Rebecca e Mattia (Cosmic Caos)

di pupazza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** cap 1 ***
Capitolo 2: *** cap 2 ***
Capitolo 3: *** CAP 3 ***
Capitolo 4: *** cap 4 ***
Capitolo 5: *** CAP 5 ***
Capitolo 6: *** CAP 6 ***
Capitolo 7: *** cap 7 ***



Capitolo 1
*** cap 1 ***


R.M.

 

 

Rebecca ha 19 anni.

Mattia ne ha 17.

Per 17 anni hanno vissuto uno di fronte all'altra. Rebecca al numero civico 14, Mattia al 20.

Stesse conoscenze, probabilmente da piccoli hanno anche giocato insieme.

 

A 17 anni Rebecca si trasferisce con i suoi in un casa piu' grande dall'altra parte della città.

Non ne soffre più di tanto. La sua migliore amica ha pensato bene di fidanzarsi con un tizio di due anni più grande di lei, e da circa un anno a malapena si salutano. Gli altri della compagnia li vede poco perché lei non e' il tipo da compagnie.

Si scazza.

Ma facciamo un passo indietro.

 

A sedici anni punta i piedi, smuove mari e monti, litiga furiosamente con i suoi e alla fine vince.

Molla la scuola.

Il liceo non fa per lei. O meglio, adora disegnare (fumettistica per la precisione), ma per lei le altre materie non esistono. Occhio e croce ha tutti 4.

Di conseguenza sono più le ore che passa svaccata sulla sedia a disegnare vignette o a dipingere i muri del bagno.

Il primo anno lo passa, per un qualche miracolo voluto dal cielo, anche se ancora oggi si chiede quale.

Il secondo, il miracolo si e' andato a fare benedire e l'hanno silurata.

Fantastico.

"Voglio andare a lavorare!", urla una sera mentre litiga furiosamente con la madre.

Sua madre è un capitolo a parte.

Meglio parlarne più avanti.

Dopo due mesi e' davanti ad un computer a registrare dati in un Centro Elaborazione Dati della sua città (del nord).

Ci rimane per circa 18 mesi, poi il contratto scade e logicamente rimane a piedi.

E' giugno. Fa caldo.

Ottiene dai suoi, con cui i rapporti sono sempre altalenanti, di rimanere a casa per l'estate. In cambio aiuterà in casa. Si e' calmata parecchio. Poche uscite notturne, stranamente aiuta in casa (lava, stira e cucina che è' una favola) e si e' anche fatta un'altra amica del cuore. Alessandra.

Rebecca non e' propriamente una ragazza bellissima. E' normale.

Magari con qualche chiletto di troppo, ma lei non se ne è mai curata più di tanto.

Anzi.

Ha i capelli castani. Di natura. Sono stati tinteggiati parecchio nel corso degli anni, ma all'epoca li aveva ancora del suo colore tagliati in un caschetto corto, scalato e sbarazzino. Gli occhi nocciola e, per sua  profonda disgrazia, porta gli occhiali ed è allergica alle lenti a contatto.

 

L'estate trascorre tranquilla, senza particolari scossoni, salvo che si è data al volontariato nel canile della città e tutti i giorni porta a casa un cane.

E' stata anche fidanzata per qualche mese, con un tizio più grande (di cui i suoi non sapevano nulla) con cui ha pensato bene di perdere la verginità. Un male cane.

A novembre, dopo aver lavorato sei settimane come commessa in una libreria e' nuovamente senza lavoro.

E suo padre che lavora in un pastificio piuttosto conosciuto in citta', una sera arriva a casa facendole una proposta che dico io MAI AVREBBE DOVUTO ACCETTARE.

"Siamo sotto le feste Rebe, in laboratorio abbiamo bisogno di qualche mano in più...per un paio di mesi

soltanto … La paga dovrebbe essere buona. Ti va?".

Rebecca annuisce un po' scoglionata. Significa addio Natale, S. Stefano e soprattutto Capodanno.

Pazienza. Tanto alla fine non e' che avesse fatto tutto sto gran progettone.

"Ok va bene pa'…".

Due giorni dopo inizia a lavorare. E' domenica. Grandioso.

Il posto stramente le piace, sono in tanti anche se, essendo domenica, qualcuno non c'è per via che fanno i turni.

Il lunedì rimane a casa per andare a prendere i documenti all'ufficio di collocamento per l'assunzione.

 

E veniamo al fatidico giorno che cambierà, sia in bene che in male, la sua vita.

25 novembre 2000. Martedì

Arriva' al lavoro che sono le otto meno dieci, si cambia in quella specie di sgabuzzino che e' il suo spogliatoio ed esce. Si lava le mani, saluta i colleghi tutta sorridente e comincia a prendere istruzioni da Clara. Colei che le insegna il lavoro.

Alle otto e cinque minuti dal lungo corridoio buio che separa il laboratorio dal negozio, sente un fischiettio.

La collega la manda a prendere la farina nell'altra stanza e girandosi se lo ritrova davanti.

Occhi acqua marina gonfi da far invidia al più convinto degli insonni, capelli spettinati biondo cenere, un sorriso smagliante, e lo sguardo più furbo e bastardo mai visto in vita sua.

"E tu chi sei??", mormora' lui squadrandola dalla testa ai piedi.

"Rebecca", risponde semplicemente. Oddio ...l'effetto di quegl'occhi le ha causato momentaneamente una paresi facciale, il cuore le ha detto 'goodbye see you later' e i due neuroni sani che ancora lavoravano nel suo ippocampo si sciolgono come un calippo a luglio, ma per il resto tutto ok!!

"La figlia di Giampiero", commenta lui sarcastico.

Lei annuisce con la testa, ancora leggermente stordita.

Poi riesce anche a proferire parola. Allelujah!!

"Tu sei??"

"Mattia", di nuovo quel sorriso bastardo.

"Ciao Mattia".

"Ciao Rebecca".

 

E' cominciata cosi. O meglio non è cominciata. Perchè questa storia è un casino di proporzioni mondiali!!

 

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Capitolo 2
*** cap 2 ***


Ringrazio 'Flori' e  'Ice_Princess'  per aver inserito questa storia tra le seguite.

Ringrazio la mia Beta che fa gli straordinari in questi giorni e mi permette di pubblicare.TI VOGLIO BENE BETA.

Ringrazio la Cecilia, la Cristiana e la Fede che ci sono sempre. SE VENISTE A LEGGERE E COMMENTARE MI FARESTE UN FAVORE!!

ringrazio la mia musica.

 

Per tutti coloro che hanno letto il primo capitolo GRAZIE

 

 

 

REBECCA   E   MATTIA     (COSMIC CAOS)

 

 

CAP 2

 

 

Mattia e' uno Scorpione ascendente Vergine.

Rebecca e' una Gemelli ascendente Leone.

Completamente incompatibili. Distanti anni luce.

Lei e' lunatica, impulsiva e stronza, soffre di orchite. Ovvero, al mattino fino a quando non beve il caffè meglio non rivolgerle la parola. Morde.

Lui e' permaloso e insofferente. Detesta le bugie, adora psicanalizzare le persone e ci riesce anche bene.

Lei quando quando va in fissa con qualcosa o qualcuno non si smuove di un millimetro.

E' testarda come un mulo, fa fuoco e fiamme ma alla fine quasi sempre ottiene quello che vuole. Quasi sempre.

Lui e' un leader nato. Sprigiona carisma da tutti i pori. E' uno di quelli che piacciono a tutti, di quelli con il sorriso beffardo e sornione che ti fa sempre dire di sì. Anche quando vorresti dire no. Fascino magnetico, sicuro nel parlare, sicuro delle sue idee, senso dell'umorismo strepitoso  e soprattutto bellissimo.

Fa' cosi anche sul lavoro, per questo tutti ce l'hanno in gloria, può comodamente non fare un emerito cazzo tutto il giorno e nessuno gli dice nulla.

E' uno di quelli che quando li guardi ti si appanna la vista e ti vengono le ginocchia di burro.

 

Dopo il primo giorno di lavoro con lui, Rebecca torna a casa si fa la doccia e poi si guarda allo specchio.

'Non mi faccio fregare'. Come no.

 

Il secondo giorno lui arriva alle otto e un quarto, gli occhi sempre assonnati, i capelli che sembrano essere stati leccati da un cane, la guarda con aria di sfida, le sorride ironico e la saluta.

"Ciao bellissima"

Lei solleva lo sguardo, si trattiene dallo strabuzzare gli occhi,  dice mentalmente al suo cuore di smettere di correre, capisce che la sfotte e lo saluta.

"Ciao tesoro"

 

Rendetevi conto.

 

In pochi giorni lui  passa dal tesoro, al cara, al bellissima, al sei proprio una stronza, vaffanculo.

Mi pare logico.

Lei passa dal bellissimo, al tesoro, al  cocco, al 'sei proprio una testa di.., al 'Leccapiedi',al 'Taci, ti detesto'.

 

Il giorno di Natale lui arriva con mezz'ora di ritardo mezzo sconvolto. Ha fatto tardi con gli amici.

Si guardano in cagnesco tutta la mattina, poi lui arriva davanti al suo tavolo con il caffè in mano.

Lei si illude che il caffè sia per lei, ma ovviamente non e' cosi.

 

Rebecca e' pazza.

Non nel vero senso del termine, ma io la considero tale.

Non e' una persona coerente, adora le sfide e dopo si fa mille paranoie mentali.

E' autolesionista all'inverosimile, e' perennemente confusa.

 

 

 

Ha sempre avuto la netta sensazione che all'inizio Mattia la detestasse. Un po' perché era la figlia di uno dei dipendenti, un po' perché lei con lui onestamente se la tirava all'inizio. Non lo faceva apposta. Le veniva naturale. Credo fosse un meccanismo di autodifesa.

Lui in quel periodo era un discotecaro convinto, lei invece le discoteche le ha sempre odiate.

Ha sempre preferito il cinema, i pub con la musica dal vivo e soprattutto il karaoke.

Adora cantare. Al lavoro canta tutto il tempo.

In quegli anni andava pazza per Giorgia e Baroni.

Ovviamente Mattia li odiava.

E più lui li odiava più lei cantava.

La mattina di Capodanno lui sbotta all'ennesimo ritornello di 'Riguarda noi', la prende per un braccio e la trascina della camera dei freezer.

"Hai rotto le palle!!!"

Lei fa un sorrisetto serafico, sbatte le ciglia poi esplode a ridere.

"IO?!? Che ho fatto?"

 

"Smetti cantare quella merda!! Anzi, smetti di cantare proprio!" lei guarda la mano di lui che le stringe il braccio. Il tocco della sua mano le provoca un brivido che tenta inutilmente di ignorare. E' morbida e calda. E' stretta e non molla. E' decisa. Tra le mani di lui la sua pelle ci accese. E le sembrò di annaspare.

 

"Non sei tu che mi dici quello che posso e non posso fare tesoro...e mollami il braccio!!" ,lui la lascia andare di colpo e lei per poco non pianta una craniata contro il freezer.

Lo guarda mentre fa posto nel frigo per metterci della roba e si appoggia con la spalla al muro.

Lo osserva qualche secondo. Vestito di bianco con il cappellino in testa e' davvero..ehm..curioso. Si domanda come diavolo si veste quando esce.

 

"Com'e' che sei così nervoso?"

 

"Sei tu che mi dai sui nervi!"

Lei sorride sarcastica.

 

"Lo immaginavo".

Lui richiude il frigo si gira e la guarda con la faccia di uno che si diverte.

 

"Adesso perché fai quella faccia?" domanda lei

 

"Sei innamorata vero? Per questo canti quelle canzoni dei poveri?" lui indugia su di lei con lo sguardo.

 

"Non mi sembra che la cosa ti riguardi!" mormora lei. Nel petto il cuore esplode.

 

"Mi riguarda se mi fai diventare le orecchie come quelle di Dumbo...cambia repertorio!"

 

"Qualche richiesta?"

 

"Ti ho appena strattonato per un braccio, ti sta anche venendo il livido e sei ancora qui...sei masochista forse?" (SI LO E')

 

"No, ma...mi incuriosisce il fatto che ti do' sui nervi!" lui sorride e alza gli occhi al cielo.

 

 

 

Si punzecchiano in continuazione, litigano furiosamente un giorno si e l'altro pure. Eppure sono sempre insieme.

Otto ore trascorse a lanciarsi occhiate assassine, insulti, frecciatine varie.  Insomma si odiavano proprio.

Mi dimenticavo.

Rebecca lavora ad un tavolo con una finestra. Vi chiederete 'Come?'

Praticamente il muro davanti al suo tavolo anni prima era stato buttato giù e l'avevano solo ricostruito in parte. Era rimasta una finestra.

Di fianco alla finestra c'era anche botola per scendere in cantina.

Ovviamente dall'altra parte della finestra c'era lui. Mattia.

Non proprio davanti. Un po' spostato di lato e le dava anche parzialmente di spalle, ma la visuale era ottima comunque.

In sintesi ce l'aveva sempre davanti.

O beveva' il caffè,  giocava con il cellulare o lasciava bruciare qualcosa nel forno o era a bighellonare da qualche parte.

Il laboratorio era molto grande. Magazzino, bagni, spogliatoi, stanza freezer, tanti corridoi e la soffitta.

Tutti posti dove lui era perennemente imboscato.

Eh si..perché lui era stanco.

Di sera usciva con gli amici o con le 'amiche' e di giorno ovviamente era sempre semi-distrutto.

 

Il contratto di Rebecca alla metà di gennaio scade.

Il 16 per la precisione viene chiamata in ufficio.

Un po' le spiace. Anzi tanto. Troppo.

Ma piuttosto che ammetterlo si farebbe mettere al rogo come Giovanna d'Arco.

Quando scende e' mezzogiorno e un quarto, tutti sono usciti e si infila nel suo spogliatoio a cambiarsi (una sorta di sottoscala abbastanza spartano)

Quando esce lui e' davanti alla porta con le braccia conserte, un cappellino in testa stile puffo e i suoi occhi acqua marina che la guardano curiosi.

 

"Che volevano?"

 

"Il mio contratto e' scaduto".

 

Lui sorride furbo.

 

"Finalmente non dovrò più sentirti cantare!!"

 

Lei lo guarda con tutta la calma e la soddisfazione di quel momento.

Tossicchia leggermente, alza le sopracciglia, prende la borsa e lo guarda dritto dritto in quegl'occhi meravigliosi. Sta diventando un po' troppo dipendente da quegl'occhi.

 

"Mi hanno rinnovato il contratto. Per due anni".

 

Lui stranamente non parla. Mastica nervosamente il chewing-gum e si appoggia al tavolo.

 

"Contenta?"

 

"Si! tu anche vedo..."

 

Sul suo bel faccino dall'aria bastarda si dipinge un'espressione da nano da giardino impertinente.

 

"Potresti anche avere ragione...tesoro!"

 

 

 

Due settimane dopo Mattia arriva tutto contento con un sorriso stampato in faccia da far invidia a un clown.

Hanno iniziato ad andare d'accordo. Più o meno.

Lui continua a punzecchiarla, lei sta al gioco e a volte lo provoca.

Lei si e' informata. (LE FONTI RIMARRANNO SEGRETE)

Lui si e' lasciato sei mesi prima con una biondina tutto pepe, per la quale pare avesse perso letteralmente la testa di nome Veronica.

Rebecca e' in cantina che sistema una fornitura di prodotti, sente qualcuno che scende le scale ma non si gira.

Fissa lo scaffale davanti a sé e sente il suo profumo.

Lui ha sempre avuto un profumo particolare. Un misto tra la pelle di bambino piccolo, talco, menta e rabarbaro.

Non saprei definirlo.

Lui ha preso un brutto vizio.

Spesso le arriva alle spalle e le pizzica i fianchi.

Quella mattina le arriva alle spalle, le pizzica i fianchi, le dice 'Ciao bellissima' e poi appoggia il mento sulla sua spalla.

Shock. Lei si guardò intorno per vedere se nelle vicinanze c'era un defibrillatore ma niente.

Cercò di mascherare l'imbarazzo come poteva.

 

"Leva ‘ste mani da polipo per piacere!". La stava sciogliendo come la neve al sole.

 

"Ma se ti diverti!"

 

"Certo, anche i miei reni!! Lo sai che ho i calcoli a quello sinistro!"

 

"Vorrà dire che farò piano... o ti pizzico solo il destro", continuava a tenere il mento sulla sua spalla e le mani sui fianchi lei mentre sistemava lo scaffale.

 

"Hai da fare in pausa?"

 

"No", risponde lei. 'Che diavolo vuole?' si domanda mentalmente.

 

"Vieni con me?"

 

"Dove?"

 

Lei si gira e si divincola da quella presa che la sta mandando ai pazzi.

 

"Vado a farmi il buco all'orecchio".

 

Lei lo guarda con benevolenza.

 

"Eh?!?! Ahaahhahh!!" scoppia a ridere come una scema e lui si avvicina quel tanto che basta a farla smettere.

 

"Ci vieni o no?"

 

Lei sorride sorniona e annuisce.

 

 

Quando arrivano dal gioielliere la scena e' da comiche.

La tizia che deve infliggergli l'enorme dolore e' una di circa vent'anni con i capelli corvini, un corpo da velina e due occhi azzurri come il mare.

Rebecca capisce al volo e le lancia uno sguardo degno di Crudelia Demon.

Lui sorride alla ragazza tutto trullo e si fa' dare anche il numero di telefono. Ovviamente senza il minimo sforzo.

La tizia ci prova. Eh beh...era abbastanza scontato. Impugna la mini-pistola, fa il pallino con la matita sulla parte alta del suo orecchio e spara.

Non credo siano esprimili senza scadere nel volgare i pensieri di Rebecca.

Sente la rabbia salirle dentro, vorrebbe prenderlo platealmente a calci nel fondoschiena, fargli ingoiare tutti i 32 denti e soprattutto levargli dalla faccia quel ghigno da sbruffone.

Bastardo.

Dopo aver passato 40 minuti in quel negozio ad assistere alla deliziosa performance di lui, lei esce scoglionata all'inverosimile e incazzata nera.

Ma guai a darlo a vedere.

Lui esce tutto soddisfatto dal negozio, fischietta allegramente, le passa la mano intorno alle spalle e la attira a sé. Stronzo!

 

"Che hai?" domanda Mattia vedendola evidentemente scocciata.

 

"Io?!? Nulla!! Figurati … Ti ha fatto male?" Rebecca sperò vivamente che gliene avesse fatto tanto. Ma proprio tanto.

 

"Un po'", lui si tocca l'orecchio e se lo massaggia.

Nessuno dei due accenna al fatto che quella gli dato il numero, tantomeno sul fatto che ci avesse flirtato spudoratamente davanti a lei.

 

Cento metri più avanti la vendetta di Rebecca. Un po' di giustizia ci vuole al mondo.

 

Passano davanti alla vetrina di un negozio di scarpe, quando incontrano Massimo, un vicino di casa di Rebecca che ci prova da un anno, ma che lei ha sempre rifiutato. Troppo appiccicoso. A lei se non si e' capito piacciono gli stronzi.

 

"Ehilà, Rebecca!!"

 

"Ciao Massimo!!", lo saluta anche troppo affettuosamente, maledicendosi perché sa già che non se lo leverà più di torno, Mattia leva il braccio dalla sua spalla e lei si apparta a chiacchierare piacevolmente con Massimo.

 

"Stasera passo a trovarti Rebe, ci sei?"

 

"Certo che ci sono!", lei sfodera uno dei suoi sorrisi migliori, inclina anche la testa di lato e gli fa pure gli occhioni dolci.

Mattia si e' allontanato. E' davanti al negozio del 'Blockbuster' che sbircia dentro con aria del tutto noncurante.

Dopo quindici minuti passati ad intrattenere il suo amico Rebecca finalmente se ne libera e torna da lui.

Ricominciano a camminare, lui riprende a fischiettare ma la mano sulla spalla non la mette più.

 

"Tutto bene? Ti fa male l'orecchio Mat?"

 

"No. Mi brucia solo un po'"

 

"Disinfettati quando arrivi  a casa."

Lui annuisce.

Lei lo osserva da sotto gli occhiali, ma a differenza di lui non e' cosi brava a leggere le persone.

 

Rientrano al lavoro, il pomeriggio trascorre tranquillo. Lui controlla il cellulare ogni tre minuti e lei controlla lui che controlla il cellulare.

 

Alle sei quando l'orario di lavoro finisce, lei si infila nel suo spogliatoio. Quando esce, trova lui appoggiato al muro che la guarda malizioso.

 

"Appuntamento galante stasera?"

 

"Simpatico…" lei gli sorride sarcastica.

 

"Cerca di non spezzargli il cuore, eh! Ciao bellissima! A domani!" si infila nel suo spogliatoio e la lascia li' così.

Rebecca voleva un'altra reazione. Voleva qualcosa che forse non c'era.

Il cuore di nuovo che esplode. Sospesa.

 

Quante volte l'ha mollata li' cosi...

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** CAP 3 ***


Ringrazio tutte le persone che mi hanno inserita tra le storie seguite e preferite.

ringrazio Light e Carlotta per le recensioni graditissime che mi hanno lasciato e le abbraccio virtualmente.

 

E abbraccio tutti quelli che leggono questa storia.

 

 

REBECCA E MATTIA      (COSMIC CAOS)

 

 

CAP   3

Quella sera Rebecca faticò non poco a tenere a bada Massimo e i suoi slanci affettuosi.

All'ennesimo complimento da parte di lui, alle 23.15, lo congedò colpita da un improvviso attacco di mal di reni.

 

Stranamente Mattia la mattina dopo non fa domande. Anzi e' ancora più easy del solito, scherza con tutti e riesce anche a lavorare due ore senza cazzeggiare. Rebecca si chiede se deve gridare al miracolo o essere profondamente incazzata.

 

Ovviamente nessuno dei due parla della serata di lei. Manco fosse un tabù o un segreto di stato.

 

Ma andiamo avanti.

 

 

Rebecca ha la patente e guida una vecchia Panda di sua madre.

Mattia la patente ancora non ce l'ha e gira in scooter. Ovviamente truccato.

Vi potrà sembrare strano, ma per quasi sei mesi non si sono scambiati il numero di cellulare.

Curioso eh?

In realtà, credo che nessuno dei due volesse chiedere il numero per primo all'altro. Deficienti.

 

A febbraio i primi sintomi.

Lui deve sostituire un collega che fa il notturno per due settimane.

Dalle 22.00 alle 6.00 del mattino.

Lei comincia alle 8.00, di conseguenza non si incrociano nemmeno.

Un incubo.

Sembrava perennemente morsa da una tarantola. Risponde male a tutti, è fuori di testa come un cammello e di notte non dorme.

Stare tutto il giorno senza di lui là dentro e' a dir poco insopportabile. Guardare dalla finestra il suo tavolo vuoto e con la luce spenta e' peggio di quando sua madre le snocciola senza ritegno i 25 matrimoni di Brooke Logan.

Scherzi a parte.

E' davvero una tortura. Si domanda in continuazione dov'e' durante il giorno, cosa fa e soprattutto con chi lo fa.

Le mancano i pizzichi, le manca leggere con lui il giornale sportivo imboscata nel bagno, le manca cantare (ha smesso), le manca quando lui la guarda con quegl'occhi acqua marina che la prendono sempre in giro, le manca provocarlo, le manca sentirsi chiamare 'bellissima'.

Il punto e,' pero', che piuttosto di ammettere a se stessa tutto questo ingoierebbe una scatola di pasticche lassative.

 

 

Tutta questa sua insofferenza non e' sfuggita ad Alessandra, la sua migliore amica.

Devo fare una puntualizzazione.

Alessandra e Mattia vivono nello stesso quartiere. Ovvero l'ex quartiere di Rebecca.

Rebecca e Alessandra hanno iniziato a frequentarsi solo dopo che lei si e' trasferita.

 

Le due settimane senza di lui erano quasi giunte al termine, mancavano solo tre giorni e Alessandra una sera, dopo l'ennesimo giro in macchina a vuoto (povera Panda) intorno al pastificio per vedere lui, sbotta.  (Sì, lo so che le ronde notturne non si dovrebbero fare).

"Minchia, ma si puo' sapere cos'hai?"

" Niente, perche'?"

"Non fare la finta tonta con me che non attacca!! Sembra che aspetti di vedere arrivare Logan solo occhi!"

"E chi e'?"

"Il protagonista di  Dark Angel!! Ma cosa guardi tu alla tv? "

Rebecca aveva spento la macchina, dopo essersi messa in una visuale 'comoda' per vedere l'entrata del pastificio.

"In questo periodo niente, solo Friends e Ally Mcbeal...e College".

"Oh Signur!! Rebe, ti prego svegliati! Non puoi guardare College, lo guardavo quando avevo 8 anni!!"

"Sono piu' che sveglia Ale ...ho bevuto 3 caffe' oggi! E mi piacevano i protagonisti!"

"Mi faranno Santa!! Almeno cambia canzone, non ce la faccio più, Rebe!!"

Alessandra fa per togliere il cd, ma Rebecca le lancia un'occhiata assassina e abbassa il volume solo di un po'.

Adorava quella canzone. 'A little less conversation'. Elvis Presley remixato. L'aveva ascoltata per radio una mattina e lui si era messo a fare il cretino con i suoi capelli. Era uscita e aveva comprato il cd. Era probabilmente l'unica canzone che piacesse ad entrambi.

Quando lo vide arrivare, il salasso. Scende da una macchina.

"E' lui?" domanda Alessandra.

"Si".

"Vorrei capire Rebe, perche' tutto sto interesse? Neanche ti piace!"

"Ero stufa di stare in casa stasera...".

"E dobbiamo per forza fare le guardone ...cioe', almeno ne valesse la pena!"

Ad Alessandra, Mattia non e' mai piaciuto. Lei e' la classica figlia di papà. Aveva preso la patente da un mese e come nei piu' classici film americani, una sera a tavola sotto il tovagliolo si era trovata la chiave dell'auto nuova. Una Ka' nuova di pacca che Rebecca nemmeno osava guardare.

Lo considera, parole sue, 'inutile essere'. E vabbe,' non si puo' piacere a tutti. Anzi meno male.

"Come mai  scende dalla macchina, Rebe? Che fine ha fatto lo scooter dei Flinstones? "

"E che ne so io!!!"

"Non ti scaldare…".

La macchina da cui era sceso riparti' e Alessandra allungo' il collo e prese il numero di targa.

"Che fai?"

"Mi e' sembrato un ragazzo alla guida, ma per sicurezza domani chiedo a Giacomo di controllare in autoscuola…con la motorizzazione ha parecchi contatti!"

"Esci con quello dell'autoscuola?!?!? Ale, ha 27 anni!!"

"Rebe, se tu - parlando per ipotesi - 'esci' con quel 'coso' che lavora con te, io posso tranquillamente spupazzarmi Giacomo".

"Io non esco con lui!! Ci lavoro e basta!"

"Certo e io mi ritiro in clausura!! Rebe, non solo vorresti uscirci…tu sei proprio innamorata persa!! E questo mi preoccupa non poco!!"

Rebecca mette in moto l'auto e la riporta a  casa. Odia le paternali.

 

 

Tre giorni dopo lui riprende il suo orario arriva al lavoro e la luce si riaccende. E Rebecca e' in pace con il mondo. Disponibile con tutti.

Tranne che con lui.

Per causa sua, ha passato due settimane di merda. Ora lui deve scontare.

A causa sua non ha mangiato, non ha dormito, si e' fatta troppe domande e ha anche consumato l'intero serbatoio della Panda.

Deve scontare. Punto.

La prima mattina quando lui arriva, lei si imbosca in bagno per non farsi salutare e vedere la sua reazione al fatto che  lei non c'e'.

Lui non fa una piega, logicamente.

Durante tutta la mattina non fa che farsi dare lavori che odia in negozio e, quindi, non si vedono.

Sente la rabbia crescere e crescere. Ad un certo punto, se la si osserva bene, si nota la testa della carogna sulla sua spalla.

Alle 12 aspetta che tutti escano, poi va a cambiarsi.

Rebecca crede di essere furba. Lo crede soltanto, però!!

C'e' un’entrata di servizio dal cortile. Durante il giorno e' sempre aperta perché c'e' sempre qualcuno.

Si cambia nello spogliatoio e quando esce lui e' davanti a lei, la spinge contro la porta, la circonda con le braccia e la saluta.

"Ciao bellissima"

"Ciao".

"Non ci siamo visti stamattina".

Lei annuisce, fingendo di non essersene accorta.

"Che hai fatto in questi giorni?"

"Come mai cosi curioso?", domando' lei compiaciutissima.

"Sono due settimane che non ci vediamo...magari ti sono mancato…"

"O magari no", vai cosi Rebecca!

"O magari si..."

"Aahahhahaha...non hai idea della pace che regnava qui dentro!! Dovresti fare il notturno più spesso!! E io...ti sono mancata?"

"Oh sì, tesoro...da morire!! Uahahha!"

Una settimana dopo lui viene mandato in ferie per una settimana e, ale'...povera Panda, povera Alessandra e soprattutto, povera Rebecca!!

 

 

 

A marzo ci sono un po' di problemi in pastificio e devono chiudere qualche giorno per dare il bianco alle pareti.

I dipendenti si offrono di farlo, in modo da non far spendere troppi soldi al titolare. Complimenti, che furbi!!

Ovviamente, Rebecca e Mattia vengono immediatamente reclutati e messi a fare il lavoro più pulito. Sistemare la soffitta.

E qui la cosa diventa imbarazzante.

Quando arrivano di sopra, si ritrovano davanti una stanza enorme letteralmente ricoperta dalla polvere. Scatoloni da sistemare, scaffali da ripulire e un sacco di robaccia da buttare. Al centro un grosso tavolo.

Mattia diventa verde tipo Hulk, mentre lei si finge schifata. In realta,' dentro di sè fa la ola, perchè stara' sola con lui tutto il giorno.

"Che due coglioni, ma sempre a me i lavori di merda!!"

"A noi per la precisione..." dire la parola 'noi' le aveva causato un innalzamento della pressione sanguigna e sentiva che un'ondata di caldo anomalo la stava travolgendo.

Andarono avanti per circa due ore a riempire sacchi dell'immondizia, quando lui fu preso da una voglia improvvisa di sdraiarsi sul tavolo.

Pessima idea.

"Mat, alza il culo, non faccio il lavoro per due!"

"Sono in pausa", bonfonchia lui

Lei sospira e scuote la testa.

"Vieni qua?"

"Eh?!?"

"Vieni qua..." lei si avvicina mentre lui si alza e mette le gambe penzoloni giu' dal tavolo.

"Che vuoi?" risponde lei aggrottando le sopracciglia. Non e' una buona idea avvicinarsi.

"Cazzo, vuoi venire qua?"

"Sei scemo, che ti urli!! Taci!!"

Lui la guarda con il suo sguardo sornione mezzo assonnato e lei e' già fin troppo vicina.

Pessima idea. L'avevo detto.

Lui la prende i fianchi, la attira a sè e affonda la testa nella sua spalla.

"Sono stanco mi fai da cuscino? Dai, chicca.."

Infarto. In questo momento, nella testa di Rebecca la ola si e' trasformata nella curva della Meazza in pieno derby 3 a 2 per il Milan!!

Di nuovo il suo dannatissimo profumo, di nuovo le sue braccia intorno a lei, di nuovo la sua testa, la sua pelle, il suo respiro su di lei.

Ed e' marzo. Fa leggermente piu' caldo. Di conseguenza, si e' anche piu' svestiti.

"Non mi chiamare chicca…lo sai che non lo sopporto!!"

"Acida…"

"Stronzo!!"

"Sei hai finito di usarmi da cuscino, tornerei a mettere merda nei sacchi dell'immondizia!"

"Preferisci mettere merda nei sacchi dell'immondizia…a ..questo?"

Colpo basso.

Bastardo.

"No..." errore, Rebecca!

"Vedi che allora ti piace…"

"Non montarti quella testolina malata che ti ritrovi!"

"Ahahhaha! Tra noi due quello  che si monta piu' facilmente la testa non sono io...cara…" (VERO)

"Che vuoi dire, scusa?"

"Che sono stanco e voglio dormire!! Non ti muovere…solo due minuti!"

Lei fece l'enorme, colossale errore di mettergli una mano tra i capelli. I capelli di un bambino, spettinati, morbidi, profumati.

"Ci stai provando, Rebe??!?"

Lei sorrise compiaciuta e soddisfatta.

"Volevo solo agevolarti il sonno; se ti da'  fastidio, smetto."

Rebecca abbasso' lo sguardo sulla sua spalle dove lui era ancora comodamente appoggiato e lo vide sorridere beffardo.

"No continua pure…e' rilassante!!"

"Certo tesoro…", la sua mano inizio' a tirare i capelli cosi forte che lui pianto' un urlo come uno a cui e' appena schiattata la suocera.

"Ma sei cretina!!!"

"Cosi la prossima volta ci pensi bene prima di chiamarmi chicca e acida!!!"

Lui si avvicina e la prende per un braccio (‘sto vizio lo deve proprio perdere).

"Non ci riprovare ...chiaro??". Sulla faccia di lui uno sguardo enigmatico.

"Se no che mi fai?", lo provoca lei sorridendo sfacciata.

"Nemmeno te lo immagini...", lui si  e' avvicinato di nuovo, troppo.

"Che paura!"

"Non provocarmi tesoro...potresti farti molto male…", Gli occhi di Mattia si sono letteralmente incollati in quelli di lei. E' stranamente serio, nei suoi occhi non c'e' l'aria divertita e sbruffona che ha di solito.

"Su questo non ho dubbi…". Lei si divincola dalla sua presa e torna di sotto. Sente gli occhi di lui che la guardano mentre scende le scale.

Sta iniziando a fare male sul serio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.

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Capitolo 4
*** cap 4 ***


 

 

REBECCA  E  MATTIA   (COSMIC  CAOS)

 

 

CAP   4

 

 

 

 

 

Rebecca e' un'insicura.

Mattia e' spavaldo e nulla lo spaventa.

Rebecca e' una di quella persone che si commuove davanti ad un film strappalacrime o ad un gatto randagio tutto spelacchiato, ma per le cose importanti non tira fuori una lacrima.

Anzi, sembra quasi che non gliene freghi niente.

Mattia, invece, e' uno che esplode. Nel senso che si incendia per nulla e se non ci stai attento e' capace di farti passare il piu' brutto quarto d'ora della tua vita.

 

 

 

Facciamo un passo indietro e parliamo di come Rebecca si trova al lavoro.

I pro.

Il lavoro non e' male, ogni tanto spizzica qualcosa, ma se ne e' sempre fregata della linea di conseguenza puo' anche mangiare tranquillamente. Senza che i capi la vedano, altrimenti puo' comodamente andare a cercarsi un altro lavoro all'istante.

I colleghi sono tutte persone speciali.

Ci sono i due piu' anziani che le vogliono un mondo di bene e la coccolano di continuo. C'e' il tuttofare che -

poverino - ha qualche rotella fuori posto ed e' sempre vittima degli scherzi di Mattia e anche suoi, visto che lei spesso e volentieri e' la sua complice.

C'e' la collega Clara che non si fa mai i fatti suoi e spesso e volentieri le fa presente di essere l'ultima arrivata, ma Rebecca fa spallucce. I suoi problemi sono altri.

C'e' il magazziniere che non fa altro che lanciare a lei e Mattia battutine talvolta anche piuttosto pesanti, che lei e' costretta per forza di cose ad ignorare. Anche se lo ficcherebbe dentro un cannone e lo spedirebbe sulla luna. Viaggio senza ritorno.

C'e' il tipo strampalato che fa il turno di notte, che da' i numeri perché ha paura a lavorare da solo e vuole qualcuno che gli faccia compagnia.

I contro.

Suo padre.

Le stava sempre con il fiato sul collo. Fai questo, fai quello, fallo cosi, no quello no, muoviti. Stress!!

E in piu' quando la vede con Mattia, ha sempre qualche scusa buona per mandarla al lato opposto del laboratorio a fare altro.

Non e' che al padre di Rebecca fosse proprio tanto simpatico Mattia.

 

C'e' da dire che Rebecca da quando lavora e' sempre allegra.

Ha sempre voglia di fare, non sta mai con le mani in mano e vive perennemente sollevata dieci metri da terra.

Occhio a non scartavetrarti per terra che altrimenti sono dolori!

 

In effetti, la mattina quando si sveglia ha sempre il sorriso stampato in faccia e i cuoricini che escono dalle orecchie. Pensare che di li' a pochi minuti lo vedra' le da' la carica e la voglia di scendere dal letto che non ha mai avuto. A volte, va pure al lavoro a piedi e sono venti minuti a camminare veloce.

 

Lei che ha la pelle sensibile a causa di un'allergia si puo' truccare poco, pero' tutte le mattine non manca mai di mettersi un velo di cremina e un po' di fondotinta. Questo, finche' un giorno parlando con Mattia, salta fuori che a lui piacciono le hippy fuori di testa.

 

 

Fuori di testa lo e' già. Hippy lo puo' diventare!

 

Tempo quindici giorni e rivoluziona l'armadio.

Pantaloni larghissimi, magliette stile centro sociale, fasce ultra colorate per i capelli, sciarpe etniche, bandane e tutto l'occorrente che serve per essere un hippy di tutto rispetto. Quindi, mette al bando anche i cosmetici.

Le vere hippy non li usano. Anzi sono cadaveriche, ma di questo non si deve preoccupare perche' lo e' gia' di suo, quindi al mattino si preoccupa solo di accentuare il pallore con un po' di talco!

I capelli.

Un giorno in pausa va dal parrucchiere e torna con i capelli tutti spettinati con i colpi di luce…violacei. (LI HA ANCORA COSI').

Piu' hippy di cosi!

Detto questo, con il tempo Rebecca si appassionera' anche a questo nuovo stile di vita. Non soltanto nell'abbigliamento.

Con tutta la disapprovazione di Alessandra, che odia gli hippy e gli anni 70 in blocco.

 

Quando quel giorno i colleghi (compreso il padre) la vedono arrivare la guardano come si guarda ET.

Quello che voleva!!

Si cambia e si mette al lavoro, tra commenti vari e domande sul cambio di look.

Mattia come al solito arriva in ritardo, lei e' in stanza freezer che pulisce.

"Ah, sei qua...ciao bellissima!"

"Ciao. Si, sto sistemando".

Lui la guarda prima incuriosito, poi scoppia a ridere. Oh si, proprio una bella risata ci voleva!!! Imbecille.

"Ma che hai fatto ai capelli?" si avvicina e prende una ciocca tra le mani.

"Non toccare..."

"Stai bene cosi, ti dona il colore."

Lei lo scruta attentamente cercando qualcosa nei suoi occhi che indicasse che la stava prendendo in giro.

"Che fai, sfotti ?"

"No, perche'?"

"Sei sempre molto vena".

"Che c'entra? Se non mi piaceva te lo dicevo lo sai…"

"E comunque non deve piacere a te..." risponde lei come una che ha appena mangiato un yogurt acido.

"Che palle che siete voi donne! Se vi facciamo dei complimenti, vi prendiamo per il culo, se non ve li facciamo ce ne sbattiamo i coglioni… Mai che ve ne vada bene una!"

"Guarda che nessuno ti ha chiesto niente…" rispose lei serafica.

"Infatti, la prossima volta staro' bene attento a non farti complimenti…tesoro!"

"Che permaloso che sei!"

"Io permaloso?!?! Rebe, fatti curare, dammi retta!" gli occhi di lui hanno assunto un'espressione strana. Sembra quasi arrabbiato.

E lei cambia argomento.

"Perche' mi cercavi?"

"Quando?"

"Prima. Quando sei arrivato…mi e' sembrato che mi cercassi."

"Assolutamente no."

"Ho sentito male io allora."

Si scambiano un'occhiataccia, poi lui sorride e se va al suo tavolo a lavorare, scrollando la testa.

 

 

 

E arriviamo a Pasqua.

C'e' un sacco di lavoro e spesso si devono fare i turni perche' non c'e' posto dove mettere la roba e, di conseguenza, tutti d'accordo optano per ruotare su turni che vanno dalle 6 del mattino alle 10 di sera.

Non si lavora tutti insieme e Rebecca e Mattia durante quella settimana erano capitati nello stesso turno solo due volte.

Parliamo della seconda.

Dalle 5 del pomeriggio alle 10 di sera.

Di cui le ultime due ore da soli.

Meglio non parlare di quando Rebecca aveva letto gli orari!!

Era diventata prima porpora, poi aveva dovuto contenere la sua voglia di saltargli al collo, perche' lui era dietro di lei che chiaccherava con un collega e con suo padre e magari non era il caso. Proprio no.

Precisiamo che quel giorno il padre di Rebecca aveva fatto l'orario mattutino e quindi non c'era.

Mattia arrivo' alle cinque un quarto, scoglionatissimo e con un diavolo per capello.

Lei lo aveva osservato dal suo tavolo per un po’, per cercare di capire perche' avesse quella faccia.

Va a prendere due caffe' e gliene porta uno. Non e' mai successo prima.

"Tieni."

"Oh grazie cara...vuoi morire per caso?"

"Prego, no grazie, resto in vita ancora per un po' a romperti le balle!"

Vanno in magazzino si siedono sugli scalini e si bevono il caffe' in santa pace.

"Sei arrabbiato?"

"No sono stanco", lei gli accarezza la testa dolcemente come fa con i suoi gatti.

"Le tue donne ti danno troppo da fare?", domanda lei, sapendo gia' che si stava scavando la fossa da sola.

"Le mie donne?"

"Si beh…sei sempre assonnato e scazzato, suppongo che le tue donne siano piuttosto...esigenti..."

Lui si alza e va a sdraiarsi sui sacchi delle farina e le fa segno di seguirla.

Lei si accoccola su un sacco , lui si sdraia e poggia la testa sulle gambe di lei.

Delirio.

Rebecca perde ogni tipo di connessione con il suo cervello. Senza fili, chiavette, adsl ecc.

Lui chiude gli occhi e si mette comodo. Lei non puo' fare a meno di guardarlo. E, forse, per la prima volta da quando lo conosce, riconosce dentro se stessa che quell’'essere inutile' (con lo chiama Alessandra) le e' entrato nel cuore e nella testa.

Restano li'. Zitti e immobili. Lei appoggia la testa al muro e chiude gli occhi. Vorrebbe solo che il tempo si fermasse. Che le 10 non arrivassero.

"Rebe ?"

"Mmh..."

"Mi fai i grattini sulla testa come l'altra volta, possibilmente senza tirare." bofonchia lui. Mattia adora i grattini.

Lei apre gli occhi e lo guarda come se avesse visto Grande Puffo.

"Di' un po’, ma alle tue donne devi anche chiedere o fanno tutto da sole?"

Lui apre gli occhi e la guarda beffardo.

"Bisogna sempre farsi rincorrere dalle donne!"

"E questa dove l'hai imparata? Sul manuale 'Come far scappare le possibili fidanzate?'”

"Dovresti provare … funziona..piu' le tratti male e le ignori, piu' ti corrono dietro". (VERO)

"Questo perche' esistono molte donne stupide! Credevo fossi piu' il tipo a cui piacciono le sfide..."

"Infatti... io sono dell'idea che gli opposti si attraggono. Solo che sono anche pigro, di conseguenza meno fatica faccio meglio è".

"Gli opposti si...attraggono?", Rebecca aggrotta le sopracciglia e gli rivolge uno sguardo felino.

"Mmh…l'amore non e' bello se non e' litigarello!! Ci vuole un po' di pepe, altrimenti diventa un piattume".

"Ah, ecco dove spendi tutte le tue energie!! A litigare e fare pace".

"Veramente l'unica con cui mi diverto litigare in questo periodo sei tu".

"Cosa?!?!", Rebecca strabuzza gli occhi di nuovo.

"E' colpa tua..sei tu che hai un caratteraccio!!". Rebecca si rese conto che avrebbe passato l'ennesima notte a domandarsi 'ma che cazzo voleva dire?'.

"Si, beh, con me ti limiti a litigare …"

"Se vuoi, facciamo anche pace, non ho nessun problema!"

"Stupido!!", lei gli scompiglia i capelli e un lui e tira un pizzicotto.

"Ne deduco che…" ops. Si blocca. Battuta infelice, molto infelice.

"Che stavi per dire?" domanda lui socchiudendo gli occhi, cercando di capire cosa stesse per uscirle dalla bocca.

"Nulla", lei fatica a trattenere la risata.

"Se stavi per fare qualche battuta piccante, fai pure…non chiedo di meglio!"

Sulla faccia di lei un sorriso ambiguo. E gli occhi che purtroppo la tradiscono sempre.

"No...beh…suppongo che visto che sei sempre stanchissimo, probabilmente le tue donne...ecco...fanno tutto loro…"

"Ti stupiresti di quanto so essere diverso fuori da qui dentro cara, sotto ogni punto di vista!"

"Stupiscimi", risponde lei seria con le coronarie in gola.

Mattia sembra preso per la prima volta alla sprovvista.

"E' un invito, Rebe?"

"No. Mi hai detto che mi stupirei. Vorrei solo capire come".

"Tu pensi che io sia uno stronzo di prima categoria vero?", domanda lui guardandola un po' cosi'. Con gli occhi stropicciati.

"A volte si, altre no. Pero' non credo che tu fuori di qua sia cosi differente". Era la prima volta che parlavano senza scherzare troppo.

"Si che lo sono. Mi sento soffocare io qua dentro".

"E allora perche' non ti cerchi un altro posto?"

"Non mi va".

Lei annuisce accondiscendente e gli fa segno di togliersi. E' meglio non prolungare il contatto fisico, altrimenti quel briciolo di autocontrollo che ancora ha se ne va dritto dritto a farsi un giro.

"No dai!"

"Alzati, muoviti!"

"Che palle che sei, quando fai cosi!"

"E quando non faccio cosi come sono?"

Pausa. Un attimo che ci riflette.

"Simpatica. Dolce. Se non fosse che fai di tutto per far apparire il contrario" e lei si sente affondare in quegl'occhi senza trovare nessun tipo di appiglio.

Colpita.

"E anche bellissima, ovvio!"

Affondata.

Peccato che stesse scherzando. Forse.

 

 

 

Alle otto gli ultimi due colleghi se vanno non senza essersi raccomandati con loro di fare i bravi.

 

 

E restano soli.

In teoria dovrebbero smontare due macchinari e pulirli.

In teoria.

Lui toglie le ultime cose dal forno alle 20.30, poi va' nel suo spogliatoio a farsi i cazzi suoi.

Rebecca e' ancora in stato comatoso per cio' che lui le ha detto qualche ora prima e non e' molto in grado di pensare.

Non lo fa apposta. Le viene in automatico mettersi sulla difensiva e attaccare con lui.

Tutte le volte che la guarda ha la sensazione che le legga nella mente. E questo se da un lato le piace e la stuzzica, dall'altro le da' enormemente fastidio, perche' i suoi pensieri su di lui non li dovrebbe sapere nessuno. Tantomeno lui, considerando quanto siano poco casti e quanto abbiano messo le tende nella sua testa. Pensa a lui di continuo. E quando e' con lui e' felice. Lui le fa' perdere ogni controllo di se stessa.

La fa ridere, la fa vibrare e la fa incazzare.

La porta dello spogliatoio e' aperta e lei rimane fuori. A guardare.

Capelli scarmigliati sotto il cappellino, i pantaloni tutti stropicciati e la maglietta a mani lunghe. Perche' e'  un tipo freddoloso Mattia.

Legge il giornale sportivo che ha dimenticato un collega.

Alza gli occhi e la vede.

"Mi spii…o volevi vedermi in mutande?.."

"Scemo! Manca piu' di un'ora".

"E io dovrei essere da un'altra parte!!"

"Dove?"

"Curiosa!"

"Uffa, se fai cosi me ne vado!!". Eh no!

Lui arriva prima di lei alla porta e chiude la porta. A chiave.

Il cuore di Rebecca fa un triplo carpiato e si sfracella nel vuoto.

Lei si gira e se lo ritrova a due centimetri dalla faccia.

"Gelosa?" domanda lui con il suo solito sguardo sbruffone.

"Mat…lo sai che se ci beccano ci licenziano? In tronco."

"Hanno di meglio da fare che venire a controllare cosa facciamo noi due. Rispondi!" non si sposta.

"E lo sai che le battutine del cazzo che fanno ultimamente sono rivolte a noi ...vero?"

"E qual e' il problema? Tra noi due non c'e' niente...giusto tesoro?"

Domanda da un milione di dollari. E l'aveva fatta lui!! Bastardo!

Lei (dove trovo' la forza non lo so) lo fisso' in quelle iridi che man mano che i secondi passavano si facevano sempre piu' piccole.

"Non lo so. Dimmelo tu."

Silenzio.

Tensione. Giusto un po'.

Lui fa scattare la chiave e si allontana da lei, guardandola con uno sguardo indecifrabile.

"A meno che tu non voglia vedermi nudo, esci che mi devo cambiare". Rebecca ha di nuovo la sensazione che sia arrabbiato.

"Mat, ma tu cosa vuoi esattamente da me?". E questa come le e' uscita?

Lui la guarda negli occhi e sorride sornione.

"Giocare..."

Lei gira sui tacchi e se ne va.

Quando escono, c'e' una delle sue donne che lo aspetta.

E per Rebecca si aprono ufficialmente le porte dell'inferno. E quelle della psicoterapeuta!

 

 

 

 

 

UN GRAZIE INFINITE A CHI LEGGE LA STORIA. A CECILIA E FEDE CHE POVERE FANNO I SALTI MORTALI PER LEGGERE.

A LIGHT E CARLOTTA CHE SECONDO ME AMANO ALLA FOLLIA MATTIA (ahahahahhahah scherzo!!XD)

A COLORO CHE HANNO INSERITO QUESTA STORIA TRA LE PREFERITE E LE SEGUITE.

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Capitolo 5
*** CAP 5 ***


 

 

 

REBECCA  E  MATTIA  (COSMIC  CAOS)

 

 

 

CAP   5

 

 

 

 

 

 

 

 

Cominciano così per Rebecca le sedute dalla psicoterapeuta.

"I casi sono due. O si lui si innamora di me o io me lo levo dalla testa!"

"Rebe, studio psicologia, non faccio l'apprendista stregona!! E per te ci vorrebbe una pozione magica!"

Ah…dimenticavo! Ovviamente è Alessandra la terapista. E' al secondo anno di Psicologia e Rebecca si è decisa ad ammettere, se non altro con lei, che è innamorata persa di Mattia.

"Sta diventando una tortura, Ale."

"Lo supponevo. Lui com'è con te?"

"Sempre uguale."

"Rebe, mi scoccia dovertelo dire, ma devi fare una scelta. O cambi lavoro, ma temo che dopo inizieresti ad avere attacchi di panico e crisi d'astinenza ... o … e qui mi metto una mano sulla coscienza, perché non avrei mai pensato di dirlo … gli dici la verità."

"Tu non capisci!! in primis, non posso cambiare lavoro perché ho appena ordinato la macchina nuova e devo pagare le rate, quindi che lasci il lavoro è fuori discussione - Alessandra scuote la testa sconsolata -. Secondo, non glielo posso dire!"

"Perché no?"

"Non credo reggerei un rifiuto e l'idea di lavorare con lui che lo sa non mi attira. E non voglio che il nostro rapporto cambi. Mi mancherebbe troppo."

"Ti sei mai chiesta se anche lui per caso non prova le stesse cose? No, perché dai particolari che mi racconti…cavolo hai i nervi d'acciaio!! Io avrei ceduto sui sacchi della farina! Ovviamente, non con lui!"

"Ale, ne ha praticamente una diversa che lo aspetta fuori dal lavoro ogni sera! Da circa un mese!"

"Ecco spiegato il motivo delle nostre gite notturne in macchina. Dimmi un po', quanto hai speso di benzina sto mese?"

"Duecentomila!"

"Cosa?!?! Dovresti citarlo per danni!!"

"Piantala, dimmi cosa devo fare", mormora Rebecca sconsolata.

"Intanto, smetti di comportarti da stronza. O, almeno, riduci. E poi, Rebe, se proprio lo vuoi, devi restare sola con lui il piu' possibile."

"Ma perché diavolo sono andata a lavorare là dentro!! Cazzo!!"

"Sì, me lo chiedo anch’io."

"Cosa cazzo faccio?"

"Esci, vedi altre persone!! Non esiste solo lui ..."

"Lo so … Se solo non ce l'avessi sempre davanti!!"

"Rebe, che ti costa dirglielo? Provaci almeno!!"

"No."

"Perche? Dimmi il vero motivo però."

"C'è tutto un insieme di cose. Mio padre che è peggio di una guardia del corpo, c'è il fatto che lavorare insieme alla fine dei conti, secondo me, non aiuta, c'è che io per lui sono solo il passatempo per non fare un cazzo. E più i giorni passano più me ne convinco. Ma sai che figura di merda ci faccio a dirgli quello che provo? Anche se credo che là dentro l'abbiano capito anche i frigoriferi!!"

"Sì, è probabile.”

“Ieri gli ho chiesto cosa vuole da me."

"Cosaaa?!?! Gli hai chiesto cosa vuole da te? Ma sei scema?"

"Perché?"

"Rebe, non si fanno queste domande ad un ragazzo!". Alessandra sembra sull'orlo di una crisi nervosa anche lei.

"Mi è venuto lì per lì... Non ci ho riflettuto."

"Tu non rifletti mai, è questo il tuo problema. Cosa ti ha risposto?"

"E' meglio se non te lo dico."

"Avanti parla, altrimenti ti cerchi un'altra terapeuta!"

Rebecca abbassa lo sguardo e dopo una quantità eterna di secondi risponde.

"Giocare, mi ha risposto che vuole giocare … Sono due giorni che non riesco a togliermi dalla testa il suo sguardo. "

Alessandra aveva prima chiuso gli occhi, poi aveva anche fatto la faccia schifata.

"Che schifo!! Mi rimangio tutto quello che ho detto prima!! Rebecca, ma tu cosa vuoi veramente da lui? Che venga a casa a tua e chieda la tua mano? No, perché non mi sembra proprio il tipo!"

"Non lo so Ale..." Rebecca sapeva che Alessandra non condivideva. Come non le piaceva nemmeno il suo cambio di look. Avevano quasi litigato quando l'aveva vista con i capelli viola.

"Fammi capire, vuoi uscirci, vuoi essere un'amica, vuoi essere la sua ragazza, vuoi che ti prenda ti sbatta contro il muro e ti lasci senza respiro? Vuoi giocare anche tu, Rebe?"

"Voglio solo levarmelo dalla testa...Non chiedo altro."

"E allora trova una soluzione! Possibilmente prima di finire alla neuro con la camicia di forza!"

"D'ora in avanti lo devo tenere alla larga", sentenzia Rebecca sotto lo sguardo molto poco convinto di Alessandra.

 

 

 

 

Eppure Rebecca non fa altro che vedere i suoi occhi.

Che si posano su di lei, che scuotono la sua ragione e sconvolgono le sue labili certezze.

Ha bisogno di quegli occhi. Caldi come la passione .

Avrebbe voluto uscire da quel limbo, ma non aveva idea di come fare.

 

 

 

Nel frattempo, al lavoro arrivano le divise nuove estive.

Per gli uomini praticamente identiche a quelle invernali, salvo le magliette a maniche corte.

Per le donne, la cosa è un tantino più complessa.

 

Rebecca arriva al lavoro e sul suo tavolo trova ancora imbustata la divisa.

Già il colore è potenzialmente un attentato alla vista. Giallo polenta.

Quando esce dal sottoscala, con i capelli viola e quel coso infilato addosso prenderebbe volentieri a testate il muro.

Va nello spogliatoio degli uomini dove c'è lo specchio e si guarda.

Uno scamiciato, corto (dieci centimetri buoni sopra il ginocchio), con le tasche sui lati, di quell'orrendo colore.

Si guarda affranta, non accorgendosi che lui è appena arrivato e la sta guardando.

"Buongiorno! Pensavi di fare qualche giochino strano vestita cosi?"

Lei lo guarda attraverso lo specchio e gli lancia un sorrisetto digrignando i denti.

"Sembro una papera!"

"Ah, ah, ah, ah! Sì, è vero!! E stona con i capelli!"

"Merda!! Quel grandissimo bastardo!!". Ovviamente, questo delicatissimo pensiero è rivolto al capo.

Lui si avvicina le fa scivolare le mani sui fianchi e la stringe a sé. Rebecca istintivamente si lascia andare qualche secondo (tanti).

Le loro immagini insieme riflesse nello specchio, sono qualcosa a cui lei non aveva mai nemmeno aspirato.

Di nuovo le sue mani su di lei.

E addio alla ragione.

E la stava abbracciando.

Un po' di pietà!!

"La mia paperocchia!!"

"Io non sono tua!", risponde lei maliziosa.

"Com'è che non ti arrabbi per il paperocchia?"

Sgamata. Cazzo.

"Stavo solo puntualizzando che non sono tua."

"Oh! Sì che lo sei!"

"Da quando, scusa?"

"Da sempre."

"Ah, ah, ah, ah! Davvero divertente, tesoro!!"

"Rebe, non lo sai che chi disprezza ama."

Lei distoglie lo sguardo. Sta diventando troppo. Certi momenti è impossibile riuscire a stargli lontano, Tanto più dopo certe affermazioni.

"Mattia, smettila", mormora lei a bassa voce.

Lui si accorge dell'ombra negli occhi di lei e molla la presa.

Tre secondi che sembrano eterni e sentono una voce chiamare Mattia. Tre secondi di puro imbarazzo.

Se trovano Rebecca nello spogliatoio a fare la papera in calore, sono cazzi amari.

"Devi nasconderti!"

"Guarda che non sono trasparente!"

"Infilati dietro gli armadietti." Rebecca si infilò tra il muro e gli armadietti, imprecando a bassa voce.

Sentiva che lui si stava svestendo e iniziò a scuotere la testa e implorare pietà. Non ce la può fare. E meno male che doveva stagli alla larga.

Peggio delle calamite.

Qualcuno aveva bussato alla porta.

"Mattia, hai visto Rebecca?" domandò uno dei colleghi più anziani.

"No, qua non c'è. Finisco di cambiarmi e arrivo."

"Vi vogliono in ufficio. Tutti e due."

Rebecca alzò gli al occhi al cielo e il suo cuore iniziò a pompare fortissimo.

La porta si richiuse e lei si sfilò da dietro l'armadio.

"E ora cosa vogliono?". Nella sua voce era più che percepibile l'ansia.

Mattia, che si stava tirando giù la maglietta, sbuffò scazzato.

"Temo ci aspetti una cazziata con fiocchi e controfiocchi, Mat..."

"Rompicoglioni! Si preoccupassero di pagarci puntualmente!!"

 

 

 

In ufficio i titolari, fratello e sorella relativamente giovani (36 lei 34 lui), li fanno sedere davanti alla scrivania e li guardano per qualche istante.

Poi, lei inizia il sermone.

"Abbiamo notato che ultimamente … voi due avete legato molto."

Rebecca fatica a deglutire, diventa più viola dei suoi capelli e inizia a torturarsi le dita.

Mattia si mette a braccia conserte, svaccatissimo, e dalla sua espressione non traspare la benché minima emozione.

La boss continua.

"Abbiamo deciso che per il periodo estivo, ovvero dal primo giugno la prossima settimana, farete entrambi il part time. C'è un netto calo di lavoro in questo periodo, di conseguenza fino a settembre il vostro orario sarà dalle 8.00 alle 13.00."

Il fratello, schifoso, bavoso, lurido bastardo che continuava a squadrare Rebecca e soprattutto le sue gambe, intervenne.

"Avete domande?"

Entrambi scuotono la testa in segno negativo.

"Mattia, puoi andare. Tu, Rebe, resta ancora un attimo, per favore." Ecco, è giunta l'ora della cazziata.

 

"Rebecca ...ultimamente abbiamo notato da parte vostra un … certo affiatamento, mi sbaglio?"

"Andiamo abbastanza d'accordo … perché?"

"Non giriamoci intorno. E’ evidente che negli ultimi mesi Mattia è svampito più di prima. Ultimamente, mi dà più danno che profitto. Se avete qualcosa da risolvere o da ... portare avanti, fate pure ... ma … se lui non si dà una mossa e si rimette in riga, saremo costretti a farvi fare turni separati."

Cazzo.

E' morta.

Riesumatela.

Sente le guance prendere fuoco. La vista annebbiata. 'Turni separati, turni separati, turni separati'. Le rimbomba in testa solo quello.

"No … non serve, ho capito. E comunque io e Mattia siamo ... solo amici, non è come pensate. Siamo solo amici, andiamo d'accordo, ma siamo troppo differenti. Come il giorno e la notte, come l'acqua e il vino, come il dolce e il salato. Siamo solo amici. Io e lui? No, no! Mai!!"

"Si, credo tu ne sia proprio convinta Rebecca. Comunque, conto su di te. Cerca di non dargli troppa corda. Almeno qui."

 

 

 

Mai stata più imbarazzata in vita sua. Mai. Se fosse ruzzolata per venti gradini nella piazza centrale della città, si sarebbe vergognata di meno.

 

 

 

 

"Che avevano da dirti?", domanda lui pochi minuti dopo, quando lei scende e riprende a lavorare.

"Devo starti lontano", mormora lei calmissima (più o meno!).

"Cosa?!? Perché?"

"Ti...distraggo."

"Scherzi?"

"No."

"Tu mi distrai? Ti hanno detto cosi?". Sulla sua faccia un'espressione divertita.

"Già. E, se non ti dai una mossa, turni separati"

"Mah...facciano un po’ loro". Bastardo!!

"Oh, beh, grazie!"

"Mica è colpa mia, l'hanno detto loro!!"

"Sì, ho capito, però, sei sempre tu che ... che mi stai incollato come una spugna!"

"Io?!?!? Eh no, tesoro! Al massimo sei TU che non mi molli un secondo!"

"Ma sei scemo?!?!?!? E quale motivo avrei per starti sempre incollata? Mica è colpa mia se sei lento e ti ci vuole il triplo del tempo a fare le cose!! Io il mio lavoro lo faccio, caro, non ci voglio rimettere per causa tua!!". Rebecca ha un po' perso le staffe quella volta.

Lui si avvicina alla finestra davanti al tavolo di lei.

Face to face.

"Sentiamo...cosa avresti da rimetterci?" domanda incurante del fatto che ci sono parecchie persone presenti e che li hanno appena sentiti urlare.

"Vaffanculo!!". Si gira e se ne va.

Lui la segue in bagno, la prende per un braccio e la strattona malamente.

Di nuovo.

Face to face.

Rebecca a quella stretta si ribella. Gli legge negli occhi una furia mai vista. Brillano e sputano fiamme. Sembra quasi che stia tremando.

"A fanculo ci mandi qualcun altro, chiaro?". Mattia sta praticamente urlando.

"E chi cazzo sei tu? Ti ci rimando anche! Vaffanculo!! Mollami!!"

"No, che non ti mollo!! Rispondi a quello che ti ho chiesto. Cos'hai da rimetterci, se ci fanno fare turni separati?" Lui sta indugiando un po' troppo con lo sguardo.

Un po' tanto. E di nuovo quell'espressione sbruffona.

"Nulla, al massimo ci guadagno in salute!!". E lei stavolta lo sfida apertamente.

"Stronza!". Lui molla la presa e se ne va.

Per tre giorni non si dicono una parola.

 

 

 

 

 

RINGRAZIO NUOVAMENTE TUTTE LE PERSONE CHE LEGGONO QUESTA STORIA.

LE TRE DELL'AVE MARIA (FEDE, CECILIA E CRISTIANA) CHE MI SOMMERGONO DI DOMANDE A CUI RISPONDO A MONOSILLABE.

RINGRAZIO TUTTI QUELLI CHE HANNO INSERITO QUESTA STORIA TRA LE SEGUITE E PREFERITE.

 

UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE ALLA MIA BETA, A CARLOTTA , LIGHTS E DRIN CHAN PER LE RECENSIONI.

CARLOTTA E LIGHTS, NON AVETE IDEA DI COSA DAREI PER INCONTRARVI!!!XD

 

AH ...SE QUALCUNO HA VOGLIA DI RECENSIRE A ME FA SEMPRE MOLTO PIACERE. GRAZIE.

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Capitolo 6
*** CAP 6 ***


 

REBECCA  E  MATTIA   (COSMIC  CAOS)

 

 

 

 

 

 

CAP  6

 

 

 

 

 

Rebecca all'apparenza è una ragazza tosta. All'apparenza.

Perché dietro quella maschera da stronza, che si è costruita si nasconde tutt'altro. Ha sempre pensato che l'amore vada meritato. Sin da piccola. Questo perché nessuno le ha insegnato che l'amore non si merita. Si dà. Punto.

L'amore è una scelta dell'anima, non un obbligo.

Amare è stimare.

Spesso e volentieri si sente inadeguata e quella facciata  che si è costruita l'aiuta a nascondere meglio quando si trova in difficoltà.  E' meno forte di quello che può sembrare.

Chi la conosce ora, quando Rebecca racconta di com'era, fatica a crederci.

Chi la conosce da sempre capisce guardandola negli occhi o ascoltandola quando canta, quanto quella ragazzina fragile e insicura sia ancora molto presente dentro di lei.

Con Mattia Rebecca per la prima volta in vita sua si trova scoperta. Lui le legge nella mente.

E questo fa crollare ogni sua difesa.

Rebecca con lui è diventata una di quelle ragazze che quando dice sì, vuole dire no. E viceversa.

Lei per lui non vuole essere l'ennesima conquista. Non vuole finire nella sua collezione personale. Non vuole dargliela vinta.

Lei lo vuole.

Veramente.

 

 

Mattia è imprevedibile. Quello che gli passa per la testa lo sa solo lui.

E da Scorpione puro qual è, è anche tremendamente vendicativo.

E' indipendente, astuto e autonomo.

E' magnetico, possessivo e testardo.

Ma sa essere anche persona più dolce e presente del mondo.

Con lui è come andare perennemente sulle montagne russe. Un giorno sei tra le nuvole, quello dopo

tre metri sotto terra.

 

 

Dopo tre giorni passati ad ignorarsi e non rivolgersi nemmeno il saluto, una mattina Rebecca capita per caso nel suo spogliatoio con la scusa di dover prendere il portafoglio al padre.

E' consapevole che forse sta sbagliando, ma non ne può fare a meno.

Per tre giorni si è torturata, si è imposta di stargli lontano e ci è riuscita. Non ha idea di come comportarsi, di cosa sia giusto fare.

Pareva le avessero fatto un elettroshock di troppo!!

Poi ha ceduto.

Sono le otto e dieci, lui entra e la trova lì che canticchia 'Rome wasn't built in a day' dei Morcheeba.

Non si guardano nemmeno.

Stretta allo stomaco.

Lui si leva la maglietta. Lei sente il suo profumo.

"Il viziaccio di cantare alla mattina presto proprio non lo perdi, eh Becca?"

Lei si gira.

Ma lui si è già infilato la maglietta bianca.

Fa scivolare lo sguardo su di lui e un brivido le trapassa la schiena.

Lui la guarda. Non fa sorrisetti malefici o sornioni e nel suo sguardo si può leggere solo stanchezza.

Lei sta zitta.

"Mi aspettavi per caso?" domanda lui con tono di voce ...neutro.

"No."

"Sicura?". E’ serio. Sembra quasi uno di quegli attori americani con gli occhi di ghiaccio che interrogano un sospettato.

"No", mormora lei a bassa voce, senza cambiare espressione. E' confusa, stanca e triste.

"Ah."

Si avvicina. Sospira. La guarda. Lui si è tolto gli occhi e glieli ha incollati addosso.

Aiuto.

La prende per le spalle e la fa ruotare davanti allo specchio.

Appoggia la testa sulla sua spalla. E restano lì cosi.

Lei si mordicchia il labbro nervosa.

Lui sorride.

"Di’ la verità...ti sono mancato vero?"

Lei inclina la testa di lato e socchiude gli occhi.  Respira l'odore della sua pelle. Non ce la può fare.

"Come fai a saperlo?"

Il sorriso sul viso di lui si allarga.

"Lo so... Ti conosco", le pizzica i fianchi e le dà anche un bacio sulla guancia. Lei si sente il suo profumo addosso.

Rebecca è agonizzante!!

"Ho ordini precisi...devo starti lontana."

Lui alza gli occhi al cielo e scuote la testa.

"Perché fai quella faccia?" mormora lei.

"Perché non ne sei capace di starmi lontana."

"Pensi questo?" lo guarda e in quel momento ha un attimo di debolezza. Le viene da pensare addirittura che é tenero. Tipo Tenderly!!

"Sei qui."

"Si beh...da domani mi sopporterai solo mezza giornata, tranquillo."

"Ne morirò!!"

Lei scoppia a ridere. Dal giorno dopo avrebbe iniziato a tormentarsi anche al pomeriggio … E' giugno e tra poco è il suo compleanno. E lui è li che la abbraccia.

"Troverai sicuramente qualcuna che prenderà il mio posto!! E non ci metterai nemmeno tanto a trovarla."

"Probabile!! Con i capelli come i tuoi non credo però!!”

"Tu mandamela che glieli tingo!!" scherza lei.

Si divincola. Il profumo della pelle di lui la sta mandando in overdose. Intossicata.

"Qualche volta possiamo andarcene in piscina dopo il lavoro, se ti va."

Lei aggrotta le sopracciglia. Quello non è Mattia. Ridatele quello di prima!!

Gli appoggia una mano sulla fronte per sentire se ha la febbre.

Lui ride.

"Scema..."

"Sei sicuro che parli con me!! No, perché qualche giorno fa eri ...abbastanza imbufalito!!"

"Sì, mi hai fatto incazzare per bene!! Mi mandi in bestia certe volte..."

"Lo so."

"Ah sì?"

"Beh...ti conosco."

Lui inizia a ...guardarla sornione.

"Ti sei divertita vero?"

"Ah, ah, ah, ah...non proprio!! Anzi per niente...comunque  sì..."

"Per la piscina o perché non riesci a starmi lontana?" domanda malizioso lui.

"Entrambi."

 

 

 

Il giorno seguente per Rebecca comincia anche l'agonia estiva.

Il pomeriggio è a casa. Dovrebbe fare i salti di gioia.

Invece ha il muso che tocca i piedi.

Alessandra oltretutto deve dare gli ultimi esami e deve studiare.

Passa le giornate a prendere il sole, ascoltare musica e guardare telefilm alla tv.

Alla sera esce. Va da Alessandra e poi o vanno al cinema oppure al karaoke. Poi fanno le ronde.

Una di queste sere Rebecca nel locale dove canta di solito trova un annuncio di un gruppo della sua città che cerca una cantante,

Prende il numero. Non si sa mai.

In tutto questo l'unica nota positiva del nuovo orario è che dalle 12.00 alle 13.00 sono soli perché gli altri staccano prima.

Evvai!!

Una volta si sono imboscati in cantina e si sono ingozzati di gelato fino a scoppiare. Mattia aveva il gelato anche nei capelli.

C'è una cosa che mi sono dimenticata di dire.

Lei beve dalla sua bottiglia e viceversa.

Spesso lui finisce il suo caffè.

Dettagli.

 

 

 

 

Il numero di cellulare.

Se lo sono scambiati dopo sei mesi. SEI!!!!!

Se lo racconti non ci crede nessuno!!

Mattia quel giorno dopo che tutti se ne sono andati è davanti ai fornelli che tenta di non mandare a fuoco una salsa.

Rebecca gli arriva alle spalle e gli pizzica i fianchi.

"Cos'è, mi rubi gli scherzi?" domanda lui divertito.

"Uff! Non sei saltato!"

"Ti ho sentito arrivare per forza!! Io faccio piano, neanche ti accorgi quando sono dietro di te."

"Ne sei proprio sicuro?"

"Abbastanza...e poi tu sei più burrosa, per questo salti!!"

Lei lo guarda malissimo e gli lancia uno sguardo assassino.

"Burrosa?? E’ un modo gentile per dirmi che sono grassa?"

"No. Però sei burrosa. Si sente quando pizzico, hai la pelle ...ehm…" sta cercando un aggettivo, fa una faccia strana…"Soffice!"

"Facciamo che lo prendo come un complimento!!"

"Ecco brava fai cosi!! Ah… stasera concerto di musica Ska!"

"E le discoteche che fine hanno fatto?"

"Mi sono scoglionato!! Sto cambiando giro."

Rebecca l'aveva intuito. Sperava solo che il cambio di giro non fosse dovuto a qualche nuova amica.

"Ah ...ieri ti sei dimenticato sul tavolo un cd. Te lo messo nell'armadietto."

"Cazzo, l'ho cercato tutta la sera! La prossima volta chiamami, non mi piace lasciare qua le mie cose."

"Non ho ficcato il naso se è questo che pensi. E comunque non ...", lei si blocca.

"Non…?"

"Il numero..il tuo...non credo di averlo."

"Per forza, non me l'hai mai chiesto!!"

"Potevi chiedere tu..."

"E perché avrei dovuto farlo?"

"Perché magari poteva anche tornarti utile. Di certo non perché avessi bisogno di chiamare la sottoscritta", mormora acida lei.

"Giusto! Dopo dammelo che magari mi torna utile."

"Si, vedi di non darlo a quei maniaci dei tuoi amici, per favore!!"

"Ah, ah, ah, ah! Potrei farlo girare dicendo che la mia collega pazza intrattiene piacevoli conversazioni telefoniche!! Ah,ah, ah, ah!"

"Azzardati e sei morto!! Te lo giuro: ti faccio tanto di quel male che mi implorerai di ucciderti!!"

" Ah,ah, ah, ah! Avrei un paio di miei amici che se ti vedessero ti salterebbero addosso!!"

"Ma anche no!"

"Eddai! Sono simpatici!!" continua lui impertinente.

"Non ne dubito."

Lui sorride enigmatico.

"Se vuoi te li presento, tanto sei single no?"

"E' una trovata simpatica per sapere se esco con qualcuno?", lo guarda lei alzando le sopracciglia e sorridendo molto soddisfatta.

"Figurati!!! Se avessi qualcuno ne parleresti in continuazione...a meno che non ti sia fidanzata con la tua amica con cui vivi in simbiosi!"

" Ah,ah, ah, ah! Hai problemi se vivo in simbiosi con qualcuno?"

"No figurati! Allora lo dò il tuo numero ai miei amici, ok?"

"Sì, ma solo dopo che ti avrò sepolto."

Lui spegne il gas sotto i fornelli e si avvicina a lei che è appoggiata al tavolo.

"E poi come fai senza di me?" chiede lui tutto curioso, con la faccia da gnomo di bosco.

"Beh…sopravviverò!!". Lei fa spallucce e lo guarda serafica. Lo prende in giro.

"Io dico di no!!"

Lei sorride maliziosa. E gli ruba anche la battuta.

"Potresti anche avere ragione."

"Allora lo tengo per me. Il numero?"

"Ecco, cosi si ragiona. Fai giurin giurella!."

"Non giurare. Mai!"

"Perché?"

"Mai giurare e sempre negare: il mio motto!!"

"Da quando?"

"Da un po'"

Si scambiano il numero prima di uscire e poi lui, come al solito, le fa una battuta che la spiazza.

"Bene bene, Rebe, adesso sei anche ad altissimo rischio messaggio...Ciao bellissima!"

 

 

 

 

Il giorno del suo compleanno Rebecca arriva un po' prima e offre a tutti da bere e il caffè.

Lui come al solito é in ritardo.

8.10

8.15

8.25

Il capo arriva in laboratorio fischiettando, poi controlla che tutti siano al loro tavolo.

Si avvicina a Rebecca.

"Stamattina Mattia non viene. Ha avuto un incidente in scooter ed è al Pronto Soccorso."

"Cosa?!?!". Panico. Sabbie mobili. Black out. Il suo cuore si ferma.

"Non si è fatto niente, stai tranquilla. Solo qualche graffio." MA PERCHE' LO VA A DIRE PROPRIO A LEI?? MAH...

 

Rebecca passa la mattina nel rincogliomento più totale.

Incidente.

Pronto soccorso.

Il giorno del suo compleanno.

Minchia che sfiga!!

Sì, ma non è che pensasse a questo. Cioè lei pensava a lui. Stava malissimo all'idea che stesse male.

Si sentiva come se una trattore le fosse passato sopra in retromarcia!

Quando esce alle 13 prende il telefono e lo chiama.

 

 

Mattia abita al sesto piano.

Rebecca al piano terra.

Mi viene da ridere!

 

Lui apre la porta.

Un livido sulla fronte, una mano fasciata e il suo sorriso bastardo stampato in faccia.

Lei salendo in ascensore, si è fatta un discorsetto mentale sul tenere a freno la sua impulsività.

Si guarda nello specchio incollato sulla parete. Jeans sdruciti e sfilacciati, canotta verde, larga con le spalline sottili.

Capelli disperati.

Cinque minuti. Il tempo di constatare che sta bene.

Solo cinque

Entra ed esce.

Muahhhhhhhhhhhhahahah...

Casa sua non è come se l'aspettava.

E' il caos piu' totale.

Probabile che sia perché è sabato e i suoi non ci sono.

"Come mai sei qui?"

"Ah…ehm…- Rebecca fa una faccia strana - Volevo vedere se stavi bene". Si avvicina alla finestra del salone e per poco non sviene.

Direi che soffre di vertigini!!

"Tutto bene, Rebe?"

"Sì, non sono abituata.  E' un po’ alto! Che ti è successo stamattina?"

"Un imbecille mi ha urtato e sono scivolato". Lui si butta sul divano, cuscino sotto la testa e sbuffa.

"Ti fa male?", chiede indicando la fronte.

"Un po'."

E' strana la cosa. Non è abituata a vederlo in jeans e maglietta. E' tutto spettinato e svaccato.

Un attentato alle coronarie!!

"Se...- su coraggio Rebecca avanti!! - Se hai bisogno posso restare, oggi sono libera."

DOVEVI RESTARE SOLO 5 MINUTI!!!

Lui la guarda furbo.

"Mmhh...si servirebbe proprio un'infermiera. Sono tutto rotto!!"

Lei sorride sarcastica.

Scrolla la testa. Sospira.

Si toglie le scarpe e si siede sul divano.

"Ahi!! Fa piano che ho la gamba che fa male!", protesta lui.

"Certo che proprio oggi dovevi farti male, mi hai fatto prendere un colpo!!"

"Perché che succede oggi?"

Lei gli lancia uno sguardo felino.

"Ah giusto!! I tuoi primi vent'anni!! Auguri, piccolina!!"

"Grazie."

Beh, alla fine non è andata poi cosi male. E' lì con lui. A casa sua. Sul suo divano. Tanti auguri!!

"Che fai di bello stasera? Festeggiamenti folli?"

Rebecca restò in silenzio. Non aveva fatto progetti. Alessandra aveva avallato l'idea di una super festa, ma lei aveva gentilmente rifiutato.

Scosse la testa.

"Perché no?"

"Mi tocca già festeggiare domani con i miei parenti, non sono tanto in vena."

"Perché?"

"Perché non mi va. Lo sai che odio il casino."

"Mmhh..."

"Che ti hanno detto al Pronto?"

"Ma niente!! Ho solo sfasciato lo scooter. Almeno mi fossi rotto un braccio, almeno me ne stavo un po' in mutua!"

"Potevi farti male davvero."

Rebecca si alza e torna davanti alla finestra. Riesce a vedere la sua vecchia casa.

"Io abitavo là". La stordisce tutta quell'altezza.

Lui si alza dal divano e si avvicina.

"Dove?"

Lei indica il palazzo.

"Primo piano."

"Io mica mi ricordo di te."

"Nemmeno io mi ricordo di te."

"Quanto sei stata qua?"

"Diciassette anni."

"Conosci tutti allora."

"Quasi. La tua vicina era una mia carissima amica."

"Dici che abbiamo giocato insieme da piccoli?"

"Può essere."

"Già."

 

Dopo circa due ore passate a fare gli stupidi, facendo le briciole sul divano mangiando schifezze, lui inizia a lamentarsi. Deve fare le medicazioni.

"Ahi! Mi fai male cosi!! Brucia!!"

"Faccio piano è solo alcool."

"Sì, ma brucia!"

"Oh, cacchio!! Se stai fermo, non brucia. E smetti di fare il bambino!"

"Mi sembri mia madre!"

Lei lo guarda malissimo. Rettifico: bambino scemo.

"Lo sanno i tuoi dell'incidente?"

"Sì, ma sono al mare, non li faccio venire giù per due lividi. E poi l'infermiera ce l'ho già!"

Lei scuote la testa e sorride.

Finisce di medicargli la fronte e passa alla mano.

La sua mano tra le sue mani.

Rebecca la sfascia e se la mette sulle gambe.

Lui non dice una parola.

Lei toglie le bende. L'escoriazione è brutta.

"Non te l'hanno dato un po' di antidolorifico?"

"Si, mi hanno fatto un'iniezione di qualcosa."

Il contatto con le sue dita, la sua pelle le fa salire un groppo in gola.

Gli occhi di Rebecca indugiano troppo su quella mano. E ha il terrore che lui se ne accorga.

Distoglie lo sguardo. Prende l'alcool.

"Ti faccio male adesso, scusa."

"Poi ti fai perdonare dopo."

Gli passa il cotone sulla ferita.

"Cazzo!!!"

Fatto. Finito.

Rimette la benda pulita.

Sono le cinque.

Lui è ancora sul divano. Lei è lì che medita se deve andarsene.

"Mi fai un favore?"

"Dimmi."

"In camera mia c'è un cuscino. Me lo prendi?"

"Sì."

Entra. Ha idea di trovarci l'apocalisse. Ma non è proprio cosi. Sì, insomma disordine ce n’è parecchio, ma non più di tanto.

Rebecca a volte, anzi spesso, si domanda se in realtà Mattia sia completamente diverso da come lo vede lei.

Sui muri i poster di Che Guevara, la bandiera della Giamaica e un atollo disperso in mezzo al mare.

Si respira il suo odore lì dentro.

E Rebecca respirerebbe quel profumo fino alla fine dei suoi giorni.

 

"Ecco il cuscino."

"Mi prendi una mela in cucina?". La guarda con la faccia da jolly.

Lei lo guarda consapevole che la sta prendendo in giro. Lo lascia fare. Dopo tutto è gravemente ferito. Povero bambino.

Torna dalla cucina con la mela.

"Grazie. Mi passi il telecomando?"

Prende il telecomando sul tavolo e glielo lancia.

"Il signorino desidera altro?"

Lui sorride.

Inclina la testa di lato, i suoi occhi acquamarina si fanno piccoli e sottili.

"Te."

 

 

 

 

COME SEMPRE RINGRAZIO CHI LEGGE QUESTA STORIA.

CHI RECENSISCE, CHI L'HA INSERITA TRA LE PREFERITE E LE SEGUITE.

E UN ABBRACCIO A LIGHT E CARLOTTA!!

 

 

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Capitolo 7
*** cap 7 ***


Piccola premessa stavolta.

 

Oggi qui da me c'è la neve. Tanta. Stamattina sono andata in giardino e ho fatto con un bimbo mio vicino di casa un pupazzo di neve. Il bimbo si chiama Diego. Ha 3 anni ed è simpaticissimo. E mi sono ricordata quando da piccola scendevo in cortile e giocavo con i miei amici e ci tiravamo le palle di neve.

 

Fede mi chiesto come faccio a raccontare questa storia.

Io credo questo.

Un ricordo è un coltello dalla lama molto affilata. Bisogna saperlo prendere dalla parte giusta perché non ti ferisca.

Io penso di averlo preso per il manico.

 

 

A Fede.

 

 

 

 

REBECCA   E   MATTIA    (COSMIC CAOS)

 

 

 

 

 

CAP   7

 

 

 

 

Mattia è taccagno. Non si direbbe vero? L'apparenza inganna a volte!

E' sempre pronto a farsi dare Rebecca o qualcuno dei colleghi gli spiccioli per il caffè. Se invece vai da lui a chiedere qualche monetina, è sempre stranamente senza.

Rebecca dopo un po' si è scocciata e adesso anche lei è sempre stranamente senza.

 

Gli scherzi.

Una volta Rebecca ha messo il sale nella bottiglia d'acqua di Mattia. Ha sputacchiato per due ore.

Lui per vendicarsi le prima nascosto i vestiti e poi glieli ha ridati bagnati.

Coglione.

Una volta lei gli ha nascosto le scarpe. Le ha cercate due ore e alla fine sono misteriosamente ricomparse in cantina.

Lui una volta le ha fregato il cellulare. Rebecca non ha mai saputo se ha letto i messaggi che spediva ad Alessandra che spesso parlavano di lui.

Il cellulare lo ha dovuto ricomprare perché era finito nel cassone dello zucchero.

C'è da dire che era quasi sempre Rebecca a cominciare con gli scherzi.

 

 

 

Luglio.

In quei giorni si stabiliscono i turni feriali.

A Rebecca non spettano molti giorni visto che è lì da poco.

Mattia vorrebbe andare ad agosto (eh caro, ma va'! Ci vogliono andare tutti ad agosto).

Questo perché i suoi amici vanno in ferie in Puglia e ovviamente lui non può mancare.

Rebecca, invece, ha programmato qualche giorno nella casa in montagna di Alessandra.

 

Quando leggono il calendario delle settimane feriali, a Rebecca prende un mezzo coccolone.

Ultima settimana di Luglio.

Mattia invece si incazza per bene. Inizia a spadellare a destra e sinistra, urla, ma alla fine si deve rassegnare.

Dal 15 al 30 Luglio. Ragazzo che vuoi fare? Credo che l'anzianità vada anche un pelino rispettata. E' già un miracolo che non ti ci hanno mandato ad ottobre!!

Comincia a maledire quel posto e il giorno in cui a iniziato a lavorarci.

Rebecca sta zitta. Quelle parole sono una coltellata in pieno stomaco. Quante illusioni!

In quel momento in radio passavano 'Ironic' di Alanis Morrissette.

Le canzoni di quei giorni Rebecca non credo le scorderà mai.

 

 

 

Mattia rimane intrattabile per due giorni. Poi torna allegro e spensierato come sempre.

Rebecca quella mattina arriva due ore dopo perché è andata alla visita oculistica.

Quando arriva lo vede ai fornelli. Lei ha indosso un vestito semplice, blu canna da zucchero, le infradito bianche ai piedi, la borsa multicolor e la fascia nera tra i capelli.

Sta per entrare nel suo pseudo - spogliatoio quando lui le arriva alle spalle e le scompiglia i capelli.

"Ciao bellissima!"

"Ciao!", risponde lei.

"Il vestito l'hai rubato alla Barbie? Secondo me a Ken non piaceva..."

"No, me l'ha prestato la mia amica Pollyanna!!! E, comunque, secondo me a Ken non dispiacerebbe poi tanto…tesoro!", lui se ne torna al lavoro.

E' incredibile quante volte si sono sfiorati con lo sguardo in quel periodo. Era tutto un cercarsi con lo sguardo. E' già tanto se non sono diventati strabici!

Si ritrovavano sempre insieme da qualche parte. Eh eh, le coincidenze!! Muahahhahhahah!

Rebecca viene mandata in soffitta a prendere delle scatole per imballaggio e tempo trenta secondi che se lo trova alle spalle.

"Che fai qua?", chiede lei noncurante.

"Ci vai ancora da tuo nonno il mercoledì a pranzo?". Rebecca aveva l'abitudine di andare a trovare suo nonno tutte le settimane. Lui abita a trenta km dalla città, tutte le settimane le fa trovare dei primi piatti fantastici. Rebecca è molto legata a suo nonno. L'unico sano di mente in famiglia. Ha ottant'anni eppure è lucidissimo e ha la mentalità di un ventenne. E adora Rebecca.

"Sì, sì, ci vado"

"Come sta?", chiede lui sulla porta della stanza appoggiato al muro.

"Benone, per fortuna! Non so che farei senza di lui. Se vuoi puoi venire qualche volta, cucina benissimo. Sempre se non hai di meglio da fare, ovviamente."

Mattia sorride. Sembra un sorriso sincero.

"Magari la prossima settimana. Dove vai di bello in ferie Rebe?"

"Da Ale, in montagna"

"Che divertimento! Mai pensato di fare l'inter-Rail? Giusto, tu senza le comodità non vivi…", mormora lui ironico.

"A dirti la verità, l'ho fatto l'hanno scorso e siccome l'esperienza non è stata molto esaltante dal punto di vista igienico, passo volentieri."

"Ah, ah, ah, ah! Lo immaginavo, sei troppo snob per questo genere di cose!"

Rebecca si gira e lo guarda. Lei snob. Ma l'ha vista bene? Sembra appena uscita da un centro di recupero, altro che snob!!

Lo guarda negli occhi. Non se l'aspettava questa. E' allibita.

"Io snob? Cosa ti fa pensare questo?"

"Si vede da come ti comporti, da come parli, sei maliziosa ..."

"E dove sta il problema? Solo perché non ti lecco il culo come fanno tante tue amiche non significa che io sia snob!! Te esci con certe cazzate certe volte che ti prenderei a sberle!"

"Devi solo azzardarti..."

Rebecca lo guarda affilando lo sguardo. Questa gliela paga.

"Non provocarmi. Tu dove vai in vacanza?". Non è che lei morisse proprio dalla voglia di saperlo.

"Amsterdam con un amico. Alla fine sono riuscito ad organizzarmi.". Rebecca faticò a trattenere una risata isterica. Amsterdam. Non so se mi spiego.

"Amico...o amica?"

Lui si avvicina e le pizzica i fianchi. Il suo profumo di menta e rabarbaro le entra nelle narici e stordisce.

Brividi. I suoi sensi cominciano pericolosamente a vacillare di nuovo. Dannato bastardo!

"Amico. Per ora. Non si sa mai che si aggiunga qualcuno. Se vuoi venire c'è posto.". Ma anche no.

Con lui che va in giro per Amsterdam a farsi le canne e non solo quelle. Ma anche no. Decisamente.

"Ahem … no, mi spiace. Ale è appena stata mollata, devo stare con lei."

"Quell'imbecille delle autoscuole è rinsavito? Era ora!"

"Sei pessimo quando fai cosi!"

"Scusa, lo so, ma lo sai che mi sta sulle palle. Ti fai condizionare troppo da lei."

Stava sbagliando tattica Mattia.

"Mi stai dicendo che sono facilmente influenzabile?"

"Un po’ lo sei."

Rebecca si gira gli mette in mano gli scatoloni e se ne va.

"Permalosa!!" si sente urlare dietro da lui.

"E tu non capisci un cazzo!", mormora lei a bassa voce quando ormai non più sentirla.

 

 

 

Rebecca ha paura quando è con lui.

Dei giudizi dei colleghi, del fatto che possa essere tutto solo un sogno, del brutto risveglio, del dolore che questo comporterebbe.

E' spaventata. Ed è tremendamente contorta. Aveva iniziato a porsi una lunga serie di domande.

E la prima era che Mattia era un rischio. Un rischio bello grosso.

E' innamorata. Innamorata persa di quel pazzo con l'aria furba che si è installato nel suo cuore e nella sua anima.

E ha una paura folle di soffrire.

Perché sono diversi.

Tanto diversi.

 

Mattia è uno che quando vuole qualcosa se la prende senza crearsi tanti problemi.

Per lui la parola 'impossibile' non esiste.  E' solare e caparbio.

Basta volerle, le cose o le persone. Basta volerle. A qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo.

A volte, gli basta uno sguardo per ottenere ciò che vuole.

Una parola, un gesto, un sorriso.

Possiede poteri rilassanti Mattia.

 

 

 

 

Un pomeriggio vanno in piscina. Sono i primi giorni di Luglio.

Siccome la macchina di lei non è partita (sta ancora aspettando quella nuova), lui quando escono la accompagna a casa in scooter a prendere il costume.

Ovviamente l'hanno deciso all'ultimo.

Già il tragitto il scooter per Rebecca è un supplizio non da poco. E' senza casco, con i capelli che svolazzano ovunque e sopratutto è allacciata a lui.

Che guida come un disgraziato. Il contatto con la sua pelle la manda in estasi. Rebecca, un po’ di contegno, please!

Quando arrivano, lei scende e gli chiede se vuole salire. Che poi lei vive al piano terra. Quindi, non doveva nemmeno fare le scale!

Lui rifiuta. C'è il padre di Rebecca a casa. Era venerdì ed era di riposo. Però le chiede dove abita di preciso e lei gli indica la finestra della sua camera.  Mhh...

Rebecca aveva detto ai suoi che in piscina ci sarebbe stata anche Alessandra, che in quel periodo, però, era ancora in lutto per Giacomo.

Quando arrivano in piscina, lui va a cambiarsi. Lei pure.

Per fortuna di Rebecca, ha perso un paio di chili e il costume le sta bene. Bikini multicolor.

I commenti di lui non tardano ad arrivare.

"Urca!! Sei pericolosa con quel micro costume addosso!", mormora Mattia malizioso.

Rebecca è allergica ai complimenti. Anzi no, è allergica ai complimenti di Mattia!

Sorride nervosa.

Il pomeriggio lo passano perennemente in acqua. A giocare come bambini.

A fare la gara a chi sta più sotto, a fare le capriole. A stare troppo vicini. Tremendamente vicini.

Lui la prende, la gira e rigira come si fa con i pupazzi. E lei è sempre più coinvolta. Si lascia andare quel giorno.

E' strano stare con lui fuori dal lavoro. Sembra irreale. Quella volta quando lui ha avuto l'incidente era già stato strano, ma stavolta è anche peggio.

Ride, lo provoca, lo istiga.

Sono quasi le sei e Rebecca dovrebbe andarsene; quella sera deve andare con Alessandra a fare una cosa importante.

Sono in acqua. Rebecca senza occhiali non ci vede molto bene.

"Che ore sono Mat?", chiede con il fiatone, stanchissima a forza di fare la scema. Ha i capelli incollati alla faccia.

"Le cinque e mezza. Perché hai fretta?"

"Ho appuntamento con Ale alle 8."

"Uh... seratina romantica?". Lui le spruzza in faccia l'acqua e lei contraccambia.

"Stupido! No, dobbiamo fare una cosa."

Lui la guarda curioso come una scimmia e sornione.

"Tanto non te lo dico cos' è!"

"Mi immagino una cosa a tre! Ah,ah, ah, ah!"

"Idiota!"

"Dai, vieni qua!". La attira a sé e la guarda tanto intensamente che a Rebecca si forma un groviglio nello stomaco da procurarle quasi dolore fisico.

Le mani di Mattia sono allacciate ai suoi fianchi. L'ha fatto parecchie volte quel giorno. Nemmeno nei suoi sogni più assurdi pensava ad una scena simile. No. Lei già si vedeva con il vestito bianco (a dire la verità avrebbe preferito qualcosa in stile hawaiano sulla spiaggia!).

Lei inizia a giocare con i suoi capelli bagnati.

Così non va bene.

"Posso farti una domanda personale, Rebe?"

Lei sorride maliziosa, alza le sopracciglia e si mordicchia le labbra.

"Quanto personale?"

"Tanto.". La fissa serio.

Lo stomaco di Rebecca si riduce ad un colabrodo. Inizia a tremare. Fortuna che sono in acqua. Un brivido le parte dalla punta dei capelli e finisce ...in acqua credo!!

"Dai, chiedi!"

"Con il tuo ex eri felice?"

"Cosa?!?"

"Eri felice? Voglio dire, hai perso la verginità con lui, deve essere stato importante per te."

Ma in acqua non si possono fare domande del genere, dico io!

"Cosa c'entra adesso il mio ex? Nemmeno lo conosci, è una vita che non lo vedo neanche io! Ma che domande mi fai? Come se io ti chiedessi della tua ex!"

"Uh, tesoro, non ti scaldare! Volevo solo sapere se stavi bene con lui, tutto qua."

"Lui era…riservato, timido…lugubre per certi versi."

"E TU stavi con uno cosi? Non ti ci vedo proprio!"

"Perché con chi dovrei stare? Brad Pitt è già impegnato con la Aniston!"

"Ah, già … Tu punti in alto!"

"No. Io cerco solo di non finire in qualche storia contorta da cui uscirei con le ossa rotte."

Lui indugia su di lei con gli occhi per qualche secondo, poi distoglie lo sguardo.

"Sono divertenti le storie contorte."

"Sì, lo so! E non credere che l'idea di una storia...contorta non mi abbia sfiorato...". ammette lei quasi in un soffio.

"Ma…?"

"Non voglio soffrire.". Lo guarda negli occhi. E lui risponde a quello sguardo.

"Non è detto che tu debba per forza soffrire."

"La percentuale è alta, considerando come sono fatta io - lei gli scosta una ciocca di capelli dalla fronte bagnata -. Veronica com'era?"

"Pazza! Sotto certi punti di vista vi somigliate molto.". Oh, ma che culo!!!!! Proprio la risposta che ogni donna si aspetta! Ma crepa!

"In che senso, scusa?"

"Petulanti, irritanti, lunatiche, ironiche, bellissime!"

Rebecca manda giù il rospo, si volta verso l'orologio appeso in lontananza e vede che sono già le sei meno dieci.

"Io esco, devo andare via."

"No, dai, resta! Mi annoio da solo!"

"No. Ale è fuori che mi aspetta", risponde lei, mentre esce dall'acqua rabbrividendo.

"Si può sapere dove andate?"

Rebecca si gira e sorride.

"A fare bungee-jumping!", inclina la testa di lato e socchiude gli occhi, sapendo di aver colpito nel segno. "Domani ti racconto com'è andata!"

Lo lascia lì a fare le capriole nell'acqua.

Con il cuore il tumulto.

E' andata davvero a fare bungee-jumping con Alessandra quella sera. Una delle più belle della sua vita!

 

E direi che anche la notte le ha riservato una...piccola sorpresa!!

 

 

 

RINGRAZIO COME SEMPRE COLORO CHE LEGGONO QUESTA STORIA.

LIGHT, CARLOTTA, SLURMINA E S_JLMS PER LE  FANTASTICHE RECENSIONI CHE MI LASCIANO E CHE MI FANNO UN PIACERE IMMENSO.

GRAZIE, GRAZIE !!!! UN GROSSO ABBRACCIO A TUTTE!!

 

 

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