facendola sparire in una nuvola di fumo. Il dolore però non mi avrebbe raggiunto. Ormai era solo una questione fisica soffrire, per me. Per quanto quelle persone fossero unite a me, io…

Mi risvegliai sulla spiaggia. Il sole ormai era alto. Fortunatamente ero ancora invisibile agli occhi delle persone, anche se non c’era nessuno a riva. Rimanendo sdraiato, ripensai alle parole della mia vecchia amica. Ero sicuro che fosse lei. Solo noi sapevamo chi fosse il mercante di fiori. Quello che mi pareva strano era il fatto che lei mi si fosse mostrata. Avevamo la proibizione, un potere antico che ci impediva di vederci. Non perché non volessimo. Ma perché ormai ci era impossibile. Comunque dovevo assicurarmi di quello che stava succedendo. Mi sedetti a gambe incrociate e mi concentrai. Raccolsi i miei pensieri e li feci sparire dalla mia mente. Poi aprì gli occhi di scatto.

Un luogo immenso, di notte. Una persona che cammina tranquillamente al centro di quello stanzone. Poi una luce flebile. Che improvvisamente diventa più luminosa. La persona la prende e la nasconde. Sente dei rumori lontani. E poi una risata. Una risata cattiva. Delle campane che suonano. E una rivelazione. Una croce. E la morte in persona.

La visione mi aveva chiarito molte cose, ma mi aveva anche fatto sorgere altri interrogativi. Dovevo andare a proteggere l’Opal, ma cosa c’entravano gli ultimi secondi? Non capivo. Però a quel punto avevo fatto una scelta. Qualunque cosa significasse, dovevo preservare la salvezza dei mondi. Sarei stato in guardia per qualsiasi evenienza. E presa questa decisione, mi alzai in volo, andando incontro al mio destino.

nota dell'autore: sperando che la mia storia vi piaccia, vi chiedo di recensire. grazie in anticipo!

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Capitolo 5
*** Il mercante di fiori ***


Capitolo 5 – il mercante di fiori

Ero arrivato quasi subito sul tetto della chiesa dove avevo nascosto l’Opal 5 anni fa. Un luogo sacro, dove i demoni non avrebbero potuto metter piede, e anonimo al tempo stesso. Il nascondiglio perfetto.

Giunto a destinazione, aspettare non era stato un problema. Sono sempre stato una persona paziente. Così, quando il mercante di fiori arrivò, era già notte fonda.

-Marluxia. Ah, che meravigliosa fragranza! Incredibile!- eravamo sul tetto di quel luogo sacro. Niente e nessuno ci poteva disturbare.- che adulatore. Ma basta con i complimenti. Parliamo di cose serie. Sai perché sono qui.- sorrisi.- è lo stesso motivo per cui sono qui io- quando il campanile segnò la mezzanotte, consacrò l’inizio della nostra battaglia. La sua falce rosa fece capolino dal nulla, cercando di tagliarmi in due. Ma era fin troppo facile per me evitare quel colpo, così cercai un modo per divertirmi un po’, rispolverare le mie vecchie tecniche di combattimento e tirare fuori la vera potenza del mio nemico. Allora mi tuffai giù dal tetto della cattedrale, e lanciai qualche incantesimo. Subito uno per poter volare, e poi uno scudo con il quale fermare gli attacchi di Marluxia, che mi aveva seguito senza esitare. La sua forza veniva rimbalzata via e ogni volta che toccava la mia barriera, essa si illuminava leggermente, mostrando la sua forma sferica attorno a me. Era inutile cercare di distruggerla con gli attacchi fisici. Solo un qualche potente sortilegio avrebbe potuto infrangerla.
Intanto ci stavamo avvicinando al suolo. Nessun problema. Un attimo di raccoglimento e arrivato a circa 1 metro dal terreno iniziai a levitare e mi spostai con destrezza all’indietro, lontano dal mio nemico, che con un agile balzo atterrò e si rimise in piedi istantaneamente. – beh, non sei così male. Ma mostrami davvero cosa sai fare e finiamola qui con i giochetti.- ah, stavi solo giocando? Siamo sicuri? Non ne ero così certo.- va bene. Sfodera le tue armi- e la vera battaglia cominciò.

In quel momento io non potevo saperlo, o forse non ci avevo fatto caso. Quello fu un grosso errore. Se non fossi stato così preso dalla battaglia e dai “giochi”, dalla voglia di ricominciare quella che era stata una parte della mia vita e di divertirmi, mi sarei accorto che qualcuno si stava intrufolando nella chiesa, in maniera silenziosa e furtiva. Qualcuno che aveva un losco fine. Qualcuno che avrebbe compiuto la sua missione, e che così facendo, avrebbe distorto il destino dei mondi che compongono l’universo.

nota dell'autore: sperando che la mia storia vi piaccia, vi chiedo di recensire. grazie in anticipo!

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Capitolo 6
*** fine dei giochi ***


Capitolo 6- Fine dei giochi Mentre Marluxia si stava concentrando, io preparai la mia magia offensiva in modo da essere pronto a ricevere e neutralizzare i suoi colpi.
Non mi serviva pronunciare strane parole o formulare incantesimi, non con sortilegi semplici o che ero stato solito ad usare. La mia lunga sciarpa bianca si srotolò da sola dal mio collo e fece una larga spirale intorno a me, quasi fosse una barriera.
A seconda dei movimenti che gli indicavo con le mani e le dita, la stoffa si muoveva di conseguenza, mentre con la magia potevo farla diventare un’arma letale. Non era l’attacco che preferivo, ma sarebbe bastato. Bene, sei pronto? LAMA INSEGUITRICE!

Pensai tra me il nome della stregoneria, sgranai gli occhi e il tessuto partì contro il mio avversario.
Divenne una lama affilatissima, che non si sarebbe spezzata tanto facilmente. Purtroppo il mio obiettivo non si fece sorprendere e con una rapida falciata la respinse indietro. Probabilmente aveva amplificato la potenza della falce con i suoi poteri. Sfortunatamente per lui, era inutile.
Si chiama Inseguitrice proprio perché ti segue, ah-ha. Infatti tornò verso di lui. Per ucciderlo.

Marluxia si accorse di quello che stava succedendo. Non era un avversario stupido. Cercò di scappare per evitare la mia arma. Corse sulla sua destra e con la coda nell’ occhio osservava la lama che era dietro di lui.
Sicuramente cercava un modo per tirarsi fuori da quella situazione. Ma non avevo fretta. Quello che importava era ucciderlo e preservare la sicurezza dell’Opal. Non lo avrei fatto nemmeno avvicinare ad esso. Improvvisamente il nemico si girò e respinse ancora con una falciata la sciarpa e corse più velocemente verso la chiesa.
Lo avevo detto che non lo avrei fatto avvicinare. La mia lama lo inseguì all’istante. Lui si fermò, come se aspettasse il colpo. Nessuna esitazione. Avevo intenzione di ucciderlo e non avrei perso l’occasione. La furia pervadeva il mio attacco. Un istante prima che lo trafiggessi da parte a parte si spostò lateralmente con rapidità, si buttò a terra e con un colpo di falce particolarmente forte lacerò la stoffa e la piantò a terra con foga.

Subito rimasi spiazzato: non avrei mai pensato che avrebbe potuto perforare quel tessuto così indurito dalla mia magia. Probabilmente aveva infuso nel colpo tutta la sua potenza magica. Ma lui non fece complimenti e, abbandonando la sua arma, si diresse verso di me. Creò 3 fiori che lo seguirono stando poco sopra di lui. A dispetto delle loro meravigliose sembianze, quei boccioli erano letali: i petali affilati come spade, e intrisi nel veleno.
Lo stupore fece subito posto alla freddezza. L’altro capo della mia sciarpa, che era rimasto libero, si avvolse intorno alla gamba di Marluxia prima che potesse avvicinarsi troppo a me. Anche se lui cadde a terra, i suoi fiori mi puntarono subito, ma non erano che un fastidio per me. Lanciai un incantesimo sulle mie mani, attorno alle quali comparì un’aura viola, e corsi incontro alle “piante”. Con qualche semplice colpo li distrussi senza difficoltà, riducendoli in cenere senza che mi facessero un graffio. Poi puntai la mia mano verso il poveretto a terra.
– Fine dei giochi. Adesso tocca a te.-

nota dell'autore: sperando che la mia storia vi piaccia, vi chiedo di recensire. grazie in anticipo!

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