A.A.A. Principe Azzurro Cercasi.

di Janeisa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo prometto, la prossima volta guarderò dove vado a finire. ***
Capitolo 2: *** Una piccola bugia non ha fatto mai male a nessuno! ***
Capitolo 4: *** Pizza&Ben ***
Capitolo 5: *** Il buongiorno si vede dal mattino ***



Capitolo 1
*** Lo prometto, la prossima volta guarderò dove vado a finire. ***


Principessa? No, grazie.

Salve!

Prima di tutto le presentazioni, mi chiamo Giovanna. Volevo dire solo poche cose, prima che si tratta di una storia che ho sognato, direi un bel sogno dato la presenza di Mister Barnes,e che ho deciso di mettere su carta questa mattina, secondo che non scrivo da tanto quindi credo di aver perso la mano, quindi siate clementi se notate dei piccoli errori, se me li fate notare sarei molto contenta così da modificare e rendere la lettura molto più tranquilla. Quindi il mio è un tentativo di riprendere il ritmo e spero che riesca bene. La trama ce l'ho in mente ma non è detto che non decida di fare un colpo di genio ^^. Ah, inoltre avrei in mente anche dei possibili volti (a parte il caro Ben, lui il volto già ce l'ha e glielo lasciamo con nostra grande gioia =D. Linkerò le foto nel prossimo post, così da farvi abituare ancora un po' ai personaggi.

Ecco ora vi lascio a loro............

[Disclaimers]

Tutti i nomi riferiti a marche e società esistenti appartengono ai rispettivi proprietari.

A.A.A. Principe Azzuro Cercasi

La prossima volta, lo prometto, guarderò dove metto i piedi.

- Sì, si certo. Andrò a ritirare quel vestito - dissi alzando gli occhi al cielo e pregando Dio che quella tortura finisse presto. Per la precisione che quei due mesi e quindici giorni che mi separavano dalla maggiore età legale e che mi avrebbe permesso di accedere ai soldi di mia madre passasserò come un battito di ciglia.Chiusi di colpo il telefono, mentre le mie due più care amiche mi lanciavano occhiate comprensive ma silenziose. Sapevano che dopo aver ricevuto una chiamata da quell’arpia, non era proprio aria.  Allungai lo sguardo oltre i visi di Alys e Rose concentrandomi sulla sala che mi circondava.

Ci trovavamo nella sala studio della LSE, l’università che da circa un anno e mezzo aveva ospitato me e le due mie migliori amiche, che mi avevano seguito oltremanica solo per non abbandonarmi, dopo che..avevo detto addio ad una parte di me

Il solo pensiero mi rattristava e mi faceva imbufalire allo stesso tempo.

- Bells? - sentì la voce gentile di Alys richiamarmi sulla terra dal mio pianeta "Uccidiamo quella donna che mi sta rovinando la vita". Non risposi, ero ancora profondamente e inesorabilmente imbestialita, solo qualche minuto, mi ripetei. Mi serve solo qualche minuto, ma la mia cara Alys non conosceva il concetto di qualche minuto, perchè utilizzò l'unica parola che riusciva a ridestarmi, in male. - Principessa? - disse ancora, con un tono di voce troppo alto per i miei canoni.

Voltai torva il viso verso di lei, fulminandola sul colpo e affermando a denti stretti - Principessa? Vuoi morire giovane cara De Santis? -. Continuai a fissarle e mi resi conto di quanto in effetti tutto quello che ero, era solo grazie a loro, alle mie più care amiche.

Alice De Santis è la mia migliore amica da sempre, in pratica. Alta quanto basta, Capelli castani e leggermente mossi che lei si ostina a lisciare inconsapevole di quanto siano belli al naturale, occhi leggermenti verdi - ghiaccio, carina quanto basta, quando continuamente le ripetiamo di smettere di sminuirsi. Rossella Amato, meglio conosciuta come Rose, è invece un piccola barbie in miniatura, con un cervello grande quanto un iceberg. Alta, capelli biondi e occhi azzurri, il classico sogno di ogni ragazzo. Lei è bella, sa anche di essere bella quindi non tende mai a sminuirsi ma è molto modesta.

E ora tocca a me, io sono Isabella Romano D'Aquila, alta nella norma, anche a volte mi sento un vero tappo, fisico longilineo e temprato insieme a Rose da anni di danza, capelli castano chiaro e occhi che vanno da un azzurro cielo ad uno strano azzurro-verde. Se mi chiedono quale sia il punto di forza non so mai cosa rispondere, alcuni dicono sia la mia parlantina sicura, altri invece sostengono che sia il mio cervello, altri ancora si fermano a quello che definiscono bell'aspetto.

Alys e Rose mi conoscono bene, sanno come farmi innervosire e se c'è una parola che non sopporto è quella: Principessa. Si, perchè c'è un piccolo particolare di me che non ho mai voluto rivelare se non alle due testa di bruxelles che avevo in quel momento davanti. Mio padre, Massimilliano Romano D'Aquila, è quello che viene definito Principe e quindi io sua figlia principessa, ma non è un particolare rilevante quindi lo trascuro.

Una lieve vibrazione al cellulare fece distogliere i miei occhi in quel momento color ghiaccio dalle mie due amiche, e si poggiarono sul mio cellulare. Un messaggio recitava il display.

Stizzata lo lessi, mentre il mio sistema nervoso collassava. - Ditemi - cominciai a dire - che non si viene punti per omicidio - continuai guardando le mie amiche con un sorriso tirato dovuto alla vicenda. - Con questa dannatissima festa mi sta stressando ancora di più, oltre a scialacquare il patrimonio di famiglia. - mormorai passando una mano tra i miei lunghi capelli castani. Fortunatamente il messaggio mi aveva fatto notare l'orario, erano quasi le quattro, orario di apertura dei negozi della  "Rodeo Drive" londinese. - Io devo andare ragazze. Devo ritirare quel fantastico vestito che indosserò alla MIA festa - tendevo a ribadire a me stessa che era la mia festa e non della spocchiosa figlia della mia matrigna, che con cervello malefico aveva ben pensato di trasformare il mio 21 compleanno nella festa di debutto della sua figlia diciasettenne.

Schioccai un bacio sulla guancia alle due, mentre uscivo di fretta dalla sala.

 

Guardai l'orologio al mio polso e sospirai, era arrivata perfettamene in orario all'apertura della boutique, e ringraziavo mentalmente la vicinanza della mia università con la via dello shopping. Entrai nel negozio, respirando il buon profumo che proveniva dall'interno, immediatamente si fece avanti una giovane sulla trentina che mi sorrise chiedendomi in cosa poteva essere utile. Risposi dicendo il mio nome e precisando che dovevo ritirare uno solo dei vestiti, mentre gli altri dovevano essere inviati alla boutique romana di Chanel.

La giovane sbiancò al sentire il mio cognome, e scattando velocemente sull'attenti, corse, con molta grazia, nel retro boutique a prelevare il mio abito, che arrivò ricoperto da una sacca blue con sopra il marchio dell'ateiler. Porsi velocemente la mia carta di credito e pagai tutto, i vesti e le spese di spedizione in Italia. Non vedevo l'ora di allontanarmi da lì, ogni volta che entravo in uno di quei negozi dovevo trattenere le lacrime. Io vi ero cresciuta in quello scintillio, ma ogni volta che poggiavo lo sguardo su un insegna o su un abito mi ricordavo di lei, e di come era stata infelice e felice in quel mondo lucente e di come quello stesso mondo stesse ora rovinando la mia vita, poco prima di uscire dal negozio notai su di un lato una fila di ritratti raffiguranti le più grandi celebrità che si erano servite del marchio Chanel. Immediatamente sentì il mio cuore balzare e feci fatica a trattenere le lacrime, molte delle fotografie raffiguravano lei, la donna più bella del mondo. Strinsi la mano attorno al cordoncino della busta e mi precipatai con molta grazia fuori dal negozio, mentre i miei occhi venivano offuscati dalle lacrime. Il capo chino e le lacrime agli occhi mi impedirono di vedere dove andavo e morale della favola finì sgraziatamente su di un giovane che passava di lì in quel momento. Ruzzollammò in terra entrambi, mentre dall'ateiler usciva allarmata una delle commesse. - Signorina Romano, sta bene? A bisogno di qualcosa? - scossì il capo, mentre notavo con disappunto di essermi fatta male al polso, il dolore da prima lieve si fece sempre più forte, mentre cercavo di recuperare mobilità al polso contuso. D'un tratto notai una mano tesa ad aiutarmi, l'afferrai senza complimenti con la mano sana e una volta in piedi spolverai i miei abiti. Solo allora alzai il volto sul malcapitato, era un giovane bello, anzi bello era un eufemismo, perchè da quello che riuscivo a scorgere oltre gli occhiali e l'assurdo cappellino dei Boston Socks che aveva in testa, si trattava di "un vero figo" usando un'espressione rosselliana. Le commesse erano ancora lì a fissarmi allarmate, preoccupandosi che non fossi ferità, un lieve sorriso servì a calmarle e a farle rientrare, mentre risalutavano ossequiosamente. Riportai lo sguardo sul bel sconosciuto. - Scusami davvero, sono uscita senza guardare dove andavo e... -

Per la prima volta non sapevo cosa dire, quel giovane dalla presenza misteriosa mi impediva di parlare anche solo guardandolo.

Chi sei?

Mi domandai mentalmente, mentre mi chinavo a raccogliere la busta leggermente ammaccata e massaggiai il polso contuso. - Ehi! ma ti sei fatta male! - esclamò lo sconosciuto mentre si avvicinava, ecco perchè non parlava, per evitare che a me venisse un infarto con quella sua dannatissima voce. - Fai vedere - ordinò prendendo il mio polso e rigirandoselo tra le sue mani. Respirai a fondo prima di perdere definitvamente i sensi, dovevo allontanarmi da quel giovane, che con un paio di gesti sapeva mettere K.O. una ragazza in due minuti. - Dovresti fare una fasciatura - asserì dopo qualche istante, allontandosi di un paio di passi.

Recuparato un po di dignità riuscì a rispondere - Ma no guarda, non è niente è solo una leggera contusione e tra l'altro la colpa è mia, dovevo guardare dove andavo -. Riuscì ad abbozzare anche un sorriso, notai allora che si era graffiato un braccio e per riparare dissi la prima cosa che mi saltò in mente - Sentì per scusarmi ti posso offrire un caffe, qualcosa così cerchiamo anche un cerotto per quel graffio -

- Eh? - lo sentì mormorare mentre abbassava lo sguardo sul leggero taglio che copriva il suo braccio. Si guardò intorno alla ricerca di qualcosa, o qualcuno, probabilmente la sua ragazza, pensai , la mia solita sfortuna, sarà impegnata in qualche negozio di lingerie nelle vicinanze. Invece notai che alzava un braccio in direzione di un bestione in nero che lo guardava dall'altro lato della strada, fece un segno con la mano e poi tornò a prestarmi attenzione. - Accetto volentieri, ma se è possibile vorrei allontanarmi da qui - mi rispose sorridendo. Ecco dovevo impedirgli di sorridere, un pezzo di schotch da imballaggio faceva proprio al caso mio. Solo allora mi accorsi che un po' di gente lo fissava bisbigliando, mentre notavo alcune ragazze più in là sgranare gli occhi. Ma con chi cavolo stavo parlando?? - Va bene. - biascicai avvicinandomi e dicendo sotto voce - perchè tutti ti guardano come a volerti mangiare? -

Quasi rise della mia similitudine e senza farsi vedere abbassò leggermente le lenti scuri permettendomi così di fare la figura dell'idiota. La mia bocca assunse una singolare forma ad O, mentre lui ridendo come un matto, mormorava - Per favore non farti vedere con questa faccia, mi lincerebbero vivo per tagliarmi un pezzo di vestito. -

Annuì con forza, mentre pensavo che avrei pagato per un pezzo di vestito. Raccolse da terra la mia tracolla e alzando un braccio richiamò l'attenzione di un TAXI. Quando montammo, senza che sapere dove andare, disse solo all'autista - La prego. Parta! -

Una volta in moto, e lontano da quelle ragazzine che appena eravamo saliti avevano cominciato una strana corsa verso il taxi nero, potei finalmente voltarmi a fissarlo e poi tornare a fissare la strada, e di nuovo il ragazzo. Stavo per aprire bocca, quando il suo cellulare squillo nell'abitacolo lui rispose.

- Al, si sentì seguì il TAXI, ci rivediamo si a Camden. Ciao ciao. - Una volta chiusa la chiamata si limitò a sospirare e a togliersi le lenti scure. A quel punti, la mia bocca riprese la forma di O spingendolo a ridere nuovamente e più forte di prima.

- Ora - cercai di rimediare un po' di self-controll - O sei una persona straordinariamente somigliante a lui o sei lui -

Sorridendo e voltandosi verso di me, così da essere faccia a faccia disse - Sono lui. Ciao, mi chiamo Benjamin, ma puoi chiamarmi Ben -

Strinsi la mano che mi tendeva - Isabella, ma le mie amiche mi chiamano Bells. - e mentalmente mi dissi La prossima volta guarderò dove vado a finire, lo prometto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Una piccola bugia non ha fatto mai male a nessuno! ***


Spazio Autore (se scrittore mi posso definire XD):

Allora, vi rendo partecipi di una bellissima notizia*____________* HO PASSATO ANALISI I, sono veramente molto contenta! Quindi sono stata super iper felice di mettermi a scrivere questo capitolo! Ora faccio alcune precisazioni, nella storia siamo temporalmente nel futuro, in quanto verrà nominato più volte il terzo capitolo delle Cronache di Narnia che esce il 9 e 10 dicembre 2010, quindi le riprese, ad esempio, di Killing Bono sono temporalmente state spostate nella mia mente, ovvero invece che essere iniziate a gennaio 2010, sono cominciate leggermente dopo ^^. Detto questo, vi linko delle foto.

Alice: http://images.celeb9.com/blog/wp-content/uploads/2009/08/vanessa_hudgens0608.jpg

Rose: http://www.iheartemilie.net/visuals/albums/studio-photoshoots/session-22/normal_013.jpg 

Per la mia Isa sono ancora in alto mare T_T.

@Nona: Ehilà! Grazie tanto per aver recensito^________________________^ mi fa piacerissimo che ti piaccia come sia uscito il primo capitolo e si ammetto di essere una stra fortunata ad aver fatto un sogno del genere xD, diciamo che forse ero stata influenzata dall'aver visto per l'ennesima volta le Cronache xD. Comunque che coincidenza che ti chiami anche tu Amato!! Quando ho pensato al cognome mi è venuta in mente la pasta XD. Spero che anche questo capitolo ti piaccia. Baci!!

Volevo ringraziare chi aggiunto la storia tra i

 

Preferiti

1 - MorettinaPazza [Contatta]
2 - Nona [Contatta]

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1 - miky 483 [Contatta]
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A.A.A. Principessa Azzuro Cercasi

 

 

 

Una piccola bugia non ha fatto mai male a nessuno!

 

La mia bocca a forma di O deve farlo ridere parecchio pensai mentre scostavo una ciocca di capelli dal viso. Voltai appena gli occhi nella sua direzione ed eccolo ancora che sorrideva, ma perchè cavolo non bandivano i sorrisi dalla sua faccia, dovrebbero denunciarlo per tentanto omicido della fauna femminile mondiale.

- Quindi tu - riprese a parlare dopo aver gentilmente richiuso la mia bocca appoggiando il palmo sul mento. Ancora sentivo il calore sulla mia pelle e il suo profumo. Ma che bandire la sua voce, questo va interdetto per evitare di farmi morire d'infarto, insieme Alys che se fosse venuto a saperlo mi avrebbe praticamente mangiato viva. - Sei italiana? -Mi riscossi leggermente dai miei pensieri annuendo furiosamente. - Si nota? - ridomandai a mia volta. Ben questa volta si prese alcuni istanti in cui fissò "addormentandosi" i miei connotati. - Bhè mio padre mi ha sempre detto, quando vedi una ragazza, se questa ti butta per l'aria è italiana -

Lo guardai torva mentre voltavo regalmente il mio volto verso l'inizio di Camden Street. Sentii d'un tratto una mano che con una leggera pressione sul mio mento mi spingeva a voltarmi verso di lui, acconsentì alcuni secondi dopo essermi beata del profumo che sentivo provenire dalla sua mano.  - Ehi scherzavo...si capisce che sei italiana..perchè solitamente le italiane sono molto belle -

Mi concessi un debole sorriso, ma dopo qualche istante di smarrimento mi ritrovai a rispondere piuttosto inacidita, non mi erano mai piaciuti i cascamorti. - Si certo, ma evita di uscirtene con queste frasi fatte. - risposi amabile mentre un lampo di divertimento mi attraversava gli occhi azzurri.

Eravamo nei pressi di Camden, un quartiere abbastanza conosciuto, soprattutto dagli studenti. Ben battè una mano sulla spalla del tassista facendogli segno di fermarsi, perchè eravamo arrivati, era inutile proseguire in taxi, avremmo attraversato a piedi il resto della strada. Prima di uscire dalla macchina Ben rimise cappellino e occhiali scure, non era il massimo del travestimento ma gli avrebbe dato il tempo di scappare se era il caso. Scesi dall'auto nera tipica dei taxi londinesi, iniziammo a camminare. - Scusami - intervenni ricordandomi che in partenza dovevo portarlo a prendere un caffé. - Perché siamo venuti a Camden? - domandai fissandolo qualche istante per poi tornare a guardare la strada. I colori accesi e il vociare intenso ci circondavano come un manto, mi piaceva quella parte di vita londinese, uno dei motivi per cui non sarei tornata a vivere da mio padre, Londra mi piaceva come città ed era lì che avevo cominciato a mettere radici, volevo ricostruire tutto da capo, cancellando il dolore provato alla perdita della mamma, e la sofferenza che avevo letto nei suoi occhi per aver dovuto rinunciare alla sua più grande passione.

- C'è un piccolo bar qui dietro, andiamo lì - la voce vellutata del mio casuale accompagnatore mi riscosse dai pensieri che m'avevano colta. - Okay, però ricorda che devo offrire io - sottolineai con un sorriso stampato in faccia, mentre lo seguivo all'interno di un piccolo locale, etnico dai colori caldi e accoglienti. Prendemmo posto in uno dei tavolini liberi più lontani dalla porta, dal chiacchierio della strada e soprattutto dai fan incalliti che si sarebbero mangiate vive il povero Ben per avere una ciocca di capelli. Poggiai la busta bianca ed enorme con la doppia C di Chanel su una sedia e solo allora Ben doveva averla notata, perchè inarcò in modo dannatamente sexy un sopracciglio e mi domandò - E' tuo il vestito? -

Inventa qualcosa, qualsiasi cosa, ma non dire chi sei. Una vocina mi suggerì di mentire, forse timorosa della reazione del giovane, quindi inventai su due piedi, dicendomi che una piccola bugia, nel mio caso, non avrebbe fatto male a nessuno.  - Faccio delle commissioni per una famiglia londinese piuttosto facoltosa e oggi dovevo ritirare un vestito della figlia della signora - mentii velocemente, sperando che non andasse avanti con il chiedere altro. - E'un modo per aiutare a casa con il mio mantenimento - aggiunsi per rendere ancora più credibile la storia, mentre sotto il tavolo incrociavo le dita.
- Ah - si limitò a dire Ben, mentre si rivolgeva al cameriere appena arrivato a prendere le nostre ordinazioni
- Tu cosa prendi? - mi domandò facendo segno con il dito al cameriere di attendere un secondo.
- Un bitter e un gelato cocco cioccolato e panna montata. -
Non ci sembrava, ma mangiavo tantissimo. Infatti Ben trattenne a stento una risata. Che attore! pensai, mentre appoggiavo la schiena allo schienale della poltroncina e ascoltavo le voci proveniente dall'esterno. 
- E cosa studi? - mi domandò improvvisamente dopo aver congedato il cameriere. - Sto seguendo diversi corsi, sia di amministrazione aziendale, ma anche di scienze politiche alla LSE. - mi maledissi immediatamente dopo, la mia università non era nota per le sue rette modeste.
- Alla LSE? E com.. - stava per domandarmi, ma più veloce di lui, mentii ancora una volta. - Una borsa di studio! - esclamai quasi impaurita, ed evitai con cura lo sguardo indagatore del ragazzo, che per tutta risposta aveva arricciato le labbra in un modo umanamente inconcepibile e da condanna di primo grado per omicidio colposo.
Fortunatamente non ebbe modo di domandare oltre perché il cameriere arrivò con le nostre ordinazioni e allora mi fiondai come una bambina sul mio gelato cioccolato e cocco, con una montagna di panna montata.
- Da anni - rivelai - cerco di mangiare sempre tutto quello che c'è da sotto e poi la panna, ma non ci riesco... - arricciai le labbra in un modo che Rose diceva che la faceva sempre morire, sosteneva che il mio viso assumeva una di quelle espressioni da sbaciucchiare, ma sapevo io ci era da sbaciucchiare in quel momento. Il maledetto ragazzo che davanti a me mangiava del gelato in un modo...Senza parole!!  
- Ehm potresti smetterla? - sbottai improvvisa. -Cosa? - fece Ben confuso e assumendo un espressione da bambino "innocente". Seh, innocente un corno! 
- Di mangiare quel gelato in quel modo - esclamai minacciandolo con un cucchiaio, mentre Ben non riusciva più a trattenere le risate alla vista di me armata...di cucchiaio.
- Perché come mangio? - domandò ancora innocentemente.
- Eh no! - trillai - Non riuscirai a fare uscire da queste labbra un complimento. Non aprirò bocca No no!..E no - un bel giro di parole per auto-convincermi di avere la forza di non svenire da un momento all'altro. Lui assunse un espressione maliziosa alla mia affermazione - Io un modo per aprire le tue labbra lo avrei! -
VI ERA UN DANNATISSIMO DOPPIO SENSO IN QUELLA FRASE!
Lo guardai mentre i miei occhi si scontravano con le sue iridi scure, infilzai il povero gelato che ora doveva subire la mia ira. Decisi di portare la conversazione su un piano neutro, il suo lavoro!
- E dimmi, ora a cosa stai lavorando? - domandai portando alle labbra un ingente quantità di delizioso gelato al cioccolato, con uno sbuffo di panna sopra. - Bhè, ho finito le riprese di KILLING BONO quindi ho qualche attimo di pausa, prima del tour de force per il lancio nelle sale delle Cronache di Narnia - rispose mentre finiva di pulire la ciottolina con il gelato facendo un rumore di pazzi. - E per adesso non hai nessun altro film in produzione? - domandai facendomi curiosa, più film lui faceva e più io e Alis avremo potuto bearci della sua visione, stavamo convertendo anche Rose al BENarsianesimo.
Scosse il capo - No, per ora sto vagliando delle proposte con il mio agente...- Appena finì di parlare fu interrotto da uno squillo del telefono. Contrallai se fosse il mio, ma era muto - E' il tuo - lo avvisai, mentre lo vedevo pescare al volo il suo cellulare ultimo modello e rispondere alla chiamata. - Si? Ehi Lia dimmi? - rispose con un grosso sorriso stampato in faccia - Sono in un bar con un'amica - aggiunse rispondendo sicuramente ad una domanda. Amica? al solo pensiero arrossì leggermente, mentre i miei pensieri nei suoi confronti erano tutt'altro che amichevoli!
- Okay arrivo! Si si, certo. Ehi Lia, ricordati che sono le mie serate di relax, decido io cosa fare - chiuse salutandola e tornò a guardarmi. - Devo tornare in Hotel, andiamo che ti riaccompagno - si offrì alzandosi dalla poltroncina. - Oh no, non ti preoccupare - mi ritrovai a ribattere, senza ottenere successo. Ben Barnes oltre ad essere un'opera della natura, era testardo a quanto pare. Sconsolata mi apprestai alla cassa, tirando fuori il borsellino dalla tracolla, ma una mano mi bloccò. - Eh no - disse la sua voce troppo vicina alla mia faccia. Lo guardai, senza spostare il viso, biascicando un confuso - Eh? -
- Pago io! - annunciò allegramente allungando una banconota da venti al ragazzo della cassa, già doveva conoscermi bene e sapere come farmi innervosire, il caro Mr Barnes. Questa volta mi innervosii - Ehi, toccava a me , sono stata io ad invitarti - mentre, la sua mano ancora mi stringeva il polso. Uno strano tepore mi avvolse, a partire dal punto in cui le sue dita si chiudevano con tranquillità attorno alla mia mano, allungadosi sino al mio volto che assunse un delizioso color porpora.
- Eh cara Isabella, imparerai presto che...io faccio sempre di testa mia - mi rivelò, mentre una sua mano si allungava ad scompigliarmi i capelli, e come contentino disse - La prossima volta pagherai tu. -

- Maledetto - mormorai, quando invece avrei dovuto pensare! Maledetto con queste parole mi ha praticamente ucciso. Intende rivedermi? Poichè ancora ancorato al mio polso Ben mi seguì fuori dal locale, ridendo per giunta. Sulla strada, mi divincolai dalla sua stretta, per evitare altro stress emotivo al mio cuore già di per sè fragile. A quanto pare non se ne dispiacque, non doveva aver dato tanta importanza a quel gesto di stringermi la mano, si limitò ad alzare il braccio e a fermare un taxi. Una volta montati si rivolse verso di me e con un sopracciglio alzato aspettò che dicessi la direzione. - Shaftesbury Ave 114/b subito dopo la pizzeria "Bella Italia" - comunicai al conducente, un giovane di venticinque anni, molto affiscinante, dai capelli neri a spazzola e ridenti occhi verdi, che appena sentì la parola Italia, sospirò, così non seppi trattenermi. - E' italiano? - domandai in inglese. Il giovane interpellato mi guardò attraverso lo specchietto e rispose - Si signorina, sono italiano. -

Ben seguiva questo scambio di battutte come un cagnolino affamato, e decisi di vendicarmi di quella zeppata che mi aveva fatto arrossire riguardo ad un modo di chiudermi la bocca. -  Davvero? Che bello, anche io sono italiana. Di Roma..tu - domandai al giovane in italiano, il quale rispose immediatamente felice di poter scambiare due parole nella propria lingua natia. - Oh che bello una romana! Io sono di Napoli, signorina! - Sorrisi, di uno di quei sorrisi che ti illumina il volto. Ero molto contenta e non notai neppure lo sguardo ammirato e quasi imbambolato di Ben. Potevo anche dire di non voler tornare in Italia da mio padre, ma restava pur sempre casa mia. - io sono Isabella, piacere - mi presentai tendendo una mano, che lui strinse prontamente, mantenendo una guida sempre stabile. - io sono Sergio - 
Un ehm ehm infastidio mi riscosse e notai Ben guardare in modo poco amichevole le nostre mani ancora strette. - Guardi avanti mentre guidi - si rivolse al giovane tassista con un tono leggermente freddo. Lo guardai truce per avermi privata di quei pochi attimi italiani, ma doveva essere brutto non poter parlare una lingua e quindi sentirsi esclusi, quindi mi sentii quasi in colpa per averlo escluso, e mi scusai con un leggero buffetto sul mento, a cui rispose con un sorriso. Era un Ben diverso da come aspettavo, era un ragazzo come molti, certo consapevole di essere bello ricco e famoso, ma nonostante tutto sapeva essere alla mano. -Lo scusi - tornai a parlare in inglese - Lui è Ben -lo presentai, omettendo il cognome per sicurezza. Il giovane tassista rispose con un gesto del capo, poi mi rivolse ancora la parola - Signorina il suo ragazzo è un po' geloso mi sa! - Risi alle sue parole, pensando a come mi sarebbe piaciuto poter definire il ragazzo seduto di fianco a me, come il mio ragazzo. - No si sbaglia - risposi in inglese, anche Ben doveva sentire - non è il mio ragazzo, è un mio amico - Osservai Ben voltarsi il volto verso di me, mentre uno strano lampo gli attraversava gli occhi color onice. - Oh allora, non le dispiace Ben se chiedo il numero alla sua amica vero - aggiunse Sergio, mentre frenava per il rosso all'incrocio di Piccadilly Circus. Ben grugnì in tutta risposta, ed io risi mentre strappavo un pezzo di carta dal quaderno e scribacchiavo il mio numero. - Tieni - lo porsi a Sergio che allungò una mano all'indietro per prendere il foglietto, perse un attimo il controllo del volante e la macchina sbandò, a causa del mio precario equilibrio poichè ero leggermente sollevata per porgere il foglio al ragazzo, finii indosso a Ben. Arrossii di botto, mentre cercavo immediatamente di tornare al mio posto, mentre il mio cuore assumeva un andamento piuttosto veloce, ma Ben mi strinse a sè e avvicinò il suo volto al mio orecchio. Quasi affogai nel suo profumo. - Lo dai anche a me il tuo numero? - mormorò con quella sua dannata voce al mio orecchio destro; deglutii aprendogli il palmo della mano e scrivendo anche a lui il mio numero. Eravamo appena arrivati davanti casa mia, che Sergio si voltò e vedendomi seduta addosso a Ben inarcò un sopracciglio. - Ehm, ho interrotto qualcosa? Perchè saremo arrivati. -

Mi affrettai a risedermi a raccogliere la busta e la tracolla, aprì di scatto la portiera salutando Sergio, che si ripromise di telefonarmi e la richiusi. Ben si avvicinò al finestrino, abbassandolo, sembrava titubante:  - Allora..ehm cosa fai stasera? -
Sbiancai di botto, non perchè mi avesse chiesto una sorta di appuntamente, non mi passò neanche per l'anticamera del cervello, ma pensai che stasera era la serata della Pizza&Ben! Ideato da me e Alis, non potevo invitarlo. - Ehm pizza e cinema a casa con Alis e Rose - risposi, aggiungendo subito dopo - Eh non so se ti conviene venire - Ben mi sorrise con una luce di divertimento negli occhi, mi fece segno di avvicinarsi con un dito e io obbedii. - Lo sai faccio sempre... - e lasciò concludere me. - di testa tua - scossi la testa rassegnata. Che serata che l'aspettava. Lo guardò partire a bordo il taxi con Sergio, speravo non si uccidessero a vicenda.

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Capitolo 4
*** Pizza&Ben ***


Pizza&Ben

[Spazio Autore]

Hola!! Ho visto le visite e mi sono venuti i lucciconi*__________________________* Yap che bello!!! Ho trovato anche un possibile volto per la mia Isa*_____________* Miranda Kerr potrebbe fare da prestavolto http://www.fightingoverme.com/gallery/data/1908/medium/miranda-kerr_COM-modeling026-007.jpg, http://justiceleagueunlimited.files.wordpress.com/2009/06/miranda-kerr.jpg  ad essere bella è bella, castana occhi azzurri....potrebbe, ma vediamo se trovo altro, fifi. Comunque il capitolo è uscito, ma questo primo incontro chissà...I personaggi di contorno sono tanti, e oltre alle due amiche ci sarà qualche altra presenza maschile il cui utilizzo potrebbe anche essere diverso da quella di "carta da parati". Vi ricordo che i vostri consigli sono accettati tantissimo e anche le critiche, mi aiuterebbero sicuramente tanto! Al prox aggiornatamento, probabilmente in settimana, tra un paio di giorni.

Baci, Janeisa

 

Pizza & Ben

Avevo ancora la testa altrove quando rientrai in casa, sotto lo sguardo palesemente curioso di Rose, che era venuta ad aprirmi la porta. Quasi come un automa camminai verso la mia stanza, con la testa sollevata e inclinata di lato, ero decisamente nel mondo dei sogni. Accesi la piccola abut-jour sul comodino, lanciai sul letto la bustona bianca di Chanel contenente il mio vestito e mi gettai sul letto "a quattro di bastoni", posizione a gambe e braccia aperte così come la chiamava Rose.

Guardai il soffitto ripensando a quanto strana era stata quella giornata, a partire dalla telefonata dell'Arpia, all'anagrafe Maria Francesca Rossi (un cognome più banale non potevo sceglierlo NdME xD) in Romano D'Aquila, poi la corsa al negozio e la caduta che mi aveva cambiato decisamente la giornata ed ora? Lui voleva venire da me? Sogno o son desta? Cambiai posizione, da "a quattro di bastoni" a cucciolo in grembo alla madre, mani chiuse a preghiera sotto la testa e sguardo fisso sulla parete coperta di poster della mia stanza. Il mio sguardo corse sulla carta da parati e sulle figure immortalate dalla carta e dalla fotografia.

Merda esclamai mentalmente mentre guardavo come se lì vedessi per la prima volta tutti i poster! Ben non poteva entrare in quella stanza! Non in quello stato, si sarebbe fatto tante di quelle risate; mi sollevai lentamente dal mio lettone da una piazza e mezza e mi avvicinai alla parete, mentre le mie dita affusolate scorrevano sulla carta leggere. Toglierli non me ne passava neanche per l'anticamera del cervello, spostare l'armadio non era possibile neanche se avessi fatto venire il pizzaiolo di "Bella Italia" che quanto a stazza era secondo solo ad un armadio, sospirai rassegnata mentre comprendevo che sarebbero rimasti lì alla merce del mio futuro ospite, ma ripensandoci forse non ci sarebbe entrato, perchè doveva mai entrare nella mia camera da letto. Ecco a proposito di camera da letto, mi voltai a guardare il mio regno e quasi mi mangiai le mani.

Era ora di ordinare la mia stanza, la confusione vi regnava sovrana e io da buona regina dovevo decidere di mettere un ordine, almeno apparente al caos di libri, quaderni, buste di acquisti mai indossati. Ecco dovevo far sparire tutte le buste con un marchio quantomeno famoso, come Chanel, D&G, YSL, una ragazza-fattorino come mi ero definita non poteva permettersi di comprare quella roba!! Iniziai a scorrazzare per la stanza mulinando le braccia in aria mentre mi avventavo sulle buste e le infilavo a forza in fondo all'armadio, e riprendevo a riorganizzare il mio caos ordinato della scrivania, dove giacevano i resti di cinque giorni insonni per studiare, raccolsi due tazze di caffé, i pacchetti di caramelle finite e una bottiglia di coca cola dove oramai trovare una bollicina era come vincere al super ball e mi fiondai in cucina travolgendo il cubo e la poltrona gonfiabile; Rose e Alis mi guardavano dalle loro rispettive stanze, senza interrompermi, senza parlare e soprattutto guardandomi come se nulla fosse, stavano aspettando il momento buono di scattare da bravi segugi qual erano. Tornai in camera, raddrizzando il cubo morbido che Alis usava come sedia quando si trasferiva da me il pomeriggio e la sedia gonfiabile di Rose che nella mia feroce fuga avevo fatto rimbalzare un po' ovunque. Tornai alla scrivania e cliccai il tasto "Ripetizione Casuale" sul mio computer, lasciando che la musica invadesse la mia stanza e cullasse i miei sensi. Ah decisamente meglio mi dissi mentalmente lasciando vagare il mio sguardo sul regno, che ora cominciava a riemergere da sotto le macerie, non sto scherzando, fino a qualche minuto fa sembrava che l'urugano Katrina avesse deciso di fare una deviazione per casa mia. Però, c'era ancora qualcosa che non quadrava, cosa? Ma certo vi era una busta enorme di Chanel che troneggiava ancora sul letto mentre un enorme insegna al neon la indicava come PERICOLO. Fece la stessa fine delle altre buste, chiuse nell'armadio; ora che la stanza appariva più "stanza" e non più discarica abusiva, mi lasciai andare ad un grosso respiro cadendo sulla mia poltrona rosa shocking che mi accolse a braccia..o forse dovrei dire a braccioli aperti, purtroppo per me e per il mio cervello mettere a posto aveva rimandato l'inevitabile assalto delle mie due più care amiche, che non appena avevano smesso di sentire i miei passi da mastino napoletano si erano fiondate da me. Le guardai qualche secondo, prima di dire. - Ehm sedetevi - il mio tono e la mia faccia le convinsero che era meglio poggiare il loro culetto da qualche parte che fosse abbastanza solida; feci un respiro e aprì bocca, mentre una musica decisamente familiare invadeva la stanza. Alis saltò mentre Rose ripescava il mio cellulare da sotto il fondoschiena della ragazza, sbirciando lo schermo - Sconosciuto - mi disse lanciandomi l'apparecchio che afferrai al volo, cliccai il verde e risposi palesemente curiosa - Si? -

- Ehi Terremoto! - mi disse una voce maschile dall'altro capo del telefono. - eh? - domandai senza capire      - Come eh? mi hai quasi ucciso oggi pomeriggio e ora te ne esci con eh. Okay ritentiamo. Ehi bella italiana - rispose la voce che ora cominciava ad avere nome e cognome. - Ben? - domandai insicura, mentre Rose e Alice pendevano dalle mie labbra con tanto di lingua da fuori, lancia uno sguardo furtivo ai poster al mio fianco. Merda  - Bingo! - esclamò esultante il ragazzo, vabbè non era proprio la stessa esclamazione....- Ehm devi dirmi qualcosa? - domandai ancora, mentre lanciavo un'occhiata a quelle due tiranne che stavano complottando contro di me, Alice doveva aver intuito qualcosa. - Sai perchè dovrei diffedermi da un immediato attacco. - Alice raccolse un cuscino e si avvicinò a me, con un sorriso tipo iena del Re Leone! - Ben devi dirmi qualcosa? - tentai ancora alzando il livello di voce mentre mi alzavo dalla sedia e indietreggiavo verso il balcone, cribbio, vicolo cieco! - No, volevo solo ribadire la mia presenza, sai potresti essertene già dimenticata - rispose allegramente lo sentivo saltellare. - Cosa stai facendo? - chiesi mentre afferravo la prima cosa a portata di mano: una scopa rivestita di carta argentata, scherzo delle due pesti che ora si avvicinavano a me. E dicono di essere mie amiche. - Sto infilando le scarpe - mormorò, mentre grugnivo, dovevo chiudere prima di essere linciata viva. - Ben devo chiudere....ciao - chiusi un secondo prima che Alice mi lanciasse il cuscino e colpisse rumorosamente la mia portafinestra. - Ehi! - esclamai contrariata, ma il volto di Alis non ammetteva repliche. - Okay okay, vi racconto - urlai alzando le mani in segno di resa - Ho conosciuto un ragazzo, ehi aspetta a linciarmi! - prevenii un lancio da parte di Rose - si chiama Ben....Barnes. Si Alice raccogli la mascella per favore - dissi rivolta alla mia compagna di avventure cinematografiche. - Cioè il figo di cui oggi dobbiamo vedere il film? - esordii Rose indicando il poster alle sue spalle, annuii. - Rose raccogli la mascella anche tu - mi ritrovai a dire mentre stringevo ancora il manico di scopa, meglio prevenire. - E quindi? - domandò Alice, che aveva tanto occhi a cuoricini stile anime giapponese - Si è invitato a cas..- non avevo neanche finito che Alice mi saltò addosso esordendo con un urlo degno di Tarzan - ma vieni!!!!! -

Ora Alice non è un armadio, ma neanche un peso piuma, e ritrovarsela indosso, ancorata al mio collo non è il massimo delle mie aspirazioni, cominciai quindi a picchiarla per farla scendere. - Lasciami..Alis così mi soffochi.Alice...Al..ice.....Alice De Santis per l'amor del cielo smettila! - urlai mentre la tiravo per la maglietta e la constringevo a lasciare il mio povero collo. Quando decise di staccarsi avevo decisamente un aspetto da premio oscar, i miei lunghissimi capelli arruffati e spettinati, il fiatone e la maglietta che aveva visto sicuramente tempi migliori, e solo perchè la mia migliore amica non riusciva a trattenersi dinanzi all'"idea" che Ben Barnes venisse da noi, e quando se lo sarebbe trovato davanti cosa mi sarebbe successo, mi soffocava? Le due fuggirono nelle loro stanze, se si mettevano in tiro le riempivo di piombini! In quel momento la sveglia sul mio comò emise un lieve bip, controllai velocemente che ora segnasse e sbiancai di colpo, erano quasi le sette e mezza, e quel caro ragazzo sarebbe arrivato a momenti.

Calma, Isa, Calma. Fai gli esercizi di respirazione.

Respirazione un corno. Mi passai una mano nei capelli mentre venivo presa dall'ansia. Chi c***o me l'avev fatto fare di "invitarlo"? Ehi no aspetta, si era invitato da solo, non mi prendo colpe che non ho. Lisciai la maglietta che indossavo, ma niente da fare continuava ad avere l'aspetto di uno straccio per lavare a terra, incrociai le braccia e la tolsi mentre correvo all'armadio a prenderne un'altra dalla pila di panni che giaceva tra le ante, ne scelsi una a caso sui toni dell'azzurro, mentre ritrovavo le mie pantofole sotto la scrivania e le infilai ai piedi. Fuori dalla mia stanza si era scatenato l'inferno, Rose preparava i pop corn che scoppiettavano nel microonde e le patatine da sgranocchiare, mentre Alis, cantando a squarciagola la canzone che il mio computer aveva scelto, era presa da una mania incredibile di far entrare tutti i suoi poster su "il figo" come l'aveva chiamato Rose in un cassetto. Disperata! Ne doveva avere almeno quindici, tra locandine di film, poster usciti da giornali e un gigantografia di Ben sopra al soffitto, così che la mattina appena si svegliasse lo vedesse, gliel'avevo regalata io e l'avevo attaccata personalmente mentre dormiva, quando l'aveva vista la mattina dopo aveva avuto una reazione simile a quella di poco fa. Un lieve vibrazione sfiorò la mia gamba, ripescai il cellulare dalla tasca e lessi "1 messaggio", arricciando il labbro mentre mi chiedevo chi era, lessi: Ehi Isabella!! Sono Sergio, l'italiano del taxi..come va?..okay domanda stupida visto che ti ho vista neanche un'ora fa. Allora, ti volevo chiedere sei libera in questi giorni? Se si fammi sapere. A presto.

Sorrisi tra me, chiudendo il cellulare e pensando a quanto sia stata strana quella giornata, sobbalzai leggermente quando il campanello suonò e quella calma che mi aveva invasa da cinque minuti a quella parte scomparve, di botto, mentre mi avvicinavo alla porta d'ingresso. Il mio computer continuava a cantare a squarciagola "This is the life" di Amy McDonald accompagnata da una sgraziatissima Alis, Rose stava trascinando la mia poltrona gonfiabile nel salottino, di fianco al tavolino dove stava appoggiata una pila ordinata di fazzoletti, due ciotole con patatine e pop corn e quattro dvd che facevano bella mostra di sè. Mi avvicinai strisciando i piedi alla porta e dopo aver dato uno sguardo dallo spioncino e aver tratto un lungo respiro, l'aprì. Ben era davanti a me, con le mani in tasca, un maglioncino grigio li fasciava il petto, coperta da una giacca nera e un paio di jeans scoloriti, i capelli castani incorniciavano quel volto che trionfava sovrano nella mia mente, e un sorriso di quelli inseriti nella lista delle cose proibite ad incresparli le labbra. Oh ca**o gli sto guardando le labbra come un affamata! Mi schiari la voce, facendomi di lato per fargli segno di passare e recuperata la fantomatica dignità femminile, per cui tante donne si erano battute nei secoli dei secoli. Amen. Si Amen, Addio al mio cervello, era andato in vacanza. Su di qualcosa, labbra apritevi e emettete suoni! implorai come una disperata il mio centro celebrale. Lo salutai. - Ciao Ben -, e qui il suddetto giovane attentò alla mia vita schioccandomi un bacio sulla guancia che durò anche più di qualche secondo, sotto lo sguardo di Alice che era appena uscita dalla sua stanza e ostenteva una mascella chilometrica. Mi scappò da ridere mentre allontanavo in malo modo Ben, facendolo voltare verso la mia amica. - Lei è Alice, Alice lui è Ben - li presentai, giusto qualche secondo e poi spinsi entrambi nella sala adibita alla nostra pazzia. In salotto la bambolina Rose era intenta a leggere le trame di due film, di cui riconobbi immediatamente l'identità: Dorian Gray e Prince Caspian. Che serata! Avevamo cominciato da poco ad educare Rose alle opere di Ben, cominciando con Locked-in e Stardust, ma era ridicolo costringere Ben a guardare un film che lui sapeva a memoria! - Rose - la chiamai indicandole Ben, e lei appena vistolo si aprì in un sorriso contaggioso. Ah la mia bambolina Rose voleva uccidere Ben, il quale sorrise a sua volta. - Ciao sono Ben - si presentò tendendole la mano, a cui le rispose con una risatina - Oh lo so chi sei! - Strinse la mano dell'attore girando i due dvd e rivelando il nostro segreto. Ben rimase un attimo sorpreso, poi si girò verso di me, si passò la lingua sui denti, mentre gli occhi brillavano divertiti - E io sarei il cinema? - domandò venendo verso di me e fermandosi troppo vicino per i miei gusti - Ehm...sei capitato nella serata Pizza&Ben - rivelai con una alzata di spalle, lasciandolo visilmente divertito, passò al mio fianco e mi cinse le spalle, e minacciandomi con un dito disse - Vabbè se siamo in ballo...balliamo no? - disse senza aspettarsi una risposta, mi spinse dolcemente verso il divano su cui mi accomodai tra una imbronciatissima Alis e un divertito Ben, il quale mi stupì chiedendo a Rose - alla caro Rose, cosa scegli? - , e quella che si definiva mia amica, mi fissò con uno strano scintillio negli occhi e disse allegramente, decretando la sua morte per mia mano, e la mia fine per infarto - Dorian! -

Eravamo lì da mezz'ora a fissare il mio compagno di divano, si perchè Alis era fuggita in camera mia a pescare il suo cubo e aveva lasciato il divano per noi. Che cara donna! Anzi che care donne, stavano complottando contro di me, anzi contro il momento, anzi i momenti dove quel maledetto ragazzo affianco a me sarebbe stato denudato sullo schermo e per concludere in bellezza Ben aveva poggiato con nonchalance una mano sulla mia spalla e giocava con i miei capelli. Ora se c'è una cosa che mi manda letteralmente in coma, o in estasi a seconda di chi lo fa, è l'accarezzarmi i capelli e Ben aveva deciso di portarmi al tracollo emotivo, quindi tenevo gli occhi sullo schermo, tanto o lì o di fianco a me, comunque il mio cuore stava rischiando decisamente un infarto. Le pizze erano state ordinate ma tardavano ad arrivare e il mio stomaco non poteva continuare a patatine e pop corn, quindi maledivo il pizzaiolo, il fattorino, Rose per aver scelto il film, Alice per aver abbandonato il divano e Ben per essere così dannatamente irresistibile e per essersi invitato da me. Il silenzio palpabile in casa fu interrotto da un suono acuto quale il campanello e vincendo su Alis mi fiondai alla porta, aprendola d'impeto e ringraziando in mille lingue il fattorino, che poi si rivelò essere - ANDREA!!!!!! - trillai estasiata dalla vista del mio amico, che se non avesse avuto le pizze avrei abbracciato di slancio, saltandoli al collo. Il giovane sbuffò leggermente a sentirmi chiamarlo in italiano - Bells quante volte ti devo dire che il mio nome è inglese! Andrew ti sembra italiano? - domandò entrando e avviandosi in salotto con me attaccata al braccio. Trovammo Alis in estasi davanti alla televisione, sotto lo sguardo divertito di Ben, e Rose intenta a non perdersi una parola. - Rose! - urlai, mentre la mia amica sbuffava e metteva in pause il film - guarda chi è tornato - continuai ad usare un tono elevato mentre con una mano accedevo una luce rivelando me attaccata come una piovra al braccio di Andrew e mi beavo della vista di Rose che sgranava gli occhi e volava tra le braccia del ragazzo magicamente liberate dalla sottoscritta, che si avviò con il cibo sul divano, Ben continuava a tenere fisso lo sguardo su di me fin troppo palesemente e non lo distolse neanche quando mi riaccomodai di fianco a lui. - Ehi Andrea - esclamai allegramente ignorando di proposito la sua occhiata innervosita, adoravo farlo sbuffare assumeva una faccina che Rose avrebbe sbaciucchiato fino a consumarla - Ehi Andrea senti hai finito il turno? - al suo segno positivo esultai mentalmente. - Resta con noi allora! - e Rose non se lo fece ripetere due volte, schiaffandolo sul divano e accucciandosi di fianco a lui, costringendo me ad avvicinarmi a Ben, ben lieto di sottrarmi alla vicinanza dei due piccioni, che tubavano già alla grande. Alcuni suoni sinistri mi fecero sussultare - Cosa sono tuoni? - chiesi lanciando uno sguardo fuori dalla finestra. - Ehm no - biascicò Alis - è il mio stomaco! Mangiamo? - Annuimmo tutti contemporaneamente e afferrai un cartone che rivelò contenere la mia margherita doppia mozzarella, che bontà! Quando si tratta di PIZZA non c'è che ma che tenga, si mangia e basta, con le mani lasciando che l'olio goccioli nel cartone e inspirando il profumo fantastico del basilico, Rose riavviò il film e le immagini ripresero a scorre sotto i nostri occhi. Solo allora Andrea riconobbe nel mio vicino di posto l'attore e rimase a guardarlo chiudendo e riaprendo la bocca per alcuni istanti. Poi tacque mentre io ridevo di gusto per la scena appena vista, cercando di coprire anche il rumore che faceva il mio cuore battendo rumorosamente nel mio petto. Oddio che serata!

Alis ci aveva abbandonati da alcuni istanti sostenendo di andare a letto perchè l'indomani aveva l'esame, e lasciò me con Ben a guardare il film, si perchè i due piccioni aveva deciso di recuperare il tempo perso come stava facendo in quel momento Dorian davanti ai miei occhi, deglutii mentre percepivo il calore delle carezze lasciate da Ben sul mio collo e tra i miei capelli! Mi stava mandando al manicomio, già sono caduta ai suoi piedi ai tempi di Stardust, voleva usarmi come scendiletto?Ero così presa dal film, per non cadere in tentazione e accarrezzare la testa di Ben che non mi accorsi che mi aveva dolcemente attratta a sé e ora appoggiavo il mio capo al suo petto, percependo chiaramente il suo cuore battere nel mio orecchio. Pensando di non farmi vedere sollevai il mio sguardo verso di lei, mai fatto errore più grande, Ben non guardava il film ma me e quindi quando mi vide sollevare il viso verso di lui, si avvicinò per fare quello che aveva tramato per tutta la serata. DRIIIIIIIIIIIIIIIIN Un suono gracchiante proveniente da sotto il mio sedere mi fece alzare di scatto rompendo l'idilliaco momento. Lo sentii rispondere ma ero già fuggita in bagno, a sciacquarmi il viso arrossato e a riprendere fiato. Tamponai con l'asciugamano rosa lì vicino e cominciai a maledirmi di essermi fatta trovare così vicina. Lui fa così con tutte, come me lo devo far entrare in testa, ora verrà qui è dira Scusami stavo facendo un errore. - Isa? - la sua voce mi fece sussultare e mi costrinsi a voltare la faccia. - Dimmi Ben - esordii sorridendo allegramente. - Ehm devo andare, Lia, la mia agente ha fissato una serie di impegni per domani mattina presto e dovrei andare a nanna - rise amaramente mentre io mi avvicinavo annuendo e precedendolo alla porta lo sorpassai. Mi seguì fin nell'ingresso e lì lo salutai con un casto bacio sulla guancia ben lontano dalla sua bocca. Era appena uscito oltre la soglia che si voltò di scatto. - Ehm Isa..io..ehm senti scusam.. - lo interruppi bruscamente, con un tono forse troppo acido, non me ne importava. - Tranquillo Ben...ho capito tutto, non devi scusarti...a quando sarà - E chiusi la porta, appoggiandomi ad essa e respirando a pieni polmoni il suo profumo che aveva assuefatto l'aria. Maledizione!

 

 

 

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Capitolo 5
*** Il buongiorno si vede dal mattino ***


Spazio autore:

Lo so che chi ha aggiunto la storia alle preferite, o seguite o ricordate aveva oramai perso ogni speranza. Cavolo cinque anni sono tanti. L'università è un buco nero e tutto il mio tempo era lì. Ora ho iniziato di nuovo a scrivere, ho iniziato un fanfic su Chris Pine *_* se volete passare a leggere e commentare anche quella...accomodatevi.
Intanto vi lascio al capitolo ;).
E perdonatemi...se è possibile.
Cioè credo che non sia possibile, ma vabbè ci provo comunque ;).

 


Luce. Dannatissima luce. Era già giunto il giorno? E’ tremenda la mattina quando non ti vuoi alzare.
Oddio e chi ce la fa stava pensando il salame nel letto. Completamente avviluppata nel lenzuolo, Isabella stava decidendo se alzarsi o no. Prima di tutto però doveva decidere se aprire o no gli occhi che sembravano incollati con il mastice. Decise di provare con uno per volta.
Iniziamo con il destro va pensò mentre la palpebra sinistra decideva di muoversi. Come non detto. Con un solo occhio aperto cominciò a prendere coscienza di se. Bene passiamo all’altro pensò finalmente sveglia e ora che finalmente ci vedeva poteva iniziare la giornata. Si mise a sedere e si appoggiò allo schienale del letto. Ancora assonnata si guardò attorno, la sua stanza sembrava il set di un film bellico, probabilmente di ambientazione medievale.
- Mentre dormivo, è scoppiata una bomba a orologeria.- esclamò guardando quel disastro.
In realtà sei andata a dormire che era già così confessò la sua coscienza maligna. E sta zitta tu si disse la ragazza. Parlare con se stessa non era proprio normale, ma a prima mattina lei non aveva niente di normale, mentre sbadigliava e decideva che era il momento di alzarsi, l’orologio sul comodino segnava le otto di mattina e anche se era sabato, doveva sistemare la sua stanza prima di essere seppellita viva dai vestiti. Lo sguardo ancora assonnato vagò per la sua camera, che a parte per l’arredamento era certamente monotona. Vestiti. Ben. Vestiti. Libri. Vestiti. Poster di Ben.
Si soffermò su uno di essi e sospirando confessò ad alta voce - Era troppo bello per essere vero -.
La serata ieri non si era conclusa nel modo in cui sembrava all’inizio. Ben era semplicemente andato via.
Forse è stato meglio così si disse incoraggiante mentre si alzava e andava in cucina per fare colazione.
Dopo una sostanziosa colazione, diecimila domanda da parte di Alice che non si faceva mai i fatti suoi, Isa tornò in camera sua armata di tanta buona volontà e pazienza. Avrebbe tenuto il cervello impegnato e lo sguardo lontano da Ben.
Dannazione pensò mentre per l’ennesima volta guardava quel poster. Ora che l’aveva incontrato era anche peggio. Se prima la sua poteva definirsi solo un’ossessione, ora era diventata una passione.
- Dimenticalo – s’impose tornando a sistemare gli abiti nell’armadio, riordinando le buste che aveva cacciato ieri in malo modo tra i suoi panni.
- Hai ragione, dovresti dimenticarlo – biascicò Rose mentre entrava nella stanza con un piatto pieno di biscotti al cioccolato e uno tra le labbra. – Voglio dire è solo il tuo attore preferito e un ragazzo bellissimo, quindi dovresti dimenticarlo – aggiunse con un’espressione così innocente che Isa pensò di prenderla a schiaffi.
- Grazie non sei di aiuto – commentò mentre si affaccendava attorno alla scrivania per ordinare quaderni e libri. – Lo dimenticherò. Anzi non vedrò neanche più un suo film – aggiunse senza troppa convinzione.
- Non essere ridicola – esclamò Rose sedendosi sul letto.
-Alzati da lì che l’ho appena fatto – le gridò Isa senza neanche voltarsi.
-No tu hai bisogno di un uomo – affermò con convinzione la ragazza alzandosi sbuffando dal letto e riordinando le pieghe. – ne sono certa cara –
Sospirando leggermente disperata Isabella decise di accendere il suo telefono, che aveva spento subito arrabbiata per come si era risolta la cosa.
A un certo punto il suo telefono prese a vibrare per l’arrivo di una serie di messaggi.
Il primo era di suo padre che le augurava Buon Giorno. Uno della sua banca ma gli altri sei erano di Ben.
- Oddio – sussurrò sconvolta coprendosi la bocca con la mano, sconvolta mentre i suoi occhi scorrevano il testo.
- Cosa? Parla donna – la supplicò Rose esasperata mentre si avvicinava a leggere anche lei i messaggi e spalancava gli occhi.

Ben [00.30]: Scusami
Ben [00.32]: Non volevo andare via, ti prego riapri la porta.
Ben [00.36]: Lia ha rovinato tutto lo so.
Ben [01.16]: Sono andato via. Purtroppo domani sarò impegnato tutta la giornata. Vorrei incontrarti, ti prego.
Ben [07.35]: Non so se hai visto su internet. Il nostro incontro scontro non è passato inosservato.
Ben [08.02]: Non ho dormito…ti prego dimmi che possiamo vederci. Annullo tutto se mi dici di passare.

- Che cosa faccio Rose? – mormorò tra le lacrime e il sorriso.
- E me lo chiedi? – rise Rose accarezzandole la testa. – Chiamalo, mandagli un messaggio…vedi tu ma ha aspettato quasi un’ora fuori alla nostra porta e noi non lo sapevamo – le disse sollevando il volto della ragazza. – Buttati una buona volta…su mandagli un messaggio – le diede un buffetto sulla guancia e le offrì un biscotto. – Mangia il cioccolato, ti fa bene - disse uscendo dalla stanza.
Isabella prese il telefono e scrisse un messaggio, e dopo molta indecisione lo mandò. Avrò fatto bene si domandò subito dopo presa dal panico. Lo avrebbe saputo appena avrebbe ricevuto la risposta.
Intanto in una stanza di albergo Ben sentì vibrare il suo telefono mentre era nel bagno. Uscì di corsa precipitandosi ad afferrare il cellulare e con un grosso sorriso lesse il messaggio:
Isa [08.40]: Io non so cosa dirti. Forse la mia reazione è stata esagerata. Ecco scusami…io ho spento il telefono e non pensavo che tu fossi ancora lì. Se vuoi…se vuoi passa da me stasera…possiamo parlare un po’…se vuoi. Oddio ho scritto tre volte se vuoi…sto impazzendo. Comunque sarei felice se tu passassi. B
Ben sospirò passandosi una mano tra i capelli umidi, doveva muoversi e affrontare quella giornata. Aveva un appuntamento quella sera.

 

 

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