Sogna, ragazzo sogna

di Aleu
(/viewuser.php?uid=85797)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Roberto Vecchioni:

 

Sogna, ragazzo sogna

 

 

“E ti diranno parole
rosse come il sangue, nere come la notte;
ma non è vero, ragazzo,
che la ragione sta sempre col più forte; io conosco poeti
che spostano i fiumi con il pensiero,
e naviganti infiniti
che sanno parlare con il cielo.
Chiudi gli occhi, ragazzo,
e credi solo a quel che vedi dentro;
stringi i pugni, ragazzo,
non lasciargliela vinta neanche un momento;
copri l'amore, ragazzo,
ma non nasconderlo sotto il mantello;
a volte passa qualcuno,
a volte c'è qualcuno che deve vederlo.

Sogna, ragazzo sogna
quando sale il vento
nelle vie del cuore,
quando un uomo vive
per le sue parole
o non vive più;
sogna, ragazzo sogna,
non cambiare un verso
della tua canzone,
non fermarti tu...

Lasciali dire che al mondo
quelli come te perderanno sempre;
perchè hai già vinto, lo giuro,
e non ti possono fare più niente;
passa ogni tanto la mano
su un viso di donna, passaci le dita;
nessun regno è più grande
di questa piccola cosa che è la vita

E la vita è così forte
che attraversa i muri senza farsi vedere
la vita è così vera
che sembra impossibile doverla lasciare;
la vita è così grande
che quando sarai sul punto di morire,
pianterai un ulivo,
convinto ancora di vederlo fiorire

Sogna, ragazzo sogna,
quando lei si volta,
quando lei non torna,
quando il solo passo
che fermava il cuore
non lo senti più ;
sogna, ragazzo, sogna,
passeranno i giorni,
passerà l'amore,
passeran le notti,
finirà il dolore,
sarai sempre tu...

Sogna, ragazzo sogna,
piccolo ragazzo
nella mia memoria,
tante volte tanti
dentro questa storia:
non vi conto più;
sogna, ragazzo, sogna,
ti ho lasciato un foglio
sulla scrivania,
manca solo un verso
a quella poesia,
puoi finirla tu.”

 

 

 




Kaname’s pov

 

Resta calma Kaname, resta calma.
Che ha fatto in fondo questa volta? Nulla di particolarmente nuovo.
Ha solo messo KO un ragazzo che ti ha solo avvicinata per strada per chiederti delle indicazioni.
È esattamente da Sousuke no? Che ti aspettavi?
Dopo averlo fustigato ben bene me ne sono ritornata da sola al mio appartamento intimandogli di non seguirmi.
Forse… sono stata troppo dura? No. Se l’è meritato.
Ed ora per colpa sua sono qui, sul mio letto a fissare il soffitto bianco, mentre piccole lacrime lucenti mi accarezzano dolcemente le guance ed irrefrenabili singhiozzi mi fanno tremare le spalle, scuotendomi nel profondo. Sto cercando di scacciare il suo volto dai miei pensieri, provando ad ignorare le parole che gli ho detto e che assillano la mia mente.
“Sai, se sei tornato solo per continuare a tormentarmi è meglio che te ne vada! Non riesco a sostenere tutto questo Sousuke, non riesco più a condurre una vita normale per il tuo modo di comportarti!
Non ce la fa-faccio p-più.Ti odio, stammi lon-lontano!”

È esattamente questo che gli ho gridato contro mentre pian piano iniziavo già a singhiozzare. Mi ricordo ogni parola con una precisione estrema, come se ogni singola sillaba fosse stata marchiata a fuoco nella mia mente.
Ma quello che gli ho detto non è la verità. Lo è solo in parte e lo so fin troppo bene.
La verità è che io lo amo proprio perché è così. Irruento, maldestro… ingenuo anche.
La verità è che potrei benissimo sopportare tutto questo con maggior pazienza se… se lui mi dimostrasse qualcosa
È l’attesa di qualcosa che so per certo che non arriverà, è questo che mi sta facendo divenire ogni giorno più nervosa, ogni giorno più impaziente.
Sono lì, tesa come una corda di violino, pronta a suonare alla sua minima dimostrazione di affetto nei miei confronti.
Tsk, no,chi voglio prendere in giro? Non è affetto di certo quello che voglio da lui. Quello me lo dimostra ogni giorno con il suo modo ossessivo di proteggermi, con piccoli gesti che mi scaldano il cuore, certo…
Ma a me non basta. Un fratello può riservare alla sorella lo stesso tipo di sentimento, no? Può comportarsi proprio come si comporta lui nei miei confronti.
Ma io voglio di più.
Tu invece… tu che cosa vuoi Sousuke?
Che tipo di sentimento è che ti spinge a fare quello che fai per me?
Non lo capisco e credo che andando avanti così non lo capirò mai.
Hai avuto tante occasioni per rivelarmi quello che provi, ma non ne hai mai colta una.
Forse perché non hai niente da dire?
Sarò io la stupida che continua ad illudersi?
Non riesco neanche a leggere il tuo viso. Quella maschera fredda e granitica mi impedisce di cogliere ogni sorta emozione. I tuoi occhi sicuri e glaciali mi impediscono di arrivare al tuo cuore.
Pensavo che dopo il tuo ritorno le cose sarebbero divenute più facili, invece… sono esattamente come prima.
Ed io sono esausta di aspettare. Ogni notte faccio fatica ad addormentarmi, immersa nei miei pensieri che trovano in te l’unico ed inesauribile fulcro. A scuola sono distratta e goffa, stando al tuo fianco mi sento troppo imbarazzata, essendo conscia di desiderare qualcosa che tu non cerchi minimamente.
Mi sembra di sentire il telefono squillare, ma è come se il suono provenisse da molto lontano, da una specie di dimensione parallela in cui adesso non mi è concesso tornare.
Prendo il mio cuscino e lo stringo forte al petto, cercando di colmare il vuoto e la disperazione che sento dentro.
Arriverò mai a capirti un giorno, Sousuke?
Una domanda a cui non so ancora rispondermi.

 

Sabato mattina.
Perfetto, niente scuola, niente compiti, niente che mi possa distrarre.
Il mio programma tv preferito è finito esattamente una settimana fa.
Non voglio stare sola dentro queste quattro mura domestiche. Mmh… vediamo… potrei chiamare Kyoko?
Almeno lei sarebbe capace di far gravitare la mia attenzione su altro. Un po’.
Non ho mai rivelato a nessuno quello che provo per Sousuke, neanche a lei.
Non perché non mi fidi ma perché ho paura dell’attenzione che causerebbe su di me.
Ne sono sicura, incomincerebbe a darmi gomitate, a fare allusioni, magari giusto per divertirmima sono certa che a me non piacerebbero affatto. Anzi, mi farebbero diventare ancora più nervosa di quanto non lo sia in questi giorni. 
Sbuffo.
Odio ammetterlo ma… tanto l’ha già capito da sola.
In fondo la mia non sarebbe propriamente una rivelazione clamorosa ma… una confermazione dignitosa.
Mi do un colpetto in fronte e ringhio.
Ma a che vado a pensare! No, no. Non le dirò niente.
Afferro bruscamente il cellulare e compongo il numero di Kyoko.
Sento la sua voce sempre allegra dopo tre squilli.
“Pronto?”
“Ciao Kyoko, che fai?”
“Oh piccola Kana! Mi hai proprio fatta arrabbiare ieri!”
Eh?
“Cosa? E perché mai?” domando.
“Mi avevi promesso di passere a casa mia! Dovevamo completare l’album delle foto, ricordi?”mi dice imbronciata.
Ohhh… ora ricordo. Inutile precisare che ieri sera non ero proprio in condizioni da poter pensare ad una cosa simile.
“Oh, scusami Kyoko. Io… insomma… me ne sono dimenticata. Scusa.”rispondo dispiaciuta.
“Avresti potuto rispondere al telefono, no? Ti ho chiamata sia al cellulare, che era spento,  sia al telefono di casa, a cui non mi hai risposto.”
Sì, in effetti mi era parso di sentire il telefono squillare.
Stavo incominciando a pensare al peggio!” continua “Poi mi sono detta: No, non le può succedere niente con uno come Sagara che ritorna a casa con lei. Vabbè, scuse accettate. Mi hai fatto prendere un colpo però!”
È strana la sensazione che provo sentendo nominare così Sousuke.
Le viscere mi si riattorcigliano e un pesante masso di piombo si ferma bruscamente all’altezza dello stomaco.
Improvvisamente sento una paura apparentemente immotivata. Il mio cuore accelera il battito impazzito, le gambe iniziano a tremare forte e un leggero velo di sudore mi imperla la fronte.
Oddio, che succede?
È come se il mio corpo stesse inconsciamente reagendo ad un qualcosa che mi terrorizza, solo che non riesco a capire cosa.
“Kaname, sei lì? Kaname che succede?”
La voce di Kyoko  mi giunge debolmente dall’altra parte del telefono.
Ho la bocca asciutta, non riesco ad articolare la lingua.
Quand’è che ho provato una sensazione simile? È un misto tra paura, smarrimento, angoscia…
Oh.
Oh oh.
La mia mente ritorna indietro di poche settimane e mi fa rivivere tutto, nitidamente.
Mi sono sentita nello stesso identico modo quando sono entrata nell’appartamento di Sousuke e l’ho trovato… vuoto.
No, per favore, non può averlo rifatto!
Non per quelle stupide cose che gli ho detto ieri! No, no, no!
“Kaname rispondimi! Va tutto bene? Kaname!”
“Ti richiamo dopo”
  è tutto quello che riesco a dire alla mia amica sconvolta.
Sento il bisogno di vederlo, di assicurarmi che lui sia ancora qui, in questa città, in questo maledetto quartiere… qui con me.
Prendo le chiavi di casa e sbatto furiosamente la porta.
Corro a perdifiato fino al suo appartamento, mentre la paura si irradia dentro di me aumentando le scariche di adrenalina.
Mi ritrovo davanti alla sua porta, ansimante.
Suono il campanello.
Ti prego, ti prego Sousuke, aprimi!
Niente.
Premo con tutte le mie forze quel maledetto campanello. Magari non l’ha sentito, sì, sicuro…
Nessuno viene ad aprirmi.
Inizio a dare pugni alla porta, colpendola violentemente.
Questo lo deve per forza sentire, vero? Sì, dai aprimi, aprimi!
I minuti passano inesorabili.
Esausta mi accascio al muro mormorando piano il suo nome mentre dentro di me inizio ad elaborare quello che è successo. Se n’è andato. Di nuovo.
Il dolore della perdita mi attanaglia la gola impedendomi di fare respiri lenti e regolari.
Mi sembra di star per soffocare. Chiudo gli occhi lasciando scivolare lacrime amare, che mi bagnano le labbra secche morendo in un dolce abbraccio.
Stringo le labbra più forte per non urlare. La mia vista si appanna lentamente, il suono dei miei singhiozzi mi giunge ovattato.
Ormai ho perso la cognizione del tempo.
Te ne sei andato Sousuke, mi hai lasciata sola e… la colpa è solo mia. Mia e delle mie stupide parole insensate, dette in un momento di pura rabbia. Ma tu, come hai potuto crederci?
Stupido, stupido, stupido, sei solo uno stupido Sousuke…

Nota dell'autrice:

Salve a tutti! Questa è la mia seconda fan fiction ed in parte è stata ispirata dalla bellissima canzone di Roberto Vecchioni (il perchè lo capirete meglio nei prossimi capitoli).
Vi prego di recensire anche solo per dirmi che fa schifo e che dovrei interrompermi qui senza pubblicare altro!
L'ho scritta di getto e non l'ho riletta troppo bene quindi mi scuso già da ora se ci dovessero essere errori di qualunque genere.

Alla prossima! (Se vorrete... )

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Kaname's pov


I minuti continuano a scorrere, incuranti di tutto.
Mi asciugo le lacrime e cerco di ritrovare un poco di lucidità. Ormai sono proprio irrecuperabile, possibile che mi riduca così per lui? È solo uno stupido ragazzo… uno stupido ragazzo a cui devo molto. Uno stupido ragazzo che, purtroppo, mi ha legata a se. Irrimediabilmente.
Chi l’avrebbe mai detto che Kaname Chidori si sarebbe comportata così per amore?
Sto diventando pazza… oddio, ora ho anche le allucinazioni. È impossibile che senta la sua voce, impossibile che lui sia qui… no, non può essere… eppure …
Chiudo gli occhi per sentire meglio.
Riconoscerei il suo timbro tra mille, anche in fase di shock.
“Chidori? Che cosa è successo? Parlami!”
Riapro piano gli occhi sbattendo le palpebre più volte per togliere il bianco velo che mi offusca la vista.
Il suo viso è a pochi centimetri dal mio e le sue mani forti mi afferrano le spalle, scrollandomi.
Guardo intensamente i suoi grigi occhi spaventati, osservo avidamente quel bellissimo volto contratto dalla paura… è qui. Non sto impazzendo, è reale!
Devo imprimere bene quel viso nella mia memoria. Sono poche le volte in cui mi viene concesso di guardare Sousuke senza la sua perenne maschera di granito che tanto mi attrae e tanto mi spaventa.
Il nostro sguardo si intreccia per un breve secondo, ghiaccio e cioccolato si incontrano, poi, con uno scatto serpentino Sousuke mi lascia andare, si mette in piedi ed estrae la pistola.
“Stupido” si dice.
Cos’è successo? Perché si è allontanato? “Torna qui!” vorrei dirgli, ma non ci riesco. Ho la gola ancora secca.
Si guarda attorno attentamente, puntando la pistola nei corridoi deserti, esaminando la scena.
“Chidori, cos’è successo?” mi interroga con voce tremante.
Oh, capisco. Come al solito, sta pensando ad un’ aggressione.
Puntello il gomito sul pavimento mettendomi così seduta.
Mi schiarisco la gola, provo a ritrovare l’uso della lingua.
“Quanti erano? Cosa ti hanno detto? Che cosa…”
Fa un profondo respiro e scuote la testa, come per calmarsi.
“Cosa ti hanno fatto?” dice infine timoroso.
Non aspetta una mia risposta ma si avvicina alla porta di casa sua e… la sfonda con un calcio.
Questo basta per riportarmi alla realtà.
Come sarebbe a dire 'la sfonda con un calcio'?
Ma non aveva le chiavi?
Si addossa al muro aspettando all’incirca cinque secondi prima di entrare. Poi controlla l’ingresso con la pistola tesa davanti a se e lo sguardo affilato.
Ma che sta combinando?
Indietreggia sempre con la pistola tesa, poi corre verso di me.
“Alzati, non posso lasciarti da sola.”
È un ordine.
Come prima, non aspetta un mio movimento ma mi afferra bruscamente per un gomito ed in un secondo mi ritrovo in piedi.
Ehi! Ma che modi!
“Sousuke!” esclamo indignata.
Finalmente ho trovato la forza per lamentarmi.
“Smettila! Cosa diamine stai combinando!?”
Mi fa cenno di tacere e mi sussurra piano:
“Stai dietro di me.”
Sospiro.
“Nessuno mi ha cercata Sousuke, nessuno mi ha chiesto niente e nessuno mi ha fatto del male” dico leggermente stizzita.
Oddio, come vorrei tornare indietro di qualche minuto, prima che Sousuke incominciasse con le sue paranoie.
Lui alza leggermente un sopracciglio.
“Cosa?” mi chiede incredulo.
“Sto bene. Non c’è stata nessuna aggressione” gli rispondo piano.
Ed ora come spiegargli il perché mi trovavo lì a terra in una specie di stato comatoso senza farmi prendere per pazza?
Mi fissa stordito, poi, inaspettatamente dice imperioso:
“Vieni dentro”
Faccio come lui mi dice camminando lentamente per non perdere l’equilibrio. Mi tremano ancora le gambe.
È ancora sospettoso. Non ha riposto la pistola ed apre di scatto tutte le porte di casa sua, assicurandosi che non ci sia nessuno.
Mi accascio sulla sedia, prendendomi le ginocchia tra le braccia.
E così non mi ha abbandonata. Nonostante quello che gli ho detto ieri lui è rimasto qui.
Sorrido.
In effetti non sarebbe proprio stato da Sousuke lasciarmi per una simile stupidaggine… lui è un professionista.
Sono stata troppo avventata e sono giunta a conclusioni sbagliate. Ma come biasimarmi? Il ricordo del suo appartamento vuoto mi tormenta tutte le notti, facendomi sobbalzare dal letto in un bagno di sudore.
Non potrei sopportare che questo riaccadesse. Lui è l’unica persona di cui mi fidi incondizionatamente e senza riserve.
“Chidori, cos’è successo?”
Il suo tono impassibile mi riporta bruscamente alla realtà. Lo guardo in viso.
È tornato normale, se normale si può definire un volto privo di qualunque emozione.
Una domanda mi sorge spontanea.
“Dove sei stato?”
Mi guarda aggrottando la fronte. Probabilmente sta tentando di capire come possa centrare quello che gli ho chiesto con quello che lui vuole sapere.
“Dovevo fare la spesa” risponde confuso
Oh, la spesa. Solo una banalissima spesa Kaname e tu guarda cos’hai combinato.
Le mie labbra si aprono in una brevissima “Oh”.
“Chido…”
“Sì sì, lo so. Devo risponderti”

Chiudo gli occhi e faccio un profondo respiro. Quando li riapro lo ritrovo seduto di fronte a me. Sta aspettando.
“Avevo paura che te ne fossi andato di nuovo. Nulla di che…”
Nulla di che? E questo adesso da dove mi è uscito?
Sousuke mi guarda perplesso. Apre la bocca per parlare, poi la richiude. Scuote la testa e dice:
“Non capisco. Voglio sapere cosa ci facevi lì a terra, Chidori”
“Bè… ho suonato, tu non mi aprivi ed ho pensato che…”
“Questo l’ho capito. Ma perché eri sul pavimento? Per un attimo ho temuto che fossi morta. Eri accasciata a terra, immobile e… che stupido, sono proprio un incompetente”
aggiunge stringendo i pugni, poi torna a guardarmi teso.
“Io… mi sono sentita male, stamattina non avevo fatto colazione e sono svenuta” invento.
In effetti mi sono veramente sentita male. Inutile dirgli che non è esattamente quello il motivo.
Continua a guardarmi per un po’ finchè vedo i suoi muscoli rilassarsi e la mano allentare la presa sulla pistola che ancora impugnava.
“Chidori, devi nutrirti bene la mattina. Non puoi mai sapere quanto sarà  pericolosa la giornata e quante energie dovrai impiegare.”
“Grazie, lo sapevo già”
ribatto infastidita. Non mi sembra proprio il momento  di ricevere una bella predica sull’importanza delle vitamine di prima mattina.
Sousuke sospira, si alza ed esce fuori dall’appartamento. Prima che possa elaborare qualunque teoria su quel comportamento assurdo, ritorna con le buste delle spesa in braccio.
“Le avevo lasciate nel corridoio” mi spiega. “Comunque,” continua velocemente “non capisco perché tu non abbia preso le chiavi e non sia entrata. Avresti visto di persona che tutto era al suo posto”
Ah, giusto. Le sue chiavi. Non ero abbastanza lucida per effettuare simil pensieri.
Alzo le spalle a mo di spiegazione.
“E così è stato un calo di zuccheri, vero?” domanda tagliente.
Non è da lui usare quel tono.
“Sì” rispondo decisa. Non voglio assolutamente dirgli della mia reazione isterica. Forse è quello che sto diventando, una pazza isterica. Mi ci vedo addirittura bene in quel ruolo.
“Sono tornato indietro non appena ho ricevuto la chiamata di Kyoko. Mi ha riferito di essere preoccupata per te. Ha detto che eri strana al telefono, temeva non stessi bene.” continua imperterrito.
“Ipoglicemia” ripeto insistente.
Povera Kyoko. Prima le do buca, poi le sbatto il telefono in faccia. Devo trovare il modo di farmi perdonare.
“Sousuke, riguardo a quello che ti ho detto ieri…”
“Non mi devi nessuna spiegazione. Nè tanto meno ti devi scusare”
rovescia violentemente il contenuto della spesa sul tavolo.
Nella stanza cala il silenzio. Sento il vociare chiassoso provenire dalla strada di sotto, il ticchettio ritmico dell’orologio, il cigolio delle ante dei mobili che Sousuke apre per sistemare quello che ha comprato, lo sfregare delle mie mani sulle mie gambe… ma nessuno dei due ha intenzione di proferire parola.
Lo guardo atterrita. È arrabbiato, lo si può notare dal suo tono duro, dal fatto che evita di guardarmi negli occhi, dai suoi gesti irruenti.
È arrabbiato con me? Probabile, considerando come mi ha zittita prima.
“Devo andare” dico monocorde.
Il suo comportamento mi ha spiazzata ed impaurita. Sento l’urgente bisogno di ritrovarmi sotto il soffice piumone nel mio letto, stringendo forte il cuscino tra i denti per soffocare il nervoso.
“Bene” dice. Poi si volta dandomi le spalle e continua ad armeggiare con le sue provviste.
Mi alzo barcollante dalla sedia e mi dirigo pian piano verso la porta.
Una volta messa un'adeguata distanza tra me e l'appartamento inizio a correre.

 

Sousuke’s pov

 Sento la porta socchiudersi piano e i passi di Kaname nel corridoio, dapprima lenti, poi sempre più veloci finchè non sento che dei rintocchi lontani riecheggiare nei corridoi vuoti.
Butto dall’altra parte della stanza la lattina che mi ritrovavo tra le mani, facendola schiantare contro il muro con un tonfo sordo.
Idiota. Sono solo un idiota.
Quest’oggi ho fatto una delle mie più grandi cavolate.
Ho visto Kaname  lì, a terra, pallida come un cadavere ed ho lasciato che il panico prendesse il sopravvento.
Mi sono subito gettato su di lei, come un novellino, dando le spalle al corridoio.
Stupido. Se veramente ci fosse stato qualcuno che avrebbe voluto fare del male a Kaname a quest’ora ci avrebbe uccisi tutti e due.
Che scena patetica, io chinato su di lei, come un qualsiasi civile, dando le spalle al nemico.
In quel momento sarebbe stato un gioco ucciderci. Un colpo dritto, mirato alla mia nuca ed un altro al cuore di Kaname.
Ma che diavolo mi prende? Non sono neanche in grado di proteggere la persona che amo.
Eh già, perché io purtroppo la amo. E questo non fa altro che metterla in pericolo, ulteriormente.
Lei è la persona di cui non avrei mai dovuto innamorarmi.
Non si deve mai avere alcun tipo di rapporto con il soggetto da proteggere… in questo ho fallito miseramente.
Il mio amore per lei mi induce a commettere azioni stupide, come quelle di poco fa. In questo stato sono pressappoco inutile.
Continuo a vedere pericoli dove non ce ne sono e a lasciarmi trasportare dai sentimenti nelle situazioni d’emergenza.
Ricordo quando Kaname ed il Colonnello Testarossa furono rapite da quei criminali. Ricordo il momento dello scambio degli ostaggi. Anche allora volevo che Kaname venisse liberata per prima, certo, ma non ero ancora del tutto consapevole di quello che provavo per lei. Non avevo mai sperimentato cosa volesse dire perderla.  Così, in qualche modo, riuscii a ragionare lucidamente e, come la logica mi suggeriva di fare, dissi di liberare prima il Colonnello. Ma se adesso mi ritrovassi nella stessa identica situazione, cosa farei? Adesso che so che lei è diventata per me la mia unica ragione di vita, adesso che ho provato il dolore della perdita, riuscirei ad agire come allora?
No, lo so.
Ma è sbagliato.
Non mi sono mai sentito così inutile nella mia vita. Rischio di diventare il pericolo per la persona che desidero proteggere. Eppure rimango al suo fianco, incapace di fare altrimenti, non trovando la forza necessaria per allontanarmi. Qui rimarrebbe Wright che ha già dimostrato di essere impreparato nel proteggerla , ma oggi non ho fatto la stessa cosa anch’io?
Che grande idiota che sono.
Se solo non mi fossi innamorato di lei… sarebbe tutto più facile.
Si può rinchiudere l'amore? Segregarlo in un angolo lontano del cuore, sprangare la porta e mettere cinque o sei trappole per impedire che venga riaperto?
E se anche ci fosse un modo, io avrei il coraggio di provarci?
… non lo so.
Maledizione.

Nota dell'autrice:
In questo capitolo ho azzardato un po' troppo forse. Può darsi che alla maggior parte di voi il pov di Sousuke non sia piaciuto perchè appare molto vulnerabile e "complessato" ma, che ci posso fare? Ho seguito l'ispirazione immaginando come sia difficile per lui essersi accorto di amare Kaname ma di non poterla avere. Secondo me lui penserebbe più o meno questo... poi, ad ognuno la sua!

meli_mao: Innanzitutto ti ringrazio per aver recensito e messo la storia tra le seguite! Però... secondo te potevo veramente far si che Sousuke se ne andasse per una cosa così banale? XD
Io purtroppo non ho letto nessuno dei romanzi di fmp ma seguo il manga e ho visto tutti gli anime. Credo che Kaname abbia già ammesso i suoi sentimenti nei confronti di Sousuke nell'ultima puntata di The Second Raid, quando va ad Hong Kong per rivelargli quello che prova anche se alla fine non ne trova il coraggio. Oppure possiamo dire che indirettamente abbia dimostrato di provare qualcosa di diverso dalla semplice amicizia per Sousuke guardando la sua reazione dopo che viene baciata da Leo.
Poi per quanto riguarda quella frase... sinceramente non so che dire. Cioè, a me suonava bene ma effettivamente, chiedendo il parere anche ad altre persone, ho notato che sono divise in due schiere: chi dice che ci sta bene e chi dice che si può scrivere anche se sarebbe meglio non metterla.
Oddio, non so proprio... credo di aver trovato espressioni del genere anche in alcuni libri che ho letto ma...adesso mi hai fatto venire il dubbio!XD
Comunque accetto di buona grazia le critiche costruttive, anzi, se dovessi trovare ancora qualcosa che non va non aspettare a dirmelo! Ti saluto!

Devildragon: Ringrazio anche te per aver recensito e messo la storia tra le seguite! Spero che questo capitolo non abbia deluso le tue aspettative e che ti induca a continuare a recensire la mia storia! Un abbraccio!

Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 Kaname’s pov

 
Ho passato tutto il pomeriggio da sola, con la televisione accesa, raggomitolata sul divano.
Kyoko ha chiamato due volte. Non le ho risposto.
La richiamerò io stasera per scusarmi, sperando che non mi urli contro infuriata. No, non è da Kyoko.
Non ho mangiato niente né stamattina né a pranzo e, come se non bastasse, ho veramente avuto un calo di zuccheri.  Per fortuna mi trovavo sul divano altrimenti sarei caduta con la faccia per terra.
Dopo un iniziale momento di panico e confusione, mi sono trascinata accanto al frigo, ho bevuto un bicchiere d’acqua e spiluccato un french roll.
Adesso il mio stomaco sta ricominciando a brontolare. Dovrei alzarmi e cucinare, ma proprio non ne ho voglia.
Non sono ancora riuscita a decifrare il comportamento di Sousuke. Cioè, suppongo che sia arrabbiato con me, ma qui si va avanti solo a “supposizioni”.
Il telefono squilla di nuovo. “Suppongo” che sia Kyoko e “suppongo” che voglia dirmi che lei “suppone” che io sia una cretina che ha perso il cervello, “supponendo” che prima ce l’avessi un cervello.
“Suppongo” di star diventando pazza.
Oddio, lasciamo stare.
Afferro il cellulare e… resto stordita. Non è Kyoko ma è…
“Melissa!”urlo spontanea aprendo la comunicazione.
“Ehilà piccola! Come te la passi? No, Kurz, no, no, FERMO!”sbraita lei.
Improvvisamente sento l’inconfondibile voce scherzosa di Kurz Weber.
“Ciao Kaname! Senti, in realtà ti abbiamo chiamata solo per chiederti se tu e Sousuke avete finalmente combinato qualcosa di… NO! SMETTILA! LASCIAMI FINIRE IL DISCORSO BRUTTA VECCHIA ZITELLA!”
In sottofondo la voce di Melissa prorompe di botto. “Chi è la zitella eh? Brutto stronzo, molla subito il telefono!”
Una botta forte, un urlo agonizzante di Kurz, un attimo di silenzio e poi la voce di Melissa, un po’ affannata, mi giunge di nuovo all’orecchio.
“Kaname, scusa, sai questo qui com’è fatto, no? Ci vuole polso con lui eheheheh…”mi dice con tono sadico.
“No, no, Melissa, non ti preoccupare. Posso immaginare… comunque,che volevi dirmi?”
le chiedo curiosa.
“Niente di importante, mi chiedevo solo se io e questo disgraziato qui potessimo fare un salto dalle vostre parti. Sai, abbiamo preso un piccolo periodo di ferie. Insomma, se non disturbiamo, se non interrompiamo niente…”sussurra maliziosa.
“Eh? No! Cosa? No, no, t-ranquilla. V- ven-ite pure!” balbetto imbarazzata.
Intanto incomincio a sentire in sottofondo gli uggiolii doloranti di Kurz, che sembra essere appena rinvenuto.
“Perfetto!” trilla Mao felice “Ci vediamo domani mattina ok? Baci baci!”
“Anche da parte mia: baci baci!”
sento dire Kurz.
“Tu sta zitto e crepa in pace!” ringhia Mao.
“Va bene, a domani!”dico io prima che la situazione degeneri.
Chiudo la comunicazione e resto immobile. Ma quei due sono proprio pazzi!
Mi tolgo dalla faccia quel sorrisetto ebete nato spontaneamente durante la conversazione.
Meglio che non rifletta troppo sulle loro parole o mi ritornerà l’emicrania.

 

 

Sousuke’s pov

 
Mhh… lo Steyr ha bisogno di essere lucidato… no, questo no… la mia Glock 26 è sempre con me… oh! Merda, si è graffiata!...  Devo ricordarmi di fare rifornimento di granate, ne ho solo una ventina… e questo da dove esce fuori? Oh si, me lo sono fatto inviare lo scorso mese. Non l’ho mai usato, magari domani potrei provare…
Il cellulare squilla insistentemente.
Maledizione. Non posso mai fare il mio lavoro in pace.
Apro la comunicazione e poi incastro il telefono tra il mio orecchio e la mia spalla continuando così a lustrare la mia amata Glock.
Sento subito una voce familiare… troppo familiare.
“Sousukeee!” grida Kurz felice.
“Kurz ” lo saluto piatto.
“Come se la passa il mio Sergente imbronciato?Stai facendo un po’ di baldoria anche per me?” ghigna sornione.
Sospiro.
“No”
“Eh? Come sarebbe a dire ‘no’?”
ripete sconvolto “Diamine ragazzo, ti ci vuole proprio una bella lezione eh, meno male che ci sarò io da domani a farti da maestro… Ahahahahahah!!”
“Cosa? Domani?”
domando.
“Oh, la piccola Kaname non ti ha detto niente? Forse eravate talmente occupati che non avete trovato il tempo per parlare!” continua sogghignante.
“Cosa vuoi dire?”
“Accipicchia ragazzo, sei proprio lento. La piccola Kana non si deve divertire molto con te… sei proprio un egoista! Non provi neanche a donare un briciolo di felicità ad una ragazza come quella!”

Ormai sta parlando come se recitasse in una soap opera.
“Kurz, cosa volevi dire con ‘domani’?” richiedo ignorandolo, ma lui (come al solito) continua imperterrito il suo petulante monologo.
Io invece, saprei come donare gioia ad una simil fanciulla. Uh uh, sì, con me sì che si divertirebbe… eheheheh… ihihihihi”
Credo che ora mai sia del tutto perso nelle sue perverse fantasie. Cerco di reprimere l’impulso imminente di chiudergli il telefono in faccia e di sgozzarlo alla prima occasione.
In sottofondo sento la voce stizzita di Mao replicare:
“Smettila di fare il cretino, lurido pervertito!”
Un sonoro schiaffo, un urletto di Kurz a cui si sussegue di nuovo il timbro di Mao.
“Se non vuoi che gli parli io, vedi di fare in fretta!” urla.
“Va bene, va bene! Uffa sorellina, non mi lasci mai sfogare con nessuno. NO! Ok, ok. Che volevi sapere Sousuke?” dice imbronciato.
“Cosa intendevi con ‘domani’?” chiedo per la terza volta.
“Ci siamo presi un po’ di ferie. Cinque giorni per l’esattezza. Quindi… abbiamo cinque giorni per insegnarti ben bene come ci si deve approcciare ad una ragazza… ouch! Sorellina basta! Va bene, ho capito, la smetto. Dicevamo… ah, sì. Io e la sorellina abbiamo pensato di fare un salto da voi piccioncini per rompervi un po’ le scatole, perciò… attendici con terrore!” soffia maligno.
Perfetto. Proprio quello che ci voleva in questo momento. Mao e Kurz tra i piedi. Fantastico, il morale mi salirà alle stelle. Non che io non li voglia bene ma… odio avere qualcuno che mi veda quando mi sento debole. Ed ora sono troppo abbattuto per potergli sopportare senza impazzire ulteriormente. Finirebbero per confondermi ancora di più con i loro consigli da persone già “navigate”. E Kurz combinerà di sicuro qualche guaio a cui mi toccherà rimediare.
“Quindi domani mattina sarete qui?” chiedo.
Esattamente!”
“Eh, giusto per avere un’idea…”
incomincio già a disagio “Dove alloggerete?”
“Cosa vorresti dire con quel tono da ‘Vi prego qui no, vi prego qui no.’? Ricordati che l’appartamento non è tuo! Chi te lo paga? Eh? Rispondi! Dai che lo sai!”
“La Mithril”
sussurro sconfortato.
“Bingo! Ergo, verremo a starci anche noi. Non è che non ci vuoi più eh, Sousuke? Che deplorevole sorte mi tocca, essere ripudiato da un amico… sigh, sigh… sigh,sigh, sigh… mondo crudele! Dovrò chiedere alla dolce Kaname di asciugare le mie amare lacrime con mielati baci saturi d’amore… E VA BENE! La smetto, la smetto. Tanto sei tu l’unica ad arrabbiarti. Questo qui non dice niente, sembra di parlare con un blocco di gesso” aggiunge rivolgendosi a Mao.
“D’accordo Kurz. Ci vediamo domani” concludo freddo.
“Eh, no no! Aspetta, non riattaccare! La sorellina ti vuole parlare. Io e te iniziamo le lezioni domani. Goodnight!”
Aspetto in linea per circa dieci secondi sentendo le acute lamentele di Kurz. Mao lo sta cacciando dalla stanza,  o da ovunque si trovino.
“Sousuke?” mi chiama Mao.
“Dimmi pure”
“Che tono aspro! Non dirmi che ti hanno infastidito le stronzate di Kurz?”
“No. Sono abituato”

Un attimo di silenzio.
“Sousuke, come stai?”
La domanda mi lascia senza fiato.
    ….  
“Nessuna ferita riportata”
rispondo meccanicamente.“Sousuke, sai a cosa mi riferisco. Non esistono solo le ferite fisiche” mi ammonisce dolce.
Cerco di prendere tempo. So bene a cosa si riferisce. Forse Mao aveva capito prima di tutti il forte legame che si sarebbe instaurato con Chidori. Forse aveva anche capito l’impossibilità del rapporto.
Ma il fatto che mi stia chiedendo una cosa del genere… mi lascia senza parole . Poche persone mi avevano mai posto quella domanda.  Anzi, nessuna. Non nel senso in cui la intendeva lei.
Cosa dovrei risponderle? Che va tutto bene e che sono felice? Potrei provarci, conscio però che un tipo come Mao non ci crederebbe.
Sto male. Male perché la ragazza che più desidero al mondo forse è l’unica che non posso avere. Male per le parole che Chidori mi ha detto ieri, consapevole del fatto che sono veritiere. Male perché non so come impostare la mia vita, quale strada del bivio intraprendere dopo il liceo. Male perché sogno Gauron quasi tutte le notti, ricordando quel corpo straziato e le sue parole, che mi hanno colpito a fondo. Male perché mi sento inutile. Male perché per la prima volta nella mia vita… ho paura.
“Sto bene” le dico imperturbabile.
Mao sospira.
“Ci vediamo domani, Sousuke”
Riattacca lasciandomi solo, con quell’inutile pezzo di ferro in mano.

Nota dell'autrice: Questo capitolo mi serve per introdurre Mao e Kurz che dai prossimi capitoli svolgeranno un ruolo fondamentale nella storia portando con loro una ventata di allegria che ci distoglierà un po' dalla malinconia dei nostri protagonisti.

meli_mao: Oh mannaggia! Non lo sapevo!! Vabbè, immaginavo che Sousuke prima o poi si sarebbe rivelato a Kaname ma mi aspettavo che lei ricambasse con una frase un po' più... romantica? Anche se il romanticismo non è la sua caratteristica prevalente...
Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Kurz’s pov

 

“Che dobbiamo fare con lui?” mi rivolgo pensieroso a Mao.
I suoi occhi violetti indugiano ancora un po’ sulla rivista di Arm slave che sta leggendo, per poi guardare tristemente fuori dal finestrino dell’aereo.
“Non lo so” sussurra.
“Possiamo provare ad aiutarlo, no?” insisto.
“So tu che cosa intendi per ‘aiutarlo’. Mi dispiace Kurz, ma non condivido. Sousuke si deve abituare all’idea di non poter stare con quella ragazza. Possiamo aiutarlo solo a dimenticarla” mi spiega.
Conosco già l’opinione di Mao. Vuole che Sousuke si allontani da Kaname, per il bene di tutti e due.
Io non sono d’accordo. Quel ragazzo ha diritto come chiunque altro ad innamorarsi e fare le sue esperienze.
“Hai visto tu stessa come si riduce Sousuke senza di lei. Ti devo ricordare cos’è successo ad Hong Kong? Mi pare che proprio tu ne sia stata una diretta testimone!” le rammento.
“Kurz! Non riesci proprio ad arrivarci eh?! Secondo te un mercenario della Mithril… ” dice abbassando la voce “Può stare con una civile che vive in pianta stabile a Tokio? E se anche per assurdo decidessero di fare così, quanto dolore credi che provocherebbe tutto questo? Lui che è costretto ad andare in missione un giorno sì ed uno no non sapendo neanche quando e se ritorna. Lei che resta confinata nel suo appartamento, con il terrore costante di saperlo chissà dove e chissà in quale pericolo! Credi che in questo modo le cose andrebbero meglio?”
“Potrebbero trovare una soluzione”
azzardo. “Non mi sembra giusto che non ci provino nemmeno!”
“Un ulteriore approfondimento del rapporto non farebbe altro che rendere ancor più doloroso il momento del distacco”
mi dice tetra.
“E questo che vuol dire? Che Sousuke non potrà mai stare con nessuna donna?” sbraito facendo sobbalzare un paio di persone che stavano dormendo.
“Shhh!!” intima lei. Poi mi risponde. “Sto solo dicendo qualcosa che è noto alla maggior parte di noi. Per esempio, tu da quando sei diventato un mercenario hai mai avuto una relazione seria con una ragazza? Ed io? No. Tutto è stato puramente occasionale ed è così per quasi tutti noi, o forse per tutti.
Se un giorno Sousuke arrivasse a desiderare  qualcosa di più… allora dovrebbe andarsene dalla Mithril. Lo sappiamo bene entrambi.”

Mao sorride amara abbassando gli occhi.
Quello che dice è terribilmente vero e terribilmente ingiusto.  Però rimango della mia opinione. Ci devono provare. Non avevo mai visto Sousuke soffrire prima di qualche settimana fa. In ogni suo gesto, in ogni suo sguardo ed in ogni sua parola percepivo un immenso dolore. Un vuoto incolmabile, che lo corrodeva giorno dopo giorno. E se anch’io me ne ero accorto… bè, ce ne voleva!
Voglio far accadere qualcosa in questi giorni… qualcosa che faccia svegliare Sousuke, che gli faccia capire che deve sbrigarsi, che gli faccia comprendere che Kaname non può stare lì ad aspettare a lungo…

ohoh!
“Facciamo una scommessina?”le propongo gongolando.
“No.”
“E dai!! Ti prometto che ti divertirai!… va bene, prima ascolta e poi decidi. Facciamo così. Tu parli con Sousuke, gli dici che deve abituarsi all’idea che presto non vedrà più Chidori, che non potrà mai avere un rapporto serio con lei e tutte le tue cavolate. Io invece, mi lavoro Kaname. La faccio incontrare con altri ragazzi, le propongo di far ingelosire Sousuke e le dico tutte le mie cavolate. Vedremo cosa succederà dopo. Se entro i cinque giorni riusciranno almeno a baciarsi avrò vinto io. Se non lo faranno avrai vinto tu.
Allora? Accetti la sfida o mi fai già vincere a tavolino?”

Melissa storce le labbra.
“Dipende qual è il pegno per chi perde” mi dice alzando un sopracciglio.
Ohhhh!!! Questa è la parte migliore.
Mi avvicino al suo orecchio e sussurro:“Sarò clemente. Se vinco io, mi regalerai un paio di tue mutandine… se vinci tu… sarò io a regalarti i miei boxer!”
Mi sorride sghemba e precisa:”Facciamo che se vinco io tu stesso spargerai la voce sul De Danaan che sei stato rifiutato da ogni ragazza di Tokio con cui ci hai provato”
“Mhh, fa male… vabbè, sopporterò”
ghigno.
“Senti un po’ genio, non ti passa minimamente per la testa che quando Sousuke vedrà Kaname flirtare con altri ragazzi si convincerà ancora di più che lui non è il tipo adatto a lei?”
“È un rischio in più per me, no? E poi non sai mai come funziona la mente di quel ragazzo”
“Ok. Preparati all’umiliazione più grossa della tua vita, caro!”
ride lei.
“Vedremo, cara” le rispondo a tono.
 Se conosco abbastanza bene Sousuke posso già pregustare la mia vittoria.

 

Kaname’s pov

 
Domenica mattina. Kurz e Melissa dovrebbero essere già arrivati.

Non so come devo comportarmi. Fare finta di niente e presentarmi da Sousuke? Oppure aspettare qui, nel mio appartamento, attendendo che si facciano vivi loro?
Non so proprio.
Per ingannare il tempo telefono a Kyoko per scusarmi, guardo un po’ la tele e mi porto avanti con i compiti, sforzandomi di non guardare l’ora.
Quando mi decido a chiudere il libro di letteratura giapponese mi concedo una veloce occhiata all’orologio.
Sono le undici e mezzo e nessuno mi ha ancora chiamata.
Quindi non mi vogliono tra i piedi? Bene, non mi avranno. Non sarò certo io ad imporre la mia presenza.
Mi dirigo furiosa verso il bagno, apro l’acqua calda del vano doccia ed entro.
Lascio che l’acqua mi scivoli addosso ustionando la mia pelle fredda.
Non è giusto.
Sicuramente lui a quest’ora starà parlottando serenamente con i suoi amici, fregandosene della sottoscritta che sta qui a corrodersi il cervello per colpa sua e che stanotte non ha chiuso occhio sempre ed esclusivamente per colpa sua.


Potrei essere io a fare il primo passo obbligandolo a spiegarsi. Potrei chiedergli apertamente che cosa sono io per lui, che intenzioni ha con me… potrei rivelargli che lo amo.
Per poi sentirmi rifiutata, perché è questo che accadrebbe, ne sono sicura.
E starei ancora più male. Adesso posso fingere di avere una speranza, di occupare un posto nel suo cuore, di credere che anche lui mi sogni la notte, che mi brami quanto io bramo lui. Se invece mi rifiutasse, le sue parole continuerebbero a tormentarmi e non potrei neanche più aggrapparmi a questo flebile sogno.
Perché dovevo innamorarmi di lui? Ci sono tanti ragazzi normali in giro e…
Normali.
Purtroppo lo amo perché lui è diverso da tutti. Perché lui è amabilmente imperfetto.
In fondo la bellezza non sta proprio nell’imperfezione?
Si, credo proprio di sì.

 

Sono le dodici e venti.
Bene, mi sa che devo incominciare a preparare qualcosa per pranzo (a meno che non voglia svenire di nuovo come ieri).
Mi sto per avviare verso la cucina quando sento il telefono squillare. Rispondo.
“Pronto?”
“Ehilà Kaname!”
“Oh, Melissa! Siete arrivati?”
“Sì sì. Già da un’oretta. Abbiamo un po’ strapazzato Sousuke e poi abbiamo sistemato le nostre cose.
Allora , ti decidi a venire o no?”
mi domanda.
“Siete da Sousuke giusto?Si ok. Credo di poter venire” dico veloce.
“Sbrigati allora, perché Kurz sta morendo di fame e nell’attesa si sta scolando almeno una quindicina di birre. Ho paura che Sousuke non possa trattenerlo a lungo dal mangiarsi anche le lattine”
Riattacca.
Ok, ho cinque minuti per togliermi quest’orrenda tuta e rendermi presentabile.
Opto per dei pantaloni blu con una semplice camicetta bianca, scarpe da ginnastica e… ma si! Coda di cavallo (in memoria di quel pazzo che si aggirava nel parco facendo a tutte le ragazze la coda).
Esco fuori casa e cammino a passo svelto verso l’appartamento di Sousuke.
Melissa apre la porta e mi saluta allegra. Ricambio i suoi saluti ed entro in casa.
La scena che mi si presenta davanti mi lascia alquanto allibita.
Kurz è sul pavimento mentre Sousuke lo sta immobilizzando portandogli le braccia dietro la schiena.
Osservo l’espressione scocciata di Sousuke e le guancie rosso fuoco di Kurz… è già ubriaco.
“Oh oh oh! Guarda chi è arrivata!” urla tra le sue risa “Lo sai che sei molto bella? Sì sì… con quella coda che ti lascia tuuuuutto il collo scoperto, poi… ich! Ich!... Brindiamo al sashimi che Tessa ci ha preparato l’altra sera! No, forse non era Tessa… chi era sorellina, eh?… Era Sousuke! Si si si! Si era teletrasportato sul De Danann ! No, era venuto con la scopa volante, eh sì perché AR non lo vuole più! Sì e poi Tessa si è innamorata di Babbo Natale che è Sousuke… vedo tanti pellicani rosa… i pellicani portano i bambini, vero Kaname? O forse erano le cicogne? E perchè i pellicani non li possono portare? Le cicogne sono razziste, a morte! A morte!
Sorellina mi compri un cane?”

Sousuke guarda Kurz con aria schifata mentre quest’ultimo incomincia ad abbaiare e divincolarsi.
“Che facciamo con lui?” dice tra gli sforzi di tener fermo Kurz.
Melissa (che ormai dev’essere abituata alle sue scenate) alza le spalle e risponde indifferente:
“Se Kaname non si scandalizza troppo io direi di chiuderlo nel ripostiglio”
“No, fate pure! Magari mettetegli anche un fazzoletto in bocca così si sta zitto. Oppure dategli una bastonata in testa… per me è uguale”
propongo ridendo.
Sapevo che l’arrivo di Melissa e Kurz sarebbe stato terapeutico per me. Almeno riderò per cinque giorni!
Melissa mi guarda divertita e va a prendere un piccolo asciugamano dal bagno, lo ficca in bocca a Kurz e glielo lega dietro la testa. Una volta finita l’operazione, Sousuke lo prende per i polsi e lo trascina verso il ripostiglio tra le risate soffocate di Kurz che ormai ha le lacrime agli occhi.
“Mi sbaverà tutto l’asciugamano” pronostica Sousuke dopo aver chiuso a chiave la porta.
“Fa niente, te ne comprerò un altro” risponde Mao ignorando i rumori che provengono dal ripostiglio.
“Soffocherà?” domando con un filo d’ansia. Sembra che dall’altra parte della porta Kurz si stia dimenando come un pazzo.
“Speriamo, un pervertito in meno!” esclama lei sadica.
Scoppio in una fragorosa risata insieme a Melissa, Sousuke, invece, si allontana da noi e va vicino alla finestra. I suoi occhi grigi sono tremendamente tristi e malinconici, il suo volto è bloccato in una rigida maschera di marmo, le sue mani sono strette a pugno e le braccia ricadono rigide lungo i fianchi.
La risata mi muore in gola nel vederlo così.
Lui non gradisce la mia compagnia e non sta facendo niente per far sì che io pensi il contrario.
In fondo come posso obiettare? Gli ho detto delle cose bruttissime l’altro giorno e non posso chiedergli di dimenticarle perché tanto non ci riuscirebbe.
Probabilmente adesso mi odia. Sono riuscita a distruggere quel flebile legame speciale che si era creato fra di noi con una stupida frase.
Ma forse il legame speciale lo immaginavo solo io. Credo che lui continui a proteggermi solo per senso del dovere, conoscendolo so che se mi dovesse capitare qualcosa si sentirebbe in colpa, anche se non è più compito suo garantire la mia incolumità.
“Sousuke, tutto bene?”
La voce di Mao mi distoglie dai miei pensieri riportandomi bruscamente alla realtà.
“Nessun problema” risponde lui impassibile “Credo che dovremmo veramente far uscire Kurz da lì, Mao. Altrimenti ti toccherà spiegare al Colonnello come sia morto soffocato.”
“Si… sarebbe una scocciatura. Senza contare che siamo a corto di personale…”
Melissa apre la porta del ripostiglio e Kurz cade di botto sul pavimento come un sacco di patate. Probabilmente stava incollato alla porta.
“Mpfuoi – amrfi?”tenta di dire lui.
“Ti libero solo se fai il bravo cucciolo. Zampa!”ordina Melissa e Kurz le porge prontamente la mano destra.
“Terra!”
Kurz si mette a pancia in giù.
“Pancia!”
Si stende supino.
“Rotola!”
Lui inizia a rotolarsi da destra a sinistra e viceversa.
“Ohhhhhh! Sousukee! Guarda come carino! Fagli un filmato,dai! Sul De Danaan si piegheranno in due dalle risate! Dov’è una telecamera?” e si mette a frugare nei cassetti.
“Eccola!!” annuncia felice “Un bel primo piano… Uuhh! Sta uscendo benissimo! Terra! Pancia! Due zampe! Salta!”
Scoppio a ridere di gusto e , miracolosamente, mi accorgo che Sousuke sta perfino… sorridendo.
Non è un sorriso forzato ma autentico,gli angoli delle labbra sono curvati all’insù da puro divertimento ed addirittura il suo sguardo sembra meno affilato del solito.
Mi mancava tantissimo vederlo sorridere.
“Bene! Credo che così possa bastare. Con questo ce l’ho in pugno, lo ricatterò a vita e mi farò un mare di soldi” proclama estatica.
Sousuke slega l’asciugamano dalla bocca di Kurz, il quale, ancora un po’ barcollante, si rimette in piedi continuando a ridere come un pazzo.
“Quando sarò sobrio mi riprenderò quel filmato, vedrai! E allora invocherai il mio perdono… hihihihihi!!”
“Oh! Come se potessi battermi in un corpo a corpo!”
lo istiga Mao.
“Che cosa vuoi insinuare? Che sono debole? Io n- non sono debole! Io so- sono fatto d’acciaio, baby. Il mio fisico viene i-invidiato da tutti gli uomini, non se ne salva nessuno! I miei muscoli sono… sono… son…”
Kurz  socchiude gli occhi e vacilla per un po’ prima di crollare a terra addormentato.
Mao scoppia a ridere.
“Questa volta ha proprio esagerato! Tutta quella birra a stomaco vuoto… vabbè, vuol dire che mangerà al suo risveglio. No, Sousuke, non c’è bisogno di portarlo via. Lascialo lì” dice Melissa.
Mangiamo dei soba che Mao e Kurz avevano comprato prima di venire.
Durante il pasto siamo solo io e Melissa a fare conversazione. Sousuke rimane in religioso silenzio.
Qualche volta mi capita di incontrare il suo sguardo ma lui prontamente distoglie gli occhi tornando a guardare il televisore acceso ma senza audio.
Ad un certo punto Melissa coinvolge Sousuke in un discorso prettamente militare. Mi pare di cogliere parole tipo: trattato… accordo… guerriglia… missione… armamento… eccetera, eccetera, eccetera.
Io intanto gioco distrattamente con una ciocca dei miei capelli.
Chissà per quanto ancora andremo avanti così.

Nota dell'autrice: Oddio, non oso immaginare cosa state pensando dopo aver letto questo capitolo... 
Posso giustificarmi dicendo che quando l'ho scritto ero abbastanza allegra e proprio non mi andava di essere troppo malinconica quindi ho inserito la scenetta di Kurz ubriaco che non era assolutamente nei miei piani, anzi, ancora adesso non riesco a capire da dove mi sia venuta in mente.

meli_mao: Kaname è proprio irrecuperabile... cioè, Sousuke finalmente ammette che la ama e lei che dice? "Promettimi che la prossima volta che ci vedremo ci baceremo!" ?? ... che stupida...
Rileggendo questo capitolo ho pensato a te e mi sono chiesta: "Chissà se meli_mao mi ucciderà dopo aver letto queste cose?" 
Insomma, non riesco a prevedere la reazione a questo capitolo di una grande fan di Mao e Kurz come te... spero di non averli fatto fare qualcosa che loro non avrebbero mai fatto!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Melissa’s pov

 
Sousuke sta peggio di quanto pensassi ed il fatto che non esterni nessuna delle sue emozioni non contribuisce a migliorare le cose.
Kaname è andata via circa mezz’ora fa. E’ molto più facile interpretare quello che lei sente.
Ha paura che Sousuke possa lasciarla di nuovo sola ma non trova il coraggio per parlargli chiaro e tondo.
Meglio.
Meglio perché sono sicura che se uno dei due cedesse l’altro coglierebbe al volo l’occasione.
Sousuke rimarrebbe impelagato in una storia sbagliata. Una storia che non avrebbe futuro o, se ce l’avesse, sarebbe un futuro triste e costellato da mille divieti e pericoli.
A meno che lui non cambiasse vita… assurdo.
Vorrei poter dire il contrario ma Sousuke purtroppo non può più tornare indietro.
Sousuke medico? Insegnante? Imprenditore? Cuoco? Impiegato?
No.  Se nasci falco, muori falco.*      
Solo io so quanta pena provo per lui, quanto vorrei poter dire: “Sousuke molla tutto e vivi una vita come tutti gli altri!”, ma sono consapevole che alcune vite sono state segnate così a fondo da non poter mutare.
E se nonostante tutto provasse a cambiare… starebbe male. Ne sono sicura.
In questa società che sforna individui in serie, che emargina il diverso e che ostacola il cammino anche a giovani con tutte le carte in regola… lui non durerebbe a lungo.
Vorrei tanto che Dio, il destino o qualunque forza manovri questo mondo, fosse stato più clemente con lui… lui che è solo un ragazzo di diciassette anni e che dovrebbe avere tutta la vita dinanzi a sé... dovrebbe.
Invece si ritrova con un fucile in mano ed un’infernale macchina super tecnologica da pilotare.
E poi doveri, doveri, doveri, doveri, doveri…
Sousuke ha abbandonato troppo presto il calore familiare ed ha dovuto sopportare troppi obblighi e punizioni, battaglie e morte…
Per me è stato fin troppo forte.
È un miracolo che un ragazzo che ha patito tutto quello che ha patito lui non sia diventato pazzo.
E visto che finora è stato così forte spero che possa sopportare un altro po’ di dolore. Deve lasciare andare Kaname.
“Melissa?”
Giro di scatto la testa verso colui che mi ha chiamata.
“Ho sistemato Kurz. Sta continuando a dormire” mi informa Sousuke stanco.
Spero che un giorno mi perdonerai per quello che ti sto per dire, Sousuke… ma è giunto il momento di parlare.
“Visto che lui dorme, noi due potremmo parlare un po’. Non credi?” gli domando.
Lui contrae la mascella e va a sedersi sulla sedia abbassando lo sguardo.
“In effetti è da un po’ che non vengo aggiornato sulle attività del De Danaan…”
Eh no… sta tentando di sviarmi.
“Non è di questo che voglio parlare” dico severa.
“Cosa vuoi allora?” chiede brusco.
“Sousuke” addolcisco il tono per tentare di tranquillizzarlo “Sai bene di cosa desidero che tu mi parli. Di te e Kaname”
Irrigidisce il volto diventando così una vera maschera di marmo.
“Non so di cosa tu stia parlando”
A quel punto esplodo.
“Cosa? Come puoi permetterti di fingere di non capire!? Credi che io non mi sia accorta di niente? Credi che tutti noi, anzi, non ci siamo accorti di niente? Pensi che sia facile ignorare la tua situazione, eh? Stai peggiorando di giorno in giorno! Se adesso venissi chiamato per una missione finiresti stecchito in due secondi! E ancora ti concedi il lusso di fare il finto tonto!?” finisco quasi con il fiatone.
Lui non si scompone di un millimetro, perseverando così nella sua posa da perfetta statua di marmo.
Sospiro più volte sia per riprendere fiato sia per dargli il tempo di elaborare una risposta.
Dopo un minuto buono però mi spazientisco.
“Sousuke! Parlami!”
Continua a stare zitto.                                
Forse non è quello l’approccio giusto.
Tento di calmarmi sedendomi a mia volta e assecondando per un po’ il suo silenzio.
“Prova a sfogarti con me. Ti sentirai meglio” gli sussurro dolce.
“Non so che dire” dice abbattuto.
La sua voce così malinconica mi lascia perplessa. Deve raccontarmi tutto, ne ha assolutamente bisogno. Se non lo farà adesso non avrà molta possibilità in futuro…
“Facciamo così: io domando e tu rispondi, va bene?” propongo.
Mi fa un breve cenno d’assenso con la testa.
Dovrebbe essere più facile per lui in questo modo. I militari rispondono sempre a domande dirette…
“Ti ripropongo la stessa domanda che ti ho fatto ieri sera: come stai?”
“Male”
risponde basso.
Bene, almeno è un inizio. Magari con le prossime domande potrò sperare di strappargli qualcosa di più.
“Stai male perché vorresti stare con Kaname, vero?”
Non dice niente.
“Sousuke non te ne devi vergognare, è del tutto naturale che anche tu provi questo genere di sentimenti. Sei un essere umano. Comunque, la mia era una domanda superflua dato che entrambi conosciamo già la risposta.”
“Così pare”
borbotta.
“Sousuke tu la ami?”
Fa una sottile smorfia nel sentir pronunciare le mie parole.
“Che differenza fa?” mi chiede malinconico.
“Bè, se tu la ami veramente sarà più difficile per te lasciarla. Soffrirai di più al momento del distacco”
Ecco, l’ho detto. Tra le righe ho già espresso la mia opinione e lui l’ha colta al volo, infatti alza lo sguardo ed incrocia i miei occhi in una muta richiesta di aiuto.
Adesso, in quegli occhi così grandi e grigi posso leggere di tutto: dolore, rabbia, disperazione, paura…
Ed in quel momento capisco che lui aveva preventivato già tutto. Aveva compreso dove volessi arrivare  già dall’inizio e per questo non voleva parlare. Aveva paura di sentire da me quello che ha appena sentito.
Si alza dalla sedia lentamente e rimane lì, immobile, riportando lo sguardo al pavimento e serrando i pugni.
Oddio, odio cedere al mio lato sentimentale… ma non ce la faccio proprio a vederlo così! In fondo, ormai lo considero come mio fratello minore e gli voglio bene.
Mi alzo anch’io dalla sedia e mi avvicino a lui.
“Sousuke..." e dicendo questo lo abbraccio.
Lui si irrigidisce subito, come se fossi un terrorista che sta cercando di prenderlo alla gola.
Se c’è una cosa a cui Sousuke è meno abituato dei discorsi, sono i contatti fisici. Per lui “contatto fisico” è sinonimo di “combattimento corpo a corpo”. Nessuno gli si è mai avvicinato se non per aggredirlo.
Sorrido alla sua reazione.
“Tranquillo,non ti voglio accoltellare. Te l’ho detto… c’è poco personale.”
Non si rilassa per niente, anzi, incolla ancora di più le braccia lungo i suoi fianchi.
“Sousuke mi dispiace .Vorrei poterti dire di andare subito da Kaname e rivelarle tutto ma non posso. Non credo sia la cosa migliore, scusa. Tu e lei prenderete strade troppo diverse, incompatibili l’una con l’altra. Se vuoi stare con lei devi lasciare la Mithril” gli dico carezzevole.
“Lasciare la Mithril… per fare cosa? Io non riesco ad essere normale, non posso condurre una vita convenzionale. Rimanendo qui provocherei solo ulteriore imbarazzo a Kaname…
Sai qual è la cosa che so fare meglio? Uccidere”
mi dice disperato.
Lo stringo a me più forte.
“Non devi parlare in questo modo. Noi siamo dei mercenari al servizio di tutti e di nessuno. Tentiamo di impedire ulteriori spargimenti di sangue nel mondo. Sediamo i conflitti, preveniamo guerre… detto così sembra quasi bello, ti permette di vedere il lato positivo” sorrido amara.
“Non è giusto”
si lamenta.
“Non ho detto questo. Sousuke credimi, se ci fosse un modo per restare con Kaname io te l’avrei già proposto” gli sussurro.
“Io… non credo di poter sopportare tutto questo. Ho… paura”
“Ti riterrei sciocco se non l’avessi. Devi pensare che è la cosa più giusta da fare. Kaname vivrebbe la sua vita e tu la tua”
dico comprensiva.
“Kaname vivrà serena e tranquilla mentre io mi troverò all’inferno… forse è meglio così. Lei non ha nessuna colpa da espiare”
“Sousuke io…”
“No, basta. È giusto così. Non posso fare altrimenti, mi sono reso già abbastanza ridicolo. Però… io non riesco a lasciarla andare.”
dice affranto.
“Ti aiuteremo noi, Sousuke” lo consolo piano.
Rimaniamo un po’ così. Io che gli accarezzo dolcemente i capelli mentre lui rimane imprigionato nel mio abbraccio,con in sottofondo il russare profondo di Kurz.

 

Sousuke’s pov

 
È giusto così. Devo convincermi che sia giusto così.
Kaname per me deve rimanere solo un sogno. Un effimero e irrealizzabile sogno… nient’altro.
Lei deve continuare a vivere… mentre io ho smesso di farlo già da tempo.
Più che altro io sopravvivo.
Ed è così che dev’essere.
Non posso più sperare in una vita normale, lo sapevo già da tempo. Mi sono già concesso troppo “svago” ultimamente.
Basta Sousuke, non ci pensare. Non può essere altrimenti.
Lei mi ha già donato più di quanto io meritassi. Mi ha regalato i suoi sorrisi, le sue parole, i suoi gesti, le sue lacrime, la sua voce…
Lei mi ha salvato.
Proprio nel momento più buio della mia vita, quando credevo non ci fossero più alternative per me, Kaname mi ha riportato alla vita. Mi ha impedito di divenire il riflesso di un uomo meschino, corrotto, vile, immorale, crudele… Gauron.
Sarei diventato sicuramente come lui, lo so e me ne vergogno. Il mio animo ha incominciato ad incrinarsi a soli pochi anni di vita, vivendo nel dolore, nella disperazione, nei castighi, nelle vendette, nella crudeltà, nello scetticismo… ho smesso di piangere. Ho smesso di sorridere. Ho smesso di avere paura. Ho smesso di vivere.
Se non avessi incontrato Kaname, cosa sarei ora? Una persona abietta e disonesta, un traditore… forse un terrorista.
E se non sono diventato una pallida copia di Gauron lo devo a lei.
Lei che con un solo sorriso è in grado d’abbattere il roccioso muro del mio essere, lei che con un suo gesto è in grado di farmi sentire beato, lei che con una parola spezza ad uno ad uno tutti i fili di ferro che mi tengono legato al vecchio me stesso, lei che mi ha detto che si fida solo di me…
Basta, non devo pensarci.
Mi siedo e mi prendo la testa tra le mani, come se questo gesto potesse alleviare il dolore che sto provando.
Pensare al futuro di Kaname mi fa male. La immagino sicura e sorridente mentre stringe una laurea in mano accerchiata da tanti amici festosi, la vedo felice e imbarazzata camminare affianco all’ombra di un ragazzo che non sono io, penso a lei in una nuova e bella casa che guarda estasiata il panorama oltre la finestra, fantastico su di lei,con gli occhi leggermente velati di lacrime mentre un uomo le mette un prezioso anello al dito, la immagino il giorno del suo matrimonio, esultante e con le gote rosse dire “Si” ad una figura indefinita… la vedo tra le braccia di un  uomo misterioso che le accarezza le guancie, che congiunge le labbra con le sue…
Devo smetterla.
Devo credere che sia questo quello che voglio. Ed io voglio che lei sia felice e che possa contare sempre su un uomo che la ami e che per lei ci sarà sempre, in ogni momento della sua vita… sicurezza che io non posso darle.
E mentre lei seguirà il suo destino io continuerò a percorrere il mio, dovunque esso mi porti.
Ha fatto già tanto per me, il minimo che ora io posso fare per lei è lasciarla andare.
Devo farlo. Non posso trascurare ancora i miei doveri.

* Tratto da Full Metal Panic! The Secon Raid

Nota dell'autrice: Evviva la malinconia! Eh sì, lo so... questo capitolo ed il capitolo precedente sono agli antipodi. Ma che ci posso fare? Mi è venuto così... quasi quasi mi mettevo a piangere mentre scrivevo il pov di Sousuke ;) 
Non so voi, ma per me ormai Sousuke è il "Sergente Sousuke Sagara". Insomma, io non credo sia possibile farlo diventare un impiegato o qualcos'altro. Non riesco proprio ad immaginarlo senza il "Sergente". E' come pensare ad Onizuka di GTO senza il suo carisma (o stupidità).
Il suo essere militare è quello che caratterizza di più il suo personaggio e toglierlo dal suo "ambiente naturale" sarebbe un po' come portargli via una parte della sua anima. Io la vedo così... forse sono un po' pazza... 
Colgo l'occasione per augurare buon anno a tutti!

meli_mao: Eh già, purtoppo (o per fortuna) Full Metal Panic non è un'anime seguito in Italia... forse è meglio così altrimenti diventerebbe una lobby formata quasi esclusivamente da bimbeminkia.  Anch'io su questo capitolo sono andata sul deprimente... spero solo che non sia venuto troppo pesante! A me è venuta voglia di seguire i romanzi invece... devo solo trovarli! Buon 2010 anche a te!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Kaname’s pov

 

Non ne posso più del suo comportamento! Mi sta facendo impazzire! 
Sono arrabbiata, anzi, arrabbiatissima con lui… ma soprattutto con me stessa!
Con lui perché è un idiota totale e con me perché sto male per un individuo come quello!!!
Uffa, ma sto diventando scema? Davvero mi deprimo per lui? Eh no! Devo smettere di comportarmi come una stupida ragazzina innamorata. Non sono mai stata il tipo da “principessa  che chiede aiuto da una misera finestra di una stupidissima torre aspettando che il suo principe arrivi a salvarla”. Io sono abituata ad agire, ad essere indipendente e forte… non posso attendere malinconicamente che il mio principe faccia la prima mossa… ma contemporaneamente il mio orgoglio mi impedisce di andare da lui e parlargli in faccia!
Avrei voglia di prenderlo a schiaffi… vorrei colpirlo con la mia mazza da baseball finchè non lo vedrei a terra implorandomi di perdonarlo!
Grrrrrr…
Reagisci Kaname, reagisci!
Non posso fare la bambina lagnosa, non posso ridurmi così per lui, è anche controproducente.
Devo comportarmi come sempre, essere superiore ai suoi silenzi, devo andare avanti.
Ma se poi andassi tanto avanti da arrivare al giorno del diploma senza aver concluso niente?
Oddio, non so più che fare…
Sousuke per ora è qui, ma domani… chissà? Ed io ho terrore di quel domani.
Voglio dire a Sousuke che lo amo finchè mi rimane tempo… forse così… forse… potrei cambiare il destino.
So bene che non è più dovere di Sousuke proteggermi e che quindi se ne andrà non appena finito il liceo perché è quello il suo compito, ma io spero ancora di poter fare qualcosa per cambiare le carte in tavola.
Voglio che lui rimanga qui, con me… ma non ho il coraggio di dirglielo.
Lui mi rifiuterebbe, ne sono quasi certa.
Ma se anche mi sbagliassi… come potrei pretendere che Sousuke abbandoni la Mithril? Per fare cosa, poi?
Purtroppo riconosco che Sousuke non si adatterebbe mai alla società giapponese, rimarrebbe sempre un pesce fuor d’acqua… e soffrirebbe. Ma d’altre parte non riuscirei a vivere sapendo che lui potrebbe partire  da un giorno all’altro per chissà dove. Non riuscirei a sopportare di perderlo.
E se un giorno se ne andasse senza aver concluso niente?
Lui se ne andrebbe con i suoi amici, impegnato in ogni genere di missione. Io resterei qui, abbandonata e sofferente.
Non ci posso neanche pensare.
Quindi, devo fare qualcosa. Sono troppo orgogliosa (o codarda) per rivelargli quello che provo ma indirettamente potrei… potrei cosa?
Uffa, ci sarà pure un modo per metterlo alle strette, no? Per far si che sia lui il primo a chiarirsi con me…  che mi rifiuti o mi accetti… io voglio sapere!
Suonano alla porta.
Mi alzo dal divano e guardo l’ora. Sono quasi le sette di sera… strano. Chi sarà a quest’ora?
Suonano di nuovo insistentemente.
Apro la porta e scorgo un Kurz trafelato appoggiato al muro del mio appartamento.
“Era ora! Dai dai sbrigati, fammi entrare, abbiamo già perso troppo tempo” dice in fretta.
“Tempo per cosa?” domando bloccandogli con un braccio l’accesso in casa.
“Tu non conosci Melissa! Quella è una vera e propria strega! Ha approfittato slealmente di un mio momento di debolezza per passare subito all’attacco… ed ora è in vantaggio! Oh dai piccola Kana fammi entrare!
Dobbiamo prepararci!”
snocciola velocemente.
“Kurz, torna a casa. Sei ancora ubriaco, Sousuke e Melissa ti staranno cercando” gli dico stizzita.
“Nonono! Non sono ubriaco! Sono abituato alle sbornie, le smaltisco in fretta io…”
“Allora dubito fortemente della tua sanità mentale”
“Tu non capisci! Mi sono svegliato ed ho trovato Sousuke più imbronciato del solito e Mao in un religioso silenzio che leggeva un libro. Capisci, leggeva un libro! Poi lei mi ha guardato con aria di sfida… in quel momento ho collegato tutti gli elementi e sono giunto alla conclusione che…”

Mi guarda come se io potessi completare la frase. Socchiudo gli occhi ed inarco un sopracciglio.
“Hanno parlato!” conclude solenne.
Silenzio.
“Hanno parlato” ripeto atona.
“Sì! Mao mi ha preceduto… ora dobbiamo sbrigarci” sussurra cospiratore.
“Kurz, non ho intenzione di farti entrare. Secondo me sei ancora ubriaco”
“Non puoi dire sul serio!”

Fa per entrare ma io non smuovo il mio braccio di un millimetro.
“Va bene, vuoi che ti costringa a farmi entrare? Sarebbe interessante un corpo a corpo con te, Kaname… potrebbe avere dei risvolti ‘movimentati’”  sogghigna malizioso.
Tolgo subito disgustata il braccio e lo guardo immusonita.
“Sei sempre il solito maniaco!” lo accuso.
“Un maniaco dai modi convincenti, direi” ed entra in casa soddisfatto.
Si accomoda sul divano e mi fa cenno di sedermi davanti a lui.
Sbuffo ma faccio come mi dice.
“Allora, la nostra trappola deve scattare in fretta perciò saltiamo tutti i preamboli e arriviamo al nocciolo della situazione. Hai chiaramente bisogno di una mano con Sousuke…”
“Che cosa?
” lo interrompo sbigottita.
“Sai di quello che sto parlando Kaname, anzi, direi proprio che lo sanno ormai tutti”
"Io invece ti dico che non so proprio di cosa tu stia parlando”
“Ah no? Quindi tu non sei innamorata di Sousuke,vero? Gli riservi tutte quelle attenzioni perché sei una ragazza buona e caritatevole?”
mi schernisce.
Avvampo furiosamente e mi torco le mani…
Oddio! Io non sono… cioè, io sono innamorata di… ma non voglio che Kurz si metta in mezzo… ecco… Kaname, inventati qualcosa alla svelta!
“No, io non sono innamorata di Sousuke e gli riservo più attenzioni del dovuto perché sono la sua rappresentante di classe, perché lui è un soldato che mi ha salvato la vita ma che soprattutto ne combina sempre una delle sue in tutte le situazioni possibili ed immaginabili e tocca sempre a me rimediare. Chiarito questo concetto fondamentale, Kurz…vai avanti pure” mento spudoratamente.
Non ho alcuna intenzione di spiattellare i miei sentimenti davanti a Kurz. Già faccio fatica ad essere onesta con me stessa, non posso esserlo anche con lui.
Kurz mi fissa per un momento, poi sorride sghembo e dice:
“Ok, allora… supponiamo che io consigli ad una ragazza qualsiasi  di far ingelosire il ragazzo che le piace. Supponiamo che lei segua il mio consiglio e inizi ad uscire al più presto con altri ragazzi assicurandosi che quel ragazzo possa capire e vedere tutto. Supponiamo sempre che la ragazza ogni volta si debba vestire come le dica io e debba flirtare apertamente e senza riserve con molte persone ma soffermandosi su di un ragazzo particolare in modo che il suo Romeo possa identificare soprattutto quell’individuo come una possibile minaccia. Allora Kaname, credi che quella ragazza sia in grado di fare quello che le ho detto?”
Lo guardo allibita.
Mi sta proponendo di far ingelosire Sousuke flirtando con una quantità abnorme di ragazzi e vestendomi come dice lui??
“Credo proprio che la ragazza in questione non veda il motivo di farlo” dico sfidandolo.
“Il ‘motivo’ sta in un appartamento del palazzo di fronte seduto su di una sedia con lo sguardo perso nel vuoto. Il ‘motivo’ se ne andrà relativamente presto, cioè dopo aver finito il liceo. Il ‘motivo’ potrebbe venire ammazzato da un momento all’altro e solo allora non ci sarà più il ‘motivo’ per fare quello che ti ho detto” elenca serio.
Ha ragione. Ha terribilmente ragione.
“Supponiamo che la ragazza accetti la tua proposta” sputo tra i denti “ma solo per togliersi una… curiosità personale, ecco” aggiungo.
“Curiosità personale?”ripete Kurz ritornando a ghignare “Va bene. Mettiamola come vuoi tu. Allora… sei disposta a fare quello che ti ho chiesto?”
“Mh”
“Incluso l’abbigliamento, non dimentichiamolo…”
“Mhh…”
il mio viso si storce in una smorfia di assenso.
“Molto bene! Adesso… prepariamo la trappola”
Detto questo si slancia in un’accurata descrizione del suo diabolico piano.

 
Oh mannaggia a me! In che situazione idiota mi sono andata a ficcare!
Kurz è un pazzo pervertito, ormai ne sono certa. Per lui la parte più importante del piano sono i vestiti… vestiti poi, se così si possono chiamare quei quattro straccetti provocanti e striminziti che sceglie lui!
Sono le nove e venti e Kurz è andato via da poco raccomandandomi di riposare bene altrimenti domani le mie occhiaie ed il mio pessimo umore saranno un mix vincente per far allontanare tutti via da me, Sousuke incluso. Pazzesco, come se potessi realmente addormentarmi serenamente sapendo quello che dovrò fare domani. Infatti la mia “missione” avrà inizio domani mattina.
Non devo pensarci, non devo pensarci, non devo pensarci, non devo pensarci…
Oddio!
Io non ce la faccio! Non sono in grado di fare quello che mi ha detto! Insomma, comportarmi da ragazza “frivola” (per non dire altro) non fa proprio parte della mia natura! Dovrò ammiccare, accavallare le gambe, piegarmi con la schiena e non con le ginocchia, star dritta con le spalle e portare il petto avanti, inumidirmi di tanto in tanto le labbra con la lingua, osservare provocatrice buona parte dei ragazzi che incontro, avvicinarmi il più possibile quando parlo con i detentori del cromosoma Y, talvolta fare lo sguardo da “coniglietta sexy” (come l’ha definito Kurz), fare sorridente maliziose allusioni, accettare quanti più appuntamenti possibili… il tutto accertandomi che Sousuke mi noti.
Oh mamma! Cosa penseranno le mie amiche di me?!
La mia reputazione sarà rovinata per sempre… oh me misera… cos’ho fatto per meritare questo?
Da domani mattina tutto quello che ho faticosamente costruito in anni ed anni di acidità e disinteresse crollerà come un castello di carte esposto ad una leggera brezza marina… anzi, altro che leggera brezza marina, è un vero e proprio tifone che irruento spazzerà via la vecchia noiosa, intransigente ed aspra Kaname per rimpiazzarla con una nuova ragazza sorridente, sempliciotta, futile e maliziosa.
Oh cielo! E tutto questo lo sto facendo per un ragazzo… un ragazzo!
Sono proprio stupida…stupida, stupida ed innamorata… ma soprattutto stupida, stupida, stupida…
E così mi dirigo verso il mio letto, buttandomi tra le coperte con la mente colma di turbinosi pensieri che imperversano discontinui e contraddittori.
Prima di perdere conoscenza il mio sguardo si posa sulla poltrona, dove giacciono scomposti i “vestiti” che quel maniaco ha scelto per me. E con un lamento isterico mi lascio cadere fra le braccia di Morfeo.

Nota dell'autrice: Salve a tutti! Sono in ritardo, lo so, ma sono stata colta da una forte forma di depressione causa ritorno a scuola ;)
Traumatico, semplicemente traumatico.
Mi scuso già in anticipo dato che d'ora in poi aggiornerò più lentamente. Tra scuola, compiti ed impegni vari non sto riuscendo a trovare il tempo per scrivere!! Il capitolo è un po' cortino, forse vi aspettavate qualcosa in più dopo tanto tempo ma prometto che il prossimo sarà molto più lungo! Comunque, l'altro giorno sono venuta a conoscenza di una notizia fantastica! Udite udite... Shoji Gatou ha annunciato la fine di Full Metal Panic prevista in primavera! Sono elettrizzata! Certo, beati i giapponesi che sapranno per primi come va a finire...
Secondo alcuni Sousuke abbandonerà la Mithril, altri invece dicono di no. Io concordo con i secondi (per i motivi che ho esposto nel capitolo precedente). So che così sarà un bel problema per la storia di Sousuke e Kaname... finale aperto, forse? A questo punto spero che sia un finale aperto, sempre meglio del fatto che il nostro Sergente non sia più un Sergente! Però poi Gatou ha detto che ha intenzione di scrivere altre short-stories quindi questo sbriciola la tesi del finale aperto...
Altri dicono poi che Kaname diventerà un soldato della Mithril. Sinceramente su questo sono molto scettica. Io spero solo che non faccia uscire Sousuke dalla Mithril.
Oh mamma, sto facendo un tema, meglio che la finisca qui!
Un'ultima cosa... vorrei sapere anche il vostro parere su questa faccenda (e anche sulla fic) perciò, se qualcuno oltre a meli_mao (le cui recensioni sono immancabili e sempre ben accette) si degnasse a recensire mi farebbe tanto felice! (Ed in questo periodo ne ho proprio bisogno...)

Ja ne!! 

meli_mao: Devo dire che quel sito è molto ben fornito! Io mi sono iscritta ormai già da una settimana ma non posso ancora scaricare i romanzi, forse perchè non ho ancora i 15 messaggi minimi... non ho molto tempo ultimamente :(
Naturalmente chiedo anche a te il parere sulle questione "finale fmp"! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, perlomeno ho ridato a Kaname la forza necessaria per agire!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Sousuke’s pov

 

“Sousuke!! Sousukee! Thò, sei già sveglio? Mamma mia ragazzo, ma che ti svegli all’alba?”
Guardo Kurz in boxer, appena sceso dal letto e con gli occhi ancora semi chiusi.
“Io devo andare a scuola” rispondo severo.
“Oh, è vero. Il nostro Sousuke è ancora piccino piccino. Deve andare a scuola per imparare tante belle cose… peccato che a scuola non insegnino la cosa più importante però…” dice solenne.
“Sarebbe?” domando costringendomi a fare uno straccio di conversazione.
“Non insegnano come convivere con se stessi. Gli adolescenti sono tutti uguali, hanno bisogno di consigli su come affrontare la vita, su come…”
“Non sono d’accordo. Non sono tutti uguali. Io non sono uguale a loro”
lo interrompo brusco.
Kurz si finge pensieroso e poi dice:
“Sì, forse da una parte hai ragione. Ma sotto sotto so che anche tu hai bisogno d’affetto come tutti gli altri”
“Ti sbagli. Io non sono fatto né per dare né per ricevere affetto”
soffio impassibile.
Lui alza gli occhi al cielo. “Continua a ripetertelo…” sospira sottovoce.
Finisco di sistemare i libri nella cartella e mi dirigo veloce alla porta senza più degnarlo di uno sguardo.
“Melissa sta ancora dormendo. Non la disturbare” mi limito a dire.
“Uhhh… potrei saltarle addoss… ehm- ehm… bene, ok. Ah Sousuke?”
“Sì?”
la mano già sulla maniglia della porta.
Kurz ridacchia un po’, poi dice: “Nervi saldi oggi, ok?”
“Non capisco cosa voglia dire”
rispondo confuso.
“Eheh… niente, niente… va per la tua strada, figliolo!” dice ridendo.
Esco fuori e sbatto violentemente la porta.
Sono già di pessimo umore per conto mio senza che Kurz si metta a fare dello stupido umorismo da quattro soldi.
La giornata si prospetta tetra… come quelle che da oggi in poi mi aspetteranno.

 
Apro la scarpiera sollevato, constatando che tutto è rimasto come l’ho lasciato. Niente oggetti sospetti…
Kaname ancora non si vede. Strano, a quest’ora dovrebbe essere già qui… no, calmo Sousuke. Niente maniaci per strada… è solo un po’ in ritardo, nulla di che…
Una risata cristallina giunge alle mie orecchie. Distinguo una  voce calda e melodiosa tra una miriade di altri suoni… la sua voce.
Mi giro autonomamente verso quel suono.
Kaname dista all’incirca sei metri da me ad ore otto e sta ridendo sguaiatamente con Ono-D che, un po’ disorientato dal suo comportamento, la guarda sottecchi, come se si stesse aspettando da un momento all’altro un colpo d’harisen.
Lei indossa la divisa scolastica ma, al contrario del solito, porta i capelli legati a coda alta, ha un leggero velo di lucido sulle labbra morbide e… sembra più… alta.
Forse è solo il modo in cui sta dritta con le spalle e tiene la testa insù che le fanno acquistare quei centimetri in più.
Come sempre però… è bellissima.
La figura alta e flessuosa, i lunghi capelli profumati, la curva del suo collo, l’ovale perfetto del viso, le sue labbra rosse e piene, i suoi occhi… quegli occhi che amo ogni giorno di più, nei quali vorrei annegare per non sentire più dolore, quegli occhi cioccolato che mi hanno stregato.
Troppe volte mi fermo a pensare a come sarebbe stringerla tra le braccia, accarezzarle il viso, baciarle i capelli, percorrere con la mano la sua schiena, lambire quelle labbra rosso fuoco, tentatrici, colpevoli solo del fatto di appartenere a lei.
Nella mia vita non ho mai osato. Ho sempre rispettato gli ordini, perennemente ligio al dovere e perennemente triste. Ed una volta ho giurato a me stesso che sarebbe sempre stato così perché per me non c’era più scelta. Tutto quello che io volevo decidere l’ha stabilito per me un destino troppo sordo per udire le mie volontà.
Non riesco ad avvicinarmi a lei, non riesco a baciarla perché ho paura di osare.
Potrei benissimo fregarmene di tutto quello che Mao ieri ha detto, potrei prendermi ciò che viene al momento e solo in seguito pensare al domani… “carpe diem”. Ma non ci riesco… non è insito nella mia natura. Sono abituato a valutare tutto, a fare uno schema preciso dei pro e dei contro, delle probabilità e delle conseguenze delle mie azioni.
Gli occhi di Kaname si soffermano un solo attimo sul mio viso, per poi sfuggire al mio sguardo e ritornare a guardare fin troppo interessata Ono-D che, incredulo ma estatico dell’improvvisa confidenza, si sta dilungando in un avvincente discorso, accompagnando le sue parole con gesti eloquenti.
Vedo Kaname sorridere e annuire con vigore, parlare sottovoce e guardarlo complice… complice? Di cosa?
Oh no, Sousuke… le tue solite fissazioni… stanno solo parlando… stanno solo facendo una chiacchierata tra amici.
All’improvviso un gesto cattura completamente la mia attenzione.
Kaname da un piccolo buffetto sul naso di Ono-D  e incomincia ad avvicinarsi maliziosamente al suo corpo.
Resto scioccato.
Che cosa… come… lui è… che?
Da quand’è che sono entrati così in confidenza? Come si permette quel lurido verme di stare così appiccicato a Kaname? Un momento… è stata lei ad avvicinarsi. No, è impossibile. È Kaname, la mia Kaname… non farebbe mai una cos…
La mia Kaname.
No… che idiota che sono. Non è la mia Kaname… neanch’io voglio che lo sia.
Lei può fare quello che vuole, io sono sì la sua guardia, ma posso controllarla solo fino ad un certo punto.
Devo controllarla solo fino ad un certo punto. Non posso pensare di essere al centro della sua vita.
Ono-D arretra un po’, intimidito e imbarazzato da quell’intima vicinanza. Lo vedo sorridere e, probabilmente, fare una battuta per alleggerire la tensione. Kaname ridacchia e si rimette al suo posto, poi insieme si avviano verso le scale.
Non mi ha salutato. Non mi ha più degnato di uno sguardo.
Rimango lì, completamente spiazzato dal suo ambiguo comportamento. Che cos’ho fatto questa volta di così imperdonabile? Proprio non riesco a capire…
Non è la prima volta che Kaname si arrabbia con me, ma questo non le aveva mai impedito di riservarmi un minimo di attenzione. Seppur stizzita e corrucciata, mi aveva sempre rivolto la parola… mi aveva sempre salutato.
Oh cielo, sto diventando patetico. Non devo farne una tragedia se per una volta ha preferito stare in compagnia dei suoi amici piuttosto che sopportare le mie solite fissazioni.  

 
Ora di pranzo.
Da quando non c’è più il chiosco con i miei adorati french roll non riesco più a mangiare nulla. Tra missioni, compiti, rapporti, incidenti, e pensieri non ce la faccio proprio a prepararmi nulla da portare a scuola… non che ne soffra tanto.
In guerra non si mangia con regolarità e quindi sono abituato a mangiare saltuariamente. E poi la mia cucina fa schifo, non è assolutamente paragonabile a quella di Kaname.
Mao ieri sera mi ha detto: “Sousuke! Devi assolutamente riguardarti! Guarda che occhiaie che hai… in questo stato non avresti neanche le forze per salire su AR. Vergognati! Un soldato che non cura il proprio corpo non è degno di essere chiamato con quel nome! Voglio proprio vedere se ucciderai i nemici col pensiero in battaglia… bhè… oddio, con il lambda driver non è che cambi molto… però hai comunque bisogno di molta concentrazione. Ed il cervello può lavorare bene se è ben nutrito…  proteine, amidi, vitamine!”
È estenuante sentire le sue prediche… ha ragione, certo, ma non è proprio il periodo per parlarmi di queste cose. Sono di nuovo “stressato” a detta di Melissa.
Può darsi, non lo so. In fondo non è che io usi molto questo genere di termini.
Così, me ne sto vicino la finestra guardando il cielo velato di nubi. Non c’è sole, tutto viene illuminato da una tenue luce grigiastra, triste e malinconica. Folate di vento scuotono le fronde degli alberi spezzando le fragili foglie che irruente turbinano nel vento in una danza incantata.
Sospiro. Mi sento tanto come una di quelle piccole foglie. Vengo scaraventato da una parte all’altra in balia delle correnti impetuose della vita, incapace di fare a modo mio, impossibilitato a scegliere dove andare.
Ed il vento è troppo forte, non mi lascia un attimo di sollievo ma mi lacera, mi assilla, mi danneggia ed il suo suono rimbomba violentemente nella mia testa, invadendomi completamente. Il suo suono è troppo forte, tanto che diventa rumore, un assordante rumore che mi impedisce di pensare razionalmente, il fragore è talmente straziante che non riesco ad ignorarlo e mi sento stordito, alienato ed impaurito.
Ad un tratto il vento cessa e le leggere foglie volteggiano nell’aria fluttuando elegantemente per poi posarsi lievi e arrendevoli sul suolo.
E’ esattamente così che immagino la Morte. La quiete dopo la tempesta.
Cosa c’è dopo?
Cosa dovrei pensare dopo quello che ho vissuto sulla mia pelle? Paradiso? Inferno? Forse un livello esistenziale superiore?
No, sono tutte giustificazioni per accettare di buon grado la Morte e non esserne terrorizzati.
Ho visto tante oscenità in questo mondo, troppe forse per poter credere a questo genere di cose. In realtà l’inferno è già qui sulla Terra.
E’ incredibile come sia cambiato. Mai e poi mai pochi mesi fa avrei effettuati simil pensieri. Non mi ponevo domande, non cercavo risposte. Lasciavo che la vita mi scivolasse di dosso, incurante di tutto ciò che ne fa contorno. Nella mia mente c’era un unico obiettivo: sopravvivere.
Non importava quante persone avrei dovuto uccidere, non importava quanto male recassero le mie azioni, non m’importava nulla. Eseguivo solo gli ordini. Al contrario di quanto pensino molte persone, è un metodo facile e comodo per vivere. La tua mente è completamente sgombra di inutili pensieri e non hai il problema di prendere delle decisioni. Una volta arrivato l’ordine ti devi concentrare completamente sulla missione. Portata a termine questa, puoi ritornare a non pensare ed aspettare che gli altri ti dicano cosa fare, nel bene e nel male. Non esiste “morale” ed “immorale” nei pensieri di un mercenario.
Questo prima di incontrare lei…
Lei che adesso sta rigirando tra le dita con fare provocante un ciuffo di capelli di un esterrefatto Kazama, eh sì…  lei pura ed innocent-
COSA?
Sgrano gli occhi a dismisura quando assimilo pienamente quello che sta facendo.
Ma… che cosa l’è successo oggi?
Prima Ono-D, adesso Kazama… ma… ma…
“Chidori?” le parole mi escono di bocca prima senza pensarci.
Lei si volta inarcando un sopracciglio, lascia andare i capelli di Kazama.
“Sì?” domanda .
Perfetto… stupido idiota… ed ora che le dico? L’ho chiamata d’istinto, solo per farla allontanare da Kazama, il quale, siede rigido sulla sedia, il collo contratto e lo sguardo fisso davanti a sé, con la bocca lievemente aperta ed un espressione di pura confusione mista a terrore stampata in faccia.
Anche Kyoko si è accorta dello stranissimo comportamento di Kaname ed ora guarda la scena, le sopracciglia aggrottate e lo sguardo pensieroso.
È incredibile come la mia mente non riesca ad elaborare qualcosa da dirle, qualunque cosa… dopo cinque secondi di pesante silenzio riesco finalmente a notare un dettaglio… un piccolissimo dettaglio…
“Hai il naso sporco”
      
       

Tutta la classe si è fermata a guardare la scena. Alcune ragazze si portano le mani alla bocca, la maggior parte dei ragazzi ridacchia sommessamente, altri invece si limitano solo a darsi un piccolo colpetto in testa in segno di “disperazione”.
Kyoko inizia a contare con le dita rimanendo in silenzio.
Uno…
Non capisco cosa stia succedendo…
Due…
Perché Kaname mi sta guardando con lo sguardo da serial killer incallito?
Tre!
Un colpo di shuriken mi colpisce in pieno viso facendomi cadere all’indietro di almeno due metri.
Un banco cade sopra di me colpendomi allo stomaco. Accuso il colpo spalancando la bocca in cerca d’aria, mi rialzo piano e boccheggiante. Kaname mi fissa truce dopo essersi passato una mano sopra il naso per cancellare il minuscolo residuo di riso del suo bento.
“Sei uno stupido!” grida furiosa, poi fa dietrofront ed esce altera dalla classe con Ono-D alle sue costole.
Non riesco ancora a capire cos’ho detto!
Parte dei miei compagni scoppia in una ristata fragorosa, altri, un po’ più sensibili, si lasciano sfuggire solo un sospiro.
“Mhhh… si è trattenuta comunque. Niente da fare, oggi la piccola Kana è proprio strana”  dice Kyoko.
“Gi-già…” concorda Kazama ancora stordito.
Mi avvicino a loro. Però… il colpo fa davvero male!
“L’avete notato anche voi?” domando.
Kyoko annuisce.
“Innanzitutto ha legato i capelli in una coda. Poi,durante le lezioni sembrava assente, preoccupata per qualcosa, ma quando le ho rivolto la parola mi ha detto che andava tutto e bene e si è finta allegra come sempre. Poi stava facendo strani discorsi con Ono-D prima…”
“Che genere di discorsi?”
domando fulmineo.
“Non lo so di preciso… qualcosa riguardo un appuntamento credo. Non so se lei abbia accettato ma mi sembrava molto… come dire…  disponibile e molto più logorroica del solito. Insomma, rideva parlava, ammiccava. Li ho sentiti ridere per una battuta alquanto “equivoca”, oserei dire…”
“Hai detto un appuntamento,vero? Che genere di appuntamento? E poi, che cosa intendi per battuta “equivoca”?”
la interrompo di nuovo.
Lei e Kazama si guardano increduli.
“Bhè ,un appuntamento è un appuntamento…” prova a spiegare lui.
“Un appuntamento, Sagara! Un appuntamento! Oh cielo, non mi dire che ti devo spiegare anche questo?”
si intromette Kyoko.
“Tokiwa” è strano come a volte pensi alle persone con il loro nome e poi mi rivolga a loro chiamandole con il cognome “ti chiedo di mettermi a conoscenza del significato comune di ’appuntamento’ ”
“Sagara, ma non te l’avevo già spiegato una volta?”
mi domanda.
“Sono desolato, non ricordo. Sono portato a rimuovere le nozioni superflue”
“Che cosa?Ma… insomma! Non è affatto superfluo!”
mi rimprovera immusonita.
“Ho dovuto pensare a tante cose in questo periodo. Aiutami a ricordare” le chiedo.
Lei alza gli occhi al cielo, poi inizia a spiegare.
“Allora, spero che tu sappia almeno il significato generale di ‘appuntamento’ ”
Annuisco.
“Bene, di solito tra ragazzo e ragazza si usa questo termine per invitare l’altra persona ad uscire. Faccio un esempio: Kazama mi chiede di andare al parco… anzi meglio! Ricordi quando il sempai di Kaname l’aveva invitata ad andare al Luna Park? Quando l’abbiamo seguita? Ecco, quello era un appuntamento. Si porta la persona amata in qualche posto interessante, ci si diverte ed a chi va bene può avere ottime probabilità di essere scelto come il “ragazzo” o la “ragazza” della persona di cui si è innamorati”
Mi si chiude lo stomaco.
Ricordo perfettamente quel giorno in cui salvai Kaname dal gruppetto Mikihara. Ricordo altrettanto nitidamente la dolorosa sensazione che provai. Vedere lei prendere per mano quel ragazzo, ridere insieme a lui, parlare interessata… era incredibilmente insopportabile.
Non oso immaginare lei ed Ono-D… no, è impossibile.
“Per battuta ‘equivoca’ intendevo un doppio senso, una battuta piuttosto maliziosa e talvolta inopportuna riferita a… bhè Sagara, usa un po’ di immaginazione!” borbotta mentre le guancie si imporporano di un lieve rossore.
“Immaginazione? Perch… ah”
Contraggo i muscoli, i miei pensieri orientati verso un'unica immagine che mi impedisce di dare coerenza al mio ragionamento.
Kaname, Kaname nelle braccia di Ono-D mentre…
No. Non può essere. Lei non farebbe mai una cosa del genere.
Che idiota Sousuke, è una ragazza, no? È questo che voglio? Assolutamente no.
Ma io mi dovevo fare da parte! No, io devo farmi da parte… però questo no. Non posso accettarlo.
È la sua vita, che cosa mi aspettavo? Lei deve fare le sue… e-esperienze insomma, se lei vuole… no, no, no!
Merda!
Un momento, ma stavano facendo solo battute, stavano solo parlando, questo non vuol dire che abbiano intenzione di… mettere in pratica quello che dicevano.
Eppure anche questo mi manda in bestia. Lurido piccolo moscerino pervertito di Ono-D… lo potrei mettere KO da un momento all’altro. Certo… lo seguirei dopo la fine delle lezioni, non mi va di creare ulteriore putiferio qui a scuola. Aspetterei di raggiungere una strada isolata e poi…
Armi a salve? No, non mi darebbero la stessa soddisfazione di una ginocchiata assestata nello stomaco, di sentire il suo braccio spezzarsi sotto la mia presa, di vedere il suo naso rompersi gettando un fiotto di sangue…
“Sousuke! Lascia andare il mio cellulare! Lo stai distruggendo!” urla Kazama quasi in lacrime.
Oh, ho preso il cellulare senza accorgermene. Era appoggiato sul banco e devo averlo afferrato per tentare di sfogarmi. Inutile dire che non è servito a nulla.
“Sagara stai bene?” domanda Kyoko.
“Nessun problema” rispondo senza pensarci.
Devo parlarle. No, cosa mi salta in mente? Io non sono bravo nei discorsi, figuriamoci in questo tipo di discorsi. Però devo fare qualcosa, non posso restarmene qui a far nulla mentre lei… lei…
Maledizione, la devo smettere!
“Devo lasciarla andare! Devo lasciarla andare!!” urlo mentalmente.
Ma… io non ci riesco.
Sarò più contento quando saprò che lei starà con un altro? Sarò soddisfatto quando la saprò felice anche se non sarò io l’oggetto della sua felicità?
… Non lo so…
Ed ora? Cosa dovrei fare adesso? Vado da lei e le chiedo: “Chidori, sei felice?” o meglio, “Sarai felice con Ono-D?”
No, non credo di averne il coraggio. Ma ci devo provare. Io… non voglio perderla.
Oh santo cielo, ma io devo perderla! Se non accadrà oggi accadrà domani o dopodomani ancora ma verrà il momento in cui vedrò il suo viso solo ritratto in una fotografia e ne rimpiangerò il calore, la voce, gli sguardi, i momenti passati insieme… tutto. Ogni piccolo ed apparentemente insignificante ricordo di lei mi trafiggerà il petto, come mille lame d’acciaio affilate, trapassando spietate il mio cuore. Ho già vissuto tutto questo e nessuno può mai immaginare quanto vorrei eludere questo destino. Ma ormai ho compreso che non si può evitare l’inevitabile. In questo gioco non esistono scorciatoie, finirei col ferirmi ancora di più.
Eppure, nonostante comprenda che ciò che intendo fare è totalmente irrazionale ed illogico, le voglio solo chiedere una cosa. Voglio solo assicurarmi che sia felice per poi ritirarmi per sempre dietro le quinte.

Nota dell'autrice: Eccomi qui!! Finalmente sono riuscita a postare questo capitolo... lo dovevo già aggiungere ieri ma poi sono andata a vedere Avatar in 3D (lo consiglio a tutti, è semplicemente fantastico!!) e dopo sono andata dal dentista e quindi sono tornata a casa ieri sera tardi con un mal di denti colossale... ergo, potete immagginare da soli la mia voglia di postare.
Avevo promesso che il capitolo sarebbe stato più lungo e così ho fatto. Ero indecisa se dividerlo in due veramente ma alla fine l'ho lasciato così.
Vi dico già da ora che non aggiornerò a breve. Non ho neanche scritto la prima frase del capitolo otto e la prossima settimana sarà per me un vero incubo tra compiti ed interrogazioni di fine quadrimestre... quindi credo che se ne parlerà domenica prossima se non oltre... abbiate pietà!

Nami Akimoto: Ciao! Sono felicissima che la mia storia ti piaccia! Le recensioni mi mettono sempre di buon umore ^^
Anch'io mi sono innamorata da subito di Full Metal Panic e spero vivamente in una prossima serie dell'anime... non possono di certo lasciarlo incompleto!! Ti dirò, quando ho visto l'ultima puntata di Tsr mi è venuto un nervoso pazzesco! Avrei immediatamente ucciso Kyoko e quel gruppetto di oche giulive se solo ne avessi avuto la possibilità... che nervi!! Baci!! 

Neverwinter: Oh cara!! Grazie, non riesci minimamente ad immaginare come mi abbia resa felice la tua recensione (o meglio dire, le tue tre recensioni :D). Però... invoco tutta la tua pazienza affinchè tu possa aspettare pazientemente i miei prossimi lenti aggiornamenti!! Mi dispiace tanto ma proprio non riesco a scrivere come e quanto vorrei di questi tempi. Se mi affrettassi a scrivere mi verrebbero dei capitoli schifosi che, fidati, renderebbero la storia patetica, poco introspettiva e veloce. Sicuramente non piacerebbe nè a me (che mi farei mille problemi per non essere riuscita a scrivere come avrei voluto) nè a voi che la leggete (che la trovereste poco piacevole e troppo frettolosa).
Quindi... è meglio poco alla volta ma di qualità (oddio, "qualità" che parolona grossa). 
Sai che mentre scrivevo la scenetta di Kurz ubriaco ridevo anch'io come una scema?! Sì sì... era come se Kurz stesse prendendo realmente vita e mi stesse facendo scrivere quello che lui voleva... a volte i personaggi ti fanno questi scherzi :D
I romanzi li puoi trovare in questo sito 
www.fullmetalpanichoue.forumcommunity.net (gentilmente consigliato da meli_mao) solo che per poter accedere alla sezione romanzi devi prima aver un minimo di quindici messaggi ed essere iscritta da almeno una settimana... detto questo, ti saluto! Un abbraccio!

meli_mao: Mh... ma la Mithril non potrebbe essere ricostituita? Insomma, credo (e sottolineo credo) che l'Amalgam verrà annientata o per lo meno i suoi pilastri portanti... quindi in un periodo più tranquillo potrebbero ricostruire la Mithril, no?
Oh mi sta girando la testa... troppa confusione e troppi dubbi. Anch'io spero in un happy ending per Sou e Kana ma che faccia conservare a lui il suo rango da militare! Bacioni!

Devildragon: Meno male che non sono l'unica lumachina allora! ^^ Bhè, sì, anch'io credo che il finale sarà particolare ma spero che Sousuke e Kaname abbiano il loro lieto fine!

Ja ne!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Kaname’s pov

 
Sto iniziando a dubitare della mia sanità mentale. Forse ho tendenze al masochismo… ancora non so.
Non posso credere di star veramente facendo tutto questo per un ragazzo così… così… stupido, idiota ed insensibile!
Possibile che sia tanto autolesionista da innamorarmi di un tipo che mi dice davanti a tutti i miei amici “Chidori, hai il naso sporco” e che lo esponga con una chiarezza ed un’ intensità tale da farlo passare per la notizia più importante delle ultime ventiquattrore?!
No, sono malata… devo ritirarmi in uno chalet di montagna e meditare sulla vera essenza del mio essere…
Grrrr…
Se solo non l’avessi mai incontrato… uffa! Perché sono una wishper?!
Naturalmente so già che questi pensieri svaniranno non appena la mia ira si sarà dissolta ma per ora li lascio a piede libero…
Fantastico… come se non bastasse mi ritrovo affianco al mio nuovo pseudo cagnolino Ono-D che mi gironzola attorno con gli occhioni dolci e l’espressione adorante dipinta in viso.
Assolutamente insopportabile.
Santo cielo, non posso credere che abbia fatto tanto la civettuola con lui… mi ha proposto un appuntamento. Naturalmente ho accettato ma la trasformerò in un’uscita di gruppo così che possa essere presente anche Sousuke. Ancora non ho deciso però chi sarà il ragazzo a cui dovrò riservare più attenzioni. Ono-D neanche a parlarne (insomma, se proprio devo farlo voglio almeno che sia una persona gradita!)… il povero Kazama si troverebbe in una situazione troppo spinosa per lui… della mia classe non c’è nessuno degno di nota… con Hayashimizu non funzionerebbe mai… il mio vecchio senpai delle medie? No, neanche lui… è stato così carino con me, non mi va di deriderlo in questo modo… un momento… Tsubaki!
Bhe, credo che con lui potrebbe andare bene… è carino, a volte penso che sia un po’ interessato a me, non gli sono abbastanza affezionata per pentirmi di prenderlo in giro e poi… cosa più importante… lui e Sousuke sono in eterno conflitto! Oh fantastico! Questo non farebbe altro che alimentare la competizione tra i due!
Oddio.
Sto ragionando proprio come vorrebbe che ragionassi Kurz. È terribile! Altro che chalet di montagna… mi ci vuole proprio un corso zen…
Però, accantonando i sensi di colpa, è l’idea migliore.
Bene, ora non devo far altro che definire i dettagli.
“Ono-D? Allora siamo d’accordo per stasera, vero?” chiedo.
“Certamente, karaoke alle cinque” dice contento.
“Perfetto!”trillo fingendomi allegra.
Naturalmente non ho nessuna intenzione di dirgli che inviterò anche Sousuke, Kyoko, Kazama, Mizuki, Tsubaki e Ren. Spero che non si mettano in mezzo anche Melissa e Kurz, trovandomi in loro compagnia sarebbe per me più difficile recitare la mia parte…
Già sarà traumatizzante vestirmi con quegli osceni vestiti che mi ha dato Kurz (non voglio assolutamente sapere dove li abbia procurarti), figuariamoci come sarei nervosa se sentissi le sue risatine sommesse minimo ogni sette secondi!
“Allora…” incomincia Ono-D avvicinandosi maliziosamente al mio corpo e prendendomi per un polso.
“Noto con immenso piacere che ti sei finalmente resa conto di essere attratta da me. Oh, Kaname, ma ci voleva così tanto? Abbiamo perso tanto di quel tempo…” lascia in sospeso la frase avvicinandosi pericolosamente alle mie labbra.
No. Questo mai.
Sento l’impellente bisogno di allontanarlo da me, subito, prima di scoppiare. Quello che sta per accadere non potrei mai sopportarlo. È successo già una volta, la prima volta per sbaglio, non tollero che avvenga ancora.
Gli punto una mano sul petto allontanandolo bruscamente da me, lasciandolo con le labbra socchiuse e l’espressione sognante.
“M-ma…” balbetta offeso mentre stringe la presa sul mio polso.
“Oh mamma mia quant’è tardi! Tra un po’ dovrebbe iniziare la sesta ora. Se non ci sbrighiamo arriveremo in ritardo” snocciolo repentinamente.
Oh, patetico. Non riesco proprio ad inventare di meglio che la stupida scusa dell’orario? La solita giustificazione del tempo che vola vista e rivista in chissà quanti film stucchevoli.
“Kaname stai perdendo smalto” mi dico mentalmente.
Mi libero velocemente dalla sua presa girando il polso facendo pressione sul pollice (ecco, Sousuke serve anche a questo…) e mi avvio spedita e tracotante di falsa gaiezza verso l’atrio scolastico, convinta più che mai di ritornare immediatamente in classe per non offrire altre imbarazzanti occasioni al mio nuovo cagnolino.
Sono ormai nel corridoio quasi deserto quando, all’improvviso, vengo atterrata da “qualcosa” che piomba rudemente su di me schiacciandomi al pavimento.
“Chidori, non muoverti” mi impartisce la voce glaciale posando di malagrazia una mano sulla mia testa pressandola sui mattoni ruvidi e posizionando l’altra sulla mia schiena per impedirmi di alzarmi…
No, anche questo oggi! Non ne posso più!
“Sousuke!! Lasciami, ora, subito, immediatamente!”
Niente. Riesco a notare con la coda dell’occhio il suo sguardo concentrato fuori dalla finestra, verso dei palazzi alti che confinano a poca distanza con la zona della scuola in cui ci troviamo.
“Mi fai male!” mugugno piccata tentando inutilmente di sfuggire alla sua presa d’acciaio. Impresa impossibile... eh, non è proprio Ono-D…
Al suono delle mie parole Sousuke toglie subito le sue mani dal mio corpo e si rimette in ginocchio.
“Che cos’è successo questa volta, eh? Hai visto qualcuno giocare con delle pistole giocattolo? Hai notato un ragazzo senza la nostra divisa scolastica nel cortile? Il cane della signora che abita qui vicino aveva un comportamento sospetto??” lo schernisco inviperita riportandomi celermente in piedi e massaggiandomi piano la schiena indolenzita dalla sua mano pressante.
“Qualcuno ti ha puntato un laser addosso! Ne sono più che sicuro, non è la prima volta che accade” mi dice allarmato.
“Oh naturalmente! ... Quando la smetterai di essere così maniacale Sousuke?! Il tuo comportamento è a dir poco detestante!” sfogo su di lui la mia frustrazione accumulata nelle ore precedenti.
Lui mi scruta intensamente con i suoi occhi terribilmente freddi e distaccati. Quasi mi sento mancare sotto la forza di quello sguardo. Dietro l’apparenza glaciale ed imperturbabile si riesce quasi a cogliere un’imprevista intensità ed un subitaneo ardore che maschera nel giro di pochi attimi. Uno sbattito di ciglia ed i suoi occhi ritornano impenetrabili tanto che neanche io, che sono a meno di un metro da lui, riesco più captare alcuna emozione.
“Cerco solo di proteggerti”dice grave riportando lo sguardo fuori, nell’insolito grigiore dell’aria pomeridiana.
Chiudo gli occhi inspirando lentamente. La mia ira si placa mentre il mio animo accoglie placidamente la tristezza che provocano in me quelle parole e mi sento terribilmente stanca, desiderosa di gettarmi tra le sue braccia per farmi sorreggere, per farmi aiutare a sostenere un peso tale da non riuscire più sopportarlo da sola. Se lo facessi ora… porrei fine a tutto. Interromperei questo patetico teatrino che infantilmente sto mettendo in atto per indurlo a cercarmi. Come al solito però, il mio orgoglio me lo impedisce. E non è solo la fierezza che me lo vieta. Forse c’è anche una piccola dose di voglia di essere desiderata. E se mi arrendessi ora, sarei io che mi concederei a lui ridicolmente.
No, non ne ho alcuna intenzione… voglio fare le cose a modo mio.
“Forte e sicura di te, Kaname! Lascialo marinare lentamente… solo così puoi farlo vacillare. Quel ragazzo è forte… non si fa corrompere presto! Non aver paura di infierire, non dargli tregua, punzecchialo e rimproveralo. Da poco adito alle sue parole, ridi e  flirta con gli altri ragazzi. Man mano lo vedrai sempre più debole... ma naturalmente i miei accessori saranno il colpo finale… hihihihi. BAM! Centrato in pieno” Questa è la tattica suggerita dal pervertito.
Per ora diamogli, fiducia… mettiamola in atto!
“Potresti farlo più discretamente? Aspetta un attimo… sbaglio o non è più tuo compito proteggermi? Quindi Sousuke… io direi di darci in taglio!” provo ad usare il tono più convincente che conosca con aggiunta di una nota lievemente stizzita.
“Che io non sia più incaricato alla tua sicurezza è vero. Tuttavia questo non significa che debba ignorare eventuali pericoli” il tono asciutto e distaccato, parla con lo sguardo ancora puntato sugli edifici più alti.
“E perché non lo fai? Io starei più tranquilla, tu provocheresti meno problemi all’intera società, la scuola non dovrebbe più sborsare valanghe di soldi per riparare i tuoi danni e forse potremmo anche andare d’accordo!” urlo sfacciatamente.
Sousuke riporta lentamente lo sguardo su di me, in silenzio.
Fuori inizia a piovere. Il ticchettio delle gocce d’acqua che si infrangono sui vetri affianco mi mette leggermente a disagio. È da quella maledetta sera in cui Lui ha osato poggiare le sue labbra sulle mie che non sopporto più la pioggia. Mi ricorda le sue parole, il suo tocco, la solitudine e la disperazione che ho provato… la decisone infine di rivelarmi a Sousuke. Promessa che non ho mantenuto.
Mi rammenta l’amaro sapore della separazione, il tormento di quelle notti insonni, la paura che si impossessa velocemente dell’animo, l’innata lucidità del corpo nella confusione della mia mente e ancora altri ricordi, delineati dal terrore, dall’incredulità e incertezza, dal caos e dall’assurdo silenzio della morte.
Malgrado ciò… non devo lasciarmi condizionare dalle mie emozioni, devo vincerle e superarle, forza!
“In effetti lo potrei fare, tuttavia, perdonami. Non ci riesco” la sua voce è dura e sicura, come i suoi occhi che ora scrutano i miei leggermente spaesati.
“Bhè… provaci!” mi ritrovo a dire.
Silenzio.
“Chidori, davvero non mi sopporti?”
Oh. Oh oh. Oh oh oh.
Voglio eclissarmi!!
Fantastico, bene, splendido. Ed ora che gli dico?
Se gli dicessi di no magari si arrabbierebbe ed il mio piano andrebbe a rotoli. Insomma, non sto mica nella sua testa!
E se gli dicessi di sì? Oh cielo, ma Kurz mi ha detto di non farmi vedere minimamente interessata a lui! “Lascialo marinare lentamente” così mi ha suggerito.
Quindi? Che faccio?
Ooooo… opto per una via di mezzo!
“Bhè, no Sousuke… io … non è che non ti sopporto… cioè,sì, alcune volte mi verrebbe da buttarti fuori dalla Tokio Tower ma… altre volte ti… ti… accetto di buon grado”
S-C-H-I-F-O-S-O!!!
Ridacchio nervosamente portandomi una mano dietro la nuca.
Oddio che pena!! Ma che cos’è che ho detto? Non lo so neanch’io.
Mi guarda corrucciato (non a torto!!) tentando di afferrare il vero senso delle mie parole sconclusionate.
“Oh Sousuke, lascia perdere…” mi volto incamminandomi imbarazzata verso la nostra classe.
Ho combinato un bel casino… credo. Non sapevo che dire!! Non è così facile mentirgli senza innescare nessuna reazione negativa… ci ho provato e ho fallito.
Wow.
“Chidori!”
La mia mano si blocca sulla maniglia della porta, mi volto verso di lui ancora un po’ rossa in viso ma sinceramente curiosa. Cosa vorrà ancora? Giuro che se mi dice che ho qualche altro minuscolo chicco di riso in volto lo catapulto fuori dalla finestra in meno di un secondo.
“Che vuoi?”
Lo vedo tentennare. Apre la bocca per poi richiuderla ed inspirare chiudendo gli occhi, come se stesse prendendo coraggio. Tuttavia, quando i nostri sguardi tornano ad incontrarsi, il suo volto non tradisce nessuna emozione.
“Tu… sei felice?”
Sbatto due volte gli occhi, sbalordita.
Il silenzio che ci avvolge è assurdo… è come se il tempo si fosse fermato nell’esatto istante in cui le sue parole hanno raggiunto le mie orecchie, immobilizzandomi .
Mi ha chiesto se sono felice… mi ha chiesto se sono felice…
Dubbio, confusione, appagamento… felicità.
Fatico a nascondere un sorriso sornione che minaccia di irrompere prepotente sulle mie labbra fissando accigliata la maniglia della porta.
Non mi aspettavo che il piano di Kurz desse i suoi frutti così precocemente, forse perché dubitavo dei sentimenti di Sousuke nei miei confronti, non che ora ne sia convinta del tutto ma il solo fatto che abbia chiesto se fossi felice mi rallegra e mi incoraggia ad andare avanti…
Sento le guance irradiare calore a dismisura ed il mio cuore accelerare furioso i battiti mentre la mia mente vaglia frenetica tutte le possibili risposte adeguate alla sua sconcertante domanda.
Ancora una volta mi ritrovo a cercare nel vuoto… sembra che il mio cervello abbia lasciato il posto ad una piccola nocciolina circondata da una fitta e impenetrabile nebbia che mi proibisce di ragionare coerentemente. Non riesco a concentrarmi su nient’altro all’infuori della calorosa esultanza che percepisco nitidamente, stonata solo da un leggero velo di imbarazzo.
Smetto all’istante di provare a concentrarmi… devo dire quello che sento veramente… più o meno.
“Non come vorrei” gli rispondo vaga, poi apro la porta e mi fiondo in classe prima che possa aggiungere altro, spezzando così la tensione tra di noi.
Mi siedo pensierosa e ancora rossa in viso appoggiando la testa sul banco. Sospiro un po’ stordita, autorizzandomi a lanciare una breve occhiata a Sousuke che entra in classe, granitico come sempre.

Nota dell'autrice: ... Che dire? In queste due settimane sono stata super impegnata, mi sono beccato l'influenza e internet ha fatto il capriccioso (si disconnetteva sempre). Oggi sarò di poche parole... non mi sento molto bene.
Sul capitolo non ho nulla da dire, o meglio, adesso non mi viene in mente niente... i miei neuroni sono quasi mezzi addormentati. Mi scuso per gli eventuali errori (orrori) che avete trovato leggendo... sappiate solo che buona parte di questo capitolo l'ho scritto con 38 di febbre... pietà!

meli_mao: O.o   Come hai fatto a capirlo? Che brava! Hihihihi... esattamente, in un punto cruciale della storia Kaname e Kurz organizzeranno un piccolo... ehm... scherzetto per far ingelosire Sousuke ma... inizialmente anche Mao ne resterà un po' scottata! Solo per un po' però... non mi far aggiungere altro!! Baci! 

Ja ne!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


  "Al mio Nii-san,                              
senza il quale, forse, questo capitolo 
non sarebbe mai stato pubblicato.    

Ganbatte!!"                                   

Kaname’s pov

 
Per il resto delle lezioni il mio pensiero volteggia senza sosta tra ricordi e riflessioni impegnando tutta la mia concentrazione in assurdi discorsi con me stessa e focalizzandosi su di un concetto ben preciso che mi ronza in testa da ben due ore mandandomi in visibilio.
A Sousuke importa della mia felicità.
È indescrivibile la gioia che provo rendendomene conto.
“Puoi farcela Kaname, puoi davvero farlo tuo se lo desideri. Devi solo scegliere le parole ed i modi giusti” questo mi ha detto il pervertito.
Sì, Kurz… hai ragione.
Quella di Sousuke potrebbe sembrare una semplice ed innocua domanda, ma un occhio più attento, o meglio, una mente oculata e sensibile, può coglierne la vera importanza.
Lui non fa mai questo genere di domande… normalmente ha un’innata repulsione verso tutto ciò il cui fine è quello di indagare più a fondo nell’animo di una persona né gli importa molto dei sentimenti altrui a meno che questi non possano presentare un fastidioso problema alle sue schiette decisioni.
Questo vuol dire che non chiede mai nulla di personale o imbarazzante se proprio non lo ritiene di assoluta importanza.
Ho conosciuto due Sousuke e ho imparato ad apprezzare le qualità di ambedue.
Il primo, impassibile e glaciale, il Sergente Sousuke Sagara della SRT i cui modi distaccati e professionali sono portati ad esempio ai suoi superiori e stimati dalla maggior parte dei suoi compagni.
Il secondo (nato da poco grazie al contatto con la società giapponese), Sousuke Sagara addetto ai rifiuti della quarta sezione del secondo anno del liceo Jindai di Tokyo, alquanto disordinato, impacciato nelle relazioni umane, incontenibile combina-guai e otaku di roba militare.
Posso dire di aver capito che nessuno dei due Sousuke cesserà mai di esistere permettendo all’altro di prendere il sopravvento, ma coesisteranno per sempre, uno affianco all’altro, due facce della stessa medaglia.
Mi fido di lui, so che in ogni caso, comunque andasse a finire la nostra storia, non ritornerà mai ad essere il “mostro” che era fino a pochi mesi fa e so che se anche dovesse decidere di rimanere con me non sopprimerebbe mai il suo istinto “militaresco”, il suo sussiego e la sua algidità.
Superfluo dire che non me ne importa un accidente. A dispetto di quello che gli ho detto prima, adoro il suo lato protettivo e maldestro così come amo il suo essere indifferente e deciso in determinate circostanze.
Non so quasi nulla del suo passato ma non mi interessa. A volte mi chiedo se è umanamente possibile trovarmi così a mio agio con un uomo che ha ucciso così tante persone e ferito altrettante. Ma proprio non concepisco neanche il concetto di aver paura di Sousuke, anzi, lui è la sola persona di cui mi fidi cecamente.
Vorrei tanto che un giorno si aprisse con me e mi raccontasse di più su di lui, che provasse a rivelarmi qualcosa sul suo passato… ma credo che non lo faccia per paura.
Paura di essere giudicato e condannato senza alcuna pietà.
Non ha torto, infatti la maggior parte della gente scapperebbe a gambe levate se sapesse di lui, lo biasimerebbe e lo eviterebbe a priori.
Ma possibile che non capisca che io sono diversa? Io non lo giudicherei… non mi crede abbastanza forte da poter sopportare la verità? Stupido megalomane…
Sono sinceramente interessata al suo passato, non per condannarlo e disprezzarlo ma per poter meglio afferrare le motivazioni che ci sono dietro ai suoi comportamenti. Potrei aiutarlo, se solo volesse…
In fondo non è l’unico ad aver sofferto in passato. Io ho perso mia madre… la persona che amavo, colei che era costantemente al centro della mia vita. Ancora oggi non mi soffermo a pensarci troppo, la ferita, seppur abbastanza longeva, non si è mai del tutto rimarginata, anzi, a volte la sento ancora pulsare dolorosamente, sanguinante.
Non voglio minimamente paragonare il mio passato a quello di Sousuke, non pretendo di sapere tutto quello che gli è accaduto ma posso anche immaginare, rabbrividendo, l’orrore del suo vissuto. Vorrei solo fargli comprendere che se mi permettesse di sapere qualcosa in più su di lui forse potrei in qualche modo… aiutarlo a superare le sue difficoltà.
So anch’io cos’è il dolore e sono abbastanza ragionevole da aver capito che Sousuke ne ha conosciuto fin troppo, anche se non me ne ha mai parlato. Appunto odia tutto quello che indaga sul privato di una persona…
Il suono della campanella mi fa sobbalzare sulla sedia.
Mi accorgo che tutti stanno raccogliendo le proprie cose, riponendole nella cartella mentre parlottano a mezza voce.
Le lezioni sono finite… bene.
Oh no. Volevo dire male…
Durante la lezione potevo concedermi il lusso di pensare liberamente ed indisturbata mentre ora devo ricominciare a recitare il mio ruolo da perfetta oca. Come se non bastasse devo anche invitare Kyoko, Kazama, Sousuke e gli altri per non ritrovarmi veramente da sola con Ono-D al karaoke.
Stress.
“Kyoko!” mi affretto a dire quando lei mi passa accanto.
“Sì?"
“Mi chiedevo… ti va di venire al karaoke stasera? L’invito è valido anche per te, Kazama”
aggiungo quando noto che il ragazzo ci sta guardando incuriosito.
“Oh… bè… ok!” risponde lui ancora disorientato dal mio comportamento di prima.
“E chi altro verrebbe con noi?” mi domanda Kyoko sospettosa.
“Uhmm… i soliti credo” le rispondo distratta… Sousuke sta uscendo dall’aula in fretta, senza incrociare lo sguardo di nessuno.
Cielo, come farei ad invitarlo se se ne andasse? Non mi va proprio di telefonargli apposta, gli darei troppa importanza…
“Kyoko… ti dispiacerebbe dirlo a Sousuke? Io intanto vado a trovare gli altri…”
“Puoi anche scordartelo, con Sousuke ci parli tu. Non mi sembra garbato da parte tua tenergli il broncio per quello che è accaduto”
mi rimprovera incrociando le braccia al petto ed assumendo un cipiglio irremovibile.
“M-ma… io non sono arrabbiata con lui! Oh Kyoko, per favore! Devo dirlo agli altri e non ho molto tempo… ti prego!!” la imploro ignorando i suoi continui cenni di dissenso e sfoderando il mio faccino zuccheroso.
“Mhh… va bene! D’accordo, glielo dico io! Ma tu promettimi di parlargli” dice esasperata portando gli occhi al cielo.
“Ci ho già parlato! Non ti preoccupare Kyoko, va tutto bene. Ci siamo riappacificati” la tranquillizzo ridendo.
Riappacificati… non sono sicura che sia il termine esatto.
Lei mi guarda sottecchi.
“Sul serio?” mi interroga inarcando il sopracciglio.
“Certo! Allora io vado, ok? Tu dillo a Sousuke… ti chiamo più tardi per dirti esattamente il luogo!”  esco velocemente dalla classe per evitare altre fastidiose domande.
Spero di riuscire ad inscenare bene la mia parte anche questo pomeriggio. D’altronde, libera dai vincoli scolastici posso aumentare la dose di stupidità e “ocaggine” rimarcando ben bene tutti i comportamenti da perfetta gatta morta.
Mi avvio assorta tra i corridoi del liceo quando il mio sguardo viene magneticamente attratto da dei lunghi capelli smeraldini raccolti in una bassa coda…
Tombola!

                                            

 Sousuke’s pov

 
Confuso?
Fin troppo, anche…
Arrabbiato?
Sì, con me stesso.
Vigliacco?
Purtroppo mi sto avvicinando pericolosamente anche alla codardia.
È tutto un gran bel problema. La mia esistenza sta diventando un problema… probabilmente Kaname ha ragione a voler porvi fine gettandomi dalla Tokyo Tower.
Sto diventando patetico. Stupido. Debole. Pavido.
Sto iniziando a scivolare lentamente ed incessantemente in un baratro di odio e solitudine.
Sono bloccato in un limbo di tensione e confusione che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, mi tiene saldamente ancorato alla realtà, permettendomi di comprenderla appieno, di assaporarla in tutte le sue mille mutevoli sfaccettature, di presagire con estrema esattezza gli effetti delle mie decisioni e di soppesare scrupolosamente il valore della mia felicità paragonandolo alla sua.
Forse non sono mai stato più vicino a sentirmi vivo che in questo momento. Sto provando a lasciar correre libera la mia mente, completamente senza controllo. Assurdo.
Mi è estremamente difficile farlo ma ci sto provando. Seppur per pochi attimi, voglio evadere da quell’asfissiante casta di sistemi, responsabilità, ordini e doveri.
È Incredibile.
Sto male… eppure sono felice.
Felice d’aver scoperto di essere vivo, di poter palesare tutto quello che le persone comuni provano, felice di sentirmi infelice poiché questo dimostra che sono umano. E non è scontato, dato che per un periodo sono arrivato a perfino a dubitarne.
Da troppo poco tempo ho iniziato a provare forti emozioni e questo mi ha spaventato a tal punto che ho sempre cercato di neutralizzarle. Almeno fino a pochi minuti fa.
Poi ho finalmente deciso di concedermi il lusso di togliere il filtro dai miei pensieri, smettendo di censurarli.
È incredibile.
So che non potrà durare a lungo, tra poco mi darò del pazzo incosciente per aver fatto una cosa del genere ma per ora voglio solo godermi questa fantastica sensazione, seppur mi fa star male. Ho fatto tutto ciò per cercar di mettere ordine nella mia testa, provando a dare il giusto valore alle giuste cose.
Niente da fare, sono più confuso di prima… mettendo da parte un unico concetto che mi è ben chiaro.
La voglio.
Ecco, tra un po’ mi odierò per averlo ripensato ma ora non posso concedermelo, non ho il tempo per biasimarmi,  adesso è giunto il momento di essere schietti e sinceri per fare le giuste scelte.
Il suo valore è l’unica cosa ben chiara nella mia mente, tutto il resto è caos assoluto.
La verità è che vorrei veramente stare con lei e che il solo averla vista parlare e scherzare con altri ragazzi mi ha mandato in tilt.
Geloso.
Credo che sia questo il termine. Essere geloso, io…  chi l’avrebbe mai detto?
Ora sto pensando che forse potrei averla, che io in fondo non “devo” niente, che potrei benissimo decidere di starle vicino, per poi preoccuparmi solo in seguito di ciò che sarà.
Quando rintrodurrò il mio personalissimo filtro penserò che sono solo uno sciocco, che così facendo complicherei le cose a tutti e due e che sono e rimango comunque un Sergente della Mithril. Non posso concedermi questo tipo di capricci.
Mi raddrizzo un po’ con le spalle, la schiena mi duole a causa della scomoda posizione in cui mi trovo. Sono nel mio appartamento, seduto a terra appoggiato contro il muro, gli occhi chiusi per concentrarmi meglio ed il respiro lento e regolare per evitare di andare totalmente nel panico.
Kyoko mi ha chiamato per invitarmi al karaoke questo pomeriggio. Non avevo minimamente intenzione di andarci ma poi Kurz ha sentito quello che dicevo ed ha insistito talmente tanto che alla fine mi ha costretto ad accettare guadagnandosi così un pugno nello stomaco da Mao e un’occhiata assassina da parte mia. Come se non bastasse si è anche auto-invitato.  Pazzesco…
Sinceramente ho trovato molto strano il fatto che sia stata Kyoko ad avvertirmi, poi però mi sono ricordato dello strambo comportamento di Kaname a scuola. Probabilmente non vuole parlarmi ma non credo che sia ancora per l’incidente con il chicco di riso.
Forse si sente in imbarazzo per l’inconsueta domanda che le ho posto quest’oggi… se lei è in imbarazzo, figuriamoci quanto lo sono io.
Non le avrei mai chiesto una cosa del genere se non fossi stato tanto confuso… ma cosa potevo fare?
Volevo almeno una risposta, volevo che mi dicesse: “Sì, sono felicissima” per auto-convincermi a lasciarla andare, a prendere la dolorosa, ma giusta, scelta. Così non è stato.
“Non come vorrei”
Cosa vuol dire? Cos’è esattamente che non le permette di essere completamente appagata?
È la risposta a quest’ultima domanda che mi sta facendo impazzire da ben tre ore.
La parte più egoistica di me vorrebbe che fossi io l’oggetto  del suo desiderio; il mio animo altruistico, invece, si rifiuta anche solo di pensare una cosa simile.
L’amore è egoismo?
So che non dovrebbe essere così… il mio modo di pensare dimostra soltanto quanto io sia sbagliato per lei.
Merda… quanto mi è difficile mettere a tacere il mio riserbo.
E se guardassi il problema da una prospettiva diversa? Se non fosse più una questione di egoismo ed altruismo ma solo un diverbio tra istinto e razionalità?
Non ho mai seguito l’istinto, tranne forse quello di sopravvivenza ma ho limato anche quest’ultimo facendone un connubio tra lucidità e sangue freddo. Ciò che ho imparato in tutti questi anni di guerra mi ha fatto capire che l’istinto, in realtà, serve a poco da solo. Una persona istintiva, in battaglia, cade subito. Le azioni di un soggetto impulsivo, infatti, sono talmente prevedibili e scontate che ti esortano ad eliminarlo senza indugio, con prontezza e facilità.
In questo caso l’istinto (di cui non mi fido molto) mi dice di andare da lei. Ora.
Ed è qui che entra in gioco la razionalità, che ti porta a riflettere minuziosamente. La ragione ti aiuta a vincere, a celare i tuoi punti deboli ma a comprendere quegli degli altri. L’istinto, senza ragione, non servirebbe a nulla, neanche, o forse a malapena, a sopravvivere. La ragionevolezza ti apre gli occhi ed attiva il cervello, fredda e calcolatrice valuta silenziosamente tutte le possibilità di vittoria o di sconfitta, istigando alla lotta o esortando a una remissiva ritirata. Per questo la ragione è anche paura. La saggia paura che ti impedisce d’andare incontro ad una triste e dolorosa fine. La saggia paura che costantemente ti rammenta di evitare il dolore, sia fisico che morale. Senza dubbio affrontare Kaname mi provocherebbe ulteriore sofferenza ed al contempo sarei agghiacciato dalla prospettiva di poter stare al suo fianco più del consentito.
Quello che provo assomiglia tanto ad uno spiacevole incontro tra passionale desiderio e paura atroce.
Non avrei timore di una pistola puntata alla tempia ma mi spaventerebbe sentire Kaname così vicina a me.
Sono letteralmente terrorizzato da tutte queste nuove sensazioni da non aver neanche il coraggio di andare a parlare.
Giro e rigiro intorno al problema analizzandolo minuziosamente in ogni modo possibile, ma non riuscendo a risolverlo.
Solo tre cose mi sono chiare adesso:
-Desidero Kaname più di quanto potessi immaginare.
-Sarei pronto ad affrontare in seguito le conseguenze delle mie scelte cogliendo adesso, seppur con non poche remore, l’opportunità di farla mia.
-Non dirò mai niente di tutto ciò a lei.
Ed è perfetto… il punto tre mi riporta all’inizio del problema. Sono solo un codardo ed un vigliacco. Nulla di più… ho imparato, a mie spese, che il vero coraggio non viene dimostrato in guerra.
“Sembri morto, aspetta, forse lo sei…”
I miei occhi si spostano lentamente verso Kurz che si avvicina ghignando con un coltello da cucina nella mano destra, impugnandolo come se fosse un kunai.
Si china dinanzi a me, inclinando di lato la testa con sguardo ebete.
Accade tutto molto velocemente.
D’un tratto Kurz fa scattare il braccio cercando di avvicinare il coltello alla mia gola, lo blocco subito, stroncando sul nascere la sua azione offensiva afferrandogli il polso e torcendoglielo dietro la schiena, lasciando che il coltello cada sul pavimento. Mi scaravento su di lui costringendolo a cadere a pancia in giù, con il braccio bloccato dietro la schiena.
Che diavolo…

Nota dell'autrice: Ancora non ci credo, mi devo riprendere. Sto pubblicando questo capitolo... lo sto facendo davvero... wow! Un bell'applauso per me che sono finalmente riuscita ad aggiornare! ^^
Ehm... lo so, lo so, pensavate che fossi morta ed invece eccomi qui per tormentarvi con questa storia che sta decisamente prendendo una piega pesante (soprattutto questo capitolo è un sonnifero, lo riconosco). Prometto che nel prossimo cappy ci sarà più azione rispetto a questo mortorio... 
Un graaaaaaazie speciale va al mio neo revisore (mio fratello ù.ù) il quale ha corretto questo capitolo e ha promesso che lo farà anche con i prossimi onde evitare il ripetersi di madornali errori che ho già disseminato in questi pochi capitoli (magari ve ne siete accorti da soli... ma per colpa di una mia distrazione ho... ucciso Sousuke!! Ebbene sì... lo ammetto. Invece di un colpo d'harisen il nostro Sergente ha ricevuto un bel colpo di shuriken che avrebbe dovuto metterlo KO). 
MEA CULPA!! Mi do già da sola della cretina per le tutte le sviste commesse (che vanno dagli errori di battitura agli errori di trascrizione dei nomi: "Writh" l'ho trasformato in "Wright" come "Phoenix Wright"  -_-"). 
Vabbè, tralasciamo... "stendiamo un  velo pietoso" sulla mia sbadata persona... cercherò di essere più attenta! XD
Ritornando un attimo al capitolo precedente, ricordando che il giorno in cui l'ho pubblicato ero talmente imbambolata da non poter effettuare pensieri coerenti, volevo precisare che era stato Writh a puntare il laser contro Kaname e che quindi Sousuke, come al solito, aveva ragione e non aveva le allucinazioni.
Bene... direi che forse è tutto. Mhhh... sì credo di aver concluso. Ah! Colgo l'occasione per ringraziare chi ha aggiunto questa storia tra le seguite o le preferite mandando a tutti un caloroso abbraccio e rammentando che le recensioni vengono sempre apprezzate! 

meli_mao: Ehm... carissima, ti prego di perdonare la mia sbadataggine! Sono proprio incorreggibile... e dire che questa volta avevo cercato il termine "whispered" e comunque l'ho scritto male. A volte il mio collegamento cervello/mani si interrompe producendo questi risultati. Sorry! Passando ad altro... O.o  non posso credere che ti sia piaciuto quel capitolo. Ok, schifo schifo non fa ma... non so... c'era qualcosa che stonava. Non è falsa modestia visto che io ho effettivamente dei capitoli che rileggo e mi compiaccio con me stessa ma... l'otto proprio non rientra! Però c'è da dire che io non sono molto imparziale... Ti ringrazio comunque dei complimenti che mi hai fatto! Baci! :)

Ja ne!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=440307