Reach out for me, so I can be the one di NeverThink (/viewuser.php?uid=61554)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
I
personaggi non mi appartengono, tutto ciò è solo
frutto della mia fantasia.
Spero solo sia di vostro gradimento.
Dedico
questa fiction ad una persona speciale: Greta.
Enjoy!
PROLOGO
-Mi ami?- Mi
chiese con voce calda e roca.
-Si.-
Risposi affondando la testa nel suo petto.
-Mi
amerai… fino alla fine?- Alzai il capo guardando il suo
viso, tranquillo e
rilassato.
Non
risposi.
-E tu mi
amerai fino alla fine?-
Non
rispose.
Le sue
labbra piano si mossero sulle mie. Morbide e vellutate come petali di
rose… i miei petali di rose.
Mi
accarezzò il collo con una mano mentre io incrociai le
braccia al suo collo.
Fino alla
fine?.... no… oltre…
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Note
dell’autrice: Bene gente,
eccomi qui con il primo capitolo. Sono contenta che vi sia piaciuto il
prologo, anche se davvero corto.
Non credo sarà una fiction molto lunga, almeno lo spero.
L’idea per la storia mi è venuta ripensando a
delle interviste che ho visto di Robert e Kristen. Spero vi piaccia.
Ho usato delle scene del film. Diciamo che ci saranno in ogni capitolo.
Ringrazio di cuore chi ha messo la storia tra i preferiti e chi
ovviamente ha recensito.
ElfoMikey: Ciao!
Dedicata a te! Sono contenta che ti sia piaciuto il prologo! Il tuo
parer conta, e anche tanto! Ti voglio bene anche io! <3
Mooth: Ciao! Grazie
davvero per aver recensito! Spero davvero che questo capitolo ti
piacerà come il prologo!
Jordy Klein: Spero di
non averti deluso con questo capitolo ^.^ Lo spero davvero! Grazie
comunque per aver recensito!
Ed ora… Enjoy!
CAPITOLO 1
-Che
c’è’?-
-Come… come hai fatto ad arrivare così in
fretta?- Scossi il capo.
-Ero già li accanto a te, Bella. - La sua voce era calda,
bassa.
-No… eri accanto alla tua macchina. Eri lontano.-
-Non è vero… no. - Le sue labbra si aprirono in
un sorriso. Non ero pazza.
-Si che è vero. - Sii convincente. Continuavo a ripetermi. Sii
convincente.
-Bella tu sei… hai sbattuto la testa. Sei un po’
confusa. – Sorrideva. Non ero pazza. Non sei
pazza.
-Io so quello che ho visto. – Scossi il capo.
-E che hai visto esattamente?- Aprì la bocca per replicare,
per replicare, ma la voce mi si strozzò in gola. Cercai di
controllare i muscoli facciali ma gli angoli della mia bocca si mossero
inevitabilmente verso l’alto. Scoppiai in una grande e
fragorosa risata.
-Kris!- Mi riprese lui indignato. –Sarà la decima
volta che la riproviamo!- Continuò incrociando le braccia al
petto.
-Scusa, scusami Rob. – Dissi piegandomi in due a causa del
troppo ridere. Lo sentì battere il piede sulla strada.
Quella scena, purtroppo, non ci usciva bene… anzi era
pessima. Colpa mia. Colpa mia perché non facevo altro che
ridere.
-E’ che… “E che hai visto
esattamente?”- Lo imitai mettendomi dritta. –
Dovresti farmi paura?- Continuai a ridacchiare.
-Grazie, eh. Io cerco di impegnarmi. – Replicò. Mi
fulminò con lo sguardo, serio, severo. Poi, inevitabilmente,
come sempre, scoppiò a ridere anche lui. Era
così, ogni volta. Era consapevole di non farmi
“paura”, o “intimorirmi”,
mettermi in soggezione, ma ciò non lo mandava in bestia.
Toccava a me stare attenta. Infondo lui ci riusciva secondo
l’intero cast. Io ero l’eccezione. Non sapevo
spiegarmelo, non sapevo darmi una risposta. Un po’ come
Bella… non aveva paura di Edward. Più o
meno….
-Sei la cosa più odiosa che conosca.
– Disse scompigliandomi i capelli.
-Potrei dire lo stesso di te. – Risposi sistemandomi i
capelli. Meglio non far arrabbiare ancora Chat perché avevo
i capelli arruffati. Tranne quella scena, che ero costretta a provare
anche nel parcheggio, come in quel momento, ero una dipendente
modello. Possiamo dire che lo eravamo un po’ tutti. Tranne
Robert che di tanto in tanto si divertiva a trascinarmi in risate da
crampi allo stomaco. Era fatto così e in fondo, anche se a
volte faceva disperare la nostra amata regista, lo amavamo
così com’era. Solare, spiritoso e dolce, per certi
versi. Sapeva darsi un freno, una regolata. “Siete tutti
troppo seri.” Diceva sempre. Ma sul set era meglio esserlo.
Era meglio non far arrabbiare Chat o tutte le scene dovevano essere
ripetute mille volte, fino allo sfinimento… un po’
per ripicca.
-Iniziamo da capo. – Disse serio. – Tu sei Bella
Swan. Io sono Edward Cullen. Io sono un vampiro e faccio paura. Tu sei
incantata da me. Tu, Kris- Disse afferrandomi le spalle con le mani
– hai paura di me. Non ridere!- Mi fulminò quando
sentì le mie spalle muoversi. Mi morsi il labbro inferiore
trattenendo le risate. Sbuffò sonoramente allontanandosi da
me. Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo per calmarmi.
-Okay. Scusa Rob, davvero. – Dissi guardandolo negli occhi.
Sospirò.
-Okay, ti perdono. Ma solo per questa volta. – Mi
puntò un dito contro. Annuì energicamente, come
una bambina. –Non voglio provarla all’infinito
oggi. – La sua voce era calma e vellutata.
-Tranquillo. – Sorrise e mi stampò un bacio su una
guancia prima di superarmi e dirigersi verso il set.
-Non ti crederebbe nessuno comunque. – La sua voce era calda,
bassa.
-Comunque non lo direi a nessuno. – Fissai i suoi occhi. Le
lenti li avevano resi dorati, cancellando quel verde-azzurro in cui
amavo perdermi di tanto in tanto. –Devo solo…
sapere la verità. – Solitamente qui arrivavano le
risate.
-Non puoi ringraziarmi e dimenticare tutto?- Fu strano. Per qualche
secondo rimasi a fissare i suoi occhi. Non riuscivo a distogliere il
mio sguardo. Ipnotizzata. Dimenticai la mia battuta.
-Grazie. – Dissi scuotendo il capo, ricordando quella
semplice e unica parola.
-Ma dimenticare no, vero?- Si c’era rabbia, nel suo volto.
-No. -
-Spero che la delusione non ti ferisca. – Scosse il capo per
poi allontanarsi. Rimasi a fissarlo. Non mi accorsi nemmeno che la
scena fosse finita, non mi accorsi di Chat che gridò
“fantastico!”. Mi resi conto di coloro che
battevano il cinque fra loro soltanto quando Robert di giro e fece un
salto. Mi voltai verso gli altri che si preparano per la scena
successiva.
-Grazie. – Sentì sussurrarmi
all’orecchio. Sobbalzai. Non mi ero resa conto di quanto
fosse vicino. Assorta nei miei pensieri non lo avevo notato
avvicinarsi. Potevo sentire il suo respiro caldo postare i miei
capelli. Mi allontanai di qualche passo per guardarlo meglio negli
occhi.
-Mi sono concentrata!- Dissi fiera di me. Rise. La sua voce era bassa e
roca.
-Si, sei stata… perfetta. -
-Allora ragazzi! Finalmente la scena è andata!-
Esclamò vittoriosa la nostra regista. –Passiamo
alla successiva!- Alai gli occhi al cielo.
-No! Alt, fermi tutti!- Gridò Chat. Ci fermammo tutti
all’istante, spaventati. L’unica cosa che mi
balenò in testa fu la frase:
“Rifacciamola.” Oramai ne ero terrorizzata. Sul
volto di Robert la stessa espressione che probabilmente era dipinta sul
mio. Succedeva sempre così. Molte volte passavamo ad una
scena successiva, ma nell’esatto momento in cui tutti ci
mobilitavamo lei ci fermava urlando che non andava bene e noi,
puntualmente, dovevamo ripetere la scena.
Ci guardò, non capendo probabilmente la fonte di tanta
preoccupazione, facilmente visibile sui nostri visi.
-Che ora è?- Guardai Robert terrorizzata, in un certo qual
modo, lui sembrava tranquillo invece, l’ombra di un sorriso
sul volto.
-Le sei. – la risposta arrivò da un cameraman.
Chat guardò il pavimento spostando il suo peso sulla gamba
destra. Si portò una mano su un bianco e una sotto il mento.
-Kris, la tua giornata è finita. – Faci qualche
conto e mi resi conto di aver trascorso lì cinque ore.
-Di già?- Chiesi accigliata. Non volevo andarmene, non in
quel momento. Non sapevo bene il perché, o forse ero io che
non volevo ammetterlo a me stessa.
-Oh. – Mi voltai verso Rob che fissava deluso il pavimento.
Rimasi a fissarlo qualche istante fino a che non alzò il suo
sguardo, puntandolo verso di me.
-Hai una vita sociale, una scuola, bla bla bla. Ci vediamo domani. E
guai a te se ritardi. – Disse lei puntandomi un dito contro e
costringendomi a distogliere lo sguardo da Rob.
-Ehm… si. Tranquilla. Mi rinchiuderò, nella mia
roulotte a studiare e a ripete fino allo sfinimento le mie battute.
– Dissi annuendo e triste. Non volevo andarmene. Non ora
che…
-Allora a domani. – Aggiungi prima di perdermi in stupidi e
dannosi pensieri. Mi portai una ciocca di capelli, che mi era finita
davanti a viso, dietro un orecchio. Ancora non riuscivo a darmi una
risposta. Solitamente amavo il momento in cui potevo fuggire dal set.
Ma in fondo… fuggire da cosa?
Amavo recitare, amavo quel film. Amavo quel cast.
Eppure la risposta era lì, a pochi passi da me, solo che non
ero ancora riuscita a capirlo, ad ammetterlo a me stessa. Una cosa che
il mio subconscio aveva sempre saputo.
-A domani. – Lo sentì sussurrare con flebile voce.
Mi voltai e gli sorrisi, avrei voluto dirli “A
domani”. Due semplici paroline, eppure la voce mi
restò in gola. Me la schiarì e lo salutai con la
mano.
-A do-domani. – Balbettai per poi andare via, senza mai
voltarmi, dandomi senza un secondo di sosta della stupida.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Note
dell’autrice: bene
gente, chiedo umilmente perdono per l’enorme ritardo ma, non
avendo internet a causa del trasloco, non potevo postare. Questo
capitolo, come altri, era proto da tempo e finalmente posso cominciare
a postare. La nostra piano si va piu’ viva. Spero vi sia
piaciuto questo capitolo!
Ringrazio
tutti coloro che hanno messo questa fiction fra i preferiti, chi legge
senza recensire e soprattutto quei tre angeli che hanno recensito il
capitolo precedente!
Mooth:
ciao! Sono felicissima di sapere che la mia storia ti intrighi! Grazie
mille per aver recensito, davvero! Spero ti piaccia anche questo! A
presto! XD
ElfoMikey:
Honey! Postato! Piano piano la regista avra’ un ruolo
piu’ importanti! Fammi sapere come trovi questo! Baci!
Michi88:
Io… non so cosa dire. Grazie, davvero. Sapere che le
emozioni ti arrivano e’ una delle cose piu’ belle
che potessi dirmi! Grazie! Grazie con tutto il cuore! Spero di non
deluderti con questo capitolo… fammi sapere XD A presto!
Ed ora… ENJOY!
CAPITOLO
2
-Disturbo?- Mi voltai di scatto, spaventata. Ma non c’era
motivo di esserlo, non con lui.
Avevo imparato a riconoscere quella voce.
-No, figurati. – Alzai lo sguardo e lui si sedette accanto a
me, sul cofano di una macchina, in quel famoso parcheggio.
Incrociò le gambe, assumendo così la mia stessa
posizione. Mi guardò senza distogliere lo sguardo dal mio.
Sul viso, un sorriso. Uno dei tanti sorrisi di Robert. Quel sorriso che
amavo da… sempre.
-Cosa c’è?- Dissi guardandolo imbarazzata.
-Nulla. – La sua voce, calda e roca. Il vento gli
scompigliava i capelli. Non portava le lenti e il sole, flebile del
primo mattino, illuminava la sua pelle liscia rendendo i suoi occhi
turchesi e limpidi. Distolsi lo sguardo ritornando a libro che avevo
sulle gambe. Cercai di leggere quelle poche righe che mi separavano
dalla fine della pagina, con molto insuccesso. Mi ritrovai a leggerle
per circa cinque volte prima di rialzare lo sguardo.
Mi fissava. Serio.
-Cosa c’è?- Chiesi come pochi minuti prima.
-Ti guardavo. Spero non sia un reato. – Fece un risolino. Gli
tirai una gomitata cercando di non perdere l’equilibrio.
-Se mi guardi non riesco a concentrarmi. – Dissi sorridendo.
–Perché non guardi qualcos’altro?-
-Mmm… - Sembrò pensarci un po’ su.
–Tipo cosa?- Chiese portandosi l’indice sul mento.
Mi guardai un momento intorno.
-Tipo… le nuvole! Guarda quella sembra un coniglio.
– Dissi socchiudendo gli occhi, affinando lo sguardo e
indicando la nuvola con l’indice. Seguì il mio
dito.
-A me sembra più… una pecora. –
Constatò.
-Ma no, è chiaramente un coniglio. –
Annuì alla mie stesse parole. Roteo gli occhi.
-Okay, è un coniglio. – Vittoriosa, anche se solo
perché lui non voleva aprire una discussione sulla forma
delle nuvole, tornai al mio libro.
-Che leggi?- Chiese dopo pochi
secondi. Sospirai. Addio momento di lettura-lavoro-studio. Gli mostrai
la copertina del libro dagli angoli piegati.
-Twilight?- Alzò un sopracciglio. Bhè,
effettivamente poteva sembrare strano, ma era per una giusta causa. Se
voleva che le scene venissero meglio e che non scoppiassi a ridere ogni
minuto, dovevo entrare bene nel personaggio, dovevo diventare per
davvero Bella Swan.
-Bhè si. Mi aiuta per le scene. – Ammisi. Lo
chiusi riponendolo nella borsa.
-Come mai qui a quest’ora? Non c’è quasi
nessuno. – Dissi fissando le nuvole che lente si addensavano
sulle nostre teste, nascondendo di tanto in tanto il sole.
-Potrei chiederti la stessa cosa. -
-Ma la domanda l’ho posta prima io. – Ridacchio per
poi sospirare e guardarmi negli occhi.
-Bhè… ecco… non avevo molto sonno.
– Risposta semplice eppure qualcosa mi diceva che non era la
verità, almeno in parte. –Tu?- . Feci spallucce.
-Volevo leggere. E poi c’è il sole. Volevo
approfittarne. – Dissi coprendomi il collo con una mano
facendo così cadere i capelli davanti al viso.
Alzò un mano spostandomeli, per mettergli così di
guardarmi in volto. Sentì la sua mano calda sfiorarmi la
pelle dietro l’orecchio e inevitabilmente fui attraversata da
mille brividi. Avvampai e sperai che non se ne accorgesse.
Cosa ti prende? Mi dissi. Sentivo la pelle
bruciare, sfiorata dalla sua mano, dalle sue dita lunghe e affusolate.
Ma no c’era nulla in quel gesto, e lo sapevo bene. Niente per
lui… ma per me?
Cancellai dalla mente quegli strani pensieri.
-Prima è venuto a cercarti Michael. – Nella sua
voce una punta di amarezza.
-Cosa voleva?- Chiesi fredda.
-Doveva restituirti delle cose. Ehm… sono i un cartone nella
mia roulotte. Mi ha chiesto di dartele. – Tra me e Michael le
cose non andavano un gran che. Eravamo nella fase post-fidanzamento e
di certo non poteva esserci altro che risentimento e imbarazzo. Ma in
fondo, continuare a fingere… a che scopo? Continuare a
illudere lui, a mentire a me stessa…
Alzai lo sguardo fissando l’orizzonte, illuminata dal sole.
Il vento, freddo e leggero mi spostava i capelli.
Mi sentivo in colpa. Perché? Cancellare
l’espressione di Michael era impossibile. Rabbia, rammarico,
dolore, sofferenza… amore. Lo avevo ferito, lo sapevo, anche
se cercava di non darlo a vedere. Ero stata egoista.
Poi, qualcosa cambiò. Sentì un braccio
circondarmi le spalle. Un calore nuovo, diverso. Poggiò la
sua guancia sulla mia testa accarezzandomi con una mano i capelli
scompigliati dall’aria fredda. Il suo petto, su quale
affondai il mio viso, si muoveva ritmicamente, lento, ad ogni suo
respiro. Mi lasciai cullare da quel suono rilassante. Mi illusi, nel
mio inconscio, cercai di mentire a me stessa, cercai di minimizzare il
battito accelerato del mio cuore, la folle corsa che troppo velocemente
aveva intrapreso. Non c’era bisogno di parlare, quel semplice
silenzio valeva più di mille parole. Come se avesse letto
ciò che mi tormentava e attanagliava. Mi baciò la
tempia e sotto il tocco delle sue labbra la mia pelle prese fuoco.
Restai stretta a lui fino a che la lacrime che mi rigò il
viso si asciugò.
-Senti
volevo chiederti insomma se… se se… io lo so che
manca più di un mese… tu vorresti venire al
ballo?- Rimasi a guardare Robert per qualche istante prima di dire la
mia battuta. Mi fissava. Dapprima sulle sue labbra c’era
l’ombra di un sorriso, poi piano sul suo volto si dipinse
un’espressione cupa, senza capire cosa pensassi, come,
ovviamente, richiedeva il personaggio.
-Allora,
che cosa ne pensi?- Ritornai a guardare Welch.
-Di
cosa?- Ma questa volta nella mia vice c’era troppa
naturalezza. Stava succedendo e quella consapevolezza mi travolse con
la violenza di un uragano.
-Ti va di
venirci? Di venire al ballo… con… me?- Abbassai
lo sguardo imbarazzata. Ma da cosa in realtà?
-Oh
io… il ballo. Dove si balla. Non è una buona idea
per me. – Concentrati non pensare a…
-Ehm… comunque ho già un impegno quel fine
settimana. Devo andare a Jecksonville nel weekend. -
-Non puoi
andarci un altro weekend?- Scosse il capo. Ma dietro di lui, Rob
manteneva sempre la stessa espressione. Concentrati.
-Biglietto
non rimborsabile. Chiedilo a Jessica, le piacerebbe andarci con te.
– Incontrai lo sguardo di Robert. Piano diventavo
consapevole. Era serio, sul suo viso non c’era quel solito
sorriso. Un misto di angoscia, inquietudine, amarezza, sorpresa,
frustrazione.
Consapevole
di cosa?
La
risposta arrivò lenta e inaspettata dal mio cuore. Piano
cominciò a battere più veloce.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Note
dell’autrice: salve gente!
Eccomi qui con il terzo
capitolo! Sono contenta di sapere che vi sia piaciuto il precedente!
Non succede nulla di eclatante, ma qual cosina succede… e di
certo non anticipo
nulla!
Il capitolo, come gli altri, non è molto lungo spero
comunque vi piaccia.
Scusate per l’enorme ritardo
ma,
purtroppo, non solo il mio computer e’ stupido, ma internet
ha dati grandi
problemi perche’ la linea non era ancora fissa.
Pero’, a quanto pare, ora non
ci dovrebbero essere piu’ problemi… lo spero.
Il prossimo e’ già pronto, quindi il prima
possibile cercherò di postare.
Ed ora… Enjoy!
CAPITOLO 3
Fa’ in
modo che verso il bersaglio
la freccia
voli invisibile,
e con il suo
incantesimo
apra di netto il
cuore dell’uomo.
Lascia
così che voli
verso la donna
e apra il suo cuore
con la magia.
Canto Dei Sioux
Winnebago
XIX sec. d. C.
-Solo
perché vi voglio bene ho deciso di
lasciarvi il weekend libero. – Ci voltammo tutti di scatto e
fissamo la nostra
amata e odiata regista.
-Davvero?- Chiese Ashley.
-Non stai scherzando vero?- Aggiunse Kellan. Lei scosse il capo
sorridendo.
-Il fatto che quel weekend ho un matrimonio di certo non
c’entra nulla. – Sentì
Robert ridere seguito da Jackson. Scossi il capo, sorridendo.
-Altro che amore. – Nikki roteò gli occhi e poi
sospirò.
-Avete il fine settimana libero. Non vi basta?-
-Ti ho mai detto che ti amo, Cath?- Disse Rob circondandole le spalle
con un
braccio.
-Oh, solo un centinaio di volte. – Rispose lei sorridendo.
–Potete fare ciò che
volete, entro certi limiti sia chiaro. Vi voglio freschi e riposati per
le
riprese. - Annuimmo tutti insieme. Conoscendoli, non avrebbero seguito
il suo
consiglio, tranne me forse. In fondo, ero sempre stata un tipo
tranquillo.
Ridemmo ancora per un po’ durante quella pausa pranzo. Quel
giorno però non
riuscivo a scherzare e giocare come facevo di solito, come se fossi un
tipo
divertente. Nella mia testa mille pensieri fluttuavano come le onde del
mare.
Andavano e tornavano. Antipatici e irritanti. Avrei voluto non
pensarci,
eliminarli dalla mia testa, ma era del tutto impossibile. Potevo ancora
sentire
il calore del sole sulla pelle, la sua mano ha contatto con la mia
pelle, che
lentamente sembrava prendere fuoco, il mio respiro accelerato, il mio
cuore che
veloce pulsava nel mio petto. Lo guardavo, ed era inevitabile non
essere rapita
da quei piccoli gesti che lo rendevano unico, che facevano parte di
lui. Il
modo in cui si passava una mano fra i capelli arruffati, con
disattenzione, gli
occhi che, ad ogni sorriso, si illuminavano come diamanti a sole, la
sua
espressione concentrata quando stava pensando intensamente a qualcosa,
l’espressione di quando era perso in sue congetture, come gli
angoli delle sua
bocca si sollevassero ad ogni battuta che veniva fatta su me e lui, da
parte di
Jackson.
-Ehi così ti si fonderà il cervello, dolcezza.
– Ebbi un fremito quando udì
quella voce al mio orecchio, quando il suo respiro caldo mi solletico
la pelle
sotto l’orecchio.
-Cosa?- Chiesi in un sussurro.
-Torna fra noi, Kris. – Sorrisi imbarazzata capendo cosa
intendesse.
-Bene ragazzi. Io credo che sia arrivato il momento per me di fare le
valigie e
per voi ti dormire. -
-Ma sono appena le sette Cath!- Sbuffò Kellan.
-E allora?-
I raggi
argentei della luna filtravano dalla piccola finestra della roulette.
Rendevano tutto bianco e nero, la mia pelle pallida già alla
luce del giorno,
sembrava porcellana, fragile, morbida, liscia. Il piccolo luogo angusto
era
interamente grigio. Fissavo le nuvole che di tanto in tanto, leggere,
oscuravano la luna rendendo tutto nero. L’unico rumore
udibile era il mio
respiro, corto, ritmico. Il battere incessante del mio cuore. Chiusi un
momento
gli occhi e mi voltai si un fianco, speranzosa di poter prendere sonno.
Avevo
bisogno di dormire, ma non ci riuscivo. Ancora mille pensieri, rumorosi
come
sciami d’api. Mi rigirai parecchi volte, con scarsi successi.
Mi misi a sedere
di scatto, tanto forte che per qualche ebbi delle vertigini. Guardai la
radiosveglia.
Segnava l’una. Senza pensarci, come se i miei muscoli si
muovessero da soli,
senza essere controllati, scesi dal letto dirigendomi verso la sedia
accanto
alla porta del bagno. Mi infilai la pesante giacca a vento nera e
uscì dalla
roulotte.
Il vento
freddo mi assalì entrandomi nei polmoni, come mille aghi.
Comincia a
battere i denti. Dopo essermi infilata un berretto di lana, affondai la
mani
nelle ampie tasche della giacca.
Vagai per
un po’, senza sapere di preciso quanto, per le roulotte
bianche e
grigie, con la luna che illuminava le fronde degli alberi, il mio viso
pallido.
Cosa ci
facevo li? Non seppi darmi una risposta. In fondo, mai ero riuscita a
darmi risposte sulle domande che in quel periodo mi davano il tormento.
Dolci e
leggeri note attirarono la mia attenzione. Mi avvicinai alla roulotte,
riconoscendo bene di chi fosse.
Alzandomi
sulle punte dei piedi sbirciai dalla finestra osservando incantata
come le sue dita si muovessero lente e veloci sul quella tastiera. Come
scivolavano con grazia e delicatezza sui tasti bianchi e neri. Gli
occhi
chiusi, l’espressione concentrata. Il viso illuminato dai
raggi della luna.
Aprì gli occhi fissando il muro di fronte a sé,
aspirando poi ciò che rimaneva
della sigaretta che reggeva fra le labbra sottili. Le vidi distendersi
in un
sorriso. Lentamente di alzò dirigendosi verso la porta. Mi
allontanai dalla
finestra, in attesa.
La
serratura scattò. La porta si aprì.
-Ti
congelerai lì fuori. – Senza dire una parole
entrai chiudendomi la pota
alle spalle.
Si
sedette, ancora, dinanzi a quella tastiera cominciando a muore
lentamente la
mani su di essa. Nell’aria aleggiava odore di fumo mischiato
al dopobarba e
fresco profumo di menta.
Mi
sedetti sul letto e ascoltai, semplicemente ascoltai.
-Cos’e’?-
Sussurrai poi quando si fermò.
-Cath
voleva che lavorassi alla “tua” ninnananna.
– Disse con in leggero
sorriso sul volto.
-Oh.
– Non disse nulla. Si volto a guardarmi. Una parte del volto
era
illuminata dalle flebile luce, l’altra avvolta
nell’oscurità’. Sentì il mio
cuore accelerare i battiti.
-Cosa ti
frulla nella testa, Kris?- La sua voce era dolce e vellutata, pari ad
un sussurro. Cercai di tirare fuori le parole che mi si erano bloccate
in gola.
-Nulla.
– Un sussurro che di certo non avrebbe ingannato nessuno.
Scosse il
capo e poi guardò il pavimento.
-Michael.
– La sua non era una domanda ma un’affermazione.
-Si.
– Mentì. Non era Mike mi rendeva così
pensierosa e dubbiosa, no. Era lui. Lui che si era
insinuato da giorni
nei miei pensieri e non andava via. I suo occhi nel quale amavo
perdermi, la
sua voce che mi rendeva tranquilla e felice, che mi rassicurava. Il suo
profumo
che mi dava le vertigini, la mi pelle che bruciava a contatto con la
sua.
Nel suo
volto una nota di dolore.
Perché?
-Rob?-
Alzò lo sguardo e tutto accadde senza premeditazione.
Mi alzai
lentamente da letto per avvicinarmi a lui. Alzò lo sguardo
fissandomi
negli occhi, mentre gli poggiavo una mano sulla guancia,
accarezzandola. Era
calda e morbida. I suoi occhi erano come trasparenti. Potevo leggere il
dispiacere, la sofferenza, l’impotenza, la sorpresa. Gli
presi le mani che
aveva poggiato sulle sue ginocchia. Mi sedetti su di esse, incrociando
le mie
braccia intorno al suo collo, intrecciando la mie dita fra i suoi
capelli
morbidi come seta. Il suo profumo mi invase i polmoni mentre sentivo il
suo
cuore battere insieme al mio. Le sua braccia circondarono il mio
addome,
facendo aderire i nostri corpi. Lo tenni stretto a me, e nulla contava.
Mi feci
cullare dal dolce suono del battere del suo cuore e dal ritmo
incessante del suo respiro.
-Ti
voglio bene. – Un sussurro che si perse nell’aria,
il mio.
-Ti
voglio bene anch’ io, Kris –
*
LovelyGiadina:
ciao! Sono contenta ti sia piaciuta! Kris che dice ha Rob di
amarlo…. Mmm…
presto…
Narcissa82: Io… non so
che dire…
grazieeeeee! Cavolo sono contenta che entrambe le mie fic ti piacciono,
per me
significa molto! Questo capitolo volevo postarlo al settimana scorsa ma
internet era morto. Sfiga. Ecco qui il capitolo! Spero ti sia piaciuto!
Jordy Klein: Sai, soffermarsi sui
sentimenti di Rob e’ molto difficile dato che
l’intera storia e’ scritta dal
punto di vista di Kristen. Pero’ volevo fare una one, o un
capitolo all’interno
della storia o alla fine, vista da Robert, cosi’ posso far
capire anche cosa
prova lui. Spero comunque ti sia piaciuto!
Kiarab: salve! Davvero ti
e’
piaciuta? Grazieeeee! Spero sia di tuo gradimento anche questo capitolo!
Tiva95: mia grande fan? *.* Oddio,
grazie! Con un po’ di difficolta’ sono riuscita a
postare! Grazie ancora!
Tay_: ecco a te un altro capitolo!
Spero ti sia piaciuto! Grazie mille per la recensione! XD
Michi88: Ciao! *.* Io…
grazie! Sono
felice di non averti delusa, davvero tanto! Ti ringrazio dal profondo
del cuore
e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. A presto!
Pucciat_:
Ciao! Sono contenta ti piaccia la mia
fiction! Davvero! Grazie per aver recensito! Ecco a te il capitolo!
A
voi e’ tutto,
alla prossima, Panda.
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Capitolo 4
Note dell’autrice: salve gente! Eccomi qui con in quarto capitolo.
Allora, spero prima di tutti che il capitolo vi piaccia! Mi è costato un po’,
devo ammetterlo, specialmente al parte finale (che tra l’altro personalmente
non mi convince tanto, ma a chi piace davvero ciò che scrive? Mi fermo o qualcuno dopo mi ucciderà XD).
Dato che non voglio anticiparvi nulla, mi fermo qui con le stupidaggini.
Ed
ora… Enjoy!
CAPITOLO 4
L’amore aiuta a vivere, a durare,
l’amore annulla e dà principio. E quando
chi soffre o langue spera, se anche spera,
che un soccorso s’annunci di lontano,
è in lui, un soffio basta a suscitarlo.
Questo ho imparato e dimenticato mille volte,
ora da te mi torna fatto e chiaro,
ora prende vivezza e verità.
Mario Luzi
poeta italiano, 1914-2005.
-Vi
propongo una gita. – Aggrottai le sopracciglia e mi voltai confusa verso
Jackson.
-Una che?- Chiese Nikki prima di bere un sorso di caffè.
-Una gita. – Annuì alle sue stesse parole.
-Dove?- Chiesi interessata. Ero stufa di essere perennemente sul set. Volevo
vedere qualcosa che non rientrasse nel raggio di venti chilometri.
-Non so. Io ho proposto la gita, voi il posto. – Disse facendo spallucce.
Analizzai lo sguardo divertito di Nikki.
-Per me va bene. Ma sarebbe meglio parlarne con gli altri. Magari ciò che
proponiamo noi non va bene per loro e poi non sappiamo nemmeno se sono
d’accorso. – Annuì alle mie stesse parole prima di addentare una ciambella.
-Oh, sono d’accordo. Rob ne è entusiasta e Kellan ancor di più. Quelli che
hanno dato più problemi è sono stati Ashley, Kate e Mike. – Ebbi un sussulto
udendo quel nome, anche se sapevo che non trattava del mio Micheal.
-Taylor?- Chiesi cercando di controllare la voce che ad un tratto sembrava
mancarmi.
-Preferisce restare solo con la ragazza. – Annuì e accennai un sorriso.
-Allora ora è da decidere solo la meta?- Chiese riluttante Nikki. Jackson
sorrise a trecentoventidue denti e le stampò un bacio sulla guancia.
Solitamente lei era la più difficile da convincere.
-Bene. Kris perchè non avvisi tu Robert?- Fissai gli occhi azzurro-verde di
quel ragazzo che non faceva alto che parlare, parlare troppo.
-Perché io?- Mi guardò con aria maliziosa.
-Bhè, io devo avvisare gli altri. Ovvio. – Un angolo della sua bocca si sollevò
verso l’alto. Sospirai rassegnata. Se avessi insistito Nikki si sarebbe chiesta
per quale motivo facessi tutte quelle storie. Cosa le avrei risposto se nemmeno
io conoscevo la risposta? O forse ero troppo cieca per vederla, o troppo
testarda da volerla ammette. E poi a Jackson –per lui ero un libro aperto-
avrei dato un buon motivo per prendermi in giro a vita.
Con il cuore il gola e lo stomaco annodato mi diressi verso la sua roulotte.
Feci un respiro profondo e bussai.
-Ehi, sono qui. – Sobbalzai quando sentì la sua voce. Mi voltai e lo vidi,
seduto ad un tavolo da pic-nic. Fra le labbra una sigaretta, i capelli, ora
ramati, arruffati come al solito, gli occhi azzurri alla luce del sole che,
caldo, illuminava la sua pelle rosea, il mento appoggiato su un braccio. Un
sorriso sul volto tranquillo.
-Ciao. – Dissi dirigendomi verso di lui. Le labbra si allargarono in un sorriso
e sentì le guance avvamparmi di rosso. Reazione stupida. Odiavo quando
succedeva.
-Qual buon vento ti porta da queste parti?- Chiese spegnendo quel che rimaneva
della sigaretta.
-Jackson. – Lo vidi annuire e alzare gli occhi al cielo.
-La sua gita. – Rispose con un risolino. –Qual’e’ la sua richiesta?-
-Vorrebbe sapere se hai delle mete da proporre. -
-Il bosco, ovvio. – Sgranai gli occhi.
-Il bosco?- Chiesi perplessa.
-Certo! Non ci spostiamo di molto, niente smog, verde eccetera eccetera. Sai…
contatto con la natura. – Ci pensai su per qualche secondo.
-Hai messo in conto Nikki? Ashley? Mike?- Chiesi.
-Nikki non sopporta Mike è risaputo. Non resterebbe mai con lui qui. Ashley si
annoierebbe. E’ facilmente plasmabile. Semplice, no?-
-Semplice, si. – Borbottai fra me. –Il bosco. – Rientrava nei venti chilometri.
Lo vidi sporgersi sul tavolino, fino a
che il suo viso fu vicinissimo al mio.
-O semplicemente sei tu a non voler venire. – Il fresco profumo di menta
mischiato all’acre odore della sigaretta mi colpì in pieno viso. Io vado
dove vai tu, pensai. Un pensiero che rimase chiuso nella mia testa, da dove
di certo non sarebbe mai uscito.
-Oh no. Mi… piacerebbe. – Risposi con convinzione, cercando di nascondere
l’imbarazzo e la rassegnazione.
-Bene allora. – Si allontanò. –Andiamo da Jackson?- Sospirai.
-Okay. –
-Il bosco? Non puoi essere già ubriaco a quest’ora!- Robert alzò un
sopracciglio fissando Nikki.
-Per una volta sono d’accordo con te Barbie. – Lei si voltò di scatto verso
Mike, fulminandolo.
-Io passo. Rimango qui. – Esordi Ashley alzandosi dalla panca di legno.
-Io sono con te. – Fu la risposta in contemporanea di Mike e Nikki. Fissai Rob
con un’occhiata: te lo avevo detto. Mi fece segno, con la mano, di
aspettare.
-Dai Ashley, vieni con noi. Ti annoieresti qui. –
-Ma no ci sono tante cose da fare… cioè… - Dopo un paio di minuti, lei cedette.
Ci aveva preso… e anche io.
-E io dovrei rimanere con… questo?- Chiese Nikki.
-Ehi dolcezza non è un piacere nemmeno per me. Vengo con voi. – Lei lo fulminò
con lo sguardo, ancora.
-E io dovrei rimanere da sola?- Jackson fece spallucce e Robert lo imitò.
-Okay vengo. – Disse in fine irritata. Kellan esultò. Gli era particolarmente
piaciuta l’idea della gita nel bosco e anche Kate ne sembrava entusiasta,
infatti, gli battè il cinque. Risi e Rob mi diede un buffetto sulla spalla.
-Dimmi se non avevo ragione. – Sussurrò avvicinandosi al mio orecchio.
-Bhè, direi che avevi ragione. -
Nel giro di trenta minuti eravamo tutti pronti. Ci munimmo di comode scarpe da
ginnastica, zainetti e teloni da pic-nic. Non avevamo intenzione di
allontanarci, anzi costeggiammo la foresta senza addentraci mai, ma riuscimmo a
trovare un punto in cui l’erba verde faceva da comodo materasso. L’aria era
umida, e sentivo i capelli attaccarsi fastidiosamente sulla nuca. C’era odore
di erba, di verde. Muschio e legno, terreno. Dopo aver camminato scherzando e
ridendo ci rilassammo, seduti sui teloni. Nikki e Mike non facevano altro che
litigare. Kellan di tanto in tanto si caricava Ashley sulle spalle mentre io,
avanti, parlavo con Jackson. Probabilmente, ascoltando le voci, Robert
scherzava con Kate. Non seppi spiegarmi la voglia irrefrenabile di intromettermi
fra loro, solo dopo capì che a spingermi fu la gelosia.
-Dov’e’ il mio cellulare?- Ero intenta a scherzare con Mike quando la voce di
Kate attirò la nostra attenzione. Ci voltammo in contemporanea e la vedemmo
tastare il telo sul quale si era seduta.
-Hai controllato nello zaino?- Chiese Kellan che si trovava accanto a lei.
-Si ma non c’e’. Non lo trovo!- Mi alzai per aiutarla e tutti mi imitarono.
-Kate, sicura di averlo portato? Magari lo hai lasciato nella roulotte. –
Scosse il capo.
-No no. L’ho usato prima, quando ero con Robert. – Alzai un sopracciglio. Quando
ero con Robert?
Deglutì rumorosamente.
-Ehi, tutto okay?- Feci cenno di si a Jackson, che si accorse della mia strana
reazione.
-Prima?- Chiesi. – Che strada avete fatto?- Nel mio tono di voce probabilmente
c’era una punta di acidità che, mio malgrado, non riuscì a mascherare. Rob si
voltò a guardarmi e sul viso c’era l’ombra di un sorriso. Arrossì e non riuscì
a nascondere nemmeno quello, tanto che sul suo viso il sorriso si allargò e si
dipinse un’espressione leggermente divertita, che ovviamente, contribuì a farmi
irritare.
-Kris? C’eri anche tu. Mentre venivamo qui. – Spostai lo sguardo su di lei.
-Ah. – Riuscì a dire.
-Perché non lo fai squillare?- Domandò Ashley.
-La batteria è scarica. -
-Allora, ho un’idea. – Disse Rob in un risolino. Lo fulminai con lo sguardo.
-Dividiamoci. Voi rimanete qui a cercare per bene, mentre io, con qualcun altro,
ripercorrerò la strada di prima. Semplice no?-
-Direi di si. – Rispose Nikki. Tutti intanto si erano messi alla ricerca,
dileguandosi dal suo sguardo.
-Certo che puoi venire con me Kris!- Disse avvicinandosi e circondandomi le
spalle con un braccio.
-Cosa?- Sussurrai. Mi voltai verso gli altri. Non avrebbero fatto mai la
strada, ancora. E Robert, lo sapeva bene. Si erano messi tutti al lavoro,
mentre io ero rimasta, li, ferma ad arrossire e maledire sia lui che me.
Sbuffò.
Ci inoltrammo ancora sul sentiero in cerca del cellulare sperduto.
-Ti sento ostile. - Disse aggrottando le sopracciglia, mentre il vento,
leggero, gli scompigliava ancor di più i capelli arruffati, mentre gli
accarezzava la pelle liscia e rosea del viso.
-Devo rifarmi tutta la strada. – Mugugnai. In un lampo l’espressione
concentrata sul suo viso sparì, facendo largo a un dolce sorriso ed ad una
risata.
-Meglio, no?- Lo guardai confusa.
-Non saprei. – Roteo gli occhi. –Perchè dovrebbe esserlo?-
-Bhè, camminare fa bene alla circolazione. – Rispose ovvio.
-Certo, certo. – Affondò le mani nelle tasche mentre io le incrocia al petto. I
nostri sguardi fissi sul terreno. Si morse il labbro inferiore, mentre nella
mia testa mille pensieri prendevano posto. Ma uno più di tutti, mi tormentava
da tempo oramai. Con il rumore di uno sciame di api, si aggirava nella mia
testa, senza abbandonarla mai.
Lui.
-Cosa c’è?- Mi chiese dopo alcuni attimi.
-Cosa?- Balbettai con la gola secca.
-Mi stavi fissando. – Continuava a guardare il terreno, senza alzare lo
sguardo.
-Oh… nulla. – Spostai lo sguardo dinanzi a me, ma era troppo tardi. Non vidi la
radice di abete sul alto destro del sentiero e inciampai. Lanciai un gridolino
mentre cadevo indietro. Sapevo che mi sarei scontrata con il terreno freddo e
umido, l’erbetta morbida e fresca, e invece no. Sentì la mia schiena aderire al
suo torace caldo. Un suo braccio circondarmi da dietro le spalle e uno dietro
per attutire la caduta. Finimmo sul terreno con un tonfo al dir poco sordo.
Sgranai gli occhi, con timore di averli fatto male. Alzai appena il capo, che
era poggiato sul suo braccio a mo’ di cuscino, poggiandoli una mano sul petto.
-Ti ho fatto male?- Fissava le fronde degli alberi che sopra le nostre testa si
incrociavano.
-No… direi di no. – La sua voce era pari ad un sussurro, dolce e delicata,
vellutata e roca allo stesso tempo. Sorrisi e mi guardò con la coda dell’occhio.
Mi rivolse un risolino.
Feci per alzarmi, ma mi trattene. Il calore del suo corpo, in contrasto con
quello del terreno, era terribilmente piacevole a contatto con il mio corpo.
-Resta. – Sussurrò. E ancora la mi pelle prese fuoco quando poggiò le sue
labbra sulla mia tempia. E ancora il mio cuore intraprese una folle corsa, e
ancora una volta ogni mia preoccupazione svaniva mentre con un sorriso tornava
a guardare gli alberi. Mille farfalle avevano preso il volo all’interno del mio
stomaco.
-E’ bellissimo, qui. – Deglutì e mi sentì la gola secca.
-Hai ragione. – Riuscì solo a dire. Sospirai chiudendo gli occhi. Lo sentì
voltarsi leggermente di lato.
-Oh, ho trovato il cellulare. – Si sporse verso di me e potei avvertire il
fresco profumo di menta del suo respiro. Il suo viso a poche spanne dal mio,
nei suoi occhi risplendeva il verde delle vegetazione, il suo petto quasi
totalmente contro il mio. Percepii il suo cuore battere, un suono così simile
al mio, quasi con lo stesso ritmo, come sincronizzati. Avrei temuto che se ne
accorgesse, scoppiando in una fragorosa risata. Ma ciò non successo. Tornò a
stendersi accanto a me, con un’espressione rilassata sul viso, e solo in quel
momento, mi accorsi di aver trattenuto il respiro.
*
Bene, ringrazio colore che
hanno messo la fiction fra i preferiti e chi m ha messo fra i preferiti!
E ringrazio di cuore gli otto angeli che hanno recensito il capitolo
precedente:
tiva95: ciao! Il capitolo precedente
ti ha fatto commuovere? O.o Waw… spero questo ti sia piaciuto questo capitolo
XD A presto!
Doddola93: tesoro! Ciao! Sono
felicissima di sapere che ti sia piaciuto il capitolo precedente e spero ti sia
piaciuto anche questo, con tutto il cuore! Mi fa tantissimo piacere sapere cosa
ne pensi, il tuo parere è importante, perché ripeto, ancora, ti trovo
bravissima a scrivere! Sapere che ti emoziona ciò che scrivo è la cosa più
bella che potessi dirmi. Grazie, grazie davvero! <3
narcissa82: ciao! Piano piano
qualcosina di più succederà, ma non ti anticipo nulla XD Sono contenta di
sapere che la storia fino ad ora ti sia piaciuta! Spero al curiosità non sia
andata via. A presto!
ale03: ciao! Eh lo so, i capitoli non
sono molto lunghi, soprattutto per mia scelta. Però i prossimi sono più lunghi,
si si. Forse non sono stata chiara io… era una tastiera ^.^ Ho cercato di farlo
capire il più bene possibile. Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo… a
presto!
DreamE: salve! Grazie, grazie mille
per la recensione? Bravissima? *_* Grazieeeeeeee!
pucciat_: Davvero trovi dolce la
parte finale? *_* Grazie! Sono felicissima di sapere che ti piace il mio modo
di scrivere, per me è davvero tanto importante! Spero ti sia piaciuto questo
capitolo XD Grazie ancora!
A voi, Panda.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Note
dell’autrice:
salve gente! Eccomi qui con quinto capitolo. Spero davvero con tutto il
cuore
che vi piaccia, lo spero davvero!
Mi ci è voluto un po’ per scriverlo
perché non volevo fosse banale e stupido.
Spero di essere riuscita nel mio intento.
Quindi, a voi i giudizi!
Ed ora… enjoy!
CAPITOLO
5
Ti amai - anche se forse
ancora non è spento
del tutto l’amore.
Ma se per te non è più tormento
voglio che nulla ti addolori.
Senza speranza, geloso,
ti ho amata nel silenzio e soffrivo,
teneramente ti ho amata
come – Dio voglia – un altro possa amarti.
Aleksandr S. Puskin
scrittore russo, 1799-1837.
-Finalmente
siete tornati! Credevo di dover mandare Jackson a cercarvi!- Fu la voce
di
Nikki ad accoglierci.
-Perché io, scusa?- Le chiese Jackson.
-Perché è stata tua l’idea della
“gita”. – Lui roteo gli occhi per poi
andare
indietro con la schiena e stendersi sul telone azzurro, sulla quale
anche
Ashley era stesa. Ridacchiai e fui seguita a ruota da Rob che
restituì il
cellulare a Kate.
-Grazie! Ti adoro, tesoro!- La vidi alzarsi in un baleno e buttargli le
braccia
al collo e fu inevitabile, per me, digrignare i denti. Con la coda
dell’occhio
vidi Jackson voltarsi nella mia direzione e guardarmi, con aria quasi
divertita, il mio volto contratto dall’irritazione. Solo
successivamente,
durante il ritorno verso casa, mi diedi della stupida per tale
comportamento.
Fissavo le sue braccia incrociate al suo collo, il mento poggiato sulla
sua
spalla, gli occhi chiusi e le labbra distese un sorriso. Lui
appoggiò le mani
sulla sua vita, ma non la tenne stretta. Dalle sue labbra
uscì un risolino e
l’allontano. Jackson ancora mi guardava, ma poco mi
importava, con lui oramai
ogni tentativo di nascondere era crudelmente fallito. Lo guardai per un
momento
e un sorriso malizioso si fece largo sul suo viso chiaro, un sorriso
che mi
vede avvampare le guance colorandole di rosso, scosse la testa per poi
ritornare a fissare gli alberi sopra la sua testa.
Sbuffai irritata e mi sedetti su un tronco.
Nascondere cosa, poi?
La risposta era nascosta, in fondo al mio cuore, o forse, non lo era
mai stato.
Forse ero stata solo io a non volerlo ammettere, a non voler guardare
in faccia
la realtà, non voler ammettere ciò che,
probabilmente, il mio cuore urlava da
tempo oramai.
E la risposta finalmente arrivò, lenta e travolgente come un
uragano. Fissai il
suo viso allegro, sorridente, fissai i suoi occhi illuminarsi
incontrando i
miei, brillare come diamanti al sole. Dimenticai come si facesse a
respirare.
Si, ero innamorata di Robert Pattinson.
-Cara Kristen. – Sospirai.
-Cosa c’e’ Jackson?- Mi circondò
amichevolmente le spalle con un braccio.
-Vedi, a me non sfugge nulla. – Come avevo già
precisato, non ero riuscita a
nascondere nulla a lui, lui che con un solo sguardo era riuscito a
mascherarmi
e a demolire tutti quei castelli fatti di incertezze e illusioni,
tirando fuori
la verità, ciò che oramai era fin troppo
evidente, per chi realmente voleva
vedere.
-Non so di cosa tu stia parlando. – Dissi con nonchalance.
-Ma davvero?- Sussurrò divertito. Mi voltai a guardarlo,
fulminandolo con lo
sguardo. Si allontanò scoppiando a ridere.
-Grazie, così mi sei davvero d’aiuto. –
Mi diressi verso la mia roulette. Avevo
bisogno di rinfrescarmi e togliermi i vestiti leggermente infangati.
-Allora ammetti di avere un problema. -
-Tu hai problemi. – Risposi acida quando ormai ero davanti
alla piccola
porticina.
-Dai Kris, ammettilo. So mantenere un segreto. – Disse lui
implorante.
-Non capisco davvero a cosa tu ti riferisca. –
Sbuffò e incrociò le braccia al
petto.
-Bhè, sembra abbastanza ovvio, almeno per me, che tu provi
qualcosa per Rob. -
-Cavolo Jackson non urlare. – Gli si illuminarono gli occhi e
automaticamente
li spalancò eccitato. Subito mi maledì.
-Lo ammetti quindi!- Esclamò.
-Non intendevo questo!- Mi difesi oramai entrata nella roulotte. Lui mi
seguì,
per mia grande sfortuna.
-Allora cosa intendevi. – Mi voltai e guardarlo.
-Io… ecco… intendevo dire che… non
vorrei che la gente pensasse che lui mi
piaccia, cosa assolutamente non vera. Per questo ti ho pregato di non
urlare. –
Dissi fiera di me, fiera della mia spudorata bugia.
-Non ci casco. – Sbuffai e mi sedetti con un gran tonfo sul
letto.
-Ho ragione, no? Dai Kris, si vede lontano un miglio!- Lo guardai
terrorizzata.
-Lontano un miglio?- Sussurrai quasi nel panico. Una cosa che solo quel
pomeriggio avevo ammesso a me stessa, era ovvio già a tanti?
-Ho ragione. – Ma questa volta non era una domanda.
-Jackson. –Mugugnai. Mi presi la testa fra le mani, poggiando
i gomiti sulle
ginocchia. Si sedette accanto a me accarezzandomi la schiena.
-Non e’ poi così evidente. -
-Davvero?- Chiesi speranzosa sollevando il capo e guardando i suoi
occhi
chiari.
-No. – Sbuffai ritornando alla stessa posizione di prima.
-Sei un cretino. – Mi lamentai. –Un cretino
crudele, molto crudele. -
-Lascia che mi spieghi. Vedi molti qui non hanno assolutamente idea di
tutto
ciò. Qualche sospetto forse e’ venuto a Mike, ma
gli altri sono troppo cechi
per vedere. Vedere quei piccoli gesti, le tue espressioni, i tuoi occhi
che
brillano quando incontri i suoi, il tuo arrossire ogni volta che ti
sfiora.
Come ti irrita qualsiasi persona lo tocchi, il tuo digrignare i denti
ogni
volta che qualcuno fa un battuta su voi due. Puoi ingannare tutti, ma
non un
buon osservatore, Kris. – Mi accarezzò i capelli
mentre nascondevo ancor di più
il viso. Mai avrei immaginato una cosa del genere, mai avrei pensato
che lui
potesse aver capito, aver notato cosa che a malapena io notavo, gesti e
sentimenti elaborati solo in un secondo momento.
Sospirai e alzai il capo.
-Non lo dirai a nessuno, vero?- Lo pregai con voce tremante. Sorrise.
-Solo a un centinaio di persone. – Gli diedi uno scappellotto
e rise per poi
abbracciarmi.
-Tranquilla, non lo dirò a nessuno… forse Kellan.
-
-Jackson!- Esclamai tirandogli un pizzicotto. Rise ancora e mi
allontanai.
-Scherzo. Il tuo segreto con me è al sicuro. –
Aprì la bocca per aggiungere una
cosa, ma mi precedette.
-E non farò stupide battutine o allusioni. Certo su quelle
non ci metterei la
mano sul fuoco. -
-Ti prego, ti scongiuro Jackson, non dirlo a nessuno. –
Puntai il mio sguardo
nel suo, fissandolo. La sua espressione seria mi convinse. Mi
accarezzò un
guancia, baciandomi poi la fronte.
-Nulla. – Sussurrò prima che lo abbracciassi.
Fissavo
il soffitto della mia triste roulotte. La piccola stufa che avevo
accesso un’ora prima aveva riscaldato fin troppo
l’ambiente tanto da
permettermi di stare in pantaloncini e canotta.
I capelli
castani erano sparsi sul cuscino lasciandomi, così, il collo
fresco.
Ripensavo
alla conversazione avuta con Jackson, a ciò che in quel
bosco, su
quel tronco avevo capito. Ascoltavo in silenzio, il ticchettare del mio
orologio da polso, il battito accelerato del mio cuore, il corto
respiro dei
miei polmoni. A spezzare il silenzio e la tranquillità, fu
il bussare di
qualcuno alla porta, che mi fece trasalire e sobbalzare.
Mi alzai
dal letto e mi diressi verso la piccola porticina. Ciò che
vidi, lì
sulla soglia, fece perdere qualche battito al mio cuore.
-Posso
entrare?- Annuì con la testa, senza rispondere. Da quanto
non vedevo
Michael? Da quanto non vedevo il suo viso?
Era
dianzi a me, mi precedeva nel piccolo luogo angusto della roulotte.
Rabbrividì chiudendomi la porta alle spalle. Ma era stata
solo la leggere
folata di vento a causarlo?
Si
voltò a guardami, ma non riuscì a reggere il suo
sguardo.
Sospirai
rumorosamente, e quasi il petto mi fece male. Chiusi gli occhi e lo
guardai, negli occhi.
-Ciao.
– Sussurrai.
-Ciao.
– Fu la sua risposta. Restammo qualche secondo in silenzio.
-Volevo
darti questo personalmente. – Mi porse un album fotografico.
Lo stomaco
mi si annodò, un grosso macigno schiaccio il piccolo cuore
pulsante. Mi si
formò un nodo alla gola, mentre lottavo contro quella
lacrima che solitaria
voleva rotolare sulla mia guancia.
-Oh.
– Lo presi dalle sue mani.
-Kris…
io non ce l’ho con te. Certo, non posso esserne felice, ma se
e’ davvero
ciò che volevi… ti capisco, lo accetto.
– Quelle parole ebbero la potenza di
mille aghi ghiacciati nella mia carne. Avrei voluto dire che mi
dispiaceva, che
ero una persona orribile, ma le parole mi si erano bloccate in gola.,
troppo
scontate e stupide da poter essere dette. La verità era che
lo avevo amato,
amato con tutta me stessa, ma, di lì a pochi mesi prima,
avevo capito che ciò
che mi legava a lui era solo un infinito bene che in realtà
non era amore… non
più.
-Ti
prego, dimmi che mi odi. – Sussurrai con voce incrinata.
-Si, ti
ho odiata. Forse ancora ti odio, ma… a cosa serve?
L’odio ti porterà da
me? No, mi distruggerebbe soltanto. E distruggerebbe anche te. Un
po’ ti
conosco, sai?- Quelle parole furono come una coltellata nello stomaco.
Fu
inutile trattenere la lacrima. Scese calda sul mio viso.
Sorrise
con occhi lucidi.
-Voglio
che lo tenga tu questo. – Sussurrai porgendogli il nostro album.
-No,
Kris. E’… troppo. – Un’altra
coltellata. Sospirò mentre sentivo gli occhi
riempirsi di lacrime. –Addio. – Mi passò
accanto, sfiorandomi con la fredda
giacca la spalla nuda. Sentì i suoi passi dirigersi verso la
porta, il freddo
vento accarezzarmi i capelli che mi coprivano la schiena.
Feci
cadere l’album.
In quel
momento non pensai, mi affidai all’istinto.
Uscì
dalla roulotte e poco mi importava se faceva freddo, se ero in
pantaloncini, se avevo indosso solo una canotta.
-Michael!-
Si voltò lentamente e corsi verso di lui. Il suo viso,
contratto dal
dispiacere, dal dolore, dal rammarico, dal risentimento.
-Mi
dispiace. – Sussurrai con voce tremante, asciugandomi le
lacrime che troppo
velocemente rotolavano sul mio viso.
Sorrise
malinconico. Mi accarezzò una guancia con una mano, mentre
l’altra si posava
sul mio fianco. Mi attirò a se, posando un bacio leggero
sulle labbra bagnate
dalle lacrime. Mi baciò e fu come infliggermi
un’altra pugnalata. Gli accarezzi
una guancia, ricambiando quel breve bacio. Allontanò il suo
viso, il mio corpo
da lui, poi andò via.
Il mio
respiro caldo e corto si condensava nell’aria mentre il mio
corpo era
attraversato da forti brividi di freddo.
Lo avevo
ferito. Lo avrei ferito comunque, rimanendo con lui. Lo avrei preso in
giro, e in fondo, lo aveva anche preferito lui.
Senti
qualcuno poggiare una giacca sulle mie spalle e delle braccia cingere
il
mio corpo, sollevarmi, mentre rimanevo, lì, a fissare il
vuoto, la sua auto
sparire sulla strada.
Poggia la
testa sulla felpa fresca e alzai lo sguardo, incontrando ancora
quegli occhi, chiari come il cielo in primavera.
*
Doddola93:
genio! Alla fine
ce l’ho fatta! Ho postato! Che dire? Le tue recensioni sono
importantissime e
sono sempre fonte di immensa letizia per me (oggi parlo in modo
piuttosto
strano!). Sapere che ciò che scrivo, tutte le emozioni ti
arrivano è al cosa
più bella ce potessi dirmi! Grazie, grazie! E poi se le mie
storie sono
capolavori e io sono un genio anche le tue sono capolavori e tu un
genio! Grazie
ancora bella, grazie con tutto il cuore!
EmilyAtwood: ciao! Davvero ti piace
come scrivo? *_* cerco sempre di metterci tutta me stessa e sono
contenta che
la storia ti piaccia Davvero grazie! Chiaro di luna… ci
penserò… XD
ale03: ciao! Guarda, sinceramente
non so da dove mi sia uscita l’idea del bosco. Non
sarà l’unica “gita” che
faranno, la seconda penso ti piacerà di più. Sono
felice di sapere che il
precedente capitolo ti è piaciuto, davvero tanto! La storia
del cellulare… lui
è “innocente”. Magari la sua
“innocenza” verrà allo scoperto
più in là. A
presto! Grazie ancora!
tiva95: ciao! Ecco a te il capitolo!
Spero ti sia piaciuto! Grazie infinite per la recensione! *.*
Yellow_B: ciao! Bellissimo? *_*
Grazieeeeeee!
KeLsey: ciao! Grazie a te invece!
Sono
felice di sapere che la storia ti piaccia, davvero tanto! Spero questo
capitolo
non abbia deluso! A presto, cara. Grazie mille!
narcissa82: ciao! Speravo in una tua
recensione! Mi fa davvero piacere sapere cosa pensi! Chi non avrebbe
voluto
essere nei panni di Kris e le sue intenzioni erano davvero molto
“innocenti”. Sono
contentissima di sapere che la seconda parte ti sia andata a genio, ci
ho messo
un po’ per farla e me la sono anche un po’ sudata,
perché non riuscivo a
renderla come avrei voluto… infatti non mi convince
più di tanto. Anche ti
inciampi sempre? Bhè, allora contando il personaggio siamo
in tre! XD Sapere
cosa succederà? Mi sa che l’unica soluzione
è quella di continuare a leggere la
fiction ;P A presto! Grazie, grazie davvero!
A
voi, Panda.
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Note
dell’autrice: salve
gente! Eccomi qui con il sesto capitolo che spero vi piaccia.
Non so da dove mi sia
uscito, davvero. Ero partita con un’idea per poi finire
con un’altra… i misteri delle vita.
Ed ora
gente… enjoy!
CAPITOLO
6
Abbattimi
come fa la tempesta,
prendi tutto quello che possiedo;
invadi il mio sonno e ruba i miei sogni.
R. Tagore, premio Nobel per la letteratura 1913.
Ero nel mio
letto: la trapunta sul mio corpo infreddolito, il viso affondato nel
cuscino,
percossa dai singhiozzi, le sue mani che leggere accarezzavano i miei
capelli.
Le sue braccia calde circondavano le mie spalle e sentivo posare di
tanto in
tanto dei leggeri baci sulla mia testa. Cercava di tranquillizzarmi, mi
diceva
che forse non era ciò che realmente volevo, di scavare nel
mio cuore e cercare
la vera risposta, ma la risposate era sempre la stessa, semplice e
complicata
al contempo: lui. Lui che in quel momento mi
accarezzava i capelli
arruffati, che mi diceva che forse Michael era la scelta giusta, lui
che mi
spingeva a trovare dentro di me la vera e giusta risposta, non spendo
che
probabilmente la mia cura era lui, che
ciò che il mio cuor in quel
momento bramava… era il suo.
-Kris, se stai così… - non gli diedi in tempo di
finire la frase, non gli diedi
in tempo di continuare. Mi alzai di scatto mettendomi a sedere.
-Io non voglio stare con lui, non voglio. Non voglio fingere.
– dissi decisa,
con gli occhi arrossati e bagnati dalle lacrime. Mi prese il viso fra
le mani e
mi costrinse a fissarlo negli occhi, senza via di fuga.
-Allora cosa c’à?- la sua voce era ferma, roca,
bassa. Nei suoi occhi vi era
preoccupazione, frustrazione.
-L’ho ferito. -
-Perchè lo ami. – mi fissava ancora con occhi
ardenti, il suo viso a pochi
centimetri dal mio. Ancora il fresco profumo di menta del suo respiro
mi colpì
in pieno volto.
-Perchè gli voglio bene. E’ stato importante per
me. – le sue mani piano
scivolarono dal mio viso, sfiorando il collo, le spalle, soffermandosi
decise
sulle mie braccia ancora nude.
-E’ la scelta giusta?- la sua voce era pari ad un sussurro,
gli occhi bassi
sulla trapunta verde che copriva le mie gambe.
-Si. – risposi decisa.
-Ma tu… - puntò ancora i suoi occhi di ghiaccio
nei miei facendomi perdere ogni
certezza, facendo vacillare il mio poco autocontrollo.
-Io non lo amo. – fui sorpresa dalle veridicità di
tali parole, dalla fermezza
e dalla sicurezza con cui le pronunciai. Annuì col capo.
Sorrisi malinconica e
gli accarezzai una guancia. La sua pelle morbida e calda a contatto con
la mia
mano sembrò quasi prendere fuoco e non potei fare a meno di
abbracciarlo. Affondai
il mio viso nell’incavo del suo collo respirando il buon
profumo che la sua
pelle emanava, posando un bacio su di essa. Rabbrividì e
sorrisi.
-Grazie. – sussurrai tornando a guardarlo negli occhi.
Ardevano.
Sorrise.
Si alzò dal letto afferrando la felpa poggiata sulla sedia.
La indossò mentre
mi sentì sprofondare nel buio e nella solitudine, mentre la
notte mi
risucchiava. Gli afferrai un braccio bloccandolo.
-Resta. Resta con me. – dissi in un soffio. Non
riuscì a decifrare
l’espressione sul suo volto, solo avanzò lento,
stendendosi sul letto, accanto
a me, circondando le mie spalle con un braccio, facendo aderire i
nostri
fianchi. Chiusi gli occhi voltandomi su un fianco, circondando il suo
addome un
braccio, poggiando il viso sul suo petto, che si muoveva piano,
facendomi
cullare dal dolce battere incessante del suo cuore. Lo tenni stretto a
me, come
si tiene stretto il proprio bel sogno di bambina.
-Dormi. – Sussurrò al mio orecchio, una dolce e
scura melodia.
E così, irradiata dal calore del suo corpo a contatto con il
mio, ci lasciammo
cullare entrambi dalle grandi braccia di Morfeo.
Non mi resi conto di essere in uno stato di dormiveglia. Tenendo ancora
gli
occhi chiusi, mi resi conto che era notte, era tutto troppo scuro per
essere
mattino. Non fui sicura di sussurrare il suo nome,
sembrava un sogno,
sembrava che non fossi più nel mio corpo. Non
aprì gli occhi nemmeno quando
sentì il materasso spostarsi accanto a me, troppo stanca per
parlare e aprire
gli occhi. Continuai però a percepire i rumori e i
movimenti. Sentivo ancora un
corpo caldo accanto al mio, una mano accarezzare il mio viso. Delle
labbra,
morbide e vellutate mi baciarono delicatamente le palpebre chiuse, la
punta del
naso, la guancia, il profilo del mento. Delle labbra calde e dolci come
il
miele mi sfiorano l’angolo delle bocca, sfiorarono, infine,
lente, le mie
labbra.
Aprì di scatto gli occhi.
Il sole illuminava la piccola roulotte e la radiosveglia segnava le
sei.
Il mio viso era ancora appoggiato sul suo petto, il mio braccio ancora
circondava il suo addome. Alzai lo sguardo e lo fissai. Il viso
tranquillo,
tipico di chi dorme, i muscoli rilassati. Il respiro regolare e pesante.
Era solo un sogno, mi dissi. Si, era solo un sogno,
che mi aveva
lasciata però lasciata con il batticuore e il respiro corto.
Era solo un
sogno, mi ripetei con un po’ di rammarico.
Ciò che successe il giorno prima mi aveva lasciata scossa,
eppure in quel
momento, lì, accanto a lui, il mondo sembrava perfetto,
quella piccola roulotte
il posto più dolce e colorato che potessi desiderare,
illuminato dal colore
della sua pelle, dalle sue labbra rosee.
Mi poggia su di un gomito, continuando a fissare il suo viso rilassato,
restando incantata dalle sua bellezza e dalla sua perfezione. Libera di
osservare il suo viso quanto volevo, senza sguardi indiscreti.
Osservare le
linee perfette della sua mandibola, la curva del naso, le labbra simili
ad
affusolati petali di rose.
-La smetto mi fissarmi?- quasi senza nessun sguardo
indiscreto. Feci un
risolino e mi misi a sedere sbadigliando e stiracchiandomi.
-Perchè?- chiesi arrossendo. –Non ti fissavo mica.
-
-Si, vallo a dire a qualcun altro. –aprì piano gli
occhi, sbattendo le palpebre
alcune volte per abituarsi alla luce del primo mattino. E
quell’azzurro, ancora
una volta, illuminò il mio viso, la mia anima, il
mio… cuore.
Mi guardò e mille farfalle spiccarono il volo nel mio
stomaco, mentre il cuore
sembrava scoppiami di gioia.
Possibile che un solo sguardo provochi tale reazione?
Arrossì, come da manuale e guardai il lembo di pelle del suo
ventre piatto,
lasciato scoperto dalla maglia leggermente alzata, per sbaglio, durante
la
notte.
-Ciao. – disse sorridendo e scattando a sedere. Un movimento
troppo veloce,
fatto senza calcolare le distanze. Mi ritrovai, ancora una volta, il
suo viso a
poche spanne dal mio. I miei occhi puntati nei suoi.
-Ciao. – la mia voce era appena udibile e capì,
probabilmente, ciò che disse
dal labiale. Si alzò stiracchiandosi.
-Forse è meglio andare. Ho bisogno di una doccia e di
cambiarmi. Da segnarsi:
non dormire mai più con i vestiti. – disse mentre
si infilava la felpa. Sorrisi
imbarazzata, in fondo era colpa mia.
-Mi dispiace. – si voltò e sul suo volto era
dipinta un’espressione confusa.
-Per cosa?-
-Hai dormito vestito… per… un mio capriccio.
– abbassai lo sguardo e presi a
giocherellare con un lembo della trapunta. Lo sentii avvicinarsi
silenziosamente. Si abbasso in modo tale da potermi guardare negli
occhi, poi,
poggiando le dita sotto il mio mento, mi costrinse a guardarlo negli
occhi.
-Sono rimasto, per mia scelta, Kris. Sarei potuto andare via, sarei
potuto
sgattaiolare non appena ti fossi addormentata, o nel cuore delle notte,
ma sono
rimasto. -
-Certo, quando dormi non ti sveglia nessuno. – rise e lo feci
anch’io, consapevole
di aver detto una stupidaggine.
-Ho il sonno leggero, ricordi? Prima è stato un perfetto
esempio. – sorrise e
ancora il mio cuore intraprese quella stupida e folle corsa.
-Grazie. – scosse il capo.
-Quando smetterai d ringraziarmi?- chiese roteando gli occhi.
-Quando, forse, smetterai di fare l’eroe. –
aggrottò le sopracciglia.
-Eroe?- nella sua voce, una punta di irritazione.
-Ci sei sempre Rob. Sei sempre qui per me. – sorrise capendo
cosa intendessi
dire e si alzò.
-Ci vediamo a colazione. -
-Si… a colazione. – sussurrai quando oramai la si
era chiuso la porta alle
spalle.
Sospirai lasciandomi cadere sul letto.
Era difficile concentrarsi, capire che lui c’era, era rimasto
lì per me.
Automaticamente le mie labbra si allargarono in un sorriso ripensando
al suo
viso, alla sua pelle a contatto con la mia. Cercai di allontanare la
immagini,
che oramai sembravano impresse, marchiate a fuoco, nella mia testa e mi
alzai
dal letto diretta alla doccia.
Colazione. Fu solo quando sentì il mio stomaco brontolare
che mi accorsi di
aver saltato la cena. Non ricordavo dove fosse l’album che
Michael mi aveva
portato, e in quel momento non volevo saperlo.
Fu abbastanza semplice facile scegliere cosa indossare quella mattina,
come mio
solito i miei fedeli Jeans scuri mi facevano compagnia, assieme ad una
felpa
che probabilmente conteneva tutti i colori al mondo esistenti. Legai i
capelli
in una coda alta e, indossando la giacca, uscì dalla
roulotte. Mi accorsi che
erano solo le otto del mattino quando non vidi nessuno fuori.
Avevo quindi due opzioni: tornare in roulotte a dormire, o approfittare
del
cielo sereno, minacciato da cupe nuvole all’orizzonte. Optai
per la seconda.
Quindi entrai nuovamente nella mia casa mobile e presi la mia copia
sbrindellata di Twilight, per cercare di entrare ancora meglio nel
personaggio.
Avevo ormai perso il conto dei quanto volte le mie dita aveva sfiorato
quelle
pagine bianche.
Seduta in parcheggio, ancora una volta, mi soffermai su una macchia di
caffe’
che aveva imbrattato una pagina. Mi soffermai ancora sue quel foglio,
rileggendo mille volte quelle poche righe che per ovvi motivi aveva
attirato la
mia attenzione.
-Isabella-
Pronunciò il mio nome con attenzione; poi, con la mano
libera, giocò con i miei
capelli, scompigliandoli. Quel contatto così casuale mi
scatenò una tempesta
dentro. –Bella, arriverei ad odiare me stesso, se dovessi
farti del male. Non
hai idea di che tormento sia stato-, abbassò gli occhi,
intimorito, -il
pensiero di te immobile, bianca, fredda… di non vederti
più avvampare di
rossore, di non poter più cogliere la scintilla nel tuo
sguardo quando capisci
che ti sto prendendo in giro… non sarei in grado di
sopportarlo. – Mi fissò con
i suoi occhi meravigliosi e angosciati. –Ora sei al cosa
più importante di
tutta la mia vita. –
-Non credi
basti?- Sobbalzai sentendo il suono delle sua voce. –Scusa.
– aggiunse poi
ridendo.
-Cosa?-
chiesi chiudendo il libro e guardandolo mentre si sedeva
anch’egli,
come me, sul cofano dell’auto.
-Con
tutto questo leggere. -
-Ti ho
detto che è…. -
-Si, si.
Per entrare meglio nel personaggio. – disse alzando le mani e
incrociando le gambe.
-E tu?-
-Io
cosa?- non staccava i suoi occhi dai miei e feci fatica a rimanere
concentrata.
-Non
credi basti?- mi fissava ma non capiva cosa intendessi dire. Alzai gli
occhi al cielo e sospirai.
-Con
tutto questo seguirmi. – alzò un sopracciglio.
-Diventerà
un rito? Tutto questo intendo. – con la mano indicai me, lui,
auto
sul quale eravamo seduti.
Sorrise e
gli occhi azzurri, resi ancor più chiari dalla debole luce
del sole,
si illuminarono.
-Potrebbe.
Ma se ti sa fastidio e vuoi che io vada non c’è
problema. – Scattò
in piedi sistemandosi per andare via.
-No!- fui
sorpresa dalla convinzione di quel semplice monosillabo e lui si
voltò, serio.
-Sicuro?-
-Resta,
ti prego. – deglutii e il cuore sembrava che volesse sfondare
il mio
petto, talmente batteva forte e veloce. Sorrise e tornò a
sedersi accanto a me.
-Ti manca
Londra?- chiesi con un filo di voce, guardando le nubi
all’orizzonte.
-Si, mi
manca. A te? Manca casa tua?- sospirai portandomi una ciocca di capelli
dietro l’orecchio.
-Si, mi
manca. -
-Cosa ti
manca di più?- ci pensai qualche secondo su, mentre il vento
leggero
mi accarezzava la pelle del viso.
-Un posto
fisso. Un posto sicuro. I miei ritmi. Le mie cose. I miei amici.
– mi
voltai guardarlo e incrociai il suo sguardo curioso.
- A te?-
-Non
saprei. Tutto, direi. Casa mia, le mie sorelle, i miei amici.
Più o meno
tutto quello che manca a te. –
-Mi manca
anche lo zucchero filato e il cioccolato. – dissi ridendo.
-Sul
serio?- chiese divertito. Annuii con il capo ricordando il loro sapore.
-Mmm…
- Si portò un dito su mento, e sorrisi della sua finta
espressione
pensierosa.
-Cosa
c’è?-
-Stavo
pensando di portare il tuo stomaco a fare rifornimento di zuccheri
oggi.
– sgranai gli occhi.
-Se per
te non è un problema, ovviamente. Se non ci dai il permesso
sarà molto
difficile. –
-Si.
– risposi, senza pensarci nemmeno un secondo. Rise.
-Allora,
puoi dire al tuo stomaco che alle sei si parte per il supermercato
più
vicino possibile alla ricerca dei dolci perduti. Per poi andare ad un
luna park
per il rifornimento di zucchero filato. -
-Ci
sarà. – dissi e rimanemmo, lì,
l’uno vicina all’altra, aspettando che il
rimanente della troupe di alzasse per la colazione.
*
Grazie
a tutti coloro che hanno messo la storia fra i preferiti e chi
legge senza recensire.
Ma un grazie speciale va soprattutto a:
ElfoMikey:
ciao! Bisogna
vedere cosa farà Robert… bene, sappi che io non
parlo! Un grosso magone? O.o
okay, la pazzia si è impossessata di te probabilmente ;P
Sono felice di sapere
che ti è piaciuto il capitolo, davvero tanto! E spero che
questo non ti abbia
delusa! A presto mostriciattolo! Ti voglio bene! <3
Alhia: ciao! *_* sono contenta di
sapere che la mia fic ti è piaciuta, davvero tanto! E grazie
mille per la
recensione, per me è davvero importante! Spero di non averti
fatta attendere
troppo! A presto, cara!
doddola93: tesoro! Mio genio! Sono
contenta di leggere la tua recensione! Grazie, grazie di tutto!
Finalmente ha
capito che è innamorata e finalmente la storia
prenderà, forse una svolta
diversa! Spero di non averti fatta aspettare molto! A presto! <3
ale03: ciao! Sono davvero felice di
sapere che lo scorso capitolo è stato di tuo gradimento.
Jackson è il classico
personaggio disponibile cha capisce al volo chi li sta a cuore. Ho
notato che
in molte fiction è Nikki quella ad avere queste
caratteristiche, ma non so
perché quando ho iniziato a scrivere questa fic ho visto
subito lui come
“migliore amico”, in un certo senso. Diciamo che
per Kris non sarà molto
difficile dimenticare, perché comunque è una cosa
finita da tempo fra loro… e
poi ci sarà qualcuno a distarla XD Grazie mille per la
recensione! A presto!
Yellow_B: ciao! Stupendo? Non
è
troppo? ^.^ Grazie davvero per i complimenti! *più rossa di
un peperone* Spero
ti sia piaciuto anche questo, lo spero davvero! A presto!
A voi, Panda.
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Note
dell’autrice: salve gente!
Eccomi qui con il
settimo capitolo, come ogni lunedì da qualche settimana.
Mi è costato un po’ questo capitolo, devo
ammetterlo, soprattutto perché non
avevo molte idee, ma qualcosina alla fine è uscita dalla mia
testa vuota.
La canzone che troverete nel capitolo è dancing in the
moonlight, mi sembrava
ci stesse.
Ed ora… enjoy!
CAPITOLO 7
Nel lago dei tuoi
occhi assai profondo
il mio cuore si
annega e si scioglie
E là
dentro lo disfano nell’acqua
di amore e di
follia…
Guillaume
Apollinaire, poeta francese,
18880-1918
Aprì
l’armadio e scelsi con cura ciò che dovevo
indossare. Optai per un jeans
scolorito ed una comodo maglia rossa. Indossai le scarpe da tennis e mi
concentrai sulla massa di capelli ancora umidi che mi cadevano sulle
spalle.
Gli asciugai e lunghe onde mi cadevano lungo la schiena. Cercare di
ignorare il
battito del mio cuore, il respiro corto e il nodo allo stomaco, fu
abbastanza
difficile, ma ci riuscì almeno fino a quando non
aprì la porta e mi ritrovai
davanti lui. I capelli scompigliati, spostati dal
leggero vengo, i jeans
scuri, la felpa blu coperta da una giacca a vento. Il mio cuore perse
un
battito.
-Pronta?- la sua voce era bassa e roca. I suoi occhi grigi a causa del
tempo,
delle nubi che durante la giornata si erano addensate sopra le nostre
teste.
-Prendo la giacca. – dissi correndo dentro e prendendo
ciò che mi serviva. Lui
mi attendava, li, sulla soglia con il sorriso più bello che
potesse riservarmi.
Era un appuntamento? No… un normale pomeriggio con un amico,
lui che durante si
dai primi giorni aveva ascoltato pazientemente i miei sfoghi, senza
fiatare,
sorridendo e annuendo di tanto in tanto. Lui che alla fine di ogni mio
monologo
mi cingeva le spalle con le braccia e mi teneva stretta a
sé, ed io, che
cullata dal dolce suono del battito del suo cuore mi rilassavo, come
non mai.
Il viaggio fu piuttosto lungo, l’unico luna park accessibile
si trovava ad
un’ora di strada. Osservavo di tanto in tanto il suo viso, lo
sguardo fisso e
concentrato sulla strada, le nuvole che piano di diradavano facendo
scoprendo
spazi di cielo blu. Il sole oramai stava tramontando e si poteva
addirittura
una mezza luna, chiara e quasi invisibile. Il debole bagliore del
cruscotto
illuminava il suo viso, facendo brillare i suoi occhi come luminose
stelle nel
nero celo notturno. La sua pelle rosea era straordinariamente ancora
più chiara
e sembrava esser fatta seta, dolce e morbida seta. Le labbra serrate in
una
linea retta e perfetta, mentre con espressione concentrata stringeva il
volante. Sorrisi e sentì un debole rossore invadermi le
guance. Trattenni il
piccolo risolino, ma il mio vano tentativo di nascondere la mia
momentanea
euforia e felicità, fu subito scoperto. Si voltò,
infatti, e non feci in tempo
a spostare il mio sguardo, tornando a guardare davanti a me. Per alcuni
attimi
il suo sguardo incrociò il mio e i miei occhi furono
imprigionati dai suoi,
come se per la prima avessi visto la luce, come se vedessi il mondo
con… occhi
nuovi. Continuavo a fissarlo, incapace di scostare lo sguardo altrove,
mentre
lui spostava il suo da me alla strada, dalla strada a me. Sorrise e
aggrottò le
sopracciglia.
-Cose c’è?- chiese lasciandosi andare in un
risolino. Scossi il capo e
avvampando si rossore abbassai lo sguardo, per poi spostarlo ancora
sulla strada
dinanzi a me.
-Ehm… nulla. – la nota di imbarazzo nella mia
voce, era più che visibile, tanto
che avrei voluto aprire la portiera in quel momento e scappare via,
nascondendomi poi dietro il primo cespuglio e ripetermi che ero una
stupida.
-Sei strana. –
-Io? Forse ti confondi con qualcun altro. – presi a
fischiettare tornando poi a
guardarlo.
-Forse si…forse no…io mi chiamo
Paperino… -
-Okay, okay. Ricevuto il messaggio. – dissi alzando le
braccia in aria, in
segno di resa. Mi guardò ancora e i battiti del mio cuore
aumentarono
vertiginosamente.
Controllati! , mi ammonì.
Un sorriso si dipinse sul suo viso. Cavolo, era un circolo vizioso
quello.
Avremmo potuto andare avanti così per tutto il viaggio.
Decisi così di spostare
la conversazione su altri argomenti… con molto insuccesso.
-Manca molto?-
-No, una ventina di minuti… credo. -
-Come credi?-
-Kris… non so quanto manca ancora, ma di sicuro non molto.
Ehi.. ti dona il
rosso. – mi maledì. Mi maledì
perché, se fossi stata zitta e avessi guardato la
strada invece di cominciare a parlare, in quel momento non sarei stata
un
tutt’uno con la maglia. Probabilmente un pomodoro sarebbe
stato bianco a
confronto con me. Tale reazione forse era stata causata anche dalla
sorpresa?
Spostai lo sguardo e con la coda dell’occhio, vidi che di
tanto in tanto di
girava verso di me, con un largo sorriso sul volto.
-Grazie. – farfugliai imbarazzata. Mi resi conto
all’istante di quanto la mia
reazione fosse stata stupida e infantile. Mi ripromisi di evitare di
arrossire
come una quindicenne alla sua prima cotta. Mi odiai e mi
maledì, per l’ennesima
volta.
Accesi la radio per evitare stupide parole e stupide reazioni. Cambiai
alcune
volte stazione radio, fermando il mio zupping quando
le note di una
delle mie canzoni preferite si diffusero nell’auto. Mi
concentrai sul testo
delle canzone, cercando di non pensare più del dovuto. Non
mi accorsi delle
canzoni successive, mi persi subito nel mio piccolo mondo personale,
estraniandomi da tutto ciò che mi circondava, dimenticato
anche che a guidare
l’auto c’era Rob.
-Arrivati. – sussultai quando udì la sua voce mi
voltai di scatto. Lui sorrise,
scotendo impercettibilmente il capo.
-Cosa?-
-Ben tornata Alice. – sorrisi. Già, il mio mondo
in fondo era un po’ come
quello di Alce, fatto di fiori parlanti e cappellai matti.
Scese dall’auto e mentre io mi infilavo la giacca, lui fece
il giro completo
dell’auto, aprendomi poi la portiera.
-Oh, oh. Che galanteria. – dissi quando
l’aprì e il freddo pungetemi assalì le
guance calde. –Grazie. – aggiunsi mentre faceva un
mezzo inchino.
Davanti a me i cancelli di un luna park dal quale proveniva delle
musica,
risate e urla di bambini gioiosi. Il tutto collocato in una distesa di
terreno
con qualche ciuffetto d’erbetta verde di tanto in tanto, il
parcheggio si
trovava di fronte all’entrata e la ghiaia scricchiolava ad
ogni mio passo,
mentre ci dirigevamo verso l’ingresso. Nell’aria
avvertivo l’odore salmastro
del mare. Mi voltai verso Robert che si stava infilando un berretto di
lana.
-C’è il mare?- chiesi aggrottando la fronte. Lui
annuì col capo.
Sorrisi guardando la confusione che mi si presentava davanti, pronta a
tornare
alla vita caotica e allo stesso tempo tranquilla di un tempo.
-Da dove
cominciamo?- chiese guardandomi negli occhi.
-Non lo
so. Tu da dove vuoi cominciare?-
-La
scelta alle signore. – mi portai l’indice sul mento
meditando sul grande
dilemma.
-Orsetti
gommosi. – decisi infine. Ebbene si, eravamo su una panchina
di fronte
al mare, non molto lontano dal parcheggio, con l’aria fredda
che mi
scompigliava i lunghi capelli scuri. Circondati da circe sette
pacchetti di
vari dolci, tra cui padroneggiavano caramelle e cioccolata.
-Okay.
Credo di aver digerito le due porzioni di zucchero filato, i
bignè e la
banana split. – disse afferrando un pacchetto. Lo fissai un
attimo. Avevo
mangiato le stesse sue cose, ma ora sembravano… troppe?
-Ci
sentiremo male. – lui si voltò prima di scoppiare
a ridere. Sgranai gli occhi
sorpresa.
-Perché
ridi?- chiesi dandoli uno leggero spintone.
-Avresti
dovuto cedere la tua faccia. – rispose fra le risate. Scossi
il capo.
–E comunque si, ci sentiremo male. Se vuoi possiamo
conservare il tutto. – lo
fissai un momento con espressione offesa e scioccata.
-Non
oserai! Il mio stomaco ha bisogno di quelle caramelle!- dissi
strappandogliele di mano. Rise.
-Okay,
okay. – cominciammo a mangiarle. Era sera, non sapevo bene
che ora
fosse, forse le undici. Non volli controllare. Seduta su quel quella
panchina
sulla spiaggia, mi godevo il vento che freddo e pungente si insidiava
fra i
miei capelli, scompigliandoli, che si insinuava in ogni angolo della
mia
giacca, facendomi rabbrividire ogni molta. La punta del naso rosse e
fredda,
una mani nascosta in una tasca. Mi lasciavo cullare dal dolce rumore
delle onde
del mare che si infrangeva sulla battigia. La luna si rifletteva
sull’acqua,
circondata da milioni di stelle, ora perfettamente visibili grazie alla
nubi
che con straordinaria velocità si erano allontanata,
dirigendosi sempre più
verso la linea dell’orizzonte. Dal luna park, non molto
distante, arrivava
l’allegra musica. Ebbi un brivido di freddo che lui non si
lasciò sfuggire,
quando infilai la mano nel sacchetto che Robert aveva in mano.
-Hai
freddo. – la sua non era una domanda.
-Un
po’. – cercai di minimizzare. Si
avvicinò di più a me, fino a che i miei
fianchi non toccarono i suoi. Un suo braccio mi circondò la
spalle attirandomi
a sé. Posò il sacchetto sul tronco e si
sfilò il berretto, per poi passarmelo.
-Oh, no.
Non ce ne bisogno. – dissi scuotendo il capo.
-Non fare
la stupida, Kris. Mettilo e basta. – disse roteando gli
occhi,
sorridendo. Dire di no a quel viso, a quegli occhi, a quel sorriso, era
impossibile. Obbedì in silenzio.
-Grazie.
– sussurrai stretta a lui. Mi
rannicchiai contro il suo petto. Col vento freddo che pungeva
le guance avvampate di calore, i
capelli che profumavano di… lui. La sua giacca
profumava di zucchero
filato e vaniglia.
-I
biscotti allo zenzero!- dissi irrigidendomi. Si voltò verso
di me e il suo
viso era terribilmente vicino al mio, il dolce profumo di caramelle del
suo
respiro. Per un attimo dimenticai anche il mio nome, dimenticai tutto.
-Cosa?-
sussurrò.
-Abbiamo
dimenticato i biscotti allo zenzero. – farfugliai spostando
lo sguardo
dalle sue labbra ai suoi occhi. Sorrise e si alzò. Mi porse
una mano per
aiutarmi a rimettermi in piedi stava per prendere i pacchetti quanto si
bloccò.
Lo fissai, ad occhi sbarrati, timorosa.
-Rob,
tutto okay? Cosa c’è?- si mise dritto, tendendo le
orecchie. Mi fece
segno di sentire la canzone. Alzai automaticamente un sopracciglio, poi
mordendosi un labbro sorrise malizioso.
…We
get it on most
every night
when that moon is
big and bright
it’s a
supernatural delight
everybody’s
dancing in the moonlight…
Si
avvicinò, pericolosamente a me. Il sorriso non era ancora
andato via e i suoi
occhi brillavano come le stelle sopra le nostre teste. Il mio respiro
si fece
sempre più corto, sempre più accelerato, quasi in
sincronia con battito del mio
cuore, che sembrava volesse squarciare il mio petto e librarsi
nell’aria come
farfalle.
...We
get
everybody here is
out of sight
they
don’t bark and they don’t bite
they keep things
loose they keep it tight
everybody’s
dancing in the moonlight…
Ora,
il suo viso a poche spanne dal mio, il suo dolce respiro caldo mi
colpiva in
piena faccia, dandomi alla testa. La sua presenza, il suo corpo a pochi
centimetri dal mio, il calore che emanava… dimenticai chi
fossi… ancora. Il suo
viso era tranquillo mentre mi cingeva con una mano la vita, poggiando
la mano
sulla schiena. Con l’altra mano cercò la mia e
quando l’ebbe trovata la
strinse, incrociando ad essa le dita.
Mi
attirò a sé, con estrema delicatezza facendo
aderire perfettamente i nostri
corpi, come pezzi di puzzle.
-Dancing
in the moonlight, everybody’s feeling warm and bright
it’s such a fine
and natural sight… everybody’s dancing in the
moonlight… - canticchiò in un
sussurro al mio orecchio, mentre il suo respiro mi solleticava la pelle
vicino
l’orecchio. Risi e la mia risata si librò
nell’aria confondendosi con vento e
con la debole ma chiara musica che proveniva dal luna park.
…We
like our fun
and we never fight
you
can’t dance and stay uptight
it’s a
supernatural delight
everybody was
dancing in the moonlight…
Ballammo
lì, davanti al mare, illuminati dalla debole luce argentea
della luna. Ballammo
stretti l’una all’altra, mano nella mano. Il
respiro che mi solleticava il
collo, sul quale di tanto in tanto ci posava leggeri e delicati baci, e
quando
le sue rosee labbra venivano a contatto con la mia pelle mille brividi
mi
attraversavano da capo a piedi.
-Everybody’s
feeling warm and bright it’s such a fine and natural
sight…- dissi
in un risolino. Ci muovevamo in sincronia, disegnando piccoli cerchi
sulla
strada calpestando di tanto in tanto piccoli legnetti che
scricchiolavamo sotto
i nostri piedi. Nell’aria odore di mare e zucchero filato.
-Everybody’s
dancing in the moonlight. – continuò la mia frase
lasciata in
sospeso e la canzone terminò. Rimanemmo fermi,
l’uno dinanzi all’altra.
Piano la
sua pano corse lungo il profilo del mio fianco, arrivando infine al
mio viso. Con i polpastrelli, mi accarezzo la guancia che prese
immediatamente
fuoco.
-Scotti.
– sussurrò aggrottando le sopracciglia.
-E’
solo in freddo. -
-Non
dovresti tremare allora?-
-Si…
no… non lo so… - farfuglia confusa. Rise e si
allontanò prendendo i
sacchetti subito fu come se il vento mi assalisse penetrando la mia
pelle,
giungendo fino alle ossa, facendomi diventare un toltale pezzo di
ghiaccio.
-Credo tu
abbia la febbre. -
-Credo
che io non abbia la febbre. – mi sorrise scuotendo il capo.
-Dai
Alice, andiamo. – sbuffando e affondando le mani nelle tasche
della
giacchi mi diressi al suo fianco versi l’auto.
*
ale03: ciao!
Che bello leggere una tua recensione! Sono contenta di sapere che il
capitolo
precedente, come l’intera storia, ti sia piaciuto. Mi piace
vedere Jackson come
lo “strizzacervelli” della situazione. Spero
davvero che questo capitolo non ti
abbia deluso ^.^ A presto, cara! Grazie mille!
tiva95: ciao! Commossa? O.O okay,
ora sono io senza parole! Grazie davvero!
doddola93: Genio! Sapere che
ciò che
scrivo ti piace è per me fonte di infinita letizia (si, oggi
parlo un po’ così)
. Che dirti? Sei un tesoro, ogni volta che leggo le tue recensioni mi
sciolgo
come neve al sola, credimi. Perché non ci incoroniamo
entrante miss Banalità?
Ti voglio bene tesoro, davvero <3
Yellow_B: ciao! *.* grazie, grazie,
grazie! Dai che te lo appioppo io un Robert! XD Sono contenta di sapere
che ti
è piaciuto lo scorso capitolo! Davvero! Spero ti sia
piaciuto anche questo!
Alhia: ciao! Eh si, la faccenda si
fa sempre più intima, soprattutto dopo questo capitolo, che
spero ti sia
piaciuto. Sono contenta che questa storia ti piaccia da morire,
davvero! Grazie
infinite cara!
DreamE: ciao! *.* garzieeeee! Non me
li merito tutti questi complimenti! Davvero li trovi dolci? Quando
rileggo i
capitoli mi sembrano così… orrendi! Sono felice
che il precedente ti sia
piaciuto il capitolo precedente e spero di non averti delusa con questo!
A voi, Panda.
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Note
dell’autrice:
eccomi qui gente! Finalmente sono riuscita a postare.
Come ho già detto, la scuola mi ha tenuta leggermente
occupata.
Ho approfittato di questi giorni di relativa vacanza, in sui sono stata
male,
per scrivere.
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento.
Ed ora… enjoy!
CAPITOLO
8
La notte
è silenziosa
e nell’abito del suo silenzio
si nascondo i sogni.
la Luna è spuntata
e per la
Luna
gli occhi
che controllano i giorni…
Gibran Kahlil Gibran, poeta libanese,
1883-1931.
Durante la
notte non riuscii a dormire un gran che. Nella mia testa vi erano
impresse
ancora le immagini delle ore passate con Robert. La sua voce si
aggirava in
essa, potevo sentire ancore il suo profumo addosso, il leggero contatto
della
sua pelle contro la mia, la sua mano poggiata sulla mia schiena che mi
attirava
a se, il fresco profumo di menta del suo respiro, il profumo di zenzero
e
zucchero filato. Ed ecco che per colpa di tali pensieri, mi misi a
sedere di
scatto, portandomi una mano alla bocca. Mi alzai dal letto correndo
verso il
bagno presa da un conato di vomito. Ecco il secondo motivo della mia
insonnia.
In effetti, come avevo già informato Robert, saremmo stati
male, almeno io.
Così, dopo essermi sciacquata il viso mi sedetti, gemendo,
sul letto incrociando
le gambe. Cercai il cellulare nella borsa che si trovava ai piedi del
letto e
presi a scrivere un messaggio.
-Spero almeno tu stai bene.
Poggia la testa chiudendo gli occhi. Poco dopo il vibrare del cellulare
mi fece
sobbalzare.
-Bene? Darai di tutto per esserlo.
Sorrisi.
-Alla fine avevi ragione.
-Si, ma io ti avevo proposto di mangiarle in seguito. Non dare la colpa
a me,
cara!
-Giusta osservazione.
-Non me ne pento.
Aggrottai un momento la fronte, confusa.
-Spiegati.
-E’ stata una bella serata. Se mangiare tutto dopo avrebbe
significato andar
via prima… insomma, sono felice di star male.
Strabuzzai gli occhi un paio di volte, sorpresa. Il cuore
prese a battere
freneticamente e mi sentii tanto stupida e sciocca, una ragazzina di
tredici
anni.
-Bhe… ti sembrerà strano, ma lo stesso
vale per me. Anche se mi divido fra
il bagno e il letto.
-Allora siamo in due. Ora cerca di dormire o domani sarà la
fine.
-Ci proverò.- anche
se sarà
impossibile, pensai. –Buona notte, Rob.
-Buona notte, Kris.
Poggiai il cellulare sul letto e mi infilai
sotto le coperte.
Fortunatamente non avevo la febbre. Le sue previsioni erano errate.
Certo, non
aveva considerato il fattore emotivo: ogni volta che la sua pelle
toccava la
mia il cuore cominciava a attere freneticamente e la pelle era come se
prendesse fuoco, sotto il suo tocco leggere, tanto da sembrare
febbriciante.
Chiusi gli occhi perdendo pian piano conoscenza nel tepore delle
coperte. Mi
addormentai finalmente tre ore prima che la sveglia suonasse.
Il
mattino seguente sembravo uno zombie. Quando uscii dalla roulotte fui
assalita dall’aria umida e fredda del mattino. Mi strinsi
così nella grande
giacca pesante che indossavo, mi diressi verso il set.
Fui
sorpresa di incontrare Nikki e Jackson, parlavano e sorridendo
sorseggiando
un caffè. Corrugai la fronte dirigendomi verso di loro,
incuriosita da tale
comportamento. Solitamente erano quelli che ritardavano.
-Buon
giorno. - dissi senza riuscire a
trattenere uno sbadiglio.
-Buon
giorno. – risposero loro guardandomi. Ma quello che
più mi preoccupò,
quello che per qualche, eppure ovvio, strano motivo mi fece avvampare
il viso
di imbarazzo, era quello di Jackson.
-Qualcuno
non ha dormito stanotte. – disse affondando il viso nelle sua
tazza
di caffè.
-Come?-
chiese Nikki guardandomi
incuriosita.
-Perché
qui a quest’ora?- chiesi fulminando Jackson con lo sguardo.
-Ieri noi siamo andati a
dormire molto presto. – rispose lui con lo
sguardo di chi la sapeva lunga.
-Hai una
faccia stravolta Kris. – disse Nikki scrutandomi. Le guance
mi si
tinsero di rosso e chinai subito il capo.
-Non ho
dormito molto. – sussurrai imbarazzata ancora più
dal sorriso malizioso
di Jackson.
-E’
successo qualcosa?- chiese lei preoccupata.
-Oh no,
sono stata solo un po’ male. – mi affrettai a dire,
per evitare
equivoci, con Jackson.
-Oh, mi
dispiace. Vuoi fare colazione?-
-No!-
urlai nel panico. Nikki si allontanò istintivamente, colta
di sorpresa da
tale reazione. –No, grazie. – continuai con tono
docile –Ho mal di stomaco,
fare colazione non sarebbe una buona idea, e poi mi è
passata anche la fame. –
-Oh,
capisco. -
-Già,
davvero un peccato. Forse hai mangiato qualcosa che ti ha fatto male
ieri, Kris. – ridussi gli occhi a due fessure quando
incontrai lo sguardo di
Jackson. Lui rispose con un risolino.
-Ehi,
ragazzi, io vado a vedere che fine hanno fatto gli altri. Sono
certamente
sicura, che Kellan orme ancora. – una Nikki sorridente e
allegra si congedo
allontanandosi con passo svelto. Così, per mia grande
sfortuna, e sua grande
fortuna, io e Jackson rimanemmo soli.
-Sputa il
rospo. Cosa sai?- sbottai incrociando le braccia al petto.
-Tutto.
Vi ho visti. – rispose lui con estrema
tranquillità, con aria
leggermente divertita.
-Non
è come pensi tu. – mi affrettai a dire muovendomi
sul posto.
-E come
fai a sapere cosa penso? – aprii la bocca per replicare, ma
mi resi
conto che, effettivamente, non avevo nulla da dire, perché
non sapevo realmente
cosa pensasse. –Ho parlato con Rob questa mattina.
E’ nelle tue stesse
condizioni. – aggiunse ridendo. Sbuffai rassegnata. Non
riuscivo a nascondergli
nulla… per mia grande sfortuna. Quel ragazzo si stava
tramutando pian piano nel
mio peggior incubo. In effetti, era un
bell’incubo… quando si comportava bene.
-Non ha
potuto negare di fronte all’evidenza. – corrugai la
fronte dinanzi a
quelle parole, ma nel momento in cui aprì la bocca per
spiegarsi, una voce,
troppo familiare, fece breccia nella nostra conversazione.
-Buon
giorno. – la sua voce era bassa e roca, la tipica voce di chi
ha sonno,
di chi ha trascorso una lunga notte insonne. Proprio come me. Mi voltai
e il
mio cuore accelerò i suoi battiti, mentre una morsa mi
strinse lo stomaco, già
annodato e dolorante. I suoi occhi, l’azzurro in netto
contrasto con il
grigiore delle nubi sopra le nostre testa, mi diede una sorta di pace e
fu, per
me, impossibile reprimere il sorriso che si fece velocemente largo sul
mio
viso. I suoi capelli arruffati venivano spostati delicatamente dal
vento freddo
del mattino, mentre i suoi occhi chiari intrappolavano i miei. Avrei
voluto
rivolgere lo sguardo altrove, ma mi fu impossibile. Jackons
tossì. Ci voltammo
immediatamente verso di lui che ci guardava con aria maliziosa.
-Bhè,
direi che è il momento per me di andare dai truccatori.
Devono farmi
bello o niente film. E direi che ci dovreste andare anche voi, date le
vostre
evidenti condizioni. – così, detto ciò,
si allontano allegro, con in mano anche
il suo caffè.
Mi voltai
verso Rob, incontrando ancora il suo sguardo, perdendomi, ancora,
nell’azzurro cielo dei suoi occhi stanchi.
-Forse
avremmo dovuto davvero conservarle. – disse passandosi
imbarazzato una
mano fra i capelli. Lo guardai fingendomi estremamente offesa.
-Come
osi? E’ stata una delle più belle serate passate
negli ultimi mesi!- fui
travolta dalla verità delle mie stese parole, una
verità che mi fece avvampare
di rossore e maledire per essermi fatta scappare una frase di tale
importanza.
Lui sorrise e sposto la testa leggermente di lato, scrutandomi curioso.
-Sul
serio?- deglutii rumorosamente, abbassando il capo.
-Si.
– sussurrai. L’ombra di un sorriso che vi era sul
suo viso pochi istanti,
si tramuto in un vero largo sorriso che mi riempì il cuore
di gioia ed
allegria.
Mi
scompigliò i capelli per poi circondarmi le spalle con un
braccio.
-Come
devo fare con te, Kris?- disse mentre trascinandomi con lui.
-Cosa
intendi dire?- guardai il suo viso con espressione confusa. Sorridendo
sotto i baffi, scosse il capo.
-Andiamo
a farci bianchi. – Disse poi in un risolino. A quanto pareva,
capire
la gente, quel giorno, per me era totalmente impossibile.
Sospira,
decisa a godermi, quel breve contatto.
Arrivammo
e la truccatrice era lì, che ci aspettava dopo aver finito
con
Jackson.
Sally, la
nostra fidata e adorata truccatrice rimase pietrificata.
-Cosa
avete combinato?- ci bloccammo. Io avevo un piede in avanti e uno
indietro. Con gli occhi guardai intorno e vidi Robert nella stessa mia
posizione. Dovetti reprimere una risata mentre pensavo a come potessimo
apparire agli occhi di un estraneo. Rob voltò
automaticamente il capo verso di
me, e, per pochi istanti, rimanemmo a guardarci negli occhi.
-Come
farò a nascondere quelle occhiaie? Forse per il signor
Pattinson sarà più
facile, per ovvi motivi… ma Kristen, tu sei quella che deve
dormire!- risi
scuotendo il capo.
-A volte
capita di non riuscire a dormire la notte. – disse Rob
andando verso
di lei. Sally sembrò pensarci un attimo
poi scosse il capo.
-No,
veramente no. – feci un risolino e mi diressi verso gli
altri. Jackson mi
fu di fianco in un lampo e mi diede una gomitata strizzandomi
l’occhio. Mi
fermai di colpo e lui rimase per un attimo perplesso prima.
-Sei un
idiota. – dissi poi dandogli uno scappellotto.
-Oh
grazie. – rispose lui massaggiandosi la testa.
Mi
sedetti sulla sedia pronta al restauro.
*
Tiva95:
ciao! Spero con
tutto il cuore ti si piaciuto anche questo capitolo! Ci ho messo un
po’ per
scriverlo e spero di non aver deluso!
Yellow_B: ciao! Che piacere trovare
una
tua recensione! Anche io amo molto quella canzone, davvero. E mi mette
tanta
allegria, un’allegria che avevo anche mentre scrivevo il
capitolo, tranne
quando ho iniziato a sudare ^^” Grazie mille per la
recensione!
DreamE: ciao! Davvero ti sono
piaciuti? *_* Non hai idea di quanto mi faccia piacere sapere che ti
sia piaciuto!
Spero sia stato di tuo gradimento anche questo capitolo! A presto!
ladyang: ciao! Troppo bella? Tu sei
troppo generosa! Grazie davvero!
ale03: ciao! Anche io amo lo zucchero filato, non hai idea quanto! Per
non parlare
dei biscotti allo zenzero! Sono felicissima di sapere che la scena ti
abbia
colpita, grazie mille, davvero *.*
doddola93: socia! Ciao! Che gioia
per me vedere la tua recensione! A costo di essere ripetitiva, ma
davvero ci
tengo a sapere ciò che pensi, il tuo parere è
troppo importante! Sapere che
senti ogni emozione è… una delle cose
più belle che potessi dirmi! Grazie,
grazie di tutto! Ti voglio bene <3
KeLsey: ciao! Dolcissima come
sempre. Cavolo non merito tanti complimenti, non faccio nulla di
speciale! Sono
felicissima di sapere che il capitolo scorso ti sia piaciuto, davvero
tanto! Diciamo
che anche io e te ci amiamo a vicenda XD A
presto bella, non smetterò ami d
ringraziarti!
Alhia: ciao! Era d’obbligo
fermarmi
lì, ma tranquilla ci saranno scene più
carine… almeno lo spero. Se non erro,
già dal secondo capitolo. Sono felice di sapere che la
storia ti piace, non sai
quanto! Spero di non averti delusa con questo capitolo! A presto!
A
voi, Panda.
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
CAPITOLO 9
Un attesa
può logorarti l'anima.
I tuo
occhi sognano i suoi in cieli infiniti.
Vorresti
porre fine a tale tormento,
quello
che piano ti logora dentro, ma con il quale, senza non puoi vivere.
Ed
aspetti quel bacio,
quel
bacio che tarda ad arrivare.
Eppure,
quando arriva non é come desideravi.
Ma si
sa, a volte l'attesa é più dolce del bacio stesso.
Oh, amore,
quel dolce bacio riservatomi e cento, mille volte, meglio di
quell'attesa.
Sbadigliai
mentre mi dirigevo, esausta, verso la mia roulotte. Per tutto il giorno
avevo
tentato, accuratamente, ti tenere lontano qualsiasi sostanza
commestibile, e
guarda caso, ci ero riuscita. Ma dopo intera giornata di sfiancanti
riprese il
mio stomaco iniziava a protestare.
Camminavo con passo strisciato e le palpebre pesanti. Magari
più tardi avrei
mangiato qualcosa, se le gambe e le forze me lo avessero consentito.
Non mi accorsi della ghiaia scricchiolare sotto passi leggeri, troppo
presa dai
miei pensieri, e sobbalzai quando una mano si posò sulla mia
spalla. Trasalii e
mi voltai verso il ghigno appena nato alla mie spalle.
-Scusa, non volevo spaventarti. – mormorò
sorridendomi.
-Diamine, mi hai fatto prendere un colpo!- dissi portandomi una mano
sul cuore.
-Perdonami, davvero. Non era mia intenzione. Anche se devo ammettere
che la tua
espressione era a dir poco fantastica. – un sorriso malizioso
fece spazio
all’espressione pensierosa che era dipinta sul suo viso.
-Stupido. – alzai gli occhi al cielo, prima di posarli ancora
sul suo viso
d’angelo. Per istanti che sembrarono infiniti, i suoi occhi
si legarono ai
miei.
-Era il tuo stomaco?- domandò piegando leggermente la testa
di lato. Sorrisi e
chinai il capo imbarazzata.
-Si. –
-Forse dovresti mangiare. Non hai mangiato prima?- chiese corrugando la
fronte.
-Non sono un amante delle lasagne. – ammisi.
-Mmm... – si portò un dito sul pento, pensando.
Poi alzò il capo, sorridendo.
-Ti confiderò un segreto. – bisbigliò.
Corrugai la fronte, incuriosita. Lui mi
fece segno si avvicinarmi e così feci.
-Ho ordinato la pizza. – sussurrò al mio orecchio.
Il suo respiro, che
solletico la mia pelle, mi fece rabbrividire. Poi si
allontanò, ma il suo viso
era a poche spanne dal mio e potevo perdermi, ancora una volta, nei
suoi occhi,
specchiarmi in essi, sentire il suo profumo, il calore della sua pelle.
-Astuto. – mormorai ritrovandomi, improvvisamente, a corto di
fiato. Un sorriso
sghembo comparve sul suo viso. Risi sommessamente. Poi, in un gesto
inaspettato, la sua mano calda avvolse la mia, e mi lascia guidare
piano verso
la sua roulotte.
Mi bloccai di colpo.
-Cosa c’è?- chiese allarmato.
-Le lenti. – . Sorrise annuendo, prima di lasciare la mia
mano.
-No!- dissi con troppa convinzione, a volume troppo alto.
Alzò le sopracciglia.
-Cosa?- . Che avrei avuto rispondere? Un monosillabo che era uscito
dalle mie
labbra senza premeditazione, senza averci nemmeno pensato. Non solo
sorprese
lui, ma sorprese, soprattutto me. Fui travolta dalla
focosità di tale
affermazione e mi ritrovai a boccheggiare non sapendo con precisione
cosa dire,
ma si sa, alla fine la verità è sempre la miglio
scelta. Così, ripresi la sua
mano nella mia, cercando di ignorare il rossore che aveva tinto le mie
gote,
ignorando il cuore che batteva a mille e lo stomaco annodato per
un’eventuale
sua reazione.
Lui solamente mi… sorrise.
Ci dirigemmo verso la mia roulotte e una volta dentro mi diressi verso
il
bagno. Ci volle tutta la concentrazione in mio possesso per riuscire a
togliere
quelle odiose lenti colorate. Avevo le gambe molli e sembrava che la
pelle del
viso dovesse andarmi a fuoco. Mi poggia con le mani al lavandino,
facendo
respiri profondi.
-Kris, tutto okay?- mi voltai e lo vidi, lì, poggiato con
una mano allo stipite
delle porta. Mi passai una mano fra i capelli annuendo.
-Si, tutto okay. – dissi cercando di nascondere il rossore e
il brillio che
avevo negli occhi.
-Sicura di stare bene? Sei… sembra che tu abbia la febbre.
– deglutii,
rumorosamente, mentre lui si avvicinava a me. Posò una mano
fredda sul mio viso
accaldato.
-Effettivamente sei un po’ calda. –
mormorò, mentre essa scendeva lungo il
rifilo della mia guancia, sfiorando delicatamente il mio collo. Fu
impossibile
controllore il mio cuore.
Come dirgli che la mia pelle scottata per la vicinanza del suo corpo.
-La pizza?- alzò le sopracciglia.
-Dirò di portarla qui. -
-Perché?-
-Perché non credo ti sia in condizioni di uscire da questa
roulotte, stasera. –
annuii e lo vidi dirigersi verso la porta.
-Rob… tornerai?- sussurrai quasi in preda al panico.
Sorrise, prima di annuire
e chiudersi la porta alle spalle.
Nel piccolo spazio angusto della roulotte aleggiava ancora il suo
profumo.
Nella mia testa vi era l’eco della sua voce, la sua immagine
come dipinta
all’interno delle mie palpebre: ogni volta che chiudevo gli
occhi potevo vedere
il suo viso, la sua immagine. Potevo avvertire ancora la sua mano sul
mio viso,
che accarezzava lenta la mia pelle calda. Mi lascia cadere sul
materasso
sospirando. Sorrisi a me stessa e per la seconda trassi una semplice e
unica
conclusione: che lo volessi o no, era innamorata di lui. Situazione
irreparabile, oramai. Mi voltai di scatto quando la porta si
riaprì e la sua
figura comparve dinanzi a me, con tutta la sua straordinaria bellezza e
semplicità. Sorrise non appena incontrò i miei
occhi.
Mi misi a sedere incrociando le gambe.
-Sta arrivando. – disse con voce calda e bassa. Sorrisi,
flebilmente.
-Potevo uscire però, sai?-
-E io posso scalare il K2 con dei sandali. – feci un
risolino, dandogli un
leggero spintone.
-Dico sul serio. – dissi cercando di assumere un tono fermo e
convinto.
-Oh certo, anche io. – soffocai una risata che feci vibrare
il letto. –Ridi di
me?- chiese fingendosi offeso.
-Non potrei mai farlo. - .
Per la mezz’ore successiva parlammo del più e del
meno, del set, di Jackson, di
Cath, di sciocchezze e cose futili, poi qualcuno bussò alla
porta.
-Deve essere la pizza. – disse lui alzandosi. Lo precedetti e
lo costrinsi a
sedersi.
-Vado io. In fondo la roulotte è mia. Faccio gli onori di casa. – annuì e si
mise a sedere.
-Bhe,
direi che la pizza era piuttosto buona. – dissi poggiandomi
contro il
muro.
-Si,
direi di si. – disse lui imitandomi. Fortunatamente il mio
stomaco aveva
finito di lamentarsi ed ora guardavo il cielo scuro attraverso la
finestra. Ad
un tratto riuscì a vedere piccoli fiocchi posarsi delle
fronde degli alberi.
-Ehi,
guarda, nevica. – dissi alzandomi ad avvicinandosi alla
piccola finestrella.
-Sul
serio?- lo sentii avvicinarsi con passi veloci. Annuii sorridendo.
-Dai
usciamo!-
-Non
credo sia una buona idea. -
-Dai, non
farà male a nessuno. – dissi afferrando la giacca.
Lui mi imitò.
-Forse
dovresti mettere sciarpa e cappello. – non diedi retta a
ciò che disse
perché mi catapultai fuori dalla roulotte, dirigendomi verso
gli alberi. Chiusi
gli occhi, rivolgendo il viso al cielo. Allargai le braccia godendomi i
fiocchi
freddi sul viso, la sensazione che essi provocavano sulla mia pelle
calda.
Sentii un risolino alle mie spalle, così mi voltai a
guardare quel viso
d’angelo.
-Sei…-
non finì la frase, le parole fu
come se gli mancassero. Corrugai la fronte confusa. –Una
sciocca. – scossi il
capo e, chiudendo gli occhi, tornai a godermi i piccoli e perfetti
fiocchi di
neve sciogliersi sulla mia pelle.
-La neve
ti dona. – alzai il capo e fui sorpresa dalla sua vicinanza.
Non lo
avevo sentito avanzare. Sorrisi, guardando come i fiocchi bianchi si
posavano
sui suoi capelli ancora in ordine. Così, in un gesto
semplice, passai un mano
fra essi scompigliandoli e facendo cadere della neve.
-A te no.
– dissi sorridendo. I nostri respiri si condensavano
nell’aria fredda
e gelida, e non vi era presenza di vento.
Una sua
mano, oramai fredda, cercò la mia, trovandola subito.
L’altra invece
cercò il mio viso. Si mosse delicata e leggera su di esso,
seguendo il contorno
della mia guancia, il profilo del mio naso, del mio mento.
Sfiorò, ancora, il
mio collo scoperto e sposto, delicatamente, i miei capelli
all’indietro,
lasciandolo scoperto. Tutto avvenne così lentamente che non
sembrava reale.
Piano
avvicinò il suo viso sul mio collo, sfiorandolo con la punta
del naso,
fredda ormai come ghiaccio. Il suo respirò mi
solleticò la pelle e le sue
labbra la sfiorarono con estrema dolcezza. Il cuore sembrava dovesse
uscirmi
dal petto da un momento all’altro, e librarsi in aria come il
mulinello di
fiocchi di neve, che si era appena creato a pochi entri da noi, a causa
di una
folata di vento improvviso. Mille brividi mi attraversarono da capo e
piedi e
fu impossibile controllare, non solo il battito del mio cuore, ma anche
il mio
respiro che aumentò vertiginosamente, dandomi le vertigini.
Posò un bacio
sull’incavo sul mio collo e chiusi gli occhi per imprimere
quel momento, quella
sensazione, nella mia mente. Mi baciò la pelle sotto
l’orecchio, mentre una sua
mano si muoveva lenta dietro la mia schiena. Le sue labbra seguirono il
percorso precedentemente dalla sua mano, baciandomi il profilo del
mento e
della guancia, poi piano si allontanò intrecciando il suo
sguardo al mio. I
suoi ardevano, a pochi centimetri dai miei, e mi tolsero quel poco di
fiato che
mi rimaneva. Mi prese il viso fra le mani.
Quasi
trattenni il respiro, intrappolata in un dimensione che non era di
certo
la mia.
-Rob
io…- sussurrai col fiato corto.
-Sssh…
- così indugiando fece ciò che da tempo aspettavo.
Le sue
labbra furono in pochi istanti sulle mie che calde si plasmarono su di
esse.
Molti
dicono che l’attesa di un bacio, a volte, è molto
meglio del bacio
stesso.
No, non
era questo il caso.
Come
può un gesto così semplice causare emozioni
così forti e complicate?
Le mie
mani si intrufolarono sotto la sua giacca, carezzando il suo ventre
piatto, mentre le sua mano accarezzavano il mio viso e la mia nuca.
Piano le
nostre labbra si mossero simultaneamente. Morbide e calde cercarono
con dolcezza le mie, mentre la neve sfiorava i nostri visi.
-Stai
tremando. – sussurrò, allontanandosi appena,
sfiorando ancora le mie
labbra. Aprii gli occhi cercando i suoi, trovandoli.
-Non
è solo colpa del freddo. – fece un risolino
sommesso accompagnato da un, appena accennato, sorriso
ed io catturai ancora le sue labbra.
-Ti
congelerai. – disse ingabbiando il mio viso fra le sue mani
ed
allontanandolo dal suo.
-Anche
tu. -
-Forse
conviene rientrare. – disse sulle mie labbra.
-Vado
dove vai tu. – mormorai baciando quel dolci petali di rosa.
Mi accarezzò
le guancie con i pollici, baciandomi la fronte.
-Oh,
Kris. Sono io ad andare dove vai tu. – e ancora, con dolcezza
le mie
labbra ci unirono alle sue.
*
Ancora chiedo
umilmente perdono, si lo so, sono
pessima.
Ma non è colpa mia se il mio computer è stupido!
Quello lo fa di proposito, mi
odia! >_<
Comunque, evitiamo di ciarlare inutilmente. Allora, arriviamo al
dunque. Il
fatidico momento è arrivato e spero di non aver deluso
nessuno. Lo spero
davvero. Mi è uscito tutto di getto, non ho potuto quasi
controllare gli
avvenimenti… è difficile da spiegare
^^”
Spero sia stato di vostro gradimento.
Allora,
voglio ringrazi ere le numerose persone che hanno messo la storia fra i
preferiti e chi mi ha inserita fra gli autori preferiti! *_*
Ed anche chi legge senza recensire!
Un particolare
ringraziamento va poi agli angeli che
hanno recensito il capitolo precedente!
tiva95: ciao! Anche
a te piace? È forse l’unico
personaggio che mi piace veramente! *.* Grazie mille per la recensione
cara!
Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!
AlessandraMalfoy: ciao
bella! Credevo che la parte degli sms fosse banale,
tremendamente banale. Sono contenta invece di sapere che è
stata di tuo
gradimento! Ooooh, davvero ti piace il mio modo di scrivere? Bhe, a me
personalmente non piace ma mi sembra anche ovvio, quasi mai a nessuno
piace ciò
che scrive, o sbaglio? Spero di non averti delusa con questo! Grazie
mille per
la recensione!
doddola93:
socia, mi adorata socia! Le tue parole mi fanno sempre piacere, non
hai idea quanto! E’ importante per me sapere che ne pensi, il
tuo parere per me
è davvero importante! *_* Sei unica, e mi metti sempre tanta
voglia di
scrivere, sappilo! A presto dolcezza, ti voglio bene anch’io!
<3
ladyang:
ciao! Sono contenta ti piaccia! ^.^ Ecco a te il capitolo, spero ti
sia piaciuto. E grazie infinite per la recensione!
Ale03: ciao!
La tua non è affatto un disturbo, sappilo! Mi fa piacere
sapere
cosa ne pensi. Si è vero, è bello avere amici
maschi e non volevo che la
protagonista avesse la solita figura femminile a fianco, e poi mi piace
creare
conversazioni fra amici di sesso diverso. Nei prossimi ce ne dovrebbero
essere
molti XD Spero che questo ti sia piaciuto, finalmente il momento
è arrivato! A
presto bella, e grazie mille per le parole fantastiche!
Alhia: ciao!
Sul serio ti entusiasma? Eppure a me non sembra nulla di che.
Sally qui non c’è stata, ma prima o poi dovranno
tornarci da lei… e insomma
dopo questo come si comporteranno? (teoricamente io dovrei rispondere
alle
domande non farle. Vabè, credo si sia capito qual
è il mio stato mentale.) A
presto! XD E grazie, grazie, grazie!
A voi
è tutto,
con
immenso affetto,
Panda.
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
CAPITOLO
10
Sólo
tu corazón caliente,
y
nada más.
Mi paraíso un campo
sin
ruiseñor
ni
liras,
con
un río discreto
y
una fuentecilla.
Sin
la espuela del viento
sobre
la fronda,
ni
la estrella que quiere
ser
hoja.
Una
enorme luz
que
fuera
luciérnaga
de
otra,
en
un campo
de
miradas rotas.
Un
reposo claro
y allí nuestros besos,
lunares sonoros
del
eco,
se
abrirían muy lejos.
Y
tu corazón caliente,
nada
más. (*)
Federico
Garcia Lorca, poeta spagnolo, 1898-1936.
Deseo, 1920.
Lentamente
aprii la porta della roulotte, riparandomi dal freddo. Quando fui
dentro sentì
le sue mani posarsi leggere sui miei fianchi, attrarmi a se fino a che
la mia
schiena non fu a contatto col suo petto e le sue labbra al mio orecchio.
-Sei piena di neve. – sussurrò in un una dolce
melodia.
-Dici?- chiesi in un risolino, percossa da brividi. Avevo lo stomaco in
subbuglio e il suo profumo, il suo odore, il suo sapore, mi davano le
vertigini.
Le sue mani piano salirono sulla mia vita, fino a giungere ai miei
capelli,
dove trovarono rifugio. Li scompigliò e li potei sentire
freddi e umidi
accarezzarmi il viso, mentre un ficco di neve mi sfiorava le labbra.
-Ora sei perfetta. – sussurrò ancora al mio
orecchio, solleticandomi la pelle.
Sorrisi tra me.
Che fosse ancora una sogno? Che stessi ancora sognando?
L’avrei sopportato? Cosa avrei fatto al mio risveglio?
Che la pazzia, la follia, si fossero impadronite di me?
La sua mano cercò la mia, incrociando ad essa le sue dita
sottili. Lentamente,
alzando il mio braccio, come fosse un delicato passo di danza, mi
costrinse a
voltarmi verso di lui, per guardarmi ancora negli occhi. E fissai quei
due
diamanti che brillavano alla luce fioca della radiosveglia accanto al
letto ed
ebbi la conferma che non era un sogno. Solo, semplice, pura
realtà, bella e
impossibile allo stesso momento.
Sorrise flebilmente e il cuore mi saltò in gola, mozzandomi
il fiato. Con una
mano accarezzò piano il mio viso, seguendo con estrema
precisione delicatezza
il profilo del mio mento, del mio naso, il contorno della mia guancia.
Chiusi
gli occhi, beandomi di quel contatto, leggero, come se avesse paura di
farmi
del male, come la mia carne fosse fatta di terra friabile, che da un
momento
all’altro avrebbe potuto sgretolarsi. Sentii i suoi
polpastrelli sfiorarmi le
labbra, per poi essere sostituiti dalle sue, che piano si mossero su di
esse,
ancora una volta. La testa prese a girarmi mentre sentivo le gambe
molli,
mentre mi sentivo un’altra, come se la vera me guardasse
l’intera scena
dall’esterno.
Sorrisi nel bacio e se ne rese conto.
-Perché ridi?- chiese sulle mie labbra. Accarezzai la sua
nuca mentre le sue
braccia circondavano la mia vita.
-Tutto. – si allontanò, quel che gli bastava per
guardarmi negli occhi.
-Spiegami. – mormorò.
-Non mi sento io. -
-Non è un bene. – . Feci un risolino scuotendo il
capo.
-Intendevo dire che… mi sento semplicemente me stessa.
– corrugò la fronte
arricciando le labbra.
-Lo sai che tutto questo non ha senso, vero?- mi chiese in un soffio.
-Si… direi di si. – mi diede un bacio a fior di
labbra per poi allontanarsi e
dirigersi verso la porta.
Grugnii, scontenta del distacco.
-Dovresti dormire. – disse afferrando la maniglia e
guardandomi negli occhi.
-Esatto, dovrei. – scosse il capo ridendo.
-Non cambierai mai, eh?-
-Vorresti che lo facessi?. – risposi incrociando le braccia
al petto. Mi
avvicina a lui in attesa di una risposta.
Sorrise guardando al moquette della roulotte.
-Nah. – e ancora le sue labbra si posarono sulle mie.
-Buona notte, Kris. – sussurrò poi su di esse.
-Buona notte, Rob. – così, voltandosi,
aprì la porta uscendo sotto la neve,
diretto nella sua roulotte.
La mattine seguente, quando mi sveglia, diluviava.
Sbadigliai mettendomi a sedere svegliata dal battere incessante delle
gocce
sulla roulotte, e passandomi le mani fra i capelli, portandoli
all’indietro. Mi
alzai dal letto, barcollando un po’, e dirigendomi verso la
piccola finestra.
La pioggia si scagliava forte contro gli alberi e grandi pozzanghere di
esano
formate sul terreno e sulla strada. La pioggia era talmente fitta che
pochi
suoni potevano udirsi e poco si poteva vedere attraverso essa. Ritornai
sul
letto e sospirai.
-Riprese rimandate. Passo. Causa pioggia. Passo. Non uscite per alcun
motivo.
Passo. Non voglio ammalati. Passo. Vi scotenno se vi becco altrove.
Passo.
Catherine. Passo. – risi di gusto ascoltando la voce della
nostra,
relativamente, amata regista. Solo lei, avrebbe potuto urlare a
squarciagola in
un megafono alle sei dal mattino. Effettivamente la pioggia era troppo
violenta
e non era assolutamente da prendere in considerazione il girare qualche
scena.
Da un lato certo, ne ero felice, dormire qualche ora n più
di certo non mi
dispiace, ma una parte di me pregava e sperava che la pioggia cessasse
affinché
i miei giovani occhi e il mio cuore potessero gioire ancora incontrando
quel
viso tanto agognato.
Scossi il capo cercando di cacciare via tali pensieri. Non potevo
essere
davvero io a pensare a… Robert. Eppure ogni volta che il suo
nome mi balenava
in testa, ogni volta che pensavo al suo viso, alla sua voce, alle sua
morbide
labbra che sfioravano delicatamente le mie, il mio cuore accelerava i
suo
battiti, e batteva, batteva talmente forte da farmi male il petto, da
chiudermi
la bocca dello stomaco e rendermi le gambe molli.
-Ma che ti prende?- sussurrai fra me. Avevo bisogno di una doccia, di
acqua
calda e del suo effetto rilassante, così rinunciai alle mie
ore di sonno in
più, anche perché dormire, in quelle condizioni
sarebbe stato impossibile.
Feci cadere i vestiti sulla moquette grigia dirigendomi verso il
piccolo bagno.
L’acqua calda scendeva sul mio corpo snello, sciogliendomi i
muscoli e
rilassandomi i nervi. Cercai di non pensare ai suoi occhi, cosa del
tutto
impossibile, dato che erano marchiati a fuoco nella mie mente. Mi diedi
una
botta sul lato destro della testa, come se volessi far scivolare via
con
l’acqua quelle immagini.
-Ahi!- sussurrai serrando gli occhi e facendo una smorfia di dolore, un
dolore
che arrivo in ritardo.
-Quanto sei stupida, Kristen. – mi dissi scuotendo il capo.
In quel momento
giunsi ad una conclusione: parlare da soli era indubbiamente sintomo di
pazzia.
Usci dalla doccia indossando l’accappatoio. Con estrema
lentezza mi vestii e
proprio mentre cercavo l’asciuga capelli qualcuno
bussò alla porta. Corrugai la
fronte chiedendomi chi potesse essere a quell’ora del mattino.
-Kris!-
-Jackson. – risposi facendolo entrare. Lo vidi scollarsi un
po’ d’acqua di dai
capelli facendo cadere qualche goccia sulla moquette.
-Cath non aveva detto di non uscire?- chiese incrociando le braccia al
petto.
-Lo sai, non sono uno amante delle regole. – feci un risolino
sedendomi acanto
a lui, incrociando le gambe. Alzi lo sguardo sul suo viso. Mi guardava
con
espressione maliziosa.
-Hai qualcosa da dirmi?- alzai le sopracciglia.
-No.- dissi in un filo di voce, ritrovandomi improvvisamente la gola
secca.
-Sicura?- annuii col capo senza però guardarlo negli occhi.
-Okay. – lo guardai incredula. Mi aveva davvero creduto?
Soddisfatta delle mie doti d’attrice mi diressi vero il
bagno, pronta per
asciugarmi i capelli.
-Direi che è meglio se vada. Sono passato solo per un
saluto. – disse alzandosi
e dirigendosi verso al porta. Mi affaccia dal bagno.
-Di già?-
-Si, ho promesso a mia sorella che l’avrei chiamata.
– . Annuii col capo
sorridendogli. Poggiò la mano sulla maniglia pronto ad
aprirla ed io ritornai
davanti allo specchio.
-Kris?- mi affacciai ancora.
-Si?-
-Io ieri sera non ho visto niente. Solo la neve. – disse
sorridendo e facendomi
l’occhiolino. Deglutii rumorosamente, avvampando si rossore,
mentre lui usciva
dalla roulotte canticchiando.
Fissavo il
soffitto della mia roulotte rilassandomi sulle note di un cd che avevo
ricevuto
per il mio precedente compleanno.
Sobbalzai quando sentii qualcuno bussare alla porta.
Ma cosa stava succedendo quella mattina?
Mi alzai dal letto dirigendomi verso la porta. Jackson quella mattina
non aveva
niente di meglio che darmi il tormento?
Aprii di colpo la porta spalancando la porta per parlare, ma le parole
mi
morirono in gola.
La pioggia bagnava le ciocche di capelli ribelli che fuoriuscivano dal
cappuccio della giacca nera che indossava. Le sue labbra erano distese
in un
sorriso e gli occhi gli brillavano di immensa luminosità.
-Hai intenzione di tenermi sotto la pioggia ancora per molto?-
-Oh, no. Scusami. – sussurrai facendomi da parte per farlo
entrare nel tepore
delle roulotte. Si sfilò la giacca e lo vidi rabbrividire
strofinandosi le
mani.
-Non hai idea del diluvio che c’è là
fuori. – disse sedendosi sulla poltroncina
accanto al piccolo tavolo.
-Potevi rimanere nella roulotte. – dissi guardandomi la punta
delle mie scarpe
da tennis, che purtroppo, avevo dovuto abbandonare durante le riprese.
-Lo so. – rispose puntando i suoi occhi nei miei. Sorrisi
mentre afferrava la
mia mano e mi fece sedere sulle sue ginocchia.
-Tutto okay?- chiese, e cercai di ignorare il canto del mio cuore.
-Ora si. – portai una mano sul suo viso, accarezzando la sua
guancia. Sentii
una sua mano giocare con alcune ciocche dei miei capelli. Gli bacia la
fronte
per poi guardarlo negli occhi.
-Ti ho portato una cosa. – disse con un sorriso sghembo sul
viso.
-Cosa?- chiesi curiosa. Fece per alzarsi e lo aiutai sedendomi sul
letto. Dalla
giacca tirò fuori un sacchetto bianco e si sedette sulla
sedia. Me lo lanciò e
lo afferrai al volo. Lo aprii e guardando il contenuto sorrisi.
-Caramelle. – cantilenò.
-Grazie! Sai, ne avevo seriamente bisogno. – dissi allegra,
scartando la prima.
-Tu come la vuoi?- chiesi portandomela in bocca.
-Mmm… limone. – gli lanciai una caramella,
l’afferro per poi mangiarsela.
-Un’altra. – gliela lanciai, ma non calibrai la
forza e come un proiettile lo
colpì in pieno viso. Risi prendendo a lanciarli tutte le
caramelle al limone
che si trovavano nel sacchetto. Alcune riusciva a schivarle altre no, e
afferrandole me le rilanciava colpendomi ovunque. Le nostre risate li
librarono
nell’aria, accompagnate da imprecazioni e borbottii. Poi, si
alzò. A lungi
passi si diresse verso di me cercando di impadronirsi del sacchetto, ma
nel
contendercelo, si strappò facendo volare caramelle in tutte
le direzioni.
-No!- esclamai ridendo. –Adesso le raccoglierai tu.
– aggiunsi fra le risate.
Piano il suo viso si fece serio, e i suoi occhi ardevano, oramai a
pochi
centimetri dai miei.
-Le raccoglieremo insieme. – sussurrò, e il dolce
profumo di limone del suo
respiro mi colpii in piena faccia. Con una mano mi accarezzò
il collo e in
contatto freddo dei suoi polpastrelli mi fece rabbrividire.
-Insieme. – ripetei perdendomi nell’azzurro cielo
dei suoi occhi, poi con
straordinaria lentezza annullai la distanza fra i nostri visi, facendo
combaciare perfettamente lo nostre labbra.
*
Eccomi qui
gente, con la
scena dopo il (relativamente) bum.
Allora… non chiedetemi perché io abbia la fissa
per i dolci perché davvero non
lo so. Non sono per nulla una cibo-dipendente. Non sono una, come
direbbe Sire,
una cioccolatinomane.
Ciance a parte, spero davvero vi sia piaciuto questo capitolo.
Grazie alle mia
Grè, ho
potuto deliziarvi di una poesia in spagnolo ecco a voi la traduzione:
(*)Solo
il tuo cuore
ardente
e niente più.
Il mio paradiso un campo
senza usignolo né lire,
con un fiume discreto
e una fontanella.
Senza lo sprone del vento
sopra le fronde
né la stella che vuole
essere foglia.
Una grandissima luce
che fosse lucciola
di un'altra,
in un campo di
sguardi viziosi.
Un riposo chiaro
e lì i nostri baci,
nèi sonori dell'eco,
si aprirebbero molto lontano.
Il tuo cuore ardente,
niente più.
Grazie
mille a tutto coloro che hanno inserito la fiction
fra i preferiti, grazie davvero!*_*
Ladyang:
ciao! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, grazie mille per
la
recensione! A presto!
tiva95: ciao! Come sono contenta sia stato di tuo gradimento il
capitolo! Per
me è davvero importate! Spero ti sia piaciuto anche questo!
*_* A presto!
ale03: ciao! Si, il bacio
è
arrivato! *_* Ho cercato di rendere entrambi molto dolci e
così anche la scena.
Sapere che ci sono riuscita mi rende felicissima! Si si, la tua
presenza mi fa
molto piacere, è sempre un piacere leggere le tue simpatiche
recensioni! Spero
di non averti fatta attendere molto! A presto!
doddola93: ciao, genia-socia! Si ho
aggiornato! XD Sul serio il bacio era stupendo? Per la centesima volta
ripeto:
il tuo parere per me è fondamentale. Se mi dici certe cose
però mi commuovo.
Grazie Dà, grazie mille! Ti voglio bene, tanto! <3
Yellow_B: ciao! Okay, me
estremamente onorata! Grazie mille per la recensione stupenda! *_* Sul
serio è
quello che ti è piaciuto di più?
Oddio… grazie! Sono felicissima di sapere che
sia stata di tuo gradimento! E spero ti sia piaciuto anche questo! A
presto!
ElfoMikey: mostriciattolo! Siiiii,
si sono baciati! Ce l’ho fatta e sono felicissima che ti sia
piaciuto! Anche il
tuo parer, lo sai, per me conta moltissimo! A presto dolcezza! Ti
voglio tanto
tanto bene! <3
Alhia: ciao! Si, finalmente
è
successo! E dopo questo capitolo non solo una volta XD Spero ti sia
piaciuto
anche questo capitolo! Lo spero davvero tanto! A presto, e grazie mille
per la
recensione!
Panda.
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
CAPITOLO
11
E
Amore sconvolse il mio cuore
come il vento sui monti
aggredisce le querce.
Saffo,
poetessa greca, VII-Vi a.C.
La
mattina del giorno seguente mi svegliai e mi guardai intorno. La
schiena mi
faceva male e ogni osso mi doleva. Cosa che mi apparve abbastanza ovvia
era che
non ero sul letto, bensì sulla moquette. Mi portai un mano
alla testa
massaggiandomela e gemendo piano. Poi, dopo aver parto di nuovo gli
occhi, mi
concentrai sulla figura accanto a me.
Robert in
posizione fetale, circondava con un braccio il mio addome, e la sua
mano si era insinuata sotto la mia maglia, poggiata sul mio fianco. Il
ritmo
regolare che quasi scandiva il tempo, le labbra perfette dischiuse, i
capelli
arruffati. Feci un risolino e gli accarezzai piano la pelle del collo.
Lo
sentii rabbrividire sotto i miei polpastrelli freddi.
Sbadigliò mettendosi in
posizione supina.
-Smettila
di guardarmi. – disse con voce impastata dal sonno.
-Perché?-
-Non lo
so. – rispose in un risolino. Scossi il capo e mi abbandonai
sul suo
petto, poggiandoci una guancia. Sentii una sua mano insinuarsi fra i
miei
capelli, accarezzandomi delicatamente.
-Perché
siamo sul pavimento?- chiesi dopo un po’ alzandomi per
guardarlo negli
occhi. Mi persi per istanti infiniti il quell’azzurro cielo,
chiaro e limpido.
Uno sguardo che fece perdere un battito ad il mio cuore.
-Kris…
tutto okay?- chiese accarezzandomi la schiena con una mano. Annuii con
capo, dandomi della stupida. Sorrise, prima di rispondere.
-Ci siamo
addormentati mentre parlavamo. Ricordi ora, Kris?- ancora la sua mano
mi accarezzò, solo che questa molta accarezzò un
lembo di pelle scoperto dalla
maglia. Faticai a tenere la concentrazione e deglutii rumorosamente.
-Cosa
siamo Rob?- alzò leggermente la tesa e corrugò la
fronte.
-Come?- .
Mi alzai in piedi passandomi un mano fra i capelli arruffati.
-Hai
capito bene. – mormorai guardando la moquette sotto i miei
piedi. Lui si
mise a sedere alzando lo sguardo. Il cuore intraprese una folle corsa e
a
causarla fu probabilmente la paura.
Paura di
cosa? Di un no? Di un niente? Della delusione?
Chiusi
gli occhi, facendo un profondo respiro.
-Cosa
siamo, Robert?- riformulai la domanda, tenendo sempre gli occhi chiusi
e
il capo chino. Il repentino cambiamento di conversazione mi
lasciò quasi
spaesata, tutto sembrava quasi irreale. Potevo ancora sentire la sua
mano a
contatto con la mia pelle e sentivo le guance andarmi in fiamme,
talmente calde
da sembrare frebbricianti.
-Io…
Kris…- spostai lo sguardo su di lui, cercando una risposta,
aspettando una
risposta che non arrivava. Sentii l’irritazione crescere e
presi a muovermi sul
posto, incrociando le braccia al petto.
-Io non
lo so. –
Cosa mi
aspettavo in fondo? Cosa credevo mi rispondesse? Era ovvio.
Mi passai
entrambe la mani fra i capelli e mi sedetti sul letto.
-Rob…
io…- le parole mi morirono in gola. Si, mi aspettavo qualche
parola in
più, non un semplice non lo so., che
in realtà tutto era tranne che semplice.
-Kris,
ascolta… -
-Ho
bisogno di una doccia. – il tono della mia voce
lasciò spiazzata anche me.
Monocorde, fredda, distaccata. Lo sentii sospirare e dirigersi verso la
piccola
porta della roulotte. Quando sentii che la ebbe chiusa alzai i capo
portandomi
totalmente i capelli indietro e mantenendolo con le mani.
Avevo
bisogno di una doccia calda.
Mentre mi
dirigevo verso il bagno sentii qualcosa scricchiolare sotto le mie
scarpe e cercando di mettere a fuoco ciò che avevo
calpestato. Mi chinai e
raccolsi una piccola caramella al limone. Mi sedetti sulla moquette e
sedendomi
incrocia le gambe.
-Ma che
hai fatto?- sussurrai sbuffando. Bhe, ero riuscita a rovinare un
momento perfetto, piano di tranquillità. Ma… era
una domanda che in fondo era
nata, senza essere pensata. Uscita dalle mie labbra di getto, senza
troppi
pensieri. Nascondere e tenere nascosto una domanda che sarebbe comunque
nata in
un altro momento sarebbe stata la cosa giusta?
Certo, mi
maledii per non aver tenuto la bocca chiusa, ma in fondo, era meglio
così. Forse avrei dovuto aspettare, o forse no. Mi diedi un
piccolo schiaffo
sulla testa e mi alzai, solo che mi resi conto di non aver calibrato
bene forse
applicata e mi fermai di colpo, strizzando gli occhi e assumendo una
smorfia di
dolore.
-Ahi!-
dissi prendendomi la testa fra le mani.
La
giornata di presentava particolarmente pesante, molto pesante.
Seduta su
una sedia dalla bellezza di mezz’ora aspettavo che la
truccatrice avesse
finito. L’umidità che impregnava l’aria
quel giorno aveva rallentato le
truccatrici ed io non avevo ancora raggiunto la maggiore
età, perciò si sentiva
ogni tanto Cath gridare di sbrigarsi, il che non faceva altro che
mettermi
ansia.
Dieci
minuti dopo ebbero finito.
-Ehi, mi
aspetteresti? Hanno quasi finito. Andiamo insieme. -
-Ma Cath
ha detto… -
-Solo due
minuti. –mi implorò Nikke mentre le ritoccavano il
trucco. Sospirai e
mi diressi verso una sedia, ma prima che potessi sedermi qualcuno
attirò la mia
attenzione facendomi totalmente cambiare idea.
-Credo
che bisogni sistemare il trucco. – impossibile non
riconoscere quella
voce. Quella voce che mi scatenava una tempesta dentro e non vi era
modo di
impedirla. Non vi era rimedio, ero solo costretta a subire passivamente
tutti
gli affetti che essa ogni volta mi provocava.
-Io vado.
Scusa Nikki ma non mi va di sentirla gridare. – dissi
alzandomi.
-Oh,
Kris, sei qui. – alzai leggermente il capo incontrando i suoi
occhi. Il
mio cuore perse un battito incantato da tanta bellezza. Possibile che
ne fossi
dipendente?
-Ci
vediamo sul set. – dissi voltandomi per andare via, ma sentii
la sua mano
afferrarmi per il braccio e costringermi a voltarmi.
-Dobbiamo
parlare. -
-Tu
credi?-
-Si, io
credo. – mormorò guardandomi fisso negli occhi.
Dirgli di no, dire di
no a quello sguardo era del tutto impossibile, così
sospirando annuii col capo.
Avvicinò le sue labbra al mio orecchio e il suo respiro mi
solletico la pelle.
-Perdonami.
– sussurrò, prima di allontanarsi. Vidi Nikki
guardarci
corrugandola fronte, confusa. Le sorrisi sperando non facesse domande.
Mi
raggiunse mentre Rob si sedeva su una sedia libera. Ci incamminammo
insieme.
-E’
successo qualcosa?- chiese subito. Le mie speranze andarono infrante.
-Oh
niente. –
-Certo,
certo. – disse lei alzando gli occhi al cielo. –Ed
io sono bionda. - .
La guardai alando un sopracciglio e prendendole una ciocca di capelli.
-Sei
bionda. -
-Giusto,
ma hai capito che intendo. – disse sorridendo maliziosamente.
-Piantala,
non ti ci mettere anche tu. -
.Lei si bloccò ti scatto sgranando gli occhi.
-Anche
io?- all’istante mi morsi la lingua, accorgendomi di essermi
fatta
sfuggire davvero troppo.
Aprii la
bocca per replicare ma presi sono a boccheggiare non sapendo che dire.
Lei incrociò e braccia al petto guadandomi di sottecchi,
aspettando una
risposta.
-Ehi,
voi, due! Cosa ci fate qui? Cath vi cerca!- ci voltammo verso Lana, una
delle assistenti, la mia salvatrice. Sospirai sollevata mentre
acceleravamo in
passo per dirigerci dalla nostra regista.
Girammo
per qualche ora. Cath era momentaneamente in crisi. Perorare un scena
c’era bisogno del buio ed era ancora pieno giorno.
Bevevo il
mio caffè, in disparte, guardano tutti gli altri parlare. Il
mio
sguardo vagò automaticamente fra la moltitudine di persone
cercando lui.
Oramai nemmeno me ne rendevo conto più, un gesto automatico,
inconscio.
Lo trovai. Parlava sorridente con Anna e la fitta di improvvisa gelosia
che
provai mi lasciò quasi costernata.
Io gelosa?
No, non
era possibile. Eppure mentre continuavo a guardare le loro figura
parlare, la mano di lei sforare e poggiarsi sul suo bracco, sentivo
l’irresistibile voglio di andare lì ed
allontanarla.
Ma in
fondo, cos’era Robert per me? Cos’ero io per lui?
Ancore
non seppi darmi una risposta, il che non fece che irritarmi. Mi mossi
irrequieta e bevvi l’ultimo sorso del mio caffè,
rima di buttare i bicchiere di
carta.
-Kristen,
ascolta. – mi voltai verso Cath, che richiamò la
mia attenzione
ticchettando col dito sulla mia spalla. –Per oggi hai finito.
Cioè, hai finito
per il momento. Ci vediamo quando cala la sera, okay?
C’è bisogno della scena
al ristorante. – annuii col capo, sorridendo flebilmente.
–E riposati. -
-Signor
si, signore. –dissi portandomi la mano sulla fronte a
mo’ di saluto.
-A dopo
soldato. – disse imitandomi. Quando di fu allontanata cercai
con lo
sguardo ancora i suo volto, la sua figura snella. Ma trovai Anna
parlare con
Nikki.
-Stai
cercando qualcuno?- sentii sussurrare al mio orecchio. Sobbalzai prima
di
voltarmi.
-Ti ho
spaventata?- chiese ancora con voce bassa e roca. Scossi il capo,
guardando i suoi occhi ambrati, a causa delle lenti. Un colore che non
rendeva
giustizia al suo viso maledettamente perfetto.
-Vieni.
– poggiando una mano sulla mia schiena mi portò
lontano da quella massa
di gente, dirigendosi dietro una piccola struttura, lontano da tutti.
-Kris…
io… - cominciò a pronunziare frasi scollegate
dandomi le spalle,
lasciando le braccia inermi lungo i fianchi. Non so per quale motivo
afferrai
la sua mano, costringendolo a voltarsi. Desideravo sentirlo mio ancor
sentire
il suo respiro caldo confondersi col mio, le mani accarezzare la mia
pelle
accaldata. Conscia del fatto che io e lui, probabilmente eravamo niente. Lo desideravo
più di qualsiasi
altra cosa al mondo. Mille pensieri privi di senso, fino
troppo sensati, giravano vorticosi nella
mia testa per poi sparire paino nell’esatto istante in cui
unii le mie labbra
alle sue, famelica.
Probabilmente,
si, fu il desiderio a incitare tali miei pensieri, o
semplicemente quello strano sentimento chiamato…amore. Perché
in fondo, si, quello che mi spingeva ad attiralo a
me, a far combaciare perfettamente le nostre labbra, ad incrociare le
mie dita
fra i suoi capelli, ad accarezzare il suo viso con l’altra
mano, era amore. E
non mi importava in fondo se lui no provava lo stesso. Per un istante,
volli
farmi del male, stando bene. Un paradosso certo, ma pura e vera
realtà. Non mi
importava, egoisticamente pensavo a me stessa, ai miei sentimenti
fregandomene,
per un istante, di ciò che il suo cuore conteneva.
Velocemente
avanzò, spingendomi con violenza contro il muro della
piccola
struttura. Il suo respiro ancora mi diede alla testa, le sue labbra
diventarono
mie. Le sue mani fameliche si intrufolarono sotto la mia giacca,
accarezzandomi
la vita. Prese a baciarmi il profilo del mento, della guancia, la pelle
del
collo e mille brividi mia traversarono.
-Rob…
io… - le mia voce si spense in sospiri, mentre le sue labbra
sfioravano
la mia pelle.
-Non
volevo questa mattina, Kris io… - i suoi occhi tornarono a
guardare i
miei, impossessandosene. Gli presi il viso fra la mani, accarezzandolo
lievemente.
-Kris?-
ci voltammo entrambi verso la voce che interruppe le sua frase.
-Vattene
di qui. – dissi allontanandolo.
-Cosa?-
sussurrò con aria confusa.
-Va via.
Ci vedranno. – insistetti. Mi fissò con
espressione che non seppi
decifrare, poi si allontanò.
-Kris!
– mi voltai verso Nikki. Avevo il fiato corto e sentivo le
guance in
fiamme.
-Si?-
chiesi quasi col fiatone cercando regolarizzare il turbinio di emozione
al mio interno.
-Tutto
okay?- chiese preoccupata.
-Certo.
– risposi annuendo col capo.
-Dai
andiamo, Cath ti stava cercando. -
-Okay.
– dissi sorridendo e sotto il suo sguardo indagatore mi
diressi al suo
fianco, verso gli altri. Voltandomi un’ultima volta a
guardare quel muro
bianco.
*
Eccomi
gente,
allora nonostante i vari impegni scolastici sono riuscita a postare.
I prossimi due capitolo sono già scritti. Il numero dodici
sarà l’ultimo
ambientato nel set, dopo di che per vostra grande fortuna si cambia, e
si passa
alla vita fuori dal set. Scelta avvenuta soprattutto con
l’uscita del dvd.
ledyang:
ciao! Sono contenta ti sia piaciuto il capitolo! Grazie per la
recensione, a presto! ^.^
tiva95: ciao! Scena di sesso? Io non
parlo XD Bravissima? *_* grazie! Spero di non averti fatta attendere
molto la
scuola volte al termine e l’ultimo mese è un
inferno, soprattutto per una
classe di trenta. A presto!
Yellow_B: ciao! Davvero ti
è
piaciuto? Guarda di Jackson ti dirò, avrà un
ruolo fondamentale nei prossimi
capitoli! Oh bhe, la poesia è una delle mie preferite in
assoluto! Spero di non
averti delusa con questo capitolo! A presto! A grazie mille! *__*
ale03: ciao! Anche io amo Jackson,
è
come ho già detto avrà un ruolo importante nella
fiction a partire dai prossimi
due capitoli. Anche tu cioccolatinomane? Qui la mano compagna! Eh si, i
dolci
non potevano di certo mancare. Sono contenta ti sia piaciuto il
capitolo e
spero sia stato di tuo gradimento anche questo! A presto cara! =*
doddola93: Dà, mio
tesoro, ma che
fine hai fatto? Ma povero Jackson, non essere così crudele
con lui! Lei la vedo
terribilmente confusa nella film creatosi nella ma testa, e credo che
ci stia…
forse. Spero ti piaccia anche questo capitolo! Ti voglio bene, tesoro!
<3
Sabry87: ciao! *_* Nuova lettrice?
Me onorata! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo. A presto! ^.^
Axel_Twilight_93: ciao! Bellissima?
Oddio, grazie, non so che dire. Sono contenta di sapere che la mia
fiction ti
piaccia, per me è davvero importante. Si, Robert direi che
è sempre Robert. A
presto e grazie ancora! *.*
KeLsey: ciao! *_* le tue parole sono
sempre troppo gentili! Sapere che le mie fiction ti piacciono
è una cosa
bellissima, soprattutto perché io ti reputo una ragazza
davvero brava a
scrivere! Oh, *_ * spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! Grazie
ancora
Eri! Ti voglio bene! <3
Alhia: ciao! Felice?
Oddio… tu mi
hai resa felice, non sai quanto! *_* Grazie mille per la recensione!
Spero di
non deluderti con i prossimi capitoli! A presto! =*
A voi, con
affetto,
Panda.
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
CAPITOLO
12
Il linguaggio
dell'amore
è un linguaggio
segreto
e la sua espressione più alta è un abbraccio
silenzioso.
Roberto Musil, scrittore e drammaturgo
austriaco, 1980-1942.
-Riesco a leggere
nella mente di tutti in
questo posto, ma non nella tua. Ci sono soldi, - il suo sguardo
vagò per la
stanza, illuminato dalla fioca luce dell’ambiente. - sesso,
soldi, sesso… un
gatto. Ma con te, niente. E’ terribilmente frustrante.
–, il suo sguardo inchiodò il mio.
-Ho
qualcosa che non va?-
-Io ti
dico che so leggere nel pensiero e tu credi che ci sia qualcosa che non
va in te?- , abbassai lo sguardo. Sospiro, scuotendo appena in capo,
frustrato.
-Che
cos’hai- , chiesi. Alzò lo sguardo, puntandolo
ancora nel mio.
-Non
riesco a trovare la forza per stare lontano da te neanche un attimo.
– ,
qualcosa scattò in me, qualcosa che non seppi controllare,
come se
improvvisamente la finzione diventasse sogno, e si sa, i sogni sono
desideri
chiusi in fondo al cuore.
-Allora
non farlo. – , mormorai scuotendo appena il capo. I suo
sguardo rimase
incatenato al mio per istanti che mi parvero infiniti, chinai il capo,
dandomi
subito della stupida, e scuotendolo impercettibilmente. Si dice che mai
bisogna
confondere i sogni con la realtà, la finzione con la
realtà, eppure per me era
forse troppo tardi.
-Stop!- ,
alzai il capo verso Cath e con la coda dell’occhio vidi
Robert
rilassarsi sulla sedia e poggiandosi allo schienale. Si porto le mani
alla nuca
sbadigliando.
-Com’era?-
, chiesi alzando dalla sedia e dirigendomi verso la troupe.
-Perfetta!-
, rispose Cath alzando la mano, battei il cinque e sorrisi
voltandomi verso Rob. Mi sorpresi di vederlo così vicino a
me, d'altronde lo
avevo visto pochi secondi fa e non lo avevo sentito, silenzioso,
avvicinarsi a
noi.
-Perfetta?-
, chiese portandosi una mano su un fianco e spostando il peso su
una gamba. Una sua mano si poggiò piano sulla mia schiena e
sorrise, col
sorriso più bello che potesse comparire su un viso umano.
Mille brividi
attraversarono il mio corpo e i miei polmoni si riempirono del suo
dolce
profumo. Un tocco così casuale che per me, però,
era molto di più. Avvampai di
rossore, chinando appena il capo e puntando lo sguardo sul pavimento.
Fece un
risolino, mentre faceva scivolare la mano lungo la mia schiena, fino a
porre fine al contatto.
-Direi
che per oggi può bastare. Si è fatto tardi e le
tue cinque ore sono
finite. – , disse portandosi una ciocca di capelli dietro
l’orecchio. Annuii
col capo e guardai un momento Robert prima si tornare sorridente Cath,
salutando lei e tutta la troupe.
Uscii
all’aria fredda ed una macchina mia aspettava per riportarmi
alla
roulotte.
Aspettai
qualche minuti all’aria fredda, conversando con un cameraman
che caricava
le cineprese su un furgoncino, poi una macchina nera si
fermò davanti a me.
Salutai
Adam, il cameraman, e dopo aver aperto la portiera entrai in auto senza
nemmeno guardare chi vi era al volante.
-Ti rendi
conto che al posto mio potrebbe esserci stato chiunque? Anche un
maniaco, le ragazze d’oggi ne dovrebbero essere preoccupate,
non credi?- , mi
voltai di colpo guardando il proprietario di quella voce che tanto
conoscevo.
-Cosa ci
fai qui?- , chiesi voltandomi appena col busto.
-Ti
riporto a destinazione. – , disse come fosse la cosa
più ovvia del mondo e,
in un certo senso, lo era. O Guardai, scostando il capo. Guardai il suo
profilo, le labbra dischiuse, illuminate dalla flebile luce del
cruscotto.
Ritornai a guardare la strada buia dinanzi a me, i fanali che
illuminava i
tronchi degli alberi che si trovavano lungo il ciglio della strada.
-Vorrei
per una volta conoscerti, Kris. – , un amaro mormorio giunse
delicato
alle mie orecchie. Mi voltai corrugando appena la fronte.
-Come?-
-Vorrei
per una volta conoscere i tuoi pensieri, cosa ti si aggira nella testa,
cosa… provi. – , la sua voce pian piano di fece
sempre più flebile fino ad
essere pari ad un sussurro, mormorato sotto un’incessante
pioggia. Rimasi
interdetta a fissare il suo viso appena inclinato, i tuoi occhi fissi
sulla
strada, una mano ferma sul voltante, mentre l’altra
giocherellava con un lembo
della sua maglietta.
-Vuoi
sapere a cosa penso, Rob?- , voltò appena il capo,
guardandomi in volto,
prima di tornare a guardare la strada. Feci un lungo respiro, chiudendo
le
palpebre.
-Penso al
mio letto, al sole, a una tazza di caffè caldo. Penso che la
pioggia
e il freddo, anche se mi piacciono, mi stiano stancando e che il sole
mi manca.
Penso che vorrei uscire, svagarmi un po’, ritornare a quelle
che era la mia
vita. – , mi fermai in cerca delle parole giuste, incerta se
continuare ancora
quel mio discordo. Dopo pochi secondi, mi voltai ancora a guardarlo,
ascoltando
il suo respiro lento e tranquillo. – E penso che dovrei
cercare di controllare
il mio cuore, ogni volta che ti avvicini, ogni volta che la tua pelle
sfiora la
mia. Ho paura che tutto ciò sia solo un illusione e che
tutto quello che è
successo sia un brutto scherzo giocatomi dall’immaginazione.
Ho paura che io
non sia per te ciò che tu sia per me in questo momento.
Ecco, ecco ciò che
penso, ciò che si aggira nella mia mente. – , la
mia voce andò sempre più
affievolendosi. La macchina piano rallentò, fino ad
accostarsi al ciglio della
strada.
Poggiò
entrambe le mani sul voltante, poggiando la testa al sedile, aveva lo
sguardo fisso su di esso. Rimasi in silenzio, cominciando a pentirmi di
ciò che
era uscito dalla mia bocca, paurosa di una sua reazione, paurosa di
aver
parlato troppo. Chinai il capo giocherellando con l’anello
che avevo al dito.
-Kris.
– sussurrò. Codarda non alzai lo sguardo.
–Kris, guardami. – con voce
decisa si sporse verso me, poggiando una mano sulla mia guancia e
costringendomi a guardarlo negli occhi. I suoi occhi ardenti
incatenarono i
miei, impedendomi di scostare lo sguardo altrove. Il mio respiro corto
di
confuse col suo, che mi diede alla testa. Piano quella la mano
seguì il
contorno della mia guancia, fino a
giungere ai miei capelli, giocherellando con essi.
-Se di te
non mi importasse, se per te provassi solo attrazione fisica non
sarei qui, sgattaiolerei nella tua roulotte in piena notte. Se per te
provassi
semplice amicizia, non ti avrei mai baciata. In questi ultimi due mesi,
Kris,
ti ho pensata ed osservata come da tempo non ho fatto per nessuno.
– le sue
parole rivelatrici arrivarono alle mie orecchie come una dolce melodia
sussurrata al delicato vento estivo.
-Non
potrei mai rinunciare, ora, a questo. – flebilmente sorrise,
accarezzandomi piano il collo con un mano e avvicinando il mio viso al
suo, premendo
delicatamente le labbra sulle mie.
Ed il mio
cuore di riempì di luce.
*
Eccomi gente,
finalmente. La scuola è finita ed io mi
posso dedicare finalmente alle mie fiction!
Avrei postato prima ma la scuola mi ha davvero tenuta occupata.
Questo capitolo l’ho scritto tempo fa sinceramente, prima
dell’uscita del dvd,e
per vostra grande fortuna questo era l’ultimo ambientato nel
set… spero
comunque vi sia piaciuto.
Ora finalmente posso ringraziare come si deve!
Sabry87:
ciao! Sono contenta la scena ti sia piaciuta, mi ha fatto un
po’ sudare la
rilettura di quel pezzo! Spero di non averti delusa con questo
capitolo, dal
prossimo le cose cambieranno ma non ti anticipo nulla XD A presto!
Grazie mille
per la recensione!
ledyang: ciao! Troppo bello? O.O
sono senza parole! *_* grazieeee! Spero ti sia piaciuto questo. A
presto!
Alhia: ciao! Incontri
segreti… ci
saranno molti incontri segreti! Non ti anticipo nulla ovviamente!
Ancora più
felice dopo che ho reso te felice perché… okay,
credo tu abbia capito il concetto
XD Grazie mille per la recensione!*.* a presto bella!
A l y s s a: ciao, tesoro! *_* sono
felicissima ti sia piaciuto il capitolo, ci tengo davvero al tuo
parere! Colpi
di scena?.... mmm… non parlo o davvero va a finire che ti
rivelo quello che ho
in mente per la storia! Le tue parole sono sempre così belle
che non credo di
meritarmele tutte, ma grazie, grazie inibite! Mi metti…
allegria! E spero di
non averti delusa con questo capitolo! A presto bella! *.*
fede_sganch: ciao! La odori per la
mia fic? *.* ma io adoro te! Non sia quanto sono contenta tu
l’abbia letta!
Questa fiction è nata come esperimento, prova, e mi ci sono
davvero
affezionata… sono contenta che ti piaccia! Spero sia stato
di tuo gradimento
anche questo capitolo. A presto, cara!
ale03: ciao! Si, viviamo per il
cioccolato! Fondiamo un club di cioccolatinomani! Si, diciamo che hanno
chiarito XD Sono contenta il capitoli ti sia piaciuto! Sinceramente
credo
inserirò un pezzo dedicato al cioccolato in tuo onore, si
si. A presto bella,
grazie mille per la recensione!
Yellow_B: ciao! No, non ti strappare
i capelli! XD Davvero ti è piaciuto tanto? *_* oddio, non so
che dire!
Graziegraziegraziegraziegrazie! Spero ti sia piaciuto anche questo
capitolo,
anche se fa un po’ pena secondo me…
vabbè che alla fine lo penso di qualsiasi
capitolo. A presto bella! Grazie per le bellissime parole e per la
fantastica
recensione!
doddola93: Dà, ciao! Mi
rendo conto
di creare cose… okay non continuo anche perché
altrimenti mi uccidi… quando mi
ribecchi, dato che sei sparita dalla circolazione, brava brava! Sono
contenta
ti sia piaciuto, spero di non averti delusa con questo. A presto
(spero), ti
voglio bene… e mi manchi.
KeLsay: Eri! Bene, dopo il dialogo
finale credo tu abbia dato conferma alle tue ipotesi. Sono contenta ti
sia
piaciuto, il tuo parere conta tanto per me, (sai perché!).
Ti adoro Eri,
davvero! Attrazione fisica…. Mmm… troppo leggera
come cosa! ^.^ Spero di non
averti delusa! A presto bella! Ti voglio bene! (L)
A voi è tutto, Panda.
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 ***
CAPITOLO
13
Che il vostro
cuore sia sempre colmo d'amore.
Una vita senza amore è come un giardino senza sole
e coi fiori appassiti.
La coscienza di amare ed essere amati regalano tale calore
e ricchezza alla vita che nient'altro può portare.
Oscar Wild,
scrittore irlandese, 1854-1900.
Sentii il vento
scompigliarmi i capelli, freddo
e pungente carezzarmi la pelle. Si infiltrava nella mia giacca,
solleticandomi
la palle calda, facendomi rabbrividire.
Mi
strinse a lui, in quel giorno d’addii.
Quando ci
saremmo rivisti?
Quando
avrei rivisto tutti?
Eravamo
diventati simili ad una grande famiglia, con i suoi alti e bassi. Ricca
di risate e lacrime. Di notti insonni e giornata passate sotto la
pioggia,
pregando che i raggi solari colpissero i nostri visi infreddoliti.
Mai avrei
pensato che un set, che un film, potesse cambiarmi così
tanto, che
potesse cambiare la mia intera vita.
Ed ora,
in quel parcheggio desolato, fissavo il suo viso. I grandi oggi
azzurri, la pelle rosea, la leggera barba incolta. La ruga della fronte
corrugata.
Cos’eravamo
diventati?
Nemmeno
io sapeva definirci.
Molti mi
chiedevano chi fosse Robert Pattinson. Robert Pattinson era colui che
ogni giorno, in ogni location, riusciva a strappare un sorriso a tutti,
colui
che riusciva a far battere il mio cuore, che anche col solo tocco di
una mano
mi dava pace e serenità.
Robert
Pattinson era il ragazzo che non ne combinava mai una giusta, che
faceva
stupide battute, che si lamentava del tempo e che mi stuzzicava
facendomi
adirare.
E lui, mi
saprebbe mancato più di chiunque altro.
Odiavo i
momenti degli addii, è sempre dura lasciarsi alle spalle
gioie così
grandi. Abbandonare quei dolci momenti che solo lui riusciva a
regalarmi.
-Ma
mancherà averti fra i piedi tutti i gironi. – ,
mormorò stringendomi a se,
poggiando il meno sul mio capo.
-Mancherà
anche a me starti fra i piedi. – , chiusi gli occhi, dopo
aver
poggiato il mio viso sul suo petto, udendo il dolce battito del suo
cuore. Fece
un risolino, stringendomi ancor di più.
Per
alcuni minuti restammo in silenzio, godendoci
quell’abbraccio, consci che
non presto avremmo potuto assaporare un gesto come quello.
Gemetti,
sentendo le lacrime inumidirmi gli occhi.
Piano mi
allontanò da lui, posando un dito sotto il mio mento e
costringendolo
a guardarlo negli occhi.
-Cosa
c’è?- , la sua voce era calda e dolce melodia.
-Non
voglio che finisca. - . Sorrise, dolcemente accarezzandomi i capelli
lisci.
-Ragazza
sciocca. - , poi mi baciò a fior di labbra.
-Mi ami?-
, continuò guardandomi negli occhi.
-Si. -
-Mi
amerai… fino alla fine?-
-E tu mi
amerai fino alla fine?-
La fine
di un’avventura, una dolce e tenera avventura. No, non era
una fina…
era un inizio.
Nessuno
dei due rispose. Nessuno dei due si sbilanciò, forse
consapevoli del
fatto che ogni gesto rispondeva a quella domanda. Poi piano
avvicinò il mio
viso al suo, e le sue labbra si mossero sulle mie, plasmandosi su esse.
Era un
bacio d’addio quello. Le riprese erano terminate.
Quel
gesto, rispose alle nostre domande.
*
Ed eccomi qui,
prima di
partire non potevo di certo non postare.
Ebbene si, come aveva già anticipato la storia cambia
ambientazione, e non vi
dico di certo dove i nostri protagonisti finiranno e cosa
succederà… forse perché
in realtà non lo so nemmeno io. Ciarle e scherzi a parte,
spero vi sia piaciuto
questo mini capitolo, dove viene ripreso il prologo.
Ora scappo perché ho una montagna di cose da fare (tra
l’altro ho solo due ore
di sonno, vi lascio immaginare le mie condizioni), ma prima ci tenevo a
ringraziare i nove angeli che hanno recensito lo scorso capitolo.
A
l y s s a: ciaoo! Sono
felicissima di sapere che i personaggi e la storia ti
piacciono, ci tengo davvero tanto! *.*
Mi spiace di averti fatta attendere un po’, ma
ogni volta che le acque
sembrano calmarsi salta fuori qualcosa di nuovo che mi scombina tutto.
Non
merito tutti quei complimenti! *.* Grazie infinite! Le tue recensioni
sono
sempre un qualcosa di bellissimo! Spero di sentirti presto! =*
noy941: ciao! Il mio vero nome
è
Rosaria, ma tu puoi chiamarmi come vuoi XD Sono senza parole. La tua
recensione
mi ha lasciata di stucco! *la mandibola le casca sul pavimento*
Insomma…
grazie! Sono contenta ti piaccia il mio modo di scrivere!...
Onoratissima,
davvero! Non so come ringraziarti! La tua recensione mi ha fatto un
piacere
enorme! *.* Ora spero di non averti fatta aspettare molto, lo spero
davvero! A
presto, cara! E ancora grazie infinte!
Yellow_B: ciao! Ecco a te il
capitolo! Spero davvero con tutto il cuore ti sia piaciuto anche
questo! Grazie
mille per la recensione… non merito tutti quei complimenti!
A presto, cara! =*
Sabry_87: ciao! Grazie! Spero non ti
abbia deluso questo capitolo! Troppo dolci? *.* Awww… A
presto… e grazie
ancora!
doddola93: ciao, Dà, mia
piccola
adorata! Io non sono fantastica, tu sei fantastica. E se non lo accetti
io non
lo accetto, a meno che tu non lo accetti perciò io lo
accetto! (che casino!
XD). L’importante è che gli impegni siano finiti
per adesso *saltella all’idea
della scuola chiusa* Spero questo capitolo ti sia piaciuto! A presto,
tesoro!
Ti voglio bene, <3
fede_sganch: ciao, Fè!
Rob è meraviglioso
a prescindere e sono felice di averlo reso meraviglioso anche
qui… per te, si
intenda. Grazie mille, cavolo… grazie davvero! Spero di non
averti delusa con
questo! A presto, bella! =*
ale03: ciao! Sul serio ti
è piaciuto
il capitolo scorso? A me non sembra nulla di che… ma sono
felicissima di sapere
che ti è piaciuto! *.* e sperso davvero questo non sia da
meno! Troppi
complimenti *arrossisce* , ma… grazie, grazie davvero.
Leggere le tue recensioni
è sempre bellissimo! Spero di non averti fatta attendere
molto! A presto, cara!
=*
JoeyPotter90: ciao! Io…
oddio,
grazie! Sul serio ripensavi alla mia storia mentre guardavi il film?
*.* Questa
fiction è nata soprattutto come prova e sarebbe dovuta
già essere finita, ma mi
ci sono troppo affezionata e non posso non continuarla! La scena del
primo
bacio mi è costata un po’… nella
rilettura ho sudato perché non era come avrei
voluto fosse. Spero davvero di non averti fatta attendere troppo e che
questo capitolo
non ti abbia delusa. La tua recensione, le tue parole sono state
davvero un
qualcosa di meraviglioso! Grazie infinite, davvero! A presto!
SIRYA95: ciao! O.O una delle
più
belle? O.O *è senza parole* Cavolo, grazie!
Insomma… grazie! Guarda la fine
della scuola è davvero una liberazione perché si
ha più tempo libero per fare
un sacco di cose… come scrivere! Spero di non averti fatto
attendere molto,
però! Sul serio ti piace Jackson in questa fiction?
È un personaggio che viene
usato poco, ho pensato che poteva essere carino utilizzarlo, provare a
vedere
come avrebbe potuto essere! Grazie ancora per la recensione! A presto!
A voi, un bacio,
con affetto,
Panda.
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
CAPITOLO 14
Se sapessi
descrivere la bellezza dei tuoi occhi
E cantare in nuovi
metri tutte le tue grazie,
il futuro direbbe:
questo poeta mente,
mai un volto sulla
terra ebbe tratti così celesti.
William
Shakespeare, drammaturgo e poeta inglese, 1564-1616.
Los
Angeles. Quanto mi era mancata questa città?
Il calore
del sole sul viso, le maglie leggere, i calzoncini, il vento caldo
fra i capelli oramai color del mogano. I miei amici, la mia famiglia. I
locali
del sabato sera… il mare.
Quanto mi
era mancato quel posto?
Scesi
dall’aereo e fui assalita in lontananza da mille e mille
flash. Mi portai
sul naso gli occhiali dalle lenti scure, un po’ per
proteggermi dal sole, un
po’ per nascondermi imbarazzata dai flash.
Sentivo
voce chiamarmi da ogni parte, e riuscirono a strapparmi anche dei
sorrisi.
Salii in
macchina dove fui scortata a casa mia.
Durante
in viaggio ebbi la possibilità di pensare a ciò
che era successo, ne
mesi scorsi.
Poche ore
e già ne sentivo la mancanza. Poche ore e già
sembrava fossero
passati mesi. Poche ore a già mi mancava come fosse
ossigeno. Ripensai al
viaggio in aereo, alle mie mani poggiate sul lavandino del piccolo
bagno. Il
desiderio del suo respiro caldo sulla mia pelle, del tocco leggero
delle sue
labbra…del dolce battito costante del suo cuore.
Sospirai
passandomi una mano fra i capelli, sospirando.
I
miss you…
Lui entrato nella
mia testa, nel mio cuore, per
caso. Senza premeditazione, senza nulla.
Com’era
possibile?
Lui che
aveva fatto breccia nella mia anima, impossessandosene, stringendola a
se, tenendola forte proprio come io tenevo stretta a me i ricordi di
quei
magici momenti.
Lui,
l’aria che mi permetteva di restare in vita quando tutto
sembrava andare a
rotoli, lui che rimaneva con me, nel buio della notte solo per
strapparmi un
sorriso.
Where
are you,
and I'm so sorry,
I can not sleep I can not dream tonight!
I
need somebody and always…
Mi diressi di
nuovo
al mio posto, Jackson accanto a me, guardava fuori dal finestrino
perdendosi
con lo sguardo nelle nuvole, simili a batuffoli di cotone.
Buttai la testa all’indietro e sospirai.
-Ehi, tutto okay?-, mormorò voltandosi appena.
-Si… tu-tutto okay. –, balbettai senza guardarlo.
…Will
you come home and stop this pain tonight?
-Kris…
parlami. –, sentii
un su dito poggiarsi sul mio mento e costringermi a voltarmi. Fissai i
suoi
grandi occhi azzurri, occhi che nascondevano dietro un mondo che io non
avevo
mai conosciuto veramente.
Rimasi con le labbra dischiuse e sguardo perso a guardare il suo viso.
-Kris…-, la sua voce era pari ad un sussurro e la sua mano
paino accarezzò il
contorno della mia guancia.
-Mi manca. –, dissi un soffio, prima che le sue braccia
circondassero le mie
gracili spalle.
-Vi vedrete presto. In fondo, il bello deve ancora arrivare.
–, disse poi
allontanandosi e guardandomi negli occhi.
-Il bello?-, chiesi confusa.
-La popolarità!-, rispose ovvio, facendo una simpatica
smorfia. Scossi il capo
e gli diedi un leggero spintone.
-Sciocco. –, aggiunsi in un risolino, facendo ridere anche
lui.
-Ovviamente scherzo. –, disse portandomi una ciocca di
capelli, che mi era
finita davanti al viso, dietro un orecchio. -Ha fatto la scelta giusta.
–, mi
voltai a guardarlo non capendo cosa intendesse dire. Chinò
appena lo sguardo,
guardando in basso. –Robert… ha fatto la scelta
giusta. -
Mi ci volle un po’ per comprendere le sue parole, prima che
le mie guance si
tingessero di vivido rossore. Non riuscii a controllare i miei muscoli
facciali, non potei controllare quell’angolo della bocca che
automaticamente si
sollevò verso l’alto.
-Sei una persona splendida, Kris, solo che non te ne sei ancora resa
conto. C’è
gente che venderebbe l’anima al diavolo per averti, credimi.
Poter toccare la
tua calda e morbida pelle. Sfiorare i capelli setosi. Bearsi delle tua
risata,
inebriarsi del tuo dolce. Far parte di quel tuo magico mondo. -, sentii
il
leggero tocco della sua mano cala accarezzarmi il viso, i suoi brillare
come
stelle nella notte, -Robert è davvero fortunato.
–, poi sciolse il suo sguardo
dal mio, ritornando a rivolgerlo al ciel sereno, oltre
l’oblò.
Un mondo il suo che non capii mai.
-Dici che tutta quella gente è qui per noi?-, domandai
mentre ci dirigevamo a
prendere i nostri bagagli.
-Bhe, non saprei. Andiamo a scoprirlo. –, disse
scompigliandomi i capelli e
regalandomi un enorme ed allegro sorriso.
Ci dirigemmo verso l’uscita e, lì, fummo assaliti
dai flash, dalle mille
domande. L’auto nera che mi attendeva fu la mia salvezza.
Mi voltai un attimo ed incontrai il viso di Jackson, che da dietro le
spesse
lenti scure degli occhiali, mi fece un sorriso, mormorando : -Ti voglio
bene. -
Sorrisi tra me, salutandolo con la mano e sorridendo a mia volta.
Salii in macchina e l’unica casa che riuscii a pensare fu: oh
casa, dolce casa.
-Vado io!-, urlai catapultandomi dal divano, correndo verso la porta.
-Che entusiasmo. –, disse in un risolino mia cugina. Aprii
violentemente la
porta ed un largo sorriso comparve sul mio viso quando incontrai il suo.
-Jackson!-, trillai allegra e felice.
-Ciao anche a te, Kris. Pronta?-, annuii col capo e mi voltai a
prendere la
giacca.
-Kris, perché non mi presenti il tuo amico. –
Ridussi gli occhi a due fessure, - Amanda… - sibilai, ma non
potei fermarlo. Mi
superò, poggiandosi allo stipite della porta. Quella ragazza
doveva sempre
rovinare tutto, dannazione.
-Ciao. Io sono Amanda, la cugina di questo adorabile coniglietto.
–, sbuffai,
dondolando da un piede all’altro.
Jackson sorrise rivolgendomi una fugace occhiata.
-Jackson. –, disse poi porgendole una mano.
–Coniglietta?- chiese con
espressione confusa e maliziosa al contempo.
-Oh si, la chiamo così dalla recita in terza elementare,
quando le hanno
costretto ad indossare un costume da coniglio rosa. Ricordi, Kris?-,
disse poi
guardandomi ed incrociando le braccia al petto.
-Grazie, Amanda. –, dissi per poi roteare gli occhi. Jackson
rise ed entrambe
ci voltammo verso lui, con aria confusa.
-Devi essere stata una bella coniglietta, Kris. –, aggiunse
scuotendo il capo.
Mi voltai trionfante verso Amanda, la perfida cugina dai lunghi capelli
scuri e
grandi occhi verdi. Per l’intero pomeriggio avrei preferito
ci fosse sua
sorella, la amata gemella buona che adoravo con tutta me stessa, la mia
amata
dolce Hayle, partita per l’Europa con suo, oramai ufficiale,
fidanzato Emile
Hirsch. *
-Andiamo. Ci vediamo cugina. –, dissi varcando la soglia e
chiudendo la porta,
lasciandola, lì dentro casa, con espressione esterrefatta.
-Qualcosa mi dice che fra voi due non corre buon sangue. –
Mi voltai spalancando la bocca e sgranando gli occhi, -Come hai fatto a
capirlo?-
Fece un risolino prima di scuotere il capo.
-Lui è Napoleone?-, chiesi guardando il cane dal pelo chiaro
al suo fianco.
Annuì col capo, accarezzandogli la testa. -Il famoso
Napoleone. - . Mi chinai
per accarezzarlo e lui mi annusò il viso.
-Spiaggia?- . Alzai il viso, guardando i grandi occhi azzurri di
Jackson.
-La spiaggia mi sembra perfetta. -
Camminavo lungo
la battigia, godendomi la
sensazione della sabbia morbida e bagnata sotto i piedi. Le piccola
increspature del mare riflettevano il sole, che sembrava quasi voler
giocare
con esse. Il leggero vento faceva oscillare con delicatezza la coda con
la
quale avevo raccolto i capelli che non facevano altro che finirmi
davanti al
viso, insinuandosi all’interno delle mia cavità
orale ogni qual volta provavo a
parlare.
Guardai Jackson strappare un bastone di legno dalla bocca di Napoleone
per poi
rilanciarlo. Era così da qualche minuto: Jackoson lanciava
il bastone, il cane
lo riprendeva per poi riportarlo al padrone.
Ritornai a guardare l’acqua brillare come diamanti.
-Sei silenziosa. - , mi voltai verso Jackson che fissava il Napoleone
correre
dinanzi a lui.
-Non sono una gran chiacchierona. - , mormorai quando una piccola onda
mi bagno
i piedi.
-Si, lo so… ma oggi lo sei particolarmente. A che pensi?-
-Che adesso cominceranno le interviste e i servizi e le
premiere… e sarà una
buona occasione per vedervi. - , ammisi. Ma ovviamente non era
ciò che
realmente pensavo. Ciò che da tempo occupava la mia mente
era altro. Un viso
delicato, un viso dagli occhi azzurri come l’oceano che si
estendeva alla mia
sinistra, due labbra simili a petali di rose, calde e morbide. Ogni
cosa, ogni
mio pensiero girava attorno alla sua immagine o al suo ricordo. Ogni
cosa mi
ricordava lui, ogni odore, ogni frase, ogni parole, ogni gesto, ogni
immagine.
Mi sentivo tanto una ragazzina alla sua prima cotta, ma non potevo
farci nulla,
era ciò che provavo, ciò che pensavo, e negarlo o
celare i miei sentimenti era
oramai troppo tardi e, soprattutto, molto stupido.
-Sarà anche per me un buon motivo per vederti. - . Non feci
caso a quella
frase, di primo acchito. Sorvolai sulla parola vederti e avrei tanto
voluto non
farlo. Ma si sa, quando si cade in amore si è terribilmente
distratti.
Il cellulare all’interno della mia tasca prese a vibrare, lo
estrassi leggendo
tre semplici lettere sul display, che però combinate fra
loro esprimevano
l’essenza della bellezza: Rob.
Gli occhi mi brillarono e Jackson, si allontano con
un’espressione
indecifrabile sul viso.
*
* piccolo riferimento
ad una mia one-shot, inventata di piana santa, si
intenda. Si chiama La
luce della
bellezza.
Eccomi gente, scusate
per l’enorme ritardo ma ho avuto un po’ di cose da
fare!
Non ho molto tempo e
passo subito ai ringraziamenti, visto che è una cosa alla
quale tengo tantissimo!
SIRYA95: ciao!
Ero io che andavo via, la fic mai! XD
Piangere? Oddio… spero sia una cosa positiva alla fine!
Guarda anche per me le
fanfictions sono la cosa più bella, e più bello
è a scriverle *.* Anche a me
non piacciono gi addii… gli arrivederci sono meglio. Grazie
mille per la
recensione, mi ha fatto tanto piacere! A presto, cara!
Sabry87: ciao! Ti sei commossa? Bellissimo?! O.O
ooooh, troppo buona! Grazie mille, grazie
davvero! *saltella per al stanza sventolando le braccia* , spero che
questo ti
sia piaciuto. A presto!
ale03: ciao! Il loro non era un addio…era un arrivederci.
Non potrei mai farlo…
credo. Sono contenta di sapere che ti sia piaciuto il capitolo, non sai
quanto!
Scusa per il ritardo nell’aggiornamento, ho avuto mille cose
da fare e questa
fic è rimasta un po’ di disparte. A presto,
allora! Ciaoooo!
clodiina85: ciao! Tutta d’un fiato? Non riuscivi a staccarti
dal pc? *la
mascella casca sul pavimento* Ne sono onorata! Ti sarai fusa gli occhi!
Rob è
Kris… insieme? Non sono una per gli addii. Grazie per la
recensione! A presto!
Yellow_B: ciao! *.* Tranquilla, l’importante per me
è che tu la segua, mi fa
davvero piacere sapere che ti piaccia e grazie, grazie mille per i
complimenti!
Spero ti sia piaciuto questo capitolo… anche se non succede
nulla di eclatante.
A presto!
Nessie93: ciao, cara! Ma le mie essenzialmente non sono
triste… e capirai anche
perché. Tornano tutti a casa… più o
meno. Okay, qui va a finire che ti rivelo
tutto se mi metto a ciarlare come una papera
ocosa. Bhe, spero questo ti sia piaciuto! A presto e grazie
mille per le
recensioni, mi fanno davvero un immenso piacere!
A l y s s a: ciao! Si, gli addii sono una cosa brutta, senza ombra di
dubbio. Ma
la nostra eroina sopravvivrà, scuramente. Le tue
parole… mi fanno sciogliere!
Non puoi scrivere recensioni così, Patt! Una grande svolta
in positivo? Uhm… io
non anticipo nulla, sappilo XD ma non ti farò soffrire
tanto, tranquilla
:P (scherzo,
più o meno). Davvero ti è
piaciuta la ripresa del prologo? *.* ooooh, grazie mille! Non sai
quanto tu mi
faccia felice! A presto, Patt! (mi devi far sapere degli esami!)
A voi è tutto, Panda.
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 ***
CAPITOLO 15
Il vero amore ti
può cambiare la vita:
lascia che sia il
cuore a condurre i tuoi passi.
I
passi dell’amore, Nicholas Sparks, scrittore statunitense.
-Rob!- ,
risposi senza riuscire a mascherare la mia enorme allegria.
-Kris. -
, disse lui in un risolino. Fu per me inevitabile immaginare il suo
viso, gli occhi chiari che si illuminavano ad ogni suo sorriso, che si
riducevano a fessure, nascondendo quasi del tutto
quell’azzurro oceano.
Potei
udire, in sottofondo, della musica, senza riuscire a capire cosa fosse.
-Dove
sei?- , chiesi corrugando la fronte. –Ti sento poco,
c’è un sacco di
rumore. - , continuai mentre l’acqua fresca mi bagnava i
piedi.
-Dieci
minuti da Los Angeles. - . Strabuzzai gli occhi, sperando di aver
sentito bene.
-Scherzi?-,
chiesi con voce acuta.
-Ma se
vuoi faccio marci indietro e ritorno per la premier di dopodomani. -
-No!- ,
esclamai, bloccandomi, -cioè, sarebbe un peccato. Dovresti
viaggiare
troppo, non è una buona idea. - , annuii alle mie stesse
parole, rossa in viso
dall’imbarazzo.
-Perfetto,
ragazza sciocca. - , disse in un risolino.
-Dove
alloggerai?-
-Ancora
non lo so. Penavo che potessi consigliarmi tu qualcosa, visto che sei
del posto. -
Presi ad
accarezzarmi il mento fra l’indice ed il pollice, -Okay,
credo potrò
fare questo sforzo. -
-Non sei
a casa. - , la sua non mi parve una domanda, ma una constatazione.
-No, sono
sulla spiaggia. -
-Sola?-
-No sono
con Jeckson e Napoleone, il suo cane. -
-Oh…
capisco. - , fu quello che disse. –spero solo di non aver
interrotto
qualcosa. - , aggiunse acidamente. Corrugai appena la fronte, sorpresa
dal suo
tono.
-Non
sarai mica geloso?- , chiesi con ironica, in un risolino.
-Chi io?
Pff, ovvio che no. -
-Ti hanno
mai detto che fuori dal set come attore fai pena?- , chiesi ridendo.
-Un paio
di volte forse… o tre, o quattro… - , risi
ascoltandolo, -mi manca la
tua risata. -, aggiunse poi serio.
-Torna da
me. - , mormorai non sicura del fatto che mi avesse sentita.
-E’
ciò che sto facendo. - , rispose mentre posai il mio sguardo
sull’acqua,
osservando quel colore così simile ai suoi occhi illuminati
dal sole. –Dammi le
tue coordinate. -
Gli dissi
di incontrarci ad uno starbucks non molto lontano dalla spiaggia. Ci
salutammo velocemente e accelerano il passo affiancai Jackson.
-Sta
arrivando?- , chiese guardando il cane correre sulla chiara sabbia.
Annuii
raggiante, mostrandogli un sorriso. Si voltò puntando i suoi
occhi chiari nei
miei, sorridendo poi flebilmente in risposta.
-Tutto
okay?- , chiesi non riuscendo a decifrare la sue espressione.
-E’
solo il sole. - , rispose allargando il suo sorriso.
-Allora?
Andiamo?-
-Dove?- ,
chiese confuso.
-Ad
incontrare Rob. - , risposi ovvia.
-No
grazie. Io passo. Ho promesso a Nikki di… passare da lei,
appena arrivava.
- , con un fischio richiamò Napoleone.
-Oh,
d’accordo. Allora ci vediamo presto. - , dissi un
po’ rammaricata per il
tono e per l’espressione sul suo viso, ma felice,
poiché nel giro di poco tempo
avrei visto ancora il suo viso.
-A
presto, Kris. –
Mi passai una
mano fra i capelli che mi
finirono davanti al viso, me li portai indietro mentre mi guardavo
intorno, in
cerca delle sua figura snella e slanciata.
C’erano
delle persone che uscivano ed entravano nel locale, pensai
così di
entrare anch’io. Magari era già dentro, e se non
ci fosse stato lo avrei
comunque aspettato seduta ad un tavolo.
Attraversai
così la strada avviandomi all’entrata, ma sentii
qualcuno chiamare
il mio nome ed il mio stomaco si chiuse in una morsa. Mi voltai di
scatto
pronta a perdermi nei suoi occhi e così fu. Era poggiato al
muro dell’edificio
accanto, una gamba piegata a toccare il muro, il peso spostato tutto
sull’altra,
il che gli face assumere una postura, curva, verso sinistra. Sul suo
viso era
dipinto un sorriso, ed io non potei fare a meno di imitarlo.
Mi
avvicinai con passo lungo, correndo appena per raggiungerlo, senza
smettere
di sorridere… mi era impossibile, del tutto impossibile. In
pochi attimi gli
fui davanti e lui si mise diritto. Il viso era in ombra a causa del
berretto
blu che indossava, ma gli occhi brillavano, proprio come diamanti
illuminati
dal sole.
-Ciao. -
, disse quando gli fui davanti.
-Ciao. -
, mormorai col fiato corto. Le braccia era inerti lungo i miei fianchi
avrei voluto muoverle ma per qualche strano motivo, non ci riuscii.
Fece un
passo in avanti, fino a che il suo viso non fu a poche spanne dal mio.
Il suo sorriso piano si spense, mentre il mio cuore intraprendeva una
folle
corsa, mentre i miei battiti si intensificavano, come se il cuore
volesse
librarsi nell’aria. Sollevò lentamente le mani,
afferrando fra di esse i miei
occhiali da sole, facendoli scivolare via, scoprendomi gli occhi e
incatenando
anche una volta il suo sguardo al mio.
Trattenni
involontariamente il fiato.
-Sei
bellissima. - , mormorò posando poi il palmo di una mano
sulla mia
guancia.
-Mi sei
mancato. - , dissi col fiato corto.
-Anche
tu. - , rispose mentre la sua mano piano scivolava sulla mia nuca,
attirandomi a se. Posò un leggero bacio sulla mia fronte, un
tocco che sembrò
durare attimi eterni.
Sentii il
viso avvamparmi di rossore, mentre il cuore accelerava i suoi
battiti, cominciando a galoppare, come ogni volta che le sue labbra
venivano a
contatto con la mia pelle.
Con
grande fatica, feci un profondo respiro e mi lascia guidare dalle
sensazioni… dal cuore. Circondai il suo polso con la mia
mano e lo trascinai,
dirigendomi verso strade secondarie. Giunsi in un vicolo cieco e fu
lì che
famelica avvicinai il suo viso al mio. Quasi con violenza, eppure con
estrema
dolcezza, feci combaciare perfettamente le nostre labbra, mentre mi
aggrappavo
alle sue spalle, mentre le sua mani cercavano un lembo di pelle
scoperta, sui
miei fianchi. Il fiato quasi mi mancò, tanto era forte il
desiderio di tenerlo
stretto a me. La parte raziocinante di me, urlava chiaramente di
allontanarmi,
ma la parte guidata dal cuore, mi indusse a soffermarmi ancora e ancora
su quei
petali di rosa. Sentii la barba leggermente incolta solleticarmi la
pelle del
collo quando posò su di esso le labbra. Le mie spalle si
scontrarono con muro,
mentre le sue mani giovavano sulla mia schiena, sotto la maglia leggera.
Il
respiro si fece sempre più corto, assieme al suo.
Le sue
labbra, il suo profumo fresco, il suo corpo che aderiva al
mio… mi diede
alle testa.
-Rob. -,
soffiai. Piano i suoi occhi ritornarono a fondersi con i miei,
riservandomi lo sguardo più dolce che esse avessero mai
potuto vedere.
-Una
signora anziana ci sta osservando. - , dissi poi corrugando la fronte
alla
vista della signora, sulla soglia di casa, con occhi sgranati a bocca
spalancata.
-Magari
pensava ti stessi per mordere. -, ironizzò scuotendo il capo
e
allontanandosi dopo avermi baciato la punta del naso.
-Stupido.
- , dissi in un risolino, pizzicandogli un fianco. Rise piano,
scuotendo il capo, poi nel gesto più semplice del mondo,
incrociò le sue dita
alle mie.
*
Salve
gente! Allora, scusate il ritardo ma ho avuto un po’ di cose
da fare. Non ho
molto tempo, perciò vi risparmio le mie vari ciarle per
passare subito ai
ringraziamenti:
nightmare123:ciao!
Oooh, grazie! Insomma, sono felice di sapere che tu l’abbia
seguita dal primo
capitolo! Allora, si, lui è il Jackson che interpreta Jasper. Sono felice di sapere che
ti sia piaciuto il
capitolo precedente! Spero ti sia piaciuto questo capitolo, anche se
molto
corto XD A presto, e grazie mille per la recensione!
Sabry87: ciao! Davvero stupendo? *.*
Grazie! Spero ti sia piaciuto anche questo! A presto! XD
Nessie93: ciao! Si, lui la chiama!
La cugina è una rompiscatole, si… pur grande
sfortuna di Kris. Si è vero. Nelle
mie fic c’è sempre un amico maschio…
non so perché ma
mi viene naturale… forse perché è
scontato
avere un’amica… tranne nel caso di Audry. Sono
contenta ti sia piaciuto il
capitolo! A presto tesoro! Grazie mille!
ale03: ciao! Intuitiva ragazza! XD
Sono contenta ti sia piaciuto il capitolo… e soprattutto al
parte finale! *.*
Spero di non averti delusa con questo capitolo! A presto, cara! E
grazie
ancora, davvero!
Piccola Ketty: ciao!
Guarda… questa
fiction è partita come un esperimento se devo essere
sincera, e le one invece
le ho fatte perché delle volte è utile avere
personaggi ben definiti, ti aiuta
a visualizzarli meglio. Sono contenta che ti piaccia la mia fiction,
davvero!
Alla fine ci tengo molto, perché
personaggi… è come se mi fossi legata a loro. Le
tue parole mi rendono davvero
felicissima! E spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! A presto,
cara!
Grazie ancora!
SIRYA95: ciao! Bhe, diciamo che sei
abbastanza intuitiva cara! XD Eri curiosa di sapere cosa si sarebbero
detti
quei due… spero di non aver deluso le tue aspettative. Sono
contenta di sapere
che la storia ti travolga, quello che è nato, per me, come
un esperimento è
diventata una cosa importante. Spero ti sia piaciuto questo capitolo. A
presto,
cara!
A l y s s a: piccola, Patt! Anche a
te preoccupa l’appoggio di Jackson? Bhe, sono contenta di
sapere che il
capitolo ti è piaciuto, davvero! Il tuo parere conta
moltissimo, e credo tu lo
sappia già XD Riguardo Jackson… al momento non
posso parlare ma credo tu abbia
già capito qualcosa. A preso principessa Patt! Ti voglio
bene! <3
A voi, è tutto,
con affetto, Panda.
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Capitolo 17 *** Capitolo 16 ***
CAPITOLO 16
I'm dancing in the
room as if I was in the woods with you
No need for
anything but music
Music's the reason
why I know time still exists
Time still exists.
So I put my arms
around you around you
And I hope that I
will do no wrong
My eyes are on you
they're on you
And I hope that
you won't hurt me*
Dancing,
Elisa.
Le sue
labbra indugiarono sul mio viso, dolci come il miele, morbide e
vellutate come petali di rose, calde come il sangue che pulsava nelle
mie vene,
che mi avvampava ad ondate le guance.
Le sentii
premere sul profilo della mia mascella, l’incavo del mio
collo,
muoversi lungo esso, come stesse assaporando la mia pelle,
mordicchiandola,
lasciando una dolce scia bollente.
Le sue
mani presero a giocare sotto la mia schiena, poi sulle braccia, mentre
abbandonavo il capo sul cuscino fresco, beandomi delle emozioni e delle
sensazioni che mi inondarono, gemendo ogni volta che le sua labbra si
staccavano, quasi impercettibilmente, dalla mia pelle.
La stanza
era immersa nel buio, eppure riuscivo a distinguere i contorni del
suo viso, ogni volta che alzava il capo, per premere le sue labbra
sulle mie,
impossessandosene, voglioso e famelico.
Intrecciai
le mie mani alle ciocche scomposte ed arruffate dei suoi capelli
chiari, avvicinando ancor di più il suo viso al mio, senza
permettergli via di
fuga, imprigionandolo nella mia delicata stretta.
Potei
avvertire, sotto la leggera camicia di flanella, il suo corpo caldo
aderire al mio, e il suo torace muoversi irregolarmente, assieme al mio.
Seguii il
contorno del suo fianco nudo, accarezzando la pelle rosea e morbida.
Era come
se il cervello fosse scollegato dal resto del corpo, come se si
muovesse, frenetico, da solo. Non potevo appormi ad esso, non potevo
contrastarlo. Mi abbandonai ai sensi, ma soprattutto mi abbandonai
al… cuore.
Da esso mi lascia guidare, lasciai che le mie labbra cercassero ancora
le sue,
che la mia maglia cadesse leggera sul pavimento.
Mi
strinsi a lui, e lui si strinse a me, mentre i nostri interi corpi
aderivano
l’uno all’altro. La sue mani si posavano delicate
sulla mia pelle, le mie
giocavano sulla sua. Ed ogni fibra del mio essere si legava a lui.
I suoi
respiri affannosi si perdevano nella grande stanza, i sospiri ed i
gemiti, erano l’unica cosa che poteva udirsi nella stanza.
L’amore
che nutrivo verso lui era quasi palpabile, tanto era forte e tanto era
inteso.
Invocò
il mio nome, con infinita dolcezza e tenerezza, mentre le sue labbra
baciavano ogni centimetro delle mie pelle oramai nuda.
-Il mio
cuore aveva mai amato? Occhi rinnegatelo, perché non ha mai
conosciuto
la bellezza fino ad ora. -, mormorò sulla pelle del mio
ventre. Sorrisi,
accarezzando i morbidi suoi occhi, conscia del fatto che
l’oggetto del mio
amore, del sentimento cantato da mesi nel mio cuore, era fra le mie
braccia.
Mi misi e
sedere quasi di colpo ed il panico si impossesso quasi dei suoi occhi
cristallini. Mi persi in quel mare azzurro, illuminato appena dalla
fioca luce
lunare. Presi il suo viso fra le mie mani e lo tenni stretto, puntando
i miei
occhi nei suoi, come se volessi entrargli dentro, fondere la mia anima
con la
sua.
-Ti amo.
- , soffiai. Sul suo viso piano si fece largo un sorriso, un sorrido
dolce e sincero, poi famelico si mi baciò ancora le
labbra… e mi lasciai
guidare definitivamente dal cuore.
I raggi argentei della luna filtravano attraverso le sottili e leggere
tende
bianche. La mia testa era poggiata sul suo petto e potevo sentire,
sotto il mio
orecchio, l’incessante battere del suo cuore, musica per le
mie orecchie.
Carezzavo delicatamente il profilo del suo fianco, beandomi della
sensazione
che la sua pelle morbida creava a contatto con le mie dita.
Una sua mano era posata al centro esatto delle mia schiena nuda.
Ciò che in quel momento il mio cuore cantava…era
qualcosa di indescrivibile.
Sospirai, piano, quasi titubante, come se un respiro troppo forte
avrebbe
potuto cancellare tutto e svegliarmi dal sogno in cui credevo di essere
caduta.
Le sue labbra che piano baciavano i miei capelli mi confermarono che
non era un
sogno… ma una dolce realtà.
-Ti ho svegliato?- , chiesi alzando appena il capo, guardando il
profilo del
suo mento, gli occhi chiusi.
-No. Ero sveglio da un po’. -, mormorò. Sorrisi,
baciandogli il petto caldo.
-A cosa pensi?-, chiesi senza premeditazione. Le parole sgorgarono da
sole
dalle mie labbra.
-A te. - . Sentii le gote intingersi di rosso. Rise sommessamente.
–Hai il viso
che scotta. -, continuò.
-Potrebbe essere. -
-Tu a che pensi?-, chiese.
-A te. -, confessai. Rise ancora, baciandomi i capelli.
-Dormi, dolce Kris. -, mormorò con voce bassa e roca.
Il silenzio calò nella stanza, e fissai ancora per istanti
infiniti il suo
volto, dopo che si fu addormentato. Guardai i lineamenti del suo volto,
le
palpebre chiuse, le labbra morbide e delicate.
Poggiai ancora il mio viso sul suo petto, conscia del fatto che era
mio… mio.
Sospirai, piano.
-Che
cos'altro è l'amore, se non una pazzia molto
discreta, una amarezza che soffoca, e
una dolcezza che fa bene?-, soffiai desiderando che quel momento
durasse per
sempre. Ma si sa, le cose migliori sono sempre quelle a durar meno.
-Kris,
mi serve il bagno!-, gridò Robert da dietro la sottile porta
bianca, battendo
il pugno su di essa. Uscii dalla doccia, avvolgendomi al corpo un
asciugamano
color del latte.
-Un attimo!-, risposi poggiando i piedi sulle fredde mattonelle.
Ovviamente
sapevo bene che camminare a piedi nudi, bagnati, su una superficie
liscia e
scivolosa era una cattiva, dato le mie esperienze passate, ma, essendo
sottopressione per via del ragazzo dietro la porta non ci badai.
Cattiva,
pessima idea.
-Ah!-, gridai quando scivolai e mi ritrovai seduta sul pavimento.
-Kris? Kris posso entrare?-, chiese con voce allarmata. Imprecai a voce
alta
contro il pavimento e non badai alla porta che sia aprì fino
a che non sentii
le mani di Robert sfiorarmi le braccia. Alzai gli occhi incantata, come
sempre,
da quell’azzurro misto al verde smeraldo.
Soffocò una risata, increspando le labbra.
-Non ridere, -, mugugnai, -mi sono fatta male. -
-Dove?-, chiese aiutandomi ad alzarmi.
-Forse mi sono rotta il coccige. -, meditai corrugando la fronte.
Robert fece
un risolino, scuotendo il capo.
-Se vuoi do una controllata. -, mi stuzzico, inarcando un sopracciglio.
-Va a farti la doccia, Rob. -, risposi roteando gli occhi.
–Hai già ordinato la
colazione?-, chiesi passandomi un asciugamano fra i capelli grondanti
d’acqua.
-Si, già fatto. E’ sul tavolo. -, disse sfilandosi
i pantaloni delle tuta che
indossava.
-Ti aspetto. -, dissi avvicinandomi a passando una mano fra i suoi
capelli.
-D’accordo. -, disse baciandomi a fior di labbra,
-Sarò super veloce. -,
aggiunse poi allontanandosi e carezzandomi una guancia con i
polpastrelli.
Mi alzai in punta di piedi baciandogli le labbra, poi uscii dal bagno,
consapevole che oltre la porta un ragazzo adorabile
desidera… me.
-Pattinson. -
-Rathbone.
-
Guardai i
due stringersi in un abbraccio… ignorandomi completamente,
-Stewart.
-, ironizzai roteando gli occhi e incrociando le braccia al petto.
Entrambi si
voltarono, Robert corrugò la fronte, Jackson
soffocò una risata.
-Ciao,
Kris. -, disse Jackson baciandomi una guancia. Con la coda
dell’occhio
vidi Robert digrignare i denti.
-Ciao,
Jackson. -, risposi sorridendo, prima di guardare il viso di Robert,
dove vi era una espressione perplessa.
-Come mai
da queste parti?-, chiese Robert sedendosi sulla panchina accanto a
me, dove, prima che Jackson passasse di lì per caso, ci
gustavamo un gelato al
cioccolato e vaniglia.
-Mi vedo
con un amico. Cerco di riprendere la vita sempre, anche se per pochi
giorni. -, disse passandosi una mano fra i lunghi capelli castani.
Robert
annuii, sorridendo. Guardai il suo sorriso, illuminato dalla fioca luce
di un
lampione… sperando di non sembrare un ebete.
-Allora
ci vediamo dopodomani, per il servizio fotografico. -, disse Jackson
guardando prima lui, poi me.
-Okay. -,
mormorai cercando di decifrare il suo sguardo. Ma mi fu del tutto
impossibile.
Fece un
sorriso, poi si allontano salutando entrambi.
-Uhm…
-, fece Rob.
-Cosa
c’è?-, chiese sfiorandoli con i polpastrelli il
dorso della mano.
Lui
scosse il capo, con lo sguardo concentrato sul punto indefinito, nel
cielo
scuro della sera. –Nulla, solo… era strano. -,
disse, spostando lo sguardo su
di me, riprendendo colore.
Annuii,
col capo, -Si, l’ho notato anche io. -, mormorai.
Per
alcuni istanti rimanemmo in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri,
in
un mondo tutto proprio fatto magari di montagne di panna montata e case
di
marzapane… montagne di cenere, case di carbone. Ogni cosa
dipendeva dalla
natura dei pensieri che vorticavano inarrestabili nel cranio.
Quasi
potevo vederli, passarmi davanti agli occhi, quasi potevo sentirli
ruotare in mulinelli nella mia testa, avvertire la loro
intensità, ma uno in
particolare attirò la mia attenzione.
Mi voltai
di scatto, tanto violentemente che i capelli mi finirono davanti al
viso. Robert sobbalzò, colto di sorpresa.
-Cosa
c’è?-, chiese spaesato.
Accigliata
e con gli occhi che mi brillavano, probabilmente, lo presi per mano
e mi scattai in piedi.
-Kris?-,
chiese preoccupato.
-Vieni.
–, dissi non curandomi dell’espressione sul suo
viso, cominciai a
camminare, sapendo esattamente dove andare.
-Dove?-,
chiese.
-Vedrai. -
*
Chiedo
ancora una volta umilmente perdono per il ritardo ma ho avuto un sacco
di cose
da fare!
Prima di tutto:
matematica. Bleah.
Ci ho sudato un
po’, ma eccolo qui, e spero non sia scontato o banale.
Comunque, non ho molto
tempo perciò passo direttamente ai ringraziamenti visto
che ci tengo molto a farli.
*
Sto danzando nella stanza come se fossi
sul
legno con te, non ho
bisogno di niente
solo della musica, la
musica è la ragione
per la quale so che il
tempo c'è ancora
il tempo c'è
ancora.
quindi metto le mie
braccia attorno a te
attorno a te, e spero
che non farò niente
di male, i miei occhi
sono su di te, su
di te, e spero che tu
non mi ferirai.
(ho scritto
parte del capitolo
ascoltandola… e nemmeno me ne sono resa conto.)
Sabry87:
ciao! Jackson geloso? Su questo non mi esprimo. Sono contenta ti
piacciano i
due protagonisti e spero ti sia piaciuto questo capitolo. A presto!
Piccola Ketty: ciao! Che piacere
leggere
una tua recensione! Sono contente ti sia piaciuto lo scorso capitolo!
Davvero
tanto! E spero di non averti delusa con questo! A presto, cara! Grazie
mille!
ale03: ciao! Si finalmente insieme!
E si possono abbracciare! Sono contenta la fiction ti piaccia, mi costa
un po’ perché
le idee vengono e vanno, a volte ne ho una montagna altre…
zero. Grazie per la
recensione, grazie per le belle parole! A presto!
nightmare123: ciao! Mi dispiace se
ho postato presto ma la matematica mi ha tolto un sacco di tempo, poi
il mare
ed i soliti casini estivi. Comunque, grazieeeeeeeeeee! Ammetto di
essermi un po’
divertita nel scrivere la scena finale, non so perché, forse
perché in testa
avevo in mente la scena, come fosse un film. Spero ti abbia preso anche
questo
capitolo! Grazie mille davvero, grazie. A presto!
Nessie93: Chià, ciao!
Anche di
questa hai letto un un piccolo pezzetto e spero che l’intero
capitolo ti sia
piaciuto! Su Jackson, lo sai bene, non mi esprimo, lo scoprirai da te
XD Sono
contenta ti sia piaciuto lo scorso capitolo! A presto
bella…e grazie.
Mimi18: ciao! *.*
Okay, ora svengo *si lascia andare sulla
sedia, ma si ricompone all’istante* Io… grazie!
Sono davvero senza parole non
so che dire! Cioè… grazie! Insomma… io
scrivo, senza starci a pensare troppo,
così di getto, e particolari le descrizioni vengono naturali
e sono contenta ti
piacciano, davvero. Guarda gli errori di battitura sono la mia croce,
cerco
sempre di stare attenta ma mi si sparaflesciano gli occhi con il pc e a
volte
correggo e non me li salva -.-“
Cerco
do stare il più attenta possibile nel descivere emozioni e
sentimenti, perché credo
sia la cosa più importante in un racconto, sono quelli che
coinvolgono il
lettore. Il desiderio alla fine è scoppiato direi, i baci
eterni… nah, non per
loro, non per come li vedo XD Jackson…
si vedrà! Spero ti sia piaciuto il capitolo, davvero! Grazie
per la recensione
le meravigliose parole, grazie di cuore.
SIRYA95: ciao! Eheh, Robert
è
arrivato (finalmente!) e su Jackson, come ho già detto, non
mi esprimo. Guarda
le vecchiette sono una costante in certo momenti… e poi non
si fanno mai i
fatti loro!Una teoria al riguardo? Fico! Sono contenta ti piacciono
Robert e
Kristen insieme, cerco di non renderli banali, e spero di esserci
riuscita un
po’. Spero
ti sia piaciuto questo
capitolo. A presto! E grazie!
A
voi,
un bacio, Panda.
|
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Capitolo 18 *** Capitolo 17 ***
CAPITOLO 17
So I lay my head
back down
and I lift my hands
and pray to be only yours.
I know now you're my only hope.
Sing to me the song of the stars
of your galaxy, dancing and laughing
and laughing again.
When it feels like my dreams are so far,
sing to me of the plans that you have for me over again.
I give You my destiny,
I'm giving you all of me,
I want tour symphony.
Singing in all that I am.*
Mandy Moore,
Honly Hope, dal film “I passi dell’amore”.
-Kris,
per favore, parlami. Dimmi dove stiamo
andando. -, disse cercando di sciogliere la presa della mia mano,
stretta alla
sua.
Sorrisi, -Fai troppe domande, Pattinson. -
-Bhe, credo sia lecito. Non avrai mica intenzione di abusare di me!-,
esclamò
fermandosi di colpo e coprendosi la bocca, mentre
un’espressione terrorizzata e
scioccata (decisamente teatrale) si dipinse sul suo viso.
Scossi il capo in un risolino, -Ma fammi il favore. -, dissi
cominciando a
camminare, trascinadolo ancora.
-Per favore, Kris. -, mugolò. Scossi il capo senza voltarmi,
conscia che, se lo
avessi guardando in viso, se avessi per un solo secondo incrociato il
suo
sguardo, mi sarei persa nel mare azzurro che i suoi contenevano e mi
sarei
ritrovata disarmata in balia del fluttuare delle onde.
-Dimmi almeno quanto manca. -
Attesi qualche istante prima di rispondere, sotto i piedi sentii la
soffice
erbetta verde e fresca. Robert
sobbalzò
quando notò che sotto di lui non vi era più il
duro marciapiede.
-Dove… ?-
-Sssh, o ci sentiranno. -, dissi senza permetterli di finire la frase. Lui corrugò la
fronte, –Non aprire gli occhi
ti prego. -, implorai accarezzandogli una guancia.
Mi sorrise e scosse il capo, -Posso però avere un bacio?-
-Nah. -
-Allora apro gli occhi. -, disse incrociando le braccia al petto e
sorridendo
maliziosamente.
-Non lo faresti mai. -
-Scommettiamo?-
Sbuffai, e roteando gli occhi mi avvicinai al suo viso, alzandomi in
punta di
piedi per far combaciare le sue labbra con le mie.
-Ora non li aprirai, vero?-, mormorai su esse. Annui col capo,
baciandomi a
fior di labbra.
Mi allontanai e lo presi per mano.
-Ora c’è un cancello. Riesci a scavalcarlo senza
farti male?-, chiesi
voltandomi verso lui.
-Se mi dici com’è fatto e se mi permetti di usare
le mani per sentire cosa devo
scalcare, per ragioni che non conosco, si. Perché dobbiamo
scavalcare? Non ci
metterai nei guai Kris. Fallo e giuro che sei fritta, per non dire
altro e… -
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai, -Cavolo Rob, come la fai lunga.
Fidati e
basta. -, dissi senza lasciargli terminare quel flusso di coscienza.
Gli afferrai le mani e le poggiai sul grosso cancello nero, che lo
percossero
in gran parte delle sua lunghezza per capire come fosse fatto. Robert
arricciò
le labbra e corrugò la fronte, concentrato.
-Credo di aver capito. -, mormorò.
-Perfetto. -, dissi cominciando a scavalcare il cancello.
-Brutta sensazione. -, aggiunse sottovoce, sperando che non lo
sentissi. Feci
un risolino.
Con un tonfo sorso atterrai sui piedi, agile. Alzai lo sguardo e Robert
era
ancora a metà del lavoro.
Arriccia le labbra. –Okay, okay! Apri gli occhi!-, esclamai
sotto voce. Robert
li aprì di scatto, prima di guardarsi intorno, mettendo a
fuoco il posto in cui
ci trovavamo. Osservò la schiera d’alberi che
costeggiava il cancello, gli
alberi alle mie spalle, l’erbetta verde e fresca, i fiori, il
buio nella quale
si snodava un piccolo sentiero fatto di ghiaia. Guardò il
cancello sulla quale
si trovava.
-Forse faresti meglio a muoverti. -, lo canzonai incrociando le braccia
al
petto, -Ora che hai aperto gli occhi. -
Lui sbuffò e con agilità scese il cancello. Se
non avesse chiuso gli occhi
probabilmente lo avrebbe scavalcato prima lui. Sì, senza
dubbio.
Atterrò sui piedi, come me.
-Vedi? Se tu non mi avessi fatto promettere di tenere gli occhi
chiusi… -
Roteai gli occhi e sospirai, -Chiudi un po’ quella bocca,
Pattinson. -. Lo
presi per mano e lo trascinai fra gli alberi.
-Non seguiamo il sentiero? Kris, per favore, dove siamo?-
-Aspetta. Sta a guardare. -, continuai intrecciando le mie dita alle
sue e
camminando fra gli alberi.
Erano calde, esattamente come le ricordavo.
Quanto mi erano mancate? Quanto mi era mancato stringerle?
Lui, che silenzioso di era impadronito del mio cuore. Eravamo amici,
sì, amici.
Tutto era cominciato così. Una storia finita male, un cuore
spezzato, occhi
malinconici… occhi che grazie a lui hanno rivisto la luce.
Gli occhi…semplice
riflesso incondizionato del cuore. Esso giova quando lui mi sfiorava,
gli occhi
si illuminavano e la bocca sorrideva.
Amici… un anima in due corpi.
No, non potevamo essere amici.
Il mio cuore galoppava, il mio stomaco sussultava, il mio corpo
fremeva, se i
suoi occhi incontravano i miei. La mia pelle prendeva fuoco sotto il
suo
contatto leggero e, a volte, del tutto casuale. I miei polmoni si
beavano
dell’odore della sua pelle quando mi stringeva a
sé, del suo respiro delicato
sulla pelle del mio viso, del profumo dei suoi capelli… le
mie labbra
agognavano le sue, attendendo quegli attimi infiniti, che mai erano
abbastanza,
in cui le sue labbra si posavano calde sulle mie.
Amici? Mai.
Oscar Wild diceva: “Fra
uomo
e donna non può esserci amicizia. Vi può essere
passione, ostilità, adorazione,
amore, ma non amicizia.”. E credo proprio avesse ragione.
Lo sentii
sussultare quando uscimmo dagli alberi.
-Kris...
-, mormorò con sguardo sorpreso.
-Bello,
eh?-, chiesi alzando la testa per guardarlo in viso. –Ci
venivo sempre
da piccola, con mio fratello e mio cugino. Il mattino è
aperto, ma la sera lo
chiudono. Per questo venivamo sempre di nascosto. Siamo fortunati,
c’è la luna
piena E le pochi luci funzionano a luce solare. Dall’entrata
principale sono…
suggestive. -
Non disse
niente, rimase a guardare i fiori dai mille colori che tingevano
l’erba. Gli arbusti sul margine dei piccoli sentieri in
ghiaia, le panchine di
fronte al laghetto, sulla quale si specchiava la luna. Lei amica e
complice,
nella notte oscura, di un amore nato per caso.
-E’
un po’ come Kensington Gardens, non credi? Un posto magico,
del tutto
fatato, dove i bambini ci si perdono dentro. Che cercano di nascondersi
dal
custode che alle sei chiude i cancelli… in cerca di vita,
divertimento, esseri
magici… di Peter Pan. E’ un
po’ come
casa. Il cinguettio degli uccelli, il rumore delle fronde degli alberi
spostati
del vento, l’odore d’erba. C’è
forse posto più magico di un giardino, Robert?-,
chiesi perdendomi con lo sguardo sul sentiero di ghiaia, sui fiori, e
sugli
alberi dietro le panchine di legno.
-Si. -,
sussurrò. Mi voltai a guardarlo con aria confusa. Poi
poggiandomi una
mano sulla spalla mi attirò a se, stringendomi con dolcezza
al suo petto,
cullandomi, al suono del suo respiro.
–C’è solo un posto più bello
di questo.
Più bello di casa, Kristen. E sei tu…
ciò che hai dentro. Il prato dei tuoi
occhi, il mare del tuo cuore, l’oceano dei tuoi sentimenti,
la foresta delle
tue emozioni. Tu sei ciò che di più bello i miei
occhi hanno visto. -, mormorò
al mio orecchio. Inerme, fra le sue braccia, cercai di regolarizzare il
battito
del mio cuore, ma vani furono i miei tentativi. Galoppava, frenetico.
Le sua
labbra piano seguirono il profilo del mio collo, carezzando
delicatamente la mia pelle accaldata. Mi baciò la guancia,
piano, percorrendola
fino a trovare le mie labbra, che attendevano le sue, come i miei
polmoni
attendevano l’aria. Piano le sue labbra si mossero sulle mie,
morbide e
delicate, come fossero fatte di fragile mousse. Chiusi gli occhi,
cingendo il
suo collo con le mi mie braccia.
-Ora sono
a casa. -, mormorò su di esse.
-Ti amo.
-, dissi premendo il palmo della mia mano sulla sua guancia.
-Mi credi
se ti dico che ti amo anch’io?-
-Sempre.
-, risposi premendo le mie labbra sulle sue.
-Vieni.
-, dissi sciogliendo l’abbraccio e stringendo la sua mano. Si
lasciò
condurre da me, sulla ghiaia, lungo il piccolo specchio
d’acqua.
Un gazebo
di legno scuro si ergeva nascosto da una grande quercia.
Rallentammo.
Feci un risolino.
-Perché
ridi?-, chiese curioso Robert.
-Quando
ero piccola venivo sempre a giovare qui. Qualsiasi gioco era nostro. -
Mi
avvicinai ad esso ed entrai sfiorando il legno invecchiato dagli anni.
-Scommetto
che tu eri la donzella da salvare. -
Arricciai
il naso, -Bhe… quella era mio cugino. Ha la mia stessa
età. Io ero il
prode cavaliere e mio fratello il mostro della palude. -
-Cavaliere…
ti ci vedo sai?-, ridacchio.
Gli feci
la linguaccia.
-E’
bellissimo. -, mormorò.
-E’
il mio posto segreto. Bhe… non esattamente. Ma quando venivo
di notte era
come se… lo fosse. -, spiegai voltandomi per guardarlo. I
suoi occhi
verdazzurro ardevano, illuminati dalla fioca luce della luna.
-E’
il mio Kensington Gardens privato, ma se vuoi potrei dividerlo con te.
-,
aggiunsi mentre un angolo della mia bocca si sollevava verso
l’alto. Immagino ti
manchi, Robert.
Robert si
avvicinò, in silenzio, sul viso un’espressione che
non seppi
decifrare.
Una sua
mano accarezzò il mio viso e chiusi gli occhi, come per
imprimere
quella sensazione.
-Sei mai
stata a Kensington, Kris?-, mormorò ad una spanna dal mio
viso.
-No. -
-Mi
accompagneresti per una visita? Credo di aver dimenticato come sono
fatti i
giardini. -, chiese con dolcezza, sorridendo flebilmente.
Il mio
cuore sussultò, -Dici davvero?-
Annuii
con la testa, -Vorrei riverli prima che l’inverno faccia il
suo corso. -
Sorrisi,
prendendo il suo viso fra le mani, ingabbiandolo in una stretta
leggera… e cercai le sue labbra. Le baciai con passione e
calore, percorrendo
il profilo delle sue braccia, mentre le mani scendevano fino a cercare
le sue.
Le afferrai e le portai sulla mia schiena. Mi strinse a sé,
facendo aderire
perfettamente i nostri corpi, stringendomi a sé tanto da
togliermi il respiro…
che già cominciava a mancarmi.
-Prima
che l’inverno faccia il suo corso. -, mormorai sulle sue
labbra.
*
*Quindi
abbandono la testa all'indietro
e poi sollevo le mani e prego di essere solo tua
prego di essere solo tua
ora so che tu sei la mia unica speranza
cantami la canzone delle stelle
della tua galassia mentre balliamo e ridiamo più e
più volte
quando sembra che i miei sogni siano troppo lontani, cantami
ripetutamente dei
piani che hai fatto per me
ti darò il mio destino
ti darò tutto di me
voglio che la tua sinfonia canti in tutto ciò che sono
mentre ti rispondo con tutto il fiato che ho.
Eccomi gente, ancora qui con un
altro capitolo…
per vstra grande sfortuna. E’ probabile che non mi libererete
tanto facilmente
di me.
Alloooooora, capitolo piuttosto corto, ma continuarlo non mi sembrava
il caso…
anche perché poi veniva troppo lungo ^^”
Non voglio star qui ad annoiarvi con le mie stupide ciarle,
perciò passo a ringraziare chi ha recensito lo
scorso
capitolo, dicendo alla mia Patt che se non fosse per lei molte cose
sarebbero
diverse.
Piccola
Ketty:
ciao! Sono contenta ti piaccia la storia, davvero *_*
Cerco di essere il più chiara possibile dando
un quadro completo di luoghi ed emozioni. Grazie mille per la
recensione. A
presto!
Mimi18: ciao! Ci ho sudato un
po’,
sulla quella parte. Non volevo fosse stupida e scontata… e
Shakespeare non poteva
mancare *.* spero
di non averti fatto
attendere troppo, ma era in crisi su un paio di cosucce riguardo questa
storia
e i capitolo successivi. Ovvio che Jackson è innamorato di
Robert… chi non lo
è? XD Grazie
per la recensione! Sono contenta
che il mio modo di scrivere ti piaccia (anche se a me fa un
po’… bleah). A
presto, cara. Grazie ancora!
Nessi93: ciao, Chià!
Sì, è bello
vivere la quotidianità dei personaggi a volte e sono felice
di sapere che ti
piaccia! Eheh, l’ultima frase… sinceramente
l’ho scritta senza pensarci, poi
rileggendo ho pensato: “Che ho scritto?”. Poi,
però, ho ricordato i piani per
gli altri capitoli, ma tranquilla, nulla di traumatico XD Scusa il leggero ritardo.
L’ho detto io, tu
sei troppo buona. A presto, bella! =*
nightmare123: ciao! *_* Spero di non averti delusa
con i piani di
Kristen! Sono contenta di sapere che il capitolo scorso è
stato di tuo
gradimento, davvero! E, purtroppo, la scuola occupa molto spazio della
giornata…
colpa della filosofia (non c’entra ma la colpa è
sempre sua U.U). Spero di non
averti fatto attendere troppo. A presto! Ancora grazie!
ale03: ciao! ciao! Ed ecco svelato
dove Kristen voleva portare Robert. Spero ti sia piaciuto…
anche se solo un po’
XD Spero la curiosità ci sia ancora… o ho fallito
nel mio intento! Grazie mille
per la recensione, davvero. A presto!
A l y s s a: mia Patt! Io non scrivo
capitolo meravigliosi O.O però
sono
felice di saperlo che tu lo pensi! Il primo pezzo mi è
costato un po’ devo
ammettere. Lo troveremo il nostro sosia, tranquilla… se poi
ci va male, rapiamo
l’originale. La storia di Jackson sarà
“svelata”, al più presto ;P Ti voglio
bene, Patt. E grazie di tutto, grazie per l’aiuto,
l’aiuto e le chiacchierate!
A presto, socia <3
A voi, con immenso affetto,
Panda.
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Capitolo 19 *** Capitolo 18 ***
Per te…
CAPITOLO 18
“Osservate
la bocca lì nascosto nell’angolo destro non
è un bacio?
Un bacio nascosto.”
“A cosa serve?”
“Serve alla più grande di tutte le avventure,
coloro che lo trovano sono andati e tornati dal paradiso.”
“Che trovano cosa?”
“Colui al quale appartiene il bacio.”
Peter
Pan, 2003.
-Allora,
Kristen, il tuo camerino è da quella parte, -, disse una
responsabile
indicandomi il corridoio, -Non puoi sbagliare porta. -
-C’è
scritto il mio nome. -, annuii. Lei fece lo stesso e si
voltò verso Robert.
Eravamo arrivati insieme.
-Tu
Robert, parte opposta. -. Lei, Adrianne, non sapeva di noi, e non
doveva
saperlo. Cercai di evitare di guardare il suo
viso, di concentrarmi sui mille fogli di Adrianne, ma mi fu
impossibile. Non
riuscivo ad evitare di guardare il suo viso, i suoi occhi quasi grigi
alla luce
di neon.
Ogni
volta che i miei occhi incontravano i suoi, perennemente puntati sul
mio
viso, il mio cuore sobbalzava e fremevo dal desiderio di carezzare il
suo viso.
Per quanto avrebbe continuato a farmi questo effetto?
Sorrisi,
scuotendo appena il capo. Adrianne si girò di scatto,
guardandomi e
corrugando la fronte.
-Cosa?-
Spalancai
gli occhi, guardando prima lei poi Robert, poi ancora lei, -Cosa?-,
ripetei.
-Ancora
qui? La truccatrice arriverà a momenti. E devi vestirti.
Scattare
Stewart!-, mi rimproverò. Robert fece un risolino ed il
cuore mi si scaldò,
come illuminato dal sole, poi, imitandolo mi diressi verso il mio
camerino.
-E’ una mia impressione o ci abbiamo messo più del
solito oggi?-, mi voltai
verso Nikki che sorseggiava un caffè.
-No, non è una tua impressione. -, rispose Taylor, poggiando
un braccio sulla
mia spalla.
-Tutta colpa di Robert. -, rispose Rachelle cercando il cellulare in
borsa.
-Colpa mia?- , chiese Robert voltandosi, accigliato.
-Certo, se avessi evitato di fare tutto quel casino avremmo
già finito.-,
rispose lei, prima si sorridere e dargli una leggera spinta sulla
spalla.
-Ah-ah, simpatica.- , disse lui ricambiando il sorriso, -Non
è quella la tua
auto? Perché non vai?-. Lei roteò gli occhi e
salutando corse via.
Taylor aveva ancora il braccio poggiato sulla mia spalla, come per
tenersi su,
mentre Nikki parlava al telefono e Jackson, insieme a noi era
l’unico a non
essere andato via. Qualcosa nel viso di Jackson attirò la
mia attenzione. Una
strana espressione, come un misto di gelosia e delusione, rammarico e
dolore.
Mi lasciò interdetta, lì, come se fossi stata
pietrifica.
Jackson…
Lui che mi aveva aiutata. Lui che mi aveva ascoltata e consigliata.
Cosa
pensava in quel momento?
Poi notai, il suo sguardo, fisso sul braccio di Taylor.
L’espressione dura. Con
la coda dell’occhio notai un movimento. Robert si mosse
nervoso sul posto, lo
sguardo fisso su Jackson, poi sul braccio di Taylor. I suoi occhi non
si
posarono sui miei. Come se non volesse… costringermi.
Il mio cuore sorrise.
-E’ arrivata la mia auto. Ci vediamo alla prima ragazzi.-,
mormorai riservando
fugaci sguardi a tutti, poi mi allontani, riservando per ultimo quel
verdazzurro che tanto amavo. Quegli occhi che in quel momento fissavano
me e
nessun altro.
Quella sera ci sarebbe stata la prima. Il pomeriggio sarebbe stato
pieno, già
lo sapevo. Arduo e difficile da sopportare. Immersa fra i vestiti, fra
i
cosmetici di vario tipo… lontana da lui.
Sei una sciocca, mi dissi scuotendo
il capo.
Sospirai passandomi le mani fra i capelli e poggiando i gomiti sulle
ginocchia.
Mi
accompagneresti per una visita? Credo di aver dimenticato come sono
fatti.
Dolce eco delle sue parole, erano i miei pensieri. Non facevano che
vorticarmi
nella testa, volteggiare come foglie spostate dal vento.
Vorrei
riderli prima che l’inverno faccia il suo corso.
Un brivido mi scosse, percorrendo la mia schiena in tutta la sua
lunghezza.
Sciocca.
Eppure era impossibile ignorare il veloce battito del mo cuore, il
respiro
corto, le gambe molli ogni volta che lui mi sfiorava o che le sue
labbra
delicate si posavano sulle mie. Ai miei stessi occhi, in quel momento
apparivo
una stupida quattordicenne. Risi di me stessa.
D’improvviso sobbalzai, quando il cellulare prese a vibrarmi
nella tasca.
Imprecando l’afferrai e lessi il nome sul display. Il mio
cuore fremette…
ancora.
-Signor Pattinson. -
-Signorina Stewart. -
-Si è perso per caso nella grande Los Angeles?-, chiesi
poggiandomi allo
schienale del sedile.
-Nah… volevo solo accertarmi che lei stesse bene e che fosse
arrivata a
destinazione. -, disse lui serio, con voce bassa e scura.
Feci un risolino, -Non ancora. -
-E mi dica, quali sono i programmi per oggi?-
-Pizza e preparazione per la prima. -
-Pizza? Ma le ragazze come lei non sono perennemente a dieta?-
-Io non sono le ragazze, signor
Pattinson. -, dissi sorridendo.
-Sono assolutamente d’accordo. Lei è unica. -
-Si… deve avermelo già detto qualcuno. -
-Ah si? E posso sapere chi?-, chiese sull’attenti. Risi del
suo tono di voce e
mi passai istintivamente una mano fra i capelli.
-Un certo Robert. -, risposi con noncuranza facendo spallucce.
-E’ per caso un ragazzo dai meravigliosi occhi azzurri,
capelli setosi, la
palle morbida e fisico statuario?-
-Quanta modestia!-, ridacchiai. –Hai dimenticato di dire che
ha l’animo più
nobile che conosca. -, continuai in un sussurro.
Sentii un respiro e lo immaginai sorridere, mentre gli occhi si
illuminavano.
-La mia Kris… -, soffiò.
Era quella la chiave di tutta, una sola e piccola parola: mia.
-Mi piace. -, dissi sentendo le guance avvampare di rossore.
-Cosa?-, chiese e lo immaginai mentre corrugava la fronte, confuso.
Chiusi gli occhi, -Tua. -, sospirai.
-Sciocca. -
-Scemo. -. Entrambi ridacchiammo.
-Signorina, siamo arrivati. -, la voce dell’autista
interruppe la mia chiamata
“bisbigliata”.
-Okay. -, dissi sorridendo, allontanando il telefono
dall’orecchio.
-Sono arrivata, devo andare, - , dissi aprendo la portiera e
infilandomi gli
occhiali da sole, -Ci vediamo più tardi. -
-Okay. Non consumarti troppo. -, ironizzò.
-Non credo lo farò… cose da donne. Pff. -
-Alloro a dopo. -
-Si, a dopo. -
-Non vedo l’ora. Ti amo.
-, sussurrò,
la sua voce era una dolce carezza invisibile.
-Idem. –
I piedi
mi pulsavano per il dolore, le gambe mi dolevano e la testa che dovesse
scoppiarmi da un momento all’altro.
Chiusi
gli occhi, poggiando la testa al sedile, infischiandomene
dell’impalcatura che mi teneva i capelli in alto, lasciandomi
le spalle
scoperte. La serata era finita e capelli e trucco potevano anche
rovinarsi. Non
mi importava.
Sulla
pelle del braccio potevo ancora avvertire il tocco leggero e
apparentemente casuale della sua mano, lo sfiorarla delicatamente
attirandomi a
sé, per circondarmi la vita con un braccio, in posa per le
foto.
Potevo
avvertire ancora il calore del suo corpo accanto al mio, la sua
simpatica e stramba risata, la sua voce calda sussurrava ad esso cose
che
potevo udire solo io, limpida, sublime musica per me.
Ripensai
agli sguardi fugaci, alle occhiate maliziose, che qualcuno, a
conoscenza di ciò che c’era fra di noi, aveva
notato.
I
flash
quasi mi accecano. Persone che mi chiamano a destra, persone che mi
chiamano a
sinistra.
Tutti gridano i nostri nomi, mentre lo vedo avvinarsi a me.
-Riuscirai a sopravvivere?-, sussurra al mio orecchio, e la sua voce
è simile
ad una carezza.
Sorrido e faccio spallucce, perdendomi per istanti infiniti nel
verdazzurro dei
suoi occhi.
Si allontana appena e la sua mano piano si posa sul mio fianco,
attirandomi a
sé. Sorride ai fotografi ed il mio cuore, a quel contatto
per tutti casuale,
accelera i suoi battiti. E sento le guance andarmi in fiamme, mentre
spero che
nessuno si accorga del fremito che mi ha appena attraversata.
Ancora foto, mentre camminiamo sul tappeto color carminio.
Si allontana da me, sfiorando con i polpastrelli il braccio,
rivolgendomi
un’ultima occhiata.
Mi avvicino a Nikki, a pochi passi da noi ci sono Jackson e Ashley.
Sorridono.
-Tutto okay?-, dice Nikki muovendo impercettibilmente le labbra.
-Bhe,le scarpe mi stanno uccidendo i piedi. -
Poi lo guardo, ancora. I miei occhi, il mio cuore, cercano i suoi,
desiderosi
di rincontrare quel colore così familiare. Lo trovo. Mi
fissa, si fonda al
verde dei miei.
Poi volto il capo, e un altro tipo di azzurro incontra i miei occhi.
Colta in
fallo.
Li incatena ai suoi, tenendoli stretti per alcuni instati. Poi Jackson,
volta
il capo.
Apro il
finestrino, godendomi l’aria fredda che mi
accarezza il viso, ripensando al suo viso.
Il suo hotel era di fronte a
me. Il
cappuccio della felpa mi riparava dal vento fresco… e da
sguardi indiscreti.
Affondai la mani nella tasche della felpa.
Robert al terzo piano, nella stanza 1243 mi attendeva.
Entrai nell’hotel nascosta nella notte, credendo di essere
sola.
Il due giorni dopo tutto sarebbe cambiato.
*
Salve
gente! Allora, eccomi qui… bene… non uccidetemi!
Scusate per il ritardo, ma ‘sta scuola mi sta già
facendo impazzire!
Ho davvero poco tempo, dato che scienza mi chiama a gran
voce… mannaccia!
Ringrazio nightmare123, Nessie93, Mimi18,
ale03, doddola93,
e Xx_scrittirce_xX, angeli che
hanno recensito lo scorso capitolo. Mi
dispiace di non avervi ringraziato a modo, ma davvero, ho poco tempo.
Prometto
che mi rifarò nel prossimo capitolo. Grazie davvero, ragazze.
A
voi, Panda.
|
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Capitolo 20 *** Capitolo 19 ***
CAPITOLO
19
So
che ti amo quando ti vedo, lo so quando ho voglia di vederti.
L’aria
è ferma.
Ho
cominciato ad amarti senza fare un solo passo. Senza neanche un battito
di
ciglia.
Non
so neppure quando è successo.
Sto
bruciando.
È
troppo banale per te? No, e lo sai.
Vedrai.
È
quello che capita, è quello che
importa.
Sto
bruciando.
Non
mangio più, mi dimentico di mangiare, mi sembra una cosa
sciocca, che non
c’entra.
Se
ci bado. Ma non bado a niente.
I
miei pensieri straripano furiosi.
C’è
una faccia sola, l’unica che vedo, quando dormo e quando non
dormo.
Tu
non vai bene per me, lo so, ma quello che penso non mi interessa
più, a meno
che non pensi a te.
Cathleen
Schine, 1953 Westpost, scrittrice americana.
Mi portai
una ciocca di capelli dietro un orecchio e sospirai, prima di battere
il pugno sulla porta color panna. Volsi lo sguardo a destra e sinistra,
guardando il corridoio. Era vuoto ed illuminato da luci calde, nel
silenzio
della notte.
Guardai
l’orologio. Le quattro del mattino. Poi, sentii dei rumori
oltre il
pezzo chiaro di legno e dei passi farsi vicini. Il mio cuore
accelerò il suo
battito.
-Chi
è?-, chiese, e la sua voce mi sembrò la melodia
più dolce e armoniosa del
mondo.
-Sono io.
-, disse fissandomi la punta delle scarpe.
-Io
chi?-, chiese ed il tono della sua voce era… gioioso.
Scossi il
capo e in un risolino dissi: -Il mostro di Loch Ness. Chi
sennò?-
La
serratura scattò e la porta si aprì. Il fiato mi
mancò. Era lì, i suoi occhi
verdazzurro, nascosti dalla semi oscurità, luminosi come
Sirio, che nel cielo
risplende come poche, la terra ne può ammirare la sua
luminosità, la sua
lucentezza, la sua bellezza. E, solo io,
in quel momento, potevo ammirare la bellezza del suo viso.
Dai
capelli cadevano gocce d’acqua, piccole perle trasparenti che
gli
sfioravano le labbra morbide durante la caduta. Il petto era
nudo,bagnato
dell’acqua della doccia. Un asciugamano color del prato, era
avvolto in vita.
Sul suo viso si era allargato un sorriso, eco dell’incessante
battito del mio
cuore, di ciò che esso cantava in quegli spazi
infinitesimali fra un battito e
l’altro.
-Se vuoi
puoi entrare. -, disse con voce calda e bassa. Scossi il capo, come
per risalire dal fitto mare di pensieri in cui mi ero immersa. Annuii
col capo
e lui si spostò per farmi entrare. Sentii il profumo di
shampoo invadermi i
polmoni e il cuore quasi fermarsi, quando si fece più vicino
per richiudere la
porta, senza spostare il suo sguardo dal mio. La stanza calò
nel buio,
illuminato dalla timida e pigra luce della luna che filtrava dalla
leggero
strato di nuvole che, nelle ultime due ore, si era addensato sulla
città.
I nostri
respiri erano l’unica cosa che si poteva udire, nel silenzio
notturno
di quella stanza. Il profumo di menta del suo respiro mi
colpì in pieno viso
quando, poggiando una mano dietro la mia schiena mi attirò a
sé, facendo
combaciare i nostri corpi. Chinò il capo e con la punta del
naso mi sfiorò la
mandibola.
Chiusi
gli occhi.
-E’
possibile che abbia bisogno di te come ho bisogno
dell’aria?-, mormorò
sulla mia pelle.
Tum. Forte e chiaro lo
sentii quel
rumore, il mio cuore che nel mio petto emetteva un battito tanto forte
da
sembrare un’esplosione. Mi sorpresi di non vedere un buco
squarciarmi il centro
del petto.
-Si. -,
soffiai, tremante. Lui allontanò il viso dal mio collo, dopo
averlo
baciato con delicatezza ed incatenò il mio sguardo al suo.
Sfiorai
con la punta della dita la sua guancia e sorrisi, -Sei come
l’aria. Tu
sei aria. -, sussurrai.
Poi le
sue labbra furono sulle mie, con violenza, con passione, con amore.
Sentii la
schiena scontrarsi con il morbido materasso… e le mie labbra
presero
fuoco.
-A che ora devi incontrare il tuo agente?-, chiesi voltandomi sul
fianco,
coprendomi sino alle spalle con il lenzuolo bianco.
-Alle nove. -, disse.
-Io per quell’ora dovrei essere da Cath. -, aggiunsi mentre
si voltava sul
fianco anche lui, ed il suo viso fu di fronte al mio. Il lenzuolo gli
scopriva
l’addome, illuminato dalla luce del giorno.
Luce del giorno.
-Che ora è?-, chiesi corrugando appena la fronte. Lui fece
spallucce e si voltò
per afferrare il cellulare che aveva lasciato sul comodino.
Col dito, piano, seguii il contorno del suo fianco. Robert sorrise.
Qualcosa
però, cambiò all’istante.
Dilatò gli occhi e si irrigidì, come se
improvvisamente si fosse assiderato. Scattai istintivamente a sedere.
-Cosa succede?-, chiesi in un suono strozzato. Lui si voltò
sconvolto.
-Sono le otto e mezza. –, mormorò. Sgranai gli
occhi e per un istante infinito
rimanemmo a guardarci negli occhi. Poi, contemporaneamente, scattammo
in piedi,
facendo volare il lenzuolo bianco.
-Merda!- , ringhiò lui dirigendosi verso il bagno.
-Sono finita!-, urlai, isterica, -Devo scappare a cambiarmi. E devo
farmi una
doccia. -, dissi passandomi la mani fra i capelli, tenendole poi ferme
sulla
nuca e guardando disperata il letto sfatto. Dietro di me, oltre la
soglia del
bagno, che aveva la porta aperta, sentii l’acqua infrangersi
contro il fondo e
qualcuno sbuffare. Robert mi afferrò per un braccio
costringendomi a voltarmi e
trascinandomi nella doccia.
-Quanto sei scema. -, disse entrando anche lui.
-Ahi, Rob!-, dissi saltellando sul piede, poiché, mentre
venivo trascinata nel
box della doccia avevo sbattuto un piede in una sua scarpa.
–Ma cosa… ?-,
chiesi confusa mentre afferrava il bagno schiuma.
-Non riuscirai ma a farti una doccia a casa e non so nemmeno se
riuscirai a
cambiarti. Posso darti una maglia, se vuoi. -, disse passandomi il
sapone. Lo
guardai e lui sbuffò, -Dato i recenti avvenimenti non credo
ti imbarazzi una
doccia… con me. E, dato che il tempo a disposizione
è pochissimo, muoviti!-,
disse spingendomi sotto il getto d’acqua calda, che mi
colpì in pieno viso.
-Okay, okay!-, dissi, -Non possono vederci uscire insieme. -
-Lo so. Diamine, che casino. Uscirò cinque minuti dopo di
te. -, disse uscendo
e afferrando un paio di accappatoi.
-No, uscirò io dopo di te. Tu hai più urgenza di
me. -, disse togliendomi lo
shampoo dai capelli.
-Ma, Kris… -
-Non discutere. -, dissi uscendo dal box. Robert mi lasciò
un accappatoio.
-Okay. -, disse dirigendomi verso l’armadio.
-Questa è una delle più piccole. -, disse
porgendomi una maglia blu,
semplice, -E queste
anche. -, fissai la
biancheria che mi porse, avvampando di rossore. Per un attimo lo
fissai, mentre
si vestiva, afferrando vestiti dall’armadio e facendo
scivolare l’accappatoio
sulla moquette.
-Cosa c’è?-, chiese quando si accorse del mio
sguardo posato su di lui.
-Ci sono ragazze che venderebbero l’anima al diavolo. -
-Per cosa?-
-Per vedere ciò che vedo io. Per accarezzare il tuo viso e
baciare le tue
labbra. -, mormorai in un sorriso.
Lui increspò la labbra e con la maglietta in mano, ancora a
torso nudo, si
avvicinò a me, accarezzando una mia ciocca di capelli, -E ci
sono ragazzi che
venderebbero l’anima al diavolo per fare questo. -, disse
baciandomi con
dolcezza, -Decisamente. -
Ricambiai il bacio. Poi, le sue labbra di allontanarono dalle mie.
-Il phon è in bagno. -
Corsi in bagno, mentre mi infilavo la maglietta, che mi stava
decisamente
grande. Mi asciugai appena i capelli, per poi legarli in una coda
scomposta.
Guardai la mia immagine riflessa nello specchio. La maglia era
decisamente
troppo lunga. Presi un lembo e ci feci un nodo, appena sopra la cintura
dei
jeans.
-Fatto. -, disse dirigendomi verso il letto e infilandomi le scarpe
poggiate ai
suoi piedi. Robert se le stava allacciando.
Infilateci le felpe uscimmo, quasi correndo. Chiamammo
l’ascensore ed
attendemmo nel corridoio.
Il suoi occhi illuminati dal sole erano ancor più chiari,
tanto da essere di
vivido azzurro. Magnetici, incantati. Mi fissavano, come se mi vedesse
per la
prima volta alla luce chiara del giorno.
Sorrisi, e lui sorrise. Poi, premendo il palmo della mano sulla sua
guancia, mi
avvicinai a lui, baciandolo, facendo correre l’altra mano fra
i capelli.
-Potrebbero vederci. -, mormorò sulla mie labbra,
sfiorandole.
-Il corridoio è vuoto. -
-Giusto. -. Mi baciò a fior di labbra, poi si
allontanò e le porte
dell’ascensore si aprirono.
Mi alzai il cappuccio della felpa e mi infilai un paio di occhiali da
sole che
gli aveva rubato dal comodino prima di uscire dalla camera. Lui si
infilò
berretto e occhiali, esattamente come me.
-Ci sentiamo dopo. -, mormorò.
Annuii col capo, -Ti amo. -
-Alto fino alla luna e grande quanto il
mare. -, sussurrò sfiorandomi il viso con i
polpastrelli.
Poi l’osservai allontanarsi… con quella sua
stramba e affascinante camminata.
Robert
Pattinson e Kristen Stewart erano sul letto,
come la mattina precedente.
Si guardavano negli occhi e non servivano parole, poiché i
loro sguardi ne
contenevano mille, milioni, e solo loro potevano comprendere
l’amore di cui i
loro cuori erano ricolmi.
Robert le sfiorò il viso e lei chiuse gli occhi. Tutto era
perfetto. C’era
vita, c’era luce, c’era
gioia e
felicità.
Gli baciò il palmo della mano, prima di ritornare a
guardarlo negli occhi e
ripetere ancora quanto lei fosse fortunata.
Lui sorrise e la baciò ancora, pieno d’amore e
venerazione per lei.
Poi qualcuno bussò alla porta ed entrambi corrugarono la
fronte.
Robert si infilò una maglietta ed il pantalone di una tuta,
mentre Kristen
fuggì in bagno.
Il ragazzo non sapeva chi poteva essere. Perplesso si
avvicinò alla porta e
l’aprì.
Cath, la regista. Sul suo viso vi era un’espressione
indecifrabile, che Robert
non aveva mai visto su quel volto.
Lei entrò, senza dire nulla e vide il letto sfatto, la felpa
di Kristen sulla poltrona.
-Esci dal bagno. -, disse con voce ferma e dura. Robert
spalancò gli occhi,
mentre Kristen oltre la porta si irrigidì e sentì
il freddo invaderle il corpo.
Si avvolse in un asciugamano e rossa in volto uscì.
Robert notò che Cath, nella mano destra stringe una rivista
arrotolata.
Entrambi la fronteggiano e non sepevano cosa dire, colti nel sacco.
Le loro menti erano scollegate dal resto del loro corpo e non
riuscivano a
pensare a nulla.
Cosa
succederà adesso? Vuolvae bene ad
entrambi e da un lato entrambi erano sicuri che dopo
una sgridata lei non gli avrebbe obbligati a rompere. Sarebbe stata
dalla loro
parte, gli avrebbe incoraggiati. Non
poteva. Non ne aveva il diritto. Eppure una parte di loro, era pervasa
dal terrore.
Paura che si concretizzò diventando papabile.
Cath alza una mano, rivelando la copertina della rivista.
Robert Pattinson e Kristen Stewart vedono il loro mondo sgretolarsi in
mille
pezzi.
*
Nessi93: ciao! *_* Ooooh, le
tue recensioni sono sempre così…
così… *_* Grazie, davvero! Eheheh, le
tue l’avresti mai detto? Nel capitolo successivo una delle
tue ipotesi si
rivelerà esatta, e anche tanto… ovvio
che sono statigli alieni! >.< Le
tue recensioni mi fanno sempre tanto sorridere, oltre a farmi
sciogliere come
neve al sole. Spero di non averti delusa… anche se,
conoscendoti un po’… bhe,
penso che la prima parte ti è stata… mooooolto
simpatica. A presto bella, =*
Mimi18: ciao! Sono contenta ti sia
piaciuto il capitolo, davvero! La telefono è stata un
po’ difficile nell’ultima
parte, anche perché non finiva così. Ed
è stato meglio XD E sono contentissima di sapere
che ti piaccia…
il loro amore. Insomma, mi è piuttosto difficile (non
sempre, lo ammetto),
rendere tutto ciò senza risultare banale. Certe cose
arrivano spontanee altre
mi tolgono parecchio tempo. Grazie mille per la recensione, davvero,
grazie. A
presto!
doddola93: tesoro mio adorato! *_*
Ovvio che l’ho dedicata a te, figurati se poi no potevo
inserire Peter Pan!
Sono contenta ti piaccia, Dà, sul serio. Il tuo parere conta
troppo, sul serio.
Un fiore
delicato…
lo pensi davvero?
Certe cose dette da te… bhe, sono d’effetto!
Insomma sai bene cosa penso,
cocciuta. Spero di non averti delusa con questo capitolo. Grazie
tesoro, grazie
davvero. Ti voglio bene <3
ale03: ciao! Bhe, diciamo che
qualcosa è cambiato e credo si sia un po’ capito.
Sono contenta ti sia piaciuto
il capitolo precedente, davvero! *_*
Spero anche questo capitolo sia stato di tuo gradimento. Grazie per la
recensione, cara. Davvero. A presto!
Xx_scrittrice_xX: ciao, Ely! Credo
che Jackson sarà l’ultimo dei tuoi problemi, ora
XD Sono contenta ti sia
piaciuta la telefonata e ciò che lega i due personaggi.
Ormai sai che ci tengo
a sapere cosa ne pensi! Eeeeeeeh, il muro di nome Patty… mi
piace! Sei un
tesoro *_* A presto cara <3 Grazie di
cuore.
A l y s s a: mia Patt! “é
bello vedere
come Kristen abbia costantemente bisogno della presenza del suo Rob,
anche solo
visivamente, ma lo deve vedere. Deve sapere che lui
c'è.” , l’ho
detto io che sei un qualcosa di eccezionale. Mi
smascheri sempre! XD Spero il mistero un po’ si sia
risolto… anche se già lo
sapevi! Sono contenta ti piaccia, grande piccola Patt! Grazie davvero
per
tutto! <3
A voi, con immenso affetto,
Panda.
|
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Capitolo 21 *** Capitolo 20 ***
CAPITOLO 20
It's
amazing
how you can speak right to my heart
without saying a word, you can light up the dark
try as I may, I could never explain
what I hear when you don't say a thing.
The smile on your face lets me know hat you need me
there's a truth in your eyes saying you'll never leave me
the touch of your hand says
you'll catch me whenever I fall,
you say it best when you say…nothing at all.(*)
Ronan Keating, When you say nothing
at all.
Era
come se un groppo macigno mi schiacciasse il
petto. Premeva lì, all’altezza del cuore,
distruggendomi anche i polmoni.
Faceva male, ne avvertivo il dolore. L’aria, che a fatica
respiravo, bruciava
come fosse acido cloridrico. Mi perforava i polmoni e mi dava alla
testa.
In pochi attimi avevo visto il mio mondo crollare, sciogliersi come
neve al
sole, frantumarsi come fosse un vaso di creta. Sentivo le gambe molli e
mi
tremavano la ginocchia. Il pavimento sembrava avesse ceduto sotto i
miei piedi,
ed un grosso buco nero, mi risucchiava dall’interno. Non
esisteva più nulla,
solo quel mucchio di carta… quella
pagina.
“Robert Pattinson e Kristen
Stewart…
amanti!”, era scritto a carattere cubitali. Parole
che non facevano altro
che vorticarmi nella testa, in modo confuso, crudeli e violente.
Robert Pattinson e Kristen Stewart…
amanti! Parole scritte in rosso sopra un’immagine
che conoscevo fin troppo
bene. Quella era io. In quello stesso albergo. C’eravamo noi,
dietro la grande
vetrata del corridoio. La mia mano fra i suoi capelli, le sue labbra
fuse alle
mie, il mio corpo stretto al suo.
Sentii l’aria mancarmi.
Nessuno avrebbe dovuto sapere.
Erano nostri attimi.
Istintivamente mi aggrappai afferrai il suo braccio, come per
sorreggermi,
mentre lui con l’altra mano afferrava piano la rivista.
-Adesso mi direte che non è come sembra? Che è
una casualità che le vostre
labbra sia siano incontrate? Che è pura
casualità… tutto questo?-, disse
allargando le braccia, indicando il mio corpo, avvolto
dall’asciugamano, e lui.
-Non è una casualità. -, rispose Robert con voce
dura, glaciale, una voce che
non gli apparteneva.
Mi avvicinai a lui per guardare quella copertina.
Quel momento che per me era magico, dolce, unico, era stato macchiato
dall’infamità. Appariva come qualcosa
di… terribile. Qualcosa da disprezzare.
-Pagina sette. -, disse Cath con voce dura.
Le dita si Robert velocemente presero a sfogliare le pagine. Non mi
curai della
nostra regista. I miei occhi vedevano solo quelle dita sfiorare la
carta e poi
soffermarsi a pagina sette.
E le vidi, le immagini. Sembrava che fossero passati anni da quella
sera di due
giorni primi, in cui, incappucciata, entrai nell’albergo.
Erano come
fotogrammi, in sequenza. Davo le spalle all’obbiettivo e con
la mani nelle
tasche mi dirigevo verso l’entrata. Una foto ritraeva il mio
viso, chiaro,
limpido, quando mi voltai per controllare che fossi sola.
Che stupida.
E poi ancora immagini di me che mi avvicinavo a lui, dietro
la vetrata, che
gli sfioravo il fiso, lui che sorrideva sulle mie labbra. Lui che solo
usciva
dall’albergo. Io che sola uscivo cinque minuti
dopo… io che non alloggiavo in
quell’albergo.
Mi passai una mano fra capelli, per poi porta merli dietro un orecchio.
-I dirigenti vogliono vedervi. Oggi pomeriggio alla tre. -, disse Cath,
fissandoci in volto. Poi silenziosa si girò, dirigendosi
verso la porta.
-Cosa succederà adesso?-, chiese Robert con voce incerta.
Cath, che stava per chiudersi la porta alle spalle, si
bloccò, senza voltarsi.
Sospirò, -Non lo so, Rob. -. Poi la porta fu chiusa.
Per interminabili attimi fissai ancora le pagine con sguardo vacuo.
Tramai di freddo. Fu come se tutto fosse diventato freddo.
L’aria pungeva sulla
pelle nuda delle mie spalle.
-Kris… -, lo sentii mormorare, prima che le sue mani
cercassero il mio viso,
carezzandolo con dolcezza, ingabbiandolo in una dolce presa.
Alzai lo sguardo ed incontrai il suo, angosciato. Una pugnalata al
petto. Quel
suo sguardo ebbe la violenza di un uragano, mi scosse riportandomi alla
realtà.
-Stai bene?-, chiese, e negli occhi vi era preoccupazione,
frustrazione,
dispiacere.
No, lui non doveva soffrire. Non doveva soffrire a causa mia. Doveva
essere
felice, lui doveva sorridere.
Sorrisi appena, -Non essere triste. -, dissi, ma il tono era poco
convincente.
-Cosa?-, chiese confuso.
-Non essere triste. Non voglio che tu stia così. -
Aprì la bocca per replicare, ma la richiuse subito per poi
scuotere il capo,
-Stai delirando. -, disse sedendosi sul letto.
-Come posso sorridere io, se non sorridi tu?-, chiese alzando lo
sguardo sul
mio volto.
Sospirai e mi sedetti accanto a lui, accarezzandogli la nuca, -So che
non posso
sorridere se non sorridi tu. -
Sorrise e chinò appena lo sguardo. Premetti il palmo della
mia mano sulla sua
guancia, -Ehi… -
-Mi dispiace. -, disse con voce bassa e roca.
-Ti dispiace?-, chiesi confusa.
-Se fossi stato più attento forse… -
Sgranai gli occhi, sconcertata e poi scattai in piedi, -Cosa?-, chiesi,
e la
mia voce risultò un suono acuto e strozzato, -E’
colpa mia, e lo sai bene! Sono
io, io che sono venuta qui, io che ti ho baciato davanti alla
vetrata!-,
esclamai cominciando a camminare per la stanza, -E’ colpa
mia. Mia che sono
venuta qui. Non dovevo, lo sapevo. E’ colpa mia se sei in
questo casino, colpa
mia se ci hanno visti. Colpa mia se ora tu… tu…
soffri. -, dissi con isteria
nella voce. La voce mi tremava.
-Ti ha dato di volta il cervello?-, urlò, -Dico…
sei impazzita? Avrei dovuto
essere io a stare attento, a difenderti… Io…
Kris, cavolo! La sorpresa ti ha
dato alla testa? -, disse scattando in piedi.
Lo guardai, e sentii lacrime la rabbia e frustrazione pungermi gli
occhi,
mentre un magone bruciava la gola. Il suo petto, che si muoveva
velocemente,
piano rallentò e dilatò gli occhi. Con una
falcata si avvicinò a me, prendendomi
ancora il viso fra le mani.
-Kris, Kris, Kris… perdonami, ti prego, perdonami. Non
volevo… -, mormorò
poggiando la fronte sulla mia.
-No perdonami tu… -
-Okay, ora smettiamola. -, disse mentre chiudevo gli occhi. Una sua
mano mi
accarezzò il braccio, poi mi attirò a se,
stringendomi in un abbraccio.
Affondai il fiso nel suo petto mentre le sue mani mi accarezzavano la
schiena.
All’istante mi sentii stanca, come se non dormissi da ore,
giorni.
-Ho tanto sonno. -, dissi con voce incrinata. Sentii le sue labbra
baciarmi la
testa, poi la terra mi mancò sotto i piedi e mi ritrovai,
cullata, fra le sua
braccia. Mi posò sul letto morbido, coprendomi con il
lenzuolo. Poi, si
allontanò.
-Dove vai?-, chiesi allarmata.
-Da nessuna parte. -, rispose sorridendo flebilmente. Si
infilò sotto le
coperte ed io mi accoccolai suo petto,
cullata dal suo respiro regolare. Mi strinse, circondandomi con le
braccia,
carezzandomi con dolcezza i capelli.
-Tutto si risolverà, vedrai. Ho te, nulla può
andare storto. -, sussurrò.
Annuii impercettibilmente col capo. Eppure non riuscii a fermare quelle
lacrime
di paura e rabbia.
Mi vestii svogliatamente, con gesti lenti e quasi meccanici. Mi passai
la
spazzola fra i lunghi capelli. Mi bagnai il viso con acqua fredda. E
l’angoscia
era sempre lì, crudele mi attanagliava l’animo,
trascinandomi in quella giostra
di emozioni, dandomi la nausea. Rabbia, dolore, timore, malinconia,
rassegnazione… amore.
Guardai il suo riflesso nello specchio, la sua immagine nitida e
chiara, dietro
di me. La sua espressione indecifrabile, mi rese ancor più
inquieta.
Non notai, dietro di me, la sua mano posarsi sul mio fianco e sobbalzai
quando
mi toccò.
-Scusa. -, mormorò con voce roca.
Scossi il capo, chiudendo un attimo gli occhi, -Sono solo un fascio di
nervi.
-, abbozzai un sorriso.
Lui sospirò e, circondandomi l’addome con le
braccia, mi strinse a se, fino a
che la mia schiena non aderì totalmente al suo corpo.
Affondò il viso nei miei
capelli e fece un respiro profondo.
-Sai del mio shampoo. -, e la sua voce era una dolce carezza.
Sfiorai le sua mani incrociate sul mio ventre e subito lui intreccio le
sua
dita alle mie.
Sorrisi, -Mi piace. -, dissi chiudendo un attimo gli occhi, per poi
riaprirli
ed incontrare le fiamme azzurre dei suoi occhi, riflesse nello
specchio. La sua
presa strinse ancor di più, attorno al mio addome.
-Ricordi cosa ti dissi in quel parcheggio?-, chiesi voltandomi,
puntando il mio
sguardo nel suo.
-Si. -, mormorò. La sua voce era bassa, appena udibile. Quel
tono di voce mi
gettò nello sconforto, come se il mio cervello ed il mio
cuore avessero letto
nella sua mente la temibile risposta. Cercai di allontanarmi da lui,
mentre un
brivido mi percosse crudele la schiena, ma lui mi tenne stretta a
sé, senza
darmi possibilità di distanziare i nostri corpi,
l’uno aderito all’altro.
-Ho bisogno di sapere, Rob. -, soffiai con voce rotta. I suoi occhi si
accesero
di una luce che non riuscii a capire da cose fosse dettata. Le sue
sopracciglia
si unirono e una ruga d’apprensione gli solcò il
viso.
-Ti amo, Kris. E ti amerò qualsiasi cosa accada. Io ci
sarò, ci sarò sempre…
Kris. -. Gli occhi sono lo specchio dell’anima, dicono. Delle
volte, è vero. Da
essi traspaiono cose che le parole non riescono a comunicare, essi
dicono
sempre la verità per coloro che sanno leggerli. E lui, era
sincero.
Sfiorai il suo viso con la mano a, alzandomi in punta di piedi, posai
la mia
fronte sulla sua.
Sospirai, piano, -Fino alla fine di ogni cosa. -
Poi mi baciò le labbra, con una delicatezza che non credevo
possibile
esistesse.
Lui era lì, ancora una volta. Lì per me. Come
quella sera in quella roulotte,
quando il suo abbraccio fu l’unico a riscaldare il mio cuore
infreddolito, come
quella sera al mare, come quel giorno nel parcheggio.
Per quanto mi sforzassi di credere che quella fosse la
realtà, non ci riuscii.
Un dolce sogno, in un amaro incubo.
Mi infilai gli occhiali da sole, sollevandomi il cappuccio sulla testa.
Sospirai e Robert si voltò verso di me, sorridendo.
-Sta tranquilla. Al massimo il tuo viso finisce su una rivista. -
-Oh, ora si che mi sei d’aiuto. -, risposi sarcastica mentre
ci dirigevamo vero
l’uscita.
-Bhe, sarà accanto alla mia. -, ammiccò.
Scossi il capo, -Scemo. -, risposi.
-Visto? Ti ho fatta ridere. -, aggiunse tirandomi una leggera gomitata.
Gli rivolsi un sorriso e con le dita gli sfiorai la mano. Lui fece lo
stesso.
Uscimmo dall’hotel, l’uno accanto
all’altro.
-Kristen!-, gridavano fotografi da un lato.
-Robert!-, gridavano altri.
-Da quanto state insieme?-, chiedevano gridando. Ignorammo tutte quelle
voci, i
flash, e, a sguardo chino, entrammo nella grande e lunga auto nera, dai
vetri
oscurati.
-Visto?-, chiese voltandosi verso di me.
Corrugai la fronte, confusa.
-Siamo vivi. -, ed un sorriso sghembo comparve sul suo viso.
Feci un risolino, baciandogli l’angolo della bocca, per poi
avvicinarle al suo
orecchio e sussurrare ciò che il mio cuore gridava: -Grazie.
–
*
(*)E' spettacolare come
tu riesca
a parlare bene al mio cuore
senza dire una parola, tu puoi illuminare il buio
ci provi come me ma io non potrei mai spiegare
quel che sento quando non dici niente
il sorriso sul tuo viso mi fa capire che hai bisogno di me
c'è una sincerità nei tuoi occhi che dice che tu
non mi lascerai mai
il tocco della tua mano dice che tu mi alzerai in qualsiasi momento io
cadrò
tu dici le cose migliori.. quando non dici proprio niente.
Grazi
e alla mia dolce Xx_scrittrice_xX,
eh si tesoro, chi non vorrebbe un Patty “vestito”,
o meglio “svestito” così?
Grazie mille davvero, di cuore.
Grazie a Nessie93, che poverina mi
sopporta sempre. Tu ci prendi sempre… gli alieni sono sempre
la soluzione
migliore, eh? Sono contenta risultino quotidiani. Mi ci impegno molto
per
questo. <3
Grazie a x___koizumi. Per me la
quotidianità è davvero tanto importante,
soprattutto per questa storia. E si le
cose si complicano… ma sappi che non sono molto sadica XD
Grazie mille per la
recensione, sul serio.
Grazie a lei, la mia
dolce principessa Patt.
Che farei senza te, senza le tue meravigliosi recensioni? Leggere le
righe che
ti hanno “colpita” mi ha fatto davvero tanto
piacere, tesoro. Non sparò mai
ringraziarti abbastanza. <3
A
voi, con affetto,
Panda.
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Capitolo 22 *** Capitolo 21 ***
CAPITOLO 21
Amore
non è amore se muta quando scopre
un mutamento
o tende a svanire quando l’altro s’allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta
e non vacilla mai;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio;
se questo è errore e mi sarà provato,
io non ho mai
scritto,
e nessuno ha mai amato.
William Shakespeare, 1564-1616,
drammaturgo e poeta
inglese.
-Se
fra voi finisce male, salta tutto. -, la voce di Adam era dura come il
marmo.
-Non potrà mai finire male!-, esclamò Kristen,
sgranando gli occhi.
-Ah no, Kristen?-
-No!-, ringhiò.
-Anche tu ne sei così sicuro, Robert?-
-Si. -, sibilò il ragazzo.
-Non potete. -, disse Adam.
-Voi non sapete cosa c’è fra noi! Non potete
sapere cosa mi lega a lui. Non
potete… capire!-, urlò Kristen con volto rosso ed
indurito dalla rabbia.
-Kris, tranquilla. -, lui le sfiorò il dorso della mano, con
i polpastrelli.
-Non sto tranquilla, Rob! -, tremava per la rabbia e le mani le
prudevano,
desiderose di stringere il collo di Adam.
-Potrebbe non durare, nei prossimo quattro anni, ragazzi. -
-Non puoi saperlo. -, ringhiò Robert facendo un passo in
avanti.
Adam sospirò, -Risolvete questo casino. Fate ciò
che volete. Ma non rovinate
tutto. -
-Non capisci. -, disse con voce rotta la ragazza. Robert si
voltò e fu come se
un grosso macigno gli schiacciasse il petto.
-Andiamo, Kris. -, disse lui intrecciandole le dita alle sue.
-Non mi importa cosa decidete di fare. Rovinate la saga, ed io rovino
voi. –
Sentivo il peso dell’orribile conversazione sulle
spalle. Mi avevano
svuotata, gettata ancor di più nello sconforto.
Guardavo le macchine sfrecciare fuori dal finestrino dai vetri scuri.
Abbandonai la testa all’indietro e sospirai.
… ed io rovino voi.
Parole che non facevano altro che vorticarmi crudeli nella testa.
Perché quando si ha la felicità in mano si ha
sempre paura di perderla.
-Ehi. -, sentii la sua voce al mio orecchio. Una dolce e soave musica.
Non mi voltai. Continuai a fissare il paesaggio fuori dal finestrino,
rimuginando su quella conversazione.
-Kris… -, mormorò con una traccia di disperazione
nella voce calda, -Kris… -
Mi voltai per guardalo negli occhi e mi sforzai di sorridere. Le sue
dita
carezzarono la mia pelle, col dolcezza, come fossi la cosa
più preziosa al
mondo.
-Cosa c’è?-, chiese corrugando la fronte,
preoccupato.
-Cosa c’è, mi chiedi? Cavolo, Rob, non
c’è nulla che vada per il versi giusto.
-
-Non ti seguo. -, disse allontanandosi appena.
Chiusi, per attimi infiniti, gli occhi e sentii le lacrime crudeli
premere
sulle palpebre. Una di esse sfuggì al mio controllo. Mi
rigò paino una guancia.
Sentii le sue lacrime posarsi una sulla mia gota, asciugando quella
piccola
perla salata con un bacio.
-Non voglio perderti. -, sussurrai con voce rotta.
-Oh…Kris. -, le sue braccia mi strinsero a sé,
mentre affondavo il viso nel suo
petto e circondavo il suo addome con le mie braccia.
-Non mi perderai. Tutto ciò che ho sentito lì
dentro… per me non conta nulla,
non ha significato nulla. Conti tu, e nessun altro. Tu ed io. Nessun
altro. -,
mormorò al mio orecchio, carezzandomi piano con una mano i
capelli.
Tremai, cercando di fare un respiro profondo e guardai il suo viso. I
suoi
occhi erano sinceri.
Asciugò con i polpastrelli la mia guancia bagnata e mi
baciò al punta del naso,
-Credi davvero possano aver influito sul mio cuore? Batte per te, Kris.
Ricordatelo sempre. -
L’intensità dal suo sguardo mi colpii in pieno
petto, penetrò attraverso i miei
occhi, scuotendomi come solo lui sapeva fare.
-Ti amo, Rob. -, sussurrai. Nulla intorno a me contava, dimenticai dove
fossimo, perché fossimo lì. C’era lui e
c’ero io. Nessun altro.
-Ti amo, Kris. -, poi con estrema ed infinita dolcezza, che nemmeno
Shakespeare
avrebbe potuto descrivere al meglio, le sue labbra si mossero delicate
sulle
mie, in attimi infiniti e preziosa come pioggia di diamanti.
Le sue mani che ingabbiavano il mio viso, lo tenevano stretto a se,
come se se
il vento da un momento all’altro potesse portarmi via.
Quella conversazione non contava nulla. Finché saremmo stati
io e lui, il
nostro amore ed i nostri cuori palpitanti, nient’altro
contava.
Egoisticamente presi possesso di quella consapevolezza.
Del resto del mondo non mi importava, poiché al primo posto,
vi era lui e il
suo animo gentile.
…
my starlight…
*
E
figuratevi se piccolo riferimento ai Muse non poteva
esserci… è probabile che
nei miei prossimi aggiornamenti troverete altri riferimenti (ved. my
star light
)
Allora, capitolo piuttosto corto, a differenza del prossimo che invece
è molto
più lungo. Non sono sadica, almeno non più
così tanto… i sorrisi tornano.
Comunque ci tengo a ringraziare i tre angeli che hanno recensito lo
scorso
capitolo, perciò:
Nessie93: ciao, Chiarì! A
dire il vero le immagini non sono farina del mio sacco XD Ehi, non
poteri mai
farli litigare, almeno non adesso. Non mi viene spontaneo, farei uno
sforzo
disumano. Sono felice che nel complesso il capitolo ti sia piaciuto,
davvero
cara. Ma si, cosa può essere successo di grave? Nulla,
davvero. Poi ti renderai
conto che non ci si deve preoccupare nei capitoli successivi. Credo che
tutte
saremmo state come gelatina davanti a Robert. Grazia di tutto, cara.
Davvero. A
presto!
Xx_scrittrice_xX: Ely, ciao! *_* Oh,
che gioia leggere le tue recensioni! Esatto! Hai colto molto! Non
è successo
nulla alla fine, credo. Cioè, si. E non sai quanto mi abbia
resa felice sapere
che ti sei immedesimata nei personaggi. E’ ciò che
tento di fare in ogni santo
capitolo e sapere che, almeno un po’, ci sono
riuscita… mi rende felicissima! E
grazie per la fantastica immagina, sei un tesoro, come sempre. Spero ti
sia
piaciuto questo capitolo. A presto!
doddola93: ciao, Dà.
Speravo in una
tua recensione, sai? Almeno ho la mezza certezza che sei intera. Spero
ti sia piaciuto
questo capitolo. Il tuo parere conta, per ovvi motivi che non
starò qui ad
elencare ancora una volta. Grazie. A presto. Mi manchi.
A
voi,
con immenso affetto,
Panda.
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Capitolo 23 *** Capitolo 22 ***
CAPITOLO 22
E’
stato Amore, che per primo ha guidato i miei pensieri,
M’ha
prestato il suo consiglio
ed
io gli ho prestato gli occhi.
Non
sono un buon pilota: e nondimeno,
se
tu fossi lontana da me quanto la riva abbandonata
cui
lavorano i marosi del più remoto fra gli oceani,
non
esiterei a mettermi in mare,
per
un carico così prezioso.
Romeo e Giulietta, atto II, scena II.
-In fondo
l’ho sempre saputo. -
Mi voltai
verso Nikki, sgranando gli occhi, -Scusa?-, chiesi, e la mia voce
risultò un suono acuto e strozzato.
-Si,
insomma… avevo notato un movimento strano. Lo aveva anche
notato Kellan,
ma Jackson mi ha chiesto di tacere che al momento giusto avresti
spiegato
tutto… insomma, sembrava serio. Non mi è sembrato
il caso di… chiedere. Ma ho
indagato e non ho ottenuto niente. Non volevo metterti nei casini. -,
disse
sorridendo dolcemente.
La
guardai, incredula, -Jackson ti ha chiesto di… aspettare?-,
chiesi commossa.
Annuì
piano con capo, -Mi sento dannatamente in colpa. -, si
lamentò chinando
lo sguardo.
-Perché?-,
chiesi confusa, sporgendomi dalla poltrona, per poterla vedere
meglio in viso, dato che era seduta sul divano. Sul divano di casa mia.
-Forse…
forse sono stata io a non voler vedere. Come se mi rifiutavo di
crederci. -
-Non ne
sei contenta. -, e la mia era una costatazione. Il suo tono rammaricato
fu una pugnalata in pieno stomaco.
-Oh, no,
no. Non fraintendermi. -, disse agitando le mani in aria, -Non
intendevo dire questo. Ecco, ho pensato che se ci fosse stato qualcosa tu me lo avresti
detto. -, ed
imbarazzata si guardò le mani, mentre tormentava un lembo
della sua gonna
appena sopra il ginocchio.
Sentii lo
stomaco stringersi in una morsa, fatta di crudeli e giusti sensi di
colpa. L’avevo tenuta all’oscuro di tutto. Le
volevo bene. Mi voleva bene. Le
avevo nascosta tutto.
-Nikki…
io… mi dispiace, -, soffiai, - non avrei dovuto. Non volevo
che si sapesse,
volevo andare con i piedi di piombo. Nemmeno Jackson avrebbe dovuto
saperlo, ma
mi ha costretta ad ammetterlo. -
Lei rise,
-Si, è piuttosto… insistente. -, poi
alzò il suo sguardo su di me e i
suoi occhi erano ricolmi di dolcezza, una dolcezza che mi sorprese.
Erano
tranquilli, sereni, felici.
-Sei
diversa, Kristen. -
Corrugai
la fronte e la guardai confusa.
Sorrise,
-Sei diversa. Hai gli occhi che brillano, nemmeno fossero stelle, le
guance sempre rosee, il sorriso sulle labbra. -
Un angolo
della mia bocca si sollevò verso l’altro, mentre
il ricordo del viso
di Robert si faceva più chiaro sulla retina del mio occhio e
abbassavo lo
sguardo.
-Appunto.
-, fece un risolino.
-Ti
piace. -
-Non
è una domanda. -
-Lo so. -
Sentii le
guance avvamparmi ancora di rossore e mi passai imbarazzata le mani
fra i capelli, tenendoli per pochi attimi dietro la testa,
-E’ qualcosa di più,
Nikki. -, sospirai.
-So anche
questo. -, sorrise, -Basta guardarti per capire che ne sei
innamorata. -
-Tutto
però sta degenerando… non so cosa fare. -, e mi
presi il viso fra le
mani, poggiando i gomiti sulle ginocchia.
Sospirò,
-Fai ciò che senti. Non curarti degli altri, Kris. Ci siete
tu e lui,
nessun altro al mondo. Non rinunciare a ciò che hai. Non
rinunciare alla tua
vita, alla vita. C’è
sempre una via
di mezzo, una soluzione ragionevole. Ma non rinunciare. -
-No,
certo che no!-, esclamai immaginando una vita, relativamente, lontana
di
Robert. Vederlo, ma… non poterlo sfiorare, non poter
carezzare la sua pelle
calda, sfiorare le sue labbra morbide con le mie, intrecciare le sua
dita alle
mie, ridere con lui di quei piccoli momenti di tutti i giorni, delle
sue
strambe facce, delle mie smorfie, delle suo prendermi in giro ed amarmi
allo
stesso tempo. Se avessi potuto dipingere il paesaggio dei miei
pensieri, avrei
dipinto un deserto.
-Sarà
pesante, lo sai. Non passate di certo inosservati. Ma la gente credo ci
si abituerà, presto. -
Sorrisi
flebilmente. Nikki si alzò dal divano e mi strinse a se, in
un
abbraccio.
-Grazie.
-, mormorai.
-Ti
voglio bene, Kris. Davvero. -
-Te ne
voglio anch’io. Davvero. -, ed entrambe ridemmo, prima che il
campanello
suonasse.
Sospirai,
-Chi è adesso?-, borbottai.
Nikki
rise, -Credo che nel frattempo esplorerò la tua cucina. -
Sorrisi e
mi diressi all’ingresso, con passo svelto. Suonarono ancora.
Sbuffai
ed aprii, spalancando la bocca per lamentarmi con chiunque avesse
disturbato la
mia quiete, ma da essa non vi uscii alcun suono. Il mio cuore perse un
battito.
I suoi
occhi limpidi e cristallini come l’oceano mi fissavano, colmi
di
felicità e dolcezza, fondendosi al verde dei miei per attimi
infiniti. Le sue
labbra si tesero in un sorriso.
-Ciao. -,
ridacchiò.
-Ciao. -,
risposi in un sussurro.
-Ti
bacerei sulla porta, ma credo sia più consono entrare. -,
sorrise.
Mi
spostai facendolo entrare. Con un calcio chiuse la porta mentre mi
prendeva
il viso fra le mani, posando poi le sue labbra sulle mie, con estrema
dolcezza.
Intrecciai le mani ai suoi capelli arrivati, facendole scorre sulla
nuca, poi
sul collo, fino a poggiarle sul suo petto. Staccò la sue
labbra dalla mie,
poggiando poi la fronte sulla mia, affannoso.
-Mi sei
mancata. -, mormorò.
-Anche se
non è nemmeno passato un giorno?-, chiesi carezzando
l’incavo del suo
collo con la punta della dita.
-Mi
manchi sempre, quando non ci sei. -, disse con l’ombra di un
sorriso.
-Credevo
di essere l’unica pazza. -, risposi in un risolino,
baciandolo a fior
di labbra.
-Mai. -,
e mi baciò ancora.
-Kris?-,
sentimmo chiamare dalla cucina.
Robert
scostò lo sguardo da me, fissando confuso il corridoio,
-Nikki?-, chiese
poi tornando a guardare me.
Annuii
energicamente col capo, -E’ venuta a trovarmi. -, dissi
allontanandomi
da lui, -Arrivo!-, gridai. Lo presi per mano e mi diressi in cucina.
-Oh, ciao
Rob!-, esclamò lei masticando un biscotto.
-Ciao,
Nikki. -, ridacchiò lui. Poi lo sguardo di lei si
soffermò sulle mie
dita intrecciate alle sue e mi sorrise. Spostati lo sguardo,
imbarazzata.
-Come
sono quei biscotti?-, chiese allontanandosi da me ed avvicinandosi a
Nikki. Le mie mani piansero il termine di quel casuale contatto.
-Cannella,
zenzero e glassa al cioccolato. -
-I tuoi
preferiti. -, disse Robert prendendo un biscotto, addentandolo e
guardandomi con un mezzo sorriso.
-Oh,
datene uno anche a me. Mi avete fatto venir fame. -, dissi prendendo il
porta biscotti e sedendomi sul tavolo, di fronte a loro due. Nikki mi
guardò
con espressione fra il divertito e la rassegnazione, gli occhi di
Robert
indugiarono nei miei, tranquilli, sereni, limpidi… e mi
sentii appagata, per
qualche strano motivo. L’ansia che avevo avvertito prima, era
del tutto
sparita.
-Allora,
io vado. -
Mi voltai
verso Nikki, mentre potevo avvertire lo sguardo di Robert sul mio
viso, -Di già?-
-Si, nel
tardo pomeriggio ho l’aereo. Si ma in Texas a trovare gli
zii. -,
roteò gli occhi, -E, ho promesso a Jackson che sarei passata
da lui. Mi è
sembrato piuttosto giù, e devo salutarlo. Tu ne sai
qualcosa?-, chiese mentre
ci dirigevamo in salotto, dove aveva lasciato la borsa.
-No. -,
balbettai, -Tu?-, chiesi poi voltandomi verso Robert. Scosse il capo,
corrugando la fronte.
Cos’aveva
Jackson che non andava? Non era un tipo espansivo, che esternava con
facilità ciò che aveva dentro. Non mi sorprese
che nessuno di noi sapesse.
Sospirai,
passandomi una mano fra i capelli e portandomi una ciocca dietro
l’orecchio.
-Tutto
okay?-, chiese Robert al mio orecchio.
Gli
sorrisi ed annuii.
Nikki
afferrò la sua borsa e di diresse verso la porta.
L’accompagnammo.
-Allora
ci si vede presto, ragazzi. -
-Certo
che si. -, dissi in un risolino.
-Potrebbe
non essere così, Nikki?-, chiese Robert sfiorandomi con la
mano la
schiena. Ebbi un fremito, sotto quel tocco casuale.
-Vi
voglio bene, ragazzi. -, disse avvicinandosi e gettandoci le braccia al
collo, stringendoci a lei.
-Anche
noi. -, mormorammo nella stemmo moment io e Robert. Ci scambiammo una
veloce occhiata.
Nikki
sciolse l’abbraccio, -Fatti sentire in questi giorni. -,
disse con voce
seria puntandomi l’indice contro.
-Promesso.
-, ridacchiai.
-Ehi,
Rob, trattamela bene. -
-Sempre.
-, rispose circondandomi i fianchi con un braccio ed attirandomi a se.
Nikki sorrise prima di chiudersi la porta alla spalle.
Con la
mano ancora poggiata sulla mia schiena mi fecce ruotare piano,
stringendomi a se, facendo coincidere perfettamente il suo addome col
mio.
-Sei
preoccupata, vero?-, chiese facendo scorrere le dita sulla mia fronte
contratta.
-Si. -
-Non
devi. -
-Neanche
tu. -, mormorai carezzando la sua fronte corrugata.
Fece un
mezzo sorriso, -Dimentica tutto. -, sussurrò piano al mio
orecchio. Il
suo respiro mi solleticò la pelle, -Dimentica chi siamo.
Solo tu ed io. Solo
Rob e Kris. Nessun’altro. -, poi mi baciò appena
sotto l’orecchio. Fui scossa
dai brividi.
Annuii,
-Solo tu ed io. -
Le sue
labbra presero a scorrere sul mio collo, lasciando una scia di lava
incandescente.
-Sólo tu corazón
caliente, y nada más. - ,
mormorò sulle mie labbra.
-Dalì e Garcia ti ha dato alla testa?-
-Forse. -, e le sue labbra catturarono le mie.
*
Ed
eccomi qui. Ancora?, vi chiederete
voi. Eh già, mi spiace.
Purtroppo questi tre giorni sono per me apparente vacanza, per via dei
compiti
e i pranzi in famiglia.
Vorrei ringraziare a modo gli angeli che anno recensito lo scorso
capitolo, ma
davvero, non ce la faccio.
Perciò un grazie speciale a Piccola
Ketty, Xx_scrittrice_xX, erika1975, Nessie93.
A
voi, Panda.
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Capitolo 24 *** Capitolo 23 ***
CAPITOLO 23
I want to
satisfy the undisclosed desires in your heart…
… you may be a sinner,
but your innocence is mine.
Please me,
show me how it’s done.
Truste me.
You are the one
Muse, Undisclosed
Desired.
Mi
sedetti sul tavolo della cucina, masticando l’ultimo pezzo di
biscotto allo
zenzero.
I miei occhi, volenti o nolenti, erano fusi nel verdazzurro dei suoi,
limpidi
come l’acqua caraibica. Mi scrutavano, mi fissavano, come
loro solito, cercando
di leggere nel libro della mia anima i miei più profondi
segreti, a volte con
enorme insuccesso.
La sua espressione era tranquilla, il suo viso rilassato, colorato
dall’ombra
di un sorriso. Aveva le braccia conserte, all’altezza del
petto, poggiato al piano
della cucina, i piedi incrociati.
«La smetti di fissarmi?» dissi in un risolino,
passandomi una mano fra i lunghi
capelli.
Sorrise, e scosse il capo soddisfatto. «Perché
rinunciare al mio passatempo
preferito?»
Sospirai e scossi il capo, chiudendo per pochi istanti gli occhi. Aprii
gli
occhi, di scatto, quando lo sentii muoversi verso di me, con il suono
caratteristico della sua stramba camminata. Alzai il capo ed incontrai
i suoi
occhi a poche spanne dai miei.
Il battito del mio cuore accelerò ed il respiro si fece
sempre più corto,
dandomi alla testa.
Com’era possibile che avesse questo effetto su di me?
La sua mano si infiltrò fra i miei capelli, accarezzandoli
con dolcezza, mentre
l’altra cercava la mia mano. Quando la trovò la
poggio sul suo petto e potei
sentire il suo cuore martellare contro il mio palmo, con violenza.
Inclinò il
capo di lato, avvicinando poi il suo viso al mio. Le sue labbra mi
sfiorarono
il mento, e presero a scorrere sulla pelle del mio collo, facendomi
rabbrividire
di piacere e felicità.
«Stavo pensando una cosa, signorina Stewart.»
mormorò sul mio collo, senza
staccare la labbra dalla mia pelle.
«Cosa?» soffia carezzandoli i morbidi capelli
ribelli.
«Che sia arrivato il momento di partire.», e
posò un bacio sulla mia guancia.
«Per dove?» chiesi corrugando la fronte, facendo
scorrere le mani lungo la sua
schiena.
«Per un posto fatato, un posto in cui il verde si fonde con i
tuoi occhi, in
cui puoi sentirti per una volta un bimbo sperduto, o lo stesso Peter
Pan. Un
posto in cui puoi essere te stessa, sempre.»
mormorò. Fu lì, che capii. Capii
che avrebbe mantenuto la promessa, che avrei visto quello che era il
suo mondo.
Sorrisi, elettrizzata, e mi strinsi a lui, facendo combaciare il suo
petto col
mio, incrociando le gra,be ai suoi fianchi, tanto che sentii
l’aria mancarmi
appena.
«Ehi… » disse in un risolino,
carezzandomi i capelli con una mano, affondando
il viso in essi.
«Io sono me stessa ovunque… basta che ci sia
tu.» mormorai, poggiando la fronte
nell’incavo del suo collo, per poi baciarlo.
«Credevo volessi andarci.»
«Non mi sto rimangiando nulla.» dissi
allontanandomi per guardarlo negli occhi.
Erano limpidi, cristallini, mi persi in essi per attimi infiniti.
Ingabbiai il
suo viso fra le mie mani, e lui mi baciò a fior di labbra.
«Non potrei mai.» sussurrai. «Prima che
l’inverno faccia il suo corso.» annui
posando le mie labbra sulla sue, plasmandole su esse.
«Dopodomani.» mormorò a pochi millimetri
di distanza.
Ed ancora lo sentii, il mio cuore, battere violentemente, senza poterlo
essere
controllare.
Ogni tassello nel mondo, ogni cosa, fu come se fosse collocata nel suo
posto
originario,come la realtà si avvicinasse piano alla
perfezione, mentre le mie
labbra si muovevano piano sulle sue.
Non c’era preoccupazione, non c’era paura, non
c’era malinconia, solo felicità,
gioia, allegria… ed amore.
Amore che mi legava a lui incondizionatamente.
Cingendomi per i fianchi mi sollevò dal tavolo,
aggrappandomi ancora a lui con le
gambe, tenendoli sempre il fiso fra le mani.
«Fidati di me, tu sei
l’unica.»
«Voglio soddisfare i segreti
irrivelati
del cuore.»
Poi i suoi occhi incontrarono i miei, ancora. «Oh, amore mio,
già lo fai.»
«Credo
andrò a trovare Jackson.» dissi alzandomi dalla
poltrona della sua camera
d’albergo e afferrando la mia borsa.
«Ora?» chiese uscendo dal bagno con ancora i
capelli bagnati. Quella vista mi
mozzò il fiato e fece aumentare il battito del mio cuore. Il
suo corpo nudo era
solo avvolto in vita da un asciugamano. Mi sorprese indugiare con lo
sguardo
sul suo corpo.
Sorrise. «Hai finito?» chiese divertito.
Alzai lo sguardo di scatto, sul suo viso, avvampando appena di rossore.
Mi
passai, imbarazzata, le mani fra i capelli, fermandomi dietro la testa.
«Scusa.» dissi dondolando sui piedi. Si poggio allo
stipite della porta e sorrise.
«Dovrò attendere molto?» chiese
incrociando le braccia al petto.
Arricciai le labbra e feci spallucce. «Non so. Voglio
parlargli.» risposi
avvicinandomi a lui e guardandolo ancora negli occhi, quegli occhi che
amavo
tanto, che contenevano segreti e desideri svelati.
Annui col capo e premendo il palmo della mano sulla mia guancia,
avvicino il
suo viso al mio, baciandomi con delicatezza le labbra.
Con i polpastrelli gli carezzai la guance, prima di allontanarmi.
«Ti amo, Stewart.»
«Ti amo, Pattinson. Sempre.»
Mi allontanai da lui. Negli occhi, infinta dolcezza.
Presi
il
cellulare in mano e presi a scorrere la rubrica velocemente, fino a
trovare il
numero che desideravo.
Portai il telefono all’orecchio, mentre squillava.
«Kris?», la voce di Jackson rispose al terzo quinto
squillo.
«E chi vuoi che sia?» chiesi corrugando la fronte,
mentre entravo in auto.
«Giusto.» disse in un risolino.
«Sei a casa?» chiesi.
«Ehm… veramente sto uscendo. Porto un
po’ fuori il cane.»
«E’ un disturbo se ti raggiungo?» chiesi
accendendo il quadro dell’auto.
«No, non direi. Sto andando in spiaggia.»
«Solito posto?» chiesi partendo.
«Si.»
«Arrivo. », ed attaccai senza aspettare risposta.
*
Ringraziamenti.
Nessie93:
ciao, Chià! Scusa per l’enorme ritardo, ma non
sono riuscita a postare prima. Tu sei sempre troppo buona con me! Mi
piacciono
le ipotesi che hai fatto su Jackson… sono interessanti, e ci
hai preso più o
meno. Scoprirai però nel prossimo capitolo. Grazie, cara.
<3
Xx_scrittrice_xX: Ely! Che farei
senza
di te? Sono contenta lo scorso capitolo ti abbia comunicato
serenità e
tranquillità… era quello il mio intento! E spero
che questo capitolo ti sia
piaciuto. Il tuo parere conta. Il
momento di Jackson è arrivato… attendi solo un
altro capitolo! XD Grazie di
cuore. Mi sei mancata.
GiuliaCullen: ciao! *_* Sono contenta ti piaccia
la mia fiction!
Grazie! Grazie mille, davvero! Riguardo la mio modo di
scrivere… beh, al riguardo
non mi esprimo… stendiamo un velo pietoso XD Spero questo
capitolo ti sia
piaciuto come i precedenti. A presto… e grazie ancora!
Hirricane881: ciao! *_* la tua recensione mi ha
lasciata davvero
senza parole. Sono contenta ti piaccia la mia fiction… ci
tengo davvero tanto a
ciò che scrivo. Ci metto sempre tutta me stessa, anche se
poi non sono il
massimo. Anche a me la luce del pc mi fa bruciare gli occhi!
Specialmente
quando rimango a scrivere fino a tardi. Grazie, grazie davvero di
cuore. A
presto!
A
voi, con immensissimissimo
affetto,
Panda.
|
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Capitolo 25 *** Capitolo 24 ***
CAPITOLO 24
Sei tu la parte
migliore di me stesso,
il limpido
specchio dei miei occhi,
il profondo del
cuore,
il nutrimento,
la fortuna,
l’oggetto
di ogni mia speranza,
il solo cielo
della mia terra,
il paradiso cui
aspiro.
William
Shakespeare, poeta e drammaturgo
inglese, 1564-1616.
Il sole
giocava sulle increspature dell’acqua, e sembrava essere
passato un secolo
dall’ultima volta che i miei occhi avevano visto quella
spiaggia. Sorrisi,
scuotendo appena il capo.
Che cosa
ridicola,
pensai. E’ strano
come la vita possa cambiare in pochi giorni, come tutto ciò
che hai, tutto ciò
che difendi in pochi attimi sia sbaragliato ai quattro venti, senza
reali
perché, solo per curiosità, solo per lavoro.
Ma esiste
sempre una soluzione, un motivo per cui valga la pena stringere i denti
e continuare ad andare avanti, anche se i tuoi più intimi
segreti… beh, non
sono più intimi come una volta. Ed io avevo la mia ragione
per infischiarmene
del resto del mondo, la mia ragione per crearmi un piccolo angolo di
paradiso
illuminato perennemente dal sole. Era lui, il mio posto, il luogo in
cui ero
semplicemente me stessa, solo Kristen Stewart. E valeva la pena,
lottare e
tenere duro, perché la vita, regalo più grande
non poteva farmi.
Scesi
dall’aiuto, infilandomi gli occhiali da sole e scrutando la
spiaggia. E
lo vidi. Jackson lanciava un bastone, il cane glielo riportava. Sorrisi
e
correndo mi avvicinai a lui.
Jackson
era di spalle, quando Napoleone si bloccò guardandomi e
rizzando le
orecchie. Mi corse immediatamente incontro, e in pochi attimi me lo
ritrovai
addosso. Inevitabilmente, ridendo, caddi sulla sabbia, schiacciata
dall’enorme
peso del Golden Retriever.
«Si,
mi sei mancato anche tu.» dissi ridendo, cercando di
rialzarmi mentre il
cane scodinzola davanti a me. Alzai lo sguardo e vidi Jackson
avvicinarsi,
sorridendo con fare dolce. Un sorriso che mi era mancato, mancato da
morire.
«Ciao!»
esclamai avvicinandomi, sorridente.
«Ciao.»
rispose lui, una strana luce
negli occhi color del mare.
«Posso
abbracciarti?» chiesi in un risolino.
Lui
scosse il capo, ridacchiando, e afferrandomi per un braccio mi
attirò a sé,
stringendomi contro il suo petto.
«Mi
sei mancata, Kris.» mormorò e nella vice una nota
di tristezza.
Amichevolmente picchiettai con la mano sulla sua spalla, prima di
allontanarmi
e guardarlo in volto.
«Tutto
okay?» chiesi allarmata dal tono della sua voce,
«è… successo qualcosa?»
chiesi mentre una ruga d’apprensione mi solcava la fronte.
Lui
sorrise. «Nah, è tutto okay. Sono solo molto
stanco. Non ho dormito molto
negli ultimi giorni… ho fatto da balia a mia sorella che ha
preso la febbre.»
Sorrisi e
fermai i capelli, spostati dal vento, alzandomi gli occhiali sulla
fronte. Sbattei le palpebre non ancora abituata alla forte luce del
sole.
«Sicuro?»
chiesi corrugando la fronte.
Lui
sorrise, annuendo flebilmente col capo. «E’ tutto
okay. Dai, nanerottola,
ti offro un caffè.»
L’uno
a fianco dell’altro ci dirigemmo verso il bar più
vicino.
Nell’angolo
più appartato dello starbucks, Jackson beveva il suo
caffè,
fissando le sue mani che circondavano il bicchiere di cartone. Il suo
sguardo
era indecifrabile.
Con le
mani, poggiate sulle gambe, torturavo un lembo della mia maglia, in
attesa
che parlasse.
«Così,
parti?» chiese senza alzare lo sguardo, prima di bere un
sorso di liquido
nero.
«Si.»,
la mia voce era pari ad un sussurro perso nella tempesta.
«Quando?»
«Fra
un paio di giorni.»
Annui
piano col capo, prima di bere ancora un sorso di caffè.
Poi alzò gli occhi su di e
l’intensità del suo sguardo ebbe la potenza
di una slavina, scosse il mio animo, colpendomi al cuore. Qualcosa
nello
sguardo, mi costrinse a chinare il capo, quasi colpevole.
«Sono
felice per te, Kris.»
Alzai di
scatto lo sguardo e, lo vidi, sereno. Uno sguardo che mi aveva
rassicurato durante i giorni delle riprese, giorni in cui il mio cuore
era in
perenne tumulto, in cui il mio cuore cercava solo parole rassicuranti,
qualcuno
che mi dicesse che tutto si sarebbe sistemato, che tutto sarebbe andato
per il
meglio… ed in fondo, alla fine, era così.
«Meriti
tutta la felicità di questo mondo, nanerottola.»
mormorò sorridendo
dolcemente. «E Robert è davvero
fortunato.»
Aprii la
bocca per replicare, ma la voce mi morii in gola quando il mio
cellulare prese a squillare.
Sorrisi,
imbarazzata. «Scusami.»
Afferrai
il telefono dalla borsa. Robert.
«Ehi.»
dissi voltando appena il capo, guardando il pavimento accanto a me.
«Dove
sei?», nella sua voce una nota d’impazienza.
«Ehm…
sono con Jackson.»
«Ah.
Sul serio?»
«Si,
te l’ho anche detto, prima che andassi via. Soffri per caso
di perdita di
memoria a breve termine?» ridacchiai.
«Ah-ah,
divertente. Devo parlarti.» disse ancora con una traccia
d’impazienza
nella voce.
Sbattei
le palpebre e corrugai al fronte, confusa. «Mi sta
spaventando.» dissi
sentendo il mio corpo irrigidirsi.
«Tranquilla,
non è nulla di grave, ma ho urgenza di parlarti.»
si affrettò a
spiegare.
«Okay.
Arrivo.» risposi confusa.
«Ricorda
a Jackson che sei mia.»
Feci un
risolino. «A dopo, idiota.» e riappesi.
«Robert?»
chiese Jackson con l’ombra di un sorriso sul volto.
Annuii,
imbarazzata, col capo.
«E
devi andare.» continuò sempre fissandomi in volto.
Annuii
ancora col capo.
Sospirò.
«Allora ci vediamo, Kris.»
«Mi
mancherai, Mr Hyde.» dissi sorridendo, con cuore ricolmo di
nostalgia per
pomeriggi passati nella mia roulotte a guardare film.
«Mi
manchi già, Dott. Jackill.» rispose con occhi
luminosi. Mi sposi sul
tavolo, per stringerlo a me.
«Ti
voglio bene.» mormorai.
«Ti
voglio bene, anch’io.»
Poi mi
allontanai, salutandolo con la mano, rinfrescando la scatola dei
ricordi
contente l’immagine dei suoi occhi limpidi e chiari.
Jackson
Rathbone osservò Kristen Stewart
uscire dal locale poco affollato.
Osservò i capelli di lei mossi dal vento, accarezzati dalla
brezza del mare.
La osservò allontanarsi, entrare in auto e scomparire.
Quanto le sarebbe mancata?
Forse troppo, per essere quantificato. Era la sua migliore amica, in
fondo, o
forse… qualcosa di più che mai avrebbe voluti
ammettere.
L’aveva vista, durate i mesi delle riprese, innamorarsi di
Robert. Un amore
che, ora, la legava a lui incondizionatamente, attraverso un filo
invisibile
impossibile da spezzare. E Jackson Rathbone lo sapeva, lo sapeva bene.
Gli mancava. Gli mancavano le lunghe chiacchierate, le risate, i
sorrisi, gli
abbracci. Gli mancava Kristen, e lei non lo avrebbe mai saputo. La sua Kristen…
Non
avrebbe mai saputo come sarebbe potuto essere, ma ormai non gli
importava.
Lei era felice, e questo gli bastava.
Jackson
si passò una mano fra i capelli castani, sospirando e
poggiando il
mento su una mano.
…
e lei non lo avrebbe mai saputo.
Ma la
vita cambia e va avanti, Jackson ignaro sedeva a quel tavolino.
D’un
tratto qualcosa cambiò. Jackson scattò in piedi
mentre liquido marrone gli
veniva rovesciato sulla camicia celeste, stirata alla perfezione.
«Ma,
cavolo!» ringhiò allontanandosi e cercando di non
far aderire la camicia
impregnata di liquido bollente al suo addome scolpito.
«Mi
perdoni!» si affrettò a scusarsi una voce sottile.
Jackson chiuse un momento
gli occhi, cercando di calmarsi, mentre il sangue gli ribolliva nelle
vene.
«Mi
perdoni, sul serio! Non era mia intenzione.»
esclamò ancora quella voce
mentre delle mani, impacciate passavano un fazzoletto di stoffa sulla
sua
camicia bagnata.
Istintivamente,
rosso di rabbia, Jackson aprì gli occhi, per zittire ed
allontanare la ragazza che cercava invano di rimediare al danno fatto,
ma non
ci riuscì. Quando i suoi occhi incontrarono iridi color
cioccolato, dolci come
miele mescolato a zucchero, sentì la rabbia scemare.
«No,
no… ferma.» riuscì a balbettare
fermando le mani di lei, afferrandola per
i polsi.
«E’
solo una camicia.» sorrise, sorpreso da se stesso.
La
ragazza, alta, snella, dai lunghi capelli color dell’oro,
sorrideva rossa
d’imbarazzo, mordicchiandosi nervosa le labbra piene.
«Gliela
porto in tintoria!» esclamò d’un fiato.
Jackson
scosse il capo, in un risolino, ogni traccia di rabbia, scomparsa.
«Mi
permetti almeno di lavargliela, signor Rathbone.» disse lei
recuperando il
vassoio su cui erano poggiati due cappuccini.
Jackson
sospirò. «Solo se mi chiami Jackson,
signorina...»
«Holly.»
sorrise flebilmente lei.
«Holly.»
ripeté, sorridendo. Ignaro delle meraviglie che il futuro
gli
riservava.
Entrai
nell’albergo, senza sfilarmi gli occhiali da sole, mantenendo
un profilo basso,
cercando di passare inosservata alla coppia che leggeva il giornale sui
divani
della hall.
Non
attesi l’ascensore, salii al terzo piano, prendendo
direttamente le scale.
Con la
mente vagai, cercando di immaginare cosa volesse dirmi Robert con tanta
urgenza, ma la mia testolina non ne ricavò assolutamente
nulla. Innervosita da
me stessa, e dalla mia limitatezza mentale, dal fatto di non possedere
una
sfera magica che mi svelasse tutti i
segreti del mondo, mi diressi lungo il corridoio, bussando poi sulla
porta
bianca, ormai stanca di dovermi vedere ogni giorni.
Mi resi
conto che il caffè, a quell’ora del pomeriggio,
mischiato
all’impazienza dovuta al “segreto oscuro”
di Robert, mi mandava fuori di testa.
Ed addio alla mia sanità mentale.
Scossi il
capo, ridendo con leggere isteria, del mio momento di pazzia e crisi
mentale.
Bussai e
due secondi dopo la porta si aprì. Tutto accadde
repentinamente, tanto
che mi ci volle qualche secondo per capire cosa stesse succedendo.
Robert mi
afferrò per un polso, trascinandomi dentro, baciandomi a
fiori di labbra e
chiudendo la porta con un piede. Poi si diresse verso il letto sul
quale era
adagiata la sua valigia e mille carte erano gettate in modo
confusionario sul
copriletto.
Guardai
quel caos, confusa e interdetta. Corrugai la fronte, prima di
avvicinarmi piano a lui e poggiargli una mano sul braccio.
«Rob… che mi sono
persa?»
«Mi
son informato sui voli. Si parte domani.» esultò,
e nella sua voce era
ricolma di felicità, sincera felicità. I suoi
occhi brillavano come Venere nel
cielo notturno. Sorrisi, involontariamente a quella vista.
«Domani?»
chiesi corrugando la fronte.
Annuì
col capo, ma un istante dopo la sua espressione cambiò e il
suo corpo si
irrigidì. «Se per te non è un
problema.»
Lo
guardai, come avesse appena detto la bestemmia più ignobile
di questo mondo,
poi un sorriso colorò il mio viso e, per me, inevitabile ed
incontrollabile
gettargli le braccia al collo e saltargli addosso, circondando la sua
vita con
gambe. Roteò su stesso, i suoi l’azzurro dei suoi
occhi fuso al verde dei miei.
«Sul
serio?» cinguettai intrecciando le mie dita ai suoi capelli
chiari e
setosi.
«Sul
serio.» confermò lui, fermandosi. Con una mano gli
carezzai il viso,
sfiorandogli con l’indice le labbra.
«Sarai la mia
scelta involontaria,
l’unico capace di
ascoltare le mie
inquisizioni più profonde… potresti
essere colui che amerò, per sempre. Forse
è un po’ esagerato, lo ammetto,
ma dona poeticità alla mia dichiarazione, non
credi?» mormorai.
Sorrise,
baciandomi il polpastrello. «La mia sciocca Kris. »
«Tua…
mi piace sentirtelo dire.»
«Mia,
mia, mia, mia, mia… mia.»
E poi mi
baciò.
*
Ebbene,
gente, eccomi qui con una cattiva – o buona, dipende dai
punti di vista- notizia: questo è
l’ultimo capitolo, prima
dell’epilogo.
Non ho molto tempo per
ringraziare tutti a modo, sono sommersa dai compiti e da
montagne di definizioni sui limiti e derivate. Perciò
ringrazio di cuore: Broken
Heart, Nessie93,
KeLsey, Xx_scrittrice_xX e doddola93,
con la promessa di rifarmi nel prossimo capitolo.
Con
immenso affetto, Panda.
|
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Capitolo 26 *** Epilogo ***
EPILOGO
La tua
virtù è la mia sicurezza.
E allora non
è notte se ti guardo in volto,
e
perciò non mi par di andar nel buio,
e nel bosco non
manco compagnia perché per me tu sei l’intero
mondo.
E come posso dire
d’esser sola se tutto il mondo è qui che mi
contempla?
William
Shakespeare.
Il vento
mi scompigliava i capelli, leggero, delicato, fresco. Il cielo ero
sepolto da
una coltre di nuvole grigie e l’unico rumore udibile, oltre
la ghiaia sotto i
nostri piedi, era lo stormire delle foglie, sopra le nostre teste.
Le mie
dieta erano intrecciate alle sue ed il mio cuore palpitava frenetico,
galoppava come un cavallo in corsa, mentre con lo sguardo mi perdevo
nelle
meraviglie di Kensington Gardens.
Non vi
era posto più bello, più magico di quello.
Il posto
in cui lui era cresciuto.
«E’
magnifico.» dissi ammaliata guardando un albero secolare
ergersi dinanzi ai
miei occhi.
«Lo
so.» mormorò al mio orecchio, circondandomi
l’addome con le braccia e
poggiando il mento sulla mia spalla.
«Sono
cambiate così tante cose.» sussurrai perdendomi
nei mille colori del
corteccia.
«Si,
è vero. Ho te, finalmente.»
Mi voltai
per guardarlo in volto, corrugando la fronte, confusa. Lui fece un
risolino, scuotendo il capo e costringendomi a voltarmi, per guardarlo
negli
occhi.
«Mi
sorprende che tu non te ne sia mai accorta, Kris, ma alla fine
è stata una
buon cosa.»
Inclinai
il capo. «Ancora non capisco.»
Mi
baciò un lembo di pelle sotto l’orecchio.
«I miei occhi sono stati rapiti
dai tuoi sin dal primo momento, signorina Stewart. Le notti insonni
nella mia
roulotte, le notti fra caramelle e cioccolata, le notti consumate e
ripetere le
nostri parti, un cellulare non
perduto in un bosco… » mormorò al mio
orecchio.
Sgranai
all’istante gli occhi, e mi allontanai per guardarlo in
volto, prima di
puntarli un dito contro e riducendo gli occhi a due fessure.
«Eri stato tu!
L’avevi nascosto!» esclamai, ignara di una cosa che
in quel momento sembrava
così ovvia.
«Si.»
disse in un risolino. «Tutta opera mia.», e si
picchietto sulla tempia.
Lo
guardai per un istante, poi un sorriso di dipinse sul mio viso.
«Potevi
dirmelo prima, sai. Mi avresti risparmiato una quasi visitina da uno
psicologo.
Mi stai facendo uscire dai gangheri.» dissi fingendomi
imbronciata.
Lui
sorrise, baciandomi a fior di labbra. «Non eri
l’unica, allora.»
«Non
credi che, per certi versi, l’amore sia un po’ come
Peter Pan?» chiesi
giocherellando con i suoi capelli, mentre lui mi stringeva di
più a se, facendo
combaciare perfettamente i nostri corpi, come forgiati per incastrati
l’uno
all’altro.
«Non
saprei… matura di giorno in giorno.» disse
arricciando le labbra perfette.
«Ma
è dispettoso, audace, allegro, gioioso… giocoso.
Vive fra alti e bassi e
delle volte non ha paura di nulla.» sussurrai.
«Giusto.»,
la sua voce era miele, bassa e melodiosa.
«Forse
se uniamo i nostri cervelli uno intero e decente ne verrà
fuori.»
osservai ironicamente prende nomi il mento fra l’indice ed il
pollice.
Lui rise
sommessamente ed il suo petto vibrò. «Sei
incredibile.»
«E
mi ami per questo.»
«E
ti amo per questo.»
Posò
piano le sue labbra sulle mie, plasmandosi su esse.
«Sei
il mio presente, Rob.» mormorai col cuore scoppiettante ed il
fiato corto.
«Voglio
essere il tuo futuro.», la voce gonfia d’emozione.
I suoi occhi
ardevano, come fiamme azzurre e verdi.
«Oh,
Robert, tu sei il mio futuro.»
Catturò
con immenso ardore le mie labbra, e sentii il mio corpo quasi fondersi
con suo, diventare un tutt’uno. Citando Aristotele: eravamo
un’anima sola
divisa in due corpi.
Nessuno
ci avrebbe separato. Non avevamo paura del mondo. Finché
saremmo stati
insieme tutto sarebbe passato, ed i nostri visi sulle più
importanti riviste
avrebbero perso, prima o poi, il loro successo.
Non
contava nessuno… né gli i curiosi, né
la summit, né le nostra regista, né
gli i conoscenti, né i fan.
Si quella
era la verità.
Lui era
mio presente.
Lui era
il mio futuro.
Perché
insieme eravamo invincibili.
The greatest thing
you’ll ever learn
is just to
love
and be loved
in return.
*
Ed
eccomi qui, alla fine di questa tanto travagliata storia. Che dire?
Mi mancherà, questo è certo. Il motivo, non lo so
nemmeno io.
Non voglio restare qui ad annoiarvi con stupide chiacchiere.
Ci tengo molto a ringraziare le tante persone che hanno inserito questa
fan
fiction fra i preferiti, chi fra le seguite e chi ha letto senza
recensire.
Grazie davvero, dal profondo del cuore.
E grazie a voi che avete commentato l’ultimo capitolo.
Grazie a ladyang. Non importa se
non
hai recensito gli altri. Il solo sapere che l’hai comunque
seguita mi rende
felicissima.
Grazie e Xx_scrittrice_xX, che
anche
se non ha capito un ciufolo di Jackson ha comunque apprezzato il
capitolo
scorso. Per averla seguita, per aver contribuito alle
immagini… per essere qui.
Grazie a Nessie93 che nonostante
tutto continua a seguirmi, per oscuri ed ignoti motivi. Lei felice del
lieto
fine, lei che mi dà la giusta dose di carica
nell’ultimo periodo. Grazie per il
sostegno.
Grazie a KeLsey, la mia piccola
Eri.
Grazie per l’appoggio, per aver diviso con me tutto questo.
Sì, Eri, lei è sua.
Grazie a Herrucane881, che sembra
aver apprezzato il capitolo con le sue imprecisioni ed errori di
battitura
dovuti al poco tempo a disposizione. Grazie per averla
seguita… grazie di
cuore.
E
grazie a lei, alla mia dolce e stramba Dà,
che mi manca tanto.
Per te, tesoro.
Ti voglio bene.
Grazie
davvero a tutti voi per averla seguita.
Con immenso
affetto, Panda.
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