Nessuno.

di HHS_892
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


1.

 

-  Che classe! Che eleganza! – esclamò lo stilista osservando i movimenti della giovane donna  che indossava il fior fiore delle sue creazioni.

- Troppo gentile… - borbottò lei immersa nel suo narcisismo, accarezzò i lunghi capelli arancio girando su se stessa di fronte la parete di specchi. Aveva uno sguardo intenso e un ghigno soddisfatto. La fama e la ricchezza che sognava da bambina le erano finalmente piombate addosso avvolgendola in un dolce e avido abbraccio. – Che goduria! – pensò estasiata.

- Tesoro! – esclamò lo stilista facendola cadere dalle nuvole – si va in scena! – aggiunse battendo le mani.

La donna salì in passerella e con sensuali movimenti delle anche si portò fino alla fine della piattaforma.

 

-* *-

- Signorina, si svegli!-

- Nami! Nami! –

- Nojiko, Genzo… che è successo? – domandò la donna con voce debole.

- Hai avuto un mancamento, questa è la seconda volta in due settimane! Ma si può sapere che diamine combini?! – la donna si aggrappò violentemente sul colletto della modella scrollandola dal divano sulla quale era sdraiata.

 - Basta così, Nojiko… - l’uomo pieno di cicatrici accanto alle due appoggiò la mano sul braccio della donna convincendola a mollare la presa.

- oh mio Dio! – esclamò l’altra scattando giù dal divano – La sfilata! –

- è finita già da un pezzo… hai ronfato per dodici ore consecutive, sono già le otto e un quarto del mattino – rispose Nojiko.

- no… - la modella si sentì mancare atterrando in ginocchio sul pavimento – non può essere… -

-Prova a mangiare qualcosa, non tocchi cibo da ieri pomeriggio… -  come un padre, Genzo provò a consolare la giovane, le porse un mandarino e le appoggiò la mano sulla spalla sinistra.

- Quello strano stilista ha detto che ti contatterà per una seconda sfilata il più presto possibile. – le riferì la sorella.

- Non succederà mai… addio sogni di gloria… - abbassò la testa con gli occhi colmi di lacrime – e tu finiscila! Non ho fame! – con un ceffone colpì il mandarino facendolo cadere a terra. Nojiko, stupita dal gesto della sorella, portò le mani alla bocca.

- Basta, me ne torno a casa, questa catapecchia puzza di povertà. – la donna si alzò correndo verso l’uscita.

- Aspetta, ti accompagno. – Genzo la seguì a ruota.

Nami proveniva da un piccolo paese di un’isola poco conosciuta dell’oceano orientale, niente a che vedere con Parigi, una delle grandi capitali dell’alta moda. Ormai si era trasferita in quel luogo frenetico da più di due anni, mentre invece sua sorella Nojiko e il loro responsabile Genzo, un ex poliziotto che ha deciso di accudirle dopo la morte della madre adottiva, furono costretti a stabilirsi una volta a settimana in un modesto monolocale presso la periferia  per problemi di denaro, tutto questo non solo per affetto, ma soprattutto per proteggerla; sì, perché Nami per arrivare ad avere ricchezza e fama sudò sangue fin dalla giovane età.

La donna entrò velocemente in casa, cercò di fare attenzione che nessuno la seguì, per poi chiudere il portone di fretta e furia. Per un attimo si pentì di non aver accettato la proposta di protezione da parte di Genzo, ma sapeva che non sarebbe stato molto d’aiuto.

Nami ripensò a ciò che era accaduto poco prima a casa di Nojiko, pensò al mandarino, simbolo della madre e unico ricordo dell’isola natale.

Versando lacrime amare e dopo aver cambiato indumenti, la donna si buttò sullo splendido divano tigrato e accese il televisore cercando di distrarsi dalla solitudine di quell’enorme e lussuosa casa.

 

-* *-

 

Fine primo capitolo.

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Capitolo 2
*** 2. ***


2.

 

In tv parlavano sempre delle solite storie: incidenti, rapine, scontri… Nami chiuse gli occhi per un istante.

Il telefono squillò per una ventina di minuti, la donna si alzò svogliata dal divano e con fatica si trascinò dall’altra parte del salotto. – si? Chi parla? – domandò sperando qualcosa di buono.

-Buon risveglio, principessa. – dall’altra parte della cornetta proveniva una voce minacciosa, profonda, Nami rabbrividì.

- Arlong, qual buon vento ti porta a chiamare una modesta modella come me? – nascose la paura col cinismo.

- ho saputo della tua pessima figura… pensavo volessi una mano per ritornare in carreggiata… -  fece un rumoroso ghigno.

-Mi dispiace caro, ma ho già pronto un appuntamento… ciao, ciao. – chiuse la cornetta nel panico. Sapeva che Arlong non si sarebbe fermato, quell’uomo ne sapeva più del diavolo, tuttavia era grazie a lui se Nami era ciò che è adesso.

Prese di corsa la valigia ed iniziò a riempirla di indumenti e oggetti preziosi. – merda! Merda! – pensò infilando  gli ultimi oggetti, ma quando provò a sollevarla si accorse ce era troppo pesante. La scaraventò a terra per la troppa rabbia, poi si fermò un attimo, prese fiato e cercò di calmarsi. – è inutile.- borbottò trattenendo le lacrime.

Il campanello suonò, per la paura Nami rimase immobile tremante, si sentì mancare, ma tentò di resistere.

- Nami! Nami! Sono io!- urlò Genzo bussando continuamente sulla porta – sbrigati!- insistette.

La donna corse verso la porta e quando vide l’uomo non esitò ad abbracciarlo.

-Prendi tutto quello che è necessario. – le disse accarezzandole la testa – abbiamo intercettato la chiamata con Arlong. 

Nojiko e Genzo, per precauzione e quando potevano, sorvegliavano Nami ventiquattro ore su ventiquattro, arrivando persino a intercettare le chiamate.

L’uomo sollevò con fatica la valigia – sei sempre la solita.- provò a strapparle un sorriso, ma Nami era troppo agitata per essere allegra.

Dall’altra parte della strada Nojiko era pronta a sgommare su una lussuosa Lamborghini bianca, indossando una lunga parrucca dello stesso colore della sorella.

Intanto Genzo cercò di trascinare Nami, accortasi del gesto di Nojiko, dentro una vecchia Mitsubishi nera, per poi allontanarsi dal quartiere il più presto possibile.

 

-* *-

Fine secondo capitolo.

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Capitolo 3
*** 3. ***


3.

-Che palle! E anche questa volta niente… -.

In un prestigioso locale al centro di Parigi un gruppo particolarmente irrequieto  di uomini vestiti di nero si stava abbuffando allegramente,  - se non fosse stato per quelli della Marina, a quest’ora eravamo già in pieno oceano. – aggiunse uno di loro infilando il dito nel naso.

-Che guaio… adesso ci tocca cercare un’altra imbarcazione! – esclamò con aria tragica uno di loro dal naso particolarmente lungo.

-Ehi, tu. Portami ancora del vino. – sbattendo con fare minaccioso la bottiglia sul tavolo, un tizio del gruppo con tre spade si rivolse ad una cameriera che passava di lì.

- Marimo di merda, cerca di moderare i termini con quello splendido fiore. – disse il biondo accanto a lui.

- Fanculo, ricciolo. -  rispose l’altro agguantando la bottiglia di vino appena portata dalla donna.

- Fanculo a te, coglione! – poi si rivolse alla cameriera – tesoro, tranquilla, ci penso io a lui.-

-Ma se neanche sai badare alle tue sopracciglia.- borbottò lo spadaccino.

-Cosa?! Come ti permetti, lurido marimo merdoso! Tu, che da quando tempo non lavi i capelli ti sono diventati verdi! –

-Che fai? Cerchi rogna?! – si alzò dalla sedia accarezzando le spade.

-No, qui mi sa che la cerchi tu. – si alzò anche il secondo.

-Allora… - in quel momento arrivò il conto, un altro tizio dalla strana cresta azzurra e dal naso in metallo iniziò a contare il denaro nel portafoglio, immediatamente diventò bianco -ragazzi… - farfugliò cercando di attirare la loro attenzione. -ragazzi…  - ripeté più di una volta aumentando in tono della voce.

-Che cazzo c’è?! – risposero in coro attirando l’attenzione dei presenti.

-siamo senza il becco di un quattrino…-

-…- il gruppo si zittì per un attimo, si guardarono in torno e poi – VIAAA!!!! – urlarono uscendo come matti dal locale.

-* *-

Nojiko spinse il piede sull’acceleratore più forte che poté, gli scagnozzi di Arlong ormai le stavano alle costole fin dall’inizio, ma per quale strano motivo, nonostante le loro auto fossero molto più veloci, non riuscivano a bloccarla. Era come se volessero semplicemente giocare con lei, facendole perdere lucidità per la paura.

-Cazzo! Cazzo! Cazzo! -  urlò vedendo in lontananza un gruppo di uomini che correvano al centro della strada. Per evitarli sterzò a sinistra entrando nella corsia opposta, ma perdendo il controllo riuscì a frenare solo dopo aver zigzagato, andando a sbattere contro un edificio la parte sinistra dell’autovettura procurando lievi danni al mezzo.

-Frena cazzo! Frena! – le auto degli scagnozzi di Arlong non fecero in tempo a frenare che travolsero il gruppo.

-oh mio Dio! - Nojiko terrorizzata uscì dall’auto, ciò che vide la fece rimanere si sasso.

-Ohi, ohi… accidenti che dolore. – come nulla fosse quei strani tizi si rialzarono da terra intatti in mezzo alle auto scassate.

Lo sguardo di uno di loro finì su un cappello di paglia sotto le ruote di una delle macchine, mutò diventando inquietante e con aria minacciosa si avvicinò al mezzo sollevandolo. Prese il cappello, ormai rovinato, e lo fissò con intensità.

Tutti, a parte i compagni, rimasero a bocca aperta. Gli scagnozzi di Arlong scesero dalle auto.  

-Rufy,  direi che finalmente c’è l’occasione di sgranchirsi un po’.- un tizio dai capelli Afro con uno strambo costume da scheletro sfilò da un bastone che portava con se una spada.

-La pagheranno cara…- borbottò gelido il ragazzo fissando ancora il cappello.

-io… penso proprio che sarà meglio… ehm… andare.- disse l’altro ragazzo dal naso lungo allontanandosi lentamente trascinando con se uno strano peluche dalla forma di una renna antropomorfa con un bizzarro cappello.

-Aspetta. – il ragazzo fermò l’amico cedendogli il cappello di paglia malandato.

 – ok… lo proteggerà CAPITAN USOP! AH-AH! – esclamò facendo una posa fiera con tanto di gambe tremanti che durò meno di cinque secondi, lasciando spazio alla fuga. Senza far caso alla donna si nascose dietro la sua auto.

-non ci credo… - pensò Nojiko sbigottita ed immobile.

-*-*-

Fine terzo capitolo.

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Capitolo 4
*** 4. ***


4.

-Ora veniamo a noi… - disse con tono arrogante lo spadaccino sfilando una delle sue tre katane – a chi apro il culo per primo?-

Gli uomini della banda di Arlong accennarono delle risate. Avevano tratti simili a quelli di animali marini, anzi, erano esattamente uomini-pesce, ovvero una razza emersa dai mari durante la lontana epoca dei grandi pirati.

Il gruppo di ibridi mostrò le proprie armi, e con fare altezzoso si scagliarono verso quei strani individui.

-GOM GOM… - il tizio dai capelli neri allungò la gamba destra in maniera spaventosa – FRUSTA! – ruotando su se stesso scaraventò alcuni uomini al suolo in un solo colpo.

- Rufy! Sei una merda! – il tizio biondo imprecò contro il compagno – lasciane un po’ anche a noi! –

In quel momento si iniziò ad udire le sirene della polizia, era proprio quella che cercava di inseguirli nelle vicinanze del locale.

-Via,  cazzo! Gli sbirri! – in men che non si dica gli uomini pesce si dileguarono.

- E ora..? – borbottò il tizio con la maschera da scheletro. Tutti fissarono Nojiko.

-* *-

- Avete intenzione di uccidermi? -  disse con voce tremante la donna, infatti il gruppo di uomini la costrinsero  a trascinarli con se.

- no, abbiamo bisogno solo di un passaggio. – disse il ragazzo dai capelli neri scaccolandosi. – Piacere, io sono Rufy! – porse la stessa mano in segno di amicizia, la donna fece una smorfia di disgusto.

-Coglione! – urlò il biondo  sferrando un gancio al compagno – non si trattano così le donne! – poi si voltò verso Nojiko accarezzandole la guancia – piacere, signorina, il mio nome è Sanji. Può chiamarmi “Principe azzurro mio”, se le va. –

- Smettila di fare l’idiota, ricciolo. E tu – si rivolse alla donna – accelera! Qui si sta stretti. –

- Và a cagare, marimo. – ribatté il biondo.

 In effetti i sei stavano un po’ stretti, infatti l’Aston Martin, essendo un auto lussuosa, ma anche molto bassa, non riusciva a contenerli tutti, infatti il tizio con la maschera da scheletro dovette aggrapparsi al tettuccio, mentre gli altri erano pressappoco sistemati così: il nasone e il peluche sul sedile anteriore, mentre gli altri tre dietro stretti come sardine.

-* *-

- Nojiko… perché non torna?! – borbottò Genzo guardando fuori dalla finestra .

-Perché hai permesso di andare al posto mio? – domandò Nami ancora scossa.

- Tua sorella sa quello che fa. – rispose lui vago.

- E io no? – si alzò dal divano sulla quale era seduta. – cosa credi? Prima o poi dovrò affrontarlo, con o senza di voi! – mentre stava urlando si sentì mancare, infatti cadde a terra perdendo i sensi.

Genzo corse verso di lei , ma in quel momento qualcuno bussò alla porta con insistenza. – Sarà Nojiko. – pensò l’uomo stendendo Nami sul divano, poi, mentre si avvicinò alla porta, sentì delle voci sconosciute. – non è possibile, non possono averla uccisa… -

-APRAAA! APRAAA! –

- Scemo! Se bussi così mai nessuno ti aprirà! –

Genzo prese un vecchio fucile vicino l’entrata, poi si fiondò d’avanti alla porta.

-Scusate, ma penso che le chiavi servano ad aprire le porte. – disse una voce femminile con sarcasmo, ma in quel momento mentre Nojiko stava aprendo la porta partì un colpo.

-NOJIKO!- urlò Genzo accorgendosi dello sbaglio.

-HO FAME CRIBBIO! – il ragazzo dai capelli neri spinse la donna, fu colpito in pieno, ma la pallottola rimbalzò sulla pelle colpendo il muro.

-…-

-*-*-

 

Fine quarto capitolo.

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Capitolo 5
*** 5. ***


5.
-Ahia! Ma sei scemo?!-
Genzo rimase immobile fissando il ragazzo che imprecava contro di lui, dopo almeno un minuto pieno si girò verso Nojiko stupito – e questi..? –
-Storia lunga…-
-* *-
-Non si doveva disturbare.-
-Oh, non si preoccupi infondo è il mio mestiere.- il biondo porse l’ultimo piatto fumante sulla tavola –e poi è il minimo che possiamo fare per ricambiare l’ospitalità. – aggiunse ammiccando a Nojiko.
-più che ospitalità è un abuso.- pensò lei.
-ANGFORA FANFI!!!- urlò ancora il tizio dai capelli neri allungando con insistenza il piatto vuoto verso il compagno.
-Scusi…-  qualcosa strattonò delicatamente la camicia di Genzo – scusi, signore… dov’è il bagno? – era una vocina che proveniente dal basso –sono qui… -, quando Genzo abbassò lo sguardo vide lo strano peluche guardarlo con imbarazzo dritto negli occhi, l’uomo stupito indicò con l’indice il corridoio.
-ma… ma… cos’è?! – esclamò balzando dalla sedia.
-Cosa..?- anche Nojiko abbassò lo sguardo – ODDIO!- esclamò anche lei.
La renna, udendo, non poté fare altro che stare in un angolino.
-è molto sensibile…- bisbigliò il nasone.
-Ah.- aggiunsero i due.
-Genzo…- dal salotto provenì la voce sottile di Nami –dove sei? Che succede?-
-Nami! – Nojiko si precipitò da lei.
-Nojiko… stai bene… grazia al cielo.- sospirò lei di sollievo, poi si ricordò di un particolare indimenticabile – la banda di Arlong..?-
-tranquilla, diciamo che un imprevisto li ha bloccati, non si faranno vedere per un po’.- Nojiko accarezzò i capelli alla sorella.
-imprevisto..?-
-ciao!- il ragazzo dai capelli neri assistette alla scena incuriosito.
-ecco, vedi, l’imprevisto è lui...-
Nami sbuffò sospettosa –fino a che punto possiamo fidarci? – era debole, ma l’arroganza  non le mancava.
-Di chi?- domandò con espressione da ebete il ragazzo.
-di te.- ribatté lei sedendosi.
-OH! Cosa udiscono le mie orecchie! Questa voce può appartenere solo ad una dea! – il biondo, seguito dal resto del gruppo incuriosito, si catapultò innanzi alla donna.
-che diamine vai blaterando ricciolo?! – lo spadaccino diede una spallata al biondo che ricambiò con una seconda.
-Insomma! Vi pare il modo di comportarvi nella dimora di due splendide donzelle?!- il tizio con la maschera da scheletro divise i due, poi si rivolse alle donne –potreste farmi il piacere di farmi vere le mutandine?- domandò con serietà.
-…- Nojiko e Nami lanciarono le prime cose che le capitarono a tiro – COL CAVOLO! – urlarono.
In quel momento Nami ricominciò a barcollare.
La piccola renna si avvicinò – se non ti senti bene posso visitarti. – propose con timidezza.
-tu puoi? – domandò stupito Genzo.
-Si, certo, sono un dottore. –
Genzo soffocò una risata nervosa, tutto ciò era assurdo.
-* *-
Dopo aver trascinato la donna in camera la renna cominciò a visitarla, non ci volle molto per capire una cosa ovvia – non tocca cibo da mesi.- riferì a Nojiko e Genzo –è impossibile che non ve ne siate accorti- provò a rimproverarli.
I due parenti cominciarono a discutere sulle loro colpe, menzionando più volte il nome di un certo “Arlong” affermando di essersi preoccupati solo di proteggerla da quel tizio che da se stessa.
-chi è questo Arlong? – si intromise la renna.
-è il boss di un organizzazione criminale di uomini-pesce, è un tipo spregevole che si occupa di sciacallaggio e di tratte di donne e sirene.- rispose l’uomo, nella sua voce c’era una nota di disprezzo molto marcata.
 -Sirene?! DOVE? DOVE?!- il biondo si catapultò dai tre saltellando come una ragazzina in un concerto.
La renna si girò distrattamente verso la camera, spalancò il muso e gli occhi gli uscirono fuori dalle orbite – NON C’E’!!!- urlò nel panico.
-CHE COSA?!-
La finestra era spalancata, e di Nami neanche l’ombra.
-*-*-
Fine quinto capitolo.
 
Ringrazio brevemente, ma di cuore, chiunque legga questa storia.

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